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La casa dell’amico<br />
Educazione Interculturale tra C<strong>in</strong>ema e Fiabe
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA<br />
Assessorato Pubblica Istruzione<br />
PROVINCIA DI CAGLIARI<br />
Assessorato Beni Culturali<br />
Centro Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi<br />
Pubblicazione realizzata dal Centro Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi <strong>in</strong><br />
collaborazione con la Scuola Elementare di Dolianova e il Centro Servizi Interculturali “Fairuz”.<br />
Disegni realizzati dai bamb<strong>in</strong>i delle classi 3 a B e 3 a C della Scuola Elementare di Dolianova nell’anno<br />
scolastico 2003/2004.<br />
Progetto grafico Broken Art, Cagliari<br />
f<strong>in</strong>ito di stampare <strong>in</strong> maggio 2005<br />
presso GRAFICHE SAINAS, Cagliari<br />
per conto della PROVINCIA DI CAGLIARI<br />
Copyright © 2005 Prov<strong>in</strong>cia di Cagliari
La casa dell’amico<br />
Educazione Interculturale tra C<strong>in</strong>ema e Fiabe<br />
a cura di Imad Hamdar e Francesca Saba<br />
con la collaborazione di Rossana Copez<br />
PROVINCIA DI CAGLIARI
Indice<br />
Il Centro Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi<br />
Il Centro Servizi Interculturali “Fairuz”<br />
L’esperienza di Dolianova — di Imad Hamdar<br />
CINEMA — di Imad Hamdar<br />
FIABE — di Francesca Saba<br />
Kan yama kan fy qadim az-zaman (c’era, e chissà poi se c’era<br />
nel lontano passato) — Carol<strong>in</strong>a Petretto, Francesca Saba, Anna Virdis<br />
Parola di g<strong>in</strong>n... — di Rossana Copez<br />
PARLIAMO IN ARABO<br />
7<br />
9<br />
11<br />
15<br />
43<br />
44<br />
54<br />
57
6<br />
Q uesto volume nasce dall’esigenza di far conoscere<br />
agli operatori culturali e agli educatori i risultati<br />
di una sperimentazione educativa <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are,<br />
<strong>in</strong> un settore come quello dell’educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
che nella realtà sarda non abbonda certo<br />
di pubblicazioni e momenti di scambio, né riceve<br />
le dovute attenzioni.<br />
La presente pubblicazione tenta soprattutto di<br />
offrire, oltre alle <strong>in</strong>dicazioni metodologiche, un’ampia<br />
visione dei lavori svolti e dei riscontri ottenuti durante<br />
le attività realizzate nella Scuola Elementare di<br />
Dolianova <strong>in</strong> due classi terze, nell’anno scolastico<br />
2003/04. Sono stati la risposta degli allievi, l’entusiasmo<br />
e la qualità dei loro elaborati, un ulteriore motivo<br />
che ci ha sp<strong>in</strong>to a pubblicare questo volume. Alla<br />
realizzazione dell’<strong>in</strong>tera esperienza hanno concorso<br />
diversi attori, a tutti loro <strong>in</strong>dirizziamo i nostri r<strong>in</strong>graziamenti:<br />
ai dirigenti scolastici Prof. Francesco<br />
Manconi e Prof. Sergio Pisano che si sono succeduti<br />
<strong>in</strong> questi ultimi anni alla direzione della Scuola Elementare<br />
di Dolianova, <strong>in</strong> quanto hanno garantito il<br />
sostegno necessario aff<strong>in</strong>ché le attività si svolgessero<br />
nel modo migliore; all’Assessorato alla Cultura del<br />
Comune di Dolianova che ha sostenuto l’attività dei<br />
laboratori e dei corsi di aggiornamento per gli <strong>in</strong>segnanti<br />
della scuola elementare sul tema dell’educazione<br />
<strong>in</strong>terculturale con gli audiovisivi; all’Assessorato<br />
alla Cultura della Prov<strong>in</strong>cia di Cagliari che, vista<br />
l’importanza dell’esperienza, ha consentito la pubblicazione<br />
di questo volume.
Centro Regionale<br />
di Documentazione<br />
Biblioteche<br />
per Ragazzi<br />
• BIBLIOTECA E MEDIATECA<br />
• CATALOGAZIONE E NEWS<br />
• MOSTRE<br />
• FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO<br />
• VISITE GUIDATE<br />
• ATTIVITÀ DI PROMOZIONE DELLA LETTURA.<br />
Il Centro Regionale di Documentazione Biblioteche<br />
per Ragazzi è nato nel 1999 da un protocollo<br />
d’<strong>in</strong>tesa tra la Regione Autonoma della Sardegna,<br />
la Prov<strong>in</strong>cia di Cagliari ed altri quattro enti.<br />
Il progetto, riferendosi esplicitamente al “Manifesto<br />
UNESCO per le biblioteche pubbliche”, si<br />
fonda sul ruolo svolto dai libri e dalle biblioteche<br />
nell’educazione dei ragazzi <strong>in</strong> quanto strumenti di<br />
crescita e mezzi per l’educazione alla tolleranza<br />
verso gli altri.<br />
Nella nuova concezione della biblioteca pubblica,<br />
<strong>in</strong>fatti, emerge con forza l’importanza che essa ha<br />
nel favorire e <strong>in</strong>coraggiare il dialogo <strong>in</strong>terculturale e<br />
nel valorizzare la diversità, anche <strong>in</strong> relazione alle m<strong>in</strong>oranze<br />
l<strong>in</strong>guistiche, etniche e culturali sempre più<br />
presenti nella comunità.<br />
I pr<strong>in</strong>cipi che stanno alla base del Centro sono:<br />
• l’<strong>in</strong>dividuazione delle biblioteche per ragazzi come<br />
settore strategico della politica culturale e bibliotecaria;<br />
• il riconoscimento delle specificità e del diverso ruolo<br />
delle biblioteche comunali rispetto a quelle scolastiche;<br />
• la necessità della <strong>in</strong>terazione delle biblioteche comunali<br />
con il proprio bac<strong>in</strong>o di riferimento e, <strong>in</strong> primo<br />
luogo, con le scuole.<br />
Il Centro è stato istituito presso i Servizi Bibliotecari<br />
dell’Assessorato Beni Culturali, Turismo e Sport<br />
della Prov<strong>in</strong>cia di Cagliari, con funzioni di coord<strong>in</strong>amento<br />
e programmazione delle attività rivolte al<br />
miglioramento del settore ragazzi delle biblioteche.<br />
Esso si pone come compiti primari:<br />
• la realizzazione di una struttura che analizzi e documenti<br />
l’offerta editoriale per bamb<strong>in</strong>i e ragazzi<br />
nelle varie forme presenti sul mercato;<br />
• la catalogazione del materiale raccolto e la diffusione<br />
dell’<strong>in</strong>formazione presso le biblioteche del<br />
territorio regionale;<br />
7
8<br />
• la formazione del personale <strong>in</strong> servizio nelle biblioteche<br />
per quanto riguarda il settore ragazzi;<br />
• il coord<strong>in</strong>amento a livello prov<strong>in</strong>ciale e, <strong>in</strong> prospettiva,<br />
regionale, delle <strong>in</strong>iziative di promozione della<br />
lettura.<br />
Tra le <strong>in</strong>iziative svolte <strong>in</strong> quest’ultimo ambito, è<br />
stata curata con particolare attenzione la realizzazione<br />
e la diffusione di mostre bibliografiche it<strong>in</strong>eranti che<br />
affrontano, con differenti l<strong>in</strong>guaggi, le tematiche<br />
multiculturali.<br />
Uno spazio privilegiato è stato riservato ai libri<br />
bil<strong>in</strong>gui – forma scelta anche per questa pubblicazione<br />
– <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong>dividuano una modalità di<br />
approccio immediata e accattivante, che fa perno<br />
sul rapporto tra culture diverse: da una parte il<br />
bamb<strong>in</strong>o (e, <strong>in</strong>sieme, la sua famiglia) ritrova aspetti<br />
e tradizioni del proprio paese, dall’altra è <strong>in</strong>vitato<br />
alla scoperta di luoghi, personaggi e punti di vista<br />
sconosciuti.<br />
Ma la multiculturalità non riguarda solo le raccolte<br />
delle biblioteche: ne <strong>in</strong>veste, <strong>in</strong>vece, tutti gli aspetti<br />
e i servizi, <strong>in</strong>tegrandosi con le <strong>in</strong>iziative presenti<br />
nel territorio, per <strong>in</strong>cidere su di un contesto sociale<br />
dove spesso permangono pregiudizi, stereotipi e<br />
<strong>in</strong>tolleranza.<br />
Su questi presupposti si basa il rapporto con<br />
l’Associazione Culturale Fairuz e con gli <strong>in</strong>segnanti<br />
della Scuola Elementare di Dolianova che hanno<br />
sperimentato nuovi percorsi <strong>in</strong>terculturali f<strong>in</strong>alizzati<br />
a promuovere occasioni di conoscenza e confronto<br />
tra culture diverse.<br />
La loro esperienza, descritta <strong>in</strong> questa pubblicazione,<br />
si propone come stimolo e <strong>in</strong>coraggiamento<br />
per molte altre <strong>in</strong>iziative che <strong>in</strong> Sardegna, come nelle<br />
altre regioni italiane, si vanno organizzando.<br />
DOVE SIAMO<br />
Il CRDBR ha sede presso il Centro Servizi<br />
Bibliotecari della Prov<strong>in</strong>cia di Cagliari<br />
via Cadello 9/b – 09121 Cagliari<br />
Tel. 070 4092746 – Fax 070 4092808<br />
E-mail: centrore@prov<strong>in</strong>cia.cagliari.it
Ruolo e attività del<br />
Centro Servizi Interculturali “Fairuz”<br />
• SPORTELLO INFORMATIVO DI SOSTEGNO<br />
AGLI IMMIGRATI<br />
• BIBLIOTECA<br />
• VIDEOTECA<br />
• RASSEGNE DI INCONTRO CON LE ALTRE<br />
CULTURE, RASSEGNE CINEMATOGRAFICHE,<br />
MUSICALI, DI ARTI LOCALI<br />
• CORSI DI LINGUA ARABA<br />
• LABORATORI DI EDUCAZIONE<br />
INTERCULTURALE PER LE SCUOLE<br />
• CORSI DI AGGIORNAMENTO SULLA<br />
EDUCAZIONE INTERCULTURALE<br />
PER GLI INSEGNANTI.<br />
Il Centro Servizi Interculturali “Fairuz” nasce nel<br />
1998 come <strong>in</strong>tervento di sostegno culturale agli<br />
immigrati nell’ambito dei piani d’<strong>in</strong>tervento dell’Ufficio<br />
Immigrati della Regione Autonoma della<br />
Sardegna, con l’obiettivo di dare maggior spazio al<br />
tema dell’<strong>in</strong>tegrazione nella programmazione delle attività<br />
culturali nel territorio.<br />
Con le attività di scambio culturale, le rassegne c<strong>in</strong>ematografiche<br />
e musicali, con la biblioteca e con la<br />
videoteca, i sem<strong>in</strong>ari e i laboratori di educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
nelle scuole, il Centro crea occasioni di<br />
conoscenza della specificità delle varie culture e<br />
momenti di riflessione sui limiti dei s<strong>in</strong>goli modelli<br />
culturali. Per gli immigrati <strong>in</strong> particolare favorisce la<br />
cont<strong>in</strong>uità con la propria cultura di provenienza<br />
creando delle occasioni e degli stimoli che possano<br />
limitare il disagio dello sradicamento da una parte,<br />
e dall’altra promuovere il proprio riconoscimento attraverso<br />
forme le più aperte e le più laiche di negoziazione<br />
dell’<strong>in</strong>tegrazione culturale.<br />
Il Centro Servizi Interculturali “Fairuz” ospita<br />
gruppi di lavoro, di studio e classi per <strong>in</strong>contri di approfondimento<br />
o per la consultazione dei materiali<br />
disponibili. Gli operatori del Centro svolgono<br />
<strong>in</strong>oltre un servizio di consulenza tecnico-metodologica<br />
per la realizzazione di ricerche, rassegne, sem<strong>in</strong>ari<br />
e attività di mediazione e educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
rivolto ad associazioni, enti, scuole e operatori<br />
sociali.<br />
BIBLIOTECA E VIDEOTECA<br />
La biblioteca del Centro Interculturale “Fairuz”<br />
conta attualmente circa duemila titoli, essa si propone<br />
di raccogliere e diffondere del materiale librario sul<br />
tema dell’<strong>in</strong>terculturalità, della diaspora e dell’<strong>in</strong>tegrazione<br />
culturale delle m<strong>in</strong>oranze etniche, religiose<br />
e l<strong>in</strong>guistiche, nonché sulla cultura d’orig<strong>in</strong>e delle<br />
comunità degli immigrati presenti sul territorio, anche<br />
<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale. La biblioteca contiene le fiabe<br />
del mondo, la letteratura del Maghreb, dell’Africa<br />
e del Medio-Oriente (anche <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba), la<br />
9
10<br />
saggistica, la pedagogia e le ricerche sul fenomeno<br />
dell’immigrazione.<br />
Il Centro Servizi Interculturali “Fairuz” dispone di<br />
audiovisivi, film a soggetto e documentari, anche <strong>in</strong><br />
l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale e sottotitolati, disponibili per la visione.<br />
Il patrimonio audiovisivo conta attualmente circa<br />
quattrocento titoli.<br />
Questa pubblicazione fa seguito alla produzione<br />
del catalogo ragionato del c<strong>in</strong>ema <strong>in</strong>terculturale,<br />
edito dal Centro Servizi Interculturali Fairuz nel 2002,<br />
nel quale sono state riportate le schede di alcuni film,<br />
utili alla realizzazione di percorsi diversificati di educazione<br />
<strong>in</strong>terculturale, che il Centro mette a disposizione.<br />
DOVE SIAMO<br />
Il centro “FAIRUZ” si trova a Cagliari,<br />
<strong>in</strong> via Montesanto, 28<br />
Tel. e Fax 070 272458<br />
Cell. 339 / 8467495<br />
www.fairuz.it<br />
E-mail: fairuz@tiscali.it
L’esperienza di Dolianova<br />
Educazione <strong>in</strong>terculturale e cultura locale<br />
di Imad Hamdar<br />
D<strong>in</strong>nanzi al crescente dislivello economico<br />
Nord-Sud, all’<strong>in</strong>asprirsi delle condizioni di<br />
vita <strong>in</strong> molti paesi del terzo mondo, causati<br />
dalla povertà, dagli squilibri ambientali o dai conflitti<br />
locali, con la conseguente crescita delle sp<strong>in</strong>te migratorie<br />
da una parte e degli atteggiamenti di <strong>in</strong>tolleranza<br />
e di razzismo dall’altra, occorre moltiplicare<br />
le occasioni di conoscenza del fenomeno migratorio,<br />
delle sue ragioni e conseguenze. La società civile, la<br />
scuola e le associazioni devono impegnarsi per promuovere<br />
nuovi modi di ragionamento e di atteggiamento<br />
sia <strong>in</strong>dividuali che collettivi rispetto alla percezione<br />
del fenomeno, e <strong>in</strong> prospettiva più ampia rispetto<br />
alle altre culture <strong>in</strong> generale: ripensare l’accoglienza<br />
accordata alle altre culture come possibilità<br />
di <strong>in</strong>tegrazione tra culture diverse e qu<strong>in</strong>di riflettere<br />
sulle possibili modalità attraverso cui si costruiscono<br />
le relazioni e la convivenza. L’attuale<br />
realtà dei paesi del Nord con le già costituite società<br />
multiculturali (società complessa), <strong>in</strong>sieme ai fenomeni<br />
di globalizzazione e di <strong>in</strong>terdipendenza, suggeriscono<br />
la necessità di elaborare strategie educative<br />
<strong>in</strong>terculturali, una pedagogia e una pratica didattica<br />
che favoriscano l’<strong>in</strong>contro positivo con le altre<br />
culture, e che abitu<strong>in</strong>o lo studente ad aff<strong>in</strong>are un<br />
metodo di ricerca e di ragionamento fondato sul<br />
concetto di complessità. In questo volume vengono<br />
evidenziate, con una esauriente s<strong>in</strong>tesi delle procedure,<br />
le metodologie, le f<strong>in</strong>alità, gli obiettivi specifici<br />
e la loro applicazione pratica nel contesto di un <strong>in</strong>tervento<br />
scolastico, quale quello realizzato nella<br />
Scuola Elementare di Dolianova. Le modalità di <strong>in</strong>-<br />
tervento, l<strong>in</strong>guaggio e contenuto, seppure sistematizzate<br />
<strong>in</strong> un metodo “standard” da “Fairuz” nel corso<br />
delle sue attività, vengono di volta <strong>in</strong> volta adattate<br />
alla capacità di ricezione delle classi <strong>in</strong> cui si va<br />
ad operare.<br />
Negli anni precedenti la collaborazione con Fairuz,<br />
le <strong>in</strong>segnanti della scuola hanno svolto varie attività,<br />
che hanno accompagnato gli allievi a partire dalla<br />
classe prima, nelle quali sono state sperimentate diverse<br />
modalità didattiche <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>ari congruenti<br />
con i contenuti dell’educazione <strong>in</strong>terculturale.<br />
Uno sguardo all’<strong>in</strong>sieme delle attività f<strong>in</strong>ora svolte<br />
dalle <strong>in</strong>segnanti permette di evidenziare diversi approcci<br />
<strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>ari, adattati al grado di crescita e<br />
alla capacità di apprendimento degli allievi. Tali approcci<br />
sono stati rielaborati di volta <strong>in</strong> volta <strong>in</strong> funzione<br />
dell’educazione <strong>in</strong>terculturale, nella quale le<br />
analogie e le differenze hanno costituito il filo conduttore<br />
della ricerca. Le prime attività sperimentate<br />
hanno avuto un’impronta prevalentemente ludica, come<br />
quella <strong>in</strong>iziale di recupero dei giochi motori tradizionali<br />
sardi e stranieri. In questa prima fase l’obiettivo<br />
era quello di dare la possibilità ai bamb<strong>in</strong>i di<br />
sperimentare giochi che mantengano un rapporto autentico<br />
con le tradizioni e le culture sia del proprio<br />
paese, sia di altre realtà lontane e <strong>in</strong> modo particolare<br />
di quelle di provenienza degli studenti delle comunità<br />
straniere <strong>in</strong>sediate di recente nel paese. Da<br />
questa prima esperienza sono nate ricerche, descrizioni<br />
e riproduzioni degli schemi di diversi giochi,<br />
realizzati sia a scuola sia nei locali del Centro Sociale<br />
del paese: ciò, qu<strong>in</strong>di, ha permesso il co<strong>in</strong>volgi-<br />
11
12<br />
mento degli alunni stranieri nell’uso degli spazi di aggregazione<br />
sociale del paese. Alla proposta dei giochi<br />
tradizionali è seguita l’attività di costruzione di alcuni<br />
giocattoli. In questa seconda esperienza si è mostrato<br />
agli alunni come l’abitud<strong>in</strong>e a utilizzare materiale<br />
di riciclo tuttora molto diffusa tra i bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />
tanti paesi del mondo, sia stata una modalità utilizzata<br />
f<strong>in</strong>o a tempi non molto lontani anche dai bamb<strong>in</strong>i<br />
sardi, magari dai loro stessi genitori. Questa attività<br />
è stata accompagnata dalla visita guidata alla<br />
mostra del giocattolo africano organizzata a Cagliari<br />
<strong>in</strong> quello stesso anno scolastico.<br />
Come ultima attività, <strong>in</strong> collaborazione con Fairuz,<br />
è stato realizzato durante l’anno scolastico 2003-04,<br />
il laboratorio di Educazione Interculturale e Cultura<br />
Locale, oggetto di questa pubblicazione.<br />
Nella sua articolazione, questo laboratorio ha<br />
dato alle <strong>in</strong>segnanti lo spazio per l’applicazione<br />
dell’<strong>in</strong>sieme di procedure metodologiche e operative<br />
trattate durante il corso di aggiornamento “educazione<br />
<strong>in</strong>terculturale con gli audiovisivi” che ha<br />
preceduto l’avvio del laboratorio, tenuto dagli stessi<br />
operatori di Fairuz. Sia nell’ambito del corso di aggiornamento,<br />
che nell’ambito del laboratorio rivolto<br />
agli alunni, il lavoro si è basato soprattutto sull’analisi<br />
testuale di racconti e di film significativi<br />
nell’ambito della educazione <strong>in</strong>terculturale. Nelle<br />
attività realizzate a Dolianova, il gruppo di lavoro<br />
(Fairuz e le <strong>in</strong>segnanti co<strong>in</strong>volte nel progetto) ha deciso<br />
di <strong>in</strong>serire una sezione di approfondimento <strong>in</strong>centrata<br />
sul versante della cultura popolare locale,<br />
sperimentando così un’<strong>in</strong>tegrazione all’approccio<br />
multiculturale dei progetti f<strong>in</strong>o ad allora realizzati da<br />
Fairuz. La scarsità di materiale c<strong>in</strong>ematografico sardo<br />
specifico per l’<strong>in</strong>fanzia ha fatto sì che si cercasse<br />
<strong>in</strong> altre forme espressive della cultura sarda, soprattutto<br />
nelle fiabe e <strong>in</strong> altri racconti popolari, materiali<br />
per un percorso <strong>in</strong>terculturale. La scelta delle<br />
fiabe popolari, per la loro brevità e struttura narrativa,<br />
ha permesso di proseguire il lavoro di analisi<br />
del testo previsto nella prima sezione dedicata alla<br />
analisi dei testi filmici. Questa sezione è stata svi-<br />
luppata senza eccessiva mediazione di strumenti, l<strong>in</strong>guaggi<br />
e analisi precedentemente utilizzati con i<br />
film. Infatti, nella modalità di lavoro prevista nella seconda<br />
sezione abbiamo privilegiato momenti di immediato<br />
co<strong>in</strong>volgimento, a pelle, come si suol dire:<br />
letture <strong>in</strong> sardo e <strong>in</strong> arabo delle fiabe scelte, accompagnate<br />
da alcune immag<strong>in</strong>i significative con l’utilizzo<br />
della lavagna lum<strong>in</strong>osa, presentazione dell’alfabeto<br />
e delle forme di saluto arabi, concludendo<br />
alla f<strong>in</strong>e con la traslitterazione dei nomi degli<br />
alunni nell’alfabeto arabo.<br />
Il registro fiabesco di alcuni film visionati e discussi<br />
nella prima parte del laboratorio, ha successivamente<br />
facilitato la comprensione della costruzione<br />
narrativa e dei codici specifici dell’espressione sia testuale<br />
che per immag<strong>in</strong>i delle fiabe.<br />
Grazie a ciò, il lavoro sulle fiabe ha trovato ambiti<br />
applicativi strutturati sia <strong>in</strong> funzione dello studio<br />
e dell’analisi, sia <strong>in</strong> funzione della elaborazione di una<br />
vera e propria riduzione c<strong>in</strong>ematografica del testo fiabesco.<br />
Gli elementi di questa riduzione, grazie alle<br />
conoscenze acquisite durante il lavoro sui film, sono<br />
stati realizzati sostanzialmente dagli stessi studenti<br />
<strong>in</strong> due versioni, italiana e sarda.<br />
Questa ultima attività ha dato luogo alla produzione<br />
di due film, ma la scarsa disponibilità di tempo<br />
non ha consentito di rendere gli allievi partecipi<br />
di tutte le fasi della loro realizzazione. La loro partecipazione<br />
alla regia si è limitata al dare voce ai vari<br />
personaggi della fiaba da loro realizzati col disegno,<br />
e alla voce fuori campo nella fase delle riprese.<br />
Solamente <strong>in</strong> alcune poche situazioni, quando il<br />
tempo lo permetteva, alcuni di loro hanno potuto<br />
partecipare come operatori di ripresa, mentre per<br />
quanto riguarda la sonorizzazione e il montaggio dei<br />
filmati, essi sono stati realizzati dall’operatore fuori<br />
dall’ambito scolastico.<br />
Tuttavia il ciclo formativo degli allievi prevede<br />
un’attività f<strong>in</strong>alizzata alla realizzazione di un breve prodotto<br />
audiovisivo <strong>in</strong> programma per l’anno scolastico<br />
2004/05; con questa attività si <strong>in</strong>tende veicolare metodologie<br />
e conoscenze tecniche che permettano lo-
o di mettere <strong>in</strong> pratica le competenze f<strong>in</strong>ora raggiunte<br />
e tradurre, qu<strong>in</strong>di, la capacità di analisi della comunicazione<br />
audiovisiva nella capacità di ideare, organizzare<br />
e realizzare una propria produzione.<br />
Articolazione contenuti e metodologie<br />
L’organizzazione complessiva dell’attività ha previsto<br />
un <strong>in</strong>contro settimanale della durata di tre ore, per<br />
dieci giornate, alle quali hanno partecipato le due<br />
classi congiunte. Le consegne per le elaborazioni collettive<br />
o <strong>in</strong>dividuali sono state eseguite nell’ambito<br />
delle classi <strong>in</strong> sede separata. Gli elaborati prodotti sono<br />
stati ord<strong>in</strong>ati dagli studenti <strong>in</strong> un quaderno dedicato<br />
esclusivamente alle attività <strong>in</strong>terculturali, nel<br />
quale sono state annotate tutte le attività svolte nelle<br />
diverse sezioni. In conclusione del laboratorio<br />
sono stati distribuiti dei questionari, riguardanti il funzionamento<br />
dell’<strong>in</strong>tero progetto, rivolti sia agli alunni<br />
sia ai genitori. Dalle rilevazioni si è riscontrato da<br />
parte degli alunni un alto <strong>in</strong>dice di gradimento riguardante<br />
<strong>in</strong> modo particolare l’attività di realizzazione<br />
dell’audiovisivo, mentre per quanto riguarda i<br />
genitori si è notato un forte <strong>in</strong>teresse per i lavori svolti<br />
<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua sarda.<br />
Per una descrizione esauriente della fase operativa<br />
si rimanda alle due sezioni c<strong>in</strong>ema e fiabe di<br />
questo volume; mentre per quanto riguarda le f<strong>in</strong>alità<br />
generali, gli obiettivi specifici e la metodologia di<br />
lavoro, questi possono essere s<strong>in</strong>tetizzabili nel modo<br />
seguente:<br />
FINALITÀ<br />
• favorire l’avvic<strong>in</strong>amento degli studenti a realtà<br />
culturali diverse, prossime o lontane colte nella loro<br />
complessità e diversità;<br />
• riconoscere i valori della cultura di appartenenza<br />
e di altre culture <strong>in</strong> diverse prospettive;<br />
• sviluppare la capacità di assumere il punto di vista<br />
di qualcuno riconosciuto come “diverso”;<br />
• <strong>in</strong>dividuare tipologie ricorrenti e significative di<br />
stereotipi e pregiudizi sociali riguardanti la diversità e<br />
proporre alcune strategie per la loro destrutturazione;<br />
OBIETTIVI EDUCATIVI<br />
• fornire strumenti di analisi di testi (film, fiabe,<br />
ecc.) significativi per promuovere un percorso didattico<br />
<strong>in</strong>terculturale. I concetti su cui si basa l’it<strong>in</strong>erario<br />
sono quelli di identità/differenza/complessità;<br />
• conoscere il concetto di cultura, conoscere la relazione<br />
cultura-società.<br />
• collaborare con altri e lavorare <strong>in</strong> gruppo per uno<br />
scopo concreto.<br />
OBIETTIVI SPECIFICI<br />
Laboratorio c<strong>in</strong>ematografico<br />
• acquisire abilità term<strong>in</strong>ologiche;<br />
• rafforzare la capacità di lettura critica delle<br />
immag<strong>in</strong>i e di conoscenza del l<strong>in</strong>guaggio<br />
c<strong>in</strong>ematografico;<br />
• riconoscere le parole-chiave di un film;<br />
• sviluppare da una parola chiave una serie di<br />
domande che ne <strong>in</strong>nesch<strong>in</strong>o altre a catena;<br />
• costruire uno schema sul tema trattato;<br />
• <strong>in</strong>dividuare esempi tratti dalla propria<br />
esperienza per spiegare i concetti acquisiti.<br />
Laboratorio di ascolto e lettura delle fiabe<br />
• sperimentare il piacere dell’ascolto della fiaba <strong>in</strong><br />
l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale;<br />
• riconoscere gli elementi costitutivi di una fiaba;<br />
• comprendere il ruolo dei personaggi;<br />
• riconoscere elementi comuni tra fiabe di diversa<br />
provenienza geografica;<br />
• <strong>in</strong>dividuare personaggi specifici di alcune<br />
tradizioni culturali;<br />
• <strong>in</strong>dividuare personaggi comuni a più culture;<br />
• ricostruire la fiaba rappresentando personaggi e<br />
situazioni e ambientandoli <strong>in</strong> scene-sequenza.<br />
13
14<br />
SEZIONE CINEMA<br />
• Breve presentazione del film;<br />
• Visione del film;<br />
• Breve discussione guidata;<br />
• Discussione approfondita, ricostruzione del testo<br />
c<strong>in</strong>ematografico e rappresentazione grafica della<br />
sequenza narrativa;<br />
• Analisi comparata dei film visionati;<br />
• Realizzazione collettiva della scheda<br />
c<strong>in</strong>ematografica di ogni s<strong>in</strong>golo film;<br />
• elaborazione della lettura di alcuni particolari<br />
rilevanti e di una lettura d’<strong>in</strong>sieme delle immag<strong>in</strong>i.<br />
Modalità di lavoro:<br />
• Laboratorio di produzione collettiva;<br />
• Attività <strong>in</strong>dividuali e piccoli gruppi.<br />
Metodologia e attività<br />
SEZIONE FIABE<br />
• Ascolto della fiaba <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale e <strong>in</strong><br />
italiano;<br />
• Lettura ad alta voce della fiaba sarda;<br />
• Analisi della fiaba e delle sue componenti<br />
(tempo, luogo, personaggi);<br />
• Ricostruzione del testo e rappresentazione grafica<br />
della sequenza narrativa;<br />
• Analisi comparata di fiabe di diversa provenienza<br />
geografica alla ricerca di elementi specifici e<br />
comuni;<br />
• Realizzazione di un cartellone di s<strong>in</strong>tesi;<br />
• Riduzione c<strong>in</strong>ematografica della fiaba:<br />
rielaborazione della fiaba sarda Su pilloni Fuiu<br />
attraverso l’<strong>in</strong>serimento di nuovi personaggi,<br />
l’elaborazione collettiva dei dialoghi <strong>in</strong> italiano e<br />
<strong>in</strong> sardo e l’assegnazione ad ogni alunno di un<br />
personaggio da drammatizzare.
16<br />
SEZIONE CINEMA<br />
NPERCORSO DIDATTICO<br />
ell’ambito tematico della Educazione Interculturale<br />
si è identificato come tema specifico “la diversità”.<br />
Questo tema è stato posto al centro di un it<strong>in</strong>erario<br />
variegato, attraversato da altri temi che hanno<br />
concorso ad evidenziare di volta <strong>in</strong> volta i valori<br />
e le d<strong>in</strong>amiche che marcano sia le tendenze all’<strong>in</strong>clusione<br />
che all’esclusione dell’altro nei diversi contesti.<br />
In particolare si è privilegiato il discorso sociale<br />
sulla diversità nei suoi risvolti domestici, ristretti agli<br />
ambiti più familiari dell’età <strong>in</strong>fantile: la famiglia, gli<br />
amici, la scuola, ecc. Intorno a questa scelta si è sviluppata<br />
un’esperienza didattica che contiene forti<br />
elementi di pratica <strong>in</strong>terculturale la quale ha implicato<br />
una caratterizzazione <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are di tutto il lavoro.<br />
L’analisi di differenti modelli culturali elaborati <strong>in</strong> seno<br />
alle società miranti a regolare la relazione con le<br />
diversità, è avvenuta attraverso una vera e propria attività<br />
di osservazione e di destrutturazione del racconto<br />
che hanno favorito lo sviluppo della capacità<br />
di relativizzare contenuti e punti di vista.<br />
Questo procedimento si è tras<strong>formato</strong> <strong>in</strong> occasione<br />
di educazione all’immag<strong>in</strong>e, nei suoi differenti codici testuali<br />
e visivi. In base a questi ultimi si è operata una<br />
scelta metodologica che ha voluto adottare una molteplicità<br />
di strumenti: il film, le fiabe, l’animazione, la discussione<br />
<strong>in</strong> gruppo. Inoltre, si è dato spazio all’elaborazione<br />
collettiva e <strong>in</strong>dividuale dei temi e delle rappresentazioni<br />
pittoriche, con l’utilizzo di colori e tecniche<br />
diverse (collage, tempera, pastelli, ecc.) f<strong>in</strong>alizzati ad evidenziare<br />
meglio ambienti, personaggi e <strong>in</strong>trecci.<br />
Nella costruzione dell’it<strong>in</strong>erario di lavoro attraverso<br />
il c<strong>in</strong>ema la scelta dei film è avvenuta secondo due<br />
criteri di base:<br />
1. film “<strong>in</strong>terculturali” che avessero al centro del<br />
racconto l’età dell’<strong>in</strong>fanzia.<br />
2. Un calendario di proiezioni dei film di graduale<br />
e progressiva difficoltà.<br />
Ogni film ha rappresentato una sezione di lavoro<br />
autonoma.<br />
Ogni sezione di lavoro è stata articolata <strong>in</strong> quattro<br />
fasi: presentazione del film, visione dell’opera e<br />
breve discussione, discussione articolata ed elaborazione<br />
dei contenuti, realizzazione degli elaborati.<br />
ASPETTI METODOLOGICI: PRESENTAZIONE,<br />
DISCUSSIONE GUIDATA DEL FILM ED<br />
ELABORAZIONI.<br />
La presentazione<br />
La presentazione del film ha la funzione precisa di<br />
sostegno alla visione e di acquisizione di conoscenze<br />
propedeutiche, di tipo geografico, storico, ecc., <strong>in</strong><br />
modo che il ragazzo abbia i riferimenti necessari per<br />
una migliore fruizione dei contenuti del film.<br />
Gli altri <strong>in</strong>teressi di tipo c<strong>in</strong>ematografico, <strong>in</strong>formativo<br />
o tematico, vengono di volta <strong>in</strong> volta <strong>in</strong>trodotti<br />
<strong>in</strong> base alle necessità che emergono durante il percorso<br />
complessivo di lavoro o allo scopo di stimolare<br />
la curiosità degli alunni.<br />
Inoltre questo spazio viene utilizzato normalmente<br />
per fare una s<strong>in</strong>tesi del percorso svolto f<strong>in</strong>o alla<br />
fase attuale: si ricordano assieme i titoli dei film visionati<br />
f<strong>in</strong>o a quel momento, si concludono argomenti<br />
rimasti <strong>in</strong> sospeso, si vedono assieme i lavori<br />
svolti dagli allievi come ad esempio le schede collettive<br />
del film già elaborate.<br />
La discussione guidata:<br />
partire dalla ricerca delle “Parole chiave”<br />
Inizialmente, gli alunni giungono ad una prima comprensione<br />
del film generalmente <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>dipendente<br />
dalla loro capacità di s<strong>in</strong>tetizzare il racconto attraverso<br />
alcune parole chiave. Quest’ultima capacità<br />
si acquisisce meglio dopo uno o più <strong>in</strong>contri, anche<br />
a seconda del grado di fruibilità dei film utilizzati. Non<br />
si tratta ovviamente di proporre attraverso questo<br />
procedimento uno schema esaustivo di analisi del film.<br />
Semmai esso ha la funzione pratica di dare un ord<strong>in</strong>e<br />
alla discussione e di tracciare una bozza <strong>in</strong>iziale di<br />
un percorso conoscitivo condiviso con gli alunni. Infatti<br />
l’<strong>in</strong>dividuazione di alcuni temi che emergono<br />
da una prima discussione <strong>in</strong> classe attraverso una<br />
“tempesta di idee”, vengono poi s<strong>in</strong>tetizzate <strong>in</strong> un unico<br />
concetto (parola chiave), che può essere più articolato<br />
o più generalizzato a seconda delle argomen-
tazioni sostenute dalla discussione della classe. Generalmente<br />
lo scopo della prima discussione è quello<br />
di stabilire e condividere una modalità di lavoro. Tale<br />
metodo viene efficacemente compreso e condiviso<br />
dagli alunni nella misura <strong>in</strong> cui esso scaturisce dalla<br />
loro attiva partecipazione. Per raggiungere questo<br />
obiettivo si può opportunamente partire dalla richiesta<br />
delle prime impressioni circa il film visionato,<br />
aiutando gli alunni a formulare le proprie op<strong>in</strong>ioni e<br />
ad argomentarle, <strong>in</strong>nescando <strong>in</strong>terrogativi che implicano<br />
la necessità di raccontare i contenuti di alcune<br />
scene utili ad illustrare i punti di vista. Attraverso il riassunto<br />
f<strong>in</strong>ale degli argomenti analizzati durante la discussione,<br />
emerge una s<strong>in</strong>tetica mappa dei contenuti<br />
codificabili attraverso delle parole chiave.<br />
La mappa mentale<br />
Ogni discussione guidata si sviluppa attorno a una<br />
griglia <strong>in</strong>terpretativa, elaborata precedentemente <strong>in</strong><br />
base ad alcuni temi scelti tra quelli trattati dal s<strong>in</strong>golo<br />
film visionato. Si tratta <strong>in</strong> sostanza di focalizzare l’attenzione<br />
sullo sviluppo della trama del film o su alcuni<br />
s<strong>in</strong>goli concetti (parole chiave) attraverso l’<strong>in</strong>dividuazione<br />
di momenti cruciali, immag<strong>in</strong>i o espressioni<br />
significative emerse nel film. Il lavoro dell’operatore<br />
consiste nel mantenere costante, attraverso<br />
domande f<strong>in</strong>alizzate a questo scopo, un rapporto dialettico<br />
tra episodi o aspetti particolari del racconto,<br />
rilevati dagli alunni, con una <strong>in</strong>terpretazione dei<br />
contenuti che riconduca a temi generali propri della<br />
educazione <strong>in</strong>terculturale.<br />
In tale senso la discussione guidata prende la forma<br />
di una ricerca coord<strong>in</strong>ata dall’operatore, una ricerca<br />
il cui ambito di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e viene riconfermato collettivamente<br />
dagli alunni attraverso la condivisione<br />
delle parole chiave. L’operatore <strong>in</strong>vita gli alunni a <strong>in</strong>dicare<br />
le scene nelle quali si parla di un determ<strong>in</strong>ato<br />
argomento: un rapporto, un personaggio, un <strong>in</strong>treccio<br />
narrativo, un tema, ecc. Isolando e re<strong>in</strong>tegrando<br />
tra loro gli elementi filmici, gli argomenti, gli<br />
<strong>in</strong>trecci, i ruoli e le soluzioni, si opera una ricostruzione<br />
dell’opera filmica arricchito dai punti di vista<br />
degli alunni. L’esercizio della ricerca e della <strong>in</strong>terpretazione<br />
viene cont<strong>in</strong>uamente v<strong>in</strong>colato ai conte-<br />
nuti del film, così come le <strong>in</strong>terpretazioni e i suoi esiti<br />
devono fornire il contesto di riferimento per il percorso<br />
di educazione <strong>in</strong>terculturale che si <strong>in</strong>tende<br />
<strong>in</strong>traprendere.<br />
Comprensione<br />
Per quanto riguarda la fase della comprensione del<br />
film, essa va affrontata sia <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con l’analisi del testo<br />
c<strong>in</strong>ematografico, sia <strong>in</strong> relazione alla sua congruenza<br />
con gli obiettivi dell’educazione <strong>in</strong>terculturale.<br />
In forza di questo la scelta dei film dev’essere dettata<br />
dalla necessità di limitare al m<strong>in</strong>imo gli “scarti”<br />
di analisi c<strong>in</strong>ematografica, utilizzando opere che affrontano<br />
<strong>in</strong> maniera diretta e l<strong>in</strong>eare il tema della diversità.<br />
Nell’esperienza di Dolianova, mentre per i primi<br />
tre film si è potuto discutere <strong>in</strong> maniera esauriente<br />
l’<strong>in</strong>tero registro narrativo, nel caso dell’ultimo film il<br />
ragazzo dai capelli verdi si è scelto di trascurare una<br />
complicata e prematura discussione del registro psicologico<br />
del protagonista.<br />
La mancanza di questo piano di lettura non ha tuttavia<br />
<strong>in</strong>fluenzato o limitato l’accesso ai vari codici <strong>in</strong>terpretativi<br />
dell’<strong>in</strong>tera opera.<br />
Il tema della comprensione nell’ambito dell’analisi<br />
testuale del film, tema al quale si è ispirato il lavoro<br />
col c<strong>in</strong>ema <strong>in</strong> questo laboratorio, trova una<br />
efficace s<strong>in</strong>tesi nelle parole del saggio di Salvatore<br />
P<strong>in</strong>na 1 :<br />
«La comprensione è la fase prelim<strong>in</strong>are, la condizione<br />
stessa dell’analisi. L’omissione del carattere<br />
cruciale di questo livello di lettura ha delle conseguenze<br />
particolarmente negative <strong>in</strong> ambito formativo.<br />
La difficoltà di comprensione, spesso presupposta<br />
ma non verificata, produce serie barriere nella comunicazione<br />
ed è causa dell’esclusione dei membri<br />
del gruppo più <strong>in</strong>sicuri e meno <strong>in</strong>formati come pure<br />
di quelli più critici e problematici. Le condizioni<br />
prelim<strong>in</strong>ari della comprensione del testo filmico si realizzano<br />
a tre livelli. Il primo riguarda la mera ricostruzione<br />
delle <strong>in</strong>formazioni essenziali <strong>in</strong> esso con-<br />
_______________________________________________________________<br />
1 SALVATORE PINNA, Analisi del testo filmico come esperienza <strong>in</strong>terculturale,<br />
saggio pubblicato nel Catalogo del c<strong>in</strong>ema <strong>in</strong>terculturale del Centro <strong>in</strong>terculturale<br />
Fairuz, 2002.<br />
17
<strong>18</strong><br />
tenute, la sua prima impalcatura.[…] Un secondo livello<br />
riguarda la conoscenza del mondo <strong>in</strong> generale,<br />
la conoscenza delle situazioni sociali narrate nel<br />
film e dei ruoli dei personaggi. Il terzo livello è rappresentato<br />
da una gamma di conoscenze che vanno<br />
da quelle del l<strong>in</strong>guaggio del c<strong>in</strong>ema, a quelle narratologiche,<br />
a quelle sulla storia del c<strong>in</strong>ema».<br />
Da questo si può trarre che la discussione guidata<br />
per i bamb<strong>in</strong>i della scuola elementare deve prevedere<br />
una serie di <strong>in</strong>tegrazioni quantitative e qualitative<br />
di tipo l<strong>in</strong>guistico, c<strong>in</strong>ematografico, concettuali,<br />
ecc. In funzione di questo, con la mappa mentale<br />
strutturata si opera una specie di riduzione c<strong>in</strong>ematografica<br />
di seconda mano del racconto che permette<br />
ulteriori piani semplificativi di lettura del testo. La<br />
quantità e la qualità degli approfondimenti devono essere<br />
convalidati dallo stesso funzionamento della discussione:<br />
la partecipazione, il co<strong>in</strong>volgimento, il livello<br />
di attenzione, la condivisione delle soluzioni, ecc.<br />
Nel resoconto s<strong>in</strong>tetico che viene riportato di seguito,<br />
si è cercato di evidenziare alcuni procedimenti<br />
delle discussioni guidate svolte: alcune domande<br />
e suggerimenti utili per centrare le risposte<br />
poste dall’operatore e, di seguito, le conclusioni<br />
1. Conoscere e osservare altre realtà, altre culture.<br />
2. Usare categorie temporali nella ricostruzione<br />
del racconto.<br />
3. Individuare i ruoli all’<strong>in</strong>terno di un racconto<br />
e di una realtà.<br />
4. Descrivere una realtà, un ambiente,<br />
un personaggio.<br />
condivise dalla classe, supportate da una lettura dei<br />
dettagli del film. Nel resoconto, le conclusioni vengono<br />
riportate <strong>in</strong> corsivo.<br />
Elaborazione<br />
In generale, questa fase trova la sua attuazione pratica<br />
all’<strong>in</strong>terno dell’orario extralaboratoriale. La sua<br />
prima funzione è quella di massimizzare il co<strong>in</strong>volgimento<br />
degli alunni nella fase espressiva di lavoro.<br />
Il criterio di assegnazione dei “compiti” segue generalmente<br />
una l<strong>in</strong>ea di impegno “ludico”. Mentre per<br />
quanto riguarda le caratteristiche degli elaborati si cerca<br />
di “sfruttare” e rielaborare <strong>in</strong> varie forme gli elementi<br />
di rilievo di ogni s<strong>in</strong>golo film, sia dal punto di<br />
vista contenutistico che dal punto di vista formale. Alcuni<br />
tra gli elementi trattati durante le discussioni guidate<br />
darebbero gli spunti per gli elaborati, successivamente<br />
coord<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> modo autonomo dalle <strong>in</strong>segnanti.<br />
I risultati perseguibili attraverso tale attività dipendono<br />
<strong>in</strong> gran misura dal coord<strong>in</strong>amento tra gli <strong>in</strong>terventi<br />
dell’operatore esterno con quelli che le <strong>in</strong>segnanti<br />
del modulo realizzano <strong>in</strong> un arco di tempo<br />
più adeguato alle esigenze degli alunni.<br />
Imad Hamdar<br />
Quadro s<strong>in</strong>tetico degli obiettivi educativi e delle congruenze con l’educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
I film visionati:<br />
Obiettivi educativi Congruenza con l’educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
FASE OPERATIVA<br />
1. Scoperta di analogie, di differenze,<br />
di bisogni comuni, “spiazzamento” culturale.<br />
2. Scoperta e percezione della differenza.<br />
3. Decentramento: mettersi dal punto di vista<br />
degli altri, valorizzazione della diversità.<br />
4. La cultura come conoscenza,<br />
possibilità di relazione e <strong>in</strong>tegrazione.<br />
• Kirikù e la strega Karabà, Francia/Belgio, 1998, 74’ – Michel Ocelot<br />
• Bashù il piccolo straniero, Iran 1989, 1<strong>18</strong>’ – Bahram Beizaii<br />
• La Gabbianella e il gatto, Italia 1999, 88’ – Enzò D’Alò<br />
• Il ragazzo dai capelli verdi, USA, 1949, 82’ – Joseph Losey
Kirikù<br />
e la<br />
strega<br />
Karabà<br />
Regia: Michel Ocelot;<br />
seceneggiatura: Michel Ocelot;<br />
musiche: Youssu N’Dour;<br />
orig<strong>in</strong>e: Francia/Belgio, 1998;<br />
durata: 75 m<strong>in</strong>.<br />
Il piccolo Kirikù nasce <strong>in</strong> un<br />
villaggio africano che vive da<br />
tempo nel terrore. La perfida<br />
strega Karabà ha divorato tutti gli<br />
uom<strong>in</strong>i, pretende dalle donne ori<br />
e gioielli e ha fatto prosciugare la<br />
sorgente d’acqua, rendendo difficile<br />
il lavoro e la vita quotidiana.<br />
Anche se è neonato, Kirikù dice<br />
che questo sortilegio deve f<strong>in</strong>ire,<br />
lui non ha paura e annuncia di voler<br />
partire per sfidare la strega e il<br />
segreto della sua perfidia. Dopo<br />
aver superato ostacoli e pericoli,<br />
Kirikù arriva f<strong>in</strong>almente alla Montagna<br />
Proibita. Qui il nonno, conosciuto<br />
come il Saggio della<br />
Montagna, lo accoglie, lo elogia<br />
per il suo coraggio e qu<strong>in</strong>di gli rivela<br />
la verità: Karabà non ha mai<br />
mangiato uom<strong>in</strong>i e non è malvagia,<br />
fa del male perché soffre, ha<br />
una sp<strong>in</strong>a avvelenata nel corpo<br />
che le dà i poteri di strega e lei<br />
non vuole perderli.<br />
19
20<br />
Racconta la storia di kirikù con una sequenza di<br />
disegni,<br />
Poi scrivi una breve didascalia per ogni disegno.<br />
Prima fase:<br />
presentazione del film<br />
Il lavoro con le due classi co<strong>in</strong>volte è <strong>in</strong>iziato con<br />
la presentazione complessiva dell’<strong>in</strong>tero progetto<br />
e delle attività che si sarebbero svolte durante il laboratorio.<br />
In s<strong>in</strong>tesi si sarebbe trattato di: visionare<br />
e discutere i film, realizzare degli elaborati collettivi<br />
e <strong>in</strong>dividuali su consegna.<br />
1) Siamo <strong>in</strong> Africa, una donna sta per partorire il suo bamb<strong>in</strong>o.<br />
2) Nasce Kirikù, un bamb<strong>in</strong>o speciale, si lava da solo, parla e<br />
fa tante domande: chiede della sua famiglia e la mamma gli<br />
risponde che sono stati tutti uccisi dalla strega Karabà.<br />
Dopo avere verificato che il primo film <strong>in</strong> programma<br />
non era stato visto da nessuno degli alunni,<br />
si è proceduto chiedendo loro di ricordare i titoli di<br />
altri film che hanno amato di più e di specificare dove<br />
e con chi li avessero visti. Dalle risposte si è evidenziato<br />
che il pr<strong>in</strong>cipale supporto per la fruizione dei<br />
film sono stati la tv o il videoregistratore, solamente<br />
pochi tra di loro avevano avuto l’occasione di vedere<br />
i film <strong>in</strong> una sala c<strong>in</strong>ematografica. I titoli citati dagli<br />
allievi facevano risalire il loro bagaglio di film conosciuti<br />
a un campionario dell’animazione “disneyano”<br />
e giapponese, per <strong>in</strong>tenderci il genere delle avventure<br />
mozzafiato e ultrad<strong>in</strong>amiche delle più recenti<br />
produzioni, oltre ovviamente ai classici fiabeschi.<br />
Degno di nota comunque il fatto che un numero non<br />
<strong>in</strong>differente di allievi avessero già visto il film “La Gabbianella<br />
e il gatto”, film previsto nel nostro programma.<br />
Da segnalare <strong>in</strong>oltre un sentito stato di eccitazione<br />
di fronte alla prospettiva di vedere il film su<br />
uno schermo grande, assieme ai compagni di classe.<br />
Anticipando alcuni dati sul film, è stato detto<br />
agli alunni che esso era tratto da una antica fiaba afri-
3) Kirikù salva i bamb<strong>in</strong>i del villaggio<br />
dall’albero stregato <strong>in</strong>viato dalla<br />
cattiva strega Karabà.<br />
cana, rispetto alla<br />
quale il film diverge<br />
per alcuni<br />
aspetti. Successivamente,<br />
si è richiamata<br />
la loro<br />
attenzione sul tema<br />
della fiaba, lo<br />
schema (<strong>in</strong>troduzione,<br />
nodo, conclusione),<br />
i suoi<br />
contenuti (il contrasto<br />
tra bene e<br />
male, l’avventura,<br />
la sfida dei piccoli<br />
al mondo degli<br />
adulti, i pericoli, la<br />
paura, il coraggio,<br />
ecc.); la sua struttura<br />
e il suo epilogo<br />
(il lieto f<strong>in</strong>e).<br />
4) Kirikù fa riavere l’acqua al villaggio uccidendo il mostro<br />
che stava dentro la sorgente.<br />
Tutti questi elementi erano stati analizzati precedentemente<br />
con le <strong>in</strong>segnanti nella fase preparatoria<br />
al laboratorio.<br />
Seconda e terza fase: discussione guidata<br />
A conclusione della visione, la discussione prende avvio<br />
con la domanda se il film è piaciuto e perché,<br />
chiamando gli studenti a pronunciarsi e ad argomentare<br />
le risposte. La generalizzata ammirazione del<br />
coraggio e della saggezza di Kirikù non sono bastati<br />
a fare scemare una certa loro perplessità rispetto<br />
alla “godibilità” di un film <strong>in</strong>solito. La d<strong>in</strong>amica del<br />
film è stata poco rispondente alle loro aspettative, soprattutto<br />
riguardo gli aspetti visivi. La prima domanda<br />
ha <strong>in</strong>nescato la possibilità di discutere e analizzare<br />
la differenza tra questo film e i film disneyani<br />
suggerendo punti d’osservazione diversi: il disegno,<br />
i colori, i movimenti, i dialoghi, il f<strong>in</strong>ale, ecc.<br />
Le differenze rilevate fanno ritenere che si tratti<br />
di un film che non vuole per forza assomigliare agli<br />
altri ai quali i bamb<strong>in</strong>i sono oramai abituati. Sia il<br />
5) Kirikù vuole sapere perché Karabà è così cattiva e lo chiede<br />
alla sua mamma. Lei gli consiglia di parlare col nonno: un<br />
uomo molto saggio.<br />
disegno con il segno marcato e geometrico, sia i colori<br />
pastello sono stati scelti dal regista per essere visti<br />
e maggiormente notati, altrimenti non ci si sarebbe<br />
soffermati. Ma anche il fatto che i movimenti dei personaggi<br />
un po’ trasc<strong>in</strong>ati che sembrano portare un<br />
21
22<br />
6) Kirikù si mette <strong>in</strong> viaggio per raggiungere il nonno e supera<br />
molte prove.<br />
7) F<strong>in</strong>almente <strong>in</strong>contra il nonno che gli spiega perché la strega<br />
è cattiva e anche come liberarla dalla sua cattiveria.<br />
8) Kirikù riesce a togliere dalla schiena della strega la sp<strong>in</strong>a<br />
che la fa tanto soffrire, e quando Karabà smette di soffrire<br />
ritorna a essere buona e tutto <strong>in</strong>torno a lei si trasforma.<br />
passo <strong>in</strong>dietro il livello dell’attuale animazione, suggerisce<br />
che non bisogna necessariamente riprodurre<br />
modelli di film già esistenti, ma bisogna sperimentare<br />
altri stili narrativi che permettano di recuperare<br />
il gusto di raccontare e far conoscere una determ<strong>in</strong>ata<br />
realtà <strong>in</strong> un modo un po’ più autentico.<br />
Esiste comunque una <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca relazione tra i colori<br />
utilizzati, l’ambiente, il paesaggio e gli stati d’animo<br />
dei personaggi. Questa constatazione messa<br />
nella forma di domanda ha permesso di <strong>in</strong>trodurre<br />
meglio alla realtà nella quale è ambientato il film.<br />
Il paesaggio africano battuto dal sole, sottol<strong>in</strong>eato<br />
dal colore giallo marrone prevalente, il colore blu<br />
e bianco che dom<strong>in</strong>a la scena dell’<strong>in</strong>contro con il nonno<br />
saggio, il rosso della strega e le esche colorate usate<br />
per catturare i bamb<strong>in</strong>i; sono tutti elementi della relazione<br />
tra paesaggi naturali e paesaggi <strong>in</strong>teriori.<br />
Si è chiesto ai ragazzi di descrivere il villaggio e<br />
i personaggi che riuscivano a ricordare meglio.<br />
I vari personaggi ricordati sono tutti legati all’avvenimento<br />
pr<strong>in</strong>cipale nel quale è co<strong>in</strong>volto il paese: lo zio,<br />
la madre, il vecchio affabulatore che <strong>in</strong>trattiene i
9) Kirikù bacia Karabà e diventa grande.<br />
bamb<strong>in</strong>i, il gruppo dei bamb<strong>in</strong>i, il gruppo delle donne<br />
e Kirikù. La loro apparizione nel racconto è strettamente<br />
circoscritta ad evidenziare l’atteggiamento che<br />
ha ognuno di fronte all’<strong>in</strong>combente disastro nel quale<br />
si svolge la vita nel villaggio. Atteggiamenti che<br />
oscillano tra la rassegnazione (le donne, il vecchio) e<br />
la poca determ<strong>in</strong>azione (lo zio), dei quali abbiamo<br />
miglior <strong>in</strong>formazione di fronte alla <strong>in</strong>traprendenza<br />
di Kirikù. Nel villaggio si dist<strong>in</strong>guono Kirikù e la madre.<br />
Lui pone una domanda (perché la strega è cattiva?),<br />
alla quale non trova risposta nel villaggio, con<br />
lo scopo <strong>in</strong>nanzitutto di conoscere la verità, non tanto<br />
per vendicarsi, o per cercare il padre o i parenti<br />
scomparsi. La madre che, rimanendo fuori dal chiacchiericcio<br />
del villaggio, gli racconta l’accaduto, lo<br />
aiuta, lo difende, gli passa la consegna e gli <strong>in</strong>dica la<br />
strada per tentare di trovare la risposta. Loro due<br />
parlano la l<strong>in</strong>gua di chi non vuole sfuggire la realtà.<br />
Si è chiesto dove portasse la strada per trovare<br />
le risposte alle domande che Kirikù poneva.<br />
Sulla strada che porta fuori dal paese si trovano la<br />
strega Karabà e il nonno saggio. Fuori dal paese si<br />
trovano causa e soluzione del problema? Per la verità<br />
alcune soluzioni contro la magia della strega riu-<br />
10) Nel villaggio si fa una grande festa, arriva anche il nonno<br />
con gli uom<strong>in</strong>i che non erano stati uccisi da Karabà ma solo<br />
trasformati <strong>in</strong> feticci.<br />
scirono a Kirikù con semplici strumenti, già prima di<br />
trovare presso il nonno saggio la risposta alla sua domanda.<br />
Perché lui ci è riuscito? Ma gli altri abitanti<br />
del villaggio avevano provato prima di lui a sfidare<br />
il mostro e liberare e riprist<strong>in</strong>are l’uso dell’acqua? E<br />
gli uom<strong>in</strong>i persi, questi come erano? Come lo zio, poco<br />
sveglio!!! E i bamb<strong>in</strong>i che non diffidano delle trappole<br />
colorate neanche dopo averne sperimentato la<br />
prima? E come reagiscono le donne di fronte alle azioni<br />
di sfida di Kirikù? E il vecchio del villaggio cosa va<br />
raccontando ai bamb<strong>in</strong>i? Cos’è che rende la gente del<br />
villaggio così restìa a reagire nel modo giusto? Ma non<br />
sarà che anche loro non sono d’aiuto a se stessi per<br />
liberarsi dalla cattiva strega? Hanno mai cercato la<br />
verità di quello che succede, o si sono tenuti prigionieri<br />
delle loro stesse superstizioni?<br />
Un’altra domanda è stata quella di descrivere il<br />
viaggio di Kirikù.<br />
Per giungere alla montagna sacra e scoprire la verità<br />
Kirikù deve scavare un tunnel per sfuggire agli agguati<br />
di Karabà. È un viaggio che metterà alla prova<br />
la sua determ<strong>in</strong>azione, il suo coraggio e la sua<br />
abilità nella sopravvivenza. Solo nel buio del tunnel,<br />
poi, di fronte alla natura e gli animali, lui riesce a<br />
23
24<br />
trovare il modo di sfruttare gli elementi dell’ambiente<br />
e per fare ciò stabilisce amicizie e scambi di<br />
favori che gli torneranno utili. In questo viaggio<br />
ogni tappa è dist<strong>in</strong>ta dalla luce e dai colori diversi.<br />
Si è chiesto di commentare la verità scoperta e<br />
di <strong>in</strong>dicare tutte le vittime del racconto.<br />
L’elenco delle vittime comprende anche Karabà, vittima<br />
a sua volta sia della stregoneria di altri, sia delle<br />
sue stesse paure. Ognuna delle vittime, si potrebbe<br />
dire, condivide una parte di responsabilità rispetto alla<br />
disastrata situazione del villaggio. Kirikù è l’unico<br />
che si ribella perché non vuole essere una vittima<br />
e che si prodiga per aiutare la gente del villaggio. In<br />
certi casi è importante sapere porre le domande giuste,<br />
le cui risposte possono contenere una parte importante<br />
di verità: “Mamma, mamma perché la strega<br />
è cattiva?” Chiedeva Kirikù. Ma allo stesso tempo<br />
il suo porre domande non rimaneva una semplice curiosità,<br />
ma lo portava ad avvic<strong>in</strong>arsi agli altri e ai loro<br />
problemi.<br />
Quarta fase<br />
Proposte di lavoro e attività di elaborazione.<br />
Sulla base di alcune immag<strong>in</strong>i/stimolo – fotogrammi<br />
del film – consegnati dall’<strong>in</strong>segnante agli alunni, essi<br />
hanno cercato di ricostruire la storia rappresentando<br />
per immag<strong>in</strong>i, con diverse tecniche grafico-pittoriche,<br />
accompagnate da brevi didascalie, i momenti<br />
più importanti, rispettando la sequenza narrativa<br />
del film.<br />
Si è proceduto poi all’<strong>in</strong>dividuazione delle caratteristiche<br />
specifiche degli ambienti e alla loro rappresentazione<br />
con l’uso appropriato del colore.<br />
Un’altra proposta fatta agli alunni è stata la creazione<br />
della carta d’identità di Kirikù e di Karabà, accompagnate<br />
dal disegno.<br />
Descrivi i personaggi del film<br />
“Kirikù e la strega Karabà”<br />
compilando una breve carta d’identità<br />
per ciascuno di loro.<br />
PERSONAGGIO: KIRIKÙ<br />
CARATTERISTICHE FISICHE: piccolo, robustello,<br />
pelle marronc<strong>in</strong>a, pochi capelli <strong>in</strong> testa.<br />
COMPORTAMENTO: agile, velocissimo, astuto e<br />
generoso.<br />
RUOLO: protagonista.
Bashù<br />
Bashù, il piccolo straniero<br />
regia: Bahram Beizaii;<br />
<strong>in</strong>terpreti: Susan Taslimi,<br />
Adnan Afravian, Parviz<br />
Purhosse<strong>in</strong>i, Akbar Dudkar,<br />
Reza Husmand.<br />
orig<strong>in</strong>e: Iran; 1989;<br />
durata: 1<strong>18</strong> m<strong>in</strong>.; versione:<br />
farsi (sottotitolato <strong>in</strong> italiano).<br />
Infuria la guerra Iran-Iraq nel<br />
sud del paese. Un’<strong>in</strong>cursione<br />
aerea distrugge casa e famiglia<br />
del piccolo Bashù. Il bamb<strong>in</strong>o di<br />
pelle scura fugge dal sud riparando<br />
nella regione del Gilan, nel<br />
nord dell’Iran, dove la guerra non<br />
è stata quasi avvertita. In questo<br />
nuovo ambiente, dove il colore<br />
della pelle di Bashù è diverso e<br />
dove si parla anche una l<strong>in</strong>gua<br />
diversa dalla sua, tutto gli è estraneo.<br />
Naii, una donna, madre di<br />
due figli, il cui marito è lontano,<br />
trova il piccolo profugo nella sua<br />
fattoria e gli offre ospitalità. Naii<br />
decide di tenere con sé il bamb<strong>in</strong>o<br />
nonostante l’opposizione dei<br />
parenti e dei vic<strong>in</strong>i. La donna, per<br />
lettera, <strong>in</strong>forma anche il marito<br />
della sua decisione ma non ne riceve<br />
risposta. Un giorno, improvvisamente,<br />
l’uomo, che senza mai<br />
averlo scritto alla moglie e ai figli,<br />
combattendo al fronte aveva perso<br />
un braccio, ritorna al villaggio:<br />
i timori di Naii svaniscono, perché<br />
l’uomo accetta Bashù come figlio<br />
e Bashù lo accoglie come padre.<br />
25
26<br />
Il film di Beizaii riveste nell’ambito dei laboratori di Educazione<br />
Interculturale un’importanza particolare. È stato<br />
il film più utilizzato da Fairuz negli ultimi c<strong>in</strong>que anni,<br />
nelle scuole di ogni grado (elementari, medie, licei, istituti<br />
tecnici, ecc.) che hanno ospitato attività di educazione <strong>in</strong>terculturale.<br />
È un film “completo”, nel senso che permette<br />
approfondimenti su tutti i piani dell’analisi contenutistica,<br />
formale, e di argomento <strong>in</strong>terculturale.<br />
Prima fase: Presentazione del film<br />
Nella presentazione di questo film è stato necessario fare<br />
una premessa, di tipo storico-geografico <strong>in</strong> assenza della<br />
quale gli allievi avrebbero potuto trovarsi nella difficoltà<br />
di comprendere alcuni passaggi rilevanti per la comprensione<br />
del film. Si è proceduto ricordando agli studenti<br />
che esiste una grande differenza tra la l<strong>in</strong>gua persiana scritta,<br />
l<strong>in</strong>gua nazionale dell’Iran, e i vari dialetti praticati nelle<br />
diverse regioni del paese. Il persiano è la l<strong>in</strong>gua ufficiale,<br />
la l<strong>in</strong>gua usata nell’istruzione scolastica, il suo utilizzo<br />
presso le popolazioni iraniane non persiane rimane circoscritto<br />
all’ambito scolastico e ufficiale. La differenza tra<br />
i dialetti e l’<strong>in</strong>contro tra persone che appartengono a delle<br />
realtà marg<strong>in</strong>ali del paese (Bashù che proviene dal<br />
sud e la gente del villaggio del nord) determ<strong>in</strong>ano la difficoltà<br />
di comunicazione “verbale” narrata dal film.<br />
Si ricorda che il film era stato girato negli anni di<br />
guerra che opponevano l’Iran all’Iraq, lungo la frontiera del<br />
sud.<br />
In conclusione gli studenti vengono <strong>in</strong>formati che vedranno<br />
il film <strong>in</strong> due puntate, data la sua lunghezza.<br />
Seconda fase<br />
Si procede a una breve discussione lasciando aperta ogni<br />
conclusione:<br />
Guerra<br />
Si parte dalla scena che apre il film – la guerra – e si prova<br />
a ricostruire gli episodi che si riferiscono ad essa.<br />
La guerra appare attraverso i ricordi dolorosi del bamb<strong>in</strong>o,<br />
l’assenza dei giovani nel paese f<strong>in</strong>o all’apparizione,<br />
quasi alla f<strong>in</strong>e del film, del marito di Naii, mutilato di un<br />
braccio. Dal punto di vista qualitativo la guerra appare soprattutto<br />
attraverso i suoi effetti disastrosi, ma non viene<br />
spiegata, né giustificata.<br />
Spostamento – spiazzamento culturale<br />
Si è chiesto di ricordare il viaggio del bamb<strong>in</strong>o nascosto<br />
dentro il camion e di descrivere il paesaggio attraversato.<br />
Le uniche <strong>in</strong>formazioni che la lunga scena del viaggio<br />
ci offre sono quelle relative al paesaggio desertico attraversato,<br />
e al progressivo allontanarsi dal teatro della guerra.<br />
Bashù si rivedrà nuovamente <strong>in</strong> conclusione della<br />
scena.<br />
Si chiede di ricordare la scena che segna la f<strong>in</strong>e del<br />
viaggio di Bashù e gli elementi che caratterizzano il nuovo<br />
ambiente dal punto di vista naturalistico.<br />
Nel momento <strong>in</strong> cui Bashù solleva la coperta del camion<br />
per vedere fuori noi ci troviamo a guardare attraverso i suoi<br />
occhi, questi si soffermano sulle case, sugli alberi rigogliosi,<br />
sul verde, ambiente f<strong>in</strong>o a quel momento a lui sconosciuto.<br />
Si rimanda la conclusione del lavoro al successivo<br />
appuntamento chiedendo agli studenti di provare<br />
ad immag<strong>in</strong>are una conclusione del film.<br />
Terza fase<br />
Prima della ripresa della visione, si è chiesto ai ragazzi di<br />
ricordare la scena dove si era <strong>in</strong>terrotta la narrazione filmica.<br />
In conclusione si procede con una veloce lettura dei<br />
lavori prodotti riguardanti la conclusione del film immag<strong>in</strong>ata<br />
dagli stessi studenti confrontandoli con il f<strong>in</strong>ale appena<br />
visto.<br />
L’operatore guida la discussione riprendendo i temi precedentemente<br />
affrontati, <strong>in</strong>troducendo nuovi elementi di<br />
riflessione.<br />
Naii e Bashù<br />
Si chiede di ricordare quale è stato il primo impatto di Bashù<br />
con il nuovo ambiente, con il resto del villaggio e con<br />
Naii.<br />
Nonostante la diffidenza di Naii alla vista del bamb<strong>in</strong>o,<br />
ella non manca di lasciargli del cibo <strong>in</strong> vista perché<br />
si nutra. Lui è sp<strong>in</strong>to, perché non sa cosa altro fare,<br />
a seguirla, a distanza. La sua presenza nel villaggio sollecita<br />
immediate reazioni di rifiuto, dovuto alla sua pelle<br />
scura, che emergono <strong>in</strong> modo immediato. Solo più<br />
avanti verranno sostenute delle argomentazione con le<br />
quali i paesani tenteranno di giustificare la loro avversione<br />
a Bashù.
Si chiede di descrivere Naii, il suo rapporto con i figli,<br />
con il lavoro, con la natura, con la gente del villaggio e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />
con Bashù.<br />
Lei vive come se fosse una parte della natura, parla con<br />
gli animali, canta per le piante, ella offre nutrimento a tutto<br />
ciò che la circonda. Per lei essere madre è la cosa più<br />
importante. Ciò l’aiuta a comprendere ed accogliere lo sconosciuto<br />
Bashù nonostante l’avversione del paese e del marito.<br />
Si chiede di descrivere Bashù, il suo rapporto con i<br />
traumi del passato, con Naii e con la madre naturale deceduta<br />
durante il bombardamento.<br />
Lui non sa bene dove si trova, né viene aiutato dalle circostanze<br />
a capirlo. In questo luogo nuovo, lui si porta<br />
dietro i ricordi del passato che riaffiorano cont<strong>in</strong>uamente,<br />
basta la vista del fuoco o il rumore di un aereo perché<br />
lui si ricordi del bombardamento e si spaventi. Naii <strong>in</strong>vece<br />
gli ricorda la madre e il rapporto con lei diventa sempre<br />
più <strong>in</strong>tenso con l’andare dei giorni.<br />
Ruolo della natura<br />
Si chiede di ricordare la scena di avvic<strong>in</strong>amento di Bashù<br />
alla casa di Naii la prima notte. Si chiede di ricordare l’atmosfera<br />
di quella notte e se è possibile attribuire un ruolo<br />
alla natura che sp<strong>in</strong>ge il bamb<strong>in</strong>o dentro la stalla di Naii.<br />
Si ricordano la paura del bamb<strong>in</strong>o, le voci degli animali,<br />
i rumori della campagna, i tuoni m<strong>in</strong>acciosi che sp<strong>in</strong>sero<br />
il bamb<strong>in</strong>o verso la luce usata da Naii come esca.<br />
Si chiede successivamente di ricordare un’altra scena<br />
dove la natura svolge un ruolo attivo per il nuovo <strong>in</strong>contro<br />
tra i due. Si suggerisce di ricostruire la scena della fuga<br />
e del ritrovamento di Bashù da parte di Naii.<br />
Si conviene sul fatto che la natura svolge un ruolo attivo,<br />
determ<strong>in</strong>ante, ogni volta che risulta necessario trovare<br />
il bamb<strong>in</strong>o e proteggerlo: il vento avverte della sua fuga e<br />
conduce poi sulle sue tracce, mentre la pioggia aiuta <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />
a localizzare il suo rifuggio.<br />
Le madri<br />
Si chiede di ricordare le scene dove appare la madre<br />
morta, si cerca di ricostruire il rapporto tra Bashù, Naii e<br />
la madre naturale attraverso le diverse fasi di questo rapporto:<br />
quante volte è apparsa la madre naturale a Bashù?<br />
Quante volte è apparsa a Naii e quando?<br />
Emerge che se nelle prime scene ricordate il ruolo della<br />
madre si presentava come contrapponentesi a Naii <strong>in</strong><br />
quanto possibile nuova madre, nella scena ultima di apparizione<br />
è la madre naturale che appare direttamente a<br />
Naii, r<strong>in</strong>saldando un rapporto tra le due f<strong>in</strong>alizzato alla<br />
protezione del bamb<strong>in</strong>o. È il ruolo che competerà da quel<br />
momento <strong>in</strong> poi a Naii.<br />
Razzismo<br />
Si chiede di ricordare le difficoltà di Bashù nel nuovo ambiente.<br />
Difficoltà oggettive che nascono dalla difficoltà di comunicazione<br />
l<strong>in</strong>guistica e dallo spiazzamento culturale,<br />
e difficoltà che nascono dall’<strong>in</strong>tolleranza e dal razzismo<br />
della gente del nord. Di fronte alla diffidenza <strong>in</strong>iziale e nonostante<br />
l’impossibilità di capire e di farsi capire, Naii, donna<br />
e madre, possiede una “naturale” propensione ad accogliere<br />
il bamb<strong>in</strong>o.<br />
Si chiede di ricordare una frase di Naii che spieghi perché<br />
non si può non accogliere un bamb<strong>in</strong>o, perché non<br />
si può essere e non si deve essere razzisti.<br />
Si ricorda che lei fece scrivere al marito che i bamb<strong>in</strong>i,<br />
tutti i bamb<strong>in</strong>i sono figli del sole e della terra, figli della<br />
natura fertile con la quale lei agisce <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia-simbiosi,<br />
la natura di cui tutti i bamb<strong>in</strong>i sono figli legittimi, al di là<br />
del colore della pelle e della l<strong>in</strong>gua parlata.<br />
In conclusione della discussione si fa un elenco<br />
complessivo dei temi discussi: guerra, famiglia,<br />
diversità, razzismo, amicizia, ecc.<br />
Precisando che ognuno dei temi citati rappresenta<br />
una parola chiave del film e che questi temi<br />
verranno affrontati anche nelle visioni successive.<br />
Quarta fase<br />
In conclusione della prima parte del film si chiede ad ognuno<br />
di completare la storia attraverso l’<strong>in</strong>venzione di un f<strong>in</strong>ale.<br />
In conclusione della seconda parte si chiede di raccontare<br />
la storia di Bashù assumendo i punti di vista di alcuni<br />
personaggi del film sia quelli pr<strong>in</strong>cipali sia quelli secondari.<br />
Si chiede che vengano rappresentate con una produzione<br />
collettiva sia la scena <strong>in</strong>iziale che quella conclusiva<br />
del film.<br />
27
28<br />
Immag<strong>in</strong>a di essere uno dei personaggi<br />
del film “Bashù, il piccolo straniero”,<br />
racconta la storia dal tuo punto di vista.<br />
Bashù<br />
Ciao sono Bashù, non abito più nel<br />
mio villaggio perché è stato<br />
bombardato; sono solo perché<br />
mamma e papà sono morti. Durante il<br />
bombardamento è passato un camion e<br />
si è fermato, io ho fatto <strong>in</strong> tempo a<br />
salire.<br />
Mi sono ritrovato <strong>in</strong> un luogo nuovo,<br />
ho sentito delle m<strong>in</strong>e che esplodevano<br />
e sono scappato verso un villaggio.<br />
Arrivato al villaggio due bamb<strong>in</strong>i mi<br />
videro e chiamarono la loro mamma.<br />
La mamma, Naii, prese un bastone per<br />
farmi uscire dal mio nascondiglio, ma<br />
poi si affezionò a me e mi chiese:<br />
– Come ti chiami?<br />
– Io risposi: – Mi chiamo Bashù.<br />
Lei mi diede un pezzo di pane e mi<br />
fece il bagno, ma io non volevo!<br />
I parenti di Naii mi presero <strong>in</strong> giro e lei<br />
mi difese e li mandò via. Io uscii di<br />
casa e i parenti mi r<strong>in</strong>corsero, durante<br />
la corsa sono caduto <strong>in</strong> acqua e Naii mi<br />
ha ripescato con una rete.<br />
F<strong>in</strong>almente tornò il marito di Naii che<br />
era andato via per cercare un lavoro,<br />
però era senza un braccio. Io mi misi a<br />
piangere e lo abbracciai.<br />
Andrea, III C
Naii<br />
Mi chiamo Naii e ho due figli: un bamb<strong>in</strong>o e una<br />
bamb<strong>in</strong>a; sono una donna abbastanza giovane,<br />
alta, ho la testa coperta da un velo e un vestito<br />
lungo f<strong>in</strong>o ai piedi.<br />
Mio marito è andato a cercare lavoro fuori e io<br />
abito <strong>in</strong> un villaggio <strong>in</strong>sieme ai miei parenti. Un<br />
giorno i miei figli videro un bamb<strong>in</strong>o di circa dieci<br />
anni, molto impaurito, e mi chiamarono subito,<br />
quando arrivai anch’io lo vidi: era scuro di<br />
carnagione e mi sembrava un po’ perso; io gli<br />
dissi: - vieni qui! esci, non senti? - Allora visto che<br />
non voleva uscire presi per mano i miei figli e me<br />
ne andai lasciandogli un pezzo di pane sopra un<br />
paletto.<br />
Un giorno io gli dissi il nome di alcuni oggetti<br />
nella mia l<strong>in</strong>gua e lui me li ripeté nella sua, poi io<br />
gli dissi: - Io mi chiamo Naii e tu? -<br />
Lui mi rispose: - Io mi chiamo Bashù.<br />
Per ben due volte <strong>in</strong>vitai i miei<br />
parenti a casa a prendere il tè e mia<br />
cognata mi disse sempre di cacciarlo<br />
via, di abbandonarlo. È davvero una<br />
grande antipatica lei!<br />
Bashù mi aiuta molto, conosce molto<br />
bene il pallottoliere. Per sentirci con<br />
mio marito ci spedivamo delle lettere,<br />
f<strong>in</strong>o a poco tempo fa me le scriveva il<br />
dottore del villaggio, ma adesso me le<br />
scriveva Bashù.<br />
All’<strong>in</strong>izio vi avevo detto che Bashù è<br />
scuro di carnagione, lo so perché io<br />
un giorno ho provato a lavarlo.<br />
Maria, III C<br />
Il marito di Naii<br />
Sono il marito di Naii. Sono tornato a casa e ho<br />
subito <strong>in</strong>contrato un bamb<strong>in</strong>o scuro che suonava e<br />
ho pensato: quello è Bashù, il bamb<strong>in</strong>o di cui mi<br />
ha parlato nelle lettere mia moglie Naii. Io ho due<br />
figli, un maschio e una femm<strong>in</strong>a, ma penso che<br />
diventeranno tre.<br />
Bashù ha circa dieci anni, mio figlio sette, mia<br />
figlia quattro, io ho vent<strong>in</strong>ove anni, Naii ne ha<br />
ventisette.<br />
Quando sono tornato ho sentito un c<strong>in</strong>ghiale nel<br />
campo e tutti siamo corsi per scacciarlo con<br />
bastoni e pietre. Bashù e gli altri giocavano<br />
nell’erba rotolandosi e saltellando. Sono molto<br />
contento di essere tornato!<br />
Giada, III C<br />
29
30<br />
La figlia di Naii<br />
Sono Golbesar, la figlia di Naii, vivo <strong>in</strong> una casa di<br />
legno con la mia mamma e il mio fratell<strong>in</strong>o, mio<br />
padre è andato a cercare lavoro.<br />
Un bel giorno io e mio fratell<strong>in</strong>o siamo andati ad<br />
avvisare la mamma perché abbiamo visto un<br />
bamb<strong>in</strong>o nascosto tra le foglie. La mamma lo<br />
chiamava ma lui aveva paura di noi e non si<br />
avvic<strong>in</strong>ava. Questo bamb<strong>in</strong>o non parlava e noi<br />
non conoscevamo la sua l<strong>in</strong>gua; la mamma gli<br />
parlava ma lui non rispondeva. La mamma cercava<br />
di avvic<strong>in</strong>are questo bamb<strong>in</strong>o, lui era nero e la<br />
mamma diceva: – sicuramente neanche lo lavano!<br />
Quando la mamma ci faceva il bagno <strong>in</strong> un lago<br />
che c’è nel nostro villaggio lui veniva piano, piano<br />
e ci guardava.<br />
Spesso si metteva piangere, ma noi non sapevamo<br />
perché piangeva, allora la mamma si preoccupava<br />
e diceva: – perché questo bamb<strong>in</strong>o piange?<br />
Ogni giorno a casa venivano delle persone e<br />
dicevano: – questo bamb<strong>in</strong>o è nero! Lui sentiva e<br />
ci restava male. Mamma gli dava del cibo senza<br />
sapere ancora chi fosse e da dove venisse, noi<br />
cont<strong>in</strong>uavamo a chiederlo ma era sempre la stessa<br />
m<strong>in</strong>estra! Non rispondeva e non parlava mai.<br />
La mamma, io e il mio fratell<strong>in</strong>o però prendevamo<br />
un po’ più confidenza con questo bamb<strong>in</strong>o e, a<br />
poco a poco, anche lui com<strong>in</strong>ciò a capire che<br />
nostra madre non gli voleva fare del male, ma che<br />
anzi volevamo accoglierlo <strong>in</strong> casa e diventare con<br />
lui una buona e numerosa famiglia.<br />
Veronica, III B<br />
Un bamb<strong>in</strong>o del villaggio<br />
Da qualche tempo nella casa della signora Naii è<br />
arrivato un bamb<strong>in</strong>o di nome Bashù; all’<strong>in</strong>izio io e<br />
i miei amici lo prendevamo <strong>in</strong> giro, ma stavamo<br />
attenti alla presenza di Naii che ci prendeva a<br />
bastonate e ci cacciava via.<br />
Secondo me Bashù era impaurito perché,<br />
sfortunatamente, è arrivato da un paese <strong>in</strong> guerra,<br />
però è stato anche coraggioso perché ha affrontato<br />
un lungo viaggio per arrivare da noi; con Naii,<br />
poi, era anche affettuoso perché ha chiamato il<br />
dottore quando lei era malata.<br />
Noi lo prendevamo <strong>in</strong> giro perché era scuro di<br />
carnagione (qu<strong>in</strong>di di un altro paese!).<br />
Bashù, un giorno, mentre litigavamo, ha letto un<br />
libro che noi usavamo a scuola, e abbiamo capito<br />
che anche lui è Iraniano.<br />
Un giorno io e i miei amici abbiamo sentito un<br />
rumore, era Bashù che cantava <strong>in</strong> mezzo al<br />
grano. Ci siamo avvic<strong>in</strong>ati per fare amicizia, io<br />
gli chiesi: – ehi Bashù! Che fai? – rispose: –
canto così cresce meglio! – noi ci siamo uniti<br />
alla cantilena, alcuni di noi imitavano il taglio<br />
del grano, altri ballavano e cantavano, altri<br />
ancora imitavano i c<strong>in</strong>ghiali. Ci siamo divertiti<br />
molto! Qualche giorno fa mentre stavo<br />
rientrando con cavallo e as<strong>in</strong>o ho <strong>in</strong>contrato<br />
Bashù e gli ho chiesto: – dov’è Naii?<br />
Volevo farle sapere che è tornato il marito. Chissà<br />
se ora che il marito di Naii è tornato lo accetterà?<br />
Marco, III B<br />
31
32<br />
La Gabbianella<br />
e il Gatto<br />
Regia: Enzo D’Alò;<br />
orig<strong>in</strong>e: Italia, 1998;<br />
Durata: 75 m<strong>in</strong>.<br />
Igabbiani sorvolano la foce dell’Elba,<br />
nel mare del nord. “Banco di<br />
arr<strong>in</strong>ghe a s<strong>in</strong>istra” stride il gabbiano<br />
di vedetta, e Kengah si tuffa, <strong>in</strong>sieme<br />
agli altri. Ma quando riemerge,<br />
il resto dello stormo è volato via, e il<br />
mare è una distesa di petrolio. A stento<br />
Kengah spicca il volo, raggiunge la<br />
terra ferma, poi stremata precipita su<br />
di un balcone di Amburgo. C’è un<br />
gatto, su quel balcone, un gatto nero<br />
grande e grosso di nome Zorba, cui la<br />
gabbiana morente affida l’uovo che sta<br />
per deporre, non prima di avere ottenuto<br />
da lui tre solenni promesse. E<br />
se per mantenere le prime due sarà<br />
sufficiente l’amore del gatto, per la<br />
terza ci vorrà una grande idea e l’aiuto<br />
di tutti soprattutto perché non sarà<br />
facile <strong>in</strong>segnare a volare alla piccola<br />
gabbianella fortunella che da quando<br />
è nata si crede un gatto.<br />
In questo film tratto dal racconto Storia<br />
di una gabbianella e del gatto<br />
che le <strong>in</strong>segnò a volare (1996) di Luis<br />
Sepulveda, che ha la grazia di una<br />
fiaba e la forza di una parabola, il<br />
grande scrittore cileno tocca i temi a<br />
lui più cari: l’amore per la natura, la<br />
solidarietà, la generosità dis<strong>in</strong>teressata.<br />
Il racconto è soprattutto un’<strong>in</strong>telligente<br />
favola sulla tolleranza e il rispetto<br />
dei diversi e dell’ambiente.
La lettura dei particolari del film Bashù, abbondantemente<br />
realizzata negli <strong>in</strong>contri precedenti,<br />
servirà da modello allo studio delle immag<strong>in</strong>i, della<br />
lettura dei particolari e della lettura d’<strong>in</strong>sieme, e di<br />
conduzione della discussione.<br />
Prima fase<br />
Dopo una breve presentazione nella quale si è fatto<br />
il punto della situazione, ricordando i titoli e gli argomenti<br />
dei film precedentemente visti, si procede<br />
ad una breve presentazione del film previsto per la<br />
giornata.<br />
Durante la presentazione si forniscono dati “tecnici”<br />
riguardanti la produzione del film di D’Alò:<br />
quantità dei disegni, numero degli artisti impegnatesi<br />
nel lavoro, numero di matite consumate, ecc.<br />
Seconda e terza fase<br />
In conclusione della visione si chiede agli allievi di<br />
<strong>in</strong>dicare le parole chiave del film appena visto. Immancabilmente<br />
sono piovute tante risposte. Nella “gara”<br />
delle risposte si capiva facilmente che non sempre<br />
la risposta era frutto dell’esperienza con la visione<br />
del film di oggi. Alcuni hanno proposto parole chiave<br />
dei precedenti film. Era importante a questo pun-<br />
to stabilire una “reale” corrispondenza tra le parole<br />
chiave <strong>in</strong>dicate e il film visionato. Si è chiesto di operare<br />
una s<strong>in</strong>tesi che <strong>in</strong>tegrasse le parole chiave proposte:<br />
amicizia, guerra, lotta, razzismo, orfano, colore,<br />
fiaba, natura, migrazione, furbizia, ecc., La selezione<br />
concordata è stata sufficientemente ragionata<br />
e motivata dagli spunti che il film offre, qu<strong>in</strong>di si procede<br />
con la ricerca.<br />
33
34<br />
Il cartone animato<br />
Diversi allievi sapevano già, per averlo visto precedentemente,<br />
che il film di oggi era diverso dai soliti<br />
cartoni animati “disneyani”, un po’ come nel film<br />
precedente Kirikù. Gli animali di questo film seppur<br />
umanizzati negli atteggiamenti e nei sentimenti<br />
conservano comunque <strong>in</strong>tatti le loro fisionomie, e il<br />
loro modo di vivere. In modo particolare ci si sofferma<br />
su alcune caratteristiche umane dei protagonisti: la<br />
lealtà, la responsabilità, il rispetto di sé e degli altri,<br />
ecc., qualità preziose nelle d<strong>in</strong>amiche di gruppo.<br />
Natura e ambiente<br />
Si procede chiedendo di confrontare l’ambiente naturale<br />
descritto nei due film, la Gabbianella e il gatto<br />
e Bashù il piccolo straniero.<br />
Gli alunni ricordano la natura <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ata dall’uomo<br />
come la causa della morte della madre Gabbiana<br />
Kengah, ricordano che il film la Gabbianella e il<br />
gatto si svolge <strong>in</strong> un ambiente urbano, che è la città<br />
di Amburgo, ricordano poi l’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento dello stesso<br />
ambiente urbano <strong>in</strong>festato dai topi ai quali si opponeva<br />
il gruppo dei gatti. La natura fertile e rigogliosa,
che nel film Bashù il piccolo straniero si completava<br />
con la giovane donna Naii nel loro ruolo di<br />
madri protettrici e allevatrici del bamb<strong>in</strong>o Bashù, nel<br />
film di oggi appare come sofferente e m<strong>in</strong>acciata.<br />
Guerra e lotta dal punto di vista qualitativo e<br />
d<strong>in</strong>amiche di gruppo<br />
Si chiede di ricordare i vari personaggi del film.<br />
Alla conta degli alunni non sfugge nessuno dei personaggi:<br />
Colonnello, Zorba, Bubil<strong>in</strong>a, Pall<strong>in</strong>o, Fifi, Rosa<br />
dei venti, Diderot, il Segretario, il Gran Capo dei<br />
topi e il suo second<strong>in</strong>o, i due topi spie.<br />
Si cerca di <strong>in</strong>quadrare i gruppi e i personaggi da diversi<br />
punti di vista, si chiede di descrivere i due gruppi<br />
<strong>in</strong> lotta.<br />
Degno di nota è il fatto che a nessuno degli allievi<br />
è sfuggito il motivo della lotta dei gatti per impedire<br />
che i topi si impadroniscano della città. A differenza<br />
del film Bashù il piccolo straniero la guerra è<br />
<strong>in</strong> questo film una lotta nobile che viene mostrata e<br />
della quale si conoscono gli eroici protagonisti.<br />
Il gruppo dei gatti: i vari personaggi del gruppo si<br />
dist<strong>in</strong>guono per competenze e saperi, e sono tutti<br />
ugualmente responsabili delle decisioni. Sanno co<strong>in</strong>volgere<br />
e motivare gli altri quando è necessario.<br />
35
36<br />
Il Colonnello: gode di una certa autorevolezza che<br />
deriva dai tempi della lotta di liberazione contro i cani.<br />
Nonostante la sua autorevolezza non manca di<br />
accettare l’ironia del gruppo.<br />
I topi: a parte il Gran Capo e <strong>in</strong> un certo senso anche<br />
il suo second<strong>in</strong>o, il gruppo dei topi si presenta come<br />
una massa anonima <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>ta e irreggimentata,<br />
dal procedere veloce con passo militare.<br />
Il Gran Capo dei topi: autoritario e violento, accaparra<br />
diritti su tutto e tutti, non manca di mostrarsi<br />
stupido e vigliacco, non manca di raccontare fandonie<br />
ai suoi subord<strong>in</strong>ati.<br />
Diversità e natura<br />
Si chiede di ricordare il tipo di accoglienza che i gatti<br />
hanno accordato alla piccola Gabbianella.<br />
La protezione e l’entusiasmo con i quali fu salutato<br />
il suo <strong>in</strong>gresso nel gruppo non avrebbero giustificato<br />
la cancellazione della sua diversità. Infatti fu<br />
Zorba a ricordarle la necessità di rispettare la sua vera<br />
natura d’uccello e di recuperare quelli che sarebbero<br />
stati le sue naturali capacità: il volo. In questo<br />
gruppo di amici i rapporti funzionavano <strong>in</strong> un<br />
certo modo già prima dell’arrivo della piccola gabbianella:<br />
ognuno aveva una sua personalità, ognuno<br />
aveva un ruolo, ognuno valorizzava il suo ruolo<br />
all’<strong>in</strong>terno del gruppo attraverso le sue doti perso-
nali, le sue conoscenze e<br />
esperienze, le competenze<br />
di ognuno erano utili per<br />
tutto il gruppo. Sapevano<br />
stare tra diversi.<br />
Quarta fase<br />
La sezione di lavoro sul<br />
film si conclude <strong>in</strong>vitando<br />
gli allievi a scegliere liberamente<br />
e a rappresentare<br />
alcune scene di massa nel<br />
film. A scegliere e rappresentare<br />
una scena di gruppo<br />
dei gatti protagonisti del<br />
racconto. Si chiede che<br />
vengano rappresentati alcuni<br />
momenti ritenuti importanti<br />
nella storia con l’utilizzo<br />
di tecniche diverse:<br />
collage, tempera, pastelli.<br />
37
38<br />
Il ragazzo dai<br />
capelli verdi<br />
Il ragazzo dai capelli verdi (The Boy<br />
with Green Hair); regia: Joseph Losey;<br />
Interpreti: Pat O’brien, Robert Ryan,<br />
Dean Stockwell, Barbara Hale, Richard<br />
Lyon, Walter Catlett, Samuel S. H<strong>in</strong>ds;<br />
orig<strong>in</strong>e: Usa, 1948; durata: 82 m<strong>in</strong>.<br />
Piero, un bamb<strong>in</strong>o di dieci anni orfano<br />
di guerra, dopo essere stato<br />
sballottato da un parente all’altro, si<br />
ritrova a vivere con un conoscente anziano,<br />
amico di famiglia (che si fa benevolmente<br />
chiamare “nonno”) e un bel<br />
matt<strong>in</strong>o si risveglia con i capelli verdi,<br />
così la sua vita cambia di colpo. Scoperta<br />
la vera f<strong>in</strong>e dei suoi genitori (medici<br />
che, per salvare altri bimbi come lui, hanno<br />
scelto di restare <strong>in</strong> un ospedale, sotto<br />
l’<strong>in</strong>ferno del cielo lond<strong>in</strong>ese illum<strong>in</strong>ato<br />
dalle bombe, già allora obiettivo strategico<br />
per i militari) durante una colletta scolastica<br />
organizzata per gli orfani di guerra,<br />
viene emarg<strong>in</strong>ato dai compagni di<br />
scuola, che tentano addirittura di tagliargli<br />
i capelli per paura che il loro colore sia<br />
contagioso. Dopo un <strong>in</strong>contro onirico<br />
con i bimbi orfani dei manifesti della mostra<br />
scolastica, Piero decide di fuggire<br />
dall’ottusità della gente del paese, che<br />
non riesce a conv<strong>in</strong>cersi che il colore dei<br />
suoi capelli sia una sorta di premio, un<br />
“diploma” per ricordare a tutti il valore<br />
della speranza e della pace. Ritrovato dalla<br />
polizia, egli può raccontare la propria<br />
storia ad un medico “specialista di bamb<strong>in</strong>i”,<br />
il quale è il primo a capire che la<br />
sua diversità può essere positiva per lui e<br />
per gli altri.
La scelta di utilizzare il bel film di Losey è stata<br />
adottata non senza qualche <strong>in</strong>iziale perplessità.<br />
Date le caratteristiche tecniche della “vecchia” copia<br />
si era preoccupati di suscitare un basso “<strong>in</strong>dice di<br />
gradimento” che potesse <strong>in</strong>fluenzare poi negativamente<br />
il livello di attenzione e di partecipazione ai<br />
lavori degli alunni. Per la verità l’unico problema sorto<br />
è stato quello di non avere previsto nella fase di<br />
presentazione del film un lavoro specifico sul tema<br />
del “simbolo”. Di questa necessità il gruppo di lavoro<br />
si è reso consapevole non appena si è verificata la<br />
difficoltà di fare comprendere il concetto della “testimonianza”<br />
per la pace che la “diversità” di Piero<br />
<strong>in</strong>tendeva affermare.<br />
Prima fase<br />
Si procede ricordando l’anno di uscita del film, subito<br />
dopo la Seconda Guerra mondiale. Si ricorda loro<br />
<strong>in</strong>oltre che il film di oggi è stato molto probabilmente<br />
visto da molti dei loro genitori o nonni, i quali,<br />
forse, ricorderanno la canzone che il film ha reso<br />
celebre: Hip hip cavall<strong>in</strong>.<br />
39
40<br />
Seconda e Terza fase<br />
In conclusione della visione si procede chiedendo di<br />
<strong>in</strong>dicare alcune parole chiave del film.<br />
La raccolta è sufficientemente articolata e adeguata<br />
a tracciare i temi del film: pace, guerra, bamb<strong>in</strong>o,<br />
orfano, amicizia, famiglia, maestra, il colore verde, ecc.<br />
Si chiede di paragonare il protagonista con i protagonisti<br />
dei film precedentemente conosciuti.<br />
Emerge che Piero il protagonista di questo film è<br />
come Bashù, protagonista dell’omonimo film, egli è<br />
vittima di una guerra che viene mostrata attraverso<br />
i suoi effetti disastrosi, né qualificata né giustificata.<br />
Come Bashù anche Piero si trova a doversi <strong>in</strong>serire<br />
<strong>in</strong> un nuovo contesto f<strong>in</strong>o ad allora sconosciuto,<br />
Piero trova l’aiuto del nonno. Ancor di più, Piero è<br />
uno che reagisce, non si lascia trattare da bamb<strong>in</strong>o<br />
mansueto, ha una ricca fantasia, si difende.<br />
Nel suo sviluppo il racconto è basato sui<br />
cont<strong>in</strong>ui flash-back, esso evidenzia momenti<br />
cruciali sottol<strong>in</strong>eandoli col segno del prima e il<br />
dopo. La mappa della discussione guidata ha<br />
potuto utilizzare la stessa costruzione narrativa<br />
risultata efficace <strong>in</strong> quanto semplice. In effetti<br />
si decide di riportare gli avvenimenti dentro<br />
una scansione temporale che metta <strong>in</strong> evidenza<br />
le d<strong>in</strong>amiche sottol<strong>in</strong>eate dal film.
Guerra e pace, la cultura della guerra e la cultura<br />
della pace<br />
Si procede chiedendo di ricordare le scene che fanno<br />
riferimento alla guerra.<br />
Vengono ricordati: La raccolta dei vestiti per gli orfani,<br />
i manifesti della compagnia di aiuto agli orfani<br />
di guerra dentro la scuola, la conversazione tra le due<br />
signore nel negozio dove lavora Piero, ecc.<br />
Si chiede di ricordare la conversazione tra le due signore.<br />
In essa una di loro crede nell’<strong>in</strong>evitabilità di una<br />
guerra prossima ventura, l’altra sostiene che pro-<br />
prio il credere nell’<strong>in</strong>eluttabilità della guerra la rende<br />
<strong>in</strong>evitabile. Ella crede che è necessario un discorso<br />
di pace come antidoto alla guerra.<br />
La diversità<br />
Si procede chiedendo di descrivere la giornata di Piero<br />
precedente alla scoperta dei capelli verdi.<br />
Gli elementi che emergono sono: la scoperta di<br />
essere orfano, la paura di una prossima guerra, il discorso<br />
del nonno a proposito della pianta “sempreverde”<br />
come simbolo della speranza.<br />
41
42<br />
Il valore della diversità<br />
Si chiede di descrivere la prima reazione di Piero dopo<br />
aver scoperto che i suoi capelli sono diventati verdi.<br />
La sua orig<strong>in</strong>ale situazione viene <strong>in</strong>izialmente<br />
vista con entusiasmo, presto si trasforma però <strong>in</strong> un<br />
problema, non appena gli altri non la considerano<br />
pericolosa. Sono gli altri che attribuiscono un valore<br />
negativo alla diversità di Piero.<br />
Si chiede di descrivere la reazione della maestra.<br />
Si chiede di descrivere la spiegazione del dottore.<br />
Mentre la scienza non riesce a spiegare il caso, la<br />
maestra tenta un ragionamento sulla diversità con<br />
la classe. la conclusione del ragionamento è che la<br />
classe è fatta da tanti studenti diversi, tanti quante<br />
sono le sfumature del colore dei capelli: il nero, il castano,<br />
il rosso ecc.,<br />
Il mistero dei capelli verdi<br />
Inevitabilmente il mistero dei capelli diventati verdi<br />
non trova una spiegazione che sia soddisfacente<br />
per gli studenti. Questo “scherzo” della natura o<br />
meglio della psiche, o forse uno degli effetti della<br />
guerra come la contam<strong>in</strong>azione radioattiva, è altrettanto<br />
misterioso tanto per Piero quanto per gli altri<br />
nel paese: il nonno, il medico, la maestra, ecc. Il “medico<br />
dei bamb<strong>in</strong>i”, lo psicologo <strong>in</strong>caricato di <strong>in</strong>terrogare<br />
Piero, lui che conosce le tecniche per farlo<br />
parlare, è piuttosto scettico sul racconto di Piero, ma<br />
è altrettanto soddisfatto nel vedere ricomporsi <strong>in</strong> ultimo<br />
il rapporto tra Piero e gli altri <strong>in</strong> una situazione<br />
protettiva per il ragazzo.<br />
Si chiede di descrivere il momento nel quale Piero<br />
accetta i suoi capelli verdi.<br />
Solamente quando gli orfani ritratti nei poster, memoria<br />
dei disastri della guerra, si materializzano<br />
sono <strong>in</strong> grado di offrire una soluzione conv<strong>in</strong>cente<br />
per il bamb<strong>in</strong>o. Piero deve fare qualcosa di più degli<br />
orfani di quei poster, deve rendersi più visibile, deve<br />
fare sapere a tanta più gente possibile cosa ha lasciato<br />
la guerra dietro di sé: tanti orfani come lui, che<br />
vorrebbero essere gli ultimi orfani.<br />
Quarta fase<br />
Si chiede che venga compilata una scheda, preparata<br />
precedentemente. In essa si chiedeva di ricordare tra<br />
le scene importanti, quelli che rappresentano un<br />
punto di passaggio tra una fase e l’altra del racconto.<br />
Si chiede di descrivere Piero scegliendo tra le seguenti<br />
qualifiche: Piero è una vittima, è un testimone,<br />
è un ribelle, è un bamb<strong>in</strong>o qualsiasi ma che ha<br />
i capelli verdi. Si chiede di ord<strong>in</strong>are i fatti come si sono<br />
succeduti nel racconto e nella realtà, utilizzando<br />
i numeri.<br />
I fatti<br />
Piero nella<br />
sezione della<br />
polizia;<br />
L’arrivo a casa<br />
del nonno;<br />
La scoperta di<br />
essere orfano;<br />
La scoperta dei<br />
capelli verdi;<br />
Piero rifiuta di<br />
proseguire il<br />
racconto.<br />
Nel racconto Nella realtà
44<br />
Kan yama kan fy<br />
qadim az-zaman<br />
(c’era, e chissà poi se c’era<br />
nel lontano passato)<br />
Percorso di educazione <strong>in</strong>terculturale<br />
attraverso le fiabe arabe e sarde<br />
una volta...”, era questa la formula magica<br />
che da bamb<strong>in</strong>i ci sp<strong>in</strong>geva a seguire la<br />
“C’era<br />
narrazione <strong>in</strong> silenzio, quasi sospesi nell’immag<strong>in</strong>are<br />
tempi e luoghi sconosciuti. Ascoltare una<br />
fiaba era per noi un modo di viaggiare, di conoscere<br />
mondi diversi, quasi sempre irreali, popolati da personaggi<br />
di ogni tipo.<br />
Scoprire, attraverso la realizzazione delle attività<br />
del laboratorio <strong>in</strong>terculturale con i nostri alunni, che le<br />
fiabe conservano ancora la possibilità di catturare l’attenzione<br />
dei bamb<strong>in</strong>i e di stimolare la loro fantasia, anche<br />
<strong>in</strong> un mondo come quello attuale dom<strong>in</strong>ato dai moderni<br />
mezzi audiovisivi, è stato per noi docenti abbastanza<br />
sorprendente e allo stesso tempo <strong>in</strong>coraggiante.<br />
Le fiabe rappresentano però anche un mezzo efficace<br />
per trasmettere i valori culturali di una popolazione,<br />
perciò nella didattica <strong>in</strong>terculturale sono una<br />
fonte preziosa per conoscere un popolo, per capire la<br />
sua storia, per entrare <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con le sue tradizioni.<br />
In un percorso <strong>in</strong>dirizzato ad alunni della scuola elementare<br />
la conoscenza di fiabe tradizionali di diversa<br />
provenienza geografica occupa un posto privilegiato <strong>in</strong><br />
quanto permette un efficace lavoro di analisi sugli<br />
aspetti culturali e religiosi di un popolo con attività che<br />
riescono a co<strong>in</strong>volgere emotivamente i bamb<strong>in</strong>i senza<br />
mai annoiarli.<br />
Da queste considerazioni è nata la scelta di utilizzare<br />
il l<strong>in</strong>guaggio fiabesco accanto a quello c<strong>in</strong>ematografi-<br />
co per delle attività di confronto e approfondimento di<br />
alcuni aspetti della cultura locale e di quella arabo-islamico-mediterranea.<br />
Il progetto educativo ha avuto carattere<br />
<strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are e ha co<strong>in</strong>volto le tre docenti del<br />
modulo ed un esperto esterno, che oltre a curare la proposta<br />
dei film e le attività legate alle proiezioni, ha raccontato<br />
le fiabe arabe <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale, ha tenuto delle<br />
brevi lezioni di arabo proponendo l’alfabeto e alcune<br />
semplici forme di saluto, ha <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e realizzato con i<br />
bamb<strong>in</strong>i la versione filmata di una fiaba sarda. Il suo<br />
contributo è risultato estremamente importante per tutti<br />
i bamb<strong>in</strong>i, ma ha assunto un particolare significato per<br />
l’alunno proveniente dal Marocco, le attività realizzate<br />
hanno <strong>in</strong>fatti suscitato l’<strong>in</strong>teresse degli alunni e dei loro<br />
genitori e hanno rappresentato per Soufian un’occasione<br />
per veder riconosciuto anche nel contesto scolastico<br />
il valore della sua cultura d’orig<strong>in</strong>e.<br />
Le fiabe sono state scelte con criteri particolari; poiché<br />
uno dei pr<strong>in</strong>cipali obiettivi dell’<strong>in</strong>tero progetto era<br />
<strong>in</strong>segnare ai bamb<strong>in</strong>i a riconoscere e ad apprezzare i<br />
valori e gli apporti delle diverse culture <strong>in</strong>dividuando<br />
differenze e analogie, sono state proposte delle storie<br />
che contenevano nell’<strong>in</strong>treccio narrativo, nei caratteri<br />
dei personaggi e nella morale del racconto aspetti<br />
comuni alle due culture: sarda e araba. Nella fiaba araba<br />
“Giuhà e il ladro stupido”, ad esempio, il protagonista<br />
rappresenta un personaggio “ponte” fra culture,<br />
lo ritroviamo <strong>in</strong>fatti nella tradizione letteraria di molti<br />
paesi del Mediterraneo. Inoltre alcuni aspetti nel<br />
comportamento di questo personaggio: la furbizia<br />
unita alla semplicità, la capacità di districarsi anche nelle<br />
situazioni più critiche riuscendo spesso a superare<br />
<strong>in</strong> scaltrezza le persone più importanti e potenti, lo<br />
rendono abbastanza simile ad un personaggio della fiaba<br />
“Su pilloni fuiu”, tratta dalla raccolta “Fiabe sarde”<br />
di Atzeni e Copez. Questo racconto, scritto <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />
campidanese e qu<strong>in</strong>di abbastanza comprensibile per<br />
i bamb<strong>in</strong>i di Dolianova che hanno la possibilità di<br />
esprimersi <strong>in</strong> questa l<strong>in</strong>gua abitualmente <strong>in</strong> famiglia e<br />
talvolta anche a scuola, ha reso possibile un lavoro di<br />
analisi e di confronto con la fiaba araba facendo scoprire<br />
ai bamb<strong>in</strong>i come gli <strong>in</strong>trecci narrativi e i personaggi<br />
si ripetano nelle fiabe <strong>in</strong>dipendentemente dallo<br />
loro provenienza geografica o culturale.
Tutte le attività sono state decise collegialmente<br />
dalle docenti delle classi e dall’esperto esterno e si sono<br />
svolte secondo un percorso che può essere s<strong>in</strong>tetizzato<br />
nei punti che seguono queste note.<br />
La descrizione che segue non ha certo la pretesa di<br />
essere esaustiva dal punto di vista didattico, semplicemente<br />
permette alcune riflessioni su un’esperienza che<br />
si è rivelata <strong>in</strong>teressante e ricca di scoperte per gli<br />
alunni e i docenti co<strong>in</strong>volti.<br />
Le fiabe sono state narrate prima <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale<br />
poi <strong>in</strong> italiano; l’attività di ascolto si è svolta <strong>in</strong> uno<br />
spazio della scuola più ampio e comodo di quello dell’aula<br />
per offrire agli alunni un’atmosfera più distesa e<br />
favorire la concentrazione. Per aiutare la comprensione<br />
di alcune fiabe arabe la narrazione è stata accompagnata<br />
da alcune immag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> bianco e nero proiettate<br />
dalla lavagna lum<strong>in</strong>osa.<br />
Dopo la lettura o il racconto sono state realizzate alcune<br />
attività l<strong>in</strong>guistico-espressive: ai bamb<strong>in</strong>i è stato distribuito<br />
il testo nella doppia versione, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale<br />
e <strong>in</strong> italiano, sono stati poi guidati nella comprensione<br />
della storia con domande mirate allo scopo<br />
di far emergere da loro stessi le risposte e le spiegazioni,<br />
senza fornirgli def<strong>in</strong>izioni precostituite.<br />
In alcuni casi nel lavoro di analisi si è partiti, come<br />
sperimentato precedentemente nell’attività di<br />
approfondimento dei film, dall’<strong>in</strong>dividuazione di<br />
parole chiave, altre volte si è proceduto con la ricerca<br />
e il riconoscimento degli elementi costitutivi<br />
della fiaba (tempo, luogo, personaggi, elementi magici<br />
ecc.).<br />
La fase di ricostruzione e di s<strong>in</strong>tesi della storia è stata<br />
accompagnata dalla realizzazione di un vero e proprio<br />
“laboratorio di immag<strong>in</strong>i”; dopo aver <strong>in</strong>dividuato<br />
la sequenza narrativa i bamb<strong>in</strong>i hanno rappresentato i<br />
momenti più significativi del racconto, utilizzando diverse<br />
tecniche grafico-pittoriche e lavorando <strong>in</strong> piccoli<br />
gruppi o <strong>in</strong>dividualmente. I disegni sono stati poi ord<strong>in</strong>ati<br />
nella giusta sequenza e accompagnati da brevi didascalie.<br />
Attraverso la produzione dei disegni sui personaggi,<br />
gli ambienti e le situazioni si è cercato di sviluppare<br />
nei bamb<strong>in</strong>i la capacità di raccontare con le immag<strong>in</strong>i<br />
superando gradualmente alcuni stereotipi nelle<br />
rappresentazioni.<br />
Accanto a queste attività l<strong>in</strong>guistico-espressive ne sono<br />
state realizzate altre a carattere più segnatamente <strong>in</strong>terculturale.<br />
La presenza dell’esperto esterno, che <strong>in</strong><br />
questo caso ha assunto il ruolo di “mediatore culturale”,<br />
ha consentito ai bamb<strong>in</strong>i non solo di avere una testimonianza<br />
diretta sugli usi e le tradizioni del paese di<br />
provenienza delle fiabe ma anche di sperimentare <strong>in</strong> forma<br />
ludica un approccio alla l<strong>in</strong>gua araba. Dopo l’ascolto<br />
della fiaba è stata distribuita una scheda con parole arabe<br />
di saluto e presentazione e i bamb<strong>in</strong>i sono stati <strong>in</strong>vitati<br />
a utilizzarle rivolgendosi ai compagni e alle <strong>in</strong>segnanti;<br />
<strong>in</strong> seguito hanno ricopiato sul quaderno “<strong>in</strong>terculturale”<br />
i loro nomi e quelli dei compagni scritti alla<br />
lavagna con i caratteri dell’alfabeto arabo e hanno<br />
preparato un cartellone f<strong>in</strong>ale disegnando i volti dei<br />
compagni accanto ai nomi scritti nelle due versioni.<br />
Tra le tante attività di approfondimento che hanno<br />
accompagnato l’ascolto e la lettura della fiaba “Su pilloni<br />
fuiu” quella che ha registrato il maggior co<strong>in</strong>volgimento<br />
dei bamb<strong>in</strong>i è stata la realizzazione di una versione<br />
filmata della storia con l’utilizzo dei disegni e l’elaborazione<br />
dei dialoghi <strong>in</strong> italiano e sardo.<br />
L’esperienza del laboratorio <strong>in</strong>terculturale non si è<br />
conclusa con queste attività, proseguirà certamente nei<br />
prossimi anni con un progetto educativo che prevede<br />
il co<strong>in</strong>volgimento delle famiglie e degli operatori dei servizi<br />
sociali e culturali del territorio. Siamo <strong>in</strong>fatti conv<strong>in</strong>te<br />
che l’educazione <strong>in</strong>terculturale non possa essere circoscritta<br />
nello spazio di un’aula ma debba far parte di<br />
un progetto pedagogico complessivo che riguardi l’<strong>in</strong>tera<br />
comunità.<br />
Carol<strong>in</strong>a Petretto<br />
Francesca Saba<br />
Anna Virdis<br />
Docenti delle classi terze B-C di Dolianova<br />
45
46<br />
Per un<br />
canar<strong>in</strong>o<br />
<strong>in</strong> libertà<br />
una volta un re che aveva un bellissimo<br />
canar<strong>in</strong>o, di rara specie e di fantastici<br />
C’era<br />
colori. Gli voleva bene più che ai suoi figli,<br />
e gli aveva messo a disposizione un servo, perché<br />
lo accudisse <strong>in</strong> tutto, gli desse da mangiare e<br />
soprattutto stesse attento a non farlo fuggire.<br />
Ma un bel giorno (bello, cioè, solo per l’uccell<strong>in</strong>o),<br />
Vanni, questo era il nome del servo, dimenticò<br />
per un attimo (proprio uno, non di più)<br />
lo sportell<strong>in</strong>o della gabbia aperto e... il canar<strong>in</strong>o riprese<br />
la sua libertà.<br />
«Oh povero me – gemette Vanni accortosi della<br />
fuga – il re andrà su tutte le furie. Forse mi farà impiccare.<br />
Amava quell’uccello più del suo denaro!»<br />
A parte l’impiccagione, che non avvenne, il<br />
servo aveva visto proprio giusto: il re, saputo dell’accaduto,<br />
dopo aver urlato tanto da far dondolare<br />
fortemente, per lo spostamento d’aria, la gabbia ormai<br />
vuota, licenziò <strong>in</strong> tronco l’ex guardiano del canar<strong>in</strong>o.<br />
Ma Vanni, che aveva famiglia da sfamare, com<strong>in</strong>ciò<br />
a piangere e a implorare pietà.<br />
Il re, che aveva imparato a voler bene al servitore,<br />
forse perché a furia di stare col canar<strong>in</strong>o ne<br />
aveva preso addirittura l’odore, e la sua stessa<br />
voce sembrava un c<strong>in</strong>guettio, si impietosì.<br />
«Ascolta! – tuonò – se vuoi salva la paga, devi<br />
rispondere a due domande che io ora ti farò. Ma<br />
se non ci riuscirai assaggerai le pedate dei miei soldati».<br />
«Dite pure maestà – rispose Vanni con un filo<br />
di speranza – sono pronto a tutto».<br />
Con fare solenne, il re sentenziò: «Entro domani,<br />
devi sapermi dire qual è la distanza dalla terra al<br />
cielo e quante pietre ci sono volute per fabbricare<br />
il mio palazzo».<br />
Il servo, con l’aria sicura sul viso, ma con la disperazione<br />
nel cuore, promise: «Sciocchezzuole.<br />
Ben altro ci vuole per mettermi nei pasticci. Domani<br />
avrete la risposta». Uscito dal palazzo, com<strong>in</strong>ciò<br />
ad arrabattarsi il cervello.<br />
Piangeva come un bamb<strong>in</strong>o e camm<strong>in</strong>ava senza<br />
sapere dove i piedi lo portassero. Per strada <strong>in</strong>contrò<br />
Pasquale, suo compare di battesimo.<br />
Questo Pasquale era un tipo piuttosto orig<strong>in</strong>ale.<br />
Basso basso, aveva la pancia grande come<br />
un’anguria, perché mangiava più che parlare.<br />
Aveva il naso rosso come un peperone, perché<br />
beveva più che mangiare. Ma le rare volte che apriva<br />
bocca diceva cose sagge. Sapeva far lavorare<br />
bene, oltre lo stomaco, il cervello. Un caso più unico<br />
che raro.
Si accorse da lontano che il compare stava<br />
piangendo e, avvic<strong>in</strong>atosi, gli chiese spiegazioni.<br />
Sempre <strong>in</strong> preda alla disperazione, Vanni, tra un<br />
s<strong>in</strong>ghiozzo e l’altro, gli raccontò tutte le disgrazie.<br />
«Ih – gli disse il compare – ti spaventi per così<br />
poco? Stammi bene a sentire: la soluzione non è<br />
difficile».<br />
Sedettero tutti e due su un muretto, e il servo,<br />
<strong>in</strong> religioso silenzio, ascoltò i consigli. «Prendi un<br />
rotolo di spago molto grande – com<strong>in</strong>ciò Pasquale<br />
– e dì al re che la lunghezza dello spago è uguale<br />
alla distanza che c’è dalla terra al cielo. Ma bada:<br />
il rotolo deve essere proprio molto grosso».<br />
«E per il numero di pietre – chiese Vanni con<br />
ansia – che cosa gli dico?»<br />
«Per le pietre – rispose il compare – è molto più<br />
facile. Digli che ce ne sono due milioni. Se poi il<br />
re avesse qualche dubbio e ti dicesse che non è vero,<br />
ebbene, tu digli che misuri lui la distanza dalla<br />
terra al cielo e che conti lui stesso le pietre».<br />
Questi furono i consigli di Pasquale che, data<br />
una pacca sulle spalle al compare per <strong>in</strong>coraggiarlo,<br />
se ne ritornò per i fatti suoi.<br />
Il servo, tutto contento, la notte non dormi (tanto<br />
più che non aveva avuto il coraggio di tornare<br />
a casa) e all’alba stava già sotto il palazzo reale.<br />
All’ora stabilita si presentò al re.<br />
«Ebbene – gli disse il re – hai trovato la soluzione<br />
ai problemi?»<br />
Con l’aria di chi la sa lunga, Vanni disse: «Ecco<br />
la distanza che c’è dalla terra al cielo» – e mostrò<br />
un enorme rotolo di filo, tanto grande che aveva<br />
dovuto trasportarlo su una carriola.<br />
Il re dapprima rise, poi serissimo disse: «Non è<br />
vero, non è questa».<br />
E il servo: «Misuratela voi stesso, di persona, e<br />
vedrete se ho ragione».<br />
Il re restò dapprima un po’ impacciato, qu<strong>in</strong>di<br />
chiese: «Come potrò farlo?»<br />
«Con la s<strong>in</strong>istra – com<strong>in</strong>ciò Vanni (ridendo sotto<br />
i baffi) tenete ben fermo il capo della matassa.<br />
Nello stesso tempo applicate all’altro capo del filo<br />
un bell’amo da pesca, che funzioni da àncora.<br />
Allora potrete lanciare il rotolo verso il cielo. L’amo<br />
si aggancerà a quella nuvoletta che sta proprio<br />
sopra di voi».<br />
Il re si fece portare subito un grosso amo e seguì<br />
le istruzioni del suo ex-guardiano. Dopo vari<br />
tentativi mal riusciti, l’amo si agganciò, non a<br />
quella nuvoletta, ma soltanto ad un ramo di pesco<br />
che c’era nel giard<strong>in</strong>o. A quel punto il sovrano si<br />
rese conto dell’astuzia di Vanni.<br />
47
48<br />
Ma non volle dargliela v<strong>in</strong>ta e passò all’altro<br />
quesito: «E le pietre che ci sono nel mio palazzo,<br />
eh? quante sono, quante sono?»<br />
Il servo, ormai più spavaldo, disse: «Due milioni».<br />
«Ah, ah, – fece eco il re, scoppiando <strong>in</strong> una risata<br />
– questa poi non è assolutamente la verità».<br />
«Sì, sì – <strong>in</strong>sisté Vanni – è verissimo. Contatele di<br />
persona, voi stesso, e vedrete se ho detto bugie».<br />
Il re, meravigliato dalla prontezza di spirito del<br />
servitore, non solo non lo scacciò dal palazzo, ma<br />
gli diede <strong>in</strong> premio una grossa somma di danaro.<br />
Vanni corse subito a dividere il premio con<br />
compare Pasquale. Mangiarono e bevvero a sazietà<br />
per giorni e notti.<br />
Dell’uccell<strong>in</strong>o non si seppe più nulla.<br />
Un tordo che l’ha conosciuto ci ha raccontato<br />
di averlo visto: ha detto che si divertiva un mondo<br />
a giocare con le lucertole e a saltellare sui rami<br />
e che aveva imparato a cantare <strong>in</strong> maniera<br />
straord<strong>in</strong>aria.<br />
Effetto della libertà.
Su pilloni fuiu<br />
U<br />
na borta ci fiada unu rei chi teniada unu<br />
bellissimu canarieddu, e du stimada meda,<br />
e iad’ <strong>in</strong>carrigau apposta unu serbidori<br />
po di donai a pappai e po d’attendi <strong>in</strong> tottu, po chi<br />
no si fuessidi.<br />
Ma una bella dì, <strong>in</strong> d’unu momentu chi su<br />
serbidori iada lassau su sportellitu de sa cabbia<br />
obertu, su canarieddu si ’nci fiada fuiu. Su serbidori<br />
fiada disperau, puita scidiada chi su rei chi<br />
boliada beni a su canariu, no iad’ a porri sunfri<br />
ch’issu ’nci d’essidi lassau fuì. Infatti, benniu su rei<br />
e scipiu su fattu, iada donau s’ord<strong>in</strong>i chi ’nc’ess<strong>in</strong>ti<br />
bogau po sempri su serbidori de su palaziu. Su serbidori<br />
iada cumenzau <strong>in</strong>saras a prangi, e a domandai<br />
perdonu e grazia, po sa famiglia manna<br />
chi teniada, promittendi e giurendi chi una simili<br />
mancanza non d’iada a essi fatta prusu.<br />
Insaras su rei moviu a cumpassioni, d’ia ’fattu<br />
zerriai a sa presenzia sua, e d’iada nau: «Ascurta:<br />
si tui mi spiegas duas cosas chi deu ti domandu,<br />
t’appu a lassai <strong>in</strong> su palaziu miu; si no, ti ’nci<br />
fazzu bogai de mala manera». «Neridi, Maestadi –<br />
iada arrispostu su serbidori – deu seu prontu a tottu».<br />
«Ebbeni tui deppisi nai crasi sa distanzia<br />
ch’<strong>in</strong>c’esti de <strong>in</strong>noi a su xelu, e cantu perdas ci funti<br />
boffìas po fabbricai su palaziu miu». Su serbidori<br />
promittidi chi iad’a essi arrispostu a sa domanda,<br />
mancai <strong>in</strong> su coru suu scidessidi de no essi bonu.<br />
Infatti ’nci fiada bessiu prangendi de su palaziu,<br />
e iada agattau <strong>in</strong> s’arruga un goppai suu<br />
chi bidendiddu prangi, d’iada’ domandau su mo-<br />
tivu. E issu d’iada contau su fattu. «Esti po cussu<br />
chi si disperais? – d’iada nau su goppai – sa risposta<br />
è facili a d’agattai, e deu si da nau subitu. Pigai<br />
un rotulu de ’spagu mannu mannu, e narai a su<br />
rei chi cussa è sa distanza chi ’nc’esti de sa terra<br />
a su xelu, e po sa cantidadi de is perdas, naraiddi<br />
chi ’nci ’ndi funti dus milionis. Si issu circada<br />
de fai osservazionis, naraiddi chi misuridi sa distanza,<br />
e chi contidi is perdas».<br />
Su serbidori si ’ndi fiada andau tottu cuntentu,<br />
e s’uncrasi si fiada presentau a su rei.<br />
«Ebbeni – d’ia ’nau su rei – ita basi fattu po su<br />
chi t’happu ord<strong>in</strong>au?». «Eccu, Maestadi, sa risposta:<br />
sa distanza chi ’nc’esti de sa terra e su xelu è custa».<br />
E di presentada su rotulu. Su rei iada nau:<br />
«No, no esti berus, no esti custa». E su serbidori: «Misurididda,<br />
e ad’a bi’ si happu a tenni arresgioni».<br />
Su rei <strong>in</strong>saras si fia’ cittiu, poita no ’scidiada ita<br />
arrispondi. «E is perdas chi funti <strong>in</strong> su palaziu<br />
miu?» iada nau su rei. «In su palaziu suu ci funti<br />
dus milionis de perdas». «Oh – arrispondi su rei<br />
– custu poi no è berus assolutamenti». «Sì, sì – iada<br />
nau su serbidori – custu è berissimu, fezadiddas<br />
contai, e ad’a bi’ si appu nau sa beridadi».<br />
Su rei, meravigliau su spiritu de su serbidori,<br />
non solu d’iada tentu <strong>in</strong> domu sua, ma d’iada donau<br />
una summa de d<strong>in</strong>ai, chi su serbidori iada dividiu<br />
cun su goppai, poita d’iada cunzillau su modu<br />
de si ’ndi bessì de impicciu.<br />
La fiaba “Per un canar<strong>in</strong>o <strong>in</strong> libertà” è <strong>in</strong> Fiabe sarde, di<br />
ATZENI-COPEZ, Edizioni Condaghes, Cagliari 1996<br />
49
50<br />
Ci fiada una borta unu rei chi teniada<br />
unu bellissimu canarieddu. D’oliada<br />
tanti beni e iad’<strong>in</strong>carrigau unu serbidori po<br />
d’attendi.<br />
Ma una bella dì, su serbidori Vanni iada<br />
lassau su sportellittu de sa gabbia obertu e<br />
su canarieddu s<strong>in</strong>ci fiada bollau.<br />
Su rei s<strong>in</strong>d’i fiada acatau e iada bogau su<br />
serbidori.<br />
Ma Vanni chi teniada una<br />
famiglia de pesai iada<br />
cumenzau a prangi e<br />
domandai piedadi a su rei.<br />
A su rei ndi di fiada partu<br />
mali e d’iada postu duas<br />
preguntasa: sciri su trattu tra<br />
sa terra e su xelu e sciri cantu<br />
perdasa abisongianta po<br />
fabbricai su palaziu.<br />
Su serbidori iada cumenzau a<br />
prangi poita no sciriada arrespundi<br />
<strong>in</strong> s’arruga iada adobiau a Pasquali, unu<br />
gopai su e d’iada contau su problema cosa<br />
sua.<br />
Riassumi il testo, e cerca di tradurlo <strong>in</strong> sardo.<br />
Su Pilloni fuiu<br />
C’<br />
era una volta un re che aveva un<br />
bellissimo canar<strong>in</strong>o. Gli voleva tanto<br />
bene e aveva <strong>in</strong>caricato un servo per<br />
accudirlo.<br />
Ma un bel giorno il servo Vanni lasciò<br />
aperto lo sportell<strong>in</strong>o della gabbia e il<br />
canar<strong>in</strong>o volò via.<br />
Il re se ne accorse e mandò via il servo.<br />
Ma Vanni, che aveva un<br />
famiglia da sfamare,<br />
com<strong>in</strong>ciò a piangere e<br />
chiedere pietà al re.<br />
Il re si impietosì e gli<br />
propose di rispondere<br />
a due domande<br />
sapere la distanza fra<br />
la terra e il cielo e<br />
sapere quante pietre<br />
erano necessarie per<br />
fabbricare il palazzo.<br />
Il servo <strong>in</strong>iziò a piangere<br />
perché non sapeva le risposte, ma<br />
per strada <strong>in</strong>contrò Pasquale, un suo<br />
compare al quale raccontò il problema.
Pasquali d’iada ascurtau e apustis d’iada<br />
donau sa risposta de su problema.<br />
Su serbidori totu cuntentu si fiada presentau<br />
a su rei e fiada arrenesciu a superai is<br />
provas grazias a is conzillus de su gopai.<br />
Su rei meravigliau no solu d’iada tentu <strong>in</strong><br />
domu sua ma d’iada donau una summa de<br />
d<strong>in</strong>ai po d’arricumpenzai.<br />
Vanni iada dividiu su d<strong>in</strong>ai con su gopai e<br />
fianta abarrausu impari a tottu dì e a tottu<br />
notti po’ si spassai.<br />
De su canarieddu no s’<strong>in</strong>di fiada scipiu prus<br />
nudda.<br />
Pasquale lo ascoltò e poi gli diede la<br />
soluzione del problema.<br />
Il servo, tutto contento, si presentò al re e<br />
riuscì a superare le prove grazie ai consigli<br />
del compare.<br />
Il re, meravigliato della furbizia mostrata da<br />
Vanni, gli permise di rimanere al palazzo e<br />
gli diede <strong>in</strong> premio una grossa somma di<br />
denaro.<br />
Vanni divise il premio con il compare e<br />
<strong>in</strong>sieme rimasero giorni e notti a divertirsi.<br />
Del canar<strong>in</strong>o non si seppe più nulla.<br />
51
52<br />
Giuha e il ladro stupido<br />
Un giorno, un ladro decise di<br />
derubare la casa di Giuha. Durante<br />
una notte di luna piena si arrampicò<br />
sul tetto e si preparò ad <strong>in</strong>trodursi<br />
nella casa.<br />
Ma Giuha che stava dormendo<br />
accanto a sua moglie udì il rumore<br />
del ladro, si svegliò e svegliò sua<br />
moglie.<br />
Giuha sussurrò alla moglie: «credo<br />
che ci sia un ladro sul tetto della<br />
nostra casa».<br />
La moglie impaurita disse: «dobbiamo<br />
liberarcene, ma come fare o Giuha?»<br />
Dopo un attimo di riflessione, Giuha<br />
le disse: «fai come ti dico: fai f<strong>in</strong>ta di<br />
svegliarmi dal sonno per chiedermi<br />
da dove ho avuto tutti questi soldi<br />
che possiedo».<br />
La donna disse ad alta voce per<br />
essere sentita dal ladro: «svegliati<br />
Giuha, svegliati, cosa sono tutti questi<br />
soldi? e come hai fatto a<br />
raccogliergli?».<br />
Lui le rispose sbuffando: «mi svegli a<br />
questa ora tarda della notte per<br />
chiedermi il segreto della mia<br />
ricchezza?».<br />
Poi aggiunse: «nonostante ciò ti<br />
racconterò. Quando ero giovane<br />
derubavo le case...».<br />
Giuha proseguì dicendo: «mi<br />
arrampicavo sui tetti delle case nelle<br />
notti con la luna piena e aspettavo<br />
f<strong>in</strong>ché apparisse la luna...».<br />
Ricostruisci la<br />
storia<br />
rappresentando<br />
con il disegno i<br />
momenti più<br />
importanti.
La moglie chiese meravigliata: «cosa<br />
c’entra la luna con i furti?».<br />
Giuha rispose: «attendevo la luna per<br />
appendermi alla luce che penetrava<br />
nelle case dal cortile mentre dicevo<br />
shulam bulam per sette volte».<br />
La moglie disse: «e perché questo<br />
Giuha?».<br />
Giuha rispose: «abbracciavo<br />
fortemente la luce e la usavo per<br />
calarmi dentro le case, rubavo ciò<br />
che potevo e poi risalivo senza che<br />
nessuno degli abitanti se ne<br />
accorgesse».<br />
Il ladro udì la conversazione tra i<br />
due sposi e pensò: «che gran bel<br />
bott<strong>in</strong>o, è una notte fortunata,<br />
quanto sei stupido Giuha! Perderai<br />
tutti i tuoi soldi».<br />
Il ladro guardò il cielo e quando<br />
penetrò la luce della luna dentro la<br />
casa di Giuha l’abbracciò dicendo:<br />
Shulam Bulam sette volte poi si<br />
lasciò cadere lungo il fascio della<br />
luce.<br />
Il ladro precipitò a terra, si ruppe le<br />
ossa e prese a lamentarsi e a urlare<br />
dal dolore. Giuha si affrettò verso di<br />
lui gridando alla moglie di<br />
accendere la luce prima che<br />
scappasse il ladro.<br />
Il ladro sofferente disse a Giuha:<br />
«dove diam<strong>in</strong>e hai imparato questo<br />
metodo <strong>in</strong>gannevole? Io con la mia<br />
mentalità stupida dove vuoi che<br />
scappi da te?».<br />
53
54<br />
Dopo mille avventure e disavventure nella<br />
sua isola, alle prese con cavall<strong>in</strong>i verdi,<br />
janas e folletti i più strani, Basuccu,<br />
personaggio stralunato e un po’ tontolone delle<br />
Fiabe Sarde, arriva al porto di Cagliari, dove vede<br />
il mare per la prima volta e ne resta <strong>in</strong>cantato.<br />
Fa conoscenza col furbo pescatore Strum<strong>in</strong>giu<br />
che lo abb<strong>in</strong>dola e lo imbroglia...<br />
“Fecero uno scambio: al pescatore la pentola<br />
d’oro e allo sciocco la barca, la vela e la rete.<br />
Basuccu s’imbarcò <strong>in</strong> un attimo. Sollevò la vela<br />
e si allontanò oltre l’orizzonte. Nessuno l’ha più<br />
visto tornare”.<br />
Certamente i vecchi ubriachi delle osterie<br />
del porto di Cagliari hanno raccontato, nel<br />
tempo, un sacco di storie sulla f<strong>in</strong>e di Basuccu,<br />
ma non vale la pena di prestargli molta fede: è<br />
più la forza del v<strong>in</strong>o che quella della memoria.<br />
Ma dove è andato a f<strong>in</strong>ire, davvero, Basuccu?<br />
Quale è stata la sua sorte? Di versioni me ne sono<br />
state raccontate tante, ma quella che preferisco<br />
è questa:<br />
uella sera, appena <strong>in</strong> alto mare, si alzò<br />
“Qun forte vento di maestrale, che spira da<br />
nordovest e porta al largo, verso l’Africa. Tutta<br />
la notte la barca di Basuccu venne sballottata nel<br />
Mar Mediterraneo, come fosse guscio di noce. Il<br />
nostro poveretto si sentiva smarrito, terrorizzato<br />
da quelle onde alte e m<strong>in</strong>acciose.<br />
Si aggrappava all’unico albero dell’imbarcazione<br />
e un po’ malediceva Strum<strong>in</strong>giu che lo<br />
Parola di g<strong>in</strong>n...<br />
di Rossana Copez<br />
aveva preso <strong>in</strong> giro ed <strong>in</strong>gannato, un po’ <strong>in</strong>vocava<br />
il Padreterno e tutti i Santi del Paradiso,<br />
spesso <strong>in</strong>ventando i nomi perché non ricordava<br />
il vero santo protettore dei naviganti e dei derelitti<br />
come lui.<br />
Qualcuno, forse San Cristoforo o la stessa<br />
Madonna di Bonaria <strong>in</strong> persona, lo ascoltò,<br />
evidentemente, perché... come per <strong>in</strong>canto, il<br />
mare si placò, e Basuccu si ritrovò nelle acque<br />
calme di un porto dove lavoravano uom<strong>in</strong>i di<br />
carnagione appena più scura della sua, che<br />
parlavano una l<strong>in</strong>gua per lui <strong>in</strong>comprensibile.<br />
Gettò l’ancora e si fermò poco distante da<br />
quella gente, da quella terra che non conosceva<br />
e di cui aveva una paura tremenda. Ma, nonostante<br />
la paura, stanco come mai si era sentito,<br />
si abbandonò, si stese sul fondo della barca e<br />
si lasciò dondolare dolcemente. Ad un tratto,<br />
appeso all’albero della randa, gli apparve uno<br />
strano figuro, che pareva beffardo ma gli sorrideva<br />
amico.<br />
“Altri porti, altre città e paesi tu <strong>in</strong>contrerai,<br />
amico mio, che si affacciano su questo mare, che<br />
è lo stesso su cui si affaccia la tua isola, che è appena<br />
là... dietro di te”.<br />
“Chi sei?” chiede Basuccu svegliatosi di soprassalto.<br />
“Io? Sono un g<strong>in</strong>n – disse quello, disegnando<br />
un grande <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>o con l’unica mano libera –<br />
parente lontano delle janas, parente vic<strong>in</strong>o di<br />
Masch<strong>in</strong>ganna e del folletto delle 7 berrette. Io<br />
ti conosco, sai? Tu sei il fratello gemello di<br />
Giuha”.
“Cosa vuoi da me?” chiede l’altro ormai sf<strong>in</strong>ito<br />
e pronto a tutto.<br />
“Cosa voglio? Una cosa, una cosa soltanto.<br />
Spiega la tua vela al vento, e affronta ancora il<br />
mare, tenendo sempre d’occhio la costa. Toccherai<br />
un paese dopo l’altro, un porto dopo<br />
l’altro, come tante perle a formare una collana.<br />
Fermati ogni volta e fai, se ci riesci, la cosa più<br />
difficile per la maggior parte delle persone”.<br />
“Ma io sono Basuccu – piagnucola quello –<br />
come faccio a fare una cosa così difficile?”.<br />
“Per riuscirci occorre avere un dono, Basuccu:<br />
curiosità e animo libero”.<br />
“E cos’è, dimmelo, cos’è questa cosa difficile<br />
che devo fare?”.<br />
Il g<strong>in</strong>n fece una giravolta cont<strong>in</strong>uando a tenersi<br />
con una mano all’albero della vela e poi<br />
sottovoce disse: “Taci e ascolta. Porgi il tuo<br />
orecchio a tutto ciò che ogni luogo e ogni porto<br />
ti racconterà. Sentirai storie di folletti, di fate<br />
e di streghe. Ognuno di essi ha nomi diversi, ma<br />
scoprirai che sono parenti stretti, strettissimi, di<br />
quelli che conosci già. Solo così quei paesi e<br />
quei porti ti saranno più familiari, meno estranei”.<br />
“Ma come è possibile? Quelli che io conosco<br />
sono troppo lontani, tantissime notti di veleggiate<br />
e di vomiti fa”.<br />
“Questo mare, lo vedi Basuccu questo mare?<br />
È come un grande lago, e qui sono nati tutti: i<br />
tuoi folletti, le tue janas, i g<strong>in</strong>n e anche Giuha,<br />
il tuo fratello gemello, che dagli amici <strong>in</strong>timi si<br />
fa chiamare anche Giufà. Per tanto tempo i<br />
mercanti, ma anche i pirati, che andavano con<br />
le loro vele e i loro remi di porto <strong>in</strong> porto, di<br />
paese <strong>in</strong> paese hanno raccontato le storie dell’uno<br />
nei luoghi dell’altro, capisci, Basuccu?<br />
Se tu ascolterai bene e se riuscirai a tornare<br />
nella tua isola, sarai un gran signore, che nes-<br />
suno più <strong>in</strong>gannerà e tutti, dico tutti, staranno <strong>in</strong>torno<br />
a te ad ascoltare a bocca aperta le storie<br />
che hai appreso. Sarai perf<strong>in</strong>o considerato saggio,<br />
ricco di conoscenza e di avventure”.<br />
Un’altra giravolta e il g<strong>in</strong>n sparisce, lasciando<br />
Basuccu a bocca aperta.<br />
E il nostro amico, dopo una bella dormita,<br />
spiegò le vele e riprese il mare cont<strong>in</strong>uando, con<br />
la sua barca, a veleggiare per i paesi e i porti del<br />
Mediterraneo. Non si deve essere ancora stancato<br />
di ascoltare storie e racconti di quei popoli,<br />
perché ancora la sua vela non si vede rientrare<br />
nel porto di Cagliari.<br />
“Ricco di conoscenza e di avventure”. PA-<br />
ROLA DI GINN.<br />
Mi sembra, <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dei conti, proprio questa la<br />
motivazione e la f<strong>in</strong>alità <strong>in</strong>sieme di un percorso<br />
educativo che contribuisce alla crescita di una<br />
coscienza multiculturale delle giovani generazioni.<br />
La parola d’ord<strong>in</strong>e del secolo XXI è “multiculturalismo”:<br />
la vera scommessa della scuola del<br />
futuro.<br />
“Persone di radici culturali diverse possono<br />
coesistere; si può imparare a leggere la banca<br />
immag<strong>in</strong>i di altre culture, si può imparare a<br />
pensare sullo sfondo di una società plurale. Anche<br />
la conoscenza è un ibrido, è il frutto di logiche<br />
comb<strong>in</strong>atorie, di mescolanze, di <strong>in</strong>croci, di<br />
strappi. Questo afferma il multiculturalismo” così<br />
sostiene V<strong>in</strong>icio Ong<strong>in</strong>i nella premessa al suo<br />
libro “Lo scaffale multiculturale” edito da Mondadori<br />
nel 1999. E noi con lui.<br />
Quel vasto anfiteatro che è il Mare Mediterraneo<br />
ha visto sulla scena per secoli e secoli lo<br />
stesso repertorio: <strong>in</strong>contri e scontri, aspri conflitti<br />
e grandi alleanze. In compenso il suo genio ha<br />
saputo, <strong>in</strong> ogni epoca, riaffermare la sua creati-<br />
55
56<br />
vità, r<strong>in</strong>novare la sua fabulazione a nessun’altra<br />
uguale. Su ogni sponda bagnata da questo Mare<br />
Nostrum esistono modi di essere e maniere di<br />
vivere comuni o avvic<strong>in</strong>abili, a dispetto delle<br />
scissioni e dei conflitti esistenti. Non esiste una<br />
sola cultura mediterranea, ce ne sono molte <strong>in</strong><br />
seno ad un solo Mediterraneo, ma qualcosa,<br />
come un filo sotteso le sostiene e le alimenta,<br />
perché, nei secoli, gli uom<strong>in</strong>i si sono mescolati<br />
e con essi le loro credenze, i loro miti, e le loro<br />
storie.<br />
Proprio le storie e i racconti favolistici, figli diretti<br />
dei miti, hanno tenuto compagnia a quegli<br />
antichi naviganti e mercanti e li hanno fatti sentire<br />
un po’ a casa propria quando li raccontavano<br />
<strong>in</strong> porti e posti lontani ed estranei. Le merci e le<br />
storie hanno sempre viaggiato <strong>in</strong>sieme nelle<br />
stesse navi.<br />
Ecco perché è da quelle storie, che hanno<br />
tratti <strong>in</strong> comune pur nella diversità, che si deve<br />
partire per creare una sensibilità e una educazione<br />
multiculturale.<br />
La fiaba, figlia del mito, è ancora oggi, e non<br />
solo per i più giovani, il punto di partenza e di<br />
arrivo e di <strong>in</strong>contro.<br />
Maghe, streghe e stregoni, spiriti del mare e<br />
della terra, animali fatati, mostri e fantasmi raccontano<br />
di un luogo che è terra e mare <strong>in</strong>sieme,<br />
ci parlano di pescatori e agricoltori impegnati <strong>in</strong><br />
una lotta quotidiana per la sopravvivenza, di pericoli<br />
e di imprese, di magie e sortilegi e dell’onnipresenza<br />
della morte.<br />
Memoria e tradizione ne assicurano la sopravvivenza,<br />
ma è la magia della parola, il potere<br />
evocativo di chi narra che ne prolunga l’esistenza<br />
e ne r<strong>in</strong>nova l’efficacia.<br />
Il nostro Basuccu, o Giufà che dir si voglia,<br />
o Giuha, è sempre lui: tontolone, a volte furbetto,<br />
e sempre pronto a nuove avventure.<br />
Che bello questo lavoro della scuola elementare<br />
di Dolianova!<br />
I bamb<strong>in</strong>i, guidati opportunamente, hanno<br />
usato i diversi mezzi d’espressione artistica: il disegno,<br />
la pittura, il c<strong>in</strong>ema, la scrittura. Per rappresentare<br />
storie del loro paese e degli altri<br />
paesi, hanno creato un tessuto di mille colori e<br />
ogni colore è un personaggio, una fiaba, la visione<br />
della vita di un altro popolo.<br />
Per poter fare tutto il lavoro che è presente,<br />
peraltro, <strong>in</strong> questa pubblicazione, hanno dovuto,<br />
però, <strong>in</strong>nanzitutto, fare una cosa, una<br />
cosa molto difficile ai giorni nostri: l’ascolto degli<br />
altri.<br />
Per riuscirci occorreva avere un dono: tanta<br />
curiosità e un animo libero. Lo avevano, evidentemente.<br />
E hanno ascoltato. Hanno prestato orecchio<br />
a ciò che ogni luogo ha raccontato. Hanno sentito<br />
storie di fate e di folletti e di streghe. E<br />
hanno scoperto, davvero, che pur avendo nomi<br />
diversi erano parenti stretti strettissimi.<br />
Hanno scoperto che la vera essenza di un popolo,<br />
di ogni popolo, <strong>in</strong> fondo, è comune a tutti<br />
gli altri. Nel percorso dell’evoluzione di ogni<br />
bamb<strong>in</strong>o del mondo, <strong>in</strong>fatti, c’è una, due, mille<br />
fiabe. Anzi mille e una.<br />
E poi hanno giocato. Hanno scritto <strong>in</strong> una<br />
l<strong>in</strong>gua diversa, tanto diversa da essere ritenuta<br />
la più difficile per eccellenza: “sembra arabo” si<br />
dice di una cosa <strong>in</strong>comprensibile. E loro, i ragazz<strong>in</strong>i,<br />
con la giusta guida e il giusto animo<br />
hanno, non scritto, ma “disegnato” i propri nomi,<br />
perché ogni scrittura, <strong>in</strong> fondo è un vero disegno.<br />
■
Descrivi le attività svolte durante il laboratorio <strong>in</strong>terculturale.<br />
Durante il laboratorio <strong>in</strong>terculturale abbiamo<br />
fatto tante attivita’ diverse: proiezioni di film,<br />
ascolto e lettura di storie arabe e sarde,<br />
preparazione di cibi arabi e sardi.<br />
Un signore libanese chiamato Imad ha<br />
proiettato dei film provenienti da paesi diversi:<br />
Iran, Africa, Italia, Stati Uniti. Dopo la<br />
proiezione il film veniva spiegato e approfondito<br />
da noi e da Imad.<br />
Per tutti i film abbiamo lavorato con testi<br />
e disegni.<br />
La parte del corso che mi ha <strong>in</strong>teressato<br />
maggiormente e’ stato il lavoro con la fiaba<br />
sarda “Su pilloni fuiu”. Abbiamo letto la<br />
fiaba <strong>in</strong> sardo e <strong>in</strong> italiano, abbiamo fatto<br />
dei disegni che rappresentavano i momenti piu’<br />
importanti della storia, abbiamo <strong>in</strong>ventato i<br />
dialoghi e poi abbiamo dato la nostra voce ai<br />
personaggi realizzando una video fiaba.<br />
Marco terza C<br />
Quest’anno abbiamo realizzato delle attivita’<br />
<strong>in</strong>terculturali che mi sono piaciute molto: proiezioni,<br />
discussioni sui film visti, disegni, cartelloni, lezioni<br />
di arabo, lezioni di cuc<strong>in</strong>a, lettura di fiabe.<br />
Ogni film era ambientato <strong>in</strong> un paese diverso:<br />
Kiriku’ <strong>in</strong> Africa, Bashu’ <strong>in</strong> Iran, La<br />
gabbianella <strong>in</strong> Europa, Il ragazzo dai<br />
capelli verdi <strong>in</strong> America.<br />
Vittorio terza B<br />
Tra le attivita’ del laboratorio <strong>in</strong>terculturale cio’<br />
che mi e’ piaciuto di piu’ e’ stato ascoltare le<br />
fiabe sarde e arabe, le fiabe sarde perche’ mi<br />
ha <strong>in</strong>curiosito molto sentire una storia <strong>in</strong> una<br />
l<strong>in</strong>gua che io conosco poco, le fiabe arabe<br />
perche’ e’ stato bello riascoltare qui <strong>in</strong> Italia<br />
un racconto con un personaggio, Giuha’, che io<br />
conoscevo gia’ quando stavo <strong>in</strong> Marocco.<br />
Dei personaggi dei film Bashu’ e’ quello che<br />
mi ha colpito di piu’ perche’ anche lui come me<br />
si e’ trovato <strong>in</strong> un paese dove all’<strong>in</strong>izio non<br />
poteva parlare con nessuno perche’ non lo<br />
capivano e lui non capiva la loro l<strong>in</strong>gua.<br />
Soufian terza B<br />
L’attivita’ che mi e’ piaciuta maggiormente<br />
durante il corso d’<strong>in</strong>tercultura e’ stata la<br />
realizzazione della videofiaba perche’ era un<br />
attivita’ completamente nuova.<br />
Dei personaggi delle fiabe mi ha colpito<br />
molto il canar<strong>in</strong>o della fiaba “Su pilloni<br />
fuiu” era piccolo e colorato e sicuramente molto<br />
<strong>in</strong>telligente perche’ ha preferito la liberta’ alla<br />
prigione <strong>in</strong> una gabbia d’oro.<br />
Simona Terza C<br />
Di tutte le attivita’ svolte quella che preferisco<br />
e’ vedere i film <strong>in</strong>sieme ai miei compagni<br />
nella sala di proiezione perche’ e’ la prima volta<br />
che posso vedere un film al c<strong>in</strong>ema <strong>in</strong>sieme ai<br />
miei amici.<br />
Cristian terza B<br />
E’ stato bello assistere alla proiezione del film<br />
“Kiriku’ e la strega Karaba’”, mi e’ piaciuto<br />
il personaggio di Kiriku’ perche’ era un bamb<strong>in</strong>o<br />
<strong>in</strong>telligente e velocissimo.<br />
Simone terza C<br />
57
21<br />
Piacere Lei è Sara Piacere<br />
Io sono Karim,<br />
e tu?<br />
Io sono Marco<br />
e lui è Carlo<br />
Ciao<br />
Benvenuto