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Preleva il libro - Consulta delle professioni Valle d'Aosta

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I quaderni di<br />

Trasformazioni<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

e regolazione in Europa<br />

Una comparazione dei mutamenti nei sistemi<br />

professionali in Francia, Germania, Italia<br />

e Regno Unito<br />

a cura di<br />

Paolo Feltrin


La ricerca pubblicata in questo volume è stata promossa<br />

dalla Fondazione Conf<strong>professioni</strong> ed è stata realizzata dall’istituto<br />

Tolomeo Studi e Ricerche.<br />

La direzione della ricerca e la revisione finale dei testi è di Paolo Feltrin.<br />

Il gruppo di ricerca era composto da: Monia Barazzuol (Editing),<br />

Luigi Campagna (Germania), Rita Canu (Editing), Annapaola Cova<br />

(Documentazione statistica), Paolo Feltrin (Direzione ricerca e<br />

revisione finale dei testi), Aldo Marchetti (Francia), Luciano Pero<br />

(Documentazione bibliografica e revisione testi) Anna Ponzellini<br />

(Ingh<strong>il</strong>terra) e Marco Valentini (Documentazione statistica).<br />

Copyright 2012 Wolters Kluwer Italia S.r.l.<br />

Strada 1, Palazzo F6 – 20090 M<strong>il</strong>anofiori Assago (MI)<br />

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale,<br />

con qualsiasi mezzo (compresi i microf<strong>il</strong>m e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi.<br />

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo<br />

di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e<br />

5, della legge 22 apr<strong>il</strong>e 1941, n. 633.<br />

Le riproduzioni diverse da quelle sopra indicate (per uso non personale – cioè, a titolo esemplificativo,<br />

commerciale, economico o professionale – e/o oltre <strong>il</strong> limite del 15%) potranno avvenire solo a seguito<br />

di specifica autorizzazione r<strong>il</strong>asciata da EDISER srl, società di servizi dell’Associazione Italiana Editori, attraverso<br />

<strong>il</strong> marchio CLEARedi Centro Licenze e Autorizzazioni Riproduzioni editoriali. Informazioni: www.<br />

clearedi.org.<br />

L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsab<strong>il</strong>ità<br />

per eventuali involontari errori o inesattezze.<br />

Fotocomposizione a cura di Sinergie Grafiche s.r.l.<br />

Via Pavese, 1/3 - Rozzano (MI)<br />

Finito di stampare nel mese di giugno 2012<br />

dalla L.E.G.O. S.p.A.


La ricerca pubblicata in questo volume è stata promossa<br />

dalla Fondazione Conf<strong>professioni</strong> ed è stata realizzata<br />

dall’istituto Tolomeo Studi e Ricerche.<br />

La direzione della ricerca e la revisione finale dei testi è di<br />

Paolo Feltrin.<br />

Il gruppo di ricerca era composto da: Monia Barazzuol (Editing),<br />

Luigi Campagna (Germania), Rita Canu (Editing), Annapaola<br />

Cova (Documentazione statistica), Paolo Feltrin (Direzione<br />

ricerca e revisione finale dei testi), Aldo Marchetti (Francia),<br />

Luciano Pero (Documentazione bibliografica e revisione<br />

testi) Anna Ponzellini (Regno Unito) e Marco Valentini (Documentazione<br />

statistica).<br />

MONIA BARAZZUOL, laureata in Sociologia all’Università di<br />

Trento lavora presso la Tolomeo Studi e Ricerche di Treviso.<br />

LUIGI CAMPAGNA, esperto di controllo e di cambiamento<br />

organizzativo, studioso dei sistemi di professionalità, partner di<br />

Studio Meta, docente di Organizzazione presso <strong>il</strong> Mip politecnico<br />

di M<strong>il</strong>ano.<br />

RITA CANU, dopo aver operato per vent’anni nel mondo della<br />

ricerca universitario e privato su argomenti legati<br />

all’economia territoriale e alla valutazione ambientale ed economico-finanziaria,<br />

è ricercatrice presso la Tolomeo Studi e Ricerche<br />

di Treviso.<br />

ANNAPAOLA COVA, laureata in Scienze Politiche, ha maturato<br />

una vasta esperienza nel campo dell’analisi ed elaborazione<br />

statistica in particolare nel campo socioeconomico. Ha pubblicato,<br />

tra gli altri, I fabbisogni del tessuto produttivo artigiano <strong>delle</strong><br />

Marche: specificità di comparto (FrancoAngeli, 2007, con M.<br />

Ruffino).<br />

PAOLO FELTRIN, docente in “Scienza dell’amministrazione”<br />

presso la Facoltà di Scienze Politiche di Trieste, ha diretto alcuni<br />

programmi di ricerca sulle trasformazioni economiche e sociali<br />

contemporanee e i loro impatti sui sistemi di rappresentanza. Di


ecente ha pubblicato i volumi L’immigrazione per lavoro in Italia:<br />

evoluzione e prospettive (Ministero del Lavoro, 2011) e<br />

Crescere per competere. Le piccole e medie imprese in un mondo<br />

globale (Bruno Mondadori, 2010, con G. Tattara).<br />

ALDO MARCHETTI, docente di Relazioni industriali<br />

all’Università statale di Brescia e di Sociologia del lavoro<br />

all’Università statale di M<strong>il</strong>ano. Giornalista pubblicista ha pubblicato<br />

tra l’altro: Il tempo e <strong>il</strong> denaro (FrancoAngeli, 2010),<br />

Tra due rive (FrancoAngeli, 1994, con G. Bar<strong>il</strong>e e A. Dal Lago),<br />

Produttori di st<strong>il</strong>e (FrancoAngeli, 2008) e La crisi dei ceti medi<br />

(Guerini e Associati, 1998, con R. Levrero e G. Bar<strong>il</strong>e).<br />

LUCIANO PERO, docente di Organizzazione al Mip Politecnico<br />

di M<strong>il</strong>ano, recentemente ha svolto ricerche sui sistemi professionali<br />

e di inquadramento in Europa e sugli effetti dell'innovazione<br />

tecnologica e organizzativa sulla professionalità. Sul<br />

tema ha scritto Cambia <strong>il</strong> lavoro in fabbrica (L’Annuario del lavoro,<br />

2011).<br />

ANNA PONZELLINI, sociologa del lavoro, è stata docente di<br />

Relazioni industriali e di Organizzazione e gestione <strong>delle</strong> risorse<br />

umane alle Università di Bergamo e di Brescia e per molti anni<br />

direttore di ricerca alla Fondazione Pietro Seveso e consulente<br />

aziendale. Si occupa da tempo di organizzazione del lavoro e<br />

<strong>professioni</strong>, con particolare riferimento alle nuove <strong>professioni</strong> e<br />

alla forme di lavoro intermedie tra lavoro dipendente ed autonomo.<br />

Sul tema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ha pubblicato, tra gli altri, <strong>il</strong><br />

volume Quando si lavora con le tecnologie. Donne e uomini<br />

nelle <strong>professioni</strong> Ict (Edizioni Lavoro, 2006).<br />

MARCO VALENTINI, è dottore di ricerca all’Università di<br />

Venezia Cà Foscari dove ha poi svolto attività di ricerca. Attualmente<br />

lavora presso la Tolomeo Studi e Ricerche di Treviso<br />

in qualità di direttore di ricerca occupandosi di sv<strong>il</strong>uppo e del<br />

mercato del lavoro. Ha pubblicato, tra gli altri, Labour Market<br />

Segmentation, Flexib<strong>il</strong>ity and Precariousness in the Italian<br />

North-East (Springer Verlag, 2011, con G. Tattara).


INDICE<br />

Prefazione ................................................................................ 9<br />

Premessa .................................................................................. 11<br />

CAPITOLO I<br />

UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Abstract.................................................................................... 3<br />

1.1 Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e<br />

professionalismo................................................................ 4<br />

1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo .. 10<br />

1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali ................. 19<br />

CAPITOLO II<br />

IL CASO FRANCESE<br />

Abstract.................................................................................... 27<br />

2.1. Introduzione ...................................................................... 27<br />

2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.............................. 34<br />

2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione........................... 43<br />

2.4. Gli aspetti quantitativi ....................................................... 49<br />

2.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 53<br />

2.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 63<br />

2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong>............................ 73<br />

2.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate................................................................... 90<br />

CAPITOLO III<br />

IL CASO TEDESCO<br />

Abstract.................................................................................... 93<br />

3.1. Introduzione...................................................................... 93<br />

3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali e di<br />

quelle emergenti ................................................................ 98<br />

3.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione.......................... 120<br />

3.4 Gli aspetti quantitativi ....................................................... 132<br />

3.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 137<br />

3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 148<br />

3.7. Alcuni approfondimenti .................................................... 154<br />

3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate................................................................... 167<br />

VII


INDICE<br />

CAPITOLO IV<br />

IL CASO ITALIANO<br />

Abstract.................................................................................... 173<br />

4.1. Introduzione ...................................................................... 174<br />

4.2. La regolamentazione ......................................................... 181<br />

4.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione.......................... 198<br />

4.4. Aspetti quantitativi ............................................................ 204<br />

4.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 216<br />

4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 228<br />

4.7. Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong> ............................ 235<br />

CAPITOLO V<br />

IL CASO INGLESE<br />

Abstract.................................................................................... 255<br />

5.1. Introduzione ...................................................................... 256<br />

5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel Regno Unito .. 258<br />

5.3. Le forme di impresa .......................................................... 266<br />

5.4. Aspetti quantitativi dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>......... 270<br />

5.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 275<br />

5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 293<br />

5.7. Approfondimenti: quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e<br />

quattro nuove <strong>professioni</strong> .................................................. 299<br />

Appendice ................................................................................ 317<br />

Bibliografia .............................................................................. 395<br />

VIII


PREFAZIONE<br />

di Gaetano Stella<br />

Presidente di Conf<strong>professioni</strong><br />

Quando due anni fa Conf<strong>professioni</strong> decise di dare avvio ad<br />

un programma di ricerche sulle trasformazioni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

e sull’impatto del dibattito sulla deregolazione in Europa, non<br />

potevamo certo immaginare quanto questa problematica si sarebbe<br />

manifestata, in forme impellenti e in tutti i Paesi europei,<br />

nei mesi a seguire. Certo, intuivamo le difficoltà di un modello<br />

più che secolare e i segnali di qualche suo cedimento, ma quello<br />

a cui oggi assistiamo è <strong>il</strong> convergere contemporaneo di tre distinti<br />

vettori di crisi.<br />

Il primo vettore è dato da una qualche obsolescenza dei<br />

modelli tradizionali professionali così come si sono organizzati,<br />

in forma più o meno rigida, un po’ in tutta Europa. Il secondo<br />

vettore di crisi proviene dalla pressione <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

a trovare una qualche forma di riconoscimento pubblico che, <strong>il</strong><br />

più <strong>delle</strong> volte, si manifesta attraverso la richiesta allo stato di<br />

riconoscimento di ruolo pubblico uguale, o sim<strong>il</strong>e o in qualche<br />

modo equiparab<strong>il</strong>e a quello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali. Tuttavia,<br />

vi è anche un terzo fattore di crisi determinato dai ben noti<br />

processi di deregolarizzazione e liberalizzazione che vorrebbero<br />

abolire, in tutto o in parte, le forme tradizionali della regolazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> con riconoscimento pubblico.<br />

Per certi versi <strong>il</strong> nostro Paese, tra i quattro esaminati, è quello<br />

dove queste tre crisi hanno assunto manifestazioni più virulente.<br />

In questa sede non ci interessa difendere le pur legittime<br />

posizioni assunte dagli ordini professionali rispetto a progetti di<br />

iniziativa governativa e/o parlamentare che, francamente, sono<br />

apparsi massimalisti. Questa azione di difesa e tutela è e rimane<br />

sacrosanta. Il punto è un altro. Bisogna provare a immaginare<br />

come saranno le società contemporanee nei prossimi decenni e<br />

IX


PREFAZIONE<br />

cercare, con la dovuta gradualità, di adeguare i modi e le forme<br />

di regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> alle trasformazioni interne ed esterne<br />

a cui stiamo assistendo.<br />

In questo senso la ricerca che presentiamo mette in evidenza<br />

come vi siano alcune tendenze di fondo, sim<strong>il</strong>i in tutti i Paesi,<br />

perché hanno a che fare con l’impatto <strong>delle</strong> nuove tecnologie,<br />

<strong>delle</strong> scoperte scientifiche e dei nuovi modelli organizzativi sul<br />

mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

Per certi versi, la ricerca evidenzia anche come <strong>il</strong> “modello<br />

professionale” dimostri una straordinaria e inattesa vitalità, quasi<br />

che sia l’unico capace di attraversare epoche così diverse come<br />

quelle iniziali della metà dell’Ottocento e di quelle odierne<br />

di avvio del XXI secolo. Ma queste tendenze generali – lo ripetiamo,<br />

effetti <strong>delle</strong> trasformazioni economiche e successo del<br />

modello professionale – non producono una immediata convergenza<br />

dei modi in cui le <strong>professioni</strong> si strutturano in ogni Paese.<br />

Nella ricerca si fa ricorso all’espressione path dependence,<br />

che possiamo tradurre come <strong>il</strong> “peso della storia”. Come a dire<br />

che le singole vicende nazionali, spesso più che secolari, in<br />

qualche modo definiscono i modi in cui le trasformazioni globali<br />

impattano nelle specifiche esperienze nazionali. Insomma, <strong>il</strong><br />

convergere dei modelli economici non si traduce immediatamente<br />

in una convergenza dei modelli regolativi: ciò vale tanto<br />

nell’economia nel suo complesso (si pensi, ad esempio, alle differenze<br />

tra <strong>il</strong> capitalismo asiatico, <strong>il</strong> capitalismo europeo e <strong>il</strong> capitalismo<br />

americano) quanto per i singoli ambiti di organizzazione<br />

sociale.<br />

Ne discende di conseguenza un compito ancor più gravoso e<br />

sfidante per le classi dirigenti di ogni Paese: trovare la migliore<br />

strada in grado di massimizzare gli effetti positivi di un mondo in<br />

rapido cambiamento e le migliori tradizioni nazionali nel campo<br />

della regolazione. Su questo noi saremo giudicati e su questo noi<br />

ci stiamo impegnando consapevoli, anche sulla base della ricerca<br />

qui presentata, che i prossimi anni saranno anni decisivi.<br />

X


PREMESSA<br />

La ricerca che presentiamo approfondisce in dettaglio l’evoluzione<br />

e la situazione attuale del sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali nei maggiori<br />

paesi europei (Francia, Germania, Italia e Regno Unito). La principale<br />

conclusione dell’indagine è che, nonostante i processi di liberalizzazione<br />

e le normative in questa direzione promosse dall’Unione Europea,<br />

ogni paese persegue un proprio sentiero di riforma e modernizzazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali. Come a dire, che <strong>il</strong> peso della storia<br />

e <strong>delle</strong> singole vicende nazionali, che affondano le loro radici in tutti i<br />

quattro i paesi tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, hanno<br />

un peso superiore alle aspettative e una forza di contrasto inattesa nei<br />

confronti <strong>delle</strong> tendenze omogeneizzanti provenienti dalle grandi trasformazioni<br />

mondiali. Tuttavia accanto alla comune “resistenza” e alle<br />

istanze di liberalizzazione, si osservano anche significativi fenomeni di<br />

omogeneizzazione e convergenza dei casi nazionali.<br />

Il primo di questi fenomeni è relativo all’impressionante aumento<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali vecchie e nuove, ordinistiche e non ordinistiche,<br />

quasi che <strong>il</strong> modello professionale si vada imponendo come un<br />

punto di riferimento generale per le attività lavorative non subordinate.<br />

Vi è poi l’incredib<strong>il</strong>e espansione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali non tradizionali,<br />

in particolare di quelle legate all’evoluzione tecnologica (informatica<br />

e internet in primis) e a quelle del tempo libero (fitness, loisir e<br />

cura del corpo).<br />

Infine in terzo luogo, in tutti e quattro i paesi si osserva la crescita<br />

<strong>delle</strong> organizzazioni di rappresentanza degli interessi dei <strong>professioni</strong>sti e<br />

la domanda di interventi normativi a riconoscimento e tutela di ogni<br />

singola attività professionale (richiesta di albi, certificazioni<br />

all’ingresso, tutela della clientela).<br />

Assistiamo così a una duplice e paradossale tensione: da un lato<br />

la contrapposizione tra istanze di liberalizzazione e istanze di tutela<br />

<strong>delle</strong> vecchie <strong>professioni</strong> ordinistiche, dall’altro lato a una potente e<br />

continua pressione verso istanze pubbliche nazionali per <strong>il</strong> riconoscimento<br />

di qualsiasi attività professionale di nuovo o di vecchio conio.<br />

Si apre dunque, tanto a livello nazionale quanto a livello sovranazionale,<br />

una sequela di “battaglie di riconoscimento” che hanno come po-<br />

XI


PREMESSA<br />

sta in gioco la legittimazione dei soggetti rapppresentativi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

intellettuali. In nessuno dei quattro paesi analizzati in questa<br />

ricerca vi è oggi una chiara indicazione del senso di marcia futuro,<br />

mentre quello a cui si assiste è lo straordinario campo di sperimentazione<br />

<strong>delle</strong> più svariate iniziative.<br />

Il programma di ricerca di cui fanno parte i risultati qui pubblicati<br />

intende aggiornare la conoscenza comparata del mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

(vecchie e nuove) nei principali paesi europei, focalizzando l’analisi<br />

sull’evoluzione quantitativa e qualitativa, sulle peculiarità nazionali, sul<br />

dibattito pubblico in tema di deregolazione e nuove regolazioni. Oltre<br />

all’Italia, tre sono i paesi considerati: la Francia, la Germania, <strong>il</strong> Regno<br />

Unito, scelti perché più sim<strong>il</strong>i a noi in termini di P<strong>il</strong> per abitante, numero<br />

di abitanti, struttura dell’occupazione. Otto le aree professionali individuate<br />

per gli approfondimenti: tra le <strong>professioni</strong> regolamentate (ordinistiche<br />

in Italia), si sono scelte l’area economico-finanziaria, l’area tecnica,<br />

l’area legale e l’area sanitaria; tra le nuove <strong>professioni</strong> “emergenti”,<br />

non regolamentate o debolmente regolamentate (non ordinistiche in<br />

Italia), si sono scelte l’informatica e internet, le <strong>professioni</strong> del benessere,<br />

<strong>il</strong> design e la moda, la formazione.<br />

Alcune di queste nuove <strong>professioni</strong> presentano aree di contiguità,<br />

se non di sovrapposizione, con le tradizionali <strong>professioni</strong> ordinistiche<br />

(es. ingegneri informatici, <strong>professioni</strong> sanitarie): ciò costituisce un elemento<br />

di ulteriore interesse della ricerca, consentendo di esplorare i temi<br />

dello “slabbramento” dei confini professionali e della ricomposizione<br />

di competenze professionali prima distinte. Inoltre particolare attenzione<br />

viene rivolta al dibattito sulle trasformazioni dei modelli organizzativi<br />

presenti nelle attività professionali, cercando di far vedere come –<br />

anche in questo caso – convivano tendenze massimamente divergenti,<br />

come <strong>il</strong> gigantismo di tipo aziendale da un lato, e l’individualizzazione<br />

di stampo tradizionale dall’altro lato. Il volume presenta nel capitolo 1<br />

una sintesi <strong>delle</strong> principali risultanze degli studi sui casi nazionali, per<br />

poi esaminare in dettaglio <strong>il</strong> caso francese (capitolo 2), quindi <strong>il</strong> caso tedesco<br />

(capitolo 3), quello italiano (capitolo 4) e infine quello inglese<br />

(capitolo 5). Il <strong>libro</strong> si conclude con un approfondito tentativo di dare<br />

omogeneità alle frammentate fonti statistiche internazionali relative al<br />

mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (in appendice).<br />

XII


CAPITOLO I<br />

UNA COMPARAZIONE<br />

DEI CASI NAZIONALI


CAPITOLO I<br />

UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Sommario: 1.1. Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e professionalismo<br />

- 1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo<br />

- 1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali.<br />

Abstract: I sistemi professionali nei paesi europei erano caratterizzati da<br />

grandi differenze ancora negli anni ottanta. Nei paesi continentali le<br />

<strong>professioni</strong> erano in gran parte di tipo tradizionale, cioè legate al<br />

concetto di “arti liberali”, esercitate in forma autonoma dal singolo<br />

<strong>professioni</strong>sta e regolate dal sistema degli “ordini”. Le legislazioni<br />

specifiche degli ordini erano a loro volta molto diverse: in Francia<br />

l’ordine era un ente di diritto privato sotto <strong>il</strong> controllo diretto del governo,<br />

in Italia e Germania, un ente di diritto pubblico con maggiore<br />

autonomia ma vincolato da diversi tipi di leggi, con possib<strong>il</strong>i differenze,<br />

nel caso tedesco, a livello di Lander. Il caso del Regno Unito era<br />

assai diverso, per la nota diversità del sistema giuridico (Common<br />

Law); qui la regolazione era basata sul potere <strong>delle</strong> associazioni professionali,<br />

solo in parte riconosciute dallo stato (professional bodies<br />

chartered), ed <strong>il</strong> titolo di studio era molto meno importante che nel resto<br />

dell’Europa. L’unica caratteristica comune era nell’ideale ottocentesco<br />

del “<strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo”, che legava i diversi sistemi<br />

professionali in Europa.<br />

A partire dagli anni ottanta è tuttavia iniziato un profondo processo di<br />

trasformazione che ha coinvolto tutti i paesi e che ha prodotto<br />

l’attuale nuovo scenario, con l’esito di una maggiore omologazione<br />

tra le varie realtà nazionali. In primo luogo l’evoluzione del sistema<br />

socio-economico ha richiesto una forte espansione dei servizi alle imprese<br />

e alle persone, con conseguente aumento degli addetti ai servizi<br />

professionali e una crescente presenza <strong>delle</strong> donne. Questa espansione<br />

ha riguardato sia le <strong>professioni</strong> liberali tradizionali, in particolare nel<br />

settore sanitario e giuridico-economico, sia nuove figure e ambiti di<br />

servizi professionali che si sono aggiunti ai precedenti e che sono ovunque<br />

noti come <strong>professioni</strong> “non riconosciute” o “non regolate”.<br />

Una seconda forza trainante è stata la tendenza al “professionalismo”,<br />

cioè al fatto che un numero crescente di mestieri, vecchi e nuovi,<br />

tende ad adottare regole interne e rappresentazioni sociali tipiche<br />

del modello professionale affermatosi nel Novecento. Questo processo<br />

è notevolmente favorito dalle nuove tecnologie della comunicazione.<br />

Infine una terza forza trainante del cambiamento è stata l’azione dei<br />

governi dei quattro paesi. Essi, pur con tempi e modi assai diversi e su<br />

sollecitazione <strong>delle</strong> autorità europee, hanno puntato alla liberalizzazione<br />

dei sistemi professionali, all’introduzione di nuove forme di impresa<br />

e alla crescita di dimensione <strong>delle</strong> imprese stesse.<br />

3


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

La principale differenza tra i quattro paesi europei rimane ad oggi<br />

probab<strong>il</strong>mente nei sistemi associativi e nei modelli contrattuali, che<br />

sono ancora molto caratterizzati dalla storia dei sistemi paese. Ad esempio<br />

in certi casi le associazioni professionali sono più focalizzate<br />

sulla autoregolazione (è <strong>il</strong> caso del Regno Unito), in altre su una rappresentanza<br />

duale (Germania), in altri casi ci sono numerosissime associazioni<br />

con ruoli diversi ed in certi casi misti ( Francia e Italia).<br />

Tuttavia compare dovunque una tendenza alla affermazione di associazioni<br />

ombrello di secondo livello, capaci di attrarre e di rappresentare<br />

diversi tipi di <strong>professioni</strong>, sia verso i decisori politici nazionali ed<br />

europei, sia verso la società in generale.<br />

In sintesi i modelli nazionali presentano oggi ancora forti differenze,<br />

ma sono emerse negli ultimi anni tendenze unificanti e profondi cambiamenti<br />

che hanno avvicinato i sistemi professionali.<br />

1.1. Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e<br />

professionalismo<br />

In sintesi: convergenze e divergenze<br />

Una vista d’assieme dei quattro casi nazionali mette in evidenza<br />

le tendenze comuni connesse principalmente con le tendenze<br />

strutturali di fondo del sistema economico: una forte crescita<br />

del bisogno dei servizi e una loro forte specializzazione.<br />

Queste tendenze hanno generato in tutti i paesi un aumento<br />

quantitativo dei servizi professionali, sia quelli di tipo tradizionale,<br />

erogati dalle <strong>professioni</strong> storiche cosiddette regolamentate,<br />

sia quelli forniti dalle nuove <strong>professioni</strong> non regolate.<br />

Per quanto riguarda invece le tendenze dell’associazionismo<br />

professionale, questo è più condizionato dalla storia e dalle tradizioni<br />

nazionali e quindi si presenta nei quattro paesi abbastanza<br />

diverso da caso a caso, anche se vi sono tendenze comuni<br />

(come ad esempio le associazioni ombrello o di secondo livello).<br />

A loro volta le politiche governative e i sistemi di regolazione<br />

si collocano a metà strada tra tendenze comuni e specificità<br />

nazionali. Da un lato, infatti, le politiche dei governi presen-<br />

4


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

tano molti obiettivi comuni, come la liberalizzazione e la crescita<br />

della dimensione di impresa, peraltro indicati negli ultimi anni<br />

dalle direttive europee, ma dall’altro i sistemi di regolazione si<br />

evolvono molto lentamente e risultano profondamente condizionati<br />

dalla tradizione storica. Nello stesso Regno Unito le tradizionali<br />

<strong>professioni</strong> giuridiche, come quelle dei barrister e dei<br />

solicitors sembrano essere i settori sociali che meglio hanno resistito,<br />

sopravvivendo in buona parte, all’impatto <strong>delle</strong> liberalizzazioni<br />

attuate dal governo Thatcher.<br />

Per quanto riguarda i sistemi di regolazione ci troviamo di<br />

fronte, quindi, a modelli nazionali molto diversi tra loro.<br />

La crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali<br />

Nei paesi europei l’ultimo ventennio ha registrato una forte<br />

crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> storiche, di solito organizzate in “ordini<br />

professionali” o in associazioni forti e di lunga tradizione. Un<br />

dato comune è la crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie (medici e<br />

infermieri soprattutto), contab<strong>il</strong>i (in Italia ragionieri e commercialisti),<br />

giuridiche (soprattutto avvocati) e degli architetti. Le<br />

dimensioni della crescita sono r<strong>il</strong>evanti: in Italia e Germania c’è<br />

quasi un raddoppio di iscritti agli ordini in venti anni, in Francia<br />

e nel Regno Unito la crescita è lievemente minore ma le dimensioni<br />

sono sim<strong>il</strong>i. Anche la r<strong>il</strong>evanza economica sul P<strong>il</strong> è molto<br />

cresciuta e si è avvicinata in molti casi al 7-8% del P<strong>il</strong> nazionale.<br />

La spiegazione che di solito viene fornita per questa crescita<br />

rimanda alla evoluzione socio-economica e alle nuove opportunità<br />

tecnologiche: esse sono evidenti ad esempio nella crescita<br />

dei servizi sanitari e nella forte specializzazione di medici e infermieri<br />

che rispondono alla crescente domanda di salute e<br />

all’invecchiamento della popolazione europea.<br />

5


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Ma, a nostro avviso, tra le cause “ultime” di questo fenomeno<br />

si dovrebbe citare la stessa crescente complessità del sistema<br />

socio-economico, che produce ambiti e ambienti sempre<br />

più differenziati. La differenziazione sociale a sua volta richiede<br />

servizi professionali sempre più specializzati. Si pensi a come <strong>il</strong><br />

mondo del diritto e dell’economia si è differenziato per tipo di<br />

negozio, di imprese, di famiglia etc. Non basta più l’avvocato<br />

generalista o civ<strong>il</strong>ista, ma ci vuole l’avvocato specialista in diritto<br />

matrimoniale, diritto del lavoro, diritto societario, internazionale,<br />

amministrativo etc.<br />

Lo stesso fenomeno succede nel mondo della contab<strong>il</strong>ità.<br />

Non mancano ovviamente dati in controtendenza. Ad esempio,<br />

in Italia, nell’ultimo decennio, gli iscritti all’ordine dei<br />

giornalisti sono diminuiti probab<strong>il</strong>mente a causa della televisione<br />

che ha parzialmente sostituito i giornali e l’editoria a stampa<br />

con un numero minore di <strong>professioni</strong>sti.<br />

La crescita <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

Un fenomeno sim<strong>il</strong>e ma di dimensioni forse ancora più r<strong>il</strong>evante,<br />

è accaduto per i nuovi servizi erogati da una “nebulosa”<br />

di nuove figure professionali, secondo la felice definizione di<br />

Andrea Bonomi.<br />

Come noto al centro della “nebulosa” ci sono due fenomeni<br />

ben noti e già studiati, che hanno trainato la crescita.<br />

Il primo è la rapida evoluzione dei nuovi servizi per le imprese,<br />

che è collegata anche al forte processo di esternalizzazione<br />

e specializzazione di questi servizi che si è sv<strong>il</strong>uppato soprattutto<br />

negli ultimi venti anni. I più importanti e numerosi servizi<br />

per l’impresa sono in primo luogo quelli legati alle tecnologie<br />

trasversali e comuni a tutte le imprese, e la loro esternalizzazio-<br />

6


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

ne consente forti economie sia di scala che di specializzazione.<br />

La regina <strong>delle</strong> tecnologie trasversali è notoriamente<br />

l’informatica con tutti i più recenti servizi Ict di rete e del web.<br />

Negli elenchi <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> infatti le <strong>professioni</strong><br />

informatiche e le associazioni di specialisti dei diversi rami informatici<br />

sono assai numerosi, anche a livello internazionale.<br />

Ma non bisogna sottovalutare la presenza di altre specializzazioni<br />

trasversali, come le biotecnologie e le nanotecnologie, assai<br />

presenti in Germania. Ovviamente anche la contab<strong>il</strong>ità e la<br />

consulenza economico-giuridico-fiscale, oltre che quella manageriale,<br />

sono servizi trasversali alle imprese che si sono espansi<br />

in tutti i paesi a ritmi elevati.<br />

Il secondo fenomeno comune a tutti i paesi nell’ultimo ventennio<br />

è l’espansione dei nuovi servizi alla persona e alle famiglie;<br />

in particolare quelli cosiddetti del benessere (o del fitness)<br />

e del parasanitario in generale. Essi coprono un vasto spettro,<br />

dai metodi evoluti di fisioterapia, alle erboristerie, alle palestre<br />

etc.<br />

Il resto della “nebulosa” viene scomposto e denominato in<br />

diversi modi nei vari paesi: in Germania sotto <strong>il</strong> termine di <strong>professioni</strong><br />

“creative” si classificano tantissime attività dall’editoria<br />

all’intrattenimento per i bambini; in Italia <strong>il</strong> Cnel classifica sotto<br />

“arti, scienze e tecniche” molte attività, dai geofisici agli amministratori<br />

di condominio. In Francia si segue un semplice ordine<br />

alfabetico rinunciando a scomporre la “nebulosa”. Colpisce in<br />

tutti i paesi la dimensione quantitativa del fenomeno. I censimenti<br />

<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> e <strong>delle</strong> relative associazioni arrivano<br />

ad alcune centinaia e osc<strong>il</strong>lano tra 100 e 200 le nuove figure<br />

professionali individuate (vedi più avanti mappa 2). Le stime<br />

<strong>delle</strong> persone che praticherebbero queste <strong>professioni</strong> sono più<br />

7


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

vaghe e diffic<strong>il</strong>mente confrontab<strong>il</strong>i ma, in sostanza, variano tra 1<br />

e 2 m<strong>il</strong>ioni di persone in quasi tutti i paesi (nel caso di Italia e<br />

Germania, le stime arrivano a sfiorare anche i 3 m<strong>il</strong>ioni di persone).<br />

Tuttavia più della metà di questa cifra sembra costituita<br />

da figure professionali di dipendenti che si sono evolute sino a<br />

“sentirsi <strong>professioni</strong>sti” e ad aderire ad associazioni esterne. Ma,<br />

anche prescindendo dai <strong>professioni</strong>sti che sono lavoratori dipendenti,<br />

si trova comunque in tutti i quattro paesi un gruppo di<br />

nuovi lavoratori “autonomi” di tipo professionale di dimensioni<br />

ragguardevoli (tra 500 m<strong>il</strong>a e 1 m<strong>il</strong>ione di addetti).<br />

L’espansione del modello professionale e la r<strong>il</strong>evanza<br />

<strong>delle</strong> donne<br />

Ciò che appare interessante nella lettura dei casi nazionali<br />

non è soltanto la crescita di nuove fasce di lavoratori autonomi<br />

“professionali”, ma anche <strong>il</strong> fatto che essi hanno cercato di imitare<br />

i tradizionali servizi “ordinistici”.<br />

In più, in tutti i paesi <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>ste donne si<br />

è di molto innalzato e di solito supera <strong>il</strong> 40%: si tratta di un dato<br />

nuovo tra i più interessanti.<br />

Inoltre, un altro fatto interessante è che anche dentro le imprese,<br />

tra i lavoratori dipendenti, <strong>il</strong> modello professionale ha<br />

“fatto breccia” spingendo fasce di lavoratori specializzati a sentirsi<br />

e proporsi come <strong>professioni</strong>sti. Questo fenomeno richiederebbe<br />

forse spiegazioni più approfondite, soprattutto se si tiene<br />

conto del fatto che non ci sono evidenze che questo “sentirsi<br />

<strong>professioni</strong>sta” abbia consentito a queste fasce di lavoratori dipendenti<br />

di ottenere salari più elevati.<br />

Questo procedere per “imitazione” del fenomeno della professionalizzazione,<br />

fa si che oggi <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ap-<br />

8


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

pare nel suo insieme profondamente spaccato e differenziato,<br />

non solo per lo spartiacque legale tra <strong>professioni</strong> regolate e non<br />

regolate, ma anche per la diversa r<strong>il</strong>evanza dei fenomeni associativi.<br />

Infatti <strong>il</strong> diverso grado e intensità del fenomeno associativo<br />

influenzano sia l’autoregolazione <strong>delle</strong> attività professionali<br />

sia la creazione di una identità condivisa e socialmente riconosciuta.<br />

Figura 1. L’“iceberg” <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>. Diversi stadi della<br />

professionalizzazione.<br />

La figura 1 presenta un possib<strong>il</strong>e “spaccato” del processo di<br />

professionalizzazione attuale: una nebulosa con un nucleo forte<br />

e visib<strong>il</strong>e e molti “anelli” sempre più rarefatti, oppure un “iceberg”,<br />

o infine quattro ondate diverse di imitazione e di interpretazione<br />

del modello professionale. Si tratta di gradini o ondate<br />

rintracciab<strong>il</strong>i in tutti i paesi studiati.<br />

9


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo<br />

Come già detto le principali differenze tra i casi nazionali si<br />

trovano in parte nei sistemi di regolazione e in misura maggiore<br />

nei sistemi associativi e di rappresentanza. Gli interventi di liberalizzazione<br />

recentemente attuati dai governi si situano invece a<br />

metà strada.<br />

Gli interventi di liberalizzazione attuati dai governi<br />

Negli ultimi decenni i governi hanno messo in atto politiche<br />

di liberalizzazione rivolte alle strutture tradizionali che si erano<br />

create nel corso del Novecento per regolare le <strong>professioni</strong> liberali,<br />

e cioè gli “ordini” nei paesi continentali e i professional bodies<br />

“riconosciuti” nel Regno Unito.<br />

Questi interventi di “liberalizzazione” presentano tempi e<br />

forme assai diversi tra i quattro paesi, come si ricava dalla lettura<br />

dei casi.<br />

La principale differenza è che gli interventi sono stati molto<br />

più incisivi nel Regno Unito e in Francia e molto più limitati in<br />

Germania e Italia.<br />

Tariffe e confini tra gli ordini<br />

In particolare nel Regno Unito e in Francia le tariffe e la<br />

pubblicità sono in sostanza libere e non determinate dagli ordini<br />

sin dalla fine degli anni ottanta, mentre in Germania e Italia la<br />

liberalizzazione ha preso un timido avvio solo dopo le recenti<br />

direttive europee sul tema.<br />

In questi due paesi le tariffe sono in larga parte ancora regolate,<br />

anche se vi è una differenza: in Italia le tariffe sono stab<strong>il</strong>ite<br />

autonomamente dagli ordini mentre in Germania c’è anche un<br />

intervento dello stato che mitiga e indirizza le tariffe. Inoltre, nel<br />

10


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Regno Unito, l’ondata di liberalizzazione del governo Thatcher<br />

ha cercato di ridurre gli spazi di attività riservate (soprattutto alle<br />

<strong>professioni</strong> giuridiche) modificando i confini professionali<br />

tradizionali. Ad esempio le attività di “compravendita” sono state<br />

sottratte in gran parte al solicitor e attribuite a nuove figure di<br />

vendor meno regolate e meno costose. Il tentativo di modifica<br />

dei confini professionali ha però avuto scarso successo nel suo<br />

insieme.<br />

Riconoscimenti e forme societarie<br />

Gli interventi dei governi, per quando diversi nei temi e negli<br />

strumenti hanno alcuni obiettivi convergenti fortemente legati<br />

al controllo del sistema economico. Essi sono sintetizzab<strong>il</strong>i in<br />

tre punti.<br />

Il primo obiettivo è rivolto a “contenere” la pressione <strong>delle</strong><br />

nuove <strong>professioni</strong> emergenti che vorrebbero avere riconosciuto<br />

uno status giuridico “priv<strong>il</strong>egiato” come quello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali tradizionali. Questo obiettivo ha fatto sì che in tutti i paesi<br />

dopo <strong>il</strong> 1980 quasi nessuna nuova professione ha avuto <strong>il</strong> riconoscimento<br />

come ordine. La seguente mappa 2, evidenzia<br />

come gli ordini tradizionali sono “bloccati” dal 1985-95 mentre<br />

le nuove <strong>professioni</strong> si sono sv<strong>il</strong>uppate in tutti i paesi al di fuori<br />

della regolazione classica del Novecento.<br />

Il secondo obiettivo è quello di cercare di contenere i costi<br />

dei servizi professionali tradizionali, soprattutto per non aggravare<br />

i costi <strong>delle</strong> imprese esportatrici. A questo scopo, Regno<br />

Unito e Francia hanno optato per la liberalizzazione <strong>delle</strong> tariffe,<br />

come detto sopra, mentre Germania e Italia sembrano puntare su<br />

altri mezzi; come <strong>il</strong> senso di responsab<strong>il</strong>ità o la concorrenza interna<br />

all’ordine.<br />

11


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Il terzo obiettivo è quello di contribuire a tenere bassi i costi<br />

e a rendere più “esportab<strong>il</strong>i” e agib<strong>il</strong>i dalle imprese tutte le attività<br />

professionali attraverso la diffusione di nuove forme societarie,<br />

superando <strong>il</strong> piccolo studio professionale individuale. Gli strumenti<br />

sono diversi: nel Regno Unito si è puntato alle grandi società<br />

di consulenza interprofessionale, in Francia alla offerta di otto<br />

forme societarie diverse, in Germania e Italia alla possib<strong>il</strong>ità di<br />

mettere insieme più <strong>professioni</strong>sti in studi multidisciplinari.<br />

Figura 2. Mappa <strong>delle</strong> attività professionali (regolate e non).<br />

I sistemi di regolazione nei quattro paesi<br />

La figura 2 presenta una mappa complessiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

regolate da ordini e di quelle associate in forme non regolate.<br />

I sistemi di regolazione si presentano molto diversi nei<br />

quattro paesi e risultano condizionati dalla tradizione storica del<br />

ruolo dello stato e della legislazione. In particolare, nei paesi<br />

continentali, gli ordini presentano poteri a loro delegati dallo<br />

stato che resta <strong>il</strong> sommo regolatore. C’è solo una leggera diffe-<br />

12


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

renza tra la Francia, dove gli ordini sono enti di diritto privato, e<br />

Italia e Germania, dove sono invece di diritto pubblico. Nel Regno<br />

Unito, invece, la tradizione della Common Law fa sì che <strong>il</strong><br />

potere regolatorio dei professional bodies si basi sulla forza della<br />

tradizione, e che solo in piccola parte le attività siano riservate<br />

o riconosciute in forza del riconoscimento legale o della corona.<br />

Come si vede nella figura 3, gli interventi attuati dai governi<br />

negli ultimi anni hanno avvicinato i sistemi di regolazione, anche<br />

se in piccola parte. In particolare la figura 3 mostra che i poteri<br />

degli ordini nei tre paesi continentali (Francia, Germania, Italia)<br />

sono assai sim<strong>il</strong>i tra loro sui due temi dell’accesso alla professione<br />

e della riserva di attività.<br />

Figura 3. Regolazione <strong>delle</strong> attività professionali.<br />

Essi differiscono però sugli altri temi, tariffe e pubblicità,<br />

perché la Francia risulta molto più liberalizzata. In questi stessi<br />

tre paesi, la situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolate appare<br />

molto variegata; in particolare, in Germania e Italia, l’accesso a<br />

13


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

tali <strong>professioni</strong> si presenta spesso più condizionata al possesso di<br />

un titolo di studio, o titolo di pratica, o altre regole fiscali di<br />

quanto risulti in Francia.<br />

Completamente diverso è <strong>il</strong> caso del Regno Unito, dove gli<br />

ordini locali cioè i professional bodies chartered, hanno ben poche<br />

riserve di attività, si basano sul titolo di studio pubblico in<br />

modo limitato e godono di tariffe completamente liberalizzate.<br />

Le forme di impresa<br />

Le forme di impresa <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />

sono state concentrate in Europa sul tipico studio professionale<br />

individuale per moltissimi anni. Da molto tempo, però, tale fenomeno<br />

è stato integrato con la possib<strong>il</strong>ità di associarsi tra più<br />

<strong>professioni</strong>sti appartenenti allo stesso ordine, allo scopo di dare<br />

un servizio migliore e più continuo. In Italia, tale forma è indicata<br />

con studio associato; in altri paesi con <strong>il</strong> termine partnership.<br />

Negli ultimi decenni, tuttavia, le forme societarie si sono<br />

molto differenziate per due cause principali.<br />

Da un lato, <strong>il</strong> cambiamento è stato più forte dove è stata<br />

ampliata la possib<strong>il</strong>ità per le <strong>professioni</strong> ordinistiche di operare<br />

direttamente anche con nuove forme di partnership o di società<br />

di persone (in Francia e nel Regno Unito) e più limitatamente<br />

con società di capitali soprattutto a responsab<strong>il</strong>ità limitata.<br />

Inoltre, in questi paesi, i governi hanno differenziato le forme<br />

di impresa con cui i <strong>professioni</strong>sti possono associarsi o cooperare.<br />

Da questo punto di vista <strong>il</strong> caso più interessante è quello<br />

francese, che presenta sei forme diverse di società professionali<br />

(figura 4).<br />

14


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Figura 4. Forme di impresa professionale: forme giuridiche<br />

consentite dalla legislazione nazionale.<br />

Nota: le <strong>professioni</strong> non regolate o non riconosciute sono esercitate sotto <strong>il</strong> diritto societario<br />

ordinario.<br />

In Francia e nel Regno Unito sono state anche introdotte diverse<br />

forme di impresa per condividere tra diversi <strong>professioni</strong>sti<br />

i costi dei servizi e <strong>delle</strong> sedi.<br />

In Germania, l’innovazione più r<strong>il</strong>evante nelle forme societarie<br />

è stata l’introduzione nel 1994 del Partnariat una nuova<br />

forma societaria in partnership tra <strong>professioni</strong>sti, in qualche caso<br />

anche diversi, che assomiglia alla multidisciplinary partnership<br />

inglese.<br />

Il caos italiano sembra invece, per la povertà <strong>delle</strong> forme<br />

societarie possib<strong>il</strong>i, limitato al tradizionale studio di un singolo<br />

<strong>professioni</strong>sta o allo studio associato e, per la difficoltà con cui<br />

decollano, alle società professionali consentite dal decreto Bersani.<br />

15


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Dall’altro lato, la comparsa <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />

ma “tenute fuori” dal recinto ordinistico, ha obbligato<br />

i nuovi <strong>professioni</strong>sti a usare le forme societarie “normali”<br />

previste dai diversi ordinamenti per i servizi commerciali per<br />

organizzare le proprie imprese. L’uso <strong>delle</strong> forme societarie previste<br />

dal diritto civ<strong>il</strong>e ha così progressivamente coinvolto<br />

l’intero mondo professionale in tutti e quattro i paesi.<br />

In quasi tutti i paesi, inoltre, sono state rese possib<strong>il</strong>i società<br />

interprofessionali con diverse formule giuridiche.<br />

La figura 4 presenta una comparazione sintetica e consente<br />

di valutare la varietà <strong>delle</strong> forme di impresa possib<strong>il</strong>i. La Francia<br />

e <strong>il</strong> Regno Unito sono i paesi in cui vi è una più ampia gamma di<br />

possib<strong>il</strong>i forme societarie.<br />

Rappresentanza e associazionismo: <strong>il</strong> peso della storia nella<br />

differenza tra i quattro paesi<br />

Nelle forme della rappresentanza e nel sistema associativo<br />

si trovano invece le differenze più grandi nei quattro paesi studiati.<br />

Queste differenze sono probab<strong>il</strong>mente e in larga misura riconducib<strong>il</strong>i<br />

alle diverse vicende socio-economiche e al differente<br />

ruolo che lo stato ha giocato nel tempo per costruire le identità<br />

collettive in tema di <strong>professioni</strong>.<br />

Il confronto tra le diverse forme associative e di rappresentanza<br />

si presenta diffic<strong>il</strong>e e complesso: per certi aspetti, esso è<br />

ancora più diffic<strong>il</strong>e del confronto tra i sindacati dei lavoratori<br />

dipendenti nei diversi paesi. I sindacati, infatti, presentano molte<br />

somiglianze almeno nella storia dello sv<strong>il</strong>uppo industriale e del<br />

conflitto capitale-lavoro; le associazioni professionali, invece,<br />

non sempre hanno un comune denominatore a cui rifarsi.<br />

16


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Un’altra difficoltà incontrata nelle nostre ricerche (svolte<br />

tutte on-line), è la scarsità di fonti affidab<strong>il</strong>i e sicure sulle diverse<br />

associazioni, su loro ruolo e sul funzionamento della rappresentanza.<br />

La figura 5 presenta una prima ipotesi di confronto, anche<br />

se vi sono carenze informative e approssimazioni. La figura parte<br />

da un modello che contiene i cinque diversi ruoli che la rappresentanza<br />

può assolvere nel mondo dei professional. Si tratta<br />

di uno schema discutib<strong>il</strong>e, forse troppo differenziato, ma che<br />

cerca di approssimare <strong>il</strong> problema.<br />

Figura 5. Confronto tra le forme associative.<br />

Nella prima colonna compaiono le associazioni ad iscrizione<br />

obbligatoria (gli ordini nei paesi continentali e i professional<br />

bodies più prestigiosi, di fatto obbligatori nel Regno Unito). Queste<br />

strutture in parte si occupano di regolazione e controllo ma in<br />

parte, soprattutto in certe epoche storiche, assumono <strong>il</strong> ruolo di difesa<br />

complessiva del corpus professionale, cioè dell’intera catego-<br />

17


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ria. In tal caso tendono a muoversi come le tipiche corporazioni<br />

di difesa del gruppo sociale o del mestiere.<br />

Tutte le altre colonne sono dedicate invece alle associazioni<br />

volontarie. Nella seconda colonna vengono inserite le associazioni<br />

che si focalizzano sulla tutela del titolo ossia sulla difesa<br />

dell’identità professionale degli associati rispetto ad altre categorie<br />

di lavoratori. Si osserva che in quasi tutti i paesi la grande<br />

maggioranza <strong>delle</strong> associazioni si propone questo scopo, spesso<br />

in collegamento o commistione con molte altre finalità.<br />

Nella terza colonna sono citate le associazioni volontarie<br />

che più specificamente si propongono un’attività di rappresentanza<br />

verso <strong>il</strong> governo e un’azione di lobbyng sulle autorità di<br />

regolazione. Pur con molte differenze, si tratta di attività svolte<br />

più efficacemente dalle associazioni più grandi.<br />

Nei tre paesi continentali compaiono associazioni ombrello<br />

che si focalizzano su questa finalità, con differenze significative<br />

tra paesi: in Francia sono più tradizionali e consolidate, in Germania<br />

e Italia sembrano più giovani e ancora alla ricerca di solidità.<br />

Nella quarta colonna sono elencate le associazioni che svolgono<br />

esplicitamente un ruolo datoriale e che negoziano i contratti<br />

di lavoro dei dipendenti di studi o imprese professionali.<br />

In Italia e Francia questo ruolo sembra assunto principalmente<br />

dalle associazioni ombrello o confederali. Il caso francese<br />

è però molto variegato, in quanto molte <strong>professioni</strong> tradizionali<br />

hanno proprie singole associazioni datoriali; non abbiamo trovato<br />

informazioni sul caso tedesco e poco si sa anche sul caso del<br />

Regno Unito.<br />

Infine nella quinta colonna è elencata l’eventuale presenza<br />

di associazioni che si propongono, all’opposto, come sindacato<br />

18


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

dei lavoratori che difende le fasce deboli dei lavoratori professionali.<br />

Questa situazione sembra essere più presente in Italia e<br />

Francia, paesi in cui <strong>il</strong> “precariato” professionale sembra più diffuso.<br />

In Germania, la distinzione tra lavoro dipendente, tutelato<br />

dal sindacato storico, e lavoro autonomo, con le sue forme di<br />

rappresentanza, sembra essere più netta. Qui le forme di “precariato”<br />

esistono ma sono più regolate e in parte protette. Nel Regno<br />

Unito, la contrattazione è, come noto, frammentata azienda<br />

per azienda e quindi localmente ci sono situazioni assai diverse.<br />

1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali<br />

Una comparazione sintetica tra i diversi paesi è possib<strong>il</strong>e<br />

confrontando i modelli e le variab<strong>il</strong>i “macro” qualitative che descrivono<br />

<strong>il</strong> settore. Si avvisa inoltre <strong>il</strong> lettore che le figure che<br />

seguono contengono stime e approssimazioni.<br />

Un confronto sui dati quantitativi (numero di occupati e imprese)<br />

è realizzab<strong>il</strong>e attraverso i dati omogenei assicurati da Eurostat<br />

(Cfr. Appendice 2).<br />

Comparazione separata per <strong>professioni</strong> regolamentate e non<br />

Le figure 6 e 7 presentano una comparazione tra i casi nazionali,<br />

tenendo separate le <strong>professioni</strong> regolate (figura 6) da<br />

quelle non regolate (figura 7). Le due variab<strong>il</strong>i di comparazione<br />

ut<strong>il</strong>i a questo scopo sono lo stato e <strong>il</strong> mercato: lo stato in quanto<br />

influisce sulla regolazione in modo diretto attraverso gli ordini<br />

oppure in modo indiretto attraverso riconoscimenti di vario tipo;<br />

<strong>il</strong> mercato in quanto viene reso più o meno libero con varie limitazioni<br />

(soprattutto tariffe e pubblicità), e più o meno accessib<strong>il</strong>i<br />

19


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

dai <strong>professioni</strong>sti con le diverse forme di impresa consentite per<br />

la specifica attività professionale.<br />

La figura 6, relativa alle sole <strong>professioni</strong> regolate, mette in<br />

evidenza come, dal punto di vista <strong>delle</strong> tariffe e <strong>delle</strong> pubblicità,<br />

Germania e Italia si trovino in una situazione meno liberalizzata<br />

di Francia e Regno Unito. Mentre dal punto di vista<br />

dell’autonomia interna nelle attività di regolazione, gli ordini in<br />

Italia e nel Regno Unito godono di maggiore autonomia dallo<br />

stato, diversamente da quanto accade in Francia e Germania dove<br />

lo stato (o i Lander) interferisce nella gestione degli ordini e,<br />

in Germania, anche nella definizione <strong>delle</strong> tariffe.<br />

Figura 6. Comparazione <strong>professioni</strong> regolate.(ordini e<br />

professional bodies).<br />

La figura 7 presenta una comparazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate. Per questo tipo di <strong>professioni</strong> la situazione<br />

risulta diversa. In Italia e Germania, infatti, sono ancora prevalenti<br />

le imprese individuali, le società di persone o gli studi<br />

associati di piccole dimensioni; in questi paesi, inoltre, le associazioni<br />

sono ancora focalizzate sull’affermazione di una<br />

20


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

propria identità professionale e iniziano appena a sv<strong>il</strong>uppare i<br />

codici di autoregolamentazione.<br />

Nel Regno Unito e in Francia cominciano invece a prevalere<br />

imprese di più grandi dimensioni, con codici autodefiniti e<br />

ampi riconoscimenti internazionali; in questi paesi, le associazioni<br />

si concentrano più frequentemente sulla messa a punto dei<br />

codici di autoregolamentazione e sul loro riconoscimento internazionale.<br />

Figura 7. Comparazione <strong>professioni</strong> non regolate.<br />

Sintesi dei modelli<br />

Le figure 8 e 9 presentano una possib<strong>il</strong>e sintesi dei modelli<br />

nazionali e tentano una comparazione sintetica per grandi linee<br />

di demarcazione. La figura 8 costituisce una mappa comparativa<br />

sintetica che ut<strong>il</strong>izza, da un lato, <strong>il</strong> grado di regolazione e,<br />

dall’altro, <strong>il</strong> tipo di associazionismo.<br />

Nella figura 8, <strong>il</strong> Regno Unito è rappresentato in una sola<br />

posizione in quanto i diversi professional bodies, anche se dotati<br />

21


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

di un diverso grado di potere di regolazione (si ricordi la distinzione<br />

tra chartered e non chartered) presentano in sostanza una<br />

forte omogeneità tra di loro, in quanto sono tutte associazioni<br />

professionali volontarie. Per i paesi continentali, invece, si deve<br />

ricorrere a due caselle diverse per le <strong>professioni</strong> ordinistiche e<br />

quelle non ordinistiche dal momento che esse sono molto differenziate<br />

soprattutto sull’asse della regolazione.<br />

Tuttavia, una volta stab<strong>il</strong>ito questo diverso posizionamento<br />

tra <strong>professioni</strong> ordinistiche e non nei tre paesi continentali emerge<br />

una significativa differenza tra <strong>il</strong> caso Italia da una parte e i<br />

casi Francia e Germania dall’altra.<br />

Le due caselle di Francia e Germania sono collocate in zone<br />

diverse della matrice dal momento che <strong>il</strong> grado di regolazione è<br />

diverso, ma la distanza tra loro non è elevata in quanto le associazioni<br />

non ordinistiche rispondono a regole e criteri generali in<br />

parte indicati dai poteri pubblici.<br />

Figura 8. Mappa comparativa sintetica.<br />

22


CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />

Il caso italiano risulta singolarmente dualistico. Da un lato<br />

vi è la forte regolazione degli ordini (che sembra più accentrata<br />

rispetto a Francia e Germania) dall’altro la completa libertà (o<br />

quasi “anarchia”) <strong>delle</strong> associazioni non regolate che appareleggermente<br />

più elevata che nel caso tedesco e francese. In questi<br />

due paesi, infatti, anche per le <strong>professioni</strong> esistono regole e riconoscimenti<br />

di tipo “indiretto” attraverso <strong>il</strong> sistema associativo.<br />

Figura 9. Sintesi dei modelli.<br />

In sintesi (figura 9), si possono configurare tre modelli diversi:<br />

- <strong>il</strong> modello anglosassone, basato sulla tradizione della Common<br />

Law e su un intervento molto limitato dello stato:<strong>il</strong> modello<br />

si può definire basato sull’autoregolazione <strong>delle</strong> associazioni<br />

professionali a larga base volontaria<br />

- <strong>il</strong> modello continentale (Francia e Germania), basato sul ruolo<br />

centrale dello stato nel definire gli ordini e<br />

-<br />

nell’indirizzare, seppure in modo molto limitato, le nuove<br />

<strong>professioni</strong> e <strong>il</strong> loro associazionismo<br />

<strong>il</strong> modello italiano che appare un modello misto in quanto<br />

presenta un dualismo fra gli ordini sul modello continentale<br />

23


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

e la nebulosa <strong>delle</strong> non regolate, che sembrano rifarsi maggiormente<br />

al modello anglosassone.<br />

24


CAPITOLO II<br />

IL CASO FRANCESE


CAPITOLO II<br />

IL CASO FRANCESE<br />

Sommario: 2.1. Introduzione - 2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> -<br />

2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione - 2.4. Gli aspetti quantitativi<br />

- 2.5. Il sistema di rappresentanza - 2.6. Politiche, prospettive e dibattito<br />

in corso - 2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong> - 2.8.<br />

Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />

Abstract: A differenza degli altri paesi europei, in Francia lo stato esercita<br />

un controllo diretto sulle organizzazioni professionali nominando suoi<br />

rappresentanti con diritto di veto nei consigli degli ordini. Una seconda<br />

caratteristica è data dalla maggiore complessità del sistema professionale<br />

che comprende tre categorie di <strong>professioni</strong> regolamentate<br />

(<strong>professioni</strong> costituite in ordini, a statuto particolare, pubblici ufficiali).<br />

Anche le forme d’impresa sono più numerose che altrove poiché<br />

prevedono, oltre all’esercizio individuale, tre tipi di contratto associativo<br />

e tre modelli societari. Pur essendo soggetto ad un forte intervento<br />

dello stato <strong>il</strong> settore professionale ha adottato già a partire dai primi<br />

anni ottanta misure di liberalizzazione con tariffe minime che hanno<br />

solo carattere indicativo e la possib<strong>il</strong>ità di ricorrere alla pubblicità<br />

non comparativa. Oltre che dagli ordini le <strong>professioni</strong> sono rappresentate<br />

da sindacati datoriali di categoria raggruppati nelle due maggiori<br />

confederazioni nazionali: l’Union nationale des professions libérales<br />

(Unapl) e la Chambre nationale des professions libérales (Cnpl)<br />

che operano come lobby nei confronti del governo e dei partiti politici,<br />

siglano gli accordi interprofessionali e regolano i rapporti tra le categorie.<br />

Governo e organizzazioni professionali sono attualmente impegnati<br />

in un importante dibattito sulla riforma del sistema professionale<br />

che prevede la riorganizzazioni degli ordini lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> imprese<br />

liberali e <strong>il</strong> riordino <strong>delle</strong> numerose <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

prive ancora di una identità giuridica e di valide forme di rappresentanza.<br />

2.1. Introduzione<br />

Nella storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali in Francia viene spesso<br />

sottolineato <strong>il</strong> peso della tradizione a partire dalla legge Le Chapelier<br />

che nel 1791 abolì le corporazioni di mestiere ponendo le<br />

premesse per una diffic<strong>il</strong>e ripresa <strong>delle</strong> organizzazioni professio-<br />

27


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

nali. Nonostante questa legge, un primo intervento di ripristino<br />

degli organi professionali fu attuato da Napoleone che nel 1804<br />

permise la ricostituzione dell’ordine degli avvocati. Negli anni<br />

della Restaurazione, l’ordine venne riconfermato ma già allora<br />

la subordinazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> allo stato, che sarebbe rimasta<br />

una <strong>delle</strong> caratteristiche del sistema francese, venne sancita<br />

dall’obbligo di giuramento di fedeltà dell’avvocato<br />

all’imperatore. I poteri dell’ordine forense si estesero o si restrinsero<br />

nel corso dell’Ottocento a seconda del clima politico.<br />

Gli spazi d’autonomia, dapprima conquistati durante la Monarchia<br />

di luglio vennero infatti ridimensionati nell’ultimo scorcio<br />

del secolo. Resta <strong>il</strong> fatto che per tutto quel periodo gli avvocati<br />

sono stati i soli a potersi organizzare in un ordine professionale.<br />

La presenza di un sistema articolato di rappresentanza è un fenomeno<br />

molto più recente poiché fu solo la Repubblica di Vichy<br />

a estendere ad altre <strong>professioni</strong> liberali <strong>il</strong> diritto di darsi proprie<br />

organizzazioni di tutela mentre continuò a riconoscere la pluralità<br />

<strong>delle</strong> figure giuridiche consolidata nel secolo precedente:<br />

quella del procuratore commerciale, dell’avvocato e dei conse<strong>il</strong>s<br />

juridiques. Con la liberazione, nel 1945, gli ordini professionali<br />

vennero riconfermati nel quadro di un complessivo ridimensionamento<br />

della loro autonomia. I diversi soggetti della scena giuridica<br />

continuarono a mantenere la loro specificità pur nella consapevolezza<br />

dell’inefficienza del sistema che divenne sempre<br />

più evidente di fronte alla concorrenza dei grandi studi legali inglesi<br />

o nordamericani. Con successive riforme, la professione di<br />

avvocato emerse come quella centrale nel campo giuridico: con<br />

una legge del 1971, la figura del procuratore è stata assorbita da<br />

quella dell’avvocato e lo stesso destino ha avuto, con una legge<br />

del 1990, quella del conse<strong>il</strong> juridique.<br />

28


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

La storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali è quindi dominata dalle<br />

figure del campo giuridico. Altre <strong>professioni</strong> hanno potuto dotarsi<br />

di un ordine, come abbiamo detto, in tempi più recenti e<br />

presentano storie molto diverse l’una dall’altra.<br />

Per i medici si ebbe una prima regolamentazione nel 1803<br />

quando vennero riconosciute le due figure del dottore in medicina<br />

e dell’ufficiale sanitario. Nel 1848 la figura dell’ufficiale sanitario<br />

fu abrogata e <strong>il</strong> monopolio della professione fu attribuito<br />

ai dottori laureati. Per tutto <strong>il</strong> periodo successivo tuttavia la categoria<br />

fu attratta più dal modello organizzativo sindacale che da<br />

quello ordinistico. Negli anni trenta del secolo scorso, <strong>il</strong> vero<br />

protagonista della rappresentanza sanitaria fu la Confédération<br />

des syndacats médicaux francais che stese una prima Carta della<br />

medicina liberale. Solo nel 1941, i medici ottennero un ordine<br />

professionale dopo che, dal governo di Vichy, venne proibita<br />

l’iscrizione al sindacato. Dopo la guerra, l’ordine continuò a<br />

mantenere solo funzioni burocratiche e perse importanza, tanto<br />

che nel 1974 Mitterand, allora deputato socialista, propose la sua<br />

abolizione che non venne tuttavia messa ai voti.<br />

Una storia ancora diversa è quella degli esperti contab<strong>il</strong>i la<br />

cui professione si è sv<strong>il</strong>uppata nel corso dell’Ottocento, sebbene<br />

fosse frammentata al suo interno a seconda dei titoli di studio.<br />

Quando nel 1942 fu istituito l’ordine degli experts comptables,<br />

le diverse figure confluirono nel nuovo organismo ma restarono<br />

divise per competenze e ambiti d’intervento. Solo nel 1968, una<br />

riforma della professione pose fine alla figura dei comptables<br />

agrées che fu integrata a quella degli experts comptables.<br />

Infine, va citato <strong>il</strong> tragitto degli ingegneri che non hanno<br />

mai avuto un ordine professionale. Il polo di riferimento della<br />

categoria è stato sempre <strong>il</strong> titolo di studio r<strong>il</strong>asciato prima dalle<br />

29


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

écoles polytechniques e poi, in concorrenza con queste, dalle<br />

grandes écoles. Anche la dispersione della categoria in molte<br />

specializzazioni ha scoraggiato una rappresentanza unica.<br />

Nemmeno l’élite numerosa e influente degli ingegneri di stato,<br />

già tutelati dalla loro condizione di pubblici ufficiali, manifestò<br />

<strong>il</strong> bisogno di un organismo di rappresentanza ricercando altre<br />

forme di identificazione nelle molte associazioni di mestiere.<br />

Da queste brevi note si ricava un’immagine frammentata<br />

della storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali francesi. Ogni categoria ha<br />

seguito un itinerario diverso e a lungo si è avuta all’interno di<br />

ogni campo una pluralità di figure spesso in concorrenza tra loro.<br />

Come visto, le riforme più recenti hanno ridotto queste differenze<br />

per quanto riguarda <strong>il</strong> campo giuridico e quello degli esperti<br />

contab<strong>il</strong>i. Ma negli ultimi anni <strong>il</strong> processo di riunificazione<br />

non ha avuto un ulteriore seguito.<br />

Se guardiamo alla situazione attuale, sintetizzando alcuni<br />

aspetti che riprenderemo nei prossimi paragrafi, possiamo r<strong>il</strong>evare<br />

quanto segue.<br />

L’assetto degli ordini professionali è stab<strong>il</strong>e. Non è in atto<br />

alcuna tendenza al loro aumento o diminuzione. La strada è<br />

quella di dirimere i problemi di frontiera tra diverse categorie<br />

(come quelli tra avvocati e esperti contab<strong>il</strong>i, tra avvocati e notai<br />

o tra dentisti e odontotecnici) attraverso la contrattazione tra ordini<br />

o per intervento dello stato. Le critiche e le richieste di abolizione<br />

degli ordini non sono assenti ma non hanno un peso tale<br />

da metterli in discussione. L’orientamento del governo è quello<br />

di confermare la loro importanza continuando a esercitare su di<br />

essi un forte controllo secondo le forme che esporremo in seguito.<br />

Anche le tensioni alle frontiere del mondo ordinistico esistono<br />

ancora: gli psicologi fanno pressione per dotarsi di un ordine<br />

30


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

professionale mentre una parte degli infermieri, sostenuta dai<br />

sindacati confederali, si batte, ricorrendo anche allo sciopero,<br />

per l’abolizione del loro ordine ma la tendenza dominante in definitiva<br />

è di mantenere gli attuali ordini e di escludere la loro<br />

diffusione presso le nuove <strong>professioni</strong> non regolamentate. Come<br />

vedremo meglio le politiche governative sono proiettate verso<br />

una precisa definizione del compito degli ordini, una chiara separazione<br />

del loro ruolo da quello dei sindacati e verso<br />

l’ammodernamento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nella direzione<br />

dell’imprenditorialità e dell’interprofessionalità.<br />

Anche se guardiamo alle altre organizzazioni di rappresentanza,<br />

cioè ai sindacati di categoria, non notiamo un prevalente<br />

processo di fusione o concentrazione. Operazioni di accorpamento<br />

di sigle diverse ci sono state e continuano ad esserci (per<br />

esempio tra i formatori), ma non rappresentano un fenomeno di<br />

ampie dimensioni. Per contro, non sono assenti le scissioni dalle<br />

vecchie organizzazioni e la nascita di nuove piccole organizzazioni.<br />

In parecchi casi, sorgono nuovi sindacati di categoria, soprattutto<br />

per le <strong>professioni</strong> non regolamentate, che raccolgono<br />

solo le iscrizioni dei giovani <strong>professioni</strong>sti; in altri casi i vecchi<br />

sindacati creano al loro interno club o associazioni per i giovani.<br />

Se consideriamo la terza forma di organizzazione collettiva,<br />

le associazioni senza scopo di rappresentanza sindacale, si osserva<br />

una loro rapida moltiplicazione soprattutto nelle nuove<br />

<strong>professioni</strong> non regolamentate. Molto spesso queste associazioni<br />

si propongono obiettivi di scambio d’informazioni, intermediazione<br />

sul mercato del lavoro, formazione, consulenza. Spesso<br />

assumono la forma di reti di scambio e social network.<br />

La linea del governo sulle <strong>professioni</strong> non regolamentate è<br />

quella di spingerle verso la definizione di codici deontologici<br />

31


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sim<strong>il</strong>i a quelli dei vecchi ordini. Sarà sempre lo stato, tuttavia, a<br />

definire, attraverso una apposita commissione nazionale, lo<br />

“zoccolo” di base al quale i diversi codici dovranno uniformarsi.<br />

È bene osservare sin dall’inizio che in Francia le norme in<br />

materia di ordini professionali non contengono una definizione<br />

di professione liberale. In questa relazione, faremo riferimento<br />

alla definizione dell’Institute nationale de la statistique et des<br />

études économiques (Insee) secondo cui i membri di una professione<br />

liberale sono le persone che svolgono per proprio conto<br />

un’attività che non rientra nell’industria o nel commercio e che<br />

richiede un livello di istruzione superiore. Si tratta di una definizione<br />

generale che può estendersi anche alle nuove <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate e che si differenzia da quella fornita<br />

dall’’Union nationale des professions libérales (Unapl) che è<br />

circoscritta alle <strong>professioni</strong> tradizionali <strong>il</strong> libero <strong>professioni</strong>sta è<br />

un soggetto che presta servizi a persone fisiche o giuridiche che<br />

lo hanno liberamente scelto in forma giuridicamente, economicamente<br />

e politicamente indipendente, nel quadro di una deontologia<br />

che garantisce <strong>il</strong> rispetto del segreto professionale e un elevato<br />

grado di competenza assumendo personalmente la piena<br />

responsab<strong>il</strong>ità degli atti compiuti. Queste due definizioni mostrano<br />

orientamenti diversi e vedremo più avanti come uno dei<br />

problemi del dibattito in corso sia proprio quello di dare una definizione<br />

giuridica univoca e comunemente accettata <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali.<br />

Va sottolineato anche che in Francia le libere <strong>professioni</strong><br />

presentano alcune differenze dal punto di vista istituzionale rispetto<br />

all’Italia. Il quadro d’insieme è più complesso poiché<br />

comprende quattro categorie: <strong>professioni</strong> liberali regolamentate;<br />

regolamentate con statuto speciale (statut particulier); inserite<br />

32


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

nelle strutture pubbliche dove <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è un funzionario<br />

dello stato (officier public); non regolamentate o autoregolamentate.<br />

Una maggiore complessità è data anche dal rapporto tra le<br />

organizzazioni professionali e lo stato. In Francia gli ordini professionali<br />

sono sottoposti a un regime di diritto privato ma lo<br />

stato ha un ruolo di controllo più forte che in Italia poiché nomina<br />

suoi rappresentanti nei consigli degli ordini che hanno diritto<br />

di veto. Generalmente le deliberazioni dei consigli hanno quindi<br />

carattere di proposte che danno seguito a decisioni ministeriali.<br />

Per altri versi, gli ordini professionali hanno caratteristiche<br />

sim<strong>il</strong>i a quelli italiani. Prevedono l’iscrizione obbligatoria<br />

(groupements forcées), sono articolati in organizzazioni provinciali,<br />

regionali e nazionali, si basano su un sistema di elezioni di<br />

tipo democratico. I compiti sono quelli della rappresentanza collettiva<br />

all’esterno, disciplina interna, ammissione e tenuta degli<br />

albi professionali, controllo dell’osservanza <strong>delle</strong> regole deontologiche,<br />

controllo della qualità del servizio.<br />

Nel caso francese, infine, l’intervento dello stato ha portato<br />

già nel 1982 al cambiamento di alcune regole di fondo del sistema<br />

professionale. In quell’anno <strong>il</strong> conse<strong>il</strong> de la concurrence<br />

ha emanato norme per una maggiore liberalizzazione del settore:<br />

le tariffe minime stab<strong>il</strong>ite dagli ordini potevano avere solo un<br />

carattere indicativo, la pubblicità (non comparativa) era consentita,<br />

era possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso a forme societarie seguendo, come<br />

vedremo subito, diversi modelli. Con una legge del 2005, inoltre,<br />

è stata allargata a tutte le categorie una normativa che esisteva<br />

solo per gli avvocati e che prevedeva la possib<strong>il</strong>ità dei contratti<br />

di collaborazione (collaboration professionelle) e dei contratti<br />

di lavoro salariato (collaboration salariée).<br />

33


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

La direttiva europea sui servizi 2006/123/Ce che ha posto<br />

gli obiettivi di fac<strong>il</strong>itare le libertà di prestazione del servizio, rinforzare<br />

i diritti dei destinatari dei servizi, promuoverne la qualità<br />

e affermare <strong>il</strong> diritto alla concorrenza, ha riaperto in Francia <strong>il</strong><br />

dibattito su una nuova riforma attraverso la quale allargare a tutte<br />

le attività professionali i principi sanciti dalla direttiva europea<br />

e ammodernare <strong>il</strong> settore nel suo complesso.<br />

2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

In Francia le <strong>professioni</strong> regolamentate si articolano in tre<br />

categorie: quelle costituite in ordine, quelle a statuto particolare<br />

e quelle degli ufficiali pubblici. Si tratta nel complesso di 34 categorie<br />

professionali (quadro 1).<br />

Le <strong>professioni</strong> costituite in ordine sono quelle degli architetti,<br />

avvocati, dentisti, esperti contab<strong>il</strong>i (commercialisti), geometri,<br />

massaggiatori, medici, farmacisti, podologi, ostetriche, veterinari.<br />

Le <strong>professioni</strong> a statuto particolare rientrano a tutti gli effetti<br />

tra le <strong>professioni</strong> liberali. Sono anch’esse soggette per legge a<br />

un regime speciale ma si differenziano dalle altre due categorie<br />

perché nella maggioranza non sono organizzate in un organismo<br />

di rappresentanza. Quando tale organismo esiste non viene definito<br />

come ordine ma come camera (chambre) o compagnia<br />

(compagnie). Le <strong>professioni</strong> che rientrano in questo gruppo sono<br />

quelle degli agenti di assicurazione, revisori dei conti, consulenti<br />

in materia di proprietà industriale, amministratori e liquidatori<br />

nelle procedure concorsuali, biologi, dietisti, infermieri, ortofonisti,<br />

ortottici.<br />

Il terzo gruppo è costituito dai pubblici ufficiali (officiers<br />

publics) che si distinguono dai due gruppi precedenti per<br />

34


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

l’esercizio di funzione pubblica che svolgono. Esercitano cioè<br />

per investitura dello stato e non per iscrizione a un ordine o a<br />

una camera. In secondo luogo, operano in regime di stretto monopolio<br />

e di limitazione del numero degli uffici che può essere<br />

modificato solo dal governo. Per altri versi gli ufficiali pubblici<br />

somigliano alle altre <strong>professioni</strong> poiché esercitano in modo indipendente,<br />

adottano diverse forme societarie e hanno organismi<br />

di rappresentanza autogovernati denominati consigli (conse<strong>il</strong>s) o<br />

camere (chambres). Le figure che rientrano in questo gruppo<br />

sono quelle degli avvocati in consiglio di stato e in corte di cassazione,<br />

procuratori in corte d’appello, banditori d’asta, cancellieri<br />

del tribunale commerciale, ufficiali giudiziari, notai.<br />

I membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali tradizionali regolamentate<br />

sono sottoposti al controllo da parte degli ordini che, a loro<br />

volta, sono persone giuridiche di diritto privato incaricate di una<br />

mission de service public. Gli ordini sono istituiti e regolamentati<br />

dalla legge anche se molti aspetti della loro vita interna sono<br />

demandati alla libera iniziativa. L’obbligo d’iscrizione e <strong>il</strong> potere<br />

di rappresentare la professione di fronte allo stato conferiscono<br />

quindi agli ordini prerogative che li distinguono dai sindacati<br />

e dalle libere associazioni di categoria che sono organismi di<br />

rappresentanza degli iscritti ad adesione volontaria.<br />

Non sempre tuttavia questa distinzione viene mantenuta nei<br />

fatti poiché l’elevato grado di rappresentatività degli ordini li<br />

spingono ad assumere un ruolo di lobby nei confronti dei governi<br />

i quali, da parte loro, raramente affrontano i temi <strong>delle</strong> riforme<br />

del sistema professionale senza averli consultati. Normalmente,<br />

gli ordini professionali dovrebbero essere estranei al dialogo<br />

sociale e se talvolta <strong>il</strong> loro ruolo si sovrappone a quello dei<br />

sindacati ciò lo si deve al processo di desindacalizzazione. In ef-<br />

35


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

fetti, di fronte alla stagnazione <strong>delle</strong> adesioni volontarie al sindacato,<br />

l’iscrizione obbligatoria agli ordini fornisce a questi<br />

maggiori risorse di rappresentanza.<br />

I compiti degli ordini professionali sono definiti dalla legge<br />

e si articolano in quattro aree di intervento: la regolazione <strong>delle</strong><br />

condizioni dell’ingresso all’esercizio della professione e la tenuta<br />

dell’albo professionale; <strong>il</strong> controllo della capacità di esercizio<br />

dei membri e la definizione e <strong>il</strong> controllo dell’osservanza <strong>delle</strong><br />

regole deontologiche; l’arbitraggio dei conflitti tra i <strong>professioni</strong>sti<br />

e tra questi e i clienti; la regolazione della vita interna degli<br />

ordini stessi e la definizione della composizione degli organismi<br />

rappresentativi.<br />

Tuttavia, mentre ai consigli nazionali è riconosciuto <strong>il</strong> potere<br />

di emanare i regolamenti interni, in materia di codici deontologici<br />

tali poteri, come anticipato, sono venuti gradatamente<br />

meno a vantaggio del potere esecutivo. Attualmente <strong>il</strong> potere di<br />

emanare <strong>il</strong> proprio codice dei doveri professionali è rimasto appannaggio<br />

esclusivo dell’ordine dei veterinari. Per le altre <strong>professioni</strong>,<br />

<strong>il</strong> consiglio nazionale fornisce un parere non vincolante<br />

al governo che provvede all’emanazione mediante decreto del<br />

consiglio di stato. Questo meccanismo, da sempre adottato per<br />

l’ordine dei medici, è stato esteso a metà degli anni sessanta<br />

all’ordine dei farmacisti, poi a quello degli esperti contab<strong>il</strong>i, degli<br />

architetti e da ultimo a quello dei geometri. Ad amministrare<br />

tuttavia la disciplina restano gli ordini: le sanzioni disciplinari<br />

sono comminate dai consigli regionali e, in seconda istanza, da<br />

quelli nazionali. Le infrazioni alle regole deontologiche (fautes<br />

professionelles) possono essere sottoposte a sanzioni che vanno<br />

dall’ammonizione (avertissment), al biasimo (blame), alla sospensione<br />

per una durata non superiore ai tre anni (suspension),<br />

alla radiazione dall’albo (radiation du tableau).<br />

36


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

In materia di determinazione dei compensi si applica <strong>il</strong><br />

principio della libera contrattazione tra le parti. In Francia, le tariffe<br />

fissate dagli ordini devono ritenersi soltanto indicative poiché,<br />

come detto, con decisione dell’autorità antitrust del 5 agosto<br />

del 1982, sono state giudicate contrarie alla concorrenza e<br />

quindi sono state abolite. In generale, le disposizioni riguardanti<br />

i criteri di commisurazione dei compensi professionali sono contenute<br />

in tutti i singoli ordinamenti professionali e fanno parte<br />

<strong>delle</strong> norme deontologiche, ma non si tratta di tabelle o tariffari<br />

bensì di disposizioni di carattere generale che costituiscono una<br />

sorta di criterio guida secondo principi di probità e moderazione.<br />

Come in Italia, anche in Francia gli ordini professionali sono<br />

affiancati dai sindacati di categoria. Il diritto dei <strong>professioni</strong>sti<br />

di organizzarsi volontariamente per difendere i loro interessi<br />

è previsto dal Preambolo della Costituzione del 1946 che stab<strong>il</strong>isce<br />

che ognuno può difendere i suoi diritti e i suoi interessi attraverso<br />

l’azione sindacale e aderire ad un sindacato di propria<br />

scelta. L’articolo L411-2 del codice del lavoro ribadisce questo<br />

principio affermando che i sindacati o associazioni professionali<br />

di persone che esercitano la stessa professione, mestieri sim<strong>il</strong>i o<br />

<strong>professioni</strong> connesse, che concorrono alla offerta di servizi determinati<br />

o alla stessa professione liberale, possono costituirsi<br />

liberamente. Adesione volontaria, funzionamento democratico,<br />

programma d’azione e servizi per gli aderenti sono dunque le<br />

caratteristiche dei raggruppamenti sindacali di cui i due compiti<br />

principali sono la difesa degli interessi professionali e la promozione<br />

della <strong>professioni</strong>. Sono quindi i sindacati datoriali più rappresentativi<br />

che negoziano con le controparti <strong>il</strong> rapporto di lavoro<br />

tra imprenditori e dipendenti. In genere, i sindacati dei <strong>professioni</strong>sti<br />

non hanno la denominazione di federazione o qualche<br />

cosa di sim<strong>il</strong>e ma piuttosto di union, chambre, association (ciò<br />

che rende difficoltoso talvolta distinguerli dalle associazioni non<br />

a scopo sindacale).<br />

37


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Quadro 1. Lista <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate<br />

Le <strong>professioni</strong> regolamentate sono state classificate nel<br />

campo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali dalla legge. I loro membri devono<br />

rispettare <strong>delle</strong> regole deontologiche strette e sono sottomessi<br />

al controllo <strong>delle</strong> rispettive organizzazioni professionali<br />

(ordini, camere o sindacati). Il loro titolo è protetto;<br />

l’intitolazione della professione esercitata deve essere precisa<br />

poiché condiziona l’adesione della persona a questo o a quel organismo<br />

di previdenza pensionistica.<br />

Quadro 1. Lista <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate.<br />

Administrateur judiciaire<br />

Agent général d’assurance<br />

Architecte<br />

Avocat<br />

Avocat au conse<strong>il</strong> d’Etat et à la<br />

Cour de Cassation (1)<br />

Avoué près les cours d’appel (1)<br />

Chiropracteur<br />

Chirurgien-dentiste<br />

Commissaire aux comptes<br />

Commissaire-priseur (1)<br />

Conse<strong>il</strong> en propriété industrielle<br />

Diététicien<br />

Ergothérapeute (2)<br />

Expert agricole, foncier et expert<br />

forestier<br />

Expert-comptable<br />

Géomètre-expert<br />

Greffier auprès des tribunaux de<br />

commerce (1)<br />

38<br />

Huissier de justice (1)<br />

Infirmier libéral (2)<br />

Laboratoire d’analyses médicales<br />

- Directeur (2)<br />

Mandataire judiciaire<br />

Manipulateur d’électro-radiologie<br />

(2)<br />

Masseur-kinésithérapeute (2)<br />

Médecin<br />

Notaire (1)<br />

Orthophoniste (2)<br />

Orthoptiste (2)<br />

Ostéopathe<br />

Pédicure-podologue (2)<br />

Psychologue<br />

Psychomotricien (2)<br />

Psychothérapeute<br />

Sage-femme<br />

Vétérinaire<br />

Note: (1) officiali pubblici o ministeriali: sono titolari di “incarichi” ed esercitano le<br />

loro funzioni in virtù della investitura che è loro conferita dal governo. Essi beneficiano<br />

di un monopolio consistente nel numero limitato degli uffici e dal diritto di presentare<br />

i loro successori alla valutazione del ministro della giustizia. (2) Professioni paramediche<br />

rappresentate nell’Alto consiglio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> paramediche.


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

Se fornire una definizione di professione liberale è diffic<strong>il</strong>e,<br />

ancora più diffic<strong>il</strong>e è circoscrivere l’ambito <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />

non regolamentate. Le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

hanno due tratti in comune: in primo luogo, <strong>il</strong> carattere di attività<br />

non commerciali e, in secondo luogo, <strong>il</strong> trattamento fiscale dei<br />

redditi che ne deriva e che rientra nella categoria di redditi di natura<br />

non commerciale (bénefices non commerciaux).<br />

Nell’’ambito <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate rientrano attualmente<br />

circa duecento diversi tipi di attività (una lista non ufficiale<br />

ma attendib<strong>il</strong>e, è riportata nel quadro 2 che ne elenca<br />

175) ma <strong>il</strong> loro numero è in continua crescita. Alcune sono <strong>professioni</strong><br />

di lunga tradizione che nell’ordinamento francese, a differenza<br />

dell’Italia, non sono state sottoposte a regolamentazione,<br />

come quelle degli ingegneri e dei giornalisti. Altre sono nuove<br />

<strong>professioni</strong> che nascono di continuo, specialmente nel campo<br />

della consulenza alle imprese o dell’informatica, dello sport e<br />

<strong>delle</strong> arti.<br />

Per le <strong>professioni</strong> liberali non regolamentate, non esiste in<br />

Francia una lista ufficiale. In linea generale, questa categoria<br />

raggruppa tutte le <strong>professioni</strong> che non esercitano un’attività artigianale,<br />

commerciale, industriale e agricola e che non rientrano<br />

nel gruppo <strong>delle</strong> attività liberali regolamentate. Va notato che tra<br />

le <strong>professioni</strong> non regolamentate si collocano parecchie di quelle<br />

che verranno esaminate più da vicino nei prossimi paragrafi: analista<br />

programmatore, assistente informatico, creatore di siti<br />

internet, informatico, ingegnere, educatore, formatore, mannequin<br />

libre, modèle libre, moniteur de sport, professore di musica,<br />

di sport, di lingue, st<strong>il</strong>ista.<br />

39


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Quadro 2. Elenco non ufficiale <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> liberali<br />

non regolamentate<br />

Per l’amministrazione fiscale, si tratta di persone che praticano<br />

in tutta indipendenza una scienza, un’arte e dunque<br />

un’attività intellettuale come ruolo principale. I loro compensi<br />

devono rappresentare la remunerazione di un lavoro personale<br />

senza legame di subordinazione tecnica o morale. Alcune di<br />

queste <strong>professioni</strong> sono totalmente libere (ad esempio, consulente,<br />

formatore). Altre devono ottenere un’autorizzazione<br />

d’esercizio (ad esempio, l’esercizio di un’autoscuola). La lista<br />

sottostante, non esaustiva, è ricavata dai siti internet.<br />

Quadro 2. Elenco non ufficiale <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> liberali<br />

non regolamentate.<br />

Accompagnateur de groupe<br />

Accompagnateur de moyenne<br />

montagne<br />

Actuaire<br />

Administrateur provisoire d’une<br />

étude d’huissier de justice<br />

Agent d’enquêtes assermenté par<br />

les tribunaux<br />

Agent d’encaissement<br />

contentieux<br />

Agent de promotion<br />

Agent de protection<br />

Agent de recouvrement (1)<br />

Agent de renseignements privés<br />

Agent de sécurité<br />

Agent privé de recherches<br />

Analyste programmeur<br />

Animateur<br />

Arbitre<br />

Archéologue<br />

Architecte d'intérieur<br />

Architecte naval<br />

Architecte paysagiste<br />

40<br />

Artiste du spectacle independent<br />

Artiste non créateur d'oeuvres<br />

originales (art. L382-1 du code<br />

de la sécurité sociale)<br />

Art-thérapeute<br />

Assistant ethnographe<br />

Assistant informatique<br />

Assistant scolaire<br />

Assistant technique<br />

Assistante sociale à titre libéral<br />

Astrologue (1)<br />

Attaché de presse<br />

Audit et conse<strong>il</strong><br />

Auto-école (moniteur si aussi<br />

exploitant) (1)<br />

Cameraman<br />

Cartographe<br />

Cartomancienne (1)<br />

Chargé d’enquête à titre libéral<br />

Chercheur scientifique<br />

Chimiste<br />

Coach<br />

Coach sportif


Concepteur de logiciel<br />

Concepteur rédacteur<br />

Conc<strong>il</strong>iateur pour entreprises en<br />

difficultés<br />

Conférencier<br />

Conse<strong>il</strong> (artistique, de gestion,<br />

en communication, d'entreprise,<br />

conjugal etc.)<br />

<strong>Consulta</strong>nt<br />

Chiromancienne (1)<br />

Collaborateur d’architecte<br />

Coloriste conse<strong>il</strong><br />

Contrôle de céréales et semences<br />

Coordinateur de travaux<br />

Copiste<br />

Correcteur lecteur<br />

Correspondant local de la presse<br />

écrite<br />

Correspondant sportif<br />

Coureur automob<strong>il</strong>e<br />

Créateur industriel<br />

Créateur de sites internet<br />

Décorateur (si non inscrit au<br />

répertoire des métiers)<br />

Designer<br />

Dessinateur<br />

Détective<br />

Développeur de logiciels<br />

Documentaliste<br />

Economiste-conse<strong>il</strong><br />

Economiste de la construction<br />

Ecrivain public<br />

Educateur<br />

Enquêteur<br />

Enseignant<br />

Ergonome<br />

Esotériste (1)<br />

Etudes (d’environnement, de<br />

marchés, statistiques, techniques<br />

etc.<br />

CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

41<br />

Expert (automob<strong>il</strong>e, en<br />

assurances, en bâtiment,<br />

maritime etc.)<br />

Exploitant d’auto-école (si enseignement<br />

de la conduite) (1)<br />

Exploitant de brevet, licence ou<br />

marque<br />

Formateur<br />

Généalogiste<br />

Géographe<br />

Géologue<br />

Géophysicien<br />

Graphiste<br />

Graphologue<br />

Guide de haute montagne<br />

Guide touristique<br />

Hôtesse d’exposition<br />

Hydrogéologue<br />

Iconographe<br />

Illustrateur<br />

Infographiste<br />

Informaticien<br />

Ingénieur<br />

Ingénieur conse<strong>il</strong><br />

Ingénieur d'affaires<br />

Ingénieur du son<br />

Interprète (conférencier, guide,<br />

traducteur)<br />

Inventeur<br />

Inventoriste en pharmacie<br />

Joueur professionnel (sport<br />

individuel, bridge etc.)<br />

Lecteur<br />

Lissier d’art (1)<br />

Magnétiseur (1)<br />

Maître chien<br />

Maître d’oeuvre<br />

Mannequin libre<br />

Médiateur pénal (en cas<br />

d’activité non<br />

occasionnelle)


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Médium (1)<br />

Médiéviste<br />

Merchandiseur<br />

Métreur<br />

Métreur en peinture<br />

Métreur vérificateur<br />

Modèle libre<br />

Moniteur de sports<br />

Mosaïste d’art (1)<br />

Mots croisés (auteur)<br />

Musicothérapeute<br />

Naturaliste<br />

Naturopathe<br />

Noteur<br />

Numérologue (1)<br />

Océanographe<br />

Oenologue<br />

Opérateur de saisie<br />

Orientateur<br />

Paysagiste (activité en bureau<br />

d’études, sans lien avec le cycle<br />

de la production végétale)<br />

Photographe (sous certaines<br />

conditions)<br />

P<strong>il</strong>ote<br />

Plasticien conse<strong>il</strong><br />

Préparateur physique à domic<strong>il</strong>e<br />

Prestataire en informatique<br />

Professeur (de musique, de<br />

sports, de langues etc.)<br />

Programmeur<br />

Psychanaliste<br />

Psychosociologue<br />

Psychotechnicien<br />

Publicitaire<br />

Radiesthésiste (1)<br />

Recruteur<br />

42<br />

Rédacteur<br />

Rédacteur documentaliste<br />

Rédacteur scientifique<br />

Relations presse<br />

Relations publiques<br />

Répétiteur<br />

Sapiteur (expert)<br />

Skipper<br />

Sociologue<br />

Speaker<br />

Spéléologue<br />

Sportif professionnel<br />

Statisticien<br />

Sténotypiste de conférences<br />

Styliste<br />

Surve<strong>il</strong>lant gardiennage<br />

Surve<strong>il</strong>lant de travaux<br />

Technicien conse<strong>il</strong><br />

Technicien du bâtiment<br />

Technicien du cinéma<br />

Technicien du son<br />

Thermicien<br />

TopographeTraducteur<br />

Traitement de textes<br />

Transcripteur<br />

Travaux bibliographiques<br />

Travaux informatiques<br />

Travaux mécanographiques<br />

Urbaniste<br />

Urbaniste-aménageur<br />

Urbaniste-conse<strong>il</strong><br />

Vérificateur<br />

Vérificateur de monuments historiques<br />

Vig<strong>il</strong>e à titre libéral<br />

Voyante (1)<br />

Nota: (1) <strong>professioni</strong> liberali che attingono alla casse previdenziali dei commercianti<br />

per <strong>il</strong> loro regime di pensionamento.


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione<br />

La normativa francese in materia di esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

è la più articolata in campo europeo e prevede, oltre<br />

all’esercizio del singolo <strong>professioni</strong>sta, sei forme: tre contratti<br />

associativi e tre forme societarie.<br />

Il <strong>professioni</strong>sta individuale<br />

L’esercizio individuale è la forma più semplice di esercizio<br />

di una professione.<br />

Il regime fiscale in questo caso rientra nella categoria dei<br />

redditi non commerciali. Esiste poi un meccanismo di riequ<strong>il</strong>ibrio<br />

pluriennale quando <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio annuale è in perdita.<br />

Secondo la legge entrata in vigore <strong>il</strong> 1 gennaio 2011, <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />

individuale ha la possib<strong>il</strong>ità di diventare entrepreneur<br />

individuel à reponsab<strong>il</strong>ité limitée (Eirl) iscrivendosi a una<br />

camera di commercio.<br />

Rimanendo proprietario dei beni di produzione, <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />

può limitare <strong>il</strong> rischio separando la gestione del patrimonio<br />

personale da quello dell’impresa. Più precisamente, <strong>il</strong><br />

<strong>professioni</strong>sta deposita presso la camera di commercio una lista<br />

dei beni attribuiti all’impresa e di quelli appartenenti al patrimonio<br />

personale. In caso di fallimento dell’impresa, i creditori ’potranno<br />

attingere solo al patrimonio professionale.<br />

All’inverso, i creditori personali potranno toccare solo <strong>il</strong> patrimonio<br />

personale. In materia di fiscalità, l’imprenditore individuale<br />

può scegliere tra l’imposta sul reddito o l’imposta<br />

sull’impresa.<br />

Le formalità nella creazione della impresa individuale si riducono<br />

alla richiesta di immatricolazione al registro <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali e alla camera di commercio.<br />

43


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

I contratti associativi<br />

La convention d’exercise conjoint (Cec) è un contratto concluso<br />

tra due o più <strong>professioni</strong>sti che permette di ridurre i carichi<br />

e le spese comuni attraverso la messa in comune totale o parziale<br />

degli onorari percepiti da ciascuna <strong>delle</strong> parti, assicurando al<br />

cliente la continuità del servizio attraverso, ad esempio, turni di<br />

lavoro. Si tratta sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o giuridico di una società di fatto.<br />

Il meccanismo che regola <strong>il</strong> rapporto tra i soci prevede che gli<br />

onorari siano percepiti separatamente (poiché formalmente<br />

l’esercizio della attività è su base personale) ma vengano messi<br />

in comune. Una clausola dell’accordo deve prevedere le modalità<br />

di ripartizione del ricavato tra i soci. Le spese vengono ripartite<br />

in due quote: quelle comuni che vengono distribuite tra tutti e<br />

quelle personali che rimangono a carico dei singoli. Al momento<br />

del rendiconto ogni socio ha diritto ad un importo fisso (calcolato<br />

in percentuale sul proprio fatturato) e a una quota variab<strong>il</strong>e, al<br />

netto <strong>delle</strong> spese comuni.<br />

Il Contrat d’exercise à frais communs (Cefc) è invece una<br />

forma di collaborazione che si avvicina molto alla societé de<br />

moyens (che considereremo più avanti) poiché permette la messa<br />

in comune dei mezzi necessari all’esercizio della professione<br />

(materiali, sedi, personale). La principale differenza con la società<br />

di mezzi (société de moyens) è che questo contratto non ha<br />

un prof<strong>il</strong>o giuridico e non istituisce un soggetto titolare <strong>delle</strong> gestione<br />

sociale. Il principio fondamentale della Cefc riposa essenzialmente<br />

sull’indipendenza dei suoi membri in termini di esercizio<br />

della professione e della assunzione di responsab<strong>il</strong>ità.<br />

L’obiettivo di questa modalità d’esercizio è la spartizione <strong>delle</strong><br />

spese non degli introiti. Di conseguenza, ciascun contraente<br />

conserva e sv<strong>il</strong>uppa la propria clientela e percepisce direttamen-<br />

44


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

te e per proprio conto gli onorari spettanti. Non si ha quindi una<br />

messa in comune <strong>delle</strong> risorse economiche. Non avendo personalità<br />

giuridica, questa modalità d’esercizio non richiede formalità<br />

d’immatricolazione al registro <strong>delle</strong> società o alla camera del<br />

commercio. Le modalità di funzionamento dovranno essere regolamentate<br />

seguendo un modello contrattuale prefissato. Infine<br />

viene raccomandato di aprire conti bancari separati per ciascun<br />

socio.<br />

Il contrat de collaboration: secondo la legge del 2 agosto<br />

2005, <strong>il</strong> collaboratore liberale è considerato membro non salariato<br />

la cui autonomia deve essere salvaguardata nell’ambito di un<br />

rapporto di collaborazione. In altre parole, si tratta di un contratto<br />

con <strong>il</strong> quale un <strong>professioni</strong>sta mette a disposizione di un collega<br />

i locali e i materiali necessari all’esercizio della professione,<br />

oltre che la sua clientela, contro <strong>il</strong> corrispettivo di un canone<br />

e di una percentuale degli onorari. Tale contratto deve essere<br />

concluso nel rispetto di regole di tutela della professione e deve<br />

precisare la durata e le modalità di remunerazione; le condizioni<br />

di esercizio dell’attività e, più precisamente, quelle attraverso<br />

cui <strong>il</strong> collaboratore può soddisfare le richieste di una clientela<br />

personale; le modalità di rescissione del contratto e <strong>il</strong> periodo di<br />

preavviso. Il collaboratore quindi agisce individualmente e sotto<br />

la propria responsab<strong>il</strong>ità. L’aspetto di autonomia con cui <strong>il</strong> collaboratore<br />

opera nei confronti del titolare dello studio è quindi<br />

r<strong>il</strong>evante ai fini della distinzione tra contratto di collaborazione e<br />

contratto di lavoro dipendente. Quando nel rapporto tra titolare e<br />

collaboratore la subordinazione finisce con <strong>il</strong> prevalere su quello<br />

di autonomia (ad esempio se la clientela resta in prevalenza<br />

quella del titolare) si entra in una zona di incertezza che provoca<br />

un elevato grado di litigiosità.<br />

45


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Le forme societarie<br />

La società di mezzi société de moyens (Sdm) è una società<br />

giuridica riservata alle <strong>professioni</strong> liberali che ha per oggetto la<br />

fornitura ai soci di beni e servizi necessari all’esercizio della<br />

professione (sedi e locali, attrezzature, servizi informatici, servizi<br />

amministrativi e di segreteria). I soci esercitano la professione<br />

in modo autonomo beneficiando <strong>delle</strong> economie di scala date<br />

dalla presenza di una struttura comune. La Sdm, introdotta<br />

nell’ordinamento francese dalla legge n. 66 del 29 novembre<br />

1966, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o giuridico è una société civ<strong>il</strong>e, cioè una<br />

forma di società di persone dotata di personalità giuridica. I soci<br />

possono essere esclusivamente <strong>professioni</strong>sti esercitanti a titolo<br />

individuale e in forma associata. Sono consentite le società tra<br />

soci appartenenti a <strong>professioni</strong> diverse ma che appartengano allo<br />

stesso settore. Per quanto riguarda <strong>il</strong> suo funzionamento, la Sdm<br />

rimane al di fuori della giurisdizione degli ordini professionali.<br />

La ripartizione <strong>delle</strong> spese comuni avviene nei modi stab<strong>il</strong>iti dalle<br />

parti all’atto della costituzione della società e sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

fiscale essa è soggetta ad imposta a capo dei singoli associati.<br />

Con la Sdm, in sintesi, si ha un esercizio “in gruppo” ma non in<br />

“in comune” come invece per la société civ<strong>il</strong>e professionnelle.<br />

La société civ<strong>il</strong>e professionnelle (Scp) è una forma societaria<br />

introdotta dalla legge 29 novembre 1966 e designa un gruppo<br />

di persone che hanno deciso di unirsi per praticare in comune la<br />

stessa funzione. Essa riguarda obbligatoriamente una professione<br />

liberale regolamentata: solo le <strong>professioni</strong> liberali sottomesse<br />

a uno statuto legislativo o regolamentate possono quindi accedere<br />

a questa forma societaria. Il contratto si perfeziona con<br />

l’iscrizione all’albo della professione di riferimento e all’atto<br />

della costituzione non è previsto un capitale minimo. La società<br />

46


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

civ<strong>il</strong>e richiede la presenza di almeno due soci mentre al capo<br />

opposto la partecipazione è teoricamente <strong>il</strong>limitata. Di fatto, <strong>il</strong><br />

numero viene limitato dai decreti di applicazione che tengono<br />

conto <strong>delle</strong> specificità di ogni professione. Nella società è ammesso<br />

quindi l’ingresso di nuovi soci purché appartengano alla<br />

stessa professione. Le decisioni collettive, compresa quella relativa<br />

all’ingresso di nuovi soci, sono prese con la maggioranza di<br />

due terzi dei membri. Il capitale societario è diviso tra i soci in<br />

parti che devono avere eguale valore nominale e <strong>il</strong> potere amministrativo<br />

appartiene a tutti i membri. Per quanto riguarda la responsab<strong>il</strong>ità<br />

degli amministratori la legge afferma che i soci sono<br />

responsab<strong>il</strong>i individualmente o solidalmente verso società o<br />

terzi <strong>delle</strong> infrazioni alle leggi e ai regolamenti, <strong>delle</strong> infrazioni<br />

agli statuti e <strong>delle</strong> irregolarità commesse durante la gestione. Gli<br />

onorari recepiti attraverso l’attività professionale sono percepiti<br />

dalla società mentre ai soci spetta <strong>il</strong> diritto agli ut<strong>il</strong>i. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

fiscale i redditi prodotti sono tassati in capo ai soci per la<br />

parte a ciascuno attribuib<strong>il</strong>e. La società, da parte sua, è soggetta<br />

alla tassa sulle società e alla tassa professionale.<br />

I vantaggi di questa forma associativa sono la relativa flessib<strong>il</strong>ità<br />

del suo funzionamento, l’assenza di un capitale comune<br />

di partenza e la fac<strong>il</strong>ità con cui un socio può lasciare la società<br />

cedendo una parte sociale o ottenendo un rimborso pari al suo<br />

valore. Lo svantaggio maggiore è rappresentato dal fatto che la<br />

partecipazione al gruppo va a scapito della autonomia del singolo<br />

<strong>professioni</strong>sta. La Scp è in definitiva una forma associativa<br />

adatta a piccoli gruppi di <strong>professioni</strong>sti. Quando le dimensioni<br />

della società crescono, l’impossib<strong>il</strong>ità di ammettere soci appartenenti<br />

ad altre <strong>professioni</strong> rappresenta un fattore limitante. Per<br />

superare questo ostacolo, l’ordinamento francese ha introdotto la<br />

47


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

legge n. 90 del 1990 che offre la possib<strong>il</strong>ità di esercizio collettivo<br />

di diverse <strong>professioni</strong> congiunte mediante la fondazione di<br />

una società di capitali cioè la société d’exercise liberal.<br />

La société d’exercise libéral (Sel) rappresenta un insieme di<br />

forme giuridiche create per permettere ai membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali di esercitare la loro attività sotto la forma di società<br />

di capitali. Non si tratta di strutture giuridiche del tutto nuove<br />

ma di un ampliamento alle <strong>professioni</strong> liberali della possib<strong>il</strong>ità<br />

di ricorrere a normative già in vigore (société d’exercise libéral<br />

à responsab<strong>il</strong>ité limitéè - Selarl; société d’exercise libéral a<br />

forme anonyme - Selafa; société d’exercise libéral par actions<br />

semplifiée - Selas; société d’exercise libéral en accomandite par<br />

actions - Selca). La maggioranza del capitale sociale (per ogni<br />

tipo di società è previsto un capitale iniziale minimo) e dei diritti<br />

di voto devono essere detenuti dai <strong>professioni</strong>sti che esercitano<br />

la loro attività all’interno della società. Le parti restanti possono<br />

essere detenute da diversi soggetti: <strong>professioni</strong>sti facenti parte di<br />

uno degli albi cui è iscritta la società, eredi di soci deceduti, persone<br />

fisiche o giuridiche esterne. Sono pertanto previsti tre tipi<br />

di soci: i <strong>professioni</strong>sti interni (cui sono riservati i ruoli di direzione<br />

e amministrazione, possiedono la maggioranza del capitale<br />

ed esercitano all’interno della società); i <strong>professioni</strong>sti esterni;<br />

i terzi non <strong>professioni</strong>sti con funzione di finanziamento entro un<br />

limite di un quarto del capitale.<br />

I poteri d’amministrazione e di controllo sono attribuiti ai<br />

soci fondatori. Solo essi possono rivestire le cariche di presidente<br />

del consiglio di amministrazione, di presidente del consiglio<br />

di vig<strong>il</strong>anza e di direttore generale. Ai soci fondatori sono riservati<br />

inoltre i due terzi dei posti nel consiglio di amministrazione.<br />

Per quanto riguarda le responsab<strong>il</strong>ità sociali, ciascun socio ri-<br />

48


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

sponde <strong>il</strong>limitatamente con <strong>il</strong> proprio patrimonio dell’attività<br />

professionale personalmente svolta e la società è con lui solidalmente<br />

responsab<strong>il</strong>e. Le Sel hanno personalità giuridica e sono<br />

quindi considerate esse stesse parti <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> di riferimento.<br />

Di conseguenza, sono sottoposte ai poteri degli ordini<br />

professionali durante tutto <strong>il</strong> corso della loro attività e sono legate<br />

alle responsab<strong>il</strong>ità legate alla giurisdizione disciplinare<br />

dell’ordine di appartenenza. Le sanzioni dell’ordine possono<br />

comportare l’esclusione della società stessa. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o fiscale,<br />

infine, la legge non prevede alcuna norma specifica e di<br />

conseguenza le Sel sono sottoposte al regime previsto per le società<br />

di capitali.<br />

2.4. Gli aspetti quantitativi<br />

Secondo i dati del ministero dell’Economia, Industria e Lavoro,<br />

al 2009 le persone occupate nelle attività liberali sono<br />

1.806.300 e rappresentano <strong>il</strong> 10,6% rispetto al totale di<br />

17.050.000 degli occupati nel settore Ics1 .<br />

Il numero di imprese nelle attività liberali è di 671.400 e<br />

rappresenta <strong>il</strong> 25,6% del totale <strong>delle</strong> imprese del settore Ics che<br />

ammonta a 2.618.500 imprese. Per impresa liberale (secondo la<br />

nomenclatura francese <strong>delle</strong> attività Naf) si intende la persona<br />

giuridica o morale che dispone di una contab<strong>il</strong>ità propria e che<br />

esercita in modo indipendente, con responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e professionale,<br />

un’attività nel campo giuridico, giudiziario tecnico o<br />

commerciale.<br />

1 Il settore Ics comprende le imprese dell'industria, costruzioni, commercio<br />

e servizi ed esclude l’agricoltura, le attività finanziarie, la locazione<br />

immob<strong>il</strong>iare, le attività amministrative e associative.<br />

49


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Le imprese <strong>delle</strong> attività liberali, nella classificazione adottata dal<br />

ministero sono a loro volta suddivise in cinque comparti: intermediari<br />

di commercio, servizi alle imprese, aus<strong>il</strong>iari di assicurazione,<br />

insegnamento e formazione permanente, attività legate alla sanità.<br />

Per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> che sono attinenti alla nostra ricerca<br />

va osservato che in questa classificazione i lavoratori<br />

dell’informatica (conse<strong>il</strong>s en système informatiques), i dottori<br />

commercialisti (activités comtables), gli architetti, ingegneri, avvocati<br />

(activités juridiques) sono raggruppati nel comparto dei servizi<br />

all’impresa; i formatori si collocano nel gruppo denominato enseignement:<br />

formation permanente; i dentisti e i veterinari si collocano<br />

nelle attività legate alla sanità. Altre attività legate allo sport e al<br />

benessere o al design e alla moda, in questa classificazione non sono<br />

contemplate. Il peso relativo <strong>delle</strong> attività liberali è presentato<br />

nella tabella 1.<br />

Tabella 1. Peso relativo <strong>delle</strong> attività liberali.<br />

Numero di imprese nelle attività liberali (dati in 000) 671,4 %<br />

Intermediari di commercio 38,3 5,7<br />

Servizi alle imprese 238,9 35,6<br />

Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 22,7 3,4<br />

Insegnamento: formazione permanente 24,9 3,7<br />

Attività legate alla sanità 346,6 51,6<br />

Insieme <strong>delle</strong> attività del campo ICS 2618,5<br />

Percentuale <strong>delle</strong> attività liberali sul totale ICS 25,6<br />

Come si vede dalla tabella, le attività liberali pesano per un<br />

quarto sull’insieme Ics e al loro interno quelle di servizio alle imprese<br />

e quelle legate alla sanità rappresentano insieme più del<br />

85%del totale. Con maggiore precisione possiamo suddividere le<br />

imprese a seconda <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> come dalla tabella 2.<br />

Va osservato che i dati <strong>delle</strong> due tabelle comprendono tanto<br />

le imprese liberali formate da una singola persona quanto quelle<br />

50


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

che hanno personale retribuito. Una scomposizione del dato a<br />

seconda del numero dei salariati ci consente di comprendere<br />

meglio la dimensione vera e propria di impresa <strong>delle</strong> imprese liberali.<br />

Come risulta dalla tabella 3, su un totale di 671 m<strong>il</strong>a imprese<br />

liberali, 428.470 (pari al 63,8%)sono composte da una sola<br />

persona mentre sull’altro versante solo 7.450 (l’1,11%) hanno<br />

un numero di dipendenti pari o maggiore a 20.<br />

Tabella 2. Ripartizione <strong>delle</strong> imprese secondo i gruppi<br />

professionali (dati in migliaia). Anno 2007.<br />

Intermediari di commercio 38,33<br />

Servizi alle imprese 238,86<br />

Consulenti informatici e programmatori 31,11<br />

Attività giuridiche 46,96<br />

Attività contab<strong>il</strong>i 19,85<br />

Studi di mercato e sondaggi 2,01<br />

Consulenti d'affari e di gestione 73,97<br />

Attività di architettura 27,73<br />

Agrimensori, geometri 3,47<br />

Ingegneri, studi tecnici 33,77<br />

Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 22,73<br />

Insegnamento: formazione permanente e altro 22,88<br />

Attività legate alla sanità 346,59<br />

Farmacie 23,24<br />

Pratiche mediche 123,25<br />

Pratiche dentarie 36,12<br />

Attività aus<strong>il</strong>iarie mediche 154,32<br />

Laboratori di analisi mediche 2,86<br />

Attività veterinarie 6,80<br />

Totale 671,39<br />

Favorito dalla legge di iniziativa imprenditoriale del 1 agosto<br />

del 2003 e da quella successiva in favore <strong>delle</strong> nuove imprese<br />

del 2 agosto del 2005, <strong>il</strong> numero di imprese liberali è aumentato<br />

notevolmente nell’ultimo decennio. Dopo un periodo i stagnazione<br />

durato dal 1997 al 2002, si è avuto un rapido sv<strong>il</strong>uppo<br />

51


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

negli anni successivi con un aumento pari al 8,7% nel 2003 e del<br />

9% nel 2004. Nel 2006 si è registrato un leggero rallentamento<br />

con un successivo r<strong>il</strong>ancio nel 2007 e nel 2008 mentre mancano<br />

dati aggiornati relativi agli anni più recenti. Fatto 100 l’indice di<br />

creazione di nuove imprese relativo al 1994, dopo una discesa a<br />

88 nel 1998 e a una faticosa risalita a 90 nel 2002 si è assistito<br />

ad un incremento a 120 nel 2006 e a 137 nel 2007. Le previsioni<br />

dell’Unapl per <strong>il</strong> 2008 e 2009, malgrado i primi segni di crisi,<br />

restavano positive.<br />

Tabella 3. Ripartizione <strong>delle</strong> imprese secondo la grandezza (dati<br />

in migliaia). Anno 2007.<br />

Attività liberali<br />

0 1-3 4-9 10-19 20+ Totale<br />

Intermediari di commercio 29,74 6,27 1,74 0,39 0,19 38,33<br />

Servizi alle imprese 132,43 63,92 28,34 8,72 5,45 238,86<br />

Consulenti informatici e<br />

programmatori<br />

14,96 9,58 3,75 1,40 1,41 31,10<br />

Attività giuridiche 27,14 10,92 5,75 2,08 1,07 46,96<br />

Attività contab<strong>il</strong>i 6,92 5,26 5,01 1,76 0,89 19,84<br />

Studi di mercato e sondaggi 0,95 0,59 0,27 0,10 0,10 2,01<br />

Consulenti d'affari e di gestione 48,37 18,67 5,16 1,14 0,64 73,98<br />

Attività di architettura 16,02 7,99 3,01 0,56 0,15 27,73<br />

Agrimensori, geometri 1,34 0,92 0,82 0,27 0,12 3,47<br />

Ingegneri, studi tecnici 16,74 9,98 4,58 1,41 1,06 33,77<br />

Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 11,17 7,59 2,87 0,48 0,22 22,33<br />

Insegnamento: formazione<br />

permanente e altro<br />

18,84 3,66 1,62 0,47 0,30 24,89<br />

Attività legate alla sanità 236,29 83,84 21,81 3,36 1,29 346,59<br />

Farmacie 0,52 7,22 13,96 1,38 0,16 23,24<br />

Pratiche mediche 76,55 41,94 3,29 0,94 0,52 123,24<br />

Pratiche dentarie 12,64 21,56 1,67 0,22 0,03 36,12<br />

Attività aus<strong>il</strong>iarie mediche 144,04 9,96 0,25 0,05 0,01 154,31<br />

Laboratori di analisi mediche 0,30 0,21 1,17 0,64 0,54 2,86<br />

Attività veterinarie 2,25 2,95 1,47 0,12 0,02 6,81<br />

Totale 428,47 165,28 56,38 13,42 7,45 671,00<br />

52<br />

Numero dipendenti (salariés)<br />

Se nell’ambito del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali distinguiamo<br />

le <strong>professioni</strong> di servizio alle persone da quelle di servi-


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

zio alle imprese, si osserva che i due segmenti hanno seguito<br />

due tragitti in parte diversi. Sono infatti le attività di servizio alle<br />

imprese e le <strong>professioni</strong> non regolamentate che dimostrano in<br />

questo periodo la maggiore vitalità. Le ragioni sono sim<strong>il</strong>i a<br />

quelle di altri paesi europei. Le imprese industriali e di servizio,<br />

nella recente crisi, hanno accelerato <strong>il</strong> processo di esternalizzazione<br />

di molte attività e i processi di ristrutturazione e hanno espulso<br />

dalle aziende molti quadri e managers che sono andati a<br />

infoltire <strong>il</strong> mercato <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Secondo le previsioni<br />

dell’Unapl la tendenza all’aumento dei lavoratori indipendenti<br />

dovrebbe continuare anche nei prossimi anni. Dei nuovi elementi<br />

di valutazione infatti stanno emergendo: <strong>il</strong> crescente interesse<br />

<strong>delle</strong> donne verso queste attività e la tendenza sempre più evidente<br />

dei lavoratori <strong>delle</strong> classi di età più elevate, non più valorizzati<br />

dalle aziende di grande dimensione in cui sono impiegati,<br />

dal punto di vista della carriera, a costruirsi una seconda carriera<br />

parallela avviando attività di consulenza complementari.<br />

2.5. Il sistema di rappresentanza<br />

Le <strong>professioni</strong> liberali sono organizzate in associazioni di<br />

categoria con <strong>il</strong> ruolo di rappresentanza sindacale. Si tratta di vere<br />

organizzazioni sindacali professionali che hanno, in linea generale<br />

la missione di assicurare la difesa degli interessi materiali<br />

e morali dei loro membri e che possono aff<strong>il</strong>iarsi a una <strong>delle</strong><br />

confederazioni rappresentative a livello nazionale oppure possono<br />

rimanere indipendenti.<br />

Le due organizzazioni di secondo livello o confederazioni<br />

più rappresentative sul piano nazionale sono l’Union nationale<br />

des professions libérales (Unapl) e la Chambre nationale des<br />

53


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

professions libérales (Cnpl). Le due organizzazioni di secondo<br />

livello possono siglare accordi interprofessionali, validi cioè per<br />

tutte le imprese professionali indipendentemente dal settore di<br />

appartenenza.<br />

Va osservato che non esiste un unico contratto di lavoro<br />

(convention collective) valido per tutti gli studi professionali.<br />

Ogni categoria ha un proprio contratto anche se esiste una base<br />

comune di riferimento elaborata dalla organizzazione di secondo<br />

livello a cui una categoria è aff<strong>il</strong>iata. Sono quindi i sindacati datoriali<br />

maggiormente rappresentativi di ogni categoria a siglare<br />

<strong>il</strong> proprio contratto con le controparti rappresentate dai sindacati<br />

dei lavoratori dipendenti tra cui vi sono le federazioni aderenti<br />

alla Cgt, Cfdt, Force ouvriere etc.<br />

Le organizzazioni di secondo livello sono quindi:<br />

- l’Unapl<br />

- la Cnpl.<br />

L’Union nationale des professions libérales (Unapl) è stata<br />

creata a Parigi nel 1977 da alcuni sindacati appartenenti alle<br />

principali famiglie del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali. Le organizzazioni<br />

promotrici sono state in particolare l’Union nationale<br />

pour l’avenir del la medicine (Unam) fondata nel 1962 e la Federation<br />

nationale des associations des professions libérales<br />

(Fnapl) che, a causa della crisi <strong>delle</strong> rispettive organizzazioni e<br />

di fronte a un bisogno diffuso di rinnovamento della rappresentanza<br />

del mondo professionale, hanno deciso di fondersi in un<br />

nuovo organismo. L’Unapl, che si dichiara apolitica, apartitica e<br />

priva di riferimenti ideologici o religiosi, rappresenta soprattutto<br />

sindacati appartenenti ai settori della sanità, diritto, servizio alla<br />

persona (cadre de vie). In tutto sono raggruppati 63 sindacati<br />

(secondo alcune fonti 65) che vanno da quelle dei notai e dei<br />

54


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

chinesiterapisti, a quelle degli architetti, avvocati, infermieri. I<br />

compiti istituzionali dell’organizzazione sono quelli della difesa<br />

degli interessi morali <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, la promozione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> libere e la loro rappresentanza di fronte ai poteri<br />

pubblici, ma l’organizzazione si presenta anche esplicitamente<br />

come lobby istituzionale che intende influenzare i partiti politici<br />

per ottenere un miglioramento <strong>delle</strong> condizioni di vita e di lavoro<br />

<strong>delle</strong> categorie rappresentate. Dal punto di vista organizzativo,<br />

l’Unapl è retta da un comitato direttivo formato dai 63 presidenti<br />

<strong>delle</strong> organizzazioni sindacali di categoria aff<strong>il</strong>iate. Il peso<br />

di ciascuno dei presidenti nell’attività deliberativa è proporzionale<br />

al numero dei <strong>professioni</strong>sti iscritti alla loro federazione.<br />

L’importanza dell’Unapl è cresciuta costantemente negli ultimi<br />

anni sino ad essere stata ammessa nel 1997 come rappresentante<br />

degli imprenditori del settore liberale nella commissione nazionale<br />

della negoziazione collettiva2 , dove siede accanto alle altre<br />

organizzazioni sindacali dei datori di lavoro (employeurs) e dei<br />

lavoratori subordinati (salariés) maggiormente rappresentative a<br />

livello nazionale. Inoltre è presente con nove rappresentanti nella<br />

commissione nazionale della concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali. In questi ruoli, l’Unapl sigla gli accordi collettivi nazionali<br />

interprofessionali relativi alle imprese liberali. In passato<br />

sono stati siglati accordi sul risparmio salariale e sulla formazione<br />

continua dei salariati nelle imprese liberali. Più recentemente,<br />

è stato siglato un accordo interprofessionale dall’Unapl e dai<br />

sindacati dei lavoratori dipendenti Cfdt, Cgt, Cftc Cfe-Cgc sulla<br />

qualità del lavoro negli studi professionali (eguaglianza uomo-<br />

2 La commissione nazionale della negoziazione collettiva ha un ruolo<br />

consultivo nella definizione da parte dei pubblici poteri della politica in<br />

materia di negoziazione collettiva e salariale.<br />

55


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

donna, tempo di lavoro, cambiamento <strong>delle</strong> mansioni, alternanza<br />

studio lavoro per i dipendenti giovani). Ancora nel dicembre del<br />

2010, dalle stesse organizzazioni è stato siglato un accordo interprofessionale<br />

sull’amministrazione del fondo paritario per la<br />

formazione professionale. Inoltre l’Unapl assiste i sindacati datoriali<br />

<strong>delle</strong> singole categorie nella trattativa per <strong>il</strong> rinnovo dei<br />

contratti collettivi di lavoro. Attualmente, l’Unapl si sta mob<strong>il</strong>itando<br />

per ottenere un accordo quadro nazionale per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della professionalizzazione, un accordo quadro per la validazione<br />

degli incrementi d’esperienza e per una carta sulle buone pratiche<br />

per gli stages degli studenti. È in progetto, infine, la costituzione<br />

di un laboratorio (group de réflexion) intitolato Femmes<br />

professions per superare gli ostacoli all’esercizio <strong>delle</strong> attività<br />

liberali da parte <strong>delle</strong> donne.<br />

Oltre che nella commissione nazionale della negoziazione<br />

collettiva, l’Unapl ha suoi rappresentanti nel Conse<strong>il</strong> supérieur<br />

de l’emploi, nel Conse<strong>il</strong> d’orientation sur les conditions du trava<strong>il</strong><br />

e in numerosi altri organismi. Nella società civ<strong>il</strong>e è presente<br />

nei Conse<strong>il</strong>s economiques sociaoux et environnementaoux. Sul<br />

piano europeo è rappresentata nel Comité economique et social<br />

européen.<br />

La Chambre nationale des professions libérales (Cnpl) è<br />

l’altra grande centrale sindacale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali e rappresenta<br />

tutte le <strong>professioni</strong> sia regolamentate che non regolamentate<br />

purché siano sottoposte a uno statuto interno. Come<br />

l’Union, la Cnpl è stata costituita nel 1977 per iniziativa di alcune<br />

associazioni professionali della provincia francese. A differenza<br />

dell’altra grande organizzazione, è nata dal basso e, stando<br />

ai documenti della organizzazione stessa, in modo spontaneo,<br />

espandendosi rapidamente in anni in cui le <strong>professioni</strong> liberali<br />

56


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

hanno sentito la necessità di avere una maggiore forza rappresentativa<br />

di fronte alla presenza preponderante dei sindacati operai<br />

e <strong>delle</strong> organizzazioni datoriali dell’industria. Anche la Cnpl<br />

quindi rivendica l’autonomia da influenze partitiche o religiose.<br />

Conservando le caratteristiche della sua origine, la Cnpl è articolata<br />

in camere regionali e dipartimentali che compongono<br />

l’assemblea generale la quale partecipa all’elezione del consiglio<br />

d’amministrazione. A differenza dell’Unapl, i membri<br />

dell’assemblea generale vengono eletti a suffragio universale diretto<br />

da parte dei <strong>professioni</strong>sti che aderiscono ai diversi sindacati.<br />

La Cnpl raggruppa 35 sindacati appartenenti ai quattro settori<br />

<strong>delle</strong> attività liberali: sanità, diritto, <strong>professioni</strong> tecniche,<br />

servizi alla persona. Tra le categorie che fanno parte della Cnpl<br />

vi sono quelle dei notai, avvocati, ufficiali giudiziari, dentisti,<br />

biologi, esperti contab<strong>il</strong>i, ricercatori sociali privati, maestri di<br />

sci, genealogisti, radioestesisti, osteopati etc. Tra la Cnpl e<br />

l’Unapl è cresciuto nel corso del tempo un rapporto di concorrenza<br />

che si manifesta soprattutto in occasione <strong>delle</strong> elezioni dei<br />

rappresentanti <strong>delle</strong> organizzazioni professionali ai consigli di<br />

amministrazione della cassa assicurazioni e malattia.<br />

Anche la Cnpl sigla gli accordi collettivi nazionali relativi<br />

alle imprese liberali e assiste i sindacati datoriali <strong>delle</strong> singole<br />

categorie nella trattativa per <strong>il</strong> rinnovo dei contratti collettivi di<br />

lavoro.<br />

La Cnpl ha le sue radici nelle <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />

e le rappresenta con quattro membri nella Commission nationale<br />

de concertation des professions libérales3 , tuttavia si dimo-<br />

3 La Commission nationale de concertation des professions libérales è<br />

stata istituita nel febbraio 2010.<br />

57


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

stra particolarmente sensib<strong>il</strong>e ai problemi <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate <strong>delle</strong> quali ambisce a diventare una interlocutrice<br />

priv<strong>il</strong>egiata.<br />

Due anni or sono, la Cnpl ha ottenuto un importante riconoscimento<br />

dal governo quando Brigitte Longuet, delegata generale,<br />

membro del consiglio d’amministrazione è stata incaricata<br />

dal segretario di Stato per <strong>il</strong> Commercio, l’Artigianato e le Piccole<br />

imprese di redigere un rapporto contenente una serie di<br />

proposte al governo per una riforma complessiva del sistema<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali. In particolare, la missione era quella di<br />

proporre una definizione giuridica del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali, di studiare i modi per rivedere le forme di esercizio <strong>delle</strong><br />

attività e di proporre misure per accompagnare <strong>il</strong> loro sv<strong>il</strong>uppo<br />

sia quando si tratta di <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate.<br />

Poiché <strong>il</strong> rapporto è stato presentato nel dicembre<br />

2010 e rappresenta attualmente <strong>il</strong> punto focale del dibattito istituzionale<br />

sulla riforma <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, ritorneremo<br />

sull’argomento nell’ultimo paragrafo di questo capitolo.<br />

Attraverso la partecipazione alla commissione nazionale di<br />

concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, la Cnpl può esercitare<br />

una notevole influenza sui codici di regolamentazione <strong>delle</strong><br />

nuove <strong>professioni</strong>. La sua influenza inoltre si fa sentire con la<br />

partecipazione a numerosi organismi come i Conse<strong>il</strong>s économiques<br />

et sociaux régionaux e nei Tribunaux des affaires de sécurité<br />

sociale. Come l’Unapl, anche la Cnpl esercita un’attività di<br />

lobby sui partiti e sui gruppi parlamentari che si è manifestata di<br />

recente con <strong>il</strong> ricorso (vincente) al consiglio costituzionale per<br />

ottenere l’invalidazione del testo di legge di riforma della tassa<br />

professionale che, secondo la Cnpl, era in contraddizione rispetto<br />

al principio costituzionale di eguaglianza fiscale.<br />

58


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

Nel complesso sia l’Unapl sia la Cnpl svolgono allo stesso<br />

tempo attività di lobby, negoziazione sindacale e regolazione del<br />

sistema <strong>delle</strong> organizzazioni professionali.<br />

L’attività di lobby è svolta programmaticamente e apertamente.<br />

Essa avviene in modo diretto attraverso la pressione sui<br />

partiti e sui loro gruppi parlamentari al fine di orientare l’attività<br />

legislativa a favore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> rappresentate e con la partecipazione<br />

alle numerose commissioni nazionale e decentrate4 che afferiscono sia al livello istituzionale che alla società civ<strong>il</strong>e.<br />

Il governo stesso, del resto, sollecita <strong>il</strong> parere <strong>delle</strong> organizzazioni<br />

di rappresentanza sulle iniziative di legge e sulle politiche<br />

di regolamentazione del lavoro in incontri speciali o attraverso i<br />

lavori <strong>delle</strong> commissioni nazionali apposite5 . Ma notevole è anche<br />

l’attività rivolta all’opinione pubblica. Le due maggiori organizzazioni<br />

cercano di promuovere la loro immagine e di diffondere i<br />

loro messaggi attraverso campagne di stampa6 e nel ricercare <strong>il</strong><br />

consenso del pubblico7 . Quando viene ritenuto necessario, le organizzazioni<br />

fanno inoltre ricorso a manifestazioni pubbliche con<br />

cortei sul modello del sindacalismo operaio come è avvenuto di<br />

recente per iniziativa della Cnpl durante la campagna per modificare<br />

la legge sulla tassa professionale.<br />

4 Nei paragrafi precedenti sono citate solo le più importanti.<br />

5 In primo luogo la commissione nazionale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali prima<br />

denominata commissione nazionale di concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali.<br />

6 Alcuni quotidiani, ad esempio, hanno dato un certo risalto all’incontro durato<br />

un’ora tra <strong>il</strong> presidente Sarkozy e <strong>il</strong> presidente nazionale dell’Unapl.<br />

7 Recentemente l’Unapl ha promosso un Tour del France des professions<br />

liberales cioè una serie di convegni, manifestazioni e incontri pubblici nelle<br />

maggiori città del paese ai fini di promozione e propaganda.<br />

59


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

L’attività di negoziazione, come è stato detto, viene svolta<br />

attraverso <strong>il</strong> raggiungimento di accordi interprofessionali8 che<br />

intervengono tra le organizzazioni datoriali di secondo livello e<br />

le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti maggiormente<br />

rappresentative (Cgt, Cfdt etc.). Inoltre, le organizzazioni<br />

di secondo livello collaborano con i sindacati datoriali di categoria<br />

nella elaborazione <strong>delle</strong> linee guida per <strong>il</strong> rinnovo dei contratti<br />

di lavoro dei lavoratori subordinati degli studi professionali,<br />

al fine di garantire una loro relativa omogeneità.<br />

L’attività di regolazione interna alle <strong>professioni</strong> rappresentate<br />

avviene per lo più in modo indiretto attraverso la formazione<br />

all’avvio di nuove attività, le diverse attività di formazione<br />

continua, la consulenza gestionale, amministrativa e fiscale. Tuttavia,<br />

in modo diretto, attraverso la partecipazione alla commissione<br />

nazionale della concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali,<br />

Unapl e Cnpl hanno voce in capitolo sull’accettazione dei codici<br />

etici di regolamentazione presentati dalle associazioni professionali<br />

che aspirano al riconoscimento pubblico.<br />

Le associazioni di patrocinio<br />

Benché non sia un sindacato, questa tipologia va citata, per<br />

l’importanza che ha nell’arcipelago <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali,<br />

l’Union nationale associations agréés (Unasa). Un’associazione<br />

di patrocinio (association agréé) ha lo scopo di fornire alle piccole<br />

imprese un aiuto tecnico in materia di gestione finanziaria e<br />

della fiscalità. Può offrire solo consulenza o anche svolgere attività<br />

di amministrazione su mandato di un impresa. L’Unasa ri-<br />

8 In materia, come si è detto, di formazione professionale, qualità del lavoro,<br />

parità uomo-donna.<br />

60


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

veste una certa importanza perché raccoglie ottanta associazioni<br />

agréés operanti prevalentemente nel settore <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

a cui aderiscono 185 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti (un terzo di tutti i<br />

<strong>professioni</strong>sti aderenti a qualche associazione agréé) dei comparti<br />

della sanità e del settore giuridico. I suoi compiti nel corso<br />

del tempo si sono allargati e da semplice aggregazione di società<br />

di consulenza è diventata un organismo che si propone come<br />

centro di riflessione e di proposta per le associazioni che ne fanno<br />

parte per l’assolvimento <strong>delle</strong> adempienze legali, centro di<br />

informazione e documentazione con pubblicazioni di ricerche e<br />

dati statistici, soggetto di rappresentanza <strong>delle</strong> associazioni di<br />

fronte ai poteri pubblici e di fronte agli altri organismi rappresentativi<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali e dei loro partner istituzionali<br />

in quanto esperti nel campo della fiscalità e della gestione, forza<br />

di proposizione per i poteri pubblici in materia di semplificazione<br />

<strong>delle</strong> pratiche amministrative, lotta contro la frode fiscale,<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> teleprocedure.<br />

Della stessa natura dell’Unasa è l’Association francaise<br />

pour les professions libérales (Afpl) creata nel 1984 per iniziativa<br />

del ministero dell’Economia. della Finanza e dell’Industria.<br />

Anche in questo caso si tratta di una association agréée con<br />

compiti di servizio in materia contab<strong>il</strong>e, fiscale e gestionale che<br />

raggruppa circa due m<strong>il</strong>a aderenti che esercitano nei campi della<br />

sanità (medici, dentisti, psicologi, infermieri, biologi, veterinari<br />

etc.), del diritto (avvocati, notai, ufficiali giudiziari), <strong>delle</strong> arti,<br />

letteratura, insegnamento (fotografi, grafici, st<strong>il</strong>isti, scenografi,<br />

pittori, scultori, insegnanti di lingue estere, professori di pianoforte,<br />

di canto, di danza, sportivi <strong>professioni</strong>sti, formatori), della<br />

tecnica (architetti, urbanisti, paesaggisti, esperti contab<strong>il</strong>i, con-<br />

61


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sulenti di organizzazione, di comunicazione, informatici, traduttori,<br />

astrologi).<br />

Le maggiori confederazioni a carattere sindacale hanno come<br />

interfaccia nel rapporto con <strong>il</strong> governo e come istanza di concertazione<br />

o consultazione (la terminologia cambia a seconda degli<br />

orientamenti del governo) al massimo livello la Commission<br />

nationale despProfessions libérales che ha preso <strong>il</strong> posto della<br />

Commission nationale de concertation des professions libérales.<br />

La nuova commissione è stata creata nel marzo del 2011 con la<br />

durata di cinque anni ed è chiamata a esaminare tutte le questioni<br />

che interessano le attività e le <strong>professioni</strong> liberali. A questo titolo<br />

può emettere <strong>delle</strong> proposte sui codici di condotta elaborati dalle<br />

<strong>professioni</strong> non regolamentate che ne fanno domanda e favorire<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo, sul piano locale, <strong>delle</strong> misure di accompagnamento<br />

<strong>delle</strong> imprese liberali.<br />

L’altro foro al massimo livello è <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> Economique Social<br />

et Environmental (Cese), assemblea consultiva della Repubblica<br />

che comprende 233 membri rappresentanti della società<br />

civ<strong>il</strong>e designati per un mandato di cinque anni. Si riunisce due<br />

volte al mese e attraverso <strong>il</strong> lavoro di varie commissioni è incaricata<br />

di preparare studi, progetti e proposte nel proprio campo<br />

di competenza.<br />

In Francia sono infine molto numerose le organizzazioni<br />

professionali di rappresentanza di primo livello. Di quelle più<br />

importanti tratteremo in modo specifico negli approfondimenti<br />

dedicati ad alcune <strong>professioni</strong> regolamentate e non regolamentate.<br />

62


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

2.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />

La Francia si sta avviando sulla strada di un’ampia riforma<br />

del sistema <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Il dibattito al livello istituzionale<br />

si concentra attorno a un rapporto intitolato 33 proposizioni<br />

per una nuova dinamica <strong>delle</strong> attività liberali, commissionato<br />

due anni or sono, come già detto, dal segretario di Stato per<br />

<strong>il</strong> Commercio e Piccole e medie imprese, a Brigitte Longuet,<br />

membro della Commissione nazionale di concertazione <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> liberali (Cncpl). Il rapporto, presentato nel gennaio<br />

del 2010, ha lo scopo di «proporre una definizione giuridica <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> liberali, di studiare l’opportunità di un riaggiustamento<br />

del regime <strong>delle</strong> responsab<strong>il</strong>ità personali e proporre <strong>delle</strong><br />

misure per accompagnare lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività liberali in<br />

Francia comprese quelle non regolamentate» (Longuet, 2010).<br />

Per la stesura del rapporto, la Longuet si è avvalsa di audizioni a<br />

più di 150 rappresentanti <strong>delle</strong> diverse <strong>professioni</strong>. Bisogna osservare<br />

che quasi tutte le audizioni sono state riservate a rappresentanti<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate e che assai rari sono stati<br />

gli incontri con quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate: gli<br />

ingegneri e formatori sono stati tra questi (nessun rappresentante<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> informatiche o legate allo sport, allo st<strong>il</strong>e o alla<br />

moda).<br />

Nel primo capitolo, <strong>il</strong> rapporto si sofferma sulla necessità di armonizzare<br />

le norme francesi a quelle europee di deregolamentazione<br />

del settore. Il rapporto propone inoltre misure per rafforzare<br />

l’identità del settore anche grazie a una nuova definizione<br />

giuridica. Il suggerimento è quello di sostituire la vecchia nozione<br />

di professione liberale con quella di attività liberale che<br />

comprende un arco più ampio di servizi sorti nel corso degli ultimi<br />

anni, spesso notevolmente diversi da quelli tradizionali. Si<br />

63


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

osserva che le nuove attività spesso si sovrappongono a quelle<br />

tradizionali e molte di esse possono essere esercitate sia da<br />

membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate che da quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate. Può essere ut<strong>il</strong>e riportare <strong>il</strong> testo<br />

della proposta: «è qualificata come attività liberale ogni attività<br />

professionale di natura civ<strong>il</strong>e esercitata a titolo abituale di cui<br />

l’oggetto è quello di assicurare a beneficio di una clientela <strong>delle</strong><br />

prestazioni eminentemente intellettuali messe in opera tramite<br />

una qualificazione professionale appropriata. L’attività professionale<br />

deve essere obbligatoriamente esercitata in modo indipendente<br />

nell’esercizio della propria arte o della propria scienza<br />

e sotto la propria responsab<strong>il</strong>ità da un <strong>professioni</strong>sta sottomesso<br />

a <strong>delle</strong> obbligazioni etiche. Questa nuova definizione implica<br />

che tutte le <strong>professioni</strong> che aspirano all’esercizio liberale devono<br />

presentare queste caratteristiche di esercizio e devono tendere<br />

verso i criteri fondamentali che solo la chiave di volta<br />

dell’esercizio <strong>delle</strong> stessa attività. Non si può che incitare le <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate che si ritengono liberali a trarre le<br />

conseguenze e ad accettare gli obblighi al fine di offrire ai clienti<br />

<strong>delle</strong> prestazioni di qualità e sicurezza adeguate» (Longuet,<br />

2010).<br />

Da questa prima affermazione discendono due proposte<br />

concrete: la creazione di un Dipartimento <strong>delle</strong> attività liberali<br />

nell’ambito del ministero di competenza e <strong>il</strong> rafforzamento della<br />

rappresentanza <strong>delle</strong> attività liberali nel Conse<strong>il</strong> economique social<br />

et environmental (Cese) portandola da quattro a sei membri.<br />

Infine si tratterebbe di avviare tutte le iniziative necessarie<br />

all’accompagnamento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate con<br />

la costituzione di uno sportello unico (guichet unique) presso le<br />

64


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

camere di commercio decentrate per iniziativa se necessario dei<br />

singoli prefetti.<br />

In questo contesto quale potrebbe essere <strong>il</strong> ruolo dei vecchi<br />

ordini professionali? Gli autori affermano che è necessario:<br />

«rinnovare i loro valori senza tradire le loro tradizioni» (Longuet,<br />

2010). A questo proposito gli ordini dovranno priv<strong>il</strong>egiare<br />

gli interessi degli utenti e non quella dei <strong>professioni</strong>sti stessi ricercando<br />

così le condizioni per ritrovare la fiducia del grande<br />

pubblico: «questo sforzo passa attraverso la chiarificazione del<br />

ruolo rispettivo degli ordini e <strong>delle</strong> organizzazioni professionali<br />

e mostrare in quale modo <strong>il</strong> ruolo degli ordini deve distinguersi<br />

da quello <strong>delle</strong> organizzazioni sindacali destinate alla rivendicazione<br />

dei diritti dei <strong>professioni</strong>sti. Il ruolo di ciascuna deve essere<br />

preservato e le vocazioni rispettive meglio distinte. Oggi in<br />

tutta Europa – del resto – viene priv<strong>il</strong>egiata una gestione attraverso<br />

le carte di regolazione e codici di buona condotta che sono<br />

applicab<strong>il</strong>i tanto alle <strong>professioni</strong> regolamentate quanto a quelle<br />

non regolamentate» (Longuet, 2010).<br />

Una modernizzazione degli ordini passerebbe anche attraverso<br />

una loro migliore organizzazione (favorire la loro centralizzazione,<br />

evitare divisioni e doppioni) favorire una maggiore<br />

trasparenza e aprire le porte alla pubblicità istituzionale regolamentata.<br />

Alcuni compiti andrebbero rafforzati come quello della<br />

promozione della formazione continua, della tenuta degli albi,<br />

dell’arbitraggio in caso di controversia tra i membri.<br />

Per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> non regolamentate <strong>il</strong> documento<br />

punta sulla autoregolamentazione conformemente alle<br />

direttive europee: «non è più <strong>il</strong> momento della regolazione amministrativa<br />

<strong>delle</strong> attività professionali attraverso la creazione di<br />

nuovi ordini né a livello nazionale né a quello comunitario. Cer-<br />

65


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

to molte nuove <strong>professioni</strong> cercano di conquistare la loro legittimazione<br />

attraverso questo mezzo. Bisogna dissuaderle e orientarle<br />

verso processi più valorizzanti di autoregolamentazione.<br />

Questi dispositivi hanno <strong>il</strong> vantaggio di associare più strettamente<br />

i membri della professione e favoriscono in termini di lavoro<br />

comune la stessa ricerca identitaria» (Longuet, 2010).<br />

L’autoregolamentazione dovrebbe avvenire attraverso la stesura<br />

di carte di qualità (chartes de qualité) e codici di buona condotta.<br />

Nel seguito, <strong>il</strong> documento esamina le misure per sv<strong>il</strong>uppare<br />

<strong>il</strong> settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate e per accrescerne la<br />

competitività partendo dall’assunto che «le <strong>professioni</strong> liberali<br />

devono ormai adattarsi all’economia moderna. Devono passare<br />

da una economia della tradizione a una economia<br />

d’innovazione» (Longuet, 2010). Gli strumenti individuati allo<br />

scopo sono di quattro tipi: 1) informazione e comunicazione; 2)<br />

finanziamento <strong>delle</strong> imprese liberali col ricorso al capitale esterno;<br />

3) interprofessionalità, ovvero necessità di offrire servizi<br />

completi; 4) attrattività per le generazioni più giovani.<br />

Liberare l’informazione, la comunicazione e la pubblicità<br />

significa aprire due canali: quello della comunicazione istituzionale<br />

effettuata sotto <strong>il</strong> controllo degli ordini e quello della comunicazione<br />

individuale da parte dei singoli <strong>professioni</strong>sti: «gli<br />

ordini a questo proposito dovranno condurre una riflessione<br />

complessiva su questo tema per giungere a una concezione moderna<br />

della pubblicità <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate,<br />

allo stesso tempo rispettosa della lealtà della concorrenza e rispondente<br />

alla imperiosa necessità di permettere ai <strong>professioni</strong>sti<br />

di comunicare a riguardo dei loro mestieri, e sui loro modi di intervento»<br />

(Longuet, 2010).<br />

66


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

Le imprese liberali, come le altre imprese, potranno reperire<br />

i capitali attraverso l’investimento di parte dei profitti di impresa,<br />

con <strong>il</strong> finanziamento bancario, con la ricerca di apportatori di<br />

capitali esterni. L’apertura al capitale esterno dovrebbe tuttavia<br />

avvenire in forma tale da non mettere a rischio l’indipendenza<br />

del <strong>professioni</strong>sta stesso e a questo proposito sarà necessario fissare<br />

dei “catenacci verticali” (limitando ad esempio al 49% <strong>il</strong><br />

massimo apporto di capitale esterno partecipato).<br />

Bisognerà quindi rivedere le regole che presiedono alla detenzione<br />

del capitale e <strong>il</strong> diritto di voto <strong>delle</strong> società liberali nello<br />

spirito della preservazione dell’indipendenza del <strong>professioni</strong>sta.<br />

Questa armonizzazione potrebbe essere ottenuta con <strong>il</strong> ricorso<br />

a società di diritto comune per le <strong>professioni</strong> che non dispongono<br />

ancora di regole sim<strong>il</strong>i e con la modernizzazione della legge<br />

Sel (société d’exercise libéral). Si prevede inoltre di introdurre<br />

la partecipazione alla Sel del personale salariato con un interessamento<br />

al risultato (che potrà essere fissato in via ipotetica<br />

al 20-25% del capitale).<br />

In merito all’interprofessionalità, <strong>il</strong> documento sostiene la<br />

necessità di rompere l’isolamento del <strong>professioni</strong>sta liberale e di<br />

incoraggiare l’interprofessionalità e le piattaforme di servizio<br />

anche se questa misura, in larga parte, va contro la tendenza attuale<br />

di ogni <strong>professioni</strong>sta di lavorare per proprio conto, nel timore<br />

di confrontarsi con altre <strong>professioni</strong> che fanno riferimento<br />

a regole e a codici deontologici diversi.<br />

Oltre che associarsi con investitori esterni, le società liberali<br />

potranno sv<strong>il</strong>upparsi associandosi con altri <strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong><br />

complementari regolamentate o non regolamentate.<br />

L’apertura al capitale esterno, infatti, non è riservata a investitori<br />

di altri comparti ma può interessare altre imprese liberali: «pro-<br />

67


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

fessionisti associati di altre <strong>professioni</strong> non regolamentate potranno<br />

dunque esercitare in strutture regolamentate nel rispetto<br />

<strong>delle</strong> condizioni esposte precedentemente» (Longuet, 2010).<br />

Infine, per accrescere l’attrattiva della attività professionale<br />

presso le nuove generazioni, bisognerebbe tener conto dei mutamenti<br />

avvenuti nella cultura e nelle abitudini tra i quali vanno<br />

compresi la tendenza verso un lavoro parziale, la ricerca<br />

dell’equ<strong>il</strong>ibrio tra vita di lavoro e vita famigliare, <strong>il</strong> mantenimento<br />

di un carico di lavoro non eccessivo: «quando questi giovani<br />

saranno integrati in una attività liberale bisognerà offrire loro<br />

un modo di esercizio a loro conveniente e rispondente alle loro<br />

attese, sufficientemente elastico ma allo stesso tempo protettivo»<br />

(Longuet, 2010).<br />

Un interesse crescente, secondo <strong>il</strong> documento, andrebbe rivolto<br />

al “contratto di collaborazione liberale”. Questo tipo di<br />

contratto permette a un giovane <strong>professioni</strong>sta di prepararsi<br />

all’esercizio dell’arte in modo indipendente, senza sobbarcarsi<br />

pesanti investimenti finanziari: successivamente può prendere <strong>il</strong><br />

posto dell’attuale titolare nella gestione dello stesso studio, oppure<br />

può rimanere a tempo indefinito nella condizione di collaboratore.<br />

Il contratto di collaborazione liberale sembra quindi<br />

uno strumento efficace di inserimento dei giovani nelle libere<br />

<strong>professioni</strong> tuttavia si rivela anche non sufficientemente protettivo<br />

poiché, per esempio, non consente a un giovane di formarsi<br />

in modo autonomo una propria clientela. Si propone pertanto di<br />

«introdurre nel contratto di collaborazione liberale, in modo esplicito,<br />

la definizione di un tempo dedicato dal collaboratore liberale<br />

alla sua attività personale (come numero di giorni al mese<br />

o di contingente di ore all’anno etc.)» (Longuet, 2010). Il contratto<br />

potrà inoltre essere ulteriormente rivisto con norme che<br />

68


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

migliorino <strong>il</strong> rispetto del contratto stesso, le forme di rottura del<br />

contratto, le garanzie di copertura sociale, l’estensione al collaboratore<br />

<strong>delle</strong> fac<strong>il</strong>itazioni fiscali già previste per le imprese liberali.<br />

Le conclusioni del documento esprimono l’orientamento di<br />

fondo che lo ha ispirato e che presumib<strong>il</strong>mente è quello a cui <strong>il</strong><br />

governo si atterrà nella azione riformatrice. Vale la pena di riportare<br />

<strong>il</strong> passo più importante: «gli attori <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate<br />

restano un modello per le nuove <strong>professioni</strong> e tuttavia<br />

l’emergere di queste nuove <strong>professioni</strong> e <strong>il</strong> loro sv<strong>il</strong>uppo esponenziale<br />

tanto in Francia che in Europa mutano profondamente<br />

la problematica tradizionale del settore liberale. Ma<br />

l’isolamento, l’immob<strong>il</strong>ismo di certi modi di esercizio, limitano<br />

le <strong>professioni</strong> liberali nella loro capacità di riflettere sul loro avvenire.<br />

Il quadro normativo e buon numero dei testi di legge<br />

sembrano troppo in ritardo rispetto all’evoluzione della nostra<br />

società. Si è scelto così deliberatamente di priv<strong>il</strong>egiare <strong>delle</strong> riforme<br />

pragmatiche e concrete» (Longuet, 2010).<br />

Il documento Longuet, che in appendice riporta trentatrè proposte<br />

concrete per affrontare i problemi posti in sede di analisi, è<br />

una proposta di riforma nel segno della modernizzazione, efficienza<br />

e concorrenzialità. I riferimenti alle difficoltà in cui si<br />

trova attualmente <strong>il</strong> settore e alle suo dinamiche interne sono assai<br />

sfumati. Essi emergono con maggiore chiarezza dalla pubblicistica<br />

e dai documenti <strong>delle</strong> singole associazioni professionali.<br />

Di questo dibattito pubblico è possib<strong>il</strong>e offrire qualche testimonianza<br />

tratta da articoli apparsi su Le Nouvel Economiste. Per<br />

esempio, nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche che coprono circa <strong>il</strong><br />

50% del mondo professionale, a una crescita costante degli effettivi<br />

corrisponde una diminuzione relativa di clienti. Esistono<br />

69


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

nel paese zone definite “deserti medici” in cui la presenza di<br />

<strong>professioni</strong>sti è inferiore alla domanda mentre vi sono altre aree<br />

con una densità medica eccessiva. La stessa considerazione vale<br />

per gli avvocati che aumentano numericamente del 4% all’anno<br />

ma si addensano soprattutto nella capitale a scapito <strong>delle</strong> aree<br />

periferiche. Secondo alcuni commentatori, “l’età d’oro” <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> liberali, con una clientela costante e onorari crescenti<br />

sarebbe finita. Molti studi di avvocato o gabinetti medici sono<br />

entrati in una spirale negativa dove la clientela diminuisce oppure<br />

diminuiscono gli introiti mentre restano costanti le spese di<br />

esercizio. Secondo l’Unapl nella sola Ile-de-France <strong>il</strong> numero<br />

dei <strong>professioni</strong>sti in difficoltà sarebbe aumentato del 48% tra <strong>il</strong><br />

2007 e <strong>il</strong> 2008. Due su tre riguardano donne <strong>professioni</strong>ste e uomini<br />

di età tra i 45 e i 69 anni. Tra le diverse <strong>professioni</strong> inoltre si<br />

sta diffondendo un clima competitivo che in precedenza non esisteva.<br />

Gli avvocati e gli esperti contab<strong>il</strong>i si disputano le commesse<br />

<strong>delle</strong> piccole imprese; le <strong>professioni</strong> legate al diritto e alla<br />

consulenza finanziaria sono in competizione con le banche che<br />

offrono ai clienti consulenze giuridiche e fiscali; gli infermieri<br />

liberali competono con la struttura pubblica che interviene con<br />

misure di ospedalizzazione a domic<strong>il</strong>io.<br />

Di fronte alla crescente concorrenza, si osserva che i <strong>professioni</strong>sti<br />

non possono godere dei vantaggi della delocalizzazione.<br />

In parte queste misure contrastano con i principi della prossimità<br />

e fiducia tra <strong>professioni</strong>sta e cliente e, in parte, quando vengono<br />

realizzate, si trovano di fronte a problemi di qualità del prodottoservizio,<br />

come succede ai dentisti che ampliano <strong>il</strong> giro di affari<br />

ai paesi del nord Africa. Su scala più ampia, i consulenti del lavoro,<br />

i formatori, i commercialisti, gli avvocati si trovano a<br />

competere con le grandi società inglesi e americane come White<br />

70


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

and Case o Cleary Gottlieb che hanno aperto le loro sedi in<br />

Francia.<br />

La concorrenza tra le <strong>professioni</strong> ha quindi due aspetti: cresce<br />

l’offerta degli stessi servizi da parte di diverse categorie e<br />

aumenta la competizione tra imprese francesi ed estere. Alla<br />

crescente difficoltà in cui si trovano molti <strong>professioni</strong>sti corrisponde<br />

tuttavia una notevole effervescenza nel mondo associativo<br />

e della rappresentanza soprattutto per le nuove <strong>professioni</strong>.<br />

Nel gennaio del 2010, due sindacati degli autoimprenditori:<br />

l’Union des auto-entrepreneurs (Uae) e <strong>il</strong> Syndacat national des<br />

auto-entrepreneurs (Snae) hanno annunciato <strong>il</strong> loro rapprochement.<br />

Lo Snae in particolare è anche interessato a raccogliere le<br />

adesioni dei formatori e consulenti indipendenti entrando così in<br />

competizione con i sindacati del settore. Un altro passo verso<br />

un’aggregazione dei <strong>professioni</strong>sti autonomi è stato compiuto da<br />

Sicfor che ha creato un coordinamento con Apostrad (associazione<br />

dei traduttori) e <strong>il</strong> Cap<strong>il</strong> (coordinamento <strong>delle</strong> associazioni<br />

dei <strong>professioni</strong>sti indipendenti <strong>delle</strong> arti liberali). A mantenere<br />

aperto <strong>il</strong> dibattito in questo campo ci sono ad esempio la Cyber-<br />

Gazzette un giornale di Freelance on line che esce con costanza<br />

da alcuni anni e Chef d’entreprise un altro giornale on-line dedicato<br />

all’autoimprenditorialità. Che <strong>il</strong> mondo del lavoro autonomo<br />

sia in movimento viene anche affermato da Le monde Informatique:<br />

secondo un servizio del 22 marzo 2009, ogni mese si<br />

crea in Francia un nuovo club professionale e sempre più i lavoratori<br />

<strong>professioni</strong>sti salariati si impegnano nelle elezioni <strong>delle</strong><br />

Irp (Institutions representatives du personnelles) <strong>delle</strong> loro società.<br />

Un’ultima riflessione riguarda lo stato del dibattito sul futuro<br />

del sistema professionale. Da questo punto di vista, è possibi-<br />

71


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

le segnalare una forte resistenza al cambiamento ovvero alla abolizione<br />

degli ordini professionali o a un radicale ridimensionamento<br />

del loro ruolo? Abbiamo visto come in passato vi siano<br />

stati tentativi di abolire alcuni ordini. Negli anni settanta da parte<br />

del partito socialista è stata avanzata la proposta di abolizione<br />

dell’ordine dei medici; nei primi anni ottanta l’ordine degli architetti,<br />

criticato da parecchi sindacati di categoria, ha corso <strong>il</strong><br />

rischio di essere sciolto per mano del governo; negli anni novanta<br />

l’ordine dei dentisti in seguito a dissidi interni si è dissolto e<br />

per parecchi anni ha cessato di esistere. Anche oggi <strong>il</strong> dibattito<br />

non è del tutto chiuso: gli infermieri, con l’aiuto dei loro sindacati,<br />

chiedono l’abolizione dell’ordine e in parecchi siti e in blog<br />

gestiti da gruppi di <strong>professioni</strong>sti di diverse categorie vengono<br />

ripetute richieste analoghe. Tuttavia non si può parlare di un<br />

movimento diffuso e capace per ora di incidere sull’attuale ordinamento.<br />

Bisogna ricordare che spesso gli stessi sindacati datoriali<br />

di categoria e le loro organizzazioni di secondo livello si<br />

oppongono all’abolizione degli ordini professionali e quando<br />

sono in crisi non esitano ad aiutarli pur proponendo la loro riforma.<br />

Quando l’ordine degli architetti ha rischiato di essere<br />

chiuso, <strong>il</strong> sindacato di categoria si è mob<strong>il</strong>itato in sua difesa e<br />

ancora recentemente nei suoi documenti ufficiali la Cnpl ha ribadito<br />

l’importanza degli ordini per la loro missione di regolazione<br />

etica dell’attività professionale. Anche nel documento<br />

Longuet, non si parla di una loro abolizione ma di un rinnovamento<br />

nella salvaguardia <strong>delle</strong> tradizioni. In definitiva, perché ci<br />

sia resistenza al cambiamento dovrebbe anche esserci forte volontà<br />

di conservazione. Ma nessuno di questi due aspetti sembra<br />

dominare la scena francese che è piuttosto quella di una modera-<br />

72


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

ta modernizzazione e di una settoriale e poco incisiva opposizione<br />

al vecchio mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong><br />

Gli avvocati<br />

A fine 2009, <strong>il</strong> numero degli avvocati in Francia era di<br />

50.314 contro i 36 m<strong>il</strong>a del 2000 e i 25 m<strong>il</strong>a del 1980. Il loro<br />

aumento ha accentuato le differenze di reddito e, nel 2009,<br />

l’8,3% degli avvocati ha dichiarato introiti nulli o deficitari.<br />

L’accesso alla professione, dopo <strong>il</strong> conseguimento della laurea<br />

in giurisprudenza, prevede la frequenza a un corso presso un<br />

centre régional de formation professionelle d’avocat (Crfpa).<br />

L’ingresso alla scuola avviene dopo un esame selettivo: la media<br />

nazionale dei promossi si aggira attorno al 30-35%. L’esame si<br />

suddivide in due parti: tre prove scritte e due prove orali e ha un<br />

carattere conoscitivo e non attitudinale. Viene escluso<br />

dall’esame chi lo ha già sostenuto tre volte senza esito positivo.<br />

La durata attuale del corso è di 18 mesi e si svolge per attività<br />

d’insegnamento e stages presso studi di avvocato. A conclusione<br />

del corso <strong>il</strong> candidato deve sostenere un altro esame che gli conferisce<br />

<strong>il</strong> Certificat d’aptitude à la profession d’avocat (Capa) e<br />

lo ab<strong>il</strong>ita all’esercizio della professione. A questo punto, <strong>il</strong> neo<br />

avvocato si iscrive a un foro, presta giuramento presso una corte<br />

d’appello e si iscrive all’albo dell’ordine.<br />

La professione può essere esercitata in modo individuale o,<br />

sotto diverse forme, in modo associato come abbiamo già visto<br />

in un paragrafo precedente. Va osservato in particolare che <strong>il</strong><br />

contratto di collaboration professionelle è stato reso possib<strong>il</strong>e,<br />

solo per la categoria degli avvocati, da una legge del 1971 mentre<br />

molte altre <strong>professioni</strong> liberali, per ottenere lo stesso ordinamento,<br />

hanno dovuto aspettare la legge del 2005. Con <strong>il</strong> contrat-<br />

73


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

to di collaborazione professionale, un avvocato può entrare a lavorare<br />

presso lo studio di un altro avvocato con un contratto<br />

scritto che prevede <strong>il</strong> rispetto di alcuni principi come <strong>il</strong> diritto alla<br />

formazione continua e alla acquisizione di una specializzazione,<br />

<strong>il</strong> segreto professionale e l’indipendenza, la possib<strong>il</strong>ità di avere<br />

una clientela personale. Il contratto inoltre deve precisare la<br />

sua durata, l’ammontare della retribuzione e deve essere registrato<br />

dal consiglio dell’ordine. Nella categoria è anche ut<strong>il</strong>izzato<br />

<strong>il</strong> contratto di collaborazione salariata che deve essere scritto,<br />

deve precisare la sua durata e la retribuzione e viene tenuto sotto<br />

<strong>il</strong> controllo dell’ordine. A differenza del collaboratore professionale<br />

quello salariato non può coltivare una propria clientela.<br />

Il contratto infine non può contenere norme che limitino la libertà<br />

del lavoratore e, mentre prevede che possa essere trasformato<br />

in contratto di collaborazione, lascia anche la possib<strong>il</strong>ità di mettersi<br />

in proprio. A fianco dell’ordine professionale esistono<br />

diversi sindacati professionali come la Confédération nationale<br />

des avocats (Cna), <strong>il</strong> Syndicat des avocats de France (Saf),<br />

l’Union des jeunes avocats (Uja).<br />

La Cna è <strong>il</strong> sindacato datoriale più rappresentativo, negozia<br />

<strong>il</strong> contratto di lavoro per i lavoratori salariati della categoria ed è<br />

impegnato attualmente nella stesura dei cahiers de doleances<br />

della giustizia e nella difesa <strong>delle</strong> prerogative degli avvocati su<br />

questioni di frontiera con altre categorie come i notai9 e gli esperti<br />

contab<strong>il</strong>i10 .<br />

Il Saf è nato nel 1973 per organizzare gli avvocati di orientamento<br />

progressista. È anch’esso un sindacato datoriale che<br />

9 Una lunga querelle relativa al monopolio dei notai sulle operazioni<br />

immob<strong>il</strong>iari è stata risolta dal presidente Sarkozy a favore degli avvocati.<br />

10 Gli avvocati contestano ai commercialisti attività che ritengono di loro<br />

competenza e i tentativi di trasformare questa professione in una professione<br />

paragiuridica.<br />

74


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

partecipa alle trattative per <strong>il</strong> rinnovo del contratto di lavoro dei<br />

lavoratori subordinati e oltre alla difesa della categoria si pone<br />

anche scopi più generali di protezione dei diritti dell’uomo, di<br />

garanzia d’accesso alla difesa giudiziaria a tutti i cittadini, di estensione<br />

dei diritti della difesa, la promozione di una giustizia<br />

più democratica e dei diritti e <strong>delle</strong> libertà pubbliche. A fine<br />

marzo 2011, ha indetto due giorni di sciopero e un terzo giorno<br />

di manifestazione pubblica contro i recenti cambiamenti <strong>delle</strong><br />

regole della garde a vue, <strong>il</strong> diritto da parte della polizia di trattenere<br />

per un tempo definito una persona sospettata di aver commesso<br />

un reato ritenendole lesive del diritto alla difesa.<br />

La Uja, che si definisce un sindacato “risolutamente apolitico”<br />

rappresenta infine gli interessi dei giovani avvocati e accetta<br />

solo iscritti con meno di quarant’anni. È stata creata a Parigi ma<br />

ha acquistato una notevole forza nelle città di provincia. Promuove<br />

soprattutto iniziative di formazione, diffusione <strong>delle</strong><br />

nuove tecnologie e forme associative nello svolgimento della<br />

professione. Tutti i sindacati degli avvocati sono attualmente<br />

mob<strong>il</strong>itati contro le decisione di riduzione del budget per la giustizia,<br />

decretata dalla recente legge finanziaria.<br />

Gli esperti contab<strong>il</strong>i<br />

Secondo i dati del 2008 forniti dall’ordine gli esperti contab<strong>il</strong>i<br />

sono 18.400. La maggior parte di loro (più di 15 m<strong>il</strong>a) lavora<br />

individualmente ciò che dimostra una certa difficoltà nella costituzione<br />

di imprese di dimensioni più ampie e capaci di fronteggiare<br />

la concorrenza <strong>delle</strong> società anglosassoni. Per diventare<br />

expert comptable sono necessari otto anni di studi dopo <strong>il</strong> baccalaureato:<br />

cinque anni di studi teorici del ciclo universitario e tre<br />

di stage pratico remunerato. Alla conclusione di questo tragitto<br />

75


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

si deve superare un esame articolato in tre prove: un esame orale,<br />

una prova scritta sulla revisione legale e contrattuale dei conti<br />

e una prova scritta sulla regolamentazione professionale. Dopo <strong>il</strong><br />

superamento dell’esame <strong>il</strong> candidato riceve <strong>il</strong> diploma e si iscrive<br />

all’ordine professionale della categoria.<br />

I sindacati di categoria datoriali sono l’Experts-comptables<br />

de France (Ecf) e l’Institut francais des experts comptables (Ifec).<br />

Recentemente sono state create due associazioni di categoria con<br />

compiti di accompagnamento e appoggio ai giovani che intendono<br />

esercitare la professione, che stanno frequentando gli stages o<br />

che si trovano nei primi anni di esercizio: l’Association nationale<br />

des experts-comptables stagiaires, des commissaires aux comptes<br />

stagiaires et des étudiants en comptab<strong>il</strong>ité supérieure (Anecs) e<br />

<strong>il</strong> Club des jeunes experts-comptables et de commissaires aux<br />

comptes (Cjec).<br />

Lo Ecf è una federazione nazionale che raggruppa 22 sindacati<br />

regionali. Si tratta di un sindacato imprenditoriale presente<br />

al tavolo della trattativa per <strong>il</strong> rinnovo del contratto nazionale<br />

dei lavoratori dipendenti della categoria. Si confronta anche con<br />

le altre categorie professionali. Dopo anni di relazioni conflittuali<br />

con l’ordine degli avvocati, ha raggiunto nel 2010 un accordo<br />

(definito storico) con <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> Nationale des Barreaux nel quale<br />

l’ordine degli avvocati ha riconosciuto alcune competenze<br />

degli esperti contab<strong>il</strong>i nella “missione giuridica a titolo accessorio”,<br />

la rimozione di tutti gli ostacoli alla riforma degli ordinamenti<br />

relativi alla <strong>professioni</strong> degli esperti contab<strong>il</strong>i e un’intesa<br />

per organizzare forme di interprofessionalità tra le due categorie.<br />

Il maggiore sindacato padronale della categoria è l’Ifec che<br />

conta sull’adesione di 4 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti distribuiti in 26 sezioni<br />

locali e ha come suo compito prioritario quello della nego-<br />

76


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

ziazione del contratto collettivo della categoria mentre offre agli<br />

aderenti una serie di servizi di formazione e consulenza<br />

nell’applicazione del contratto di categoria.<br />

In competizione con i sindacati storici, infine, è stato creato<br />

nel 2009 un nuovo sindacato: l’Experts-Comptables Indépendants<br />

(Eci). L’organizzazione è sorta da un gruppo dissidente<br />

dell’Ifec che rivendica una maggiore libertà di opinione, dibattito,<br />

trasparenza e partecipazione. L’intenzione è quella di costruire<br />

un’organizzazione più vicina agli iscritti e capace di interpretare<br />

meglio <strong>il</strong> cambiamento in atto.<br />

Gli architetti<br />

La Francia conta 29.685 architetti iscritti all’albo<br />

dell’ordine su circa 40 m<strong>il</strong>a diplomati. Ogni anno si diplomano<br />

circa 1.600 nuovi architetti e gli ingressi nell’ordine sono circa<br />

800. La popolazione professionale resta in maggioranza masch<strong>il</strong>e:<br />

le donne rappresentano attualmente <strong>il</strong> 22% del totale contro <strong>il</strong><br />

7,5% del 1980. L’esercizio individuale a titolo liberale della professione<br />

resta quello dominante anche se è in netto declino: nel<br />

2009 rappresentava <strong>il</strong> 52% degli architetti iscritti contro l’83%<br />

del 1983. All’inverso, gli architetti associati che nel 1983 erano<br />

<strong>il</strong> 5% sono saliti al 32% nel 2009. Si contano attualmente 7.500<br />

società di architettura.<br />

Le modalità di lavoro associato sono molteplici: societé anonyme<br />

(Sa), societé anonyme à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Sarl),<br />

societé anonyme à responsab<strong>il</strong>ité limitée cooperative (Saarlcoop),<br />

societé d’exercise liberale à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Selarl),<br />

entreprise unie personelle à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Eurl). Nella<br />

maggioranza si tratta comunque di Sarl (52%) e di Eurl (22%).<br />

77


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In Francia <strong>il</strong> titolo di architetto è protetto dalla legge del 3<br />

gennaio 1977 e chi vuole esercitare la professione deve essere iscritto<br />

all’ordine della categoria. L’iter formativo è conformato al<br />

sistema concordato a Bologna dai 29 paesi europei nel 1999 denominato<br />

Limado (licence: bac più tre anni; master: bac più cinque<br />

anni; doctorat: bac più otto anni). Per diventare architetto bisogna<br />

conseguire <strong>il</strong> master d’architecture che rappresenta <strong>il</strong> titolo minimo<br />

per poter esercitare la professione come lavoratore dipendente e per<br />

portarne <strong>il</strong> titolo. Per chi si orienta verso l’esercizio in proprio o in<br />

società è necessario ancora un anno denominato hab<strong>il</strong>itation à la<br />

maitrise d’oeuvre en son nom propre (Hmonp) al termine del quale,<br />

dopo presentazione e discussione di una tesi, sarà in grado di esercitare<br />

la professione. L’iscrizione all’ordine viene conferita dal<br />

ministero della Cultura, che opera tramite una commissione nazionale,<br />

dopo presentazione <strong>delle</strong> credenziali professionali.<br />

Anche per questa categoria sono molti i sindacati a livello<br />

di regione o dipartimento. Quello maggiormente rappresentativo<br />

a livello nazionale è l’Union nationale des syndicats francais<br />

d’atchitectes (Unsfa) costituito nel 1969 che riunisce un buon<br />

numero di organizzazioni decentrate. Il sindacato è presente in<br />

ogni sede di negoziazione <strong>delle</strong> regole che presiedono agli<br />

scambi interprofessionali e promuove iniziative di formazione e<br />

ricerca, rappresenta gli architetti in tutte le sedi istituzionali previste<br />

e rappresenta gli architetti imprenditori nella concertazione<br />

e la negoziazione con i sindacati dei lavoratori salariati.<br />

In passato l’Unsfa, tra le organizzazioni di categoria, è stata<br />

quella che si è mob<strong>il</strong>itata con maggiore costanza per la riforma<br />

del settore che si è concretizzata nella legge del 3 gennaio del<br />

1977. La legge ha portato alla costituzione dei conse<strong>il</strong>s<br />

d’architecture d’urbanisme et d’environment (Caue) che hanno<br />

78


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

un notevole peso politico nella definizione dei piani urbanistici,<br />

hanno definito le regole del monopolio dell’esercizio della professione<br />

e permesso la diversificazione dei modi d’esercizio del<br />

mestiere con la creazione <strong>delle</strong> società di architettura, secondo i<br />

diversi modelli che abbiamo citato nei paragrafi precedenti. La<br />

legge è stata <strong>il</strong> frutto di una grande mob<strong>il</strong>itazione degli architetti<br />

francesi ancora oggi ricordata per le manifestazioni di massa organizzate<br />

a Parigi nei primi anni settanta. La presenza del sindacato<br />

si è distinta anche in un’altra occasione importante. Quando<br />

l’ordine degli architetti, all’inizio degli anni ottanta, è stato messo<br />

in discussione da parte di molti sindacati della categoria e rischiava<br />

di essere sciolto anche per l’intervento del governo,<br />

l’Unsfa si è mob<strong>il</strong>itata in sua difesa. Allo stesso tempo ha condotto<br />

una lunga campagna per definire una stretta separazione<br />

dei compiti tra ordine e sindacati culminata in una mozione votata<br />

all’unanimità dal suo consiglio nazionale nel 1999.<br />

Altre organizzazioni hanno un grado minore di rappresentanza<br />

o organizzano settori specifici della categoria. L’Union<br />

nationale des architectes d’interieur, designer (Unaid) aff<strong>il</strong>iato<br />

alla Federation francaise du batiment11 . È un sindacato professionale<br />

padronale cui sono aff<strong>il</strong>iati soprattutto i dirigenti e i proprietari<br />

di piccole società di architetti-designers. Ha un suo codice<br />

deontologico e svolge prevalentemente attività di consulenza,<br />

orientamento, formazione e promozione. Come altri sindacati<br />

<strong>delle</strong> diverse categorie ha costituito di recente un Club Jeunes<br />

11 Si tratta di un’antica organizzazione padronale nata nel 1904 che raccoglie<br />

trentadue sindacati dei diversi mestieri legati alle costruzioni sparsi<br />

in tutto <strong>il</strong> paese: non si tratta quindi di un sindacato specifico degli architetti.<br />

79


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

che aiuta i giovani diplomati o studenti di architettura accompagnandoli<br />

nello studio o nella costituzione di nuove società.<br />

I veterinari<br />

Il numero dei veterinari iscritti all’ordine, nel 2010, è di<br />

16.102. Si tratta di una categoria che si sta internazionalizzando<br />

(<strong>il</strong> 20% dei 736 nuovi iscritti nel 2010 sono stranieri) e che vede<br />

una percentuale crescente di donne (pari al 41% ).<br />

La formazione del veterinario è assicurata da quattro scuole<br />

di specializzazione (Ecoles nationales vétérinaires di Alfort,<br />

Lyon, Toulouse, Nantes) accessib<strong>il</strong>i per concorso dopo due anni<br />

di preparazione. Gli studi sono quindi della durata di sette anni<br />

dopo <strong>il</strong> baccalaureato inclusi i due anni preparatori e si concludono<br />

con una thèse d’exercise sostenuta davanti a una Unité de<br />

formation et de recherche (Ufr) che da diritto all’esercizio della<br />

professione. Al di là di questo corso una formazione complementare<br />

in diverse discipline (chirurgia, medicina interna etc.)<br />

permette egualmente di accedere al titolo di veterinario specialista.<br />

A conclusione del tragitto formativo <strong>il</strong> veterinario si iscrive<br />

all’ordine dopo una verifica <strong>delle</strong> sue competenze professionali.<br />

La storia del sindacalismo nel settore presenta <strong>delle</strong> caratteristiche<br />

abbastanza peculiari. Le sue origini sono quelle di un sindacato<br />

locale della regione parigina: <strong>il</strong> Syndicat des véterinaires de<br />

la Seine. Sul piano nazionale i veterinari in passato erano divisi<br />

in due organizzazioni: da una parte i veterinari rurali rappresentati<br />

dal Syndicat national des vétérinaires praticien francais<br />

(Snvpf), dall’altra i veterinari per cani riuniti nel Syndicat national<br />

des vétérinaires urbains (Snvu). Le due organizzazioni si<br />

sono fuse di recente per formare un sindacato unico: lo Syndacat<br />

national des vétérinaires d’exercice liberal (Snvl). Al suo fianco<br />

80


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

operano ancora diverse organizzazioni sindacali della categoria<br />

che raggruppano gli insegnanti, i dipendenti dell’industria, quelli<br />

dell’amministrazione pubblica etc. Più che in una attività di negoziazione<br />

– è infatti raro che un veterinario abbia dei lavoratori<br />

alle sue dipendenze – i diversi sindacati dei veterinari sono impegnati<br />

negli ultimi anni nelle campagne di opinione contro la<br />

violenza sugli animali, la vivisezione, sui metodi di abbattimento<br />

dei capi destinati alla macellazione, sui metodi di allevamento<br />

etc.<br />

I dentisti<br />

Secondo i dati del gennaio 2010, i dentisti in Francia sono<br />

40.930 dei quali <strong>il</strong> 38,1% sono donne. Nella grande maggioranza<br />

(83%) i dentisti lavorano in società individuali ma possono<br />

anche esercitare negli ospedali, nei servizi d’odontoiatria e stomatologia,<br />

nelle cliniche private. Un numero non trascurab<strong>il</strong>e di<br />

dentisti lavora in condizione di lavoro salariato all’interno di<br />

studi odontoiatrici o in qualche struttura mutualistica, di sicurezza<br />

sociale o ospedaliera.<br />

La formazione del dentista prevede sei anni di studio dopo<br />

<strong>il</strong> baccalaureato. L’ingresso alla facoltà di medicina avviene per<br />

concorso con numero chiuso fissato ogni anno dallo stato. Il<br />

primo anno di studio è comune alle diverse <strong>professioni</strong> (medicina,<br />

ostetricia, farmacia) e in quelli successivi le strade si dividono.<br />

Dopo <strong>il</strong> primo anno comincia un secondo ciclo di tre anni<br />

durante <strong>il</strong> quale gli studenti seguono corsi teorici e una formazione<br />

pratica con stages presso servizi ospedalieri. L’ultimo anno<br />

di questo ciclo permette di realizzare una stage<br />

d’introduzione alla vita professionale presso lo studio di un dentista.<br />

Infine <strong>il</strong> terzo ciclo può durare, secondo la decisione dello<br />

81


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

studente da uno a tre anni. Il ciclo corto consente di ottenere <strong>il</strong><br />

diploma di stato di: docteur en chirurgie dentaire dopo la discussione<br />

di una tesi. Il ciclo lungo chiamato anche internat è<br />

accessib<strong>il</strong>e con concorso nazionale. Dura tre anni dopo i quali<br />

gli studenti ottengono un attestato di studio approfondito che<br />

permette d’entrare nella carriera universitaria e nella ricerca.<br />

Il mondo della rappresentanza sindacale e <strong>delle</strong> associazioni<br />

di categoria nel caso dei dentisti è molto complesso. Oltre<br />

all’ordine sono presenti numerosi sindacati, organizzazioni che<br />

si dedicano alla formazione continua e alla prevenzione, società<br />

che raggruppano i dentisti <strong>delle</strong> diverse specializzazioni. Esiste<br />

almeno un sindacato degli studenti di odontoiatria (Unecd) e un<br />

sindacato <strong>delle</strong> donne dentiste (Secd).<br />

Limitando l’analisi ai sindacati più importanti e attivi, quello<br />

maggiormente rappresentativo è la Confédération nationale<br />

des syndicats dentaires (Cnsd) cui aderiscono circa 18 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti.<br />

La confederazione occupa una posizione preminente<br />

in tutti gli organismi interprofessionali e nel controllo della formazione<br />

continua, negozia con i sindacati dei dipendenti degli<br />

studi dentistici <strong>il</strong> rinnovo del contratto nazionale di lavoro ed esercita<br />

una forte azione di lobby nei confronti del potere politico.<br />

Attualmente sta mob<strong>il</strong>itando la categoria contro una proposta<br />

di legge Loi Fourcade che, a conclusione dell’intervento di protesi<br />

dentaria, vorrebbe imporre ai dentistidi presentare ai pazienti<br />

copia della fattura del dispositivo medico come forma di trasparenza<br />

del costo dell’operazione.<br />

La (Federation des syndacats dentaires liberaurx (Fsdl) è<br />

un’altra organizzazione storica e importante per livello di rappresentatività.<br />

Raccoglie l’adesione del 30% dei dentisti liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti. Anche la Fsdlè impegnata nella mob<strong>il</strong>itazione<br />

82


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

contro l’obbligo d’indicare al cliente <strong>il</strong> costo della protesi e in<br />

altre campagne contro <strong>il</strong> cambiamento dei codici di mutualità<br />

che imporrebbe nuovi vincoli burocratici alla categoria. Come la<br />

Cnsd, anche la Fsdl è inserita in un’ampia rete di associazioni di<br />

categoria e nella gestione della cassa autonoma pensioni dei chirurgi-dentisti.<br />

Come per altre categorie professionali, i dentisti hanno un<br />

sindacato interessato a raccogliere l’adesione dei <strong>professioni</strong>sti<br />

più giovani. L’Union des jeunes chirurgiens dentistes (Ujcd) è<br />

stata costituita nel 1996, ha una struttura più snella e decentrata.<br />

Dal 1997 partecipa alle trattative e sottoscrive gli accordi sindacali<br />

del settore. Assieme agli altri sindacati si sente impegnata a<br />

difendere la categoria contro la legge Fourcade. Infine, in polemica<br />

con le altre centrali sindacali e in particolare con la Cnsd, è<br />

nato di recente un nuovo sindacato: <strong>il</strong> Dentistes solidaires et indépendents<br />

(Dsi) come istanza di base che rivendica una maggiore<br />

partecipazione dei <strong>professioni</strong>sti alle decisioni che riguardano<br />

la vita della categoria.<br />

Va osservato che la vita della categoria dei dentisti ha presentato<br />

in passato e continua a presentare aspetti di particolare<br />

turbolenza. In seguito a divergenze insanab<strong>il</strong>i sorte all’interno<br />

del consiglio nazionale, nel 1999, l’ordine della categoria si è<br />

dissolto. È stata necessaria una nuova legge da parte del governo<br />

per ridare vita a questo organismo e solo nel 2008 si è arrivati<br />

alla elezione di un nuovo consiglio nazionale dell’ordine, che<br />

peraltro ha visto una partecipazione al voto del tutto esigua.<br />

Gli ingegneri<br />

La categoria degli ingegneri, come abbiamo visto, non è organizzata<br />

in un ordine professionale. Data la molteplicità <strong>delle</strong><br />

83


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

specializzazioni e <strong>delle</strong> condizioni di lavoro che vanno dal lavoro<br />

salariato nelle imprese private di tutti i comparti e in quelle<br />

pubbliche, nell’insegnamento, nei trasporti, al lavoro autonomo<br />

come singolo o in forma associata, anche le organizzazioni di<br />

rappresentanza della categoria sono numerose ed eterogenee. Un<br />

ingegnere può essere iscritto a un sindacato di categoria aderente<br />

alle grandi confederazioni come la Cgt, Cfdt o Force Ouvriere,<br />

oppure a un sindacato autonomo di categoria (come nel caso degli<br />

ingegneri minerari), può far parte di un sindacato degli ingegneri<br />

di una singola impresa (come ad esempio alla Total) o essere<br />

aff<strong>il</strong>iato di une <strong>delle</strong> molte associazioni di categoria.<br />

A fine 2009, <strong>il</strong> numero degli ingegneri diplomati in attività<br />

è stato stimato in 599.400 con una leggera diminuzione rispetto<br />

al 2008 quando erano 601 m<strong>il</strong>a. Sempre nel 2009, a causa della<br />

crisi, i nuovi posti di lavoro per la categoria sono stati 48.400<br />

con una diminuzione del 32% rispetto all’anno precedente<br />

quando erano 71.700. La crisi colpisce tuttavia in modo diseguale<br />

i diversi comparti. Ad essere più esposti al rischio di espulsione<br />

e di sottooccupazione sono proprio i comparti più innovativi:<br />

informatica, elettronica, telecomunicazioni, industria farmaceutica.<br />

Al contrario si sentono più sicuri gli ingegneri che<br />

lavorano nell’amministrazione pubblica, nella produzione e distribuzione<br />

dell’energia elettrica, nel comparto petrolifero e nelle<br />

industrie estrattive.<br />

Questo fenomeno spiega come non pochi ingegneri siano<br />

andati a infoltire le f<strong>il</strong>e del lavoro professionale autonomo di<br />

consulenza alle imprese.<br />

Il diploma di ingegnere (ingégneur diplomé) si raggiunge<br />

con cinque anni di studio dopo <strong>il</strong> baccalaureato scientifico in<br />

una école d’ingégneurs. Esistono differenti tipi di scuola: pub-<br />

84


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

blica o privata, indipendente o integrata in una università ma tutte<br />

devono essere ab<strong>il</strong>itate dal ministero francese<br />

dell’Insegnamento superiore. Esiste inoltre <strong>il</strong> titolo di ingégneur<br />

diplomé par l’etat che viene r<strong>il</strong>asciato ai candidati che hanno<br />

un’esperienza di cinque anni di lavoro professionale e che hanno<br />

superato una serie di prove specifiche.<br />

L’organizzazione più rappresentativa degli ingegneri francesi<br />

è <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> national des ingénieurs et scientifiques de<br />

France (Cnisf) creata nel 1992 dalla fusione di tre grandi associazioni<br />

rappresentative degli ingegneri e degli scienziati. È<br />

composta da 180 associazioni nazionali e rappresenta 450 m<strong>il</strong>a<br />

tra ingegneri e tecnici di alto livello. Non si tratta di un sindacato<br />

dei liberi <strong>professioni</strong>sti ma di una organizzazione che rappresenta<br />

l’insieme degli ingegneri francesi di fronte alle pubbliche<br />

autorità, contribuisce alle decisioni di interesse pubblico e fornisce<br />

agli associati specifici servizi. In altri termini si pone più<br />

come una forza che assomiglia a un ordine. La vocazione primaria<br />

è fornire al mondo degli ingegneri e scienziati una forza rappresentativa<br />

equivalente a quella <strong>delle</strong> altre categorie socioprofessionali<br />

(ordini degli avvocati, dei medici etc.) che è descritta<br />

dalla associazione come indispensab<strong>il</strong>e alla difesa dei loro interessi.<br />

Il funzionamento dello Cnisf si articola attorno a due assi: la<br />

promozione degli interessi morali, culturali, materiali, economici<br />

degli ingegneri e scienziati; <strong>il</strong> miglioramento dell’impatto del<br />

progresso scientifico e tecnico sullo sv<strong>il</strong>uppo economico e sociale<br />

francese appoggiandosi sul patrimonio nazionale umano<br />

culturale e materiale nei settori specifici. Compiti specifici sono<br />

l’informazione, comunicazione, rappresentazione degli ingegne-<br />

85


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ri e scienziati di fronte alle istanze nazionali francesi. Per quanto<br />

riguarda gli ingegneri <strong>professioni</strong>sti autonomi è importante la<br />

Societé nationale des ingégneurs professionnels de France<br />

(Snipf) costituita nel 1936 con <strong>il</strong> compito esclusivo del conferimento<br />

su richiesta del Certificat de compétence d’ingégneur<br />

professionnel. Il certificato viene conferito su richiesta in base a<br />

titoli e accreditamenti ma può essere richiesta dal Comitato di<br />

valutazione anche una prova scritta. Negli ultimi tre anni, su 3<br />

m<strong>il</strong>a domande (la maggioranza <strong>delle</strong> quali provenienti da <strong>professioni</strong>sti<br />

indipendenti) ne sono state accolte 2 m<strong>il</strong>a.<br />

I formatori professionali<br />

I formatori liberi <strong>professioni</strong>sti sono 24.900. Il loro numero<br />

è in costante aumento poiché le attività imprenditoriali aperte in<br />

questo settore sono quasi raddoppiate dal 2000 al 2009 (da 2.426<br />

a 4.531). Per la maggior parte dei casi si tratta di imprese costituite<br />

da una sola persona (63%). La figura del formatore tuttavia,<br />

nelle statistiche ufficiali, non è disgiunta da quella del consulente.<br />

Si tratta quindi di servizi alle imprese che sono cresciuti,<br />

come abbiamo visto, a causa dei processi di ristrutturazione e<br />

di espulsione di personale qualificato.<br />

86


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

Frutto in gran parte dei processi di ristrutturazione, o comunque<br />

dell’aumento del settore dei servizi alle imprese, anche<br />

le organizzazioni di rappresentanza sono di recente formazione.<br />

Una <strong>delle</strong> più importanti è <strong>il</strong> Sicfor-Fcf, frutto della fusione di<br />

due precedenti organizzazioni avvenuta nel dicembre del 2010.<br />

Si tratta a tutti gli effetti di un sindacato che si ispira a principi<br />

della costituzione di reti, democrazia diretta e partecipativa, forte<br />

circolazione <strong>delle</strong> informazioni, modernità e trasparenza <strong>delle</strong><br />

decisioni, solidarietà e rispetto dell’etica e della deontologia.<br />

Scopi del sindacato sono <strong>il</strong> riconoscimento, l’organizzazione, la<br />

rappresentanza e la difesa degli interessi materiali, morali, professionali<br />

e economici. L’obiettivo più ravvicinato è quello della<br />

professionalizzazione della categoria cioè del riconoscimento<br />

della figura del formatore consulente attraverso la sua certificazione<br />

riconosciuta dalle imprese e dallo stato. Su questa strada,<br />

<strong>il</strong> sindacato ha già formulato un codice deontologico e sta svolgendo,<br />

attraverso una sua commissione, una ricerca sullo stato<br />

della certificazione <strong>delle</strong> attività nel paese.<br />

Sullo stesso terreno si sta muovendo un altro sindacato del<br />

settore. La Chambre syndacale des formateurs-consultants<br />

(Csfc), creata nel 1981, in modo più circoscritto rispetto al sindacato<br />

precedente, raccoglie le adesioni solo dei formatori e<br />

consulenti liberi <strong>professioni</strong>sti. Il sindacato si muove in tre direzioni:<br />

la professionalizzazione dell’attività attraverso <strong>il</strong> riconoscimento<br />

del titolo di formatore-consulente (in questa direzione<br />

si sta muovendo una Commissione apposita di studio messa in<br />

opera dal sindacato); lo sv<strong>il</strong>uppo della comunicazione e informazione<br />

interna; la collaborazione e partnership con le maggiori<br />

organizzazioni di rappresentanza del mondo professionale come<br />

l’Unapl.<br />

87


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Sicfor-Fcf e Csfc sono solo due dei sindacati di rappresentanza<br />

di una categoria particolarmente dinamica che viene contesa<br />

da diverse associazioni e sindacati di recente formazione.<br />

Per fare un esempio anche diversi sindacati di autoimprenditori<br />

da poco costituiti cercano l’adesione dei formatori consulenti.<br />

Due di questi sono <strong>il</strong> Sindycat des autoentrepreneurs (Snae) e<br />

l’Association del formateurs (Aft) organizzazioni che sempre più<br />

si basano sulla costituzione di reti a loro volta fondate sulla partecipazione<br />

diretta, l’informazione immediata e la trasparenza.<br />

Gli informatici<br />

Più che una categoria quella degli informatici è un insieme<br />

di categorie che anche secondo l’elenco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non<br />

regolamentate si distribuisce in diversi gruppi: asssistant informatique,<br />

informaticien, programmeur etc. Un insieme eterogeneo<br />

quindi costituito da tecnici espulsi da imprese in ristrutturazione<br />

o giovani che si mettono in proprio. Anche in questo caso<br />

ci troviamo di fronte a una molteplicità di organizzazioni di rappresentanza<br />

e di associazioni. L’Association nationale des informaticiens<br />

de France (Anif), per esempio, è stata creata nel<br />

2006 e ha come obiettivo quello di gestire <strong>il</strong> mercato del lavoro<br />

degli informatici mettendo in comunicazione la domanda e<br />

l’offerta. Il secondo scopo è quello di accompagnare<br />

l’informatico nella carriera sia come dipendente che come libero<br />

<strong>professioni</strong>sta per permettergli di padroneggiare <strong>il</strong> percorso professionale.<br />

Terzo scopo è quello della ricerca sulla professionalità<br />

e sul grado di soddisfazione degli informatici.<br />

Il Mouvement pour une union nationale et collegiale des informaticiens<br />

(Munci), nato nel 2008 come associazione, ha deciso<br />

un anno dopo la sua costituzione di diventare un sindacato di<br />

settore associando sia gli informatici salariati che quelli indi-<br />

88


CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />

pendenti. Altre organizzazione non sindacali sono, tanto per fare<br />

degli esempi, l’Associatione professionelle des informaticiens It-<br />

Itc e <strong>il</strong> club creato da Apple tra gli informatici di Parigi. Ci sono<br />

poi associazioni di carattere etnico: l‘associazione degli informatici<br />

marocchini in Francia, l’associazione degli informatici<br />

ebrei in Francia etc.<br />

Le <strong>professioni</strong> dello sport, del fitness e della moda<br />

La molteplicità <strong>delle</strong> organizzazioni (club, associazioni,<br />

sindacati) è ancora più grande per <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> palestre, del<br />

fitness, <strong>delle</strong> piscine e campi sportivi. Ogni disciplina sportiva<br />

conta diverse associazioni spesso a carattere regionale o di dipartimento<br />

(i maestri di sci, i maestri di volo planato, di nuoto,<br />

di equitazione etc.). Va notato che la sindacalizzazione di questo<br />

settore è molto recente ed è attualmente in fase di sv<strong>il</strong>uppo. I<br />

piccoli sindacati di base sono numerosi e alcuni di questi sono<br />

aff<strong>il</strong>iati a confederazioni più grandi. Una di queste è l’Unsa che<br />

raccoglie sia i lavoratori dipendenti che quelli indipendenti mentre<br />

non associa i gestori <strong>delle</strong> aziende sportive o di fitness. Attualmente<br />

l’Unsa sta promuovendo una campagna nazionale per<br />

la costituzione <strong>delle</strong> sezioni sindacali in tutte le aziende del settore<br />

con l’obiettivo di avviare la negoziazione annuale obbligatoria<br />

prevista dalla legge. Sul lato imprenditoriale dello Sport e<br />

Fitness opera <strong>il</strong> Groupement national des entreprises de remise<br />

en forme (Gerf) che si propone come interlocutore dei poteri<br />

pubblici e ha come obiettivi la riforma della legislazione sulla<br />

sorveglianza <strong>delle</strong> piscine, la formazione professionale e la costruzione<br />

di un contratto collettivo per <strong>il</strong> settore.<br />

Il comparto della moda<br />

Nel comparto della moda operano diverse organizzazioni di<br />

rappresentanza. Le indossatrici (e indossatori) sono rappresentati<br />

89


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

dal Syndicat des mannequins professionels associés. Sono poi<br />

presenti altri raggruppamenti come l’Union nationale des agences<br />

de mannequins (Unam) e <strong>il</strong> Syndacat des agences de mannequins<br />

(Sam). Analogamente anche gli st<strong>il</strong>isti di moda hanno<br />

loro organizzazioni: la Federation francaise de la couture et de<br />

créateurs del mode e <strong>il</strong> Syndicat national de designers text<strong>il</strong>e.<br />

2.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />

Nella stesura del caso per i dati quantitativi si è fatto riferimento<br />

al Ministére de l’Economie, de l’Industrie et de l’Emploi<br />

(2009) e all’Institute national de la statistique et des études<br />

ecomiques.<br />

Per le informazioni sulla storia e sulla regolazione del sistema<br />

<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> le fonti più importanti sono state<br />

Cassese (1999) eMalatesta (2006) oltre ai siti istituzionali del<br />

Conse<strong>il</strong> Economique Social et Environmental e della Commission<br />

nationale des professions libérales.<br />

Per gli organismi di rappresentanza si è ricorso ai siti ufficiali<br />

degli organismi di rappresentanza di secondo livello (Unapl,<br />

Cnpl, Unasa, Afpl) e a contatti diretti con dirigenti <strong>delle</strong><br />

maggiori organizzazioni prese in esame.<br />

Per le diverse categorie i riferimenti sono stati quelli dei siti<br />

di ogni sindacato o associazione di categoria e inoltre <strong>delle</strong> riviste<br />

on-line, CyberGazette, Chef d’entreprise, Les annuaires.<br />

Annuaire professions liberales.<br />

Per <strong>il</strong> dibattito, le fonti maggiori sono state l’Observatoire<br />

national des entreprises de profession libérale, Le Monde<br />

Informatique e Longuet (2010).<br />

90


CAPITOLO III<br />

IL CASO TEDESCO


CAPITOLO III<br />

IL CASO TEDESCO<br />

Sommario: 3.1. Introduzione - 3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

tradizionali e di quelle emergenti - 3.3. Le forme di impresa e la loro<br />

evoluzione - 3.4. Gli aspetti quantitativi - 3.5. Il sistema di rappresentanza<br />

- 3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 3.7. Alcuni approfondimenti<br />

- 3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />

Abstract: Lo studio di caso ripercorre lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche<br />

in Germania e la progressiva affermazione <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

non regolamentate. Il processo di liberalizzazione che ha interessato<br />

le principali <strong>professioni</strong> liberali, conseguente alle profonde<br />

trasformazioni del contesto socio economico, registra un avvicinamento,<br />

anche se parziale, alle previsioni Ue relativamente al sistema <strong>delle</strong><br />

tariffe, dell’accesso alle <strong>professioni</strong>, della pubblicità. Il sistema tedesco<br />

rimane tuttavia fortemente ancorato alla “traiettoria del professionalismo<br />

dall’alto” anche nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

che, sul modello <strong>delle</strong> regolamentate, tendono a sv<strong>il</strong>uppare forme<br />

di autogoverno incoraggiate dal trasferimento di funzioni di controllo<br />

dallo stato alle associazioni professionali. Questa r<strong>il</strong>evanza e pervasività<br />

dello statuto professionale è riscontrab<strong>il</strong>e anche nel modo con cui<br />

sono individuate le libere <strong>professioni</strong> dal sistema fiscale, dalle forme<br />

giuridiche che priv<strong>il</strong>egiano <strong>il</strong> ruolo dei <strong>professioni</strong>sti nella organizzazione<br />

<strong>delle</strong> attività, dalla prevalenza di organizzazioni di contenute<br />

dimensioni. In prospettiva gli studiosi segnalano una crescente professionalizzazione<br />

con la nascita di nuovi prof<strong>il</strong>i, una tendenza verso la<br />

flessib<strong>il</strong>izzazione e l’incremento di <strong>professioni</strong>sti senza dipendenti, lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo di servizi multidisciplinari che richiedono la cooperazione<br />

tra <strong>professioni</strong> diverse.<br />

3.1. Introduzione<br />

Cenni storici sulle origini <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

La Germania storicamente ha fatto registrare una significativa<br />

convergenza tra <strong>il</strong> sistema educativo statale ed <strong>il</strong> sistema<br />

professionale che, ancora oggi, caratterizza l’evoluzione <strong>delle</strong><br />

libere <strong>professioni</strong> di quel paese. Ciò in ragione del fatto che essa<br />

ha sperimentato metodi e forme istituzionali dell’istruzione superiore<br />

che hanno costituito un modello per tutta l’Europa.<br />

93


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Il sistema tedesco infatti ha saputo operare una sintesi efficace<br />

tra aspetti diversi.<br />

Innanzitutto, è stato affermato <strong>il</strong> ruolo dello stato come controllore<br />

dell’istruzione (con <strong>il</strong> controllo degli accessi, la verifica<br />

della formazione acquisita per l’esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>,<br />

l’erogazione dei finanziamenti).<br />

In secondo luogo, è stata assicurata contestualmente una<br />

forte autonomia dell’istruzione universitaria sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della<br />

didattica.<br />

Infine, accanto alla struttura universitaria tradizionale, si<br />

sono sv<strong>il</strong>uppati nuovi istituti tecnici superiori che si sono dedicati<br />

alla ricerca su vasta scala, convivendo con la ricerca di tipo<br />

universitario. Ciò ha permesso di far crescere ambienti di ricerca<br />

scientifica in cui sono confluiti sia le risorse pubbliche sia risorse<br />

private.<br />

Questa evoluzione convergente tra sistema di controllo statale,<br />

sistema di istruzione pubblica e sistema di ricerca pubblicoprivato<br />

ha giocato a favore di una sostanziale coincidenza tra titolo<br />

di studio ed ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione. Da<br />

qui l’affermarsi di un modello statalista uniforme che ha regolato<br />

le occupazioni intellettuali attraverso:<br />

- gli esami di stato, necessari per la selezione e l’accesso alle<br />

<strong>professioni</strong><br />

- l’attribuzione della natura di ente pubblico agli istituti rappresentativi<br />

(Kammern) preposti alla definizione di regole<br />

vincolanti per l’esercizio dell’attività professionale (Malatesta,<br />

2006).<br />

In Germania, l’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ha dunque seguito<br />

una traiettoria di cosiddetto “professionalismo dall’alto”<br />

con riferimento alla stretta interazione sv<strong>il</strong>uppatasi nel processo<br />

94


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

di regolazione tra stato e organizzazioni professionali, che ha<br />

accompagnato l’affermazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche1 .<br />

In effetti, nonostante le <strong>professioni</strong> abbiano acquisito significativi<br />

ambiti di auto-governo, la regolazione legale rimane<br />

molto r<strong>il</strong>evante come dimostra <strong>il</strong> fatto che un’ampia maggioranza<br />

di occupazioni sono legalmente regolate. Tale regolazione legale,<br />

comune ad ambiti professionali diversi, riguarda sia <strong>il</strong> riconoscimento<br />

della professione e la tutela della expertise in una<br />

determinata area di competenza, sia la definizione di regole essenziali<br />

per la pratica professionale.<br />

L’intervento dello stato, che si esprime attraverso la regolazione<br />

degli accessi e la definizione di un corpo di conoscenze,<br />

ha finito per rinforzare la pratica esclusiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate<br />

e limitare <strong>il</strong> numero dei nuovi entranti. Le organizzazioni<br />

dei <strong>professioni</strong>sti, d’altro canto, sono intervenute attraverso modalità<br />

di autoregolazione definendo i principali standard tecnici<br />

e deontologici <strong>delle</strong> pratiche professionali.<br />

L’ordinamento tedesco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate è<br />

modellato inoltre in relazione alla struttura dello stato federale.<br />

Una normativa di settore di livello nazionale (federale) disciplina<br />

gli ordini professionali degli avvocati, dei notai, dei commercialisti,<br />

dei revisori contab<strong>il</strong>i e, infine, degli avvocati specializzati<br />

nei brevetti mentre la regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

sanitarie e tecniche è di competenza dei singoli stati (Länder).<br />

Per quanto riguarda in particolare l’organizzazione di tutte le<br />

<strong>professioni</strong> sanitarie (medici, dentisti, veterinari, farmacisti, psi-<br />

1 I vari ordini tedeschi, secondo un ordinamento dottrinale prevalente,<br />

pur non essendo riconducib<strong>il</strong>i ad un’unica forma di strutturazione organizzativa,<br />

sono muniti di poteri di natura pubblicistica sui loro membri, trattandosi<br />

di enti di diritto pubblico (Tivelli, 2007).<br />

95


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

cologi e psicoterapeuti) i Länder hanno di fatto adottato una<br />

legge unica.<br />

In ogni caso è in atto da qualche decennio una redistribuzione<br />

<strong>delle</strong> attività di controllo tra lo stato e le associazioni professionali<br />

che ha portato ad un riassestamento del modo in cui lo<br />

stato esercita la sua regolazione sulla base di una relazione contrattuale<br />

di partnership tra stato e <strong>professioni</strong> (Lane et alii,<br />

2003).<br />

Cenni sul processo di liberalizzazione<br />

Nel recente passato, a seguito della globalizzazione dei<br />

mercati e dello sv<strong>il</strong>uppo dello spazio dell’Unione europea la<br />

Germania ha avviato un processo di liberalizzazione e di apertura<br />

del mercato. Questi interventi hanno interessato in primo luogo<br />

<strong>il</strong> settore del commercio estero, dove sono venute meno una<br />

serie di restrizioni commerciali in favore di una concorrenza più<br />

intensa.<br />

Un settore in cui si trovano invece ancora normative relativamente<br />

rigide è quello <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, per le quali l’Ue<br />

preme da tempo per una riduzione della regolamentazione con<br />

l’obiettivo di stimolare la concorrenza e conseguire i traguardi<br />

della strategia di Lisbona che prevede di fare dell’Unione europea<br />

la più competitiva e dinamica economia della conoscenza.<br />

Nella ultima Relazione del governo federale sulla situazione<br />

<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> che risale al 19 giugno 2002 e che ha<br />

aggiornato le due indagini analoghe fatte nel 1979 e nel 1991, <strong>il</strong><br />

governo federale ha richiamato i principali interventi di parziale<br />

deregolamentazione effettuati a livello di Bundenstag e ha trac-<br />

96


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

ciato le nuove linee di politica per le <strong>professioni</strong> per gli anni<br />

2000 2 .<br />

La relazione ricorda che a partire dal 1994<br />

- sono state realizzate manovre di deregolazione dell’esercizio<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche di tipo economico-giuridico 3<br />

- è stata emanata la legge Partnerschaftsgesellschaftsgesetz<br />

che ha innovato le forme giuridiche di organizzazione <strong>delle</strong><br />

attività di servizio dei liberi <strong>professioni</strong>sti prevedendo attività<br />

in partnership 4 .<br />

Questi due interventi legislativi hanno consentito ad una varietà<br />

di <strong>professioni</strong>sti di esercitare l’attività anche in forme associate,<br />

ivi compresa la società a responsab<strong>il</strong>ità limitata, risultando,<br />

ovviamente, esclusi i soci di mero capitale.<br />

Le nuove aree di intervento prioritario del governo riguardano<br />

la revisione di alcune leggi di regolamentazione relative al-<br />

2 Deutscher Bundestag (2002), Berichtder Bundesregierungüber die Lage<br />

der Freien Berufe, Drucksache del 19 giugno n.14/9499. Si tratta di un<br />

aggiornamento <strong>delle</strong> indagini analoghe fatte nel 1979 e nel 1991 che ut<strong>il</strong>izza<br />

i dati dell’Institut für Freie Berufe della Friedrich-Alexander Universität<br />

di Norimberga. In particolare, cfr. p.6.<br />

3 Terzo atto di modifica dell'ordine di revisore dei conti del 15 luglio<br />

1994 (Gu I, p.1569), Modificazione della normativa consulenza fiscale del<br />

24 giugno 1994 (Gazzetta legge federale I, p.1387); Riorganizzazione della<br />

legge professionale per avvocati e consulenti in brevetti del 2 settembre<br />

1994 (Gu I, p.2278).<br />

4 §1 Partnerschaftsgesellschaftsgesetz del 25 luglio 1994. La partnerschaft<br />

è una società nella quale possono riunirsi i liberi <strong>professioni</strong>sti – sia<br />

appartenenti a <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate – per esercitare<br />

la loro professione. Essa non comporta alcuna attività commerciale.<br />

Possono esserne membri solo persone fisiche (…) Servizi dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

ai sensi della presente legge sono quelli dell’attività professionale<br />

indipendente di medici, odontoiatri, veterinari, medici, fisioterapisti, ostetriche,<br />

massaggiatori, psicologi certificati, membri <strong>delle</strong> camere degli avvocati,<br />

consulenti in brevetti, contab<strong>il</strong>i, consulenti fiscali, consulenti economici,<br />

economisti aziendali, revisori ufficiali dei conti (revisori contab<strong>il</strong>i<br />

giurati), agenti <strong>delle</strong> imposte, ingegneri, architetti, chimici al dettaglio, p<strong>il</strong>oti,<br />

esperti a tempo pieno, giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori,<br />

scienziati, artisti, scrittori, insegnanti ed educatori.<br />

97


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

le <strong>professioni</strong> di avvocato e contab<strong>il</strong>e, ai regimi tariffari di molte<br />

<strong>professioni</strong>, ad alcune specifiche misure per promuovere le occupazioni<br />

culturali, alle forme di incentivazione alla internazionalizzazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tecniche.<br />

Dal momento però che <strong>il</strong> governo è intenzionato a ridurre<br />

l’intervento dello stato nell’economia, la relazione ha sottolineato<br />

come sia indispensab<strong>il</strong>e puntare ulteriormente<br />

sull’autogoverno <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> prevedendo in prospettiva<br />

di trasferire dallo stato alle associazioni professionali funzioni<br />

di controllo come <strong>il</strong> controllo della qualità.<br />

3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali e di<br />

quelle emergenti<br />

Lo stato della regolamentazione<br />

Il mondo <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> in Germania è tipicamente<br />

ed universalmente articolato in cinque raggruppamenti a cui<br />

vengono ricondotte la varietà <strong>delle</strong> prestazioni professionali. I<br />

raggruppamenti sono:<br />

1. assistenza sanitaria<br />

2. consulenza legale<br />

3. commerciale e fiscale<br />

4. scienza e tecnica<br />

5. cultura.<br />

Sulla base di questi raggruppamenti la legge sulla tassazione<br />

del reddito (Einkommensteuergesetz) individua le <strong>professioni</strong><br />

liberali classiche (Geregelte freie Berufe) e le classifica nel Katalogberufe.<br />

98


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Quadro 1. Le <strong>professioni</strong> liberali tradizionali considerate dal<br />

Katalogberufe.<br />

A. Professioni sanitarie<br />

1. Medici<br />

2. Odontoiatri<br />

3. Veterinari<br />

4. Medici empirici<br />

5. Dentisti<br />

6. Fisioterapisti<br />

B. Professioni di consulenza legale, fiscale e economica<br />

7. Avvocati<br />

8. Avvocati specializzati in brevetti<br />

9. Notai,<br />

10. Contab<strong>il</strong>i,<br />

11. Consulenti fiscali<br />

12. Agenti fiscali<br />

13. Consulenti aziendali<br />

14. Revisori dei conti<br />

C. Professioni scientifiche e tecniche<br />

15. Geometri<br />

16. Ingegneri<br />

17. Chimici<br />

18. Architetti<br />

19. P<strong>il</strong>oti<br />

D. Professioni linguistiche e di mediazione <strong>delle</strong> informa-zioni:<br />

20. Giornalisti<br />

21. Fotografi<br />

22. Interpreti<br />

23. Traduttori<br />

99


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

A queste si aggiungono le <strong>professioni</strong> di psicologi certificati,<br />

massaggiatori, ostetrici, esperti a tempo pieno individuate sulla<br />

base della Partnerschaftsgesellschaftsgesetz (legge sulle società<br />

di partenariato) 5 .<br />

Le altre nuove <strong>professioni</strong> che non possono essere ricomprese<br />

nel catalogo storico sono invece classificate nel catalogo<br />

<strong>delle</strong> Ähnlichen Berufe o <strong>delle</strong> Tätigkeitsberufen (cfr. approfondimento<br />

4).<br />

L’Ähnlichen Berufe è un catalogo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> che possono<br />

essere ritenute assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i a quelle del Katalogberufe per<br />

ciò che concerne, ad esempio, <strong>il</strong> livello di qualificazione. Questo<br />

significa che la formazione seguita o la concreta attività svolta<br />

da queste <strong>professioni</strong> devono potere essere comparab<strong>il</strong>i col tipo<br />

di formazione o di pratica seguita da una <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> incluse<br />

nel Katalogberufe. Ad esempio, la figura dell’elettrotecnico è<br />

inclusa in questo catalogo per <strong>il</strong> fatto che ha una formazione che<br />

consente di svolgere mansioni assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i a quelle di un ingegnere,<br />

o ancora è inclusa la figura della pedagoga (consulente<br />

fam<strong>il</strong>iare) che fa una terapia fam<strong>il</strong>iare comparab<strong>il</strong>e a quella<br />

normalmente praticata dagli psicologi certificati.<br />

Sono invece incluse nel catalogo <strong>delle</strong> Tätigkeitsberufen<br />

quelle nuove attività che ordinariamente operano con le modalità<br />

tipiche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, sempre a condizione che siano<br />

svolte in modo indipendente. Vi sono comprese attività scientifiche,<br />

artistiche, di scrittura e di insegnamento.<br />

5 Il ministero tedesco dell’Economia e Tecnologia, nel suo portale dedicato<br />

alle imprese straniere interessate ad operare in Germania, presenta le<br />

<strong>professioni</strong> ordinistiche come enti pubblici che attuano le attività di autogoverno,<br />

di supervisione e rappresentano gli interessi dei loro membri nella<br />

sfera pubblica. Fornisce quindi gli indirizzi internet dei principali enti camerali.<br />

100


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Sono considerate attività scientifiche quelle di ricerca che<br />

seguono un metodo strettamente obiettivo e fattuale, che prevedono<br />

la formulazione di pareri esperti, o di insegnamento e valutazione.<br />

Sono considerate attività artistiche quelle che offrono servizi<br />

creativi di una certa qualità artistica e culturale.<br />

Sono attività di scrittura quelle di produzione di testi per <strong>il</strong><br />

pubblico: è quindi scrittore colui che produce testi pubblicitari,<br />

traduce letteratura o pubblica servizi informativi.<br />

Sono infine attività di insegnamento quelle che prevedono<br />

insegnamenti di vario tipo e che, di conseguenza, non richiedono<br />

necessariamente un titolo ufficiale. Le lezioni di sport e di ginnastica,<br />

di equitazione, di danza o le lezioni di guida sono quindi<br />

considerate anche attività di insegnamento.<br />

Per queste due tipologie di attività non ricomprese nel Katalogberufe<br />

non esiste tuttavia un catalogo puntuale e definitivo<br />

ma vengono proposti elenchi con valore esemplificativo (disponib<strong>il</strong>i<br />

sul sito dell’Ifm6 o del Bfm). Sarà <strong>il</strong> Finanzamt locale, a<br />

6 Elenco di 107 Ähnlichen Berufe e di Tätigkeitsberufen proposto da Ifb:<br />

assistente geriatrico, infermiere ambulatoriale, audio-psico-fonologo, balneoterapista,<br />

direttore dei lavori, valutatore immob<strong>il</strong>iare/valutatore del danno,<br />

perito ed<strong>il</strong>e, analista strutturale, guida montana, terapeuta espressivo,<br />

scultore, analista di gruppi sanguigni, animatore, show e quizmaster designer,<br />

dietista, conduttore, consulente informatico, elettrotecnico, inventore,<br />

ergoterapeuta, educatore, raccoglitore di campioni minerali, titolare di<br />

scuola guida, annunciatore tv, produttore cinematografico, ispettore della<br />

carne, fotodesigner, fotografo, grafico, ispettore <strong>delle</strong> merci, esperto di avarie/danni,<br />

ostetrico, infermiere ostetrico, massaggiatore medico, ingegnere<br />

strutturale, designer industriale, informatico, guida turistica, curatore fallimentare,<br />

servizio d’informazione giuridica, cameraman, cartografo, esperto<br />

di automezzi, operatore domestico per l’infanzia, chimico clinico, compensatore<br />

di bussole su navi marittime, progettista, infermiere, artista, esperto<br />

d’arte, layout editor, insegnante, lessicografo, logopedista, <strong>il</strong>lusionista, pittore,<br />

consulente di marketing, ricercatore di mercato, geometra minerario,<br />

massaggiatore, tecnico di laboratorio biomedico, fashion designer, musicista,<br />

tecnico di rete, ortottista, esperto di brevetti , fisioterapista, progettista<br />

di cucine, podologo, assistente legale, psicoanalista, psicologo, psicotera-<br />

101<br />

(segue)


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

cui si rivolge <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta che vuole avviare l’attività, a decidere<br />

in quale tipologia professionale rientra. Coloro che non<br />

rientrano in nessuno dei tre raggruppamenti sono automaticamente<br />

considerati autonomi di tipo commerciale (Gewerbe).<br />

Gli interventi di liberalizzazione sulle <strong>professioni</strong><br />

regolamentate<br />

Le caratteristiche storiche <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Germania,<br />

come ricordato nell’introduzione, hanno fortemente condizionato<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo del sistema di regolazione professionale. Da un lato,<br />

tutte le <strong>professioni</strong> si muovono nella logica di presidiare la<br />

propria expertise professionale – ed in qualche modo preservarne<br />

l’esclusività – individuando specifici percorsi formativi e di<br />

training, certificati dallo stato e dagli ordini o da terze parti, come<br />

nel caso di alcune <strong>professioni</strong> non regolamentate. Dall’altro<br />

lato, le associazioni professionali tendono a regolare la condotta<br />

dei propri <strong>professioni</strong>sti anche sul piano <strong>delle</strong> deontologia professionale<br />

della qualità del servizio reso ai clienti7 .<br />

peuta, enigmista, designer di interni, assistente legale, istruttore di equitazione,<br />

consulente sulle pensioni, restauratore, paramedico, annunciatore radiofonico,<br />

esperto, attore, scrittore, consulente sulla sicurezza, istruttore<br />

sportivo, scalpellino, doppiatore, analista di sistemi, istruttore di danza,<br />

musicista per ballo e intrattenimento, esperto di terminologia, designer tess<strong>il</strong>e,<br />

artista sonoro, tecnico del suono, trainer, oratore, agente di acconti di<br />

garanzia, consulente aziendale, matematico economico e assicurativo, make-up<br />

artist, scrittore pubblicitario, copywriter, consulente economico, ricercatore,<br />

dentista, prestigiatore.<br />

7 In Germania, le occupazioni di servizio sono tradizionalmente divise in<br />

tre diverse categorie: artigianato e mestieri, <strong>professioni</strong> liberali e le altre attività<br />

commerciali. Ognuno di questi gruppi è controllato da camere preposte<br />

alla regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in questione. Queste camere sono<br />

enti pubblici responsab<strong>il</strong>i di rappresentare gli interessi dei membri. per<br />

quanto riguarda la categoria “artigianato e mestieri” (Handwerke) sono generalmente<br />

quelle occupazioni che o producono prodotti fabbricati individualmente<br />

o forniscono servizi personalizzati. Questi includono più di cento<br />

occupazioni diverse in settori quali l’ed<strong>il</strong>izia e l’arredamento, gli impianti<br />

elettrici e la lavorazione dei metalli, l’artigianato del legno,<br />

102<br />

(segue)


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

l’abbigliamento, <strong>il</strong> tess<strong>il</strong>e e cuoio, l’alimentare cura industria, la sanità e <strong>il</strong><br />

corpo, <strong>il</strong> chimico e i settori ad esso legati, la pulizia e <strong>il</strong> graphic design.<br />

Queste <strong>professioni</strong> sono rappresentati e governati dalle camere di artigiani e<br />

dell’artigianato. Le “<strong>professioni</strong> liberali” (Freie Berufe) sono quelle <strong>professioni</strong><br />

che – in coerenza con la loro etica professionale – servono l’interesse<br />

pubblico piuttosto che propri vantaggi commerciali. Esse sono: le <strong>professioni</strong><br />

sanitarie, di consulenza legale, le costruzioni e i servizi di architettura,<br />

gli scrittori, i traduttori, gli educatori freelance e gli artisti. L’autogoverno<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali è organizzato attraverso specifiche camere di ramo.<br />

Infine, tutte le “attività commerciali” che non sono considerate artigianato<br />

e mestieri o <strong>professioni</strong> liberali fanno parte del settore commerciale e<br />

industriale (Gewerbe) sono incluse all’interno <strong>delle</strong> competenze della responsib<strong>il</strong>ity<br />

<strong>delle</strong> camere locali dell’industria e del commercio. In particolare:<br />

1. l’Associazione tedesca <strong>delle</strong> camere dell’industria e del commercio<br />

(Dihk) è l’organizzazione centrale di 80 camere di commercio e industria in<br />

Germania. Tutte le aziende tedesche registrate in Germania, con<br />

l’eccezione <strong>delle</strong> imprese artigiane, dei liberi <strong>professioni</strong>sti e <strong>delle</strong> aziende<br />

agricole, sono tenuti per legge a partecipare a una camera (Cfr.<br />

http://www.dihk.de). 2. La Confederazione tedesca artigiani (Zentralverband<br />

Handwerks des Deutschen, Zdh) rappresenta gli interessi di tutte le<br />

<strong>professioni</strong> del settore artigianato specializzato. Si tratta di un’associazione<br />

nazionale organizzata su base volontaria che rappresenta gli interessi professionali<br />

di un settore specifico. Supportano anche le organizzazioni dei<br />

datori di lavoro nella negoziazione portandoli a partecipare a negoziati tariffari.<br />

Le camere dell’artigianato sono istituzioni di diritto pubblico e prevedono<br />

per legge l’iscrizione obbligatoria di ogni azienda artigiana. Le camere<br />

gestiscono l’albo degli artigiani e sono responsab<strong>il</strong>i del sistema di qualifica<br />

professionale. In qualità di istituzioni autonome rappresentano,<br />

all´interno della propria circoscrizione, gli interessi dell´artigianato nei confronti<br />

della politica e <strong>delle</strong> amministrazioni. A livello di Länder, questo<br />

compito è svolto dai gruppi di lavoro <strong>delle</strong> camere del rispettivo Land oppure<br />

dalle delegazioni artigianali. Le 54 camere dell’artigianato attive su<br />

tutto <strong>il</strong> territorio tedesco sono parte integrante dell’Assemblea permanente<br />

<strong>delle</strong> camere dell’artigianato tedesche (Dhkt). (Cfr. http://www.zdh.de). 3.<br />

La Camera federale degli ingegneri della Germania (Bundesingenieurkammer)<br />

rappresentante generale di tutti gli ingegneri raggruppa 16 organizzazioni<br />

a livello federale ed europeo (Cfr.<br />

http://www.bundesingenieurkammer.de). 4. La Camera federale del notariato<br />

tedesco (Bundesnotarkammer, Bnotk) è un organismo istituito e disciplinato<br />

dalla legge federale che rappresenta i notai di diritto civ<strong>il</strong>e tedesco<br />

nel processo di decisione politica a livello nazionale (Cfr.<br />

http://www.bnotk.de). 5. Il Consiglio federale degli avvocati (Bundesrechtsanwaltskammer,<br />

Brak) è l’organizzazione ombrello di 27 consigli regionali<br />

che rappresentano gli interessi professionali degli avvocati e ne implementa<br />

l’autogoverno (Cfr. http://www.brak.de). 6. La Camera federale<br />

dei consulenti fiscali (Bundessteuerberaterkammer, Bstbk) è l’organo di<br />

autogoverno professionale dei consulenti fiscali tedeschi e <strong>delle</strong> loro 21<br />

camere locali (Cfr. http://www.bstbk.de). 7. La Camera federale degli architetti<br />

tedeschi di Berlino (Bundesarchitektenkammer, Bak) è l'organizzazione<br />

ombrello <strong>delle</strong> camere degli architetti dei 16 Länder tedeschi. A livel-<br />

103<br />

(segue)


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In Germania ci sono dodici <strong>professioni</strong> regolamentate che<br />

intervengono, insieme allo Stato, sulla regolamentazione, anche<br />

per <strong>il</strong> tramite <strong>delle</strong> proprie camera professionali, le Verkammerte<br />

freie Berufe, che rappresentano le seguenti 12 <strong>professioni</strong>: medici,<br />

odontoiatri, veterinari, farmacisti; psicoterapisti, notai, avvocati;<br />

consulenti in brevetti, consulenti fiscali; contab<strong>il</strong>i, architetti,<br />

ingegneri consulenti.<br />

L’ultima libera professione che è stata regolamentata come<br />

professione della salute è quella degli psicoterapeuti che ha ottenuto<br />

<strong>il</strong> riconoscimento nel 1999, dopo 20 anni di attività di lobbying<br />

8 .<br />

Anche le <strong>professioni</strong> non regolamentate, per le quali non<br />

sussiste un intervento dello stato sulla qualificazione del percorso<br />

formativo ed <strong>il</strong> riconoscimento di un titolo di studio legale e<br />

per le quali non è formalmente contemplato un tirocinio presidiato<br />

direttamente e autoregolato dalla professione, tendono ad<br />

assumere modalità e approcci sim<strong>il</strong>i a quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

lo nazionale ed internazionale, essa rappresenta dal 1 gennaio 2006 gli interessi<br />

di oltre 121 m<strong>il</strong>a architetti (Cfr. http://www.bak.de). 8. Il Wirtschaftsprüferkammer<br />

(Plc) è l’organizzazione dello stato che supervisiona i dottori<br />

commercialisti e le imprese dei dottori commercialisti in Germania<br />

(Cfr. http://www.wpk.de). 9. La Camera avvocati in brevetti (Patentanwaltskammer)<br />

è la camera professionale dei consulenti in brevetti in Germania<br />

(Cfr. http://www.patentanwalt.de). In generale, cfr. Organizzazioni professionali<br />

in http://www.german-business-portal.info/GBP/Navigation/en/EU-<br />

Service-Market/helpful-institutions,did=303252.html.<br />

8 Per essere riconosciuti come psicoterapista psicologico occorre frequentare<br />

un corso di studio di cinque anni che si conclude con una diploma<br />

di laurea. Sono quindi necessari altri tre anni di training a tempo pieno di<br />

cui uno di pratica clinica in un istituto di psicoterapia. Superato <strong>il</strong> training,<br />

si viene ammessi alla professione con un Approbation che dà <strong>il</strong> titolo di<br />

psicoterapeuta psicologico. Per poter acceder ai fondi pubblici per la salute<br />

è necessaria un’ulteriore ammissione all’associazione dei dottori del fondo<br />

salute. Nel 1999, dei 28 m<strong>il</strong>a psicoterapisti che hanno ottenuto <strong>il</strong> titolo, solo<br />

10 m<strong>il</strong>a sono stati ammessi al fondo. I metodi professionali che sono alla<br />

base del body of knowlege e che sono richiesti per essere scientificamente<br />

qualificati sono essenzialmente tre: quello psicoanalitico, quello psicoterapeutico<br />

e quello di terapia comportamentale (Lane et alii, 2003).<br />

104


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

regolamentate, attraverso forme di autoregolazione definite dalle<br />

associazioni professionali.<br />

In effetti, sul modello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate, alcune<br />

importanti <strong>professioni</strong> emergenti non regolamentate mirano a<br />

costituire un percorso autonomo di certificazione del titolo e<br />

dell’expertise e a dotarsi di norme di deontologia professionale<br />

attraverso le proprie associazioni.<br />

L’Institut der deutschen Wirtschaft Köln ha prodotto nel<br />

2007 uno studio sulle <strong>professioni</strong> ordinistiche che ha esaminato<br />

lo stato della liberalizzazione in Germania indicando alcune<br />

traiettorie di ulteriore liberalizzazione (Hardege, 2007).<br />

Lo studio ripropone inizialmente la comparazione Ocse del<br />

2006 che valuta <strong>il</strong> livello di rigidità dei vari sistemi nazionali di<br />

regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche (medici, ingegneri,<br />

architetti e avvocati) 9 . Il confronto Ocse considera le norme<br />

di regolamentazione i cui esiti anti-competitivi vengono valutati<br />

sulla base di due variab<strong>il</strong>i: accesso al mercato (ad esempio<br />

esigenze di formazione, diritti esclusivi di esercitare attività) e<br />

condotta professionale (ad esempio controllo dei prezzi, restrizioni<br />

sulla pubblicità).<br />

Sulla scorta di queste comparazioni, lo studio segnala come<br />

in Germania la concorrenza tra fornitori di servizi risulti relativamente<br />

limitata rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse. La<br />

regolamentazione <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, infatti, riduce le possib<strong>il</strong>ità<br />

di esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e di accesso al mercato (diritti<br />

di monopolio) mentre le regole di condotta in uso (come di-<br />

9 La comparazione colloca la Germania ad un livello di regolamentazione<br />

al di sopra della media rispetto ad altri paesi come quelli scandinavi<br />

(Danimarca, Svezia e Finlandia) che occupano <strong>il</strong> livello più basso.<br />

105


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

vieti di pubblicità o fissazione di minimi tariffari) incidono negativamente<br />

sul costo dei servizi.<br />

Secondo Hardege (2007), al momento, non vi sono evidenze<br />

empiriche che dimostrino che <strong>il</strong> mercato <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

nei paesi con meno regolamentazione funzioni peggio e<br />

che la qualità dei servizi offerti sia sistematicamente più bassa.<br />

I difensori del sistema camerale, invece, pur riconoscendo<br />

alcune esigenze di liberalizzazione in materia di controllo della<br />

qualità dei servizi resi e di trasparenza, di interdisciplinarietà, di<br />

miglioramento dell’immagine verso <strong>il</strong> pubblico, sostengono la<br />

necessità di qualificare in modo più puntuale le funzioni di natura<br />

pubblica <strong>delle</strong> Camere (Oberlander, 2005).<br />

Hardege tuttavia ricorda che gli studi empirici dimostrano<br />

come interventi significativi di limitazione della concorrenza<br />

sono necessari perché si traducono in un costo minore degli oneri<br />

professionali per i consumatori (Commissione Europea,<br />

2004). Sembra confermare questa ipotesi <strong>il</strong> confronto tra le<br />

Germania e gli altri paesi Ocse (Fuentes et al., 2006),<br />

sull’aumento dei prezzi nelle libere <strong>professioni</strong>, e tende a confermare<br />

l’idea che una riduzione della regolamentazione potrebbe<br />

contribuire ad una riduzione dei prezzi dei servizi <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong>. Dal confronto emerge che le tariffe medie <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong> in Germania sono circa <strong>il</strong> doppio rispetto a<br />

quelle praticate nei paesi Ocse.<br />

A partire da questa ipotesi, Hardege ha esaminato quelle<br />

<strong>professioni</strong> per le quali oggi in Germania è ancora cogente la regolazione<br />

di prezzi e degli accessi per valutare gli esiti <strong>delle</strong> politiche<br />

governative di deregolazione.<br />

106


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

La regolamentazione della pubblicità<br />

Relativamente alla questione della regolamentazione della<br />

pubblicità, Hardege riconosce che <strong>il</strong> governo ha di fatto già realizzato<br />

una ampia deregolazione, che ha interessato tutte le <strong>professioni</strong>.<br />

Infatti, la pubblicità non è più vietata per le libere <strong>professioni</strong>,<br />

anche se sussistono talune specifiche limitazioni previste<br />

dalla legge e dai vari codici professionali che impongono che<br />

la pubblicità non sia ingannevole e che sia obiettiva10 .<br />

La regolamentazione sulla pubblicità nelle <strong>professioni</strong> è stata<br />

infatti ridotta in alcuni casi anche in modo molto significativo<br />

(avvocati, commercialisti, farmacisti), di modo che i divieti di<br />

pubblicità sono da considerarsi pressoché inesistenti (per i notai<br />

è vietata la pubblicità apertamente comparativa). Un regolamento<br />

speciale della pubblicità per le <strong>professioni</strong> non risulta infatti<br />

più necessario per tutelare i consumatori. La legge contro la<br />

concorrenza sleale e le altre leggi generali sulla pubblicità sono<br />

sufficienti anche per le libere <strong>professioni</strong>.<br />

La regolazione dei prezzi<br />

Gli avvocati<br />

Nonostante le recenti riforme, <strong>il</strong> settore della rappresentanza<br />

legale continua ad essere regolato da prezzi minimi. La determinazione<br />

<strong>delle</strong> tariffe degli avvocati è disciplinata dalla legge sui<br />

compensi degli avvocati (Rechtsanwaltsvergütungsgesetz, Rvg)<br />

e dall’Ordine federale degli avvocati (Bundesrechtanwaltsordnung,<br />

Brao). L’importo della compensazione è parametrato sul<br />

valore della prestazione. Il Brao vieta ai propri membri di concordare<br />

con i clienti una tariffa più bassa della minima per la<br />

10 Cfr. paragrafo sullo start up <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

107


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

rappresentanza in giudizio, mentre consente accordi per com-<br />

pensi superiori alla cifra prevista dalla legge. Minori compensazioni<br />

possono essere concordate solo per attività non giudiziarie.<br />

Secondo la legge, la concorrenza sui prezzi deve essere impedita<br />

per garantire a tutti una possib<strong>il</strong>ità di accesso alla giustizia,<br />

evitare una spirale verso <strong>il</strong> basso della qualità dei servizi e<br />

per garantire la trasparenza e ridurre costi di transazione per <strong>il</strong><br />

cliente.<br />

Alcune misure di liberalizzazione in materia di regolamentazione<br />

dei prezzi sono state adottate invece per la consulenza<br />

extra-giudiziale. Dal 1 luglio 2006, per queste prestazioni non si<br />

applica più alcun regolamento legale sulla retribuzione: in questi<br />

casi, l’accordo tra le parti è effettuato liberamente. La nuova<br />

legge sui servizi legali (Rechtsdienstleistungsgesetz, Rdg) autorizza<br />

servizi legali non regolati quando si tratta di consulenza<br />

nella sfera fam<strong>il</strong>iare e amicale o di consulenze con finalità caritative<br />

e altruistiche.<br />

Si può ritenere che la determinazione dei prezzi rappresenti<br />

una misura eccessiva per ridurre le asimmetrie informative tra<br />

cliente e fornitore: queste asimmetrie possono essere mitigate<br />

migliorando l’informazione verso <strong>il</strong> consumatore e ricorrendo<br />

sia strumenti di mercato sia a misure di controllo della qualità.<br />

La regolamentazione dei prezzi dovrebbe essere abrogata per la<br />

rappresentanza legale: in questo caso avvocato e cliente dovrebbero<br />

essere in grado di concordare un risarcimento individuale.<br />

Il sistema di tariffazione dovrebbe fungere solo da riferimento<br />

indicativo per ridurre i costi di transazione e aumentare la trasparenza,<br />

senza impedire la concorrenza sui prezzi.<br />

108


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Gli ingegneri e gli architetti<br />

L’ordinamento dell’onorario per architetti e ingegneri (Honorarordnung<br />

für Architekten und Ingenieure, Hoai) stab<strong>il</strong>isce<br />

la remunerazione di ingegneri e architetti liberi <strong>professioni</strong>sti e<br />

individua bande relativamente strette all'interno <strong>delle</strong> quali deve<br />

cadere <strong>il</strong> compenso, con prezzi massimi e minimi. La tariffa,<br />

calcolata in base ai costi dell’opera, aumenta quindi con <strong>il</strong> costo<br />

e la complessità della prestazione.<br />

I prezzi minimi sono ritenuti una garanzia della qualità del<br />

servizio, mentre la concorrenza sui prezzi porterebbe a un deterioramento<br />

della qualità o, addirittura, ad un aumento dei prezzi.<br />

Il sistema attuale di tariffazione dovrebbe garantire che i clienti<br />

siano informati circa i prezzi correnti e quindi protetti da oneri<br />

esorbitanti.<br />

Effettivamente l’Hoai aumenta la trasparenza e riduce i costi<br />

di transazione ma, nella pratica, gli onorari sono in gran parte<br />

uniformi e questo determina la permanenza nel mercato di fornitori<br />

inefficienti che non sono incentivati a innovarsi e ad efficientare<br />

i costi.<br />

Il legislatore tedesco ha riconosciuto la necessità di agire<br />

per semplificare la struttura tariffaria e renderla più flessib<strong>il</strong>e,<br />

trasparente e aperta alla concorrenza. Tuttavia, al momento, non<br />

si sono previste misure concrete ed esse sembrano improbab<strong>il</strong>i<br />

anche nel prossimo futuro.<br />

Anche in questo caso la regolamentazione dei prezzi non è<br />

ritenuta una soluzione efficace ed efficiente: servono piuttosto<br />

leggi che determinino standard minimi e responsab<strong>il</strong>ità, prevedendo<br />

per esempio un’assicurazione obbligatoria di responsab<strong>il</strong>ità<br />

civ<strong>il</strong>e professionale.<br />

109


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

I consulenti fiscali<br />

Nella fissazione dei prezzi in materia fiscale i commercialisti<br />

e i consulenti fiscali sono in parte legati allo Steuerberatergebührenverordnung<br />

(regolamento dei prezzi dei commercialisti),<br />

emanato dal ministero <strong>delle</strong> Finanze che determina le tariffe<br />

massime e minime. È possib<strong>il</strong>e oltrepassare queste soglie solo se<br />

<strong>il</strong> cliente acconsente per iscritto. Il codice del Bundes-<br />

Steuerberaterkammer (camera federale dei commercialisti)<br />

proibisce anche di concordare o accettare commissioni, quote<br />

variab<strong>il</strong>i e bonus. Una regolamentazione così rigida per questo<br />

settore non trova un analogo in altri paesi europei. Non sono invece<br />

soggette a regolamentazione <strong>delle</strong> tariffe alcuni servizi<br />

classificati come “attività concordate”.<br />

Per giustificare la regolamentazione si fa, in genere, riferimento<br />

alla esigenza di tutela del consumatore, di garanzia qualità,<br />

di maggiore trasparenza. Ma come per le altre libere <strong>professioni</strong>,<br />

i problemi di asimmetria informativa riguardano solo una<br />

parte dei consumatori, in particolare i nuclei fam<strong>il</strong>iari. Mentre <strong>il</strong><br />

prezzo minimo rende più diffic<strong>il</strong>e l'ingresso dei nuovi entranti<br />

nel mercato, perché in questo modo <strong>il</strong> criterio di scelta è basato<br />

solo sulla reputazione del fornitore. Inoltre i potenziali clienti,<br />

per i quali <strong>il</strong> prezzo minimo è troppo alto, sono completamente<br />

esclusi dal servizio.<br />

Nell’ottava legge per la modifica della legislazione sui consulenti<br />

fiscali fiscale del 2006 (Achten Gesetz zur Änderung des<br />

Steuerberatungsgesetzes) sono previste alcune misure di liberalizzazione<br />

della regolamentazione sui commercialisti. Tuttavia<br />

la regolamentazione dei prezzi non è toccata.<br />

110


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Si può sostenere che la regolamentazione sui prezzi dovrebbe<br />

essere abrogata mentre dovrebbero essere previsti standard<br />

minimi di qualità, regole sulla responsab<strong>il</strong>ità e un’assicurazione<br />

obbligatoria con fondo di compensazione in caso di comprovate<br />

prestazioni scadenti.<br />

La regolamentazione dell’accesso<br />

La regolamentazione può riguardare anche l’accesso alla<br />

professione quando sono previsti particolari requisiti qualitativi<br />

per diventare membri di uno specifico ordine professionale.<br />

Questi requisiti in genere consistono in formazione, esperienza<br />

pratica ed esami. Inoltre solo i membri di una libera professione<br />

possono svolgere le cosiddette Vorbehaltsaufgaben (attività riservate),<br />

per le quali sussiste un diritto di monopolio. Dal momento<br />

che molti servizi prestati da <strong>professioni</strong>sti sono “beni di<br />

fiducia”, la loro qualità può essere giudicata solo in parte anche<br />

dopo avere usufruito della prestazione. Le norme di accesso sono<br />

dunque un tentativo di garantire un certo standard di qualità e<br />

di ridurre i costi di informazione e transazione.<br />

Ma <strong>il</strong> regolamento sull’accesso al mercato di fatto finisce<br />

per limitare la concorrenza. Regolamentazioni rigide portano a<br />

prezzi più elevati, minor numero di fornitori, minore possib<strong>il</strong>ità<br />

di scelta, minore innovazione e tendenza a ridurre i nuovi servizi.<br />

Regolazioni più rigide del necessario sono quindi un rischio.<br />

Gli avvocati<br />

Secondo <strong>il</strong> § 4 del Brao, può esercitare la professione di avvocato<br />

solo chi ha l'ab<strong>il</strong>itazione del Richteramt per la quale è richiesto<br />

un corso universitario di diritto con un minimo di sette semestri<br />

ed un tirocinio di due anni. Un avvocato ab<strong>il</strong>itato diventa<br />

obbligatoriamente membro dell’ordine professionale degli avvo-<br />

111


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

cati e, per esercitare la professione, è necessaria l’iscrizione<br />

all’ordine. I servizi legali giudiziari possono essere forniti esclusivamente<br />

da avvocati. Garantire la qualità, tutelare i consumatori<br />

e assicurare una buona amministrazione della giustizia sono<br />

gli argomenti portati a sostegno della tesi che sia necessario restringere<br />

l’accesso del mercato.<br />

Per quanto riguarda la regolamentazione dei servizi legali<br />

stragiudiziali è attualmente in corso una nuova disposizione di<br />

legge che permette anche ai non avvocati di fornire in qualche<br />

misura servizi legali.<br />

Misure volte a garantire un controllo di qualità ex ante sono<br />

quindi in linea di principio giustificate. Come dimostrano i tassi<br />

di crescita degli avvocati, sembra che dagli attuali requisiti di<br />

formazione non provengano eccezionali restrizioni all'accesso al<br />

mercato. Il numero di avvocati in Germania negli ultimi dieci<br />

anni è aumentato di quasi <strong>il</strong> 68%, con tassi di crescita annuale<br />

tra <strong>il</strong> 3,4% e l’8%.<br />

Dal l luglio 2008, la Rechtsdienstleistungsgesetz (legge sui<br />

servizi legali) ha prodotto una liberalizzazione dell’accesso al<br />

mercato <strong>delle</strong> consulenze legali. Grazie a questa legge, la definizione<br />

di servizio legale è meno ampia e di conseguenza alcuni<br />

servizi non sono più riservati agli avvocati. Il monopolio degli<br />

avvocati è anche attenuato dalla possib<strong>il</strong>ità di prestare consulenze<br />

gratuite e altruiste (ad esempio le associazioni di beneficenza<br />

possono offrire assistenza legale gratuita) e ciò aumenta la concorrenza,<br />

seppure in misura ancora limitata.<br />

Nonostante la liberalizzazione in atto, la consulenza resta in<br />

gran parte riservata agli avvocati. Ma questo monopolio non<br />

sembra sempre giustificato: ad esempio, i laureati in diritto economico,<br />

pur non essendo avvocati, hanno tutte le conoscenze<br />

112


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

necessarie per offrire questo tipo di consulenza. L’avvocato inoltre<br />

può essere una figura professionale superflua in processi<br />

di scarsa complessità o di routine come nel caso dei divorzi, in<br />

cui <strong>il</strong> ricorso all’avvocato rappresenta un inut<strong>il</strong>e costo aggiuntivo<br />

per <strong>il</strong> cliente.<br />

<strong>Consulta</strong>zioni a bassa complessità e prive di conseguenze<br />

irreversib<strong>il</strong>i potrebbero ancora essere fornite anche da fornitori<br />

qualificati (cioè con qualche titolo di laurea) che però non siano<br />

avvocati. Per <strong>il</strong> consumatore, questo significherebbe prezzi più<br />

bassi e una maggiore possib<strong>il</strong>ità di scelta. I problemi dovuti<br />

all’asimmetria informativa possono essere affrontati migliorando<br />

l’informazione, con regole di trasparenza e prevedendo assicurazioni<br />

sulla responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e.<br />

I farmacisti<br />

I principali obiettivi della regolazione della professione di<br />

farmacista sono la tutela dei consumatori e la sicurezza dei farmaci.<br />

Per le <strong>professioni</strong> farmaceutiche, tuttavia, non sempre è<br />

possib<strong>il</strong>e operare una distinzione netta tra regole sulla condotta e<br />

regole sull'accesso al mercato. Un esempio è costituto dal divieto<br />

sulle cosiddette Mehrbesitz (multiproprietà): fino a poco tempo<br />

fa un farmacista poteva tenere una sola farmacia ed era proibita<br />

la formazione di “catene”.<br />

Dal 2004 è possib<strong>il</strong>e aprire fino a tre f<strong>il</strong>iali in aggiunta<br />

all’esercizio principale purché siano situate nello stesso Lander<br />

o in Landkreis adiacenti. Questo regolamento sembra interessare<br />

dunque sia regole di accesso al mercato che regole di condotta.<br />

Inoltre può diventare proprietario di una farmacia solo chi abbia<br />

la formazione richiesta, ovvero una laurea in farmacia e un anno<br />

di tirocinio. È peraltro necessaria un’apposita licenza per<br />

113


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

l’esercizio del mestiere. Ulteriori limitazioni riguardano la distribuzione<br />

di farmaci e dei dispositivi medici: ad esempio, i<br />

medicinali soggetti a prescrizione vengono venduti solo nelle<br />

farmacie.<br />

Non sussistono invece in Germania restrizioni numeriche e<br />

spaziali sulla distribuzione degli esercizi, presenti in altri paesi<br />

della Ue.<br />

Tuttavia, le regole sulla multiproprietà e sui requisiti formativi<br />

possono ostacolare l’efficienza nella fornitura dei servizi<br />

farmaceutici. Le economie di scala date dalle catene ma anche<br />

da raggruppamenti e collaborazioni tra farmacie esistenti, possono<br />

portare a una riduzione dei prezzi. Il miglioramento della<br />

gestione è ostacolato anche dal fatto che è fatto divieto di ricorrere<br />

a professionalità manageriali esterne.<br />

Anche la limitazione della vendita di farmaci da prescrizione<br />

alle sole farmacie sembra ingiustificata, e la sua liberalizzazione<br />

porterebbe a una riduzione dei prezzi.<br />

Al momento, <strong>il</strong> Kartellamt (ufficio dei cartelli) sospetta che<br />

ci sia stato un accordo <strong>il</strong>lecito di fissazione dei prezzi anche dopo<br />

la liberalizzazione dei prezzi. Questo tipo di collusione potrebbe<br />

essere ridotto se le farmacie dovessero far fronte alla<br />

concorrenza di altri fornitori indipendenti. L’esperienza degli<br />

Stati Uniti e del Regno Unito dimostra che la vendita di certi<br />

farmaci al supermercato non comporta problemi, anzi secondo<br />

alcune ricerche, una liberalizzazione di questo ha prodotto una<br />

netta riduzione dei prezzi tipo nel Regno Unito.<br />

Nel 2004 la riforma sanitaria ha portato un po’ di flessib<strong>il</strong>ità:<br />

ora le farmacie possono infatti vendere medicinali da prescrizione<br />

anche attraverso ordini postali. Dal momento che è possi-<br />

114


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

b<strong>il</strong>e ordinare farmaci anche all’estero, la concorrenza è aumentata<br />

e i prezzi probab<strong>il</strong>mente tenderanno a diminuire.<br />

I consulenti fiscali<br />

Il consulente fiscale offre un servizio nella comp<strong>il</strong>azione<br />

della dichiarazione dei redditi, nella contab<strong>il</strong>ità, nella redazione<br />

del b<strong>il</strong>ancio, fornisce assistenza in materia fiscale e rappresentanza<br />

nei contenziosi tributari.<br />

L’assistenza alle imprese in materia fiscale è concessa, oltre<br />

che ai consulenti fiscali, agli “agenti fiscali”, agli avvocati, ai<br />

ragionieri, ai contab<strong>il</strong>i e alle aziende fornite di questi <strong>professioni</strong>sti.<br />

Per operare in qualità di consulente fiscale è necessario superare<br />

l’apposito esame. Salvo alcune eccezioni, per accedere<br />

all’esame, è necessario aver conseguito una laurea in economia<br />

o diritto della normale durata di otto semestri più due anni di tirocinio.<br />

Anche qui le ragioni della regolazione stanno nella garanzia<br />

della qualità e nella tutela dei consumatori. La Steuerberatungsänderungsgesetz<br />

del 1972, che univa le due <strong>professioni</strong> di<br />

commercialista e consulente fiscale, sosteneva che figure professionali<br />

molteplici sarebbero andate a detrimento della qualità.<br />

Sia i servizi riservati alla categoria che i rigorosi requisiti<br />

per l’accesso all’esame di ab<strong>il</strong>itazione costituiscono elevate barriere<br />

di accesso che limitano l’intensità della concorrenza. Le asimmetrie<br />

informative effettivamente presenti non giustificano<br />

l’attuale livello di regolamentazione, anche perché gran parte<br />

della domanda viene dalle aziende, le quali sono in grado, più<br />

<strong>delle</strong> famiglie, di fare valutazioni appropriate. Il fatto che in altri<br />

paesi (ad esempio Svizzera, Olanda, Stati Uniti) la regolamenta-<br />

115


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

zione sia molto più liberale, suggerisce che la severità <strong>delle</strong> regole<br />

tedesche non sia completamente giustificata.<br />

La ottava Gesetz zur Änderung des Steuerberatungsgesetzes<br />

(revisione della legge sui consulenti fiscali) si fa portatrice di un<br />

certo grado di liberalizzazione. Le attività relative alle dichiarazioni<br />

Iva e alla tenuta della contab<strong>il</strong>ità dei clienti praticate dai<br />

consulenti fiscali possono ora essere svolte anche da contab<strong>il</strong>i e<br />

specialisti fiscali. Il principio della normativa è che nessuna persona<br />

adeguatamente qualificata deve essere esclusa dal mercato<br />

di questi servizi. In questo caso sono richiesti <strong>il</strong> superamento di<br />

un esame nel campo del diritto tributario e un’assicurazione di<br />

responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e.<br />

Le <strong>professioni</strong> non regolamentate: <strong>il</strong> caso della consulenza<br />

manageriale<br />

Come già anticipato, anche le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

si muovono secondo logiche tipiche <strong>delle</strong> regolamentate almeno<br />

per quanto riguarda le iniziative di autogoverno volte a<br />

qualificare e salvaguardare, attraverso l’attività <strong>delle</strong> associazioni,<br />

la professione. In qualche caso specifico, i gruppi di interesse<br />

sono più orientati ad associare organizzazioni societarie (imprese)<br />

piuttosto che singoli liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />

Un esempio molto interessante a questo proposito, paradigmatico<br />

dell’approccio di molte libere <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />

è rappresentato dalle attività di consulenza in Human<br />

Resources ed in genere di consulenza manageriale. Questo tipo<br />

di <strong>professioni</strong> sono caratterizzate dal fatto che sono molto differenziate<br />

tra loro e si continuano a registrare nuovi specialismi.<br />

Tra le expertise di management infatti rientrano, oltre all’Hr<br />

116


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

management, la consulenza strategica, la progettazione organizzativa,<br />

<strong>il</strong> change management, l’It management etc.<br />

Secondo la citata survey di Lane et alii (2003), <strong>il</strong> settore è vigorosamente<br />

cresciuto in anni recenti: già nel 2000 in Germania<br />

operavano infatti 68 m<strong>il</strong>a consulenti distribuiti in 17.740 imprese.<br />

Erano dominanti le aziende di gradi dimensioni di origine nordamericana:<br />

i dipendenti di queste imprese non rivendicano uno status<br />

professionale.<br />

Il mercato risultava suddiviso tra 40 grandi imprese, un numero<br />

contenuto di medie e piccole imprese eun numero molto<br />

ampio di singoli <strong>professioni</strong>sti e di piccolissime imprese, pari a<br />

circa <strong>il</strong> 70% del totale.<br />

Secondo i più recenti dati della Bundesverband Deutscher<br />

Unternehmensberater (Bdu), nel 2010 operano in Germania, nel<br />

settore della consulenza, 117 m<strong>il</strong>a consulenti: i consulenti di<br />

management sono 87 m<strong>il</strong>a con una crescita del 3% rispetto<br />

all’anno precedente ed operano in circa 13.850 aziende di consulenza,<br />

che sono a loro volta cresciute del 4,4% sull’anno precedente<br />

11 .<br />

La consulenza di management non fa comunque riferimento<br />

ad una propria camera professionale e anche la principale associazione,<br />

la Bdu, ha cercato inut<strong>il</strong>mente di ottenere dal governo<br />

una protezione legale, come gli avvocati e i contab<strong>il</strong>i, attraverso<br />

<strong>il</strong> riconoscimento di un titolo accademico. La professione di<br />

consulente non è infatti soggetta ad alcuna legge e non prevede<br />

nessun codice professionale di tutela del titolo professionale. I<br />

<strong>professioni</strong>sti non hanno un cursus di studi riconosciuto né un<br />

training formalizzato, come le <strong>professioni</strong> regolamentate. I ter-<br />

11 Cfr. http://bdu.de.<br />

117


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

mini consulente di management, consulente aziendale, etc. possono<br />

essere ut<strong>il</strong>izzati da chiunque, a prescindere dalla qualifica<br />

ed esperienza. Tuttavia la Bdu e le categorie professionali ad esse<br />

associate, hanno stab<strong>il</strong>ito <strong>delle</strong> regole interne sia per<br />

l’adesione alla associazione, sia per <strong>il</strong> riconoscimento della<br />

expertise, sia per <strong>il</strong> controllo della qualità del servizio erogato.<br />

La Bdu è la più grande associazione di consulenza aziendale<br />

in Europa, è membro della European recruiters federation european<br />

confederation of search and Selection associations (Ecssa)<br />

con sede a Bruxelles e dell’International counc<strong>il</strong> of management<br />

consulting Institutes (Icmci), l’associazione mondiale per la garanzia<br />

della qualità nella consulenza di gestione con sede negli<br />

Stati Uniti<br />

Alla Bdu sono attualmente iscritti circa 12.700 tra consulenti<br />

aziendali e consulenti di Hr che operano in oltre 500 società<br />

di gestione aziendale, consulenza Ict, gestione risorse umane<br />

che detengono una quota di mercato pari al 25%. Alla Bdu sono<br />

associate 12 associazioni di categoria 12 .<br />

L’adesione alla Bdu avviene sulla base dei seguenti criteri:<br />

- 5 anni di esperienza come consulente<br />

- 3 anni di lavoro autonomo o una posizione di gestione come<br />

consulente di gestione<br />

- 3 referenze di clienti chiave<br />

- 2 interviste aperte con consulenti Bdu-business<br />

- adesione ai principi etici della Bdu<br />

12 I temi di lavoro della Bdu sono: gestione del cambiamento, finanziamento,<br />

fondazione, sv<strong>il</strong>uppo, succession, assistenza sanitaria, settore pubblico,<br />

consulenza per l’outplacement, consulenza sul personale,<br />

management del personale, management dell’informazione e logistica, processi<br />

di integrazione aziendali, management e marketing, consulenza per<br />

riqualificazioni e fallimenti, direzione aziendale e controllo di gestione..<br />

118


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

- supervisione professionale del Bdu condotta da 5 membri<br />

del consiglio d’onore.<br />

Dal punto di vista del conferimento di titoli professionali<br />

l’associazione, attraverso <strong>il</strong> proprio istituto (Institut der Unternehmensberater,<br />

Idu), organizza corsi di management riconosciuti<br />

a livello internazionale che danno <strong>il</strong> titolo di consulente di<br />

management (Certified management consultant, Cmc/Bdu). Può<br />

conseguire <strong>il</strong> titolo chi ha da tre ad otto anni di esperienza come<br />

consulente di gestione, è in grado di produrre tre progetti di consulenza<br />

realizzati e si sottopone a due interviste strutturate con<br />

esperti. Chi consegue <strong>il</strong> certificato viene iscritto in un registro<br />

pubblico dell’associazione accessib<strong>il</strong>e via internet.<br />

Dal punto di vista della qualità <strong>delle</strong> prestazioni,<br />

l’associazione di corporate governance e controllo della Bdu si<br />

avvale di propri laboratori per la definizione di standard di qualità<br />

<strong>delle</strong> diverse pratiche di management consulting. Dal 1 dicembre<br />

2010 sono in vigore i nuovi standard professionali per<br />

aziende e consulenti in risorse umane ispirati ai criteri <strong>delle</strong> direttive<br />

Ue sui servizi professionali.<br />

Le finalità dell’associazione indicate in statuto sono:<br />

- l’associazione volontaria di società e consulenti qualificati<br />

- <strong>il</strong> riconoscimento pubblico come rappresentanza professionale<br />

e l'introduzione di un titolo protetto di consulente di gestione<br />

- la promozione della consulenza sul piano professionale, tecnico<br />

e degli interessi economici<br />

- la rappresentanza dell’associazione e dei suoi membri nei<br />

confronti <strong>delle</strong> autorità pubbliche, istituzioni, gruppi industriali<br />

e associazioni di categoria<br />

- la cura <strong>delle</strong> pubbliche relazioni.<br />

119


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

L’associazione propone un proprio tariffario di riferimento,<br />

elaborato su interviste, di valorizzazione <strong>delle</strong> giornate professionali<br />

calcolato sulla base <strong>delle</strong> dimensioni della società di consulenza<br />

e del livello professionale dei consulenti (junior, senior,<br />

partner o socio). Di recente ha negoziato con la Hdi-Gerling<br />

Group, un contratto di gruppo per un’assicurazione specifica<br />

sulla responsab<strong>il</strong>ità professionale per i consulenti.<br />

3.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione<br />

Il libero <strong>professioni</strong>sta<br />

Nonostante l’alto livello di regolamentazione che caratterizza<br />

<strong>il</strong> sistema professionale tedesco 13 non esiste una definizione<br />

giuridica generale di quali occupazioni debbano essere considerate<br />

come freie berufe. Il rapporto sulla regolazione <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong> del 2007 curato dall’Institut der deutschen Wirtschaft<br />

(Hardege, 2007) sintetizza la varietà di definizioni in uso.<br />

In primo luogo, per rifarsi ad una definizione che ha una base<br />

giuridica, occorre fare riferimento alla Einkommensteuerge-<br />

13 Paterson I., Fink M., Ogus A. et al. (2003), L’impatto economico della<br />

regolamentazione nel settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali in diversi Stati<br />

membri. La regolamentazione dei servizi professionali, studio realizzato da<br />

Ihs per la Commissione europea, Dg Concorrenza. Lo studio distingue la<br />

regolamentazione di accesso alla professione (ottenimento e certificazione<br />

<strong>delle</strong> qualifiche professionali, durata della pratica professionale, esami professionali;<br />

iscrizione e appartenenza ad un organismo professionale; attività<br />

riservate ossia <strong>il</strong> diritto esclusivo riconosciuto ad una o più <strong>professioni</strong> di<br />

fornire servizi o beni specifici sul mercato; test relativi ai bisogni economici)<br />

da quella di comportamento nell’esercizio della professione o condotta<br />

(prezzi e tariffe-prezzi fissi, prezzi minimi e/o massimi; pubblicità e di<br />

marketing; sede di esercizio della professione e restrizioni geografiche alla<br />

prestazione dei servizi o restrizioni allo stab<strong>il</strong>imento di succursali; restrizioni<br />

alla cooperazione interprofessionale; restrizioni alla forma di attività,<br />

ad esempio possib<strong>il</strong>ità di costituire società di capitali e a quali condizioni).<br />

120


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

setz (legge sulla tassazione del reddito) che al paragrafo 18 14 , tra<br />

i redditi di lavoro autonomo, individua quelli derivanti da:<br />

- attività professionale indipendente di medici, odontoiatri, veterinari,<br />

avvocati, notai, avvocati specializzati in brevetti,<br />

geometri, ingegneri, architetti, chimici commerciali, contab<strong>il</strong>i,<br />

consulenti economici e fiscali, medici, dentisti, fisioterapisti,<br />

giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori, p<strong>il</strong>oti e <strong>professioni</strong><br />

analoghe<br />

- attività di freelance indipendenti che operano nel campo<br />

scientifico, artistico, letterario, didattico e educativo.<br />

La legge fiscale considera libero <strong>professioni</strong>sta anche chi si<br />

avvale della collaborazione di personale preformato, a condizione<br />

che agisca in base alle proprie competenze e sotto la propria<br />

responsab<strong>il</strong>ità: un criterio essenziale di questa definizione è<br />

dunque l’autonomia.<br />

La Corte costituzionale federale adotta invece un criterio<br />

sociologico (2°BVefG, 10, 354, 364) quando afferma che è tipico<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali «l'impegno personale all'interno della<br />

professione, <strong>il</strong> carattere di ciascuna professione, come indicato<br />

nel generale regime giuridico professionale, la posizione e<br />

l'importanza della professione nella struttura sociale, la qualità e<br />

14 §18 della Einkommensteuergesetz. (…) Alle libere <strong>professioni</strong> appartengono<br />

le attività indipendenti in campo scientifico, artistico, letterario,<br />

didattico e educativo, le attività indipendenti di medici, odontoiatri, veterinari,<br />

avvocati, notai, avvocati specializzati in brevetti, geometri, ingegneri,<br />

architetti, chimici commerciali, contab<strong>il</strong>i, consulenti economici e fiscali,<br />

medici, dentisti, fisioterapisti, giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori, p<strong>il</strong>oti<br />

e <strong>professioni</strong> analoghe. [3] Un membro <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> nel senso<br />

<strong>delle</strong> frasi 1 e 2, opera quindi nelle libere <strong>professioni</strong> anche quando si<br />

avvale della collaborazione di personale preformato, a condizione che agisca<br />

in base alle proprie competenze e sotto la propria responsab<strong>il</strong>ità. [4] In<br />

caso di impedimento temporaneo, una rappresentanza non compromette <strong>il</strong><br />

carattere autonomo della conduzione della professione.<br />

121


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

la durata della formazione richiesta» (BVerfGE 46, 224,241 e<br />

seguenti).<br />

Secondo l’associazione federale <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

(Bundesverbands der Freien Berufe, Bfb), i membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

sono caratterizzati dal fatto di avere una specifica qualificazione<br />

professionale, essere personalmente responsab<strong>il</strong>i e professionalmente<br />

indipendenti, essere fornitori di servizi intellettuali.<br />

L’esercizio della professione è soggetto alle specifiche obbligazioni<br />

professionali in conformità alla legislazione nazionale<br />

o del rispettivo ente professionale (Bfb, 1997).<br />

Il legislatore federale ha adottato invece questa definizione<br />

al § 1 comma 2 frase 1 della Partnerschaftsgesellschaftsgesetz<br />

(1998): «le libere <strong>professioni</strong> sono generalmente basate su particolari<br />

competenze professionali o talento creativo personale. I<br />

liberi <strong>professioni</strong>sti forniscono in modo personale, responsab<strong>il</strong>e<br />

e indipendente servizi di alto livello nell'interesse dei clienti e<br />

del pubblico» (Gu I, p.1878). Ma, in ogni caso, secondo la definizione<br />

del diritto professionale, va segnalato che in Germania<br />

regola le <strong>professioni</strong> storiche, sono liberi <strong>professioni</strong>sti tutti coloro,<br />

autonomi o dipendenti che hanno un titolo professionale 15 .<br />

A fronte di questa complessità, <strong>il</strong> ministero federale<br />

dell’Economia e della Tecnologia, che offre un sevizio di orientamento<br />

a coloro che vogliano intraprendere la libera professione,<br />

fornisce alcuni suggerimenti pratici per lo start-up di attività<br />

professionali, che aiutano a dipanare la questione16 .<br />

15 Ulteriori informazioni in: BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.45E xistenzgründungen<br />

in «den freien Berufen»; BMWi-Existenzgründungsportal:<br />

Freie Berufe; BMWi-Existenzgründungsportal: Gewerbe.<br />

16 Ministero dell’Economia e della Tecnologia (2010),<br />

Existenzgründung und freie Berufe Begleitbroschüre zum eTraining,<br />

gennaio.<br />

122


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Innanzitutto, viene specificato che,quando si parla si parla<br />

di occupati autonomi (Selbständigen), si fa riferimento sia ai<br />

Gewerbetreibende che ai liberi <strong>professioni</strong>sti veri e propri<br />

(Freiberufler).<br />

L’appartenenza a uno dei due gruppi ha conseguenze sui requisiti<br />

per lo start-up, sulle possib<strong>il</strong>i forme giuridiche di impresa,<br />

sul sistema previdenziale oltre che sul sistema fiscale.<br />

I Gewerbetreibender sono infatti soggetti alla Gewerbesteuer<br />

(tassa sul Gewerbe, termine che normalmente viene tradotto<br />

come attività di business o commerciale) e sono tenuti ad<br />

adottare la contab<strong>il</strong>ità con partita doppia, mentre i liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

(Freiberufler) possono optare per una contab<strong>il</strong>ità semplificata17<br />

.<br />

Il ministero <strong>delle</strong> Finanze ricomprende tra i <strong>professioni</strong>sti<br />

anche coloro che non sono riconducib<strong>il</strong>i puntualmente alle libere<br />

<strong>professioni</strong> regolamentate. Professionista infatti è colui che ha:<br />

- competenze professionali specifiche, anche se non conseguite<br />

necessariamente tramite l’istruzione universitaria, ma tramite<br />

autoformazione o pratica professionale: l’importante è<br />

che siano scientificamente fondate e paragonab<strong>il</strong>i ai livelli<br />

universitari<br />

- offre tramite le proprie competenze servizi di alto valore per<br />

la società<br />

- ha piena autonomia nel proprio lavoro ed è responsab<strong>il</strong>e della<br />

qualità del servizio stesso<br />

17 Secondo la legge, <strong>il</strong> Gewerbe è un’attività lecita, permanente, autonoma<br />

e intrapresa al fine di realizzare profitti. Tipici esempi sono gli artigiani,<br />

i commercianti e i ristoratori.<br />

123


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- spesso viene remunerato sulla base di sistemi tariffari<br />

dell’ordine a cui appartiene.<br />

La decisione finale su chi può essere considerato libero <strong>professioni</strong>sta<br />

e chi no spetta al Finanzamt (ufficio finanza).<br />

L’ufficio manda al richiedente un questionario in base al<br />

quale deciderà se <strong>il</strong> fondatore dell’attività, dopo che si è registrato<br />

al Finanzamt o al Gewerbeamt (o camera di commercio), è da<br />

ritenere un Freieberufler o un Gewerbetreibender, riservandosi <strong>il</strong><br />

diritto di confermare la decisione anche dopo controlli successivi.<br />

A volte nemmeno i funzionari del Finanzamt sono in grado<br />

di distinguere un libero <strong>professioni</strong>sta da un Gewerbetreibender:<br />

<strong>il</strong> problema nasce dal fatto che molte libere <strong>professioni</strong> hanno<br />

anche le caratteristiche del Gewerbe e viceversa. Ma in generale<br />

si può dire che quando <strong>il</strong> lavoro intellettuale e creativo è preminente,<br />

si applicheranno le regole fiscali <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />

Per volontà del legislatore, i veri autonomi sono responsab<strong>il</strong>i<br />

tanto del proprio lavoro quanto della propria pensione.<br />

Nel caso in cui un lavoratore autonomo svolga sia attività<br />

tipiche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> che attività tipiche del Gewerbe<br />

deve tenere una contab<strong>il</strong>ità separata.<br />

Ciò è <strong>il</strong> caso ad esempio dell’architetto che ha introiti ulteriori<br />

come agente immob<strong>il</strong>iare o di un oculista che venda lenti a<br />

contatto in aggiunta al suo lavoro medico.<br />

Nel caso invece le due attività non siano separab<strong>il</strong>i in quanto<br />

l’una non può sussistere senza l’altra, come nel caso del venditore<br />

che offre consulenza ai clienti sui propri prodotti, sarà <strong>il</strong><br />

Finanzamt a stab<strong>il</strong>ire quale aspetto sia prevalente, se <strong>il</strong> professionale<br />

o <strong>il</strong> commerciale.<br />

124


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Quadro 2. I liberi <strong>professioni</strong>sti free lance.<br />

I liberi <strong>professioni</strong>sti non devono essere confusi ancora con i freier<br />

Mitarbeiter (free lance). È considerato freier Mitarbeiter chi ha un<br />

contratto con altre con persone o con altre imprese senza avere<br />

un’occupazione stab<strong>il</strong>e e duratura.<br />

Ciò accade spesso nel caso di contratti per lavori e progetti specifici,<br />

con compenso concordato o con una cifra fissa. Ma anche in questo<br />

caso <strong>il</strong> freier Mitarbeiter può essere fiscalmente annoverato tra i liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti o tra i Gewerbetreibender.<br />

Nel caso in cui <strong>il</strong> free lance opera con un solo committente, ma non<br />

deve né procurarsi clienti e ordini, né affrontare rischi di impresa, è<br />

considerato:<br />

- autonomo con committente (Selbständig mit einem Auftraggeber) se<br />

lavora durevolmente ed esclusivamente per un solo committente, ricava<br />

almeno cinque sesti <strong>delle</strong> proprie entrate da attività svolte per lo<br />

stesso committente, non impiega alcun dipendente assicurab<strong>il</strong>e nel<br />

contesto della sua attività. L’autonomo con committente deve pagare<br />

completamente da sé i contributi per la pensione; su richiesta, può essere<br />

esentato dal versare contributi per i primi tre anni di attività.<br />

- Pseudoautonomo (Scheinselbständig), equiparato ad un occupato dipendente<br />

se, operando durevolmente per un unico committente, è soggetto<br />

alle direttive del committente, ha una stab<strong>il</strong>e postazione di lavoro<br />

negli uffici del committente, ha orari di lavoro fissi, riceve un pagamento<br />

fisso mens<strong>il</strong>e o settimanale, ha diritto a ferie retribuite 18 .<br />

18 Purtroppo spesso è diffic<strong>il</strong>e determinare chi è pseudo-autonomo e chi<br />

è autonomo con committente ed è necessario decidere per ogni singolo caso.<br />

Non è peraltro decisivo che nel contratto figurino uno o più committenti.<br />

Cruciale è <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> contratto si concretizza effettivamente. Chi<br />

voglia chiarire la propria posizione dovrebbe farlo, se possib<strong>il</strong>e, entro un<br />

mese dall'inizio dell’attività. Punto di contatto per la cosiddetta Statusfeststellungsverfahren<br />

(procedura di determinazione dello status) è la Clearingstelle<br />

Deutsche Rentenversicherung Bund10704.<br />

125


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Le forme giuridiche per i liberi <strong>professioni</strong>sti 19<br />

In conseguenza del forte ancoraggio al sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

le forme di organizzazione giuridiche tendono a priv<strong>il</strong>egiare<br />

modalità che priv<strong>il</strong>egiano la presenza dei <strong>professioni</strong>sti nella<br />

organizzazione <strong>delle</strong> attività.<br />

L’impresa individuale (Einzelunternehmen) è di gran lunga<br />

la forma giuridica più comune in Germania. Secondo la survey<br />

The Future of Professional Work (Lane et alii, 2003, p.24), si<br />

stima che al 2003 i <strong>professioni</strong>sti che operano in imprese individuali<br />

sono attorno al 59%.<br />

Una Einzelunternehmen può essere creata rapidamente e fac<strong>il</strong>mente:<br />

non richiede un capitale di partenza minimo, prevede<br />

che <strong>il</strong> singolo imprenditore risponda con tutto <strong>il</strong> suo patrimonio<br />

privato a fronte di richieste di pagamento, non richiede di essere<br />

registrata né nel Handelregister né nel Partnerschaftsregister.<br />

Con formula della Bürogemeinschaft (ufficio in comune) o<br />

della Praxisgemeinschaft (condivisione di pratiche) più <strong>professioni</strong>sti<br />

possono usare in comune lo spazio dell’ufficio e di alcune sue<br />

componenti, come la cucina o la fotocopiatrice. L’obiettivo principale<br />

della Bürogemeinschaft è infatti quello di ridurre i costi e, se<br />

necessario, favorire lo scambio esperienze professionali. Non si<br />

tratta dunque di una vera e propria forma giuridica in quanto non<br />

prevede nessuna responsab<strong>il</strong>ità nei confronti degli altri membri dell'ufficio,<br />

non stab<strong>il</strong>isce un legame commerciale tra i partner, non richiede<br />

un capitale minimo. È anche possib<strong>il</strong>e assumere personale<br />

19 Ulteriori informazioni:BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.33 Rechtsformen;<br />

BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.45 Existenzgründungen in<br />

den freien Berufen; BMWi-Existenzgründungsportal: Freie Berufe;-BMWi-<br />

Existenzgründungsportal: Rechtsformen; BMWi-Existenzgründungsportal:<br />

Recht und Verträge.<br />

126


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

d'ufficio in comune. Ognuno lavora per conto proprio e ognuno<br />

deve avere la propria targa d'ufficio fuori dalla porta.<br />

La società di diritto civ<strong>il</strong>e (Gesellschaft bürgerlichen Rechts,<br />

Gbr) è pensata per i casi in cui almeno due persone vogliano lavorare<br />

insieme. La profondità della collaborazione può variare: va<br />

dalla comune rappresentazione esterna (attraverso un marchio e<br />

biglietti da visita comuni) alla elaborazione comune degli ordini.<br />

Non è necessario un capitale minimo, ogni partner è responsab<strong>il</strong>e<br />

dell'azienda con tutto <strong>il</strong> proprio patrimonio privato, non è necessario<br />

un accordo societario scritto, non è necessario registrarsi nel<br />

Handelregister o nel Partnerschaftsregister.<br />

La Partnerschaftsgesellschaft (Partg), come la Gbr, si costituisce<br />

quando dei liberi <strong>professioni</strong>sti vogliono lavorare insieme.<br />

Secondo la survey citata, i <strong>professioni</strong>sti che operano in forme di<br />

partenariato sono attorno al 17%. In questo caso l’azienda deve<br />

essere iscritta nel Partnerschaftsregister presso l’Amtsgericht<br />

(tribunale locale). Alcuni liberi <strong>professioni</strong>sti (ad esempio gli avvocati)<br />

sono autorizzati a collaborare in Partg solo con altri determinati<br />

liberi <strong>professioni</strong>sti (in questo caso avvocati e consulenti<br />

fiscali). La responsab<strong>il</strong>ità è tuttavia limitata: solo coloro che sono<br />

stati coinvolti nella gestione di un ordine sono responsab<strong>il</strong>e per le<br />

eventuali irregolarità risultanti. Come nel caso della Gbr, non è<br />

comunque necessario un capitale minimo e i partner sono responsab<strong>il</strong>i<br />

personalmente e congiuntamente.<br />

I liberi <strong>professioni</strong>sti possono costituire una Società a responsab<strong>il</strong>ità<br />

limitata (Gesellschaft mit beschränkter Haftung,<br />

Gmbh) da soli o assieme ad altri partner. La survey citata stima<br />

che i <strong>professioni</strong>sti che operano in società a responsab<strong>il</strong>ità limitata<br />

sono attorno 12%. La responsab<strong>il</strong>ità è limitata ai beni della società,<br />

quindi i partner non sono responsab<strong>il</strong>i con i loro beni privati.<br />

127


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

L’avviamento di una Gmbh è più complesso rispetto a quello<br />

di una Gbr o di una Partg. Il contratto societario deve essere autenticato<br />

ed è necessaria l’iscrizione all’Handelregister. La società è<br />

tenuta a comp<strong>il</strong>are ogni anno un conto dei profitti e <strong>delle</strong> perdite.<br />

L’Unternehmergesellschaft haftungsbeschränkt (Ugg) è la<br />

“sorella minore” della Gmbh. Anche in questo caso la responsab<strong>il</strong>ità<br />

è limitata ai beni della società. Anche l’Ug può essere fondata<br />

da un singolo o da più partner. La principale differenza è<br />

che è possib<strong>il</strong>e ridurre notevolmente le formalità per l'avviamento<br />

e non è necessario versare un capitale minimo. Tuttavia la società<br />

deve essere registrata nell’Handelregister. Anche l’Ug è<br />

tenuta a comp<strong>il</strong>are ogni anno un conto dei profitti e <strong>delle</strong> perdite.<br />

Tuttavia la Ug dovrebbe diventare nel corso degli anni una<br />

vera e propria Gmbh. A tal fine un quarto dei profitti annuali<br />

deve essere messo da parte fino a che non si raggiungono i 25<br />

m<strong>il</strong>a euro di capitale. La riserva può essere costituita nell’arco di<br />

molti anni, non vi è alcun limite di tempo.<br />

Quadro 3. Le procedure di start up.<br />

Iscrizioni. Ogni lavoratore autonomo, nel momento in cui avvia la<br />

propria attività deve registrarsi: se Gewerbetreibender alla camera di<br />

commercio e dell’industria locale (Gewerbeamt), se libero <strong>professioni</strong>sta<br />

al Finanzamt. Per alcune libere <strong>professioni</strong> regolamentate è normalmente<br />

obbligatorio essere membri della camera appropriata, che ha<br />

<strong>il</strong> compito verificare se <strong>il</strong> richiedente possieda tutti i requisiti necessari<br />

all'ammissione. In funzione della forma giuridica adottata per svolgere<br />

l’attività può essere necessaria l’iscrizione a: Handelsregister (registro<br />

del commercio) nel caso si intenda costituire una società responsab<strong>il</strong>ità<br />

limitata; Partnerschaftsregister (registro di partenariato) nel caso si<br />

intenda costituire una società di partneriato.<br />

128


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Assicurazione 20 . I liberi <strong>professioni</strong>sti devono avere, come tutti,<br />

un’assicurazione sanitaria ed una assicurazione contro gli infortuni sul<br />

lavoro, spesso stipulata per <strong>il</strong> tramite dell’associazione di categoria.<br />

Per alcune <strong>professioni</strong> l'assicurazione è obbligatoria, per altre è facoltativa.<br />

Chiunque abbia dipendenti deve in ogni caso garantire che questi<br />

abbiano l'assicurazione appropriata.<br />

Previdenza. L’assicurazione pensionistica legale (Gesetzliche Rentenversicherung)<br />

è obbligatoria per insegnanti autonomi, educatori, formatori,<br />

docenti e assistenti didattici che insegnano per proprio conto e<br />

che non assumono personale assicurab<strong>il</strong>e; ostetriche e infermiere ostetriche<br />

indipendenti; p<strong>il</strong>oti liberi <strong>professioni</strong>sti che lavorano su commissione<br />

pubblica; artisti e scrittori; autonomi con committente. Tutti<br />

gli altri liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi possono creare una previdenza<br />

pensionistica privata. Ma è anche possib<strong>il</strong>e in determinate condizioni,<br />

20 I liberi <strong>professioni</strong>sti devono avere un’assicurazione sanitaria. Gli artisti e<br />

i pubblicisti autonomi devono assicurarsi tramite l’assicurazione sociale per gli<br />

artisti (Künstlersozialversicherung) e versare i contributi assicurativi sulla cassa<br />

sociale degli artisti (Künstlersozialkasse, Ksk). Gli occupati autonomi devono<br />

assicurarsi tramite l'associazione di categoria. Chiunque abbia dipendenti deve<br />

in ogni caso garantire che questi abbiano l’assicurazione appropriata. Per alcune<br />

<strong>professioni</strong>, l’assicurazione è obbligatoria, per altre è facoltativa. La Verwaltungs-Berufsgenossenschaft<br />

(Vbg, associazione di gestione professionale)<br />

è l’associazione professionale di banche, assicurazioni, amministrazioni<br />

e anche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Ha solo membri che si assicurano volontariamente,<br />

per esempio: avvocati, notai, contab<strong>il</strong>i, consulenti fiscali, consulenti<br />

aziendali, architetti, ingegneri, scienziati, esperti, scrittori, artisti nel<br />

campo della parola, della musica, <strong>delle</strong> arti visive e dello spettacolo,<br />

designer, <strong>professioni</strong>sti dell’information technology. Nella Berufsgenossenschaft<br />

für Gesundheitsdienst und Wohlfahrtspflege (Bgw, associazione professionale<br />

dei servizi sanitari e del benessere), i membri sono obbligatoriamente<br />

assicurati: fisioterapisti, ostetriche, massaggiatori, balneoterapisti,<br />

pedicure, logopedisti, infermieri e assistenti geriatrici, operatori di servizi<br />

di assistenza ambulatoriale, operatori di assistenza diurna privata per bambini.<br />

Nella Berufsgenossenschaft für Druck und Papierverarbeitung (Bgdp,<br />

associazione professionale per la carta stampata) sono obbligatoriamente<br />

assicurati: fotografi, fotodesigner, fotogiornalisti che sv<strong>il</strong>uppano foto nel<br />

proprio laboratorio. Nella Berufsgenossenschaft Energie Text<strong>il</strong> Elektro<br />

(Bgete, associazione professionale per l’energia, <strong>il</strong> tess<strong>il</strong>e e l’elettronica)<br />

sono assicurati tra gli altri i cameraman e tutti coloro che hanno a che fare<br />

con la produzione e la presentazione di f<strong>il</strong>m.<br />

129


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

assicurarsi volontariamente con l'assicurazione pensionistica legale.<br />

Regimi pensionistici professionali 21 . Molte <strong>professioni</strong> devono o possono<br />

regolare <strong>il</strong> loro pensionamento tramite regimi pensionistici professionali.<br />

Normalmente i liberi <strong>professioni</strong>sti apparenti a <strong>professioni</strong> con iscrizione<br />

obbligatoria alla camera devono assicurarsi obbligatoriamente<br />

con la loro camera, ad eccezione di psicologi psicoterapeuti, la cui<br />

camera non ha alcun regime pensionistico e che possono organizzare <strong>il</strong><br />

proprio pensionamento come credono; ingegneri in quanto non obbligati<br />

a iscriversi alla camera. Se sono iscritti, devono assicurarsi con la<br />

loro camera, in caso contrario possono assicurarsi a loro piacimento.<br />

Per molte <strong>professioni</strong> del settore <strong>delle</strong> comunicazioni e dei media sono<br />

previste forme volontarie di pensionamento in aggiunta all'assicurazione<br />

pensionistica legale.<br />

Quadro 4. Aspetti legali <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />

Licenze professionali. Come già ricordato non tutti possono praticare<br />

una determinata professione. Un certo numero di attività professionali<br />

note come “libere <strong>professioni</strong> regolamentate” (geregelte freie Berufe)<br />

richiedono un alto livello di competenza e una formazione adeguata<br />

che devono essere dimostrate. Questo è per lo meno <strong>il</strong> caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

la cui licenza professionale è rigidamente regolata 22 .<br />

21 Nella Repubblica federale tedesca esistono casse di previdenza per<br />

tutti coloro che esercitano una libera professione ordinistica. Le casse previdenziali<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche non si finanziano tramite i contributi<br />

dei lavoratori in servizio secondo <strong>il</strong> sistema di ripartizione ma secondo<br />

<strong>il</strong> “piano di copertura aperta” o secondo la ”copertura probab<strong>il</strong>e modificata”.<br />

Cfr. www.specchioeconomico.com.<br />

22 I liberi <strong>professioni</strong>sti con iscrizione obbligatoria alla camera devono<br />

contattare la loro camera, che emetterà su richiesta una licenza professionale.<br />

Altre libere <strong>professioni</strong>, come <strong>il</strong> medico empirico, devono ricevere la licenza<br />

da enti pubblici, <strong>il</strong> Gesundheitsamt. Gli esperti giurati certificati devono<br />

rivolgersi alla Industrie und Handelskammer (camera dell’industria e<br />

del commercio) o al tribunale competente. Alcuni liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

(giornalisti o artisti ad esempio) possono svolgere la loro professione senza<br />

licenza.<br />

130


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Pubblicità. Inoltre per le libere <strong>professioni</strong> con iscrizione obbligatoria<br />

alla camera c’è una serie di limitazioni sulla pubblicità per evitare che<br />

l'immagine della professione venga danneggiata: ad esempio un eccesso<br />

di pubblicità commerciale potrebbe erodere la fiducia di clienti e<br />

pazienti. Sono consentiti solo annunci “direttamente connessi con l'attività”<br />

per rendere nota una nuova apertura o per far sapere che si è<br />

tornati dalle ferie. Sono vietati alcuni contenuti specifici, come quelli<br />

ad esempio relativi ai prezzi. Le comunicazioni via posta o e-ma<strong>il</strong> sono<br />

permesse se trasmettono informazioni operative come ad esempio<br />

le novità nel diritto tributario nel caso di una newsletter di un consulente<br />

fiscale ai suoi clienti.<br />

Per tutte le <strong>professioni</strong> sanitarie sono vietati elementi pubblicitari nelle<br />

comunicazioni, ad esempio immagini che mostrano i vari trattamenti.<br />

Sono permesse presentazioni di sé (per esempio su internet o su volantini)<br />

a patto che si limitino a informazioni concrete, ad esempio sull'attività<br />

e le priorità del libero <strong>professioni</strong>sta.<br />

I liberi <strong>professioni</strong>sti possono indicare la loro specializzazione sui biglietti<br />

da visita e sulla targa dell'ufficio, ma anche qui sono vietati gli<br />

elementi pubblicitari, ad esempio targhe troppo appariscenti. Negli elenchi<br />

di attività commerciali su internet o sulle pagine gialle i liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti possono pubblicare nome, indirizzo e attività principali.<br />

Anche qui sono vietati gli elementi pubblicitari.<br />

Copyright. Gli artisti e i pubblicisti protetti da copyright hanno <strong>il</strong> controllo<br />

sulle opere e i testi che hanno creato. Il copyright protegge le<br />

opere linguistiche (come libri, sceneggiature, testi di canzoni), programmi<br />

per computer, opere musicali, opere grafiche, sculture, foto,<br />

f<strong>il</strong>m, opere di pantomima, coreografie di danza e anche rappresentazioni<br />

di carattere tecnico e scientifico.<br />

Il copyright comprende <strong>il</strong> diritto di presentare <strong>il</strong> proprio lavoro in pubblico,<br />

di renderlo accessib<strong>il</strong>e con diversi mezzi. La legge sul copyright<br />

contiene inoltre disposizioni che mirano a garantire equi compensi ai<br />

“creativi”.<br />

Quando gli autori non possono verificare se, dove e come le loro opere<br />

vengono ut<strong>il</strong>izzate e riprodotte, devono ricorrere ai copyright collecti-<br />

131


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ve che raccolgono le loro royalties.<br />

3.4. Gli aspetti quantitativi<br />

Nel 2001, secondo la relazione del governo federale (Ministero<br />

federale dell’economia e della tecnologia, 2003), nelle libere<br />

<strong>professioni</strong>, si registravano, tra <strong>professioni</strong>sti autonomi e<br />

dipendenti, circa 3 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori, pari al 7%<br />

dell’occupazione totale. Di questi lavoratori, gli autonomi erano<br />

761 m<strong>il</strong>a (25%), i dipendenti 2 m<strong>il</strong>ioni, i free lance 154 m<strong>il</strong>a; erano<br />

in tirocinio 157 m<strong>il</strong>a pari al 10% del totale dei tirocinanti.<br />

In particolare, veniva segnalato che <strong>il</strong> 58% dei <strong>professioni</strong>sti era<br />

costituito da donne, in condizione, tuttavia, di disparità sul piano<br />

del reddito e della crescita professionale. Le libere <strong>professioni</strong><br />

inoltre avevano generato circa l’8% del prodotto interno lordo e<br />

contribuito alla crescita dell’occupazione aprendo nuovi campi<br />

di attività professionale e offrendo grandi opportunità di lavoro<br />

autonomo. Nel periodo dal 1978 al 2001, le libere <strong>professioni</strong><br />

avevano fatto registrare un incremento di lavoro autonomo pari<br />

a 251 (1978=100) mentre nel settore commerciale <strong>il</strong> lavoro autonomo<br />

era cresciuto di 145 punti.<br />

Le <strong>professioni</strong> culturali, già nel 2002, occupavano <strong>il</strong> numero<br />

più consistente di liberi <strong>professioni</strong>sti (160 m<strong>il</strong>a) sia nei vecchi<br />

Länder che nei nuovi. Infine <strong>il</strong> rapporto sottolineava come <strong>il</strong><br />

campo <strong>delle</strong> le libere <strong>professioni</strong>, che avevano costituito un importante<br />

veicolo per lo sv<strong>il</strong>uppo del settore dei servizi, si era arricchito,<br />

negli ultimi anni, di nuove <strong>professioni</strong> di cui, a titolo<br />

esemplificativo, viene proposto nella citata relazione un elenco<br />

non esaustivo (cfr. approfondimento 2).<br />

132


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Il quadro occupazionale odierno<br />

Le libere <strong>professioni</strong> occupano, al 2010, 4 m<strong>il</strong>ioni e 129 m<strong>il</strong>a<br />

unità di cui <strong>il</strong> 64% dipendenti, <strong>il</strong> 27% liberi <strong>professioni</strong>sti, <strong>il</strong><br />

restante 19% free lance e tirocinanti (Ifb, 2010). I dati (cfr. approfondimento<br />

2) mostrano la straordinaria crescita dei lavoratori<br />

autonomi nelle libere <strong>professioni</strong> che nel corso degli ultimi 12<br />

anni sono passati da 2 m<strong>il</strong>ioni e 552 m<strong>il</strong>a unità a 4 m<strong>il</strong>ioni e 129<br />

m<strong>il</strong>a. Tuttavia, mentre <strong>il</strong> numero totale degli occupati si è quasi<br />

duplicato, <strong>il</strong> rapporto tra dipendenti ed autonomi ha subito solo<br />

qualche leggera variazione se si considera che i dipendenti nel<br />

1997 erano <strong>il</strong> 62,5% del totale (1 m<strong>il</strong>ione e594 m<strong>il</strong>a) e gli autonomi<br />

si attestavano sul 25 % (637 m<strong>il</strong>a). A partire dal 2007 si<br />

registra un minor peso del lavoro dipendente (da 67,2% a<br />

64,6%) a fronte di una crescita più marcata del lavoro autonomo<br />

(da 24,5% a 27%).<br />

Per quanto riguarda gli apprendisti, si registra invece una<br />

riduzione sia in termini assoluti (ammontavano a 171.600 unità<br />

nel 1997 e si attestano sui 125 m<strong>il</strong>a nel 2010) che in percentuale<br />

(dal 6,7% del 1997 al 3% del 2010 sul totale degli occupati).<br />

I free lance invece, che in termini assoluti crescono,passando<br />

dai 150 m<strong>il</strong>a del 1997 ai 222 m<strong>il</strong>a del 2010 con una<br />

crescita costante, in termini percentuali mantengo lo stesso peso<br />

(5% circa sul totale degli occupati), segnalano una forte stab<strong>il</strong>ità<br />

del quadro occupazionale.<br />

Distribuzione dei dipendenti occupati nelle libere <strong>professioni</strong><br />

per settore di attività economica<br />

Per poter valutare nei diversi settori economici gli incrementi<br />

di dipendenti occupati nelle libere <strong>professioni</strong> nel periodo<br />

2003-2009 possono essere ut<strong>il</strong>izzati i dati relativi al versa-<br />

133


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

mento di contributi per l’assicurazione sociale legale, a cui sono<br />

tenuti i dipendenti compresi alcuni tipi di free lance e probab<strong>il</strong>mente<br />

anche i tirocinanti23 . Le persone che versano<br />

un’assicurazione sociale legale riconducib<strong>il</strong>i alle libere <strong>professioni</strong><br />

occupano un’importante porzione dell’economia tedesca<br />

con una percentuale del 10,5% (2 m<strong>il</strong>ioni e 793 m<strong>il</strong>a dipendenti)<br />

sul totale nazionale. Il più alto numero di dipendenti è<br />

concentrato nel settore sanitario e veterinario (726.600). Seguono<br />

architetti e ingegneri (325.927), consulenti hardware e<br />

software (309.429) 24 , contab<strong>il</strong>i e consulenti fiscali (251.136),<br />

servizi sociali (201.396), consulenti di imprese e di pubbliche<br />

relazioni (192.321), educazione e insegnamento (181.207), ricerca<br />

e sv<strong>il</strong>uppo (145.331), consulenza legale (179.947), farmacisti<br />

(139.421), ricerca tecnica, fisica e chimica (64 m<strong>il</strong>a).<br />

Meno dipendenti si registrano nelle scuole (14.633), i servizi<br />

artistici e di scrittura (21.318), altri servizi artistici, di intrattenimento,<br />

culturali e sim<strong>il</strong>i (15452), i sondaggi di mercato e di<br />

opinione (14.568). L’eterogeneo gruppo <strong>delle</strong> altre liberi <strong>professioni</strong>sti,<br />

che resta fuori da queste categorie, registra 59.913<br />

dipendenti assicurati. Il settore che evidenzia i tassi di crescita<br />

più r<strong>il</strong>evanti negli ultimi cinque anni è quello della ricerca e<br />

sv<strong>il</strong>uppo. Altri settori in crescita costante sono quelli<br />

dell’assistenza sociale, del marketing, dei <strong>professioni</strong>sti del<br />

settore artistico culturale come i designer, i fotografi della<br />

stampa, i giornalisti, le scuole di danza.<br />

23 Si tratta tuttavia di dati in parte differenti da quelli rappresentati nelle<br />

dati Ifm dal momento che in qualche settore (hardware e software in particolare)<br />

non sono distinguib<strong>il</strong>i i dipendenti dai liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />

24 Vi sono compresi sia i dipendenti che i lavoratori autonomi.<br />

134


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Distribuzione dei liberi <strong>professioni</strong>sti per raggruppamenti<br />

professionali<br />

Se si considerano, per gruppo professionale di riferimento, i<br />

liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi si evidenzia che i liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

autonomi della cultura, nel periodo 1994-2010, sono quelli<br />

che continuano a far registrare una crescita in termini assoluti. I<br />

277 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti autonomi di questo raggruppamento sono<br />

senza dubbio <strong>il</strong> nucleo più numeroso seguito da quello dei<br />

medici (125.264),degli avvocati (110.500), <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong><br />

mediche (108.500), dei revisori e dei consulenti fiscali<br />

(87.600) (Oberlander e Faßmann, 2009).<br />

Negli ultimi cinque anni anche la crescita percentuale più<br />

consistente è quella dei <strong>professioni</strong>sti del settore della scienza e<br />

della tecnica (da 11,6% a 16%), <strong>delle</strong> altre attività consulenziali<br />

(dal 7,3% al 10,9%), <strong>delle</strong> altre attività tecniche (da 11,6% del<br />

2005 a 16% del 2010). Mentre tra <strong>il</strong> 2001 ed <strong>il</strong> 2006, secondo i<br />

dati riportati nella Neue Freie Berufe in Deutschland (Oberlander<br />

e Faßmann, 2009), un libero <strong>professioni</strong>sta tedesco creava in media<br />

tre posti di lavoro; oggi, in concomitanza con la crisi, si deve<br />

registrare una riduzione della capacità <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> di<br />

creare lavoro dipendente (2,5 posti di lavoro). Infatti, mentre nel<br />

periodo 2003-2010 i dipendenti sono rimasti sostanzialmente<br />

stab<strong>il</strong>i, i <strong>professioni</strong>sti autonomi sono aumentati del 23%.<br />

In ogni caso, la piccola dimensione sembra continuare a caratterizzare<br />

l’ambiente <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> (tabella 1). Ad<br />

esempio secondo la citata survey The future of Professionalised<br />

Work (Lane et alii, 2003), con riferimento ai gruppi professionali<br />

dei farmacisti, della consulenza manageriale, degli avvocati e<br />

degli psicologi, si stima che l’81% lavori in organizzazioni con<br />

meno di 10 dipendenti e che solo tra i farmacisti si segnala una<br />

135


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

percentuale r<strong>il</strong>evante (12,3%) di organizzazioni con un numero<br />

di dipendenti superiore ai 500.<br />

Tabella 1. Dimensione organizzativa per numero dipendenti<br />

(2003).<br />

Numero addetti Farmacisti Servizi<br />

manageriali<br />

Dimensione <strong>delle</strong> organizzazioni per numero addetti (%)<br />

136<br />

Avvocati Psicologi Complessivo<br />

In Ge In Ge In Ge In Ge In Ge<br />

Meno di 10 21,4 65,3 14,1 76,9 37,2 88,4 37,0 93,5 27,3 81,0<br />

100-99 12,7 19,2 5,0 17,5 47,3 8,9 9,4 0,8 18,8 11,6<br />

100-499 7,7 3,2 13,1 1,6 12,2 2,8 3,7 1,5 9,30 2,4<br />

Più di 500 58,1 12,3 68,0 4,0 3,2 0,0 49,8 4,3 44,5 5,1<br />

Fonte: Lane et alii (2003).<br />

Donne nelle libere <strong>professioni</strong><br />

Complessivamente <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> donne che operano come<br />

<strong>professioni</strong>sti automi nei diversi raggruppamenti professionali è<br />

significativamente cresciuto negli anni dal 1988 al 2010 (Ifb,<br />

2010). Mediamente esse oggi rappresentano circa <strong>il</strong> 30% dei liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti in un buona parte dei gruppi professionali ad<br />

esclusione di alcune storiche <strong>professioni</strong> quali quelle degli avvocati,<br />

dei notai, dei contab<strong>il</strong>i e dei consulenti fiscali, degli architetti<br />

e degli ingegneri, in cui prevalgono gli uomini; superano<br />

invece <strong>il</strong> 50% nei gruppi degli artisti interpreti e dei pubblicisti.


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

3.5. Il sistema di rappresentanza<br />

La regolazione contrattuale<br />

Il sistema <strong>delle</strong> relazioni industriali in Germania, a differenza<br />

di altri paesi industrializzati, è caratterizzato da quella marcata<br />

istituzionalizzazione che peraltro permea anche altri sistemi<br />

(ad esempio <strong>il</strong> sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>). Le norme che regolano<br />

la contrattazione ed <strong>il</strong> rapporto tra datori di lavoro e lavoratori<br />

sono definite dalla legge sui contratti collettivi (Tarifvertragsgesetz)<br />

e dalla legge sulla costituzione <strong>delle</strong> imprese (Betriebsvefassungsgetz)<br />

(Borzaga, 2005).<br />

La Tarifvertragsgesetz definisce i contenuti, la forma e<br />

l’efficacia dei contratti collettivi, individuando i soggetti titolati<br />

a stipulare i contratti collettivi e quelli obbligati alla loro applicazione.<br />

In questo quadro, le attività negoziali sono di pertinenza<br />

degli imprenditori e <strong>delle</strong> loro associazioni da un lato, e dei<br />

sindacati e dei lavoratori dall’altro.<br />

I contratti stipulati tra queste organizzazioni hanno valore,<br />

sia dal lato datoriale che dal lato dipendente, solo per i rispettivi<br />

iscritti. Le norme contenute nei contratti collettivi hanno valore<br />

di legge e non possono esser disattese al livello aziendale: tali<br />

contratti per poter avere efficacia erga omnes debbono seguire<br />

una particolare procedura di competenza del ministro federale<br />

del Lavoro e della Sicurezza Sociale Allgemeinverbindlichkeitserklärung<br />

(Cg<strong>il</strong> Em<strong>il</strong>ia Romagna, 2005).<br />

Accanto a queste forme di contrattazione sono però previsti<br />

anche accordi di co-determinazione (Mitbestimmung) tra <strong>il</strong> singolo<br />

datore di lavoro e <strong>il</strong> consiglio aziendale con riguardo ad alcune<br />

questioni di matrice sociale, personale ed economica stab<strong>il</strong>ite<br />

espressamente dal Betriebsverfassungsgesetz.<br />

137


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Il consiglio aziendale – che viene eletto tra tutti i lavoratori<br />

di una impresa con più di cinque dipendenti – ha <strong>il</strong> compito di<br />

vig<strong>il</strong>are sull’applicazione del contratto collettivo ed ha diritti di<br />

informazione, di co-gestione e di codeterminazione all’interno<br />

dell’azienda su determinate materie.<br />

Gli attori della contrattazione<br />

Il sistema tedesco degli interessi economici organizzati si<br />

presenta in forma di tre p<strong>il</strong>astri: 1) le associazioni imprenditoriali<br />

settoriali organizzate a livello nazionale dal Bdi (Bundesverband<br />

der Deutschen Industrie); 2) le associazioni dei datori di<br />

lavoro organizzati a livello federale dal Bda (Bundesverband der<br />

Arbeitgeber in Deutschland); 3) le camere dell’industria e del<br />

commercio (Industrie und Handelskammern; Ihks) e le camere<br />

dell'artigianato (Handwerkskammern, Hwks) 25 .<br />

25 La Federazione <strong>delle</strong> industrie tedesche (Bundesverband der Deutschen<br />

Industrie, Bdi)è l'organizzazione ombrello per le associazioni del<br />

settore industriale e <strong>delle</strong> imprese di servizi connessi con l’industria. Vi aderiscono<br />

38 associazioni di settore e rappresenta gli interessi di 100 m<strong>il</strong>a<br />

grandi medie e piccole aziende con otto m<strong>il</strong>ioni di dipendenti (Cfr.<br />

www.bdi.eu).<br />

La Federazione <strong>delle</strong> industrie di servizi (Bundesverband der Dienstleistungswirtschaft,<br />

Bwdi) è l'organizzazione ombrello per le associazioni<br />

professionali di 26 industrie del terziario, che rappresentano 100 m<strong>il</strong>a aziende<br />

di dimensioni medie con circa m<strong>il</strong>ione di addetti. Ha un gruppo di<br />

lavoro sulle relazioni industriali per la progettazione dei salari minimi attuali<br />

del settore (Cfr. www.bundesverband-dienstleistungswirtschaft.de).<br />

La Federazione tedesca del commercio all'ingrosso e degli intermediari<br />

esteri (Bundesverband Großhandel, Aussenhandel, Dienstleistung, Bga) è<br />

la principale organizzazione per <strong>il</strong> commercio all'ingrosso, commercio estero<br />

e del settore dei servizi nella Repubblica federale di Germania. La Bga<br />

rappresenta come organizzazione ombrello di circa 120 m<strong>il</strong>a imprese tedesche<br />

www.bga.de).<br />

La Federazione commercio al dettaglio (Hauptverband Einzelhandels<br />

des deutschen, Hde) è l’organizzazione generale del commercio al dettaglio<br />

che rappresenta <strong>il</strong> settore a livello nazionale e comunitario, così come nei<br />

confronti di altri settori di attività, i media e <strong>il</strong> pubblico. Il settore al dettaglio<br />

comprende 410 m<strong>il</strong>a società indipendenti con un totale di 2,7 m<strong>il</strong>ioni di<br />

dipendenti e un fatturato annuo di oltre 550 m<strong>il</strong>iardi di euro. Alla federazione<br />

aderiscono 100 m<strong>il</strong>a membri provenienti da di tutti i settori di busi-<br />

138<br />

(segue)


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Le associazioni di impresa, nella loro funzione di datori di<br />

lavoro, si uniscono, su base volontaria in associazioni territoriali<br />

(di solito regionali) che aderiscono a una confederazione nazionale<br />

di categoria.<br />

Queste associazioni, che occupano circa l’80% dei lavoratori<br />

dipendenti, aderiscono a loro volta alla Bund Deutscher Arbeitgeber<br />

(Bda) 26 che è la confederazione nazionale dei datori di lavoro<br />

tedeschi del commercio e dell’industria. La Bda è<br />

l’organizzazione socio-politica ombrello alla quale aderiscono<br />

6.500 associazioni dei datori di lavoro e rappresenta gli interessi<br />

economici dei datori di lavoro nei settori della contrattazione sociale<br />

e collettiva, del diritto del lavoro, dell’occupazione e della<br />

formazione<br />

Anche i sindacati di categoria tedesca confluiscono nella<br />

confederazione tedesca dei sindacati (Der Deutsche Gewerkschaftsbund,<br />

Bdg), che svolge funzioni di rappresentanza nei<br />

confronti degli organi politici ma che non ha competenze sulla<br />

contrattazione collettiva che è riservata ai sindacati di categoria.<br />

ness, che producono un fatturato di oltre 250 m<strong>il</strong>iardi di euro all'anno. Il<br />

consiglio di contrattazione collettiva di Hde ha <strong>il</strong> compito di preparare la<br />

contrattazione di coordinare e prendere le decisioni necessarie (Cfr.<br />

www.einzelhandel.de).<br />

Alla Confederazione tedesca degli artigiani e dei mestier<br />

(Zentralverband des Deutschen Handwerks e. V., Zdh) aderiscono 53<br />

camere dei mestieri e 36 associazioni centrali di mestiere. Rappresenta gli<br />

interessi generali del mestiere presso <strong>il</strong> Bundestag, le altre autorità centrali,<br />

l‘Unione europea e le organizzazioni internazionali (Cfr. www.zdh.de).<br />

Le 38 associazioni professionali attive sul territorio federale costituiscono,<br />

insieme alle altre otto associazioni di categoria professionali,<br />

l’Associazione <strong>delle</strong> imprese artigiane tedesche (Unternehmerverband Deutsches<br />

Handwerk, Udh) che in qualità di organizzazione datoriale, stipula i<br />

contratti collettivi compiti quali ad esempio le contrattazioni collettive.<br />

26 Cfr www.bda-online.de.<br />

139


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Essa è costituita da otto sindacati di categoria27 : Ed<strong>il</strong>izia, ambiente<br />

agricolo; Miniere, della chimica e dell’energia; Ecg dei<br />

ferrovieri e dei trasporti; Unione dell’istruzione e <strong>delle</strong> scienze;<br />

Ig Metall; Alimentari e catering; Sindacato di polizia; Ver.di-<br />

United Services.<br />

In particolare, Ver.di (Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft)<br />

è l’unione dei sindacati del settore dei servizi pubblici e<br />

privati (funzione pubblica, trasporti, poste telecomunicazioni,<br />

commercio, banche assicurazioni, giornalisti, radio televisione,<br />

stampa) che costituisce <strong>il</strong> sindacato dei settori dei servizi.<br />

La gerarchia dei contratti<br />

Tradizionalmente prevale la contrattazione con più datori di<br />

lavoro a livello settoriale in distretti regionali di contrattazione<br />

(con coordinazione tra sindacati e imprenditori tra settori e regioni).<br />

Pur essendo possib<strong>il</strong>e stipulare contratti collettivi sia a livello<br />

federale (Bund) che a livello di distretto (Bezirk), la tipologia<br />

negoziale prevalente è quella di distretto (Bezirk): infatti, salvo<br />

pochissime eccezioni, non esiste un contratto collettivo federale,<br />

ma sussistono tanti contratti collettivi di categoria quanti sono i<br />

distretti, che di norma corrispondono, dal punto di vista territoriale,<br />

a ciascun Land. A livello distrettuale possono essere stipulati<br />

anche contratti collettivi “mantello” (Manteltarifverträge),<br />

che regolamentano complessivamente i rapporti tra le parti stipulanti,<br />

e i singoli rapporti di lavoro e accordi salariali (Lohntarifverträge)<br />

relativi ai prof<strong>il</strong>i economico-retributivi della presta-<br />

27 In ordine di elenco: www.igbau.de; www.igbce.de; www.evgonline.org;<br />

www.gew.de; www.igmetall.de; www.ngg.net; www.gdp.de;<br />

www.verdi.de.<br />

140


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

zione lavorativa, accordi in materia di gratifiche, di riallineamento<br />

salariale tra est ed ovest.<br />

In ogni caso va r<strong>il</strong>evato come, in Germania, <strong>il</strong> sistema sia<br />

stato caratterizzato fino a tempi piuttosto recenti, da una forte<br />

centralizzazione sul distretto sia dal punto di vista della consistenza<br />

numerica dei relativi contratti collettivi, sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

<strong>delle</strong> materie regolamentate. Ne è conseguita una prevalenza<br />

del livello distrettuale sulla contrattazione decentrata. Peraltro la<br />

sussistenza del sistema di codeterminazione aziendale ha contribuito<br />

allo scarso sv<strong>il</strong>uppo della contrattazione collettiva decentrata.<br />

Infatti, nella prassi è accaduto spesso che le previsioni dei<br />

contratti collettivi di distretto siano state implementate non già<br />

ut<strong>il</strong>izzando lo strumento dell’accordo collettivo decentrato,<br />

quanto piuttosto quello dell’accordo di codeterminazione, dato<br />

che formano oggetto di Mitbestimmung materie che possono<br />

considerarsi strategiche per la gestione dei rapporti individuali<br />

di lavoro.<br />

Relativamente alla contrattazione collettiva decentrata occorre<br />

segnalare tuttavia come si siano di recente stipulati con<br />

maggior frequenza i contratti collettivi aziendali (Firmentarifverträge),<br />

a seguito della riunificazione e del conseguente aggravarsi<br />

della crisi economica. In alcune grandi imprese del paese,<br />

quali ad esempio la Volkswagen, si registra infatti <strong>il</strong> primato<br />

della contrattazione aziendale. Ciò in ragione del fatto che, in tali<br />

realtà, <strong>il</strong> datore di lavoro (pubblico) non risulta iscritto ad alcuna<br />

associazione sindacale e dunque non è tenuto, ai sensi<br />

dell’art. 3 del Tarifvertragsgesetz, all’applicazione del contratto<br />

collettivo di distretto.<br />

141


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In sintesi, per la contrattualizzazione dei rapporti di lavoro28 ,<br />

la determinazione dei salari e <strong>delle</strong> condizioni di lavoro sono<br />

possib<strong>il</strong>i tre forme alternative:<br />

- contrattazione con più datori di lavoro a livello settoriale<br />

- contrattazione con un unico datore di lavoro a livello di impresa<br />

- contratti individuali (piuttosto che contratti collettivi di lavoro).<br />

Il regime <strong>delle</strong> clausole di apertura<br />

La forte centralizzazione del sistema, favorita da un dettato<br />

normativo come quello <strong>il</strong>lustrato, ha comunque indotto le parti<br />

sociali a favorire un processo di flessib<strong>il</strong>izzazione del sistema, in<br />

particolare attraverso l’uso <strong>delle</strong> c.d. clausole di apertura (Öffnungsklauseln).<br />

Basate sulla legge sugli accordi collettivi esse prevedono la<br />

possib<strong>il</strong>ità per le imprese, vincolate da accordi collettivi di deviare,<br />

entro certi limiti, dalle norme fissate in tali accordi al fine<br />

di prestare maggior attenzione alle condizioni della singola impresa.<br />

In genere, ciò da luogo ad accordi tra i consigli dei lavo-<br />

28 Intervista telefonica a Tanja Jovanovic, Institut für Freie Berufe: In<br />

Germania, secondo quanto indicato da una esponente dell’Fb, non si segnalano<br />

contratti nazionali per gli occupati di tutte le libere <strong>professioni</strong>. Anche<br />

se vi sono alcuni contratti specifici, per quelle <strong>professioni</strong> che rientrano nella<br />

contrattazione collettiva, va ricordato che non vi è alcun obbligo per gli<br />

imprenditori, che operano nel campo <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, di remunerare<br />

i propri dipendenti sulla base di questi contratti, quando non aderiscono alle<br />

associazioni datoriali. L’intervistata a questo proposito ha proposto i seguenti<br />

esempi: medici, che lavorano come dipendenti sono trattati sulla base<br />

del contratto, stipulato dalle loro rappresentanze sindacali; i tecnici di<br />

farmacia sono retribuiti sulla base di contratti stipulati con le associazioni<br />

di dipendenti; i dipendenti degli studi di architettura e dei tax advisor non<br />

hanno in genere una tariffa definita: ciascun dipendente contratta <strong>il</strong> proprio<br />

salario; gli assistenti legali hanno varie forme di contratti come definite nei<br />

vari stati federali.<br />

142


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

ratori e <strong>il</strong> management in cui firmatari fissano limiti e possono<br />

esercitare un diritto di veto sulle deroghe (Scnabel, 2011).<br />

La maggior parte <strong>delle</strong> clausole riguardano la regolamentazione<br />

dell’orario di lavoro: ore di lavoro variab<strong>il</strong>i, conti individuali<br />

sugli orari di lavoro etc., aumenti e tagli nelle ore di lavoro<br />

standard settimanali. Sono invece meno diffuse le clausole in<br />

deroga che riguardano <strong>il</strong> salario. In particolare, si registrano differimento<br />

degli aumenti salariali; salario più basso per neoassunti;<br />

rari tagli (rari) sul salario di base.<br />

Le clausole in deroga oggi esistono in quasi tutti i settori,<br />

ma solo circa <strong>il</strong> 50% <strong>delle</strong> imprese le ut<strong>il</strong>izza. Sembra che poche<br />

(piccole) imprese non conoscano l’esistenza di queste clausole.<br />

Le clausole in deroga sono un prerequisito per le “alleanze<br />

per <strong>il</strong> lavoro” tra <strong>il</strong> management i consigli dei lavoratori che, in<br />

cambio di garanzie sul lavoro, hanno l’obiettivo di incrementare<br />

la competitività attraverso la flessib<strong>il</strong>ità dell’orario di lavoro e<br />

contenuti aumenti salariali etc. La maggior parte <strong>delle</strong> clausole<br />

prevede regolamentazioni dell’orario di lavoro: ore di lavoro variab<strong>il</strong>i,<br />

conti individuali sugli orari di lavoro etc.; aumenti e tagli<br />

nelle ore di lavoro standard settimanali. Le clausole in deroga<br />

che riguardano <strong>il</strong> salario non sono diffuse. In genere prevedono<br />

aumenti salariali posticipati; salario più basso per neoassunti e<br />

rari tagli sul salario di base.<br />

Secondo <strong>il</strong> recente rapporto sulle relazioni industriali (European<br />

Commission, 2010) in Europa, nell’ultimo decennio, la<br />

Germania tuttavia ha fatto registrare un significativo spostamento<br />

della contrattazione dal livello distrettuale a quello<br />

dell’impresa. Ciò in ragione dei seguenti meccanismi:<br />

- crescita di sistemi di salario variab<strong>il</strong>e legati ai risultati<br />

143


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- uso più ampio del sistema <strong>delle</strong> clausole anche da parte di<br />

aziende non in difficoltà<br />

- diminuzione dei contratti collettivi di settore<br />

- propensione <strong>delle</strong> imprese a non aderire alle associazioni datoriali.<br />

Questa tendenza peraltro è registrata dal significativa riduzione<br />

del numero di lavoratori dipendenti coperti da accordi di<br />

contrattazione collettiva (figura 1).<br />

Figura 1. Percentuale di lavoratori coperti da accordi di<br />

contrattazione collettiva.<br />

La rappresentanza professionale tra regolamentazione<br />

e autogoverno<br />

Il sistema professionale tedesco è fortemente ancorato alle<br />

impostazioni originarie che sono centrate sulla r<strong>il</strong>evanza degli<br />

statuti professionali derivante dalla traiettoria del “professionalismo<br />

dall’alto” tipico della tradizionetedesca. In questo contesto<br />

144


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

le Camere giocano un ruolo fondamentale di concertazione con<br />

lo Stato nella regolamentazione degli accessi e della condotta.<br />

L’organizzazione ombrello del top club <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />

è l’Associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali (Bundesverband<br />

der freien Berufe). Essa rappresenta un m<strong>il</strong>ione di<br />

<strong>professioni</strong>sti con oltre tre m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti, compresi<br />

128 m<strong>il</strong>a tirocinanti. Fondata nel 1949 vi aderiscono, oggi,<br />

59 organizzazioni e 16 associazioni dello stato. Le organizzazioni<br />

professionali federate provengono da <strong>professioni</strong> medicosanitarie,<br />

<strong>professioni</strong> legali, fiscali e di consulenza alle imprese,<br />

<strong>professioni</strong> tecniche e scientifiche, educativo, psicologico e sociale,<br />

<strong>professioni</strong> giornalistica e attività artistiche.<br />

I singoli gruppi professionali sono a loro volta federati ed<br />

articolati sul territorio federale in enti di autogoverno e in associazioni.<br />

Ad esempio alla Bfb è associata la Bundesverband<br />

Deutscher Unternehmensberater, già considerata sopra relativamente<br />

ai comportamenti <strong>delle</strong> associazioni di <strong>professioni</strong> non<br />

regolamentate come quelle relative alla consulenza manageriale<br />

e di impresa.<br />

Come organizzazione leader di camere professionali e associazioni,<br />

<strong>il</strong> Bfb, ha i seguenti compiti:<br />

- promuovere le libere <strong>professioni</strong><br />

- garantire i fondamenti etici ed economici della professione<br />

- promuovere una formazione qualificata,e la formazione continua<br />

nelle <strong>professioni</strong> liberali<br />

- rafforzare l'influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali nello stato e<br />

società<br />

- mantenere i rapporti tra le <strong>professioni</strong>.<br />

145


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

L’associazione persegue la tutela del titolo professionale di<br />

tutti i gruppi <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> anche nell’interesse dei<br />

consumatori.<br />

L’associazione si impegna anche per una coerente politica<br />

sociale, la tutela ambientale e la formazione nell’interesse dei liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti.<br />

L’associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali si impegna<br />

inoltre a semplificare <strong>il</strong> sistema fiscale e a mantenere basse le aliquote<br />

fiscali.<br />

Quadro 5. Le associazioni professionali che fanno riferimento<br />

alla Bfb.<br />

Freie he<strong>il</strong>kundliche Berufe (<strong>professioni</strong> naturopatiche):<br />

1. Berufsverband Deutscher Psychologinnen und Psychologen e.V.,<br />

Bdp<br />

2. Bundesverband selbstständiger Physiotherapeuten e. V., Ifk<br />

3. Deutscher Verband für Physiotherapie e.V., Zvk<br />

4. Deutscher Verband der Ergotherapeuten e.V., Dve<br />

5. Freie He<strong>il</strong>praktiker e.V.<br />

Freie rechts, steuer und wirtschaftsberatende Berufe (<strong>professioni</strong> giuridiche<br />

consulenziali):<br />

1. Bundesverband Deutscher Unternehmensberater e.V., Bdu<br />

2. Bundesverband der Rentenberater e.V., Bvr<br />

3. Bundesverband der Rechtsberater f. betriebliche Altersversorgung<br />

u. Zeitwertkonten e.V., Brbz<br />

4. Bundesverband der Wirtschaftsberater e.V., Bvw<br />

5. Hauptverband der landwirtschaftlichen Buchstellen und<br />

Sachverständigen e.V., Hlbs<br />

6. Vereinigung d. unabhängigen freiberuflicher Aktuare e.V.,<br />

Deutsche Sektion der Iaca.<br />

146


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Freie technische Berufe:(<strong>professioni</strong> tecniche)<br />

1. Berufsvertretung Deutscher Biologen e.V.<br />

2. Verband Biologie, Biowissenschaften und Biomedizin in<br />

Deutschland e.V., Vbio<br />

3. Bund der Öffentlich bestellten Vermessungsingenieure e.V., Bdvi<br />

4. Bundesverband höherer Berufe der Technik, Wirtschaft und<br />

Gestaltung e.V., Bvt<br />

5. Bundesverband öffentlich bestellter u. vereidigter sowie<br />

qualifizierter Sachverständiger e.V., Bvs<br />

6. Gesellschaft für Informatik e.V. - Fachgruppe Selbstständige.<br />

Freie kulturelle Berufe (<strong>professioni</strong> della cultura):<br />

1. Berufsverband der Yogalehrenden in Deutschland e.V., Bdy<br />

2. Bundesverband Deutscher Schriftsteller-Ärzte e.V.<br />

3. Internationaler Verband der Konferenzdolmetscher -<br />

Regionalgruppe Deutschland, Aiic<br />

4. Bundesverband für Tanz- und Ausdruckstherapie Deutschland e.V.,<br />

Bvta<br />

5. Bundesverband Regie, Bvr<br />

6. Deutscher Presse Verband e.V., Dpv<br />

7. Freier Deutscher Autorenverband e.V., Fda<br />

8. Verband der Freien Lektorinnen und Lektoren e. V., Vfll<br />

9. Verband der Restauratoren, Vdr<br />

Fonte: Liste der im Bfb organisierten Nichtverkammerten Freien Berufe (gennaio<br />

2011).<br />

Si rinvia all’approfondimento 3 per un parziale elenco di associazioni<br />

di rappresentanza collegate ai nuovi prof<strong>il</strong>i professionali.<br />

147


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />

R<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

Secondo la recente ricerca sulle nuove <strong>professioni</strong>, curata da<br />

Oberlander (2009), occorre considerare che le libere <strong>professioni</strong><br />

in Germania svolgono sia un ruolo economico che un ruolo sociale,<br />

garantendo di fatto l’ordine sociale e statale. Anche se non esiste<br />

una immagine unitaria <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, come emerge<br />

da una ricerca sul prestigio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> condotta<br />

dall’Instituts für Demoskopie Allensbach (2003), sei libere <strong>professioni</strong><br />

si collocano ai primi posti. Al primo posto sono i medici,<br />

al quinto gli avvocati, al settimo e all'ottavo rispettivamente gli<br />

ingegneri e i farmacisti, al decimo gli scrittori e al quattordicesimo<br />

i giornalisti.<br />

Le funzioni riconosciute alle libere <strong>professioni</strong> sono:<br />

- garanzia di valori fondamentali come salute, formazione,<br />

proprietà<br />

- equità di diritti e doveri tra stato e cittadino<br />

- sostegno in situazioni di vita diffic<strong>il</strong>i<br />

- creazione e fornitura di beni culturali<br />

- difesa dei bisognosi<br />

- garanzia del funzionamento del processo economico<br />

- individualità e libertà della società.<br />

Sulla base di queste funzioni di ampia portata, le libere <strong>professioni</strong><br />

sono anche vettori di modernizzazione dell'economia e<br />

della società.<br />

La r<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, nei processi sociali ed<br />

economici, diventa apprezzab<strong>il</strong>e se si considerano le trasforma-<br />

148


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

zione che hanno contribuito ad innescare nei nuovi Bundesländern<br />

(ex Ddr) e nei paese dell’Est Europa 29 .<br />

La r<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> è infine r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e non<br />

solo dalla loro tradizionale funzione di erogazione di servizi di<br />

assistenza e consulenza, ma anche sul contributo che esse danno<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o economico: nel periodo 2001-2006 le libere hanno<br />

incrementato la loro capacità di contribuire al P<strong>il</strong> passando da<br />

una quota del 6,7% ad una del 9,7%.<br />

Le libere <strong>professioni</strong>: formazione e mercato del lavoro<br />

al centro del ceto medio autonomo<br />

Una condizione decisiva per la crescita del settore dei servizi<br />

è l’esistenza di un efficace sistema scolastico e formativo. «In<br />

Germania la percentuale di aventi titolo di studio per <strong>il</strong> settore<br />

terziario (diploma di Fachhochshule e università) è pari al 15%,<br />

un punto percentuale in più rispetto all’anno passato (2003,<br />

n.d.a.) ma nettamente inferiore alla media Ocse del 19% e leggermente<br />

sotto la media Ue del 17%» (Bmbf, 2006). Il trend del<br />

numero di immatricolazioni induce a considerazioni sim<strong>il</strong>i. A livello<br />

federale <strong>il</strong> numero di immatricolazioni è sceso del 3,5% tra<br />

<strong>il</strong> 2005 e <strong>il</strong> 2006. È necessario dunque portare a un livello ottimale<br />

<strong>il</strong> sistema scolastico e formativo, anche come base per lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo dell'imprenditorialità e del libero <strong>professioni</strong>smo.<br />

Il mercato del lavoro sta attraversando un forte cambiamento<br />

e si sta facendo strada una flessib<strong>il</strong>ità multidimensionale, che<br />

crea curriculum sempre meno lineari. Soprattutto i giovani svol-<br />

29 In quel contesto le libere <strong>professioni</strong>, con grande anticipo rispetto agli<br />

altri settori economici, hanno giocato un ruolo chiave nella progettazione<br />

dei nuovi fondamenti istituzionali, materiali e giuridici. Questo dimostra la<br />

loro superiore velocità di adattamento e <strong>il</strong> loro significato come garanti della<br />

prosecuzione del processo di riforma.<br />

149


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

gono lavori a durata limitata, ma questa tendenza è visib<strong>il</strong>e per<br />

tutti i gruppi d’età. Il numero di occupati part time cresce da anni<br />

e comprende, oltre alla classica porzione femmin<strong>il</strong>e, anche un<br />

crescente numero di uomini. La domanda di lavoro qualificato<br />

aumenterà ancora, come anche la tendenza verso la flessib<strong>il</strong>izzazione.<br />

Secondo la ricerca sulle nuove <strong>professioni</strong> <strong>il</strong> trend di crescita<br />

del <strong>professioni</strong>sta autonomo può essere r<strong>il</strong>evato anche dalla<br />

crescita del 43% del numero di autonomi senza dipendenti, tra <strong>il</strong><br />

1991 e <strong>il</strong> 2003.<br />

È l’autonomia economica a garantire l’indipendenza e la responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> e dall’ab<strong>il</strong>ità economica deriva<br />

necessariamente <strong>il</strong> desiderio di guadagno. Questo desiderio,<br />

a parere di Oberlander, deve essere adeguatamente regolato e<br />

sostenuto dall’ordinamento dell’economia e dall’etica professionale<br />

<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />

La professionalizzazione <strong>delle</strong> nuove libere <strong>professioni</strong><br />

Nelle società moderne le nuove libere <strong>professioni</strong> si caratterizzano<br />

per una sempre più crescente spinta alla scientificizzazione,<br />

accademizzazione, allo sv<strong>il</strong>uppo di competenze,<br />

all’introduzione di prove per l'ingresso all'esercizio, allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

di specifici valori professionali e di standard di condotta, alla<br />

organizzazione in associazioni professionali (H<strong>il</strong>lmann, 1994).<br />

Un’accademizzazione della professione, anche nei servizi alla<br />

persona come i servizi di cura, sarebbe indispensab<strong>il</strong>e per una<br />

qualificazione su ampia scala degli appartenenti alle <strong>professioni</strong><br />

e come indice significativo della professionalizzazione dei ceti<br />

professionali.<br />

150


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

In questo processo di professionalizzazione i gruppi professionali<br />

sono indotti a sostituire una larga fetta di controllo esterno<br />

con l’autocontrollo degli appartenenti alla professione. Un<br />

importante aspetto della professionalizzazione è quindi garanzia<br />

del controllo sull’ingresso alla professione tramite specifici requisiti<br />

(accademici) formativi e tramite lo sv<strong>il</strong>uppo di norme<br />

professionali (etica professionale).<br />

La spinta alla professionalizzazione è inoltre segnalata dal<br />

fatto che molte associazioni di categoria <strong>professioni</strong> puntano,<br />

secondo Oberlander , ad operare sulla base dei seguenti criteri:<br />

- garantire una qualificazione possib<strong>il</strong>mente uniforme e in linea<br />

con i regolamenti<br />

- assicurare un’offerta formativa tanto qualitativa quanto<br />

quantitativa<br />

- definire un prof<strong>il</strong>o professionale<br />

- adottare sistemi di garanzia della qualità<br />

- sostenere l’autonomia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e dei ceti professionali<br />

(autogestione professionale) con forme di regolamentazione<br />

dell’accesso e dell’esercizio della professione<br />

- sv<strong>il</strong>uppare adeguate conoscenze tecniche e di ricerca come<br />

basi per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> prassi professionali.<br />

I nuovi servizi professionali: le prospettive<br />

Nella ricerca professionale o anche nella consulenza per lo<br />

start up si trovano sempre più spesso nuovi servizi che non corrispondono<br />

ai prof<strong>il</strong>i professionali tradizionali. I settori di attività<br />

più interessati da questo fenomeno sono: salute, riab<strong>il</strong>itazione,<br />

prevenzione, wellness; scienze tecniche e naturali; difesa<br />

dell’ambiente; consulenza; formazione; informazione e comunicazione;<br />

media e media design; cultura.<br />

151


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In questi settori si segnalano nuove liberi <strong>professioni</strong>sti come <strong>il</strong><br />

life-science-engineer, <strong>il</strong> robot humanizer, <strong>il</strong> designer di servizi, <strong>il</strong> giurista<br />

dell'informazione, <strong>il</strong> consulente di managed care, <strong>il</strong> bioinformatico,<br />

<strong>il</strong> designer della comunicazione. Ma sono anche importanti i<br />

cambiamenti e gli sv<strong>il</strong>uppi nelle libere <strong>professioni</strong> tradizionali.<br />

In prospettiva, inoltre, «l’offerta di servizi cambierà da mera<br />

espletazione del servizio a una combinazione di fornitura di servizi<br />

professionali, prodotti fac<strong>il</strong>i da usare e eccellenti, informazioni<br />

di background» (Papstein, 2006). Di conseguenza, cresceranno<br />

tipo di requisiti e spettro di competenze dei <strong>professioni</strong>sti,<br />

che dovranno possedere anche conoscenze di tipo interdisciplinare.<br />

Inoltre, dal momento che i servizi non sono immagazzinab<strong>il</strong>i,<br />

<strong>il</strong> modello di business più adeguato sembra essere, in prospettiva,<br />

quello del commercio dei diritti d’uso che potrà concretizzarsi<br />

nel leasing per singoli ut<strong>il</strong>izzatori, nel pooling per circoli<br />

aperti di ut<strong>il</strong>izzatori e nello sharing per circoli chiusi di ut<strong>il</strong>izzatori.<br />

Su questo prof<strong>il</strong>o sembrano particolarmente promettenti, in<br />

prospettiva, le seguenti offerte di servizi:<br />

- servizi su base temporale, che tramite un’offerta flessib<strong>il</strong>e<br />

(ad esempio dottori con orari di visita serali o nel fine settimana)<br />

permettono di amministrare meglio <strong>il</strong> budget di tempo<br />

tra lavoro, famiglia e tempo libero<br />

- servizi di tempo libero che provvedono a un efficiente gestione<br />

del tempo (ad esempio ottimizzazione della work-lifebalance,<br />

servizi per le vacanze)<br />

- servizi per la quotidianità (tech-maggiordomo per <strong>il</strong> funzionamento<br />

<strong>delle</strong> tecnologie domestiche, consulente per lo st<strong>il</strong>e<br />

dell'abitazione e per lo st<strong>il</strong>e di vita etc.)<br />

152


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

- servizi per la famiglia (per una migliore compatib<strong>il</strong>ità tra<br />

professione e famiglia, cura dei bambini, consulenza alimentare<br />

etc.)<br />

- servizi per la mob<strong>il</strong>ità (servizi di viaggio, business-flightservices<br />

etc.)<br />

- servizi per la salute (benessere medico, offerte per la salute<br />

al di fuori <strong>delle</strong> strutture istituzionali, servizi per anziani)<br />

- servizi di networking, che permettono ai partecipanti di ricorrere<br />

alle risorse offerte (ad esempio networking per business<br />

e per privati)<br />

- servizi emozionali (ad esempio ricerca della persona, consulenza<br />

per le relazioni, per <strong>il</strong> dolore e per <strong>il</strong> lutto).<br />

Purtroppo, a giudizio del ricercatore, non è possib<strong>il</strong>e formulare<br />

ipotesi quantitative sulla domanda attesa di tali servizi.<br />

Nondimeno secondo uno studio della Deutsche Bank Research<br />

(Schaffnit-Chatterjee, 2007) si può prevedere una crescita nei<br />

seguenti settori:<br />

- trasporti (privati e pubblici), a causa <strong>delle</strong> crescente domanda<br />

di mob<strong>il</strong>ità<br />

- sanità, a causa dell'invecchiamento della popolazione, della<br />

crescente attenzione alla salute della popolazione, del crescente<br />

valore del benessere<br />

- formazione, a causa del crescente bisogno di assistenza ai<br />

bambini e necessità di apprendimento lungo tutta la durata<br />

della vita<br />

- tempo libero, cultura e (pacchetti di) viaggio per la crescente<br />

di importanza di segmenti dell'intrattenimento (cfr. approfondimento<br />

1).<br />

153


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

3.7. Alcuni approfondimenti<br />

Approfondimento 1: <strong>il</strong> settore creativo<br />

Il settore creativo è costituito dai settori della cultura e dei<br />

media. Essi possono essere così classificati: settori culturali in<br />

senso stretto (editoria, musica, musical, attività economiche degli<br />

artisti free lance); settori della cultura e dei media in senso<br />

più ampio (per esempio atelier di design e architettura) e ulteriori<br />

sotto-settori di grande r<strong>il</strong>ievo per la cultura e i media (tra cui<br />

turismo culturale ed ed<strong>il</strong>izia culturale).<br />

Il confronto sul valore aggiunto lordo prodotto dai diversi<br />

settori nel 2004, evidenzia la r<strong>il</strong>evanza economica <strong>delle</strong> industrie<br />

creative che si attestano, al terzo posto, con 58 m<strong>il</strong>iardi di euro,<br />

precedute dal cr/edito (70 m<strong>il</strong>iardi) e dal settore del’auto con 64<br />

m<strong>il</strong>iardi (Ifb, 2008).<br />

Il settore dei media è allo stesso tempo interfaccia tra <strong>il</strong> settore<br />

della cultura e quello <strong>delle</strong> tecnologie dell’informazione<br />

(Itc-Wirtschaft). Queste tecnologie sono essenziali per la sostenib<strong>il</strong>ità<br />

di altri settori economici come quello della salute. Importanti<br />

innovazioni sono presenti in settori quali la sicurezza informatica<br />

o la E-Health. Ne sono esempi i servizi web o di comunicazione<br />

a banda larga, i servizi convergenti, la sicurezza informatica,<br />

le tecnologie Xml, l’E-Government, la telemedicina e<br />

l’E-Health.<br />

In sintesi, <strong>il</strong> settore dei media è importante (e non solo) per<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo dei mercati dei servizi per <strong>il</strong> fatto che: la trasformazione<br />

della società industriale in società della conoscenza è associata<br />

a una maggiore necessità di informazioni, a cui si deve<br />

venire incontro in modo efficiente e affidab<strong>il</strong>e; la globalizzazione<br />

è una forza trainante per attività interculturali che possono<br />

154


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

essere portate avanti a costi ragionevoli solo tramite media davvero<br />

moderni.<br />

Professioni come la logistica <strong>delle</strong> informazioni daranno forma<br />

al futuro della società e dell’economia in modo significativo.<br />

Soprattutto si rafforzerà l’interazione tra tecnologia e media, soprattutto<br />

nel campo dell'istruzione. Lo spettro <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />

si amplierà costantemente in questo e in molti altri settori.<br />

L’Institut für Freie Berufe di Nürnberg ha calcolato che, al<br />

1 gennaio 2008, i liberi <strong>professioni</strong>sti nel settore creativo ammontavano<br />

circa 242 m<strong>il</strong>a unità, pari cioè al 24,1% del totale dei<br />

<strong>professioni</strong>sti autonomi30 . Sullo sv<strong>il</strong>uppo di questo settore si precisa<br />

quanto segue:<br />

- le dinamiche del settore devono essere valutate confrontandole<br />

con quelle di altri settori<br />

- l’impatto <strong>delle</strong> industrie creative sull’occupazione è oltremodo<br />

significativo, questa tendenza è parzialmente in contrasto<br />

con le tendenze generali<br />

- è costituito prevalentemente di piccole e micro imprese con<br />

proprietari attivi, l’intensità degli avviamenti è alta<br />

- dai settori culturali vengono importanti stimoli per le sv<strong>il</strong>uppo<br />

di innovazioni nei mercati complessi.<br />

La dinamica economica è, rispetto ad altri settori, positiva:<br />

gli effetti dell'economia culturale sull'occupazione sono notevoli<br />

anche se nella norma operano imprese piccole e piccolissime<br />

con un elevata quota di start-up.<br />

30 Secondo i dati della ricerca Neue (Wiesand, 2006), nel 2003 gli occupati<br />

nel settore dell’economia culturale in Germania erano cosi distribuiti:autonomi:<br />

197 m<strong>il</strong>a di cui 131 m<strong>il</strong>a con redditi superiori al limite di r<strong>il</strong>evazione,<br />

66 m<strong>il</strong>a con redditi inferiori al limite di r<strong>il</strong>evazione; dipendenti:<br />

618 m<strong>il</strong>a di cui 444 m<strong>il</strong>a con assicurazione sociale e 174 m<strong>il</strong>a di scarsa entità,<br />

part time o a progetto.<br />

155


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Dall'economia culturale provengono inoltre importanti stimoli<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo dell'innovazione nei mercati complessi. Si<br />

evidenziano i seguenti fenomeni (Singer, 2007): bassa intensità<br />

di capitale, complementarietà con le attività culturali pubbliche e<br />

non-profit, alta prontezza all'uso di nuove tecnologie, crescente<br />

cooperazione transnazionale.<br />

Tuttavia è necessario astenersi da valutazioni troppo ottimistiche<br />

sui reali effetti del settore creativo sull’occupazione. Secondo<br />

le statistiche della Künstlersozialkasse (cassa sociale degli<br />

artisti) i <strong>professioni</strong>sti creativi hanno infatti spesso redditi<br />

annuali relativamente bassi31 .<br />

È quindi necessario stimolare nuove condizioni per la crescita<br />

del settore, ad esempio attraverso consulenze specifiche per<br />

l’avviamento, migliore informazione sulle opportunità di consulenza<br />

e finanziamento, una promozione dell’innovazione che risponda<br />

specificamente alle esigenze <strong>delle</strong> aziende culturali<br />

know-how-transfer per le strategie di recupero basate sul<br />

copyright.<br />

Approfondimento 2: dati quantitativi sulle libere <strong>professioni</strong><br />

La relazione del governo federale sulla situazione <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong> (2003) segnala una crescita più marcata dei liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti rispetto agli autonomi commerciali: fatto 100 <strong>il</strong><br />

1978, le libere <strong>professioni</strong> si attestano a 251 nel 2001, mentre gli<br />

autonomi si attestano a 145.<br />

31 Reddito annuale medio degli occupati nel settore creativo in euro:settore<br />

della parola: principianti: 10.641, totale degli assicurati: 13.651;<br />

settore dell'arte figurativa: principianti: 7.705, totale degli assicurati:<br />

10.510; settore della musica: principianti: 6.914, totale degli assicurati:<br />

9.698; ettore dell'arte performativa: principianti: 7.508, totale degli assicurati:<br />

10.599; tutti i settori: principianti: 8.422, totale degli assicurati:<br />

11.094.<br />

156


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Secondo i dati Ifm al 2010, <strong>il</strong> totale occupati <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong>, dal 1997 al 2010, raddoppia raggiungendo i 4 m<strong>il</strong>ioni<br />

e 129 m<strong>il</strong>a unità di cui 2 m<strong>il</strong>ioni e 668 m<strong>il</strong>a dipendenti, 1<br />

m<strong>il</strong>ione e 114 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti autonomi, 125 m<strong>il</strong>a tirocinanti,<br />

222 m<strong>il</strong>a dipendenti non coperti dalla previdenza sociale.<br />

Il personale <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> titolare di una assicurazione<br />

sociale è pari a 2 m<strong>il</strong>ioni e 793 unità nel 2007, mentre era<br />

apri a 2 m<strong>il</strong>ioni e 714 m<strong>il</strong>a nel 2003.<br />

I <strong>professioni</strong>sti autonomi sono suddivisi per <strong>professioni</strong> come<br />

in tabella 2.<br />

Tabella 2. Suddivisione per <strong>professioni</strong> degli autonomi.<br />

N<br />

Medici 125.264<br />

Dentisti 55.173<br />

Psicoterapeuti psicologico 14.500<br />

Veterinari 11.637<br />

Farmacista 19.522<br />

Altre <strong>professioni</strong> sanitarie 108.500<br />

Avvocati 110.500<br />

Consulenti in brevetti 2.913<br />

Notai 1.582<br />

Ragionieri/agenti fiscali 56.110<br />

Revisori/contab<strong>il</strong>i 10.336<br />

Consulente aziendale 34.500<br />

Altre attività di consulenza 87.600<br />

Architetti 56.881<br />

Consulting engineers 14.664<br />

Altri ingegneri freelance 52.400<br />

Esperto 17.200<br />

Altre scienze tecniche e naturali 58.000<br />

Occupazioni culturali 277.000<br />

Totale 1.114.282<br />

157


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Approfondimento 3: nuovi prof<strong>il</strong>i professionali e associazioni<br />

professionali<br />

I nuovi prof<strong>il</strong>i professionali ed associazioni di riferimento<br />

(Oberlander e Faßmann, 2009) sono riportati nel quadro sotto:<br />

Quadro 6. Nuovi prof<strong>il</strong>i professionali ed associazioni di<br />

riferimento.<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

1 Biometrico Deutsche Gesellschaft für Medizinische<br />

Informatik, Biometrie e.V.<br />

(Gmds)<br />

2 Ingegnere change control -<br />

3 Consulente su ambiente e<br />

risorse<br />

-<br />

4 Fooddesigner Gesellschaft Deutscher<br />

Lebensmitteltetechnologien e.V.<br />

Deustsches Institut für<br />

Lebensmitteltechnik e.V.<br />

5 Progettista per marketing<br />

visuale<br />

6 Ingegnere genetico -<br />

7 Criptoingegnere -<br />

8 Laser e optotecnologo -<br />

Bds-Europäeischer Zentralverband<br />

Visuelles<br />

Marketing/Merchandising<br />

9 Life-science engineer Bay to Bio-Förderkreis Life Science<br />

10 Nanotecnologo -<br />

11 Microtecnologo Ivam e.V. Fachverband für<br />

Mikrotechnik<br />

12 Biotecnologo per le piante Gesellschaft für<br />

Pflanzenbiotechnologie e.V.<br />

158


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

13. Fotonico -<br />

14. Quality assurance analyst -<br />

15. Ingegnere di soccorso -<br />

16. Robot humanizer -<br />

17. Rollout manager -<br />

18. Tissue engineer -<br />

19. Voice-User-Interface-<br />

Designer<br />

20. Ingegnere dei materiali -<br />

21. Professioni di consulenza<br />

giuridica, fiscale ed economica<br />

-<br />

-<br />

22. City manager Aktionskreis der bayerischen<br />

Citymanager<br />

23. Designer di servizi -<br />

24. Energybroker -<br />

25. Fundraiser Deutscher Fundraising Verband e.V.<br />

26. Consulente sulle risorse<br />

umane<br />

27. Giurista dell'informazione<br />

- Uguale agli avvocati normali<br />

28. Commerciante di informazioni<br />

30. Logista di informazioni -<br />

-<br />

-<br />

-<br />

31. Specialista M&A Bundesverband Mergers & Acquisition<br />

159


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

32. Merchandise manager Bds-Europäeischer Zentralverband<br />

Visuelles<br />

Marketing/Merchandising<br />

33 New business developer -<br />

34 Online advertising<br />

manager<br />

35. Consulente per<br />

outplacement<br />

36. Outsourcing consultant -<br />

Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />

Bvdw-e.V. Fachgruppe<br />

Online-Vermarkterkreis<br />

Bund Deustcher Unternehmensberater<br />

e.V. Bdu-Fachverband<br />

37. Ingegnere di patenti Deutscher Verband der<br />

Patentingenieure und Patentassessoren<br />

e.V.<br />

38. Pre-sales-engineer -<br />

39. Recruiter -<br />

40. Relocation Specialist European Relocation Association (Eura)<br />

41. Reta<strong>il</strong> manager -<br />

42.Consulente sul rischio Professional Risk Managers'<br />

Association (Prmia)<br />

43. Supply chain manager -<br />

44. Treasurer Verband Deutscher Treasurer<br />

45. Professioni sociali -<br />

41. Case Manager Deutsche Gesellschaft für Care und<br />

Case Management (Dgcc)<br />

42. Agente di servizio alle<br />

famiglie<br />

-<br />

160


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

43. Educatore per bambini Vereinigung für interdisziplinäre Frühförderung<br />

(Viff) e.V.<br />

44. Esperto di generi -<br />

45. Consulente di managed<br />

care<br />

51. Professioni ambientali -<br />

Bundesverband Managedcare Care<br />

e.V.<br />

52. Costruttore ecologico Berufsverband Deutscher Baubiologen<br />

53. Bioinformatico -<br />

54. Bioingegnere -<br />

55. Contractor -<br />

56. Consulente ecologico Stiftung Ökologie & Landbau<br />

57. Libere <strong>professioni</strong> culturali<br />

58. Consulente su colore, st<strong>il</strong>e<br />

e immagine<br />

-<br />

Interessenverband deutscher Farb- und<br />

St<strong>il</strong>berater e.V.<br />

Bundesverband Farb St<strong>il</strong> Image<br />

59. Consulente Feng Shui Shui Classic International<br />

Berufsverband für Feng Shui und<br />

Geomantie e.V.<br />

Europäischer Feng Shui und Geomantie<br />

e.V.<br />

60. Islampedagogo Berufsverband Deutscher Diplom-<br />

Pädagogen und Diplom Pädagoginnen<br />

e.V.<br />

61. Manager di turismo<br />

culturale<br />

Deutscher Tourismusverband e.V.<br />

62. Insegnante di lettura Deutsche Gesellschaft für berufliches<br />

Lesen<br />

161


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

63. Supervisore di pubblicazioni<br />

64. Pedagogo ludico Netzwerk Spielpädagogik<br />

65. W<strong>il</strong>dnispädagoge -<br />

66. Libere <strong>professioni</strong> della<br />

salute e della pedagogia della<br />

salute<br />

-<br />

Netzwerk der klinischen Monitore und<br />

CRAs e.V<br />

67. Igienista dentale Deutsche Gesellschaft für Dentalhygieniker/-innen<br />

e.V.<br />

68. Professioni del fitness Deutsche Fitnesslehrer Vereinigung<br />

e.V.<br />

69. Pedagogo del fitness Verband Deutsche Fitness- und<br />

Gesundheitsunternehmen e.V (Vdf)<br />

70. Fisioterapeuta per cani -<br />

71. Consulente per l’igiene -<br />

72. Medical practice manager -<br />

73. Medico preventivo Deutsche Gesellschaft für Prävention<br />

und Anti-Aging Medizin e.V.<br />

74. Preventologo Deutscher Präventologen e.V.<br />

75. Public health expert Deutsche Gesellschaft Public Health e.V.<br />

Deutsche Koordinierungsstelle für Gesundheitwissenschaften<br />

Medizinische<br />

Soziologie der Universität Freiburg<br />

76. Consulente per <strong>il</strong> benessere Deutscher Wellness Verband e.V.<br />

77. Professioni dell'informazione,<br />

<strong>delle</strong> comunicazioni e<br />

dei media<br />

-<br />

162


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

69. Content Manager -<br />

70. Crossmedia Operator -<br />

71. Data warehouse analyst/<br />

data mining specialist<br />

-<br />

72. E-Learning autor Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />

73. Enterprise content<br />

manager<br />

74. Fraud-Analyst -<br />

Aiim Im Europe<br />

75. Game designer Bundesverband der Entwickler von<br />

Computerspielen e.V.<br />

76. Tecnico di geoinformazioni<br />

77. Infografico -<br />

78. Manager dell’informazione -<br />

79. Designer della comunicazione<br />

(Vdk)<br />

80. Consulente per<br />

l’apprendimento<br />

-<br />

Verband Deutscher Kommunikationsdesigner<br />

e.V. Designer dell'informazione<br />

Deutscher Designer-Verband (Ddv)<br />

Deutscher Multimedia Verband e.V.<br />

(Dmmv)<br />

-<br />

81. Multimedia Konzepter Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />

(BVDW) e.V.<br />

82. OnlinejJournalist Deutscher Journalisten-Verband e.V.<br />

83. Tele-coach -<br />

84. Usab<strong>il</strong>ity engineer German Chapter der Usab<strong>il</strong>ity<br />

Professionals Association e.V.<br />

163


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />

85. Giornalista scientifico Die Wissenschafts-Pressekonferenz<br />

(WPK)<br />

Technisch-Literarische Gesellschaft<br />

e.V. (TELI)<br />

Arbeitkreis Medizinpublizisten Klub<br />

der Wissenschaftsjournalisten<br />

Europäische Union der Gesellschaften<br />

der Wissenschafts-Journalisten<br />

Approfondimento 4: i cataloghi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

Nella figura 2 viene proposto un confronto tra attività professionali<br />

comprese nel Katologberufe e nuove attività professionali.<br />

Figura 2. Katalogberufe e altre attività.<br />

164


Fonte: http://www.invest-in-saxony.net.<br />

CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

Quadro 7. Catalogo di Ähnlichen Berufe e Tatigkeitsberufe<br />

proposto dal ministero dell’Economia e della Tecnologia.<br />

1. Assistente geriatrico<br />

2. Infermiere ambulatoriale<br />

3. Audio-psico-fonologo<br />

4. Balneoterapista<br />

5. Direttore dei lavori<br />

6. Stimatore ed<strong>il</strong>izio / Stimatore<br />

del danno<br />

7. Perito ed<strong>il</strong>e<br />

8. Analista strutturale<br />

9. Guida montana<br />

10. Terapeuta occupazionale e terapeuta<br />

espressivo<br />

11. Scultore<br />

12. Analista di gruppi sanguigni<br />

13. Animatore, show e quizmaster<br />

14. Designer<br />

15. Dietista<br />

16. Conduttore<br />

17. Consulente informatico<br />

18. Elettrotecnico<br />

19. Inventore<br />

20. Ergoterapeuta<br />

165<br />

21. Educatore<br />

22. Raccoglitore di campioni minerali<br />

23. Titolare di scuola guida<br />

24. Annunciatore Tv<br />

25. Produttore cinematografico<br />

26. Ispettore della carne<br />

27. Fotodesigner<br />

28. Fotografo<br />

29. Grafico<br />

30. Ispettore <strong>delle</strong> merci<br />

31. Esperto di avarie/danni<br />

32. Ostetrico<br />

33. Infermiere ostetrico<br />

34. Massaggiatore medico<br />

35. Ingegnere strutturale<br />

36. Designer industriale<br />

37. Informatico<br />

38. Guida turistica<br />

39. Curatore fallimentare<br />

40. Servizio d'informazione giuridica


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

41. Cameraman<br />

42. Cartografo<br />

43. Esperto di automezzi<br />

44. Operatore domestico per l'infanzia<br />

45. Chimico clinico<br />

46. Compensatore di bussole su<br />

navi marittime<br />

47. Progettista<br />

48. Infermiere<br />

49. Artista<br />

50. Esperto d'arte<br />

51. Layout editor<br />

52. Insegnante<br />

53. Lessicografo<br />

54. Logopedista<br />

55. Illusionista<br />

56. Pittore<br />

57. Consulente di marketing<br />

58. Ricercatore di mercato<br />

59. Geometra minerario<br />

60. Massaggiatore<br />

61. Tecnico di laboratorio biomedico<br />

62. Fashion designer<br />

63. Musicista<br />

64. Netzplantechniker<br />

65. Ortottrista<br />

66. Esperto di brevetti<br />

67. Fisioterapista<br />

68. Progettatore di cucine<br />

69. Podologo<br />

70. Prozessagent<br />

71. Psicoanalista<br />

72. Piscologo<br />

73. Psicoterapeuta<br />

74. Enigmista<br />

166<br />

75. Designer di interni<br />

76. Assistente legale<br />

77. Istruttore di equitazione<br />

78. Consulente sulle pensioni<br />

79. Restauratore<br />

80. Paramedico<br />

81. Annunciatore radiofonico<br />

82. Esperto<br />

83. Attore<br />

84. Scrittore<br />

85. Consulente sulla sicurezza<br />

86. Istruttore sportivo<br />

87. Scalpellino<br />

88. Doppiatore<br />

89. Analista di sistemi<br />

90. Istruttore di danza<br />

91. Musicista per ballo e intrattenimento<br />

92. Terminologo<br />

93. Designer tess<strong>il</strong>e<br />

94. Artista sonoro<br />

95. Tecnico del suono<br />

96. Trainer<br />

97. Oratore<br />

98. Agente di acconti di garanzia<br />

99. Consulente aziendale<br />

100. Matematico economico e<br />

assicurativo<br />

101. Make-up artist<br />

102. Scrittore pubblicitario<br />

103. Copywriter<br />

104. Consulente economico<br />

105. Ricercatore<br />

106. Dentista<br />

107. Prestigiatore


3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />

CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

I documenti che sono stati analizzati per lo studio di caso<br />

sono i seguenti.<br />

1) Per tracciare la direttrice di evoluzione storica <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong> in Germania ci si è avvalsi, oltre che del saggio<br />

di Malatesta (2006), della survey condotta da C. Lane et alii<br />

(2003) realizzata per conto della Anglo-German Foundation<br />

for The Study of Industrial Society ( http://www.agf.org.uk).<br />

La ricerca confronta le diverse traiettorie evolutive di alcune<br />

<strong>professioni</strong>, sia regolamentate che non regolamentate, ed evidenzia<br />

come alcune differenze siano riconducib<strong>il</strong>i ad un<br />

effetto di mantenimento nel tempo di alcuni tratti originari<br />

distintivi dei paesi esaminati.<br />

2) Le libere <strong>professioni</strong> sono specifico oggetto di studio e ricerca<br />

dell’Institut für Freie Berufe (www.ifb.uni-erlangen.de).<br />

L’istituto, che ha sede presso l'Università Friedrich-<br />

Alexander di Erlangen-Norimberga, è nato nel 1964 con la<br />

missione di effettuare ricerca scientifica e di insegnamento<br />

sulla natura e l'importanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> nella società.<br />

Vi ha dato vita una associazione i cui membri sono:fondazioni;<br />

camere e associazioni di <strong>professioni</strong>, a livello<br />

federale e statale; associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

liberali; associazioni di stato <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> indipendenti;<br />

strutture di servizio per le libere <strong>professioni</strong>.<br />

Le pubblicazioni dell’istituto sono molto ut<strong>il</strong>i sia per definire<br />

la portata del termine “libera professione”, sia per individuare<br />

forme giuridiche e modalità organizzative dei liberi <strong>professioni</strong>sti,<br />

sia ancora per reperire dati comparativi aggiornati<br />

sulle libere <strong>professioni</strong>. Fra i diversi supporti messi a punto<br />

dall’istituto va segnalato lo strumentario per quanti inten-<br />

167


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

dano intraprendere una attività di libero <strong>professioni</strong>sta che<br />

costituisce una vera e propria guida allo start-up. Analoghi<br />

strumenti vengono riproposti, in forma semplificata, dal ministero<br />

dell’Economia e della tecnologia<br />

(http://www.existenzgruender.de).<br />

3) I dati quantitativi proposti dall’Ifb, che riguardano esclusivamente<br />

i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi, debbono essere tuttavia<br />

integrati con quelli proposti dall’Ifm (Instut für Mittelstandsforschung,<br />

www.ifm-bonn.org) che riporta i dati complessivi<br />

relativi alla intera popolazione di <strong>professioni</strong>sti, autonomi<br />

e dipendenti, riconducib<strong>il</strong>i alle libere <strong>professioni</strong>.<br />

L’Ifm), con sede a Bonn, è stato fondato come fondazione<br />

privata nel 1957 dalla Repubblica federale di Germania e<br />

dallo stato del Nord Reno-Westfalia.<br />

4) La ricognizione governativa più completa sullo stato <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> liberali in Germania è ad oggi la Relazione del<br />

Governo federale sulla situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />

(2003) a cura del ministero federale dell’Economia e della<br />

Tecnologia (http://dipbt.bundestag.de). Il documento consente<br />

non solo di fare una ricognizione sulla consistenza del<br />

sistema <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> ma di fare un primo punto<br />

sullo stato della regolamentazione e di specificare le principali<br />

politiche del governo federale alla data.<br />

5) Per valutare i progressi realizzati in tema di deregolamentazione<br />

lo studio di riferimento è quello di Hardege (2007)<br />

realizzato per conto dell’Insitut der deutschen Wirtschaft di<br />

Köln principale istituto privato di ricerca economica della<br />

Germania (http://www.iwkoeln.de). I soci ordinari<br />

dell’istituto sono datori di lavoro e associazioni di categoria,<br />

a cui si sono aggiunti come membri associati associazioni<br />

168


CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />

professionali e regionali, aziende dell'industria, del commercio<br />

e dei servizi. La ricerca, che analizza gli effetti della deregolamentazione<br />

in atto, segnala ulteriori esigenze di derogalmentazione<br />

per aumentare la competitività e migliorare i<br />

risultati per i clienti. Lo studio fa propri gli item di analisi<br />

della deregolamentazione proposti negli studi Ocse<br />

(http://www.oecd.org) e ripresi nella ricerca condotta per la<br />

Ue da Paterson et alii (2003).<br />

6) Per quanto riguarda lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> lo<br />

studio più recente è quello curato da Oberlander (2009). Si<br />

tratta di una ricognizione molto approfondita sull’evoluzione<br />

<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> in Germania sulla scorta dei dati<br />

dell’Istituto, della letteratura specialistica sul tema, e <strong>delle</strong><br />

ipotesi di trend per <strong>il</strong> prossimo futuro.<br />

7) Le informazioni sulla contrattazione sono riprese da Schnabel<br />

(2011), European Commission, Directorate-General for<br />

Employment, Social Affairs and Inclusion (2010), Borzaga<br />

(2005) e Cg<strong>il</strong> Em<strong>il</strong>ia Romagna (2005).<br />

8) Sugli aspetti associativi non sono stati reperiti studi specifici<br />

ma sono stati raccolti alcuni elementi del dibattito sul futuro<br />

<strong>delle</strong> camere, qualche informazione sulla struttura a ombrello<br />

rappresentata dall’associazione federale dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

tedeschi Bundesverband der freien Berufe<br />

(www.freie-berufe.de). Si tratta di una struttura federale,<br />

fondata nel 1949, che sostiene le <strong>professioni</strong> liberali a livello<br />

politico. Il sito offre statistiche e informazioni per chi volesse<br />

avviare la propria attività, che in buona parte coincidono<br />

con quelle dell’Institut für Freie Berufe e del inistero<br />

dell’Economia e della Tecnologia. L’associazione pubblica<br />

una rivista mens<strong>il</strong>e intitolata Der Freie Beruf con informazi-<br />

169


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ni sulle proprie attività. Infine <strong>il</strong> sito contiene informazioni e<br />

opinioni sulle proposte di legge o sulla legislazione vigente<br />

divise in temi (tasse, welfare, educazione, politiche europee).<br />

9) Altre informazioni sono reperib<strong>il</strong>i in Ludwig Sievers Stiftung<br />

(www.sievers-stiftung.de), fondazione che si occupa di promuovere<br />

la ricerca sulle libere <strong>professioni</strong> e inForschungsinstitut<br />

Freie Berufe (www.leuphana.de) della Leuphana Universität<br />

di Lüneburg.<br />

170


CAPITOLO IV<br />

IL CASO ITALIANO


CAPITOLO IV<br />

IL CASO ITALIANO<br />

Sommario: 4.1. Introduzione - 4.2. La regolamentazione - 4.3. Le forme di<br />

impresa e la loro evoluzione - 4.4. Aspetti quantitativi - 4.5. Il sistema<br />

di rappresentanza - 4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 4.7.<br />

Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong><br />

Abstract: In Italia <strong>il</strong> sistema degli ordini professionali come autogoverno del<br />

corpo professionale, con poteri delegati dallo Stato e completa autonomia,<br />

ha funzionato bene per almeno un secolo, dopo la legge istitutiva<br />

dell’ordine degli avvocati nel 1874. Gli ordini hanno rappresentato<br />

quasi una perfetta applicazione dell’ideale del <strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo<br />

come equ<strong>il</strong>ibrio tra onore e ut<strong>il</strong>e, ma anche come equ<strong>il</strong>ibrio tra<br />

rappresentanza corporativa di interesse e regolazione del settore.<br />

L’impetuosa crescita numerica di vecchie e nuove <strong>professioni</strong> degli ultimi<br />

30 anni ha però mutato profondamente lo scenario. Essa ha prodotto<br />

molte differenziazioni nella organizzazione <strong>delle</strong> imprese e del<br />

lavoro, che stanno trasformando profondamente l’idealtipo del <strong>professioni</strong>sta-gent<strong>il</strong>uomo.<br />

In alcuni settori la dominanza di grandi organizzazioni pubbliche o<br />

private (come le Asl e gli ospedali nel settore sanitario) ha imposto <strong>il</strong><br />

lavoro dipendente come forma principale. Di conseguenza, <strong>il</strong> sistema<br />

professionale di medici o infermieri si è adottato al sistema della contrattazione<br />

collettiva, pur mantenendo proprie forti specificità.<br />

In altri settori l’evoluzione del lavoro e dell’impresa centrata sullo<br />

studio professionale di piccole dimensioni, come ad esempio gli studi<br />

legati, di consulenza economica di progettazione, ha mantenuto<br />

l’archetipo del <strong>professioni</strong>sta autonomo, ma circondato da ruoli tecnici<br />

di supporto e integrazione. Ne è sorta la r<strong>il</strong>evanza dei rapporti di<br />

collaborazione e di associazione e l’importanza del contratto di lavoro<br />

degli studi professionali.<br />

In altri settori ancora (come molte nuove <strong>professioni</strong>, i piccoli sudi di<br />

architettura) si è verificata una polverizzazione <strong>delle</strong> attività, con<br />

frammentazione dei ruoli e dei rapporti di lavoro. È la “Nebulosa”,<br />

r<strong>il</strong>evata dalle ricerche di Bonomi.<br />

Su questo universo professionale in rapida evoluzione si sono sv<strong>il</strong>uppate<br />

nell’ultimo decennio molte discussioni sulla riforma degli ordini,<br />

la liberalizzazione e <strong>il</strong> riconoscimento <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>. Tuttavia<br />

ad oggi non è emersa ancora una capacità di sintesi né un intervento<br />

efficace di riforma e riordino del sistema come in altri paesi europei<br />

è invece accaduto.<br />

La vera novità è forse nella affermazione progressiva di associazioni<br />

di 2° livello, come Conf<strong>professioni</strong> per le per le <strong>professioni</strong> tradiziona-<br />

173


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

li e Colap per quelle nuove, che potrebbe essere un passo decisivo<br />

verso la sintesi e una riforma adeguata del sistema.<br />

4.1. Introduzione<br />

Le origini degli ordini <strong>professioni</strong><br />

In Italia le organizzazioni autonome <strong>delle</strong> “arti liberali” e in<br />

generale le corporazioni artigiane si possono considerare come<br />

strutture di “lunga durata”. Esse infatti sono state in primo luogo<br />

la spina dorsale del grande sv<strong>il</strong>uppo dei Comuni e <strong>delle</strong> Signorie<br />

dalla rinascita dell’anno M<strong>il</strong>le sino al secolo XIV, e successivamente<br />

sono rimaste una struttura “forte” dell’economia reale,<br />

anche se di tipo informale. Come noto i consigli che governarono<br />

i comuni italiani sino al Trecento erano in sostanza i rappresentanti<br />

<strong>delle</strong> diverse Arti e Corporazioni, con un ruolo r<strong>il</strong>evante<br />

di quelle “liberali”. Dalla fine del Quattrocento, invece, <strong>il</strong> potere<br />

politico di queste Associazioni decadde rapidamente. Esse furono<br />

sostituite nelle funzioni di governo cittadino dai delegati dei<br />

principi e sovrani assoluti. Dal punto di vista economico invece<br />

le corporazioni artigiane mantennero le loro prerogative, anche<br />

se furono in parte inglobate o condizionate in un primo tempo<br />

dal sistema produttivo della manifattura e successivamente dalla<br />

grande industria moderna.<br />

Tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, sotto la<br />

spinta dell’<strong>il</strong>luminismo e poi della nascente borghesia liberale, si<br />

verifica nei piccoli Stati italiani una progressiva abolizione legale<br />

del ruolo <strong>delle</strong> corporazioni: si cita di solito l’editto del Granduca<br />

di Toscana del 1770, di abolizione completa <strong>delle</strong> corporazioni.<br />

174


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Nell’Ottocento le corporazioni erano considerate come un<br />

residuo del passato da abolire per affermare la libertà economica,<br />

che era uno dei capo saldi dello stato moderno.<br />

Tuttavia, dopo <strong>il</strong> 1870 e dopo la proclamazione di Roma<br />

capitale, si pensò di tornare a regolare alcune <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

“liberali” attraverso una legislazione pubblica, allo scopo di rafforzare<br />

l’unità e la coesione del nuovo stato unitario. Le <strong>professioni</strong><br />

ritenute allora più importanti per l’unificazione furono gli<br />

avvocati e i notai.<br />

Per unificare queste <strong>professioni</strong> su tutto <strong>il</strong> territorio del regno,<br />

si seguì in sostanza <strong>il</strong> modello tedesco, che regolava contemporaneamente<br />

per legge sia l’ingresso nella professione con<br />

un titolo di studio obbligatorio r<strong>il</strong>asciato dalle università statali,<br />

sia <strong>il</strong> controllo quotidiano sull’esercizio della professione, per <strong>il</strong><br />

quale si recuperava la tradizione <strong>delle</strong> camere autoregolate. Allo<br />

stesso modo in Italia, dopo la riforma scolastica della legge Casati<br />

(1869), si ebbe la prima legge di istituzione di un ordine<br />

professionale, quello di avvocati e procuratori, con <strong>il</strong> regio decreto<br />

n. 1938 del 1874, che puntava a uniformare <strong>il</strong> funzionamento<br />

della giustizia su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />

La legge del 1874 è una legge importante perché servì da<br />

modello a tutte le leggi successive di istituzione degli ordini. Essa<br />

stab<strong>il</strong>iva l’incompatib<strong>il</strong>ità tra le <strong>professioni</strong> di avvocato e procuratore<br />

(allora ancora separate e poi progressivamente unificate)<br />

ed altre <strong>professioni</strong>, definiva l’ordine professionale e stab<strong>il</strong>iva<br />

che <strong>il</strong> consiglio dell’ordine era da costituirsi mediante elezione<br />

da parte degli iscritti in ogni circondario di Tribunale. La<br />

Legge prevedeva la laurea obbligatoria, l’esame di ab<strong>il</strong>itazione,<br />

l’iscrizione obbligatoria all’albo (due albi separati per avvocati e<br />

procuratori), la pratica forense, diritti e doveri degli iscritti e le<br />

175


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

modalità di erogazione di eventuali sanzioni disciplinari. A differenza<br />

della tradizione francese non era previsto né un consiglio<br />

nazionale, né <strong>il</strong> controllo diretto del ministero o del governo<br />

sull’ordine; tuttavia era possib<strong>il</strong>e per gli avvocati appellarsi contro<br />

le decisioni del Consiglio circoscrizionale al tribunale della<br />

Cassazione. Nella legge del 1874, l’ordine emerge come un ente<br />

di diritto pubblico a cui è necessario appartenere per poter esercitare<br />

la professione, e a cui lo Stato delega la regolazione normativa<br />

della professione stessa, le condizioni di accesso, le tariffe,<br />

<strong>il</strong> codice di condotta, i poteri disciplinari e le sanzioni.<br />

All’ordine degli avvocati seguì l’istituzione per legge<br />

dell’ordine dei notai (1879), dei ragionieri (1906), dei medici e<br />

altri sanitari (1910), degli ingegneri e architetti (1923), dei geometri,<br />

periti industriali e periti agrari (1929).<br />

Nel ventennio fascista, con la legge 163 del 1934, tutti gli<br />

ordini professionali furono raggruppati in una unica corporazione<br />

(corporazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e arti) e furono sottoposti al<br />

rigido controllo del governo centrale; vennero sciolti i consigli e<br />

i collegi periferici e fu costituita un’unica commissione centrale<br />

presso <strong>il</strong> ministero di Grazia e Giustizia.<br />

Le <strong>professioni</strong> nella storia repubblicana: lenta separazione<br />

tra ordini e libere associazioni professionali<br />

Alla caduta del fascismo i governi provvisori smantellarono<br />

<strong>il</strong> sistema corporativo e restaurarono gli ordini professionali e <strong>il</strong><br />

sistema degli albi circoscrizionali con leggere modifiche (d.lgs.<br />

382 e 159 del 1944 e d.lgs 702 del 1945). La più importante fu<br />

l’istituzione del Consiglio nazionale forense, un organo unico<br />

nazionale di autogoverno dell’ordine degli avvocati, composto<br />

solo di avvocati eletti in ciascuna provincia. Allo stesso modo furono<br />

istituiti molti consigli nazionali degli altri ordini.<br />

176


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Una seconda novità introdotta dal 1948 fu l’inizio della separazione<br />

tra la rappresentanza tecnica e istituzionale, consentita<br />

agli ordini, e la rappresentanza sindacale dei <strong>professioni</strong>sti, esercitata<br />

sempre più dalle libere associazioni sindacali fondate dopo<br />

la caduta del regime fascista. Questo principio di separazione<br />

consegue dai principi di libertà associativa e di libertà sindacale<br />

contenuti negli articoli 18 e 39 della Costituzione, ma esso si fece<br />

strada nella pratica con molta difficoltà.<br />

In effetti dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana<br />

si assiste alla nascita di varie associazioni, ad iscrizione<br />

libera, di rappresentanza sindacale dei <strong>professioni</strong>sti, come ad<br />

esempio i sindacati dei medici e la Federazione dei sindacati degli<br />

avvocati d’Italia (Fisapi), fondata nel 1964, che si è impegnata<br />

tra l’altro per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> casse previdenziali degli avvocati.<br />

Bisogna precisare tuttavia che la confusione o sovrapposizione<br />

pratica tra i due ruoli di rappresentanza sindacale (<strong>delle</strong> libere<br />

associazioni) e di rappresentanza istituzionale (degli ordini)<br />

durò ancora per molti anni. Ma questo non è stato l’unico problema,<br />

infatti in molte associazioni professionali con libera iscrizione<br />

vi è stata per molto tempo una seconda ambiguità, che<br />

si è manifestata tra <strong>il</strong> ruolo di rappresentanza datoriale, rispetto<br />

ai dipendenti degli studi professionali, e <strong>il</strong> ruolo di lobbyng o di<br />

rappresentanza sindacale rispetto ai committenti o datori di lavoro<br />

del <strong>professioni</strong>sta.<br />

Ad esempio va segnalato che nel settore sanitario sino agli<br />

anni novanta, e in particolare per i medici, la rappresentanza si è<br />

sv<strong>il</strong>uppata in parziale controtendenza rispetto al principio costituzionale<br />

della diversificazione tra la rappresentanza sindacale e<br />

quella tecnica-istituzionale. In questo settore <strong>il</strong> principio di<br />

complementarietà e la diversità <strong>delle</strong> funzioni di rappresentanza<br />

177


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

tra ordine e sindacato si è fatta strada con più fatica. Questa distinzione<br />

infatti è stata spesso sostituita da una «vera e propria<br />

sovrapposizione» (Malatesta, 2006). La sovrapposizione di funzioni<br />

è avvenuta anche «con la complicità della legge 13 settembre<br />

1946 che ha riconosciuto al Consiglio direttivo<br />

dell’ordine dei medici la facoltà di interporsi nelle controversie<br />

sorte tra <strong>il</strong> personale sanitario e gli enti presso i quali lavoravano»<br />

(Malatesta, 2006).<br />

In breve tra <strong>il</strong> 1946 e <strong>il</strong> 1995 ci furono vari episodi in cui la<br />

Federazione nazionale ordini dei medici (Fnom) intervenne a<br />

sostegno dei numerosi sindacati dei medici nelle controversie<br />

con le mutue, l’Inam e gli enti locali, datori di lavoro dei medici.<br />

Tali interventi talora furono censurati dai Governi e dagli enti<br />

locali, ma talora accettati, anche dopo la nascita negli anni settanta<br />

del servizio sanitario nazionale . Oltretutto, la forte crescita<br />

dei sindacati del personale sanitario, che arrivarono ad essere<br />

più di 60, finì per accentuare nella Fnom un ruolo di rappresentanza<br />

unitaria di cui la categoria era sprovvista. La questione fu<br />

però chiusa dall’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del<br />

mercato) che <strong>il</strong> 27 settembre 2000 multò, per una somma r<strong>il</strong>evante,<br />

la Fnom e insieme molti ordini provinciali dei medici per<br />

avere leso <strong>il</strong> principio della libera concorrenza, interferendo nelle<br />

trattative sindacali tra <strong>il</strong> personale medico e gli enti pubblici<br />

datori di lavoro. L’intervento dell’Antitrust «provocò un terremoto<br />

nel comitato centrale della Fnom» (Malatesta, 2006), con<br />

dimissioni e conflitti e dette l’inizio al dibattito sulla riforma degli<br />

ordini professionali.<br />

In sintesi, dal punto di vista normativo sino agli anni novanta<br />

e alle direttive europee, non ci fu nessuna modifica al sistema<br />

degli ordini professionali. Tuttavia essi crebbero di numero a<br />

178


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

causa <strong>delle</strong> pressioni esercitate sul governo da parte di altre<br />

nuove categorie professionali che chiedevano insistentemente la<br />

creazione di un proprio albo e di un nuovo ordine. Nel 1948 gli<br />

ordini riconosciuti in Italia erano 10, con le creazioni successive<br />

si è arrivati ad un numero massimo di 30 ordini agli inizi degli<br />

anni novanta. Poi si sono ridotti in seguito ad alcune “fusioni”<br />

od uscite dal sistema (<strong>il</strong> Consiglio nazionale degli ordini degli<br />

agenti di cambio e procuratori di borsa è stato abolito nel 1998).<br />

La storia recente: <strong>il</strong> dibattito sugli ordini e le ipotesi di riforma<br />

A partire dagli anni ottanta <strong>il</strong> sistema economico si è molto<br />

evoluto e ha visto un forte incremento <strong>delle</strong> attività di servizio,<br />

in particolare di quelle del terziario cosiddetto “avanzato”, comprendente<br />

nuovi servizi specializzati, sia per le imprese, che per<br />

le persone e per le famiglie. L’incremento r<strong>il</strong>evante di questi settori<br />

ha visto la rapida crescita di nuove <strong>professioni</strong> e di nuove<br />

figure professionali, che solo in parte sono state inquadrate negli<br />

ordini tradizionali, come è invece accaduto ad esempio per le<br />

<strong>professioni</strong> mediche e infermieristiche. Le nuove <strong>professioni</strong><br />

quindi si sono in gran parte sv<strong>il</strong>uppate come <strong>professioni</strong> fuori<br />

dagli ordini. Questo forte sv<strong>il</strong>uppo e la difficoltà ad ottenere dal<br />

Parlamento <strong>il</strong> riconoscimento come ordine, ha prodotto rapidamente<br />

<strong>il</strong> proliferare di nuove associazioni professionali, ad iscrizione<br />

volontaria.<br />

Esse, sim<strong>il</strong>mente ad altri paesi europei, si sono focalizzate<br />

sia sulla creazione di una nuova identità professionale, sia sulla<br />

affermazione sociale della professione attraverso nuovi sistemi<br />

che garantiscono una certificazione della qualità del servizio per<br />

<strong>il</strong> cliente in una logica di mercato, basata sull’adozione di codici<br />

179


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

di qualità e sulla loro certificazione da parte di aziende specializzate.<br />

Nel caso italiano poi, la pressione <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

per un maggior riconoscimento sociale si è come “incontrato” e<br />

sommato con la tendenza <strong>delle</strong> istituzioni europee a considerare<br />

nel nuovo contesto internazionale le <strong>professioni</strong> intellettuali come<br />

imprese produttrici di servizi e, in quanto imprese, da sottoporre<br />

alle regole del mercato.<br />

La scelta della Comunità europea di considerare le <strong>professioni</strong><br />

come imprese di servizio, ha implicato conseguentemente<br />

la richiesta di una riforma liberalizzatrice del sistema di regolazione<br />

e in particolare degli ordini professionali. La riforma veniva<br />

richiesta in quanto <strong>il</strong> sistema ordinistico italiano, e soprattutto<br />

la riserva di attività e la fissazione di tariffe minime che<br />

stanno alla base dei poteri degli ordini in Italia, erano ritenute<br />

responsab<strong>il</strong>i della creazione di sacche di imprese professionali<br />

protette dalla concorrenza. In Italia l’ente che con più continuità<br />

ha sostenuto queste posizioni è stata l’Autorità garante della<br />

concorrenza e del mercato (Agcm), o Antitrust. Esso, a più riprese,<br />

e con vari documenti ha richiamato <strong>il</strong> governo e<br />

l’opinione pubblica sulla importanza della liberalizzazione.<br />

Ne è scaturito un lungo e acceso dibattito tra favorevoli e<br />

contrari alla liberalizzazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Italia, che ha<br />

contraddistinto l’ultimo decennio e che ha condotto a varie ipotesi<br />

di riforma. Tuttavia le uniche modifiche introdotte sono<br />

quelle, abbastanza limitate, del decreto Bersani del 2006 di parziale<br />

liberalizzazione di alcuni servizi farmaceutici e di abolizione<br />

<strong>delle</strong> tariffe minime. Le ipotesi di riforma poi del successivo<br />

governo Berlusconi, dopo lunghe discussioni, sono finite<br />

infine nell’elenco degli interventi urgenti concordati con le auto-<br />

180


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

rità europee per fronteggiare la crisi finanziaria italiana, e sono<br />

ad oggi uno degli elementi in b<strong>il</strong>ico e incerti <strong>delle</strong> “manovre finanziarie”.<br />

4.2. La regolamentazione<br />

Il modello duale: <strong>professioni</strong> tradizionali /ordinistiche e nuove<br />

non regolate<br />

Il modello di regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Italia viene di<br />

solito descritto come diviso in tre blocchi: le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />

da ordini e collegi professionali, le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />

da un semplice riconoscimento di un Albo professionale,<br />

le <strong>professioni</strong> non regolamentate.<br />

Anche <strong>il</strong> Cnel, nel V Rapporto del 2005, descrive <strong>il</strong> modello<br />

italiano come basato su tre gruppi di <strong>professioni</strong>:<br />

a. un primo tipo di <strong>professioni</strong>, dette ordinistiche o “protette”,<br />

per l’esercizio <strong>delle</strong> quali è prevista dalla legge l’iscrizione<br />

in albi e l’istituzione di un ordine al quale è delegata la funzione<br />

di controllo sull’esercizio dell’attività<br />

b. un secondo tipo di <strong>professioni</strong> riconosciute, ovvero disciplinate<br />

dalla legge, per le quali tuttavia si richiede solo<br />

l’iscrizione in albi o elenchi, senza che sia necessaria la costituzione<br />

di un ordine (ad esempio: agenti di assicurazione,<br />

periti assicurativi, promotori finanziari etc.)<br />

c. un terzo tipo di professione è dato infine dalle attività non<br />

re-golamentate, cioè non soggette ad una regolamentazione,<br />

ma presenti sul mercato del lavoro e rappresentate dalle relative<br />

associazioni.<br />

181


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tuttavia la maggior parte degli studi ut<strong>il</strong>izza una classificazione<br />

basata su uno schema duale, che contrappone le <strong>professioni</strong><br />

ordinistiche (oppure basate solo su un albo a iscrizione obbligatoria)<br />

dette regolamentate, alle <strong>professioni</strong> non regolamentate.<br />

Questo schema duale ha <strong>il</strong> vantaggio di evidenziare in modo più<br />

efficace e diretto la esistenza di due insiemi di <strong>professioni</strong>, uno<br />

più tradizionale e uno nuovo. In sostanza nel modello duale si<br />

dividono i <strong>professioni</strong>sti in due gruppi. Il primo è quello dei <strong>professioni</strong>sti<br />

“riconosciuti”, cioè quei <strong>professioni</strong>sti che per esercitare<br />

la loro professione devono essere iscritti agli albi professionali,<br />

con specifici requisiti e sottoposti in certi casi al controllo<br />

dell’ordine o collegio. Il secondo è quello <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong><br />

che non sono “riconosciute” in quanto non esiste legislazione in<br />

materia se non le indicazioni <strong>delle</strong> direttive europee.<br />

Ordini e collegi<br />

Le <strong>professioni</strong> riconosciute e regolate dalla Legge attraverso<br />

ordini e collegi sono 27 al 2008. Più in particolare, si parla di<br />

ordini quando è necessaria la laurea, di collegi quando è necessario<br />

<strong>il</strong> diploma di scuola media superiore o di laurea triennale.<br />

In effetti nel 2001, a seguito della riforma universitaria cosiddetta<br />

del “3+2”, che stab<strong>il</strong>iva due livelli di laurea, veniva emanato<br />

una legge che ridefiniva <strong>il</strong> percorso di accesso di alcune <strong>professioni</strong><br />

regolamentate. In breve si stab<strong>il</strong>iva che si può accedere alle<br />

<strong>professioni</strong> di geometra, perito agrario e perito industriale, oltre<br />

che con i titoli già previsti dalla normativa vigente anche con<br />

una laurea triennale comprensiva di tirocinio di sei mesi. Si introducevano<br />

quindi, anche i titoli di “geometra laureato”, “perito<br />

industriale laureato” e “perito agrario laureato”.<br />

182


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Elenco degli ordini<br />

1. Consiglio nazionale del notariato, ordine dei notai (legge 89<br />

del 1913)<br />

2. Consiglio nazionale ingegneri, legge 1395 del1923, r.d. 25la<br />

37 del 1925, d.lgt. 382 del 1944<br />

3. Ordine nazionale dei giornalisti, legge 69 del 3 febbraio 1963<br />

4. Consiglio nazionale dei chimici, r.d. 842 del 1 marzo 1928, l.<br />

897 del 25 apr<strong>il</strong>e 1938, d.lgs.lgt. 382 del 23 novembre 1944<br />

5. Ordine nazionale forense, ordine degli avvocati, legge 36 del<br />

22 gennaio 1934<br />

6. Consiglio nazionale architetti, pianificatori, paesaggisti e<br />

conservatori, legge 1395 del 1923 e d.P.R. 328 del 2001<br />

7. Ordine nazionale degli attuari, legge 194 del 9 febbraio 1942<br />

8. Ordine nazionale dei biologi, legge 396 del 1967<br />

9. Federazione nazionale ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri,<br />

d.lgs.C.P.S. 233 del 13 settembre 1946<br />

10. Federazione nazionale ordini veterinari italiani, d.lgs.C.P.S.<br />

233 del 13 settembre 1946 e d.P.R. 221 del 5 apr<strong>il</strong>e 1950<br />

11. Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, d.lgs.C.P.S.<br />

233 del 13 settembre 1946<br />

12. Consiglio nazionale dei geologi, legge 112 del 1963<br />

13. Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali,<br />

legge 3 del 7 gennaio 1976<br />

14. Ordine nazionale dei consulenti del lavoro, legge 12 del 1979<br />

15. Ordine degli psicologi, legge 56 del 18 febbraio 1989<br />

16. Ordine degli assistenti sociali, legge 84 del 23 marzo 1993<br />

17. Ordine dei tecnologi alimentari, legge 59 del 18 gennaio 1994<br />

18. Ordine dei consulenti in proprietà industriale, d.lLgs. 30 del<br />

10 febbraio 2005<br />

183


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

19. Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contab<strong>il</strong>i,<br />

quale nuovo unificato dell’oOrdine dei dottori commercialisti<br />

e del collegio dei ragionieri, d.lgs. 139 del 2005, entrato<br />

in vigore <strong>il</strong> 1 gennaio 2008<br />

Elenco dei collegi<br />

20. Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati,<br />

legge 251 del 6 giugno 1986<br />

21. Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati, del r.d.<br />

274 del 11 febbraio 1929 e d.lgs.lgt. 382 del 23 novembre 1944<br />

22. Collegi regionali e provinciali <strong>delle</strong> guide alpine, legge quadro<br />

6 del 2 gennaio 1989<br />

23. Federazione nazionale collegio degli infermieri e dei vig<strong>il</strong>anti<br />

dell’infanzia, legge 1049 del 29 ottobre 1954<br />

24. Federazione nazionale dei collegi <strong>delle</strong> ostetriche ai sensi del<br />

d.lgs.C.P.S. 233 del 13 settembre 1946<br />

25. Consiglio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati,<br />

legge 54 del 21 febbraio 1991<br />

26. Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali<br />

laureati, r.d. 275 del 11 febbraio 1929<br />

27. Collegio provinciale dei tecnici di radiologia e relativa federazione<br />

nazionale, legge 1103 del 4 agosto 1965.<br />

Dal punto di vista giuridico, <strong>il</strong> sistema degli ordini professionali,<br />

intesi come organizzazioni a cui è riservata un insieme<br />

attività professionali per esercitare la quale è necessario appartenervi,<br />

sono ut<strong>il</strong>izzati anche in altri paesi europei. In particolare<br />

Germania, Francia e Spagna.<br />

Nel caso italiano gli studi giuridici sulla natura e i poteri<br />

degli ordini sottolineano <strong>il</strong> fatto che non solo ci troviamo di<br />

fronte ad attività professionali che sono riservate agli iscritti<br />

184


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

all’albo, ma che <strong>il</strong> tratto distintivo del sistema italiano è che i<br />

poteri dell’ordine sono poteri di regolazione pubblica delegati<br />

dallo stato. L’ordine è quindi in Italia un ente di diritto pubblico,<br />

anche se esso non è gestito da persone designate o nominate dallo<br />

stato, né è soggetto ad approvazione pubblica o a particolari e<br />

specifici controlli pubblici. Tra gli altri paesi che usano <strong>il</strong> sistema<br />

degli ordini, solo in Germania l’ordine è un ente di diritto<br />

pubblico. La regolazione di base degli ordini è stab<strong>il</strong>ita dal codice<br />

civ<strong>il</strong>e (art. 2229), la cui disciplina può essere riassunta in tre<br />

punti (Cassese, 1999):<br />

1. gli ordini sono enti ad appartenenza necessaria, e per appartenervi<br />

i <strong>professioni</strong>sti devono possedere alcuni requisiti necessari.<br />

Gli ordini tengono gli albi ed esercitano <strong>il</strong> potere disciplinare<br />

sugli iscritti.<br />

2. L’ordine, come garante sia verso lo stato sia verso <strong>il</strong> fruitore del<br />

servizio, rappresenta da un lato la vig<strong>il</strong>anza dello stato sul servizio<br />

e dall’altro ha <strong>il</strong> potere di determinare la tariffa del servizio.<br />

3. Dal punto di vista organizzativo, <strong>il</strong> codice considera<br />

l’esercizio della professione ordinistica come un’attività organizzata<br />

in forma di impresa. Quindi gli studi professionali,<br />

anche se producono un reddito di lavoro autonomo e non di<br />

impresa, possono avere dipendenti e gli altri aspetti organizzativi<br />

tipici dell’impresa.<br />

Le diverse leggi che hanno istituito nel tempo i diversi ordini,<br />

hanno poi stab<strong>il</strong>ito numerose varianti, talora significative. In<br />

ogni caso, le caratteristiche comuni agli ordini sono riassunte da<br />

Cassese (1999) in quattro elementi:<br />

1. monopolio legale dell’esercizio professionale riservato agli<br />

iscritti all’ordine<br />

185


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

2. autonomia dell’ente professionale ordinato su base corporativa<br />

3. tenuta dell’albo e controllo della deontologia e della disciplina<br />

rimessi all’ordine<br />

4. sottoposizione dell’ente alla vig<strong>il</strong>anza statale, in varie forme.<br />

Le <strong>professioni</strong> riconosciute<br />

Le <strong>professioni</strong> riconosciute, ma non regolate da ordini, sono<br />

quelle che gestiscono un albo ma non hanno i poteri regolamentari<br />

dell’ordine e in particolare quello di stab<strong>il</strong>ire le tariffe. Ad<br />

esempio, l’albo unico dei promotori finanziari (definito nel 1998<br />

dopo l’abolizione dell’ordine di uguale titolo), gli agenti di<br />

commercio, gli amministratori di condominio, i centralinisti ciechi,<br />

gli estetisti, i maestri di sci, i massaggiatori, i mediatori, i<br />

puericoltori. In effetti questo sistema non si è molto diffuso in<br />

Italia, in quanto la gestione del semplice albo e dei soli requisiti<br />

di accesso (di solito diplomi scolastici) presenta molti svantaggi<br />

rispetto al sistema ordinistico e ben pochi vantaggi rispetto alla<br />

libera associazione. Il semplice albo non conferisce probab<strong>il</strong>mente<br />

né <strong>il</strong> potere regolativo dell’ordine né la forza della rappresentanza<br />

che le associazioni possono giocare sul mercato politico.<br />

Questo spiegherebbe lo scarso successo di questa forma e<br />

la sua scarsa diffusione. Le <strong>professioni</strong> che hanno puntato sulla<br />

regolazione di accessi e tariffe hanno cercato di ottenere<br />

l’ordine, quelle che invece hanno puntato sulla rappresentanza si<br />

sono rivolte all’associazionismo.<br />

Le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

In Italia per <strong>professioni</strong>sti non regolamentati si intende un<br />

vasto mondo, cresciuto impetuosamente dopo gli anni novanta,<br />

186


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

di persone che svolgono attività che sono ritenute di tipo professionale,<br />

in quanto libere e ad alto contenuto di conoscenza, ma<br />

che non sono protette da ordini od albi e non sono riconducib<strong>il</strong>i<br />

ad attività imprenditoriali. Per avere un’idea della varietà di<br />

queste nuove <strong>professioni</strong> si può osservare in figura 1, l’elenco<br />

<strong>delle</strong> associazioni censite dal Cnel nel 2004 (Cnel, 2005).<br />

Figura 1. Elenco associazioni professionali non regolamentate<br />

censite dal Cnel nel 2004.<br />

Fonte: Cnel (2005).<br />

187


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Professioni “autodichiarate” e <strong>professioni</strong> con diploma<br />

scolastico<br />

Bisogna segnalare che in questa galassia molte attività sono<br />

completamente libere e <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è in un certo senso “autodichiarato”<br />

(ad esempio, <strong>il</strong> pranoterapeuta), mentre altre sono<br />

invece soggette a regole generali poste dalla legge a tutela del<br />

cliente, che di solito si traducono nel possesso di un diploma<br />

formativo, pubblico o privato, necessario per esercitare una certa<br />

attività. Ad esempio, nel caso di igienista dentale e fisioterapeuta<br />

e, in genere, nelle <strong>professioni</strong> paramediche, sono previsti dalla<br />

normativa diplomi o corsi di livello universitario. In certi casi<br />

sono le stesse associazioni professionali, volontarie, che chiedono<br />

agli iscritti di dotarsi di titoli formativi adeguati per potere<br />

fregiarsi del titolo di iscritto all’associazione; in non pochi casi<br />

le associazioni offrono come servizio <strong>il</strong> percorso formativo di<br />

base consigliato, o necessario, per esercitare la professione.<br />

Il mondo dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati, inoltre, è nel<br />

caso italiano ancora più complicato che in altri paesi per <strong>il</strong> fatto<br />

che la legislazione consente, con pochi limiti, che la stessa persona<br />

svolga attività diverse in forme multiple e abbia molteplici<br />

appartenenze a diversi sistemi fiscali e previdenziali. Ad esempio,<br />

molti <strong>professioni</strong>sti iscritti a un ordine possono svolgere<br />

parte <strong>delle</strong> loro attività come ordine e parte come <strong>professioni</strong>sta<br />

non regolamentato. Oppure la stessa persona può avere diverse<br />

forme di rapporto di lavoro.<br />

Un’altra fonte di complessità è <strong>il</strong> sistema previdenziale. Alla<br />

tradizionale alternativa tra iscrizione ai fondi previdenziali<br />

Inps dei lavoratori dipendenti (oppure Inpdap nel caso di pubblici<br />

dipendenti) e casse degli ordini professionali, si è aggiunta<br />

negli anni novanta la gestione separata Inps, a cui contribuisco-<br />

188


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

no oltre ai collaboratori e agli associati in partecipazione anche i<br />

<strong>professioni</strong>sti titolari di partita Iva e non iscritti alle casse previdenziali<br />

degli ordini professionali. Come detto sopra, le possib<strong>il</strong>i<br />

molteplicità dei rapporti di lavoro trascinano la molteplicità dei<br />

contributi versati ai diversi Fondi e casse in epoche diverse o<br />

anche negli stessi anni. Tutto ciò complica non solo <strong>il</strong> sistema<br />

previdenziale, ma anche <strong>il</strong> sistema statistico di determinazione<br />

del numero dei <strong>professioni</strong>sti e della consistenza dei diversi<br />

gruppi professionali.<br />

Il dibattito sulla regolazione e i tentativi di riforma degli ordini<br />

Agli inizi degli anni novanta si è avviato un dibattito sui limiti<br />

della regolazione del sistema professionale descritto sopra<br />

che continua ancora oggi con la crisi finanziaria. Ma sin dalle<br />

origini sono emerse, in un certo senso, due strade completamente<br />

diverse per affrontare la questione.<br />

Nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie, in particolare per i medici<br />

e gli infermieri professionali ci si è trovati in una situazione<br />

in cui essi sono nella grandissima parte dipendenti del servizio<br />

sanitario pubblico, o comunque dipendenti di strutture private<br />

ma di solito convenzionate con <strong>il</strong> servizio pubblico. Il rapporto<br />

dominante di lavoro dipendente ha perciò determinato la centralità,<br />

sin dagli anni sessanta, del negoziato sindacale sulle condizioni<br />

di lavoro tra i datori di lavoro pubblici (e in misura molto<br />

minore privati) e i rappresentanti del personale sanitario. Ma,<br />

dopo che l’Agcm con l’intervento di censura del 2000, ricordato<br />

sopra, ha sanzionato <strong>il</strong> ruolo guida degli ordini nei negoziati sindacali,<br />

la rappresentanza nelle trattative è stata esercitata solo<br />

dai sindacati del personale sanitario. Essi, peraltro, sono molto<br />

numerosi e aderiscono in parte ai sindacati confederali Cg<strong>il</strong>-<br />

189


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Cisl-U<strong>il</strong>, ma in parte sono autonomi e si sono spesso mossi con<br />

logiche molto diverse. Di conseguenza gli accordi sui salari, sulle<br />

tariffe e sulle altre condizioni di lavoro sono diventati <strong>il</strong> risultato<br />

di una libera trattativa tra le parti, e quindi non criticab<strong>il</strong>i<br />

immediatamente da un punto di vista di libertà di mercato.<br />

Tuttavia sino agli metà degli anni novanta, <strong>il</strong> sistema sanitario<br />

era percorso da forti tensioni, concentrate sul tema del reclutamento<br />

dei <strong>professioni</strong>sti e sulla loro stab<strong>il</strong>izzazione in ruolo.<br />

Una regolazione più efficace è stata allora ricercata dal lato<br />

della regolazione del numero dei nuovi accessi alla professione,<br />

con la pressione per porre vincoli maggiori sia di qualità che di<br />

quantità alla offerta di personale sanitario qualificato sul mercato.<br />

Come noto, la strada trovata in Italia e sollecitata a gran voce<br />

dagli ordini è stata quella del numero chiuso nelle facoltà di medicina,<br />

per contenere <strong>il</strong> numero di nuovi medici laureati, e<br />

dell’innalzamento del livello di scolarizzazione per gli infermieri<br />

professionali. Per questi ultimi in un primo momento sono stati<br />

previsti corsi obbligatori di specializzazione sempre più lunghi<br />

e complessi, e infine è divenuta obbligatoria la laurea. Il numero<br />

chiuso per l’ingresso alla facoltà di medicina e la laurea per gli<br />

infermieri professionali, sono stati provvedimenti attuati abbastanza<br />

rapidamente e uniformemente su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />

Essi hanno in sostanza contribuito a ridurre le tensioni sindacali<br />

nel settore sanitario e a mettere al riparo le <strong>professioni</strong> sanitarie<br />

dalle critiche sulle tariffe protette e dal dibattito sulla liberalizzazione.<br />

La liberalizzazione per i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi<br />

Nel caso <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> invece, soprattutto quelle<br />

dell’area economico giuridica come gli avvocati e i notai, ci si<br />

190


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

trova in una situazione opposta. In questi casi lo status più diffuso<br />

è quello di libero <strong>professioni</strong>sta indipendente che opera<br />

all’interno di un piccolo studio professionale. Si tratta di una<br />

condizione che rende r<strong>il</strong>evante per <strong>il</strong> reddito complessivo dello<br />

studio <strong>il</strong> potere degli ordini di fissare le tariffe minime, che tradizionalmente<br />

sono definite non in base a regole di mercato ma<br />

in vista di assicurare <strong>il</strong> decoro della professione. Come si è detto<br />

l’autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) è stata<br />

la struttura che con più continuità ha indirizzato al governo documenti<br />

ufficiali di critica del modello ordinistico e ha sollecitato<br />

la riforma del sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e soprattutto <strong>delle</strong> tariffe.<br />

Ma in anni più recenti anche la grande stampa e <strong>il</strong> mondo<br />

<strong>delle</strong> imprese hanno fatto molte pressioni sul governo e<br />

l’opinione pubblica per la liberalizzazione, soprattutto in alcuni<br />

settori come quello giuridico, dei notai e <strong>delle</strong> farmacia, osservando<br />

che in questi settori si annidavano posizioni protette e di<br />

priv<strong>il</strong>egio.<br />

Nel 1997, Agcm presenta la prima indagine conoscitiva sulla regolamentazione<br />

dei servizi professionali. In essa, si afferma che<br />

la protezione degli ordini e l’accesso regolamentato al mercato<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ostacola lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività produttive e<br />

dell’offerta di servizi, limitando l’ingresso di nuovi soggetti.<br />

A conclusione dell’indagine venivano indicati cinque punti<br />

critici intorno a cui era necessario elaborare degli interventi correttivi<br />

(Cassese, 1999):<br />

- equiparazione necessaria dell’attività professionale<br />

all’impresa<br />

- necessità che le leggi consentano lo svolgimento dell’attività<br />

professionale in forma di società<br />

191


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- <strong>il</strong>legittimità della determinazione <strong>delle</strong> tariffe, specialmente<br />

quelle minime<br />

- <strong>il</strong>legittimità del divieto della pubblicità<br />

- <strong>il</strong>legittimità dei vincoli posti dagli ordini alle attività professionali.<br />

Nel 1999, con un secondo pronunciamento, l’Agcm indirizzava<br />

al governo una segnalazione sugli aspetti normativi che richiedevano<br />

interventi correttivi, riassunti in sette punti (Cassese,<br />

1999):<br />

1. gli ordini professionali debbono mirare non alla tutela del<br />

<strong>professioni</strong>sta, ma alla tutela del consumatore e dell’utente<br />

2. l’esclusiva può essere giustificata solo quando ricorrono insieme<br />

tre condizioni: <strong>il</strong> riferimento a valori costituzionali; la<br />

complessità della prestazione; la r<strong>il</strong>evanza dei costi per le<br />

prestazioni inadeguate. Se non ricorrono questi tre elementi,<br />

non si può istituire un ordine professionale<br />

3. le attività professionali sono assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i all’impresa; di conseguenza,<br />

le attività professionali sono sottoposte al controllo<br />

dell’autorità garante della concorrenza e del mercato<br />

4. gli esami di stato debbono essere separati dalle attività degli<br />

ordini professionali; occorre che non venga predeterminato <strong>il</strong><br />

numero dei posti<br />

5. gli ordini possono avere funzioni di regolazione solo per ridurre<br />

le asimmetrie informative, cioè debbono intervenire<br />

solo quando <strong>il</strong> rapporto tra <strong>il</strong> fruitore del servizio e<br />

l’erogatore del servizio è tale per cui <strong>il</strong> primo non è sufficientemente<br />

informato<br />

6. gli ordini non possono determinare prezzi, ma debbono solo<br />

dare informazioni statistiche ex-post dei prezzi praticati sul<br />

mercato dei <strong>professioni</strong>sti<br />

192


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

7. occorre assicurare un ampio ventaglio di modi di esercizio in<br />

forma societaria della professione.<br />

Dunque, secondo l’autorità andavano limitate le funzioni a<br />

difesa dei <strong>professioni</strong>sti e aumentate, invece, quelle a difesa dei<br />

fruitori dei servizi.<br />

A seguito di queste sollecitazioni venivano presentati vari<br />

disegni di legge e veniva avviata dal governo nel 2002, in particolare<br />

dal sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, una<br />

commissione di studio per la redazione di un nuovo progetto di<br />

riforma <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>. Esso doveva basarsi sulle proposte di<br />

legge già presentate e le posizioni espresse dal Comitato unitario<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Cup) che in sostanza raggruppa molti ordini,<br />

dalle altre associazioni di categoria e dal Coordinamento <strong>delle</strong><br />

associazioni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate (Colap), sorta<br />

nel 1999.<br />

Le direttive europee e <strong>il</strong> decreto Bersani<br />

Ma in effetti negli anni successivi sono stati effettuati solo<br />

due tipi di interventi legislativi di modifica del sistema:<br />

1. le normative di recepimento <strong>delle</strong> direttive europee. In particolare,<br />

tra le due citate sopra, la direttiva 2006/123/Ce (ex-<br />

Bolkestein) si proponeva la eliminazione degli ostacoli e dei<br />

vincoli posti ai prestatori di servizi, anche professionali, e di<br />

attivare un processo di liberalizzazione. Essa prevede, tra<br />

l’altro, l’abolizione dei divieti in materia di pubblicità professionale<br />

e impone che i codici di deontologia professionale<br />

si conformino al diritto comunitario.<br />

2. La riforma Bersani del 2006. Essa, nata come parte di un insieme<br />

più vasto di liberalizzazioni da attuare in vari settori<br />

anche fuori dal mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (c.d. “lenzuolate”),<br />

193


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

risulta ad oggi <strong>il</strong> più importante intervento legislativo messo<br />

in atto di riforma e di recepimento <strong>delle</strong> indicazioni europee.<br />

Gli interventi sono stati attuati con un decreto legge (<strong>il</strong><br />

233/2006, c.d. decreto Bersani) poi convertito nella Legge<br />

248/2006. Esso ha introdotto una prima liberalizzazione nel<br />

nostro sistema professionale, in particolare con:<br />

- l’abrogazione <strong>delle</strong> normative che prevedono<br />

l’obbligatorietà di tariffe fisse o minime e che vietano<br />

di fatturare compensi legati al raggiungimento di obiettivi<br />

- l’abrogazione del divieto di svolgere pubblicità sui titoli<br />

e le specializzazioni professionali<br />

- l’abrogazione del divieto di fornire agli utenti servizi<br />

professionali di tipo interdisciplinare da parte <strong>delle</strong> società<br />

di persone o di associazioni professionali<br />

in alcuni settori, come le farmacie, dove sono presenti<br />

gli ordini dei farmacisti ma dove le posizioni poco esposte<br />

alla concorrenza non dipendono dall’ordine ma<br />

da altre normative estranee ai suoi poteri, <strong>il</strong> decreto<br />

Bersani operava parziali liberalizzazioni, come ad esempio<br />

la libera vendita, in aree controllate, dei farmaci<br />

senza obbligo di ricetta medica (c.d. farmaci da banco).<br />

Nella conversione in legge del decreto, tuttavia, alcune<br />

norme venivano attenuate o modificate. In particolare sulle tariffe<br />

è rimasto <strong>il</strong> divieto di una tariffa obbligatoria ma è possib<strong>il</strong>e<br />

indicare tariffe minime “consigliate”. Inoltre, in materia di pubblicità,<br />

<strong>il</strong> decreto legge non attribuiva agli ordini alcun potere di<br />

verifica sulla trasparenza e sulla veridicità <strong>delle</strong> pubblicità professionali.<br />

194


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Quanto alla effettiva applicazione <strong>delle</strong> nuove disposizioni<br />

di legge, nel 2009 l’Autorità garante della concorrenza e del<br />

mercato (Agcm) ha presentato la seconda Indagine conoscitiva<br />

sul settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> avviata nel 2007, volta a verificare <strong>il</strong><br />

recepimento da parte di 13 categorie professionali più importanti,<br />

dei nuovi principi concorrenziali e in particolare della riforma<br />

Bersani.<br />

Nel complesso, secondo l’Agcm, dall’indagine emerge che<br />

molti ordini professionali resistono ai principi di liberalizzazione<br />

introdotti dalla legge.<br />

In particolare, secondo l’Autorità, continua nei fatti la pratica<br />

<strong>delle</strong> tariffe minime per i servizi professionali, che vengono<br />

consigliate e motivate di solito con l’esigenza del rispetto e del<br />

decoro professionale. Nell’indagine dell’Agcm si parla di “una<br />

scarsa propensione <strong>delle</strong> categorie, sia pur con positive eccezioni,<br />

ad accogliere nei codici deontologici quelle innovazioni necessarie<br />

per aumentare la spinta competitiva all’interno dei singoli<br />

comparti. La liberalizzazione della pattuizione del compenso<br />

del <strong>professioni</strong>sta, la possib<strong>il</strong>ità di fare pubblicità informativa<br />

e di costituire società multidisciplinari non sono state colte come<br />

importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo<br />

svolgimento della professionale”.<br />

I tentativi di riforma del governo Berlusconi<br />

Infine tra <strong>il</strong> 2008 e <strong>il</strong> 2010 si è sv<strong>il</strong>uppata l’attività riformatrice<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> del governo Berlusconi.<br />

In una prima fase <strong>il</strong> ministro della Giustizia Alfano ha annunciato<br />

di voler procedere ad una riforma per settori (o riforma<br />

“a blocchi”), che sembrava configurare una sorta di autoriforma<br />

negoziata dal governo con ciascun ordine. Infatti lo “spezzetta-<br />

195


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

mento” della riforma in blocchi, si è tradotto in sostanza in una<br />

sorta di negoziato tra <strong>il</strong> governo e i singoli ordini professionali.<br />

Il dialogo è iniziato dalle <strong>professioni</strong> giuridico-economiche, avvocati,<br />

notai e dottori commercialisti. La proposta per la riforma<br />

dell’ordine degli avvocati è stata presentata per prima nel febbraio<br />

2009. Su di essa sono sorte molte discussioni e sono state<br />

sollevate critiche. Ad esempio l’Agcm ha criticato soprattutto la<br />

soluzione proposta in tema di tariffe, che in sostanza resterebbero<br />

regolate e non concorrenziali e sulla estensione della riserva<br />

di attività in favore degli avvocati a nuovi ambiti, tra cui la “consulenza<br />

legale” in ogni campo del diritto. Anche da altre fonti sono<br />

state avanzate critiche a proposito degli ostacoli al passaggio<br />

dall’attività di giurista di impresa alla libera professione, alla reintroduzione<br />

<strong>delle</strong> tariffe minime e ai limiti posti alle nuove modalità<br />

organizzative per l’esercizio della professione.<br />

Ma questa impostazione della riforma veniva criticata anche<br />

da altri punti di vista. Ad esempio, alcuni osservatori segnalavano<br />

che impropriamente <strong>il</strong> governo aveva scelto come rappresentanti<br />

dei <strong>professioni</strong>sti gli stessi ordini, i quali sono piuttosto da<br />

considerarsi una articolazione amministrativa dello stato. Caso<br />

mai, gli interlocutori del governo avrebbero dovuto essere le associazioni<br />

sindacali dei <strong>professioni</strong>sti. Obiezione non molto diversa<br />

era anche avanzata dalle associazioni dei <strong>professioni</strong>sti<br />

non regolamentati: esse ritenevano che si doveva puntare a una<br />

riforma complessiva del sistema che considerasse congiuntamente<br />

<strong>il</strong> modo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate e non regolate.<br />

Nell’insieme, le difficoltà incontrate dal governo a trasformare<br />

in provvedimenti legislativi le discussioni e le trattative,<br />

hanno condotto infine a una seconda fase. Nell’apr<strong>il</strong>e del 2010 <strong>il</strong><br />

ministro della Giustizia Alfano ha infatti convocato gli “stati ge-<br />

196


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

nerali <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>”, con l’obiettivo di allargare <strong>il</strong> dibattito e<br />

verosim<strong>il</strong>mente di riuscire a superare le difficoltà in questo modo.<br />

In effetti, nel maggio 2010 <strong>il</strong> ministro ha <strong>il</strong>lustrato un percorso<br />

di riforma di tutte le <strong>professioni</strong> liberali proponendo una<br />

legge quadro ed una successiva normativa di comparto, da approvare<br />

entro la legislatura, con l’obiettivo di varare uno “Statuto<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>” condiviso. Inoltre la nuova legge quadro<br />

avrebbe dovuto essere scritta nel rispetto del quadro regolatorio<br />

europeo ma superando le improprietà verificatesi in sede di recepimento<br />

<strong>delle</strong> direttive europee.<br />

Nel luglio 2010, i rappresentanti del Comitato unitario <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> (Cup) e <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> area tecnica (Pat), che<br />

nell’insieme riuniscono la quasi totalità degli ordini professionali,<br />

hanno presentato al ministro un documento unitario i cui punti<br />

fermi erano: <strong>il</strong> ripristino <strong>delle</strong> tariffe minime, la copertura assicurativa<br />

obbligatoria, un maggiore rigore nel controllo della<br />

deontologia e nell’esercizio del sistema disciplinare. Il principio<br />

cardine della proposta era quello di alzare <strong>il</strong> livello di tutela dei<br />

cittadini, rafforzando <strong>il</strong> ruolo degli ordini nel controllo della<br />

qualità dei servizi. Il documento del Cup inoltre ammetteva le<br />

società di lavoro professionale con apertura ad altri del capitale<br />

sociale, purché <strong>il</strong> controllo <strong>delle</strong> società rimanesse in mano a<br />

<strong>professioni</strong>sti.<br />

Il documento veniva recepito dal ministro Alfano che si era<br />

anche impegnato a trasformarlo in un testo di riforma entro <strong>il</strong><br />

2010.<br />

Tuttavia le successive vicende del governo e soprattutto<br />

l’esplodere della crisi finanziaria nel 2011, hanno rimesso in discussione<br />

l’intera materia che è divenuta oggetto di discussione<br />

197


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

con le autorità europee nel quadro <strong>delle</strong> manovre finanziarie di<br />

sostegno ai conti pubblici.<br />

4.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione<br />

In Italia l’evoluzione <strong>delle</strong> forme di impresa riflette <strong>il</strong> dualismo<br />

del sistema di regolazione tra <strong>professioni</strong> regolate e non regolate.<br />

Le forme di impresa nelle <strong>professioni</strong> regolate<br />

Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate si è verificato<br />

nell’ultimo ventennio un grande aumento del numero degli iscritti<br />

agli ordini e collegi ma una sostanziale stab<strong>il</strong>ità <strong>delle</strong> forme<br />

di impresa e di rapporto di lavoro.<br />

Dal punto di vista <strong>delle</strong> forme di impresa, <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> regolate si suddivide principalmente nelle due forme<br />

tradizionali del lavoro:<br />

- in primo luogo, vi sono i <strong>professioni</strong>sti dipendenti a tempo<br />

indeterminato (full time o part time) da imprese private o di<br />

enti pubblici che costituiscono, secondo le stime oltre <strong>il</strong> 60%<br />

degli iscritti agli ordini. Questi <strong>professioni</strong>sti sono concentrati<br />

in tre aree principali: le <strong>professioni</strong> sanitarie (medici, infermieri<br />

etc.), le <strong>professioni</strong> tecniche (ingegneri, architetti,<br />

periti etc.), le <strong>professioni</strong> economico-giuridiche (avvocati,<br />

ragionieri etc.).<br />

- In secondo luogo, vi sono i <strong>professioni</strong>sti che svolgono la libera<br />

professione in forma autonoma e che nel nostro paese<br />

sono tipicamente organizzati nelle forma di piccolo studio<br />

professionale dove opera un <strong>professioni</strong>sta iscritto all’albo,<br />

con eventuali partner, associati, o collaboratori anch’essi i-<br />

198


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

scritti all’albo e con propria partita Iva o anche con giovani<br />

praticanti. Dal momento che è consentito ai liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

con partita Iva, di organizzarsi in forma di impresa, usualmente<br />

gli studi professionali assumono personale dipendente<br />

per le funzioni operative di segreteria, stampa, disegno,<br />

archiviazione, gestione amministrativa etc.<br />

Per questi dipendenti (non iscritti all’albo) esiste un contratto<br />

collettivo nazionale di lavoro (detto contratto degli studi<br />

professionali) sottoscritto da Conf<strong>professioni</strong> con i sindacati<br />

confederali del commercio, che riguarda circa 1 m<strong>il</strong>ione di<br />

lavoratori dipendenti.<br />

Vi sono poi le forme miste cioè quei <strong>professioni</strong>sti iscritti<br />

agli albi e che operano normalmente come dipendenti di aziende<br />

private o enti pubblici ma che svolgono anche attività professionale<br />

in proprio, ut<strong>il</strong>izzando la partita Iva individuale. Essi possono<br />

avere un proprio studio professionale, oppure appoggiarsi<br />

ad altri studi oppure a strutture del cliente. Come, ad esempio,<br />

un medico dipendente di una Asl che effettui visite private a casa<br />

propria o in un proprio studio o presso lo studio di altri medici.<br />

Oppure di un ingegnere, dipendente di una impresa di costruzioni,<br />

ma che operi anche come <strong>professioni</strong>sta indipendente o<br />

collabori con studi professionali. Come noto, queste forme miste<br />

sono diffusissime in Italia ma sono di diffic<strong>il</strong>e quantificazione<br />

dal momento che si tratta di confrontare tra loro vari insiemi di<br />

dati disomogenei. Sarebbe necessario, infatti, poter incrociare i<br />

dati sugli iscritti agli ordini (che comprende sia le persone attive<br />

che anche molti non attivi), i dati <strong>delle</strong> partite Iva e <strong>delle</strong> dichiarazioni<br />

fiscali (che è molto ampio e diversificato per settori e<br />

sottosettori) i dati sulle diverse tipologie di contributi previdenziali.<br />

199


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Sembra invece non avere avuto molto sv<strong>il</strong>uppo la possib<strong>il</strong>ità<br />

aperta dalla riforma Bersani, di società di tipo multidisciplinare<br />

composte da <strong>professioni</strong>sti diversi, quindi da persone con specializzazioni<br />

diverse e più numerose. Si tratta di forme che invece<br />

sembrano essere in crescita in altri paesi come ad esempio<br />

Gran Bretagna e Germania e che sono molto più adatte al contesto<br />

di una economia internazionalizzata.<br />

Anche l’indagine dell’Agcm del 2009, riporta <strong>il</strong> fatto che su<br />

questo punto gli ordini professionali sembrano essere stati prevalentemente<br />

in una posizione passiva o attendista, e che in ogni<br />

caso ci sono stati pochi casi di innovazione organizzativa nel<br />

senso di strutture societarie più grande e pluridisciplinari.<br />

In sintesi, nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate le forme di<br />

impresa più diffusa sembrano essere quelle tradizionali: lo studio<br />

professionale, costituito da un piccolo numero di <strong>professioni</strong>sti<br />

(o addirittura da un singolo) con qualche dipendente oppure<br />

<strong>il</strong> classico lavoro dipendente da imprese private o ente pubblico.<br />

La vera novità può essere forse individuata nella esplosione<br />

<strong>delle</strong> forme miste (lavoro dipendente più lavoro autonomo in<br />

qualche studio) che un tempo era soggetto all’autorizzazione<br />

della direzione aziendale o dell’ente pubblico e che oggi è molto<br />

più fac<strong>il</strong>e e liberalizzata. Tuttavia questo fenomeno è di diffic<strong>il</strong>e<br />

quantificazione.<br />

Le forme di impresa nelle <strong>professioni</strong> non regolate<br />

Le forme giuridiche entro cui sono svolte queste attività sono<br />

molto varie e spaziano praticamente su quasi tutte le possib<strong>il</strong>i<br />

forme di lavoro individuale, di società di persone o di società di<br />

capitali:<br />

200


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

- lavoratore autonomo: in questo caso <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è prestatore<br />

d’opera intellettuale e opera come ditta individuale<br />

(cioè dal punto di vista fiscale con partita Iva individuale)<br />

- lavoratore dipendente entro l’impresa privata o gli enti pubblici:<br />

i dipendenti secondo le statistiche costituiscono <strong>il</strong> 60-<br />

70% dei 3 m<strong>il</strong>ioni circa di <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />

- lavoratori parasubordinati, in particolare nella forma di contratti<br />

di collaborazione a progetto o co.co.co.<br />

- lo studio associato oppure la forma di compartecipazione agli<br />

ut<strong>il</strong>i<br />

- le società di persone (Snc, Sas etc.) previste<br />

-<br />

dall’ordinamento per le società commerciali<br />

le società di capitali (Spa, Srl), ut<strong>il</strong>izzate nel caso di dimensioni<br />

più grandi.<br />

Dal punto di vista della diffusione di queste forme, in Italia<br />

nel vasto universo dei <strong>professioni</strong>sti (circa 3 m<strong>il</strong>ioni) si ripropone<br />

<strong>il</strong> dualismo tra <strong>professioni</strong>sti dipendenti da imprese o ente<br />

pubblico e altre forme di società. Se non che , nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

non regolate, le altre forme sono molto più differenziate e<br />

variegate. Più in dettaglio la situazione può essere descritta così:<br />

- i <strong>professioni</strong>sti dipendenti da imprese private o enti pubblici<br />

sono circa <strong>il</strong> 65% dei 3 m<strong>il</strong>ioni, secondo le stime Censis.<br />

Quindi poco meno di 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti sono<br />

ascrivib<strong>il</strong>i a <strong>professioni</strong> non regolamentate oppure a <strong>professioni</strong><br />

classiche (come l’ingegnere o <strong>il</strong> contab<strong>il</strong>e) ma che hanno<br />

scelto di non iscriversi all’albo professionale relativo.<br />

Questi 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti rientrano quindi nel<br />

mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in quanto l’evoluzione tecnologica,<br />

insieme all’evoluzione dei prodotto e dei servizi hanno fatto<br />

crescere e hanno differenziato a tal punto la loro professio-<br />

201


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

nalità da far nascere un punto di riferimento esterno<br />

all’impresa identificab<strong>il</strong>e in una qualche sorta di comunità<br />

professionale a cui si “sente” di appartenere. Talvolta questa<br />

comunità è aggregata in un’associazione professionale affermata,<br />

altre volte in altre forme più semplici, come altre<br />

associazioni, comunità virtuali o gruppi vicini ad una università.<br />

Ovviamente le imprese che occupano come dipendenti<br />

questi 2 m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti sono in parte ascrivib<strong>il</strong>i ai<br />

settori tradizionali dell’industria e dei servizi, e in parte al<br />

terziario avanzato e cioè a nuovi tipi di servizi, emersi negli<br />

ultimi decenni, come ad esempio informatica, consulenza,<br />

salute e benessere, finanza, formazione etc. Nel terziario avanzato<br />

le forme di impresa ut<strong>il</strong>izzate in Italia sono quelle<br />

classiche definite dall’ordinamento e, in particolare, le Spa,<br />

per le imprese più grandi, spesso aff<strong>il</strong>iate a gruppi multinazionali<br />

e le Srl, ut<strong>il</strong>izzate più spesso per le imprese mediopiccole<br />

a proprietà italiana e a base professionale.<br />

- Le forme miste. Sempre secondo le stime Censis <strong>il</strong> 18% di<br />

questi <strong>professioni</strong>sti svolge lavoro come dipendente ma anche<br />

come collaboratori di altre imprese. Si tratta quindi di<br />

circa 500 m<strong>il</strong>a persone che oltre al lavoro dipendente principale,<br />

svolgono attività professionali (con compensi occasionali,<br />

o partita Iva o altre forme) per altre imprese o studi professionali<br />

o singoli clienti. Si tratta di un mondo molto differenziato<br />

diffic<strong>il</strong>mente classificab<strong>il</strong>e che spazia dalle forme<br />

tradizionali (ad esempio, l’insegnante che fa attività professionale<br />

al pomeriggio) a forme più nuove (esempio l’operaio<br />

che nei week end opera come maestro di sci).<br />

- Le altre forme di impresa. Seguendo le stime Censis, vi sono<br />

circa altri 500 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti non dipendenti che opera-<br />

202


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

no autonomamente in modo individuale o all’interno di<br />

strutture organizzative molto piccole. Essi ut<strong>il</strong>izzano o la ditta<br />

individuale (con partita Iva) oppure la piccola società di<br />

persone (Snc e Sas) oppure le nuove forme di lavoro parasubordinato<br />

o a progetto definite dalla legge del 2003. Dalle<br />

informazioni disponib<strong>il</strong>i mi pare che questa parte di mondo<br />

professionale possa essere divisa in due settori.<br />

- La micro-impresa: si tratta della parte più “forte” e meglio<br />

posizionata sul mercato con più elevata capacità di competizione<br />

e di sopravvivenza. Di solito essa è dotata di un minimo<br />

di struttura organizzativa. Ad esempio, un ufficio o laboratorio,<br />

qualche collega o collaboratore, qualche pc o altro macchinario.<br />

In Italia moltissime micro-imprese nascono e si sv<strong>il</strong>uppano<br />

intorno alle capacità professionali del “micro-leader” che<br />

è allo stesso tempo un professional, spesso sofisticato, e un<br />

piccolo imprenditore. Di solito la micro-impresa professionale<br />

dopo la fase di start-up, se ha successo, trova una propria nicchia<br />

di mercato e riesce a stab<strong>il</strong>izzarsi. Le forme giuridiche<br />

usate per le microimprese vanno dalla società di persone, alla<br />

ditta individuale, più raramente viene ut<strong>il</strong>izzata la Srl.<br />

- La prestazione d’opera e <strong>il</strong> lavoro parasubordinato. Vi è poi<br />

una fascia di <strong>professioni</strong>sti molto più deboli sul mercato, in<br />

genere scarsamente dotati di strumenti e senza alcuna struttura<br />

professionale che operano usualmente per un solo<br />

committente o per più committenti ma con uno di essi prevalente.<br />

Si tratta <strong>delle</strong> cosiddette “fasce deboli” del lavoro professionale,<br />

che operano quasi esclusivamente con partita Iva<br />

individuale, contratti a progetto o co.co.co., con redditi vicini<br />

alla media dei lavoratori parasubordinati.<br />

203


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Nell’insieme le forme di impresa ut<strong>il</strong>izzate nel mondo <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> non regolate risultano caratterizzate da una spaccatura<br />

sim<strong>il</strong>e a quelle <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate. Da un lato, la grande<br />

impresa tradizionale o del terziario avanzato che dà lavoro al<br />

<strong>professioni</strong>sta assunto come dipendente o come singolo lavoratore<br />

autonomo con contratto di mercato. Dall’altro, una “galassia”<br />

di piccole o micro imprese più o meno autonome sul mercato<br />

che ut<strong>il</strong>izzano tutte le nuove forme di reclutamento possib<strong>il</strong>e e<br />

che sono talora molto vicine alla cosiddette “fasce deboli” dei<br />

giovani <strong>professioni</strong>sti.<br />

4.4. Aspetti quantitativi<br />

Il numero dei <strong>professioni</strong>sti regolamentati<br />

In Italia esistono statistiche abbastanza precise degli iscritti<br />

agli ordini e collegi professionali. I dati più ampi e precisi sono<br />

stati elaborati dal Censis e riportati nei Rapporti Annuali, di solito<br />

ut<strong>il</strong>izzando le informazioni fornite dagli stessi ordini ma in<br />

qualche caso ricorrendo a stime.<br />

Tale dati vanno letti con le seguenti avvertenze:<br />

- l’iscrizione all’ordine non implica automaticamente che <strong>il</strong><br />

<strong>professioni</strong>sta sia attivo proprio in quella professione. Ad esempio,<br />

un ingegnere iscritto all’albo e dipendente di una<br />

grande impresa potrebbe svolgere attività nell’impresa come<br />

responsab<strong>il</strong>e controllo di gestione cioè in una funzione in cui<br />

non viene effettuata alcuna attività compresa tra quelle riservate<br />

agli ingegneri dell’ordine.<br />

- Si può essere iscritti all’ordine e non essere attivi come liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti, sia per ragione di età, sia per scelta di vita o<br />

professionale; oppure si può anche essere dipendenti da a-<br />

204


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

ziende o enti pubblici e ut<strong>il</strong>izzare solo in minima parte le<br />

competenze regolate dall’ordine.<br />

I numeri che seguono devono perciò essere sempre interpretati<br />

come imprecisi per eccesso, in quanto, nella situazione italiana<br />

del mercato del lavoro è in genere vantaggioso essere iscritti<br />

a qualche ordine piuttosto che <strong>il</strong> contrario.<br />

Nella tabella 1 ripresa dal Censis è ricostruita la dinamica<br />

degli iscritti agli ordini dal 1985 al 2005 per ogni decennio.<br />

Da essa si ricava che gli iscritti nel ventennio si sono incrementati<br />

del 110% passando da 867 m<strong>il</strong>a circa (1985) a 1 m<strong>il</strong>ione<br />

e 827 m<strong>il</strong>a circa (2005).<br />

Dalla tabella 1 si ricava che le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />

sono costituite da tre gruppi principali:<br />

- i medici, gli infermieri, i farmacisti i veterinari e gli altri<br />

specialisti sanitari che sono in larga misura dipendenti del<br />

servizio sanitario nazionale e che costituiscono all’incirca <strong>il</strong><br />

50% degli gli iscritti. Si tratta di un gruppo di <strong>professioni</strong><br />

che ha visto la crescita numerica più elevata.<br />

- Gli ingegneri, architetti e chimici e le altre figure tecniche,<br />

che operano in studi professionali oppure in aziende private<br />

o in enti pubblici nelle funzioni tecniche e che vi lavorano<br />

come dipendenti o come dirigenti. Si tratta di circa un terzo<br />

degli iscritti agli ordini.<br />

- Notai, avvocati, commercialisti e ragionieri, che costituiscono<br />

le figure più importanti <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> economicogiuridiche<br />

e che arrivano a circa <strong>il</strong> 15% degli iscritti.<br />

La professione che è maggiormente cresciuta nel ventennio<br />

1985-2005 è quella dei dottori commercialisti (+212%) seguita<br />

da quella degli infermieri (+203%) e poi dai geologi (+174%),<br />

da agronomi (+124%) e dagli ingegneri (+116%).<br />

205


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Ma ci sono tuttavia alcune <strong>professioni</strong> che risultano in decrescita<br />

nel ventennio, come gli agenti di cambio, le ostetriche e<br />

gli spedizionieri doganali. Si tratta di riduzioni che sono fac<strong>il</strong>mente<br />

spiegab<strong>il</strong>i come effetto <strong>delle</strong> dinamiche socioeconomiche<br />

e demografico e per l’introduzione dell’euro.<br />

Tabella 1. Professioni regolamentate, iscritti agli ordini e alle<br />

casse previdenziali in Italia tra <strong>il</strong> 1985 e <strong>il</strong> 2005 (valori assoluti e<br />

variazioni percentuali).<br />

Fonte: elaborazione Censis su dati ordini e collegi nazionali. Note: (1) dati cassa forense;<br />

(2) dati al 2004.<br />

Nel rapporto Censis successivo, quello del 2009 (tabella 2),<br />

gli iscritti agli ordini e collegi professionali, erano saliti a<br />

2.006.015, mentre <strong>il</strong> numero di ordini e collegi era sceso a 24<br />

206


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

(dai 27 del 2005) a seguito della fusione tra dottori commercialisti<br />

e ragionieri e dall’uscita dal sistema degli agenti di cambio.<br />

Viene confermato <strong>il</strong> trend di crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie,<br />

con l’eccezione dei farmacisti che calano, mentre compare<br />

un netto calo dei giornalisti (-9,5%).<br />

La tabella 2 consente di valutare la forte presenza e crescita<br />

<strong>delle</strong> donne nelle <strong>professioni</strong> sanitarie, ma anche in altre <strong>professioni</strong><br />

tecniche e tra gli avvocati (quasi 40%).<br />

Nel rapporto Censis 2009, <strong>il</strong> fenomeno della crescente presenza<br />

di donne nelle <strong>professioni</strong> del terziario “nuovo” è ritenuta<br />

una <strong>delle</strong> novità più r<strong>il</strong>evanti della società italiana, che su questo<br />

punto risulta molto sim<strong>il</strong>e ai trend degli altri paesi europei.<br />

Le stime degli istituti di ricerca ritengono che più del 60%<br />

degli iscritti agli ordini nel 2009, operi come lavoratore dipendente<br />

presso imprese private o enti pubblici.<br />

Inoltre bisogna ricordare che <strong>il</strong> restante 40% di <strong>professioni</strong>sti<br />

iscritti agli albi, spesso è datore di lavoro di personale tecnico,<br />

di segreteria, addetti alle elaborazioni dati e archivi etc.<br />

Si può supporre che questi lavoratori dipendenti costituiscano<br />

una ampia fetta del m<strong>il</strong>ione di addetti circa che lavora presso<br />

gli studi professionali e che applica <strong>il</strong> contratto di lavoro firmato<br />

da Conf<strong>professioni</strong> con i sindacati F<strong>il</strong>cams Cg<strong>il</strong>, Fisascat-Cisl e<br />

U<strong>il</strong>tucs-U<strong>il</strong> (Fondo<strong>professioni</strong>, 2008).<br />

Altri dati pubblicati da “Il Sole 24ore” riportano che nel<br />

2009 i <strong>professioni</strong>sti ordinisti iscritti alle casse di previdenza<br />

ammontassero a circa 1 m<strong>il</strong>ione e 67 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti. Se<br />

dunque nel 2009 gli iscritti totali agli ordini erano circa 2 m<strong>il</strong>ioni<br />

e di essi ben 1,067 m<strong>il</strong>ioni erano iscritti alla cassa, si può stimare<br />

che <strong>il</strong> 50% fosse attivo come <strong>professioni</strong>sta autonomo op-<br />

207


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

pure come dipendente che contemporaneamente faceva anche<br />

versamenti alla cassa dell’ordine.<br />

Tabella 2. Le <strong>professioni</strong> regolate nel Rapporto Censis 2009.<br />

Iscritti agli ordini e ai collegi professionali, 2008-2009 (valori<br />

assoluti, percentuali e variazioni percentuali).<br />

Fonte: elaborazione Censis su dati ordini e collegi professionali nazionali. Note: (1)<br />

dati cassa forense; (2) <strong>il</strong> dato include assistenza sanitaria e vig<strong>il</strong>atrici di infanzia; (3) i<br />

dati si riferiscono al 2007; (4) i dati si riferiscono al 2008; (5) dati gennaio 2009; (6)<br />

dati marzo 2009.<br />

Il numero dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />

La determinazione di quanti siano i <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />

è una <strong>delle</strong> questioni più controverse e discusse relative<br />

al mercato del lavoro in Italia.<br />

In breve, le cause di queste controversie sono riconducib<strong>il</strong>i<br />

ai seguenti tre aspetti tipici che dipendono dal sistema di norme<br />

italiane, ivi compresa la fiscalità e la previdenza:<br />

- incertezza dei confini professionali. L’incertezza riguarda in<br />

primo luogo le attività e i ruoli o figure lavorative che possono<br />

essere collocate nell’universo dei <strong>professioni</strong>sti in<br />

208


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

quanto <strong>il</strong> contenuto del lavoro avrebbe i requisiti di autonomia,<br />

complessità, conoscenze intellettuali e rapporto di fiducia<br />

tipici del <strong>professioni</strong>smo. L’elenco <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

è ormai così lungo che questa discussione è in ogni caso<br />

molto diffic<strong>il</strong>e. Questa incertezza sui confini di quali siano<br />

le nuove <strong>professioni</strong> porta alcuni a d<strong>il</strong>atarle al massimo<br />

sino a farle coincidere con tutti i knowledge worker, e quindi<br />

addirittura con <strong>il</strong> 40% circa di tutti i lavoratori attivi. Mentre<br />

altri in modo molto più restrittivo ritengono <strong>professioni</strong>sta<br />

solo quello che ha una relazione di lavoro che, dal punto di<br />

vista giuridico, configura una autonomia operativa e una<br />

competenza complessa e intellettuale.<br />

- Una seconda fonte di incertezza è data nel caso italiano anche<br />

dalle forme del rapporto di lavoro. Le diverse forme del<br />

lavoro parasubordinato consentite dalla legge già dagli anni<br />

novanta, e poi i contratti o progetti dopo la riforma del mercato<br />

del lavoro del 2003, che sono cresciute molto rapidamente<br />

nell’ultimo decennio, hanno generato centinaia di migliaia<br />

di giovani laureati e diplomati che si trovano in situazione<br />

ambigua.<br />

Dal punto di vista formale, operano in autonomia come lavoratori<br />

professionali, in quanto <strong>il</strong> contratto a progetto è considerato<br />

dalla legge come un contratto di lavoro autonomo, ma<br />

dal punto di vista sostanziale si trovano in una relazione di<br />

lavoro, non solo debole, ma spesso priva di molti elementi<br />

che definiscono giuridicamente <strong>il</strong> lavoro autonomo.<br />

Secondo alcuni, perciò, la quasi totalità dei lavoratori parasubordinati<br />

e a progetto dovrebbero essere considerata come<br />

<strong>professioni</strong>sta, proprio a causa della forma prevalente del<br />

rapporto di lavoro di tipo autonomo. Secondo altri, invece,<br />

209


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

in queste fasce di lavoro vi sono moltissime relazioni in cui<br />

<strong>il</strong> lavoratore non solo opera presso <strong>il</strong> committente e con i<br />

suoi mezzi tecnici, ma si trova anche in una relazione vincolata<br />

con un solo committente, con <strong>il</strong> quale ha un rapporto di<br />

inferiorità e di debolezza. Se dunque lo si può considerare in<br />

senso lato un <strong>professioni</strong>sta, tuttavia lo si dovrebbe assim<strong>il</strong>are<br />

piuttosto a un <strong>professioni</strong>sta dipendente per <strong>il</strong> quale è necessaria<br />

una tutela contrattuale forte (cfr. Ires Cg<strong>il</strong>).<br />

- Un terzo fattore di difficoltà sta nella questione di quanta<br />

parte dei lavoratori dipendenti con qualifiche elevate, possa<br />

essere considerata un lavoratore professionale. Come detto<br />

sopra, un approccio sociologico estensivo tende a far coincidere<br />

tutti i knowledge worker con i <strong>professioni</strong>sti, d<strong>il</strong>atando<br />

enormemente <strong>il</strong> loro numero, soprattutto all’interno<br />

dell’universo del lavoro dipendente. Secondo questo approccio,<br />

da alcuni indicato come “approccio major”, in Italia nel<br />

2005, i lavoratori della conoscenza raggiungevano la ragguardevole<br />

cifra del 41,5% dei lavoratori attivi (Butera et alii,<br />

2008). All’opposto, l’approccio più giuridico, che guarda<br />

la relazione di lavoro, e lo stesso approccio dei sindacati<br />

confederali tende a considerare piuttosto <strong>il</strong> criterio della dipendenza<br />

di fatto tra <strong>il</strong> committente e l’esecutore del lavoro,<br />

anche se esso prevede contenuti di tipo professionale. Con<br />

questo approccio la maggioranza dei collaboratori coordinati<br />

e a progetto risultano essere più vicini al lavoro dipendente<br />

che a quello autonomo.<br />

Nelle ricerche Ires Cg<strong>il</strong> questa percentuale è posizionata tra<br />

<strong>il</strong> 60 e <strong>il</strong> 70% <strong>delle</strong> persone che risultano impiegate con contratto<br />

a progetto o a co.co.co. e che vengono conteggiate attraverso<br />

i versamenti alla estione separata Inps. Spesso in<br />

210


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

queste ricerche <strong>il</strong> criterio della mono-committenza è usato<br />

per distinguere le situazioni più vicine al lavoro dipendente<br />

da quelle più affini al <strong>professioni</strong>smo autonomo. Ad esempio,<br />

nell’indagine Plus, svolta dall’Isfol nel 2006 su una base<br />

campionaria di 50 m<strong>il</strong>a lavoratori, risulta che la monocommittenza<br />

riguarda quasi l’80% dei collaboratori e <strong>il</strong> 56%<br />

<strong>delle</strong> persone con partita Iva. Un altro indicatore ut<strong>il</strong>izzato è<br />

quello di chi abbia deciso la forma del contratto di lavoro.<br />

Nella stessa ricerca, risulta che <strong>il</strong> contratto è stato imposto<br />

dal committente al 65% dei co.co.co. e all’80% dei collaboratori<br />

a progetto, ma solo al 7% <strong>delle</strong> partite Iva.<br />

Tenuto conto di queste difficoltà si possono citare le principali<br />

elaborazioni effettuate in Italia per stimare <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> non regolate.<br />

Una prima approssimazione per difetto è stata effettuata dal<br />

Cnel nella monografia dedicata alle associazioni professionali<br />

del 2005. Nella ricerca Cnel vennero censite 196 associazioni<br />

professionali non regolamentate (classificate in sette gruppi<br />

principali dotate di statuti e caratteristiche tipiche di associazioni<br />

professionali. Gli iscritti (volontari) dichiarati da queste 196 associazioni<br />

ammontavano nel 2004 a 523.923 (tabella 3).<br />

Si tratta ovviamente di dati sottostimati in quanto non comprendono<br />

né altri <strong>professioni</strong>sti degli stessi settori, che non si erano<br />

iscritti alle associazioni (essendo l’iscrizione volontaria) né<br />

altri <strong>professioni</strong>sti di altri rami, ancora senza associazioni o con<br />

associazioni non censite dal Cnel. In ogni caso <strong>il</strong> numero di circa<br />

mezzo m<strong>il</strong>ioni è ragguardevole.<br />

Nello stesso rapporto del Cnel (Cnel, 2005) viene effettuata<br />

una stima dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati ut<strong>il</strong>izzando le<br />

stime autodichiarate dalle diverse associazioni sul rapporto tra i<br />

211


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

propri iscritti all’associazione e <strong>il</strong> numero di <strong>professioni</strong>sti esercitanti<br />

quella professione.<br />

Il risultato di queste stime è di circa 1.500.000/1.660.000<br />

<strong>professioni</strong>sti non regolamentati, di cui 1 m<strong>il</strong>ione nella categoria<br />

servizi alle imprese, con forte presenza dei servizi informatici<br />

(tabella 3).<br />

Tabella 3. Numero dei <strong>professioni</strong>sti iscritti alle associazioni<br />

censite dal Cnel nel 2004 e stima dei <strong>professioni</strong>sti dei settori.<br />

Categoria Iscritti<br />

Stima <strong>professioni</strong>sti dei<br />

settori<br />

Arti scienze tecniche 46.515 160.000/205.000<br />

Comunicazione d’impresa 65.684 115.000<br />

Cura psichica 6.459 15.000<br />

Medicina non convenzionale 77.987 90.000/100.000<br />

Sanitario 22.873 110.000<br />

Servizi d’impresa 204.824 900.000/1.000.000<br />

Altro 99.581 115.000<br />

Totale generale 523.923 1.505.000/1.660.000<br />

Fonte: dati Cnel al 31 dicembre 2004.<br />

Una seconda stima del numero dei <strong>professioni</strong>sti più precisa<br />

e articolata è stata effettuata nel 2007 da Ruffino (Ruffino,<br />

2008) per Fondo<strong>professioni</strong> ed è contenuta nell’Atlante di Ulisse.<br />

L’area vasta <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> viene definita innanzitutto come<br />

la somma di quattro grandi “blocchi professionali” come nella<br />

figura 2 a pagina seguente .<br />

Innanzitutto c’è <strong>il</strong> mondo degli iscritti agli ordini che come<br />

detto sopra ammontava a circa 1 m<strong>il</strong>ione e 800 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti<br />

nel 2007. Ma esso viene diviso in due parti: i <strong>professioni</strong>sti<br />

non esercitanti, oppure esercitanti ma solo come dipendenti di<br />

grandi organizzazioni (quindi non inseriti in studi professionali)<br />

che vengono collocati al limite dell’area vasta nel quadrato<br />

bianco in alto nella figura (circa 800 m<strong>il</strong>a) e i <strong>professioni</strong>sti in<br />

212


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

senso proprio, in quanto esercitanti come titolari di studi professionali<br />

o come dipendenti di studi (stimati in circa 1 m<strong>il</strong>ione)<br />

nell’area in grigio.<br />

Figura 2. L’area vasta <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

Fonte: Fondo<strong>professioni</strong> (a cura di, 2008).<br />

C’è poi <strong>il</strong> mondo dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati (o solo<br />

con albo, qui sono indicate come regolamentate non ordinistiche)<br />

che operano come lavoratori autonomi in proprio e che sono<br />

riconducib<strong>il</strong>i alle partite Iva per attività professionale di tipo<br />

nuovo in senso proprio (stimati in circa 260 m<strong>il</strong>a) nell’area grigia<br />

in alto a destra.<br />

Infine, c’è un terzo mondo che è composito e che costituisce<br />

l’area più vasta del <strong>professioni</strong>sti. Esso è costituito in primo luogo<br />

dai dipendenti degli studi professionali che operano a supporto<br />

dei <strong>professioni</strong>sti titolari con ampio coinvolgimento nel ruolo<br />

ma che formalmente sono lavoratori dipendenti. Essi sono sti-<br />

213


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

mati in circa 535 m<strong>il</strong>a persone, di cui 315 m<strong>il</strong>a operano negli<br />

studi ordinistici e 220 m<strong>il</strong>a operano invece in studi non ordinistici.<br />

La seconda componente di questo terzo mondo dell’area<br />

vasta è invece costituita dai lavoratori atipici, cioè solitamente<br />

da giovani laureati che collaborano con gli studi professionali<br />

con varie tipologie di contratto atipico, ma in particolare con i<br />

contratti di collaborazione a progetto. Di essi, circa 660 m<strong>il</strong>a operano<br />

negli studi ordinistici e 73 m<strong>il</strong>a operano nei servizi professionali<br />

non ordinistici.<br />

In sintesi, secondo le stime dell’Atlante di Ulisse:<br />

- l’area vasta comprende circa 3 m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti. Di<br />

essi, circa 1 m<strong>il</strong>ione e 800 m<strong>il</strong>a sono iscritti agli ordini e almeno<br />

un altro m<strong>il</strong>ione e 200 m<strong>il</strong>a (stimati per difetto) sono<br />

<strong>professioni</strong>sti non ordinisti o non regolamentati<br />

- se si tolgono i circa 800 m<strong>il</strong>a ordinistici che non esercitano<br />

od operano solo in organizzazioni tradizionali, <strong>il</strong> mondo degli<br />

studi professionali comprende più di 2 m<strong>il</strong>ioni di persone<br />

suddivisib<strong>il</strong>i in 4 aggregati:<br />

› gli iscritti agli ordini, che esercitano come titolari dello<br />

studio o come collaboratore o dipendente (1 m<strong>il</strong>ione)<br />

› i dipendenti tecnici e amministrativi degli studi, circa<br />

(530 m<strong>il</strong>a)<br />

› i <strong>professioni</strong>sti indipendenti non regolamentati che operano<br />

con partita Iva (circa 260 m<strong>il</strong>a)<br />

› i collaboratori “atipici”, di solito con contratto a progetto<br />

(circa 140 m<strong>il</strong>a).<br />

Il commento sintetico dell’autore è che «assai più degli altri<br />

settori produttivi, l’ambito degli studi è dunque interessato strutturalmente<br />

da dinamiche permanenti di “ridefinizione della posizione”<br />

da parte di una quota saliente di lavoratori, che riman-<br />

214


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

dano ad un composito insieme di strategie professionali, da chi<br />

aspira nel tempo alla stab<strong>il</strong>izzazione del rapporto di lavoro dipendente,<br />

a chi è inscritto “transitoriamente” nel percorso di acquisizione<br />

della condizione di libero <strong>professioni</strong>sta ordinista, a<br />

chi – non avendo uno statuto professionale chiaramente definito<br />

– esprime una forte domanda di regolazione del proprio campo<br />

di attività (Cnel, 2005; Censis, 2007), come principio di identità<br />

e tutela nelle relazioni con <strong>il</strong> mercato.<br />

È anche per questa ragione (oltre che per limiti informativi<br />

<strong>delle</strong> fonti disponib<strong>il</strong>i) che nel modello proposto si evita di ricondurre<br />

deterministicamente la massa del lavoro “atipico” ad<br />

una specifica componente del lavoro nell’ambito degli studi professionali.<br />

Se è verosim<strong>il</strong>e interpretare i possessori di partita Iva,<br />

soprattutto dove esercitino la loro attività in modo esclusivo<br />

(ovvero non abbiano altre tipologie di rapporto di lavoro) come<br />

dei <strong>professioni</strong>sti a parte intera, è molto più diffic<strong>il</strong>e attribuire ai<br />

lavoratori parasubordinati in senso stretto (in particolare i<br />

co.co.pro.) la sola posizione di atipici in seno all’organizzazione<br />

degli studi o, al contrario, di “nuovi <strong>professioni</strong>sti” rivolti in potenza<br />

all’effettivo esercizio autonomo dell’attività» (Ruffino,<br />

2008, p. 17).<br />

Infine vi è una terza corrente di pensiero, che recentemente<br />

ha fornito stime ancora più ampie. Essa ha preso avvio dalle più<br />

recente stima del rapporto Censis, in particolare quelli del 2009<br />

e 2010, che valuta <strong>il</strong> solo aggregato dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />

a un totale di circa 3 m<strong>il</strong>ioni di persone (e secondo altri<br />

di 3,5 m<strong>il</strong>ioni), produttore di circa l’11,5% del P<strong>il</strong>. Di essi,<br />

circa <strong>il</strong> 65% sarebbe comunque un lavoratore dipendente. A<br />

questi numeri, che sono quasi <strong>il</strong> doppio di quanto stimato<br />

nell’Atlante di Ulisse (2007), si arriva non solo prendendo come<br />

215


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

riferimento anche gli anni 2008-2010 ma soprattutto d<strong>il</strong>atando<br />

l’universo dei <strong>professioni</strong>sti da quello più ristretto degli studi<br />

professionali, considerati nell’Atlante, a quello più ampio comprendente<br />

tutti i ruoli professionali presenti anche nelle imprese<br />

tradizionali.<br />

4.5. Il sistema di rappresentanza<br />

Professioni ordinistiche: <strong>il</strong> lento percorso di separazione tra<br />

rappresentanza corporativa, rappresentanza sindacale e<br />

rappresentanza datoriale<br />

Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate, l’ordine ha giocato<br />

da sempre un ampio ruolo di rappresentanza a causa del fatto<br />

che in Italia esso è stato concepito sin dalla prima legge del<br />

1874 in modo duplice: da un lato l’ordine è un sistema di autogoverno<br />

del “corpo” professionale dall’altro è un sistema di controllo<br />

pubblico sull’attività professionale. In altre parole, <strong>il</strong> fatto<br />

che l’ordine sia non solo un ente pubblico a cui lo stato delega <strong>il</strong><br />

controllo, ma anche l’espressione del corpo professionale ha storicamente<br />

legittimato lo sv<strong>il</strong>uppo sia di attività di rappresentanza<br />

degli interessi della categoria, o “corpo professionale”, sia di regolazione<br />

e amministrazione, soprattutto nel periodo prerepubblicano<br />

(1870-1945). In questo periodo ovviamente ci sono<br />

stati alti e bassi tra ruolo di rappresentanza sindacale (o corporativa)<br />

e ruolo di regolazione. Basta ricordare l’importante<br />

ruolo che l’ordine dei medici ha giocato a fine Ottocento e inizio<br />

Novecento nel promuovere azioni e regole di sanità pubblica ma<br />

insieme nel difendere gli interessi della categoria (Malatesta,<br />

2006).<br />

216


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Tuttavia, come detto nell’introduzione, dopo la costituzione<br />

repubblicana del 1948 e l’affermazione dei principi della libertà<br />

di associazione (art. 18) e della libertà sindacale (art. 39), i due<br />

ruoli si sono progressivamente differenziati.<br />

Da un lato, <strong>il</strong> ruolo di “rappresentanza tecnica e di regolazione<br />

pubblica” è stato ricoperto dagli ordini, dall’alto quello di<br />

rappresentanza degli interessi collettivi ma “privati” è stato svolto<br />

dalle libere associazioni. Ma questa separazione si è attuata<br />

con difficoltà e molto lentamente, inoltre ancora oggi essa non<br />

risulta chiara a molte persone che operano nel settore. Infatti,<br />

anche in anni recenti queste due forme di rappresentanza non<br />

sempre sono state ben separate, essendo <strong>il</strong> confine chiaro in teoria,<br />

ma diffic<strong>il</strong>e nella pratica come si è visto, per <strong>il</strong> ruolo che<br />

l’ordine dei medici ha giocato nelle trattative sindacali sino al<br />

2000. Un altro esempio che viene citato è quello più recente,<br />

quando nel 2009-2010 nel corso della riforma “a blocchi” citata<br />

sopra, <strong>il</strong> ruolo degli ordini è tornato in primo piano attraverso<br />

incontri b<strong>il</strong>aterali tra <strong>il</strong> ministero della Giustizia e gli ordini professionali,<br />

considerati rappresentanti del corpo professionale<br />

nella trattativa per la riforma.<br />

Anche nella recente ricerca svolta da Aaster (Bonomi,<br />

2010) sui <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi, emerge che tra gli intervistati<br />

(sia appartenenti a <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate)<br />

gli ordini vengono percepiti anzitutto come organismi<br />

finalizzati a tutelare gli interessi della categoria professionale,<br />

con una maggiore accentuazione (54,3%) nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

tradizionali.<br />

217


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

La distinzione giuridica tra ordini e associazioni di<br />

rappresentanza<br />

Il dibattito giuridico sul tema ha invece evidenziato che gli<br />

ordini professionali, proprio in ragione della loro natura di ente<br />

pubblico non economico con autonomia patrimoniale e finanziaria,<br />

non costituiscono vere e proprie forme di rappresentanza di<br />

interessi. In particolare, nel nostro ordinamento, anche secondo la<br />

giurisprudenza e le sentenze <strong>delle</strong> Corte Costituzionale, gli ordini<br />

non possono costituire forme di rappresentanza sindacale degli interessi<br />

collettivi della categoria né forme di rappresentanza datoriale.<br />

L’incompatib<strong>il</strong>ità ad esercitare una rappresentanza piena<br />

trae origine dal fatto che gli ordini prevedono la iscrizione obbligatoria<br />

per poter esercitare una professione e che quindi essi sono<br />

un organo di “natura amministrativa” i cui poteri originano da una<br />

delega della stato. Essi quindi non sono idonei a divenire strumenti<br />

di rappresentanza generale degli interessi di categoria, in<br />

quanto tale rappresentanza è assegnata dalla Costituzione ad associazioni<br />

o sindacati ad iscrizioni libera. Di conseguenza, <strong>il</strong> ruolo<br />

di rappresentanza piena è affidato ad associazioni di categoria<br />

ad iscrizione volontaria di primo livello, oppure alle associazioni<br />

“ombrello” di secondo livello, come Conf<strong>professioni</strong>.<br />

Sono queste ultime infatti che hanno firmato i contratti di<br />

categoria con le organizzazioni sindacali Cg<strong>il</strong> Cisl e U<strong>il</strong> di settore,<br />

rappresentanti dei lavoratori dipendenti degli studi professionali.<br />

Sim<strong>il</strong>mente, <strong>il</strong> codice di autoregolamentazione degli scioperi<br />

è stato richiesto dalla apposita autorità (la commissione di<br />

Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi<br />

pubblici essenziali) non ai consigli degli ordini professionali ma<br />

alle libere associazioni sindacali, quali ad esempio<br />

218


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

l’Associazione nazionale forense (Anf), l’Unione camere penali<br />

italiane (Ucpi) etc.<br />

In conclusione, come sostenuto da Proia, i consigli<br />

dell’ordine, non essendo libere associazioni di rappresentanza di<br />

interessi ma enti dotati di poteri di autogoverno ed auto amministrazione<br />

su soggetti obbligatoriamente iscritti, non sono ab<strong>il</strong>itati<br />

a manifestare la volontà dei singoli <strong>professioni</strong>sti in contesti e<br />

ambiti diversi da quelli tassativamente previsti dalle leggi.<br />

La distinzione tra associazioni datoriali e sindacati dei<br />

dipendenti<br />

Un’altra ambiguità che ha caratterizzato molto<br />

l’associazionismo professionale del Novecento, e che si è venuta<br />

chiarendo solo negli ultimi anni, è la sovrapposizione tra rappresentanza<br />

datoriale e rappresentanza sindacale. Questa ambiguità<br />

è sicuramente collegata all’idea del libero <strong>professioni</strong>sta come<br />

lavoratore autonomo indipendente, che tuttavia può organizzarsi<br />

come impresa, che è al centro della legislazione del Novecento.<br />

Ma probab<strong>il</strong>mente, come sostiene Malatesta, essa è anche un derivato<br />

del modello del “<strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo”ereditato<br />

dall’Ottocento e basato sul “canone del bene pubblico”, considerato<br />

come terza via tra l’impresa capitalistica e <strong>il</strong> lavoro dipendente.<br />

«L’idealtipo del <strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo era un individuo<br />

educato, che frequentava la buona società ed era capace di mantenere<br />

<strong>il</strong> giusto equ<strong>il</strong>ibrio tra onore ed ut<strong>il</strong>e» (Malatesta, 2006).<br />

Alla fine del Novecento, questo modello verrebbe sostituito da<br />

quello del “<strong>professioni</strong>sta mercante” con <strong>il</strong> canone del declino<br />

(Malatesta, 2006).<br />

Infatti per alcuni decenni, sino agli anni ottanta, molte associazioni<br />

professionali si muovono sia in difesa degli interessi del<br />

219


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

lavoratore <strong>professioni</strong>sta (ad esempio, con le casse di previdenza<br />

e malattia, e con la rappresentanza verso <strong>il</strong> governo sui temi di<br />

r<strong>il</strong>evanza economica) sia in difesa del <strong>professioni</strong>staimprenditore<br />

(soprattutto sui temi normativi).<br />

Solo alla fine degli anni settanta si assiste a una differenziazione<br />

netta, che riproduce in larga misura <strong>il</strong> dualismo visto sopra<br />

presente nelle forme di impresa tra le <strong>professioni</strong> ordinistiche.<br />

Da un lato, tra le <strong>professioni</strong> in cui è in maggioranza <strong>il</strong> lavoro<br />

dipendente come nelle <strong>professioni</strong> sanitarie (in particolare medici<br />

e infermieri), si assiste a una rapida diffusione di associazioni<br />

a vocazione prevalentemente sindacale orientate a partecipare ai<br />

negoziati con i datori di lavoro, soprattutto pubblici (governo,<br />

asl, enti locali). È noto che negli anni settanta e ottanta si sono<br />

sv<strong>il</strong>uppate molte associazioni sindacali dei diversi ruoli dei medici,<br />

dei veterinari e degli infermieri, sino a superare <strong>il</strong> numero<br />

di 60 sindacati nel momento di massimo sv<strong>il</strong>uppo del settore e di<br />

avvio del servizio sanitario nazionale (anni ottanta). Allo stesso<br />

modo, tra i <strong>professioni</strong>sti dipendenti di imprese private si sono<br />

diffuse associazioni di stampo sindacale o addirittura vicine o alleate<br />

dei sindacati confederali (come ad esempio quelle dei quadri<br />

etc.). Dall’altro, tra le <strong>professioni</strong> in cui è maggioranza <strong>il</strong><br />

<strong>professioni</strong>sta autonomo, titolare però di uno studio professionale/impresa,<br />

si assiste a una progressiva diffusione di associazioni<br />

che pian piano si orientano a svolgere anche un ruolo datoriale.<br />

In questo orientamento, ovviamente, ha grande importanza la<br />

forte spinta alla contrattazione <strong>delle</strong> condizioni di lavoro esercitate<br />

dai sindacati dei lavoratori dipendenti sin dagli anni settanta<br />

e che ha coinvolto i dipendenti tecnici e amministrativi (non<br />

<strong>professioni</strong>sti) degli studi professionali.<br />

220


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Nel corso degli anni novanta, poi, l’esigenza di avere un interlocutore<br />

unico sia verso i sindacati dei lavoratori dipendenti sia<br />

verso <strong>il</strong> governo, ha spinto le associazioni professionali di questi<br />

settori che avevano sv<strong>il</strong>uppato la vocazione datoriale, ad associarsi<br />

in organizzazioni di 2° livello, assai sim<strong>il</strong>i alle cosiddette associazioni<br />

“ombrello” di Francia, Germania e Regno Unito.<br />

Conf<strong>professioni</strong> è <strong>il</strong> caso più tipico di tale tendenza essendo<br />

divenuta la principale organizzazione di rappresentanza di secondo<br />

livello <strong>delle</strong> associazioni dei <strong>professioni</strong>sti in Italia.<br />

Conf<strong>professioni</strong> è sorta a livello nazionale nel 2004, come<br />

evoluzione di precedenti associazioni di <strong>professioni</strong>sti, e in particolare<br />

di Cons<strong>il</strong>p, che come controparte datoriale avevano definito<br />

con i sindacati Cg<strong>il</strong>-Cisl-U<strong>il</strong> sin dal 1973 l’importante accordo<br />

degli studi professionali, che veniva adottato per circa 1<br />

m<strong>il</strong>ione di lavoratori. Nel 2001, Cons<strong>il</strong>p era stata riconosciuta<br />

come una parte sociale da invitare ai tavoli di concertazione col<br />

governo. Nel 2010 Conf<strong>professioni</strong> è stata ammessa al Cnel. A<br />

Conf<strong>professioni</strong> aderiscono 19 associazioni di <strong>professioni</strong> di 4<br />

aree: economico, giuridica, sanitaria e tecnica, in gran parte appartenenti<br />

alle <strong>professioni</strong> ordinistiche, ma anche con altre presenze.<br />

Essa svolge un ruolo di rappresentanza generale molto<br />

vasto sia nei confronti dei regolatori ai diversi livelli (governo,<br />

regioni ed Unione europea) sia come associazione datoriale che<br />

sottoscrive i principali contratti di settore, sia come presidio della<br />

identità professionale e del ruolo economico dei propri aderenti.<br />

Tra <strong>il</strong> 2005 e 2006, Conf<strong>professioni</strong> ha sv<strong>il</strong>uppato una cassa<br />

di assistenza sanitaria supplementare (Cadiprof) e un fondo<br />

pensioni integrativo (Previprof) per i dipendenti degli studi professionali.<br />

221


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Professioni non regolamentate: dal movimento associativo alla<br />

rappresentanza organica<br />

In Italia la rapida crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />

dopo <strong>il</strong> 1980 ha trovato espressione di rappresentanza nella<br />

nascita di un ampio e variegato universo di nuove associazioni<br />

professionali, focalizzate in primo luogo sull’obiettivo del riconoscimento<br />

sociale della nuova professione e <strong>delle</strong> sue peculiarità.<br />

Sembra che <strong>il</strong> ritmo di crescita di queste associazioni si sia<br />

accentuato dopo i primi anni novanta. Le cause più probab<strong>il</strong>i sono<br />

state sia la crescita effettiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nuove e dei <strong>professioni</strong>sti<br />

esercitanti per effetto dell’evoluzione socioeconomica,<br />

sia forse anche per <strong>il</strong> fatto che, dopo <strong>il</strong> 1992, <strong>il</strong> governo<br />

non ha più accolto nessuna richiesta di riconoscimento di<br />

nuovi ordini e quindi tale prospettiva è apparsa impraticab<strong>il</strong>e.<br />

Secondo alcune stime, nel 1990 le richieste di istituzioni di<br />

nuovi ordini erano pari a 200.<br />

La prima ampia e documentata analisi <strong>delle</strong> associazioni<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate è quella, già citata sopra,<br />

svolta dal Cnel nel 2004.<br />

Le associazioni censite dal Cnel erano circa 200 nel 2004 e<br />

riguardavano un universo molto differenziato e multiforme. Esse<br />

sono state raggruppate in sette macro-categorie schema descritte<br />

nella tabella a pagina seguente.<br />

L’analisi <strong>delle</strong> sette categorie di associazioni del Cnel mette<br />

in luce due fenomeni diversi. Da un lato emerge un fenomeno<br />

fac<strong>il</strong>mente prevedib<strong>il</strong>e, come <strong>il</strong> forte peso dei servizi alle imprese<br />

legato ai numerosi processi di outsourcing di diverse attività<br />

specialistiche, come l’informatica, la contab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> marketing e<br />

la comunicazione; dall’altro viene messo in evidenza anche lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo di nuovi settori di servizi alla persona come la “medi-<br />

222


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

cina non convenzionale” e la “cura psichica”. Per questi servizi<br />

vengono adottati nuovi modelli di tipo professionale, spesso sotto<br />

la spinta di ciò che avviene negli altri paesi sv<strong>il</strong>uppati.<br />

Tabella 4. Le 7 macro-categorie <strong>delle</strong> associazioni censite dal<br />

Cnel nel 2004.<br />

Fonte: Cnel (2005).<br />

In breve se si osservano i dati Cnel sugli iscritti e i <strong>professioni</strong>sti<br />

presenti nella precedente tabella 4, e l’elenco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

censite (figura 1) si possono fare le seguenti osservazioni:<br />

- le 52 associazioni classificate nei servizi all’impresa, hanno<br />

<strong>il</strong> maggior numero di iscritti e si riferiscono a un universo di<br />

ben 1 m<strong>il</strong>ione di <strong>professioni</strong>sti<br />

- le 18 associazioni <strong>delle</strong> comunicazioni di impresa si riferiscono<br />

principalmente al mondo della pubblicità, del marketing<br />

e <strong>delle</strong> public relation<br />

- nei nuovi servizi alla persona compaiono sia associazioni di<br />

cura psichica (counseling, psicof<strong>il</strong>osofi, consulenti famigliari<br />

etc.), con un numero limitato di iscritti, sia <strong>il</strong> “sanitario” (fisioterapisti,<br />

podologi, pscicomotricisti etc.), sia soprattutto<br />

42 associazioni di medicina non convenzionale con 78 m<strong>il</strong>a<br />

223


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

iscritti assai variegati (da yoga a shatsu ai pranoterapeuti e ai<br />

floriterapeuti)<br />

- anche la categoria “altro”, con 24 associazioni e quasi 100<br />

m<strong>il</strong>a iscritti è molto differenziata e comprende sia i classici<br />

“enologi” (associazione fondata nel 1891) sia i nuovi grafologi,<br />

sociologi e astrologi.<br />

Sul ruolo e le caratteristiche di queste nuove associazioni<br />

sono state effettuate alcune successive indagini che hanno contribuito<br />

a chiarire <strong>il</strong> loro ruolo. Nell’insieme esso appare finalizzato<br />

in primo luogo ad ottenere un riconoscimento sociale della<br />

professione e quindi a difendere l’associato attraverso <strong>il</strong> riconoscimento<br />

e la definizione di una expertise professionale e in secondo<br />

luogo a fornire servizi, formazione e codici di condotta,<br />

visti come funzionali allo sv<strong>il</strong>uppo della professione stessa.<br />

La ricerca svolta dal Colap nel 2006 su un database di circa<br />

173 associazioni professionali non ordinistiche può essere riassunta<br />

nei seguenti punti principali:<br />

- quasi <strong>il</strong> 50% di queste associazioni è stata fondata dopo <strong>il</strong><br />

1990, generalmente con una dimensione nazionale e con sede<br />

principalmente a Roma (30%) o in Lombardia (29%)<br />

- quasi <strong>il</strong> 50% di queste associazioni è aff<strong>il</strong>iata ad associazioni<br />

internazionali dello stesso settore<br />

- gli statuti sono stati approvati o modificati negli ultimi 10-15<br />

anni e sono focalizzati sulla definizione degli standard qualitativi,<br />

della tipologia dei soci e sulla individuazione di nuovi<br />

prof<strong>il</strong>i<br />

- <strong>il</strong> 70% <strong>delle</strong> associazioni sono dedicate solo a pochi prof<strong>il</strong>i<br />

professionali, e solo <strong>il</strong> 30% si occupa di più di 3 prof<strong>il</strong>i<br />

224


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

- tra i ruoli dichiarati dalle associazioni quelli di “costruire<br />

una società della conoscenza”, “garantire agli iscritti una identità<br />

sociale” e “mantenere <strong>il</strong> patrimonio professionale”<br />

sono quelli considerati più importanti e più diffusi<br />

- tra i servizi offerti agli associati i più diffusi sono quelli di<br />

formazione e aggiornamento, informazione e attività culturali;<br />

ma sono anche presenti i tradizionali servizi legali, fiscali,<br />

finanziari, previdenziali<br />

- rispetto all’ingresso dei soci le associazioni operano principalmente<br />

una certificazione della formazione specifica e della<br />

pratica ritenuta necessaria all’ingresso. Circa la metà offre<br />

corsi di formazione per l’ingresso nella professione<br />

- in relazione al controllo sull’attività degli iscritti, poco meno<br />

della metà opera con la definizione di standard qualitativi e<br />

con la trasparenza degli iscritti e dei codici di condotta.<br />

È interessante notare che anche tra le associazioni italiane<br />

non regolamentate è forte la tendenza presente in altri paesi,<br />

(soprattutto Regno Unito e Francia) all’adesione ad associazioni<br />

mondiali <strong>delle</strong> stessa professione; sia per avere riconoscimenti e<br />

credenziali, sia per ricavare standard e criteri di azione. Il caso<br />

degli informatici è quello più emblematico.<br />

Anche nel mondo <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> si è affermata dopo<br />

<strong>il</strong> 2000 una tendenza a creare associazioni ombrello di 2° livello<br />

in grado di svolgere più efficacemente una azione di rappresentanza<br />

verso i decisori politici e istituzionali.<br />

Il Colap (Coordinamento <strong>delle</strong> libere associazioni professionali),<br />

fondato nel 1999, ha lo scopo di rappresentare le associazioni<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate e si è dato<br />

l’obiettivo di arrivare al riconoscimento <strong>delle</strong> nuove associazioni<br />

come elemento di una più generale revisione del sistema profes-<br />

225


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sionale italiano. Il Colap, che era nato come una sorta di federazione<br />

del movimento <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>, si è poi dato una<br />

struttura per la rappresentanza verso <strong>il</strong> governo e le regioni, intervenendo<br />

su tutte le questioni normative e legislative, ed offre<br />

anche servizi di consulenza, informazione e comunicazione alle<br />

associazioni componenti.<br />

Ad oggi, <strong>il</strong> Colap è la più grande associazione di rappresentanza<br />

di 2° livello <strong>delle</strong> associazioni professionali non regolamentate<br />

dal momento che associa 214 associazioni professionali<br />

non ordinistiche. Nel 2010, per la prima volta, <strong>il</strong> Colap ha anche<br />

aderito al contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali,<br />

ricordato sopra.<br />

Le proposte del Colap sono sintetizzate nello slogan «dal sistema<br />

ordinistico al sistema duale/stellare» (Deiana e Paneforte,<br />

2010). In breve col sistema duale si propone non un’abolizione,<br />

ma una riforma degli ordini che limiti i loro compiti di controllo<br />

alle attività “connesse a interessi costituzionalmente garantiti” e<br />

che liberalizzi le altre. L’intero sistema professionale dovrebbe<br />

poi essere sottoposto a una regolazione leggera e di mercato,<br />

centrata sulle garanzie di qualità per i clienti fornite da un doppio<br />

controllo a base volontaria: l’accreditamento dei singoli <strong>professioni</strong>sti<br />

presso le associazioni e la certificazione <strong>delle</strong> associazioni<br />

da parte di enti terzi certificatori. Ambedue i controlli<br />

devono essere basati su codici di condotta e su criteri di qualità<br />

del servizio specifici del settore.<br />

Sul tema della rappresentanza è da citare, infine, la recente<br />

ricerca di Aaster (2010). Essa, nella parte che riguarda la rappresentanza<br />

desiderata dai <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi, conferma che se<br />

<strong>il</strong> fuoco di queste associazioni è ad oggi quello del riconoscimento<br />

professionale e della formazione, tuttavia nella complessa<br />

226


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

galassia dei <strong>professioni</strong>sti, ci sono ampie aree di insoddisfazione.<br />

La ricerca Aaster individua quattro domande diverse di rappresentanza<br />

: 1) l’individualismo (inteso come l’idea che <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />

opera da solo e ha poco bisogno di rappresentarsi); 2)<br />

la soddisfazione per le strutture esistenti, cioè ordini ed associazioni;<br />

3) la voglia di corporazione, intesa come richiesta di istituire<br />

albi, ordini e associazioni in grado di tutelare <strong>il</strong> gruppo professionale;<br />

4) la voglia di sindacato, intesa come associazione<br />

trasversale alle varie <strong>professioni</strong>.<br />

Rispetto a queste domane di rappresentanza, la ricerca Aaster<br />

trova che tra i <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi l’individualismo è trasversale<br />

un po’ in tutte le <strong>professioni</strong>, la soddisfazione è più presente<br />

nelle <strong>professioni</strong> ordinistiche tradizionali, la voglia di sindacato<br />

è presente un po’ dovunque negli “over 40”, ma la voglia<br />

di corporazione (e quindi di maggior tutela) raggiunge <strong>il</strong> picco<br />

del 48,5% tra i <strong>professioni</strong>sti non regolamentati.<br />

In particolare, sarebbero i più giovani e le donne ad esprimere<br />

le più forti istanze di insoddisfazione verso le rappresentanze<br />

attuali.<br />

In sintesi, l’esigenza di un più forte associazionismo professionale<br />

dovrebbe portare a produrre più rappresentanza con due<br />

principali obiettivi, secondo gli intervistati: 1) creare occasioni<br />

di incontro e di costruzione di reti di cooperazione tra <strong>professioni</strong>sti,<br />

e 2) sv<strong>il</strong>uppare politiche di sostegno alla professione con<br />

l’azione associativa. Sembra emergere da questa ricerca una sorta<br />

di desiderio di passare da un associazionismo certamente rappresentativo<br />

ma “debole”, a un associazionismo più “forte” e<br />

organizzato.<br />

227


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />

Difficoltà di evoluzione del sistema professionale<br />

Nel caso italiano sono presenti tutte le grandi tendenze<br />

strutturali presenti negli altri paesi sv<strong>il</strong>uppati. Esse si trovano nei<br />

punti principali emersi dall’analisi. In particolare esse sono:<br />

- la crescita numerica di tutte le <strong>professioni</strong> (regolate e non<br />

regolate) come una <strong>delle</strong> componenti più dinamiche del terziario<br />

- la diffusione del “modello professionale” come nuovo modo<br />

di organizzare <strong>il</strong> lavoro specializzato<br />

- la crescita della presenza di donne <strong>professioni</strong>ste<br />

- l’aff<strong>il</strong>iazione ad associazioni internazionale<br />

- ma anche la crisi del prestigio della professione, la esplosione<br />

<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> non regolate, la resistenza degli<br />

ordini verso un eccesso di liberalizzazione etc.<br />

Anche <strong>il</strong> dibattito degli ultimi anni in Italia si è caratterizzato,<br />

come negli altri paesi, per tesi “forti” e spesso contrapposte<br />

Le contrapposizioni sono molteplici ma si possono individuare<br />

due assi principali: quella pro e contro la liberalizzazione degli<br />

ordini, di cui abbiamo riferito sopra, e quella che oppone i sostenitori<br />

della professionalizzazione a quelli della precarizzazione.<br />

Questo secondo asse di contrapposizione è stato introdotto<br />

descrivendo le fasce più deboli e “precarie” dei giovani <strong>professioni</strong>sti,<br />

operanti sia negli studi professionali sia nelle nuove<br />

<strong>professioni</strong> (cfr. Bologna 2011; Prandstaller, 2011; Malatesta,<br />

2006).<br />

Tuttavia <strong>il</strong> caso italiano è un caso dove con difficoltà si riesce<br />

ad attuare modifiche normative e hanno talora più fac<strong>il</strong>e diffusione<br />

le modifiche indotte dall’autonomo sv<strong>il</strong>uppo del sistema<br />

228


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

socio economico. In questo senso si può forse dire che <strong>il</strong> caso italiano<br />

è una sorta di caso “bloccato”. L’unica eccezione sono<br />

forse i provvedimenti sul numero chiuso universitario, in particolare<br />

<strong>il</strong> numero chiuso per le iscrizioni alla facoltà di medicina,<br />

che unitamente alla crescita della spesa sanitaria italiana sembrano<br />

aver messo al riparo le <strong>professioni</strong> sanitarie sia dalla crisi<br />

economica sia dalle critiche dei liberalizzatori (Festi e Malatesta,<br />

2011).<br />

In sostanza, dopo un lungo decennio di discussioni e trattative<br />

e dopo molte proposte di legge, non si è ancora riusciti a<br />

trovare una sintesi e a tradurre <strong>il</strong> dibattito in interventi di riforma<br />

paragonab<strong>il</strong>i a quello avvenuto nel Regno Unito o in Francia.<br />

Le stesse direttive comunitarie sul tema, in particolare la<br />

cosiddetta direttiva “qualifiche” (2005/36/Ce) e la successiva direttiva<br />

(cosiddetta “ex-Bolkestein”) (2006/123/Ce), sono state<br />

introdotte con lentezza nella nostra legislazione. Inoltre l’unico<br />

tentativo di riforma legislativa, <strong>il</strong> decreto Bersani, approvato dal<br />

governo di centro-sinistra di Prodi nel 2006, è stata oggetto di<br />

modifiche sia nella fase di traduzione in legge, sia nella fase applicativa<br />

in due punti qualificanti, quello della abolizione <strong>delle</strong><br />

tariffe minime e quello <strong>delle</strong> società multidisciplinari.<br />

Anche <strong>il</strong> governo Berlusconi, di centro-destra, ha tentato a<br />

più riprese un dialogo e ha messo in cantiere varie iniziative legislative<br />

col ministro Alfano. Ad oggi, <strong>il</strong> governo tecnico guidato<br />

da Mario Monti che ha sostituito <strong>il</strong> precedente è impegnato<br />

nella revisione degli interventi in materia. Nei documenti del<br />

governo e nelle manovre straordinarie, effettuate nell’estate<br />

2011, la liberalizzazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e dei servizi professionali,<br />

e in particolare la questione <strong>delle</strong> tariffe minime, compare<br />

quasi sempre come uno degli elementi essenziali per “r<strong>il</strong>an-<br />

229


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ciare la crescita”; ma è diffic<strong>il</strong>e ad oggi dire quale sarà l’esito<br />

legislativo di questi impegni.<br />

In Italia dunque le ipotesi di riforma sono ancora in discussione<br />

e forse gli unici veri cambiamenti intervenuti sono da un<br />

lato la crescita enorme del numero dei <strong>professioni</strong>sti, e in particolare<br />

<strong>delle</strong> donne, e dall’altro la creazione di nuove forti realtà<br />

associative dei <strong>professioni</strong>sti. Tra esse spiccano, oltre alle associazioni<br />

volontarie <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>, le associazioni ombrello<br />

di 2° livello che rappresentato molte altre associazioni.<br />

Tra esse le più importanti sono Conf<strong>professioni</strong> e Colap.<br />

Il dualismo italiano e le esigenze di cambiamento: possib<strong>il</strong>e<br />

ruolo di Conf<strong>professioni</strong><br />

Come descritto sopra, <strong>il</strong> sistema italiano è caratterizzato da<br />

un forte dualismo tra le <strong>professioni</strong> regolate e “protette” dagli<br />

ordini professionali (un mondo di circa 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori) e<br />

le <strong>professioni</strong> non regolate per le quali non è ancora prevista una<br />

forma di riconoscimento legale e di controllo né sulle associazioni<br />

né sui requisiti di qualità (un mondo di circa 3 m<strong>il</strong>ioni di<br />

persone).<br />

Il dualismo produce spinte contraddittorie nel sistema e induce<br />

comportamenti contrastanti nei gruppi sociali, negli stakeholder<br />

e nelle associazioni.<br />

Da un lato tra i nuovi <strong>professioni</strong>sti vi è stata una forte spinta<br />

alla richiesta di nuovi ordini o altri strumenti per avere protezione<br />

e tutela. La richiesta di protezione è stata indirizzata soprattutto<br />

alla creazione di albi per mettere al riparo la professione<br />

dalla concorrenza di <strong>professioni</strong>sti che non hanno i requisiti<br />

per esercitarla (titolo di studio o titoli di pratica) e alla proposta<br />

di costituzione di casse autonome di previdenza che contemplino<br />

un regime di prelievo inferiore a quello previsto dall’Inps.<br />

230


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

Questa pressione si è scontrata nell’ultimo decennio contro le<br />

politiche di parziale liberalizzazione del mercato dei servizi professionali<br />

attuate in particolare con la legge Bersani. Gli interventi<br />

governativi in genere però hanno avuto risultati molto modesti<br />

nel riformare gli ordini ma in compenso hanno del tutto<br />

bloccato le attese di riconoscimento di molte nuove <strong>professioni</strong>.<br />

Dall’altro lato, tra le <strong>professioni</strong> ordinistiche, si è verificato<br />

un generale “rinserrarsi dei ranghi” che ha condotto sia a pressioni<br />

per la reintroduzione <strong>delle</strong> tariffe minime e <strong>delle</strong> limitazioni<br />

della libertà di pubblicità sia in qualche caso (in particolare<br />

per le <strong>professioni</strong> legali) all’intensificarsi di azioni finalizzate alla<br />

“chiusura degli ingressi” come accaduto nel decennio scorso<br />

per i medici (numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie,<br />

forte selezione negli esami di stato, nessun compenso per <strong>il</strong><br />

praticantato). Queste tensioni contrapposte hanno diviso <strong>il</strong> mondo<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali da quelle nuove.<br />

Come si è detto <strong>il</strong> dibattito in corso sembra arrivato a una<br />

situazione di “blocco” e non è detto che <strong>il</strong> posizionamento della<br />

liberalizzazione tra gli interventi urgenti da attuare concordati<br />

con l’Europa, riesca a fac<strong>il</strong>itare la soluzione di tutti i nodi in discussione.<br />

Certo l’idea guida che sta alla base <strong>delle</strong> richieste europee,<br />

della professione come impresa, implicherebbe una profonda<br />

revisione del ruolo degli ordini nel sistema italiano, ma ci<br />

sono molti e diversi interventi possib<strong>il</strong>i, come ha dimostrato anche<br />

l’attuazione del decreto Bersani.<br />

Inoltre la crisi attuale sembra avere colpito diversamente le<br />

varie <strong>professioni</strong>. Quelle sanitarie sembrano abbastanza al riparo<br />

dalla crisi, mentre gli avvocati devono fronteggiare la concorrenza<br />

dei nuovi grandi studi anglosassoni e americani e la situazione<br />

degli architetti sembra “ancor più allarmante” perché ope-<br />

231


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

rano in una situazione di frammentazione e di debolezza ancora<br />

più elevata (Festi e Malatesta, 2011).<br />

Per rispondere alle esigenze di superamento del dualismo e<br />

<strong>delle</strong> contrapposizioni, recentemente è stata elaborata una ipotesi<br />

di riforma parziale degli ordini, centrata su una possib<strong>il</strong>e variazione<br />

della loro natura di “ente pubblico” e sulle attività che<br />

ne conseguono. Una riforma “intermedia” potrebbe infatti modificare<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o istituzionale degli ordini, accentuandone <strong>il</strong> ruolo<br />

nella tutela dell’interesse del pubblico. Questo obiettivo potrebbe<br />

realizzarsi attraverso <strong>il</strong> consolidamento <strong>delle</strong> loro competenze<br />

nel controllo della qualificazione dei propri membri, nel far rispettare<br />

l’obbligo alla formazione continua, nell’ispezione sulle<br />

attività dei <strong>professioni</strong>sti, nel permettere ai <strong>professioni</strong>sti di farsi<br />

pubblicità, nella liberalizzazione <strong>delle</strong> tariffe, nel consentire ai<br />

<strong>professioni</strong>sti di costituire società multidisciplinari. L’obiettivo<br />

prioritario sarebbe infatti quello di ridurre <strong>il</strong> gap informativo che<br />

caratterizza <strong>il</strong> rapporto cliente-<strong>professioni</strong>sta. Secondo alcuni<br />

studiosi, per ottenere questo risultato bisognerebbe «sostituire<br />

l’attuale forma giuridica pubblicistica dell’ordine con una forma<br />

mista pubblico-privato, che la differenzi dalla figura di mera<br />

corporazione etc., per mirare non soltanto alla tutela del <strong>professioni</strong>sta<br />

ma bensì anche e soprattutto a quella del consumatore»<br />

(Golino, 2010). A parere di molti studiosi (Cassese, 1999), la riforma<br />

dovrà anche riguardare la possib<strong>il</strong>ità di esercizio della<br />

professione in forma societaria, prendendo spunto dalla legge<br />

francese del 1990.<br />

Infine per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />

<strong>il</strong> dibattito sembra indirizzarsi verso un modello già presente in<br />

altri paesi europei, e in particolare nel mondo anglosassone e in<br />

Francia. Questo modello prevede che associazioni private e libe-<br />

232


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

re dei <strong>professioni</strong>sti, si facciano carico sia del presidio della qualificazione<br />

professionale, attraverso titoli di studio e/o di pratica,<br />

e sia del controllo di qualità <strong>delle</strong> prestazioni professionali attraverso<br />

l’adozione di codici deontologici e della certificazione di<br />

qualità gestiti con i criteri ormai molto diffusi nel sistema <strong>delle</strong><br />

imprese. Sulla validità di questa ipotesi basata sul “riconoscimento<br />

del titolo separato dall’attività, secondo <strong>il</strong> modello inglese”,<br />

si era già espresso qualche anno fa anche Cassese (1999), al<br />

termine di un importante studio comparato sulle <strong>professioni</strong> in<br />

Europa.<br />

I passaggi necessari per avviare questo intervento di qualificazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate sarebbero sostanzialmente<br />

i seguenti:<br />

- riconoscimento e regolamentazione <strong>delle</strong> libere associazioni<br />

professionali, in base a procedure di classificazione definite<br />

da qualche ente (Istat, Cnel etc.)<br />

- attuazione dei principi comunitari relativi alla concorrenza e<br />

alla libera circolazione dei <strong>professioni</strong>sti con definizione da<br />

parte <strong>delle</strong> associazioni di codici di condotta e di deontologia<br />

<strong>delle</strong> singole <strong>professioni</strong><br />

- accesso alla libera professione da parte di tutti i soggetti che<br />

lo richiedono e che abbiano i requisiti di formazione e certificazione<br />

di qualità del servizio. Inoltre devono avere stipulato<br />

una polizza assicurativa per coprire i rischi derivanti<br />

dall’attività professionale<br />

- verifica periodica dei requisiti professionali e di qualità da<br />

parte di agenzie terze, certificate a livello nazionale o internazionale.<br />

233


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In sintesi, nel caso italiano la difficoltà principale sembra<br />

essere non tanto nell’individuare gli interventi di riforma da effettuare<br />

( che sono ampiamente discussi e noti), quanto piuttosto<br />

nel trovare un punto di equ<strong>il</strong>ibrio tra le diverse spinte e i diversi<br />

stakeholder (normatori, clienti, <strong>professioni</strong>sti, sistema economico<br />

etc.). Proprio su questo punto di equ<strong>il</strong>ibrio i diversi governi<br />

degli ultimi anni sembrano essere caduti in difficoltà forse nella<br />

ricerca più di compromessi che di equ<strong>il</strong>ibri.<br />

Come per altri settori, nel caso italiano si apre, a nostro avviso,<br />

un ampio ruolo per le rappresentanze di secondo livello<br />

come Conf<strong>professioni</strong>. Queste associazioni, a differenza degli<br />

Ordini e <strong>delle</strong> associazioni di primo livello, potrebbero essere<br />

molto più efficaci nel ricercare questo punto di equ<strong>il</strong>ibrio. Infatti<br />

per cercare un punto di equ<strong>il</strong>ibrio è necessario disporre di una<br />

più ampia visione di assieme, una prospettiva di più lungo periodo<br />

e una conoscenza approfondita e integrata <strong>delle</strong> realtà produttive<br />

professionali. Si tratta di capacità gestionali più disponib<strong>il</strong>i<br />

in associazioni di secondo livello che negli ordini.<br />

In questa prospettiva, a differenza di quanto accaduto di recente,<br />

gli interlocutori del governo dovrebbero essere associazioni<br />

come Conf<strong>professioni</strong> piuttosto che gli ordini. È infatti più<br />

probab<strong>il</strong>e che queste associazioni di 2 ° livello siano più capaci<br />

di esprimere una rappresentanza adeguata al livello della complessità<br />

dei problemi e <strong>delle</strong> tensioni accumulate nel tempo.<br />

Se <strong>il</strong> governo scegliesse come interlocutori le associazioni<br />

di secondo livello non solo ridurrebbe <strong>il</strong> numero di partecipanti<br />

ai tavoli negoziali ma troverebbe interlocutori all’altezza dei<br />

problemi che richiedono attori adeguati al ruolo e procedure negoziali<br />

efficaci basate sull’interesse generale.<br />

234


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

4.7. Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong><br />

Le <strong>professioni</strong> legali<br />

- Attività. In Italia esiste la figura dell’avvocato e quella del<br />

praticante legale. L’avvocato svolge attività giudiziali e stragiudiziali.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> diritto societario, fiscale<br />

etc., vi è una sovrapposizione dei confini tra attività dei legali<br />

e dei commercialisti.<br />

- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />

Gli avvocati sono rappresentati dall’ordine nazionale forense<br />

(costituito nel 1933 da una legge dello stato), organizzato<br />

su base locale (provinciale). L’iscrizione all’albo è obbligatoria<br />

per l’esercizio della professione. Compiti<br />

-<br />

dell’ordine solo la tenuta dell’albo, regolare e disciplinare la<br />

condotta dei <strong>professioni</strong>sti, partecipare agli esami di selezione<br />

per l’ab<strong>il</strong>itazione, organizzare la formazione professionale.<br />

Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Oltre 200 m<strong>il</strong>a. In media, in Italia ci<br />

sono 3,4 avvocati ogni m<strong>il</strong>le abitanti (più o meno come nel<br />

resto d’Europa, tranne in Francia).<br />

- Regolazione e tipo di protezione. Sia le attività giudiziali che<br />

quelle stragiudiziali sono riservate in esclusiva agli avvocati<br />

iscritti all’ordine. Nella proposta di riforma in corso, viene<br />

ribadita l’esclusività anche per le attività di consulenza (recentemente<br />

c’erano state sentenze della Cassazione contrarie).<br />

- Requisiti di accesso. Devono essere laureati in giurisprudenza<br />

(5 anni), avere fatto 24 mesi di praticantato e l’esame di<br />

stato per l’ab<strong>il</strong>itazione, di solito molto selettivo. Per limitare<br />

gli accessi, l’ordine propone <strong>il</strong> numero chiuso all’università.<br />

235


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

È obbligatoria la formazione continua, certificata<br />

dall’ordine.<br />

- Tariffe e pubblicità. Con la legge Bersani, è stata abolita<br />

l’inderogab<strong>il</strong>ità <strong>delle</strong> tariffe minime ma di fatto sono ancora<br />

in vigore e c’è pressione da parte dell’ordine per ripristinarle.<br />

È stata introdotta la possib<strong>il</strong>ità di pubblicità, con alcuni<br />

vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione. Libera professione esercitata<br />

individualmente o in partnership (associazione in<br />

partecipazione). Le società di persone sono ammesse dopo la<br />

riforma Bersani, purché l’oggetto sociale sia esclusivo e <strong>il</strong><br />

medesimo <strong>professioni</strong>sta non partecipi a più società. Il <strong>professioni</strong>sta<br />

legale non associato non può essere subordinato<br />

ma deve necessariamente essere lavoratore indipendente a<br />

partita Iva.<br />

Professioni sanitarie: dentisti e veterinari<br />

Dentisti<br />

- Attività. La figura dell’odontoiatra viene classificata<br />

all’interno dell’ordine dei medici e l’attività di dentista è<br />

quindi una attività riservata.<br />

- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />

I dentisti sono rappresentati sia dall’ordine dei medici e<br />

odontoiatri sia da varie associazioni professionali a iscrizione<br />

volontaria. L’Andi (Associazione nazionale dentisti<br />

italiani) fondata nel 1946 è <strong>il</strong> sindacato di categoria più rappresentativo.<br />

Accoglie 21 m<strong>il</strong>a associati e svolge, oltre ad attività<br />

sindacali, anche attività culturali e scientifiche. Come<br />

sindacato nazionale di categoria l’Andi assume la rappresentanza<br />

della categoria a tutti gli effetti di fronte alle autorità<br />

236


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

pubbliche a livello provinciale, regionale e nazionale con le<br />

quali può intrattenere rapporti e partecipa alla trattativa e alla<br />

stipula degli accordi che interessano la categoria.<br />

-<br />

L’associazione gestisce <strong>il</strong> fondo previdenziale e attraverso<br />

l’Agenzia Promoass stipula per conto degli associati le polizze<br />

assicurative.<br />

Un altro sindacato di categoria è l’Aio (Associazione italiana<br />

odontoiatri) fondato nel 1984 e meno rappresentativo del<br />

precedente. Anche l’Aio promuove la difesa previdenziale e<br />

assistenziale della categoria e partecipa alle trattative per i<br />

contratti.<br />

Altri sindacati di categoria di minore importanza e legati a<br />

particolari specializzazioni sono ad esempio: Suso (Sindacato<br />

unitario specialisti in ortognatodonzia) e Asio (Associazione<br />

specialisti italiani in ortognatodonzia).<br />

Esistono infine numerose associazioni di categoria a scopo<br />

di studio, divulgazione, approfondimento scientifico e formazione.<br />

L’Aio ne enumera, circa 45.<br />

Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Secondo i dati del servizio studi Andi<br />

(Associazione nazionale dentisti italiani), i medici dentisti<br />

nel 2010 sarebbero 54.110. Erano 51.975 nel 2006 e 22.065<br />

nel 1991. L’ultimo censimento realizzato dalla Fnomeo (Federazione<br />

nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri)<br />

nel 2003 aveva contato un dentista per ogni 1.115<br />

abitanti. Si tratterebbe di una situazione anomala rispetto agli<br />

standard internazionali (2 m<strong>il</strong>a abitanti per un dentista) e<br />

quasi unica in campo internazionale.<br />

- Requisiti di accesso. Per diventare odontoiatri si deve conseguire<br />

la laurea in medicina odontoiatrica alla quale si accede<br />

dopo un test d’ingresso. I primi due anni sono sim<strong>il</strong>i a quelli<br />

237


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

di medicina. Al terzo anno iniziano i tirocini e si studiano le<br />

materie specifiche. Attualmente la durata del corso è di 6<br />

anni (sino a qualche anno fa era di cinque). Dopo <strong>il</strong> conseguimento<br />

della laurea si deve passare un esame di ab<strong>il</strong>itazione<br />

dopo <strong>il</strong> quale si può iscriversi all’ordine.<br />

- Forme di esercizio della professione. Nel 2005 lo studio di<br />

settore del ministero dell’Economia e dell’Andi, ha concentrato<br />

34.238 studi professionali raggruppati in questo modo a<br />

seconda <strong>delle</strong> dimensioni: studi di media e grande dimensione<br />

con personale non dipendente 5,5%; studi di piccola dimensione<br />

57,7%; studi di grande dimensione 3,3%;studi<br />

specializzati in protesi 3,8%; studi specializzati in paradontologia<br />

e implantologia 12,4%; studi di media dimensione<br />

17,4%. Il numero molto elevato dei <strong>professioni</strong>sti in concorrenza<br />

tra loro unito alla dimensione piccole degli studi ha<br />

fatto parlare spesso di crisi della professione, crisi che si sarebbe<br />

acuita negli ultimi anni per la diminuzione dei clienti<br />

causata dalla crisi economica. Recentemente un’inchiesta<br />

dell’Andi ha accertato che nel corso del 2010 <strong>il</strong> numero degli<br />

accessi è diminuito del 40% rispetto all'anno precedente e<br />

che circa <strong>il</strong> 30% dei dentisti si chiede se continuare ad esercitare<br />

la professione.<br />

Veterinari<br />

- Attività. I veterinari appartengono all’ordine provinciale che<br />

è associato all’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari<br />

italiani).<br />

- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />

I veterinari sono rappresentati dall’ordine e da altre associazioni<br />

di libera adesione. Data la biforcazione della carrie-<br />

238


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

ra come pubblici dipendenti o liberi <strong>professioni</strong>sti, anche le<br />

organizzazioni di rappresentanza sono separate: <strong>il</strong> Sivelp<br />

(Sindacato italiano veterinari liberi <strong>professioni</strong>sti) e <strong>il</strong> Sivemp<br />

(Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica).<br />

Il Sivelp nasce storicamente dalla condizione della libera<br />

professione dei veterinari condotti che erano dipendenti del<br />

servizio pubblico e che allo stesso tempo esercitavano la libera<br />

professione. Il sindacato è nato quindi dall’esigenza di<br />

separare gli interessi pubblici da quelli privati. Scopi dichiarati<br />

del sindacato sono quelli del potenziamento dei servizi ai<br />

soci, della presenza nelle sedi di programmazione centrali e<br />

periferiche, della valorizzazione della figura del veterinario<br />

libero <strong>professioni</strong>sta. L’attività prevalente del sindacato riguarda<br />

la gestione dei servizi ai soci: polizze assicurative,<br />

consulenza legale, agevolazioni per le iniziative formative.<br />

Il Sivemp è un sindacato di dipendenti del pubblico impiego<br />

e in quanto tale partecipa alle trattative per <strong>il</strong> rinnovo del<br />

contratto nazionale di lavoro e alla negoziazione periferica. I<br />

suoi scopi sono: la tutela sindacale sul piano morale, formativo,<br />

professionale, giuridico ed economico; la promozione e<br />

l’aggiornamento scientifico, tecnico, organizzativo e gestionale;<br />

la consulenza in materia di tutela assistenziale, previdenziale,<br />

e pensionistica. Nel 2008, <strong>il</strong> Sivelp assieme allo<br />

Smi (Sindacato medici italiani) ha dato vita al Fvm (Federazione<br />

veterinari e medici) unificando quindi due organismi<br />

di rappresentanza. Alla Fvm possono aderire medici chirurghi,<br />

odontoiatri e medici veterinari dipendenti inquadrati negli<br />

enti compresi nell’area negoziale IV della dirigenza medica<br />

e veterinaria del servizio sanitario nazionale.<br />

239


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Ad affiancare i sindacati di categoria, vi sono numerose associazioni<br />

tra cui l’Anmvi (Associazione nazionale medici<br />

veterinari italiani) che è una federazione di associazioni professionali<br />

veterinarie nata nel 1999 con l’obiettivo statutario<br />

di avviare progetti di riqualificazione e tutela della professione<br />

veterinaria.<br />

Un elenco della Società italiana di medicina veterinaria preventiva<br />

enumera 15 associazioni professionali, 24 associazioni<br />

scientifiche e culturali, 3 enti o fondazioni.<br />

I sindacati italiani aderiscono a diverse associazioni internazionali.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. I veterinari sono 27 m<strong>il</strong>a. In maggioranza<br />

sono liberi <strong>professioni</strong>sti mentre una minoranza è impiegata<br />

nelle asl o nelle industrie private. Il numero è andato<br />

aumentando negli ultimi anni più che negli altri paesi europei.<br />

In Francia, paese che possiede un patrimonio zootecnico<br />

maggiore del nostro, i veterinari pubblici dipendenti sono<br />

700 mentre in Italia sono 7 m<strong>il</strong>a. Una recente inchiesta<br />

dell’Anmvi ha accertato che dopo cinque anni dalla laurea <strong>il</strong><br />

14% dei veterinari è ancora alla ricerca di un posto di lavoro<br />

mentre la maggior parte degli altri è in condizioni di sottooccupazione<br />

o di precariato.<br />

- Requisiti di accesso. Per diventare veterinario è necessaria la<br />

laurea in medicina veterinaria <strong>il</strong> cui corso dura cinque anni e<br />

alla quale si accede dopo aver superato <strong>il</strong> test d’ingresso.<br />

Dopo la laurea si deve svolgere un tirocinio presso un <strong>professioni</strong>sta<br />

o una struttura pubblica che consente di sostenere<br />

l’esame di stato per l’ab<strong>il</strong>itazione alla professione superato <strong>il</strong><br />

quale è possib<strong>il</strong>e iscriversi all’ordine dei veterinari. Nel settore<br />

pubblico <strong>il</strong> veterinario può essere impiegato presso una<br />

240


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

asl dove la carriera è strutturata su tre livelli: veterinario coordinatore,<br />

collaboratore, dirigente responsab<strong>il</strong>e. Ai primi<br />

due livelli si può accedere tramite concorso pubblico e al<br />

terzo dopo aver ricoperto almeno per cinque anni le cariche<br />

ai due primi livelli.<br />

Il libero <strong>professioni</strong>sta può scegliere di occuparsi di animali<br />

da reddito o di compagnia. Il mercato offre infine la possib<strong>il</strong>ità<br />

di impiego nelle industrie di trasformazione e conservazione<br />

di prodotti di origine animale, nel settore dell’acquacultura<br />

e negli allevamenti dove <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta può<br />

assumere una funzione manageriale.<br />

Professioni non regolate<br />

Professioni della consulenza di direzione (management<br />

consulting)<br />

- Attività. I consulenti di direzione (management consultants)<br />

operano come consulenti per le aziende private e enti pubblici.<br />

I servizi di consulenza sono molto vari, dalla consulenza<br />

strategica al change-management, al coaching individuale,<br />

alla consulenza specialistica in campi molto diversi. Il<br />

settore comprende <strong>professioni</strong>sti e aziende.<br />

Il settore in Italia pesa solo lo 0,25% sul P<strong>il</strong> (Feaco, 2010).<br />

- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />

Il mercato della rappresentanza è aperto. Non esiste un<br />

ordine ma diverse associazioni di consulenti.<br />

Assoconsult è una associazione di imprese che aderisce a<br />

Confindustria. Costituita nel 1997, attualmente consta di 270<br />

imprese piccole, medie e grandi (tra cui le imprese di consulenza<br />

più significative del settore) rappresentando un giro<br />

d’affari complessivo di circa 2,4 m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />

241


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

L’associazione, nella quale sono confluite aziende precedentemente<br />

appartenenti ad Assco, Aicod, Con.certi, Assores,<br />

aderisce alla Federazione europea <strong>delle</strong> associazioni di management<br />

consulting. In quanto associazione di categoria<br />

fornisce servizi alle imprese associate.<br />

Apco (Associazione professionale italiana dei consulenti di<br />

direzione e organizzazione), costituita nel 1968, è invece la<br />

più vecchia e ampia associazione di <strong>professioni</strong>sti della consulenza.<br />

Apco riunisce e certifica coloro che in Italia svolgono<br />

professionalmente attività di consulenza organizzativa<br />

e direzionale sia individualmente, sia come associati, partner<br />

o dipendenti di società di consulenza. Apco è membro<br />

dell’Icmci (International counc<strong>il</strong> of management consulting<br />

institutes) l’organismo che riunisce le associazioni professionali<br />

nazionali. Organizza anche servizi di interesse della<br />

comunità professionale (fiscali, contributivi, training).<br />

Federprofessional è invece una associazione nata più recentemente,<br />

nel 2001, mirata a dare una “casa comune” a tutti i<br />

lavoratori autonomi, “tanto che siano già inquadrati in organizzazioni,<br />

albi od elenchi regolamentati, quanto che non lo<br />

siano, come è per i cosiddetti “atipici”, “lavoratori a progetto”<br />

o sim<strong>il</strong>i lavoratori autonomi”. Ha sottoscritto un patto associativo<br />

con Federmanager, mirato soprattutto a fornire<br />

servizi ai <strong>professioni</strong>sti.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. È diffic<strong>il</strong>e calcolare o stimare <strong>il</strong> numero<br />

dei <strong>professioni</strong>sti di direzione come categoria di impiego.<br />

Le aziende associate Assoconsult attualmente sembrano<br />

essere 276.<br />

- Regolazione e tipo di protezione (titolo/monopolio attività).<br />

Non esistono vincoli all’esercizio alla professione di consu-<br />

242


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

lente. L’associazione dei <strong>professioni</strong>sti Apco si è data,<br />

sul modello inglese, forme di autoregolazione a tutela sia del<br />

mercato, sia dell’immagine della professione, attraverso <strong>il</strong><br />

controllo del rispetto di un codice di etica professionale e attraverso<br />

l’adozione di un modello di accreditamento (certified<br />

management consultant), adottato anche dagli altri Institutes<br />

aff<strong>il</strong>iati all’Icmci che uniscono e rappresentano i consulenti<br />

di management all’estero.<br />

Anche Assoconsult impone un codice di condotta alla aziende<br />

aderenti, come forma di accreditamento rispetto alla qualità.<br />

- Requisiti di accesso. Non esistono vincoli all’ammissione alla<br />

professione. Per essere ammessi ad Apco bisogna possedere<br />

requisiti minimi di esperienza e di continuità nella professione.<br />

- Tariffe e pubblicità. Non ci sono vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione. La professione è esercitata<br />

sia attraverso medio-grandi società di capitali (spesso<br />

multinazionali estere), sia attraverso società di persone, sia –<br />

e forse soprattutto – da <strong>professioni</strong>sti singoli.<br />

Professioni del benessere: fitness e sport<br />

Fitness<br />

- Attività e rappresentanza. Al 2009, gli operatori del fitness<br />

sono oltre 21 m<strong>il</strong>a e operano in più di 7 m<strong>il</strong>a palestre e circa<br />

6.200 centri per <strong>il</strong> benessere concentrati per <strong>il</strong> 62% al Nord,<br />

22% al Centro e <strong>il</strong> 16% al Sud. Le principali catene di fitness<br />

sono internazionali (Caroly Health Club, Curves, Dalblù,<br />

Fitness first, GetFit, Tonic). “Sportsman” è la prima catena<br />

nata in Italia è ha una diffusione molto limitata.<br />

243


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Le competenze che possono essere impiegate in un centro<br />

benessere possono essere: gestore dell’impianto (coordina<br />

uno staff e si occupa di tutti gli adempimenti fiscali e amministrativi),<br />

istruttore di aerobica e fitness, operatore in tecniche<br />

a mediazione corporea o naturale (massaggio, drenaggio,<br />

riequ<strong>il</strong>ibrio posturale etc.), estetisti, medici e dietologi, esperti<br />

di cure termali. I percorsi formativi sono quindi molto<br />

differenziati. Per accedere al lavoro in un centro di fitness si<br />

può aver conseguito una laurea in scienze motorie (Università<br />

di Torino) o uno dei molti corsi professionali organizzati<br />

da diverse associazioni di fitness.<br />

La quasi totalità degli operatori è remunerata anche se con<br />

forme molto variab<strong>il</strong>i di rapporto di lavoro (collaborazione<br />

saltuaria, coordinata continuativa, lavoro interinale).<br />

Le principali associazioni del settore: Federazione italiana<br />

aerobica e fitness; Federazione italiana fitness; Associazione<br />

fitwork; Associazione italiana personal trainer.<br />

Sport<br />

- Attività e rappresentanza. Il settore dello sport è composto<br />

da circa 70 m<strong>il</strong>a società sportive che operano per la più parte<br />

con budget ridottissimi. Gi addetti retribuiti in varia forma<br />

sono circa 50 m<strong>il</strong>a, ma oltre agli operatori si conta un numero<br />

elevato di volontari (circa 500 m<strong>il</strong>a).<br />

Le <strong>professioni</strong> dello sport rientrano quasi sempre nell’ambito<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate con la sola eccezione<br />

dei maestri da sci e <strong>delle</strong> guide alpine (legge 81/91 e legge<br />

6/89).<br />

244


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei esistono<br />

quattro agenzie di base per la formazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

nello sport:<br />

› gli Isef (fino al 2002) e poi le università<br />

› le organizzazioni sportive collegate al Coni (federazioni<br />

o associazioni di settore)<br />

› gli enti locali<br />

› le organizzazioni professionali (Coscuma o associazioni<br />

di settore).<br />

- Per fare fronte alla frammentarietà <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />

legate allo sport dall’apr<strong>il</strong>e del 2002 è in vigore <strong>il</strong> Piano nazionale<br />

di formazione dei quadri sportivi valido per tutte le<br />

federazioni sportive nazionali (Fsn). Il sistema definisce cinque<br />

livelli di formazione di cui quattro in ambito Fsn-Coni e<br />

<strong>il</strong> quinto in ambito universitario:<br />

› <strong>il</strong> primo livello serve all’introduzione nella carriera dei<br />

principianti in qualità di tirocinanti<br />

› <strong>il</strong> secondo livello rappresenta la prima qualifica tecnico<br />

operativa a cui si può accedere dopo aver svolto <strong>il</strong> primo<br />

livello<br />

› <strong>il</strong> terzo livello è quello che conduce alla formazione di<br />

un allenatore/tecnico<br />

› <strong>il</strong> quarto livello è un vero e proprio livello di specializzazione<br />

per i tecnici destinati a lavorare con responsab<strong>il</strong>ità<br />

in team nazionali<br />

› <strong>il</strong> quinto livello è gestito dalle università nell’ambito<br />

dei protocolli sv<strong>il</strong>uppati con Coni e le Fsn.<br />

Le figure professionali nel settore sportivo sono le seguenti:<br />

atleti <strong>professioni</strong>sti, arbitri e ufficiali di gara, allenatori, animatori<br />

sportivi. La differenza tra le ultime due categorie non è<br />

245


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sempre chiara perché molti tendono ad esercitarle contemporaneamente.<br />

Sulla base di alcune stime è possib<strong>il</strong>e anche affermare che <strong>il</strong><br />

lavoro dipendente pesa nel settore per circa <strong>il</strong> 45 % e quello autonomo<br />

per <strong>il</strong> 55%. La quota di lavoro femmin<strong>il</strong>e è attorno al<br />

25%.<br />

Per accedere ad una occupazione nel settore si può conseguire<br />

la laurea in scienze motorie che offre come prospettive occupazionali:<br />

insegnamento e management, lavoro nel settore<br />

dell’abbigliamento sportivo e consulenza presso gli assessorati.<br />

Inoltre da oltre trenta anni opera la scuola del Coni che ha <strong>il</strong><br />

compito di sv<strong>il</strong>uppare attività e competenze nel campo della<br />

formazione specialistica sportiva attraverso corsi di formazione,<br />

aggiornamento e specializzazione.<br />

Accanto a questo primo spaccato del mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

dello sport è possib<strong>il</strong>e inserire tendenze e sv<strong>il</strong>uppi di recente<br />

formazione come le nuove specialità legate al turismo sportivo<br />

e al management sportivo.<br />

Manca ancora del tutto in Italia nei settori del fitness e dello<br />

sport una significativa presenza <strong>delle</strong> parti sociali (datori di lavoro<br />

e associazioni professionali) nella definizione e riconoscimento<br />

<strong>delle</strong> qualifiche professionali, a differenza di quanto avviene<br />

in altri paesi europei soprattutto in Francia, Svezia, Olanda,<br />

paesi in cui non solo i trattamenti retributivi ma anche gli aspetti<br />

legati alla formazione degli operatori vengono presi in<br />

considerazione nell’ambito della contrattazione collettiva.<br />

Designer e moda<br />

Con <strong>il</strong> termine designer (in inglese “progettista”) si indica<br />

una figura professionale che si occupa della progettazione di<br />

246


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

moltissimi tipi di artefatti. Il mondo del design e quello della<br />

moda sono contigui poiché le scuole di formazione degli st<strong>il</strong>isti<br />

di moda spesso sono le stesse dei designer industriali. Successivamente<br />

i due ambiti professionali si diversificano e si frammentano<br />

in molte specializzazioni.<br />

I designer<br />

In Italia sono presenti nelle università corsi di laurea che<br />

conferiscono <strong>il</strong> titolo di dottore in disegno industriale, inoltre esistono<br />

numerose scuole private che formano designer nelle diverse<br />

branche. Vi è tuttavia un problema relativo al titolo professionale.<br />

Si possono avvalere del titolo di “dottori in design” i<br />

laureati presso le università pubbliche (come <strong>il</strong> Politecnico di<br />

M<strong>il</strong>ano che organizza corsi triennali e quinquennali, l’università<br />

di Torino, lo Iuav di Venezia, la facoltà di architettura di Aversa,<br />

l’università di Ascoli Piceno, la facoltà di Ingegneria di Brescia,<br />

l’università di Palermo). In parecchie università private sono<br />

sorti negli ultimi anni corsi di design ma ai loro diplomati è<br />

stato negato <strong>il</strong> titolo di dottore. L’equipollenza con <strong>il</strong> titolo accademico<br />

non è stata ammessa perché le università private adattano<br />

le materie alle esigenze espresse dal mercato locale cosa<br />

che non può avvenire nelle università pubbliche che devono<br />

mantenere nel tempo un costante standard formativo. Oltre alle<br />

università pubbliche o private vi sono molte scuole private che<br />

organizzano corsi o master di durata molto diversa (ad esempio,<br />

l’Istituto Callegari di M<strong>il</strong>ano offre corsi di 160 o di 100 ore; lo<br />

Ied-Istituto europeo di design organizza corsi di due o tre anni,<br />

l’Istituto Quasar Design University di Roma offre corsi triennali<br />

post diploma per visual-graphic, arredamento e moda).<br />

247


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

La figura del designer si diversifica in molte aree di specializzazione.<br />

I due gruppi più importanti sono quello della grafica<br />

industriale e quello della grafica e comunicazione visiva. Alcune<br />

altre specializzazioni sono: designer per l’editoria, fashion<br />

designer, design per l’automob<strong>il</strong>istica, interior designer, landscape<br />

designer, webdesigner.<br />

Il designer può lavorare come singolo <strong>professioni</strong>sta o come<br />

membro di uno studio professionale operante o meno in forma<br />

associata, infine può svolgere la sua attività all'interno di una azienda.<br />

Poiché non esiste un ordine professionale dei designer<br />

l’attività di designer è libera ed è regolata solo dal rapporto tra<br />

designer e committente.<br />

Rappresentanza dei desinger. L’Adi (Associazione per <strong>il</strong> disegno<br />

industriale) è una associazione senza fini di lucro nata nel<br />

1956 che riunisce circa m<strong>il</strong>le soci distribuiti su tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale. Si tratta di progettisti, imprese, ricercatori, insegnanti,<br />

critici, giornalisti. Il suo scopo è quello di contribuire ad attuare<br />

le condizioni più favorevoli per la progettazione di beni e servizi.<br />

Interviene direttamente nella progettazione di prodotti-servizi<br />

nella comunicazione visiva, imballaggio, architettura d’interni e<br />

nella progettazione ambientale. L’associazione ha formulato un<br />

codice deontologico relativo alle norme di progettazione e comunicazione<br />

che i soci si impegnano a osservare all’atto<br />

dell’iscrizione. È membro della <strong>Consulta</strong> <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non<br />

regolamentate del Cnel. È membro fondatore dell’Icsid (International<br />

counc<strong>il</strong> of societies of industrial design) e del Beda<br />

(Bureau of european design association), inoltre è membro<br />

dell’Icograda (International counc<strong>il</strong> of graphic associations).<br />

Presiede e gestisce dal 1962 <strong>il</strong> premio Compasso d’Oro che è <strong>il</strong><br />

248


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

più antico riconoscimento nel settore, promuove ricerche sul settore<br />

e allestisce mostre tematiche.<br />

L’Aiap (Associazione italiana per la comunicazione visiva)<br />

nasce come Atap (Associazione tecnici e artisti pubblicitari) e<br />

nel 1955 assume la nuova denominazione distinguendosi dalla<br />

componente dei tecnici pubblicitari. Associa circa 800 <strong>professioni</strong>sti<br />

secondo una tipologia che distingue due aree di rappresentanza:<br />

l’area propriamente professionale (soci <strong>professioni</strong>sti<br />

senior e junior) e l’area di interesse culturale e formativo (soci<br />

studente, associato e sostenitore). Obiettivi dell’associazione sono<br />

quelli della diffusione e valorizzazione della professione. Nel<br />

1989, assieme all’Adi e a altri rappresentanti del mondo <strong>delle</strong><br />

università e <strong>delle</strong> riviste di settore, ha steso una “Carta del Progetto<br />

Grafico” in base alla quale, nel 1993, ha definito un “Codice<br />

di etica deontologica e condotta professionale”. Dal 1992<br />

l’Aiap fa parte della <strong>Consulta</strong> <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non riconosciute<br />

del Cnel. Infine, è una <strong>delle</strong> associazioni che hanno contribuito<br />

alla fondazione dell’Icograda e con l’Adi rappresenta l’Italia nel<br />

Beda. L’Aiap è particolarmente interessata a promuovere la<br />

formazione professionale nel settore e dal 2003 è socio del consorzio<br />

Polidesign, promosso dalla facoltà di design del Politecnico<br />

di M<strong>il</strong>ano, nell’ambito del quale sono state avviate iniziative<br />

di aggiornamento professionale in un’ottica di formazione<br />

permanente.<br />

La moda<br />

Anche nella moda come nel design i tragitti formativi sono<br />

molto differenziati. Alcune università pubbliche hanno aperto<br />

corsi di laurea in moda design: Politecnico di M<strong>il</strong>ano, università<br />

di Torino. Corsi e master specifici sono organizzati anche da u-<br />

249


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

niversità private: università Iulm, università privata Marangoni<br />

di M<strong>il</strong>ano, università Bocconi M<strong>il</strong>ano con un master in fashion<br />

management (18 mesi). Infine vi sono i corsi <strong>delle</strong> scuole private<br />

o accademie: Domus Academy di M<strong>il</strong>ano (corsi post-laurea di<br />

un anno), Ied-Istituto europeo del design a M<strong>il</strong>ano e in altre città<br />

(corsi annuali e biennali etc.).<br />

Lo st<strong>il</strong>ista di moda può operare in forma autonoma (come<br />

imprenditore), come collaboratore temporaneo (con partita Iva o<br />

contratto a collaborazione) o come lavoratore dipendente in una<br />

casa di moda o in un’industria tess<strong>il</strong>e, dell’abbigliamento, del<br />

cuoio o degli accessori di moda.<br />

L'organismo di rappresentanza <strong>delle</strong> aziende di moda e degli<br />

st<strong>il</strong>isti è la Camera nazionale della moda italiana. Fondata nel<br />

1958 con sede a M<strong>il</strong>ano, la Camera è un’associazione senza<br />

scopo di lucro <strong>il</strong> cui fine è la promozione, <strong>il</strong> coordinamento del<br />

settore e la formazione dei giovani st<strong>il</strong>isti. Attualmente rappresenta<br />

200 aziende del settore. L’attività principale della camera<br />

è quella della preparazione dei grandi eventi (le sf<strong>il</strong>ate del prét-a<br />

porter a M<strong>il</strong>ano e le presentazioni della moda di sartoria a Roma),<br />

la promozione della moda italiana all’estero, i contatti con<br />

<strong>il</strong> mondo dell’editoria di moda, la rappresentanza <strong>delle</strong> aziende<br />

di moda di fronte al potere pubblico. La Camera si configura<br />

quindi più come una lobby che come un sindacato di categoria.<br />

L’altra figura professionale più diffusa nel settore della moda<br />

è quella dei modelli e mo<strong>delle</strong> che sono organizzati e governati dalle<br />

agenzie di moda con cui stipulano contratti in esclusiva per un<br />

determinato periodo di tempo. Spesso le agenzie operano nel settore<br />

della moda e allo stesso tempo in quelli della pubblicità e dello<br />

spettacolo. Accanto alla gestione dei rapporti tra mo<strong>delle</strong> e case di<br />

250


CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />

moda o altre società, le agenzie si occupano generalmente del<br />

casting cioè della ricerca di volti nuovi e di nuovi modelli-mo<strong>delle</strong>.<br />

Le più importanti agenzie sono straniere con sede a New<br />

York, Londra, Parigi (Dna model management, Ford models,<br />

Img models, Select model management etc.).<br />

Una <strong>delle</strong> maggiori agenzie italiane è liItalian talent production.<br />

Ad un secondo livello, opera l’Ama (Associazione agenti<br />

dei modelli) che è in sostanza una associazione di agenzie.<br />

Le agenzie sono state spesso oggetto di critiche per la scarsa<br />

trasparenza dei contratti di lavoro e <strong>delle</strong> retribuzioni. Nel 2009<br />

quindi si è costituito <strong>il</strong> Simomo (Sindacato <strong>delle</strong> mo<strong>delle</strong> e dei<br />

modelli) che ha lo scopo di tutelare mo<strong>delle</strong>, modelli ma anche<br />

hostess, indossatrici-indossatori, comparse cinematografiche, attraverso<br />

<strong>il</strong> miglioramento <strong>delle</strong> loro condizioni di lavoro, la valorizzazione<br />

della immagine professionale e della dignità come<br />

persone. Il sindacato offre anche la sua consulenza legale per le<br />

cause da lavoro.<br />

L’attività formativa nel settore è prevalentemente informale;<br />

benché alcune agenzie svolgano corsi brevi di portamento per<br />

modelli e mo<strong>delle</strong>, per lo più si impara dalle più anziane o dagli<br />

stessi st<strong>il</strong>isti che fanno scuola on the job.<br />

251


CAPITOLO V<br />

IL CASO INGLESE


CAPITOLO V<br />

IL CASO INGLESE<br />

Sommario: 5.1. Introduzione - 5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

nel Regno Unito - 5.3. Le forme di impresa - 5.4. Aspetti quantitativi<br />

dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> - 5.5. Il sistema di rappresentanza -<br />

5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 5.7. Approfondimenti:<br />

quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e quattro nuove <strong>professioni</strong><br />

Abstract: Originariamente nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> si sono sv<strong>il</strong>uppate<br />

fuori dal sistema universitario, con percorsi paralleli di formazione<br />

professionale e praticantato gestiti all’interno <strong>delle</strong> corporazioni: nonostante<br />

la grande evoluzione avvenuta nei secoli, questa origine<br />

spiega lo scarso riferimenti ai titoli di studio che ancora caratterizza <strong>il</strong><br />

sistema professionale in questo paese. Inoltre, quello britannico è un<br />

sistema definito “liberista-pluralista” nella misura in cui non esiste<br />

una definizione legale di “libera professione”, cosa che ha consentito<br />

nel tempo <strong>il</strong> riconoscimento di fatto di moltissime occupazioni, vecchie<br />

e nuove. In effetti, i criteri di regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono<br />

molto articolati: solo alcune – medici, solicitors (la professione più<br />

diffusa nell’area legale) e architetti – sono riconosciute direttamente<br />

da una legge dello stato, la maggioranza <strong>delle</strong> altre ha una delega<br />

(royal charter) che ne autorizza l’auto-regolazione. I professional bodies<br />

– sim<strong>il</strong>i ai nostri ordini ma enti di diritto privato – sono moltissimi:<br />

270 sono listati nel sito del governo ma le associazioni professionali<br />

operanti con qualche forma di autorità sono almeno 400. nel Regno<br />

Unito più che altrove, dalla fine degli anni settanta sotto i governi<br />

conservatori ma anche in parte sotto i governi Blair, le <strong>professioni</strong> sono<br />

state riformate nel senso di una decisa liberalizzazione – con Blair<br />

anche attraverso l’introduzione di terze-parti (authorities) regolatorie<br />

– che ne ha eroso i monopoli, per mezzo dell’abbattimento <strong>delle</strong> barriere<br />

all’accesso, della fine del sistema <strong>delle</strong> tariffe minime,<br />

l’autorizzazione della pubblicità: le più colpite sono state le <strong>professioni</strong><br />

legali. I professional bodies hanno reagito investendo moltissimo<br />

nel consolidamento dell’immagine <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (attraverso un<br />

maggior rigore nella certificazione <strong>delle</strong> competenze dei <strong>professioni</strong>sti)<br />

e nel superamento del particolarismo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> specialistiche<br />

originarie (attraverso la creazione di più ampie associazioniombrello,<br />

anche di tipo confederale). Tuttavia, le due prospettive più<br />

interessanti per le <strong>professioni</strong> del Regno Unito sono: da un lato, la<br />

marcata internazionalizzazione del mercato dei servizi professionali<br />

che vede l’export inglese di servizi al primo posto in Europa.<br />

Dall’altro – almeno per alcune <strong>professioni</strong>, come quelle contab<strong>il</strong>i,<br />

quelle legali ma anche in parte per i medici – <strong>il</strong> cambiamento della<br />

forma di esercizio <strong>delle</strong> professione, con uno progressivo spostamento,<br />

255


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ad imitazione del modello americano, dalla pratica singola o del piccolo<br />

studio a quella del grande studio associato e dell’impresa di servizi.<br />

5.1. Introduzione<br />

Il sistema tradizionale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel paese: un sistema<br />

non basato su selezione scolastica<br />

Contrariamente ai paesi continentali dove fin dall’inizio fu<br />

lo Stato attraverso le credenziali fornite dal sistema universitario<br />

<strong>il</strong> principale regolatore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, le libere <strong>professioni</strong> si<br />

sv<strong>il</strong>uppano in Ingh<strong>il</strong>terra1 fuori dal sistema universitario, con<br />

percorsi paralleli di formazione professionale e praticantato gestiti<br />

all’interno <strong>delle</strong> corporazioni, quindi secondo un modello<br />

spiccatamente autonomo (self-regulation) (Malatesta, 2006). Nel<br />

corso dell’Ottocento, la riforma universitaria con la fondazione<br />

accanto a Oxford e Cambridge di università “di provincia” introdusse<br />

progressivamente, accanto al insegnamento umanistico<br />

(arts), quello <strong>delle</strong> scienze e dell’istruzione professionale e le<br />

università cominciarono ad offrire diplomi in chimica, architettura,<br />

veterinaria, chirurgia dentale etc. Tuttavia, <strong>il</strong> processo di<br />

accademizzazione della istruzione professionale – parallelamente<br />

al crescere del contributo statale al finanziamento <strong>delle</strong> università<br />

– fu assai lungo (le principali scuole di medicina inglese<br />

entrarono nelle università solo all’inizio del Novecento) e mai<br />

del tutto compiuto (per esempio, per le <strong>professioni</strong> legali ed altre).<br />

Cenni alla storia recente: consolidamento del modello liberista-pluralista.<br />

1 Non in Scozia, dove <strong>il</strong> sistema fu all’inizio più sim<strong>il</strong>e a quello conti-<br />

nentale.<br />

256


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Nonostante la spinta uniformatrice dell’Unione europea,<br />

queste radici storiche influenzano ancora l’attuale sistema <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> nel Regno Unito. Non a caso, <strong>il</strong> modello britannico è<br />

stato definito “liberista pluralista”: infatti non esiste una definizione<br />

legale di “professione”, cosa che ha consentito formule<br />

varie di riconoscimento a moltissime occupazioni; inoltre, esiste<br />

una grande varietà di criteri formativi e di accesso (non c’è monopolio<br />

<strong>delle</strong> università sulle <strong>professioni</strong> mancando l’obbligo<br />

del titolo di studio, eccetto che per la professione medica); anche<br />

i criteri di regolazione sono articolati (solo alcune – medici e solicitors<br />

– sono riconosciute direttamente dallo stato tramite una<br />

legge mentre per la gran parte <strong>delle</strong> altre vigono criteri di autoregolamentazione);<br />

infine, le associazioni professionali, incluse<br />

quelle sim<strong>il</strong>i ai nostri ordini, sono enti di diritto privato (Malatesta,<br />

2006).<br />

Le tendenze, le novità, le prospettive: organizzazione<br />

d’impresa, cultura capitalistica, fine del ruolo civico <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

Il Gats (General agreement of trade in service), la direttiva<br />

Bolkestein e, prima ancora, la svolta mercant<strong>il</strong>ista della amministrazione<br />

Thatcher hanno introdotto importanti liberalizzazioni<br />

nei servizi professionali nel Regno Unito (abolizione dei minimi<br />

tariffari, del divieto di pubblicità etc.). Ma la prospettiva di<br />

cambiamento più interessante per le <strong>professioni</strong> inglesi – almeno<br />

per alcune – sembra derivare dal cambiamento nelle forme di<br />

esercizio della professione, più specificamente dall’avvento<br />

dell’impresa di servizi. Ad imitazione del modello statunitense,<br />

soprattutto i servizi legali e quelli contab<strong>il</strong>i sono ormai organizzati<br />

in grandi società e si sono modellati sulla struttura e sulla<br />

cultura d’impresa: divisione spinta del lavoro, etica del profitto,<br />

257


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

fine della indipendenza del <strong>professioni</strong>sta, identificazione col<br />

cliente invece che col bene comune.<br />

5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel Regno Unito<br />

Le diverse forme di regolazione e auto-regolazione<br />

Nel Regno Unito, come in tutti i paesi di common law, si<br />

tende a non dare una definizione formale di “libera professione”<br />

e neppure a vedere la regolazione professionale come una sorta<br />

di protezionismo (Fiorenza, 1999). Naturalmente esistono tentativi<br />

empirici di distinguere una professione dall’ambito più generico<br />

<strong>delle</strong> occupazioni. I due più recenti individuati nella letteratura<br />

<strong>delle</strong> politiche pubbliche recitano: «Per professione, generalmente<br />

si intende una occupazione: a) a cui si accede tramite<br />

un degree (diploma/laurea) seguito da un periodo di ulteriore<br />

studio o praticantato professionale; b) dove esiste una associazione<br />

professionale (“professionale body”) che vig<strong>il</strong>a sui criteri<br />

di accesso alla professione» (Langlands, 2005); sono generalmente<br />

definite anche in modo da includere le seguenti caratteristiche:<br />

alta formazione, requisiti di entrata, base teorica, riconoscimento<br />

soggettivo e oggettivo come una professione, codice di<br />

condotta e una funzione di disciplinare i reclami (Oft, 2006).<br />

Nel Regno Unito più che altrove, l’appartenenza ad una<br />

professione – che è molto sentita dal punto di vista sociale – non<br />

significa necessariamente l’esercizio di una attività indipendente:<br />

<strong>il</strong> membro di una professione (professional) può esercitare<br />

sia in maniera autonoma che come dipendente.<br />

Anche nel Regno Unito, comunque, si tende a distinguere<br />

tra le cosiddette <strong>professioni</strong> liberali o intellettuali (tra queste<br />

vengono espressamente nominate: <strong>professioni</strong> legali, mediche,<br />

258


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

accountancy) 2 e un ambito più vasto di <strong>professioni</strong>. Le prime sono<br />

in genere chiamate regulated professions (<strong>professioni</strong> <strong>il</strong> cui<br />

accesso è regolato). Dato che però la regolazione non è uniforme,<br />

un modo corretto di classificare le <strong>professioni</strong> è in base al<br />

grado di regolazione (Fiorenza, 1999).<br />

Esistono intanto, ma la linea di separazione tra loro non è<br />

molto netta, due principali tipi di fonti di regolazione:<br />

- pochissime <strong>professioni</strong> sono regolate direttamente dalla legge<br />

(con act of parliament o statute), a cui corrispondono ordini<br />

che costituiscono statutory regulatory bodies (corpi regolatori<br />

disciplinati da leggi). In questo caso, per esercitare<br />

la professione è previsto l’obbligo di iscrizione all’albo mentre,<br />

dal canto suo, lo stato garantisce una serie di protezioni,<br />

come la riserva di attività (esclusività) agli iscritti: si tratta<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche, di quella di architetto e di quella<br />

del solicitor (una <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> legali). Sono queste le più<br />

sim<strong>il</strong>i ai nostri “ordini”<br />

- la maggioranza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono invece regolate da<br />

professional bodies incorporated by Royal Charter: la Royal<br />

Charter è concessa alle <strong>professioni</strong> più affermate e consente<br />

l’auto-regolazione da parte del professional body. Non c’è<br />

obbligo di iscrizione, dato che riserve di legge per l’esercizio<br />

della professione riguardano solo alcune specifiche attività e<br />

solo relativamente a certe <strong>professioni</strong> (in molti casi nessuna).<br />

2 Accountancy è l’insieme <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i. Come libera professione<br />

regolata, qualcuno traduce con “commercialista” ma in realtà si<br />

tratta di figure in parte diverse, tra cui la più sim<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> nostro “revisore dei<br />

conti”.<br />

259


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Fanno parte di questo gruppo <strong>il</strong> barrister, l’accountant, <strong>il</strong><br />

registered auditor e molte altre3 .<br />

Sono presenti però anche altri tipi di ordinamento, che prevedono<br />

una protezione/regolazione minore:<br />

- <strong>professioni</strong> regolate non da leggi ad hoc ma dalla legge in<br />

materia di imprese (companies act)<br />

- <strong>professioni</strong> totalmente autoregolamentate (non-chartered):<br />

hanno un albo (register) a cui si possono iscrivere solo coloro<br />

che hanno un determinato titolo di studio, ma non hanno<br />

nessun potere nei confronti degli iscritti4 - <strong>professioni</strong> – ad<br />

esempio, gli insegnanti –<strong>il</strong> cui albo (roll) è tenuto dal ministero<br />

competente (si tratta evidentemente di professional<br />

pubblici dipendenti; Fiorenza, 1999).<br />

Si dice comunemente che le <strong>professioni</strong> nel Regno Unito<br />

sono “auto-regolate”, nel senso che amministrano un certo potere<br />

nei confronti degli iscritti. In alcuni casi, come abbiamo visto<br />

tale potere viene dalla legge o da altra fonte pubblica, come la<br />

Royal Charter. Ma l’auto-regolazione funziona anche, e soprattutto,<br />

per le <strong>professioni</strong> non disciplinate da regole pubbliche,<br />

come sono quasi tutte quelle nuove: in questo caso, l’adesione<br />

volontaria ad un albo impone al <strong>professioni</strong>sta iscritto di osservare<br />

un certo numero di norme autoimposte.<br />

Le norme previste dalla regolazione/auto-regolazione sono<br />

abbastanza sim<strong>il</strong>i tra una professione e l’altra e, comunque, in<br />

generale più flessib<strong>il</strong>i nel Regno Unito che negli altri paesi europei<br />

(Fiorenza, 1999).<br />

3 Cfr. più avanti l’elenco <strong>delle</strong> chartered professions.<br />

4 Cfr. più avanti l’elenco <strong>delle</strong> non-chartered professions.<br />

260


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

L’accesso prevede un titolo di studio e un periodo di tirocinio.<br />

Spesso l’iscrizione è subordinata al superamento di un esame.<br />

Va però sottolineato che in alcuni casi, e diversamente da<br />

altrove, un congruo periodo di esercizio della professione può<br />

sostituire <strong>il</strong> titolo di studio coerente.<br />

La riserva di attività (monopolio) può avere una estensione<br />

di grado diverso. Le “<strong>professioni</strong> protette” (dotate di functional<br />

closure) sono quelle <strong>il</strong> cui esercizio è riservato, generalmente attraverso<br />

una legge (act), e prevedono l’obbligo di iscrizione<br />

all’albo. A volte solo alcune <strong>delle</strong> attività di una professione sono<br />

riservate. Il caso tipico di attività in totale monopolio è quella<br />

di patrocinio nei tribunali di livello superiore che è riservata al<br />

barrister mentre <strong>il</strong> solicitor ha riservata l’attività di patrocinio<br />

nelle corti inferiori ma non quella di consulente legale, che è<br />

permessa a chiunque.<br />

La deontologia professionale è auto-regolata mediante<br />

l’adozione di codici di condotta. In qualche caso, l’associazione<br />

ha potere di ispezione, in molti di decisione di controversie nei<br />

confronti dei clienti e ha potere sanzionatorio.<br />

Per quanto riguarda le tariffe, vale <strong>il</strong> principio che nel Regno<br />

Unito gli ordini/associazioni professionali non possono fissare<br />

tariffe minime o massime, perché incorrerebbero nel divieto<br />

alla limitazione della concorrenza imposto dalla Monopolies<br />

Commission.<br />

Infine, per quanto riguarda la pubblicità, <strong>il</strong> tradizionale divieto<br />

di farsi pubblicità imposto dalla necessità di preservare<br />

l’immagine di indipendenza e integrità professionale, è stato superato<br />

in tempi recenti dentro <strong>il</strong> processo di liberalizzazione dei<br />

servizi professionali: in un primo momento è stata consentita so-<br />

261


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

lo la pubblicità non comparativa ma attualmente quasi ogni divieto<br />

è stato rimosso.<br />

Il recente processo di liberalizzazione dei servizi professionali<br />

e di ri-regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>: verso la regulated selfregulation<br />

Secondo un recente rapporto Oecd sui servizi professionali,<br />

<strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese tra quelli europei che ha le più basse<br />

restrizioni all’esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Oecd, 2000). A questa<br />

situazione si è arrivati per passaggi successivi. Si è visto come,<br />

già dall’origine, i criteri di accesso e le attività riservate dalla<br />

legge fossero in qui più flessib<strong>il</strong>i che altrove, in funzione di una<br />

cultura economica tendenzialmente orientata al libero mercato.<br />

Tuttavia, a partire dalla fine degli anni settanta – sotto i tre<br />

governi neo-liberisti di Margaret Thatcher – <strong>il</strong> settore dei servizi<br />

professionali, incluse le tradizionali libere <strong>professioni</strong>, è stato<br />

oggetto di un processo molto deciso di apertura alla concorrenza,<br />

finalizzato ad impedire manovre di restrizione del mercato<br />

da parte dei providers dei servizi (singoli <strong>professioni</strong>sti, società<br />

e ordini/associazioni professionali) e a migliorare la protezione<br />

dei consumatori. L’idea era che i <strong>professioni</strong>sti dovessero competere<br />

sul mercato per trovare “clienti” – piuttosto che utenti o<br />

pazienti – come qualsiasi impresa. Obiettivi di questa liberalizzazione<br />

sono stati soprattutto medici, insegnanti e <strong>professioni</strong><br />

legali. In realtà, l’attacco più duro sferrato dalla Thatcher è stato,<br />

a più riprese durante tutti gli anni ottanta, proprio nei confronti<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> forensi: prima eliminando l’esclusività della attività<br />

di compravendita fino allora riservata ai solicitors e che da<br />

quel momento venne aperta a banche, società immob<strong>il</strong>iari, altri<br />

<strong>professioni</strong>sti riconosciuti, poi eliminando <strong>il</strong> monopolio della di-<br />

262


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

fesa riservato ai barristers e aprendolo ai licensed advocates, tra<br />

cui solicitors, ex barristers (Fiorenza, 1999; Spada, 2009).<br />

Va detto tuttavia che già negli anni novanta ci si rende conto<br />

che l’eccessiva liberalizzazione poteva creare dei problemi.<br />

Succede soprattutto nel settore sanitario, dove in quegli anni<br />

stavano nascendo molte nuove <strong>professioni</strong> e la mancanza di regolamentazione<br />

appariva particolarmente rischiosa per la salute:<br />

nasce dunque la necessità di ritornare a fissare degli standard<br />

professionali. Si avvia così più in generale un percorso parzialmente<br />

in controtendenza, basato sulla convinzione che la regolazione<br />

(e protezione) della professione costituisca anche in una<br />

migliore protezione del pubblico e del cliente (Fiorenza, 1999).<br />

In questo periodo comunque gli ordini/associazioni professionali<br />

vengono sottoposti a procedure di controllo pubblico più stringenti:<br />

a tutela dei clienti, vengono introdotti controlli e audit<br />

procedures. Viene anche introdotto un sistema di state registration,<br />

collegato alla esenzione dall’Iva per i servizi professionali.<br />

È del 2000 la riforma Blair. Con l’entrata in vigore del<br />

Competition Act del 1998, <strong>il</strong> governo vig<strong>il</strong>ia sulla concorrenza<br />

tra <strong>professioni</strong>sti attraverso un organo indipendente per la libera<br />

concorrenza (nazionale ed internazionale), l’Office of fair trades.<br />

In questo modo, interviene a limitare i più evidenti effetti<br />

negativi della auto-regolazione effettuata dagli ordini: aumento<br />

<strong>delle</strong> tariffe e impedimento alla diversificazione e alla innovazione<br />

dei servizi, e quindi alla creazione e strutturazione di nuove<br />

<strong>professioni</strong>. Più specificamente, l’autorità per la concorrenza<br />

ha la responsab<strong>il</strong>ità di rivedere e approvare tutte le norme stab<strong>il</strong>ite<br />

dalle associazioni professionali prima della loro approvazione:<br />

per esempio, <strong>il</strong> Lord Chancellors Department, che gestisce<br />

le regole della Law Society (l’ordine dei solicitors), deve sotto-<br />

263


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

porre ogni cambiamento normativo al direttore generale<br />

dell’Office of Fair Trading. L’obiettivo <strong>delle</strong> riforma – che dà<br />

naturalmente per scontato che una qualche forma di regolazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sia necessaria ma ne vuole limitare gli effetti<br />

restrittivi della libera concorrenza – è schiettamente economico:<br />

i servizi professionali hanno sempre rappresentato una parte importante<br />

dell’economia del Regno Unito e <strong>il</strong> governo ne vuole<br />

aumentare la portata, anche, e forse soprattutto, verso gli altri<br />

paesi, per fare fronte alle sfide della nuova service-economy.<br />

Accanto ad Oft, <strong>il</strong> governo costituisce <strong>delle</strong> “terze parti” regolatorie,<br />

autorità indipendenti (meso-regolatori) che vig<strong>il</strong>ano su<br />

settori-chiave dei servizi professionali: <strong>il</strong> Counc<strong>il</strong> of Healthcare<br />

regulatory Excellence per la professione medica, <strong>il</strong> Financial<br />

Reporting Counc<strong>il</strong> per le <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> Legal Service<br />

Board per le <strong>professioni</strong> legali. Questo nuovo modello regolatorio<br />

viene contestato dagli ordini che lo ritengono molto discutib<strong>il</strong>e<br />

(Spada, 2009).<br />

In sintesi, la liberalizzazione che ha caratterizzato gli ultimi<br />

trent’anni si è riferita innanzitutto all’accesso: evitare barriere<br />

elevate basate su standards di qualificazione mantenuti artificialmente<br />

troppo alti anche quando non giustificati dal tipo di<br />

servizio oppure superare <strong>il</strong> numero chiuso nelle scuole di specializzazione<br />

professionale o nei promossi agli esami, o anche evitare<br />

di porre requisiti di residenza o di nazionalità per l’esercizio<br />

della professione. In conseguenza <strong>delle</strong> manovre di deregolazione,<br />

per esempio, <strong>il</strong> Royal Institute of British Architects<br />

e l’Institution for Civ<strong>il</strong> Engineers stanno allargando i benefits<br />

previsti per i candidati stranieri e migliorando i rapporti con le<br />

università straniere. Analogamente, <strong>il</strong> Medical Workforce<br />

Standing Advisory Committee, verificata la necessità di ampliare<br />

264


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

<strong>il</strong> numero dei medici nel Regno Unito, ha deciso di aumentare<br />

del 20% <strong>il</strong> numero dei posti previsti nell’associazione professionale.<br />

La stessa cosa sta avvenendo per contrastare la carenza di<br />

infermieri e ostetriche (Spada, 2009). Altri interventi di liberalizzazioni<br />

sono diretti ad aprire la concorrenza tra associazioni, a<br />

limitare gli interventi sulle tariffe, l’eccessiva specializzazione<br />

dei mercati, i cartelli tra imprese, etc. Attualmente, per esempio,<br />

ai servizi professionali è riconosciuta la libertà di farsi pubblicità<br />

e di stab<strong>il</strong>ire i prezzi in modo concorrenziale. Inoltre <strong>il</strong> Competition<br />

Act del 1998 proibisce accordi tra aziende tesi a limitare la<br />

concorrenza. Un altro intervento di liberalizzazione riguarda<br />

l’apertura o la attenuazione dei diritti esclusivi all’esercizio di<br />

certe attività, a cui segue a volte la creazione di nuove <strong>professioni</strong>,<br />

spesso con più bassi requisiti all’accesso.<br />

Nelle <strong>professioni</strong> legali si contano alcuni sv<strong>il</strong>uppi interessanti:<br />

uno è rappresentato dal conveyor (addetto alle transazioni di<br />

proprietà) che si costituisce in professione riconosciuta al momento<br />

in cui decade <strong>il</strong> preesistente diritto esclusivo a svolgere<br />

questa attività da parte di un’altra (più elevata) figura professionali<br />

dell’area legale, <strong>il</strong> solicitor. La fine del monopolio di patrocinio<br />

dei barristers (per lo meno per quanto riguarda le corti di grado<br />

inferiore) ha ampliato la possib<strong>il</strong>ità dei solicitors di andare davanti<br />

alle corti. In compenso, la fine della riserva del diritto a patrocinare<br />

per le cause in materia di proprietà intellettuale prima detenuta<br />

dai solicitors, ha portato alla creazione della figura del patent<br />

agent che contende questo mercato ai solicitors.<br />

Inoltre la pressione per l’aumento della competizione ha aperto<br />

un percorso verso le cosiddette Multi Disciplinary Practices<br />

(Mdps), ovvero spazi dove coesistono sportelli relativi a più<br />

265


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

<strong>professioni</strong> (di solito servizi legali e di accountancy), con vantaggi<br />

per i clienti e per i <strong>professioni</strong>sti.<br />

L’insieme di questi interventi viene considerato dagli osservatori<br />

come <strong>il</strong> passaggio dal tradizionale modello di autoregolazione<br />

attraverso gli ordini, ad un modello di “autoregolazione<br />

regolata” (Spada, 2009; Parker et al., 2004). Altri, sottolineando<br />

come – malgrado i recenti interventi di limitazione<br />

dell’autonomia degli ordini e di apertura dei mercati – persista <strong>il</strong><br />

modello nazionale originario di costituzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>,<br />

preferiscono descrivere l’orientamento del sistema britannico “a<br />

garantire uno status professionale a gruppi di interesse privato”,<br />

come niente altro che un regulated monopoly (Anglo-German<br />

Foundation for the Study of Industrial Society, 2003).<br />

5.3. Le forme di impresa<br />

Forme di impresa e contratti di lavoro<br />

Organizzazione dell’attività e forma di impresa nel Regno Unito<br />

Il modo di organizzare l’attività professionale varia a seconda<br />

della professione ed è, in taluni casi sottoposto a restrizioni<br />

legali.<br />

Ciascuna professione, comunque, ammette solo alcune forme<br />

di impresa.<br />

Sappiamo, per esempio, che <strong>il</strong> barrister può esercitare solo<br />

come <strong>professioni</strong>sta individuale. Le altre <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />

– solicitors, medici, revisori, ingegneri ed architetti –<br />

possono esercitare anche in forma associata, tramite partnership<br />

(società di persone). Tuttavia nel caso dei legali, tali imprese<br />

possono essere di proprietà solo di membri della professione e<br />

questo implica l’impossib<strong>il</strong>ità di costituire una partnership tra<br />

266


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

<strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong> diverse (multidisciplinary<br />

partnership). È comunque in discussione, o forse recentemente<br />

approvata, la possib<strong>il</strong>ità di costituire degli one-stop shopping<br />

ovvero uffici multi-servizi, dove comunque la compresenza di<br />

<strong>professioni</strong>sti di discipline diverse è solo logistica. Nel caso di<br />

ingegneri ed architetti, è permesso l’esercizio come singolo <strong>professioni</strong>sta<br />

o in società di persone (partnership) ed è anche ammessa<br />

la partnership interprofessionale (purché gli ingegneri<br />

siano almeno <strong>il</strong> 25%).<br />

Riassumendo, dunque, le forme di impresa presenti nei servizi<br />

professionali sono:<br />

- sole practice, ovvero professione individuale<br />

- private partnership, ovvero società di persone tra <strong>professioni</strong>sti<br />

della stessa professione<br />

- multidisciplinary partnership, ovvero partnership tra <strong>professioni</strong>sti<br />

di <strong>professioni</strong> diverse 5<br />

- company, ovvero società di capitali.<br />

Nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i, è possib<strong>il</strong>e non solo la<br />

professione singola e l’esercizio in associazione ma anche la costituzione<br />

di società di capitali (la gran parte <strong>delle</strong> società di revisione<br />

lo è). La società di capitali, oltre che l’associazione in<br />

partnership, è ammessa anche per i medici, tuttavia dentro regole<br />

molto rigide di deontologia.<br />

Le <strong>professioni</strong> “minori” apparentemente non hanno vincoli<br />

nella forma di esercizio della professione.<br />

5 A queste si può aggiungere lo spazio multi-servizi – one-stop shopping<br />

o under one roof – che sono forme di condivisione degli spazi da parte di<br />

società o <strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong> diverse attualmente permesse e sono<br />

abbastanza diffuse, nel caso in cui sia vietata la costituzione di una vera e<br />

propria società interprofessionale.<br />

267


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Quadro 1. Forme di impresa a seconda della professione (libere<br />

<strong>professioni</strong> tradizionali).<br />

Barristers Sole practice<br />

Solicitors Sole practice, private partnership (on partners<br />

esclusivamente legali)<br />

Ingegneri, architetti Sole practice, private partnership,<br />

multidisciplinary practices<br />

Accountants, medici Sole practice, private partnership,<br />

multidisciplinary practices, company<br />

In generale, ci sembra di poter desumere come la gran parte<br />

dei <strong>professioni</strong>sti che si rivolgono al mercato “corporate” – revisori,<br />

avvocati, informatici, consulenti di direzione e ingegneri –<br />

siano sempre più organizzati secondo <strong>il</strong> modello tipico americano,<br />

ovvero attraverso società di grandi dimensioni. Spesso questo<br />

avviene nella forma di società di persone: come abbiamo visto<br />

sopra, per esempio, nel settore legale si stanno diffondendo i<br />

grandi studi (oltre 25 partner), i quali si aggiudicano le parcelle<br />

più alte, la più alta quota di mercato (<strong>il</strong> 47% del totale del fatturato<br />

del settore) e <strong>il</strong> 44% del totale dell’occupazione degli assistant<br />

solicitors (Lecg, 2000). Dove non è vietato, invece – ad<br />

esempio nelle <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i e nelle <strong>professioni</strong> non ad<br />

esclusiva, come informatici, consulenti di direzione, ingegneri –<br />

la professione si organizza anche nella forma di società di capitali.<br />

Accanto a queste grandi unità, persistono comunque unità di<br />

piccole dimensioni e <strong>professioni</strong>sti singoli.<br />

Le stesse <strong>professioni</strong> esercitate nei confronti di clientipersone,<br />

tuttavia, vedono probab<strong>il</strong>mente una maggiore presenza<br />

di piccoli studi in partnership e di <strong>professioni</strong>sti individuali. Va<br />

comunque detto che, nel caso dei legali, la Common Law ha tradizionalmente<br />

spinto verso ampi studi associati anche quando si<br />

268


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

tratta di consulenza/patrocinio di clienti singoli. Inoltre la recente<br />

legalizzazione del sistema no-win, no-fee, se da un lato sembra<br />

avvantaggiare i clienti, dall’altro ha avuto un impatto negativo<br />

sui piccoli studi professionali e i singoli praticanti – i quali<br />

diffic<strong>il</strong>mente possono permettersi di sostenere i costi di una causa<br />

persa – incoraggiando anche in questo modo la specializzazione<br />

e la concentrazione della attività.<br />

È invece meno chiara la forma di esercizio di altre <strong>professioni</strong>.<br />

Nel caso degli architetti, sappiamo che vi è una buona<br />

quota di <strong>professioni</strong>sti individuali e di piccoli studi indipendenti.<br />

Per quanto riguarda designers e fitness professionals, è più probab<strong>il</strong>e<br />

che si tratti società di medio-grandi dimensioni.<br />

Il rapporto di lavoro dei <strong>professioni</strong>sti<br />

Intanto va sottolineato che una quota importante (soprattutto<br />

se paragonata al caso italiano) dei <strong>professioni</strong>sti iscritti agli albi<br />

– in particolare, legali, contab<strong>il</strong>i, formatori, designer, informatici,<br />

ingegneri – lavora come dipendente di aziende private ed enti<br />

pubblici che esercitano attività in altre aree economiche: si iscrive<br />

all’associazione professionale per ottenere la qualifica aziendale,<br />

per ragioni di prestigio, per fare parte della comunità professionale<br />

e dividere <strong>il</strong> corpo <strong>delle</strong> conoscenze. Come già visto,<br />

un’altra quota importante di <strong>professioni</strong>sti britannici lavora negli<br />

studi/imprese/enti pubblici del settore professionale come <strong>professioni</strong>sta<br />

dipendente e, in misura minore, come associato.<br />

Per capire come funziona <strong>il</strong> rapporto di lavoro, possiamo<br />

vedere <strong>il</strong> caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> legali, che sono quelle su cui esistono<br />

più informazioni.<br />

Normalmente i solicitors sono dipendenti a tempo pieno<br />

con contratti che regolano le condizioni a cui possono essere li-<br />

269


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

cenziati e condizioni salariali che di solito stab<strong>il</strong>iscono un pacchetto<br />

di misure salariali che vanno oltre <strong>il</strong> minimo legale: maggiorazioni<br />

per le giornate festive, migliore indennità di congedo<br />

di maternità, migliore indennità nel caso di licenziamenti collettivi<br />

(prima della qualificazione, quando sono ancora trainee solicitors<br />

hanno un contratto di due anni al termine del quale possono<br />

essere licenziati o assunti stab<strong>il</strong>mente). Come si vede, i riferimenti<br />

regolatori sono in parte legali (minimo salariale), in<br />

parte legati alle consuetudini aziendali e in parte negoziati individualmente.<br />

Mentre la pratica legale in quanto tale è regolata –<br />

sia per i dipendenti che per gli indipendenti – dalla Solicitors<br />

Regulation Authority.<br />

Inoltre gli interessi di categoria sono rappresentati – anche<br />

qui senza differenza tra dipendenti ed indipendenti – dal loro<br />

professional body, la Law Society, che comunque presta loro<br />

servizi associativi piuttosto che tutelarli sul piano del rapporto di<br />

lavoro. Anche per questo, non risulta che vi siano solicitors iscritti<br />

ai sindacati né esiste un sindacato che li rappresenti.<br />

Il rapporto di lavoro degli staff<br />

Quanto ai lavoratori non <strong>professioni</strong>sti dei servizi professionali<br />

– segreterie, funzioni amministrative e contab<strong>il</strong>i, tecnici<br />

di supporto – essi sono generalmente dipendenti.<br />

5.4. Aspetti quantitativi dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

Il contributo dei servizi professionali al prodotto interno lordo<br />

inglese<br />

Al posto importante che nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> occupano<br />

storicamente nella società, corrisponde anche un posto<br />

importante nell’economia.<br />

270


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

I servizi professionali, come categoria di attività economica6<br />

, nel 2006 rappresentavano ben l’8% del Gdp del Regno Unito,<br />

come si vede dal grafico che segue.<br />

Grafico 1. Il posto occupato dal settore dei servizi professionali<br />

(law, accounting, architecture and other business services)<br />

nell’economia del Regno Unito.<br />

Dal 1994 al 2004 l’economia dei servizi professionali è cresciuta<br />

al tasso impressionante del 6,1% annuo, ovvero un tasso<br />

di una volta e mezza quello medio dell’economia: la previsione<br />

è di un aumento del 3,4% annuo nel decennio 2004-14, contro <strong>il</strong><br />

2,4 dell’insieme <strong>delle</strong> attività economiche (Office of National<br />

Statistics in Spada, 2009). Va detto che <strong>il</strong> Regno Unito ha puntato<br />

moltissimo, a differenza dei paesi continentali, e anche molto<br />

6 Law, accounting, architecture and other business activities, ovvero<br />

Sic 74: secondo la Standard Industrial Classification britannica, sono una<br />

buona proxy per l’insieme dei servizi professionali.<br />

271


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

presto (fin dalla fine degli anni settanta), allo sv<strong>il</strong>uppo di una<br />

economia basata sui servizi7 .<br />

Le imprese di servizi professionali<br />

Il numero <strong>delle</strong> imprese del settore, che ha raggiunto <strong>il</strong> suo<br />

massimo di 371 m<strong>il</strong>a nel 2006, è <strong>il</strong> più alto dell’economia britannica<br />

e <strong>il</strong> tasso di creazione d’impresa (entrepreneurialism) – ovvero<br />

la percentuale annua di nuove imprese – è l’11,1% dello stock: indice<br />

di ottimismo imprenditoriale e di non elevate barriere<br />

all’ingresso. La percentuale <strong>delle</strong> imprese che chiudono è invece<br />

del 7,8%. La produttività pro-capite del settore è superiore a quella<br />

media.<br />

Negli anni più recenti, tuttavia, <strong>il</strong> numero di imprese di servizi<br />

tecnico-professionali è in calo abbastanza evidente (-13%),<br />

come si può vedere dalla tabella che segue (tabella 1).<br />

Tabella 1. Numero di imprese nelle attività professionali,<br />

scientifiche e tecniche.<br />

Anno Numero imprese<br />

2006 371.235<br />

2008 330.414<br />

2009 321.819<br />

Fonte: elaborazione su dati Annual Business Surveys, Office for National Statistics<br />

(Ons), Regno Unito.<br />

7 Si tratta di una politica fortemente volute da M. Thatcher e che nel bene<br />

o nel male ha garantito quasi trent’anni di economia florida. Ultimamente<br />

però la de-industrializzazione è stata messa sotto accusa e si tenta un<br />

percorso inverso.<br />

272


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Le ragioni del calo non sono fac<strong>il</strong>mente interpretab<strong>il</strong>i: da un<br />

lato si potrebbero far discendere dalla crisi che ha costretto a<br />

chiudere molte studi piccoli, dall’altro anche solo dai processi di<br />

concentrazione che sono in corso in particolare in alcuni settori<br />

professionali, come quello contab<strong>il</strong>e e quello legale. Per quanto<br />

riguarda quest’ultimo settore, abbiamo qualche informazione<br />

dalle indagini periodiche della Law Society, che ci dicono che<br />

già a partire dalla seconda metà degli anni novanta la struttura<br />

dimensionale <strong>delle</strong> aziende legali ha cominciato a cambiare e ha<br />

visto aumentare sia <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> grandi imprese (sono considerate<br />

tali per questo settore quelle oltre i 25 soci), sia quello<br />

degli studi individuali (sole practitioner), a spese <strong>delle</strong> aziende<br />

di medie dimensioni, che pure continuano a rappresentare la parte<br />

più cospicua dell’occupazione del settore (Law Society, 1998<br />

in Anglo-German Foundation, 2003).<br />

L’occupazione nei servizi professionali<br />

Come si vede dal grafico che segue, con 3 m<strong>il</strong>ioni e 776 m<strong>il</strong>a<br />

addetti al 2008 (Ons, 2008) 8 , <strong>il</strong> settore dei servizi professionali<br />

rappresenta <strong>il</strong> più grande datore di lavoro del Regno Unito, impiegando<br />

l’11,5% dell’intera occupazione e con un tasso di crescita<br />

1999-2004 del 2,5%. La crescita media annua pari a<br />

+1,6%, che è in linea con l’elevata crescita dell’occupazione nei<br />

servizi in tutta Europa, è stata nel periodo decisamente superiore<br />

a quella dell’economia inglese nel suo complesso (+0,4%) (Spada,<br />

2009).<br />

8 Altri dati parlano di 6m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti ma probab<strong>il</strong>mente tengono<br />

conto anche dei professional dipendenti da imprese non di servizi professionali.<br />

273


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Grafico 2. Il posto occupato dal settore dei servizi professionali<br />

(law, accounting, architecture and other business services)<br />

nell’occupazione nel Regno Unito.<br />

Da notare che <strong>il</strong> numero degli addetti nel Regno Unito corrisponde<br />

a quasi un quinto dell’intera occupazione del settore<br />

dei servizi professionali europeo.<br />

Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> britanniche, la percentuale dei<br />

<strong>professioni</strong>sti autonomi resta tuttavia abbastanza contenuta: nel<br />

2008 era pari a 503 m<strong>il</strong>a addetti, ovvero a solo <strong>il</strong> 13%<br />

dell’insieme dei <strong>professioni</strong>sti.<br />

Tuttavia, come si vede dalle tabelle che seguono (tabelle 2 e<br />

3), la quota di <strong>professioni</strong>sti autonomi varia a seconda della <strong>professioni</strong>:<br />

è pari circa ad un terzo nel caso degli architetti e dei legali,<br />

ad un quarto nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche, è contenuta<br />

nel caso di ingegneri ed informatici, quasi nulla nel caso degli<br />

insegnanti.<br />

274


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Tabella 2. Incidenza del lavoro autonomo in alcune <strong>professioni</strong><br />

nel Regno Unito<br />

(2008).<br />

Professional occupations Total in employment Self-employed<br />

Info & Comunication Technologies 440.000 66.000 (15%)<br />

Engineering Professionals 499.000 66.000 (13%)<br />

Health Professionals 334.000 87.000 (26%)<br />

Teaching Professionals 1.298.000 82.000 (6%)<br />

Legal Professionals 196.000 66.000 (34%)<br />

Architects 46.000 17.000 (37%)<br />

Fonte: elaborazione da Office for National Statistics (Ons), Regno Unito 2008.<br />

Tabella 3. Occupati per categorie professionali e status<br />

occupazionale nel Regno Unito (2008).<br />

ALL. Total in Employment Employees Self-employed<br />

Standard Occupation Classification<br />

(SOC 2000) Total Total<br />

2 Professional Occupations 3766 3263 503<br />

211 Science Professionals 141 133 *<br />

212 Engineering Professionals 499 434 66<br />

213 Info & Comunication Technology 444 377 66<br />

221 Health Professionals 334 247 87<br />

231 Teaching Professionals 1298 1211 82<br />

232 Research Professionals 79 74 *<br />

241 Legal Professionals 196 130 66<br />

242 Business & Statistical Professionals 377 301 74<br />

243 Architects Town Planners Surveyors 175 137 38<br />

244 Pubblic Service Professionals 193 181 11<br />

245 Librarians and Related Professionals 40 39 *<br />

Nota: II trimestre 2008; valori in migliaia, dati non destagionalizzati.<br />

5.5. Il sistema di rappresentanza<br />

Professional bodies: qualcosa di meno di un “ordine”,<br />

qualcosa di più di una “associazione professionale”<br />

nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> hanno storicamente un posto<br />

importante nella società e nell’economia e le <strong>professioni</strong> hanno<br />

una lunga tradizione di rappresentanza. Il mercato della rappre-<br />

275


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sentanza è tendenzialmente libero, nel senso che per ogni professione<br />

ci sono più ordini/associazioni professionali. I professional<br />

bodies (Pb) – si possono chiamare counc<strong>il</strong>s, associations,<br />

institutes, royal societies etc. – sono quindi qualcosa di sim<strong>il</strong>e ai<br />

nostri ordini professionali ma anche qualcosa di più aperto e<br />

meno regolato.<br />

I primi professional bodies si sono costituiti nell’Ottocento,<br />

più antichi sono la Law Society (ordine dei legali-solicitors) del<br />

1825, <strong>il</strong> Bar Counc<strong>il</strong> (ordine dei legali-barristers) del 1894.<br />

All’inizio si trattava di social clubs, nati attorno alla necessità di<br />

scambiare idee attorno a temi che riguardavano la professione,<br />

solo in un secondo tempo, quando cominciarono a formarsi veri<br />

e propri corpi di conoscenze9 , diventarono istituzioni di regolazione<br />

nel senso che furono spinti a stab<strong>il</strong>ire monopoli e priv<strong>il</strong>egi<br />

per gli associati, negoziando con lo stato uno spazio di potere di<br />

regolazione della professione (primo tra tutti <strong>il</strong> potere di licensure,<br />

ovvero di autorizzare all’esercizio della professione).<br />

I Pb possono essere chartered o non-chartered, ovvero avere<br />

o no <strong>il</strong> riconoscimento di una Royal Charter (speciale riconoscimento<br />

concesso a città, università e altre istituzioni prestigiose,<br />

tra cui anche corporations, ordini professionali etc.) che concede<br />

parziali diritti di autoregolazione alla associazione e di<br />

conseguenza conferisce particolare status al membro della professione<br />

chartered10 . Sulla directory del governo, sono listati 270<br />

9 L’essere nate come learned societies spiega la parcellizzazione degli<br />

ordini in molte associazioni specialistiche, come si vede nel caso degli<br />

ingegneri: Institution of Structural Engineers (Istructe), Institution of<br />

Chemical Engineers (Icheme), Institution of Electrical Engineers (Iee),<br />

Institution of Civ<strong>il</strong> Engineers (Ice), Institution of Mechanical Engineers<br />

(Imeche), Institute of Fire Engineers (Ife) etc.<br />

10 Per esempio i sei Accountacy Institutes che compongono <strong>il</strong> <strong>Consulta</strong>tive<br />

Committee of Accountancy Bodies hanno ognuno una Royal Charter<br />

276<br />

(segue)


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

professional bodies – più o meno la metà sono chartered – impegnati<br />

nel Cpd (continuinig professional development) e forniti<br />

di un codice etico.<br />

Professional bodies nel Regno Unito: chartered e nonchartered<br />

I professional bodies chartered sono:<br />

- Association of Chartered Certified Accountants (Acca)<br />

- The Chartered Institute for IT (Bcs)<br />

- British Psychological Society (Bps)<br />

- City & Gu<strong>il</strong>ds of London Institute (C&G)<br />

- Chartered Institute of Arbitrators (Ciarb)<br />

- Chartered Institute of Architectural Technologists (Ciat)<br />

- Chartered Institute of Bankers (Cib)<br />

- Chartered Institute of Bankers in Scotland (Ciobs)<br />

- Chartered Institute of Bu<strong>il</strong>ding (Ciob)<br />

- Chartered Institute of Environmental Health (Cieh)<br />

- Chartered Institute of Housing (Cih)<br />

- Chartered Institute of Journalists<br />

- Chartered Institute of Library and Information Professionals<br />

(C<strong>il</strong>ip)<br />

- Chartered Institute of Linguists (Iol)<br />

- Chartered Institute of Logistics and Transport (C<strong>il</strong>t)<br />

- Chartered Institute of Loss Adjusters (C<strong>il</strong>a)<br />

- Chartered Institute of Marketing (Cim)<br />

- Chartered Institute of Management Accountants (Cima).<br />

che permette ai loro membri di qualificarsi come chartered accountants, rispetto<br />

ad altri che non lo sono. La Charter è una delega per<br />

l’autoregolazione e fornisce riconoscimento di preminence, stab<strong>il</strong>ity e<br />

permanence.<br />

277


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- Chartered Institute of Patent Attorneys (Cipa)<br />

- Chartered Institute of Personnel and Development (Cipd)<br />

- Chartered Institute of Public Finance and Accountancy<br />

(Cipfa)<br />

- Chartered Institute of Public Relations (Cipr)<br />

- Chartered Institute of Purchasing and Supply (Cips)<br />

- Chartered Institute for Securities and Investment (Cisi)<br />

- Chartered Institute of Taxation (Ciot)<br />

- Chartered Institution of Bu<strong>il</strong>ding Services Engineers (Cibse)<br />

- Chartered Institution of Water and Environmental<br />

-<br />

Management (Ciwem)<br />

Chartered Insurance Institute (Cii)<br />

- Chartered Management Institute (Cmi)<br />

- Chartered Quality Institute (Cqi)<br />

- Chartered Society of Designers (Csd)<br />

- Chartered Society of Physiotherapy (Csp)<br />

- College of Optometrists (Co)<br />

- College of Paramedics (Cop)<br />

- College of Teachers (Cot)<br />

- Energy Institute (Ei)<br />

- Engineering Counc<strong>il</strong> UK (Ecuk)<br />

- Faculty of Actuaries<br />

- Faculty of Advocates<br />

- Geological Society of London<br />

- Institute of Actuaries<br />

- Institute of Biology (Iob)<br />

- Institute of Chartered Accountants in England & Wales<br />

(Icaew)<br />

- Institute of Chartered Accountants in Ireland (Icai)<br />

- Institute of Chartered Accountants of Scotland (Icas)<br />

278


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

- Institute of Chartered Foresters<br />

- Institute of Chartered Secretaries and Administrators (Icsa)<br />

- Institution of Chemical Engineers (Icheme)<br />

- Institution of Civ<strong>il</strong> Engineers (Ice)<br />

- Institute of Directors (Iod)<br />

- Institution of Engineering and Technology (Iet)<br />

- Institution of Electrical Engineers (Iee)<br />

- Institution of Incorporated Engineers (Iie)<br />

- Institute of Environmental Management and Assessment<br />

(Iema)<br />

- Institution of Environmental Sciences (Ies)<br />

- Institution of Fire Engineers (Ife)<br />

- Institute of Leadership and Management (Ilm)<br />

- Institute of Materials, Minerals and Mining (Iom3)<br />

- Institute of Mathematics and its Applications (Ima)<br />

- Institution of Mechanical Engineers (Imeche)<br />

- Institution of Occupational Safety and Health (Iosh)<br />

- Institute of Physics (Iop)<br />

- Institution of Royal Engineers (Instre)<br />

- Institution of Structural Engineers (Istructe)<br />

- Landscape Institute (Li)<br />

- Linnean Society of London (Ls)<br />

- Royal Academy of Engineering (Raeng)<br />

- Royal Aeronautical Society (Raes)<br />

- Royal Anthropological Institute (Rai)<br />

- Royal Asiatic Society (Ras)<br />

- Royal Astronomical Society (Ras)<br />

- Royal College of Anaesthetists<br />

- Royal College of General Practitioners (Rcgp)<br />

- Royal College of Nursing (Rcn)<br />

279


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- Royal College of Organists (Rco)<br />

- Royal College of Physicians of Edinburgh<br />

- Royal College of Physicians and Surgeons of Glasgow<br />

- Royal College of Physicians of London<br />

- Royal College of Psychiatrists<br />

- Royal College of Radiologists<br />

- Royal College of Surgeons of Edinburgh<br />

- Royal Economic Society (Res)<br />

- Royal Geographical Society (Rgs-Ibg)<br />

- Royal Incorporation of Architects in Scotland (Rias)<br />

- Royal Institution of Chartered Surveyors (Rics)<br />

- Royal Institute of British Architects (Riba)<br />

- Royal Institute of Navigation (Rin)<br />

- Royal Meteorological Society (Rms)<br />

- Royal Pharmaceutical Society (Rps)<br />

- Royal Society for Public Health (Rsph)<br />

- Royal Society of Arts (Rsa)<br />

- Royal Society for Asian Affairs (Rsaa)<br />

- Royal Society of Chemistry (Rsc)<br />

- Royal Society of Edinburgh (Rse)<br />

- Royal Society of Medicine (Rsm)<br />

- Royal Society of Ulster Architects (Rsua)<br />

- Royal Statistical Society (Rss)<br />

- Royal Town Planning Institute (Rtpi)<br />

- Society for the Environment (Socenv)<br />

- Society for Radiological Protection (Srp).<br />

I professional bodies non-chartered sono invece:<br />

- Association of International Accountants (Aia)<br />

- Association of Business Executives (Abe)<br />

280


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

- Association of Corporate Treasurers (Act)<br />

- Association of University Administrators (Aua)<br />

- British Association of Social Workers (Basw)<br />

- British Gu<strong>il</strong>d of Travel Writers (Bgtw)<br />

- British Horse Society (Bhs)<br />

- Cambridge Academy of Management (Cam)<br />

- Corporation of Executives and Administrators (Cea)<br />

- Fine Art Trade Gu<strong>il</strong>d<br />

- Freshwater Biological Association (Fba)<br />

- Incorporated Society of Musicians (Ism)<br />

- Insolvency Practitioners Association (Ipa)<br />

- Institute of Administrative Management (Iam)<br />

- Institution of Analysts and Programmers (Iap)<br />

- Institute of Business Administration (Iba)<br />

- Institute of Commercial Management (Icm)<br />

- Institute of Corrosion (Icorr)<br />

- Institute of Field Archaeologists (Ifa)<br />

- Institute of Interim Management (Iim)<br />

- Institute of Information Security Professionals (Iisp)<br />

- Institute of Leadership & Management (Ilm)<br />

- Institute of Legal Executives (Ilex)<br />

- Institute of Professional Administrators (Ipa)<br />

- Institute of Professional Financial Managers (Ipfm)<br />

- The Institution of Ra<strong>il</strong>way Signal Engineers (Irse)<br />

- Institute of Scientific and Technical Communicators (Istc)<br />

- Institute of Tourist Guiding (Itg)<br />

- International Compliance Association (Ica)<br />

- International Society of Typographic Designers (Istd)<br />

- British Typographers' Gu<strong>il</strong>d (Btg)<br />

- The Law Society (Ls)<br />

281


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- Law Society of Scotland<br />

- Orthodontic Technicians Association (Ota)<br />

- Palaeontological Association (Palass)<br />

- The Records Management Society (Rms)<br />

- The Security Institute (Tsi/Syi)<br />

- Society of Business Practitioners (Sbp)<br />

- Society of Indexers (Si)<br />

- UK Counc<strong>il</strong> for Psychotherapy (Ukcp).<br />

L’essere presenti nella directory del governo non è tuttavia<br />

un indicatore di riconoscimento legale, nel senso che esistono<br />

molte altre associazioni professionali e ne nascono continuamente<br />

di nuove: in alcune ricerche, includendo anche le nuove<br />

<strong>professioni</strong>, si arriva a contare fino a 400 professional bodies.<br />

Come si evince dall’amplissimo numero di associazioni<br />

professionali (in Francia, per esempio, gli ordini sono solo 34),<br />

nel Regno Unito vasta parte della società e del lavoro sono organizzati<br />

e riconosciuti dentro <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

Gli studi sulle <strong>professioni</strong> sottolineano come i <strong>professioni</strong>sti<br />

provvedono beni intangib<strong>il</strong>i e chi li acquista deve prenderli sulla<br />

base della fiducia: tradizionalmente quindi <strong>il</strong> valore di una professione<br />

si appoggia da un lato sulla qualificazione dei <strong>professioni</strong>sti<br />

ma dall’altro anche sulla fiducia che questi sono in grado<br />

di ispirare, misurab<strong>il</strong>e attraverso una immagine che risponda<br />

agli standard socialmente accettati di rispettab<strong>il</strong>ità e reputazione<br />

(McDonald, 1995). Soprattutto nel Regno Unito, le associazioni<br />

professionali tendono costantemente a dichiarare <strong>il</strong> loro duplice,<br />

e in parte contradditorio, impegno a difendere l’interesse pubblico<br />

in termini di qualità del servizio – in questo senso sono impegnate<br />

a mantenere standard elevati di preparazione professionale<br />

e ad alimentare la buona reputazione della professione at-<br />

282


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

traverso l’applicazione di rigorosi codici di condotta – e insieme<br />

a tutelare l’interesse collettivo dei loro membri nella negoziazione<br />

regolativa con lo stato (Cooper et al., 1988) e anche<br />

l’interesse individuale del singolo <strong>professioni</strong>sta, agendo spesso<br />

in sua difesa, anche contro <strong>il</strong> cliente, come un vero e proprio<br />

cartello o, secondo alcuni, come un sindacato11 .<br />

Abbiamo già esaminato la ripartizione tra regolazione di<br />

fonte statuale (molto limitata) e di regolazione “privata” <strong>delle</strong><br />

associazioni professionali. I professional bodies nascono proprio<br />

per l’auto-regolazione12 e <strong>il</strong> supporto di una specifica professione:<br />

possiedono albi (register o roll) a cui i <strong>professioni</strong>sti si iscrivono,<br />

stab<strong>il</strong>iscono i criteri di qualificazione per l’accesso alla<br />

professione, definiscono gli standards professionali, la deontologia,<br />

si occupano di aggiornamento professionale e funzionano<br />

come learned societies (associazioni culturali) per le discipline<br />

accademiche collegate alla professione. In molti casi, ma non<br />

sempre, offrono una certificazione legale (accreditation via<br />

membership, licence), senza della quale non è permesso<br />

l’esercizio della professione e che, nel caso, può essere ritirata.<br />

La regolazione professionale, oltre alla definizione di diritti<br />

esclusivi all’esercizio riservati ad una determinata professione<br />

11 Tuttavia, <strong>il</strong> riferimento ad un sindacato nel caso degli ordini professionali<br />

(in generale e non solo nel Regno Unito) appare improprio: infatti<br />

l’associazione professionale ha sì un compito di rappresentanza e di tutela<br />

nei confronti dei suoi membri, ma esercita anche una pressione per <strong>il</strong> mantenimento<br />

di standard elevati di qualità professionale nei confronti dei<br />

clienti/cittadini.<br />

12 Sugli ambiti della regolazione professionale e sui loro “fallimenti”,<br />

cfr. Oecd (2000), p.7, dove si distingue tra: structural regulation, behavioural<br />

regulation e retrictions to the corporate form.<br />

283


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

(di fonte statuale), riguarda anche i confini di ciascuna professione,<br />

le tariffe (almeno fintanto che non sono state abolite le tariffe<br />

min/max), i limiti alla pubblicità e, per talune <strong>professioni</strong><br />

(come per esempio quelle legali), la stessa forma di impresa,<br />

nonché restrizioni alla possib<strong>il</strong>ità di consorziarsi con altre <strong>professioni</strong>.<br />

In questo senso, come è stato sottolineato (Collins, 1990;<br />

Vicarelli, 2010), gli ordini/associazioni professionali britannici<br />

appartengono al cosiddetto modello anglo-americano, in quanto<br />

istituzioni in larga misura focalizzate su una sorta di “governo<br />

privato all’interno della professione”: un gruppo professionale<br />

che opera inizialmente sul mercato riesce ad ottenere dallo stato<br />

<strong>il</strong> monopolio della propria attività (modello caratterizzato dal<br />

binomio mercato/<strong>professioni</strong>). Invece, nel modello continentale,<br />

caratterizzato da una più stretta regolazione statuale, sarebbero<br />

le gerarchie burocratiche a trasformarsi in <strong>professioni</strong> sotto la<br />

spinta dei titoli accademici (modello caratterizzato dal binomio<br />

stato/<strong>professioni</strong>).<br />

Questo assetto “di modello” è in parte in evoluzione per <strong>il</strong><br />

caso britannico, sia a causa degli interventi governativi di deregolazione<br />

che hanno eroso i monopoli <strong>delle</strong> vecchie <strong>professioni</strong>,<br />

sia in seguito al presentarsi sul mercato di molte nuove <strong>professioni</strong><br />

che non sono riuscite ad ottenere una delega di regolazione<br />

analoga a quello <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> tradizionali: potremmo<br />

quindi concludere che nel Regno Unito da un lato le<br />

<strong>professioni</strong> continuano ad essere ancorate prevalentemente al<br />

mercato, dall’altro <strong>il</strong> loro potere autoregolatorio, ormai sempre<br />

meno protetto dallo stato, sta segnano qui un declino maggiore<br />

che altrove.<br />

284


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

La rappresentanza <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> e l’evoluzione <strong>delle</strong><br />

associazioni professionali<br />

Anche nel Regno Unito negli ultimi decenni del Novecento<br />

prendono forma nuove <strong>professioni</strong>, in parte legate al diffondersi<br />

<strong>delle</strong> tecnologie dell’informazione e all’aumento della domanda<br />

proveniente dalle imprese di servizi professionali e consulenza<br />

manageriale, in parte alla domanda proveniente dai cittadini di<br />

sempre più articolati servizi personali nell’area socio-sanitaria,<br />

dello sport e del tempo libero e dell’assistenza.<br />

Associazioni di rappresentanza <strong>delle</strong> cosiddette “nuove <strong>professioni</strong>”<br />

esistono nel Regno Unito da molto tempo. Nel campo<br />

dell’informatica, l’associazione professionale più importante<br />

(chartered) è addirittura del 1957, altre sono state fondate negli<br />

anni ottanta, non hanno una charter ma sono ugualmente potenti.<br />

Nel campo del design esiste una associazione molto prestigiosa<br />

che risale al 1930 e che ha avuto una charter nel 1976. Altre<br />

<strong>professioni</strong> – che in Italia si stanno organizzando ora – come le<br />

<strong>professioni</strong> odontoiatriche e quelle veterinarie, hanno incominciato<br />

ad esistere nel Regno Unito dalla fine dell’Ottocento (1880<br />

è la data di costituzione della British Dental Association, 1881<br />

quella della British Veterinary Association).<br />

Ma anche quelle che si sono costituite negli ultimi tempi<br />

spesso si danno una struttura abbastanza sim<strong>il</strong>e a quella <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> più tradizionali. Per esempio, in tempi molto recenti<br />

gli HR Managers hanno ottenuto senza difficoltà una charter: nel<br />

2000 si è infatti costituito <strong>il</strong> Cipd (Chartered Institute of Personnel<br />

and Development). La charter permette alla associazione<br />

di avere controllo su percorso di scolarizzazione,<br />

sull’aggiornamento professionale e su altre regole di accesso ed<br />

esercizio della professione, di darsi liberamente un codice di<br />

285


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

condotta e di stab<strong>il</strong>ire procedure disciplinari nei confronti dei<br />

propri membri.<br />

Più o meno nello stesso periodo (2002) si è costituita<br />

un’altra associazione, l’Institute of Tourist Guiding, ovvero<br />

l’albo professionale <strong>delle</strong> guide turistiche, in questo caso senza<br />

una charter ma con un registro degli iscritti a pubblicazione annuale<br />

e gli altri tradizionali compiti di definire gli standard di<br />

qualificazione e promuovere la visib<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> prestigio della professione.<br />

La maggior parte <strong>delle</strong> associazioni più recenti non possiede<br />

una charter. Tuttavia, chartered o non chartered che siano, in<br />

generale si può dire che a differenza di altri paesi maggiormente<br />

regolati, nel Regno Unito la nascita di nuove <strong>professioni</strong> – e la<br />

relativa fondazione di nuovi ordini/associazioni professionali –<br />

avviene con relativa fac<strong>il</strong>ità.<br />

Le associazioni nate più di recente funzionano spesso (paradossalmente)<br />

come le learned societies <strong>delle</strong> origini del professionalismo,<br />

nel senso che <strong>il</strong> loro scopo principale è da un lato<br />

di diffondere saperi professionali e scambi di idee tra i membri<br />

(sia che si tratti di liberi <strong>professioni</strong>sti che esercitano nei servizi<br />

professionali, sia che si tratti di professionals dipendenti<br />

d’impresa), dall’altro, <strong>il</strong> loro scopo è di costruire riconoscimento<br />

del ruolo della scienza e del prestigio della professione tra <strong>il</strong><br />

pubblico, attraverso forme di selezione all’accesso alla professione,<br />

che vanno dalla richiesta di titoli di studio e/o di pratica,<br />

ai test, alla certificazione del titolo/qualifica. Inoltre, tutte le associazioni<br />

si danno un codice di condotta a cui gli iscritti sono<br />

sottoposti. Questo ruolo regolatorio viene sempre più apertamente<br />

giocato come una operazione di marketing della profes-<br />

286


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

sione: selezione all’accesso e codice di condotta diventano così<br />

modi per costruire l’immagine-reputazione della categoria.<br />

Le associazioni forniscono inoltre quasi sempre<br />

l’assicurazione per la professione e i servizi di aggiornamento<br />

professionale (Cpd, Continuing Professional Development),<br />

specialmente quando questo è obbligatorio, come nel caso <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> sanitarie. Spesso forniscono anche consulenza legale,<br />

previdenziale e fiscale: in questo senso, talvolta, funzionano<br />

almeno in parte come sindacati. Infine, le associazioni servono<br />

anche in qualche misura a trovare occasioni di lavoro: questo<br />

ruolo è esplicito nel caso <strong>delle</strong> associazioni degli informatici, di<br />

quella dei designers e di quella dei fitness professionals.<br />

Visto che le associazioni professionali britanniche – chartered<br />

o non-chartered – non hanno facoltà di obbligare/limitare<br />

l’accesso alla professione (quando esistono vincoli, questi derivano<br />

da un Act) e anche <strong>il</strong> controllo della qualità professionale<br />

alla fine si limita ai propri iscritti, ne deriva che per un <strong>professioni</strong>sta<br />

inglese la vera ragione per aderire ad una associazione –<br />

l’adesione resta comunque non obbligatoria – è quella di aumentare<br />

la propria reputazione sul mercato13 . Da questo punto di vista<br />

è emblematico <strong>il</strong> caso della Chartered Society of Designers:<br />

poter apporre <strong>il</strong> prestigioso titolo Mcsd (member of Csd) è un<br />

marchio di alta qualificazione per designers, grafici e st<strong>il</strong>isti di<br />

moda, che va conquistato attraverso un severo test di ammissione<br />

e controllo della pratica professionale.<br />

13 In paesi più “regolatori”, per esempio in Germania, è lo stato a stab<strong>il</strong>ire<br />

le regole per l’acquisizione di uno status professionale, sono richiesti<br />

percorsi più lunghi di professionalizzazione, la creazione di nuovi ordini è<br />

sottoposta a molti controlli ma, in compenso, alla fine è lo stato stesso ad<br />

esercitare la protezione della professione, garantendo qualche forma di esclusività,<br />

che invece non viene garantita nel Regno Unito.<br />

287


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In questo senso, si potrebbe dire che, nel caso <strong>delle</strong> nuove<br />

<strong>professioni</strong>, la funzione di lobbying <strong>delle</strong> associazioni professionali<br />

nei confronti dei governi è un po’ meno evidente: è diffic<strong>il</strong>e<br />

ormai ottenere priv<strong>il</strong>egi e tutele per le <strong>professioni</strong>. Mentre<br />

prevalgono aspetti di marketing e di fornitura di servizi.<br />

Da questo punto di vista, un elemento di ulteriore evoluzione<br />

della rappresentanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> lo possiamo intravvedere<br />

dal modificarsi, almeno in parte, della missione associativa<br />

dei professional bodies. Se veterinari, igienisti dentali, ortodontisti<br />

dichiarano tra gli scopi principali della propria associazione<br />

quello di tutelare la qualità della professione, fornire i migliori<br />

servizi all’utenza, incoraggiare lo studio, migliorare gli standard<br />

di pratica professionale – come è nella tradizione dei professional<br />

bodies – alcune associazioni nate più di recente sembrano<br />

avere una missione più vicina a quella della pura e semplice fornitura<br />

di servizi ai propri membri. E vi sono associazioni che<br />

non posseggono neppure un registro ma hanno la loro ragione<br />

d’essere nel fornire, a pagamento, una adeguata certificazione<br />

professionale. Questo è <strong>il</strong> caso per esempio, nel campo degli allenatori<br />

sportivi, di Ifpa (International Fitness Professional Association)<br />

che è deputata a fornire agli aspiranti personal trainers<br />

certificazione, corsi di aggiornamento e altri servizi (in primis,<br />

l’assicurazione professionale di responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e). È vero<br />

che precondizione per potere fornire una certificazione è spesso<br />

una accurata definizione del prof<strong>il</strong>o professionale, <strong>delle</strong> mansioni,<br />

dei requisiti di competenza che delimitano i confini della professione<br />

nei confronti di altre contigue e soprattutto in questo è<br />

riconoscib<strong>il</strong>e un ruolo <strong>delle</strong> associazioni professionali anche nei<br />

confronti della società e dei consumatori.<br />

288


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Perché non va dimenticato che comunque legalmente niente<br />

impedisce ad un personal trainer di esercitare la sua professione<br />

senza la certificazione Ifpa o di altra associazione consim<strong>il</strong>e. E<br />

lo stesso accade nel Regno Unito per la gran parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

– vecchie e nuove – visto che le riserve di attività sono limitate<br />

a pochissime figure.<br />

Un’ulteriore evoluzione avvenuta di recente nel campo della<br />

rappresentanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> riguarda <strong>il</strong> diffondersi di associazioni<br />

che associano non solo <strong>professioni</strong>sti ma anche aziende:<br />

i casi più significativi sono quelli di Csd – l’associazione professionale<br />

dei designers – che dal 2006 accredita non solo singoli<br />

<strong>professioni</strong>sti ma anche attività d’impresa (e teams in-house di<br />

progettisti), attraverso la Design Association, una branca<br />

dell’ordine deputata a definire i criteri di accreditamento <strong>delle</strong><br />

società/business. Un altro caso è quello di Mca, la più grande associazione<br />

di management consulting: per la verità, essa nasce<br />

fin dall’inizio come associazione di categoria e ha come membri<br />

le più grandi società britanniche di consulenza manageriale. Si<br />

tratta di un inequivocab<strong>il</strong>e segno del prevalere della professione<br />

organizzata in forma di impresa sulla tradizionale pratica del libero<br />

<strong>professioni</strong>sta.<br />

Regolazione e rappresentanza del lavoro professionale<br />

I professional bodies non hanno funzione di rappresentanza<br />

datoriale, nel senso che non agiscono come associazioni di categoria<br />

e non sono firmatari di contratti collettivi di parte imprenditoriale.<br />

Al contrario, alcuni di questi hanno un ruolo di rappresentanza<br />

sindacale nei confronti dei propri iscritti, anche se in genere<br />

questa funzione è secondaria rispetto alle più tradizionali fun-<br />

289


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

zioni di lobbying e di auto-regolazione della pratica professionale.<br />

Professional bodies che costituiscono anche unions esistono<br />

quasi esclusivamente tra le <strong>professioni</strong> mediche e paramediche<br />

(infermiere, ostetriche, fisioterapisti, <strong>professioni</strong> minori odontoiatriche<br />

etc.) e tra le <strong>professioni</strong> della scuola (docenti, capi<br />

d’istituto, lecturers), quindi sostanzialmente dove le <strong>professioni</strong><br />

coinvolgono dipendenti pubblici: si tratta di ambiti dove negli<br />

ultimi anni vi è stato un grosso intervento di riordino della regolazione<br />

<strong>delle</strong> pratiche professionali e dei relativi inquadramenti<br />

da parte dei governi laburisti e dove, non a caso, esiste una contrattazione<br />

collettiva.<br />

Va anche segnalato che alcuni Pb, per esempio <strong>il</strong> National<br />

Union of Journalists, si chiamano union ma non hanno funzione<br />

sindacale in senso stretto (per esempio, non sono firmatari di<br />

contratti collettivi).<br />

Per comprendere meglio l’assenza di un ruolo di rappresentanza<br />

negoziale nel sistema degli ordini/associazioni professionali,<br />

va premesso che, dopo la scomparsa di molti sindacati avvenuta<br />

negli anni thatcheriani, la sindacalizzazione del settore privato in<br />

Ingh<strong>il</strong>terra è precipitata al 16%. Contratti nazionali di settore sono<br />

pochissimi (quasi solo nel pubblico) mentre la contrattazione interconfederale<br />

è inesistente. La contrattazione collettiva si limita di<br />

solito ad accordi aziendali o locali, anch’essi però non molto diffusi:<br />

in effetti solo <strong>il</strong> 20% dei lavoratori del settore privato (contro <strong>il</strong><br />

70% circa del settore pubblico) sono coperti dalla contrattazione<br />

collettiva. Per contro, col tempo, nella regolazione del lavoro si è<br />

affermato un ruolo più consistente dello stato – quantomeno di indirizzo<br />

– sia attraverso <strong>il</strong> recepimento <strong>delle</strong> direttive europee (per<br />

esempio, per gli orari di lavoro, per la partecipazione, per <strong>il</strong> parttime<br />

e i congedi parentali etc.), sia attraverso l’introduzione di un<br />

290


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

minimo salariale legale (nel 1999). Va però precisato che queste<br />

normative di base – come d’altra parte gli istituti previsti dai contratti<br />

collettivi, dove esistono – non hanno valore legalmente vincolante<br />

e funzionano più che altro come schemi di riferimento generali<br />

per la stipula del contratto di lavoro individuale. Quest’ultimo –<br />

che è l’unico legalmente esigib<strong>il</strong>e – solitamente incorpora queste<br />

norme generali, oltre a una definizione più articolata di mansioni,<br />

inquadramento, carriera, salario e benefit.<br />

Le organizzazioni di rappresentanza di secondo livello<br />

È interessante notare come tra gli interventi di liberalizzazione<br />

messi in atto dal governo inglese a partire dagli anni ottanta, vi<br />

sia stato anche <strong>il</strong> tentativo di ridurre <strong>il</strong> numero dei professional bodies<br />

esistenti nella medesima categoria professionale, costringendoli<br />

a riunirsi sotto organizzazione di livello superiore (umbrella<br />

bodies), dove le varie associazioni di primo livello mantengono lo<br />

status di nominated bodies: questo è successo sia nel caso <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i (dove è stato creato <strong>il</strong> <strong>Consulta</strong>tive Committee<br />

of Accountancy Bodies), di quelle ingegneristiche (ben 40 associazioni<br />

di questa categoria sono state riunite in un’unica associazio-<br />

ne, l’Ecuk Engineering Counc<strong>il</strong> of UK che dal 1981 ha ottenuto<br />

una royal charter) e di quelle di psicoterapia (dove Ukcp, fondato<br />

nel 1993, è diventata l’umbrella organisation <strong>delle</strong> maggiori scuole<br />

di psicoterapia). Esiste anche una associazione di livello superiore<br />

ma “orizzontale”, nel senso che riunisce <strong>professioni</strong> diverse, con lo<br />

scopo di rappresentare <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’intera economia.<br />

Si tratta dell’United Kingdom Interprofessional Group<br />

(Ukipg), fondato nel 1977, che si definisce come «Forum for the<br />

major Professional and Regulatory Bodies in the UK». Ne sono<br />

membri 31 professional bodies – alcuni statutory, altri chartered,<br />

291


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

altri solo associazioni di categoria – che rappresentano le <strong>professioni</strong><br />

mediche maggiori, quelle legali, quelle contab<strong>il</strong>i, scientifiche,<br />

ingegneristiche e <strong>delle</strong> costruzioni. In particolare:<br />

- Institute of Chartered Accountants in England and Wales<br />

- Association of Chartered Certified Accountants<br />

- Faculty and Institute of Actuaries<br />

- Royal Institute of British Architects<br />

- Architects Registration Board<br />

- General Counc<strong>il</strong> of the Bar<br />

- Royal Society of Chemistry<br />

- British Dental Association<br />

- General Dental Counc<strong>il</strong><br />

- Engineering Counc<strong>il</strong> (UK)<br />

- Health Professions Counc<strong>il</strong><br />

- Chartered Insurance Institute<br />

- Law Society<br />

- Chartered Institute of Library and Information Professionals<br />

- British Medical Association<br />

- General Medical Counc<strong>il</strong><br />

- Nursing and Midwifery Counc<strong>il</strong><br />

- General Optical Counc<strong>il</strong><br />

- Association of Optometrists<br />

- College of Optometrists<br />

- Chartered Institute of Patent Agents<br />

- Chartered Institute of Personnel and Development<br />

- Royal Pharmaceutical Society of Great Britain<br />

- British Psychological Society<br />

- Institute of Chartered Secretaries and Administrators<br />

- Royal Institution of Chartered Surveyors<br />

- British Veterinary Association<br />

292


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

- Royal College of Veterinary Surgeons<br />

Ukipg agisce prevalentemente come rappresentante <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> presso <strong>il</strong> governo, occupandosi di regolazione <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong>, di percorsi scolastici professionalizzanti, di formazione<br />

continua (in particolare della revalidation <strong>delle</strong> licenze di<br />

esercizio per i medici), di corporate governance e di deontologia<br />

professionale, di assicurazioni della responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e professionale.<br />

Inoltre, Ukipg si occupa di affari europei: nella sua qualità<br />

di associazione nazionale che raggruppa le gli ordini/associazioni<br />

professionali del Regno Unito aderisce a Ceplis<br />

(European Counc<strong>il</strong> of the Liberal Professions) organizzazione<br />

internazionale interprofessionale che associa le diverse organizzazioni<br />

nazionali e rappresenta i liberi <strong>professioni</strong>sti presso la<br />

Commissione europea, <strong>il</strong> Parlamento e <strong>il</strong> Consiglio d’Europa.<br />

Per Ceplis ha st<strong>il</strong>ato recentemente <strong>il</strong> documento europeo sui valori<br />

comuni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />

Non risulta invece una eventuale funzione sindacale datoriale<br />

e negoziale di tale associazione.<br />

5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />

Le grandi tendenze<br />

Liberalizzazione del mercato dei servizi professionali (e<br />

“resistenza” degli ordini)<br />

L’introduzione di concorrenza nelle <strong>professioni</strong> da parte del<br />

Governo a partire dagli anni ottanta – attraverso la rimozione<br />

dell’esclusiva su alcune attività (specialmente nell’area legale)<br />

ma anche vig<strong>il</strong>ando sulla reale abolizione <strong>delle</strong> tariffe minime e<br />

dei divieti alla pubblicità – ha raggiunto lo scopo di permettere<br />

293


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

maggiore innovazione, sv<strong>il</strong>uppo e esportazione dei servizi professionali<br />

inglesi rispetto a quelli del continente. Tuttavia ha indebolito<br />

gli ordini professionali tradizionali.<br />

Nel Regno Unito, come altrove, gli ordini hanno tentato un<br />

possib<strong>il</strong>e resistenza all’ondata liberalizzatrice: se, da un lato,<br />

hanno accettato di lasciare le tariffe al libero mercato e di allargare<br />

i criteri di accesso alla professione, dall’altro hanno cercato<br />

di opporsi al trasferimento del loro potere auto-regolatorio alle<br />

autorità indipendenti di controllo sulle <strong>professioni</strong> e di vig<strong>il</strong>anza<br />

sulla concorrenza introdotte da Blair, hanno investito moltissimo<br />

nel consolidamento del prestigio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, si sono organizzate<br />

in organizzazioni più ampie, superando <strong>il</strong> particolarismo<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> specialistiche originarie.<br />

Crisi del prestigio sociale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />

Nondimeno, un recente sondaggio ha dimostrato che la reputazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’opinione pubblica inglese è in<br />

grande calo: in quattro anni, dal 61 al 58% per i revisori e dal 58<br />

al 54% per gli avvocati (Ipsos, 2004). Questo è avvenuto in parte<br />

per un processo inevitab<strong>il</strong>e di generale decadenza della deferenza<br />

nei confronti dell’autorità (quindi anche della “autorità del<br />

sapere”), in parte per la crescita della scolarizzazione media e<br />

conseguente diffusione di informazioni tecniche una volta possedute<br />

da pochi (come si vede dalla diffusione di siti di consulenza<br />

medica, internet sta minacciando la tradizionale asimmetria<br />

informativa su cui le <strong>professioni</strong> prosperavano). Più recentemente,<br />

la crisi finanziaria e <strong>il</strong> discutib<strong>il</strong>e ruolo che alcune figure<br />

professionali – come i revisori dei conti e gli operatori della<br />

finanza – ne hanno avuto, ha messo in crisi l’immagine moralmente<br />

ineccepib<strong>il</strong>e che le <strong>professioni</strong> liberali si erano nel tempo<br />

294


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

costruita e sta mettendo in luce i profondi cambiamenti che sono<br />

avvenuti nel professionalismo: fine del civismo, condivisione<br />

<strong>delle</strong> logiche del capitalismo e del profitto, identificazione con<br />

l’interesse del cliente quando non vera e propria collusione con<br />

le imprese. Alla creazione di autorità indipendenti di controllo<br />

da parte del governi laburisti nel corso degli anni Novanta, i<br />

professional bodies hanno risposto facendosi essi stessi promotori<br />

di rigorose certificazioni <strong>delle</strong> competenze dei <strong>professioni</strong>sti,<br />

di monitoraggio continuo dell’esercizio della professione e<br />

di appropriati strumenti disciplinari.<br />

Crisi della rappresentanza degli ordini tradizionali e avvento di<br />

altre poteri e forme di rappresentanza<br />

La limitazione del potere auto-regolatorio degli ordini ha<br />

indebolito <strong>il</strong> loro potere e ruolo sociale. In alcune aree professionali<br />

dove esisteva una molteplicità di associazioni – per esempio,<br />

gli ingegneri – <strong>il</strong> governo ha reso obbligatoria la creazione<br />

di organizzazioni di secondo livello (umbrella organisations).<br />

Inoltre, sul piano del potere di negoziazione nei confronti<br />

dello stato, le grandi società stanno diventando più importanti<br />

degli ordini: secondo l’indagine Spada, le aziende al top del settore<br />

contab<strong>il</strong>e, del tipo di Kpmg, sono ormai più ascoltate <strong>delle</strong><br />

loro associazioni di categoria/ordini professionali (pur di grande<br />

prestigio come Icaew, l’Institute of Chartered Accountants of<br />

England and Wales). Una risposta interessante è indicata da uno<br />

studio eseguito per conto di alcuni professional bodies: viene infatti<br />

identificato come sostanziale beneficio per l’avvenire <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> nell’interesse pubblico, del governo e anche <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> medesime, la cooperazione tra le diverse <strong>professioni</strong><br />

e l’autorità che potrebbe loro derivare dal parlare con una voce<br />

295


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

sola (Spada, 2009) 14 . Non a caso, l’Ukipg sta acquisendo sempre<br />

maggiore importanza:<br />

Riorganizzazione dei servizi sempre più orientata al modello<br />

“impresa”<br />

Anche questo è un fenomeno anglo-sassone e riguarda specialmente<br />

le <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i e legali. L’organizzazione<br />

prevalente è ormai in grandi studi, spesso internazionali, con<br />

clientela in prevalenza corporate, centinaia di dipendenti e uno<br />

st<strong>il</strong>e di lavoro ormai cinematografico: orari massacranti, nessuna<br />

vita privata, competizione elevatissima tra <strong>professioni</strong>sti dello<br />

stesso studio e tra studi, deontologia professionale flessib<strong>il</strong>e, etc.<br />

Internazionalizzazione dei mercati e <strong>delle</strong> associazioni<br />

professionali<br />

Nel 2007, più della metà del valore <strong>delle</strong> esportazioni del<br />

Regno Unito risultava in servizi (soprattutto servizi finanziari e<br />

“altri servizi alle imprese”): dati che danno un’idea della vocazione<br />

internazionale complessiva del sistema dei servizi inglesi<br />

e anche, in particolare, dei servizi professionali. D’altra parte,<br />

molte associazioni professionali hanno ormai anch’esse una portata<br />

internazionale, come nel caso di Iet (Institute of Engineering<br />

and Technologies) che associa gli informatici ed è presente con<br />

150 m<strong>il</strong>a iscritti in 127 paesi o come Csd (Chartered Society of<br />

Design) che è ormai presente in 34 paesi o Fitpro (fitness frofessionals)<br />

presente nel mondo con 125 m<strong>il</strong>a allenatori sportivi.<br />

14 A questo proposito va segnalato che nel Regno Unito esiste<br />

un’associazione non-profit di servizi agli ordini professionali(The Professional<br />

Associations Research Network), che offre esperienza, competenze e<br />

previsioni su questioni-chiave agli ordini, attraverso ricerca, consulenza,<br />

networking, creazione di eventi e formazione professionale e che in particolare<br />

si occupa dei new professional bodies, creati appositamente per raccogliere<br />

le esigenza dei nuovi specialisti.<br />

296


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Mentre, per quanto riguarda l’interfaccia con le istituzione,<br />

Ukpg – che aderisce a Ceplis – rappresenta gli interessi <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> britanniche presso l’Europa.<br />

Le nuove politiche<br />

A causa di questi cambiamenti, <strong>il</strong> dibattito sul destino <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> ha preso nuovo vigore e sono state avanzate proposte<br />

sia dal governo che dai professional bodies per nuove politiche:<br />

1. <strong>il</strong> programma Gateways to Professions (varato dal governo<br />

laburista nel 2005), studiato dal governo inglese per favorire<br />

la mob<strong>il</strong>ità sociale e l’ingresso dei giovani nelle <strong>professioni</strong>.<br />

Il punto di partenza è <strong>il</strong> Rapporto Langlands che ha sottolineato<br />

alcuni problemi che rendono difficoltoso l’accesso e la<br />

permanenza nelle <strong>professioni</strong>: una percezione stereotipata<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, la lunghezza degli studi e l’accumularsi del<br />

debito degli studenti, le difficoltà di retention soprattutto per<br />

le donne data la mancanza di strumenti e pratiche manageriali<br />

fam<strong>il</strong>y friendly nel mondo <strong>delle</strong> società professionali.<br />

La risposta del Department for Education and Sk<strong>il</strong>ls è stata<br />

la creazione di un fondo di 6 m<strong>il</strong>ioni di sterline in tre anni<br />

per sostenere progetti di riforma che consentano un transito<br />

migliore dagli studi superiori alle <strong>professioni</strong>. I progetti riguardano<br />

soprattutto la cooperazione tra professional bodies,<br />

università e autorità locali per migliorare l’orientamento scolastico<br />

e professionale; <strong>il</strong> miglioramento e l’attualizzare dei<br />

programmi dei corsi universitari; <strong>il</strong> sostegno tramite borse di<br />

studio di importi variab<strong>il</strong>i e di durata più lunga dei normali<br />

tre anni, l’avvio alle carriere professionali di giovani meritevoli.<br />

2. L’indagine Spada e le proposte degli ordini.<br />

297


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Recentemente alcuni degli ordini professionali più importanti –<br />

Law Society, Royal Institution of Chartered Surveyors, Chartered<br />

Institute of Management Accountants, Bar Counc<strong>il</strong> – hanno<br />

finanziato una importante indagine indipendente – British Professions<br />

Today: the State of the Sector – realizzata dalla società<br />

Spada e finalizzata a capire come r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> prestigio <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong>. Alcuni punti interessanti <strong>delle</strong> proposte di Spada<br />

riguardano l’opportunità sociale non solo di mantenere ma possib<strong>il</strong>mente<br />

di supportare gli ordini professionali alla luce del loro<br />

ruolo importante nella società e nell’economia. Infatti, secondo<br />

i risultati della ricerca, le <strong>professioni</strong> hanno avuto un<br />

grande ruolo nell’introdurre la meritocrazia come elemento di<br />

stratificazione sociale, spostando <strong>il</strong> giudizio sulle competenze<br />

piuttosto che sulla ricchezza e sull’appartenenza di classe: è<br />

una riprova del fatto che <strong>il</strong> sistema professionale ha favorito e<br />

favorisce la mob<strong>il</strong>ità sociale. Inoltre <strong>il</strong> sistema è rispettoso<br />

dell’uguaglianza come si vede dall’enorme aumento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>ste<br />

donne. Entrambi questi aspetti segnalano<br />

l’importanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel realizzare maggiore eguaglianza<br />

e giustizia sociale. D’altra parte, è provata la capacità di<br />

influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sui decisori politici, anche in forza<br />

<strong>delle</strong> potenti reti che caratterizzano la professione: generalmente<br />

i <strong>professioni</strong>sti usano le loro competenze per supportare <strong>il</strong><br />

lavoro degli amministratori pubblici e mettono a disposizione <strong>il</strong><br />

loro sapere per orientare <strong>il</strong> modo di pensare della gente. Ma <strong>il</strong><br />

loro ruolo più importante consiste nel funzionare da contrappeso<br />

all’amministrazione e alla regolazione burocratica centralizzata,<br />

in forza del loro potere auto-regolatorio. Tuttavia, sembra<br />

che i governi non apprezzino sufficientemente l’expertise e<br />

l’influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, come si vede dal fatto che la stes-<br />

298


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

so istituto nazionale di statistica (Ons) non raccoglie dati sulle<br />

<strong>professioni</strong> non riconoscendole come categoria 15 e impedendo<br />

quindi di misurarne meglio i risultati in termini di valore e di<br />

occupazione.<br />

5.7. Approfondimenti: quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e<br />

quattro nuove <strong>professioni</strong><br />

Professioni contab<strong>il</strong>i<br />

- Attività. Le <strong>professioni</strong> dell’area contab<strong>il</strong>e includono<br />

l’accountant (figura solo in parte sim<strong>il</strong>e al nostro commercialista)<br />

e <strong>il</strong> registered auditor (revisore di conti).<br />

- Rappresentanza.Vi sono sette professional bodies che afferiscono<br />

a questa professione. I più antichi (risalgono alla fine<br />

dell’Ottocento) e prestigiosi sono: Institute of Chartered<br />

Accountants of England and Wales (Icaew); Institute of<br />

Chartered Accountants of Scotland (Icas); Institute of<br />

Chartered Accountants of Ireland (Icai); Chartered Institute<br />

of Mangement Accountants (Cima)<br />

Questi istituti hanno potere di conferire <strong>il</strong> titolo, di stab<strong>il</strong>ire<br />

criteri di accesso, di verificare i risultati del training, di organizzare<br />

la formazione, di stab<strong>il</strong>ire le regole di condotta.<br />

Va anche menzionato Acca (Association of Chartered Certified<br />

Accountants) che è attualmente la più grossa organizzazione<br />

internazionale (membri in 170 paesi) e che sta diventando<br />

un importante fornitore di qualificazione professionale<br />

per questa professione.<br />

15 Lo stesso vale per Istat.<br />

299


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Alla fine degli anni novanta, i certified<br />

accountants erano circa 270 m<strong>il</strong>a, in continua crescita;<br />

di questi, poco meno della metà risulta iscritta all’Institute of<br />

Certified Accountants of England & Wales. D’altra parte, gli<br />

accountants britannici rappresentano attualmente ben la metà<br />

di tutti quelli dell’Unione europea.<br />

- Regolazione della professione. La professione dell’accountant<br />

in UK è una <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> più antiche ma la sua<br />

regolazione da parte dello stato è recente (anni ottanta). Non<br />

tutti gli aspetti della attività sono regolati per legge. Quelli<br />

regolati sono: l’attività del curatore fallimentare (insolvency<br />

pratictioner), per cui bisogna ottenere una license, è sottoposta<br />

all’insolvency directorate; i registered auditors devono<br />

avere una assicurazione professionale; i chartered auditors<br />

possono fare investment business solo all’interno di procedure<br />

stab<strong>il</strong>ite dalla legge; la revisione contab<strong>il</strong>e (statutory audit)<br />

è controllata dal company law directorate.<br />

- Requisiti di accesso alla professione. La legge conferisce ai<br />

diversi professional bodies che rappresentano queste <strong>professioni</strong>,<br />

in qualità di recognised qualified bodies, <strong>il</strong> potere di<br />

determinare <strong>il</strong> titolo e quindi i criteri di accesso alla professione,<br />

che sono diversi a seconda dell’associazione a cui ci si<br />

vuole iscrivere: ne consegue che appartenere ad una associazione<br />

piuttosto che ad un’altra dà maggiore o minor prestigio<br />

al <strong>professioni</strong>sta. Gli ordini più prestigiosi sono più selettivi<br />

e prevedono <strong>il</strong> diploma di laurea triennale, un periodo di<br />

formazione teorico-pratica organizzato dall’associazione, un<br />

test di competenza. Però l’entrata è possib<strong>il</strong>e anche per i<br />

non-laureati purché abbiano una r<strong>il</strong>evante esperienza di lavoro.<br />

300


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Per le altre figure professionali, invece, l’accento è messo<br />

soprattutto sull’accertamento <strong>delle</strong> capacità pratiche, piuttosto<br />

che degli studi universitari: per <strong>il</strong> registered auditor è<br />

necessario un training di due anni.<br />

- Tariffe e pubblicità. Come tutti gli ordini anche quelli<br />

dell’area contab<strong>il</strong>e non possono intervenire sulle tariffe. La<br />

pubblicità è ammessa.<br />

- Forme di esercizio della professione. Possono esercitare la<br />

professione in private partnership (società di persone) e anche<br />

in società di capitali (di norma a responsab<strong>il</strong>ità limitata).<br />

L’esercizio in forma associata in grandi studi professionali –<br />

tipico della tradizione anglo-sassone – è prevalente.<br />

Professioni tecniche (architetti)<br />

- Attività: town planner, planning and development surveyor,<br />

housing manager, historic bu<strong>il</strong>ding inspector, interior<br />

designer, industrial/product designer, landscape architect.<br />

- Rappresentanza: la Royal Institution of British Architecture.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: oltre 30 m<strong>il</strong>a membri (per l’87%<br />

chartered).<br />

- Regolazione della professione. È una <strong>delle</strong> poche <strong>professioni</strong><br />

regolate con una legge ad hoc (gli ingegneri non lo sono):<br />

Architects registration Act del 1931. La legge protegge <strong>il</strong> titolo<br />

ma non dà riserva di attività.<br />

- Requisiti di accesso alla professione. Occorre un diploma di<br />

laurea in architettura (5 anni) e un tirocinio di due anni (a<br />

volte un anno si fa a metà corso di laurea). Basta però una<br />

comprovata esperienza nel settore della progettazione. Al<br />

termine vi è un esame di pratica professionale.<br />

301


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- Tariffe e pubblicità. Come tutti gli ordini anche quelli<br />

dell’area tecnica non possono intervenire sulle tariffe. In generale,<br />

anche nel Regno Unito la professione dell’architetto<br />

è piuttosto malpagata. La pubblicità è ammessa.<br />

- Forme di esercizio della professione. Una volta nel Regno<br />

Unito gli architetti erano in maggioranza dipendenti pubblici<br />

degli enti locali. Attualmente prevale <strong>il</strong> contracting-out e gli<br />

studi in partnership e la libera professione indipendente sono<br />

diffusi (<strong>il</strong> 37% degli architetti – percentuale piuttosto alta nel<br />

panorama inglese <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> – sono lavoratori<br />

autonomi).<br />

Professioni legali<br />

- Attività. Le <strong>professioni</strong> legali includono: <strong>il</strong> solicitor, <strong>il</strong> barrister,<br />

<strong>il</strong> legal executive, <strong>il</strong> patent agent e <strong>il</strong> conveyor.<br />

› Il solicitor dà consulenza legale, prepara documenti e<br />

contratti (anche in parte come da noi <strong>il</strong> notaio), conduce<br />

vertenze legali (litigation), patrocina cause davanti alle<br />

corti di grado inferiore.<br />

› Il barrister è invece una figura legale specialista (spesso<br />

in una sola materia) che ha diritto di difesa davanti a tutte<br />

le corti e tribunali. Generalmente non ha a che fare direttamente<br />

col cliente ma solo col solicitor che ha istruito la<br />

pratica.<br />

- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza<br />

› Solicitors:<br />

Sono organizzati nella law society, nata nel 1825, che<br />

funziona come associazione e insieme come ordine (governing<br />

body). L’adesione è volontaria ma l’ordine governa<br />

anche sui non iscritti. L’ordine può, d’intesa con<br />

302


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

gli organi statuali preposti, intervenire nella formazione<br />

professionale e dei criteri d’accesso. Regola e disciplina<br />

la condotta dei <strong>professioni</strong>sti.<br />

› Barristers: ono organizzati nel Counc<strong>il</strong> of the Bar, fondato<br />

nel 1894.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Nel 2001, <strong>il</strong> numero dei lavoratori<br />

dei servizi legali (compresi gli impiegati) nel Regno Unito<br />

era di circa 286 m<strong>il</strong>a di cui 112 m<strong>il</strong>a professionals e continua<br />

a salire. Il numero <strong>delle</strong> imprese quasi 25 m<strong>il</strong>a. I servizi legali<br />

rappresentano circa l’1,8% del P<strong>il</strong>. A partire dagli anni<br />

novanta, l’aumento dell’occupazione, del fatturato e della<br />

produttività è stato costantemente elevato.<br />

- Regolazione della professione<br />

› Solicitors. La professione è sottoposta ad una legge ad<br />

hoc, <strong>il</strong> Solicitors Act del 1974. Hanno la protezione legale<br />

del titolo ma non <strong>il</strong> monopolio della attività di consulenza,<br />

che divide con semi-professionals del tipo dei legal<br />

executives ma anche con altri <strong>professioni</strong>sti non regolati:<br />

la maggior parte della attività legale extragiudiziale,<br />

soprattutto quella che riguarda <strong>il</strong> fisco e <strong>il</strong> business viene<br />

prestata da non-legali. Dagli anni ottanta non ha neppure<br />

più la riserva della attività di transazione di proprietà<br />

(che divide con i conveyors). Se in possesso dei necessari<br />

titoli, dal 1990 può accedere al patrocinio davanti alle<br />

corti, dividendo questa attività con <strong>il</strong> barrister. La sua<br />

pratica più comune resta quella della istruzione <strong>delle</strong> pratiche<br />

per <strong>il</strong> barrister.<br />

› Barristers. Hanno avuto a lungo <strong>il</strong> monopolio del patrocinio<br />

davanti alle corti, che adesso dividono in parte coi<br />

solicitors.<br />

303


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Va comunque sottolineato che i criteri usati dalla diverse<br />

corti per ammettere le diverse figure professionali sono<br />

spesso flessib<strong>il</strong>i: per esempio, negli industrial tribunals<br />

dove si discutono cause di lavoro, spesso <strong>il</strong> patrocinio è<br />

affidato a funzionari dei sindacati, quindi a figure non<br />

legali.<br />

- Requisiti di accesso alla professione<br />

› Solicitors. Vari criteri di accesso: non è necessario <strong>il</strong> diploma<br />

di laurea in discipline legali (basta un’altra laurea<br />

con un corso di integrazione) o anche semplicemente una<br />

pratica almeno triennale come dipendente di un studio.<br />

Per tutti segue 1 anno di corso teorico-pratico e 2 anni di<br />

training contract (praticantato) presso uno studio legale.<br />

Il costo di accesso è ritenuto comunque elevato e i posti<br />

per conseguire l’istruzione piuttosto scarsi.<br />

› Barristers. Devono essere laureati ma non necessariamente<br />

in legge. Anche per loro previsto 1 anno di corso<br />

professionale (ad alta selezione d’accesso) e 1 anno di<br />

pup<strong>il</strong>lage (supervisione).<br />

- Tariffe e pubblicità<br />

› Solicitors. Tariffe non sono regolate, sono liberamente<br />

negoziate col cliente e in genere non sono correlate con <strong>il</strong><br />

valore della causa. La tariffa può essere contestata di<br />

fronte ad un valutatore indipendente (ma non succede<br />

quasi mai). Ci sono pochi limiti alla pubblicità (recentemente<br />

ammessa anche quella comparativa).<br />

› Barristers. È l’impiegato che negozia l’onorario: in genere<br />

una quota fissa per la preparazione e la prima udienza<br />

e una tariffa giornaliera per le altre udienze.<br />

L’unica forma di pubblicità non ammessa è quella che<br />

304


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

rende nota la percentuale di successi nelle cause del <strong>professioni</strong>sta.<br />

- Forme di esercizio della professione.<br />

› Solicitors. Per l’80% lavora in private partnership (società<br />

di persone), come partner o come dipendente. Il resto<br />

lavora come dipendente in grandi organizzazioni pubbliche<br />

o private e in agenzie pubbliche (Law Society 1998).<br />

Negli ultimi anni stanno aumentando sia i <strong>professioni</strong>sti<br />

singoli, sia i grandi studi legali (a spese di quelli medi).<br />

Mentre la gran parte degli studi sono tuttora società di<br />

medie dimensioni, le società che hanno più di 25 dipendenti<br />

sono diventate dominanti dal punto di vista della<br />

quota di mercato e <strong>delle</strong> parcelle e alla fine degli anni<br />

novanta impiegavano <strong>il</strong> 46% di assistant solicitors. La<br />

gran parte degli studi maggiori lavora per le imprese e, a<br />

partire dalla fine degli anni ottanta, si è internazionalizzato<br />

e attualmente detiene – insieme alle società americane<br />

– <strong>il</strong> primato della presenza internazionale in termini<br />

di numero e diffusione geografica di uffici all’estero.<br />

› Barristers. Sono obbligatoriamente lavoratori indipendenti<br />

(la partnership non è ammessa) ma generalmente<br />

condividono spazi comuni (set of chambers) e servizi<br />

amministrativi con altri barristers. Gli impiegati della<br />

chambre generalmente si occupano di negoziare e riscuotere<br />

parcelle per tutto <strong>il</strong> gruppo dei barristers.<br />

Odontoiatri<br />

- Attività. Attività chirurgo-odontoiatrica (dentist e dental<br />

surgeon), attività aus<strong>il</strong>iarie (dental hygienist e dental thera-<br />

305


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

pist), altre attività (dental technician e dental surgery assistant).<br />

- Rappresentanza. General Dental Counc<strong>il</strong> per i dentisti e i<br />

chirurghi odontoiatri, diversi altri professional bodies – tra<br />

cui la più importante è la British Dental Association – per le<br />

altre <strong>professioni</strong>. La Bda offre servizi anche come sindacato,<br />

nel senso che assiste i lavoratori dipendenti degli studi dentistici<br />

nelle vertenze individuali.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: alla fine degli anni novanta gli iscritti<br />

erano circa 30 m<strong>il</strong>a dentisti e 4 m<strong>il</strong>a aus<strong>il</strong>iari.<br />

- Regolazione della professione. Va detto che nel Regno Unito<br />

le <strong>professioni</strong> mediche sono tra le poche (insieme ai solicitors<br />

e agli architetti) ad essere regolate da leggi ad hoc. Tuttavia<br />

la professione odontoiatrica, che pure è molto antica,<br />

all’inizio non aveva una propria regolazione ed era sottoposta<br />

alla legge sulle <strong>professioni</strong> mediche del 1815. Dal 1878<br />

col Dentists Act diventa indipendente: inizialmente la legge<br />

consente solo di istituire un albo e protegge <strong>il</strong> titolo ma non<br />

dà riserva di attività, per cui entrano nella professione moltissimi<br />

soggetti poco qualificati. Solo nel 1921 e poi nel<br />

1956 una legge attribuisce all’ordine, <strong>il</strong> diritto di disciplinare<br />

la professione: vengono adottati criteri più stringenti<br />

sull’esercizio della professione (ed estromessi i dental dresser,<br />

semi-professionals).<br />

- Requisiti di accesso alla professione. Dentist e Dental surgeon:<br />

occorre aver frequentato una Dental school (corso di<br />

laurea ed eventuale post-lauream). È l’ordine che stab<strong>il</strong>isce<br />

gli standard dei corsi di studio. Poi si deve superare uno statutory<br />

examination (anche prove pratiche). Dental hygienist<br />

e dental therapist: corso di laurea di due anni. Dental techni-<br />

306


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

cian e Dental surgery assistant: non vi sono requisiti<br />

d’accesso, chiunque può esercitare.<br />

- Tariffe e pubblicità: come tutti gli ordini anche quelli<br />

dell’area medica non possono intervenire sulle tariffe. La<br />

pubblicità è ammessa.<br />

- Forme di esercizio della professione: <strong>professioni</strong>sti singoli e<br />

associati; studi con dipendenti (soprattutto tra le <strong>professioni</strong><br />

minori).<br />

Programmatori-analisti<br />

- Attività. L’attività di informatica comprendono un buon numero<br />

di <strong>professioni</strong> e specializzazioni come programmatore,<br />

progettista di sistemi, analista, manager. Generalmente è necessario<br />

per operare un diploma di laurea in computer science<br />

(informatica) o in gestione dei sistemi informativi ma, secondo<br />

la tradizione britannica (in questo caso, seguita anche<br />

negli altri paesi), è possib<strong>il</strong>e diventare analista programmatore<br />

anche solo dopo un corso di formazione professionale o<br />

istruzione tecnica, anni di pratica di lavoro e una grande attitudine<br />

per la progettazione, la programmazione SW e le sue<br />

applicazioni.<br />

- Rappresentanza Nel Regno Unito esistono quattro principali<br />

associazioni di rappresentanza per gli informatici. La British<br />

Computer Society (Chartered Institute for It), nata nel 1957<br />

che si descrive come <strong>il</strong> primo ordine professionale per chi<br />

lavora nell’It e associa <strong>professioni</strong>sti di tutte le attività It<br />

(hardware, software e It management). La seconda è<br />

l’Institution of Analysts and Programmers (Iap), che è la più<br />

importante associazione di <strong>professioni</strong>sti che lavorano nello<br />

sv<strong>il</strong>uppo, installazione e test del software. Fondata trent’anni<br />

307


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

fa, dal 1993 è diventata una Company Limited by Guarantee<br />

(associazione non-profit con uno statuto speciale) di proprietà<br />

dei suoi membri. La terza è l’Institute of Engineering and<br />

Technologies (Iet), organizzata ormai a livello internazionale,<br />

che costituisce una <strong>delle</strong> più vaste comunità di ingegneri<br />

e tecnologi informatici, che ha 150 m<strong>il</strong>a membri in 127 paesi.<br />

Esiste poi una quarta associazione, l’International Association<br />

of Software Architects che si focalizza sulla professione<br />

di architetti di sistemi.<br />

Queste associazioni funzionano soprattutto come le vecchie<br />

learned societies, nel senso che <strong>il</strong> loro scopo principale è da<br />

un lato di diffondere saperi professionali e scambi di idee tra<br />

i membri (professional dipendenti o autonomi) e dall’altro<br />

costruire riconoscimento del ruolo della scienza e del prestigio<br />

della professione tra <strong>il</strong> pubblico (operazione di marketing<br />

della professione). Tutte le associazioni hanno un codice<br />

di condotta a cui i membri sono sottoposti.<br />

I <strong>professioni</strong>sti si iscrivono alla associazione perché ne ricavano<br />

prestigio (visto che l’iscrizione ad un albo non è obbligatoria)<br />

e perché ne ricevono servizi di consulenza formativa,<br />

legale, previdenziale e fiscale: in questo senso le associazioni<br />

funzionano anche in parte come sindacati.<br />

Infine, le associazioni servono anche in qualche misura a<br />

trovare occasioni di lavoro (lo stesso succede nel caso dei<br />

designers e dei fitness professionals).<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: a Iet sono iscritti 150 m<strong>il</strong>a informatici<br />

(ma anche all’estero).<br />

- Regolazione della professione. Queste <strong>professioni</strong> non hanno<br />

forme di regolazione pubblica. Anche la qualificazione professionale<br />

avviene fuori dalla professione (nelle università e<br />

308


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

nelle scuole tecniche), solo la formazione continua è gestita<br />

in modo concertato con enti pubblici di continuing training,<br />

inoltre l’iscrizione ad un albo non sembra obbligatoria. I<br />

professional bodies, comunque, strutturano la membership<br />

in modo da fornire una sorta di certificazione <strong>delle</strong> competenze,<br />

e quindi di protezione del titolo.<br />

- Requisiti di accesso alla professione. Si possono iscrivere<br />

all’albo soltanto professionals con un percorso professionale<br />

documentato che è oggetto di selezione da parte del professionale<br />

body: gli associati – a seconda della formazione, della<br />

qualifica conseguita e della seniority misurati con un punteggio<br />

– possono fregiarsi di titoli diversi. Per Iap, in cinque<br />

livelli (discendenti): Fellow of the Institution of Analysts and<br />

Programmers (Fiap), Member of the Institution of Analysts<br />

and Programmers (Miap), Associate Member of the<br />

Institution of Analysts and Programmers (Amiap), Graduate<br />

Member of the Institution of Analysts and Programmers<br />

(Gradiap) Licentiate of the Institution of Analysts and<br />

Programmers (Liap).<br />

- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione. Grandi società di servizi<br />

professionali impiegano la gran parte dei <strong>professioni</strong>sti del<br />

settore. Pochi altri (non più del 15%) gestiscono una attività<br />

in proprio o lavorano come consulenti freelance.<br />

Professioni dello sport e fitness<br />

- Attività: le <strong>professioni</strong> più diffuse sono <strong>il</strong> fitness professional<br />

e <strong>il</strong> personal trainer.<br />

- Rappresentanza. Fitness Professionals (Fitpro) è una associazione<br />

professionale inglese diffusa in tutto <strong>il</strong> mondo, che<br />

309


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

si definisce come la più grande e rispettata associazione di<br />

professional del settore con ben 125 m<strong>il</strong>a membri. Associa<br />

tutti gli specialisti (anche managers e commerciali). Fornisce<br />

training professionale, aggiornamento e servizi. Esiste poi<br />

Ifpa che fornisce certificazione per l’esercizio della professione<br />

(come negli Stati Uniti, Ncsf).<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: Fitpro ne conta 75 m<strong>il</strong>a nel Regno<br />

Unito e 125 m<strong>il</strong>a nel mondo.<br />

- Regolazione della professione: non esiste.<br />

- Requisiti di accesso alla professione. Ncsf (National Counc<strong>il</strong><br />

of Strenght & Fitness) funziona come agenzia di certificazione<br />

internazionale (ma nato negli Usa) che certifica la professionalità<br />

di figure professionali come <strong>il</strong> personal trainer e<br />

<strong>il</strong> fitness professional: fornisce credenziali importanti (ma<br />

non obbligatorie per l’esercizio alla professione né per<br />

l’iscrizione alla professione) per i <strong>professioni</strong>sti a partire da<br />

un esame che non considera solo <strong>il</strong> livello di competenza e<br />

di esperienza ma anche le attitudini personali. Il certificato è<br />

coperto da completa tutela legale. Lo stesso vale per Ifpa. Il<br />

caso di queste associazioni è interessante perché rappresenta<br />

una evoluzione degli ordini: la certificazione non viene più<br />

dall’interno dell’ordine ma da un ente/associzione terzo, inoltre<br />

la portata non è più nazionale ma internazionale.<br />

- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione: sia come professionals<br />

indipendenti che come dipendenti di organizzazioni.<br />

310


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

Professioni del design e della moda<br />

- Attività: nel Regno Unito, i professional designers operano,<br />

con diverse specializzazioni, in vari campi: moda, grafica, produzione<br />

industriale etc.<br />

- Rappresentanza. La Chartered Society of Designers (Csd) ha<br />

una lunga e gloriosa tradizione: fondata nel 1930 come<br />

Society of Industrial Artists, ha ottenuto la Royal Charter<br />

(delega alla auto-regolazione) nel 1976. Più che come un ordine<br />

o una associazione di categoria (commerciale), funziona<br />

come learned society, associazione culturale che promuove<br />

la diffusione <strong>delle</strong> tecniche di design e ne incoraggia<br />

l’apprendimento a beneficio della comunità. Sancisce<br />

l’obbligo per i suoi membri di operare secondo i più elevati<br />

standard professionali e in questo senso si fa garante nei<br />

confronti della clientela. Protegge i propri membri regolando<br />

e controllando la loro pratica professionale. È multidisciplinare<br />

(in questo è abbastanza unica), nel senso che rappresenta<br />

progettisti di tutti i campi: moda, grafica, tess<strong>il</strong>e, industriale<br />

(product), multimediale, museale (exibition), di interni.<br />

I designers inglesi più noti del Novecento sono stati<br />

membri di Csd. È organizzata a livello territoriale. È ormai<br />

presente a livello internazionale (in 34 paesi).<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: gli iscritti a livello internazionale sono<br />

3 m<strong>il</strong>a.<br />

- Regolazione della professione: la professione di designer<br />

non ha vincoli di esclusiva stab<strong>il</strong>iti per legge. La protezione<br />

riservata dall’ordine riguarda <strong>il</strong> titolo.<br />

- Requisiti di accesso alla professione: è concesso di apporre<br />

dopo <strong>il</strong> nome i titoli di Mcsd (membro) o di Fcsd (apprendista<br />

fellow) – come marchi di garanzia – solo a <strong>professioni</strong>sti<br />

311


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

qualificati e che devono anche provare praticamente la loro<br />

capacità professionale attraverso un test di ammissione.<br />

- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione: per alcuni aspetti sembrerebbe<br />

che la professione abbia ancora almeno un versante<br />

artistico/artigianale da libera professione esercitata individualmente<br />

o in partnership. È però segno dei tempi <strong>il</strong> fatto<br />

che dal 2006 Csd accredita non solo singoli <strong>professioni</strong>sti<br />

ma anche attività d’impresa (e teams in-house di progettisti),<br />

attraverso la Design Association, che fissa i criteri per<br />

l’accreditamento <strong>delle</strong> imprese.<br />

Professioni della consulenza di direzione (management<br />

consulting)<br />

- Attività. I consulenti di direzione (management consultants)<br />

operano come consulenti per le aziende private e enti pubblici.<br />

Il settore comprende molte aziende non tutte operano<br />

esclusivamente servizi di consulenza (spesso anche sv<strong>il</strong>uppo<br />

software, outsourcing etc.). I servizi di consulenza sono molto<br />

vari, dalla consulenza strategica al change-management,<br />

al coaching individuale, alla consulenza specialistica in<br />

campi molto diversi.<br />

Nel 2009 <strong>il</strong> settore della consulenza (Consulting Industry) ha<br />

rappresentato l’economia britannica per un valore di circa<br />

8bn di sterline nel 2009 e ha contribuito con 1bn di sterline<br />

alla b<strong>il</strong>ancia dei pagamenti, attraverso l’esportazione di servizi<br />

alle imprese (UK Consulting Industry Statistics Report,<br />

2010).<br />

- Rappresentanza. La più ampia associazione di rappresentanza<br />

del settore (si evince che la rappresentanza è <strong>delle</strong> aziende<br />

312


CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />

e non dei <strong>professioni</strong>sti, si tratta quindi di una associazione<br />

di categoria di imprese) è <strong>il</strong> Management <strong>Consulta</strong>ncies Association<br />

(Mca), che rappresenta 55 aziende di consulenza,<br />

pari al 70% del settore della consulenza, che lavorano con<br />

oltre 90 <strong>delle</strong> 100 top società Ftse e con la stragrande maggioranza<br />

della pubblica amministrazione. È un associazione<br />

che aspira a diventare “la voce del settore”, nel senso che ha<br />

soprattutto scopo di lobbying ma anche di marketing: selezione<br />

all’accesso e codice di condotta diventano modi per<br />

costruire l’immagine della categoria.<br />

Esistono poi associazioni professionali in senso stretto, come<br />

Cipd (Chartered Institute of Personnel and Development),<br />

prestigiosa associazione dei consulenti nell’area human sesource,<br />

oppure Iim (Institute of Interim Management), che<br />

dal 2001 associa i manager che si offrono temporaneamente<br />

alle imprese.<br />

- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: le aziende del settore impiegano oltre<br />

40 m<strong>il</strong>a consulenti.<br />

- Regolazione della professione. Non sembra esistano vincoli<br />

all’esercizio alla professione di consulente. Mca però si è data<br />

una auto-regolazione, nel senso che ha stab<strong>il</strong>ito sia criteri<br />

di accesso rigorosi, sia un rigoroso codice deontologico per<br />

costruire una immagine di qualità nei confronti dei clienti<br />

<strong>delle</strong> imprese . Per la stessa ragione, Mca ha stab<strong>il</strong>ito un sistema<br />

di awards annuali per premiare pubblicamente i successi<br />

<strong>delle</strong> aziende aderenti.<br />

- Requisiti di accesso alla professione. I requisiti per essere<br />

ammessi a Mca riguardano le imprese: devono avere una<br />

pratica di consulenza nel Regno Unito di almeno 3 anni, avere<br />

almeno dieci consulenti a tempo pieno e pratica la consu-<br />

313


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

lenza di direzione come attività strategica, offrendo almeno<br />

due dei principali servizi di consulenza (strategie, marketing,<br />

It, HR) e soluzioni adattate al cliente.<br />

Le aziende rappresentate devono inoltre impegnarsi al rispetto<br />

di un codice di condotta, sono sottoposte ad interventi di<br />

ispezione (audit) in caso di richiesta da parte dell’azienda<br />

cliente e anche di sanzione/espulsione.<br />

- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />

- Forme di esercizio della professione. La professione è esercitata<br />

prevalentemente attraverso medio-grandi società di<br />

capitali o anche di persone (comunque solitamente oltre i<br />

dieci <strong>professioni</strong>sti).<br />

314


APPENDICE


APPENDICE<br />

La disponib<strong>il</strong>ità di dati specifici di fonte ufficiale sulle <strong>professioni</strong><br />

che consentano comparazioni internazionali è alquanto<br />

limitata e non esiste un’unica fonte presso cui reperirli.<br />

Le fonti di carattere ufficiale riconducib<strong>il</strong>i a Eurostat sono<br />

quelle che garantiscono <strong>il</strong> più elevato grado di comparab<strong>il</strong>ità dei<br />

dati per la maggior parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> analizzate e dunque<br />

ad esse si fa prioritariamente riferimento per l’analisi. L’unica<br />

eccezione r<strong>il</strong>evante riguarda <strong>il</strong> gruppo professionale dei dentisti,<br />

che non è possib<strong>il</strong>e esaminare in modo adeguato attraverso i dati<br />

messi a disposizione da Eurostat e che tuttavia vengono monitorati<br />

costantemente dal Consiglio europeo dei dentisti (Counc<strong>il</strong> of<br />

European Dentists) a partire da fonti ufficiali dei singoli paesi.<br />

Per quanto riguarda Eurostat, le due principali fonti di dati<br />

sono la r<strong>il</strong>evazione europea <strong>delle</strong> forze lavoro (European Labour<br />

Force Survey) e le statistiche strutturali sul business (Structural<br />

Business Statistics): la prima consente di isolare in modo<br />

abbastanza preciso la maggior parte dei gruppi professionali di<br />

interesse della ricerca e valutarne la consistenza in termini occupazionali;<br />

la seconda presenta molti limiti in termini di individuazione<br />

dei gruppi professionali specifici e tuttavia è l’unica<br />

che consenta una valutazione della consistenza economica del<br />

settore. Per quanto riguarda i dentisti, la fonte principale è rappresentata<br />

dal Manuale europeo di pratica dentistica (Eu Manual<br />

of Dental Practice), realizzato dall’unità di salute pubblica dentistica<br />

della Scuola di Cardiff (Dental Public Health Unit in<br />

Cardiff Dental School) su commissione del Consiglio europeo<br />

dei dentisti. Per le <strong>professioni</strong> dentistiche, sono state prese in<br />

317


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

considerazione anche le statistiche sanitarie di Eurostat, che tuttavia<br />

presentano dati carenti e non ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i ai fini della comparazione<br />

internazionale.<br />

Le principali evidenze che risultano dall’analisi dei dati messi<br />

a disposizioni da queste fonti sono <strong>il</strong>lustrate nel capitolo 2.<br />

In considerazione dell’eterogeneità <strong>delle</strong> fonti e della complessità<br />

<strong>delle</strong> indagini da cui sono tratti i dati, l’analisi è preceduta<br />

da un capitolo di carattere metodologico, che <strong>il</strong>lustra le<br />

principali problematiche da tenere in considerazione quando si<br />

leggono i dati. A complemento viene presentato anche un quadro<br />

<strong>delle</strong> fonti disponib<strong>il</strong>i a livello nazionale, che non vengono<br />

tuttavia analizzati nel dettaglio in questo capitolo, essendo oggetto<br />

di esame dei “casi paese”.<br />

1. Nota metodologica<br />

In questa parte della ricerca, viene presentata una panoramica<br />

dei dati disponib<strong>il</strong>i, con particolare riferimento ad Eurostat e<br />

alle sue diverse articolazioni.<br />

In particolare, nel paragrafo 1.1 vengono <strong>il</strong>lustrate le principali<br />

classificazioni internazionali ed europee per quanto riguarda<br />

i gruppi professionali e le attività economiche, ut<strong>il</strong>izzate per<br />

analizzare i dati presentati nel capitolo 2.<br />

Nel paragrafo 1.2 vengono invece presentate le principali<br />

caratteristiche <strong>delle</strong> indagini europee da cui sono tratti i dati analizzati<br />

nel secondo capitolo.<br />

Infine, <strong>il</strong> paragrafo 1.3 ricostruisce <strong>il</strong> quadro <strong>delle</strong> fonti di<br />

carattere ufficiale disponib<strong>il</strong>i a livello nazionale: i relativi dati<br />

non sono analizzati nel dettaglio in questo capitolo, non presentando<br />

un adeguato livello di comparab<strong>il</strong>ità. Essi sono invece og-<br />

318


APPENDICE<br />

getto di esame nei capitoli specifici dedicati all’analisi dei “casi<br />

paese”.<br />

Le principali classificazioni internazionali ed europee<br />

Dal punto di vista <strong>delle</strong> classificazioni, si fa riferimento a<br />

due standard fondamentali, Isco (International Standard Classification<br />

of Occupations) che si riferisce alle tipologie occupazionali<br />

e Nace (Nomenclature statistique des Activités économiques<br />

dans la Communauté Européenne) che si riferisce alle attività<br />

economiche.<br />

Come vedremo più dettagliatamente di seguito, Iscorisulta<br />

in prima istanza la classificazione più ut<strong>il</strong>e, benché non consenta,<br />

da sola, di isolare adeguatamente tutti i gruppi professionali<br />

di interesse della ricerca. Le r<strong>il</strong>evazioni che invece prevedono<br />

una r<strong>il</strong>evazione contestuale <strong>delle</strong> due classificazioni – segnatamente,<br />

la European Labour Force Survey – permettono un livello<br />

di analisi abbastanza dettagliato <strong>delle</strong> principali <strong>professioni</strong><br />

liberali e di alcune altre famiglie professionali r<strong>il</strong>evanti, tra cui<br />

in particolare quella degli informatici. Altre <strong>professioni</strong> che si<br />

sono delineate come tali in anni più recenti e/o presenti come tali<br />

solo in alcuni paesi (come ad esempio la moda e <strong>il</strong> design) non<br />

sono isolab<strong>il</strong>i nemmeno tramite l’incrocio <strong>delle</strong> due classificazioni,<br />

per problemi legati alla struttura <strong>delle</strong> classificazioni stesse.<br />

L’esame della struttura <strong>delle</strong> classificazioni è <strong>il</strong> primo passaggio,<br />

fondamentale, per comprendere le potenzialità di analisi<br />

connesse ad Eurostat, che tuttavia deve poi confrontarsi con la<br />

disponib<strong>il</strong>ità effettiva dei dati e la continuità <strong>delle</strong> serie storiche<br />

(non tutti i paesi infatti forniscono sempre tutti i dati al medesimo<br />

livello di dettaglio).<br />

319


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Isco<br />

Isco (International Standard Classification of Occupations)<br />

è una classificazione <strong>delle</strong> tipologie occupazionali, che almeno<br />

sul piano teorico risulta la più ut<strong>il</strong>e ai fini della ricerca. Isco infatti<br />

parte da una classificazione del lavoro (job) come insieme<br />

di compiti e mansioni svolte (o che si suppone siano svolte) da<br />

una persona, a prescindere dal fatto che sia lavoratore subordinato,<br />

datore di lavoro o lavoratore autonomo. Le tipologie occupazionali<br />

(occupation) sono definite come set di lavori i cui<br />

compiti e funzioni sono caratterizzati da un elevato grado di sim<strong>il</strong>itudine.<br />

Fino al 2010 è stata ut<strong>il</strong>izzata la versione Isco88, dal 2011<br />

verrà ut<strong>il</strong>izzata la nuova versione Isco08: di seguito si fa riferimento<br />

alla prima1 .<br />

Il sistema di classificazione <strong>delle</strong> occupazioni prevede quattro<br />

livelli di disaggregazione: primario (major), sotto-primario<br />

(sub-major), secondario (minor), unità base (unita). Il criterio<br />

base per classificare le occupazioni nelle diverse tipologie è <strong>il</strong><br />

grado di competenza e specializzazione (sk<strong>il</strong>l level e sk<strong>il</strong>l specialization)<br />

necessario per svolgere <strong>il</strong> set di lavori che rientrano in<br />

quella tipologia occupazionale.<br />

Il primo livello di classificazione prevede 10 gruppi:<br />

1. dirigenti (manager)<br />

2. <strong>professioni</strong>sti (professionals)<br />

3. tecnici e “assistenti professionali” o “<strong>professioni</strong>sti con mansioni<br />

esecutive” (technicians and associate professionals 2 )<br />

1 La nuova classificazione Isco08 permette un affinamento dell’analisi<br />

di alcune categorie professionali, senza tuttavia risolvere completamente i<br />

problemi che si r<strong>il</strong>evano con Isco88.<br />

320


APPENDICE<br />

4. impiegati per lavori d’ufficio (clerical support workers)<br />

5. lavoratori dei servizi e addetti alle vendite (service and sales<br />

workers)<br />

6. lavoratori qualificati nel settore agricolo, forestale e della<br />

pesca (sk<strong>il</strong>led agricultural, forestry and fishery workers)<br />

7. artigiani e relative attività commerciali (craft and related<br />

trades workers)<br />

8. operai addetti agli impianti e assemblatori (plant and machine<br />

operators, assemblers)<br />

9. lavoratori non qualificati (elementary occupations)<br />

10. lavoratori <strong>delle</strong> forze armate (armed forces occupations).<br />

La categoria di maggiore interesse per la ricerca è la seconda<br />

(professionals), che raggruppa occupazioni le cui mansioni<br />

richiedono un livello elevato di conoscenze professionali ed esperienza<br />

nel campo <strong>delle</strong> scienze fisiche e della vita, sociali e<br />

umanistiche e i cui compiti riguardano l’incremento <strong>delle</strong> conoscenze,<br />

l’applicazione di concetti e teorie scientifiche e artistiche<br />

per la soluzione dei problemi ed <strong>il</strong> loro insegnamento fatto in<br />

modo sistematico. La maggior parte <strong>delle</strong> occupazioni che rientrano<br />

in questo gruppo richiedono competenze corrispondenti al<br />

quarto livello nella classificazione Isco <strong>delle</strong> qualifiche, che a<br />

sua volta raggruppa le categorie 6 e 7 della classificazione Isced<br />

(International Standard Classification of Education): istruzione<br />

superiore e universitaria, che inizia all’età di 17 o 8 anni, dura<br />

2 La dizione associate professionals fa riferimento al livello professionale<br />

e formativo del <strong>professioni</strong>sta e non alla partecipazione in associazione<br />

ad uno studio o impresa (si veda oltre, la descrizione dei due gruppi professionals<br />

e ” in termini di mansioni, conoscenze e formazione). Un equivalente<br />

italiano potrebbe essere “<strong>professioni</strong>sti non laureati”, che tuttavia focalizza<br />

eccessivamente l’attenzione sul livello di apprendimento formale.<br />

Onde evitare fraintendimenti con la traduzione letterale, nel testo si mantiene<br />

la dizione originale inglese ut<strong>il</strong>izzata da Isco.<br />

321


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

tre, quatto o più anni e si conclude con la laurea o titolo postlaurea.<br />

Alcune tipologie professionali così come intese dalla nostra<br />

ricerca rientrano anche nella seconda categoria (technicians and<br />

associate professionals): essa raggruppa occupazioni le cui<br />

mansioni richiedono competenze ed esperienze i uno o più campi<br />

<strong>delle</strong> scienze fisiche e della vita, sociali e umanistiche e i cui<br />

compiti riguardano lo svolgimento di attività tecniche connesse<br />

con l’applicazione di concetti e metodi tipici di questi campi e al<br />

loro insegnamento a livello base (inteso come trasmissione di informazioni<br />

e non come insegnamento strutturato). La maggior<br />

parte <strong>delle</strong> occupazioni che rientrano in questo gruppo richiedono<br />

competenze corrispondenti al terzo livello nella classificazione<br />

Isco <strong>delle</strong> qualifiche, che a sua volta raggruppa la quinta categoria<br />

della classificazione Isced: istruzione superiore che inizia<br />

a 17 o 18 anni di età, dura circa quattro anni e porta a riconoscimenti<br />

non equivalenti alla laurea universitaria.<br />

Di seguito, vengono indicati in grassetto i sub-gruppi, i<br />

gruppi secondari e le unità di base di specifico interesse della ricerca.<br />

Va tenuto presente che i dati disponib<strong>il</strong>i arrivano al massimo<br />

al terzo digit (gruppi secondari), mentre per isolare adeguatamente<br />

alcune tipologie professionali di interesse per la ricerca<br />

sarebbe necessario arrivare alle unità di base della classificazione<br />

(quarto digit). Oltre a questi limiti, si r<strong>il</strong>evano alcuni<br />

problemi anche in termini di copertura dei dati sia a livello territoriale<br />

che temporale (vedi oltre, paragrafo dedicato alla European<br />

Labour Force Survey).<br />

322


APPENDICE<br />

Quadro 1. Classificazione Isco88, limitatamente ai gruppi<br />

professionals e technicians and associate professionals.<br />

2 PROFESSIONALS<br />

21 Science and engineering professionals<br />

211 Physicists, chemists and related professionals<br />

2111 Physicists and astronomers<br />

2112 Meteorologists<br />

2113 Chemists<br />

2114 Geologists and geophysicists<br />

212 Mathematicians, statisticians and related professionals<br />

2121 Mathematicians and related professionals<br />

2122 Statisticians<br />

213 Computing professionals<br />

2131 Computer system designers and analysts<br />

2132 Computer programmers<br />

2133 Computing professionals not elsewhere classified<br />

214 Architects, engineers and related professionals<br />

2141 Achitects, town and traffic planners<br />

2142 Civ<strong>il</strong> engineers<br />

2143 Electrical engineers<br />

2144 Electronics and telecommunications engineers<br />

2145 Mechanical engineers<br />

2146 Chemical engineers<br />

2147 Mining engineers, metallurgists and related professionals<br />

2148 Cartographers and surveyors<br />

2149 Achitects, engineers and related professionals not<br />

elsewhere classified<br />

22 Health professionals<br />

221 Life science professionals<br />

2211 Biologists, bootanists, zoologists and related professionals<br />

2212 Pharmacologists, pathologists and related professionals<br />

2213 Agronomist and related professionals<br />

222 Health professionals (except nursing)<br />

2221 Medical docrtors<br />

2222 Dentists<br />

2223 Veterinarians<br />

2224 Pharmacists<br />

2229 Health professionals (except nursing) not elsewhere<br />

classified<br />

223 Nursing and midwifery professionals<br />

2230 Nursing and midwifery professionals<br />

23 Teaching professionals<br />

231 College, university and higher education teaching professionals<br />

2310 College, university and higher education teaching<br />

professionals<br />

323


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

232 Secondary education teaching professionals<br />

2320 Secondary education teaching professionals<br />

233 Primary and pre-primary education teaching professionals<br />

2331 Primary education teaching professionals<br />

2232 Pre-primary education teaching professionals<br />

234 Special education teaching professionals<br />

2340 Special education teaching professionals<br />

235 Other teaching professionals<br />

2351 Education methods specialists<br />

2352 School inspectors<br />

2359 Other teaching professionals not elsewhere classified<br />

24 Other professionals<br />

241 Business professionals<br />

2411 Accountants<br />

2412 Personnel and careers professionals<br />

2413 Business professionals not elsewhere classified<br />

242 Legal professionals<br />

2421 Lawyers<br />

2422 Judges<br />

2429 Legal professionals not elsewhere classified<br />

243 Archivists, librarians and related information professionals<br />

2431 Archivists and curators<br />

2432 librarians and related information professionals<br />

244 Social science and related professionals<br />

2441 Economists<br />

2442 Sociologists, anthropologists and related professionals<br />

2443 Ph<strong>il</strong>osophers, historians and political scientists<br />

2444 Ph<strong>il</strong>ologists, translators and interpreters<br />

2445 Psychologists<br />

2446 Social work professionals<br />

245 Writers and creative or performing artists<br />

2451 Authors, journalists and other writers<br />

2452 Sculptors, painters and related artists<br />

2453 Composers, musiciants and singers<br />

2454 Choreographers and dancers<br />

2455 F<strong>il</strong>m, stage and related actors and directors<br />

246 Religious professionals<br />

2460 Religious professionals<br />

3 TECHNICIANS AND ASSOCIATE PROFESSIONALS<br />

31 Science and engineering associate professionals<br />

311 Physical and engineering science technicians<br />

3111 Chemical and physical science technicians<br />

3112 Civ<strong>il</strong> engineering technicians<br />

3113 Electrical engineering technicians<br />

3114 Electronics and telecommunications engineering<br />

324


APPENDICE<br />

technicians<br />

3115 Mechanical engineering technicians<br />

3116 Chemical engineering technicians<br />

3117 Mining and metallurgical technicians<br />

3118 Draughtspersons<br />

3119 Physical and engineering science technicians not<br />

elsewhere classified<br />

312 Computer associate professionals<br />

3121 Computer assistants<br />

3122 Computer equipment operators<br />

3123 Industrial robot controllers<br />

313 Optical and electronic equipment operators<br />

3131 Photographers and image and sound recording equipment<br />

operators<br />

3132 Boradcasting and telecommunications equipment<br />

operators<br />

3133 Medica equipment operators<br />

3139 Optical and electronic equipment operators not elsewhere<br />

classified<br />

314 Ship and aircraft controllers and technicians<br />

3141 Ships' engineers<br />

3142 Ships' deck officers and p<strong>il</strong>ots<br />

3143 Aircraft p<strong>il</strong>ots and related associate professionals<br />

3144 Air traffic controllers<br />

3145 Air traffic safety technicians<br />

315 Safety and quality inspectors<br />

3151 Bu<strong>il</strong>ding and fire inspectors<br />

3152 Safety, health and quality inspectors<br />

32 Life science and health associate professionals<br />

321 Life science technicians and related associate professional<br />

3211 Life science technicians<br />

3212 Agronomy and forestry technicians<br />

3213 Farming and forestry advisers<br />

322 Modern health associate professionals (except nursing)<br />

3221 Medical assistants<br />

3222 Sanitarians<br />

3223 Dieteticians and nutritionists<br />

3224 Optometrists and opticians<br />

3225 Dental assistants<br />

3226 Physiotherapists and realted associate professionals<br />

3227 Veterinary assistants<br />

3228 Pharmeceutical assistants<br />

3229 Modern health associate professionals not elsewhere<br />

classified<br />

323 Nursing and midwifery associate professionals<br />

3231 Nursing associate professionals<br />

325


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

3232 Midwifery associate professionals<br />

324 Traditional medicine practiocioners and faith healers<br />

3241 Traditional medicine practiocioners<br />

3242 Faith healers<br />

33 Teaching associate professionals<br />

331 Primary education teaching associate professionals<br />

3310 Primary education teaching associate professionals<br />

332 Pre-primary education teaching associate professionals<br />

3320 Pre-primary education teaching associate professionals<br />

333 Special education teaching associate professionals<br />

3330 Special education teaching associate professionals<br />

334 Other teaching associate professionals<br />

3341 Other teaching associate professionals<br />

34 Other associate professionals<br />

341 Finance and sales associate professionals<br />

3411 Securities and finance dealers and brokers<br />

3412 Insurance representatives<br />

3413 Estate agents<br />

3414 Travel consultants and organizers<br />

3415 Techincal and commercial sales representatives<br />

3416 Buyers<br />

3417 Appraisers, valuers and auctioneers<br />

3419 Finance and sales associate professionals not elsewhere<br />

classified<br />

342 Business services agents and trade brokers<br />

3421 Trade brokers<br />

3422 Clearing and forwarding agents<br />

3423 Employment agents and labour contractors<br />

3429 Business services agents and trade brokers not elsewhere<br />

classified<br />

343 Administrative associate professionals<br />

3431 Administrative secretaries and related associate<br />

professionals<br />

3432 Legal and related business associate professionals<br />

3433 Bookkepers<br />

3434 Statistical, mathematicals and related associate<br />

professionals<br />

3439 Administrative associate professionals not elsewhere<br />

classified<br />

344 Customs, tax and related government associate professionals<br />

3441 Customs and border inspectors<br />

3442 Government tax and excise officials<br />

3443 Government social benefits officials<br />

3444 Government licensing officials<br />

3449 Customs, tax and related government associate<br />

professionals NEC<br />

326


APPENDICE<br />

345 Police inspectors and detectives<br />

3450 Police inspectors and detectives<br />

346 Social work associate professionals<br />

3460 Social work associate professionals<br />

347 Artistic, entertainment and sports associate professionals<br />

3471 Decoratos and commercial designers<br />

3472 Radio, television and other announcers<br />

3473 Street, night club and related musicians, singers and<br />

dancers<br />

3474 Clowns, magicians, acrobats and related associate<br />

professionals<br />

3475 Athlets, sportpersons and related associate professionals<br />

348 Religious associate professionals<br />

3480 Religious associate professionals.<br />

Nace<br />

Nace (Nomenclature statistique des Activités économiques<br />

dans la Communauté Européenne) converte in un codice europeo<br />

le nomenclature nazionali <strong>delle</strong> attività economiche: nel caso<br />

dell’Italia, ad esempio, converte <strong>il</strong> codice Ateco.<br />

Trattandosi di una classificazione <strong>delle</strong> attività economiche,<br />

di per sé non fornisce indicazioni specifiche sulla condizione<br />

professionale. Tuttavia per alcuni dei settori di nostro interesse<br />

(studi legali, architetti e ingegneri, consulenti fiscali e affini, attività<br />

informatiche) essa può fornire indicazioni interessanti sulla<br />

dimensione quantitativa della componente professionale.<br />

Per altre categorie professionali, tipicamente quelle sanitarie<br />

(nel nostro caso, dentisti e veterinari), l’analisi risulta più complessa,<br />

soprattutto per problemi di armonizzazione comunitaria<br />

<strong>delle</strong> statistiche che riguardano la sfera sanitaria. In questo caso<br />

ci si rifarà direttamente alle statistiche sanitarie (vedi oltre). Per<br />

quanto riguarda invece i formatori, la moda e <strong>il</strong> design e le <strong>professioni</strong><br />

del fitness, la distinzione tra la componente “professionale”<br />

e quella del lavoro meno qualificato (operativo, manuale,<br />

327


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

impiegatizio) è più complicata da effettuare attraverso l’analisi<br />

dei dati classificati in base a Nace.<br />

In questo momento è in atto <strong>il</strong> processo di sostituzione della<br />

precedente versione di Nace (rev.1.1) con la nuova (rev.2). Essa<br />

ha subito modifiche sostanziali soprattutto per quanto riguarda i<br />

servizi. Fino al 2007 i dati sono disaggregati in base alla Nace<br />

rev.1.1, mentre dal 2008 si passa alla rev.2, non completamente<br />

comparab<strong>il</strong>e con la prima e dunque con un “salto” nelle serie<br />

storiche.<br />

Le sezioni e sotto-sezioni Nace in cui rientrano i settori specifici<br />

di interesse della ricerca sono indicate di seguito in grassetto.<br />

Va tenuto conto che la maggior parte dei dati messi a disposizione<br />

da Eurostat si limitano alla sezione (secondo digit),<br />

su richiesta è possib<strong>il</strong>e ottenere alcuni dati per sotto-sezione<br />

(terzo digit), mentre i dati al quarto digit non sono disponib<strong>il</strong>i.<br />

Queste ultime vengono comunque riportate nelle pagine seguenti,<br />

al fine di evidenziare le possib<strong>il</strong>i distorsioni di cui soffre<br />

l’analisi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> per cui non sono disponib<strong>il</strong>i dati dettagliati.<br />

Come si può fac<strong>il</strong>mente evincere da una prima osservazione<br />

della struttura di classificazione, alcuni settori di interesse della<br />

ricerca, segnatamente le <strong>professioni</strong> del benessere, la moda/design<br />

e i formatori sono diffic<strong>il</strong>mente analizzab<strong>il</strong>i in quanto<br />

tali, essendo catalogate in diverse sezioni e/o comparendo nella<br />

loro specificità solo a livelli troppo dettagliati di analisi (quarto<br />

digit), rispetto a cui non sono disponib<strong>il</strong>i dati di fonte ufficiale,<br />

comparab<strong>il</strong>i a livello europeo.<br />

328


APPENDICE<br />

Quadro 2. Classificazione Nace rev.1.1, limitatamente alle<br />

sezioni di interesse della ricerca.<br />

72 Computer and related activities:<br />

72.1 Hardware consultancy<br />

72.2 Software consultancy and supply (incluso Publishing of software)<br />

72.3 Data processing<br />

72.4 Database activities<br />

72.5 Maintenance and repair of office, accounting and computing<br />

machinery<br />

72.6 Other computer related activities<br />

74 Other business activities 3 :<br />

74.1 Legal, accounting, book-keeping and auditing activities; tax<br />

consultancy; market research and public opinion polling; business and<br />

management consultancy; holdings<br />

74.11 Legal activities<br />

74.12 Accounting, book-keeping and auditing activities; tax<br />

consultancy<br />

74.13 Market research and public opinion polling<br />

74.14 Business and management consultancy activities<br />

74.15 Management activities of holding companies<br />

74.2 Architectural and engineering activities and related technical<br />

consultancy<br />

74.3 Technical testing and analysis<br />

74.4 Advertising<br />

74.5 Labour recruitment and provision of personnel<br />

74.6 Investigation and security activities<br />

74.7 Industrial cleaning<br />

74.8 Miscellaneous business activities (Photographic activities,<br />

Packaging activities, Secretarial and translation activities, Call centre<br />

activities, Other business activities)<br />

80 Education<br />

80.1 Primary education<br />

80.2 Secondary education (che comprende la sotto-sezione 80.22<br />

Technical and vocational secondary education)<br />

80.3 Higher education<br />

80.4 Adult and other education<br />

85 Health and social work<br />

85.1 Human health activities (che comprende la sotto-sezione 85.13<br />

Dental practice activities)<br />

85.2 Veterinary activities<br />

3 Vengono riportate anche alcune sotto-sezioni che non rientrano tra i<br />

settori di interesse della ricerca in quanto alcuni dati sono disponib<strong>il</strong>i solo<br />

per l’intera sezione, senza disaggregazione.<br />

329


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

85.3 Social work activities<br />

92 Recreational, cultural and sporting activities<br />

92.1 Motion picture and video activities<br />

92.2 Radio and television activities<br />

92.3 Other entertainment activities<br />

92.4 News agency activities<br />

92.5 Library, archives, museums and other cultural activities<br />

92.6 Sporting activities<br />

92.7 Other recreational activities<br />

93 Other service activities<br />

93.0 Other service activities (che comprende le sotto-sezioni 93.02<br />

Hairdressing and other beauty treatment e 93.04 Activities of physical<br />

well-being establishments).<br />

Quadro 3. Classificazione Nace rev.2, limitatamente alle sezioni<br />

di interesse della ricerca.<br />

58 Publishing activities:<br />

58.1 Publishing of books, periodicals and other publishing activities<br />

58.2 Software publishing<br />

62 Information technology service activities<br />

62.01 Computer programming activities<br />

62.02 Information technology consultancy activities<br />

62.03 Computer fac<strong>il</strong>ities management activities<br />

62.09 Other information technology service activities<br />

63 Information service activities<br />

63.1 Data processing, hosting and related activities; web portals<br />

63.2 Other information service activities 4<br />

69 Legal and accounting activities:<br />

69.1 Legal activities<br />

69.2 Accounting, bookkeeping and auditing activities; tax consultancy<br />

71 Architectural and engineering activities; technical testing and analysis:<br />

71.1 Architectural and engineering activities and related technical<br />

consultancy<br />

71.2 Technical testing and analysis<br />

74 Other professional, scientific and technical activities<br />

74.1 Specialized design activities<br />

74.2 Photographic activities<br />

74.3 Translation and interpretation activities<br />

74.9 Other professional, scientific and technical activities n.e.c.<br />

75 Veterinary activities<br />

85 Education<br />

85.1 Pre-primary education<br />

4 In alcuni data set, tra cui ad esempio Eu Lfs, codificato come 639.<br />

330


APPENDICE<br />

85.2 Primary education<br />

85.3 Secondary education (che comprende la sotto-sezione 85.32<br />

Technical and vocational secondary education)<br />

85.4 Higher education (che comprende la sotto-sezione 85.41 Postsecondary<br />

non-tertiary education)<br />

85.5 Other education (che comprende la sotto-sezione<br />

85.51 Sports and recreation education)<br />

85.6 Educational support services<br />

86 Human health activities<br />

86.1 Hospital activities<br />

86.2 Medical and dental pratice activities (che comprende la sottosezione<br />

86.23 Dental practice activities)<br />

86.9 Other human health activities<br />

93 Sports activities and amusement and recreation activities<br />

93.1 Sports activities (che comprende la sotto-sezione 93.13 Fitness<br />

fac<strong>il</strong>ities)<br />

93.2 Other amusement and recreation activities<br />

96 Other personal service activities<br />

96.0 Other personal service activities (che comprende le sotto-sezioni<br />

96.02 Hairdressing and other beauty treatment e 96.04 Activities of<br />

physical well-being establishments.<br />

Le principali indagini/articolazioni di Eurostat 5<br />

Dal punto di vista <strong>delle</strong> indagini, si fa riferimento a tre fonti<br />

fondamentali: la r<strong>il</strong>evazione europea <strong>delle</strong> forze di lavoro (Eu<br />

Lfs, European Labour Force Survey); le statistiche strutturali sul<br />

business (Sbs, Structural Business Statistics), una articolazione<br />

specifica di Eurostat che riguarda la cd. “business economy”; i<br />

dati raccolti presso i singoli paesi dal Consiglio europeo dei dentisti<br />

integrati ove possib<strong>il</strong>e con le Statistiche sanitarie di Eurostat,<br />

cui è necessario riferirsi per le <strong>professioni</strong> afferenti al settore<br />

professionale dei dentisti, che non compaiono in quanto tali in<br />

nessuna altra ricerca.<br />

Queste ricerche consentono un’analisi da diversi punti di vista<br />

di quasi tutte le tipologie professionali di interesse della ri-<br />

5 Integrate ove necessario con indagini di altra fonte ufficiale, in particolare<br />

per quanto riguarda i dentisti.<br />

331


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

cerca, ad eccezione dei formatori, del benessere e della moda/design:<br />

come accennato in precedenza, infatti, esse vengono<br />

“spalmate” in diversi gruppi/sezioni e dunque a livello comunitario<br />

non esistono studi di carattere ufficiale che le esaminino in<br />

quanto tali. Per quanto riguarda alcuni gruppi professionali, tipicamente<br />

i formatori, la limitata disponib<strong>il</strong>ità di dati è legata soprattutto<br />

alle significative differenze che la categorizzazione assume<br />

nei diversi contesti nazionali.<br />

Eu Lfs<br />

Analogamente alle r<strong>il</strong>evazioni nazionali, l’European Labour<br />

Force Survey (Eu Lfs) è basata su dati relativi a campioni<br />

di popolazione e dunque i risultati sono soggetti ad errori connessi<br />

alle tecniche di campionamento.<br />

I dati pubblicati consentono di analizzare la popolazione per<br />

status occupazionale/professionale, con riferimento sia alla classificazione<br />

Isco che Nace al secondo digit.<br />

Eurostat mette a disposizione, su richiesta, alcuni dati che<br />

consentono un’analisi per Isco sino al terzo digit incrociato per<br />

Nace al terzo digit. A livello teorico, questo consente di superare<br />

alcune difficoltà connesse all’analisi basata solo sul codice Isco<br />

(che come abbiamo visto anche al terzo digit non permette comunque<br />

di isolare tutte le specifiche <strong>professioni</strong> di nostro interesse).<br />

Tale possib<strong>il</strong>ità tuttavia si scontra con alcuni carenze r<strong>il</strong>evanti<br />

nelle serie di dati, nonché dal fatto che sia la classificazione<br />

Isco che la Nace hanno subito alcuni cambiamenti nel<br />

tempo. In particolare, come si vedrà più dettagliatamente nel capitolo<br />

dedicato all’analisi dei dati, si r<strong>il</strong>evano alcune carenze<br />

nelle serie relative ad alcuni paesi, tra cui l’Italia. Ciò è dovuto<br />

al fatto che i paesi aderenti a Eurostat sono obbligati esclusiva-<br />

332


APPENDICE<br />

mente a trasmettere i dati al secondo digit Nace e al terzo digit<br />

Isco, mentre l’invio dei dati al terzo digit Nace e al quarto Isco è<br />

opzionale6 .<br />

L’analisi che presentiamo nel capitolo dedicato<br />

all’European Labour Force Survey è frutto di un’elaborazione<br />

dei dati al terzo digit forniti da Eurostat su nostra richiesta. Innanzitutto,<br />

sulla base dei criteri indicati prima, sono stati selezionati<br />

i gruppi secondari Isco di interesse, in alcuni casi corrispondenti<br />

in modo abbastanza preciso alle categorie professionali<br />

oggetto della ricerca (ad esempio, gli informatici e gli architetti/ingegneri),<br />

in altri casi a partire da classificazioni più ampie<br />

(ad esempio, i veterinari, i dentisti e gli avvocati). Successivamente,<br />

sono state isolate le sezioni Nace dove si presume si concentri<br />

prevalentemente l’esercizio professionale (ad esempio, gli<br />

studi di architettura e ingegneria per gli architetti/ingegneri, le<br />

attività informatiche per gli informatici etc.). Questa operazione<br />

consente, innanzi tutto, di isolare in modo più preciso i gruppi<br />

professionali di interesse della ricerca, soprattutto nel caso in cui<br />

la classificazione Isco preveda gruppi ampi (ad esempio veterinari,<br />

dentisti e avvocati) e in alcuni casi anche di analizzare la<br />

distribuzione settoriale di alcune figure professionali, che non<br />

necessariamente operano in attività economiche afferenti alla<br />

propria specializzazione professionale (ad esempio gli informatici<br />

che lavorano in attività diverse dalle aziende di<br />

hardware/software o gli architetti/ingegneri che operano in attività<br />

economiche diverse dagli studi professionali di architettura<br />

e ingegneria).<br />

burgo.<br />

6 Verifica effettuata direttamente presso gli uffici Eurostat in Lussem-<br />

333


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

In particolare, sono state effettuate le seguenti selezioni:<br />

- informatici: gruppi secondari Isco 213 (computing professionals)<br />

e 312 (computer associate professionals), incrociati<br />

per le sotto-sezioni Nace 582 (software publishing), 620<br />

(computer programming, consultancy and related activities),<br />

631 (data processing, hosting and related activities, web<br />

portals) e 639 (other information service activities); dato che<br />

i gruppi secondari Isco delimitano in modo abbastanza preciso<br />

<strong>il</strong> gruppo professionale di interesse, nelle tavole vengono<br />

riportati anche i dati relativi alla componente di <strong>professioni</strong>sti<br />

che vi rientrano ma che operano in attività economiche<br />

diverse da quelle Nace indicate<br />

- architetti e ingegneri: gruppi secondari Isco 214 (architects,<br />

engineers and related professionals) e 311 (physical and engineering<br />

science technicians), incrociati per la sotto-sezione<br />

Nace 711 (architectural and engineering activities and related<br />

technical activities); anche in questo caso vengono riportati<br />

i dati relativi a coloro che operano in attività economiche<br />

diverse da quelle Nace selezionate, benché si tratti con tutta<br />

evidenza di una sovra-stima significativa, dato che <strong>il</strong> gruppo<br />

secondari Isco 311 non delimita in modo preciso le categorie<br />

professionali di interesse<br />

- veterinari: gruppi secondarii Isco 222 (health professionals<br />

except nursing) e 322 (modern health associate professionals)<br />

incrociati con la sezione Nace 750 (veterinary activities)<br />

- commercialisti: gruppi secondari Isco 241 (business professionals)<br />

e 343 (administrative associate professionals) incrociati<br />

con la sezione Nace 692 (accounting, bookkeeping<br />

and auditing activities, tax consultancy); in questo caso non<br />

334


APPENDICE<br />

vengono presentati i dati relativi alle altre categorie Nace,<br />

dato che la classificazione Isco non consente di delimitare in<br />

modo preciso le categorie professionali di interesse e dunque<br />

<strong>il</strong> dimensionamento sarebbe eccessivamente sovrastimato<br />

- avvocati: gruppi secondari Isco 242 (legal professionals) e<br />

343 (administrative associate professionals) incrociato con la<br />

sezione Nace 691 (legal activities); anche in questo caso non<br />

vengono presentati i dati relativi alle altre categorie Nace, dato<br />

che la classificazione Isco non consente di delimitare in<br />

modo preciso le categorie professionali di interesse e dunque<br />

<strong>il</strong> dimensionamento sarebbe eccessivamente sovrastimato.<br />

Per quanto riguarda i dentisti, i dati messi a disposizione da<br />

Eurostat nell’ambito della European Labour Force Survey non<br />

consentono di isolare questo gruppo professionale. Da un lato,<br />

infatti, la classificazione Isco raggruppa i dentisti <strong>professioni</strong>sti<br />

insieme ad altre categorie (medici, veterinari, farmacisti e <strong>professioni</strong>sti<br />

della salute non altrimenti classificati) nel gruppo 222<br />

Health professionals except nursing e gli assistenti dentisti insieme<br />

ad altre categorie (assistenti medici, sanitari, dietisti/nutrizionisti,<br />

optometristi/ottici, fisioterapisti, assistenti veterinari,<br />

assistenti farmacisti e associate professionals nel campo<br />

della medicina moderna non altrimenti classificati) nel gruppo<br />

322 Modern health associate professionals except nursing.<br />

Dall’altro, nemmeno l’incrocio con le attività economiche classificate<br />

in base ai codici Nace aiuta a isolare i dentisti: in questo<br />

caso infatti le attività dentistiche sono classificate nella sezione<br />

862 insieme alle attività professionali dei medici generici e specialisti<br />

di altri campi rispetto all’odontoiatria. Alcuni dati relativi<br />

ai dentisti sono riportati nel paragrafo dedicato alle statistiche<br />

sanitarie.<br />

335


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Non è stato inoltre possib<strong>il</strong>e effettuare un’analisi sugli altri<br />

due gruppi professionali di interesse della ricerca (<strong>professioni</strong><br />

del fitness e formatori), a causa del fatto che le classificazioni<br />

Isco e Nace non consentono di isolarli in modo adeguato; anche<br />

ove esistano alcuni dati relativi a questi gruppi, essi risultano<br />

troppo carenti e/o differenziati da stato a stato per consentire una<br />

comparazione significativa.<br />

Le statistiche sanitarie e le altre fonti ufficiali sulle <strong>professioni</strong><br />

mediche<br />

Una specifica sezione di Eurostat è dedicata elle statistiche<br />

sanitarie: essa include dati relativi alla salute pubblica (stato di<br />

salute della popolazione, problemi sanitari, fattori di benessere,<br />

risorse impiegate, spesa sanitaria e cause di morte) e salute/sicurezza<br />

sul lavoro.<br />

In riferimento alle <strong>professioni</strong> di nostro interesse, in questa<br />

sezione sono disponib<strong>il</strong>i dati relativi ai dentisti (Practising dentists,<br />

Professionally active dentists, Dentists licensed to practise),<br />

mentre non sono riportati dati relativi ai veterinari (solo per gli ultimi<br />

anni essi sono disponib<strong>il</strong>i all’interno di Sbs, anche se di carattere<br />

parziale perché non includono la componente pubblica).<br />

In una prospettiva comparativa, Eurostat priv<strong>il</strong>egia <strong>il</strong> concetto<br />

di “pratica” (practising) della professione sanitaria rispetto<br />

ad altre dimensioni (es. occupati e/o dipendenti, iscritti agli albi,<br />

ecc.), che descrive meglio di altri la reale disponib<strong>il</strong>ità di risorse<br />

sanitarie e di cura.<br />

Le definizioni adottate per le diverse figure professionali<br />

sono state concordate anche con Oecd e Who7 .<br />

7 World Health Organisation.<br />

336


APPENDICE<br />

Nonostante le potenzialità analitiche <strong>delle</strong> statistiche sanitarie,<br />

i dati effettivamente messi a disposizione da Eurostat sono<br />

molto limitati e soffrono ancora in modo significativo <strong>delle</strong> difficoltà<br />

di armonizzazione a livello comunitario e di comunicazione<br />

dei dati da parte dei singoli stati. In particolare, per quanto<br />

riguarda i dentisti, le serie presentano “buchi” significativi da<br />

paese a paese, tali per cui non sono possib<strong>il</strong>i comparazioni significative8<br />

.<br />

Per questo motivo, per quanto riguarda i dentisti, vengono<br />

presentati in prima istanza alcuni dati raccolti direttamente dal<br />

Consiglio europeo dei dentisti presso fonti nazionali, in particolare<br />

gli ordini o le istituzioni assim<strong>il</strong>ate. Analogamente alle statistiche<br />

sanitarie, si è priv<strong>il</strong>egiata la dimensione della “pratica<br />

dentistica” rispetto ad altre (ad esempio totale occupati, totale<br />

iscritti agli albi etc.). Ove possib<strong>il</strong>e, essi vengono comparati con<br />

quelli forniti da Eurostat.<br />

Il Consiglio europeo dei dentisti effettua sistematicamente<br />

r<strong>il</strong>evazioni presso i singoli stati che prendono in considerazione<br />

diversi aspetti, oltre a quelli prettamente quantitativi (normativa,<br />

percorsi formativi, autorizzazione all’esercizio della professione<br />

etc.), presentati nell’ambito dell’European Manual of Dental<br />

Practice, arrivato alla sua quarta edizione relativa al 20089 . Per<br />

quanto riguarda i dati quantitativi, quelli presi in considerazione<br />

qui riguardano i dentisti “effettivamente praticanti”, confrontati<br />

8 In particolare, capita frequentemente che <strong>il</strong> dato presente per un dato<br />

paese in un determinato anno (ad esempio, <strong>il</strong> numero di dentisti praticanti)<br />

non sia disponib<strong>il</strong>e per un altro paese, che priv<strong>il</strong>egia una dimensione diversa<br />

(ad esempio, <strong>il</strong> numero totale di dentisti iscritti all’ordine).<br />

9 2009 solo per alcuni stati, diversi da quelli di interesse della ricerca.<br />

337


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ove possib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> totale dei dentisti “registrati” ovvero autorizzati<br />

ad esercitare la professione.<br />

Sbs<br />

La Sbs (Structural Business Statistics) è un settore specifico<br />

di Eurostat che riguarda solo la cd. business economy (sezioni da<br />

B a N e divisione 95 della Nace rev.2) relativa ai settori<br />

dell’industria, costruzioni, commercio e servizi (quest’ultimo è<br />

quello di nostro interesse). Ut<strong>il</strong>izzando la classificazione Nace,<br />

descrive la struttura, l’andamento e le performance<br />

dell’economia d’affari nell’Unione europea, con dati relativi sia<br />

all’Ue-27 che ai singoli Stati membri.<br />

I principali indicatori Sbs si basano su valori numerici assoluti<br />

di tipo valutario (ad esempio volume di affari) o di conteggio<br />

(ad esempio numero di imprese e di persone impiegate),<br />

contrariamente a Stb (short-term business statistics) che presenta<br />

i dati in termini di numeri indice generalmente con base<br />

2005=100 e che viene presa in considerazione in questa ricerca<br />

solo per alcuni aspetti non analizzab<strong>il</strong>i tramite le Structural Business<br />

Statistics.<br />

Sbs si basa su dati r<strong>il</strong>evati per impresa o parte di essa (tipicamente,<br />

unità locali). Una medesima impresa può operare in<br />

diversi settori e/o su diversi territori. Nel caso di imprese che<br />

operano in più settori economici, <strong>il</strong> valore aggiunto e <strong>il</strong> fatturato,<br />

gli occupati e tutti gli altri valori vengono classificati in base<br />

all’attività principale dell’impresa (solitamente quella che genera<br />

maggior valore aggiunto).<br />

I principali aggregati settoriali (non tutti auto-esclusivi) cui<br />

fa riferimento Sbs sono:<br />

338


APPENDICE<br />

- economia non finanziaria (non-financial business economy):<br />

sezioni Nace da C a I e K, vale a dire industria estrattiva,<br />

manifattura, energia, costruzioni, commercio, ristorazione,<br />

trasporti, magazzinaggio e comunicazione, servizi immob<strong>il</strong>iari,<br />

noleggio e servizi alle imprese o business activities<br />

- industria: sezioni Nace da C a E, vale a dire industria estrattiva,<br />

manifattura, energia<br />

- costruzioni: sezione Nace F<br />

- servizi non-finanziari: sezioni Nace da G a I e K, vale a dire<br />

commercio, ristorazione, trasporti, magazzinaggio e comunicazione,<br />

servizi immob<strong>il</strong>iari, noleggio e business services<br />

- servizi finanziari: sezione Nace J.<br />

Nell’ambito dei servizi non finanziari, particolare r<strong>il</strong>evanza<br />

assumono i cd. business services, (sotto-sezioni 72 e 74 della<br />

Nace rev1.1), che raggruppano alcune <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> fondamentali<br />

su cui si concentra la nostra ricerca, vale a dire attività<br />

relative a computer e informatica, attività legali e di consulenza<br />

fiscale-tributaria e attività nel settore dell’architettura e ingegneria.<br />

Nel dettaglio, la sezione 72 raggruppa tutte le attività legate<br />

all’informatica (consulenza hardware, fornitura e consulenza<br />

software, pubblicazione di software, data processing e database,<br />

manutenzione e riparazione di macchinari per l’ufficio, la contab<strong>il</strong>ità<br />

e l’informatica in generale, altre attività legate a computer<br />

e informatica) e risulta dunque maggiormente omogenea al suo<br />

interno rispetto alla sezione 74 che invece raccoglie attività molto<br />

diverse e in particolare:<br />

- attività legali, di contab<strong>il</strong>ità e consulenza fiscale-tributaria,<br />

ricerche di mercato e indagini di opinione, consulenza manageriale<br />

e di business, holding (74.1)<br />

339


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

- attività legate all’architettura e all’ingegneria e relative consulenze<br />

tecniche compresi testing ed analisi (74.2 e 74.3)<br />

- pubblicità (74.4)<br />

- ricerca e fornitura di personale (74.5)<br />

- investigazione e sicurezza (74.6)<br />

- pulizie industriali (74.7)<br />

- altre attività di business tra cui studi fotografici, packaging,<br />

attività segretariali e di traduzione, call center (74.8).<br />

Sbs non riguarda i settori dell’agricoltura/pesca né la pubblica<br />

amministrazione né la maggior parte dei servizi “nonmarket”<br />

come educazione e salute. Per questi è necessario riferirsi<br />

a statistiche di settore (vedi oltre per <strong>il</strong> caso della salute di<br />

nostro specifico interesse), per lo più derivanti da studi a livello<br />

nazionale (scarso livello di armonizzazione europea).<br />

Nel 2010 sono stati messi a disposizione dati riferiti al 2008<br />

basati sulla Nace rev.2 solo per alcuni data set di Sbs. La strutturazione<br />

dei dati basati sulla Nace rev.1.1 verrà mantenuta per gli<br />

anni passati, in modo da consentire l’analisi <strong>delle</strong> serie storiche.<br />

Una conversione puntuale non è possib<strong>il</strong>e, dunque a partire dal<br />

2009 le informazioni saranno fornite esclusivamente in base alla<br />

Nace rev.2.<br />

Nel capitolo dedicato alla Sbs vengono presentati in particolare<br />

i dati relativi al settore dei business services, dettagliando<br />

quando possib<strong>il</strong>e l’analisi per le singole <strong>professioni</strong> di specifico<br />

interesse della ricerca.<br />

Le fonti ufficiali a livello nazionale<br />

In questo paragrafo viene presentata una rassegna <strong>delle</strong><br />

principali fonti di dati e informazioni sulle <strong>professioni</strong> disponib<strong>il</strong>i<br />

a livello nazionale. In alcuni casi si tratta <strong>delle</strong> medesime<br />

340


APPENDICE<br />

fonti ut<strong>il</strong>izzate da Eurostat per raccogliere i dati a livello europeo,<br />

la cui analisi è presente in questo capitolo. In altri casi si<br />

tratta di fonti che forniscono dati e informazioni non direttamente<br />

confrontab<strong>il</strong>i da loro e che sono dunque oggetto di analisi dei<br />

singoli “casi paese”. In altri casi ancora si tratta di fonti non direttamente<br />

ut<strong>il</strong>izzate in questa ricerca che vengono citate a titolo<br />

informativo, per completare <strong>il</strong> quadro ed eventualmente fornire<br />

spunti per approfondimenti futuri.<br />

Francia<br />

Anche in Francia, oltre alle fonti statistiche nazionali ufficiali<br />

(le stesse da cui sono desunti i dati e le informazioni fornite<br />

da Eurostat nelle sue diverse articolazioni, sia di tipo campionario<br />

che censuario) sono disponib<strong>il</strong>i alcuni data base specifici che<br />

analizzano le <strong>professioni</strong>.<br />

Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />

ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />

seguito:<br />

- <strong>il</strong> ministero dell’Economia, Industria e Lavoro fornisce dati<br />

relativi alle persone occupate nelle attività liberali e al numero<br />

di imprese nelle attività liberali, suddivise in cinque comparti<br />

(intermediari di commercio, servizi alle imprese, aus<strong>il</strong>iari<br />

di assicurazione, insegnamento e formazione permanente,<br />

attività legate alla sanità).<br />

- I diversi ordini professionali forniscono dati relativi agli iscritti<br />

agli albi, ut<strong>il</strong>izzando classificazioni diverse a seconda<br />

della specifica professione (ab<strong>il</strong>itati alla professione, effettivamente<br />

praticanti etc.).<br />

341


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Germania<br />

In Germania sono presenti fonti di diversa natura che, anche<br />

in relazione alle finalità con cui raccolgono i dati, presentano<br />

classificazioni e informazioni diverse sulle <strong>professioni</strong>. Diversamente<br />

dal caso italiano, oltre alle fonti statistiche nazionali ufficiali<br />

(le stesse da cui sono desunti i dati e le informazioni fornite<br />

da Eurostat nelle sue diverse articolazioni, sia di tipo campionario<br />

che censuario) in Germania sono disponib<strong>il</strong>i alcuni data<br />

base specifici, sia di fonte governativa che accademica, che analizzano<br />

le <strong>professioni</strong>.<br />

Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />

ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />

seguito:<br />

- i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi costituiscono specifico oggetto<br />

di studio e ricerca dell’Institut für Freie Berufe (Ifb),<br />

che ha sede presso l’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga<br />

ed è nato per effettuare attività di ricerca<br />

scientifica e insegnamento sulle libere <strong>professioni</strong>. Oltre che<br />

ad aspetti legati alle forme giuridiche e alle modalità organizzative,<br />

gli studi prodotti dall’istituto forniscono dati comparativi<br />

aggiornati sulle libere <strong>professioni</strong> che operano in<br />

forma di lavoro autonomo. L’istituto ha prodotto anche alcune<br />

analisi relative alle <strong>professioni</strong> “emergenti”.<br />

- Allo studio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali considerate nel loro<br />

complesso, cioè sia quelle che operano attraverso forme di<br />

lavoro autonomo sia dipendente, si dedica invece l’Instiut<br />

für Mittelstandsforschung (Ifm), che fornisce dati relativi a<br />

342


APPENDICE<br />

tutta la popolazione dei <strong>professioni</strong>sti. Le informazioni fornite<br />

dall’Istituto consentono in particolare di distinguere tra<br />

dipendenti, liberi <strong>professioni</strong>sti, apprendisti e free-lance che<br />

operano nell’ambito <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />

- A livello governativo, la ricognizione più completa e aggiornata<br />

è rappresentata dalla relazione del governo federale sulla<br />

situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali (ultima edizione disponib<strong>il</strong>e<br />

2003), curata dal ministero federale dell’Economia<br />

e della Tecnologia. Oltre all’analisi della regolamentazione e<br />

<strong>delle</strong> politiche federali in materia di <strong>professioni</strong>, la relazione<br />

presenta dati ut<strong>il</strong>i sulla consistenza quantitativa <strong>delle</strong> libere<br />

<strong>professioni</strong> nel paese.<br />

- Alcune informazioni ut<strong>il</strong>i sulla consistenza economica sono<br />

reperib<strong>il</strong>i in alcune analisi effettuate dall’Insitut der deutschen<br />

Wirtschaft, <strong>il</strong> principale istituto privato di ricerca economica<br />

tedesco, che si è occupato in particolare degli effetti<br />

(anche economici) della deregolamentazione, sulla scorta<br />

di metodologie proposte dall’Ocse sugli indicatori di liberalizzazione.<br />

- Una fonte di tipo “trasversale” ut<strong>il</strong>e per valutare la consistenza<br />

della forza lavoro che opera nei settori economici riconducib<strong>il</strong>i<br />

alle libere <strong>professioni</strong> è quella previdenziale, in<br />

particolare relativa al versamento dei contributi per<br />

l’assicurazione sociale legale, a cui sono tenuti i dipendenti<br />

compresi alcune tipologie di free-lance e tirocinanti. Si tratta<br />

di dati in parte differenti da quelli forniti da Ifm poiché in<br />

alcuni settori (come ad esempio le attività informatiche<br />

hardware e software) i dipendenti non sono distinguib<strong>il</strong>i dai<br />

liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />

343


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Italia<br />

Le diverse fonti presenti a livello nazionale classificano le<br />

<strong>professioni</strong> in modo diverso. Alcune organizzano i dati in base<br />

al settore di attività (Ateco10 ), altri in base alla classificazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Cp201111 ). Di conseguenza per rendere i dati<br />

confrontab<strong>il</strong>i o porli in serie temporale, sono necessarie operazioni<br />

di riclassificazione e stima, non banali e né prive di approssimazione.<br />

Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />

ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />

seguito e sintetizzate nel quadro 4:<br />

- Gli ordini/collegi e le casse previdenziali riportano una<br />

quantificazione aggiornata dei liberi <strong>professioni</strong>sti iscritti;<br />

essi si riferiscono alle sole <strong>professioni</strong> regolamentate. Per la<br />

maggior parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, i dati sono consultab<strong>il</strong>i sui<br />

siti internet degli ordini/collegi e <strong>delle</strong> casse previdenziali; a<br />

seconda della organizzazione di queste istituzioni, i dati sono<br />

resi disponib<strong>il</strong>i a livello provinciale o regionale o di altre<br />

suddivisioni amministrative specifiche (ad esempio, per gli<br />

10 Ateco è la traduzione italiana della nomenclatura <strong>delle</strong> attività economiche<br />

(Nace) adottata da Eurostat, adattata dall’Istat alle caratteristiche<br />

specifiche del sistema economico italiano. Attualmente è in uso la versione<br />

Ateco 2007, entrata in vigore dall’1 gennaio 2008, che sostituisce la precedente<br />

Ateco 2002, adottata nel 2002 ad aggiornamento della Ateco 1991.<br />

11 A partire dal 2011, l’Istat ha adottato la nuova classificazione <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> Cp2011, frutto di un aggiornamento della precedente versione<br />

(Cp2001) e di adattamento alle novità introdotte dalla International Standard<br />

Classification of Occupations-Isco08. Al pari di Isco, la logica ut<strong>il</strong>izzata<br />

per aggregare <strong>professioni</strong> diverse all'interno di un medesimo raggruppamento<br />

si basa sul concetto di competenza, visto nella sua duplice dimensione<br />

del livello e del campo <strong>delle</strong> competenze richieste per l’esercizio della<br />

professione. La Cp2011 riprende <strong>il</strong> formato della nomenclatura e classificazione<br />

<strong>delle</strong> unità professionali (Nup06), costruita in partnership istituzionale<br />

con l’Isfol.<br />

344


APPENDICE<br />

avvocati, <strong>il</strong> riferimento territoriale è solitamente quello del<br />

foro competente, spesso intra-provinciale).<br />

- Il censimento dell’industria e del servizi 2001 dà una quantificazione<br />

completa sugli studi professionali, relativamente a<br />

unità locali, addetti e dipendenti distinti in base all’attività<br />

attraverso i codici Ateco. Possib<strong>il</strong>ità di quantificare <strong>il</strong> numero<br />

degli addetti complessivi degli studi e <strong>delle</strong> organizzazioni<br />

di produzione di servizi professionali, distinguendo fra<br />

“indipendenti” (titolari, spesso coincidenti con i liberi <strong>professioni</strong>sti),<br />

dipendenti e rapporti “atipici” (contratti di collaborazione<br />

ed interinale).<br />

- Sempre di fonte Istat i dati relativi alla r<strong>il</strong>evazione sulle forze<br />

lavoro dal 1993 al 2010 a livello nazionale, relativi al<br />

numero di liberi <strong>professioni</strong>sti, distinti per genere e macro<br />

settore di attività economica. Su richiesta, sono reperib<strong>il</strong>i anche<br />

i microdati a livello regionale dal 2004 al 2010 fino al<br />

dettaglio del 3° digit Cp2011: ad esempio si riesce a distinguere<br />

tra le <strong>professioni</strong> “intellettuali, scientifiche e di elevata<br />

specializzazione” (Cp 2) la categoria “ingegneri, architetti e<br />

<strong>professioni</strong> assim<strong>il</strong>ate” (Cp 2.2) e tra questa le categorie “Ingegneri<br />

e <strong>professioni</strong> assim<strong>il</strong>ate” (Cp 2.2.1) e “architetti,<br />

pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della<br />

conservazione del territorio” (Cp 2.2.2).<br />

- L’Inps rende disponib<strong>il</strong>i online i dati, dal 2005 al 2009, sui<br />

lavoratori parasubordinati (banca dati) distinguendo tra <strong>professioni</strong>sti<br />

a partita Iva e collaboratori, senza tuttavia segmentazioni<br />

per categorie professionali/settori. Sempre sul sito<br />

dell’Inps si possono consultare i rapporti annuali che riportano<br />

alcuni dati sulla gestione separata (Iva e altri parasubordinati),<br />

senza però la disaggregazione per setto-<br />

345


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

ri/<strong>professioni</strong>: possono essere quindi ut<strong>il</strong>i per un dimensionamento<br />

complessivo del comparto <strong>professioni</strong>sti che versano<br />

i contributi previdenziali all’Inps. A questo universo non<br />

appartengono le <strong>professioni</strong> che hanno una propria cassa<br />

previdenziale.<br />

- Rapporti ministero del Lavoro, Nucleo valutazione spesa<br />

previdenziale: nel rapporto 2005 gli allegati statistici riportano<br />

i dati dettagliati del 1989 al 2005 per ogni cassa previdenziale,<br />

tra cui quelli dei contribuenti effettivi (corrispondenti<br />

ai <strong>professioni</strong>sti che esercitano). Negli anni successivi<br />

non è disponib<strong>il</strong>e la stessa tabella, ma una sua sintesi che riporta<br />

<strong>il</strong> numero di contribuenti per cassa previdenziale senza<br />

distinguere la diversa professione, riportando cioè <strong>il</strong> totale<br />

dei liberi <strong>professioni</strong>sti. Sono dati ut<strong>il</strong>i per affinare la stima<br />

dei liberi <strong>professioni</strong>sti effettivamente attivi (quelli riportati<br />

da ordini/collegi tendenzialmente comprendono anche coloro<br />

che sono andati in pensione o che comunque non esercitano<br />

più).<br />

Sono disponib<strong>il</strong>i anche alcune informazioni sulle cosiddette<br />

<strong>professioni</strong> “emergenti”, molte <strong>delle</strong> quali coinvolte in processi<br />

diversificati di regolamentazione (o tentativi in questo senso), di<br />

cui si sono occupati in particolare <strong>il</strong> Cnel 12 e <strong>il</strong> Censis 13 . Il grado<br />

12 Presso <strong>il</strong> Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sono stati attivati<br />

la Banca dati sulle associazioni e l’Elenco <strong>delle</strong> associazioni <strong>delle</strong><br />

<strong>professioni</strong> non regolamentate, finalizzati a monitorare l’evoluzione del<br />

mondo professionale “emergente” e dai cui sono tratti i dati alla base dei<br />

Rapporti di monitoraggio sulle <strong>professioni</strong> non regolamentate prodotti dallo<br />

stesso Consiglio (l’ultimo disponib<strong>il</strong>e risulta essere quello del 2005).<br />

13 Il Centro studi investimenti sociali ha attivato l’Osservatorio Censis-<br />

Professioni con l'obiettivo di presidiare ed interpretare l'evoluzione <strong>delle</strong> attività<br />

intellettuali in Italia; capitoli specifici del rapporto annuale del Centro<br />

sono dedicati al tema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, accompagnati da studi specifici sia<br />

sulle <strong>professioni</strong> regolamentate che “emergenti”.<br />

346


APPENDICE<br />

di comparab<strong>il</strong>ità dei dati e la loro profondità temporale sono tuttavia<br />

abbastanza limitati.<br />

Quadro 4. Elenco <strong>delle</strong> principali fonti secondarie di dati sulle<br />

<strong>professioni</strong> in Italia.<br />

Fonte Anni Tipo di dati<br />

disponib<strong>il</strong>i<br />

Ordini e CassePrevidenziali<br />

Istat - CensimentoIndustria<br />

e Servizi<br />

Istat- R<strong>il</strong>evazioneContinua<br />

sulle<br />

Forza Lavoro<br />

INPS - Osservatorio<br />

sui<br />

lavoratori parasubordinati<br />

Ministero del<br />

Lavoro<br />

Numero di iscritti<br />

agli Ordini/Collegi<br />

2001 Quantificazione degli<br />

studi professionali:<br />

unità locali,<br />

addetti e dipendenti<br />

1993-<br />

2010<br />

2005-<br />

2009<br />

1989-<br />

2005<br />

A livello nazionale<br />

e di ripartizione geografica,<br />

dati sul<br />

numero di liberi<br />

<strong>professioni</strong>sti per<br />

macrosettore di attività<br />

Numero di contribuenti<br />

<strong>professioni</strong>sti<br />

a partita IVA e collaboratori<br />

Numero di contribuenti<br />

per Cassa<br />

previdenziale<br />

347<br />

Note<br />

Dati riferiti alle <strong>professioni</strong><br />

regolamentate<br />

Classificazione in base<br />

all’attività con codici<br />

Ateco<br />

Su richiesta, microdati<br />

dal 2004 al 2010 a livello<br />

regionale con<br />

<strong>professioni</strong> al 3° digit<br />

Solo per <strong>professioni</strong>sti<br />

NON iscritti a Ordini/Collegi<br />

con una<br />

propria Cassa Previdenziale,<br />

nessuna disaggregazione<br />

per settori<br />

e <strong>professioni</strong><br />

Nei rapporti 2007 e<br />

2009 viene riportato<br />

solo <strong>il</strong> numero totale<br />

dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />

contribuenti


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Regno Unito<br />

Anche nel Regno Unito vengono r<strong>il</strong>evati alcuni dati di fonte<br />

ufficiale sulle <strong>professioni</strong>, sia di tipo campionario che censuario,<br />

trasmessi a Eurostat e ut<strong>il</strong>izzati per le comparazioni internazionali,<br />

tuttavia la comparazione con altre realtà europee risulta più<br />

complicata a causa <strong>delle</strong> peculiarità che caratterizzano<br />

l’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali nel Regno Unito.<br />

Le principali fonti di carattere ufficiale sono elencate di seguito:<br />

- l’Istituto nazionale di statistica (Office of National Statistics)<br />

fornisce dati relativi alle imprese o servizi di tipo professionale<br />

(intesi in termini di attività economica e non in base al<br />

prof<strong>il</strong>o dei lavoratori che vi operano), che costituiscono la<br />

migliore (e unica) proxi per analizzare le <strong>professioni</strong> sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o quantitativo.<br />

- Benché di natura diversa rispetto agli ordini/collegi presenti<br />

in altre realtà europee, anche nel Regno Unito esistono istituzioni<br />

che hanno <strong>il</strong> compito di monitorare la presenza di<br />

<strong>professioni</strong>sti nei diversi settori e che forniscono alcuni dati<br />

sulla loro consistenza numerica ed economica. Essi tuttavia<br />

forniscono informazioni di tipo diverso in relazione soprattutto<br />

alla natura obbligatoria o volontaria dell’adesione (ad<br />

esempio, tutti i dentisti che intendono praticare sul suolo nazionale<br />

devono essere registrati presso <strong>il</strong> General Dental<br />

Counc<strong>il</strong>, mentre l’adesione alla Law Society è volontaria<br />

sebbene la medesima istituzione governi anche sui non iscritti).<br />

- Il data base della Ssda (Sector Sk<strong>il</strong>ls Development Agency)<br />

Sector Sk<strong>il</strong>ls Matrix 2008 mette a disposizione alcune informazioni<br />

sull’occupazione nei cd. servizi professionali,<br />

348


APPENDICE<br />

che includono le <strong>professioni</strong> giuridico-legali, economicoamministrative,<br />

l’architettura e altre business activities.<br />

L’agenzia è promossa dalla UK Commission for Employment<br />

and Sk<strong>il</strong>ls, un istituzione pubblica non dipartimentale con<br />

funzioni consultive sulle strategie riguardanti occupazione,<br />

competenze e conoscenza.<br />

2. Un’analisi dei dati forniti da Eurostat 14<br />

Labour Force Survey: focus su alcuni gruppi professionali<br />

I dati forniti dalla European Labour Force Survey (Eu Lfs)<br />

consentono di effettuare un’analisi della presenza dei <strong>professioni</strong>sti<br />

che operano nei diversi campi di interesse per la ricerca.<br />

Trattandosi di un’indagine sulle forze di lavoro, essa fornisce<br />

indicazioni sulla dimensione occupazionale, ma non su quella<br />

economica e strutturale di impresa (fatturato, dimensione degli<br />

studi professionali etc.).<br />

Come detto in precedenza, essendo un’indagine campionaria,<br />

è soggetta agli errori statistici tipici di queste r<strong>il</strong>evazioni. Le<br />

indicazioni fornite vanno dunque interpretate come indicazioni<br />

di massima e non come dati puntuali.<br />

La Labour Force Survey fornisce sia la classificazione Isco,<br />

che consente l’individuazione dei gruppi professionali, sia la<br />

classificazione Nace, che consente l’individuazione <strong>delle</strong> diverse<br />

attività economiche di interesse.<br />

I dati disponib<strong>il</strong>i tuttavia non consentono lo stesso tipo di<br />

analisi per tutte le <strong>professioni</strong> di interesse della ricerca, sia per le<br />

14 Integrati ove necessario con indagini di altra fonte ufficiale, in particolare<br />

per quanto riguarda i dentisti.<br />

349


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

modalità di classificazione dei diversi gruppi occupazionali e<br />

sezioni economiche (cfr. la nota metodologica), sia per la carenza<br />

di dati relativi ad alcuni paesi.<br />

Come si vedrà più dettagliatamente nei singoli paragrafi,<br />

sono stati considerati sia i professional strettamente intesi, sia<br />

gli associate professional. Nel primo caso è quasi sempre possib<strong>il</strong>e<br />

isolare le categorie di interesse della ricerca, mentre nel secondo<br />

le modalità di classificazione obbligano a includere<br />

nell’analisi gruppi professionali diversi da quelli di interesse<br />

Per quanto riguarda le attività economiche, all’interno di<br />

ogni gruppo professionale di interesse sono stati individuati i<br />

“settori di riferimento” (ad esempio l’informatica per i<br />

computing professionals, le attività legali per <strong>il</strong> legal professionals<br />

etc.) e tutti gli altri sono stati raggruppati in un'unica voce<br />

(ad esempio se un informatico lavora per uno studio di architettura<br />

oppure un ingegnere lavora per un’impresa di servizi informatici).<br />

Compatib<strong>il</strong>mente con le modalità di classificazione e la disponib<strong>il</strong>ità<br />

dei dati, per ogni professione si è cercato di:<br />

- stimare la consistenza dei gruppi professionali che operano<br />

nel settore di riferimento e in altri settori, in termini assoluti<br />

- la diversa incidenza di professionals e associate professionals<br />

nei diversi settori<br />

- <strong>il</strong> peso e <strong>il</strong> grado di “specializzazione” dei quattro paesi a livello<br />

europeo.<br />

La base dati si riferisce agli occupati tra 15 e 65 anni.<br />

350


APPENDICE<br />

Informatici15 La stima dei <strong>professioni</strong>sti informatici che operano nello<br />

specifico settore ammonta, per l’Unione a 27 paesi, a oltre 1 m<strong>il</strong>ione<br />

e 700 m<strong>il</strong>a persone. Il paese che ne conta di più è la Germania<br />

(310 m<strong>il</strong>a circa), seguito da Francia (238 m<strong>il</strong>a circa), Regno<br />

Unito (222 m<strong>il</strong>a circa) e Italia (143 m<strong>il</strong>a circa). Se si considerano<br />

tutti i <strong>professioni</strong>sti informatici, cioè anche coloro che<br />

operano in altri settori economici, si arriva a oltre 4 m<strong>il</strong>ioni (tabella<br />

1).<br />

Tabella 1. Computing professionals e i suddivisi per attività<br />

economica e totale di professionals e technicians and associate<br />

professionals, valori assoluti (in migliaia), 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

351<br />

Germania Francia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Italia EU-27<br />

Informatica Computing professionals 209 195 197 36 1.191<br />

Computer associate professionals 102 44 24 107 528<br />

Totale 310 238 222 143 1.719<br />

Altro Computing professionals 304 171 252 50 1.384<br />

Computer associate professionals 122 79 149 180 1.001<br />

Totale 426 250 400 230 2.385<br />

Totale Computing professionals 512 365 449 86 2.575<br />

Computer associate professionals 224 123 173 286 1.528<br />

Totale 736 489 622 372 4.104<br />

Totale Professionals 5.760 3.616 4.281 2.207 30.955<br />

Technicians and associate professionals 8.382 4.859 3.661 4.542 35.315<br />

Totale 14.141 8.475 7.942 6.749 66.270<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Ultima tra i paesi considerati per dimensioni assolute,<br />

l’Italia si caratterizza anche per essere quello dove prevalgono in<br />

modo significativo gli ” rispetto ai professionals, sia nello specifico<br />

settore che nelle altre attività economiche dove operano gli<br />

informatici, denotando dunque un minor livello di specializza-<br />

15 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: informatica=582+620+631+639;<br />

altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco:<br />

computing professionals=213; computer associate professionals=312; professionals=2;<br />

technicians and associate professionals=3.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

zione e innovazione di questo gruppo professionale, connesso<br />

anche al grado di istruzione degli <strong>professioni</strong>sti che vi operano.<br />

Specularmene, <strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese dove prevalgono decisamente<br />

le figure di livello professionale più elevato (89% tra<br />

gli informatici che operano nello specifico settore), seguita dalla<br />

Francia (oltre 81%). Nel gruppo dei <strong>professioni</strong>sti informatici<br />

che operano in altri settori economici la quota dei prof<strong>il</strong>i più alti<br />

diminuisce, ma rimane comunque significativamente elevata in<br />

tutti i paesi tranne che in Italia (tabella 2).<br />

Tabella 2. Computing professionals e computer associate<br />

professionals suddivisi per attività economiche e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

352<br />

Germania Francia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Italia EU-27<br />

Informatica Computing professionals 67,3 81,6 89,1 25,2 69,3<br />

Computer associate professionals 32,7 18,4 10,9 74,8 30,7<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Altro Computing professionals 71,3 68,3 62,9 21,8 58,0<br />

Computer associate professionals 28,7 31,7 37,1 78,2 42,0<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Computing professionals 69,6 74,8 72,2 23,1 62,8<br />

Computer associate professionals 30,4 25,2 27,8 76,9 37,2<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Professionals 40,7 42,7 53,9 32,7 46,7<br />

Associate professionals 59,3 57,3 46,1 67,3 53,3<br />

Totale<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Oltre la metà dei <strong>professioni</strong>sti informatici lavora<br />

nell’ambito di attività economiche diverse da quelle specifiche<br />

di settore: la situazione tuttavia varia sia a seconda del livello<br />

professionale che per paese.<br />

In generale, gli associate professionals sono maggiormente<br />

“prestati” ad attività economiche non specifiche di settore, rispetto<br />

ai professionals.<br />

Ciò vale in particolare per <strong>il</strong> Regno Unito, dove la percentuale<br />

di associate professionals che operano in settori non specificamente<br />

legati all’informatica raggiungono l’86%.


APPENDICE<br />

La Francia è l’unico paese dove i professionals che operano<br />

nello specifico settore superano <strong>il</strong> 50% rispetto a quelli che operano<br />

in altri settori (tabella 3).<br />

Tabella 3. Attività economiche in cui operano computing<br />

professionals e associate computer professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Computing<br />

professionals<br />

Computer associate<br />

professionals<br />

Computing<br />

professionals +<br />

Computer associate<br />

professionals<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

353<br />

Germania Francia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Italia EU-27<br />

Informatica 40,7 53,2 44,0 41,7 46,3<br />

Altro 59,3 46,8 56,0 58,3 53,7<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Informatica 45,3 35,6 14,0 37,3 34,5<br />

Altro 54,7 64,4 86,0 62,7 65,5<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Informatica 42,1 48,8 35,6 38,3 41,9<br />

Altro 57,9 51,2 64,4 61,7 58,1<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Da soli, i quattro paesi analizzati forniscono oltre la metà<br />

dei <strong>professioni</strong>sti informatici dell’Unione, sia nell’ambito <strong>delle</strong><br />

specifiche attività economiche che in generale (tabella 4).<br />

Tabella 4. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a 27,<br />

valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania Francia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Italia<br />

Totale 4<br />

paesi<br />

Informatica Computing professionals 17,5 16,3 16,6 3,0 53,4<br />

Computer associate professionals 19,2 8,3 4,6 20,2 52,3<br />

Totale 18,0 13,9 12,9 8,3 53,1<br />

Altro Computing professionals 21,9 12,3 18,2 3,6 56,1<br />

Computer associate professionals 12,2 7,9 14,9 18,0 53,0<br />

Totale 17,9 10,5 16,8 9,6 54,8<br />

Totale Computing professionals 19,9 14,2 17,4 3,3 54,9<br />

Computer associate professionals 14,7 8,1 11,3 18,7 52,8<br />

Totale 17,9 11,9 15,2 9,1 54,1<br />

Totale Professionals 18,6 11,7 13,8 7,1 51,2<br />

Associate professionals 23,7 13,8 10,4 12,9 60,7<br />

Totale 21,3 12,8 12,0 10,2 56,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Una misura della specializzazione professionale informatica<br />

è data dal rapporto tra numero di <strong>professioni</strong>sti informatici e totale<br />

dei <strong>professioni</strong>sti. Se consideriamo i <strong>professioni</strong>sti che operano<br />

nel settore di riferimento, la Francia e <strong>il</strong> Regno unito sono i<br />

due paesi maggiormente specializzati (2,8%), soprattutto grazie<br />

alla presenza di professionals di alto livello (5,4% in Francia,<br />

4,6% nel Regno Unito), mentre la Germania e l’Italia sono i meno<br />

specializzati (Tabella 5).<br />

Tabella 5. Peso di computing professionals e associate computer<br />

professionals suddivisi per attività economica sul totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

354<br />

Germania Francia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Italia EU-27<br />

Informatica Computing professionals 3,6 5,4 4,6 1,6 3,8<br />

Computer associate professionals 1,2 0,9 0,7 2,3 1,5<br />

Totale 2,2 2,8 2,8 2,1 2,6<br />

Altro Computing professionals 5,3 4,7 5,9 2,3 4,5<br />

Computer associate professionals 1,5 1,6 4,1 4,0 2,8<br />

Totale 3,0 3,0 5,0 3,4 3,6<br />

Totale Computing professionals 8,9 10,1 10,5 3,9 8,3<br />

Computer associate professionals 2,7 2,5 4,7 6,3 4,3<br />

Totale 5,2 5,8 7,8 5,5 6,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />

Architetti e ingegneri16 La stima dei <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri risulta alquanto<br />

complessa, soprattutto per quanto riguarda la componente<br />

degli associate professionals: al contrario dei professionals,<br />

isolati in un sotto-gruppo Isco omogeneo, gli associate profes-<br />

16 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: architettura e ingegneria=711;<br />

altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco: architects, engineers and<br />

related professionals=214; physical and engineering science technicians=311;<br />

professionals=2; technicians and associate professionals=3.


APPENDICE<br />

sionals che operano nel campo dell’architettura e ingegneria sono<br />

aggregati nel gruppo dei Physical and engineering science<br />

technicians insieme ad altre categorie professionali, quali chimici,<br />

fisici, tecnici metallurgici e <strong>delle</strong> miniere.<br />

L’ammontare associate professionals è dunque sovrastimato<br />

in modo non precisamente quantificab<strong>il</strong>e. Per questo<br />

motivo l’attenzione sarà prevalentemente concentrata sui prof<strong>il</strong>i<br />

professionali più elevati (architecs, engineers and related professionals).<br />

Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force<br />

Survey soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per<br />

l’Italia non sono indicati i codici Nace che permettono di isolare<br />

i <strong>professioni</strong>sti che operano nello specifico settore di riferimento<br />

17 . Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero di <strong>professioni</strong>sti architetti<br />

e informatici che operano nello specifico settore di riferimento<br />

può essere stimato attorno a 1 m<strong>il</strong>ione e 128 m<strong>il</strong>a<br />

nell’Europa a 27.<br />

Il paese che ne conta di più è la Germania (248m<strong>il</strong>a circa),<br />

seguito da Regno Unito (187m<strong>il</strong>a circa) e Francia (178m<strong>il</strong>a circa).<br />

Se si considerano tutti i <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri,<br />

cioè anche coloro che operano in altri settori economici, si arriva<br />

a oltre 9 m<strong>il</strong>ioni (tabella 6).<br />

Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese dove prevalgono decisamente le<br />

figure di livello professionale più elevato (quasi 83% gli architects,<br />

engineers and related professionals che operano nello<br />

specifico settore di riferimento Nace), seguita dalla Germania<br />

(quasi 81%), meno in Francia dove pure sono la maggioranza<br />

(tabella 7).<br />

17 Come anticipato nella nota metodologica, i paesi aderenti a Eurostat<br />

sono tenuti a comunicare i codici Nace al secondo digit, mentre la comunicazione<br />

dei dati al terzo digit è opzionale. Avendo l’Italia comunicato i dati<br />

al secondo digit, non è possib<strong>il</strong>e isolare le attività economiche di interesse.<br />

355


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tabella 6. Architects, engineers and related professionals e<br />

physical and engineering science techinicians suddivisi per<br />

attività economica e totale di professionals e technicians and<br />

associate professionals, valori assoluti (migliaia), 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISC O88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Architettura e<br />

ingegneria<br />

Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

200 154 120 843<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

48 32 58 284<br />

Totale 248 187 178 1.128<br />

Altro Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

997 477 615 3.904<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

968 241 861 4.605<br />

Totale 1.966 718 1.476 8.509<br />

Totale Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

1.198 631 735 295 4.748<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

1.016 273 919 684 4.889<br />

Totale 2.214 904 1.654 979 9.637<br />

Totale Professionals 5.760 4.281 3.616 2.207 30.955<br />

Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.859 4.542 35.315<br />

Totale 14.141 7.942 8.475 6.749 66.270<br />

Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />

Tabella 7. Architects, engineers and related professionals e<br />

physical and engineering science techinicians suddivisi per<br />

attività economica e totale di professionals e technicians and<br />

associate professionals, valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISC O88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Architettura e<br />

ingegneria<br />

Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

80,7 82,6 67,6 74,8<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

19,3 17,4 32,4 25,2<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Altro Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

50,7 66,4 41,6 45,9<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

49,3 33,6 58,4 54,1<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

54,1 69,8 44,4 30,2 49,3<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

45,9 30,2 55,6 69,8 50,7<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Professionals 40,7 53,9 42,7 32,7 46,7<br />

Technicians and associate professionals 59,3 46,1 57,3 67,3 53,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

356


APPENDICE<br />

La maggior parte dei professionals architetti e ingegneri operano<br />

nell’ambito di attività economiche diverse da quelle specifiche<br />

di settore (tabella 8) 18 .<br />

Tabella 8. Attività economiche in cui operano architects,<br />

engineers and related professionals e physical and engineering<br />

science techinicians, valori percentuali, 2010.<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Architects, engineers<br />

and related<br />

professionals<br />

Physical and<br />

engineering science<br />

technicians<br />

Architects, engineers<br />

and rel. Prof. +<br />

Physical and<br />

engineering science<br />

technicians<br />

Attività economica<br />

(NAC Erev.2)<br />

357<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Architettura e ingegneria 16,7 24,4 16,4 17,8<br />

Altro 83,3 75,6 83,6 82,2<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Architettura e ingegneria 4,7 11,9 6,3 5,8<br />

Altro 95,3 88,1 93,7 94,2<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Architettura e ingegneria 11,2 20,6 10,8 11,7<br />

Altro 88,8 79,4 89,2 88,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />

Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

dato, da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre<br />

<strong>il</strong> 56% dei <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri che operano nel<br />

settore di riferimento.<br />

Se consideriamo tutti i settori Nace dove operano questi<br />

<strong>professioni</strong>sti, includendo dunque anche l’Italia nell’analisi, si<br />

raggiunge <strong>il</strong> 60% (tabella 9). Una misura della specializzazione<br />

professionale in architettura e ingegneria è data dal rapporto tra<br />

numero di <strong>professioni</strong>sti architetti, ingegneri e correlati e totale<br />

dei <strong>professioni</strong>sti.<br />

Se consideriamo i <strong>professioni</strong>sti che operano nel settore di<br />

riferimento, <strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese maggiormente specializzato<br />

(2,3%), soprattutto grazie alla presenza di professionals di al-<br />

18 Il dato relativo ai physical and engineering science techinicians è<br />

meno indicativo, poiché come accennato più sopra in questo gruppo Isco<br />

sono classificate anche <strong>professioni</strong> diverse da architetti e ingegneri.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

to livello (3,6%), mentre se consideriamo tutte le sezioni Nace <strong>il</strong><br />

paese più specializzato è la Francia (14,5% considerando sia i<br />

prof<strong>il</strong>i alti che quelli bassi) a pari merito con la Germania per i<br />

prof<strong>il</strong>i più alti (20,8%; tabella 10).<br />

Tabella 9. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a 27,<br />

valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISC O88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia<br />

Totale 4<br />

paesi<br />

Architettura e<br />

ingegneria<br />

Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

23,7 18,3 14,3 56,3<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

16,8 11,4 20,3 48,5<br />

Totale 22,0 16,5 15,8 54,3<br />

Altro Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

25,5 12,2 15,7 53,5<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

21,0 5,2 18,7 45,0<br />

Totale 23,1 8,4 17,3 48,9<br />

Totale Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

25,2 13,3 15,5 6,2 60,2<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

20,8 5,6 18,8 14,0 59,2<br />

Totale 23,0 9,4 17,2 10,2 59,7<br />

Totale Professionals 18,6 13,8 11,7 7,1 51,2<br />

Technicians and associate professionals 23,7 10,4 13,8 12,9 60,7<br />

Totale 21,3 12,0 12,8 10,2 56,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Tabella 10. Peso di architects, engineers and related<br />

professionals e physical and engineering science techinicians<br />

suddivisi per attività economica sul totale di professionals e<br />

technicians and associate professionals, valori percentuali,<br />

2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISC O88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Architettura e<br />

ingegneria<br />

Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

3,5 3,6 3,3 2,7<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

0,6 0,9 1,2 0,8<br />

Totale 1,8 2,3 2,1 1,7<br />

Altro Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

17,3 11,1 17,0 12,6<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

11,6 6,6 17,7 13,0<br />

Totale 13,9 9,0 17,4 12,8<br />

Totale Architects, engineers and related<br />

professionals<br />

20,8 14,7 20,3 13,4 15,3<br />

Physical and engineering science<br />

technicians<br />

12,1 7,5 18,9 15,1 13,8<br />

Totale 15,7 11,4 19,5 14,5 14,5<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

358


APPENDICE<br />

Commercialisti e consulenti fiscali-tributari-contab<strong>il</strong>i19 La stima dei <strong>professioni</strong>sti commercialisti, consulenti fiscali-tributari-contab<strong>il</strong>i<br />

e sim<strong>il</strong>i risulta alquanto complessa, sia per<br />

quanto riguarda la componente dei professionals che degli associate<br />

professionals: gli accountants (Isco88 2411), infatti, sono<br />

classificati in un unico gruppo di business professionals (Isco88<br />

241) che comprende anche i personnel and careers professionals<br />

oltre alla categoria residuale dei business professionals non<br />

altrimenti classificati; ancora più ampia risulta la categoria degli<br />

administrative associate professionals (Isco88 343), che oltre ai<br />

bookkepers di nostro interesse (Isco88 3432) comprende anche<br />

gli administrative secretaries and related associate professionals,<br />

i legal and related business associate professionals, gli<br />

statistical, mathematicals and related associate professionals oltre<br />

agli administrative associate professionals non altrimenti<br />

classificati. L’ammontare dei <strong>professioni</strong>sti di questa categoria è<br />

dunque sovra-stimato in modo non precisamente quantificab<strong>il</strong>e.<br />

L’attenzione sarà prevalentemente concentrata sul gruppo dei<br />

prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (business professionals), che pur<br />

con i limiti richiamati rappresenta un’approssimazione accettab<strong>il</strong>e<br />

della categoria professionale di interesse della ricerca. Inoltre,<br />

i dati forniti dalla European Labour Force Survey soffrono<br />

di alcune lacune territoriali: in particolare, per l’Italia non sono<br />

indicati i codici Nace che permettono di isolare i <strong>professioni</strong>sti<br />

che operano nello specifico settore di riferimento e per <strong>il</strong> Regno<br />

Unito sono disponib<strong>il</strong>i solo dati parziali. Tali lacune lasciano<br />

19 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: commercialisti/tributaristi=692; altro=tutte<br />

le altre sezioni; ai codici Isco: business professionals=241; administrative associate<br />

professionals=343; professionals=2; technicians and associate professionals=3.<br />

359


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

supporre che anche a livello comunitario i dati siano da interpretare<br />

in modo indicativo. Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero<br />

di <strong>professioni</strong>sti commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i che operano<br />

nello specifico settore di riferimento può essere stimato attorno a<br />

669 m<strong>il</strong>a nell’Europa a 27. Il paese che ne conta di più è la<br />

Germania (120 m<strong>il</strong>a circa), seguito da Regno Unito (97 m<strong>il</strong>a circa<br />

solo tra i business professionals mentre non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

dato per gli administrative associate professionals) e Francia<br />

(48 m<strong>il</strong>a circa). Se si considerano tutti i <strong>professioni</strong>sti che operano<br />

come business professionals e administrative associate<br />

professionals si arriva a oltre 9 m<strong>il</strong>ioni (tabella 11).<br />

Tabella 11. Business professionals e administrative associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

assoluti (migliaia), 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Commecialisti,<br />

tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

360<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Business professionals 81 97 17 356<br />

Administrative associate professionals 39 31 314<br />

Totale 120 97 48 669<br />

Altro Business professionals 582 504 31 3.231<br />

Administrative associate professionals 1.221 66 586 5.212<br />

Totale 1.804 570 616 8.444<br />

Totale Business professionals 663 601 48 252 3.587<br />

Administrative associate professionals 1.260 66 617 762 5.526<br />

Totale 1.923 668 665 1.015 9.113<br />

Totale Professionals 5.760 4.281 3.616 2.207 30.955<br />

Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.859 4.542 35.315<br />

Totale 14.141 7.942 8.475 6.749 66.270<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Gli unici due paesi dove sono disponib<strong>il</strong>i i dati settoriali presentano<br />

andamenti divergenti: in Germania infatti prevalgono decisamente<br />

le figure di livello professionale più elevato (quasi 68% i<br />

business professionals che operano come commercialisti, tributari-


APPENDICE<br />

sti e sim<strong>il</strong>e nello specifico settore di riferimento Nace), mentre in<br />

Francia prevalgono le figure meno specializzate (tabella 12) 20 .<br />

La maggior parte dei business professionals opera nell’ambito<br />

di attività economiche diverse da quelle specifiche di settore, anche<br />

in virtù del fatto che in questo gruppo Isco sono classificate <strong>professioni</strong><br />

diverse dai commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i (tabella 13) 21 .<br />

Tabella 12. Business professionals e administrative associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Commecialisti,<br />

tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

361<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Business professionals 67,6 36,1 53,1<br />

Administrative associate professionals 32,4 63,9 46,9<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Altro Business professionals 32,3 5,0 38,3<br />

Administrative associate professionals 67,7 95,0 61,7<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Business professionals 34,5 90,1 7,3 24,9 39,4<br />

Administrative associate professionals 65,5 9,9 92,7 75,1 60,6<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Professionals 40,7 53,9 42,7 32,7 46,7<br />

Technicians and associate professionals 59,3 46,1 57,3 67,3 53,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

20 Il dato relativo al complesso dei business professionals e administrative<br />

associate professionals per <strong>il</strong> Regno Unito, fortemente squ<strong>il</strong>ibrato a favore<br />

dei primi, fa pensare a un diverso sistema di classificazione e/o a significative<br />

lacune nei dati.<br />

21 Ciò vale a maggior ragione per gli administrative associate professio-<br />

nals.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tabella 13. Attività economiche in cui operano business<br />

professionals e administrative asociate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Gruppo professionale<br />

(ISC O88)<br />

Attività economica (NAC Erev.2) Germania<br />

362<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i 12,2 16,2 36,2 9,9<br />

Business professionals Altro 87,8 83,8 63,8 90,1<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i 3,1 5,0 5,7<br />

Administrative<br />

Altro<br />

associate professionals<br />

96,9 95,0 94,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />

Business professionals<br />

6,2 7,3 7,3<br />

+ Administrative<br />

associate professionals<br />

Altro 93,8 92,7 92,7<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> dato,<br />

da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre <strong>il</strong> 55%<br />

dei commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i che operano nel settore di riferimento<br />

(tabella 14). Una misura della specializzazione è data dal<br />

rapporto tra numero di business professionals che operano nel settore<br />

di riferimento e totale dei professionals: <strong>il</strong> Regno Unito risulta <strong>il</strong><br />

paese più specializzato (2,3%), la Francia <strong>il</strong> meno (0,5%; tabella 15).<br />

Tabella 14. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />

27, valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Commecialisti,<br />

tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia<br />

Totale 4<br />

paesi<br />

Business professionals 22,7 27,4 4,9 55,0<br />

Administrative associate professionals 12,4 9,9 22,3<br />

Totale 17,9 14,5 7,2 39,7<br />

Altro Business professionals 18,0 15,6 1,0 34,6<br />

Administrative associate professionals 23,4 1,3 11,2 35,9<br />

Totale 21,4 6,8 7,3 35,4<br />

Totale Business professionals 18,5 16,8 1,3 7,0 43,6<br />

Administrative associate professionals 22,8 1,2 11,2 13,8 49,0<br />

Totale 21,1 7,3 7,3 11,1 46,9<br />

Totale<br />

Professionals 18,6 13,8 11,7 7,1 51,2<br />

Technicians and associate professionals 23,7 10,4 13,8 12,9 60,7<br />

Totale 21,3 12,0 12,8 10,2 56,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.


APPENDICE<br />

Tabella 15. Peso di business professionals e administrative<br />

associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />

totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />

valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Commecialisti,<br />

tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

363<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Business professionals 1,4 2,3 0,5 1,1<br />

Administrative associate professionals 0,5 0,6 0,9<br />

Totale 0,8 1,2 0,6 1,0<br />

Altro Business professionals 10,1 11,8 0,9 10,4<br />

Administrative associate professionals 14,6 1,8 12,0 14,8<br />

Totale 12,8 7,2 7,3 12,7<br />

Totale Business professionals 11,5 14,0 1,3 11,4 11,6<br />

Administrative associate professionals 15,0 1,8 12,7 16,8 15,6<br />

Totale 13,6 8,4 7,8 15,0 13,8<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Avvocati22 La stima degli avvocati <strong>professioni</strong>sti risulta alquanto complessa,<br />

sia per quanto riguarda la componente dei professionals<br />

che degli associate professionals: i lawers strettamente intesi (Isco88<br />

2421), infatti, sono classificati in un unico gruppo di legal<br />

professionals (Isco88 242) che comprende anche i judges oltre<br />

alla categoria residuale dei legal professionals non altrimenti<br />

classificati; ancora più ampia risulta la categoria degli administrative<br />

associate professionals (Isco88 343), che oltre ai legal<br />

and related business associate professionals che rappresenta a<br />

grandi linee la categoria di nostro interesse (Isco88 3432) comprende<br />

anche gli administrative secretaries and related associate<br />

professionals, i bookkepers, gli statistical, mathematicals and<br />

related associate professionals oltre agli administrative associa-<br />

22 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: attività legali=691; altro=tutte<br />

le altre sezioni; ai codici Isco: legal professionals=242; administrative<br />

associate professionals=343; professionals=2; technicians and associate<br />

professionals=3.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

te professionals non altrimenti classificati. L’ammontare degli<br />

avvocati <strong>professioni</strong>sti è dunque sovra-stimato in modo non precisamente<br />

quantificab<strong>il</strong>e. L’attenzione sarà prevalentemente<br />

concentrata sul gruppo dei prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (legal<br />

professionals), che rappresenta la migliore approssimazione<br />

possib<strong>il</strong>e della categoria professionale di nostro interesse.<br />

Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force Survey<br />

soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per l’Italia<br />

non sono indicati i codici Nace che permettono di isolare i <strong>professioni</strong>sti<br />

che operano nello specifico settore di riferimento.<br />

Tali lacune lasciano supporre che anche a livello comunitario<br />

i dati siano da interpretare in modo indicativo.<br />

Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero avvocati <strong>professioni</strong>sti<br />

strettamente intesi può essere stimato attorno a 591 m<strong>il</strong>a nell’Europa<br />

a 27, cui si aggiungono altri 241 m<strong>il</strong>a administrative associate professionals<br />

che lavorano nell’ambito <strong>delle</strong> attività legali.<br />

Il paese che conta più avvocati <strong>professioni</strong>sti è la Germania<br />

(126 m<strong>il</strong>a circa), seguita dal Regno Unito (108 m<strong>il</strong>a), mentre la<br />

Francia presenta numeri decisamente più bassi (69 m<strong>il</strong>a; tabella<br />

16). Considerando i <strong>professioni</strong>sti legali che operano nello specifico<br />

settore di riferimento, nel Regno Unito prevalgono decisamente<br />

le figure di livello più elevato (86,5%), mentre in Francia<br />

e Germania la loro presenza è minore, benché maggioritaria<br />

(66,9% e 51,4% rispettivamente; tabella 17).<br />

La maggior parte dei legal professionals opera nell’ambito<br />

<strong>delle</strong> attività economiche specifiche di settore, in particolare nel<br />

Regno Unito (67,1%) e in Francia (62,8%; tabella 18) 23 .<br />

23 Il dato relativo agli administrative associate professionals è meno indicativo,<br />

poiché come accennato più sopra in questo gruppo Isco sono classificate<br />

anche <strong>professioni</strong> diverse dall’avvocatura.<br />

364


APPENDICE<br />

Tabella 16. Legal professionals e administrative associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

assoluti (migliaia), 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

365<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Attività legali Legal professionals 126 108 69 591<br />

Administrative associate professionals 119 17 34 241<br />

Totale 246 125 103 832<br />

Altro Legal professionals 112 53 41 827<br />

Administrative associate professionals 1.141 49 582 5.285<br />

Totale 1.253 102 623 6.112<br />

Totale Legal professionals 239 161 110 212 1.418<br />

Administrative associate professionals 1.260 66 617 762 5.526<br />

Totale 1.499 228 726 974 6.944<br />

Totale Professionals 5.760 3.616 4.281 2.207 30.955<br />

Technicians and associate professionals 8.382 4.859 3.661 4.542 35.315<br />

Totale 14.141 8.475 7.942 6.749 66.270<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Tabella 17. Legal professionals e administrative associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Attività legali Legal professionals 51,4 86,5 66,9 71,0<br />

Administrative associate professionals 48,6 13,5 33,1 29,0<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Altro Legal professionals 9,0 51,8 6,6 13,5<br />

Administrative associate professionals 91,0 48,2 93,4 86,5<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Legal professionals 15,9 70,8 15,1 21,8 20,4<br />

Administrative associate professionals 84,1 29,2 84,9 78,2 79,6<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Professionals 40,7 42,7 53,9 32,7 46,7<br />

Technicians and associate professionals 59,3 57,3 46,1 67,3 53,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tabella 18. Attività economiche in cui operano legal<br />

professionals e administrative asociate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Legal professionals<br />

Administrative<br />

associate<br />

professionals<br />

Totale<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

366<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Attività legali 52,9 67,1 62,8 41,7<br />

Altro 47,1 32,9 37,2 58,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Attività legali 9,5 25,6 5,5 4,4<br />

Altro 90,5 74,4 94,5 95,6<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Attività legali 16,4 55,0 14,2 12,0<br />

Altro 83,6 45,0 85,8 88,0<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

dato, da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre<br />

<strong>il</strong> 51,4% dei <strong>professioni</strong>sti legali che operano nel settore di riferimento<br />

(tabella 19).<br />

Tabella 19. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />

27, valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia<br />

Totale 4<br />

paesi<br />

Attività legali Legal professionals 21,4 18,3 11,7 51,4<br />

Administrative associate professionals 49,4 7,0 14,2 70,6<br />

Totale 29,5 15,0 12,4 56,9<br />

Altro Legal professionals 13,6 6,4 4,9 24,9<br />

Administrative associate professionals 21,6 0,9 11,0 33,5<br />

Totale 20,5 1,7 10,2 32,4<br />

Totale Legal professionals 16,8 11,4 7,7 15,0 50,9<br />

Administrative associate professionals 22,8 1,2 11,2 13,8 49,0<br />

Totale 21,6 3,3 10,5 14,0 49,4<br />

Totale Professionals 18,6 11,7 13,8 7,1 51,2<br />

Technicians and associate professionals 23,7 13,8 10,4 12,9 60,7<br />

Totale 21,3 12,8 12,0 10,2 56,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Una misura della specializzazione è data dal rapporto tra<br />

numero di legal professionals che operano nel settore di riferi-


APPENDICE<br />

mento e totale dei professionals: <strong>il</strong> Regno Unito risulta <strong>il</strong> paese<br />

più specializzato (3%), la Francia <strong>il</strong> meno (1,6%; tabella 20).<br />

Tabella 20. Peso di legal professionals e administrative<br />

associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />

totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />

valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

367<br />

Germania<br />

Regno<br />

Unito<br />

Francia Italia EU-27<br />

Attività legali Legal professionals 2,2 3,0 1,6 1,9<br />

Administrative associate professionals 1,4 0,3 0,9 0,7<br />

Totale 1,7 1,5 1,3 1,3<br />

Altro Legal professionals 2,0 1,5 1,0 2,7<br />

Administrative associate professionals 13,6 1,0 15,9 15,0<br />

Totale 8,9 1,2 7,8 9,2<br />

Totale Legal professionals 4,1 4,5 2,6 9,6 4,6<br />

Administrative associate professionals 15,0 1,4 16,8 16,8 15,6<br />

Totale 10,6 2,7 9,1 14,4 10,5<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Veterinari24 La stima dei veterinari <strong>professioni</strong>sti risulta alquanto complessa,<br />

sia per quanto riguarda la componente dei professionals<br />

che degli associate professionals: i veterinari strettamente intesi<br />

(Isco88 2223), infatti, sono classificati in un unico gruppo di health<br />

professionals (Isco88 222) che comprende anche medical<br />

doctors, denstists, pharmacists e altri <strong>professioni</strong>sti della salute<br />

non altrimenti classificati; ancora più ampia risulta la categoria<br />

dei modern health associate professionals (Isco88 322): oltre ai<br />

veterinary assistants (Isco88 3227), che rappresentano la componente<br />

meno professionalizzata del gruppo professionale di nostro<br />

interesse, essa comprende anche medical assistants, sanita-<br />

24 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: attività veterinarie=750;<br />

altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco: health professionals=222; modern<br />

health associate professionals=322; professionals=2; technicians and associate<br />

professionals=3.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

rians, dieteticians and nutritionists, optometrists and opticians,<br />

dental assistants, physiotherapists and realted associate professionals,<br />

pharmeceutical assistants oltre ai modern health associate<br />

professionals non altrimenti classificati.<br />

L’ammontare dei veterinari è dunque sovra-stimato in modo<br />

non precisamente quantificab<strong>il</strong>e, sebbene l’incrocio con la sezione<br />

Nace in questo caso risulti molto ut<strong>il</strong>e, in quanto consente<br />

di isolare abbastanza precisamente le attività veterinarie.<br />

L’attenzione sarà prevalentemente concentrata sul gruppo<br />

dei prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (veterinarians), che rappresenta<br />

la migliore approssimazione possib<strong>il</strong>e della categoria professionale<br />

di nostro interesse.<br />

Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force Survey<br />

soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per la Germania<br />

e la Francia non risultano presenti health associate professionals<br />

nella sezione economica <strong>delle</strong> attività veterinarie.<br />

Tali lacune lasciano supporre che anche a livello comunitario<br />

i dati siano da interpretare in modo indicativo.<br />

Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero di veterinari <strong>professioni</strong>sti<br />

strettamente intesi può essere stimato attorno a 122 m<strong>il</strong>a<br />

nell’Europa a 27, cui si aggiungono altri 42 m<strong>il</strong>a health associate<br />

professionals che lavorano nell’ambito <strong>delle</strong> attività veterinarie.<br />

Il paese che conta più veterinari <strong>professioni</strong>sti è la Germania<br />

(18 m<strong>il</strong>a circa), seguita dal Francia (15 m<strong>il</strong>a), Italia (14 m<strong>il</strong>a) e<br />

Regno Unito (13 m<strong>il</strong>a; tabella 21).<br />

Considerando i <strong>professioni</strong>sti legali che operano nello specifico<br />

settore di riferimento per gli unici due paesi disponib<strong>il</strong>i, si<br />

evidenziano pattern significativamente diversi in Italia, dove i<br />

veterinari sono per la quasi totalità <strong>professioni</strong>sti di livello elevato<br />

e nel Regno Unito, dove prevalgono le figure di livello meno<br />

elevato (tabella 22).<br />

368


APPENDICE<br />

Tabella 21. Health professionals e modern health associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

assoluti (migliaia), 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

369<br />

Germania Francia Italia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Attività veterinarie Health professionals 18 15 14 13 122<br />

Modern health associate professionals 1 24 42<br />

Totale 18 15 15 37 164<br />

Altro Health professionals 503 341 321 309 2.620<br />

Modern health associate professionals 442 267 600 288 2.659<br />

Totale 944 608 921 598 5.278<br />

Totale Health professionals 521 356 335 322 2.742<br />

Modern health associate professionals 442 267 600 312 2.701<br />

Totale 963 623 935 634 5.443<br />

Totale Professionals 5.760 4.281 2.207 3.616 30.955<br />

Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.542 4.859 35.315<br />

Totale 14.141 7.942 6.749 8.475 66.270<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Tabella 22. Health professionals e modern health associate<br />

professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />

professionals e technicians and associate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania Francia Italia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Attività veterinarie Health professionals 96,0 34,1 74,6<br />

Modern health associate professionals 4,0 65,9 25,4<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Altro Health professionals 53,2 56,1 34,9 51,8 49,6<br />

Modern health associate professionals 46,8 43,9 65,1 48,2 50,4<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Health professionals 54,1 57,1 35,8 50,8 50,4<br />

Modern health associate professionals 45,9 42,9 64,2 49,2 49,6<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale Professionals 40,7 53,9 32,7 42,7 46,7<br />

Technicians and associate professionals 59,3 46,1 67,3 57,3 53,3<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

La concentrazione di health professionals che operano nel<br />

settore <strong>delle</strong> attività veterinarie è leggermente più elevata in<br />

Francia (4,3%) e Italia (4,2%) rispetto a Regno Unito (3,9%) e<br />

Germania (3,5%; tabella 23).<br />

EU-27<br />

EU-27


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tabella 23. Attività economiche in cui operano health<br />

professionals e modern health asociate professionals, valori<br />

percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

370<br />

Germania Francia Italia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Attività veterinarie 3,5 4,3 4,2 3,9 4,5<br />

Health professionals Altro 96,5 95,7 95,8 96,1 95,5<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Modern health<br />

Attività veterinarie 0,1 7,8 1,5<br />

associate<br />

Altro 99,9 92,2 98,5<br />

professionals<br />

Totale 100,0 100,0 100,0<br />

Attività veterinarie 1,9 2,4 1,6 5,8 3,0<br />

Totale<br />

Altro 98,1 97,6 98,4 94,2 97,0<br />

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

I quattro paesi considerati forniscono quasi la metà (49,1%)<br />

dei <strong>professioni</strong>sti veterinari che operano nel settore di riferimento<br />

(tabella 24).Una misura della specializzazione è data dal rapporto<br />

tra numero di health professionals che operano nel settore<br />

di riferimento e totale dei professionals: l’Italia risulta <strong>il</strong> paese<br />

più specializzato (0,6%), Germania e Regno Unito i meno specializzati<br />

(0,3%; tabella 25).<br />

Tabella 24. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />

27, valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

Germania Francia Italia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Attività veterinarie Health professionals 15,0 12,4 11,5 10,2 49,1<br />

Modern health associate professionals 1,4 58,0 59,4<br />

Totale 11,2 9,2 8,9 22,4 51,7<br />

Altro Health professionals 19,2 13,0 12,3 11,8 56,3<br />

Modern health associate professionals 16,6 10,0 22,6 10,8 60,0<br />

Totale 17,9 11,5 17,4 11,3 58,2<br />

Totale Health professionals 19,0 13,0 12,2 11,7 56,0<br />

Modern health associate professionals 16,3 9,9 22,2 11,6 60,0<br />

Totale 17,7 11,4 17,2 11,7 58,0<br />

Totale Professionals 18,6 13,8 7,1 11,7 51,2<br />

Technicians and associate professionals 23,7 10,4 12,9 13,8 60,7<br />

Totale 21,3 12,0 10,2 12,8 56,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

EU-27<br />

EU-27


APPENDICE<br />

Tabella 25. Peso di health professionals e modern health<br />

associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />

totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />

valori percentuali, 2010.<br />

Attività economica<br />

(NACErev.2)<br />

Gruppo professionale<br />

(ISCO88)<br />

371<br />

Germania Francia Italia<br />

Regno<br />

Unito<br />

Attività veterinarie Health professionals 0,3 0,4 0,6 0,3 0,4<br />

Modern health associate professionals 0,0 0,5 0,1<br />

Totale 0,1 0,2 0,2 0,4 0,2<br />

Altro Health professionals 8,7 8,0 14,5 8,6 8,5<br />

Modern health associate professionals 5,3 7,3 13,2 5,9 7,5<br />

Totale 6,7 7,7 13,6 7,1 8,0<br />

Totale Health professionals 9,0 8,3 15,2 8,9 8,9<br />

Modern health associate professionals 5,3 7,3 13,2 6,4 7,6<br />

Totale 6,8 7,8 13,9 7,5 8,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />

Statistiche sanitarie e altre fonti ufficiali sulle <strong>professioni</strong><br />

mediche: focus sui dentisti<br />

Come accennato più sopra, le statistiche sanitarie elaborate<br />

da Eurostat, nonostante le loro potenzialità di analisi, risultano<br />

in realtà molto lacunose dal punto di vista dei dati effettivamente<br />

disponib<strong>il</strong>i.<br />

Per quanto riguarda i dentisti, in linea teorica, dovrebbero<br />

essere messi a disposizione dati relativi ai dentisti praticanti, ai<br />

dentisti <strong>professioni</strong>sti attivi, ai dentisti titolati a praticare. Di fatto,<br />

le serie disponib<strong>il</strong>i presentano notevoli lacune: dei quattro<br />

paesi presi in considerazione dalla ricerca, la Germania è l’unica<br />

che fornisce sistematicamente i dati relativi a tutte queste categorie;<br />

l’Italia non fornisce <strong>il</strong> dato relativo ai dentisti praticanti<br />

mentre la Francia si limita ai dentisti <strong>professioni</strong>sti attivi. Il Regno<br />

Unito non fornisce alcun dato in merito.<br />

Per questo motivo, in prima istanza ci si è riferiti ai dati forniti<br />

dal Consiglio europeo dei dentisti, <strong>il</strong> cui ultimo aggiornamento<br />

risale al 2008. Si è focalizzata l’attenzione sui dentisti ef-<br />

EU-27


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

fettivamente praticanti e sul totale dei dentisti autorizzati a praticare,<br />

ut<strong>il</strong>izzando come misura della “penetrazione” professionale<br />

<strong>il</strong> rapporto tra popolazione totale e dentisti (che dice quante<br />

persone in media segue o dovrebbe seguire un singolo dentista).<br />

Il paese con più dentisti attivi in valore assoluto nel 2008 risulta<br />

la Germania (66 m<strong>il</strong>a circa) seguita dall’Italia (48 m<strong>il</strong>a),<br />

dalla Francia (41 m<strong>il</strong>a) e dal Regno Unito (31 m<strong>il</strong>a). Tuttavia se<br />

si guarda al rapporto tra popolazione e dentisti in attività quello<br />

con la maggior presenza di dentisti è l’Italia (dove è presente un<br />

dentista ogni 1.242 persone), seguita dalla Germania (un dentista<br />

ogni 1.247 persone), la Francia (un dentista ogni 1.556 persone)<br />

e <strong>il</strong> Regno Unito (un dentista ogni 1.976 persone) (tabella<br />

26).<br />

Tabella 26. Dentisti effettivamente praticanti e totale dei dentisti<br />

autorizzati ad esercitare e rapporto tra popolazione totale e<br />

dentisti effettivamente praticanti, valori assoluti, 2008.<br />

Categoria professionale Germania Italia Francia<br />

372<br />

Regno<br />

Unito<br />

Dentisti in attività 66 48 41 31<br />

Dentisti autorizzati a praticare 83 54 45 36<br />

Rapporto popolazione / dentisti in attività 1.247 1.242 1.556 1.976<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eu Manual of Dental Practice version 4 (2008)<br />

www.eudental.eu.<br />

Il confronto con le informazioni messe a disposizione da Eurostat<br />

evidenzia una sostanziale omogeneità, con l’eccezione del<br />

dato italiano riferito al 2008 (l’intera serie relativa all’Italia evidenzia<br />

problemi, trattandosi con tutta evidenza di dati stimati).


APPENDICE<br />

Tabella 27. Diverse tipologie di dati messi a disposizione da<br />

Eurostat, valori assoluti e rapporto tra popolazione e dentisti,<br />

2001-2010.<br />

Paese Categoria professionale Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Practising dentists<br />

v.a. 60.858 61.050 61.730 62.146 62.323 62.534 62.987 63.485 64.287 nd<br />

pop./dent. 1.355 1.352 1.337 1.328 1.323 1.316 1.305 1.292 1.273 nd<br />

Germania<br />

Professionally active<br />

dentists<br />

v.a.<br />

pop./dent.<br />

63.729<br />

1.291<br />

63.986<br />

1.290<br />

64.529<br />

1.279<br />

64.925<br />

1.271<br />

65.157<br />

1.265<br />

65.379<br />

1.259<br />

65.842 66.318<br />

1.249 1.237<br />

67.157<br />

1.218<br />

nd<br />

nd<br />

Dentists licensed to v.a. 78.726 79.828 80.552 81.175 81.824 82.496 83.401 84.400 85.557 nd<br />

practise<br />

pop./dent. 1.044 1.034 1.025 1.016 1.008 998 986 972 956 nd<br />

Professionally active v.a. 31.000 31.000 31.000 33.000 35.000 37.000 33.568 28.566 31.085 nd<br />

Italia<br />

dentists<br />

pop./dent. 1.837 1.837 1.849 1.754 1.670 1.588 1.762 2.087 1.932 nd<br />

Dentists licensed to v.a. 34.014 35.483 37.094 39.806 46.414 47.371 53.627 54.638 55.419 56.492<br />

practise<br />

pop./dent. 1.674 1.616 1.561 1.469 1.266 1.248 1.112 1.099 1.089 1.068<br />

Francia<br />

Professionally active<br />

dentists<br />

v.a.<br />

pop./dent.<br />

41.182<br />

1.481<br />

41.375<br />

1.495<br />

41.653<br />

1.496<br />

41.857<br />

1.500<br />

42.169<br />

1.499<br />

42.242<br />

1.507<br />

42.246 41.968<br />

1.515 1.534<br />

41.799 41.876<br />

1.548 1.545<br />

Regno<br />

Unito<br />

Practising dentists<br />

v.a.<br />

pop./dent.<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

nd<br />

29.451 30.617<br />

2.078 2.012<br />

31.560 32.189<br />

1.965 1.926<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />

http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 1. Andamento della presenza di dentisti, valori assoluti,<br />

2001-2010.<br />

90.000<br />

80.000<br />

70.000<br />

60.000<br />

50.000<br />

40.000<br />

30.000<br />

20.000<br />

10.000<br />

0<br />

373<br />

Germania<br />

Italia<br />

Francia<br />

Regno Unito<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />

http://epp.eurostat.ec.europa.eu. Nota: per Germania e Italia è riportato <strong>il</strong> dato dei<br />

dentists licensed to practise, per la Francia quello dei professionally active dentists,<br />

per <strong>il</strong> Regno Unito quello dei practising dentists.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Grafico 2. Andamento del rapporto tra popolazione e dentisti,<br />

2001-2010.<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

374<br />

Germania<br />

Italia<br />

Francia<br />

Regno Unito<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />

http://epp.eurostat.ec.europa.eu. Nota: Per Germania e Italia è riportato <strong>il</strong> dato dei<br />

dentists licensed to practise, per la Francia quello dei professionally active dentists,<br />

per <strong>il</strong> Regno Unito quello dei practising dentists.<br />

Structural business statistics: focus sui “business services”<br />

I dati forniti da Sbs consentono un inquadramento generale<br />

<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’ambito del tema più complessivo dei servizi,<br />

che ha assunto sempre più r<strong>il</strong>evanza a livello comunitario,<br />

come la stessa discussione, ampia e contrastata, sulla cd. “direttiva<br />

servizi” ha messo in evidenza 25 .<br />

I servizi costituiscono un settore sempre più r<strong>il</strong>evante<br />

dell’economia comunitaria, attirando l’interesse sia della sfera<br />

25 Direttiva 2006/123/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 12<br />

dicembre 2006 sui servizi nel mercato interno. All’inizio del 2004 la Commissione<br />

europea ha proposto una direttiva per creare un reale mercato interno<br />

dei servizi; a seguito della votazione dopo la prima lettura al Parlamento<br />

europeo e la discussione in Consiglio, questa prima proposta è stata<br />

emendata dalla Commissione nell’apr<strong>il</strong>e del 2006 – cfr. Com (2006) 160 –<br />

L’obiettivo è arrivare ad un vero mercato interno dei servizi rimuovendo le<br />

barriere legali ed amministrative che ostacolano lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività di<br />

servizio tra gli stati membri, fac<strong>il</strong>itando la possib<strong>il</strong>ità di fornire ed ut<strong>il</strong>izzare<br />

servizi attraverso i confini nazionali.


APPENDICE<br />

politica che di quella economica in quanto fonte di crescita occupazionale<br />

e non solo.<br />

Negli ultimi anni, l’attenzione degli osservatori economici<br />

si è concentrata soprattutto sui business services dove la crescita<br />

è stata particolarmente rapida grazie ai processi di outsourcing,<br />

che hanno portato molte imprese ad avvalersi di fornitori esterni<br />

per attività “non-core business” sia di tipo professionale (come<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo di software, la contab<strong>il</strong>ità e i servizi legali) che esecutivo<br />

(come le pulizie e i servizi di sicurezza).<br />

L’interesse posto a livello comunitario su questo settore<br />

consente dunque di avere a disposizioni serie abbastanza lunghe<br />

di dati e tuttavia l’analisi è viziata dal fatto che le attività considerate<br />

sotto l’etichetta dei business services sono di natura molto<br />

diversa tra loro, alcune di carattere prettamente e tipicamente<br />

professionale, altre di carattere più operativo/manuale.<br />

Si tratta per lo più di servizi ut<strong>il</strong>izzati da imprese e pubbliche<br />

amministrazioni piuttosto che da singoli cittadini/consumatori,<br />

sebbene proprio i servizi professionali di nostro<br />

interesse (attività legali, di consulenza tributaria-finanziaria e di<br />

architettura-ingegneria) abbiano una significativa quota di clienti<br />

individuali (persone fisiche e ditte individuali), se non altro<br />

nel nostro paese.<br />

Nel corso di questo paragrafo si procederà con un’analisi<br />

complessiva del settore dei servizi di business, proponendo successivamente<br />

un approfondimento relativo ad alcuni servizi professionali<br />

di specifico interesse per la ricerca, compatib<strong>il</strong>mente<br />

con la disponib<strong>il</strong>ità di dati comparab<strong>il</strong>i a livello comunitario e<br />

dei quattro paesi presi in considerazione nella ricerca.<br />

Nell’Europa a 27 stati operano poco meno di 4,4 m<strong>il</strong>ioni di<br />

imprese nel settore dei business services, con una forza lavoro di<br />

375


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

22,2 m<strong>il</strong>ioni di persone, la più ampia di tutti i servizi non finanziari<br />

(17% sul totale) 26 . Esse generano quasi 1.763 m<strong>il</strong>iardi di<br />

euro di fatturato (7,9% sul totale dei servizi non finanziari) e<br />

892 m<strong>il</strong>iari di euro di valore aggiunto (15,8% sul totale dei servizi<br />

non finanziari, tav. 2.3.1).<br />

I servizi professionali di tipo legale, di consulenza tributariafinanziaria-contab<strong>il</strong>e<br />

e di supporto al management (Nace 74.1) producono<br />

poco meno del 30% del valore aggiunto sul totale dei servizi<br />

di business occupando <strong>il</strong> 23% dei lavoratori del settore; le attività informatiche<br />

(Nace 72) producono <strong>il</strong> 21% del valore aggiunto e occupano<br />

quasi <strong>il</strong> 13% dei lavoratori del settore; le attività di architettura<br />

e ingegneria (Nace 74.2 e 74.3) producono <strong>il</strong> 15% circa del valore<br />

aggiunto e occupano <strong>il</strong> 12,4% di tutto <strong>il</strong> personale che opera nel settore<br />

dei business services (tabella 28).<br />

Tabella 28. Business services (divisioni Nace 72 e 74): imprese,<br />

fatturato, valore aggiunto e occupati, Ue-27, 2006.<br />

Imprese Fatturato Valore aggiunto Occupati<br />

migliaia % colonna m<strong>il</strong>ioni € % colonna m<strong>il</strong>ioni € % colonna migliaia % colonna<br />

Business services 4.371,8 100,0 1.763.333 100,0 892.078 100,0 22.201,6 100,0<br />

Informatica (72) 551,2 12,6 369.811 21,0 180.443 20,2 2.789,4 12,6<br />

Altri servizi di business (74) 3.820,6 87,4 1.393.522 79,0 711.636 79,8 19.412,2 87,4<br />

Servizi professionali (74.1) 1.603,3 36,7 525.233 29,8 279.235 31,3 5.124,3 23,1<br />

Servizi tecnico-professionali (74.2) 926,3 21,2 269.591 15,3 129.576 14,5 2.744,3 12,4<br />

Pubblicità 210,1 4,8 144.447 8,2 38.585 4,3 882,0 4,0<br />

Servizi di personale 71,1 1,6 127.884 7,3 96.166 10,8 3.788,7 17,1<br />

Altri 1.009,7 23,1 326.368 18,5 168.075 18,8 6.872,9 31,0<br />

Fonte: Eurostat (Sbs), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />

26 Ove non altrimenti indicato, si fa riferimento a dati del 2006, tratti da<br />

European Commission Eurostat, European business. Facts and figures,<br />

Office for official publication of European Commission, Luxembourg,<br />

2009, p. 502-522. Eurostat mette a disposizione dati più aggiornati, relativi<br />

agli anni successivi, che vengono riportati in alcuni grafici ma non analizzati<br />

nel dettaglio in quanto presentano lacune dal punto di vista degli stati<br />

e/o dei settori specifici di interesse della ricerca. Seguendo l’impostazione<br />

proposta da Eurostat, si assumono i servizi non finanziari (vedi nota metodologica<br />

per dettaglio sulla composizione) come settore di riferimento per<br />

<strong>il</strong> confronto sulla dimensione dei business services.<br />

376


APPENDICE<br />

Regno Unito, Germania, Francia e Italia sono i primi quattro<br />

stati in ordine di importanza dell’Unione europea sia in termini<br />

di valore aggiunto che di occupazione nel settore dei business<br />

services.<br />

Da soli, i quattro stati presi in considerazione nella ricerca<br />

producono oltre <strong>il</strong> 70% del valore aggiunto di questo settore e<br />

occupano <strong>il</strong> 59% circa della forza lavoro che vi opera all’interno<br />

dell’Unione.<br />

Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese che contribuisce maggiormente al<br />

settore, con oltre 241 m<strong>il</strong>iardi di euro di valore aggiunto (27%<br />

sul totale dei business services nell’Ue a 27) e oltre 3,9 m<strong>il</strong>ioni i<br />

di occupati (17,9%), seguita dalla Germania (154 mld di valore<br />

aggiunto pari al 17,4% sul totale Ue-27 e 3,8 m<strong>il</strong>ioni di occupati<br />

pari al 17,4%) e dalla Francia (149 mld di valore aggiunto pari<br />

al 16,8% sul totale Ue-27 e 2,8 m<strong>il</strong>ioni di occupati pari al 13%).<br />

L’Italia si posiziona quarta tra i grandi paesi europei, con cifre<br />

decisamente più esigue se non altro in termini di valore aggiunto<br />

(83,9 m<strong>il</strong>iardi di euro pari al 9,4% sul totale Ue-27) mentre<br />

in termini occupazionali non si discosta molto dalla Francia<br />

(poco più di 2 m<strong>il</strong>ioni di occupati pari al 10,5% sul totale dei<br />

business services nell’Unione a 27).<br />

L’Italia che è quarta per valore aggiunto e occupazione, è<br />

invece prima per numero di imprese, a causa della struttura dei<br />

servizi professionali nazionali basata prevalentemente sulla piccola<br />

e micro impresa27 .<br />

Per analizzare <strong>il</strong> grado di specializzazione dei paesi, SBS ut<strong>il</strong>izza<br />

come indicatori la quota di valore aggiunto e la quota di<br />

27 Nel 2005, quando nell’Ue a 27 compresa la Norvegia le imprese di<br />

business services erano 3,2 m<strong>il</strong>ioni l’Italia ne contava 656 m<strong>il</strong>a, la Francia<br />

365 m<strong>il</strong>a, <strong>il</strong> Regno Unito 353 m<strong>il</strong>a e la Germania 310 m<strong>il</strong>a.<br />

377


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

occupati nei business services rispetto al totale di tutti i servizi<br />

non finanziari in ogni singolo paese: in termini di valore aggiunto,<br />

<strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese maggiormente specializzato<br />

(22,5%), seguito da Lussemburgo (21,9%) e Francia (18,8%);<br />

Germania e Italia non compaiono nella classifica dei primi cinque<br />

paesi per specializzazione.<br />

In termini di occupati, nella classifica dei primi cinque paesi<br />

più specializzati compaiono <strong>il</strong> Regno Unito al terzo posto<br />

(22,4%) dopo Paesi Bassi (25,6%) e Lussemburgo (22,9%) e la<br />

Francia al quinto (19,8%) dopo <strong>il</strong> Belgio (19,9%).<br />

In molti casi sono alcune singole regioni, tipicamente quelle<br />

attorno alla capitale, a contribuire in modo determinante alla<br />

specializzazione di settore: la “Inner London”, ad esempio, presenta<br />

un grado di specializzazione nei business services in termini<br />

occupazionali del 43,2% (tabella 29).<br />

Tabella 29. Business services (divisioni Nace 72 e 74): primi<br />

cinque stati per valore aggiunto e occupati, UE-27, 2006.<br />

Valore aggiunto Occupati<br />

Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />

1° Regno Unito 241.015 27,0 Regno Unito 3.969,1 17,9<br />

2° Germania 154.996 17,4 Germania 3.856,1 17,4<br />

3° Francia 149.622 16,8 Francia 2.896,1 13,0<br />

4° Italia 83.915 9,4 Italia 2.430,4 10,9<br />

5° Spagna 62.957 7,1 Spagna 2.217,6 10,0<br />

Fonte: Eurostat (Sbs), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />

Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />

Negli ultimi dieci anni, in termini occupazionali, <strong>il</strong> settore<br />

dei business services è cresciuto costantemente, con tassi annui<br />

attorno al 4,6% tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2007 (ancora più elevati quelli<br />

dell’informatica, che tuttavia nel 2001 ha subito una battuta di<br />

arresto). Per quanto riguarda <strong>il</strong> valore aggiunto, tra <strong>il</strong> 2000 e <strong>il</strong><br />

378


APPENDICE<br />

2007 <strong>il</strong> settore è cresciuto con tassi medi annui compresi tra 6,5<br />

e 7%.<br />

Le imprese con oltre 250 addetti generano <strong>il</strong> 33,4% del valore<br />

aggiunto totale del settore, con significative differenze tra <strong>il</strong><br />

settore informatico (dove è maggiore <strong>il</strong> contributo <strong>delle</strong> grandi<br />

imprese che arriva al 44,6% del totale) e le altre attività professionali<br />

(dove è maggiore <strong>il</strong> contributo <strong>delle</strong> piccole imprese che<br />

arriva al 32,1% contro <strong>il</strong> 30,5% <strong>delle</strong> grandi). In termini occupazionali,<br />

<strong>il</strong> 31,3% della forza lavoro opera nelle piccole imprese e<br />

<strong>il</strong> 35,5% nelle grandi, concentrato soprattutto nelle attività tipicamente<br />

labour-intensive, come le pulizie industriali e la fornitura<br />

di personale.<br />

Nel 2003, la quota di lavoro dipendente28 nei business services<br />

nell’Europa a 25 si aggirava attorno all’83,4% con differenze<br />

significative tra i settori caratterizzati dalla presenza di imprese<br />

di grosse dimensioni, come le società di ricerca e fornitura<br />

di personale dove raggiunge <strong>il</strong> 98,6% e i servizi di pulizia industriale<br />

e sicurezza dove arriva all’86,8% 29 . Al contrario, nei servizi<br />

di carattere più prettamente professionale come architettura,<br />

ingegneria e attività tecniche correlate, servizi legali, di contab<strong>il</strong>ità<br />

e consulenza tributaria-fiscale-contab<strong>il</strong>e e di supporto al<br />

management oltre un quarto dell’occupazione è rappresentata da<br />

lavoratori senza un salario fisso o indipendenti30 .<br />

28 “Paid employees” nel linguaggio comunitario.<br />

29 I dati sono tratti da European Commission / Eurostat, European business.<br />

Facts and figures. Data 1995-2005, Office for official publication of<br />

European Commission, Luxembourg, 2006, p. 380. Nelle pubblicazioni<br />

successive non viene riproposto questo tipo di analisi. L’unico dato disponib<strong>il</strong>e<br />

per <strong>il</strong> 2004 è <strong>il</strong> totale di lavoro dipendente, pari all’84%, mentre per<br />

<strong>il</strong> 2006 non viene riportato.<br />

30 Unpaid workers nel linguaggio comunitario.<br />

379


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Le informazioni raccolte mediante la European Labour<br />

Force Survey31 consentono di analizzare anche altre dimensioni<br />

della forza lavoro, tra cui <strong>il</strong> genere, l’orario di lavoro e la struttura<br />

per età. Nell’Europa a 27 Stati l’occupazione masch<strong>il</strong>e nei business<br />

services rappresenta <strong>il</strong> 55,3% del totale, con differenze<br />

molto marcate tra i diversi settori professionali: in particolare,<br />

nelle attività informatiche la componente masch<strong>il</strong>e raggiunge <strong>il</strong><br />

77,3% 32 . Il 78,8% di coloro che lavorano nel settore dei business<br />

services è occupato a tempo pieno, anche in questo caso con significative<br />

differenze tra le attività informatiche (dove raggiunge<br />

<strong>il</strong> 90,5%) e le altre attività. Anche per quanto riguarda la<br />

struttura per età si r<strong>il</strong>evano significative differenze tra le attività<br />

informatiche e gli altri servizi di business: nel primo caso infatti<br />

la fascia di età centrale (30-49) è quella predominante (61,4%)<br />

mentre nelle altre attività di business si r<strong>il</strong>eva una minore concentrazione<br />

dei lavoratori in questa fascia; specularmente, nei<br />

servizi informatici è più ridotta la fascia di lavoratori anziani<br />

(12.8%) che invece è più presente nelle altre attività di business.<br />

Tornando ai dati di carattere più prettamente economico relativi<br />

all’Ue-27 nel 2006, nei business services la produttività<br />

media del lavoro “grezza” 33 , misurata in termini di rapporto tra<br />

valore aggiunto e numero di persone impiegate, è di circa<br />

40.200 euro, inferiore alla media generale dei servizi non finanziari<br />

presi come riferimento del settore (43.500 euro). Il costo<br />

31 Oggetto di un’analisi specifica nel capitolo precedente e qui ut<strong>il</strong>izzata<br />

esclusivamente per completare le informazioni già presentate sulle caratteristiche<br />

della forza lavoro.<br />

32 I dati si riferiscono al 2007 e sono tratti da European Commission /<br />

Eurostat, European business. Facts and figures, Office for official<br />

publication of European Commission, Luxembourg, 2009, p. 502-522.<br />

33 Apparent labour productivity rappresenta <strong>il</strong> valore aggiunto medio<br />

generato da ogni persona occupata.<br />

380


APPENDICE<br />

del lavoro nei servizi di business è mediamente attorno a 31.100<br />

Euro, con differenze significative all’interno <strong>delle</strong> diverse attività<br />

(molto elevato nel settore informatico, oltre 51 m<strong>il</strong>a Euro, rispetto<br />

alle altre attività).<br />

La combinazione <strong>delle</strong> due dimensioni porta a un tasso di<br />

produttività corretta in base al costo del lavoro34 nei servizi di<br />

business pari a 129,4% – inferiore di quasi 22 punti percentuali<br />

rispetto al totale dei servizi non finanziari presi a riferimento:<br />

ciò significa che bei business services <strong>il</strong> singolo lavoratore genera<br />

una quota di valore aggiunto minore rispetto a quella generata<br />

in media da un lavoratore dei servizi non finanziari considerati<br />

nel loro insieme.<br />

Nonostante ciò, <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo35 dei servizi<br />

di business risulta notevolmente più elevato rispetto al complesso<br />

dei servizi non finanziari presi a riferimento (17,6% contro<br />

12,2%), soprattutto a causa della natura labour-intensive dei business<br />

services, con necessità di copertura dei costi di capitale<br />

inferiori rispetto alla media dei servizi non finanziari presi nel<br />

loro complesso.<br />

34 Wage adjusted labour productivity ratio, cioè rapporto percentuale tra<br />

produttività del lavoro “grezza” e costo medio del personale. Questa misura<br />

è più adeguata della prima per effettuare confronti sulla produttività “reale”<br />

perché tiene in conto i diversi livelli salariali presenti nei vari paesi. Maggiore<br />

è <strong>il</strong> rapporto percentuale, maggiore è la quota di valore aggiunto generato<br />

dal singolo lavoratore.<br />

35 Gross operating rate, cioè rapporto percentuale tra margine operativo<br />

lordo e fatturato. A sua volta, <strong>il</strong> margine operativo lordo è <strong>il</strong> surplus generato<br />

dalle attività operative una volta ricompensato <strong>il</strong> costo del lavoro, cioè la<br />

quota disponib<strong>il</strong>e per remunerare <strong>il</strong> capitale (ricompensare gli investimenti<br />

e i debiti, pagare le tasse ed eventualmente finanziare in tutto o in parte<br />

nuovi investimenti). Maggiori sono le necessità di remunerazione del capitale,<br />

minore è <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo, a parità di fatturato.<br />

381


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Attività informatiche<br />

Nel 2006 <strong>il</strong> settore informatico ha generato 180,4 m<strong>il</strong>iardi di<br />

valore aggiunto nell’Ue-27 a partire da un fatturato di 369,8 m<strong>il</strong>iardi<br />

e ha occupato 2,8 m<strong>il</strong>ioni di persone.<br />

Regno Unito, Germania, Francia e Italia sono i primi quattro<br />

stati in ordine di importanza del settore, benché con qualche<br />

differenza nel ranking se si considerano <strong>il</strong> valore economico e<br />

quello occupazionale: sotto quest’ultimo aspetto, infatti, l’Italia<br />

sebbene di pochi punti supera la Francia. Dal punto di vista del<br />

valore aggiunto, <strong>il</strong> Regno Unito domina <strong>il</strong> mercato con <strong>il</strong> 29%<br />

circa sul totale dell’Ue a 27, mentre pur rimanendo <strong>il</strong> primo Paese<br />

per occupazione in questo settore la quota di lavoratori sul totale<br />

comunitario è più ridotta (20%).<br />

La Germania risulta <strong>il</strong> secondo paese per valore aggiunto<br />

(17,5%) e occupazione (14,9%), mentre la Francia risulta al terzo<br />

posto per valore aggiunto ma al quarto per occupazione, specularmene<br />

all’Italia. Considerando queste due dimensioni, si può<br />

notare come <strong>il</strong> pattern inglese (elevata quota di valore aggiunto, a<br />

fronte di una quota decisamente inferiore di occupazione) risulti<br />

in certo modo opposto a quello italiano (bassa quota di valore<br />

aggiunto, a fronte di una quota superiore di occupazione; tabella<br />

30).<br />

Il Regno Unito è lo Stato con maggiore specializzazione<br />

(4,9% <strong>il</strong> valore aggiunto <strong>delle</strong> attività informatiche sul totale dei<br />

servizi non finanziari a livello nazionale), seguito dall’Irlanda e<br />

dai tre stati nordici membri dell’Unione. Germania, Francia e Italia<br />

non compaiono nella classifica dei primi cinque stati per livello<br />

di specializzazione.<br />

382


APPENDICE<br />

Tabella 30. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />

primi cinque stati per valore aggiunto e occupati, UE-27, 2006.<br />

Valore aggiunto Occupati<br />

Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />

1° Regno Unito 53.073 29,4 Regno Unito 560,5 20,1<br />

2° Germania 31.573 17,5 Germania 416,0 14,9<br />

3° Francia 25.516 14,1 Italia 368,5 13,2<br />

4° Italia 17.551 9,7 Francia 366,4 13,1<br />

5° Spagna 9.754 5,4 Spagna 218,2 7,8<br />

Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />

Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />

Il settore ha presentato andamenti particolarmente dinamici<br />

fino al 2001, quando ha subito una battuta di arresto se non altro<br />

in termini occupazionali, mentre <strong>il</strong> fatturato ha continuato a crescere<br />

anche se meno velocemente. Nell’Ue a 27 <strong>il</strong> tasso di crescita<br />

annua dell’indice di fatturato tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2001 è stato<br />

del 14,8% mentre quello di occupazione dal 1996 al 2001 è stato<br />

del 12,4% 36 . Il 2002 è stato l’anno peggiore in termini di crescita<br />

economica (0,6% l’indice di fatturalo e 1,2% quello occupazionale)<br />

seguito da una fase altalenante che tuttavia ha dato segni di<br />

ripresa negli ultimi anni (nel 2006 <strong>il</strong> tasso di crescita annua<br />

dell’indice di occupazione è del 4,5% mentre quello del fatturato<br />

varia tra <strong>il</strong> 4,1% del 2004 al 7,2% del 2006).<br />

Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />

informatico nell’Ue-27 era pari a 64.700 euro e <strong>il</strong> costo medio del<br />

lavoro pari a 51.100 Euro (in entrambe i casi, i più elevati del settore<br />

dei business services), determinando un tasso di produttività corretta<br />

in base al costo del lavoro pari al 126,5%, leggermente inferiore<br />

a quella dei servizi di business considerati nel complesso. Gli<br />

investimenti lordi in tangib<strong>il</strong>e assets ammontavano a 13,4 m<strong>il</strong>iardi<br />

36 I dati relativi agli andamenti temporali sono tratti da European Commission<br />

/ Eurostat, European business. Facts and figures, Office for<br />

official publication of European Commission, Luxembourg, 2007, p. 380.<br />

383


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

di Euro con un tasso di investimento del 7,4% in linea con quello<br />

del settore di riferimento dei business services.<br />

Grafico 3. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />

andamento del fatturato (valori assoluti in m<strong>il</strong>ioni di Euro).<br />

200.000<br />

180.000<br />

160.000<br />

140.000<br />

120.000<br />

100.000<br />

250.000<br />

80.000<br />

200.000<br />

60.000<br />

150.000<br />

40.000<br />

100.000<br />

20.000<br />

50.000<br />

0<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

384<br />

500.000<br />

450.000<br />

400.000<br />

350.000<br />

300.000<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Francia<br />

Italia<br />

UE-27 (asse<br />

dx)<br />

UE-25 (asse<br />

dx)<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 4. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />

andamento del fatturato (numeri indice, 2004=100).<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

UE-27<br />

UE-25<br />

Regno Unito<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

UE-27<br />

UE-25<br />

Francia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

UE-27<br />

UE-25<br />

Germania<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

UE-27<br />

UE-25<br />

Italia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.


APPENDICE<br />

Grafico 5. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />

andamento dell’occupazione (valori assoluti).<br />

700.000<br />

600.000<br />

500.000<br />

400.000<br />

300.000<br />

200.000<br />

100.000<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

385<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Italia<br />

Francia<br />

Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da<br />

http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 6. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />

andamento dell’occupazione (numeri indice, 2004=100).<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Regno Unito<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Italia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Germania<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Francia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da<br />

http://epp.eurostat.ec.europa.eu.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Architettura e ingegneria<br />

Benché anche nel caso dei servizi tecnico-professionali la<br />

classificazione Nace risulti in parte spuria rispetto ai settori di<br />

interesse specifico della ricerca, la sezione 74.2 che raccoglie i<br />

servizi di architettura e ingegneria risulta comunque preponderante<br />

rispetto alla 74.3 che raccoglie quelle di analisi tecnica e<br />

testing.<br />

Nell’Ue a 27 stati i servizi tecnico-professionali (Nace 74.2<br />

e 74.3) generano un valore aggiunto di 129,6 m<strong>il</strong>iardi di Euro<br />

(14,5% sul totale dei business services) a partire da un fatturato<br />

di 269,6 m<strong>il</strong>iari di euro (15,3% sul totale dei business services).<br />

Le imprese che operano nel settore sono oltre 926 m<strong>il</strong>a<br />

(21,2% sul totale dei business services) e occupano 2,7 m<strong>il</strong>ioni<br />

di persone (12,4%).<br />

La classifica dei principali paesi in termini di valore aggiunto<br />

prodotto e occupazione generata è in parte diversa rispetto agli<br />

altri settori sinora analizzati: dopo anni in cui in quattro paesi oggetto<br />

della ricerca risultavano in testa alla classifica, nel 2006 la<br />

Spagna ha riguadagnato terreno in termini di valore economico generato.<br />

L’Italia mantiene la terza posizione in termini occupazionali,<br />

mentre <strong>il</strong> Regno Unito perde posizioni a favore della Germania. Sia<br />

in termini economici che occupazionali, i quattro/cinque paesi<br />

principali si discostano meno gli uni dagli altri rispetto a quanto<br />

avviene in altri settori professionali come l’informatica e i servizi<br />

legali, i consulenza fiscale-tributaria/contab<strong>il</strong>ità e di supporto al<br />

management (tabella 31).<br />

Il tasso di specializzazione dei primi cinque paesi nei servizi di<br />

architettura, ingegneria e altri servizi tecnici presenta valori molto<br />

omogenei, con <strong>il</strong> Regno Unito al primo posto (2,8% la quota di va-<br />

386


APPENDICE<br />

lore aggiunto del settore sul totale dei servizi non finanziari), seguito<br />

da Svezia e Francia (2,7%), Slovenia e Lussemburgo (2,5%).<br />

Germania e Italia non compaiono nella classifica dei primi<br />

cinque paesi specializzati.<br />

Tabella 31. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />

(divisioni Nace 74.2 e 74.3): primi cinque stati per valore<br />

aggiunto e occupati, Ue-27, 2006.<br />

Valore aggiunto Occupati<br />

Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />

1° Regno Unito 30.354 23,4 Germania 426,3 15,5<br />

2° Germania 22.520 17,4 Regno Unito 411,1 15,0<br />

3° Francia 21.414 16,5 Italia 370,7 13,5<br />

4° Spagna 12.062 9,3 Francia 350,6 12,8<br />

5° Italia 11.442 8,8 Spagna 290,5 10,6<br />

Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />

Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />

Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />

nell’Ue-27 era pari a 47.200 euro, con costi del lavoro relativamente<br />

elevati (40 m<strong>il</strong>a), determinando un tasso di produttività corretta<br />

in base al costo del lavoro pari al 118,2%, la seconda più bassa tra<br />

tutti i servizi di business.<br />

In Italia <strong>il</strong> rapporto è inferiore a 100, indicando un livello di<br />

costi medi del personale più elevato rispetto alla produttività media<br />

del lavoro “grezza”. Nonostante <strong>il</strong> livello di produttività relativamente<br />

basso, <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo è abbastanza alto<br />

(18,4% secondo tra i servizi di business), soprattutto a causa della<br />

elevata incidenza del lavoro indipendente/autonomo.<br />

Ciò vale in particolare per l’Italia, dove a fronte di un tassi di<br />

produttività corretta tra i più bassi, si r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo<br />

più elevato di tutti gli stati Ue-27 (37,8%) 37 .<br />

37 I dati relativi ai margini operativi si riferiscono al 2004.<br />

387


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Grafico 7. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />

(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento del fatturato (valori<br />

assoluti in m<strong>il</strong>ioni di Euro).<br />

100.000<br />

300.000<br />

90.000<br />

270.000<br />

80.000<br />

240.000<br />

70.000<br />

210.000<br />

60.000<br />

180.000<br />

50.000<br />

150.000<br />

40.000<br />

120.000<br />

30.000<br />

90.000<br />

20.000<br />

60.000<br />

10.000<br />

30.000<br />

0<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

388<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Francia<br />

Italia<br />

UE -25<br />

(as s e dx)<br />

UE -27<br />

(as s e dx)<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 8. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />

(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento del fatturato (numeri<br />

indice, 2004=100).<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -25<br />

UE -27<br />

Regno Unito<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -25<br />

UE -27<br />

Francia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -25<br />

UE -27<br />

Germania<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -25<br />

UE -27<br />

Italia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.


APPENDICE<br />

Grafico 9. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />

(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento dell’occupazione<br />

(valori assoluti).<br />

600.000<br />

500.000<br />

400.000<br />

300.000<br />

200.000<br />

100.000<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

389<br />

Germania<br />

Regno Unito<br />

Italia<br />

Francia<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 10. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />

(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento dell’occupazione<br />

(numeri indice, 2004=100).<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

Germania<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

Italia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

Regno<br />

Unito<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

Francia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Servizi legali, di consulenza tributaria-finanziaria e di<br />

contab<strong>il</strong>ità<br />

La disponib<strong>il</strong>ità di dati non consente un’analisi dettagliata<br />

di tutti gli indicatori relativi ai settori di interesse della ricerca,<br />

essendo la disaggregazione minima disponib<strong>il</strong>e la Nace 74.1 che<br />

raggruppa, insieme alle attività legali, di consulenza tributariafinanziaria<br />

e di contab<strong>il</strong>ità anche quelle afferenti alle ricerche di<br />

mercato e indagini di opinione, i servizi di consulenza e supporto<br />

al management e le attività di management relative alle<br />

holding. Tuttavia per alcune dimensioni è disponib<strong>il</strong>e anche la<br />

disaggregazione per sottogruppi. Si procederà dunque ad<br />

un’analisi complessiva del gruppo Nace 74.1 e ove possib<strong>il</strong>e<br />

verranno fornite indicazioni specifiche per i servizi professionali<br />

di interesse della ricerca. Le imprese di questo settore sono generalmente<br />

di piccole dimensioni e la forma legale più comune è<br />

la partnership; inoltre i servizi che offrono hanno spesso come<br />

clienti i singoli individui e non necessariamente altre imprese.<br />

Nell’Ue a 27 stati i servizi legali, di consulenza tributariafinanziaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e di supporto al management (con questa dizione<br />

si indicano d’ora in poi tutte le attività più sopra richiamate,<br />

raggruppate nella sezione 74.1) 1,6 m<strong>il</strong>ioni di imprese (36,7% sul<br />

totale dei business services) generano un fatturato di 525,2 m<strong>il</strong>iardi<br />

di euro (29,8% ) e un valore aggiunto di 279,2 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

(31,3%) e occupano 5,1 m<strong>il</strong>ioni di persone (23,1%).<br />

Il contributo al settore dei business services da parte di queste<br />

attività è dunque più elevato in termini economici che non<br />

occupazionali (come ricordato si tratta di attività che vedono la<br />

presenza di numerose imprese di piccole dimensioni; tabella 35).<br />

Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese che contribuisce maggiormente al valore<br />

aggiunto comunitario generato dai servizi legali, di consulenza<br />

tributaria-finanziaria/contab<strong>il</strong>ità e di supporto al<br />

management (75,5 m<strong>il</strong>iardi di euro pari al 27% sul totale Ue-<br />

390


APPENDICE<br />

27), seguita dalla Francia (49 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al<br />

17,5%), dalla Germania (48,6 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al<br />

17,4%) e dall’Italia (28,2 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al 10,1%).<br />

Da notare le posizioni guadagnate dalla Francia negli ultimi<br />

anni (ancora nel 2004 era dietro la Germania con una quota del<br />

13,9% di valore aggiunto sul totale Ue-27).<br />

Questi sono anche i quattro Paesi che occupano <strong>il</strong> maggior<br />

numero di persone nel settore, con la Germania che riguadagna<br />

la seconda posizione e l’Italia che torna in quarta mentre nel<br />

2004 aveva superato la Francia. Questi quattro Stati da soli contribuiscono<br />

per <strong>il</strong> 72,6% al valore aggiunto del settore nell’Ue a<br />

25 e occupano <strong>il</strong> 60,3% della forza lavoro che vi opera.<br />

Il Regno Unito compare al secondo posto nella classifica<br />

degli stati in base alla specializzazione di settore (7% la quota di<br />

valore aggiunto prodotto dalle attività legali, di consulenza fiscale-tributaria<br />

e contab<strong>il</strong>ità e dai servizi di supporto al<br />

management sul totale dei servizi non finanziari nel paese), dopo<br />

<strong>il</strong> Lussemburgo; la Francia è quarta (6,2%) dopo <strong>il</strong> Belgio e<br />

prima dell’Irlanda. Germania e Italia non compaiono nella lista<br />

dei primi cinque paesi specializzati in queste attività.<br />

Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />

nell’Ue-27 era pari a 54.500 euro, con costi del lavoro relativamente<br />

elevati (41.500), determinando un tasso di produttività<br />

corretta in base al costo del lavoro pari al 131,4%, leggermente<br />

superiore a quella dei servizi di business considerati nel complesso.<br />

Nel 2004 <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo pari al 22,2% risulta<br />

<strong>il</strong> più altro tra i servizi di business e più di cinque punti superiore<br />

alla media del settore (17,2).<br />

L’Italia arriva a toccare un tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo del<br />

43,6%.<br />

391


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Tabella 32. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e servizi di supporto al management<br />

(divisione Nace 74.1): primi cinque stati per valore aggiunto e<br />

occupati, Ue-27, 2006.<br />

Valore aggiunto Occupati<br />

Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />

1° Regno Unito 75.488 27,0 Regno Unito 970,7 18,9<br />

2° Francia 48.999 17,5 Germania 855,5 16,7<br />

3° Germania 48.662 17,4 Francia 677,2 13,2<br />

4° Italia 28.239 10,1 Italia 589,3 11,5<br />

5° Spagna 16.568 5,9 Spagna 446,4 8,7<br />

Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />

Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />

Grafico 11. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e servizi di supporto al management<br />

(divisione Nace 74.1): andamento del fatturato (valori assoluti in<br />

m<strong>il</strong>ioni di euro).<br />

300.000<br />

250.000<br />

200.000<br />

150.000<br />

100.000<br />

50.000<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

392<br />

600.000<br />

500.000<br />

400.000<br />

300.000<br />

200.000<br />

100.000<br />

0<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Francia<br />

Italia<br />

UE -27<br />

(as s e dx)<br />

UE -25<br />

(as s e dx)<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.


APPENDICE<br />

Grafico 12. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e servizi di supporto al management<br />

(divisione Nace 74.1): andamento del fatturato (numeri indice,<br />

2004=100).<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -27<br />

UE -25<br />

Regno Unito<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -27<br />

UE -25<br />

Francia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

393<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -27<br />

UE -25<br />

Germania<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

UE -27<br />

UE -25<br />

Italia<br />

0<br />

199719981999200020012002200320042005200620072008<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Grafico 13. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e servizi di supporto al management<br />

(divisione Nace 74.1): andamento dell’occupazione (valori<br />

assoluti).<br />

1.200.000<br />

1.000.000<br />

800.000<br />

600.000<br />

400.000<br />

200.000<br />

0<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Regno Unito<br />

Germania<br />

Francia<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />

Italia


TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />

Grafico 14. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />

e servizi di supporto al management<br />

(divisione Nace 74.1): andamento dell’occupazione (numeri<br />

indice, 2004=100).<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Regno Unito<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Italia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

140<br />

120<br />

100<br />

394<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Germania<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Francia<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

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403

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