01.06.2013 Views

Monitoraggio corridoi fluviali - Regione Umbria - Agricoltura e Foreste

Monitoraggio corridoi fluviali - Regione Umbria - Agricoltura e Foreste

Monitoraggio corridoi fluviali - Regione Umbria - Agricoltura e Foreste

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana _____________: <strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong>o fluviale 07/05/2007<br />

Premessa<br />

Lo schema illustrato rientra nell’ambito dell’esplorazione di ipotesi utili per il<br />

monitoraggio degli ambienti acquatici dei SIC e ZPS.<br />

Nella scelta del metodo da adottare si è tenuto conto dell’impostazione del<br />

piano di gestione che è incentrata sostanzialmente sulla valutazione del<br />

complesso di pressioni che gravano sugli ecosistemi acquatici determinando<br />

situazione di disturbo o frammentazione degli habitat o dell popolazioni di<br />

interesse comunitario. La scelta del metodo SVAP (Stream Visual Assessment<br />

Protocol) bene si adatta a questa impostazione, in quanto, tra l’altro, consente<br />

di consolidare l’impostazione già assunta per la valutazione delle pressioni<br />

antropiche. A questo proposito si ricorda che è stato ritenuta significativa<br />

l’ipotesi di valutazione articolata su tre livelli: pressioni ecosistemiche o di<br />

bacino, pressioni di <strong>corridoi</strong>o e pressioni di alveo. Il protocollo proposto bene<br />

rispecchia questa impostazione in quanto analizza l’ecosistema acquatico a<br />

livello di <strong>corridoi</strong>o (Fig.1)<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana _____________: <strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong>o fluviale 07/05/2007<br />

Stream Visual Assessment Protocol (S.V.A.P.)<br />

Il protocollo “Stream Visual Assessment Protocol”, è stato redatto nel 1996 per<br />

conto del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) da parte del<br />

Servizio di Conservazione delle risorse naturali (NRCS). Si basa essenzialmente<br />

sull’analisi visiva delle condizioni fisiche riscontrate nell’area di valutazione.<br />

Assume particolare importanza perché consente di apprezzare in modo rapido le<br />

qualità ecologiche del <strong>corridoi</strong>o fluviale.<br />

Il protocollo consiste di due sezioni principali:<br />

1. Identificazione del corso d’acqua, attraverso la compilazione della<br />

scheda anagrafica (tab 1)<br />

Tab.1 Scheda anagrafica<br />

Corso d’acqua:<br />

Codice stazione:<br />

Coordinate U.T.M.:<br />

Pendenza (%):<br />

Profondità (m):<br />

Bacino totale (Kmq):<br />

Scheda anagrafica<br />

Comune:<br />

Località:<br />

Quota (m s.l.m.):<br />

Distanza dalla sorgente (Km):<br />

Larghezza alveo (m):<br />

Bacino sotteso (Kmq):<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

La valutazione viene condotta sulla base di 15 elementi di valutazione, non tutti<br />

obbligatori. Ogni elemento o variabile varia da un minimo di 1 ad un massimo di<br />

10. Segue l’elenco degli elementi considerati nello schema originale del<br />

protocollo:<br />

Metrica<br />

Condizione del corso d’acqua<br />

Alterazione idrologica<br />

Zona ripariale<br />

Stabilità delle sponde<br />

Aspetto dell’acqua<br />

Arricchimento in nutrienti<br />

Barriere allo spostamento dei pesci<br />

Cover per i pesci<br />

Buche (Pools)<br />

Habitat per invertebrati<br />

Superficie ombreggiata<br />

Concimi organici<br />

Agglomerazione del substrato<br />

Comunità di macroinvertebrati<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

Il punteggio finale di valutazione è dato dalla sommatoria di tutti i punteggi di<br />

ciascun elemento divisa per il numero di elementi utilizzati. L’analisi dei risultati<br />

ottenuti consente di stabilire quali sono gli elementi di valutazione a punteggio più<br />

basso che dovrebbero assumere un ruolo prioritario nella pianificazione di eventuali<br />

interventi e progetti di recupero. L’utilizzazione di questo metodo anche in regioni<br />

geografiche diverse da quella di origine richiede modifiche per evitare errori di<br />

valutazione. Affinché il giudizio, espresso attraverso un punteggio, sia il più<br />

possibile conforme alla realtà, è necessario analizzare e confrontare le diverse<br />

situazioni riscontrate lungo il corso d’acqua. Nella tab.2 sono indicati i punteggi<br />

finali di valutazione che corrispondono a determinate condizioni di salute del corso<br />

d’acqua.<br />

Tab.2 Punteggi di valutazione e relative condizioni di salute del corso d’acqua<br />

Punteggio di valutazione Condizione Colore di riferimento<br />

< 6<br />

6.1-7.4<br />

7.5-8<br />

> 9<br />

Critica Rosso<br />

Sufficiente Arancione<br />

Buona Verde<br />

Eccellente Azzurro<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

Confronto tra SVAP e altri metodi di valutazione dei corsi d’acqua<br />

La relazione tra SVAP e altri metodi di valutazione, sulla base della complessità e<br />

degli aspetti (chimici, fisici o biologici) considerati, è mostrata nella fig.2<br />

Fig. 2 Relazione tra vari metodi di valutazione sulla base della complessità e degli aspetti<br />

considerati<br />

Dall’analisi della fig.2 si deduce che SVAP, rispetto agli altri metodi considerati,<br />

consente di avere una visione generale e allo stesso tempo completa, poiché prende<br />

in esame numerosi aspetti che caratterizzano gli ecosistemi <strong>fluviali</strong>.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

Protocollo S.V.A.P. – Schema modificato<br />

Metrica Livello di valutazione<br />

Condizione del corso d’acqua A<br />

Alterazione idrologica BCA<br />

Zona ripariale A<br />

Stabilità delle sponde A<br />

Aspetto dell’acqua A<br />

Arricchimento in nutrienti BCA<br />

Barriere allo spostamento dei pesci A<br />

Cover per i pesci A<br />

Buche (Pools) A<br />

Habitat per invertebrati A<br />

Superficie ombreggiata AC<br />

Concimi chimici BC<br />

Grado di antropizzazione BCA<br />

Tipologia del substrato A<br />

Comunità di macroinvertebrati A<br />

B = Bacino; C = Corridoio; A = Alveo<br />

Nei paragrafi successivi vengono descritti gli elementi di valutazione considerando<br />

gli aspetti che consentono di attribuire correttamente i relativi punteggi.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

Condizione del corso d’acqua<br />

Un corso d’acqua può essere considerato naturale quando è privo di argini<br />

artificiali e di segni che mettono in evidenza un approfondimento dell’alveo. Segni<br />

di canalizzazione del corso d’acqua possono essere rappresentati da una sezione<br />

dritta, sponde alte, diversità bassa o assente e uniformità delle dimensioni dei<br />

materiali. Nelle canalizzazioni recenti la vegetazione può mancare o apparire con<br />

specie differenti dalla vegetazione della sponda dell’area non canalizzata. Questi<br />

cambiamenti possono influire sul percorso naturale del corso d’acqua, sul trasporto<br />

dei sedimenti, sullo sviluppo e mantenimento degli habitat per la comunità<br />

biologica. Nella tab.3 sono riportate le varie tipologie che si possono riscontrare e i<br />

relativi punteggi.<br />

Tab. 3 Condizione del corso d’acqua<br />

Alveo naturale,<br />

assenza di argini<br />

artificiali.<br />

Nessun segno di<br />

approfondimento<br />

dell’alveo o di<br />

eccessivo<br />

ampliamento<br />

laterale.<br />

(Fig.3 a)<br />

Evidenza<br />

di passate<br />

alterazioni<br />

ma con<br />

recupero<br />

dell’alveo<br />

e delle<br />

sponde.<br />

Gli argini<br />

sono posti<br />

in modo<br />

da fornire<br />

l’accesso<br />

al piano di<br />

campagna.<br />

(Fig.3 b)<br />

Segni di<br />

approfondimento<br />

dell’alveo e<br />

presenza di<br />

sponde ripide<br />

che contengono<br />

la larghezza del<br />

piano di<br />

esondazione.<br />

(Fig.5.6 c)<br />

L’alveo<br />

mostra segni<br />

di eccessivo<br />

ampliamento<br />

laterale,<br />

sponde<br />

interne<br />

attivamente<br />

erose, oppure<br />

presenza di<br />

argini<br />

artificiali che<br />

impediscono<br />

l’accesso al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

(Fig.3 d)<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Alveo alterato,<br />

mostra segni di<br />

canalizzazione<br />

quali sezione<br />

trapezoidale,<br />

aggradazione<br />

eccessiva e<br />

assenza di<br />

vegetazione.<br />

Gli argini<br />

artificiali<br />

impediscono<br />

l’accesso al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

(Fig.3 e)<br />

10 7 5 3 1


Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio: Piani di Gestione<br />

ecosistemi acquatici. 18/04/2007<br />

a) Corso d’acqua naturale b) Recupero dell’alveo e delle sponde<br />

c) Approfondimento dell’alveo d) Ampliamento laterale ed erosione delle sponde<br />

e) Alveo alterato<br />

Fig. 3 Condizione del corso d’acqua a) corso d’acqua naturale b) recupero dell’alveo e<br />

delle sponde c) approfondimento dell’alveo d) ampliamento laterale ed erosione delle sponde<br />

e) alveo alterato Fonte: Simon 1989, USACE 1990<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Alterazione idrologica<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Flussi di piena ed esondazioni sono importanti per il mantenimento della forma e<br />

delle funzioni del corso d’acqua come il trasporto dei sedimenti e il mantenimento<br />

dell’habitat fisico per piante e animali. Alti flussi ridistribuiscono sedimenti<br />

grossolani come ghiaia, massi, pezzi di legno formando pools (aree di deposizione)<br />

e riffles (aree di erosione) che costituiscono habitat importanti per la comunità<br />

biologica. Il corso d’acqua e il piano di campagna sono in equilibrio dinamico visto<br />

che si sono evoluti nello stesso regime climatico e nella stessa situazione<br />

geomorfologica.<br />

Possono essere identificati due piani di campagna (Fig. 4):<br />

piano di campagna idrologico, porzione di terreno adiacente all’alveo che si trova al<br />

di sotto della massima altezza. Mediamente può essere inondato circa due anni su<br />

tre.<br />

piano di campagna topografico, porzione di terreno che include quella idrologica e<br />

che si trova al di sopra del livello massimo di piena in un dato periodo di tempo (es<br />

: 100 anni).<br />

Fig.4 Piano di campagna idrologico e topografico<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Il punteggio massimo verrà assegnato nel caso in cui il corso d’acqua non è<br />

inciso, non presenta dighe o strutture che impediscono il raggiungimento del<br />

piano di campagna e l’intervallo di tempo tra un evento di esondazione e l’altro è<br />

breve. Il punteggio minimo viceversa sarà attribuito ad un corso d’acqua che non<br />

presenta eventi di esondazione, quindi caratterizzato da un alveo profondamente<br />

inciso (tab.4). Un’altra causa di alterazione idrologica è rappresentata dagli<br />

attingimenti che, specialmente in condizioni di flusso base, possono determinare<br />

grave perdita di habitat per la flora e la fauna. Il flusso base è determinato dalle<br />

precipitazioni che percolano fino alle acque sotterranee e si muovono lentamente<br />

nel substrato prima di raggiungere il corso d’acqua.<br />

Esondazione<br />

ogni 1.5 o 2<br />

anni, canale non<br />

inciso. Assenza<br />

di dighe o<br />

attingimenti.<br />

Assenza di<br />

strutture che<br />

impediscono<br />

l’accesso al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

Esondazione<br />

ogni 3 o 5 anni<br />

limitata<br />

all’incisione<br />

dell’alveo.<br />

Gli attingimenti<br />

non influenzano<br />

l’habitat per la<br />

flora e la fauna.<br />

Esondazione ogni<br />

6 o 10 anni.<br />

Canale<br />

profondamente<br />

inciso.<br />

Gli attingimenti<br />

influenzano gli<br />

habitat per la flora<br />

e la fauna in<br />

condizioni di<br />

flusso base.<br />

Tab. 4 Alterazione idrologica<br />

Assenza di<br />

esondazione;<br />

alveo<br />

profondamente<br />

inciso o presenza<br />

di strutture che<br />

impediscono<br />

l’accesso al piano<br />

di campagna. Gli<br />

attingimenti<br />

determinano grave<br />

perdita di habitat<br />

per la flora e la<br />

fauna in<br />

condizioni di<br />

flusso base.<br />

10 7 3 1<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Zona ripariale<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

La zona ripariale è uno degli elementi più importanti per l’ecosistema di un corso<br />

d’acqua. La qualità della zona ripariale aumenta con la complessità della vegetazione<br />

arborea presente. La distribuzione delle comunità vegetali è legata alle caratteristiche<br />

idrologiche e pedologiche. Nel caso dei torrenti, generalmente gli ambienti ripariali<br />

adiacenti all’ alveo sono caratterizzati da suoli prevalentemente ghiaiosi, in cui il livello<br />

dell’acqua può variare sensibilmente durante il corso delle stagioni e dove le piene<br />

possono sconvolgere l’intero assetto del torrente.<br />

Le sponde e i terrazzi alluvionali presentano un suolo argilloso – sabbioso che consente<br />

lo sviluppo di pioppi e salici, i quali hanno la capacità di superare i momenti di secca,<br />

coincidenti con le magre del periodo estivo. I popolamenti vegetali sono costituiti quindi<br />

da specie erbacee ed arboree in grado di adattarsi a questi cambiamenti e per questo<br />

motivo le fitocenosi diventano un importante indicatore delle condizioni e delle<br />

potenzialità di un corso d’acqua. Spesso si ha una sostituzione delle fitocenosi autoctone<br />

con altre alloctone a causa dell’intervento antropico. La vegetazione ripariale partecipa<br />

ai processi di autodepurazione delle acque attraverso il trattenimento e il bioaccumulo di<br />

carichi inquinanti e l’assorbimento di sali disciolti nelle acque, quali azoto e fosforo,<br />

contenendo così il fenomeno dell’eutrofizzazione. La funzione di filtrazione delle zone<br />

ripariali può essere compromessa quando nel piano di campagna sono presenti strade,<br />

colture agricole che richiedono un impiego massiccio di concimi. La zona ripariale<br />

interviene anche nel controllo dell’erosione in quanto dissipa l’energia durante gli eventi<br />

di esondazione. Fornisce un microclima importante per gli organismi acquatici, habitat<br />

per gli insetti e <strong>corridoi</strong> per gli animali terrestri.<br />

La vegetazione può essere naturale e consiste di tutte le componenti strutturali (piante<br />

acquatiche, giunchi, arbusti) appropriate per l’area. Per l’assegnazione di un punteggio è<br />

importante conoscere la larghezza dell’alveo perché permette di valutare l’estensione<br />

della zona ripariale. Il punteggio massimo verrà assegnato nel caso in cui la vegetazione<br />

naturale si estende almeno due volte la larghezza dell’alveo. Viceversa il punteggio<br />

minimo si avrà quando l’estensione della vegetazione è molto ridotta e di conseguenza la<br />

funzione di filtrazione è severamente compromessa (Tab.5).<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


La<br />

vegetazione<br />

naturale si<br />

estende<br />

almeno due<br />

volte la<br />

larghezza<br />

dell’alveo da<br />

ambo i lati.<br />

La<br />

vegetazione<br />

naturale si<br />

estende<br />

almeno una<br />

volta la<br />

larghezza<br />

dell’alveo da<br />

ambo i lati<br />

oppure, se<br />

meno di una<br />

volta,<br />

ricopre<br />

l’intero<br />

piano di<br />

campagna.<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Tab. 5 Vegetazione ripariale<br />

La<br />

vegetazione<br />

naturale si<br />

estende<br />

almeno per<br />

metà della<br />

larghezza<br />

dell’alveo da<br />

ambo i lati.<br />

La vegetazione<br />

naturale si<br />

estende almeno<br />

per 1/3 della<br />

larghezza da<br />

ambo i lati.<br />

Funzione di<br />

filtrazione<br />

moderatamente<br />

compromessa.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

La<br />

vegetazione<br />

naturale si<br />

estende per<br />

meno di 1/3<br />

della larghezza<br />

dell’alveo da<br />

ambo i lati.<br />

Perdita di<br />

rigenerazione<br />

vegetativa.<br />

Funzione di<br />

filtrazione<br />

severamente<br />

compromessa.<br />

10 8 5 3 1


Stabilità delle sponde<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Un indicatore visuale di instabilità è dato dalla presenza di vegetazione sospesa<br />

lungo i margini delle sponde. Un’eccessiva erosione delle sponde si verifica quando<br />

le zone ripariali sono degradate o quando il corso d’acqua è instabile a causa dei<br />

cambiamenti nell’idrologia, nel carico dei sedimenti o per l’isolamento del piano di<br />

campagna. Sponde alte e ripide sono facilmente esposti all’erosione o al collasso.<br />

Un <strong>corridoi</strong>o ripariale con vegetazione contribuisce alla stabilità delle sponde in<br />

quanto la massa delle radici aiuta a trattenere il suolo delle sponde e le protegge<br />

fisicamente durante il flusso di piena e gli eventi di esondazione. Il punteggio<br />

massimo verrà assegnato quando le sponde sono stabili, basse rispetto al piano di<br />

campagna e la superficie di erosione della sponda è protetta dalle radici. Il<br />

punteggio minimo invece si avrà quando le sponde sono instabili, di solito alte e<br />

con evidenti fenomeni di erosione sia sulle sponde interne sia quelle esterne.<br />

(Tab.6)<br />

Le sponde sono<br />

stabili, basse<br />

rispetto al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

33% o più della<br />

superficie di<br />

erosione della<br />

sponda protetta<br />

dalle radici che<br />

si estendono<br />

fino al livello<br />

di base.(fig 5 a)<br />

Moderatament<br />

e stabili, basse<br />

rispetto al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

< 33% della<br />

superficie di<br />

erosione della<br />

sponda è<br />

protetta dalle<br />

radici.<br />

(fig56 b)<br />

Tab. 6 Stabilità delle sponde<br />

Moderatament<br />

e instabili. Le<br />

sponde<br />

possono essere<br />

basse ma, più<br />

tipicamente<br />

alte. Le<br />

sponde esterne<br />

sono<br />

attivamente<br />

erose<br />

(vegetazione<br />

sospesa sulla<br />

sponda, alcuni<br />

alberi cadono<br />

nel corso<br />

d’acqua)<br />

(fig.5 c)<br />

Instabili; le<br />

sponde possono<br />

essere basse ma<br />

più tipicamente<br />

alte. Sponde<br />

esterne ed<br />

interne erose,<br />

vegetazione<br />

sospesa al<br />

margine della<br />

sponda.<br />

Numerosi alberi<br />

cadono<br />

annualmente nel<br />

fiume. (fig.5 d)<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Sponde<br />

artificiali,<br />

completamente<br />

prive di<br />

vegetazione,<br />

che<br />

impediscono<br />

l’accesso al<br />

piano di<br />

campagna.<br />

(fig.5 e)<br />

10 7 5 3 1


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

a) Sponde basse e stabili b) Sponde moderatamente stabili<br />

c) Sponde alte ed instabili d) Sponde instabili e) Sponde artificiali<br />

Fig.5 Stabilità delle sponde a) sponde basse e stabili b) sponde moderatamente stabili<br />

c) sponde alte ed instabili d) sponde instabili e) sponde artificiali<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Aspetto dell’acqua<br />

Per l’assegnazione del punteggio un indicatore visuale importante è dato dalla<br />

profondità alla quale un oggetto può essere visto distintamente. La torbidità è<br />

causata dalla presenza di solidi sospesi quali sabbia, argilla e materiali organici.<br />

Una maggiore torbidità comporta un aumento della temperatura poiché le particelle<br />

in sospensione assorbono più calore. La diminuita trasparenza delle acque ostacola<br />

inoltre il passaggio della luce limitando l’attività fotosintetica con conseguente<br />

riduzione dell’ossigeno disciolto. Corsi d’acqua con elevati carichi di nutrienti<br />

presentano rocce e altri oggetti sommersi coperti da un fitto rivestimento algale.<br />

Nei corsi d’acqua fortemente degradati c’è la presenza di alghe flottanti, superficie<br />

schiumosa e lucente, forte odore di sostanze chimiche che indica decomposizione<br />

anaerobica della sostanza organica. Nella tab.7 sono indicate le condizioni che si<br />

possono osservare e i relativi punteggi.<br />

Molto limpida o<br />

limpida color<br />

tea. Oggetti<br />

visibili alla<br />

profondità di<br />

90- 180 cm.<br />

Assenza di una<br />

patina oleosa<br />

visibile.<br />

Assenza di un<br />

film evidente<br />

sugli oggetti<br />

sommersi e sulle<br />

rocce.<br />

Tab.7 Aspetto dell’acqua<br />

Occasionalmente<br />

velata,<br />

specialmente dopo<br />

un episodio di piena<br />

ma, rapidamente<br />

torna limpida.<br />

Oggetti visibili alla<br />

profondità di 45-90<br />

cm.<br />

Colore leggermente<br />

verde, assenza di<br />

una patina oleosa.<br />

Velatura per la<br />

maggior parte<br />

del tempo.<br />

Oggetti visibili<br />

tra i 15 e i 45<br />

cm.<br />

Le sezioni lente<br />

appaiono verde<br />

brillante, rocce e<br />

oggetti sommersi<br />

coperti da un<br />

velo verde oliva.<br />

Moderato odore<br />

di ammonio.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Molto torbida o<br />

aspetto fangoso.<br />

Oggetti visibili<br />

alla profondità di<br />

15 cm.<br />

Acque calme di<br />

colore verde<br />

brillante;<br />

presenza di alghe<br />

flottanti,<br />

superficie<br />

schiumosa e<br />

lucente.Forte<br />

odore di sostanze<br />

chimiche.<br />

10 7 3 1


Arricchimento in nutrienti<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

La ricchezza di nutrienti è spesso riflesso del tipo e della quantità di vegetazione<br />

presente in acqua. Alti livelli di nutrienti, specialmente azoto e fosforo,<br />

promuovono una sovrabbondanza di alghe e macrofite che danno luogo ad una<br />

colorazione verde dell’acqua. Quest’ultime costituiscono l’habitat e il cibo per tutti<br />

gli organismi acquatici, ma un aumento eccessivo della vegetazione non è un<br />

beneficio per la vita acquatica poichè con la respirazione delle piante e la<br />

decomposizione della vegetazione morta si registra un forte consumo dell’ossigeno<br />

disciolto in acqua. La mancanza di ossigeno crea uno stress per gli organismi e può<br />

causare la morte dei pesci. Aree stagnanti o caratterizzate da un lento movimento<br />

dell’acqua possono presentare un aumento della vegetazione o di fioriture algali che<br />

indicano un arricchimento di nutrienti (Tab.8).<br />

Acque chiare per<br />

l’intero tratto,<br />

vegetazione<br />

acquatica con<br />

bassa quantità di<br />

macrofite.<br />

Crescita algale di<br />

bassa entità.<br />

Tab.8 Arricchimento in nutrienti<br />

Acque chiare o<br />

leggermente verdi<br />

lungo l’intero<br />

tratto.<br />

Crescita algale<br />

moderata sul<br />

substrato del<br />

fiume.<br />

Acque verdi lungo<br />

l’intero corso.<br />

Sovrabbondanza di<br />

rigogliose macrofite<br />

verdi.<br />

Abbondante crescita<br />

algale, specialmente<br />

durante i mesi più<br />

caldi.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Acqua verde<br />

brillante, grigia<br />

o marrone lungo<br />

l’intero corso.<br />

Dense quantità<br />

di macrofite<br />

infestanti.<br />

Fitti tappeti<br />

algali sul fondo.<br />

10 7 3 1


Barriere allo spostamento dei pesci<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Se le barriere sono sufficientemente alte possono impedire il movimento di<br />

migrazione dei pesci, l’accesso ad alcune zone di foraggiamento e l’isolamento di<br />

molte specie animali. Alcune barriere sono naturali, come ad esempio cascate e<br />

massi mentre altre sono realizzate dall’uomo. Il punteggio massimo verrà assegnato<br />

nel caso in cui non sono presenti barriere mentre quello minimo in presenza di<br />

dighe, fognature o derivazioni nel tratto (Tab. 9)<br />

Assenza di<br />

barriere.<br />

Tab.9 Barriere allo spostamento dei pesci<br />

Attingimenti<br />

stagionali<br />

impediscono il<br />

movimento dei<br />

pesci nel tratto.<br />

10 8 5 3 1<br />

Briglie < 30cm,<br />

fognature, dighe<br />

o derivazioni<br />

all’interno del<br />

tratto.<br />

Briglie > 30 cm,<br />

fognature, dighe<br />

o derivazioni in 6<br />

Km di tratto.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Briglie > 30cm,<br />

fognature,<br />

dighe o<br />

derivazioni nel<br />

tratto.


Cover per i pesci<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Questo elemento di valutazione misura la disponibilità di habitat fisici per i<br />

pesci. Il potenziale per il mantenimento di una comunità sana di pesci e la<br />

capacità di ripararsi dai disturbi dipende dalla varietà e dall’abbondanza di<br />

habitat adatti e cover disponibili.<br />

Tipi di cover<br />

Ceppi e pezzi di legno: alberi o pezzi di legno caduti forniscono strutture per<br />

macroinvertebrati acquatici e ripari per i pesci<br />

Pools profonde: aree caratterizzate generalmente da una superficie calma e da<br />

una bassa corrente<br />

Vegetazione sovrasospesa: alberi, arbusti o vegetazione erbacea permanente che<br />

si trova sopra la superficie del corso d’acqua<br />

Rocce e ciottoli, grosse radici<br />

Sponde sottoscavate: aree erose, estese orizzontalmente al di sotto della<br />

superficie della sponda formano sott’acqua ricoveri per i pesci<br />

Letti di macrofite: vegetazione acquatica rappresentata da macrofite emergenti,<br />

flottanti o subemergenti<br />

Riffles: aree caratterizzate da una superficie dell’ acqua interrotta, substrato<br />

roccioso o compatto, corrente moderata o rapida e profondità relativamente bassa<br />

Pools isolate: aree non collegate al canale principale, caratterizzate dalla<br />

mancanza di flusso eccetto nei periodi in cui è alto il livello dell’acqua.<br />

Il punteggio in questo caso viene attribuito in base al numero di tipi di cover<br />

presenti (Tab.10)<br />

Tipi di cover Punteggio<br />

> 7<br />

6 -7<br />

4- 5<br />

2–3<br />

0-1<br />

Tab.10 Cover per i pesci<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

10<br />

8<br />

5<br />

3<br />

1


Pools - Buche<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Può essere difficile determinare la presenza di questo elemento nei corsi d’acqua<br />

profondi o con bassa visibilità. Il punteggio massimo si avrà quando le buche sono<br />

abbondanti e profonde quello minimo quando sono assenti o con fondo sempre<br />

visibile (Tab.11)<br />

Abbondanti buche<br />

profonde o poco<br />

profonde.<br />

Più del 30 % del<br />

fondo buio a<br />

causa della<br />

profondità oppure<br />

Pools profonde<br />

almeno 1.5 mt di<br />

profondità.<br />

Presenti ma non<br />

abbondanti.<br />

Il 10 –30 % del<br />

fondo buio<br />

oppure<br />

pools profonde<br />

almeno 90 cm.<br />

Tab.11 Pools - Buche<br />

Presenti ma poco<br />

profonde.<br />

Il 5 –10 % del<br />

fondo buio<br />

oppure<br />

pools profonde<br />

meno di 90 cm.<br />

Assenti o con<br />

fondo sempre<br />

visibile.<br />

10 7 3 1<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Habitat per invertebrati<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Un substrato stabile è importante per la colonizzazione da parte di insetti e invertebrati.<br />

Condizioni ottimali sono rappresentate da una varietà di tipi di cover riferiti ad una<br />

piccola area all’interno del corso d’acqua. Corsi d’acqua con un’alta velocità, un alto<br />

carico di sedimenti e frequenti esondazioni possono presentare un’instabilità del<br />

substrato. Per la valutazione è necessario osservare il numero dei diversi tipi di habitat e<br />

cover all’interno di una sottosezione che è equivalente in lunghezza a 5 volte la larghezza<br />

del corso d’acqua. La fauna macrobentonica dei corsi d’acqua è caratterizzata da una<br />

varietà di gruppi tassonomici che si sono adattati a vivere in habitat eterogenei per<br />

numerose variabili:<br />

morfometriche: pendenza, dimensioni del substrato<br />

fisiche: temperatura, velocità di corrente, portata<br />

chimiche: pH, ossigeno disciolto, conducibilità<br />

biologiche: interazioni intra / interspecifiche, risorse alimentari<br />

La presenza di organismi nelle zone soggette a forti velocità di corrente è legata a<br />

specifici adattamenti morfologici quali appiattimento del corpo come negli Efemerotteri,<br />

presenza di astucci sassosi, ganci ed uncini che garantiscono l’ancoraggio al substrato nei<br />

Tricotteri e adattamenti comportamentali come la ricerca di zone protette tra la<br />

vegetazione e i sassi o l’affossamento nel limo negli Anellidi e nei Crostacei. Nella<br />

tab.12 sono descritte le possibili condizioni che si possono osservare e i relativi punteggi<br />

da attribuire.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Almeno 5 tipi di<br />

habitat disponibili.<br />

Habitat che<br />

permettono una<br />

piena<br />

colonizzazione da<br />

parte degli insetti.<br />

10 7 3 1<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Tab.12 Habitat per macroinvertebrati<br />

Presenza di 3 o 4<br />

tipi di habitat.<br />

Esistenza di<br />

alcuni potenziali<br />

habitat come<br />

alberi<br />

sovrasospesi che<br />

non sono ancora<br />

entrati nel fiume.<br />

Presenza di 1 o 2<br />

tipi di habitat.<br />

Il substrato è<br />

spesso<br />

disturbato,<br />

coperto o<br />

rimosso dalle<br />

elevate velocità<br />

di corrente o dal<br />

deposito di<br />

sedimento.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Presenza di un<br />

tipo di habitat<br />

oppure nessuno.


Superficie ombreggiata<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

La superficie ombreggiata è importante perché agisce riducendo la quantità di<br />

radiazione luminosa che arriva al corso d’acqua e di conseguenza limitando<br />

l’attività fotosintetica di alghe e macrofite.<br />

Basse temperature dell’acqua sono associate ad una maggiore quantità di ossigeno<br />

rispetto ad acque calde poiché la solubilità dei gas diminuisce all’aumentare della<br />

temperatura. Quando la vegetazione viene rimossa da un lato del corso d’acqua,<br />

quest’ultimo è esposto maggiormente agli effetti del sole che causano un<br />

incremento della temperatura dell’acqua. Ciò può provocare un declino del numero<br />

di specie di insetti, altri invertebrati e piante acquatiche presenti che possono essere<br />

sostituite da altre specie più tolleranti alle variazioni di questi parametri.<br />

E’ possibile valutare la superficie ombreggiata anche mediante l’utilizzo di<br />

ortofotocarte che consentono di avere una visione globale del corso d’acqua.<br />

Superficie del corso d’acqua non visibile copertura > 90%<br />

Superficie leggermente visibile 70 – 90%<br />

Superficie visibile ma sponde non visibili 40 – 70%<br />

Superficie visibile e sponde a volte visibili 20 – 40%<br />

Superficie e sponde visibili < 20%<br />

Nella tab.13 sono rappresentate le varie condizioni con i relativi punteggi.<br />

Più del 75% della<br />

superficie<br />

ombreggiata e 4-<br />

6 Km a monte<br />

ben ombreggiata.<br />

10 7 3 1<br />

Più del 50% della<br />

superficie<br />

ombreggiata nel<br />

tratto oppure più<br />

del 75% della<br />

superficie<br />

ombreggiata nel<br />

tratto ma a monte<br />

4- 6 Km poco<br />

ombreggiati.<br />

20- 50% della<br />

superficie<br />

ombreggiata.<br />

Tab. 13 Superficie ombreggiata<br />

Meno del 20%<br />

della superficie<br />

ombreggiata.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Concimi chimici<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Al fine di adattare il contesto alle pratiche agricole locali è stato necessario<br />

apportare modifiche al parametro riguardante l’impiego di concimi organici.<br />

A tale scopo sono state considerate le colture presenti a livello del piano di<br />

campagna e quindi i relativi fabbisogni in azoto, in modo da stimare il probabile<br />

impatto sull’ecosistema fluviale.<br />

Ciò è stato possibile attraverso l’analisi del Piano di fertilizzazione azotata,<br />

elaborato in seguito alle disposizioni relative alla Direttiva CEE 91/676, riguardante<br />

la protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da<br />

fonti agricole. L’applicazione di questo piano di fertilizzazione e di tecniche idonee<br />

potrebbe ridurre al minimo i rischi di eutrofizzazione dei corpi idrici superficiali.<br />

Il fabbisogno massimo di azoto delle varie specie coltivate, da considerare come<br />

livello massimo consentito di concimazione azotata, è stato definito sulla base del<br />

concetto di produttività potenziale delle colture. Nella stima dei fabbisogni di azoto<br />

sono stati presi come riferimento i livelli medio- alti di produttività e i conseguenti<br />

prelievi di azoto da parte delle colture, determinati sulla base della composizione<br />

chimica delle biomasse prodotte. Le stime per tutte le colture erbacee elencate nel<br />

Compendio Statistico Italiano (ISTAT 1992) sono riportate nella tab. 14.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Tab.14 Le principali specie agrarie e i limiti fisiologici del loro fabbisogno azotato per una<br />

produzione medio- alta (Compendio Statistico italiano, ISTAT 1992)<br />

Colture Fabbisogno in N (Kg/Ha)<br />

Cereali<br />

Frumento tenero (Centro Nord) 180<br />

Frumento duro (Sud) 140<br />

Orzo 120<br />

Avena 100<br />

Segale 80<br />

Riso 160<br />

Mais (irrigato) 280<br />

Leguminose da granella<br />

Fava 20<br />

Fagiolo 20<br />

Pisello 20<br />

Piante da tubero<br />

Patata 150<br />

Piante industriali<br />

Barbabietola da zucchero<br />

Colza 180<br />

Girasole 100<br />

Soia 20<br />

Piante orticole<br />

Aglio<br />

150<br />

120<br />

Carota 150<br />

Cipolla 120<br />

Rapa 120<br />

Asparago 180<br />

Bietola da coste 130<br />

Carciofo 200<br />

Cavolo verza 200<br />

Cavolfiore 150<br />

Finocchio 180<br />

Insalata (lattuga) 120<br />

Insalata (cicoria) 180<br />

Sedano 200<br />

Spinacio 120<br />

Cetriolo 150<br />

Cocomero 100<br />

Fragola 150<br />

Melanzana 200<br />

Melone 120<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Peperone 180<br />

Pomodoro 160<br />

Zucchina 200<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

E’ stato possibile così raggruppare le diverse colture in tre categorie in base al loro<br />

fabbisogno in azoto ed attribuire i relativi punteggi (tab.15).<br />

Tab. 15 Concimi chimici<br />

Presenza nel piano di<br />

campagna di colture a<br />

basso fabbisogno in<br />

azoto<br />

< 110 Kg/ Ha<br />

5 3 1<br />

Presenza nel piano di<br />

campagna di colture a<br />

fabbisogno in azoto<br />

medio-alto<br />

110 - 160 Kg/Ha<br />

Presenza nel piano di<br />

campagna di colture ad<br />

elevato fabbisogno in<br />

azoto<br />

> 160 Kg/Ha<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Grado di antropizzazione<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

E’ stato ritenuto opportuno aggiungere questo elemento di valutazione al protocollo<br />

originale perché l’antropizzazione è una delle principali cause di alterazione dei<br />

corsi d’acqua. Spesso lungo il torrente sono state individuate attività o strutture che<br />

possono influire negativamente sulla stabilità dell’ecosistema acquatico. La lunga<br />

azione dell’uomo ha modificato lo stato di naturalità e le potenzialità di difesa e<br />

reazione degli ecosistemi acquatici.<br />

I cambiamenti possono essere indotti in modo diretto (costruzione di dighe o strade,<br />

rettificazione degli alvei, attingimenti) o indiretto (immissione di reflui,<br />

cambiamento dell’uso del suolo, deforestazione).<br />

Nella tab.16 sono indicati i punteggi da attribuire in base al grado di<br />

antropizzazione riscontrato.<br />

Tab. 16 Grado di antropizzazione<br />

Basso; presenza nel<br />

piano di campagna di<br />

boschi e terreni incolti<br />

oppure di colture a<br />

basso fabbisogno.<br />

5 3 1<br />

Medio-alto; presenza di<br />

colture a fabbisogno<br />

medio-alto oppure segni<br />

di evidente alterazione<br />

idrologica causata da<br />

attingimenti nell’alveo.<br />

Alto; presenza nel piano<br />

di campagna di attività<br />

agricole ed industriali<br />

oppure infrastrutture<br />

(strade, ferrovia).<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Tipologia del substrato<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Il substrato è l’insieme dei materiali organici ed inorganici che costituiscono il<br />

fondo degli alvei <strong>fluviali</strong>. La natura del substrato inorganico è determinata dalla<br />

composizione della roccia che costituisce la base del letto fluviale. In generale<br />

ghiaia e ciottoli sono circondati dal sedimento fine, un elemento molto importante<br />

che agisce direttamente sulla vita dei macroinvertebrati influenzandone alcuni<br />

aspetti quali ad esempio: l’ovodeposizione, la distribuzione delle risorse alimentari,<br />

il rifugio e la possibilità di proteggersi dalla corrente. In alcuni casi i substrati degli<br />

alvei vengono modificati e artificializzati per realizzare opere protettive delle rive,<br />

per rettificare il percorso. Ciò comporta perdita di habitat e microhabitat a<br />

disposizione di macroinvertebrati e pesci.<br />

Studi sulla relazione tra numero di macroinvertebrati e dimensioni del substrato<br />

(Pennak & Van Gerpen, 1947; Allan, 1975; Pridmore & Roper, 1985) hanno<br />

evidenziato che si ha un incremento della densità e della biomassa passando da<br />

substrati sabbiosi a substrati di dimensioni maggiori.<br />

Minshall (1977) e Rabeni & Minshall (1977) hanno dimostrato che, in realtà,<br />

l’abbondanza e la diversità dei macroinvertebrati non sono correlate alla dimensione<br />

del substrato, ma alla sua eterogeneità e complessità. Sulla<br />

base di questo presupposto, è stato ritenuto più opportuno analizzare le diverse<br />

tipologie di substrato inorganico presenti piuttosto che stimare la percentuale di<br />

agglomerazione del substrato. Per individuare correttamente le varie classi di<br />

granulometria è stato fatto riferimento alla scala di Wentworth(1922).<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Scala di Wentworth<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Limo < 0.063 mm<br />

Sabbia 0.125 - 2 mm<br />

Ghiaia fine 2 - 4 mm<br />

Ghiaia media 4 - 8 mm<br />

Ghiaia grossa 8 -16 mm<br />

Ciottoli 16-64 mm<br />

Pietrisco 64-256 mm<br />

Massi > 256 mm<br />

Considerando queste classi di granulometria e le condizioni riscontrate lungo il<br />

corso d’acqua sono state individuate 5 tipologie di substrato e i relativi punteggi di<br />

valutazione da attribuire. (Tab.17)<br />

Tab.17 Tipologia del substrato<br />

Il substrato<br />

presenta 5 o<br />

più classi di<br />

granulometria<br />

della scala di<br />

Wentworth.<br />

10 8 5 3 1<br />

E’ possibile<br />

distinguere<br />

3-4 classi di<br />

granulometria<br />

Sono presenti<br />

meno di 3<br />

classi di<br />

granulometria.<br />

Il substrato<br />

è limoso<br />

con<br />

abbondante<br />

sedimento<br />

organico.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici<br />

Il fondo mostra<br />

segni di<br />

artificializzazione<br />

(cementificazione<br />

dell’alveo).


Comunità di macroinvertebrati<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Questo elemento di valutazione rappresenta la conseguenza diretta di tutte le<br />

condizioni precedentemente analizzate.<br />

Con il termine di macroinvertebrati vengono indicati quegli organismi la cui taglia<br />

alla fine dello sviluppo larvale è raramente inferiore al millimetro. Le specifiche<br />

associazioni di macroinvertebrati presenti in un corso d’acqua sono determinate<br />

dall’interazione tra velocità di corrente e substrato. La velocità di corrente<br />

costituisce uno dei principali fattori che influenza la presenza e la distribuzione<br />

spaziale degli organismi poiché da essa dipendono la tipologia del substrato, la<br />

circolazione dei nutrienti, l’ossigenazione e il tipo di vegetazione presente (Ghetti &<br />

Bonazzi, 1981). Molti taxa mostrano preferenze per determinati tipi di substrato e,<br />

al variare di questo, varia anche la varietà e l’abbondanza degli organismi presenti.<br />

I macroinvertebrati presentano un diverso grado di tolleranza all’inquinamento<br />

quindi la presenza o meno di alcune specie rispetto ad altre è un ottimo indicatore<br />

delle condizioni dell’acqua. Nella tab.18 i punteggi di valutazione vengono<br />

attribuiti in base alla composizione della comunità di macroinvertebrati presenti.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Comunità<br />

dominata da<br />

specie del 1°<br />

gruppo o<br />

intolleranti,<br />

buona diversità<br />

in specie.<br />

Il campione<br />

include<br />

Plecotteri,<br />

Efemerotteri e<br />

Tricotteri.<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Tab. 18 Comunità di macroinvertebrati<br />

Comunità<br />

dominata da<br />

specie del 2°<br />

gruppo o<br />

facoltative<br />

come Odonati<br />

ed Anfipodi.<br />

Comunità<br />

dominata da<br />

specie<br />

del 3° gruppo o<br />

tolleranti come<br />

chironomidi,<br />

tubificidi e altri<br />

Oligocheti.<br />

Numero ridotto di<br />

specie oppure<br />

assenza di tutti i<br />

macroinvertebrati.<br />

15 6 2 - 3<br />

Le figg. 6 e 7, tratte dal protocollo originale, mostrano alcuni dei<br />

macroinvertebrati appartenenti ai gruppi suddivisi in base al grado di<br />

tolleranza all’inquinamento.<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Fig.6 Macroinvertebrati appartenenti al I e II gruppo<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


<strong>Monitoraggio</strong> <strong>corridoi</strong> <strong>fluviali</strong><br />

Fig.7 Macroinvetebrati appartenenti al II e III gruppo<br />

Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici


Università di Perugia.<br />

Dip­Biologia Cellulare e Ambientale­Sez.Biologia Animale ed Ecologia<br />

Gruppo di ricerca: habitat acquatici

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!