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programma di sala - Teatro A. Ponchielli

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giove<strong>di</strong> 6 <strong>di</strong>cembre, ore 20.30 (turno A)<br />

sabato 8 <strong>di</strong>cembre, ore 20.30 (turno B)<br />

<strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

fondazione<br />

Stagione<br />

Lirica<br />

2012<br />

Lucia <strong>di</strong><br />

Lammermoor<br />

<strong>di</strong><br />

Gaetano Donizetti


con il contributo <strong>di</strong>


Lucia <strong>di</strong> Lammermoor<br />

Dramma tragico in tre atti, libretto <strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />

dal romanzo The Bride of Lammermoor <strong>di</strong> Walter Scott<br />

Musica <strong>di</strong> Gaetano Donizetti<br />

Personaggi ed Interpreti<br />

Lucia<br />

Edgardo<br />

Enrico<br />

Arturo<br />

Raimondo<br />

Alisa<br />

Normanno<br />

Ekaterina Bakanova *<br />

Alessandro Scotto <strong>di</strong> Luzio (6)<br />

Francisco Corujo (8)<br />

Serban Vasile<br />

Matteo Falcier (6)<br />

Alessandro Scotto <strong>di</strong> Luzio (8)<br />

Giovanni Battista Paro<strong>di</strong><br />

Cinzia Chiarini **<br />

Alessandro Mundula<br />

* Vincitrice del Concorso As.Li.Co<br />

** Vincitrice categoria Esor<strong>di</strong>ente al Concorso As.Li.Co<br />

<strong>di</strong>rettore<br />

Matteo Beltrami<br />

regia e <strong>di</strong>segno luci<br />

Henning Brockhaus<br />

scene Josef Svoboda<br />

ricostruzione allestimento scenico Benito Leonori<br />

costumi Patricia Toffolutti<br />

coreografie Emma Scialfa<br />

maestro preparatore Federica Falasconi<br />

maestri collaboratori Elisa Montipò, Paola Greco<br />

maestro alle luci Giorgio Martano - maestro ai sovra titoli Sandro Zanon<br />

assistente alla regia Valentina Escobar - <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> scena Danilo Rubeca<br />

figuranti Enrico Bergamasco, Deborah De Bernar<strong>di</strong>, Emanuele Dominioni,<br />

Veronica Gambini, Alessandro Manzella, Mario Quaini, Emilio Romeo,<br />

Alberto Torquati, Vlad Scolari<br />

nuovo allestimento


capo macchinista Luigi Podo - macchinisti Clau<strong>di</strong>o Astolfi, Francesco Podo,<br />

Sergio Guerrieri - capo elettricista Francesco Dramissino<br />

elettricisti Giovanni D’Apolito, Roberto Crose - attrezzisti Federica Bianchini,<br />

Lucia Coppola, Monica Migliore, Sabina Seclì<br />

sarti Antonio iavazzo, Maria Grazia Leaci<br />

truccatrici e parrucchiere Mara Casasola, irene Biffi, Chiara Ra<strong>di</strong>ce, Stefania Crippa<br />

scene Laboratori Fondazione Pergolesi Spontini, Jesi;<br />

Delfini Group, Aprilia; Asten Johnson, Strakonice(Rep. Ceca)<br />

costumi Sartoria Teatrale Arrigo S.r.l, Milano; Cantieri del <strong>Teatro</strong>, Como<br />

attrezzeria Laboratori Fondazione Pergolesi Spontini, Jesi<br />

parrucche Mario Audello, Torino<br />

calzature Epoca s.r.l., Milano - videoproiezioni Service 2 Service, Pesaro<br />

produzione supporti video Mario Spinaci - illuminotecnica Coduri de’ Cartosio, Como -<br />

trasporti Leccese, Brescia<br />

Si ringrazia la Fonzazione <strong>Teatro</strong> Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste per il prestito dei fondografi<br />

CoRo DEL CiRCUiTo LiRiCo LoMBARDo<br />

maestro del coro Antonio Greco<br />

oRCHESTRA i PoMERiGGi MUSiCALi<br />

Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo: <strong>Ponchielli</strong> <strong>di</strong> Cremona,<br />

Grande <strong>di</strong> Brescia, Sociale <strong>di</strong> Como, Fraschini <strong>di</strong> Pavia e del <strong>Teatro</strong> Coccia <strong>di</strong> Novara, Fondazione Pergolesi<br />

Spontini <strong>di</strong> Jesi, <strong>Teatro</strong> dell’Aquila <strong>di</strong> Fermo, <strong>Teatro</strong> Alighieri <strong>di</strong> Ravenna<br />

LE PRoSSiME RECiTE<br />

Pavia, <strong>Teatro</strong> Fraschini, 18 e 19 <strong>di</strong>cembre<br />

Ravenna, <strong>Teatro</strong> Alighieri, 12 e 13 gennaio 2013


Lucia <strong>di</strong> Lammermoor<br />

<strong>di</strong> Gaetano Donizetti (1797- 1848)<br />

Prima rappresentazione: Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 26 settembre 1835<br />

Prima rappresentazione al <strong>Teatro</strong> <strong>di</strong> Cremona: stagione d’autunno del 1838<br />

Ultima rappresentazione al <strong>Teatro</strong> A. <strong>Ponchielli</strong>: stagione 2007<br />

LA TRAMA<br />

L’avvenimento ha luogo in Scozia, parte nel castello <strong>di</strong> Ravenswood, parte nella torre<br />

<strong>di</strong> Wolferag.<br />

L’epoca rimonta al declinare del secolo XVI.<br />

PARTE PRiMA.<br />

La partenza. Atto unico<br />

Presso il castello <strong>di</strong> Ravenswood. Normanno, capo degli armigeri della famiglia Asthon,<br />

incita i suoi a raccogliere notizie sul presunto amante <strong>di</strong> Lucia, sorella <strong>di</strong><br />

Enrico Asthon. Entra quest’ultimo, preoccupato per le sorti delle lotte politiche che<br />

vede contrapposti gli Asthon e i Ravenswood, acerrimi nemici da sempre. Per risollevare<br />

la propria situazione, Enrico vorrebbe che Lucia sposasse il potente Lord<br />

Arturo Buklaw, ma la fanciulla si rifiuta. Interviene Raimondo Bidebent, confidente<br />

<strong>di</strong> Lucia, rammentando quanto Lucia sia ancora afflitta per la recente morte della<br />

madre; a quel punto Normanno manifesta i suoi sospetti su una possibile relazione <strong>di</strong><br />

Lucia con uno sconosciuto, sostenendo che potrebbe trattarsi proprio <strong>di</strong> Edgardo <strong>di</strong><br />

Ravenswood, acerrimo nemico <strong>di</strong> Enrico. Tale sospetto è confermato dalle indagini<br />

degli armigeri <strong>di</strong> Normanno ed Enrico, profondamente a<strong>di</strong>rato, giura <strong>di</strong> spegnere<br />

nel sangue il folle amore della sorella.<br />

Nottetempo, nel parco del castello, Lucia attende Edgardo e confida ad Alisa, sua<br />

damigella, <strong>di</strong> aver visto presso la fontana del parco il fantasma <strong>di</strong> una donna, uccisa<br />

per gelosia da un antenato <strong>di</strong> Edgardo.<br />

Alisa, turbata dal racconto, prega Lucia <strong>di</strong> troncare la relazione con Edgardo, ma la<br />

fanciulla, molto innamorata, si rifiuta. Giunge Edgardo e comunica a Lucia <strong>di</strong> dover<br />

partire a causa delle lotte politiche in cui è impegnato. Prima, tuttavia, vorrebbe<br />

parlare ad Enrico, sperando in una riconciliazione; Lucia lo <strong>di</strong>ssuade, conoscendo<br />

il profondo o<strong>di</strong>o del fratello nei suoi confronti. Al momento <strong>di</strong> separarsi, i due giovani<br />

si scambiano un anello, come solenne promessa <strong>di</strong> fedeltà.<br />

PARTE SECoNDA.<br />

il contratto nuziale. Atto primo<br />

Deciso a far sposare Lucia con Arturo, Enrico inganna la sorella mostrandole una<br />

falsa lettera dalla quale si evince che Edgardo l’ha <strong>di</strong>mentica e si è legato ad un’altra<br />

donna. A quel punto, colta dalla <strong>di</strong>sperazione, Lucia cede alle pressioni del fratello,<br />

cercando conforto nelle sagge parole <strong>di</strong> Raimondo.


Nella <strong>sala</strong> del castello, è tutto pronto per le imminenti nozze. Arturo promette ad<br />

Enrico il suo appoggio e Lucia, <strong>di</strong>sperata, è costretta a firmare il contratto <strong>di</strong> matrimonio.<br />

Improvvisamente irrompe Edgardo, sconfortato e deluso da Lucia: male<strong>di</strong>cendo<br />

gli Asthon, si scaglia contro Enrico ed Arturo, ma interviene Raimondo, che<br />

riesce ad impe<strong>di</strong>re lo scontro.<br />

Atto secondo<br />

É notte e un uragano tormenta la <strong>di</strong>roccata torre <strong>di</strong> Wolferag, <strong>di</strong>mora dei Ravenswood<br />

dopo le usurpazioni degli Asthon. Edgardo, immerso nel proprio dolore, viene<br />

raggiunto da Enrico, che per tormentarlo ulteriormente gli annuncia che Lucia è<br />

stata condotta al talamo nuziale. I due decidono <strong>di</strong> sfidarsi a duello all’alba.<br />

Nel castello <strong>di</strong> Ravenswood, intanto, gli invitati alle nozze proseguono i festeggiamenti<br />

quando irrompe Raimondo con una tragica notizia: Lucia ha perso completamente<br />

la ragione ed ha ucciso Arturo. Sopraggiunge poco dopo, con l’abito sporco <strong>di</strong><br />

sangue ed inizia a delirare su Edgardo e sulle nozze a cui è stata costretta: in preda<br />

alla follia crolla a terra esangue tra la costernazione <strong>di</strong> tutti.<br />

Nel cimitero dei Ravenswood, Edgardo attende Enrico, dal quale si farà uccidere,<br />

non potendo sopportare <strong>di</strong> vivere senza Lucia. Tuttavia, quando apprende che Lucia<br />

è morta delirante, si pugnala sperando <strong>di</strong> ricongiungersi in cielo con l’amata.


“Ma nessuno al mondo l’aveva amata<br />

<strong>di</strong> un amore simile a quello”<br />

Nel titolo l’amara constatazione <strong>di</strong> Emma, alias la Madame Boravy <strong>di</strong> Gustave Flaubert,<br />

che, durante una rappresentazione della versione francese <strong>di</strong> Lucia <strong>di</strong> Lammermoor<br />

<strong>di</strong> Gaetano Donizetti, si immedesima fin nel profondo <strong>di</strong> se stessa con la<br />

protagonista dell’opera. D’altronde, “anche Emma avrebbe voluto fuggire dalla vita,<br />

involarsi in un abbraccio d’amore”.<br />

Da questa semplice citazione e tenendo presenti poche date, si può evincere quanto<br />

esteso sia stato, fin dai primi anni, il successo dell’opera <strong>di</strong> Donizetti: Lucia debuttò<br />

al <strong>Teatro</strong> San Carlo <strong>di</strong> Napoli nel 1835 e già tra il 1836 e il 1839 fu più volte replicata<br />

in tutti i principali teatri italiani e in moltissimi teatri europei, oltre a venir<br />

rielaborata per la versione francese (1839) a cui assiste Emma Bovary nel romanzo<br />

<strong>di</strong> Flaubert, pubblicato nel 1857.<br />

Tale imme<strong>di</strong>ato successo, tuttavia, non deve stupire: Lucia <strong>di</strong> Lammermoor “è una<br />

vera trage<strong>di</strong>a romantica” che “toccò profondamente la sensibilità del pubblico contemporaneo”<br />

(William Ashbrook) grazie ad una serie <strong>di</strong> elementi particolarmente<br />

apprezzati e approfon<strong>di</strong>ti dal clima culturale del primo Romanticismo. Passioni travolgenti<br />

e contrastate, ambientazione goticheggiante evocata da castelli <strong>di</strong>roccati<br />

ed apparizioni <strong>di</strong> fantasmi, il predominare <strong>di</strong> un’atmosfera notturna e misteriosa<br />

sono tutti elementi tipici “<strong>di</strong> quel melodramma romantico italiano “1830” che Lucia<br />

esprime forse meglio <strong>di</strong> qualsiasi altra opera” (Rodolfo Celletti) e che assicurarono<br />

il successo della nuova opera del compositore bergamasco.<br />

Un contributo non in<strong>di</strong>fferente a tale trionfo, oltre che dal linguaggio musicale<br />

donizettiano imme<strong>di</strong>ato, veemente e struggente allo stesso tempo, fu certamente<br />

assicurato dal libretto che Salvatore Cammarano trasse dal romanzo The bride of<br />

Lammermoor (1819) <strong>di</strong> Walter Scott. Cammarano operò un abile lavoro <strong>di</strong> sintesi<br />

e semplificazione, donando così alla vicenda “un singolare <strong>di</strong>namismo e un taglio<br />

prettamente melodrammatico”, soprattutto riducendo il numero dei personaggi o<br />

rimaneggiandone certe caratteristiche, obbedendo così “a certe formule tra<strong>di</strong>zionali<br />

del teatro musicale” (Rodolfo Celletti).<br />

Oltre agli elementi sopra citati strettamente connessi alla sensibilità e al milieu culturale<br />

del primo Romanticismo, in Lucia <strong>di</strong> Lammermoor è prevista anche una<br />

“scena <strong>di</strong> pazzia”, vero e proprio topos (tema/luogo comune) dell’opera italiana,<br />

utilizzato da molti compositori fin dall’epoca barocca (alcuni esempi: Orlando <strong>di</strong><br />

Händel (1733), Nina, o sia La pazza per amore <strong>di</strong> Paisiello (1789/90); o ancora:<br />

Il Pirata (1827) e I Puritani (1835) <strong>di</strong> Bellini, allora in <strong>di</strong>retta competizione con<br />

il collega bergamasco) e spesso dallo stesso Donizetti (Emilia <strong>di</strong> Liverpool (1824),<br />

Torquato Tasso (1833), Linda <strong>di</strong> Chamounix (1842)) che, tra l’altro, morì in stato<br />

<strong>di</strong> demenza per una degenerazione cerebro-spinale causata dalla sifilide.<br />

Dunque, la follia come topos operistico tra i più celebrati e con alcune caratteristiche<br />

riconoscibili in molti melodrammi italiani. Seguendo un’analisi fatta dal musi-


cologo Emilio Sala, tra i tratti caratteristici delle pazzie operistiche c’è sicuramente<br />

l’imagerie, ovvero l’immagine tipica con cui si presenta la pazza (solitamente “pazza<br />

per amore”). Così, “sarà per le bianche vesti, per il pallore del volto, per lo sguardo<br />

impietrito, per le chiome neglette, per il procedere lento e assorto…ma le pazze del<br />

teatro lirico paion tutte dalla tomba uscite. La loro è un’apparizione tanto temuta<br />

quanto attesa”. Le pazze per amore vedono ombre che non esistono, odono suoni<br />

che nessun altro può u<strong>di</strong>re e tutto ciò riguarda “il primo impatto, il momento magico<br />

della loro epifania”, cioè la scena (da qui la definizione <strong>di</strong> “scena <strong>di</strong> pazzia”)<br />

che precede l’aria in cui il delirio <strong>di</strong>viene ancora più esplicito. Di solito questa esplicitazione<br />

si avvale <strong>di</strong> uno specifico proce<strong>di</strong>mento musicale, anch’esso caratteristico<br />

nelle scene <strong>di</strong> follia, il motivo <strong>di</strong> reminiscenza, ovvero la ricomparsa <strong>di</strong> alcuni frammenti<br />

tematici e melo<strong>di</strong>ci u<strong>di</strong>ti in precedenza nell’opera e quin<strong>di</strong> imme<strong>di</strong>atamente<br />

riconoscibili. Infatti, “le pazze per amore riesumano continuamente nei loro deliri<br />

i momenti lieti del passato, ritornano ossessivamente agli eventi traumatici che le<br />

hanno sconvolte. Il tema ossessivo per eccellenza è quello delle nozze”, esattamente<br />

come accade in Lucia dove il motivo <strong>di</strong> “Verranno a te sull’aure” (duetto tra Lucia<br />

ed Edgardo, atto I) viene riproposto durante la cadenza finale <strong>di</strong> “Ardon gli<br />

incensi”, l’aria <strong>di</strong> Lucia contenuta nella “scena della pazzia”. “Una cadenza in cui<br />

la voce <strong>di</strong> Lucia raggiunge uno straniamento totale, <strong>di</strong>venta […] un soffio gelido e<br />

sottile che si sdoppia nel suono <strong>di</strong> un flauto immaginario”. Allora, come sostiene<br />

Ashbrook, “Donizetti ha scritto un’opera che non è semplicemente l’occasione <strong>di</strong><br />

uno sfoggio virtuosistico per un soprano leggero ma che ha anche e soprattutto una<br />

grande profon<strong>di</strong>tà drammatica e psicologica […]”.<br />

Così non dovette forse pensarla Fanny Tacchinar<strong>di</strong> Persiani, prima straor<strong>di</strong>naria<br />

interprete del ruolo <strong>di</strong> Lucia, che, in quanto prima donna e title role (ruolo del<br />

titolo), pretendeva che l’opera si concludesse proprio con la sua grande scena ed<br />

aria. Donizetti, tuttavia, rimase fermo sulla prevista impostazione del melodramma,<br />

con la conclusione affidata ad Edgardo (alla prima il celebre tenore Gilbert Louis<br />

Duprez) e al suo struggente suici<strong>di</strong>o sulle tombe degli avi così che “il Nume in ciel”<br />

potesse ricongiungerlo quanto prima alla sua amata. E, forse, la Tacchinar<strong>di</strong> Persiani<br />

aveva ragione <strong>di</strong> voler terminare essa stessa l’opera…<br />

“Passarono sul marciapiede alcune persone che uscivano dallo spettacolo canticchiando<br />

o urlando a squarciagola: O bell’alma innamorata!” (Madame Bovary, Gustave<br />

Flaubert).<br />

(testo a cura <strong>di</strong> Vittoria Fontana)


Ristu<strong>di</strong>are un Capolavoro<br />

<strong>di</strong> Matteo Beltrami<br />

Ci si interroga spesso su cosa voglia <strong>di</strong>re ‘filologia’. Se lo chiedono gli artisti, il<br />

pubblico, la critica, ognuno partendo dal proprio punto <strong>di</strong> vista e proiettando inevitabilmente<br />

desideri e presunte priorità. L’artista-interprete non ha a che fare solo<br />

con l’esito <strong>di</strong> un lavoro, ma anche con il modo <strong>di</strong> procedere nel corso dello stu<strong>di</strong>o e<br />

della preparazione. Per questo può chiedersi cosa significhi ‘atteggiamento filologico’<br />

e non solo ‘filologia’.<br />

Può chiedersi se sia meglio congelare e riproporre soluzioni luminose ed efficaci, ma<br />

frutto <strong>di</strong> situazioni passate, o tentare <strong>di</strong> creare un modus operan<strong>di</strong> in cui lo stu<strong>di</strong>o<br />

si possa fondere con il piacere della ricerca con<strong>di</strong>visa e la serietà dell’analisi non<br />

precluda necessariamente l’entusiasmo della creatività.<br />

Era prassi nell’opera italiana del ’700 e ’800 poter contare su alcuni margini <strong>di</strong><br />

libertà per assecondare e valorizzare le peculiarità degli interpreti in variazioni e<br />

cadenze. E c’è in Lucia un’occasione particolarmente famosa e generosa per farlo:<br />

la cadenza della pazzia della protagonista. La versione che siamo abituati a sentire,<br />

cristallizzata in uno scambio <strong>di</strong> virtuosismi, scale, trilli e arpeggi tra soprano e<br />

flauto, o glassarmonica, è solo una delle possibilità che sono state messe a punto e<br />

praticate in passato. Ce ne sono molte altre <strong>di</strong> cui è rimasta testimonianza. E ci sono<br />

tutte le infinite possibilità <strong>di</strong> crearne <strong>di</strong> nuove. Noi ne proporremo una. E sarà il<br />

momento in cui assumerà maggiore evidenza <strong>di</strong> risultato lo spirito che ha in realtà<br />

caratterizzato tutto il lavoro <strong>di</strong> questa produzione: ristu<strong>di</strong>are un capolavoro noto,<br />

analizzarlo insieme, entusiasmarci nel riscoprire le meraviglie <strong>di</strong> quest’opera e creare<br />

qualcosa <strong>di</strong> nuovo dove era consuetu<strong>di</strong>ne, se non obbligo, farlo.


Le deformazioni dell’anima<br />

<strong>di</strong> Henning Brockhaus<br />

Lucia <strong>di</strong> Lammermmor, l’opera che trionfò e appassionò il suo pubblico fin dal debutto<br />

al <strong>Teatro</strong> San Carlo <strong>di</strong> Napoli nel 1835 è il risultato <strong>di</strong> un’intensa e proficua<br />

collaborazione tra il librettista Salvatore Cammarano e Gaetano Donizetti.<br />

Il libretto è ispirato al romanzo storico <strong>di</strong> Sir Walter Scott, The Bride of Lammermoor.<br />

Siamo nel Me<strong>di</strong>oevo scozzese al tempo della Guerra delle Rose e della guerra tra due<br />

clan: quello degli Ashton (la famiglia cui appartengono Enrico e Lucia), e quello<br />

dei Ravesnswood <strong>di</strong> cui fa parte Edgardo, l’amante della protagonista costretta a<br />

sposare Arturo Bucklaw per salvare il proprio fratello ormai prossimo alla rovina.<br />

È una storia <strong>di</strong> potere che vede protagonisti uomini guerrieri coinvolti in continue<br />

violenze e questo stesso mondo <strong>di</strong> violenza maschile opprime, schiaccia l’innamorata<br />

Lucia, appena orfana <strong>di</strong> madre, salvata dall’amato Edgardo da un letale violento<br />

toro. Nella maggior parte dei numerosi allestimenti dell’opera che sono stati proposti<br />

sui palcoscenici <strong>di</strong> tutto il mondo, Lucia è pre<strong>di</strong>sposta alla follia fin dalla prima<br />

entrata. Io non la credo affatto folle fin dal principio, ma al contrario una persona<br />

piena <strong>di</strong> emozioni giuste, umane, sane.<br />

Lucia è in pieno possesso della sua vita empatica, ammette il dolore, conosce l’amore<br />

e lo vive emozionalmente, la gioia che Donizetti sottolinea con tutta l’introduzione<br />

dell’arpa, le angosce più profonde del nostro essere e, contrariamente a suo fratello,<br />

lei vive queste emozioni. Enrico è morto in quanto o<strong>di</strong>a se stesso e gli altri, segue<br />

esclusivamente le logiche del potere ed è quin<strong>di</strong> determinato dall’esterno, non ha<br />

una vita interiore come Lucia.<br />

La musica <strong>di</strong> Donizetti fa emergere <strong>di</strong> battuta in battuta una <strong>di</strong>fferenza evidente e<br />

abissale tra il mondo femminile <strong>di</strong> Lucia fatto <strong>di</strong> un susseguirsi continuo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

sentimenti, amore ed emozioni e quello unilaterale maschile dove trionfano quasi<br />

unicamente la smania <strong>di</strong> potere, <strong>di</strong> guerra (quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione) e l’o<strong>di</strong>o. Le musiche<br />

del mondo <strong>di</strong> Enrico sono spesso marce o musiche cupe. Enrico è infelice, o<strong>di</strong>a<br />

se stesso, non conosce l’amore, non ha una donna, non soffre per la morte della<br />

madre e ne parla soltanto in una battuta cinicamente. Si potrebbe anche <strong>di</strong>re che ciò<br />

che sembra essere normale sia in realtà la vera follia. Enrico, Raimondo, Normanno<br />

e in parte anche Edgardo sono personaggi deformati con gran<strong>di</strong> mancanze emotive.<br />

Lucia rimane sorpresa e quasi scioccata dal primo incontro con l’amato Edgardo:<br />

si frequentano da molto tempo anche se <strong>di</strong> nascosto, ma finora non lo aveva mai<br />

conosciuto come uomo <strong>di</strong> potere, e ignorava il suo o<strong>di</strong>o. La protagonista viene poi<br />

condotta alla follia da giochi <strong>di</strong> potere e inganni ad esso legati. Il culmine dell’opera<br />

è la famosa scena della follia che viene sempre rappresentata seguendo i clichées <strong>di</strong><br />

quello che noi pensiamo sia folle con strani gesti e atteggiamenti secondo me gratuiti<br />

che non arrivano in nessun modo al vero nucleo <strong>di</strong> quanto accade con Lucia. È sorprendente<br />

che Cammarano e Donizetti la facciano parlare <strong>di</strong> Edgardo pur avendo<br />

appena assassinato Arturo. Lucia assassina parla con amore <strong>di</strong> Edgardo. Per me c’è


una sola spiegazione a questa scelta drammaturgica: in verità Lucia è stata spinta<br />

alla schizzofrenia. Si è ribellata ai giochi <strong>di</strong> potere esterni a lei, ammazzando Arturo<br />

per salvare dentro <strong>di</strong> sé la sua vera vita emozionale, cioè l’amore verso Edgardo.<br />

Nella mia lettura Lucia arriva in scena con il cadavere <strong>di</strong> Arturo, ma per lei questo<br />

morto <strong>di</strong>venta in una proiezione psicologica il simbolo del suo amore per Edgardo.<br />

Tutta la scena (come <strong>di</strong>mostra la musica) è piena d’amore. Tutti rimangono scioccati<br />

e quasi pietrificati (Donizetti non fa più cantare né il coro né Raimondo): Lucia<br />

riesce a realizzare il suo vero amore solo con il morto Arturo. Allora come oggi<br />

l’eccessiva smania <strong>di</strong> potere porta a una deformazione dell’anima che può rivelarsi<br />

causa <strong>di</strong> follia. La nostra storia recente è piena <strong>di</strong> psicopatici e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che si<br />

sono consegnati al potere. In questo senso Lucia <strong>di</strong> Lammermoor risulta ancora<br />

attuale e contemporanea.


Matteo Beltrami<br />

Diplomato in violino al Conservatorio <strong>di</strong> Genova e in <strong>di</strong>rezione d’orchestra al Conservatorio<br />

G. Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, debutta a vent’anni come <strong>di</strong>rettore a Genova eseguendo Il trovatore.<br />

Nel 2004 è chiamato a <strong>di</strong>rigere Il matrimonio segreto con l’Orchestra Sinfonica ‘G.<br />

Gavazzeni’, della quale <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>rettore ospite. Nello stesso anno è finalista con speciale<br />

valutazione <strong>di</strong> merito al Concorso per giovani <strong>di</strong>rettori d’orchestra della Comunità Europea<br />

‘F. Capuana’.<br />

Nel 2005 <strong>di</strong>rige una serie <strong>di</strong> concerti con l’Orchestra Sinfonica Gavazzeni e l’Orchestra de<br />

I Pomeriggi Musicali. Nell’autunno 2005 <strong>di</strong>rige La traviata allo Staatsoper <strong>di</strong> Stoccarda.<br />

Nel 2006 Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia a Shanghai con le maestranze del <strong>Teatro</strong> Carlo Felice <strong>di</strong><br />

Genova, Rigoletto a Mantova, L’elisir d’amore a Montpellier e Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia in una<br />

nuova produzione del Circuito Lirico Lombardo. Dirige La Cenerentola al Festival Spoleto/<br />

Charleston e La me<strong>di</strong>um <strong>di</strong> Menotti e Gianni Schicchi nel Circuito Lirico Lombardo, dove<br />

torna poi per La voix humaine e I pagliacci, <strong>di</strong>ttico che interpreta anche nei Teatri Pergolesi<br />

<strong>di</strong> Jesi e Comunale <strong>di</strong> Ferrara con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Dirige poi Il barbiere<br />

<strong>di</strong> Siviglia a Ravenna, cui segue Il campanello <strong>di</strong> Donizetti a Fano. Debutta a Dresda<br />

in Rigoletto, alla Fenice ne L’elisir d’amore e a Darmstadt in Nabucco. Ha <strong>di</strong>retto La bohème<br />

alla Fenice, La me<strong>di</strong>um e Gianni Schicchi a Trieste e Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia nel Circuito Lirico<br />

Lombardo.<br />

In concerto, <strong>di</strong>rige <strong>di</strong>versi programmi vocali con solisti quali Jonas Kaufmann (a Monaco<br />

<strong>di</strong> Baviera e Amburgo), Egils Silins con l’Orchestra Filarmonica Lettone (a Riga), Fiorenza<br />

Cedolins (a San Pietroburgo con la Filarmonica), Bruno De Simone (al <strong>Teatro</strong> San Carlo<br />

<strong>di</strong> Napoli), al Ver<strong>di</strong> Festival <strong>di</strong> Parma, al <strong>Teatro</strong> Filarmonico <strong>di</strong> Verona, al <strong>Teatro</strong> Bellini <strong>di</strong><br />

Catania.


Henning Brockhaus<br />

Nato a Plettenberg in Germania, dopo una carriera promettente come clarinettista, frequenta<br />

la Freie Universität <strong>di</strong> Berlino, dove stu<strong>di</strong>a psicologia, filosofia e scienza del teatro,<br />

seguendo contemporaneamente come assistente volontario alla regia <strong>di</strong>verse produzioni alla<br />

rinomata Volksbühne Berlin DDR, al Berliner Ensemble e alla Staatsoper <strong>di</strong> Berlino. L’incontro<br />

nel 1975 con Giorgio Strehler segna il suo orientamento definitivo verso la regia. In<br />

seguito <strong>di</strong>viene assistente e stretto collaboratore del fondatore del Piccolo <strong>Teatro</strong> <strong>di</strong> Milano.<br />

La collaborazione con Strehler è proseguita anche al <strong>Teatro</strong> alla Scala <strong>di</strong> Milano con Lohengrin,<br />

due riprese <strong>di</strong> Die Entführung aus dem Serail, Simon Boccanegra, Don Giovanni<br />

e Le nozze <strong>di</strong> Figaro. Dal 1984 al 1989 è stato drammaturgo e regista stabile al Théâtre de<br />

l’Odéon, Théâtre de l’Europe a Parigi. Nel 1989 <strong>di</strong>viene drammaturgo stabile per il Progetto<br />

Faust e lavora per l’Unione dei Teatri Europei.<br />

Le sue più importanti regie degli anni successivi sono state I sette peccati capitali <strong>di</strong> Bertold<br />

Brecht e Kurt Weill, protagonista Ute Lemper al Schauspielhaus <strong>di</strong> Düsseldorf, Clavigo<br />

allo Schauspielhaus <strong>di</strong> Zurigo, Biedermann und <strong>di</strong>e Brandstifter <strong>di</strong> Max Frisch e La buona<br />

madre <strong>di</strong> Goldoni ad Anversa. Ma fra i suoi successi più acclamati dalla critica, La traviata,<br />

Rigoletto, Lucia <strong>di</strong> Lammermoor, Attila e Madama Butterfly al Macerata Opera Festival,<br />

Otello al <strong>Teatro</strong> Comunale <strong>di</strong> Bologna, La traviata, Macbeth ed Elektra all’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />

Hanno conquistato il Giappone le sue produzioni <strong>di</strong> Traviata a Nagoya, Faust, Lucia <strong>di</strong><br />

Lammermoor ed il Macbeth a Tokyo, il quale ha ricevuto il pregiatissimo primo premio<br />

della critica giapponese. Nel 1993 per La traviata e nel 2003 per El Cimarrón <strong>di</strong> Henze<br />

riceve a Macerata il Premio Abbiati (Premio della critica musicale italiana).<br />

Affianca alla lunga e prestigiosa carriera uno spiccato interesse verso l’attività <strong>di</strong>dattica che<br />

lo vede docente <strong>di</strong> regia all’I.U.A.V. <strong>di</strong> Venezia e dal 2004 all’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong><br />

Macerata.<br />

Nel 2004 fonda la Bottega del <strong>Teatro</strong> Musicale, prima scuola italiana a livello internazionale<br />

<strong>di</strong> regia del teatro musicale. Nel 2005 per il Festival Pergolesi Spontini mette in scena lo<br />

spettacolo Vanne, carta amorosa e nel 2006 Turandot a Caracalla per l’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />

Firma la regia <strong>di</strong>: Turandot al New National Theatre <strong>di</strong> Tokyo (2007), The Emperor Jones<br />

al <strong>Teatro</strong> delle Muse Ancona (2008), Il prigionier superbo al <strong>Teatro</strong> Pergolesi Spontini <strong>di</strong><br />

Jesi per il Festival Pergolesi Spontini (2009), Traviata al NCPA National Centre for the<br />

Performing Arts <strong>di</strong> Pechino (2010 e 2011). Nel 2011 è regista de La serva padrona <strong>di</strong> Pergolesi<br />

e <strong>di</strong> Atto senza parole <strong>di</strong> Beckett per il Festival Pergolesi Spontini.<br />

Tra gli impegni del 2012, Jakob Lenz al <strong>Teatro</strong> Comunale <strong>di</strong> Bologna, Traviata al <strong>Teatro</strong><br />

Massimo <strong>di</strong> Palermo e all’Arena Sferisterio <strong>di</strong> Macerata, Macbeth al <strong>Teatro</strong> Pergolesi, al <strong>Teatro</strong><br />

Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, al Carlo Felice <strong>di</strong> Genova.


<strong>Teatro</strong> Amilcare<br />

Consiglio d i AmministrAzione<br />

Oreste Perri, Presidente<br />

Vito Zucchi, Vicepresidente<br />

Walter Berlini, Elisabetta Carutti<br />

Renzo Zaffanella, Consiglieri<br />

Co l l e g i o d e i re v i s o r i<br />

Renzo Rebecchi, Presidente<br />

Giovanni Costa e Andrea Ferrari, Revisori effettivi<br />

Alessandra Donelli e Alessandro Tantar<strong>di</strong>ni, Revisori supplenti<br />

Angela Cauzzi, Sovrintendente


<strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

fondazione<br />

fondazione<br />

<strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

Fo n d A t o r i<br />

so s t e n i t o r i<br />

Benemeriti<br />

Promotori<br />

Or<strong>di</strong>nari<br />

Vito Zucchi<br />

Fondazione<br />

Arve<strong>di</strong> Buschini<br />

Centro <strong>di</strong> Musicologia<br />

Walter Stauffer<br />

Società E<strong>di</strong>toriale Cremonese S.p.A.<br />

AEM-CoM s.r.l. - A.F.M. <strong>di</strong> Cremona (Azienda Farmaceutica Municipale) S.p.A.<br />

ARCAR s.p.a. - Associazione Costruttori ANCE Cremona<br />

Cesini Due <strong>di</strong> Cesini G. e M. S.n.c. - Comune <strong>di</strong> Castelvetro Piacentino<br />

Euroresin CTC s.r.l. - Fantigrafica s.r.l. - Giuliana Guindani<br />

Guindani Viaggi - Maglia Club s.r.l. - Nuova oleo<strong>di</strong>namica Bonvicini s.r.l.<br />

Relevés articoli per la danza - Seri Art s.r.l.


Info:<br />

Fondazione <strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

Corso Vittorio Emanuele II, 52 - 26100 Cremona<br />

Segreteria 0372.022.010/011<br />

Fax 0372.022.099<br />

Biglietteria 0372.022.001/002 (ore 10.30 - 13.30 e 16.30 - 19.30)<br />

Biglietteria on-line: www.vivaticket.it<br />

e-mail: info@teatroponchielli.it<br />

www.teatroponchielli.it<br />

Progetto grafico: Corrado Testa - Testa Consulenti & Creativi Pubblicitari<br />

Esecutivi <strong>di</strong>gitali: Service Lito (Persico Dosimo - CR)<br />

Stampa: Fantigrafica (Cremona)

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