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Medioevo: un pregiudizio secolare che perdura nel ... - Carducci

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<strong>Medioevo</strong>: <strong>un</strong> <strong>pregiudizio</strong> <strong>secolare</strong><br />

In queste pagine cerco an<strong>che</strong> di configurare alc<strong>un</strong>e linee ipoteti<strong>che</strong><br />

di <strong>un</strong> possibile successivo lavoro di ricerca più esteso,<br />

volto ad accertare con criteri an<strong>che</strong> quantitativi l’eventuale persistenza<br />

del <strong>pregiudizio</strong> antimedievale <strong>nel</strong> discorso com<strong>un</strong>e. Nel<br />

caso la presente riflessione dovesse portare a sviluppi di questo<br />

genere, si renderebbe naturalmente necessario operare concretamente<br />

su <strong>un</strong> “terreno” accuratamente definito, come da consolidata<br />

tradizione antropologico-culturale. 6<br />

Tuttavia questo elaborato potrebbe risultare forse già apprezzabile<br />

an<strong>che</strong> sotto due altri profili: in prima istanza in <strong>un</strong>a prospettiva<br />

didattica, in quanto esprimo il p<strong>un</strong>to di vista del docente,<br />

<strong>che</strong> da più di <strong>un</strong> quarto di secolo rileva – o ritiene di rilevare –<br />

negli studenti la persistenza di <strong>un</strong>a forte stereotipizzazione delle<br />

conoscenze e delle competenze interpretative intorno al <strong>Medioevo</strong><br />

europeo. Queste sembrerebbero – in buona sostanza – riprodurre<br />

pedissequamente i luoghi com<strong>un</strong>i <strong>che</strong> numerosi storici den<strong>un</strong>ciano<br />

essere ricorrenti in tanta manualistica e pubblicistica<br />

attuali. Pernoud scriveva già <strong>nel</strong> 1977 di «opere “stori<strong>che</strong>”» o addirittura<br />

di collane stori<strong>che</strong> scritte con «procedimenti giornalistici» 7 .<br />

6 Cfr. ad es. BERNARDI B., Uomo cultura società. Introduzione agli studi etno-antropologici,<br />

Franco Angeli, Milano 1984 8 (s.d. orig.), p. 119; BIANCO C., Dall’evento al<br />

documento. Orientamenti etnografici, C.I.S.U., Roma 1988, passim; «è proprio su questo<br />

p<strong>un</strong>to <strong>che</strong> può individuarsi la distinzione fra ogni tipo di filosofia e ogni<br />

tipo di antropologia culturale scientificamente valida: la falsificabilità delle proposizioni<br />

antropologi<strong>che</strong> e il suo carattere sperimentale» [TULLIO-ALTAN C., Manuale<br />

di antropologia culturale. Storia e metodo, Bompiani, Milano 1979 (1971), p. 573].<br />

7 CARMO FELICIANI S., Introduzione, in DAWSON CH., Il cristianesimo e la formazione<br />

della civiltà occidentale, Rizzoli, Milano 1997 2 (1950), p. 6; PERNOUD R., op. cit.,<br />

p. 145; cfr. PIVATO S., Vuoti di memoria. Usi ed abusi della storia <strong>nel</strong>la vita pubblica<br />

italiana, Laterza, Roma-Bari 2007, pp. 22, 26, 34, 74, 87-88, 129, 131 et alibi. Il<br />

pensiero non può non correre ai giorni nostri, in cui – ad esempio – <strong>un</strong><br />

«libraccio» (F. Cardini) come Il codice Da Vinci viene accolto an<strong>che</strong> da <strong>un</strong><br />

soggetto laureato come <strong>un</strong>a sorta di rivelazione esoterica (colloquio 1.1.<br />

02.02.2006). Vd. an<strong>che</strong> infra nt. 291.<br />

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