pagina 12.pdf - Genetica e Immunologia Pediatrica
pagina 12.pdf - Genetica e Immunologia Pediatrica
pagina 12.pdf - Genetica e Immunologia Pediatrica
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
la mucosa. (Fig 9-8c).<br />
Nei casi di megauretere in doppio distretto si possono creare due tunnel sottomucosi.<br />
(Fig.9-8d). Se l’uretere è molto corto può essere impiegata la tecnica della vescica<br />
psoica. Nei casi di megauretere bilaterale si procede alla correzione dell’anomalia in<br />
due tempi. Nel caso in cui il risultato del primo intervento sia soddisfacente, si procede<br />
all’intervento controlaterale circa 3 mesi dopo.<br />
Fig 9-8c In caso di tunnel sottomucoso particolarmente lungo si ricorre alla reazione<br />
di tre occhielli sul detrusore.<br />
Fig 9-8d In caso di MP in doppio distretto è possibile realizzare due tunnel<br />
sottomucosi separati.<br />
I risultati di questa tecnica sono solitamente buoni; dopo 6-12 mesi dall’intervento si<br />
assiste, di norma, alla regolarizzazione del calibro dell’uretere. Fra le più comuni<br />
complicanze intraoperatorie è da annotare la preforazione della mucosa vescicale<br />
durante la preparazione del tunnel sottomucoso. Se la perforazione della mucosa è<br />
minima si procede alla sua chiusura e si completa la creazione del tunnel<br />
sottomucoso. Se invece la lacerazione della mucosa vescicale è ampia, si chiude la<br />
breccia ed il tunnel sottomocuso realizzato altrove. Questo rischio è particolarmente<br />
elevato nei casi di ipertrofia del detrusore. È da ricordare che questa tecnica<br />
chiurugica è caratterizzata da un minimo trauma chirurgico e da una ottima<br />
conservazione delle strutture anatomiche.<br />
Con questa tecnica, inoltre, la lunghezza del tunnel sottomucoso rispetto all’uretere<br />
dilatato è di 4:1 e occasionalmente di 3:1, questo tragitto sottomucoso<br />
sufficientemente lungo protegge dal reflusso vescico ureterale. Può essere applicata<br />
con successo nei neonati e nei lattanti con vescica piccola e mucosa sottile, come nei<br />
pazienti con ipertrofia del detrusore.<br />
Rimodellamento ureterale<br />
La caratteristica più significativa della chirurgia del MP è certamente il rimodellamento<br />
longitudinale dell’uretere. Infatti se il diametro dell’uretere supera la misura di 0, 7cm,<br />
diventa necessaria la riduzione di calibro dell’uretere (“ureteral tapering”), in quanto, in<br />
età pediatrica, difficilmente è possibile confezionare un tunnel sottomucoso più lungo<br />
di<br />
4 cm.<br />
In questi anni sono state proposte numerose tecniche di plastica riduttiva del calibro<br />
del megauretere che possono essere divise in due gruppi:<br />
1. tecniche di rimodellamento escissionale<br />
2. tecniche di rimodellamento non escissionale.<br />
Tecniche di modellamento escissionale<br />
La tecnica di rimodellamento (“ureteral tapering”) fu introdotta nel 1969 da Henderen<br />
ed ancora oggi risulta essere la più impiegata nel trattamento dell’uretere dilatato.<br />
Dopo la resezione del tratto distale dell’uretere che va oltre il livello della sinfisi<br />
pubica, dopo la sua ampia mobilizzazione, il rimodellamento longitudinale dell’uretere<br />
terminale è quasi sempre necessario nel MP e lo si esegue negli ultimi 5-7cm di<br />
uretere rettilinizzato, già adeguatamente isolato ed accorciato. Preservando la<br />
porzione meglio vascolarizzata e sulla guida di un catetere 10 Ch, viene resecata una<br />
striscia di parete eccedente di megauretere.<br />
Il modellamento escissionale può essere facilitato con l’utilizzo di clamps di Hendren.<br />
(fig.9-9)<br />
Fig.9.9 Rimodellamento ureterale sec. Hendren .<br />
L’uretere viene ricostruito con una sutura in doppio strato in materiale a lento<br />
riassorbimento (5/0 o 6/0) con una prima sutura continua incavigliata ed una seconda<br />
a punti staccati per assicurare una perfetta tenuta della sutura. Gli ultimi centimetri<br />
vengono suturati solo con punti staccati per sopperire, senza inconvenienti, ad un<br />
eventuale eccesso di lunghezza.<br />
Alla fine del successivo reimpianto in vescica, viene quasi sempre posizionato un<br />
tutore ureterale che viene lasciato in situ per 8-10 giorni.<br />
Una uretero-pielografia viene eseguita prima della rimozione del tutore per assicurarsi<br />
di eventuali filtrazioni in corrispondenza del rimodellamento. Nel caso vi fossero<br />
filtrazioni dall’uretere modellato o ostruzioni dello stesso per edema post-operatorio<br />
prolungato, verrà messa in situ una sonda nefrostomica percutanea per 24-48 ore.<br />
Nel caso di un megauretere con duplicità Hendren suggerisce di resecare quello più<br />
compromesso realizzando una pielo-pielostomia e di reimpiantare un solo uretere.<br />
Tecnica di Tanagho<br />
Tanagho nel 1974 propose di non modellare più di 5-8 cm di uretere e di non<br />
resecare più dei 2/3 della sua circonferenza. In caso di ureteri molto dilatati,<br />
scompensati, il modellaggio doveva essere più esteso, evitando di ledere i suoi<br />
attacchi peritoneali. Con questa tecnica il modellaggio viene attuato in situ sulla sua<br />
faccia esterna dell’uretere. Per ridurre il rischio d’ischemia, è necessario incidere<br />
l’avventizia al centro nella porzione da escindere, separarla dalla parete ureterale<br />
propriamente detta che sarà resecata e quindi ricoperta dall’avventizia ricostituita.<br />
(fig.9-10)<br />
Fig 9-10 Tecnica di rimodellamento sec. Tanagho<br />
Tecnica di Hodgson<br />
Hodgson, nel 1975, propose una tecnica un po’ diversa per il modellamento totale in<br />
un tempo, che l’Autore effettua negli ureteri molto grossi scompensati: l’uretere è<br />
separato dalla vescica e dissecato per una lunghezza sufficiente al reimpianto. Una<br />
sonda 10 Ch viene introdotta fino nel rene. Una sutura continua a sopraggitto viene<br />
eseguita dal basso in alto nella porzione di uretere che si intende modellare; ciò<br />
consente un controllo molto preciso della riduzione di diametro che si desidera<br />
ottenere. (fig.9-11)<br />
Fig.9-11 Tecnica di rimodellamento sec Hogdson<br />
Tecnica di Bishop<br />
Bishop, al contrario, limita il modellaggio dell’uretere dilatato, a qualche centimetro<br />
eseguendo un’escissione distale a V della parete ureterale tipo Paquin. Il reimpianto<br />
viene eseguito con la tecnica Politano-Leadbetter. L’Autore rinforza il meccanismo<br />
anti-reflusso ponendo un lembo libero di mucosa vescicale al di sopra del meato (Fig.<br />
9-12)<br />
Fig 9-12 Tecnica di rimodellamento sec. Bishop<br />
Rimodellamento per plicatura<br />
In alternativa al rimodellamento con parziale resezione parietale, è stato proposto da<br />
Kalicinski nel 1977 e da Star nel 1979 un rimodellamento con una semplice plicatura<br />
dell’uretere distale.<br />
La plicatura è una tecnica più semplice del modellamento convenzionale. Essa evita<br />
che si crei una linea di sutura con il rischio di una filtrazione urinaria. Ciò comporta<br />
anche un periodo di degenza più breve.<br />
Tecnica di Kalicinski<br />
Kalicinski, nel 1977 propose come plicatura una sutura continua transfissante<br />
dell’uretere dilatato per tutta la lunghezza che si intende sottoporre a modellamento<br />
(da 5 a 10 cm). La porzione di uretere così esclusa non viene resecata bensì ribaltata<br />
e fissata all’uretere stesso come un secondo strato. (Fig 9-13)<br />
Fig.9-13 Tecnica di rimodellamento sec. Kalicinski<br />
Tecnica di Starr<br />
Starr nel 1979 descrisse un differente metodo di tapering ureterale. L’Autore consiglia<br />
di plicare la parete ureterale introflettendo l’uretere in eccesso all’interno del lume. (fig.<br />
9-14)<br />
Fig.9-14 Tecnica di rimodellamento sec Starr<br />
Tecnica di Brueziere<br />
Brueziere propose, nel 1982, la tecnica detta “del pantalone” che consiste nella<br />
sezione mediana e longitudinale dell’uretere dilatato trasformando un grosso uretere in<br />
2 ureteri di diametro normale che vengono reimpiantati a canna di fucile come in una<br />
duplicità (Fig.9-15)