Medioevo: un pregiudizio secolare che perdura nel ... - Carducci
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Franz Brandmayr<br />
giamento 364 di empatia metodologica, <strong>che</strong> gli antropologi cercano<br />
di porre in atto <strong>nel</strong>la loro ricerca sul campo. 365 Ciò non consiste,<br />
come il lettore capisce, in <strong>un</strong>a mera concessione al sentimentalismo,<br />
bensì in <strong>un</strong> percorso metodologico <strong>che</strong>, a partire da svariati<br />
autori <strong>che</strong> hanno fondato le scienze sociali, 366 ha dato i suoi buoni<br />
frutti fino a pervenire – in tempi a noi più vicini – all’elaborazione<br />
originale del metodo dell’antropologia interpretativa affinato<br />
da Clifford Geertz. 367 In questa sede non è possibile nean<strong>che</strong> accennare<br />
ai passaggi più significativi <strong>che</strong> portano a questi esiti teorici;<br />
è sufficiente proporre all’attenzione di chi<strong>un</strong>que si occupi di<br />
divulgare i contenuti della civiltà medievale l’opport<strong>un</strong>ità di <strong>un</strong><br />
approccio dall’interno ai singoli dati, come alle epo<strong>che</strong> e alle culture<br />
fatte oggetto di studio. Ciò si può realizzare in maniera in<br />
qual<strong>che</strong> modo analoga a quella attuata dall’antropologo <strong>che</strong> ricorre<br />
all’«osservazione partecipante» 368 quando si trova a indagare<br />
“sul campo” intorno a <strong>un</strong>a qual<strong>che</strong> cultura specifica.<br />
364 Sotto il profilo psicologico si tratta del «tentativo di riprodurre in proprio<br />
i sentimenti altrui, al fine di comprendere l’altra persona» [STECK P., s.v.<br />
Empatia, in ARNOLD W.-EYSENCK H.J.-MEILI R. (a cura di), op. cit., p. 354].<br />
365 Cfr. ad es. il riferimento alla «simpatia» dell’antropologo per l’oggetto di<br />
studio (FIRTH R., I simboli e le mode, Laterza, Bari 1977, p. 40); a sua volta TULLIO-<br />
ALTAN C., Soggetto, cit., pp. 210-222 scrive dell’«empatia» richiesta <strong>nel</strong>la ricerca<br />
intorno alle varie temati<strong>che</strong> inerenti l’ambito del simbolico. Sono espressioni,<br />
com<strong>un</strong>que, <strong>che</strong> non vanno intese in senso «emotivo», né confuse con opzioni<br />
teori<strong>che</strong> <strong>che</strong> rifiutino a priori il tentativo di <strong>un</strong>a «comprensione» oggettiva della<br />
cultura studiata (cfr. TULLIO-ALTAN C., Manuale, cit., p. 543).<br />
366 Si tratta, ad es., di Weber, di Simmel, di Talcott Parsons e di Wright Mills<br />
(MALIGHETTI R., s.v. Verstehen, cit., p. 790).<br />
367 ID., s.v. Antropologia interpretativa, in FABIETTI U.-REMOTTI F. (a cura di), op.<br />
cit., p. 71; va tuttavia notato <strong>che</strong> – rispetto al Verstehen – la prospettiva geertziana<br />
non contempla la nozione di empatia (MALIGHETTI R., s.v. Verstehen, cit., ib.).<br />
368 BERNARDI B., op. cit., pp. 114 e 249-250; CIRESE A.M., Cultura, cit., pp. 249-<br />
250, dove l’Autore rende il medesimo concetto con l’espressione «integrazione<br />
mentale»; TULLIO-ALTAN C., Manuale, cit., pp. 515-516 e 542-545.