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Il calcio una storia universale - Violagol

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Alcune persone pensano che il <strong>calcio</strong> sia<br />

<strong>una</strong> questione di vita o di morte.<br />

Non sono assolutamente d'accordo.<br />

Vi assicuro che è molto, molto di più.<br />

(Bill Shankly)


Indice generale<br />

Premessa....................................................................................................2<br />

1. Football..................................................................................................5<br />

2. Un gioco, tanti giochi: il <strong>calcio</strong> internazionale (1945-1970)............40<br />

3. Dalla rivoluzione olandese all'abbattimento delle frontiere (1970-1995) 82<br />

4. Calcio e globalizzazione...................................................................136<br />

Appendice – L'organizzazione dei campionati del <strong>calcio</strong> italiano...239<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 1


Premessa<br />

Ho scritto questi testi preparando il ciclo d’incontri <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong>,<br />

tenuto alla biblioteCaNova del quartiere Isolotto di Firenze nel febbraio – marzo del<br />

2012. L’indice di questo libro è, sostanzialmente, il programma degli incontri, molto<br />

partecipati e realizzati grazie alla collaborazione avuta da Fabrizia Fabrizzi e Stefano<br />

Beltramini della biblioteca e da Giuseppe D'Eugenio presidente del Quartiere 4.<br />

Un ciclo a cui hanno collaborato gli storici Giovanni Gozzini e Michelangelo Vasta.<br />

La loro presenza, e quella di Roberto Vinciguerra, Marcello Lazzerini, Franco<br />

Morabito, Ugo Caffaz, Stefano Prizio, Marco Dell'Olio, Walter Tanturli, Felice<br />

Accame ha reso questi incontri vivi.<br />

Siamo partiti, io e Franco Quercioli, impareggiabile promotore culturale costretto ad<br />

<strong>una</strong> full immersion nel football, da <strong>una</strong> domanda precisa: esiste un osservatorio<br />

migliore del <strong>calcio</strong>, con i suoi splendori e le sue miserie, per comprendere l'epoca ed<br />

il mondo in cui viviamo?<br />

Quattro miliardi di donne, uomini, bambini hanno seguito gli ultimi mondiali del<br />

2010 in Sudafrica. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è lo spettacolo globale per eccellenza del nostro tempo,<br />

ma è molto più di uno spettacolo. Definisce identità, perimetra comunità; è capace di<br />

puntellare regimi così come di accelerarne la loro fine. Gli stadi sono spazi pubblici<br />

dove i simboli esposti s'intrecciano con le rivendicazioni politiche, etniche, religiose.<br />

Sono luoghi di costruzione del consenso e di manifestazione del dissenso.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è, come ha ben argomentato, Simon Kuper, un viaggio nel potere. L'utilizzo<br />

che il potere ha fatto del football dimostra che ci sono stati, e ci sono, tifosi molto più<br />

pericolosi degli hooligans. Videla e Mussolini non capivano, e non amavano il <strong>calcio</strong>,<br />

ma i loro regimi seppero sfruttarne al meglio le potenzialità.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è <strong>storia</strong> sociale, perché si adatta contestualmente all'evoluzione della<br />

società e del costume. Va indagato, come nel fondamentale lavoro di Antonio Papa e<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 2


Guido Panico Storia sociale del <strong>calcio</strong> in Italia, nei suoi intrecci con la demografia,<br />

la politica, la lingua, il giornalismo, la letteratura, il cinema, la tecnologia.<br />

<strong>Il</strong> football è <strong>storia</strong> contemporanea: nato nel lungo ottocento, il secolo del trionfo<br />

della borghesia, nel cuore dell'Impero britannico, addomesticando i giochi<br />

tradizionali, disciplinando la loro carica di violenza con un sistema di regole, fair<br />

play, analogamente a quanto era avvenuto nel sistema politico anglosassone.<br />

La potenza industriale dell’Impero impresse un grande processo di<br />

mondializzazione dell’economia e della politica – nel primo dopoguerra un quarto<br />

della popolazione mondiale era suddita dell’Impero che aveva determinato,<br />

dall’Ottocento, consumi e stili di vita.<br />

<strong>Il</strong> football sarà uno dei prodotti che avrà maggiore fort<strong>una</strong>. Con l'organizzazione<br />

industriale il <strong>calcio</strong> si è rapidamente diffuso a tutte le latitudini, lasciandosi alle spalle<br />

gli altri sport, conquistando masse ed elite. <strong>Il</strong> football ha testato e contribuito ad<br />

affermare tutti i mezzi di comunicazione: dalla stampa alla radio, dalla tv al web. <strong>Il</strong><br />

<strong>calcio</strong>, oltre a cambiare il costume, è un caso particolare di linguaggio tecnico<br />

divenuto generale, determinando trasformazioni nella lingua corrente.<br />

La lettura dello spettacolo sportivo va condotta in più dimensioni, da quella<br />

immediatamente economica al gioco come produzione di senso. Storia della<br />

mentalità, quella attiva di chi va in campo e quella passiva dello spettatore, universo<br />

di simboli: la ricerca <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> e il suo pubblico, curata da Pierre Lanfranchi uscita nel<br />

1992, usando le parole di Marc Augé, ha insegnato a rappresentare il <strong>calcio</strong> come<br />

fatto sociale totale. <strong>Il</strong> football, è soprattutto, estro e tecnica, tattica ed organizzazione<br />

in continua evoluzione.<br />

Influenza la vita di un paese, ma la vita di un paese influenza il <strong>calcio</strong>: per questo in<br />

Inghilterra si gioca in un certo modo, ed in Brasile in tutt'altro come scrive Mario<br />

Sconcerti nella Storia delle idee del <strong>calcio</strong>. Insomma, il <strong>calcio</strong> è, anche, genius loci.<br />

La <strong>storia</strong> del <strong>calcio</strong> è <strong>una</strong> <strong>storia</strong> nella <strong>storia</strong> che, a volte anticipando altre volte<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 3


adeguandosi, racconta lo sviluppo e le modifiche della struttura produttiva, delle<br />

infrastrutture tecnologiche, dei mezzi di comunicazione, delle relazioni<br />

internazionali, del commercio mondiale, dell’innovazione nell’utilizzo dei materiali.<br />

Per questo non può essere <strong>una</strong> <strong>storia</strong> istituzionale, basata sugli albi d’oro delle varie<br />

competizioni, sulle modifiche regolamentari, sugli assetti delle federazioni e delle<br />

leghe che le organizzano – l’antesignana Storia del <strong>calcio</strong> in Italia di Antonio<br />

Ghirelli, la prima edizione è del 1954, ha segnato la strada.<br />

Ginsborg sostiene, a ragione, che la passione per il <strong>calcio</strong> è tra i caratteri costitutivi<br />

degli italiani, ed il patriottismo sportivo ha esercitato un ruolo unificante nel paese.<br />

Per Hobsbawm le folle sportive sono <strong>storia</strong> del novecento, e l'identificazione<br />

collettiva con i propri paesi è stata resa più facile dalla presenza sportiva delle<br />

nazionali.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è stato interprete e protagonista dei processi di globalizzazione, prodotto e<br />

produttore dei suoi processi caratteristici, un passaggio epocale che ha cambiato<br />

profondamente non solo la struttura, ma l'essenza stessa del football.<br />

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha 193 stati membri. L’organo di governo<br />

mondiale del <strong>calcio</strong>, la FIFA, riconosce 208 federazioni calcistiche, a cui sono<br />

affiliate 208 Nazionali, il <strong>calcio</strong> globalizzato oggi si presenta nella sua dimensione di<br />

<strong>storia</strong> <strong>universale</strong>.<br />

Questa è <strong>una</strong> versione beta, rilasciata con la consapevolezza che contiene numerosi<br />

bug. Viene messa a disposizione per trovare altri bug, per avere suggerimenti,<br />

indicazioni, precisazioni, idee.<br />

Aprile 2012<br />

massim.cervelli@gmail.com<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 4


1. Football<br />

Nel corso del lungo ottocento, al centro dell'Impero britannico, prende forma lo<br />

sport (etimologicamente divertimento, svago) che diverrà uno dei tratti caratteristici<br />

della modernità. Oggi lo sport è considerato un indicatore della qualità della vita di<br />

<strong>una</strong> nazione e il diritto, di tutti, alla pratica sportiva è sancito dall'Unione Europea che<br />

riconosce e sottolinea il ruolo sociale dello sport.<br />

<strong>Il</strong> football ha antenati a tutte le latitudini. I giochi con la palla si perdono nella notte<br />

dei tempi. La sfera, il circolo, sono archetipi, forme del pensiero e dell’immaginario<br />

umano. Viviamo su <strong>una</strong> sfera, la Terra, e giriamo attorno ad un'altra sfera, il sole, la<br />

cui energia permette la vita su questo pianeta: La sfera rappresenta la materia e il suo<br />

controllo, con lo stop o il palleggio, la sua capacità d’indirizzarla, di tirarla con forza,<br />

rappresenta <strong>una</strong> forma primitiva di dominio sulla materia.<br />

Londra, 8 dicembre 1863, Freemason's Tavern Holborn (Taverna dei Fratelli<br />

Massoni) nasce, al termine di <strong>una</strong> serie di incontri iniziati il 26 ottobre, la Football<br />

Association. I 13 delegati non hanno inventato un gioco, hanno registrato e definito il<br />

cambiamento di stato intervenuto dalle varie versioni dell'hurling – hurling at goal,<br />

giocato in uno spazio circoscritto da due squadre a numero variabile (da 30 a 50),<br />

senza esclusione di colpi per il goal, e l'hurling to the country che coinvolgeva negli<br />

incontri interi paesi, senza ness<strong>una</strong> delimitazione del campo di gioco – al football.<br />

E' il passaggio tra i giochi con la palla, praticati fin dall'antichità e codificati nel<br />

Medioevo, caratterizzati dalla vigoria fisica e da <strong>una</strong> confusa partecipazione, ad uno<br />

sport in cui lo scontro fisico è temperato da un sistema di regole.<br />

A palla si è sempre giocato, le corse e le prove di resistenza sono sempre state<br />

disputate, così come erano sempre stati sfidati, con le braccia e con le imbarcazioni,<br />

corsi d'acqua e mari.<br />

Nel centro dell'Impero britannico avviene la trasformazione di tutte queste attività in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 5


sport. Lo sport deve essere praticato senza interesse economico, mantenendo <strong>una</strong><br />

disciplina ed un comportamento basato sul rispetto dell'avversario, come avviene nel<br />

sistema politico inglese dove i due schieramenti accettano vittoria e sconfitta, ruolo di<br />

governo e di opposizione.<br />

Già negli anni Trenta dell'Ottocento le scuole inglesi incentivano la pratica sportiva<br />

costruendo impianti adeguati ed attribuendo valore e prestigio ai successi sportivi.<br />

Un riflesso della rivoluzione politica del 1689, ma anche un preciso esito della<br />

rivoluzione industriale, con l'invenzione della macchina a vapore e la progressiva<br />

introduzione delle macchine nelle lavorazioni industriali, e del conseguente processo<br />

di inurbamento.<br />

Gli antichi giochi campestri assumono forme e caratteristiche differenti diventando<br />

atletica, nuoto, canottaggio, tennis. Nel 1864 nelle Università di Cambridge e di<br />

Oxford viene introdotta la rilevazione dei risultati: dando inizio all'epoca dei record<br />

(registrazione dei tempi in cui avvengono le prestazioni).<br />

La parola d'ordine è controllare la forza bruta con un sistema di regole da rispettare:<br />

fair play. Nel 1877 si disputa il primo torneo tennistico di Wimbledon. <strong>Il</strong> proletariato<br />

non aveva bisogno di fare sport, sudava tutto il giorno nelle manifatture: la vittoria<br />

del lavoro a macchina sul lavoro a mano nei principali rami dell'industria inglese<br />

era ormai decisa e tutta la <strong>storia</strong> di quest'ultima ci racconta come da allora i<br />

lavoratori furono cacciati da <strong>una</strong> posizione dopo l'altra a opera delle macchine. Le<br />

conseguenze furono, da <strong>una</strong> parte, la rapida caduta dei prezzi di tutti i manufatti, la<br />

fioritura del commercio e dell'industria, la conquista di quasi tutti i mercati esteri<br />

non protetti, la rapida crescita dei capitali e della ricchezza nazionale; dall'altra, un<br />

ancor più rapido aumento del proletariato, la distruzione di ogni proprietà e di<br />

sicurezza di lavoro per la classe operaia scrive Engels, 1845, nel suo testo sulla<br />

situazione della classe operaia in Inghilterra.<br />

Circa mezzo secolo prima, nel 1815, il Duca di Wellington aveva commentato la<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 6


sconfitta di Napoleone con queste parole la battaglia di Waterloo fu vinta sui campi<br />

da gioco di Eton. Le pratiche a cui si riferiva Wellington, che aveva studiato ad Eton,<br />

sono quelle diffuse alla fine del Settecento prove di resistenza e velocità, caccia alla<br />

volpe, cricket.<br />

<strong>Il</strong> primo club di football, lo Sheffield F.C., è stato fondato il 24 ottobre del 1857.<br />

Nella Taverna dei Fratelli Massoni si discuteva se era lecito scalciare un avversario,<br />

quale doveva essere il numero dei giocatori, il tempo della gara, le dimensioni della<br />

porta. E, soprattutto, si discuteva se il pallone potesse essere controllato e giocato con<br />

le mani. Proprio questa disputa segnerà la prima frattura, con la nascita, 1871, della<br />

Rugby Union.<br />

Nel 1872 si disputò, alla presenza di due mila spettatori, la prima edizione della<br />

Football Association Cup, la Coppa d'Inghilterra. L'anno successivo, 1873, si<br />

costituisce la Scottisch Football Association. Nel 1886 viene fondata, con il compito<br />

di uniformare e governare le regole, l'International Football Association Board<br />

(IFAB).<br />

<strong>Il</strong> primo campionato inglese viene giocato nel 1888. Insieme alle competizioni<br />

prende forma anche il regolamento: dal 1871 il portiere può usare le mani, l'anno<br />

successivo viene introdotto il <strong>calcio</strong> di punizione, le linee che dividono il campo nel<br />

1890, il <strong>calcio</strong> di rigore nel 1891.<br />

Sarà nell'ultimo decennio del secolo che il <strong>calcio</strong> comincia ad assumere la<br />

fisionomia che noi conosciamo. L'elemento di completamento decisivo è<br />

l'introduzione dell'arbitro (referee) a cui, dal 1889, spetta la direzione del gioco.<br />

Contemporaneamente cambia e si arricchisce il modo di giocare. L'iniziale<br />

dribbling game, dove il gioco è fatto dal portatore di palla e da chi lo rincorre,<br />

subisce <strong>una</strong> prima variante, scozzese, 1860-1871, il passing game a cui gli inglesi<br />

contrappongono il kick and run, calcia e corri.<br />

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Nel decennio 1870-80 nasce la piramide di Cambridge che prevede <strong>una</strong> prima<br />

disposizione tattica 2-3-5, in tre linee: terzini, mediani, attacco.<br />

I ruoli in campo si vanno via via precisando e anche i materiali per i footballers<br />

cominciano ad assumere <strong>una</strong> loro specificità, con industrie, la prima a Birmingham, e<br />

negozi specializzati: parastinchi, calzoni, inizialmente alla zuava, palloni di caucciù<br />

con camera d'aria gonfiabile, fischietto per gli arbitri.<br />

<strong>Il</strong> football spicca il grande balzo e gli industriali lo assumono come impresa<br />

economica, finanziando i club e costruendo gli stadi. <strong>Il</strong> proletariato, conquistato il<br />

sabato pomeriggio libero, è pronto per scendere in campo.<br />

Nel luglio 1885 viene sancito il professionismo dei footballers in Inghilterra, e nel<br />

1898 in Scozia. Alla finale della FA Cup (la Coppa della Football Association è nota<br />

come Coppa d'Inghilterra) del 1887 assistono 27 mila spettatori che diverranno 114<br />

mila nel 1901.<br />

<strong>Il</strong> football alla conquista dell'Europa e dell'America del sud<br />

E' l'età d'oro dell'Impero: in Inghilterra arrivano ricchezze e materie prime che, sotto<br />

forma di prodotti, ripartono dai porti inglesi diffondendo lo stile di vita dell'epoca. <strong>Il</strong><br />

football sarà uno dei prodotti d'esportazione che avrà più fort<strong>una</strong>.<br />

<strong>Il</strong> nome, le regole, il linguaggio sono quelli codificati in Inghilterra, non vengono<br />

modificati nei vari paesi. Sono le città a decretare il grande successo del football.<br />

Protagonisti i borghesi che hanno tempo libero. Le vie del football sono molteplici,<br />

anche se la tradizione ama l'immagine romantica dei porti, con le partite disputate sui<br />

moli dai team marittimi.<br />

L'apertura del canale di Suez, 1869, permette <strong>una</strong> navigazione più veloce tra Europa<br />

e Asia, intensificando il traffico marittimo. <strong>Il</strong> football accompagna le numerose<br />

attività che ruotano attorno alla politica commerciale, militare e diplomatica<br />

dell'Impero: dalle ditte import-export alle assicurazioni, dalla Marina ai presidi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 8


minerari, dalle comunità di residenti inglesi alle ambasciate.<br />

Tra le prime popolazioni ad adottare il football spiccano gli svizzeri abituati a<br />

giocare fin dalla metà degli anni Cinquanta, anche se l'Associazione Suisse de<br />

Football verrà fondata nel 1895.<br />

Gli elvetici diventano veri e propri pionieri – il Barcellona viene fondato<br />

dall'industriale svizzero Hans Gamper nel 1899 e porta i colori blu granata del<br />

cantone natale del proprio fondatore. I flussi turistici dell'epoca portano molti inglesi<br />

in Svizzera e quelli commerciali portano tanti svizzeri in Europa.<br />

In Olanda e Danimarca le Federazioni calcistiche nascono nel 1889; in Belgio,<br />

grande centro finanziario e commerciale, nel 1895. In Portogallo, con il commercio<br />

del porto, si gioca fin dal 1870, così come in Spagna ed in Francia – anche se quella<br />

francese sarà l'ultima delle grandi federazioni nazionali a nascere, 1919, avendo<br />

lasciato, caso unico in Europa, il primato al rugby.<br />

Nell'Europa centrale la diffusione avviene lungo il Danubio (Austria,<br />

Cecoslovacchia, Ungheria), con un'organizzazione centralizzata, tipica della cultura<br />

mitteleuropea che tra Praga, Vienna e Budapest, si avvia a vivere la sua ultima grande<br />

stagione, in cui si iscriverà anche il primato danubiano sul football continentale.<br />

Nel 1887 viene fondato da residenti britannici il primo club calcistico a Mosca.<br />

Travolgente, per il ruolo avuto dagli inglesi, lo sviluppo del football in America<br />

latina, dove si gioca dagli anni Sessanta.<br />

Nel 1893 si costituisce l'Argentine Football Association e nel 1897 viene disputata<br />

la prima Copa Campeonado. Stesso processo, animato dai residenti inglesi, in<br />

Uruguay dove la federazione nasce nel 1900, quando già sono presenti, a<br />

Montevideo, il Peňarol ed il Nacional.<br />

In Cile la data di nascita della federazione è il 1895. In Brasile prendono forma due<br />

distinti sistemi calcistici, a San Paolo ed a Rio de Janeiro. La Lega paulista, costituita<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 9


nel 1898, era <strong>una</strong> filiazione diretta dal <strong>calcio</strong> scozzese, ed organizza il primo<br />

campionato nel 1902. A Rio il football si consolida negli anni Novanta.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> sudamericano è all'avanguardia nell'organizzazione di competizioni: nel<br />

1916 la nascitura Confederazione Sudamericana di Calcio organizza il primo<br />

campionato tra Uruguay, Brasile, Cile, Argentina.<br />

Negli Stati Uniti, in particolare dopo la guerra di secessione, l'attività sportiva<br />

diventa <strong>una</strong> delle peculiarità degli istituti scolastici; la dinamicità della società USA<br />

agevola l'organizzazione di meeting e d'incontri. L'orgoglio di essere il nuovo mondo<br />

porta gli Stati Uniti a non importare gli sport che vengono da oltre oceano, ma a<br />

rivisitarli.<br />

<strong>Il</strong> rugby diventa football americano. <strong>Il</strong> basket, 1891, viene letteralmente inventato,<br />

mentre si rende gloria al baseball, orgoglio nazionale a cui è attribuito il 1839,<br />

costituzione del New York City's Knickerbockers club, come anno di nascita. <strong>Il</strong><br />

football penetra inizialmente nei college e sembra destinato ad un grande successo,<br />

fino a quando, nei primi anni Settanta, l'Università che funzionava da capofila,<br />

Harvard, scelse il rugby.<br />

Contemporaneamente alla diffusione del football si sviluppa in Europa il<br />

movimento olimpico. Dopo la scoperta del sito di Olimpia ed il recupero di reperti<br />

sugli antichi giochi, avvenuto tra il 1875 ed il 1881 nella spedizione archeologica<br />

guidata dal tedesco Ernst Curtius, il francese Pierre de Frédy, più noto come barone<br />

de Coubertin si dedicò alla creazione dei nuovi giochi olimpici, momento di<br />

confronto pacifico tra i popoli.<br />

Nel giugno 1894 si teneva a Parigi, nell'anfiteatro della Sorbona, il primo congresso<br />

olimpico. alla presenza di monarchi, uomini politici e rappresentanti delle società<br />

sportive dei maggiori paesi europei.<br />

<strong>Il</strong> barone riuscì, nonostante la disastrosa situazione economica della Grecia, a far<br />

deliberare l'assegnazione dei primi giochi, 1896, dell'epoca moderna ad Atene –<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 10


nonostante Londra e Budapest, ma anche Parigi, fossero candidature molto più<br />

credibili dal punto di vista politico-organizzativo.<br />

Vinse il rapporto con la tradizione, con il mito fondante, che enfatizzò la realtà<br />

agonistica delle Olimpiadi antiche... facendole diventare moderne.<br />

<strong>Il</strong> football arriva come gioco, ma la sua organizzazione, come professione, ha un<br />

ritardo di anni luce dall’Inghilterra e si sviluppa nel resto d'Europa a partire dagli anni<br />

Venti.<br />

In Italia verrà adottata, Carta di Viareggio nel 1926, <strong>una</strong> soluzione ambigua:<br />

formalmente il professionismo non viene accettato, ma si escogitano soluzioni<br />

tecniche per renderlo possibile, garantendo la remunerazione dei calciatori e i<br />

pagamenti del <strong>calcio</strong>mercato tra i club.<br />

<strong>Il</strong> passaggio al professionismo è ormai irreversibile e coinvolge tutti i paesi (1926<br />

l'Austria, 1927 Ungheria e Cecoslovacchia, 1930 Spagna, 1932 Francia), tranne il<br />

dilettantismo di stato dell'URSS, dove, come ogni attività, anche la pratica sportiva<br />

avveniva sotto l’egida dello stato, e della Germania nazista che idealizzava il<br />

dilettantismo e respingeva il professionismo come degrado del materialismo.<br />

L'Italia: dal pionierismo al <strong>calcio</strong> in camicia nera. I Mondiali del regime<br />

Con l'unità d'Italia si prende coscienza di chi siamo: un paese che ha paura della<br />

democrazia liberale, con enormi squilibri territoriali e dove, nel 1871, un quarto della<br />

popolazione, che complessivamente risulta essere di 27.436.806, vive nelle<br />

campagne.<br />

L'analfabetismo è al 78% e nei trent'anni successivi si assisterà ad un nuovo flusso<br />

migratorio dalle campagne verso le città, ma soprattutto alla disperata fuga verso le<br />

Americhe. Malaria, anemia, rachitismo, infezioni polmonari, febbri tifoidi, sono<br />

presenze pesanti nella vita quotidiana degli italiani.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 11


Si fa largo, anche se lentamente, la civiltà delle macchine. Nel 1899 nasce la FIAT.<br />

Giolitti, dopo le cannonate di Bava Beccaris, inaugura <strong>una</strong> stagione di riformismo<br />

sociale che accompagnerà la crescita economica trascinata dalle industrie<br />

metallurgiche, chimiche, elettriche. Una crescita bruscamente fermata dalla Prima<br />

guerra mondiale.<br />

Nel 1912 in Italia circolano tredicimila auto e diecimila motocicli, un milione di<br />

biciclette.<br />

La ginnastica è stata la dominatrice della scena sportiva europea dell’Ottocento. In<br />

Italia la prima società viene fondata a Torino nel 1844 e, come altre attività sportive<br />

dell'epoca, a partire dal tiro a segno, è indissolubilmente legata al Risorgimento – il<br />

nome Pro Patria di diverse società di ginnastica è emblematico.<br />

La Federazione Ginnastica d’Italia, nata nel 1869, univa i circoli ginnastici, le<br />

società di tiro a segno e quelle di scherma – provenienti da <strong>una</strong> lunga e gloriosa<br />

tradizione, il prestigio della scuola italiana affonda le sue radici nel Cinquecento. La<br />

Federginnastica ha un'impronta, che si trasferirà a tutto lo sport italiano, nazionalista<br />

e conservatrice.<br />

Nel 1878 De Sanctis introdusse, anche se poi non si tradurrà in pratica, l’educazione<br />

fisica come materia obbligatoria nelle scuole. <strong>Il</strong> movimento ginnico era molto<br />

distante dallo sport, rifiutando l'agonismo, ma la sua diffusione giovò a tutte le<br />

pratiche sportive – si formeranno, in rapida successione: nel 1885 l'Unione<br />

Velocipedistica Italiana, 1888 Federazione Italiana Canottaggio, 1895 la Federazione<br />

nazionale del tennis, 1898 Unione Podistica Italiana, 1900 Federazione Italiana Rari<br />

Nantes (nuoto).<br />

Con l'eccezione del mondo cattolico, c'era <strong>una</strong> forte opposizione allo sport spirito<br />

del tempo sia nella cultura liberale – Benedetto Croce definì lo sport prova del<br />

decadimento morale e del vuoto spirituale – che nel movimento socialista italiano:<br />

Filippo Turati lo liquidò come fenomeno stupido e aristocratico.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 12


Solo nel dopoguerra, con molto ritardo rispetto al movimento socialista europeo<br />

che, 1907 a Losanna, aveva costituito l'Unione Sportiva Socialista sezione<br />

dell'Internazionale, socialisti e comunisti italiani dettero vita ad iniziative specifiche<br />

(l'APEF, Associazione Proletaria Educazione Fisica, ed il giornale Sport e<br />

proletariato). Un ritardo pesante tanto che Togliatti, nelle sue Lezioni sul Fascismo<br />

tenute a Mosca agli esuli italiani nell'inverno del 1935, afferma: È l'ora di smettere di<br />

pensare che gli operai non debbono fare sport.<br />

La Federginnastica, 1895, aveva sensibilizzato le società aderenti alla pratica del<br />

football, organizzando specifici tornei nel corso dei campionati nazionali. La<br />

Federazione non ammetteva la presenza di stranieri nelle società ginnastiche, proprio<br />

nel momento in cui i circoli degli stranieri davano vita ai primi club: nel 1893 il<br />

Genoa Cricket and Athletic Club, inizialmente riservato agli stranieri, nel 1897<br />

Football sostituisce Athletic ed il club ammette soci italiani.<br />

A Torino, per iniziativa del pioniere Edoardo Bosio, impiegato tornato<br />

dall''Inghilterra, e da nobili piemontesi, fra cui il Duca degli Abruzzi, viene fondata<br />

l'International FC, 1891, a cui seguì il FC Torinese, 1894.<br />

La Federazione Italiana del Football (FIF) prende vita il 15 marzo 1898, nel<br />

rapporto tra il Genoa e le società torinesi. La prima competizione si svolge l'8 maggio<br />

1898, con la formula dello challenge, eliminazione diretta – anche in Inghilterra la FA<br />

Cup precede, di sedici anni, la Football League. La posta in palio è <strong>una</strong> Coppa<br />

triennale, intitolata al Duca degli Abruzzi.<br />

Si disputano tre partite, dalle 9 alle 17 dello stesso giorno, vince il Genoa, l'incasso<br />

dell'intera giornata è di 197 lire. Nel 18'97 nasce lo Sport Club Juventus che nel 1899<br />

diventa Juventus FC. <strong>Il</strong> Milan viene fondato nel 1899, Sono questi i club protagonisti<br />

delle prime sfide per il titolo italiano e che danno vita ad <strong>una</strong> serie di lotte per il<br />

controllo della FIF, con conseguenti spostamenti della sede fra Torino e Milano.<br />

Nel 1904 viene costituita la FIFA (Federation Internationale de Football<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 13


Associazion) che nel 1905 riconosce la FIF.<br />

Nel 1909 la FIF diventa Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), adotta un<br />

regolamento organico, uno statuto federale, organizza gli arbitri in <strong>una</strong> speciale<br />

commissione, e divide i comitati regionali in 5 sezioni geografiche.<br />

<strong>Il</strong> campionato cresce ed arriva, 1910-11, alla separazione in due gironi, ligure –<br />

lombardo – piemontese e veneto – emiliano. Dalle 9 squadre del 1909 si passerà alle<br />

30 del 1912-13, con l'ammissione alla prima categoria delle maggiori squadre del<br />

centro-sud. L'unità nazionale si stava compiendo anche in assenza di un adeguato<br />

sistema agonistico nazionale.<br />

Nel 1911 veniva inaugurato, alla presenza di 4 mila spettatori, il primo impianto<br />

dedicato al football, lo stadio Marassi a Genova.<br />

<strong>Il</strong> primo marchio di fabbrica del <strong>calcio</strong> italiano, l'imprinting, viene dalla provincia<br />

piemontese, ed è rappresentato dalla Pro Vercelli, altra società di ginnastica, che<br />

simboleggia un <strong>calcio</strong> ruvido basato sulla forza fisica e sull'abnegazione. I vercellesi<br />

vengono ammessi al campionato nel 1908 e lo dominano fino al 1913 – unica<br />

eccezione il titolo vinto dall'Internazionale, fondata nel 1908 da dissidenti del Milan,<br />

nel torneo 1909-10.<br />

L'Internazionale si contrapponeva ai vercellesi anche come stile di gioco,<br />

proponendo un gioco volitivo, con la ricerca di giocate e finezze tecniche.<br />

Nel 1910 comincia l'avventura della Nazionale, originariamente in maglia bianca,<br />

per omaggio ai vercellesi, che diventerà azzurra l'anno successivo. E' un <strong>calcio</strong><br />

improvvisato dove gli avversari sono Francia, Svizzera e, per il momento le<br />

inavvicinabili Austria e Ungheria. Fin dai primi passi la gestione della Nazionale sarà<br />

fonte di continui conflitti a livello federale.<br />

<strong>Il</strong> 28 luglio 1914 le macchine di morte disintegrano gli ideali olimpici. Le pratiche<br />

sportive diventano passatempo, spesso disperato, per i soldati al fronte Giocate il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 14


grande gioco, arruolatevi nel battaglione Football, recitava un manifesto per<br />

l’arruolamento nell’esercito britannico.<br />

Si continua a giocare soltanto nei territori austriaci dell'Impero, per dare un'idea di<br />

normalità – <strong>una</strong> soluzione che verrà riproposta dai paesi dell'Asse in occasione della<br />

seconda guerra mondiale.<br />

La mobilitazione generale sospende il campionato 1915. <strong>Il</strong> bilancio italiano sarà di<br />

571 mila morti e due milioni tra feriti e mutilati. <strong>Il</strong> trattato di Versailles riapre le<br />

recriminazioni sulla guerra inutile, siamo fra i paesi più arretrati del mondo civile.<br />

Tra il 1898 e il 1918 l'attività della Federazione è (auto) definita a base prettamente<br />

regionale, praticata da calciatori rigidamente dilettanti e seguita da un limitato<br />

pubblico di appassionati.<br />

L'Italia esce dalla guerra distrutta, la situazione economica è durissima. I prezzi, a<br />

partire da quelli alimentari, sono fuori controllo, la disoccupazione dilaga. Per la<br />

classe operaia del nord la parola d'ordine è fare come la Russia con le occupazioni<br />

delle fabbriche. La borghesia vuole scongiurare il pericolo rosso ad ogni costo e con<br />

ogni mezzo, compresa la rinuncia alla democrazia liberale e la cessione del potere<br />

politico a Mussolini ed al fascismo.<br />

<strong>Il</strong> dopoguerra vede un'espansione tumultuosa del <strong>calcio</strong>. La Nazionale infittisce i<br />

suoi impegni; cresce il numero delle squadre, aumentano le competizioni con<br />

l'introduzione della Coppa Italia.<br />

Grosse scosse di assestamento scuotono l'istituzione calcistica che, dopo <strong>una</strong><br />

scissione con la costituzione di due leghe, rispondenti ai diversi interessi dei club<br />

minori (difesa dei principi originari) e maggiori (restrizione del numero dei club per<br />

migliorare la qualità del gioco), vede, 1921-22 la disputa di due campionati e di due<br />

Coppe.<br />

Inizia la lunga marcia verso il campionato a girone unico. Nel 1922-23 due gironi,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 15


su base territoriale, con complessive 36 squadre che diverranno, 1926-27, due gironi,<br />

di 20 squadre, non più territorializzati. Dalla stagione 1923-24 la squadra vincitrice<br />

cuce sulle proprie maglie lo scudetto.<br />

I casi di corruzione scandiscono lo svolgimento di ogni campionato, ma, come tutta<br />

la struttura, operano un salto di qualità che porterà alla revoca dello scudetto vinto dal<br />

Torino nel 1927 per la corruzione del terzino juventino Allemandi.<br />

Lo sport ebbe <strong>una</strong> parte notevole nel liberare le energie compresse dagli anni della<br />

guerra. <strong>Il</strong> football non è più uno spettacolo per gli iniziati, c'è <strong>una</strong> partecipazione di<br />

massa agli eventi domenicali.<br />

Una versione italica della passione calcistica, priva di fair play e spesso ignara dei<br />

regolamenti, ma che riempie gli stadi con <strong>una</strong> grossa capacità di animazione e di<br />

produzione di un lessico improntato alle categorie amico/nemico, proiettando, sulle<br />

squadre di <strong>calcio</strong>, le rivalità tipiche del campanilismo italiano.<br />

Le cronache dei quotidiani riportano numerosissimi incidenti legati alle partite di<br />

<strong>calcio</strong>. Alcuni gravissimi, come, nel gennaio 1914, la sparatoria tra pisani e livornesi<br />

in occasione di un derby.<br />

Incidenti capaci di innescare <strong>una</strong> rivolta, quella di Viareggio, maggio 1920 che si<br />

accese nell'incontro di rivincita fra Sporting Club Viareggio e Lucca, dopo gli<br />

incidenti avvenuti il mese prima per la gara di andata. I lucchesi pareggiarono, grazie<br />

a decisioni discutibili dell'arbitro. <strong>Il</strong> fattore scatenante è il battibecco tra il<br />

guardalinee viareggino, l'eroe di guerra Augusto Morganti, ed un tifoso lucchese. <strong>Il</strong><br />

pubblico invade il campo ed i carabinieri intervengono, Morganti viene ucciso dallo<br />

sparo a bruciapelo di un carabinieri. La folla esce dallo stadio, s'ingrossa e si arma,<br />

taglia le linee elettriche, blocca la ferrovia assalta la caserma dei carabinieri. Dopo<br />

due giorni duecento soldati riportano il controllo.<br />

Le sassaiole contro gli arbitri, storica quella subita da Barlassina a Casale, sono<br />

avvenimenti consueti, così come la caccia ai direttori di gara, spesso inseguiti, o<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 16


aspettati, alle stazioni ferroviarie. La normativa non aiutava: quando venivano<br />

sospese per invasioni di campo le partite dovevano essere ripetute – esemplare<br />

l'infinito spareggio Bologna-Genoa del 1925, deciso alla quinta partita giocata a porte<br />

chiuse, dopo invasioni e sparatorie nel segno di Leandro Arpinati, ex anarchico<br />

lampista delle ferrovie, capo degli squadristi bolognesi e futura guida del <strong>calcio</strong><br />

italiano.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è già diventato un fenomeno di costume, tanto che il termine tifo viene<br />

coniato proprio negli anni Venti, equiparando la passione sportiva ad un'epidemia.<br />

Alla fine del decennio si muovono le prime carovane dei tifosi per seguire le loro<br />

squadre in trasferta.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> sta diventando anche un fenomeno economico, che comincia a portare soldi<br />

veri. Nella finale del campionato 1923 Lazio-Genoa diecimila spettatori con 88 mila<br />

lire d'incasso; nel 1927 per la partita Italia-Spagna a Bologna 55 mila lire d'incasso.<br />

<strong>Il</strong> fascismo non inventa niente, ma coglie in modo perfetto l'aspetto propagandistico<br />

che lo sport, il <strong>calcio</strong> in particolare, può regalare al regime in termini di<br />

organizzazione del consenso. Mussolini non è uomo di sport, anche se fa sfoggio<br />

delle proprie presunte abilità di schermitore e nuotatore, non capisce il <strong>calcio</strong>.<br />

Propende per un utilizzo dello sport propedeutico all'esaltazione dello spirito<br />

nazionalistico, e, alla preparazione militare del cittadino-soldato. La funzione<br />

politico-sociale dello sport è, essenzialmente, quella di convogliare la gioventù e di<br />

tenerla lontana dalla lotta di classe. <strong>Il</strong> duce crede alla funzione di pedagogia<br />

patriottica delle attività organizzate dall'Opera Nazionale Balilla e Dopolavoro: saggi<br />

ginnici, tiro alla fune, bocce, esercitazioni.<br />

<strong>Il</strong> fascismo si deve misurare, come tutti i paesi occidentali, con il tema,<br />

assolutamente inedito, dell'organizzazione di un sistema sportivo nazionale, un<br />

processo di razionalizzazione e di modernizzazione che il fascismo risolve affidando<br />

al CONI il governo di tutto lo sport e mettendo il CONI, con la designazione di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 17


Lando Ferretti, alle dipendenze del Partito Nazionale Fascista.<br />

Ferretti, nel 1928 capo ufficio stampa di Mussolini, fascistizzò lo sport pur,<br />

vantandone la nobile tradizione patriottica, mantenendo al loro posto gli arrendevoli<br />

dirigenti sportivi. Nessuno fu cambiato dal CONI, ma in tutte le federazioni, d'ora in<br />

poi, le nomine arriveranno dall'alto e saranno di natura politica.<br />

Lo sciopero arbitrale del 1926 rappresentò l'occasione per riformare<br />

l'organizzazione del <strong>calcio</strong> italiano, con l'istituzione di <strong>una</strong> commissione ad hoc che,<br />

agosto 1926, emanò la Carta di Viareggio – adozione di un nuovo statuto federale,<br />

sistema gerarchico delle cariche, definizione dello status dei giocatori, norme sugli<br />

stranieri.<br />

<strong>Il</strong> fascismo agì anche sulle singole realtà favorendo l'unificazione di club esistenti in<br />

società cittadine: la Fiorentina ed il Napoli nel 1926, la Roma nel 1927.<br />

Arpinati, presidente FIGC dal 1926 al 1933, spostò la sede federale a Bologna, città<br />

di cui era podestà, e nel 1929, diventato sottosegretario al Ministero degli Interni, a<br />

Roma.<br />

C'è spazio anche per il folklore con l'italianizzazione del nome delle squadre:<br />

l'Internazionale diventa, 1928, Ambrosiana, dopo la fusione dell'Unione Sportiva<br />

Milanese, <strong>una</strong> vecchia realtà calcistica, con l'Inter. <strong>Il</strong> Genoa cambia nome<br />

volontariamente in Genova nella stessa stagione, 1928-29, mentre il Milan resiste<br />

fino al 1939 quando si italianizza in Milano.<br />

Nel 1927 il fascio littorio venne unito allo stemma sabaudo sulla maglia della<br />

Nazionale, mentre la Nazionale universitaria adottò la maglia nera. <strong>Il</strong> processo di<br />

fascistizzazione fu completato dall'introduzione, all'inizio degli anni Trenta, del<br />

saluto romano, prima dell'inizio di ogni gara, da parte delle squadre.<br />

La conquista di un compiuto sistema agonistico nazionale avvenne con<br />

l'introduzione del girone unico nel 1929-30: le prime 8 dei vecchi gironi in A, le altre<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 18


in B, poi diventarono 18, anziché 16, per gli spareggi non conclusi tra Lazio, Napoli e<br />

Triestina. La piramide dei campionati fu completata da tre divisioni inferiori:<br />

interregionale, regionale e locale.<br />

L'impulso dello stato fu determinante nella costruzione di nuovi stati: il Moretti a<br />

Udine nel 1924; il Filadelfia a Torino e San Siro, per il Milan, nel 1926, l'Inter<br />

continuerà a giocare all'Arena fino alla guerra. <strong>Il</strong> Littoriale inaugurato<br />

(calcisticamente) a Bologna il 29 maggio 1927 con Italia-Spagna, ma presentato<br />

istituzionalmente il giorno dell'attentato Zamboni, con tanto di poesia di Ungaretti<br />

dallo stesso nome – che sarà anche il titolo del quotidiano sportivo fondato da<br />

Arpinati.<br />

A Roma nel 1929 apre lo stadio del Testaccio sul modello di quello dell'Everton.<br />

Nel 1931 viene inaugurato il gioiello (struttura innovativa, con scale elicoidali, Torre<br />

di Maratona, pensilina priva di sostegno intermedio, eccezionale drenaggio del<br />

campo di gioco) di Nervi a Firenze. Palermo, Trieste, Catania, Vicenza, Napoli e tanti<br />

altri sono gli stadi costruiti negli anni Trenta: un'impiantistica sportiva fatta con soldi<br />

pubblici e con la gestione municipalizzata degli stadi.<br />

In quegli anni diventa indissolubile il rapporto tra <strong>calcio</strong> e capitani d'impresa: Piero<br />

Pirelli, presidente Milan dal 1908 al 1929. Senatore Borletti all'Inter tra il 1926 ed il<br />

1929, poi, dal 1932 al 1942, l'industriale Ferdinando Pozzani. Edoardo Agnelli alla<br />

Juve dal 1923 al 1935; il finanziere Renato Sacerdoti alla Roma dal 1927 al 1936.<br />

<strong>Il</strong> mercato pubblicitario sposa il <strong>calcio</strong>, superando il tradizionale utilizzo della<br />

cartellonistica negli stadi: ed i calciatori divengono ingaggiati per la pubblicità.<br />

Gli anni Trenta vedono l'affermazione del <strong>calcio</strong> metropolitano. La provincia<br />

retrocede in serie B.<br />

Sono anni in cui gli italiani scoprono il fascino della Juventus, guidata da Agnelli,<br />

che vince cinque campionati consecutivi dal 1930-35. I bianconeri diventano la<br />

squadra più amata dagli italiani.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 19


L'accumulazione originaria della loro forza sta nell'aver messo a ferro e fuoco le<br />

squadre della provincia italiana – Barale, Bertolini e Giovanni Ferrari prelevati<br />

dall'Alessandria; i fratelli Varglien dalla Fiumana; Caligaris dal Casale; Rosetta dalla<br />

Pro Vercelli; Munerati dal Novara; Vecchina dal Padova – ed aver compiuto, <strong>una</strong> vera<br />

e propria razzia in Argentina, utilizzando l'invenzione degli oriundi per acquistare<br />

giocatori stranieri eludendo la Carta di Viareggio.<br />

Agnelli s'impose, in barba a quel che diceva il regime, con stranieri e<br />

professionismo: all'ala sinistra Orsi, 100 mila lire, <strong>una</strong> Fiat 509 ed 8 mila al mese<br />

quanto un maresciallo d'Italia. Ingaggi simili a Monti e Cesarini, che si muoveva solo<br />

in automobile.<br />

L'acquisto dal Brasile di Ministrinho, Pedro Sernagiotto, andò addirittura peggio,<br />

avendo lo stesso già firmato per il Genova, ma anche in quel caso la soluzione fu<br />

trovata: un anno di squalifica e poi la maglia bianconera.<br />

Durante il fascismo saranno chiamati italiani d'oltre oceano. La squadra di Agnelli<br />

non trascurava l'importanza di avere la stampa a favore, il Guerin Sportivo, in edicola<br />

il mercoledì, con il grande Carlin – Carlo Bergoglio, disegnatore a cui si devono le<br />

simbologie animali delle squadre di <strong>calcio</strong> – e buone designazioni arbitrali, l'ideale<br />

era l'arbitro internazionale Barlassina che consentì sempre alla Juventus di non<br />

prendere calci nei campi della provincia.<br />

La Juventus divenne la fidanzata d'Italia, <strong>una</strong> conferma che agli italiani piace<br />

parteggiare per chi vince e che anche il <strong>calcio</strong>, dopo il paese, era stato<br />

piemontesizzato: l'unificazione amministrativa conseguente all'unità d'Italia era<br />

avvenuta con l'esportazione della burocrazia piemontese (norme, modello, prassi,<br />

linguaggio, uomini); l'esercito, governato da uno stato maggiore sabaudo che, oltre ad<br />

essere stato occupante in molte zone del meridione, utilizzava i contadini come carne<br />

da macello; i prelievi fiscali per risanare la bancarotta del Regno di Sardegna e<br />

Piemonte; l’imposizione di un modello rigido, fortemente centralizzato che aveva<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 20


sacrificato importanti tradizioni politiche ed amministrative e forme di governo più<br />

legate al territorio, provando ad annullare le diversità regionali.<br />

Finito il ciclo della Juventus, protagonista è il Bologna, già vittorioso, nel 1932 e<br />

1934, della Coppa dell'Europa centrale, con il trio uruguagio (Andreolo, Fedullo e<br />

Sansone) e dove Biavati è il nuovo giocatore fatto in casa che prende, nel cuore e<br />

nell'orgoglio dei tifosi bolognesi, il posto di Angelo Schiavio. I rossoblu vinceranno<br />

lo scudetto nel 1936, 1937, 1939, 1941, l’Ambrosiana nel 1938 e nel 1940.<br />

Le prime stelle<br />

Meazza è la prima stella del <strong>calcio</strong> italiano. Una figura gracile, ma con gambe forti;<br />

baricentro basso ed <strong>una</strong> tecnica straordinaria. <strong>Il</strong> suo dribbling era tanto tipico da<br />

diventare il dribbling alla Meazza: da fermo si allungava il pallone in contro tempo.<br />

Meazza supera tutti, era <strong>una</strong> delle espressioni radiofoniche più usate; segnava al<br />

ritmo del fox trot il motivetto di <strong>una</strong> canzone dell'epoca.<br />

La sua azione tipica partiva dalla tre quarti offensiva, scatto da fermo, palla al piede,<br />

dribbling stretto, in area si fermava ed invitava il portiere ad uscire: o lo scartava o<br />

toccava in rete. Con lui la partita comincia 1-0, diceva Pozzo.<br />

Goleador ed assist man, simboleggia la prima grande Inter ed i due mondiali vinti<br />

dagli azzurri, <strong>Il</strong> suo volto appariva ovunque, ed era protagonista di vere e proprie<br />

leggende: donne, locali notturni, sessanta sigarette al giorno, smodato,<br />

esageratamente ricco. Interpretò se stesso, nel 1951, nel film, regia di Marchesi e<br />

Metz, Milano miliardaria.<br />

E poi Piola, il goal, Detiene ancora oggi il record di marcature in serie A con 274<br />

reti, malgrado tre anni di guerra. Spilungone, testa piccola, <strong>una</strong> catapulta in area di<br />

rigore, freddo e risoluto segnava in tutte le maniere. Doveva andare all'Inter, ma il<br />

trasferimento fu bloccato per non fargli fare coppia con Meazza. Andò alla Lazio e in<br />

molti videro la mano diretta di Mussolini in quell'operazione. Non beveva, non<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 21


fumava, non andava a donne, non faceva pubblicità. Nato a Vercelli nel 1913, disputò<br />

la sua ultima partita con la Nazionale nel 1952, e smise di giocare nel 1954<br />

indossando la maglia del Novara.<br />

L'epopea azzurra<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong>, a causa delle posizioni del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) che,<br />

dopo le Olimpiadi di Parigi del 1924, propendeva per la sua esclusione dai tornei<br />

olimpici, organizzò, sotto l'impulso di Jules Rimet, avvocato parigino presidente<br />

FIFA dal 1921 al 1954, il primo Campionato del Mondo, FIFA World Cup, in<br />

Uruguay.<br />

La scelta era dovuta alle vittorie olimpiche della celeste, ma le difficoltà<br />

economiche e logistiche impedirono la partecipazione della maggioranza delle<br />

federazioni europee.<br />

Le nazioni partecipanti furono 13, il torneo fu disputato in 17 giorni, giocando in<br />

<strong>una</strong> sola città: Montevideo, dove era stato inaugurato lo stadio del centenario della<br />

nazione costruito in soli otto mesi. Uruguay – Argentina 4-2, la finale – in Argentina<br />

non la presero bene ed a Buenos Aires venne assaltata l'ambasciata uruguayana.<br />

<strong>Il</strong> duello tra Argentina ed Uruguay caratterizzò il <strong>calcio</strong> sudamericano: delle 18<br />

edizioni della Coppa America disputate tra il 1916 ed il 1945, otto furono vinte<br />

dall'Uruguay, sette dall'Argentina, soltanto due dal Brasile ed <strong>una</strong> dal Perù.<br />

I Mondiali del 1934 rappresentarono per l'Italia <strong>una</strong> vetrina per dimostrare, a<br />

dispetto della critica internazionale, di essere un paese aperto ed accogliente<br />

utilizzando l'ampia rete di ferrovie e d'impianti sportivi costruiti.<br />

E' un'Italia dove il fascismo è al massimo consenso, dove è cresciuta<br />

l'urbanizzazione ed è cominciata l'epoca dei consumi di massa: mezzi di trasporto,<br />

grandi magazzini, cinema, radio.<br />

Alla guida della FIGC il generale Giorgio Vaccaro, console della Milizia (MVSN),<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 22


aveva preso il posto di Arpinati caduto in disgrazia. Con Vaccaro in Federazione tutti<br />

devono avere la tessera del PNF ed accettare le ingerenze delle autorità politiche ad<br />

ogni livello.<br />

I dirigenti Mauro e Barassi non erano fascisti della prima ora, ma sono abituati a<br />

conviverci, cercando di salvaguardare l'autonomia organizzativa, senza opporsi mai –<br />

il <strong>calcio</strong> cadeva in <strong>una</strong> fitta ragnatela di affari con protagonisti uomini del regime,<br />

industriali, gerarchi locali e dirigenti di società.<br />

I Mondiali saranno un successo. Sedici paesi partecipanti, dodici europei, tre<br />

americani, un africano. Assenti i campioni in carica dell'Uruguay e l'Inghilterra.<br />

L'organizzazione dette prova di grande efficienza, con gli ottavi di finale giocati tutti<br />

nello stesso giorno, telegrafi e telefoni negli stadi, radiocronache in 4 lingue e 9 paesi.<br />

Lo stato mise a disposizione a basso costo impianti e ferrovie, favorì trasferte e<br />

manifestazioni collaterali. Tutto l'apparato statale fu messo in funzione per<br />

dimostrare il grado di efficienza organizzativa dello sport fascista.<br />

I Mondiali finirono con un attivo anche economico, a fronte di un incasso di 3,6<br />

milioni di lire alla federazione andò oltre un milione, di cui 210 mila di percentuale<br />

incassi – l'incasso record fu realizzato per Italia-Austria a San Siro, 811.526, di poco<br />

inferiore quello della finalissima: 750 mila.<br />

Jules Rimet raccontava costantemente <strong>una</strong> sua sensazione: presidente della FIFA era<br />

diventato Mussolini... tanto da scegliere gli arbitri – unica spiegazione per il<br />

clamoroso caso dello svedese Ivan Eklind che diresse sia la semifinale degli azzurri<br />

contro l’Austria, sorvolando sul fallo di Meazza sul portiere austriaco al momento del<br />

goal di Guaita, che la finalissima contro la Cecoslovacchia, permettendo a Monti di<br />

picchiare duramente gli avversari.<br />

Commissario Tecnico della Nazionale era Vittorio Pozzo, calciatore in Svizzera,<br />

direttore tecnico del Torino, segretario della FIGC nel 1912, aveva allestito la<br />

nazionale per le Olimpiadi, ufficiale degli alpini, prima firma della Stampa.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 23


Piemontese risorgimentale, fedele al regime, ma non fascista, anche se ne divenne<br />

portabandiera. Rigido, autoritario, paternalista; un trascinatore, un maestro della<br />

parola, il precettore della Nazionale. <strong>Il</strong> regime fascista lo sostenne sempre.<br />

Pragmatico, esercitava <strong>una</strong> psicologia rudimentale richiamando costantemente la<br />

disciplina degli alpini, rifiutava compensi e contava sulla devozione dei giocatori.<br />

Vinse i Mondiali convinto che in competizioni con impegni ravvicinati bisognava<br />

puntare sull'esperienza e la saldezza, esprimendo un gioco concreto, ma malleabile<br />

con tanto temperamento, coraggio, astuzia, gioco sporco nelle marcature.<br />

L'Italia vinse con un massiccio utilizzo degli oriundi, ricevendo un trattamento<br />

favorevole dagli arbitri, ma mostrando grandi doti di combattimento: la doppia sfida<br />

contro la Spagna di Zamora, l'Austria, altra partita asprissima e poi la finale contro la<br />

Cecoslovacchia vinta ai supplementari. <strong>Il</strong> risultato sportivo, in sintonia con le<br />

ambizioni dell'Italia fascista, favorì la crescita di un orgoglio nazionale nel popolo<br />

italiano.<br />

Sono anni in cui la Nazionale vinceva tutto – i campioni del mondo perdono ad<br />

Highbury 3-2 contro i maestri inglesi, ma offrono <strong>una</strong> prestazione memorabile. Nel<br />

1936 la vittoria alle Olimpiadi di Berlino, organizzate per dare <strong>una</strong> grossa<br />

ostentazione di forza del nazismo in un quadro internazionale segnato dall'inizio della<br />

guerra di Spagna.<br />

La rielaborazione del mito d'Olimpia riassunto dall'introduzione dei tedofori che<br />

corrono con la fiamma del fuoco ariano finì fulminata dalla velocità di Jesse Owens.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong>, per evitare l'esclusione toccata al tennis, non rispondeva a condizioni di<br />

dilettantismo puro, utilizza la formula delle squadre composte da studenti. Gli azzurri<br />

mettono in campo le stesse doti mostrate dalla Nazionale maggiore e riescono a<br />

vincere la finale, anche questa ai supplementari, contro l'Austria.<br />

<strong>Il</strong> capolavoro della squadra di Pozzo si compie alla Coppa del Mondo del 1938. La<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 24


scelta della Francia è un omaggio a Rimet, ma vede il boicottaggio delle nazioni<br />

sudamericane, escluse Brasile e Cuba, per il non rispetto dell'alternanza della sede<br />

continentale.<br />

Continua l’auto isolamento delle Federazioni britanniche, sono assenti: Spagna, per<br />

la guerra civile, ed Austria, annessa alla Germania. La spedizione azzurra è<br />

accompagnata dai proclami antifrancesi di Mussolini e dalle contestazioni che i<br />

rifugiati antifascisti mettono in atto – a partire da Marsiglia, dove gli azzurri fanno il<br />

loro esordio contro la Norvegia piegata solo nei tempi supplementari da un goal di<br />

Piola.<br />

La politicizzazione del Mondiale raggiunge il suo apice nella sfida contro la Francia<br />

che l'Italia sceglie di giocare con la maglia nera. Meazza e Ferrari interni, grande<br />

ricorso ai lanci di 30-40 metri: è il capolavoro del contropiede.<br />

Complice la presunzione brasiliana, l'Italia va in finale, dove batte nettamente<br />

l'Ungheria ricevendo il plauso della stampa internazionale.<br />

In Italia viene celebrata, come scrive Bruno Roghi, direttore della Gazzetta dello<br />

sport, la vittoria della razza e l'elogio della capacità combattiva di un popolo<br />

rappresentato dalla locomotiva umana, il ciclista Learco Guerra, dal pugno micidiale<br />

di Bruno Carnera, dalla vittoria al Tour di Gino Bartali. Nell'autunno del 1939, dopo<br />

30 incontri e 4 anni d'imbattibilità, la Nazionale viene sconfitta a Zurigo dalla<br />

Svizzera.<br />

La guerra<br />

Quando la Germania, 1 settembre 1939, invade la Polonia il movimento calcistico<br />

già scandisce i tempi dell'Europa: da noi la domenica, in Inghilterra il sabato<br />

pomeriggio, si gioca in stadi affollati. La scelta dei due schieramenti è diversa.<br />

Germania, Italia ed i loro alleati decidono la prosecuzione dell'attività agonistica.<br />

L'Inghilterra sospende campionato e FA Cup, l'unica competizione che continua è il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 25


torneo interbritannico. La Francia travolta ed occupata dai nazisti, viene formalmente<br />

divisa n due: la Francia settentrionale occupata dall'esercito tedesco, e quella<br />

meridionale, stato francese, con sede del governo a Vichy e pieni poteri al<br />

Maresciallo Petain, collaborazionista dei nazisti. Dal 1939 al 1946 il campionato<br />

nazionale, la cui prima edizione vera e propria era stata giocata nel 1932-33, è<br />

sospeso, così come il Tour de France che non si corre dal 1940 al 1946. Si disputa<br />

solo la Coppa ed alcuni campionati regionali sotto il regime di Vichy.<br />

Nell’Italia in guerra il <strong>calcio</strong> diventa elemento di propaganda per il regime, stretto<br />

tra crisi alimentare e bombardamenti, e gli spettatori non diminuiscono. La Roma<br />

campione d'Italia nel 1942 simboleggia questo periodo, sia per il mito dell'Impero sia<br />

perché la capitale non era stata bombardata – il Napoli, la città più bombardata,<br />

retrocede.<br />

Nel 1942 è diventato presidente della FIGC il Marchese Luigi Ridolfi, già dirigente<br />

dell'Atletica italiana ed internazionale, fondatore, con Vittorio Pozzo, del settore<br />

tecnico della FIGC. Ridolfi era stato il responsabile della delegazione alle Olimpiadi<br />

di Berlino, federale di Firenze dal 1926 al 1929 e da allora parlamentare fino alla<br />

caduta del fascismo.<br />

Dopo il 25 luglio viene nominato reggente Giovanni Mauro. L'8 settembre investe<br />

profondamente anche il mondo dello sport e del <strong>calcio</strong>. Dopo l'occupazione nazista la<br />

struttura della FIGC era stata spostata a Venezia per poi stabilirsi a Milano.<br />

La RSI (Repubblica Sociale Italiana) affida il CONI ad Ettore Rossi che si<br />

autonomina reggente della FIGC, organizzando un posticcio campionato,<br />

caratterizzato dal grigio-nero delle uniformi sugli spalti, denominato dell'Alta Italia, a<br />

cui partecipavano le squadre di serie A, B, C. Fu poi nominato presidente della FIGC,<br />

marzo 1944, Ferdinando Pozzani.<br />

Alla fine del Campionato di Guerra della RSI che vide la vittoria dei Vigili del<br />

Fuoco della Spezia, agosto 1944, il Ministero della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop.)<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 26


ordinò la cessazione di ogni manifestazione sportiva.<br />

Nell'Italia liberata il <strong>calcio</strong> ripartì dal sud e da Roma città aperta con campionati<br />

regionali, come quello toscano vinto dalla Fiorentina il 29 luglio 1944, e Fulvio<br />

Bernardini commissario straordinario dal luglio all'ottobre 1944.<br />

Bernardini si dimise per assoluta inettitudine alla diplomazia e all'intrigo, al suo<br />

posto Barassi, già segretario FIGC per oltre 10 anni sotto il fascismo, ma non<br />

particolarmente compromesso con il regime. Barassi riprese i rapporti con Mauro,<br />

rimasto a nord, per ripristinare l'unità dell'organizzazione calcistica nella nuova Italia<br />

democratica.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> riprese con forza e già nella seconda metà del 1945 ci sono oltre duecento<br />

nuove società. A Firenze, luglio 1946, viene ricostituita la FIGC.<br />

L'evoluzione del <strong>calcio</strong> dal dribbling game al metodo ed al sistema<br />

Fino al primo dopoguerra non esistevano nel nostro paese tecniche e metodologie<br />

per la gestione delle squadre e l'organizzazione del loro gioco. Si utilizzava la fisicità,<br />

il gioco maschio per affrontare, anche in campo internazionale, le squadre che<br />

giocavano con il metodo.<br />

<strong>Il</strong> metodo, al cui sviluppo contribuì Pozzo, prevedeva <strong>una</strong> disposizione in campo 2-<br />

3-2-3, con il gioco a W (WW), reparti statici ed abbastanza lontani fra loro. <strong>Il</strong> perno<br />

del gioco era il centrale dei mediani (centro mediano metodista), un regista dal <strong>calcio</strong><br />

forte e preciso. <strong>Il</strong> gioco si sviluppava con passaggi raso terra e lanci lunghi sulle ali. <strong>Il</strong><br />

miglior esempio è stato il Wunderteam, la squadra delle meraviglie così venne<br />

soprannominata la nazionale austriaca allenata da Hugo Meisl per la lunga scia di<br />

successi ottenuti dal 1931 al 1933.<br />

Negli anni Venti arrivarono in Italia giocatori ed allenatori danubiani che portarono<br />

un consolidato bagaglio tecnico: passaggio di shoot, finte, abilità di trattare il pallone<br />

con tutte le parti del piede. I vari Ging, Felsner, Sturtner, Karoly, Weisz. introdussero<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 27


un'etica professionale fondata sull'obbedienza assoluta all'allenatore.<br />

Arrivarono anche allenatori inglesi, come Garbutt, che utilizzarono le metodologie<br />

di allenamento conosciute nella loro esperienza di calciatori: preparazione atletica e<br />

slalom per il dribbling. Gli allenatori inglesi introdussero anche la doccia calda dopo<br />

la partita. <strong>Il</strong> primo moderno manuale, con gli elementi fondamentali per la<br />

conduzione di <strong>una</strong> squadra, fu pubblicato nel 1930, a cura di Arpad Weisz ed Aldo<br />

Molinari: fasi e varianti dell'allenamento; tecniche del controllo palla ed automatismi<br />

individuali e collettivi, cura per l'attrezzistica.<br />

E' <strong>una</strong> modifica del regolamento a sconvolgere il modo di tenere il campo. Nel 1925<br />

cambia la regola del fuorigioco. Per non finire in offside occorrevano tre giocatori<br />

avversari, con la modifica ridotti a due per favorire la spettacolarità del gioco e dare<br />

maggiori possibilità realizzative – in Italia la norma fu adottata nel 1928-29.<br />

La ricerca della profondità e l'utilizzo di spazi vuoti sarà la nuova frontiera del<br />

<strong>calcio</strong>, e la tattica assumerà sempre maggiore importanza.<br />

L'ingegnere minerario Herbert Chapman, dal 1925 allenatore dell'Arsenal, vuole<br />

ritornare al vantaggio in difesa tolto dal fuorigioco. Per questo ha bisogno di un terzo<br />

difensore. I terzini coprono le ali (nel metodo i mediani), il centromediano non più<br />

regista, ma stopper. <strong>Il</strong> quadrilatero in mezzo al campo prevede il mediano di destra,<br />

incontrista, quello di sinistra, con compiti più di raccordo, la mezzala destra corre, la<br />

sinistra cura la regia offensiva. E' nato il sistema, o WM (3-2-2-3).<br />

Ma come si giocava in Italia? L'ambiente crea lo stile di gioco e l'ambiente, più che<br />

dal triangolo industriale, nell'Italia dei primi vent'anni del Novecento è rappresentato<br />

dal quadrato piemontese Alessandria-Novara-Casale, i nero stellati che vinsero il<br />

campionato 1914 sfruttando le ridotte dimensioni del proprio campo – Vercelli.<br />

Difesa statica, lanci lunghi affidati al centromediano metodista e contropiede, con<br />

gioco appoggiato sulle ali.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 28


Una modalità di stare in campo che adattava i numerosi giocatori sudamericani alla<br />

scuola danubiana, Gabriel Hanot, ex calciatore, giornalista, tecnico ed organizzatore<br />

francese, sono suoi i progetti che porteranno nel secondo dopoguerra all'istituzione<br />

della Coppa dei Campioni e del Pallone d'oro, sosteneva che giocando in quel modo<br />

l’Italia poteva sorprendere tutti tranne gli inglesi.<br />

Dalla stampa sportiva alla radio<br />

<strong>Il</strong> grande motore della stampa sportiva, in Italia, è stato il ciclismo. Nel 1883 esce la<br />

Rivista Velocipedistica Italiana; nel 1896, dalla fusione di Ciclo e Tripletta, La<br />

Gazzetta dello Sport.<br />

Nell'Italia riformista di inizio secolo cresce, con la diffusione della stampa,<br />

l'opinione pubblica. Grazie alle tipografie il fenomeno stampa si riverbera anche sullo<br />

sport.<br />

I primi grandi avvenimenti sportivi venivano commentati dalle migliori firme<br />

dell'epoca: la Pechino-Parigi del 1901 da Luigi Barzini; Orio Vergani seguiva il Tour<br />

e il Giro dell'Italia. Nel 1912 esce il Guerin Sportivo, l'anno successivo Lo Sport<br />

<strong>Il</strong>lustrato, periodico della Gazzetta – divenuta quotidiano nello stesso 1913. anche se<br />

non è il primo quotidiano sportivo essendo uscito nel 1905 Verde Azzurro. Sempre nel<br />

1913 vengono pubblicate Football, editore Sonzogno ed il settimanale <strong>Il</strong> Calcio a<br />

Genova.<br />

<strong>Il</strong> ciclismo continua ad essere il protagonista principe, ma non c'è dubbio che il<br />

football si stia facendo strada, da quando, 22 marzo 1903, l'<strong>Il</strong>lustrazione Italiana era<br />

uscita con un numero dedicato al <strong>calcio</strong>. Le Olimpiadi del 1920 trovano spazio nei<br />

principali quotidiani; il passaggio successivo sarà la costituzione di redazioni sportive<br />

all'interno delle maggiori testate.<br />

Nel 1924, a Bologna, Arpinati è tra i fondatori del trisettimanale Corriere dello<br />

Sport con grande spazio a <strong>calcio</strong> e pugilato.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 29


La redazione del giornale seguirà Arpinati nella sua carriera politica trasferendosi,<br />

dicembre 1927, a Roma quando il fascista bolognese diventa sotto segretario al<br />

Ministero degli Interni. In questa occasione il giornale cambia nome e diventa <strong>Il</strong><br />

Littoriale.<br />

Dal 1 settembre del 1928 diventa quotidiano e, per affermarsi, utilizza un piano<br />

editoriale sostenuto dal regime: viene spedito, in abbonamento gratuito, a biblioteche<br />

ed altri istituti. <strong>Il</strong> giornale tornerà a chiamarsi Corriere dello Sport il 28 luglio del<br />

1943, immediatamente dopo la deposizione di Mussolini da parte del Gran Consiglio.<br />

La trattazione giornalistica è molto enfatica, si scrive per entusiasmare e quando, la<br />

prima è del 25 marzo 1928, cominciano le radiocronache la narrazione di Niccolò<br />

Carosio è l'esaltazione di questo stile. Negli anni Trenta il successo della radio è<br />

anche quello delle sue trasmissioni sportive, nei bar la gente ascolta il secondo tempo<br />

di <strong>una</strong> partita di <strong>calcio</strong>, attendendo i risultati dell'intera giornata.<br />

<strong>Il</strong> primo filmato, relativo all'incontro Italia – Portogallo, è del 15 aprile 1928.<br />

Calcio e sport nella Germania nazista<br />

Hitler, al potere dal 30 gennaio 1933 trovò le Olimpiadi del 1936 già assegnate a<br />

Berlino, ed il Comitato Olimpico Internazionale rifiutò le numerose richieste di<br />

cambiare la sede, avanzate per non dare al regime nazista un'occasione simile.<br />

Le Olimpiadi furono utilizzate per proiettare la potenza del nazismo sul mondo. Lo<br />

stadio Olimpico di Berlino, con l'imponenza delle sue forme neo classiche e la scelta<br />

dei materiali, fu il palcoscenico principale.<br />

Niente venne lasciato al caso: dall'edificazione del villaggio olimpico, all'arrivo del<br />

fuoco d'Olimpia, dallo stadio pieno di pubblico alla messa in onda della diretta<br />

televisiva. I costi enormi erano reputati un investimento politico e tutto venne<br />

documentato dalla regista Leni Riefenstahl nel film Olympia.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 30


La macchina di propaganda, orchestrata da Goebbels che controllava<br />

completamente la vita sociale e culturale della Germania, scattò il 1 agosto: alla<br />

cerimonia d'apertura. 120 mila tedeschi che osannavano Heil Hitler, l'ingresso del<br />

tedoforo con la fiaccola olimpica che, per la prima volta, veniva condotta a Berlino<br />

dalla Grecia – da allora accompagnerà tutte le successive edizioni olimpiche.<br />

La Repubblica spagnola aveva organizzato a Barcellona, in contrapposizione e<br />

boicottaggio delle Olimpiadi di Berlino, le Olimpiadi del popolo, ma la<br />

manifestazione, a cui avevano aderito atleti di 22 paesi, non poté tenersi a causa del<br />

sollevamento militare contro la Repubblica del luglio 1936.<br />

La Germania primeggiò nel medagliere olimpico, anche se non nella misura in cui<br />

Hitler avrebbe voluto e per cui erano state introdotte nuove discipline come il kayak.<br />

Gli atleti tedeschi vivevano un professionismo totalizzante chiamato dilettantismo<br />

che li impegnava a tempo pieno nella loro preparazione pagati dallo Stato.<br />

Gli atleti tedeschi ottennero medaglie in tutte le discipline tranne <strong>calcio</strong>, polo e<br />

basket, Hitler dovette subite l'onta dei quattro successi del nero Owens e la vittoria<br />

dei coreani, sudditi del Giappone, nella maratona.<br />

La Germania, terza al Mondiale del 1934, puntava forte sul torneo di <strong>calcio</strong>,<br />

l'inopinata eliminazione al primo turno costò il posto al commissario tecnico della<br />

squadra Otto Nerz, in carica dal 1923. Al suo posto Sepp Herberger, che rimase alla<br />

guida della nazionale fino al 1964.<br />

Nel 1938 l'Austria venne occupata ed annessa (Anschluss) dalla Germania nazista,<br />

perdendo la propria indipendenza, anche calcistica. L'Austria, arrivata quarta ai<br />

Mondiali 1934 e seconda alle Olimpiadi del 1936, non poté partecipare ai Mondiali di<br />

Francia e la Germania si presentò con i giocatori austriaci nei suoi ranghi – alcuni, tra<br />

cui il calciatore austriaco più famoso, Matthias Sindelar, si rifiutarono di giocare per i<br />

nazisti.<br />

<strong>Il</strong> nuovo squadrone sembrava imbattibile, anche se Herberger non aveva avuto il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 31


tempo per assemblare i giocatori e dare loro un'impostazione tattica, ma la Svizzera la<br />

eliminò al primo turno, unica volta per la Germania in un campionato del mondo.<br />

L'organizzazione dei campionati<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> in Germania nasceva con un ruolo centrale dei campionati regionali, le cui<br />

vincitrici si disputavano il titolo nazionale. I tentativi di creare <strong>una</strong> lega nazionale si<br />

infransero nell'opposizione delle associazioni calcistiche regionali.<br />

<strong>Il</strong> nazismo sostituì le leghe regionali con l'istituzione dal 1934, della Gauliga (lega<br />

di contea), in 16 distretti. I campioni delle varie Gauliga disputavano, sulla falsariga<br />

del Mondiale come torneo di Coppa, il campionato tedesco vero e proprio. <strong>Il</strong> numero<br />

di Gauliga istituite aumentò, con l'annessione dell'Austria (Gauliga Ostmark), le altre<br />

annessioni territoriali e le difficoltà dei trasporti durante la guerra, fino ad arrivare a<br />

31 nel 1944.<br />

Nel 2009 il britannico Times ha chiamato i suoi lettori a votare il peggior tifoso<br />

possibile, con cui condividere la fede calcistica, classifica vinta da Adolf Hitler tifoso<br />

dello Schalke 04 che, tra il 1933 ed il 1945 vinse per ben sei volte il titolo di<br />

Campione di Germania. Ironia della sorte nel 1930 lo Schalke venne punito per aver<br />

infranto il divieto della federazione tedesca di stipulare contratti professionistici con i<br />

propri calciatori.<br />

Nelle dodici stagioni calcistiche della Germania nazista, dal 1933 al 1945, lo<br />

Schalke04 vinse162 su 189 partite in Gauliga, con 21 pareggi e 6 sconfitte – dal 1935<br />

al 1939 rimase imbattuto in campionato. La propaganda nazista lo definì un esempio<br />

della nuova Germania.<br />

Spagna? Catalogna ed Euskadi<br />

Mas que un club<br />

Nel 1888 Barcellona ospitò la seconda Esposizione <strong>universale</strong> che vide affluire<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 32


nella città catalana mezzo milione di visitatori provenienti da tutto il mondo.<br />

Barcellona, capitale industriale di un paese, la Spagna, agricolo ed arretrato con<br />

l'eccezione della zona confinante al nord con la Francia.<br />

La borghesia industriale catalana si sente imprigionata dall’arretratezza del Regno<br />

di Castiglia; poco incline ad essere la porta d'ingresso della modernità in Spagna deve<br />

fare i conti con un fortissimo movimento operaio.<br />

Una città viva, aperta agli scambi, conflittuale quella dove il 29 novembre 1899<br />

venne fondato il Football Club Barcellona (FCB) dallo svizzero Hans Kamper, nome<br />

e cognome saranno poi catalanizzati in Juan Gamper.<br />

I primi giocatori del club erano svizzeri, tedeschi, inglesi, catalani ed oltre a<br />

diventare la squadra più importante della Catalogna si affermò come <strong>una</strong> delle più<br />

forti della Spagna, aggiudicandosi la Coppa Macaya, antesignana del campionato<br />

Catalano, nel 1902 ed andando in finale al Campeonato de España, diverrà Coppa del<br />

Re, organizzato in occasione dell’incoronazione di Alfonso XIII a Re de Spagna, la<br />

competizione fu vinta dai baschi del Club Vizcaya.<br />

Gamper fu presidente a più riprese del club dal 1908 al 1925. <strong>Il</strong> 14 marzo 1909<br />

veniva costruito lo stadio del Barcellona, il Carrer Indústria. La prima età dell’oro<br />

del Barça ha anche altri protagonisti, come l’allenatore Jack Greeenwell e Paulino<br />

Alcántara, il massimo goleador nella <strong>storia</strong> del Barcellona.<br />

Nel 1922 il trasferimento nello stadio di Les Corts, con <strong>una</strong> capienza di trentamila<br />

posti. Proprio a Les Corts, il 14 giugno del 1925, avvenne l’episodio che costringerà<br />

Gamper all’esilio in Svizzera dove, pochi mesi dopo il crollo di Wall Street nel 1929,<br />

si suicidò a causa di gravi problemi economici.<br />

<strong>Il</strong> pubblico, dopo l’esposizione di striscioni contro il dittatore Primo de Rivera ed il<br />

re, fischiò la Marcia reale ed applaudì l’inno inglese, eseguito da <strong>una</strong> banda della<br />

marina britannica. Gli organi militari ed il governatore di Barcellona decretarono la<br />

chiusura dello stadio per sei mesi e l’espulsione dalla Spagna di Hans Gamper.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 33


Fin dall’inizio della sua <strong>storia</strong> il FCB assunse posizioni repubblicane e non volle<br />

mai riconoscimenti da parte del re, ottenuti da molte squadre con la concessione, data<br />

da Alfonso XIII, nel 1920, del titolo Real al Madrid, e l’aggiunta della corona reale al<br />

simbolo originario.<br />

Nel 1931, in occasione della proclamazione della seconda Repubblica spagnola il<br />

Barça si schierò a favore dell’autonomia catalana e della Repubblica. Nel luglio del<br />

1936, all'inizio della guerra civile, il Barcellona si dichiarò entità al servizio del<br />

governo legittimo della Repubblica.<br />

Mas que un club. <strong>Il</strong> motto esprime efficacemente cosa sia stato e cosa abbia<br />

rappresentato il FCB nel corso della sua <strong>storia</strong>, in particolare per l’affermazione della<br />

Catalogna e dei suoi valori, a partire dalla cultura e dalla lingua catalana, vietata da<br />

Primo de Rivera e poi da Franco, per finire con l'autonomia politica.<br />

I documenti del club, fatta eccezione per gli anni della dittatura di Franco, sono<br />

sempre stati redatti in catalano. <strong>Il</strong> capitano della squadra deve essere di origini<br />

catalane.<br />

<strong>Il</strong> campionato spagnolo, la Liga, nasce nella stagione 1928-29, con la partecipazione<br />

di 10 squadre ed il Barcellona lo vince. Prima della sospensione del campionato per<br />

la guerra civile, dal 1936 al 1939, il Barça non rivinse il titolo nazionale. Furono<br />

stagioni dominate dall’Athletic Bilbao, quattro titoli, e dal Madrid, non più Real<br />

poiché la Repubblica aveva tolto l’appellativo, nel 1932 e 1933, e il primo successo<br />

del Betis Siviglia nel 1935.<br />

Josep Suñol i Garriga, presidente del Barcellona dopo Gamper, cadde in un<br />

imboscata franchista e fu fucilato nella Sierra de Guadarrama, vicino a Madrid, poco<br />

dopo l’inizio della guerra civile. Riuscì a fuggire, a Parigi, Rafael Sánchez Guerra,<br />

presidente del Madrid dal 1935 al 1939, catturato e torturato dai franchisti dopo la<br />

caduta di Madrid. – marzo 1939.<br />

Sotto la dittatura di Franco lingua e simboli catalani vennero vietati, ed il club<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 34


dovette cambiare nome, assumendo quello di Club de Fútbol Barcelona, e rimuovere<br />

la bandiera della Catalogna dal simbolo. Presidente della società fu nominato Enric<br />

Pineyro, un collaboratore di Franco.<br />

Da allora, per tutta la durata della dittatura, lo stadio del Barcellona divenne l’unico<br />

luogo dove era possibile riunire decine di migliaia di catalani, conquistando tifosi in<br />

tutta la Spagna, per l'opposizione al Real Madrid la squadra del Generalissimo.<br />

Euskadi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> spagnolo parla basco fin dai propri inizi, anche in virtù dei legami con<br />

l'Inghilterra, essendo quasi tutte le squadre fondate e composte da inglesi. <strong>Il</strong> porto di<br />

Bilbao era lo scalo delle navi inglesi che portavano le materie prime necessarie<br />

all'industria della Biscaglia.<br />

Assieme ai manufatti scendevano tecnici e marittimi con i loro passatempi, come il<br />

football che, in poco tempo, ebbe un enorme successo, in <strong>una</strong> società abituata a<br />

praticare gli sport baschi tradizionali, prima fra tutti la pelota. C'era anche un flusso al<br />

contrario, dalla Biscaglia al Regno Unito, dove molti giovani borghesi andavano a<br />

studiare.<br />

L'Athletic Bilbao, originato da <strong>una</strong> società di ginnastica, nel 1898 già disputava la<br />

Coppa dei Pirenei. Dopo la fusione con il Bilbao Foot-ball Club assunse, per un breve<br />

periodo, il nome di Vizcaya con cui vinse, nel 1902 la prima edizione di quella che<br />

diverrà la Coppa del Rey.<br />

Dal 9 gennaio 1910 adotterà i colori rosso e bianco che caratterizzeranno tutta la<br />

<strong>storia</strong> dell'Athletic; nel 1913 inaugurerà lo stadio di San Mamés. Superata la crisi del<br />

primo dopoguerra, l'Athletic divenne il primo club nei confini spagnoli ad adottare il<br />

professionismo e vinse il campionato 1929-30, senza sconfitte, e la Coppa nazionale.<br />

<strong>Il</strong> campionato fu esteso a 12 squadre a partire dal 1933.<br />

Prima della sospensione dal 1936 al 1939, lo rivinse nel 1931, 1934, 1936<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 35


divenendo la squadra più titolata della Repubblica spagnola.<br />

L’Athletic è <strong>una</strong> delle tre squadre ad avere sempre giocato nella serie maggiore<br />

insieme a Barcellona e Real Madrid, e conserva tuttora la propria peculiarità di<br />

tesserare solo giocatori baschi, o di origini basche o cresciuti calcisticamente nel<br />

paese basco.<br />

Dopo il bombardamento dell’aviazione tedesca con la distruzione di Guernica,<br />

capitale storica e religiosa dei paesi baschi, sede dell’assemblea di Biscaglia – che si<br />

riuniva sotto la quercia, Gernikako Arbola, simbolo della libertà basca – il 26 aprile<br />

1937 e la caduta di Bilbao, giugno 1937, viene formata <strong>una</strong> selezione basca di <strong>calcio</strong>.<br />

Euzkadi dà vita prima ad un tour europeo – Parigi, Praga, Mosca, Oslo, Copenaghen<br />

giocando <strong>una</strong> ventina di amichevoli – e poi parte dal porto francese di Le Havre<br />

destinazione America, per <strong>una</strong> turné che ha lo scopo di raccogliere soldi per sostenere<br />

l'Esercito basco.<br />

I baschi parlano di nazionale riferendosi alla loro identità territoriale e culturale che<br />

li aveva portati, già nel 1915, a costruire <strong>una</strong> rappresentativa, la Selezione Norte, in<br />

quel caso assieme ai giocatori della Cantabria. Nel 1937 il Governo autonomo basco,<br />

il cui presidente era José Antonio Aguirre ex calciatore dell’Athletic Bilbao, decise la<br />

creazione di Euzkadi il cui blocco è rappresentato dai giocatori dell'Athletic che, in<br />

sette stagioni, avevano conquistato quattro titoli e quattro coppe di Spagna.<br />

La selezione basca, arrivata in Messico dopo gli scali a New York e all’Avana,<br />

disputò <strong>una</strong> decina di amichevoli, prima di ritornare a Cuba, doveva salpare per<br />

l'Argentina con l'obiettivo di incontrare le maggiore squadre, ma la turné salterà a<br />

causa della prudenza della Feder<strong>calcio</strong> Argentina, spaventata dall'etichetta di<br />

estremisti anarchici con cui fu bollata Euzkadi.<br />

Dopo un soggiorno con qualche amichevole nell'isola il ritorno in Messico e la<br />

partecipazione ad uno dei due campionati, Liga mayor del Distrito Federal, che si<br />

disputavano in Messico, l'altro, anch'esso dilettantistico la Ligade Jalisco. La<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 36


Feder<strong>calcio</strong> messicana assegna il titolo 1938-39 all’Asturias, 17 punti in 12 partite,<br />

con i baschi secondi a 15. La Feder<strong>calcio</strong> basca parla invece di successo<br />

dell’Euzkadi, con 27 punti conquistati in 17 gare.<br />

L’Euzkadi si scioglie nel 1939, alla fine della guerra civile, i giocatori ricevono<br />

10.000 peseta a testa, molti non tornano in Spagna. La nazionale basca si riformerà<br />

nell’agosto del 1979, scendendo in campo a Bilbao contro l’Eire.<br />

Alla ripresa delle competizioni la Liga passò a 14 squadre che poi divennero 16 nel<br />

1950. In seguito al decreto franchista che impedì l’uso di nomi non spagnoli<br />

l’Athletic fu costretto a cambiare il nome in quello di Atletico de Bilbao, il suo<br />

periodo d’oro è finito, ma tornerà a vincere il campionato nel 1942-43.<br />

La shoah nel <strong>calcio</strong><br />

La letteratura sportiva ha portato alla ribalta storie singole come quella di Mathias<br />

Sindelar, austriaco di origine ebrea, chiamato carta velina per il suo aspetto fisico.<br />

Uno dei primi calciatori a continuare la carriera dopo un operazione al menisco,<br />

definito da Hugo Meisl il Mozart del football e da Pozzo il padrone della palla,<br />

l'artista della finta. <strong>Il</strong> calciatore più forte della sua epoca, simbolo del Wunderteam,<br />

classe pura, tecnica sopraffina, regista del gioco offensivo, possedeva <strong>una</strong> capacità di<br />

smarcarsi dagli avversari che rendeva il movimento apparentemente normale.<br />

Sindelar si rifiutò, fra l'altro, di fare il saluto nazista nello storico incontro tra<br />

Germania ed Austria, che doveva suggellare, con un pareggio, la fraterna amicizia,<br />

saldata dall'annessione dell'Austria da parte della Germania nazista.<br />

Vinse l'Austria e, a fine gara, solo Sindelar e Karl Sesta, gli autori dei goal, si<br />

rifiutarono di omaggiare i gerarchi con il saluto nazista.<br />

La federazione calcistica e la nazionale austriaca vennero sciolte, l'Austria divenne<br />

Ostmark (provincia dell'est) ed i suoi calciatori selezionati nella nazionale tedesca.<br />

Allenatori, dirigenti e giocatori ebrei vennero epurati dalle squadre, i club ritenuti di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 37


ascendenza giudaica furono messi fuori legge con la confisca degli impianti e delle<br />

proprietà.<br />

Sindelar fu trovato morto il 23 gennaio 1939, nel suo letto assieme a Camilla<br />

Castagnola, ebrea italiana. Una morte che non verrà mai chiarita, ufficialmente per un<br />

incidente, avvelenamento da monossido di carbonio, ma nel dopoguerra i documenti<br />

dell'inchiesta non verranno più trovati. Anche da morto riuscì a sfidare i nazisti:<br />

quarantamila viennesi parteciparono al suo funerale, mentre la sede della sua squadra,<br />

l’Austria Vienna, fu inondata da più di quindicimila telegrammi provenienti da tutta<br />

Europa.<br />

La tragedia di Arpad Weisz, ebreo ungherese, <strong>una</strong> delle figure più importanti del<br />

<strong>calcio</strong> italiano, allenatore che aveva portato allo scudetto l'Ambrosiana (1929-30) ed<br />

il Bologna (1936 e 1937) che, dopo la promulgazione delle leggi razziali nel<br />

settembre 1938, dovette abbandonare la guida del Bologna dopo l'inizio del<br />

campionato 1938-39. Catturato in Olanda, dopo l'occupazione nazista, fu assassinato,<br />

assieme alla moglie e ai due bambini, nel campo di concentramento di Auschwitz.<br />

Andò diversamente ad <strong>una</strong> delle vittime di Superga, Egri Erbstein, ungherese di<br />

origine svizzera, allenatore del Torino nel 1938 e che tornò a guidare, dopo la fuga e<br />

la detenzione in un campo di lavoro, nel dopoguerra.<br />

Erbstein, <strong>una</strong> vita avventurosa con <strong>una</strong> doppia esperienza negli Stati Uniti da<br />

calciatore ed agente di borsa finita con la grande crisi del 1929, era un grande<br />

studioso di <strong>calcio</strong> ed era riuscito, con metodologie d'avanguardia, a portare in tre anni<br />

la Lucchese dalla serie C al settimo posto in A, impresa che gli valse la chiamata del<br />

Torino. Le leggi razziali lo costrinsero a scappare dall'Italia, aiutato dal presidente del<br />

Torino, Ferruccio Novo, ed a tornare in Ungheria – sarà rinchiuso in un campo nel<br />

1944, quando anche l'Ungheria fu invasa dai nazisti, riuscendo a scappare ed a<br />

nascondersi fino alla fine della guerra.<br />

L'antisemitismo si diffuse nell'Europa degli anni Trenta, complice l'atteggiamento<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 38


delle democrazie liberali verso il nazismo ed il fascismo che, da un punto di vista<br />

calcistico è contenuto in un immagine particolare: la fotografia infame con la<br />

nazionale dell'Inghilterra che fa il saluto nazista a Berlino prima dell'amichevole con<br />

la Germania del 15 maggio 1938.<br />

Nell'Europa occupata dai nazisti, come scrive Simon Kuper nel suo libro Ajax, la<br />

squadra del ghetto. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> e la Shoah, club originario della zona del ghetto ebraico<br />

di Amsterdam sostenuto e finanziato dalla comunità ebraica i cui membri furono<br />

espulsi come soci nel 1941 con lo stadio proibito agli ebrei, il <strong>calcio</strong> è stato uno dei<br />

tanti luoghi in cui Olocausto e vita quotidiana si sono incontrati: in Olanda vennero<br />

uccisi 104 mila ebrei, tra di loro Eddie Hamel, ala destra dell’Ajax deportato dai<br />

tedeschi ad Auschwitz e tanti che andavano a vederlo giocare.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 39


2. Un gioco, tanti giochi: il <strong>calcio</strong> internazionale (1945-1970)<br />

Ogni nazione affronta in modo diverso i problemi della ricostruzione, anche di<br />

quella calcistica. <strong>Il</strong> dato comune è che il football riparte con più pubblico di quanto<br />

ne aveva al momento dello scoppio della guerra.<br />

La FIFA esclude Germania e Giappone ed è intenzionata ad escludere anche l'Italia<br />

che sarà salvata dalla Svizzera che la invita, novembre 1945, ad un incontro<br />

amichevole tra le rappresentative nazionali.<br />

Nel 1946, con il rientro delle federazioni britanniche, uscite nel 1928 per contrasti<br />

relativi al professionismo, e l'adesione dell'URSS, la FIFA assume il ruolo di governo<br />

mondiale del <strong>calcio</strong> che crescerà negli anni: al Congresso Straordinario di Parigi<br />

(1953), la FIFA approva la costituzione di associazioni calcistiche continentali al suo<br />

interno.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è ormai prossimo a diventare un fenomeno planetario. Nuove competizioni<br />

accompagnano le istituzioni continentali; le partite internazionali diventano occasione<br />

di scontro/confronto politico in un mondo diviso in blocchi, ma anche di azioni<br />

diplomatiche, messaggi di pace e cooperazione tra i popoli.<br />

In Africa si gioca, già dalla prima guerra mondiale, nelle colonie inglesi. Alle<br />

competizioni internazionali, Olimpiadi di Anversa del 1920 e Mondiali del 1934,<br />

partecipa solo l'Egitto. Nell'Africa orientale e settentrionale la guerra lascia orme di<br />

football, nei campi di prigionia e negli accampamenti militari. La politica sportiva<br />

sarà un elemento di modernizzazione e costruzione delle nuove identità nazionali<br />

proprio dei processi di decolonizzazione. E' del 1957 la costituzione della<br />

Confederazione Africana di Calcio (CAF), che, dal 1964, organizza la Coppa dei<br />

Campioni d'Africa.<br />

Hong Kong e Singapore, insediamenti europei, sono le prime tappe di <strong>una</strong> lenta<br />

penetrazione del football in Asia. La prima rappresentativa asiatica a partecipare ad<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 40


un campionato del mondo è stata, Francia 1938, quella delle Indie Orientali Olandesi.<br />

In realtà la prima nazione a dotarsi di un organizzazione sportiva simile a quella dei<br />

paesi occidentali fu il Giappone che avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi del 1944 –<br />

edizione, come quella del 1940, saltata per via della guerra.<br />

Alle Olimpiadi di Londra, 1948, parteciperanno al torneo di <strong>calcio</strong>, l'India, che oltre<br />

ad eccellere nel cricket e nell’hockey su prato, arriverà in semifinale al torneo di<br />

<strong>calcio</strong> delle Olimpiadi del 1956; la Cina, la Corea del Sud e l'Afghanistan. Siria e<br />

Libano disputeranno, nel 1951, il torneo calcistico, a tre, la terza partecipante è la<br />

Grecia che vince, della prima edizione dei Giochi del Mediterraneo. Nel 1954 viene<br />

fondata l'Asian Football Confederation (AFC) organizzazione continentale del <strong>calcio</strong><br />

asiatico. Dal 1956 si disputa la Coppa d'Asia.<br />

La CONCACAF, (COnfederation of North and Central America and Caribbean<br />

Association Football), fondata nel 1961, rappresenta le federazioni calcistiche dei<br />

Paesi dell'America Centrale, Settentrionale e Caraibica; ed organizza le competizioni<br />

ufficiali per nazionali e club.<br />

L'OFC, Oceania Football Confederation, organizzazione delle federazioni<br />

calcistiche dell'Oceania, è stata fondata nel 1966.<br />

La Confederazione Calcistica Sudamericana era stata fiondata nel 1916, anno da<br />

cui si disputa la Coppa America – sospesa dal 1942 al 1945. Nel dopoguerra il <strong>calcio</strong><br />

sudamericano vide accentuarsi le rivalità nazionali e la crescita del Brasile, vittorioso<br />

nel 1949 in Coppa America con un gioco moderno, che ospita i Mondiali del 1950<br />

puntando al successo, calcistico ed organizzativo.<br />

Alla Coppa del Mondo parteciparono soltanto 13 nazioni, europee ed americane,<br />

altre 3, già ammesse, rinunciarono per difficoltà organizzative.<br />

La Germania, sempre per le sanzioni di guerra, non fu ammessa. La prima<br />

partecipazione dell'Inghilterra finì malissimo: 0-1 con gli USA, match su cui è<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 41


incentrato il film La partita della loro vita.<br />

<strong>Il</strong> Mondiale è passato alla <strong>storia</strong> come il disastro del Maracanà, lo stadio affollato<br />

da 200 mila spettatori che si sentivano già campioni del mondo. In virtù della<br />

formula, mai più riproposta, che prevedeva un girone finale, al Brasile bastava il<br />

pareggio con l'Uruguay. <strong>Il</strong> Brasile in vantaggio continuò ad attaccare e subì due<br />

contropiedi uruguagi, che regalarono alla celeste il campionato del Mondo. <strong>Il</strong><br />

capitano uruguayano, Obdulio Varela, fu celebrato come un eroe. Oltre cento<br />

brasiliani si suicidarono, in un paese bloccato e traumatizzato. La nazionale brasiliana<br />

abbandonerà la divisa bianca per quella verde oro e per cinquant'anni non utilizzerà<br />

più portieri di colore.<br />

Europa: riprendono i campionati e le sfide fra le nazionali, nasce l'UEFA<br />

Prima della nascita dell'UEFA (Union of European Football Associations) vengono<br />

ripristinate le vecchie competizioni per club: la Mitropa Cup (in origine Coppa<br />

dell'Europa centrale, con la partecipazione di squadre ungheresi, austriache, ceke,<br />

jugoslave e dal 1929 anche italiane) nel 1951, con <strong>una</strong> prima edizione non ufficiale;<br />

la Coppa Latina, disputata da squadre italiane, francesi, spagnole e portoghesi, dal<br />

1949 al 1957.<br />

La Coppa Internazionale, prima competizione continentale per nazionali di <strong>calcio</strong><br />

disputata in Europa, riprese nel 1949 e nella nuova situazione politica ci vollero quasi<br />

cinque anni per completarla; per l'ultima edizione, organizzata dall'UEFA addirittura<br />

sei, 1954-60.<br />

L'UEFA venne fondata il 15 giugno 1954 a Basilea con sede a Parigi, fino al 1959,<br />

anno in cui fu spostata a Berna – dal 1995 la sede è a Nyon.<br />

Decolla un nuovo sistema agonistico: per nazioni, con la Coppa delle nazioni<br />

d'Europa (due anni dopo vennero giocate le prime partite di qualificazione con 16<br />

squadre partecipanti; la fase finale si svolse in Francia nel 1960 e fu vinta<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 42


dall’URSS), e per club.<br />

Nel 1956 parte la Coppa dei Campioni, ideata da Gabriele Hanot. Nei primi cinque<br />

anni sarà dominata dal Real Madrid, presieduto da Santiago Bernabéu, che aveva<br />

collaborato a mettere in pratica l'idea di Hanot, con la protezione del dittatore Franco.<br />

I castigliani hanno <strong>una</strong> squadra piena di campioni: l'argentino Di Stefano, il<br />

colonnello, profugo ungherese, Puskas, il francese Kopa, l'uruguaiano Santamaria e<br />

Gento, talento spagnolo.<br />

La Coppa delle Fiere, istituita nel 1955, con formula triennale, viene vinta dal<br />

Barcellona, 1958, poi diventa biennale ed infine annuale. La sua evoluzione<br />

continuerà: dal 1971-72 Coppa Uefa, oggi Europa League.<br />

Con ritardo, 1960-61, arriva il torneo per i vincitori delle coppe nazionali, la Coppa<br />

delle Coppe.<br />

La prima edizione viene vinta dalla Fiorentina che è la prima squadra italiana ad<br />

aggiudicarsi un trofeo nelle nuove competizioni europee, dopo essere stata la prima a<br />

disputare <strong>una</strong> finale, 1957, Coppa dei Campioni.<br />

Altre manifestazioni, Coppa dell'Amicizia, 1959; Coppa delle Alpi, 1960; Coppa<br />

dei Balcani, 1963, avranno meno fort<strong>una</strong>. Dal 1956 viene assegnato, per iniziativa di<br />

France Football, il Pallone d’oro per premiare il miglior calciatore europeo – se lo<br />

aggiudica Matthews, l’anno successivo Di Stefano, poi Kopa e nuovamente Di<br />

Stefano.<br />

A metà degli anni Sessanta l'Europa, ben al di là dei confini dell'allora mercato<br />

comune (MEC), è calcisticamente unificata. Un ruolo importante lo svolge un altro<br />

francese: Henry Dela<strong>una</strong>y segretario generale FIFA e poi, alla sua istituzione,<br />

dell'UEFA. Dal 1960 la Coppa Europa - Sudamerica (poi Intercontinentale) mette a<br />

confronto la vincitrice della Coppa dei Campioni con la vincitrice dell'equivalente<br />

torneo sud-americano: la Coppa Libertadores, nata nel 1960.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 43


Anni Cinquanta: Ungheria e Brasile<br />

Sono le nazionali che dominano la scena del decennio, il Brasile anche quello<br />

successivo con le vittorie mondiali del 1962 e del 1970.<br />

La grande Ungheria, costruita sull'ossatura della Honved, la squadra dell'esercito, in<br />

sei anni perde <strong>una</strong> sola partita: disastrosamente è la finale dei Campionati mondiali<br />

del 1954 contro la Germania – che i magiari hanno già battuto 8-3 nella prima fase<br />

del torneo.<br />

Una partita strana, per i tanti sospetti di doping sui tedeschi, pare che il miracolo di<br />

Berna lo abbiano pagato con tante epatiti; strana per la decisione arbitrale di<br />

convalidare e successivamente annullare il 3-3 finale di Puskas.<br />

Gli ungheresi arrivano stremati dalla durissima semifinale contro l'Uruguay, dopo<br />

un mondiale giocato benissimo. La vittoria segna la riabilitazione sportiva della<br />

Germania.<br />

Gli ungheresi erano arrivati ai Mondiali con i successi alle Olimpiadi di Helsinki del<br />

1952, e nella Coppa Internazionale 1950-53. Soprattutto avevano espugnato, il 25<br />

novembre del 1953, 6 a 3 Wembley, dove non aveva mai vinto nessuno, infliggendo<br />

<strong>una</strong> lezione storica agli inglesi incapaci di affrontare <strong>una</strong> squadra che giocava in<br />

modo non convenzionale.<br />

Feriti nell'onore gli inglesi chiedono la rivincita. E il 23 maggio 1954, al<br />

Népstadium di Budapest. L'Inghilterra subisce la più pesante sconfitta della sua <strong>storia</strong><br />

7-1. Allenata da un tecnico rivoluzionario, Gusztáv Sebes, l'Ungheria, oltre a disporre<br />

di calciatori di grandissimo livello, gioca con il finto centravanti, Hidegkuti, mentre<br />

le due mezzali, Puskas e Kocsis, agiscono da veri centravanti.<br />

C'è chi vede un anticipazione del 4-2-4 del Brasile che vincerà i mondiali del 1958.<br />

In realtà è <strong>una</strong> correzione del sistema (3-2-3-2, <strong>una</strong> sorta di MM, con lo spostamento<br />

di un uomo dalla prima alla seconda linea).<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 44


<strong>Il</strong> regime socialista tiene tantissimo alle vittorie calcistiche, ma la<br />

strumentalizzazione politica finisce per creare un corto circuito. Abituati ad <strong>una</strong><br />

nazionale che risolleva il morale, gli ungheresi, costretti ad un socialismo da caserma,<br />

reagiscono alla sconfitta del 1954 improvvisando dimostrazioni contro il regime.<br />

Un'anticipazione della rivolta del 23 ottobre 1956 repressa militarmente<br />

dall'invasione dell'URSS, con 250 mila ungheresi che scapparono in occidente.<br />

Al ritorno dai Mondiali di Svizzera il segretario Rakosi fa bloccare al confine il<br />

treno con cui rientravano i nazionali; mangia insieme a loro dando un messaggio<br />

rassicurante non preoccupatevi.<br />

Accadde l'esatto contrario: il portiere Grocsis fu messo agli arresti domiciliari per<br />

spionaggio. <strong>Il</strong> processo finisce nel nulla, ma Grocsis sarà obbligato a trasferirsi nel<br />

periferico Tatabanya. <strong>Il</strong> portierone avrà la soddisfazione di difendere la porta della<br />

nazionale magiara ancora ai mondiali del 1958 e del 1962.<br />

La sconfitta nei Mondiali del 1950 aveva mostrato il Brasile come <strong>una</strong> nazione dal<br />

talento gigantesco, ma dall'organizzazione assolutamente inadeguata. Eliminati nel<br />

1954 dall'Ungheria, umiliati (3-0) dagli angeli dalla faccia sporca argentini nella<br />

Coppa America 1957, la Selezione nazionale viene affidata a Feola.<br />

<strong>Il</strong> nuovo tecnico ha le idee chiare: talento carioca ed organizzazione paulista. Operò<br />

<strong>una</strong> selezione scientifica, scegliendo atleti veri. Non solo qualità, ma condizione<br />

atletica: il giovane meglio allenato non fa vedere il pallone al campione poco<br />

allenato.<br />

L'unica eccezione fu Garrincha, <strong>una</strong> gamba più corta dell'altra, un'ala destra che<br />

andava via dalla stessa parte e nello stesso modo, ma andava via sempre: a tutti.<br />

Con il 4-2-4 di Feola, il Brasile arretrava un centrocampista sulla linea del sistema,<br />

per non subire i contropiedi, utilizzando un quarto difensore. <strong>Il</strong> doppio difensore<br />

centrale garantiva copertura alle avanzate dei terzini. Feola sosteneva che difendersi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 45


significava tenere sempre il pallone, avanzare verso l'area ed affidarsi agli attaccanti.<br />

Nel Brasile campione del mondo del 1958, in Svezia, brilla il diciassettenne Pelè. A<br />

dimostrazione che il meticciato garantisce risorse superiori due terzini, entrambi<br />

Santos uno di origine europea, l'altro amazzonico.<br />

Calcio e potere nel socialismo reale<br />

In un paese comunista la squadra di <strong>calcio</strong> per cui tifavi era l'unica comunità a cui<br />

sceglievi di appartenere (Simon Kuper).<br />

L'integrazione nel sistema antagonistico internazionale dell'Unione Sovietica<br />

avvenne nel dopoguerra con l'adesione alla FIFA, e la partecipazione alle Olimpiadi<br />

di Helsinki del 1952. In URSS la diffusione dello sport aveva raggiunto un altissimo<br />

livello quantitativo ed un elevato tasso tecnico. I paesi del blocco socialista<br />

adottarono il modello sovietico, anche se alcune scuole calcistiche erano preesistenti,<br />

come quelle danubiane: Cecoslovacchia e Ungheria.<br />

La federazione di <strong>calcio</strong> russa era stata creata nel 1912. Dopo la rivoluzione<br />

bolscevica del 1917, il <strong>calcio</strong> ripartì, con fatica, in coincidenza con la nuova politica<br />

economica (NEP). L'URSS è molto influenzata dal modello prussiano e dalla valenza<br />

pedagogica della pratica fisica. Nel 1923, con l'avvento del regime socialista, tutte le<br />

vecchie associazioni sportive furono sciolte.<br />

Stato e partito controllavano ogni aspetto della vita politica e sociale. Le squadre del<br />

vecchio campionato furono cambiate, il torneo riformato, gli stadi ristrutturati. <strong>Il</strong><br />

governo stabilì che i soldati russi avrebbero fatto parte delle squadre. Venne deciso<br />

che il <strong>calcio</strong> non sarebbe stato messo al bando, ma organizzato attorno alle potenti<br />

istituzioni che entravano in possesso delle squadre: il Lokomotiv Mosca è delle<br />

ferrovie; il CSKA Mosca dell'Armata rossa, la Torpedo della metallurgica ZIL, la<br />

Dinamo Mosca del KGB, il cui direttore era presidente onorario.<br />

<strong>Il</strong> campionato sovietico vero e proprio cominciò nel 1936 e vide il dominio dei club<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 46


della capitale. La prima eccezione sarà rappresentata, 1961, dalla Dinamo Kiev. Tra il<br />

1936 ed il 1960 9 titoli per la Dinamo Mosca, lo Spartak 7, il CSKA 5 e la Torpedo 1.<br />

La Dinamo ha origine dal primo club russo, un team di fabbrica organizzato da un<br />

inglese, Clement Charnock, il Morozovtsi Orekhovo Suevo Mosca, fondato nel 1887.<br />

Nel 1906 divenne OKS Mosca, e vinse dal 1910 al 1914 i campionati regionali di<br />

Mosca. Con la rivoluzione russa passò al Ministero dell'Interno diventando, nel 1923,<br />

Dinamo. La Dinamo rappresentò, nel periodo stalinista, il regime nella sua<br />

espressione peggiore, quella della polizia politica, e, proprio per questo legame<br />

indissolubile era odiata.<br />

I suoi giocatori venivano apostrofati in modo non equivoco: ladri. Lo stadio era, in<br />

URSS, l'unico luogo dove poter insultare assieme avversario e governo.<br />

Nikolai Starostin, il calciatore sovietico più famoso negli anni Trenta, fondò, con i<br />

suoi fratelli ed in accordo con Kosarev segretario della Lega giovanile comunista, lo<br />

Spartak Mosca, società sportiva di un sindacato operaio, richiamandosi al mito<br />

liberatore di Spartaco. Lo Spartak diventò subito la squadra del popolo.<br />

Nel 1938 lo Spartak inflisse <strong>una</strong> pesante lezione a Laurenti Beria, presidente<br />

onorario della Dinamo in quanto capo del Kgb e georgiano come Stalin. Lo Spartak<br />

di Starostin conquistò Coppa e titolo sovietico.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> era talmente popolare da essere un problema anche per il potere di Stalin.<br />

Beria aspettò il marzo 1942 – Hitler invase l'URSS il 22 giugno 1941 e dal dicembre i<br />

tedeschi erano alle soglie di Mosca – per arrestare Starostin ed i suoi fratelli. L'accusa<br />

era di aver parlato contro l'URSS e di giocare al <strong>calcio</strong> in modo borghese.<br />

Alla fine della guerra la Dinamo fu la prima squadra, aveva già vinto 5 titoli<br />

nazionali, a fare <strong>una</strong> tournée fuori dall'URSS, in Gran Bretagna, incontrando Chelsea,<br />

Cardiff City e Rangers Glasgow.<br />

Nel dopoguerra il CSKA prese, come avversario della Dinamo, il posto dello<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 47


Spartak. <strong>Il</strong> CSKA Mosca, nato nel 1911, era la sezione calcistica della polisportiva<br />

CSKA (Central'nyj Sportivnyj Klub Armii ossia Club Sportivo Centrale dell'Esercito)<br />

nel regime sovietico apparteneva al ministero della Difesa dell'URSS, in pratica<br />

all'Armata rossa.<br />

La Federazione calcistica della Russia volle preservare lo sport nel paese, e non<br />

interruppe il campionato durante la guerra. <strong>Il</strong> CSKA stesso proseguì l'attività e, nel<br />

1943, divenne Campione di Russia. <strong>Il</strong> secondo dopoguerra ha rappresentato il periodo<br />

migliore del CSKA, che conquistò per ben cinque volte, 1946, 1947, 1948, 1950,<br />

1951, in sei anni il titolo sovietico ed in tre occasioni vinse anche la coppa nazionale.<br />

La compagine moscovita rappresentò l'ossatura della nazionale sovietica che nel<br />

1952 venne sconfitta in <strong>una</strong> partita dal significato ultra politico, semifinale olimpica,<br />

dalla Jugoslavia di Tito staccatasi dal blocco sovietico.<br />

Le nazionali giocavano per la gloria del socialismo, anzi, di due diverse<br />

interpretazioni del socialismo. La reazione delle autorità dell'URSS fu clamorosa il<br />

CSKA venne sciolto con ordine di servizio n. 793. Lo scudetto successivo fu vinto<br />

dal CSKA solo nel 1970.<br />

Pochi mesi dopo la morte di Stalin, Beria venne processato ed ucciso, Starostin uscì<br />

dal gulag ed assunse la presidenza dello Spartak Mosca.<br />

La Torpedo venne fondata nel 1924 come Proletarskaya kuznitsa, modificò il<br />

proprio nome in AMO nel 1931-1932, in ZIS, 1933-1935, per diventare infine, 1936,<br />

Torpedo. I successi più significativi della Torpedo sono legati, a cavallo del decennio<br />

Cinquanta-Sessanta, ad Eduard Streltsov, il Pelè bianco.<br />

Streltsov esordì a 17 anni con la Nazionale segnando <strong>una</strong> tripletta alla Svezia.<br />

Ragazzo ribelle, ciuffo da teddy boy, bella vita, nottate e ricche bevute, grandissima<br />

classe. Ancora oggi il colpo di tacco in Russia si chiama Streltsov. Rifiutò la Dinamo;<br />

venne arrestato per stupro prima dei mondiali del 1958 – in un ricevimento insultò la<br />

figlia del Ministro per la cultura, unica donna membro del CC del PCUS.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 48


L'episodio non fu mai chiarito. Sicuramente era giudicato inadatto, per il suo stile di<br />

vita, a rappresentare l'URSS. I giovani non dovevano correre dietro le mode ed i miti<br />

occidentali, andavano riportati alla disciplina della società sovietica. E'<br />

<strong>una</strong>nimemente considerato uno dei maggiori talenti calcistici russi di tutti i tempi.<br />

Liberato nel 1963 tornò, a 26 anni, nella Torpedo, molto più lento dopo gli anni<br />

nella miniera del gulag. Vinse lo scudetto, ma gli venne impedito di viaggiare<br />

all'estero. Dopo la morte, nel 1990, gli è stato dedicato lo stadio della Torpedo.<br />

La Dinamo Kiev, la squadra più titolata nella <strong>storia</strong> dell'URSS, fu fondata nel 1927<br />

come club sportivo della polizia e del Ministero degli Interni della Repubblica<br />

Socialista Sovietica d'Ucraina. I suoi calciatori non erano professionisti, ma<br />

dipendenti del ministero.<br />

Nei primi anni era <strong>una</strong> realtà minore rispetto al Lokomotiv Kiev ed a Charkiv,<br />

all'epoca capitale dell'Ucraina, poi la Dinamo fu scelta per rappresentare la<br />

Repubblica Ucraina nel primo campionato sovietico del 1936 – si classificò seconda;<br />

nel 1937 terza; quarta nel 1938. Molti calciatori della Dinamo vennero fatti<br />

prigionieri, a Kiev, durante l'invasione tedesca.<br />

Venuti a conoscenza della loro presenza il comando nazista decise di sfidarli a<br />

<strong>calcio</strong>, con <strong>una</strong> formazione mista di tedeschi ed ungheresi. La selezione ucraina<br />

schierò otto giocatori della Dinamo e tre del Lokomotiv Kiev consapevoli che<br />

dovevano perdere. All'ingresso nello stadio, di fronte al proprio popolo, tutto cambiò<br />

e gli ucraini inflissero un secco 4-0 ai nazisti.<br />

Venne programmata <strong>una</strong> seconda partita, un mese dopo, con l'obbligo, per gli<br />

ucraini di perdere. E' questa, giocata il 9 agosto 1942 allo stadio Zenith di Kiev, la<br />

partita della morte che ha ispirato tre film, tra cui Fuga per la vittoria. Vinse lo Start,<br />

selezione ucraina, contro il Flakelf, ufficiali tedeschi, 5-3, arbitrò un ufficiale delle<br />

SS.<br />

L'umiliazione la inflisse Klimenko che, scartata mezza squadra avversaria, portiere<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 49


compreso, non calciò la palla in rete, si fermò sulla linea di porta e, girandosi, mandò<br />

la palla verso metà campo. Agli inizi del 1943, dopo un attacco partigiano, scattò la<br />

rappresaglia nazista: un internato su tre venne fucilato.<br />

Fra di loro Kuzmenko, il portiere Trusevich ed il capitano Klimenko. Portati<br />

sull’orlo del burrone di Babij Jar furono fucilati ed i loro corpi scaraventati nel<br />

fossato. La Dinamo venne distrutta ed impiegò anni per ritornare ai vertici del <strong>calcio</strong><br />

sovietico, cosa che avvenne con il secondo posto del 1952 e la vittoria della Coppa<br />

dell'URSS nel 1954.<br />

Nata inizialmente come rappresentativa della Repubblica Socialista Federata<br />

Sovietica Russa, nel 1924 divenne la nazionale dell'intera Federazione e rappresentò<br />

l’URSS fino al 1991. vincendo un Campionato europeo (1960) ed arrivando tre volte<br />

seconda (1964, 1972 e 1988) e due Olimpiadi (1956 e 1988). Ai mondiali il miglior<br />

risultato fu il quarto posto ottenuto nel 1966.<br />

Nella <strong>storia</strong> dell'URSS un posto particolare lo ha il ragno nero Lev Yaschin, per<br />

molti il più grande portiere di tutti i tempi; di sicuro l'unico portiere, finora, ad aver<br />

conquistato il Pallone d'oro, nel 1963.<br />

Divisi dal Muro<br />

<strong>Il</strong> 2 maggio1945 l'Armata Rossa entrò a Berlino. Pochi mesi prima, nella conferenza<br />

di Yalta, era stato deciso lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della<br />

Germania con la creazione di zone d'occupazione provvisorie gestite da USA, URSS,<br />

Francia e Gran Bretagna.<br />

In realtà vennero create due Germanie, quella Orientale dove le truppe sovietiche<br />

rimasero fino al 1949 – il 7 ottobre venne proclamata la Repubblica Democratica<br />

Tedesca – e quella occidentale. Berlino fu divisa in quattro zone d'occupazione.<br />

L'occupazione finì per cancellare il <strong>calcio</strong> a Berlino.<br />

In Germania Ovest la DFB, sciolta dal nazismo, si ricostituì nel 1949. La Germania,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 50


come il Giappone, paesi aggressori, subì sanzioni anche in campo sportivo.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> della Germania Est è stato un parente povero di quello giocato ad Ovest,<br />

ma anche degli sport in cui la DDR eccelleva, dal nuoto all'atletica. La Nazionale,<br />

nata nel 1952, non si è mai qualificata per la fase finale degli Europei, <strong>una</strong> sola volta<br />

per i Mondiali, proprio quelli di Germania dove, nel girone eliminatorio, sconfisse<br />

per 1-0, Jürgen Sparwasser al 76', la Germania che vinse il Mondiale 1974. Grandi<br />

risultati vennero raccolti tra i dilettanti del <strong>calcio</strong> ai Giochi Olimpici, oro nel 1976,<br />

argento 1980, bronzo nel 1964 e 1972:<br />

Anche nel football, come negli altri sport, era bandito, analogamente a tutti gli stati<br />

socialisti, il professionismo e gli atleti erano dilettanti di stato. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> nella DDR<br />

era simboleggiato da <strong>una</strong> corona di spighe comprendente un martello e un compasso;<br />

i vecchi club, borghesi, vennero sciolti e ribattezzati con le denominazioni delle<br />

aziende di Stato: Lokomotive (ferrovie nazionali), Chemie (industria chimica),<br />

Aufbau (industria edilizia), Stahl (industria metallurgica), Wismut (miniere).<br />

<strong>Il</strong> campionato, la DDR-Oberliga, è stato organizzato, dopo la proclamazione della<br />

Repubblica Democratica Tedesca, dal 1949-50 fino al 1991, assieme alla Coppa della<br />

Germania Est. Precedentemente in ogni zona d'occupazione venivano disputati dei<br />

tornei. Nel 1948, nella zona di occupazione sovietica si svolse un campionato<br />

denominato Westzonenmeisterschaft.<br />

L'organizzazione era soggetta a continui scontri tra l'organizzazione federale, che<br />

ricalcava la dimensione dilettantistica e patriottica della Germania nazista, ed i<br />

potentati locali intenti a fusioni e divisioni delle squadre per rimescolare le carte a<br />

loro vantaggio.<br />

Esemplare quanto accadde nel campionato del 1954 quando l'Empor Lauter,<br />

rappresentante di un paesino montano con meno di diecimila abitanti al confine con<br />

la Cecoslovacchia, era in testa all'Oberliga. <strong>Il</strong> presidente del Rostock, Harry Tisch<br />

capo del sindacato, impose il trasferimento dell’intera squadra nella sua, facendola<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 51


passare per <strong>una</strong> fusione ed assumendo, temporaneamente, il nome di Empor Rostock.<br />

Trasferimento coatto, alle prime luci della mattina con un treno che parte, scortato<br />

dalla polizia ed assediato dai montanari. Dal 1965 la squadra assunse la<br />

denominazione Hansa Rostock.<br />

Fino al campionato 1954-55, quando venne definito un format stabile, 14 squadre e<br />

2 retrocessioni, ci furono grosse variazioni nel numero delle squadre ammesse e delle<br />

retrocessioni.<br />

Dal 1955 al 1960 venne adottata la stessa tempistica in uso nel campionato<br />

dell'URSS, inizio in primavera e fine in autunno – per rendere possibile la transizione<br />

il campionato 1955 fu aggiudicato con lo svolgimento del solo girone d'andata.<br />

Nel 1966 il presidente federale Ewald riformò il <strong>calcio</strong> orientale, affrancando undici<br />

società di <strong>calcio</strong> dalle polisportive, dove erano solitamente collocate, e favorendo il<br />

trasferimento dei migliori calciatori nelle stesse.<br />

<strong>Il</strong> 13 agosto del 1961 il governo della Germania Est, in sintonia con il concetto di<br />

verità espresso dal capo di stato della DDR Ulbricht due mesi prima, Nessuno ha<br />

intenzione di costruire un muro, iniziò la costruzione di un muro di cemento alto tre<br />

metri per separare Berlino Est da Berlino Ovest e mettere fine alla continua<br />

migrazione – oltre due milioni erano passati ad ovest dal 1949 al 1961.<br />

L'Hertha Berlino è un club storico fondato nel 1892 nel quartiere di Gesundbrunnen.<br />

Hertha è uno dei nomi di Nerthus, dea germanica della fertilità, ma il club deve il suo<br />

nome ad un viaggio in nave di uno dei suoi fondatori.<br />

L'Hertha Berlino è stato uno dei club che hanno costituito la DFB (Deutscher<br />

Fussball Bund) a Lipsia nel1900. L'Hertha aveva vinto il titolo nel 1930 e 1931.<br />

Quando venne costruito il muro, metà dei giocatori e buona parte dei tifosi<br />

dell'Hertha si trovarono al di qua del muro. I tifosi rimasti ad Est, nei primi mesi,<br />

stavano, il sabato pomeriggio, in piedi di fronte al muro ascoltando i rumori che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 52


arrivavano dallo stadio e cercando di decodificarli.<br />

Le guardie di frontiera, i vopos, intervennero per far cessare questi raduni. Dopo il<br />

campionato 1962-63 l'Hertha cambiò stadio. A Berlino Est rimase un Hertha fan club,<br />

illegale, che utilizzava la formula di club del bingo per farsi dare delle sale di<br />

riunione a cui invitavano allenatore e giocatori dell'Hertha – dall'ovest l'accesso era<br />

molto meno problematico.<br />

Ci servivano informazioni e la Stasi cominciò a fermarli alla frontiera racconta il<br />

dissidente calcistico, inquisito dalla Stasi, Klopfleisch. Quando il muro cadde la<br />

squadra, in serie B, ritrovò i suoi tifosi dell'Est: avevano ancora la maglia degli anni<br />

Cinquanta.<br />

La Germania Ovest istituì la Bundesliga, lega nazionale professionistica, nell'estate<br />

del 1962 con 16 squadre, poi portate a 18 nel 1965.<br />

La Jugoslavia<br />

La Jugoslavia di Tito, fondata come Democrazia federale di Jugoslavia alla fine del<br />

1943 assunse, nel 1946, la denominazione di Repubblica Federativa Popolare di<br />

Jugoslavia comprendente 6 repubbliche e 2 province autonome.<br />

Dopo la rottura con Stalin e l’uscita dal Cominform, 1948, divenne, dalla metà degli<br />

anni Cinquanta alla fine degli anni Sessanta, <strong>una</strong> delle protagoniste del movimento<br />

dei non allineati che arrivò a contare più di cento paesi che non si riconoscevano<br />

nelle politiche delle due superpotenze USA ed URSS.<br />

Nel <strong>calcio</strong> internazionale la Jugoslavia rappresentò ai massimi livelli queste<br />

posizioni, soprattutto negli scontri con l’Unione Sovietica – che sconfisse nella<br />

semifinale olimpica del 1952 e da cui fu battuta nella finale dell’Europeo del 1960.<br />

La Jugoslavia aveva <strong>una</strong> propria scuola calcistica già prima della guerra. Aveva<br />

esordito alle Olimpiadi di Anversa del 1920 ed ai Mondiali del 1930 era arrivata<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 53


quarta – miglior risultato delle sue partecipazioni ai Mondiali insieme allo stesso<br />

piazzamento ottenuto nel 1962.<br />

Vinse le Olimpiadi del 1960; agli Europei arrivò seconda nel 1960 e nel 1968,<br />

quarta nel 1976. Un riconoscimento del valore assoluto del <strong>calcio</strong> jugoslavo fu dato<br />

da Pelè che, per l'addio al <strong>calcio</strong> con la maglia del Brasile, scelse come avversario<br />

proprio la Jugoslavia, di cui era un grande ammiratore. L’incontro si giocò il 18 luglio<br />

1971 al Maracanà di Rio de Janeiro, con oltre centomila spettatori, finì 2-2.<br />

<strong>Il</strong> Real Madrid di Franco conquista l'Europa<br />

I primi due titoli sotto Franco li vinse l’Atletico Aviacion, così, all'indomani della<br />

sconfitta della Repubblica, era stato ribattezzato l’Atletico Madrid. Poi tre successi<br />

del Valencia (1943, 1944, 1947) intramezzati da <strong>una</strong> vittoria del Barcellona ed <strong>una</strong><br />

dell'Atletico Bilbao – a cui Franco aveva imposto il mutamento del nome Athletic.<br />

<strong>Il</strong> cambio di decennio fu dominato da un grande Barça, quattro scudetti in sei anni<br />

(dal 1948 al 1953) e l'ingaggio del fuoriclasse Kubala, con la doppia affermazione<br />

dell’Atletico, ritornato Madrid, guidato da Helenio Herrera nel 1950 e nel 1951.<br />

Santiago Bernabéu è stato il presidente del Real Madrid, squadra in cui aveva<br />

giocato divenendo capitano, prima che dirigente. Combattente franchista, fu proprio il<br />

dittatore a fargli assumere il ruolo di presidente. Mantenne la carica, dal 1943 fino al<br />

momento della morte, nel 1978.<br />

L'epoca Bernabéu, dopo il decennio iniziale, è stata quella che ha lanciato il Real<br />

Madrid nella <strong>storia</strong> facendola diventare la squadra del Generalissimo, il miglior<br />

ambasciatore dei successi della Spagna franchista. La svolta tecnica, nella <strong>storia</strong> del<br />

Real, avvenne con l'acquisto di Di Stefano dai Millionarios di Bogotà.<br />

Per l'attaccante argentino, classe 1926, cresciuto nel River Plate, Bernabéu sborsò<br />

70.000 dollari – alla fine di un contenzioso di mercato con il Barcellona che vide<br />

anche l'intervento diretto di Franco, con <strong>una</strong> proposta pacificatoria:<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 54


Di Stefano avrebbe giocato alternativamente con Real e Barça, armistizio rifiutato<br />

dai blaugrana che alla fine accettarono un indennizzo economico. Di Stefano in<br />

undici stagioni ha vinto 8 campionati spagnoli, cinque Coppe Campioni, <strong>una</strong><br />

Intercontinentale. E' stato cinque volte pichichi (capocannoniere) della Liga, due<br />

della Coppa Campioni, è stato premiato con due Palloni d'oro. Dal 1953-54 al 1963-<br />

64 ha disputato 372 partite con le merengues, segnando 332 reti. Saeta rubia ha<br />

giocato con tre nazionali: Argentina, Colombia, e Spagna con cui ha vinto il<br />

campionato europeo 1964.<br />

Con Di Stefano, la camiseta blanca è stata indossata da molti campioni a partire da<br />

Kopa e dal colonnello ungherese Puskas. La stella della nazionale magiara era, con la<br />

Honved, squadra dell'esercito, in Europa per <strong>una</strong> turné quando l'URSS nel 1956<br />

invase l'Ungheria. Puskas si rifugiò prima in Italia e poi, dopo un passaggio in<br />

Austria, si accasò nel 1958 al Real Madrid.<br />

<strong>Il</strong> secondo punto di svolta fu politico: il ruolo diretto che Bernabéu assunse per<br />

tradurre in pratica l'idea di Hanot di organizzare la Coppa dei Campioni d'Europa.<br />

Proprio la sua iniziativa garantì al Real Madrid un vantaggio relativo nella<br />

competizione, tradotto nei cinque successi consecutivi nelle prime edizioni. Queste le<br />

parole sferzanti che Vazquez de Montalban dedica, in Io Franco, al presidente del<br />

Real, a cui fu dedicato lo stadio quando era ancora in vita: don Santiago Bernabèu,<br />

volontario della nostra crociata che sempre conservò l'anima e lo stile di un<br />

caporale litigioso e cocciuto.<br />

Prima del campionato 1953-54 il Real aveva vinto solo due titoli prima della guerra<br />

civile, ne vincerà 12 nei 16 anni successivi, cedendo solo all’Atletico Bilbao nel<br />

1956, alla doppietta del Barça, allenato da Herrera, nel 1959 e nel 1960 e proprio il<br />

Barcellona sarà la prima squadra a battere i madrileni in Coppa dei Campioni.<br />

<strong>Il</strong> Camp Nou fu, per anni, l'unico luogo in cui si poteva inneggiare alla libertà per la<br />

Catalogna senza essere bastonati dai manganelli della Guardia Civil.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 55


Sulla panchina del Real, dal 1960 al 1974, l'ex capitano Muňoz, il primo madrilista<br />

a segnare in Coppa dei Campioni, che vincerà otto titoli negli anni Sessanta –<br />

ininterrottamente dal 1961 al 1965 e, dopo l'Atletico Madrid nel 1966, altri tre titoli<br />

consecutivi da 1967 al 1969.<br />

L'Italia fa catenaccio: dalla ricostruzione al miracolo economico<br />

L'Italia dove si ricomincia a giocare il <strong>calcio</strong> è un paese distrutto, impegnato in <strong>una</strong><br />

difficile ricostruzione. Le ferite della guerra, oltre che nel sistema produttivo e nelle<br />

infrastrutture, sono vive nella quotidianità degli italiani, poveri e sotto alimentati.<br />

<strong>Il</strong> sogno di potenza imperiale del fascismo è stato pagato duramente dalla<br />

popolazione: deportazioni, stragi nazifasciste, bombardamenti si sono aggiunti ai<br />

soldati mandati a morire al fronte ed alle vittime della guerra di Liberazione.<br />

La guerra fredda, dopo aver impedito l'epurazione, blocca le aspettative di <strong>una</strong><br />

democrazia compiuta. La conquista della Repubblica e della Costituzione<br />

s'infrangono contro la nuova divisione internazionale: siamo un paese a sovranità<br />

limitata.<br />

C'è bisogno di dimenticare, di voltare pagina e questo spiega la capacità del <strong>calcio</strong><br />

di ripartire subito, nonostante la maggior parte degli stadi sia, nel 1945, requisita<br />

dagli eserciti. <strong>Il</strong> campionato ricomincia il 14 ottobre 1945, sono cambiati i nomi degli<br />

stadi, eliminati i simboli del fascismo, ma alla guida della FIGC ci sono gli stessi che<br />

erano stati pronti a mettersi la camicia nera ed obbedire al regime.<br />

La guerra non aveva cambiato i colori del le squadre di <strong>calcio</strong>; ed era ancora la<br />

squadra di casa a cambiare maglia per dovere di ospitalità, un costume che durò fino<br />

agli anni Ottanta.<br />

Grande Torino<br />

I campionati del dopoguerra sono dominati dal grande Torino. Cinque titoli di fila:<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 56


<strong>una</strong> formazione capolavoro che combina, come poche volte è accaduto nella <strong>storia</strong><br />

del <strong>calcio</strong>: classe, esperienza, resistenza.<br />

<strong>Il</strong> granata diventa un marchio di garanzia: attaccamento ai colori; generosità;<br />

affiatamento, non solo tra i giocatori, ma con il pubblico – il trombettiere del<br />

Filadelfia che suona la carica, Valentino Mazzola che si rimbocca le maniche.<br />

Tutto materializzato nei quarti d'ora travolgenti con cui il Toro distrugge gli<br />

avversari. Oltre la leggenda, c'è un organizzazione, finalmente moderna, sul modello<br />

dei club inglesi. <strong>Il</strong> direttore tecnico Erbstein era coadiuvato dal preparatore Lievesley,<br />

dai tecnici Ferrero e Sperone. Una fitta rete di osservatori, ampie relazioni con club<br />

minori utilizzando prestiti di calciatori per ottenere diritti di prelazione.<br />

<strong>Il</strong> dominio del Torino rappresenta anche la definitiva affermazione del sistema in<br />

Italia. Entriamo nel mondo della tattica moderna. Attacco e difesa a sette, come<br />

spiegava Bernardini, tutti devono essere difensori, tutti attaccanti.<br />

La mentalità sistemista prevede lo stesso schieramento di partenza (da fermo o in<br />

gioco); il controllo tattico dell'avversario; la teoria degli scambi di posizione (come<br />

mezzo di confusione); le manovre in verticale ed in diagonale, ripudiando il<br />

passaggio orizzontale, sbagliandolo un intero reparto viene tagliato fuori.<br />

Gioco negli spazi liberi; equa distribuzione di compiti e fatiche; velocità di gioco e<br />

di ritmo; razionalità dell'accorgimento tattico: nulla deve essere lasciato al caso.<br />

Subordinazione del singolo alla squadra, il sistema era il football moderno e<br />

conquista tutti, tornare al metodo era come tornare al cinema muto.<br />

La Nazionale riparte da Vittorio Pozzo, che gode di un grande prestigio<br />

internazionale, <strong>una</strong> non comune, per l'epoca, conoscenza delle lingue, relazioni<br />

d'amicizia con gli avversari.<br />

La Nazionale si identifica con il Torino, ma questo provoca non pochi problemi.<br />

Pozzo, ed i giocatori non del Torino, mal si adattavano al sistema, ciò nonostante gli<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 57


azzurri ottengono buoni risultati fino allo 0-4 subito dall'Inghilterra nel maggio 1948.<br />

Alle Olimpiadi di Londra gli studenti sono battuti nei quarti di finale dai dilettanti<br />

danesi. Finisce l'era Pozzo e parte la corsa all'acquisto dello straniero. In <strong>una</strong><br />

situazione di cambio monetario assolutamente sfavorevole, l'Italia diventa sede di<br />

approdo calcistico: 26 stranieri nel 1946, 39 nel 1947 con <strong>una</strong> crescita costante negli<br />

anni successivi; compaiono i primi giocatori di colore.<br />

Nel 1948 arrivano i nordici: danesi, Hansen e Praest, per la Juventus; il Milan<br />

risponderà con gli svedesi Nordhal, Gren, Liedholm. Intanto, con la forza industriale<br />

della ricostruzione, la provincia lombarda si stabilisce in A – Atalanta, Pro Patria,<br />

Como, Legnano – mentre quella piemontese, ad eccezione di Novara ed Alessandria.<br />

scende n C Anche il nord-est è in serie A: Venezia, Udinese e Padova, più la Triestina,<br />

per motivi politici – venne annullata la sua retrocessione del 1947, in onore del<br />

sentimento nazionale con cui veniva seguito lo scontro internazionale sul destino<br />

della città giuliana.<br />

4 maggio 1949 nel G212 che si schianta sulla Basilica di Superga ci sono 19<br />

giocatori, i tecnici e gli inviati dei tre quotidiani torinesi. E' la fine del grande Torino,<br />

<strong>una</strong> tragedia che segna profondamente tutto il <strong>calcio</strong> italiano e la sua <strong>storia</strong><br />

internazionale.<br />

A questo proposito si rivela paradigmatica la partecipazione della Nazionale ai<br />

Mondiali del 1950. La FIGC opta, dopo Superga, per il viaggio in nave, partenza da<br />

Napoli, e non in aereo. La preparazione è programmata a bordo, sul ponte più alto,<br />

riservato agli azzurri, ma dalla Sises tutti i palloni volarono in mare. In Brasile<br />

fummo eliminati dalla Svezia.<br />

L'Italia fa catenaccio: avere il libero rende il gioco meno libero<br />

Superga riporta indietro il <strong>calcio</strong> italiano ed aggiunge un nuovo, pesante, trauma a<br />

quelli della guerra. Una nazione gioca al <strong>calcio</strong> come vive. La nostra sceglie di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 58


evitare il confronto: non un proprio gioco da imporre, ma il contro gioco, speculativo,<br />

sugli spazi lasciati dall'avversario.<br />

<strong>Il</strong> catenaccio non è un invenzione italiana. All'inizio degli anni Trenta la Svizzera di<br />

Rappan, allenatore del Servette di Ginevra, aveva introdotto il verrou, righello, che<br />

consisteva in un evoluzione difensiva del metodo con la disposizione di un quarto<br />

difensore in orizzontale.<br />

In questo modo i difensori determinavano <strong>una</strong> superiorità numerica sugli attaccanti,<br />

4-3, ed avevano ciascuno un attaccante da marcare. La versione italiana del<br />

catenaccio porta il quarto difensore dietro la linea dei tre marcatori, arretrando un<br />

centrocampista. Era la risposta, soprattutto delle piccole squadre che avevano la<br />

necessità di coprirsi, al dilagare del sistema dove ogni errore dei difensori creava<br />

occasioni da rete.<br />

Nella tradizione sportiva italiana l'adozione del libero, ancora non si chiamava così.<br />

il termine fu coniato da Gianni Brera, viene fatta risalire a Gipo Viani –<br />

centromediano metodista nell'Inter di Weisz, pokerista e playboy – quando in serie C,<br />

nel 1942-43, allenava la Salernitana che portò in A nel 1946, tanto da meritare il<br />

neologismo vianema.<br />

In realtà, come sempre accade nelle invenzioni c'è <strong>una</strong> convergenza della comunità<br />

scientifica, in questo caso i tecnici che lavorano alla definizione di nuovi paradigmi.<br />

Sono tanti, oltre a Viani, i padri del catenaccio italiano con il libero: il Modena di<br />

Alfredo Mazzoni, 1947, Bigogno nell'Udinese.<br />

Nereo Rocco lo aveva già interpretato da giocatore e come allenatore lo applica alla<br />

Triestina che porta al terzo posto nel 1948, Foni fu il primo a presentarlo in <strong>una</strong><br />

grande squadra, l'Inter campione d'Italia 1953 e 1954.<br />

E' <strong>una</strong> ricerca non solo italiana, quella di impostazioni tattiche che partono dal<br />

sistema, ad esempio in Argentina, per costruire ostruzionismo difensivo. Proseguirà<br />

per tutti gli anni Cinquanta con lo studio di vari modelli di gioco (Ungheria, Uruguay,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 59


Brasile) e le contromisure da adottare per dare <strong>una</strong> base teorica seria all'assunto<br />

tatticista la partita perfetta finisce 0-0.<br />

Toto<strong>calcio</strong><br />

Massimo Della Pergola studiò i concorsi sportivi esistenti in altri paesi, soprattutto<br />

in Svizzera, ed ottenne la concessione per due anni, fondando la SISAL (Sport Italia<br />

Società A responsabilità Limitata).<br />

<strong>Il</strong> primo concorso fu il 5 maggio 1946, il costo della schedina 30 lire,<br />

indicativamente, per i tempi, quanto un vermut al bar. <strong>Il</strong> toto<strong>calcio</strong> della Sisal diverrà<br />

del CONI nel 1948. Al comitato olimpico spettava un quarto degli introiti, dal 1965 il<br />

26,5% (fifty-fifty) il corrispettivo della quota prelevata dall'imposta unica, il resto<br />

andava al montepremi.<br />

<strong>Il</strong> Toto<strong>calcio</strong> cambiò gli italiani, la schedina e la vincita milionaria entrarono a far<br />

parte non dei sogni, ma della cultura nostrana.<br />

Scudetti, Nazionale e società italiana negli anni Cinquanta<br />

Lo scudetto del 1950 venne vinto dalla Juventus allenata dall'inglese Carver, che<br />

schierava un'inedita difesa a zona e, lessico del tempo, l'ala ritornante; aveva<br />

l'argentino Rinaldo Martino in mezzo al campo, davanti la forza offensiva dei danesi<br />

Hansen e Praest oltre al giovane Boniperti.<br />

I bianconeri ebbero la meglio sul ben più forte Milan degli svedesi, il famoso Gre-<br />

no-li (Gren, Nordhal, Liedholm), allenato da Czeizler che vinse, dopo 44 anni!, il<br />

campionato nel 1951 con la retrocessione di Genoa e Roma. Nel 1952 nuovo<br />

successo della Juventus. La campagna acquisti del 1952 vide battere ogni record, il<br />

precedente era di 70 milioni per Hansen spesi dalla Juventus, con il trasferimento<br />

dell'attaccante Jeppson dall'Atalanta al Napoli per 108 milioni.<br />

Proprietario del Napoli era l'armatore Lauro, arricchitosi con l'impresa in Etiopia ed<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 60


internato come fascista, riciclatosi prima nell’Uomo qualunque, poi da legittimista<br />

monarchico.<br />

Figura particolarissima, ma al tempo stesso rivelatrice della speculazione<br />

economica e politica, sindaco di Napoli dal 1952 al 1957 e nel 1961, parlamentare in<br />

quattro legislature, che pervadeva il <strong>calcio</strong>.<br />

Doppio scudetto, 1953 e 1954, all'Inter che, prima delle grandi squadre e con grande<br />

scandalo della critica sportiva, optò, allenata da Foni, per un italico catenaccio con<br />

Blason libero, affidandosi davanti ad un trio di grande efficacia Lorenzi, Nyers e<br />

Skoglund.<br />

La Nazionale dopo Superga non disponeva più di blocchi su cui costruire il gioco<br />

azzurro. Non era concepibile l’adozione del catenaccio, e quindi si doveva dotare di<br />

un mosaico di giocatori e di un sistema di gioco adeguato a sostenere la<br />

competizione.<br />

In preparazione del Mondiale di Svizzera del 1954, il selezionatore Lajos Czeizler<br />

aveva provato ad utilizzare il blocco difensivo viola, ma, complice il cedimento della<br />

Fiorentina nella seconda parte della stagione e l'ostilità della stampa del nord, lo<br />

sostituì con quello interista. La prima linea tornava a stiparsi di centravanti, le<br />

convocazioni erano dettate dalle volontà delle grandi squadre e dalla diplomazia di<br />

qualche dirigente. In televisione, per la prima volta, la testimonianza tangibile del<br />

naufragio azzurro contro la Svizzera 4-1.<br />

Nell'estate del 1954 cominciò, con Schiaffino, <strong>una</strong> nuova stagione degli oriundi, che<br />

continuerà negli anni successivi . Gli angeli dalla faccia sporca arrivarono nell'estate<br />

del 1957 – Sivori alla Juventus, Maschio al Bologna, Angelillo all'Inter, che con 33<br />

reti nel 1958-59 batte il record di marcature detenuto dallo juventino Borel I (32) – e<br />

poi Da Costa, Lojacono, Ghiggia e tanti altri trovando regolarmente posto in<br />

Nazionale.<br />

Nell'estate del 1955 Angelo Moratti prese il posto di Carlo Rinaldo Masseroni, che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 61


aveva sostituito Pozzani nel 1942, alla presidenza dell'Inter. <strong>Il</strong> petroliere pagherà un<br />

grosso scotto al noviziato prima di riuscire ad organizzare la propria società in<br />

sintonia con il neocapitalismo, organizzativo ed economico. e cogliere i primi<br />

successi.<br />

L’Italia della metà degli anni cinquanta è un paese alla vigilia del boom economico<br />

(1958-63) che trasformerà il vecchio paese, prevalentemente agricolo, in <strong>una</strong> potenza<br />

industriale. Sono anni di mutamenti rivoluzionari ed incessanti nel costume, negli stili<br />

di vita, nella cultura.<br />

Italia su due ruote con Vespa e Lambretta, 1946, mentre nel 1954 la Fiat con la 600,<br />

sostituisce la Topolino del 1936, motorizzando gli italiani ed abituandoli alle<br />

cambiali.<br />

La Tv ha fatto la comparsa in un paese dove il cinema ed il ballo, con la lirica ed il<br />

teatro riservate a poche elite, erano l’unico consumo culturale. La televisione decolla<br />

lentamente, tra il 1954 ed il 1956 furono venduti mezzo milione di apparecchi.<br />

L’exploit degli spettatori televisivi avviene nei locali pubblici, bar e trattorie.<br />

Funziona da volano la trasmissione Lascia e raddoppia, in onda dal 19 novembre del<br />

1955.<br />

La gente si siede e, aspettando il programma, comincia a consumare. E’ l’occasione<br />

per rompere, definitivamente, la barriera all’ingresso ed alla presenza delle donne nei<br />

bar.<br />

Alla metà degli anni Cinquanta lo stipendio medio di un operaio è di circa 40.000<br />

lire; il costo del giornale di £ 25, come un biglietto del tram. La tazzina di caffè £ 40,<br />

un litro di latte £ 90, uno di vino £ 120. Pane £ 150 al kg., la pasta £. 190, il riso kg £<br />

170, la carne (manzo) £ 1200 al kg. Un litro di benzina £ 138, il costo di <strong>una</strong> 600<br />

FIAT lire 590.000. Un televisore costava 160.000 lire.<br />

La società che scopre la modernità domestica, con il frigorifero e gli altri<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 62


elettrodomestici, è <strong>una</strong> società dove a <strong>calcio</strong> si gioca, esclusi i livelli agonistici, nelle<br />

strade e nei campi, oppure negli spazi parrocchiali.<br />

<strong>Il</strong> grande balzo verso l’industrializzazione del paese, è fortemente accompagnato<br />

dagli investimenti pubblici. Nel 1957 sarà istituito il Ministero delle Partecipazioni<br />

Statali, ma non si riflette sugli impianti sportivi.<br />

La diffusione di campi, palestre, piscine, così come degli asili, sarà <strong>una</strong> conquista<br />

della seconda metà degli anni sessanta. Intanto, il 4 ottobre 1957 con il lancio dello<br />

Sputnik, cominciava l’era spaziale.<br />

Seconda metà degli anni Cinquanta, storie di casa nostra<br />

Scudetto 1955 al Milan, con cinque stranieri, a conferma che tre squadre (Milan,<br />

Juve, Inter) la fanno da padroni. Per questo lo scudetto della Fiorentina, 1956, è<br />

salutato come la rottura del monopolio del nord.<br />

Bernardini vince anticipando il Brasile del 1958, doppio centrale, Chiappella e<br />

Rosetta, Prini ala sinistra in ripiego a centrocampo, come sarà Zagalo nella nazionale<br />

verde oro, Segato e Gratton a garantire il dinamismo in mezzo al campo e davanti la<br />

classe di Julinho, la mobilità e l'intuito di Montuori, la forza di Virgili.<br />

Milan eliminato, nei quarti, dal Real Madrid nella prima Coppa dei Campioni. Dopo<br />

sette anni troviamo un italiano, Pivatelli del Bologna, capocannoniere del campionato<br />

che, nella fase finale, sperimenta gli arbitri stranieri.<br />

La Fiorentina subirà il potere delle grandi e sarà condannata a quattro secondi posti<br />

consecutivi da Milan (1957, con Viani che propone un catenaccio attualizzato,<br />

Liedholm libero accanto allo stopper, e 1959) ed Juventus (1958, 1960).<br />

Nel 1958, su idea di Umberto Agnelli, il CONI assegnò come premio sportivo per il<br />

decimo scudetto vinto dalla Juventus <strong>una</strong> stella da apporre stabilmente sulle maglie. I<br />

bianconeri vinceranno anche nel 1961, Sivori con Charles e Boniperti che chiude la<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 63


carriera.<br />

Bianconeri e rossoneri sono potenze egemoni: conquistano il primato tecnico anche<br />

in virtù del potere organizzativo che si spartiscono a livello federale. In Coppa dei<br />

Campioni il Real Madrid batte nella finalissima, 1957, la Fiorentina a Madrid con<br />

l'arbitro, il preferito dal Real, olandese Horn che, sul finire della gara determina lo<br />

sblocco del risultato con la concessione di un rigore per un fallo fuori area.<br />

I madrileni sconfiggono il Milan ai supplementari nella finale dell'anno successivo.<br />

Molto peggiori le partecipazioni della Juventus eliminata 7-0 dal Wiener al primo<br />

turno della Coppa dei Campioni. nel 1958-59; nuovamente eliminata al primo turno,<br />

nel 1960-61, dal CSKA Sofia. Nel torneo 1961-62 arriverà ai quarti dove cederà il<br />

passo al Real.<br />

Nazionale<br />

Dal 1954, dopo i Mondiali di Svizzera, al 1958 la Nazionale è guidata da Foni che<br />

puntò sul blocco viola, incluso l'oriundo Montuori, con buoni risultati iniziali,<br />

sconfiggendo anche il Brasile. La qualificazioni ai Mondiali di Svezia andava giocata<br />

con Portogallo ed Irlanda del Nord, un girone non proibitivo.<br />

La Nazionale l'affrontò con il solito percorso di amichevoli subendo, nel 1957, <strong>una</strong><br />

batosta shock dalla Jugoslavia, 6-1 a Zagabria, subito seguita dal disastro di Lisbona<br />

(3-0). Battuti irlandesi e portoghesi in casa agli azzurri bastava un pareggio a Belfast<br />

per qualificarsi.<br />

L'arbitro ungherese Zsolt non riuscì ad atterrare in tempo; l'Italia ricusò l'arbitro<br />

nordirlandese accettandolo solo per <strong>una</strong> partita amichevole – succede di tutto, il<br />

pubblico è inferocito per l'antisportività italiana; 2-2, con aggressione.<br />

E' la premessa che ci porterà ad essere sconfitti nella partita ufficiale, quattro<br />

oriundi schierati in prima linea spariscono contro il pacchetto di mischia dell'Irlanda<br />

del Nord 2-1 ed eliminazione: l'Italia non parteciperà ai Mondiali di Svezia.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 64


Dopo tanta attesa – scartata per il 1908, saltata per la guerra l'Esposizione<br />

Universale prevista nel 1942 – arrivano a Roma le Olimpiadi del 1960. Presidente del<br />

comitato organizzatore è Giulio Andreotti.<br />

E' un evento sportivo che non suscitò grande entusiasmo. <strong>Il</strong> paese è scosso dalla<br />

reazione al governo Tambroni, sostenuto dai neofascisti e che cadrà dopo i moti del<br />

luglio 1960 con un nuovo tributo di sangue alla lotta della democrazia. Roma è<br />

disattenta a quello che sta per accadere, il villaggio olimpico un mondo a parte.<br />

Con l'apertura dei giochi cambia tutto, grazie al grosso successo della cerimonia<br />

inaugurale del 25 agosto. Le riprese televisive, le radiocronache ininterrotte, i risultati<br />

degli italiani, la vittoria nei duecento di Berruti, atleta per cui Brera coniò il termine<br />

abatino poi incollato a Gianni Rivera, trascinano il paese. La selezione azzurra al<br />

torneo di <strong>calcio</strong> è affidata a Viani e Rocco, parteciparono i nostri migliori ventenni,<br />

oltre a Rivera, Bulgarelli, Rosato, Burgnich, Trapattoni, Ferrini. Gli azzurrini<br />

arrivarono quarti.<br />

I mondiali del Cile 1962 dovevano essere quelli del riscatto. La Nazionale è affidata<br />

al duo Paolo Mazza – Giovanni Ferrari. Ancora oriundi e consueti successi nelle<br />

amichevoli preparatorie, ad eccezione delle sconfitte contro Austria ed Inghilterra.<br />

C'è grande ottimismo. <strong>Il</strong> girone di qualificazione non è semplicissimo: Germania,<br />

Cile, Svizzera. La prima partita con i tedeschi finisce 0-0, per entrambe le squadre un<br />

punto utile per passare il girone. Disastrosa la partita contro i padroni di casa.<br />

C'è grande ostilità dei cileni per i servizi giornalistici che avevano dipinto il Cile<br />

come un paese in condizioni socio-economiche disastrose. Inoltre l'Italia schierava<br />

<strong>una</strong> serie di campioni rubati ai paesi latino americani. Una volta di più gli oriundi si<br />

dimostrarono un boomerang.<br />

L'inglese Aston, l'arbitro, lasciò impuniti i cileni, compreso il pugno di Sanchez ed<br />

espulse prima Ferrini, poi David. Gli azzurri, in nove, persero la partita nell'ultimo<br />

quarto d'ora. La successiva vittoria contro la Svizzera fu del tutto inutile.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 65


Un altro fallimento mondiale dovuto all'improvvisazione tecnica, con i giornalisti<br />

che contribuivano a fare la formazione, alla scarsa preparazione atletica; alla<br />

debolezza della FIGC rispetto alle istituzioni internazionali. L'Italia sportiva era priva<br />

di credito internazionale.<br />

Taca la bala: arriva il Mago<br />

Angelo Moratti, stanco di cambiare allenatori, già quindici-sedici, e di non vincere<br />

niente, dette mandato al general manager Valentini, ex segretario federale, di prendere<br />

a qualunque prezzo Helenio Herrera, allenatore della Spagna e del Barcellona.<br />

Un contratto favoloso, con premi doppi e tutte le squadre giovanili sotto HH.<br />

Cambiò i metodi di allenamento, professando il suo credo: taque la bala. <strong>Il</strong> suo<br />

temperamento e le sue astrusità furono messe in risalto durante tutta la settimana e<br />

nello spogliatoi, ma in campo non riusciva a correggere lo schieramento iniziale.<br />

L'ambientamento non fu facile: il suo offensivismo durò sei partite, nel campionato<br />

1960-61, alla settima il Padova di Rocco lo trafisse in contropiede. Iniziò la<br />

metamorfosi di HH: passò al catenaccio mantenendo i suoi riti superstiziosi.<br />

Ciò nonostante l'arrivo del mago fu <strong>una</strong> rivoluzione vera nel nostro <strong>calcio</strong>:<br />

accantonò il cannoniere Angelillo, introdusse la psicologia della concentrazione<br />

profonda, i motti appesi negli spogliatoi: pensa veloce, agisci veloce, gioca veloce.<br />

Taca la bala, anticipare i movimenti degli avversari. Lottare e giocare, necessità<br />

dell'auto convincimento, l'importanza del tifo, l'attenzione all'alimentazione ed alle<br />

abitudini di vita. Le polemiche con la stampa e gli avversari divennero un elemento<br />

della gestione del campionato: tutti aspetti che rimarranno nella vita del <strong>calcio</strong><br />

italiano.<br />

Un personaggio particolare, raccontava balle incredibili, disprezzava la stampa,<br />

subiva la facile ironia di Brera sul velocemente e sulla disciplina. HH, autoritario,<br />

straniero ovunque, aveva <strong>una</strong> personalità dominante. Amava aumentare a dismisura il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 66


proprio valore e faceva del dinero la sua religione, oltre ad avere solide soluzioni<br />

tecniche e tattiche è abile nello sfruttare la passione del presidente.<br />

<strong>Il</strong> modulo dell’Inter era un catenaccio integrale, con un libero, il livornese Armando<br />

Picchi, che interpretò al meglio questo ruolo divenendo un grandissimo regista<br />

difensivo,. Davanti alla difesa il regista, Suarez, capace di lunghi lanci per saltare il<br />

centrocampo avversario ed innescare il contropiede.<br />

Nel 1962 i nerazzurri devono cedere al Milan; il primo campionato vinto da Helenio<br />

Herrera fu quello del 1963. Di quella squadra sostituirà Bugatti, Bolchi, Zaglio,<br />

Maschio, Di Giacomo, costruendo la formazione mantra: Sarti; Burgnich, Facchetti;<br />

Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Suarez, Peirò, Mazzola, Corso con le varianti al centro<br />

dell'attacco di Milani, Domenghini, Cappellini.<br />

<strong>Il</strong> miglior <strong>calcio</strong> in quel torneo fu espresso dal Bologna di Bernardini, che vincerà lo<br />

scudetto nel 1964 in uno spareggio contro l'Inter al termine di un campionato scosso<br />

dal caso doping dei felsinei, poi rientrato. Nel 1965 e nel 1966 l'Inter vinse<br />

agevolmente il campionato.<br />

Crescono in modo esponenziale le valutazioni dei calciatori, 400 milioni vennero<br />

pagati dal Milan per il difensore Rosato nel 1966. Nel 1967 l'Inter pagò 3 milioni a<br />

testa il premio partita per il superamento della semifinale di Coppa Campioni contro<br />

il CSKA. Gli ingaggi di Suarez e Sivori superavano i 20 milioni. HH affondò il primo<br />

giugno 1967 a Mantova, pallonetto dell'ex Di Giacomo, papera di Sarti.<br />

Dopo la Coppa dei Campioni, persa pochi giorni prima contro il Celtic Glasgow<br />

nella finale di Lisbona, sfumò anche lo scudetto, vinto dalla Juventus di Heriberto<br />

Herrera, HH2, l'allenatore famoso per il movimiento.<br />

Dal 1967-68 il campionato torna a 16 squadre e lo vinse un grande Milan. L'anno<br />

successivo toccò ancora alla Fiorentina, forte dei suoi giovani, tirati su da Chiappella<br />

e divenuti vincenti con la guida di Pesaola in panchina e di De Sisti in mezzo al<br />

campo, sottrarre il titolo alle grandi del nord.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 67


E' la stagione in cui Ivanoe Fraizzoli aveva sostituito, dopo quindici anni Angelo<br />

Moratti alla guida dell'Inter; rimarrà alla presidenza fino al 1984. Nel 1970 il tricolore<br />

passò dalla terraferma all'isola: impresa storica del Cagliari, allenato dal filosofo<br />

Scopigno e trascinato dai goal di Riva.<br />

Nereo Rocco, il catenaccio<br />

Buon centrocampista di combattimento dal tiro potente, con <strong>una</strong> convocazione in<br />

nazionale che allora garantiva il diritto di allenare. Sposò il catenaccio, prima alla<br />

Triestina e, poi al Padova, dal 1957 al 1960.<br />

Viani lo volle al Milan. El paron, il capo, pancia abbondante e gambe piccole con il<br />

cappello in testa. Nel 1948 era stato anche consigliere com<strong>una</strong>le a Trieste. Amava<br />

bere ed in ogni città il suo ufficio era in un ristorante. Nel Milan schiera un<br />

centrocampo di contenimento accanto a Rivera. Spaccone ed ossessivo sulla vita<br />

privata dei giocatori, li seguiva, criticava i giovani e sbraitava in panchina.<br />

Veniva colto da raptus ai limiti della pazzia negli allenamenti e negli spogliatoi.<br />

Grande amico di Brera con cui condivideva l'amore per il vino ed il gioco difensivo,<br />

non concordavano su Rivera. Tre secondi posti all'inizio degli anni Settanta lo<br />

mettono fuori dal grande <strong>calcio</strong>.<br />

Le italiane vincono in Europa, Milano è la capitale<br />

Gli anni Sessanta furono gli anni dei primi successi europei delle squadre italiane.<br />

Iniziò la Fiorentina nel maggio del 1961 vincendo la Coppa delle Coppe contro i<br />

Glasgow Rangers.<br />

Pochi mesi dopo la Roma si aggiudicò la Coppa delle Fiere sconfiggendo, anche qui<br />

doppia finale, il Birmingham City.<br />

Dopo le cinque vittorie del Real Madrid (1956-60) e le due del Benfica (1961 e<br />

1962) della perla nera Eusebio, la Coppa dei Campioni fece tappa per tre anni<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 68


consecutivi a Milano.<br />

Nel 1963 il Milan vinse a Londra battendo i detentori del Benfica 2-1.<br />

Fu dei rossoneri la prima esperienza nella Coppa Intercontinentale, contro il Santos<br />

di Pelè battuto a San Siro 4-2. Al ritorno stesso punteggio, ma per i brasiliani. <strong>Il</strong><br />

Santos vinse la bella, anche questa giocata a casa loro, ed alzò la Coppa.<br />

La grande Inter passò alla <strong>storia</strong> come delle più forti squadre degli anni sessanta:<br />

conquistando, nel 1964 e nel 1965, due Coppe dei Campioni seguite da due Coppe<br />

Intercontinentali, in epici scontri con gli argentini dell’Independiente.<br />

Nel 1966 tornò al successo il Real Madrid, con Gento ancora in campo, presente a<br />

tutte le vittorie madrilene: sei. Nel 1967 il Celtic, con tutti giocatori provenienti dal<br />

vivaio, ebbe la meglio sull'Inter e nel 1968 nuovo successo britannico, primo inglese,<br />

con il Manchester vincitore in finale sul Benfica.<br />

<strong>Il</strong> decennio europeo si chiuderà con i successi del Milan, Coppa delle Coppe nel<br />

1968, 2-0 all’Amburgo, nel 1969 Coppa dei Campioni, 4-1 all’Ajax, e Coppa<br />

Intercontinentale in <strong>una</strong> finale incandescente contro l’Estudiantes – liquidi caldi<br />

gettati sui milanisti all'entrata in campo; caccia all’uomo contro il franco-argentino<br />

Combin, a cui vengono spaccati naso e zigomo in campo e poi viene arrestato per<br />

diserzione dalla polizia argentina che sarà costretta ad arrestare anche tre giocatori<br />

dell'Estudiantes.<br />

La conquista delle masse: dal pubblico al tifo organizzato<br />

In un decennio l'Italia era diventata un paese industriale, il reddito, raddoppiato,<br />

permetteva nuovi consumi: nel 1960 il 50% del bilancio familiare veniva speso per<br />

l'acquisto di cibo.<br />

<strong>Il</strong> boom non cancellò le arretratezze, anzi aumentò gli squilibri strutturali, a partire<br />

da quello nord/sud. <strong>Il</strong> miracolo economico fu alimentato da ondate migratorie interne,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 69


dal mezzogiorno e dalle zone agricole, verso le città industriali.<br />

Sul piano politico il luglio 1960 segnò la fine del centrismo; le grosse<br />

trasformazioni imposero <strong>una</strong> linea riformista: Nacque, nel 1962, il centrosinistra, ma<br />

resterà uno sviluppo senza guida: la stagione delle grandi riforme si fermò alla<br />

scolarizzazione di massa ed alla nazionalizzazione dell'energia.<br />

Fallirono la riforma fiscale e quella urbanistica. Gli apparati dello Stato, fedeli<br />

all'ordine atlantico, tramarono contro il nuovo equilibrio politico che finì travolto dal<br />

rischio di pronunciamenti militari e dall'incapacità di avviare <strong>una</strong> politica<br />

decisamente riformatrice. La classe dirigente governò la grande trasformazione<br />

lottizzando le cariche nelle imprese pubbliche ed aumentando la spesa pubblica, ma<br />

senza dar vita ad un welfare state.<br />

La rivolta giovanile mise in discussione stili e modelli di vita, ambizioni e forme di<br />

realizzazione. Parrocchie, sezioni dei partiti, bar e biliardi si riempirono di giovani.<br />

Le attività sportive si moltiplicarono, anche se all'Italia lontanissima dall'Europa per<br />

gli investimenti in edilizia sportiva, mancavano gli impianti.<br />

Dopo i ceti medi anche la classe operaia conquistava tempo libero. Nuovi spazi si<br />

popolavano: balere, locali notturni, i luoghi dei favolosi anni Sessanta convivevano<br />

con quelli della contestazione studentesca e giovanile. I numeri del pubblico della<br />

musica esplodevano: il 24 giugno 1965, ventiseimila al Vigorelli di Milano per il<br />

concerto dei Beatles.<br />

Costumi, culture, immaginari cambiarono velocemente. La rivolta generazionale<br />

non tolse pubblico agli stadi, la pratica sportiva restò appannaggio delle élite, anche a<br />

causa della marginalità dello sport nel sistema scolastico.<br />

La stessa vivacità, ricchezza di contenuti, voglia di protagonismo che reinventava la<br />

politica cambiò anche il modo di andare e di vivere lo stadio. La partita non si<br />

giocava più undici contro undici. In Coppa dei Campioni venne scoperta l'onda di<br />

Liverpool.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 70


Al ritorno il tifo interista improvvisò un proprio spettacolo di risposta. <strong>Il</strong> tifo<br />

organizzato segnò <strong>una</strong> svolta nella <strong>storia</strong> sociale del football, un salto qualitativo<br />

nella partecipazione allo spettacolo sportivo, strutturando la passione, con propri<br />

meccanismi di reclutamento, di divisione del lavoro; adottando statuti<br />

comportamentali e catene gerarchiche.<br />

Fecero la loro comparsa giovani leader di movimento: organizzarono trasferte,<br />

disegnarono la curva come proprio territorio, orchestrarono scenografie fatte per<br />

stupire. Gli striscioni, gli slogan erano ibridazioni tra ideologie politiche e buon senso<br />

comune. Le tifoserie crearono le loro colonne sonore, tamburi, cori, trombe; la nuova<br />

musica del <strong>calcio</strong> riciclava ogni successo musicale, riproponendolo in versione<br />

ultras.<br />

Nel 1960 nacquero gli Inter Club Moschettieri, nel 1965 l'Associazione Centro<br />

Coordinamento Viola Club; tutte le squadre furono accompagnate da associazioni dei<br />

propri tifosi, ma l'irruzione dei giovani delle curve stravolse e cambiò il senso a<br />

quelle che dovevano essere area di mediazione tra società e loro sostenitori.<br />

Negli anni successivi ultras rappresenterà un vero status, <strong>una</strong> condizione di vita per<br />

molti giovani, <strong>una</strong> forma di socializzazione tra depositari delle tradizioni e della<br />

cultura calcistica locale.<br />

Calcio e TV prove tecniche di un matrimonio<br />

Dopo URI ed EIAR arrivò il tempo, 1944, della RAI (Radio Audizioni Italia). <strong>Il</strong><br />

mezzo caldo che trasmise le emozioni e le trepidazioni del dopoguerra fu la radio.<br />

Tornò la voce di Carosio, non aveva lavorato per la RSI, e fu creata <strong>una</strong> grande<br />

redazione sportiva, diretta da Nello Corradi con Ameri, Bortoluzzi, Marcellini,<br />

Danese.<br />

Venne stabilizzata l'anomalia, rispetto al mondo occidentale, dell'abbondanza di<br />

quotidiani sportivi: il Corriere dello Sport riprese le pubblicazioni nel 1944 a Roma.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 71


La Gazzetta ricominciò con lo stesso direttore, Bruno Roghi, a cui, nel 1947,<br />

successe Emilio De Martino. Nel 1945 nasceva a Bologna Stadio ed a Torino<br />

Tuttosport, diverranno entrambi quotidiani, rispettivamente nel 1948 e nel 1951.<br />

Rimanevano in vita vari settimanali <strong>Il</strong> Tifone, <strong>Il</strong> Calcio <strong>Il</strong>lustrato, il Guerin sportivo e<br />

molti altri videro la luce.<br />

Nel 1954 RAI Radiotelevisione italiana, ebbe inizio la grande avventura della<br />

televisione, dagli 88 mila abbonati del primo anno ad oltre un milione nel 1958. <strong>Il</strong> 3<br />

gennaio 1954, data di apertura ufficiale, andò in onda la prima puntata della<br />

Domenica sportiva, che resterà uno scarno notiziario con alcuni filmati fino al 1965.<br />

<strong>Il</strong> 24 gennaio 1954 fu trasmessa Italia-Egitto, il 31 gennaio Pomeriggio sportivo.<br />

Scarsissima attenzione, oggi si direbbe audience, ricevette la trasmissione della<br />

Coppa del Mondo 1954 – la RAI trasmise dieci partite più la finale.<br />

Nel 1955 <strong>una</strong> minorenne, Paola Bolognani, lasciò tutti di stucco vincendo Lascia e<br />

raddoppia con risposte sul <strong>calcio</strong>: un segno di tempi che stavano cambiando<br />

velocemente.<br />

Nella stagione 1955-56 la RAI mise in onda, in via sperimentale, la diretta di un<br />

incontro del campionato, anticipando la gara al sabato pomeriggio per non<br />

danneggiare gli incassi delle altre partite. Fu tutt’altro che un successo.<br />

Bisogna considerare che il sabato era ancora <strong>una</strong> giornata lavorativa. L’ultimo<br />

dell’anno del 1955 anticipo televisivo: Napoli-Fiorentina 2-4, della tredicesima<br />

giornata del girone d’andata, partita giocata a Roma.<br />

La Coppa dei Campioni fece il suo esordio in TV nel 1958, con Milan-Real; il<br />

matrimonio <strong>calcio</strong> TV si celebrò in occasione dei mondiali del 1958, con la piena<br />

copertura da parte della RAI, nonostante la Nazionale non si fosse qualificata.<br />

Nacque la convivialità sportiva: trattorie e bar con lavagne e cartelli per attirare<br />

clienti e spettatori – esattamente quello che accadrà mezzo secolo dopo con la pay tv.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 72


La TV non si fermò nella sua corsa alla ripresa diretta degli avvenimenti sportivi.<br />

Olimpiadi, pugilato, settembre 1960, Loi contro Ortiz.<br />

Cominciò nell'autunno del 1960 la trasmissione del secondo tempo in differita di<br />

<strong>una</strong> partita di <strong>calcio</strong>. <strong>Il</strong> Giro d’Italia, dopo l'esordio del Centenario nel 1961, e, dal<br />

1962 con l'appendice, già sperimentata alla radio, del processo alla tappa, divenne un<br />

appuntamento televisivo fisso.<br />

Da lì a pochi anni sarà <strong>una</strong> full immersion nella grande tecnica calcistica<br />

internazionale con le partite di Coppa dei Campioni e con i mondiali d'Inghilterra.<br />

La televisione rappresentava l'eccezionalità. L'ordinario, il quotidiano era la radio<br />

con tempi di trasmissione, formati e professionalità di livello assoluto: la morte di<br />

Fausto Coppi, 2 gennaio 1960, tenne l'Italia sospesa.<br />

<strong>Il</strong> 10 gennaio 1960 cominciò Tutto il <strong>calcio</strong> minuto per minuto: accompagnerà le<br />

domeniche degli italiani. Sempre nel 1960 la copertura radiofonica delle Olimpiadi di<br />

Roma è totale. Per i Mondiali cileni niente copertura televisiva, solo differite delle<br />

partite: sarà la radio a trasmettere in diretta, ancora in modo epico, il furto dei<br />

campioni di casa.<br />

Furono anni di grande giornalismo, Gianni Brera nel 1950 condirettore della<br />

Gazzetta, dal 1954 al Giorno, è l'inventore di un linguaggio completamente nuovo<br />

per parlare di <strong>calcio</strong>. Uno scrittore a cui capitò di scrivere di <strong>calcio</strong> (Brian Glanville).<br />

Espresse luoghi comuni sugli italiani, ritenuti fisicamente inferiori, e sul meridione;<br />

raccontava della dea del <strong>calcio</strong> Eupalla e, soprattutto, fu un faziosissimo cultore del<br />

difensivismo e del catenaccio, considerava perfetta la partita finita 0-0.<br />

Vivrà anni di grandi polemiche con Gino Palumbo, il critico impietoso del non<br />

gioco che rivoluzionò la Gazzetta. Antonio Ghirelli fu un'altra figura di assoluto<br />

rilievo. Cronista sportivo e politico, poi capo ufficio stampa del presidente Pertini,<br />

pubblicò la prima Storia del <strong>calcio</strong> basata su ricerche storiche.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 73


Azzurri: croce e delizia. Dalla Corea a Mexico 1970<br />

Middlesbrough 19 luglio 1966 Pak Doo Ik, dentista e caporal maggiore dell’esercito<br />

nord coreano, segnò il goal che umiliò la Nazionale e scatenò l'intera penisola contro<br />

i milionari del pallone.<br />

Dal 1962 alla guida di <strong>una</strong> giovane Nazionale c'era un uomo piccolo di statura,<br />

Edmondo Fabbri autore di un miracolo calcistico – aveva portato in A il Mantova<br />

dalla quarta serie. Fabbri non volle schierare il blocco difensivo dell'Inter pigliatutto.<br />

<strong>Il</strong> suo <strong>calcio</strong> prevedeva la rinuncia al battitore libero per fluidificare il gioco ed<br />

aveva ottenuto dalla FIGC la conferma alla guida degli azzurri fino al mondiale<br />

successivo, quello del 1970.<br />

Un risultato di assoluta imprevedibilità, addirittura Brera, per scherzo, aveva<br />

affermato che se l'Italia perdeva dalla Corea del Nord avrebbe smesso di scrivere.<br />

L'Inghilterra, guidata da Alf Ramsey, diventò finalmente campione del mondo con<br />

la difesa a zona, attorno a Bobby Moore, sostenuta dal centrocampo. con Bobby<br />

Charlton ed il gran lavoro delle due ali, Ball e Peters.<br />

Artemio Franchi gestì la ricostruzione, fornendo spiegazioni politiche. Gli<br />

insuccessi della Nazionale erano dovuti ai nostri ritardi strutturali: scarsità d’impianti,<br />

assenza politica, mentalità sportiva arretrata.<br />

La squadra venne affidata a Ferruccio Valcareggi, inizialmente in coppia con<br />

Helenio Herrera, e poi da solo. Valcareggi era un tecnico federale che in passato<br />

aveva allenato, fra le altre, la Fiorentina, dove aveva giocato a lungo a cavallo della<br />

guerra.<br />

La Nazionale tornò ad entusiasmare, vincendo gli Europei nel 1968 e conquistando<br />

la finale ai mondiali di Mexico 1970.<br />

Nell'estate del 1968 l'Italia, dal 5 al 10 luglio, ospitò la fase finale, a quattro, dei<br />

campionati europei; a Firenze e Napoli, dove l'Italia eliminò l'URSS con il lancio<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 74


della monetina, si disputarono le semifinali.<br />

A Roma la finale, Italia-Jugoslavia, vide gli azzurri prevalere 2 a 0 nella ripetizione<br />

della gara – dopo l’1 a 1 alla fine dei tempi supplementari del primo match. <strong>Il</strong> 10<br />

giugno 1968 esplosione di gioia collettiva dopo la vittoria contro l'Jugoslavia, l'Italia<br />

scoprì i caroselli.<br />

Le stesse scene, ancora più intense, si ripeteranno due anni dopo, alla fine di Italia-<br />

Germania 4-3, semifinale dei Mondiali 1970, 28 milioni di spettatori seguiranno la<br />

finale alla Tv. <strong>Il</strong> 4-1 subito dal Brasile non venne accettato: ci sarà, complice la<br />

polemica per le staffette Mazzola-Rivera, un'incredibile contestazione al ritorno.<br />

Rivera e Riva<br />

Rivera e Riva, classe e forza, erano i giocatori più emblematici della Nazionale<br />

vincitrice degli Europei e vicecampione del mondo in Messico. Non a caso si<br />

classificarono primo e secondo per l'attribuzione del Pallone d'oro 1969.<br />

Gianni Rivera, il bambino d'oro del <strong>calcio</strong> italiano è stato considerato uno dei<br />

migliori giocatori del Novecento. Dotato di classe purissima, più regista che uomo<br />

dell'ultimo passaggio – specialità in cui eccelleva in un epoca in cui gli assist non<br />

venivano conteggiati – ha legato la sua carriera interamente al Milan.<br />

Esordì giovanissimo, 16 anni da compiere, con la maglia grigia dell'Alessandria nel<br />

campionato di serie A del 1959, passato ai rossoneri la stagione successiva ha<br />

disputato con il Milan, di cui è stato capitano e bandiera, 19 campionati vincendo<br />

tutto – Intercontinentale, 2 Coppe Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 3 scudetti, 4<br />

Coppa Italia – compreso <strong>una</strong> classifica cannonieri, nel 1973 ex aequo con due<br />

bomber di professione, Savoldi e Pulici.<br />

E' stato il primo giocatore italiano a vincere il Pallone d'oro (1969), che aveva già<br />

sfiorato ottenendo il Pallone d'argento dietro Yascin, nel 1963. Ha giocato con la<br />

Nazionale partecipando a quattro Mondiali: 1962,1966,1970, 1974.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 75


Rivera ha diviso tantissimo la critica, anche perché ha avuto sistematicamente<br />

contro Brera, il guru della stampa sportiva dell'epoca. Oltre a chiamarlo abatino,<br />

titolo da lui coniato per il duecentista Berruti, poneva in contrasto il golden boy con<br />

l'indole italica che nel gioco rude e maschio aveva il proprio DNA – e per Brera il<br />

<strong>calcio</strong> italiano non doveva allontanarsi dalla propria natura se voleva ottenere risultati<br />

importanti.<br />

Gigi Riva, anche lui, come Rivera, ebbe un soprannome da Gianni Brera, in questo<br />

caso accettato e condiviso da tutti: Rombo di tuono. Un'immagine precisa, quando<br />

Riva s'avvicinava all'area di rigore avversaria tuonava verso la loro porta.<br />

Attaccante puro, tanta forza, oggi si chiama cattiveria agonistica; scatto micidiale<br />

nella breve distanza, grandi doti acrobatiche, di testa e di piede; tiro, di sinistro, al<br />

fulmicotone. Riva scelse di rimanere al Cagliari, <strong>una</strong> scelta di vita non comune.<br />

Arrivò in Sardegna dal profondo nord, Leggiuno, provincia di Varese, giovanissimo<br />

e non si mosse più, rifiutando ogni estate le offerte dei grossi club, diventando un<br />

idolo, e un simbolo di riscatto dell'isola. Nonostante i gravissimi infortuni che gli<br />

hanno accorciato la carriera, ha vinto per tre volte la classifica marcatori della serie A<br />

ed è tuttora il goleador principe della Nazionale.<br />

L'organizzazione del <strong>calcio</strong> italiano nel dopoguerra<br />

Nel 1946 fu riorganizzata la FIGC, con la nomina del Consiglio federale e<br />

l'assegnazione della presidenza Barassi. Venne costituita a Rapallo, ma con sede a<br />

Milano, la Lega Nazionale, il cui primo presidente fu Pedroni che rimase in carica<br />

fino al 1950, quando subentrò il conte Giulini.<br />

I nuovi dirigenti delle società pensavano di poter risolvere tutto con il denaro e<br />

dettero vita ad <strong>una</strong> corsa a chi spendeva di più. Ingaggi, reingaggi, premi trasferta,<br />

premi di assunzione e di conferma, oltre che di partita e campionato, automobili.<br />

Crebbe uno stuolo di sensali. Nasceva, come scrisse Brera, la società di <strong>calcio</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 76


sballata sul piano economico per rendersi popolari (a fini politici e speculativi, con<br />

tanti palazzinari proprietari di società medie e piccole) o, per dirla con Pozzo, veniva<br />

immesso denaro nel trasferimento dei giocatori e non nella costruzione degli<br />

impianti, generando un movimento di cambiali e di debiti.<br />

Dopo le Olimpiadi di Londra ci fu il boom degli scandinavi. Bastava un premio<br />

personale per ingaggiarli, mentre sul mercato interno ci voleva il riscatto dalla società<br />

di appartenenza. Sembrava un affare, ma divenne un boomerang perché presto si<br />

adattarono ai meccanismi in uso, pretendendo il reingaggio.<br />

I soldi spesi erano assolutamente sproporzionati sia agli incassi che alle prospettive<br />

di rendimento. In questo contesto l'importazione di giocatori stranieri, non nell'idea<br />

quanto nell'espansione come precisò Pozzo, rappresentò un moltiplicatore della<br />

tendenza allo sfascio economico.<br />

Superga aggravò questa situazione, il <strong>calcio</strong> italiano affondava in un mercantilismo<br />

senza regole, senza correttezza e senza guadagno. Dei normali giocatori di serie A<br />

venivano pagati come dirigenti di banca, quelli di B come impiegati, in serie C la<br />

paga media era da operaio specializzato.<br />

Dal 1952-53 la serie A è a 18 squadre e lo resterà fino al 1967-68, quando passerà a<br />

16 squadre.<br />

Juventus, Milan ed Inter sono in mano agli alfieri del capitalismo italiano. Per<br />

agevolare le loro vittorie le regole diventarono flessibili – in quegli anni ci saranno<br />

interpretazioni divergenti su fatti analoghi che andranno sempre nella direzione di<br />

favorire queste tre squadre.<br />

Presidente della Juventus è, dal 1947 al 1954, Giovanni Agnelli, sostituito dal<br />

fratello Umberto dal 1955 al 1962. Andrea Rizzoli tiene il Milan dal 1954 al 1963,<br />

costruisce, in provincia di Varese, il centro sportivo Milanello, aperto nel 1963;<br />

Moratti acquista l’Inter nel 1955, nel 1962 viene inaugurato, ad Appiano Gentile,<br />

provincia di Como, il centro sportivo La Pinetina.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 77


Subito dopo il k.o. con l'Irlanda del Nord, a Belfast (15 gennaio 1958), la Lega<br />

elesse il nuovo presidente: Giuseppe Pasquale, esponente dei cosiddetti giovani<br />

turchi fra cui Spadacini, Rognoni, Mandelli.<br />

Sostenevano la necessità di <strong>una</strong> rivoluzione manageriale del <strong>calcio</strong> italiano,<br />

esaurirono la loro azione nell'ottenere prestiti per azzerare i debiti. <strong>Il</strong> risultato fu che il<br />

deficit totale di 3 miliardi in 10 anni sarebbe salito di 10 miliardi.<br />

Nel direttivo Andrea Rizzoli, Umberto Agnelli e Angelo Moratti, i padroni di Milan,<br />

Juve e Inter, decisi ad accentuare l'autonomia delle società nei confronti della FIGC,<br />

soprattutto in materia di stranieri. I tre club esercitarono il monopolio tecnico e<br />

finanziario sul campionato.<br />

Giuseppe Pasquale, un passato da atleta pugilistico, iniziò la sua attività di dirigente<br />

nel mondo del <strong>calcio</strong> con l'ingresso nella Spal presieduta da Paolo Mazza di cui<br />

divenne vicepresidente.<br />

Consigliere della Lega Calcio – prima di presiederla dal 1958 al 1962, anno in cui<br />

diventò presidente della FIGC, carica tenuta fino al 1966 – fece parte della<br />

commissione tecnica della Nazionale italiana in due occasioni: dal 5 dicembre 1954<br />

al 9 dicembre 1956 e dal 25 aprile 1957 al 23 marzo 1958.<br />

Curiosa la sua proposta di pacificazione con gli arbitri che prevedeva il blocco delle<br />

retrocessioni nel 1953. Scalati i vertici della Lega impose Mazza Commissario<br />

Tecnico della Nazionale di <strong>calcio</strong> per i Mondiali in Cile.<br />

La sua carriera di dirigente sportivo si concluse con i Mondiali del 1966 e la<br />

sconfitta con la Corea del Nord. Pasquale era entrato in numerosi consigli<br />

d'amministrazione di banche e finanziarie, divenendo anche produttore<br />

cinematografico.<br />

Venne travolto finanziariamente dallo scandalo del burro, <strong>una</strong> vicenda speculativa<br />

con protagonista la banca svizzera Vallugano, di cui Pasquale era il maggior<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 78


azionista. La banca venne chiusa per bancarotta il 14 maggio 1971.<br />

<strong>Il</strong> 3 agosto 1958 il presidente del Coni, Onesti, attaccò i presidenti di società. Un<br />

discorso, citatissimo, in cui Onesti li definì i ricchi scemi. In piena preparazione delle<br />

Olimpiadi di Roma scatenò un terremoto.<br />

Barassi fu costretto a dimettersi dalla presidenza della FIGC che aveva tenuto<br />

ininterrottamente, prima come reggente dal dicembre 1944 al maggio 1946, poi come<br />

presidente.<br />

Prima della guerra era stato ai vertici del <strong>calcio</strong> fin dal 1926. Assunse nel 1959 la<br />

Presidenza della Lega Nazionale Dilettanti rimanendovi fino al 1971, anno in cui<br />

morì.<br />

<strong>Il</strong> 13 agosto 1958 la FIGC venne commissariata dal segretario del CONI, Bruno<br />

Zauli, fino al 30 giugno 1959, fissando un punto di non ritorno: un settore<br />

professionistico (comprendente 36 società) nettamente diviso dagli altri tre<br />

(semiprofessionisti, dilettanti e giovanile).<br />

<strong>Il</strong> 6 novembre 1958 la FIGC inaugurò il proprio Centro Tecnico di Coverciano per<br />

migliorare l'attività calcistica nazionale sul modello delle esperienze più avanzate<br />

esistenti all'epoca in Europa.<br />

L'anno successivo fu istituito il Settore Tecnico della FIGC con il compito specifico<br />

di organizzare l'attività formativa a tutti i livelli – la prima esperienza di preparazione<br />

per gli allenatori era stata, negli anni Trenta, la Società Italiana Preparazione Tecnici<br />

con sede a Firenze sotto la supervisione del Marchese Luigi Ridolfi; nel 1940 venne<br />

creata, nella FIGC, la Commissione Preparazione Tecnica.<br />

<strong>Il</strong> nuovo statuto federale del 1946 individuava nella Commissione Tecnica Federale,<br />

con sede a Roma, la struttura preposta alla preparazione ed alla formazione degli<br />

allenatori. Nel 1953, la Commissione venne trasferita da Roma a Firenze, e, <strong>una</strong> volta<br />

aperto il Centro Tecnico di Coverciano, fu sostituita dal Settore Tecnico, che tuttora<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 79


sovrintende alle molteplici esigenze tecnico-sportive dell'attività calcistica nazionale.<br />

<strong>Il</strong> 21 luglio 1959 la Lega di Milano confermò come proprio presidente Pasquale,<br />

mentre Umberto Agnelli venne eletto presidente della FIGC il 9 agosto, posizione che<br />

poi diventerà di Pasquale.<br />

La Lega esercitò un potere di sopraffazione sulla Federazione, controllando le<br />

cariche ed imponendo l'aggiornamento dei regolamenti. La subordinazione degli<br />

arbitri fu <strong>una</strong> delle conseguenze dirette che influì sulle vittorie dei campionati.<br />

Dopo la disfatta dei mondiali del 1966 diventò presidente della FIGC Artemio<br />

Franchi, cresciuto come dirigente sportivo nella Fiorentina. Era già stato<br />

Commissario Straordinario della Lega Calcio (1964-1965).<br />

Nell'agosto del 1965, la Lega scelse un nuovo presidente, Aldo Stacchi, che resterà<br />

in sella fino al marzo 1973, esclusa la parentesi commissariale di Franchi dopo la<br />

disfatta contro la Corea del Nord del luglio 1966.<br />

Sotto la guida di Franchi il mondo del <strong>calcio</strong> fu chiamato a delle modifiche<br />

strutturali per competere con le maggiori federazioni europee e mondiali. Le società<br />

di <strong>calcio</strong> si trasformarono in società per azioni, ma senza fini di lucro, con<br />

l'impossibilità di quotarsi in borsa.<br />

La serie A passò da 18 a 16 squadre nella stagione 1967-68, un formato che durerà<br />

fino al 1987-88, venne adottato il blocco degli stranieri che restò in vigore fino al<br />

maggio 1980.<br />

<strong>Il</strong> biennio sessantotto-sessantanove fu caratterizzato dalla rivolta operaia e<br />

studentesca, dalla partecipazione collettiva che travolse tutta la società e che, seppure<br />

con ritardo, si proiettò anche sul mondo del <strong>calcio</strong> modificando i comportamenti dei<br />

giocatori e, come abbiamo visto, quelli dei tifosi, del modo stesso di partecipare alle<br />

partite.<br />

Si costituirono nuove componenti del mondo del <strong>calcio</strong>, a partire dall’A.I.C.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 80


(Associazione Italiana Calciatori) fondata a Milano il 13 luglio 1968 dall’avvocato<br />

Sergio Campana, insieme ai capitani delle squadre di A, fra cui Rivera, Mazzola, De<br />

Sisti, Bulgarelli.<br />

Campana aveva concluso da poco la sua carriera di attaccante – 268 presenze in<br />

serie A con 55 reti, <strong>una</strong> bandiera del Lane Rossi Vicenza con la parentesi di due<br />

stagioni al Bologna.<br />

I giocatori del 1968 avevano studiato più dei loro predecessori e, tra di loro,<br />

emergevano singolarità, in sintonia con la beat generation, famosissimo Gigi Meroni,<br />

la farfalla granata, ucciso il 15 ottobre 1967 da un automobilista, Attilio Romero, che<br />

poi sarebbe diventato presidente del Torino. Anni in cui l'allenatore del Cagliari,<br />

Manlio Scopigno, il filosofo, teorizzava il diritto dei calciatori a pensare. Siamo negli<br />

anni Settanta.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 81


3. Dalla rivoluzione olandese all'abbattimento delle frontiere (1970-1995)<br />

Rivoluzione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> totale è molto più di <strong>una</strong> nuova concezione tattica: rappresenta il<br />

superamento della tradizionale divisione del lavoro fra calciatori specializzati in<br />

particolari zone del campo (attacco, difesa, centrocampo) e in determinate situazioni<br />

di gioco.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> negli anni Settanta cambia profondamente. <strong>Il</strong> mondo si è mosso con forza,<br />

perché il <strong>calcio</strong> deve restare fermo? <strong>Il</strong> nuovo <strong>calcio</strong> olandese traduce nei campi di<br />

gioco le aspirazioni all'uguaglianza ed il proibito proibire scritto sui muri del 1968. Si<br />

volta pagina.<br />

Difensori, centrocampisti, attaccanti non sono più interpreti delle loro specialità,<br />

ciascuno deve partecipare alla totalità del gioco. <strong>Il</strong> nodo è nel rapporto azione –<br />

pensiero, nella velocità con cui il pensiero diventa azione.<br />

<strong>Il</strong> fautore principale di questa rivoluzione è il giovane manager dell'Ajax, Rinus<br />

Michel, nel 1999 nominato dalla FIFA allenatore del secolo. <strong>Il</strong> suo obiettivo è dare<br />

un'identità al <strong>calcio</strong> olandese, dal gioco stantio e privo di prestigio internazionale.<br />

La scelta è quella di sviluppare un proprio <strong>calcio</strong>, che non si adatti all'avversario,<br />

ma costringa l'avversario ad adattarsi a esso. Per far questo bisogna avere qualcosa in<br />

più di quello che le migliori squadre hanno. Maggiore corsa e resistenza, così da<br />

poter essere in superiorità numerica in tutte le parti del campo e pressare l'avversario<br />

quando imposta l'azione.<br />

Una tecnica superiore, per poter giocare con <strong>una</strong> velocità maggiore degli altri,<br />

mettendoli in costante difficoltà. Consapevolezza tattica, perché tutti devono saper<br />

eseguire i propri movimenti conoscendo, in anticipo, quelli che faranno i compagni e<br />

sapendo dove andare, siano spazi da attaccare per l'azione offensiva oppure da<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 82


chiudere.<br />

Occorre sviluppare un cervello collettivo per leggere tutte le situazioni di gioco che<br />

si presentano. Mantenere intensità e concentrazione per tutto il match, senza bisogno<br />

di parlarsi – in campo non c’è tempo per farlo. Gli allenamenti, il giocare insieme,<br />

servono a costruire la lettura delle situazioni da affrontare in gara: la costruzione delle<br />

undici teste che ragionano nello stesso modo.<br />

Questo favorisce lo scambio dei ruoli, la capacità di adattarsi in tutte le zone del<br />

campo. Si entra nella fase del General Intellect, definita da Marx, nei Grundrisse, il<br />

sapere che costituisce l'epicentro della produzione sociale.<br />

L’Olanda dei Mondiali del 1974, e del 1978, schiera un portiere, inizialmente non<br />

professionista, Jongbloed che portava la maglia numero 8, forte nel gioco di piedi e<br />

capace di accorciare ulteriormente la squadra fungendo da undicesimo giocatore di<br />

movimento.<br />

Dietro il gioco a zona con pressing, fuorigioco, passaggi a catena, contrasti a<br />

scalare, c'è la conquista di un preciso punto di equilibrio, nella gestione della squadra,<br />

data dal rapporto libertà – disciplina. Perché la prima possa essere espressa è<br />

necessario l'assoluto rispetto dei comportamenti individuali e collettivi sia in campo<br />

che nello spogliatoio.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> olandese ha bisogno di gambe, ma anche di teste, di calciatori carichi di<br />

autostima, convinti che con il lavoro di tutti si vince e che a preoccuparsi debba<br />

essere l'avversario.<br />

La libertà in Cruyff<br />

Cruyff è stato l'icona del <strong>calcio</strong> totale. Alla grande velocità, alla duttilità nelle varie<br />

zone del campo, alla strenua resistenza fisica associava <strong>una</strong> tecnica individuale di<br />

valore assoluto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 83


Le sue discese, palla al piede, erano irrefrenabili, così come la sua capacità di<br />

concludere a rete – di testa, di destro, di sinistro, in acrobazia – o di piazzare l’assist<br />

vincente. Tre palloni d’oro, 1971, 1973, 1974, hanno premiato il calciatore europeo<br />

più forte, il giocatore <strong>universale</strong> per definizione.<br />

E' la Coppa dei Campioni il banco di prova del <strong>calcio</strong> totale, dopo la finale persa nel<br />

1969 contro il Milan dall'Ajax, l'anno successivo è il Feyenoord, allenato da Happel,<br />

a conquistare la prima vittoria olandese, superando ai supplementari il Celtic. L'Ajax<br />

torna nella competizione e la vince tre volte di fila 1971, 1972, 1973 contro<br />

Panathinaikos, Inter e Juventus.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> totale non poteva più restare nei confini olandesi. L'allenatore Michels, nel<br />

1971, e Cruijff, che dichiarò di aver preferito il Barcellona al Real poiché non<br />

avrebbe mai potuto giocare per un club legato a Franco, nel 1973, si trasferirono a<br />

Barcellona – nel 1974 vinsero la Liga che il Barcellona non vinceva dal 1960,<br />

infliggendo un 5-0 al Real Madrid nelle mura amiche del Santiago Bernabéu. L’anno<br />

successivo, li seguì Johan Neeskens. Quell'Olanda arrivò due volte seconda ai<br />

Mondiali, vinti, nel 1974 e nel 1978 dai paesi organizzatori.<br />

I Mondiali del 1974<br />

Dopo l'exploit messicano le scelte di Valcareggi risentirono del debito di<br />

riconoscenza per gli atleti che lo avevano portato in finale. L'Italia viene eliminata dal<br />

Belgio negli Europei del 1972 competizione che viene vinta dalla Germania.<br />

Nel 1973, per il 75° anniversario della FIGC, le vittorie sul Brasile e quella, storica,<br />

in Inghilterra fanno pensare ad un grande mondiale. In realtà, nel 1974, non<br />

superiamo la fase eliminatoria. La Polonia ci batte in un incontro in cui agli azzurri<br />

bastava un pareggio.<br />

<strong>Il</strong> rinnovamento lento non ha giovato alla Nazionale provocando numerose tensioni<br />

nella squadra, rese palesi dai ripetuti sfoghi e dal plateale gesto di Chinaglia contro il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 84


tecnico.<br />

Nella finale di Monaco contro l’Olanda, la Germania, data per sconfitta e sotto di un<br />

goal dopo pochi minuti, risalì la china disputando <strong>una</strong> gara di grande intensità fisica e<br />

nervosa, con un'applicazione della guerra psicologica, soprattutto nei confronti di<br />

Cruyff, a cui era dedicato, senza altro compito, il mastino Vogts.<br />

Prevalsero i tedeschi grazie anche al minore dispendio di energia avuto nel corso del<br />

torneo. Parte della critica sostenne che il <strong>calcio</strong> totale impegna energie fisiche e<br />

mentali che mal si coniugano con tornei caratterizzati da incontri ravvicinati ad alta<br />

usura psicofisica.<br />

Stessa sorte subirono gli olandesi nel 1978, ma in ben altro contesto. Ai mondiali<br />

d’Argentina l’Olanda ha in panchina il tecnico austriaco Ernst Happel. Alla<br />

spedizione non partecipano Cruyff e Van Hanegem, titolari in tutte le gare di<br />

qualificazione.<br />

La critica si divide sulle motivazioni dell’assenza del fuoriclasse: il rifiuto di<br />

giocare in un paese dominato da <strong>una</strong> dittatura che non garantiva un corretto<br />

svolgimento della manifestazione o il pessimo rapporto con Happel?<br />

Gli arancioni riuscirono a eliminare l'Italia in semifinale soltanto per le incertezze di<br />

Zoff sui tiri da lontano. Alla conclusione della finale gli olandesi, inviperiti per<br />

l’arbitraggio di Gonnella, abbandonarono il terreno di gioco prima della premiazione<br />

dell’Argentina.<br />

Argentina, Kampeon!<br />

L’organizzazione dei Mondiali era stata assegnata all’Argentina all'inizio degli anni<br />

Settanta. <strong>Il</strong> 24 marzo 1976 un golpe portò al potere la dittatura militare destituendo<br />

Isabelita, la vedova di Peron.<br />

A partire da questa data ogni attività di opposizione divenne sovversione e<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 85


terrorismo. Dall’Argentina espatriarono in quegli anni il 10% dei suoi abitanti.<br />

I morti in scontri (o presunti tali) con le forze di sicurezza furono più di 10.000,<br />

mentre altrettanti detenuti furono rinchiusi nelle carceri civili e militari senza<br />

imputazioni precise e con procedimenti segreti.<br />

I prigionieri politici non vennero mai processati o condannati: semplicemente erano<br />

persone messe a disposizione del PEN (potere esecutivo nazionale) anche per anni.<br />

La scomparsa di persone divenne l’ordinaria metodologia repressiva.<br />

Gli organismi internazionali parlano di 10.000 desaparecidos, le associazioni ne<br />

contano più di 20.000, ma all’interno del paese si parla di più di 30.000<br />

desaparecidos.<br />

L'ESMA, la scuola per la formazione degli ufficiali della Marina, centro delle<br />

torture e delle partenze degli aerei che scaricavano in mare gli oppositori, fu usata per<br />

ospitare i giocatori nel 1978 e far partire il corteo con cui gli argentini<br />

accompagnavano la squadra in finale.<br />

Per la dittatura era <strong>una</strong> grande operazione d’immagine, sostenuta dal presidente<br />

FIFA, il brasiliano Havelange, e da Henry Kissinger. Tra gaffe pazzesche – il<br />

Monumentale, lo stadio del River Plate dove si disputò la finale, venne annaffiato con<br />

acqua di mare – e spese folli (l’edizione costò tre volte di più della successiva),<br />

corruzione.<br />

La vittoria per 6-0 contro il Perù, necessaria per superare il turno grazie alla<br />

differenza reti, costò al regime trentacinquemila tonnellate di grano, armi e cinquanta<br />

milioni di dollari di credito.<br />

Venivano distrutte, assieme alle vite degli oppositori, le Villas della miseria per far<br />

vedere che i militari avevano sconfitto la povertà. A Rosario venne addirittura eretto<br />

un muro dipinto per nascondere i quartieri poveri.<br />

Come nel Cile del golpista Pinochet, sede della finale di Coppa Davis del dicembre<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 86


1976 vinta dall’Italia, pace e sviluppo dovevano essere l'immagine argentina.<br />

Amnesty International, con il pallone da <strong>calcio</strong> coperto dal filo spinato, evocò il<br />

ricordo delle Olimpiadi di Berlino e lanciò <strong>una</strong> campagna di boicottaggio che ebbe<br />

successo anche tra i calciatori.<br />

I Montoneros lanciarono lo slogan ogni spettatore un testimone della vera<br />

Argentina. A Videla non piaceva il <strong>calcio</strong>, ma la Giunta Militare era convinta che il<br />

trionfo avrebbe consolidato la loro dittatura. Vamos Argentina vamos a ganar copiava<br />

il regime militare brasiliano: l'inno del Brasile 1970, Avanti Brasile.<br />

La popolazione si identificò con la squadra, non con la dittatura, tant’è che il<br />

Mondiale ebbe un saldo negativo per gli investimenti ed il turismo e fu giudicato<br />

positivamente per i diritti umani.<br />

Oltre alla combine per la gara con il Perù, ed agli arbitraggi scandalosamente a<br />

favore, anche l’ombra del doping – Tarantini e Kempes continuarono a correre un'ora<br />

dopo la partita col Perù e nelle provette con le urine della finale risultò anche <strong>una</strong><br />

gravidanza (?!) – si proiettò sulla vittoria argentina.<br />

Allenatore dell’Albiceleste era il radicale Menotti, espressione del <strong>calcio</strong> rosariano<br />

che considera il football <strong>una</strong> forma d'arte, convinto che il <strong>calcio</strong> libero avesse il<br />

potere di evocare l'Argentina libera.<br />

Per Menotti il male è la dittatura; dopo di essa, diverrà Bilardo allenatore<br />

dell’Argentina campione nel 1986 e sconfitta dalla Germania nella finale del 1990.<br />

Bilardo era stato un centrocampista dell’Estudiantes de La Plata, allenata, metà anni<br />

Sessanta, da uno dei maggiori tattici argentini, Osvaldo Zubeldia.<br />

L’Estudiantes ottenne straordinari successi, tre Libertadores consecutive (1968,<br />

1969, 1970), ricorrendo ad ogni tipo di slealtà e sotterfugio sconfinando nelle<br />

aggressioni come accadde nelle finali dell’Intercontinentale contro Milan,<br />

Manchester, Feyenoord. Menotti, come poi Valdano che considerava Bilardo, nella<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 87


cui nazionale giocava, il nemico numero uno del <strong>calcio</strong> argentino, dichiarò, a<br />

proposito dei Mondiali 1990: Mi vergogno di questa Argentina che calpesta la<br />

bellezza, tanto da sembrare un vicolo cieco in Cina.<br />

Nell’opposizione Menotti-Bilardo c’è tutta l’importanza del football per l'Argentina.<br />

Nel 1953 la prima vittoria sull'Inghilterra fece affermare: abbiamo nazionalizzato le<br />

ferrovie ed adesso abbiamo nazionalizzato il <strong>calcio</strong>! Peron era costretto a ripetere<br />

che, nel suo ruolo, doveva tifare per tutte le squadre!<br />

La vittoria contro l’Inghilterra, quarti di finale del Mondiale 1986, trovò la mano de<br />

Dios di Maradona a vendicare la sconfitta subita nella guerra per le isole Malvinas.<br />

L'Europa verso il 4-4-2<br />

Terminato il ciclo dell'Ajax è il Bayern Monaco di Beckenbauer a inanellare <strong>una</strong><br />

tripletta di successi in Coppa Campioni, 1974, 1975, 1976. Fino al campionato 1968-<br />

69 il palmares del Bayern annoverava un solo titolo di campione di Germania.<br />

Vent'anni dopo i titoli sarebbero diventati 11, con la vittoria di tutte le Coppe<br />

europee e dell'Intercontinentale; oggi sono 22. Attorno a Kaiser Franz giocano i<br />

protagonisti delle vittorie agli Europei 1972 e al Mondiale.<br />

Dal portiere Sepp Maier al cannoniere Gerd Muller, dal difensore Schwarzenbeck al<br />

maoista Breitner, da Hoeness a Kapellmann. I bavaresi vincono, anche grazie al loro<br />

temperamento, tre finali difficili contro Atletico Madrid – unica squadra a vincere<br />

l'Intercontinentale senza aver vinto la Coppa dei Campioni causa l'indisponibilità del<br />

Bayern a disputare la finale – Leeds, Saint Etienne.<br />

Ma chi ha capito nel modo migliore la lezione olandese sono i club inglesi che<br />

adattano il loro gioco alle innovazioni.<br />

Comincia a prendere forma lo schieramento tattico che da allora diventerà il più<br />

classico: 4-4-2.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 88


L'Europa ai piedi degli inglesi<br />

Sei edizioni consecutive della Coppa dei Campioni vengono vinte dai club di oltre<br />

Manica.<br />

Comincia il Liverpool che nel 1977 batte a Roma il Borussia Mönchengladbach 3-1,<br />

nell'ultima stagione di Kevin King Keagan nei reds. Una squadra formidabile, senza<br />

punti di deboli in nessun reparto (Clemence in porta, Neal e Kennedy, Case, Hughes,<br />

Mc Dermott, l’anno successivo gli scozzesi Souness e Dalglish) che viene<br />

sapientemente ritoccata di anno in anno. Proprio il sostituto di KKK, Kenny Dalglish,<br />

dà il successo al Liverpool l'anno successivo.<br />

Lo scozzese Bill Shankly allenò il Liverpool dal dicembre '59 al luglio 1974,<br />

portandolo dalla Seconda divisione a primeggiare in Inghilterra (tre campionati e due<br />

Coppe d'Inghilterra) e in Europa con la vittoria della Coppa Uefa nel 1973.<br />

<strong>Il</strong> miracolo Liverpool si basava sulla cura del settore giovanile e la capacità di<br />

individuare, guardando anche in Scozia, Galles e Irlanda, giovani promettenti da<br />

inserire in prima squadra.<br />

Negli anni successivi il Liverpool vincerà molto di più, ciò nonostante Shankly è<br />

considerato il più grande allenatore della <strong>storia</strong> dei reds. Al ritiro di Shankly la guida<br />

del club passò al suo secondo Bob Paisley, per 15 anni calciatore del Liverpool, dal<br />

1954 nello staff tecnico e dal 1959 secondo dello scozzese.<br />

Impressionante il palmares nei suoi nove anni in panchina (sei campionati, tre<br />

Coppe dei Campioni, <strong>una</strong> Coppa Uefa, tre Coppe di Lega, cinque Charity Shield).<br />

Doppietta anche per il Nottingham Forrest, 1979 e 1980, allenato da Brian Clough.<br />

Nel 1981 nuovamente Liverpool che batte in finale il Real Madrid. C'è gloria anche<br />

per l'Aston Villa vittorioso nel 1982 sconfiggendo il Bayern di Rummenigge in finale.<br />

La grande occasione della Juventus del Trap e di Platini è nella finale del 1983, ad<br />

Atene, contro l'Amburgo. I bianconeri sono favoritissimi, ma Magath, dopo pochi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 89


minuti, batte Zoff da fuori area. <strong>Il</strong> risultato non cambierà e saranno i tedeschi, privi di<br />

chance alla vigilia, ad aggiudicarsi il trofeo.<br />

La Roma gioca la finale 1984 all'Olimpico contro il Liverpool. Gli inglesi<br />

vinceranno ai rigori – è la prima volta che <strong>una</strong> finale di Coppa dei Campioni si<br />

conclude in questo modo.<br />

Hooligans<br />

I successi continentali furono il palcoscenico ideale per gli hooligans e<br />

l'esportazione del loro carico di violenza dall'Inghilterra all'Europa, culminato nel<br />

massacro di Heysel – già l'anno prima, proprio a Bruxelles, nella finale d'andata della<br />

Coppa Uefa i sostenitori del Tottenham Hotspur avevano devastato il devastabile.<br />

<strong>Il</strong> fenomeno britannico è, in realtà, molto meno organizzato di quello ultras che<br />

caratterizza l'Europa centro-meridionale.<br />

Gli ultras si basano su alcuni concetti guida: la curva come loro territorio; ferrea<br />

organizzazione, sul modello dei gruppi politici, fondamentale per l'affermazione del<br />

club, dall'autofinanziamento alla gestione delle trasferte; la gerarchia, fra i vari club e<br />

all'interno degli stessi. Le nuove forme di sostegno (slogan, striscioni, fumogeni,<br />

trombe, tamburi, coreografie) cambiano il modo di vivere la partita.<br />

Gli hooligans, invece, agiscono fuori dallo stadio e, pur con l'azione fondante di<br />

figure carismatiche, lo fanno come comitive d'assalto la cui aggregazione è frutto di<br />

raggruppamenti temporanei. Mentre gli ultras hanno <strong>una</strong> componente femminile, gli<br />

hooligans hanno un codice di comportamento prettamente maschile.<br />

In Italia il fenomeno ultras esplode all'inizio degli anni settanta, con forti<br />

caratterizzazioni politiche e, parallelamente al rifluire del movimento, conquista la<br />

scena con la sua progressiva militarizzazione alla fine del decennio.<br />

Lo scontro tra tifoserie affianca la partita che si disputa in campo costituendo, negli<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 90


anni Ottanta, quasi un campionato parallelo con tanto di bollettino giudiziario (fermi,<br />

arresti, feriti). Fanzine, sedi, gemellaggi, diventano l'attività quotidiana per migliaia<br />

di giovani italiani che vivono la settimana nella preparazione della domenica.<br />

Organizzazione e violenza del tifo non sono <strong>una</strong> caratteristica prettamente europea:<br />

accompagnano il <strong>calcio</strong> a quasi tutte le latitudini.<br />

Nell'America del sud <strong>una</strong> situazione emblematica è rappresentata dall'Argentina,<br />

dove si sviluppa un intreccio molto particolare tra la violenza organizzata nel <strong>calcio</strong>,<br />

il controllo dello spaccio di droga, i ricatti e le carriere politiche, e sportive.<br />

Le barras bravas, spesso organizzate da poliziotti, in combutta con la malavita<br />

organizzata, forniscono donne e droga a calciatori e presidenti, mettono a<br />

disposizione i propri manipoli specializzati, assoldati da chi è in cerca di scorciatoie<br />

per il potere – e il <strong>calcio</strong> ne rappresenta <strong>una</strong> molta efficace.<br />

Heysel, 29 maggio 1985<br />

L'UEFA designò lo stadio Heysel di Bruxelles per la finale della Coppa dei<br />

Campioni 1984-1985 fra Liverpool e Juventus.<br />

Una sede inidonea, visto che era stata decisa la chiusura definitiva dell'impianto<br />

dopo la partita. <strong>Il</strong> servizio di ordine pubblico si fece cogliere del tutto impreparato,<br />

nonostante i precedenti specifici: l'aggressione dei romanisti ai tifosi inglesi nella<br />

finale dell'anno precedente e quella degli juventini a Torino in occasione della<br />

Supercoppa 1984 disputata a Torino nel gennaio 1985.<br />

Gli incidenti iniziarono per la diffusione, rivelatasi poi falsa, della notizia<br />

dell'uccisione di un tifoso del Liverpool da parte di ultras juventini (successivamente<br />

<strong>una</strong> pistola spuntò dalla curva bianconera).<br />

<strong>Il</strong> settore Z, dove non c'erano gli ultras juventini, ma altri tifosi italiani era separato<br />

dai supporters del Liverpool solo da due reti metalliche. La carica dei tifosi inglesi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 91


determinò il crollo di un muro causando la morte di 38 persone (il bilancio della<br />

giornata è di 39 morti, 32 italiani, e circa 300 feriti).<br />

Mentre le salme venivano sistemate nel parcheggio dello stadio, l'UEFA decise che<br />

per motivi di ordine pubblico la finale andava disputata.<br />

Venne trasmessa, in mondovisione, <strong>una</strong> partita allucinante decisa dall'assegnazione<br />

di un rigore, altrettanto irreale, trasformato da Platini, per un fallo nettamente fuori<br />

area.<br />

Per pudore la Coppa fu consegnata negli spogliatoi, ma i bianconeri riuscirono per<br />

fare un mezzo giro di campo. I tifosi bianconeri festeggiarono per tutta la notte a<br />

Torino, ed i calciatori anche l'indomani scendendo dall'aereo.<br />

Sconcertante la telecronaca di Pizzul, tutta all'insegna di <strong>una</strong> partita priva di senso<br />

in un giorno tragico come questo, conclusa con l'affermazione <strong>una</strong> giornata radiosa<br />

per lo sport italiano.<br />

Inqualificabili le dichiarazioni di Boniperti dopo che, a caldo, aveva accettato la<br />

Coppa con riserva, la coppa ce la siamo guadagnata con il sangue dei nostri tifosi<br />

(...) lo stile Juventus.<br />

L'UEFA decise l'esclusione delle squadre inglesi dalle coppe europee, esclusione<br />

che durò cinque anni (sei per il Liverpool) e cambiò la geografia del <strong>calcio</strong> europeo.<br />

Nel 1989 la Strage di Hillsborough, 96 morti tra i tifosi del Liverpool per il crollo di<br />

<strong>una</strong> trib<strong>una</strong>, dopo i 56 morti a Bradford nel 1985 ed i 66 a Ibrox, Glasgow, del 1971,<br />

costrinse le autorità inglesi a intervenire sulla sicurezza degli stadi attraverso <strong>una</strong><br />

commissione presieduta dal giudice Taylor che, oltre a stabilire le responsabilità, nel<br />

rapporto conclusivo suggerì <strong>una</strong> serie di misure – tra cui l'eliminazione dei fossati, la<br />

proibizione della vendita degli alcolici, l'utilizzo degli steward, l'obbligo dei posti a<br />

sedere, i tornelli per l'accesso agli impianti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 92


Economia, costume, media, politica, scudetti<br />

All'inizio degli anni Settanta il <strong>calcio</strong> italiano è arrivato ad essere la 14° industria<br />

del paese, fatturando 200 miliardi.<br />

La densità degli impianti e la pratica sportiva è molto più modesta di quanto<br />

facciano pensare questi dati. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> trascina lo spettacolo sportivo e le competizioni<br />

agonistiche come prodotto di intrattenimento, ma anche come veicolo pubblicitario.<br />

Un fenomeno che investe tutto lo sport italiano, a partire dal ciclismo e dal basket<br />

dove i nomi delle squadre si identificano totalmente con le industrie che le<br />

sponsorizzano.<br />

I ragazzi italiani, dal 1961, crescono con la Grande Raccolta delle figurine Panini<br />

che, dal 1971 acquisisce e pubblica l'Almanacco <strong>Il</strong>lustrato del Calcio enciclopedia<br />

dei giornalisti sportivi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è sempre più la domenica degli italiani, nella stagione 1971-72 sono oltre<br />

14 milioni gli spettatori alle partite di A, B, C. Le radioline scandiscono il ritmo con<br />

Tutto il <strong>calcio</strong> minuto per minuto, ed il 27 settembre 1970 all'appuntamento<br />

radiofonico si aggiunge quello televisivo di 90° minuto – trasmissione ideata da<br />

Maurizio Barendson, autore anche del settimanale di approfondimento Dribbling in<br />

onda dal 1973.<br />

90°minuto, in modo snello e con qualche gaffe esilarante, fornisce commenti a<br />

caldo sull'andamento delle partite, con le immagini dei goal e degli episodi salienti.<br />

Un appuntamento ineludibile, con personaggi che diventeranno dei veri e propri cult.<br />

Necco, innamorato delle proprie battute, stile Milano chiama, Napoli risponde,che<br />

subì anche un attentato, un azzoppamento, a causa di un servizio sull'Avellino.<br />

Tonino Carino da Ascoli grazie alla parlata tutta d'un fiato e alle improbabili<br />

pronunce dei nomi stranieri. Con il Toto<strong>calcio</strong> si diventa milionari, cinquantamila<br />

solo nel 1978.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 93


I diritti televisivi, nel 1970, avevano, per tutto il campionato di serie A, lo stesso<br />

costo di 4 partite della Nazionale:15 milioni – diverranno 1,8 miliardi alla fine degli<br />

anni Settanta e 13 miliardi nel 1981.<br />

Nel novembre 1973 la crisi petrolifera, e la conseguente politica dell'austerity, frena<br />

un paese che aveva innalzato velocemente il proprio benessere. All'inizio degli anni<br />

Settanta la percentuale di spesa per l'alimentazione sul bilancio delle famiglie italiane<br />

era scesa al 38% e sono sedici milioni gli italiani che vanno in vacanza nel 1972,<br />

Inflazione galoppante, conflitti e movimenti sociali segneranno profondamente il<br />

decennio.<br />

Economia, media, costume e politica, poiché il prestigio di <strong>una</strong> città era dato<br />

dall'essere designata come capoluogo di regione, ma anche dalla presenza della sua<br />

squadra di <strong>calcio</strong> – paradigmatica, al riguardo, la rivolta di Caserta 1969 per<br />

l’annullamento della promozione in B, causa illecito sportivo.<br />

Rivolta, che anticipa, di un solo anno, quella di Reggio Calabria, pesantemente<br />

strumentalizzata dai fascisti, con Ciccio Franco e i boia chi molla, contro la scelta di<br />

Catanzaro capoluogo della Calabria.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> appare in tutta la sua complessità: è diventato un fenomeno da indagare con<br />

gli strumenti della sociologia, dell'etnologia, della geografia economica e del diritto.<br />

Anche a livello internazionale lo sport è ormai un fronte della guerra fredda: la<br />

vittoria nelle competizioni internazionali, o l'assegnazione delle sedi olimpiche e<br />

delle più importanti manifestazioni, è occasione per misurare la supremazia o<br />

ratificare l'equilibrio.<br />

Addirittura l'apertura delle relazioni internazionali tra Cina ed Usa, nel 1972, viene<br />

etichettata come la diplomazia del ping pong, essendo stata preparata dallo scambio<br />

di visite delle rappresentative di ping pong.<br />

Erano passati pochi più di dieci anni da quando Franco si era opposto alla trasferta<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 94


della Spagna in URSS ed all'ingresso dei sovietici in Spagna per i quarti di finale del<br />

primo campionato europeo.<br />

Gli scudetti d’Italia: dal 1970-71 al 1979-80<br />

<strong>Il</strong> decennio fu dominato dalla Juventus con cinque titoli. <strong>Il</strong> primo scudetto è<br />

dell'Inter. Partita con Heriberto Herrera in panchina la squadra venne affidata ad<br />

Invernizzi che appianò i contrasti interni e sfruttò nel modo migliore la forza<br />

realizzatrice di Boninsegna, vincitore della classifica marcatori con 24 centri.<br />

Sono gli ultimi fuochi dei protagonisti della grande Inter: Burgnich, Facchetti,<br />

Mazzola e Corso. Nel 1972 torna al titolo la Juventus, fortemente rinnovata e<br />

meridionalizzata (Causio, Furino, Cuccureddu, Anastasi), sposata alla base sociale<br />

del proprio tifo – Torino, con l'ondata migratoria interna che riforniva di manodopera<br />

dequalificata a basso costo le catene di montaggio della FIAT era diventata la più<br />

grande città meridionale d'Italia.<br />

L'avvocato Agnelli dava soldi a Boniperti affinché, in epoca di chiusura del mercato<br />

estero, acquistasse i migliori giovani italiani. In porta Dino Zoff, comprato a caro<br />

prezzo dal Napoli assieme ad Altafini che, partendo dalla panchina, risultò decisivo<br />

come match winner.<br />

Nel 1971, dopo la morte di Armando Picchi, era diventato allenatore della Juventus<br />

Vycpálek, reduce da un esonero al Mazara, serie D, ex bianconero grande amico di<br />

Boniperti.<br />

L'anno successivo la Juventus rivince in modo rocambolesco. E' l'ultima giornata di<br />

campionato. In classifica il Milan, reduce dalla battaglia, vinta, contro il Leeds per la<br />

Coppa delle Coppe, è primo con un punto sui bianconeri.<br />

I rossoneri tracollano a Verona, subendo un incredibile 5-3 che porta sugli scudi, per<br />

tutta l'estate!, il centravanti scaligero Luppi, autore di <strong>una</strong> tripletta. I bianconeri<br />

vincono a Napoli e ripetono quel sorpasso sul filo di lana già riuscito ai danni<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 95


dell'Inter nel 1967.<br />

Nella difesa juventina ha trovato posto uno dei difensori che farà la <strong>storia</strong> del <strong>calcio</strong><br />

azzurro, Claudio Gentile, mentre in attacco si afferma, dopo un anno di prestito al<br />

Varese, Roberto Bettega forte di testa e in acrobazia, con un'eleganza di corsa<br />

inconsueta per <strong>una</strong> punta.<br />

Nel 1974 è la prima volta della Lazio reduce da un ottimo terzo posto al ritorno in<br />

serie A. Tommaso Maestrelli la schiera in modo spregiudicato, all'olandese secondo i<br />

giornali dell'epoca, anche se la distanza dal <strong>calcio</strong> totale dell’Ajax e della nazionale<br />

arancione era abissale.<br />

Una squadra dove molti (Chinaglia, Wilson, Martini, Petrelli) si identificano con il<br />

peggio della propria tifoseria. Girano armati, sparano a tutto per divertimento, sono<br />

fascisti dichiarati, picchiano, o ci provano, gli avversari: l'Arsenal in un ristorante<br />

(Coppa delle Fiere 1970); lanciano oggetti contro i calciatori e tifosi dell'Ipswich<br />

Town (Coppa Uefa 1973), tanto da essere squalificati per 3 anni, poi ridotti a uno,<br />

dalle Coppe europee, sanzione che comporta l'impossibilità di disputare la Coppa dei<br />

Campioni.<br />

Giocatori che si odiavano tra loro; epiloghi tragici come quello di Re Cecconi<br />

ucciso da un gioielliere, il 18 gennaio 1977, a cui, per scherzo, con il compagno di<br />

squadra Ghedin, puntano <strong>una</strong> pistola, simulando la rapina.<br />

La regia difensiva era affidata ad un libero di grande tecnica e personalità, Wilson.<br />

Un centrocampo di corridori, Nanni e Re Cecconi, con la regia di Frustalupi sostiene<br />

la fantasia di D'Amico alle spalle di Garlaschelli e del terminale offensivo Chinaglia,<br />

tipico centravanti di sfondamento.<br />

Scudetto alla Juventus nel 1974-75, Carlo Parola è diventato allenatore, che prevale<br />

sul Napoli di Vinicio. I partenopei presentano, dopo il tentativo di Amaral alla<br />

Juventus nel 1963-64, un gioco a zona integrale, ma soccombono nell'incontro<br />

decisivo a causa di un goal di core ingrato Altafini.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 96


L'acquisto di Savoldi per 2 miliardi, dal Bologna al Napoli, nell'estate del 1975<br />

segna il nuovo record per un trasferimento.<br />

Campionato 1975-76 torna, 27 anni dopo Superga, lo scudetto al Torino. I gemelli<br />

del goal, Pulici, capocannoniere con 21 reti, e Graziani traducono in reti le invenzioni<br />

del poeta Claudio Sala e la regia offensiva di Pecci.<br />

<strong>Il</strong> Torino di Radice, per pressing ed organizzazione difensiva ha preso molto di più<br />

dalla lezione olandese di quanto avesse fatto la Lazio di Maestrelli. L'allenatore<br />

utilizzava ancora il libero, ma la fase difensiva iniziava con il pressing degli<br />

attaccanti.<br />

Nel 1976 l’attaccante del Perugia, e militante della sinistra rivoluzionaria: Paolo<br />

Sollier pubblica Calci e sputi e colpi di testa – riflessioni autobiografiche di un<br />

calciatore per caso, <strong>una</strong> denuncia di <strong>una</strong> gabbia che appare, ed in molti casi è, dorata,<br />

ma che nasconde un regime di vita militarizzato e con <strong>una</strong> vita forzata in un mondo,<br />

quello del <strong>calcio</strong>, chiuso, represso, infingardo.<br />

Sempre nel 1976 Boniperti sceglie per la panchina bianconera Giovanni Trapattoni,<br />

<strong>una</strong> vita da mediano milanista cresciuto alla scuola catenacciara di Rocco. Trapattoni<br />

ha <strong>una</strong> scorza dura, sopporta benissimo le pressioni; è un grande motivatore, pur<br />

basandosi su <strong>una</strong> psicologia grezza.<br />

Tatticamente vuole sei-sette giocatori in fase difensiva e tre-quattro all'attacco.<br />

Boniperti gli compra i giocatori migliori, e Trapattoni assembla la squadra per il suo<br />

<strong>calcio</strong> speculativo costruito sulla gestione della partita dove, prima o poi, il goal lo<br />

trova; nel frattempo è bene non prenderlo.<br />

Fischia il Trap, per richiamare i suoi alla continua copertura difensiva. Una difesa<br />

impenetrabile, Zoff, Gentile, Cabrini, Cuccureddu, Scirea, Morini, Brio; il meglio dei<br />

difensori presenti in circolazione; a centrocampo due campioni nello spezzare il<br />

gioco, e non solo, quali Furino e Benetti, più un giocatore <strong>universale</strong> come Tardelli.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 97


Bastava che gli attaccanti segnassero un goal e la vittoria veniva raggiunta. A<br />

inaugurare l’era del Trap fu un doppio scambio con le milanesi: la cessione di<br />

Capello al Milan, in cambio di Benetti più soldi, e quella di Anastasi all’Inter, anche<br />

qui Boninsegna e un conguaglio.<br />

Due colpi che rafforzarono per anni la Juventus, mentre Inter e Milan si trovarono<br />

giocatori già spremuti. Nel 1977 è un incredibile testa a testa, condotto a livello<br />

record, con il Torino di Radice.<br />

La spunta la Juventus con 51 punti sui 50 dei granata. L’anno successivo ancora<br />

Juventus. Domato il Toro l’avversario più impegnativo è il Vicenza di Giovan Battista<br />

Fabbri che gioca un <strong>calcio</strong> verticale ed esalta Paolo Rossi, centravanti rapidissimo in<br />

area, scartato proprio dai bianconeri.<br />

<strong>Il</strong> campionato è funestato, il 30 ottobre durante Perugia-Juventus, dalla morte in<br />

campo di Renato Curi causata da un problema cardiaco non rilevato dai medici<br />

sportivi.<br />

Quello del 1979, invece, è lo scudetto della stella del Milan, allenato da Liedholm,<br />

con Rivera ancora in campo ed <strong>una</strong> qualità di gioco impressionante: Novellino,<br />

Bigon, Antonelli. Antagonista del Milan è l'imbattuto Perugia, squadra ambiziosa e<br />

decisa a lasciare i panni della provinciale, allenato da Castagner, che schiera il<br />

bomber Paolo Rossi, acquistato dal Vicenza soffiandolo alla Juventus convinta di<br />

riuscire a riscattarlo.<br />

Anni Ottanta crescono i media<br />

Nel 1980 va in onda, su RAI3, condotto da Aldo Biscardi, il Processo del lunedì,<br />

<strong>una</strong> trasmissione, tuttora prodotta, che diverrà il modello dei talk show calcistici con<br />

decine di imitazioni sulle televisioni locali, tra cui è da ricordare, per il titolo e per il<br />

conduttore, Forza Italia condotta da Fabio Fazio.<br />

La trama del Processo è molto semplice, quasi un invito a scatenare i bassi istinti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 98


Al centro di ogni puntata le azioni da moviola, strumento di rivisitazione degli<br />

episodi contestati di <strong>una</strong> partita inaugurato dalla Domenica sportiva nel 1969, con<br />

politici, uomini dello spettacolo chiamati a conversare ed a rappresentare non i loro<br />

partiti, ma le squadre per cui tifano.<br />

Mundialito 1981<br />

1981, sul modello dei generali argentini, la Giunta Militare, al potere dal golpe del<br />

1973, organizza in Uruguay, il torneo (Montevideo 30 dicembre 1980-10 gennaio<br />

1981) tra tutte le nazionali vincitrici di almeno un'edizione del campionato del<br />

mondo.<br />

Obiettivo del regime è crearsi <strong>una</strong> nuova immagine sul piano internazionale che<br />

nasconda la realtà di un piccolo paese, tre milioni di abitanti, sottoposto alla<br />

repressione di <strong>una</strong> feroce dittatura.<br />

Partecipano al Mundialito Argentina, Brasile, Germania, Italia e, al posto<br />

dell'Inghilterra che non voleva legittimare il regime, l'Olanda – partecipazione<br />

contestata duramente dallo stesso Parlamento olandese.<br />

<strong>Il</strong> torneo fu poca cosa: vincono i due gironi Uruguay e Brasile e la celeste si<br />

aggiudica la finale di <strong>una</strong> manifestazione che, almeno da noi, passerà alla <strong>storia</strong> per il<br />

primo grande successo televisivo di Berlusconi.<br />

Canale5 si aggiudica i diritti televisivi europei per 900 mila dollari, 150 mila in più<br />

di quanto aveva offerto l'Eurovisione, che, all'epoca, coordinava le TV pubbliche.<br />

Canale5 non ha satellite, e quindi non è in grado di trasmettere. Lo salva la RAI che<br />

gli concede Telespazio in cambio della diretta delle partite della Nazionale, mentre<br />

Berlusconi trasmette le altre in differita, fatta eccezione per la Lombardia.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> in tv viene declinato anche in maniera scherzosa, fino al demenziale, dalla<br />

Gialappa's band – Gialappa è un tubero messicano da cui si estrae un purgante per<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 99


cavalli – che dall'emittente milanese Radio popolare arriva alla tv berlusconiana nel<br />

1985 e nel 1990 produrrà Mai dire Mondiali.<br />

La Gazzetta dello Sport, divenuta proprietà di Rcs, sfrutta al massimo il successo<br />

mondiale del 1982 diventando il primo quotidiano nazionale.<br />

Gli anni Ottanta, in Italia, sono anni in cui emergono gruppi sociali estremamente<br />

aggressivi, cinici ed individualisti all'interno di <strong>una</strong> crescita economica, con il made<br />

in Italy e il debito pubblico, che aumenta il reddito familiare e vede crescere a<br />

dismisura la rendita fondiaria.<br />

Nel 1990 la spesa delle famiglie per l'alimentazione è scesa al 30% del bilancio.<br />

L'economia è entrata nel quotidiano, con l'illusione di produrre soldi a mezzo soldi,<br />

così come le vacanze all'estero ed i villaggi turistici.<br />

La Nazionale di Bearzot<br />

Dopo i Mondiali del 1974 viene chiamato a dirigere la Nazionale Fulvio Bernardini<br />

con la collaborazione di Bearzot tecnico federale. che, dopo le convocazioni a<br />

valanga di Bernardini, e la mancata qualificazione agli Europei del 1976, diventa<br />

commissario unico.<br />

<strong>Il</strong> vecio prepara al meglio la spedizione in Argentina innestando su un telaio<br />

collaudato le rivelazioni del campionato Cabrini e Rossi. Bearzot non fa catenaccio,<br />

ma costruisce la partita sull'avversario. Saldezza psicologica, un <strong>calcio</strong> adatto a<br />

competizioni brevi, giocate in pochi giorni.<br />

Ai Mondiali l'Italia esprime un gioco piacevole e molto efficace, ed è l'unica<br />

squadra a battere i campioni dell'Argentina. Arriva quarta, come agli Europei 1980,<br />

disputati in Italia, vinti dalla Germania.<br />

L’Italia è, grazie ad Artemio Franchi dal 15 marzo 1973 presidente UEFA e poi<br />

anche vicepresidente FIFA, molto forte politicamente. Franchi, ai Mondiali di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 100


Argentina fa aumentare i giorni d’intervallo tra qualificazioni e fase finale per andare<br />

al Palio – era capitano della contrada della Torre.<br />

Franchi lascia, dopo dieci anni, la presidenza della FIGC a Franco Carraro nel 1976,<br />

ma la riprende nel 1978 quando Carraro viene eletto presidente del CONI. Dopo il<br />

<strong>calcio</strong> scommesse Franchi lascerà nuovamente l’incarico in FIGC, facendo eleggere<br />

Sordillo, già presidente del Milan, che resse la FIGC fino al 1986, quando la<br />

Federazione fu commissariata per un nuovo scandalo scommesse.<br />

<strong>Il</strong> trionfo del 1982<br />

Bearzot apporta poche modifiche alla squadra del 1978, puntando forte su Paolo<br />

Rossi che, rientrato dalla squalifica, sembra un fantasma nelle prime tre gare.<br />

Superato il girone eliminatorio a fatica, con tre pareggi, la squadra si compatta con il<br />

silenzio stampa.<br />

Battuta l'Argentina, con Gentile attaccato a Maradona, e, con i tre goal di Rossi un<br />

Brasile innamorato del proprio gioco, le porte della finale si spalancarono. L'11 luglio<br />

1982 si celebra un evento di <strong>storia</strong> patria, alla presenza di Pertini e Spadolini, 35<br />

milioni di italiani alla Tv, e poi tutti in piazza.<br />

Comincia <strong>una</strong> nuova epoca, per il tricolore, nuovamente apprezzato, e per gli<br />

sponsor che, oltre alle squadre di club, mettono le proprie insegne sulle maglie della<br />

Nazionale.<br />

La Nazionale fallisce la qualificazione agli Europei 1984, vinti, in casa, dalla<br />

Francia di Platini che si aggiudica la finale sulla Spagna. A Mexico 1986 l’Italia viene<br />

eliminata agli ottavi.<br />

Bearzot si dimette e viene presto dimenticato, nonostante detenga il record di<br />

presenze sulla panchina azzurra con 104 gare. In Mexico Bearzot non ha più Paolo<br />

Rossi, goleador in Spagna e non può più contare neppure su Artemio Franchi – morto<br />

nell’agosto 1983 in un incidente stradale, mentre andava a trovare un fantino in vista<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 101


del Palio dell’Assunta.<br />

Artemio Franchi ha sempre smentito di aver fatto parte della loggia massonica P2,<br />

tuttavia, nella lista dei membri ritrovata nel 1981, risulta tesserato con il numero 402.<br />

Nel 1993 gli è stato intitolato lo stadio di Firenze, nel 1986 gli era già stato<br />

intitolato lo stadio di Siena.<br />

Franco Carraro, nel <strong>calcio</strong> ed oltre<br />

Consigliere del Milan, ne diventa vicepresidente nel 1966 e presidente dal 1967 al<br />

1971. Dal 1966 al 1968 membro del Consiglio Direttivo della Lega Nazionale<br />

Professionisti; dal 1968 al 1972 consigliere federale. Nel 1971 presidente della<br />

Commissione per i rapporti fra la FIGC ed il Sindacato Calciatori; dal 1972 al 1974<br />

presidente del Settore Tecnico.<br />

Dal febbraio 1973 vicepresidente della FIGC e dal giugno 1973 presidente della<br />

Lega Nazionale Professionisti. Vicepresidente vicario della FIGC dal 10 giugno 1975<br />

al 1 agosto 1976, data della sua elezione a presidente della FIGC, carica che ha tenuto<br />

fino al 1978.<br />

Dal 1978 al 1987 presidente del CONI. Dal 9 luglio 1986 al 29 luglio 1987, è stato<br />

Commissario Straordinario della stessa FIGC. Presidente del Comitato Organizzatore<br />

dei Campionati Mondiali di Calcio Italia 1990.<br />

Proprio per la gestione di Italia 1990 fu ritenuto dal C.A.F. (Craxi, Andreotti,<br />

Forlani) l'uomo giusto per fare il Ministro del turismo dello sport e dello spettacolo,<br />

carica che ricoprì dal luglio 1987 all'aprile 1991, partecipando ai tre governi che si<br />

succedettero: Goria, De Mita, Andreotti VI.<br />

Nella ripartizione delle cariche (patto del camper) concordata dal segretario<br />

socialista Craxi e da quello democristiano, Forlani, fu scelto come sindaco socialista<br />

di Roma – eletto dal consiglio com<strong>una</strong>le, non c'era ancora l'elezione diretta del primo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 102


cittadino – guidò tre Giunte, dal novembre 1989 all'aprile 1993.<br />

Andato in crisi il pentapartito, allargò la maggioranza nella seconda (ottovolante), i<br />

continui arresti dei suoi assessori per le varie inchieste sulle tangenti, lo costrinsero a<br />

scioglierla, ma la terza non riuscì a decollare: le dimissioni della maggioranza dei<br />

consiglieri com<strong>una</strong>li determinarono lo scioglimento del Consiglio com<strong>una</strong>le ed il<br />

commissariamento in attesa delle nuove elezioni.<br />

Negli anni successivi ritroviamo Carraro alla direzione di banche ed imprese. Dal<br />

1994 al 1999 presiede Impregilo, colosso costituito, all'inizio degli anni Novanta, ad<br />

hoc per la realizzazione di grandi opere dalle più importanti imprese italiane:<br />

Impresit, Girola, Lodigiani, Cogefar.<br />

Resta direttore di Impregilo fino al 2002. Dal 1995 al 2000 è presidente di Venezia<br />

Nuova Consortium, altro consorzio di imprese per la realizzazione di grandi opere.<br />

Tra il 1999 ed il 2000, è vicepresidente di Mediocredito, la merchant bank Banca di<br />

Roma, poi Capitalia, di cui diventa presidente nell'aprile del 2000.<br />

I campionati italiani degli anni Ottanta<br />

L'inizio è da incubo: il 23 marzo 1980 la Guardia di Finanza esegue numerosi<br />

arresti negli spogliatoi. Lo scandalo del totonero condurrà Milan e Lazio in B e molti<br />

giocatori famosi, Giordano, Manfredonia, Rossi a subire anni di sospensione.<br />

<strong>Il</strong> campionato se lo aggiudica l’Inter del sergente di ferro Eugenio Bersellini che<br />

schiera la squadra in modo super difensivo confidando nei blitz offensivi di<br />

Beccalossi e Spillo Altobelli.<br />

La stagione successiva segna il ritorno degli stranieri. <strong>Il</strong> primo anno sono, in totale,<br />

11; dopo il Mondiale, sarà possibile tesserare due stranieri per squadra.<br />

Quelli del 1980-81 e 1981-82 sono campionati vinti dalla Juventus con l'ossatura<br />

della Nazionale che diventerà campione del mondo.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 103


In realtà sono due titoli che la Juventus si aggiudica grazie ad arbitraggi favorevoli<br />

– l'annullamento del goal del romanista Turone nella sfida diretta del 10 maggio 1981<br />

ed il doppio arbitraggio dell'ultima di campionato 1982 con i bianconeri, appaiati alla<br />

Fiorentina, che godono di favori arbitrali sia a Catanzaro, dove giocano e vincono,<br />

che a Cagliari, dove ai viola viene annullato un goal regolare.<br />

La Juventus deve finalmente cedere,1983, alla Roma allenata da Nils Liedholm. Di<br />

Bartolomei, Bruno Conti e il bomber Pruzzo sono galvanizzati dalla regia, al tempo<br />

stesso concreta e di alta classe, del brasiliano Falcao, pronto a raccogliere i<br />

disimpegni della difesa e ad impostare l'azione offensiva.<br />

Classe, grinta, velocità, essenzialità fanno di Falcao un nuovo prototipo di regista.<br />

Liedholm è stato uomo di grande cultura, non solo calcistica. Glaciale, ma corrosivo,<br />

come dimostra la battuta su Berlusconi che, quando Nils era ancora allenatore del<br />

Milan, voleva fare la formazione: d'altronde era l'allenatore dell'Edilnord.<br />

Liedholm giocava a zona per semplicità e abitudine, voleva il possesso palla per<br />

costruire gioco. Chiedeva praticità ed organizzazione, senza mai rinunciare alla<br />

fantasia. Spostava i mancini a destra, faceva esordire i giovani (Antognoni, Baresi, Di<br />

Bartolomei, Peruzzi, Maldini),<br />

Zona lenta, tenere palla e giocare più alti possibile. Allenava per giocare bene;<br />

considerava l'ottavo posto in B col Monza il suo miglior campionato.<br />

La stagione successiva vede nuovamente il trionfo della Juventus, davanti alla<br />

Roma.<br />

E' il primo titolo conquistato da Michel Platini, le roi, un pallino dell'avvocato<br />

Agnelli acquistato nell’estate del 1982. Un anno di ambientamento e poi la capacità<br />

di essere decisivo come realizzatore e uomo assist, per il compiacimento<br />

dell'avvocato: l'abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie<br />

gras.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 104


La macchina da fatica bianconera è al suo servizio. In campo è intoccabile, se lo<br />

sfiori gli arbitri concedono punizioni che lui, molto spesso, realizza.<br />

<strong>Il</strong> campionato a 16 squadre si sposava benissimo con il <strong>calcio</strong> all'italiana. La serie<br />

A, dal 1978 al 1982, è sempre sotto la media dei due goal a gara.<br />

Trapattoni imposta un profilo di gioco base per essere sicuro di poterlo guidare.<br />

Bisogna vincere e poi giocare, sapendo che con <strong>una</strong> rete si vince il 70% delle partite e<br />

poi, gli arbitri influiscono ben oltre la riconosciuta sudditanza psicologica,<br />

espressione coniata nel 1967 dall'allora designatore arbitrale Giorgio Bertotto dopo<br />

Inter-Venezia finita 3-2.<br />

Proprio le polemiche e le inchieste sul potere arbitrale fanno sì che nel campionato<br />

1984-1985 si ricorra al sorteggio integrale per la designazione dei direttori di gara.<br />

Vince il Verona, allenato da Bagnoli che attorno a due potentissimi stranieri, il<br />

terzino tedesco Briegel e l'attaccante danese Elkjaer, sistema al meglio un mosaico di<br />

giocatori bocciati dalle grandi squadre: Galderisi, Fanna, Bruni, Sacchetti, Di<br />

Gennaro, Tricella.<br />

Osvaldo Bagnoli è <strong>una</strong> persona molto particolare, per niente banale, come il <strong>calcio</strong><br />

che propone, mescolando gli ingredienti del gioco ad uomo e di quello a zona ed<br />

adattandoli ai giocatori che ha a disposizione. <strong>Il</strong> mediano sulla fascia; Fanna a<br />

svariare su tutto il fronte offensivo; <strong>una</strong> decina di movimenti trappola; un libero che<br />

imposta; un centrocampo di forza e tecnica. Arbitri sorteggiati e la Juventus arriva<br />

sesta, seguita dalla Roma.<br />

In quel campionato il pubblico italiano vede dal vivo Diego Armando Maradona. <strong>Il</strong><br />

30 giugno 1984 al San Paolo sono settantamila i tifosi napoletani in delirio alla<br />

presentazione del pibe de oro.<br />

Sono anche anni di intenso <strong>calcio</strong> provinciale, dopo Vicenza e Perugia riflettori su<br />

Avellino ed Ascoli.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 105


Emblema del <strong>calcio</strong> provinciale italiano fu Costantino Rozzi presidentissimo<br />

dell'Ascoli, dal 1968 fino alla sua morte, nel 1994. Rozzi portò il club in serie A nel<br />

1975 e disputò quattordici campionati di serie A.<br />

Era ospite fisso del processo di Biscardi. Costruì, oltre allo stadio di Ascoli, quelli di<br />

Avellino, Benevento, Campobasso, Lecce.<br />

Altri personaggi che alimentarono il <strong>calcio</strong> di provincia, e la figura del<br />

Presidentissimo, furono Romeo Anconetani a Pisa, Antonio Sibilia ad Avellino,<br />

Angelo Massimino a Catania.<br />

Anconetani aveva <strong>una</strong> lunga esperienza di dirigente sportivo (Le Signe, Empoli,<br />

Prato) conclusa con la radiazione per illecito sportivo. Divenuto giornalista, al<br />

Giornale del Mattino di Firenze dove si firmava Franco Ferrari, aprì un ufficio a<br />

Livorno come consulente mediatore di mercato che gli valse l’appellativo di Signor<br />

5%, agevolando trasferimenti e dando vita all'Archivio Anconetani – si dice<br />

contenesse le schede di oltre quarantamila calciatori.<br />

Nel 1978 acquistò il Pisa per 300 milioni, fino all'amnistia successiva alla vittoria<br />

del Mondiale 1982 presidente fu il figlio Adolfo. Portò il Pisa dalla C alla A e, dal<br />

1982 al 1994, disputò, tra ritiri punitivi, pellegrinaggi al Santuario di Montenero e a<br />

Lourdes e spargimenti di sale sul campo, sei campionati di Serie A, con giocatori<br />

come Dunga, Chamot, Kieft. Poi la retrocessione in C e il fallimento, per 27 miliardi<br />

di lire.<br />

Sibilia diventò presidente dell'Avellino nel 1970, portandolo in B nel 1973. Nel<br />

1975, lasciò la presidenza, mantenendo saldamente il controllo del club che, 1978,<br />

conquistò la serie A dove resterà consecutivamente per dieci anni. Sibilia riassunse la<br />

presidenza nel 1981, ma la deve lasciare nel 1983, quando, in virtù dell'amicizia con<br />

Raffaele Cutolo, fu arrestato come mandante dell'agguato contro il procuratore della<br />

Repubblica di Avellino – accusa da cui sarà prosciolto. Nel 1994 riacquistò l'Avellino,<br />

in C1, riportandolo, dopo <strong>una</strong> stagione, in B, ma la situazione debitoria riportò il club<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 106


in C1.<br />

<strong>Il</strong> nostro <strong>calcio</strong> stava lentamente cambiando. A Coverciano, l'Università del <strong>calcio</strong>,<br />

con il dialogo e la discussione nasce <strong>una</strong> nuova generazione di tecnici Bianchi,<br />

Ulivieri, Mondonico, Simoni, Mazzone, Fascetti, Zoff, De Sisti lasceranno il segno<br />

sul campionato italiano.<br />

La Juventus di Platini torna campione nel 1985-86: non c'è più il sorteggio arbitrale.<br />

Primo scudetto del Napoli nel 1986-87, Maradona vince il titolo, dopo aver<br />

condotto l'Argentina alla vittoria dei Mondiali messicani. Prima di lui nel palmares ci<br />

sono solo due Coppa Italia. Con Diego 2 scudetti, 1 supercoppa, 1 Coppa Uefa, 1<br />

Coppa Italia.<br />

L'identificazione con la città partenopea è totale: poesia, teatralità, scandali, droga.<br />

<strong>Il</strong> 25% dei bambini viene chiamato Diego. E' venerato come un santo vivente, <strong>una</strong><br />

dimensione che lo allontana ogni giorno di più dalla vita di atleta.<br />

L'allenatore Ottavo Bianchi disegna <strong>una</strong> squadra solida, tutti al servizio di Diego, e<br />

davanti Carnevale e Giordano, altro riabilitato del <strong>calcio</strong> scommesse, a dare sostanza<br />

alle invenzioni del pibe de oro. E' uno dei tanti campionati che in Italia si vincono<br />

con gli episodi. Si segna poco e si gioca meno.<br />

L'anno successivo, 1987-88, Maradona è capocannoniere con 15 reti, mentre il<br />

Napoli, che pare destinato al secondo scudetto, crolla nel finale: un punto in 5 partite,<br />

dopo la sconfitta subita in casa dal Milan.<br />

Sacchi, partito malissimo, ha già profondamente incrinato il <strong>calcio</strong> italiano – i<br />

fuoriclasse acquistati da Berlusconi sono inseriti negli schemi che devono essere<br />

imparati a memoria, un modo di giocare che li rende pressoché invincibili. Ruud<br />

Gullit, giocatore <strong>universale</strong> con <strong>una</strong> fortissima personalità, e Marco Van Basten<br />

centravanti dal fisico alto e longilineo, con <strong>una</strong> velocità di movimenti ed <strong>una</strong> tecnica<br />

immensa che lo vedranno vincere per tre volte il Pallone d'oro.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 107


<strong>Il</strong> campionato 1988-89 presentava, oltre al ritorno della formula a 18 squadre con<br />

quattro retrocessioni, <strong>una</strong> novità dirompente: la possibilità di tesserare un terzo<br />

straniero.<br />

<strong>Il</strong> Milan completò il proprio pacchetto olandese con Frank Rijkaard, mentre l'Inter,<br />

affidata a Trapattoni, puntò sul duo tedesco Brehme e Matthaus, provenienti dal<br />

Bayern, e su Diaz, acquistato, insieme al giovane Berti, dalla Fiorentina per sostituire<br />

la bandiera Altobelli ceduta alla Juventus.<br />

Scudetto, dopo nove anni, all'Inter dominatrice del campionato con 58 punti su 68 a<br />

disposizione. <strong>Il</strong> Milan vince la Coppa dei Campioni. <strong>Il</strong> campionato successivo<br />

precedeva il Mondiale.<br />

L'Inter, che aveva sostituito Diaz con il terzo tedesco Klinsmann, non si ripete e il<br />

Napoli di Maradona, allenato da Bigon, vince il suo secondo scudetto. Un titolo<br />

giallo, segnato dall'episodio di Bergamo, dove <strong>una</strong> monetina da 100 lire colpisce alla<br />

testa il centrocampista Alemão, che lascia il campo e viene sostituito.<br />

La giustizia sportiva decreta la vittoria a tavolino dei partenopei che raggiungono il<br />

Milan a cui sarà nuovamente fatale Verona dove, alla penultima giornata, vengono<br />

sconfitti dai padroni di casa e s'infuriano per l'arbitraggio di Rosario Lo Bello – figlio<br />

di quello che litigava con Rivera – che espelle due rossoneri e Sacchi.<br />

Dopo i Mondiali, persi dall'Argentina in finale, l'avventura di Maradona in Italia<br />

finisce con la squalifica, nel 1991, a 15 mesi per positività alla cocaina – e successiva<br />

condanna a 18 mesi. <strong>Il</strong> campione più forte di tutti i tempi, con il suo baricentro basso<br />

(1.68 d'altezza x 67 kg).<br />

Una nuova squalifica al Mondiale 1994 chiude, pur con qualche appendice, la sua<br />

carriera. Con Maradona spariscono anche i successi del Napoli. In quel 1990 le<br />

squadre italiane dominano in Europa: il Milan rivince la Coppa dei Campioni, la<br />

Sampdoria si aggiudica la Coppa delle Coppe e la Juventus la Coppa Uefa.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 108


Si conclude un decennio in cui in Italia ha giocato il meglio del <strong>calcio</strong> mondiale,<br />

oltre a Maradona: Platini, Falcao, Zico, Junior, Cerezo, Passarella, Socrates, Careca,<br />

gli olandesi del Milan, i tedeschi dell'Inter. Dal 1980 al 1989 135 stranieri, il 45%<br />

provenienti da oltre Oceano.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è cambiato velocemente. Gli sponsor tecnici, arrivati alla fine degli anni<br />

Settanta, hanno segnato uno spartiacque: fino a quel momento le mute erano un costo<br />

per le squadre, ora divengono un introito.<br />

Sulle maglie dal campionato 1981-82 campeggiano i simboli degli sponsor<br />

commerciali, accompagnati, sui cartelloni degli stadi, dalle sottosponsorizzazioni e<br />

dai fornitori ufficiali. <strong>Il</strong> trasferimento dei calciatori viene trattato da agenti a cui viene<br />

conferito un mandato: nasce, alla fine degli anni Settanta, anche la figura del<br />

procuratore (Antonio Caliendo).<br />

La legge 91 del 23.3.1981, Norme in materia di rapporti tra società e sportivi<br />

professionisti, cambia la natura delle società sportive e ne disciplina il rapporto con<br />

gli atleti.<br />

Nell’arco del decennio 1981-1991 i prezzi aumentano, al netto dell'inflazione, del<br />

76%, soprattutto nella seconda metà del decennio, provocando <strong>una</strong> riduzione del 40%<br />

degli spettatori. Un dato di riferimento: nel campionato 1984-85 sono oltre 9 milioni<br />

gli spettatori in serie A, più della metà abbonati.<br />

Bandiere<br />

Fino agli anni Ottanta il <strong>calcio</strong> ha vissuto anche di bandiere, calciatori che<br />

passavano tutta la loro carriera con la medesima maglia assumendo un ruolo di<br />

simbolo della squadra.<br />

Nel football contemporaneo questa figura è diventata rarissima, erosa dalla corsa<br />

continua all'aumento contrattuale ed al relativo lavorio dei procuratori.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 109


Bandiera, fra le bandiere, è stato Giancarlo Antognoni, campione del mondo nel<br />

1982, capitano per antonomasia della Fiorentina con cui ha giocato dal 1972 al 1987,<br />

disputando 341 incontri in serie A, giocatore con più presenze nella squadra viola, e<br />

segnando 61 reti.<br />

Antognoni ha vinto, oltre a trofei minori, soltanto <strong>una</strong> Coppa Italia, 1974-75 con la<br />

maglia viola, ma ha creato un legame indissolubile con i sostenitori della Fiorentina e<br />

con la città di Firenze.<br />

Un rapporto vivo a 25 anni di distanza dall'ultima partita ufficiale non può essere<br />

spiegato solo ricorrendo alle grosse capacità tecniche, a quel modo di giocare a testa<br />

alta, guardando le stelle con le stelle che lo stavano a guardare, o ai momenti<br />

drammatici vissuti insieme, la riattivazione respiratoria in campo dopo lo scontro con<br />

il portiere del Genoa, 22 novembre 1981, tenendo tutto lo stadio con il fiato sospeso.<br />

Una città che invoca il suo capitano, il suo campione 25 anni dopo che ha smesso di<br />

calcare i campi di <strong>calcio</strong>, esprime un affetto e <strong>una</strong> gratitudine enorme che ripaga da<br />

titoli non vinti e che affonda le sue motivazioni nella scelta di non cedere alle<br />

lusinghe, economiche e di traguardi, dei grandi club, Juventus in testa.<br />

La Fiorentina di allora non ne aveva uno per farne due, e questo aumentava i<br />

corteggiamenti, sempre più insistenti. Gianni Agnelli lo voleva trasformare in <strong>una</strong><br />

zebra? No grazie. Dino Viola lo voleva portare a Roma per vincere lo scudetto?<br />

Grazie presidente, prenda pure Falcao.<br />

Era successo pochi anni prima con Gigi Riva, rimasto a Cagliari, il fromboliere ogni<br />

estate rifiutava le avances di Milan, Inter e Juventus, scegliendo di rimanere in quella<br />

che era diventata la sua isola e la sua gente. E qualcosa a Riva fecero pagare.<br />

Per i tifosi della Fiorentina in anni passati tra promesse non mantenute, retrocessioni<br />

evitate all'ultimo tuffo, scudetti persi alle ultime giornate per decisioni arbitrali,<br />

Antognoni era la dimostrazione che non potevano… comprare tutto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 110


Sacchi&Berlusconi<br />

Arrigo Sacchi ha cambiato il <strong>calcio</strong> italiano. In campo, dando ai propri calciatori il<br />

compito di attaccare gli spazi e non gli uomini.<br />

Fuori, cambiando la mentalità, bisogna giocare bene per vincere. Ha costruito il<br />

nuovo lessico calcistico: ripartenze, sovrapposizioni, diagonali, raddoppi.<br />

Ex calciatore dilettante, allenatore della Primavera della Fiorentina e del Cesena,<br />

Berlusconi lo scelse dopo <strong>una</strong> partita di Coppa Italia con il Parma, allora in B,<br />

allenato da Sacchi. Aveva visto quello che cercava: la modernità di un gioco per<br />

vincere in Italia ed in Europa.<br />

Sacchi riesce dove tanti precursori (Vinicio, Viciani, Marchioro) avevano fallito e<br />

dove chi aveva vinto, Liedholm, era dovuto arrivare a compromessi con il<br />

difensivismo nostrano.<br />

Con Sacchi la perfezione della fase difensiva è non consentire all'avversario di tirare<br />

in porta. Questo significa possesso palla e manovre offensive con tanti giocatori,<br />

anche otto.<br />

<strong>Il</strong> romagnolo Arrigo portò <strong>una</strong> cultura del lavoro basata sull'esasperazione dei<br />

dettagli, su gesti tecnici e tattici, ripetuti all'infinito. In campo non sta fermo nessuno,<br />

le tre linee si muovono sempre sincronicamente.<br />

<strong>Il</strong> suo integralismo laburistico, richiedeva la ricerca ossessiva del movimento<br />

perfetto e mai un calo motivazionale, finì per farlo scontrare con i campioni che<br />

allenava, a partire da Van Basten – o va via lui o me ne vado io – ed accorciare la sua<br />

carriera sulla panchina del Milan, con cui vince un solo campionato, ma due Coppe<br />

dei Campioni portandolo ad essere considerata la squadra più forte del mondo.<br />

Dopo Sacchi il <strong>calcio</strong> italiano non è sarà più come prima. Osare giocare per osare<br />

vincere. Cresce la media goal nel campionato italiano, cresce la consapevolezza<br />

tattica, cresce il professionismo negli allenamenti<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 111


<strong>Il</strong> successo di Sacchi è stato reso possibile dall'ingresso di Berlusconi e dalla sua<br />

conquista del Milan: dopo la bancarotta di Farina, riesce a far naufragare i tentativi di<br />

Rivera per evitare il fallimento, facendo ritirare le cordate interessate.<br />

Berlusconi non entra nel <strong>calcio</strong> per avere un ritorno d'immagine come faranno<br />

Cragnotti, Cecchi Gori, Tanzi. Non ha la stessa passione di Moratti e Sensi.<br />

Anzi, si racconta di un suo passato da interista con il tentativo di acquisto della<br />

società – il biscione di Canale5 è molto più di un'indicazione in questo senso.<br />

Berlusconi vuole vincere per sedurre. In Italia, ci riuscirà pienamente, in Europa<br />

arriveranno solo i successi sportivi. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è spettacolo e lui, cresciuto con l'edilizia<br />

di Milano2, proprietario di televisioni, ha tutto per dominarlo.<br />

Trasformò in manager di <strong>calcio</strong> i suoi manager. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> divenne il grande<br />

spettacolo di Mediaset con modelli di telecronaca e copertura televisiva copiati dal<br />

Superbowl USA.<br />

I costi del <strong>calcio</strong> lievitarono del 40-50%, giocatori migliori ingaggi maggiori.<br />

Travolse la Juventus di Boniperti, quella di Montezemolo&Maifredi non riuscì nel<br />

tentativo d'imitazione.<br />

Europa senza inglesi<br />

L'esclusione delle squadre inglesi dalle competizioni europee modifica la geografia<br />

del <strong>calcio</strong>, determinando di fatto la fine della loro egemonia. L'interregno vede<br />

protagoniste compagini abituate a disputare le competizioni europee, non a vincerle.<br />

La Steaua Bucarest, ai rigori contro il Barcellona nel 1986, il Porto, sul Bayern nel<br />

1987, il PSV Eindhoven, ai rigori sul Benifica nel 1988.<br />

La fine del decennio vede il doppio successo del Milan di Arrigo Sacchi, 1989 4-0<br />

alla Steaua Bucarest e nel 1990 il Benfica per 1-0.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 112


Europei 1988 e 1992<br />

La Germania, ancora occidentale, organizzò i campionati europei, convinta di<br />

ripetere su scala continentale il successo sportivo dei Mondiali del 1974.<br />

Dalla parte dei tedeschi i risultati delle precedenti edizioni che li avevano visti<br />

primeggiare nel 1972 e nel 1980 ed essere sconfitti in finale ai rigori dalla<br />

Cecoslovacchia nel 1976.<br />

Sulla strada dei tedeschi l'Olanda di Van Basten. L'incontro di Amburgo, 21 giugno<br />

1988, è passato alla <strong>storia</strong> come la partita del rancore. Per gli olandesi, a distanza di<br />

oltre quarant'anni, cosa che non era avvenuta nel 1974, divenne un occasione<br />

pubblica per fare i conti con il passato.<br />

I tedeschi rappresentavano, comunque, il ricordo dei nazisti che occuparono<br />

l'Olanda, la memoria dell'annientamento sistematico nell'universo concentrazionario<br />

della componente ebraica radicatissima ad Amsterdam<br />

A causa dell’occupazione tedesca morirono circa 175 mila persone di cui 104 mila<br />

ebrei, sui 140 mila residenti in Olanda. La popolazione olandese, ai tempi della<br />

guerra era di quasi 10 milioni di abitanti. Gullit e Matthaus, il bene e il male,<br />

Resistenza contro Wehrmacht.<br />

Ci siamo ripresi le biciclette, commentarono i media olandesi in riferimento al fatto<br />

che, durante l'invasione, i nazisti ad Amsterdam le sequestravano. <strong>Il</strong> goal vincente di<br />

Van Basten – nel 1940 vennero loro, nel 1988 siamo venuti noi – sancì <strong>una</strong> rivalsa<br />

collettiva.<br />

In campo anche due modi, forza e gioco, tenacia e caparbietà, per arrivare al<br />

risultato che, in ultima istanza, riassumevano come i due popoli volevano vedersi.<br />

L'Olanda vinse la finale contro l'URSS con <strong>una</strong> rete di Van Basten passata alla <strong>storia</strong><br />

del <strong>calcio</strong>.<br />

Le due nazionali continuarono a confrontarsi duramente negli anni successivi –<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 113


Italia 1990 botte e sputi tra Rijkard a Voeller; scontri a Goteborg, e alle frontiere, nel<br />

1992 per gli Europei – la Danimarca, ripescata al posto della Jugoslavia, batté<br />

l'Olanda in semifinale e i tedeschi in finale.<br />

Anche il campionato italiano rappresentò un appendice di questo derby d'Europa,<br />

con i tre olandesi nel Milan e i tre tedeschi nell'Inter.<br />

Olimpia è ad Est<br />

Le Olimpiadi, grazie al dilettantismo di stato, erano state vinte dai paesi dell’Est:<br />

nel 1972 la Polonia, nel 1976 la DDR, nel 1980 la Cecoslovacchia.<br />

Nel 1984, in occasione del boicottaggio dei paesi del Patto di Varsavia nei confronti<br />

delle Olimpiadi di Los Angeles, venne introdotta, nel torneo calcistico, la possibilità<br />

di utilizzare giocatori professionisti. <strong>Il</strong> regolamento, Los Angeles 1984 e Seul 1988,<br />

poneva come unico motivo di esclusione l’aver disputato gare valide, anche nella fase<br />

eliminatoria, per i Mondiali.<br />

Vinse la Francia, ma quattro anni dopo a Seul l’URSS riuscì a vincere la medaglia<br />

d’oro in finale contro il Brasile di Romario, Careca, Bebeto, Taffarel; gli azzurri,<br />

nonostante il clamoroso 0-4 subito dallo Zambia, arrivarono quarti.<br />

Dal 1992 la partecipazione venne riservata alle Nazionali Under 23, rinforzate, dal<br />

1996, con un massimo di tre fuori quota, a Barcellona vinse la Spagna.<br />

Fino al 1952, con le eccezioni delle edizioni in cui veniva limitato il<br />

professionismo, a rappresentare l’Italia era sostanzialmente la Nazionale vera e<br />

propria.<br />

Dal 1956 al 1980 l’Italia partecipò solamente alle Olimpiadi di Roma, come paese<br />

ospitante, non partecipò alle edizioni del 1956, 1968, 1976; rinunciò ai Giochi di<br />

Tokio del 1964, nonostante avesse ottenuto la qualificazione, mentre non riuscì a<br />

qualificarsi per Monaco 1972 e Mosca 1980.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 114


Nel 1967 venne istituita la Nazionale italiana Under 23 sostituendo, per la FIGC, la<br />

Nazionale B.<br />

<strong>Il</strong> debutto ufficiale avvenne il 20 dicembre 1967 in un'amichevole contro<br />

l'Inghilterra, vittoria inglese uno a zero.<br />

Fino al 1976, quando l’UEFA istituì il Campionato Europeo Under 21 si<br />

disputavano gli Europei U-23.<br />

Dalla stagione 1976-77, non disputandosi più il Campionato Europeo U-23, venne<br />

chiamata sperimentale e, dal 1982-83 partecipò alle Olimpiadi e alle sue<br />

qualificazioni.<br />

Per l’Italia il miglior risultato assoluto sarà il terzo posto alle Olimpiadi di Atene del<br />

2004. Ben altro palmares quello dell’Under 21: Campione d'Europa nel 1992, 1994,<br />

1996, 2000, 2004.<br />

Dodici stadi per un mondiale: tangenti, 678 infortuni e 24 morti<br />

La FIFA assegna, nel 1984, all’Italia i Mondiali del 1990, il comitato organizzatore<br />

è diretto da Luca Cordero di Montezemolo che annuncia: saranno i Mondiali della<br />

rivoluzione tecnologica, verrà garantita la copertura di tutte le 52 partite, disputate in<br />

12 città.<br />

La FIGC è presieduta, dal 1987, da Matarrese che, apparentemente, è in piena<br />

sintonia con Montezemolo e lancia messaggi di grandezza che riflettono, su scala<br />

sportiva, il ruolo che Craxi voleva dare al paese.<br />

Gli unici stadi nuovi furono il San Nicola di Bari progettato da Renzo Piano,<br />

chiamato Astronave, per la forma estremamente moderna, e il Delle Alpi a Torino –<br />

recentemente abbattuto per fare posto al nuovo stadio della Juventus.<br />

Gli altri, ristrutturati, furono un'occasione persa per la modernizzazione degli<br />

impianti ed <strong>una</strong> opportunità colta a pieno da costruttori e politici per accaparrarsi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 115


soldi pubblici.<br />

L’Italia parte con i favori del pronostico, assieme a Germania, Olanda ed<br />

all’Argentina di Maradona che crolla inaspettatamente nel match iniziale contro il<br />

Camerun, ma riesce ad andare avanti e affronta, in semifinale, gli azzurri di Vicini<br />

che avevano trovato in Schillaci la rivelazione del torneo.<br />

Gli incroci degli ottavi proposero due derby continentali Argentina-Brasile, fuori i<br />

verde oro, ed un cattivissimo Germania-Olanda, eliminati gli orange.<br />

Le semifinali si decisero entrambe ai rigori con l’Argentina che supera l’Italia, dopo<br />

aver pareggiato per <strong>una</strong> papera di Zenga, e la Germania l’Inghilterra.<br />

L'Italia concluse al terzo posto, imbattuta e con tantissimi rimpianti. La Germania<br />

vinse <strong>una</strong> partita bruttissima, con gli spettatori dell'Olimpico impegnati a fischiare<br />

Maradona, grazie ad un rigore regalato a pochi minuti dalla fine.<br />

Vicini, arrivato alla panchina azzurra dopo dieci stagioni con l’Under 23, aveva<br />

puntato forte sul rinnovamento, ben figurando, semifinale, agli Europei 1988.<br />

I Mondiali 1990 erano la sua grande occasione, fallita quella arrivò l’anno<br />

successivo la mancata qualificazione ad Euro 1992.<br />

Nel 1991 la guida della Nazionale passò ad Arrigo Sacchi che, attraverso<br />

convocazioni fiume, scelse il gruppo che ai Mondiali USA, dopo aver tanto patito<br />

nelle eliminatorie e superato rocambolescamente la Nigeria agli ottavi, centrò la<br />

finalissima contro il Brasile e la perde ai rigori.<br />

Flop, invece, agli Europei 1996, dove gli azzurri sono eliminati nel girone iniziale –<br />

vincerà nuovamente la Germania battendo in finale la Repubblica Ceka.<br />

Sacchi rimane, in attesa del suo sostituto, fino all’esonero di Tabarez ed il suo<br />

ritorno, poco fort<strong>una</strong>to, sulla panchina del Milan.<br />

Un Brasile triste, esce lentamente dalla dittatura e dagli insuccessi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 116


Ventiquattro anni senza vincere un mondiale rappresentano, per il <strong>calcio</strong> brasiliano,<br />

un'eternità.<br />

Ai mondiali del 1974, con la formula del girone anche per l'accesso alle semifinali,<br />

la nazionale verde oro cede all'Olanda e poi viene battuta dalla Polonia nella finale<br />

per il terzo e quarto posto.<br />

Quattro anni dopo, stessa formula, viene beffata dall'Argentina che, con gli stessi<br />

punti, ribalta la differenza reti inferiore con il 6-0 inflitto al Perù. <strong>Il</strong> Brasile, unica<br />

squadra imbattuta del torneo, viene così estromesso dalle finali.<br />

Paga Coutinho, preparatore atletico nel 1970, ed allenatore nel 1978, veniva<br />

accusato di voler far fare, con le sovrapposizioni, a due calciatori quello che<br />

Garrincha faceva da solo … quando il Brasile non gioca da Brasile perde l'umore e le<br />

partite.<br />

Telé Santana nel 1982 propose un bellissimo gioco, Zico, Falcao, Junior Socrates<br />

guidavano <strong>una</strong> squadra di <strong>una</strong> forza straordinaria che praticava un <strong>calcio</strong> prettamente<br />

offensivo.<br />

Nel girone di qualificazione alle finali liquidarono con disinvoltura l'Argentina e<br />

affrontarono l'Italia con due risultati a disposizione. Sul 2-2 i brasiliani furono vittime<br />

della loro presunzione e, continuando ad attaccare, vennero trafitti nuovamente da<br />

Paolo Rossi.<br />

Dal golpe del marzo del 1964 il Brasile era in mano ai militari, la dittatura dei<br />

gorillas, caratterizzata sul piano internazionale dalla subalternità agli USA e dal<br />

liberismo su quello economico – con la precipitazione della diseguaglianza sociale.<br />

La crescita industriale è bloccata dalla crisi petrolifera del 1973, conseguenza <strong>una</strong><br />

fase di progressiva difficoltà del regime militare che alternò la repressione militare<br />

(1980) a parziali liberalizzazioni, fino al crollo della dittatura, 1984, sotto l'azione<br />

della piazza con manifestazioni oceaniche a San Paolo e Rio, e la convocazione di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 117


elezioni democratiche.<br />

In quegli anni il <strong>calcio</strong> brasiliano si mosse in sintonia con <strong>una</strong> società stanca di<br />

essere privata dei diritti elementari. L'esperimento più ardito avvenne nel Corinthians,<br />

dal 1982 al 1984, dove i giocatori decisero di adottare il meccanismo primario della<br />

democrazia di base, l'autogestione.<br />

Autogestione nella conduzione tecnico tattica della squadra, protagonisti Wladimir,<br />

Casagrande, Zenon ed il simbolo per eccellenza della democrazia corinthiana, il<br />

Dottor Sócrates capitano della Seleção del 1982, uomo di sinistra impegnato nel<br />

movimento politico e sociale che si batteva contro i militari, in campo grande<br />

palleggiatore con un ottima visione di gioco che lo portava a primeggiare nelle<br />

verticalizzazioni, negli inserimenti in area e nei suoi famosi colpi di tacco.<br />

Autogestione della società paulista, grazie all'impegno, ed alla vocazione<br />

democratica, del presidente Waldemar Pires che aveva sostituito Vicente Matheus.<br />

Preparazione atletica, allenamenti, formazione, bilancio societario venivano decisi<br />

discutendo e, se necessario, votando.<br />

Una testa un voto: per i dirigenti, l'allenatore, Mário Travaglini, ed i calciatori.<br />

Fecero scalpore le scritte sulle maglie, in un epoca in cui il <strong>calcio</strong> brasiliano non<br />

aveva ancora conosciuto gli sponsor.<br />

Scritte che riportavano rivendicazioni politiche esplicite: elezioni dirette subito, Io<br />

voglio votare il presidente. La foto ufficiale del club era sovrastata dallo slogan<br />

Democrazia: vincere il campionato è il dettaglio meno importante.<br />

Per la cronaca, 1982 e 1983, il Corinthians, <strong>una</strong> delle squadre più amate, vinse due<br />

campionati paulisti e arrivò alle semifinali del campionato brasiliano, prima<br />

dell’esaurirsi – anche con il trasferimento di Socrates, alla Fiorentina, e quello<br />

successivo di Casagrande – dell’esperimento autogestionario.<br />

L'inedita contestazione proveniente dai campi di gioco dette forza al movimento che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 118


si batteva contro la dittatura militare.<br />

Ai Mondiali messicani del 1986 il Brasile fu eliminato ai rigori nei quarti di finale<br />

dalla Francia di Platini, dopo aver sbagliato un rigore con Zico nei tempi<br />

regolamentari.<br />

Una squadra che sembrava invincibile venne sconfitta dall’URSS alle Olimpiadi<br />

1988. Ancora peggio ad Italia 1990 dove la selezione, affidata a Sebastião Lazaroni<br />

propugnatore di un <strong>calcio</strong> moderno basato sul controllo del match, venne eliminata<br />

negli ottavi di finale dall'Argentina.<br />

Lazaroni, accusato di aver snaturato il <strong>calcio</strong> brasiliano fu sottoposto ad un vero e<br />

proprio linciaggio: aveva ucciso la fantasia. Nel 1994 il Brasile, guidato da Carlos<br />

Alberto Parreira, anche lui accusato di essere troppo difensivista, schierò <strong>una</strong> squadra<br />

molto solida in difesa e protetta dai centrocampisti Dunga e Silva, affidandosi alle<br />

capacità realizzatrici di Bebeto e Romario riuscì a vincere un Mondiale molto<br />

difficile, con vittorie striminzite contro Olanda e la Svezia, ed ai rigori contro l'Italia<br />

di Sacchi.<br />

Dal 1974, dopo l'inglese Stanley Rous, in carica dal 1961 e divenuto presidente<br />

onorario, al 1998 è stato presidente della FIFA il brasiliano Havelange.<br />

Sotto la sua gestione si ha il progressivo allargamento delle squadre partecipanti ai<br />

Mondiali di <strong>calcio</strong> – dalle iniziali 16 alle 24 di Spagna 1982 fino alle 32 di Francia<br />

1998 in Francia, estensione che ha permesso la partecipazione con più squadre alle<br />

varie confederazioni continentali più deboli (Africa, America centro nord e Asia<br />

/Oceania). Oltre all'organizzazione dei Mondiali giovanili, Under 20 ed Under 17, nel<br />

1991 è stato istituito il premio FIFA World Player.<br />

Anni Novanta, i campionati dal 1990 al 1995<br />

<strong>Il</strong> 16 settembre 1992 con l'uscita dal sistema monetario europeo, il governo Amato<br />

inizia la lenta contrazione della spesa delle famiglie. Si affermano i nuovi prodotti<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 119


delle tecnologie della comunicazione: nel 1990 sono 300 mila gli utenti della<br />

telefonia mobile, saranno 27 milioni nel 1999.<br />

Dopo il 1990 la spesa per la partecipazione delle manifestazioni sportive è in<br />

continua diminuzione. Tra il 1990 ed il 1997 38% in meno ai botteghini.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano riparte dai successi europei del Milan: per sette anni consecutivi<br />

<strong>una</strong> squadra italiana disputerà la finale della Coppa dei Campioni – Champions<br />

League.<br />

<strong>Il</strong> dopo Sacchi vede l'emergere di zonisti puri (Zeman, Maifredi, Galeone), che si<br />

confrontano con espressioni della tradizione (Mazzone, Trapattoni, ma anche<br />

Lucescu), e tecnici che combinano gli elementi, dimostrando di aver capito i<br />

cambiamenti avvenuti (Scala, Ulivieri, Ranieri).<br />

L'Inter del ristoratore Pellegrini, passando dal Trap ad Orrico, e la Juventus di<br />

Montezemolo con la scelta di Maifredi cercano di ripetere quanto riuscito a<br />

Berlusconi con Sacchi, ma per entrambe sarà un pesante fallimento.<br />

<strong>Il</strong> campionato 1990-91 ricomincia con <strong>una</strong> modifica regolamentare: il fallo da<br />

ultimo uomo sarà punito con l'espulsione.<br />

La Juventus, allenata da Luigi Maifredi, acquista Baggio, dalla Fiorentina e la<br />

rivelazione del Mondiale, Totò Schillaci, ma, arrivando settima, non si qualificò<br />

neppure per la Coppa Uefa.<br />

Lo scudetto lo vinse la Sampdoria di Vujadin Boškov, che mise a frutto la lenta, ma<br />

costante, costruzione effettuata dal presidente Paolo Mantovani. Attorno a Mancini e<br />

Vialli, Pagliuca, Wierchwood, Cerezo e tanti altri ottimi giocatori.<br />

L'anno dopo, nuova norma che punisce il fallo di mano, volontario, con l'espulsione.<br />

Le grandi si attrezzano per replicare al successo della Sampdoria. La Juventus torna<br />

all'antico, ricomponendo il duo Boniperti-Trapattoni, mentre il Milan sostituisce<br />

Sacchi, divenuto allenatore della Nazionale, con Capello che plasma <strong>una</strong> squadra<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 120


implacabile, capace di vincere il campionato senza subire sconfitte.<br />

La rivelazione è il neopromosso Foggia, promozione conquistata a suon di goal e di<br />

spettacolo, dell'allenatore boemo Zdeněk Zeman. Ripropone il tridente offensivo<br />

della B (Rambaudi, Baiano, Signori), <strong>una</strong> squadra che va avanti con le triangolazioni<br />

e le sovrapposizioni; un <strong>calcio</strong> aperto, veloce e verticale frutto di <strong>una</strong> corsa frenetica e<br />

di <strong>una</strong> dedizione tattica – i terzini presidiano tutta la fascia quando le ali si<br />

accentrano, i centrocampisti scalano ed i centrali difensivi salgono per stare corti e<br />

limitare il raggio d'azione avversario, il portiere è l'ultimo difensore.<br />

Nel torneo 1992-93 aumenta il numero degli stranieri tesserabili, pur mantenendo il<br />

limite di tre da inserire nella lista di gara, sono ben 73 i nuovi stranieri che arrivano.<br />

Altra modifica regolamentare: sul retropassaggio volontario di un compagno il<br />

portiere non può più prendere il pallone con le mani.<br />

<strong>Il</strong> Milan ingaggiò Savićević, Papin e, dal Torino, con illecito finanziario, Lentini. La<br />

Juventus rispose con Vialli, Platt, Möller, Dino Baggio e Ravanelli. Nuovo scudetto<br />

del Milan, nonostante il calo di rendimento nelle ultime 10 giornate e Coppa delle<br />

Coppe al Parma – che si aggiudicherà anche la Supercoppa Europea contro il Milan.<br />

<strong>Il</strong> campionato 1993-94 parte con la novità della pay tv che trasmette il posticipo<br />

serale della domenica.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano spende, sia sul mercato estero che sul mercato interno, Nonostante<br />

la crescita di competitività di Parma (Tanzi), Lazio (Cragnotti), Roma (passata a<br />

Sensi) e le spese dell'Inter, sarà il quattordicesimo titolo del Milan, costruito<br />

sull'impenetrabilità difensiva – solo 15 reti subite.<br />

Con il campionato 1994-95 vengono introdotti, anche in Italia i tre punti per la<br />

vittoria.<br />

Umberto Agnelli lancia la Juventus della triade (Giraudo amministratore delegato,<br />

Moggi direttore generale, Bettega vicepresidente), con Lippi in panchina che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 121


irrobustisce la difesa per sfruttare al meglio il proprio reparto offensivo (Baggio,<br />

Vialli, Ravanelli ed un giovanissimo Del Piero).<br />

<strong>Il</strong> Milan non cambia, come anche il Parma di Scala, mentre cambia tanto l’Inter e la<br />

Lazio affida la guida tecnica a Zeman. La Juventus ebbe ragione di un Parma<br />

appagato dalla vittoria in Coppa Uefa, agganciato dalla Lazio al secondo posto, e<br />

torna al titolo dopo ben nove anni.<br />

<strong>Il</strong> 25 febbraio 1995 Moratti acquista ufficialmente l'Inter, che era già stata di<br />

proprietà del padre Angelo dal 1955 al maggio 1968.<br />

Nelle tifoserie italiane crescono sentimenti discriminatori e razzismo, anche se tutto<br />

questo viene fatto passare come goliardico – ad esempio il Forza Etna contro i<br />

catanesi, o tutta la tematica Nord/Sud.<br />

La fine degli anni Ottanta è caratterizzata dalla crescita di <strong>una</strong> furia omicida: nel<br />

1989 vengono assassinati i giovani Antonio De Falchi a Milano, Nazareno Filippini<br />

ad Ascoli; finisce ustionato, a Firenze, in gravissime condizioni, per il lancio di <strong>una</strong><br />

molotov sul treno dove viaggiavano i tifosi bolognesi, il giovanissimo Ivan Dall'Olio.<br />

Negli anni Novanta l’estrema destra tenta <strong>una</strong> penetrazione organizzativa nelle<br />

curve italiane il cui apice è l’assalto a Brescia 20 novembre 1994, condotto da 500<br />

tifosi romanisti, guidati dal leader neo-nazista Boccacci, noto tifoso laziale.<br />

Pochi mesi dopo, 29 gennaio 1995, tifosi milanisti uccidono a Genova Claudio<br />

Spagnolo, Spagna. Genoa-Milan viene sospesa, durissimi scontri proseguono per<br />

tutta la notte.<br />

L'assassino, Brasaglia, viene ripreso dalle telecamere mentre mostra, nella curva<br />

milanista, il coltello utilizzato per l’assassinio ed è arrestato al ritorno a Milano. I<br />

campionati vengono sospesi per <strong>una</strong> settimana.<br />

Viene posto all’ordine del giorno il problema dell’ordine pubblico negli stadi, vi<br />

resterà per 15 anni con misure repressive, spesso ottuse ed inconcludenti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 122


La domenica successiva, 5 febbraio, si tiene a Genova <strong>una</strong> riunione nazionale dei<br />

gruppi ultras per mettere al bando l’utilizzo delle lame.<br />

Champions League!<br />

<strong>Il</strong> Milan viene eliminato nei quarti di finale dall'Olympique Marsiglia, in <strong>una</strong><br />

tragicomica serata, con Galliani che vuole ritirare la squadra dopo <strong>una</strong> breve<br />

interruzione della luce elettrica. I francesi saranno sconfitti ai rigori, nella finale di<br />

Bari, dalla Stella Rossa.<br />

La Coppa dei Campioni si disputa ancora senza squadre inglesi, nonostante la<br />

squalifica fosse terminata nel 1990, campione in carica era il Liverpool a cui era stato<br />

inflitto un anno aggiuntivo di esclusione dalle competizioni europee.<br />

<strong>Il</strong> 1992 celebra il primo successo del Barcellona, allenato da Johan Cruyff, che, in<br />

<strong>una</strong> tiratissima finale disputata a Wembley, supera la Sampdoria con un goal su<br />

punizione di Koeman nel secondo tempo supplementare.<br />

La Coppa dei Campioni diventa Champions League, con la crescita progressiva di<br />

<strong>una</strong> manifestazione che cambierà profondamente il <strong>calcio</strong> europeo – le Coppe<br />

saranno giocate non più il mercoledì, ma dal martedì e giovedì, con i calendari dei<br />

campionati segnati dagli anticipi.<br />

La prima edizione della Champions League, 1992-93, vede ritrovarsi di fronte<br />

Milan e Olympique Marsiglia con i francesi che vincono nuovamente. <strong>Il</strong> Marsiglia fu<br />

poi travolto dagli scandali finanziari che affossarono il suo presidente, Bernard Tapie:<br />

gli venne ritirato il titolo francese, impedita la partecipazione alla Supercoppa<br />

europea ed all'Intercontinentale e, nell'edizione successiva della Champions, sarà<br />

sostituito dal Monaco.<br />

1994 il Milan domina, 18 maggio, la finale di Atene contro il Barcellona, 4-0, ed il<br />

suo presidente Berlusconi ottiene la fiducia in Parlamento per la formazione del suo<br />

primo governo.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 123


L'anno successivo, quando la partecipazione venne riservata ai 24 migliori campioni<br />

nazionali d'Europa con <strong>una</strong> fase iniziale a gruppi ed il seguito ad eliminazione diretta;<br />

il Milan riesce a qualificarsi nuovamente per la finale, ma perde 1-0 contro l'Ajax<br />

allenato da Van Gaal.<br />

UEFA mare nostrum<br />

In questo periodo la Coppa UEFA diventa terra di conquista delle squadre italiane.<br />

Otto successi su undici edizioni che vedono quattordici presenze italiane in finale tra<br />

il 1989 ed il 1999.<br />

Vince il Napoli di Maradona, 1989, l'anno successivo finale tutta italiana dove<br />

prevale, con molte contestazioni per l'arbitraggio della partita d'andata a Torino e per<br />

la scelta di Avellino come campo neutro per il ritorno, la Juventus sulla Fiorentina.<br />

UEFA 1991, ancora derby italiano vinto dall'Inter sulla Roma; nel 1992 uno<br />

sfort<strong>una</strong>to Torino deve arrendersi all'Ajax.<br />

Nel 1993 nuova vittoria della Juventus, sul Borussia Dortmund, seguita dall'Inter,<br />

che, 1994, batte il Salisburgo. Nuova finale italiana nel 1995 con il Parma che prevale<br />

sulla Juventus.<br />

Jean Marc Bosman<br />

15 dicembre 1995, a Lussemburgo, la Corte di Giustizia della Comunità europea<br />

emette la sentenza che, sancendo la libera circolazione dei calciatori nella Unione<br />

Europea ed il loro passaggio gratuito a fine contratto, sconvolge il <strong>calcio</strong> europeo.<br />

Passerà alla <strong>storia</strong> come la sentenza Bosman dal nome del calciatore che aveva<br />

presentato il ricorso sulla base del rifiuto del proprio club, il Liegi, a farlo trasferire, a<br />

fine contratto, al Dunquerque – che offriva troppo poco d’indennizzo.<br />

Diventano illegittimi, oltre agli indennizzi ai club, i limiti ai trasferimenti dei<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 124


giocatori comunitari, limiti che rimarranno solo per i calciatori extracomunitari.<br />

Nel febbraio 1996 l'UEFA si adegua: l'Europa unica del lavoro nasce con il <strong>calcio</strong>.<br />

I Mondiali di Spagna completano la transizione del dopo Franco<br />

L'uscita dal regime franchista fu, per la Spagna, <strong>una</strong> lunga e lenta transizione, l''8<br />

giugno 1973 il dittatore lasciò la guida del governo all'ammiraglio Luis Carrero<br />

Blanco, letteralmente saltato in aria sei mesi dopo per un attentato dell'ETA,<br />

sostituito da Arias Navarro.<br />

Franco morì il 19 novembre 1975, la data verrà cambiata in quella del giorno<br />

successivo per renderla uguale a quella del decesso di José Antonio Primo de Rivera,<br />

dittatore e fondatore della Falange spagnola.<br />

Pochi giorni dopo Juan Carlos I di Borbone davanti alle corti franchiste, fu<br />

proclamato Re di Spagna; Navarro, confermato dal re, si dimise dall'incarico di primo<br />

ministro nell'estate del 1976 ed il processo si completò con l'approvazione della<br />

Costituzione, con cui, il 29 dicembre 1978, la Spagna tornava ad essere uno stato<br />

democratico di diritto.<br />

Ci sono delle date simbolo, della transizione, anche nel mondo del <strong>calcio</strong>. La prima<br />

è sicuramente il 5-0 inflitto al Bernabéu dal Barcellona nella stagione 1973-74,<br />

quando Cruyff e Michels riportarono lo scudetto, mancava dal 1960, a Barcellona.<br />

La seconda è lo scudetto del 1975 vinto dal Real Madrid inaspettatamente, visto il<br />

dominio del Barça olandese nella stagione precedente e con <strong>una</strong> rappresentazione<br />

simbolica assolutamente anomala per la squadra del Generalissimo.<br />

In panchina lo jugoslavo Miljan Milijanic, uomo che professava apertamente le sue<br />

idee di sinistra e che aveva guidato, dopo i successi conseguiti con la Stella Rossa, la<br />

Jugoslavia ai Mondiali dell'anno prima.<br />

In mezzo al campo il maoista Paul Breitner noto, oltre che per la sua abilità<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 125


calcistica, per le sue posizioni di estrema sinistra espresse in numerosi interventi<br />

pubblici ed in <strong>una</strong> posa eloquente che lo ritrae con il libretto rosso di Mao Tse Tung.<br />

L'ultima, quella che segna l'inizio di <strong>una</strong> nuova epoca, è il 16 maggio 1979, quando,<br />

a Basilea, il Barça vince la sua prima Coppa delle Coppe: abbiamo la Coppa ora lo<br />

statuto e, proprio in quello anno, il FCB firmerà, così come nel 1931 e nuovamente<br />

nel 2005, il manifesto d'appoggio agli statuti di autonomia per la Catalogna,<br />

riaffermando la propria natura alternativa al centralismo politico identificato nella<br />

capitale Madrid, e calcisticamente nel Real.<br />

La transizione si può dire conclusa con l’organizzazione dei mondiali 1982 che<br />

presentava al mondo <strong>una</strong> nuova Spagna: Mirò che dipinge, l'anno prima di morire, il<br />

quadro celebrativo del Mondiale.<br />

Diciassette impianti utilizzati, <strong>una</strong> dislocazione delle partite e dei ritiri che<br />

comprendeva l’intero territorio, la possibilità per i cronisti di rendersi conto<br />

direttamente della voglia di libertà di un paese tiranneggiato per quasi quarant’anni<br />

Gli anni Settanta, oltre al quarto scudetto del Valencia, 1971, al Real nel 1972, con<br />

l'allargamento del campionato da 16 a 18 squadre, Barcellona, 1974, vedono<br />

protagonista anche l'Atletico Madrid: i colchoneros vincono il titolo nel 1970, 1973 e<br />

nel 1977, interrompendo per un anno il dominio del Real che si aggiudica cinque<br />

titoli dal 1975 al 1980.<br />

Gli anni Ottanta, in omaggio ad <strong>una</strong> transizione ormai compiuta, iniziano nel segno<br />

di Euskadi: dopo la doppietta del Real Sociedad, di San Sebastian, torna, anch'esso<br />

per due anni, 1982-1983 e 1983-1984, l'Athletic Bilbao.<br />

Nel 1985 unico successo nel decennio del Barcellona, vincitore della Coppa delle<br />

Coppe nel 1982, e poi solo Real con cinque titoli consecutivi tra il 1985 e il 1990 – e<br />

due Coppa Uefa 1985 e 1986 – con la Quinta del Buitre, la leva giovanile di cui il<br />

maggior alfiere fu Emilio Butragueño. Dal 1987-88 la Liga passa da 18 a 20 squadre.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 126


Nel 1988 Cruyff diventa allenatore del Barcellona cominciando a costruire <strong>una</strong><br />

squadra fortissima che, dal 1991 al 1994, vinse quattro titoli consecutivi, oltre alla<br />

Coppa delle Coppe nel 1989 e la Coppa dei Campioni del 1992. Nel 1995 rivince il<br />

titolo il Real Madrid allenato dal suo ex giocatore Valdano.<br />

Jugoslavia: le tensioni calcistiche anticipano la divisione, la crisi della Nazionale<br />

Gli anni Ottanta furono un decennio nero per il <strong>calcio</strong> jugoslavo: eliminazioni al<br />

primo turno ai Mondiali 1982 ed agli Europei 1984, mancate qualificazioni a Mexico<br />

1986 ed Euro 1988.<br />

La vittoria della Coppa del Mondo Under 20 nel 1987 aveva portato nuove speranze<br />

con l'affermazione di <strong>una</strong> nidiata invidiabile: Savicevic, Prosinecki, Suker, Jarni,<br />

Boban (che non disputò la fase finale).<br />

E' con l'innesto di questi calciatori che la Jugoslavia si presentò alla fase finale di<br />

Italia 1990, dove arrivò ai quarti di finale, resistendo in dieci ai supplementari contro<br />

l'Argentina e cedendo ai calci di rigore.<br />

Le tensioni nazionalistiche segnarono la fine dell'unità federativa e con essa del<br />

<strong>calcio</strong> jugoslavo, nonostante la Stella Rossa vinca la Coppa dei Campioni 1991 e la<br />

Nazionale si qualifichi per l'Europeo 1992 – nella primavera del 1992 UEFA e FIFA<br />

esclusero l'Jugoslavia da tutte le competizioni internazionali per la guerra<br />

conseguente alle dichiarazioni d'indipendenza delle varie repubbliche.<br />

Molti fanno risalire alla battaglia del 13 maggio 1990, in occasione di Dinamo<br />

Zagabria-Stella Rossa, il vero inizio delle ostilità.<br />

Affermazione che, nonostante ci fossero stati gravissimi incidenti anche negli anni<br />

precedenti, come quelli del 1987, contiene <strong>una</strong> buona dose di verità poiché gli ultras<br />

delle rispettive squadre ebbero un ruolo importante nella costituzione delle milizie<br />

serbe – si pensi alla tigre Arkan Zeljko Razojatovic, capo della tifoseria della Stella<br />

Rossa o ai Bad boys, dal film di Sean Penn, tifosi della Dinamo che indossarono<br />

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l'uniforme dell'esercito croato.<br />

Nel 1980 tutto il paese era in lutto per la morte di Tito, di nascita croato, ma padre<br />

della nazione jugoslava. Era avvenuta, nell'arco di un decennio, la dissoluzione di<br />

un'identità costruita dagli anni della guerra.<br />

Le dichiarazioni d'indipendenza portarono alla costituzione delle singole<br />

rappresentative nazionali: già nel 1990 la Croazia, nel 1991 la Slovenia, la<br />

Macedonia nel 1993, la Bosnia-Erzegovina dal 1995.<br />

La Federazione Jugoslava ricominciò la sua attività internazionale nel 1998, come<br />

Jugoslavia denominazione che mantenne fino al 2003 quando divenne Serbia –<br />

Montenegro per poi, 2006, diventare Serbia – che la FIFA riconosce erede sportiva<br />

della Jugoslavia. Nel 2007 si è costituita la Nazionale del Montenegro.<br />

DDR<br />

<strong>Il</strong> football in DDR non sviluppò <strong>una</strong> grande fantasia. Un <strong>calcio</strong> atletico, molto<br />

atletico, tale da generare, in occasione delle partite di coppa europee, i sospetti di<br />

aiuti dopanti – gli stessi che hanno reso famose le squadre di atletica leggera e di<br />

nuoto della DDR.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> non era considerato <strong>una</strong> priorità sportiva, ed il regime privilegiava le<br />

discipline che potevano far crescere il medaglione olimpico, il football riuscì a<br />

sopravvivere solo grazie alla propria popolarità.<br />

Come tutto il resto dello sport, il <strong>calcio</strong> era dominato da un apparato super<br />

burocratico che oscillava tra la concezione ereditata dal nazismo – sport dilettantesco,<br />

veicolo di educazione alla disciplina ed all'amor patrio, strumentalizzato per<br />

affermazioni politiche in campo internazionale, di cui era sicuramente espressione il<br />

presidente della federazione Manfred Ewald – e l'utilizzo delle squadre di <strong>calcio</strong> per<br />

la promozione della propria popolarità e la conquista, o la difesa, delle proprie<br />

posizioni da parte di gerarchi del regime.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 128


E' questo il caso del capo del sindacato di stato, Harry Tisch, con l'Hansa di Rostock<br />

e della Dinamo Berlino dell'uomo più potente della DDR, assieme al leader<br />

Honecker, Erich Mielke – uno dei fondatori della Stasi, diminutivo di Ministero per<br />

la Sicurezza di Stato, e, dal 1957 al 1989, Ministro della stessa fino alla fine della<br />

DDR stabilita dal ritiro del Consiglio dei ministri il 7 novembre 1989.<br />

La Stasi esercitava un minuzioso controllo su tutta la popolazione della DDR,<br />

all'incirca sedici milioni, contando sull'attività di novantamila dipendenti ed almeno<br />

centomila informatori. Tutti gli aspetti della vita quotidiana passavano al vaglio degli<br />

specialisti della vita degli altri.<br />

Anche la passione calcistica era oggetto di apposite indagini su tutti i cittadini<br />

orientali che amavano seguire le squadre della Germania Occidentale nelle partite<br />

europee che si disputavano nei paesi della cortina di ferro, dove, ad esempio Polonia<br />

e Cecoslovacchia, i cittadini della DDR potevano recarsi.<br />

Vengono schedati e sottoposti a misure di polizia i dissidenti del pallone: persone<br />

criminalmente pericolose, giovani decadenti e negativi che, magari, hanno in casa<br />

<strong>una</strong> maglia di Rummenigge od un effige di Beckenbauer.<br />

Con gli anni Settanta, grazie alla riforma del campionato, il <strong>calcio</strong> nella DDR visse<br />

la sua migliore stagione, oltre alle medaglie olimpiche, la vittoria europea del<br />

Magdeburgo nella Coppa delle Coppe 1974, la seconda squadra orientale, dopo lo<br />

Slovan Bratislava, nel 1969, a vincere <strong>una</strong> competizione europea, anche allora la<br />

Coppa delle Coppe.<br />

Altre due finaliste nella stessa Coppa, Karl Zeiss Jena (1980-81) e Lokomotive<br />

Lipsia (1986-87), a dimostrazione di <strong>una</strong> raggiunta competitività internazionale.<br />

Anche nel football, come negli altri sport, era bandito, analogamente a tutti gli stati<br />

socialisti, il professionismo e gli atleti erano dilettanti di stato. Grazie a questo<br />

espediente la DDR ottenne grossi risultati nei Giochi Olimpici: bronzo nel 1964 e<br />

1972, oro nel 1976, argento 1980.<br />

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Ben diversi i risultati ai Mondiali con <strong>una</strong> sola qualificazione per la fase finale,<br />

proprio ai Mondiali del 1974 che si disputavano in Germania Ovest. <strong>Il</strong> sorteggio<br />

inserì le due nazionali tedesche nel medesimo girone eliminatorio.<br />

La rappresentativa orientale non superò il girone, ma si tolse la soddisfazione di<br />

battere la Germania Ovest, poi campione, per 1-0 con goal di Jürgen Sparwasser al<br />

76' – sugli spalti il tifo orientale era rappresentato da 1500 tifosi, scelti tra i membri<br />

del partito e degli apparati di sicurezza.<br />

La gara divenne un elemento di martellante propaganda interna da parte della tv di<br />

stato, mentre la nomenclatura della DDR ne sottolineava l'immenso valore politico.<br />

Dal 1970 al 1978, Dinamo Dresda, cinque scudetti, ed il Magdeburgo di<br />

Sparwasser, tre titoli si divisero la supremazia nazionale infliggendo cocenti delusioni<br />

ad Erich Mielke ed alla sua Dinamo – a cui si aggiunse la fuga all'Ovest del calciatore<br />

Lutz Eigendorf dopo un incontro a Kaiserlautern.<br />

Eigendorf morì nel 1983, quando giocava nel Braunschweig, a seguito di un<br />

incidente stradale provocato, ufficialmente, a causa della guida in stato d'ebbrezza.<br />

<strong>Il</strong> capo della Stasi reagì duramente. Da allora i migliori calciatori della Oberliga<br />

ebbero <strong>una</strong> sola destinazione possibile: la Dinamo Berlino. Gli arbitri sapevano<br />

quello che dovevano fare, al momento giusto. Ed il club meno amato, gli undici<br />

maiali, diventò il più titolato, aggiudicandosi dal 1979 al 1988 10 scudetti<br />

consecutivi.<br />

L'antagonista politico della Dinamo, l'Union Berlino, non lo è stato a livello<br />

sportivo, avendo vinto solo <strong>una</strong> Coppa nazionale nel 1968. <strong>Il</strong> club, radicato nel<br />

quartiere operaio di Kopenick, rappresentava un elemento vivo di contestazione al<br />

potere politico e poliziesco che la squadra della Stasi incarnava.<br />

Ogni incontro fra i due club era accompagnato dai cori dedicati dai tifosi dell'Union<br />

alla squadra madre, l'Hertha Berlino, da cui il muro li aveva divisi.<br />

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Gli ultras dell'Union, affascinati dalle culture contestatrici dell'ordine come il punk<br />

inglese, utilizzavano le trasferte di campionato per creare disordini, spesso, come a<br />

Lipsia, nel 1979 dando vita a grossi scontri con la polizia che aggregavano anche i<br />

giovani delle altre città.<br />

Caduto il Muro di Berlino la rappresentativa nazionale della DDR chiuse la sua<br />

attività con <strong>una</strong> vittoria in Belgio il 12 settembre 1990.<br />

Anche il <strong>calcio</strong> orientale fu annesso, come tutto il resto del paese, a quello<br />

occidentale, con l'ingresso delle squadre che partecipavano alla Oberliga in<br />

Bundesliga.<br />

L'ultimo campionato orientale, 1990-91, ebbe un formato particolare prevedendo<br />

per le prime due, Hansa Rostock, ultima campione, e Dinamo Dresda, l'ammissione<br />

alla Bundesliga, le squadre dalla terza alla sesta in seconda divisione direttamente,<br />

altre due dopo i playoff, mentre l'Oberliga diventava terza divisione.<br />

Negli anni successivi, salvo poche eccezione, le squadre orientali sprofondavano<br />

nelle leghe regionali, mentre Sammer e gli altri giocatori più forti, Thon, Doll,<br />

Kirsten passarono nei club occidentali.<br />

La dissoluzione dell'URSS<br />

La caduta verticale dell'URSS produsse <strong>una</strong> grossa crisi del <strong>calcio</strong> nei paesi dell'ex<br />

blocco sovietico. In URSS tifare era un espressione di libertà e lo stadio il luogo in<br />

cui manifestarla, un porto franco per gli insulti e le contestazioni.<br />

<strong>Il</strong> campionato sovietico rivestiva un ruolo importante nella rappresentazioni di<br />

rivendicazioni delle varie repubbliche e del loro orgoglio nazionale, un esempio per<br />

tutti il doppio successo dello Yerevan, armeno, che nel 1978 vinse coppa ed il suo<br />

unico titolo URSS.<br />

La società più titolata, ma anche la più ricca, è stata la Dinamo Kiev. La città di<br />

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Kiev venne ricostruita negli anni Cinquanta, un grigiore diffuso con strade<br />

larghissime.<br />

La Dinamo è la detentrice del record di titoli vinti, tredici, nel campionato sovietico.<br />

Con la vittoria della Coppa delle Coppe, 1975, in finale contro il Ferencvaros, fu la<br />

prima squadra sovietica a vincere <strong>una</strong> competizione europea.<br />

Pochi mesi dopo vinse anche la Supercoppa europea battendo il Bayern Monaco<br />

detentore della Coppa dei Campioni. L'anno successivo, 1976, Oleg Blochin si<br />

aggiudicò il Pallone d'oro.<br />

Nel ventennio 1970-90 il club raggiunse il suo apice e la <strong>storia</strong> della Dinamo<br />

s'intrecciò con quella dell'allenatore simbolo del <strong>calcio</strong> sovietico ed ucraino: Valeri<br />

Lobanovskij.<br />

Dopo <strong>una</strong> brillante carriera da calciatore con la Dinamo, con cui vinse il campionato<br />

1961, e con la nazionale dell'URSS, Lobanovskij iniziò l'attività di allenatore nel<br />

Dnipro Dnipropetrovsk a 33 anni per arrivare qualche anno dopo alla guida della<br />

Dinamo Kiev dove restò fino al 1990. Dopo <strong>una</strong> parentesi araba, vi tornò dal 1997 al<br />

2002, anno della sua scomparsa.<br />

Guidò la nazionale sovietica ai Mondiali 1986 e 1990 ed agli Europei 1988, dove fu<br />

sconfitto in finale dall'Olanda, conquistò il bronzo alle Olimpiadi del 1976. Dal 1974<br />

al 1990 la Dinamo ha vinto 8 campionati sovietici, 6 Coppe dell'URSS, 1 Supercoppa<br />

Europea e due Coppa delle Coppe (1975 e 1986).<br />

Dieci undicesimi dei titolari dell’URSS ai Mondiali 1974 erano della Dinamo. Nel<br />

1982 furono otto undicesimi della nazionale sovietica ai Mondiali di Spagna.<br />

Dopo Blochin, portò al Pallone d'oro e Igor Belanov, ed anche Andrij Šhevčenko,<br />

Pallone d'oro 2004, fu allenato da Lobanovskij nella prima parte della sua carriera.<br />

Lo Stadio della Dinamo Kiev si chiama oggi Lobanovskij. Lobanovskij assieme al<br />

professor Zelentsov utilizzò per primo l'informatica per elaborare <strong>una</strong> scienza del<br />

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<strong>calcio</strong>.<br />

Risultato: la squadra che commette errori in non più del 15-18% delle azioni, è<br />

imbattibile. Per questo i calciatori devono sapere, già prima di riceverla, dove passare<br />

la palla e non devono mai sacrificare la velocità alla resistenza.<br />

<strong>Il</strong> lavoro veniva organizzato dividendo il campo in quadranti dove allenare i giusti<br />

movimenti, con e senza palla. I calciatori venivano selezionati scientificamente:<br />

doveva essere provata, attraverso l'analisi della loro intensità, dei tassi d'errore,<br />

l'efficacia delle giocate e la loro concretizzazione, la compatibilità con la squadra in<br />

cui andavano a giocare.<br />

Anche la preparazione fisica, così come il reclutamento dei giovani avveniva con<br />

test informatizzati che misuravano le capacità necessarie per fare i calciatori.<br />

Con Lobanovskij il <strong>calcio</strong> entra nell'età della scienza, professionisti dedicati al<br />

lavoro di preparazione, metodologie scientifiche innovative, programmazione<br />

collettiva e programmi individualizzati: nascono gli staff degli allenatori.<br />

La caduta dell'URSS trovò la Dinamo pronta, in virtù della specificità che<br />

consentiva alle squadre di <strong>calcio</strong> di non pagare le tasse, a joint venture, spesso fittizie,<br />

con profitti esentasse.<br />

Già negli ultimi anni di esistenza dell'URSS tutte le persone importanti dell'Ucraina,<br />

dirigenti del partito e capi mafia, seguivano la Dinamo nelle sue trasferte in Europa<br />

per cogliere le opportunità economiche che si aprivano, segnando il passaggio dal<br />

<strong>calcio</strong> di stato alle mafie nel <strong>calcio</strong>, che caratterizzerà buona parte dell'Est.<br />

La Dinamo continuò a dominare in Ucraina aggiudicandosi 5 titoli consecutivi dal<br />

1996-1997 al 2000-01.<br />

Dopo lo scioglimento della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, 26<br />

dicembre 1991, la Nazionale dell'URSS scomparve, sostituita dalla Nazionale della<br />

Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), che ne prese il posto agli Europei del 1992.<br />

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Queste, in ordine cronologico, le nazionali nate dopo la fine dell'URSS: Georgia e<br />

Lituania nel 1990. Estonia e Lettonia nel 1991. Bielorussia, Ucraina, Moldavia,<br />

Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan, Armenia,<br />

Azerbaigian nel 1992. La FIFA riconosce la Russia erede sportiva dell'URSS.<br />

Sono nati, oltre al campionato russo, il campionato armeno, kazako, tagiko, azero,<br />

kirghizo, turkmeno, bielorusso, lettone, ucraino, estone, lituano, uzbeko, georgiano,<br />

moldavo.<br />

Africa<br />

La <strong>storia</strong> moderna del <strong>calcio</strong> africano comincia con la partecipazione, ai mondiali<br />

1970, del Marocco, ed a quelli del 1974 dello Zaire, entrambe allenate dallo<br />

jugoslavo Vidinic.<br />

Fino ad allora l'Occidente li aveva esclusi dai mondiali, così come dal Consiglio di<br />

Sicurezza dell'ONU. Da allora è stato un crescendo di protagonismo: 1978 Tunisia,<br />

1982 Camerun e Algeria, 1986 Algeria e Marocco, 1990 Egitto e Camerun,<br />

qualificato ai quarti di finale dove viene sconfitto 3-2 dall'Inghilterra.<br />

Risultati incredibili, viste le condizioni in cui versava il continente ed il <strong>calcio</strong><br />

africano – venti nazioni africane non s'iscrissero o non riuscirono a completare le<br />

qualificazioni ai mondiali 1994 – ma con <strong>una</strong> passione incredibile: intere popolazioni<br />

passano un mese a vedere i Mondiali.<br />

Negli anni Ottanta i giocatori africani cominciarono a trovare ingaggi in Europa e<br />

devono affrontare il razzismo – nei club e negli spogliatoi prima che dagli spalti.<br />

Quello inglese, che si aspettano, memori di <strong>una</strong> colonizzazione esplicitamente<br />

razzista. Quello francese, più umiliante, perché nascosto dall'assimilazione, dalle<br />

leggi che ti rendono francese.<br />

In Africa il <strong>calcio</strong> è ancor più politica con altri mezzi. Nel ruolo di spicco dei<br />

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Ministri dello Sport, negli aerei di stato che portano giocatori e politici e che sono<br />

esenti da controlli doganali, ma anche nell'uso positivo dello sport per costruire la<br />

nazione Sudafricana, con il <strong>calcio</strong> che diventa misto e supera l'apartheid.<br />

Ogni squadra africana ha un soprannome: le zebre del Botswana, le superaquile<br />

della Nigeria i Bafana Bafana del Sudafrica, i leoni indomabili del Camerun.<br />

Saranno Nigeria e Camerun, con Roger Milla assoluto protagonista di tre mondiali,<br />

a dimostrare che il <strong>calcio</strong> africano ha superato il proprio esame di maturità: affrontarli<br />

al Mondiale o alle Olimpiadi è un impegno ostico.<br />

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4. Calcio e globalizzazione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> è stato interprete e protagonista dei processi di globalizzazione, un<br />

passaggio epocale che ha cambiato profondamente non solo la struttura, ma l'essenza<br />

stessa del football.<br />

La globalizzazione dei mercati ha rappresentato il punto d’arrivo del processo<br />

d'internazionalizzazione del modo di produzione capitalistico, con il superamento<br />

della divisione delle aree di sbocco delle merci – determinate dalle zone politiche<br />

d'influenza, come i blocchi, USA ed URSS, e dalle relative configurazioni nazionali o<br />

regionali dei mercati – riducendo ruolo e funzione degli stati nazionali.<br />

La globalizzazione, ha interessato prima la finanza e poi l'industria, per poi<br />

diventare pervasiva, attraverso le nuove infrastrutture di comunicazione (reti globali).<br />

Oggi a Londra, Montreal, Lima, Shanghai, Nairobi, Sidney girano le solite dorsali<br />

comunicative, le stesse catene vendono i medesimi prodotti e sugli schermi il football<br />

la fa da padrone.<br />

Negli anni Novanta paesi sostanzialmente indifferenti al football, India, Giappone,<br />

Cina e Usa hanno dato vita a leghe professionistiche di <strong>calcio</strong>.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> non si è limitato ad accompagnare la globalizzazione. Nella sua veste di<br />

spettacolo globale l'ha trascinata, ne ha rappresentato uno dei metalinguaggi.<br />

I calciatori sono diventati delle icone globali, il loro movimento è diventato un<br />

flusso continuo, da un continente ad un altro. I Mondiali sono usciti dalla tradizionale<br />

alternanza tra Europa ed America: nel 2002 è stata la prima volta dell'Asia e nel 2010<br />

quella dell'Africa.<br />

La globalizzazione ha cambiato l'organizzazione del football. I diritti televisivi sono<br />

diventati indispensabili per alimentare i bilanci delle squadre, che hanno voci ben<br />

definite: vendita dei diritti, sponsorizzazioni, marketing, sfruttamento degli asset<br />

proprietari a partire dagli stadi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 136


Le televisioni hanno modificato il format di campionati e coppe: la programmazione<br />

televisiva determina i calendari calcistici.<br />

I tanti soldi delle emittenti hanno <strong>una</strong> spiegazione estremamente semplice: ai tempi<br />

della riproduzione digitale, e del web, il <strong>calcio</strong> in diretta è uno dei pochi spettacoli da<br />

guardare in tv.<br />

Per questo la trasmissione delle partite dispone della migliore dotazione<br />

tecnologica, così come si cerca di accrescere l’intensità dello spettacolo con momenti<br />

topici, ad esempio i minuti di recupero.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> rappresenta un modello di business, orientato a creare valore, già molto<br />

strutturato e che, negli ultimi vent'anni, è uscito dal classico connubio passione dei<br />

tifosi – capitale della proprietà per entrare in quello fatturato – risultato.<br />

L’affermazione del <strong>calcio</strong> come fenomeno globale ha prodotto modifiche nei suoi<br />

valori e simboli, nel suo senso comune.<br />

L’identificazione con il territorio, aspetto costitutivo della tradizione di <strong>una</strong> squadra<br />

di <strong>calcio</strong> e del suo popolo, ha lasciato il passo all’elemento comunicativo di un club:<br />

le sue vittorie, i suoi campioni, il suo modo di giocare.<br />

<strong>Il</strong> pubblico degli stadi è accompagnato dalle presenze che si addensano nei circuiti<br />

mediatici, nella rete; il processo di fidelizzazione si è segmentato: abbonamenti<br />

televisivi, abbigliamento e gadget on line.<br />

La multi etnicità, il meticciato delle squadre arricchisce, con diverse culture<br />

calcistiche, l’approccio globale dei club. Elementi che non cancellano, ma<br />

modificano il rapporto con i propri territori.<br />

La squadra di <strong>calcio</strong> è immagine, ambasciatrice di identità, traina il marketing<br />

territoriale, è uno dei fattori di sviluppo locale; produce e genera servizi, dagli stadi<br />

agli annessi, è partner della governance.<br />

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England fine anni Novanta<br />

I primi a capire il grande mutamento sono gli inglesi che, pur avendo storicamente<br />

gli stadi di proprietà, colgono la necessità di avere impianti efficienti con posti a<br />

sedere, sale esclusive per seguire l'incontro da posizioni ottimali, spazio per le riprese<br />

televisive, servizi commerciali e gestione dello stadio con contratto di<br />

sponsorizzazione.<br />

<strong>Il</strong> Manchester United, con l'Old Trafford, si è posto all'avanguardia, oltre che nei<br />

risultati sportivi, nella gestione economica, proprio a partire dall'impianto che, con le<br />

ristrutturazioni degli anni Novanta e Duemila è tornato alla capienza d’origine,<br />

76.212 posti, con la differenza che oggi stanno tutti seduti.<br />

Telecamere a circuito chiuso, sistema di sicurezza integrato, terreno riscaldato da<br />

migliaia di serpentine, sale riservate per circa cinquemila posti, il Red Cafè, <strong>una</strong> sala<br />

polivalente per mille persone, museo e punti vendita. Già nel 1997 i guadagni erano<br />

attorno ai 16 miliardi di lire, le presenze sfioravano il milione e mezzo annuo.<br />

<strong>Il</strong> Chelsea Village – stadio con 41.841 posti tutti a sedere, 70 sale esclusive, <strong>una</strong><br />

ventina di aree ristoratrici, il Chelsea point, in più albergo e ristorante sulla facciata<br />

dello stadio – andò a regime nel campionato 1997-98, anno in cui il club vinse la<br />

Coppa delle Coppe e la Supercoppa europea.<br />

Roman Abramovich iniziò la propria attività d'imprenditore con le riforme<br />

introdotte da Gorbaciov nell’economia sovietica. All'inizio degli anni Novanta<br />

s'impose nel settore del commercio dei prodotti petroliferi. Nel 1995 acquistò,<br />

assieme a Boris Berezovskij, il colosso petrolifero russo Sibneft comprato sotto costo<br />

avvalendosi di un enorme prestito ottenuto a condizioni favorevolissime.<br />

L'acquisizione, tramite la sua holding Millhouse Capital, degli ex gioielli di quella<br />

che era stata l'URSS, la compagnia di bandiera Aeroflot e la produzione di alluminio,<br />

rese Abramovich ancora più potente. Nel 2002 cedette le sue quote della Sibneft a<br />

Gazprom e quelle di Rusal, alluminio, reinvestendo nell’Evraz Group, produttore<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 138


d’acciaio.<br />

Nell'estate 2003 l'oligarca russo acquistò il Chelsea Football Club, scelto anche per<br />

la struttura a cui Abramovich ha aggiunto altri spazi commerciali; centro congressi,<br />

hotel, parcheggi sotterranei, zona benessere.<br />

Con Avramov è cominciato il ciclo vincente del Chelsea, con l'acquisto di<br />

campionissimi, e quello di José Mourinho come allenatore: 3 campionati, tre Coppe<br />

d'Inghilterra, due Coppe di Lega, due Community Shields (supercoppa inglese).<br />

<strong>Il</strong> Tottenham, primo club inglese ad essere quotato in borsa, ha percorso la stessa<br />

strada con la ristrutturazione dello White Hart Lane, ridotto a 36.237 posti, ma con<br />

108 sale e tanti punti ristorazione.<br />

<strong>Il</strong> modello è diventato l’Emirates Stadium, costruito dall’Arsenal a partire dal<br />

febbraio 2004 ed inaugurato il 22 luglio 2006, che, al costo di circa 390 milioni di<br />

sterline, ha sostituito il vecchio stadio dei gunners, Highbury. Una sponsorizzazione<br />

permanente, Emirates, accordi con il Brasile che vi disputa le amichevoli europee, la<br />

fitta rete commerciale e 60.355 posti confortevoli.<br />

Dal 1993 la Premier è sponsorizzata come campionato: fino al 2001 Carling<br />

Premiership, dal 2001 al 2004 Barclaycard Premiership, poi Barclays Premiership,<br />

dal 2007 Barclays Premier League.<br />

Nello stesso periodo in Italia i club incassavano i proventi dei diritti televisivi<br />

utilizzandoli per pagare ingaggi altissimi allestendo rose esagerate, passando dai 20<br />

giocatori del 1990 ai 23 del 1997, arrivando ai 26 del 1999.<br />

Anni in cui crollavano gli incassi al botteghino: dal 1990 al 1997 il saldo negativo è<br />

del 38%.<br />

Niente viene fatto per contrastare questo crollo: tanto ci sono le televisioni. Nel<br />

1986 l’80% del fatturato dei club italiani dipendeva dallo stadio; nel 1998 la<br />

percentuale si era ridotta al 13%.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 139


La legge 586 del 18 novembre 1996 – conversione in legge, con modificazioni, del<br />

decreto-legge 20 settembre 1996, n. 485, recante disposizioni urgenti per le società<br />

sportive professionistiche sancì il nuovo status delle società sportive<br />

professionistiche: Spa (società per azioni).<br />

Nella successiva legislatura venne promossa, dalla 7° Commissione permanente<br />

cultura scienza ed istruzione della Camera dei deputati, un’indagine conoscitiva sul<br />

<strong>calcio</strong> professionistico. I lavori si conclusero il 23 luglio 2004, con un documento che<br />

indicava le prospettive per salvare il sistema <strong>calcio</strong>: <strong>una</strong> più equa distribuzione delle<br />

risorse, controlli finanziari sui club, nuovi stadi di proprietà, sviluppo dei settori<br />

giovanili.<br />

New football writing e trash nostrano<br />

<strong>Il</strong> new football writing è stata la corrente che ha rinnovato in Europa<br />

l’interpretazione, ed il modo di scrivere, del <strong>calcio</strong> come fenomeno della società<br />

contemporanea.<br />

When Saturday Comes nacque nel 1986 nella forma di fanzine bimestrale<br />

ciclostilata sul <strong>calcio</strong> britannico, rivolta a tutti coloro interessati a leggere qualcosa di<br />

diverso dalla stantia stampa sportiva. <strong>Il</strong> football viene letto e interpretato nelle sue<br />

connessioni con la politica, l’economia, la cultura, l’estetica, il costume, senza<br />

abbandonare la passione che produce e che lo anima – per dirla con Nick Hornby la<br />

Febbre a 90°.<br />

Nel 1993 il saggio, scritto dopo un giro del mondo, di Simon Kuper Calcio e potere<br />

fece emergere l’indissolubile politicità del <strong>calcio</strong> ed il suo rapporto con il potere<br />

politico ed economico, legale ed illegale, a tutte le latitudini.<br />

WSC è oggi <strong>una</strong> rivista prestigiosa nel panorama inglese, e sulle sue orme hanno<br />

ottenuto successo, tra le altre, la rivista svizzera 4-4-2, il mensile svedese Offside, 11<br />

Freunde in Germania, So Foot in Francia, e tantissimi blog e siti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 140


<strong>Il</strong> nostro paese ha mantenuto il modello Biscardi, ma c’è stata anche <strong>una</strong><br />

spettacolarizzazione tutta italiana, in questa bolla ventennale che ha sostituito il<br />

telespettatore al cittadino, con il reality calcistico Campioni, trasmesso su Italia 1<br />

nelle stagioni calcistiche 2004-05 e 2005-06.<br />

La squadra prescelta fu il Cervia, partecipante al campionato di Eccellenza e che<br />

conquistò la promozione in serie D nel 2005. Allenatore il campione del mondo<br />

Ciccio Graziani, con la rete Mediaset che obbligò il tecnico, attraverso il televoto, a<br />

schierare tre giocatori prescelti dagli spettatori almeno per un tempo.<br />

<strong>Il</strong> successo del primo anno lasciava presagire un tormentone televisivo infinito,<br />

tanto che il nome del team diventò Cervia Vodafone, ma, indipendentemente dagli<br />

ottimi risultati calcistici che portarono i romagnoli ai play off, il secondo anno fu un<br />

vero flop concluso con la fine della trasmissione.<br />

C’è poi il vocio italico nei millanta talk show caratterizzati dalla sovrapposizione di<br />

voci e dalla ricerca di un urlo superiore all’avversario, sullo stile delle discussioni tra<br />

avvinazzati al bar, producendo un immiserimento del tifoso nostrano, cronicizzando<br />

la totale assenza di <strong>una</strong> cultura sportiva che preveda, anche e soprattutto,<br />

l’accettazione della sconfitta.<br />

<strong>Il</strong> risultato, da ottenere con ogni mezzo, ingannando arbitri ed avversari, è la<br />

religione di queste trasmissioni dalla morale pret à porter, con l’industrializzazione<br />

della furbizia e dell’arroganza.<br />

<strong>Il</strong> dato di fatto del <strong>calcio</strong> italiano è il crollo degli spettatori dal vivo, provocato dalle<br />

dirette tv, dalla vetustità degli stadi, dalla bruttezza dello spettacolo, fenomeno che<br />

non ha riscontro nelle altre leghe europee.<br />

Una spettacolarizzazione deteriore a cui si sono prestati molti calciatori che hanno<br />

trasformato le sotto maglie in strumenti per mandare ogni tipo di messaggio, da quelli<br />

affettivi a quelli offensivi verso gli avversari come il vi ho purgato ancora di Totti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 141


Tutto quanto fa spettacolo, come le personalizzazioni dei modi di esultanza per il<br />

goal: dalla sventagliata a mitraglia di Batistuta alla maglia sulla testa di Ravanelli,<br />

dall’orecchio di Toni ai numerosi balletti d’origine tribale.<br />

Calcio Italia Tarocco<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano, a cavallo del passaggio di millennio, riflette, in modo amplificato,<br />

i caratteri della società italiana: un paese privo di fondamenti condivisi e legittimi del<br />

vivere civile (Silvio Lanaro).<br />

Tutto appare lecito in un paese dove, afferma Guido Crainz, Berlusconi è diventato<br />

mastice possente di diffidenze, egoismi, elusioni, invidie, personalismi.<br />

Gli scandali sono stati <strong>una</strong> costante nella <strong>storia</strong> del <strong>calcio</strong> italiano, ma negli ultimi<br />

vent'anni hanno toccato quasi tutti gli aspetti del sistema <strong>calcio</strong>, minandone<br />

fortemente la credibilità.<br />

Lega e FIGC si sono trincerate dietro la clausola compromissoria che impedisce ai<br />

tesserati il ricorso alla Magistratura ordinaria, ma, carte contraffatte, illeciti,<br />

scommesse, documenti falsi, fallimenti, crac finanziari, doping e sentenze del TAR,<br />

come quella dell'agosto 2003 che ordinava la riammissione del Catania in serie B,<br />

hanno smantellato l'illusione di poter far legge a sé.<br />

Epo/ca bianconera<br />

Zdenek Zeman, nel luglio del 1998, denunciò il <strong>calcio</strong> delle farmacie: società che<br />

stipendiavano farmacologi, esplosioni muscolari come quelle di Vialli e Del Piero.<br />

<strong>Il</strong> Procuratore della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello, successivamente<br />

alle accuse avanzate dall’allenatore boemo, ma anche alla morte per leucemia<br />

linfoide del calciatore bianconero Andrea Fort<strong>una</strong>to, avvenuta nel 1997, aprì un<br />

fascicolo sulle pratiche mediche della Juventus.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 142


<strong>Il</strong> magistrato torinese avviò <strong>una</strong> monumentale ricerca e i risultati di questa inchiesta<br />

epidemiologica hanno condotto ad <strong>una</strong> conclusione drammatica: il tasso di mortalità<br />

dei giocatori italiani è superiore a quello della popolazione normale.<br />

Guariniello mise sotto osservazione giudiziaria la SLA (Sclerosi laterale<br />

amiotrofica), detta anche morbo di Lou Gehrig – dal nome da un mito dello sport<br />

USA, precedente alla seconda guerra mondiale: il campione di baseball Lou Gehrig,<br />

figlio di immigrati tedeschi, soprannominato The Iron Horse (il cavallo di ferro).<br />

Gehrig aveva stabilito <strong>una</strong> serie di record, sempre indossando la maglia dei New<br />

York Yankees. <strong>Il</strong> magistrato torinese centrò la sua inchiesta sulla correlazione tra<br />

utilizzo di farmaci, ai fini della prestazione sportiva, e patologie.<br />

In questo contesto scoprì l'incredibile farmacia della Juventus con 281 prodotti negli<br />

armadietti come Samyr, medicinale che altera la biochimica cerebrale, Liposom forte,<br />

Tricortin 1000, tutti prodotti utilizzati, scrive Guariniello con la chiara finalità di<br />

attivare un efficace processo neuro chimico per modificare le proprietà psicofisiche e<br />

biologiche dei giocatori ed aumentare le loro prestazioni.<br />

Nei bilanci della società bianconera la spesa per farmaci è quadruplicata in 4 anni. <strong>Il</strong><br />

farmacista Rossano patteggiò 5 mesi di pena per contraffazione di prestazioni<br />

mediche.<br />

In primo grado Riccardo Agricola, medico della Juventus, fu condannato ad 1 anno<br />

e 10 mesi per frode sportiva, mentre Antonio Giraudo venne assolto per insufficienza<br />

di prove.<br />

In appello tutto cancellato, poi la sentenza definitiva: il reato è prescritto, ma sono<br />

stati somministrati farmaci per alterare il rendimento dei giocatori. Queste risultanze<br />

non verranno mai affrontate in sede sportiva.<br />

E' la Juventus di Lippi che, dal 1994 al 1998, vinse tre scudetti ed <strong>una</strong> Champions<br />

League.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 143


Regalo di Natale 1999<br />

<strong>Il</strong> presidente della Roma, Sensi, regalò Rolex d'oro ai due designatori Bergamo e<br />

Pairetto, Rolex semplici ai tre vice designatori ed agli arbitri, trentasei, di A e B,<br />

mentre i settantaquattro guardalinee si dovettero accontentare di un Philippe Watch a<br />

testa.<br />

<strong>Il</strong> presidente della Lega Nizzola ordinò agli arbitri di provvedere alla restituzione di<br />

quanto non possa configurarsi, per valore o per natura, come regalo d’uso, che<br />

normalmente accompagna le festività di fine anno. E' stato dato incarico<br />

all'associazione arbitri di attivarsi per l’esecuzione del provvedimento.<br />

Sensi rispose: le altre squadre fanno peggio di me (…). Se davvero crediamo che un<br />

arbitro si possa corrompere con un orologio, o se davvero pensiamo che un arbitro<br />

per un orologio debba essere considerato corrotto, bé, allora è meglio cambiare<br />

mestiere (…). Tutto fatto alla luce del sole esattamente come succede ogni anno a<br />

tutte le altre società italiane di <strong>calcio</strong>. Senza alcun secondo scopo, altrimenti non ci<br />

saremmo rivolti, per la consegna, a <strong>una</strong> rinomata agenzia nazionale di recapiti; non<br />

avremmo telefonato all’Aia, il 17 dicembre scorso, per chiedere gli indirizzi degli<br />

arbitri; non avremmo inserito questa spesa, come ogni anno, lo ripeto, nel bilancio<br />

della società: 120 milioni, Iva compresa.<br />

<strong>Il</strong> presidente giallorosso entra nel dettaglio: I Rolex semplici, regalo natalizio per<br />

gli arbitri, sono costati un milione e mezzo – un milione e 600 mila lire. I Rolex<br />

d’oro, per i due designatori, 10 milioni ciascuno. Abbiamo avuto uno sconto del 200<br />

per cento e il totale della spesa, come ho detto, ammontava a 120 milioni, Iva<br />

compresa. A Natale del 1998, invece, regalammo agli arbitri 6 bottiglie di<br />

champagne pagate 250 mila lire la bottiglia. <strong>Il</strong> totale della spesa, per la Roma,<br />

regolarmente fatturato e regolarmente finito in bilancio, è stato di 120 milioni, Iva<br />

compresa. Non <strong>una</strong> lira di più, non <strong>una</strong> lira di meno. I regali, tra l’altro, sono stati<br />

inferiori, in quanto a prestigio, rispetto a quelli inviati da certe altre società, di cui<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 144


non voglio fare i nomi.<br />

A Sensi non andò giù l’atteggiamento di Carraro: <strong>Il</strong> giorno 22 dicembre, cinque<br />

giorni dopo la nostra telefonata all’Aia per avere gli indirizzi, la stessa Aia informò<br />

la Lega di Milano che tutti i club stavano cominciando a mandare i regali di Natale<br />

agli arbitri. Perciò Carraro non può adesso cadere dalle nuvole e sostenere di non<br />

essere stato al corrente della cosa.<br />

Doping<br />

Alla fine degli anni Novanta in serie A furono riscontrati numerosissimi casi di<br />

positività al nandrolone, uno steroide anabolizzante dalla struttura chimica simile al<br />

testosterone. Per spiegarli vennero scomodate gastronomia e cosmesi.<br />

Abbiamo paura anche a bere un bicchiere d'acqua, dissero gli azzurri dal ritiro di<br />

Perugia dopo il caso Davids. L'uso di integratori alterati all'insaputa degli staff<br />

medici; la produzione endogena sotto sforzo; un limite troppo basso di valori<br />

consentiti (2 nanogrammi): molte furono le tesi difensive dei calciatori.<br />

<strong>Il</strong> farmacologo Benzi non espresse il minimo dubbio: Non sono gli integratori la<br />

causa di questi livelli di nandrolone, ma i farmaci. Tra le cause della crescita dei casi<br />

di nandrolone, anche <strong>una</strong> taratura più rigida della macchine di controllo dei laboratori<br />

antidoping, imposta dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO).<br />

Con il nandrolone, 75 casi, tra positivi e quelli pericolosamente al limite (non<br />

negatività), registrati nello sport italiano dal 1 marzo 2000 al 28 febbraio 2001.<br />

<strong>Il</strong> tutto poco dopo quanto accaduto nel laboratorio antidoping dell'Acquacetosa, del<br />

CONI, con la scomparsa dei campioni controllati e la decisione, ottobre 1998, del<br />

CIO di sospendere l'attività del laboratorio per <strong>una</strong> serie di irregolarità commesse<br />

durante i controlli e la conservazione dei campioni, per il <strong>calcio</strong> 120 alla settimana,<br />

che vennero spediti in un laboratorio estero autorizzato dall’organo olimpico<br />

internazionale. La ripresa dell'attività dell’Acquacetosa fu autorizzata il 10 dicembre<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 145


1999.<br />

Qualcosa, in un senso e nell'altro cambiò: nel maggio del 2000 il doping diventò<br />

reato. Nello stesso periodo Zeman non fu confermato alla guida della Roma.<br />

Calcio scommesse del 2000<br />

L’illecito fu colpito dalla giustizia ordinaria, così come la polizia francese e quella<br />

italiana avevano ripetutamente bloccato il Giro o il Tour per il doping nei ciclisti.<br />

La SNAI informa che a partire dalle ore 11 di domenica 20 agosto abbiamo<br />

ricevuto delle telefonate di gestori di punti vendita che segnalavano la volontà di<br />

alcuni clienti di giocare cifre importanti sulla partita di Coppa Italia Atalanta-<br />

Pistoiese. Stranamente queste segnalazioni provenivano da zone (Montevarchi,<br />

Verona, Reggio Calabria) dove erano già state riscontrate giocate anomale nel<br />

maggio 2000 su partite del campionato di serie B. A Montevarchi alle ore 11 si è<br />

presentato il padre del giocatore (...) conosciuto perché frequentatore del punto,<br />

effettuando scommesse concentrate sul segno X come risultato finale. <strong>Il</strong> figlio da<br />

quest'anno è in forza al (...), lo scorso campionato militava nelle file del (...) e<br />

precedentemente ha militato anche (...). Dopo aver verificato l'anomalia di queste<br />

scommesse, in controtendenza con l'orientamento del giocatore a favore della<br />

vittoria dell'Atalanta, lo staff dei quotisti ha provveduto immediatamente a<br />

correggere le quote (da 11 a 8 e poi a 6,5). Questi adeguamenti non hanno però<br />

scoraggiato quei giocatori e, alle 13.15, abbiamo ritenuto opportuno sospendere il<br />

gioco sulle scommesse sospette,lasciando aperta solo la scommessa 1 X 2 con la<br />

condizione di minimo multiple triple.<br />

La sentenza della Disciplinare, il 23 marzo 2001, aveva stabilito che non era stato<br />

commesso nessun illecito sportivo, ma sei giocatori (Aglietti, Allegri, Siviglia, Gallo,<br />

Zauri, Banchelli), furono squalificati per omessa denuncia. Questo il commento della<br />

Gazzetta dello Sport: Dieci giocatori finiscono sotto processo accusati di essersi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 146


messi d'accordo per far finire il primo tempo di Atalanta-Pistoiese col risultato 1 e la<br />

fine della gara con X, questo per permettere a parenti e amici di scommettere e<br />

quindi vincere (qualche centinaio di milioni) puntando sul parziale – finale 1-X. La<br />

sentenza dice che nessuno dei dieci è colpevole di illecito o di atti illeciti. Ma dice<br />

anche che l'illecito esiste, al punto che condanna sei giocatori per omessa denuncia<br />

di quest'illecito. Poi ne condanna cinque dei sei anche per comportamento non<br />

conforme alla probità sportiva: questi cinque hanno informato il mondo esterno,cioè<br />

parenti e amici, di quest'illecito,permettendo le scommesse vincenti. Ma allora la<br />

domanda che sorge spontanea a tutti è:che illecito è? E chi lo ha messo in atto? Non<br />

le società o i dirigenti, mai andati sotto processo. Non i dieci giocatori, assolti.<br />

Allora chi? Insomma, in che cosa è consistito quest'illecito che i giocatori dovevano<br />

denunciare? Pensare che atto illecito sia il sentire che c'è un giro di scommesse su un<br />

certo risultato è un po' azzardato.<br />

<strong>Il</strong> 10 maggio la Caf rimise le cose a posto, riaffermando la propria logica e<br />

tradizione: le sei squalifiche furono cancellate, tutti assolti senza distinzioni, non è<br />

successo niente. Al centro del nuovo scandalo commesse, Cristiano Doni ha<br />

dichiarato che la partita era stata truccata.<br />

Passaportopoli<br />

Durante il campionato 2000-01 scoppiò lo scandalo dei passaporti falsi che<br />

permettevano l'assunzione dello status di giocatore comunitario ad atleti che non lo<br />

avevano.<br />

I club coinvolti furono Inter, Lazio, Milan, Roma, Udinese, Vicenza e la Sampdoria,<br />

in B.<br />

<strong>Il</strong> presidente dell'Udinese, Gino Pozzo, ebbe la sanzione maggiore 2 anni di<br />

inibizione, ridotta ad 1 anno e 6 mesi dalla Commissione di Appello Federale.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 147


Fideiussioni false<br />

La Covisoc, dal 1981 organo di controllo della FIGC, è stata diretta, dal 1993 al<br />

2001, dal professor Victor Ukmar, forse il miglior fiscalista italiano che,<br />

successivamente, espresse queste riflessioni: le plusvalenze impedivano di fatto alle<br />

società di fallire. Un conto è avere un debito pari a cento, un altro pari a dieci da<br />

estinguere magari in dieci anni. Le società si sono spesso comportate violando le<br />

norme del codice civile come quelle del falso in bilancio. <strong>Il</strong> governo del <strong>calcio</strong> ha<br />

permesso che i regolamenti fossero cambiati anche nel corso del campionato, mentre<br />

a livello politico prima il centrosinistra ha di fatto esautorato la Covisoc, poi<br />

Berlusconi ha legalizzato falsi in contabilità di bilancio come lo spalma-debiti. Una<br />

pratica giustamente dichiarata illegittima dall'Unione Europea. Ma il sistema è<br />

malato anche per un generale lassismo su tutto ciò che riguarda il <strong>calcio</strong>. Negli anni<br />

è diventato uno slogan il fatto che il <strong>calcio</strong> è importante per la vita sociale. In nome<br />

di questo principio sono state consentite nefandezze, trucchi, trucconi di ogni genere:<br />

non solo in campo ma soprattutto fuori.<br />

In vista del campionato 2003-04, quattro squadre, fra cui Roma e Napoli di serie A,<br />

presentarono all'organo di controllo finanziario fidejussioni false che permisero<br />

l'iscrizione in extremis al campionato.<br />

Fideiussioni emesse dalla Sbc, società di Civitanova Marche che offriva prestiti e<br />

garanzie bancarie: con un capitale di 500 mila euro garantiva fidejussioni per oltre 30<br />

milioni di euro.<br />

Le firme di Cynthia Ruia, amministratrice della Sbc che si era dimessa da mesi con<br />

27 protesti per cambiali alle spalle, erano false.<br />

<strong>Il</strong> processo penale si concluse nel novembre 2009, con la condanna di quattro<br />

broker, ed un patteggiamento di pena per un dipendente Covisoc che avrebbe dovuto<br />

controllare i bilanci.<br />

I club sostennero di essere stati raggirati e la FIGC li sostenne, ma il magistrato che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 148


emise la condanna rinviò gli atti al Pubblico ministero per valutare ulteriormente le<br />

posizioni delle società sportive coinvolte.<br />

Gea<br />

La società per azioni Gea World S.p.A. nacque dalla fusione delle società General<br />

Athletic e Football Management e fu costituita a Roma l'8 ottobre 2001.<br />

Presidente Alessandro Moggi, figlio di Luciano, vicepresidente Riccardo Calleri,<br />

figlio di Gian Marco ex presidente della Lazio e del Torino.<br />

Amministratore delegato Franco Zavaglia, Massimo Brambati, Chiara Geronzi,<br />

figlia di Cesare, come socio di maggioranza – la sorella Benedetta era responsabile<br />

del marketing FIGC.<br />

C’erano anche Andrea Cragnotti, figlio di Sergio, e Francesca Tanzi, figlia di<br />

Calisto, che usciranno, mentre entrava Giuseppe De Mita, figlio del leader<br />

democristiano Ciriaco, direttore generale della Lazio fino al 2004, poi direttore<br />

generale dell’Avellino.<br />

La Gea gestiva procure di calciatori, arrivando a superare i duecento rappresentati<br />

tra calciatori ed allenatori di A e B, ed organizzava il salone-mostra Expogoal. Una<br />

commissione della FIGC reputò la Gea legittima, parere diverso venne dato<br />

dall'Antitrust.<br />

La Gea fu sciolta il 18 luglio 2006 dopo essere stata accusata ed indagata per<br />

associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza. <strong>Il</strong> processo si<br />

concluse, 8 gennaio 2008, con l'assoluzione per tutti dall'accusa di associazione per<br />

delinquere e con la condanna di Luciano e Alessandro Moggi per violenza privata.<br />

Calciopoli<br />

Cosa è stata veramente Calciopoli? La Procura di Napoli ha isolato i comportamenti<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 149


di Moggi ed ha costruito attorno ai suoi illeciti, comprensivi di ricatti e minacce nei<br />

confronti di arbitri e assistenti di gara, un’associazione a delinquere che, per essere<br />

credibile, aveva bisogno della partecipazione anche di chi, come Della Valle<br />

proprietario della Fiorentina, era stato messo sotto schiaffo dall’associazione di<br />

Moggi.<br />

<strong>Il</strong> processo, sia quello sportivo che quello penale, è stato anticipato dal verdetto<br />

mediatico e dall’ira giustizialista, fermandosi alla punta di un iceberg di<br />

manipolazioni.<br />

Calciopoli è stata l’occasione persa dal <strong>calcio</strong> italiano per smantellare un sistema di<br />

potere che antepone l’interesse di determinati club allo sviluppo delle competizioni<br />

sportive.<br />

La nomina, da parte del CONI, di Guido Rossi, già membro del Consiglio<br />

d’Amministrazione dell’Inter, come commissario straordinario, ruolo che ricoprirà<br />

per tre mesi quando lascerà per sostituire Tronchetti Provera, vicepresidente<br />

dell’Inter, alla presidenza di Telecom ha creato ulteriori contraccolpi alla credibilità<br />

del sistema <strong>calcio</strong>.<br />

L’icona di tangentopoli Borrelli è servita a dare un logo all’operazione. <strong>Il</strong> tutto in<br />

<strong>una</strong> triviale confusione di atti e termini, tanto da chiamare quest’inchiesta Calciopoli<br />

(città del <strong>calcio</strong>) etimo lontano dall'evocazione della cronaca nera ricercata dai media<br />

con questo neologismo.<br />

Cosa, in realtà, succedeva? <strong>Il</strong> primo elemento è che, sostanzialmente, tutto il mondo<br />

del <strong>calcio</strong> violava allegramente le proprie stesse regole, mantenendo rapporti con i<br />

designatori arbitrali e con gli arbitri stessi.<br />

A seconda della forza qualcuno chiedeva, qualcuno imponeva, qualcuno pietiva.<br />

Luciano Moggi ha spesso parlato del suo sistema come <strong>una</strong> necessità, un<br />

contropotere reso necessario dallo strapotere del Milan, con Galliani che presiedeva<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 150


la Lega, trattava i diritti televisivi del <strong>calcio</strong> e Mediaset che, con le moviole delle<br />

proprie trasmissioni sportive influenzava pesantemente i comportamenti arbitrali,<br />

evidenziando gli errori ai danni del Milan ed i vantaggi a favore delle sue concorrenti,<br />

Juventus compresa.<br />

E’ proprio lo scontro tra Milan ed Juventus, quello che le procure, ordinaria e<br />

sportiva, hanno evitato di indagare.<br />

I due club avevano stabilito <strong>una</strong> conventio ad excludendum sulla vittoria del<br />

campionato italiano, e la certezza della partecipazione alla Champions League.<br />

Finito il Giubileo con lo scudetto alle romane, le gerarchie del <strong>calcio</strong> italiano<br />

prevedevano questo accordo ad escludere parti terze, in particolare l’Inter di Moratti,<br />

ma anche di Tronchetti Provera padrone della Telecom proprietaria delle reti<br />

telefoniche.<br />

Per <strong>una</strong> situazione tipicamente italiana, Juventus e Milan erano le uniche società ad<br />

incassare in anticipo due anni di diritti televisivi criptati, oltre ad altri contratti<br />

commerciali.<br />

Tradotto in cifre, l'introito anticipato valeva, nell'esercizio 2002-2003, 165,34<br />

milioni di euro per la Juventus e 150,93 milioni per il Milan: soldi freschi e subito<br />

utilizzabili.<br />

Giraudo è stato definito, da Corioni presidente del Brescia, l'ideatore della strategia<br />

politica ed economica, a partire dalla trasformazione dei diritti televisivi in soggettivi,<br />

messa in atto da Galliani alla presidenza di Lega.<br />

Senza concorrenti Milan ed Juventus si erano attrezzate per prevalere l’<strong>una</strong><br />

sull’altra. Moggi con tutto quello che è emerso nell’inchiesta. <strong>Il</strong> Milan con il potere<br />

mediatico Mediaset, senza trascurare gli arbitri: i rossoneri, unica società italiana,<br />

avevano un dirigente incaricato dei rapporti con gli arbitri e questo, paradossalmente,<br />

alleggerirà la posizione di Galliani.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 151


L’inchiesta sportiva<br />

<strong>Il</strong> deferimento operato da Palazzi, nominato nel suo ruolo dal deferito Carraro, è un<br />

testo di rara rozzezza da cui emerge l’assoluta ignoranza degli eventi agonistici<br />

oggetto degli stessi deferimenti, nonché la recente <strong>storia</strong> del <strong>calcio</strong> italiano.<br />

Discorso a parte merita l’inciviltà giuridica che traspare dalle stesse pagine. Fare in<br />

fretta, molto in fretta, senza mettere in discussione la partecipazione delle squadre<br />

italiane alle coppe europee, o meglio, la possibilità che l’accertamento di<br />

responsabilità le escludesse nel corse delle competizioni.<br />

La duplice corsa a cronometro fatto da Borrelli, per completare le indagini, e dallo<br />

stesso Palazzi, per depositare gli annunciati deferimenti, serviva solo a cavalcare il<br />

giustizialismo dell’opinione pubblica.<br />

La fonte del deferimento è rappresentata dalle informative del Nucleo operativo di<br />

Roma dei Carabinieri, nessun elemento aggiuntivo è stato prodotto dagli inquirenti.<br />

Dalle informative si capisce:<br />

a) la volontà dell’Arma dei carabinieri, e dei magistrati di Napoli, di non intervenire<br />

per ristabilire la legalità, a fronte di serie violazioni della stessa che mettevano a<br />

rischio l’intero campionato 2004-2005.<br />

<strong>Il</strong> 7 novembre 2004 dovevano già intervenire, all’indomani dell’episodio del<br />

sequestro dell’arbitro Paparesta nello spogliatoio di Reggio Calabria.<br />

Nello stesso mese di novembre avrebbero dovuto garantire che l’elezione del<br />

presidente di Lega avvenisse in un clima scevro da ricatti, sui diritti televisivi, nei<br />

confronti delle società minori.<br />

Non c’è ness<strong>una</strong> analisi degli schieramenti in Lega, addirittura si equivoca la<br />

battaglia condotta da Diego Della Valle in Lega – spiegata con la volontà di creare un<br />

altro polo di analoga rilevanza e peso economico e non di correggere <strong>una</strong><br />

distribuzione dei diritti televisivi che rendeva impossibile la concorrenza calcistica in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 152


serie A;<br />

b) la costruzione di un teorema da parte dell’Arma che ne ha indirizzato le indagini,<br />

evitando d’indagare in altre direzioni.<br />

Ad esempio non si indaga sulle partite che bisogna far perdere alla Fiorentina, né<br />

sull’arbitro Nucini pur palesando che Fiorentina-Messina 1-1 fu segnata<br />

dall’avversione alla squadra viola.<br />

In virtù del teorema la cupola, il sistema Moggi, non si mette sotto indagine il vero<br />

tesoro del mondo del pallone: la spartizione dei diritti televisivi.<br />

All’incessante attenzione sulle pressioni di Moggi nei confronti di Baldas<br />

conduttore della moviola di LA7, non corrisponde ness<strong>una</strong> attenzione<br />

sull’indipendenza di giudizio delle varie moviole Mediaset. Più in generale appare<br />

chiaro che l’interesse dei vari protagonisti (dirigenti federali ed arbitrali) era il<br />

mantenimento della propria posizione all’interno del sistema <strong>calcio</strong> dominato dal<br />

duopolio Milan-Juventus.<br />

Palazzi ripercorre pedissequamente le spiegazioni date dai carabinieri alle<br />

telefonate, elemento che non può, per propria intrinseca natura, andare al di là del<br />

cumulo indiziario.<br />

<strong>Il</strong> magistrato nominato da Carraro elude i riscontri oggettivi necessari, tipo la<br />

valigetta che portò il Genoa di Preziosi in C1, definendo le intercettazioni <strong>una</strong> serie<br />

di elementi probatori consistenti che forniscono riscontri logici e fattuali attribuendo<br />

ad esse valenza probatoria piena.<br />

L'art. 268 del codice di procedura penale dispone che le intercettazioni telefoniche<br />

devono essere trascritte in appositi verbali. I verbali vanno immediatamente<br />

trasmessi, insieme alle registrazioni, al pubblico ministero. Ci sono stati casi<br />

clamorosi, negli ultimi anni, di inchieste costruite sulla base delle intercettazioni e poi<br />

clamorosamente sgonfiatesi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 153


Questo è uno dei problemi dell’intera vicenda: le intercettazioni, fino al processo,<br />

sono state sentite solo dai carabinieri che le hanno trascritte.<br />

Le intercettazioni sono state piegate a significati diversi. Assumono valore di<br />

assoluta verità perché gli intercettati sono ignari di essere oggetto delle<br />

intercettazioni. Hanno il significato contrario, come nel caso dell’incontro a pranzo di<br />

Della Valle con il designatore Bergamo, perché la conversazione era condotta per<br />

evitare le temute intercettazioni.<br />

Palazzi afferma che delle intercettazioni non può essere contrastata la chiave di<br />

lettura ermeneutica. Ermeneutica ha questi significati: filologicamente l’arte<br />

dell’interpretazione di testi antichi, specialmente sacri; in ambito filosofico e<br />

linguistico la teoria generale delle regole interpretative; l’ermeneutica giuridica,<br />

quindi, è l’interpretazione delle norme giuridiche.<br />

In sostanza, Palazzi esclude, a prescindere, ogni possibile interpretazione<br />

alternativa.<br />

Processo sportivo<br />

Al termine di un complesso, e contraddittorio, iter (sentenza di primo grado emessa<br />

dalla Commissione federale, sentenza d’appello della Corte federale, sentenza<br />

definitiva dopo la Camera di conciliazione ed arbitrato del CONI), queste furono le<br />

sanzioni per le squadre (le penalizzazioni sono state scontate nei campionati 2006-<br />

2007): Juventus in B con 9 punti di penalizzazione, la revoca dello scudetto 2004-<br />

2005 e la non assegnazione dello scudetto 2005-2006 attribuito all’Inter. Fiorentina<br />

30 punti di penalizzazione con la perdita della partecipazione alla Champions League<br />

nel campionato 2005-2006 e 15 punti di penalizzazione nel 2006-2007. Milan 30<br />

punti di penalizzazione, con la qualificazione al preliminare di Champions League<br />

nel campionato 2005-2006 e 8 punti di penalizzazione. Lazio 30 punti di<br />

penalizzazione, con la perdita della partecipazione alla Coppa Uefa e 3 punti di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 154


penalizzazione. Reggina 11 punti di penalizzazione.<br />

Moggi, Giraudo e Mazzini furono squalificati per 5 anni con proposta di radiazione<br />

che verrà accolta il 15 giugno 2011, a ridosso della scadenza della sanzione. Dirigenti<br />

sportivi: Leonardo Meani 2 anni e 2 mesi, Sandro Mencucci 1 anno e 5 mesi, Andrea<br />

Della Valle e Pasquale Foti 1 anno e 1 mese, Diego Della Valle 8 mesi, Adriano<br />

Galliani 5 mesi, Claudio Lotito 4 mesi. Arbitri: Massimo De Santis 4 anni, Pierluigi<br />

Pairetto 2 anni e 6 mesi, Gennaro Mazzei 2 anni, Tullio Lanese 1 anno. Per Franco<br />

Carraro, queste le sue parole quando si dimise dalla FGCI: me ne vado perché non<br />

m’ero accorto di nulla, solo <strong>una</strong> multa.<br />

Processo penale<br />

Le prime sentenze furono emesse il 14 dicembre 2009, per gli imputati che avevano<br />

scelto il rito abbreviato nel processo per associazione a delinquere e frode sportiva:<br />

tre anni (la pena massima coperta dall'indulto) per Antonio Giraudo, all'epoca dei fatti<br />

amministratore delegato della Juventus; 2 anni e 4 mesi per gli arbitri Tiziano Pieri,<br />

Paolo Dondarini e per il presidente AIA (Associazione Italiana Arbitri) Tullio Lanese.<br />

Assolti gli arbitri: Stefano Cassarà, Marco Gabriele, Domenico Messina, Gianluca<br />

Rocchi, ed i guardalinee Duccio Baglioni, Giuseppe Foschetti, Alessandro Griselli.<br />

La sentenza di primo grado per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario è stata<br />

emessa, 8 novembre 2011, con la condanna di Luciano Moggi, direttore generale<br />

della Juventus, a 5 anni e 4 mesi di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici<br />

uffici.<br />

E’ stato ritenuto colpevole di aver promosso un'associazione a delinquere molto<br />

particolare: la sentenza afferma che l'associazione era costituita nell'interesse generale<br />

di Moggi rappresentato dal suo duplice ruolo di dirigente bianconero e di gestore di<br />

giocatori ed allenatori.<br />

In questo modo sono stati vanificati elementi probanti come direzioni arbitrali che si<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 155


erano concluse con risultati negativi per la Juventus.<br />

L'unica prova certa di reato è l’acquisto e la distribuzione di sim svizzere ed è per<br />

questo che Paolo Bergamo, designatore arbitrale, è stato condannato a 3 anni ed 8<br />

mesi, e 5 anni d'interdizione di pubblici uffici, ritenendolo colpevole anche di<br />

promozione dell'associazione a delinquere, così come Innocenzo Mazzini,<br />

vicepresidente FIGC, condannato a due anni e due mesi. Un anno ed undici mesi a<br />

Pierluigi Pairetto, l'altro designatore, così come all'arbitro Massimo De Santis. Un<br />

anno ed otto mesi all'altro arbitro, Salvatore Racalbuto. Un anno e sei mesi al<br />

presidente della Reggina, più multa, Pasquale Foti. Un anno e 5 mesi agli arbitri<br />

Paolo Bertini e Antonio Dattilo; 1 anno e 3 mesi ciascuno, più ammenda, per Claudio<br />

Lotito, presidente della Lazio, Andrea e Diego Della Valle, presidente e proprietario<br />

della Fiorentina, Sandro Mencucci, amministratore delegato della Fiorentina. Un<br />

anno, più multa, al dirigente del Milan delegato al rapporto con gli arbitri, Leonardo<br />

Meani, e ai guardalinee Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio.<br />

Assolti: Mariano Fabiani, direttore sportivo del Messina; l’arbitro Pasquale<br />

Rodomonti; i guardalinee Marcello Ambrosino, Enrico Cennicola, Silvio Gemignani;<br />

il dirigente arbitrale Gennaro Mazzei, la segretaria della CAN Maria Grazia Fazi, il<br />

giornalista Rai Ignazio Scardina. A tutti i sedici condannati sono state inflitte anche le<br />

pene accessorie per le manifestazioni sportive: daspo di 3 anni, per Moggi 5 anni.<br />

Le uniche condanne non coperte completamente da indulto sono quelle di Moggi e<br />

di Bergamo.<br />

Tra le numerosissime incongruenze, oggetto del processo d’appello, c’è la condanna<br />

dei vertici della Fiorentina per frode sportiva riferita ad <strong>una</strong> partita che non<br />

coinvolgeva la squadra viola, Lecce-Parma, finita 3-3, dopo che i salentini<br />

conducevano 3-1, risultato che, a detta della giustizia sportiva e penale, favoriva la<br />

Fiorentina. La partita, ultima giornata del campionato 2004-2005, avrebbe avuto<br />

queste conseguenze: con la vittoria del Lecce retrocessione del Parma e salvezza di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 156


Bologna e Fiorentina; con il pareggio, come è stato, spareggio Bologna-Parma; con la<br />

vittoria del Parma spareggio Fiorentina-Bologna. Quindi, l’arrendevolezza dei<br />

leccesi, peraltro non indagata, alla rimonta parmense (dal 3-1 al 3-3), favorì<br />

esclusivamente il Parma.<br />

Calciopoli ha rappresentato un’occasione persa per uscire da un continuum di<br />

illeciti strutturali; <strong>una</strong> grossa crepa, aperta nel governo del <strong>calcio</strong> italiano e subito<br />

richiusa.<br />

Vieri spiato<br />

Nell'aprile del 2007 l’attaccante Bobo Vieri fece causa a Telecom ed all'Inter,<br />

chiedendo un risarcimento di 12 milioni di euro a Telecom e di 9 milioni e 250 000<br />

euro all'Inter, per i danni ricevuti: all'immagine, alla vita di relazione, ed i mancati<br />

guadagni.<br />

La notizia, confermata, che il centravanti era stato oggetto di pedinamenti da parte<br />

della società nerazzurra che aveva anche acquisito illegalmente i suoi tabulati<br />

telefonici, era stata pubblicata dalla stampa nell'autunno 2006, per il rinvenimento di<br />

un dossier su Vieri nell'ambito dell'inchiesta Telecom-Sismi.<br />

Vieri chiese anche la revoca dello scudetto assegnato all'Inter da Guido Rossi nel<br />

2006.<br />

Luciano Moggi<br />

Si sostiene abbia trattato, per molte società. Migliaia di giocatori di ogni categoria<br />

e nazionalità; si aggiunge abbia costruito un patrimonio personale di decine di<br />

miliardi; si dice sia ancora il dirigente più ascoltato del <strong>calcio</strong> italiano, nonostante<br />

alcune disavventure in cui è incappato.(dal Dizionario del <strong>calcio</strong> italiano).<br />

Luciano Moggi, nato nel 1937 a Monticiano in provincia di Siena, di professione<br />

ferroviere entrò nel mondo del <strong>calcio</strong> negli anni Sessanta. Collaboratore di Italo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 157


Allodi che, concluso il ciclo mondiale dell’Inter di Moratti, era stato chiamato da<br />

Boniperti alla Juventus.<br />

Moggi aveva organizzato <strong>una</strong> fitta rete di osservatori che segnalavano calciatori da<br />

lui poi proposti al club bianconero, di cui divenne un importante referente.<br />

Pensionato baby delle Ferrovie, con 19 anni, 6 mesi e un giorno da capogestione,<br />

poté dedicarsi totalmente agli affari del <strong>calcio</strong>. Diventò consulente di mercato della<br />

Roma, ma quando la società passò da Gaetano Anzalone a Dino Viola durò poco – fu<br />

visto dai dirigenti ascolani mangiare con arbitro e guardalinee prima di Roma-Ascoli,<br />

partita vinta dai giallorossi con un arbitraggio che fece infuriare il presidente<br />

bianconero Costantino Rozzi.<br />

Moggi si fermò a Roma. All’inizio del 1980 fu assunto dalla Lazio e, dopo lo<br />

scandalo del Totonero che aveva coinvolto la società biancoceleste, diventò direttore<br />

sportivo. La pronta risalita in serie A non riuscì, gli venne rinfacciata <strong>una</strong> gestione<br />

disastrosa e la sua avventura laziale si concluse.<br />

Aveva ormai intessuto <strong>una</strong> fittissima rete di relazioni e fu assunto dal Torino che<br />

Sergio Rossi aveva rilevato dallo storico presidente Pianelli. Vi resterà cinque anni,<br />

per poi abbandonare al termine del campionato 1987: difficoltà ambientali e di lavoro<br />

sorte negli ultimi tempi nell’assolvere le mie funzioni non mi permettono di<br />

continuare la collaborazione con il Torino. I tifosi granata contestavano a lui, ed<br />

all’amministratore delegato Luciano Nizzola, futuro presidente della Lega Calcio, il<br />

passaggio del centravanti Aldo Serena alla Juventus.<br />

Moggi si accasò al Napoli di Ferlaino che aveva vinto, con Maradona, il suo primo<br />

scudetto, prendendo il posto di Allodi costretto ad abbandonare per problemi di<br />

salute. Fu l’anno del crollo sospetto, con lo scudetto conquistato dal Milan.<br />

<strong>Il</strong> Napoli si rifece nel 1990 e l’anno successivo Moggi, con il suo collaboratore<br />

Pavarese, fece ritorno al Torino del presidente Borsano.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 158


Fu accusato e processato per illecito sportivo e favoreggiamento della prostituzione<br />

avendo procurato compagnia ad arbitri che dirigevano il Torino in Coppa Uefa,<br />

testimonianze rilasciate da Borsano e dal contabile della società granata. Pavarese<br />

avocò a se tutte le responsabilità e Moggi venne prosciolto.<br />

Finita l’avventura Borsano, con lo scandalo Lentini ceduto al Milan con parte del<br />

pagamento in nero, Moggi passò alla Roma, acquistata da Franco Sensi e Pietro<br />

Mezzaroma, ma ci restò solo un anno.<br />

Destinazione Juventus dove, 1994-95, si formava la triade con Giraudo e Bettega.<br />

L’avvocato Agnelli aveva lo stalliere del re che deve conoscere tutti i ladri di cavallo.<br />

Oltre a Calciopoli, nell’ottobre del 2008 Moggi è stato rinviato a giudizio con<br />

l’accusa di associazione a delinquere finalizzata ad illecita concorrenza, come<br />

promotore, con il figlio Alessandro e Luciano Zavaglia, della Gea World.<br />

Sono stati tutti assolti dall’accusa, ma Alessandro e Luciano Moggi hanno ricevuto<br />

<strong>una</strong> condanna per violenza privata nei confronti dei calciatori Blasi ed Amoruso,<br />

indotti ad abbandonare i loro procuratori ed a passare alla Gea.<br />

Adriano Galliani<br />

Brianzolo purosangue, nato a Monza nel 1944, geometra, figlio di un segretario<br />

com<strong>una</strong>le, ecco come Maurizio Crosetti in Padroni del pallone descrive i difficili<br />

inizi del giovane Adriano Galliani:<br />

Dopo avere provato a sfondare nel settore citofoni senza particolari risposte, e<br />

dopo avere gestito uno stabilimento balneare a Vieste sul Gargano, località<br />

raggiunta ogni fine settimana in Fiat 500, stando a malapena a galla, Galliani<br />

acquista la società Elettronica Industriale ipotecandosi l'appartamento.<br />

Produce apparati di ricezione. In buona sostanza, antenne. Ma ha capito che le<br />

televisioni nazionali cambieranno il mondo: la scintilla si accende guardando la<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 159


Svizzera e Capodistria, che in quegli anni già trasmettono a colori mentre la Rai,<br />

secondo lui, è un mortorio. Veramente, la pulce nell'orecchio gliela infila suo padre<br />

(quello naturale, non Berlusconi), già segretario com<strong>una</strong>le a Lissone, che qualche<br />

anno prima aveva conosciuto uno svizzero, tale ingegner Barbuti, capace di<br />

spalancargli tutto un universo fatto di antenne, tralicci, ripetitori, concessioni,<br />

segnali, programmi in rete. <strong>Il</strong> futuro, probabilmente. Papà Galliani si mette in<br />

movimento e acquista montagne in proprio. Appalta cocuzzoli, attività che Adriano<br />

amplierà su scala industriale, vendendo i suoi apparati di ricezione e spostando la<br />

tivù svizzera fuori frequenza: chi voleva tornare a vederla, doveva acquistare i<br />

magici aggeggi dell'Elettronica Industriale. Un trucchetto un po' da banditi.<br />

<strong>Il</strong> geometra Galliani negli anni Settanta era il titolare dell’Elettronica Industriale di<br />

Lissone, <strong>una</strong> piccola azienda produttrice di apparecchi di ricezione. <strong>Il</strong> suo business<br />

principale consisteva nell’acquisto di appezzamenti sulle pendici dei monti per<br />

sistemare ripetitori che trasmettevano fuori frequenza i segnali della TV Svizzera di<br />

lingua italiana e Capodistria. Chi voleva ricevere queste emittenti, che trasmettevano<br />

già a colori, doveva collegare all’antenna un convertitore – i convertitori venivano<br />

prodotti dall’Elettronica Industriale di Lissone. Nasce così il Galliani uomo delle<br />

antenne.<br />

<strong>Il</strong> tutto avveniva in assenza di leggi specifiche, anche se delle irregolarità c’erano e<br />

riguardavano i gabbiotti che ospitavano i trasmettitori che, se rintracciati, venivano<br />

chiusi dai carabinieri.<br />

Galliani raccontava, in <strong>una</strong> vecchia intervista al settimanale Epoca: Non vorrei<br />

raccontare – <strong>una</strong> <strong>storia</strong> troppo piratesca e sembrare uno di quei baronetti inglesi che<br />

prima avevano fatto i corsari. Comunque con quel sistema cominciammo a vendere<br />

decine di migliaia di convertitori alla settimana. Dalla fabbrica di Lissone<br />

consegnavamo queste apparecchiature ai rivenditori di materiali elettrici che, oltre<br />

alle apparecchiature, distribuivano il segnale all’interno delle varie regioni. Una<br />

specie di catena di Sant’Antonio. Loro prendevano il segnale al Nord della regione,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 160


lo trasportavano sino al Sud e ce lo riconsegnavano. Noi lo passavamo a un altro<br />

concessionario e così via. Con questo sistema arrivammo sino a Messina con<br />

Telecapodistria e con la tv svizzera. E finalmente nel 1975, la legge di riforma della<br />

Rai: la cosa divenne legale.<br />

Così quando nel 1976 <strong>una</strong> sentenza della Corte Costituzionale riconosceva<br />

legittimità alle tv locali, Galliani era già in possesso di frequenze e ripetitori. Tra i<br />

suoi clienti comparirono i possessori di Tv locali, tra cui Mondatori, che si<br />

rivolgevano a lui per aumentare la copertura dei segnali di regione in regione<br />

attraverso un sistema di ponti.<br />

La svolta avvenne alla fine del 1979, <strong>una</strong> telefonata perentoria lo invitava il 31<br />

ottobre a cena ad Arcore. Berlusconi lo voleva con sé. Galliani era il braccio tecnico a<br />

cui affidare la diffusione nazionale di Canale 5. Se accetta, io sono disposto ad<br />

acquistare il 50 per cento dell’Elettronica Industriale. <strong>Il</strong> prezzo lo faccia lei.<br />

Geometra Galliani, il solo nel globo a dividere, al 50%, <strong>una</strong> società con Silvio<br />

Berlusconi.<br />

Dopo quel colloquio e quell’accordo con Berlusconi partii ventre a terra per<br />

costruire la rete di trasmissione e cominciai a preparare tante emittenti regionali,<br />

poiché solo quello si poteva fare (…). Chiamai a raccolta tutti miei commandos e a<br />

tutti dicemmo di abbandonare le trasmissioni della Svizzera italiana per spostarsi su<br />

quelle di Canale 5. Un anno dopo, nel novembre 1980, la rete era completata (…). A<br />

quel punto Berlusconi ebbe un’idea geniale, determinante per il successo: capì che<br />

non c’era spazio per <strong>una</strong> tv che trasmettesse in ambito locale, vivendo quindi di<br />

pubblicità locale. C’era bisogno di grandi inserzionisti, che a loro volta avevano<br />

bisogno di reti nazionali e soprattutto di inserire i loro messaggi nello stesso<br />

prodotto televisivo.<br />

La soluzione escogitata fu quella del pizzone che veniva spedito a tutte le emittenti<br />

con il medesimo programma preregistrato e gli spot pubblicitari per trasmettere in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 161


simultanea ed aggirare il divieto alle trasmissioni in diretta.<br />

Con l’acquisizione di Italia1 e Retequattro, 1 gennaio 1985, la Fininvest era pronta<br />

per conquistare i mercati della tv e della pubblicità.<br />

C’era però da superare qualche problemino legale. Nel 1985 numerosi pretori<br />

italiani disposero l'oscuramento dei canali Fininvest, causa l’extralegalità degli<br />

impianti. Ma non c’è cosa che non si possa risolvere: occorreva <strong>una</strong> sanatoria e Craxi<br />

era al governo.<br />

Nel 1986 Berlusconi acquistò il Milan. Galliani faceva già parte del ristretto<br />

entourage del signor B. C’era preoccupazione tra gli uomini del presidente per<br />

l’avventura calcistica, tra i tanti precedenti che portavano con loro non ne figurava<br />

nessuno in campo calcistico.<br />

Adriano sì, aveva un’esperienza dirigenziale nel Monza – dicevano anche un<br />

passato da tifoso juventino, ma su quello è meglio sorvolare conoscendo la tifoseria<br />

rossonera, solo dopo molti trionfi ne parlerà, seppure in modo sfumato, <strong>una</strong> certa<br />

juventinità in Brianza c’è, bisogna ammetterlo (...) io non ero tifoso del Milan perché<br />

ero tifoso del Monza dov’ero dirigente, ma ho sempre ho avuto forte simpatia per il<br />

Milan.<br />

Galliani al Milan acquistò la luce dei riflettori solo quando questi si spensero.<br />

Marsiglia, 20 marzo 1991, partita di ritorno della Coppa dei Campioni dopo il<br />

pareggio (1-1) a San Siro, il Milan perse uno a zero contro l’Olimpique. Mancavano<br />

ormai pochi minuti alla fine dell’incontro e per i rossoneri si profilava l’eliminazione,<br />

quando un guasto nell’impianto di illuminazione mise al buio <strong>una</strong> zona del campo.<br />

Galliani scese sul terreno di gioco, gesticolando ed ordinando il ritiro della squadra –<br />

ci daranno partita vinta, esclamò. <strong>Il</strong> Milan venne squalificato dall’Uefa per un anno<br />

da tutte le competizioni europee.<br />

La reazione fu semplice: organizzarsi <strong>una</strong> propria manifestazione. Nacque così,<br />

nell’estate del 1991, il Trofeo Luigi Berlusconi. Qualche anno di rodaggio, le<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 162


trasmissioni in diretta televisiva su Canale5, e dal 1995 l’antagonista del Milan non<br />

cambiò più, con la ritualizzazione della sfida estiva Milan-Juventus.<br />

Nel 1993-94 parte Tele+ e Galliani entra a far parte del suo Consiglio<br />

d’amministrazione, così come in quello di Mediaset. Nel Dizionario del Calcio<br />

Italiano, a cura di Mario Sappino: Amico del presidente del Milan ne diventa<br />

l’ombra, ne condivide le iniziative, ne difende le scelte a ogni livello. E quando<br />

Berlusconi entra in politica, i suoi poteri aumentano.<br />

Queste le parole di Berlusconi: Ho fatto la scelta di restare nominalmente<br />

presidente del Milan (…). Non sono più andato a vedere le partite (…). I tifosi del<br />

Milan devono sapere che la responsabilità delle scelte è dell’attuale dirigenza e<br />

dell’attuale allenatore. A Galliani ho dato e confermo la mia totale fiducia. Lui ha<br />

scelto l’allenatore e ne ha condiviso le scelte. E non può essergli addebitato di aver<br />

risparmiato sugli investimenti.<br />

E Galliani per ringraziare di questa permanente investitura, puntualmente<br />

rispondeva a chi lo chiamava presidente del Milan: è <strong>una</strong> carica che non mi spetta<br />

perché il presidente può essere solo Silvio Berlusconi. E quando nel marzo 2002<br />

l’annoso e irrisolto conflitto di interessi avrebbe portato verso <strong>una</strong> legge relativa<br />

all’incompatibilità tra impegni di governo e cariche onorifiche, Galliani, dopo la<br />

maglia di Baresi ritirò anche la carica di presidente.<br />

La forza del geometra è stata la sua capacità di dare operatività a pensieri, desideri,<br />

intuizioni del Cavaliere. Da ripetitore televisivo a suo depositario nel mondo del<br />

<strong>calcio</strong> quando Berlusconi è entrato in politica. Amministratore delegato e<br />

vicepresidente del Milan ha assunto incarichi per la Lega Nazionale Calcio, fra cui<br />

trattare la cessione dei diritti televisivi alle pay-tv, fino a diventarne vicepresidente.<br />

Nel 2001 Franco Carraro, presidente di Lega, fu individuato come l’uomo giusto<br />

per la presidenza della FIGC. I mondiali di Corea e Giappone bussavano alle porte,<br />

non c’era tempo da perdere. In Lega si scatenò la battaglia infinita tra Franco Sensi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 163


ed il giovane Tanzi, che non fu risolta né a colpi di maggioranza, né dai saggi<br />

nominati tra cui l’imperturbabile geometra brianzolo – che nel frattempo era riuscito<br />

a far diventare cittadino comunitario Andriy Shevchenko, molto prima<br />

dell’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea.<br />

E proprio Galliani, con la regia di Giraudo, fu l’uomo che risolse la crisi della Lega<br />

di Via Rosellini. <strong>Il</strong> geometra venne nominato il 9 luglio 2002 presidente della Lega e<br />

contestualmente dovette lasciare le proprie poltrone nei consigli d’amministrazione di<br />

Mediaset e Tele+. Bastavano questi atti formali per mettere fine ad un conflitto<br />

d’interessi?<br />

L’esordio ebbe del clamoroso, sembrava non avesse diretto la squadra che più aveva<br />

fatto impazzire i conti del <strong>calcio</strong> italiano (panchina lunghissima, doppia squadra,<br />

ingaggi stratosferici perseguendo l’obiettivo del campionato europeo per club) si<br />

stropicciò gli occhi di fronte ai bilanci, i conti erano nel pallone!<br />

Puntualmente il governo Berlusconi, inizio del 2003, intervenne con il decreto<br />

spalma-debiti, posponendo la crisi finanziaria.<br />

L’asse con Girando e la Juventus ebbe <strong>una</strong> sua celebrazione con la globalizzazione<br />

del Trofeo Berlusconi nel 2003. Dopo la finale di Champions l’incontro per<br />

l’assegnazione della Supercoppa italiana, a New York il 3 agosto 2003 fu il primo<br />

evento di grande rilevanza ad essere trasmesso da Sky.<br />

<strong>Il</strong> 28 giugno 2004 l’accordo siglato da Galliani con Mediaset per la cessione dei<br />

diritti del digitale terrestre relativi a Milan, Juventus ed Inter per la trasmissione in<br />

Italia, con accesso a pagamento, delle partite interne del campionato di Serie A via<br />

digitale terrestre, cavo e Adsl – accordo dalla durata triennale e dal valore di 86<br />

milioni di euro – scatenò la protesta dei presidenti delle altre 39 società, di A e B, che<br />

il presidente di Lega non aveva informato e coinvolto.<br />

La bufera rientrò presto ed il 23 marzo 2005 Galliani fu rieletto presidente della<br />

Lega. Galliani uno e trino: il Milan, la Lega <strong>calcio</strong>, Mediaset, a cui cedere i diritti<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 164


televisivi.<br />

Un Galliani indiscusso, ed indiscutibile, forte delle sue possibilità di fare contratti<br />

con le televisioni, vantandosi dei risultati ogni anno meglio del precedente sui diritti<br />

tv. Rimase presidente della Lega fino al 22 giugno 2006, quando venne indagato per<br />

Calciopoli.<br />

Carraro e Matarrese<br />

Presidente della FIGC dal 28 dicembre 2001 all'8 maggio 2006, Franco Carraro,<br />

contemporaneamente presidente del Mediocredito centrale (Mcc) banca di<br />

investimenti che concedeva prestiti ai club, di proprietà del gruppo Capitalia,<br />

azionista della Lazio.<br />

Mcc finanziò ripetutamente, con oltre 100 milioni di euro, Lazio, Roma, a cui<br />

garantì l’iscrizione al campionato 2003-2004 concedendo <strong>una</strong> fideiussione di 30<br />

milioni, Milan, Inter, Parma e Chievo. <strong>Il</strong> caso di Mcc non era isolato nel <strong>calcio</strong><br />

italiano: il rapporto Milan-Fininvest, poi Mediaset; la Telecom di Tronchetti Provera,<br />

nello stesso tempo sponsor, con la Pirelli, ed azionista dell'Inter, e sponsor, con Tim,<br />

di campionato e Coppa Italia.<br />

Deputato della Democrazia Cristiana per cinque legislature a partire dal 1976,<br />

Antonio Matarrese, barese di Andria e fratello di Vincenzo, presidente del Bari, è<br />

stato presidente della Lega Calcio, <strong>una</strong> prima volta, dal marzo 1982 all'ottobre 1987<br />

quando divenne presidente della FIGC, carica che rivestì fino al 1996.<br />

Componente del comitato organizzatore dei Mondiali Italia 90 e presidente del<br />

comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Bari 1997. Ebbe numerosi<br />

incarichi internazionali: vicepresidente della FIFA dal 1994 al 2002 e dell'UEFA dal<br />

1992 al 2002. Dal 2002 al 2004 diventa vicepresidente della Lega Calcio e, nel<br />

gennaio 2004, presidente della piattaforma Gioco Calcio creata dalla Lega e fallita.<br />

Matarrese non riusciva a stare senza cariche: mancata l’elezione a parlamentare<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 165


europeo diventò, settembre 2004, presidente dell'UNIRE (Unione nazionale<br />

incremento razze equine). Nel maggio 2005 l'Unire fu commissariata per le<br />

dimissioni di quattro membri del Consiglio d’Amministrazione. Calciopoli lo riportò<br />

alla guida della Lega Calcio fino al 2009, quando la gestione passò al commissario<br />

straordinario Abete.<br />

Da presidente di Lega protestò contro il Commissario Straordinario della FIGC<br />

Luca Pancalli che dispose lo stop dei campionati per l’uccisione del l'ispettore di<br />

polizia Filippo Raciti, in occasione di Catania-Palermo del 2 febbraio 2007: Lo<br />

spettacolo deve continuare, questa è un'industria tra le più importanti d'Italia,<br />

un'industria che paga i suoi prezzi. I morti del sistema calcistico purtroppo fanno<br />

parte di questo grandissimo movimento che le forze dell'ordine non sono ancora in<br />

grado di controllare.<br />

FinanzFootball<br />

Le squadre di <strong>calcio</strong> sono diventate prodotti ambiti dai grandi gruppi finanziari.<br />

<strong>Il</strong> capitalismo di fine secolo si è finanziarizzato, abbandonando la caratteristica,<br />

propria del capitalismo industriale, di investire capitale nella produzione di merci per<br />

determinare un risultato economico superiore (profitto).<br />

Come ha scritto Luciano Gallino, descrivendo il pensiero dei manager, l’industria,<br />

a ben vedere, è in fondo solamente un’appendice faticosa della finanza, perché<br />

obbliga a faticare di più, mentre fa guadagnare di meno. Da denaro, che si trasforma<br />

in merce, per ridiventare denaro (D-M-D) all’eliminazione del passaggio<br />

trasformazione in merce, producendo denaro attraverso denaro ( D-D 1 ) con i prodotti<br />

finanziari: bond, derivati, fondi speculativi, futures e… squadre di <strong>calcio</strong>.<br />

Calcio in borsa<br />

La prima società italiana a quotarsi in borsa fu la Lazio di Cragnotti, 1998, che<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 166


aveva nel proprio consiglio direttivo l'amministratore delegato della Banca di Roma.<br />

La Consob, così come farà successivamente per quotare Roma, maggio 2000, ed<br />

Juventus dicembre 2001, accettò come valore patrimoniale la quotazione attribuita ai<br />

calciatori – in Francia era impossibile la quotazione senza patrimonio immobiliare.<br />

La presenza in borsa si rivelerà <strong>una</strong> vera manna: la Lazio vince lo scudetto 2000, la<br />

Roma nel 2001, la Juventus nel 2002. A rimetterci sono stati gli acquirenti delle<br />

azioni, i cui valori si sono drasticamente ridimensionati rispetto a quelli di<br />

collocazione.<br />

Calciocrac<br />

I dati erano sotto gli occhi di tutti, un disastro iniziato all’indomani dell’esplosione<br />

del <strong>calcio</strong> scommesse, quando la soluzione fu individuata nella trasformazione delle<br />

società di <strong>calcio</strong> in società per azioni, legge 91 del 1981, ed aggravata dalla revisione<br />

della legge operata dal governo Prodi con l’introduzione del fine di lucro per le<br />

società calcistiche.<br />

Gli stessi rapporti commissionati dalla FIGC illustravano l’insostenibilità delle<br />

perdite operative, in serie A come in B che, dal 1998, era incapace di coprire i costi di<br />

gestione del parco calciatori. Nel 2001 nella B per ogni 100€ di ricavi c’erano 161€<br />

di uscite per gli ingaggi… con troppe squadre non in regola con il pagamento degli<br />

stipendi ed i contributi previdenziali.<br />

Una situazione camuffata dagli artifizi contabili, a partire dall’utilizzo di<br />

plusvalenze – scambi alla pari con quotazioni sopravvalutate ottenute da cessioni a<br />

prezzi virtuali – come quelle riportate da Salvatore Napolitano e Marco Liguori nel<br />

libro <strong>Il</strong> pallone nel burrone.<br />

<strong>Il</strong> megascambio di quartetti tra Inter e Milan dell’estate 2002: Brunelli, Deinite,<br />

Giordano e Toma in luogo di Ferraro, Livi, Ticli e Varaldi. Prezzo complessivo<br />

pattuito, 13 milioni e 950 mila euro. Plusvalenza per il Milan: 11 milioni e 961 mila<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 167


euro. Plusvalenza per l'Inter: 13 milioni e 941 mila euro. Nel 2002 il 70% dei profitti<br />

delle società calcistiche si doveva a plusvalenze.<br />

Nella stagione 2002-2003 la serie A risultò in perdita di 271 milioni, ma sarebbero<br />

stati 1.090 milioni, se non fosse stato varato il decreto spalma debiti. Ness<strong>una</strong><br />

squadra era in grado di pareggiare i costi. Le cinque grandi, a fronte di ricavi per 825<br />

milioni di euro, spendevano 1,2 miliardi.<br />

<strong>Il</strong> decreto spalma debiti permise di ripartire i costi dell'acquisto dei calciatori non<br />

sugli anni di durata del contratto, calcolo dell’ammortamento, ma, indipendentemente<br />

dagli anni contrattualizzati, di dieci anni.<br />

Soltanto Juventus e Sampdoria non ricorsero al decreto, i presidenti ebbero 10 anni,<br />

e non 3, calcolo medio, per ripianare un miliardo di euro di perdite.<br />

L'Inter risparmiò 311 milioni, il Milan 242. Risparmi utilizzati non per risanare i<br />

bilanci, ridefinire i contratti dei calciatori, ma per continuare le medesime conduzioni<br />

societarie.<br />

La Juventus utilizzò un diverso escamotage, che ha portato, nella stagione 2011-12,<br />

all’apertura dello Juventus stadium.<br />

In cambio di 25 milioni di euro il Comune di Torino concesse il diritto di superficie<br />

per 99 anni sull'area dello stadio Delle Alpi, costruito per il Mondiale del 1990, con la<br />

concessione alla Juventus per costruire, oltre allo stadio, un centro commerciale, <strong>una</strong><br />

multisala cinematografica, la sede ed il museo del club.<br />

Restava da sistemare il bilancio. La Juventus operò la cessione del 27,2% della<br />

controllata Campi di Vinovo alla Costruzioni Generali Gilardi, società del suo<br />

amministratore delegato Antonio Giraudo, al prezzo di 37 milioni e 300 mila euro<br />

conseguendo <strong>una</strong> plusvalenza di 32 milioni e 500 mila euro – concedendo al<br />

compratore l'opzione di vendita alla Juventus della stessa quota allo stesso prezzo per<br />

37,2 milioni di euro.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 168


Prima dell'apertura dello Juventus stadium c'era un solo esempio, la Reggiana, di<br />

società proprietaria di uno stadio: il Giglio costato 28 miliardi, finanziati dalla<br />

cessione pluriennale dei palchi, dotati di frigobar e televisione; e con un area<br />

adiacente di 25.000 metri quadri.<br />

L'assenza di impianti di proprietà, e la lentezza a comprenderne il valore strategico,<br />

ha causato ai club italiani <strong>una</strong> enorme perdita di competitività e grossi problemi<br />

finanziari.<br />

Gli stipendi dei calciatori risultavano assolutamente fuori controllo: nel 2002-03 il<br />

Milan spendeva 111 milioni di euro.<br />

Nel 2004 i debiti della A ammontarono a 631 milioni, 1900 milioni i debiti<br />

complessivi (serie A, B, C).<br />

La produttività del sistema <strong>calcio</strong> non è cresciuta, nonostante l’aumento vertiginoso<br />

dei diritti televisivi. Assenti i proventi dalla gestione economica degli stadi, attività<br />

economica, sociale e culturale; scarsissima la capacità di merchandising; l’unica voce<br />

aumentata sensibilmente era quella delle sponsorizzazioni.<br />

Nel dicembre 2007 il ministro Padoa Schioppa evidenziò significative violazioni<br />

agli obblighi di versamento di ben 193 club, di cui 62 sono quelli spariti, per 754<br />

milioni di euro.<br />

<strong>Il</strong> differente crollo di Lazio, Roma, Fiorentina e Parma<br />

Al 30 giugno 2003, la Roma aveva un debito complessivo verso l'erario di 79,055<br />

milioni, 17,041 dei quali per interessi e sanzioni, e la Lazio doveva pagare ancora<br />

118,84 milioni, strana realtà se la si confronta con quella di club altrettanto prestigiosi<br />

e falliti per debiti molto minori: S.S. Calcio Napoli Spa 47.430.552,43, A.C.<br />

Fiorentina Spa 43.254.813,62 Torino Calcio Spa 38.426.182,16. Parma e Lazio<br />

vennero salvate nonostante i fallimenti dei loro controllori: Parmalat e Cirio.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 169


<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> era abituato da tempo a fallimenti, anche clamorosi, come quello di Felice<br />

Riva, presidente del Milan, fino al 1965, fuggito in Libano dopo aver nascosto,<br />

falsificando i bilanci, il fallimento causato da speculazioni finanziarie andate male,<br />

con ottomila lavoratori sul lastrico, e l’accusa di bancarotta fraudolenta per cui venne<br />

condannato.<br />

E quelli più recenti di Pagliuso (Cosenza e Spal), di Gian Marco Calleri, l'inventore<br />

della Mondialpol e presidente di Alessandria, Lazio, Torino e Franco Cimminelli<br />

(Torino).<br />

Franco Sensi<br />

Nel maggio 1993, Franco Sensi, insieme a Pietro Mezzaroma, acquistò la Roma, di<br />

cui, pochi mesi dopo, 8 novembre, divenne proprietario unico e presidente. Sensi<br />

provò anche la carta delle società satellite, acquistando prima il Foggia, esperienza<br />

che durò pochissimo, e poi il Palermo, dal 2000 al 2002, riportandolo in Serie B.<br />

Nell'epoca Sensi la Roma ha vinto uno scudetto, 2000-01, due Supercoppe italiane,<br />

2001 e 2007, due Coppe Italia, 2007 e 2008, cinque secondi posti, ma nessun<br />

successo europeo.<br />

Era stato Cesare Geronzi, il banchiere che teneva le fila della gestione Ciarrapico, a<br />

chiamarlo alla Roma. Franco Sensi deteneva un impero, con attività in vari settori,<br />

dai carburanti all'edilizia, dal turismo agli alimentari e all'editoria, ma, soprattutto<br />

l'Italpetroli con centinaia di pompe di benzina, stoccaggio del greggio, depositi<br />

costieri per le petroliere.<br />

Dal 1985 al 1995 Sensi era stato sindaco democristiano di Visso, provincia di<br />

Macerata. I tifosi della Roma lo accusavano di non spendere. La risposta fu la<br />

blindatura miliardaria di Francesco Totti e le follie fatte per dare a Capello,<br />

ingaggiato per 7 miliardi e mezzo, <strong>una</strong> squadra competitiva. Sensi si rovinò,<br />

Unicredit ha gestito finanziariamente la squadra fino alla complicata cessione agli<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 170


americani della cordata capitanata da Thomas Di Benedetto.<br />

Sergio Cragnotti<br />

Nel 1988 Sergio Cragnotti è al vertice della Enimont, vicepresidente prima ed<br />

amministratore delegato poi. Le sue specialità erano le plusvalenze, ottenute<br />

comprando società e rivendendole, come la Standa ceduta a Silvio Berlusconi.<br />

<strong>Il</strong> domino della finanza italiana, Enrico Cuccia non aveva dubbi sulle capacità di<br />

Cragnotti: sarebbe capace di vendere i frigoriferi agli eschimesi. Cragnotti è stato<br />

<strong>una</strong> delle punte di diamante della finanza Ferruzzi (Gardini), nel 1991 dette vita ad<br />

<strong>una</strong> propria merchant bank; inquisito per bancarotta fraudolenta, fu assolto.<br />

Nel 1992 acquistò la Lazio per 25 miliardi di lire da Gian Marco Calleri. Farà il<br />

presidente fino al 1994, quando lasciò la presidenza a Dino Zoff, allenatore dei<br />

biancocelesti dal 1990, e poi dal 1998 al 2003. <strong>Il</strong> 6 maggio 1998 la Lazio fu la prima<br />

società italiana a quotarsi in borsa. Cragnotti ha portato la Lazio ad <strong>una</strong> serie di<br />

successi straordinari per la <strong>storia</strong> del club: uno scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe<br />

Italiane, <strong>una</strong> Coppa delle Coppe ed <strong>una</strong> Supercoppa Europea.<br />

Condannato a 9 anni di reclusione per il crac, 1.125 milioni di euro, del gruppo<br />

Cirio, quattro anni la condanna inflitta all'ex presidente delle Generali, Cesare<br />

Geronzi. Le richieste dell'accusa, per bancarotta fraudolenta e truffa, erano di 15 anni<br />

per Cragnotti e 8 per Geronzi.<br />

L'inchiesta era stata avviata nel 2003, il crac aveva danneggiato tredicimila<br />

sottoscrittori di bond e titoli di credito della Cirio – in default nel novembre del 2002<br />

ed in amministrazione straordinaria dall'ottobre 2003.<br />

Cragnotti era già incappato nell'inchiesta Mani pulite, arrestato nel 1993 per falso in<br />

bilancio relativamente all'Enimont di Gardini ed anche alla provenienza dei 100<br />

miliardi con cui fondò la propria banca Cragnotti and partner. Quell'anno i presidenti<br />

delle due squadre capitoline, l'altro era Ciarrapico della Roma, furono entrambi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 171


imprigionati. Cragnotti parlò ed uscì di carcere dopo aver patteggiato la pena.<br />

<strong>Il</strong> 19 luglio 2004 Claudio Lotito diventò presidente della Lazio con l'acquisto del<br />

27% del capitale sociale.<br />

La Lazio, nel 2005, aveva un debito con il fisco di circa 140 milioni di euro che,<br />

incredibilmente venne rateizzato in 23 anni. <strong>Il</strong> presidente del Consiglio dei Ministri,<br />

Silvio Berlusconi, dichiarò sulla salvezza della Lazio: Abbiamo deciso di salvare la<br />

Lazio per evitare disordini e abbiamo fatto bene ad evitare il fallimento di questa<br />

società anche perchè non si poteva rinunciare ai crediti che su di essa vanta il fisco.<br />

<strong>Il</strong> 3 marzo 2009 Claudio Lotito è stato condannato in primo grado a due anni di<br />

reclusione per aggiotaggio (sui titoli del club biancoceleste) e ostacolo all'attività<br />

degli organi di vigilanza assieme a Roberto Mezzaroma, ex parlamentare europeo di<br />

Forza Italia e zio della moglie di Lotito, condannato a venti mesi.<br />

Callisto Tanzi<br />

<strong>Il</strong> crac Parmalat, emerso alla fine del 2003, è stato il più grande caso di bancarotta<br />

fraudolenta e aggiotaggio d'Europa. <strong>Il</strong> crac Parmalat azzerò il patrimonio azionario di<br />

tanti piccoli azionisti, solo chi aveva investito in bond ricevette un parziale<br />

risarcimento. <strong>Il</strong> signor Parmalat, Callisto Tanzi, venne condannato a diciotto anni di<br />

reclusione, diventati 17 e 10 mesi con la sentenza d'appello emessa nell'aprile 2012.<br />

<strong>Il</strong> Parma era diventato di proprietà della Parmalat nel 1990, dopo la promozione in<br />

serie A. Con la multinazionale cominciò la grande <strong>storia</strong> del Parma: qualificazione<br />

per la Coppa UEFA, nel 1992 vittoria della Coppa Italia, l'anno dopo della Coppa<br />

delle Coppe, nel 1994 la prima Supercoppa europea.<br />

Sfida su tre fronti con la Juventus nel 1994-95 sfuggirono scudetto e Coppa Italia,<br />

ma il Parma vinse la Coppa UEFA. La stagione successiva, nonostante l'acquisto del<br />

pallone d'oro Stoič kov, fu deludente e concluse il lungo ciclo di Nevio Scala; Giorgio<br />

Pedraneschi lasciò la presidenza a Stefano Tanzi, figlio di Calisto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 172


La panchina venne affidata a Carlo Ancelotti, continuarono gli acquisti di grossi<br />

calciatori, dopo quelli di Buffon e Cannavaro, Crespo, Chiesa, Thuram. Parma ancora<br />

secondo dopo la Juventus, con la qualificazione per la Champions League 1997-98.<br />

Nuove vittorie, Coppa UEFA e Coppa Italia nel 1999, allenatore Malesani, e la<br />

Supercoppa Italiana all'inizio della stagione successiva. Cominciò <strong>una</strong> fase di<br />

turbolenza con cambi di allenatori: Malesani, Arrigo Sacchi, Renzo Ulivieri, Daniel<br />

Passarella, il traghettatore Carmignani che vinse la terza Coppa Italia.<br />

<strong>Il</strong> Parma decise di puntare su Cesare Prandelli in panchina, con Arrigo Sacchi in<br />

società, sarà <strong>una</strong> squadra giovane quella che arrivò quinta. La stagione successiva il<br />

crollo finanziario e l'arresto di Calisto Tanzi.<br />

<strong>Il</strong> 25 giugno 2004 venne costituito il Parma Football Club 1913 S.p.A. che, in virtù<br />

della Legge Marzano, conservò i diritti sportivi del Parma A.C., nonostante il<br />

fallimento della proprietà, la Parmalat, ed il debito di 220 milioni del Parma. La<br />

Parmalat fu poi salvata dal fallimento con il decreto salva imprese e<br />

l'amministrazione straordinaria affidata ad Enrico Bondi.<br />

Vittorio Cecchi Gori<br />

Siamo 1,67 tutti e due, ma lui col rialzo! Era la battuta preferita dell’erede di un<br />

immenso patrimonio cinematografico e finanziario su Silvio Berlusconi a cui si<br />

sentiva superiore ben più del rialzo.<br />

Mario Cecchi Gori acquistò la Fiorentina nell’estate del 1990 dalla famiglia<br />

Pontello che, dopo averla portata a sfidare la Juventus per la conquista dello scudetto,<br />

aveva, complici i rovesci del gruppo, depauperato il club cedendo i giocatori più<br />

importanti: da Galli a Berti, da Massaro a Passarella, da Diaz a Baggio, pochi giorni<br />

prima di cedere la società.<br />

Fu l’ultimo affronto alla tifoseria che scatenò <strong>una</strong> vera e propria rivolta per il<br />

passaggio del fuoriclasse alla Juventus.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 173


L’inizio fu faticoso: nella stagione 1992-93, costò la prima retrocessione in B del<br />

dopoguerra a causa dell’ostilità della FIGC alla piazza ed alle intemperanze di<br />

Vittorio, esonero di Radice, squadra affidata ad Agroppi che negli ultimi anni era<br />

diventato opinionista RAI e fustigatore di arbitri e dirigenti federali.<br />

La proprietà decise di tenere tutti i campioni, a partire da Batistuta, in B e la risalita<br />

fu immediata, nella stagione in cui Mario Cecchi Gori morì.<br />

La Fiorentina entrò nel club delle sette sorelle, vincendo Coppa Italia e Supercoppa<br />

Italiana nel 1996, arrivando alla semifinale di Coppa delle Coppe nel 1997,<br />

disputando la Champions League, dopo essere stata sfort<strong>una</strong>ta protagonista della lotta<br />

per lo scudetto nel 1999 con Trapattoni in panchina.<br />

Grandi giocatori, Rui Costa, Toldo, Edmundo e presentazioni spettacolari con<br />

Naomi Campbell e Maria Grazia Cucinotta. Vittorio Cecchi Gori dal 1994 al 2001 è<br />

senatore, eletto con il Partito Popolare. I suoi guai cominciarono con la sfida a<br />

Berlusconi sul terreno delle televisioni e della distribuzione cinematografica, vennero<br />

amplificati dal divorzio con Rita Rusic e deflagrarono con il bidone ricevuto da SEAT<br />

Pagine gialle per la vendita di Telemontecarlo.<br />

Una <strong>storia</strong> differente da quella di Lazio e Parma, dove Cragnotti e Tanzi sono stati<br />

condannati e le squadre salvate, per <strong>una</strong> serie di acrobazie finanziarie predisposte dal<br />

sistema <strong>calcio</strong> e consentite dal Parlamento.<br />

L’AC Fiorentina morirà di crediti, uccisa dall’insolvenza del proprietario nei suoi<br />

confronti, un caso di omicidio sportivo compiuto da Cecchi Gori con il silenzio di<br />

Lega Calcio e FIGC, Galliani e Carraro, e degli organi di controllo.<br />

Venne sottratta dalle casse della AC Fiorentina la cifra di 127 miliardi 595 milioni<br />

550 mila lire, attraverso diverse operazioni che girarono gran parte dei soldi incassati<br />

dalla Fiorentina (dalla Merril Lynch per biglietti ed abbonamenti; dalla rescissione,<br />

oltre 27 miliardi, del contratto di Edmundo; dalla Faber Factor International per la<br />

cessione di gran parte dei diritti televisivi 1999-2005), ad altre società del gruppo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 174


Cecchi Gori, in particolare alla cassaforte di famiglia, FIN.MA.VI (Finanziaria Mario<br />

Vittorio). In presenza di quest’operazione, i sindaci revisori, che l’avevano<br />

immediatamente evidenziata, aspettarono due anni per portare i libri contabili in<br />

trib<strong>una</strong>le.<br />

<strong>Il</strong> trib<strong>una</strong>le di Firenze, chiamato direttamente in causa dalla consegna dei libri<br />

societari, avvenuta il 27 giugno 2001, pochi giorni dopo l’ultima vittoria, Coppa<br />

Italia, della Fiorentina di Cecchi Gori, assunse <strong>una</strong> posizione attendista che durò circa<br />

un anno.<br />

Un anno in cui ha più volte negato il fallimento, per poi decretare l’amministrazione<br />

giudiziaria a tempo ormai scaduto – dodici mesi dopo, il 5 giugno 2002,<br />

l’amministratore giudiziario ha aspettato soldi che non potevano arrivare da Cecchi<br />

Gori. Vittorio CG venne arrestato <strong>una</strong> prima volta nel luglio 2001, dopo che i<br />

pompieri forzarono la porta del suo palazzo, trovandolo dietro <strong>una</strong> specchiera a<br />

scomparsa, assieme a Valeria Marini in baby doll, e con un quantitativo di cocaina in<br />

cassaforte – da lui chiamata zafferano. Un successivo mandato, 29 ottobre 2002,<br />

spiegava cosa era successo: Tutte le attività delittuose (…) sono state commesse con<br />

l’aggravante di aver cagionato alla AC Fiorentina un danno patrimoniale di<br />

rilevante gravità, avendone prostrato il bilancio con <strong>una</strong> insanabile situazione<br />

debitoria determinata dalle operazioni predette. Tali operazioni finanziarie non sono<br />

state motivate da esigenze societarie, ma compiute con l’esclusivo fine di procurarsi<br />

la somma da sottrarre.<br />

La differenza, dai casi precedenti, è che si salva il proprietario e non la Fiorentina<br />

costretta a ripartire senza il proprio nome, poi riacquistato dalla nuova proprietà della<br />

famiglia Della Valle, dalla C2.<br />

Avventurieri<br />

Abbiamo visto le imprese di finanzieri a capo d’imperi economici, ma il <strong>calcio</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 175


italiano ha visto anche tanti altri protagonisti, capaci di cambiare squadre come<br />

Luciano Gaucci (Perugia, Catania, Viterbese, Sambenedettese ed il tentativo di<br />

acquistare il Napoli), proprietario di un impresa di pulizie e di <strong>una</strong> scuderia di cavalli,<br />

fuggito a Santo Domingo per la bancarotta del Perugia <strong>calcio</strong> – nel 2009, dopo<br />

quattro anni, è tornato in Italia, successivamente al patteggiamento della pena,<br />

coperta dall’indulto concesso nel 2006.<br />

Gaucci accusò Cesare Geronzi per vent' anni si è arricchito sulle mie spalle<br />

chiedendomi denaro, quadri di Guttuso, gioielli, ristrutturazioni, doni e cene per gli<br />

amici e poi quando ho dato fastidio al sistema <strong>calcio</strong> [ha] fatto fallire le mie società,<br />

ultima delle quali il Perugia. Altre accuse Gaucci le lanciò alla Gea ha costretto me,<br />

come molte piccole società, a sottostare a trattative strozzanti: i Moggi mi hanno<br />

obbligato a prendere un costosissimo Amoruso dalla Juve e la società<br />

d’intermediazione ha responsabilità dirette sul crac del Napoli.<br />

Aniello Aliberti, per la Finanza un prestanome del socio occulto Pasquale Casillo,<br />

già padrone del Foggia di Zeman, imputato per associazione a delinquere di stampo<br />

camorristico, nell’Avellino (100% delle quote) e nella Salernitana (50%).<br />

Maurizio Zamparini, dopo il Pordenone acquistò il Venezia, tentò di comprare il<br />

Genoa, poi prese il Palermo con l’estensione all’isola della propria attività, fonda o<br />

acquista aziende che avvia alla grande distribuzione per poi venderle. In attesa di<br />

costruire lo Zampacenter, esonerando allenatori a catena, minacciando dimissioni, è<br />

arrivato ad essere vicepresidente della Lega Calcio.<br />

Enrico Preziosi, proprietario della Giochi Preziosi e del Genoa aveva<br />

precedentemente posseduto altre due squadre di <strong>calcio</strong>: Saronno e Como, entrambe<br />

poi abbandonate ad <strong>una</strong> crisi finanziaria.<br />

Per il fallimento del Como ha patteggiato <strong>una</strong> condanna a 23 mesi di reclusione per<br />

il reato di bancarotta fraudolenta, pena non scontata a causa dell’indulto. E’ stato poi<br />

condannato a quattro mesi per frode sportiva, relativamente alla partita Genoa-<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 176


Venezia del campionato di serie B 2004-2005 illecito sportivo che costò la<br />

retrocessione in serie C ai grifoni e cinque anni di inibizione per Preziosi.<br />

Uno dei colpi maggiori di Preziosi è stato l’acquisto di Boateng, che non ha mai<br />

giocato nel Genoa, ma ha portato un guadagno vicino a 9 milioni. Un’operazione di<br />

<strong>calcio</strong> finanziario, sul modello dell’acquisto, e relativa cessione, dei futures di un<br />

titolo.<br />

Calcio Italia diritti televisivi<br />

Monopolio RAI<br />

La RAI ha gestito il prodotto <strong>calcio</strong> fin dalla sua nascita, con l'esclusiva delle<br />

cronache televisive delle partite: trasmissione domenicale, dal 1960, in differita, di un<br />

tempo di <strong>una</strong> gara; filmati alla Domenica Sportiva e le trasmissioni che via via si<br />

sono succedute, da 90° minuto a Domenica sprint. La RAI procedeva senza nessun<br />

accordo contrattuale con la Lega. <strong>Il</strong> mercato pubblicitario RAI, fino al 1977,<br />

sostanzialmente, si limitava a Carosello, mentre gli introiti delle squadre di <strong>calcio</strong><br />

erano quelli del botteghino (abbonati, spettatori).<br />

La RAI esercitò, dal 1955 al 1980, il monopolio assoluto anche per le Coppe<br />

europee. I diritti in tutte queste competizioni rimasero di proprietà delle squadre, per<br />

la Champions fino all'edizione 1994-95, per la Coppa UEFA fino al 2006 – l'UEFA<br />

deteneva i diritti per le finali disputate in gara unica.<br />

La RAI trasmetteva le partite, inizialmente solo le più significative, poi andò nella<br />

direzione della massima copertura delle squadre italiane, oltre alle finali. Anche la<br />

Coppa Intercontinentale che, dal 1960, organizzata da UEFA e CONMEBOL,<br />

opponeva le vincitrici di Coppa dei Campioni e Libertadores, veniva trasmessa dalla<br />

RAI quando erano impegnate squadre italiane.<br />

Nel 1981 la Lega Calcio introdusse l'istituto, di origine anglosassone, dei diritti<br />

televisivi in vendita, assegnando, per circa 3 miliardi di lire, alla RAI il libero accesso<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 177


delle telecamere, che aveva sempre avuto, ora in quanto contraente e non come<br />

servizio pubblico, agli stadi con il conseguente divieto d'accesso alle tv private.<br />

Negli anni successivi i costi cominciarono ad aumentare sensibilmente: 13 miliardi<br />

per il biennio 1981-82 e 1982-83 che arrivarono, per serie A, B, Coppa Italia, a 28<br />

miliardi nel triennio 1984-87. Dalla stagione successiva si passò ai contratti triennali,<br />

quello che scadrà nel 1990 avrà un valore di 60 miliardi.<br />

Dopo l’avanguardistico esperimento della RAI del 1954-55, lo spostamento di <strong>una</strong><br />

gara per trasmetterla in diretta, la serie A tornò alla sua canonicità, con le gare tutte in<br />

contemporanea e l’orario d’inizio che variava, dalle 14.30 alle 16.30, a seconda della<br />

stagione, del caldo e della luce solare. L’unico strappo era costituito dagli anticipi<br />

richiesti dai club che disputavano le Coppe europee.<br />

La Fininvest rompe il monopolio<br />

La Fininvest ruppe il monopolio RAI, per la prima volta, aggiudicandosi, l'incontro<br />

di Coppa dei Campioni 1981-82 Juventus-Celtic. Dal 1984-85 Telemontecarlo,<br />

utilizzando l'extraterritorialità della sede, Montecarlo, trasmise, in differita, le finali<br />

dal 1981 al 1984, della Coppa dei Campioni e quelle della Coppa delle Coppe fino al<br />

1995-96, parallelamente alla RAI.<br />

La sfida della Fininvest riprese con forza alla metà degli anni Ottanta, assicurandosi<br />

i diritti di gare in trasferta delle italiane in Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e<br />

Coppa Uefa, riuscendo, nelle Coppe dei Campioni 1989 e 1990 a trasmettere tutte le<br />

partite in trasferta del Milan, con <strong>una</strong> sola eccezione (Madrid).<br />

Nel 1984 la Coppa Intercontinentale fu la prima finale su <strong>una</strong> tv privata (Canale5).<br />

La finale dell'Intercontinentale dal 1980 si giocava a Tokyo, essendo diventata Toyota<br />

Cup. La Fininvest trasmise anche le edizioni successive.<br />

La finale di ritorno della Coppa UEFA 1992, tra Ajax e Torino, venne trasmessa<br />

dalla Fininvest, l’andata a Torino era stata messa in onda dalla RAI; stessa situazione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 178


l’anno successivo per Borussia Dortmund-Juventus.<br />

In pochi anni la RAI perse la posizione di monopolio che aveva sempre avuto, le<br />

società italiane – per prima la Juventus nella Coppa Uefa 1993-94 – cedettero i diritti<br />

a favore di TMC, Fininvest, i cui presidenti erano proprietari di Fiorentina e Milan,<br />

Tele+.<br />

Nel frattempo la Fininvest si era aggiudicata i diritti per le prime otto edizioni della<br />

Supercoppa Italiana (1988-1995); la Fininvest, prima del 1992, trasmetteva tutti gli<br />

eventi in leggera differita poiché le tv private non erano autorizzate alla trasmissione<br />

di dirette.<br />

<strong>Il</strong> primo calendario, in Italia, ad essere stravolto fu quella della Coppa Italia,<br />

edizione 1990-91, con ogni turno che prevedeva un anticipo ed un posticipo,<br />

entrambi trasmessi in diretta tv.<br />

La Coppa Italia era stata, fino al 1990, esclusiva RAI. <strong>Il</strong> primo accordo, tra<br />

Fininvest e Lega Calcio, fu per tre edizioni dal 1991 al 1993, con la messa in onda di<br />

14 incontri, in leggera differita fino all'edizione 1991-92, che venivano anticipati o<br />

posticipati, rispetto a quelli del turno (a quell'epoca disputati in contemporanea), con<br />

<strong>una</strong> complessa predeterminazione così da proporre <strong>una</strong> volta tutte le squadre<br />

classificate dal terzo al quattordicesimo posto nell'anno precedente, oltre alle<br />

semifinali ed alla finale.<br />

La concorrenza Fininvest costò cara alla RAI che, per i diritti relativi a serie A e B,<br />

senza più la Coppa Italia, spende per il triennio 1990-1993 108 miliardi contro i 60<br />

del precedente triennio.<br />

L'alba della pay tv<br />

La L. 223 del agosto 1990, Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e<br />

privato, più nota come legge Mammì, introdusse la presenza di tre nuovi canali tv, a<br />

pagamento, gestiti dall'emittente Tele+, controllata al 45% da Kirch ed al 10% da<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 179


Berlusconi. Tele+ iniziò le sue trasmissioni, in chiaro, il 20 ottobre 1990, per poi<br />

passare, dopo <strong>una</strong> lunga campagna promozionale, alle trasmissioni a pagamento. Agli<br />

abbonati fu concesso, in comodato d'uso, il decoder necessario per decriptare il<br />

segnale tv.<br />

Nell'estate del 1993 la Lega Calcio concesse, per tre campionati, a Tele+ la<br />

trasmissione, a pagamento, di un anticipo della serie B, il sabato alle 20.30, l'esordio<br />

fu Monza – Padova, e di un posticipo della serie A la domenica allo stesso orario – il<br />

primo, 29 agosto, Lazio-Foggia 0-0.<br />

Per la prima volta venne modificato il calendario dei campionati, concedendo a<br />

Tele+ la scelta, per 28 giornate in serie A e 32 in B, nelle ultime sei nessun posticipo<br />

per salvaguardare la regolarità del campionato, delle partite da trasmettere – a<br />

condizione che ogni squadra venisse trasmessa almeno due volte e non più di cinque,<br />

che poi diverranno sei, e con il divieto di riproporre nel girone di ritorno gare<br />

trasmesse in occasione dell'andata.<br />

Nonostante il contratto con la Lega Calcio, costato 148 miliardi, Tele+ non riuscì a<br />

decollare, dopo 7 mesi le perdite accumulate erano di 150 miliardi e l'uscita di Cecchi<br />

Gori, socio al 3%, lasciò l'emittente senza magazzino film.<br />

L’ingresso, 1995, nella società di Johann Rupert, proprietario di pay TV in Europa e<br />

in Sudafrica, portò nuova liquidità, ma Tele+ continuò ad accumulare perdite e<br />

Rupert cedette la propria quota a Canal Plus nell'estate. Nel novembre 1996, Tele+<br />

poté mandare il segnale anche via satellite e Canal Plus, a cui nel. luglio 1997 anche<br />

Kirch vendette il proprio pacchetto – il restante 10% rimase alla Fininvest –<br />

predispose un piano di rilancio basato sulla piattaforma satellitare, con la nuova<br />

disponibilità di decine di canali – comunque, alla fine del 1999, su circa un milione e<br />

mezzo di abbonati, solo 400 mila erano quelli satellitari.<br />

Nel 1993-94, la stagione in cui fece il suo esordio la pay tv, la RAI puntò sul <strong>calcio</strong><br />

come intrattenimento, con collegamenti, senza immagini della gara, con gli stadi ed<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 180


ospiti in studio, mandando in onda la trasmissione Quelli che il <strong>calcio</strong>, condotta da<br />

Fabio Fazio. Nel 1995-96 si aggiunse Stadio Sprint, con interviste e commenti a<br />

caldo a partite appena concluse, prima di 90º minuto. Veniva ancora trasmessa la<br />

sintesi di <strong>una</strong> gara della giornata di campionato, dal 1996-97 dopo mezzanotte.<br />

Scaduto il primo contratto con la Lega Calcio, Tele+ ottenne, per i campionati dal<br />

1996-97 al 1998-99, la trasmissione di tutte le partite della Serie A, acquisendo il<br />

monopolio, con l'esclusione dei solo spareggi, proponendo ai telespettatori un'offerta<br />

diversificata: acquisto dell'intero campionato; tutte le gare di <strong>una</strong> sola squadra; la pay<br />

per view per singoli match. Tele+ versò alla Lega Calcio 337 milioni.<br />

Allo scadere del contratto cambiarono le regole: non più trattativa centralizzata con<br />

la Lega, furono le singole società a cedere i loro diritti soggettivi, ai sensi della legge<br />

78, 29 marzo del 1999, conversione del decreto legge n. 78 del governo D’Alema:<br />

Ciasc<strong>una</strong> società di <strong>calcio</strong> di serie A e serie B è titolare dei diritti di trasmissione<br />

televisiva in forma codificata.<br />

Stream<br />

A Tele+ si affiancò un altra piattaforma: Stream, controllata da Murdoch, società<br />

creata nel 1993 dalla Stet con il pacchetto azionario di maggioranza della Telecom,<br />

fino al 2000, quando fu divisa, dopo l'uscita di Cecchi Gori e di altri soci: 50%<br />

Telecom Italia Spa, 50% News Television Ltd.<br />

<strong>Il</strong> valore televisivo del campionato italiano era diventato nel 1999-2000 di mille<br />

miliardi. I calendari inaugurarono il weekend calcistico extralarge. <strong>Il</strong> venerdì alle<br />

20.45 l'anticipo della B, il sabato due anticipi di serie A, ore 15 e 20.30, per le gare<br />

della domenica pomeriggio orario unico per tutto il campionato alle 15, un posticipo<br />

di A la domenica sera alle 20.30; chiusura con il posticipo della B il lunedì alle 20.30.<br />

Anticipi e posticipi non venivano effettuati nelle ultime quattro giornate. L'anticipo<br />

del sabato alle 15 venne abolito nel campionato 2001-02, dato lo scarso successo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 181


televisivo.<br />

Nella stagione successiva, 2002-03, fu ripristinato il doppio anticipo di serie A per il<br />

sabato, spostando l'orario del primo alle 18. Mutamenti anche per la serie B,<br />

confermati l'anticipo del venerdì ed il posticipo del lunedì, le gare venivano disputate<br />

il sabato alle 20.30, mentre da novembre a marzo tornavano ad essere giocate la<br />

domenica alle 15.<br />

<strong>Il</strong> duopolio, che costringeva al doppio abbonamento gli appassionati che volevano<br />

vedere tutte le gare (anche di un singolo club), resse dal campionato 1999-2000 al<br />

2002-03 – nelle prime due stagioni 11 squadre a 7 per Tele+, poi 10-8 ed infine 9-9 –<br />

spareggi compresi, che saranno definitivamente aboliti dal campionato 2005 2006. La<br />

B si uniformò al regime di duopolio con la differenza che non esisteva un numero<br />

massimo di squadre per emittente.<br />

Le due emittenti puntarono sui diversi cartelli delle squadre che costituivano allora<br />

le Sette Sorelle del campionato: Juventus, Milan ed Inter con Tele+; le quattro<br />

emergenti, Roma, Lazio, Fiorentina e Parma, con Stream – questi club costituirono<br />

<strong>una</strong> società apposita, Sds, con la doppia funzione di trattare la cessione televisiva e,<br />

contemporaneamente, acquistare il 10% di Stream.<br />

Sky<br />

Dopo il tracollo del gruppo Vivendi, controllore di Canal Plus, e l'autorizzazione<br />

della Commissione europea alla fusione tra Tele+ e Stream, il gruppo News<br />

Corporation rilevò Tele+ ed il 31 luglio 2003 cominciarono le trasmissioni di Sky<br />

Italia.<br />

Sky, forte della propria posizione di monopolio, ricontrattò al ribasso i diritti TV<br />

delle squadre minori. La Lega dette vita ad un consorzio tra sette squadre minori:<br />

nacque la nuova piattaforma tv Gioco Calcio che, soccorsa da Sky con il prestito di<br />

quattro canali, si sgretolò nel corso della stagione, con il passaggio progressivo dei<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 182


sette club all'emittente di Murdoch.<br />

Nel campionato di B a 24 squadre del 2003-04 con numerosi turni infrasettimanali<br />

anticipi e posticipi vennero cancellati, 18 club su Sky, e 6 su Gioco Calcio, poi tutti<br />

sull'emittente satellitare.<br />

<strong>Il</strong> campionato 2004-2005, con l'allargamento della A da 18 a 20 squadre, e della B a<br />

22, partì con alcune squadre prive di contratto con Sky, lo siglarono dopo le prime<br />

gare. Definita la regola per i turni infrasettimanali: la A il mercoledì alle 20.30 e la B<br />

il martedì allo stesso orario. Venne mantenuta la contemporaneità delle gare nelle<br />

ultime quattro giornate.<br />

Dall'inizio del girone di ritorno comparve un altra modalità di trasmissione<br />

televisiva a pagamento: il digitale terrestre, nato nel 2004, in occasione del<br />

cinquantesimo anniversario della TV italiana e destinato a sostituire entro il 2012 la<br />

vecchia tv analogica.<br />

L'esordio del digitale terrestre avvenne in occasione della stagione 2005-06 con<br />

Sportitalia che trasmetteva, gratuitamente, anticipi e posticipi, mentre Rai sport<br />

sceglieva le gare da trasmettere.<br />

Mediaset Premium e Cartapiù La7 offrirono le partite ad un costo molto più basso,<br />

dato che i diritti Sky valevano solo per il satellite.<br />

Le squadre sfruttarono la possibilità di vendere due volte le stesse partite. Ulteriore<br />

ritocco al calendario nel 2005-06, con lo spostamento delle gare di B al sabato<br />

pomeriggio, confermando anticipo del venerdì e posticipo del lunedì, tranne per le<br />

settimane in cui venivano disputati i turni infrasettimanali. Mediaset (11) e La7 (9) si<br />

divisero l'offerta terrestre, mentre a Sky mancarono Lecce e Sampdoria per fare il<br />

consueto en plein. <strong>Il</strong> 2006-2007 inaugurò <strong>una</strong> nuova alleanza tra Mediaset e LA7 che<br />

acquisirono i diritti esclusivi delle squadre per poi cederli, a Sky, e l'introduzione<br />

delle squadre full per cui gli abbonati potevano, con un singolo abbonamento, seguire<br />

tutte le gare, anche quelle disputate in casa di club trasmessi dall'altra emittente.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 183


Si deve all'anomala presenza di Juventus, Napoli e Genoa nel campionato 2006-07<br />

il ritorno della B su Sky, mentre Mediaset trasmise tutte le gare delle tre corazzate,<br />

subito promosse in A.<br />

Nel 2007-08 la serie B non riesce a vendere i diritti tv, per cui spariscono anticipo e<br />

posticipo. Dal 2008 al 2009 la contemporaneità delle gare venne ridotta, sia per la A<br />

che per la B, a due giornate, con possibile trasmissione di anticipi e posticipi in caso<br />

di squadre in lotta per i medesimi obiettivi. Nel marzo del 2009 Cartapiù fu rilevata<br />

da Dahlia TV.<br />

2009-10 Mediaset Premium e Dahlia si divisero 10 squadre cadauno. <strong>Il</strong> palinsesto<br />

calcistico – televisivo del 2009-2010, si uniformò agli orari UEFA, partite serali alle<br />

20.45. mentre venne introdotto, sperimentandolo con la B, il lunch match alle 12.30;<br />

l'orario delle gare disputate ad agosto sarà quello delle 20.45. Per effetto della legge<br />

Melandri, decreto legislativo 9/2008, la cessione dei diritti televisivi, dal campionato<br />

2010-11, ritornò collettiva (40% diviso tra tutti; 30% in virtù della <strong>storia</strong> e dei<br />

risultati ottenuti dal club negli ultimi anni; 30% determinato dal bacino d'utenza),<br />

come era stata fino alla stagione 1998-1999, e gestita dalla Lega Calcio.<br />

Non ci sono cambiamenti per quanto riguarda Sky, che trasmise l'intero campionato,<br />

mentre sul versante del digitale terrestre Mediaset tenne 12 squadre, scegliendosene<br />

dieci, e Dahlia le restanti otto. Con questa nuova ripartizione gli abbonamenti a<br />

Dahlia crollarono, l'emittente interruppe le trasmissioni il 25 febbraio 2011 e fu<br />

messa in liquidazione. E' il passaggio che porterà ad avere, anche sul terrestre, un<br />

unico gestore – anche nel campionato 2011-12 l'offerta Mediaset propone tutti gli<br />

incontri delle proprie 12 squadre, mentre per le restanti otto la Lega non ha trovato<br />

soluzioni con la conseguenza che le 56 partite fra queste squadre non vengono<br />

trasmesse sul digitale terrestre.<br />

Nel 2010-2011 è stato calendarizzato il lunch match della serie A, e sono divenuti<br />

possibili anche anticipi al venerdì e posticipi di lunedì.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 184


La crescita degli abbonati Sky è scandita dal proprio palinsesto sportivo, a<br />

novembre del 2004 3 milioni di abbonati, nel 2006, con i Mondiali di Germania ed i<br />

canali ad alta definizione, 4 milioni di abbonati. Nel 2008 Sky acquista i diritti delle<br />

Olimpiadi (invernali 2010 ed estive 2012). e da gennaio:la serie A è tutta trasmessa in<br />

HD e gli abbonati Sky, a novembre, erano a 4.8 milioni.<br />

Ad ottobre: 2011 Sky Italia ha superato i 5 milioni di abbonati. Nel campionato<br />

2010-11 Sky ha visto crescere la media spettatori a partita, salita a 494.002 rispetto ai<br />

353.851 del 2009-2010, con un incremento superiore al 39%. La singola partita più<br />

vista è stata Juventus-Inter del 13 febbraio: 2.864.452 telespettatori.<br />

Diritti in chiaro<br />

I diritti furono divisi fra diritti in chiaro e criptati. Anche l’ingresso di Tele+ costò<br />

molto caro alla RAI: l’acquisto dei diritti in chiaro, triennio dal 1993 al 1996, per la A<br />

e la B passò a 423 milioni – quasi quattro volte di più del precedente triennio – e nel<br />

triennio successivo arrivarono a 580 miliardi.<br />

I diritti in chiaro vennero suddivisi in fasce orarie e si creò <strong>una</strong> situazione molto<br />

strana: la RAI, conservò i diritti per la trasmissione in chiaro nella fascia oraria che si<br />

concludeva alle 19.00 della domenica, mentre Telemontecarlo si aggiudicò quelli per<br />

la fascia 19.00-20.00, proponendo la trasmissione Goleada con highlight, interviste,<br />

commenti ed ospiti in studio.<br />

La situazione era stata generata dall'offensiva di Vittorio Cecchi Gori che era<br />

riuscito ad aggiudicarsi tutti i diritti in chiaro, ma li dovette ricontrattare a causa<br />

dell'impossibilità di onorare il contratto iniziale.<br />

La sintesi domenicale passò, nella stessa fascia oraria notturna, a TMC2. La RAI si<br />

riprese i diritti nel 1999-2000, con l'esclusiva per le immagini dalle 18 alle 20 della<br />

domenica e la possibilità dei collegamenti senza immagini di gioco per Quelli che il<br />

<strong>calcio</strong>, conservandoli fino al 2004-05. Dopo oltre 40 anni terminò la trasmissione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 185


della tradizionale sintesi di <strong>una</strong> gara.<br />

Ribaltone nel 2005 con Mediaset che si aggiudicò i diritti in chiaro. Ala Rai restò la<br />

serie B, con 90° minuto, dedicato alla cadetteria, il sabato pomeriggio. Canale5 non<br />

fu premiato dagli ascolti, in particolare <strong>Il</strong> grande <strong>calcio</strong> e la finestra aperta nel<br />

classico contenitore Mediaset Buona domenica furono autentici flop, tanto che, nelle<br />

stagioni successive le trasmissioni dedicate alla giornata di campionato, tranne<br />

l'affermata Controcampo, andarono in onda prevalentemente su Italia 1.<br />

Per il periodo dal 2008-09 al 2011-12 i diritti in chiaro sono appannaggio della RAI,<br />

con l'utilizzo dei canali tematici Rai Sport per approfondimenti, anteprime e per la<br />

trasmissione, dopo otto giorni, di partite di campionato.<br />

Campionato a pagamento, bolgia per le Coppe<br />

Coppa Italia<br />

Dal 1993 al 1997 fu la RAI a trasmettere un pacchetto di 15 gare, sempre con un<br />

meccanismo di visibilità garantita, prima della fase finale, ai club secondo il<br />

piazzamento nel campionato precedente.<br />

Dal 1997 al 1999 la competizione venne divisa tra RAI, Mediaset e TMC, solo fino<br />

agli ottavi, le partite trasmesse aumentano, scomparve la predeterminazione degli<br />

anni precedenti sulle squadre da trasmettere. Le edizioni del 2000 e 2001 videro <strong>una</strong><br />

compresenza RAI e pay tv, il primo anno Stream e l'altro Tele+, con finale sulla RAI.<br />

Nel 2001-2002 copertura in chiaro, i primi turni trasmessi da LA7 e la RAI dai<br />

quarti. Dal 2003 alla Coppa 2007 monopolio RAI. <strong>Il</strong> torneo 2007-08 vide LA7<br />

trasmettere la prima fase, anche con Carta+, e la RAI tutte le gare dai quarti di finale<br />

in avanti in chiaro. Le edizioni successive vedono uno spacchettamento, turni<br />

preliminari su Conto Tv, e dagli ottavi sulla RAI. Stesso schema per le edizioni 2011<br />

e 2012, con Sportitalia e LA7 che si divisero la prima fase e la RAI la fase finale<br />

(dagli ottavi).<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 186


La Coppa Italia 2010-11 ha segnato l'esordio delle trasmissioni via web tv, in<br />

esclusiva sul canale You Tube LA7 (Genoa-Bari) e l'altra sulla pagina Facebook della<br />

Lega Serie A (Cagliari-Siena).<br />

Supercoppa italiana<br />

Dal 1996 al 1998 è stata trasmessa dalla pay tv Tele+. La prima volta della RAI è<br />

stata nel 1999, poi Mediaset nel 2000, RAI nel 2001, LA7 nel 2002, Sky nel 2003,<br />

Mediaset 2004, Sportitalia 2005, per poi tornare appannaggio della RAI dal 2006 al<br />

2011.<br />

Champions League<br />

Con il passaggio dalla Coppa dei Campioni alla Champions League, l'UEFA passò<br />

alla cessione collettiva dei diritti, inizialmente solo per la seconda fase. La Fininvest<br />

li acquisì, la finale non ne faceva parte e veniva trasmessa nuovamente sia dalla RAI<br />

che da TMC.<br />

Dalla Champions del 1994-1995 l'UEFA detiene i diritti di tutte le gare, Fininvest<br />

(nel 1996 diverrà Mediaset) se li aggiudicò, 20 miliardi per due anni, trasmettendo<br />

anche la finale. Nel 1996-1997 Mediaset stipulò un accordo con Tele+, originato dalla<br />

contemporaneità dell'impegno di due squadre italiane, dopo aver sperimentato la<br />

simultaneità su Canale5 ed Italia1, e così la pay tv entrò anche nella trasmissione<br />

della Champions. <strong>Il</strong> sistema misto andò avanti, con l'eccezione dei preliminari, fino<br />

all'allargamento del 1999. che vide un ulteriore suddivisione tra pay tv e Mediaset.<br />

L’edizione Champions League del 1999-2000 presentò, tra sponsorizzazioni e diritti<br />

tv, un budget di circa mille miliardi di cui poco più del 50% destinato alle squadre<br />

partecipanti con premi per le partite vinte, le qualificazioni fino alla finale: la squadra<br />

vincitrice incassò complessivamente <strong>una</strong> cifra vicino agli 80 miliardi.<br />

Dal 2000-01 la UEFA operò uno spacchettamento dei diritti televisivi, aggiudicando<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 187


separatamente quelli in chiaro – due partite settimanali ed highlights – e quelli a<br />

pagamento, con la trasmissione dell'intera manifestazione. Mediaset conservò i diritti<br />

in chiaro fino all'edizione 2005-06, mentre Stream, poi Sky, la trasmetteva tutta.<br />

La RAI si aggiudicò i diritti per le edizioni dal 2006-07 al 2011-12 la RAI, Mediaset<br />

quelli per la trasmissione a pagamento sul digitale terrestre e Sky per il satellitare.<br />

Per il triennio che inizia nel 2012-13 e terminerà nel 2014-15 la divisione sarà tra<br />

Sky, criptati, e Mediaset, in chiaro, limitatamente a 16 partite che saranno però<br />

esclusive – Sky le potrà trasmettere solo in differita.<br />

Coppa Uefa<br />

Nel 1993-94 accordo RAI – Fininvest per la doppia finale Austria Salisburgo–Inter;<br />

a TMC la finale tutta italiana del 1994-95 tra Parma e Juventus; a Mediaset Bayern<br />

Monaco-Bordeaux del 1995-96. Alla RAI l'ultima finale disputata in gara doppia,<br />

1996-97, Inter-Schalke 04.<br />

Le finali degli anni successivi passarono da <strong>una</strong> emittente ad un altra. La finale di<br />

Coppa delle Coppe fu trasmessa da RAI e TMC fino al 1995-96, andò per la prima<br />

volta su Mediaset nel 1996-97, per poi tornare alla RAI nel 1997-98, e di nuovo alla<br />

doppia trasmissione RAI e TMC nel 1998-99.<br />

Quando anche la finale di Coppa UEFA prese a disputarsi in gara unica, fu<br />

trasmessa anch'essa in esclusiva dalla RAI nel 1997-98 e da RAI e TMC nel 1998-99.<br />

La finale di Coppa UEFA divenne esclusiva RAI dal 2000 al 2004, Mediaset nei due<br />

anni successivi e LA7 nel 2006-07.<br />

I costi dei diritti erano lievitati e, a partire dall’esperienza della Sampdoria nel<br />

torneo Intertoto 1998, cominciarono ad essere numerose le partite delle squadre<br />

italiane non trasmesse, fino ad arrivare a quella che sarebbe dovuta essere molto<br />

appetibile: la semifinale Borussia Dortmund-Milan della Coppa UEFA 2001-02.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 188


Nel 2006 l'UEFA introdusse <strong>una</strong> prima cessione a pacchetto dei diritti tv delle<br />

coppe europee, escluso la Champions League, vendendo per tre anni la Supercoppa<br />

Europea e la fase finale della Coppa UEFA, dai quarti di finale. In Italia le<br />

trasmissioni furono fatte, alternativamente, da Sky, LA7, Sportitalia, con qualche<br />

apparizione di Conto tv.<br />

Nel 2009-2010 ha preso il via la nuova competizione, Europa League, i cui diritti<br />

sono gestiti, per tutta la manifestazione, escluso i turni preliminari, dalla UEFA,<br />

mentre quelli della Supercoppa vengono uniti a quelli della Champions. Mediaset si è<br />

aggiudicata, fino al 2015, i diritti per la competizione.<br />

Supercoppa europea<br />

Salvo alcune edizioni su RAI e TMC, la Fininvest, poi Mediaset, fu l'emittente,<br />

anche per le ripetute presenze del Milan, a trasmetterle più spesso. Dal 1998 al 2003 i<br />

diritti, con l'eccezione del 1999 andata a TMC, della Supercoppa, gara secca a<br />

Montecarlo, sono della RAI. Dopo TMC e Mediaset, il 2006 a Sky, 2007 RAI, 2008<br />

LA7 in chiaro e Sportitalia. Dal 2009 al 2011: Sky, RAI in chiaro e Mediaset sul<br />

digitale terrestre. Dal 2012 al 2014 l'esclusiva in chiaro è di Mediaset.<br />

Dall'Intercontinentale al Campionato del mondo per club<br />

Dal 1992 subentrò Tele+ ed anche la Coppa Intercontinentale divenne<br />

manifestazione a pagamento. Nel 1997 e 1998 ritorno in chiaro su TMC, di nuovo<br />

pay tv nel 1999 e nel 2000, in Brasile, con Stream. Nel 2003, la finale Milan-Boca<br />

Juniors, fu trasmessa in chiaro da Mediaset.<br />

La Toyota Cup si concluse nel 2004, trasmessa in Italia da Sportitalia che, nel 2005<br />

e 2006 trasmise la Coppa del Mondo per club, organizzata direttamente dalla FIFA –<br />

con otto squadre, disputata in Giappone, tranne 2008 e 2009 quando venne giocata<br />

negli Emirati Arabi. Negli anni 2007-2011 Mediaset ha avuto l’esclusiva e la<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 189


trasmette sui suoi canali Premium, a pagamento, del digitale terrestre.<br />

La RAI tiene la Nazionale<br />

<strong>Il</strong> monopolio RAI delle partite della Nazionale, il contratto in essere scadrà il 31<br />

dicembre 2014, è stato incrinato solo in rare eccezioni. Fatta salva, come nelle Coppe,<br />

le trasmissioni delle fasi finali di mondiali ed europei effettuata anche da TMC,<br />

ufficialmente con sede nel Principato di Monaco, in parallelo con la RAI, la prima<br />

visione doppia avvenne nell'ottobre del 1992 in occasione di Scozia-Italia,<br />

qualificazioni per il Mondiale USA, con la trasmissione RAI e Tele+, che alla fine<br />

trasmise l’evento in chiaro.<br />

Mediaset soffiò alla RAI, nel 1996, un’amichevole in Ungheria ed <strong>una</strong> gara di<br />

qualificazione per i Mondiali 1998 in Moldavia, trasmesse da Canale 5. Vittorio<br />

Cecchi Gori, alla guida di TMC, si aggiudicò l’esclusiva, 1997 di Inghilterra-Italia,<br />

qualificazioni mondiali, l’anno successivo l’amichevole Svezia-Italia e nel 1999<br />

Svizzera-Italia per le qualificazioni dell’Europeo 2000.<br />

La RAI ha mantenuto un rapporto storico anche con l’Under 21. A partire dal<br />

Mondiale 2006, le gare degli azzurri sono state trasmesse sia da Sky, per gli abbonati,<br />

che dalla RAI in chiaro: Sky si aggiudica la totalità degli eventi e la RAI prende un<br />

pacchetto con le gare della Nazionale ed <strong>una</strong> selezioni degli altri match.<br />

I radiotelecronisti degli azzurri<br />

Dopo la voce storica di Nicolò Carosio, prima alla radio e poi alla televisione, che<br />

ha accompagnato la Nazionale fino ai mondiali del 1970, il testimone passò a Nando<br />

Martellini, dagli europei 1968 ai Mondiali del 1986 – interpretando il successo del<br />

1982 con il famosissimo Campioni del mondo…Campioni del mondo…Campioni del<br />

mondo.<br />

Toccò al friulano Bruno Pizzul accompagnare le partite degli azzurri fino al<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 190


Mondiale nippo-coreano del 2002. Dopo queste tre voci storiche, e con l’inserimento<br />

di volta in volta di altre: Massimo Caputi su TMC, Massimo Marianella su Tele+,<br />

Sandro Piccinini e Bruno Longhi su Mediaset, la RAI ha alternato Gianni Cerqueti,<br />

Stefano Bizzotto, Marco Civoli, Bruno Gentili, mentre Sky si è affidata a Fabio<br />

Caressa, accompagnato da Beppe Bergomi.<br />

Alle radio, le voci che hanno seguito quella di Carosio sono state quelle di Enrico<br />

Ameri, concluse le sue radiocronache nel 1992, Sandro Ciotti, fino al 1994 e<br />

Riccardo Cucchi, dal 1994.<br />

Diritti tv del Campionato europeo e Mondiale<br />

La RAI ha sempre trasmesso, dalla prima edizione del 1960, l’Europeo – dal 1980 a<br />

colori. Dal 1984 al 2000 trasmissione parallela su TMC. <strong>Il</strong> campionato 2012, che si<br />

giocherà in Polonia ed Ucraina, sarà l’ultimo a 16 squadre. La successiva edizione,<br />

2016 in Francia, vedrà la partecipazione di 24 squadre.<br />

La RAI fin dall'anno d’inizio delle trasmissioni televisive, 1954, seguì il Mondiale –<br />

quello del 1962 in Cile per problemi di collegamento satellitare vide la RAI mandare<br />

in onda le partite il giorno dopo. <strong>Il</strong> Mondiale d'Argentina fu il primo ad essere<br />

trasmesso a colori dalla RAI.<br />

<strong>Il</strong> Mondiale 1982 vide la FIFA programmare il calendario degli incontri in modo da<br />

poterli trasmettere tutti in diretta, riducendo al minimo indispensabile le gare in<br />

contemporanea.<br />

Dal 1982 al 1998 trasmissione parallela di TMC. Dal 2006 al 2014, 39 delle 64<br />

partite sono esclusiva di Sky. La RAI possiede i diritti per trasmettere in chiaro 25<br />

partite, gli incontri della Nazionale, quattro incontri degli ottavi di finale, due dei<br />

quarti di finale, le semifinali e le finali, incontri trasmessi anche da Sky.<br />

La Confederations Cup<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 191


Dal 1997 la competizione è sotto l’egida della FIFA. E' stata trasmessa per la prima<br />

volta in Italia con la terza edizione, da TMC. Le edizioni successiva, 2001 e 2003, da<br />

Tele+, quella del 2003 anche dal circuito televisivo Antenna 3 in chiaro. Nel 2005<br />

Sky. La RAI ha trasmesso in chiaro il torneo del 2009, a cui partecipava l'Italia,<br />

trasmessa anche da Sky, che detiene i diritti per quella del 2013 in Brasile.<br />

La Supercoppa Italiana<br />

E' stata <strong>una</strong> delle prime operazioni di internazionalizzazione del <strong>calcio</strong> italiano,<br />

giocandola, nel 1993, a Washington in vista dei mondiali USA. Nel 2002 Juventus –<br />

Parma a Tripoli, assunse il doppio valore di anticipare la visita di Berlusconi, 28<br />

ottobre 2002, che segnò la ripresa di contatti con Gheddafi, e di salutare l’ingresso<br />

della finanziaria Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company), dal gennaio<br />

2002 azionista Juventus con il 5,31%, versando circa 23 milioni di euro, arrivando<br />

poi a possedere il 7,5%. Nel 2005 la Tamoil società petrolifera controllata dallo stato<br />

libico diventò sponsor della Juventus.<br />

Nel 2003, a New York, la Supercoppa rappresentò <strong>una</strong> rivincita della finale di<br />

Champions giocata a Manchester, vinta dal Milan ai rigori, negli Stati Uniti vinse,<br />

sempre ai rigori, la Juventus. Le edizioni del 2009 e 2011 a Pechino sono stati<br />

tentativi di penetrazione sul mercato cinese.<br />

Sponsorizzazioni<br />

L'ultima metà del secolo ha visto <strong>una</strong> crescita imponente della sponsorizzazione<br />

sportiva. Le imprese multinazionali hanno scelto il <strong>calcio</strong> per la sua natura di<br />

comunicatore <strong>universale</strong>, utilizzando passione e popolarità per trasmettere i propri<br />

messaggi, con la possibilità di diversificarli: sponsorizzazione di club, di eventi, di<br />

atleti, di programmi televisivi o radiofonici.<br />

Le sponsorizzazioni diventano <strong>una</strong> voce fondamentale nel bilancio delle società di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 192


<strong>calcio</strong>. In Italia il primo ad introdurre lo sponsor nel <strong>calcio</strong> fu, 1978, il presidente<br />

dell’Udinese, Teofilo Sanson, che, per eludere il divieto federale di stampare scritte<br />

pubblicitarie sulle maglie, utilizzò i pantaloncini, ricevendo <strong>una</strong> multa di 10 milioni.<br />

<strong>Il</strong> governo del <strong>calcio</strong> decise, nel 1981 di aprire agli sponsor. La scritta, inizialmente,<br />

non poteva superare i 100 cm 2 ; 12 erano quelli riservati allo sponsor tecnico. Negli<br />

anni la dimensione della scritta è salita a 200 cm 2 .<br />

Sono contratti molto semplici: lo sponsor paga un costo fisso per abbinare il proprio<br />

marchio a quello della squadra e, tutt'al più, in spazi dello stadio. <strong>Il</strong> contratto include<br />

premi per il raggiungimento di particolari obiettivi sportivi.<br />

Nel campionato 1981-82 gli sponsor portarono alle squadre di A circa 6 miliardi, la<br />

squadra top, la Juventus, fruiva di 900 milioni. Nel corso degli anni avviene <strong>una</strong><br />

moltiplicazione degli sponsor: a quello ufficiale ed a quello tecnico si affiancano altre<br />

figure, a partire dai fornitori ufficiali.<br />

La concorrenza che ne deriva, e la vendita televisiva del prodotto, fa crescere<br />

sensibilmente i costi delle sponsorizzazioni. L’Opel pagò 12 miliardi al Milan per la<br />

stagione 1996-97; la Sony 25 miliardi alla Juventus per tre anni. I contratti della<br />

Nazionale, 70 miliardi in quattro anni, più 14 dello sponsor tecnico, furono tappe di<br />

questa lievitazione.<br />

Ricavi da Sponsorizzazioni e Merchandising della Serie A al 30.06.1999, in miliardi<br />

di lire<br />

Sponsor Ufficiali 83.082<br />

Sponsor Tecnici 30.843<br />

Fornitori ed altri 22.838<br />

Totale Sponsorizzazioni 136.713<br />

Pubblicità 26.864<br />

Merchandising e Royalties 17.912<br />

Altre attività commerciali 12.350<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 193


Totale altra attività 56.946<br />

Totale 193.659<br />

(Fonte: Deloitte&Touche)<br />

I contratti di sponsorizzazione attuali sono di ben altro valore – solo gli sponsor di<br />

maglia hanno portato 70 milioni di euro nell’ultimo campionato – pur risultando<br />

arretrate rispetto ad altre realtà europee, le società italiane si sono mosse decisamente<br />

in questo settore, soprattutto sui marchi da associare alle squadre. Del tutto<br />

insufficiente, invece, il merchandising che subisce la straordinaria diffusione<br />

raggiunta dai prodotti contraffatti.<br />

Adidas e Nike<br />

Adolf Adi Dassler fondò la Adidas nel 1948, anno in cui l’azienda del fratello<br />

Rudolf Dassler diventò Puma. Una famiglia di produttori di scarpe sportive fin dal<br />

primo dopoguerra, resa internazionalmente famosa dai Giochi olimpici di Berlino del<br />

1936 dove, fra gli altri, equipaggiarono Jesse Owens.<br />

Sono Adidas le scarpe, con tacchetti rimovibili, della nazionale tedesca campione<br />

del mondo nel 1954. <strong>Il</strong> saltatore in alto Dick Fosbury che rivoluzionò la tecnica<br />

passando con la schiena sopra l’asticella è equipaggiato Adidas, così come le scarpe<br />

di Beckenbauer capitano della Germania mondiale del 1974.<br />

Una moltitudine di atleti, e di nazionali, con successi in tantissime discipline, ma<br />

due cose da ricordare: dal 1970 fornisce i palloni dei Mondiali, degli Europei e delle<br />

Olimpiadi; dal 2006-07, l’Adidas è sponsor unico della NBA, la lega professionistica<br />

di pallacanestro USA.<br />

Nel 2010 Adidas occupava 39.000 persone in tutto il mondo, con filiali in 55 paesi,<br />

al secondo posto nel mercato mondiale delle scarpe sportive.<br />

Nike nasce nel 1967 come marchio di importazione di scarpe sportive dal Giappone.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 194


<strong>Il</strong> nome è preso dalla mitologia greca, dalla Dea Alata della Vittoria. Oggi Nike è il<br />

primo marchio di abbigliamento sportivo.<br />

Nike è fornitore ufficiale di palloni per i campionati italiani, Serie A e B, per la Liga<br />

e la Premier League.<br />

Dal 2007-2008, il pallone della Serie A è unico. Nike si aggiudicò i diritti di<br />

produzione per 30 milioni firmando un contratto di 7 anni con la Lega Calcio.<br />

La Nike è stata denunciata per la conduzione delle fabbriche – orari massacranti,<br />

condizioni malsane e stipendi, come in Vietnam, inferiori al costo di un paio di scarpe<br />

– e per lo sfruttamento del lavoro minorile.<br />

Nike ed Adidas sono gli sponsor delle squadre che hanno disputato la finale dei<br />

Mondiali di Sudafrica 2010, uno scontro simbolico, già avvenuto nelle finali del 1998<br />

e del 2002, che riflette quello, globale, sui mercati. Nike è avanti in Asia, Adidas lo è<br />

in Europa, anche se in Italia primeggia Nike; in questo scontro la supremazia sul<br />

mercato USA è ancora decisiva per il vantaggio Nike.<br />

Sognando Beckham<br />

Nei tempi della squadra-impresa il calciatore di successo è, a sua volta, <strong>una</strong> piccola<br />

azienda. <strong>Il</strong> prototipo è sicuramente David Beckham centrocampista divenuto icona,<br />

tanto da dedicargli un film, nel 2002, sulle aspirazioni calcistiche di <strong>una</strong> giovane<br />

indiana, seconda generazione di immigrati in Inghilterra.<br />

Beckham, pur essendo uno dei calciatori più importanti del suo tempo calcistico,<br />

non ha mai vinto il Pallone d'oro, ma è stato il calciatore più pagato al mondo per<br />

diversi anni. I successi con il Manchester United, la fascia di capitano dell’Inghilterra<br />

sono elementi necessari, ma non sufficienti a spiegare il fenomeno Beckham. Da<br />

sempre numero 7 a Madrid, dove si trasferì nel 2003, per la presenza di Raul,<br />

sceglierà il 23 della star della NBA Michael Jordan.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 195


Beckham è un calciattore, con due t. Sposato con la cantante del gruppo musicale<br />

londinese, tutto femminile, Spice Girls, Victoria Adams. La coppia ha conquistato<br />

l’attenzione dei media di tutto il mondo. <strong>Il</strong> loro matrimonio, in un castello vicino a<br />

Dublino, fu venduto, in esclusiva di servizio, per 1,5 milioni di euro. La loro casa più<br />

famosa fu nominata Beckingham Palace per sottolineare la regalità della residenza di<br />

coppia.<br />

<strong>Il</strong> suo approdo calcistico negli Stati Uniti, 2007 nel Los Angeles Galaxy, con<br />

prestito invernale al Milan per continuare a farsi vedere in Europa, dette il destro per<br />

uno spettacolo televisivo sull’arrivo della coppia negli USA, con acquisto di <strong>una</strong> villa<br />

a Beverly Hills. Agli enormi ingaggi percepiti vanno assommati i proventi delle sue<br />

attività pubblicitarie a suon di milioni di euro, tra cui Adidas, Brylcreem, Castrol,<br />

Coty, Coca Cola, Pepsi, Gillette, Motorola e mille altre, comprese le aziende<br />

produttrici di play station e videogiochi. Footwork Productions Ltd., è la holding<br />

londinese che amministra le entrate.<br />

C’è poi la Beckham Brand Ltd., nata appunto per sfruttare il brand della coppia su<br />

tutti i media. La Footwork Productions Ltd. ha inoltre <strong>una</strong> serie di joint venture con<br />

aziende specializzate nella vendita dell’immagine di personaggi famosi.<br />

Serie A<br />

La fine degli anni Novanta vide scudetti ad Juventus e Milan, ma Fiorentina, Lazio,<br />

Roma, Parma, contribuirono ad <strong>una</strong> ridefinizione delle gerarchie. Capello e Lippi<br />

sono gli allenatori che dominarono il periodo, tra il 1991 ed il 2003 vinsero cinque<br />

scudetti a testa. Maestri nella gestione della partita, con difese fortissime protette dal<br />

centrocampo, curano i dettagli, tattici, tecnici ed atletici, gioco offensivo di livello<br />

europeo – dopo Sacchi il <strong>calcio</strong> italiano non è tornato al contro gioco.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano ha imparato ad utilizzare, se non tre attaccanti, tre giocatori di<br />

propensione offensiva, senza indebolire la fase difensiva e garantendo un adeguato<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 196


equilibrio tattico, così da non essere devastati dalle ripartenze.<br />

Lippi è comunque un allenatore più speculativo di Capello nella gestione dei match.<br />

Ancelotti, dopo aver fatto bene al Parma, alla Juventus riuscì, con la Triade, ad<br />

arrivare due volte secondo, l’anno del fango di Perugia per un punto, l’anno dopo due<br />

lunghezze dietro la Roma.<br />

Al Milan dal novembre 2001 Carletto Ancelotti ripropose il suo 4-4-2, senza<br />

impressionare. La svolta l’anno successivo, quando scelse di utilizzare al meglio le<br />

capacità tecniche di cui disponeva nel mezzo del campo: Pirlo, regista arretrato,<br />

Seedorf, Rui Costa, puntando sul rombo del centrocampo che, negli anni successivi<br />

diventerà l’albero di Natale: 4-3-2-1. Con la riduzione dei giocatori dedicati al<br />

recupero della palla aumentano le responsabilità della difesa che, tranne sui calci da<br />

fermo, deve rimanere bloccata.<br />

Spalletti, 2005-2009, cambiò la Roma, puntando su un <strong>calcio</strong> offensivo che non<br />

concedeva alla difesa avversaria punti di riferimento. E’ il 4-2-3-1, dove<br />

l’allargamento del gioco sulle fasce permette continui inserimenti da dietro ed un<br />

terminale avanzato mobile. Tutto funziona se nella fase di non possesso sono almeno<br />

sette i giocatori che scalano e preparano la fase difensiva pronti, <strong>una</strong> volta<br />

riconquistato il pallone a giocarlo in avanti e sempre ad un giocatore in movimento.<br />

Umberto Agnelli, presidente della FIAT e della Juventus, consegnò le chiavi del<br />

club a Antonio Giraudo, amministratore delegato, Luciano Moggi e Roberto Bettega<br />

un assetto di potere che condizionerà pesantemente il <strong>calcio</strong> italiano fino all'estate del<br />

2006, quando sarà fermato dalle sentenze per Calciopoli. Dopo il battesimo vincente,<br />

scudetto del 1995, la Triade puntò alla Champions League.<br />

Nel campionato 1995-96 spariva la vecchia numerazione delle maglie dall'uno<br />

all'undici, introdotta nel 1939. Da allora ogni calciatore ha un proprio numero ed il<br />

nome stampati sulla maglia.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 197


Le sostituzioni, nel corso della gara, passarono a tre. <strong>Il</strong> quarto scudetto in cinque<br />

anni del Milan di Capello rappresentò la fine del ciclo rossonero. <strong>Il</strong> tecnico andò a<br />

Madrid, mentre la squadra doveva sostituire mostri sacri come Baresi, Tassotti. Restò<br />

al palo, nonostante la maestosa campagna acquisti, Roberto Carlos, Zanetti, Ince e<br />

tanti altri, l'Inter di Moratti.<br />

La Juventus, che aveva ceduto Baggio puntando sul giovane Del Piero e sugli<br />

esperti Lombardo, Vierchowod, Jugovic, si aggiudicò, in <strong>una</strong> finale disputata a Roma<br />

e finita ai calci di rigore contro l'Ajax, la Champions League: Lippi e la Triade<br />

avevano già conquistato un posto nella <strong>storia</strong> bianconera.<br />

Nel 1996-97 il campionato vide i primi effetti della sentenza Bosman con le società<br />

che utilizzarono la possibilità di tesserare senza limiti giocatori con lo status del<br />

comunitario. Cominciò anche un flusso di uscita dalla serie A, Vialli e Ravanelli<br />

lasciarono la Juventus per andare a giocare in Inghilterra, i bianconeri acquistarono<br />

Zidane, Vieri, Amoruso e Montero e tornarono a vincere lo scudetto in un campionato<br />

che vide il naufragio del Milan di Tabarez, sostituito da Sacchi che non riuscì ad<br />

invertire la tendenza.<br />

In crescita Lazio, con Nedved, e Parma, con Thuram; l’Inter arrivò terza. <strong>Il</strong> 3-4-3<br />

dell'Udinese di Zaccheroni fu la vera novità tattica del torneo. Le panchine furono<br />

allungate, con il passaggio da cinque a sette dei calciatori di riserva.<br />

<strong>Il</strong> Parma, allenato da Ancelotti, sembrò sul punto di farcela in un torneo molto<br />

equilibrato, ma alla lunga cedette ai bianconeri che poi persero la finale di<br />

Champions contro il Borussia Dortmund. <strong>Il</strong> Vicenza di Guidolin vinse la Coppa Italia,<br />

la Lazio esonerò Zeman e chiamò Zoff in panchina.<br />

Campionato 1997-98 Moratti, stanco di perdere, spese oltre 50 miliardi di lire per<br />

acquistare dal Barcellona il fenomeno Ronaldo, oltre alla solita serie di calciatori, fra<br />

cui Simeone e Recoba. In panchina Luigi Simoni. La Triade cedette Vieri all'Atletico<br />

Madrid, sostituendolo con Inzaghi. Clamorosi scambi di panchina: la Roma all'ex<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 198


laziale Zeman – con gli acquisti di Cafu, Candela e Zago arriverà quarta.<br />

Alla Lazio Eriksson, con Almeyda, Jugovic, Roberto Mancini ed il ritorno di<br />

Bokšić. <strong>Il</strong> ritorno di Capello non risollevò il Milan che, dopo due anni di scarsa<br />

utilizzazione, mandò via Baggio che ritornò protagonista a Bologna.<br />

La Juventus vinse, a modo suo: un torneo ad alta tensione, con favoritismi arbitrali<br />

che culminarono nello scontro diretto in un clamoroso rigore negato dall'arbitro<br />

Ceccarini a Ronaldo. L'Inter si aggiudicò la Coppa Uefa, il Vicenza, sempre guidato<br />

da Guidolin, arrivò alla semifinale di Coppa delle Coppe arrendendosi al Chelsea che<br />

vincerà il trofeo.<br />

Nel 1998-99 lo scontro sui favori arbitrali portò alla reintroduzione del sorteggio,<br />

mentre divenne norma l'espulsione diretta per fallo da dietro. <strong>Il</strong> campionato dopo il<br />

Mondiale di Francia vide la partenza a razzo della Fiorentina affidata all'esperto<br />

Trapattoni, al suo ritorno in Italia dopo l'esperienza al Bayern di Monaco.<br />

L'infortunio di Batistuta, e la fuga di Edmundo per il carnevale di Rio, infransero i<br />

sogni di gloria viola. Prese il sopravvento la Lazio, sostenuta da <strong>una</strong> faraonica<br />

campagna acquisti con Vieri e Salas in prima linea.<br />

A sorpresa la spuntò il Milan di Zaccheroni che sorpassò i laziali alla penultima<br />

giornata, grazie ad un impressionante Bierhoff. Non giovarono all'Inter gli innesti di<br />

Baggio e Pirlo, mentre la Juventus, allenata da Ancelotti, restò fuori dalla<br />

qualificazione per le Coppe europee e dovette iscriversi all'Intertoto. La Lazio di<br />

Eriksson vinse l'ultima edizione della Coppa delle Coppe, la prima era stata vinta da<br />

un altra squadra italiana: la Fiorentina.<br />

Roma è metà dei pellegrini che si recano, nel 2000, nella città santa per il Giubileo e<br />

lo scudetto ritornò a Roma, sponda biancoceleste, proprio quando sembrava sfuggire<br />

per l'ennesima volta ad Eriksson. <strong>Il</strong> finale è totalmente inedito.<br />

Alla Juventus bastava un punto a Perugia e le gare si giocavano in contemporanea.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 199


Pioggia a Perugia, dove arbitrava Collina, laziale di fede, ma ritenuto l'unico adatto a<br />

gestire <strong>una</strong> situazione nuovamente debordata dopo la decisione dell'arbitro De Santis<br />

di annullare <strong>una</strong> rete al Parma che avrebbe determinato l'aggancio in classifica della<br />

Lazio ai bianconeri. I tifosi laziali avevano minacciato di assaltare la sede della FIGC<br />

a Roma e, dopo scontri con la polizia, attendevano la fine del campionato sul chi<br />

vive. A Perugia piove, campo impraticabile e Collina è costretto a sospendere la<br />

partita sullo 0-0, mentre la Lazio vinceva agevolmente contro la Reggina.<br />

Non come il <strong>calcio</strong> di rigore raccontato da Soriano, ma la sospensione, 86<br />

(ottantasei!) minuti, decretata da Collina è stata la più lunga di tutta la <strong>storia</strong> arbitrale<br />

italiana. Nel fango del Renato Curi segnò Calori ed il Perugia riuscì a difendere il<br />

vantaggio: scudetto alla Lazio. La stagione era iniziata con movimenti significativi di<br />

allenatori, Lippi all'Inter, Capello alla Roma e con la novità del doppio designatore<br />

arbitrale: Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto.<br />

<strong>Il</strong> Giubileo dice Roma ed i giallorossi si aggiudicarono lo scudetto 2001. <strong>Il</strong><br />

campionato partì in ritardo, 1 ottobre, dovendo aspettare la chiusura delle Olimpiadi.<br />

Sensi aveva speso tantissimo comprando Emerson, Samuel, Batistuta.<br />

La squadra di Capello partì fortissimo, ma a primavera pagò dazio, la FIGC<br />

approvò, nella fase conclusiva della stagione, <strong>una</strong> norma, sull'utilizzo degli<br />

extracomunitari, che consentì alla Roma di schierare anche il giapponese Nakata<br />

decisivo nello scontro diretto.<br />

La Juventus, rafforzata dal match winner degli Europei, Trezeguet arrivò<br />

nuovamente seconda ad un punto. Roberto Baggio, dopo due anni persi all'Inter,<br />

ripartì dal Brescia di Mazzone.<br />

Campionato numero cento. Due secondi posti, per un punto, avendo la Triade al<br />

comando costarono il posto ad Ancelotti. Lippi di nuovo in panchina, partirono<br />

Zidane ed Inzaghi ed arrivarono Thuram, Buffon, Nedved, Salas.<br />

L'Inter di Hector Cuper si suicidò il 5 maggio 2002 all'Olimpico contro la Lazio (3-<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 200


5) consegnando ai bianconeri uno scudetto in cui non credevano più. Era tutto pronto<br />

per la festa: squadre gemellate, l'Inter in vantaggio e poi... il patatrac. Superata anche<br />

dalla Roma arrivò terza, costretta ai preliminari di Champions League.<br />

La Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori prima retrocede e poi fallisce. <strong>Il</strong> Milan<br />

comprò Rui Costa, Inzaghi, Pirlo, e scelse come allenatore il turco Terim vincitore di<br />

<strong>una</strong> Coppa UEFA con il Galatasaray e che aveva tanto impressionato con la<br />

Fiorentina. Fatih Terim stecca clamorosamente, dimostrando di non reggere il <strong>calcio</strong><br />

italiano di vertice, e fu sostituito da Ancelotti. <strong>Il</strong> Chievo, al primo anni di serie A,<br />

arrivò quinto e si qualificò per la Coppa UEFA mentre il Verona retrocesse<br />

inopinatamente, dopo un campionato disputato in zona sicurezza.<br />

Altro successo juventino l'anno successivo, con autorità, nonostante le due milanesi<br />

si fossero rinforzate, il Milan con Rivaldo, Nesta e lo scambio Seedorf – Coco con<br />

l'Inter che, cedette Ronaldo, ed acquistò Cannavaro e Crespo. Le tre italiane si<br />

sfidarono anche in Champions: la spuntò il Milan che, dopo aver eliminato l'Inter in<br />

semifinale, vinse ai rigori la finale di Manchester contro la Juventus. Lippi, nello<br />

spogliatoio, dette le dimissioni, ma la Triade le respinse.<br />

Dopo il successo in Champions il Milan di Ancelotti tornò a vincere il campionato<br />

nel 2004, rinforzato da Cafu, dalla sorpresa Kaka e con i goal di Shevchenko,<br />

accumulando 11 punti di vantaggio. Gaucci dopo aver portato il coreano Ahn,<br />

giustiziere della nazionale, ingaggiò Al-Sa'adi Gheddafi, figlio del dittatore libico.<br />

Nel 2004-2005, dopo l'estate del caos Catania con i pronunciamenti del TAR e la<br />

serie B a 24 squadre, la Serie A tornò a 20 squadre. Lippi è stato sostituito, non senza<br />

polemiche, da Capello. Inter protagonista di un nuovo sciagurato cambio con la<br />

Juventus via Cannavaro per il portiere Carini.<br />

Dopo un lungo braccio di ferro la Juventus prevalse sul Milan, che pagò il percorso<br />

in Champions dove, ad Istanbul, perse ai rigori un’incredibile partita contro il<br />

Liverpool dopo essere stato in vantaggio per 3-0.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 201


Lo scudetto sarà poi revocato alla Juventus per l'inchiesta dell'anno successivo su<br />

Calciopoli, così come quello del 2006 che, a differenza della non assegnazione<br />

dell'anno prima, sarà attribuito all'Inter piazzata terza dopo Juventus e Milan.<br />

Dopo dieci anni di lazzi ed insulti Moratti, ad un ritmo di rimessa di 150 milioni di<br />

euro all'anno, cominciò il suo ciclo vincente grazie al commissario straordinario,<br />

professor Guido Rossi, interista ultrasettantenne esperto d’industria e finanza,<br />

chiamato dal CONI a gestire la FIGC dopo che l'inchiesta della Procura di Napoli<br />

aveva, sulla base di migliaia di intercettazioni telefoniche, smascherato il sistema di<br />

potere e di ricatti sulla classe arbitrale esercitato da Moggi. La famiglia Agnelli prese<br />

le distanze dalla Triade a cui aveva affidato la Juventus.<br />

Calciopoli è linfa vitale per l''Inter che, oltre al titolo, acquistò dalla Juventus,<br />

Ibrahimovic e Vieira, si aggiudicò un campionato senza avversari, collezionando<br />

record, a partire dal maggior numero di punti (97) e le vittorie consecutive (17). <strong>Il</strong><br />

capolavoro dell'anno lo fece Mazzarri salvando la Reggina, nonostante la<br />

penalizzazione di 11 punti.<br />

Nel 2007-08 di nuovo in A la Juventus di Ranieri, insieme a Genoa e Napoli,<br />

entrambe protagoniste di <strong>una</strong> doppia promozione dalla Serie C. L'Inter vinse<br />

all'ultima giornata condannando il Parma alla B e resistendo alla poderosa rimonta<br />

della Roma di Spalletti. <strong>Il</strong> nuovo designatore arbitrale divenne Pierluigi Collina.<br />

Nel 2008-2009 Mancini lasciò la panchina a José Mourinho, l'Inter lascia Juventus e<br />

Milan a dieci punti, con la Fiorentina, nuovamente quarta, ancora qualificata per i<br />

preliminari di Champions.<br />

Triplete (scudetto, coppa nazionale, Champions league) l'anno successivo,<br />

protagonista ancora Mourinho, dopo la cessione di Ibrahimovic al Barcellona, in<br />

cambio di Eto'o e l'acquisto di Sneider, Lucio, Milito e Thiago Motta.<br />

Champions vinta nella finale con il Bayern, scudetto conquistato all'ultima giornata<br />

vanificando il ritorno della Roma, ad un certo punto in svantaggio di 14 punti e<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 202


Coppa Italia conquistata all'Olimpico contro i giallorossi.<br />

Delusione Milan: la sostituzione di Ancelotti con Leonardo non porta i risultati<br />

sperati. Finisce anche il ciclo di Prandelli alla Fiorentina, diventa tecnico della<br />

Nazionale.<br />

Al Milan lo scudetto 2010-2011 con Massimiliano Allegri alla prima stagione in<br />

panchina ed Ibrahimovi ć , acquistato in chiusura di mercato, in campo. Inter e Napoli,<br />

in tempi diversi, insidiano la marcia dei rossoneri che dimostrano maggiore tenuta e<br />

concretezza. Alla Juventus non basta il ritorno di un Agnelli, Andrea, alla presidenza;<br />

i bianconeri finiscono al settimo posto e restano fuori dalle competizioni europee.<br />

Grosso passo indietro del <strong>calcio</strong> italiano che, sorpassato nel Ranking UEFA dalla<br />

Germania, perde <strong>una</strong> squadra in Champions League – dal campionato 2011-12 le<br />

prime due qualificate direttamente e la terza, e non più la quarta, al preliminare. E' la<br />

conseguenza di un arretramento della competitività del <strong>calcio</strong> italiano, suggellata dai<br />

risultati negativi in Champions ed in Europa League.<br />

Ultras<br />

Nell’ultimo decennio molti gruppi di ultras hanno individuato nella<br />

spettacolarizzazione del <strong>calcio</strong> e nelle misure repressive messe in atto dai vari<br />

governi, gli elementi da contrastare per mantenere e riproporre la propria identità.<br />

<strong>Il</strong> tentativo è stato quello di conservare, in <strong>una</strong> situazione estremamente diversa, sia<br />

nella società che nel mondo del <strong>calcio</strong>, quella costruzione di comunità, a volte molto<br />

piccole, legata al tifo ed alla passione per la propria squadra di <strong>calcio</strong>.<br />

Una comunità che sviluppa dei propri codici comunicativi, un proprio rituale ed un<br />

proprio universo di valori dove il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, hanno un<br />

significato solo ed esclusivamente in rapporto all’appartenenza comunitaria. Lo<br />

stadio rappresenta, da questo punto di vista, l’esercizio di un diritto di cittadinanza<br />

attiva solitamente negato nella società italiana.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 203


Tutto questo vive <strong>una</strong> situazione di grosso logoramento proprio per le modifiche<br />

intervenute nel fenomeno <strong>calcio</strong> e questo ha costretto gli ultras a lottare per la propria<br />

sopravvivenza. <strong>Il</strong> calo nettissimo della presenza negli stadi, la relativa perdita<br />

d’importanza del fattore casalingo; il calendario mobile che ha tolto il punto<br />

d’incontro della domenica; le normative, in particolare quelle varate dopo l’uccisione<br />

di Filippo Raciti, ad <strong>una</strong> settimana dall’uccisione di un dirigente calabrese di terza<br />

categoria, Ermanno Licursi, che vietano l'introduzione degli striscioni senza<br />

preventiva autorizzazione; ed inaspriscono le pene per i cosiddetti reati da stadio,<br />

inclusa l’accensione di fumogeni ed il lancio di petardi – con possibilità di arresto in<br />

flagrante e di sospensione della partita. In realtà queste disposizioni vengono gestite<br />

in maniera molto differente dai responsabili dell’ordine pubblico nelle varie città.<br />

<strong>Il</strong> Daspo, Divieto accesso agli stadi per ordine pubblico, che colpisce con inibizioni<br />

da uno a cinque anni i responsabili di comportamenti illeciti, può essere anche<br />

preventivo. Una vera dimostrazione di forza portò gli ultras della Roma e della Lazio<br />

a non far riprendere il derby a causa del bambino mai morto, nel marzo 2004, per la<br />

presunta morte di un bambino in seguito a <strong>una</strong> carica della polizia. <strong>Il</strong> blocco della<br />

partita come sanzione del loro potere. A Roma l’habitat delle curve ha un fortissimo<br />

impatto nell’economia legata allo stadio (bar, radio locali, merchandising, steward),<br />

ma anche in quella della marginalità e dell’economia criminale.<br />

L’altro episodio è stata l’uccisione di Gabriele Sandri, in macchina con altri tifosi<br />

laziali, colpito a morte l’11 novembre 2007 all’Autogrill di Badia al Pino, dall’agente<br />

Spaccarotella - condannato, con sentenza definitiva della Cassazione, febbraio 2012,<br />

a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> doveva fermarsi per Sandri, come si è fermato per Raciti. Sulla base di<br />

questo sillogismo, molti gruppi ultras insorsero: negli stadi dove quel giorno si<br />

giocava e a Roma, dove non si giocava, in <strong>una</strong> nottata di assalti a commissariati di<br />

polizia e caserme dei carabinieri.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 204


Danilo, 41 anni, operaio, atalantino dichiarò a Repubblica: La mentalità ultras sta<br />

scomparendo. Ci sono curve che hanno fatto la <strong>storia</strong> di questo movimento che non<br />

hanno più codici di comportamento. Si sono sputtanate per gli affari commerciali, si<br />

sparano per un pugno di biglietti omaggio, mandano avanti i ragazzini coi coltelli.<br />

Questo è vergognoso.<br />

La tessera del tifoso<br />

Una direttiva del Ministro dell'Interno Roberto Maroni, del 14 agosto 2009, ha<br />

introdotto la tessera del tifoso per identificare i tifosi di <strong>una</strong> squadra calcistica. Uno<br />

strumento di fidelizzazione molto sui generis: la tessera viene rilasciata dalla società<br />

sportiva previo nulla osta della Questura competente che comunica l’eventuale<br />

presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli<br />

ultimi 5 anni). Nella quasi totalità dei casi è rilasciata dalle banche oltre a costituire<br />

titolo di accesso allo stadio è <strong>una</strong> carta di credito ricaricabile e ha validità di 5 anni.<br />

Nel dicembre 2011, dopo un esposto presentato da Codacons e Federsupporter, <strong>una</strong><br />

sentenza del Consiglio di Stato ha definito illegittima questa modalità:<br />

L’abbinamento inscindibile (e quindi non declinabile dall’utente) tra il rilascio della<br />

tessera di tifoso (istituita per finalità di prevenzione generale in funzione di <strong>una</strong><br />

maggiore sicurezza negli stadi) e la sottoscrizione di un contratto con un partner<br />

bancario per il rilascio di <strong>una</strong> carta di credito prepagata potrebbe condizionare<br />

indebitamente la libertà di scelta del tifoso-utente e potrebbe pertanto assumere i<br />

tratti di <strong>una</strong> pratica commerciale scorretta.<br />

Ultras Italia<br />

Esiste ancora <strong>una</strong> fitta rete di gruppi ultras con sedi, siti web, libri, riviste<br />

autoprodotte (fanzine). Visto il carattere popolare, le curve sono talvolta state viste e<br />

tentate di strumentalizzare come bacino elettorale.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 205


In occasione delle amministrative a Milano, maggio 2011, l’Associazione Italiana<br />

Milan Clubs ha scritto a tutti i propri associati <strong>una</strong> lettera per invitare a votare la lista<br />

de il Popolo della libertà, scrivendo Berlusconi nello spazio per la preferenza sulla<br />

scheda azzurra. Un’indicazione accompagnata dalla lista di tutti i successi ottenuti<br />

dal Milan nell’era Berlusconi, data per fare di Milano <strong>una</strong> città sempre all’altezza<br />

della nostra straordinaria squadra di <strong>calcio</strong>(...).<br />

Un gesto ancora più clamoroso, nel marzo 2010, fu quello della candidata de il<br />

Popolo della libertà per la presidenza della Regione Lazio, Renata Polverini, che si<br />

presentò, sciarpa biancoceleste al collo, nella curva della Lazio, insieme al calciatore<br />

Zarate, prendendo posto tra gli Irriducibili. La Polverini vinse le elezioni, ma la<br />

comparsata non ebbe grande successo: venne definita <strong>una</strong> iettatrice, il Bari s’impose<br />

2-0 all’Olimpico. A seguire l’accusa di <strong>una</strong> fede romanista di lunga durata<br />

confermata, agli occhi dei laziali, da <strong>una</strong> visita a Trigoria omaggiata dalla maglia di<br />

Totti. <strong>Il</strong> giorno dopo il suo ufficio stampa precisò Non è tifosa, non ha <strong>una</strong> squadra<br />

del cuore.<br />

L’estrema destra ha provato ripetutamente a sfondare nelle curve italiane, sulla base<br />

di parole d’ordine simmetriche straniero=nemico, tifoso=difensore d’identità,<br />

ultras=militante della destra. L’operazione, dal punto di vista organizzativo e di<br />

conquista dei militanti, è fallita, ma, dal punto di vista delle parole d’ordine e dell’eco<br />

razzista, ha imbarbarito pensieri ed espressioni del tifo italiano.<br />

La comparsa di nuove realtà comporta nuovi atteggiamenti, <strong>una</strong> concezione<br />

riduttiva, paurosa, dell’identità che si pensa di difendere con slogan aberranti:<br />

squadra de negri, curva de ebrei, striscione esposto dalla curva laziale nel derby. Un<br />

tentativo emblematico è stato quello degli ultras Italia, nome scelto perché seguono<br />

la Nazionale, ispirandosi a fenomeni analoghi, ma ormai datati, di tifosi inglesi,<br />

tedeschi ed olandesi – come avvenne durante i Mondiali del 1990 in Italia. Durante<br />

Bulgaria-Italia, 2008, furono protagonisti di scontri con tifosi locali. Sempre<br />

accompagnati da bandiere e striscioni fascisti, durante le amichevoli del 2010, in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 206


Austria ed in Germania, si sono distinti per gli attacchi razzisti al giocatore della<br />

nazionale Mario Balotelli.<br />

Razzismo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano non è nuovo a manifestazioni di razzismo che hanno radici lontane:<br />

le manifestazioni antisemite dei tifosi dell’Udinese contro l’acquisto dell’attaccante<br />

Rosenthal; il comportamento del laziale Mihajilovic contro Vieira; il razzismo di<br />

Treviso contro il calciatore Omolade, a cui risposero, tingendosi i volti di nero, i<br />

giocatori del club; gli striscioni nazisti all’Olimpico, curve romaniste e laziali sullo<br />

stile: Lazio, Livorno la stessa iniziale lo stesso forno.<br />

Del resto la difesa a 360° di Capello che si dimette da commissario tecnico della<br />

nazionale inglese, perché scavalcato dalla Federazione che ha tolto i gradi di capitano<br />

a Terry per gli insulti razzisti ad Anton Ferdinand, la dice lunga su quello che è il<br />

background del football italiano.<br />

La figura di Balotelli, un italiano nero, nato a Palermo da immigrati ghanesi e<br />

cresciuto nel bresciano con genitori adottivi, è quella che scatena maggior odio<br />

razzista. Una campagna xenofoba centrata sull’assioma non ci sono negri italiani che<br />

portò, il 19 aprile 2009, all’exploit razzista della curva juventina contro il calciatore.<br />

Gli ultras bianconeri ne hanno fatto un tratto distintivo, con la complicità e la<br />

collaborazione del governo del <strong>calcio</strong> che si è limitato a far disputare alla Juventus<br />

<strong>una</strong> partita di campionato a porte chiuse.<br />

<strong>Il</strong> 25 novembre 2005, durante Messina-Inter il difensore Zoro divenne oggetto di<br />

insulti razzisti, l’arbitro non intervenne e non ne fece cenno nel suo referto.<br />

Ad un certo punto della gara il difensore ivoriano prese il pallone e minacciò di<br />

abbandonare il campo. Fu dissuaso dall’intervento degli avversari dell’'Inter che lo<br />

convinsero a ricominciare a giocare.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 207


Sempre nel 2005 Samuel Eto'o, dopo un goal segnato al Saragozza, si mise a<br />

ballare, imitando le scimmie: ho risposto agli insulti del pubblico la gente mi urlava<br />

che ero <strong>una</strong> scimmia. Che si devono ammazzare i negri spagnoli? Se quegli insulti fanno<br />

male a me, figurati a quei ragazzi neri che stanno sugli spalti. Io sono ricco e famoso: la<br />

gente fuori dal campo mi vede bianco. Se non ero negro non giocavo nel Barcellona. La<br />

natura non mi avrebbe dato queste doti per ottenere così tanto dalla vita, denaro<br />

incluso. Ma ai ragazzini neri che vendono la frutta in strada che fanno, li accoppano?<br />

L’UEFA iniziò nel 2001-02 ad organizzare iniziative contro il razzismo. Le ha via<br />

via rafforzate e precisate con i 10 punti UEFA contro il razzismo ed il partenariato<br />

con la rete FARE (Football Against Racism in Europe), consapevole che il razzismo<br />

non nasce dentro lo stadio: ci entra, e ci resta perché ci si trova bene. L’Europa<br />

occidentale è divenuta terra di immigrazione dalle aree più vicine, Maghreb, Europa<br />

orientale, ma anche dal resto dell'Africa, Asia, Sudamerica. Un processo che ha<br />

investito e cambiato profondamente l’Italia. I demografi hanno fissato nel 1970 il<br />

punto zero del saldo migratorio: finisce l’emigrazione italiana e comincia<br />

l’immigrazione.<br />

La nazionale francese, vincitrice del Mondiale 1998 e dell’Europeo 2000, è stata un<br />

esempio del concetto di creolizzazione dello scrittore caraibico, francofono, Édouard<br />

Glissant: l'incrociarsi ed il meticciarsi delle lingue, delle culture, dei popoli, degli<br />

individui stessi. Un fenomeno che non si esaurisce nel meticciarsi, ma, attraverso gli<br />

incontri della diversità, crea l'imprevedibile, così come è sempre stato per le forme<br />

della cultura, dalle lingue alle arti, alla musica. <strong>Il</strong> Brasile ne è stato un esempio, anche<br />

calcistico ed oggi questo processo costituente di rinnovamento della civiltà, di<br />

creolizzazione, arriva nel centro politico ed economico dell’Europa e in tutti i<br />

campionati europei.<br />

Le Coppe europee dai mercoledì alle settimane europee<br />

Dal 1954 al 1992 il <strong>calcio</strong> europeo aveva fissato nel mercoledì il giorno in cui si<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 208


disputavano le partite delle Coppe (Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe, Coppa<br />

UEFA); da settembre a dicembre erano in programma i mercoledì di coppe, che<br />

cominciavano con i sedicesimi di finale per Coppa dei Campioni e Coppa delle<br />

Coppe ed i trentaduesimi di finale della Coppa UEFA.<br />

Le Coppe riprendevano normalmente tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo –<br />

quarti di finale, semifinali – per poi concludersi con le finali disputate in mercoledì<br />

consecutivi. <strong>Il</strong> calendario iniziava con la finale di andata di Coppa UEFA, seguiva la<br />

finale secca di Coppa delle Coppe, poi la gara di ritorno di Coppa UEFA, chiudeva la<br />

finale di Coppa dei Campioni. La prima scossa ufficiale, che non riguardava anticipi<br />

o posticipi di gara concordati fra i singoli club, avvenne con l'istituzione della<br />

Champions League.<br />

L'UEFA, per la fase a gruppi, stabilì un orario unico, 20.30, e la non concomitanza<br />

con le gare delle altre Coppe. La regolamentazione cominciò a diventare sistemica<br />

nel 1994-1995 il martedì Coppa UEFA, il mercoledì Champions, il giovedì Coppa<br />

delle Coppe. Nel 1997-98 l'orario della Champions fu spostato alle 20.45.<br />

La Supercoppa Europea apre ufficialmente la stagione in un venerdì di fine agosto<br />

alle 20.45 a Montecarlo. L'allargamento della Champions e l'assorbimento della<br />

Coppa delle Coppe nella Coppa UEFA, divenuta a 96 squadre, portarono, dal 1999-<br />

2000, a ridefinire i calendari. La Champions occupava due serate, il martedì ed il<br />

mercoledì, per massimizzare gli introiti televisivi. Alla Coppa UEFA veniva dedicato<br />

il giovedì, mantenendo le finali di mercoledì.<br />

Champions League<br />

<strong>Il</strong> Borussia Dortmund vinse l'edizione 1996-97, battendo nettamente in finale la<br />

Juventus. L'anno successivo al torneo parteciparono anche le seconde classificate<br />

degli otto maggiori campionati europei. Dopo 31 anni torna al successo il Real<br />

Madrid, allenato da Jupp Heynckes, sconfiggendo la Juventus per 1-0 con un goal di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 209


Mijatovi ć.<br />

Dopo quello del Real ci fu il ritorno, anche qui a distanza di 31 anni del Manchester<br />

United nel 1999, la prima vittoria inglese dopo l'allontanamento dei club successivo<br />

al Heysel. Una partita rocambolesca quella che lanciò i reds devils, e David<br />

Beckham, come icone del <strong>calcio</strong> globalizzato. Al 90° il trofeo è nelle mani del Bayern<br />

che, dopo aver dominato il campo senza riuscire a chiudere la partita, subisce, nei<br />

minuti di recupero, l'uno - due degli inglesi.<br />

Le partite non durano più 90 minuti e la gestione dell'extratime è <strong>una</strong> delle<br />

caratteristiche necessarie per essere squadra vincente. <strong>Il</strong> Manchester United mise al<br />

segno il treble, aggiudicandosi anche Premier League e FA Cup mentre i bavaresi si<br />

dovettero accontentare di Bundesliga e coppa nazionale.<br />

Dominio spagnolo nel 1999-2000, la competizione è stata ulteriormente allargata<br />

alle terze classificate delle sei principali federazioni ed alle quarte classificate delle<br />

migliori tre secondo il ranking UEFA, Real Madrid, Valencia e Barcellona arrivarono<br />

in semifinale. Fu la prima finale derby, fra squadre dello stesso paese; s'impose il<br />

Real Madrid 3-0 al Valencia.<br />

<strong>Il</strong> Valencia perse la finale anche l'anno dopo, sconfitto dal Bayern Monaco 5-4 dopo<br />

i calci di rigore. Spagnoli contro tedeschi anche nella finale 2002, il Real Madrid dei<br />

Galacticos, dopo aver battuto il Barcellona in semifinale, batté il Bayer Leverkusen<br />

2-1. La squadra di Toppmöller arrivò sulla soglia di <strong>una</strong> stagione epica, finendo poi<br />

seconda anche in Bundesliga ed in Coppa di Germania.<br />

A Manchester, nel 2003 finale derby: Milan e Juventus si giocarono la Coppa di un<br />

edizione dominata dalle italiane, con l'Inter eliminata in semifinale dai rossoneri nel<br />

primo derby europeo tra milanesi. Successo del Milan ai calci di rigore, dopo lo 0-0,<br />

con capitano nuovamente un Maldini, Paolo, dopo il padre Cesare, nel 1963. Seedorf<br />

fu il primo giocatore a vincere tre Coppe con tre squadre diverse – dopo Ajax 1995;<br />

Real Madrid 1998.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 210


Nel 2004 vittoria a sorpresa del Porto, 3-0 al Monaco in finale, con un successo che<br />

lanciò in orbita il suo allenatore: José Mourinho.<br />

Istanbul maledetta, nel 2005, per il Milan di Ancelotti che chiuse in vantaggio 3-0 il<br />

primo tempo contro il Liverpool ma venne rimontato 3-3 nel secondo tempo, in soli 6<br />

minuti. Ai rigori il Liverpool conquistò la sua quinta coppa, ventuno anni dopo quella<br />

del 1984.<br />

<strong>Il</strong> Barcellona, allenato da Frank Rijkaard, e con Ronaldinho alla sua massima<br />

espressione calcistica battè, in <strong>una</strong> finale tiratissima l'Arsenal nel 2006, per i catalani<br />

è il secondo successo. Rivincita Milan – Liverpool nel 2007.<br />

I rossoneri non avrebbero dovuto nemmeno partecipare alla competizione per .gli<br />

effetti di Calciopoli. <strong>Il</strong> Milan, partito dal terzo turno preliminare, arrivò in finale, in<br />

un torneo con tre squadre inglesi, anche Chelsea e Manchester United, semifinaliste.<br />

Vittoria di misura, 2-1, per il Milan. Prima finale tutta inglese nel 2007-2008 con il<br />

terzo successo del Manchester United in finale contro il Chelsea. In semifinale era<br />

arrivato anche il Liverpool a conferma della supremazia inglese. Lo United vinse ai<br />

rigori.<br />

Manchester United sconfitto l'anno dopo, 2009, dal Barcellona, al suo terzo<br />

successo, 2-0 ed i catalani, allenati da Josep Guardiola, vincitore da giocatore<br />

blaugrana nel 1992, centrarono il triplete: Champions, Liga e Coppa del Re.<br />

Triplete anche per l'Inter di Mourinho nel 2010 e nerazzurri che tornano al successo<br />

45 anni dopo l'edizione del 1965. Dopo aver eliminato i detentori del Barcellona in<br />

semifinale l'Inter vinse 2-0 contro il Bayern Monaco.<br />

Di nuovo Barcellona, la terza in sei anni, la quarta assoluta, nel 2011 che a<br />

Wembley domina il Manchester United 3-1, dopo aver eliminato il Real Madrid in<br />

semifinale. La Spagna, che ha vinto Mondiale diventa la Nazione con il maggior<br />

numero di Coppe dei Campioni.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 211


Coppa Uefa<br />

L’edizione 1996 è <strong>una</strong> parentesi amara per le squadre italiane, abituate a dominare<br />

la manifestazione. L'anno dopo Inter in finale, sconfitta ai rigori dallo Schalke 04.<br />

Nerazzurri vittoriosi nel 1998, battendo, quarta finale tutta italiana in meno di dieci<br />

anni, la Lazio per 3-0. La gara unica ha sostituito la tradizionale doppia finale di<br />

andata e ritorno. Nel 1999 seconda vittoria del Parma che sconfisse in finale<br />

l'Olympique Marsiglia. Dall'edizione 1999-2000 il numero delle squadre partecipanti<br />

aumentò per effetto della soppressione della Coppa delle Coppe.<br />

Da allora le italiane non sono andate oltre le semifinali: Milan e Inter nel 2002,<br />

Lazio nel 2003, Parma nel 2005 e Fiorentina nel 2008, con il conseguente crollo<br />

dell'Italia nel ranking UEFA.<br />

Mourinho, con il Porto nel 2003, centrò la sua prima vittoria internazionale. Nel<br />

2004 vittoria del Valencia. Nel 2004-05 la Coppa UEFA subì un importante modifica<br />

regolamentare, con l'introduzione di <strong>una</strong> fase eliminatoria. Dopo i due turni<br />

preliminari e l'ultimo preliminare di Champions le 80 partecipanti alla manifestazione<br />

si affrontano in un turno ad eliminazione diretta: le 40 vincenti vengono divise in 8<br />

gironi di 5 squadre, con gare di sola andata.<br />

Passano al turno successivo le tre migliori di ogni girone più le terze dei gironi di<br />

Champions. Con queste 32 squadre la manifestazione ricomincia dai sedicesimi di<br />

finale.<br />

Alternanza russa spagnola, con il CSKA nel 2005, Siviglia 2006 e 2007 e Zenith<br />

San Pietroburgo 2008, seguita dalla vittoria ucraina dello Shakhtar Donetsk e da<br />

quelle di Atletico Madrid, 2010, e Porto nel 2011, in <strong>una</strong> finale tutta portoghese con<br />

lo Sporting Braca.<br />

2009 Europa League<br />

Prima dell’Europa League il <strong>calcio</strong> europeo aveva visto disputare: 13 edizioni della<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 212


Coppa delle Fiere (1955-1971); 39 della Coppa delle Coppe (1960-1999); 38 edizioni<br />

della Coppa UEFA (1972-2009) che aveva preso il posto della Coppa delle Fiere e<br />

successivamente incorporato la Coppa delle Coppe), a cui bisogna aggiungere 14<br />

edizioni dell'Intertoto (1995-2008), torneo di qualificazione alla Coppa UEFA.<br />

Dal 2009-10 l'Europa League sostituisce la Coppa UEFA, mantenendo il giovedì<br />

come giornata di gara. Le partite vengono disputate in due orari 19.00 e 21.05 – che è<br />

anche l'orario di ottavi, quarti e semifinali, mentre la finale è alle 20.45.<br />

Altre novità, dal 2009-10, in Champions League: l'ultimo turno preliminare si<br />

disputa in formato Champions, con le gare divise tra martedì e mercoledì sempre alle<br />

20.45. La finale viene giocata di sabato a fine maggio.<br />

Sono quattro i turni preliminari delle due manifestazioni, a partire da fine giugno-<br />

inizio luglio; la fase eliminatoria si dipana tra settembre e dicembre – la Europa<br />

League ha 12 gironi di 4 squadre che s'incontrano in doppia gara di andata e ritorno,<br />

passano le prime 2.<br />

Mondiali 1998<br />

Grandezza francese, a partire dalla cerimonia di apertura per finire con la vittoria in<br />

finale sul Brasile nel nuovo impianto di Saint-Denis, periferia parigina, lo Stade de<br />

France 80.000 posti. L’avventura dell’Italia di Maldini termina ai calci di rigore nei<br />

quarti di finale contro i padroni di casa.<br />

La sorpresa del torneo è la Croazia che approda in semifinale, eliminando la<br />

Germania, e fa paura alla Francia che la batte 2-1 in rimonta con doppietta di<br />

Thuram. Nell’altra semifinale l’Olanda cede ai rigori contro il Brasile di Ronaldo,<br />

Rivaldo, Bebeto allenato da Zagalo già campione del mondo sia da calciatore che da<br />

tecnico.<br />

La finale è arricchita, nel prepartita, dal giallo sul malore di Ronaldo, poi schierato.<br />

La Francia presenta <strong>una</strong> compagine multi etnica con grosse capacità fisiche ed<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 213


altrettante tecniche, distrugge i brasiliani 3-0 con due goal, di testa!, di Zidane. Sugli<br />

Champs-Elysées, in occasione del 14 luglio, festa nazionale, sfilano i campioni del<br />

mondo.<br />

Euro 2000<br />

Belgio ed Olanda condividono l’organizzazione della manifestazione che si rivela di<br />

altissima densità agonistica. I campioni del mondo della Francia si aggiudicheranno il<br />

titolo battendo per 2-1, con il golden goal (i supplementari si interrompono non<br />

appena viene segnato un goal) di Trezeguet, l'Italia che aveva condotto per tutti i<br />

novanta minuti.<br />

La beffarda conclusione avrà conseguenze incredibili: l’attacco di Berlusconi a<br />

Zoff, un incapace che non fa marcare Zidane, provoca le dimissioni del tecnico<br />

friulano, in Nazionale dal 1998, ed alimenta un caso politico mediatico. Portogallo e<br />

Romania, nello stesso girone, eliminano Inghilterra e Germania. La Turchia arriva per<br />

la prima volta ai quarti, eliminando il Belgio, dove cede al Portogallo.<br />

La Francia elimina la Spagna, l’Olanda la Jugoslavia e gli azzurri la Romania.<br />

Infuocate le semifinali: la Francia, con un rigore, contestatissimo, in chiusura dei<br />

supplementari elimina i portoghesi. L'Olanda domina l'Italia, che resta in dieci per<br />

l'espulsione di Zambrotta, gli arancioni sbagliano due rigori nei tempi regolamentari e<br />

soccombono ai calci di rigore. L’eroe della giornata è il portiere Toldo.<br />

Mondiali 2002<br />

E’ stata la prima edizione ad essere disputata in due diverse nazioni, Corea del Sud e<br />

Giappone, entrambe qualificate d’ufficio alla fase finale. Ed è stata la prima volta di<br />

un Mondiale fuori dall'Europa o dall'America che, storicamente, godevano<br />

dell’alternanza dell’organizzazione. Lo vince, per la quinta volta, il Brasile.<br />

Corea del Sud e Giappone hanno messo a disposizione dieci stadi, tanti costruiti ad<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 214


hoc, ciascuno. La prima sorpresa è l’eliminazione dei campioni in carica della<br />

Francia, già battuti dall’esordiente Senegal, vicecampione d'Africa che entusiasma<br />

per le doti tecniche, a partire da Diouf, e sorprende per la quadratura tattica.<br />

Passano, nel girone dei francesi, Danimarca e Senegal, che arriverà ai quarti di<br />

finale. Altra vittima illustre delle eliminatorie, a spese di Inghilterra e Svezia, è<br />

l’Argentina. Finisce malamente agli ottavi di finale, contro i padroni di casa della<br />

Corea, allenati da Hiddink, il cammino dell’Italia di Trapattoni. Again 1966!, i<br />

coreani ricordano l’impresa dei loro connazionali, politicamente divisi, del Nord.<br />

E finisce proprio come si auspicavano gli striscioni dei sostenitori di casa.<br />

Nonostante un pessimo inizio gli azzurri, salvati da Buffon, vanno in vantaggio e<br />

controllano la partita, ma sprecano troppo e vengono sorprendentemente raggiunti nel<br />

finale di gara. Nei supplementari l’arbitro Byron Moreno annulla il golden goal,<br />

vigeva questa regola, di Tommasi, regolarissimo, espelle Totti, fischia, come nei<br />

novanta regolamentari, a senso unico.<br />

A tre minuti dalla fine del secondo tempo supplementare è Ahìn che si improvvisa<br />

match winner. La Corea va avanti e, altro arbitraggio casalingo, elimina la Spagna ai<br />

rigori, prima di arrendersi, 0-1, alla brutta, ma regolarissima Germania in semifinale.<br />

Dall’altra parte del tabellone è la Turchia, protagonista forse del miglior gioco, ad<br />

eliminare la rivelazione Senegal, ad opporsi al favoritissimo Brasile. I turchi si<br />

dovranno accontentare del terzo posto, mentre la Corea è la prima asiatica ad arrivare<br />

in <strong>una</strong> semifinale mondiale. Brasile mondiale con Ronaldo capocannoniere.<br />

Europeo 2004<br />

<strong>Il</strong> Portogallo organizza la manifestazione, per la prima volta, e, in virtù degli ottimi<br />

risultati, anche a livello giovanile, ottenuti nelle ultime competizioni, si candida come<br />

favorita. La finale, vede in campo le stesse squadre della partita inaugurale e la stessa<br />

vincitrice: a sorpresa la Grecia, allenata dal tedesco Renhagel, contro i padroni di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 215


casa per 1-0.<br />

Le agenzie quotavano la squadra ellenica 100-1 per la vittoria del titolo, ma, un<br />

nutritissimo catenaccio, un alto livello agonistico e l’inconcludenza dei portoghesi<br />

sotto porta, portò la Grecia sul tetto d’Europa. Fu un torneo modesto.<br />

L’Italia di Trapattoni pagò il nervosismo e gli sputi di Totti, eliminata da Svezia e<br />

Danimarca che pareggiarono 2-2 l’ultimo incontro. Eliminate nei gironi anche<br />

Germania e Spagna, nei quarti di finale il Portogallo eliminò l’Inghilterra ai rigori,<br />

con Beckham che sbagliò l'esecuzione scivolando su <strong>una</strong> zolla rovinata. I campioni in<br />

carica della Francia furono eliminati da <strong>una</strong> Grecia sorniona ed attendista, pagando<br />

<strong>una</strong> condotta di gara presuntuosa ed evanescente.<br />

L’Olanda superò il tabù dei rigori, vincendo per la prima volta, contro la Svezia e la<br />

Repubblica Ceka inflisse un secco 3-0 ai danesi. <strong>Il</strong> Portogallo, trovato ritmo e gioco<br />

durante il torneo, sconfisse 2-1 l'Olanda, mentre la Grecia col solito golletto batté i<br />

ceki nei supplementari di <strong>una</strong> noiosissima partita.<br />

Germania 2006<br />

Partecipano 198 nazionali, di cui 32 accedono alla fase finale. Tecnicamente è un<br />

brutto campionato, organizzativamente, e finanziariamente, un grande successo: oltre<br />

due miliardi e mezzo di telespettatori, la metà ha assistito alla finale.<br />

L’utilizzo massimale della tecnologia ha reso lo spettacolo migliore di quello<br />

espresso in campo. E’ la prima volta per l’Ucraina, per quattro nazioni africane:<br />

Angola, Costa d'Avorio, Togo, Ghana e la caraibica Trinidad e Tobago.<br />

Vince l’Italia, molto fort<strong>una</strong>ta nel cammino che l’ha portata in finale, battendo la<br />

Francia ai rigori, dopo un incontro in cui i francesi hanno avuto il pallino del gioco.<br />

La forza del gruppo, la solidità della difesa, il cemento di Calciopoli permette alla<br />

squadra di superare i propri limiti. Lippi trova Grosso che prende un rigore,<br />

inesistente, contro l’Australia, segna in semifinale e realizza il rigore decisivo in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 216


finale.<br />

I due marcatori nei tempi regolamentari, Zidane e Materazzi, sono i protagonisti<br />

dell’episodio decisivo: l’espulsione dell’asso francese, per <strong>una</strong> testata volontaria al<br />

difensore italiano che lo aveva provocato ad arte, rappresenta il primo episodio di<br />

moviola in campo che ufficialmente viene rifiutata.<br />

La Germania, eliminata dagli azzurri nei supplementari, si consola con il terzo posto<br />

battendo il Portogallo. Quattro europee in semifinale e molto male le sudamericane<br />

eliminate nei quarti Brasile, dalla Francia, Argentina dalla Germania.<br />

Grossa festa italiana per il quarto Mondiale vinto dopo quelli del 1934, 1938 e<br />

1982.<br />

Da segnalare il neologismo in lingua swahili: testata si dice Materazzi.<br />

Europeo 2008<br />

Altra coorganizzazione, fra Austria e Svizzera, e novità regolamentare con le<br />

ammonizioni che vengono azzerate i dopo quarti di finale. Paesi organizzatori<br />

eliminati, così come la Francia, nella fase a gironi.<br />

Nei quarti la Germania elimina il Portogallo per 3-2; la Turchia fa fuori la Croazia<br />

ai rigori. La Russia batte a sorpresa l'Olanda nei tempi supplementari, mentre l’Italia<br />

di Donadoni, che aveva raccolto l’eredità di Lippi, cede il passo alla Spagna dopo i<br />

calci di rigore ed il tecnico viareggino viene richiamato per sostituire Donadoni in<br />

vista dei Mondiali 2010. La Spagna batte 3-0 la Russia e la Germania la spunta sulla<br />

Turchia di Terim. Una rete di Fernando Torres nel primo tempo è sufficiente agli<br />

iberici che tornano a vincere un campionato europeo dopo ben 44 anni.<br />

Sudafrica: dal <strong>calcio</strong> contro l’apartheid al primo Mondiale in Africa<br />

Nelson Mandela viene arrestato nel 1962, condannato all’ergastolo nel 1964 per il<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 217


eato di boicottaggio, rivendicato, e per la falsa accusa di aver complottato per<br />

l’invasione straniera del Sudafrica. Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine<br />

delle azioni di massa ed il martello della lotta armata dobbiamo annientare<br />

l'apartheid! Nelson Mandela diventa l’emblema della lotta per l’eliminazione<br />

dell’apartheid, Free Nelson Mandela è <strong>una</strong> parola d’ordine che echeggia a tutte le<br />

latitudini, accompagnato dal numero 46664 scritto sulla divisa carceraria,<br />

determinando l' isolamento del regime razzista sudafricano.<br />

La stella del Milan Ruud Gullit dedica a Mandela la vittoria del Pallone d’oro nel<br />

1987. <strong>Il</strong> leader dell’African National Congress, esce dal carcere nel febbraio del<br />

1990, il presidente sudafricano De Klerk è costretto ad ordinarne la liberazione ed<br />

avviare lo smantellamento del regime di segregazione razziale. Una difficile<br />

transizione alla democrazia porta all’elezione di Mandela a presidente nel maggio<br />

1994, lo sconfitto De Klerk assume la carica di vicepresidente.<br />

Mandela riuscì ad utilizzare l’enorme consenso internazionale che raccoglieva per<br />

favorire la costruzione del nuovo Sudafrica, con il contributo decisivo di un<br />

organismo fortemente voluto da Mandela la Commissione per la verità e la<br />

riconciliazione.<br />

L’organizzazione dei Mondiali era stata assegnata al Sudafrica, battuto dalla<br />

Germania per quelli del 2006, a Zurigo nel 2004. <strong>Il</strong> sogno si è realizzato il commento<br />

di Mandela. Le Olimpiadi avevano già dato la misura della forza del <strong>calcio</strong> africano<br />

con la vittoria della Nigeria sull’Argentina, Atlanta 1996, e quella del Camerun sulla<br />

Spagna a Sidney nel 2000.<br />

E’ la prima volta dell’Africa e la seconda, dopo Argentina 1978, dell'emisfero<br />

australe, con la conseguenza di un torneo che si gioca in inverno.<br />

Grosse perplessità erano state avanzate per la capacità organizzativa africana, per la<br />

lentezza dei lavori, per la violenza endemica, tanto da definire che, in caso di rinuncia<br />

del paese organizzatore, la soluzione alternativa sarebbe stata la Germania – i<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 218


Mondiali 2006 erano stati considerati i migliori, organizzativamente, di sempre.<br />

La Confederations Cup del 2009, vinta dal Brasile con il Sudafrica quarto, e<br />

l’accelerazione dei lavori impressa dal governo sudafricano tolse gli ultimi dubbi.<br />

Per la morte, in un incidente automobilistico, di <strong>una</strong> nipote Mandela fu costretto a<br />

saltare la cerimonia d’apertura dei mondiali di <strong>calcio</strong> del 2010, il leader<br />

novantaduenne partecipò, inaspettatamente, alla manifestazione di chiusura in<br />

occasione della finalissima.<br />

<strong>Il</strong> Mondiale in Sudafrica ebbe, dopo tante paure, il plauso della FIFA, espresso dal<br />

presidente Blatter: La competizione si è mostrata più forte di tutto, l’eliminazione del<br />

Sudafrica non ha spento l’entusiasmo della gente. E siamo sopravvissuti tutti alle<br />

vuvuzela.<br />

Bafana bafana<br />

La Nazionale di <strong>calcio</strong> del Sudafrica, i bafana bafana (nostri ragazzi in zulu), è<br />

ritornata nel 1992 a partecipare con continuità all’attività internazionale. La<br />

Federazione Sudafricana aveva subito <strong>una</strong> prima sospensione nel 1962, causata dalla<br />

regola che imponeva ai giocatori della nazionale di essere bianchi.<br />

Riammessa dalla FIFA fu nuovamente sospesa, fino al 1974, per aver promosso <strong>una</strong><br />

squadra di soli bianchi per le qualificazioni dei Mondiali 1966 e di soli neri per quelli<br />

del 1970. Fino ad essere espulsa nel 1976 per la repressione, con centinaia di omicidi,<br />

della rivolta di Soweto. Alla fine dell’apartheid, 1991, fu creata <strong>una</strong> nuova<br />

federazione, formata sia da bianchi sia da neri, e la nuova nazionale esordì il 7 luglio<br />

1992 sconfiggendo il Camerun per 1-0.<br />

Nell'edizione del 1996 della Coppa d'Africa il Sudafrica fece la sua prima<br />

apparizione. In quell'anno fu fissato anche il nuovo numero di squadre partecipanti a<br />

16 – la Nigeria, nello stesso anno campione olimpica ad Atlanta, all'ultimo momento,<br />

rinunciò per motivi politici. <strong>Il</strong> Sudafrica vinse il suo primo titolo, battendo in finale la<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 219


Tunisia, ed il suo capitano, Neil Tovey divenne il primo bianco ad alzare la Coppa<br />

d’Africa. Nell'edizione del 1998, i Sudafricani non riuscirono a bissare il successo,<br />

perdendo la finale contro l'Egitto, alla sua quarta affermazione.<br />

I bafana bafana si qualificarono per la fase finale ai Mondiali del 1998 e 2002, dove<br />

furono eliminati al primo turno – così come è avvenuto nel Mondiale 2010.<br />

Eliminazioni eccellenti nella fase eliminatoria: la Francia, da Uruguay e Messico, e<br />

l’Italia di Lippi, campione di mondo in carica ed incapace di vincere contro Paraguay,<br />

Slovacchia, che batte gli azzurri 3-2, Nuova Zelanda. E’ la logica conclusione di <strong>una</strong><br />

spedizione preparata con arroganza, affidandosi alla lealtà ed all’esperienza dei<br />

vecchi, puntando sul solito gioco speculativo e sulla fort<strong>una</strong> che aveva portato alla<br />

vittoria in Germania.<br />

E’ un bel mondiale, la Germania appare candidata autorevole al titolo, dopo aver<br />

eliminato Inghilterra ed Argentina – che riesce a vincere solo titoli olimpici: nel 2004<br />

ad Atene, sul Paraguay, e nel 2008 a Pechino sulla Nigeria. Altra vittoria europea,<br />

Olanda, contro Sudamerica, Brasile, nell’altro quarto.<br />

<strong>Il</strong> Ghana si suicida ai rigori e l’Uruguay va in semifinale, così come la Spagna che<br />

eliminerà i tedeschi e piegherà in finale gli olandesi, per la terza volta secondi, ai<br />

supplementari. E’ il sigillo ad un periodo d’oro del <strong>calcio</strong>, Europei, Champions, e<br />

dello sport spagnolo, il tennista Nadal, il ciclista Contador.<br />

L'indice IVG (Indice di Valutazione Generale)<br />

<strong>Il</strong> football ha assunto, ormai da decenni, <strong>una</strong> dimensione scientifica. Esistono<br />

moltissimi strumenti per analizzare l'andamento di <strong>una</strong> partita di <strong>calcio</strong>.<br />

Le metodologie scientifiche applicate al football hanno prodotto numerosissimi dati<br />

quantitativi, dalla distanza coperta da ogni calciatore in <strong>una</strong> partita al numero di<br />

palloni giocati.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 220


Tutto viene studiato con i più avanzati supporti tecnologici, determinando un<br />

repertorio di dati, oggetto di elaborazioni, per fornire agli staff tecnici gli elementi<br />

valutativi delle prestazioni dei calciatori – da quelli fisico-motori, al rispetto delle<br />

consegne affidate, dal sincronismo nei movimenti all'aiuto offerto ai compagni, fino<br />

alla ripetizione di quanto provato in allenamento.<br />

<strong>Il</strong> bello del <strong>calcio</strong> è che l'analisi scientifica non può fornire risultati esatti, basta <strong>una</strong><br />

giocata imprevedibile, <strong>una</strong> distrazione, un semplice rimpallo, <strong>una</strong> svista arbitrale per<br />

cambiare tutto in pochi secondi ed è anche per questo che le statistiche non hanno<br />

l'importanza che rivestono in altri sport, come il basket.<br />

Questi dati sono utili anche all’appassionato per avere maggiori chiavi di lettura e<br />

<strong>una</strong> coscienza superiore dell'evento vissuto. Dati molto più significativi di quelli a cui<br />

le dirette televisive hanno abituato gli spettatori come riepilogo del match. L’IVG è<br />

stato elaborato per fornire il valore atteso delle prestazioni di ogni calciatore,<br />

attraverso la raccolta di dati e la loro valutazione con il sistema informatico Digital<br />

Soccer. Ogni indicatore ha un proprio coefficiente, e i dati sono specifici per ogni<br />

ruolo: portiere, difensore, centrocampista, attaccante.<br />

Sono coefficienti positivi: palle recuperate; giocate utili; assist; tiri nello specchio<br />

della porta; reti non su rigore; reti su rigore; parate non su rigore; parate su rigore.<br />

Coefficienti negativi: reti subite; ammonizioni; espulsioni; rigori sbagliati; palle<br />

perse; autogol.<br />

Vengono archiviate, durante lo svolgimento di <strong>una</strong> gara, oltre milleduecento azioni,<br />

focalizzando quattro situazioni di gioco:<br />

– studio del giocatore che è in possesso di palla; gesto tecnico (colpo di testa, cross,<br />

passaggio lungo, tiro…) e esito (palla persa, passaggio utile, assist, rete…);<br />

– studio del giocatore che detta il passaggio: movimento senza palla<br />

(sovrapposizione, taglio interno, taglio esterno, allargamento…);<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 221


– studio del giocatore che recupera la palla, distinguendo tra il recupero durante il<br />

passaggio del pallone (intercettazione, anticipo, colpo di testa in elevazione), e quello<br />

effettuato sull’avversario che guida la palla (contrasto e raddoppio);<br />

– studio sulle caratteristiche di squadra: possesso palla, velocità di gioco, lunghezza<br />

e larghezza della squadra, applicazione della tattica del fuorigioco.<br />

Lo sviluppo del sistema ha permesso l’utilizzo dell'IVG anche come sistema di<br />

monitoraggio costante del rendimento di giocatori e squadre.<br />

Calcio virtuale<br />

Gli spot, come quello di Ronaldinho che colpisce quattro traverse di seguito, hanno<br />

trascinato il fenomeno della virtualizzazione del <strong>calcio</strong>. <strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> virtuale ha dato vita<br />

a numerose applicazioni, dalla play station ai giochi gestionali, fino agli infiniti<br />

Fanta<strong>calcio</strong> – squadre virtuali formate da calciatori reali.<br />

Ne esistono un'infinità di varianti, legate alle manifestazioni, alle testate, ai social<br />

network, soprattutto alla sua riproducibilità: chiunque può organizzare proprie leghe.<br />

Tra i tanti filoni sviluppati dai videogiochi il football è sicuramente uno di quelli con<br />

maggiore durata e successo. Lo dimostra la sfida che si rinnova ogni anno, da più di<br />

un decennio, tra FIFA e Pro Evolution Soccer, a colpi di mirabilie tecnologiche<br />

fornendo dei simulatori calcistici sempre più veri.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> immateriale diventa sempre più reale: con infinite possibilità tattiche<br />

empiricamente verificabili; le voci degli spalti; la possibilità di approccio individuale,<br />

il sapere tecnico tattico oggettivato, la tridimensionalità, la cura dei dettagli dei<br />

calciatori che arrivano a possedere 36 attributi e 57 caratteristiche variabili.<br />

Fidelizzazione<br />

<strong>Il</strong> primo a costruire un cimitero per i propri tifosi è stato il Boca Juniors, a pochi<br />

km. da Buenos Aires, tutto, dalle porte alle lapidi, comprese bare ed urne cinerarie,<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 222


con i colori e lo stemma del club.<br />

La leggenda metropolitana spiega la nascita di questo luogo con la volontà di<br />

combattere l’abitudine dei tifosi xeneises di spargere le ceneri dei propri compagni di<br />

tifo sul terreno della Bombonera, pratica che danneggerebbe il manto erboso del<br />

campo di gioco.<br />

In Europa l’iniziativa l’ha presa l’Amburgo, che ha scelto, per il cimitero dei tifosi,<br />

un luogo vicino allo stadio, nel quartiere di Altona. La società ha motivato la<br />

realizzazione del cimitero, costato cinquantamila euro, con le tantissime richieste<br />

arrivate dai tifosi per disperdere le loro ceneri sul terreno di gioco, pratica accettata in<br />

Inghilterra, ma ritenuta incompatibile con il terreno dell’HSH Nordbank Arena,<br />

stadio dell’Amburgo. <strong>Il</strong> porticato d’ingresso del cimitero riprende il disegno della<br />

porta, mentre la struttura a gradoni quello di <strong>una</strong> curva. Bare ed urne, anche a forma<br />

di pallone, hanno i colori del club.<br />

Le mafie sul <strong>calcio</strong><br />

L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha lanciato<br />

più volte segnali d’allarme sull’interesse, a tutti i livelli, delle grosse organizzazioni<br />

criminali nei confronti del mondo del <strong>calcio</strong>. Un fenomeno globale, diffuso nelle<br />

varie zone del mondo.<br />

Ci sono organizzazioni, come in Italia, che controllano squadre anche nelle serie<br />

minori. <strong>Il</strong> FATF (Financial Action Task Force) ha spiegato che l’attenzione delle<br />

mafie è dovuta proprio all’ampiezza del business <strong>calcio</strong>, alla sua grande visibilità,<br />

attraverso cui si possono ottenere tante opportunità economiche, ed alla straordinaria<br />

labilità della struttura con cui è organizzata. Un mercato facile da penetrare, dove, in<br />

vaste aree del mondo ci sono sovrapposizioni, proprio per la grande vetrina, tra<br />

funzionari governativi e societari.<br />

Enormi le possibilità di infiltrazione finanziaria: da quella del riciclaggio, i<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 223


trasferimenti vengono effettuati in tutto il mondo, alle complicate reti di azionisti,<br />

all’infinito mondo dell’intermediazione legato al mercato degli sponsor, ed a quello<br />

del trasferimento dei calciatori – fino alla tratta di giovani africani, ma anche<br />

dell’America Meridionale e dell’Est Europeo. L’assenza di regole globali, la<br />

mancanza di professionalità del management, la diversità delle strutture legali, la<br />

mancanza di regole e controllo sui football club che li rendono facili da acquisire,<br />

elementi a cui va aggiunta la crisi finanziaria della stragrande maggioranza dei club:<br />

ci sono molti rischi che club indebitati non facciano molte domande quando si<br />

presenta un nuovo investitore e ci sono forti benefici non materiali per chi ci investe.<br />

I club sono profondamente radicati nella società e quindi rappresentano un modo<br />

allettante per entrare nell’establishment.<br />

Se tutto questo è il contesto oggettivo che favorisce <strong>una</strong> penetrazione istituzionale<br />

nella struttura del <strong>calcio</strong>, ci sono poi i filoni naturali per l’espansione delle<br />

organizzazioni criminali: quello delle scommesse ed il commercio dei prodotti<br />

dopanti.<br />

<strong>Il</strong> business va<br />

La crisi sistemica ha messo alla prova la solidità del business <strong>calcio</strong> in Europa. Gli<br />

studi specialistici sul settore, Deloitte, così come le indagini delle varie Federazioni,<br />

confermano la tenuta economica dei principali campionati, a partire dalle cosiddette<br />

Big Five (Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A, Ligue 1), ma anche delle altre<br />

leghe: Olanda, Russia, Turchia, Portogallo.<br />

Aumenta il fatturato complessivo e quello dei maggiori club, che mostrano <strong>una</strong><br />

capacità di crescita in tutte le voci dei ricavi: matchday, broadcasting, commercial.<br />

Sia tra le Leghe, che tra i club è ben definita la gerarchia.<br />

A livello di club le prime sei posizioni Real Madrid, Barcellona, Manchester United,<br />

Bayern Monaco, Arsenal, Chelsea sono invariate da quattro anni.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 224


Caratteristica dell’insediamento in queste posizioni è, oltre avere <strong>una</strong> base ampia di<br />

tifosi ed appassionati pronti a spendere sui prodotti del marchio, la partecipazione alla<br />

Champions League e possedere, in virtù di risultati e gioco, un’attrattività ed<br />

un’audience web-televisiva, elemento necessario per avere aziende leader come<br />

partner – per generare un ulteriore trascinamento del fatturato dei club sui mercati<br />

dominati dai loro sponsor.<br />

<strong>Il</strong> Real Madrid primeggia per fatturato (479 milioni di euro nel 2011) da sette anni,<br />

quando ha scavalcato il Manchester United, ora terzo (367), egemone dal 1996-97 al<br />

2003-04.<br />

<strong>Il</strong> Barcellona è al secondo posto (450,7). I club in maggiore crescita sono Schalke<br />

04, Totthenam, Manchester City. Nei top 20 la Premier League ha la più alta<br />

rappresentanza con sei club, seguita dalla serie A con cinque, tutti gli altri<br />

provengono dalla Big five dei campionati europei.<br />

<strong>Il</strong> primo club italiano è il Milan, al settimo posto con 235,1 milioni. Una differenza<br />

importante è nella percentuale dei ricavi: il Real ha il 38% dal broadcasting, il Milan<br />

il 46%. Le cinque squadre italiane, Inter (211,4), ottava, il 56% dai diritti tv, Juventus<br />

(153,9), tredicesima, il 57%, Roma (143,5), quindicesima, addirittura il 64%, la new<br />

entry Napoli (114,9), ventesima, il 51%. Per il Bayern Monaco (321,4), quarto,<br />

l'incidenza è del 22%, per il Liverpool (203), nono, è del 36%.<br />

I primi 20 club producono ricavi per 4,4 miliardi, circa il 25% del mercato, ed i loro<br />

ricavi nel 2011 sono aumentati del 3%.<br />

La performance italiana sui diritti tv dipende dal mercato interno, sui mercati<br />

internazionali domina la Premier League. Sono circa 120 i club europei proprietari<br />

dello stadio dove giocano.<br />

Dimensioni del business<br />

Nella stagione 2008-2009 il <strong>calcio</strong> europeo aveva prodotto ricavi per 15,7 miliardi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 225


di euro, saliti a 16,3 nel 2009-2010 ed a 17,9 nel 2010-2011. Le Big Five<br />

rappresentano circa la metà del mercato, con <strong>una</strong> cifra complessiva superiore agli 8<br />

miliardi – il 47% proveniente dai diritti televisivi, il 30% dall’attività commerciale ed<br />

il 23% dal botteghino.<br />

La Premier League è nettamente al primo posto, seguita dalla Bundesliga che ha<br />

l'incremento maggiore rispetto all’anno precedente. A poca distanza seguono Liga e<br />

Serie A, più distanziata, con ricavi comunque superiori al miliardo, la Ligue1.<br />

Alla fine degli anni Novanta il fatturato della serie A era molto vicino a quello della<br />

Premier League e nettamente superiore a Bundesliga, Liga e Ligue1. La distanza con<br />

gli altri campionati è nettissima: Championships (serie B inglese) 440 milioni, Dutch<br />

Eredivisie (Olanda) 422, Russian Premier League 352, Super Lig Turkish 342, Liga<br />

Portoguesa 256.<br />

La Bundesliga è quella che ottiene più profitti, mentre Serie A e Liga sono in rosso.<br />

Questo significa che i ricavi della gestione sportiva non riescono a sostenere i costi<br />

che crescono più del fatturato, situazione risolta con l’apporto di capitale da parte dei<br />

proprietari.<br />

I risultati economici corrispondono a quelli calcistici. <strong>Il</strong> ranking UEFA, l’Italia era<br />

prima nel 1999, vede, al termine della stagione 2010-2011, Inghilterra, Spagna,<br />

Germania e, quarta, l’Italia seguita dal Portogallo. Con questo piazzamento l’Italia<br />

qualifica direttamente alla Champions League solo prima e seconda della serie A,<br />

mentre la terza disputa i preliminari.<br />

Serie A caratteristiche e confronti (Fonte: Report Calcio 2011)<br />

La FIGC ha intrapreso il monitoraggio del sistema <strong>calcio</strong> italiano promuovendo con<br />

AREL, istituto di ricerca di cui è segretario Enrico Letta, <strong>una</strong> fotografia annuale del<br />

<strong>calcio</strong> italiano al 30 giugno – Report Calcio, realizzato con il partner<br />

PricewaterhouseCoopers. <strong>Il</strong> bacino d’interesse nazionale è stimato in 32 milioni di<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 226


italiani che seguono il <strong>calcio</strong>.<br />

La base per un confronto con gli altri massimi campionati è il 2009/2010.<br />

Al netto di plusvalenze il <strong>calcio</strong> italiano ha fatturato 1.536 milioni, la Premier<br />

League ne ha fatturati 2.440, con <strong>una</strong> crescita del 2,7% rispetto all’anno precedente<br />

(1494 diritti TV 892; botteghino 195; diritti commerciali 407). La perdita netta è stata<br />

di 345 milioni, su 132 club professionisti solo 15 hanno ottenuto degli utili.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> italiano è dipendente dai diritti televisivi che rappresentano il 65% dei<br />

ricavi – nella Premier il 50%, Liga 38%, Bundesliga 32%. Negli ultimi dieci anni il<br />

fatturato ha avuto <strong>una</strong> crescita superiore al 50%, ma tutta legata ai diritti televisivi.<br />

La percentuale di riempimento degli stadi della serie A, continua ad essere in caduta<br />

libera e quindi foriera di un ulteriore peggioramento, è del 61% – Premier 92%,<br />

Bundesliga 88%, Liga 73%, Ligue1 69%. <strong>Il</strong> prezzo medio per un incontro di Serie A<br />

nella stagione 2009-2010 è stato di 20,9 euro. La Liga il prezzo medio più alto (50,4<br />

euro), la Premier League 48,3 euro, in Polonia il valore più basso (10,5 euro).<br />

Altro elemento negativo è il rapporto fra stipendi e ricavi. In Italia supera il 70%,<br />

secondo <strong>Il</strong> Sole 24 ore è il 77%, nella Bundesliga è fermo al 51%. <strong>Il</strong> costo maggiore è<br />

nelle società di vertice: viene confermato il principio fattuale che chi più spende più<br />

vince – l’Inter nel 2008 aveva <strong>una</strong> perdita netta di 148,27, seguita dal Milan con 66,8<br />

milioni.<br />

In serie A il costo dei tesserati è pari a 1.493 milioni – 1.101 per gli ingaggi e 392<br />

per gli ammortamenti delle prestazioni.<br />

<strong>Il</strong> costo dei ricavi da stadio in Italia è fermo. In Bundesliga il 45% dei ricavi deriva<br />

da sponsor e merchandising, in Italia il 20%. L’Italia è al terzo posto sui ricavi per gli<br />

sponsor sulla maglia ed al quinto, nelle Big five sul merchandising.<br />

Nella serie A 14 società su 20 hanno un risultato negativo, in Bundesliga 16 su 18<br />

vantano un risultato positivo. In Italia ci sono ben 132 società professionistiche, 92 in<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 227


Inghilterra; 56 in Germania, 42 in Spagna, 40 in Francia e questo aumenta la<br />

vulnerabilità economica del sistema <strong>calcio</strong> italiano, perennemente sull'orlo della<br />

bancarotta, come conferma la non iscrizione ai campionati, negli ultimi 25 anni, di<br />

ben 133 società. Le squadre italiane hanno grandissime difficoltà ad incrementare i<br />

ricavi non derivanti dai media: costruzione di nuovi stadi, di terza generazione, di<br />

proprietà dei club; sviluppo del merchandising, investimenti strategici sui settori<br />

giovanili.<br />

Serie A 2010-2011 (Fonte: Report Calcio 2012)<br />

Un quadro di stagnazione al ribasso, molto vicino alla recessione, quello della serie<br />

A. Dopo anni di crescita costante cala (1,2%), il valore di produzione.<br />

<strong>Il</strong> debito è arrivato a 2.659 milioni (il 35% di debiti finanziari), a fronte di un valore<br />

patrimoniale di 3.088 milioni – il cui asset patrimoniale è rappresentato dai diritti<br />

pluriennali alle prestazioni dei calciatori (oltre il 33% del valore). In drastica<br />

riduzione il patrimonio netto: dai 385,2 milioni di tre anni fa, ai 150 attuali.<br />

Diminuiscono i ricavi medi delle società di Serie A (101.560.151 contro 105 milioni<br />

dell’anno precedente), mentre aumentano i costi medi (115 milioni contro 113). <strong>Il</strong><br />

<strong>calcio</strong> italiano dipende dai diritti radiotelevisivi che, in serie A rappresentano il 55,6%<br />

dei ricavi di esercizio.<br />

Per avere <strong>una</strong> base di confronto nel campionato 1997-1998 la percentuale era del<br />

37%. Anche questi, per la prima volta, segnano <strong>una</strong> flessione negativa, passando dai<br />

999.437 milioni del 2009-2010 ai 930.961 (nel 2008-2009 erano 957.821). La<br />

diminuzione è in buona parte dovuta ai minori introiti provenienti dalla Coppe<br />

europee (82,3 milioni, l’anno prima 116,9).<br />

Continuano a diminuire i proventi da ingresso stadio (22,4 milioni con un meno<br />

8,2% dall’ultima stagione, anch’essa negativa). I ricavi da stadio rappresentano solo<br />

il 10% del totale del valore della produzione delle società professionistiche. Gli stadi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 228


italiani di serie A hanno <strong>una</strong> capienza media di circa quarantamila spettatori;<br />

un’anzianità vicina ai 60 anni e, fatta eccezione per la Juventus proprietaria<br />

dell’impianto, sono di proprietà pubblica – tutti dei comuni, tranne l’Olimpico di<br />

proprietà del CONI. La media degli ingressi è stata di 22.556 spettatori.<br />

Ci sono anche dei segnali positivi:<br />

– la crescita, progressiva, dei ricavi da sponsor e attività commerciali, saliti nel<br />

triennio da 317 a 387 milioni (+22,1%).<br />

– <strong>una</strong> contrazione, finalmente, del costo del lavoro, ma ancora poco percepibile<br />

(0,6%) in Serie A, più rilevante nella categoria cadetta (meno 3,2%. in Serie B).<br />

L’incidenza del costo del lavoro si mantiene vicina al 70% dei ricavi;<br />

– l’investimento nei settori giovanili è aumentato, passando dai 67,8 milioni del<br />

2009-2010 ai 79,8, <strong>una</strong> piccola, ma importante inversione di tendenza in un contesto<br />

che ci vede tra gli ultimi per numero di giovani impiegati in prima squadra.<br />

La strada da imboccare, per provare a colmare il distacco maturato in Europa, è<br />

proprio quella di investimenti massicci nei settori giovanili e negli stadi di proprietà –<br />

la percentuale tra i 734 club delle 53 federazioni dell’UEFA che disputano le massime<br />

divisioni nazionali è del 17%, ma raddoppia, 34%, quando si prendono in esame le<br />

partecipanti alle competizioni europee (esaurite le fase preliminari).<br />

Liga<br />

A fronte della grande crescita di Barcellona e Real Madrid, che hanno comunque un<br />

enorme debito accumulato, i club della Liga sono con l’acqua alla gola ed hanno<br />

massicciamente fatto ricorso alla Ley Concursal che permette di avviare <strong>una</strong><br />

procedura per dilazionare i pagamenti senza essere dichiarati insolventi evitando così<br />

la bancarotta. Questa situazione è conseguente all’enorme disparità degli introiti<br />

televisivi: la metà, circa 600 milioni, va alle protagoniste del Classico, il resto viene<br />

diviso. <strong>Il</strong> tasso di disparità fra club è, nella Liga, 1 a 25, mentre nelle più equilibrate<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 229


delle Big five, Premier e Ligue1, è di 1 a 6.<br />

<strong>Il</strong> classico<br />

Barcellona-Real Madrid è diventata la sfida calcistica che suscita maggiore<br />

attenzione nel mondo. La rivalità ha origine fin dagli albori del <strong>calcio</strong> spagnolo ed ha<br />

radici storiche, sia di natura politica (Catalogna-Castiglia, modernità-arretratezza,<br />

repubblica-monarchia, antifranchismo-dittatura, indipendenza-centralismo) che<br />

calcistica.<br />

Negli ultimi quindici anni, dopo il periodo d’oro blaugrana dei primi anni Novanta,<br />

le strategie, economiche e tecniche, delle due società sono orientate a sopravanzare<br />

l’avversario, nei risultati sportivi, nel fatturato, nel numero degli appassionati che in<br />

tutto il mondo tifano per <strong>una</strong> delle due.<br />

<strong>Il</strong> Real dei Galacticos, con Zidane, Beckham, Ronaldo, cominciò proprio con<br />

l’acquisto di Luis Figo dal Barcellona. La doppietta del Valencia di Benitez, vittorie<br />

nella Liga del 2002 e del 2003, segnarono la fine dei Galacticos e i catalani, con la<br />

presidenza Laporta, tornarono a vincere (Liga 2005, Champions League 2006), con<br />

Eto’o e Ronaldinho a guidare il tasso di classe altissima della squadra allenata da<br />

Frank Rijkaard.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> spagnolo attraeva campioni grazie ad un sistema fiscale che alleggeriva il<br />

peso degli ingaggi. <strong>Il</strong> Real Madrid riassunse Fabio Capello che impose <strong>una</strong> campagna<br />

acquisti centrata su giocatori esperti Emerson, Cannavaro, Van Nistelrooy e vinse il<br />

trentesimo titolo della <strong>storia</strong> della Real per la migliore differenza reti nei confronti del<br />

Barcellona. Schuster, ex stella madrilena, sostituì Capello, contestato per la piattezza<br />

del gioco e conquistò il titolo successivo, 2008.<br />

Nel 2008-2009 i catalani puntarono su Pep Guardiola, undici stagioni da calciatore<br />

con la maglia blaugrana, dopo il settore giovanile, e capitano della squadra, chiamato,<br />

dopo un anno al Barcellona B, a guidare il rinnovamento della squadra che vende<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 230


campioni come Ronaldinho e Deco. Nell’agosto del 2011 Guardiola era già diventato<br />

l’allenatore più vincente nella <strong>storia</strong> del Barcellona: tre vittorie nella Liga, due<br />

Champions League, due Coppe del mondo per club, due Supercoppe europee, tre<br />

Supercoppe di Spagna, <strong>una</strong> Coppa del Re. <strong>Il</strong> tutto in tre anni! <strong>Il</strong> Real Madrid non è<br />

stato a guardare, ha reagito con l’acquisto record di Cristiano Ronaldo, 93 milioni di<br />

euro dal Manchester United, nel 2009 e con l’ingaggio di Josè Mourinho, the special<br />

one, con un quadriennale da dieci milioni a stagione ed un indennizzo liberatorio di<br />

sedici milioni all’Inter.<br />

Premier League<br />

Anche la Premier deve fare i conti con i debiti accumulati, ed a guidare la classifica<br />

sono le squadre che vincono di più: Chelsea, Manchester United, Malcolm Glazer, il<br />

proprietario americano del club, deve ricorrere al proprio patrimonio; Liverpool, con<br />

un nuovo cambio di proprietà, Arsenal, che ha puntato tutto sul nuovo stadio, gli<br />

Emirates, ma deve fare i conti con la grossa crisi del settore immobiliare. La Premier<br />

ha conquistato le nuove frontiere del <strong>calcio</strong>: Cina, Thailandia, India, con infinite<br />

opportunità di affari, come il tentativo dello United di lanciare <strong>una</strong> catena di ristoranti<br />

avvicinandosi ai 20 milioni di fans indiani della squadra.<br />

<strong>Il</strong> Manchester City: vive <strong>una</strong> nuova era da quando lo sceicco Mansur bin Zayed al-<br />

Nahyan, della famiglia reale di Abu Dhabi, acquistò il club nel 2008. Nei tre anni di<br />

gestione lo sceicco ha speso quasi un milione di euro. L’ultimo bilancio del club ha<br />

circa 230 milioni di euro di perdite. Negli ultimi quindici anni la Premier ha visto<br />

solo tre squadre vincere il campionato, con il dominio del Manchester United, dieci<br />

titoli, che ha sopravanzato il Liverpool nella classifica dei vincitori. Tre vittorie per il<br />

Chelsea e due dell’Arsenal.<br />

Financial Fair play<br />

Nel settembre 2009 l'UEFA ha approvato il Financial fair play, strumento per dare<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 231


stabilità e futuro al <strong>calcio</strong> europeo, con l'obiettivo di uscire dalla spirale del debito,<br />

accumulato dalle società, che produce, per emulazione ed insolvenze, altri debiti.<br />

<strong>Il</strong> paradosso è che in questi anni di crisi, afferma l'UEFA, sulla base dei bilanci dei<br />

665 club appartenenti alle 53 federazioni affiliate all'UEFA: le entrate totali nette dei<br />

club professionistici sono aumentate da 12 miliardi di euro, del 2009, ai 12,8 miliardi<br />

del 2010. In quale altro settore si è assistito a <strong>una</strong> tale crescita? Questo dimostra<br />

che, dal punto di vista della popolarità, il <strong>calcio</strong> gode di ottima salute. Le entrate<br />

continuano a crescere in un periodo di recessione dell'economia mondiale, ma anche<br />

i costi sono aumentati da 13,3 miliardi di euro, del 2009, a 14,4 miliardi di euro, del<br />

2010.<br />

Un trend positivo, quello del <strong>calcio</strong> europeo, messo a rischio dall'incapacità dei club<br />

di controllare i costi. Le società spendono, negli ingaggi dei calciatori e nelle<br />

provvigioni dei loro agenti, più di quanto ricavano.<br />

L'UEFA ha predisposto il Panel per il controllo finanziario dei club, obbligati a<br />

chiudere i bilanci in parità. <strong>Il</strong> processo di valutazione avviene sul triennio finanziario;<br />

la valutazione di bilancio 2013-14 comprenderà gli esercizi finanziari relativi al 2012<br />

e 2013.<br />

L’UEFA ha dato indicazioni precise: a partire dalla necessità di un salary cup, tetto<br />

salariale, ed al contenimento delle spese per i trasferimenti. I club sono obbligati a<br />

versare correttamente i pagamenti per i trasferimenti e gli stipendi; devono competere<br />

in relazione alle proprie entrate; vanno favoriti gli investimenti nei settori giovanili e<br />

nelle infrastrutture.<br />

<strong>Il</strong> Financial Fair Play, dal 2014, produrrà sanzioni fino alla possibile esclusione<br />

dalle coppe europee – pregiudicando non solo i proventi delle partecipazioni, ma<br />

anche quelli legati alle sponsorizzazioni e ai diritti televisivi.<br />

I club ritenuti ad alto rischio saranno chiamati a fornire un piano di rientro<br />

dettagliato. Una riforma graduale nel 2018-2019 si dovrà centrare il break even tra<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 232


icavi e spese. Nel triennio 2012-2015 le perdite non potranno superare il valore<br />

complessivo di 45 milioni, con <strong>una</strong> media di 15 milioni all'anno. Se il primo anno la<br />

società avrà un rosso di 45 milioni, nelle successive due stagioni non potrà più<br />

spendere. Nel triennio 2015-2019 il tetto delle perdite sarà di 30 milioni.<br />

L’obiettivo è il pareggio tra costi e ricavi, potrà essere ammesso uno sbilancio di 3<br />

milioni all'anno da valutare caso per caso.<br />

Evoluzione tattica<br />

Le squadre difendono ed attaccano dietro la linea della palla; attaccano e difendono<br />

gli spazi; cercano la profondità, sono organizzate per provocare il fuorigioco degli<br />

avversari. Costruiscono azioni che si basano sulla ripetizione dei movimenti, da<br />

eseguire con il massimo della velocità e della perfezione tecnica.<br />

Per descrivere i sistemi di gioco si usa la semplificazione del modulo, che fornisce<br />

<strong>una</strong> schematica rappresentazione di come le squadre tendono a disporsi nelle zone in<br />

cui, convenzionalmente, si divide il campo. Sono definizioni approssimate: il <strong>calcio</strong> è<br />

gioco di movimento, dinamicità; il modulo è rappresentazione statica.<br />

La tattica di gioco è soggetta a <strong>una</strong> continua evoluzione, inseguendo l'obiettivo di<br />

migliorare, disciplinare, intensificare i comportamenti, individuali e collettivi, nelle<br />

varie fasi e situazioni di gioco, così da esaltare l'essere squadra e sfruttare qualità,<br />

autonomia decisionale ed operativa dei singoli calciatori.<br />

Le innovazioni nel <strong>calcio</strong> sono conseguenza dello studio, dell'applicazione e della<br />

ricerca, ma anche di mosse dettate dalla volontà di superare i propri limiti, la propria<br />

debolezza nei confronti di un avversario più forte.<br />

Ci sono due fasi di gioco: quando <strong>una</strong> squadra ha il pallone (possesso palla) e<br />

quando lo ha l'avversario (non possesso) Nella prima si devono creare spazi, con<br />

movimenti individuali (protezione e gestione del pallone, smarcamento, riduzione<br />

della distanza con il compagno che gioca il pallone, ispirare il passaggio) e collettivi<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 233


(allargare lo spazio di manovra utilizzando al massimo le dimensioni del campo,<br />

accompagnare l'azione offrendo più possibilità a chi gioca la palla, creando spazio per<br />

la penetrazione, favorendo verticalizzazioni, coprendo il campo per impedire all’altra<br />

squadra di riprendere il pallone).<br />

Quando il pallone viene giocato dagli avversari l'obiettivo è ridurre gli spazi e le<br />

loro possibilità di manovra con il movimento dei singoli (contrastare il possessore,<br />

chiudendolo, togliendogli il pallone, aiutando il compagno nell'attaccarlo, marcando<br />

l'uomo e/o la zona dove viene giocato il pallone e, soprattutto, difendendo la propria<br />

porta, oscurando la linea di tiro portando l’avversario il più possibile verso l'esterno).<br />

<strong>Il</strong> collettivo deve mettere in atto i movimenti utili a restringere il campo, determinare<br />

la superiorità numerica nel settore di gioco, ritardare lo svolgimento dell'azione.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> contemporaneo non può prescindere dall’esecuzione sincronica di<br />

movimenti: la pressione che toglie tempo e spazio al conduttore della palla; il<br />

pressing offensivo per impedire ai difensori di avviare l’azione di gioco e conquistare<br />

la palla; il fuorigioco alzando la posizione dei difensori verso la palla; le<br />

sovrapposizioni, con il sopravanzamento, in corsa, del compagno che gioca la palla;<br />

gli incroci che cambiano, in corsa, la posizione; il sostegno e la possibilità di<br />

appoggio del pallone al compagno; la diagonale difensiva, effettuata dagli esterni per<br />

chiudere gli spazi che si creano al centro della difesa.<br />

Bagaglio tecnico e tattico, costruzione di un ambiente positivo, di un gruppo<br />

convinto e determinato di calciatori con grande preparazione fisica ed atletica;<br />

mentalità vincente e <strong>una</strong> tenuta psicologica ottimale che permetta di cogliere i<br />

momenti di difficoltà dell'avversario; capacità di apprendimento, abnegazione; piena<br />

consapevolezza tattica nella convinzione che l'attacco gioca in funzione della difesa e<br />

viceversa, questo è il compito degli allenatori e dei loro staff.<br />

La squadra che vince non si cambia, questo vecchio adagio, è sempre valido, meno<br />

rigido rispetto agli undici protagonisti, ma non al modo di giocare. La semplicità<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 234


aiuta e garantisce sicurezza, favorisce la crescita di personalità, costa minore fatica,<br />

tutte condizioni indispensabili per utilizzare al meglio l'abilità tecnica.<br />

Gli ultimi vent’anni hanno fatto vedere tante applicazioni che, pur divergendo nel<br />

modulo, hanno cercato di sistemare al meglio le due fasi: per giocare ed impedire<br />

all’avversario di farlo.<br />

<strong>Il</strong> 3-4-3 anni Novanta di Cruyff nel Barcellona, di Van Gaal nell'Ajax, di Zaccheroni<br />

nell'Udinese e poi nel Milan campione d’Italia 19'99. Un modulo offensivo, con tre<br />

centrali difensivi bloccati, quello nel mezzo agisce da libero in presenza di superiorità<br />

numerica sull'avversario; quattro centrocampisti, gli esterni fanno tutta la fascia,<br />

fungendo sia da terzini che da ali, gli interni difendono ed attaccano, a cui è affidato il<br />

mantenimento dell’equilibrio della squadra. I tre attaccanti prevedono due esterni<br />

abili nel conquistare spazio e saltare i difensori ed un centravanti forte di testa e buon<br />

finalizzatore in area di rigore.<br />

<strong>Il</strong> 4-3-3, introdotto in Italia da Zeman, ha subito un’involuzione tattica, limando la<br />

sua offensività in <strong>una</strong> disposizione che garantisce maggiore sicurezza e copertura del<br />

campo con <strong>una</strong> distribuzione della fatica. Nel 4-3-3 la fascia è affidata alla copertura<br />

degli esterni bassi, con i centrocampisti che scalano in caso di avanzata degli esterni.<br />

<strong>Il</strong> 4-1-4-1 è <strong>una</strong> sua evoluzione, squadra bloccata dietro, con un frangiflutti davanti<br />

alla difesa, e molto dipendente dalla capacità della punta di far salire la squadra.<br />

<strong>Il</strong> 3-5-2 del Brasile di Scolari, campione del mondo nel 2002, è lo specchio del 5-3-<br />

2 utilizzato da moltissimi allenatori: difendere in cinque ed attaccare in quattro,<br />

cercando sempre la superiorità numerica in mezzo al campo.<br />

Tante applicazioni sono semplici varianti del 4-4-2, che ha il pregio di tenere la<br />

squadra corta, agevolare la copertura del campo e facilitare il fuorigioco. Una<br />

variante è il rombo dove i quattro centrocampisti sono due in linea e due vertici,<br />

calciatori di caratteristiche differenti, quello basso e quello alto a ridosso della punta.<br />

Anche uno dei più interessanti, e giocati, il 4-2-3-1 è <strong>una</strong> variazione sul tema 4-4-2.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 235


Un modulo sofisticato affermatosi nell'ultimo decennio, che parte dalla scelta di<br />

disporre la squadra su più linee, quattro anziché le usuali tre, con l'obiettivo di avere<br />

maggiore elasticità ed equilibrio in tutte le fasi di gioco. Nella fase di non possesso<br />

della palla aiuta la copertura difensiva trasformandosi agevolmente in articolazioni<br />

più coperte con diverse modalità di schieramento (4-5-1, ma anche 4-4-1-1 o 4-3-2-1<br />

a seconda della pressione esercitata dagli avversari. Nella fase di possesso, quando si<br />

tratta di gestire ed anche rallentare il gioco, diventa il classico 4-4-2.<br />

L'efficacia maggiore del 4-2-3-1 sta nella manovra offensiva. Sono almeno quattro i<br />

giocatori che cercano la profondità, con le sovrapposizioni degli esterni bassi salgono<br />

a sei.<br />

Al terminale d'attacco è richiesta la capacità di fare reparto da solo, di avere forza,<br />

abilità nel gioco aereo, tecnica per difendere il pallone, velocità nei movimenti,<br />

destrezza nel gioco di sponda.<br />

Ai tre della seconda linea d'attacco si chiede un movimento continuo alla ricerca<br />

dello smarcamento, farsi trovare liberi, ma anche allargare la difesa avversaria<br />

sfruttando tutta l'ampiezza del campo favorendo i cambi di gioco sulle due fasce.<br />

A questi movimenti si aggiungono, per aumentare l'imprevedibilità del gioco ed<br />

allargare la difesa, le sovrapposizioni dei due esterni bassi che possono agire sia con<br />

scambi rapidi, dai e vai, che con situazioni determinate dalla corsa. Tornando ai tre<br />

della seconda linea devono avere rapidità di esecuzione (passaggi, tiri, cross), corsa,<br />

abilità nel dribbling, capacità di copertura, ripiegando in fase difensiva quando sale<br />

l'esterno basso. <strong>Il</strong> presidio degli esterni, alti e/o bassi, a chiusura degli spazi in mezzo<br />

al campo è decisivo, altrimenti i due mediani sono condannati all'inferiorità numerica<br />

a centrocampo.<br />

La funzione strategica dei due centrocampisti è la protezione della difesa, dando i<br />

tempi del ripiegamento e dell'azione ritardatrice. Forza e prestanza fisica devono<br />

essere accompagnate dalla visione di gioco e dall'abilità nel chiamare alla<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 236


partecipazione i compagni di squadra.<br />

La difesa a quattro è sostanzialmente bloccata, sulle sovrapposizioni scendono gli<br />

esterni alti a ricomporre la linea. I difensori devono restringere il campo agli<br />

avversari, togliere luce ai possessori di palla, concentrando i movimenti per favorire<br />

l'esaurimento dell'azione avversaria. Devono essere in grado di far partire l'azione<br />

senza gettare via il pallone in avanti. I due esterni devono essere veloci e saper fare le<br />

due fasi, difensiva ed offensiva. Ai centrali si chiede concentrazione, vigoria, abilità<br />

nel gioco di testa e nella marcatura, senso della posizione, gioco d'anticipo, scioltezza<br />

nei disimpegni e nell'appoggiare la palla.<br />

Un modulo che permette di ovviare anche all'allungamento ed alla spaccatura della<br />

squadra mantenendo sei uomini nella fase difensiva e sviluppa <strong>una</strong> manovra senza<br />

ricorrere a lanci lunghi con passaggi corti e veloci, dove diventa decisivo il<br />

movimento senza palla.<br />

E' sempre più frequente incontrare squadre camaleonti, dove cambiare non è<br />

cambiare il modulo, ma modificare la linea del fuorigioco, l'altezza del pressing, il<br />

movimento degli esterni, ed avere la capacità, collettiva, di leggere ed adattarsi<br />

all'andamento della partita ed alle caratteristiche dell'avversario con la certezza che i<br />

tempi dei singoli, di decisione ed esecuzione, devono coincidere con i movimenti di<br />

tutti.<br />

La nuova frontiera, il football cognitivo<br />

Per descrivere il modo di giocare del Barcellona sono state usate tante espressioni,<br />

ma quella che ha avuto più fort<strong>una</strong> è tiki-taka, in spagnolo tiqui-taca, un’espressione<br />

onomatopeica il cui suono linguistico simboleggia i continui passaggi rasoterra che<br />

caratterizzano la conduzione del gioco, basata sul possesso della palla, da parte dei<br />

catalani.<br />

Molte scuole calcistiche hanno puntato sul possesso del pallone, considerandolo<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 237


come il miglior antidoto alla possibilità di subire azioni e goal e, al tempo stesso,<br />

costringere gli avversari a correre a vuoto, e quindi molto di più, causando un<br />

dispendio di energie nettamente superiori. <strong>Il</strong> tiki-taka, neologismo attribuito al<br />

telecronista spagnolo Andrés Montes, è un sistema di temporeggiamento: attraverso i<br />

continui passaggi, prevalentemente corti ed orizzontali. L’avversario tende a lasciare<br />

spazi scoperti propizi per tagli, inserimenti, azioni individuali di sfondamento come<br />

quelle di Leo Messi. Condizione per detenere il monopolio del pallone è avere<br />

giocatori con un grande spessore tecnico: chi meglio di Iniesta, Xavi, Fabregas, Dani<br />

Alves, Piquet ed i loro compagni?<br />

Si è molto discusso sul gioco del Barcellona come evoluzione del <strong>calcio</strong> totale<br />

praticato in Olanda negli anni Settanta, anche per il rapporto con alcuni dei suoi<br />

principali protagonisti ed interpreti, da Rinus Michels a Johan Cruyff, tornato in<br />

Catalogna da allenatore con il dreams team degli anni Novanta. Una parte della<br />

critica obietta <strong>una</strong> differenza fondamentale: il gioco del Barcellona è incentrato sul<br />

movimento della palla, mentre il <strong>calcio</strong> totale dipendeva dal movimento dei giocatori.<br />

La discussione resta di essere oziosa perché, basta vedere <strong>una</strong> partita del Barcellona<br />

per accorgersi che il suo gioco è totale nelle due fasi offensiva e difensiva,<br />

costringendo i calciatori a continui cambi di posizione, ma, soprattutto, perché rischia<br />

di fermarsi sull’esteriorità del gioco, il tiki-taka appunto, e non sulla straordinaria<br />

novità: è un football cognitivo, il valore della conoscenza diventa dominante e<br />

caratterizza la nuova natura del calciatore.<br />

I giocatori del Barcellona non hanno bisogno di pensare; riescono a decidere nel<br />

minor tempo possibile cosa fare con il pallone perché conoscono quello che si deve<br />

fare in tutte le situazioni e zone del campo. Sono preparati a questo dalla didattica<br />

della cantera, dal loro dna calcistico, non aver mai paura di giocare il pallone,<br />

dall’educazione alla presenza attiva in campo sia nella fase di possesso che di non<br />

possesso, dalla certezza che tutti gli altri faranno i movimenti giusti e la squadra si<br />

troverà ad essere sempre cortissima.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 238


Appendice<br />

L'organizzazione dei campionati del <strong>calcio</strong> italiano<br />

In questa pagina cerchiamo di fare chiarezza sulla struttura del <strong>calcio</strong> italiano e dei<br />

livelli che ne regolano le promozioni e retrocessioni dalle origini ai giorni nostri.<br />

DAL 1898 AL 1903 – I Categoria<br />

1898<br />

4 squadre iscritte. Si gioca l’8 maggio a Torino, mattina e pomeriggio.<br />

1899<br />

4 squadre. La vincente delle eliminatorie incontra la squadra detentrice a Genova.<br />

1900<br />

5 squadre. La vincente delle eliminatorie incontra la squadra detentrice a Torino.<br />

1901<br />

5 squadre. La vincente delle eliminatorie incontra la squadra detentrice a Genova.<br />

1902<br />

8 squadre in due gironi. La vincente fra le vincenti incontra la squadra detentrice a<br />

Genova.<br />

1903<br />

6 squadre. La vincente delle eliminatorie incontra la squadra detentrice a Genova.<br />

DAL 1904 AL 1905 – I Categoria – II Categoria<br />

1904<br />

5 squadre. La vincente delle eliminatorie incontra la squadra detentrice a Genova.<br />

1905<br />

6 squadre. Eliminatorie regionali con tre gironi fase finale a 3 andata e ritorno con<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 239


classifica.<br />

DAL 1906 AL 1911/1912 – I Categoria – II Categoria – III Categoria<br />

1906<br />

5 squadre. Eliminatorie regionali con tre gironi fase finale a 3 andata e ritorno con<br />

classifica.<br />

1907<br />

6 squadre. Eliminatorie regionali con tre gironi fase finale a 3 andata e ritorno con<br />

classifica.<br />

1908<br />

4 squadre. Girone unico andata e ritorno con classifica (solo giocatori italiani).<br />

1909<br />

9 squadre. Eliminatorie regionali, semifinali interregionali, finale andata e ritorno.<br />

1910<br />

9 squadre. Girone unico andata e ritorno con classifica.<br />

1911<br />

13 squadre. 2 gironi con eliminatorie, finale tra le vincenti.<br />

1912<br />

14 squadre. 2 gironi con eliminatorie, finale tra le vincenti.<br />

DAL 1912/1913 AL 1920/1921 – I Categoria – Promozione – III Categoria<br />

(Campionati sospesi dal 1915 al 1919 per la Prima Guerra Mondiale)<br />

1913<br />

3 gironi di 6 squadre in Italia del nord.<br />

3 gironi regionali centro-sud. Finale tra le vincenti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 240


1914<br />

3 gironi di 10 squadre in Italia del nord.<br />

3 gironi regionali centro-sud. Finale tra le vincenti.<br />

1915<br />

6 gironi Italia del nord.<br />

2 Italia centrale.<br />

Girone Italia meridionale. Finale tra le vincenti.<br />

1920<br />

8 gironi Italia del nord.<br />

3 gironi centro-sud. Finale tra le vincenti.<br />

1921<br />

17 gironi Italia del nord.<br />

4 gironi centro-sud. Finale tra le vincenti.<br />

Nel 1921/1922 si verifica <strong>una</strong> scissione in due diverse federazioni che organizzano<br />

campionati autonomi strutturati su tre livelli:<br />

I – II – III Divisione nella Confederazione Calcistica Italiana (CCI)<br />

Campione Lega Nord contro campione Lega Sud.<br />

I Categoria – Promozione – III Categoria nella Federazione Italiana Giuoco<br />

Calcio (FIGC)<br />

Gironi eliminatori regionali, semifinali interregionali, finale.<br />

DAL 1922/1923 AL 1925/1926<br />

I Divisione<br />

Campione Lega nord contro campione Lega sud.<br />

II Divisione<br />

III Divisione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 241


IV Divisione<br />

DAL 1926/1927 AL 1927/1928<br />

Divisione Nazionale<br />

1927 – revocato.<br />

1928 – 2 gironi di 11 squadre. Passano 4 squadre. Girone finale ad 8 squadre.<br />

I Divisione<br />

II Divisione<br />

III Divisione<br />

IV Divisione<br />

1928/1929<br />

Divisione Nazionale<br />

2 gironi di 16 squadre. Finale tra le vincenti.<br />

I Divisione<br />

II Divisione<br />

III Divisione<br />

DAL 1929/1930 AL 1933/1934<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

1929/33 – campionato a18 squadre.<br />

1933/34 – campionato a 26 squadre su 2 gironi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 242


I Divisione<br />

II Divisione<br />

III Divisione<br />

DAL 1934/1935 AL 1947/1948<br />

(Campionati sospesi dal 1943 al 1945 per la Seconda Guerra Mondiale)<br />

1945/46 – vengono organizzati dei campionati misti.<br />

Serie A a 2 gironi.<br />

Serie B-C ecc. campionato misto<br />

Serie A<br />

1934/43 – campionato a 16 squadre.<br />

1946/47 – campionato a 20 squadre.<br />

1947/48 – campionato a 21 squadre.<br />

Serie B<br />

1934/35 – campionato a 32 squadre su 2 gironi.<br />

1935/36 – campionato a 18 squadre.<br />

1936/37 – campionato a 16 squadre.<br />

1937/38 – campionato a 17 squadre.<br />

1938/43 – campionato a 18 squadre.<br />

1946/47 – campionato a 60 squadre su 3 gironi.<br />

Serie C<br />

I Divisione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 243


II Divisione<br />

DAL 1948/1949 AL 1951/1952<br />

Serie A<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie B<br />

1948/50 – campionato a 22 squadre.<br />

1950/51 – campionato a 21 squadre.<br />

1951/52 – campionato a 20 squadre.<br />

Serie C<br />

Promozione Interregionale<br />

I Divisione<br />

II Divisione<br />

DAL 1952/1953 AL 1956/1957<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie C<br />

IV Serie<br />

Promozione<br />

I Divisione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 244


II Divisione<br />

1957/1958<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie C<br />

IV Serie<br />

Interregionale I<br />

Interregionale II<br />

Dilettanti<br />

I Divisione<br />

II Divisione<br />

1958/1959<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C<br />

IV Serie<br />

Dilettanti<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 245


I Divisione<br />

II Divisione<br />

DAL 1959/1960 AL 1967/1968<br />

1961/62 – in Lombardia vengono organizzati i campionati di I Categoria I Serie e I<br />

Categoria II Serie.<br />

1967/68 – in Lombardia e Campania viene organizzato il campionato di<br />

Promozione.<br />

Serie A<br />

1959/67 – campionato a 18 squadre.<br />

1967/68 – campionato a 16 squadre.<br />

Serie B<br />

1959/67 – campionato a 20 squadre.<br />

1967/68 – campionato a 21 squadre.<br />

Serie C<br />

Serie D<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 1968/1969 AL 1977/1978<br />

Serie A<br />

Campionato a 16 squadre.<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 246


Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C<br />

Serie D<br />

Promozione<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 1978/1979 AL 1980/1981<br />

Serie A<br />

Campionato a 16 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C1<br />

Serie C2<br />

Serie D<br />

Promozione<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 1981/1982 AL 1990/1991<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 247


Serie A<br />

1981/88 – campionato a 16 squadre.<br />

1988/91 – campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C1<br />

Serie C2<br />

Interregionale<br />

Promozione<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

1991/1992<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C1<br />

Serie C2<br />

Interregionale<br />

Eccellenza<br />

Promozione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 248


I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 1992/1993 AL 1999/2000<br />

Serie A<br />

Campionato a 18 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie C1<br />

Serie C2<br />

Dilettanti<br />

Eccellenza<br />

Promozione<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 2000/2001 AL 2008/2009<br />

Serie A<br />

2000/04 – campionato a 18 squadre.<br />

dal 2004/05 – campionato a 20 squadre.<br />

SERIE B<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 249


2000/03 – campionato a 20 squadre.<br />

2003/04 – campionato a 24 squadre.<br />

dal 2004/05 – campionato a 22 squadre.<br />

Serie C1<br />

Serie C2<br />

Serie D<br />

Eccellenza<br />

Promozione<br />

I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

DAL 2008/2009<br />

Serie A<br />

Campionato a 20 squadre.<br />

Serie B<br />

Campionato a 22 squadre.<br />

Lega pro I Divisione<br />

Lega pro II Divisione<br />

Serie D<br />

Eccellenza<br />

Promozione<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 250


I Categoria<br />

II Categoria<br />

III Categoria<br />

<strong>Il</strong> <strong>calcio</strong> <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>universale</strong> – versione beta – Massimo Cervelli – 251

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