01.06.2013 Views

madreterra numero 10 - ottobre 2010 - Madreterranews.it

madreterra numero 10 - ottobre 2010 - Madreterranews.it

madreterra numero 10 - ottobre 2010 - Madreterranews.it

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

di Attilio Scarcella<br />

Chi di noi non ha percorso, attraverso<br />

lo sguardo della memoria,<br />

episodi ed immagini della<br />

propria infanzia?<br />

Ebbene, dirigere il nostro cammino<br />

verso l‘ascolto della memoria è come<br />

orientare il viaggio verso l’ascolto di<br />

noi stessi. Perché lo sguardo della<br />

memoria è quella dimensione silenziosa<br />

che ripassa tutta quanta la nostra<br />

esistenza e con la quale cerchiamo<br />

di penetrare il nostro vissuto interiore<br />

scavando dentro di noi. Il che<br />

cost<strong>it</strong>uisce, oltre la narrazione delle<br />

nostra v<strong>it</strong>a, anche l’inizio del nostro<br />

congedo graduale dalla v<strong>it</strong>a. Dalla<br />

v<strong>it</strong>a apparente, esteriore, quotidiana,<br />

s’intende. Per inoltrarci, attraverso il<br />

muro della memoria... nei labirinti e<br />

nei meandri della nostra infanzia.<br />

L’infanzia però non entra nel mondo,<br />

perché l’infanzia è innocenza. E<br />

il mondo – quello vero – non l’ha mai<br />

incontrato.<br />

Da bambino, ognuno di noi ha guardato<br />

il mondo da un angolo tutto suo:<br />

quello dell’innocenza, appunto; che<br />

è poi lo stesso sguardo tenero, dolcissimo,<br />

infin<strong>it</strong>o con cui nostra madre,<br />

nostro padre hanno orientato la<br />

v<strong>it</strong>a e i giochi della nostra infanzia.<br />

L’infanzia, dunque, è come il teatro<br />

della nostra prima esperienza di<br />

v<strong>it</strong>a. Una specie di giardino con muro<br />

di cinta costru<strong>it</strong>o da nostra madre,<br />

nostro padre per proteggerci dalle<br />

insidie del mondo, dalla ver<strong>it</strong>à a volte<br />

dura e incalzante di tutti i giorni.<br />

E’ per questo che, nello sguardo<br />

di un istante, nell’ascolto di un suono,<br />

nell’eco di un ricordo, noi spesso<br />

r<strong>it</strong>orniamo sui nostri passi, sui fotogrammi<br />

di una v<strong>it</strong>a interamente vissuta<br />

per rivis<strong>it</strong>are, attraverso la memoria,<br />

l’intera nostra esistenza.<br />

E così, quando a volte, ripercorriamo<br />

la strada o il cortile dove abbiamo<br />

giocato, la piazza dove abbiamo<br />

conversato e gio<strong>it</strong>o con gli amici, la<br />

chiesetta dove siamo stati bambini,<br />

il nostro vedere diventa un rivivere,<br />

il nostro ascoltare un ricordare. E le<br />

persone, gli amici, la gente che abbiamo<br />

incontrato, conosciuto, amato,<br />

e che ora non ci sono più, ebbene,<br />

tutto questo – adesso scopriamo<br />

– non è altro che l’Oceano tempesto-<br />

“il dolore”<br />

dimensione dell’infanzia che negli adulti diventa... pensiero!<br />

so della v<strong>it</strong>a, il cordone ombelicale di<br />

noi stessi legati ad altre persone ed<br />

immersi nel flusso della v<strong>it</strong>a.<br />

Ma per dirigere il nostro cammino<br />

verso l’ascolto della memoria, occorre<br />

orientare la rotta del nostro sguardo<br />

non già verso l’esterno ma verso<br />

il centro autentico di se stessi. Che,<br />

poi, è un’esperienza unica, irripetibile,<br />

che giunge e sopravviene quando<br />

siamo incalzati dalle grandi domande.<br />

Da quelle domande che non trovano<br />

risposte finali.<br />

Ma qual è e che cos’è questo nostro<br />

“centro”? “Il centro autentico di noi<br />

stessi” non è altro che quell’alterna<br />

dimensione di silenzio ed ascolto che<br />

ha sempre accompagnato ed accompagna<br />

il filo sottile della nostra v<strong>it</strong>a.<br />

Quello sfondo originario, autentico di<br />

ver<strong>it</strong>à e certezza dal quale noi, quasi<br />

sempre, fuggiamo, per immergerci<br />

nel mondo della quotidian<strong>it</strong>à e della<br />

chiacchiera assordante.<br />

Silenzio ed ascolto, dunque. Ecco la<br />

dimensione nuova di un tempo nuovo!.<br />

E’ solo attraverso la dimensione del<br />

silenzio che noi riusciamo a lasciare<br />

fuori dai nostri esercizi di pensiero il<br />

mondo. Difatti, fuori dal silenzio che<br />

circonda la nostra esistenza non c’è<br />

che la chiacchiera, le parole, le quali<br />

non spiegano affatto gli eventi e gli<br />

errori degli uomini. No! Non spiegano<br />

affatto la guerra, la violenza gli stupri<br />

etnici, gli eccidi di massa.<br />

La vera sorgente e decodificazione<br />

del dolore sta piuttosto nella guerra<br />

e nella violenza, nell’odio e nella ferocia<br />

che alberga nel cuore degli uomini.<br />

Il dolore, sì il dolore! Quello profondo,<br />

immenso, abissale che bussa<br />

al cuore di tutti gli uomini con i suoi<br />

perché. Perché Auschw<strong>it</strong>z? Perché<br />

hiroshima? Perché la guerra in Afghanistan,<br />

in Medio Oriente, in Iraq?<br />

Perché la decimazione e lo sterminio<br />

dei bambini in terra africana? Perché<br />

le stragi di Piazza Fontana, di Brescia,<br />

di Capaci? Perché?… Perché?…<br />

Perché?<br />

Ecco, il pensiero autentico è tutto<br />

questo. E’ lo sguardo doloroso sulla<br />

memoria storica, sulle ingiustizie sociali,<br />

sul nostro Sud sfruttato, lacerato,<br />

vilipeso, oltraggiato. Perché? E’<br />

importante interrogarsi. Soprattutto<br />

perché lo sguardo doloroso della<br />

memoria che r<strong>it</strong>orna sui fatti, serve<br />

come mon<strong>it</strong>o a non provocare nuovi<br />

errori, nuovi deliri, nuovi eventi dolorosi.<br />

Tutti i nostri pensieri non sono che<br />

delle domande sul nostro stare nel<br />

mondo, sul dolore degli uomini per<br />

la violenza, la ferocia e le ingiustizie<br />

di questo mondo.<br />

Il dolore, dunque, è un fatto: accade,<br />

c’è, esiste. Dobbiamo prenderne<br />

atto. Non lo possiamo cancellare<br />

con le parole, le teorie filosofiche, le<br />

celebrazioni e i discorsi degli anniversari.<br />

Il dolore si sconta vivendo.<br />

I linguaggi del nostro tempo, quello<br />

giornalistico, televisivo, informatico,<br />

telematico non dicono nulla di<br />

autentico sul dolore. Anzi, lo fanno<br />

ammutolire straparlandone a vanvera.<br />

Ecco perché lo sguardo della<br />

memoria, la dimensione dell’infanzia,<br />

negli adulti diventa pensiero. Ciò<br />

avviene quando riusciamo a mettere<br />

tra parentesi il mondo, la chiacchiera,<br />

l’esterior<strong>it</strong>à e ci sintonizziamo<br />

sulla dimensione del silenzio.<br />

Viviamo, oggi, in un’epoca che realizza<br />

i sogni. Mi riferisco alla cresc<strong>it</strong>a<br />

vertiginosa del progresso tecnologico,<br />

scientifico, alla globalizzazione<br />

dell’economia, cui però non fa<br />

riscontro un pari sviluppo morale e<br />

civile della società.<br />

Ebbene, in questo contesto di progresso<br />

ad una sola dimensione, il dolore<br />

è diventato ormai un’esperienza<br />

come tutte le altre. Quasi un’ab<strong>it</strong>udine.<br />

Da guardare in tv, da leggere sui<br />

giornali. Un’esperienza, insomma da<br />

osservare, da analizzare e da dimenticare.<br />

Perché, già il giorno dopo finisce<br />

la sua attual<strong>it</strong>à. Come del resto,<br />

il giorno dopo, finisce l’attual<strong>it</strong>à del<br />

giornale e della notizia.<br />

Radio, televisione e mass-media<br />

trattano il dolore come uno “scoop”,<br />

come immagine da sfruttare nei talk<br />

show per far crescere l’audience.<br />

La nostra società insomma, non sa<br />

oggi che farsene del dolore. Di quello<br />

vero, di quello autentico – dico.<br />

Vuole solo utilizzarlo per glorificare<br />

l’immagine, l’intrattenimento, lo<br />

spettacolo. Perché di uno spettacolo<br />

si tratta, quando s’inv<strong>it</strong>a ad un programma<br />

televisivo un gen<strong>it</strong>ore a raccontare<br />

il proprio dolore per la figlia<br />

guernica - di Pablo Picasso -<br />

stuprata ed uccisa in modo violento;<br />

o si sollec<strong>it</strong>a una madre a confidare<br />

a milioni di telespettatori gli affetti<br />

e i segreti più intimi del proprio figlio<br />

ucciso dalla mafia.<br />

Se, dunque, tutto è diventato una<br />

vetrina, anche il dolore – quello più<br />

interno, più profondo, più abissale –<br />

è in mostra. E come tale non è più<br />

dolore… intimo, privato, personale,<br />

ma semplice esibizione del dolore.<br />

Uno spettacolo sul dolore da mandare<br />

in scena.<br />

Se mai, invece, volessimo incontrare<br />

il dolore per capire fino in<br />

fondo il filo sottile che accompagna<br />

il processo della nostra v<strong>it</strong>a, ebbene,<br />

lo troveremo custod<strong>it</strong>o soltanto<br />

in pochi luoghi. Quei luoghi parlano<br />

per lui. Esso è ancora presente<br />

– se vorremo vederlo, esaminarlo e<br />

interpretarlo in tutto il suo sguardo<br />

pietoso – al Museo Poldi-Pezzoli di<br />

Milano dove è custod<strong>it</strong>a la famosa<br />

“Deposizione” del Botticelli.<br />

Troveremo, inoltre – se mai ne<br />

avessimo voglia d’incontrarlo – lo<br />

sguardo profondo, antico, ancestrale<br />

del dolore circondato e protetto a vista<br />

da custodi che vegliano incessantemente<br />

su di lui, al Museo del Prado<br />

di Madrid nella famosa “Guernica” di<br />

Picasso, che esprime il grido lacerante<br />

di tutte le genti contro le guerre e<br />

le violenze di tutto il mondo.<br />

Se poi vorremo saperne ancora di<br />

più: e cioè della fine del dolore, del<br />

perché il dolore, oggi, viene rimosso<br />

e non esiste più, dovremo allora<br />

recarci a vis<strong>it</strong>are i forni crematori<br />

di Auschw<strong>it</strong>z, le lande deserte di<br />

hiroshima e Nagasaki, i campi di<br />

sterminio di Dachau e di Mathausen,<br />

i cim<strong>it</strong>eri di pulizia etnica in Bosnia<br />

Erzegovina, le v<strong>it</strong>time della strage<br />

di Capaci, le giovani vedove e i<br />

bambini , figli di altrettanti agenti<br />

di polizia uccisi mentre scortavano i<br />

signori del Palazzo.<br />

In questi luoghi ed in quelle immagini<br />

troveremo il dolore vero,<br />

quello autentico, eterno, che grida<br />

nell’aria livida, di cenere: “Mai più<br />

hiroshima!”, “Mai più Auschw<strong>it</strong>z!”,<br />

“Mai più Piazza Fontana!”, “Mai più<br />

Capaci!” Quel dolore accantonato,<br />

represso, soffocato, oggi s’alza da<br />

tutta la terra, ma... non trova più<br />

nessuno disposto ad ascoltarlo!<br />

www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong> 11<br />

puntI dI vIsta<br />

Anno 1 Nr. <strong>10</strong> Ottobre 20<strong>10</strong><br />

Palmi&Dintorni<br />

MadreTerra<br />

LA RISTRUTTURAzIONE DELLA SANITA’ CALABRESE<br />

di Luca Spoleti<br />

Nell’arduo sforzo di mettere a posto i conti della Regione Calabria<br />

ed in particolare quella che e’ defin<strong>it</strong>a” la madre di tutte le battaglie”:<br />

la san<strong>it</strong>à, Il Governatore Giuseppe Scopell<strong>it</strong>i ed Il suo entourage<br />

hanno pensato ad una riconversione di 18 ospedali esistenti.<br />

Secondo questo schema saranno tagliati 1.200 posti letto per *acuti<br />

con un implemento di 1500 posti letto alternativi ed un risparmio,<br />

secondo le stime dei tecnici dell’ufficio del piano, di 250 milioni di<br />

euro all’anno del servizio san<strong>it</strong>ario regionale.<br />

IL nuovo assetto ospedaliero, secondo la rimodulazione ideata dal<br />

nuovo esecutivo, prevede a regime:<br />

-TRE ospedali “hUB” ( le tre aziende ospedaliere esistenti, CATANzARO, COSENzA<br />

E REGGIO CALABRIA);<br />

-OTTO ospedali “SPOKE”(serviranno da s<strong>it</strong>i di collegamento con gli hub );<br />

-QUATTRO ospedali generali (avranno in dotazione specializzazioni di base e<br />

pronto soccorso);<br />

-QUATTRO ospedali di zona montana (con chirurgia ordinaria e pronto soccorso);<br />

-QUATTORDICI ospedali di distretto.( day hosp<strong>it</strong>al, pronto soccorso e guardia<br />

medica)<br />

hUB= elemento centrale di riferimento, un dispos<strong>it</strong>ivo di rete che<br />

funge da nodo di smistamento di una rete;<br />

SPOKE= sede periferica di un dispos<strong>it</strong>ivo di rete.<br />

IL CONCETTO DI hUB AND SPOKE<br />

Significato delle reti::<br />

il modello hub e Spoke<br />

• È un sistema di relazioni fra ospedali.<br />

- in cui i pazienti sono trasfer<strong>it</strong>i verso una o più centrali di riferimen<br />

to (hub)<br />

- quando la soglia di compless<strong>it</strong>à degli interventi previsti dalle sedi pe<br />

riferiche (Spoke) è superata.<br />

• presenta un’alta componente gerarchica fra i nodi.<br />

• razionalizza il sistema produttivo attraverso la centralizzazione della<br />

produzione d’attiv<strong>it</strong>à complessa in centri di riferimento.<br />

• è applicato per concentrare i servizi caratterizzati da bassi volumi<br />

d’attiv<strong>it</strong>à e/o da un’elevata tecnologia.<br />

RICONVERSIONE PER 18 OSPEDALI<br />

In particolare la rimodulazione del piano di rientro prevede entro<br />

marzo 2011 le dismissioni come presidi per acuti di sei ospedali:<br />

-TAURIANOVA RC ChIARAVALLE Cz<br />

-PALMI RC SAN MARCO ARGENTANO CS<br />

-SIDERNO RC SORIANO CALABRO VV<br />

Seguiranno poi le riconversioni, da effettuare entro marzo 2012,di<br />

12 presidi ospedalieri. Di questi, quattro diventeranno ospedali di<br />

zona montana ed i restanti otto formeranno gli ospedali di distretto<br />

senza avere più funzioni acute. Questo piano di rientro, che deve<br />

includere il piano di attuazione e l’ammontare complessivo del deb<strong>it</strong>o<br />

regionale, prima di divenire operativo , deve essere vagliato dal<br />

**“tavolo Massicci” e poi, per l’approvazione defin<strong>it</strong>iva , dal consiglio<br />

dei Ministri.<br />

*“manifestazioni di un’improvvisa alterazione dell’equilibrio<br />

dell’energia v<strong>it</strong>ale”. lasciate a loro stesse, le malattie acute, hanno<br />

un’evoluzione variabile che si compie sempre in un tempo breve<br />

e che porta alla guarigione o alla morte del paziente<br />

** tavolo massicci”: dal cognome del dirigente del ministero<br />

dell’economia che lo guida, e’ una equipe di esperti per la valutazione<br />

dei bilanci del comparto san<strong>it</strong>à delle regioni.<br />

- Fonte dei dati e delle cifre : il sole 24 ore<br />

nuova apertura

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!