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Solo amandoti possiamo <strong>in</strong>contrarti e vederti.<br />

QUARESIMA 2013<br />

VIA CRUCIS


94<br />

La terra santa<br />

Ho conosciuto Gerico,<br />

ho avuto anch'io la mia Palest<strong>in</strong>a,<br />

le mura del manicomio<br />

erano le mura di Gerico<br />

e una pozza di acqua <strong>in</strong>fettata<br />

ci ha battezzati tutti.<br />

Lì dentro eravamo ebrei<br />

e i Farisei erano <strong>in</strong> alto<br />

e c'era anche <strong>il</strong> Messia<br />

confuso dentro la folla:<br />

un pazzo che urlava al Cielo<br />

tutto <strong>il</strong> suo amore <strong>in</strong> Dio.<br />

Noi tutti, branco di asceti<br />

eravamo come gli uccelli<br />

e ogni tanto una rete<br />

oscura ci imprigionava<br />

ma andavamo verso le messe,<br />

le messe di nostro Signore<br />

e Cristo <strong>il</strong> Salvatore.<br />

Fummo lavati e sepolti,<br />

odoravamo di <strong>in</strong>censo.<br />

E, dopo, quando amavamo,<br />

ci facevano gli elettrochoc<br />

perchè, dicevano, un pazzo<br />

non può amare nessuno.<br />

Ma un giorno da dentro l'avello<br />

anch'io mi sono ridestata<br />

e anch'io come Gesù<br />

ho avuto la mia resurrezione,<br />

ma non sono salita ai cieli<br />

sono discesa all'<strong>in</strong>ferno<br />

da dove riguardo stupita<br />

le mura di Gerico antica.<br />

(da "La terra santa" di Alda Mer<strong>in</strong>i)<br />

3


VIA CRUCIS CAMMINO DI DOLORE E LUCE<br />

(Presentazione della Via Crucis di Don Gianfranco Ravasi, Presidente del Consiglio Pontificio della Cultura, al Colosseo, presieduta<br />

da Papa Benedetto XVI, Venerdì santo del 2007).<br />

PRESENTAZIONE<br />

Era una tarda matt<strong>in</strong>ata primaver<strong>il</strong>e di un anno tra <strong>il</strong> 30 e <strong>il</strong> 33 della nostra Era. In una strada di<br />

Gerusalemme che nei secoli successivi avrebbe portato <strong>il</strong> nome emblematico di «Via dolorosa» -<br />

procedeva un piccolo corteo: un condannato a morte, scortato da una pattuglia dell'esercito romano,<br />

avanzava reggendo <strong>il</strong> patibulum, cioè <strong>il</strong> braccio trasversale di quella croce <strong>il</strong> cui palo verticale era già<br />

piantato lassù, tra le pietre di un piccolo promontorio roccioso chiamato <strong>in</strong> aramaico Golgota e <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o<br />

Calvario, ossia «Cranio». Era questa l'ultima tappa di una storia a tutti nota, al cui centro campeggia<br />

la figura di Gesù Cristo, l'uomo crocifisso e um<strong>il</strong>iato e <strong>il</strong> Signore risorto e glorioso. Era una storia <strong>in</strong>iziata<br />

nell'oscurità cupa della notte precedente, sotto le fronde degli ulivi di un campo denom<strong>in</strong>ato Getsemani,<br />

cioè «frantoio per olive». Una storia che si era sv<strong>il</strong>uppata <strong>in</strong> modo accelerato anche nei palazzi del<br />

potere religioso e politico e che era approdata a una condanna alla pena capitale.<br />

Eppure la tomba, offerta generosamente da un possidente di nome Giuseppe d'Arimatea, non<br />

avrebbe concluso la vicenda di quel condannato, come <strong>in</strong>vece era avvenuto per tanti altri corpi<br />

martoriati nel crudele supplizio della crocifissione, dest<strong>in</strong>ato dai Romani al giudizio dei rivoluzionari e<br />

degli schiavi. Ci sarebbe stata, <strong>in</strong>fatti, una tappa ulteriore, sorprendente e <strong>in</strong>attesa: quel condannato,<br />

Gesù di Nazaret, avrebbe svelato <strong>in</strong> modo sfolgorante un'altra sua natura celata sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o concreto<br />

del suo volto e del suo corpo di uomo, quella di essere <strong>il</strong> Figlio di Dio.<br />

La croce e <strong>il</strong> sepolcro non sono stati l'estuario ultimo di quella storia, bensì lo è stata la luce<br />

della sua risurrezione e della sua gloria. Come avrebbe cantato pochi anni dopo l'apostolo Paolo, colui<br />

che si era spogliato della sua potenza, divenendo impotente e debole come gli uom<strong>in</strong>i e um<strong>il</strong>iandosi<br />

f<strong>in</strong>o a quella morte <strong>in</strong>fame per crocifissione, era stato esaltato dal Padre div<strong>in</strong>o che l'aveva costituito<br />

Signore della terra e del cielo, della storia e dell'eternità (cf. F<strong>il</strong>ippesi 2, 6-11).<br />

Per secoli i cristiani hanno voluto ripercorrere le tappe di questa Via Crucis, un it<strong>in</strong>erario proteso<br />

verso <strong>il</strong> colle della crocifissione ma con lo sguardo rivolto alla meta ultima, la luce pasquale. L'hanno<br />

fatto come pellegr<strong>in</strong>i su quella stessa strada di Gerusalemme, ma anche nelle loro città, nelle loro chiese,<br />

nelle loro case. Per secoli scrittori e artisti, grandi o ignoti, hanno cercato di far rivivere davanti agli<br />

occhi stupiti e commossi dei fedeli quelle tappe o «stazioni», vere e proprie soste meditative nel<br />

camm<strong>in</strong>o verso <strong>il</strong> Golgota. Sono sbocciate, così, immag<strong>in</strong>i ora potenti ora semplici, alte e popolari,<br />

drammatiche e <strong>in</strong>genue [...]. Procediamo, allora, <strong>in</strong>sieme lungo questo it<strong>in</strong>erario orante non per una<br />

semplice memoria storica di un evento passato e di un defunto, ma per vivere la realtà aspra e cruda<br />

di una vicenda aperta però alla speranza, alla gioia, alla salvezza. Accanto a noi forse camm<strong>in</strong>eranno<br />

anche coloro che ancora sono <strong>in</strong> ricerca, avanzando con l'<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e delle loro domande. E mentre<br />

procederemo, di tappa <strong>in</strong> tappa, lungo questa via di dolore e di luce, riecheggeranno le parole vibranti<br />

dell'apostolo Paolo: «La morte è stata <strong>in</strong>ghiottita per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria?... Siano<br />

rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!» (1 Cor<strong>in</strong>zi 15,54-<br />

55.57)."<br />

4<br />

93


disposte nello stesso ord<strong>in</strong>e - la condanna a morte, <strong>il</strong> carico della croce, le tre cadute<br />

lungo la via, l'<strong>in</strong>contro con un gruppo di donne gerosolimitane, col Cireneo, con Maria<br />

e con la Veronica, la spoliazione delle vesti, la Crocifissione, la morte, la deposizione<br />

dalla croce, la sepoltura - è attestata <strong>in</strong> Spagna nella prima metà del secolo XVII,<br />

soprattutto <strong>in</strong> ambienti francescani.<br />

Dalla penisola iberica la pratica passò prima <strong>in</strong> Sardegna, allora sotto <strong>il</strong> dom<strong>in</strong>io<br />

della corona spagnola, e poi nella penisola italica. Qui trovò un <strong>in</strong>stancab<strong>il</strong>e propagatore<br />

<strong>in</strong> San Leonardo da Porto Maurizio, frate m<strong>in</strong>ore francescano, che suggellava le sue<br />

missioni popolari, con l'erezione di una Via Crucis.<br />

Delle oltre 572 Via Crucis che <strong>il</strong> frate istituì personalmente, la più celebre è quella<br />

<strong>in</strong>sediata nel Colosseo, su richiesta di Benedetto XIV, <strong>il</strong> 27 dicembre 1750, per celebrare<br />

l'Anno Santo. Nell'anfiteatro consacrato alla memoria dei martiri e della passione di<br />

Cristo, <strong>il</strong> Pontefice fece erigere 14 edicole con le stazioni tradizionali e fece piantare al<br />

centro una grande croce, meta di una processione che percorreva la via Sacra.<br />

Dopo <strong>il</strong> 1870, nella Roma capitale del Regno d'<strong>Italia</strong>, <strong>in</strong>vestita da un'ondata di<br />

laicismo, le edicole e la croce furono abbattute.<br />

Nel 1926, mentre si preparava la Conc<strong>il</strong>iazione tra lo Stato e la Chiesa, per<br />

elim<strong>in</strong>are un motivo di contrasto che avrebbe potuto ostacolare le trattative <strong>in</strong> corso, la<br />

croce fu collocata di nuovo all'<strong>in</strong>terno del Colosseo, anche se non al centro, com'era<br />

prima, bensì di lato, dove si trova ancora. La pratica della Via Crucis fu ripresa, durante<br />

la Quaresima, da gruppi di fedeli che avevano particolarmente a cuore <strong>il</strong> culto dei martiri.<br />

1964.<br />

La tradizione del rito della Via Crucis al Colosseo è stata ripresa da Paolo VI nel<br />

92<br />

INTRODUZIONE<br />

Presidente: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo:<br />

Tutti: Amen.<br />

Lettore: dal Vangelo di Giovanni (13, 1)<br />

Prima della festa di pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare<br />

da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e.<br />

Meditazione:<br />

La vicenda dolorosa di Gesù diventa scuola di vita: dobbiamo percorrere anche noi la<br />

«via crucis» con lui se vogliamo essere pienamente uom<strong>in</strong>i, se vogliamo la vita e la salvezza.<br />

Signore, <strong>in</strong>segnaci dalla tua croce, nella tua croce, a conoscere chi è Dio. Insegnaci a conoscere<br />

chi è l’uomo, <strong>in</strong>segnaci a conoscere chi siamo noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, pr<strong>in</strong>cipio e f<strong>in</strong>e di tutte le cose, che raduni tutta l’umanità nel tempio vivo<br />

del tuo Figlio, fà che attraverso le vicende, liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la<br />

speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possediamo la vita.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

SILENZIO<br />

Lettore<br />

O Gesù, mio amab<strong>il</strong>e Salvatore! Eccomi um<strong>il</strong>mente raccolto d<strong>in</strong>anzi a Te, d<strong>in</strong>anzi alla Tua<br />

Santa Croce, per implorare la Tua misericordia. Concedi a me e a tutti coloro qui presenti<br />

l'applicazione dei meriti <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti della Tua Santa Passione. Fa' che, <strong>in</strong> questa Via di sospiri e<br />

lacrime nella quale entrerò, <strong>il</strong> mio cuore sia a tal punto pentito, che accetti con gioia tutte le<br />

sofferenze, contraddizioni e um<strong>il</strong>iazioni di questa vita.<br />

E Tu, o Signora dei Dolori, la prima a seguire i passi del Tuo Div<strong>in</strong> Figlio nella dolorosa Via<br />

Crucis, ottieni che l'Adorab<strong>il</strong>e Tr<strong>in</strong>ità accetti, <strong>in</strong> riparazione di tante offese che Le sono fatte, i<br />

sentimenti di dolore e di amore che lo Spirito vivificatore susciterà <strong>in</strong> me durante questo santo<br />

esercizio spirituale.<br />

5


Riflessione<br />

Il nostro vanto è nella croce di Gesù<br />

"La passione del Signore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e <strong>in</strong>sieme<br />

ammaestramento di pazienza. Che cosa mai non devono attendersi dalla grazia di Dio i<br />

cuori dei fedeli! Infatti <strong>il</strong> Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrandogli troppo<br />

poco nascere uomo dagli uom<strong>in</strong>i, volle sp<strong>in</strong>gersi f<strong>in</strong>o al punto di morire quale uomo e<br />

proprio per mano di quegli uom<strong>in</strong>i che aveva creato lui stesso. Gran cosa è ciò che ci<br />

viene promesso dal Signore per <strong>il</strong> futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo<br />

ricordando quanto ha già compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uom<strong>in</strong>i,<br />

quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la<br />

sua vita, quando per essi non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uom<strong>in</strong>i<br />

stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto<br />

molto più <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e, quello di un Dio morto per gli uom<strong>in</strong>i? Chi è <strong>in</strong>fatti Cristo, se non<br />

quel Verbo "che era <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cipio e <strong>il</strong> Verbo era presso Dio e <strong>il</strong> Verbo era Dio"? (Gv 1, 1).<br />

Ebbene, questo Verbo di Dio "si è fatto carne e venne ad abitare <strong>in</strong> mezzo a noi" (Gv 1,<br />

14). Egli non aveva nulla <strong>in</strong> se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso<br />

da noi una carne mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita<br />

per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi <strong>in</strong>fatti<br />

non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui non aveva nulla da cui ricevere<br />

la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita.<br />

Dunque non vergogna, ma fiducia sconf<strong>in</strong>ata e vanto immenso nella morte di Cristo.<br />

Prese su di sé la morte che trovò <strong>in</strong> noi e così assicurò quella vita che da noi non<br />

può venire. Ciò che noi avevamo meritato per <strong>il</strong> peccato, lo scontò colui che era senza<br />

peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l'artefice della<br />

giustificazione? Come non darà <strong>il</strong> premio ai santi, lui, fedeltà personificata, che senza<br />

colpa sopportò la pena dei cattivi? Confessiamo, perciò, o fratelli, senza timore, anzi<br />

proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con<br />

gioia; non con rossore, ma con fierezza. L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece<br />

valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affasc<strong>in</strong>anti imprese del<br />

Cristo. Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo<br />

quale creatore del mondo <strong>in</strong> quanto Dio con <strong>il</strong> Padre, e quale padrone del mondo <strong>in</strong><br />

quanto uomo sim<strong>il</strong>e a noi. Tuttavia non disse altro che questo: "Quanto a me non ci sia<br />

altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Gal 6, 14)".<br />

6<br />

Sant'Agost<strong>in</strong>o<br />

ORIGINI E SIGNIFICATI DELLA VIA CRUCIS<br />

Simbolo di un'esperienza universale di dolore e di morte, di fede e di speranza, la<br />

Via Crucis commemora l'ultimo tratto del camm<strong>in</strong>o percorso da Gesù durante la sua vita<br />

terrena: da quando Egli e i suoi discepoli, "dopo aver cantato l'<strong>in</strong>no, uscirono verso <strong>il</strong><br />

monte degli ulivi" f<strong>in</strong>o a quando <strong>il</strong> Signore, reggendo <strong>il</strong> patibulum, fu condotto al "luogo<br />

del Golgota" dove fu crocifisso e <strong>in</strong>umato <strong>in</strong> un sepolcro nuovo, scavato nella roccia di<br />

un giard<strong>in</strong>o vic<strong>in</strong>o.<br />

Reperti archeologici attestano, già nel II secolo, l'esistenza di espressioni di culto<br />

cristiano nell'area cimiteriale dove era stato scavato <strong>il</strong> sepolcro di Cristo. Forme<br />

embrionali della futura Via Crucis possono essere ravvisate nella processione che si<br />

snodava fra i tre edifici sacri eretti sulla cima del Golgota - l'Anastasis, la chiesetta ad<br />

Crucem e la grande chiesa del Martyrium - e nella via sacra, un camm<strong>in</strong>o attraverso i<br />

santuari di Gerusalemme che si desume dalle varie "cronache di viaggio" dei pellegr<strong>in</strong>i<br />

dei secoli V e VI. La Via Crucis, nella sua forma attuale, risale al Medio Evo <strong>in</strong>oltrato.<br />

Nel corso del Medio Evo, <strong>in</strong>fatti, l'entusiasmo sollevato dalle Crociate, <strong>il</strong> rifiorire<br />

dei pellegr<strong>in</strong>aggi a partire dal secolo XII e la presenza stab<strong>il</strong>e, dal 1233, dei frati m<strong>in</strong>ori<br />

francescani nei "luoghi santi" suscitarono nei pellegr<strong>in</strong>i <strong>il</strong> desiderio di riprodurli nella<br />

propria terra: un esempio <strong>in</strong> tal senso è <strong>il</strong> complesso delle sette chiese di Santo Stefano<br />

a Bologna. Verso la f<strong>in</strong>e del secolo XIII la Via Crucis è già menzionata, non ancora come<br />

pio esercizio, ma come camm<strong>in</strong>o percorso da Gesù nella salita al Monte Calvario e<br />

segnato da una successione di "stazioni".<br />

La pratica della Via Crucis nasce dalla fusione di tre devozioni che si diffusero, a<br />

partire dal secolo XV, soprattutto <strong>in</strong> Germania e nei Paesi Bassi: la devozione alle "cadute<br />

di Cristo" sotto la croce; la devozione ai "camm<strong>in</strong>i dolorosi di Cristo", che consiste<br />

nell'<strong>in</strong>cedere processionale da una chiesa all'altra <strong>in</strong> memoria dei percorsi di dolore<br />

compiuti da Cristo durante la sua passione; la devozione alle "stazioni di Cristo", ai<br />

momenti <strong>in</strong> cui Gesù si ferma lungo <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o verso <strong>il</strong> Calvario o perché costretto dai<br />

carnefici, o perché stremato dalla fatica, o perché, mosso dall'amore, cerca ancora di<br />

stab<strong>il</strong>ire un dialogo con gli uom<strong>in</strong>i e le donne che partecipano alla sua passione.<br />

Spesso"camm<strong>in</strong>i dolorosi" e "stazioni" sono speculari nel numero e nel contenuto<br />

(ogni "camm<strong>in</strong>o" si conclude con una "stazione") e queste ultime vengono <strong>in</strong>dicate<br />

erigendo una colonna od una croce nelle quali è talora raffigurata la scena oggetto di<br />

meditazione. La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le stesse quattordici stazioni<br />

91


Bradi Barth (1922-2007).<br />

IMMAGINI<br />

Nata <strong>in</strong> svizzera, diplomata come maestra di as<strong>il</strong>o, si trasferi giovanissima <strong>in</strong> Belgio<br />

(1946) ove <strong>in</strong>iziò gli studi di arte e poi <strong>in</strong>traprese la carriera di pittrice.<br />

La sua produzione più nota e apprezzata pred<strong>il</strong>ige i soggetti re<strong>il</strong>igiosi cristiani (<strong>in</strong><br />

particolare la figura di Maria, di cui era molto devota).<br />

90<br />

7


mondo<br />

Prima Stazione<br />

Gesù è condannato a morte<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Verbo splendente del Padre che viene a redimere <strong>il</strong><br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Giovanni (18, 38B-40)<br />

E, detto questo, [P<strong>il</strong>ato] uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo <strong>in</strong> lui<br />

colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, <strong>in</strong> occasione della Pasqua, io rimetta uno <strong>in</strong> libertà<br />

per voi: volete dunque che io rimetta <strong>in</strong> libertà per voi <strong>il</strong> re dei Giudei?». Allora essi gridarono<br />

di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.<br />

Riflessione<br />

«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità<br />

e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31). Gesù si rivela come <strong>il</strong> Figlio di Dio Padre, <strong>il</strong> Salvatore,<br />

l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo <strong>in</strong>segnamento provoca<br />

resistenza ed <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e tra i suoi <strong>in</strong>terlocutori, ed Egli li accusa di cercare la sua morte,<br />

alludendo al supremo sacrificio della Croce, ormai vic<strong>in</strong>o. Ma li esorta a credere, a<br />

rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora.<br />

In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un<br />

esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di<br />

evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio P<strong>il</strong>ato, ironizzano sulla possib<strong>il</strong>ità di poter<br />

conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'<strong>in</strong>capacità dell'uomo di raggiungerla<br />

o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello<br />

scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi,<br />

vac<strong>il</strong>lanti, distanti dagli altri e r<strong>in</strong>chiusi <strong>in</strong> se stessi. Persone che si lavano le mani come<br />

<strong>il</strong> governatore romano e lasciano correre <strong>il</strong> fiume della storia senza compromettersi.<br />

D'altra parte, ci sono altri che <strong>in</strong>terpretano male questa ricerca della verità,<br />

8<br />

SETTIMA STAZIONE<br />

“Tra Inferi e Cielo”; scritto da Chiara Amirante <strong>il</strong> 05 dicembre 2012.<br />

NONA STAZIONE<br />

Vittor<strong>in</strong>o Andreoli, “Frag<strong>il</strong>ità e condizione umana”.<br />

UNDICESIMA STAZIONE<br />

Don Ton<strong>in</strong>o Bello, “Lettera a Massimo, ladro z<strong>in</strong>garo ammazzato”.<br />

QUINDICESIMA STAZIONE<br />

Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, “L’angoscia di un’assenza”. Tre meditazioni sul Sabato Santo.<br />

OTTAVA STAZIONE<br />

DECIMA STAZIONE<br />

DODICESIMA STAZIONE<br />

TREDICESIMA STAZIONE<br />

QUATTORDICESIMA STAZIONE<br />

Per queste stazioni sono<br />

stati rielaborati materiali di<br />

lezioni di alcuni padri gesuiti sui<br />

vangeli di Luca, Marco, Giovanni<br />

e Matteo.<br />

89


BIBLIOGRAFIA DELLE RIFLESSIONI<br />

PRIMA STAZIONE<br />

Riflessione tratta dal discorso di Benedetto XVI nella visita a Cuba (Viaggio Apostolico<br />

<strong>in</strong> Messico e nella Repubblica di Cuba del 28 marzo 2012). “Omelia Plaza de la Revolucion di<br />

La Habana”; mercoledì 28 marzo 2012.<br />

SECONDA STAZIONE<br />

Omelia di Paolo VI - Bas<strong>il</strong>ica di San Lorenzo al Verano sabato 02 novenbre 1963.<br />

TERZA STAZIONE<br />

Gianfranco Ravasi, “La roccia da Scalare”, 18 dicembre 2012.<br />

Oscar Arnulfo Romero, “Omelia del 19 marzo 1978, Domenica delle Palme.<br />

Via Crucis di Paul Clodel.<br />

Olivier Clement, “Le feste cristiane”, edizioni Qjqajion, 2000, pag. 47.<br />

QUARTA STAZIONE<br />

Massimo M<strong>in</strong>arelli, “Il dolore di Maria oggi”.<br />

Padre Alberto Maggi - OSM - “Appunti. Maria, La Fantasia di Dio”.<br />

Ermes Ronchi, “Dieci Cammelli <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiati”.<br />

QUINTA STAZIONE<br />

Autori Vari. Engelbert Mveng. Gesuita camerunense. Teologo, poeta ed artista,<br />

assass<strong>in</strong>ato nel 1995; “Se qualcuno....” Edizioni Mame, Tours 1961.<br />

Ratz<strong>in</strong>ger.<br />

SESTA STAZIONE<br />

Via Crucis al Colosseo, Venerdì Santo 2005. Meditazioni e Preghiere del card<strong>in</strong>al Joseph<br />

Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, “In camm<strong>in</strong>o verso Gesù”. San Paolo 2004.<br />

“Guardare la Bellezza del Volto di Dio” (D. A. Scatti), omelia al Santuario del Volto Santo<br />

<strong>in</strong> Manoppello.<br />

88<br />

portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si r<strong>in</strong>chiudono nella «loro verità» e<br />

cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito<br />

e sangu<strong>in</strong>ante, gridano <strong>in</strong>furiati: «Crocifigg<strong>il</strong>o!» (cfr Gv 19,6). In realtà, chi agisce<br />

irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono<br />

necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'<strong>in</strong>nata<br />

vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è<br />

l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere<br />

umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di<br />

affrontare sacrifici.<br />

Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto <strong>in</strong>eludib<strong>il</strong>e per raggiungere la libertà,<br />

perché <strong>in</strong> essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi<br />

e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, <strong>il</strong><br />

matrimonio, la famiglia e la società, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, sulla dignità <strong>in</strong>violab<strong>il</strong>e dell'essere<br />

umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvic<strong>in</strong>are tutte le culture, i popoli e<br />

le religioni, le autorità e i cittad<strong>in</strong>i, e i cittad<strong>in</strong>i tra loro, e i credenti <strong>in</strong> Cristo con coloro<br />

che non credono <strong>in</strong> Lui.<br />

Il Cristianesimo, ponendo <strong>in</strong> risalto i valori che sostengono l'etica, non impone,<br />

ma propone l'<strong>in</strong>vito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato<br />

a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece <strong>il</strong> Signore, anche davanti all’oscuro<br />

presagio del rifiuto e della Croce. L'<strong>in</strong>contro personale con Colui che è la verità <strong>in</strong> persona<br />

ci sp<strong>in</strong>ge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza.<br />

Cari amici, non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e<br />

sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e<br />

a v<strong>in</strong>cere ciò che ci opprime. Colui che opera <strong>il</strong> male, colui che commette peccato, è<br />

schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà (cfr Gv 8,34). Solo r<strong>in</strong>unciando<br />

all'odio e al nostro cuore <strong>in</strong>durito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà<br />

<strong>in</strong> noi.<br />

Con la ferma conv<strong>in</strong>zione che Cristo è la vera misura dell'uomo, e sapendo che <strong>in</strong><br />

Lui si trova la forza necessaria per affrontare ogni prova, desidero annunciarvi<br />

apertamente <strong>il</strong> Signore Gesù come Via, Verità e Vita. In Lui tutti troveranno la piena<br />

libertà, la luce per capire <strong>in</strong> profondità la realtà e trasformarla con <strong>il</strong> potere r<strong>in</strong>novatore<br />

dell'amore.<br />

La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che<br />

non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27). Per poter svolgere<br />

questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter<br />

9


proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando <strong>il</strong> messaggio di amore,<br />

di riconc<strong>il</strong>iazione e di pace, che Gesù portò al mondo.<br />

Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione <strong>in</strong>dividuale sia <strong>in</strong> quella<br />

comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo,<br />

cittad<strong>in</strong>o e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione<br />

della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza <strong>in</strong> un<br />

mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sv<strong>il</strong>uppo armonioso e,<br />

contemporaneamente, stab<strong>il</strong>isce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle<br />

generazioni future.<br />

Quando la Chiesa mette <strong>in</strong> risalto questo diritto, non sta reclamando alcun<br />

priv<strong>il</strong>egio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo div<strong>in</strong>o Fondatore, cosciente<br />

che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce <strong>in</strong> umanità e trova la sua consistenza.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Invochiamo <strong>il</strong> Redentore, r<strong>in</strong>novando l’desione alla nostra fede;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che sei morto per i nostri peccati e sei risuscitato <strong>il</strong><br />

terzo giorno:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, nostra speranza;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, venuto nel mondo per salvare i peccatori;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità a unirsi <strong>in</strong> Cristo, sposo e Signore,<br />

fa’ che la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza<br />

la gioia delle nozze eterne.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Del Figlio tuo trafitto per scontare <strong>il</strong> mio delitto, condivido ogni dolor.<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

10<br />

Presidente:<br />

Il Signore sia con voi.<br />

Tutti: con <strong>il</strong> tuo spirito.<br />

Presidente:<br />

BENEDIZIONE FINALE<br />

Dio che nella passione del suo Figlio ci ha manifestato la grandezza del suo amore,<br />

vi faccia gustare la gioia dello Spirito nell’um<strong>il</strong>e servizio dei fratelli.<br />

Tutti:<br />

Amen.<br />

Presidente:<br />

Cristo Signore, che ci ha salvato con la sua croce dalla morte eterna, vi conceda<br />

la vita senza f<strong>in</strong>e.<br />

Tutti: Amen.<br />

Presidente:<br />

risurrezione.<br />

Voi, che seguite Cristo um<strong>il</strong>iato e sofferente, possiate aver parte alla sua<br />

Tutti: Amen.<br />

Presidente:<br />

E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio † e Spirito Santo, discenda su<br />

di voi, e con voi rimanga sempre.<br />

Tutti: Amen.<br />

Presidente:<br />

Andate <strong>in</strong> pace. Tutti: Rendiamo grazie a Dio.<br />

87


INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

All’unico Signore Gesù, che è morto <strong>in</strong> croce per noi e ora vive alla destra del Padre<br />

eleviamo le nostre <strong>in</strong>vocazioni.<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci hai apeto <strong>il</strong> passaggio alla vita eterna:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che sei risorto per la nostra giustificazione;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci doni la forza dell’amore;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Signore Gesù Cristo, nell’oscurità della morte Tu hai fatto luce; nell’abisso della solitud<strong>in</strong>e<br />

più profonda abita ormai per sempre la protezione potente del tuo amore; <strong>in</strong> mezzo al Tuo<br />

nascondimento possiamo ormai cantare l’alleluia dei salvati. Concedici l’um<strong>il</strong>e semplcità della<br />

fede, che non si lasci furviare quando Tu ci chiami nelle ore del buio, dell’abbandono, quando<br />

tutto sembra apparire problematico; concedici, <strong>in</strong> questo tempo nel quale attorno a Te si<br />

combatte una lotta mortale, luce sufficiente per non perderti; luce sufficiente perché noi<br />

possiamo darne a quanti ne hanno ancora più bisogno. Fai br<strong>il</strong>lare <strong>il</strong> mistero della Tua gioia<br />

pasquale, come aurora del matt<strong>in</strong>o, nei nostri giorni; concedici di poter essere veramente uom<strong>in</strong>i<br />

pasquali <strong>in</strong> mezzo al Sabato Santo della storia, Concedici che attraverso i giorni lum<strong>in</strong>osi ed<br />

oscuri di questo tempo possiamo sempre con animo lieto trovarci <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o verso la Tua gloria<br />

futura<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

gloria <strong>in</strong> ciel.<br />

Lettore: O Madonna, o Gesù buono, vi chiediamo <strong>il</strong> grande dono dell’eterna<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

86<br />

11


Seconda Stazione<br />

Gesù porta la croce al Calvario<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Salvatore <strong>in</strong>nocente, immolato sulla croce.<br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Matteo (27, 27-31)<br />

I soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e, dopo averlo schernito, lo<br />

spogliarono del mantello, gli fecero <strong>in</strong>dossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.<br />

Riflessione<br />

GESÙ IL PRIMO DEI SOFFERENTI<br />

Quale relazione esiste fra <strong>il</strong> dolore di Cristo e <strong>il</strong> dolore umano; fra la sua Passione<br />

e le sofferenze dell’umanità? La Passione di Cristo si <strong>in</strong>nesta soltanto come un numero<br />

nell’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita serie dei dolori umani, ovvero esiste un rapporto con questi dolori? Bisogna<br />

ricordare che Gesù è <strong>il</strong> Figlio dell’uomo: si è chiamato e def<strong>in</strong>ito Egli stesso così. È <strong>il</strong><br />

Primogenito di tutta l’umanità, <strong>il</strong> nuovo Adamo, come lo <strong>in</strong>dica San Paolo; è <strong>il</strong> Re<br />

spirituale del mondo e delle anime; vale a dire che ogni uomo, ogni vita hanno un nesso<br />

con Lui. Gesù è <strong>in</strong> relazione con ogni creatura, e qu<strong>in</strong>di Gesù è <strong>in</strong> rapporto con chiunque<br />

soffre. E lo è, anzi, con una particolare, complessa <strong>in</strong>tenzione. Innanzitutto perché è <strong>il</strong><br />

primo dei sofferenti. Se la sofferenza è pari alla sensib<strong>il</strong>ità fisica, può esservi sensib<strong>il</strong>ità<br />

maggiore, più squisita e più vulnerab<strong>il</strong>e di quella di Cristo? Chi mai ha sudato sangue;<br />

chi mai ha preveduto la propria Passione; chi l’ha assorbita come un calice s<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo,<br />

come Lui? E se lo spirituale soffrire è proporzionato alla coscienza che uno ha della<br />

propria dignità, quale non dovette essere quella di Cristo! In una parola, Gesù porta <strong>il</strong><br />

primato del dolore, e non soltanto, perciò, Egli è al centro di questo regno desolato della<br />

sofferenza umana, e la fa sua. Lo ha detto esplicitamente. Allorché sarò sollevato <strong>in</strong> alto,<br />

«omnia traham ad meipsum», io attrarrò ogni cosa a me. Gesù polarizza verso di Se ogni<br />

12<br />

sepolcro? Non <strong>il</strong> cadavere, non la puzza, non un corpo morto, avvolto, ma ci sono queste<br />

lenzuola di l<strong>in</strong>o, stese, pronte, preparate con <strong>il</strong> profumo.<br />

E lo sposo dov’è? Nel luogo per eccellenza, <strong>il</strong> tempio, richiamato dal sudario. Il<br />

sudario è <strong>il</strong> velo della morte. Alla morte di Gesù si squarciò <strong>il</strong> velo del tempio. Dio non è<br />

più lì, la gloria non sta più nel tempio, ma sta nel corpo di Gesù. Gesù aveva anche detto:<br />

“Distruggete questo tempio e io lo farò risorgere <strong>in</strong> tre giorni”.<br />

Ora <strong>il</strong> velo, <strong>il</strong> sudario che è simbolo della morte, non è più sul suo volto, ma nel<br />

luogo determ<strong>in</strong>ato. Vuol dire che è f<strong>in</strong>ito <strong>il</strong> tempio, <strong>il</strong> santuario, perché <strong>il</strong> nuovo santuario<br />

è lo sposo, è <strong>il</strong> Messia, è <strong>il</strong> corpo di Gesù. A chi ama, basta vedere i segni.<br />

È <strong>in</strong> ogni segno che <strong>in</strong>contra l’amore e la persona amata. Ogni gesto, per chi<br />

capisce l’amore, è segno della presenza dell’amato. L’elemento fondamentale per capire<br />

la resurrezione è l’amore. Come l’elemento fondamentale per capire una persona è<br />

amarla. Così <strong>il</strong> Signore risorto lo <strong>in</strong>contri se lo ami. Come qualunque persona.<br />

Se no, non la <strong>in</strong>contri, se l’hai davanti ti dà solo fastidio e la elim<strong>in</strong>i. Qu<strong>in</strong>di non<br />

basta che <strong>il</strong> Signore sia risorto, questo è un problema fasullo; è chiaro che è risorto se<br />

no sarebbe tutto una gran balla! Il problema è se lo ami, se lo ami dopo aver visto <strong>il</strong> suo<br />

amore estremo sulla Croce.<br />

Se hai visto questo amore che ha lui verso di te, allora se diventi amico ti <strong>in</strong>teressa<br />

cercarlo. È lì che lo <strong>in</strong>contri. Qu<strong>in</strong>di non è facendo tante questioni teologiche sulla<br />

resurrezione o su Dio, che <strong>in</strong>contri Dio; Dio non è oggetto dell’<strong>in</strong>telligenza, è un po’ più<br />

grande, una persona <strong>in</strong>telligente sa che quell’<strong>in</strong>telligenza è poca. La realtà e la persona<br />

supera l’<strong>in</strong>telligenza, è oggetto di amore. E l’amore vuol dire accogliere l’altro.<br />

E la resurrezione che è l’esperienza dell’altro ed è l’esperienza di Dio ci può essere,<br />

è chiaro: Dio lo ami, e se lo ami c’è, se non lo ami non c’è per te, e vivi nella morte tu<br />

però, perché lui è amore e vita. Il punto di arrivo è la Risurrezione di Gesù che rende<br />

comprensib<strong>il</strong>e tutto, è la sua Resurrezione che toglie <strong>il</strong> velo a ogni promessa di Dio; lì la<br />

vediamo svelata. E colui che ama già <strong>in</strong> anticipo ha avuto questo dono. Di fatti chi ama<br />

è <strong>in</strong> un altro luogo rispetto agli altri. Perché uno abita dove ama, sta dove sta <strong>il</strong> suo<br />

cuore.<br />

Ed è per questo che <strong>il</strong> vero protagonista, stranamente, è <strong>il</strong> sepolcro da visitare.<br />

Questo sepolcro dove noi ci aspettiamo un cadavere, e <strong>il</strong> cadavere non è lì; pensiamo<br />

che l’abbiano rubato; no, non è rubato, anzi ci sono le lenzuola di l<strong>in</strong>o bianche stese,<br />

con profumo. E allora chi ama capisce. E anche noi siamo <strong>in</strong> grado di capire ormai dopo<br />

la resurrezione, dopo <strong>il</strong> suo amore rivelato sulla croce ed entrare adesso nel mistero di<br />

chi lo ha <strong>in</strong>contrato e di come noi possiamo <strong>in</strong>contralo: Amandolo!<br />

85


<strong>il</strong> tuo amore, <strong>il</strong> tuo agire, la tua vita; è questa la risurrezione: che <strong>il</strong> Signore ha v<strong>in</strong>to la<br />

morte, <strong>il</strong> suo amore entra <strong>in</strong> me e vivo alla sua presenza e Lui vive <strong>in</strong> me e io <strong>in</strong> Lui. Non<br />

è semplicemente <strong>il</strong> fatto che Lui è risorto duem<strong>il</strong>a anni fa; questo è fondamentale, perché,<br />

se non è risorto, allora non è vero nulla! Delle sue parole, delle sue promesse. Ma<br />

l’esperienza è proprio l’esperienza che fai con qualunque persona, che se la ami Lui è <strong>in</strong><br />

te e se Lui ti ama tu sei <strong>in</strong> Lui. Noi siamo da sempre <strong>in</strong> Dio, perché da sempre ci ama,<br />

quando scopriamo <strong>il</strong> suo Amore, anche Lui è <strong>in</strong> noi ed è per questo che lo conosciamo<br />

e viviamo di Lui. E qu<strong>in</strong>di è la nostra risurrezione l’<strong>in</strong>contro con Lui.<br />

La resurrezione è davvero <strong>il</strong> grande mistero che né amici né nemici capiscono. Ed<br />

è <strong>il</strong> grande mistero della vita, che <strong>il</strong> Signore non ci libera dalla morte, ma non ci ha<br />

dest<strong>in</strong>ato alla morte, ci ha dest<strong>in</strong>ato alla vita e la nostra morte è semplicemente la<br />

nascita a una nuova forma di vita, alla nostra vita piena, di figli di Dio. Già lo siamo ma<br />

ancora non si vede ciò che siamo, perché non lo vediamo. Ogni ricerca che fa l’uomo,<br />

nella f<strong>il</strong>osofia e nelle scienze, non è altro che evitare <strong>il</strong> sepolcro, cioè v<strong>in</strong>cere la morte.<br />

Pr<strong>in</strong>cipio di ogni sapere umano e di ogni tecnica umana è come v<strong>in</strong>cere <strong>in</strong> qualche modo<br />

la morte, qu<strong>in</strong>di è <strong>il</strong> nostro grande desiderio. Però è l’unica certezza che abbiamo.<br />

Ora quel sepolcro vuoto lascia <strong>il</strong> grosso enigma che <strong>in</strong>terroga tutti. O uno fa<br />

l’esperienza dell’<strong>in</strong>contro con <strong>il</strong> Risorto o gli rimane irrisolto <strong>il</strong> grosso enigma che è <strong>il</strong> più<br />

grande desiderio dell’uomo, ciò verso cui <strong>in</strong>dirizza ogni suo sapere, ogni suo potere; gli<br />

rimane l’enigma irrisolto che ciò che lui desidera si è avverato, ma lui non riesce a trovare<br />

come mai sia possib<strong>il</strong>e. F<strong>in</strong>o a quando non <strong>in</strong>contra <strong>il</strong> Signore.<br />

In questo <strong>in</strong>contro <strong>il</strong> vero primato, sempre, è dell’amore. Il più grande amore qual<br />

è? È aspettare l’altro. Per noi importante è arrivare primi e fregare l’altro! E l’amore è<br />

aspettare l’altro. Per questo lui è “l’altro”, altro da ciò che facciamo noi, “altro” come<br />

Dio. Che bello nel sepolcro, <strong>il</strong> sepolcro, ci sono i l<strong>in</strong>i - non è la s<strong>in</strong>done, sono lenzuola di<br />

l<strong>in</strong>o - “stesi”, prima erano avvolti <strong>in</strong>torno al corpo, ora sono stesi, cioè <strong>il</strong> letto è preparato.<br />

Lui non è stato rubato, se no non sarebbero stesi, Lui non è più avvolto dentro come un<br />

cadavere,<br />

Lui dov’è? Ha preparato <strong>il</strong> letto coi l<strong>in</strong>i stesi. Non si dice una cosa, ma è evidente,<br />

<strong>in</strong> quei l<strong>in</strong>i c’erano cento libbre, cioè 33 ch<strong>il</strong>i di profumo, si sente <strong>il</strong> profumo <strong>in</strong> quei l<strong>in</strong>i,<br />

cioè la presenza che era su quel corpo. Qu<strong>in</strong>di la grande meraviglia, la meraviglia delle<br />

meraviglie, nella notte delle notti, è che <strong>il</strong> sepolcro non è più <strong>il</strong> luogo della morte, ma del<br />

profumo, della comunione, delle nozze.<br />

È l’amore che va seguito per <strong>in</strong>contrare <strong>il</strong> Signore. Quanto è importante questo<br />

sepolcro e anche entrare e vedere cosa c’è dentro. Ci sono i l<strong>in</strong>i stesi! Cosa trovi nel<br />

84<br />

dolore umano; e non solo perché è Colui che ha sofferto <strong>in</strong> maggior grado e per<br />

maggiore <strong>in</strong>giustizia, ma anche perché - entriamo nei misteri della psicologia di Cristo e<br />

della teologia della Redenzione - ha immensa simpatia, compassione, comunione con<br />

quelli che patiscono. Tutte le volte che voi farete del bene, ha detto <strong>il</strong> Signore, ad uno di<br />

questi m<strong>in</strong>orati, miseri, affamati, di questi poveri e languenti - Gesù si nasconde dietro<br />

quel volto umano - l’avrete fatto a Me. E quando l’aveste negato ad uno di questi miseri,<br />

a Me lo avreste rifiutato. E cioè: l’umanità sofferente diviene un simbolo, un segno, un<br />

sacramento umano, <strong>il</strong> quale nasconde la presenza mistica, misteriosa di Gesù.<br />

Gesù è <strong>in</strong> ogni sofferente. Che questi lo sappia o no, Gesù sicuramente c’è. E c’è<br />

pure - altro capitolo <strong>in</strong>effab<strong>il</strong>e di questa analisi della storia e dei dest<strong>in</strong>i umani - non<br />

soltanto per condividere, elevare e lenire i patimenti, ma per associarli ai propri, per<br />

attribuire ad essi la medesima virtù di redenzione che la Croce, la sua Croce, ebbe per <strong>il</strong><br />

mondo. San Paolo ci dichiara ancora: Io compio nella mia carne ciò che manca alla<br />

Passione di Cristo: vale a dire che a noi viene comunicata la virtù redentrice della<br />

sofferenza di Cristo. Occorrerà un contatto spontaneo per questo, bisognerà volere,<br />

amare: ed è una realtà che la virtù redentrice di Cristo può trasfondersi <strong>in</strong> ogni tormento<br />

dell’uomo. Ora se noi ci siamo <strong>in</strong>nalzati a considerare <strong>il</strong> panorama del regno del dolore,<br />

dove Cristo dom<strong>in</strong>a e dove distende le sue grazie ed i suoi aiuti, siamo quasi presi dalla<br />

curiosità di classificare questa umanità che soffre. E sarebbe ed è compito di tanta pietà,<br />

sapienza e penetrazione delle cose terrene e delle cose div<strong>in</strong>e.<br />

Guardando alla grande molteplicità delle angosce umane, <strong>il</strong> nostro occhio si ferma<br />

su una prima categoria di sofferenti, che quasi ci aumenta la ripugnanza e <strong>il</strong> mistero del<br />

dolore. Alludiamo al dolore <strong>in</strong>nocente. Chi non l’ha visto nei poveri bamb<strong>in</strong>i che portano<br />

forse l’eredità di mancanze paterne e materne? Chi non ha visto tante malattie ed<br />

<strong>in</strong>felicità non meritate, non previste, che non hanno una spiegazione? Eppure l’hanno:<br />

proprio <strong>il</strong> dolore <strong>in</strong>nocente è <strong>il</strong> più prezioso. Cristo era <strong>il</strong> perfetto <strong>in</strong>nocente. Se non fosse<br />

stato tale, non avrebbe avuto la forza, la potenza, <strong>il</strong> carisma di redenzione da Lui<br />

posseduti. Era l’Agnello, di Dio, la Vittima, e perciò ha potuto salvare <strong>il</strong> mondo. Allora<br />

tutto questo dolore <strong>in</strong>nocente ci viene <strong>in</strong> profonda simpatia e grandissima pietà. Sono<br />

gli agnelli di Dio; sono forse quelli che ancora espiano e tolgono i peccati del mondo,<br />

senza saperlo. Ma <strong>il</strong> Signore, che tutto conosce, trae dal soffrire degli <strong>in</strong>nocenti un<br />

prezzo che non chiederebbe ad altri cuori e ad altre esistenze.<br />

C’è, poi, una seconda categoria di dolore, opposta alla prima: <strong>il</strong> dolore colpevole,<br />

quello che ci procuriamo da noi, che andiamo costruendo con le lotte, gli odi, gli egoismi;<br />

con le guerre diventate oramai un <strong>in</strong>sulto alla storia degli uom<strong>in</strong>i e al progresso, alla<br />

13


libertà e maturità del genere umano. C’è ancora chi crede a tale soluzione, e con quanta<br />

arte, con quanto impiego di forze, di <strong>in</strong>gegno, di denaro e di vite, per creare altri affanni<br />

sulla terra! Sono affanni che vengono come sanzioni delle nostre colpe, dei nostri<br />

peccati. Ora, anche per questi la Passione di Cristo apre la Sua <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita misericordia. Non<br />

c’è peccato che non possa essere perdonato dal Signore. Uno solo sfuggirebbe alla virtù<br />

della sua clemenza, e sarebbe quello della disperazione: <strong>il</strong> poter non dire più «Padre<br />

nostro . . .» - uno scrittore lo r<strong>il</strong>eva - è la più grande <strong>in</strong>felicità quaggiù.<br />

Il nostro sguardo si volge ancora ad ulteriori sofferenze, a quelle comuni, della<br />

vita quotidiana, della famiglia, delle esistenze pesanti, povere, stentate; ci soffermiamo,<br />

<strong>in</strong> modo speciale, sulle sofferenze del mondo del lavoro. Chi lo conosce, sa che cosa è<br />

la fatica umana ancor oggi; sa che cosa è la mancanza di riconoscimenti terrestri<br />

adeguati, che cosa è l’<strong>in</strong>sicurtà e l’<strong>in</strong>sufficienza del pane, che cosa la fiamma che <strong>il</strong> nostro<br />

tempo ha fatto divampare nell’<strong>in</strong>timo del lavoratore: desideri immensi che lo fanno<br />

soffrire e alcune volte lo <strong>in</strong>cattiviscono, mentre, per sé, <strong>il</strong> lavoro dovrebbe rendere nob<strong>il</strong>e,<br />

forte e lieto chi lo compie. Preghiamo, preghiamo, aff<strong>in</strong>ché <strong>il</strong> Signore anche qui effonda<br />

la sua rugiada di bontà e di consolazione, attenuando tutte le asperità <strong>in</strong>erenti al nostro<br />

passaggio sulla terra.<br />

Altra sofferenza ancora. Incombe nei paesi dove i nostri fratelli di fede non<br />

possono concedersi spettacoli come quello a cui noi partecipiamo questa sera. Colà è<br />

m<strong>in</strong>acciata la fede; è derisa, è oppressa; non c’è libertà di espressione, di associazione;<br />

la coscienza è <strong>in</strong>timidita da cont<strong>in</strong>ue m<strong>in</strong>acce e pericoli. Vorremmo che questi d<strong>il</strong>etti<br />

fedeli, - se mai a loro giungesse la Nostra voce - sapessero che noi preghiamo per loro;<br />

condividiamo e conosciamo i loro spasimi, e vorremmo <strong>in</strong>fondere, proprio per l’onore<br />

delle nazioni a cui appartengono, una speranza di giorni migliori. E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e rivolgiamo lo<br />

sguardo al dolore che ha varcato i conf<strong>in</strong>i del tempo, al dolore dei nostri defunti, che è<br />

orig<strong>in</strong>ato da una tensione divenuta estremamente cosciente, di desiderare la felicità <strong>in</strong><br />

Dio e di non poterla presto conseguire: questo è <strong>il</strong> Purgatorio. Per tali care anime <strong>il</strong><br />

Signore, che, appena morto, è disceso a dare ai trapassati l’annuncio della Redenzione,<br />

salga la nostra supplica al Cielo, porti loro refrigerio e, a Dio piacendo, la visione beatifica.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

al Figlio eterno di Dio, venuto tra noi a <strong>in</strong>segnarci l’obbedienza al Padre, <strong>in</strong>nalziamo le<br />

nostre <strong>in</strong>vocazioni.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

14<br />

memoria fondamentale dell’uomo, ciò che rimane di una persona; fra l’altro “sepolcro”<br />

è <strong>il</strong> primo segno che ha <strong>in</strong>ventato l’uomo per dire lì c’è sotto uno che era come me, c’è<br />

sotto un “soma”, da cui “sema” che era <strong>il</strong> mucchio che c’era sopra, che <strong>in</strong>dicava lì la<br />

presenza di uno. Il primo segno trovato. E per noi tutto diventa significativo perché<br />

sappiamo di f<strong>in</strong>ire lì, e allora diciamo questo mi fa andare lì o mi fa uscire da lì?<br />

È questo <strong>il</strong> nostro problema! Cioè mi salva dalla morte o mi porta prima alla morte?<br />

E ogni realtà è significativa a seconda che ci dà vita o ci toglie vita.<br />

E al sepolcro vediamo che la pietra era levata dal sepolcro. Guardare, vedere.<br />

Anzitutto si “guarda”, poi si dice “contempla”, poi c’è un livello più profondo: bisogna<br />

guardare, fermarsi a guardare, a osservare, contemplare e poi, allora, “vedi”.<br />

E la fede è vedere. È quel vedere concesso a chi guarda e a chi guarda con amore,<br />

a chi, guardando con amore contempla, e si ferma e alla f<strong>in</strong>e capisce.<br />

In questo viaggio verso <strong>il</strong> sepolcro, <strong>in</strong> fondo, siamo mossi dall’<strong>in</strong>tuizione del grande<br />

mistero: vogliamo vedere quel sepolcro, come <strong>il</strong> sepolcro di Sara, la madre di tutto <strong>il</strong><br />

popolo, quel sepolcro da cui è nata la vita per l’umanità <strong>in</strong>tera, perché <strong>in</strong> quel sepolcro<br />

non c’è più niente, non c’è più la morte! È per questo che andiamo a vederlo! Perché se<br />

no, <strong>in</strong> un altro sepolcro non è bene entrare a vederlo! Se non per depredare se uno fa <strong>il</strong><br />

tombarolo!<br />

Questo amore per <strong>il</strong> sepolcro, è qualcosa di molto profondo perché si <strong>in</strong>tuisce che<br />

lì è la vittoria sulla morte, lì è entrato colui che ci ha amato di amore estremo e lì dove<br />

tutti andiamo, perché tutti andiamo, è ormai preparato <strong>il</strong> letto nuziale con i profumi, i<br />

l<strong>in</strong>i, ecc., è già v<strong>in</strong>ta la morte! Cioè vuol dire che la morte non è un male, <strong>il</strong> male è <strong>il</strong> nostro<br />

modo di <strong>in</strong>tendere la morte.<br />

Noi siamo necessariamente limitati nello spazio e nel tempo, viviamo <strong>in</strong> un luogo,<br />

per quei giorni che viviamo, ma <strong>il</strong> nostro luogo, <strong>il</strong> nostro spazio, <strong>il</strong> limite spaziale non è<br />

<strong>il</strong> luogo di contesa con l’altro, ma è <strong>il</strong> luogo di alleanza e di comunione. Così <strong>il</strong> nostro<br />

limite di tempo, <strong>il</strong> limite della nostra vita, non è la f<strong>in</strong>e di tutto, sì diventa la f<strong>in</strong>e di tutto<br />

se io centro la mia vita su di me – è questo <strong>il</strong> peccato! Ma se io mi ritengo figlio di Dio,<br />

dove f<strong>in</strong>isco io trovo Lui, come dove f<strong>in</strong>isco io, trovo l’altro. Qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> limite con l’Assoluto<br />

diventa la mia comunione con l’Assoluto. E <strong>il</strong> grosso <strong>in</strong>ganno dell’uomo è <strong>in</strong>tendere male<br />

e la vita e la morte e vive costantemente <strong>in</strong> lotta con sé, con gli altri e con la vita, sapendo<br />

di essere perdente.<br />

Perché? Ciò che rende presente una persona è l’amore. Anche se una persona ce<br />

l’hai davanti e la detesti, la uccidi! Se una persona è assente e la ami, ti è più presente<br />

di qualunque persona presente! E occupa <strong>il</strong> tuo pensiero, la tua fantasia, <strong>il</strong> tuo affetto,<br />

83


se no è vero nulla! - ma l’esperienza e l’<strong>in</strong>contro che tu fai con Lui attraverso la sua Parola.<br />

La risurrezione non è un teorema, ma un <strong>in</strong>contro con <strong>il</strong> Cristo risorto, allora puoi<br />

dare anche m<strong>il</strong>le prove che Cristo è risorto, ma <strong>il</strong> problema è un altro, non sono le prove;<br />

la spiegazione unica più ragionevole è che sia risorto, ma non è questa; <strong>il</strong> problema è<br />

<strong>in</strong>contrare Lui e chi ama lo <strong>in</strong>contra sempre.<br />

Gli basta poco, gli basta <strong>il</strong> segno per capire.<br />

F<strong>in</strong>almente siamo arrivati al giorno uno – <strong>il</strong> giorno uno è <strong>il</strong> giorno che contiene<br />

tutti i giorni, anche nel racconto della creazione non si dice “giorno primo”, ma si dice<br />

“giorno uno”, perché dentro quel giorno c’è già tutto <strong>il</strong> tempo, tutta la storia, tutto<br />

quanto verrà dopo – qu<strong>in</strong>di vuol dire che ormai <strong>in</strong> quel giorno lì viviamo sempre ed è <strong>il</strong><br />

giorno <strong>in</strong> cui Dio fece la luce, <strong>il</strong> giorno uno, lì è contenuto tutto. E questo giorno uno è<br />

<strong>in</strong>sieme anche <strong>il</strong> sabato, <strong>il</strong> giorno del riposo di Dio, <strong>il</strong> giorno <strong>in</strong> cui noi raggiungiamo Dio,<br />

entriamo nel suo riposo.<br />

Il giorno uno (pr<strong>in</strong>cipio di tutto), <strong>il</strong> giorno ultimo (l’arrivo di tutto) e la Pasqua (la<br />

liberazione di tutto); e poi anche lo stesso term<strong>in</strong>e richiama la Pentecoste ovvero <strong>il</strong> dono<br />

dello Spirito. Il Verbo Creatore entra nell’abisso della terra, entra nell’<strong>in</strong>ferno. La luce<br />

entra nelle tenebre e ormai non c’è più luogo che sia lontano da Dio. Dio è unito ormai<br />

a tutta la creazione e tutta la creazione vive <strong>in</strong> Dio. Noi ormai viviamo sempre <strong>in</strong> questa<br />

luce, nell’unione fra l’uomo e Dio che si è compiuta nel fatto che Dio è entrato nel<br />

sepolcro dell’uomo; sepolcro come la stanza nuziale.<br />

E cosa ha fatto <strong>in</strong> quel giorno vuoto <strong>il</strong> Signore?<br />

Ha preparato <strong>il</strong> letto nel sepolcro; i lenzuoli sono stesi; e siccome <strong>in</strong> quel letto ci<br />

entreremo tutti, allora vuol dire che <strong>il</strong> nostro giorno ultimo sarà <strong>il</strong> giorno uno, sarà <strong>il</strong><br />

congiungimento con <strong>il</strong> nostro pr<strong>in</strong>cipio, sarà la comunione piena con Dio e qu<strong>in</strong>di la<br />

morte è v<strong>in</strong>ta anche per noi.<br />

All’aurora del giorno nuovo, del primo giorno dopo <strong>il</strong> sabato, dell’<strong>in</strong>izio della<br />

creazione. È l’alba, quando ancora era tenebra, si dice: ma scusa, c’è luce o c’è tenebra?<br />

All’alba c’è già la prima luce, <strong>il</strong> cielo già com<strong>in</strong>cia a schiarirsi. Però non appare<br />

ancora <strong>il</strong> sole e la terra è ancora nelle tenebre e allora questo momento <strong>in</strong>dica lo stato<br />

d’animo di chi già vede luce perché ama <strong>il</strong> Signore, lo cerca e questo è già luce, però f<strong>in</strong>o<br />

a quando non <strong>in</strong>contro quello che amo e cerco, c’è tenebra <strong>in</strong> me, c’è pianto. Qu<strong>in</strong>di<br />

questa luce quando c’era ancora tenebra rappresenta la nostra situazione, la situazione<br />

di chi cerca <strong>il</strong> Signore e f<strong>in</strong>o a quando non lo trova si sente ancora nella tenebra.<br />

Vengono al sepolcro. Nel racconto <strong>il</strong> sepolcro esce sette volte, <strong>in</strong> modo ossessivo.<br />

In greco è mnemeion, è quella parola che si preferisce sempre elim<strong>in</strong>are. E <strong>in</strong>vece è la<br />

82<br />

Lettore: signore Gesù, che gli uom<strong>in</strong>i hanno ucciso e Dio ha sciolto dalle<br />

angosce della morte:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, servo di Dio e autore della vita:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci hai fatto <strong>il</strong> dono della tua pace;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Fa’ di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha <strong>il</strong> suo maestro e la sua<br />

cattedra nel Cristo <strong>in</strong>nalzato sulla croce, perché impariamo a v<strong>in</strong>cere le tentazioni e le paure<br />

che sorgono da noi e dal mondo, per camm<strong>in</strong>are sulla via del Calvario verso la vera vita.<br />

crudel;<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Il Tuo cuore desolato fu <strong>in</strong> quell’ora trapassato dallo strazio più<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

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16<br />

Qu<strong>in</strong>dicesima Stazione<br />

Gesù risorge da morte<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Salvatore <strong>in</strong>nocente, immolato sulla croce, che vive<br />

nella Chiesa e nella storia.<br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Marco (16, 6-8)<br />

L’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, <strong>il</strong> crocifisso.<br />

È risorto, non è qui». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore<br />

e di spavento.<br />

Riflessione<br />

Dopo averlo visto <strong>in</strong> Croce, trafitto, dove “tutto è compiuto”, dopo averlo deposto<br />

nel sepolcro; <strong>il</strong> sepolcro <strong>in</strong>teso come la stanza nuziale dove la madre terra accoglie lo<br />

sposo e da dove poi germ<strong>in</strong>a l’umanità nuova, proprio dal santo sepolcro, dal grembo<br />

della terra che accoglie <strong>il</strong> Verbo di Dio che entra negli <strong>in</strong>feri, eccoci alla considerazione<br />

della resurrezione dei corpi, al sepolcro vuoto.<br />

Il sepolcro vuoto <strong>in</strong>frange l’unica certezza che ha l’uomo, l’unico ricordo. La parola<br />

ricordo e sepolcro, <strong>in</strong> greco è la stessa, e anche morte ha la stessa radice. Praticamente<br />

è <strong>in</strong>franta la memoria di morte che ha l’uomo. Non basta che <strong>il</strong> sepolcro sia vuoto – è<br />

necessario, se no, non è vera la risurrezione – ma come faccio a <strong>in</strong>contrare <strong>il</strong> Risorto? E<br />

allora c’è <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o per <strong>in</strong>contrarlo. E, tra l’altro, <strong>il</strong> segno dell’<strong>in</strong>contro col Risorto, è<br />

una cosa semplicissima. Cioè l’<strong>in</strong>contro con <strong>il</strong> Risorto vuol dire risorgere. Se t’<strong>in</strong>contri<br />

con la luce, hai luce; se t’<strong>in</strong>contri col fuoco, bruci; se t’<strong>in</strong>contri con l’acqua sei bagnato<br />

perlomeno! Così l’<strong>in</strong>contro col Risorto ti fa risorgere alla sua vita, cioè è <strong>il</strong> dono dello<br />

Spirito.<br />

Il vero problema non è tanto se Cristo è risorto – è chiaro che deve essere risorto,<br />

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80<br />

Terza Stazione<br />

Gesù cade la prima volta<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Signore crocifisso, fonte di grazia.<br />

Lettura<br />

Dal libro del profeta Isaia (53,4-6)<br />

Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo<br />

giudicavamo castigato, percosso da Dio e um<strong>il</strong>iato: Il Signore fece ricadere su di lui l’<strong>in</strong>iquità<br />

di noi tutti.<br />

Riflessione<br />

Il dolore umano resta <strong>in</strong>valicab<strong>il</strong>e. La ragione ne comprende alcuni aspetti, ma non<br />

tutti i varchi le sono aperti. La Bibbia <strong>in</strong>segna che la sofferenza dell’uomo è un mistero<br />

che fa parte di un piano trascendentale, del quale possiamo <strong>in</strong>tuire la coerenza generale.<br />

Un’ampia porzione del male, diffuso nel mondo, è riconducib<strong>il</strong>e alla libertà e qu<strong>in</strong>di al<br />

comportamento di chi possiede <strong>il</strong> libero arbitrio. Il dolore dell’umanità costr<strong>in</strong>ge ciascun<br />

uomo a porsi un forte <strong>in</strong>terrogativo sull’egoismo, le prevaricazioni, le <strong>in</strong>giustizie messe<br />

<strong>in</strong> atto a danno di altre persone. Al contrario, sostenere <strong>il</strong> sofferente, anche senza<br />

cancellare pienamente <strong>il</strong> suo dolore, significa cont<strong>in</strong>uare l’opera di Cristo.<br />

La Settimana Santa è una chiamata a seguire Cristo um<strong>il</strong>iato; l’unica violenza che<br />

possiamo accettare, quella che Cristo fa a se stesso e <strong>in</strong>vita noi a fare lo stesso è questa:<br />

“Colui che vuole venire dietro di me, r<strong>in</strong>neghi se stesso”, violenti se stesso, reprima <strong>in</strong><br />

lui gli impulsi di orgoglio, elim<strong>in</strong>i dal suo animo i tratti di avarizia, di cupidigia, di superbia,<br />

di orgoglio; elim<strong>in</strong>i tutto questo dal suo cuore. Questo è quello che devi uccidere <strong>in</strong> te<br />

stesso, questa è la violenza che ti devi fare, perché di lì sgorghi <strong>il</strong> nuovo uomo, l’unico<br />

che possa costruire una nuova civ<strong>il</strong>tà, una civ<strong>il</strong>tà di amore.<br />

Su, <strong>in</strong> marcia! Vittima e carnefici <strong>in</strong>sieme. Il gruppo si <strong>in</strong>strada verso <strong>il</strong> Calvario.<br />

17


Dio, trasc<strong>in</strong>ato per la gola, all'improvviso barcolla e cade a terra.<br />

Che cosa dici di questa prima caduta, Signore?<br />

E poiché ora sai, che cosa ne pensi?<br />

Quando si cade e <strong>il</strong> carico mal distribuito ti trasc<strong>in</strong>a a terra: come la trovi, questa<br />

terra che tu stesso hai creato?<br />

Ah! Non solo la strada della giustizia è scabra, quella del male, anch'essa, è perfida<br />

e traditora. Non si ha solo da camm<strong>in</strong>are di f<strong>il</strong>ato, bisogna impararla, pietra a pietra, e <strong>il</strong><br />

passo spesso tradisce, mentre <strong>il</strong> cuore è ost<strong>in</strong>ato.<br />

Ah! Signore, per le tue g<strong>in</strong>occhia benedette, – queste due g<strong>in</strong>occhia che ti sono<br />

mancate di botto – , per <strong>il</strong> soprassalto improvviso e per la caduta all'imbocco della<br />

terrib<strong>il</strong>e strada, per <strong>il</strong> passo falso che ti ha tradito, per la terra che hai misurato, salvaci<br />

dal primo peccato, quello che ci prende di sorpresa.<br />

Non è tanto <strong>il</strong> sasso sotto <strong>il</strong> piede, o la cavezza troppo tesa a provocare la caduta:<br />

è l'anima che s'accascia di schianto.<br />

Oh centro del nostro camm<strong>in</strong>o! Oh caduta spontanea!<br />

Quando la calamita non ha più potenza e la fede non ha più cielo, perché la strada<br />

è lunga e la mèta è lontana, perché <strong>in</strong>torno è la solitud<strong>in</strong>e e manca ogni consolazione.<br />

Oh disgusto e ripugnanza, segreta e crescente, verso l'<strong>in</strong>sopportab<strong>il</strong>e dovere!<br />

Oh lunghezza del tempo! Disgusto che cresce segretamente sotto le <strong>in</strong>giunzioni<br />

<strong>in</strong>flessib<strong>il</strong>i di questo compagno di croce!<br />

Per questo apriamo nello stesso tempo le due braccia, come chi galleggia!<br />

Non è più sulle g<strong>in</strong>occhia che si cade, ma col volto <strong>in</strong> avanti.<br />

Il corpo cade, è vero, e l'anima nello stesso tempo ha acconsentito.<br />

Salvaci dalla caduta, che si fa volontariamente per noia.<br />

«Sono caduto ancora; questa volta è la f<strong>in</strong>e: vorrei rialzarmi, ma non c'è modo.<br />

Sono stato spremuto come un frutto maturo e l'uomo, che porto sulle spalle,<br />

è un peso sovrumano. Ho commesso <strong>il</strong> male e troppo pesante è l'uomo che con me è<br />

caduto. Moriamo, dunque, perché è più fac<strong>il</strong>e stare bocconi, che ritti <strong>in</strong> piedi; morire,<br />

più che vivere; star sulla croce, piuttosto che sotto».<br />

Salvaci dal terzo peccato, che è la disperazione! Nulla è ancora perduto, f<strong>in</strong>ché<br />

resta da gustare <strong>il</strong> calice della morte. Con questo legno è f<strong>in</strong>ita, mi resta però <strong>il</strong> ferro.<br />

Gesù cade, ma è <strong>in</strong> vetta al Calvario.<br />

Sia ora, pure, crocifisso! Questo grido, reiterato dalla passione cieca della folla,<br />

risuona lungo tutta la storia... Siamo noi gli assass<strong>in</strong>i dell’amore! Ed ecco che <strong>il</strong> Vivente,<br />

colui nel quale non fu posto alcun seme di morte, è condannato a morte; ecco che la<br />

18<br />

dell'impotenza per mettere alla gogna <strong>il</strong> nostro sogno di potenza e v<strong>in</strong>cerlo dall'<strong>in</strong>terno.<br />

Ma così non abbiamo dimenticato un po' troppo la connessione tra croce e<br />

speranza, l'unità tra l'Oriente e la direzione della croce, tra passato e futuro esistente<br />

nel cristianesimo?<br />

Lo spirito della speranza che alita sulle preghiere del Sabato Santo dovrebbe<br />

nuovamente penetrare tutto <strong>il</strong> nostro essere cristiani. Il cristianesimo non è soltanto<br />

una religione del passato, ma, <strong>in</strong> misura non m<strong>in</strong>ore, del futuro; la sua fede è nello stesso<br />

tempo speranza, giacché Cristo non è soltanto <strong>il</strong> morto ed <strong>il</strong> risorto ma anche colui che<br />

sta per venire.<br />

INVOCAZIONI<br />

fiduciosa.<br />

Presidente:<br />

Rivolgiamo al Signore Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uom<strong>in</strong>i, la nostra supplica<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ti sei fatto <strong>in</strong> tutto sim<strong>il</strong>e ai tuoi fratelli:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, salvezza eterna di coloro che ti obbediscono;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, sommo sacerdote, misericordioso e fedele;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione davanti a te anche i morti vivono; fa’<br />

che la parola del tuo Figlio, sem<strong>in</strong>ata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi <strong>in</strong> ogni opera buona,<br />

perché <strong>in</strong> vita e <strong>in</strong> morte siamo confermati nella speranza della gloria.<br />

te.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Con amor f<strong>il</strong>iale, voglio fare mio <strong>il</strong> tuo cordoglio: rimanere accanto a<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

79


già adesso presagire qualcosa di quello che avverrà. Ed <strong>in</strong> mezzo alla nostra protesta<br />

contro <strong>il</strong> buio della morte di Dio com<strong>in</strong>ciamo a diventare grati per la luce che viene a noi<br />

proprio da questo buio.<br />

Nel breviario romano la liturgia del triduo sacro è strutturata con una cura<br />

particolare; la Chiesa nella sua preghiera vuole per così dire trasferirci nella realtà della<br />

passione del Signore e, al di là delle parole, nel centro spirituale di ciò che è accaduto.<br />

Se si volesse tentare di contrassegnare <strong>in</strong> poche battute la liturgia orante del Sabato<br />

Santo, allora bisognerebbe soprattutto parlare dell'effetto di pace profonda che traspira<br />

da essa. Cristo è penetrato nel nascondimento, ma nello stesso tempo, proprio nel cuore<br />

del buio impenetrab<strong>il</strong>e, egli è penetrato nella sicurezza, anzi egli è diventato la sicurezza<br />

ultima. Ormai è diventata vera la parola ardita del salmista: ed anche se mi volessi<br />

nascondere nell'<strong>in</strong>ferno, anche là sei tu. E quanto più si percorre questa liturgia, tanto<br />

più si scorgono br<strong>il</strong>lare <strong>in</strong> essa, come una aurora del matt<strong>in</strong>o, le prime luci della Pasqua.<br />

Se <strong>il</strong> Venerdì Santo ci pone davanti agli occhi la figura sfigurata del trafitto, la liturgia<br />

del Sabato Santo si rifà piuttosto alla immag<strong>in</strong>e della croce cara alla Chiesa antica: alla<br />

croce circondata da raggi lum<strong>in</strong>osi, segno, allo stesso modo, della morte e della<br />

risurrezione.<br />

Il Sabato Santo ci rimanda così ad un aspetto della pietà cristiana che forse è stato<br />

smarrito nel corso dei tempi. Quando noi nella preghiera guardiamo alla croce, vediamo<br />

spesso <strong>in</strong> essa soltanto un segno della passione storica del Signore sul Golgotha.<br />

L'orig<strong>in</strong>e della devozione alla croce è però diversa: i cristiani pregavano rivolti ad Oriente<br />

per esprimere la loro speranza che Cristo, <strong>il</strong> sole vero, sarebbe sorto sulla storia, per<br />

esprimere qu<strong>in</strong>di la loro fede nel ritorno del Signore. La croce è <strong>in</strong> un primo tempo legata<br />

strettamente con questo orientamento della preghiera, essa viene rappresentata per<br />

così dire come un'<strong>in</strong>segna che <strong>il</strong> re <strong>in</strong>albererà nella sua venuta; nell'immag<strong>in</strong>e della croce<br />

la punta avanzata del corteo è già arrivata <strong>in</strong> mezzo a coloro che pregano.<br />

Per <strong>il</strong> cristianesimo antico la croce è qu<strong>in</strong>di soprattutto segno della speranza. Essa<br />

non implica tanto un riferimento al Signore passato, quanto al Signore che sta per venire.<br />

Certo era impossib<strong>il</strong>e sottrarsi alla necessità <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca che, con <strong>il</strong> passare del tempo, lo<br />

sguardo si rivolgesse anche all'evento accaduto: contro ogni fuga nello spirituale, contro<br />

ogni misconoscimento dell'<strong>in</strong>carnazione di Dio, occorreva che fosse difesa la prodigalità<br />

costernante dell'amore di Dio che, per amore della misera creatura umana, è diventato<br />

egli stesso un uomo, e quale uomo! Occorreva difendere la santa stoltezza dell'amore<br />

di Dio che non ha scelto di pronunciare una parola di potenza, ma di percorrere la via<br />

78<br />

frusta lacera quel corpo <strong>in</strong> cui respira lo Spirito. La derisione, stranamente, consacra<br />

Gesù: eccolo rivestito della porpora regale, con la testa <strong>in</strong>coronata e lo scettro <strong>in</strong> una<br />

mano. Ma la porpora è quella del sangue che cola a rivoli sul suo corpo, che sgorga da<br />

tutti gli <strong>in</strong>nocenti che sono torturati e massacrati nella storia. La corona è fatta di sp<strong>in</strong>e,<br />

lo scettro e una rosa che graffia la mano. Il Verbo fatto carne, lui che non ha creato né <strong>il</strong><br />

male né la morte, accoglie entrambi da servo sofferente. Il dolore che fa vac<strong>il</strong>lare Cristo<br />

è quello di tutti quelli che avevano sofferto prima di lui, di chi soffriva allora, nel suo<br />

tempo, e di quanti soffriranno dopo di lui nel mondo. Gesù fa esperienza nella sua<br />

umanità delle nostre solitud<strong>in</strong>i, i nostri omicidi, le nostre idolatrie; ne percorre <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o<br />

da uomo, e ne fa una via di perdono: per-dono, <strong>il</strong> dono r<strong>in</strong>novato della vita.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Eleviamo la nostra <strong>in</strong>vocazione al Salvatore, che è venuto non per essere servito, ma per<br />

servire e dare la sua vita per la redenzione di tutti.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, servo di Dio, speranza dei popoli e luce delle nazioni:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ti sei addossato i nostri dolori:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che apri gli occhi ai ciechi e liberi i prigionieri;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Padre santo, che manitieni nei secoli le tue promesse, rialza <strong>il</strong> capo dell’umanità oppressa<br />

da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento<br />

<strong>il</strong> ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore.<br />

Salvatore<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Quanto triste, quanto affranta ti sentivi, o Madre santa del div<strong>in</strong>o<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

19


20<br />

Chi non avvertirebbe <strong>il</strong> miracolo santo e consolatore suscitato <strong>in</strong> questi frangenti<br />

da una parola di affetto?<br />

Laddove però si ha una solitud<strong>in</strong>e tale che non può essere più raggiunta dalla<br />

parola trasformatrice dell'amore, allora noi parliamo di <strong>in</strong>ferno. E noi sappiamo che non<br />

pochi uom<strong>in</strong>i del nostro tempo, apparentemente così ottimistico, sono dell'avviso che<br />

ogni <strong>in</strong>contro rimane <strong>in</strong> superficie, che nessun uomo ha accesso all'ultima e vera<br />

profondità dell'altro e che qu<strong>in</strong>di nel fondo ultimo di ogni esistenza giace la disperazione,<br />

anzi l'<strong>in</strong>ferno.<br />

Jean-Paul Sartre ha espresso questo poeticamente <strong>in</strong> un suo dramma e nello<br />

stesso tempo ha esposto <strong>il</strong> nucleo della sua dottr<strong>in</strong>a sull'uomo. Una cosa è certa: si dà<br />

una notte nel cui abbandono, nel cui buio non penetra alcuna parola di conforto, una<br />

porta che noi dobbiamo oltrepassare <strong>in</strong> solitud<strong>in</strong>e assoluta: la porta della morte. Tutta<br />

l'angoscia di questo mondo è <strong>in</strong> ultima analisi l'angoscia provocata da questa solitud<strong>in</strong>e.<br />

Per questo motivo nel Vecchio Testamento <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e per <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> regno dei morti era<br />

identico a quello con cui si <strong>in</strong>dicava l'<strong>in</strong>ferno: shèol. La morte <strong>in</strong>fatti è solitud<strong>in</strong>e assoluta.<br />

Ma quella solitud<strong>in</strong>e che non può essere più <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ata dall'amore, che è talmente<br />

profonda che l'amore non può più accedere ad essa, è l'<strong>in</strong>ferno.<br />

«Disceso all'<strong>in</strong>ferno» - questa confessione del Sabato Santo sta a significare che<br />

Cristo ha oltrepassato la porta della solitud<strong>in</strong>e, che è disceso nel fondo irraggiungib<strong>il</strong>e<br />

ed <strong>in</strong>superab<strong>il</strong>e della nostra condizione di solitud<strong>in</strong>e.<br />

Questo sta a significare però che anche nella notte estrema nella quale non<br />

penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bamb<strong>in</strong>i cacciati via, piangenti,<br />

si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce. La solitud<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong>superab<strong>il</strong>e dell'uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato <strong>in</strong> essa.<br />

L'<strong>in</strong>ferno è stato v<strong>in</strong>to dal momento <strong>in</strong> cui l'amore è anche entrato nella regione della<br />

morte e la terra di nessuno della solitud<strong>in</strong>e è stata abitata da lui.<br />

Nella sua profondità l'uomo non vive di pane, ma nell'autenticità del suo essere<br />

egli vive per <strong>il</strong> fatto che è amato e gli è permesso di amare. A partire dal momento <strong>in</strong> cui<br />

nello spazio della morte si dà la presenza dell'amore, allora nella morte penetra la vita:<br />

ai tuoi fedeli o Signore la vita non è tolta, ma trasformata - prega la Chiesa nella liturgia<br />

funebre.<br />

Nessuno può misurare <strong>in</strong> ultima analisi la portata di queste parole: «disceso<br />

all'<strong>in</strong>ferno». Ma se una volta ci è dato di avvic<strong>in</strong>arci all'ora della nostra solitud<strong>in</strong>e ultima,<br />

ci sarà permesso di comprendere qualcosa della grande chiarezza di questo mistero buio.<br />

Nella certezza sperante che <strong>in</strong> quell'ora di estrema solitud<strong>in</strong>e non saremo soli, possiamo<br />

77


la miseria del nostro tempo.<br />

Ma anche se <strong>il</strong> Sabato Santo <strong>in</strong> tal modo ci si è avvic<strong>in</strong>ato profondamente, anche<br />

se noi comprendiamo <strong>il</strong> Dio del Sabato santo più della manifestazione potente di Dio <strong>in</strong><br />

mezzo ai tuoni e ai lampi, di cui parla <strong>il</strong> Vecchio Testamento, rimane tuttavia <strong>in</strong>soluta la<br />

questione di sapere che cosa si <strong>in</strong>tende veramente quando si dice <strong>in</strong> maniera misteriosa<br />

che Gesù «è disceso all'<strong>in</strong>ferno».<br />

Diciamolo con tutta chiarezza: nessuno è <strong>in</strong> grado di spiegarlo veramente. Né<br />

diventa più chiaro dicendo che qui <strong>in</strong>ferno è una cattiva traduzione della parola ebraica<br />

shèol, che sta ad <strong>in</strong>dicare semplicemente tutto <strong>il</strong> regno dei morti, e qu<strong>in</strong>di la formula<br />

vorrebbe orig<strong>in</strong>ariamente dire soltanto che Gesù è disceso nella profondità della morte,<br />

è realmente morto ed ha partecipato all'abisso del nostro dest<strong>in</strong>o di morte.<br />

Infatti sorge allora la domanda: che cos'è realmente la morte e che cosa accade<br />

effettivamente quando si scende nella profondità della morte?<br />

Dobbiamo qui porre attenzione al fatto che la morte non è più la stessa cosa dopo<br />

che Cristo l'ha subita, dopo che egli l'ha accettata e penetrata, così come la vita, l'essere<br />

umano, non sono più la stessa cosa dopo che <strong>in</strong> Cristo la natura umana poté venire a<br />

contatto, e di fatto venne, con l'essere proprio di Dio. Prima la morte era soltanto morte,<br />

separazione dal paese dei viventi e, anche se con diversa profondità qualcosa come<br />

“<strong>in</strong>ferno”, lato notturno dell’esistere, buio impenetrab<strong>il</strong>e.<br />

Adesso però la morte è anche vita e quando noi oltrepassiamo la glaciale<br />

solitud<strong>in</strong>e della soglia della morte, ci <strong>in</strong>contriamo sempre nuovamente con colui che è<br />

la vita, che è voluto divenire <strong>il</strong> compagno della nostra solitud<strong>in</strong>e ultima e che, nella<br />

solitud<strong>in</strong>e mortale della sua angoscia nell'orto degli ulivi e del suo grido sulla croce «Dio<br />

mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», è divenuto partecipe delle nostre solitud<strong>in</strong>i.<br />

Se un bamb<strong>in</strong>o si dovesse avventurare da solo nella notte buia attraverso un bosco,<br />

avrebbe paura anche se gli si dimostrasse cent<strong>in</strong>aia di volte che non ci sarebbe alcun<br />

pericolo. Egli non ha paura di qualcosa di determ<strong>in</strong>ato, a cui si può dare un nome, ma<br />

nel buio sperimenta l'<strong>in</strong>sicurezza, la condizione di orfano, <strong>il</strong> carattere s<strong>in</strong>istro<br />

dell'esistenza <strong>in</strong> sé. Solo una voce umana potrebbe consolarlo; solo la mano di una<br />

persona cara potrebbe cacciare via come un brutto sogno l'angoscia. Si dà un'angoscia<br />

- quella vera, annidata nella profondità delle nostre solitud<strong>in</strong>i - che non può essere<br />

superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama.<br />

Quest'angoscia <strong>in</strong>fatti non ha un oggetto a cui si possa dare un nome, ma solo<br />

l'espressione terrib<strong>il</strong>e della nostra solitud<strong>in</strong>e ultima. Chi non ha sentito la sensazione<br />

spaventosa di questa condizione di abbandono?<br />

76<br />

mondo.<br />

Quarta Stazione<br />

Gesù <strong>in</strong>contra sua madre<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Verbo splendente del Padre che viene a redimere <strong>il</strong><br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Giovanni (19,25-27)<br />

Gesù, vedendo la madre ai piedi della croce e li accanto a lei <strong>il</strong> discepolo che egli amava,<br />

disse alla madre: «Donna, ecco <strong>il</strong> tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre».<br />

Riflessione<br />

Tutti noi, quando pensiamo al dolore della Madonna andiamo col pensiero alla<br />

Passione di Gesù. I pochi riferimenti dei Vangeli e quelli più numerosi della tradizione ci<br />

permettono di farci un’idea abbastanza chiara della Verg<strong>in</strong>e Addolorata che, con<br />

immenso dolore e pari dignità, accompagna <strong>il</strong> Figlio lungo la via del Calvario, assiste alla<br />

Sua Crocifissione, alla Sua agonia di tre ore sulla Croce, alla Sua Morte ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e ne<br />

raccoglie fra le Sue braccia materne <strong>il</strong> Corpo senza vita. Ma diffic<strong>il</strong>mente pensiamo al<br />

dolore che la nostra Mamma Celeste ha provato dopo la Passione del Figlio. Non parlo<br />

soltanto della grandissima prova sopportata da Lei <strong>in</strong> quel Sabato tremendo durante <strong>il</strong><br />

quale tutti, eccetto Lei, furono travolti dal dubbio e persero la fede.<br />

Parlo <strong>in</strong>vece del dolore provato da Maria Santissima durante tutti i secoli f<strong>in</strong>o ad<br />

oggi. Maria soffre oggi e ha sempre sofferto immensamente da quando Gesù Crocifisso<br />

l’ha costituita Madre di Giovanni e, per suo tramite, di tutta l’umanità. Il dolore attuale<br />

di Maria, poi, è <strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>mente collegato col dolore attuale di Gesù, e possiamo dire<br />

<strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva col dolore attuale di Dio. Maria, affidata alle cure di Giovanni, <strong>il</strong> discepolo<br />

pred<strong>il</strong>etto, passa dallo sfolgorio di luce della gloria del Signore che avvolge la nascita del<br />

21


Figlio, dei pastori e dei magi <strong>in</strong> adorazione, alle tenebre di Gerusalemme dove bestemmie<br />

e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna.<br />

Sotto la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che<br />

comunque sta vic<strong>in</strong>a al figlio anche se questo è un crim<strong>in</strong>ale, ma la coraggiosa discepola<br />

che ha scelto di seguire <strong>il</strong> maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che<br />

avevano giurato di esser pronti a morire per lui, sono vigliaccamente fuggiti. Sul Gòlgota,<br />

più che una madre che soffre per <strong>il</strong> figlio, Giovanni mostra <strong>in</strong>fatti la discepola che soffre<br />

con <strong>il</strong> suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell' “Uomo dei dolori”. Maria ha<br />

preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso,<br />

schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati. Non è stato fac<strong>il</strong>e per<br />

Maria. Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto<br />

rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, <strong>il</strong> Sommo<br />

sacerdote, aveva scomunicato Gesù. Inf<strong>in</strong>e, scegliendo <strong>il</strong> condannato, ha osato pure<br />

mettersi contro <strong>il</strong> potere civ<strong>il</strong>e che giustiziava quel Gal<strong>il</strong>eo come pericoloso rivoluzionario.<br />

Maria presso <strong>il</strong> patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni”:<br />

sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù,<br />

di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all'impegno di essere<br />

presenza dell'amore di Dio <strong>in</strong> mezzo al mondo.<br />

Santa Maria donna del primo passo, m<strong>in</strong>istra dolcissima della grazia preveniente<br />

di Dio, “alzati” ancora una volta <strong>in</strong> tutta fretta e vieni ad aiutarci prima che siatroppo<br />

tardi. Abbiamo bisogno di te. Non attendere la nostra implorazione. Anticipa ogni nostro<br />

gemito di pietà. Prenditi <strong>il</strong> diritto di precedenza su tutte le nostre <strong>in</strong>iziative....<br />

Previeni <strong>il</strong> nostro grido di aiuto e corri subito accanto a noi. Organizza la speranza<br />

<strong>in</strong>torno alle nostre disfatte. Se non ci brucerai sul tempo saremo <strong>in</strong>capaci pers<strong>in</strong>o di<br />

rimorso. Se non sarai tu a muoverti per prima, noi rimarremo nel fango. Se non sarai tu<br />

a scavarci nel cuore cisterne di nostalgia, non sentiremo più neppure <strong>il</strong> bisogno di Dio<br />

…. Santa Maria donna del primo passo chissà quante volte nella tua vita terrena avrai<br />

stupito la gente per avere sempre anticipato tutti gli altri agli appuntamenti del perdono.<br />

Chissà con quale sollecitud<strong>in</strong>e dopo aver ricevuto un torto dall'<strong>in</strong>qu<strong>il</strong><strong>in</strong>a di fronte, ti sei<br />

alzata per prima e hai bussato alla sua porta e l'hai liberata dal disagio e non hai<br />

disdegnato <strong>il</strong> suo abbraccio. Aiutaci ad essere così.... Donaci di partire per primi ogni<br />

volta che c'è da dare <strong>il</strong> perdono, rendici come te, esperti del primo passo.... Non farci<br />

rimandare a domani un <strong>in</strong>contro di pace che possiamo concludere oggi, brucia le nostre<br />

<strong>in</strong>decisioni... Distoglici dalle nostre calcolate perplessità e dal nostro estenuante<br />

attendismo, pensando sempre che tocchi al nostro fratello muoversi per primo.... Santa<br />

22<br />

vedere <strong>il</strong> cielo, lui stesso, che rimane sempre l'<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente più grande. Noi abbiamo<br />

bisogno del s<strong>il</strong>enzio di Dio per sperimentare nuovamente l'abisso della sua grandezza e<br />

l'abisso del nostro nulla che verrebbe a spalancarsi se non ci fosse lui.<br />

C'è una scena nel Vangelo che anticipa <strong>in</strong> maniera straord<strong>in</strong>aria <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio del<br />

Sabato Santo e appare qu<strong>in</strong>di ancora una volta come <strong>il</strong> ritratto del nostro momento<br />

storico. Cristo dorme <strong>in</strong> una barca che, sbattuta dalla tempesta, sta per affondare. Il<br />

profeta Elia aveva una volta irriso i preti di Baal, che <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>vocavano a gran voce<br />

<strong>il</strong> loro dio perché volesse far discendere <strong>il</strong> fuoco sul sacrificio, esortandoli a gridare più<br />

forte, caso mai <strong>il</strong> loro dio stesse a dormire.<br />

Ma Dio non dorme realmente?<br />

Lo scherno del profeta non tocca alla f<strong>in</strong> f<strong>in</strong>e anche i credenti del Dio di Israele<br />

che viaggiano con lui <strong>in</strong> una barca che sta per affondare?<br />

Dio sta a dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa<br />

l'esperienza della nostra vita?<br />

La Chiesa, la fede, non assomigliano ad una piccola barca che sta per affondare,<br />

che lotta <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>mente contro le onde e <strong>il</strong> vento, mentre Dio è assente?<br />

I discepoli gridano nella disperazione estrema e scuotono <strong>il</strong> Signore per svegliarlo,<br />

ma egli si mostra meravigliato e rimprovera la loro poca fede.<br />

Ma è diversamente per noi?<br />

Quando la tempesta sarà passata ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede<br />

fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere<br />

te, Dio che stai <strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio e dormi e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo?<br />

Destati, non lasciar durare <strong>in</strong> eterno l'oscurità del Sabato Santo, lascia cadere un raggio<br />

di Pasqua anche sui nostri giorni, accompagnati a noi quando ci avviamo disperati verso<br />

Emmaus perché <strong>il</strong> nostro cuore possa accendersi alla tua vic<strong>in</strong>anza. Tu che hai guidato<br />

<strong>in</strong> maniera nascosta le vie di Israele per essere f<strong>in</strong>almente uomo con gli uom<strong>in</strong>i, non ci<br />

lasciare nel buio, non permettere che la tua parola si perda nel gran sciupio di parole di<br />

questi tempi. Signore dacci <strong>il</strong> tuo aiuto, perché senza di te affonderemo.<br />

Il nascondimento di Dio, dunque, <strong>in</strong> questo mondo costituisce <strong>il</strong> vero mistero del<br />

Sabato santo, mistero accennato già nelle parole enigmatiche secondo cui Gesù è<br />

«disceso all'<strong>in</strong>ferno». Nello stesso tempo l'esperienza del nostro tempo ci ha offerto un<br />

approccio completamente nuovo al Sabato santo, giacché <strong>il</strong> nascondimento di Dio nel<br />

mondo che gli appartiene e che dovrebbe con m<strong>il</strong>le l<strong>in</strong>gue annunciare <strong>il</strong> suo nome,<br />

l'esperienza dell'impotenza di Dio che è tuttavia l'onnipotente - questa è l'esperienza e<br />

75


Il Venerdì santo potevamo ancora guardare <strong>il</strong> trafitto. Il Sabato santo è vuoto, la<br />

pesante pietra del sepolcro nuovo copre <strong>il</strong> defunto, tutto è passato, la fede sembra<br />

essere def<strong>in</strong>itivamente smascherata come fanatismo. Nessun Dio ha salvato questo<br />

Gesù che si atteggiava a Figlio suo. Si può essere tranqu<strong>il</strong>li: i prudenti che prima avevano<br />

un po' titubato nel loro <strong>in</strong>timo se forse potesse essere diverso, hanno avuto <strong>in</strong>vece<br />

ragione.<br />

Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo <strong>in</strong> maniera<br />

impressionante <strong>il</strong> nostro giorno?<br />

Non com<strong>in</strong>cia <strong>il</strong> nostro tempo ad essere un grande Sabato santo, giorno<br />

dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore<br />

che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna ed<br />

angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso<br />

Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è <strong>in</strong> mezzo a loro?<br />

Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che questa frase è<br />

presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e che noi spesso nelle nostre viae crucis<br />

abbiamo ripetuto qualcosa di sim<strong>il</strong>e senza accorgerci della gravità tremenda di quanto<br />

dicevamo?<br />

Noi lo abbiamo ucciso, r<strong>in</strong>chiudendolo nel guscio stantio dei pensieri abitud<strong>in</strong>ari,<br />

es<strong>il</strong>iandolo <strong>in</strong> una forma di pietà senza contenuto di realtà e perduta nel giro delle frasi<br />

devozionali o delle preziosità archeologiche; noi lo abbiamo ucciso attraverso l'ambiguità<br />

della nostra vita che ha steso un velo di oscurità anche su di lui: <strong>in</strong>fatti che cosa avrebbe<br />

potuto rendere più problematico <strong>in</strong> questo mondo Dio se non la problematicità della<br />

fede e dell'amore dei suoi credenti?<br />

L'oscurità div<strong>in</strong>a di questo giorno, di questo secolo che diventa <strong>in</strong> misura sempre<br />

maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare<br />

con essa. Ma nonostante tutto essa ha <strong>in</strong> sé qualcosa di consolante. La morte di Dio <strong>in</strong><br />

Gesù Cristo è nello stesso tempo espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il<br />

mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo <strong>il</strong> segno più chiaro di una speranza<br />

che non ha conf<strong>in</strong>i.<br />

Ed ancora una cosa: solo attraverso <strong>il</strong> fallimento del Venerdì santo, solo attraverso<br />

<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio di morte del Sabato santo, i discepoli poterono essere portati alla<br />

comprensione di ciò che era veramente Gesù e di ciò che <strong>il</strong> suo messaggio stava a<br />

significare <strong>in</strong> realtà. Dio doveva morire per essi perché potesse realmente vivere <strong>in</strong> essi.<br />

L'immag<strong>in</strong>e che si erano formata di Dio, nella quale avevano tentato di costr<strong>in</strong>gerlo,<br />

doveva essere distrutta perché essi attraverso le macerie della casa diroccata potessero<br />

74<br />

Maria gioca d'anticipo anche sul cuore di Dio, quando busseremo alla porta del cielo,<br />

“alzati” e vieni <strong>in</strong>contro a noi, prendici per mano e coprici con <strong>il</strong> tuo mantello, perché la<br />

felicità più grande di Dio è ratificare ciò che hai deciso tu.... Maria portaci alla sorgente<br />

del tuo canto, alla bella notizia di un Dio che compie meraviglie... ti preghiamo ... Maria<br />

<strong>in</strong>segnaci la possib<strong>il</strong>ità di una religione felice, dove la riserva di gioia viene dalla meraviglia<br />

per ciò che la mano di Dio compie nelle nostre vite …. Maria ricordaci che <strong>il</strong> Magnificat<br />

è <strong>il</strong> Vangelo che pone al centro della religione non quello che io faccio per Dio, ma quello<br />

che Dio fa per me.... Maria grazie per questa lieta notizia di un Dio <strong>in</strong>namorato e<br />

appassionato che considera l'uomo e la donna, l'oggetto del Suo amore, più importante<br />

della sua stessa vita.... Maria aiutaci a tener presente che chi fa la storia non sono i<br />

potenti per denaro , ma gli um<strong>il</strong>i e Dio scommette su di loro sui quali la storia non<br />

scommette... Maria grazie per i verbi al passato dell'agire di Dio. Lo so i poveri sono<br />

ancora poveri, i potenti sono ancora sui troni, ma aiutaci a capire che tu <strong>in</strong>dichi <strong>il</strong> tempo<br />

nuovo che <strong>in</strong>izia, <strong>il</strong> futuro di Dio, dove l'esito dell'azione di Dio è sicuro….. Maria aiutaci<br />

a capire che la visita di Dio porta gioia e canto anche dentro la povertà, perché tu sei<br />

rimasta nella tua povertà concreta, nel tuo ruolo sociale, marg<strong>in</strong>ale, oscuro, anzi una<br />

spada <strong>in</strong> più ti ha attraversato l'anima, eppure canti la gioia....<br />

Maria tu eri donna quando i diritti delle donne erano <strong>in</strong>esistenti, giovane ragazza<br />

quando <strong>il</strong> potere è quasi <strong>in</strong>corporato dagli anziani, analfabeta <strong>in</strong> una religione della parola<br />

scritta. Aiutaci a riconoscerci <strong>in</strong> te, perché nessuno ha meno di te e quello che è stato<br />

possib<strong>il</strong>e per te nella fede può esserlo anche per me... Maria <strong>in</strong>segnaci che non viviamo<br />

da soli chiusi dentro un cerchio tragico, ma che c'é un amore che percuote i conf<strong>in</strong>i della<br />

nostra storia e viene creando sorprese....<br />

Grazie Maria perché quando nella nostra vita terrena la Croce diventa più pesante,<br />

abbiamo bisogno di <strong>in</strong>contrarti aff<strong>in</strong>chè Tu ci dia un sostegno maggiore. Ecco allora che<br />

Tu, Gesù, ci doni la Tua Madre, quella stessa Madre che Ti ha accompagnato sulla via del<br />

Calvario e che è rimasta ai piedi della Croce, sostenendoTi col Suo Amore.<br />

Grazie, Gesù, per averci donato Maria! Lei stessa ci viene <strong>in</strong> soccorso appena ci<br />

vede tribolati; ci assiste con tutte le premure di una Mamma; ci terge <strong>il</strong> volto che gronda<br />

sudore; ci <strong>in</strong>fonde nuova forza per proseguire <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e camm<strong>in</strong>o e non ci abbandona<br />

mai. Che dolce esperienza <strong>in</strong>contrare Maria ed averLa sempre vic<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> particolare nel<br />

momento della prova! Tu stesso, Gesù, ci hai affidati a Lei dall'alto della Croce, quando<br />

Le hai affidato l'apostolo Giovanni! E anche noi, come Giovanni, vogliamo prenderLa<br />

nella nostra casa, cioè nel nostro cuore, e non lasciarLa mai. Maria sarà la nostra<br />

dolcezza. Maria sarà <strong>il</strong> nostro sorriso. Maria sarà la nostra gioia. Alle Sue mani<br />

23


immacolate offriremo i nostri sacrifici e le nostre pene, perchè anche se essi saranno<br />

<strong>in</strong>degni di essere presentati a Dio, Lei stessa li renderà degni per mezzo della Sua grazia<br />

e della Sua santità. Maria, vieni ad abitare nella nostra casa e non allontanarTene mai.<br />

Tu sai quante angustie oggi m<strong>in</strong>acciano non solo la società umana, ma anche le famiglie<br />

sulle quali si accanisce <strong>in</strong> modo particolare l'odio del tentatore.Tu, Reg<strong>in</strong>a della famiglia,<br />

protegg<strong>il</strong>a da ogni pericolo.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Preghiamo <strong>il</strong> Signore perché, per <strong>in</strong>tercessione di Maria, apra i nostri occhi alle meraviglie<br />

della sua legge.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, , che hai visto la luce dopo <strong>il</strong> tuo tormento:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci hai dato una consolazione eterna:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, nostro capo, che ci guidi alla salvezza, reso perfetto<br />

dalla tua passione;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Padre santo, che nel camm<strong>in</strong>o della Chiesa, pellegr<strong>in</strong>a sulla terra, hai posto quale segno<br />

lum<strong>in</strong>oso la beata Verg<strong>in</strong>a Maria, per sua <strong>in</strong>tercessione sostieni la nostra fede e ravviva la nostra<br />

speranza, perché nessun ostacolo ci faccia deviare dalla strada che porta alla salvezza.<br />

dolor.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Con che spasimo piangevi, mentre trepida vedevi <strong>il</strong> tuo Figlio nel<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

24<br />

Quattordicesima Stazione<br />

Gesù è portato nel sepolcro<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Mirab<strong>il</strong>e Salvatore grazie alla croce ci hai donato la vittoria della vita<br />

e la gioia della Risurrezione..<br />

Lettura<br />

Dal libro dal vangelo di Matteo (27, 59-61)<br />

Giuseppe d’Arimatea, preso <strong>il</strong> corpo di Gesù, lo avvolse <strong>in</strong> un candido lenzuolo e lo<br />

depose nella sua tomba nuova. Erano li, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria.<br />

Riflessione<br />

Con sempre maggior <strong>in</strong>sistenza si sente parlare nel nostro tempo della morte di<br />

Dio. Per la prima volta, <strong>in</strong> Jean Paul, si tratta solo di un sogno da <strong>in</strong>cubo: Gesù morto<br />

annuncia ai morti, dal tetto del mondo, che nel suo viaggio nell'ald<strong>il</strong>à non ha trovato<br />

nulla, né cielo, né Dio misericordioso, ma solo <strong>il</strong> nulla <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio del vuoto<br />

spalancato. Si tratta ancora di un sogno orrib<strong>il</strong>e che viene messo da parte, gemendo nel<br />

risveglio, come un sogno appunto, anche se non si riuscirà mai a cancellare l'angoscia<br />

subita, che stava sempre <strong>in</strong> agguato, cupa, nel fondo dell'anima.<br />

Un secolo dopo, <strong>in</strong> Nietzsche, è una serietà mortale che si esprime <strong>in</strong> un grido<br />

stridulo di terrore: «Dio è morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso!».<br />

C<strong>in</strong>quant'anni dopo, se ne parla con distacco accademico e ci si prepara ad una "teologia<br />

dopo la morte di Dio", ci si guarda <strong>in</strong>torno per vedere come poter cont<strong>in</strong>uare e si<br />

<strong>in</strong>coraggiano gli uom<strong>in</strong>i a prepararsi a prendere <strong>il</strong> posto di Dio. Il mistero terrib<strong>il</strong>e del<br />

Sabato santo, <strong>il</strong> suo abisso di s<strong>il</strong>enzio, ha acquistato qu<strong>in</strong>di nel nostro tempo una realtà<br />

schiacciante. Giacché questo è <strong>il</strong> Sabato santo: giorno del nascondimento di Dio, giorno<br />

di quel paradosso <strong>in</strong>audito che noi esprimiamo nel Credo con le parole «disceso agli<br />

<strong>in</strong>feri», disceso dentro <strong>il</strong> mistero della morte.<br />

73


72<br />

25


Qu<strong>in</strong>ta Stazione<br />

Gesù aiutato da Simone di Cirene<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Signore crocifisso, fonte di grazia.<br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Luca (23, 26)<br />

Mentre conducevano via Gesù, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla<br />

campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.<br />

Riflessione<br />

Forse oggi ho capito una cosa nuova del vangelo. Nella vita normale facciamo<br />

spesso, per non dire sempre, l’esperienza che le cose belle lasciano presto <strong>il</strong> posto ad<br />

altre tristi. La logica del vangelo è all’opposto: dalle situazioni tristi e negative scaturisce<br />

all’improvviso una possib<strong>il</strong>ità del tutto <strong>in</strong>attesa. Non solo, ma più è profondo l’abisso e<br />

più <strong>il</strong> capovolgimento è possib<strong>il</strong>e. E’ come se tra la morte totale e la vita totale ci fosse<br />

solo una piccola distanza da percorrere, solo una porta, un breve passaggio, che noi<br />

chiamiamo “Pasqua”. Accade allora che l’<strong>in</strong>credulità di Tommaso si tramuta nella più<br />

chiara espressione di fede di tutto <strong>il</strong> Nuovo Testamento (“Mio Signore e mio Dio”), la<br />

morte <strong>in</strong>gloriosa di un ladro diventa “oggi stesso” vita di paradiso, <strong>il</strong> r<strong>in</strong>negamento di<br />

Pietro lo conduce di colpo a una missione di assoluta fiducia.<br />

Oggi nelle chiese si legge la passione di Gesù come è raccontata nel vangelo di<br />

Marco. Anche io l’ho letta. Una volta facendo la parte di Gesù e un’altra quella del<br />

narratore. C’era un fatto che mi colpiva, qualcosa che attraversa l’<strong>in</strong>tero racconto: tutto<br />

è molto umano, apparentemente senza alcun elemento soprannaturale: la paura e<br />

angoscia di Gesù, la ricerca di sostegno negli apostoli che, non avendo compreso <strong>il</strong> suo<br />

stato d’animo, dormono. La solitud<strong>in</strong>e, dunque. Pietro che lo segue da lontano, <strong>in</strong> un<br />

misto di paura e di affetto che gli impedisce di scappare del tutto. La stupidità dei<br />

26<br />

dell’universo. Il male è v<strong>in</strong>to dal bene proprio nel momento <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> bene, <strong>in</strong> qualche<br />

modo si lascia v<strong>in</strong>cere, sopraffare dal male.<br />

INVOCAZIONI<br />

preghiera.<br />

Presidente:<br />

A Cristo, che vive <strong>in</strong> eterno ed è soregente della nostra vita, eleviamo fiduciosi la nostra<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che dalla croce ci <strong>in</strong>segni <strong>il</strong> perdono:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che hai dato te stesso per strapparci a questo mondo:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che sei stato trafitto per i nostri delitti;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Padre di <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita bontà e tenerezza, che mai ti stanchi di sostenere i tuoi figli e di nutrirli<br />

con la tua mano, donaci di att<strong>in</strong>gere dal Cuore di Cristo trafitto sulla croce la sublime<br />

conoscenza del tuo amore, perché r<strong>in</strong>novati con la forza dello Spirito portiamo a tutti gli uom<strong>in</strong>i<br />

le ricchezze della redenzione.<br />

con te.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Di dolori quale abisso! Presso, o Madre, al Crocifisso, voglio piangere<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

71


nasciamo come uom<strong>in</strong>i, siamo persone <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente amate da Dio. Da Dio che dà la<br />

vita per noi che lo trafiggiamo.<br />

Su questa ferita bisogna sostare.<br />

È <strong>il</strong> luogo dal quale vediamo tutta la Bibbia, ormai, tutto <strong>il</strong> Vangelo, tutta la storia<br />

umana del Giusto trafitto, e tutta la vittoria dell’amore sul male del mondo. E da lì<br />

scaturisce sangue ed acqua. La grande promessa dei profeti, quello che aveva detto<br />

Gesù, <strong>il</strong> grande giorno, l’ultimo della festa di Pentecoste: “Chi ha sete venga a me e<br />

beva”. Basta accostare la bocca a questa roccia e la sete del mondo è dissetata.<br />

Qui è tutto <strong>il</strong> paradiso.<br />

Qui si vede l’amore estremo di Dio per l’uomo che va oltre ogni limite.<br />

Qui è <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio della vita. Come Eva nasce dal fianco di Adamo, così l’uomo<br />

nuovo nasce contemplando questa ferita, anzi addirittura entrandovi, perché si entra.<br />

Da qui noi entriamo <strong>in</strong> Dio e da qui Dio esce <strong>in</strong> noi. In questa ferita noi troviamo<br />

la nostra dimora, <strong>in</strong> questo amore noi stiamo di casa, troviamo la nostra identità. In<br />

questa dimora noi siamo <strong>in</strong> Dio e Dio è <strong>in</strong> noi.<br />

È qui che tutto si compie. Ed è qui <strong>il</strong> grande mistero dell’uomo nuovo e della vita<br />

nuova che è tutta <strong>in</strong> Dio nello Spirito, e che è comunione d’amore con l’universo. Su<br />

questo si potrebbe, si può e si deve sostare all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, perché non c’è nulla di più da<br />

vedere che questa ferita e attraverso questo vedere tutto.<br />

Colpisce <strong>il</strong> riferimento alla vicenda del pio re Giosia, <strong>il</strong> migliore della serie dei re.<br />

Era giusto. Però si può dire anche, nonostante ciò, era giusto e fu trafitto.<br />

È un parallelo perfetto di quello che è Gesù: proprio perché è giusto viene trafitto,<br />

perché <strong>in</strong> lui si scarica <strong>il</strong> male, la violenza del male e però dalla ferita che <strong>il</strong> male produce,<br />

scaturisce la vita.<br />

Gesù è <strong>il</strong> Giusto e perciò viene ferito, viene ucciso. Ed è a questo che si capisce<br />

quel ritornello che dom<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Giovanni, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, dal primo dialogo con Gesù:<br />

bisogna che <strong>il</strong> Figlio dell’uomo sia <strong>in</strong>nalzato, perché chi lo guarda abbia la vita eterna.<br />

Bisogna che <strong>il</strong> Figlio dell’uomo sia <strong>in</strong>nalzato, così conoscerete IO-SONO. Lì<br />

conosciamo Dio.<br />

Bisogna che <strong>il</strong> Figlio dell’uomo sia <strong>in</strong>nalzato, così è espulso <strong>il</strong> capo di questo<br />

mondo, cioè lì è v<strong>in</strong>ta la menzogna che ci tiene schiavi, conosciamo la verità e siamo<br />

attirati a lui.<br />

successive.<br />

Questa è la contemplazione f<strong>in</strong>ale che poi dopo aprirà ad altre contemplazioni<br />

È proprio quel pertugio attraverso cui vediamo poi tutto, dove passa tutta la luce<br />

70<br />

passanti che, senza senso critico, ripetono le accuse <strong>in</strong>ventate da altri. E così via f<strong>in</strong>o<br />

alle ultime parole prima di morire, che più umane non potrebbero essere perché<br />

sembrano sancire la lontananza, anzi l’abbandono, di Dio. Eppure è proprio questo <strong>il</strong><br />

punto: nella passione di Gesù l’amore di Dio per gli uom<strong>in</strong>i penetra negli angoli più cupi,<br />

<strong>in</strong> quelli dove non vi è nulla di religioso, nessuna consolazione, nessuna speranza, nessun<br />

<strong>in</strong>tervento prodigioso. E’ questo, credo, <strong>il</strong> prodigio che lascia a bocca aperta.<br />

Nel bellissimo racconto “L’accostamento ad Almotasim” , J. L. Borges scorge la<br />

presenza della div<strong>in</strong>ità <strong>in</strong> un uomo che durante una discussione non ribatte i<br />

ragionamenti dell’avversario per non aver ragione su di lui <strong>in</strong> modo trionfale. Trovo la<br />

stessa caratteristica <strong>in</strong> Gesù, nel celebre episodio del “rendete a Cesare quello che è di<br />

Cesare”. Gli avversari farisei gli domandano se è lecito o no pagare la tassa all’imperatore,<br />

Gesù fa una richiesta: «Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi, <strong>in</strong>genuamente, gli<br />

presentano un denaro. In quel momento Gesù avrebbe potuto um<strong>il</strong>iarli. Era <strong>in</strong>fatti<br />

proibito portare monete all’<strong>in</strong>terno del tempio, dove si svolge la disputa. Gli ebrei non<br />

potevano usare monete con un’immag<strong>in</strong>e dell’uomo, tanto che all’<strong>in</strong>terno del tempio si<br />

usava una moneta apposita coniata ad hoc. Quei farisei si atteggiavano da “perfetti”,<br />

ma nell’uso dei soldi scendevano fac<strong>il</strong>mente a compromessi. Quello che mi colpisce è<br />

che Gesù non coglie l’occasione, non calca la mano, non li affonda. La risposta che darà<br />

li metterà a tacere, ma senza um<strong>il</strong>iazione.<br />

Quando leggo <strong>il</strong> vangelo vado alla ricerca di quelle frasi che non potrebbero essere<br />

state <strong>in</strong>ventate da nessuno. Mi testimoniano che la storia raccontata ha qualcosa che<br />

supera le possib<strong>il</strong>ità umane. Si tratta, a volte, di brevi espressioni. Ieri pensavo, per<br />

esempio, a quando Gesù si def<strong>in</strong>isce “Figlio dell’uomo”. Se io scrivessi un libro per<br />

conv<strong>in</strong>cere tutti che <strong>il</strong> protagonista è un essere div<strong>in</strong>o non gli farei dire di essere “Il figlio<br />

dell’uomo”, ma casomai <strong>il</strong> figlio di Dio, <strong>il</strong> superuomo, <strong>il</strong> figlio delle stelle o qualcosa di<br />

sim<strong>il</strong>e. Questa espressione mi dice che dietro c’è un’<strong>in</strong>telligenza non convenzionale. Per<br />

non parlare di quando Gesù muore esclamando: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai<br />

abbandonato?”. Non so immag<strong>in</strong>are una frase più impensab<strong>il</strong>e.<br />

Oggi nella messa si leggeva la parabola del padrone che non paga gli operai <strong>in</strong><br />

modo proporzionato al tempo di lavoro, ma con altri criteri, dando a tutti <strong>il</strong> denaro<br />

necessario per vivere. Anche qui trovo dietro una mano <strong>in</strong>spiegab<strong>il</strong>e. L’idea così umana<br />

di Dio che premia gli uom<strong>in</strong>i a seconda del loro impegno ne esce sconvolta.<br />

Non avevo mai dato importanza all’episodio di Simone di Cirene che viene<br />

costretto dai soldati romani ad aiutare Gesù a portare la croce verso la cima del Golgota.<br />

Il fatto che fosse un gesto compiuto per costrizione, probab<strong>il</strong>mente qu<strong>in</strong>di senza alcun<br />

27


entusiasmo, lo sm<strong>in</strong>uiva ai miei occhi. Il fatto poi che questo personaggio sparisse per<br />

sempre senza mai più apparire nelle pag<strong>in</strong>e dei vangeli me lo faceva credere<br />

assolutamente secondario. In questi giorni, preparando una riflessione sugli episodi della<br />

morte di Gesù, l’ho rivalutato. Anche noi veniamo co<strong>in</strong>volti nel dolore della vita senza<br />

esserne affatto preparati ed entusiasti. Vorremmo scegliere con lucidità <strong>il</strong> nostro<br />

camm<strong>in</strong>o, sentirci protagonisti di quello che facciamo. Invece i problemi ci cadono<br />

addosso senza che possiamo scegliere, quasi sempre improvvisi e imprevisti. Questa<br />

semplice constatazione mi ha molto avvic<strong>in</strong>ato a Simone.<br />

Non solo, ma mi ha colpito anche <strong>il</strong> fatto che Gesù abbia avuto bisogno di un<br />

uomo per riuscire a farcela. Un uomo qualsiasi per giunta, un perfetto sconosciuto come<br />

me, non un apostolo. Mi ritrovo la solita mentalità assistenzialista: penso che l’uomo<br />

abbia costante bisogno dell’aiuto di Dio. Qui Gesù mi sorprende, rovescia le parti: si<br />

mostra bisognoso di noi, ci mette <strong>in</strong> condizione di poter dare. Questo fatto non smette<br />

di <strong>in</strong>terrogarmi. Simone di Cirene « Un povero uomo stanco; ritorna dai campi; un uomo<br />

d'Africa!<br />

E dentro la sua testa, la stanchezza del giorno imbastisce un lungo ritornello,<br />

l'oppressione del giorno pesa come un bolide sui suoi passi vac<strong>il</strong>lanti, sulle sue labbra<br />

che si agitano, sull'affanno del suo cuore che non ne può più...<br />

Un povero uomo d'Africa…<br />

Non è Deputato; non è Consigliere; non è un Notab<strong>il</strong>e ascoltato negli ambienti<br />

tradizionali, e i soldati, di fronte a lui, non scatteranno sull'attenti!<br />

Né i passanti gli diranno: «buonasera, Signore!»...<br />

È un povero uomo d'Africa, <strong>il</strong> cui passo è timido, e che porta su di sé quasi un<br />

firmamento di mistero…<br />

Uno di quegli uom<strong>in</strong>i che nessuno capisce, che non si capiscono neppure loro,<br />

che si portano addosso un groppo di s<strong>il</strong>enzio dove Dio canta melodie sconosciute agli<br />

altri uom<strong>in</strong>i… Ed ecco che gli mettono le mani addosso, che lo scuotono, lo trasc<strong>in</strong>ano,<br />

ecco che l'obbligano a portare la Croce del Condannato...<br />

E Gesù, <strong>in</strong> piedi, l'aspettava come un fratello...<br />

Questo povero uomo d'Africa che non capiva troppo bene, che era stanco e non<br />

voleva saperne della Croce di un condannato... Gesù l'aspettava come un fratello, e nel<br />

suo cuore tutto sangu<strong>in</strong>ante di fatica e di amore, la sua mano firmava <strong>il</strong> grande patto<br />

dell'Appello all'<strong>in</strong>crocio delle loro due vite...<br />

All'orizzonte dello sguardo di Simone, uomo di Cirene, uomo d'Africa, saliva l'alba<br />

della redenzione del mondo.<br />

28<br />

questa scena, dicendo: ecco dovete anche voi guardare lì, perché è di voi che si sta<br />

parlando. Lettori o ascoltatori, cioè chi guarda, contempla e diventa partecipe di ciò che<br />

avviene. Si può essere semplicemente spettatori o meri uditori che sentono la parola,<br />

ma come entra così esce e si disperde. Chi è preso è compreso e comprende.<br />

Guardiamo a colui che è stato trafitto. “Osso di lui non sarà rotto” vuol dire che<br />

Gesù è l’agnello pasquale <strong>il</strong> cui sangue salva dalla morte <strong>il</strong> popolo. Noi siamo salvati dal<br />

suo amore, da lui che dà la vita per noi.<br />

E qui c’è tutto <strong>il</strong> tema della Pasqua. “Guarderanno verso colui che hanno trafitto”.<br />

Che Scrittura è? Il profeta Zaccaria al capitolo 12, 10 riferisce l’episodio più sconvolgente<br />

della storia di Israele.<br />

Di tutti i re, da Davide <strong>in</strong> poi, compreso anche lui, si dice: “E fece peggio di tutti i<br />

suoi padri”, tranne uno, Giosia, del quale si dice che “non c’è mai stato uno come lui e<br />

non ce ne sarà mai più uno come lui, che amava Dio con tutto <strong>il</strong> cuore, con tutta l’anima<br />

con tutta la vita, con tutte le forze.!” Ed era quel re che ha <strong>in</strong>iziato <strong>il</strong> culto nel tempio e<br />

la celebrazione della Pasqua. E a questo re cosa è capitato? La cosa più oscura e più<br />

evidente che capita sempre: che è morto trafitto e Dio non l’ha protetto.<br />

C’era l’imperatore d’Egitto che stava andando verso la Siria, lì attraversava i terreni<br />

e allora lui cercava di resistere, sperando che Dio lo proteggesse, va sul campo, e subito<br />

un arciere, la prima freccia che parte, trafigge lui. Ma non muore, si fa portare a<br />

Gerusalemme e muore lì. Questo è <strong>il</strong> punto più oscuro della storia, perché ci si chiede:<br />

come mai l’unico re giusto f<strong>in</strong>isce così malamente?<br />

È <strong>il</strong> dest<strong>in</strong>o del Giusto.<br />

Perché f<strong>in</strong>isce così?<br />

E Gesù viene presentato come questo re giusto e trafitto che Zaccaria riprende<br />

dicendo che quando verrà <strong>il</strong> Messia sarà paragonab<strong>il</strong>e a questo “trafitto” e dal suo fianco<br />

scaturirà una consolazione per Gerusalemme, anzi scaturiranno da lui acque perenni.<br />

Qu<strong>in</strong>di proprio da questo misterioso Giusto che porta su di sé le <strong>in</strong>giustizie del mondo<br />

per amore, scaturisce la vita per tutti. E allora ridà senso a tutto <strong>il</strong> male della storia che<br />

è <strong>il</strong> luogo dove Dio rivela <strong>il</strong> suo amore estremo.<br />

L’evangelista vuole portarci a contemplare questo trafitto e, attraverso questa<br />

ferita, noi vediamo chi è Dio, vediamo <strong>il</strong> grande mistero.<br />

Siamo ormai presenti con l’occhio e con <strong>il</strong> cuore, e dobbiamo guardare attraverso<br />

questa trafittura. Attraverso questa trafittura dalla quale esce <strong>il</strong> sangue di una vita<br />

donata f<strong>in</strong>o alla morte; e l’acqua, una vita che v<strong>in</strong>ce la morte. Ed è vedendo questa<br />

trafittura di Dio, di un Dio che dà la vita per l’uomo, che noi comprendiamo chi siamo e<br />

69


andandosene, ci ha lasciato le vesti, la tunica, la madre, lo Spirito, <strong>il</strong> sangue, la sua vita,<br />

e l’acqua.<br />

Questo fiume da cui sgorga la vita per tutto <strong>il</strong> mondo. E questo fatto è talmente<br />

importante che subito dopo verrà testimoniato per tre volte. E l’unica cosa che nel<br />

Vangelo è testimoniata per tre volte. Perché è importante che noi vediamo quello.<br />

Questa è una scena di nascita, una ferita, esce sangue ed acqua. Dalla ferita d’amore di<br />

Dio nasciamo tutti noi, l’umanità nuova. E noi possiamo vivere come uom<strong>in</strong>i liberi, solo<br />

se siamo amati così <strong>in</strong> modo assoluto. Ed è guardando questo amore che noi<br />

comprendiamo chi è Dio e chi siamo noi e veniamo alla nostra identità.<br />

Gesù è morto, è <strong>il</strong> chicco di grano caduto per terra, è morto; però germ<strong>in</strong>a già;<br />

questo germoglio è <strong>in</strong>dicato figurativamente <strong>in</strong> questo sangue e acqua che scaturiscono<br />

da lui, ecco la morte che è feconda.<br />

Questo colpo di lancia che sembra spregio, accanimento e più che spregio e<br />

accanimento, che da parte nostra lo è, <strong>in</strong> Dio, con Dio, diventa <strong>in</strong>vece qualcosa di<br />

fantastico come sapienza sorprendente. È per Dio l’occasione per dare, nel sangue e<br />

nell’acqua, <strong>il</strong> suo stesso flusso vitale, la sua forza, la sua tenerezza.<br />

Noi spesso nella nostra esistenza leggiamo con una certa sprovvedutezza,<br />

immediatamente leggiamo qualcosa che è cattivo, che ci dà fastidio e <strong>in</strong>vece se<br />

guardassimo <strong>in</strong> profondità, con l’occhio stesso di Dio, si capisce che può assumere un<br />

significato ben profondo e positivo. Dio dà un senso anche a ciò che a noi sembra non<br />

aver senso e di fatto non ne ha.<br />

Questa immag<strong>in</strong>e richiama quando Mosè percosse la roccia col bastone e scaturì<br />

l’acqua che dissetò <strong>il</strong> popolo. Così dal suo fianco percosso dalla lancia, è Lui la vera roccia,<br />

scaturisce quell’acqua che disseta la sua sete; la volta scorsa diceva: Ho sete! E che sete<br />

ha Dio? Ha la sete di amarci f<strong>in</strong>o all’estremo. E lì si disseta anche la nostra sete.<br />

Accogliamo questo amore estremo di Dio per noi.<br />

Chi ha visto, ha testimoniato. Non si dice chi ha visto. Chi è questa persona? È <strong>il</strong><br />

discepolo amato, perché solo l’amore vede. Ma chi vede poi testimonia. E qui si vede<br />

che per tre volte testimonia: ha testimoniato, la sua testimonianza è vera, sa che dice<br />

cose vere.<br />

E perché testimonia? Testimonia aff<strong>in</strong>ché voi: è la prima volta che esce voi nel<br />

Vangelo, è la prima volta che l’autore si rivolge al lettore. Lui ha visto e lui fa parte di<br />

quel “noi” che dicono: “noi abbiamo veduto e creduto all’amore che Dio ha per noi”. E<br />

allora testimonia a noi questo stesso amore, perché anche noi vediamo e crediamo e<br />

abbiamo la vita nel suo nome. Qu<strong>in</strong>di anche noi siamo ormai co<strong>in</strong>volti, come lettori <strong>in</strong><br />

68<br />

Mio Gesù, Tu attendi anche me: con Simone, l'uomo di Cirene, eccomi qui »<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Al Signore della gloria, che ci ha salvato a prezzo del suo sangue, rivolgiamo pieni di<br />

fiducia le nostre <strong>in</strong>vocazioni.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci hai ottenuto la riconc<strong>il</strong>iazione col Padre:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che sei morto una volta per tutte e ora vivi per Dio:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù Cristo crocifisso, potenza e sapienza di Dio;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uom<strong>in</strong>i e li unisci<br />

alla pasqua del tuo Figlio, rendici puri e forti nelle prove, perché sull’esempio di Cristo impariamo<br />

a condividere con i fratelli <strong>il</strong> mistero del dolore <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ati dalla speranza che ci salva.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Se ti fossi stato accanto forse che non avrei pianto, o Madonna<br />

anch’io con te?<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

29


30<br />

fatto carne come ogni carne, cioè l’<strong>in</strong>carnazione si compie sulla Croce. Dio è diventato<br />

corpo che ha dato lo Spirito, è come ogni corpo. Eppure da quel corpo viene la vita per<br />

tutti. Il fatto che spezzano le gambe di due vuol dire che non sono ancora morti, non<br />

sono ancora tornati al Regno del Padre. Di fatti non possono tornare al Regno del Padre<br />

prima che venga aperto <strong>il</strong> fianco del Figlio. Spezzano le gambe e <strong>in</strong>tanto che muoiono,<br />

prima viene trafitto <strong>il</strong> Figlio.<br />

E vengono da Gesù e lo videro già morto. E l’unica volta <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> Vangelo <strong>in</strong> cui<br />

si dice che Gesù è morto, o che muore. Non si dice mai che muore, ma che è <strong>in</strong>nalzato,<br />

che se ne va, che sale al Padre… Si sottol<strong>in</strong>ea la sua morte per <strong>in</strong>dicare, per contrasto,<br />

che la morte non è morte, perché proprio là dove noi crediamo che ci sia la morte<br />

scaturisce la fonte della vita.<br />

A lui non spezzano le gambe. È l’agnello pasquale, al quale non bisogna spezzare<br />

le gambe. E, <strong>in</strong>vece di spezzare le gambe, uno con la lancia, gli forò <strong>il</strong> fianco: non serviva<br />

per ucciderlo, perché già era morto. Questa foratura del fianco è semplicemente un<br />

gesto gratuito di odio che riassume, direi, <strong>in</strong> un’immag<strong>in</strong>e, tutto <strong>il</strong> senso della sua vita:<br />

ha portato su di sé tutto l’odio del mondo; mi odiarono gratuitamente; alla mia sete<br />

offrirono aceto; alla sua sete di amore e di vita danno aceto, odio, morte.<br />

E come quando gli han dato aceto, lui ha dato lo Spirito, la sua vita, così a questo<br />

colpo di lancia, lui risponde dando sangue ed acqua. In questo sangue e <strong>in</strong> quest’acqua<br />

c’è tutto <strong>il</strong> mistero del Vangelo di Giovanni. Quest’acqua e questo sangue uscirono<br />

subito. Erano lì che premevano per uscire; dall’eternità <strong>il</strong> Figlio voleva comunicare <strong>il</strong><br />

sangue, la sua vita ai fratelli e comunicare loro lo Spirito, l’amore del Padre; qu<strong>in</strong>di è<br />

dall’eternità che Dio voleva darci questo sangue da cui nasciamo, quest’acqua di cui<br />

viviamo.<br />

E <strong>il</strong> sangue di cosa è simbolo?<br />

Il sangue, per sé, è simbolo della vita, se non lo vedi. Quando è sparso è simbolo<br />

di morte. Il sangue che esce dal petto di Gesù prima dell’acqua è simbolo di tutta la sua<br />

vita che è sparsa per noi. A chi lo uccide, offre la sua vita. A chi lo trafigge, con la lancia<br />

più acuta, più aspra dell’aceto, lui offre la sua esistenza. E proprio da questo sangue, da<br />

questa vita offerta per amore, oltre l’estremo limite, f<strong>in</strong>o oltre la morte, esce l’acqua<br />

che è simbolo della vita, dello Spirito.<br />

E come <strong>il</strong> profeta Ezechiele aveva detto che dall’acqua del tempio sarebbe uscito<br />

<strong>il</strong> fiume di acqua viva che ravviva l’universo, ecco così che dal fianco di Gesù esce <strong>il</strong> fiume<br />

di acqua viva. E quest’acqua viene dal sangue, è una vita che viene dalla morte. Perché<br />

è stata una vita donata per amore, ed è dimostrazione dell’amore estremo. Gesù,<br />

67


sangue ed acqua. Ed è una cont<strong>in</strong>uazione della scena precedente dove si dice che Gesù<br />

ci dà lo Spirito e Gesù aveva predetto proprio nel tempio. Chi ha sete venga a me; dal<br />

suo <strong>in</strong>timo scaturiranno fiumi di acqua viva. Questo è <strong>il</strong> momento <strong>in</strong> cui scaturisce <strong>il</strong><br />

fiume di acqua viva che rigenera la terra e l’universo.<br />

Ecco allora che la visione è molto chiara, essendo la vig<strong>il</strong>ia della pasqua vogliono<br />

togliere i corpi dalla Croce e poiché devi toglierli da morti, basta spezzare le gambe ai<br />

crocifissi così muoiono subito asfissiati; quando arrivano da Gesù vedono che è già<br />

spirato, qu<strong>in</strong>di non gli rompono le gambe, <strong>in</strong>vece con una lancia gli aprono <strong>il</strong> costato. E<br />

Giovanni dà una spiegazione del perché non gli rompono le gambe e dà una spiegazione<br />

del perché gli aprono <strong>il</strong> costato.<br />

Però <strong>il</strong> centro non è né <strong>il</strong> fatto che gli rompano le gambe, né <strong>il</strong> fatto che gli aprano<br />

<strong>il</strong> costato; <strong>il</strong> centro è ciò che esce da lì; e l’oggetto della testimonianza di Giovanni è <strong>il</strong><br />

sangue e l’acqua. E mentre normalmente Giovanni <strong>in</strong>terpreta ogni cosa che dice,<br />

parlando di “questo” come segno di “qualcos’altro”, a questo punto del sangue e<br />

dell’acqua non dice niente; vuol dire che tutto <strong>il</strong> resto del Vangelo spiega questo sangue<br />

e questa acqua.<br />

Si parla della preparazione della Pasqua, è la vig<strong>il</strong>ia ed è <strong>il</strong> momento <strong>in</strong> cui si immola<br />

l’agnello pasquale e al quale non si rompono le ossa. Nella morte di Gesù si realizza la<br />

Pasqua, la nostra liberazione. Si dice che è anche sabato. Il sabato richiama <strong>il</strong><br />

compimento della creazione. Nella morte di Gesù si realizza la creazione, lì è tutto<br />

compiuto, e si realizza la Pasqua, la liberazione.<br />

C’è poi l’ultima sovrapposizione quando gli bucano <strong>il</strong> fianco ed esce acqua:<br />

richiama la Pentecoste, <strong>il</strong> dono dell’acqua e dello Spirito. Qu<strong>in</strong>di per sovrimpressione<br />

c’è, nel corpo di Gesù, sia <strong>il</strong> sabato, <strong>il</strong> culm<strong>in</strong>e della creazione, sia la Pasqua, <strong>in</strong> cui si<br />

compie la liberazione dell’uomo, sia la Pentecoste, lì c’è <strong>il</strong> dono dello Spirito.<br />

In questo f<strong>in</strong>ale del Vangelo convergono tutti i temi di Giovanni che si concentrano<br />

sulla Pasqua, sulla creazione, sulla Pentecoste. E poi si dice che non devono restare <strong>in</strong><br />

croce i corpi, perché? Perché <strong>il</strong> corpo di un condannato contam<strong>in</strong>a la terra. Maledetto<br />

chi pende dal patibolo! Siccome la terra è benedizione di Dio, se tu lo lasci appeso,<br />

maledici la terra. Qu<strong>in</strong>di volevano i capi che fossero tolti i corpi prima della festa, se no<br />

avrebbero profanato la festa. In realtà la morte di Gesù non profana la festa, ma è la<br />

sorgente di vita per tutti. E da lì esce <strong>il</strong> fiume che purifica l’universo.<br />

Aff<strong>in</strong>ché non rimanessero sulla Croce i corpi. Non si dice “Gesù”, ma “i corpi”:<br />

vuol dire Gesù, gli altri due del<strong>in</strong>quenti, qualunque corpo che alla f<strong>in</strong>e è corpo. E <strong>in</strong> questa<br />

semplice espressione, si esprime la solidarietà assoluta di Dio con l’uomo: Il Verbo si è<br />

66<br />

Sesta Stazione<br />

Una donna asciuga <strong>il</strong> volto di Gesù<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Salvatore <strong>in</strong>nocente immolato sulla croce.<br />

Lettura<br />

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Cor<strong>in</strong>zi (4, 5-6)<br />

E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere<br />

la conoscenza della gloria div<strong>in</strong>a che rifulge sul volto di Cristo.<br />

Riflessione<br />

“Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi <strong>il</strong> tuo volto” (Sal 27, 8-9).<br />

Veronica – Berenice, secondo la tradizione greca – <strong>in</strong>carna questo anelito che accomuna<br />

tutti gli uom<strong>in</strong>i pii dell’Antico Testamento, l’anelito di tutti gli uom<strong>in</strong>i credenti a vedere<br />

<strong>il</strong> volto di Dio. Sulla Via crucis di Gesù, comunque, ella, all’<strong>in</strong>izio, non rende altro che un<br />

servizio di bontà femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e: offre un sudario a Gesù. Non si fa né contagiare dalla<br />

brutalità dei soldati, né immob<strong>il</strong>izzare dalla paura dei discepoli. È l’immag<strong>in</strong>e della donna<br />

buona, che, nel turbamento e nell’oscurità dei cuori, mantiene <strong>il</strong> coraggio della bontà,<br />

non permette che <strong>il</strong> suo cuore si ottenebri. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”<br />

(Mt 5, 8). All’<strong>in</strong>izio Veronica vede soltanto un volto maltrattato e segnato dal dolore.<br />

Ma l’atto d’amore imprime nel suo cuore la vera immag<strong>in</strong>e di Gesù: nel Volto umano,<br />

pieno di sangue e di ferite, ella vede <strong>il</strong> Volto di Dio e della sua bontà, che ci segue anche<br />

nel più profondo dolore. Soltanto con <strong>il</strong> cuore possiamo vedere Gesù. Soltanto l’amore<br />

ci rende capaci di vedere e ci rende puri. Soltanto l’amore ci fa riconoscere Dio che è<br />

l’amore stesso.<br />

Colui che è la “Bellezza <strong>in</strong> sé” si è lasciato percuotere sul volto, coprire di sputi,<br />

<strong>in</strong>coronare di sp<strong>in</strong>e: la Sacra S<strong>in</strong>done di Tor<strong>in</strong>o ci racconta tutto ciò <strong>in</strong> maniera toccante.<br />

Ma proprio <strong>in</strong> quel volto sfigurato appare l’autentica, estrema Bellezza dell’Amore che<br />

31


ama “s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e”, mostrandosi così più forte di ogni menzogna e violenza. Soltanto<br />

chi sa cogliere questa bellezza comprende che proprio la verità, e non la menzogna, è<br />

l’estrema “affermazione” del mondo.<br />

E’ semplicemente un trucco astuto della menzogna quello di presentarsi come<br />

“unica verità”, quasi che al di fuori e al di là di essa non ne esista alcun’altra. Soltanto<br />

l’icona del Crocifisso è capace di liberarci da quest’<strong>in</strong>ganno, oggi così prepotente. Ma<br />

ad una condizione: che assieme a Lui ci lasciamo ferire, fidandoci di quell’Amore che non<br />

esita a svestirsi della bellezza esteriore, per annunciare proprio <strong>in</strong> questo modo la Verità<br />

della Bellezza.<br />

La menzogna conosce anche un altro stratagemma: la bellezza <strong>in</strong>gannevole e<br />

falsa, quella bellezza che abbaglia e imprigiona gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> se stessa, impedendo loro<br />

di aprirsi all’estasi che <strong>in</strong>dirizza verso l’alto. Una bellezza che non risveglia la nostalgia<br />

dell’<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e, la disponib<strong>il</strong>ità all’offerta, all’abbandono di sé; che alimenta <strong>in</strong>vece la brama<br />

e la volontà di dom<strong>in</strong>io, di possesso, di piacere. E’ di questo genere di bellezza che parla<br />

la Genesi: Eva vide che <strong>il</strong> frutto dell’albero era "buono da mangiare e seducente per gli<br />

occhi..." (Gn 3.6). La bellezza, così come la donna la sperimenta, risveglia <strong>in</strong> lei <strong>il</strong> desiderio<br />

del possesso: la fa come ripiegare su se stessa.<br />

Con notevole frequenza udiamo citare Dostoevskij: "La bellezza ci salverà". Ma <strong>il</strong><br />

più delle volte si dimentica che <strong>il</strong> grande autore russo pensa alla bellezza redentiva di<br />

Cristo. Occorre imparare a “vedere” Cristo. Non basta conoscerlo semplicemente a<br />

parole: bisogna lasciarsi colpire dal dardo della sua bellezza paradossale: così avviene la<br />

vera conoscenza, attraverso l’<strong>in</strong>contro personale con la Bellezza della Verità che salva.<br />

E nulla può metterci maggiormente a contatto con la Bellezza di Cristo che <strong>il</strong> mondo<br />

del bello realizzato dalla fede, e la luce che risplende sul volto dei santi: così diventa per<br />

noi visib<strong>il</strong>e la sua stessa Luce.<br />

La Chiesa cont<strong>in</strong>ua a restare <strong>in</strong> contemplazione di questo volto <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ato nel<br />

quale è nascosta la vita di Dio e offerta la salvezza al mondo. Ma la sua contemplazione<br />

non può fermarsi nell’immag<strong>in</strong>e di quel crocifisso, Egli è <strong>il</strong> Risorto. Giovanni <strong>il</strong> discepolo<br />

amato è <strong>il</strong> primo a riconoscere l’identità del misterioso personaggio che sta sulla riva<br />

del lago. La sua parola è una confessione di fede: “è <strong>il</strong> Signore”. Egli ha scoperto la sua<br />

vera identità. Egli è stato <strong>il</strong> testimone della passione, <strong>in</strong> particolare del colpo di lancia al<br />

costato di Cristo. Diventa <strong>il</strong> testimone del Risorto. La sua parola è <strong>il</strong> vertice del suo<br />

camm<strong>in</strong>o di discepolato. In quel personaggio che li aspetta sulla riva egli ravvisa ormai<br />

un volto noto. Una storia conosciuta e amata. Riconoscendo che quel volto è del Signore,<br />

egli dice <strong>il</strong> suo co<strong>in</strong>volgimento, <strong>il</strong> suo legame con Lui. Infatti non dice semplicemente<br />

32<br />

narrato co<strong>in</strong>cidono. Questo ha l’effetto che co<strong>in</strong>volge direttamente <strong>il</strong> lettore come se<br />

fosse presente. E di fatti <strong>in</strong> queste parole Dio si rende presente. E anche l’accorgimento<br />

st<strong>il</strong>istico è adeguato al testo.<br />

E poi uso un’altra immag<strong>in</strong>e che ci può aiutare a capire. Se voi andate sull’Avent<strong>in</strong>o<br />

a Roma - qualche volta può essere ut<strong>il</strong>e andarci - e andate vic<strong>in</strong>o alla Chiesa di S. Anselmo,<br />

guardate attraverso <strong>il</strong> buco del Piranesi e attraverso quel buco voi vedete la più bella<br />

prospettiva della cupola di San Pietro. Qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong> realtà, quel buco non è <strong>il</strong> buco di una<br />

serratura, ma è la chiave che ti apre su tutta l’ottava meraviglia del mondo.<br />

E così <strong>in</strong> questo racconto, ogni parola – ma questo vale di ogni parola – la parola<br />

è sempre mancanza, è qualcosa che non c’è e non devi guardare la parola, ma attraverso<br />

la parola tu contempli. E attraverso questa parola vedi l’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito.<br />

Qui questo vale alla lettera, perché <strong>il</strong> f<strong>in</strong>ale del Vangelo ci porta a guardare<br />

attraverso <strong>il</strong> foro della lancia del costato di Cristo. Il Vangelo term<strong>in</strong>a dicendo:<br />

“Guarderanno colui che hanno trafitto”. Ed è attraverso quel buco, quella trafittura che<br />

noi contempliamo <strong>il</strong> mistero più grande. Qu<strong>in</strong>di, chi si ferma a guardare quello è come<br />

lo stolto a cui <strong>in</strong>dichi la luna e ti guarda la punta del dito. E sono parole altamente<br />

significative dove devi andare oltre che con l’occhio, con la contemplazione e col cuore.<br />

Queste parole “ e guarderanno verso colui che trafissero” sono <strong>il</strong> punto di arrivo<br />

del Vangelo di Giovanni che ci vuol portare a guardare attraverso questa trafittura di<br />

lancia e a vedere, attraverso questo pertugio, tutto <strong>il</strong> mistero di Dio e dell’uomo.<br />

Normalmente, dopo la morte, si dice: non succede più nulla. Quando <strong>in</strong>vece Gesù spira<br />

avvengono le cose pr<strong>in</strong>cipali del Vangelo.<br />

Stando agli altri evangelisti si squarcia <strong>il</strong> velo del tempio; qui si squarcia, <strong>in</strong>vece,<br />

<strong>il</strong> suo costato; è la stessa cosa, è lui <strong>il</strong> vero tempio; è riconosciuto come Figlio di Dio,<br />

come Giusto. Matteo aggiunge: ci sono stati terremoti, <strong>il</strong> segno della f<strong>in</strong>e del mondo e<br />

risurrezione di morti; segno del mondo nuovo; e Luca aggiunge che davanti a questa<br />

“theoria” le folle ritornano; mentre prima fuggivano, ora ritornano.<br />

Come immag<strong>in</strong>e, per entrare nel testo si parla di sangue e di acqua. Eva fu creata<br />

dal costato di Adamo, addormentato. Cosa vuol dire? Vuol dire che anche l’uomo, non<br />

solo la donna, può generare; c’è una generazione dalla carne che è carne e morte e c’è<br />

una generazione dallo Spirito, dall’Alto, dal cuore; uno nasce per l’altro quando è amato<br />

dall’altro. Così ai piedi della Croce, dalla ferita del nuovo Adamo addormentato, nasce<br />

l’umanità nuova, la Eva, la madre dei viventi, la sposa di Dio, cioè l’uomo nuovo che<br />

comprende l’amore di Dio e risponde a questo amore.<br />

Qu<strong>in</strong>di questa scena dell’apertura del fianco di Gesù, è una scena di nascita, di<br />

65


Tredicesima Stazione<br />

Gesù è deposto dalla croce<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Insegnaci ad uscire dalla logica della violenza che sembra perpetuarsi<br />

nel cuore umano.<br />

Lettura<br />

Dal Vangelo di Giovanni (19, 33-34)<br />

I soldati, venuti da Gesù e vedendolo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,<br />

ma uno dei soldati gli colpi <strong>il</strong> costato con la lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.<br />

Riflessione<br />

Siamo alla scena sulla Croce. Queste scene più che dei quadri sono delle icone.<br />

Questo ci aiuterà a capire meglio <strong>il</strong> senso di questi testi, la differenza tra <strong>il</strong> quadro<br />

e l’icona è che <strong>il</strong> quadro rappresenta una realtà, è un’immag<strong>in</strong>e e l’icona <strong>in</strong>vece, non è<br />

un’immag<strong>in</strong>e, perché dice altro, è qualcosa che lascia trasparire la realtà. Infatti la luce,<br />

nelle icone, non viene da fuori ma viene da dentro. E poi nell’icona c’è una prospettiva<br />

rovesciata, dove <strong>il</strong> punto di vista non è di chi guarda, è chi guarda <strong>il</strong> punto visto; chi<br />

osserva è osservato, chi guarda è co<strong>in</strong>volto. E questi testi ci vogliono co<strong>in</strong>volgere<br />

direttamente <strong>in</strong> ciò che contempliamo.<br />

Ugualmente <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio è privo di emozioni, cioè nessuna emozione <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong><br />

racconto della Passione. Il motivo: davanti al sublime, non conta quel che sento io, tutto<br />

tace, c’è solo <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio e l’accoglienza e lo stupore <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, dove ogni reazione è quasi<br />

banale; è troppo grande quello che vedo.<br />

E ancora sul l<strong>in</strong>guaggio: c’è un tipo di l<strong>in</strong>guaggio strano dove <strong>in</strong> pochi istanti, <strong>il</strong><br />

tempo della narrazione è uguale al tempo di ciò che si narra. Si dice che Gesù spirò,<br />

<strong>in</strong>tanto che lo dice, spira. Si dice che Gesù guarda sua Madre e le dice: “ecco tuo figlio”,<br />

è <strong>il</strong> tempo esatto per dirlo. Cioè c’è tempo reale, <strong>in</strong> tempo reale <strong>il</strong> tempo narrante e<br />

64<br />

che è Gesù, ma che è <strong>il</strong> Signore cioè uno a cui la sua vita appartiene totalmente. Guardare<br />

la bellezza del volto di Gesù dimenticando i nostri problemi quotidiani. Da questo<br />

sguardo contemplativo verrà tutto <strong>il</strong> resto, la radice di tutto è uscire da sé e contemplare<br />

la bellezza di Gesù. Se <strong>il</strong> nostro sguardo sarà basso, <strong>in</strong>centrato sui beni, diffic<strong>il</strong>mente<br />

potremo rispondere alle urgenze della vita. Si tratta di sollevare lo sguardo dimenticando<br />

noi stessi e di fissare gli occhi sulla bellezza del volto di Gesù. Guardando solo a noi può<br />

venire talvolta la tentazione di scoraggiamento nelle situazioni che viviamo. Non<br />

possiamo lasciarci condizionare dal momento diffic<strong>il</strong>e e perciò è assolutamente<br />

necessario guardare a Gesù, affidarsi a Lui con gioia e um<strong>il</strong>tà. E dopo aver guardato <strong>il</strong><br />

Volto Santo, ritorniamo con <strong>il</strong> cuore nuovo e pieno di amore ai nostri impegni pastorali.<br />

Lasciamoci attrarre dalla bellezza del suo volto così da vedere con occhi diversi le realtà<br />

che ci sono <strong>in</strong>torno. Allora <strong>il</strong> nostro impegno sarà sorgente di speranza per i fratelli che<br />

<strong>in</strong>contriamo.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Nel volto di Gesù splende l’amore del Padre. Contempliamo questa verità.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che dall’alto della croce attiri tutti gli uom<strong>in</strong>i:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che tocchi i cuori e li muovi alla conversione:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che doni al mondo la parola di salvezza;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, consolatore degli afflitti, tu <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>i <strong>il</strong> mistero del dolore e della morte con la<br />

speranza che splende sul volto del Cristo; fa’ che nelle prove del nostro camm<strong>in</strong>o restiamo<br />

<strong>in</strong>timamente uniti alla passione del tuo Figlio, perché si riveli la potenza della sua resurrezione.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Dopo averti contemplata col tuo Figlio addolaorata, quanta pena<br />

sento <strong>in</strong> cuor!<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

33


34<br />

63


quell’abisso, quel mistero che più lo scruti più capisci Dio, più capisci l’uomo e più capisci<br />

la gioia di vivere anche, perché ormai tutto è pieno di questo”. Eccoci all’ep<strong>il</strong>ogo. Gesù<br />

grida due volte sulla Croce; <strong>il</strong> primo grido è <strong>il</strong> grido che contiene tutto <strong>il</strong> male dell’uomo,<br />

è un grido di morte, <strong>il</strong> grido dell’abbandono. Il secondo grido, <strong>in</strong>vece, è diverso. È diverso<br />

perché? Si dice “spirò”. Noi siamo abituati a pensare “spirare” come “morire”, ma questo<br />

è <strong>in</strong>vece “espirare”, “dare lo spirito”, “alitare lo spirito”. Di fatti si squarcia <strong>il</strong> velo del<br />

tempio che separa Dio dall’uomo: è <strong>il</strong> cielo; c’è un forte grido ed Uno che com<strong>in</strong>cia a<br />

respirare; è la nascita del Figlio. Difatti dirà: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”<br />

Qu<strong>in</strong>di, è la scena della nascita di Dio sulla terra, <strong>in</strong> quest’uomo che dona totalmente se<br />

stesso – come abbandonato da Dio a tutti gli uom<strong>in</strong>i, si abbandona a Dio – nasce l’uomo<br />

nuovo, nasce Dio sulla terra. Non c’è più separazione tra Dio e uomo; si squarcia <strong>il</strong> velo.<br />

È <strong>il</strong> forte grido della creatura che nasce; <strong>in</strong> Lui è nata l’umanità nuova e ci dà <strong>il</strong> suo Spirito;<br />

è la creazione nuova; è morto <strong>il</strong> vecchio Adamo e nasce l’uomo nuovo che è Dio stesso.<br />

INVOCAZIONI<br />

supplica.<br />

Presidente:<br />

Al Figlio di Dio, che è stato consegnato alla morte per i nostri peccati, salga la nostra<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che hai <strong>il</strong> potere di perdonare i peccati:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che chiami tutti al pentimento:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che al ladro pentito hai aperto <strong>il</strong> paradiso;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi <strong>in</strong> noi la<br />

tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di vedere crescere l’umanità<br />

nuova, che <strong>il</strong> Signore al suo ritorno farà splendere come <strong>il</strong> sole nel tuo regno.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Le ferite che <strong>il</strong> peccato sul tuo corpo ha provocato, siano impresse,<br />

o Madre, <strong>in</strong> me.<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

62<br />

Settima Stazione<br />

Gesù cade la seconda volta<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria al Salvatore che si è fatto fag<strong>il</strong>ità per noi.<br />

Lettura<br />

Dalla seconda lettera di San Paolo ai F<strong>il</strong>ippesi (2, 5- 8)<br />

Abbiate <strong>in</strong> voi gli stessi sentimenti che furono <strong>in</strong> Cristo Gesù, <strong>il</strong> quale spogliò se stesso<br />

e, apparso <strong>in</strong> forma umana, si um<strong>il</strong>iò facendosi obbediente f<strong>in</strong>o alla morte e alla morte di<br />

croce.<br />

Riflessione<br />

Quando sperimenti una Gioia, che non è di questo mondo e che resiste alle prove<br />

più terrib<strong>il</strong>i della vita, vorresti poterla testimoniare anche a chi si sente prostrato dalle<br />

troppe sferzate ricevute, imprigionato nella tristezza, nello scoraggiamento, molto<br />

spesso nella disperazione. Quando ti sei <strong>in</strong>abissato nelle gelide profondità degli <strong>in</strong>feri,<br />

hai sentito nella tua anima le ferite taglienti di quelle terrib<strong>il</strong>i tenebre e poi sei stato<br />

raggiunto da un amore <strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e che ha colorato di cielo non solo i tuoi <strong>in</strong>feri ma quelli<br />

di molti, vorresti testimoniare, cantare, gridare a tutti questo Amore! Vorresti che tanti<br />

che non hanno ancora avuto la grazia di conoscere Colui che è l’Amore potessero<br />

decidere di mettersi <strong>in</strong> viaggio per cercare con speranza e onestà ciò che di più vero e<br />

profondo <strong>il</strong> nostro cuore desidera.<br />

Non ho condiviso con te alcune mie conv<strong>in</strong>zioni o teorie, ho voluto consegnarti<br />

alcune mie esperienze. Ciò che mi ha portato a questa decisione è <strong>il</strong> profondo desiderio<br />

di condividere una scoperta che ha cambiato la mia vita: Dio c’è e se ci abbandoniamo<br />

a Lui <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito amore può travolgerci, “stravolgerci” e rendere la nostra vita una<br />

meravigliosa avventura div<strong>in</strong>a. Spero che questa mia semplice condivisione possa<br />

suscitare <strong>in</strong> te una sana curiosità, unita a un profondo desiderio: e se fosse proprio tutto<br />

35


vero ciò che Chiara mi ha voluto raccontare? Se fosse vero che proprio nel vangelo<br />

vissuto ci sono le risposte a quei bisogni di pienezza di pace, di libertà, di verità, di amore<br />

che da sempre mi accompagnano? Se fosse vero che <strong>il</strong> Signore della Creazione si è fatto<br />

uomo e ci ha amato f<strong>in</strong>o al punto di dare la sua vita per dischiuderci nuovi orizzonti di<br />

cielo, di vita, di eternità? Se fosse vero che ragazzi che vivevano di droga, alcol, carcere,<br />

prostituzione, violenza, devianza... ora percorrono le stesse strade, dove prima<br />

sem<strong>in</strong>avano e raccoglievano “morte”, testimoniando con coraggio ed entusiasmo la<br />

nuova gioia che ricolma <strong>il</strong> loro cuore grazie all’<strong>in</strong>contro con Cristo Risorto?<br />

Se questa mia condivisione potesse dare anche solo un piccolo contributo per suscitare<br />

<strong>in</strong> te, al di là del tuo credo e delle tue conv<strong>in</strong>zioni (che naturalmente rispetto<br />

profondamente), <strong>il</strong> desiderio di provare a vivere con tutto <strong>il</strong> tuo cuore <strong>il</strong> vangelo, sarei<br />

davvero molto contenta!<br />

Inoltre dopo anni vissuti tra <strong>in</strong>feri e cielo, sento <strong>il</strong> desiderio di consegnare a più<br />

persone possib<strong>il</strong>i le troppe grida <strong>in</strong>ascoltate che hanno d<strong>il</strong>aniato <strong>il</strong> mio cuore, le troppe<br />

lacrime di sangue ancora non raccolte da nessuno, del popolo della notte. Un popolo<br />

sterm<strong>in</strong>ato che cont<strong>in</strong>ua a diventare sempre più numeroso. Un popolo di mendicanti di<br />

amore che spesso si schiantano contro l’<strong>in</strong>differenza dei più, le menzogne di un mondo<br />

che si è prostrato <strong>in</strong> adorazione del “dio-denaro-potere-successo-piacere”, calpestando<br />

i sogni di troppi; un popolo di giovani che hanno cercato la felicità nei paradisi artificiali<br />

di questo mondo che, dopo avere sedotto con le sue chimere la loro anima, l’ha<br />

imprigionata f<strong>in</strong>o a ucciderla; un popolo di bamb<strong>in</strong>i costretti a percorrere freddi<br />

marciapiedi svendendo la loro <strong>in</strong>nocenza a viandanti senza scrupoli; un popolo di<br />

persone meravigliose <strong>in</strong> cerca di verità, sfregiate nell’<strong>in</strong>timo dell’anima dalla troppa<br />

<strong>in</strong>differenza, arroganza, violenza. Questo popolo <strong>in</strong> questi anni è diventato <strong>il</strong> mio popolo,<br />

la mia nuova famiglia; ho sentito nel profondo del mio cuore <strong>il</strong> loro grido, le loro lacrime,<br />

le loro ferite, la loro disperazione e ogni volta che con loro mi sono ritrovata <strong>in</strong> un tunnel<br />

<strong>in</strong>fernale che sembrava senza uscita ho scoperto che a volte basta poco! Basta poco<br />

per riaccendere la speranza là dove la disperazione ha preso <strong>il</strong> sopravvento. A volte basta<br />

solo un po’ di amore! Ho visto un popolo sterm<strong>in</strong>ato di disperati, imprigionati <strong>in</strong> <strong>in</strong>cubi<br />

tremendi di morte, tornare a vivere la vita <strong>in</strong> pienezza, diventare testimoni di speranza<br />

e di gioia grazie all’Amore!!! Ma ce ne sono tanti, troppi, che ancora “gridano” <strong>in</strong>ascoltati<br />

nei deserti delle nostre città, senza più sogni, senza più speranza, che hanno bisogno di<br />

una mano tesa, di un cuore <strong>in</strong> ascolto, di un abbraccio dis<strong>in</strong>teressato.<br />

Credo fermamente che ciò che rende bello ogni uomo è la sua capacità di amare:<br />

l’amore è più forte, l’amore resta, l’amore è ciò che più conta nella nostra vita, l’amore<br />

36<br />

Qui avviene qualcosa di strano: questo grido è <strong>il</strong> grido sommo del male, <strong>il</strong> punto più<br />

lontano da Dio, nelle tenebre, dopo tre ore di buio viene lanciato a Dio e ormai questo<br />

grido verso Dio diventa <strong>il</strong> grido che riempie tutto <strong>il</strong> vuoto del male, diventa un grido al<br />

Padre, fatto dal Figlio, dal Figlio che è lì perché conosce l’amore del Padre per tutti. Però<br />

questo grido del Figlio è uguale a quello del Padre, perché <strong>il</strong> Padre non è che soffra meno<br />

del Figlio.<br />

È la passione di Dio per l’uomo. Dio come passione per l’uomo; <strong>il</strong> contrario di<br />

Adamo che <strong>in</strong>vece pensava un Dio che fosse antagonista dell’uomo, egoista. In questo<br />

punto Dio diventa veramente Dio di tutto <strong>il</strong> creato, perché ormai non c’è punto lontano<br />

da Dio <strong>in</strong> cui non sia presente <strong>il</strong> Figlio e <strong>il</strong> Padre che ascolta <strong>il</strong> Figlio. Non c’è più perdizione<br />

per nessuno dopo questo grido. È la salvezza del cosmo questo grido del Figlio, questo<br />

grido di abbandono, perché <strong>il</strong> peggio è essere abbandonati da Dio, è Dio stesso che si<br />

abbandona, e Dio è la vita è l’amore è la pace è la gioia, è la perdizione assoluta; e <strong>in</strong><br />

quella perdizione assoluta c’è Lui.<br />

Questo è <strong>il</strong> più grande mistero che rivela Dio, un Dio che si perde, che si<br />

abbandona per l’uomo. Per questo <strong>il</strong> Crocifisso è eloquente al di là di ogni ragionamento;<br />

nessuno può aver paura di un Dio Crocifisso; avrà schifo, dirà: no, è impossib<strong>il</strong>e, no,<br />

questo è un maledetto; tutto quel che vuol dire. Dio per amore ha assunto <strong>il</strong> punto più<br />

lontano da Dio <strong>in</strong> modo che ormai tutto fosse pieno della sua presenza. È <strong>il</strong> mistero<br />

davvero della grandezza di Dio che è molto diversa da quella che si pensa.<br />

Soprattutto l’abbandono di Dio. Dio noi sappiamo che non ci abbandona e <strong>in</strong> più<br />

sappiamo che noi l’abbiamo abbandonato. Ma che <strong>il</strong> Figlio, che conosce e ama <strong>il</strong> Padre,<br />

si senta abbandonato, questa è la tragedia assoluta. Davvero <strong>il</strong> male dell’uomo tocca<br />

Dio nella sua natura di Dio che è amore; non è <strong>il</strong> Dio impassib<strong>il</strong>e, è <strong>il</strong> Dio passione.<br />

E d’altronde comprendiamo, cioè se uno ha dei figli o degli amici, sente <strong>il</strong> male<br />

della persona che ama e se uno ama una persona e l’altro l’abbandona, chi abbandona<br />

non sente niente, chi ama sente tutto l’abbandono.<br />

E Dio che ci ama sente tutto <strong>il</strong> male, e <strong>il</strong> vero male dell’uomo è l’abbandono; non<br />

c’è male superiore. E l’abbandono di Dio è l’abbandono assoluto e Lui è presente. Così<br />

che nessun abbandonato sia più abbandonato da Dio. E solo così è salvezza di tutto, se<br />

no non avrebbe risposta quel male profondo - che tutti sperimentiamo <strong>in</strong> un modo o <strong>in</strong><br />

un altro - che si chiama l’abbandono della vita, le varie forme e dove l’abbandono più<br />

grosso è l’abbandono di se stessi, perché perdiamo anche noi stessi.<br />

Bonhoeffer diceva: “La Croce e <strong>il</strong> Crocifisso è la distanza che Dio ha posto tra sé<br />

e l’idolo”, distanza <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita che c’è tra Dio e tutte le nostre immag<strong>in</strong>azioni su Dio. Ed è<br />

61


Secondo una tradizione, Adamo era stato creato al matt<strong>in</strong>o del sesto giorno (ora<br />

siamo al sesto giorno) a mezzogiorno peccò, venne buio su tutta la terra (<strong>il</strong> peccato<br />

allontana da Dio, allontana dalla luce e dalla creazione); <strong>il</strong> pomeriggio, alle tre del<br />

pomeriggio, Dio gli chiese “Adamo dove sei?”. “Sono fuggito, mi sono nascosto perché<br />

ho avuto paura.”. E a quell’ora Adamo è lontano da Dio, nascosto nella morte e Dio si<br />

nasconde e dice : “Perché mi hai abbandonato?”. Qu<strong>in</strong>di è la ricostruzione della storia<br />

di Adamo. Ora vediamo più da vic<strong>in</strong>o.<br />

L’ora sesta è <strong>il</strong> mezzogiorno, è l’ora del pieno sole, si fa tenebra su tutta la terra;<br />

<strong>il</strong> sole è <strong>il</strong> simbolo della vita, <strong>il</strong> simbolo cosmico della vita, si oscura <strong>il</strong> sole di mezzogiorno.<br />

La prima cosa che Dio fece è stato creare la luce, pr<strong>in</strong>cipio della creazione. Il peccato ha<br />

allontanato l’uomo da Dio, dalla luce; <strong>il</strong> peccato conduce <strong>il</strong> mondo al caos, alle tenebre<br />

orig<strong>in</strong>arie. Per cui sulla Croce avviene la f<strong>in</strong>e del mondo. Quando si parla della f<strong>in</strong>e del<br />

mondo, è già avvenuta. Sulla Croce di Cristo tutto <strong>il</strong> male è già consumato, perché un<br />

male maggiore di quello di uccidere Dio non si può, è la f<strong>in</strong>e del mondo, è <strong>il</strong> più grande<br />

male possib<strong>il</strong>e ed impossib<strong>il</strong>e. Cioè <strong>il</strong> male lì è già consumato tutto con la sua potenza<br />

negativa.<br />

E si oscura <strong>il</strong> sole f<strong>in</strong>o all’ora nona. All’ora nona Gesù gridò. In questo grido di Gesù<br />

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!” c’è <strong>il</strong> grido di tutta l’umanità che ha<br />

abbandonato Dio e spiego: non tutti abbiamo abbandonato Dio, ma non sentiamo <strong>il</strong><br />

male noi, perché noi non amiamo Dio. Dio che ci ama, sente Lui quell’abbandono, cioè<br />

<strong>il</strong> male che noi facciamo lo sente Lui che ci vuol bene, non noi. Qu<strong>in</strong>di, tutta l’umanità<br />

che ha abbandonato Dio, tutto <strong>il</strong> male di tutta l’umanità lo sente questo uomo che è<br />

Dio. Sente <strong>il</strong> male dell’abbandono e muore di questo male. C’è sotto una cosa strana:<br />

Dio si sente abbandonato da Dio. Di fatti <strong>il</strong> nostro peccato è aver abbandonato Dio. E<br />

Lui porta su di sé questo male che è l’aver abbandonato Dio. E lo sente <strong>il</strong> Figlio, <strong>il</strong> Figlio<br />

<strong>il</strong> cui essere è essere nel Padre; sperimentando l’abbandono del Padre sperimenta <strong>il</strong> male<br />

assoluto. Ed anche <strong>il</strong> Padre che ha abbandonato <strong>il</strong> Figlio sperimenta <strong>il</strong> male assoluto;<br />

cioè, <strong>il</strong> male tocca direttamente Dio, questo rivela chi è Dio, è amore assoluto per noi.<br />

Ed è bello vedere che <strong>in</strong> questo grido nelle tenebre dal punto più lontano da Dio,<br />

l’abbandono di Dio, chi c’è? c’è <strong>il</strong> Figlio che grida al Padre “Perché mi hai abbandonato?”<br />

E allora nel grido di ogni abbandonato da Dio, Dio sente ormai <strong>il</strong> grido del Figlio. E <strong>il</strong> Figlio<br />

è presente <strong>in</strong> ogni abbandono di Dio. Non c’è ormai punto lontano da Dio dove non sia<br />

presente Dio, perché ormai sulla Croce Dio s’è messo nel punto più lontano da Dio,<br />

quello dell’abbandonato da Dio. E nessun abbandonato è ormai più abbandonato, perché<br />

Dio si è abbandonato per lui.<br />

60<br />

v<strong>in</strong>ce! Se <strong>in</strong> una stanza buia fai entrare anche un piccolo raggio di luce, le tenebre<br />

scompaiono. Così è per l’Amore. Se dove <strong>il</strong> male sembra regnare fai entrare <strong>il</strong> raggio<br />

purissimo dell’amore vero, le tenebre del male si diradano f<strong>in</strong>o a scomparire del tutto.<br />

Allora vorrei consegnare al tuo cuore le tante grida che ho ascoltato <strong>in</strong> questi anni e le<br />

troppe lacrime che non sono arrivata a raccogliere. Le consegno a te con una semplice<br />

conv<strong>in</strong>zione: a volte basta poco! Sì, basta poco per portare un piccolo contributo perché<br />

questo mondo e <strong>il</strong> nostro piccolo mondo <strong>in</strong>teriore possa essere un po’ migliore e<br />

risplendere di nuovi colori. Basta poco perché chi ha visto tutti i suoi sogni più nascosti<br />

<strong>in</strong>frangersi, uno dopo l’altro, possa tornare a sognare, possa decidere di aprirsi all’amore<br />

per fare la meravigliosa esperienza che <strong>il</strong> cielo può squarciare le tenebre degli <strong>in</strong>feri,<br />

anche quelli più terrib<strong>il</strong>i e impenetrab<strong>il</strong>i... Basta un po’ di amore! Basta che ci decidiamo<br />

davvero ad amare, a scard<strong>in</strong>are le catene del nostro egoismo per imparare la potente<br />

rivoluzione dell’amore che Cristo è venuto a <strong>in</strong>segnarci.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

Eleviamo la nostra supplica a Cristo che pone nella croce un germe di amore.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ti sei fatto obbediente f<strong>in</strong>o alla morte:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, re della gloria, confitto alla croce per noi:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che nel sangue della tua croce rappacifichi l’universo;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, soregente <strong>in</strong>esaurib<strong>il</strong>e di vita, sostieni con la forza del tuo Spirito l’umanità che<br />

aspira a un avvenire di giustizia e di pace, perché resti salda <strong>in</strong> ogni uomo la fede nella vittoria<br />

del bene sul male, promessa e attuata nella croce del tuo Figlio.<br />

gesù.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Santa Verg<strong>in</strong>e, hai contato tutti i colpi del peccato nelle piaghe di<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

37


38<br />

Eppure Lui è lì per essere <strong>il</strong> senso di ciò che non ha senso, perché <strong>il</strong> male che facciamo<br />

non ha senso, se non lo facciamo è meglio; <strong>in</strong>fatti neanche Lui voleva essere lì. È questo<br />

tentativo di staccare <strong>il</strong> Signore dalla Croce, <strong>in</strong> fondo, la bestemmia grande; non<br />

riconoscere la Croce come <strong>il</strong> segno della sua potenza e qual è la potenza di Dio amore?<br />

È la debolezza che si espone a tutto, questa è la sua forza.<br />

Ci sono poi coloro che se ne <strong>in</strong>tendono, <strong>in</strong> modo particolare: i sommi sacerdoti e<br />

gli scribi che sono i teologi; dicono: come mai ha salvato gli altri e non può salvare se<br />

stesso? Per loro è una presa <strong>in</strong> giro, <strong>in</strong>vece è proprio così: ha salvato gli altri donando se<br />

stesso. Mentre noi salviamo noi stessi perdendo gli altri, Dio è diverso, non perde gli altri<br />

per salvare se stesso, per questo è Dio.<br />

Il Cristo, <strong>il</strong> Re di Israele, l’Uomo Libero scenda dalla Croce perché vediamo e<br />

crediamo; se Lui scendesse dalla Croce e mettesse sulla Croce chi se lo merita, cioè tutti<br />

noi, non sarebbe <strong>il</strong> Cristo, sarebbe come noi, non sarebbe <strong>il</strong> Re di Israele che libera Israele,<br />

sarebbe <strong>il</strong> crocifissore di tutta l’umanità. Per cui noi vediamo e crediamo che Lui è <strong>il</strong><br />

Cristo e <strong>il</strong> Re di Israele perché non scende dalla Croce, perché resta lì.<br />

Per Marco qui c’è <strong>il</strong> grande mistero che contraddice la nostra sapienza e la nostra<br />

potenza. Noi tutto quello che facciamo è per salvare noi stessi e alla f<strong>in</strong>e ci perdiamo.<br />

La nostra potenza è dom<strong>in</strong>are gli altri, distruggere gli altri e alla f<strong>in</strong>e noi stessi. E Lui è<br />

esattamente <strong>il</strong> contrario: <strong>in</strong> Lui si spegne la nostra violenza, perché non risponde alla<br />

violenza con violenza, non salva se stesso, ma dona se stesso, resta sulla Croce.<br />

Ci sono poi quelli crocifissi come Lui. Non solo i passanti, non solo i titolati, ma<br />

anche quelli che sono con Lui non lo capiscono e lo <strong>in</strong>sultano. Il che vuol dire che la<br />

Croce davvero è stupidità per ogni sapienza umana ed è impotenza per ogni desiderio<br />

dell’uomo. In realtà è la sapienza di Dio e la potenza di Dio, è la sapienza e la potenza<br />

dell’amore che ci salva.<br />

Marco vuole sottol<strong>in</strong>eare che proprio nessuno questo Dio lo capisce, lo vorremmo<br />

tutti all’<strong>in</strong>contrario che salvi se stesso; salva te stesso, scendi dalla Croce, è <strong>il</strong> ritornello.<br />

Non ci aveva forse pensato anche Lui? non voleva neanche andarci, se è per quello! E<br />

perché non scende? Perché è Dio, questo è <strong>il</strong> mistero. Dio è l’oggetto della nostra<br />

violenza e non risponde alla nostra violenza con altrettanta violenza, quella violenza che<br />

non è dettata da cattiveria, è dettata dal tentativo di salvarsi, da un tentativo stupido di<br />

salvarsi.<br />

Marco, ad un certo punto, lascia queste considerazioni e passa alla<br />

contemplazione di ciò che avviene sulla Croce, ha visto cosa avviene negli altri, adesso<br />

vede cosa avviene a Gesù.<br />

59


proprio la guarigione del cieco, perché contemplando la Croce si capisce tutto. Si capisce<br />

da una parte la realtà di male che è tanta, c’è ed è tanta: <strong>il</strong> male c’è ed è tanto grosso da<br />

ridurre così anche Dio. Si contempla dall’altra parte l’amore <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito di Dio che si mette<br />

lì e ci riscatta da questo male. La Croce è come la nuova Genesi, la nuova creazione, è<br />

creato l’uomo nuovo. È vista <strong>in</strong>sieme anche come la f<strong>in</strong>e del mondo, perché sulla Croce<br />

f<strong>in</strong>isce <strong>il</strong> mondo; è vista come la Pasqua, l’esodo def<strong>in</strong>itivo verso la libertà; è visto come<br />

giorno di Dio, <strong>il</strong> giorno del giudizio, è visto come <strong>il</strong> servo, <strong>il</strong> giusto sofferente che ci<br />

riscatta; è visto poi come <strong>il</strong> Cantico dei Cantici, cioè Dio che f<strong>in</strong>almente e realmente<br />

consuma la sua unione con l’uomo sulla Croce. Contiene un po’ tutta la Scrittura. Di<br />

fatti Gesù dirà <strong>in</strong> Giovanni: “Tutto è compiuto!”. Ogni parola sulla Croce diventa realtà,<br />

compimento.<br />

Marco è preoccupato di dire: <strong>il</strong> nostro Dio è un uomo che è crocifisso, che è <strong>il</strong> dato<br />

fondamentale della fede cristiana, cioè quella carne d’uomo rivela chi è Dio. Sulla Croce<br />

Dio si esprime totalmente, non ha più niente altro da dire oltre la Croce e da dare, perché<br />

dà se stesso e proprio così si rivela come Dio. Ed era a questo che voleva portare<br />

l’evangelista Marco, proprio una nuova idea di Dio che è diversa da quella di tutte le<br />

religioni: Dio è colui che dà se stesso e solo Dio può dare così, se stesso totalmente. Ed<br />

è proprio l’umanità di Gesù che rivela Dio, niente altro.<br />

Questa umanità emerge con prepotenza proprio di fronte alle diverse tipologie<br />

di personaggi che si ritrovano sotto e sulla croce. Ci sono quelli che bestemmiano, cioè<br />

quelli che vorrebbero staccare Dio dalla Croce - la bestemmia è <strong>il</strong> peccato diretto contro<br />

Dio – ecco: <strong>il</strong> vero peccato è staccare Dio dalla Croce e pensare un Dio che salva se<br />

stesso, cioè un Dio egoista come noi. Dio si rivela sulla Croce ed è Dio perché non salva<br />

se stesso. Proprio così distrugge <strong>il</strong> tempio - la nostra immag<strong>in</strong>e di Dio - e ne riedifica un<br />

altro <strong>in</strong> tre giorni: sarà <strong>il</strong> suo corpo risorto. Qu<strong>in</strong>di tra questi passanti ci siamo tutti noi<br />

con la nostra religiosità che vuole un Dio che sia come noi, egoista che si salvi comunque,<br />

perché per noi l’importante è salvare la pelle che comunque perdiamo. E vorremmo che<br />

Dio fosse <strong>il</strong> garante del nostro egoismo.<br />

Ecco, allora, la prima smentita, Dio non è così, Dio non salva se stesso, Dio non<br />

scende dalla Croce. Staccare Dio dalla Croce è la più grande bestemmia. Tant’è vero che<br />

anche Maometto diceva che Gesù Cristo non è morto <strong>in</strong> Croce, è un profeta, è scappato<br />

e poi è morto un altro <strong>in</strong> Croce al suo posto. E la prima eresia cristiana è negare la Croce,<br />

la carne di Cristo, Dio non può essere così. Non può esistere la croce senza crocifisso.<br />

Invece l’essenza della nostra fede è che Dio è quello lì e se Lui non fosse lì, non avrebbe<br />

senso la nostra Croce, la nostra sofferenza, la nostra morte, che c’è e non ha senso.<br />

58<br />

Ottava Stazione<br />

Gesù <strong>in</strong>contra le donne <strong>in</strong> pianto<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Gloria a Te nostro salvatore che elim<strong>in</strong>i <strong>il</strong> male non ignorandolo,<br />

aggirandolo, scavalcandolo, ma trasformandolo da di dentro con la forza dell’amore.<br />

Lettura<br />

Dal Vangelo secondo Luca (23, 27-28)<br />

Lo seguivano alcune donne che si battevano <strong>il</strong> petto e facevano lamenti su di lui. Ma<br />

gesù disse loro: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, piangete su voi stesse e sui<br />

vostri figli».<br />

Riflessione<br />

Erano "donne che si battevano <strong>il</strong> petto e facevano lamenti su Gesù. Ma Gesù,<br />

voltatosi verso di loro, disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete<br />

su voi stesse e sui vostri figli! Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le ster<strong>il</strong>i e i<br />

grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato! (...) Perché, se si tratta<br />

così <strong>il</strong> legno verde, che avverrà del legno secco?" (Luca, 23, 27-31).<br />

Le parole di Gesù sono piuttosto aspre: <strong>il</strong> legno secco a cui si appicca <strong>il</strong> fuoco è <strong>il</strong><br />

simbolo del peccato che verrà <strong>in</strong>cenerito dal giudizio di Dio, mentre <strong>il</strong> legno verde è<br />

segno dell'uomo giusto, Cristo stesso, che si tenta ora di elim<strong>in</strong>are col giudizio umano.<br />

Esse, <strong>in</strong>fatti, altro non sono che le caratteristiche lamentatrici professionali "che si<br />

battevano <strong>il</strong> petto e facevano lamenti" <strong>in</strong> occasione dei riti funebri. Forse erano alcune<br />

pie donne assistenti dei condannati a morte, una specie di "confraternita della buona<br />

morte". Cristo non ha bisogno di compianto e di pie consolazioni e, pur non rifiutando<br />

quel gesto di solidarietà, lancia a loro un messaggio di penitenza <strong>in</strong>vitandole piuttosto<br />

a pensare alla loro imm<strong>in</strong>ente tragedia. Quella tragedia che, dopo pochi decenni, nel 70,<br />

spazzerà via la città santa e ne annienterà gli abitanti sotto l'<strong>in</strong>combere delle armate<br />

39


omane di Vespasiano e Tito.<br />

Gesù Maestro, lungo la Via del Calvario, cont<strong>in</strong>ua a formare la nostra umanità.<br />

Incontrando queste donne raccoglie nel Suo sguardo di verità e misericordia le lacrime<br />

di compassione riversate su di lui. Il Dio, che ha pianto un lamento su Gerusalemme,(27)<br />

educa ora <strong>il</strong> pianto di quelle donne a non restare ster<strong>il</strong>e commiserazione esterna. Le<br />

<strong>in</strong>vita a riconoscere <strong>in</strong> lui la sorte dell’Innocente <strong>in</strong>giustamente condannato e arso, come<br />

legno verde, dal «castigo che dà salvezza».(28) Le aiuta a <strong>in</strong>terrogare <strong>il</strong> legno secco del<br />

proprio cuore per sperimentare <strong>il</strong> dolore benefico della compunzione.<br />

Il pianto autentico sgorga qui, quando gli occhi confessano con le lacrime non solo <strong>il</strong><br />

peccato, ma anche <strong>il</strong> dolore del cuore. Sono lacrime benedette, come quelle di Pietro,<br />

segno di pentimento e pegno di conversione, che r<strong>in</strong>novano <strong>in</strong> noi la grazia del<br />

Battesimo.<br />

Per la nostra generazione, che si lascia un m<strong>il</strong>lennio alle spalle, più che di piangere<br />

su Cristo martoriato, è ora di "riconoscere <strong>il</strong> tempo <strong>in</strong> cui è visitata".<br />

Già risplende l'aurora della risurrezione.<br />

"Ecco ora <strong>il</strong> momento favorevole, ecco ora <strong>il</strong> giorno della salvezza" (2 Cor 6, 2).<br />

A ciascuno di noi Cristo rivolge queste parole dell'Apocalisse: "Sto alla porta e<br />

busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui<br />

ed egli con me. Il v<strong>in</strong>citore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho v<strong>in</strong>to<br />

e mi sono assiso presso <strong>il</strong> Padre mio sul suo trono" (3, 20-21).<br />

Gesù, dunque, è lui ad avere compassione delle donne di Gerusalemme, e di tutti<br />

noi. Anche mentre porta la croce Gesù rimane l’uomo che ha compassione delle folle<br />

(Mc 8, 2), che scoppia <strong>in</strong> pianto davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11, 35), che proclama<br />

beati coloro che piangono, perché saranno consolati (Mt 5, 4).<br />

Proprio così Gesù si mostra l’unico che conosce davvero <strong>il</strong> cuore di Dio Padre e<br />

che può farlo conoscere anche a noi: “nessuno conosce <strong>il</strong> Padre se non <strong>il</strong> Figlio e colui<br />

al quale <strong>il</strong> Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27).<br />

F<strong>in</strong> dai tempi più remoti l’umanità si è domandata, spesso con angoscia, quale<br />

sia veramente l’atteggiamento di Dio verso di noi: un atteggiamento di sollecitud<strong>in</strong>e<br />

provvidenziale, o <strong>in</strong>vece di sovrana <strong>in</strong>differenza, o perf<strong>in</strong>o di sdegno e di odio? A una<br />

domanda di questo genere non possiamo dare una risposta certa con le sole risorse della<br />

nostra <strong>in</strong>telligenza, della nostra esperienza e nemmeno del nostro cuore.<br />

Per questo Gesù – la sua vita e la sua parola, la sua croce e la sua risurrezione –<br />

è la realtà di gran lunga più importante di tutta la vicenda umana, la luce che br<strong>il</strong>la sul<br />

nostro dest<strong>in</strong>o. Um<strong>il</strong>e Gesù, nel tuo Corpo sofferente e maltrattato, screditato e irriso,<br />

40<br />

chiama.<br />

Dodicesima Stazione<br />

Gesù muore <strong>in</strong> croce<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Gioisca <strong>il</strong> nostro cuore per <strong>il</strong> mondo nuovo a cui la morte di Cristo ci<br />

Lettura<br />

Dal vangelo di Marco (15, 29-39)<br />

E quando fu l’ora sesta, fu tenebra su tutta la terra f<strong>in</strong>o all’ora nona e all’ora nona<br />

gridò Gesù con voce grande: «Eloì, Eloì, lamà sabactani»? che si traduce : Dio mio, Di mio,<br />

perché mi hai abbandonato? E alcuni dei presenti udendo dicevano: Ecco, chiama Elia. Ora<br />

correndo uno, imbevuta d’aceto una spugna, postala su una canna, gli dava da bere dicendo:<br />

Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù. Ma Gesù, emessa una voce grande, spirò. E <strong>il</strong> velo<br />

del tempio si squarciò <strong>in</strong> due dall’alto <strong>in</strong> basso. Ora vedendo <strong>il</strong> centurione che stava lì davanti<br />

a Lui che così era spirato, disse : Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!<br />

Riflessione<br />

Proprio attraverso questo abbandono, attraverso <strong>il</strong> fatto della Croce si compie<br />

l’opera del Signore che salva <strong>il</strong> mondo. Tutto <strong>il</strong> Vangelo di Marco è un’<strong>in</strong>troduzione a<br />

questa scena. Il titolo del Vangelo è: Gesù Cristo Figlio di Dio. F<strong>in</strong>almente questa sera<br />

per la prima volta un uomo dice “Veramente quest’uomo è Figlio di Dio!”.<br />

Cosa vuol fare Marco? Vuole mostrarci quel volto di Dio che l’uomo non ha mai<br />

visto. L’uomo ha abbandonato Dio perché pensava che fosse un Dio tremendo,<br />

vendicativo, che puniva; l’ha abbandonato e trova un Dio, <strong>in</strong>vece, che si perde per l’uomo<br />

che l’ha abbandonato e Lui stesso sperimenta l’abbandono. Un Dio che <strong>in</strong>vece di<br />

condannare, si lascia condannare, <strong>in</strong>vece che giudicare si lascia giudicare, <strong>in</strong>vece di<br />

uccidere si lascia uccidere, <strong>in</strong>vece di rubare la vita, dà la vita.<br />

La Croce è una cosa che non si f<strong>in</strong>isce mai di contemplare. L’ultimo miracolo è<br />

57


56<br />

non sappiamo riconoscere le ferite delle nostre <strong>in</strong>fedeltà e delle nostre ambizioni, dei<br />

nostri tradimenti e delle nostre ribellioni.<br />

Sono ferite che gemono e <strong>in</strong>vocano <strong>il</strong> balsamo della nostra conversione, mentre<br />

noi oggi non sappiamo più piangere per i nostri peccati.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

A colui che morendo ci ha dato la vita e <strong>in</strong>tercede per noi presso <strong>il</strong> Padre, salga la nostra<br />

fiduciosa preghiera.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, vittima di espiazione per i peccati del mondo:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che hai dato la vita per noi:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che ci purifichi da ogni peccato nel tuo sangue;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del<br />

tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: E vedesti <strong>il</strong> tuo figliuolo così afflitto, così solo, dare l’ultimo respiro.<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

41


42<br />

dei giovani, abbiamo fatto pagare a te, povero sventurato, <strong>il</strong> primo estratto conto della<br />

nostra retorica.<br />

Addio, fratello ladro.<br />

Domani verrò di nuovo al camposanto. E sulla tua fossa senza fiori, <strong>in</strong> segno di<br />

espiazione e di speranza, accenderò una lampada.<br />

INVOCAZIONI<br />

supplica.<br />

Presidente:<br />

Al Figlio di Dio, che è stato consegnato alla morte per i nostri peccati, salga la nostra<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che hai <strong>il</strong> potere di perdonare i peccati:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che chiami tutti al pentimento:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che al ladro pentito hai aperto <strong>il</strong> paradiso;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi <strong>in</strong> noi la<br />

tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di vedere crescere l’umanità<br />

nuova, che <strong>il</strong> Signore al suo ritorno farà splendere come <strong>il</strong> sole nel tuo regno.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Le ferite che <strong>il</strong> peccato sul tuo corpo ha provocato, siano impresse,<br />

o Madre, <strong>in</strong> me.<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

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<strong>il</strong> diritto al buon nome.<br />

Tu non avevi nessuno sulla terra che ti chiamasse fratello. Oggi, però, sono io che<br />

voglio rivolgerti, anche se ormai troppo tardi, questo dolcissimo nome.<br />

Mio caro fratello ladro, sono letteralmente distrutto.<br />

Ma non per la tua morte. Perché, stando ai parametri codificati della nostra<br />

ipocrisia sociale, forse te la meritavi. Hai sparato tu per primo sul metronotte, ferendolo<br />

gravemente. E lui si è difeso. E stamatt<strong>in</strong>a, quando sono andato a trovarlo <strong>in</strong> ospedale,<br />

mi ha detto piangendo che anche lui strappa la vita con i denti. E che, con quei quattro<br />

luridi soldi per i quali rischia ogni notte la pelle, deve mantenere dieci figli: <strong>il</strong> più grande<br />

quanto te, <strong>il</strong> più piccolo di un anno e mezzo.<br />

No, non sono amareggiato per la tua morte violenta. Ma per la tua squallida vita.<br />

Prima che giustamente ti uccidesse <strong>il</strong> metronotte, ti aveva <strong>in</strong>giustamente ucciso tutta<br />

la città. Questa città splendida e altera, generosa e contraddittoria. Che discrim<strong>in</strong>a, che<br />

rifiuta, che non si scompone. Questa città dalla delega fac<strong>il</strong>e. Che pretende tutto dalle<br />

istituzioni. Che non si mob<strong>il</strong>ita dalla base nel vedere tanta gente senza tetto, tanti<br />

giovani senza lavoro, tanti m<strong>in</strong>ori senza istruzione. Questa città che f<strong>in</strong>ge di ignorare la<br />

presenza, accanto a te che cadevi, di tre bamb<strong>in</strong>i che ti tenevano <strong>il</strong> sacco!<br />

Prima che giustamente ti uccidesse <strong>il</strong> metronotte, ti avevano <strong>in</strong>giustamente ucciso<br />

le nostre comunità cristiane. Che, sì, sono venute a cercarti, ma non ti hanno saputo<br />

<strong>in</strong>seguire. Che ti hanno offerto del pane, ma non ti hanno dato accoglienza. Che<br />

organizzano soccorsi, ma senza amare abbastanza. Che portano pacchi, ma non c<strong>in</strong>gono<br />

di tenerezza gli <strong>in</strong>felici come te. Che promuovono assistenza, ma non promuovono una<br />

nuova cultura di vita. Che celebrano belle liturgie, ma faticano a scorgere l'icona di Cristo<br />

nel cuore di ogni uomo. Anche <strong>in</strong> un cuore abbrutito e fosco come <strong>il</strong> tuo, che ha cessato<br />

di batter per sempre.<br />

Prima che giustamente ti uccidesse <strong>il</strong> metronotte, forse ti avevo <strong>in</strong>giustamente<br />

ucciso anch'io che, l'altro giorno, quando c'era la neve e tu bussasti alla mia porta, avrei<br />

dovuto fare ben altro che mandarti via con diecim<strong>il</strong>a miserab<strong>il</strong>i lire e con uno scampolo<br />

di predica.<br />

Perdonaci, Massimo.<br />

Il ladro non sei solo tu. Siamo ladri anche noi perché prima ancora che della vita,<br />

ti abbiamo derubato della dignità di uomo.<br />

seppellire.<br />

Perdonaci per l'<strong>in</strong>differenza con la quale ti abbiamo visto vivere, morire e<br />

Perdonaci se, ad appena otto giorni dall'<strong>in</strong>izio solenne dell'anno <strong>in</strong>ternazionale<br />

54<br />

Nona Stazione<br />

Gesù cade la terza volta<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Onore e gloria a colui che è la Parola da sempre. Parola accolta,<br />

custodita e testiomoniata f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e.<br />

Lettura<br />

Dalla lettera agli Ebrei (5, 8-9)<br />

Gesù, pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto,<br />

divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.<br />

Riflessione<br />

Sento forte <strong>il</strong> desiderio di svelare la mia frag<strong>il</strong>ità, di mostrarla a tutti coloro che mi<br />

<strong>in</strong>contrano, che mi vedono, come fosse la mia pr<strong>in</strong>cipale identificazione di uomo, di<br />

uomo <strong>in</strong> questo mondo. Un tempo mi <strong>in</strong>segnavano a nascondere le debolezze, a non<br />

far emergere i difetti, che avrebbero impedito di far risaltare i miei pregi e di farmi stimare.<br />

Adesso voglio parlare della mia frag<strong>il</strong>ità, non mascherarla, conv<strong>in</strong>to che sia una forza<br />

che aiuta a vivere.<br />

«Frag<strong>il</strong>ità» ha la stessa radice di frangere, che significa rompere.<br />

La frag<strong>il</strong>ità di un vetro pregiato di Murano o di un cristallo di Boemia: bello, elegante,<br />

ma basta poco perché si frantumi e si trasformi <strong>in</strong> frammenti <strong>in</strong>servib<strong>il</strong>i. Conoscendone<br />

la natura, si deve stare attenti a come lo si usa, a come lo si conserva: occorre tenerlo<br />

lontano da luoghi <strong>in</strong> cui si compiono azioni d'impeto, perché altrimenti quel vetro<br />

pregiato si fa nulla, solo ricordo.<br />

«Frag<strong>il</strong>e» significa anche delicato, grac<strong>il</strong>e.<br />

Come un fiore: basta un colpo di vento e un petalo si stacca e perde <strong>il</strong> suo<br />

profumo, divelto dalla sua funzione, muore.<br />

Il contrario di frag<strong>il</strong>e è resistente, tetragono, <strong>in</strong>distruttib<strong>il</strong>e.<br />

43


Si pensa agli oggetti <strong>in</strong> acciaio, alle rocce di una montagna. All'uomo di roccia,<br />

non di vetro, all'uomo potente, non frag<strong>il</strong>e: c'è e tra un attimo potrebbe svanire, pezzi<br />

di un'unità defunta, come non fosse mai stato.<br />

Si sente dire che l'educazione deve edificare un bamb<strong>in</strong>o forte, un uomo di<br />

coraggio che affronta le lotte e le v<strong>in</strong>ce.<br />

La timidezza, <strong>in</strong>vece, va curata e prima ancora nascosta; la paura va dimenticata<br />

e sostituita con la potenza e per questo ci si allena a battere un nemico, prima<br />

immag<strong>in</strong>ario e poi di carne; e l'ab<strong>il</strong>ità sta proprio nel romperlo e non nel venire rotti.<br />

Ecco la differenza tra i due opposti: la frag<strong>il</strong>ità e la forza.<br />

«Grandi» si crede siano coloro che hanno sempre v<strong>in</strong>to, mentre i «grac<strong>il</strong>i» <strong>in</strong> un<br />

attimo si <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>ano, si frantumano <strong>in</strong> tanti piccoli pezzi che non permettono di venire<br />

ricomposti.<br />

Io sono frag<strong>il</strong>e e, paradossalmente, sono portato a parlare di forza della frag<strong>il</strong>ità:<br />

di forza, anche se lontano dalla stab<strong>il</strong>ità, dalla <strong>in</strong>frangib<strong>il</strong>ità.<br />

Ho dedicato <strong>il</strong> mio tempo alla follia, al dolore mascherato di <strong>in</strong>sensatezza, di<br />

depressione; alla sofferenza che si fa s<strong>il</strong>enzio, che sdoppia le identità e fa di un uomo<br />

uno schizofrenico.<br />

Un lavoro che molti ritengono esclusivo dei forti, degli uom<strong>in</strong>i di ferro che magari<br />

si piegano ma non si rompono, degli uom<strong>in</strong>i di pietra cui <strong>il</strong> vento rende liscia la pelle, che<br />

cambiano forma, ma non perdono mai la durezza e <strong>il</strong> dest<strong>in</strong>o fissati per sempre.<br />

La frag<strong>il</strong>ità richiama <strong>il</strong> tempo e la caducità del tempo, del tempo che passa. Ebbene, se<br />

sono stato, e sono, un buon psichiatra, se ho aiutato i miei matti, ciò è avvenuto per la<br />

mia frag<strong>il</strong>ità, per la paura di una follia che si annida dentro di me, per la frag<strong>il</strong>ità che<br />

avverto capace di sdoppiarmi, di togliermi la voglia di vivere e di rendermi sim<strong>il</strong>e a un<br />

depresso che chiede soltanto di scomparire per cancellare <strong>il</strong> dolore di cui si sente<br />

plasmato.<br />

E <strong>il</strong> dolore è una qualità dell'essere frag<strong>il</strong>e.<br />

Ecco perché voglio gridare la mia frag<strong>il</strong>ità, dirlo ai miei matti, a tutti coloro che<br />

corrono da me per ancorarsi a una roccia. Devono sapere che semmai si attaccano a un<br />

vetro di Boemia, a un vaso di Murano, colorato, magari soffiato <strong>in</strong> forme curiose e piene<br />

di fasc<strong>in</strong>o. Come un vetro io, psichiatra frag<strong>il</strong>e, tante volte ho corso <strong>il</strong> rischio di rompermi.<br />

Una grac<strong>il</strong>ità che però aiuta l'altro a vivere, che mi ha permesso di capire la frag<strong>il</strong>ità e di<br />

rispettarla, di stare attento a non manipolare gli uom<strong>in</strong>i, a non falsificarli. Ho amato<br />

pers<strong>in</strong>o i frammenti di uomo, mi sono dedicato con pazienza a metterne <strong>in</strong>sieme i suoi<br />

pezzi. La frag<strong>il</strong>ità rifà l'uomo, mentre la potenza lo distrugge, lo riduce a frammenti che<br />

44<br />

Undicesima Stazione<br />

Gesù è crocifisso<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Nostro salvatore riconc<strong>il</strong>iaci con <strong>il</strong> Padre nella potenza del suo amore<br />

salvifico e misericordioso.<br />

Lettura<br />

Dal vangelo di Luca (23, 39-43)<br />

Uno dei malfattori appesi alla croce <strong>in</strong>sultava Gesù; l’altro <strong>in</strong>vece lo pregava: «Gesù,<br />

ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con<br />

me nel paradiso».<br />

Riflessione<br />

Caro Massimo,<br />

ho saputo per caso della tua morte violenta, da un ritaglio di giornale. Mi hanno<br />

detto che ti avrebbero seppellito stamatt<strong>in</strong>a, e sono venuto di buon'ora al cimitero a<br />

celebrare le esequie per te. Ma non ho potuto pronunciare l'omelia. Perché alla mia messa<br />

non c'era nessuno. Solo don Carlo, <strong>il</strong> cappellano, che rispondeva alle orazioni. E <strong>il</strong> vento<br />

gelido che scuoteva le vetrate.<br />

Sulla tua bara, neppure un fiore. Sul tuo corpo, neppure una lacrima. Sul tuo<br />

feretro, neppure un r<strong>in</strong>tocco di campana.<br />

Ho scelto <strong>il</strong> Vangelo di Luca, quello dei due malfattori crocifissi con Cristo, e<br />

durante la lettura mi è parso che la tua voce si sostituisse a quella del ladro pentito:<br />

«Gesù, ricordati di me!...».<br />

Povero Massimo, ucciso sulla strada come un cane bastardo, a 22 anni, con una<br />

spregevole refurtiva tra le mani che è rotolata nel fango con te!<br />

Povero randagio. Vedi: sei tanto povero, che posso chiamarti ladro<br />

tranqu<strong>il</strong>lamente, senza paura che qualcuno mi denunzi per v<strong>il</strong>ipendio o rivendichi per te<br />

53


52<br />

si trasformano <strong>in</strong> polvere.<br />

Il Cantico dei Cantici è una storia d'amore, una bellissima storia d'amore. Lei non<br />

desidera che stare con lui e f<strong>in</strong>almente può dormire nello stesso letto, e così si<br />

addormenta felice. Ma al risveglio lui non c'è più ed ella è presa dalla disperazione, dalla<br />

paura che sia scappato, che sia morto, e allora esce e corre dappertutto a cercarlo e<br />

<strong>in</strong>contra le guardie e le <strong>in</strong>terroga se mai abbiano visto «<strong>il</strong> mio amore». Va pers<strong>in</strong>o nelle<br />

osterie a vedere se si trovasse con dei compagni, ma <strong>in</strong>vano.<br />

Senza di lui è solo un pezzo di esistenza, ne avverte la mancanza, non si accorge di ciò<br />

che ha e che <strong>in</strong>contra, ma soltanto di ciò che non ha più: l'assenza riempie di dolore la<br />

sua mente e vaga senza altro scopo e senza altra meta che <strong>in</strong>contrarlo e non si<br />

rammenta nemmeno della vastità del mondo e della difficoltà di trovare <strong>il</strong> suo amore, di<br />

cui avverte <strong>il</strong> sapore dei «baci sulla bocca».<br />

Sono uno psichiatra frag<strong>il</strong>e che mette <strong>in</strong>sieme pezzi d'uomo perché possa<br />

sorridere, sperare, amare e sentire la propria frag<strong>il</strong>ità.<br />

Lo psichiatra non ricostruisce la grandezza, ma sempre e soltanto la frag<strong>il</strong>ità. È<br />

come se amasse le caratteristiche dell'uomo frag<strong>il</strong>e, non quelle dell'onnipotente, del<br />

forte; semmai la forza è <strong>in</strong> quella <strong>in</strong>sufficienza, <strong>in</strong> quella consapevolezza di potersi<br />

rompere, come un vaso «segreto»: solo se si rompe esce qualcosa di sconosciuto e di<br />

prezioso.<br />

Il Cantico dei Cantici parla dell'amore necessario: essere <strong>in</strong> due rende possib<strong>il</strong>e<br />

esistere a chi separatamente non ce l'avrebbe fatta, si sarebbe rotto. L'uomo frag<strong>il</strong>e<br />

vuole un nido piccolo, appoggiato sui rami <strong>in</strong>crociati di un abete, e desidera trovarvi <strong>il</strong><br />

proprio amore. In quel nido ci si tocca e non si dist<strong>in</strong>guono più i conf<strong>in</strong>i tra <strong>il</strong> proprio<br />

corpo e quello dell'amato. È bellissimo l'amore e solo la frag<strong>il</strong>ità lo coglie.<br />

È straord<strong>in</strong>ario penetrare <strong>il</strong> proprio amore che <strong>in</strong> quel momento si aggancia, e di<br />

due corpi si fa una cosa sola: due frammenti si uniscono e due frag<strong>il</strong>ità si danno<br />

reciprocamente forza. La frag<strong>il</strong>ità dell'uno diventa pietra angolare per l'altro, appiglio<br />

tetragono come fosse una roccia, ma è fatto di vetro. Un vetro entro cui uno si rispecchia<br />

e vede la propria debolezza che, proiettata nell'altro, gli appare forza.<br />

Ecco lo psichiatra, un uomo del dolore che vive del dolore dell'altro e che permette<br />

di rispecchiare nella propria frag<strong>il</strong>ità la forza terapeutica.<br />

Il potente non sa amare; l'uomo di ferro è freddo, sa avvolgere e legare per<br />

sottomettere, per schiavizzare. Senza paura non c'è amore e <strong>il</strong> potente fa paura.<br />

Analogamente a Narciso, che crede di essere meglio di tutti, e per questo evita di<br />

confrontarsi con chiunque; percepisce attorno solo lo sguardo ammirato di chi <strong>in</strong>contra,<br />

45


non la presenza dell'altro come possib<strong>il</strong>e parte di sé.<br />

Io sono tanto frag<strong>il</strong>e da pensare sempre all'amore, nelle sue varie specificazioni,<br />

e sento la voglia di essere amato per poter amare: un circolo virtuoso per cui la voglia di<br />

amare co<strong>in</strong>cide soltanto con l'essere amato: due frag<strong>il</strong>ità si uniscono e si fanno forza<br />

dentro <strong>il</strong> segreto, nel mistero dell'amore.<br />

INVOCAZIONI<br />

Presidente:<br />

A Cristo, sacerdote eterno, che si consegna con amore nelle nostre mani, eleviamo le<br />

nostre <strong>in</strong>vocazioni.<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, coronato di gloria e di onore a causa della morte che<br />

hai sofferto per noi:<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che sei stato messo alla prova e vieni <strong>in</strong> aiuto a quelli<br />

che subiscono la tentazione:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, nostro capo, che guidi a salvezza, reso perfetto dalla<br />

tua passione;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Dio, Padre buono, che non hai risparmiato <strong>il</strong> tuo Figlio unigenito, ma lo hai dato per<br />

noi peccatori; rafforzaci nell’obbedienza della fede, perché seguiamo <strong>in</strong> tutto le sue orme e<br />

siamo con lui trasfigurati nella luce della tua gloria.<br />

<strong>in</strong> me.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Dolce Madre dell’amore, fa’ che <strong>il</strong> grande tuo dolore io lo senta pure<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

46<br />

dice “smettetela di uccidere, perché non si fa così”. Quando si dice “non squarciamola”,<br />

si vuol dire “per favore, smettetela”. Perché tutto facciamo <strong>in</strong> questa direzione, sempre!<br />

E la Croce è <strong>il</strong> luogo dove sarà squarciato Gesù, non <strong>il</strong> velo del tempio, ma sarà squarciato<br />

dal basso, con una lancia per aprire <strong>il</strong> mistero di Dio. Tutte le nostre divisioni squarciano<br />

lui e ci aprono al mistero dell’amore di Dio sul mondo.<br />

Così <strong>in</strong>izia <strong>il</strong> giudizio della Croce. Tutto Giovanni è un processo che term<strong>in</strong>a con <strong>il</strong><br />

giudizio. Questo è l’<strong>in</strong>izio del giudizio, coi nemici, con gli uccisori, coi lontani, che<br />

rappresenta tutta l’umanità, “quattro”.<br />

INVOCAZIONI<br />

preghiera.<br />

vita:<br />

Presidente:<br />

Al figlio di Dio che ci ha riconc<strong>il</strong>iati col Padre e ci ha dato la vita nuova, salga la nostra<br />

Tutti: Abbi pietàdi noi;<br />

Lettore: signore Gesù, che riversi su tutti gli uom<strong>in</strong>i <strong>il</strong> tuo perdono che dà la<br />

Tutti Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, nostro giudice che svelerai le <strong>in</strong>tenzioni dei cuori:<br />

Tutti: Abbi pietà di noi;<br />

Lettore: signore Gesù, , nostra speranza per questa vita e per la vita eterna;<br />

Tutti: Abbi pietà di noi.<br />

Presidente: preghiamo.<br />

O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli um<strong>il</strong>i e dei poveri,<br />

donaci un cuore libero da tutti gli idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito<br />

del tuo Fuglio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge di vita.<br />

Per Cristo nostro Signore.<br />

Tutti: Amen<br />

Lettore: Fa’ che <strong>il</strong> tuo materno affetto per <strong>il</strong> Figlio benedetto mi commuova<br />

e <strong>in</strong>fiammi <strong>il</strong> cuor.<br />

Tutti: Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano impresse<br />

nel mio cuore.<br />

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dividiamo. Gettiamo la sorte: la sorte è un altro modo per dire “eredità”: di chi sarà?<br />

Va ereditata <strong>in</strong>tera. Fuori metafora, vuol dire una cosa molto semplice: che non dobbiamo<br />

dividerci tra noi. Questa tunica rappresenta l’amore fraterno. Se riceviamo <strong>il</strong> dono del<br />

Figlio, diventiamo anche noi figli, siamo uniti a lui e al Padre e allora dobbiamo essere<br />

uniti tra di noi. Se siamo divisi tra di noi, dividiamo <strong>il</strong> Corpo di Cristo, la sua tunica. Per<br />

questo la divisione è <strong>il</strong> grande male e satana è chiamato <strong>il</strong> divisore. E la divisione è morte.<br />

Dividete una persona e vedete! Dividete un paio di scarpe non è più tale. Cioè divisione<br />

è pr<strong>in</strong>cipio di morte, <strong>il</strong> contrario di “comunione”. La comunione nell’amore.<br />

Gesù cos’è venuto a portare sulla terra? La sua stessa comunione che Lui ha con<br />

<strong>il</strong> Padre e <strong>il</strong> Padre con Lui è venuto a portarla a noi, ed è la vita di Dio, lo Spirito Santo.<br />

Se noi ci dividiamo non abbiamo lo Spirito Santo, non abbiamo la vita, abbiamo la morte.<br />

E che dire delle divisioni allora che ci sono tra noi?<br />

Ogni divisione è una uccisione. Si perpetua <strong>il</strong> mistero dell’uccisione di Dio, la<br />

lacerazione del Figlio. E cosa fa <strong>il</strong> Figlio <strong>in</strong> questa uccisione? Mi offre la sua vita, mi offre<br />

<strong>il</strong> perdono, mi offre la riconc<strong>il</strong>iazione, mi offre l’unificazione <strong>in</strong> questa scissione.<br />

Che cos’è la divisione tra le Chiese? Gesù ha pregato nell’ultima cena che tutti i<br />

discepoli siano un’unica realtà, come lui e <strong>il</strong> Padre. Perché? Perché proprio <strong>in</strong> questa<br />

unione noi testimoniamo l’amore eterno di Dio al mondo e tutti gli uom<strong>in</strong>i possono<br />

raggiungere l’unità da cui tutti nasciamo e verso la quale tutti andiamo. E questa unione<br />

è la vita. La divisione tra i cristiani è uccisione del Corpo di Cristo, è <strong>il</strong> peccato.<br />

E Cristo cosa fa?<br />

Ucciso da noi e per noi, ci offre ancora <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio di unità per tutti i cristiani. E<br />

per <strong>il</strong> mondo <strong>in</strong>tero, ogni volta che ci separiamo da uno, qualunque sia, considerato<br />

nemico, noi uccidiamo Cristo, è suo fratello, anzi, si identifica con lui. E <strong>il</strong> mistero<br />

dell’unità è <strong>il</strong> grande mistero di Dio, che è <strong>il</strong> contrario della globalizzazione, <strong>in</strong>tesa come<br />

omologazione, dove tutti siamo uniti, ma <strong>in</strong> che modo? Nella libertà? Nel rispetto? Nella<br />

differenza? Nel dono? Nell’<strong>in</strong>dividualità? Oppure tutti omologati? Perché non tolleriamo<br />

le differenze, le sopprimiamo? Se la vera alternativa del futuro sarà o l’omologazione o<br />

la differenziazione nell’unione, cioè o un frullato omogeneo, dove tutti siamo uguali, ma<br />

ridotti a poltiglia, o tutti diversi e tutti rispettati, perché siamo tutti uguali e fratelli.<br />

È <strong>il</strong> grande mistero questa tunica!<br />

Non squarciamola!<br />

Pensiamo a tutti gli squarci che ci sono, perché quando c’è un imperativo<br />

negativo, quando si dice “non giudicare”, che cosa vuol dire? Vuol dire “smettetela di<br />

giudicare, perché è quel che fate costantemente”. Quando si dice “non uccidere”, si<br />

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Decima Stazione<br />

Gesù è spogliato delle vesti<br />

Presidente Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.<br />

Tutti Perché con la tua santa croce hai redento <strong>il</strong> mondo.<br />

Tutti Donaci la forza di ricordare <strong>il</strong> nostro peccato nell’um<strong>il</strong>tà del cuore.<br />

Lettura<br />

Dal vangelo di Giovanni (19, 23-24)<br />

I soldati presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la<br />

tunica. Siccome quella tunica era senza suture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo,<br />

dissero tra loro: «Non dividiamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca».<br />

Riflessione<br />

Spartirono per sé le mie vesti<br />

Ciascuno dei quattro che hanno crocifisso Gesù ricevono <strong>in</strong> eredità le sue vesti,<br />

simbolo del suo corpo: <strong>il</strong> Figlio dà se stesso, la sua vita per i nemici che lo uccidono. Il<br />

numero quattro, come i punti card<strong>in</strong>ali, <strong>in</strong>dica universalità: tutti siamo figli, nessuno<br />

escluso. A condizione però che conserviamo l’unità: non dobbiamo dividere la tunica,<br />

simbolo della fraternità, che fa di noi tutti una cosa sola con <strong>il</strong> Figlio e <strong>il</strong> Padre.<br />

Quale esperienza farà la Chiesa, <strong>in</strong>vece?<br />

Quella della sofferenza, addirittura del dramma di una effettiva lacerazione di una<br />

effettiva frattura. Chiediamo, <strong>in</strong> forza della Parola, <strong>il</strong> dono e l’impegno per la giustizia,<br />

per la pace, per la concordia.<br />

Ora, la tunica era senza suture, tessuta dall’alto per <strong>in</strong>tero.<br />

Cosa vuol dire? Che ognuno di noi riceve <strong>il</strong> dono di Dio di diventare Figlio. Dio<br />

cosa ci dona? Ci dona tutto se stesso, ci si dona come Padre, per cui diventiamo figli.<br />

Siccome però è donato a tutti Dio, <strong>in</strong> quattro parti, lo riceve ognuno tutto <strong>in</strong>tero.<br />

Cosa vorrà dire questo?<br />

Vorrà dire che noi siamo tutti uniti a lui e tutti uniti tra di noi. Se noi ci dividiamo<br />

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tra noi, non siamo più fratelli, allora vuol dire che stracciamo <strong>il</strong> nostro essere figli. Qu<strong>in</strong>di<br />

se vuoi avere le vesti non devi rompere la tunica; se vuoi essere figlio, non devi rompere<br />

la fraternità; se vuoi essere unito al Padre, devi essere unito a tutti i fratelli, a tutti gli<br />

uom<strong>in</strong>i. Qu<strong>in</strong>di la tunica ha un significato particolarissimo per dire: guarda che l’essere<br />

figli di Dio, vuol dire <strong>in</strong> concreto essere fratello di tutti. Perché, appunto, se lui ha dato<br />

le sue vesti a tutti <strong>in</strong> quattro parti, cioè ha dato se stesso a tutti e io ricevo lui e lui si<br />

dona tutto a me, tutto a te, tutto a tutti, cosa vuol dire?<br />

Vuol dire che noi tutti siamo uniti a lui e siamo uniti tra di noi. Se ci dividiamo tra<br />

noi, laceriamo <strong>il</strong> suo corpo, lo uccidiamo ancora. Cioè le divisioni tra noi sono l’uccisione<br />

di Cristo.<br />

E cosa fa lui nella sua uccisione? Nella sua uccisione rifà unità, ci ridà <strong>il</strong> corpo, ci<br />

ridà le vesti f<strong>in</strong>o a quando comprendiamo che non dobbiamo dividerci tra noi. Cioè la<br />

divisione di un corpo vuol dire l’uccisione. Ogni volta che ci dividiamo tra noi dividiamo<br />

<strong>il</strong> corpo di Cristo, dividiamo Dio, cioè uccidiamo Dio oltre che noi stessi come figli. È,<br />

questo sempre, un discorso di estrema attualità, sia nelle relazioni personali, sia<br />

all’<strong>in</strong>terno della comunità, sia all’<strong>in</strong>terno della Chiesa, e la divisione tra le Chiese, sia<br />

all’<strong>in</strong>terno dell’umanità.<br />

Eppure questa unità è già data ai piedi della Croce, perché lì c’è lui che dà le vesti<br />

e la tunica ai nemici e dà la Madre e lo Spirito agli amici, che poi vedremo essere la stessa<br />

cosa; cioè dona tutto a tutti.<br />

E questa tunica, dice <strong>in</strong>nanzitutto che è senza suture. È tutta d’un pezzo questa<br />

tunica. Cioè, <strong>in</strong> realtà ognuno di noi riceve totalmente <strong>il</strong> Corpo di Cristo, <strong>il</strong> Corpo del<br />

Figlio che ci dona totalmente <strong>il</strong> Padre. Dio ci dona tutto se stesso; Dio è amore e l’amore<br />

è dono di sé. Qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> dono è <strong>in</strong>tero per ciascuno.<br />

E questa veste è tessuta dall’alto. Dall’alto, <strong>in</strong> Giovanni, vuol dire da Dio, oppure<br />

dal cielo. Bisogna nascere dall’alto, <strong>il</strong> pane che viene dall’alto, <strong>il</strong> pane che viene dal cielo;<br />

cioè <strong>il</strong> Corpo di Cristo è tessuto direttamente dal Verbo di Dio, tessuto da Dio, è Dio<br />

stesso questo Corpo, per <strong>in</strong>tero, non è a pezzi; un corpo a pezzi è un corpo morto. Ecco,<br />

le caratteristiche di questa tunica <strong>in</strong>dicano, allora, che se noi riceviamo le vesti di Cristo,<br />

riceviamo anche la tunica, cioè tutto <strong>in</strong>tero <strong>il</strong> dono di Dio.<br />

E allora cosa bisogna fare? Non squarciamolo. La parola “squarciare” esce negli<br />

altri Vangeli, quando si parla del velo del tempio che si squarcia dall’alto al basso. Questo<br />

<strong>in</strong>vece, che è <strong>il</strong> corpo di Cristo, <strong>il</strong> vero santuario, non va squarciato, perché è <strong>il</strong> centro<br />

dell’unità, perché proprio ai piedi della Croce c’è l’unità tra vic<strong>in</strong>i e lontani e <strong>il</strong> cielo è<br />

congiunto alla terra, e la giustizia di Dio fa misericordia di tutti i peccati. Qu<strong>in</strong>di non<br />

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