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P. Highsmith, Trappola di ghiaccio - Fabbri Editori

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GENERI<br />

5<br />

I L RACCONTO GIALLO<br />

Il pomeriggio, poco dopo il tè, Stephen si allontanò con in<strong>di</strong>fferenza<br />

dal soggiorno, come chi non ha nessuno scopo preciso. In realtà,<br />

aveva una gran voglia <strong>di</strong> fare nuovamente la prova con la cassetta<br />

delle fascine, per vedere se era possibile fare affi damento su quella.<br />

La luce in cima alla scala della cantina era accesa. Con precauzione,<br />

Stephen scese i gra<strong>di</strong>ni. Poi trascinò la cassetta della legna fi no a<br />

metterla nella posizione voluta. Aprì la portiera della cella frigorifera,<br />

spingendola verso la parete mentre metteva un piede dentro, con la<br />

mano destra tesa a fermarla quando sarebbe tornata in<strong>di</strong>etro, dopo<br />

aver urtato lo spigolo della cassetta. Ma il piede che sosteneva il suo<br />

peso slittò <strong>di</strong> parecchi centimetri in avanti proprio mentre la portiera<br />

urtava contro lo spigolo.<br />

Stephen cadde sul ginocchio destro, la gamba sinistra stesa davanti<br />

a sé, e lo sportello si chiuse alle sue spalle. Lui si rimise in pie<strong>di</strong><br />

all’istante e si girò a guardare con gli occhi sbarrati.<br />

Era buio, là dentro, ed egli brancolò per trovare l’interruttore, a sinistra<br />

dello sportello, che illuminava la parete in fondo alla cella.<br />

Cos’era successo? Il maledetto velo <strong>di</strong> <strong>ghiaccio</strong> sul pavimento! Ma<br />

non si era trattato soltanto del <strong>ghiaccio</strong>, ora lo capiva. La cosa su<br />

cui era scivolato doveva essere quel pezzetto <strong>di</strong> grasso che vedeva in<br />

mezzo al pavimento, in fondo alla strisciata d’unto lasciata, appunto,<br />

dal suo scivolone.<br />

Stephen fi ssò per un istante quel grasso con aria inebetita; poi si girò<br />

<strong>di</strong> nuovo verso lo sportello, provò a tastare lungo la fessura a perfetta<br />

tenuta. Poteva chiamare Olivia, naturalmente. Prima o poi lei avrebbe<br />

sentito, o almeno lo avrebbe cercato, prima che lui avesse il tempo<br />

<strong>di</strong> congelare. Sorrise debolmente, tentando <strong>di</strong> convincere se stesso<br />

che sì, lei gli avrebbe aperto.<br />

«Olivia! Sono giù in cantina!»<br />

Era passata una mezz’ora, quando Olivia chiamò Stephen. Lo cercò<br />

in camera, in biblioteca, sulla terrazza, fuori sul prato.<br />

Alla fi ne, provò a cercarlo in cantina.<br />

«Stephen?... Stephen, dove sei?»<br />

«Nel frigorifero!» urlò lui.<br />

Olivia guardò il grosso frigorifero con un sorriso incredulo.<br />

«Aprimi! Sto congelando!» supplicò la voce smorzata <strong>di</strong> Stephen.<br />

Olivia gettò in<strong>di</strong>etro la testa e rise. Poi, risalì la scala. Quello che la<br />

<strong>di</strong>vertiva era <strong>di</strong> avere pensato al congelatore come al mezzo ideale<br />

per liberarsi <strong>di</strong> Stephen, ma <strong>di</strong> non avere ancora trovato il modo per<br />

farcelo entrare. Il fatto che lui si trovasse là era dovuto senza dubbio<br />

a qualche strano incidente: chissà, forse Stephen aveva tentato<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre una trappola per lei. Era tutto molto comico. O forse,<br />

pensò, ancora sospettosa, l’intenzione <strong>di</strong> Stephen era <strong>di</strong> indurla con<br />

un trucco ad aprire il frigorifero, poi <strong>di</strong> trascinarla nella cella e <strong>di</strong><br />

chiuderla dentro.<br />

Olivia prese la sua auto e guidò per una trentina <strong>di</strong> chilometri verso<br />

Rosetta Zordan, Il Narratore, <strong>Fabbri</strong> E<strong>di</strong>tori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education

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