pagina 12.pdf - Genetica e Immunologia Pediatrica
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Capitolo 10<br />
Supplemento RIGIP anno III numero 1 - gennaio 2011 | direttore scientifico: Carmelo Salpietro - direttore responsabile: Giuseppe Micali<br />
Trattamento chirurgico<br />
Romeo G., Arena F.<br />
Dopo la meatotomia endoscopica di Caukl nel 1923, le tecniche chirurgiche proposte<br />
per il trattamento del MP sono state numerose, ma molte di esse sono state<br />
abbandonate. Dopo il lavoro di Perrin, che ha gettato le basi alla conoscenza della<br />
fisiopatologia della malattia, il trattamento del MP è stato finalmente chiarito.<br />
L’intervento chirurgico per la correzione del MP prevede:<br />
- l’accesso extraperitoneale alla vescica;<br />
- l’isolamento intravescicale o (più spesso) intra ed extravescicale o solo (di recente)<br />
extravescicale del megauretere, l’eliminazione dell’eventuali tortuosità e quindi la<br />
rettilineizzazione dell’uretere.<br />
- l’accorciamento dell’uretere per la porzione distale eccedente il livello della sinfisi<br />
pubica, con eliminazione del segmento ristretto;<br />
- l’eventuale rimodellamento longitudinale terminale;<br />
- il reimpianto ureterovescicale antireflusso.<br />
Trattamenti abbandonati<br />
• Dilatazioni endoscopiche ripetute, totalmente illogiche.<br />
• Meatotomie endoscopiche causa di reflussi massivi. Tuttavia esse possono essere<br />
impiegate in caso di stenosi del neo-meato dopo un reimpianto.<br />
• Reimpianti diretti con o senza rimodellamento dell’uretere, causa di reflusso più o<br />
meno massivo .<br />
• Rimodellamenti estesi dell’uretere proposti da Bischoff o limitati al segmento pelvico<br />
alla maniera di Wayman senza sopprimere il segmento ristretto. Esse si basano su un<br />
principio errato e non hanno che un significato storico.<br />
Interventi miranti a supplire allo scarso peristaltismo dell’uretere, abbandonati<br />
• L’affossamento dell’uretere nello psoas (Carlson), lasciando libera la parte terminale<br />
e la porzione alta sottopelvica dell’uretere. Intervento totalmente illogico.<br />
• L’inguainamento totale dell’uretere, dal bacinetto fino alla vescica, in un ansa ileale<br />
demucosizzata e rimodellata secondo Hirschhozn. Intervento lungo, emorragico,<br />
difficile.<br />
• L’affossamento dell’uretere nel bordo antimesenterico del colon come proposto da<br />
Grane.<br />
Tecniche antireflusso<br />
Tutte le tecniche antireflusso si basano sul principio di ripristinare un sufficiente tratto<br />
ureterale intravescicale e sottomucoso, garantendo allo stesso tempo una adeguata<br />
base di sostegno dell’uretere.<br />
Numerose sono le metodiche per raggiungere questi scopi: l’approccio può essere<br />
extravescicale, intravescicale o combinato; si può creare un nuovo iato vescicale<br />
cranialmente e medialmente all’originale e realizzare un “tunnel” sottomucoso verticale<br />
dove collocare l’uretere, oppure, conservando lo iato originale, realizzare un tunnel<br />
sottomucoso trasversale.<br />
Tecnica di hutch<br />
Questa tecnica ideata nel 1952 è importante dal punto di vista storico in quanto fu la<br />
prima tecnica chirurgica “antireflusso” proposta. La tecnica di Hutch (Fig. 9-1), prevede<br />
un approccio intravescicale con allungamento del tratto sottomucoso dell’uretere<br />
ottenuto senza discontinuare in meato ureterale, estendendo il tratto muscolare<br />
sottoureterale di sostegno.<br />
Fig. 9-1 Tecnica chirurgica antireflusso di Hutch<br />
Questa tecnica risulta non efficace per il trattamento del MP in quanto lascia in situ il<br />
segmento ristretto.<br />
Tecnica di Lich – Gregoir<br />
Altra “antica” metodica chirurgica antireflusso da ricordare, per l’importanza storica, è<br />
la tecnica di Lich-Gregoir descritta nel 1961da Lich e nel 1962 da Gregoir e che viene<br />
realizzata per via extravescicale con allungamento dell’uretere sottomucoso<br />
estendendo il tratto muscolare sottoureterale dall’esterno, senza aprire la vescica (Fig.<br />
9-2).<br />
Fig. 9-2 Tecnica chirurgica antireflusso secondo Lich-Gregoir<br />
Questa tecnica antireflusso, intravescicalizzando l’uretere pelvico eventualmente<br />
rimodellato per via extravescicale, può essere associata nei grandi dolicomegaureteri<br />
a rimodellamento della porzione alta dell’uretere con reimpianto ureteropielico. Non è<br />
scevra di complicanze quali reflusso e stenosi.<br />
Tecnica di Politano-Leadbetter<br />
Del 1958 è la tecnica di Politano –Leadbetter, che per molti anni è stata la metodica<br />
universale di scelta e che conserva ancora molti estimatori (Fig. 9-3a.b, c, d).<br />
Fig. 9-3° Isolamento intravescicale dell’uretere<br />
Fig. 9-3b Trasferimento extravescicale dell’uretere isolato<br />
Fig. 9-3c Creazione del nuovo iato, confezione del tunnel sottomucoso, reinserimento<br />
dell’uretere in vescica attraverso il neo-iato<br />
Fig. 9-3d Alloggiamento dell’uretere nel tunnel sottomucoso e anastomosi dell’uretere<br />
con il muscolo e la mucosa vescicale<br />
La tecnica di Politano – Leadbetter veniva originariamente descritta ed eseguita per<br />
la sola via intravescicale, tuttavia oggi molti chirurghi la realizzano per via combinata<br />
intra ed extravescicale . La metodica consiste nell’isolamento intravescicale<br />
dell’uretere (Fig. 9-3a), nel trasferimento extravescicale dell’uretere isolato (Fig 9-3b),<br />
nella legatura e sezione del legamento vescicale omolaterale (con scrociamento dal<br />
dotto deferente nel maschio), nella ricostruzione del piano muscolare a livello del<br />
vecchio iato ureterale, nella creazione di un nuovo iato nella parete vescicale, più<br />
cranialmente e medialmente rispetto al vecchio, nella confezione di un tunnel<br />
sottomucoso verticale tra il nuovo iato e la vecchia sede del meato ureterale (Fig.<br />
9-3c), nel reinserimento dell’uretere in vescica attraverso il neo iato, nell’alloggiamento<br />
dell’uretere nel tunnel sottomucoso e nell’anastomosi dell’uretere con il muscolo e<br />
mucosa vescicali, riportando così il meato nella sede originaria (Fig. 9-3d). La vescica<br />
viene mobilizzata al fine di ottenere una lunghezza sufficiente del tunnel sottomucoso<br />
ed una buona direzione dell’uretere.<br />
Intervento di Paquin<br />
Paquin nel 1959 ha descritto una tecnica di reimpianto dei grossi ureteri che si può
considerare come la tecnica di base nel trattamento del megauretere (Fig. 9-4).<br />
Fig. 9-4 Tecnica chirurgica di Paquin<br />
Tutti i procedimenti attuali si ispirano agli stessi principi proposti da Paquin e che non<br />
sono altro che dei miglioramenti di dettagli acquisiti con l’esperienza.<br />
Nella sua descrizione originale Paquin mobilizzava l’uretere per via extravescicale,<br />
ponendo attenzione a non interrompere la sua vascolarizzazione. Questa attenzione a<br />
non devascolarizzare l’uretere impedisce, nella descrizione di Paquin, di effettuare<br />
l’allungamento dell’uretere tortuoso, il cui raddrizzamento dalle multiple anse non può<br />
essere eseguito senza sacrificare delle briglie vascolari importanti. Così nei casi di<br />
dolicomegauretere, Paquin realizzava una nefrostomia preliminare sistematica nella<br />
speranza di ridurre la dilatazione e l’allungamento. L’uretere, sezionato allo sbocco<br />
dalla vescica, così da sopprimere il segmento ristretto, rientra di nuovo in vescica in un<br />
punto situato al di sopra del suo sbocco naturale che è stato suturato. Da questo punto<br />
si prepara quindi un tunnel sottomucoso di 1 cm di larghezza che va verso il collo<br />
vescicale per una lunghezza di 2-3 cm.<br />
L’uretere viene fatto scorrere dentro il tunnel. Se il diametro dell’uretere è meno di 1<br />
cm, la sua estremità è modellata a manicotto per rinforzare il neomeato. Quando il<br />
diametro è più di 1 cm, l’Autore insiste sull’ importanza di eseguire una resezione<br />
modellante di 3-4 cm per rispettare il rapporto di 5:1, tra la lunghezza del tragitto<br />
sottomucoso ed il diametro dell’uretere. L’estremità dell’uretere rimodellato viene<br />
ribaltata e suturata alla vescica a manicotto. La parete vescicale viene richiusa al di<br />
sopra del punto di penetrazione dell’uretere lasciando un largo orificio per ridurre il<br />
rischio di stenosi che sono frequenti a questo punto. Se l’anastomosi uretero-vescicale<br />
è sotto tensione, la vescica viene fissata allo psoas al di sotto dei vasi iliaci. Una sonda<br />
ureterale tutrice è lasciata a dimora e la vescica viene drenata da un catetere<br />
cistostomico. In caso di ureteri di 1cm di diametro l’Autore ha ottenuto l’89% di<br />
successi. Per i grossi ureteri questa percentuale è stata del 68% quando si è<br />
proceduto a modellaggio e dell’11% soltanto quando il calibro dell’uretere non è stato<br />
ridotto.<br />
Tecnica di Mollard<br />
Mollard nel 1969 descrisse una tecnica simile a quella di Paquin con delle modifiche.<br />
L’uretere con questa tecnica è dissecato più estesamente, raddrizzato e accorciato.<br />
L’arteria ombelicale viene sezionata. L’uretere viene scrociato dal deferente. La<br />
vescica è fissata allo psoas per conservare il tragitto naturale dell’uretere.<br />
Intervento di Henderen<br />
Questa tecnica chirurgica riprende i principi della precedente operazione<br />
apportandovi delle sensibili modificazioni: l’uretere è dissezionato il più alto possibile<br />
per via endovescicale per rispettare l’innervazione della vescica. La dissezione è<br />
continuata per via extravescicale risalendo al dilà dei vasi iliaci. (Fig 9-5a).<br />
Fig 9-5a L’uretere viene mobilizzato per via intra ed extra vescicale<br />
Fig .9-5b Apposte le pinze di Hendren si procede nella resezione di una striscia di<br />
uretere.<br />
Fig 9-5c Completata la sutura dell’uretere rimodellato<br />
Fig .9-5d preparazione del tunnel sottomucoso, reinserimento dell’uretere in vescica,<br />
anastomosi dell’uretere con il muscolo e la mucosa vescicale.<br />
Fig.9-5e Intervento ultimato<br />
L’arcata vascolare longitudinale postero-interna viene scrupolosamente rispettata. Si<br />
raddrizzano le tortuosità e si accorcia eventualmente l’uretere senza resecare il solo<br />
tratto ristretto. Il calibro dell’uretere viene ridotto, resecando una striscia di parete sulla<br />
faccia esterna, su di un catetere di calibro 12 o 14 Ch. Questa resezione non deve<br />
essere troppo generosa e l’uretere modellato deve conservare un aspetto più grosso di<br />
un uretere normale. Una resezione eccessiva fa correre il rischio di ischemia<br />
dell’uretere. All’inizio della sua esperienza Henderen effettuava un modellaggio lungo,<br />
a partire dai vasi iliaci. Attualmente il modellaggio dell’uretere viene effettuato per tutta<br />
la lunghezza dell’uretere intravescicale prolungato per 2-3 cm sull’uretere<br />
prevescicale. L’uretere è ricostruito con punti a sopraggitto in Vicryl 5/0 rinforzato con<br />
punti staccati per assicurare una perfetta tenuta della sutura. Gli ultimi centimetri<br />
dell’uretere sono suturati solo con punti staccati per sopperire senza inconvenienti ad<br />
una eventuale eccesso di lunghezza. (Fig 9-5c) Il punto di penetrazione in vescica<br />
dell’uretere modellato sarà scelto vicino alla linea mediana, il più vicino possibile al<br />
trigono. Henderen consiglia di escidere una porzione di muscolo vescicale piuttosto
che dissociare le fibre muscolari con le pinze. Se il detrusore è spesso, l’angolo<br />
inferiore del neo-iato sarà sezionato per qualche millimetro per evitare ogni<br />
angolazione. A partire da questo punto, in direzione del collo vescicale, si confeziona<br />
un tunnel sottomucoso di 3-4cm (Fig.9-5d). Piuttosto che scollare la mucosa per<br />
creare un tunnel sottomucoso, Hendren preferisce incidere la mucosa vescicale,<br />
scollare da una parte e dall’altra due larghi lembi mucosi, ribaltarli e suturarli l’uno<br />
all’altro al di sopra dell’uretre posizionato “nel suo letto”. La linea di sutura dell’uretere<br />
modellato deve essere applicata contro il muscolo vescicale per evitare il rischio di<br />
fistole uretero-vescicali. Il neo-meato deve essere solidamente ancorato al detrusore.<br />
In caso di tensione dell’anastomosi, la vescica viene ancorata allo psoas. Il drenaggio<br />
vescicale deve essere assicurato da una sonda uretrale, senza palloncino piuttosto<br />
che da un catetere sovrapubico. Una sonda ureterale è lasciata a dimora per 12 giorni<br />
ed una ureteropielografia viene eseguita prima della rimozione per assicurarsi<br />
dell’assenza di filtrazione a livello dell’uretere rimodellato. In caso di megauretere su di<br />
una duplicità, si raccomanda di non reimpiantare i due ureteri insieme a canna di<br />
fucile, poiché i risultati ottenuti sono modesti. Henderen suggerisce di resecare quello<br />
più compromesso, realizzando una pielopielostomia e di reimpiantare solo un uretere.<br />
Questa tecnica di trattamento chirurgico del megauretere è oggi adottata dalla maggior<br />
parte degli urologi pediatrici.<br />
Tecnica di Cohen<br />
Fra le tecniche di ureteroneocistostomia quella che ancora oggi riscuote i più larghi<br />
consensi è quella proposta dallo scozzese John Cohen nel 1975. (Fig 9-6 a-d)<br />
Fig.9-6 a Isolamento intravescicale degli ureteri<br />
Fig 9-6b Preparazione di due tunnel sottomucosi separati, trasversali, transtrigonali.<br />
Fig.9-6c Posizionamento degli ureteri nei rispettivi tunnel sottomucosi<br />
La tecnica di Cohen può essere considerata un’evoluzione della Glenn- Anderson. Il<br />
reimpianto antireflusso con tunnel sottomucoso transtrigonale e trasversale, secondo<br />
Cohen, è la metodica chirurgica attualmente più affidabile in assoluto, con sicurezza di<br />
eccellente e duraturo risultato. Nella Cohen, l’approccio è soltanto intravescicale. La<br />
tecnica permette di non modificare lo iato vescicale e rende molto facile e “naturale” il<br />
reimpianto di entrambi gli ureteri. La tecnica comporta l’isolamento degli ureteri per via<br />
intravescicale (Fig 6-a), la realizzazione di due tunnel trasversali, transtrigonali tra<br />
mucosa e muscolo, l’alloggiamento al suo interno degli ureteri, uno per ciascun tunnel,<br />
la sezione della parte eccedente di uretere distale e l’anastomosi tra uretere e vescica.<br />
In caso di ureteroneocistostomia bilaterale, l’uretere più dilatato, deve essere fatto<br />
passare nel tunnel superiore più lungo.Quando si debba reimpiantare in vescica un<br />
uretere molto dilatato, la tecnica antireflusso di Cohen si realizza dopo aver ridotto il<br />
calibro dell’uretere con un suo rimodellamento longitudinale distale (“tapering”),<br />
secondo tecnica di Hendren. In caso di MP sarebbe più corretto parlare di tecnica “tipo<br />
Cohen”, visto che la caratteristica più significativa della tecnica di Cohen e cioè la non<br />
manipolazione dello iato ureterale, non può essere completamente rispettata a causa<br />
della frequente necessità dell’isolamento extravescicale dell’uretere, che tuttavia viene<br />
poi fatto rientrare in vescica attraverso lo stesso iato. Inoltre, l’orientamento del tunnel<br />
sottomucoso, nel caso di MP monolaterale, è quasi sempre particolarmente craniale<br />
rispetto al trigono, per evitare di interferire con l’uretere controlaterale indenne.<br />
Nel caso di megauretere particolarmente dilatato, dove la barra transtrigonale non è<br />
sufficientemente lunga, Cohen ha proposto di allungare il tunnel facendolo risalire sulla<br />
faccia posteriore della vescica, sopra il trigono. Se il reimpianto è bilaterale, l’altro<br />
uretere viene indovato sotto il precedente, lungo la barra interureterale, ed il suo<br />
meato viene fissato all’ostio iniziale dell’uretere opposto, talvolta al di là, risalendo sulla<br />
faccia laterale allorquando il diametro esige un tragitto di 4-5 cm.<br />
In un recente studio che ha coinvolto molti centri di Chirurgia <strong>Pediatrica</strong> italiani, tra i<br />
quali anche il nostro dell’Università di Messina, tale tecnica è risultata essere quella<br />
preferita fra le varie metodiche di avanzamento sottomucoso, per la sua maggiore<br />
semplicità e rapidità di esecuzione, per la maggiore familiarità acquisita dai chirurghi<br />
delle nuove generazioni, e soprattutto, per il minor tasso di complicanze rispetto alla<br />
tecnica di Politano-Laedbetter.<br />
L’obiezione più frequente a tale scelta chirurgica di reimpianti degli ureteri è la<br />
ventilata possibile comparsa di reflussi post-operatori dovuti ad un insufficiente<br />
rapporto tra la lunghezza del tunnel e diametro dell’uretere modellato.<br />
Le scarse complicanze lamentate dagli AA dello studio multicentrico italiano<br />
comprovano l’efficacia e la validità della tecnica di Cohen anche nel trattamento del<br />
megauretere primitivo.<br />
Tecnica extravescicale per la riparazione del megauretere<br />
L’approccio extravescicale al reimpianto dell’uretere fu descritto per primo da Lich e<br />
Grégoir e successivamente modificato da Daines e Hodgson. Nel decennio scorso<br />
questa tecnica, che nel frattempo era caduta in disuso, è stata ripresa da molti Autori,<br />
che ne hanno documentato l’efficacia nel trattamento del megauretere sia refluente<br />
che ostruttivo. (Fig 9-7)<br />
Fig. 9-7 Approccio extravescicale: detrusorotomia extramucosa<br />
Il reimpianto ureterale in vescica per via extravescicale per il megauretere<br />
rappresenta una modifica della tecnica precedentemente descritta per la riparazione<br />
extravescicale dei reflussi ureterali primari. La procedura originale è stata modificata al<br />
fine di adattarsi all’aumentato calibro dell’uretere, e nei pazienti con megauretere<br />
ostruttivo, per ottenere l’escissione del segmento adinamico distale.<br />
Dopo l’induzione anestesiologica il paziente viene cateterizzato.<br />
Una sacca di sostanza irrigante viene attaccata ad un lato della Y ed una busta di<br />
drenaggio viene applicata all’altro capo del deflussore. La distensione della vescica<br />
può essere aggiustata per tutta la procedura fino ad ottenere la distensione desiderata<br />
per facilitare la detrusorotomia.<br />
Come via d’accesso allo spazio retroperitoneale si esegue un’incisione sec.<br />
Pfannestiel, la vescica viene mobilizzata al fine di ottenere una lunghezza sufficiente<br />
del tunnel sottomucoso ed una buona direzione dell’uretere. Dopo aver mobilizzato<br />
l’uretere distale, la vescica viene distesa chiudendo il tubo della borsa di drenaggio ed<br />
infondendo liquidi. Sulla parete laterale della vescica, su una linea ideale che va dalla<br />
giunzione uretero-vescicale cranialmente ed il collo vescicale caudalmente il muscolo<br />
destrusore viene inciso in due differenti punti. (Fig. 9-8a).<br />
Fig 9-8a Fra le due incisioni del detrusore viene creato un tunnel sottomucoso<br />
mediante dissezione per via smussa .<br />
La distanza tra essi è determinata dalla lunghezza necessaria per l’esecuzione del<br />
tunnel sottomucoso, che sarà approssimativamente di 30-40 mm. Il detrusore viene<br />
diviso sopra la mucosa che protrude attraverso i due fori precedentemente realizzati.<br />
Una volta che la vescica è stata riempita di liquido, viene creato un tunnel<br />
sottomucoso, fra le due incisioni del detrusore, mediante dissezione per via smussa.<br />
Per evitare la perforazione della mucosa durante la confezione del tunnel sotto<br />
mucoso, questa può essere mobilizzata trazionandola tra due pinze atraumatiche che<br />
la retraggono gentilmente attraverso i fori praticati sul detrusore.<br />
Per i megaureteri ostruttivi, la zona di aperistalsi viene eliminata ed il moncone distale<br />
legato. L’uretere viene raccorciato ma non tanto da creare tensione nel sito del suo<br />
reimpianto. Il tunnel sottomucoso dovrà avere un rapporto con il diametro dell’uretere<br />
di 4:1 . Se non si può ottenere una detrusorotomia di adeguata lunghezza a causa di<br />
un eccessivo diametro dell’uretere questo viene ridotto di calibro. La riduzione del<br />
diametro dell’uretere sarà compiuta o con metodo escissionale o con tecnica del<br />
ripiegamento. L’uretere viene quindi fatto passare nel tunnel sottomucoso e fissato al<br />
neo- iato mediante 2-3 punti staccati in 4/0 riassorbibile. (fig 9-8 b) La parete<br />
posteriore dell’uretere viene anastomizzata con la mucosa vescicale mediante punti<br />
staccati riassorbibili 5/0. Incisa la mucosa vescicale la parete anteriore dell’uretere<br />
viene anastomizzata con la mucosa vescicale.<br />
Fig 9-8b L’uretere viene fatto scorrere nel tunnel sottomucoso e fissato al neo-iato.<br />
L’uretere viene anastomizzato alla mucosa vescicale.<br />
Il detrusore viene chiuso sopra l’uretere con una sutura a punti staccati riassorbibili<br />
4/0. In caso di riduzione del calibro dell’uretere nel lume ureterale viene posizionato<br />
uno stent J (pig tail), e l’uretere suturato come sopra. Il detrusore viene quindi chiuso<br />
sull’uretere per completare la creazione del tunnel ureterale. Gli stent J vengono<br />
rimossi dopo 4-6 settimane. Nei reimpianti in cui non è stata eseguita riduzione del<br />
calibro dell’uretere non viene posizionato alcuno stent. Se è richiesto un tunnel molto<br />
lungo, si ricorre alla formazione di tre occhielli, il che offre meno rischi di danneggiare
la mucosa. (Fig 9-8c).<br />
Nei casi di megauretere in doppio distretto si possono creare due tunnel sottomucosi.<br />
(Fig.9-8d). Se l’uretere è molto corto può essere impiegata la tecnica della vescica<br />
psoica. Nei casi di megauretere bilaterale si procede alla correzione dell’anomalia in<br />
due tempi. Nel caso in cui il risultato del primo intervento sia soddisfacente, si procede<br />
all’intervento controlaterale circa 3 mesi dopo.<br />
Fig 9-8c In caso di tunnel sottomucoso particolarmente lungo si ricorre alla reazione<br />
di tre occhielli sul detrusore.<br />
Fig 9-8d In caso di MP in doppio distretto è possibile realizzare due tunnel<br />
sottomucosi separati.<br />
I risultati di questa tecnica sono solitamente buoni; dopo 6-12 mesi dall’intervento si<br />
assiste, di norma, alla regolarizzazione del calibro dell’uretere. Fra le più comuni<br />
complicanze intraoperatorie è da annotare la preforazione della mucosa vescicale<br />
durante la preparazione del tunnel sottomucoso. Se la perforazione della mucosa è<br />
minima si procede alla sua chiusura e si completa la creazione del tunnel<br />
sottomucoso. Se invece la lacerazione della mucosa vescicale è ampia, si chiude la<br />
breccia ed il tunnel sottomocuso realizzato altrove. Questo rischio è particolarmente<br />
elevato nei casi di ipertrofia del detrusore. È da ricordare che questa tecnica<br />
chiurugica è caratterizzata da un minimo trauma chirurgico e da una ottima<br />
conservazione delle strutture anatomiche.<br />
Con questa tecnica, inoltre, la lunghezza del tunnel sottomucoso rispetto all’uretere<br />
dilatato è di 4:1 e occasionalmente di 3:1, questo tragitto sottomucoso<br />
sufficientemente lungo protegge dal reflusso vescico ureterale. Può essere applicata<br />
con successo nei neonati e nei lattanti con vescica piccola e mucosa sottile, come nei<br />
pazienti con ipertrofia del detrusore.<br />
Rimodellamento ureterale<br />
La caratteristica più significativa della chirurgia del MP è certamente il rimodellamento<br />
longitudinale dell’uretere. Infatti se il diametro dell’uretere supera la misura di 0, 7cm,<br />
diventa necessaria la riduzione di calibro dell’uretere (“ureteral tapering”), in quanto, in<br />
età pediatrica, difficilmente è possibile confezionare un tunnel sottomucoso più lungo<br />
di<br />
4 cm.<br />
In questi anni sono state proposte numerose tecniche di plastica riduttiva del calibro<br />
del megauretere che possono essere divise in due gruppi:<br />
1. tecniche di rimodellamento escissionale<br />
2. tecniche di rimodellamento non escissionale.<br />
Tecniche di modellamento escissionale<br />
La tecnica di rimodellamento (“ureteral tapering”) fu introdotta nel 1969 da Henderen<br />
ed ancora oggi risulta essere la più impiegata nel trattamento dell’uretere dilatato.<br />
Dopo la resezione del tratto distale dell’uretere che va oltre il livello della sinfisi<br />
pubica, dopo la sua ampia mobilizzazione, il rimodellamento longitudinale dell’uretere<br />
terminale è quasi sempre necessario nel MP e lo si esegue negli ultimi 5-7cm di<br />
uretere rettilinizzato, già adeguatamente isolato ed accorciato. Preservando la<br />
porzione meglio vascolarizzata e sulla guida di un catetere 10 Ch, viene resecata una<br />
striscia di parete eccedente di megauretere.<br />
Il modellamento escissionale può essere facilitato con l’utilizzo di clamps di Hendren.<br />
(fig.9-9)<br />
Fig.9.9 Rimodellamento ureterale sec. Hendren .<br />
L’uretere viene ricostruito con una sutura in doppio strato in materiale a lento<br />
riassorbimento (5/0 o 6/0) con una prima sutura continua incavigliata ed una seconda<br />
a punti staccati per assicurare una perfetta tenuta della sutura. Gli ultimi centimetri<br />
vengono suturati solo con punti staccati per sopperire, senza inconvenienti, ad un<br />
eventuale eccesso di lunghezza.<br />
Alla fine del successivo reimpianto in vescica, viene quasi sempre posizionato un<br />
tutore ureterale che viene lasciato in situ per 8-10 giorni.<br />
Una uretero-pielografia viene eseguita prima della rimozione del tutore per assicurarsi<br />
di eventuali filtrazioni in corrispondenza del rimodellamento. Nel caso vi fossero<br />
filtrazioni dall’uretere modellato o ostruzioni dello stesso per edema post-operatorio<br />
prolungato, verrà messa in situ una sonda nefrostomica percutanea per 24-48 ore.<br />
Nel caso di un megauretere con duplicità Hendren suggerisce di resecare quello più<br />
compromesso realizzando una pielo-pielostomia e di reimpiantare un solo uretere.<br />
Tecnica di Tanagho<br />
Tanagho nel 1974 propose di non modellare più di 5-8 cm di uretere e di non<br />
resecare più dei 2/3 della sua circonferenza. In caso di ureteri molto dilatati,<br />
scompensati, il modellaggio doveva essere più esteso, evitando di ledere i suoi<br />
attacchi peritoneali. Con questa tecnica il modellaggio viene attuato in situ sulla sua<br />
faccia esterna dell’uretere. Per ridurre il rischio d’ischemia, è necessario incidere<br />
l’avventizia al centro nella porzione da escindere, separarla dalla parete ureterale<br />
propriamente detta che sarà resecata e quindi ricoperta dall’avventizia ricostituita.<br />
(fig.9-10)<br />
Fig 9-10 Tecnica di rimodellamento sec. Tanagho<br />
Tecnica di Hodgson<br />
Hodgson, nel 1975, propose una tecnica un po’ diversa per il modellamento totale in<br />
un tempo, che l’Autore effettua negli ureteri molto grossi scompensati: l’uretere è<br />
separato dalla vescica e dissecato per una lunghezza sufficiente al reimpianto. Una<br />
sonda 10 Ch viene introdotta fino nel rene. Una sutura continua a sopraggitto viene<br />
eseguita dal basso in alto nella porzione di uretere che si intende modellare; ciò<br />
consente un controllo molto preciso della riduzione di diametro che si desidera<br />
ottenere. (fig.9-11)<br />
Fig.9-11 Tecnica di rimodellamento sec Hogdson<br />
Tecnica di Bishop<br />
Bishop, al contrario, limita il modellaggio dell’uretere dilatato, a qualche centimetro<br />
eseguendo un’escissione distale a V della parete ureterale tipo Paquin. Il reimpianto<br />
viene eseguito con la tecnica Politano-Leadbetter. L’Autore rinforza il meccanismo<br />
anti-reflusso ponendo un lembo libero di mucosa vescicale al di sopra del meato (Fig.<br />
9-12)<br />
Fig 9-12 Tecnica di rimodellamento sec. Bishop<br />
Rimodellamento per plicatura<br />
In alternativa al rimodellamento con parziale resezione parietale, è stato proposto da<br />
Kalicinski nel 1977 e da Star nel 1979 un rimodellamento con una semplice plicatura<br />
dell’uretere distale.<br />
La plicatura è una tecnica più semplice del modellamento convenzionale. Essa evita<br />
che si crei una linea di sutura con il rischio di una filtrazione urinaria. Ciò comporta<br />
anche un periodo di degenza più breve.<br />
Tecnica di Kalicinski<br />
Kalicinski, nel 1977 propose come plicatura una sutura continua transfissante<br />
dell’uretere dilatato per tutta la lunghezza che si intende sottoporre a modellamento<br />
(da 5 a 10 cm). La porzione di uretere così esclusa non viene resecata bensì ribaltata<br />
e fissata all’uretere stesso come un secondo strato. (Fig 9-13)<br />
Fig.9-13 Tecnica di rimodellamento sec. Kalicinski<br />
Tecnica di Starr<br />
Starr nel 1979 descrisse un differente metodo di tapering ureterale. L’Autore consiglia<br />
di plicare la parete ureterale introflettendo l’uretere in eccesso all’interno del lume. (fig.<br />
9-14)<br />
Fig.9-14 Tecnica di rimodellamento sec Starr<br />
Tecnica di Brueziere<br />
Brueziere propose, nel 1982, la tecnica detta “del pantalone” che consiste nella<br />
sezione mediana e longitudinale dell’uretere dilatato trasformando un grosso uretere in<br />
2 ureteri di diametro normale che vengono reimpiantati a canna di fucile come in una<br />
duplicità (Fig.9-15)
Fig. 9-15 Tecnica di rimodellamento sec. Brueziere<br />
Un follow-up di 25 anni dimostra che questi ureteri plicati rimangono radiologicamente<br />
“slim”. Pur tuttavia questa tecnica ha dei limiti:<br />
- La plicatura riduce il lume solo del 50-60%, il che risulta insufficiente in caso di<br />
ureteri molto dilatati.<br />
- Gli ureteri molto tortuosi non si prestano alla plicatura<br />
- Nei casi di MP bilaterale la plicatura bilaterale dell’uretere distale richiede il<br />
confezionamento di un tunnel sottomucoso troppo ampio per quello che può<br />
consentire la vescica. E’ preferibile, in tali casi, la plicatura di un megauretere ed il<br />
modellamento escissionale dell’altro.<br />
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Trimestrale di divulgazione scientifica dell'Associazione <strong>Pediatrica</strong> di <strong>Immunologia</strong> e <strong>Genetica</strong> Legge 7-3-2001, n. 62 - Registro della Stampa Tribunale di Messina n. 3/09 - 11-5-2009<br />
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