Medioevo: un pregiudizio secolare che perdura nel ... - Carducci
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<strong>Medioevo</strong>: <strong>un</strong> <strong>pregiudizio</strong> <strong>secolare</strong><br />
le scolastico della fine degli anni Ottanta e cerco di confrontarlo<br />
con <strong>un</strong>’opera più recente, <strong>che</strong> ci permette di ipotizzare <strong>un</strong>a<br />
possibile evoluzione <strong>nel</strong>la tematizzazione della didattica<br />
medievalistica. Gli Autori, citando <strong>un</strong> passo di Le Goff dal registro<br />
quasi confidenziale, invitano a diffidare di <strong>un</strong>a visione troppo<br />
rosea del rivalutato <strong>Medioevo</strong>:<br />
Se mi si permetterà di dare <strong>un</strong> consiglio assai grossolano, dirò al<br />
lettore <strong>che</strong>, di fronte a queste tentazioni di evasione verso <strong>un</strong><br />
<strong>Medioevo</strong> trasfigurato, chieda onestamente a se stesso se gli piacerebbe,<br />
per virtù del mago Merlino […] essere trasportato in<br />
quel tempo e viverci. 132<br />
Questa soluzione scelta dai nostri per equilibrare i pres<strong>un</strong>ti<br />
eccessi di <strong>un</strong> certo revisionismo storico, oltre a prestare il fianco<br />
a <strong>un</strong>a facile ironia (gli Autori del testo avrebbero ambito «onestamente»<br />
– forse – di «evadere» in qual<strong>che</strong> paradiso di <strong>un</strong>a «trasfigurata»<br />
classicità, modernità o postmodernità? …), non riesce<br />
a nascondere le proprie connotazioni valutativa e retorica.<br />
Valutativa, in quanto gli Autori ritengono sia «importante non<br />
cadere <strong>nel</strong>l’eccesso opposto» alla tabuizzazione del <strong>Medioevo</strong>,<br />
in quanto esso configurerebbe <strong>un</strong>a «tentazione ancora più grave<br />
della precedente». L’asserto non risulta argomentato in alc<strong>un</strong><br />
modo, ma viene da chiedersi se si possa lasciare a <strong>un</strong>o stadio<br />
tanto “grezzo” la trattazione della Parola chiave <strong>Medioevo</strong>, quella<br />
<strong>che</strong> – in fondo – dà, o dovrebbe dare, il “la” all’intero volume<br />
primo dell’opera. Viene pertanto spontaneo porre <strong>un</strong>a serie di<br />
quesiti a Giardina, Sabbatucci e Vidotto, come ad esempio: perché<br />
proporre <strong>un</strong>’immagine «ottimistica» del <strong>Medioevo</strong> sarebbe<br />
<strong>un</strong> errore più grave rispetto alla divulgazione della precedente<br />
132 LE GOFF J., cit. in GIARDINA A.-SABBATUCCI G.-VIDOTTO V., Uomini e storia,<br />
1, Dal <strong>Medioevo</strong> all’età moderna, Laterza, Roma-Bari 1990 2 (s.d. orig.), pp. 6-7<br />
(citato senza indicazione della fonte).<br />
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