una proposta debole - Jesi e la sua valle

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in copertina:
foto di Augusto Giglietti
JESI E LA SUA VALLE - quindicinale d’informazione Direttore responsabile Dino
Mogianesi, Direttore Rolando Romagnoli, Caporedattore Marina Marini, Segretaria di
redazione Samanta Vecci, Fotografia Augusto Giglietti, Pubblicità Marco Focante,
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Amministrazione: presidente Marcello Focante, vice presidente Rolando Romagnoli; consiglieri:
Elisabetta Carletti, Marina Marini, Dino Mogianesi
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FUORISERA
EDITORIALE:
PENSIERI FELINI N. 4
di dino mogianesi
DÀI ITALIA, CE LA PUOI FARE!
di rolando romagnoli
UNITI PER LA LIBERTÀ
di enza amici
ADDIO SOGNI INDUSTRIALI
di flavio donati
UNA PROPOSTA DEBOLE
di andrea bordoni
JESI CITTÀ VERDE
di samanta vecci
VOGLIO TROVARE UN SENSO
A QUESTA VITA
di emanuela corsetti
UNA GENERAZIONE DI INFERMIERI
di gloria fiorentini
L’AFFETTO PER UNA CITTÀ...
PROVINCIALOTTA
di giovanni filosa
“UNA VITA PER LA LIBERTÀ”
di dino mogianesi
PASSIONE TENNIS
di fabrizio romagnoli
I GIOVANI SI FANNO ONORE
di fabrizio romagnoli

FUORISERA FLASH
Domenica 8 maggio
• A Maiolati Spontini (Teatro G. Spontini) Stagione di Prosa ITIS GALI-
LEO di Francesco Niccolini e Marco Paolini; ore 21. Info: 0731/206888
• A San Marcello (Teatro P. Ferrari ) Stagione di Prosa VOGLIO LA
LUNA! di e con Simone Guerro; ore 17.30. Ingresso libero. Info:
0731/7206888
Fino all’8 maggio
• A Fabriano (Parrocchia San Giuseppe Lavoratore)
Mostra di Giorgio Rocchegiani GENIO PASSIONE
FANTASIA; orari:12-13 e 16-19.30.
Lunedì 9 maggio
• Ad Ancona (Loggia dei Mercanti) 9ª GIORNATA DELL’ECONO-
MIA tavola rotonda su “L’imprenditorialità nella provincia di Ancona
tra passato e futuro”; ore 10. Info: 071/5898399
Da lunedì 9 a domenica 15 maggio
• Ad Ancona (Palazzo Camerata) mostra fotografica LA VITA... E IL
FIUME; orario 9-12, 16-19. Inaugurazione lunedì 9 maggio; ore
9.30. Venerdì 13 maggio (Sala Convegni) convegno “Conservazione
della biodiversità - Gestione degli alvei fluviali”; ore 9. Info:
347/3468612
Martedì 10 maggio
• A Recanati (Teatro Persiani) MI SCAPPA DA RIDERE con Michelle
Hunziker; ore 21. Info: 071/7579445
Giovedì 12 maggio
• A Jesi (sede Italcook) conferenza L’ESTRO ITALIANO DAL RINA-
SCIMENTO AL BAROCCO; ore 18. Ingresso libero. Info: 0731/56400
Venerdì 13 maggio
• A Santa Maria Nuova (Chiesa di S. Rocco) “900 musica Santamarianuovafestival”
POESIA E MUSICA NEL NOVECENTO, Franca
Mancinelli (poetessa), Alessandra Gattari (soprano), Francesco
Cuoghi (chitarra); ore 21.30. Info: 0731/249702
Sabato 14 maggio
• A Jesi (Teatro Studio V. Moriconi) Rassegna Scompagina LA MA-
TEMATICA SENTIMENTALE di e con Pierpaolo Palladino, regia
Cristina Aubry; ore 21. Info: 0731/206888
• A Senigallia (Rotonda a Mare) WAITING FOR SUMMER JAMBO-
REE musica rock and roll e LA NOTTE DEI MUSEI. Info: 071/6629244
Domenica 15 maggio
• A Senigallia (Teatro La Fenice) Rassegna Contro Canto, ELIO E LE
STORIE TESE. Biglietto unico 35 euro; ore 21. Info: 071/7930842
Giovedì 19 maggio
• A Jesi (Sala del Lampadario - Circolo Cittadino) Giovanni Filosa presenta
il libro CI SONO NOTTI CHE NON ACCADONO MAI di Cristiano
Carriero, edizioniGei, ore 19. Info: 0731/4855
Venerdì 20 maggio
• A Jesi (Teatro Studio V. Moriconi) Rassegna Scompagina GRAM-
SCI A TEATRO Gualtiero De Santi presenta il volume “Antonio
Gramsci. Cronache teatrali”. Legge alcuni brani l’attore Giorgio
Felicetti; ore 18. Ingresso libero
• A Jesi (sede Italcook) conferenza IL PERCORSO DI IDENTITÀ
DAL “SECOLO DEI LUMI” AD OGGI, ore 19. Ingresso libero. Info:
0731/56400
• A Santa Maria Nuova (Auditorium “Divina Pastora” di Collina) “900
musica Santamarianuovafestival” Pianox2 LA SAGRA DELLA PRI-
MAVERA Alessandro Calcagnile e Rossella Spinosa; ore 21.30
Sabato 21 maggio
• A San Marcello (Teatro P. Ferrari) Teatro Giovani I CALZINI, QUEL-
LI BUONI di e con Piero Guerriero; ore 21.15. Info: 0731/206888
• Ad Ancona (Palarossini) ”ORA” TOUR JOVANOTTI in concerto; ore
21. Anche domenica 22. Info: 071/2901224
• Ad Ancona (Auditorium dell’Istituto Superiore di Studi Musicali G.B.
Pergolesi) Rassegna Classica con Brio LA CRISI DEL ’900: RISPO-
STE DALLA RUSSIA, serie di letture tratte da “Cos’è l’arte?” di L.Tolstoj
con Cettina Musumarra al pianoforte; ore 18.30. Ingresso libero.
Info: 071/52692
Dal 21 maggio al 10 luglio
• A Senigallia (Rocca Roveresca) mostra M’ARCORD MARIO. I luoghi,
i volti e le parole di Mario Giacomelli, ore 8.30-19.30. Info: 071/6629244
Venerdì 27 maggio
• A Santa Maria Nuova (Auditorium “Divina Pastora” di Collina) “900
musica Santamarianuovafestival” D’ACQUA E DI VENTO. Emiliano
Rodriguez (sassofoni) Stefano De Bonis (pianoforte); ore 21.30
Fino al 29 maggio
• Ad Ancona (Mole Vanvitelliana) mostre: ZURAB TSERETELI.
Incanto delle origini. Radici del mondo, a cura di Armando Ginesi e
ACCADEMIA RUSSA DI BELLE ARTI. Fatti personaggi eventi, a
cura di Elena Tsereteli e Ljubov Evdokimova; orari: mart-ven 16.30-
19.30, sabato e domenica 10-13, 16.30-19.30 (lunedì chiuso)

6 LETTERE
DEGRADO A SAN PIETRO
La sig.ra Emanuela Deboni ci segnala:
Io abito in via degli Spiazzi. La situazione di degrado del
quartiere San Pietro è davvero avvilente. In primis, erba
alta in molti periodi dell’anno che fa sembrare quei poveri
giardinetti più una savana che un piccolo spazio per
riposarsi su una panchina e far giocare i bambini, escrementi
di cani ovunque, più o meno occultati tra l’erbaccia,
auto parcheggiate senza ritegno anche perché non
esiste alcuna segnaletica a terra che possa dare un minimo
di indicazione al primo che arriva per mettersi in
modo da non costringere i successivi ad adattarsi a posizioni
che non consentono un miglior sfruttamento dei
pochi posti disponibili. Mi chiedo: ma se dovesse arrivare
un’ambulanza o il camion dei pompieri, vi siete mai
chiesti dove potrebbe passare (specialmente in tarda serata/notte
quando il parcheggio diventa selvaggio)? Non so
se mai potrà attrarre l’attenzione dell’amministrazione
comunale questa mia segnalazione visto che certo ha priorità
maggiori tipo l’ascensore dei giardinetti delle carceri…
sicuramente una necessità primaria per gli abitanti del
centro storico e oltre!
ENOTECA E SCALA MOBILE
Il sig. Stefano Martelli ci scrive:
Vivo da un anno circa nei pressi dell’Enoteca regionale e
voglio segnalare tre questioni che a mio avviso meritano
attenzione: 1) L’Enoteca regionale, da quando (finalmente!)
ha riaperto, funziona a singhiozzo. Capita spesso che
sia chiusa nell’orario e nei giorni in cui secondo quanto
riportato nel cartello affisso sul portone non dovrebbe
esserlo. Con disappunto di molti turisti e non solo. 2)
Come si vede dalla foto allegata, a lato dell’ingresso da
via F. Conti c’è un tubo rosso da cui ogni tanto fuoriesce
una discreta quantità di acqua, di cui l’occhio dei residenti
e dei turisti farebbe volentieri a meno. Senza tener
conto dei danni che ha causato all’intonaco del bel palazzo
da cui fuoriesce. 3) Le scale mobili. Domanda: Come
mai in tempi in cui (finalmente!) si parla molto di risparmio
energetico l’impianto resta acceso in modo ininterrotto
per ore anche quando non è utilizzato da nessuno?
Perché non installare delle fotocellule che attivano le
scale solo quando servono?
LIBRO DIALETTALE
Presso la Libreria Cattolica è possibile prenotare l’ultimo
libro in dialetto di Marco Bordini: "Succede solo
giù San Piedro". E-mail Marco Bordini: marcobordini39@libero.it

IMPOSSIBILE PARCHEGGIARE IN VIA RADICIOTTI
Una nostra abbonata, Ivana Togni, ci scrive:
Voglio segnalare una inadempienza del Comune di Jesi.
Insieme agli altri residenti di via Radiciotti, nel 2005 vista
la mancanza di parcheggi nella nostra via (causata principalmente
dalle macchine lasciate da chi si reca nel vicino
ospedale del viale della Vittoria e dalla presenza
dell’Istituto Tecnico Industriale e quindi delle macchine
degli studenti e dei professori) sostenemmo una raccolta
di firme per richiedere nuovi parcheggi da ricavare nel
lato sinistro della strada dove si trova un ampio marciapiede
che potrebbe essere facilmente utilizzabile per
creare nuovi posti auto e contemporaneamente lasciare
un ampio spazio per il passaggio dei pedoni.
La questione è molto rilevante per chi abita in questa
zona visto che la stragrande maggioranza delle abitazioni
non è fornita di garage. A questa nostra richiesta l’allora
assessore ai lavori pubblici, Rossana Montecchiani,
ci assicurò che in brevi periodi le nostre richieste sarebbero
state soddisfatte. A distanza di 6 anni niente è cambiato,
con l’aggravante che i residenti vengono tartassati
di multe continuamente qualora, vista l’impossibilità di
parcheggiare negli appositi spazi, siano costretti a lasciare
la macchina sul marciapiede. Visto che i lavori per
ricavare nuovi posti auto non sono mai stati svolti, abbiamo
chiesto di applicare il disco orario a chi parcheggia,
esclusi noi residenti, ma nemmeno questo intervento è
L’ultima di Woodstock
stato posto in essere. Chiediamo a chi di dovere di prendere
in considerazione le nostre richieste e di trovare al
più presto una soluzione allo spinoso problema dei parcheggi
in via Radiciotti.
SITUAZIONE SCUOLA CAPPANNINI
La sig.ra Laura Liera chiede chiarimenti sui lavori non
effettuati nella scuola:
Mia figlia frequenta la classe II alla scuola Cappannini. Lo
scorso anno ci avevano promesso che durante le vacanze
estive sarebbero stati effettuati nella scuola lavori di
ristrutturazione, principalmente inerenti la realizzazione
delle uscite di sicurezza del secondo piano (attualmente
inesistenti) e la sistemazione dell’intonaco esterno.
Premetto che tali lavori erano già stati deliberati nel
bilancio comunale. Durante l’estate sono usciti ben due
articoli sui giornali locali che preannunciavano l’inizio dei
lavori ma nulla è successo e a settembre abbiamo ritrovato
la nostra “vecchia” scuola ed è passato un altro
anno scolastico senza novità. Mi piacerebbe sapere dove
sono finiti i soldi stanziati. E i lavori alla scuola quando
verranno effettuati? Vorrei sperare che il comune provvederà
al più presto almeno alla parte di lavori riguardante
la messa a norma della scuola relativamente alle
uscite di sicurezza antincendio.
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8 EDITORIALE
di dino mogianesi
Pensieri felini
n. 4
Come al solito, quando mi metto a scrivere qualcosa e
ho fretta, eccoti il gatto che si piazza al solito posto per
dare fastidio e confondere le idee, già piuttosto confuse.
Questa volta, però, Romeo ti conviene stare buono
ché ho sonno e non voglio fare tardi. Eppoi sono arrabbiato.
Un po’. Anche un po’ tanto. Fermo, Romeo, che
non è aria. Lavoro pure per te. Lo so che a te non te
ne importa niente: basta che c’hai la tua solita giumella
di crocchette, un po’ d’acqua e te ne freghi di come
va il mondo. A me mi tocca sparlare anche per te. Sì
sì, chiudi gli occhi e sbadiglia…
Dunque, c’è qualcuno che ha detto che il referendum
sul nucleare sarebbe meglio non farlo adesso, perché
dai sondaggi la scelta del nucleare risulterebbe fortemente
impopolare al punto che sarebbe definitivamente
abbandonata sotto una valanga di voti contrari. Il
tutto perché gli elettori, cioè noi, saremmo emozionati,
troppo, dal disastro successo in Giappone. Così, per
non correre il rischio di fare una scelta emotiva, per il
bene nostro, ci viene risparmiata la richiesta di un
nostro parere. Saremmo un po’ come ragazzini troppo
facilmente suggestionabili cui non è opportuno, per la
loro immaturità, chiedere un parere che, a quel punto,
sarebbe praticamente definitivo.
Ebbene, penso che alla fine sia una scelta saggia, questa.
La troppa democrazia sarebbe controproducente
proprio per chi la invoca. Perché noi, piccoli uomini,
siamo in effetti molto, troppo suggestionabili. Saremmo
come voialtri gatti, che vi basta che uno vi coccoli un
attimo e vi sdilinquite tutti e cominciate a ronfare come
un temporale in lontananza. Insomma, già abbiamo
dato il diritto di voto alle donne, che ragionano un po’
troppo poco col cervello e un po’ troppo molto con la
pancia. Di questo passo, roba che diamo il diritto di
voto anche ai gatti! E che sistema! Oddio, il nucleare
coinvolgerebbe anche voi, ma mica adesso si può stare
a sentire tutti per prendere decisioni di così grave
momento. A te, per esempio, Romeo, ti si è dovuto sterilizzare.
Perché altrimenti ti emozionavi troppo e dopo
succedevano cose assai disdicevoli.
Anche noi uomini e donne viviamo troppo di emozioni
con conseguenze che, spesso, sono estremamente disdicevoli.
Prendi un uomo e una donna; si vogliono
bene, stanno lì a strusciarsi un po’. Poi si mettono vicini
vicini… molto vicini… troppo vicini. E dopo per forza
che ci sono delle conseguenze assai disdicevoli. Te,
Romeo, perché lo sport non ti piace; lo vedi solo in
televisione e con un occhio solo. Ma lo sai, Romeo, perché
a volte ti svegliano le grida di quelle 50-60-80mila
persone scamiciate, che urlano da matti, prese dalla
passione sportiva, scandalosamente emozionate, che
urlano come ossesse. Dovrebbero vietarli certi assembramenti,
dove capitano cose emotive, molto disdicevoli.
Dovrebbero far svolgere le gare sportive in stadi
vuoti, nella segretezza e senza telecamere. Altrimenti
gli uomini sono capaci di scatenarsi come te, Romeo,
quando ti piglia il matto e cominci a correre su sedie e
divani, da una stanza all’altra, emozionato dal matto
che c’hai dentro. Tutto ciò, come ogni uomo bennato
può comprendere, è cosa assai disdicevole.
Insomma, e mica si possono lasciare certe decisioni
così importanti all’emozione del momento. Sarebbe
come se andassimo a chiedere a degli operai se sono
d’accordo di essere licenziati per il loro bene. Sarebbero
emozionati e poco lucidi – e anche leggermente, diciamo
così, contrariati – e certo prenderebbero decisioni
assai disdicevoli per loro e per l’interlocutore.
Ma la vogliamo dire tutta? Anche ’sta democrazia, dove
tutti, anche quelli troppo emotivi ed emozionati, vogliono
dire la loro su tutto, anche su cose troppo importanti,
eh! ma che sistema è? Ma che è la repubblica
dei gatti? Ecco perché dopo si fanno scelte disdicevoli.
C’è già chi ci pensa a proteggerci dalle nostre
scelte disdicevoli. Del resto, tu Romeo, ti trovi poi così
scontento delle crocchette del supermercato vicino
casa? Se dovessi andare a comperartele da solo quelle
che vedi in tv, ma dove vai che nemmeno scendi fino
in fondo alle scale? Eppoi, ce l’hai i soldi? E allora, per
piacere…!

di rolando romagnoli
Dài Italia, ce
la puoi fare!
Se si vuol capire come stiamo in Italia, bisogna leggere
i giornali, non le prime pagine, quelle che parlano di
politica. No, quelle ripetono stancamente sempre le
stesse cose e non spiegano come gli italiani stanno
vivendo questo momento. Si devono leggere le pagine
che pubblicano le lettere della gente. Da lì si capisce le
tante difficoltà con le quali ci si trova a dover convivere
ogni giorno, si capisce qual è esattamente la situazione
economica delle famiglie, la loro disperazione, e
le assurdità di un paese che non funziona. Sono lettere
soprattutto di giovani che non riescono a trovare
lavoro o trovano occupazioni molto precarie, ma anche
lettere provenienti dall’estero di chi, andandosene, ha
trovato un lavoro altrove e si dispiace di dover stare
lontano da casa. Poi tanti che, invece, il lavoro ce l’avevano
ma l’hanno perso e, con una famiglia da mantenere,
sono disperati, costretti ad arrabattarsi giorno
per giorno, rinunciando a tante piccole consuetudini.
Ci sono poi tutti quelli che si lamentano di come sono
stati trattati nel momento in cui si sono dovuti rivolge-
re ad un ufficio pubblico o un ente privato: l’inefficienza
dei servizi, dei trasporti, delle comunicazioni e della
sanità, i tempi di attesa per una visita medica. Sono
proteste per situazioni inconcepibili, alle quali però
nessuno provvede, malgrado le tante esternazioni di
ministri e politici. Ma la politica parla sempre d’altro,
quasi mai dei problemi della gente. Ne consegue che cambia
l’atteggiamento degli italiani che, se prima esprimevano
indignazione, ora sono passati ad una sorta di impotenza
e, infine, ad uno stato di nausea seguito dall’assuefazione
alla realtà. Non vedono vie d’uscita e hanno capito
che la politica non è in grado di darle.
Anche le trasmissioni televisive, i cosi detti talk show,
hanno stancato. I vari Annozero, Ballarò, ecc., stanno
fallendo nel loro compito di approfondimento, stanno
diventando inguardabili, stancano. Sono appunto dei
talk show, “spettacoli di discussioni”. Vengono chiamati
i politici e i giornalisti più spinti in modo che il dibattito
diventi uno scontro con urla ed interruzioni continue
con lo spettatore che finisce per diventare così
tifoso dell’una o dell’altra parte, esaltando i peggiori
sentimenti. Tanto che parecchi incominciano ad inveire
urlando contro quelle figure sul televisore, come si fa
allo stadio. Sono mesi che si stanno facendo trasmissioni
basate sulla vita notturna del presidente del consiglio
per cercare di provare la sua moralità (o meglio
la sua immoralità). Come se gli italiani avessero ancora
bisogno di dimostrazioni. Chi è Berlusconi e come
vive, ormai lo sanno tutti, per molti è incompatibile con
il ruolo politico che riveste, ma a tanti la sua vita privata
e i suoi modi di comportarsi non interessano:
conta solo la vittoria di parte, purché non vinca l’odiato
nemico politico. E intanto l’Italia va sempre peggio.
Ci sono speranze? Forse sì, anche se è difficile vederle.
Quando vengono indette manifestazioni c’è una
larga partecipazione di cittadini, soprattutto giovani.
C’è scarsa fiducia nella politica e nei partiti e in quella
che viene chiamata Seconda Repubblica che è certamente
peggiore della Prima. A dicembre hanno manifestato
gli studenti e i ricercatori contro la riforma scolastica
e universitaria, poi a febbraio le donne per una
richiesta di dignità, quindi gli operai contro la chiusura
delle aziende. Anche il concerto del Primo Maggio, a
Roma, ha visto una larga partecipazione con momenti
esaltanti, come la riappropriazione di quelle musiche che
sono di tutta la nazione: il “Canto degli Italiani”, meglio
conosciuto come “Fratelli d’Italia" o “Inno di Mameli”,
cantato insieme con il “Va pensiero” di Verdi. Musiche
che rappresentano la liberazione e l’unità dei popoli.
Servono momenti come questi, bisogna ritrovare temi
comuni, perché le soluzioni possono essere solo comuni,
contrastando quel modo di ragionare inculcato dalle televisioni
che ha spinto a cercare solo soluzioni individuali.
Dunque i politici non sono in grado di risolvere i problemi
della nazione, la spinta deve allora venire dal
basso, con richieste di cambiamento del modo di far
politica e delle persone. Protesta seria e non solo gridata,
altrimenti finisce per essere ancora parte dell’inutile
spettacolo.
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Uniti per la Libertà
di Enza Amici
presidente dell'Associazione ONLUS
Ambasciata dei Diritti - Jesi
IDEE
riflessioni
e proposte
La testimonianza al seguito di una carovana
di aiuti nei campi profughi tunisini
Partiti da Tunisi, dopo 600 Km e 12 ore di viaggio arriviamo
al Campo profughi di Ras Jadir, al confine con la Libia. Una
macchina furgonata guida la carovana, a seguito un Tir carico
di aiuti e due autobus sui quali viaggiano 100 persone, di
cui 60 italiani. Di Jesi, oltre me, l’Avv. Paolo Cognini, esperto
di diritto dell’immigrazione. I 40 tunisini che ci accompagnano
sono i volontari dell’Associazione “Benevoles sans
frontieres” costituitasi per raccogliere aiuti e spedirli ai
campi profughi dove arrivano le persone in fuga dai bombardamenti
e dalla repressione del regime di Gheddafi.
Le immagini sono forti: 15mila persone stanziano in questo
enorme villaggio di tende in mezzo al deserto, ma ne sono
transitate più di 200mila. I punti d’acqua sono scarsi, e il
pericolo di diffusione di malattie è molto alto. Per questo ci
danno delle mascherine per girare il campo, ma non riusciamo
a tenerle sul volto quando ci avvicinano le persone che
in tante vogliono conoscere gli italiani venuti a portare aiuti.
Poco prima avevamo scaricato il Tir con i medicinali in un
magazzino della Mezzaluna Rossa, proprio al confine. La
mattina c’erano stati bombardamenti, così che abbiamo
incontrato tante famiglie in fuga, mentre attraversavano la
frontiera: alcuni a piedi, tanti con auto e furgoncini carichi di
tutto e di niente: cosa puoi portare se non sai dove andare?
Tantissimi i bambini!
Ora il Campo è ben organizzato, ma all’inizio sono stati gli
abitanti dei paesi al confine a dare la prima accoglienza,
anche ospitando le persone nelle proprie case. Torniamo
indietro portandoci a casa una grande lezione di accoglienza,
vergognandoci di come il nostro Governo ha trattato i
profughi a Lampedusa.
La notizia dell’arrivo della carovana degli italiani si è diffusa
rapidamente in tutto il paese, tanto che appena arrivati dall’aeroporto
siamo stati assaliti da giornalisti di stampa e televisione.
In Tunisia, Italia significa respingimenti: per questo la
nostra presenza ha stimolato l’interesse generale non essendo
allineata con le politiche governative, scegliendo di portare
solidarietà alle vittime delle violenze e dell’autoritarismo, aiuti
e non bombe, dal popolo al popolo come dicevano i tunisini.
Ma mentre eravamo lì, sentivamo di rappresentare tutta
quella parte dell’Italia che in tante occasioni ha mostrato di
stare dalla parte dell’umanità, dei diritti, della giustizia sociale.
La Carovana stessa ne è un esempio. L’idea nasce da
una telefonata che ci arriva da Jamel, da Tunisi, dove, dopo
più di 20 anni di permanenza nella nostra città, è tornato a
vivere. È lui che ci parla del campo profughi e che chiede al
Centro Sociale Tnt di aiutarlo a portare aiuti. Da subito si
attivano anche le associazioni “Ya Basta” e “Ambasciata dei
Diritti”. Il Centro diventa luogo di raccolta e in pochi giorni si
riempie di medicinali e persone che si attivano per catalogare
e inscatolare tutto. La risposta della città di Jesi è stata
formidabile. In poco tempo organizziamo la spedizione in
parte con un furgone via mare, in parte con l’aereo.
L’assessore all’Integrazione Maiolatesi si è subito adoperato
per coinvolgere l’Amministrazione comunale, le farmacie e le
strutture sanitarie territoriali. La notizia corre e presto la
solidarietà ci arriva da tutta la regione. Si attiva tutta la rete
dei Centri sociali. Aderiscono anche i Comuni di Senigallia,
Macerata, Fabriano, San Marcello, Civitanova Marche. La
notizia corre sul web e in poco tempo ci arrivano le adesioni
da tutta Italia.
Molti studenti universitari hanno deciso di partire con la
Carovana anche per incontrare direttamente quei giovani
che dall’altra parte del mare sono stati i protagonisti della
rivolta contro la dittatura e per la democrazia: giovani che
condividono idee e desideri utilizzando Internet come strumento
di comunicazione globale, giovani che condividono
una comune condizione di precarietà e che si sentono privati
del futuro. Da Jesi abbiamo attraversato quel mare portando
la nostra solidarietà, dimostrando che l’acqua non può
essere un muro ma al contrario un elemento che unisce nel
bisogno comune di democrazia.
Per maggiori informazioni sulla carovana “Uniti per
la Libertà”: www.globalproject.info

IL PUNTO
di Flavio Donati
Il piano di riconversione del vecchio zuccherificio
si risolve in una grande operazione
immobiliare
Addio sogni industriali
Poche le speranze di dare stabile occupazione
agli operai in cassa integrazione da
oltre tre anni
Malcelata rabbia e profonda delusione. A volerli sintetizzare
in due parole, sono questi i sentimenti dominanti per il
piano di riconversione industriale del vecchio zuccherificio
presentato nei giorni scorsi in regione dal gruppo
Maccaferri. Perché, nonostante fosse già nota da tempo l’intenzione
dell’azienda di riservare alla trasformazione in
senso commerciale dell’area il ruolo principale dell’intervento,
nessuno si aspettava che all’antica vocazione industriale
dell’azienda venissero destinati nel progetto due, dico
due, soli posti di lavoro.
Due e non subito. Perché il progetto sperimentale di lavorazione
delle vinacce in campo farmaceutico, l’unica apertura
industriale del piano che dovrebbe assicurare il lavoro
ai due dipendenti, partirebbe nel 2014. E perché solo
contorno, per non dire fumo, sono i progetti di collaborazione
con le università di Ancona, Urbino e Bologna.
Per il momento, spazio dunque alle immobiliari. Subito
avanti con un primo gruppo di tre insediamenti commerciali
che salverebbero però il posto di lavoro a non più di
una trentina degli attuali dipendenti, dovendosi reperire
all’esterno, con esperienza nel settore vendita, gli altri 20-
30 addetti previsti dal piano.
Ed è questa triste contabilità dei posti di lavoro salvati e
persi ad alimentare la rabbia e la delusione. Tre anni fa, la
garanzia di salvaguardia dei posti di lavoro era stata estesa
a tutti i 143 dipendenti dello stabilimento. Nel preaccordo
del dicembre scorso – il secondo o il terzo rispetto
ad un accordo che non arriva mai – i posti garantiti erano
arrivati a 105. Ora, visti i pensionamenti nel frattempo
intervenuti o in via di maturazione, si scende a 95.
Numero in cui sono peraltro compresi una ventina di
addetti che il lavoro, se lo vogliono, dovranno andarselo a
prendere nello zuccherificio Sadam di Russi, provincia di
Ravenna, tuttora in funzione.
Sempre a proposito di occupazione, non sfugge poi il particolare
di quegli addetti al settore commerciale che non
verranno reperiti tra gli ex dipendenti dello zuccherificio.
Si dice perché occorre una specifica competenza. Più
banalmente, perché realisticamente in queste nuove aree
commerciali, che per stesa legge di natura non possono
POLITICA
I comitati hanno manifestato contro la Sadam. A Jesi, nella
vicenda Sadam, sindaco e comitati su sponde opposte.
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crescere all’infinito, andranno riciclati i dipendenti che, per
effetto del nuovo insediamento, perderanno il posto in
quelle già esistenti o quelli che già sono in organico nei
negozi che vi si trasferiranno.
Un’operazione immobiliare da 85 milioni di euro, gran
parte dei quali provenienti dai contributi dell’Unione
Europea a fronte della chiusura del vecchio zuccherificio,
dovrebbe dunque mettere fine al sodalizio agro-industriale
che, attraverso gran parte del secolo scorso, ha legato
la Sadam alla nostra città.
Con amarezza, e tuttavia meglio così che non l’improbabile
stabilimento per la produzione di biodiesel accompagnato
da una centrale elettrica a biomasse, la cui realizzazione
era stata approvata da Comune, Provincia e
Regione. Un progetto osteggiato da gran parte della città
per le ricadute ambientali che avrebbe avuto in un territorio
come quello della bassa Vallesina già largamente compromesso
dall’API, dalla turbogas, dal traffico e da miriade
di altre fonti inquinanti.
Un progetto di riconversione a basso costo – sostanzialmente
lo stesso per tutti gli zuccherifici chiusi da Sadam
Eridania a seguito degli interventi di liberalizzazione del
settore saccarifero decisi dalla UE – restato in piedi il
tempo necessario a dimostrare, a chi doveva erogare i
fondi per la riconversione, la buona volontà dell’azienda di
procedere. Volontà magari contrapposta, nella vulgata
governativa, ai soliti comitati, spesso guidati dai sindaci,
che si ostinano a bloccare le iniziative industriali in nome
della salvaguardia ambientale e della tutela della salute.
Non il caso di Jesi in realtà. Perché nella nostra città questo
schema, che vede solitamente schierati dalla stessa parte
cittadini e sindaci, si è rotto di fronte al dramma di 143
lavoratori e a settori, da quello agricolo a quello dei trasporti,
fortemente penalizzati dalla chiusura dello zuccherificio.
Da una parte il sindaco, che ha cercato di contrattare
la permanenza di un insediamento industriale. Dall’altra i
comitati, convinti che questo non si debba fare a scapito
della salute dei cittadini.
A cambiare le carte in tavola, l’azienda stessa che, avendo
avuto tutti i necessari permessi per procedere nella
redazione di un vero progetto industriale, ha deciso di non
assumersene i costi ed i rischi optando per una banale
operazione immobiliare. A dimostrazione che il progetto
industriale, al di fuori dei certificati verdi (ancora contributi
pubblici a sostegno della produzione elettrica da fonti
rinnovabili) oggi in fase di profonda revisione, proprio non
stava in piedi.

ivenditori autorizzati
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FOCARELLI
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Voce del lettore
IL PARCHEGGIO ZANNONI
Vista la carenza di parcheggi a Jesi perché creare tutte
quelle aree per camper proprio a ridosso del centro storico?
Quanti turisti camperisti vengono a Jesi ogni anno?
Non sarebbe meglio lasciarne alcuni e creare altri posti
auto? E soprattutto, i camper parcheggiati stanno lì tutto
l’inverno, probabilmente tali spazi vengono usati dai residenti
della zona come parcheggio camper gratuito in
attesa di riposizionarli a bordo mare.
Ha senso ciò?
I TUBI DI PIAZZA PADELLA (OBERDAN)
13
Un fedele abbonato segnala la presenza a Jesi, nella centralissima
piazza Padella, di grossi tubi rossi che spuntano
dal terreno, lasciati lì da più di due anni, dopo la fine
della ristrutturazione del complesso San Martino. Oltre
ad imbruttire il centro sono anche pericolosi per il passaggio
pedonale e veicolare (quando si piegano verso la
carreggiata). Ai responsabili si chiede di terminare il
lavoro mettendo i contatori oppure tagliando i tubi fino al
livello della strada.
E I CESSI?
Va bene per le fiere di santi e patroni, ok per le mostre
di prodotti tipici o atipici (a proposito, chi le organizza?),
giusti i palii e le feste folcloristiche, spallucce per le bevute
happy-hours di vino o birra o di vino e birra se proprio
non se ne può fare a meno, ma i cessi ce li vogliamo mettere?
Possibile che a Jesi, unica città al mondo, non esista un
bagno pubblico? E possibile che non si pensi mai ad
installare un wc ecologico quando c’è una manifestazione
in piazza anche di media durata? Perché tanto poi la
pipì (ed altro…) la fanno nel chiostro di Sant Agostino, nei
vicoli dietro al Comune, in altri spigoli del centro storico…

14 FLASH
Fabrizio Carotti espone a Spoleto
Con le sue fotografie digitali al confine tra Caravaggio e
Bill Viola, l’artista jesino Fabrizio Carotti ha inaugurato
sabato 30 aprile la stagione espositiva del Museo
Carandente di Spoleto. Anime Salve è il titolo del suo
nuovo progetto artistico curato da Gianluca Marziani. Il
percorso espositivo è stato allestito negli affascinanti
spazi di palazzo Collicola. In mostra diciannove opere che
tagliano trasversalmente la storia del corpo nelle arti visive.
Al centro c’è l’essere umano che dichiara l’impatto
della carne, del movimento istintuale, dei muscoli vivi. La
sua innovante narrazione tra fotografia e sperimentazione
digitale non è sfuggita neanche all’Arthemisia Group
(organizzatore del Padiglione Italia), che l’ha invitato a
partecipare alla Biennale di Venezia. La mostra di Spoleto
resterà aperta al pubblico fino al 12 giugno.
La pubblicazione del catalogo è stata affidata a Giampaolo
Prearo di Milano, tra i più celebrati editori d’arte in
Italia. Info: www.fabriziocarotti.it.
Festa grande di aprile a Torino
(foto di Giorgio Sottile)
La Compagnia TeatroOtello di Jesi diretta da Gianfranco
Frelli, insieme agli Onafifetti Giovanni Filosa, Mario Sardella
e Piergiorgio Memè, al fisarmonicista Raffaele Conti,
al sassofonista Tommaso Uncini, alla ballerina Sara Cingolani,
hanno messo in scena nello storico Teatro Gobetti
di Torino, lo spettacolo “Festa grande di aprile”, testo di
Franco Antonicelli ridotto e adattato da Gianfranco Berti.
È stato un vero e proprio successo che ha salutato alla
fine il testo di Franco Antonicelli, partigiano, giornalista,
scrittore e fotografo, che ha ripercorso le vicende che hanno
interessato il nostro paese durante gli anni del ventennio
fascista, dal delitto Matteotti alla Resistenza e alla
Liberazione. Lo spettacolo, inserito nel programma delle
celebrazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia, fa
parte di una serie di eventi denominata “Fare gli Italiani”,
organizzata dalla Fondazione Teatro Stabile di Torino. Molte
le personalità presenti, fra queste ricordiamo Paolo e Cesare
Annibaldi, gli storici Giovanni De Luna, Francesca Chiariotto,
il procuratore capo aggiunto di Torino Paolo Borgna,
Franzo Grande Stevens, Nerio Nesi, Giovanna Galante Garrone,
Silvia Calamandrei.
Spettacolo teatrale per la C.A.V.
L'Associazione onlus C.A.V. si occupa,
da 5 anni, di aiutare le donne
che non riescono a portare avanti
la gravidanza, per fattori socio-economici,
nel rispetto della Legge n.
194/78 sull'interruzione di gravidanza.
L’Associazione comunica che il 13
maggio alle ore 21 presso il Teatro
“Ferrari” di San Marcello, insieme
all'Amministrazione comunale, organizza
una serata di sensibilizzazione
pro C.A.V. Jesi “Centro di Aiuto alla Vita”. Allo spettacolo
hanno dato la loro adesione gratuita l’artista Antonio
Lucarini di Jesi, noto autore, attore e regista teatrale e la cantautrice
Barbara Vagnini di Ancona. Ingresso libero.

Buoni dati sulla raccolta rifiuti
in Provincia
Nella provincia di Ancona cala la produzione dei rifiuti pro
capite, dai 575 chilogrammi del 2007 si è passati ai 505
del 2010, e raddoppia la raccolta differenziata, dal 22 al
45 per cento. Il risultato è una drastica diminuzione dei
conferimenti in discarica che passano da 210 a 153 mila
tonnellate.
È quanto emerso nel corso dell’ultima Conferenza delle
autonomie locali, in cui il presidente della Provincia di Ancona
Patrizia Casagrande e l’assessore all’Ambiente Marcello
Mariani hanno presentato ai Comuni lo stato di
attuazione del ciclo dei rifiuti. Dati che lasciano ben sperare
per il raggiungimento degli obiettivi di legge che fissano
al 65 per cento la soglia minima della raccolta differenziata
entro il 31 dicembre 2012.
Incoraggianti appaiono i risultati conseguiti da città come
Ancona (50,72%), Senigallia (58,40%) e Jesi (51,21%).
In generale, nel 2010, sono state recuperate oltre 6 mila
tonnellate di plastica, 26 mila di carta e cartone, più di 41
mila di rifiuti organici. Grazie al riciclo di queste materie
si sono avuti effetti positivi per l’economia e minori emissioni
di anidride carbonica per oltre 75 mila tonnellate,
equivalenti a 107 mila alberi. Buona la performance per
ciò che riguarda i costi gestionali pro capite che si attestano
sulla cifra dei 76 euro annui contro i 130 della media
nazionale.
Se il potenziamento della raccolta differenziata attraverso
l’estensione del “porta a porta” resta l’impegno per
raggiungere l’obiettivo “rifiuti zero”, l’attenzione si sposta
ora verso il potenziamento dell’impiantistica per ciò che
riguarda il recupero. Attualmente, nel territorio, è presente
un unico impianto di trattamento della frazione
umida a Corinaldo.
«I consorzi Cir33 e Conero Ambiente – ha dichiarato l’assessore
Mariani – dovranno realizzare entro il 31 dicembre
2013, data in cui scadrà la proroga per il conferimento
in discarica dei rifiuti non trattati, l’impiantistica
per il trattamento della frazione secca e implementare
quella della frazione umida anche attraverso il recupero
del metano, oggi disperso in atmosfera, e la produzione
di energia».
“Cantamaggio” a Morro d’Alba
15
Ritorna a Morro d’Alba, la Festa
del “Cantamaggio”, antico
canto rituale di questua, che da
secoli celebra l’avvento della
primavera, della nuova stagione
agricola e che affonda le sue
radici nei riti pagani di fertilità,
di augurio e di benessere per la
comunità ed i singoli.
Il “Cantamaggio”, organizzato
dal Comune di Morro d’Alba e
curato del Centro Tradizioni Popolari
e da La Macina, con il patrocinio
della Provincia di Ancona
e della Regione Marche, si svilupperà nelle tre giornate
del 13, 14 e 15 maggio, per poi concludersi, nella
notte del 31 maggio, con il rituale Rogo in piazza dell’Albero
del “Maggio”. La ventottesima edizione del “Cantamaggio”
di Morro d’Alba, quest’anno presenta il solito,
ricco cartellone di proposte.
Venerdì 13 maggio: ore 10 – Piazzale Bersaglieri – Addobbo
dell’albero del “maggio” da parte dei bambini della
Scuola Materna Statale di Morro d’Alba.
Sabato 14 maggio: ore 21,15 – Piazza Romagnoli – Concerto
per il “maggio”, con il Gruppo Marchigiano Rari Ramalli
Rurali in “Provinciali!”.
Domenica 15 maggio: Centro Storico, ore 8-20 –
Ventinovesima Festa del “Cantamaggio” (canto rituale di
questua).
Martedì 31 maggio: ore 22-24 – Piazza Tarsetti – Piazza
Barcaroli – Rogo in piazza dell’albero del “maggio”, Rito e
festa popolare nell’ultima notte di maggio.
Sandro Barcaglioni nuovo presidente
dell’Unione
Unione dei Comuni della Media
Vallesina - Il sindaco di San Paolo di
Jesi, Sandro Barcaglioni, è il nuovo
presidente dell’Unione dei Comuni
della Media Vallesina, l’ente che riunisce,
per la gestione di importanti servizi,
le amministrazioni di Maiolati
Spontini, Castelplanio, Castelbellino,
Monteroberto, Montecarotto, San
Paolo di Jesi e Poggio San Marcello.
Barcaglioni è il sesto presidente dell’organismo
fondato nel 2003. Il sindaco di San Paolo di Jesi
succede ai primi cittadini di Maiolati Spontini Sergio Cascia e
Giancarlo Carbini, di Castelplanio Luciano Pittori e di Poggio
San Marcello Tiziano Consoli e di Castelbellino Demetrio
Papadopoulos. Resterà in carica per 20 mesi. Un periodo nel
quale si è prefisso di raggiungere una serie di traguardi, oltre
che consolidare i risultati ottenuti dall’Unione, tenendo conto
che le funzioni fondamentali dei Comuni, previste dalla legge
n. 42 del 2009, dovranno essere obbligatoriamente esercitate
in forma associata.

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Bicincittà e domeniche ecologiche
8 maggio 2011: a Jesi domenica ecologica con blocco del
traffico dalle ore 9 alle ore 14. Libera circolazione ai veicoli
con almeno tre persone a bordo. L’iniziativa sarà ripetuta
domenica 29 maggio.
Alle ore 9, con partenza dal Palasport, Bicincittà, la tradizionale
manifestazione in sella alla bicicletta.
17
In Olanda la Protezione civile delle Marche
Il 4 maggio dal Centro assistenziale di pronto intervento
di Passo Varano sono partiti uomini e mezzi, con due
moduli operativi (sanitario e telecomunicazioni) per partecipare
ad Ossendrecht, in Olanda, all’esercitazione
internazionale di protezione civile che fa parte di un programma
formativo europeo. La Regione Marche partecipa
in rappresentanza dell’Italia. Alla spedizione prendono
parte circa 45 volontari appartenenti ai gruppi comunali,
all’associazione C.B. club “E. Mattei” di Fano, all’Ares
(Associazione regionale assistenza sanitaria) con medici e
infermieri, nonché alcuni funzionari della Regione per
coordinare l’esercitazione. Lo scenario ipotizzato è quello
di un’alluvione abbattutasi sulla popolazione a seguito di
una disastrosa tempesta. Tutte le forze messe in campo
potranno testare l’efficacia delle procedure operative e la
validità del modello d’intervento.
graficaGEI

Calcio, playoff centrati per la Jesina
Nel campionato di calcio di serie D, la Jesina mette la
ciliegina sulla gustosa torta della bella stagione del suo
ritorno nella categoria: nella trasferta di Sant’Egidio alla
Vibrata, scontro diretto con i rivali per il quinto posto ed
il pass playoff, i leoncelli colgono il pari che serviva per
mettersi al sicuro e guadagnare, con una giornata d’anticipo
sulla fine del torneo, l’accesso agli spareggi. Dopo la
vittoria sul Luco Canistro e la sosta di Pasqua, gara al cardiopalma
per la Jesina a Sant’Egidio il Primo Maggio: alla
mezz’ora i leoncelli vanno sotto 0-2, accorciano le distanze
con Negro al 37’ ma appena 1’ dopo subiscono ancora
e vanno al riposo sull’1-3. Arriva nell’ultimo quarto d’ora
della ripresa la rimonta, con un gioiello di Invernizzi ed il
colpo di testa di Sebastianelli per il 3-3 che dà i playoff.
Ora ultima di campionato con festa l’8 maggio al Carotti
col Real Rimini, poi dal 15 i playoff, fuori casa (gara
secca, passa la meglio piazzata in caso di parità dopo i
supplementari) contro Teramo o Rimini.
Esultanza di Sebastianelli
Terzo posto a Monza per Alex Polita
nella seconda prova del Civ
Seconda prova del Campionato Italiano Velocità a Monza
e nella Superbike arriva per il centauro jesino Alex Polita
un terzo posto, dopo quello già nell’esordio stagionale di
Misano. Nella gara vinta dal suo compagno di scuderia nel
Team Barni Baiocco, il campione in carica Polita patisce
una cattiva partenza ma poi riesce ancora a centrare il
podio, con tanto di nuovo record della pista in 1’45”183.
Dopo quella di Monza il Primo Maggio, il 25 e 26 giugno
si torna a Misano per terza e quarta prova del Civ 2011.
SPORT FLASH
a cura di fabrizio romagnoli
Volley, B2, ritrova il successo la Monte
Schiavo. Si ferma Moie
19
Nel campionato di volley
femminile di serie B2, si
interrompe la serie negativa
delle ragazze della
Monte Schiavo, che
dopo la sosta di Pasqua
ritrovano il sorriso battendo
alla Carbonari, ultimo
impegno casalingo
dell’anno, Pescara: 3-1,
torneo che si chiude sabato
7 con la trasferta di Recanati. Nello stesso girone, si
ferma invece l’Edilceccacci Moie, battuta 0-3 in casa
dell’Arabona. Si chiude in casa contro Porto Recanati
sabato 7. Nel maschile la passerella della Vecci Volley Jesi,
già sicura da tempo del primo posto e della promozione
in B1, inciampa in uno stop al tie break (2-3) sul
campo di Grottazzolina. Festa al PalaTriccoli per l’ultima
di campionato sabato 7, contro Castelferretti.
Ricezione di Pomili
Fileni Bpa, si complica di brutto la corsa
playoff
Nel campionato di basket
di Legadue, occorre
una impresa a una sfortunata
Aurora per riuscire
a mettere le mani sull’ottava
posizione e sulla
qualificazione playoff.
Priva di un giocatore
cruciale come Andrea
Pecile per il citomegalovirus
(febbre e stanchezza,
riposo l’unica
cura) che ha messo fuori
causa il play triestino, la
Fileni Bpa stenta, anche
se la classifica la vede
ottava e precedere di
due lunghezze le rivali Pistoia e Imola. Nella penultima di
campionato al PalaTriccoli, con Pistoia sconfitta da Veroli e
Imola da Casalpusterlengo, una vittoria contro Scafati
avrebbe dato la certezza matematica del traguardo alla
Fileni Bpa. E invece arriva un brutto tonfo, i campani vincono
netto (63-93) su di un’Aurora che a tratti s’arrende
senza lottare e le prospettive sono nere: nell’ultima giornata
giocata venerdì 6 maggio, con Imola a Casale
Monferrato (prima in classifica), la Fileni Bpa incerottata e
dimessa deve trasformarsi in una tigre arrabbiata per centrare
una vittoria obbligata per i playoff nello scontro diretto
di Pistoia.
BJ Elder a canestro

20
Volley Libertas: un lieto fine
Una salvezza dal sapore
di rimonta e di vera e
propria impresa sportiva,
centrata dalla voglia di
riscatto di un gruppo di
giovani e giovanissime e
con in calce ben visibile
una firma, quella di Umberto
Romagnoli. È la
storia raccontata alla finale
di stagione della
Gastreghini Libertas Jesi,
che nel campionato di
pallavolo femminile di
serie D si gode la notizia
di una salvezza ormai in
cassaforte, anche grazie
alle buone nuove dai piani
superiori che hanno
annullato la necessità di
quello che sarebbe stato un ultimo spareggio da affrontare
per le jesine. Campionato sofferto quello delle ragazze
della Gastreghini Libertas Jesi, con un avvio difficile
e a Natale la prospettiva di giocarsi la permanenza
in categoria nei playout. Invece, successivamente
dalla Fipav, è arrivata la notifica dell’annullamento di
un’ulteriore serie di spareggi e della salvezza anticipata
per le ragazze targate Gastreghini. Soddisfatto il
presidente Italo Giuliani per il lavoro compiuto dalle
ragazze e un ringraziamento, da parte sua, per gli
RISULTATI E CLASSIFICHE
BASKET – Serie A2 maschile
Fileni Bpa Jesi – Scafati 63-93
Classifica
Casale Monferrato 40, Venezia 40, Barcellona 38,
Scafati 36, Rimini 36, Veroli 36, Udine 34, Fileni Bpa
Jesi 28, Imola 26, Pistoia 26, Ferrara 24, Verona 22,
Reggio Emilia 22, Casalpusterlengo 22, Forlì 22, San
Severo 12
CALCIO – Serie D girone F
Santegidiese – Jesina 3-3
Classifica
Santarcangelo 77, Teramo 70, Rimini 68, Forlì 63,
Jesina 59, Santegidiese 55, Angolana 55, Real Rimini
53, Recanatese 53, Civitanovese 52, Luco Canistro 51,
Sambenedettese 51, Venafro 49, Trivento 48, Agnonese
48, Val di Sangro 47, Cesenatico 32, Miglianico
32, Fossombrone 22, Bojano 10
VOLLEY MASCHILE – Serie B2 girone E
Grottazolina – Vecci Volley Jesi 3-2
sponsor Gastreghini, Banca delle Marche e Carpisa.
Buone cose stanno arrivando anche dal settore giovanile:
l’under 16 di Paola Tombolesi è ai quarti di finale
regionali del proprio torneo mentre in quello di Terza
Categoria, cui partecipa come Arredofest, è prima in
classifica e ha vinto tutte le partite. Buoni numeri e
risultati li hanno centrati anche Under 14 ed Under 13.
Un lavoro fondamentale nel settore pallavolo lo stanno
svolgendo il direttore tecnico Romano Piaggesi, il direttore
sportivo Franco Taini e tutti gli allenatori.
Classifica
Vecci Volley Jesi 70, Farm Bologna 56, Scandiano
Reggio Emilia 44, Ravenna 44, Forli 43, Casa Modena
40, Ferrara 35, Falconara 34, Montorio Teramo 33,
Grottazolina 30, Villadoro Modena 29, Appignano 25,
Casteferretti 24, Seat Reggio Emilia 18
VOLLEY FEMMINILE – Serie B2 girone G
Monteschiavo Jesi – Dannunziana Pescara 3-1
Classifica
Torre Ascoli Piceno 65, Molfetta 53, Dannunziana Pescara
40, Pagliare 40, Arabona Pescara 40, Monteschiavo
Jesi 38, Recanati 35, Isernia 33, Edil Ceccacci
Moie 29, Libero Ascoli Piceno 26, Castelfidardo
25, Portorecanati 19, Dibenedetto Bari 7
RUGBY – Serie C Elite
Rugby Jesi – Siena 22-10
Classifica
Ferrara 81, Noceto 77, Parma 64, Rugby Jesi 60, Siena
53, Terni 47, Forlì 38, Gubbio 35, Formigine 17, Ascoli
13, Foligno 10

Aurora Basket, risultato amaro ma presenze speciali
per il saluto col pubblico
Sicuramente tutti avevano sperato in un risultato diverso,
rispetto allo scivolone rimediato contro Scafati,
ma è stata comunque una serata particolare quella vissuta
al PalaTriccoli dall’Aurora in occasione dell’ultima
gara interna di stagione per quanto riguarda la fase
regolare del torneo di basket di Legadue. Al palas c’era
rappresentato il vivaio aurorino (premiate le formazioni
che hanno di recente conseguito buoni risultati) e
c’erano alunni, insegnanti e familiari coinvolti per il
momento conclusivo del 7° Progetto Scuola dell’Aurora
Basket, con i cartelloni realizzati dai piccoli esposti per
l’occasione.
In campo fra il primo ed il secondo tempo è andata in
scena l’esibizione degli sbandieratori del Palio di San
Floriano, per una gustosa anticipazione della festa cittadina.
Ma soprattutto il dopo gara, ha visto i giocatori
della Fileni Bpa, nonostante il risultato negativo,
salutati dalla piccola festa, il rinfresco organizzato su
iniziativa di alcuni degli aficionados arancioblu, che si è
svolta a bordo campo. Vivande e spumante per salutarsi
comunque, a prescindere dal proseguimento o
meno della stagione (se la Fileni Bpa sarà riuscita ad
approdare nei playoff lo si sarà saputo dopo l’ultimo
appuntamento di campionato, venerdì 6 maggio a
Pistoia), e per starsi vicini in una annata dalle tante
vicissitudini sfortunate per l’Aurora. «Una gran bella
iniziativa, un bel segnale di vicinanza alla squadra e di
comprensione delle difficoltà, per il quale ringraziamo
davvero i tifosi coinvolti» hanno detto a nome della
società arancioblu il presidente Carlo Barchiesi e il
responsabile marketing ed eventi Altero Lardinelli.
21
(foto Augusto Giglietti)

22 PRIMO PIANO
UNA PROPOSTA DEBOLE
Continua a tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica la riconversione
dell’area ex-zuccherificio Sadam e continua altresì il calvario delle maestranze
che dopo la chiusura del confezionamento vedono la loro situazione
ulteriormente aggravata.
di andrea bordoni
Il 27 aprile scorso un lungo ed importante incontro in
Regione ha segnato un’altra tappa del percorso ormai
infinito di questa vicenda: la presentazione delle proposte
per la rigenerazione dell’accordo di riconversione
siglato a febbraio dello scorso anno. All’accordo di
riconversione del 15/02/2010 si era arrivati dopo una
lunghissima bagarre in consiglio comunale, uno scontro
aperto fra sindacati ed ecologisti e con la contestata
firma da parte del Sindaco.
Una ipotesi che sulla carta garantiva l’occupazione
di tutto il personale dello zuccherificio, circa 140 persone,
prevedendo il mantenimento del confezionamento
(60 posti di lavoro), l’installazione di una centrale elettrica
di 11 MW a olio di girasole di produzione locale e
del tanto discusso impianto di 250 mila tonnellate di
biodiesel con annesso oleodotto Jesi -Falconara.
Dopo la firma si era assistito ad un tira e molla fra
Società e Comune che si rimproveravano a vicenda il
non rispetto dell’accordo. Il comune lamentava la mancata
presentazione del progetto industriale esecutivo,
mentre la ditta rivendicava la firma della prevista convenzione.
Nel frattempo veniva inoltrato anche un
ricorso al Tar contro l’impianto energetico che metteva
ulteriori ostacoli alla riconversione. In autunno, era il
29 settembre, si registrava la caduta di interesse da
parte della società del progetto del polo energetico,
tanto che la Sadam, esortata a presentare il progetto
esecutivo, rifiutava la proposta regionale di un endo
procedimento prima della valutazione di impatto
ambientale.
Il primo dicembre Tamburrini (amministratore delegato
Eridania Sadam) annunciava pubblicamente di non
credere più nel progetto polo energetico prospettando, a
detta di molti, la reale strategia del gruppo, cioè lo sfruttamento
a fini immobiliari dell’area. Iniziava così un
nuovo negoziato per la rigenerazione dell’accordo e, dopo
diversi incontri tecnici fra le parti e della società con gli
industriali locali, si è arrivati al 27 aprile, appunto, alla
presentazione di una proposta scritta costruita dal gruppo
industriale Maccaferri in collaborazione con Nomisma.
Di cosa si tratta? Di un progetto complessivo di
riqualificazione e riconversione industriale e commerciale
dell’area ex zuccherificio, comprese le pertinenze,
supportato da una analisi di contesto elaborata da
Nomisma. Il progetto è finalizzato innanzitutto alla
piena e duratura occupazione del personale dello zuccherificio,
che oggi conta 136 persone, oltre alla prospettiva
di rioccupazione degli avventizi di lunga durata.
Ipotesi di ri-collocamento del personale:
Attività Unità
Ricollocazione aziende energetiche del gruppo 4
Confezionamento di Russi (Ravenna) 20
Sadam Engineering Srl 14
Centro servizi Corporate, servizi acquisti, agricoli e Power Crop 23
Centri commerciali n. 3 medie superfici 30
Progetto Med filiera Vitivinicola e Componentistica Industriale 15
TOTALE 106

Trenta persone saranno collocate in iniziative
imprenditoriali strettamente connesse alla riqualificazione
dell’area. L’occupazione prevista va ben oltre l’esigenza
della ricollocazione, almeno per quanto ipotizzato
dalla proposta progettuale che prevede:
60.000 mq di nuove superfici industriali con sviluppo
di attività ad elevato contenuto innovativo e tecnologico,
secondo lo studio di fattibilità Nomisma.
30.000 mq di Retail Park, quindi superfici di vendita
organizzata oltre a terziario e servizi relativi.
L’attivazione del consorzio Jesi Cube, costituito da
Università Politencica delle Marche, Comune di Jesi ed
Eridania Sadam, per l’avvio immediato di spin off universitari
propedeutici alla nascita di nuove realtà
imprenditoriali. L’attivazione del progetto Med valorizzazione
sottoprodotti filiera vitivinicole e del progetto
componentistica industriale.
Nell’intento di Nomisma vi è la creazione di un parco
tecnologico e dell’innovazione, sviluppato intorno alle
eccellenze già presenti nell’area, favorito anche da
strutture ed infrastrutture esistenti quali Zipa verde e
Interporto, tenendo presente della buona viabilità e
della vicinanza di porto e aeroporto. Tutte le iniziative
da collocarsi nell’area avrebbero poi un’opportunità in
più, quella della Turbogas che potrebbe fornire elettricità
e calore a prezzi più convenienti. Fra i nuovi insediamenti
industriali da collocarsi nell’area si è anche ipotizzata
la delocalizzazione del Consorzio Agrario e del
Mercato Ortofrutticolo che liberebbero aree urbane di
grande valore che potrebbero essere riqualificate a livello
urbanistico ed architettonico a servizio dei cittadini.
Per quanto concerne il progetto Med si tratta della
valorizzazione commerciale dei sottoprodotti vitivinicoli,
con l’estrazione di polifenoli, che vengono trasformati
in risorsa come valida alternativa allo smaltimento. In
questo modo si coglie l’opportunità di produrre energia
da biomasse non utilizzabili a livello alimentare o mangimistico.
L’attività prevede prima una fase sperimentale
e poi una pilota con la costruzione di prototipi da
23
Manifestazione davanti ai cancelli della
Sadam e una seduta del Consiglio comunale.
riproporre su scala di processo. Un progetto che
potrebbe essere esteso anche ad altri sottoprodotti
derivanti dalla lavorazione delle olive e del pomodoro e
che rimette in gioco il mondo agroalimentare, certamente
il più penalizzato dalla cessazione dell’attività
dello zuccherificio.
Un’idea progettuale valutata interessante ma che
andrebbe verificata e condivisa con le aziende vitivinicole
della Vallesina e le altre imprese del settore oleicolo e
ortofrutticolo che dovrebbero fornire la materia prima.
Il progetto sulla Componentistica industriale deve
ancora essere messo a punto anche se, secondo le analisi
fatte dagli esperti del settore, ha buone prospettive
di riuscita. Va in ogni caso valutata la fattibilità in termini
economici e di mercato. Entrambe le iniziative utilizzerebbero
una struttura già esistente e, quindi, almeno
per la fase sperimentale e pilota, sarebbero immediatamente
attuabili fin da giugno prossimo.
L’investimento complessivo sull’area sarebbe di
circa 67 milioni di euro anche se solo 5,3 milioni di euro
sarebbero destinati ai progetti di sviluppo industriale.
Gli altri verrebbero utilizzati per la lottizzazione e la
costruzione dei centri commerciali, i cosiddetti Megastore.
Per questi ultimi vi è in programma un primo
stralcio di insediamenti di media dimensione, circa 7/8
mila mq, che il gruppo Maccaferri intenderebbe allestire
al più presto chiedendo nei prossimi giorni l’autorizzazione
comunale.
L’incontro in Regione si è chiuso dandosi appuntamento
per il prossimo 18 maggio. Tutti, Regione,
Provincia, Comune e Sindacati, si sono trovati d’accordo
nel valutare la proposta debole e nel chiedere un maggiore
sforzo al gruppo nella ricerca di soluzioni alternative
e, soprattutto, più concretezza nelle proposte di
carattere industriale. Non ci si può fermare ai Megastore,
il territorio ha necessità di iniziative che abbiano una
significativa ricaduta socio-economica ed un impatto più
che positivo sull’occupazione che non si deve fermare
alla rioccupazione del personale ex Sadam.

24 CITTÀ
JESI CITTÀ VERDE
di samanta vecci, foto augusto giglietti
Quanto è verde Jesi? E come, e quando, e da chi vengono
curate le aree verdi esistenti?
La città si estende su una superficie di 107 km 2 , al
suo interno esistono complessivamente oltre 60 ettari
di terreno a prato: 27 giardini scolastici presenti negli
asili nido, nelle materne ed elementari; undici parchi
pubblici (viale Cavallotti, Parco del Cannocchiale, Ventaglio,
Orti Pace, Erbarella, Verziere, via Gallodoro, del
Vallato, Esedra, via M.L.King e via dei Cordai); altri
giardini attrezzati con giochi e panchine, per concludersi
con tutte le aree verdi non attrezzate.
In questi giorni si vedono operai del comune e di
ditte private che provvedono al taglio dell’erba e allora,
per saperne di più, abbiamo rivolto alcune domande
all’agronomo Lucio Rossetti dell’Ufficio Aree verdi del
Servizio opere pubbliche del comune di Jesi.
Può parlarci delle aree verdi jesine?
«Il verde a Jesi non manca. Le aree verdi di cui il
Comune di Jesi si occupa non solo superano i 60 ettari
di estensione, ma sono sempre in aumento con la
nascita di nuovi quartieri e la continua espansione della
Giardini orti Pace e viale
Cavallotti.
Nella pagina a fianco: parco
del Cannocchiale, parco del
Ventaglio, giardini pubblici,
giardinetti di via Erbarella,
giardino della scuola
materna Negromanti.
zona industriale. Prendersene cura è difficoltoso perché
i comuni adesso sono in crisi con i bilanci dopo i ben
noti tagli governativi. In più a Jesi, purtoppo, c’è una
carenza di operatori: molti di coloro che sono andati in
pensione o con contratti a scadenza non sono stati rimpiazzati.
Dei quindici di tre anni fa ne sono rimasti cinque.
Il budget disponibile si è molto ridotto: oggi l’investimento
complessivo da parte dell’Amministrazione
comunale di Jesi per la cura del verde ammonta a 100
mila euro annuali. Occorre quindi fare tutto e bene, ma
sempre con meno risorse».
A che punto è il taglio dell’erba?
«Finora siamo riusciti a mantenere sempre l’erba
delle aree verdi cittadine sotto i 15 centimetri com’è
stabilito. Quest’anno, fino a metà aprile, eravamo un
po’ indietro a causa delle continue precipitazioni che
hanno spesso obbligato gli operatori al taglio manuale
con il decespugliatore, rispetto al più veloce lavoro dei
mezzi meccanici. Negli ultimi giorni comunque abbiamo
ripreso a pieno ritmo e stiamo ultimando. Bisogna
ricordare inoltre che, oltre alle numerose aree verdi,

dobbiamo provvedere anche al taglio dell’erba nel
bordo (circa un metro) di oltre 200 chilometri di strade
extraurbane».
Quante volte viene ripetuta l’operazione?
«In un anno riusciamo a fare due o tre tagli dell’erba
in tutte queste aree».
E la potatura delle piante?
«Con un lavoro durato tre anni abbiamo provveduto
alla potatura ordinaria delle piante di quasi tutte le aree
e viali cittadini, come stabilito dalla legge regionale n. 6
del 2005 che ha passato la competenza dalla Forestale
alle amministrazioni comunali. Il tipo di intervento varia
da pianta a pianta e a seconda delle necessità, comunque
si cerca di fare sempre il minimo indispensabile.
Quando la pianta è troppo a ridosso di edifici, o nel caso
di un ramo pericoloso, si fa un intervento di contenimento.
La potatura oggi non è più pensata come una
capitozzatura (drastica riduzione della chioma), questa
va fatta solo se c’è un pericolo: nel caso in cui l’albero
presenti cariature interne causate magari proprio da
precedenti potature troppo frequenti e invasive che
25
hanno prodotto inserzioni nelle branche dell’albero che
nel tempo potrebbero far cadere la pianta stessa. Solo
nel caso di pericolo per la pubblica incolumità si opera
una potatura di tipo straordinario, cioè drastica».
Come viene operata la manutenzione di tali aree?
«Stabiliamo una scaletta pensata con una certa logica
per agevolare le operazioni, la quale però può subire
variazioni nel caso che i cittadini segnalino degli interventi
che devono essere fatti con una certa urgenza».
Quante persone se ne occupano?
«Oltre ai cinque operatori dipendenti comunali, il
lavoro viene svolto attraverso convenzioni da operatori
di cooperative sociali di tipo B e dai volontari di sette
associazioni che hanno in gestione alcuni giardini di
quartiere, di cui si occupano autonomamente, con ottimi
risultati. Sarebbe bello e utile creare almeno un’associazione
per quartiere da poter affidarle la cura e la tutela
igienica dei giardini presenti, appunto, nel proprio quartiere.
Quelle esistenti stanno facendo veramente un
buon lavoro: in tali aree, ad esempio, il taglio dell’erba
viene effettuato anche 4-5 volte all’anno!»

26 SOCIETÀ
VOGLIO TROVARE UN
SENSO A QUESTA VITA
COME VASCO E BONOLIS
di emanuela corsetti, foto augusto giglietti
Giusto qualche giorno fa, ho letto un articoletto che parlava di un anziano signore, il quale, dialogando con un
medico durante una visita, raccontava che sua moglie, malata da tempo di Alzheimer, non era più in grado di riconoscerlo,
ma lui ogni giorno in questi ultimi cinque anni si recava da lei presso la casa di cura, per occuparsi della
sua colazione; il medico domandava allora “E va ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?” e l’uomo, sorridendo,
aveva risposto “Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei!”
Questo emozionante episodio mi ha fatto riflettere a lungo, e condividerlo con i lettori di Jesi e la sua Valle mi è
sembrata la cosa più giusta da fare, anche perché proprio in questo numero la redazione ha chiamato i cittadini a
porsi una domanda sul “Senso della vita”.
Blocnotes alla mano e Augusto al fianco (e la sua macchina fotografica al collo!) abbiamo chiesto ad alcune persone
ben “Cinque motivi per cui vale la pena vivere”. In fondo le risposte non sono state così sorprendenti, ma
ancora una volta, volendo leggere fra le righe, si intuisce una cosa importante: le persone più felici non sono quelle
che hanno tutto, ma quelle che sanno trarre il meglio da ciò che hanno…
DANIELE E MARIA > Il
figlio che sta arrivando è
sicuramente il motivo più
importante per vivere; poi
ci siamo noi due insieme,
l’amicizia vera, che è
quella più rara e preziosa,
e poi la natura in genere,
compreso il nostro gatto
di sette chili!
DANIELE > Se dico per i figli
è un classico, anche perché
quando arrivano, è giusto che
prendano il primo posto, ma
fino a che non ci sono… Forse
allora per fare esperienze…
certo lavorare non è proprio
l’esperienza più entusiasmante…
Ecco, vorrei vivere
riuscendo a ribaltare il sistema
pensionistico: pensione
da 0 a 50 anni, poi ci si mette
a lavorare. Allora sì che varrebbe
la pena vivere!
MONICA > Il cielo, il sorriso
dei figli, la salute,
ridere molto poi so che fa
bene; ma adesso che ci
penso… anche dormire non
è male, specialmente ora:
ne avrei un bisogno!
AUSILIA > Vale la pena
vivere per la vita stessa,
perché la vita è bella per i
figli, per l’amore, per il
cibo e per i numerosi viaggi
che spero potrò ancora
fare!
SILVANA > Allora, al primo
posto ci sono i figli, poi
i nipoti, quindi i miei cani e
i miei gatti; ma la vita è
bella e va vissuta tutta,
anche con i suoi drammi!
MASSIMO > La famiglia,
sicuramente. Per me è importante
passeggiare nella
natura, le arrampicate in
montagna; ma la vita, bella
o brutta, è la vita: che
c’è da aggiungere?

MARIALAURA > Oddio… è
una domanda importante…
così alla sprovvista? La mia
famiglia, la gratitudine delle
persone, il cielo d’Irlanda,
il ricordo dei miei nonni,
e una cena fra amici!
BARBARA > Ce ne sono
davvero tanti di motivi per
vivere (per fortuna), ma
prima di tutto i figli, l’amore
anche, e sicuramente la
famiglia, ma anche il successo
lavorativo è importante.
GINA > Vale la pena di vivere
per amare, per vedere
tutto quello che c’è
intorno, per dare e per
avere, per l’amicizia; e
vale la pena anche vivere il
dolore, perché è sempre
un insegnamento.
GRAZIANO > Solo cinque?
Allora vediamo: l’affetto della
famiglia e dei figli il primo
motivo; poi sono curioso di
sapere come va a finire questa
Italia; vorrei vedere la
mia città, Jesi, che funziona
in tutto e per tutti; continuare
a contare i denti della
gente mentre ride e poi…
vorrei vedere Juve e Milan
sempre sotto!
SAMUELE > Il motivo più
importante sono i figli, poi
la natura tutta, poter viaggiare,
e poi, perché no?,
mangiare bene!
MANUELA > Il caldo e il
sole del mare, specie dopo
un lungo inverno; andare
alle terme e usufruire di
coccole e massaggi; le mie
sorelle (le adoro!); e naturalmente,
la nutella!
GLI ELENCHI DELLA FELICITÀ
Lo scrittore Roberto Saviano, nella trasmissione Vieni
via con me, e nel libro con lo stesso titolo, ha elencato
le dieci cose per cui vale la pena vivere. Poi ha chiesto,
attraverso il sito di Repubblica, ai lettori di fare altrettanto.
In tanti hanno risposto mostrando che ancora c’è
un’Italia che, malgrado la situazione presente, vuole
credere nel futuro.
Dalle risposte traspare una grande voglia di amare e un
forte senso della famiglia. L’amore degli uomini per la
propria moglie o per la compagna e delle donne per il
proprio partner, l’amore per i figli e per i genitori; l’amore
per la propria terra quando si è lontani e per gli
amici più cari. La voglia di un sorriso che ci mette in
comunicazione con gli altri, il piacere di ridere per curare
un dolore. Ci sono i viaggi, il mare, il sole, i monti,
il cielo stellato, i fiori e i sapori: la cioccolata, la pizza...
Sono decaloghi di persone che non hanno perso la fiducia
in se stessi e negli altri. C’è molta voglia di un paese
migliore, diverso da quello in cui viviamo in questo
momento, non il paese incattivito, egoista in cui ciascuno
bada solo ai fatti propri, un paese in cui ancora
valga la pena di vivere.
FILIPPO > Per la famiglia
che è importante, per la
natura che è bellissima, il
lavoro che è stimolante,
l’Italia che è la mia patria e
infine la musica, perché
sono un ballerino!
NUNZIA > Per i figli! E la
famiglia certo! Ma soprattutto
per la gran voglia di
vivere che ho adesso… oh,
non ce l’avevo neanche a
vent’anni! Del resto, Ammo’
ce so’, tanto vale vive
be’! Giusto?
FEDERICA > Avere dei figli,
essere amati, il tiramisù
di Moreno Cedroni, tutto
quello che mi emoziona… e
le poesie di Natale recitate
dai figli e dai nipotini: perché
anche commuoversi è
un buon motivo per vivere!
NICOLA > Vale la pena di
vivere per amare, per la
mia famiglia, per sentire le
fusa del mio gatto, per
vedere questa povera Italia
come va a finire… e
soprattutto perché, tutto
sommato, fra alti e bassi,
fra allegria e tristezza, la
vita è un dono, la vita è
bella!

28 IMPRESE E TERRITORIO
Conoscenza capillare del mercato e assistenza completa al cliente
di carla troiani
Giovane, ma è già un riferimento nel mercato immobiliare
locale. L’immobiliare Andreoli compie cinque
anni, «un momento importante da condividere con tutta
la squadra e, al tempo stesso, l’occasione per fare un
bilancio con il proposito di andare sempre avanti, continuando
a crescere in professionalità e servizi al cliente».
Lo dice Alberto Andreoli, titolare dell’omonima agenzia,
nell’ufficio in viale del Lavoro, dietro la sua scrivania,
ricoperta da pratiche, fogli e cartine. Jesino, 47 anni,
dal 1999 nel settore della compravendita, decide nel
2006 di mettersi in proprio e aprire la sua prima agenzia
in città a cui si affianca, due mesi dopo, una seconda
sede a Chiaravalle. «Nel campo immobiliare abbiamo
fatto molta strada – spiega Andreoli – tanto da coprire
ora, territorialmente, tutta la Vallesina e spingerci fino
alla costa, verso Senigallia. Il merito di questa espansione
va molto al servizio che offriamo al cliente. Lo
accompagniamo dal primo appuntamento in questi uffici
fino alla firma dell’atto notarile, seguendolo, all’occorrenza,
anche nella valutazione del mutuo, evitando
Andreoli Immobiliare
Viale del Lavoro, 4/g
60035 Jesi (An)
tel. 0731.200752
fax 0731.209830
www.immobiliareandreoli.it
info@immobiliareandreoli.it
così sorprese dell’ultima ora e imprevisti».
Disponibilità, correttezza, rapporto umano verso il
cliente sono per Andreoli alcune delle caratteristiche
che contraddistinguono il lavoro di tutto il suo staff.
«Siamo un’agenzia pratica, concreta, che non fa super
valutazioni, in grado di informare sempre e comunque
il cliente prima che questo prenda una qualsiasi decisione.
Fa parte del nostro dna aggiornarci. Qui non esiste
turn over, ogni collega ha infatti una sua specializzazione,
così da garantire una maggior competenza nel
settore di lavoro». Nelle due agenzie l’attività nel mercato
immobiliare è rivolta soprattutto alla compravendita,
alle stime, alla valutazione dei mutui, agli affitti di
abitazioni nuove o usate, case coloniche, ambienti commerciali
e industriali. Inevitabile la domanda sull’andamento
del mercato, dopo la crisi economico-finanziaria
iniziata nel 2008.
«Dopo un primo rallentamento del mattone – spiega –
ora assistiamo a un certo risveglio e a un leggero movimento
che interessa soprattutto la prima, seconda e

VILLA FABBRO
appartamenti di pregio
in esclusiva con
Andreoli Immobiliare
anche terza casa. Grazie, poi, alla cedolare secca, in
rialzo anche il settore delle locazioni». Bene, per Alberto
Andreoli, il segmento delle case coloniche e dei terreni
agricoli, dove non mancano richieste da fuori regione,
Liguria e Lombardia principalmente, e dall’estero. In
29
aumento poi le richieste di affitti ad uso commerciale:
«Stiamo lavorando con clienti fuori regione per portare
in Vallesina noti brand nazionali».
In crescita anche il mercato verso abitazioni ecocompatibili
«dove, seppur lentamente, si sta facendo
strada una cultura sempre più sensibile al problema».
E spiega. «Certo il settore, nel suo complesso, non è
costante, e le trattative con il cliente sono lunghe.
Affidarsi, però, ad un’agenzia competente è una scelta
importante che dà garanzie sia al venditore sia all’acquirente».
Quindi una analisi su come, nel tempo, sia cambiata
la sua professione. «In passato – dice – all’agente
immobiliare bastava presentare le case. Oggi il nostro
lavoro è diventato più complesso: dobbiamo selezionare
bene gli immobili, gestire le trattative, controllare la
presenza o meno di problemi urbanistici, catastali, ipotecari
e, di conseguenza, provvedere. Occorre conoscere
il mercato e stare sul mercato stesso. Questi
aspetti garantiscono la qualità del lavoro che deve
essere fonte di sicurezza per il cliente. «La nostra competenza
deve essere approfondita e aggiornata, perché,
comunque sia, il mattone rimane una fonte di redditività».
Tra le novità annunciate per l’estate la realizzazione
di un nuovo portale. «Ci siamo resi conto che sul nostro
sito arrivano segnalazioni e richieste di consulenza. Da
qui la necessità di potenziarlo, rendendolo ancora più
facile e immediato, fornendo nuovi servizi come, ad
esempio, informazioni sulle modalità di un trasloco o
sull’attivazione di utenze nel caso di affitti o vendite».
E conclude. «Questo è un modo per stare più vicino
ai nostri clienti, al territorio e alla città, che sosteniamo
anche grazie alle sponsorizzazioni sportive nel calcio
e nel basket».

30 INIZIATIVE
Una
generazione
di infermieri
di gloria fiorentini
Il prossimo 19 maggio ex studenti e docenti festeggeranno,
all’Hotel Federico II, il 40° Anniversario dell’Istituzione
della “Scuola per Infermieri Professionali” di
Jesi. Nata nel 1971 ad opera dell’Ospedale Provinciale
di Jesi, la scuola, fino al 1997, ha avuto il grande merito
di formare una generazione di infermiere ed infermieri
che hanno fatto crescere l’Ospedale di Jesi e, più
in generale, la sanità regionale portando la loro alta formazione
e professionalità in tante strutture della regione,
dove oggi lavorano. Un merito, questo, che va riconosciuto
alle tante persone che, negli anni, hanno lavorato
per raggiungere questo importante obiettivo.
«La scuola per infermieri professionali prepara il personale
infermieristico ad assistere il malato con scienza, coscienza,
amore, dedizione assoluta». Così si esprimeva in un nostro
articolo del 1971 la direttrice della Scuola per Infermieri
Professionali di Jesi Guglielmina Stucchi per spiegare che
cosa fosse la nuova struttura nata da pochissimi mesi ad
opera dell’allora “Ospedale Provinciale di Jesi”.
La Scuola per Infermieri Professionali ha avuto un grande
valore perché ha portato un cambiamento storico radicale
nell’assistenza infermieristica, non solo per quanto riguarda
la qualità professionale, ma anche dal punto di vista culturale
ed etico, dando una nuova impostazione e dignità a
questa professione. Una nuova modalità operativa, che la
generazione di infermiere ed infermieri diplomati a Jesi ha
poi portato in tutti gli ospedali della provincia e della regione,
in cui oggi lavorano, e dove sono stati apprezzati per la
loro professionalità, contribuendo a far crescere non solo
l’Ospedale di Jesi ma anche quelli di tutta la regione.
Istituita in un periodo storico particolarmente felice per
riforme e trasformazioni sociali, la Scuola è rimasta in funzione
fino al 1997, quando la normativa nazionale ha affidato
il compito di formare i professionisti della sanità all’Università.
Ma la formazione fornita dalla Scuola di Jesi, che
proprio quest’anno celebra il quarantennale della sua istituzione,
non ha nulla da invidiare a quella universitaria.
Tutt’altro. Più di mille infermieri si sono diplomati alla Scuola
di Jesi che è stata la “loro” università perché concepita alla
stessa stregua.
In quel periodo era molto sentita l’esigenza di personale
specializzato, non solo a Jesi, dove l’Ospedale era enormemente
cresciuto, ma anche in tutta la regione. L’unica altra
scuola esistente nelle Marche era quella di Ancona, insufficiente,
però, a raccogliere le numerosissime richieste che le
pervenivano ogni anno.
Ad organizzare il primo corso furono: Vittorio Massaccesi,
presidente dell’Ospedale; Guglielmina Stucchi, direttrice;
Margherita Mosconi, vice direttrice; Rita Paudice e Orietta
Lorenzini, caposale. La direttrice, persona molto valida e
di grande esperienza professionale, era stata per lungo
tempo infermiera professionale della Croce Rosse Italiana,
prima, e direttrice della Scuola per infermiere di Roma, poi.
Chiedeva molto impegno e rigore alle sue allieve, che chiamava
“figliole”, perché era la prima ad aiutarle e difenderle
con affetto e rispetto. Contava molto formare prima la per-

sona e poi l’infermiera.
Le regole erano molto rigide. Ad esempio, era obbligatoria
la divisa, era vietato truccarsi, indossare anelli ed altri
accessori. Era rigoroso l’uso del “lei” con tutti. Lo scopo era
quello di valorizzare le persone e le future professioniste.
Anche nello svolgimento della professione erano molte le
regole da seguire. Grazie a questa filosofia, la scuola fin dall’inizio
ha dato una connotazione diversa all’assistenza sanitaria,
sia professionale che etica; questo ha portato ad un
cambiamento progressivo e radicale delle vecchie procedure
ospedaliere, migliorandone e valorizzando le prestazioni.
Sicuramente, specie per i diplomati nei primi anni, le difficoltà
non furono poche perché le resistenze al cambiamento
sono sempre numerose, ma la professionalità, l’impegno e la
serietà dei neo infermieri ed infermiere le hanno superate.
Quella del prossimo 19 maggio presso l’Hotel Federico II di
Jesi sarà una festa che coinvolgerà gli ex studenti e docenti
della scuola oltre a tanti professionisti, medici e rappresentanti
della sanità jesina e regionale. All’iniziativa infatti ha aderito
con entusiasmo un grande numero di persone: anche questo
sta a testimoniare il grande valore che la Scuola per Infermieri
Professionali di Jesi ha avuto per la sanità delle Marche.
LA STORIA
Facendo riferimento ad un articolo pubblicato sulla nostra rivista
nel 1971, ripercorriamo la storia della Scuola per Infermieri
Professionali di Jesi.
La legge sanitaria statale in vigore in quegli anni prevedeva
la figura dell’infermiere professionale, più qualificata e
preparata rispetto all’infermiere generico esistente in quel
periodo. Prevedeva, altresì, che ogni ospedale generale provinciale
avesse annessa una scuola per infermieri professionali.
Per accedere al corso per infermiere professionale non
era sufficiente la licenza di scuola media inferiore come per
gli infermieri generici, ma occorreva un diploma o aver frequentato
almeno il secondo anno di scuola media superiore.
Per la specializzazione di caposala, era comunque necessario
il diploma di una scuola superiore. Occorreva inoltre aver
compiuto il diciassettesimo anno di età. La scuola era aperta
anche agli infermieri generici che volevano ottenere il titolo
di infermiere professionale, ma dovevano sospendere il
lavoro durante il periodo di frequenza ai corsi e sostenere un
esame di ammissione.
31
Da sinistra:
allieve infermiere del
corso anno 1972-73;
gita a casa della
direttrice della Scuola
Guglielmina Stucchi
(1971).
Nella pagina a fianco:
festeggiamenti per
l’inaugurazione della
scuola I.I.P.P.;
le allieve del corso
infermieri
professionali 1975-78;
Margherita Mosconi
crocerossina e neo
laureata in Medicina.
Il corso base durava due anni al termine del quale, con
un esame di Stato, si acquisiva il Diploma di Infermiere
Professionale. Un terzo anno successivo era dedicato alle
varie specializzazioni: per caposala, in assistenza pediatrica,
chirurgica o altre.
La Scuola per Infermieri Professionali di Jesi iniziò il
primo corso il 15 febbraio 1971. Il 19 aprile iniziò per la
prima volta il servizio all’Ospedale civile di Jesi, nel reparto
di Medicina, dove erano state assegnate cinque camere con
venti letti per il tirocinio pratico. Le allieve della scuola lavoravano
il mattino in Ospedale dalle 8 alle 12; il pomeriggio
avevano due, tre ore di lezioni teoriche, per tutta la settimana,
ad eccezione del sabato pomeriggio e la domenica.
Questo per il primo anno di corso, perché già al secondo iniziava
il turno di notte. Accanto a questi ritmi così intensi che
impegnavano mattino e pomeriggio, andava aggiunto il
tempo per studiare. Tempo libero, praticamente, inesistente.
Tutto questo contribuiva senza ombra di dubbio a preparare
le giovani allieve ed allievi ai grandi sacrifici che la professione
di infermiere comporta.
Durante il primo corso le allieve della Scuola di Jesi erano
diciotto, dodici delle quali con il diploma magistrale, una con il
diploma dell’Istituto Tecnico Femminile ed una con la maturità
scientifica. Tutte avevano una valida formazione culturale di
base. Alcune erano di Jesi, altre dei comuni vicini. Per questo
fu istituito dal 1° marzo 1971 un convitto sistemato, in un
primo momento, presso i locali dell’Istituto di suore San Giuseppe
in piazza Pergolesi e poi in locali limitrofi all’Ospedale.
Le lezioni si svolgevano in via Montello, vicino l’Ospedale.
Il corpo insegnante era composto dai medici dell’Ospedale
più il prof. Candela, ufficiale sanitario.
Le allieve dovevano indossare la cuffietta e la divisa bianca,
le scarpe bianche ed il mantello marrone. Non era permesso
alcun accessorio (trucco, anelli, ecc.).
Le difficoltà da superare ed i sacrifici da affrontare per le
giovani allieve ed allievi della scuola erano molti, tali sicuramente
da scoraggiare chiunque non avesse una vocazione
per questa professione. Il lavoro di infermiera non doveva
essere considerato un lavoro da fare “tanto per fare”, ma una
professione di alto contenuto sociale. Questa impronta culturale
e professionale ha sempre contraddistinto la Scuola
per Infermieri Professionali di Jesi.

32 PERSONAGGI
di giovanni filosa
Ginesi, dunque, professore emerito di storia dell’arte, già
ordinario (si legge nel curriculum quel “già”) presso
l’Accademia di Macerata, che ha diretto per cinque anni,
giornalista da oltre mezzo secolo, editore, consulente, scrittore
di saggi fra cui Le Marche e l’Arte del XX secolo.
Atlante degli artisti. per Banca Marche, consulente culturale
di vari Stati, “Benemerito della cultura del Governo
Popolare cinese”, titolare di tutte le onorificenze della
nostra Repubblica, dal 2006 Console Onorario della
Federazione Russa nelle Marche, che lo ha insignito anche
della “Medaglia al merito diplomatico”.
Ecco, questa l’estrema sintesi di tre pagine di curriculum
di un personaggio che ha fatto, e farà ancora, da
scommetterci, la storia della città e che vive, da Cincinnato
o quasi, in uno straordinario casolare che si affaccia sul
convento dei frati di Montelatiere. Sotto la sua barba bianca
perfettamente curata dal fido “Salone Maschile” (lunghezza
massima un millimetro, ma sostanzioso), Armando
ama muovere la curiosità della sua mente e di due occhi
che fissano da una fessura tutto quello che lo circonda.
Abbiamo riletto l’edizione aggiornata del libro recentemente
più discusso. Un trattato, non sempre in fil di fioretto,
di storia, filosofia, critica letteraria e artistica, aneddoti
e personaggi da scoprire e ri/conoscere pagina dopo
pagina. In “Cinquant’anni intorno all’arte. Dalla A alla Z”,
edizioni RB, c’è di tutto, specie tanta arte. Ma, dalle righe,
emerge anche il tuo grande affetto per Jesi, mascherato
qualche volta dall’ironia, dalla satira, dall’ acrimonia…
«Bello questo acrimonia, un termine che non si usa più,
neanche nelle manifestazioni ufficiali! Io direi che il mio
affetto è ammantato più che mascherato, come fai a non
voler bene alla città in cui sei nato?»
L’affetto per
una città…
provincialotta
Armando Ginesi, senza tema di smentite, fa parte dell’arredo urbano, storico
e culturale della città federiciana. Senza Armando, Jesi sarebbe come
Topolino senza Pippo, Orfeo senza Euridice, Isotta senza Fraschini, Belcecchi
senza Olivi.
Come e quanto, eventualmente, le si vuole bene?
«È difficile, è dura da quantificare, e poi non esiste una
ricetta. Però ci aggiungerei i puntini di sospensione».
Perché i puntini? Forse per averla definita abbastanza
provincialotta…
«Ribadisco, lo è. Se prendi i quotidiani, emerge violenta
la verità. Jesi, spiego, va a periodi, lei che è stata la
seconda città della provincia di Ancona. Un esempio? Un
giorno in primo piano c’è la crisi aziendale, poi magari si
passa alla chiusura del Corso, e se ne parla per settimane.
In sostanza ci si appiattisce e si “sparano” in prima pagina
certi eventi addirittura presentati su nove colonne, come
se si fosse in guerra! E se tutto questo sta a significare che
questa città non è provinciale, vuol dire solo che è felice
perché non ha molti problemi».
Torniamo a Jesi. Chi potrebbe essere definito il
più “artista” fra i politici locali?
«Vuoi che ti dica chi è il sindaco, diciamo, più creativo?
Faccio fatica a trovarne. Se parto da Pacì Carotti non ricordo
primi cittadini con tali caratteristiche, e questo è senz’altro
un gran difetto. Ma fino a un certo punto. Jesi, se ci
pensi, dal punto di vista urbanistico non ha subito grandi
scempi. Proprio perché è mancata la creatività. La nostra è
una città che non osa, mentre il creativo osa. Manco uno
tsunami la stimolerebbe…»
E Sgarbi e le dichiarazioni sull’ascensore con le
successive polemiche, cosa stimolano?
«Ho letto recentemente un articolo in cui un architetto
jesino esprime una sua opinione sulle mura di cinta della
città, che sono state “bucate” per collegare le cosiddette
vecchie carceri a non si sa cosa. Lui sembra avercela con
un gruppo di persone che, dice, montano in cattedra, pon-

tificano, per cui forse le metterebbe volentieri dietro la
lavagna, intellettuali e giornalisti che siano. Dice che quelle
mura non sono autentiche. Il tracciato, in realtà, è
medievale, e ripete grosso modo il periodo romano, ma
che poi ci siano punti rifatti perché crollati, è normale,
mica ci potevano lasciare il buco! L’architetto asserisce che
quella parte di mura è del 1948, va bene, e questo vuol
dire che comunque si tratta di una parte ormai storicizzata;
che facciamo, la buttiamo via? Ma quando si parla di
mura, bisogna anche pensare alla tipologia, e la tipologia
dice che non si può mica bucare, queste erano mura difensive.
Questione di estetica, non solo di storia dell’arte».
Comunque il sindaco creativo ancora non l’hai
trovato. E fra gli amministratori?
«Non li conosco proprio».
L’arte puzza, la poesia agonizza. È
un modo di dire?
«Macché, direi invece che è la realtà, è
messa proprio male. Viviamo un momento
in cui la creatività originale è in crisi, malridotta.
Oggi impera il citazionismo, e lo
dice la parola stessa, si cita. E non è una
colpa, beninteso. Jesi? All’inizio anni settanta,
c’era una pericolosa e preoccupante
piattezza nelle cosiddette arti visive. Due
erano gli artisti di riferimento. Edmondo
Giuliani e Mariano Agostinelli, curiosa coppia,
uno molto facoltoso, Agostinelli, e l’altro
che non aveva una lira per far cantare
un cieco. Questa coppia stranissima, che si stimava e faceva
al contempo grandi cagnare, vedeva Giuliani interessante
dal punto di vista lirico, un esempio è la produzione
dei quadri sul fiume Esino, l’altro, più pittore di Giuliani e,
comunque, un personaggio. Mentre l’Europa era sconvolta
dalle neo avanguardie, con una fioritura forse eccessiva di
tendenze, a Jesi ci si palleggiava fra questi due autori,
senza aprire gli occhi, magari non accorgendosi che c’era
la pop art, o qualcosa di molto simile. Poi mi viene in
mente anche Bernardo Bosi. Che, di contro, era costantemente
ossessionato dall’inventare e dal ricercare. Infine,
Orfeo Tamburi, e qui il mondo artistico jesino finiva.
Ricordo una filippica di Agostinelli contro Alberto Burri e la
sua arte, la sua veemenza, lo definì “pittoraccio che prende
a calci le tele e le bruciava”. Ecco, era questa l’atmosfera.
Però c’erano “in fieri” anche i Pennacchietti, i
Collamati, i Teodosi, che facevano sperare. Il bello era che
in quegli anni gli artisti si parlavano fra di loro, si frequentavano,
tutti all’osteria, al caffè, oggi nessuno lo fa più, un
aspetto di tipo sociologico e culturale da approfondire. La
colpa? Del mercato, ovviamente. La scoperta vera dell’artista
che valeva la facevano i galleristi, gente colta che non
c’è più. Poi è arrivato il collezionista, che spesso è un parvenu
che stacca l’assegno».
Prima o poi da tutta questa bruttura tu ti
sei…Consolato o no?
«Bella battuta, ah ah! Io sono convinto che nella vita
sia bello fare esperienze diverse, per non fossilizzarsi.
Questo non vuol dire fare il salto della quaglia, passare dal
mestiere di medico a quella di bugaro, per esempio!
Cambiando hai nuove motivazioni, per forza, e io non
metto mai limiti alla divina provvidenza. Questa “mission”
di Console Onorario della Russia mi stimola, davvero, non
ricopro mica solo una carica onorifica come dice il nome. Il
Il libro “Cinquant’anni
attorno all’arte”.
Sotto: inaugurazione della
dogana dell’interporto di
Jesi e Ginesi insieme a
Letta mentre riceve
l’ordine al merito della
Repubblica italiana.
In basso Armando Ginesi
insieme a Giovanni Filosa.
33
fatto è che la Regione se ne accorge pochino, per fortuna
la Russia sì! Il nostro è l’unico Consolato in Italia che dispone
di una Cancelleria, cioè che compie atti amministrativi
sia per cittadini russi residenti o in transito sia per gli
italiani che debbono contattare la Russia, in ogni modo».
Non sono tutto sommato pessimista, hai detto più
volte.
«Sono, in questo caso, un gramsciano, che al pessimismo
della ragione sostituisce l’ottimismo della volontà.
Sono per la protesta, l’indignazione, non ne sono contento,
ma lo faccio in funzione di cambiamenti…»
Un ottimo autore di cabaret, quello potresti
esserlo…
«Forse meglio, direi, di satira, perché io senza satira
non mi diverto. Anche alle cerimonie ufficiali, dove tocca
andare sempre in giacca e cravatta, dopo dieci minuti
sdrammatizzo, esco dal formalismo, certe risate che è
meglio non te le racconti».
Lo fa anche il nostro premier, le barzellette hanno
fatto il giro del mondo, anzi, lo fanno ancora…
«Ma le mie non sono barzellette, battute invece, anche
se paludate dalla veste ufficiale, sennò come fai a trovare
un antidoto contro il logorio eccetera eccetera??»

“Una vita per la libertà”
Per parlare della figura di Eraclio Cappannini raccontata da
Vittorio Graziosi, occorre partire da quei mesi. Altrimenti, la
sua vicenda, come quella di altri giovani, potrebbe sembrare
una sorta di avventura finita male.
IL LIBRO
Presentato mercoledì 27 aprile al
Teatro Moriconi dall’autore, dall’assessore
Leonardo Lasca, dal consigliere
regionale Enzo Giancarli e da Dino
Mogianesi. Era presente la Famiglia
Cappannini.
VITTORIO GRAZIOSI, Una vita per la
libertà. Il partigiano Eraclio. Storia
liberamente tratta dalla vita di Eraclio
Cappannini, Quaderni del Consiglio
regionale delle Marche, pp. 89, 2011.
LA LETTERA
L’ultima lettera di Eraclio Cappannini è stata pubblicata nel volume Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana,
edito da Einaudi. Il messaggio venne scritto su una busta trovata per caso e trasformata in biglietto. Una mano buona lo fece
arrivare alla famiglia:
Sono il giovane Cappannini Eraclio prigioniero dei tedeschi. Nulla può salvarmi dalla fucilazione. Chi trova il presente è pregato
di farlo avere alla mia famiglia, sfollata da Iesi a Serradei-conti presso il contadino Carbini.
Cari Genitori e Parenti tutti: il mio ultimo pensiero sarà rivolto a voi ed alla mia, alla nostra cara Patria, che tanti sacrifici chiede
ai suoi figli. Non piangete per me, vi sarò sempre vicino, vi amerò sempre anche fuori dal mondo terreno; voi sarete la mia sola
consolazione. Siate forti come lo sono stato io. Salutatemi tutti i miei conoscenti. Vostro per l’eternità Eraclio. Bacioni alla piccola
Maria Grazia. Ringrazio perennemente il latore.
di dino mogianesi
Eraclio nasce a Jesi, l’8 gennaio del 1924. Di tradizione
comunista, trascorre l’adolescenza a contatto con le organizzazioni
fasciste. Nel 1943, ha 19 anni. È chiamato alla armi
non appena terminati gli studi. Il ’43 è un anno cruciale. La

guerra sta andando male. Nel marzo sono iniziati gli scioperi
alla Fiat. Nel giugno, gli anglo-americani sbarcano sulle
isole al sud. Mussolini, con il discorso del bagnasciuga, promette
che gli Alleati mai sbarcheranno in Sicilia. Il 9 luglio,
Eraclio scrive a casa una lettera dalla quale traspare la sua
consapevolezza del momento. Il 10, gli alleati sbarcano in
Sicilia. Il 25, è il 25 luglio: il Gran Consiglio sfiducia Mussolini:
viene arrestato e trasferito sul Gran Sasso. Badoglio è
il nuovo capo del governo.
Eraclio, militare, vive queste ore da Belluno. Apprende
che dal 17 agosto gli Alleati occupano l’intera Sicilia. Pochi
giorni dopo, il 3 settembre, viene firmato l’armistizio. La
radio lo annuncia l’8. L’esercito, senza ordini né capi, si sbanda.
I tedeschi occupano l’Italia. Si registrano le prime forme
di resistenza; reparti militari sono catturati e internati. Si
moltiplicano le bande partigiane in montagna. La settimana
dopo, il 12, un colpo di mano libera Mussolini. Il 18, da
Monaco annuncia la costituzione di quella che sarà la
Repubblica Sociale Italiana. Tra l’altro, annuncia l’eliminazione
dei traditori fascisti e la ricostituzione dell’esercito per
continuare la guerra al fianco dei tedeschi.
A Eraclio si pongono problemi seri: come e dove schierarsi
nel caos dell’Italia di quelle ore? In Piemonte iniziano i
sabotaggi, i rastrellamenti, le prime rappresaglie. Il 27 settembre,
Napoli insorge; a Rocca delle Caminate, si riunisce il
nuovo governo repubblichino. Tra ottobre e novembre gli
avvenimenti accelerano verso il dramma. Eraclio è a Jesi;
cerca rifugi sicuri. I familiari sfollano sotto l’incubo dei bombardamenti.
Nel Meridionale si registrano insurrezioni. Si
costituisce a Milano il primo nucleo operativo delle brigate
Garibaldi. Continuano gli scioperi.
Il 15 novembre, mentre si scatenano rappresaglie in varie
località, viene affisso il bando che richiama alle armi i giovani
nati dal 1910 al ’24. Eraclio Cappannini, del ’24, c’è dentro.
Molti giovani renitenti alla leva si rifugiano in montagna. A
Campegine di Reggio Emilia, il 28 dicembre vengono fucilati i
sette fratelli Cervi. In questi giorni Eraclio si aggrega alla 5ª
Brigata Garibaldi, divenendo capo di stato maggiore. Il reparto
agisce a Serra S. Quirico, Cabernardi, Arcevia.
È il ’44. L’8 gennaio inizia il processo di Verona; due giorni
dopo, il 10, giunge la sentenza di condanna a morte; il
giorno successivo, l’11, l’esecuzione vede giustiziato anche il
genero di Mussolini, Galeazzo Ciano. Gli Alleati risalgono la
penisola. Il 22 gennaio, sbarcano ad Anzio. La lotta si radicalizza.
Le formazioni partigiane compiono azioni sempre più
frequenti e pericolose, sentendo l’appoggio degli Alleati che
non sono lontani. Le truppe tedesche registrano un progressivo
pessimismo sulla loro tenuta; diventano via via più
impaurite e infastidite dalle azioni partigiane. La paura, dall’una
e dall’altra parte, ingigantisce l’odio e la rabbia.
La storia di Eraclio raccontata da Vittorio Graziosi si situa
proprio in quegli 8-9 mesi, tra il settembre del ’43 e gli inizi
di maggio del ’44. I luoghi dei suoi rifugi si trovano tra S.
Apollinare, Cingoli, Serra de’ Conti, Serra S. Quirico, Montecarotto,
Arcevia. Fa effetto leggere questi nomi, perché ci
danno la sensazione che la grande storia passa dentro le
nostre case; la storia non è mai astratta e lontana; ci attraversa.
Lasciamo lo scenario più vasto per entrare nelle pagine
del libro. Perché dentro questi accadimenti storici, si gioca
quella Vita per la libertà. Così, infatti, ha intitolato la sua narrazione
Graziosi, ma avrebbe potuto intitolarla anche la Ba-
35
nalità o la Quotidianità del bene e del male. Dentro le grandi
tragedie, infatti, ci sono le tragedie personali.
In quei mesi – settembre ’43/maggio ’44 – Eraclio Cappannini
gioca la sua partita in una atmosfera di paura e
morte. Un’atmosfera, tuttavia, che conosce gesti di solidarietà
e di pietà. E di un eroismo quasi controvoglia. Gesti semplici
ed eroici, consumati nella banalità del quotidiano.
Graziosi ci racconta questa storia, che a me è venuto di definirla
una sorta di storia lirica. Lui non entra con precisione
nelle pieghe dei singoli avvenimenti o nella grande Storia. Le
tocca, ma non in maniera insistita, anche perché, forse, ritiene
che siano state già raccontate. Sceglie un approccio psicologico.
Cerca di immaginare cosa poteva passare nella mente
e nell’animo di Eraclio e dei suoi compagni in quelle settimane
di vita clandestina. Ce le racconta con quegli andirivieni
tipici del racconto orale, in una sorta di regressione storica,
cercando di far coincidere materia umana e stile narrativo.
L’autore ci racconta la storia di un ragazzo che vuole la
vita, che non ha la retorica del sacrificio. Si trova a doverlo
affrontare il sacrificio, ma perché è lì che si trova a vivere la
sua esistenza. Sceglie la vita e ne sperimenta una pienezza
tale da far presagire il dramma ed un precoce tramonto.
Credo che l’autore abbia scelto questa strada perché sembra
che non ci siano parole per raccontare quella storia dall’esterno.
Perché non ci sono parole sensate per raccontare l’insensatezza.
Ogni parola “sensata” può rischiare di trasformarsi
in una sorta di giustificazione alla follia e alla ingiustizia.
Un altro aspetto da notare è la presenza della campagna,
resa ancora più intensa dalla familiarità dei nomi e dei luoghi.
La campagna, con le sue solitudini e i suoi ritmi, è un
rifugio. La natura sembra diluire la cattiveria degli uomini. La
città è lontana, grande, infida. Ci sono troppi uomini e, quindi,
troppa cattiveria individuale e istituzionale. Anche le
bombe prendono di mira le città: per fare il maggior danno
e ottimizzare gli investimenti della follia umana. Eppure,
saranno proprio la campagna, la montagna, il bosco a tradire
lui e i suoi compagni. Questa natura svela la sua doppia
faccia. Quella natura che esalta la vitalità, la libertà, la ribellione,
cela anche il tradimento, le forze avversarie. Lì si consuma
un tradimento appartato e nascosto come la vergogna.
Il mondo contadino di quei mesi scopre il mondo. Le
nostre campagne sono percorse da eserciti stranieri. E incontrano
l’orrore, la guerra, i soldati, le armi, la violenza…
Improvvisamente, quel mondo perde la propria innocenza.
Molte piccole realtà rurali subiscono rappresaglie inenarrabili.
Dal libro ci viene incontro un Eraclio giovane, legato alla
famiglia e agli affetti, ai fratelli, al suo avvenire di universitario
e di impegno professionale e civile. Nella lettera di quel
9 luglio del ’43 e nell’ultima, austera e straziante, che apparirà
nella raccolta Lettere di condannati a morte della Resistenza
italiana, Eraclio Cappannini ci appare come un giovane
che non vorrebbe uccidere e che, forse, non ha ucciso.
Sembra un combattente suo malgrado, anche se deciso nelle
sue scelte. È un Eraclio che incarna un ideale, consapevole
che la violenza degrada vittime e carnefici. Perché ammazzare
e rischiare di farsi ammazzare a vent’anni cambia l’anima,
brucia dentro.
Il 4 maggio viene catturato in un’imboscata, forse a
seguito di una delazione, che l’autore dà per certa e che
spiegherebbe l’inusitato spiegamento di forze nemiche. Il
mattino dopo, insieme ad alcuni compagni, viene fucilato
sotto le mura di Arcevia.

36 SPORT
Giovanna Fioretti
PASSIONE TENNIS
di fabrizio romagnoli
Giovanna Fioretti con Elisa Di Francisca; al GIOTENNIS Open Modena (marzo 2011) e alla finale Open Foligno (settembre 2009).
«Del tennis mi piace il fatto che sia uno sport individuale:
vincere o perdere in campo dipende da me, è
merito o responsabilità mia. A giocare a tennis ho iniziato
a 8 anni, con un campo estivo. Mi è subito piaciuto
e ho continuato». Non ancora 16 anni, Giovanna
Fioretti di Monsano è studentessa al Liceo Scientifico di
Jesi e promettente giovane tennista. Lo testimoniano
risultati e impegno.
La “peschiamo” al telefono fra un incontro e l’altro
del torneo open cui sta prendendo parte a Piacenza,
che dà seguito a quanto di buono fatto in questo avvio
di 2011 già a Trento e Modena. «Lo scorso anno non è
stato molto buono – ci dice Giovanna –. Un infortunio
alla caviglia ha compromesso gran parte del mio 2010
sportivo. Quest’anno sono partita abbastanza bene e
mi sto impegnando per continuare. Mi alleno tre ore e
mezza al giorno, tutti i giorni, ma quando non c’è scuola
o c’è la possibilità mi alleno un paio d’ore anche la
mattina. Il tennis occupa una buona parte della mia
giornata, la passione con cui lo faccio però fa sì che la
cosa e gli impegni non pesino». L’inizio del 2011 ha
portato Giovanna, figlia di Gianluca e della signora
Pamela, a far bene come detto prima a Trento e poi a
Modena. In entrambe le occasioni, tornei Open nazionali
alla presenza di alcune delle migliori giocatrici del
ranking italiano, la giovanissima tennista di Monsano
con quattro vittorie in altrettanti incontri è riuscita ad
arrivare fino al primo turno del tabellone principale,
traguardo di assoluto valore. E al torneo “S. Antichi”
del Circolo “Discovery Sport Planet” di Modena, contro
la venticinquenne Muratori, per Giovanna c’è quasi
scappata l’impresa di andare avanti, fermandosi solo
davanti al gap d’esperienza in quelli che per lei sono i
primi confronti col tennis di alto livello. «Ho un buon
rovescio e un diritto invece da migliorare e su cui sto
lavorando molto. Il cemento è la superficie su cui mi
trovo meglio. I grandi campioni? Mi piace molto Caroline
Wozniacki, che è brava, giovane e l’attuale numero
uno al mondo, mentre fra gli uomini il mio tennista
preferito è Nadal». Giovanna Fioretti si allena al
Circolo Cittadino seguita dal maestro Gianluca Gigli e
dal prof. Giovanni Galeazzi per la preparazione atletica,
dopo aver iniziato col maestro Massimiliano Albarella al
circolo Mta. Per lei giocare a tennis significa anche girare
molto, per tornei che sono altrettante occasioni di
crescita. «In questo periodo di tornei non ne affronto
molti, c’è la scuola e non posso saltare tanti giorni di
lezioni. In estate invece gioco di più, anche in tornei
all’estero, ed è molto bello: c’è l’occasione di visitare e
vedere posti nuovi e di fare amicizie e conoscenze. Ho
amici in tanti posti diversi». Famiglia e amicizie sono
importanti “compagni di strada” per la giovane Fioretti
nella sua avventura tennistica. «Ai miei familiari piace
che giochi a tennis, vivono bene la mia passione e mi
stanno vicini. In questo momento la mia compagna di
allenamento è Elena Bertoia, una ragazza veneta. In
particolare, sono molto amica con Elena Paolucci, una
mia coetanea di Rimini, conosciuta sui campi da tennis:
spesso lei viene da me ed io salgo da lei, ci frequentiamo
fuori dal campo e ci affrontiamo nei tornei. Fino ad
ora abbiamo giocato contro nove volte, per adesso
stiamo 5-4 per me! Giocare contro ed essere amiche
per noi è facile, siamo tranquille: in campo si va per
vincere, poi alla fine è tutto come prima. E quando
siamo fuori e lontane dai tornei parliamo di tutto, mettendo
da parte anche il tennis».

I GIOVANI SI FANNO ONORE
L’Under 16 della Monte Schiavo e gli Aquilotti classe 2000 dell’Aurora Basket.
di fabrizio romagnoli
Una metà di primavera a cavallo di Pasqua ricca d’appuntamenti
importanti e di risultati di prestigio per lo
sport giovanile. Diverse buone notizie, in quella fase di
stagione in cui i campionati dei grandi vanno verso la
conclusione e appaiono a volte “rifiatare” un po’ prima
di rimettersi in moto per i playoff o per gli ultimi sprint,
sono infatti arrivate negli ultimi tempi dai vivai, con
occasioni di festeggiare e congratularsi con giovani e
giovanissimi protagonisti tanto sul fronte del volley, con
le baby della Monte Schiavo, quanto nel basket coi piccoli
dell’Aurora.
Per la Monte Schiavo ed il G.S. Pieralisi, fra Pasqua
ed il Primo Maggio un titolo regionale conquistato ed un
altro sfiorato, da parte delle formazioni Under 18 ed
Under 16. Le più grandi (Lucia Prosperi, Cecilia
Paladini, Izabela Kus, Giorgia Quarchioni, Valentina Pomili,
Patrizia Vagnarelli, Teresa Paoloni, Prisca Viviani,
Serena Antonelli, Camilla Orazi, Benedetta Fioravanti,
Claudia Mazzarini, Giorgia Chiavatti, Letizia Tartufoli i
nomi delle nuove campionesse regionali della categoria)
hanno battuto nel finale per il titolo le pari età della
Scavolini Pesaro, derby sempre sentito. E così, con il 3-
1 (25-13, 25-20, 21-25, 25-18) maturato nella finale di
Fano, le ragazze allenate da Luciano Sabbatini ed
Elisabetta Bonci hanno fatto il paio col titolo provinciale
già messo in carniere e posto nel palmarès del settore
giovanile rossoblu quello che è il quindicesimo titolo
regionale Under 18, settimo consecutivo centrato in
una categoria in cui il G.S. Pieralisi oramai dal 2000
(con un’unica eccezione nel 2004) va a segno, con
tanto di due scudetti.
«Le nostre ragazze sono state due volte brave – ha
detto del successo il tecnico Sabbatini – ricaricandosi in
24 ore dopo la sconfitta con la prima squadra del saba-
SPORT
37
to precedente la finale e vincendo. In squadra abbiamo
quattro under 16, la bacheca ed i titoli della nostra
società sono stati per noi motivo d’orgoglio più che
pressione, la nostra è una tradizione importante».
Per la Under 16 titolo regionale sfiorato: le ragazze
di Daniele Lucchetti, battute nella semifinale le coetanee
della Officina del Volley ad Ostra per 3-1, si sono
dovute fermare nella finale di Camerino del Primo
Maggio ancora contro la Scavolini, ma cedendo solo
dopo una battaglia agonistica in cinque set (2-3).
Nel basket invece, è stato nell’uovo di Pasqua che
l’Aurora dei baby ha trovato belle soddisfazioni. Su
tutte, il successo dei piccolissimi classe 2000, gli
Aquilotti, nel Memorial Papini di Rimini. Allenata da
Stefano Fava, l’Aurora ha presentato all’appuntamento
una selezione di elementi scelti tra le formazioni aderenti
al progetto Teammates. E sono arrivati un percorso
netto di sole vittorie e il successo in finale su
Ferrara. Riccardo Migliorelli, Filippo Marcantognini,
Nicolò Grillo, Riccardo Cecchini, Giacomo Aloigi, Andrea
Bargnesi, Riccardo Della Rocca, Ruggero Ortenzi, Luca
Massani, Jacopo Bartolucci, Francesco Bellagamba,
Giovanni Moretti e Giovanni Antognoni i piccoli protagonisti
del successo di Pasqua, completato per il vivaio
Aurora dal terzo posto degli Esordienti ’99, guidati in
panchina dal responsabile del settore giovanile arancioblù
Vittorio Fiorentino (stop in semifinale di 8 punti
contro la fortissima Virtus Siena, vittoria nella finalina
sull’Auxilium Torino) e dal secondo della Under 14 di
Claudio Parma, fermata in finale da Marostica, in precedenza
battuta dagli jesini nel girone eliminatorio.
Infine, ancora un altro acuto per il basket baby, con la
vittoria della Under 17 di Rolando Giorgi nel Memorial
“Rudy Terenzi”, in finale sul Palocco Roma.

38 FLASH
Nasce Tvlandia - la tv dei bambini
Nasce una nuova città
virtuale dedicata ai
bambini, il suo nome è
Tvlandia. Dove si trova?
In ogni casa dei
marchigiani… basta
accendere la tv e sintonizzarsi
su Tv Centro
Marche, tutti i venerdì
alle ore 16.30 ed in
replica la domenica
alle ore 20.30. A fare da padrona di casa, Cristiana Pecci,
editrice del nuovo format creato a misura di bambino. Un
prodotto vivace, allegro, dinamico, ma anche didattico e
formativo, un pentolone in cui bollono giochi, candid, esibizioni,
quiz, buffe interviste ecc! C’è anche un Tg condotto
da una giornalista speciale…di certo la più giovane
di tutti i tempi: la piccola Alyssia Franceschino. E non
manca il momento della posta dove vengono mostrate in
tv le letterine e i disegni che arrivano alla redazione di
Tvlandia, poi commentate insieme ad una baby valletta di
appena 5 anni: Nicole Franceschino, in arte Supernicky!
Sito: www.tvlandiaonline.it
Cristiana Pecci con Cristina D’Avena
La vita segreta delle nitticore di Ripa
Bianca
Da alcuni giorni è possibile vedere sull’homepage del sito
della Riserva Ripa Bianca di Jesi (www.riservaripabianca.it)
le immagini di una coppia di nitticore in nidificazione
nella garzaia della riserva stessa. Le immagini sono riprese
da una webcam e registrate con un videoregistratore
per poi essere scelte ed inserite nel sito. Ad oggi sono
stati caricati sul sito quattro filmati che illustrano alcuni
momenti salienti della vita delle nitticore che, dopo un
lungo viaggio dal Nord Africa, arrivano a marzo a Ripa
Bianca, per poi ripartire ai primi di settembre dopo aver
nidificato ed allevato i loro piccoli. Nelle prossime settimane
e nei successivi mesi, fino alla loro partenza, saranno
inseriti sul sito nuovi filmati che documenteranno la
vita delle nitticore di Ripa Bianca.
La Tribuna
A pagina 38 del numero 7 di Jesi e la sua Valle abbiamo
pubblicato una foto d’epoca intitolandola: “La Tribuna”, e
chiedendo se qualcuno avesse informazioni sulla partita
disputata allo stadio comunale jesino. Due lettori ci hanno
scritto. Il signor Arnaldo Santoni ci ha comunicato di
aver riconosciuto il proprio suocero. L’ultimo giocatore in
piedi a destra con una fascia bianca in testa è Mazzinio
Ponzelli. La squadra probabilmente era quella della Fonderia
Guerri. L’avvocato Paolo Marcozzi scrive: “Segnalo
che nella foto pubblicata a pag. 38 del n. 7 di Jesi e la sua
Valle ho riconosciuto mio padre, Prof. Mario Marcozzi, il
primo a sinistra, in prima fila, con una valigetta in mano.
Dal segno di lutto che porta sul bavero della giacca ritengo
di poter datare la foto al 1941-1942. Infatti, mio
nonno (padre di mio padre), Giovanni Marcozzi, comandante
della stazione Carabinieri di Jesi, morì nel 1941
(non conosco la data esatta). Tuttavia, in considerazione
del fatto che, come mi sembra, il lutto si portava per un
anno, del fatto che da settembre a dicembre del 1941
mio padre si trovava in Russia, dove, con i suoi bersaglieri,
era dislocato sul Don (lo so con certezza, perché
sono in possesso dell'epistolario fra lui e mia madre e di
qualche fotografia), nonché del fatto che, nella foto, tutti
sono abbigliati in maniera invernale, essa potrebbe essere
stata scattata nei primi mesi del 1941 o nei primi mesi
del 1942.
I miei genitori si sposarono il 9 gennaio 1943 e mia madre
raccontava sempre del viaggio di nozze al Santuario
della Madonna del Divino Amore, nei pressi di Roma, sotto
i bombardamenti”.
Ringraziamo i lettori per le segnalazioni che ci hanno
inviato.
Unione Italiana delle Chiese Cristiane
Avventiste del 7° Giorno
A partire da lunedì 9 e fino a giovedì 12 maggio, per 4
serate consecutive, al Palazzo dei Convegni, in corso
Matteotti a Jesi, alle ore 19 il pastore avventista Michele
Abiusi condurrà un ciclo di incontri sul tema “Apocalypse
now - Cristo incontra l’angoscia del futuro”. A partire dalla
profezia maya che dà la fine del mondo per l’anno prossimo
2012, e su cui tanto si discute, la riflessione verterà
su cosa insegna l’Apocalisse della Bibbia e su cosa dobbiamo
aspettarci dal futuro, per affrontare al meglio il
2012 e non solo. L’ingresso è libero; ai partecipanti saranno
offerti dei libretti in omaggio.

FARMACIE
Servizio feriale
LUNEDÌ 9 (diurno e notturno) Coppi, MARTEDÌ 10 (diurno e
notturno) Grammercato, MERCOLEDÌ 11 (diurno e notturno)
Comunale 2, GIOVEDÌ 12 (diurno) Martini, (notturno) Coppi,
VENERDÌ 13 (diurno e notturno) Barba, LUNEDÌ 16 (diurno)
Delle Grazie, (notturno) Coppi, MARTEDÌ 17 (diurno e notturno)
Comunale, MERCOLEDÌ 18 (diurno) Cerni, (notturno)
Coppi, GIOVEDÌ 19 (diurno e notturno) Coppi, VENERDÌ 20
(diurno e notturno) Grammercato.
Servizio festivo
SABATO 7 (mattino) Comunale, Cerni, Martini, Barba, Delle
Grazie; (pomeriggio) Comunale, Cerni; (notte) Comunale;
DOMENICA 8 (mattino, pomeriggio) Cerni; (notte) Coppi;
SABATO 14 (mattino) Moretti, Calcatelli, Comunale 2, Coppi,
Grammercato; (pomeriggio) Moretti, Calcatelli, (notte) Coppi;
DOMENICA 15 (mattino, pomeriggio, notte) Calcatelli.
Indirizzi e numeri telefonici delle farmacie
Barba, via Roma, tel. 204579; Calcatelli, via Puccini 5, tel.
56482; Cerni, via Garibaldi, tel. 53793; Comunale, via San
Francesco, tel. 207066; Delle Grazie, corso Matteotti, tel.
209076; Grammercato, via Marconi, tel. 56516; Martini, corso
Matteotti 29, tel. 208842; Moretti, corso Matteotti 13, tel.
209162; Comunale 2, via Ancona, tel. 57656; Coppi, via F.
Coppi 31, tel. 200858.
ANAGRAFE
Nati residenti a Jesi
Massani Mattia, Iwu Emanuel Chukwuemeka, Cirilli Ariel
Alessandra, Bocchini Alessandro, Morchio Corrado, Fiatti
Edoardo, Anselmo Salvatore, Asri Zakaria, Asri Aicha,
Bugatti Francesco, Falaschi Nicola, Paolucci Beatrice,
Quaresima Thomas, Mejri Nouran.
Nati residenti in Vallesina
Illa Edoardo di Rosora, Fioretti Elisa di San Marcello.
Deceduti residenti a Jesi
Ciarmatori Irene di anni 74, Pacioni Lilia di anni 82, Ragni
Edmondo di anni 92, Scorcelletti Lidia di anni 77, Pigliapoco
Bruno di anni 64, Valeri Maria di anni 90, Puerini Patrizia di
anni 56, Zenobi Emerico di anni 85, Franciolini Valdemaro di
anni 80, Chiodi Eugenio di anni 76, Ciarmatori Dino di anni
94, Pasquinelli Santa di anni 98, Baldi Maria di anni 76, Amici
Dino di anni 95, Cingolani Alda di anni 89, Bettarelli Ivo di
anni 83, Sanvini Dino di anni 93, Parasecoli Italo di anni 87.
Deceduti residenti in Vallesina
Ricci Angela di anni 87 di Cupramontana, Damico Anna di
anni 90 di Apiro, Tiranti Luigi di anni 82 di Filottrano, Ricci
Silvano di anni 64 di San Paolo di Jesi, Giaccaglia Avio di anni
82 di Chiaravalle, Rossolini Fernando di anni 87 di Cupramontana,
Meloni Arduino di anni 73 di Castelplanio, Bellagamba
Maria di anni 87 di Chiaravalle, Maldini Orlando di
anni 84 di Maiolati Spontini, Ferazzani Lidia di anni 86 di Cupramontana,
Rossetti Olinto di anni 96 di Montecarotto.
Matrimoni
Senesi Paolo e Rossigno Simonetta, Possedoni Francesco e
Marcozzi Alessia, Giuliani Giorgio e Kaijage Evelyn Kokuhumbya.
AGENDA
n. 06/03/1937 m. 08/05/2009
Nel 2° anniversario
della scomparsa di
ANTONIO LATINI
A tutti coloro che lo
conobbero e l’amarono
perché rimanga vivo il
suo ricordo.
La moglie e i figli
Nel trigesimo della
morte di
DORINA
SCORTICHINI
di anni 95
la ricordano con
immutato affetto
i figli Anna e Valerio,
la nuora, il genero,
i nipoti e pronipoti.
12/11/1918 18/04/2011
EDMONDO RAGNI
la moglie Erina e la
figlia Patrizia lo ricordano
con profondo affetto
a quanti lo hanno conosciuto
ed apprezzato
per le sue doti di
umanità e generosità.
39
Il giorno 15/05/2011 ricorre
il 4° anniversario della
scomparsa di
FIORELLA
PENNACCHIETTI
in TRICCOLI
le figlie Marina e Paola, il
genero e i nipoti la ricordano
con affetto a tutti coloro che
la conobbero e l’amarono.
Ti ricordiamo,
il tuo viso ci quieta.
Ed è già maggio.