Medioevo: un pregiudizio secolare che perdura nel ... - Carducci
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106<br />
Franz Brandmayr<br />
a <strong>un</strong>a collaborazione intensa e costante decisamente «contraria<br />
allo sviluppo dell’individualismo» 347 .<br />
È opinione di svariati studiosi, perciò, <strong>che</strong> vi sia <strong>un</strong> certo accanimento<br />
<strong>nel</strong> ricorso alle suddivisioni e <strong>un</strong>a sottolineatura esagerata<br />
delle cesure <strong>che</strong> separerebbero il <strong>Medioevo</strong> dal Rinascimento.<br />
Ullmann – ad esempio – non nutre dubbi sul fatto <strong>che</strong> sia<br />
insostenibile la posizione, com<strong>un</strong>emente accettata, 348 di chi parla<br />
di <strong>un</strong>a “nuova era” o di <strong>un</strong>a “frattura (del Rinascimento) nei<br />
confronti del passato medievale”. 349<br />
Molti elementi documentari raccolti dagli studiosi sembrerebbero<br />
perciò suffragare la posizione della continuità storica<br />
fra le due epo<strong>che</strong>, ma Pietro Rossi mette in guardia da<br />
omologazioni eccessive: quando si parla di scienza medievale e<br />
di scienza moderna<br />
il continuismo è solo <strong>un</strong>a mediocre filosofia della storia sovrapposta<br />
alla storia reale. 350<br />
Almeno sotto il profilo scientifico, sostiene l’Autore, va confermata<br />
l’esistenza di <strong>un</strong>a sorta di discontinuità. An<strong>che</strong> Butterfield,<br />
pur nutrendo – come abbiamo già visto 351 – <strong>un</strong>a considerevole<br />
opinione sulla capacità d’invenzione medievale, sembra incoraggiare<br />
<strong>un</strong>a posizione di non-omologazione fra le due epo<strong>che</strong>, quando<br />
argomenta <strong>che</strong> l’Età di Mezzo pare esprimere <strong>un</strong>a serie di<br />
conati in direzione di <strong>un</strong>a scienza empirica, ma<br />
347 Ivi, p. 71.<br />
348 L’Autore pubblicava l’opera <strong>nel</strong> 1977.<br />
349 ULLMANN W., Radici, cit., p. 261; parentesi mia. Vd. an<strong>che</strong> ivi, p. 10 et alibi.<br />
Cfr. infra an<strong>che</strong> nt. 354.<br />
350 ROSSI P., Introduzione, cit., p. XIX.<br />
351 Vd. supra nt. 239 e 241.