Preleva il libro - Consulta delle professioni Valle d'Aosta
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I quaderni di<br />
Trasformazioni<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
e regolazione in Europa<br />
Una comparazione dei mutamenti nei sistemi<br />
professionali in Francia, Germania, Italia<br />
e Regno Unito<br />
a cura di<br />
Paolo Feltrin
La ricerca pubblicata in questo volume è stata promossa<br />
dalla Fondazione Conf<strong>professioni</strong> ed è stata realizzata dall’istituto<br />
Tolomeo Studi e Ricerche.<br />
La direzione della ricerca e la revisione finale dei testi è di Paolo Feltrin.<br />
Il gruppo di ricerca era composto da: Monia Barazzuol (Editing),<br />
Luigi Campagna (Germania), Rita Canu (Editing), Annapaola Cova<br />
(Documentazione statistica), Paolo Feltrin (Direzione ricerca e<br />
revisione finale dei testi), Aldo Marchetti (Francia), Luciano Pero<br />
(Documentazione bibliografica e revisione testi) Anna Ponzellini<br />
(Ingh<strong>il</strong>terra) e Marco Valentini (Documentazione statistica).<br />
Copyright 2012 Wolters Kluwer Italia S.r.l.<br />
Strada 1, Palazzo F6 – 20090 M<strong>il</strong>anofiori Assago (MI)<br />
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale,<br />
con qualsiasi mezzo (compresi i microf<strong>il</strong>m e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi.<br />
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di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e<br />
5, della legge 22 apr<strong>il</strong>e 1941, n. 633.<br />
Le riproduzioni diverse da quelle sopra indicate (per uso non personale – cioè, a titolo esemplificativo,<br />
commerciale, economico o professionale – e/o oltre <strong>il</strong> limite del 15%) potranno avvenire solo a seguito<br />
di specifica autorizzazione r<strong>il</strong>asciata da EDISER srl, società di servizi dell’Associazione Italiana Editori, attraverso<br />
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L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsab<strong>il</strong>ità<br />
per eventuali involontari errori o inesattezze.<br />
Fotocomposizione a cura di Sinergie Grafiche s.r.l.<br />
Via Pavese, 1/3 - Rozzano (MI)<br />
Finito di stampare nel mese di giugno 2012<br />
dalla L.E.G.O. S.p.A.
La ricerca pubblicata in questo volume è stata promossa<br />
dalla Fondazione Conf<strong>professioni</strong> ed è stata realizzata<br />
dall’istituto Tolomeo Studi e Ricerche.<br />
La direzione della ricerca e la revisione finale dei testi è di<br />
Paolo Feltrin.<br />
Il gruppo di ricerca era composto da: Monia Barazzuol (Editing),<br />
Luigi Campagna (Germania), Rita Canu (Editing), Annapaola<br />
Cova (Documentazione statistica), Paolo Feltrin (Direzione<br />
ricerca e revisione finale dei testi), Aldo Marchetti (Francia),<br />
Luciano Pero (Documentazione bibliografica e revisione<br />
testi) Anna Ponzellini (Regno Unito) e Marco Valentini (Documentazione<br />
statistica).<br />
MONIA BARAZZUOL, laureata in Sociologia all’Università di<br />
Trento lavora presso la Tolomeo Studi e Ricerche di Treviso.<br />
LUIGI CAMPAGNA, esperto di controllo e di cambiamento<br />
organizzativo, studioso dei sistemi di professionalità, partner di<br />
Studio Meta, docente di Organizzazione presso <strong>il</strong> Mip politecnico<br />
di M<strong>il</strong>ano.<br />
RITA CANU, dopo aver operato per vent’anni nel mondo della<br />
ricerca universitario e privato su argomenti legati<br />
all’economia territoriale e alla valutazione ambientale ed economico-finanziaria,<br />
è ricercatrice presso la Tolomeo Studi e Ricerche<br />
di Treviso.<br />
ANNAPAOLA COVA, laureata in Scienze Politiche, ha maturato<br />
una vasta esperienza nel campo dell’analisi ed elaborazione<br />
statistica in particolare nel campo socioeconomico. Ha pubblicato,<br />
tra gli altri, I fabbisogni del tessuto produttivo artigiano <strong>delle</strong><br />
Marche: specificità di comparto (FrancoAngeli, 2007, con M.<br />
Ruffino).<br />
PAOLO FELTRIN, docente in “Scienza dell’amministrazione”<br />
presso la Facoltà di Scienze Politiche di Trieste, ha diretto alcuni<br />
programmi di ricerca sulle trasformazioni economiche e sociali<br />
contemporanee e i loro impatti sui sistemi di rappresentanza. Di
ecente ha pubblicato i volumi L’immigrazione per lavoro in Italia:<br />
evoluzione e prospettive (Ministero del Lavoro, 2011) e<br />
Crescere per competere. Le piccole e medie imprese in un mondo<br />
globale (Bruno Mondadori, 2010, con G. Tattara).<br />
ALDO MARCHETTI, docente di Relazioni industriali<br />
all’Università statale di Brescia e di Sociologia del lavoro<br />
all’Università statale di M<strong>il</strong>ano. Giornalista pubblicista ha pubblicato<br />
tra l’altro: Il tempo e <strong>il</strong> denaro (FrancoAngeli, 2010),<br />
Tra due rive (FrancoAngeli, 1994, con G. Bar<strong>il</strong>e e A. Dal Lago),<br />
Produttori di st<strong>il</strong>e (FrancoAngeli, 2008) e La crisi dei ceti medi<br />
(Guerini e Associati, 1998, con R. Levrero e G. Bar<strong>il</strong>e).<br />
LUCIANO PERO, docente di Organizzazione al Mip Politecnico<br />
di M<strong>il</strong>ano, recentemente ha svolto ricerche sui sistemi professionali<br />
e di inquadramento in Europa e sugli effetti dell'innovazione<br />
tecnologica e organizzativa sulla professionalità. Sul<br />
tema ha scritto Cambia <strong>il</strong> lavoro in fabbrica (L’Annuario del lavoro,<br />
2011).<br />
ANNA PONZELLINI, sociologa del lavoro, è stata docente di<br />
Relazioni industriali e di Organizzazione e gestione <strong>delle</strong> risorse<br />
umane alle Università di Bergamo e di Brescia e per molti anni<br />
direttore di ricerca alla Fondazione Pietro Seveso e consulente<br />
aziendale. Si occupa da tempo di organizzazione del lavoro e<br />
<strong>professioni</strong>, con particolare riferimento alle nuove <strong>professioni</strong> e<br />
alla forme di lavoro intermedie tra lavoro dipendente ed autonomo.<br />
Sul tema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ha pubblicato, tra gli altri, <strong>il</strong><br />
volume Quando si lavora con le tecnologie. Donne e uomini<br />
nelle <strong>professioni</strong> Ict (Edizioni Lavoro, 2006).<br />
MARCO VALENTINI, è dottore di ricerca all’Università di<br />
Venezia Cà Foscari dove ha poi svolto attività di ricerca. Attualmente<br />
lavora presso la Tolomeo Studi e Ricerche di Treviso<br />
in qualità di direttore di ricerca occupandosi di sv<strong>il</strong>uppo e del<br />
mercato del lavoro. Ha pubblicato, tra gli altri, Labour Market<br />
Segmentation, Flexib<strong>il</strong>ity and Precariousness in the Italian<br />
North-East (Springer Verlag, 2011, con G. Tattara).
INDICE<br />
Prefazione ................................................................................ 9<br />
Premessa .................................................................................. 11<br />
CAPITOLO I<br />
UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Abstract.................................................................................... 3<br />
1.1 Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e<br />
professionalismo................................................................ 4<br />
1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo .. 10<br />
1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali ................. 19<br />
CAPITOLO II<br />
IL CASO FRANCESE<br />
Abstract.................................................................................... 27<br />
2.1. Introduzione ...................................................................... 27<br />
2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.............................. 34<br />
2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione........................... 43<br />
2.4. Gli aspetti quantitativi ....................................................... 49<br />
2.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 53<br />
2.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 63<br />
2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong>............................ 73<br />
2.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate................................................................... 90<br />
CAPITOLO III<br />
IL CASO TEDESCO<br />
Abstract.................................................................................... 93<br />
3.1. Introduzione...................................................................... 93<br />
3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali e di<br />
quelle emergenti ................................................................ 98<br />
3.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione.......................... 120<br />
3.4 Gli aspetti quantitativi ....................................................... 132<br />
3.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 137<br />
3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 148<br />
3.7. Alcuni approfondimenti .................................................... 154<br />
3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate................................................................... 167<br />
VII
INDICE<br />
CAPITOLO IV<br />
IL CASO ITALIANO<br />
Abstract.................................................................................... 173<br />
4.1. Introduzione ...................................................................... 174<br />
4.2. La regolamentazione ......................................................... 181<br />
4.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione.......................... 198<br />
4.4. Aspetti quantitativi ............................................................ 204<br />
4.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 216<br />
4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 228<br />
4.7. Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong> ............................ 235<br />
CAPITOLO V<br />
IL CASO INGLESE<br />
Abstract.................................................................................... 255<br />
5.1. Introduzione ...................................................................... 256<br />
5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel Regno Unito .. 258<br />
5.3. Le forme di impresa .......................................................... 266<br />
5.4. Aspetti quantitativi dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>......... 270<br />
5.5. Il sistema di rappresentanza .............................................. 275<br />
5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso .......................... 293<br />
5.7. Approfondimenti: quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e<br />
quattro nuove <strong>professioni</strong> .................................................. 299<br />
Appendice ................................................................................ 317<br />
Bibliografia .............................................................................. 395<br />
VIII
PREFAZIONE<br />
di Gaetano Stella<br />
Presidente di Conf<strong>professioni</strong><br />
Quando due anni fa Conf<strong>professioni</strong> decise di dare avvio ad<br />
un programma di ricerche sulle trasformazioni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
e sull’impatto del dibattito sulla deregolazione in Europa, non<br />
potevamo certo immaginare quanto questa problematica si sarebbe<br />
manifestata, in forme impellenti e in tutti i Paesi europei,<br />
nei mesi a seguire. Certo, intuivamo le difficoltà di un modello<br />
più che secolare e i segnali di qualche suo cedimento, ma quello<br />
a cui oggi assistiamo è <strong>il</strong> convergere contemporaneo di tre distinti<br />
vettori di crisi.<br />
Il primo vettore è dato da una qualche obsolescenza dei<br />
modelli tradizionali professionali così come si sono organizzati,<br />
in forma più o meno rigida, un po’ in tutta Europa. Il secondo<br />
vettore di crisi proviene dalla pressione <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
a trovare una qualche forma di riconoscimento pubblico che, <strong>il</strong><br />
più <strong>delle</strong> volte, si manifesta attraverso la richiesta allo stato di<br />
riconoscimento di ruolo pubblico uguale, o sim<strong>il</strong>e o in qualche<br />
modo equiparab<strong>il</strong>e a quello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali. Tuttavia,<br />
vi è anche un terzo fattore di crisi determinato dai ben noti<br />
processi di deregolarizzazione e liberalizzazione che vorrebbero<br />
abolire, in tutto o in parte, le forme tradizionali della regolazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> con riconoscimento pubblico.<br />
Per certi versi <strong>il</strong> nostro Paese, tra i quattro esaminati, è quello<br />
dove queste tre crisi hanno assunto manifestazioni più virulente.<br />
In questa sede non ci interessa difendere le pur legittime<br />
posizioni assunte dagli ordini professionali rispetto a progetti di<br />
iniziativa governativa e/o parlamentare che, francamente, sono<br />
apparsi massimalisti. Questa azione di difesa e tutela è e rimane<br />
sacrosanta. Il punto è un altro. Bisogna provare a immaginare<br />
come saranno le società contemporanee nei prossimi decenni e<br />
IX
PREFAZIONE<br />
cercare, con la dovuta gradualità, di adeguare i modi e le forme<br />
di regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> alle trasformazioni interne ed esterne<br />
a cui stiamo assistendo.<br />
In questo senso la ricerca che presentiamo mette in evidenza<br />
come vi siano alcune tendenze di fondo, sim<strong>il</strong>i in tutti i Paesi,<br />
perché hanno a che fare con l’impatto <strong>delle</strong> nuove tecnologie,<br />
<strong>delle</strong> scoperte scientifiche e dei nuovi modelli organizzativi sul<br />
mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
Per certi versi, la ricerca evidenzia anche come <strong>il</strong> “modello<br />
professionale” dimostri una straordinaria e inattesa vitalità, quasi<br />
che sia l’unico capace di attraversare epoche così diverse come<br />
quelle iniziali della metà dell’Ottocento e di quelle odierne<br />
di avvio del XXI secolo. Ma queste tendenze generali – lo ripetiamo,<br />
effetti <strong>delle</strong> trasformazioni economiche e successo del<br />
modello professionale – non producono una immediata convergenza<br />
dei modi in cui le <strong>professioni</strong> si strutturano in ogni Paese.<br />
Nella ricerca si fa ricorso all’espressione path dependence,<br />
che possiamo tradurre come <strong>il</strong> “peso della storia”. Come a dire<br />
che le singole vicende nazionali, spesso più che secolari, in<br />
qualche modo definiscono i modi in cui le trasformazioni globali<br />
impattano nelle specifiche esperienze nazionali. Insomma, <strong>il</strong><br />
convergere dei modelli economici non si traduce immediatamente<br />
in una convergenza dei modelli regolativi: ciò vale tanto<br />
nell’economia nel suo complesso (si pensi, ad esempio, alle differenze<br />
tra <strong>il</strong> capitalismo asiatico, <strong>il</strong> capitalismo europeo e <strong>il</strong> capitalismo<br />
americano) quanto per i singoli ambiti di organizzazione<br />
sociale.<br />
Ne discende di conseguenza un compito ancor più gravoso e<br />
sfidante per le classi dirigenti di ogni Paese: trovare la migliore<br />
strada in grado di massimizzare gli effetti positivi di un mondo in<br />
rapido cambiamento e le migliori tradizioni nazionali nel campo<br />
della regolazione. Su questo noi saremo giudicati e su questo noi<br />
ci stiamo impegnando consapevoli, anche sulla base della ricerca<br />
qui presentata, che i prossimi anni saranno anni decisivi.<br />
X
PREMESSA<br />
La ricerca che presentiamo approfondisce in dettaglio l’evoluzione<br />
e la situazione attuale del sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali nei maggiori<br />
paesi europei (Francia, Germania, Italia e Regno Unito). La principale<br />
conclusione dell’indagine è che, nonostante i processi di liberalizzazione<br />
e le normative in questa direzione promosse dall’Unione Europea,<br />
ogni paese persegue un proprio sentiero di riforma e modernizzazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali. Come a dire, che <strong>il</strong> peso della storia<br />
e <strong>delle</strong> singole vicende nazionali, che affondano le loro radici in tutti i<br />
quattro i paesi tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, hanno<br />
un peso superiore alle aspettative e una forza di contrasto inattesa nei<br />
confronti <strong>delle</strong> tendenze omogeneizzanti provenienti dalle grandi trasformazioni<br />
mondiali. Tuttavia accanto alla comune “resistenza” e alle<br />
istanze di liberalizzazione, si osservano anche significativi fenomeni di<br />
omogeneizzazione e convergenza dei casi nazionali.<br />
Il primo di questi fenomeni è relativo all’impressionante aumento<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali vecchie e nuove, ordinistiche e non ordinistiche,<br />
quasi che <strong>il</strong> modello professionale si vada imponendo come un<br />
punto di riferimento generale per le attività lavorative non subordinate.<br />
Vi è poi l’incredib<strong>il</strong>e espansione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> intellettuali non tradizionali,<br />
in particolare di quelle legate all’evoluzione tecnologica (informatica<br />
e internet in primis) e a quelle del tempo libero (fitness, loisir e<br />
cura del corpo).<br />
Infine in terzo luogo, in tutti e quattro i paesi si osserva la crescita<br />
<strong>delle</strong> organizzazioni di rappresentanza degli interessi dei <strong>professioni</strong>sti e<br />
la domanda di interventi normativi a riconoscimento e tutela di ogni<br />
singola attività professionale (richiesta di albi, certificazioni<br />
all’ingresso, tutela della clientela).<br />
Assistiamo così a una duplice e paradossale tensione: da un lato<br />
la contrapposizione tra istanze di liberalizzazione e istanze di tutela<br />
<strong>delle</strong> vecchie <strong>professioni</strong> ordinistiche, dall’altro lato a una potente e<br />
continua pressione verso istanze pubbliche nazionali per <strong>il</strong> riconoscimento<br />
di qualsiasi attività professionale di nuovo o di vecchio conio.<br />
Si apre dunque, tanto a livello nazionale quanto a livello sovranazionale,<br />
una sequela di “battaglie di riconoscimento” che hanno come po-<br />
XI
PREMESSA<br />
sta in gioco la legittimazione dei soggetti rapppresentativi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
intellettuali. In nessuno dei quattro paesi analizzati in questa<br />
ricerca vi è oggi una chiara indicazione del senso di marcia futuro,<br />
mentre quello a cui si assiste è lo straordinario campo di sperimentazione<br />
<strong>delle</strong> più svariate iniziative.<br />
Il programma di ricerca di cui fanno parte i risultati qui pubblicati<br />
intende aggiornare la conoscenza comparata del mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
(vecchie e nuove) nei principali paesi europei, focalizzando l’analisi<br />
sull’evoluzione quantitativa e qualitativa, sulle peculiarità nazionali, sul<br />
dibattito pubblico in tema di deregolazione e nuove regolazioni. Oltre<br />
all’Italia, tre sono i paesi considerati: la Francia, la Germania, <strong>il</strong> Regno<br />
Unito, scelti perché più sim<strong>il</strong>i a noi in termini di P<strong>il</strong> per abitante, numero<br />
di abitanti, struttura dell’occupazione. Otto le aree professionali individuate<br />
per gli approfondimenti: tra le <strong>professioni</strong> regolamentate (ordinistiche<br />
in Italia), si sono scelte l’area economico-finanziaria, l’area tecnica,<br />
l’area legale e l’area sanitaria; tra le nuove <strong>professioni</strong> “emergenti”,<br />
non regolamentate o debolmente regolamentate (non ordinistiche in<br />
Italia), si sono scelte l’informatica e internet, le <strong>professioni</strong> del benessere,<br />
<strong>il</strong> design e la moda, la formazione.<br />
Alcune di queste nuove <strong>professioni</strong> presentano aree di contiguità,<br />
se non di sovrapposizione, con le tradizionali <strong>professioni</strong> ordinistiche<br />
(es. ingegneri informatici, <strong>professioni</strong> sanitarie): ciò costituisce un elemento<br />
di ulteriore interesse della ricerca, consentendo di esplorare i temi<br />
dello “slabbramento” dei confini professionali e della ricomposizione<br />
di competenze professionali prima distinte. Inoltre particolare attenzione<br />
viene rivolta al dibattito sulle trasformazioni dei modelli organizzativi<br />
presenti nelle attività professionali, cercando di far vedere come –<br />
anche in questo caso – convivano tendenze massimamente divergenti,<br />
come <strong>il</strong> gigantismo di tipo aziendale da un lato, e l’individualizzazione<br />
di stampo tradizionale dall’altro lato. Il volume presenta nel capitolo 1<br />
una sintesi <strong>delle</strong> principali risultanze degli studi sui casi nazionali, per<br />
poi esaminare in dettaglio <strong>il</strong> caso francese (capitolo 2), quindi <strong>il</strong> caso tedesco<br />
(capitolo 3), quello italiano (capitolo 4) e infine quello inglese<br />
(capitolo 5). Il <strong>libro</strong> si conclude con un approfondito tentativo di dare<br />
omogeneità alle frammentate fonti statistiche internazionali relative al<br />
mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (in appendice).<br />
XII
CAPITOLO I<br />
UNA COMPARAZIONE<br />
DEI CASI NAZIONALI
CAPITOLO I<br />
UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Sommario: 1.1. Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e professionalismo<br />
- 1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo<br />
- 1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali.<br />
Abstract: I sistemi professionali nei paesi europei erano caratterizzati da<br />
grandi differenze ancora negli anni ottanta. Nei paesi continentali le<br />
<strong>professioni</strong> erano in gran parte di tipo tradizionale, cioè legate al<br />
concetto di “arti liberali”, esercitate in forma autonoma dal singolo<br />
<strong>professioni</strong>sta e regolate dal sistema degli “ordini”. Le legislazioni<br />
specifiche degli ordini erano a loro volta molto diverse: in Francia<br />
l’ordine era un ente di diritto privato sotto <strong>il</strong> controllo diretto del governo,<br />
in Italia e Germania, un ente di diritto pubblico con maggiore<br />
autonomia ma vincolato da diversi tipi di leggi, con possib<strong>il</strong>i differenze,<br />
nel caso tedesco, a livello di Lander. Il caso del Regno Unito era<br />
assai diverso, per la nota diversità del sistema giuridico (Common<br />
Law); qui la regolazione era basata sul potere <strong>delle</strong> associazioni professionali,<br />
solo in parte riconosciute dallo stato (professional bodies<br />
chartered), ed <strong>il</strong> titolo di studio era molto meno importante che nel resto<br />
dell’Europa. L’unica caratteristica comune era nell’ideale ottocentesco<br />
del “<strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo”, che legava i diversi sistemi<br />
professionali in Europa.<br />
A partire dagli anni ottanta è tuttavia iniziato un profondo processo di<br />
trasformazione che ha coinvolto tutti i paesi e che ha prodotto<br />
l’attuale nuovo scenario, con l’esito di una maggiore omologazione<br />
tra le varie realtà nazionali. In primo luogo l’evoluzione del sistema<br />
socio-economico ha richiesto una forte espansione dei servizi alle imprese<br />
e alle persone, con conseguente aumento degli addetti ai servizi<br />
professionali e una crescente presenza <strong>delle</strong> donne. Questa espansione<br />
ha riguardato sia le <strong>professioni</strong> liberali tradizionali, in particolare nel<br />
settore sanitario e giuridico-economico, sia nuove figure e ambiti di<br />
servizi professionali che si sono aggiunti ai precedenti e che sono ovunque<br />
noti come <strong>professioni</strong> “non riconosciute” o “non regolate”.<br />
Una seconda forza trainante è stata la tendenza al “professionalismo”,<br />
cioè al fatto che un numero crescente di mestieri, vecchi e nuovi,<br />
tende ad adottare regole interne e rappresentazioni sociali tipiche<br />
del modello professionale affermatosi nel Novecento. Questo processo<br />
è notevolmente favorito dalle nuove tecnologie della comunicazione.<br />
Infine una terza forza trainante del cambiamento è stata l’azione dei<br />
governi dei quattro paesi. Essi, pur con tempi e modi assai diversi e su<br />
sollecitazione <strong>delle</strong> autorità europee, hanno puntato alla liberalizzazione<br />
dei sistemi professionali, all’introduzione di nuove forme di impresa<br />
e alla crescita di dimensione <strong>delle</strong> imprese stesse.<br />
3
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
La principale differenza tra i quattro paesi europei rimane ad oggi<br />
probab<strong>il</strong>mente nei sistemi associativi e nei modelli contrattuali, che<br />
sono ancora molto caratterizzati dalla storia dei sistemi paese. Ad esempio<br />
in certi casi le associazioni professionali sono più focalizzate<br />
sulla autoregolazione (è <strong>il</strong> caso del Regno Unito), in altre su una rappresentanza<br />
duale (Germania), in altri casi ci sono numerosissime associazioni<br />
con ruoli diversi ed in certi casi misti ( Francia e Italia).<br />
Tuttavia compare dovunque una tendenza alla affermazione di associazioni<br />
ombrello di secondo livello, capaci di attrarre e di rappresentare<br />
diversi tipi di <strong>professioni</strong>, sia verso i decisori politici nazionali ed<br />
europei, sia verso la società in generale.<br />
In sintesi i modelli nazionali presentano oggi ancora forti differenze,<br />
ma sono emerse negli ultimi anni tendenze unificanti e profondi cambiamenti<br />
che hanno avvicinato i sistemi professionali.<br />
1.1. Le tendenze comuni: sv<strong>il</strong>uppo socio-economico e<br />
professionalismo<br />
In sintesi: convergenze e divergenze<br />
Una vista d’assieme dei quattro casi nazionali mette in evidenza<br />
le tendenze comuni connesse principalmente con le tendenze<br />
strutturali di fondo del sistema economico: una forte crescita<br />
del bisogno dei servizi e una loro forte specializzazione.<br />
Queste tendenze hanno generato in tutti i paesi un aumento<br />
quantitativo dei servizi professionali, sia quelli di tipo tradizionale,<br />
erogati dalle <strong>professioni</strong> storiche cosiddette regolamentate,<br />
sia quelli forniti dalle nuove <strong>professioni</strong> non regolate.<br />
Per quanto riguarda invece le tendenze dell’associazionismo<br />
professionale, questo è più condizionato dalla storia e dalle tradizioni<br />
nazionali e quindi si presenta nei quattro paesi abbastanza<br />
diverso da caso a caso, anche se vi sono tendenze comuni<br />
(come ad esempio le associazioni ombrello o di secondo livello).<br />
A loro volta le politiche governative e i sistemi di regolazione<br />
si collocano a metà strada tra tendenze comuni e specificità<br />
nazionali. Da un lato, infatti, le politiche dei governi presen-<br />
4
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
tano molti obiettivi comuni, come la liberalizzazione e la crescita<br />
della dimensione di impresa, peraltro indicati negli ultimi anni<br />
dalle direttive europee, ma dall’altro i sistemi di regolazione si<br />
evolvono molto lentamente e risultano profondamente condizionati<br />
dalla tradizione storica. Nello stesso Regno Unito le tradizionali<br />
<strong>professioni</strong> giuridiche, come quelle dei barrister e dei<br />
solicitors sembrano essere i settori sociali che meglio hanno resistito,<br />
sopravvivendo in buona parte, all’impatto <strong>delle</strong> liberalizzazioni<br />
attuate dal governo Thatcher.<br />
Per quanto riguarda i sistemi di regolazione ci troviamo di<br />
fronte, quindi, a modelli nazionali molto diversi tra loro.<br />
La crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali<br />
Nei paesi europei l’ultimo ventennio ha registrato una forte<br />
crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> storiche, di solito organizzate in “ordini<br />
professionali” o in associazioni forti e di lunga tradizione. Un<br />
dato comune è la crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie (medici e<br />
infermieri soprattutto), contab<strong>il</strong>i (in Italia ragionieri e commercialisti),<br />
giuridiche (soprattutto avvocati) e degli architetti. Le<br />
dimensioni della crescita sono r<strong>il</strong>evanti: in Italia e Germania c’è<br />
quasi un raddoppio di iscritti agli ordini in venti anni, in Francia<br />
e nel Regno Unito la crescita è lievemente minore ma le dimensioni<br />
sono sim<strong>il</strong>i. Anche la r<strong>il</strong>evanza economica sul P<strong>il</strong> è molto<br />
cresciuta e si è avvicinata in molti casi al 7-8% del P<strong>il</strong> nazionale.<br />
La spiegazione che di solito viene fornita per questa crescita<br />
rimanda alla evoluzione socio-economica e alle nuove opportunità<br />
tecnologiche: esse sono evidenti ad esempio nella crescita<br />
dei servizi sanitari e nella forte specializzazione di medici e infermieri<br />
che rispondono alla crescente domanda di salute e<br />
all’invecchiamento della popolazione europea.<br />
5
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Ma, a nostro avviso, tra le cause “ultime” di questo fenomeno<br />
si dovrebbe citare la stessa crescente complessità del sistema<br />
socio-economico, che produce ambiti e ambienti sempre<br />
più differenziati. La differenziazione sociale a sua volta richiede<br />
servizi professionali sempre più specializzati. Si pensi a come <strong>il</strong><br />
mondo del diritto e dell’economia si è differenziato per tipo di<br />
negozio, di imprese, di famiglia etc. Non basta più l’avvocato<br />
generalista o civ<strong>il</strong>ista, ma ci vuole l’avvocato specialista in diritto<br />
matrimoniale, diritto del lavoro, diritto societario, internazionale,<br />
amministrativo etc.<br />
Lo stesso fenomeno succede nel mondo della contab<strong>il</strong>ità.<br />
Non mancano ovviamente dati in controtendenza. Ad esempio,<br />
in Italia, nell’ultimo decennio, gli iscritti all’ordine dei<br />
giornalisti sono diminuiti probab<strong>il</strong>mente a causa della televisione<br />
che ha parzialmente sostituito i giornali e l’editoria a stampa<br />
con un numero minore di <strong>professioni</strong>sti.<br />
La crescita <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
Un fenomeno sim<strong>il</strong>e ma di dimensioni forse ancora più r<strong>il</strong>evante,<br />
è accaduto per i nuovi servizi erogati da una “nebulosa”<br />
di nuove figure professionali, secondo la felice definizione di<br />
Andrea Bonomi.<br />
Come noto al centro della “nebulosa” ci sono due fenomeni<br />
ben noti e già studiati, che hanno trainato la crescita.<br />
Il primo è la rapida evoluzione dei nuovi servizi per le imprese,<br />
che è collegata anche al forte processo di esternalizzazione<br />
e specializzazione di questi servizi che si è sv<strong>il</strong>uppato soprattutto<br />
negli ultimi venti anni. I più importanti e numerosi servizi<br />
per l’impresa sono in primo luogo quelli legati alle tecnologie<br />
trasversali e comuni a tutte le imprese, e la loro esternalizzazio-<br />
6
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
ne consente forti economie sia di scala che di specializzazione.<br />
La regina <strong>delle</strong> tecnologie trasversali è notoriamente<br />
l’informatica con tutti i più recenti servizi Ict di rete e del web.<br />
Negli elenchi <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> infatti le <strong>professioni</strong><br />
informatiche e le associazioni di specialisti dei diversi rami informatici<br />
sono assai numerosi, anche a livello internazionale.<br />
Ma non bisogna sottovalutare la presenza di altre specializzazioni<br />
trasversali, come le biotecnologie e le nanotecnologie, assai<br />
presenti in Germania. Ovviamente anche la contab<strong>il</strong>ità e la<br />
consulenza economico-giuridico-fiscale, oltre che quella manageriale,<br />
sono servizi trasversali alle imprese che si sono espansi<br />
in tutti i paesi a ritmi elevati.<br />
Il secondo fenomeno comune a tutti i paesi nell’ultimo ventennio<br />
è l’espansione dei nuovi servizi alla persona e alle famiglie;<br />
in particolare quelli cosiddetti del benessere (o del fitness)<br />
e del parasanitario in generale. Essi coprono un vasto spettro,<br />
dai metodi evoluti di fisioterapia, alle erboristerie, alle palestre<br />
etc.<br />
Il resto della “nebulosa” viene scomposto e denominato in<br />
diversi modi nei vari paesi: in Germania sotto <strong>il</strong> termine di <strong>professioni</strong><br />
“creative” si classificano tantissime attività dall’editoria<br />
all’intrattenimento per i bambini; in Italia <strong>il</strong> Cnel classifica sotto<br />
“arti, scienze e tecniche” molte attività, dai geofisici agli amministratori<br />
di condominio. In Francia si segue un semplice ordine<br />
alfabetico rinunciando a scomporre la “nebulosa”. Colpisce in<br />
tutti i paesi la dimensione quantitativa del fenomeno. I censimenti<br />
<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> e <strong>delle</strong> relative associazioni arrivano<br />
ad alcune centinaia e osc<strong>il</strong>lano tra 100 e 200 le nuove figure<br />
professionali individuate (vedi più avanti mappa 2). Le stime<br />
<strong>delle</strong> persone che praticherebbero queste <strong>professioni</strong> sono più<br />
7
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
vaghe e diffic<strong>il</strong>mente confrontab<strong>il</strong>i ma, in sostanza, variano tra 1<br />
e 2 m<strong>il</strong>ioni di persone in quasi tutti i paesi (nel caso di Italia e<br />
Germania, le stime arrivano a sfiorare anche i 3 m<strong>il</strong>ioni di persone).<br />
Tuttavia più della metà di questa cifra sembra costituita<br />
da figure professionali di dipendenti che si sono evolute sino a<br />
“sentirsi <strong>professioni</strong>sti” e ad aderire ad associazioni esterne. Ma,<br />
anche prescindendo dai <strong>professioni</strong>sti che sono lavoratori dipendenti,<br />
si trova comunque in tutti i quattro paesi un gruppo di<br />
nuovi lavoratori “autonomi” di tipo professionale di dimensioni<br />
ragguardevoli (tra 500 m<strong>il</strong>a e 1 m<strong>il</strong>ione di addetti).<br />
L’espansione del modello professionale e la r<strong>il</strong>evanza<br />
<strong>delle</strong> donne<br />
Ciò che appare interessante nella lettura dei casi nazionali<br />
non è soltanto la crescita di nuove fasce di lavoratori autonomi<br />
“professionali”, ma anche <strong>il</strong> fatto che essi hanno cercato di imitare<br />
i tradizionali servizi “ordinistici”.<br />
In più, in tutti i paesi <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>ste donne si<br />
è di molto innalzato e di solito supera <strong>il</strong> 40%: si tratta di un dato<br />
nuovo tra i più interessanti.<br />
Inoltre, un altro fatto interessante è che anche dentro le imprese,<br />
tra i lavoratori dipendenti, <strong>il</strong> modello professionale ha<br />
“fatto breccia” spingendo fasce di lavoratori specializzati a sentirsi<br />
e proporsi come <strong>professioni</strong>sti. Questo fenomeno richiederebbe<br />
forse spiegazioni più approfondite, soprattutto se si tiene<br />
conto del fatto che non ci sono evidenze che questo “sentirsi<br />
<strong>professioni</strong>sta” abbia consentito a queste fasce di lavoratori dipendenti<br />
di ottenere salari più elevati.<br />
Questo procedere per “imitazione” del fenomeno della professionalizzazione,<br />
fa si che oggi <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ap-<br />
8
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
pare nel suo insieme profondamente spaccato e differenziato,<br />
non solo per lo spartiacque legale tra <strong>professioni</strong> regolate e non<br />
regolate, ma anche per la diversa r<strong>il</strong>evanza dei fenomeni associativi.<br />
Infatti <strong>il</strong> diverso grado e intensità del fenomeno associativo<br />
influenzano sia l’autoregolazione <strong>delle</strong> attività professionali<br />
sia la creazione di una identità condivisa e socialmente riconosciuta.<br />
Figura 1. L’“iceberg” <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>. Diversi stadi della<br />
professionalizzazione.<br />
La figura 1 presenta un possib<strong>il</strong>e “spaccato” del processo di<br />
professionalizzazione attuale: una nebulosa con un nucleo forte<br />
e visib<strong>il</strong>e e molti “anelli” sempre più rarefatti, oppure un “iceberg”,<br />
o infine quattro ondate diverse di imitazione e di interpretazione<br />
del modello professionale. Si tratta di gradini o ondate<br />
rintracciab<strong>il</strong>i in tutti i paesi studiati.<br />
9
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
1.2. Le differenze: sistemi di regolazione e associazionismo<br />
Come già detto le principali differenze tra i casi nazionali si<br />
trovano in parte nei sistemi di regolazione e in misura maggiore<br />
nei sistemi associativi e di rappresentanza. Gli interventi di liberalizzazione<br />
recentemente attuati dai governi si situano invece a<br />
metà strada.<br />
Gli interventi di liberalizzazione attuati dai governi<br />
Negli ultimi decenni i governi hanno messo in atto politiche<br />
di liberalizzazione rivolte alle strutture tradizionali che si erano<br />
create nel corso del Novecento per regolare le <strong>professioni</strong> liberali,<br />
e cioè gli “ordini” nei paesi continentali e i professional bodies<br />
“riconosciuti” nel Regno Unito.<br />
Questi interventi di “liberalizzazione” presentano tempi e<br />
forme assai diversi tra i quattro paesi, come si ricava dalla lettura<br />
dei casi.<br />
La principale differenza è che gli interventi sono stati molto<br />
più incisivi nel Regno Unito e in Francia e molto più limitati in<br />
Germania e Italia.<br />
Tariffe e confini tra gli ordini<br />
In particolare nel Regno Unito e in Francia le tariffe e la<br />
pubblicità sono in sostanza libere e non determinate dagli ordini<br />
sin dalla fine degli anni ottanta, mentre in Germania e Italia la<br />
liberalizzazione ha preso un timido avvio solo dopo le recenti<br />
direttive europee sul tema.<br />
In questi due paesi le tariffe sono in larga parte ancora regolate,<br />
anche se vi è una differenza: in Italia le tariffe sono stab<strong>il</strong>ite<br />
autonomamente dagli ordini mentre in Germania c’è anche un<br />
intervento dello stato che mitiga e indirizza le tariffe. Inoltre, nel<br />
10
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Regno Unito, l’ondata di liberalizzazione del governo Thatcher<br />
ha cercato di ridurre gli spazi di attività riservate (soprattutto alle<br />
<strong>professioni</strong> giuridiche) modificando i confini professionali<br />
tradizionali. Ad esempio le attività di “compravendita” sono state<br />
sottratte in gran parte al solicitor e attribuite a nuove figure di<br />
vendor meno regolate e meno costose. Il tentativo di modifica<br />
dei confini professionali ha però avuto scarso successo nel suo<br />
insieme.<br />
Riconoscimenti e forme societarie<br />
Gli interventi dei governi, per quando diversi nei temi e negli<br />
strumenti hanno alcuni obiettivi convergenti fortemente legati<br />
al controllo del sistema economico. Essi sono sintetizzab<strong>il</strong>i in<br />
tre punti.<br />
Il primo obiettivo è rivolto a “contenere” la pressione <strong>delle</strong><br />
nuove <strong>professioni</strong> emergenti che vorrebbero avere riconosciuto<br />
uno status giuridico “priv<strong>il</strong>egiato” come quello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali tradizionali. Questo obiettivo ha fatto sì che in tutti i paesi<br />
dopo <strong>il</strong> 1980 quasi nessuna nuova professione ha avuto <strong>il</strong> riconoscimento<br />
come ordine. La seguente mappa 2, evidenzia<br />
come gli ordini tradizionali sono “bloccati” dal 1985-95 mentre<br />
le nuove <strong>professioni</strong> si sono sv<strong>il</strong>uppate in tutti i paesi al di fuori<br />
della regolazione classica del Novecento.<br />
Il secondo obiettivo è quello di cercare di contenere i costi<br />
dei servizi professionali tradizionali, soprattutto per non aggravare<br />
i costi <strong>delle</strong> imprese esportatrici. A questo scopo, Regno<br />
Unito e Francia hanno optato per la liberalizzazione <strong>delle</strong> tariffe,<br />
come detto sopra, mentre Germania e Italia sembrano puntare su<br />
altri mezzi; come <strong>il</strong> senso di responsab<strong>il</strong>ità o la concorrenza interna<br />
all’ordine.<br />
11
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Il terzo obiettivo è quello di contribuire a tenere bassi i costi<br />
e a rendere più “esportab<strong>il</strong>i” e agib<strong>il</strong>i dalle imprese tutte le attività<br />
professionali attraverso la diffusione di nuove forme societarie,<br />
superando <strong>il</strong> piccolo studio professionale individuale. Gli strumenti<br />
sono diversi: nel Regno Unito si è puntato alle grandi società<br />
di consulenza interprofessionale, in Francia alla offerta di otto<br />
forme societarie diverse, in Germania e Italia alla possib<strong>il</strong>ità di<br />
mettere insieme più <strong>professioni</strong>sti in studi multidisciplinari.<br />
Figura 2. Mappa <strong>delle</strong> attività professionali (regolate e non).<br />
I sistemi di regolazione nei quattro paesi<br />
La figura 2 presenta una mappa complessiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
regolate da ordini e di quelle associate in forme non regolate.<br />
I sistemi di regolazione si presentano molto diversi nei<br />
quattro paesi e risultano condizionati dalla tradizione storica del<br />
ruolo dello stato e della legislazione. In particolare, nei paesi<br />
continentali, gli ordini presentano poteri a loro delegati dallo<br />
stato che resta <strong>il</strong> sommo regolatore. C’è solo una leggera diffe-<br />
12
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
renza tra la Francia, dove gli ordini sono enti di diritto privato, e<br />
Italia e Germania, dove sono invece di diritto pubblico. Nel Regno<br />
Unito, invece, la tradizione della Common Law fa sì che <strong>il</strong><br />
potere regolatorio dei professional bodies si basi sulla forza della<br />
tradizione, e che solo in piccola parte le attività siano riservate<br />
o riconosciute in forza del riconoscimento legale o della corona.<br />
Come si vede nella figura 3, gli interventi attuati dai governi<br />
negli ultimi anni hanno avvicinato i sistemi di regolazione, anche<br />
se in piccola parte. In particolare la figura 3 mostra che i poteri<br />
degli ordini nei tre paesi continentali (Francia, Germania, Italia)<br />
sono assai sim<strong>il</strong>i tra loro sui due temi dell’accesso alla professione<br />
e della riserva di attività.<br />
Figura 3. Regolazione <strong>delle</strong> attività professionali.<br />
Essi differiscono però sugli altri temi, tariffe e pubblicità,<br />
perché la Francia risulta molto più liberalizzata. In questi stessi<br />
tre paesi, la situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolate appare<br />
molto variegata; in particolare, in Germania e Italia, l’accesso a<br />
13
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
tali <strong>professioni</strong> si presenta spesso più condizionata al possesso di<br />
un titolo di studio, o titolo di pratica, o altre regole fiscali di<br />
quanto risulti in Francia.<br />
Completamente diverso è <strong>il</strong> caso del Regno Unito, dove gli<br />
ordini locali cioè i professional bodies chartered, hanno ben poche<br />
riserve di attività, si basano sul titolo di studio pubblico in<br />
modo limitato e godono di tariffe completamente liberalizzate.<br />
Le forme di impresa<br />
Le forme di impresa <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />
sono state concentrate in Europa sul tipico studio professionale<br />
individuale per moltissimi anni. Da molto tempo, però, tale fenomeno<br />
è stato integrato con la possib<strong>il</strong>ità di associarsi tra più<br />
<strong>professioni</strong>sti appartenenti allo stesso ordine, allo scopo di dare<br />
un servizio migliore e più continuo. In Italia, tale forma è indicata<br />
con studio associato; in altri paesi con <strong>il</strong> termine partnership.<br />
Negli ultimi decenni, tuttavia, le forme societarie si sono<br />
molto differenziate per due cause principali.<br />
Da un lato, <strong>il</strong> cambiamento è stato più forte dove è stata<br />
ampliata la possib<strong>il</strong>ità per le <strong>professioni</strong> ordinistiche di operare<br />
direttamente anche con nuove forme di partnership o di società<br />
di persone (in Francia e nel Regno Unito) e più limitatamente<br />
con società di capitali soprattutto a responsab<strong>il</strong>ità limitata.<br />
Inoltre, in questi paesi, i governi hanno differenziato le forme<br />
di impresa con cui i <strong>professioni</strong>sti possono associarsi o cooperare.<br />
Da questo punto di vista <strong>il</strong> caso più interessante è quello<br />
francese, che presenta sei forme diverse di società professionali<br />
(figura 4).<br />
14
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Figura 4. Forme di impresa professionale: forme giuridiche<br />
consentite dalla legislazione nazionale.<br />
Nota: le <strong>professioni</strong> non regolate o non riconosciute sono esercitate sotto <strong>il</strong> diritto societario<br />
ordinario.<br />
In Francia e nel Regno Unito sono state anche introdotte diverse<br />
forme di impresa per condividere tra diversi <strong>professioni</strong>sti<br />
i costi dei servizi e <strong>delle</strong> sedi.<br />
In Germania, l’innovazione più r<strong>il</strong>evante nelle forme societarie<br />
è stata l’introduzione nel 1994 del Partnariat una nuova<br />
forma societaria in partnership tra <strong>professioni</strong>sti, in qualche caso<br />
anche diversi, che assomiglia alla multidisciplinary partnership<br />
inglese.<br />
Il caos italiano sembra invece, per la povertà <strong>delle</strong> forme<br />
societarie possib<strong>il</strong>i, limitato al tradizionale studio di un singolo<br />
<strong>professioni</strong>sta o allo studio associato e, per la difficoltà con cui<br />
decollano, alle società professionali consentite dal decreto Bersani.<br />
15
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Dall’altro lato, la comparsa <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />
ma “tenute fuori” dal recinto ordinistico, ha obbligato<br />
i nuovi <strong>professioni</strong>sti a usare le forme societarie “normali”<br />
previste dai diversi ordinamenti per i servizi commerciali per<br />
organizzare le proprie imprese. L’uso <strong>delle</strong> forme societarie previste<br />
dal diritto civ<strong>il</strong>e ha così progressivamente coinvolto<br />
l’intero mondo professionale in tutti e quattro i paesi.<br />
In quasi tutti i paesi, inoltre, sono state rese possib<strong>il</strong>i società<br />
interprofessionali con diverse formule giuridiche.<br />
La figura 4 presenta una comparazione sintetica e consente<br />
di valutare la varietà <strong>delle</strong> forme di impresa possib<strong>il</strong>i. La Francia<br />
e <strong>il</strong> Regno Unito sono i paesi in cui vi è una più ampia gamma di<br />
possib<strong>il</strong>i forme societarie.<br />
Rappresentanza e associazionismo: <strong>il</strong> peso della storia nella<br />
differenza tra i quattro paesi<br />
Nelle forme della rappresentanza e nel sistema associativo<br />
si trovano invece le differenze più grandi nei quattro paesi studiati.<br />
Queste differenze sono probab<strong>il</strong>mente e in larga misura riconducib<strong>il</strong>i<br />
alle diverse vicende socio-economiche e al differente<br />
ruolo che lo stato ha giocato nel tempo per costruire le identità<br />
collettive in tema di <strong>professioni</strong>.<br />
Il confronto tra le diverse forme associative e di rappresentanza<br />
si presenta diffic<strong>il</strong>e e complesso: per certi aspetti, esso è<br />
ancora più diffic<strong>il</strong>e del confronto tra i sindacati dei lavoratori<br />
dipendenti nei diversi paesi. I sindacati, infatti, presentano molte<br />
somiglianze almeno nella storia dello sv<strong>il</strong>uppo industriale e del<br />
conflitto capitale-lavoro; le associazioni professionali, invece,<br />
non sempre hanno un comune denominatore a cui rifarsi.<br />
16
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Un’altra difficoltà incontrata nelle nostre ricerche (svolte<br />
tutte on-line), è la scarsità di fonti affidab<strong>il</strong>i e sicure sulle diverse<br />
associazioni, su loro ruolo e sul funzionamento della rappresentanza.<br />
La figura 5 presenta una prima ipotesi di confronto, anche<br />
se vi sono carenze informative e approssimazioni. La figura parte<br />
da un modello che contiene i cinque diversi ruoli che la rappresentanza<br />
può assolvere nel mondo dei professional. Si tratta<br />
di uno schema discutib<strong>il</strong>e, forse troppo differenziato, ma che<br />
cerca di approssimare <strong>il</strong> problema.<br />
Figura 5. Confronto tra le forme associative.<br />
Nella prima colonna compaiono le associazioni ad iscrizione<br />
obbligatoria (gli ordini nei paesi continentali e i professional<br />
bodies più prestigiosi, di fatto obbligatori nel Regno Unito). Queste<br />
strutture in parte si occupano di regolazione e controllo ma in<br />
parte, soprattutto in certe epoche storiche, assumono <strong>il</strong> ruolo di difesa<br />
complessiva del corpus professionale, cioè dell’intera catego-<br />
17
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ria. In tal caso tendono a muoversi come le tipiche corporazioni<br />
di difesa del gruppo sociale o del mestiere.<br />
Tutte le altre colonne sono dedicate invece alle associazioni<br />
volontarie. Nella seconda colonna vengono inserite le associazioni<br />
che si focalizzano sulla tutela del titolo ossia sulla difesa<br />
dell’identità professionale degli associati rispetto ad altre categorie<br />
di lavoratori. Si osserva che in quasi tutti i paesi la grande<br />
maggioranza <strong>delle</strong> associazioni si propone questo scopo, spesso<br />
in collegamento o commistione con molte altre finalità.<br />
Nella terza colonna sono citate le associazioni volontarie<br />
che più specificamente si propongono un’attività di rappresentanza<br />
verso <strong>il</strong> governo e un’azione di lobbyng sulle autorità di<br />
regolazione. Pur con molte differenze, si tratta di attività svolte<br />
più efficacemente dalle associazioni più grandi.<br />
Nei tre paesi continentali compaiono associazioni ombrello<br />
che si focalizzano su questa finalità, con differenze significative<br />
tra paesi: in Francia sono più tradizionali e consolidate, in Germania<br />
e Italia sembrano più giovani e ancora alla ricerca di solidità.<br />
Nella quarta colonna sono elencate le associazioni che svolgono<br />
esplicitamente un ruolo datoriale e che negoziano i contratti<br />
di lavoro dei dipendenti di studi o imprese professionali.<br />
In Italia e Francia questo ruolo sembra assunto principalmente<br />
dalle associazioni ombrello o confederali. Il caso francese<br />
è però molto variegato, in quanto molte <strong>professioni</strong> tradizionali<br />
hanno proprie singole associazioni datoriali; non abbiamo trovato<br />
informazioni sul caso tedesco e poco si sa anche sul caso del<br />
Regno Unito.<br />
Infine nella quinta colonna è elencata l’eventuale presenza<br />
di associazioni che si propongono, all’opposto, come sindacato<br />
18
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
dei lavoratori che difende le fasce deboli dei lavoratori professionali.<br />
Questa situazione sembra essere più presente in Italia e<br />
Francia, paesi in cui <strong>il</strong> “precariato” professionale sembra più diffuso.<br />
In Germania, la distinzione tra lavoro dipendente, tutelato<br />
dal sindacato storico, e lavoro autonomo, con le sue forme di<br />
rappresentanza, sembra essere più netta. Qui le forme di “precariato”<br />
esistono ma sono più regolate e in parte protette. Nel Regno<br />
Unito, la contrattazione è, come noto, frammentata azienda<br />
per azienda e quindi localmente ci sono situazioni assai diverse.<br />
1.3. Comparazione sintetica tra i modelli nazionali<br />
Una comparazione sintetica tra i diversi paesi è possib<strong>il</strong>e<br />
confrontando i modelli e le variab<strong>il</strong>i “macro” qualitative che descrivono<br />
<strong>il</strong> settore. Si avvisa inoltre <strong>il</strong> lettore che le figure che<br />
seguono contengono stime e approssimazioni.<br />
Un confronto sui dati quantitativi (numero di occupati e imprese)<br />
è realizzab<strong>il</strong>e attraverso i dati omogenei assicurati da Eurostat<br />
(Cfr. Appendice 2).<br />
Comparazione separata per <strong>professioni</strong> regolamentate e non<br />
Le figure 6 e 7 presentano una comparazione tra i casi nazionali,<br />
tenendo separate le <strong>professioni</strong> regolate (figura 6) da<br />
quelle non regolate (figura 7). Le due variab<strong>il</strong>i di comparazione<br />
ut<strong>il</strong>i a questo scopo sono lo stato e <strong>il</strong> mercato: lo stato in quanto<br />
influisce sulla regolazione in modo diretto attraverso gli ordini<br />
oppure in modo indiretto attraverso riconoscimenti di vario tipo;<br />
<strong>il</strong> mercato in quanto viene reso più o meno libero con varie limitazioni<br />
(soprattutto tariffe e pubblicità), e più o meno accessib<strong>il</strong>i<br />
19
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
dai <strong>professioni</strong>sti con le diverse forme di impresa consentite per<br />
la specifica attività professionale.<br />
La figura 6, relativa alle sole <strong>professioni</strong> regolate, mette in<br />
evidenza come, dal punto di vista <strong>delle</strong> tariffe e <strong>delle</strong> pubblicità,<br />
Germania e Italia si trovino in una situazione meno liberalizzata<br />
di Francia e Regno Unito. Mentre dal punto di vista<br />
dell’autonomia interna nelle attività di regolazione, gli ordini in<br />
Italia e nel Regno Unito godono di maggiore autonomia dallo<br />
stato, diversamente da quanto accade in Francia e Germania dove<br />
lo stato (o i Lander) interferisce nella gestione degli ordini e,<br />
in Germania, anche nella definizione <strong>delle</strong> tariffe.<br />
Figura 6. Comparazione <strong>professioni</strong> regolate.(ordini e<br />
professional bodies).<br />
La figura 7 presenta una comparazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate. Per questo tipo di <strong>professioni</strong> la situazione<br />
risulta diversa. In Italia e Germania, infatti, sono ancora prevalenti<br />
le imprese individuali, le società di persone o gli studi<br />
associati di piccole dimensioni; in questi paesi, inoltre, le associazioni<br />
sono ancora focalizzate sull’affermazione di una<br />
20
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
propria identità professionale e iniziano appena a sv<strong>il</strong>uppare i<br />
codici di autoregolamentazione.<br />
Nel Regno Unito e in Francia cominciano invece a prevalere<br />
imprese di più grandi dimensioni, con codici autodefiniti e<br />
ampi riconoscimenti internazionali; in questi paesi, le associazioni<br />
si concentrano più frequentemente sulla messa a punto dei<br />
codici di autoregolamentazione e sul loro riconoscimento internazionale.<br />
Figura 7. Comparazione <strong>professioni</strong> non regolate.<br />
Sintesi dei modelli<br />
Le figure 8 e 9 presentano una possib<strong>il</strong>e sintesi dei modelli<br />
nazionali e tentano una comparazione sintetica per grandi linee<br />
di demarcazione. La figura 8 costituisce una mappa comparativa<br />
sintetica che ut<strong>il</strong>izza, da un lato, <strong>il</strong> grado di regolazione e,<br />
dall’altro, <strong>il</strong> tipo di associazionismo.<br />
Nella figura 8, <strong>il</strong> Regno Unito è rappresentato in una sola<br />
posizione in quanto i diversi professional bodies, anche se dotati<br />
21
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
di un diverso grado di potere di regolazione (si ricordi la distinzione<br />
tra chartered e non chartered) presentano in sostanza una<br />
forte omogeneità tra di loro, in quanto sono tutte associazioni<br />
professionali volontarie. Per i paesi continentali, invece, si deve<br />
ricorrere a due caselle diverse per le <strong>professioni</strong> ordinistiche e<br />
quelle non ordinistiche dal momento che esse sono molto differenziate<br />
soprattutto sull’asse della regolazione.<br />
Tuttavia, una volta stab<strong>il</strong>ito questo diverso posizionamento<br />
tra <strong>professioni</strong> ordinistiche e non nei tre paesi continentali emerge<br />
una significativa differenza tra <strong>il</strong> caso Italia da una parte e i<br />
casi Francia e Germania dall’altra.<br />
Le due caselle di Francia e Germania sono collocate in zone<br />
diverse della matrice dal momento che <strong>il</strong> grado di regolazione è<br />
diverso, ma la distanza tra loro non è elevata in quanto le associazioni<br />
non ordinistiche rispondono a regole e criteri generali in<br />
parte indicati dai poteri pubblici.<br />
Figura 8. Mappa comparativa sintetica.<br />
22
CAPITOLO I – UNA COMPARAZIONE DEI CASI NAZIONALI<br />
Il caso italiano risulta singolarmente dualistico. Da un lato<br />
vi è la forte regolazione degli ordini (che sembra più accentrata<br />
rispetto a Francia e Germania) dall’altro la completa libertà (o<br />
quasi “anarchia”) <strong>delle</strong> associazioni non regolate che appareleggermente<br />
più elevata che nel caso tedesco e francese. In questi<br />
due paesi, infatti, anche per le <strong>professioni</strong> esistono regole e riconoscimenti<br />
di tipo “indiretto” attraverso <strong>il</strong> sistema associativo.<br />
Figura 9. Sintesi dei modelli.<br />
In sintesi (figura 9), si possono configurare tre modelli diversi:<br />
- <strong>il</strong> modello anglosassone, basato sulla tradizione della Common<br />
Law e su un intervento molto limitato dello stato:<strong>il</strong> modello<br />
si può definire basato sull’autoregolazione <strong>delle</strong> associazioni<br />
professionali a larga base volontaria<br />
- <strong>il</strong> modello continentale (Francia e Germania), basato sul ruolo<br />
centrale dello stato nel definire gli ordini e<br />
-<br />
nell’indirizzare, seppure in modo molto limitato, le nuove<br />
<strong>professioni</strong> e <strong>il</strong> loro associazionismo<br />
<strong>il</strong> modello italiano che appare un modello misto in quanto<br />
presenta un dualismo fra gli ordini sul modello continentale<br />
23
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
e la nebulosa <strong>delle</strong> non regolate, che sembrano rifarsi maggiormente<br />
al modello anglosassone.<br />
24
CAPITOLO II<br />
IL CASO FRANCESE
CAPITOLO II<br />
IL CASO FRANCESE<br />
Sommario: 2.1. Introduzione - 2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> -<br />
2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione - 2.4. Gli aspetti quantitativi<br />
- 2.5. Il sistema di rappresentanza - 2.6. Politiche, prospettive e dibattito<br />
in corso - 2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong> - 2.8.<br />
Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />
Abstract: A differenza degli altri paesi europei, in Francia lo stato esercita<br />
un controllo diretto sulle organizzazioni professionali nominando suoi<br />
rappresentanti con diritto di veto nei consigli degli ordini. Una seconda<br />
caratteristica è data dalla maggiore complessità del sistema professionale<br />
che comprende tre categorie di <strong>professioni</strong> regolamentate<br />
(<strong>professioni</strong> costituite in ordini, a statuto particolare, pubblici ufficiali).<br />
Anche le forme d’impresa sono più numerose che altrove poiché<br />
prevedono, oltre all’esercizio individuale, tre tipi di contratto associativo<br />
e tre modelli societari. Pur essendo soggetto ad un forte intervento<br />
dello stato <strong>il</strong> settore professionale ha adottato già a partire dai primi<br />
anni ottanta misure di liberalizzazione con tariffe minime che hanno<br />
solo carattere indicativo e la possib<strong>il</strong>ità di ricorrere alla pubblicità<br />
non comparativa. Oltre che dagli ordini le <strong>professioni</strong> sono rappresentate<br />
da sindacati datoriali di categoria raggruppati nelle due maggiori<br />
confederazioni nazionali: l’Union nationale des professions libérales<br />
(Unapl) e la Chambre nationale des professions libérales (Cnpl)<br />
che operano come lobby nei confronti del governo e dei partiti politici,<br />
siglano gli accordi interprofessionali e regolano i rapporti tra le categorie.<br />
Governo e organizzazioni professionali sono attualmente impegnati<br />
in un importante dibattito sulla riforma del sistema professionale<br />
che prevede la riorganizzazioni degli ordini lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> imprese<br />
liberali e <strong>il</strong> riordino <strong>delle</strong> numerose <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
prive ancora di una identità giuridica e di valide forme di rappresentanza.<br />
2.1. Introduzione<br />
Nella storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali in Francia viene spesso<br />
sottolineato <strong>il</strong> peso della tradizione a partire dalla legge Le Chapelier<br />
che nel 1791 abolì le corporazioni di mestiere ponendo le<br />
premesse per una diffic<strong>il</strong>e ripresa <strong>delle</strong> organizzazioni professio-<br />
27
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
nali. Nonostante questa legge, un primo intervento di ripristino<br />
degli organi professionali fu attuato da Napoleone che nel 1804<br />
permise la ricostituzione dell’ordine degli avvocati. Negli anni<br />
della Restaurazione, l’ordine venne riconfermato ma già allora<br />
la subordinazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> allo stato, che sarebbe rimasta<br />
una <strong>delle</strong> caratteristiche del sistema francese, venne sancita<br />
dall’obbligo di giuramento di fedeltà dell’avvocato<br />
all’imperatore. I poteri dell’ordine forense si estesero o si restrinsero<br />
nel corso dell’Ottocento a seconda del clima politico.<br />
Gli spazi d’autonomia, dapprima conquistati durante la Monarchia<br />
di luglio vennero infatti ridimensionati nell’ultimo scorcio<br />
del secolo. Resta <strong>il</strong> fatto che per tutto quel periodo gli avvocati<br />
sono stati i soli a potersi organizzare in un ordine professionale.<br />
La presenza di un sistema articolato di rappresentanza è un fenomeno<br />
molto più recente poiché fu solo la Repubblica di Vichy<br />
a estendere ad altre <strong>professioni</strong> liberali <strong>il</strong> diritto di darsi proprie<br />
organizzazioni di tutela mentre continuò a riconoscere la pluralità<br />
<strong>delle</strong> figure giuridiche consolidata nel secolo precedente:<br />
quella del procuratore commerciale, dell’avvocato e dei conse<strong>il</strong>s<br />
juridiques. Con la liberazione, nel 1945, gli ordini professionali<br />
vennero riconfermati nel quadro di un complessivo ridimensionamento<br />
della loro autonomia. I diversi soggetti della scena giuridica<br />
continuarono a mantenere la loro specificità pur nella consapevolezza<br />
dell’inefficienza del sistema che divenne sempre<br />
più evidente di fronte alla concorrenza dei grandi studi legali inglesi<br />
o nordamericani. Con successive riforme, la professione di<br />
avvocato emerse come quella centrale nel campo giuridico: con<br />
una legge del 1971, la figura del procuratore è stata assorbita da<br />
quella dell’avvocato e lo stesso destino ha avuto, con una legge<br />
del 1990, quella del conse<strong>il</strong> juridique.<br />
28
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
La storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali è quindi dominata dalle<br />
figure del campo giuridico. Altre <strong>professioni</strong> hanno potuto dotarsi<br />
di un ordine, come abbiamo detto, in tempi più recenti e<br />
presentano storie molto diverse l’una dall’altra.<br />
Per i medici si ebbe una prima regolamentazione nel 1803<br />
quando vennero riconosciute le due figure del dottore in medicina<br />
e dell’ufficiale sanitario. Nel 1848 la figura dell’ufficiale sanitario<br />
fu abrogata e <strong>il</strong> monopolio della professione fu attribuito<br />
ai dottori laureati. Per tutto <strong>il</strong> periodo successivo tuttavia la categoria<br />
fu attratta più dal modello organizzativo sindacale che da<br />
quello ordinistico. Negli anni trenta del secolo scorso, <strong>il</strong> vero<br />
protagonista della rappresentanza sanitaria fu la Confédération<br />
des syndacats médicaux francais che stese una prima Carta della<br />
medicina liberale. Solo nel 1941, i medici ottennero un ordine<br />
professionale dopo che, dal governo di Vichy, venne proibita<br />
l’iscrizione al sindacato. Dopo la guerra, l’ordine continuò a<br />
mantenere solo funzioni burocratiche e perse importanza, tanto<br />
che nel 1974 Mitterand, allora deputato socialista, propose la sua<br />
abolizione che non venne tuttavia messa ai voti.<br />
Una storia ancora diversa è quella degli esperti contab<strong>il</strong>i la<br />
cui professione si è sv<strong>il</strong>uppata nel corso dell’Ottocento, sebbene<br />
fosse frammentata al suo interno a seconda dei titoli di studio.<br />
Quando nel 1942 fu istituito l’ordine degli experts comptables,<br />
le diverse figure confluirono nel nuovo organismo ma restarono<br />
divise per competenze e ambiti d’intervento. Solo nel 1968, una<br />
riforma della professione pose fine alla figura dei comptables<br />
agrées che fu integrata a quella degli experts comptables.<br />
Infine, va citato <strong>il</strong> tragitto degli ingegneri che non hanno<br />
mai avuto un ordine professionale. Il polo di riferimento della<br />
categoria è stato sempre <strong>il</strong> titolo di studio r<strong>il</strong>asciato prima dalle<br />
29
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
écoles polytechniques e poi, in concorrenza con queste, dalle<br />
grandes écoles. Anche la dispersione della categoria in molte<br />
specializzazioni ha scoraggiato una rappresentanza unica.<br />
Nemmeno l’élite numerosa e influente degli ingegneri di stato,<br />
già tutelati dalla loro condizione di pubblici ufficiali, manifestò<br />
<strong>il</strong> bisogno di un organismo di rappresentanza ricercando altre<br />
forme di identificazione nelle molte associazioni di mestiere.<br />
Da queste brevi note si ricava un’immagine frammentata<br />
della storia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali francesi. Ogni categoria ha<br />
seguito un itinerario diverso e a lungo si è avuta all’interno di<br />
ogni campo una pluralità di figure spesso in concorrenza tra loro.<br />
Come visto, le riforme più recenti hanno ridotto queste differenze<br />
per quanto riguarda <strong>il</strong> campo giuridico e quello degli esperti<br />
contab<strong>il</strong>i. Ma negli ultimi anni <strong>il</strong> processo di riunificazione<br />
non ha avuto un ulteriore seguito.<br />
Se guardiamo alla situazione attuale, sintetizzando alcuni<br />
aspetti che riprenderemo nei prossimi paragrafi, possiamo r<strong>il</strong>evare<br />
quanto segue.<br />
L’assetto degli ordini professionali è stab<strong>il</strong>e. Non è in atto<br />
alcuna tendenza al loro aumento o diminuzione. La strada è<br />
quella di dirimere i problemi di frontiera tra diverse categorie<br />
(come quelli tra avvocati e esperti contab<strong>il</strong>i, tra avvocati e notai<br />
o tra dentisti e odontotecnici) attraverso la contrattazione tra ordini<br />
o per intervento dello stato. Le critiche e le richieste di abolizione<br />
degli ordini non sono assenti ma non hanno un peso tale<br />
da metterli in discussione. L’orientamento del governo è quello<br />
di confermare la loro importanza continuando a esercitare su di<br />
essi un forte controllo secondo le forme che esporremo in seguito.<br />
Anche le tensioni alle frontiere del mondo ordinistico esistono<br />
ancora: gli psicologi fanno pressione per dotarsi di un ordine<br />
30
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
professionale mentre una parte degli infermieri, sostenuta dai<br />
sindacati confederali, si batte, ricorrendo anche allo sciopero,<br />
per l’abolizione del loro ordine ma la tendenza dominante in definitiva<br />
è di mantenere gli attuali ordini e di escludere la loro<br />
diffusione presso le nuove <strong>professioni</strong> non regolamentate. Come<br />
vedremo meglio le politiche governative sono proiettate verso<br />
una precisa definizione del compito degli ordini, una chiara separazione<br />
del loro ruolo da quello dei sindacati e verso<br />
l’ammodernamento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nella direzione<br />
dell’imprenditorialità e dell’interprofessionalità.<br />
Anche se guardiamo alle altre organizzazioni di rappresentanza,<br />
cioè ai sindacati di categoria, non notiamo un prevalente<br />
processo di fusione o concentrazione. Operazioni di accorpamento<br />
di sigle diverse ci sono state e continuano ad esserci (per<br />
esempio tra i formatori), ma non rappresentano un fenomeno di<br />
ampie dimensioni. Per contro, non sono assenti le scissioni dalle<br />
vecchie organizzazioni e la nascita di nuove piccole organizzazioni.<br />
In parecchi casi, sorgono nuovi sindacati di categoria, soprattutto<br />
per le <strong>professioni</strong> non regolamentate, che raccolgono<br />
solo le iscrizioni dei giovani <strong>professioni</strong>sti; in altri casi i vecchi<br />
sindacati creano al loro interno club o associazioni per i giovani.<br />
Se consideriamo la terza forma di organizzazione collettiva,<br />
le associazioni senza scopo di rappresentanza sindacale, si osserva<br />
una loro rapida moltiplicazione soprattutto nelle nuove<br />
<strong>professioni</strong> non regolamentate. Molto spesso queste associazioni<br />
si propongono obiettivi di scambio d’informazioni, intermediazione<br />
sul mercato del lavoro, formazione, consulenza. Spesso<br />
assumono la forma di reti di scambio e social network.<br />
La linea del governo sulle <strong>professioni</strong> non regolamentate è<br />
quella di spingerle verso la definizione di codici deontologici<br />
31
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sim<strong>il</strong>i a quelli dei vecchi ordini. Sarà sempre lo stato, tuttavia, a<br />
definire, attraverso una apposita commissione nazionale, lo<br />
“zoccolo” di base al quale i diversi codici dovranno uniformarsi.<br />
È bene osservare sin dall’inizio che in Francia le norme in<br />
materia di ordini professionali non contengono una definizione<br />
di professione liberale. In questa relazione, faremo riferimento<br />
alla definizione dell’Institute nationale de la statistique et des<br />
études économiques (Insee) secondo cui i membri di una professione<br />
liberale sono le persone che svolgono per proprio conto<br />
un’attività che non rientra nell’industria o nel commercio e che<br />
richiede un livello di istruzione superiore. Si tratta di una definizione<br />
generale che può estendersi anche alle nuove <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate e che si differenzia da quella fornita<br />
dall’’Union nationale des professions libérales (Unapl) che è<br />
circoscritta alle <strong>professioni</strong> tradizionali <strong>il</strong> libero <strong>professioni</strong>sta è<br />
un soggetto che presta servizi a persone fisiche o giuridiche che<br />
lo hanno liberamente scelto in forma giuridicamente, economicamente<br />
e politicamente indipendente, nel quadro di una deontologia<br />
che garantisce <strong>il</strong> rispetto del segreto professionale e un elevato<br />
grado di competenza assumendo personalmente la piena<br />
responsab<strong>il</strong>ità degli atti compiuti. Queste due definizioni mostrano<br />
orientamenti diversi e vedremo più avanti come uno dei<br />
problemi del dibattito in corso sia proprio quello di dare una definizione<br />
giuridica univoca e comunemente accettata <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali.<br />
Va sottolineato anche che in Francia le libere <strong>professioni</strong><br />
presentano alcune differenze dal punto di vista istituzionale rispetto<br />
all’Italia. Il quadro d’insieme è più complesso poiché<br />
comprende quattro categorie: <strong>professioni</strong> liberali regolamentate;<br />
regolamentate con statuto speciale (statut particulier); inserite<br />
32
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
nelle strutture pubbliche dove <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è un funzionario<br />
dello stato (officier public); non regolamentate o autoregolamentate.<br />
Una maggiore complessità è data anche dal rapporto tra le<br />
organizzazioni professionali e lo stato. In Francia gli ordini professionali<br />
sono sottoposti a un regime di diritto privato ma lo<br />
stato ha un ruolo di controllo più forte che in Italia poiché nomina<br />
suoi rappresentanti nei consigli degli ordini che hanno diritto<br />
di veto. Generalmente le deliberazioni dei consigli hanno quindi<br />
carattere di proposte che danno seguito a decisioni ministeriali.<br />
Per altri versi, gli ordini professionali hanno caratteristiche<br />
sim<strong>il</strong>i a quelli italiani. Prevedono l’iscrizione obbligatoria<br />
(groupements forcées), sono articolati in organizzazioni provinciali,<br />
regionali e nazionali, si basano su un sistema di elezioni di<br />
tipo democratico. I compiti sono quelli della rappresentanza collettiva<br />
all’esterno, disciplina interna, ammissione e tenuta degli<br />
albi professionali, controllo dell’osservanza <strong>delle</strong> regole deontologiche,<br />
controllo della qualità del servizio.<br />
Nel caso francese, infine, l’intervento dello stato ha portato<br />
già nel 1982 al cambiamento di alcune regole di fondo del sistema<br />
professionale. In quell’anno <strong>il</strong> conse<strong>il</strong> de la concurrence<br />
ha emanato norme per una maggiore liberalizzazione del settore:<br />
le tariffe minime stab<strong>il</strong>ite dagli ordini potevano avere solo un<br />
carattere indicativo, la pubblicità (non comparativa) era consentita,<br />
era possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso a forme societarie seguendo, come<br />
vedremo subito, diversi modelli. Con una legge del 2005, inoltre,<br />
è stata allargata a tutte le categorie una normativa che esisteva<br />
solo per gli avvocati e che prevedeva la possib<strong>il</strong>ità dei contratti<br />
di collaborazione (collaboration professionelle) e dei contratti<br />
di lavoro salariato (collaboration salariée).<br />
33
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
La direttiva europea sui servizi 2006/123/Ce che ha posto<br />
gli obiettivi di fac<strong>il</strong>itare le libertà di prestazione del servizio, rinforzare<br />
i diritti dei destinatari dei servizi, promuoverne la qualità<br />
e affermare <strong>il</strong> diritto alla concorrenza, ha riaperto in Francia <strong>il</strong><br />
dibattito su una nuova riforma attraverso la quale allargare a tutte<br />
le attività professionali i principi sanciti dalla direttiva europea<br />
e ammodernare <strong>il</strong> settore nel suo complesso.<br />
2.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
In Francia le <strong>professioni</strong> regolamentate si articolano in tre<br />
categorie: quelle costituite in ordine, quelle a statuto particolare<br />
e quelle degli ufficiali pubblici. Si tratta nel complesso di 34 categorie<br />
professionali (quadro 1).<br />
Le <strong>professioni</strong> costituite in ordine sono quelle degli architetti,<br />
avvocati, dentisti, esperti contab<strong>il</strong>i (commercialisti), geometri,<br />
massaggiatori, medici, farmacisti, podologi, ostetriche, veterinari.<br />
Le <strong>professioni</strong> a statuto particolare rientrano a tutti gli effetti<br />
tra le <strong>professioni</strong> liberali. Sono anch’esse soggette per legge a<br />
un regime speciale ma si differenziano dalle altre due categorie<br />
perché nella maggioranza non sono organizzate in un organismo<br />
di rappresentanza. Quando tale organismo esiste non viene definito<br />
come ordine ma come camera (chambre) o compagnia<br />
(compagnie). Le <strong>professioni</strong> che rientrano in questo gruppo sono<br />
quelle degli agenti di assicurazione, revisori dei conti, consulenti<br />
in materia di proprietà industriale, amministratori e liquidatori<br />
nelle procedure concorsuali, biologi, dietisti, infermieri, ortofonisti,<br />
ortottici.<br />
Il terzo gruppo è costituito dai pubblici ufficiali (officiers<br />
publics) che si distinguono dai due gruppi precedenti per<br />
34
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
l’esercizio di funzione pubblica che svolgono. Esercitano cioè<br />
per investitura dello stato e non per iscrizione a un ordine o a<br />
una camera. In secondo luogo, operano in regime di stretto monopolio<br />
e di limitazione del numero degli uffici che può essere<br />
modificato solo dal governo. Per altri versi gli ufficiali pubblici<br />
somigliano alle altre <strong>professioni</strong> poiché esercitano in modo indipendente,<br />
adottano diverse forme societarie e hanno organismi<br />
di rappresentanza autogovernati denominati consigli (conse<strong>il</strong>s) o<br />
camere (chambres). Le figure che rientrano in questo gruppo<br />
sono quelle degli avvocati in consiglio di stato e in corte di cassazione,<br />
procuratori in corte d’appello, banditori d’asta, cancellieri<br />
del tribunale commerciale, ufficiali giudiziari, notai.<br />
I membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali tradizionali regolamentate<br />
sono sottoposti al controllo da parte degli ordini che, a loro<br />
volta, sono persone giuridiche di diritto privato incaricate di una<br />
mission de service public. Gli ordini sono istituiti e regolamentati<br />
dalla legge anche se molti aspetti della loro vita interna sono<br />
demandati alla libera iniziativa. L’obbligo d’iscrizione e <strong>il</strong> potere<br />
di rappresentare la professione di fronte allo stato conferiscono<br />
quindi agli ordini prerogative che li distinguono dai sindacati<br />
e dalle libere associazioni di categoria che sono organismi di<br />
rappresentanza degli iscritti ad adesione volontaria.<br />
Non sempre tuttavia questa distinzione viene mantenuta nei<br />
fatti poiché l’elevato grado di rappresentatività degli ordini li<br />
spingono ad assumere un ruolo di lobby nei confronti dei governi<br />
i quali, da parte loro, raramente affrontano i temi <strong>delle</strong> riforme<br />
del sistema professionale senza averli consultati. Normalmente,<br />
gli ordini professionali dovrebbero essere estranei al dialogo<br />
sociale e se talvolta <strong>il</strong> loro ruolo si sovrappone a quello dei<br />
sindacati ciò lo si deve al processo di desindacalizzazione. In ef-<br />
35
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
fetti, di fronte alla stagnazione <strong>delle</strong> adesioni volontarie al sindacato,<br />
l’iscrizione obbligatoria agli ordini fornisce a questi<br />
maggiori risorse di rappresentanza.<br />
I compiti degli ordini professionali sono definiti dalla legge<br />
e si articolano in quattro aree di intervento: la regolazione <strong>delle</strong><br />
condizioni dell’ingresso all’esercizio della professione e la tenuta<br />
dell’albo professionale; <strong>il</strong> controllo della capacità di esercizio<br />
dei membri e la definizione e <strong>il</strong> controllo dell’osservanza <strong>delle</strong><br />
regole deontologiche; l’arbitraggio dei conflitti tra i <strong>professioni</strong>sti<br />
e tra questi e i clienti; la regolazione della vita interna degli<br />
ordini stessi e la definizione della composizione degli organismi<br />
rappresentativi.<br />
Tuttavia, mentre ai consigli nazionali è riconosciuto <strong>il</strong> potere<br />
di emanare i regolamenti interni, in materia di codici deontologici<br />
tali poteri, come anticipato, sono venuti gradatamente<br />
meno a vantaggio del potere esecutivo. Attualmente <strong>il</strong> potere di<br />
emanare <strong>il</strong> proprio codice dei doveri professionali è rimasto appannaggio<br />
esclusivo dell’ordine dei veterinari. Per le altre <strong>professioni</strong>,<br />
<strong>il</strong> consiglio nazionale fornisce un parere non vincolante<br />
al governo che provvede all’emanazione mediante decreto del<br />
consiglio di stato. Questo meccanismo, da sempre adottato per<br />
l’ordine dei medici, è stato esteso a metà degli anni sessanta<br />
all’ordine dei farmacisti, poi a quello degli esperti contab<strong>il</strong>i, degli<br />
architetti e da ultimo a quello dei geometri. Ad amministrare<br />
tuttavia la disciplina restano gli ordini: le sanzioni disciplinari<br />
sono comminate dai consigli regionali e, in seconda istanza, da<br />
quelli nazionali. Le infrazioni alle regole deontologiche (fautes<br />
professionelles) possono essere sottoposte a sanzioni che vanno<br />
dall’ammonizione (avertissment), al biasimo (blame), alla sospensione<br />
per una durata non superiore ai tre anni (suspension),<br />
alla radiazione dall’albo (radiation du tableau).<br />
36
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
In materia di determinazione dei compensi si applica <strong>il</strong><br />
principio della libera contrattazione tra le parti. In Francia, le tariffe<br />
fissate dagli ordini devono ritenersi soltanto indicative poiché,<br />
come detto, con decisione dell’autorità antitrust del 5 agosto<br />
del 1982, sono state giudicate contrarie alla concorrenza e<br />
quindi sono state abolite. In generale, le disposizioni riguardanti<br />
i criteri di commisurazione dei compensi professionali sono contenute<br />
in tutti i singoli ordinamenti professionali e fanno parte<br />
<strong>delle</strong> norme deontologiche, ma non si tratta di tabelle o tariffari<br />
bensì di disposizioni di carattere generale che costituiscono una<br />
sorta di criterio guida secondo principi di probità e moderazione.<br />
Come in Italia, anche in Francia gli ordini professionali sono<br />
affiancati dai sindacati di categoria. Il diritto dei <strong>professioni</strong>sti<br />
di organizzarsi volontariamente per difendere i loro interessi<br />
è previsto dal Preambolo della Costituzione del 1946 che stab<strong>il</strong>isce<br />
che ognuno può difendere i suoi diritti e i suoi interessi attraverso<br />
l’azione sindacale e aderire ad un sindacato di propria<br />
scelta. L’articolo L411-2 del codice del lavoro ribadisce questo<br />
principio affermando che i sindacati o associazioni professionali<br />
di persone che esercitano la stessa professione, mestieri sim<strong>il</strong>i o<br />
<strong>professioni</strong> connesse, che concorrono alla offerta di servizi determinati<br />
o alla stessa professione liberale, possono costituirsi<br />
liberamente. Adesione volontaria, funzionamento democratico,<br />
programma d’azione e servizi per gli aderenti sono dunque le<br />
caratteristiche dei raggruppamenti sindacali di cui i due compiti<br />
principali sono la difesa degli interessi professionali e la promozione<br />
della <strong>professioni</strong>. Sono quindi i sindacati datoriali più rappresentativi<br />
che negoziano con le controparti <strong>il</strong> rapporto di lavoro<br />
tra imprenditori e dipendenti. In genere, i sindacati dei <strong>professioni</strong>sti<br />
non hanno la denominazione di federazione o qualche<br />
cosa di sim<strong>il</strong>e ma piuttosto di union, chambre, association (ciò<br />
che rende difficoltoso talvolta distinguerli dalle associazioni non<br />
a scopo sindacale).<br />
37
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Quadro 1. Lista <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate<br />
Le <strong>professioni</strong> regolamentate sono state classificate nel<br />
campo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali dalla legge. I loro membri devono<br />
rispettare <strong>delle</strong> regole deontologiche strette e sono sottomessi<br />
al controllo <strong>delle</strong> rispettive organizzazioni professionali<br />
(ordini, camere o sindacati). Il loro titolo è protetto;<br />
l’intitolazione della professione esercitata deve essere precisa<br />
poiché condiziona l’adesione della persona a questo o a quel organismo<br />
di previdenza pensionistica.<br />
Quadro 1. Lista <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate.<br />
Administrateur judiciaire<br />
Agent général d’assurance<br />
Architecte<br />
Avocat<br />
Avocat au conse<strong>il</strong> d’Etat et à la<br />
Cour de Cassation (1)<br />
Avoué près les cours d’appel (1)<br />
Chiropracteur<br />
Chirurgien-dentiste<br />
Commissaire aux comptes<br />
Commissaire-priseur (1)<br />
Conse<strong>il</strong> en propriété industrielle<br />
Diététicien<br />
Ergothérapeute (2)<br />
Expert agricole, foncier et expert<br />
forestier<br />
Expert-comptable<br />
Géomètre-expert<br />
Greffier auprès des tribunaux de<br />
commerce (1)<br />
38<br />
Huissier de justice (1)<br />
Infirmier libéral (2)<br />
Laboratoire d’analyses médicales<br />
- Directeur (2)<br />
Mandataire judiciaire<br />
Manipulateur d’électro-radiologie<br />
(2)<br />
Masseur-kinésithérapeute (2)<br />
Médecin<br />
Notaire (1)<br />
Orthophoniste (2)<br />
Orthoptiste (2)<br />
Ostéopathe<br />
Pédicure-podologue (2)<br />
Psychologue<br />
Psychomotricien (2)<br />
Psychothérapeute<br />
Sage-femme<br />
Vétérinaire<br />
Note: (1) officiali pubblici o ministeriali: sono titolari di “incarichi” ed esercitano le<br />
loro funzioni in virtù della investitura che è loro conferita dal governo. Essi beneficiano<br />
di un monopolio consistente nel numero limitato degli uffici e dal diritto di presentare<br />
i loro successori alla valutazione del ministro della giustizia. (2) Professioni paramediche<br />
rappresentate nell’Alto consiglio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> paramediche.
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
Se fornire una definizione di professione liberale è diffic<strong>il</strong>e,<br />
ancora più diffic<strong>il</strong>e è circoscrivere l’ambito <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />
non regolamentate. Le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
hanno due tratti in comune: in primo luogo, <strong>il</strong> carattere di attività<br />
non commerciali e, in secondo luogo, <strong>il</strong> trattamento fiscale dei<br />
redditi che ne deriva e che rientra nella categoria di redditi di natura<br />
non commerciale (bénefices non commerciaux).<br />
Nell’’ambito <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate rientrano attualmente<br />
circa duecento diversi tipi di attività (una lista non ufficiale<br />
ma attendib<strong>il</strong>e, è riportata nel quadro 2 che ne elenca<br />
175) ma <strong>il</strong> loro numero è in continua crescita. Alcune sono <strong>professioni</strong><br />
di lunga tradizione che nell’ordinamento francese, a differenza<br />
dell’Italia, non sono state sottoposte a regolamentazione,<br />
come quelle degli ingegneri e dei giornalisti. Altre sono nuove<br />
<strong>professioni</strong> che nascono di continuo, specialmente nel campo<br />
della consulenza alle imprese o dell’informatica, dello sport e<br />
<strong>delle</strong> arti.<br />
Per le <strong>professioni</strong> liberali non regolamentate, non esiste in<br />
Francia una lista ufficiale. In linea generale, questa categoria<br />
raggruppa tutte le <strong>professioni</strong> che non esercitano un’attività artigianale,<br />
commerciale, industriale e agricola e che non rientrano<br />
nel gruppo <strong>delle</strong> attività liberali regolamentate. Va notato che tra<br />
le <strong>professioni</strong> non regolamentate si collocano parecchie di quelle<br />
che verranno esaminate più da vicino nei prossimi paragrafi: analista<br />
programmatore, assistente informatico, creatore di siti<br />
internet, informatico, ingegnere, educatore, formatore, mannequin<br />
libre, modèle libre, moniteur de sport, professore di musica,<br />
di sport, di lingue, st<strong>il</strong>ista.<br />
39
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Quadro 2. Elenco non ufficiale <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> liberali<br />
non regolamentate<br />
Per l’amministrazione fiscale, si tratta di persone che praticano<br />
in tutta indipendenza una scienza, un’arte e dunque<br />
un’attività intellettuale come ruolo principale. I loro compensi<br />
devono rappresentare la remunerazione di un lavoro personale<br />
senza legame di subordinazione tecnica o morale. Alcune di<br />
queste <strong>professioni</strong> sono totalmente libere (ad esempio, consulente,<br />
formatore). Altre devono ottenere un’autorizzazione<br />
d’esercizio (ad esempio, l’esercizio di un’autoscuola). La lista<br />
sottostante, non esaustiva, è ricavata dai siti internet.<br />
Quadro 2. Elenco non ufficiale <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> liberali<br />
non regolamentate.<br />
Accompagnateur de groupe<br />
Accompagnateur de moyenne<br />
montagne<br />
Actuaire<br />
Administrateur provisoire d’une<br />
étude d’huissier de justice<br />
Agent d’enquêtes assermenté par<br />
les tribunaux<br />
Agent d’encaissement<br />
contentieux<br />
Agent de promotion<br />
Agent de protection<br />
Agent de recouvrement (1)<br />
Agent de renseignements privés<br />
Agent de sécurité<br />
Agent privé de recherches<br />
Analyste programmeur<br />
Animateur<br />
Arbitre<br />
Archéologue<br />
Architecte d'intérieur<br />
Architecte naval<br />
Architecte paysagiste<br />
40<br />
Artiste du spectacle independent<br />
Artiste non créateur d'oeuvres<br />
originales (art. L382-1 du code<br />
de la sécurité sociale)<br />
Art-thérapeute<br />
Assistant ethnographe<br />
Assistant informatique<br />
Assistant scolaire<br />
Assistant technique<br />
Assistante sociale à titre libéral<br />
Astrologue (1)<br />
Attaché de presse<br />
Audit et conse<strong>il</strong><br />
Auto-école (moniteur si aussi<br />
exploitant) (1)<br />
Cameraman<br />
Cartographe<br />
Cartomancienne (1)<br />
Chargé d’enquête à titre libéral<br />
Chercheur scientifique<br />
Chimiste<br />
Coach<br />
Coach sportif
Concepteur de logiciel<br />
Concepteur rédacteur<br />
Conc<strong>il</strong>iateur pour entreprises en<br />
difficultés<br />
Conférencier<br />
Conse<strong>il</strong> (artistique, de gestion,<br />
en communication, d'entreprise,<br />
conjugal etc.)<br />
<strong>Consulta</strong>nt<br />
Chiromancienne (1)<br />
Collaborateur d’architecte<br />
Coloriste conse<strong>il</strong><br />
Contrôle de céréales et semences<br />
Coordinateur de travaux<br />
Copiste<br />
Correcteur lecteur<br />
Correspondant local de la presse<br />
écrite<br />
Correspondant sportif<br />
Coureur automob<strong>il</strong>e<br />
Créateur industriel<br />
Créateur de sites internet<br />
Décorateur (si non inscrit au<br />
répertoire des métiers)<br />
Designer<br />
Dessinateur<br />
Détective<br />
Développeur de logiciels<br />
Documentaliste<br />
Economiste-conse<strong>il</strong><br />
Economiste de la construction<br />
Ecrivain public<br />
Educateur<br />
Enquêteur<br />
Enseignant<br />
Ergonome<br />
Esotériste (1)<br />
Etudes (d’environnement, de<br />
marchés, statistiques, techniques<br />
etc.<br />
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
41<br />
Expert (automob<strong>il</strong>e, en<br />
assurances, en bâtiment,<br />
maritime etc.)<br />
Exploitant d’auto-école (si enseignement<br />
de la conduite) (1)<br />
Exploitant de brevet, licence ou<br />
marque<br />
Formateur<br />
Généalogiste<br />
Géographe<br />
Géologue<br />
Géophysicien<br />
Graphiste<br />
Graphologue<br />
Guide de haute montagne<br />
Guide touristique<br />
Hôtesse d’exposition<br />
Hydrogéologue<br />
Iconographe<br />
Illustrateur<br />
Infographiste<br />
Informaticien<br />
Ingénieur<br />
Ingénieur conse<strong>il</strong><br />
Ingénieur d'affaires<br />
Ingénieur du son<br />
Interprète (conférencier, guide,<br />
traducteur)<br />
Inventeur<br />
Inventoriste en pharmacie<br />
Joueur professionnel (sport<br />
individuel, bridge etc.)<br />
Lecteur<br />
Lissier d’art (1)<br />
Magnétiseur (1)<br />
Maître chien<br />
Maître d’oeuvre<br />
Mannequin libre<br />
Médiateur pénal (en cas<br />
d’activité non<br />
occasionnelle)
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Médium (1)<br />
Médiéviste<br />
Merchandiseur<br />
Métreur<br />
Métreur en peinture<br />
Métreur vérificateur<br />
Modèle libre<br />
Moniteur de sports<br />
Mosaïste d’art (1)<br />
Mots croisés (auteur)<br />
Musicothérapeute<br />
Naturaliste<br />
Naturopathe<br />
Noteur<br />
Numérologue (1)<br />
Océanographe<br />
Oenologue<br />
Opérateur de saisie<br />
Orientateur<br />
Paysagiste (activité en bureau<br />
d’études, sans lien avec le cycle<br />
de la production végétale)<br />
Photographe (sous certaines<br />
conditions)<br />
P<strong>il</strong>ote<br />
Plasticien conse<strong>il</strong><br />
Préparateur physique à domic<strong>il</strong>e<br />
Prestataire en informatique<br />
Professeur (de musique, de<br />
sports, de langues etc.)<br />
Programmeur<br />
Psychanaliste<br />
Psychosociologue<br />
Psychotechnicien<br />
Publicitaire<br />
Radiesthésiste (1)<br />
Recruteur<br />
42<br />
Rédacteur<br />
Rédacteur documentaliste<br />
Rédacteur scientifique<br />
Relations presse<br />
Relations publiques<br />
Répétiteur<br />
Sapiteur (expert)<br />
Skipper<br />
Sociologue<br />
Speaker<br />
Spéléologue<br />
Sportif professionnel<br />
Statisticien<br />
Sténotypiste de conférences<br />
Styliste<br />
Surve<strong>il</strong>lant gardiennage<br />
Surve<strong>il</strong>lant de travaux<br />
Technicien conse<strong>il</strong><br />
Technicien du bâtiment<br />
Technicien du cinéma<br />
Technicien du son<br />
Thermicien<br />
TopographeTraducteur<br />
Traitement de textes<br />
Transcripteur<br />
Travaux bibliographiques<br />
Travaux informatiques<br />
Travaux mécanographiques<br />
Urbaniste<br />
Urbaniste-aménageur<br />
Urbaniste-conse<strong>il</strong><br />
Vérificateur<br />
Vérificateur de monuments historiques<br />
Vig<strong>il</strong>e à titre libéral<br />
Voyante (1)<br />
Nota: (1) <strong>professioni</strong> liberali che attingono alla casse previdenziali dei commercianti<br />
per <strong>il</strong> loro regime di pensionamento.
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
2.3. Le forme d’impresa e la loro evoluzione<br />
La normativa francese in materia di esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
è la più articolata in campo europeo e prevede, oltre<br />
all’esercizio del singolo <strong>professioni</strong>sta, sei forme: tre contratti<br />
associativi e tre forme societarie.<br />
Il <strong>professioni</strong>sta individuale<br />
L’esercizio individuale è la forma più semplice di esercizio<br />
di una professione.<br />
Il regime fiscale in questo caso rientra nella categoria dei<br />
redditi non commerciali. Esiste poi un meccanismo di riequ<strong>il</strong>ibrio<br />
pluriennale quando <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio annuale è in perdita.<br />
Secondo la legge entrata in vigore <strong>il</strong> 1 gennaio 2011, <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />
individuale ha la possib<strong>il</strong>ità di diventare entrepreneur<br />
individuel à reponsab<strong>il</strong>ité limitée (Eirl) iscrivendosi a una<br />
camera di commercio.<br />
Rimanendo proprietario dei beni di produzione, <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />
può limitare <strong>il</strong> rischio separando la gestione del patrimonio<br />
personale da quello dell’impresa. Più precisamente, <strong>il</strong><br />
<strong>professioni</strong>sta deposita presso la camera di commercio una lista<br />
dei beni attribuiti all’impresa e di quelli appartenenti al patrimonio<br />
personale. In caso di fallimento dell’impresa, i creditori ’potranno<br />
attingere solo al patrimonio professionale.<br />
All’inverso, i creditori personali potranno toccare solo <strong>il</strong> patrimonio<br />
personale. In materia di fiscalità, l’imprenditore individuale<br />
può scegliere tra l’imposta sul reddito o l’imposta<br />
sull’impresa.<br />
Le formalità nella creazione della impresa individuale si riducono<br />
alla richiesta di immatricolazione al registro <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali e alla camera di commercio.<br />
43
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
I contratti associativi<br />
La convention d’exercise conjoint (Cec) è un contratto concluso<br />
tra due o più <strong>professioni</strong>sti che permette di ridurre i carichi<br />
e le spese comuni attraverso la messa in comune totale o parziale<br />
degli onorari percepiti da ciascuna <strong>delle</strong> parti, assicurando al<br />
cliente la continuità del servizio attraverso, ad esempio, turni di<br />
lavoro. Si tratta sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o giuridico di una società di fatto.<br />
Il meccanismo che regola <strong>il</strong> rapporto tra i soci prevede che gli<br />
onorari siano percepiti separatamente (poiché formalmente<br />
l’esercizio della attività è su base personale) ma vengano messi<br />
in comune. Una clausola dell’accordo deve prevedere le modalità<br />
di ripartizione del ricavato tra i soci. Le spese vengono ripartite<br />
in due quote: quelle comuni che vengono distribuite tra tutti e<br />
quelle personali che rimangono a carico dei singoli. Al momento<br />
del rendiconto ogni socio ha diritto ad un importo fisso (calcolato<br />
in percentuale sul proprio fatturato) e a una quota variab<strong>il</strong>e, al<br />
netto <strong>delle</strong> spese comuni.<br />
Il Contrat d’exercise à frais communs (Cefc) è invece una<br />
forma di collaborazione che si avvicina molto alla societé de<br />
moyens (che considereremo più avanti) poiché permette la messa<br />
in comune dei mezzi necessari all’esercizio della professione<br />
(materiali, sedi, personale). La principale differenza con la società<br />
di mezzi (société de moyens) è che questo contratto non ha<br />
un prof<strong>il</strong>o giuridico e non istituisce un soggetto titolare <strong>delle</strong> gestione<br />
sociale. Il principio fondamentale della Cefc riposa essenzialmente<br />
sull’indipendenza dei suoi membri in termini di esercizio<br />
della professione e della assunzione di responsab<strong>il</strong>ità.<br />
L’obiettivo di questa modalità d’esercizio è la spartizione <strong>delle</strong><br />
spese non degli introiti. Di conseguenza, ciascun contraente<br />
conserva e sv<strong>il</strong>uppa la propria clientela e percepisce direttamen-<br />
44
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
te e per proprio conto gli onorari spettanti. Non si ha quindi una<br />
messa in comune <strong>delle</strong> risorse economiche. Non avendo personalità<br />
giuridica, questa modalità d’esercizio non richiede formalità<br />
d’immatricolazione al registro <strong>delle</strong> società o alla camera del<br />
commercio. Le modalità di funzionamento dovranno essere regolamentate<br />
seguendo un modello contrattuale prefissato. Infine<br />
viene raccomandato di aprire conti bancari separati per ciascun<br />
socio.<br />
Il contrat de collaboration: secondo la legge del 2 agosto<br />
2005, <strong>il</strong> collaboratore liberale è considerato membro non salariato<br />
la cui autonomia deve essere salvaguardata nell’ambito di un<br />
rapporto di collaborazione. In altre parole, si tratta di un contratto<br />
con <strong>il</strong> quale un <strong>professioni</strong>sta mette a disposizione di un collega<br />
i locali e i materiali necessari all’esercizio della professione,<br />
oltre che la sua clientela, contro <strong>il</strong> corrispettivo di un canone<br />
e di una percentuale degli onorari. Tale contratto deve essere<br />
concluso nel rispetto di regole di tutela della professione e deve<br />
precisare la durata e le modalità di remunerazione; le condizioni<br />
di esercizio dell’attività e, più precisamente, quelle attraverso<br />
cui <strong>il</strong> collaboratore può soddisfare le richieste di una clientela<br />
personale; le modalità di rescissione del contratto e <strong>il</strong> periodo di<br />
preavviso. Il collaboratore quindi agisce individualmente e sotto<br />
la propria responsab<strong>il</strong>ità. L’aspetto di autonomia con cui <strong>il</strong> collaboratore<br />
opera nei confronti del titolare dello studio è quindi<br />
r<strong>il</strong>evante ai fini della distinzione tra contratto di collaborazione e<br />
contratto di lavoro dipendente. Quando nel rapporto tra titolare e<br />
collaboratore la subordinazione finisce con <strong>il</strong> prevalere su quello<br />
di autonomia (ad esempio se la clientela resta in prevalenza<br />
quella del titolare) si entra in una zona di incertezza che provoca<br />
un elevato grado di litigiosità.<br />
45
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Le forme societarie<br />
La società di mezzi société de moyens (Sdm) è una società<br />
giuridica riservata alle <strong>professioni</strong> liberali che ha per oggetto la<br />
fornitura ai soci di beni e servizi necessari all’esercizio della<br />
professione (sedi e locali, attrezzature, servizi informatici, servizi<br />
amministrativi e di segreteria). I soci esercitano la professione<br />
in modo autonomo beneficiando <strong>delle</strong> economie di scala date<br />
dalla presenza di una struttura comune. La Sdm, introdotta<br />
nell’ordinamento francese dalla legge n. 66 del 29 novembre<br />
1966, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o giuridico è una société civ<strong>il</strong>e, cioè una<br />
forma di società di persone dotata di personalità giuridica. I soci<br />
possono essere esclusivamente <strong>professioni</strong>sti esercitanti a titolo<br />
individuale e in forma associata. Sono consentite le società tra<br />
soci appartenenti a <strong>professioni</strong> diverse ma che appartengano allo<br />
stesso settore. Per quanto riguarda <strong>il</strong> suo funzionamento, la Sdm<br />
rimane al di fuori della giurisdizione degli ordini professionali.<br />
La ripartizione <strong>delle</strong> spese comuni avviene nei modi stab<strong>il</strong>iti dalle<br />
parti all’atto della costituzione della società e sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
fiscale essa è soggetta ad imposta a capo dei singoli associati.<br />
Con la Sdm, in sintesi, si ha un esercizio “in gruppo” ma non in<br />
“in comune” come invece per la société civ<strong>il</strong>e professionnelle.<br />
La société civ<strong>il</strong>e professionnelle (Scp) è una forma societaria<br />
introdotta dalla legge 29 novembre 1966 e designa un gruppo<br />
di persone che hanno deciso di unirsi per praticare in comune la<br />
stessa funzione. Essa riguarda obbligatoriamente una professione<br />
liberale regolamentata: solo le <strong>professioni</strong> liberali sottomesse<br />
a uno statuto legislativo o regolamentate possono quindi accedere<br />
a questa forma societaria. Il contratto si perfeziona con<br />
l’iscrizione all’albo della professione di riferimento e all’atto<br />
della costituzione non è previsto un capitale minimo. La società<br />
46
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
civ<strong>il</strong>e richiede la presenza di almeno due soci mentre al capo<br />
opposto la partecipazione è teoricamente <strong>il</strong>limitata. Di fatto, <strong>il</strong><br />
numero viene limitato dai decreti di applicazione che tengono<br />
conto <strong>delle</strong> specificità di ogni professione. Nella società è ammesso<br />
quindi l’ingresso di nuovi soci purché appartengano alla<br />
stessa professione. Le decisioni collettive, compresa quella relativa<br />
all’ingresso di nuovi soci, sono prese con la maggioranza di<br />
due terzi dei membri. Il capitale societario è diviso tra i soci in<br />
parti che devono avere eguale valore nominale e <strong>il</strong> potere amministrativo<br />
appartiene a tutti i membri. Per quanto riguarda la responsab<strong>il</strong>ità<br />
degli amministratori la legge afferma che i soci sono<br />
responsab<strong>il</strong>i individualmente o solidalmente verso società o<br />
terzi <strong>delle</strong> infrazioni alle leggi e ai regolamenti, <strong>delle</strong> infrazioni<br />
agli statuti e <strong>delle</strong> irregolarità commesse durante la gestione. Gli<br />
onorari recepiti attraverso l’attività professionale sono percepiti<br />
dalla società mentre ai soci spetta <strong>il</strong> diritto agli ut<strong>il</strong>i. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
fiscale i redditi prodotti sono tassati in capo ai soci per la<br />
parte a ciascuno attribuib<strong>il</strong>e. La società, da parte sua, è soggetta<br />
alla tassa sulle società e alla tassa professionale.<br />
I vantaggi di questa forma associativa sono la relativa flessib<strong>il</strong>ità<br />
del suo funzionamento, l’assenza di un capitale comune<br />
di partenza e la fac<strong>il</strong>ità con cui un socio può lasciare la società<br />
cedendo una parte sociale o ottenendo un rimborso pari al suo<br />
valore. Lo svantaggio maggiore è rappresentato dal fatto che la<br />
partecipazione al gruppo va a scapito della autonomia del singolo<br />
<strong>professioni</strong>sta. La Scp è in definitiva una forma associativa<br />
adatta a piccoli gruppi di <strong>professioni</strong>sti. Quando le dimensioni<br />
della società crescono, l’impossib<strong>il</strong>ità di ammettere soci appartenenti<br />
ad altre <strong>professioni</strong> rappresenta un fattore limitante. Per<br />
superare questo ostacolo, l’ordinamento francese ha introdotto la<br />
47
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
legge n. 90 del 1990 che offre la possib<strong>il</strong>ità di esercizio collettivo<br />
di diverse <strong>professioni</strong> congiunte mediante la fondazione di<br />
una società di capitali cioè la société d’exercise liberal.<br />
La société d’exercise libéral (Sel) rappresenta un insieme di<br />
forme giuridiche create per permettere ai membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali di esercitare la loro attività sotto la forma di società<br />
di capitali. Non si tratta di strutture giuridiche del tutto nuove<br />
ma di un ampliamento alle <strong>professioni</strong> liberali della possib<strong>il</strong>ità<br />
di ricorrere a normative già in vigore (société d’exercise libéral<br />
à responsab<strong>il</strong>ité limitéè - Selarl; société d’exercise libéral a<br />
forme anonyme - Selafa; société d’exercise libéral par actions<br />
semplifiée - Selas; société d’exercise libéral en accomandite par<br />
actions - Selca). La maggioranza del capitale sociale (per ogni<br />
tipo di società è previsto un capitale iniziale minimo) e dei diritti<br />
di voto devono essere detenuti dai <strong>professioni</strong>sti che esercitano<br />
la loro attività all’interno della società. Le parti restanti possono<br />
essere detenute da diversi soggetti: <strong>professioni</strong>sti facenti parte di<br />
uno degli albi cui è iscritta la società, eredi di soci deceduti, persone<br />
fisiche o giuridiche esterne. Sono pertanto previsti tre tipi<br />
di soci: i <strong>professioni</strong>sti interni (cui sono riservati i ruoli di direzione<br />
e amministrazione, possiedono la maggioranza del capitale<br />
ed esercitano all’interno della società); i <strong>professioni</strong>sti esterni;<br />
i terzi non <strong>professioni</strong>sti con funzione di finanziamento entro un<br />
limite di un quarto del capitale.<br />
I poteri d’amministrazione e di controllo sono attribuiti ai<br />
soci fondatori. Solo essi possono rivestire le cariche di presidente<br />
del consiglio di amministrazione, di presidente del consiglio<br />
di vig<strong>il</strong>anza e di direttore generale. Ai soci fondatori sono riservati<br />
inoltre i due terzi dei posti nel consiglio di amministrazione.<br />
Per quanto riguarda le responsab<strong>il</strong>ità sociali, ciascun socio ri-<br />
48
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
sponde <strong>il</strong>limitatamente con <strong>il</strong> proprio patrimonio dell’attività<br />
professionale personalmente svolta e la società è con lui solidalmente<br />
responsab<strong>il</strong>e. Le Sel hanno personalità giuridica e sono<br />
quindi considerate esse stesse parti <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> di riferimento.<br />
Di conseguenza, sono sottoposte ai poteri degli ordini<br />
professionali durante tutto <strong>il</strong> corso della loro attività e sono legate<br />
alle responsab<strong>il</strong>ità legate alla giurisdizione disciplinare<br />
dell’ordine di appartenenza. Le sanzioni dell’ordine possono<br />
comportare l’esclusione della società stessa. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o fiscale,<br />
infine, la legge non prevede alcuna norma specifica e di<br />
conseguenza le Sel sono sottoposte al regime previsto per le società<br />
di capitali.<br />
2.4. Gli aspetti quantitativi<br />
Secondo i dati del ministero dell’Economia, Industria e Lavoro,<br />
al 2009 le persone occupate nelle attività liberali sono<br />
1.806.300 e rappresentano <strong>il</strong> 10,6% rispetto al totale di<br />
17.050.000 degli occupati nel settore Ics1 .<br />
Il numero di imprese nelle attività liberali è di 671.400 e<br />
rappresenta <strong>il</strong> 25,6% del totale <strong>delle</strong> imprese del settore Ics che<br />
ammonta a 2.618.500 imprese. Per impresa liberale (secondo la<br />
nomenclatura francese <strong>delle</strong> attività Naf) si intende la persona<br />
giuridica o morale che dispone di una contab<strong>il</strong>ità propria e che<br />
esercita in modo indipendente, con responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e professionale,<br />
un’attività nel campo giuridico, giudiziario tecnico o<br />
commerciale.<br />
1 Il settore Ics comprende le imprese dell'industria, costruzioni, commercio<br />
e servizi ed esclude l’agricoltura, le attività finanziarie, la locazione<br />
immob<strong>il</strong>iare, le attività amministrative e associative.<br />
49
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Le imprese <strong>delle</strong> attività liberali, nella classificazione adottata dal<br />
ministero sono a loro volta suddivise in cinque comparti: intermediari<br />
di commercio, servizi alle imprese, aus<strong>il</strong>iari di assicurazione,<br />
insegnamento e formazione permanente, attività legate alla sanità.<br />
Per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> che sono attinenti alla nostra ricerca<br />
va osservato che in questa classificazione i lavoratori<br />
dell’informatica (conse<strong>il</strong>s en système informatiques), i dottori<br />
commercialisti (activités comtables), gli architetti, ingegneri, avvocati<br />
(activités juridiques) sono raggruppati nel comparto dei servizi<br />
all’impresa; i formatori si collocano nel gruppo denominato enseignement:<br />
formation permanente; i dentisti e i veterinari si collocano<br />
nelle attività legate alla sanità. Altre attività legate allo sport e al<br />
benessere o al design e alla moda, in questa classificazione non sono<br />
contemplate. Il peso relativo <strong>delle</strong> attività liberali è presentato<br />
nella tabella 1.<br />
Tabella 1. Peso relativo <strong>delle</strong> attività liberali.<br />
Numero di imprese nelle attività liberali (dati in 000) 671,4 %<br />
Intermediari di commercio 38,3 5,7<br />
Servizi alle imprese 238,9 35,6<br />
Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 22,7 3,4<br />
Insegnamento: formazione permanente 24,9 3,7<br />
Attività legate alla sanità 346,6 51,6<br />
Insieme <strong>delle</strong> attività del campo ICS 2618,5<br />
Percentuale <strong>delle</strong> attività liberali sul totale ICS 25,6<br />
Come si vede dalla tabella, le attività liberali pesano per un<br />
quarto sull’insieme Ics e al loro interno quelle di servizio alle imprese<br />
e quelle legate alla sanità rappresentano insieme più del<br />
85%del totale. Con maggiore precisione possiamo suddividere le<br />
imprese a seconda <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> come dalla tabella 2.<br />
Va osservato che i dati <strong>delle</strong> due tabelle comprendono tanto<br />
le imprese liberali formate da una singola persona quanto quelle<br />
50
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
che hanno personale retribuito. Una scomposizione del dato a<br />
seconda del numero dei salariati ci consente di comprendere<br />
meglio la dimensione vera e propria di impresa <strong>delle</strong> imprese liberali.<br />
Come risulta dalla tabella 3, su un totale di 671 m<strong>il</strong>a imprese<br />
liberali, 428.470 (pari al 63,8%)sono composte da una sola<br />
persona mentre sull’altro versante solo 7.450 (l’1,11%) hanno<br />
un numero di dipendenti pari o maggiore a 20.<br />
Tabella 2. Ripartizione <strong>delle</strong> imprese secondo i gruppi<br />
professionali (dati in migliaia). Anno 2007.<br />
Intermediari di commercio 38,33<br />
Servizi alle imprese 238,86<br />
Consulenti informatici e programmatori 31,11<br />
Attività giuridiche 46,96<br />
Attività contab<strong>il</strong>i 19,85<br />
Studi di mercato e sondaggi 2,01<br />
Consulenti d'affari e di gestione 73,97<br />
Attività di architettura 27,73<br />
Agrimensori, geometri 3,47<br />
Ingegneri, studi tecnici 33,77<br />
Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 22,73<br />
Insegnamento: formazione permanente e altro 22,88<br />
Attività legate alla sanità 346,59<br />
Farmacie 23,24<br />
Pratiche mediche 123,25<br />
Pratiche dentarie 36,12<br />
Attività aus<strong>il</strong>iarie mediche 154,32<br />
Laboratori di analisi mediche 2,86<br />
Attività veterinarie 6,80<br />
Totale 671,39<br />
Favorito dalla legge di iniziativa imprenditoriale del 1 agosto<br />
del 2003 e da quella successiva in favore <strong>delle</strong> nuove imprese<br />
del 2 agosto del 2005, <strong>il</strong> numero di imprese liberali è aumentato<br />
notevolmente nell’ultimo decennio. Dopo un periodo i stagnazione<br />
durato dal 1997 al 2002, si è avuto un rapido sv<strong>il</strong>uppo<br />
51
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
negli anni successivi con un aumento pari al 8,7% nel 2003 e del<br />
9% nel 2004. Nel 2006 si è registrato un leggero rallentamento<br />
con un successivo r<strong>il</strong>ancio nel 2007 e nel 2008 mentre mancano<br />
dati aggiornati relativi agli anni più recenti. Fatto 100 l’indice di<br />
creazione di nuove imprese relativo al 1994, dopo una discesa a<br />
88 nel 1998 e a una faticosa risalita a 90 nel 2002 si è assistito<br />
ad un incremento a 120 nel 2006 e a 137 nel 2007. Le previsioni<br />
dell’Unapl per <strong>il</strong> 2008 e 2009, malgrado i primi segni di crisi,<br />
restavano positive.<br />
Tabella 3. Ripartizione <strong>delle</strong> imprese secondo la grandezza (dati<br />
in migliaia). Anno 2007.<br />
Attività liberali<br />
0 1-3 4-9 10-19 20+ Totale<br />
Intermediari di commercio 29,74 6,27 1,74 0,39 0,19 38,33<br />
Servizi alle imprese 132,43 63,92 28,34 8,72 5,45 238,86<br />
Consulenti informatici e<br />
programmatori<br />
14,96 9,58 3,75 1,40 1,41 31,10<br />
Attività giuridiche 27,14 10,92 5,75 2,08 1,07 46,96<br />
Attività contab<strong>il</strong>i 6,92 5,26 5,01 1,76 0,89 19,84<br />
Studi di mercato e sondaggi 0,95 0,59 0,27 0,10 0,10 2,01<br />
Consulenti d'affari e di gestione 48,37 18,67 5,16 1,14 0,64 73,98<br />
Attività di architettura 16,02 7,99 3,01 0,56 0,15 27,73<br />
Agrimensori, geometri 1,34 0,92 0,82 0,27 0,12 3,47<br />
Ingegneri, studi tecnici 16,74 9,98 4,58 1,41 1,06 33,77<br />
Aus<strong>il</strong>iari alle assicurazioni 11,17 7,59 2,87 0,48 0,22 22,33<br />
Insegnamento: formazione<br />
permanente e altro<br />
18,84 3,66 1,62 0,47 0,30 24,89<br />
Attività legate alla sanità 236,29 83,84 21,81 3,36 1,29 346,59<br />
Farmacie 0,52 7,22 13,96 1,38 0,16 23,24<br />
Pratiche mediche 76,55 41,94 3,29 0,94 0,52 123,24<br />
Pratiche dentarie 12,64 21,56 1,67 0,22 0,03 36,12<br />
Attività aus<strong>il</strong>iarie mediche 144,04 9,96 0,25 0,05 0,01 154,31<br />
Laboratori di analisi mediche 0,30 0,21 1,17 0,64 0,54 2,86<br />
Attività veterinarie 2,25 2,95 1,47 0,12 0,02 6,81<br />
Totale 428,47 165,28 56,38 13,42 7,45 671,00<br />
52<br />
Numero dipendenti (salariés)<br />
Se nell’ambito del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali distinguiamo<br />
le <strong>professioni</strong> di servizio alle persone da quelle di servi-
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
zio alle imprese, si osserva che i due segmenti hanno seguito<br />
due tragitti in parte diversi. Sono infatti le attività di servizio alle<br />
imprese e le <strong>professioni</strong> non regolamentate che dimostrano in<br />
questo periodo la maggiore vitalità. Le ragioni sono sim<strong>il</strong>i a<br />
quelle di altri paesi europei. Le imprese industriali e di servizio,<br />
nella recente crisi, hanno accelerato <strong>il</strong> processo di esternalizzazione<br />
di molte attività e i processi di ristrutturazione e hanno espulso<br />
dalle aziende molti quadri e managers che sono andati a<br />
infoltire <strong>il</strong> mercato <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Secondo le previsioni<br />
dell’Unapl la tendenza all’aumento dei lavoratori indipendenti<br />
dovrebbe continuare anche nei prossimi anni. Dei nuovi elementi<br />
di valutazione infatti stanno emergendo: <strong>il</strong> crescente interesse<br />
<strong>delle</strong> donne verso queste attività e la tendenza sempre più evidente<br />
dei lavoratori <strong>delle</strong> classi di età più elevate, non più valorizzati<br />
dalle aziende di grande dimensione in cui sono impiegati,<br />
dal punto di vista della carriera, a costruirsi una seconda carriera<br />
parallela avviando attività di consulenza complementari.<br />
2.5. Il sistema di rappresentanza<br />
Le <strong>professioni</strong> liberali sono organizzate in associazioni di<br />
categoria con <strong>il</strong> ruolo di rappresentanza sindacale. Si tratta di vere<br />
organizzazioni sindacali professionali che hanno, in linea generale<br />
la missione di assicurare la difesa degli interessi materiali<br />
e morali dei loro membri e che possono aff<strong>il</strong>iarsi a una <strong>delle</strong><br />
confederazioni rappresentative a livello nazionale oppure possono<br />
rimanere indipendenti.<br />
Le due organizzazioni di secondo livello o confederazioni<br />
più rappresentative sul piano nazionale sono l’Union nationale<br />
des professions libérales (Unapl) e la Chambre nationale des<br />
53
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
professions libérales (Cnpl). Le due organizzazioni di secondo<br />
livello possono siglare accordi interprofessionali, validi cioè per<br />
tutte le imprese professionali indipendentemente dal settore di<br />
appartenenza.<br />
Va osservato che non esiste un unico contratto di lavoro<br />
(convention collective) valido per tutti gli studi professionali.<br />
Ogni categoria ha un proprio contratto anche se esiste una base<br />
comune di riferimento elaborata dalla organizzazione di secondo<br />
livello a cui una categoria è aff<strong>il</strong>iata. Sono quindi i sindacati datoriali<br />
maggiormente rappresentativi di ogni categoria a siglare<br />
<strong>il</strong> proprio contratto con le controparti rappresentate dai sindacati<br />
dei lavoratori dipendenti tra cui vi sono le federazioni aderenti<br />
alla Cgt, Cfdt, Force ouvriere etc.<br />
Le organizzazioni di secondo livello sono quindi:<br />
- l’Unapl<br />
- la Cnpl.<br />
L’Union nationale des professions libérales (Unapl) è stata<br />
creata a Parigi nel 1977 da alcuni sindacati appartenenti alle<br />
principali famiglie del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali. Le organizzazioni<br />
promotrici sono state in particolare l’Union nationale<br />
pour l’avenir del la medicine (Unam) fondata nel 1962 e la Federation<br />
nationale des associations des professions libérales<br />
(Fnapl) che, a causa della crisi <strong>delle</strong> rispettive organizzazioni e<br />
di fronte a un bisogno diffuso di rinnovamento della rappresentanza<br />
del mondo professionale, hanno deciso di fondersi in un<br />
nuovo organismo. L’Unapl, che si dichiara apolitica, apartitica e<br />
priva di riferimenti ideologici o religiosi, rappresenta soprattutto<br />
sindacati appartenenti ai settori della sanità, diritto, servizio alla<br />
persona (cadre de vie). In tutto sono raggruppati 63 sindacati<br />
(secondo alcune fonti 65) che vanno da quelle dei notai e dei<br />
54
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
chinesiterapisti, a quelle degli architetti, avvocati, infermieri. I<br />
compiti istituzionali dell’organizzazione sono quelli della difesa<br />
degli interessi morali <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, la promozione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> libere e la loro rappresentanza di fronte ai poteri<br />
pubblici, ma l’organizzazione si presenta anche esplicitamente<br />
come lobby istituzionale che intende influenzare i partiti politici<br />
per ottenere un miglioramento <strong>delle</strong> condizioni di vita e di lavoro<br />
<strong>delle</strong> categorie rappresentate. Dal punto di vista organizzativo,<br />
l’Unapl è retta da un comitato direttivo formato dai 63 presidenti<br />
<strong>delle</strong> organizzazioni sindacali di categoria aff<strong>il</strong>iate. Il peso<br />
di ciascuno dei presidenti nell’attività deliberativa è proporzionale<br />
al numero dei <strong>professioni</strong>sti iscritti alla loro federazione.<br />
L’importanza dell’Unapl è cresciuta costantemente negli ultimi<br />
anni sino ad essere stata ammessa nel 1997 come rappresentante<br />
degli imprenditori del settore liberale nella commissione nazionale<br />
della negoziazione collettiva2 , dove siede accanto alle altre<br />
organizzazioni sindacali dei datori di lavoro (employeurs) e dei<br />
lavoratori subordinati (salariés) maggiormente rappresentative a<br />
livello nazionale. Inoltre è presente con nove rappresentanti nella<br />
commissione nazionale della concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali. In questi ruoli, l’Unapl sigla gli accordi collettivi nazionali<br />
interprofessionali relativi alle imprese liberali. In passato<br />
sono stati siglati accordi sul risparmio salariale e sulla formazione<br />
continua dei salariati nelle imprese liberali. Più recentemente,<br />
è stato siglato un accordo interprofessionale dall’Unapl e dai<br />
sindacati dei lavoratori dipendenti Cfdt, Cgt, Cftc Cfe-Cgc sulla<br />
qualità del lavoro negli studi professionali (eguaglianza uomo-<br />
2 La commissione nazionale della negoziazione collettiva ha un ruolo<br />
consultivo nella definizione da parte dei pubblici poteri della politica in<br />
materia di negoziazione collettiva e salariale.<br />
55
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
donna, tempo di lavoro, cambiamento <strong>delle</strong> mansioni, alternanza<br />
studio lavoro per i dipendenti giovani). Ancora nel dicembre del<br />
2010, dalle stesse organizzazioni è stato siglato un accordo interprofessionale<br />
sull’amministrazione del fondo paritario per la<br />
formazione professionale. Inoltre l’Unapl assiste i sindacati datoriali<br />
<strong>delle</strong> singole categorie nella trattativa per <strong>il</strong> rinnovo dei<br />
contratti collettivi di lavoro. Attualmente, l’Unapl si sta mob<strong>il</strong>itando<br />
per ottenere un accordo quadro nazionale per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
della professionalizzazione, un accordo quadro per la validazione<br />
degli incrementi d’esperienza e per una carta sulle buone pratiche<br />
per gli stages degli studenti. È in progetto, infine, la costituzione<br />
di un laboratorio (group de réflexion) intitolato Femmes<br />
professions per superare gli ostacoli all’esercizio <strong>delle</strong> attività<br />
liberali da parte <strong>delle</strong> donne.<br />
Oltre che nella commissione nazionale della negoziazione<br />
collettiva, l’Unapl ha suoi rappresentanti nel Conse<strong>il</strong> supérieur<br />
de l’emploi, nel Conse<strong>il</strong> d’orientation sur les conditions du trava<strong>il</strong><br />
e in numerosi altri organismi. Nella società civ<strong>il</strong>e è presente<br />
nei Conse<strong>il</strong>s economiques sociaoux et environnementaoux. Sul<br />
piano europeo è rappresentata nel Comité economique et social<br />
européen.<br />
La Chambre nationale des professions libérales (Cnpl) è<br />
l’altra grande centrale sindacale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali e rappresenta<br />
tutte le <strong>professioni</strong> sia regolamentate che non regolamentate<br />
purché siano sottoposte a uno statuto interno. Come<br />
l’Union, la Cnpl è stata costituita nel 1977 per iniziativa di alcune<br />
associazioni professionali della provincia francese. A differenza<br />
dell’altra grande organizzazione, è nata dal basso e, stando<br />
ai documenti della organizzazione stessa, in modo spontaneo,<br />
espandendosi rapidamente in anni in cui le <strong>professioni</strong> liberali<br />
56
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
hanno sentito la necessità di avere una maggiore forza rappresentativa<br />
di fronte alla presenza preponderante dei sindacati operai<br />
e <strong>delle</strong> organizzazioni datoriali dell’industria. Anche la Cnpl<br />
quindi rivendica l’autonomia da influenze partitiche o religiose.<br />
Conservando le caratteristiche della sua origine, la Cnpl è articolata<br />
in camere regionali e dipartimentali che compongono<br />
l’assemblea generale la quale partecipa all’elezione del consiglio<br />
d’amministrazione. A differenza dell’Unapl, i membri<br />
dell’assemblea generale vengono eletti a suffragio universale diretto<br />
da parte dei <strong>professioni</strong>sti che aderiscono ai diversi sindacati.<br />
La Cnpl raggruppa 35 sindacati appartenenti ai quattro settori<br />
<strong>delle</strong> attività liberali: sanità, diritto, <strong>professioni</strong> tecniche,<br />
servizi alla persona. Tra le categorie che fanno parte della Cnpl<br />
vi sono quelle dei notai, avvocati, ufficiali giudiziari, dentisti,<br />
biologi, esperti contab<strong>il</strong>i, ricercatori sociali privati, maestri di<br />
sci, genealogisti, radioestesisti, osteopati etc. Tra la Cnpl e<br />
l’Unapl è cresciuto nel corso del tempo un rapporto di concorrenza<br />
che si manifesta soprattutto in occasione <strong>delle</strong> elezioni dei<br />
rappresentanti <strong>delle</strong> organizzazioni professionali ai consigli di<br />
amministrazione della cassa assicurazioni e malattia.<br />
Anche la Cnpl sigla gli accordi collettivi nazionali relativi<br />
alle imprese liberali e assiste i sindacati datoriali <strong>delle</strong> singole<br />
categorie nella trattativa per <strong>il</strong> rinnovo dei contratti collettivi di<br />
lavoro.<br />
La Cnpl ha le sue radici nelle <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />
e le rappresenta con quattro membri nella Commission nationale<br />
de concertation des professions libérales3 , tuttavia si dimo-<br />
3 La Commission nationale de concertation des professions libérales è<br />
stata istituita nel febbraio 2010.<br />
57
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
stra particolarmente sensib<strong>il</strong>e ai problemi <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate <strong>delle</strong> quali ambisce a diventare una interlocutrice<br />
priv<strong>il</strong>egiata.<br />
Due anni or sono, la Cnpl ha ottenuto un importante riconoscimento<br />
dal governo quando Brigitte Longuet, delegata generale,<br />
membro del consiglio d’amministrazione è stata incaricata<br />
dal segretario di Stato per <strong>il</strong> Commercio, l’Artigianato e le Piccole<br />
imprese di redigere un rapporto contenente una serie di<br />
proposte al governo per una riforma complessiva del sistema<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali. In particolare, la missione era quella di<br />
proporre una definizione giuridica del settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali, di studiare i modi per rivedere le forme di esercizio <strong>delle</strong><br />
attività e di proporre misure per accompagnare <strong>il</strong> loro sv<strong>il</strong>uppo<br />
sia quando si tratta di <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate.<br />
Poiché <strong>il</strong> rapporto è stato presentato nel dicembre<br />
2010 e rappresenta attualmente <strong>il</strong> punto focale del dibattito istituzionale<br />
sulla riforma <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, ritorneremo<br />
sull’argomento nell’ultimo paragrafo di questo capitolo.<br />
Attraverso la partecipazione alla commissione nazionale di<br />
concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali, la Cnpl può esercitare<br />
una notevole influenza sui codici di regolamentazione <strong>delle</strong><br />
nuove <strong>professioni</strong>. La sua influenza inoltre si fa sentire con la<br />
partecipazione a numerosi organismi come i Conse<strong>il</strong>s économiques<br />
et sociaux régionaux e nei Tribunaux des affaires de sécurité<br />
sociale. Come l’Unapl, anche la Cnpl esercita un’attività di<br />
lobby sui partiti e sui gruppi parlamentari che si è manifestata di<br />
recente con <strong>il</strong> ricorso (vincente) al consiglio costituzionale per<br />
ottenere l’invalidazione del testo di legge di riforma della tassa<br />
professionale che, secondo la Cnpl, era in contraddizione rispetto<br />
al principio costituzionale di eguaglianza fiscale.<br />
58
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
Nel complesso sia l’Unapl sia la Cnpl svolgono allo stesso<br />
tempo attività di lobby, negoziazione sindacale e regolazione del<br />
sistema <strong>delle</strong> organizzazioni professionali.<br />
L’attività di lobby è svolta programmaticamente e apertamente.<br />
Essa avviene in modo diretto attraverso la pressione sui<br />
partiti e sui loro gruppi parlamentari al fine di orientare l’attività<br />
legislativa a favore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> rappresentate e con la partecipazione<br />
alle numerose commissioni nazionale e decentrate4 che afferiscono sia al livello istituzionale che alla società civ<strong>il</strong>e.<br />
Il governo stesso, del resto, sollecita <strong>il</strong> parere <strong>delle</strong> organizzazioni<br />
di rappresentanza sulle iniziative di legge e sulle politiche<br />
di regolamentazione del lavoro in incontri speciali o attraverso i<br />
lavori <strong>delle</strong> commissioni nazionali apposite5 . Ma notevole è anche<br />
l’attività rivolta all’opinione pubblica. Le due maggiori organizzazioni<br />
cercano di promuovere la loro immagine e di diffondere i<br />
loro messaggi attraverso campagne di stampa6 e nel ricercare <strong>il</strong><br />
consenso del pubblico7 . Quando viene ritenuto necessario, le organizzazioni<br />
fanno inoltre ricorso a manifestazioni pubbliche con<br />
cortei sul modello del sindacalismo operaio come è avvenuto di<br />
recente per iniziativa della Cnpl durante la campagna per modificare<br />
la legge sulla tassa professionale.<br />
4 Nei paragrafi precedenti sono citate solo le più importanti.<br />
5 In primo luogo la commissione nazionale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali prima<br />
denominata commissione nazionale di concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali.<br />
6 Alcuni quotidiani, ad esempio, hanno dato un certo risalto all’incontro durato<br />
un’ora tra <strong>il</strong> presidente Sarkozy e <strong>il</strong> presidente nazionale dell’Unapl.<br />
7 Recentemente l’Unapl ha promosso un Tour del France des professions<br />
liberales cioè una serie di convegni, manifestazioni e incontri pubblici nelle<br />
maggiori città del paese ai fini di promozione e propaganda.<br />
59
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
L’attività di negoziazione, come è stato detto, viene svolta<br />
attraverso <strong>il</strong> raggiungimento di accordi interprofessionali8 che<br />
intervengono tra le organizzazioni datoriali di secondo livello e<br />
le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti maggiormente<br />
rappresentative (Cgt, Cfdt etc.). Inoltre, le organizzazioni<br />
di secondo livello collaborano con i sindacati datoriali di categoria<br />
nella elaborazione <strong>delle</strong> linee guida per <strong>il</strong> rinnovo dei contratti<br />
di lavoro dei lavoratori subordinati degli studi professionali,<br />
al fine di garantire una loro relativa omogeneità.<br />
L’attività di regolazione interna alle <strong>professioni</strong> rappresentate<br />
avviene per lo più in modo indiretto attraverso la formazione<br />
all’avvio di nuove attività, le diverse attività di formazione<br />
continua, la consulenza gestionale, amministrativa e fiscale. Tuttavia,<br />
in modo diretto, attraverso la partecipazione alla commissione<br />
nazionale della concertazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali,<br />
Unapl e Cnpl hanno voce in capitolo sull’accettazione dei codici<br />
etici di regolamentazione presentati dalle associazioni professionali<br />
che aspirano al riconoscimento pubblico.<br />
Le associazioni di patrocinio<br />
Benché non sia un sindacato, questa tipologia va citata, per<br />
l’importanza che ha nell’arcipelago <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali,<br />
l’Union nationale associations agréés (Unasa). Un’associazione<br />
di patrocinio (association agréé) ha lo scopo di fornire alle piccole<br />
imprese un aiuto tecnico in materia di gestione finanziaria e<br />
della fiscalità. Può offrire solo consulenza o anche svolgere attività<br />
di amministrazione su mandato di un impresa. L’Unasa ri-<br />
8 In materia, come si è detto, di formazione professionale, qualità del lavoro,<br />
parità uomo-donna.<br />
60
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
veste una certa importanza perché raccoglie ottanta associazioni<br />
agréés operanti prevalentemente nel settore <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
a cui aderiscono 185 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti (un terzo di tutti i<br />
<strong>professioni</strong>sti aderenti a qualche associazione agréé) dei comparti<br />
della sanità e del settore giuridico. I suoi compiti nel corso<br />
del tempo si sono allargati e da semplice aggregazione di società<br />
di consulenza è diventata un organismo che si propone come<br />
centro di riflessione e di proposta per le associazioni che ne fanno<br />
parte per l’assolvimento <strong>delle</strong> adempienze legali, centro di<br />
informazione e documentazione con pubblicazioni di ricerche e<br />
dati statistici, soggetto di rappresentanza <strong>delle</strong> associazioni di<br />
fronte ai poteri pubblici e di fronte agli altri organismi rappresentativi<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali e dei loro partner istituzionali<br />
in quanto esperti nel campo della fiscalità e della gestione, forza<br />
di proposizione per i poteri pubblici in materia di semplificazione<br />
<strong>delle</strong> pratiche amministrative, lotta contro la frode fiscale,<br />
sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> teleprocedure.<br />
Della stessa natura dell’Unasa è l’Association francaise<br />
pour les professions libérales (Afpl) creata nel 1984 per iniziativa<br />
del ministero dell’Economia. della Finanza e dell’Industria.<br />
Anche in questo caso si tratta di una association agréée con<br />
compiti di servizio in materia contab<strong>il</strong>e, fiscale e gestionale che<br />
raggruppa circa due m<strong>il</strong>a aderenti che esercitano nei campi della<br />
sanità (medici, dentisti, psicologi, infermieri, biologi, veterinari<br />
etc.), del diritto (avvocati, notai, ufficiali giudiziari), <strong>delle</strong> arti,<br />
letteratura, insegnamento (fotografi, grafici, st<strong>il</strong>isti, scenografi,<br />
pittori, scultori, insegnanti di lingue estere, professori di pianoforte,<br />
di canto, di danza, sportivi <strong>professioni</strong>sti, formatori), della<br />
tecnica (architetti, urbanisti, paesaggisti, esperti contab<strong>il</strong>i, con-<br />
61
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sulenti di organizzazione, di comunicazione, informatici, traduttori,<br />
astrologi).<br />
Le maggiori confederazioni a carattere sindacale hanno come<br />
interfaccia nel rapporto con <strong>il</strong> governo e come istanza di concertazione<br />
o consultazione (la terminologia cambia a seconda degli<br />
orientamenti del governo) al massimo livello la Commission<br />
nationale despProfessions libérales che ha preso <strong>il</strong> posto della<br />
Commission nationale de concertation des professions libérales.<br />
La nuova commissione è stata creata nel marzo del 2011 con la<br />
durata di cinque anni ed è chiamata a esaminare tutte le questioni<br />
che interessano le attività e le <strong>professioni</strong> liberali. A questo titolo<br />
può emettere <strong>delle</strong> proposte sui codici di condotta elaborati dalle<br />
<strong>professioni</strong> non regolamentate che ne fanno domanda e favorire<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo, sul piano locale, <strong>delle</strong> misure di accompagnamento<br />
<strong>delle</strong> imprese liberali.<br />
L’altro foro al massimo livello è <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> Economique Social<br />
et Environmental (Cese), assemblea consultiva della Repubblica<br />
che comprende 233 membri rappresentanti della società<br />
civ<strong>il</strong>e designati per un mandato di cinque anni. Si riunisce due<br />
volte al mese e attraverso <strong>il</strong> lavoro di varie commissioni è incaricata<br />
di preparare studi, progetti e proposte nel proprio campo<br />
di competenza.<br />
In Francia sono infine molto numerose le organizzazioni<br />
professionali di rappresentanza di primo livello. Di quelle più<br />
importanti tratteremo in modo specifico negli approfondimenti<br />
dedicati ad alcune <strong>professioni</strong> regolamentate e non regolamentate.<br />
62
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
2.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />
La Francia si sta avviando sulla strada di un’ampia riforma<br />
del sistema <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Il dibattito al livello istituzionale<br />
si concentra attorno a un rapporto intitolato 33 proposizioni<br />
per una nuova dinamica <strong>delle</strong> attività liberali, commissionato<br />
due anni or sono, come già detto, dal segretario di Stato per<br />
<strong>il</strong> Commercio e Piccole e medie imprese, a Brigitte Longuet,<br />
membro della Commissione nazionale di concertazione <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> liberali (Cncpl). Il rapporto, presentato nel gennaio<br />
del 2010, ha lo scopo di «proporre una definizione giuridica <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> liberali, di studiare l’opportunità di un riaggiustamento<br />
del regime <strong>delle</strong> responsab<strong>il</strong>ità personali e proporre <strong>delle</strong><br />
misure per accompagnare lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività liberali in<br />
Francia comprese quelle non regolamentate» (Longuet, 2010).<br />
Per la stesura del rapporto, la Longuet si è avvalsa di audizioni a<br />
più di 150 rappresentanti <strong>delle</strong> diverse <strong>professioni</strong>. Bisogna osservare<br />
che quasi tutte le audizioni sono state riservate a rappresentanti<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate e che assai rari sono stati<br />
gli incontri con quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate: gli<br />
ingegneri e formatori sono stati tra questi (nessun rappresentante<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> informatiche o legate allo sport, allo st<strong>il</strong>e o alla<br />
moda).<br />
Nel primo capitolo, <strong>il</strong> rapporto si sofferma sulla necessità di armonizzare<br />
le norme francesi a quelle europee di deregolamentazione<br />
del settore. Il rapporto propone inoltre misure per rafforzare<br />
l’identità del settore anche grazie a una nuova definizione<br />
giuridica. Il suggerimento è quello di sostituire la vecchia nozione<br />
di professione liberale con quella di attività liberale che<br />
comprende un arco più ampio di servizi sorti nel corso degli ultimi<br />
anni, spesso notevolmente diversi da quelli tradizionali. Si<br />
63
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
osserva che le nuove attività spesso si sovrappongono a quelle<br />
tradizionali e molte di esse possono essere esercitate sia da<br />
membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate che da quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate. Può essere ut<strong>il</strong>e riportare <strong>il</strong> testo<br />
della proposta: «è qualificata come attività liberale ogni attività<br />
professionale di natura civ<strong>il</strong>e esercitata a titolo abituale di cui<br />
l’oggetto è quello di assicurare a beneficio di una clientela <strong>delle</strong><br />
prestazioni eminentemente intellettuali messe in opera tramite<br />
una qualificazione professionale appropriata. L’attività professionale<br />
deve essere obbligatoriamente esercitata in modo indipendente<br />
nell’esercizio della propria arte o della propria scienza<br />
e sotto la propria responsab<strong>il</strong>ità da un <strong>professioni</strong>sta sottomesso<br />
a <strong>delle</strong> obbligazioni etiche. Questa nuova definizione implica<br />
che tutte le <strong>professioni</strong> che aspirano all’esercizio liberale devono<br />
presentare queste caratteristiche di esercizio e devono tendere<br />
verso i criteri fondamentali che solo la chiave di volta<br />
dell’esercizio <strong>delle</strong> stessa attività. Non si può che incitare le <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate che si ritengono liberali a trarre le<br />
conseguenze e ad accettare gli obblighi al fine di offrire ai clienti<br />
<strong>delle</strong> prestazioni di qualità e sicurezza adeguate» (Longuet,<br />
2010).<br />
Da questa prima affermazione discendono due proposte<br />
concrete: la creazione di un Dipartimento <strong>delle</strong> attività liberali<br />
nell’ambito del ministero di competenza e <strong>il</strong> rafforzamento della<br />
rappresentanza <strong>delle</strong> attività liberali nel Conse<strong>il</strong> economique social<br />
et environmental (Cese) portandola da quattro a sei membri.<br />
Infine si tratterebbe di avviare tutte le iniziative necessarie<br />
all’accompagnamento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate con<br />
la costituzione di uno sportello unico (guichet unique) presso le<br />
64
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
camere di commercio decentrate per iniziativa se necessario dei<br />
singoli prefetti.<br />
In questo contesto quale potrebbe essere <strong>il</strong> ruolo dei vecchi<br />
ordini professionali? Gli autori affermano che è necessario:<br />
«rinnovare i loro valori senza tradire le loro tradizioni» (Longuet,<br />
2010). A questo proposito gli ordini dovranno priv<strong>il</strong>egiare<br />
gli interessi degli utenti e non quella dei <strong>professioni</strong>sti stessi ricercando<br />
così le condizioni per ritrovare la fiducia del grande<br />
pubblico: «questo sforzo passa attraverso la chiarificazione del<br />
ruolo rispettivo degli ordini e <strong>delle</strong> organizzazioni professionali<br />
e mostrare in quale modo <strong>il</strong> ruolo degli ordini deve distinguersi<br />
da quello <strong>delle</strong> organizzazioni sindacali destinate alla rivendicazione<br />
dei diritti dei <strong>professioni</strong>sti. Il ruolo di ciascuna deve essere<br />
preservato e le vocazioni rispettive meglio distinte. Oggi in<br />
tutta Europa – del resto – viene priv<strong>il</strong>egiata una gestione attraverso<br />
le carte di regolazione e codici di buona condotta che sono<br />
applicab<strong>il</strong>i tanto alle <strong>professioni</strong> regolamentate quanto a quelle<br />
non regolamentate» (Longuet, 2010).<br />
Una modernizzazione degli ordini passerebbe anche attraverso<br />
una loro migliore organizzazione (favorire la loro centralizzazione,<br />
evitare divisioni e doppioni) favorire una maggiore<br />
trasparenza e aprire le porte alla pubblicità istituzionale regolamentata.<br />
Alcuni compiti andrebbero rafforzati come quello della<br />
promozione della formazione continua, della tenuta degli albi,<br />
dell’arbitraggio in caso di controversia tra i membri.<br />
Per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> non regolamentate <strong>il</strong> documento<br />
punta sulla autoregolamentazione conformemente alle<br />
direttive europee: «non è più <strong>il</strong> momento della regolazione amministrativa<br />
<strong>delle</strong> attività professionali attraverso la creazione di<br />
nuovi ordini né a livello nazionale né a quello comunitario. Cer-<br />
65
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
to molte nuove <strong>professioni</strong> cercano di conquistare la loro legittimazione<br />
attraverso questo mezzo. Bisogna dissuaderle e orientarle<br />
verso processi più valorizzanti di autoregolamentazione.<br />
Questi dispositivi hanno <strong>il</strong> vantaggio di associare più strettamente<br />
i membri della professione e favoriscono in termini di lavoro<br />
comune la stessa ricerca identitaria» (Longuet, 2010).<br />
L’autoregolamentazione dovrebbe avvenire attraverso la stesura<br />
di carte di qualità (chartes de qualité) e codici di buona condotta.<br />
Nel seguito, <strong>il</strong> documento esamina le misure per sv<strong>il</strong>uppare<br />
<strong>il</strong> settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate e per accrescerne la<br />
competitività partendo dall’assunto che «le <strong>professioni</strong> liberali<br />
devono ormai adattarsi all’economia moderna. Devono passare<br />
da una economia della tradizione a una economia<br />
d’innovazione» (Longuet, 2010). Gli strumenti individuati allo<br />
scopo sono di quattro tipi: 1) informazione e comunicazione; 2)<br />
finanziamento <strong>delle</strong> imprese liberali col ricorso al capitale esterno;<br />
3) interprofessionalità, ovvero necessità di offrire servizi<br />
completi; 4) attrattività per le generazioni più giovani.<br />
Liberare l’informazione, la comunicazione e la pubblicità<br />
significa aprire due canali: quello della comunicazione istituzionale<br />
effettuata sotto <strong>il</strong> controllo degli ordini e quello della comunicazione<br />
individuale da parte dei singoli <strong>professioni</strong>sti: «gli<br />
ordini a questo proposito dovranno condurre una riflessione<br />
complessiva su questo tema per giungere a una concezione moderna<br />
della pubblicità <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali regolamentate,<br />
allo stesso tempo rispettosa della lealtà della concorrenza e rispondente<br />
alla imperiosa necessità di permettere ai <strong>professioni</strong>sti<br />
di comunicare a riguardo dei loro mestieri, e sui loro modi di intervento»<br />
(Longuet, 2010).<br />
66
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
Le imprese liberali, come le altre imprese, potranno reperire<br />
i capitali attraverso l’investimento di parte dei profitti di impresa,<br />
con <strong>il</strong> finanziamento bancario, con la ricerca di apportatori di<br />
capitali esterni. L’apertura al capitale esterno dovrebbe tuttavia<br />
avvenire in forma tale da non mettere a rischio l’indipendenza<br />
del <strong>professioni</strong>sta stesso e a questo proposito sarà necessario fissare<br />
dei “catenacci verticali” (limitando ad esempio al 49% <strong>il</strong><br />
massimo apporto di capitale esterno partecipato).<br />
Bisognerà quindi rivedere le regole che presiedono alla detenzione<br />
del capitale e <strong>il</strong> diritto di voto <strong>delle</strong> società liberali nello<br />
spirito della preservazione dell’indipendenza del <strong>professioni</strong>sta.<br />
Questa armonizzazione potrebbe essere ottenuta con <strong>il</strong> ricorso<br />
a società di diritto comune per le <strong>professioni</strong> che non dispongono<br />
ancora di regole sim<strong>il</strong>i e con la modernizzazione della legge<br />
Sel (société d’exercise libéral). Si prevede inoltre di introdurre<br />
la partecipazione alla Sel del personale salariato con un interessamento<br />
al risultato (che potrà essere fissato in via ipotetica<br />
al 20-25% del capitale).<br />
In merito all’interprofessionalità, <strong>il</strong> documento sostiene la<br />
necessità di rompere l’isolamento del <strong>professioni</strong>sta liberale e di<br />
incoraggiare l’interprofessionalità e le piattaforme di servizio<br />
anche se questa misura, in larga parte, va contro la tendenza attuale<br />
di ogni <strong>professioni</strong>sta di lavorare per proprio conto, nel timore<br />
di confrontarsi con altre <strong>professioni</strong> che fanno riferimento<br />
a regole e a codici deontologici diversi.<br />
Oltre che associarsi con investitori esterni, le società liberali<br />
potranno sv<strong>il</strong>upparsi associandosi con altri <strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong><br />
complementari regolamentate o non regolamentate.<br />
L’apertura al capitale esterno, infatti, non è riservata a investitori<br />
di altri comparti ma può interessare altre imprese liberali: «pro-<br />
67
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
fessionisti associati di altre <strong>professioni</strong> non regolamentate potranno<br />
dunque esercitare in strutture regolamentate nel rispetto<br />
<strong>delle</strong> condizioni esposte precedentemente» (Longuet, 2010).<br />
Infine, per accrescere l’attrattiva della attività professionale<br />
presso le nuove generazioni, bisognerebbe tener conto dei mutamenti<br />
avvenuti nella cultura e nelle abitudini tra i quali vanno<br />
compresi la tendenza verso un lavoro parziale, la ricerca<br />
dell’equ<strong>il</strong>ibrio tra vita di lavoro e vita famigliare, <strong>il</strong> mantenimento<br />
di un carico di lavoro non eccessivo: «quando questi giovani<br />
saranno integrati in una attività liberale bisognerà offrire loro<br />
un modo di esercizio a loro conveniente e rispondente alle loro<br />
attese, sufficientemente elastico ma allo stesso tempo protettivo»<br />
(Longuet, 2010).<br />
Un interesse crescente, secondo <strong>il</strong> documento, andrebbe rivolto<br />
al “contratto di collaborazione liberale”. Questo tipo di<br />
contratto permette a un giovane <strong>professioni</strong>sta di prepararsi<br />
all’esercizio dell’arte in modo indipendente, senza sobbarcarsi<br />
pesanti investimenti finanziari: successivamente può prendere <strong>il</strong><br />
posto dell’attuale titolare nella gestione dello stesso studio, oppure<br />
può rimanere a tempo indefinito nella condizione di collaboratore.<br />
Il contratto di collaborazione liberale sembra quindi<br />
uno strumento efficace di inserimento dei giovani nelle libere<br />
<strong>professioni</strong> tuttavia si rivela anche non sufficientemente protettivo<br />
poiché, per esempio, non consente a un giovane di formarsi<br />
in modo autonomo una propria clientela. Si propone pertanto di<br />
«introdurre nel contratto di collaborazione liberale, in modo esplicito,<br />
la definizione di un tempo dedicato dal collaboratore liberale<br />
alla sua attività personale (come numero di giorni al mese<br />
o di contingente di ore all’anno etc.)» (Longuet, 2010). Il contratto<br />
potrà inoltre essere ulteriormente rivisto con norme che<br />
68
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
migliorino <strong>il</strong> rispetto del contratto stesso, le forme di rottura del<br />
contratto, le garanzie di copertura sociale, l’estensione al collaboratore<br />
<strong>delle</strong> fac<strong>il</strong>itazioni fiscali già previste per le imprese liberali.<br />
Le conclusioni del documento esprimono l’orientamento di<br />
fondo che lo ha ispirato e che presumib<strong>il</strong>mente è quello a cui <strong>il</strong><br />
governo si atterrà nella azione riformatrice. Vale la pena di riportare<br />
<strong>il</strong> passo più importante: «gli attori <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate<br />
restano un modello per le nuove <strong>professioni</strong> e tuttavia<br />
l’emergere di queste nuove <strong>professioni</strong> e <strong>il</strong> loro sv<strong>il</strong>uppo esponenziale<br />
tanto in Francia che in Europa mutano profondamente<br />
la problematica tradizionale del settore liberale. Ma<br />
l’isolamento, l’immob<strong>il</strong>ismo di certi modi di esercizio, limitano<br />
le <strong>professioni</strong> liberali nella loro capacità di riflettere sul loro avvenire.<br />
Il quadro normativo e buon numero dei testi di legge<br />
sembrano troppo in ritardo rispetto all’evoluzione della nostra<br />
società. Si è scelto così deliberatamente di priv<strong>il</strong>egiare <strong>delle</strong> riforme<br />
pragmatiche e concrete» (Longuet, 2010).<br />
Il documento Longuet, che in appendice riporta trentatrè proposte<br />
concrete per affrontare i problemi posti in sede di analisi, è<br />
una proposta di riforma nel segno della modernizzazione, efficienza<br />
e concorrenzialità. I riferimenti alle difficoltà in cui si<br />
trova attualmente <strong>il</strong> settore e alle suo dinamiche interne sono assai<br />
sfumati. Essi emergono con maggiore chiarezza dalla pubblicistica<br />
e dai documenti <strong>delle</strong> singole associazioni professionali.<br />
Di questo dibattito pubblico è possib<strong>il</strong>e offrire qualche testimonianza<br />
tratta da articoli apparsi su Le Nouvel Economiste. Per<br />
esempio, nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche che coprono circa <strong>il</strong><br />
50% del mondo professionale, a una crescita costante degli effettivi<br />
corrisponde una diminuzione relativa di clienti. Esistono<br />
69
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
nel paese zone definite “deserti medici” in cui la presenza di<br />
<strong>professioni</strong>sti è inferiore alla domanda mentre vi sono altre aree<br />
con una densità medica eccessiva. La stessa considerazione vale<br />
per gli avvocati che aumentano numericamente del 4% all’anno<br />
ma si addensano soprattutto nella capitale a scapito <strong>delle</strong> aree<br />
periferiche. Secondo alcuni commentatori, “l’età d’oro” <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> liberali, con una clientela costante e onorari crescenti<br />
sarebbe finita. Molti studi di avvocato o gabinetti medici sono<br />
entrati in una spirale negativa dove la clientela diminuisce oppure<br />
diminuiscono gli introiti mentre restano costanti le spese di<br />
esercizio. Secondo l’Unapl nella sola Ile-de-France <strong>il</strong> numero<br />
dei <strong>professioni</strong>sti in difficoltà sarebbe aumentato del 48% tra <strong>il</strong><br />
2007 e <strong>il</strong> 2008. Due su tre riguardano donne <strong>professioni</strong>ste e uomini<br />
di età tra i 45 e i 69 anni. Tra le diverse <strong>professioni</strong> inoltre si<br />
sta diffondendo un clima competitivo che in precedenza non esisteva.<br />
Gli avvocati e gli esperti contab<strong>il</strong>i si disputano le commesse<br />
<strong>delle</strong> piccole imprese; le <strong>professioni</strong> legate al diritto e alla<br />
consulenza finanziaria sono in competizione con le banche che<br />
offrono ai clienti consulenze giuridiche e fiscali; gli infermieri<br />
liberali competono con la struttura pubblica che interviene con<br />
misure di ospedalizzazione a domic<strong>il</strong>io.<br />
Di fronte alla crescente concorrenza, si osserva che i <strong>professioni</strong>sti<br />
non possono godere dei vantaggi della delocalizzazione.<br />
In parte queste misure contrastano con i principi della prossimità<br />
e fiducia tra <strong>professioni</strong>sta e cliente e, in parte, quando vengono<br />
realizzate, si trovano di fronte a problemi di qualità del prodottoservizio,<br />
come succede ai dentisti che ampliano <strong>il</strong> giro di affari<br />
ai paesi del nord Africa. Su scala più ampia, i consulenti del lavoro,<br />
i formatori, i commercialisti, gli avvocati si trovano a<br />
competere con le grandi società inglesi e americane come White<br />
70
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
and Case o Cleary Gottlieb che hanno aperto le loro sedi in<br />
Francia.<br />
La concorrenza tra le <strong>professioni</strong> ha quindi due aspetti: cresce<br />
l’offerta degli stessi servizi da parte di diverse categorie e<br />
aumenta la competizione tra imprese francesi ed estere. Alla<br />
crescente difficoltà in cui si trovano molti <strong>professioni</strong>sti corrisponde<br />
tuttavia una notevole effervescenza nel mondo associativo<br />
e della rappresentanza soprattutto per le nuove <strong>professioni</strong>.<br />
Nel gennaio del 2010, due sindacati degli autoimprenditori:<br />
l’Union des auto-entrepreneurs (Uae) e <strong>il</strong> Syndacat national des<br />
auto-entrepreneurs (Snae) hanno annunciato <strong>il</strong> loro rapprochement.<br />
Lo Snae in particolare è anche interessato a raccogliere le<br />
adesioni dei formatori e consulenti indipendenti entrando così in<br />
competizione con i sindacati del settore. Un altro passo verso<br />
un’aggregazione dei <strong>professioni</strong>sti autonomi è stato compiuto da<br />
Sicfor che ha creato un coordinamento con Apostrad (associazione<br />
dei traduttori) e <strong>il</strong> Cap<strong>il</strong> (coordinamento <strong>delle</strong> associazioni<br />
dei <strong>professioni</strong>sti indipendenti <strong>delle</strong> arti liberali). A mantenere<br />
aperto <strong>il</strong> dibattito in questo campo ci sono ad esempio la Cyber-<br />
Gazzette un giornale di Freelance on line che esce con costanza<br />
da alcuni anni e Chef d’entreprise un altro giornale on-line dedicato<br />
all’autoimprenditorialità. Che <strong>il</strong> mondo del lavoro autonomo<br />
sia in movimento viene anche affermato da Le monde Informatique:<br />
secondo un servizio del 22 marzo 2009, ogni mese si<br />
crea in Francia un nuovo club professionale e sempre più i lavoratori<br />
<strong>professioni</strong>sti salariati si impegnano nelle elezioni <strong>delle</strong><br />
Irp (Institutions representatives du personnelles) <strong>delle</strong> loro società.<br />
Un’ultima riflessione riguarda lo stato del dibattito sul futuro<br />
del sistema professionale. Da questo punto di vista, è possibi-<br />
71
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
le segnalare una forte resistenza al cambiamento ovvero alla abolizione<br />
degli ordini professionali o a un radicale ridimensionamento<br />
del loro ruolo? Abbiamo visto come in passato vi siano<br />
stati tentativi di abolire alcuni ordini. Negli anni settanta da parte<br />
del partito socialista è stata avanzata la proposta di abolizione<br />
dell’ordine dei medici; nei primi anni ottanta l’ordine degli architetti,<br />
criticato da parecchi sindacati di categoria, ha corso <strong>il</strong><br />
rischio di essere sciolto per mano del governo; negli anni novanta<br />
l’ordine dei dentisti in seguito a dissidi interni si è dissolto e<br />
per parecchi anni ha cessato di esistere. Anche oggi <strong>il</strong> dibattito<br />
non è del tutto chiuso: gli infermieri, con l’aiuto dei loro sindacati,<br />
chiedono l’abolizione dell’ordine e in parecchi siti e in blog<br />
gestiti da gruppi di <strong>professioni</strong>sti di diverse categorie vengono<br />
ripetute richieste analoghe. Tuttavia non si può parlare di un<br />
movimento diffuso e capace per ora di incidere sull’attuale ordinamento.<br />
Bisogna ricordare che spesso gli stessi sindacati datoriali<br />
di categoria e le loro organizzazioni di secondo livello si<br />
oppongono all’abolizione degli ordini professionali e quando<br />
sono in crisi non esitano ad aiutarli pur proponendo la loro riforma.<br />
Quando l’ordine degli architetti ha rischiato di essere<br />
chiuso, <strong>il</strong> sindacato di categoria si è mob<strong>il</strong>itato in sua difesa e<br />
ancora recentemente nei suoi documenti ufficiali la Cnpl ha ribadito<br />
l’importanza degli ordini per la loro missione di regolazione<br />
etica dell’attività professionale. Anche nel documento<br />
Longuet, non si parla di una loro abolizione ma di un rinnovamento<br />
nella salvaguardia <strong>delle</strong> tradizioni. In definitiva, perché ci<br />
sia resistenza al cambiamento dovrebbe anche esserci forte volontà<br />
di conservazione. Ma nessuno di questi due aspetti sembra<br />
dominare la scena francese che è piuttosto quella di una modera-<br />
72
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
ta modernizzazione e di una settoriale e poco incisiva opposizione<br />
al vecchio mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
2.7. Approfondimento su alcune <strong>professioni</strong><br />
Gli avvocati<br />
A fine 2009, <strong>il</strong> numero degli avvocati in Francia era di<br />
50.314 contro i 36 m<strong>il</strong>a del 2000 e i 25 m<strong>il</strong>a del 1980. Il loro<br />
aumento ha accentuato le differenze di reddito e, nel 2009,<br />
l’8,3% degli avvocati ha dichiarato introiti nulli o deficitari.<br />
L’accesso alla professione, dopo <strong>il</strong> conseguimento della laurea<br />
in giurisprudenza, prevede la frequenza a un corso presso un<br />
centre régional de formation professionelle d’avocat (Crfpa).<br />
L’ingresso alla scuola avviene dopo un esame selettivo: la media<br />
nazionale dei promossi si aggira attorno al 30-35%. L’esame si<br />
suddivide in due parti: tre prove scritte e due prove orali e ha un<br />
carattere conoscitivo e non attitudinale. Viene escluso<br />
dall’esame chi lo ha già sostenuto tre volte senza esito positivo.<br />
La durata attuale del corso è di 18 mesi e si svolge per attività<br />
d’insegnamento e stages presso studi di avvocato. A conclusione<br />
del corso <strong>il</strong> candidato deve sostenere un altro esame che gli conferisce<br />
<strong>il</strong> Certificat d’aptitude à la profession d’avocat (Capa) e<br />
lo ab<strong>il</strong>ita all’esercizio della professione. A questo punto, <strong>il</strong> neo<br />
avvocato si iscrive a un foro, presta giuramento presso una corte<br />
d’appello e si iscrive all’albo dell’ordine.<br />
La professione può essere esercitata in modo individuale o,<br />
sotto diverse forme, in modo associato come abbiamo già visto<br />
in un paragrafo precedente. Va osservato in particolare che <strong>il</strong><br />
contratto di collaboration professionelle è stato reso possib<strong>il</strong>e,<br />
solo per la categoria degli avvocati, da una legge del 1971 mentre<br />
molte altre <strong>professioni</strong> liberali, per ottenere lo stesso ordinamento,<br />
hanno dovuto aspettare la legge del 2005. Con <strong>il</strong> contrat-<br />
73
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
to di collaborazione professionale, un avvocato può entrare a lavorare<br />
presso lo studio di un altro avvocato con un contratto<br />
scritto che prevede <strong>il</strong> rispetto di alcuni principi come <strong>il</strong> diritto alla<br />
formazione continua e alla acquisizione di una specializzazione,<br />
<strong>il</strong> segreto professionale e l’indipendenza, la possib<strong>il</strong>ità di avere<br />
una clientela personale. Il contratto inoltre deve precisare la<br />
sua durata, l’ammontare della retribuzione e deve essere registrato<br />
dal consiglio dell’ordine. Nella categoria è anche ut<strong>il</strong>izzato<br />
<strong>il</strong> contratto di collaborazione salariata che deve essere scritto,<br />
deve precisare la sua durata e la retribuzione e viene tenuto sotto<br />
<strong>il</strong> controllo dell’ordine. A differenza del collaboratore professionale<br />
quello salariato non può coltivare una propria clientela.<br />
Il contratto infine non può contenere norme che limitino la libertà<br />
del lavoratore e, mentre prevede che possa essere trasformato<br />
in contratto di collaborazione, lascia anche la possib<strong>il</strong>ità di mettersi<br />
in proprio. A fianco dell’ordine professionale esistono<br />
diversi sindacati professionali come la Confédération nationale<br />
des avocats (Cna), <strong>il</strong> Syndicat des avocats de France (Saf),<br />
l’Union des jeunes avocats (Uja).<br />
La Cna è <strong>il</strong> sindacato datoriale più rappresentativo, negozia<br />
<strong>il</strong> contratto di lavoro per i lavoratori salariati della categoria ed è<br />
impegnato attualmente nella stesura dei cahiers de doleances<br />
della giustizia e nella difesa <strong>delle</strong> prerogative degli avvocati su<br />
questioni di frontiera con altre categorie come i notai9 e gli esperti<br />
contab<strong>il</strong>i10 .<br />
Il Saf è nato nel 1973 per organizzare gli avvocati di orientamento<br />
progressista. È anch’esso un sindacato datoriale che<br />
9 Una lunga querelle relativa al monopolio dei notai sulle operazioni<br />
immob<strong>il</strong>iari è stata risolta dal presidente Sarkozy a favore degli avvocati.<br />
10 Gli avvocati contestano ai commercialisti attività che ritengono di loro<br />
competenza e i tentativi di trasformare questa professione in una professione<br />
paragiuridica.<br />
74
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
partecipa alle trattative per <strong>il</strong> rinnovo del contratto di lavoro dei<br />
lavoratori subordinati e oltre alla difesa della categoria si pone<br />
anche scopi più generali di protezione dei diritti dell’uomo, di<br />
garanzia d’accesso alla difesa giudiziaria a tutti i cittadini, di estensione<br />
dei diritti della difesa, la promozione di una giustizia<br />
più democratica e dei diritti e <strong>delle</strong> libertà pubbliche. A fine<br />
marzo 2011, ha indetto due giorni di sciopero e un terzo giorno<br />
di manifestazione pubblica contro i recenti cambiamenti <strong>delle</strong><br />
regole della garde a vue, <strong>il</strong> diritto da parte della polizia di trattenere<br />
per un tempo definito una persona sospettata di aver commesso<br />
un reato ritenendole lesive del diritto alla difesa.<br />
La Uja, che si definisce un sindacato “risolutamente apolitico”<br />
rappresenta infine gli interessi dei giovani avvocati e accetta<br />
solo iscritti con meno di quarant’anni. È stata creata a Parigi ma<br />
ha acquistato una notevole forza nelle città di provincia. Promuove<br />
soprattutto iniziative di formazione, diffusione <strong>delle</strong><br />
nuove tecnologie e forme associative nello svolgimento della<br />
professione. Tutti i sindacati degli avvocati sono attualmente<br />
mob<strong>il</strong>itati contro le decisione di riduzione del budget per la giustizia,<br />
decretata dalla recente legge finanziaria.<br />
Gli esperti contab<strong>il</strong>i<br />
Secondo i dati del 2008 forniti dall’ordine gli esperti contab<strong>il</strong>i<br />
sono 18.400. La maggior parte di loro (più di 15 m<strong>il</strong>a) lavora<br />
individualmente ciò che dimostra una certa difficoltà nella costituzione<br />
di imprese di dimensioni più ampie e capaci di fronteggiare<br />
la concorrenza <strong>delle</strong> società anglosassoni. Per diventare<br />
expert comptable sono necessari otto anni di studi dopo <strong>il</strong> baccalaureato:<br />
cinque anni di studi teorici del ciclo universitario e tre<br />
di stage pratico remunerato. Alla conclusione di questo tragitto<br />
75
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
si deve superare un esame articolato in tre prove: un esame orale,<br />
una prova scritta sulla revisione legale e contrattuale dei conti<br />
e una prova scritta sulla regolamentazione professionale. Dopo <strong>il</strong><br />
superamento dell’esame <strong>il</strong> candidato riceve <strong>il</strong> diploma e si iscrive<br />
all’ordine professionale della categoria.<br />
I sindacati di categoria datoriali sono l’Experts-comptables<br />
de France (Ecf) e l’Institut francais des experts comptables (Ifec).<br />
Recentemente sono state create due associazioni di categoria con<br />
compiti di accompagnamento e appoggio ai giovani che intendono<br />
esercitare la professione, che stanno frequentando gli stages o<br />
che si trovano nei primi anni di esercizio: l’Association nationale<br />
des experts-comptables stagiaires, des commissaires aux comptes<br />
stagiaires et des étudiants en comptab<strong>il</strong>ité supérieure (Anecs) e<br />
<strong>il</strong> Club des jeunes experts-comptables et de commissaires aux<br />
comptes (Cjec).<br />
Lo Ecf è una federazione nazionale che raggruppa 22 sindacati<br />
regionali. Si tratta di un sindacato imprenditoriale presente<br />
al tavolo della trattativa per <strong>il</strong> rinnovo del contratto nazionale<br />
dei lavoratori dipendenti della categoria. Si confronta anche con<br />
le altre categorie professionali. Dopo anni di relazioni conflittuali<br />
con l’ordine degli avvocati, ha raggiunto nel 2010 un accordo<br />
(definito storico) con <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> Nationale des Barreaux nel quale<br />
l’ordine degli avvocati ha riconosciuto alcune competenze<br />
degli esperti contab<strong>il</strong>i nella “missione giuridica a titolo accessorio”,<br />
la rimozione di tutti gli ostacoli alla riforma degli ordinamenti<br />
relativi alla <strong>professioni</strong> degli esperti contab<strong>il</strong>i e un’intesa<br />
per organizzare forme di interprofessionalità tra le due categorie.<br />
Il maggiore sindacato padronale della categoria è l’Ifec che<br />
conta sull’adesione di 4 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti distribuiti in 26 sezioni<br />
locali e ha come suo compito prioritario quello della nego-<br />
76
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
ziazione del contratto collettivo della categoria mentre offre agli<br />
aderenti una serie di servizi di formazione e consulenza<br />
nell’applicazione del contratto di categoria.<br />
In competizione con i sindacati storici, infine, è stato creato<br />
nel 2009 un nuovo sindacato: l’Experts-Comptables Indépendants<br />
(Eci). L’organizzazione è sorta da un gruppo dissidente<br />
dell’Ifec che rivendica una maggiore libertà di opinione, dibattito,<br />
trasparenza e partecipazione. L’intenzione è quella di costruire<br />
un’organizzazione più vicina agli iscritti e capace di interpretare<br />
meglio <strong>il</strong> cambiamento in atto.<br />
Gli architetti<br />
La Francia conta 29.685 architetti iscritti all’albo<br />
dell’ordine su circa 40 m<strong>il</strong>a diplomati. Ogni anno si diplomano<br />
circa 1.600 nuovi architetti e gli ingressi nell’ordine sono circa<br />
800. La popolazione professionale resta in maggioranza masch<strong>il</strong>e:<br />
le donne rappresentano attualmente <strong>il</strong> 22% del totale contro <strong>il</strong><br />
7,5% del 1980. L’esercizio individuale a titolo liberale della professione<br />
resta quello dominante anche se è in netto declino: nel<br />
2009 rappresentava <strong>il</strong> 52% degli architetti iscritti contro l’83%<br />
del 1983. All’inverso, gli architetti associati che nel 1983 erano<br />
<strong>il</strong> 5% sono saliti al 32% nel 2009. Si contano attualmente 7.500<br />
società di architettura.<br />
Le modalità di lavoro associato sono molteplici: societé anonyme<br />
(Sa), societé anonyme à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Sarl),<br />
societé anonyme à responsab<strong>il</strong>ité limitée cooperative (Saarlcoop),<br />
societé d’exercise liberale à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Selarl),<br />
entreprise unie personelle à responsab<strong>il</strong>ité limitée (Eurl). Nella<br />
maggioranza si tratta comunque di Sarl (52%) e di Eurl (22%).<br />
77
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In Francia <strong>il</strong> titolo di architetto è protetto dalla legge del 3<br />
gennaio 1977 e chi vuole esercitare la professione deve essere iscritto<br />
all’ordine della categoria. L’iter formativo è conformato al<br />
sistema concordato a Bologna dai 29 paesi europei nel 1999 denominato<br />
Limado (licence: bac più tre anni; master: bac più cinque<br />
anni; doctorat: bac più otto anni). Per diventare architetto bisogna<br />
conseguire <strong>il</strong> master d’architecture che rappresenta <strong>il</strong> titolo minimo<br />
per poter esercitare la professione come lavoratore dipendente e per<br />
portarne <strong>il</strong> titolo. Per chi si orienta verso l’esercizio in proprio o in<br />
società è necessario ancora un anno denominato hab<strong>il</strong>itation à la<br />
maitrise d’oeuvre en son nom propre (Hmonp) al termine del quale,<br />
dopo presentazione e discussione di una tesi, sarà in grado di esercitare<br />
la professione. L’iscrizione all’ordine viene conferita dal<br />
ministero della Cultura, che opera tramite una commissione nazionale,<br />
dopo presentazione <strong>delle</strong> credenziali professionali.<br />
Anche per questa categoria sono molti i sindacati a livello<br />
di regione o dipartimento. Quello maggiormente rappresentativo<br />
a livello nazionale è l’Union nationale des syndicats francais<br />
d’atchitectes (Unsfa) costituito nel 1969 che riunisce un buon<br />
numero di organizzazioni decentrate. Il sindacato è presente in<br />
ogni sede di negoziazione <strong>delle</strong> regole che presiedono agli<br />
scambi interprofessionali e promuove iniziative di formazione e<br />
ricerca, rappresenta gli architetti in tutte le sedi istituzionali previste<br />
e rappresenta gli architetti imprenditori nella concertazione<br />
e la negoziazione con i sindacati dei lavoratori salariati.<br />
In passato l’Unsfa, tra le organizzazioni di categoria, è stata<br />
quella che si è mob<strong>il</strong>itata con maggiore costanza per la riforma<br />
del settore che si è concretizzata nella legge del 3 gennaio del<br />
1977. La legge ha portato alla costituzione dei conse<strong>il</strong>s<br />
d’architecture d’urbanisme et d’environment (Caue) che hanno<br />
78
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
un notevole peso politico nella definizione dei piani urbanistici,<br />
hanno definito le regole del monopolio dell’esercizio della professione<br />
e permesso la diversificazione dei modi d’esercizio del<br />
mestiere con la creazione <strong>delle</strong> società di architettura, secondo i<br />
diversi modelli che abbiamo citato nei paragrafi precedenti. La<br />
legge è stata <strong>il</strong> frutto di una grande mob<strong>il</strong>itazione degli architetti<br />
francesi ancora oggi ricordata per le manifestazioni di massa organizzate<br />
a Parigi nei primi anni settanta. La presenza del sindacato<br />
si è distinta anche in un’altra occasione importante. Quando<br />
l’ordine degli architetti, all’inizio degli anni ottanta, è stato messo<br />
in discussione da parte di molti sindacati della categoria e rischiava<br />
di essere sciolto anche per l’intervento del governo,<br />
l’Unsfa si è mob<strong>il</strong>itata in sua difesa. Allo stesso tempo ha condotto<br />
una lunga campagna per definire una stretta separazione<br />
dei compiti tra ordine e sindacati culminata in una mozione votata<br />
all’unanimità dal suo consiglio nazionale nel 1999.<br />
Altre organizzazioni hanno un grado minore di rappresentanza<br />
o organizzano settori specifici della categoria. L’Union<br />
nationale des architectes d’interieur, designer (Unaid) aff<strong>il</strong>iato<br />
alla Federation francaise du batiment11 . È un sindacato professionale<br />
padronale cui sono aff<strong>il</strong>iati soprattutto i dirigenti e i proprietari<br />
di piccole società di architetti-designers. Ha un suo codice<br />
deontologico e svolge prevalentemente attività di consulenza,<br />
orientamento, formazione e promozione. Come altri sindacati<br />
<strong>delle</strong> diverse categorie ha costituito di recente un Club Jeunes<br />
11 Si tratta di un’antica organizzazione padronale nata nel 1904 che raccoglie<br />
trentadue sindacati dei diversi mestieri legati alle costruzioni sparsi<br />
in tutto <strong>il</strong> paese: non si tratta quindi di un sindacato specifico degli architetti.<br />
79
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
che aiuta i giovani diplomati o studenti di architettura accompagnandoli<br />
nello studio o nella costituzione di nuove società.<br />
I veterinari<br />
Il numero dei veterinari iscritti all’ordine, nel 2010, è di<br />
16.102. Si tratta di una categoria che si sta internazionalizzando<br />
(<strong>il</strong> 20% dei 736 nuovi iscritti nel 2010 sono stranieri) e che vede<br />
una percentuale crescente di donne (pari al 41% ).<br />
La formazione del veterinario è assicurata da quattro scuole<br />
di specializzazione (Ecoles nationales vétérinaires di Alfort,<br />
Lyon, Toulouse, Nantes) accessib<strong>il</strong>i per concorso dopo due anni<br />
di preparazione. Gli studi sono quindi della durata di sette anni<br />
dopo <strong>il</strong> baccalaureato inclusi i due anni preparatori e si concludono<br />
con una thèse d’exercise sostenuta davanti a una Unité de<br />
formation et de recherche (Ufr) che da diritto all’esercizio della<br />
professione. Al di là di questo corso una formazione complementare<br />
in diverse discipline (chirurgia, medicina interna etc.)<br />
permette egualmente di accedere al titolo di veterinario specialista.<br />
A conclusione del tragitto formativo <strong>il</strong> veterinario si iscrive<br />
all’ordine dopo una verifica <strong>delle</strong> sue competenze professionali.<br />
La storia del sindacalismo nel settore presenta <strong>delle</strong> caratteristiche<br />
abbastanza peculiari. Le sue origini sono quelle di un sindacato<br />
locale della regione parigina: <strong>il</strong> Syndicat des véterinaires de<br />
la Seine. Sul piano nazionale i veterinari in passato erano divisi<br />
in due organizzazioni: da una parte i veterinari rurali rappresentati<br />
dal Syndicat national des vétérinaires praticien francais<br />
(Snvpf), dall’altra i veterinari per cani riuniti nel Syndicat national<br />
des vétérinaires urbains (Snvu). Le due organizzazioni si<br />
sono fuse di recente per formare un sindacato unico: lo Syndacat<br />
national des vétérinaires d’exercice liberal (Snvl). Al suo fianco<br />
80
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
operano ancora diverse organizzazioni sindacali della categoria<br />
che raggruppano gli insegnanti, i dipendenti dell’industria, quelli<br />
dell’amministrazione pubblica etc. Più che in una attività di negoziazione<br />
– è infatti raro che un veterinario abbia dei lavoratori<br />
alle sue dipendenze – i diversi sindacati dei veterinari sono impegnati<br />
negli ultimi anni nelle campagne di opinione contro la<br />
violenza sugli animali, la vivisezione, sui metodi di abbattimento<br />
dei capi destinati alla macellazione, sui metodi di allevamento<br />
etc.<br />
I dentisti<br />
Secondo i dati del gennaio 2010, i dentisti in Francia sono<br />
40.930 dei quali <strong>il</strong> 38,1% sono donne. Nella grande maggioranza<br />
(83%) i dentisti lavorano in società individuali ma possono<br />
anche esercitare negli ospedali, nei servizi d’odontoiatria e stomatologia,<br />
nelle cliniche private. Un numero non trascurab<strong>il</strong>e di<br />
dentisti lavora in condizione di lavoro salariato all’interno di<br />
studi odontoiatrici o in qualche struttura mutualistica, di sicurezza<br />
sociale o ospedaliera.<br />
La formazione del dentista prevede sei anni di studio dopo<br />
<strong>il</strong> baccalaureato. L’ingresso alla facoltà di medicina avviene per<br />
concorso con numero chiuso fissato ogni anno dallo stato. Il<br />
primo anno di studio è comune alle diverse <strong>professioni</strong> (medicina,<br />
ostetricia, farmacia) e in quelli successivi le strade si dividono.<br />
Dopo <strong>il</strong> primo anno comincia un secondo ciclo di tre anni<br />
durante <strong>il</strong> quale gli studenti seguono corsi teorici e una formazione<br />
pratica con stages presso servizi ospedalieri. L’ultimo anno<br />
di questo ciclo permette di realizzare una stage<br />
d’introduzione alla vita professionale presso lo studio di un dentista.<br />
Infine <strong>il</strong> terzo ciclo può durare, secondo la decisione dello<br />
81
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
studente da uno a tre anni. Il ciclo corto consente di ottenere <strong>il</strong><br />
diploma di stato di: docteur en chirurgie dentaire dopo la discussione<br />
di una tesi. Il ciclo lungo chiamato anche internat è<br />
accessib<strong>il</strong>e con concorso nazionale. Dura tre anni dopo i quali<br />
gli studenti ottengono un attestato di studio approfondito che<br />
permette d’entrare nella carriera universitaria e nella ricerca.<br />
Il mondo della rappresentanza sindacale e <strong>delle</strong> associazioni<br />
di categoria nel caso dei dentisti è molto complesso. Oltre<br />
all’ordine sono presenti numerosi sindacati, organizzazioni che<br />
si dedicano alla formazione continua e alla prevenzione, società<br />
che raggruppano i dentisti <strong>delle</strong> diverse specializzazioni. Esiste<br />
almeno un sindacato degli studenti di odontoiatria (Unecd) e un<br />
sindacato <strong>delle</strong> donne dentiste (Secd).<br />
Limitando l’analisi ai sindacati più importanti e attivi, quello<br />
maggiormente rappresentativo è la Confédération nationale<br />
des syndicats dentaires (Cnsd) cui aderiscono circa 18 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti.<br />
La confederazione occupa una posizione preminente<br />
in tutti gli organismi interprofessionali e nel controllo della formazione<br />
continua, negozia con i sindacati dei dipendenti degli<br />
studi dentistici <strong>il</strong> rinnovo del contratto nazionale di lavoro ed esercita<br />
una forte azione di lobby nei confronti del potere politico.<br />
Attualmente sta mob<strong>il</strong>itando la categoria contro una proposta<br />
di legge Loi Fourcade che, a conclusione dell’intervento di protesi<br />
dentaria, vorrebbe imporre ai dentistidi presentare ai pazienti<br />
copia della fattura del dispositivo medico come forma di trasparenza<br />
del costo dell’operazione.<br />
La (Federation des syndacats dentaires liberaurx (Fsdl) è<br />
un’altra organizzazione storica e importante per livello di rappresentatività.<br />
Raccoglie l’adesione del 30% dei dentisti liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti. Anche la Fsdlè impegnata nella mob<strong>il</strong>itazione<br />
82
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
contro l’obbligo d’indicare al cliente <strong>il</strong> costo della protesi e in<br />
altre campagne contro <strong>il</strong> cambiamento dei codici di mutualità<br />
che imporrebbe nuovi vincoli burocratici alla categoria. Come la<br />
Cnsd, anche la Fsdl è inserita in un’ampia rete di associazioni di<br />
categoria e nella gestione della cassa autonoma pensioni dei chirurgi-dentisti.<br />
Come per altre categorie professionali, i dentisti hanno un<br />
sindacato interessato a raccogliere l’adesione dei <strong>professioni</strong>sti<br />
più giovani. L’Union des jeunes chirurgiens dentistes (Ujcd) è<br />
stata costituita nel 1996, ha una struttura più snella e decentrata.<br />
Dal 1997 partecipa alle trattative e sottoscrive gli accordi sindacali<br />
del settore. Assieme agli altri sindacati si sente impegnata a<br />
difendere la categoria contro la legge Fourcade. Infine, in polemica<br />
con le altre centrali sindacali e in particolare con la Cnsd, è<br />
nato di recente un nuovo sindacato: <strong>il</strong> Dentistes solidaires et indépendents<br />
(Dsi) come istanza di base che rivendica una maggiore<br />
partecipazione dei <strong>professioni</strong>sti alle decisioni che riguardano<br />
la vita della categoria.<br />
Va osservato che la vita della categoria dei dentisti ha presentato<br />
in passato e continua a presentare aspetti di particolare<br />
turbolenza. In seguito a divergenze insanab<strong>il</strong>i sorte all’interno<br />
del consiglio nazionale, nel 1999, l’ordine della categoria si è<br />
dissolto. È stata necessaria una nuova legge da parte del governo<br />
per ridare vita a questo organismo e solo nel 2008 si è arrivati<br />
alla elezione di un nuovo consiglio nazionale dell’ordine, che<br />
peraltro ha visto una partecipazione al voto del tutto esigua.<br />
Gli ingegneri<br />
La categoria degli ingegneri, come abbiamo visto, non è organizzata<br />
in un ordine professionale. Data la molteplicità <strong>delle</strong><br />
83
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
specializzazioni e <strong>delle</strong> condizioni di lavoro che vanno dal lavoro<br />
salariato nelle imprese private di tutti i comparti e in quelle<br />
pubbliche, nell’insegnamento, nei trasporti, al lavoro autonomo<br />
come singolo o in forma associata, anche le organizzazioni di<br />
rappresentanza della categoria sono numerose ed eterogenee. Un<br />
ingegnere può essere iscritto a un sindacato di categoria aderente<br />
alle grandi confederazioni come la Cgt, Cfdt o Force Ouvriere,<br />
oppure a un sindacato autonomo di categoria (come nel caso degli<br />
ingegneri minerari), può far parte di un sindacato degli ingegneri<br />
di una singola impresa (come ad esempio alla Total) o essere<br />
aff<strong>il</strong>iato di une <strong>delle</strong> molte associazioni di categoria.<br />
A fine 2009, <strong>il</strong> numero degli ingegneri diplomati in attività<br />
è stato stimato in 599.400 con una leggera diminuzione rispetto<br />
al 2008 quando erano 601 m<strong>il</strong>a. Sempre nel 2009, a causa della<br />
crisi, i nuovi posti di lavoro per la categoria sono stati 48.400<br />
con una diminuzione del 32% rispetto all’anno precedente<br />
quando erano 71.700. La crisi colpisce tuttavia in modo diseguale<br />
i diversi comparti. Ad essere più esposti al rischio di espulsione<br />
e di sottooccupazione sono proprio i comparti più innovativi:<br />
informatica, elettronica, telecomunicazioni, industria farmaceutica.<br />
Al contrario si sentono più sicuri gli ingegneri che<br />
lavorano nell’amministrazione pubblica, nella produzione e distribuzione<br />
dell’energia elettrica, nel comparto petrolifero e nelle<br />
industrie estrattive.<br />
Questo fenomeno spiega come non pochi ingegneri siano<br />
andati a infoltire le f<strong>il</strong>e del lavoro professionale autonomo di<br />
consulenza alle imprese.<br />
Il diploma di ingegnere (ingégneur diplomé) si raggiunge<br />
con cinque anni di studio dopo <strong>il</strong> baccalaureato scientifico in<br />
una école d’ingégneurs. Esistono differenti tipi di scuola: pub-<br />
84
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
blica o privata, indipendente o integrata in una università ma tutte<br />
devono essere ab<strong>il</strong>itate dal ministero francese<br />
dell’Insegnamento superiore. Esiste inoltre <strong>il</strong> titolo di ingégneur<br />
diplomé par l’etat che viene r<strong>il</strong>asciato ai candidati che hanno<br />
un’esperienza di cinque anni di lavoro professionale e che hanno<br />
superato una serie di prove specifiche.<br />
L’organizzazione più rappresentativa degli ingegneri francesi<br />
è <strong>il</strong> Conse<strong>il</strong> national des ingénieurs et scientifiques de<br />
France (Cnisf) creata nel 1992 dalla fusione di tre grandi associazioni<br />
rappresentative degli ingegneri e degli scienziati. È<br />
composta da 180 associazioni nazionali e rappresenta 450 m<strong>il</strong>a<br />
tra ingegneri e tecnici di alto livello. Non si tratta di un sindacato<br />
dei liberi <strong>professioni</strong>sti ma di una organizzazione che rappresenta<br />
l’insieme degli ingegneri francesi di fronte alle pubbliche<br />
autorità, contribuisce alle decisioni di interesse pubblico e fornisce<br />
agli associati specifici servizi. In altri termini si pone più<br />
come una forza che assomiglia a un ordine. La vocazione primaria<br />
è fornire al mondo degli ingegneri e scienziati una forza rappresentativa<br />
equivalente a quella <strong>delle</strong> altre categorie socioprofessionali<br />
(ordini degli avvocati, dei medici etc.) che è descritta<br />
dalla associazione come indispensab<strong>il</strong>e alla difesa dei loro interessi.<br />
Il funzionamento dello Cnisf si articola attorno a due assi: la<br />
promozione degli interessi morali, culturali, materiali, economici<br />
degli ingegneri e scienziati; <strong>il</strong> miglioramento dell’impatto del<br />
progresso scientifico e tecnico sullo sv<strong>il</strong>uppo economico e sociale<br />
francese appoggiandosi sul patrimonio nazionale umano<br />
culturale e materiale nei settori specifici. Compiti specifici sono<br />
l’informazione, comunicazione, rappresentazione degli ingegne-<br />
85
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ri e scienziati di fronte alle istanze nazionali francesi. Per quanto<br />
riguarda gli ingegneri <strong>professioni</strong>sti autonomi è importante la<br />
Societé nationale des ingégneurs professionnels de France<br />
(Snipf) costituita nel 1936 con <strong>il</strong> compito esclusivo del conferimento<br />
su richiesta del Certificat de compétence d’ingégneur<br />
professionnel. Il certificato viene conferito su richiesta in base a<br />
titoli e accreditamenti ma può essere richiesta dal Comitato di<br />
valutazione anche una prova scritta. Negli ultimi tre anni, su 3<br />
m<strong>il</strong>a domande (la maggioranza <strong>delle</strong> quali provenienti da <strong>professioni</strong>sti<br />
indipendenti) ne sono state accolte 2 m<strong>il</strong>a.<br />
I formatori professionali<br />
I formatori liberi <strong>professioni</strong>sti sono 24.900. Il loro numero<br />
è in costante aumento poiché le attività imprenditoriali aperte in<br />
questo settore sono quasi raddoppiate dal 2000 al 2009 (da 2.426<br />
a 4.531). Per la maggior parte dei casi si tratta di imprese costituite<br />
da una sola persona (63%). La figura del formatore tuttavia,<br />
nelle statistiche ufficiali, non è disgiunta da quella del consulente.<br />
Si tratta quindi di servizi alle imprese che sono cresciuti,<br />
come abbiamo visto, a causa dei processi di ristrutturazione e<br />
di espulsione di personale qualificato.<br />
86
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
Frutto in gran parte dei processi di ristrutturazione, o comunque<br />
dell’aumento del settore dei servizi alle imprese, anche<br />
le organizzazioni di rappresentanza sono di recente formazione.<br />
Una <strong>delle</strong> più importanti è <strong>il</strong> Sicfor-Fcf, frutto della fusione di<br />
due precedenti organizzazioni avvenuta nel dicembre del 2010.<br />
Si tratta a tutti gli effetti di un sindacato che si ispira a principi<br />
della costituzione di reti, democrazia diretta e partecipativa, forte<br />
circolazione <strong>delle</strong> informazioni, modernità e trasparenza <strong>delle</strong><br />
decisioni, solidarietà e rispetto dell’etica e della deontologia.<br />
Scopi del sindacato sono <strong>il</strong> riconoscimento, l’organizzazione, la<br />
rappresentanza e la difesa degli interessi materiali, morali, professionali<br />
e economici. L’obiettivo più ravvicinato è quello della<br />
professionalizzazione della categoria cioè del riconoscimento<br />
della figura del formatore consulente attraverso la sua certificazione<br />
riconosciuta dalle imprese e dallo stato. Su questa strada,<br />
<strong>il</strong> sindacato ha già formulato un codice deontologico e sta svolgendo,<br />
attraverso una sua commissione, una ricerca sullo stato<br />
della certificazione <strong>delle</strong> attività nel paese.<br />
Sullo stesso terreno si sta muovendo un altro sindacato del<br />
settore. La Chambre syndacale des formateurs-consultants<br />
(Csfc), creata nel 1981, in modo più circoscritto rispetto al sindacato<br />
precedente, raccoglie le adesioni solo dei formatori e<br />
consulenti liberi <strong>professioni</strong>sti. Il sindacato si muove in tre direzioni:<br />
la professionalizzazione dell’attività attraverso <strong>il</strong> riconoscimento<br />
del titolo di formatore-consulente (in questa direzione<br />
si sta muovendo una Commissione apposita di studio messa in<br />
opera dal sindacato); lo sv<strong>il</strong>uppo della comunicazione e informazione<br />
interna; la collaborazione e partnership con le maggiori<br />
organizzazioni di rappresentanza del mondo professionale come<br />
l’Unapl.<br />
87
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Sicfor-Fcf e Csfc sono solo due dei sindacati di rappresentanza<br />
di una categoria particolarmente dinamica che viene contesa<br />
da diverse associazioni e sindacati di recente formazione.<br />
Per fare un esempio anche diversi sindacati di autoimprenditori<br />
da poco costituiti cercano l’adesione dei formatori consulenti.<br />
Due di questi sono <strong>il</strong> Sindycat des autoentrepreneurs (Snae) e<br />
l’Association del formateurs (Aft) organizzazioni che sempre più<br />
si basano sulla costituzione di reti a loro volta fondate sulla partecipazione<br />
diretta, l’informazione immediata e la trasparenza.<br />
Gli informatici<br />
Più che una categoria quella degli informatici è un insieme<br />
di categorie che anche secondo l’elenco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non<br />
regolamentate si distribuisce in diversi gruppi: asssistant informatique,<br />
informaticien, programmeur etc. Un insieme eterogeneo<br />
quindi costituito da tecnici espulsi da imprese in ristrutturazione<br />
o giovani che si mettono in proprio. Anche in questo caso<br />
ci troviamo di fronte a una molteplicità di organizzazioni di rappresentanza<br />
e di associazioni. L’Association nationale des informaticiens<br />
de France (Anif), per esempio, è stata creata nel<br />
2006 e ha come obiettivo quello di gestire <strong>il</strong> mercato del lavoro<br />
degli informatici mettendo in comunicazione la domanda e<br />
l’offerta. Il secondo scopo è quello di accompagnare<br />
l’informatico nella carriera sia come dipendente che come libero<br />
<strong>professioni</strong>sta per permettergli di padroneggiare <strong>il</strong> percorso professionale.<br />
Terzo scopo è quello della ricerca sulla professionalità<br />
e sul grado di soddisfazione degli informatici.<br />
Il Mouvement pour une union nationale et collegiale des informaticiens<br />
(Munci), nato nel 2008 come associazione, ha deciso<br />
un anno dopo la sua costituzione di diventare un sindacato di<br />
settore associando sia gli informatici salariati che quelli indi-<br />
88
CAPITOLO II – IL CASO FRANCESE<br />
pendenti. Altre organizzazione non sindacali sono, tanto per fare<br />
degli esempi, l’Associatione professionelle des informaticiens It-<br />
Itc e <strong>il</strong> club creato da Apple tra gli informatici di Parigi. Ci sono<br />
poi associazioni di carattere etnico: l‘associazione degli informatici<br />
marocchini in Francia, l’associazione degli informatici<br />
ebrei in Francia etc.<br />
Le <strong>professioni</strong> dello sport, del fitness e della moda<br />
La molteplicità <strong>delle</strong> organizzazioni (club, associazioni,<br />
sindacati) è ancora più grande per <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> palestre, del<br />
fitness, <strong>delle</strong> piscine e campi sportivi. Ogni disciplina sportiva<br />
conta diverse associazioni spesso a carattere regionale o di dipartimento<br />
(i maestri di sci, i maestri di volo planato, di nuoto,<br />
di equitazione etc.). Va notato che la sindacalizzazione di questo<br />
settore è molto recente ed è attualmente in fase di sv<strong>il</strong>uppo. I<br />
piccoli sindacati di base sono numerosi e alcuni di questi sono<br />
aff<strong>il</strong>iati a confederazioni più grandi. Una di queste è l’Unsa che<br />
raccoglie sia i lavoratori dipendenti che quelli indipendenti mentre<br />
non associa i gestori <strong>delle</strong> aziende sportive o di fitness. Attualmente<br />
l’Unsa sta promuovendo una campagna nazionale per<br />
la costituzione <strong>delle</strong> sezioni sindacali in tutte le aziende del settore<br />
con l’obiettivo di avviare la negoziazione annuale obbligatoria<br />
prevista dalla legge. Sul lato imprenditoriale dello Sport e<br />
Fitness opera <strong>il</strong> Groupement national des entreprises de remise<br />
en forme (Gerf) che si propone come interlocutore dei poteri<br />
pubblici e ha come obiettivi la riforma della legislazione sulla<br />
sorveglianza <strong>delle</strong> piscine, la formazione professionale e la costruzione<br />
di un contratto collettivo per <strong>il</strong> settore.<br />
Il comparto della moda<br />
Nel comparto della moda operano diverse organizzazioni di<br />
rappresentanza. Le indossatrici (e indossatori) sono rappresentati<br />
89
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
dal Syndicat des mannequins professionels associés. Sono poi<br />
presenti altri raggruppamenti come l’Union nationale des agences<br />
de mannequins (Unam) e <strong>il</strong> Syndacat des agences de mannequins<br />
(Sam). Analogamente anche gli st<strong>il</strong>isti di moda hanno<br />
loro organizzazioni: la Federation francaise de la couture et de<br />
créateurs del mode e <strong>il</strong> Syndicat national de designers text<strong>il</strong>e.<br />
2.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />
Nella stesura del caso per i dati quantitativi si è fatto riferimento<br />
al Ministére de l’Economie, de l’Industrie et de l’Emploi<br />
(2009) e all’Institute national de la statistique et des études<br />
ecomiques.<br />
Per le informazioni sulla storia e sulla regolazione del sistema<br />
<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> le fonti più importanti sono state<br />
Cassese (1999) eMalatesta (2006) oltre ai siti istituzionali del<br />
Conse<strong>il</strong> Economique Social et Environmental e della Commission<br />
nationale des professions libérales.<br />
Per gli organismi di rappresentanza si è ricorso ai siti ufficiali<br />
degli organismi di rappresentanza di secondo livello (Unapl,<br />
Cnpl, Unasa, Afpl) e a contatti diretti con dirigenti <strong>delle</strong><br />
maggiori organizzazioni prese in esame.<br />
Per le diverse categorie i riferimenti sono stati quelli dei siti<br />
di ogni sindacato o associazione di categoria e inoltre <strong>delle</strong> riviste<br />
on-line, CyberGazette, Chef d’entreprise, Les annuaires.<br />
Annuaire professions liberales.<br />
Per <strong>il</strong> dibattito, le fonti maggiori sono state l’Observatoire<br />
national des entreprises de profession libérale, Le Monde<br />
Informatique e Longuet (2010).<br />
90
CAPITOLO III<br />
IL CASO TEDESCO
CAPITOLO III<br />
IL CASO TEDESCO<br />
Sommario: 3.1. Introduzione - 3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
tradizionali e di quelle emergenti - 3.3. Le forme di impresa e la loro<br />
evoluzione - 3.4. Gli aspetti quantitativi - 3.5. Il sistema di rappresentanza<br />
- 3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 3.7. Alcuni approfondimenti<br />
- 3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />
Abstract: Lo studio di caso ripercorre lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche<br />
in Germania e la progressiva affermazione <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
non regolamentate. Il processo di liberalizzazione che ha interessato<br />
le principali <strong>professioni</strong> liberali, conseguente alle profonde<br />
trasformazioni del contesto socio economico, registra un avvicinamento,<br />
anche se parziale, alle previsioni Ue relativamente al sistema <strong>delle</strong><br />
tariffe, dell’accesso alle <strong>professioni</strong>, della pubblicità. Il sistema tedesco<br />
rimane tuttavia fortemente ancorato alla “traiettoria del professionalismo<br />
dall’alto” anche nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
che, sul modello <strong>delle</strong> regolamentate, tendono a sv<strong>il</strong>uppare forme<br />
di autogoverno incoraggiate dal trasferimento di funzioni di controllo<br />
dallo stato alle associazioni professionali. Questa r<strong>il</strong>evanza e pervasività<br />
dello statuto professionale è riscontrab<strong>il</strong>e anche nel modo con cui<br />
sono individuate le libere <strong>professioni</strong> dal sistema fiscale, dalle forme<br />
giuridiche che priv<strong>il</strong>egiano <strong>il</strong> ruolo dei <strong>professioni</strong>sti nella organizzazione<br />
<strong>delle</strong> attività, dalla prevalenza di organizzazioni di contenute<br />
dimensioni. In prospettiva gli studiosi segnalano una crescente professionalizzazione<br />
con la nascita di nuovi prof<strong>il</strong>i, una tendenza verso la<br />
flessib<strong>il</strong>izzazione e l’incremento di <strong>professioni</strong>sti senza dipendenti, lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo di servizi multidisciplinari che richiedono la cooperazione<br />
tra <strong>professioni</strong> diverse.<br />
3.1. Introduzione<br />
Cenni storici sulle origini <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
La Germania storicamente ha fatto registrare una significativa<br />
convergenza tra <strong>il</strong> sistema educativo statale ed <strong>il</strong> sistema<br />
professionale che, ancora oggi, caratterizza l’evoluzione <strong>delle</strong><br />
libere <strong>professioni</strong> di quel paese. Ciò in ragione del fatto che essa<br />
ha sperimentato metodi e forme istituzionali dell’istruzione superiore<br />
che hanno costituito un modello per tutta l’Europa.<br />
93
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Il sistema tedesco infatti ha saputo operare una sintesi efficace<br />
tra aspetti diversi.<br />
Innanzitutto, è stato affermato <strong>il</strong> ruolo dello stato come controllore<br />
dell’istruzione (con <strong>il</strong> controllo degli accessi, la verifica<br />
della formazione acquisita per l’esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>,<br />
l’erogazione dei finanziamenti).<br />
In secondo luogo, è stata assicurata contestualmente una<br />
forte autonomia dell’istruzione universitaria sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della<br />
didattica.<br />
Infine, accanto alla struttura universitaria tradizionale, si<br />
sono sv<strong>il</strong>uppati nuovi istituti tecnici superiori che si sono dedicati<br />
alla ricerca su vasta scala, convivendo con la ricerca di tipo<br />
universitario. Ciò ha permesso di far crescere ambienti di ricerca<br />
scientifica in cui sono confluiti sia le risorse pubbliche sia risorse<br />
private.<br />
Questa evoluzione convergente tra sistema di controllo statale,<br />
sistema di istruzione pubblica e sistema di ricerca pubblicoprivato<br />
ha giocato a favore di una sostanziale coincidenza tra titolo<br />
di studio ed ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione. Da<br />
qui l’affermarsi di un modello statalista uniforme che ha regolato<br />
le occupazioni intellettuali attraverso:<br />
- gli esami di stato, necessari per la selezione e l’accesso alle<br />
<strong>professioni</strong><br />
- l’attribuzione della natura di ente pubblico agli istituti rappresentativi<br />
(Kammern) preposti alla definizione di regole<br />
vincolanti per l’esercizio dell’attività professionale (Malatesta,<br />
2006).<br />
In Germania, l’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ha dunque seguito<br />
una traiettoria di cosiddetto “professionalismo dall’alto”<br />
con riferimento alla stretta interazione sv<strong>il</strong>uppatasi nel processo<br />
94
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
di regolazione tra stato e organizzazioni professionali, che ha<br />
accompagnato l’affermazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche1 .<br />
In effetti, nonostante le <strong>professioni</strong> abbiano acquisito significativi<br />
ambiti di auto-governo, la regolazione legale rimane<br />
molto r<strong>il</strong>evante come dimostra <strong>il</strong> fatto che un’ampia maggioranza<br />
di occupazioni sono legalmente regolate. Tale regolazione legale,<br />
comune ad ambiti professionali diversi, riguarda sia <strong>il</strong> riconoscimento<br />
della professione e la tutela della expertise in una<br />
determinata area di competenza, sia la definizione di regole essenziali<br />
per la pratica professionale.<br />
L’intervento dello stato, che si esprime attraverso la regolazione<br />
degli accessi e la definizione di un corpo di conoscenze,<br />
ha finito per rinforzare la pratica esclusiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate<br />
e limitare <strong>il</strong> numero dei nuovi entranti. Le organizzazioni<br />
dei <strong>professioni</strong>sti, d’altro canto, sono intervenute attraverso modalità<br />
di autoregolazione definendo i principali standard tecnici<br />
e deontologici <strong>delle</strong> pratiche professionali.<br />
L’ordinamento tedesco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate è<br />
modellato inoltre in relazione alla struttura dello stato federale.<br />
Una normativa di settore di livello nazionale (federale) disciplina<br />
gli ordini professionali degli avvocati, dei notai, dei commercialisti,<br />
dei revisori contab<strong>il</strong>i e, infine, degli avvocati specializzati<br />
nei brevetti mentre la regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
sanitarie e tecniche è di competenza dei singoli stati (Länder).<br />
Per quanto riguarda in particolare l’organizzazione di tutte le<br />
<strong>professioni</strong> sanitarie (medici, dentisti, veterinari, farmacisti, psi-<br />
1 I vari ordini tedeschi, secondo un ordinamento dottrinale prevalente,<br />
pur non essendo riconducib<strong>il</strong>i ad un’unica forma di strutturazione organizzativa,<br />
sono muniti di poteri di natura pubblicistica sui loro membri, trattandosi<br />
di enti di diritto pubblico (Tivelli, 2007).<br />
95
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
cologi e psicoterapeuti) i Länder hanno di fatto adottato una<br />
legge unica.<br />
In ogni caso è in atto da qualche decennio una redistribuzione<br />
<strong>delle</strong> attività di controllo tra lo stato e le associazioni professionali<br />
che ha portato ad un riassestamento del modo in cui lo<br />
stato esercita la sua regolazione sulla base di una relazione contrattuale<br />
di partnership tra stato e <strong>professioni</strong> (Lane et alii,<br />
2003).<br />
Cenni sul processo di liberalizzazione<br />
Nel recente passato, a seguito della globalizzazione dei<br />
mercati e dello sv<strong>il</strong>uppo dello spazio dell’Unione europea la<br />
Germania ha avviato un processo di liberalizzazione e di apertura<br />
del mercato. Questi interventi hanno interessato in primo luogo<br />
<strong>il</strong> settore del commercio estero, dove sono venute meno una<br />
serie di restrizioni commerciali in favore di una concorrenza più<br />
intensa.<br />
Un settore in cui si trovano invece ancora normative relativamente<br />
rigide è quello <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, per le quali l’Ue<br />
preme da tempo per una riduzione della regolamentazione con<br />
l’obiettivo di stimolare la concorrenza e conseguire i traguardi<br />
della strategia di Lisbona che prevede di fare dell’Unione europea<br />
la più competitiva e dinamica economia della conoscenza.<br />
Nella ultima Relazione del governo federale sulla situazione<br />
<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> che risale al 19 giugno 2002 e che ha<br />
aggiornato le due indagini analoghe fatte nel 1979 e nel 1991, <strong>il</strong><br />
governo federale ha richiamato i principali interventi di parziale<br />
deregolamentazione effettuati a livello di Bundenstag e ha trac-<br />
96
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
ciato le nuove linee di politica per le <strong>professioni</strong> per gli anni<br />
2000 2 .<br />
La relazione ricorda che a partire dal 1994<br />
- sono state realizzate manovre di deregolazione dell’esercizio<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche di tipo economico-giuridico 3<br />
- è stata emanata la legge Partnerschaftsgesellschaftsgesetz<br />
che ha innovato le forme giuridiche di organizzazione <strong>delle</strong><br />
attività di servizio dei liberi <strong>professioni</strong>sti prevedendo attività<br />
in partnership 4 .<br />
Questi due interventi legislativi hanno consentito ad una varietà<br />
di <strong>professioni</strong>sti di esercitare l’attività anche in forme associate,<br />
ivi compresa la società a responsab<strong>il</strong>ità limitata, risultando,<br />
ovviamente, esclusi i soci di mero capitale.<br />
Le nuove aree di intervento prioritario del governo riguardano<br />
la revisione di alcune leggi di regolamentazione relative al-<br />
2 Deutscher Bundestag (2002), Berichtder Bundesregierungüber die Lage<br />
der Freien Berufe, Drucksache del 19 giugno n.14/9499. Si tratta di un<br />
aggiornamento <strong>delle</strong> indagini analoghe fatte nel 1979 e nel 1991 che ut<strong>il</strong>izza<br />
i dati dell’Institut für Freie Berufe della Friedrich-Alexander Universität<br />
di Norimberga. In particolare, cfr. p.6.<br />
3 Terzo atto di modifica dell'ordine di revisore dei conti del 15 luglio<br />
1994 (Gu I, p.1569), Modificazione della normativa consulenza fiscale del<br />
24 giugno 1994 (Gazzetta legge federale I, p.1387); Riorganizzazione della<br />
legge professionale per avvocati e consulenti in brevetti del 2 settembre<br />
1994 (Gu I, p.2278).<br />
4 §1 Partnerschaftsgesellschaftsgesetz del 25 luglio 1994. La partnerschaft<br />
è una società nella quale possono riunirsi i liberi <strong>professioni</strong>sti – sia<br />
appartenenti a <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate – per esercitare<br />
la loro professione. Essa non comporta alcuna attività commerciale.<br />
Possono esserne membri solo persone fisiche (…) Servizi dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
ai sensi della presente legge sono quelli dell’attività professionale<br />
indipendente di medici, odontoiatri, veterinari, medici, fisioterapisti, ostetriche,<br />
massaggiatori, psicologi certificati, membri <strong>delle</strong> camere degli avvocati,<br />
consulenti in brevetti, contab<strong>il</strong>i, consulenti fiscali, consulenti economici,<br />
economisti aziendali, revisori ufficiali dei conti (revisori contab<strong>il</strong>i<br />
giurati), agenti <strong>delle</strong> imposte, ingegneri, architetti, chimici al dettaglio, p<strong>il</strong>oti,<br />
esperti a tempo pieno, giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori,<br />
scienziati, artisti, scrittori, insegnanti ed educatori.<br />
97
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
le <strong>professioni</strong> di avvocato e contab<strong>il</strong>e, ai regimi tariffari di molte<br />
<strong>professioni</strong>, ad alcune specifiche misure per promuovere le occupazioni<br />
culturali, alle forme di incentivazione alla internazionalizzazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tecniche.<br />
Dal momento però che <strong>il</strong> governo è intenzionato a ridurre<br />
l’intervento dello stato nell’economia, la relazione ha sottolineato<br />
come sia indispensab<strong>il</strong>e puntare ulteriormente<br />
sull’autogoverno <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> prevedendo in prospettiva<br />
di trasferire dallo stato alle associazioni professionali funzioni<br />
di controllo come <strong>il</strong> controllo della qualità.<br />
3.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali e di<br />
quelle emergenti<br />
Lo stato della regolamentazione<br />
Il mondo <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> in Germania è tipicamente<br />
ed universalmente articolato in cinque raggruppamenti a cui<br />
vengono ricondotte la varietà <strong>delle</strong> prestazioni professionali. I<br />
raggruppamenti sono:<br />
1. assistenza sanitaria<br />
2. consulenza legale<br />
3. commerciale e fiscale<br />
4. scienza e tecnica<br />
5. cultura.<br />
Sulla base di questi raggruppamenti la legge sulla tassazione<br />
del reddito (Einkommensteuergesetz) individua le <strong>professioni</strong><br />
liberali classiche (Geregelte freie Berufe) e le classifica nel Katalogberufe.<br />
98
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Quadro 1. Le <strong>professioni</strong> liberali tradizionali considerate dal<br />
Katalogberufe.<br />
A. Professioni sanitarie<br />
1. Medici<br />
2. Odontoiatri<br />
3. Veterinari<br />
4. Medici empirici<br />
5. Dentisti<br />
6. Fisioterapisti<br />
B. Professioni di consulenza legale, fiscale e economica<br />
7. Avvocati<br />
8. Avvocati specializzati in brevetti<br />
9. Notai,<br />
10. Contab<strong>il</strong>i,<br />
11. Consulenti fiscali<br />
12. Agenti fiscali<br />
13. Consulenti aziendali<br />
14. Revisori dei conti<br />
C. Professioni scientifiche e tecniche<br />
15. Geometri<br />
16. Ingegneri<br />
17. Chimici<br />
18. Architetti<br />
19. P<strong>il</strong>oti<br />
D. Professioni linguistiche e di mediazione <strong>delle</strong> informa-zioni:<br />
20. Giornalisti<br />
21. Fotografi<br />
22. Interpreti<br />
23. Traduttori<br />
99
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
A queste si aggiungono le <strong>professioni</strong> di psicologi certificati,<br />
massaggiatori, ostetrici, esperti a tempo pieno individuate sulla<br />
base della Partnerschaftsgesellschaftsgesetz (legge sulle società<br />
di partenariato) 5 .<br />
Le altre nuove <strong>professioni</strong> che non possono essere ricomprese<br />
nel catalogo storico sono invece classificate nel catalogo<br />
<strong>delle</strong> Ähnlichen Berufe o <strong>delle</strong> Tätigkeitsberufen (cfr. approfondimento<br />
4).<br />
L’Ähnlichen Berufe è un catalogo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> che possono<br />
essere ritenute assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i a quelle del Katalogberufe per<br />
ciò che concerne, ad esempio, <strong>il</strong> livello di qualificazione. Questo<br />
significa che la formazione seguita o la concreta attività svolta<br />
da queste <strong>professioni</strong> devono potere essere comparab<strong>il</strong>i col tipo<br />
di formazione o di pratica seguita da una <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> incluse<br />
nel Katalogberufe. Ad esempio, la figura dell’elettrotecnico è<br />
inclusa in questo catalogo per <strong>il</strong> fatto che ha una formazione che<br />
consente di svolgere mansioni assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i a quelle di un ingegnere,<br />
o ancora è inclusa la figura della pedagoga (consulente<br />
fam<strong>il</strong>iare) che fa una terapia fam<strong>il</strong>iare comparab<strong>il</strong>e a quella<br />
normalmente praticata dagli psicologi certificati.<br />
Sono invece incluse nel catalogo <strong>delle</strong> Tätigkeitsberufen<br />
quelle nuove attività che ordinariamente operano con le modalità<br />
tipiche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, sempre a condizione che siano<br />
svolte in modo indipendente. Vi sono comprese attività scientifiche,<br />
artistiche, di scrittura e di insegnamento.<br />
5 Il ministero tedesco dell’Economia e Tecnologia, nel suo portale dedicato<br />
alle imprese straniere interessate ad operare in Germania, presenta le<br />
<strong>professioni</strong> ordinistiche come enti pubblici che attuano le attività di autogoverno,<br />
di supervisione e rappresentano gli interessi dei loro membri nella<br />
sfera pubblica. Fornisce quindi gli indirizzi internet dei principali enti camerali.<br />
100
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Sono considerate attività scientifiche quelle di ricerca che<br />
seguono un metodo strettamente obiettivo e fattuale, che prevedono<br />
la formulazione di pareri esperti, o di insegnamento e valutazione.<br />
Sono considerate attività artistiche quelle che offrono servizi<br />
creativi di una certa qualità artistica e culturale.<br />
Sono attività di scrittura quelle di produzione di testi per <strong>il</strong><br />
pubblico: è quindi scrittore colui che produce testi pubblicitari,<br />
traduce letteratura o pubblica servizi informativi.<br />
Sono infine attività di insegnamento quelle che prevedono<br />
insegnamenti di vario tipo e che, di conseguenza, non richiedono<br />
necessariamente un titolo ufficiale. Le lezioni di sport e di ginnastica,<br />
di equitazione, di danza o le lezioni di guida sono quindi<br />
considerate anche attività di insegnamento.<br />
Per queste due tipologie di attività non ricomprese nel Katalogberufe<br />
non esiste tuttavia un catalogo puntuale e definitivo<br />
ma vengono proposti elenchi con valore esemplificativo (disponib<strong>il</strong>i<br />
sul sito dell’Ifm6 o del Bfm). Sarà <strong>il</strong> Finanzamt locale, a<br />
6 Elenco di 107 Ähnlichen Berufe e di Tätigkeitsberufen proposto da Ifb:<br />
assistente geriatrico, infermiere ambulatoriale, audio-psico-fonologo, balneoterapista,<br />
direttore dei lavori, valutatore immob<strong>il</strong>iare/valutatore del danno,<br />
perito ed<strong>il</strong>e, analista strutturale, guida montana, terapeuta espressivo,<br />
scultore, analista di gruppi sanguigni, animatore, show e quizmaster designer,<br />
dietista, conduttore, consulente informatico, elettrotecnico, inventore,<br />
ergoterapeuta, educatore, raccoglitore di campioni minerali, titolare di<br />
scuola guida, annunciatore tv, produttore cinematografico, ispettore della<br />
carne, fotodesigner, fotografo, grafico, ispettore <strong>delle</strong> merci, esperto di avarie/danni,<br />
ostetrico, infermiere ostetrico, massaggiatore medico, ingegnere<br />
strutturale, designer industriale, informatico, guida turistica, curatore fallimentare,<br />
servizio d’informazione giuridica, cameraman, cartografo, esperto<br />
di automezzi, operatore domestico per l’infanzia, chimico clinico, compensatore<br />
di bussole su navi marittime, progettista, infermiere, artista, esperto<br />
d’arte, layout editor, insegnante, lessicografo, logopedista, <strong>il</strong>lusionista, pittore,<br />
consulente di marketing, ricercatore di mercato, geometra minerario,<br />
massaggiatore, tecnico di laboratorio biomedico, fashion designer, musicista,<br />
tecnico di rete, ortottista, esperto di brevetti , fisioterapista, progettista<br />
di cucine, podologo, assistente legale, psicoanalista, psicologo, psicotera-<br />
101<br />
(segue)
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
cui si rivolge <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta che vuole avviare l’attività, a decidere<br />
in quale tipologia professionale rientra. Coloro che non<br />
rientrano in nessuno dei tre raggruppamenti sono automaticamente<br />
considerati autonomi di tipo commerciale (Gewerbe).<br />
Gli interventi di liberalizzazione sulle <strong>professioni</strong><br />
regolamentate<br />
Le caratteristiche storiche <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Germania,<br />
come ricordato nell’introduzione, hanno fortemente condizionato<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo del sistema di regolazione professionale. Da un lato,<br />
tutte le <strong>professioni</strong> si muovono nella logica di presidiare la<br />
propria expertise professionale – ed in qualche modo preservarne<br />
l’esclusività – individuando specifici percorsi formativi e di<br />
training, certificati dallo stato e dagli ordini o da terze parti, come<br />
nel caso di alcune <strong>professioni</strong> non regolamentate. Dall’altro<br />
lato, le associazioni professionali tendono a regolare la condotta<br />
dei propri <strong>professioni</strong>sti anche sul piano <strong>delle</strong> deontologia professionale<br />
della qualità del servizio reso ai clienti7 .<br />
peuta, enigmista, designer di interni, assistente legale, istruttore di equitazione,<br />
consulente sulle pensioni, restauratore, paramedico, annunciatore radiofonico,<br />
esperto, attore, scrittore, consulente sulla sicurezza, istruttore<br />
sportivo, scalpellino, doppiatore, analista di sistemi, istruttore di danza,<br />
musicista per ballo e intrattenimento, esperto di terminologia, designer tess<strong>il</strong>e,<br />
artista sonoro, tecnico del suono, trainer, oratore, agente di acconti di<br />
garanzia, consulente aziendale, matematico economico e assicurativo, make-up<br />
artist, scrittore pubblicitario, copywriter, consulente economico, ricercatore,<br />
dentista, prestigiatore.<br />
7 In Germania, le occupazioni di servizio sono tradizionalmente divise in<br />
tre diverse categorie: artigianato e mestieri, <strong>professioni</strong> liberali e le altre attività<br />
commerciali. Ognuno di questi gruppi è controllato da camere preposte<br />
alla regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in questione. Queste camere sono<br />
enti pubblici responsab<strong>il</strong>i di rappresentare gli interessi dei membri. per<br />
quanto riguarda la categoria “artigianato e mestieri” (Handwerke) sono generalmente<br />
quelle occupazioni che o producono prodotti fabbricati individualmente<br />
o forniscono servizi personalizzati. Questi includono più di cento<br />
occupazioni diverse in settori quali l’ed<strong>il</strong>izia e l’arredamento, gli impianti<br />
elettrici e la lavorazione dei metalli, l’artigianato del legno,<br />
102<br />
(segue)
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
l’abbigliamento, <strong>il</strong> tess<strong>il</strong>e e cuoio, l’alimentare cura industria, la sanità e <strong>il</strong><br />
corpo, <strong>il</strong> chimico e i settori ad esso legati, la pulizia e <strong>il</strong> graphic design.<br />
Queste <strong>professioni</strong> sono rappresentati e governati dalle camere di artigiani e<br />
dell’artigianato. Le “<strong>professioni</strong> liberali” (Freie Berufe) sono quelle <strong>professioni</strong><br />
che – in coerenza con la loro etica professionale – servono l’interesse<br />
pubblico piuttosto che propri vantaggi commerciali. Esse sono: le <strong>professioni</strong><br />
sanitarie, di consulenza legale, le costruzioni e i servizi di architettura,<br />
gli scrittori, i traduttori, gli educatori freelance e gli artisti. L’autogoverno<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali è organizzato attraverso specifiche camere di ramo.<br />
Infine, tutte le “attività commerciali” che non sono considerate artigianato<br />
e mestieri o <strong>professioni</strong> liberali fanno parte del settore commerciale e<br />
industriale (Gewerbe) sono incluse all’interno <strong>delle</strong> competenze della responsib<strong>il</strong>ity<br />
<strong>delle</strong> camere locali dell’industria e del commercio. In particolare:<br />
1. l’Associazione tedesca <strong>delle</strong> camere dell’industria e del commercio<br />
(Dihk) è l’organizzazione centrale di 80 camere di commercio e industria in<br />
Germania. Tutte le aziende tedesche registrate in Germania, con<br />
l’eccezione <strong>delle</strong> imprese artigiane, dei liberi <strong>professioni</strong>sti e <strong>delle</strong> aziende<br />
agricole, sono tenuti per legge a partecipare a una camera (Cfr.<br />
http://www.dihk.de). 2. La Confederazione tedesca artigiani (Zentralverband<br />
Handwerks des Deutschen, Zdh) rappresenta gli interessi di tutte le<br />
<strong>professioni</strong> del settore artigianato specializzato. Si tratta di un’associazione<br />
nazionale organizzata su base volontaria che rappresenta gli interessi professionali<br />
di un settore specifico. Supportano anche le organizzazioni dei<br />
datori di lavoro nella negoziazione portandoli a partecipare a negoziati tariffari.<br />
Le camere dell’artigianato sono istituzioni di diritto pubblico e prevedono<br />
per legge l’iscrizione obbligatoria di ogni azienda artigiana. Le camere<br />
gestiscono l’albo degli artigiani e sono responsab<strong>il</strong>i del sistema di qualifica<br />
professionale. In qualità di istituzioni autonome rappresentano,<br />
all´interno della propria circoscrizione, gli interessi dell´artigianato nei confronti<br />
della politica e <strong>delle</strong> amministrazioni. A livello di Länder, questo<br />
compito è svolto dai gruppi di lavoro <strong>delle</strong> camere del rispettivo Land oppure<br />
dalle delegazioni artigianali. Le 54 camere dell’artigianato attive su<br />
tutto <strong>il</strong> territorio tedesco sono parte integrante dell’Assemblea permanente<br />
<strong>delle</strong> camere dell’artigianato tedesche (Dhkt). (Cfr. http://www.zdh.de). 3.<br />
La Camera federale degli ingegneri della Germania (Bundesingenieurkammer)<br />
rappresentante generale di tutti gli ingegneri raggruppa 16 organizzazioni<br />
a livello federale ed europeo (Cfr.<br />
http://www.bundesingenieurkammer.de). 4. La Camera federale del notariato<br />
tedesco (Bundesnotarkammer, Bnotk) è un organismo istituito e disciplinato<br />
dalla legge federale che rappresenta i notai di diritto civ<strong>il</strong>e tedesco<br />
nel processo di decisione politica a livello nazionale (Cfr.<br />
http://www.bnotk.de). 5. Il Consiglio federale degli avvocati (Bundesrechtsanwaltskammer,<br />
Brak) è l’organizzazione ombrello di 27 consigli regionali<br />
che rappresentano gli interessi professionali degli avvocati e ne implementa<br />
l’autogoverno (Cfr. http://www.brak.de). 6. La Camera federale<br />
dei consulenti fiscali (Bundessteuerberaterkammer, Bstbk) è l’organo di<br />
autogoverno professionale dei consulenti fiscali tedeschi e <strong>delle</strong> loro 21<br />
camere locali (Cfr. http://www.bstbk.de). 7. La Camera federale degli architetti<br />
tedeschi di Berlino (Bundesarchitektenkammer, Bak) è l'organizzazione<br />
ombrello <strong>delle</strong> camere degli architetti dei 16 Länder tedeschi. A livel-<br />
103<br />
(segue)
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In Germania ci sono dodici <strong>professioni</strong> regolamentate che<br />
intervengono, insieme allo Stato, sulla regolamentazione, anche<br />
per <strong>il</strong> tramite <strong>delle</strong> proprie camera professionali, le Verkammerte<br />
freie Berufe, che rappresentano le seguenti 12 <strong>professioni</strong>: medici,<br />
odontoiatri, veterinari, farmacisti; psicoterapisti, notai, avvocati;<br />
consulenti in brevetti, consulenti fiscali; contab<strong>il</strong>i, architetti,<br />
ingegneri consulenti.<br />
L’ultima libera professione che è stata regolamentata come<br />
professione della salute è quella degli psicoterapeuti che ha ottenuto<br />
<strong>il</strong> riconoscimento nel 1999, dopo 20 anni di attività di lobbying<br />
8 .<br />
Anche le <strong>professioni</strong> non regolamentate, per le quali non<br />
sussiste un intervento dello stato sulla qualificazione del percorso<br />
formativo ed <strong>il</strong> riconoscimento di un titolo di studio legale e<br />
per le quali non è formalmente contemplato un tirocinio presidiato<br />
direttamente e autoregolato dalla professione, tendono ad<br />
assumere modalità e approcci sim<strong>il</strong>i a quelli <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
lo nazionale ed internazionale, essa rappresenta dal 1 gennaio 2006 gli interessi<br />
di oltre 121 m<strong>il</strong>a architetti (Cfr. http://www.bak.de). 8. Il Wirtschaftsprüferkammer<br />
(Plc) è l’organizzazione dello stato che supervisiona i dottori<br />
commercialisti e le imprese dei dottori commercialisti in Germania<br />
(Cfr. http://www.wpk.de). 9. La Camera avvocati in brevetti (Patentanwaltskammer)<br />
è la camera professionale dei consulenti in brevetti in Germania<br />
(Cfr. http://www.patentanwalt.de). In generale, cfr. Organizzazioni professionali<br />
in http://www.german-business-portal.info/GBP/Navigation/en/EU-<br />
Service-Market/helpful-institutions,did=303252.html.<br />
8 Per essere riconosciuti come psicoterapista psicologico occorre frequentare<br />
un corso di studio di cinque anni che si conclude con una diploma<br />
di laurea. Sono quindi necessari altri tre anni di training a tempo pieno di<br />
cui uno di pratica clinica in un istituto di psicoterapia. Superato <strong>il</strong> training,<br />
si viene ammessi alla professione con un Approbation che dà <strong>il</strong> titolo di<br />
psicoterapeuta psicologico. Per poter acceder ai fondi pubblici per la salute<br />
è necessaria un’ulteriore ammissione all’associazione dei dottori del fondo<br />
salute. Nel 1999, dei 28 m<strong>il</strong>a psicoterapisti che hanno ottenuto <strong>il</strong> titolo, solo<br />
10 m<strong>il</strong>a sono stati ammessi al fondo. I metodi professionali che sono alla<br />
base del body of knowlege e che sono richiesti per essere scientificamente<br />
qualificati sono essenzialmente tre: quello psicoanalitico, quello psicoterapeutico<br />
e quello di terapia comportamentale (Lane et alii, 2003).<br />
104
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
regolamentate, attraverso forme di autoregolazione definite dalle<br />
associazioni professionali.<br />
In effetti, sul modello <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate, alcune<br />
importanti <strong>professioni</strong> emergenti non regolamentate mirano a<br />
costituire un percorso autonomo di certificazione del titolo e<br />
dell’expertise e a dotarsi di norme di deontologia professionale<br />
attraverso le proprie associazioni.<br />
L’Institut der deutschen Wirtschaft Köln ha prodotto nel<br />
2007 uno studio sulle <strong>professioni</strong> ordinistiche che ha esaminato<br />
lo stato della liberalizzazione in Germania indicando alcune<br />
traiettorie di ulteriore liberalizzazione (Hardege, 2007).<br />
Lo studio ripropone inizialmente la comparazione Ocse del<br />
2006 che valuta <strong>il</strong> livello di rigidità dei vari sistemi nazionali di<br />
regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche (medici, ingegneri,<br />
architetti e avvocati) 9 . Il confronto Ocse considera le norme<br />
di regolamentazione i cui esiti anti-competitivi vengono valutati<br />
sulla base di due variab<strong>il</strong>i: accesso al mercato (ad esempio<br />
esigenze di formazione, diritti esclusivi di esercitare attività) e<br />
condotta professionale (ad esempio controllo dei prezzi, restrizioni<br />
sulla pubblicità).<br />
Sulla scorta di queste comparazioni, lo studio segnala come<br />
in Germania la concorrenza tra fornitori di servizi risulti relativamente<br />
limitata rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse. La<br />
regolamentazione <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, infatti, riduce le possib<strong>il</strong>ità<br />
di esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e di accesso al mercato (diritti<br />
di monopolio) mentre le regole di condotta in uso (come di-<br />
9 La comparazione colloca la Germania ad un livello di regolamentazione<br />
al di sopra della media rispetto ad altri paesi come quelli scandinavi<br />
(Danimarca, Svezia e Finlandia) che occupano <strong>il</strong> livello più basso.<br />
105
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
vieti di pubblicità o fissazione di minimi tariffari) incidono negativamente<br />
sul costo dei servizi.<br />
Secondo Hardege (2007), al momento, non vi sono evidenze<br />
empiriche che dimostrino che <strong>il</strong> mercato <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
nei paesi con meno regolamentazione funzioni peggio e<br />
che la qualità dei servizi offerti sia sistematicamente più bassa.<br />
I difensori del sistema camerale, invece, pur riconoscendo<br />
alcune esigenze di liberalizzazione in materia di controllo della<br />
qualità dei servizi resi e di trasparenza, di interdisciplinarietà, di<br />
miglioramento dell’immagine verso <strong>il</strong> pubblico, sostengono la<br />
necessità di qualificare in modo più puntuale le funzioni di natura<br />
pubblica <strong>delle</strong> Camere (Oberlander, 2005).<br />
Hardege tuttavia ricorda che gli studi empirici dimostrano<br />
come interventi significativi di limitazione della concorrenza<br />
sono necessari perché si traducono in un costo minore degli oneri<br />
professionali per i consumatori (Commissione Europea,<br />
2004). Sembra confermare questa ipotesi <strong>il</strong> confronto tra le<br />
Germania e gli altri paesi Ocse (Fuentes et al., 2006),<br />
sull’aumento dei prezzi nelle libere <strong>professioni</strong>, e tende a confermare<br />
l’idea che una riduzione della regolamentazione potrebbe<br />
contribuire ad una riduzione dei prezzi dei servizi <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong>. Dal confronto emerge che le tariffe medie <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong> in Germania sono circa <strong>il</strong> doppio rispetto a<br />
quelle praticate nei paesi Ocse.<br />
A partire da questa ipotesi, Hardege ha esaminato quelle<br />
<strong>professioni</strong> per le quali oggi in Germania è ancora cogente la regolazione<br />
di prezzi e degli accessi per valutare gli esiti <strong>delle</strong> politiche<br />
governative di deregolazione.<br />
106
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
La regolamentazione della pubblicità<br />
Relativamente alla questione della regolamentazione della<br />
pubblicità, Hardege riconosce che <strong>il</strong> governo ha di fatto già realizzato<br />
una ampia deregolazione, che ha interessato tutte le <strong>professioni</strong>.<br />
Infatti, la pubblicità non è più vietata per le libere <strong>professioni</strong>,<br />
anche se sussistono talune specifiche limitazioni previste<br />
dalla legge e dai vari codici professionali che impongono che<br />
la pubblicità non sia ingannevole e che sia obiettiva10 .<br />
La regolamentazione sulla pubblicità nelle <strong>professioni</strong> è stata<br />
infatti ridotta in alcuni casi anche in modo molto significativo<br />
(avvocati, commercialisti, farmacisti), di modo che i divieti di<br />
pubblicità sono da considerarsi pressoché inesistenti (per i notai<br />
è vietata la pubblicità apertamente comparativa). Un regolamento<br />
speciale della pubblicità per le <strong>professioni</strong> non risulta infatti<br />
più necessario per tutelare i consumatori. La legge contro la<br />
concorrenza sleale e le altre leggi generali sulla pubblicità sono<br />
sufficienti anche per le libere <strong>professioni</strong>.<br />
La regolazione dei prezzi<br />
Gli avvocati<br />
Nonostante le recenti riforme, <strong>il</strong> settore della rappresentanza<br />
legale continua ad essere regolato da prezzi minimi. La determinazione<br />
<strong>delle</strong> tariffe degli avvocati è disciplinata dalla legge sui<br />
compensi degli avvocati (Rechtsanwaltsvergütungsgesetz, Rvg)<br />
e dall’Ordine federale degli avvocati (Bundesrechtanwaltsordnung,<br />
Brao). L’importo della compensazione è parametrato sul<br />
valore della prestazione. Il Brao vieta ai propri membri di concordare<br />
con i clienti una tariffa più bassa della minima per la<br />
10 Cfr. paragrafo sullo start up <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
107
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
rappresentanza in giudizio, mentre consente accordi per com-<br />
pensi superiori alla cifra prevista dalla legge. Minori compensazioni<br />
possono essere concordate solo per attività non giudiziarie.<br />
Secondo la legge, la concorrenza sui prezzi deve essere impedita<br />
per garantire a tutti una possib<strong>il</strong>ità di accesso alla giustizia,<br />
evitare una spirale verso <strong>il</strong> basso della qualità dei servizi e<br />
per garantire la trasparenza e ridurre costi di transazione per <strong>il</strong><br />
cliente.<br />
Alcune misure di liberalizzazione in materia di regolamentazione<br />
dei prezzi sono state adottate invece per la consulenza<br />
extra-giudiziale. Dal 1 luglio 2006, per queste prestazioni non si<br />
applica più alcun regolamento legale sulla retribuzione: in questi<br />
casi, l’accordo tra le parti è effettuato liberamente. La nuova<br />
legge sui servizi legali (Rechtsdienstleistungsgesetz, Rdg) autorizza<br />
servizi legali non regolati quando si tratta di consulenza<br />
nella sfera fam<strong>il</strong>iare e amicale o di consulenze con finalità caritative<br />
e altruistiche.<br />
Si può ritenere che la determinazione dei prezzi rappresenti<br />
una misura eccessiva per ridurre le asimmetrie informative tra<br />
cliente e fornitore: queste asimmetrie possono essere mitigate<br />
migliorando l’informazione verso <strong>il</strong> consumatore e ricorrendo<br />
sia strumenti di mercato sia a misure di controllo della qualità.<br />
La regolamentazione dei prezzi dovrebbe essere abrogata per la<br />
rappresentanza legale: in questo caso avvocato e cliente dovrebbero<br />
essere in grado di concordare un risarcimento individuale.<br />
Il sistema di tariffazione dovrebbe fungere solo da riferimento<br />
indicativo per ridurre i costi di transazione e aumentare la trasparenza,<br />
senza impedire la concorrenza sui prezzi.<br />
108
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Gli ingegneri e gli architetti<br />
L’ordinamento dell’onorario per architetti e ingegneri (Honorarordnung<br />
für Architekten und Ingenieure, Hoai) stab<strong>il</strong>isce<br />
la remunerazione di ingegneri e architetti liberi <strong>professioni</strong>sti e<br />
individua bande relativamente strette all'interno <strong>delle</strong> quali deve<br />
cadere <strong>il</strong> compenso, con prezzi massimi e minimi. La tariffa,<br />
calcolata in base ai costi dell’opera, aumenta quindi con <strong>il</strong> costo<br />
e la complessità della prestazione.<br />
I prezzi minimi sono ritenuti una garanzia della qualità del<br />
servizio, mentre la concorrenza sui prezzi porterebbe a un deterioramento<br />
della qualità o, addirittura, ad un aumento dei prezzi.<br />
Il sistema attuale di tariffazione dovrebbe garantire che i clienti<br />
siano informati circa i prezzi correnti e quindi protetti da oneri<br />
esorbitanti.<br />
Effettivamente l’Hoai aumenta la trasparenza e riduce i costi<br />
di transazione ma, nella pratica, gli onorari sono in gran parte<br />
uniformi e questo determina la permanenza nel mercato di fornitori<br />
inefficienti che non sono incentivati a innovarsi e ad efficientare<br />
i costi.<br />
Il legislatore tedesco ha riconosciuto la necessità di agire<br />
per semplificare la struttura tariffaria e renderla più flessib<strong>il</strong>e,<br />
trasparente e aperta alla concorrenza. Tuttavia, al momento, non<br />
si sono previste misure concrete ed esse sembrano improbab<strong>il</strong>i<br />
anche nel prossimo futuro.<br />
Anche in questo caso la regolamentazione dei prezzi non è<br />
ritenuta una soluzione efficace ed efficiente: servono piuttosto<br />
leggi che determinino standard minimi e responsab<strong>il</strong>ità, prevedendo<br />
per esempio un’assicurazione obbligatoria di responsab<strong>il</strong>ità<br />
civ<strong>il</strong>e professionale.<br />
109
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
I consulenti fiscali<br />
Nella fissazione dei prezzi in materia fiscale i commercialisti<br />
e i consulenti fiscali sono in parte legati allo Steuerberatergebührenverordnung<br />
(regolamento dei prezzi dei commercialisti),<br />
emanato dal ministero <strong>delle</strong> Finanze che determina le tariffe<br />
massime e minime. È possib<strong>il</strong>e oltrepassare queste soglie solo se<br />
<strong>il</strong> cliente acconsente per iscritto. Il codice del Bundes-<br />
Steuerberaterkammer (camera federale dei commercialisti)<br />
proibisce anche di concordare o accettare commissioni, quote<br />
variab<strong>il</strong>i e bonus. Una regolamentazione così rigida per questo<br />
settore non trova un analogo in altri paesi europei. Non sono invece<br />
soggette a regolamentazione <strong>delle</strong> tariffe alcuni servizi<br />
classificati come “attività concordate”.<br />
Per giustificare la regolamentazione si fa, in genere, riferimento<br />
alla esigenza di tutela del consumatore, di garanzia qualità,<br />
di maggiore trasparenza. Ma come per le altre libere <strong>professioni</strong>,<br />
i problemi di asimmetria informativa riguardano solo una<br />
parte dei consumatori, in particolare i nuclei fam<strong>il</strong>iari. Mentre <strong>il</strong><br />
prezzo minimo rende più diffic<strong>il</strong>e l'ingresso dei nuovi entranti<br />
nel mercato, perché in questo modo <strong>il</strong> criterio di scelta è basato<br />
solo sulla reputazione del fornitore. Inoltre i potenziali clienti,<br />
per i quali <strong>il</strong> prezzo minimo è troppo alto, sono completamente<br />
esclusi dal servizio.<br />
Nell’ottava legge per la modifica della legislazione sui consulenti<br />
fiscali fiscale del 2006 (Achten Gesetz zur Änderung des<br />
Steuerberatungsgesetzes) sono previste alcune misure di liberalizzazione<br />
della regolamentazione sui commercialisti. Tuttavia<br />
la regolamentazione dei prezzi non è toccata.<br />
110
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Si può sostenere che la regolamentazione sui prezzi dovrebbe<br />
essere abrogata mentre dovrebbero essere previsti standard<br />
minimi di qualità, regole sulla responsab<strong>il</strong>ità e un’assicurazione<br />
obbligatoria con fondo di compensazione in caso di comprovate<br />
prestazioni scadenti.<br />
La regolamentazione dell’accesso<br />
La regolamentazione può riguardare anche l’accesso alla<br />
professione quando sono previsti particolari requisiti qualitativi<br />
per diventare membri di uno specifico ordine professionale.<br />
Questi requisiti in genere consistono in formazione, esperienza<br />
pratica ed esami. Inoltre solo i membri di una libera professione<br />
possono svolgere le cosiddette Vorbehaltsaufgaben (attività riservate),<br />
per le quali sussiste un diritto di monopolio. Dal momento<br />
che molti servizi prestati da <strong>professioni</strong>sti sono “beni di<br />
fiducia”, la loro qualità può essere giudicata solo in parte anche<br />
dopo avere usufruito della prestazione. Le norme di accesso sono<br />
dunque un tentativo di garantire un certo standard di qualità e<br />
di ridurre i costi di informazione e transazione.<br />
Ma <strong>il</strong> regolamento sull’accesso al mercato di fatto finisce<br />
per limitare la concorrenza. Regolamentazioni rigide portano a<br />
prezzi più elevati, minor numero di fornitori, minore possib<strong>il</strong>ità<br />
di scelta, minore innovazione e tendenza a ridurre i nuovi servizi.<br />
Regolazioni più rigide del necessario sono quindi un rischio.<br />
Gli avvocati<br />
Secondo <strong>il</strong> § 4 del Brao, può esercitare la professione di avvocato<br />
solo chi ha l'ab<strong>il</strong>itazione del Richteramt per la quale è richiesto<br />
un corso universitario di diritto con un minimo di sette semestri<br />
ed un tirocinio di due anni. Un avvocato ab<strong>il</strong>itato diventa<br />
obbligatoriamente membro dell’ordine professionale degli avvo-<br />
111
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
cati e, per esercitare la professione, è necessaria l’iscrizione<br />
all’ordine. I servizi legali giudiziari possono essere forniti esclusivamente<br />
da avvocati. Garantire la qualità, tutelare i consumatori<br />
e assicurare una buona amministrazione della giustizia sono<br />
gli argomenti portati a sostegno della tesi che sia necessario restringere<br />
l’accesso del mercato.<br />
Per quanto riguarda la regolamentazione dei servizi legali<br />
stragiudiziali è attualmente in corso una nuova disposizione di<br />
legge che permette anche ai non avvocati di fornire in qualche<br />
misura servizi legali.<br />
Misure volte a garantire un controllo di qualità ex ante sono<br />
quindi in linea di principio giustificate. Come dimostrano i tassi<br />
di crescita degli avvocati, sembra che dagli attuali requisiti di<br />
formazione non provengano eccezionali restrizioni all'accesso al<br />
mercato. Il numero di avvocati in Germania negli ultimi dieci<br />
anni è aumentato di quasi <strong>il</strong> 68%, con tassi di crescita annuale<br />
tra <strong>il</strong> 3,4% e l’8%.<br />
Dal l luglio 2008, la Rechtsdienstleistungsgesetz (legge sui<br />
servizi legali) ha prodotto una liberalizzazione dell’accesso al<br />
mercato <strong>delle</strong> consulenze legali. Grazie a questa legge, la definizione<br />
di servizio legale è meno ampia e di conseguenza alcuni<br />
servizi non sono più riservati agli avvocati. Il monopolio degli<br />
avvocati è anche attenuato dalla possib<strong>il</strong>ità di prestare consulenze<br />
gratuite e altruiste (ad esempio le associazioni di beneficenza<br />
possono offrire assistenza legale gratuita) e ciò aumenta la concorrenza,<br />
seppure in misura ancora limitata.<br />
Nonostante la liberalizzazione in atto, la consulenza resta in<br />
gran parte riservata agli avvocati. Ma questo monopolio non<br />
sembra sempre giustificato: ad esempio, i laureati in diritto economico,<br />
pur non essendo avvocati, hanno tutte le conoscenze<br />
112
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
necessarie per offrire questo tipo di consulenza. L’avvocato inoltre<br />
può essere una figura professionale superflua in processi<br />
di scarsa complessità o di routine come nel caso dei divorzi, in<br />
cui <strong>il</strong> ricorso all’avvocato rappresenta un inut<strong>il</strong>e costo aggiuntivo<br />
per <strong>il</strong> cliente.<br />
<strong>Consulta</strong>zioni a bassa complessità e prive di conseguenze<br />
irreversib<strong>il</strong>i potrebbero ancora essere fornite anche da fornitori<br />
qualificati (cioè con qualche titolo di laurea) che però non siano<br />
avvocati. Per <strong>il</strong> consumatore, questo significherebbe prezzi più<br />
bassi e una maggiore possib<strong>il</strong>ità di scelta. I problemi dovuti<br />
all’asimmetria informativa possono essere affrontati migliorando<br />
l’informazione, con regole di trasparenza e prevedendo assicurazioni<br />
sulla responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e.<br />
I farmacisti<br />
I principali obiettivi della regolazione della professione di<br />
farmacista sono la tutela dei consumatori e la sicurezza dei farmaci.<br />
Per le <strong>professioni</strong> farmaceutiche, tuttavia, non sempre è<br />
possib<strong>il</strong>e operare una distinzione netta tra regole sulla condotta e<br />
regole sull'accesso al mercato. Un esempio è costituto dal divieto<br />
sulle cosiddette Mehrbesitz (multiproprietà): fino a poco tempo<br />
fa un farmacista poteva tenere una sola farmacia ed era proibita<br />
la formazione di “catene”.<br />
Dal 2004 è possib<strong>il</strong>e aprire fino a tre f<strong>il</strong>iali in aggiunta<br />
all’esercizio principale purché siano situate nello stesso Lander<br />
o in Landkreis adiacenti. Questo regolamento sembra interessare<br />
dunque sia regole di accesso al mercato che regole di condotta.<br />
Inoltre può diventare proprietario di una farmacia solo chi abbia<br />
la formazione richiesta, ovvero una laurea in farmacia e un anno<br />
di tirocinio. È peraltro necessaria un’apposita licenza per<br />
113
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
l’esercizio del mestiere. Ulteriori limitazioni riguardano la distribuzione<br />
di farmaci e dei dispositivi medici: ad esempio, i<br />
medicinali soggetti a prescrizione vengono venduti solo nelle<br />
farmacie.<br />
Non sussistono invece in Germania restrizioni numeriche e<br />
spaziali sulla distribuzione degli esercizi, presenti in altri paesi<br />
della Ue.<br />
Tuttavia, le regole sulla multiproprietà e sui requisiti formativi<br />
possono ostacolare l’efficienza nella fornitura dei servizi<br />
farmaceutici. Le economie di scala date dalle catene ma anche<br />
da raggruppamenti e collaborazioni tra farmacie esistenti, possono<br />
portare a una riduzione dei prezzi. Il miglioramento della<br />
gestione è ostacolato anche dal fatto che è fatto divieto di ricorrere<br />
a professionalità manageriali esterne.<br />
Anche la limitazione della vendita di farmaci da prescrizione<br />
alle sole farmacie sembra ingiustificata, e la sua liberalizzazione<br />
porterebbe a una riduzione dei prezzi.<br />
Al momento, <strong>il</strong> Kartellamt (ufficio dei cartelli) sospetta che<br />
ci sia stato un accordo <strong>il</strong>lecito di fissazione dei prezzi anche dopo<br />
la liberalizzazione dei prezzi. Questo tipo di collusione potrebbe<br />
essere ridotto se le farmacie dovessero far fronte alla<br />
concorrenza di altri fornitori indipendenti. L’esperienza degli<br />
Stati Uniti e del Regno Unito dimostra che la vendita di certi<br />
farmaci al supermercato non comporta problemi, anzi secondo<br />
alcune ricerche, una liberalizzazione di questo ha prodotto una<br />
netta riduzione dei prezzi tipo nel Regno Unito.<br />
Nel 2004 la riforma sanitaria ha portato un po’ di flessib<strong>il</strong>ità:<br />
ora le farmacie possono infatti vendere medicinali da prescrizione<br />
anche attraverso ordini postali. Dal momento che è possi-<br />
114
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
b<strong>il</strong>e ordinare farmaci anche all’estero, la concorrenza è aumentata<br />
e i prezzi probab<strong>il</strong>mente tenderanno a diminuire.<br />
I consulenti fiscali<br />
Il consulente fiscale offre un servizio nella comp<strong>il</strong>azione<br />
della dichiarazione dei redditi, nella contab<strong>il</strong>ità, nella redazione<br />
del b<strong>il</strong>ancio, fornisce assistenza in materia fiscale e rappresentanza<br />
nei contenziosi tributari.<br />
L’assistenza alle imprese in materia fiscale è concessa, oltre<br />
che ai consulenti fiscali, agli “agenti fiscali”, agli avvocati, ai<br />
ragionieri, ai contab<strong>il</strong>i e alle aziende fornite di questi <strong>professioni</strong>sti.<br />
Per operare in qualità di consulente fiscale è necessario superare<br />
l’apposito esame. Salvo alcune eccezioni, per accedere<br />
all’esame, è necessario aver conseguito una laurea in economia<br />
o diritto della normale durata di otto semestri più due anni di tirocinio.<br />
Anche qui le ragioni della regolazione stanno nella garanzia<br />
della qualità e nella tutela dei consumatori. La Steuerberatungsänderungsgesetz<br />
del 1972, che univa le due <strong>professioni</strong> di<br />
commercialista e consulente fiscale, sosteneva che figure professionali<br />
molteplici sarebbero andate a detrimento della qualità.<br />
Sia i servizi riservati alla categoria che i rigorosi requisiti<br />
per l’accesso all’esame di ab<strong>il</strong>itazione costituiscono elevate barriere<br />
di accesso che limitano l’intensità della concorrenza. Le asimmetrie<br />
informative effettivamente presenti non giustificano<br />
l’attuale livello di regolamentazione, anche perché gran parte<br />
della domanda viene dalle aziende, le quali sono in grado, più<br />
<strong>delle</strong> famiglie, di fare valutazioni appropriate. Il fatto che in altri<br />
paesi (ad esempio Svizzera, Olanda, Stati Uniti) la regolamenta-<br />
115
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
zione sia molto più liberale, suggerisce che la severità <strong>delle</strong> regole<br />
tedesche non sia completamente giustificata.<br />
La ottava Gesetz zur Änderung des Steuerberatungsgesetzes<br />
(revisione della legge sui consulenti fiscali) si fa portatrice di un<br />
certo grado di liberalizzazione. Le attività relative alle dichiarazioni<br />
Iva e alla tenuta della contab<strong>il</strong>ità dei clienti praticate dai<br />
consulenti fiscali possono ora essere svolte anche da contab<strong>il</strong>i e<br />
specialisti fiscali. Il principio della normativa è che nessuna persona<br />
adeguatamente qualificata deve essere esclusa dal mercato<br />
di questi servizi. In questo caso sono richiesti <strong>il</strong> superamento di<br />
un esame nel campo del diritto tributario e un’assicurazione di<br />
responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e.<br />
Le <strong>professioni</strong> non regolamentate: <strong>il</strong> caso della consulenza<br />
manageriale<br />
Come già anticipato, anche le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
si muovono secondo logiche tipiche <strong>delle</strong> regolamentate almeno<br />
per quanto riguarda le iniziative di autogoverno volte a<br />
qualificare e salvaguardare, attraverso l’attività <strong>delle</strong> associazioni,<br />
la professione. In qualche caso specifico, i gruppi di interesse<br />
sono più orientati ad associare organizzazioni societarie (imprese)<br />
piuttosto che singoli liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />
Un esempio molto interessante a questo proposito, paradigmatico<br />
dell’approccio di molte libere <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />
è rappresentato dalle attività di consulenza in Human<br />
Resources ed in genere di consulenza manageriale. Questo tipo<br />
di <strong>professioni</strong> sono caratterizzate dal fatto che sono molto differenziate<br />
tra loro e si continuano a registrare nuovi specialismi.<br />
Tra le expertise di management infatti rientrano, oltre all’Hr<br />
116
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
management, la consulenza strategica, la progettazione organizzativa,<br />
<strong>il</strong> change management, l’It management etc.<br />
Secondo la citata survey di Lane et alii (2003), <strong>il</strong> settore è vigorosamente<br />
cresciuto in anni recenti: già nel 2000 in Germania<br />
operavano infatti 68 m<strong>il</strong>a consulenti distribuiti in 17.740 imprese.<br />
Erano dominanti le aziende di gradi dimensioni di origine nordamericana:<br />
i dipendenti di queste imprese non rivendicano uno status<br />
professionale.<br />
Il mercato risultava suddiviso tra 40 grandi imprese, un numero<br />
contenuto di medie e piccole imprese eun numero molto<br />
ampio di singoli <strong>professioni</strong>sti e di piccolissime imprese, pari a<br />
circa <strong>il</strong> 70% del totale.<br />
Secondo i più recenti dati della Bundesverband Deutscher<br />
Unternehmensberater (Bdu), nel 2010 operano in Germania, nel<br />
settore della consulenza, 117 m<strong>il</strong>a consulenti: i consulenti di<br />
management sono 87 m<strong>il</strong>a con una crescita del 3% rispetto<br />
all’anno precedente ed operano in circa 13.850 aziende di consulenza,<br />
che sono a loro volta cresciute del 4,4% sull’anno precedente<br />
11 .<br />
La consulenza di management non fa comunque riferimento<br />
ad una propria camera professionale e anche la principale associazione,<br />
la Bdu, ha cercato inut<strong>il</strong>mente di ottenere dal governo<br />
una protezione legale, come gli avvocati e i contab<strong>il</strong>i, attraverso<br />
<strong>il</strong> riconoscimento di un titolo accademico. La professione di<br />
consulente non è infatti soggetta ad alcuna legge e non prevede<br />
nessun codice professionale di tutela del titolo professionale. I<br />
<strong>professioni</strong>sti non hanno un cursus di studi riconosciuto né un<br />
training formalizzato, come le <strong>professioni</strong> regolamentate. I ter-<br />
11 Cfr. http://bdu.de.<br />
117
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
mini consulente di management, consulente aziendale, etc. possono<br />
essere ut<strong>il</strong>izzati da chiunque, a prescindere dalla qualifica<br />
ed esperienza. Tuttavia la Bdu e le categorie professionali ad esse<br />
associate, hanno stab<strong>il</strong>ito <strong>delle</strong> regole interne sia per<br />
l’adesione alla associazione, sia per <strong>il</strong> riconoscimento della<br />
expertise, sia per <strong>il</strong> controllo della qualità del servizio erogato.<br />
La Bdu è la più grande associazione di consulenza aziendale<br />
in Europa, è membro della European recruiters federation european<br />
confederation of search and Selection associations (Ecssa)<br />
con sede a Bruxelles e dell’International counc<strong>il</strong> of management<br />
consulting Institutes (Icmci), l’associazione mondiale per la garanzia<br />
della qualità nella consulenza di gestione con sede negli<br />
Stati Uniti<br />
Alla Bdu sono attualmente iscritti circa 12.700 tra consulenti<br />
aziendali e consulenti di Hr che operano in oltre 500 società<br />
di gestione aziendale, consulenza Ict, gestione risorse umane<br />
che detengono una quota di mercato pari al 25%. Alla Bdu sono<br />
associate 12 associazioni di categoria 12 .<br />
L’adesione alla Bdu avviene sulla base dei seguenti criteri:<br />
- 5 anni di esperienza come consulente<br />
- 3 anni di lavoro autonomo o una posizione di gestione come<br />
consulente di gestione<br />
- 3 referenze di clienti chiave<br />
- 2 interviste aperte con consulenti Bdu-business<br />
- adesione ai principi etici della Bdu<br />
12 I temi di lavoro della Bdu sono: gestione del cambiamento, finanziamento,<br />
fondazione, sv<strong>il</strong>uppo, succession, assistenza sanitaria, settore pubblico,<br />
consulenza per l’outplacement, consulenza sul personale,<br />
management del personale, management dell’informazione e logistica, processi<br />
di integrazione aziendali, management e marketing, consulenza per<br />
riqualificazioni e fallimenti, direzione aziendale e controllo di gestione..<br />
118
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
- supervisione professionale del Bdu condotta da 5 membri<br />
del consiglio d’onore.<br />
Dal punto di vista del conferimento di titoli professionali<br />
l’associazione, attraverso <strong>il</strong> proprio istituto (Institut der Unternehmensberater,<br />
Idu), organizza corsi di management riconosciuti<br />
a livello internazionale che danno <strong>il</strong> titolo di consulente di<br />
management (Certified management consultant, Cmc/Bdu). Può<br />
conseguire <strong>il</strong> titolo chi ha da tre ad otto anni di esperienza come<br />
consulente di gestione, è in grado di produrre tre progetti di consulenza<br />
realizzati e si sottopone a due interviste strutturate con<br />
esperti. Chi consegue <strong>il</strong> certificato viene iscritto in un registro<br />
pubblico dell’associazione accessib<strong>il</strong>e via internet.<br />
Dal punto di vista della qualità <strong>delle</strong> prestazioni,<br />
l’associazione di corporate governance e controllo della Bdu si<br />
avvale di propri laboratori per la definizione di standard di qualità<br />
<strong>delle</strong> diverse pratiche di management consulting. Dal 1 dicembre<br />
2010 sono in vigore i nuovi standard professionali per<br />
aziende e consulenti in risorse umane ispirati ai criteri <strong>delle</strong> direttive<br />
Ue sui servizi professionali.<br />
Le finalità dell’associazione indicate in statuto sono:<br />
- l’associazione volontaria di società e consulenti qualificati<br />
- <strong>il</strong> riconoscimento pubblico come rappresentanza professionale<br />
e l'introduzione di un titolo protetto di consulente di gestione<br />
- la promozione della consulenza sul piano professionale, tecnico<br />
e degli interessi economici<br />
- la rappresentanza dell’associazione e dei suoi membri nei<br />
confronti <strong>delle</strong> autorità pubbliche, istituzioni, gruppi industriali<br />
e associazioni di categoria<br />
- la cura <strong>delle</strong> pubbliche relazioni.<br />
119
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
L’associazione propone un proprio tariffario di riferimento,<br />
elaborato su interviste, di valorizzazione <strong>delle</strong> giornate professionali<br />
calcolato sulla base <strong>delle</strong> dimensioni della società di consulenza<br />
e del livello professionale dei consulenti (junior, senior,<br />
partner o socio). Di recente ha negoziato con la Hdi-Gerling<br />
Group, un contratto di gruppo per un’assicurazione specifica<br />
sulla responsab<strong>il</strong>ità professionale per i consulenti.<br />
3.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione<br />
Il libero <strong>professioni</strong>sta<br />
Nonostante l’alto livello di regolamentazione che caratterizza<br />
<strong>il</strong> sistema professionale tedesco 13 non esiste una definizione<br />
giuridica generale di quali occupazioni debbano essere considerate<br />
come freie berufe. Il rapporto sulla regolazione <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong> del 2007 curato dall’Institut der deutschen Wirtschaft<br />
(Hardege, 2007) sintetizza la varietà di definizioni in uso.<br />
In primo luogo, per rifarsi ad una definizione che ha una base<br />
giuridica, occorre fare riferimento alla Einkommensteuerge-<br />
13 Paterson I., Fink M., Ogus A. et al. (2003), L’impatto economico della<br />
regolamentazione nel settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali in diversi Stati<br />
membri. La regolamentazione dei servizi professionali, studio realizzato da<br />
Ihs per la Commissione europea, Dg Concorrenza. Lo studio distingue la<br />
regolamentazione di accesso alla professione (ottenimento e certificazione<br />
<strong>delle</strong> qualifiche professionali, durata della pratica professionale, esami professionali;<br />
iscrizione e appartenenza ad un organismo professionale; attività<br />
riservate ossia <strong>il</strong> diritto esclusivo riconosciuto ad una o più <strong>professioni</strong> di<br />
fornire servizi o beni specifici sul mercato; test relativi ai bisogni economici)<br />
da quella di comportamento nell’esercizio della professione o condotta<br />
(prezzi e tariffe-prezzi fissi, prezzi minimi e/o massimi; pubblicità e di<br />
marketing; sede di esercizio della professione e restrizioni geografiche alla<br />
prestazione dei servizi o restrizioni allo stab<strong>il</strong>imento di succursali; restrizioni<br />
alla cooperazione interprofessionale; restrizioni alla forma di attività,<br />
ad esempio possib<strong>il</strong>ità di costituire società di capitali e a quali condizioni).<br />
120
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
setz (legge sulla tassazione del reddito) che al paragrafo 18 14 , tra<br />
i redditi di lavoro autonomo, individua quelli derivanti da:<br />
- attività professionale indipendente di medici, odontoiatri, veterinari,<br />
avvocati, notai, avvocati specializzati in brevetti,<br />
geometri, ingegneri, architetti, chimici commerciali, contab<strong>il</strong>i,<br />
consulenti economici e fiscali, medici, dentisti, fisioterapisti,<br />
giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori, p<strong>il</strong>oti e <strong>professioni</strong><br />
analoghe<br />
- attività di freelance indipendenti che operano nel campo<br />
scientifico, artistico, letterario, didattico e educativo.<br />
La legge fiscale considera libero <strong>professioni</strong>sta anche chi si<br />
avvale della collaborazione di personale preformato, a condizione<br />
che agisca in base alle proprie competenze e sotto la propria<br />
responsab<strong>il</strong>ità: un criterio essenziale di questa definizione è<br />
dunque l’autonomia.<br />
La Corte costituzionale federale adotta invece un criterio<br />
sociologico (2°BVefG, 10, 354, 364) quando afferma che è tipico<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali «l'impegno personale all'interno della<br />
professione, <strong>il</strong> carattere di ciascuna professione, come indicato<br />
nel generale regime giuridico professionale, la posizione e<br />
l'importanza della professione nella struttura sociale, la qualità e<br />
14 §18 della Einkommensteuergesetz. (…) Alle libere <strong>professioni</strong> appartengono<br />
le attività indipendenti in campo scientifico, artistico, letterario,<br />
didattico e educativo, le attività indipendenti di medici, odontoiatri, veterinari,<br />
avvocati, notai, avvocati specializzati in brevetti, geometri, ingegneri,<br />
architetti, chimici commerciali, contab<strong>il</strong>i, consulenti economici e fiscali,<br />
medici, dentisti, fisioterapisti, giornalisti, fotografi, interpreti, traduttori, p<strong>il</strong>oti<br />
e <strong>professioni</strong> analoghe. [3] Un membro <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> nel senso<br />
<strong>delle</strong> frasi 1 e 2, opera quindi nelle libere <strong>professioni</strong> anche quando si<br />
avvale della collaborazione di personale preformato, a condizione che agisca<br />
in base alle proprie competenze e sotto la propria responsab<strong>il</strong>ità. [4] In<br />
caso di impedimento temporaneo, una rappresentanza non compromette <strong>il</strong><br />
carattere autonomo della conduzione della professione.<br />
121
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
la durata della formazione richiesta» (BVerfGE 46, 224,241 e<br />
seguenti).<br />
Secondo l’associazione federale <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
(Bundesverbands der Freien Berufe, Bfb), i membri <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
sono caratterizzati dal fatto di avere una specifica qualificazione<br />
professionale, essere personalmente responsab<strong>il</strong>i e professionalmente<br />
indipendenti, essere fornitori di servizi intellettuali.<br />
L’esercizio della professione è soggetto alle specifiche obbligazioni<br />
professionali in conformità alla legislazione nazionale<br />
o del rispettivo ente professionale (Bfb, 1997).<br />
Il legislatore federale ha adottato invece questa definizione<br />
al § 1 comma 2 frase 1 della Partnerschaftsgesellschaftsgesetz<br />
(1998): «le libere <strong>professioni</strong> sono generalmente basate su particolari<br />
competenze professionali o talento creativo personale. I<br />
liberi <strong>professioni</strong>sti forniscono in modo personale, responsab<strong>il</strong>e<br />
e indipendente servizi di alto livello nell'interesse dei clienti e<br />
del pubblico» (Gu I, p.1878). Ma, in ogni caso, secondo la definizione<br />
del diritto professionale, va segnalato che in Germania<br />
regola le <strong>professioni</strong> storiche, sono liberi <strong>professioni</strong>sti tutti coloro,<br />
autonomi o dipendenti che hanno un titolo professionale 15 .<br />
A fronte di questa complessità, <strong>il</strong> ministero federale<br />
dell’Economia e della Tecnologia, che offre un sevizio di orientamento<br />
a coloro che vogliano intraprendere la libera professione,<br />
fornisce alcuni suggerimenti pratici per lo start-up di attività<br />
professionali, che aiutano a dipanare la questione16 .<br />
15 Ulteriori informazioni in: BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.45E xistenzgründungen<br />
in «den freien Berufen»; BMWi-Existenzgründungsportal:<br />
Freie Berufe; BMWi-Existenzgründungsportal: Gewerbe.<br />
16 Ministero dell’Economia e della Tecnologia (2010),<br />
Existenzgründung und freie Berufe Begleitbroschüre zum eTraining,<br />
gennaio.<br />
122
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Innanzitutto, viene specificato che,quando si parla si parla<br />
di occupati autonomi (Selbständigen), si fa riferimento sia ai<br />
Gewerbetreibende che ai liberi <strong>professioni</strong>sti veri e propri<br />
(Freiberufler).<br />
L’appartenenza a uno dei due gruppi ha conseguenze sui requisiti<br />
per lo start-up, sulle possib<strong>il</strong>i forme giuridiche di impresa,<br />
sul sistema previdenziale oltre che sul sistema fiscale.<br />
I Gewerbetreibender sono infatti soggetti alla Gewerbesteuer<br />
(tassa sul Gewerbe, termine che normalmente viene tradotto<br />
come attività di business o commerciale) e sono tenuti ad<br />
adottare la contab<strong>il</strong>ità con partita doppia, mentre i liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
(Freiberufler) possono optare per una contab<strong>il</strong>ità semplificata17<br />
.<br />
Il ministero <strong>delle</strong> Finanze ricomprende tra i <strong>professioni</strong>sti<br />
anche coloro che non sono riconducib<strong>il</strong>i puntualmente alle libere<br />
<strong>professioni</strong> regolamentate. Professionista infatti è colui che ha:<br />
- competenze professionali specifiche, anche se non conseguite<br />
necessariamente tramite l’istruzione universitaria, ma tramite<br />
autoformazione o pratica professionale: l’importante è<br />
che siano scientificamente fondate e paragonab<strong>il</strong>i ai livelli<br />
universitari<br />
- offre tramite le proprie competenze servizi di alto valore per<br />
la società<br />
- ha piena autonomia nel proprio lavoro ed è responsab<strong>il</strong>e della<br />
qualità del servizio stesso<br />
17 Secondo la legge, <strong>il</strong> Gewerbe è un’attività lecita, permanente, autonoma<br />
e intrapresa al fine di realizzare profitti. Tipici esempi sono gli artigiani,<br />
i commercianti e i ristoratori.<br />
123
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- spesso viene remunerato sulla base di sistemi tariffari<br />
dell’ordine a cui appartiene.<br />
La decisione finale su chi può essere considerato libero <strong>professioni</strong>sta<br />
e chi no spetta al Finanzamt (ufficio finanza).<br />
L’ufficio manda al richiedente un questionario in base al<br />
quale deciderà se <strong>il</strong> fondatore dell’attività, dopo che si è registrato<br />
al Finanzamt o al Gewerbeamt (o camera di commercio), è da<br />
ritenere un Freieberufler o un Gewerbetreibender, riservandosi <strong>il</strong><br />
diritto di confermare la decisione anche dopo controlli successivi.<br />
A volte nemmeno i funzionari del Finanzamt sono in grado<br />
di distinguere un libero <strong>professioni</strong>sta da un Gewerbetreibender:<br />
<strong>il</strong> problema nasce dal fatto che molte libere <strong>professioni</strong> hanno<br />
anche le caratteristiche del Gewerbe e viceversa. Ma in generale<br />
si può dire che quando <strong>il</strong> lavoro intellettuale e creativo è preminente,<br />
si applicheranno le regole fiscali <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />
Per volontà del legislatore, i veri autonomi sono responsab<strong>il</strong>i<br />
tanto del proprio lavoro quanto della propria pensione.<br />
Nel caso in cui un lavoratore autonomo svolga sia attività<br />
tipiche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> che attività tipiche del Gewerbe<br />
deve tenere una contab<strong>il</strong>ità separata.<br />
Ciò è <strong>il</strong> caso ad esempio dell’architetto che ha introiti ulteriori<br />
come agente immob<strong>il</strong>iare o di un oculista che venda lenti a<br />
contatto in aggiunta al suo lavoro medico.<br />
Nel caso invece le due attività non siano separab<strong>il</strong>i in quanto<br />
l’una non può sussistere senza l’altra, come nel caso del venditore<br />
che offre consulenza ai clienti sui propri prodotti, sarà <strong>il</strong><br />
Finanzamt a stab<strong>il</strong>ire quale aspetto sia prevalente, se <strong>il</strong> professionale<br />
o <strong>il</strong> commerciale.<br />
124
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Quadro 2. I liberi <strong>professioni</strong>sti free lance.<br />
I liberi <strong>professioni</strong>sti non devono essere confusi ancora con i freier<br />
Mitarbeiter (free lance). È considerato freier Mitarbeiter chi ha un<br />
contratto con altre con persone o con altre imprese senza avere<br />
un’occupazione stab<strong>il</strong>e e duratura.<br />
Ciò accade spesso nel caso di contratti per lavori e progetti specifici,<br />
con compenso concordato o con una cifra fissa. Ma anche in questo<br />
caso <strong>il</strong> freier Mitarbeiter può essere fiscalmente annoverato tra i liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti o tra i Gewerbetreibender.<br />
Nel caso in cui <strong>il</strong> free lance opera con un solo committente, ma non<br />
deve né procurarsi clienti e ordini, né affrontare rischi di impresa, è<br />
considerato:<br />
- autonomo con committente (Selbständig mit einem Auftraggeber) se<br />
lavora durevolmente ed esclusivamente per un solo committente, ricava<br />
almeno cinque sesti <strong>delle</strong> proprie entrate da attività svolte per lo<br />
stesso committente, non impiega alcun dipendente assicurab<strong>il</strong>e nel<br />
contesto della sua attività. L’autonomo con committente deve pagare<br />
completamente da sé i contributi per la pensione; su richiesta, può essere<br />
esentato dal versare contributi per i primi tre anni di attività.<br />
- Pseudoautonomo (Scheinselbständig), equiparato ad un occupato dipendente<br />
se, operando durevolmente per un unico committente, è soggetto<br />
alle direttive del committente, ha una stab<strong>il</strong>e postazione di lavoro<br />
negli uffici del committente, ha orari di lavoro fissi, riceve un pagamento<br />
fisso mens<strong>il</strong>e o settimanale, ha diritto a ferie retribuite 18 .<br />
18 Purtroppo spesso è diffic<strong>il</strong>e determinare chi è pseudo-autonomo e chi<br />
è autonomo con committente ed è necessario decidere per ogni singolo caso.<br />
Non è peraltro decisivo che nel contratto figurino uno o più committenti.<br />
Cruciale è <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> contratto si concretizza effettivamente. Chi<br />
voglia chiarire la propria posizione dovrebbe farlo, se possib<strong>il</strong>e, entro un<br />
mese dall'inizio dell’attività. Punto di contatto per la cosiddetta Statusfeststellungsverfahren<br />
(procedura di determinazione dello status) è la Clearingstelle<br />
Deutsche Rentenversicherung Bund10704.<br />
125
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Le forme giuridiche per i liberi <strong>professioni</strong>sti 19<br />
In conseguenza del forte ancoraggio al sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
le forme di organizzazione giuridiche tendono a priv<strong>il</strong>egiare<br />
modalità che priv<strong>il</strong>egiano la presenza dei <strong>professioni</strong>sti nella<br />
organizzazione <strong>delle</strong> attività.<br />
L’impresa individuale (Einzelunternehmen) è di gran lunga<br />
la forma giuridica più comune in Germania. Secondo la survey<br />
The Future of Professional Work (Lane et alii, 2003, p.24), si<br />
stima che al 2003 i <strong>professioni</strong>sti che operano in imprese individuali<br />
sono attorno al 59%.<br />
Una Einzelunternehmen può essere creata rapidamente e fac<strong>il</strong>mente:<br />
non richiede un capitale di partenza minimo, prevede<br />
che <strong>il</strong> singolo imprenditore risponda con tutto <strong>il</strong> suo patrimonio<br />
privato a fronte di richieste di pagamento, non richiede di essere<br />
registrata né nel Handelregister né nel Partnerschaftsregister.<br />
Con formula della Bürogemeinschaft (ufficio in comune) o<br />
della Praxisgemeinschaft (condivisione di pratiche) più <strong>professioni</strong>sti<br />
possono usare in comune lo spazio dell’ufficio e di alcune sue<br />
componenti, come la cucina o la fotocopiatrice. L’obiettivo principale<br />
della Bürogemeinschaft è infatti quello di ridurre i costi e, se<br />
necessario, favorire lo scambio esperienze professionali. Non si<br />
tratta dunque di una vera e propria forma giuridica in quanto non<br />
prevede nessuna responsab<strong>il</strong>ità nei confronti degli altri membri dell'ufficio,<br />
non stab<strong>il</strong>isce un legame commerciale tra i partner, non richiede<br />
un capitale minimo. È anche possib<strong>il</strong>e assumere personale<br />
19 Ulteriori informazioni:BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.33 Rechtsformen;<br />
BMWi-Infoletter GründerZeiten Nr.45 Existenzgründungen in<br />
den freien Berufen; BMWi-Existenzgründungsportal: Freie Berufe;-BMWi-<br />
Existenzgründungsportal: Rechtsformen; BMWi-Existenzgründungsportal:<br />
Recht und Verträge.<br />
126
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
d'ufficio in comune. Ognuno lavora per conto proprio e ognuno<br />
deve avere la propria targa d'ufficio fuori dalla porta.<br />
La società di diritto civ<strong>il</strong>e (Gesellschaft bürgerlichen Rechts,<br />
Gbr) è pensata per i casi in cui almeno due persone vogliano lavorare<br />
insieme. La profondità della collaborazione può variare: va<br />
dalla comune rappresentazione esterna (attraverso un marchio e<br />
biglietti da visita comuni) alla elaborazione comune degli ordini.<br />
Non è necessario un capitale minimo, ogni partner è responsab<strong>il</strong>e<br />
dell'azienda con tutto <strong>il</strong> proprio patrimonio privato, non è necessario<br />
un accordo societario scritto, non è necessario registrarsi nel<br />
Handelregister o nel Partnerschaftsregister.<br />
La Partnerschaftsgesellschaft (Partg), come la Gbr, si costituisce<br />
quando dei liberi <strong>professioni</strong>sti vogliono lavorare insieme.<br />
Secondo la survey citata, i <strong>professioni</strong>sti che operano in forme di<br />
partenariato sono attorno al 17%. In questo caso l’azienda deve<br />
essere iscritta nel Partnerschaftsregister presso l’Amtsgericht<br />
(tribunale locale). Alcuni liberi <strong>professioni</strong>sti (ad esempio gli avvocati)<br />
sono autorizzati a collaborare in Partg solo con altri determinati<br />
liberi <strong>professioni</strong>sti (in questo caso avvocati e consulenti<br />
fiscali). La responsab<strong>il</strong>ità è tuttavia limitata: solo coloro che sono<br />
stati coinvolti nella gestione di un ordine sono responsab<strong>il</strong>e per le<br />
eventuali irregolarità risultanti. Come nel caso della Gbr, non è<br />
comunque necessario un capitale minimo e i partner sono responsab<strong>il</strong>i<br />
personalmente e congiuntamente.<br />
I liberi <strong>professioni</strong>sti possono costituire una Società a responsab<strong>il</strong>ità<br />
limitata (Gesellschaft mit beschränkter Haftung,<br />
Gmbh) da soli o assieme ad altri partner. La survey citata stima<br />
che i <strong>professioni</strong>sti che operano in società a responsab<strong>il</strong>ità limitata<br />
sono attorno 12%. La responsab<strong>il</strong>ità è limitata ai beni della società,<br />
quindi i partner non sono responsab<strong>il</strong>i con i loro beni privati.<br />
127
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
L’avviamento di una Gmbh è più complesso rispetto a quello<br />
di una Gbr o di una Partg. Il contratto societario deve essere autenticato<br />
ed è necessaria l’iscrizione all’Handelregister. La società è<br />
tenuta a comp<strong>il</strong>are ogni anno un conto dei profitti e <strong>delle</strong> perdite.<br />
L’Unternehmergesellschaft haftungsbeschränkt (Ugg) è la<br />
“sorella minore” della Gmbh. Anche in questo caso la responsab<strong>il</strong>ità<br />
è limitata ai beni della società. Anche l’Ug può essere fondata<br />
da un singolo o da più partner. La principale differenza è<br />
che è possib<strong>il</strong>e ridurre notevolmente le formalità per l'avviamento<br />
e non è necessario versare un capitale minimo. Tuttavia la società<br />
deve essere registrata nell’Handelregister. Anche l’Ug è<br />
tenuta a comp<strong>il</strong>are ogni anno un conto dei profitti e <strong>delle</strong> perdite.<br />
Tuttavia la Ug dovrebbe diventare nel corso degli anni una<br />
vera e propria Gmbh. A tal fine un quarto dei profitti annuali<br />
deve essere messo da parte fino a che non si raggiungono i 25<br />
m<strong>il</strong>a euro di capitale. La riserva può essere costituita nell’arco di<br />
molti anni, non vi è alcun limite di tempo.<br />
Quadro 3. Le procedure di start up.<br />
Iscrizioni. Ogni lavoratore autonomo, nel momento in cui avvia la<br />
propria attività deve registrarsi: se Gewerbetreibender alla camera di<br />
commercio e dell’industria locale (Gewerbeamt), se libero <strong>professioni</strong>sta<br />
al Finanzamt. Per alcune libere <strong>professioni</strong> regolamentate è normalmente<br />
obbligatorio essere membri della camera appropriata, che ha<br />
<strong>il</strong> compito verificare se <strong>il</strong> richiedente possieda tutti i requisiti necessari<br />
all'ammissione. In funzione della forma giuridica adottata per svolgere<br />
l’attività può essere necessaria l’iscrizione a: Handelsregister (registro<br />
del commercio) nel caso si intenda costituire una società responsab<strong>il</strong>ità<br />
limitata; Partnerschaftsregister (registro di partenariato) nel caso si<br />
intenda costituire una società di partneriato.<br />
128
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Assicurazione 20 . I liberi <strong>professioni</strong>sti devono avere, come tutti,<br />
un’assicurazione sanitaria ed una assicurazione contro gli infortuni sul<br />
lavoro, spesso stipulata per <strong>il</strong> tramite dell’associazione di categoria.<br />
Per alcune <strong>professioni</strong> l'assicurazione è obbligatoria, per altre è facoltativa.<br />
Chiunque abbia dipendenti deve in ogni caso garantire che questi<br />
abbiano l'assicurazione appropriata.<br />
Previdenza. L’assicurazione pensionistica legale (Gesetzliche Rentenversicherung)<br />
è obbligatoria per insegnanti autonomi, educatori, formatori,<br />
docenti e assistenti didattici che insegnano per proprio conto e<br />
che non assumono personale assicurab<strong>il</strong>e; ostetriche e infermiere ostetriche<br />
indipendenti; p<strong>il</strong>oti liberi <strong>professioni</strong>sti che lavorano su commissione<br />
pubblica; artisti e scrittori; autonomi con committente. Tutti<br />
gli altri liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi possono creare una previdenza<br />
pensionistica privata. Ma è anche possib<strong>il</strong>e in determinate condizioni,<br />
20 I liberi <strong>professioni</strong>sti devono avere un’assicurazione sanitaria. Gli artisti e<br />
i pubblicisti autonomi devono assicurarsi tramite l’assicurazione sociale per gli<br />
artisti (Künstlersozialversicherung) e versare i contributi assicurativi sulla cassa<br />
sociale degli artisti (Künstlersozialkasse, Ksk). Gli occupati autonomi devono<br />
assicurarsi tramite l'associazione di categoria. Chiunque abbia dipendenti deve<br />
in ogni caso garantire che questi abbiano l’assicurazione appropriata. Per alcune<br />
<strong>professioni</strong>, l’assicurazione è obbligatoria, per altre è facoltativa. La Verwaltungs-Berufsgenossenschaft<br />
(Vbg, associazione di gestione professionale)<br />
è l’associazione professionale di banche, assicurazioni, amministrazioni<br />
e anche <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>. Ha solo membri che si assicurano volontariamente,<br />
per esempio: avvocati, notai, contab<strong>il</strong>i, consulenti fiscali, consulenti<br />
aziendali, architetti, ingegneri, scienziati, esperti, scrittori, artisti nel<br />
campo della parola, della musica, <strong>delle</strong> arti visive e dello spettacolo,<br />
designer, <strong>professioni</strong>sti dell’information technology. Nella Berufsgenossenschaft<br />
für Gesundheitsdienst und Wohlfahrtspflege (Bgw, associazione professionale<br />
dei servizi sanitari e del benessere), i membri sono obbligatoriamente<br />
assicurati: fisioterapisti, ostetriche, massaggiatori, balneoterapisti,<br />
pedicure, logopedisti, infermieri e assistenti geriatrici, operatori di servizi<br />
di assistenza ambulatoriale, operatori di assistenza diurna privata per bambini.<br />
Nella Berufsgenossenschaft für Druck und Papierverarbeitung (Bgdp,<br />
associazione professionale per la carta stampata) sono obbligatoriamente<br />
assicurati: fotografi, fotodesigner, fotogiornalisti che sv<strong>il</strong>uppano foto nel<br />
proprio laboratorio. Nella Berufsgenossenschaft Energie Text<strong>il</strong> Elektro<br />
(Bgete, associazione professionale per l’energia, <strong>il</strong> tess<strong>il</strong>e e l’elettronica)<br />
sono assicurati tra gli altri i cameraman e tutti coloro che hanno a che fare<br />
con la produzione e la presentazione di f<strong>il</strong>m.<br />
129
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
assicurarsi volontariamente con l'assicurazione pensionistica legale.<br />
Regimi pensionistici professionali 21 . Molte <strong>professioni</strong> devono o possono<br />
regolare <strong>il</strong> loro pensionamento tramite regimi pensionistici professionali.<br />
Normalmente i liberi <strong>professioni</strong>sti apparenti a <strong>professioni</strong> con iscrizione<br />
obbligatoria alla camera devono assicurarsi obbligatoriamente<br />
con la loro camera, ad eccezione di psicologi psicoterapeuti, la cui<br />
camera non ha alcun regime pensionistico e che possono organizzare <strong>il</strong><br />
proprio pensionamento come credono; ingegneri in quanto non obbligati<br />
a iscriversi alla camera. Se sono iscritti, devono assicurarsi con la<br />
loro camera, in caso contrario possono assicurarsi a loro piacimento.<br />
Per molte <strong>professioni</strong> del settore <strong>delle</strong> comunicazioni e dei media sono<br />
previste forme volontarie di pensionamento in aggiunta all'assicurazione<br />
pensionistica legale.<br />
Quadro 4. Aspetti legali <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />
Licenze professionali. Come già ricordato non tutti possono praticare<br />
una determinata professione. Un certo numero di attività professionali<br />
note come “libere <strong>professioni</strong> regolamentate” (geregelte freie Berufe)<br />
richiedono un alto livello di competenza e una formazione adeguata<br />
che devono essere dimostrate. Questo è per lo meno <strong>il</strong> caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
la cui licenza professionale è rigidamente regolata 22 .<br />
21 Nella Repubblica federale tedesca esistono casse di previdenza per<br />
tutti coloro che esercitano una libera professione ordinistica. Le casse previdenziali<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ordinistiche non si finanziano tramite i contributi<br />
dei lavoratori in servizio secondo <strong>il</strong> sistema di ripartizione ma secondo<br />
<strong>il</strong> “piano di copertura aperta” o secondo la ”copertura probab<strong>il</strong>e modificata”.<br />
Cfr. www.specchioeconomico.com.<br />
22 I liberi <strong>professioni</strong>sti con iscrizione obbligatoria alla camera devono<br />
contattare la loro camera, che emetterà su richiesta una licenza professionale.<br />
Altre libere <strong>professioni</strong>, come <strong>il</strong> medico empirico, devono ricevere la licenza<br />
da enti pubblici, <strong>il</strong> Gesundheitsamt. Gli esperti giurati certificati devono<br />
rivolgersi alla Industrie und Handelskammer (camera dell’industria e<br />
del commercio) o al tribunale competente. Alcuni liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
(giornalisti o artisti ad esempio) possono svolgere la loro professione senza<br />
licenza.<br />
130
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Pubblicità. Inoltre per le libere <strong>professioni</strong> con iscrizione obbligatoria<br />
alla camera c’è una serie di limitazioni sulla pubblicità per evitare che<br />
l'immagine della professione venga danneggiata: ad esempio un eccesso<br />
di pubblicità commerciale potrebbe erodere la fiducia di clienti e<br />
pazienti. Sono consentiti solo annunci “direttamente connessi con l'attività”<br />
per rendere nota una nuova apertura o per far sapere che si è<br />
tornati dalle ferie. Sono vietati alcuni contenuti specifici, come quelli<br />
ad esempio relativi ai prezzi. Le comunicazioni via posta o e-ma<strong>il</strong> sono<br />
permesse se trasmettono informazioni operative come ad esempio<br />
le novità nel diritto tributario nel caso di una newsletter di un consulente<br />
fiscale ai suoi clienti.<br />
Per tutte le <strong>professioni</strong> sanitarie sono vietati elementi pubblicitari nelle<br />
comunicazioni, ad esempio immagini che mostrano i vari trattamenti.<br />
Sono permesse presentazioni di sé (per esempio su internet o su volantini)<br />
a patto che si limitino a informazioni concrete, ad esempio sull'attività<br />
e le priorità del libero <strong>professioni</strong>sta.<br />
I liberi <strong>professioni</strong>sti possono indicare la loro specializzazione sui biglietti<br />
da visita e sulla targa dell'ufficio, ma anche qui sono vietati gli<br />
elementi pubblicitari, ad esempio targhe troppo appariscenti. Negli elenchi<br />
di attività commerciali su internet o sulle pagine gialle i liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti possono pubblicare nome, indirizzo e attività principali.<br />
Anche qui sono vietati gli elementi pubblicitari.<br />
Copyright. Gli artisti e i pubblicisti protetti da copyright hanno <strong>il</strong> controllo<br />
sulle opere e i testi che hanno creato. Il copyright protegge le<br />
opere linguistiche (come libri, sceneggiature, testi di canzoni), programmi<br />
per computer, opere musicali, opere grafiche, sculture, foto,<br />
f<strong>il</strong>m, opere di pantomima, coreografie di danza e anche rappresentazioni<br />
di carattere tecnico e scientifico.<br />
Il copyright comprende <strong>il</strong> diritto di presentare <strong>il</strong> proprio lavoro in pubblico,<br />
di renderlo accessib<strong>il</strong>e con diversi mezzi. La legge sul copyright<br />
contiene inoltre disposizioni che mirano a garantire equi compensi ai<br />
“creativi”.<br />
Quando gli autori non possono verificare se, dove e come le loro opere<br />
vengono ut<strong>il</strong>izzate e riprodotte, devono ricorrere ai copyright collecti-<br />
131
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ve che raccolgono le loro royalties.<br />
3.4. Gli aspetti quantitativi<br />
Nel 2001, secondo la relazione del governo federale (Ministero<br />
federale dell’economia e della tecnologia, 2003), nelle libere<br />
<strong>professioni</strong>, si registravano, tra <strong>professioni</strong>sti autonomi e<br />
dipendenti, circa 3 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori, pari al 7%<br />
dell’occupazione totale. Di questi lavoratori, gli autonomi erano<br />
761 m<strong>il</strong>a (25%), i dipendenti 2 m<strong>il</strong>ioni, i free lance 154 m<strong>il</strong>a; erano<br />
in tirocinio 157 m<strong>il</strong>a pari al 10% del totale dei tirocinanti.<br />
In particolare, veniva segnalato che <strong>il</strong> 58% dei <strong>professioni</strong>sti era<br />
costituito da donne, in condizione, tuttavia, di disparità sul piano<br />
del reddito e della crescita professionale. Le libere <strong>professioni</strong><br />
inoltre avevano generato circa l’8% del prodotto interno lordo e<br />
contribuito alla crescita dell’occupazione aprendo nuovi campi<br />
di attività professionale e offrendo grandi opportunità di lavoro<br />
autonomo. Nel periodo dal 1978 al 2001, le libere <strong>professioni</strong><br />
avevano fatto registrare un incremento di lavoro autonomo pari<br />
a 251 (1978=100) mentre nel settore commerciale <strong>il</strong> lavoro autonomo<br />
era cresciuto di 145 punti.<br />
Le <strong>professioni</strong> culturali, già nel 2002, occupavano <strong>il</strong> numero<br />
più consistente di liberi <strong>professioni</strong>sti (160 m<strong>il</strong>a) sia nei vecchi<br />
Länder che nei nuovi. Infine <strong>il</strong> rapporto sottolineava come <strong>il</strong><br />
campo <strong>delle</strong> le libere <strong>professioni</strong>, che avevano costituito un importante<br />
veicolo per lo sv<strong>il</strong>uppo del settore dei servizi, si era arricchito,<br />
negli ultimi anni, di nuove <strong>professioni</strong> di cui, a titolo<br />
esemplificativo, viene proposto nella citata relazione un elenco<br />
non esaustivo (cfr. approfondimento 2).<br />
132
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Il quadro occupazionale odierno<br />
Le libere <strong>professioni</strong> occupano, al 2010, 4 m<strong>il</strong>ioni e 129 m<strong>il</strong>a<br />
unità di cui <strong>il</strong> 64% dipendenti, <strong>il</strong> 27% liberi <strong>professioni</strong>sti, <strong>il</strong><br />
restante 19% free lance e tirocinanti (Ifb, 2010). I dati (cfr. approfondimento<br />
2) mostrano la straordinaria crescita dei lavoratori<br />
autonomi nelle libere <strong>professioni</strong> che nel corso degli ultimi 12<br />
anni sono passati da 2 m<strong>il</strong>ioni e 552 m<strong>il</strong>a unità a 4 m<strong>il</strong>ioni e 129<br />
m<strong>il</strong>a. Tuttavia, mentre <strong>il</strong> numero totale degli occupati si è quasi<br />
duplicato, <strong>il</strong> rapporto tra dipendenti ed autonomi ha subito solo<br />
qualche leggera variazione se si considera che i dipendenti nel<br />
1997 erano <strong>il</strong> 62,5% del totale (1 m<strong>il</strong>ione e594 m<strong>il</strong>a) e gli autonomi<br />
si attestavano sul 25 % (637 m<strong>il</strong>a). A partire dal 2007 si<br />
registra un minor peso del lavoro dipendente (da 67,2% a<br />
64,6%) a fronte di una crescita più marcata del lavoro autonomo<br />
(da 24,5% a 27%).<br />
Per quanto riguarda gli apprendisti, si registra invece una<br />
riduzione sia in termini assoluti (ammontavano a 171.600 unità<br />
nel 1997 e si attestano sui 125 m<strong>il</strong>a nel 2010) che in percentuale<br />
(dal 6,7% del 1997 al 3% del 2010 sul totale degli occupati).<br />
I free lance invece, che in termini assoluti crescono,passando<br />
dai 150 m<strong>il</strong>a del 1997 ai 222 m<strong>il</strong>a del 2010 con una<br />
crescita costante, in termini percentuali mantengo lo stesso peso<br />
(5% circa sul totale degli occupati), segnalano una forte stab<strong>il</strong>ità<br />
del quadro occupazionale.<br />
Distribuzione dei dipendenti occupati nelle libere <strong>professioni</strong><br />
per settore di attività economica<br />
Per poter valutare nei diversi settori economici gli incrementi<br />
di dipendenti occupati nelle libere <strong>professioni</strong> nel periodo<br />
2003-2009 possono essere ut<strong>il</strong>izzati i dati relativi al versa-<br />
133
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
mento di contributi per l’assicurazione sociale legale, a cui sono<br />
tenuti i dipendenti compresi alcuni tipi di free lance e probab<strong>il</strong>mente<br />
anche i tirocinanti23 . Le persone che versano<br />
un’assicurazione sociale legale riconducib<strong>il</strong>i alle libere <strong>professioni</strong><br />
occupano un’importante porzione dell’economia tedesca<br />
con una percentuale del 10,5% (2 m<strong>il</strong>ioni e 793 m<strong>il</strong>a dipendenti)<br />
sul totale nazionale. Il più alto numero di dipendenti è<br />
concentrato nel settore sanitario e veterinario (726.600). Seguono<br />
architetti e ingegneri (325.927), consulenti hardware e<br />
software (309.429) 24 , contab<strong>il</strong>i e consulenti fiscali (251.136),<br />
servizi sociali (201.396), consulenti di imprese e di pubbliche<br />
relazioni (192.321), educazione e insegnamento (181.207), ricerca<br />
e sv<strong>il</strong>uppo (145.331), consulenza legale (179.947), farmacisti<br />
(139.421), ricerca tecnica, fisica e chimica (64 m<strong>il</strong>a).<br />
Meno dipendenti si registrano nelle scuole (14.633), i servizi<br />
artistici e di scrittura (21.318), altri servizi artistici, di intrattenimento,<br />
culturali e sim<strong>il</strong>i (15452), i sondaggi di mercato e di<br />
opinione (14.568). L’eterogeneo gruppo <strong>delle</strong> altre liberi <strong>professioni</strong>sti,<br />
che resta fuori da queste categorie, registra 59.913<br />
dipendenti assicurati. Il settore che evidenzia i tassi di crescita<br />
più r<strong>il</strong>evanti negli ultimi cinque anni è quello della ricerca e<br />
sv<strong>il</strong>uppo. Altri settori in crescita costante sono quelli<br />
dell’assistenza sociale, del marketing, dei <strong>professioni</strong>sti del<br />
settore artistico culturale come i designer, i fotografi della<br />
stampa, i giornalisti, le scuole di danza.<br />
23 Si tratta tuttavia di dati in parte differenti da quelli rappresentati nelle<br />
dati Ifm dal momento che in qualche settore (hardware e software in particolare)<br />
non sono distinguib<strong>il</strong>i i dipendenti dai liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />
24 Vi sono compresi sia i dipendenti che i lavoratori autonomi.<br />
134
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Distribuzione dei liberi <strong>professioni</strong>sti per raggruppamenti<br />
professionali<br />
Se si considerano, per gruppo professionale di riferimento, i<br />
liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi si evidenzia che i liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
autonomi della cultura, nel periodo 1994-2010, sono quelli<br />
che continuano a far registrare una crescita in termini assoluti. I<br />
277 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti autonomi di questo raggruppamento sono<br />
senza dubbio <strong>il</strong> nucleo più numeroso seguito da quello dei<br />
medici (125.264),degli avvocati (110.500), <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong><br />
mediche (108.500), dei revisori e dei consulenti fiscali<br />
(87.600) (Oberlander e Faßmann, 2009).<br />
Negli ultimi cinque anni anche la crescita percentuale più<br />
consistente è quella dei <strong>professioni</strong>sti del settore della scienza e<br />
della tecnica (da 11,6% a 16%), <strong>delle</strong> altre attività consulenziali<br />
(dal 7,3% al 10,9%), <strong>delle</strong> altre attività tecniche (da 11,6% del<br />
2005 a 16% del 2010). Mentre tra <strong>il</strong> 2001 ed <strong>il</strong> 2006, secondo i<br />
dati riportati nella Neue Freie Berufe in Deutschland (Oberlander<br />
e Faßmann, 2009), un libero <strong>professioni</strong>sta tedesco creava in media<br />
tre posti di lavoro; oggi, in concomitanza con la crisi, si deve<br />
registrare una riduzione della capacità <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> di<br />
creare lavoro dipendente (2,5 posti di lavoro). Infatti, mentre nel<br />
periodo 2003-2010 i dipendenti sono rimasti sostanzialmente<br />
stab<strong>il</strong>i, i <strong>professioni</strong>sti autonomi sono aumentati del 23%.<br />
In ogni caso, la piccola dimensione sembra continuare a caratterizzare<br />
l’ambiente <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> (tabella 1). Ad<br />
esempio secondo la citata survey The future of Professionalised<br />
Work (Lane et alii, 2003), con riferimento ai gruppi professionali<br />
dei farmacisti, della consulenza manageriale, degli avvocati e<br />
degli psicologi, si stima che l’81% lavori in organizzazioni con<br />
meno di 10 dipendenti e che solo tra i farmacisti si segnala una<br />
135
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
percentuale r<strong>il</strong>evante (12,3%) di organizzazioni con un numero<br />
di dipendenti superiore ai 500.<br />
Tabella 1. Dimensione organizzativa per numero dipendenti<br />
(2003).<br />
Numero addetti Farmacisti Servizi<br />
manageriali<br />
Dimensione <strong>delle</strong> organizzazioni per numero addetti (%)<br />
136<br />
Avvocati Psicologi Complessivo<br />
In Ge In Ge In Ge In Ge In Ge<br />
Meno di 10 21,4 65,3 14,1 76,9 37,2 88,4 37,0 93,5 27,3 81,0<br />
100-99 12,7 19,2 5,0 17,5 47,3 8,9 9,4 0,8 18,8 11,6<br />
100-499 7,7 3,2 13,1 1,6 12,2 2,8 3,7 1,5 9,30 2,4<br />
Più di 500 58,1 12,3 68,0 4,0 3,2 0,0 49,8 4,3 44,5 5,1<br />
Fonte: Lane et alii (2003).<br />
Donne nelle libere <strong>professioni</strong><br />
Complessivamente <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> donne che operano come<br />
<strong>professioni</strong>sti automi nei diversi raggruppamenti professionali è<br />
significativamente cresciuto negli anni dal 1988 al 2010 (Ifb,<br />
2010). Mediamente esse oggi rappresentano circa <strong>il</strong> 30% dei liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti in un buona parte dei gruppi professionali ad<br />
esclusione di alcune storiche <strong>professioni</strong> quali quelle degli avvocati,<br />
dei notai, dei contab<strong>il</strong>i e dei consulenti fiscali, degli architetti<br />
e degli ingegneri, in cui prevalgono gli uomini; superano<br />
invece <strong>il</strong> 50% nei gruppi degli artisti interpreti e dei pubblicisti.
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
3.5. Il sistema di rappresentanza<br />
La regolazione contrattuale<br />
Il sistema <strong>delle</strong> relazioni industriali in Germania, a differenza<br />
di altri paesi industrializzati, è caratterizzato da quella marcata<br />
istituzionalizzazione che peraltro permea anche altri sistemi<br />
(ad esempio <strong>il</strong> sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>). Le norme che regolano<br />
la contrattazione ed <strong>il</strong> rapporto tra datori di lavoro e lavoratori<br />
sono definite dalla legge sui contratti collettivi (Tarifvertragsgesetz)<br />
e dalla legge sulla costituzione <strong>delle</strong> imprese (Betriebsvefassungsgetz)<br />
(Borzaga, 2005).<br />
La Tarifvertragsgesetz definisce i contenuti, la forma e<br />
l’efficacia dei contratti collettivi, individuando i soggetti titolati<br />
a stipulare i contratti collettivi e quelli obbligati alla loro applicazione.<br />
In questo quadro, le attività negoziali sono di pertinenza<br />
degli imprenditori e <strong>delle</strong> loro associazioni da un lato, e dei<br />
sindacati e dei lavoratori dall’altro.<br />
I contratti stipulati tra queste organizzazioni hanno valore,<br />
sia dal lato datoriale che dal lato dipendente, solo per i rispettivi<br />
iscritti. Le norme contenute nei contratti collettivi hanno valore<br />
di legge e non possono esser disattese al livello aziendale: tali<br />
contratti per poter avere efficacia erga omnes debbono seguire<br />
una particolare procedura di competenza del ministro federale<br />
del Lavoro e della Sicurezza Sociale Allgemeinverbindlichkeitserklärung<br />
(Cg<strong>il</strong> Em<strong>il</strong>ia Romagna, 2005).<br />
Accanto a queste forme di contrattazione sono però previsti<br />
anche accordi di co-determinazione (Mitbestimmung) tra <strong>il</strong> singolo<br />
datore di lavoro e <strong>il</strong> consiglio aziendale con riguardo ad alcune<br />
questioni di matrice sociale, personale ed economica stab<strong>il</strong>ite<br />
espressamente dal Betriebsverfassungsgesetz.<br />
137
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Il consiglio aziendale – che viene eletto tra tutti i lavoratori<br />
di una impresa con più di cinque dipendenti – ha <strong>il</strong> compito di<br />
vig<strong>il</strong>are sull’applicazione del contratto collettivo ed ha diritti di<br />
informazione, di co-gestione e di codeterminazione all’interno<br />
dell’azienda su determinate materie.<br />
Gli attori della contrattazione<br />
Il sistema tedesco degli interessi economici organizzati si<br />
presenta in forma di tre p<strong>il</strong>astri: 1) le associazioni imprenditoriali<br />
settoriali organizzate a livello nazionale dal Bdi (Bundesverband<br />
der Deutschen Industrie); 2) le associazioni dei datori di<br />
lavoro organizzati a livello federale dal Bda (Bundesverband der<br />
Arbeitgeber in Deutschland); 3) le camere dell’industria e del<br />
commercio (Industrie und Handelskammern; Ihks) e le camere<br />
dell'artigianato (Handwerkskammern, Hwks) 25 .<br />
25 La Federazione <strong>delle</strong> industrie tedesche (Bundesverband der Deutschen<br />
Industrie, Bdi)è l'organizzazione ombrello per le associazioni del<br />
settore industriale e <strong>delle</strong> imprese di servizi connessi con l’industria. Vi aderiscono<br />
38 associazioni di settore e rappresenta gli interessi di 100 m<strong>il</strong>a<br />
grandi medie e piccole aziende con otto m<strong>il</strong>ioni di dipendenti (Cfr.<br />
www.bdi.eu).<br />
La Federazione <strong>delle</strong> industrie di servizi (Bundesverband der Dienstleistungswirtschaft,<br />
Bwdi) è l'organizzazione ombrello per le associazioni<br />
professionali di 26 industrie del terziario, che rappresentano 100 m<strong>il</strong>a aziende<br />
di dimensioni medie con circa m<strong>il</strong>ione di addetti. Ha un gruppo di<br />
lavoro sulle relazioni industriali per la progettazione dei salari minimi attuali<br />
del settore (Cfr. www.bundesverband-dienstleistungswirtschaft.de).<br />
La Federazione tedesca del commercio all'ingrosso e degli intermediari<br />
esteri (Bundesverband Großhandel, Aussenhandel, Dienstleistung, Bga) è<br />
la principale organizzazione per <strong>il</strong> commercio all'ingrosso, commercio estero<br />
e del settore dei servizi nella Repubblica federale di Germania. La Bga<br />
rappresenta come organizzazione ombrello di circa 120 m<strong>il</strong>a imprese tedesche<br />
www.bga.de).<br />
La Federazione commercio al dettaglio (Hauptverband Einzelhandels<br />
des deutschen, Hde) è l’organizzazione generale del commercio al dettaglio<br />
che rappresenta <strong>il</strong> settore a livello nazionale e comunitario, così come nei<br />
confronti di altri settori di attività, i media e <strong>il</strong> pubblico. Il settore al dettaglio<br />
comprende 410 m<strong>il</strong>a società indipendenti con un totale di 2,7 m<strong>il</strong>ioni di<br />
dipendenti e un fatturato annuo di oltre 550 m<strong>il</strong>iardi di euro. Alla federazione<br />
aderiscono 100 m<strong>il</strong>a membri provenienti da di tutti i settori di busi-<br />
138<br />
(segue)
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Le associazioni di impresa, nella loro funzione di datori di<br />
lavoro, si uniscono, su base volontaria in associazioni territoriali<br />
(di solito regionali) che aderiscono a una confederazione nazionale<br />
di categoria.<br />
Queste associazioni, che occupano circa l’80% dei lavoratori<br />
dipendenti, aderiscono a loro volta alla Bund Deutscher Arbeitgeber<br />
(Bda) 26 che è la confederazione nazionale dei datori di lavoro<br />
tedeschi del commercio e dell’industria. La Bda è<br />
l’organizzazione socio-politica ombrello alla quale aderiscono<br />
6.500 associazioni dei datori di lavoro e rappresenta gli interessi<br />
economici dei datori di lavoro nei settori della contrattazione sociale<br />
e collettiva, del diritto del lavoro, dell’occupazione e della<br />
formazione<br />
Anche i sindacati di categoria tedesca confluiscono nella<br />
confederazione tedesca dei sindacati (Der Deutsche Gewerkschaftsbund,<br />
Bdg), che svolge funzioni di rappresentanza nei<br />
confronti degli organi politici ma che non ha competenze sulla<br />
contrattazione collettiva che è riservata ai sindacati di categoria.<br />
ness, che producono un fatturato di oltre 250 m<strong>il</strong>iardi di euro all'anno. Il<br />
consiglio di contrattazione collettiva di Hde ha <strong>il</strong> compito di preparare la<br />
contrattazione di coordinare e prendere le decisioni necessarie (Cfr.<br />
www.einzelhandel.de).<br />
Alla Confederazione tedesca degli artigiani e dei mestier<br />
(Zentralverband des Deutschen Handwerks e. V., Zdh) aderiscono 53<br />
camere dei mestieri e 36 associazioni centrali di mestiere. Rappresenta gli<br />
interessi generali del mestiere presso <strong>il</strong> Bundestag, le altre autorità centrali,<br />
l‘Unione europea e le organizzazioni internazionali (Cfr. www.zdh.de).<br />
Le 38 associazioni professionali attive sul territorio federale costituiscono,<br />
insieme alle altre otto associazioni di categoria professionali,<br />
l’Associazione <strong>delle</strong> imprese artigiane tedesche (Unternehmerverband Deutsches<br />
Handwerk, Udh) che in qualità di organizzazione datoriale, stipula i<br />
contratti collettivi compiti quali ad esempio le contrattazioni collettive.<br />
26 Cfr www.bda-online.de.<br />
139
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Essa è costituita da otto sindacati di categoria27 : Ed<strong>il</strong>izia, ambiente<br />
agricolo; Miniere, della chimica e dell’energia; Ecg dei<br />
ferrovieri e dei trasporti; Unione dell’istruzione e <strong>delle</strong> scienze;<br />
Ig Metall; Alimentari e catering; Sindacato di polizia; Ver.di-<br />
United Services.<br />
In particolare, Ver.di (Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft)<br />
è l’unione dei sindacati del settore dei servizi pubblici e<br />
privati (funzione pubblica, trasporti, poste telecomunicazioni,<br />
commercio, banche assicurazioni, giornalisti, radio televisione,<br />
stampa) che costituisce <strong>il</strong> sindacato dei settori dei servizi.<br />
La gerarchia dei contratti<br />
Tradizionalmente prevale la contrattazione con più datori di<br />
lavoro a livello settoriale in distretti regionali di contrattazione<br />
(con coordinazione tra sindacati e imprenditori tra settori e regioni).<br />
Pur essendo possib<strong>il</strong>e stipulare contratti collettivi sia a livello<br />
federale (Bund) che a livello di distretto (Bezirk), la tipologia<br />
negoziale prevalente è quella di distretto (Bezirk): infatti, salvo<br />
pochissime eccezioni, non esiste un contratto collettivo federale,<br />
ma sussistono tanti contratti collettivi di categoria quanti sono i<br />
distretti, che di norma corrispondono, dal punto di vista territoriale,<br />
a ciascun Land. A livello distrettuale possono essere stipulati<br />
anche contratti collettivi “mantello” (Manteltarifverträge),<br />
che regolamentano complessivamente i rapporti tra le parti stipulanti,<br />
e i singoli rapporti di lavoro e accordi salariali (Lohntarifverträge)<br />
relativi ai prof<strong>il</strong>i economico-retributivi della presta-<br />
27 In ordine di elenco: www.igbau.de; www.igbce.de; www.evgonline.org;<br />
www.gew.de; www.igmetall.de; www.ngg.net; www.gdp.de;<br />
www.verdi.de.<br />
140
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
zione lavorativa, accordi in materia di gratifiche, di riallineamento<br />
salariale tra est ed ovest.<br />
In ogni caso va r<strong>il</strong>evato come, in Germania, <strong>il</strong> sistema sia<br />
stato caratterizzato fino a tempi piuttosto recenti, da una forte<br />
centralizzazione sul distretto sia dal punto di vista della consistenza<br />
numerica dei relativi contratti collettivi, sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
<strong>delle</strong> materie regolamentate. Ne è conseguita una prevalenza<br />
del livello distrettuale sulla contrattazione decentrata. Peraltro la<br />
sussistenza del sistema di codeterminazione aziendale ha contribuito<br />
allo scarso sv<strong>il</strong>uppo della contrattazione collettiva decentrata.<br />
Infatti, nella prassi è accaduto spesso che le previsioni dei<br />
contratti collettivi di distretto siano state implementate non già<br />
ut<strong>il</strong>izzando lo strumento dell’accordo collettivo decentrato,<br />
quanto piuttosto quello dell’accordo di codeterminazione, dato<br />
che formano oggetto di Mitbestimmung materie che possono<br />
considerarsi strategiche per la gestione dei rapporti individuali<br />
di lavoro.<br />
Relativamente alla contrattazione collettiva decentrata occorre<br />
segnalare tuttavia come si siano di recente stipulati con<br />
maggior frequenza i contratti collettivi aziendali (Firmentarifverträge),<br />
a seguito della riunificazione e del conseguente aggravarsi<br />
della crisi economica. In alcune grandi imprese del paese,<br />
quali ad esempio la Volkswagen, si registra infatti <strong>il</strong> primato<br />
della contrattazione aziendale. Ciò in ragione del fatto che, in tali<br />
realtà, <strong>il</strong> datore di lavoro (pubblico) non risulta iscritto ad alcuna<br />
associazione sindacale e dunque non è tenuto, ai sensi<br />
dell’art. 3 del Tarifvertragsgesetz, all’applicazione del contratto<br />
collettivo di distretto.<br />
141
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In sintesi, per la contrattualizzazione dei rapporti di lavoro28 ,<br />
la determinazione dei salari e <strong>delle</strong> condizioni di lavoro sono<br />
possib<strong>il</strong>i tre forme alternative:<br />
- contrattazione con più datori di lavoro a livello settoriale<br />
- contrattazione con un unico datore di lavoro a livello di impresa<br />
- contratti individuali (piuttosto che contratti collettivi di lavoro).<br />
Il regime <strong>delle</strong> clausole di apertura<br />
La forte centralizzazione del sistema, favorita da un dettato<br />
normativo come quello <strong>il</strong>lustrato, ha comunque indotto le parti<br />
sociali a favorire un processo di flessib<strong>il</strong>izzazione del sistema, in<br />
particolare attraverso l’uso <strong>delle</strong> c.d. clausole di apertura (Öffnungsklauseln).<br />
Basate sulla legge sugli accordi collettivi esse prevedono la<br />
possib<strong>il</strong>ità per le imprese, vincolate da accordi collettivi di deviare,<br />
entro certi limiti, dalle norme fissate in tali accordi al fine<br />
di prestare maggior attenzione alle condizioni della singola impresa.<br />
In genere, ciò da luogo ad accordi tra i consigli dei lavo-<br />
28 Intervista telefonica a Tanja Jovanovic, Institut für Freie Berufe: In<br />
Germania, secondo quanto indicato da una esponente dell’Fb, non si segnalano<br />
contratti nazionali per gli occupati di tutte le libere <strong>professioni</strong>. Anche<br />
se vi sono alcuni contratti specifici, per quelle <strong>professioni</strong> che rientrano nella<br />
contrattazione collettiva, va ricordato che non vi è alcun obbligo per gli<br />
imprenditori, che operano nel campo <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, di remunerare<br />
i propri dipendenti sulla base di questi contratti, quando non aderiscono alle<br />
associazioni datoriali. L’intervistata a questo proposito ha proposto i seguenti<br />
esempi: medici, che lavorano come dipendenti sono trattati sulla base<br />
del contratto, stipulato dalle loro rappresentanze sindacali; i tecnici di<br />
farmacia sono retribuiti sulla base di contratti stipulati con le associazioni<br />
di dipendenti; i dipendenti degli studi di architettura e dei tax advisor non<br />
hanno in genere una tariffa definita: ciascun dipendente contratta <strong>il</strong> proprio<br />
salario; gli assistenti legali hanno varie forme di contratti come definite nei<br />
vari stati federali.<br />
142
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
ratori e <strong>il</strong> management in cui firmatari fissano limiti e possono<br />
esercitare un diritto di veto sulle deroghe (Scnabel, 2011).<br />
La maggior parte <strong>delle</strong> clausole riguardano la regolamentazione<br />
dell’orario di lavoro: ore di lavoro variab<strong>il</strong>i, conti individuali<br />
sugli orari di lavoro etc., aumenti e tagli nelle ore di lavoro<br />
standard settimanali. Sono invece meno diffuse le clausole in<br />
deroga che riguardano <strong>il</strong> salario. In particolare, si registrano differimento<br />
degli aumenti salariali; salario più basso per neoassunti;<br />
rari tagli (rari) sul salario di base.<br />
Le clausole in deroga oggi esistono in quasi tutti i settori,<br />
ma solo circa <strong>il</strong> 50% <strong>delle</strong> imprese le ut<strong>il</strong>izza. Sembra che poche<br />
(piccole) imprese non conoscano l’esistenza di queste clausole.<br />
Le clausole in deroga sono un prerequisito per le “alleanze<br />
per <strong>il</strong> lavoro” tra <strong>il</strong> management i consigli dei lavoratori che, in<br />
cambio di garanzie sul lavoro, hanno l’obiettivo di incrementare<br />
la competitività attraverso la flessib<strong>il</strong>ità dell’orario di lavoro e<br />
contenuti aumenti salariali etc. La maggior parte <strong>delle</strong> clausole<br />
prevede regolamentazioni dell’orario di lavoro: ore di lavoro variab<strong>il</strong>i,<br />
conti individuali sugli orari di lavoro etc.; aumenti e tagli<br />
nelle ore di lavoro standard settimanali. Le clausole in deroga<br />
che riguardano <strong>il</strong> salario non sono diffuse. In genere prevedono<br />
aumenti salariali posticipati; salario più basso per neoassunti e<br />
rari tagli sul salario di base.<br />
Secondo <strong>il</strong> recente rapporto sulle relazioni industriali (European<br />
Commission, 2010) in Europa, nell’ultimo decennio, la<br />
Germania tuttavia ha fatto registrare un significativo spostamento<br />
della contrattazione dal livello distrettuale a quello<br />
dell’impresa. Ciò in ragione dei seguenti meccanismi:<br />
- crescita di sistemi di salario variab<strong>il</strong>e legati ai risultati<br />
143
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- uso più ampio del sistema <strong>delle</strong> clausole anche da parte di<br />
aziende non in difficoltà<br />
- diminuzione dei contratti collettivi di settore<br />
- propensione <strong>delle</strong> imprese a non aderire alle associazioni datoriali.<br />
Questa tendenza peraltro è registrata dal significativa riduzione<br />
del numero di lavoratori dipendenti coperti da accordi di<br />
contrattazione collettiva (figura 1).<br />
Figura 1. Percentuale di lavoratori coperti da accordi di<br />
contrattazione collettiva.<br />
La rappresentanza professionale tra regolamentazione<br />
e autogoverno<br />
Il sistema professionale tedesco è fortemente ancorato alle<br />
impostazioni originarie che sono centrate sulla r<strong>il</strong>evanza degli<br />
statuti professionali derivante dalla traiettoria del “professionalismo<br />
dall’alto” tipico della tradizionetedesca. In questo contesto<br />
144
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
le Camere giocano un ruolo fondamentale di concertazione con<br />
lo Stato nella regolamentazione degli accessi e della condotta.<br />
L’organizzazione ombrello del top club <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />
è l’Associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali (Bundesverband<br />
der freien Berufe). Essa rappresenta un m<strong>il</strong>ione di<br />
<strong>professioni</strong>sti con oltre tre m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti, compresi<br />
128 m<strong>il</strong>a tirocinanti. Fondata nel 1949 vi aderiscono, oggi,<br />
59 organizzazioni e 16 associazioni dello stato. Le organizzazioni<br />
professionali federate provengono da <strong>professioni</strong> medicosanitarie,<br />
<strong>professioni</strong> legali, fiscali e di consulenza alle imprese,<br />
<strong>professioni</strong> tecniche e scientifiche, educativo, psicologico e sociale,<br />
<strong>professioni</strong> giornalistica e attività artistiche.<br />
I singoli gruppi professionali sono a loro volta federati ed<br />
articolati sul territorio federale in enti di autogoverno e in associazioni.<br />
Ad esempio alla Bfb è associata la Bundesverband<br />
Deutscher Unternehmensberater, già considerata sopra relativamente<br />
ai comportamenti <strong>delle</strong> associazioni di <strong>professioni</strong> non<br />
regolamentate come quelle relative alla consulenza manageriale<br />
e di impresa.<br />
Come organizzazione leader di camere professionali e associazioni,<br />
<strong>il</strong> Bfb, ha i seguenti compiti:<br />
- promuovere le libere <strong>professioni</strong><br />
- garantire i fondamenti etici ed economici della professione<br />
- promuovere una formazione qualificata,e la formazione continua<br />
nelle <strong>professioni</strong> liberali<br />
- rafforzare l'influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali nello stato e<br />
società<br />
- mantenere i rapporti tra le <strong>professioni</strong>.<br />
145
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
L’associazione persegue la tutela del titolo professionale di<br />
tutti i gruppi <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> anche nell’interesse dei<br />
consumatori.<br />
L’associazione si impegna anche per una coerente politica<br />
sociale, la tutela ambientale e la formazione nell’interesse dei liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti.<br />
L’associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali si impegna<br />
inoltre a semplificare <strong>il</strong> sistema fiscale e a mantenere basse le aliquote<br />
fiscali.<br />
Quadro 5. Le associazioni professionali che fanno riferimento<br />
alla Bfb.<br />
Freie he<strong>il</strong>kundliche Berufe (<strong>professioni</strong> naturopatiche):<br />
1. Berufsverband Deutscher Psychologinnen und Psychologen e.V.,<br />
Bdp<br />
2. Bundesverband selbstständiger Physiotherapeuten e. V., Ifk<br />
3. Deutscher Verband für Physiotherapie e.V., Zvk<br />
4. Deutscher Verband der Ergotherapeuten e.V., Dve<br />
5. Freie He<strong>il</strong>praktiker e.V.<br />
Freie rechts, steuer und wirtschaftsberatende Berufe (<strong>professioni</strong> giuridiche<br />
consulenziali):<br />
1. Bundesverband Deutscher Unternehmensberater e.V., Bdu<br />
2. Bundesverband der Rentenberater e.V., Bvr<br />
3. Bundesverband der Rechtsberater f. betriebliche Altersversorgung<br />
u. Zeitwertkonten e.V., Brbz<br />
4. Bundesverband der Wirtschaftsberater e.V., Bvw<br />
5. Hauptverband der landwirtschaftlichen Buchstellen und<br />
Sachverständigen e.V., Hlbs<br />
6. Vereinigung d. unabhängigen freiberuflicher Aktuare e.V.,<br />
Deutsche Sektion der Iaca.<br />
146
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Freie technische Berufe:(<strong>professioni</strong> tecniche)<br />
1. Berufsvertretung Deutscher Biologen e.V.<br />
2. Verband Biologie, Biowissenschaften und Biomedizin in<br />
Deutschland e.V., Vbio<br />
3. Bund der Öffentlich bestellten Vermessungsingenieure e.V., Bdvi<br />
4. Bundesverband höherer Berufe der Technik, Wirtschaft und<br />
Gestaltung e.V., Bvt<br />
5. Bundesverband öffentlich bestellter u. vereidigter sowie<br />
qualifizierter Sachverständiger e.V., Bvs<br />
6. Gesellschaft für Informatik e.V. - Fachgruppe Selbstständige.<br />
Freie kulturelle Berufe (<strong>professioni</strong> della cultura):<br />
1. Berufsverband der Yogalehrenden in Deutschland e.V., Bdy<br />
2. Bundesverband Deutscher Schriftsteller-Ärzte e.V.<br />
3. Internationaler Verband der Konferenzdolmetscher -<br />
Regionalgruppe Deutschland, Aiic<br />
4. Bundesverband für Tanz- und Ausdruckstherapie Deutschland e.V.,<br />
Bvta<br />
5. Bundesverband Regie, Bvr<br />
6. Deutscher Presse Verband e.V., Dpv<br />
7. Freier Deutscher Autorenverband e.V., Fda<br />
8. Verband der Freien Lektorinnen und Lektoren e. V., Vfll<br />
9. Verband der Restauratoren, Vdr<br />
Fonte: Liste der im Bfb organisierten Nichtverkammerten Freien Berufe (gennaio<br />
2011).<br />
Si rinvia all’approfondimento 3 per un parziale elenco di associazioni<br />
di rappresentanza collegate ai nuovi prof<strong>il</strong>i professionali.<br />
147
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
3.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />
R<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
Secondo la recente ricerca sulle nuove <strong>professioni</strong>, curata da<br />
Oberlander (2009), occorre considerare che le libere <strong>professioni</strong><br />
in Germania svolgono sia un ruolo economico che un ruolo sociale,<br />
garantendo di fatto l’ordine sociale e statale. Anche se non esiste<br />
una immagine unitaria <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, come emerge<br />
da una ricerca sul prestigio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> condotta<br />
dall’Instituts für Demoskopie Allensbach (2003), sei libere <strong>professioni</strong><br />
si collocano ai primi posti. Al primo posto sono i medici,<br />
al quinto gli avvocati, al settimo e all'ottavo rispettivamente gli<br />
ingegneri e i farmacisti, al decimo gli scrittori e al quattordicesimo<br />
i giornalisti.<br />
Le funzioni riconosciute alle libere <strong>professioni</strong> sono:<br />
- garanzia di valori fondamentali come salute, formazione,<br />
proprietà<br />
- equità di diritti e doveri tra stato e cittadino<br />
- sostegno in situazioni di vita diffic<strong>il</strong>i<br />
- creazione e fornitura di beni culturali<br />
- difesa dei bisognosi<br />
- garanzia del funzionamento del processo economico<br />
- individualità e libertà della società.<br />
Sulla base di queste funzioni di ampia portata, le libere <strong>professioni</strong><br />
sono anche vettori di modernizzazione dell'economia e<br />
della società.<br />
La r<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>, nei processi sociali ed<br />
economici, diventa apprezzab<strong>il</strong>e se si considerano le trasforma-<br />
148
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
zione che hanno contribuito ad innescare nei nuovi Bundesländern<br />
(ex Ddr) e nei paese dell’Est Europa 29 .<br />
La r<strong>il</strong>evanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> è infine r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e non<br />
solo dalla loro tradizionale funzione di erogazione di servizi di<br />
assistenza e consulenza, ma anche sul contributo che esse danno<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o economico: nel periodo 2001-2006 le libere hanno<br />
incrementato la loro capacità di contribuire al P<strong>il</strong> passando da<br />
una quota del 6,7% ad una del 9,7%.<br />
Le libere <strong>professioni</strong>: formazione e mercato del lavoro<br />
al centro del ceto medio autonomo<br />
Una condizione decisiva per la crescita del settore dei servizi<br />
è l’esistenza di un efficace sistema scolastico e formativo. «In<br />
Germania la percentuale di aventi titolo di studio per <strong>il</strong> settore<br />
terziario (diploma di Fachhochshule e università) è pari al 15%,<br />
un punto percentuale in più rispetto all’anno passato (2003,<br />
n.d.a.) ma nettamente inferiore alla media Ocse del 19% e leggermente<br />
sotto la media Ue del 17%» (Bmbf, 2006). Il trend del<br />
numero di immatricolazioni induce a considerazioni sim<strong>il</strong>i. A livello<br />
federale <strong>il</strong> numero di immatricolazioni è sceso del 3,5% tra<br />
<strong>il</strong> 2005 e <strong>il</strong> 2006. È necessario dunque portare a un livello ottimale<br />
<strong>il</strong> sistema scolastico e formativo, anche come base per lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo dell'imprenditorialità e del libero <strong>professioni</strong>smo.<br />
Il mercato del lavoro sta attraversando un forte cambiamento<br />
e si sta facendo strada una flessib<strong>il</strong>ità multidimensionale, che<br />
crea curriculum sempre meno lineari. Soprattutto i giovani svol-<br />
29 In quel contesto le libere <strong>professioni</strong>, con grande anticipo rispetto agli<br />
altri settori economici, hanno giocato un ruolo chiave nella progettazione<br />
dei nuovi fondamenti istituzionali, materiali e giuridici. Questo dimostra la<br />
loro superiore velocità di adattamento e <strong>il</strong> loro significato come garanti della<br />
prosecuzione del processo di riforma.<br />
149
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
gono lavori a durata limitata, ma questa tendenza è visib<strong>il</strong>e per<br />
tutti i gruppi d’età. Il numero di occupati part time cresce da anni<br />
e comprende, oltre alla classica porzione femmin<strong>il</strong>e, anche un<br />
crescente numero di uomini. La domanda di lavoro qualificato<br />
aumenterà ancora, come anche la tendenza verso la flessib<strong>il</strong>izzazione.<br />
Secondo la ricerca sulle nuove <strong>professioni</strong> <strong>il</strong> trend di crescita<br />
del <strong>professioni</strong>sta autonomo può essere r<strong>il</strong>evato anche dalla<br />
crescita del 43% del numero di autonomi senza dipendenti, tra <strong>il</strong><br />
1991 e <strong>il</strong> 2003.<br />
È l’autonomia economica a garantire l’indipendenza e la responsab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> e dall’ab<strong>il</strong>ità economica deriva<br />
necessariamente <strong>il</strong> desiderio di guadagno. Questo desiderio,<br />
a parere di Oberlander, deve essere adeguatamente regolato e<br />
sostenuto dall’ordinamento dell’economia e dall’etica professionale<br />
<strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />
La professionalizzazione <strong>delle</strong> nuove libere <strong>professioni</strong><br />
Nelle società moderne le nuove libere <strong>professioni</strong> si caratterizzano<br />
per una sempre più crescente spinta alla scientificizzazione,<br />
accademizzazione, allo sv<strong>il</strong>uppo di competenze,<br />
all’introduzione di prove per l'ingresso all'esercizio, allo sv<strong>il</strong>uppo<br />
di specifici valori professionali e di standard di condotta, alla<br />
organizzazione in associazioni professionali (H<strong>il</strong>lmann, 1994).<br />
Un’accademizzazione della professione, anche nei servizi alla<br />
persona come i servizi di cura, sarebbe indispensab<strong>il</strong>e per una<br />
qualificazione su ampia scala degli appartenenti alle <strong>professioni</strong><br />
e come indice significativo della professionalizzazione dei ceti<br />
professionali.<br />
150
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
In questo processo di professionalizzazione i gruppi professionali<br />
sono indotti a sostituire una larga fetta di controllo esterno<br />
con l’autocontrollo degli appartenenti alla professione. Un<br />
importante aspetto della professionalizzazione è quindi garanzia<br />
del controllo sull’ingresso alla professione tramite specifici requisiti<br />
(accademici) formativi e tramite lo sv<strong>il</strong>uppo di norme<br />
professionali (etica professionale).<br />
La spinta alla professionalizzazione è inoltre segnalata dal<br />
fatto che molte associazioni di categoria <strong>professioni</strong> puntano,<br />
secondo Oberlander , ad operare sulla base dei seguenti criteri:<br />
- garantire una qualificazione possib<strong>il</strong>mente uniforme e in linea<br />
con i regolamenti<br />
- assicurare un’offerta formativa tanto qualitativa quanto<br />
quantitativa<br />
- definire un prof<strong>il</strong>o professionale<br />
- adottare sistemi di garanzia della qualità<br />
- sostenere l’autonomia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e dei ceti professionali<br />
(autogestione professionale) con forme di regolamentazione<br />
dell’accesso e dell’esercizio della professione<br />
- sv<strong>il</strong>uppare adeguate conoscenze tecniche e di ricerca come<br />
basi per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> prassi professionali.<br />
I nuovi servizi professionali: le prospettive<br />
Nella ricerca professionale o anche nella consulenza per lo<br />
start up si trovano sempre più spesso nuovi servizi che non corrispondono<br />
ai prof<strong>il</strong>i professionali tradizionali. I settori di attività<br />
più interessati da questo fenomeno sono: salute, riab<strong>il</strong>itazione,<br />
prevenzione, wellness; scienze tecniche e naturali; difesa<br />
dell’ambiente; consulenza; formazione; informazione e comunicazione;<br />
media e media design; cultura.<br />
151
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In questi settori si segnalano nuove liberi <strong>professioni</strong>sti come <strong>il</strong><br />
life-science-engineer, <strong>il</strong> robot humanizer, <strong>il</strong> designer di servizi, <strong>il</strong> giurista<br />
dell'informazione, <strong>il</strong> consulente di managed care, <strong>il</strong> bioinformatico,<br />
<strong>il</strong> designer della comunicazione. Ma sono anche importanti i<br />
cambiamenti e gli sv<strong>il</strong>uppi nelle libere <strong>professioni</strong> tradizionali.<br />
In prospettiva, inoltre, «l’offerta di servizi cambierà da mera<br />
espletazione del servizio a una combinazione di fornitura di servizi<br />
professionali, prodotti fac<strong>il</strong>i da usare e eccellenti, informazioni<br />
di background» (Papstein, 2006). Di conseguenza, cresceranno<br />
tipo di requisiti e spettro di competenze dei <strong>professioni</strong>sti,<br />
che dovranno possedere anche conoscenze di tipo interdisciplinare.<br />
Inoltre, dal momento che i servizi non sono immagazzinab<strong>il</strong>i,<br />
<strong>il</strong> modello di business più adeguato sembra essere, in prospettiva,<br />
quello del commercio dei diritti d’uso che potrà concretizzarsi<br />
nel leasing per singoli ut<strong>il</strong>izzatori, nel pooling per circoli<br />
aperti di ut<strong>il</strong>izzatori e nello sharing per circoli chiusi di ut<strong>il</strong>izzatori.<br />
Su questo prof<strong>il</strong>o sembrano particolarmente promettenti, in<br />
prospettiva, le seguenti offerte di servizi:<br />
- servizi su base temporale, che tramite un’offerta flessib<strong>il</strong>e<br />
(ad esempio dottori con orari di visita serali o nel fine settimana)<br />
permettono di amministrare meglio <strong>il</strong> budget di tempo<br />
tra lavoro, famiglia e tempo libero<br />
- servizi di tempo libero che provvedono a un efficiente gestione<br />
del tempo (ad esempio ottimizzazione della work-lifebalance,<br />
servizi per le vacanze)<br />
- servizi per la quotidianità (tech-maggiordomo per <strong>il</strong> funzionamento<br />
<strong>delle</strong> tecnologie domestiche, consulente per lo st<strong>il</strong>e<br />
dell'abitazione e per lo st<strong>il</strong>e di vita etc.)<br />
152
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
- servizi per la famiglia (per una migliore compatib<strong>il</strong>ità tra<br />
professione e famiglia, cura dei bambini, consulenza alimentare<br />
etc.)<br />
- servizi per la mob<strong>il</strong>ità (servizi di viaggio, business-flightservices<br />
etc.)<br />
- servizi per la salute (benessere medico, offerte per la salute<br />
al di fuori <strong>delle</strong> strutture istituzionali, servizi per anziani)<br />
- servizi di networking, che permettono ai partecipanti di ricorrere<br />
alle risorse offerte (ad esempio networking per business<br />
e per privati)<br />
- servizi emozionali (ad esempio ricerca della persona, consulenza<br />
per le relazioni, per <strong>il</strong> dolore e per <strong>il</strong> lutto).<br />
Purtroppo, a giudizio del ricercatore, non è possib<strong>il</strong>e formulare<br />
ipotesi quantitative sulla domanda attesa di tali servizi.<br />
Nondimeno secondo uno studio della Deutsche Bank Research<br />
(Schaffnit-Chatterjee, 2007) si può prevedere una crescita nei<br />
seguenti settori:<br />
- trasporti (privati e pubblici), a causa <strong>delle</strong> crescente domanda<br />
di mob<strong>il</strong>ità<br />
- sanità, a causa dell'invecchiamento della popolazione, della<br />
crescente attenzione alla salute della popolazione, del crescente<br />
valore del benessere<br />
- formazione, a causa del crescente bisogno di assistenza ai<br />
bambini e necessità di apprendimento lungo tutta la durata<br />
della vita<br />
- tempo libero, cultura e (pacchetti di) viaggio per la crescente<br />
di importanza di segmenti dell'intrattenimento (cfr. approfondimento<br />
1).<br />
153
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
3.7. Alcuni approfondimenti<br />
Approfondimento 1: <strong>il</strong> settore creativo<br />
Il settore creativo è costituito dai settori della cultura e dei<br />
media. Essi possono essere così classificati: settori culturali in<br />
senso stretto (editoria, musica, musical, attività economiche degli<br />
artisti free lance); settori della cultura e dei media in senso<br />
più ampio (per esempio atelier di design e architettura) e ulteriori<br />
sotto-settori di grande r<strong>il</strong>ievo per la cultura e i media (tra cui<br />
turismo culturale ed ed<strong>il</strong>izia culturale).<br />
Il confronto sul valore aggiunto lordo prodotto dai diversi<br />
settori nel 2004, evidenzia la r<strong>il</strong>evanza economica <strong>delle</strong> industrie<br />
creative che si attestano, al terzo posto, con 58 m<strong>il</strong>iardi di euro,<br />
precedute dal cr/edito (70 m<strong>il</strong>iardi) e dal settore del’auto con 64<br />
m<strong>il</strong>iardi (Ifb, 2008).<br />
Il settore dei media è allo stesso tempo interfaccia tra <strong>il</strong> settore<br />
della cultura e quello <strong>delle</strong> tecnologie dell’informazione<br />
(Itc-Wirtschaft). Queste tecnologie sono essenziali per la sostenib<strong>il</strong>ità<br />
di altri settori economici come quello della salute. Importanti<br />
innovazioni sono presenti in settori quali la sicurezza informatica<br />
o la E-Health. Ne sono esempi i servizi web o di comunicazione<br />
a banda larga, i servizi convergenti, la sicurezza informatica,<br />
le tecnologie Xml, l’E-Government, la telemedicina e<br />
l’E-Health.<br />
In sintesi, <strong>il</strong> settore dei media è importante (e non solo) per<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo dei mercati dei servizi per <strong>il</strong> fatto che: la trasformazione<br />
della società industriale in società della conoscenza è associata<br />
a una maggiore necessità di informazioni, a cui si deve<br />
venire incontro in modo efficiente e affidab<strong>il</strong>e; la globalizzazione<br />
è una forza trainante per attività interculturali che possono<br />
154
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
essere portate avanti a costi ragionevoli solo tramite media davvero<br />
moderni.<br />
Professioni come la logistica <strong>delle</strong> informazioni daranno forma<br />
al futuro della società e dell’economia in modo significativo.<br />
Soprattutto si rafforzerà l’interazione tra tecnologia e media, soprattutto<br />
nel campo dell'istruzione. Lo spettro <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong><br />
si amplierà costantemente in questo e in molti altri settori.<br />
L’Institut für Freie Berufe di Nürnberg ha calcolato che, al<br />
1 gennaio 2008, i liberi <strong>professioni</strong>sti nel settore creativo ammontavano<br />
circa 242 m<strong>il</strong>a unità, pari cioè al 24,1% del totale dei<br />
<strong>professioni</strong>sti autonomi30 . Sullo sv<strong>il</strong>uppo di questo settore si precisa<br />
quanto segue:<br />
- le dinamiche del settore devono essere valutate confrontandole<br />
con quelle di altri settori<br />
- l’impatto <strong>delle</strong> industrie creative sull’occupazione è oltremodo<br />
significativo, questa tendenza è parzialmente in contrasto<br />
con le tendenze generali<br />
- è costituito prevalentemente di piccole e micro imprese con<br />
proprietari attivi, l’intensità degli avviamenti è alta<br />
- dai settori culturali vengono importanti stimoli per le sv<strong>il</strong>uppo<br />
di innovazioni nei mercati complessi.<br />
La dinamica economica è, rispetto ad altri settori, positiva:<br />
gli effetti dell'economia culturale sull'occupazione sono notevoli<br />
anche se nella norma operano imprese piccole e piccolissime<br />
con un elevata quota di start-up.<br />
30 Secondo i dati della ricerca Neue (Wiesand, 2006), nel 2003 gli occupati<br />
nel settore dell’economia culturale in Germania erano cosi distribuiti:autonomi:<br />
197 m<strong>il</strong>a di cui 131 m<strong>il</strong>a con redditi superiori al limite di r<strong>il</strong>evazione,<br />
66 m<strong>il</strong>a con redditi inferiori al limite di r<strong>il</strong>evazione; dipendenti:<br />
618 m<strong>il</strong>a di cui 444 m<strong>il</strong>a con assicurazione sociale e 174 m<strong>il</strong>a di scarsa entità,<br />
part time o a progetto.<br />
155
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Dall'economia culturale provengono inoltre importanti stimoli<br />
per lo sv<strong>il</strong>uppo dell'innovazione nei mercati complessi. Si<br />
evidenziano i seguenti fenomeni (Singer, 2007): bassa intensità<br />
di capitale, complementarietà con le attività culturali pubbliche e<br />
non-profit, alta prontezza all'uso di nuove tecnologie, crescente<br />
cooperazione transnazionale.<br />
Tuttavia è necessario astenersi da valutazioni troppo ottimistiche<br />
sui reali effetti del settore creativo sull’occupazione. Secondo<br />
le statistiche della Künstlersozialkasse (cassa sociale degli<br />
artisti) i <strong>professioni</strong>sti creativi hanno infatti spesso redditi<br />
annuali relativamente bassi31 .<br />
È quindi necessario stimolare nuove condizioni per la crescita<br />
del settore, ad esempio attraverso consulenze specifiche per<br />
l’avviamento, migliore informazione sulle opportunità di consulenza<br />
e finanziamento, una promozione dell’innovazione che risponda<br />
specificamente alle esigenze <strong>delle</strong> aziende culturali<br />
know-how-transfer per le strategie di recupero basate sul<br />
copyright.<br />
Approfondimento 2: dati quantitativi sulle libere <strong>professioni</strong><br />
La relazione del governo federale sulla situazione <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong> (2003) segnala una crescita più marcata dei liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti rispetto agli autonomi commerciali: fatto 100 <strong>il</strong><br />
1978, le libere <strong>professioni</strong> si attestano a 251 nel 2001, mentre gli<br />
autonomi si attestano a 145.<br />
31 Reddito annuale medio degli occupati nel settore creativo in euro:settore<br />
della parola: principianti: 10.641, totale degli assicurati: 13.651;<br />
settore dell'arte figurativa: principianti: 7.705, totale degli assicurati:<br />
10.510; settore della musica: principianti: 6.914, totale degli assicurati:<br />
9.698; ettore dell'arte performativa: principianti: 7.508, totale degli assicurati:<br />
10.599; tutti i settori: principianti: 8.422, totale degli assicurati:<br />
11.094.<br />
156
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Secondo i dati Ifm al 2010, <strong>il</strong> totale occupati <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong>, dal 1997 al 2010, raddoppia raggiungendo i 4 m<strong>il</strong>ioni<br />
e 129 m<strong>il</strong>a unità di cui 2 m<strong>il</strong>ioni e 668 m<strong>il</strong>a dipendenti, 1<br />
m<strong>il</strong>ione e 114 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti autonomi, 125 m<strong>il</strong>a tirocinanti,<br />
222 m<strong>il</strong>a dipendenti non coperti dalla previdenza sociale.<br />
Il personale <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> titolare di una assicurazione<br />
sociale è pari a 2 m<strong>il</strong>ioni e 793 unità nel 2007, mentre era<br />
apri a 2 m<strong>il</strong>ioni e 714 m<strong>il</strong>a nel 2003.<br />
I <strong>professioni</strong>sti autonomi sono suddivisi per <strong>professioni</strong> come<br />
in tabella 2.<br />
Tabella 2. Suddivisione per <strong>professioni</strong> degli autonomi.<br />
N<br />
Medici 125.264<br />
Dentisti 55.173<br />
Psicoterapeuti psicologico 14.500<br />
Veterinari 11.637<br />
Farmacista 19.522<br />
Altre <strong>professioni</strong> sanitarie 108.500<br />
Avvocati 110.500<br />
Consulenti in brevetti 2.913<br />
Notai 1.582<br />
Ragionieri/agenti fiscali 56.110<br />
Revisori/contab<strong>il</strong>i 10.336<br />
Consulente aziendale 34.500<br />
Altre attività di consulenza 87.600<br />
Architetti 56.881<br />
Consulting engineers 14.664<br />
Altri ingegneri freelance 52.400<br />
Esperto 17.200<br />
Altre scienze tecniche e naturali 58.000<br />
Occupazioni culturali 277.000<br />
Totale 1.114.282<br />
157
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Approfondimento 3: nuovi prof<strong>il</strong>i professionali e associazioni<br />
professionali<br />
I nuovi prof<strong>il</strong>i professionali ed associazioni di riferimento<br />
(Oberlander e Faßmann, 2009) sono riportati nel quadro sotto:<br />
Quadro 6. Nuovi prof<strong>il</strong>i professionali ed associazioni di<br />
riferimento.<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
1 Biometrico Deutsche Gesellschaft für Medizinische<br />
Informatik, Biometrie e.V.<br />
(Gmds)<br />
2 Ingegnere change control -<br />
3 Consulente su ambiente e<br />
risorse<br />
-<br />
4 Fooddesigner Gesellschaft Deutscher<br />
Lebensmitteltetechnologien e.V.<br />
Deustsches Institut für<br />
Lebensmitteltechnik e.V.<br />
5 Progettista per marketing<br />
visuale<br />
6 Ingegnere genetico -<br />
7 Criptoingegnere -<br />
8 Laser e optotecnologo -<br />
Bds-Europäeischer Zentralverband<br />
Visuelles<br />
Marketing/Merchandising<br />
9 Life-science engineer Bay to Bio-Förderkreis Life Science<br />
10 Nanotecnologo -<br />
11 Microtecnologo Ivam e.V. Fachverband für<br />
Mikrotechnik<br />
12 Biotecnologo per le piante Gesellschaft für<br />
Pflanzenbiotechnologie e.V.<br />
158
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
13. Fotonico -<br />
14. Quality assurance analyst -<br />
15. Ingegnere di soccorso -<br />
16. Robot humanizer -<br />
17. Rollout manager -<br />
18. Tissue engineer -<br />
19. Voice-User-Interface-<br />
Designer<br />
20. Ingegnere dei materiali -<br />
21. Professioni di consulenza<br />
giuridica, fiscale ed economica<br />
-<br />
-<br />
22. City manager Aktionskreis der bayerischen<br />
Citymanager<br />
23. Designer di servizi -<br />
24. Energybroker -<br />
25. Fundraiser Deutscher Fundraising Verband e.V.<br />
26. Consulente sulle risorse<br />
umane<br />
27. Giurista dell'informazione<br />
- Uguale agli avvocati normali<br />
28. Commerciante di informazioni<br />
30. Logista di informazioni -<br />
-<br />
-<br />
-<br />
31. Specialista M&A Bundesverband Mergers & Acquisition<br />
159
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
32. Merchandise manager Bds-Europäeischer Zentralverband<br />
Visuelles<br />
Marketing/Merchandising<br />
33 New business developer -<br />
34 Online advertising<br />
manager<br />
35. Consulente per<br />
outplacement<br />
36. Outsourcing consultant -<br />
Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />
Bvdw-e.V. Fachgruppe<br />
Online-Vermarkterkreis<br />
Bund Deustcher Unternehmensberater<br />
e.V. Bdu-Fachverband<br />
37. Ingegnere di patenti Deutscher Verband der<br />
Patentingenieure und Patentassessoren<br />
e.V.<br />
38. Pre-sales-engineer -<br />
39. Recruiter -<br />
40. Relocation Specialist European Relocation Association (Eura)<br />
41. Reta<strong>il</strong> manager -<br />
42.Consulente sul rischio Professional Risk Managers'<br />
Association (Prmia)<br />
43. Supply chain manager -<br />
44. Treasurer Verband Deutscher Treasurer<br />
45. Professioni sociali -<br />
41. Case Manager Deutsche Gesellschaft für Care und<br />
Case Management (Dgcc)<br />
42. Agente di servizio alle<br />
famiglie<br />
-<br />
160
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
43. Educatore per bambini Vereinigung für interdisziplinäre Frühförderung<br />
(Viff) e.V.<br />
44. Esperto di generi -<br />
45. Consulente di managed<br />
care<br />
51. Professioni ambientali -<br />
Bundesverband Managedcare Care<br />
e.V.<br />
52. Costruttore ecologico Berufsverband Deutscher Baubiologen<br />
53. Bioinformatico -<br />
54. Bioingegnere -<br />
55. Contractor -<br />
56. Consulente ecologico Stiftung Ökologie & Landbau<br />
57. Libere <strong>professioni</strong> culturali<br />
58. Consulente su colore, st<strong>il</strong>e<br />
e immagine<br />
-<br />
Interessenverband deutscher Farb- und<br />
St<strong>il</strong>berater e.V.<br />
Bundesverband Farb St<strong>il</strong> Image<br />
59. Consulente Feng Shui Shui Classic International<br />
Berufsverband für Feng Shui und<br />
Geomantie e.V.<br />
Europäischer Feng Shui und Geomantie<br />
e.V.<br />
60. Islampedagogo Berufsverband Deutscher Diplom-<br />
Pädagogen und Diplom Pädagoginnen<br />
e.V.<br />
61. Manager di turismo<br />
culturale<br />
Deutscher Tourismusverband e.V.<br />
62. Insegnante di lettura Deutsche Gesellschaft für berufliches<br />
Lesen<br />
161
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
63. Supervisore di pubblicazioni<br />
64. Pedagogo ludico Netzwerk Spielpädagogik<br />
65. W<strong>il</strong>dnispädagoge -<br />
66. Libere <strong>professioni</strong> della<br />
salute e della pedagogia della<br />
salute<br />
-<br />
Netzwerk der klinischen Monitore und<br />
CRAs e.V<br />
67. Igienista dentale Deutsche Gesellschaft für Dentalhygieniker/-innen<br />
e.V.<br />
68. Professioni del fitness Deutsche Fitnesslehrer Vereinigung<br />
e.V.<br />
69. Pedagogo del fitness Verband Deutsche Fitness- und<br />
Gesundheitsunternehmen e.V (Vdf)<br />
70. Fisioterapeuta per cani -<br />
71. Consulente per l’igiene -<br />
72. Medical practice manager -<br />
73. Medico preventivo Deutsche Gesellschaft für Prävention<br />
und Anti-Aging Medizin e.V.<br />
74. Preventologo Deutscher Präventologen e.V.<br />
75. Public health expert Deutsche Gesellschaft Public Health e.V.<br />
Deutsche Koordinierungsstelle für Gesundheitwissenschaften<br />
Medizinische<br />
Soziologie der Universität Freiburg<br />
76. Consulente per <strong>il</strong> benessere Deutscher Wellness Verband e.V.<br />
77. Professioni dell'informazione,<br />
<strong>delle</strong> comunicazioni e<br />
dei media<br />
-<br />
162
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
69. Content Manager -<br />
70. Crossmedia Operator -<br />
71. Data warehouse analyst/<br />
data mining specialist<br />
-<br />
72. E-Learning autor Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />
73. Enterprise content<br />
manager<br />
74. Fraud-Analyst -<br />
Aiim Im Europe<br />
75. Game designer Bundesverband der Entwickler von<br />
Computerspielen e.V.<br />
76. Tecnico di geoinformazioni<br />
77. Infografico -<br />
78. Manager dell’informazione -<br />
79. Designer della comunicazione<br />
(Vdk)<br />
80. Consulente per<br />
l’apprendimento<br />
-<br />
Verband Deutscher Kommunikationsdesigner<br />
e.V. Designer dell'informazione<br />
Deutscher Designer-Verband (Ddv)<br />
Deutscher Multimedia Verband e.V.<br />
(Dmmv)<br />
-<br />
81. Multimedia Konzepter Bundesverband Digitale Wirtschaft<br />
(BVDW) e.V.<br />
82. OnlinejJournalist Deutscher Journalisten-Verband e.V.<br />
83. Tele-coach -<br />
84. Usab<strong>il</strong>ity engineer German Chapter der Usab<strong>il</strong>ity<br />
Professionals Association e.V.<br />
163
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Nuovi prof<strong>il</strong>i Associazioni di riferimento<br />
85. Giornalista scientifico Die Wissenschafts-Pressekonferenz<br />
(WPK)<br />
Technisch-Literarische Gesellschaft<br />
e.V. (TELI)<br />
Arbeitkreis Medizinpublizisten Klub<br />
der Wissenschaftsjournalisten<br />
Europäische Union der Gesellschaften<br />
der Wissenschafts-Journalisten<br />
Approfondimento 4: i cataloghi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
Nella figura 2 viene proposto un confronto tra attività professionali<br />
comprese nel Katologberufe e nuove attività professionali.<br />
Figura 2. Katalogberufe e altre attività.<br />
164
Fonte: http://www.invest-in-saxony.net.<br />
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
Quadro 7. Catalogo di Ähnlichen Berufe e Tatigkeitsberufe<br />
proposto dal ministero dell’Economia e della Tecnologia.<br />
1. Assistente geriatrico<br />
2. Infermiere ambulatoriale<br />
3. Audio-psico-fonologo<br />
4. Balneoterapista<br />
5. Direttore dei lavori<br />
6. Stimatore ed<strong>il</strong>izio / Stimatore<br />
del danno<br />
7. Perito ed<strong>il</strong>e<br />
8. Analista strutturale<br />
9. Guida montana<br />
10. Terapeuta occupazionale e terapeuta<br />
espressivo<br />
11. Scultore<br />
12. Analista di gruppi sanguigni<br />
13. Animatore, show e quizmaster<br />
14. Designer<br />
15. Dietista<br />
16. Conduttore<br />
17. Consulente informatico<br />
18. Elettrotecnico<br />
19. Inventore<br />
20. Ergoterapeuta<br />
165<br />
21. Educatore<br />
22. Raccoglitore di campioni minerali<br />
23. Titolare di scuola guida<br />
24. Annunciatore Tv<br />
25. Produttore cinematografico<br />
26. Ispettore della carne<br />
27. Fotodesigner<br />
28. Fotografo<br />
29. Grafico<br />
30. Ispettore <strong>delle</strong> merci<br />
31. Esperto di avarie/danni<br />
32. Ostetrico<br />
33. Infermiere ostetrico<br />
34. Massaggiatore medico<br />
35. Ingegnere strutturale<br />
36. Designer industriale<br />
37. Informatico<br />
38. Guida turistica<br />
39. Curatore fallimentare<br />
40. Servizio d'informazione giuridica
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
41. Cameraman<br />
42. Cartografo<br />
43. Esperto di automezzi<br />
44. Operatore domestico per l'infanzia<br />
45. Chimico clinico<br />
46. Compensatore di bussole su<br />
navi marittime<br />
47. Progettista<br />
48. Infermiere<br />
49. Artista<br />
50. Esperto d'arte<br />
51. Layout editor<br />
52. Insegnante<br />
53. Lessicografo<br />
54. Logopedista<br />
55. Illusionista<br />
56. Pittore<br />
57. Consulente di marketing<br />
58. Ricercatore di mercato<br />
59. Geometra minerario<br />
60. Massaggiatore<br />
61. Tecnico di laboratorio biomedico<br />
62. Fashion designer<br />
63. Musicista<br />
64. Netzplantechniker<br />
65. Ortottrista<br />
66. Esperto di brevetti<br />
67. Fisioterapista<br />
68. Progettatore di cucine<br />
69. Podologo<br />
70. Prozessagent<br />
71. Psicoanalista<br />
72. Piscologo<br />
73. Psicoterapeuta<br />
74. Enigmista<br />
166<br />
75. Designer di interni<br />
76. Assistente legale<br />
77. Istruttore di equitazione<br />
78. Consulente sulle pensioni<br />
79. Restauratore<br />
80. Paramedico<br />
81. Annunciatore radiofonico<br />
82. Esperto<br />
83. Attore<br />
84. Scrittore<br />
85. Consulente sulla sicurezza<br />
86. Istruttore sportivo<br />
87. Scalpellino<br />
88. Doppiatore<br />
89. Analista di sistemi<br />
90. Istruttore di danza<br />
91. Musicista per ballo e intrattenimento<br />
92. Terminologo<br />
93. Designer tess<strong>il</strong>e<br />
94. Artista sonoro<br />
95. Tecnico del suono<br />
96. Trainer<br />
97. Oratore<br />
98. Agente di acconti di garanzia<br />
99. Consulente aziendale<br />
100. Matematico economico e<br />
assicurativo<br />
101. Make-up artist<br />
102. Scrittore pubblicitario<br />
103. Copywriter<br />
104. Consulente economico<br />
105. Ricercatore<br />
106. Dentista<br />
107. Prestigiatore
3.8. Fonti ut<strong>il</strong>izzate<br />
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
I documenti che sono stati analizzati per lo studio di caso<br />
sono i seguenti.<br />
1) Per tracciare la direttrice di evoluzione storica <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong> in Germania ci si è avvalsi, oltre che del saggio<br />
di Malatesta (2006), della survey condotta da C. Lane et alii<br />
(2003) realizzata per conto della Anglo-German Foundation<br />
for The Study of Industrial Society ( http://www.agf.org.uk).<br />
La ricerca confronta le diverse traiettorie evolutive di alcune<br />
<strong>professioni</strong>, sia regolamentate che non regolamentate, ed evidenzia<br />
come alcune differenze siano riconducib<strong>il</strong>i ad un<br />
effetto di mantenimento nel tempo di alcuni tratti originari<br />
distintivi dei paesi esaminati.<br />
2) Le libere <strong>professioni</strong> sono specifico oggetto di studio e ricerca<br />
dell’Institut für Freie Berufe (www.ifb.uni-erlangen.de).<br />
L’istituto, che ha sede presso l'Università Friedrich-<br />
Alexander di Erlangen-Norimberga, è nato nel 1964 con la<br />
missione di effettuare ricerca scientifica e di insegnamento<br />
sulla natura e l'importanza <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> nella società.<br />
Vi ha dato vita una associazione i cui membri sono:fondazioni;<br />
camere e associazioni di <strong>professioni</strong>, a livello<br />
federale e statale; associazione federale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
liberali; associazioni di stato <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> indipendenti;<br />
strutture di servizio per le libere <strong>professioni</strong>.<br />
Le pubblicazioni dell’istituto sono molto ut<strong>il</strong>i sia per definire<br />
la portata del termine “libera professione”, sia per individuare<br />
forme giuridiche e modalità organizzative dei liberi <strong>professioni</strong>sti,<br />
sia ancora per reperire dati comparativi aggiornati<br />
sulle libere <strong>professioni</strong>. Fra i diversi supporti messi a punto<br />
dall’istituto va segnalato lo strumentario per quanti inten-<br />
167
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
dano intraprendere una attività di libero <strong>professioni</strong>sta che<br />
costituisce una vera e propria guida allo start-up. Analoghi<br />
strumenti vengono riproposti, in forma semplificata, dal ministero<br />
dell’Economia e della tecnologia<br />
(http://www.existenzgruender.de).<br />
3) I dati quantitativi proposti dall’Ifb, che riguardano esclusivamente<br />
i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi, debbono essere tuttavia<br />
integrati con quelli proposti dall’Ifm (Instut für Mittelstandsforschung,<br />
www.ifm-bonn.org) che riporta i dati complessivi<br />
relativi alla intera popolazione di <strong>professioni</strong>sti, autonomi<br />
e dipendenti, riconducib<strong>il</strong>i alle libere <strong>professioni</strong>.<br />
L’Ifm), con sede a Bonn, è stato fondato come fondazione<br />
privata nel 1957 dalla Repubblica federale di Germania e<br />
dallo stato del Nord Reno-Westfalia.<br />
4) La ricognizione governativa più completa sullo stato <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> liberali in Germania è ad oggi la Relazione del<br />
Governo federale sulla situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali<br />
(2003) a cura del ministero federale dell’Economia e della<br />
Tecnologia (http://dipbt.bundestag.de). Il documento consente<br />
non solo di fare una ricognizione sulla consistenza del<br />
sistema <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> ma di fare un primo punto<br />
sullo stato della regolamentazione e di specificare le principali<br />
politiche del governo federale alla data.<br />
5) Per valutare i progressi realizzati in tema di deregolamentazione<br />
lo studio di riferimento è quello di Hardege (2007)<br />
realizzato per conto dell’Insitut der deutschen Wirtschaft di<br />
Köln principale istituto privato di ricerca economica della<br />
Germania (http://www.iwkoeln.de). I soci ordinari<br />
dell’istituto sono datori di lavoro e associazioni di categoria,<br />
a cui si sono aggiunti come membri associati associazioni<br />
168
CAPITOLO III – IL CASO TEDESCO<br />
professionali e regionali, aziende dell'industria, del commercio<br />
e dei servizi. La ricerca, che analizza gli effetti della deregolamentazione<br />
in atto, segnala ulteriori esigenze di derogalmentazione<br />
per aumentare la competitività e migliorare i<br />
risultati per i clienti. Lo studio fa propri gli item di analisi<br />
della deregolamentazione proposti negli studi Ocse<br />
(http://www.oecd.org) e ripresi nella ricerca condotta per la<br />
Ue da Paterson et alii (2003).<br />
6) Per quanto riguarda lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> lo<br />
studio più recente è quello curato da Oberlander (2009). Si<br />
tratta di una ricognizione molto approfondita sull’evoluzione<br />
<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> in Germania sulla scorta dei dati<br />
dell’Istituto, della letteratura specialistica sul tema, e <strong>delle</strong><br />
ipotesi di trend per <strong>il</strong> prossimo futuro.<br />
7) Le informazioni sulla contrattazione sono riprese da Schnabel<br />
(2011), European Commission, Directorate-General for<br />
Employment, Social Affairs and Inclusion (2010), Borzaga<br />
(2005) e Cg<strong>il</strong> Em<strong>il</strong>ia Romagna (2005).<br />
8) Sugli aspetti associativi non sono stati reperiti studi specifici<br />
ma sono stati raccolti alcuni elementi del dibattito sul futuro<br />
<strong>delle</strong> camere, qualche informazione sulla struttura a ombrello<br />
rappresentata dall’associazione federale dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
tedeschi Bundesverband der freien Berufe<br />
(www.freie-berufe.de). Si tratta di una struttura federale,<br />
fondata nel 1949, che sostiene le <strong>professioni</strong> liberali a livello<br />
politico. Il sito offre statistiche e informazioni per chi volesse<br />
avviare la propria attività, che in buona parte coincidono<br />
con quelle dell’Institut für Freie Berufe e del inistero<br />
dell’Economia e della Tecnologia. L’associazione pubblica<br />
una rivista mens<strong>il</strong>e intitolata Der Freie Beruf con informazi-<br />
169
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ni sulle proprie attività. Infine <strong>il</strong> sito contiene informazioni e<br />
opinioni sulle proposte di legge o sulla legislazione vigente<br />
divise in temi (tasse, welfare, educazione, politiche europee).<br />
9) Altre informazioni sono reperib<strong>il</strong>i in Ludwig Sievers Stiftung<br />
(www.sievers-stiftung.de), fondazione che si occupa di promuovere<br />
la ricerca sulle libere <strong>professioni</strong> e inForschungsinstitut<br />
Freie Berufe (www.leuphana.de) della Leuphana Universität<br />
di Lüneburg.<br />
170
CAPITOLO IV<br />
IL CASO ITALIANO
CAPITOLO IV<br />
IL CASO ITALIANO<br />
Sommario: 4.1. Introduzione - 4.2. La regolamentazione - 4.3. Le forme di<br />
impresa e la loro evoluzione - 4.4. Aspetti quantitativi - 4.5. Il sistema<br />
di rappresentanza - 4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 4.7.<br />
Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong><br />
Abstract: In Italia <strong>il</strong> sistema degli ordini professionali come autogoverno del<br />
corpo professionale, con poteri delegati dallo Stato e completa autonomia,<br />
ha funzionato bene per almeno un secolo, dopo la legge istitutiva<br />
dell’ordine degli avvocati nel 1874. Gli ordini hanno rappresentato<br />
quasi una perfetta applicazione dell’ideale del <strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo<br />
come equ<strong>il</strong>ibrio tra onore e ut<strong>il</strong>e, ma anche come equ<strong>il</strong>ibrio tra<br />
rappresentanza corporativa di interesse e regolazione del settore.<br />
L’impetuosa crescita numerica di vecchie e nuove <strong>professioni</strong> degli ultimi<br />
30 anni ha però mutato profondamente lo scenario. Essa ha prodotto<br />
molte differenziazioni nella organizzazione <strong>delle</strong> imprese e del<br />
lavoro, che stanno trasformando profondamente l’idealtipo del <strong>professioni</strong>sta-gent<strong>il</strong>uomo.<br />
In alcuni settori la dominanza di grandi organizzazioni pubbliche o<br />
private (come le Asl e gli ospedali nel settore sanitario) ha imposto <strong>il</strong><br />
lavoro dipendente come forma principale. Di conseguenza, <strong>il</strong> sistema<br />
professionale di medici o infermieri si è adottato al sistema della contrattazione<br />
collettiva, pur mantenendo proprie forti specificità.<br />
In altri settori l’evoluzione del lavoro e dell’impresa centrata sullo<br />
studio professionale di piccole dimensioni, come ad esempio gli studi<br />
legati, di consulenza economica di progettazione, ha mantenuto<br />
l’archetipo del <strong>professioni</strong>sta autonomo, ma circondato da ruoli tecnici<br />
di supporto e integrazione. Ne è sorta la r<strong>il</strong>evanza dei rapporti di<br />
collaborazione e di associazione e l’importanza del contratto di lavoro<br />
degli studi professionali.<br />
In altri settori ancora (come molte nuove <strong>professioni</strong>, i piccoli sudi di<br />
architettura) si è verificata una polverizzazione <strong>delle</strong> attività, con<br />
frammentazione dei ruoli e dei rapporti di lavoro. È la “Nebulosa”,<br />
r<strong>il</strong>evata dalle ricerche di Bonomi.<br />
Su questo universo professionale in rapida evoluzione si sono sv<strong>il</strong>uppate<br />
nell’ultimo decennio molte discussioni sulla riforma degli ordini,<br />
la liberalizzazione e <strong>il</strong> riconoscimento <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>. Tuttavia<br />
ad oggi non è emersa ancora una capacità di sintesi né un intervento<br />
efficace di riforma e riordino del sistema come in altri paesi europei<br />
è invece accaduto.<br />
La vera novità è forse nella affermazione progressiva di associazioni<br />
di 2° livello, come Conf<strong>professioni</strong> per le per le <strong>professioni</strong> tradiziona-<br />
173
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
li e Colap per quelle nuove, che potrebbe essere un passo decisivo<br />
verso la sintesi e una riforma adeguata del sistema.<br />
4.1. Introduzione<br />
Le origini degli ordini <strong>professioni</strong><br />
In Italia le organizzazioni autonome <strong>delle</strong> “arti liberali” e in<br />
generale le corporazioni artigiane si possono considerare come<br />
strutture di “lunga durata”. Esse infatti sono state in primo luogo<br />
la spina dorsale del grande sv<strong>il</strong>uppo dei Comuni e <strong>delle</strong> Signorie<br />
dalla rinascita dell’anno M<strong>il</strong>le sino al secolo XIV, e successivamente<br />
sono rimaste una struttura “forte” dell’economia reale,<br />
anche se di tipo informale. Come noto i consigli che governarono<br />
i comuni italiani sino al Trecento erano in sostanza i rappresentanti<br />
<strong>delle</strong> diverse Arti e Corporazioni, con un ruolo r<strong>il</strong>evante<br />
di quelle “liberali”. Dalla fine del Quattrocento, invece, <strong>il</strong> potere<br />
politico di queste Associazioni decadde rapidamente. Esse furono<br />
sostituite nelle funzioni di governo cittadino dai delegati dei<br />
principi e sovrani assoluti. Dal punto di vista economico invece<br />
le corporazioni artigiane mantennero le loro prerogative, anche<br />
se furono in parte inglobate o condizionate in un primo tempo<br />
dal sistema produttivo della manifattura e successivamente dalla<br />
grande industria moderna.<br />
Tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, sotto la<br />
spinta dell’<strong>il</strong>luminismo e poi della nascente borghesia liberale, si<br />
verifica nei piccoli Stati italiani una progressiva abolizione legale<br />
del ruolo <strong>delle</strong> corporazioni: si cita di solito l’editto del Granduca<br />
di Toscana del 1770, di abolizione completa <strong>delle</strong> corporazioni.<br />
174
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Nell’Ottocento le corporazioni erano considerate come un<br />
residuo del passato da abolire per affermare la libertà economica,<br />
che era uno dei capo saldi dello stato moderno.<br />
Tuttavia, dopo <strong>il</strong> 1870 e dopo la proclamazione di Roma<br />
capitale, si pensò di tornare a regolare alcune <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
“liberali” attraverso una legislazione pubblica, allo scopo di rafforzare<br />
l’unità e la coesione del nuovo stato unitario. Le <strong>professioni</strong><br />
ritenute allora più importanti per l’unificazione furono gli<br />
avvocati e i notai.<br />
Per unificare queste <strong>professioni</strong> su tutto <strong>il</strong> territorio del regno,<br />
si seguì in sostanza <strong>il</strong> modello tedesco, che regolava contemporaneamente<br />
per legge sia l’ingresso nella professione con<br />
un titolo di studio obbligatorio r<strong>il</strong>asciato dalle università statali,<br />
sia <strong>il</strong> controllo quotidiano sull’esercizio della professione, per <strong>il</strong><br />
quale si recuperava la tradizione <strong>delle</strong> camere autoregolate. Allo<br />
stesso modo in Italia, dopo la riforma scolastica della legge Casati<br />
(1869), si ebbe la prima legge di istituzione di un ordine<br />
professionale, quello di avvocati e procuratori, con <strong>il</strong> regio decreto<br />
n. 1938 del 1874, che puntava a uniformare <strong>il</strong> funzionamento<br />
della giustizia su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />
La legge del 1874 è una legge importante perché servì da<br />
modello a tutte le leggi successive di istituzione degli ordini. Essa<br />
stab<strong>il</strong>iva l’incompatib<strong>il</strong>ità tra le <strong>professioni</strong> di avvocato e procuratore<br />
(allora ancora separate e poi progressivamente unificate)<br />
ed altre <strong>professioni</strong>, definiva l’ordine professionale e stab<strong>il</strong>iva<br />
che <strong>il</strong> consiglio dell’ordine era da costituirsi mediante elezione<br />
da parte degli iscritti in ogni circondario di Tribunale. La<br />
Legge prevedeva la laurea obbligatoria, l’esame di ab<strong>il</strong>itazione,<br />
l’iscrizione obbligatoria all’albo (due albi separati per avvocati e<br />
procuratori), la pratica forense, diritti e doveri degli iscritti e le<br />
175
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
modalità di erogazione di eventuali sanzioni disciplinari. A differenza<br />
della tradizione francese non era previsto né un consiglio<br />
nazionale, né <strong>il</strong> controllo diretto del ministero o del governo<br />
sull’ordine; tuttavia era possib<strong>il</strong>e per gli avvocati appellarsi contro<br />
le decisioni del Consiglio circoscrizionale al tribunale della<br />
Cassazione. Nella legge del 1874, l’ordine emerge come un ente<br />
di diritto pubblico a cui è necessario appartenere per poter esercitare<br />
la professione, e a cui lo Stato delega la regolazione normativa<br />
della professione stessa, le condizioni di accesso, le tariffe,<br />
<strong>il</strong> codice di condotta, i poteri disciplinari e le sanzioni.<br />
All’ordine degli avvocati seguì l’istituzione per legge<br />
dell’ordine dei notai (1879), dei ragionieri (1906), dei medici e<br />
altri sanitari (1910), degli ingegneri e architetti (1923), dei geometri,<br />
periti industriali e periti agrari (1929).<br />
Nel ventennio fascista, con la legge 163 del 1934, tutti gli<br />
ordini professionali furono raggruppati in una unica corporazione<br />
(corporazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e arti) e furono sottoposti al<br />
rigido controllo del governo centrale; vennero sciolti i consigli e<br />
i collegi periferici e fu costituita un’unica commissione centrale<br />
presso <strong>il</strong> ministero di Grazia e Giustizia.<br />
Le <strong>professioni</strong> nella storia repubblicana: lenta separazione<br />
tra ordini e libere associazioni professionali<br />
Alla caduta del fascismo i governi provvisori smantellarono<br />
<strong>il</strong> sistema corporativo e restaurarono gli ordini professionali e <strong>il</strong><br />
sistema degli albi circoscrizionali con leggere modifiche (d.lgs.<br />
382 e 159 del 1944 e d.lgs 702 del 1945). La più importante fu<br />
l’istituzione del Consiglio nazionale forense, un organo unico<br />
nazionale di autogoverno dell’ordine degli avvocati, composto<br />
solo di avvocati eletti in ciascuna provincia. Allo stesso modo furono<br />
istituiti molti consigli nazionali degli altri ordini.<br />
176
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Una seconda novità introdotta dal 1948 fu l’inizio della separazione<br />
tra la rappresentanza tecnica e istituzionale, consentita<br />
agli ordini, e la rappresentanza sindacale dei <strong>professioni</strong>sti, esercitata<br />
sempre più dalle libere associazioni sindacali fondate dopo<br />
la caduta del regime fascista. Questo principio di separazione<br />
consegue dai principi di libertà associativa e di libertà sindacale<br />
contenuti negli articoli 18 e 39 della Costituzione, ma esso si fece<br />
strada nella pratica con molta difficoltà.<br />
In effetti dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana<br />
si assiste alla nascita di varie associazioni, ad iscrizione<br />
libera, di rappresentanza sindacale dei <strong>professioni</strong>sti, come ad<br />
esempio i sindacati dei medici e la Federazione dei sindacati degli<br />
avvocati d’Italia (Fisapi), fondata nel 1964, che si è impegnata<br />
tra l’altro per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> casse previdenziali degli avvocati.<br />
Bisogna precisare tuttavia che la confusione o sovrapposizione<br />
pratica tra i due ruoli di rappresentanza sindacale (<strong>delle</strong> libere<br />
associazioni) e di rappresentanza istituzionale (degli ordini)<br />
durò ancora per molti anni. Ma questo non è stato l’unico problema,<br />
infatti in molte associazioni professionali con libera iscrizione<br />
vi è stata per molto tempo una seconda ambiguità, che<br />
si è manifestata tra <strong>il</strong> ruolo di rappresentanza datoriale, rispetto<br />
ai dipendenti degli studi professionali, e <strong>il</strong> ruolo di lobbyng o di<br />
rappresentanza sindacale rispetto ai committenti o datori di lavoro<br />
del <strong>professioni</strong>sta.<br />
Ad esempio va segnalato che nel settore sanitario sino agli<br />
anni novanta, e in particolare per i medici, la rappresentanza si è<br />
sv<strong>il</strong>uppata in parziale controtendenza rispetto al principio costituzionale<br />
della diversificazione tra la rappresentanza sindacale e<br />
quella tecnica-istituzionale. In questo settore <strong>il</strong> principio di<br />
complementarietà e la diversità <strong>delle</strong> funzioni di rappresentanza<br />
177
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
tra ordine e sindacato si è fatta strada con più fatica. Questa distinzione<br />
infatti è stata spesso sostituita da una «vera e propria<br />
sovrapposizione» (Malatesta, 2006). La sovrapposizione di funzioni<br />
è avvenuta anche «con la complicità della legge 13 settembre<br />
1946 che ha riconosciuto al Consiglio direttivo<br />
dell’ordine dei medici la facoltà di interporsi nelle controversie<br />
sorte tra <strong>il</strong> personale sanitario e gli enti presso i quali lavoravano»<br />
(Malatesta, 2006).<br />
In breve tra <strong>il</strong> 1946 e <strong>il</strong> 1995 ci furono vari episodi in cui la<br />
Federazione nazionale ordini dei medici (Fnom) intervenne a<br />
sostegno dei numerosi sindacati dei medici nelle controversie<br />
con le mutue, l’Inam e gli enti locali, datori di lavoro dei medici.<br />
Tali interventi talora furono censurati dai Governi e dagli enti<br />
locali, ma talora accettati, anche dopo la nascita negli anni settanta<br />
del servizio sanitario nazionale . Oltretutto, la forte crescita<br />
dei sindacati del personale sanitario, che arrivarono ad essere<br />
più di 60, finì per accentuare nella Fnom un ruolo di rappresentanza<br />
unitaria di cui la categoria era sprovvista. La questione fu<br />
però chiusa dall’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del<br />
mercato) che <strong>il</strong> 27 settembre 2000 multò, per una somma r<strong>il</strong>evante,<br />
la Fnom e insieme molti ordini provinciali dei medici per<br />
avere leso <strong>il</strong> principio della libera concorrenza, interferendo nelle<br />
trattative sindacali tra <strong>il</strong> personale medico e gli enti pubblici<br />
datori di lavoro. L’intervento dell’Antitrust «provocò un terremoto<br />
nel comitato centrale della Fnom» (Malatesta, 2006), con<br />
dimissioni e conflitti e dette l’inizio al dibattito sulla riforma degli<br />
ordini professionali.<br />
In sintesi, dal punto di vista normativo sino agli anni novanta<br />
e alle direttive europee, non ci fu nessuna modifica al sistema<br />
degli ordini professionali. Tuttavia essi crebbero di numero a<br />
178
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
causa <strong>delle</strong> pressioni esercitate sul governo da parte di altre<br />
nuove categorie professionali che chiedevano insistentemente la<br />
creazione di un proprio albo e di un nuovo ordine. Nel 1948 gli<br />
ordini riconosciuti in Italia erano 10, con le creazioni successive<br />
si è arrivati ad un numero massimo di 30 ordini agli inizi degli<br />
anni novanta. Poi si sono ridotti in seguito ad alcune “fusioni”<br />
od uscite dal sistema (<strong>il</strong> Consiglio nazionale degli ordini degli<br />
agenti di cambio e procuratori di borsa è stato abolito nel 1998).<br />
La storia recente: <strong>il</strong> dibattito sugli ordini e le ipotesi di riforma<br />
A partire dagli anni ottanta <strong>il</strong> sistema economico si è molto<br />
evoluto e ha visto un forte incremento <strong>delle</strong> attività di servizio,<br />
in particolare di quelle del terziario cosiddetto “avanzato”, comprendente<br />
nuovi servizi specializzati, sia per le imprese, che per<br />
le persone e per le famiglie. L’incremento r<strong>il</strong>evante di questi settori<br />
ha visto la rapida crescita di nuove <strong>professioni</strong> e di nuove<br />
figure professionali, che solo in parte sono state inquadrate negli<br />
ordini tradizionali, come è invece accaduto ad esempio per le<br />
<strong>professioni</strong> mediche e infermieristiche. Le nuove <strong>professioni</strong><br />
quindi si sono in gran parte sv<strong>il</strong>uppate come <strong>professioni</strong> fuori<br />
dagli ordini. Questo forte sv<strong>il</strong>uppo e la difficoltà ad ottenere dal<br />
Parlamento <strong>il</strong> riconoscimento come ordine, ha prodotto rapidamente<br />
<strong>il</strong> proliferare di nuove associazioni professionali, ad iscrizione<br />
volontaria.<br />
Esse, sim<strong>il</strong>mente ad altri paesi europei, si sono focalizzate<br />
sia sulla creazione di una nuova identità professionale, sia sulla<br />
affermazione sociale della professione attraverso nuovi sistemi<br />
che garantiscono una certificazione della qualità del servizio per<br />
<strong>il</strong> cliente in una logica di mercato, basata sull’adozione di codici<br />
179
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
di qualità e sulla loro certificazione da parte di aziende specializzate.<br />
Nel caso italiano poi, la pressione <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
per un maggior riconoscimento sociale si è come “incontrato” e<br />
sommato con la tendenza <strong>delle</strong> istituzioni europee a considerare<br />
nel nuovo contesto internazionale le <strong>professioni</strong> intellettuali come<br />
imprese produttrici di servizi e, in quanto imprese, da sottoporre<br />
alle regole del mercato.<br />
La scelta della Comunità europea di considerare le <strong>professioni</strong><br />
come imprese di servizio, ha implicato conseguentemente<br />
la richiesta di una riforma liberalizzatrice del sistema di regolazione<br />
e in particolare degli ordini professionali. La riforma veniva<br />
richiesta in quanto <strong>il</strong> sistema ordinistico italiano, e soprattutto<br />
la riserva di attività e la fissazione di tariffe minime che<br />
stanno alla base dei poteri degli ordini in Italia, erano ritenute<br />
responsab<strong>il</strong>i della creazione di sacche di imprese professionali<br />
protette dalla concorrenza. In Italia l’ente che con più continuità<br />
ha sostenuto queste posizioni è stata l’Autorità garante della<br />
concorrenza e del mercato (Agcm), o Antitrust. Esso, a più riprese,<br />
e con vari documenti ha richiamato <strong>il</strong> governo e<br />
l’opinione pubblica sulla importanza della liberalizzazione.<br />
Ne è scaturito un lungo e acceso dibattito tra favorevoli e<br />
contrari alla liberalizzazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Italia, che ha<br />
contraddistinto l’ultimo decennio e che ha condotto a varie ipotesi<br />
di riforma. Tuttavia le uniche modifiche introdotte sono<br />
quelle, abbastanza limitate, del decreto Bersani del 2006 di parziale<br />
liberalizzazione di alcuni servizi farmaceutici e di abolizione<br />
<strong>delle</strong> tariffe minime. Le ipotesi di riforma poi del successivo<br />
governo Berlusconi, dopo lunghe discussioni, sono finite<br />
infine nell’elenco degli interventi urgenti concordati con le auto-<br />
180
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
rità europee per fronteggiare la crisi finanziaria italiana, e sono<br />
ad oggi uno degli elementi in b<strong>il</strong>ico e incerti <strong>delle</strong> “manovre finanziarie”.<br />
4.2. La regolamentazione<br />
Il modello duale: <strong>professioni</strong> tradizionali /ordinistiche e nuove<br />
non regolate<br />
Il modello di regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in Italia viene di<br />
solito descritto come diviso in tre blocchi: le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />
da ordini e collegi professionali, le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />
da un semplice riconoscimento di un Albo professionale,<br />
le <strong>professioni</strong> non regolamentate.<br />
Anche <strong>il</strong> Cnel, nel V Rapporto del 2005, descrive <strong>il</strong> modello<br />
italiano come basato su tre gruppi di <strong>professioni</strong>:<br />
a. un primo tipo di <strong>professioni</strong>, dette ordinistiche o “protette”,<br />
per l’esercizio <strong>delle</strong> quali è prevista dalla legge l’iscrizione<br />
in albi e l’istituzione di un ordine al quale è delegata la funzione<br />
di controllo sull’esercizio dell’attività<br />
b. un secondo tipo di <strong>professioni</strong> riconosciute, ovvero disciplinate<br />
dalla legge, per le quali tuttavia si richiede solo<br />
l’iscrizione in albi o elenchi, senza che sia necessaria la costituzione<br />
di un ordine (ad esempio: agenti di assicurazione,<br />
periti assicurativi, promotori finanziari etc.)<br />
c. un terzo tipo di professione è dato infine dalle attività non<br />
re-golamentate, cioè non soggette ad una regolamentazione,<br />
ma presenti sul mercato del lavoro e rappresentate dalle relative<br />
associazioni.<br />
181
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tuttavia la maggior parte degli studi ut<strong>il</strong>izza una classificazione<br />
basata su uno schema duale, che contrappone le <strong>professioni</strong><br />
ordinistiche (oppure basate solo su un albo a iscrizione obbligatoria)<br />
dette regolamentate, alle <strong>professioni</strong> non regolamentate.<br />
Questo schema duale ha <strong>il</strong> vantaggio di evidenziare in modo più<br />
efficace e diretto la esistenza di due insiemi di <strong>professioni</strong>, uno<br />
più tradizionale e uno nuovo. In sostanza nel modello duale si<br />
dividono i <strong>professioni</strong>sti in due gruppi. Il primo è quello dei <strong>professioni</strong>sti<br />
“riconosciuti”, cioè quei <strong>professioni</strong>sti che per esercitare<br />
la loro professione devono essere iscritti agli albi professionali,<br />
con specifici requisiti e sottoposti in certi casi al controllo<br />
dell’ordine o collegio. Il secondo è quello <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong><br />
che non sono “riconosciute” in quanto non esiste legislazione in<br />
materia se non le indicazioni <strong>delle</strong> direttive europee.<br />
Ordini e collegi<br />
Le <strong>professioni</strong> riconosciute e regolate dalla Legge attraverso<br />
ordini e collegi sono 27 al 2008. Più in particolare, si parla di<br />
ordini quando è necessaria la laurea, di collegi quando è necessario<br />
<strong>il</strong> diploma di scuola media superiore o di laurea triennale.<br />
In effetti nel 2001, a seguito della riforma universitaria cosiddetta<br />
del “3+2”, che stab<strong>il</strong>iva due livelli di laurea, veniva emanato<br />
una legge che ridefiniva <strong>il</strong> percorso di accesso di alcune <strong>professioni</strong><br />
regolamentate. In breve si stab<strong>il</strong>iva che si può accedere alle<br />
<strong>professioni</strong> di geometra, perito agrario e perito industriale, oltre<br />
che con i titoli già previsti dalla normativa vigente anche con<br />
una laurea triennale comprensiva di tirocinio di sei mesi. Si introducevano<br />
quindi, anche i titoli di “geometra laureato”, “perito<br />
industriale laureato” e “perito agrario laureato”.<br />
182
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Elenco degli ordini<br />
1. Consiglio nazionale del notariato, ordine dei notai (legge 89<br />
del 1913)<br />
2. Consiglio nazionale ingegneri, legge 1395 del1923, r.d. 25la<br />
37 del 1925, d.lgt. 382 del 1944<br />
3. Ordine nazionale dei giornalisti, legge 69 del 3 febbraio 1963<br />
4. Consiglio nazionale dei chimici, r.d. 842 del 1 marzo 1928, l.<br />
897 del 25 apr<strong>il</strong>e 1938, d.lgs.lgt. 382 del 23 novembre 1944<br />
5. Ordine nazionale forense, ordine degli avvocati, legge 36 del<br />
22 gennaio 1934<br />
6. Consiglio nazionale architetti, pianificatori, paesaggisti e<br />
conservatori, legge 1395 del 1923 e d.P.R. 328 del 2001<br />
7. Ordine nazionale degli attuari, legge 194 del 9 febbraio 1942<br />
8. Ordine nazionale dei biologi, legge 396 del 1967<br />
9. Federazione nazionale ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri,<br />
d.lgs.C.P.S. 233 del 13 settembre 1946<br />
10. Federazione nazionale ordini veterinari italiani, d.lgs.C.P.S.<br />
233 del 13 settembre 1946 e d.P.R. 221 del 5 apr<strong>il</strong>e 1950<br />
11. Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, d.lgs.C.P.S.<br />
233 del 13 settembre 1946<br />
12. Consiglio nazionale dei geologi, legge 112 del 1963<br />
13. Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali,<br />
legge 3 del 7 gennaio 1976<br />
14. Ordine nazionale dei consulenti del lavoro, legge 12 del 1979<br />
15. Ordine degli psicologi, legge 56 del 18 febbraio 1989<br />
16. Ordine degli assistenti sociali, legge 84 del 23 marzo 1993<br />
17. Ordine dei tecnologi alimentari, legge 59 del 18 gennaio 1994<br />
18. Ordine dei consulenti in proprietà industriale, d.lLgs. 30 del<br />
10 febbraio 2005<br />
183
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
19. Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contab<strong>il</strong>i,<br />
quale nuovo unificato dell’oOrdine dei dottori commercialisti<br />
e del collegio dei ragionieri, d.lgs. 139 del 2005, entrato<br />
in vigore <strong>il</strong> 1 gennaio 2008<br />
Elenco dei collegi<br />
20. Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati,<br />
legge 251 del 6 giugno 1986<br />
21. Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati, del r.d.<br />
274 del 11 febbraio 1929 e d.lgs.lgt. 382 del 23 novembre 1944<br />
22. Collegi regionali e provinciali <strong>delle</strong> guide alpine, legge quadro<br />
6 del 2 gennaio 1989<br />
23. Federazione nazionale collegio degli infermieri e dei vig<strong>il</strong>anti<br />
dell’infanzia, legge 1049 del 29 ottobre 1954<br />
24. Federazione nazionale dei collegi <strong>delle</strong> ostetriche ai sensi del<br />
d.lgs.C.P.S. 233 del 13 settembre 1946<br />
25. Consiglio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati,<br />
legge 54 del 21 febbraio 1991<br />
26. Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali<br />
laureati, r.d. 275 del 11 febbraio 1929<br />
27. Collegio provinciale dei tecnici di radiologia e relativa federazione<br />
nazionale, legge 1103 del 4 agosto 1965.<br />
Dal punto di vista giuridico, <strong>il</strong> sistema degli ordini professionali,<br />
intesi come organizzazioni a cui è riservata un insieme<br />
attività professionali per esercitare la quale è necessario appartenervi,<br />
sono ut<strong>il</strong>izzati anche in altri paesi europei. In particolare<br />
Germania, Francia e Spagna.<br />
Nel caso italiano gli studi giuridici sulla natura e i poteri<br />
degli ordini sottolineano <strong>il</strong> fatto che non solo ci troviamo di<br />
fronte ad attività professionali che sono riservate agli iscritti<br />
184
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
all’albo, ma che <strong>il</strong> tratto distintivo del sistema italiano è che i<br />
poteri dell’ordine sono poteri di regolazione pubblica delegati<br />
dallo stato. L’ordine è quindi in Italia un ente di diritto pubblico,<br />
anche se esso non è gestito da persone designate o nominate dallo<br />
stato, né è soggetto ad approvazione pubblica o a particolari e<br />
specifici controlli pubblici. Tra gli altri paesi che usano <strong>il</strong> sistema<br />
degli ordini, solo in Germania l’ordine è un ente di diritto<br />
pubblico. La regolazione di base degli ordini è stab<strong>il</strong>ita dal codice<br />
civ<strong>il</strong>e (art. 2229), la cui disciplina può essere riassunta in tre<br />
punti (Cassese, 1999):<br />
1. gli ordini sono enti ad appartenenza necessaria, e per appartenervi<br />
i <strong>professioni</strong>sti devono possedere alcuni requisiti necessari.<br />
Gli ordini tengono gli albi ed esercitano <strong>il</strong> potere disciplinare<br />
sugli iscritti.<br />
2. L’ordine, come garante sia verso lo stato sia verso <strong>il</strong> fruitore del<br />
servizio, rappresenta da un lato la vig<strong>il</strong>anza dello stato sul servizio<br />
e dall’altro ha <strong>il</strong> potere di determinare la tariffa del servizio.<br />
3. Dal punto di vista organizzativo, <strong>il</strong> codice considera<br />
l’esercizio della professione ordinistica come un’attività organizzata<br />
in forma di impresa. Quindi gli studi professionali,<br />
anche se producono un reddito di lavoro autonomo e non di<br />
impresa, possono avere dipendenti e gli altri aspetti organizzativi<br />
tipici dell’impresa.<br />
Le diverse leggi che hanno istituito nel tempo i diversi ordini,<br />
hanno poi stab<strong>il</strong>ito numerose varianti, talora significative. In<br />
ogni caso, le caratteristiche comuni agli ordini sono riassunte da<br />
Cassese (1999) in quattro elementi:<br />
1. monopolio legale dell’esercizio professionale riservato agli<br />
iscritti all’ordine<br />
185
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
2. autonomia dell’ente professionale ordinato su base corporativa<br />
3. tenuta dell’albo e controllo della deontologia e della disciplina<br />
rimessi all’ordine<br />
4. sottoposizione dell’ente alla vig<strong>il</strong>anza statale, in varie forme.<br />
Le <strong>professioni</strong> riconosciute<br />
Le <strong>professioni</strong> riconosciute, ma non regolate da ordini, sono<br />
quelle che gestiscono un albo ma non hanno i poteri regolamentari<br />
dell’ordine e in particolare quello di stab<strong>il</strong>ire le tariffe. Ad<br />
esempio, l’albo unico dei promotori finanziari (definito nel 1998<br />
dopo l’abolizione dell’ordine di uguale titolo), gli agenti di<br />
commercio, gli amministratori di condominio, i centralinisti ciechi,<br />
gli estetisti, i maestri di sci, i massaggiatori, i mediatori, i<br />
puericoltori. In effetti questo sistema non si è molto diffuso in<br />
Italia, in quanto la gestione del semplice albo e dei soli requisiti<br />
di accesso (di solito diplomi scolastici) presenta molti svantaggi<br />
rispetto al sistema ordinistico e ben pochi vantaggi rispetto alla<br />
libera associazione. Il semplice albo non conferisce probab<strong>il</strong>mente<br />
né <strong>il</strong> potere regolativo dell’ordine né la forza della rappresentanza<br />
che le associazioni possono giocare sul mercato politico.<br />
Questo spiegherebbe lo scarso successo di questa forma e<br />
la sua scarsa diffusione. Le <strong>professioni</strong> che hanno puntato sulla<br />
regolazione di accessi e tariffe hanno cercato di ottenere<br />
l’ordine, quelle che invece hanno puntato sulla rappresentanza si<br />
sono rivolte all’associazionismo.<br />
Le <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
In Italia per <strong>professioni</strong>sti non regolamentati si intende un<br />
vasto mondo, cresciuto impetuosamente dopo gli anni novanta,<br />
186
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
di persone che svolgono attività che sono ritenute di tipo professionale,<br />
in quanto libere e ad alto contenuto di conoscenza, ma<br />
che non sono protette da ordini od albi e non sono riconducib<strong>il</strong>i<br />
ad attività imprenditoriali. Per avere un’idea della varietà di<br />
queste nuove <strong>professioni</strong> si può osservare in figura 1, l’elenco<br />
<strong>delle</strong> associazioni censite dal Cnel nel 2004 (Cnel, 2005).<br />
Figura 1. Elenco associazioni professionali non regolamentate<br />
censite dal Cnel nel 2004.<br />
Fonte: Cnel (2005).<br />
187
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Professioni “autodichiarate” e <strong>professioni</strong> con diploma<br />
scolastico<br />
Bisogna segnalare che in questa galassia molte attività sono<br />
completamente libere e <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è in un certo senso “autodichiarato”<br />
(ad esempio, <strong>il</strong> pranoterapeuta), mentre altre sono<br />
invece soggette a regole generali poste dalla legge a tutela del<br />
cliente, che di solito si traducono nel possesso di un diploma<br />
formativo, pubblico o privato, necessario per esercitare una certa<br />
attività. Ad esempio, nel caso di igienista dentale e fisioterapeuta<br />
e, in genere, nelle <strong>professioni</strong> paramediche, sono previsti dalla<br />
normativa diplomi o corsi di livello universitario. In certi casi<br />
sono le stesse associazioni professionali, volontarie, che chiedono<br />
agli iscritti di dotarsi di titoli formativi adeguati per potere<br />
fregiarsi del titolo di iscritto all’associazione; in non pochi casi<br />
le associazioni offrono come servizio <strong>il</strong> percorso formativo di<br />
base consigliato, o necessario, per esercitare la professione.<br />
Il mondo dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati, inoltre, è nel<br />
caso italiano ancora più complicato che in altri paesi per <strong>il</strong> fatto<br />
che la legislazione consente, con pochi limiti, che la stessa persona<br />
svolga attività diverse in forme multiple e abbia molteplici<br />
appartenenze a diversi sistemi fiscali e previdenziali. Ad esempio,<br />
molti <strong>professioni</strong>sti iscritti a un ordine possono svolgere<br />
parte <strong>delle</strong> loro attività come ordine e parte come <strong>professioni</strong>sta<br />
non regolamentato. Oppure la stessa persona può avere diverse<br />
forme di rapporto di lavoro.<br />
Un’altra fonte di complessità è <strong>il</strong> sistema previdenziale. Alla<br />
tradizionale alternativa tra iscrizione ai fondi previdenziali<br />
Inps dei lavoratori dipendenti (oppure Inpdap nel caso di pubblici<br />
dipendenti) e casse degli ordini professionali, si è aggiunta<br />
negli anni novanta la gestione separata Inps, a cui contribuisco-<br />
188
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
no oltre ai collaboratori e agli associati in partecipazione anche i<br />
<strong>professioni</strong>sti titolari di partita Iva e non iscritti alle casse previdenziali<br />
degli ordini professionali. Come detto sopra, le possib<strong>il</strong>i<br />
molteplicità dei rapporti di lavoro trascinano la molteplicità dei<br />
contributi versati ai diversi Fondi e casse in epoche diverse o<br />
anche negli stessi anni. Tutto ciò complica non solo <strong>il</strong> sistema<br />
previdenziale, ma anche <strong>il</strong> sistema statistico di determinazione<br />
del numero dei <strong>professioni</strong>sti e della consistenza dei diversi<br />
gruppi professionali.<br />
Il dibattito sulla regolazione e i tentativi di riforma degli ordini<br />
Agli inizi degli anni novanta si è avviato un dibattito sui limiti<br />
della regolazione del sistema professionale descritto sopra<br />
che continua ancora oggi con la crisi finanziaria. Ma sin dalle<br />
origini sono emerse, in un certo senso, due strade completamente<br />
diverse per affrontare la questione.<br />
Nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie, in particolare per i medici<br />
e gli infermieri professionali ci si è trovati in una situazione<br />
in cui essi sono nella grandissima parte dipendenti del servizio<br />
sanitario pubblico, o comunque dipendenti di strutture private<br />
ma di solito convenzionate con <strong>il</strong> servizio pubblico. Il rapporto<br />
dominante di lavoro dipendente ha perciò determinato la centralità,<br />
sin dagli anni sessanta, del negoziato sindacale sulle condizioni<br />
di lavoro tra i datori di lavoro pubblici (e in misura molto<br />
minore privati) e i rappresentanti del personale sanitario. Ma,<br />
dopo che l’Agcm con l’intervento di censura del 2000, ricordato<br />
sopra, ha sanzionato <strong>il</strong> ruolo guida degli ordini nei negoziati sindacali,<br />
la rappresentanza nelle trattative è stata esercitata solo<br />
dai sindacati del personale sanitario. Essi, peraltro, sono molto<br />
numerosi e aderiscono in parte ai sindacati confederali Cg<strong>il</strong>-<br />
189
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Cisl-U<strong>il</strong>, ma in parte sono autonomi e si sono spesso mossi con<br />
logiche molto diverse. Di conseguenza gli accordi sui salari, sulle<br />
tariffe e sulle altre condizioni di lavoro sono diventati <strong>il</strong> risultato<br />
di una libera trattativa tra le parti, e quindi non criticab<strong>il</strong>i<br />
immediatamente da un punto di vista di libertà di mercato.<br />
Tuttavia sino agli metà degli anni novanta, <strong>il</strong> sistema sanitario<br />
era percorso da forti tensioni, concentrate sul tema del reclutamento<br />
dei <strong>professioni</strong>sti e sulla loro stab<strong>il</strong>izzazione in ruolo.<br />
Una regolazione più efficace è stata allora ricercata dal lato<br />
della regolazione del numero dei nuovi accessi alla professione,<br />
con la pressione per porre vincoli maggiori sia di qualità che di<br />
quantità alla offerta di personale sanitario qualificato sul mercato.<br />
Come noto, la strada trovata in Italia e sollecitata a gran voce<br />
dagli ordini è stata quella del numero chiuso nelle facoltà di medicina,<br />
per contenere <strong>il</strong> numero di nuovi medici laureati, e<br />
dell’innalzamento del livello di scolarizzazione per gli infermieri<br />
professionali. Per questi ultimi in un primo momento sono stati<br />
previsti corsi obbligatori di specializzazione sempre più lunghi<br />
e complessi, e infine è divenuta obbligatoria la laurea. Il numero<br />
chiuso per l’ingresso alla facoltà di medicina e la laurea per gli<br />
infermieri professionali, sono stati provvedimenti attuati abbastanza<br />
rapidamente e uniformemente su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />
Essi hanno in sostanza contribuito a ridurre le tensioni sindacali<br />
nel settore sanitario e a mettere al riparo le <strong>professioni</strong> sanitarie<br />
dalle critiche sulle tariffe protette e dal dibattito sulla liberalizzazione.<br />
La liberalizzazione per i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi<br />
Nel caso <strong>delle</strong> altre <strong>professioni</strong> invece, soprattutto quelle<br />
dell’area economico giuridica come gli avvocati e i notai, ci si<br />
190
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
trova in una situazione opposta. In questi casi lo status più diffuso<br />
è quello di libero <strong>professioni</strong>sta indipendente che opera<br />
all’interno di un piccolo studio professionale. Si tratta di una<br />
condizione che rende r<strong>il</strong>evante per <strong>il</strong> reddito complessivo dello<br />
studio <strong>il</strong> potere degli ordini di fissare le tariffe minime, che tradizionalmente<br />
sono definite non in base a regole di mercato ma<br />
in vista di assicurare <strong>il</strong> decoro della professione. Come si è detto<br />
l’autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) è stata<br />
la struttura che con più continuità ha indirizzato al governo documenti<br />
ufficiali di critica del modello ordinistico e ha sollecitato<br />
la riforma del sistema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e soprattutto <strong>delle</strong> tariffe.<br />
Ma in anni più recenti anche la grande stampa e <strong>il</strong> mondo<br />
<strong>delle</strong> imprese hanno fatto molte pressioni sul governo e<br />
l’opinione pubblica per la liberalizzazione, soprattutto in alcuni<br />
settori come quello giuridico, dei notai e <strong>delle</strong> farmacia, osservando<br />
che in questi settori si annidavano posizioni protette e di<br />
priv<strong>il</strong>egio.<br />
Nel 1997, Agcm presenta la prima indagine conoscitiva sulla regolamentazione<br />
dei servizi professionali. In essa, si afferma che<br />
la protezione degli ordini e l’accesso regolamentato al mercato<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> ostacola lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività produttive e<br />
dell’offerta di servizi, limitando l’ingresso di nuovi soggetti.<br />
A conclusione dell’indagine venivano indicati cinque punti<br />
critici intorno a cui era necessario elaborare degli interventi correttivi<br />
(Cassese, 1999):<br />
- equiparazione necessaria dell’attività professionale<br />
all’impresa<br />
- necessità che le leggi consentano lo svolgimento dell’attività<br />
professionale in forma di società<br />
191
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- <strong>il</strong>legittimità della determinazione <strong>delle</strong> tariffe, specialmente<br />
quelle minime<br />
- <strong>il</strong>legittimità del divieto della pubblicità<br />
- <strong>il</strong>legittimità dei vincoli posti dagli ordini alle attività professionali.<br />
Nel 1999, con un secondo pronunciamento, l’Agcm indirizzava<br />
al governo una segnalazione sugli aspetti normativi che richiedevano<br />
interventi correttivi, riassunti in sette punti (Cassese,<br />
1999):<br />
1. gli ordini professionali debbono mirare non alla tutela del<br />
<strong>professioni</strong>sta, ma alla tutela del consumatore e dell’utente<br />
2. l’esclusiva può essere giustificata solo quando ricorrono insieme<br />
tre condizioni: <strong>il</strong> riferimento a valori costituzionali; la<br />
complessità della prestazione; la r<strong>il</strong>evanza dei costi per le<br />
prestazioni inadeguate. Se non ricorrono questi tre elementi,<br />
non si può istituire un ordine professionale<br />
3. le attività professionali sono assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i all’impresa; di conseguenza,<br />
le attività professionali sono sottoposte al controllo<br />
dell’autorità garante della concorrenza e del mercato<br />
4. gli esami di stato debbono essere separati dalle attività degli<br />
ordini professionali; occorre che non venga predeterminato <strong>il</strong><br />
numero dei posti<br />
5. gli ordini possono avere funzioni di regolazione solo per ridurre<br />
le asimmetrie informative, cioè debbono intervenire<br />
solo quando <strong>il</strong> rapporto tra <strong>il</strong> fruitore del servizio e<br />
l’erogatore del servizio è tale per cui <strong>il</strong> primo non è sufficientemente<br />
informato<br />
6. gli ordini non possono determinare prezzi, ma debbono solo<br />
dare informazioni statistiche ex-post dei prezzi praticati sul<br />
mercato dei <strong>professioni</strong>sti<br />
192
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
7. occorre assicurare un ampio ventaglio di modi di esercizio in<br />
forma societaria della professione.<br />
Dunque, secondo l’autorità andavano limitate le funzioni a<br />
difesa dei <strong>professioni</strong>sti e aumentate, invece, quelle a difesa dei<br />
fruitori dei servizi.<br />
A seguito di queste sollecitazioni venivano presentati vari<br />
disegni di legge e veniva avviata dal governo nel 2002, in particolare<br />
dal sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, una<br />
commissione di studio per la redazione di un nuovo progetto di<br />
riforma <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>. Esso doveva basarsi sulle proposte di<br />
legge già presentate e le posizioni espresse dal Comitato unitario<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Cup) che in sostanza raggruppa molti ordini,<br />
dalle altre associazioni di categoria e dal Coordinamento <strong>delle</strong><br />
associazioni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate (Colap), sorta<br />
nel 1999.<br />
Le direttive europee e <strong>il</strong> decreto Bersani<br />
Ma in effetti negli anni successivi sono stati effettuati solo<br />
due tipi di interventi legislativi di modifica del sistema:<br />
1. le normative di recepimento <strong>delle</strong> direttive europee. In particolare,<br />
tra le due citate sopra, la direttiva 2006/123/Ce (ex-<br />
Bolkestein) si proponeva la eliminazione degli ostacoli e dei<br />
vincoli posti ai prestatori di servizi, anche professionali, e di<br />
attivare un processo di liberalizzazione. Essa prevede, tra<br />
l’altro, l’abolizione dei divieti in materia di pubblicità professionale<br />
e impone che i codici di deontologia professionale<br />
si conformino al diritto comunitario.<br />
2. La riforma Bersani del 2006. Essa, nata come parte di un insieme<br />
più vasto di liberalizzazioni da attuare in vari settori<br />
anche fuori dal mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (c.d. “lenzuolate”),<br />
193
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
risulta ad oggi <strong>il</strong> più importante intervento legislativo messo<br />
in atto di riforma e di recepimento <strong>delle</strong> indicazioni europee.<br />
Gli interventi sono stati attuati con un decreto legge (<strong>il</strong><br />
233/2006, c.d. decreto Bersani) poi convertito nella Legge<br />
248/2006. Esso ha introdotto una prima liberalizzazione nel<br />
nostro sistema professionale, in particolare con:<br />
- l’abrogazione <strong>delle</strong> normative che prevedono<br />
l’obbligatorietà di tariffe fisse o minime e che vietano<br />
di fatturare compensi legati al raggiungimento di obiettivi<br />
- l’abrogazione del divieto di svolgere pubblicità sui titoli<br />
e le specializzazioni professionali<br />
- l’abrogazione del divieto di fornire agli utenti servizi<br />
professionali di tipo interdisciplinare da parte <strong>delle</strong> società<br />
di persone o di associazioni professionali<br />
in alcuni settori, come le farmacie, dove sono presenti<br />
gli ordini dei farmacisti ma dove le posizioni poco esposte<br />
alla concorrenza non dipendono dall’ordine ma<br />
da altre normative estranee ai suoi poteri, <strong>il</strong> decreto<br />
Bersani operava parziali liberalizzazioni, come ad esempio<br />
la libera vendita, in aree controllate, dei farmaci<br />
senza obbligo di ricetta medica (c.d. farmaci da banco).<br />
Nella conversione in legge del decreto, tuttavia, alcune<br />
norme venivano attenuate o modificate. In particolare sulle tariffe<br />
è rimasto <strong>il</strong> divieto di una tariffa obbligatoria ma è possib<strong>il</strong>e<br />
indicare tariffe minime “consigliate”. Inoltre, in materia di pubblicità,<br />
<strong>il</strong> decreto legge non attribuiva agli ordini alcun potere di<br />
verifica sulla trasparenza e sulla veridicità <strong>delle</strong> pubblicità professionali.<br />
194
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Quanto alla effettiva applicazione <strong>delle</strong> nuove disposizioni<br />
di legge, nel 2009 l’Autorità garante della concorrenza e del<br />
mercato (Agcm) ha presentato la seconda Indagine conoscitiva<br />
sul settore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> avviata nel 2007, volta a verificare <strong>il</strong><br />
recepimento da parte di 13 categorie professionali più importanti,<br />
dei nuovi principi concorrenziali e in particolare della riforma<br />
Bersani.<br />
Nel complesso, secondo l’Agcm, dall’indagine emerge che<br />
molti ordini professionali resistono ai principi di liberalizzazione<br />
introdotti dalla legge.<br />
In particolare, secondo l’Autorità, continua nei fatti la pratica<br />
<strong>delle</strong> tariffe minime per i servizi professionali, che vengono<br />
consigliate e motivate di solito con l’esigenza del rispetto e del<br />
decoro professionale. Nell’indagine dell’Agcm si parla di “una<br />
scarsa propensione <strong>delle</strong> categorie, sia pur con positive eccezioni,<br />
ad accogliere nei codici deontologici quelle innovazioni necessarie<br />
per aumentare la spinta competitiva all’interno dei singoli<br />
comparti. La liberalizzazione della pattuizione del compenso<br />
del <strong>professioni</strong>sta, la possib<strong>il</strong>ità di fare pubblicità informativa<br />
e di costituire società multidisciplinari non sono state colte come<br />
importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo<br />
svolgimento della professionale”.<br />
I tentativi di riforma del governo Berlusconi<br />
Infine tra <strong>il</strong> 2008 e <strong>il</strong> 2010 si è sv<strong>il</strong>uppata l’attività riformatrice<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> del governo Berlusconi.<br />
In una prima fase <strong>il</strong> ministro della Giustizia Alfano ha annunciato<br />
di voler procedere ad una riforma per settori (o riforma<br />
“a blocchi”), che sembrava configurare una sorta di autoriforma<br />
negoziata dal governo con ciascun ordine. Infatti lo “spezzetta-<br />
195
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
mento” della riforma in blocchi, si è tradotto in sostanza in una<br />
sorta di negoziato tra <strong>il</strong> governo e i singoli ordini professionali.<br />
Il dialogo è iniziato dalle <strong>professioni</strong> giuridico-economiche, avvocati,<br />
notai e dottori commercialisti. La proposta per la riforma<br />
dell’ordine degli avvocati è stata presentata per prima nel febbraio<br />
2009. Su di essa sono sorte molte discussioni e sono state<br />
sollevate critiche. Ad esempio l’Agcm ha criticato soprattutto la<br />
soluzione proposta in tema di tariffe, che in sostanza resterebbero<br />
regolate e non concorrenziali e sulla estensione della riserva<br />
di attività in favore degli avvocati a nuovi ambiti, tra cui la “consulenza<br />
legale” in ogni campo del diritto. Anche da altre fonti sono<br />
state avanzate critiche a proposito degli ostacoli al passaggio<br />
dall’attività di giurista di impresa alla libera professione, alla reintroduzione<br />
<strong>delle</strong> tariffe minime e ai limiti posti alle nuove modalità<br />
organizzative per l’esercizio della professione.<br />
Ma questa impostazione della riforma veniva criticata anche<br />
da altri punti di vista. Ad esempio, alcuni osservatori segnalavano<br />
che impropriamente <strong>il</strong> governo aveva scelto come rappresentanti<br />
dei <strong>professioni</strong>sti gli stessi ordini, i quali sono piuttosto da<br />
considerarsi una articolazione amministrativa dello stato. Caso<br />
mai, gli interlocutori del governo avrebbero dovuto essere le associazioni<br />
sindacali dei <strong>professioni</strong>sti. Obiezione non molto diversa<br />
era anche avanzata dalle associazioni dei <strong>professioni</strong>sti<br />
non regolamentati: esse ritenevano che si doveva puntare a una<br />
riforma complessiva del sistema che considerasse congiuntamente<br />
<strong>il</strong> modo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate e non regolate.<br />
Nell’insieme, le difficoltà incontrate dal governo a trasformare<br />
in provvedimenti legislativi le discussioni e le trattative,<br />
hanno condotto infine a una seconda fase. Nell’apr<strong>il</strong>e del 2010 <strong>il</strong><br />
ministro della Giustizia Alfano ha infatti convocato gli “stati ge-<br />
196
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
nerali <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>”, con l’obiettivo di allargare <strong>il</strong> dibattito e<br />
verosim<strong>il</strong>mente di riuscire a superare le difficoltà in questo modo.<br />
In effetti, nel maggio 2010 <strong>il</strong> ministro ha <strong>il</strong>lustrato un percorso<br />
di riforma di tutte le <strong>professioni</strong> liberali proponendo una<br />
legge quadro ed una successiva normativa di comparto, da approvare<br />
entro la legislatura, con l’obiettivo di varare uno “Statuto<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>” condiviso. Inoltre la nuova legge quadro<br />
avrebbe dovuto essere scritta nel rispetto del quadro regolatorio<br />
europeo ma superando le improprietà verificatesi in sede di recepimento<br />
<strong>delle</strong> direttive europee.<br />
Nel luglio 2010, i rappresentanti del Comitato unitario <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> (Cup) e <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> area tecnica (Pat), che<br />
nell’insieme riuniscono la quasi totalità degli ordini professionali,<br />
hanno presentato al ministro un documento unitario i cui punti<br />
fermi erano: <strong>il</strong> ripristino <strong>delle</strong> tariffe minime, la copertura assicurativa<br />
obbligatoria, un maggiore rigore nel controllo della<br />
deontologia e nell’esercizio del sistema disciplinare. Il principio<br />
cardine della proposta era quello di alzare <strong>il</strong> livello di tutela dei<br />
cittadini, rafforzando <strong>il</strong> ruolo degli ordini nel controllo della<br />
qualità dei servizi. Il documento del Cup inoltre ammetteva le<br />
società di lavoro professionale con apertura ad altri del capitale<br />
sociale, purché <strong>il</strong> controllo <strong>delle</strong> società rimanesse in mano a<br />
<strong>professioni</strong>sti.<br />
Il documento veniva recepito dal ministro Alfano che si era<br />
anche impegnato a trasformarlo in un testo di riforma entro <strong>il</strong><br />
2010.<br />
Tuttavia le successive vicende del governo e soprattutto<br />
l’esplodere della crisi finanziaria nel 2011, hanno rimesso in discussione<br />
l’intera materia che è divenuta oggetto di discussione<br />
197
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
con le autorità europee nel quadro <strong>delle</strong> manovre finanziarie di<br />
sostegno ai conti pubblici.<br />
4.3. Le forme di impresa e la loro evoluzione<br />
In Italia l’evoluzione <strong>delle</strong> forme di impresa riflette <strong>il</strong> dualismo<br />
del sistema di regolazione tra <strong>professioni</strong> regolate e non regolate.<br />
Le forme di impresa nelle <strong>professioni</strong> regolate<br />
Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate si è verificato<br />
nell’ultimo ventennio un grande aumento del numero degli iscritti<br />
agli ordini e collegi ma una sostanziale stab<strong>il</strong>ità <strong>delle</strong> forme<br />
di impresa e di rapporto di lavoro.<br />
Dal punto di vista <strong>delle</strong> forme di impresa, <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> regolate si suddivide principalmente nelle due forme<br />
tradizionali del lavoro:<br />
- in primo luogo, vi sono i <strong>professioni</strong>sti dipendenti a tempo<br />
indeterminato (full time o part time) da imprese private o di<br />
enti pubblici che costituiscono, secondo le stime oltre <strong>il</strong> 60%<br />
degli iscritti agli ordini. Questi <strong>professioni</strong>sti sono concentrati<br />
in tre aree principali: le <strong>professioni</strong> sanitarie (medici, infermieri<br />
etc.), le <strong>professioni</strong> tecniche (ingegneri, architetti,<br />
periti etc.), le <strong>professioni</strong> economico-giuridiche (avvocati,<br />
ragionieri etc.).<br />
- In secondo luogo, vi sono i <strong>professioni</strong>sti che svolgono la libera<br />
professione in forma autonoma e che nel nostro paese<br />
sono tipicamente organizzati nelle forma di piccolo studio<br />
professionale dove opera un <strong>professioni</strong>sta iscritto all’albo,<br />
con eventuali partner, associati, o collaboratori anch’essi i-<br />
198
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
scritti all’albo e con propria partita Iva o anche con giovani<br />
praticanti. Dal momento che è consentito ai liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
con partita Iva, di organizzarsi in forma di impresa, usualmente<br />
gli studi professionali assumono personale dipendente<br />
per le funzioni operative di segreteria, stampa, disegno,<br />
archiviazione, gestione amministrativa etc.<br />
Per questi dipendenti (non iscritti all’albo) esiste un contratto<br />
collettivo nazionale di lavoro (detto contratto degli studi<br />
professionali) sottoscritto da Conf<strong>professioni</strong> con i sindacati<br />
confederali del commercio, che riguarda circa 1 m<strong>il</strong>ione di<br />
lavoratori dipendenti.<br />
Vi sono poi le forme miste cioè quei <strong>professioni</strong>sti iscritti<br />
agli albi e che operano normalmente come dipendenti di aziende<br />
private o enti pubblici ma che svolgono anche attività professionale<br />
in proprio, ut<strong>il</strong>izzando la partita Iva individuale. Essi possono<br />
avere un proprio studio professionale, oppure appoggiarsi<br />
ad altri studi oppure a strutture del cliente. Come, ad esempio,<br />
un medico dipendente di una Asl che effettui visite private a casa<br />
propria o in un proprio studio o presso lo studio di altri medici.<br />
Oppure di un ingegnere, dipendente di una impresa di costruzioni,<br />
ma che operi anche come <strong>professioni</strong>sta indipendente o<br />
collabori con studi professionali. Come noto, queste forme miste<br />
sono diffusissime in Italia ma sono di diffic<strong>il</strong>e quantificazione<br />
dal momento che si tratta di confrontare tra loro vari insiemi di<br />
dati disomogenei. Sarebbe necessario, infatti, poter incrociare i<br />
dati sugli iscritti agli ordini (che comprende sia le persone attive<br />
che anche molti non attivi), i dati <strong>delle</strong> partite Iva e <strong>delle</strong> dichiarazioni<br />
fiscali (che è molto ampio e diversificato per settori e<br />
sottosettori) i dati sulle diverse tipologie di contributi previdenziali.<br />
199
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Sembra invece non avere avuto molto sv<strong>il</strong>uppo la possib<strong>il</strong>ità<br />
aperta dalla riforma Bersani, di società di tipo multidisciplinare<br />
composte da <strong>professioni</strong>sti diversi, quindi da persone con specializzazioni<br />
diverse e più numerose. Si tratta di forme che invece<br />
sembrano essere in crescita in altri paesi come ad esempio<br />
Gran Bretagna e Germania e che sono molto più adatte al contesto<br />
di una economia internazionalizzata.<br />
Anche l’indagine dell’Agcm del 2009, riporta <strong>il</strong> fatto che su<br />
questo punto gli ordini professionali sembrano essere stati prevalentemente<br />
in una posizione passiva o attendista, e che in ogni<br />
caso ci sono stati pochi casi di innovazione organizzativa nel<br />
senso di strutture societarie più grande e pluridisciplinari.<br />
In sintesi, nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate le forme di<br />
impresa più diffusa sembrano essere quelle tradizionali: lo studio<br />
professionale, costituito da un piccolo numero di <strong>professioni</strong>sti<br />
(o addirittura da un singolo) con qualche dipendente oppure<br />
<strong>il</strong> classico lavoro dipendente da imprese private o ente pubblico.<br />
La vera novità può essere forse individuata nella esplosione<br />
<strong>delle</strong> forme miste (lavoro dipendente più lavoro autonomo in<br />
qualche studio) che un tempo era soggetto all’autorizzazione<br />
della direzione aziendale o dell’ente pubblico e che oggi è molto<br />
più fac<strong>il</strong>e e liberalizzata. Tuttavia questo fenomeno è di diffic<strong>il</strong>e<br />
quantificazione.<br />
Le forme di impresa nelle <strong>professioni</strong> non regolate<br />
Le forme giuridiche entro cui sono svolte queste attività sono<br />
molto varie e spaziano praticamente su quasi tutte le possib<strong>il</strong>i<br />
forme di lavoro individuale, di società di persone o di società di<br />
capitali:<br />
200
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
- lavoratore autonomo: in questo caso <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta è prestatore<br />
d’opera intellettuale e opera come ditta individuale<br />
(cioè dal punto di vista fiscale con partita Iva individuale)<br />
- lavoratore dipendente entro l’impresa privata o gli enti pubblici:<br />
i dipendenti secondo le statistiche costituiscono <strong>il</strong> 60-<br />
70% dei 3 m<strong>il</strong>ioni circa di <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />
- lavoratori parasubordinati, in particolare nella forma di contratti<br />
di collaborazione a progetto o co.co.co.<br />
- lo studio associato oppure la forma di compartecipazione agli<br />
ut<strong>il</strong>i<br />
- le società di persone (Snc, Sas etc.) previste<br />
-<br />
dall’ordinamento per le società commerciali<br />
le società di capitali (Spa, Srl), ut<strong>il</strong>izzate nel caso di dimensioni<br />
più grandi.<br />
Dal punto di vista della diffusione di queste forme, in Italia<br />
nel vasto universo dei <strong>professioni</strong>sti (circa 3 m<strong>il</strong>ioni) si ripropone<br />
<strong>il</strong> dualismo tra <strong>professioni</strong>sti dipendenti da imprese o ente<br />
pubblico e altre forme di società. Se non che , nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
non regolate, le altre forme sono molto più differenziate e<br />
variegate. Più in dettaglio la situazione può essere descritta così:<br />
- i <strong>professioni</strong>sti dipendenti da imprese private o enti pubblici<br />
sono circa <strong>il</strong> 65% dei 3 m<strong>il</strong>ioni, secondo le stime Censis.<br />
Quindi poco meno di 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti sono<br />
ascrivib<strong>il</strong>i a <strong>professioni</strong> non regolamentate oppure a <strong>professioni</strong><br />
classiche (come l’ingegnere o <strong>il</strong> contab<strong>il</strong>e) ma che hanno<br />
scelto di non iscriversi all’albo professionale relativo.<br />
Questi 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori dipendenti rientrano quindi nel<br />
mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> in quanto l’evoluzione tecnologica,<br />
insieme all’evoluzione dei prodotto e dei servizi hanno fatto<br />
crescere e hanno differenziato a tal punto la loro professio-<br />
201
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
nalità da far nascere un punto di riferimento esterno<br />
all’impresa identificab<strong>il</strong>e in una qualche sorta di comunità<br />
professionale a cui si “sente” di appartenere. Talvolta questa<br />
comunità è aggregata in un’associazione professionale affermata,<br />
altre volte in altre forme più semplici, come altre<br />
associazioni, comunità virtuali o gruppi vicini ad una università.<br />
Ovviamente le imprese che occupano come dipendenti<br />
questi 2 m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti sono in parte ascrivib<strong>il</strong>i ai<br />
settori tradizionali dell’industria e dei servizi, e in parte al<br />
terziario avanzato e cioè a nuovi tipi di servizi, emersi negli<br />
ultimi decenni, come ad esempio informatica, consulenza,<br />
salute e benessere, finanza, formazione etc. Nel terziario avanzato<br />
le forme di impresa ut<strong>il</strong>izzate in Italia sono quelle<br />
classiche definite dall’ordinamento e, in particolare, le Spa,<br />
per le imprese più grandi, spesso aff<strong>il</strong>iate a gruppi multinazionali<br />
e le Srl, ut<strong>il</strong>izzate più spesso per le imprese mediopiccole<br />
a proprietà italiana e a base professionale.<br />
- Le forme miste. Sempre secondo le stime Censis <strong>il</strong> 18% di<br />
questi <strong>professioni</strong>sti svolge lavoro come dipendente ma anche<br />
come collaboratori di altre imprese. Si tratta quindi di<br />
circa 500 m<strong>il</strong>a persone che oltre al lavoro dipendente principale,<br />
svolgono attività professionali (con compensi occasionali,<br />
o partita Iva o altre forme) per altre imprese o studi professionali<br />
o singoli clienti. Si tratta di un mondo molto differenziato<br />
diffic<strong>il</strong>mente classificab<strong>il</strong>e che spazia dalle forme<br />
tradizionali (ad esempio, l’insegnante che fa attività professionale<br />
al pomeriggio) a forme più nuove (esempio l’operaio<br />
che nei week end opera come maestro di sci).<br />
- Le altre forme di impresa. Seguendo le stime Censis, vi sono<br />
circa altri 500 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti non dipendenti che opera-<br />
202
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
no autonomamente in modo individuale o all’interno di<br />
strutture organizzative molto piccole. Essi ut<strong>il</strong>izzano o la ditta<br />
individuale (con partita Iva) oppure la piccola società di<br />
persone (Snc e Sas) oppure le nuove forme di lavoro parasubordinato<br />
o a progetto definite dalla legge del 2003. Dalle<br />
informazioni disponib<strong>il</strong>i mi pare che questa parte di mondo<br />
professionale possa essere divisa in due settori.<br />
- La micro-impresa: si tratta della parte più “forte” e meglio<br />
posizionata sul mercato con più elevata capacità di competizione<br />
e di sopravvivenza. Di solito essa è dotata di un minimo<br />
di struttura organizzativa. Ad esempio, un ufficio o laboratorio,<br />
qualche collega o collaboratore, qualche pc o altro macchinario.<br />
In Italia moltissime micro-imprese nascono e si sv<strong>il</strong>uppano<br />
intorno alle capacità professionali del “micro-leader” che<br />
è allo stesso tempo un professional, spesso sofisticato, e un<br />
piccolo imprenditore. Di solito la micro-impresa professionale<br />
dopo la fase di start-up, se ha successo, trova una propria nicchia<br />
di mercato e riesce a stab<strong>il</strong>izzarsi. Le forme giuridiche<br />
usate per le microimprese vanno dalla società di persone, alla<br />
ditta individuale, più raramente viene ut<strong>il</strong>izzata la Srl.<br />
- La prestazione d’opera e <strong>il</strong> lavoro parasubordinato. Vi è poi<br />
una fascia di <strong>professioni</strong>sti molto più deboli sul mercato, in<br />
genere scarsamente dotati di strumenti e senza alcuna struttura<br />
professionale che operano usualmente per un solo<br />
committente o per più committenti ma con uno di essi prevalente.<br />
Si tratta <strong>delle</strong> cosiddette “fasce deboli” del lavoro professionale,<br />
che operano quasi esclusivamente con partita Iva<br />
individuale, contratti a progetto o co.co.co., con redditi vicini<br />
alla media dei lavoratori parasubordinati.<br />
203
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Nell’insieme le forme di impresa ut<strong>il</strong>izzate nel mondo <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> non regolate risultano caratterizzate da una spaccatura<br />
sim<strong>il</strong>e a quelle <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolate. Da un lato, la grande<br />
impresa tradizionale o del terziario avanzato che dà lavoro al<br />
<strong>professioni</strong>sta assunto come dipendente o come singolo lavoratore<br />
autonomo con contratto di mercato. Dall’altro, una “galassia”<br />
di piccole o micro imprese più o meno autonome sul mercato<br />
che ut<strong>il</strong>izzano tutte le nuove forme di reclutamento possib<strong>il</strong>e e<br />
che sono talora molto vicine alla cosiddette “fasce deboli” dei<br />
giovani <strong>professioni</strong>sti.<br />
4.4. Aspetti quantitativi<br />
Il numero dei <strong>professioni</strong>sti regolamentati<br />
In Italia esistono statistiche abbastanza precise degli iscritti<br />
agli ordini e collegi professionali. I dati più ampi e precisi sono<br />
stati elaborati dal Censis e riportati nei Rapporti Annuali, di solito<br />
ut<strong>il</strong>izzando le informazioni fornite dagli stessi ordini ma in<br />
qualche caso ricorrendo a stime.<br />
Tale dati vanno letti con le seguenti avvertenze:<br />
- l’iscrizione all’ordine non implica automaticamente che <strong>il</strong><br />
<strong>professioni</strong>sta sia attivo proprio in quella professione. Ad esempio,<br />
un ingegnere iscritto all’albo e dipendente di una<br />
grande impresa potrebbe svolgere attività nell’impresa come<br />
responsab<strong>il</strong>e controllo di gestione cioè in una funzione in cui<br />
non viene effettuata alcuna attività compresa tra quelle riservate<br />
agli ingegneri dell’ordine.<br />
- Si può essere iscritti all’ordine e non essere attivi come liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti, sia per ragione di età, sia per scelta di vita o<br />
professionale; oppure si può anche essere dipendenti da a-<br />
204
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
ziende o enti pubblici e ut<strong>il</strong>izzare solo in minima parte le<br />
competenze regolate dall’ordine.<br />
I numeri che seguono devono perciò essere sempre interpretati<br />
come imprecisi per eccesso, in quanto, nella situazione italiana<br />
del mercato del lavoro è in genere vantaggioso essere iscritti<br />
a qualche ordine piuttosto che <strong>il</strong> contrario.<br />
Nella tabella 1 ripresa dal Censis è ricostruita la dinamica<br />
degli iscritti agli ordini dal 1985 al 2005 per ogni decennio.<br />
Da essa si ricava che gli iscritti nel ventennio si sono incrementati<br />
del 110% passando da 867 m<strong>il</strong>a circa (1985) a 1 m<strong>il</strong>ione<br />
e 827 m<strong>il</strong>a circa (2005).<br />
Dalla tabella 1 si ricava che le <strong>professioni</strong> regolamentate<br />
sono costituite da tre gruppi principali:<br />
- i medici, gli infermieri, i farmacisti i veterinari e gli altri<br />
specialisti sanitari che sono in larga misura dipendenti del<br />
servizio sanitario nazionale e che costituiscono all’incirca <strong>il</strong><br />
50% degli gli iscritti. Si tratta di un gruppo di <strong>professioni</strong><br />
che ha visto la crescita numerica più elevata.<br />
- Gli ingegneri, architetti e chimici e le altre figure tecniche,<br />
che operano in studi professionali oppure in aziende private<br />
o in enti pubblici nelle funzioni tecniche e che vi lavorano<br />
come dipendenti o come dirigenti. Si tratta di circa un terzo<br />
degli iscritti agli ordini.<br />
- Notai, avvocati, commercialisti e ragionieri, che costituiscono<br />
le figure più importanti <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> economicogiuridiche<br />
e che arrivano a circa <strong>il</strong> 15% degli iscritti.<br />
La professione che è maggiormente cresciuta nel ventennio<br />
1985-2005 è quella dei dottori commercialisti (+212%) seguita<br />
da quella degli infermieri (+203%) e poi dai geologi (+174%),<br />
da agronomi (+124%) e dagli ingegneri (+116%).<br />
205
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Ma ci sono tuttavia alcune <strong>professioni</strong> che risultano in decrescita<br />
nel ventennio, come gli agenti di cambio, le ostetriche e<br />
gli spedizionieri doganali. Si tratta di riduzioni che sono fac<strong>il</strong>mente<br />
spiegab<strong>il</strong>i come effetto <strong>delle</strong> dinamiche socioeconomiche<br />
e demografico e per l’introduzione dell’euro.<br />
Tabella 1. Professioni regolamentate, iscritti agli ordini e alle<br />
casse previdenziali in Italia tra <strong>il</strong> 1985 e <strong>il</strong> 2005 (valori assoluti e<br />
variazioni percentuali).<br />
Fonte: elaborazione Censis su dati ordini e collegi nazionali. Note: (1) dati cassa forense;<br />
(2) dati al 2004.<br />
Nel rapporto Censis successivo, quello del 2009 (tabella 2),<br />
gli iscritti agli ordini e collegi professionali, erano saliti a<br />
2.006.015, mentre <strong>il</strong> numero di ordini e collegi era sceso a 24<br />
206
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
(dai 27 del 2005) a seguito della fusione tra dottori commercialisti<br />
e ragionieri e dall’uscita dal sistema degli agenti di cambio.<br />
Viene confermato <strong>il</strong> trend di crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sanitarie,<br />
con l’eccezione dei farmacisti che calano, mentre compare<br />
un netto calo dei giornalisti (-9,5%).<br />
La tabella 2 consente di valutare la forte presenza e crescita<br />
<strong>delle</strong> donne nelle <strong>professioni</strong> sanitarie, ma anche in altre <strong>professioni</strong><br />
tecniche e tra gli avvocati (quasi 40%).<br />
Nel rapporto Censis 2009, <strong>il</strong> fenomeno della crescente presenza<br />
di donne nelle <strong>professioni</strong> del terziario “nuovo” è ritenuta<br />
una <strong>delle</strong> novità più r<strong>il</strong>evanti della società italiana, che su questo<br />
punto risulta molto sim<strong>il</strong>e ai trend degli altri paesi europei.<br />
Le stime degli istituti di ricerca ritengono che più del 60%<br />
degli iscritti agli ordini nel 2009, operi come lavoratore dipendente<br />
presso imprese private o enti pubblici.<br />
Inoltre bisogna ricordare che <strong>il</strong> restante 40% di <strong>professioni</strong>sti<br />
iscritti agli albi, spesso è datore di lavoro di personale tecnico,<br />
di segreteria, addetti alle elaborazioni dati e archivi etc.<br />
Si può supporre che questi lavoratori dipendenti costituiscano<br />
una ampia fetta del m<strong>il</strong>ione di addetti circa che lavora presso<br />
gli studi professionali e che applica <strong>il</strong> contratto di lavoro firmato<br />
da Conf<strong>professioni</strong> con i sindacati F<strong>il</strong>cams Cg<strong>il</strong>, Fisascat-Cisl e<br />
U<strong>il</strong>tucs-U<strong>il</strong> (Fondo<strong>professioni</strong>, 2008).<br />
Altri dati pubblicati da “Il Sole 24ore” riportano che nel<br />
2009 i <strong>professioni</strong>sti ordinisti iscritti alle casse di previdenza<br />
ammontassero a circa 1 m<strong>il</strong>ione e 67 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti. Se<br />
dunque nel 2009 gli iscritti totali agli ordini erano circa 2 m<strong>il</strong>ioni<br />
e di essi ben 1,067 m<strong>il</strong>ioni erano iscritti alla cassa, si può stimare<br />
che <strong>il</strong> 50% fosse attivo come <strong>professioni</strong>sta autonomo op-<br />
207
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
pure come dipendente che contemporaneamente faceva anche<br />
versamenti alla cassa dell’ordine.<br />
Tabella 2. Le <strong>professioni</strong> regolate nel Rapporto Censis 2009.<br />
Iscritti agli ordini e ai collegi professionali, 2008-2009 (valori<br />
assoluti, percentuali e variazioni percentuali).<br />
Fonte: elaborazione Censis su dati ordini e collegi professionali nazionali. Note: (1)<br />
dati cassa forense; (2) <strong>il</strong> dato include assistenza sanitaria e vig<strong>il</strong>atrici di infanzia; (3) i<br />
dati si riferiscono al 2007; (4) i dati si riferiscono al 2008; (5) dati gennaio 2009; (6)<br />
dati marzo 2009.<br />
Il numero dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />
La determinazione di quanti siano i <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />
è una <strong>delle</strong> questioni più controverse e discusse relative<br />
al mercato del lavoro in Italia.<br />
In breve, le cause di queste controversie sono riconducib<strong>il</strong>i<br />
ai seguenti tre aspetti tipici che dipendono dal sistema di norme<br />
italiane, ivi compresa la fiscalità e la previdenza:<br />
- incertezza dei confini professionali. L’incertezza riguarda in<br />
primo luogo le attività e i ruoli o figure lavorative che possono<br />
essere collocate nell’universo dei <strong>professioni</strong>sti in<br />
208
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
quanto <strong>il</strong> contenuto del lavoro avrebbe i requisiti di autonomia,<br />
complessità, conoscenze intellettuali e rapporto di fiducia<br />
tipici del <strong>professioni</strong>smo. L’elenco <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
è ormai così lungo che questa discussione è in ogni caso<br />
molto diffic<strong>il</strong>e. Questa incertezza sui confini di quali siano<br />
le nuove <strong>professioni</strong> porta alcuni a d<strong>il</strong>atarle al massimo<br />
sino a farle coincidere con tutti i knowledge worker, e quindi<br />
addirittura con <strong>il</strong> 40% circa di tutti i lavoratori attivi. Mentre<br />
altri in modo molto più restrittivo ritengono <strong>professioni</strong>sta<br />
solo quello che ha una relazione di lavoro che, dal punto di<br />
vista giuridico, configura una autonomia operativa e una<br />
competenza complessa e intellettuale.<br />
- Una seconda fonte di incertezza è data nel caso italiano anche<br />
dalle forme del rapporto di lavoro. Le diverse forme del<br />
lavoro parasubordinato consentite dalla legge già dagli anni<br />
novanta, e poi i contratti o progetti dopo la riforma del mercato<br />
del lavoro del 2003, che sono cresciute molto rapidamente<br />
nell’ultimo decennio, hanno generato centinaia di migliaia<br />
di giovani laureati e diplomati che si trovano in situazione<br />
ambigua.<br />
Dal punto di vista formale, operano in autonomia come lavoratori<br />
professionali, in quanto <strong>il</strong> contratto a progetto è considerato<br />
dalla legge come un contratto di lavoro autonomo, ma<br />
dal punto di vista sostanziale si trovano in una relazione di<br />
lavoro, non solo debole, ma spesso priva di molti elementi<br />
che definiscono giuridicamente <strong>il</strong> lavoro autonomo.<br />
Secondo alcuni, perciò, la quasi totalità dei lavoratori parasubordinati<br />
e a progetto dovrebbero essere considerata come<br />
<strong>professioni</strong>sta, proprio a causa della forma prevalente del<br />
rapporto di lavoro di tipo autonomo. Secondo altri, invece,<br />
209
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
in queste fasce di lavoro vi sono moltissime relazioni in cui<br />
<strong>il</strong> lavoratore non solo opera presso <strong>il</strong> committente e con i<br />
suoi mezzi tecnici, ma si trova anche in una relazione vincolata<br />
con un solo committente, con <strong>il</strong> quale ha un rapporto di<br />
inferiorità e di debolezza. Se dunque lo si può considerare in<br />
senso lato un <strong>professioni</strong>sta, tuttavia lo si dovrebbe assim<strong>il</strong>are<br />
piuttosto a un <strong>professioni</strong>sta dipendente per <strong>il</strong> quale è necessaria<br />
una tutela contrattuale forte (cfr. Ires Cg<strong>il</strong>).<br />
- Un terzo fattore di difficoltà sta nella questione di quanta<br />
parte dei lavoratori dipendenti con qualifiche elevate, possa<br />
essere considerata un lavoratore professionale. Come detto<br />
sopra, un approccio sociologico estensivo tende a far coincidere<br />
tutti i knowledge worker con i <strong>professioni</strong>sti, d<strong>il</strong>atando<br />
enormemente <strong>il</strong> loro numero, soprattutto all’interno<br />
dell’universo del lavoro dipendente. Secondo questo approccio,<br />
da alcuni indicato come “approccio major”, in Italia nel<br />
2005, i lavoratori della conoscenza raggiungevano la ragguardevole<br />
cifra del 41,5% dei lavoratori attivi (Butera et alii,<br />
2008). All’opposto, l’approccio più giuridico, che guarda<br />
la relazione di lavoro, e lo stesso approccio dei sindacati<br />
confederali tende a considerare piuttosto <strong>il</strong> criterio della dipendenza<br />
di fatto tra <strong>il</strong> committente e l’esecutore del lavoro,<br />
anche se esso prevede contenuti di tipo professionale. Con<br />
questo approccio la maggioranza dei collaboratori coordinati<br />
e a progetto risultano essere più vicini al lavoro dipendente<br />
che a quello autonomo.<br />
Nelle ricerche Ires Cg<strong>il</strong> questa percentuale è posizionata tra<br />
<strong>il</strong> 60 e <strong>il</strong> 70% <strong>delle</strong> persone che risultano impiegate con contratto<br />
a progetto o a co.co.co. e che vengono conteggiate attraverso<br />
i versamenti alla estione separata Inps. Spesso in<br />
210
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
queste ricerche <strong>il</strong> criterio della mono-committenza è usato<br />
per distinguere le situazioni più vicine al lavoro dipendente<br />
da quelle più affini al <strong>professioni</strong>smo autonomo. Ad esempio,<br />
nell’indagine Plus, svolta dall’Isfol nel 2006 su una base<br />
campionaria di 50 m<strong>il</strong>a lavoratori, risulta che la monocommittenza<br />
riguarda quasi l’80% dei collaboratori e <strong>il</strong> 56%<br />
<strong>delle</strong> persone con partita Iva. Un altro indicatore ut<strong>il</strong>izzato è<br />
quello di chi abbia deciso la forma del contratto di lavoro.<br />
Nella stessa ricerca, risulta che <strong>il</strong> contratto è stato imposto<br />
dal committente al 65% dei co.co.co. e all’80% dei collaboratori<br />
a progetto, ma solo al 7% <strong>delle</strong> partite Iva.<br />
Tenuto conto di queste difficoltà si possono citare le principali<br />
elaborazioni effettuate in Italia per stimare <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> non regolate.<br />
Una prima approssimazione per difetto è stata effettuata dal<br />
Cnel nella monografia dedicata alle associazioni professionali<br />
del 2005. Nella ricerca Cnel vennero censite 196 associazioni<br />
professionali non regolamentate (classificate in sette gruppi<br />
principali dotate di statuti e caratteristiche tipiche di associazioni<br />
professionali. Gli iscritti (volontari) dichiarati da queste 196 associazioni<br />
ammontavano nel 2004 a 523.923 (tabella 3).<br />
Si tratta ovviamente di dati sottostimati in quanto non comprendono<br />
né altri <strong>professioni</strong>sti degli stessi settori, che non si erano<br />
iscritti alle associazioni (essendo l’iscrizione volontaria) né<br />
altri <strong>professioni</strong>sti di altri rami, ancora senza associazioni o con<br />
associazioni non censite dal Cnel. In ogni caso <strong>il</strong> numero di circa<br />
mezzo m<strong>il</strong>ioni è ragguardevole.<br />
Nello stesso rapporto del Cnel (Cnel, 2005) viene effettuata<br />
una stima dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati ut<strong>il</strong>izzando le<br />
stime autodichiarate dalle diverse associazioni sul rapporto tra i<br />
211
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
propri iscritti all’associazione e <strong>il</strong> numero di <strong>professioni</strong>sti esercitanti<br />
quella professione.<br />
Il risultato di queste stime è di circa 1.500.000/1.660.000<br />
<strong>professioni</strong>sti non regolamentati, di cui 1 m<strong>il</strong>ione nella categoria<br />
servizi alle imprese, con forte presenza dei servizi informatici<br />
(tabella 3).<br />
Tabella 3. Numero dei <strong>professioni</strong>sti iscritti alle associazioni<br />
censite dal Cnel nel 2004 e stima dei <strong>professioni</strong>sti dei settori.<br />
Categoria Iscritti<br />
Stima <strong>professioni</strong>sti dei<br />
settori<br />
Arti scienze tecniche 46.515 160.000/205.000<br />
Comunicazione d’impresa 65.684 115.000<br />
Cura psichica 6.459 15.000<br />
Medicina non convenzionale 77.987 90.000/100.000<br />
Sanitario 22.873 110.000<br />
Servizi d’impresa 204.824 900.000/1.000.000<br />
Altro 99.581 115.000<br />
Totale generale 523.923 1.505.000/1.660.000<br />
Fonte: dati Cnel al 31 dicembre 2004.<br />
Una seconda stima del numero dei <strong>professioni</strong>sti più precisa<br />
e articolata è stata effettuata nel 2007 da Ruffino (Ruffino,<br />
2008) per Fondo<strong>professioni</strong> ed è contenuta nell’Atlante di Ulisse.<br />
L’area vasta <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> viene definita innanzitutto come<br />
la somma di quattro grandi “blocchi professionali” come nella<br />
figura 2 a pagina seguente .<br />
Innanzitutto c’è <strong>il</strong> mondo degli iscritti agli ordini che come<br />
detto sopra ammontava a circa 1 m<strong>il</strong>ione e 800 m<strong>il</strong>a <strong>professioni</strong>sti<br />
nel 2007. Ma esso viene diviso in due parti: i <strong>professioni</strong>sti<br />
non esercitanti, oppure esercitanti ma solo come dipendenti di<br />
grandi organizzazioni (quindi non inseriti in studi professionali)<br />
che vengono collocati al limite dell’area vasta nel quadrato<br />
bianco in alto nella figura (circa 800 m<strong>il</strong>a) e i <strong>professioni</strong>sti in<br />
212
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
senso proprio, in quanto esercitanti come titolari di studi professionali<br />
o come dipendenti di studi (stimati in circa 1 m<strong>il</strong>ione)<br />
nell’area in grigio.<br />
Figura 2. L’area vasta <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
Fonte: Fondo<strong>professioni</strong> (a cura di, 2008).<br />
C’è poi <strong>il</strong> mondo dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati (o solo<br />
con albo, qui sono indicate come regolamentate non ordinistiche)<br />
che operano come lavoratori autonomi in proprio e che sono<br />
riconducib<strong>il</strong>i alle partite Iva per attività professionale di tipo<br />
nuovo in senso proprio (stimati in circa 260 m<strong>il</strong>a) nell’area grigia<br />
in alto a destra.<br />
Infine, c’è un terzo mondo che è composito e che costituisce<br />
l’area più vasta del <strong>professioni</strong>sti. Esso è costituito in primo luogo<br />
dai dipendenti degli studi professionali che operano a supporto<br />
dei <strong>professioni</strong>sti titolari con ampio coinvolgimento nel ruolo<br />
ma che formalmente sono lavoratori dipendenti. Essi sono sti-<br />
213
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
mati in circa 535 m<strong>il</strong>a persone, di cui 315 m<strong>il</strong>a operano negli<br />
studi ordinistici e 220 m<strong>il</strong>a operano invece in studi non ordinistici.<br />
La seconda componente di questo terzo mondo dell’area<br />
vasta è invece costituita dai lavoratori atipici, cioè solitamente<br />
da giovani laureati che collaborano con gli studi professionali<br />
con varie tipologie di contratto atipico, ma in particolare con i<br />
contratti di collaborazione a progetto. Di essi, circa 660 m<strong>il</strong>a operano<br />
negli studi ordinistici e 73 m<strong>il</strong>a operano nei servizi professionali<br />
non ordinistici.<br />
In sintesi, secondo le stime dell’Atlante di Ulisse:<br />
- l’area vasta comprende circa 3 m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti. Di<br />
essi, circa 1 m<strong>il</strong>ione e 800 m<strong>il</strong>a sono iscritti agli ordini e almeno<br />
un altro m<strong>il</strong>ione e 200 m<strong>il</strong>a (stimati per difetto) sono<br />
<strong>professioni</strong>sti non ordinisti o non regolamentati<br />
- se si tolgono i circa 800 m<strong>il</strong>a ordinistici che non esercitano<br />
od operano solo in organizzazioni tradizionali, <strong>il</strong> mondo degli<br />
studi professionali comprende più di 2 m<strong>il</strong>ioni di persone<br />
suddivisib<strong>il</strong>i in 4 aggregati:<br />
› gli iscritti agli ordini, che esercitano come titolari dello<br />
studio o come collaboratore o dipendente (1 m<strong>il</strong>ione)<br />
› i dipendenti tecnici e amministrativi degli studi, circa<br />
(530 m<strong>il</strong>a)<br />
› i <strong>professioni</strong>sti indipendenti non regolamentati che operano<br />
con partita Iva (circa 260 m<strong>il</strong>a)<br />
› i collaboratori “atipici”, di solito con contratto a progetto<br />
(circa 140 m<strong>il</strong>a).<br />
Il commento sintetico dell’autore è che «assai più degli altri<br />
settori produttivi, l’ambito degli studi è dunque interessato strutturalmente<br />
da dinamiche permanenti di “ridefinizione della posizione”<br />
da parte di una quota saliente di lavoratori, che riman-<br />
214
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
dano ad un composito insieme di strategie professionali, da chi<br />
aspira nel tempo alla stab<strong>il</strong>izzazione del rapporto di lavoro dipendente,<br />
a chi è inscritto “transitoriamente” nel percorso di acquisizione<br />
della condizione di libero <strong>professioni</strong>sta ordinista, a<br />
chi – non avendo uno statuto professionale chiaramente definito<br />
– esprime una forte domanda di regolazione del proprio campo<br />
di attività (Cnel, 2005; Censis, 2007), come principio di identità<br />
e tutela nelle relazioni con <strong>il</strong> mercato.<br />
È anche per questa ragione (oltre che per limiti informativi<br />
<strong>delle</strong> fonti disponib<strong>il</strong>i) che nel modello proposto si evita di ricondurre<br />
deterministicamente la massa del lavoro “atipico” ad<br />
una specifica componente del lavoro nell’ambito degli studi professionali.<br />
Se è verosim<strong>il</strong>e interpretare i possessori di partita Iva,<br />
soprattutto dove esercitino la loro attività in modo esclusivo<br />
(ovvero non abbiano altre tipologie di rapporto di lavoro) come<br />
dei <strong>professioni</strong>sti a parte intera, è molto più diffic<strong>il</strong>e attribuire ai<br />
lavoratori parasubordinati in senso stretto (in particolare i<br />
co.co.pro.) la sola posizione di atipici in seno all’organizzazione<br />
degli studi o, al contrario, di “nuovi <strong>professioni</strong>sti” rivolti in potenza<br />
all’effettivo esercizio autonomo dell’attività» (Ruffino,<br />
2008, p. 17).<br />
Infine vi è una terza corrente di pensiero, che recentemente<br />
ha fornito stime ancora più ampie. Essa ha preso avvio dalle più<br />
recente stima del rapporto Censis, in particolare quelli del 2009<br />
e 2010, che valuta <strong>il</strong> solo aggregato dei <strong>professioni</strong>sti non regolamentati<br />
a un totale di circa 3 m<strong>il</strong>ioni di persone (e secondo altri<br />
di 3,5 m<strong>il</strong>ioni), produttore di circa l’11,5% del P<strong>il</strong>. Di essi,<br />
circa <strong>il</strong> 65% sarebbe comunque un lavoratore dipendente. A<br />
questi numeri, che sono quasi <strong>il</strong> doppio di quanto stimato<br />
nell’Atlante di Ulisse (2007), si arriva non solo prendendo come<br />
215
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
riferimento anche gli anni 2008-2010 ma soprattutto d<strong>il</strong>atando<br />
l’universo dei <strong>professioni</strong>sti da quello più ristretto degli studi<br />
professionali, considerati nell’Atlante, a quello più ampio comprendente<br />
tutti i ruoli professionali presenti anche nelle imprese<br />
tradizionali.<br />
4.5. Il sistema di rappresentanza<br />
Professioni ordinistiche: <strong>il</strong> lento percorso di separazione tra<br />
rappresentanza corporativa, rappresentanza sindacale e<br />
rappresentanza datoriale<br />
Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> regolamentate, l’ordine ha giocato<br />
da sempre un ampio ruolo di rappresentanza a causa del fatto<br />
che in Italia esso è stato concepito sin dalla prima legge del<br />
1874 in modo duplice: da un lato l’ordine è un sistema di autogoverno<br />
del “corpo” professionale dall’altro è un sistema di controllo<br />
pubblico sull’attività professionale. In altre parole, <strong>il</strong> fatto<br />
che l’ordine sia non solo un ente pubblico a cui lo stato delega <strong>il</strong><br />
controllo, ma anche l’espressione del corpo professionale ha storicamente<br />
legittimato lo sv<strong>il</strong>uppo sia di attività di rappresentanza<br />
degli interessi della categoria, o “corpo professionale”, sia di regolazione<br />
e amministrazione, soprattutto nel periodo prerepubblicano<br />
(1870-1945). In questo periodo ovviamente ci sono<br />
stati alti e bassi tra ruolo di rappresentanza sindacale (o corporativa)<br />
e ruolo di regolazione. Basta ricordare l’importante<br />
ruolo che l’ordine dei medici ha giocato a fine Ottocento e inizio<br />
Novecento nel promuovere azioni e regole di sanità pubblica ma<br />
insieme nel difendere gli interessi della categoria (Malatesta,<br />
2006).<br />
216
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Tuttavia, come detto nell’introduzione, dopo la costituzione<br />
repubblicana del 1948 e l’affermazione dei principi della libertà<br />
di associazione (art. 18) e della libertà sindacale (art. 39), i due<br />
ruoli si sono progressivamente differenziati.<br />
Da un lato, <strong>il</strong> ruolo di “rappresentanza tecnica e di regolazione<br />
pubblica” è stato ricoperto dagli ordini, dall’alto quello di<br />
rappresentanza degli interessi collettivi ma “privati” è stato svolto<br />
dalle libere associazioni. Ma questa separazione si è attuata<br />
con difficoltà e molto lentamente, inoltre ancora oggi essa non<br />
risulta chiara a molte persone che operano nel settore. Infatti,<br />
anche in anni recenti queste due forme di rappresentanza non<br />
sempre sono state ben separate, essendo <strong>il</strong> confine chiaro in teoria,<br />
ma diffic<strong>il</strong>e nella pratica come si è visto, per <strong>il</strong> ruolo che<br />
l’ordine dei medici ha giocato nelle trattative sindacali sino al<br />
2000. Un altro esempio che viene citato è quello più recente,<br />
quando nel 2009-2010 nel corso della riforma “a blocchi” citata<br />
sopra, <strong>il</strong> ruolo degli ordini è tornato in primo piano attraverso<br />
incontri b<strong>il</strong>aterali tra <strong>il</strong> ministero della Giustizia e gli ordini professionali,<br />
considerati rappresentanti del corpo professionale<br />
nella trattativa per la riforma.<br />
Anche nella recente ricerca svolta da Aaster (Bonomi,<br />
2010) sui <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi, emerge che tra gli intervistati<br />
(sia appartenenti a <strong>professioni</strong> regolamentate che non regolamentate)<br />
gli ordini vengono percepiti anzitutto come organismi<br />
finalizzati a tutelare gli interessi della categoria professionale,<br />
con una maggiore accentuazione (54,3%) nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
tradizionali.<br />
217
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
La distinzione giuridica tra ordini e associazioni di<br />
rappresentanza<br />
Il dibattito giuridico sul tema ha invece evidenziato che gli<br />
ordini professionali, proprio in ragione della loro natura di ente<br />
pubblico non economico con autonomia patrimoniale e finanziaria,<br />
non costituiscono vere e proprie forme di rappresentanza di<br />
interessi. In particolare, nel nostro ordinamento, anche secondo la<br />
giurisprudenza e le sentenze <strong>delle</strong> Corte Costituzionale, gli ordini<br />
non possono costituire forme di rappresentanza sindacale degli interessi<br />
collettivi della categoria né forme di rappresentanza datoriale.<br />
L’incompatib<strong>il</strong>ità ad esercitare una rappresentanza piena<br />
trae origine dal fatto che gli ordini prevedono la iscrizione obbligatoria<br />
per poter esercitare una professione e che quindi essi sono<br />
un organo di “natura amministrativa” i cui poteri originano da una<br />
delega della stato. Essi quindi non sono idonei a divenire strumenti<br />
di rappresentanza generale degli interessi di categoria, in<br />
quanto tale rappresentanza è assegnata dalla Costituzione ad associazioni<br />
o sindacati ad iscrizioni libera. Di conseguenza, <strong>il</strong> ruolo<br />
di rappresentanza piena è affidato ad associazioni di categoria<br />
ad iscrizione volontaria di primo livello, oppure alle associazioni<br />
“ombrello” di secondo livello, come Conf<strong>professioni</strong>.<br />
Sono queste ultime infatti che hanno firmato i contratti di<br />
categoria con le organizzazioni sindacali Cg<strong>il</strong> Cisl e U<strong>il</strong> di settore,<br />
rappresentanti dei lavoratori dipendenti degli studi professionali.<br />
Sim<strong>il</strong>mente, <strong>il</strong> codice di autoregolamentazione degli scioperi<br />
è stato richiesto dalla apposita autorità (la commissione di<br />
Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi<br />
pubblici essenziali) non ai consigli degli ordini professionali ma<br />
alle libere associazioni sindacali, quali ad esempio<br />
218
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
l’Associazione nazionale forense (Anf), l’Unione camere penali<br />
italiane (Ucpi) etc.<br />
In conclusione, come sostenuto da Proia, i consigli<br />
dell’ordine, non essendo libere associazioni di rappresentanza di<br />
interessi ma enti dotati di poteri di autogoverno ed auto amministrazione<br />
su soggetti obbligatoriamente iscritti, non sono ab<strong>il</strong>itati<br />
a manifestare la volontà dei singoli <strong>professioni</strong>sti in contesti e<br />
ambiti diversi da quelli tassativamente previsti dalle leggi.<br />
La distinzione tra associazioni datoriali e sindacati dei<br />
dipendenti<br />
Un’altra ambiguità che ha caratterizzato molto<br />
l’associazionismo professionale del Novecento, e che si è venuta<br />
chiarendo solo negli ultimi anni, è la sovrapposizione tra rappresentanza<br />
datoriale e rappresentanza sindacale. Questa ambiguità<br />
è sicuramente collegata all’idea del libero <strong>professioni</strong>sta come<br />
lavoratore autonomo indipendente, che tuttavia può organizzarsi<br />
come impresa, che è al centro della legislazione del Novecento.<br />
Ma probab<strong>il</strong>mente, come sostiene Malatesta, essa è anche un derivato<br />
del modello del “<strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo”ereditato<br />
dall’Ottocento e basato sul “canone del bene pubblico”, considerato<br />
come terza via tra l’impresa capitalistica e <strong>il</strong> lavoro dipendente.<br />
«L’idealtipo del <strong>professioni</strong>sta gent<strong>il</strong>uomo era un individuo<br />
educato, che frequentava la buona società ed era capace di mantenere<br />
<strong>il</strong> giusto equ<strong>il</strong>ibrio tra onore ed ut<strong>il</strong>e» (Malatesta, 2006).<br />
Alla fine del Novecento, questo modello verrebbe sostituito da<br />
quello del “<strong>professioni</strong>sta mercante” con <strong>il</strong> canone del declino<br />
(Malatesta, 2006).<br />
Infatti per alcuni decenni, sino agli anni ottanta, molte associazioni<br />
professionali si muovono sia in difesa degli interessi del<br />
219
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
lavoratore <strong>professioni</strong>sta (ad esempio, con le casse di previdenza<br />
e malattia, e con la rappresentanza verso <strong>il</strong> governo sui temi di<br />
r<strong>il</strong>evanza economica) sia in difesa del <strong>professioni</strong>staimprenditore<br />
(soprattutto sui temi normativi).<br />
Solo alla fine degli anni settanta si assiste a una differenziazione<br />
netta, che riproduce in larga misura <strong>il</strong> dualismo visto sopra<br />
presente nelle forme di impresa tra le <strong>professioni</strong> ordinistiche.<br />
Da un lato, tra le <strong>professioni</strong> in cui è in maggioranza <strong>il</strong> lavoro<br />
dipendente come nelle <strong>professioni</strong> sanitarie (in particolare medici<br />
e infermieri), si assiste a una rapida diffusione di associazioni<br />
a vocazione prevalentemente sindacale orientate a partecipare ai<br />
negoziati con i datori di lavoro, soprattutto pubblici (governo,<br />
asl, enti locali). È noto che negli anni settanta e ottanta si sono<br />
sv<strong>il</strong>uppate molte associazioni sindacali dei diversi ruoli dei medici,<br />
dei veterinari e degli infermieri, sino a superare <strong>il</strong> numero<br />
di 60 sindacati nel momento di massimo sv<strong>il</strong>uppo del settore e di<br />
avvio del servizio sanitario nazionale (anni ottanta). Allo stesso<br />
modo, tra i <strong>professioni</strong>sti dipendenti di imprese private si sono<br />
diffuse associazioni di stampo sindacale o addirittura vicine o alleate<br />
dei sindacati confederali (come ad esempio quelle dei quadri<br />
etc.). Dall’altro, tra le <strong>professioni</strong> in cui è maggioranza <strong>il</strong><br />
<strong>professioni</strong>sta autonomo, titolare però di uno studio professionale/impresa,<br />
si assiste a una progressiva diffusione di associazioni<br />
che pian piano si orientano a svolgere anche un ruolo datoriale.<br />
In questo orientamento, ovviamente, ha grande importanza la<br />
forte spinta alla contrattazione <strong>delle</strong> condizioni di lavoro esercitate<br />
dai sindacati dei lavoratori dipendenti sin dagli anni settanta<br />
e che ha coinvolto i dipendenti tecnici e amministrativi (non<br />
<strong>professioni</strong>sti) degli studi professionali.<br />
220
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Nel corso degli anni novanta, poi, l’esigenza di avere un interlocutore<br />
unico sia verso i sindacati dei lavoratori dipendenti sia<br />
verso <strong>il</strong> governo, ha spinto le associazioni professionali di questi<br />
settori che avevano sv<strong>il</strong>uppato la vocazione datoriale, ad associarsi<br />
in organizzazioni di 2° livello, assai sim<strong>il</strong>i alle cosiddette associazioni<br />
“ombrello” di Francia, Germania e Regno Unito.<br />
Conf<strong>professioni</strong> è <strong>il</strong> caso più tipico di tale tendenza essendo<br />
divenuta la principale organizzazione di rappresentanza di secondo<br />
livello <strong>delle</strong> associazioni dei <strong>professioni</strong>sti in Italia.<br />
Conf<strong>professioni</strong> è sorta a livello nazionale nel 2004, come<br />
evoluzione di precedenti associazioni di <strong>professioni</strong>sti, e in particolare<br />
di Cons<strong>il</strong>p, che come controparte datoriale avevano definito<br />
con i sindacati Cg<strong>il</strong>-Cisl-U<strong>il</strong> sin dal 1973 l’importante accordo<br />
degli studi professionali, che veniva adottato per circa 1<br />
m<strong>il</strong>ione di lavoratori. Nel 2001, Cons<strong>il</strong>p era stata riconosciuta<br />
come una parte sociale da invitare ai tavoli di concertazione col<br />
governo. Nel 2010 Conf<strong>professioni</strong> è stata ammessa al Cnel. A<br />
Conf<strong>professioni</strong> aderiscono 19 associazioni di <strong>professioni</strong> di 4<br />
aree: economico, giuridica, sanitaria e tecnica, in gran parte appartenenti<br />
alle <strong>professioni</strong> ordinistiche, ma anche con altre presenze.<br />
Essa svolge un ruolo di rappresentanza generale molto<br />
vasto sia nei confronti dei regolatori ai diversi livelli (governo,<br />
regioni ed Unione europea) sia come associazione datoriale che<br />
sottoscrive i principali contratti di settore, sia come presidio della<br />
identità professionale e del ruolo economico dei propri aderenti.<br />
Tra <strong>il</strong> 2005 e 2006, Conf<strong>professioni</strong> ha sv<strong>il</strong>uppato una cassa<br />
di assistenza sanitaria supplementare (Cadiprof) e un fondo<br />
pensioni integrativo (Previprof) per i dipendenti degli studi professionali.<br />
221
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Professioni non regolamentate: dal movimento associativo alla<br />
rappresentanza organica<br />
In Italia la rapida crescita <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate<br />
dopo <strong>il</strong> 1980 ha trovato espressione di rappresentanza nella<br />
nascita di un ampio e variegato universo di nuove associazioni<br />
professionali, focalizzate in primo luogo sull’obiettivo del riconoscimento<br />
sociale della nuova professione e <strong>delle</strong> sue peculiarità.<br />
Sembra che <strong>il</strong> ritmo di crescita di queste associazioni si sia<br />
accentuato dopo i primi anni novanta. Le cause più probab<strong>il</strong>i sono<br />
state sia la crescita effettiva <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nuove e dei <strong>professioni</strong>sti<br />
esercitanti per effetto dell’evoluzione socioeconomica,<br />
sia forse anche per <strong>il</strong> fatto che, dopo <strong>il</strong> 1992, <strong>il</strong> governo<br />
non ha più accolto nessuna richiesta di riconoscimento di<br />
nuovi ordini e quindi tale prospettiva è apparsa impraticab<strong>il</strong>e.<br />
Secondo alcune stime, nel 1990 le richieste di istituzioni di<br />
nuovi ordini erano pari a 200.<br />
La prima ampia e documentata analisi <strong>delle</strong> associazioni<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate è quella, già citata sopra,<br />
svolta dal Cnel nel 2004.<br />
Le associazioni censite dal Cnel erano circa 200 nel 2004 e<br />
riguardavano un universo molto differenziato e multiforme. Esse<br />
sono state raggruppate in sette macro-categorie schema descritte<br />
nella tabella a pagina seguente.<br />
L’analisi <strong>delle</strong> sette categorie di associazioni del Cnel mette<br />
in luce due fenomeni diversi. Da un lato emerge un fenomeno<br />
fac<strong>il</strong>mente prevedib<strong>il</strong>e, come <strong>il</strong> forte peso dei servizi alle imprese<br />
legato ai numerosi processi di outsourcing di diverse attività<br />
specialistiche, come l’informatica, la contab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> marketing e<br />
la comunicazione; dall’altro viene messo in evidenza anche lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo di nuovi settori di servizi alla persona come la “medi-<br />
222
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
cina non convenzionale” e la “cura psichica”. Per questi servizi<br />
vengono adottati nuovi modelli di tipo professionale, spesso sotto<br />
la spinta di ciò che avviene negli altri paesi sv<strong>il</strong>uppati.<br />
Tabella 4. Le 7 macro-categorie <strong>delle</strong> associazioni censite dal<br />
Cnel nel 2004.<br />
Fonte: Cnel (2005).<br />
In breve se si osservano i dati Cnel sugli iscritti e i <strong>professioni</strong>sti<br />
presenti nella precedente tabella 4, e l’elenco <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
censite (figura 1) si possono fare le seguenti osservazioni:<br />
- le 52 associazioni classificate nei servizi all’impresa, hanno<br />
<strong>il</strong> maggior numero di iscritti e si riferiscono a un universo di<br />
ben 1 m<strong>il</strong>ione di <strong>professioni</strong>sti<br />
- le 18 associazioni <strong>delle</strong> comunicazioni di impresa si riferiscono<br />
principalmente al mondo della pubblicità, del marketing<br />
e <strong>delle</strong> public relation<br />
- nei nuovi servizi alla persona compaiono sia associazioni di<br />
cura psichica (counseling, psicof<strong>il</strong>osofi, consulenti famigliari<br />
etc.), con un numero limitato di iscritti, sia <strong>il</strong> “sanitario” (fisioterapisti,<br />
podologi, pscicomotricisti etc.), sia soprattutto<br />
42 associazioni di medicina non convenzionale con 78 m<strong>il</strong>a<br />
223
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
iscritti assai variegati (da yoga a shatsu ai pranoterapeuti e ai<br />
floriterapeuti)<br />
- anche la categoria “altro”, con 24 associazioni e quasi 100<br />
m<strong>il</strong>a iscritti è molto differenziata e comprende sia i classici<br />
“enologi” (associazione fondata nel 1891) sia i nuovi grafologi,<br />
sociologi e astrologi.<br />
Sul ruolo e le caratteristiche di queste nuove associazioni<br />
sono state effettuate alcune successive indagini che hanno contribuito<br />
a chiarire <strong>il</strong> loro ruolo. Nell’insieme esso appare finalizzato<br />
in primo luogo ad ottenere un riconoscimento sociale della<br />
professione e quindi a difendere l’associato attraverso <strong>il</strong> riconoscimento<br />
e la definizione di una expertise professionale e in secondo<br />
luogo a fornire servizi, formazione e codici di condotta,<br />
visti come funzionali allo sv<strong>il</strong>uppo della professione stessa.<br />
La ricerca svolta dal Colap nel 2006 su un database di circa<br />
173 associazioni professionali non ordinistiche può essere riassunta<br />
nei seguenti punti principali:<br />
- quasi <strong>il</strong> 50% di queste associazioni è stata fondata dopo <strong>il</strong><br />
1990, generalmente con una dimensione nazionale e con sede<br />
principalmente a Roma (30%) o in Lombardia (29%)<br />
- quasi <strong>il</strong> 50% di queste associazioni è aff<strong>il</strong>iata ad associazioni<br />
internazionali dello stesso settore<br />
- gli statuti sono stati approvati o modificati negli ultimi 10-15<br />
anni e sono focalizzati sulla definizione degli standard qualitativi,<br />
della tipologia dei soci e sulla individuazione di nuovi<br />
prof<strong>il</strong>i<br />
- <strong>il</strong> 70% <strong>delle</strong> associazioni sono dedicate solo a pochi prof<strong>il</strong>i<br />
professionali, e solo <strong>il</strong> 30% si occupa di più di 3 prof<strong>il</strong>i<br />
224
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
- tra i ruoli dichiarati dalle associazioni quelli di “costruire<br />
una società della conoscenza”, “garantire agli iscritti una identità<br />
sociale” e “mantenere <strong>il</strong> patrimonio professionale”<br />
sono quelli considerati più importanti e più diffusi<br />
- tra i servizi offerti agli associati i più diffusi sono quelli di<br />
formazione e aggiornamento, informazione e attività culturali;<br />
ma sono anche presenti i tradizionali servizi legali, fiscali,<br />
finanziari, previdenziali<br />
- rispetto all’ingresso dei soci le associazioni operano principalmente<br />
una certificazione della formazione specifica e della<br />
pratica ritenuta necessaria all’ingresso. Circa la metà offre<br />
corsi di formazione per l’ingresso nella professione<br />
- in relazione al controllo sull’attività degli iscritti, poco meno<br />
della metà opera con la definizione di standard qualitativi e<br />
con la trasparenza degli iscritti e dei codici di condotta.<br />
È interessante notare che anche tra le associazioni italiane<br />
non regolamentate è forte la tendenza presente in altri paesi,<br />
(soprattutto Regno Unito e Francia) all’adesione ad associazioni<br />
mondiali <strong>delle</strong> stessa professione; sia per avere riconoscimenti e<br />
credenziali, sia per ricavare standard e criteri di azione. Il caso<br />
degli informatici è quello più emblematico.<br />
Anche nel mondo <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> si è affermata dopo<br />
<strong>il</strong> 2000 una tendenza a creare associazioni ombrello di 2° livello<br />
in grado di svolgere più efficacemente una azione di rappresentanza<br />
verso i decisori politici e istituzionali.<br />
Il Colap (Coordinamento <strong>delle</strong> libere associazioni professionali),<br />
fondato nel 1999, ha lo scopo di rappresentare le associazioni<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate e si è dato<br />
l’obiettivo di arrivare al riconoscimento <strong>delle</strong> nuove associazioni<br />
come elemento di una più generale revisione del sistema profes-<br />
225
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sionale italiano. Il Colap, che era nato come una sorta di federazione<br />
del movimento <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>, si è poi dato una<br />
struttura per la rappresentanza verso <strong>il</strong> governo e le regioni, intervenendo<br />
su tutte le questioni normative e legislative, ed offre<br />
anche servizi di consulenza, informazione e comunicazione alle<br />
associazioni componenti.<br />
Ad oggi, <strong>il</strong> Colap è la più grande associazione di rappresentanza<br />
di 2° livello <strong>delle</strong> associazioni professionali non regolamentate<br />
dal momento che associa 214 associazioni professionali<br />
non ordinistiche. Nel 2010, per la prima volta, <strong>il</strong> Colap ha anche<br />
aderito al contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali,<br />
ricordato sopra.<br />
Le proposte del Colap sono sintetizzate nello slogan «dal sistema<br />
ordinistico al sistema duale/stellare» (Deiana e Paneforte,<br />
2010). In breve col sistema duale si propone non un’abolizione,<br />
ma una riforma degli ordini che limiti i loro compiti di controllo<br />
alle attività “connesse a interessi costituzionalmente garantiti” e<br />
che liberalizzi le altre. L’intero sistema professionale dovrebbe<br />
poi essere sottoposto a una regolazione leggera e di mercato,<br />
centrata sulle garanzie di qualità per i clienti fornite da un doppio<br />
controllo a base volontaria: l’accreditamento dei singoli <strong>professioni</strong>sti<br />
presso le associazioni e la certificazione <strong>delle</strong> associazioni<br />
da parte di enti terzi certificatori. Ambedue i controlli<br />
devono essere basati su codici di condotta e su criteri di qualità<br />
del servizio specifici del settore.<br />
Sul tema della rappresentanza è da citare, infine, la recente<br />
ricerca di Aaster (2010). Essa, nella parte che riguarda la rappresentanza<br />
desiderata dai <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi, conferma che se<br />
<strong>il</strong> fuoco di queste associazioni è ad oggi quello del riconoscimento<br />
professionale e della formazione, tuttavia nella complessa<br />
226
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
galassia dei <strong>professioni</strong>sti, ci sono ampie aree di insoddisfazione.<br />
La ricerca Aaster individua quattro domande diverse di rappresentanza<br />
: 1) l’individualismo (inteso come l’idea che <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta<br />
opera da solo e ha poco bisogno di rappresentarsi); 2)<br />
la soddisfazione per le strutture esistenti, cioè ordini ed associazioni;<br />
3) la voglia di corporazione, intesa come richiesta di istituire<br />
albi, ordini e associazioni in grado di tutelare <strong>il</strong> gruppo professionale;<br />
4) la voglia di sindacato, intesa come associazione<br />
trasversale alle varie <strong>professioni</strong>.<br />
Rispetto a queste domane di rappresentanza, la ricerca Aaster<br />
trova che tra i <strong>professioni</strong>sti m<strong>il</strong>anesi l’individualismo è trasversale<br />
un po’ in tutte le <strong>professioni</strong>, la soddisfazione è più presente<br />
nelle <strong>professioni</strong> ordinistiche tradizionali, la voglia di sindacato<br />
è presente un po’ dovunque negli “over 40”, ma la voglia<br />
di corporazione (e quindi di maggior tutela) raggiunge <strong>il</strong> picco<br />
del 48,5% tra i <strong>professioni</strong>sti non regolamentati.<br />
In particolare, sarebbero i più giovani e le donne ad esprimere<br />
le più forti istanze di insoddisfazione verso le rappresentanze<br />
attuali.<br />
In sintesi, l’esigenza di un più forte associazionismo professionale<br />
dovrebbe portare a produrre più rappresentanza con due<br />
principali obiettivi, secondo gli intervistati: 1) creare occasioni<br />
di incontro e di costruzione di reti di cooperazione tra <strong>professioni</strong>sti,<br />
e 2) sv<strong>il</strong>uppare politiche di sostegno alla professione con<br />
l’azione associativa. Sembra emergere da questa ricerca una sorta<br />
di desiderio di passare da un associazionismo certamente rappresentativo<br />
ma “debole”, a un associazionismo più “forte” e<br />
organizzato.<br />
227
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
4.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />
Difficoltà di evoluzione del sistema professionale<br />
Nel caso italiano sono presenti tutte le grandi tendenze<br />
strutturali presenti negli altri paesi sv<strong>il</strong>uppati. Esse si trovano nei<br />
punti principali emersi dall’analisi. In particolare esse sono:<br />
- la crescita numerica di tutte le <strong>professioni</strong> (regolate e non<br />
regolate) come una <strong>delle</strong> componenti più dinamiche del terziario<br />
- la diffusione del “modello professionale” come nuovo modo<br />
di organizzare <strong>il</strong> lavoro specializzato<br />
- la crescita della presenza di donne <strong>professioni</strong>ste<br />
- l’aff<strong>il</strong>iazione ad associazioni internazionale<br />
- ma anche la crisi del prestigio della professione, la esplosione<br />
<strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> non regolate, la resistenza degli<br />
ordini verso un eccesso di liberalizzazione etc.<br />
Anche <strong>il</strong> dibattito degli ultimi anni in Italia si è caratterizzato,<br />
come negli altri paesi, per tesi “forti” e spesso contrapposte<br />
Le contrapposizioni sono molteplici ma si possono individuare<br />
due assi principali: quella pro e contro la liberalizzazione degli<br />
ordini, di cui abbiamo riferito sopra, e quella che oppone i sostenitori<br />
della professionalizzazione a quelli della precarizzazione.<br />
Questo secondo asse di contrapposizione è stato introdotto<br />
descrivendo le fasce più deboli e “precarie” dei giovani <strong>professioni</strong>sti,<br />
operanti sia negli studi professionali sia nelle nuove<br />
<strong>professioni</strong> (cfr. Bologna 2011; Prandstaller, 2011; Malatesta,<br />
2006).<br />
Tuttavia <strong>il</strong> caso italiano è un caso dove con difficoltà si riesce<br />
ad attuare modifiche normative e hanno talora più fac<strong>il</strong>e diffusione<br />
le modifiche indotte dall’autonomo sv<strong>il</strong>uppo del sistema<br />
228
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
socio economico. In questo senso si può forse dire che <strong>il</strong> caso italiano<br />
è una sorta di caso “bloccato”. L’unica eccezione sono<br />
forse i provvedimenti sul numero chiuso universitario, in particolare<br />
<strong>il</strong> numero chiuso per le iscrizioni alla facoltà di medicina,<br />
che unitamente alla crescita della spesa sanitaria italiana sembrano<br />
aver messo al riparo le <strong>professioni</strong> sanitarie sia dalla crisi<br />
economica sia dalle critiche dei liberalizzatori (Festi e Malatesta,<br />
2011).<br />
In sostanza, dopo un lungo decennio di discussioni e trattative<br />
e dopo molte proposte di legge, non si è ancora riusciti a<br />
trovare una sintesi e a tradurre <strong>il</strong> dibattito in interventi di riforma<br />
paragonab<strong>il</strong>i a quello avvenuto nel Regno Unito o in Francia.<br />
Le stesse direttive comunitarie sul tema, in particolare la<br />
cosiddetta direttiva “qualifiche” (2005/36/Ce) e la successiva direttiva<br />
(cosiddetta “ex-Bolkestein”) (2006/123/Ce), sono state<br />
introdotte con lentezza nella nostra legislazione. Inoltre l’unico<br />
tentativo di riforma legislativa, <strong>il</strong> decreto Bersani, approvato dal<br />
governo di centro-sinistra di Prodi nel 2006, è stata oggetto di<br />
modifiche sia nella fase di traduzione in legge, sia nella fase applicativa<br />
in due punti qualificanti, quello della abolizione <strong>delle</strong><br />
tariffe minime e quello <strong>delle</strong> società multidisciplinari.<br />
Anche <strong>il</strong> governo Berlusconi, di centro-destra, ha tentato a<br />
più riprese un dialogo e ha messo in cantiere varie iniziative legislative<br />
col ministro Alfano. Ad oggi, <strong>il</strong> governo tecnico guidato<br />
da Mario Monti che ha sostituito <strong>il</strong> precedente è impegnato<br />
nella revisione degli interventi in materia. Nei documenti del<br />
governo e nelle manovre straordinarie, effettuate nell’estate<br />
2011, la liberalizzazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> e dei servizi professionali,<br />
e in particolare la questione <strong>delle</strong> tariffe minime, compare<br />
quasi sempre come uno degli elementi essenziali per “r<strong>il</strong>an-<br />
229
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ciare la crescita”; ma è diffic<strong>il</strong>e ad oggi dire quale sarà l’esito<br />
legislativo di questi impegni.<br />
In Italia dunque le ipotesi di riforma sono ancora in discussione<br />
e forse gli unici veri cambiamenti intervenuti sono da un<br />
lato la crescita enorme del numero dei <strong>professioni</strong>sti, e in particolare<br />
<strong>delle</strong> donne, e dall’altro la creazione di nuove forti realtà<br />
associative dei <strong>professioni</strong>sti. Tra esse spiccano, oltre alle associazioni<br />
volontarie <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong>, le associazioni ombrello<br />
di 2° livello che rappresentato molte altre associazioni.<br />
Tra esse le più importanti sono Conf<strong>professioni</strong> e Colap.<br />
Il dualismo italiano e le esigenze di cambiamento: possib<strong>il</strong>e<br />
ruolo di Conf<strong>professioni</strong><br />
Come descritto sopra, <strong>il</strong> sistema italiano è caratterizzato da<br />
un forte dualismo tra le <strong>professioni</strong> regolate e “protette” dagli<br />
ordini professionali (un mondo di circa 2 m<strong>il</strong>ioni di lavoratori) e<br />
le <strong>professioni</strong> non regolate per le quali non è ancora prevista una<br />
forma di riconoscimento legale e di controllo né sulle associazioni<br />
né sui requisiti di qualità (un mondo di circa 3 m<strong>il</strong>ioni di<br />
persone).<br />
Il dualismo produce spinte contraddittorie nel sistema e induce<br />
comportamenti contrastanti nei gruppi sociali, negli stakeholder<br />
e nelle associazioni.<br />
Da un lato tra i nuovi <strong>professioni</strong>sti vi è stata una forte spinta<br />
alla richiesta di nuovi ordini o altri strumenti per avere protezione<br />
e tutela. La richiesta di protezione è stata indirizzata soprattutto<br />
alla creazione di albi per mettere al riparo la professione<br />
dalla concorrenza di <strong>professioni</strong>sti che non hanno i requisiti<br />
per esercitarla (titolo di studio o titoli di pratica) e alla proposta<br />
di costituzione di casse autonome di previdenza che contemplino<br />
un regime di prelievo inferiore a quello previsto dall’Inps.<br />
230
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
Questa pressione si è scontrata nell’ultimo decennio contro le<br />
politiche di parziale liberalizzazione del mercato dei servizi professionali<br />
attuate in particolare con la legge Bersani. Gli interventi<br />
governativi in genere però hanno avuto risultati molto modesti<br />
nel riformare gli ordini ma in compenso hanno del tutto<br />
bloccato le attese di riconoscimento di molte nuove <strong>professioni</strong>.<br />
Dall’altro lato, tra le <strong>professioni</strong> ordinistiche, si è verificato<br />
un generale “rinserrarsi dei ranghi” che ha condotto sia a pressioni<br />
per la reintroduzione <strong>delle</strong> tariffe minime e <strong>delle</strong> limitazioni<br />
della libertà di pubblicità sia in qualche caso (in particolare<br />
per le <strong>professioni</strong> legali) all’intensificarsi di azioni finalizzate alla<br />
“chiusura degli ingressi” come accaduto nel decennio scorso<br />
per i medici (numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie,<br />
forte selezione negli esami di stato, nessun compenso per <strong>il</strong><br />
praticantato). Queste tensioni contrapposte hanno diviso <strong>il</strong> mondo<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> tradizionali da quelle nuove.<br />
Come si è detto <strong>il</strong> dibattito in corso sembra arrivato a una<br />
situazione di “blocco” e non è detto che <strong>il</strong> posizionamento della<br />
liberalizzazione tra gli interventi urgenti da attuare concordati<br />
con l’Europa, riesca a fac<strong>il</strong>itare la soluzione di tutti i nodi in discussione.<br />
Certo l’idea guida che sta alla base <strong>delle</strong> richieste europee,<br />
della professione come impresa, implicherebbe una profonda<br />
revisione del ruolo degli ordini nel sistema italiano, ma ci<br />
sono molti e diversi interventi possib<strong>il</strong>i, come ha dimostrato anche<br />
l’attuazione del decreto Bersani.<br />
Inoltre la crisi attuale sembra avere colpito diversamente le<br />
varie <strong>professioni</strong>. Quelle sanitarie sembrano abbastanza al riparo<br />
dalla crisi, mentre gli avvocati devono fronteggiare la concorrenza<br />
dei nuovi grandi studi anglosassoni e americani e la situazione<br />
degli architetti sembra “ancor più allarmante” perché ope-<br />
231
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
rano in una situazione di frammentazione e di debolezza ancora<br />
più elevata (Festi e Malatesta, 2011).<br />
Per rispondere alle esigenze di superamento del dualismo e<br />
<strong>delle</strong> contrapposizioni, recentemente è stata elaborata una ipotesi<br />
di riforma parziale degli ordini, centrata su una possib<strong>il</strong>e variazione<br />
della loro natura di “ente pubblico” e sulle attività che<br />
ne conseguono. Una riforma “intermedia” potrebbe infatti modificare<br />
<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o istituzionale degli ordini, accentuandone <strong>il</strong> ruolo<br />
nella tutela dell’interesse del pubblico. Questo obiettivo potrebbe<br />
realizzarsi attraverso <strong>il</strong> consolidamento <strong>delle</strong> loro competenze<br />
nel controllo della qualificazione dei propri membri, nel far rispettare<br />
l’obbligo alla formazione continua, nell’ispezione sulle<br />
attività dei <strong>professioni</strong>sti, nel permettere ai <strong>professioni</strong>sti di farsi<br />
pubblicità, nella liberalizzazione <strong>delle</strong> tariffe, nel consentire ai<br />
<strong>professioni</strong>sti di costituire società multidisciplinari. L’obiettivo<br />
prioritario sarebbe infatti quello di ridurre <strong>il</strong> gap informativo che<br />
caratterizza <strong>il</strong> rapporto cliente-<strong>professioni</strong>sta. Secondo alcuni<br />
studiosi, per ottenere questo risultato bisognerebbe «sostituire<br />
l’attuale forma giuridica pubblicistica dell’ordine con una forma<br />
mista pubblico-privato, che la differenzi dalla figura di mera<br />
corporazione etc., per mirare non soltanto alla tutela del <strong>professioni</strong>sta<br />
ma bensì anche e soprattutto a quella del consumatore»<br />
(Golino, 2010). A parere di molti studiosi (Cassese, 1999), la riforma<br />
dovrà anche riguardare la possib<strong>il</strong>ità di esercizio della<br />
professione in forma societaria, prendendo spunto dalla legge<br />
francese del 1990.<br />
Infine per quanto riguarda le <strong>professioni</strong> non regolamentate,<br />
<strong>il</strong> dibattito sembra indirizzarsi verso un modello già presente in<br />
altri paesi europei, e in particolare nel mondo anglosassone e in<br />
Francia. Questo modello prevede che associazioni private e libe-<br />
232
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
re dei <strong>professioni</strong>sti, si facciano carico sia del presidio della qualificazione<br />
professionale, attraverso titoli di studio e/o di pratica,<br />
e sia del controllo di qualità <strong>delle</strong> prestazioni professionali attraverso<br />
l’adozione di codici deontologici e della certificazione di<br />
qualità gestiti con i criteri ormai molto diffusi nel sistema <strong>delle</strong><br />
imprese. Sulla validità di questa ipotesi basata sul “riconoscimento<br />
del titolo separato dall’attività, secondo <strong>il</strong> modello inglese”,<br />
si era già espresso qualche anno fa anche Cassese (1999), al<br />
termine di un importante studio comparato sulle <strong>professioni</strong> in<br />
Europa.<br />
I passaggi necessari per avviare questo intervento di qualificazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate sarebbero sostanzialmente<br />
i seguenti:<br />
- riconoscimento e regolamentazione <strong>delle</strong> libere associazioni<br />
professionali, in base a procedure di classificazione definite<br />
da qualche ente (Istat, Cnel etc.)<br />
- attuazione dei principi comunitari relativi alla concorrenza e<br />
alla libera circolazione dei <strong>professioni</strong>sti con definizione da<br />
parte <strong>delle</strong> associazioni di codici di condotta e di deontologia<br />
<strong>delle</strong> singole <strong>professioni</strong><br />
- accesso alla libera professione da parte di tutti i soggetti che<br />
lo richiedono e che abbiano i requisiti di formazione e certificazione<br />
di qualità del servizio. Inoltre devono avere stipulato<br />
una polizza assicurativa per coprire i rischi derivanti<br />
dall’attività professionale<br />
- verifica periodica dei requisiti professionali e di qualità da<br />
parte di agenzie terze, certificate a livello nazionale o internazionale.<br />
233
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In sintesi, nel caso italiano la difficoltà principale sembra<br />
essere non tanto nell’individuare gli interventi di riforma da effettuare<br />
( che sono ampiamente discussi e noti), quanto piuttosto<br />
nel trovare un punto di equ<strong>il</strong>ibrio tra le diverse spinte e i diversi<br />
stakeholder (normatori, clienti, <strong>professioni</strong>sti, sistema economico<br />
etc.). Proprio su questo punto di equ<strong>il</strong>ibrio i diversi governi<br />
degli ultimi anni sembrano essere caduti in difficoltà forse nella<br />
ricerca più di compromessi che di equ<strong>il</strong>ibri.<br />
Come per altri settori, nel caso italiano si apre, a nostro avviso,<br />
un ampio ruolo per le rappresentanze di secondo livello<br />
come Conf<strong>professioni</strong>. Queste associazioni, a differenza degli<br />
Ordini e <strong>delle</strong> associazioni di primo livello, potrebbero essere<br />
molto più efficaci nel ricercare questo punto di equ<strong>il</strong>ibrio. Infatti<br />
per cercare un punto di equ<strong>il</strong>ibrio è necessario disporre di una<br />
più ampia visione di assieme, una prospettiva di più lungo periodo<br />
e una conoscenza approfondita e integrata <strong>delle</strong> realtà produttive<br />
professionali. Si tratta di capacità gestionali più disponib<strong>il</strong>i<br />
in associazioni di secondo livello che negli ordini.<br />
In questa prospettiva, a differenza di quanto accaduto di recente,<br />
gli interlocutori del governo dovrebbero essere associazioni<br />
come Conf<strong>professioni</strong> piuttosto che gli ordini. È infatti più<br />
probab<strong>il</strong>e che queste associazioni di 2 ° livello siano più capaci<br />
di esprimere una rappresentanza adeguata al livello della complessità<br />
dei problemi e <strong>delle</strong> tensioni accumulate nel tempo.<br />
Se <strong>il</strong> governo scegliesse come interlocutori le associazioni<br />
di secondo livello non solo ridurrebbe <strong>il</strong> numero di partecipanti<br />
ai tavoli negoziali ma troverebbe interlocutori all’altezza dei<br />
problemi che richiedono attori adeguati al ruolo e procedure negoziali<br />
efficaci basate sull’interesse generale.<br />
234
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
4.7. Approfondimenti su alcune <strong>professioni</strong><br />
Le <strong>professioni</strong> legali<br />
- Attività. In Italia esiste la figura dell’avvocato e quella del<br />
praticante legale. L’avvocato svolge attività giudiziali e stragiudiziali.<br />
Per quanto riguarda <strong>il</strong> diritto societario, fiscale<br />
etc., vi è una sovrapposizione dei confini tra attività dei legali<br />
e dei commercialisti.<br />
- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />
Gli avvocati sono rappresentati dall’ordine nazionale forense<br />
(costituito nel 1933 da una legge dello stato), organizzato<br />
su base locale (provinciale). L’iscrizione all’albo è obbligatoria<br />
per l’esercizio della professione. Compiti<br />
-<br />
dell’ordine solo la tenuta dell’albo, regolare e disciplinare la<br />
condotta dei <strong>professioni</strong>sti, partecipare agli esami di selezione<br />
per l’ab<strong>il</strong>itazione, organizzare la formazione professionale.<br />
Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Oltre 200 m<strong>il</strong>a. In media, in Italia ci<br />
sono 3,4 avvocati ogni m<strong>il</strong>le abitanti (più o meno come nel<br />
resto d’Europa, tranne in Francia).<br />
- Regolazione e tipo di protezione. Sia le attività giudiziali che<br />
quelle stragiudiziali sono riservate in esclusiva agli avvocati<br />
iscritti all’ordine. Nella proposta di riforma in corso, viene<br />
ribadita l’esclusività anche per le attività di consulenza (recentemente<br />
c’erano state sentenze della Cassazione contrarie).<br />
- Requisiti di accesso. Devono essere laureati in giurisprudenza<br />
(5 anni), avere fatto 24 mesi di praticantato e l’esame di<br />
stato per l’ab<strong>il</strong>itazione, di solito molto selettivo. Per limitare<br />
gli accessi, l’ordine propone <strong>il</strong> numero chiuso all’università.<br />
235
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
È obbligatoria la formazione continua, certificata<br />
dall’ordine.<br />
- Tariffe e pubblicità. Con la legge Bersani, è stata abolita<br />
l’inderogab<strong>il</strong>ità <strong>delle</strong> tariffe minime ma di fatto sono ancora<br />
in vigore e c’è pressione da parte dell’ordine per ripristinarle.<br />
È stata introdotta la possib<strong>il</strong>ità di pubblicità, con alcuni<br />
vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione. Libera professione esercitata<br />
individualmente o in partnership (associazione in<br />
partecipazione). Le società di persone sono ammesse dopo la<br />
riforma Bersani, purché l’oggetto sociale sia esclusivo e <strong>il</strong><br />
medesimo <strong>professioni</strong>sta non partecipi a più società. Il <strong>professioni</strong>sta<br />
legale non associato non può essere subordinato<br />
ma deve necessariamente essere lavoratore indipendente a<br />
partita Iva.<br />
Professioni sanitarie: dentisti e veterinari<br />
Dentisti<br />
- Attività. La figura dell’odontoiatra viene classificata<br />
all’interno dell’ordine dei medici e l’attività di dentista è<br />
quindi una attività riservata.<br />
- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />
I dentisti sono rappresentati sia dall’ordine dei medici e<br />
odontoiatri sia da varie associazioni professionali a iscrizione<br />
volontaria. L’Andi (Associazione nazionale dentisti<br />
italiani) fondata nel 1946 è <strong>il</strong> sindacato di categoria più rappresentativo.<br />
Accoglie 21 m<strong>il</strong>a associati e svolge, oltre ad attività<br />
sindacali, anche attività culturali e scientifiche. Come<br />
sindacato nazionale di categoria l’Andi assume la rappresentanza<br />
della categoria a tutti gli effetti di fronte alle autorità<br />
236
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
pubbliche a livello provinciale, regionale e nazionale con le<br />
quali può intrattenere rapporti e partecipa alla trattativa e alla<br />
stipula degli accordi che interessano la categoria.<br />
-<br />
L’associazione gestisce <strong>il</strong> fondo previdenziale e attraverso<br />
l’Agenzia Promoass stipula per conto degli associati le polizze<br />
assicurative.<br />
Un altro sindacato di categoria è l’Aio (Associazione italiana<br />
odontoiatri) fondato nel 1984 e meno rappresentativo del<br />
precedente. Anche l’Aio promuove la difesa previdenziale e<br />
assistenziale della categoria e partecipa alle trattative per i<br />
contratti.<br />
Altri sindacati di categoria di minore importanza e legati a<br />
particolari specializzazioni sono ad esempio: Suso (Sindacato<br />
unitario specialisti in ortognatodonzia) e Asio (Associazione<br />
specialisti italiani in ortognatodonzia).<br />
Esistono infine numerose associazioni di categoria a scopo<br />
di studio, divulgazione, approfondimento scientifico e formazione.<br />
L’Aio ne enumera, circa 45.<br />
Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Secondo i dati del servizio studi Andi<br />
(Associazione nazionale dentisti italiani), i medici dentisti<br />
nel 2010 sarebbero 54.110. Erano 51.975 nel 2006 e 22.065<br />
nel 1991. L’ultimo censimento realizzato dalla Fnomeo (Federazione<br />
nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri)<br />
nel 2003 aveva contato un dentista per ogni 1.115<br />
abitanti. Si tratterebbe di una situazione anomala rispetto agli<br />
standard internazionali (2 m<strong>il</strong>a abitanti per un dentista) e<br />
quasi unica in campo internazionale.<br />
- Requisiti di accesso. Per diventare odontoiatri si deve conseguire<br />
la laurea in medicina odontoiatrica alla quale si accede<br />
dopo un test d’ingresso. I primi due anni sono sim<strong>il</strong>i a quelli<br />
237
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
di medicina. Al terzo anno iniziano i tirocini e si studiano le<br />
materie specifiche. Attualmente la durata del corso è di 6<br />
anni (sino a qualche anno fa era di cinque). Dopo <strong>il</strong> conseguimento<br />
della laurea si deve passare un esame di ab<strong>il</strong>itazione<br />
dopo <strong>il</strong> quale si può iscriversi all’ordine.<br />
- Forme di esercizio della professione. Nel 2005 lo studio di<br />
settore del ministero dell’Economia e dell’Andi, ha concentrato<br />
34.238 studi professionali raggruppati in questo modo a<br />
seconda <strong>delle</strong> dimensioni: studi di media e grande dimensione<br />
con personale non dipendente 5,5%; studi di piccola dimensione<br />
57,7%; studi di grande dimensione 3,3%;studi<br />
specializzati in protesi 3,8%; studi specializzati in paradontologia<br />
e implantologia 12,4%; studi di media dimensione<br />
17,4%. Il numero molto elevato dei <strong>professioni</strong>sti in concorrenza<br />
tra loro unito alla dimensione piccole degli studi ha<br />
fatto parlare spesso di crisi della professione, crisi che si sarebbe<br />
acuita negli ultimi anni per la diminuzione dei clienti<br />
causata dalla crisi economica. Recentemente un’inchiesta<br />
dell’Andi ha accertato che nel corso del 2010 <strong>il</strong> numero degli<br />
accessi è diminuito del 40% rispetto all'anno precedente e<br />
che circa <strong>il</strong> 30% dei dentisti si chiede se continuare ad esercitare<br />
la professione.<br />
Veterinari<br />
- Attività. I veterinari appartengono all’ordine provinciale che<br />
è associato all’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari<br />
italiani).<br />
- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />
I veterinari sono rappresentati dall’ordine e da altre associazioni<br />
di libera adesione. Data la biforcazione della carrie-<br />
238
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
ra come pubblici dipendenti o liberi <strong>professioni</strong>sti, anche le<br />
organizzazioni di rappresentanza sono separate: <strong>il</strong> Sivelp<br />
(Sindacato italiano veterinari liberi <strong>professioni</strong>sti) e <strong>il</strong> Sivemp<br />
(Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica).<br />
Il Sivelp nasce storicamente dalla condizione della libera<br />
professione dei veterinari condotti che erano dipendenti del<br />
servizio pubblico e che allo stesso tempo esercitavano la libera<br />
professione. Il sindacato è nato quindi dall’esigenza di<br />
separare gli interessi pubblici da quelli privati. Scopi dichiarati<br />
del sindacato sono quelli del potenziamento dei servizi ai<br />
soci, della presenza nelle sedi di programmazione centrali e<br />
periferiche, della valorizzazione della figura del veterinario<br />
libero <strong>professioni</strong>sta. L’attività prevalente del sindacato riguarda<br />
la gestione dei servizi ai soci: polizze assicurative,<br />
consulenza legale, agevolazioni per le iniziative formative.<br />
Il Sivemp è un sindacato di dipendenti del pubblico impiego<br />
e in quanto tale partecipa alle trattative per <strong>il</strong> rinnovo del<br />
contratto nazionale di lavoro e alla negoziazione periferica. I<br />
suoi scopi sono: la tutela sindacale sul piano morale, formativo,<br />
professionale, giuridico ed economico; la promozione e<br />
l’aggiornamento scientifico, tecnico, organizzativo e gestionale;<br />
la consulenza in materia di tutela assistenziale, previdenziale,<br />
e pensionistica. Nel 2008, <strong>il</strong> Sivelp assieme allo<br />
Smi (Sindacato medici italiani) ha dato vita al Fvm (Federazione<br />
veterinari e medici) unificando quindi due organismi<br />
di rappresentanza. Alla Fvm possono aderire medici chirurghi,<br />
odontoiatri e medici veterinari dipendenti inquadrati negli<br />
enti compresi nell’area negoziale IV della dirigenza medica<br />
e veterinaria del servizio sanitario nazionale.<br />
239
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Ad affiancare i sindacati di categoria, vi sono numerose associazioni<br />
tra cui l’Anmvi (Associazione nazionale medici<br />
veterinari italiani) che è una federazione di associazioni professionali<br />
veterinarie nata nel 1999 con l’obiettivo statutario<br />
di avviare progetti di riqualificazione e tutela della professione<br />
veterinaria.<br />
Un elenco della Società italiana di medicina veterinaria preventiva<br />
enumera 15 associazioni professionali, 24 associazioni<br />
scientifiche e culturali, 3 enti o fondazioni.<br />
I sindacati italiani aderiscono a diverse associazioni internazionali.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. I veterinari sono 27 m<strong>il</strong>a. In maggioranza<br />
sono liberi <strong>professioni</strong>sti mentre una minoranza è impiegata<br />
nelle asl o nelle industrie private. Il numero è andato<br />
aumentando negli ultimi anni più che negli altri paesi europei.<br />
In Francia, paese che possiede un patrimonio zootecnico<br />
maggiore del nostro, i veterinari pubblici dipendenti sono<br />
700 mentre in Italia sono 7 m<strong>il</strong>a. Una recente inchiesta<br />
dell’Anmvi ha accertato che dopo cinque anni dalla laurea <strong>il</strong><br />
14% dei veterinari è ancora alla ricerca di un posto di lavoro<br />
mentre la maggior parte degli altri è in condizioni di sottooccupazione<br />
o di precariato.<br />
- Requisiti di accesso. Per diventare veterinario è necessaria la<br />
laurea in medicina veterinaria <strong>il</strong> cui corso dura cinque anni e<br />
alla quale si accede dopo aver superato <strong>il</strong> test d’ingresso.<br />
Dopo la laurea si deve svolgere un tirocinio presso un <strong>professioni</strong>sta<br />
o una struttura pubblica che consente di sostenere<br />
l’esame di stato per l’ab<strong>il</strong>itazione alla professione superato <strong>il</strong><br />
quale è possib<strong>il</strong>e iscriversi all’ordine dei veterinari. Nel settore<br />
pubblico <strong>il</strong> veterinario può essere impiegato presso una<br />
240
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
asl dove la carriera è strutturata su tre livelli: veterinario coordinatore,<br />
collaboratore, dirigente responsab<strong>il</strong>e. Ai primi<br />
due livelli si può accedere tramite concorso pubblico e al<br />
terzo dopo aver ricoperto almeno per cinque anni le cariche<br />
ai due primi livelli.<br />
Il libero <strong>professioni</strong>sta può scegliere di occuparsi di animali<br />
da reddito o di compagnia. Il mercato offre infine la possib<strong>il</strong>ità<br />
di impiego nelle industrie di trasformazione e conservazione<br />
di prodotti di origine animale, nel settore dell’acquacultura<br />
e negli allevamenti dove <strong>il</strong> <strong>professioni</strong>sta può<br />
assumere una funzione manageriale.<br />
Professioni non regolate<br />
Professioni della consulenza di direzione (management<br />
consulting)<br />
- Attività. I consulenti di direzione (management consultants)<br />
operano come consulenti per le aziende private e enti pubblici.<br />
I servizi di consulenza sono molto vari, dalla consulenza<br />
strategica al change-management, al coaching individuale,<br />
alla consulenza specialistica in campi molto diversi. Il<br />
settore comprende <strong>professioni</strong>sti e aziende.<br />
Il settore in Italia pesa solo lo 0,25% sul P<strong>il</strong> (Feaco, 2010).<br />
- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza.<br />
Il mercato della rappresentanza è aperto. Non esiste un<br />
ordine ma diverse associazioni di consulenti.<br />
Assoconsult è una associazione di imprese che aderisce a<br />
Confindustria. Costituita nel 1997, attualmente consta di 270<br />
imprese piccole, medie e grandi (tra cui le imprese di consulenza<br />
più significative del settore) rappresentando un giro<br />
d’affari complessivo di circa 2,4 m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />
241
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
L’associazione, nella quale sono confluite aziende precedentemente<br />
appartenenti ad Assco, Aicod, Con.certi, Assores,<br />
aderisce alla Federazione europea <strong>delle</strong> associazioni di management<br />
consulting. In quanto associazione di categoria<br />
fornisce servizi alle imprese associate.<br />
Apco (Associazione professionale italiana dei consulenti di<br />
direzione e organizzazione), costituita nel 1968, è invece la<br />
più vecchia e ampia associazione di <strong>professioni</strong>sti della consulenza.<br />
Apco riunisce e certifica coloro che in Italia svolgono<br />
professionalmente attività di consulenza organizzativa<br />
e direzionale sia individualmente, sia come associati, partner<br />
o dipendenti di società di consulenza. Apco è membro<br />
dell’Icmci (International counc<strong>il</strong> of management consulting<br />
institutes) l’organismo che riunisce le associazioni professionali<br />
nazionali. Organizza anche servizi di interesse della<br />
comunità professionale (fiscali, contributivi, training).<br />
Federprofessional è invece una associazione nata più recentemente,<br />
nel 2001, mirata a dare una “casa comune” a tutti i<br />
lavoratori autonomi, “tanto che siano già inquadrati in organizzazioni,<br />
albi od elenchi regolamentati, quanto che non lo<br />
siano, come è per i cosiddetti “atipici”, “lavoratori a progetto”<br />
o sim<strong>il</strong>i lavoratori autonomi”. Ha sottoscritto un patto associativo<br />
con Federmanager, mirato soprattutto a fornire<br />
servizi ai <strong>professioni</strong>sti.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. È diffic<strong>il</strong>e calcolare o stimare <strong>il</strong> numero<br />
dei <strong>professioni</strong>sti di direzione come categoria di impiego.<br />
Le aziende associate Assoconsult attualmente sembrano<br />
essere 276.<br />
- Regolazione e tipo di protezione (titolo/monopolio attività).<br />
Non esistono vincoli all’esercizio alla professione di consu-<br />
242
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
lente. L’associazione dei <strong>professioni</strong>sti Apco si è data,<br />
sul modello inglese, forme di autoregolazione a tutela sia del<br />
mercato, sia dell’immagine della professione, attraverso <strong>il</strong><br />
controllo del rispetto di un codice di etica professionale e attraverso<br />
l’adozione di un modello di accreditamento (certified<br />
management consultant), adottato anche dagli altri Institutes<br />
aff<strong>il</strong>iati all’Icmci che uniscono e rappresentano i consulenti<br />
di management all’estero.<br />
Anche Assoconsult impone un codice di condotta alla aziende<br />
aderenti, come forma di accreditamento rispetto alla qualità.<br />
- Requisiti di accesso. Non esistono vincoli all’ammissione alla<br />
professione. Per essere ammessi ad Apco bisogna possedere<br />
requisiti minimi di esperienza e di continuità nella professione.<br />
- Tariffe e pubblicità. Non ci sono vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione. La professione è esercitata<br />
sia attraverso medio-grandi società di capitali (spesso<br />
multinazionali estere), sia attraverso società di persone, sia –<br />
e forse soprattutto – da <strong>professioni</strong>sti singoli.<br />
Professioni del benessere: fitness e sport<br />
Fitness<br />
- Attività e rappresentanza. Al 2009, gli operatori del fitness<br />
sono oltre 21 m<strong>il</strong>a e operano in più di 7 m<strong>il</strong>a palestre e circa<br />
6.200 centri per <strong>il</strong> benessere concentrati per <strong>il</strong> 62% al Nord,<br />
22% al Centro e <strong>il</strong> 16% al Sud. Le principali catene di fitness<br />
sono internazionali (Caroly Health Club, Curves, Dalblù,<br />
Fitness first, GetFit, Tonic). “Sportsman” è la prima catena<br />
nata in Italia è ha una diffusione molto limitata.<br />
243
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Le competenze che possono essere impiegate in un centro<br />
benessere possono essere: gestore dell’impianto (coordina<br />
uno staff e si occupa di tutti gli adempimenti fiscali e amministrativi),<br />
istruttore di aerobica e fitness, operatore in tecniche<br />
a mediazione corporea o naturale (massaggio, drenaggio,<br />
riequ<strong>il</strong>ibrio posturale etc.), estetisti, medici e dietologi, esperti<br />
di cure termali. I percorsi formativi sono quindi molto<br />
differenziati. Per accedere al lavoro in un centro di fitness si<br />
può aver conseguito una laurea in scienze motorie (Università<br />
di Torino) o uno dei molti corsi professionali organizzati<br />
da diverse associazioni di fitness.<br />
La quasi totalità degli operatori è remunerata anche se con<br />
forme molto variab<strong>il</strong>i di rapporto di lavoro (collaborazione<br />
saltuaria, coordinata continuativa, lavoro interinale).<br />
Le principali associazioni del settore: Federazione italiana<br />
aerobica e fitness; Federazione italiana fitness; Associazione<br />
fitwork; Associazione italiana personal trainer.<br />
Sport<br />
- Attività e rappresentanza. Il settore dello sport è composto<br />
da circa 70 m<strong>il</strong>a società sportive che operano per la più parte<br />
con budget ridottissimi. Gi addetti retribuiti in varia forma<br />
sono circa 50 m<strong>il</strong>a, ma oltre agli operatori si conta un numero<br />
elevato di volontari (circa 500 m<strong>il</strong>a).<br />
Le <strong>professioni</strong> dello sport rientrano quasi sempre nell’ambito<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non regolamentate con la sola eccezione<br />
dei maestri da sci e <strong>delle</strong> guide alpine (legge 81/91 e legge<br />
6/89).<br />
244
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei esistono<br />
quattro agenzie di base per la formazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
nello sport:<br />
› gli Isef (fino al 2002) e poi le università<br />
› le organizzazioni sportive collegate al Coni (federazioni<br />
o associazioni di settore)<br />
› gli enti locali<br />
› le organizzazioni professionali (Coscuma o associazioni<br />
di settore).<br />
- Per fare fronte alla frammentarietà <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong><br />
legate allo sport dall’apr<strong>il</strong>e del 2002 è in vigore <strong>il</strong> Piano nazionale<br />
di formazione dei quadri sportivi valido per tutte le<br />
federazioni sportive nazionali (Fsn). Il sistema definisce cinque<br />
livelli di formazione di cui quattro in ambito Fsn-Coni e<br />
<strong>il</strong> quinto in ambito universitario:<br />
› <strong>il</strong> primo livello serve all’introduzione nella carriera dei<br />
principianti in qualità di tirocinanti<br />
› <strong>il</strong> secondo livello rappresenta la prima qualifica tecnico<br />
operativa a cui si può accedere dopo aver svolto <strong>il</strong> primo<br />
livello<br />
› <strong>il</strong> terzo livello è quello che conduce alla formazione di<br />
un allenatore/tecnico<br />
› <strong>il</strong> quarto livello è un vero e proprio livello di specializzazione<br />
per i tecnici destinati a lavorare con responsab<strong>il</strong>ità<br />
in team nazionali<br />
› <strong>il</strong> quinto livello è gestito dalle università nell’ambito<br />
dei protocolli sv<strong>il</strong>uppati con Coni e le Fsn.<br />
Le figure professionali nel settore sportivo sono le seguenti:<br />
atleti <strong>professioni</strong>sti, arbitri e ufficiali di gara, allenatori, animatori<br />
sportivi. La differenza tra le ultime due categorie non è<br />
245
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sempre chiara perché molti tendono ad esercitarle contemporaneamente.<br />
Sulla base di alcune stime è possib<strong>il</strong>e anche affermare che <strong>il</strong><br />
lavoro dipendente pesa nel settore per circa <strong>il</strong> 45 % e quello autonomo<br />
per <strong>il</strong> 55%. La quota di lavoro femmin<strong>il</strong>e è attorno al<br />
25%.<br />
Per accedere ad una occupazione nel settore si può conseguire<br />
la laurea in scienze motorie che offre come prospettive occupazionali:<br />
insegnamento e management, lavoro nel settore<br />
dell’abbigliamento sportivo e consulenza presso gli assessorati.<br />
Inoltre da oltre trenta anni opera la scuola del Coni che ha <strong>il</strong><br />
compito di sv<strong>il</strong>uppare attività e competenze nel campo della<br />
formazione specialistica sportiva attraverso corsi di formazione,<br />
aggiornamento e specializzazione.<br />
Accanto a questo primo spaccato del mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
dello sport è possib<strong>il</strong>e inserire tendenze e sv<strong>il</strong>uppi di recente<br />
formazione come le nuove specialità legate al turismo sportivo<br />
e al management sportivo.<br />
Manca ancora del tutto in Italia nei settori del fitness e dello<br />
sport una significativa presenza <strong>delle</strong> parti sociali (datori di lavoro<br />
e associazioni professionali) nella definizione e riconoscimento<br />
<strong>delle</strong> qualifiche professionali, a differenza di quanto avviene<br />
in altri paesi europei soprattutto in Francia, Svezia, Olanda,<br />
paesi in cui non solo i trattamenti retributivi ma anche gli aspetti<br />
legati alla formazione degli operatori vengono presi in<br />
considerazione nell’ambito della contrattazione collettiva.<br />
Designer e moda<br />
Con <strong>il</strong> termine designer (in inglese “progettista”) si indica<br />
una figura professionale che si occupa della progettazione di<br />
246
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
moltissimi tipi di artefatti. Il mondo del design e quello della<br />
moda sono contigui poiché le scuole di formazione degli st<strong>il</strong>isti<br />
di moda spesso sono le stesse dei designer industriali. Successivamente<br />
i due ambiti professionali si diversificano e si frammentano<br />
in molte specializzazioni.<br />
I designer<br />
In Italia sono presenti nelle università corsi di laurea che<br />
conferiscono <strong>il</strong> titolo di dottore in disegno industriale, inoltre esistono<br />
numerose scuole private che formano designer nelle diverse<br />
branche. Vi è tuttavia un problema relativo al titolo professionale.<br />
Si possono avvalere del titolo di “dottori in design” i<br />
laureati presso le università pubbliche (come <strong>il</strong> Politecnico di<br />
M<strong>il</strong>ano che organizza corsi triennali e quinquennali, l’università<br />
di Torino, lo Iuav di Venezia, la facoltà di architettura di Aversa,<br />
l’università di Ascoli Piceno, la facoltà di Ingegneria di Brescia,<br />
l’università di Palermo). In parecchie università private sono<br />
sorti negli ultimi anni corsi di design ma ai loro diplomati è<br />
stato negato <strong>il</strong> titolo di dottore. L’equipollenza con <strong>il</strong> titolo accademico<br />
non è stata ammessa perché le università private adattano<br />
le materie alle esigenze espresse dal mercato locale cosa<br />
che non può avvenire nelle università pubbliche che devono<br />
mantenere nel tempo un costante standard formativo. Oltre alle<br />
università pubbliche o private vi sono molte scuole private che<br />
organizzano corsi o master di durata molto diversa (ad esempio,<br />
l’Istituto Callegari di M<strong>il</strong>ano offre corsi di 160 o di 100 ore; lo<br />
Ied-Istituto europeo di design organizza corsi di due o tre anni,<br />
l’Istituto Quasar Design University di Roma offre corsi triennali<br />
post diploma per visual-graphic, arredamento e moda).<br />
247
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
La figura del designer si diversifica in molte aree di specializzazione.<br />
I due gruppi più importanti sono quello della grafica<br />
industriale e quello della grafica e comunicazione visiva. Alcune<br />
altre specializzazioni sono: designer per l’editoria, fashion<br />
designer, design per l’automob<strong>il</strong>istica, interior designer, landscape<br />
designer, webdesigner.<br />
Il designer può lavorare come singolo <strong>professioni</strong>sta o come<br />
membro di uno studio professionale operante o meno in forma<br />
associata, infine può svolgere la sua attività all'interno di una azienda.<br />
Poiché non esiste un ordine professionale dei designer<br />
l’attività di designer è libera ed è regolata solo dal rapporto tra<br />
designer e committente.<br />
Rappresentanza dei desinger. L’Adi (Associazione per <strong>il</strong> disegno<br />
industriale) è una associazione senza fini di lucro nata nel<br />
1956 che riunisce circa m<strong>il</strong>le soci distribuiti su tutto <strong>il</strong> territorio<br />
nazionale. Si tratta di progettisti, imprese, ricercatori, insegnanti,<br />
critici, giornalisti. Il suo scopo è quello di contribuire ad attuare<br />
le condizioni più favorevoli per la progettazione di beni e servizi.<br />
Interviene direttamente nella progettazione di prodotti-servizi<br />
nella comunicazione visiva, imballaggio, architettura d’interni e<br />
nella progettazione ambientale. L’associazione ha formulato un<br />
codice deontologico relativo alle norme di progettazione e comunicazione<br />
che i soci si impegnano a osservare all’atto<br />
dell’iscrizione. È membro della <strong>Consulta</strong> <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non<br />
regolamentate del Cnel. È membro fondatore dell’Icsid (International<br />
counc<strong>il</strong> of societies of industrial design) e del Beda<br />
(Bureau of european design association), inoltre è membro<br />
dell’Icograda (International counc<strong>il</strong> of graphic associations).<br />
Presiede e gestisce dal 1962 <strong>il</strong> premio Compasso d’Oro che è <strong>il</strong><br />
248
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
più antico riconoscimento nel settore, promuove ricerche sul settore<br />
e allestisce mostre tematiche.<br />
L’Aiap (Associazione italiana per la comunicazione visiva)<br />
nasce come Atap (Associazione tecnici e artisti pubblicitari) e<br />
nel 1955 assume la nuova denominazione distinguendosi dalla<br />
componente dei tecnici pubblicitari. Associa circa 800 <strong>professioni</strong>sti<br />
secondo una tipologia che distingue due aree di rappresentanza:<br />
l’area propriamente professionale (soci <strong>professioni</strong>sti<br />
senior e junior) e l’area di interesse culturale e formativo (soci<br />
studente, associato e sostenitore). Obiettivi dell’associazione sono<br />
quelli della diffusione e valorizzazione della professione. Nel<br />
1989, assieme all’Adi e a altri rappresentanti del mondo <strong>delle</strong><br />
università e <strong>delle</strong> riviste di settore, ha steso una “Carta del Progetto<br />
Grafico” in base alla quale, nel 1993, ha definito un “Codice<br />
di etica deontologica e condotta professionale”. Dal 1992<br />
l’Aiap fa parte della <strong>Consulta</strong> <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> non riconosciute<br />
del Cnel. Infine, è una <strong>delle</strong> associazioni che hanno contribuito<br />
alla fondazione dell’Icograda e con l’Adi rappresenta l’Italia nel<br />
Beda. L’Aiap è particolarmente interessata a promuovere la<br />
formazione professionale nel settore e dal 2003 è socio del consorzio<br />
Polidesign, promosso dalla facoltà di design del Politecnico<br />
di M<strong>il</strong>ano, nell’ambito del quale sono state avviate iniziative<br />
di aggiornamento professionale in un’ottica di formazione<br />
permanente.<br />
La moda<br />
Anche nella moda come nel design i tragitti formativi sono<br />
molto differenziati. Alcune università pubbliche hanno aperto<br />
corsi di laurea in moda design: Politecnico di M<strong>il</strong>ano, università<br />
di Torino. Corsi e master specifici sono organizzati anche da u-<br />
249
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
niversità private: università Iulm, università privata Marangoni<br />
di M<strong>il</strong>ano, università Bocconi M<strong>il</strong>ano con un master in fashion<br />
management (18 mesi). Infine vi sono i corsi <strong>delle</strong> scuole private<br />
o accademie: Domus Academy di M<strong>il</strong>ano (corsi post-laurea di<br />
un anno), Ied-Istituto europeo del design a M<strong>il</strong>ano e in altre città<br />
(corsi annuali e biennali etc.).<br />
Lo st<strong>il</strong>ista di moda può operare in forma autonoma (come<br />
imprenditore), come collaboratore temporaneo (con partita Iva o<br />
contratto a collaborazione) o come lavoratore dipendente in una<br />
casa di moda o in un’industria tess<strong>il</strong>e, dell’abbigliamento, del<br />
cuoio o degli accessori di moda.<br />
L'organismo di rappresentanza <strong>delle</strong> aziende di moda e degli<br />
st<strong>il</strong>isti è la Camera nazionale della moda italiana. Fondata nel<br />
1958 con sede a M<strong>il</strong>ano, la Camera è un’associazione senza<br />
scopo di lucro <strong>il</strong> cui fine è la promozione, <strong>il</strong> coordinamento del<br />
settore e la formazione dei giovani st<strong>il</strong>isti. Attualmente rappresenta<br />
200 aziende del settore. L’attività principale della camera<br />
è quella della preparazione dei grandi eventi (le sf<strong>il</strong>ate del prét-a<br />
porter a M<strong>il</strong>ano e le presentazioni della moda di sartoria a Roma),<br />
la promozione della moda italiana all’estero, i contatti con<br />
<strong>il</strong> mondo dell’editoria di moda, la rappresentanza <strong>delle</strong> aziende<br />
di moda di fronte al potere pubblico. La Camera si configura<br />
quindi più come una lobby che come un sindacato di categoria.<br />
L’altra figura professionale più diffusa nel settore della moda<br />
è quella dei modelli e mo<strong>delle</strong> che sono organizzati e governati dalle<br />
agenzie di moda con cui stipulano contratti in esclusiva per un<br />
determinato periodo di tempo. Spesso le agenzie operano nel settore<br />
della moda e allo stesso tempo in quelli della pubblicità e dello<br />
spettacolo. Accanto alla gestione dei rapporti tra mo<strong>delle</strong> e case di<br />
250
CAPITOLO IV – IL CASO ITALIANO<br />
moda o altre società, le agenzie si occupano generalmente del<br />
casting cioè della ricerca di volti nuovi e di nuovi modelli-mo<strong>delle</strong>.<br />
Le più importanti agenzie sono straniere con sede a New<br />
York, Londra, Parigi (Dna model management, Ford models,<br />
Img models, Select model management etc.).<br />
Una <strong>delle</strong> maggiori agenzie italiane è liItalian talent production.<br />
Ad un secondo livello, opera l’Ama (Associazione agenti<br />
dei modelli) che è in sostanza una associazione di agenzie.<br />
Le agenzie sono state spesso oggetto di critiche per la scarsa<br />
trasparenza dei contratti di lavoro e <strong>delle</strong> retribuzioni. Nel 2009<br />
quindi si è costituito <strong>il</strong> Simomo (Sindacato <strong>delle</strong> mo<strong>delle</strong> e dei<br />
modelli) che ha lo scopo di tutelare mo<strong>delle</strong>, modelli ma anche<br />
hostess, indossatrici-indossatori, comparse cinematografiche, attraverso<br />
<strong>il</strong> miglioramento <strong>delle</strong> loro condizioni di lavoro, la valorizzazione<br />
della immagine professionale e della dignità come<br />
persone. Il sindacato offre anche la sua consulenza legale per le<br />
cause da lavoro.<br />
L’attività formativa nel settore è prevalentemente informale;<br />
benché alcune agenzie svolgano corsi brevi di portamento per<br />
modelli e mo<strong>delle</strong>, per lo più si impara dalle più anziane o dagli<br />
stessi st<strong>il</strong>isti che fanno scuola on the job.<br />
251
CAPITOLO V<br />
IL CASO INGLESE
CAPITOLO V<br />
IL CASO INGLESE<br />
Sommario: 5.1. Introduzione - 5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
nel Regno Unito - 5.3. Le forme di impresa - 5.4. Aspetti quantitativi<br />
dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> - 5.5. Il sistema di rappresentanza -<br />
5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso - 5.7. Approfondimenti:<br />
quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e quattro nuove <strong>professioni</strong><br />
Abstract: Originariamente nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> si sono sv<strong>il</strong>uppate<br />
fuori dal sistema universitario, con percorsi paralleli di formazione<br />
professionale e praticantato gestiti all’interno <strong>delle</strong> corporazioni: nonostante<br />
la grande evoluzione avvenuta nei secoli, questa origine<br />
spiega lo scarso riferimenti ai titoli di studio che ancora caratterizza <strong>il</strong><br />
sistema professionale in questo paese. Inoltre, quello britannico è un<br />
sistema definito “liberista-pluralista” nella misura in cui non esiste<br />
una definizione legale di “libera professione”, cosa che ha consentito<br />
nel tempo <strong>il</strong> riconoscimento di fatto di moltissime occupazioni, vecchie<br />
e nuove. In effetti, i criteri di regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono<br />
molto articolati: solo alcune – medici, solicitors (la professione più<br />
diffusa nell’area legale) e architetti – sono riconosciute direttamente<br />
da una legge dello stato, la maggioranza <strong>delle</strong> altre ha una delega<br />
(royal charter) che ne autorizza l’auto-regolazione. I professional bodies<br />
– sim<strong>il</strong>i ai nostri ordini ma enti di diritto privato – sono moltissimi:<br />
270 sono listati nel sito del governo ma le associazioni professionali<br />
operanti con qualche forma di autorità sono almeno 400. nel Regno<br />
Unito più che altrove, dalla fine degli anni settanta sotto i governi<br />
conservatori ma anche in parte sotto i governi Blair, le <strong>professioni</strong> sono<br />
state riformate nel senso di una decisa liberalizzazione – con Blair<br />
anche attraverso l’introduzione di terze-parti (authorities) regolatorie<br />
– che ne ha eroso i monopoli, per mezzo dell’abbattimento <strong>delle</strong> barriere<br />
all’accesso, della fine del sistema <strong>delle</strong> tariffe minime,<br />
l’autorizzazione della pubblicità: le più colpite sono state le <strong>professioni</strong><br />
legali. I professional bodies hanno reagito investendo moltissimo<br />
nel consolidamento dell’immagine <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (attraverso un<br />
maggior rigore nella certificazione <strong>delle</strong> competenze dei <strong>professioni</strong>sti)<br />
e nel superamento del particolarismo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> specialistiche<br />
originarie (attraverso la creazione di più ampie associazioniombrello,<br />
anche di tipo confederale). Tuttavia, le due prospettive più<br />
interessanti per le <strong>professioni</strong> del Regno Unito sono: da un lato, la<br />
marcata internazionalizzazione del mercato dei servizi professionali<br />
che vede l’export inglese di servizi al primo posto in Europa.<br />
Dall’altro – almeno per alcune <strong>professioni</strong>, come quelle contab<strong>il</strong>i,<br />
quelle legali ma anche in parte per i medici – <strong>il</strong> cambiamento della<br />
forma di esercizio <strong>delle</strong> professione, con uno progressivo spostamento,<br />
255
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ad imitazione del modello americano, dalla pratica singola o del piccolo<br />
studio a quella del grande studio associato e dell’impresa di servizi.<br />
5.1. Introduzione<br />
Il sistema tradizionale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel paese: un sistema<br />
non basato su selezione scolastica<br />
Contrariamente ai paesi continentali dove fin dall’inizio fu<br />
lo Stato attraverso le credenziali fornite dal sistema universitario<br />
<strong>il</strong> principale regolatore <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, le libere <strong>professioni</strong> si<br />
sv<strong>il</strong>uppano in Ingh<strong>il</strong>terra1 fuori dal sistema universitario, con<br />
percorsi paralleli di formazione professionale e praticantato gestiti<br />
all’interno <strong>delle</strong> corporazioni, quindi secondo un modello<br />
spiccatamente autonomo (self-regulation) (Malatesta, 2006). Nel<br />
corso dell’Ottocento, la riforma universitaria con la fondazione<br />
accanto a Oxford e Cambridge di università “di provincia” introdusse<br />
progressivamente, accanto al insegnamento umanistico<br />
(arts), quello <strong>delle</strong> scienze e dell’istruzione professionale e le<br />
università cominciarono ad offrire diplomi in chimica, architettura,<br />
veterinaria, chirurgia dentale etc. Tuttavia, <strong>il</strong> processo di<br />
accademizzazione della istruzione professionale – parallelamente<br />
al crescere del contributo statale al finanziamento <strong>delle</strong> università<br />
– fu assai lungo (le principali scuole di medicina inglese<br />
entrarono nelle università solo all’inizio del Novecento) e mai<br />
del tutto compiuto (per esempio, per le <strong>professioni</strong> legali ed altre).<br />
Cenni alla storia recente: consolidamento del modello liberista-pluralista.<br />
1 Non in Scozia, dove <strong>il</strong> sistema fu all’inizio più sim<strong>il</strong>e a quello conti-<br />
nentale.<br />
256
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Nonostante la spinta uniformatrice dell’Unione europea,<br />
queste radici storiche influenzano ancora l’attuale sistema <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> nel Regno Unito. Non a caso, <strong>il</strong> modello britannico è<br />
stato definito “liberista pluralista”: infatti non esiste una definizione<br />
legale di “professione”, cosa che ha consentito formule<br />
varie di riconoscimento a moltissime occupazioni; inoltre, esiste<br />
una grande varietà di criteri formativi e di accesso (non c’è monopolio<br />
<strong>delle</strong> università sulle <strong>professioni</strong> mancando l’obbligo<br />
del titolo di studio, eccetto che per la professione medica); anche<br />
i criteri di regolazione sono articolati (solo alcune – medici e solicitors<br />
– sono riconosciute direttamente dallo stato tramite una<br />
legge mentre per la gran parte <strong>delle</strong> altre vigono criteri di autoregolamentazione);<br />
infine, le associazioni professionali, incluse<br />
quelle sim<strong>il</strong>i ai nostri ordini, sono enti di diritto privato (Malatesta,<br />
2006).<br />
Le tendenze, le novità, le prospettive: organizzazione<br />
d’impresa, cultura capitalistica, fine del ruolo civico <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
Il Gats (General agreement of trade in service), la direttiva<br />
Bolkestein e, prima ancora, la svolta mercant<strong>il</strong>ista della amministrazione<br />
Thatcher hanno introdotto importanti liberalizzazioni<br />
nei servizi professionali nel Regno Unito (abolizione dei minimi<br />
tariffari, del divieto di pubblicità etc.). Ma la prospettiva di<br />
cambiamento più interessante per le <strong>professioni</strong> inglesi – almeno<br />
per alcune – sembra derivare dal cambiamento nelle forme di<br />
esercizio della professione, più specificamente dall’avvento<br />
dell’impresa di servizi. Ad imitazione del modello statunitense,<br />
soprattutto i servizi legali e quelli contab<strong>il</strong>i sono ormai organizzati<br />
in grandi società e si sono modellati sulla struttura e sulla<br />
cultura d’impresa: divisione spinta del lavoro, etica del profitto,<br />
257
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
fine della indipendenza del <strong>professioni</strong>sta, identificazione col<br />
cliente invece che col bene comune.<br />
5.2. La regolamentazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel Regno Unito<br />
Le diverse forme di regolazione e auto-regolazione<br />
Nel Regno Unito, come in tutti i paesi di common law, si<br />
tende a non dare una definizione formale di “libera professione”<br />
e neppure a vedere la regolazione professionale come una sorta<br />
di protezionismo (Fiorenza, 1999). Naturalmente esistono tentativi<br />
empirici di distinguere una professione dall’ambito più generico<br />
<strong>delle</strong> occupazioni. I due più recenti individuati nella letteratura<br />
<strong>delle</strong> politiche pubbliche recitano: «Per professione, generalmente<br />
si intende una occupazione: a) a cui si accede tramite<br />
un degree (diploma/laurea) seguito da un periodo di ulteriore<br />
studio o praticantato professionale; b) dove esiste una associazione<br />
professionale (“professionale body”) che vig<strong>il</strong>a sui criteri<br />
di accesso alla professione» (Langlands, 2005); sono generalmente<br />
definite anche in modo da includere le seguenti caratteristiche:<br />
alta formazione, requisiti di entrata, base teorica, riconoscimento<br />
soggettivo e oggettivo come una professione, codice di<br />
condotta e una funzione di disciplinare i reclami (Oft, 2006).<br />
Nel Regno Unito più che altrove, l’appartenenza ad una<br />
professione – che è molto sentita dal punto di vista sociale – non<br />
significa necessariamente l’esercizio di una attività indipendente:<br />
<strong>il</strong> membro di una professione (professional) può esercitare<br />
sia in maniera autonoma che come dipendente.<br />
Anche nel Regno Unito, comunque, si tende a distinguere<br />
tra le cosiddette <strong>professioni</strong> liberali o intellettuali (tra queste<br />
vengono espressamente nominate: <strong>professioni</strong> legali, mediche,<br />
258
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
accountancy) 2 e un ambito più vasto di <strong>professioni</strong>. Le prime sono<br />
in genere chiamate regulated professions (<strong>professioni</strong> <strong>il</strong> cui<br />
accesso è regolato). Dato che però la regolazione non è uniforme,<br />
un modo corretto di classificare le <strong>professioni</strong> è in base al<br />
grado di regolazione (Fiorenza, 1999).<br />
Esistono intanto, ma la linea di separazione tra loro non è<br />
molto netta, due principali tipi di fonti di regolazione:<br />
- pochissime <strong>professioni</strong> sono regolate direttamente dalla legge<br />
(con act of parliament o statute), a cui corrispondono ordini<br />
che costituiscono statutory regulatory bodies (corpi regolatori<br />
disciplinati da leggi). In questo caso, per esercitare<br />
la professione è previsto l’obbligo di iscrizione all’albo mentre,<br />
dal canto suo, lo stato garantisce una serie di protezioni,<br />
come la riserva di attività (esclusività) agli iscritti: si tratta<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche, di quella di architetto e di quella<br />
del solicitor (una <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> legali). Sono queste le più<br />
sim<strong>il</strong>i ai nostri “ordini”<br />
- la maggioranza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono invece regolate da<br />
professional bodies incorporated by Royal Charter: la Royal<br />
Charter è concessa alle <strong>professioni</strong> più affermate e consente<br />
l’auto-regolazione da parte del professional body. Non c’è<br />
obbligo di iscrizione, dato che riserve di legge per l’esercizio<br />
della professione riguardano solo alcune specifiche attività e<br />
solo relativamente a certe <strong>professioni</strong> (in molti casi nessuna).<br />
2 Accountancy è l’insieme <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i. Come libera professione<br />
regolata, qualcuno traduce con “commercialista” ma in realtà si<br />
tratta di figure in parte diverse, tra cui la più sim<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> nostro “revisore dei<br />
conti”.<br />
259
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Fanno parte di questo gruppo <strong>il</strong> barrister, l’accountant, <strong>il</strong><br />
registered auditor e molte altre3 .<br />
Sono presenti però anche altri tipi di ordinamento, che prevedono<br />
una protezione/regolazione minore:<br />
- <strong>professioni</strong> regolate non da leggi ad hoc ma dalla legge in<br />
materia di imprese (companies act)<br />
- <strong>professioni</strong> totalmente autoregolamentate (non-chartered):<br />
hanno un albo (register) a cui si possono iscrivere solo coloro<br />
che hanno un determinato titolo di studio, ma non hanno<br />
nessun potere nei confronti degli iscritti4 - <strong>professioni</strong> – ad<br />
esempio, gli insegnanti –<strong>il</strong> cui albo (roll) è tenuto dal ministero<br />
competente (si tratta evidentemente di professional<br />
pubblici dipendenti; Fiorenza, 1999).<br />
Si dice comunemente che le <strong>professioni</strong> nel Regno Unito<br />
sono “auto-regolate”, nel senso che amministrano un certo potere<br />
nei confronti degli iscritti. In alcuni casi, come abbiamo visto<br />
tale potere viene dalla legge o da altra fonte pubblica, come la<br />
Royal Charter. Ma l’auto-regolazione funziona anche, e soprattutto,<br />
per le <strong>professioni</strong> non disciplinate da regole pubbliche,<br />
come sono quasi tutte quelle nuove: in questo caso, l’adesione<br />
volontaria ad un albo impone al <strong>professioni</strong>sta iscritto di osservare<br />
un certo numero di norme autoimposte.<br />
Le norme previste dalla regolazione/auto-regolazione sono<br />
abbastanza sim<strong>il</strong>i tra una professione e l’altra e, comunque, in<br />
generale più flessib<strong>il</strong>i nel Regno Unito che negli altri paesi europei<br />
(Fiorenza, 1999).<br />
3 Cfr. più avanti l’elenco <strong>delle</strong> chartered professions.<br />
4 Cfr. più avanti l’elenco <strong>delle</strong> non-chartered professions.<br />
260
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
L’accesso prevede un titolo di studio e un periodo di tirocinio.<br />
Spesso l’iscrizione è subordinata al superamento di un esame.<br />
Va però sottolineato che in alcuni casi, e diversamente da<br />
altrove, un congruo periodo di esercizio della professione può<br />
sostituire <strong>il</strong> titolo di studio coerente.<br />
La riserva di attività (monopolio) può avere una estensione<br />
di grado diverso. Le “<strong>professioni</strong> protette” (dotate di functional<br />
closure) sono quelle <strong>il</strong> cui esercizio è riservato, generalmente attraverso<br />
una legge (act), e prevedono l’obbligo di iscrizione<br />
all’albo. A volte solo alcune <strong>delle</strong> attività di una professione sono<br />
riservate. Il caso tipico di attività in totale monopolio è quella<br />
di patrocinio nei tribunali di livello superiore che è riservata al<br />
barrister mentre <strong>il</strong> solicitor ha riservata l’attività di patrocinio<br />
nelle corti inferiori ma non quella di consulente legale, che è<br />
permessa a chiunque.<br />
La deontologia professionale è auto-regolata mediante<br />
l’adozione di codici di condotta. In qualche caso, l’associazione<br />
ha potere di ispezione, in molti di decisione di controversie nei<br />
confronti dei clienti e ha potere sanzionatorio.<br />
Per quanto riguarda le tariffe, vale <strong>il</strong> principio che nel Regno<br />
Unito gli ordini/associazioni professionali non possono fissare<br />
tariffe minime o massime, perché incorrerebbero nel divieto<br />
alla limitazione della concorrenza imposto dalla Monopolies<br />
Commission.<br />
Infine, per quanto riguarda la pubblicità, <strong>il</strong> tradizionale divieto<br />
di farsi pubblicità imposto dalla necessità di preservare<br />
l’immagine di indipendenza e integrità professionale, è stato superato<br />
in tempi recenti dentro <strong>il</strong> processo di liberalizzazione dei<br />
servizi professionali: in un primo momento è stata consentita so-<br />
261
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
lo la pubblicità non comparativa ma attualmente quasi ogni divieto<br />
è stato rimosso.<br />
Il recente processo di liberalizzazione dei servizi professionali<br />
e di ri-regolazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>: verso la regulated selfregulation<br />
Secondo un recente rapporto Oecd sui servizi professionali,<br />
<strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese tra quelli europei che ha le più basse<br />
restrizioni all’esercizio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Oecd, 2000). A questa<br />
situazione si è arrivati per passaggi successivi. Si è visto come,<br />
già dall’origine, i criteri di accesso e le attività riservate dalla<br />
legge fossero in qui più flessib<strong>il</strong>i che altrove, in funzione di una<br />
cultura economica tendenzialmente orientata al libero mercato.<br />
Tuttavia, a partire dalla fine degli anni settanta – sotto i tre<br />
governi neo-liberisti di Margaret Thatcher – <strong>il</strong> settore dei servizi<br />
professionali, incluse le tradizionali libere <strong>professioni</strong>, è stato<br />
oggetto di un processo molto deciso di apertura alla concorrenza,<br />
finalizzato ad impedire manovre di restrizione del mercato<br />
da parte dei providers dei servizi (singoli <strong>professioni</strong>sti, società<br />
e ordini/associazioni professionali) e a migliorare la protezione<br />
dei consumatori. L’idea era che i <strong>professioni</strong>sti dovessero competere<br />
sul mercato per trovare “clienti” – piuttosto che utenti o<br />
pazienti – come qualsiasi impresa. Obiettivi di questa liberalizzazione<br />
sono stati soprattutto medici, insegnanti e <strong>professioni</strong><br />
legali. In realtà, l’attacco più duro sferrato dalla Thatcher è stato,<br />
a più riprese durante tutti gli anni ottanta, proprio nei confronti<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> forensi: prima eliminando l’esclusività della attività<br />
di compravendita fino allora riservata ai solicitors e che da<br />
quel momento venne aperta a banche, società immob<strong>il</strong>iari, altri<br />
<strong>professioni</strong>sti riconosciuti, poi eliminando <strong>il</strong> monopolio della di-<br />
262
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
fesa riservato ai barristers e aprendolo ai licensed advocates, tra<br />
cui solicitors, ex barristers (Fiorenza, 1999; Spada, 2009).<br />
Va detto tuttavia che già negli anni novanta ci si rende conto<br />
che l’eccessiva liberalizzazione poteva creare dei problemi.<br />
Succede soprattutto nel settore sanitario, dove in quegli anni<br />
stavano nascendo molte nuove <strong>professioni</strong> e la mancanza di regolamentazione<br />
appariva particolarmente rischiosa per la salute:<br />
nasce dunque la necessità di ritornare a fissare degli standard<br />
professionali. Si avvia così più in generale un percorso parzialmente<br />
in controtendenza, basato sulla convinzione che la regolazione<br />
(e protezione) della professione costituisca anche in una<br />
migliore protezione del pubblico e del cliente (Fiorenza, 1999).<br />
In questo periodo comunque gli ordini/associazioni professionali<br />
vengono sottoposti a procedure di controllo pubblico più stringenti:<br />
a tutela dei clienti, vengono introdotti controlli e audit<br />
procedures. Viene anche introdotto un sistema di state registration,<br />
collegato alla esenzione dall’Iva per i servizi professionali.<br />
È del 2000 la riforma Blair. Con l’entrata in vigore del<br />
Competition Act del 1998, <strong>il</strong> governo vig<strong>il</strong>ia sulla concorrenza<br />
tra <strong>professioni</strong>sti attraverso un organo indipendente per la libera<br />
concorrenza (nazionale ed internazionale), l’Office of fair trades.<br />
In questo modo, interviene a limitare i più evidenti effetti<br />
negativi della auto-regolazione effettuata dagli ordini: aumento<br />
<strong>delle</strong> tariffe e impedimento alla diversificazione e alla innovazione<br />
dei servizi, e quindi alla creazione e strutturazione di nuove<br />
<strong>professioni</strong>. Più specificamente, l’autorità per la concorrenza<br />
ha la responsab<strong>il</strong>ità di rivedere e approvare tutte le norme stab<strong>il</strong>ite<br />
dalle associazioni professionali prima della loro approvazione:<br />
per esempio, <strong>il</strong> Lord Chancellors Department, che gestisce<br />
le regole della Law Society (l’ordine dei solicitors), deve sotto-<br />
263
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
porre ogni cambiamento normativo al direttore generale<br />
dell’Office of Fair Trading. L’obiettivo <strong>delle</strong> riforma – che dà<br />
naturalmente per scontato che una qualche forma di regolazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sia necessaria ma ne vuole limitare gli effetti<br />
restrittivi della libera concorrenza – è schiettamente economico:<br />
i servizi professionali hanno sempre rappresentato una parte importante<br />
dell’economia del Regno Unito e <strong>il</strong> governo ne vuole<br />
aumentare la portata, anche, e forse soprattutto, verso gli altri<br />
paesi, per fare fronte alle sfide della nuova service-economy.<br />
Accanto ad Oft, <strong>il</strong> governo costituisce <strong>delle</strong> “terze parti” regolatorie,<br />
autorità indipendenti (meso-regolatori) che vig<strong>il</strong>ano su<br />
settori-chiave dei servizi professionali: <strong>il</strong> Counc<strong>il</strong> of Healthcare<br />
regulatory Excellence per la professione medica, <strong>il</strong> Financial<br />
Reporting Counc<strong>il</strong> per le <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> Legal Service<br />
Board per le <strong>professioni</strong> legali. Questo nuovo modello regolatorio<br />
viene contestato dagli ordini che lo ritengono molto discutib<strong>il</strong>e<br />
(Spada, 2009).<br />
In sintesi, la liberalizzazione che ha caratterizzato gli ultimi<br />
trent’anni si è riferita innanzitutto all’accesso: evitare barriere<br />
elevate basate su standards di qualificazione mantenuti artificialmente<br />
troppo alti anche quando non giustificati dal tipo di<br />
servizio oppure superare <strong>il</strong> numero chiuso nelle scuole di specializzazione<br />
professionale o nei promossi agli esami, o anche evitare<br />
di porre requisiti di residenza o di nazionalità per l’esercizio<br />
della professione. In conseguenza <strong>delle</strong> manovre di deregolazione,<br />
per esempio, <strong>il</strong> Royal Institute of British Architects<br />
e l’Institution for Civ<strong>il</strong> Engineers stanno allargando i benefits<br />
previsti per i candidati stranieri e migliorando i rapporti con le<br />
università straniere. Analogamente, <strong>il</strong> Medical Workforce<br />
Standing Advisory Committee, verificata la necessità di ampliare<br />
264
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
<strong>il</strong> numero dei medici nel Regno Unito, ha deciso di aumentare<br />
del 20% <strong>il</strong> numero dei posti previsti nell’associazione professionale.<br />
La stessa cosa sta avvenendo per contrastare la carenza di<br />
infermieri e ostetriche (Spada, 2009). Altri interventi di liberalizzazioni<br />
sono diretti ad aprire la concorrenza tra associazioni, a<br />
limitare gli interventi sulle tariffe, l’eccessiva specializzazione<br />
dei mercati, i cartelli tra imprese, etc. Attualmente, per esempio,<br />
ai servizi professionali è riconosciuta la libertà di farsi pubblicità<br />
e di stab<strong>il</strong>ire i prezzi in modo concorrenziale. Inoltre <strong>il</strong> Competition<br />
Act del 1998 proibisce accordi tra aziende tesi a limitare la<br />
concorrenza. Un altro intervento di liberalizzazione riguarda<br />
l’apertura o la attenuazione dei diritti esclusivi all’esercizio di<br />
certe attività, a cui segue a volte la creazione di nuove <strong>professioni</strong>,<br />
spesso con più bassi requisiti all’accesso.<br />
Nelle <strong>professioni</strong> legali si contano alcuni sv<strong>il</strong>uppi interessanti:<br />
uno è rappresentato dal conveyor (addetto alle transazioni di<br />
proprietà) che si costituisce in professione riconosciuta al momento<br />
in cui decade <strong>il</strong> preesistente diritto esclusivo a svolgere<br />
questa attività da parte di un’altra (più elevata) figura professionali<br />
dell’area legale, <strong>il</strong> solicitor. La fine del monopolio di patrocinio<br />
dei barristers (per lo meno per quanto riguarda le corti di grado<br />
inferiore) ha ampliato la possib<strong>il</strong>ità dei solicitors di andare davanti<br />
alle corti. In compenso, la fine della riserva del diritto a patrocinare<br />
per le cause in materia di proprietà intellettuale prima detenuta<br />
dai solicitors, ha portato alla creazione della figura del patent<br />
agent che contende questo mercato ai solicitors.<br />
Inoltre la pressione per l’aumento della competizione ha aperto<br />
un percorso verso le cosiddette Multi Disciplinary Practices<br />
(Mdps), ovvero spazi dove coesistono sportelli relativi a più<br />
265
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
<strong>professioni</strong> (di solito servizi legali e di accountancy), con vantaggi<br />
per i clienti e per i <strong>professioni</strong>sti.<br />
L’insieme di questi interventi viene considerato dagli osservatori<br />
come <strong>il</strong> passaggio dal tradizionale modello di autoregolazione<br />
attraverso gli ordini, ad un modello di “autoregolazione<br />
regolata” (Spada, 2009; Parker et al., 2004). Altri, sottolineando<br />
come – malgrado i recenti interventi di limitazione<br />
dell’autonomia degli ordini e di apertura dei mercati – persista <strong>il</strong><br />
modello nazionale originario di costituzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>,<br />
preferiscono descrivere l’orientamento del sistema britannico “a<br />
garantire uno status professionale a gruppi di interesse privato”,<br />
come niente altro che un regulated monopoly (Anglo-German<br />
Foundation for the Study of Industrial Society, 2003).<br />
5.3. Le forme di impresa<br />
Forme di impresa e contratti di lavoro<br />
Organizzazione dell’attività e forma di impresa nel Regno Unito<br />
Il modo di organizzare l’attività professionale varia a seconda<br />
della professione ed è, in taluni casi sottoposto a restrizioni<br />
legali.<br />
Ciascuna professione, comunque, ammette solo alcune forme<br />
di impresa.<br />
Sappiamo, per esempio, che <strong>il</strong> barrister può esercitare solo<br />
come <strong>professioni</strong>sta individuale. Le altre <strong>professioni</strong> liberali tradizionali<br />
– solicitors, medici, revisori, ingegneri ed architetti –<br />
possono esercitare anche in forma associata, tramite partnership<br />
(società di persone). Tuttavia nel caso dei legali, tali imprese<br />
possono essere di proprietà solo di membri della professione e<br />
questo implica l’impossib<strong>il</strong>ità di costituire una partnership tra<br />
266
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
<strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong> diverse (multidisciplinary<br />
partnership). È comunque in discussione, o forse recentemente<br />
approvata, la possib<strong>il</strong>ità di costituire degli one-stop shopping<br />
ovvero uffici multi-servizi, dove comunque la compresenza di<br />
<strong>professioni</strong>sti di discipline diverse è solo logistica. Nel caso di<br />
ingegneri ed architetti, è permesso l’esercizio come singolo <strong>professioni</strong>sta<br />
o in società di persone (partnership) ed è anche ammessa<br />
la partnership interprofessionale (purché gli ingegneri<br />
siano almeno <strong>il</strong> 25%).<br />
Riassumendo, dunque, le forme di impresa presenti nei servizi<br />
professionali sono:<br />
- sole practice, ovvero professione individuale<br />
- private partnership, ovvero società di persone tra <strong>professioni</strong>sti<br />
della stessa professione<br />
- multidisciplinary partnership, ovvero partnership tra <strong>professioni</strong>sti<br />
di <strong>professioni</strong> diverse 5<br />
- company, ovvero società di capitali.<br />
Nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i, è possib<strong>il</strong>e non solo la<br />
professione singola e l’esercizio in associazione ma anche la costituzione<br />
di società di capitali (la gran parte <strong>delle</strong> società di revisione<br />
lo è). La società di capitali, oltre che l’associazione in<br />
partnership, è ammessa anche per i medici, tuttavia dentro regole<br />
molto rigide di deontologia.<br />
Le <strong>professioni</strong> “minori” apparentemente non hanno vincoli<br />
nella forma di esercizio della professione.<br />
5 A queste si può aggiungere lo spazio multi-servizi – one-stop shopping<br />
o under one roof – che sono forme di condivisione degli spazi da parte di<br />
società o <strong>professioni</strong>sti di <strong>professioni</strong> diverse attualmente permesse e sono<br />
abbastanza diffuse, nel caso in cui sia vietata la costituzione di una vera e<br />
propria società interprofessionale.<br />
267
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Quadro 1. Forme di impresa a seconda della professione (libere<br />
<strong>professioni</strong> tradizionali).<br />
Barristers Sole practice<br />
Solicitors Sole practice, private partnership (on partners<br />
esclusivamente legali)<br />
Ingegneri, architetti Sole practice, private partnership,<br />
multidisciplinary practices<br />
Accountants, medici Sole practice, private partnership,<br />
multidisciplinary practices, company<br />
In generale, ci sembra di poter desumere come la gran parte<br />
dei <strong>professioni</strong>sti che si rivolgono al mercato “corporate” – revisori,<br />
avvocati, informatici, consulenti di direzione e ingegneri –<br />
siano sempre più organizzati secondo <strong>il</strong> modello tipico americano,<br />
ovvero attraverso società di grandi dimensioni. Spesso questo<br />
avviene nella forma di società di persone: come abbiamo visto<br />
sopra, per esempio, nel settore legale si stanno diffondendo i<br />
grandi studi (oltre 25 partner), i quali si aggiudicano le parcelle<br />
più alte, la più alta quota di mercato (<strong>il</strong> 47% del totale del fatturato<br />
del settore) e <strong>il</strong> 44% del totale dell’occupazione degli assistant<br />
solicitors (Lecg, 2000). Dove non è vietato, invece – ad<br />
esempio nelle <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i e nelle <strong>professioni</strong> non ad<br />
esclusiva, come informatici, consulenti di direzione, ingegneri –<br />
la professione si organizza anche nella forma di società di capitali.<br />
Accanto a queste grandi unità, persistono comunque unità di<br />
piccole dimensioni e <strong>professioni</strong>sti singoli.<br />
Le stesse <strong>professioni</strong> esercitate nei confronti di clientipersone,<br />
tuttavia, vedono probab<strong>il</strong>mente una maggiore presenza<br />
di piccoli studi in partnership e di <strong>professioni</strong>sti individuali. Va<br />
comunque detto che, nel caso dei legali, la Common Law ha tradizionalmente<br />
spinto verso ampi studi associati anche quando si<br />
268
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
tratta di consulenza/patrocinio di clienti singoli. Inoltre la recente<br />
legalizzazione del sistema no-win, no-fee, se da un lato sembra<br />
avvantaggiare i clienti, dall’altro ha avuto un impatto negativo<br />
sui piccoli studi professionali e i singoli praticanti – i quali<br />
diffic<strong>il</strong>mente possono permettersi di sostenere i costi di una causa<br />
persa – incoraggiando anche in questo modo la specializzazione<br />
e la concentrazione della attività.<br />
È invece meno chiara la forma di esercizio di altre <strong>professioni</strong>.<br />
Nel caso degli architetti, sappiamo che vi è una buona<br />
quota di <strong>professioni</strong>sti individuali e di piccoli studi indipendenti.<br />
Per quanto riguarda designers e fitness professionals, è più probab<strong>il</strong>e<br />
che si tratti società di medio-grandi dimensioni.<br />
Il rapporto di lavoro dei <strong>professioni</strong>sti<br />
Intanto va sottolineato che una quota importante (soprattutto<br />
se paragonata al caso italiano) dei <strong>professioni</strong>sti iscritti agli albi<br />
– in particolare, legali, contab<strong>il</strong>i, formatori, designer, informatici,<br />
ingegneri – lavora come dipendente di aziende private ed enti<br />
pubblici che esercitano attività in altre aree economiche: si iscrive<br />
all’associazione professionale per ottenere la qualifica aziendale,<br />
per ragioni di prestigio, per fare parte della comunità professionale<br />
e dividere <strong>il</strong> corpo <strong>delle</strong> conoscenze. Come già visto,<br />
un’altra quota importante di <strong>professioni</strong>sti britannici lavora negli<br />
studi/imprese/enti pubblici del settore professionale come <strong>professioni</strong>sta<br />
dipendente e, in misura minore, come associato.<br />
Per capire come funziona <strong>il</strong> rapporto di lavoro, possiamo<br />
vedere <strong>il</strong> caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> legali, che sono quelle su cui esistono<br />
più informazioni.<br />
Normalmente i solicitors sono dipendenti a tempo pieno<br />
con contratti che regolano le condizioni a cui possono essere li-<br />
269
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
cenziati e condizioni salariali che di solito stab<strong>il</strong>iscono un pacchetto<br />
di misure salariali che vanno oltre <strong>il</strong> minimo legale: maggiorazioni<br />
per le giornate festive, migliore indennità di congedo<br />
di maternità, migliore indennità nel caso di licenziamenti collettivi<br />
(prima della qualificazione, quando sono ancora trainee solicitors<br />
hanno un contratto di due anni al termine del quale possono<br />
essere licenziati o assunti stab<strong>il</strong>mente). Come si vede, i riferimenti<br />
regolatori sono in parte legali (minimo salariale), in<br />
parte legati alle consuetudini aziendali e in parte negoziati individualmente.<br />
Mentre la pratica legale in quanto tale è regolata –<br />
sia per i dipendenti che per gli indipendenti – dalla Solicitors<br />
Regulation Authority.<br />
Inoltre gli interessi di categoria sono rappresentati – anche<br />
qui senza differenza tra dipendenti ed indipendenti – dal loro<br />
professional body, la Law Society, che comunque presta loro<br />
servizi associativi piuttosto che tutelarli sul piano del rapporto di<br />
lavoro. Anche per questo, non risulta che vi siano solicitors iscritti<br />
ai sindacati né esiste un sindacato che li rappresenti.<br />
Il rapporto di lavoro degli staff<br />
Quanto ai lavoratori non <strong>professioni</strong>sti dei servizi professionali<br />
– segreterie, funzioni amministrative e contab<strong>il</strong>i, tecnici<br />
di supporto – essi sono generalmente dipendenti.<br />
5.4. Aspetti quantitativi dell’economia <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
Il contributo dei servizi professionali al prodotto interno lordo<br />
inglese<br />
Al posto importante che nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> occupano<br />
storicamente nella società, corrisponde anche un posto<br />
importante nell’economia.<br />
270
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
I servizi professionali, come categoria di attività economica6<br />
, nel 2006 rappresentavano ben l’8% del Gdp del Regno Unito,<br />
come si vede dal grafico che segue.<br />
Grafico 1. Il posto occupato dal settore dei servizi professionali<br />
(law, accounting, architecture and other business services)<br />
nell’economia del Regno Unito.<br />
Dal 1994 al 2004 l’economia dei servizi professionali è cresciuta<br />
al tasso impressionante del 6,1% annuo, ovvero un tasso<br />
di una volta e mezza quello medio dell’economia: la previsione<br />
è di un aumento del 3,4% annuo nel decennio 2004-14, contro <strong>il</strong><br />
2,4 dell’insieme <strong>delle</strong> attività economiche (Office of National<br />
Statistics in Spada, 2009). Va detto che <strong>il</strong> Regno Unito ha puntato<br />
moltissimo, a differenza dei paesi continentali, e anche molto<br />
6 Law, accounting, architecture and other business activities, ovvero<br />
Sic 74: secondo la Standard Industrial Classification britannica, sono una<br />
buona proxy per l’insieme dei servizi professionali.<br />
271
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
presto (fin dalla fine degli anni settanta), allo sv<strong>il</strong>uppo di una<br />
economia basata sui servizi7 .<br />
Le imprese di servizi professionali<br />
Il numero <strong>delle</strong> imprese del settore, che ha raggiunto <strong>il</strong> suo<br />
massimo di 371 m<strong>il</strong>a nel 2006, è <strong>il</strong> più alto dell’economia britannica<br />
e <strong>il</strong> tasso di creazione d’impresa (entrepreneurialism) – ovvero<br />
la percentuale annua di nuove imprese – è l’11,1% dello stock: indice<br />
di ottimismo imprenditoriale e di non elevate barriere<br />
all’ingresso. La percentuale <strong>delle</strong> imprese che chiudono è invece<br />
del 7,8%. La produttività pro-capite del settore è superiore a quella<br />
media.<br />
Negli anni più recenti, tuttavia, <strong>il</strong> numero di imprese di servizi<br />
tecnico-professionali è in calo abbastanza evidente (-13%),<br />
come si può vedere dalla tabella che segue (tabella 1).<br />
Tabella 1. Numero di imprese nelle attività professionali,<br />
scientifiche e tecniche.<br />
Anno Numero imprese<br />
2006 371.235<br />
2008 330.414<br />
2009 321.819<br />
Fonte: elaborazione su dati Annual Business Surveys, Office for National Statistics<br />
(Ons), Regno Unito.<br />
7 Si tratta di una politica fortemente volute da M. Thatcher e che nel bene<br />
o nel male ha garantito quasi trent’anni di economia florida. Ultimamente<br />
però la de-industrializzazione è stata messa sotto accusa e si tenta un<br />
percorso inverso.<br />
272
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Le ragioni del calo non sono fac<strong>il</strong>mente interpretab<strong>il</strong>i: da un<br />
lato si potrebbero far discendere dalla crisi che ha costretto a<br />
chiudere molte studi piccoli, dall’altro anche solo dai processi di<br />
concentrazione che sono in corso in particolare in alcuni settori<br />
professionali, come quello contab<strong>il</strong>e e quello legale. Per quanto<br />
riguarda quest’ultimo settore, abbiamo qualche informazione<br />
dalle indagini periodiche della Law Society, che ci dicono che<br />
già a partire dalla seconda metà degli anni novanta la struttura<br />
dimensionale <strong>delle</strong> aziende legali ha cominciato a cambiare e ha<br />
visto aumentare sia <strong>il</strong> numero <strong>delle</strong> grandi imprese (sono considerate<br />
tali per questo settore quelle oltre i 25 soci), sia quello<br />
degli studi individuali (sole practitioner), a spese <strong>delle</strong> aziende<br />
di medie dimensioni, che pure continuano a rappresentare la parte<br />
più cospicua dell’occupazione del settore (Law Society, 1998<br />
in Anglo-German Foundation, 2003).<br />
L’occupazione nei servizi professionali<br />
Come si vede dal grafico che segue, con 3 m<strong>il</strong>ioni e 776 m<strong>il</strong>a<br />
addetti al 2008 (Ons, 2008) 8 , <strong>il</strong> settore dei servizi professionali<br />
rappresenta <strong>il</strong> più grande datore di lavoro del Regno Unito, impiegando<br />
l’11,5% dell’intera occupazione e con un tasso di crescita<br />
1999-2004 del 2,5%. La crescita media annua pari a<br />
+1,6%, che è in linea con l’elevata crescita dell’occupazione nei<br />
servizi in tutta Europa, è stata nel periodo decisamente superiore<br />
a quella dell’economia inglese nel suo complesso (+0,4%) (Spada,<br />
2009).<br />
8 Altri dati parlano di 6m<strong>il</strong>ioni di <strong>professioni</strong>sti ma probab<strong>il</strong>mente tengono<br />
conto anche dei professional dipendenti da imprese non di servizi professionali.<br />
273
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Grafico 2. Il posto occupato dal settore dei servizi professionali<br />
(law, accounting, architecture and other business services)<br />
nell’occupazione nel Regno Unito.<br />
Da notare che <strong>il</strong> numero degli addetti nel Regno Unito corrisponde<br />
a quasi un quinto dell’intera occupazione del settore<br />
dei servizi professionali europeo.<br />
Nel mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> britanniche, la percentuale dei<br />
<strong>professioni</strong>sti autonomi resta tuttavia abbastanza contenuta: nel<br />
2008 era pari a 503 m<strong>il</strong>a addetti, ovvero a solo <strong>il</strong> 13%<br />
dell’insieme dei <strong>professioni</strong>sti.<br />
Tuttavia, come si vede dalle tabelle che seguono (tabelle 2 e<br />
3), la quota di <strong>professioni</strong>sti autonomi varia a seconda della <strong>professioni</strong>:<br />
è pari circa ad un terzo nel caso degli architetti e dei legali,<br />
ad un quarto nel caso <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> mediche, è contenuta<br />
nel caso di ingegneri ed informatici, quasi nulla nel caso degli<br />
insegnanti.<br />
274
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Tabella 2. Incidenza del lavoro autonomo in alcune <strong>professioni</strong><br />
nel Regno Unito<br />
(2008).<br />
Professional occupations Total in employment Self-employed<br />
Info & Comunication Technologies 440.000 66.000 (15%)<br />
Engineering Professionals 499.000 66.000 (13%)<br />
Health Professionals 334.000 87.000 (26%)<br />
Teaching Professionals 1.298.000 82.000 (6%)<br />
Legal Professionals 196.000 66.000 (34%)<br />
Architects 46.000 17.000 (37%)<br />
Fonte: elaborazione da Office for National Statistics (Ons), Regno Unito 2008.<br />
Tabella 3. Occupati per categorie professionali e status<br />
occupazionale nel Regno Unito (2008).<br />
ALL. Total in Employment Employees Self-employed<br />
Standard Occupation Classification<br />
(SOC 2000) Total Total<br />
2 Professional Occupations 3766 3263 503<br />
211 Science Professionals 141 133 *<br />
212 Engineering Professionals 499 434 66<br />
213 Info & Comunication Technology 444 377 66<br />
221 Health Professionals 334 247 87<br />
231 Teaching Professionals 1298 1211 82<br />
232 Research Professionals 79 74 *<br />
241 Legal Professionals 196 130 66<br />
242 Business & Statistical Professionals 377 301 74<br />
243 Architects Town Planners Surveyors 175 137 38<br />
244 Pubblic Service Professionals 193 181 11<br />
245 Librarians and Related Professionals 40 39 *<br />
Nota: II trimestre 2008; valori in migliaia, dati non destagionalizzati.<br />
5.5. Il sistema di rappresentanza<br />
Professional bodies: qualcosa di meno di un “ordine”,<br />
qualcosa di più di una “associazione professionale”<br />
nel Regno Unito le <strong>professioni</strong> hanno storicamente un posto<br />
importante nella società e nell’economia e le <strong>professioni</strong> hanno<br />
una lunga tradizione di rappresentanza. Il mercato della rappre-<br />
275
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sentanza è tendenzialmente libero, nel senso che per ogni professione<br />
ci sono più ordini/associazioni professionali. I professional<br />
bodies (Pb) – si possono chiamare counc<strong>il</strong>s, associations,<br />
institutes, royal societies etc. – sono quindi qualcosa di sim<strong>il</strong>e ai<br />
nostri ordini professionali ma anche qualcosa di più aperto e<br />
meno regolato.<br />
I primi professional bodies si sono costituiti nell’Ottocento,<br />
più antichi sono la Law Society (ordine dei legali-solicitors) del<br />
1825, <strong>il</strong> Bar Counc<strong>il</strong> (ordine dei legali-barristers) del 1894.<br />
All’inizio si trattava di social clubs, nati attorno alla necessità di<br />
scambiare idee attorno a temi che riguardavano la professione,<br />
solo in un secondo tempo, quando cominciarono a formarsi veri<br />
e propri corpi di conoscenze9 , diventarono istituzioni di regolazione<br />
nel senso che furono spinti a stab<strong>il</strong>ire monopoli e priv<strong>il</strong>egi<br />
per gli associati, negoziando con lo stato uno spazio di potere di<br />
regolazione della professione (primo tra tutti <strong>il</strong> potere di licensure,<br />
ovvero di autorizzare all’esercizio della professione).<br />
I Pb possono essere chartered o non-chartered, ovvero avere<br />
o no <strong>il</strong> riconoscimento di una Royal Charter (speciale riconoscimento<br />
concesso a città, università e altre istituzioni prestigiose,<br />
tra cui anche corporations, ordini professionali etc.) che concede<br />
parziali diritti di autoregolazione alla associazione e di<br />
conseguenza conferisce particolare status al membro della professione<br />
chartered10 . Sulla directory del governo, sono listati 270<br />
9 L’essere nate come learned societies spiega la parcellizzazione degli<br />
ordini in molte associazioni specialistiche, come si vede nel caso degli<br />
ingegneri: Institution of Structural Engineers (Istructe), Institution of<br />
Chemical Engineers (Icheme), Institution of Electrical Engineers (Iee),<br />
Institution of Civ<strong>il</strong> Engineers (Ice), Institution of Mechanical Engineers<br />
(Imeche), Institute of Fire Engineers (Ife) etc.<br />
10 Per esempio i sei Accountacy Institutes che compongono <strong>il</strong> <strong>Consulta</strong>tive<br />
Committee of Accountancy Bodies hanno ognuno una Royal Charter<br />
276<br />
(segue)
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
professional bodies – più o meno la metà sono chartered – impegnati<br />
nel Cpd (continuinig professional development) e forniti<br />
di un codice etico.<br />
Professional bodies nel Regno Unito: chartered e nonchartered<br />
I professional bodies chartered sono:<br />
- Association of Chartered Certified Accountants (Acca)<br />
- The Chartered Institute for IT (Bcs)<br />
- British Psychological Society (Bps)<br />
- City & Gu<strong>il</strong>ds of London Institute (C&G)<br />
- Chartered Institute of Arbitrators (Ciarb)<br />
- Chartered Institute of Architectural Technologists (Ciat)<br />
- Chartered Institute of Bankers (Cib)<br />
- Chartered Institute of Bankers in Scotland (Ciobs)<br />
- Chartered Institute of Bu<strong>il</strong>ding (Ciob)<br />
- Chartered Institute of Environmental Health (Cieh)<br />
- Chartered Institute of Housing (Cih)<br />
- Chartered Institute of Journalists<br />
- Chartered Institute of Library and Information Professionals<br />
(C<strong>il</strong>ip)<br />
- Chartered Institute of Linguists (Iol)<br />
- Chartered Institute of Logistics and Transport (C<strong>il</strong>t)<br />
- Chartered Institute of Loss Adjusters (C<strong>il</strong>a)<br />
- Chartered Institute of Marketing (Cim)<br />
- Chartered Institute of Management Accountants (Cima).<br />
che permette ai loro membri di qualificarsi come chartered accountants, rispetto<br />
ad altri che non lo sono. La Charter è una delega per<br />
l’autoregolazione e fornisce riconoscimento di preminence, stab<strong>il</strong>ity e<br />
permanence.<br />
277
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- Chartered Institute of Patent Attorneys (Cipa)<br />
- Chartered Institute of Personnel and Development (Cipd)<br />
- Chartered Institute of Public Finance and Accountancy<br />
(Cipfa)<br />
- Chartered Institute of Public Relations (Cipr)<br />
- Chartered Institute of Purchasing and Supply (Cips)<br />
- Chartered Institute for Securities and Investment (Cisi)<br />
- Chartered Institute of Taxation (Ciot)<br />
- Chartered Institution of Bu<strong>il</strong>ding Services Engineers (Cibse)<br />
- Chartered Institution of Water and Environmental<br />
-<br />
Management (Ciwem)<br />
Chartered Insurance Institute (Cii)<br />
- Chartered Management Institute (Cmi)<br />
- Chartered Quality Institute (Cqi)<br />
- Chartered Society of Designers (Csd)<br />
- Chartered Society of Physiotherapy (Csp)<br />
- College of Optometrists (Co)<br />
- College of Paramedics (Cop)<br />
- College of Teachers (Cot)<br />
- Energy Institute (Ei)<br />
- Engineering Counc<strong>il</strong> UK (Ecuk)<br />
- Faculty of Actuaries<br />
- Faculty of Advocates<br />
- Geological Society of London<br />
- Institute of Actuaries<br />
- Institute of Biology (Iob)<br />
- Institute of Chartered Accountants in England & Wales<br />
(Icaew)<br />
- Institute of Chartered Accountants in Ireland (Icai)<br />
- Institute of Chartered Accountants of Scotland (Icas)<br />
278
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
- Institute of Chartered Foresters<br />
- Institute of Chartered Secretaries and Administrators (Icsa)<br />
- Institution of Chemical Engineers (Icheme)<br />
- Institution of Civ<strong>il</strong> Engineers (Ice)<br />
- Institute of Directors (Iod)<br />
- Institution of Engineering and Technology (Iet)<br />
- Institution of Electrical Engineers (Iee)<br />
- Institution of Incorporated Engineers (Iie)<br />
- Institute of Environmental Management and Assessment<br />
(Iema)<br />
- Institution of Environmental Sciences (Ies)<br />
- Institution of Fire Engineers (Ife)<br />
- Institute of Leadership and Management (Ilm)<br />
- Institute of Materials, Minerals and Mining (Iom3)<br />
- Institute of Mathematics and its Applications (Ima)<br />
- Institution of Mechanical Engineers (Imeche)<br />
- Institution of Occupational Safety and Health (Iosh)<br />
- Institute of Physics (Iop)<br />
- Institution of Royal Engineers (Instre)<br />
- Institution of Structural Engineers (Istructe)<br />
- Landscape Institute (Li)<br />
- Linnean Society of London (Ls)<br />
- Royal Academy of Engineering (Raeng)<br />
- Royal Aeronautical Society (Raes)<br />
- Royal Anthropological Institute (Rai)<br />
- Royal Asiatic Society (Ras)<br />
- Royal Astronomical Society (Ras)<br />
- Royal College of Anaesthetists<br />
- Royal College of General Practitioners (Rcgp)<br />
- Royal College of Nursing (Rcn)<br />
279
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- Royal College of Organists (Rco)<br />
- Royal College of Physicians of Edinburgh<br />
- Royal College of Physicians and Surgeons of Glasgow<br />
- Royal College of Physicians of London<br />
- Royal College of Psychiatrists<br />
- Royal College of Radiologists<br />
- Royal College of Surgeons of Edinburgh<br />
- Royal Economic Society (Res)<br />
- Royal Geographical Society (Rgs-Ibg)<br />
- Royal Incorporation of Architects in Scotland (Rias)<br />
- Royal Institution of Chartered Surveyors (Rics)<br />
- Royal Institute of British Architects (Riba)<br />
- Royal Institute of Navigation (Rin)<br />
- Royal Meteorological Society (Rms)<br />
- Royal Pharmaceutical Society (Rps)<br />
- Royal Society for Public Health (Rsph)<br />
- Royal Society of Arts (Rsa)<br />
- Royal Society for Asian Affairs (Rsaa)<br />
- Royal Society of Chemistry (Rsc)<br />
- Royal Society of Edinburgh (Rse)<br />
- Royal Society of Medicine (Rsm)<br />
- Royal Society of Ulster Architects (Rsua)<br />
- Royal Statistical Society (Rss)<br />
- Royal Town Planning Institute (Rtpi)<br />
- Society for the Environment (Socenv)<br />
- Society for Radiological Protection (Srp).<br />
I professional bodies non-chartered sono invece:<br />
- Association of International Accountants (Aia)<br />
- Association of Business Executives (Abe)<br />
280
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
- Association of Corporate Treasurers (Act)<br />
- Association of University Administrators (Aua)<br />
- British Association of Social Workers (Basw)<br />
- British Gu<strong>il</strong>d of Travel Writers (Bgtw)<br />
- British Horse Society (Bhs)<br />
- Cambridge Academy of Management (Cam)<br />
- Corporation of Executives and Administrators (Cea)<br />
- Fine Art Trade Gu<strong>il</strong>d<br />
- Freshwater Biological Association (Fba)<br />
- Incorporated Society of Musicians (Ism)<br />
- Insolvency Practitioners Association (Ipa)<br />
- Institute of Administrative Management (Iam)<br />
- Institution of Analysts and Programmers (Iap)<br />
- Institute of Business Administration (Iba)<br />
- Institute of Commercial Management (Icm)<br />
- Institute of Corrosion (Icorr)<br />
- Institute of Field Archaeologists (Ifa)<br />
- Institute of Interim Management (Iim)<br />
- Institute of Information Security Professionals (Iisp)<br />
- Institute of Leadership & Management (Ilm)<br />
- Institute of Legal Executives (Ilex)<br />
- Institute of Professional Administrators (Ipa)<br />
- Institute of Professional Financial Managers (Ipfm)<br />
- The Institution of Ra<strong>il</strong>way Signal Engineers (Irse)<br />
- Institute of Scientific and Technical Communicators (Istc)<br />
- Institute of Tourist Guiding (Itg)<br />
- International Compliance Association (Ica)<br />
- International Society of Typographic Designers (Istd)<br />
- British Typographers' Gu<strong>il</strong>d (Btg)<br />
- The Law Society (Ls)<br />
281
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- Law Society of Scotland<br />
- Orthodontic Technicians Association (Ota)<br />
- Palaeontological Association (Palass)<br />
- The Records Management Society (Rms)<br />
- The Security Institute (Tsi/Syi)<br />
- Society of Business Practitioners (Sbp)<br />
- Society of Indexers (Si)<br />
- UK Counc<strong>il</strong> for Psychotherapy (Ukcp).<br />
L’essere presenti nella directory del governo non è tuttavia<br />
un indicatore di riconoscimento legale, nel senso che esistono<br />
molte altre associazioni professionali e ne nascono continuamente<br />
di nuove: in alcune ricerche, includendo anche le nuove<br />
<strong>professioni</strong>, si arriva a contare fino a 400 professional bodies.<br />
Come si evince dall’amplissimo numero di associazioni<br />
professionali (in Francia, per esempio, gli ordini sono solo 34),<br />
nel Regno Unito vasta parte della società e del lavoro sono organizzati<br />
e riconosciuti dentro <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
Gli studi sulle <strong>professioni</strong> sottolineano come i <strong>professioni</strong>sti<br />
provvedono beni intangib<strong>il</strong>i e chi li acquista deve prenderli sulla<br />
base della fiducia: tradizionalmente quindi <strong>il</strong> valore di una professione<br />
si appoggia da un lato sulla qualificazione dei <strong>professioni</strong>sti<br />
ma dall’altro anche sulla fiducia che questi sono in grado<br />
di ispirare, misurab<strong>il</strong>e attraverso una immagine che risponda<br />
agli standard socialmente accettati di rispettab<strong>il</strong>ità e reputazione<br />
(McDonald, 1995). Soprattutto nel Regno Unito, le associazioni<br />
professionali tendono costantemente a dichiarare <strong>il</strong> loro duplice,<br />
e in parte contradditorio, impegno a difendere l’interesse pubblico<br />
in termini di qualità del servizio – in questo senso sono impegnate<br />
a mantenere standard elevati di preparazione professionale<br />
e ad alimentare la buona reputazione della professione at-<br />
282
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
traverso l’applicazione di rigorosi codici di condotta – e insieme<br />
a tutelare l’interesse collettivo dei loro membri nella negoziazione<br />
regolativa con lo stato (Cooper et al., 1988) e anche<br />
l’interesse individuale del singolo <strong>professioni</strong>sta, agendo spesso<br />
in sua difesa, anche contro <strong>il</strong> cliente, come un vero e proprio<br />
cartello o, secondo alcuni, come un sindacato11 .<br />
Abbiamo già esaminato la ripartizione tra regolazione di<br />
fonte statuale (molto limitata) e di regolazione “privata” <strong>delle</strong><br />
associazioni professionali. I professional bodies nascono proprio<br />
per l’auto-regolazione12 e <strong>il</strong> supporto di una specifica professione:<br />
possiedono albi (register o roll) a cui i <strong>professioni</strong>sti si iscrivono,<br />
stab<strong>il</strong>iscono i criteri di qualificazione per l’accesso alla<br />
professione, definiscono gli standards professionali, la deontologia,<br />
si occupano di aggiornamento professionale e funzionano<br />
come learned societies (associazioni culturali) per le discipline<br />
accademiche collegate alla professione. In molti casi, ma non<br />
sempre, offrono una certificazione legale (accreditation via<br />
membership, licence), senza della quale non è permesso<br />
l’esercizio della professione e che, nel caso, può essere ritirata.<br />
La regolazione professionale, oltre alla definizione di diritti<br />
esclusivi all’esercizio riservati ad una determinata professione<br />
11 Tuttavia, <strong>il</strong> riferimento ad un sindacato nel caso degli ordini professionali<br />
(in generale e non solo nel Regno Unito) appare improprio: infatti<br />
l’associazione professionale ha sì un compito di rappresentanza e di tutela<br />
nei confronti dei suoi membri, ma esercita anche una pressione per <strong>il</strong> mantenimento<br />
di standard elevati di qualità professionale nei confronti dei<br />
clienti/cittadini.<br />
12 Sugli ambiti della regolazione professionale e sui loro “fallimenti”,<br />
cfr. Oecd (2000), p.7, dove si distingue tra: structural regulation, behavioural<br />
regulation e retrictions to the corporate form.<br />
283
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
(di fonte statuale), riguarda anche i confini di ciascuna professione,<br />
le tariffe (almeno fintanto che non sono state abolite le tariffe<br />
min/max), i limiti alla pubblicità e, per talune <strong>professioni</strong><br />
(come per esempio quelle legali), la stessa forma di impresa,<br />
nonché restrizioni alla possib<strong>il</strong>ità di consorziarsi con altre <strong>professioni</strong>.<br />
In questo senso, come è stato sottolineato (Collins, 1990;<br />
Vicarelli, 2010), gli ordini/associazioni professionali britannici<br />
appartengono al cosiddetto modello anglo-americano, in quanto<br />
istituzioni in larga misura focalizzate su una sorta di “governo<br />
privato all’interno della professione”: un gruppo professionale<br />
che opera inizialmente sul mercato riesce ad ottenere dallo stato<br />
<strong>il</strong> monopolio della propria attività (modello caratterizzato dal<br />
binomio mercato/<strong>professioni</strong>). Invece, nel modello continentale,<br />
caratterizzato da una più stretta regolazione statuale, sarebbero<br />
le gerarchie burocratiche a trasformarsi in <strong>professioni</strong> sotto la<br />
spinta dei titoli accademici (modello caratterizzato dal binomio<br />
stato/<strong>professioni</strong>).<br />
Questo assetto “di modello” è in parte in evoluzione per <strong>il</strong><br />
caso britannico, sia a causa degli interventi governativi di deregolazione<br />
che hanno eroso i monopoli <strong>delle</strong> vecchie <strong>professioni</strong>,<br />
sia in seguito al presentarsi sul mercato di molte nuove <strong>professioni</strong><br />
che non sono riuscite ad ottenere una delega di regolazione<br />
analoga a quello <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> tradizionali: potremmo<br />
quindi concludere che nel Regno Unito da un lato le<br />
<strong>professioni</strong> continuano ad essere ancorate prevalentemente al<br />
mercato, dall’altro <strong>il</strong> loro potere autoregolatorio, ormai sempre<br />
meno protetto dallo stato, sta segnano qui un declino maggiore<br />
che altrove.<br />
284
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
La rappresentanza <strong>delle</strong> nuove <strong>professioni</strong> e l’evoluzione <strong>delle</strong><br />
associazioni professionali<br />
Anche nel Regno Unito negli ultimi decenni del Novecento<br />
prendono forma nuove <strong>professioni</strong>, in parte legate al diffondersi<br />
<strong>delle</strong> tecnologie dell’informazione e all’aumento della domanda<br />
proveniente dalle imprese di servizi professionali e consulenza<br />
manageriale, in parte alla domanda proveniente dai cittadini di<br />
sempre più articolati servizi personali nell’area socio-sanitaria,<br />
dello sport e del tempo libero e dell’assistenza.<br />
Associazioni di rappresentanza <strong>delle</strong> cosiddette “nuove <strong>professioni</strong>”<br />
esistono nel Regno Unito da molto tempo. Nel campo<br />
dell’informatica, l’associazione professionale più importante<br />
(chartered) è addirittura del 1957, altre sono state fondate negli<br />
anni ottanta, non hanno una charter ma sono ugualmente potenti.<br />
Nel campo del design esiste una associazione molto prestigiosa<br />
che risale al 1930 e che ha avuto una charter nel 1976. Altre<br />
<strong>professioni</strong> – che in Italia si stanno organizzando ora – come le<br />
<strong>professioni</strong> odontoiatriche e quelle veterinarie, hanno incominciato<br />
ad esistere nel Regno Unito dalla fine dell’Ottocento (1880<br />
è la data di costituzione della British Dental Association, 1881<br />
quella della British Veterinary Association).<br />
Ma anche quelle che si sono costituite negli ultimi tempi<br />
spesso si danno una struttura abbastanza sim<strong>il</strong>e a quella <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> più tradizionali. Per esempio, in tempi molto recenti<br />
gli HR Managers hanno ottenuto senza difficoltà una charter: nel<br />
2000 si è infatti costituito <strong>il</strong> Cipd (Chartered Institute of Personnel<br />
and Development). La charter permette alla associazione<br />
di avere controllo su percorso di scolarizzazione,<br />
sull’aggiornamento professionale e su altre regole di accesso ed<br />
esercizio della professione, di darsi liberamente un codice di<br />
285
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
condotta e di stab<strong>il</strong>ire procedure disciplinari nei confronti dei<br />
propri membri.<br />
Più o meno nello stesso periodo (2002) si è costituita<br />
un’altra associazione, l’Institute of Tourist Guiding, ovvero<br />
l’albo professionale <strong>delle</strong> guide turistiche, in questo caso senza<br />
una charter ma con un registro degli iscritti a pubblicazione annuale<br />
e gli altri tradizionali compiti di definire gli standard di<br />
qualificazione e promuovere la visib<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> prestigio della professione.<br />
La maggior parte <strong>delle</strong> associazioni più recenti non possiede<br />
una charter. Tuttavia, chartered o non chartered che siano, in<br />
generale si può dire che a differenza di altri paesi maggiormente<br />
regolati, nel Regno Unito la nascita di nuove <strong>professioni</strong> – e la<br />
relativa fondazione di nuovi ordini/associazioni professionali –<br />
avviene con relativa fac<strong>il</strong>ità.<br />
Le associazioni nate più di recente funzionano spesso (paradossalmente)<br />
come le learned societies <strong>delle</strong> origini del professionalismo,<br />
nel senso che <strong>il</strong> loro scopo principale è da un lato<br />
di diffondere saperi professionali e scambi di idee tra i membri<br />
(sia che si tratti di liberi <strong>professioni</strong>sti che esercitano nei servizi<br />
professionali, sia che si tratti di professionals dipendenti<br />
d’impresa), dall’altro, <strong>il</strong> loro scopo è di costruire riconoscimento<br />
del ruolo della scienza e del prestigio della professione tra <strong>il</strong><br />
pubblico, attraverso forme di selezione all’accesso alla professione,<br />
che vanno dalla richiesta di titoli di studio e/o di pratica,<br />
ai test, alla certificazione del titolo/qualifica. Inoltre, tutte le associazioni<br />
si danno un codice di condotta a cui gli iscritti sono<br />
sottoposti. Questo ruolo regolatorio viene sempre più apertamente<br />
giocato come una operazione di marketing della profes-<br />
286
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
sione: selezione all’accesso e codice di condotta diventano così<br />
modi per costruire l’immagine-reputazione della categoria.<br />
Le associazioni forniscono inoltre quasi sempre<br />
l’assicurazione per la professione e i servizi di aggiornamento<br />
professionale (Cpd, Continuing Professional Development),<br />
specialmente quando questo è obbligatorio, come nel caso <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> sanitarie. Spesso forniscono anche consulenza legale,<br />
previdenziale e fiscale: in questo senso, talvolta, funzionano<br />
almeno in parte come sindacati. Infine, le associazioni servono<br />
anche in qualche misura a trovare occasioni di lavoro: questo<br />
ruolo è esplicito nel caso <strong>delle</strong> associazioni degli informatici, di<br />
quella dei designers e di quella dei fitness professionals.<br />
Visto che le associazioni professionali britanniche – chartered<br />
o non-chartered – non hanno facoltà di obbligare/limitare<br />
l’accesso alla professione (quando esistono vincoli, questi derivano<br />
da un Act) e anche <strong>il</strong> controllo della qualità professionale<br />
alla fine si limita ai propri iscritti, ne deriva che per un <strong>professioni</strong>sta<br />
inglese la vera ragione per aderire ad una associazione –<br />
l’adesione resta comunque non obbligatoria – è quella di aumentare<br />
la propria reputazione sul mercato13 . Da questo punto di vista<br />
è emblematico <strong>il</strong> caso della Chartered Society of Designers:<br />
poter apporre <strong>il</strong> prestigioso titolo Mcsd (member of Csd) è un<br />
marchio di alta qualificazione per designers, grafici e st<strong>il</strong>isti di<br />
moda, che va conquistato attraverso un severo test di ammissione<br />
e controllo della pratica professionale.<br />
13 In paesi più “regolatori”, per esempio in Germania, è lo stato a stab<strong>il</strong>ire<br />
le regole per l’acquisizione di uno status professionale, sono richiesti<br />
percorsi più lunghi di professionalizzazione, la creazione di nuovi ordini è<br />
sottoposta a molti controlli ma, in compenso, alla fine è lo stato stesso ad<br />
esercitare la protezione della professione, garantendo qualche forma di esclusività,<br />
che invece non viene garantita nel Regno Unito.<br />
287
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In questo senso, si potrebbe dire che, nel caso <strong>delle</strong> nuove<br />
<strong>professioni</strong>, la funzione di lobbying <strong>delle</strong> associazioni professionali<br />
nei confronti dei governi è un po’ meno evidente: è diffic<strong>il</strong>e<br />
ormai ottenere priv<strong>il</strong>egi e tutele per le <strong>professioni</strong>. Mentre<br />
prevalgono aspetti di marketing e di fornitura di servizi.<br />
Da questo punto di vista, un elemento di ulteriore evoluzione<br />
della rappresentanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> lo possiamo intravvedere<br />
dal modificarsi, almeno in parte, della missione associativa<br />
dei professional bodies. Se veterinari, igienisti dentali, ortodontisti<br />
dichiarano tra gli scopi principali della propria associazione<br />
quello di tutelare la qualità della professione, fornire i migliori<br />
servizi all’utenza, incoraggiare lo studio, migliorare gli standard<br />
di pratica professionale – come è nella tradizione dei professional<br />
bodies – alcune associazioni nate più di recente sembrano<br />
avere una missione più vicina a quella della pura e semplice fornitura<br />
di servizi ai propri membri. E vi sono associazioni che<br />
non posseggono neppure un registro ma hanno la loro ragione<br />
d’essere nel fornire, a pagamento, una adeguata certificazione<br />
professionale. Questo è <strong>il</strong> caso per esempio, nel campo degli allenatori<br />
sportivi, di Ifpa (International Fitness Professional Association)<br />
che è deputata a fornire agli aspiranti personal trainers<br />
certificazione, corsi di aggiornamento e altri servizi (in primis,<br />
l’assicurazione professionale di responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e). È vero<br />
che precondizione per potere fornire una certificazione è spesso<br />
una accurata definizione del prof<strong>il</strong>o professionale, <strong>delle</strong> mansioni,<br />
dei requisiti di competenza che delimitano i confini della professione<br />
nei confronti di altre contigue e soprattutto in questo è<br />
riconoscib<strong>il</strong>e un ruolo <strong>delle</strong> associazioni professionali anche nei<br />
confronti della società e dei consumatori.<br />
288
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Perché non va dimenticato che comunque legalmente niente<br />
impedisce ad un personal trainer di esercitare la sua professione<br />
senza la certificazione Ifpa o di altra associazione consim<strong>il</strong>e. E<br />
lo stesso accade nel Regno Unito per la gran parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
– vecchie e nuove – visto che le riserve di attività sono limitate<br />
a pochissime figure.<br />
Un’ulteriore evoluzione avvenuta di recente nel campo della<br />
rappresentanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> riguarda <strong>il</strong> diffondersi di associazioni<br />
che associano non solo <strong>professioni</strong>sti ma anche aziende:<br />
i casi più significativi sono quelli di Csd – l’associazione professionale<br />
dei designers – che dal 2006 accredita non solo singoli<br />
<strong>professioni</strong>sti ma anche attività d’impresa (e teams in-house di<br />
progettisti), attraverso la Design Association, una branca<br />
dell’ordine deputata a definire i criteri di accreditamento <strong>delle</strong><br />
società/business. Un altro caso è quello di Mca, la più grande associazione<br />
di management consulting: per la verità, essa nasce<br />
fin dall’inizio come associazione di categoria e ha come membri<br />
le più grandi società britanniche di consulenza manageriale. Si<br />
tratta di un inequivocab<strong>il</strong>e segno del prevalere della professione<br />
organizzata in forma di impresa sulla tradizionale pratica del libero<br />
<strong>professioni</strong>sta.<br />
Regolazione e rappresentanza del lavoro professionale<br />
I professional bodies non hanno funzione di rappresentanza<br />
datoriale, nel senso che non agiscono come associazioni di categoria<br />
e non sono firmatari di contratti collettivi di parte imprenditoriale.<br />
Al contrario, alcuni di questi hanno un ruolo di rappresentanza<br />
sindacale nei confronti dei propri iscritti, anche se in genere<br />
questa funzione è secondaria rispetto alle più tradizionali fun-<br />
289
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
zioni di lobbying e di auto-regolazione della pratica professionale.<br />
Professional bodies che costituiscono anche unions esistono<br />
quasi esclusivamente tra le <strong>professioni</strong> mediche e paramediche<br />
(infermiere, ostetriche, fisioterapisti, <strong>professioni</strong> minori odontoiatriche<br />
etc.) e tra le <strong>professioni</strong> della scuola (docenti, capi<br />
d’istituto, lecturers), quindi sostanzialmente dove le <strong>professioni</strong><br />
coinvolgono dipendenti pubblici: si tratta di ambiti dove negli<br />
ultimi anni vi è stato un grosso intervento di riordino della regolazione<br />
<strong>delle</strong> pratiche professionali e dei relativi inquadramenti<br />
da parte dei governi laburisti e dove, non a caso, esiste una contrattazione<br />
collettiva.<br />
Va anche segnalato che alcuni Pb, per esempio <strong>il</strong> National<br />
Union of Journalists, si chiamano union ma non hanno funzione<br />
sindacale in senso stretto (per esempio, non sono firmatari di<br />
contratti collettivi).<br />
Per comprendere meglio l’assenza di un ruolo di rappresentanza<br />
negoziale nel sistema degli ordini/associazioni professionali,<br />
va premesso che, dopo la scomparsa di molti sindacati avvenuta<br />
negli anni thatcheriani, la sindacalizzazione del settore privato in<br />
Ingh<strong>il</strong>terra è precipitata al 16%. Contratti nazionali di settore sono<br />
pochissimi (quasi solo nel pubblico) mentre la contrattazione interconfederale<br />
è inesistente. La contrattazione collettiva si limita di<br />
solito ad accordi aziendali o locali, anch’essi però non molto diffusi:<br />
in effetti solo <strong>il</strong> 20% dei lavoratori del settore privato (contro <strong>il</strong><br />
70% circa del settore pubblico) sono coperti dalla contrattazione<br />
collettiva. Per contro, col tempo, nella regolazione del lavoro si è<br />
affermato un ruolo più consistente dello stato – quantomeno di indirizzo<br />
– sia attraverso <strong>il</strong> recepimento <strong>delle</strong> direttive europee (per<br />
esempio, per gli orari di lavoro, per la partecipazione, per <strong>il</strong> parttime<br />
e i congedi parentali etc.), sia attraverso l’introduzione di un<br />
290
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
minimo salariale legale (nel 1999). Va però precisato che queste<br />
normative di base – come d’altra parte gli istituti previsti dai contratti<br />
collettivi, dove esistono – non hanno valore legalmente vincolante<br />
e funzionano più che altro come schemi di riferimento generali<br />
per la stipula del contratto di lavoro individuale. Quest’ultimo –<br />
che è l’unico legalmente esigib<strong>il</strong>e – solitamente incorpora queste<br />
norme generali, oltre a una definizione più articolata di mansioni,<br />
inquadramento, carriera, salario e benefit.<br />
Le organizzazioni di rappresentanza di secondo livello<br />
È interessante notare come tra gli interventi di liberalizzazione<br />
messi in atto dal governo inglese a partire dagli anni ottanta, vi<br />
sia stato anche <strong>il</strong> tentativo di ridurre <strong>il</strong> numero dei professional bodies<br />
esistenti nella medesima categoria professionale, costringendoli<br />
a riunirsi sotto organizzazione di livello superiore (umbrella<br />
bodies), dove le varie associazioni di primo livello mantengono lo<br />
status di nominated bodies: questo è successo sia nel caso <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i (dove è stato creato <strong>il</strong> <strong>Consulta</strong>tive Committee<br />
of Accountancy Bodies), di quelle ingegneristiche (ben 40 associazioni<br />
di questa categoria sono state riunite in un’unica associazio-<br />
ne, l’Ecuk Engineering Counc<strong>il</strong> of UK che dal 1981 ha ottenuto<br />
una royal charter) e di quelle di psicoterapia (dove Ukcp, fondato<br />
nel 1993, è diventata l’umbrella organisation <strong>delle</strong> maggiori scuole<br />
di psicoterapia). Esiste anche una associazione di livello superiore<br />
ma “orizzontale”, nel senso che riunisce <strong>professioni</strong> diverse, con lo<br />
scopo di rappresentare <strong>il</strong> mondo <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’intera economia.<br />
Si tratta dell’United Kingdom Interprofessional Group<br />
(Ukipg), fondato nel 1977, che si definisce come «Forum for the<br />
major Professional and Regulatory Bodies in the UK». Ne sono<br />
membri 31 professional bodies – alcuni statutory, altri chartered,<br />
291
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
altri solo associazioni di categoria – che rappresentano le <strong>professioni</strong><br />
mediche maggiori, quelle legali, quelle contab<strong>il</strong>i, scientifiche,<br />
ingegneristiche e <strong>delle</strong> costruzioni. In particolare:<br />
- Institute of Chartered Accountants in England and Wales<br />
- Association of Chartered Certified Accountants<br />
- Faculty and Institute of Actuaries<br />
- Royal Institute of British Architects<br />
- Architects Registration Board<br />
- General Counc<strong>il</strong> of the Bar<br />
- Royal Society of Chemistry<br />
- British Dental Association<br />
- General Dental Counc<strong>il</strong><br />
- Engineering Counc<strong>il</strong> (UK)<br />
- Health Professions Counc<strong>il</strong><br />
- Chartered Insurance Institute<br />
- Law Society<br />
- Chartered Institute of Library and Information Professionals<br />
- British Medical Association<br />
- General Medical Counc<strong>il</strong><br />
- Nursing and Midwifery Counc<strong>il</strong><br />
- General Optical Counc<strong>il</strong><br />
- Association of Optometrists<br />
- College of Optometrists<br />
- Chartered Institute of Patent Agents<br />
- Chartered Institute of Personnel and Development<br />
- Royal Pharmaceutical Society of Great Britain<br />
- British Psychological Society<br />
- Institute of Chartered Secretaries and Administrators<br />
- Royal Institution of Chartered Surveyors<br />
- British Veterinary Association<br />
292
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
- Royal College of Veterinary Surgeons<br />
Ukipg agisce prevalentemente come rappresentante <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> presso <strong>il</strong> governo, occupandosi di regolazione <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong>, di percorsi scolastici professionalizzanti, di formazione<br />
continua (in particolare della revalidation <strong>delle</strong> licenze di<br />
esercizio per i medici), di corporate governance e di deontologia<br />
professionale, di assicurazioni della responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e professionale.<br />
Inoltre, Ukipg si occupa di affari europei: nella sua qualità<br />
di associazione nazionale che raggruppa le gli ordini/associazioni<br />
professionali del Regno Unito aderisce a Ceplis<br />
(European Counc<strong>il</strong> of the Liberal Professions) organizzazione<br />
internazionale interprofessionale che associa le diverse organizzazioni<br />
nazionali e rappresenta i liberi <strong>professioni</strong>sti presso la<br />
Commissione europea, <strong>il</strong> Parlamento e <strong>il</strong> Consiglio d’Europa.<br />
Per Ceplis ha st<strong>il</strong>ato recentemente <strong>il</strong> documento europeo sui valori<br />
comuni <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>.<br />
Non risulta invece una eventuale funzione sindacale datoriale<br />
e negoziale di tale associazione.<br />
5.6. Politiche, prospettive e dibattito in corso<br />
Le grandi tendenze<br />
Liberalizzazione del mercato dei servizi professionali (e<br />
“resistenza” degli ordini)<br />
L’introduzione di concorrenza nelle <strong>professioni</strong> da parte del<br />
Governo a partire dagli anni ottanta – attraverso la rimozione<br />
dell’esclusiva su alcune attività (specialmente nell’area legale)<br />
ma anche vig<strong>il</strong>ando sulla reale abolizione <strong>delle</strong> tariffe minime e<br />
dei divieti alla pubblicità – ha raggiunto lo scopo di permettere<br />
293
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
maggiore innovazione, sv<strong>il</strong>uppo e esportazione dei servizi professionali<br />
inglesi rispetto a quelli del continente. Tuttavia ha indebolito<br />
gli ordini professionali tradizionali.<br />
Nel Regno Unito, come altrove, gli ordini hanno tentato un<br />
possib<strong>il</strong>e resistenza all’ondata liberalizzatrice: se, da un lato,<br />
hanno accettato di lasciare le tariffe al libero mercato e di allargare<br />
i criteri di accesso alla professione, dall’altro hanno cercato<br />
di opporsi al trasferimento del loro potere auto-regolatorio alle<br />
autorità indipendenti di controllo sulle <strong>professioni</strong> e di vig<strong>il</strong>anza<br />
sulla concorrenza introdotte da Blair, hanno investito moltissimo<br />
nel consolidamento del prestigio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, si sono organizzate<br />
in organizzazioni più ampie, superando <strong>il</strong> particolarismo<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> specialistiche originarie.<br />
Crisi del prestigio sociale <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong><br />
Nondimeno, un recente sondaggio ha dimostrato che la reputazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’opinione pubblica inglese è in<br />
grande calo: in quattro anni, dal 61 al 58% per i revisori e dal 58<br />
al 54% per gli avvocati (Ipsos, 2004). Questo è avvenuto in parte<br />
per un processo inevitab<strong>il</strong>e di generale decadenza della deferenza<br />
nei confronti dell’autorità (quindi anche della “autorità del<br />
sapere”), in parte per la crescita della scolarizzazione media e<br />
conseguente diffusione di informazioni tecniche una volta possedute<br />
da pochi (come si vede dalla diffusione di siti di consulenza<br />
medica, internet sta minacciando la tradizionale asimmetria<br />
informativa su cui le <strong>professioni</strong> prosperavano). Più recentemente,<br />
la crisi finanziaria e <strong>il</strong> discutib<strong>il</strong>e ruolo che alcune figure<br />
professionali – come i revisori dei conti e gli operatori della<br />
finanza – ne hanno avuto, ha messo in crisi l’immagine moralmente<br />
ineccepib<strong>il</strong>e che le <strong>professioni</strong> liberali si erano nel tempo<br />
294
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
costruita e sta mettendo in luce i profondi cambiamenti che sono<br />
avvenuti nel professionalismo: fine del civismo, condivisione<br />
<strong>delle</strong> logiche del capitalismo e del profitto, identificazione con<br />
l’interesse del cliente quando non vera e propria collusione con<br />
le imprese. Alla creazione di autorità indipendenti di controllo<br />
da parte del governi laburisti nel corso degli anni Novanta, i<br />
professional bodies hanno risposto facendosi essi stessi promotori<br />
di rigorose certificazioni <strong>delle</strong> competenze dei <strong>professioni</strong>sti,<br />
di monitoraggio continuo dell’esercizio della professione e<br />
di appropriati strumenti disciplinari.<br />
Crisi della rappresentanza degli ordini tradizionali e avvento di<br />
altre poteri e forme di rappresentanza<br />
La limitazione del potere auto-regolatorio degli ordini ha<br />
indebolito <strong>il</strong> loro potere e ruolo sociale. In alcune aree professionali<br />
dove esisteva una molteplicità di associazioni – per esempio,<br />
gli ingegneri – <strong>il</strong> governo ha reso obbligatoria la creazione<br />
di organizzazioni di secondo livello (umbrella organisations).<br />
Inoltre, sul piano del potere di negoziazione nei confronti<br />
dello stato, le grandi società stanno diventando più importanti<br />
degli ordini: secondo l’indagine Spada, le aziende al top del settore<br />
contab<strong>il</strong>e, del tipo di Kpmg, sono ormai più ascoltate <strong>delle</strong><br />
loro associazioni di categoria/ordini professionali (pur di grande<br />
prestigio come Icaew, l’Institute of Chartered Accountants of<br />
England and Wales). Una risposta interessante è indicata da uno<br />
studio eseguito per conto di alcuni professional bodies: viene infatti<br />
identificato come sostanziale beneficio per l’avvenire <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> nell’interesse pubblico, del governo e anche <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> medesime, la cooperazione tra le diverse <strong>professioni</strong><br />
e l’autorità che potrebbe loro derivare dal parlare con una voce<br />
295
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
sola (Spada, 2009) 14 . Non a caso, l’Ukipg sta acquisendo sempre<br />
maggiore importanza:<br />
Riorganizzazione dei servizi sempre più orientata al modello<br />
“impresa”<br />
Anche questo è un fenomeno anglo-sassone e riguarda specialmente<br />
le <strong>professioni</strong> contab<strong>il</strong>i e legali. L’organizzazione<br />
prevalente è ormai in grandi studi, spesso internazionali, con<br />
clientela in prevalenza corporate, centinaia di dipendenti e uno<br />
st<strong>il</strong>e di lavoro ormai cinematografico: orari massacranti, nessuna<br />
vita privata, competizione elevatissima tra <strong>professioni</strong>sti dello<br />
stesso studio e tra studi, deontologia professionale flessib<strong>il</strong>e, etc.<br />
Internazionalizzazione dei mercati e <strong>delle</strong> associazioni<br />
professionali<br />
Nel 2007, più della metà del valore <strong>delle</strong> esportazioni del<br />
Regno Unito risultava in servizi (soprattutto servizi finanziari e<br />
“altri servizi alle imprese”): dati che danno un’idea della vocazione<br />
internazionale complessiva del sistema dei servizi inglesi<br />
e anche, in particolare, dei servizi professionali. D’altra parte,<br />
molte associazioni professionali hanno ormai anch’esse una portata<br />
internazionale, come nel caso di Iet (Institute of Engineering<br />
and Technologies) che associa gli informatici ed è presente con<br />
150 m<strong>il</strong>a iscritti in 127 paesi o come Csd (Chartered Society of<br />
Design) che è ormai presente in 34 paesi o Fitpro (fitness frofessionals)<br />
presente nel mondo con 125 m<strong>il</strong>a allenatori sportivi.<br />
14 A questo proposito va segnalato che nel Regno Unito esiste<br />
un’associazione non-profit di servizi agli ordini professionali(The Professional<br />
Associations Research Network), che offre esperienza, competenze e<br />
previsioni su questioni-chiave agli ordini, attraverso ricerca, consulenza,<br />
networking, creazione di eventi e formazione professionale e che in particolare<br />
si occupa dei new professional bodies, creati appositamente per raccogliere<br />
le esigenza dei nuovi specialisti.<br />
296
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Mentre, per quanto riguarda l’interfaccia con le istituzione,<br />
Ukpg – che aderisce a Ceplis – rappresenta gli interessi <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> britanniche presso l’Europa.<br />
Le nuove politiche<br />
A causa di questi cambiamenti, <strong>il</strong> dibattito sul destino <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> ha preso nuovo vigore e sono state avanzate proposte<br />
sia dal governo che dai professional bodies per nuove politiche:<br />
1. <strong>il</strong> programma Gateways to Professions (varato dal governo<br />
laburista nel 2005), studiato dal governo inglese per favorire<br />
la mob<strong>il</strong>ità sociale e l’ingresso dei giovani nelle <strong>professioni</strong>.<br />
Il punto di partenza è <strong>il</strong> Rapporto Langlands che ha sottolineato<br />
alcuni problemi che rendono difficoltoso l’accesso e la<br />
permanenza nelle <strong>professioni</strong>: una percezione stereotipata<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, la lunghezza degli studi e l’accumularsi del<br />
debito degli studenti, le difficoltà di retention soprattutto per<br />
le donne data la mancanza di strumenti e pratiche manageriali<br />
fam<strong>il</strong>y friendly nel mondo <strong>delle</strong> società professionali.<br />
La risposta del Department for Education and Sk<strong>il</strong>ls è stata<br />
la creazione di un fondo di 6 m<strong>il</strong>ioni di sterline in tre anni<br />
per sostenere progetti di riforma che consentano un transito<br />
migliore dagli studi superiori alle <strong>professioni</strong>. I progetti riguardano<br />
soprattutto la cooperazione tra professional bodies,<br />
università e autorità locali per migliorare l’orientamento scolastico<br />
e professionale; <strong>il</strong> miglioramento e l’attualizzare dei<br />
programmi dei corsi universitari; <strong>il</strong> sostegno tramite borse di<br />
studio di importi variab<strong>il</strong>i e di durata più lunga dei normali<br />
tre anni, l’avvio alle carriere professionali di giovani meritevoli.<br />
2. L’indagine Spada e le proposte degli ordini.<br />
297
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Recentemente alcuni degli ordini professionali più importanti –<br />
Law Society, Royal Institution of Chartered Surveyors, Chartered<br />
Institute of Management Accountants, Bar Counc<strong>il</strong> – hanno<br />
finanziato una importante indagine indipendente – British Professions<br />
Today: the State of the Sector – realizzata dalla società<br />
Spada e finalizzata a capire come r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> prestigio <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong>. Alcuni punti interessanti <strong>delle</strong> proposte di Spada<br />
riguardano l’opportunità sociale non solo di mantenere ma possib<strong>il</strong>mente<br />
di supportare gli ordini professionali alla luce del loro<br />
ruolo importante nella società e nell’economia. Infatti, secondo<br />
i risultati della ricerca, le <strong>professioni</strong> hanno avuto un<br />
grande ruolo nell’introdurre la meritocrazia come elemento di<br />
stratificazione sociale, spostando <strong>il</strong> giudizio sulle competenze<br />
piuttosto che sulla ricchezza e sull’appartenenza di classe: è<br />
una riprova del fatto che <strong>il</strong> sistema professionale ha favorito e<br />
favorisce la mob<strong>il</strong>ità sociale. Inoltre <strong>il</strong> sistema è rispettoso<br />
dell’uguaglianza come si vede dall’enorme aumento <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>ste<br />
donne. Entrambi questi aspetti segnalano<br />
l’importanza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nel realizzare maggiore eguaglianza<br />
e giustizia sociale. D’altra parte, è provata la capacità di<br />
influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sui decisori politici, anche in forza<br />
<strong>delle</strong> potenti reti che caratterizzano la professione: generalmente<br />
i <strong>professioni</strong>sti usano le loro competenze per supportare <strong>il</strong><br />
lavoro degli amministratori pubblici e mettono a disposizione <strong>il</strong><br />
loro sapere per orientare <strong>il</strong> modo di pensare della gente. Ma <strong>il</strong><br />
loro ruolo più importante consiste nel funzionare da contrappeso<br />
all’amministrazione e alla regolazione burocratica centralizzata,<br />
in forza del loro potere auto-regolatorio. Tuttavia, sembra<br />
che i governi non apprezzino sufficientemente l’expertise e<br />
l’influenza <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, come si vede dal fatto che la stes-<br />
298
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
so istituto nazionale di statistica (Ons) non raccoglie dati sulle<br />
<strong>professioni</strong> non riconoscendole come categoria 15 e impedendo<br />
quindi di misurarne meglio i risultati in termini di valore e di<br />
occupazione.<br />
5.7. Approfondimenti: quattro <strong>professioni</strong> tradizionali e<br />
quattro nuove <strong>professioni</strong><br />
Professioni contab<strong>il</strong>i<br />
- Attività. Le <strong>professioni</strong> dell’area contab<strong>il</strong>e includono<br />
l’accountant (figura solo in parte sim<strong>il</strong>e al nostro commercialista)<br />
e <strong>il</strong> registered auditor (revisore di conti).<br />
- Rappresentanza.Vi sono sette professional bodies che afferiscono<br />
a questa professione. I più antichi (risalgono alla fine<br />
dell’Ottocento) e prestigiosi sono: Institute of Chartered<br />
Accountants of England and Wales (Icaew); Institute of<br />
Chartered Accountants of Scotland (Icas); Institute of<br />
Chartered Accountants of Ireland (Icai); Chartered Institute<br />
of Mangement Accountants (Cima)<br />
Questi istituti hanno potere di conferire <strong>il</strong> titolo, di stab<strong>il</strong>ire<br />
criteri di accesso, di verificare i risultati del training, di organizzare<br />
la formazione, di stab<strong>il</strong>ire le regole di condotta.<br />
Va anche menzionato Acca (Association of Chartered Certified<br />
Accountants) che è attualmente la più grossa organizzazione<br />
internazionale (membri in 170 paesi) e che sta diventando<br />
un importante fornitore di qualificazione professionale<br />
per questa professione.<br />
15 Lo stesso vale per Istat.<br />
299
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Alla fine degli anni novanta, i certified<br />
accountants erano circa 270 m<strong>il</strong>a, in continua crescita;<br />
di questi, poco meno della metà risulta iscritta all’Institute of<br />
Certified Accountants of England & Wales. D’altra parte, gli<br />
accountants britannici rappresentano attualmente ben la metà<br />
di tutti quelli dell’Unione europea.<br />
- Regolazione della professione. La professione dell’accountant<br />
in UK è una <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> più antiche ma la sua<br />
regolazione da parte dello stato è recente (anni ottanta). Non<br />
tutti gli aspetti della attività sono regolati per legge. Quelli<br />
regolati sono: l’attività del curatore fallimentare (insolvency<br />
pratictioner), per cui bisogna ottenere una license, è sottoposta<br />
all’insolvency directorate; i registered auditors devono<br />
avere una assicurazione professionale; i chartered auditors<br />
possono fare investment business solo all’interno di procedure<br />
stab<strong>il</strong>ite dalla legge; la revisione contab<strong>il</strong>e (statutory audit)<br />
è controllata dal company law directorate.<br />
- Requisiti di accesso alla professione. La legge conferisce ai<br />
diversi professional bodies che rappresentano queste <strong>professioni</strong>,<br />
in qualità di recognised qualified bodies, <strong>il</strong> potere di<br />
determinare <strong>il</strong> titolo e quindi i criteri di accesso alla professione,<br />
che sono diversi a seconda dell’associazione a cui ci si<br />
vuole iscrivere: ne consegue che appartenere ad una associazione<br />
piuttosto che ad un’altra dà maggiore o minor prestigio<br />
al <strong>professioni</strong>sta. Gli ordini più prestigiosi sono più selettivi<br />
e prevedono <strong>il</strong> diploma di laurea triennale, un periodo di<br />
formazione teorico-pratica organizzato dall’associazione, un<br />
test di competenza. Però l’entrata è possib<strong>il</strong>e anche per i<br />
non-laureati purché abbiano una r<strong>il</strong>evante esperienza di lavoro.<br />
300
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Per le altre figure professionali, invece, l’accento è messo<br />
soprattutto sull’accertamento <strong>delle</strong> capacità pratiche, piuttosto<br />
che degli studi universitari: per <strong>il</strong> registered auditor è<br />
necessario un training di due anni.<br />
- Tariffe e pubblicità. Come tutti gli ordini anche quelli<br />
dell’area contab<strong>il</strong>e non possono intervenire sulle tariffe. La<br />
pubblicità è ammessa.<br />
- Forme di esercizio della professione. Possono esercitare la<br />
professione in private partnership (società di persone) e anche<br />
in società di capitali (di norma a responsab<strong>il</strong>ità limitata).<br />
L’esercizio in forma associata in grandi studi professionali –<br />
tipico della tradizione anglo-sassone – è prevalente.<br />
Professioni tecniche (architetti)<br />
- Attività: town planner, planning and development surveyor,<br />
housing manager, historic bu<strong>il</strong>ding inspector, interior<br />
designer, industrial/product designer, landscape architect.<br />
- Rappresentanza: la Royal Institution of British Architecture.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: oltre 30 m<strong>il</strong>a membri (per l’87%<br />
chartered).<br />
- Regolazione della professione. È una <strong>delle</strong> poche <strong>professioni</strong><br />
regolate con una legge ad hoc (gli ingegneri non lo sono):<br />
Architects registration Act del 1931. La legge protegge <strong>il</strong> titolo<br />
ma non dà riserva di attività.<br />
- Requisiti di accesso alla professione. Occorre un diploma di<br />
laurea in architettura (5 anni) e un tirocinio di due anni (a<br />
volte un anno si fa a metà corso di laurea). Basta però una<br />
comprovata esperienza nel settore della progettazione. Al<br />
termine vi è un esame di pratica professionale.<br />
301
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- Tariffe e pubblicità. Come tutti gli ordini anche quelli<br />
dell’area tecnica non possono intervenire sulle tariffe. In generale,<br />
anche nel Regno Unito la professione dell’architetto<br />
è piuttosto malpagata. La pubblicità è ammessa.<br />
- Forme di esercizio della professione. Una volta nel Regno<br />
Unito gli architetti erano in maggioranza dipendenti pubblici<br />
degli enti locali. Attualmente prevale <strong>il</strong> contracting-out e gli<br />
studi in partnership e la libera professione indipendente sono<br />
diffusi (<strong>il</strong> 37% degli architetti – percentuale piuttosto alta nel<br />
panorama inglese <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong> – sono lavoratori<br />
autonomi).<br />
Professioni legali<br />
- Attività. Le <strong>professioni</strong> legali includono: <strong>il</strong> solicitor, <strong>il</strong> barrister,<br />
<strong>il</strong> legal executive, <strong>il</strong> patent agent e <strong>il</strong> conveyor.<br />
› Il solicitor dà consulenza legale, prepara documenti e<br />
contratti (anche in parte come da noi <strong>il</strong> notaio), conduce<br />
vertenze legali (litigation), patrocina cause davanti alle<br />
corti di grado inferiore.<br />
› Il barrister è invece una figura legale specialista (spesso<br />
in una sola materia) che ha diritto di difesa davanti a tutte<br />
le corti e tribunali. Generalmente non ha a che fare direttamente<br />
col cliente ma solo col solicitor che ha istruito la<br />
pratica.<br />
- Tipo di rappresentanza e natura giuridica della rappresentanza<br />
› Solicitors:<br />
Sono organizzati nella law society, nata nel 1825, che<br />
funziona come associazione e insieme come ordine (governing<br />
body). L’adesione è volontaria ma l’ordine governa<br />
anche sui non iscritti. L’ordine può, d’intesa con<br />
302
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
gli organi statuali preposti, intervenire nella formazione<br />
professionale e dei criteri d’accesso. Regola e disciplina<br />
la condotta dei <strong>professioni</strong>sti.<br />
› Barristers: ono organizzati nel Counc<strong>il</strong> of the Bar, fondato<br />
nel 1894.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti. Nel 2001, <strong>il</strong> numero dei lavoratori<br />
dei servizi legali (compresi gli impiegati) nel Regno Unito<br />
era di circa 286 m<strong>il</strong>a di cui 112 m<strong>il</strong>a professionals e continua<br />
a salire. Il numero <strong>delle</strong> imprese quasi 25 m<strong>il</strong>a. I servizi legali<br />
rappresentano circa l’1,8% del P<strong>il</strong>. A partire dagli anni<br />
novanta, l’aumento dell’occupazione, del fatturato e della<br />
produttività è stato costantemente elevato.<br />
- Regolazione della professione<br />
› Solicitors. La professione è sottoposta ad una legge ad<br />
hoc, <strong>il</strong> Solicitors Act del 1974. Hanno la protezione legale<br />
del titolo ma non <strong>il</strong> monopolio della attività di consulenza,<br />
che divide con semi-professionals del tipo dei legal<br />
executives ma anche con altri <strong>professioni</strong>sti non regolati:<br />
la maggior parte della attività legale extragiudiziale,<br />
soprattutto quella che riguarda <strong>il</strong> fisco e <strong>il</strong> business viene<br />
prestata da non-legali. Dagli anni ottanta non ha neppure<br />
più la riserva della attività di transazione di proprietà<br />
(che divide con i conveyors). Se in possesso dei necessari<br />
titoli, dal 1990 può accedere al patrocinio davanti alle<br />
corti, dividendo questa attività con <strong>il</strong> barrister. La sua<br />
pratica più comune resta quella della istruzione <strong>delle</strong> pratiche<br />
per <strong>il</strong> barrister.<br />
› Barristers. Hanno avuto a lungo <strong>il</strong> monopolio del patrocinio<br />
davanti alle corti, che adesso dividono in parte coi<br />
solicitors.<br />
303
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Va comunque sottolineato che i criteri usati dalla diverse<br />
corti per ammettere le diverse figure professionali sono<br />
spesso flessib<strong>il</strong>i: per esempio, negli industrial tribunals<br />
dove si discutono cause di lavoro, spesso <strong>il</strong> patrocinio è<br />
affidato a funzionari dei sindacati, quindi a figure non<br />
legali.<br />
- Requisiti di accesso alla professione<br />
› Solicitors. Vari criteri di accesso: non è necessario <strong>il</strong> diploma<br />
di laurea in discipline legali (basta un’altra laurea<br />
con un corso di integrazione) o anche semplicemente una<br />
pratica almeno triennale come dipendente di un studio.<br />
Per tutti segue 1 anno di corso teorico-pratico e 2 anni di<br />
training contract (praticantato) presso uno studio legale.<br />
Il costo di accesso è ritenuto comunque elevato e i posti<br />
per conseguire l’istruzione piuttosto scarsi.<br />
› Barristers. Devono essere laureati ma non necessariamente<br />
in legge. Anche per loro previsto 1 anno di corso<br />
professionale (ad alta selezione d’accesso) e 1 anno di<br />
pup<strong>il</strong>lage (supervisione).<br />
- Tariffe e pubblicità<br />
› Solicitors. Tariffe non sono regolate, sono liberamente<br />
negoziate col cliente e in genere non sono correlate con <strong>il</strong><br />
valore della causa. La tariffa può essere contestata di<br />
fronte ad un valutatore indipendente (ma non succede<br />
quasi mai). Ci sono pochi limiti alla pubblicità (recentemente<br />
ammessa anche quella comparativa).<br />
› Barristers. È l’impiegato che negozia l’onorario: in genere<br />
una quota fissa per la preparazione e la prima udienza<br />
e una tariffa giornaliera per le altre udienze.<br />
L’unica forma di pubblicità non ammessa è quella che<br />
304
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
rende nota la percentuale di successi nelle cause del <strong>professioni</strong>sta.<br />
- Forme di esercizio della professione.<br />
› Solicitors. Per l’80% lavora in private partnership (società<br />
di persone), come partner o come dipendente. Il resto<br />
lavora come dipendente in grandi organizzazioni pubbliche<br />
o private e in agenzie pubbliche (Law Society 1998).<br />
Negli ultimi anni stanno aumentando sia i <strong>professioni</strong>sti<br />
singoli, sia i grandi studi legali (a spese di quelli medi).<br />
Mentre la gran parte degli studi sono tuttora società di<br />
medie dimensioni, le società che hanno più di 25 dipendenti<br />
sono diventate dominanti dal punto di vista della<br />
quota di mercato e <strong>delle</strong> parcelle e alla fine degli anni<br />
novanta impiegavano <strong>il</strong> 46% di assistant solicitors. La<br />
gran parte degli studi maggiori lavora per le imprese e, a<br />
partire dalla fine degli anni ottanta, si è internazionalizzato<br />
e attualmente detiene – insieme alle società americane<br />
– <strong>il</strong> primato della presenza internazionale in termini<br />
di numero e diffusione geografica di uffici all’estero.<br />
› Barristers. Sono obbligatoriamente lavoratori indipendenti<br />
(la partnership non è ammessa) ma generalmente<br />
condividono spazi comuni (set of chambers) e servizi<br />
amministrativi con altri barristers. Gli impiegati della<br />
chambre generalmente si occupano di negoziare e riscuotere<br />
parcelle per tutto <strong>il</strong> gruppo dei barristers.<br />
Odontoiatri<br />
- Attività. Attività chirurgo-odontoiatrica (dentist e dental<br />
surgeon), attività aus<strong>il</strong>iarie (dental hygienist e dental thera-<br />
305
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
pist), altre attività (dental technician e dental surgery assistant).<br />
- Rappresentanza. General Dental Counc<strong>il</strong> per i dentisti e i<br />
chirurghi odontoiatri, diversi altri professional bodies – tra<br />
cui la più importante è la British Dental Association – per le<br />
altre <strong>professioni</strong>. La Bda offre servizi anche come sindacato,<br />
nel senso che assiste i lavoratori dipendenti degli studi dentistici<br />
nelle vertenze individuali.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: alla fine degli anni novanta gli iscritti<br />
erano circa 30 m<strong>il</strong>a dentisti e 4 m<strong>il</strong>a aus<strong>il</strong>iari.<br />
- Regolazione della professione. Va detto che nel Regno Unito<br />
le <strong>professioni</strong> mediche sono tra le poche (insieme ai solicitors<br />
e agli architetti) ad essere regolate da leggi ad hoc. Tuttavia<br />
la professione odontoiatrica, che pure è molto antica,<br />
all’inizio non aveva una propria regolazione ed era sottoposta<br />
alla legge sulle <strong>professioni</strong> mediche del 1815. Dal 1878<br />
col Dentists Act diventa indipendente: inizialmente la legge<br />
consente solo di istituire un albo e protegge <strong>il</strong> titolo ma non<br />
dà riserva di attività, per cui entrano nella professione moltissimi<br />
soggetti poco qualificati. Solo nel 1921 e poi nel<br />
1956 una legge attribuisce all’ordine, <strong>il</strong> diritto di disciplinare<br />
la professione: vengono adottati criteri più stringenti<br />
sull’esercizio della professione (ed estromessi i dental dresser,<br />
semi-professionals).<br />
- Requisiti di accesso alla professione. Dentist e Dental surgeon:<br />
occorre aver frequentato una Dental school (corso di<br />
laurea ed eventuale post-lauream). È l’ordine che stab<strong>il</strong>isce<br />
gli standard dei corsi di studio. Poi si deve superare uno statutory<br />
examination (anche prove pratiche). Dental hygienist<br />
e dental therapist: corso di laurea di due anni. Dental techni-<br />
306
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
cian e Dental surgery assistant: non vi sono requisiti<br />
d’accesso, chiunque può esercitare.<br />
- Tariffe e pubblicità: come tutti gli ordini anche quelli<br />
dell’area medica non possono intervenire sulle tariffe. La<br />
pubblicità è ammessa.<br />
- Forme di esercizio della professione: <strong>professioni</strong>sti singoli e<br />
associati; studi con dipendenti (soprattutto tra le <strong>professioni</strong><br />
minori).<br />
Programmatori-analisti<br />
- Attività. L’attività di informatica comprendono un buon numero<br />
di <strong>professioni</strong> e specializzazioni come programmatore,<br />
progettista di sistemi, analista, manager. Generalmente è necessario<br />
per operare un diploma di laurea in computer science<br />
(informatica) o in gestione dei sistemi informativi ma, secondo<br />
la tradizione britannica (in questo caso, seguita anche<br />
negli altri paesi), è possib<strong>il</strong>e diventare analista programmatore<br />
anche solo dopo un corso di formazione professionale o<br />
istruzione tecnica, anni di pratica di lavoro e una grande attitudine<br />
per la progettazione, la programmazione SW e le sue<br />
applicazioni.<br />
- Rappresentanza Nel Regno Unito esistono quattro principali<br />
associazioni di rappresentanza per gli informatici. La British<br />
Computer Society (Chartered Institute for It), nata nel 1957<br />
che si descrive come <strong>il</strong> primo ordine professionale per chi<br />
lavora nell’It e associa <strong>professioni</strong>sti di tutte le attività It<br />
(hardware, software e It management). La seconda è<br />
l’Institution of Analysts and Programmers (Iap), che è la più<br />
importante associazione di <strong>professioni</strong>sti che lavorano nello<br />
sv<strong>il</strong>uppo, installazione e test del software. Fondata trent’anni<br />
307
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
fa, dal 1993 è diventata una Company Limited by Guarantee<br />
(associazione non-profit con uno statuto speciale) di proprietà<br />
dei suoi membri. La terza è l’Institute of Engineering and<br />
Technologies (Iet), organizzata ormai a livello internazionale,<br />
che costituisce una <strong>delle</strong> più vaste comunità di ingegneri<br />
e tecnologi informatici, che ha 150 m<strong>il</strong>a membri in 127 paesi.<br />
Esiste poi una quarta associazione, l’International Association<br />
of Software Architects che si focalizza sulla professione<br />
di architetti di sistemi.<br />
Queste associazioni funzionano soprattutto come le vecchie<br />
learned societies, nel senso che <strong>il</strong> loro scopo principale è da<br />
un lato di diffondere saperi professionali e scambi di idee tra<br />
i membri (professional dipendenti o autonomi) e dall’altro<br />
costruire riconoscimento del ruolo della scienza e del prestigio<br />
della professione tra <strong>il</strong> pubblico (operazione di marketing<br />
della professione). Tutte le associazioni hanno un codice<br />
di condotta a cui i membri sono sottoposti.<br />
I <strong>professioni</strong>sti si iscrivono alla associazione perché ne ricavano<br />
prestigio (visto che l’iscrizione ad un albo non è obbligatoria)<br />
e perché ne ricevono servizi di consulenza formativa,<br />
legale, previdenziale e fiscale: in questo senso le associazioni<br />
funzionano anche in parte come sindacati.<br />
Infine, le associazioni servono anche in qualche misura a<br />
trovare occasioni di lavoro (lo stesso succede nel caso dei<br />
designers e dei fitness professionals).<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: a Iet sono iscritti 150 m<strong>il</strong>a informatici<br />
(ma anche all’estero).<br />
- Regolazione della professione. Queste <strong>professioni</strong> non hanno<br />
forme di regolazione pubblica. Anche la qualificazione professionale<br />
avviene fuori dalla professione (nelle università e<br />
308
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
nelle scuole tecniche), solo la formazione continua è gestita<br />
in modo concertato con enti pubblici di continuing training,<br />
inoltre l’iscrizione ad un albo non sembra obbligatoria. I<br />
professional bodies, comunque, strutturano la membership<br />
in modo da fornire una sorta di certificazione <strong>delle</strong> competenze,<br />
e quindi di protezione del titolo.<br />
- Requisiti di accesso alla professione. Si possono iscrivere<br />
all’albo soltanto professionals con un percorso professionale<br />
documentato che è oggetto di selezione da parte del professionale<br />
body: gli associati – a seconda della formazione, della<br />
qualifica conseguita e della seniority misurati con un punteggio<br />
– possono fregiarsi di titoli diversi. Per Iap, in cinque<br />
livelli (discendenti): Fellow of the Institution of Analysts and<br />
Programmers (Fiap), Member of the Institution of Analysts<br />
and Programmers (Miap), Associate Member of the<br />
Institution of Analysts and Programmers (Amiap), Graduate<br />
Member of the Institution of Analysts and Programmers<br />
(Gradiap) Licentiate of the Institution of Analysts and<br />
Programmers (Liap).<br />
- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione. Grandi società di servizi<br />
professionali impiegano la gran parte dei <strong>professioni</strong>sti del<br />
settore. Pochi altri (non più del 15%) gestiscono una attività<br />
in proprio o lavorano come consulenti freelance.<br />
Professioni dello sport e fitness<br />
- Attività: le <strong>professioni</strong> più diffuse sono <strong>il</strong> fitness professional<br />
e <strong>il</strong> personal trainer.<br />
- Rappresentanza. Fitness Professionals (Fitpro) è una associazione<br />
professionale inglese diffusa in tutto <strong>il</strong> mondo, che<br />
309
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
si definisce come la più grande e rispettata associazione di<br />
professional del settore con ben 125 m<strong>il</strong>a membri. Associa<br />
tutti gli specialisti (anche managers e commerciali). Fornisce<br />
training professionale, aggiornamento e servizi. Esiste poi<br />
Ifpa che fornisce certificazione per l’esercizio della professione<br />
(come negli Stati Uniti, Ncsf).<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: Fitpro ne conta 75 m<strong>il</strong>a nel Regno<br />
Unito e 125 m<strong>il</strong>a nel mondo.<br />
- Regolazione della professione: non esiste.<br />
- Requisiti di accesso alla professione. Ncsf (National Counc<strong>il</strong><br />
of Strenght & Fitness) funziona come agenzia di certificazione<br />
internazionale (ma nato negli Usa) che certifica la professionalità<br />
di figure professionali come <strong>il</strong> personal trainer e<br />
<strong>il</strong> fitness professional: fornisce credenziali importanti (ma<br />
non obbligatorie per l’esercizio alla professione né per<br />
l’iscrizione alla professione) per i <strong>professioni</strong>sti a partire da<br />
un esame che non considera solo <strong>il</strong> livello di competenza e<br />
di esperienza ma anche le attitudini personali. Il certificato è<br />
coperto da completa tutela legale. Lo stesso vale per Ifpa. Il<br />
caso di queste associazioni è interessante perché rappresenta<br />
una evoluzione degli ordini: la certificazione non viene più<br />
dall’interno dell’ordine ma da un ente/associzione terzo, inoltre<br />
la portata non è più nazionale ma internazionale.<br />
- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione: sia come professionals<br />
indipendenti che come dipendenti di organizzazioni.<br />
310
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
Professioni del design e della moda<br />
- Attività: nel Regno Unito, i professional designers operano,<br />
con diverse specializzazioni, in vari campi: moda, grafica, produzione<br />
industriale etc.<br />
- Rappresentanza. La Chartered Society of Designers (Csd) ha<br />
una lunga e gloriosa tradizione: fondata nel 1930 come<br />
Society of Industrial Artists, ha ottenuto la Royal Charter<br />
(delega alla auto-regolazione) nel 1976. Più che come un ordine<br />
o una associazione di categoria (commerciale), funziona<br />
come learned society, associazione culturale che promuove<br />
la diffusione <strong>delle</strong> tecniche di design e ne incoraggia<br />
l’apprendimento a beneficio della comunità. Sancisce<br />
l’obbligo per i suoi membri di operare secondo i più elevati<br />
standard professionali e in questo senso si fa garante nei<br />
confronti della clientela. Protegge i propri membri regolando<br />
e controllando la loro pratica professionale. È multidisciplinare<br />
(in questo è abbastanza unica), nel senso che rappresenta<br />
progettisti di tutti i campi: moda, grafica, tess<strong>il</strong>e, industriale<br />
(product), multimediale, museale (exibition), di interni.<br />
I designers inglesi più noti del Novecento sono stati<br />
membri di Csd. È organizzata a livello territoriale. È ormai<br />
presente a livello internazionale (in 34 paesi).<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: gli iscritti a livello internazionale sono<br />
3 m<strong>il</strong>a.<br />
- Regolazione della professione: la professione di designer<br />
non ha vincoli di esclusiva stab<strong>il</strong>iti per legge. La protezione<br />
riservata dall’ordine riguarda <strong>il</strong> titolo.<br />
- Requisiti di accesso alla professione: è concesso di apporre<br />
dopo <strong>il</strong> nome i titoli di Mcsd (membro) o di Fcsd (apprendista<br />
fellow) – come marchi di garanzia – solo a <strong>professioni</strong>sti<br />
311
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
qualificati e che devono anche provare praticamente la loro<br />
capacità professionale attraverso un test di ammissione.<br />
- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione: per alcuni aspetti sembrerebbe<br />
che la professione abbia ancora almeno un versante<br />
artistico/artigianale da libera professione esercitata individualmente<br />
o in partnership. È però segno dei tempi <strong>il</strong> fatto<br />
che dal 2006 Csd accredita non solo singoli <strong>professioni</strong>sti<br />
ma anche attività d’impresa (e teams in-house di progettisti),<br />
attraverso la Design Association, che fissa i criteri per<br />
l’accreditamento <strong>delle</strong> imprese.<br />
Professioni della consulenza di direzione (management<br />
consulting)<br />
- Attività. I consulenti di direzione (management consultants)<br />
operano come consulenti per le aziende private e enti pubblici.<br />
Il settore comprende molte aziende non tutte operano<br />
esclusivamente servizi di consulenza (spesso anche sv<strong>il</strong>uppo<br />
software, outsourcing etc.). I servizi di consulenza sono molto<br />
vari, dalla consulenza strategica al change-management,<br />
al coaching individuale, alla consulenza specialistica in<br />
campi molto diversi.<br />
Nel 2009 <strong>il</strong> settore della consulenza (Consulting Industry) ha<br />
rappresentato l’economia britannica per un valore di circa<br />
8bn di sterline nel 2009 e ha contribuito con 1bn di sterline<br />
alla b<strong>il</strong>ancia dei pagamenti, attraverso l’esportazione di servizi<br />
alle imprese (UK Consulting Industry Statistics Report,<br />
2010).<br />
- Rappresentanza. La più ampia associazione di rappresentanza<br />
del settore (si evince che la rappresentanza è <strong>delle</strong> aziende<br />
312
CAPITOLO V – IL CASO INGLESE<br />
e non dei <strong>professioni</strong>sti, si tratta quindi di una associazione<br />
di categoria di imprese) è <strong>il</strong> Management <strong>Consulta</strong>ncies Association<br />
(Mca), che rappresenta 55 aziende di consulenza,<br />
pari al 70% del settore della consulenza, che lavorano con<br />
oltre 90 <strong>delle</strong> 100 top società Ftse e con la stragrande maggioranza<br />
della pubblica amministrazione. È un associazione<br />
che aspira a diventare “la voce del settore”, nel senso che ha<br />
soprattutto scopo di lobbying ma anche di marketing: selezione<br />
all’accesso e codice di condotta diventano modi per<br />
costruire l’immagine della categoria.<br />
Esistono poi associazioni professionali in senso stretto, come<br />
Cipd (Chartered Institute of Personnel and Development),<br />
prestigiosa associazione dei consulenti nell’area human sesource,<br />
oppure Iim (Institute of Interim Management), che<br />
dal 2001 associa i manager che si offrono temporaneamente<br />
alle imprese.<br />
- Iscritti e <strong>professioni</strong>sti: le aziende del settore impiegano oltre<br />
40 m<strong>il</strong>a consulenti.<br />
- Regolazione della professione. Non sembra esistano vincoli<br />
all’esercizio alla professione di consulente. Mca però si è data<br />
una auto-regolazione, nel senso che ha stab<strong>il</strong>ito sia criteri<br />
di accesso rigorosi, sia un rigoroso codice deontologico per<br />
costruire una immagine di qualità nei confronti dei clienti<br />
<strong>delle</strong> imprese . Per la stessa ragione, Mca ha stab<strong>il</strong>ito un sistema<br />
di awards annuali per premiare pubblicamente i successi<br />
<strong>delle</strong> aziende aderenti.<br />
- Requisiti di accesso alla professione. I requisiti per essere<br />
ammessi a Mca riguardano le imprese: devono avere una<br />
pratica di consulenza nel Regno Unito di almeno 3 anni, avere<br />
almeno dieci consulenti a tempo pieno e pratica la consu-<br />
313
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
lenza di direzione come attività strategica, offrendo almeno<br />
due dei principali servizi di consulenza (strategie, marketing,<br />
It, HR) e soluzioni adattate al cliente.<br />
Le aziende rappresentate devono inoltre impegnarsi al rispetto<br />
di un codice di condotta, sono sottoposte ad interventi di<br />
ispezione (audit) in caso di richiesta da parte dell’azienda<br />
cliente e anche di sanzione/espulsione.<br />
- Tariffe e pubblicità: non ci sono vincoli.<br />
- Forme di esercizio della professione. La professione è esercitata<br />
prevalentemente attraverso medio-grandi società di<br />
capitali o anche di persone (comunque solitamente oltre i<br />
dieci <strong>professioni</strong>sti).<br />
314
APPENDICE
APPENDICE<br />
La disponib<strong>il</strong>ità di dati specifici di fonte ufficiale sulle <strong>professioni</strong><br />
che consentano comparazioni internazionali è alquanto<br />
limitata e non esiste un’unica fonte presso cui reperirli.<br />
Le fonti di carattere ufficiale riconducib<strong>il</strong>i a Eurostat sono<br />
quelle che garantiscono <strong>il</strong> più elevato grado di comparab<strong>il</strong>ità dei<br />
dati per la maggior parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> analizzate e dunque<br />
ad esse si fa prioritariamente riferimento per l’analisi. L’unica<br />
eccezione r<strong>il</strong>evante riguarda <strong>il</strong> gruppo professionale dei dentisti,<br />
che non è possib<strong>il</strong>e esaminare in modo adeguato attraverso i dati<br />
messi a disposizione da Eurostat e che tuttavia vengono monitorati<br />
costantemente dal Consiglio europeo dei dentisti (Counc<strong>il</strong> of<br />
European Dentists) a partire da fonti ufficiali dei singoli paesi.<br />
Per quanto riguarda Eurostat, le due principali fonti di dati<br />
sono la r<strong>il</strong>evazione europea <strong>delle</strong> forze lavoro (European Labour<br />
Force Survey) e le statistiche strutturali sul business (Structural<br />
Business Statistics): la prima consente di isolare in modo<br />
abbastanza preciso la maggior parte dei gruppi professionali di<br />
interesse della ricerca e valutarne la consistenza in termini occupazionali;<br />
la seconda presenta molti limiti in termini di individuazione<br />
dei gruppi professionali specifici e tuttavia è l’unica<br />
che consenta una valutazione della consistenza economica del<br />
settore. Per quanto riguarda i dentisti, la fonte principale è rappresentata<br />
dal Manuale europeo di pratica dentistica (Eu Manual<br />
of Dental Practice), realizzato dall’unità di salute pubblica dentistica<br />
della Scuola di Cardiff (Dental Public Health Unit in<br />
Cardiff Dental School) su commissione del Consiglio europeo<br />
dei dentisti. Per le <strong>professioni</strong> dentistiche, sono state prese in<br />
317
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
considerazione anche le statistiche sanitarie di Eurostat, che tuttavia<br />
presentano dati carenti e non ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i ai fini della comparazione<br />
internazionale.<br />
Le principali evidenze che risultano dall’analisi dei dati messi<br />
a disposizioni da queste fonti sono <strong>il</strong>lustrate nel capitolo 2.<br />
In considerazione dell’eterogeneità <strong>delle</strong> fonti e della complessità<br />
<strong>delle</strong> indagini da cui sono tratti i dati, l’analisi è preceduta<br />
da un capitolo di carattere metodologico, che <strong>il</strong>lustra le<br />
principali problematiche da tenere in considerazione quando si<br />
leggono i dati. A complemento viene presentato anche un quadro<br />
<strong>delle</strong> fonti disponib<strong>il</strong>i a livello nazionale, che non vengono<br />
tuttavia analizzati nel dettaglio in questo capitolo, essendo oggetto<br />
di esame dei “casi paese”.<br />
1. Nota metodologica<br />
In questa parte della ricerca, viene presentata una panoramica<br />
dei dati disponib<strong>il</strong>i, con particolare riferimento ad Eurostat e<br />
alle sue diverse articolazioni.<br />
In particolare, nel paragrafo 1.1 vengono <strong>il</strong>lustrate le principali<br />
classificazioni internazionali ed europee per quanto riguarda<br />
i gruppi professionali e le attività economiche, ut<strong>il</strong>izzate per<br />
analizzare i dati presentati nel capitolo 2.<br />
Nel paragrafo 1.2 vengono invece presentate le principali<br />
caratteristiche <strong>delle</strong> indagini europee da cui sono tratti i dati analizzati<br />
nel secondo capitolo.<br />
Infine, <strong>il</strong> paragrafo 1.3 ricostruisce <strong>il</strong> quadro <strong>delle</strong> fonti di<br />
carattere ufficiale disponib<strong>il</strong>i a livello nazionale: i relativi dati<br />
non sono analizzati nel dettaglio in questo capitolo, non presentando<br />
un adeguato livello di comparab<strong>il</strong>ità. Essi sono invece og-<br />
318
APPENDICE<br />
getto di esame nei capitoli specifici dedicati all’analisi dei “casi<br />
paese”.<br />
Le principali classificazioni internazionali ed europee<br />
Dal punto di vista <strong>delle</strong> classificazioni, si fa riferimento a<br />
due standard fondamentali, Isco (International Standard Classification<br />
of Occupations) che si riferisce alle tipologie occupazionali<br />
e Nace (Nomenclature statistique des Activités économiques<br />
dans la Communauté Européenne) che si riferisce alle attività<br />
economiche.<br />
Come vedremo più dettagliatamente di seguito, Iscorisulta<br />
in prima istanza la classificazione più ut<strong>il</strong>e, benché non consenta,<br />
da sola, di isolare adeguatamente tutti i gruppi professionali<br />
di interesse della ricerca. Le r<strong>il</strong>evazioni che invece prevedono<br />
una r<strong>il</strong>evazione contestuale <strong>delle</strong> due classificazioni – segnatamente,<br />
la European Labour Force Survey – permettono un livello<br />
di analisi abbastanza dettagliato <strong>delle</strong> principali <strong>professioni</strong><br />
liberali e di alcune altre famiglie professionali r<strong>il</strong>evanti, tra cui<br />
in particolare quella degli informatici. Altre <strong>professioni</strong> che si<br />
sono delineate come tali in anni più recenti e/o presenti come tali<br />
solo in alcuni paesi (come ad esempio la moda e <strong>il</strong> design) non<br />
sono isolab<strong>il</strong>i nemmeno tramite l’incrocio <strong>delle</strong> due classificazioni,<br />
per problemi legati alla struttura <strong>delle</strong> classificazioni stesse.<br />
L’esame della struttura <strong>delle</strong> classificazioni è <strong>il</strong> primo passaggio,<br />
fondamentale, per comprendere le potenzialità di analisi<br />
connesse ad Eurostat, che tuttavia deve poi confrontarsi con la<br />
disponib<strong>il</strong>ità effettiva dei dati e la continuità <strong>delle</strong> serie storiche<br />
(non tutti i paesi infatti forniscono sempre tutti i dati al medesimo<br />
livello di dettaglio).<br />
319
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Isco<br />
Isco (International Standard Classification of Occupations)<br />
è una classificazione <strong>delle</strong> tipologie occupazionali, che almeno<br />
sul piano teorico risulta la più ut<strong>il</strong>e ai fini della ricerca. Isco infatti<br />
parte da una classificazione del lavoro (job) come insieme<br />
di compiti e mansioni svolte (o che si suppone siano svolte) da<br />
una persona, a prescindere dal fatto che sia lavoratore subordinato,<br />
datore di lavoro o lavoratore autonomo. Le tipologie occupazionali<br />
(occupation) sono definite come set di lavori i cui<br />
compiti e funzioni sono caratterizzati da un elevato grado di sim<strong>il</strong>itudine.<br />
Fino al 2010 è stata ut<strong>il</strong>izzata la versione Isco88, dal 2011<br />
verrà ut<strong>il</strong>izzata la nuova versione Isco08: di seguito si fa riferimento<br />
alla prima1 .<br />
Il sistema di classificazione <strong>delle</strong> occupazioni prevede quattro<br />
livelli di disaggregazione: primario (major), sotto-primario<br />
(sub-major), secondario (minor), unità base (unita). Il criterio<br />
base per classificare le occupazioni nelle diverse tipologie è <strong>il</strong><br />
grado di competenza e specializzazione (sk<strong>il</strong>l level e sk<strong>il</strong>l specialization)<br />
necessario per svolgere <strong>il</strong> set di lavori che rientrano in<br />
quella tipologia occupazionale.<br />
Il primo livello di classificazione prevede 10 gruppi:<br />
1. dirigenti (manager)<br />
2. <strong>professioni</strong>sti (professionals)<br />
3. tecnici e “assistenti professionali” o “<strong>professioni</strong>sti con mansioni<br />
esecutive” (technicians and associate professionals 2 )<br />
1 La nuova classificazione Isco08 permette un affinamento dell’analisi<br />
di alcune categorie professionali, senza tuttavia risolvere completamente i<br />
problemi che si r<strong>il</strong>evano con Isco88.<br />
320
APPENDICE<br />
4. impiegati per lavori d’ufficio (clerical support workers)<br />
5. lavoratori dei servizi e addetti alle vendite (service and sales<br />
workers)<br />
6. lavoratori qualificati nel settore agricolo, forestale e della<br />
pesca (sk<strong>il</strong>led agricultural, forestry and fishery workers)<br />
7. artigiani e relative attività commerciali (craft and related<br />
trades workers)<br />
8. operai addetti agli impianti e assemblatori (plant and machine<br />
operators, assemblers)<br />
9. lavoratori non qualificati (elementary occupations)<br />
10. lavoratori <strong>delle</strong> forze armate (armed forces occupations).<br />
La categoria di maggiore interesse per la ricerca è la seconda<br />
(professionals), che raggruppa occupazioni le cui mansioni<br />
richiedono un livello elevato di conoscenze professionali ed esperienza<br />
nel campo <strong>delle</strong> scienze fisiche e della vita, sociali e<br />
umanistiche e i cui compiti riguardano l’incremento <strong>delle</strong> conoscenze,<br />
l’applicazione di concetti e teorie scientifiche e artistiche<br />
per la soluzione dei problemi ed <strong>il</strong> loro insegnamento fatto in<br />
modo sistematico. La maggior parte <strong>delle</strong> occupazioni che rientrano<br />
in questo gruppo richiedono competenze corrispondenti al<br />
quarto livello nella classificazione Isco <strong>delle</strong> qualifiche, che a<br />
sua volta raggruppa le categorie 6 e 7 della classificazione Isced<br />
(International Standard Classification of Education): istruzione<br />
superiore e universitaria, che inizia all’età di 17 o 8 anni, dura<br />
2 La dizione associate professionals fa riferimento al livello professionale<br />
e formativo del <strong>professioni</strong>sta e non alla partecipazione in associazione<br />
ad uno studio o impresa (si veda oltre, la descrizione dei due gruppi professionals<br />
e ” in termini di mansioni, conoscenze e formazione). Un equivalente<br />
italiano potrebbe essere “<strong>professioni</strong>sti non laureati”, che tuttavia focalizza<br />
eccessivamente l’attenzione sul livello di apprendimento formale.<br />
Onde evitare fraintendimenti con la traduzione letterale, nel testo si mantiene<br />
la dizione originale inglese ut<strong>il</strong>izzata da Isco.<br />
321
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
tre, quatto o più anni e si conclude con la laurea o titolo postlaurea.<br />
Alcune tipologie professionali così come intese dalla nostra<br />
ricerca rientrano anche nella seconda categoria (technicians and<br />
associate professionals): essa raggruppa occupazioni le cui<br />
mansioni richiedono competenze ed esperienze i uno o più campi<br />
<strong>delle</strong> scienze fisiche e della vita, sociali e umanistiche e i cui<br />
compiti riguardano lo svolgimento di attività tecniche connesse<br />
con l’applicazione di concetti e metodi tipici di questi campi e al<br />
loro insegnamento a livello base (inteso come trasmissione di informazioni<br />
e non come insegnamento strutturato). La maggior<br />
parte <strong>delle</strong> occupazioni che rientrano in questo gruppo richiedono<br />
competenze corrispondenti al terzo livello nella classificazione<br />
Isco <strong>delle</strong> qualifiche, che a sua volta raggruppa la quinta categoria<br />
della classificazione Isced: istruzione superiore che inizia<br />
a 17 o 18 anni di età, dura circa quattro anni e porta a riconoscimenti<br />
non equivalenti alla laurea universitaria.<br />
Di seguito, vengono indicati in grassetto i sub-gruppi, i<br />
gruppi secondari e le unità di base di specifico interesse della ricerca.<br />
Va tenuto presente che i dati disponib<strong>il</strong>i arrivano al massimo<br />
al terzo digit (gruppi secondari), mentre per isolare adeguatamente<br />
alcune tipologie professionali di interesse per la ricerca<br />
sarebbe necessario arrivare alle unità di base della classificazione<br />
(quarto digit). Oltre a questi limiti, si r<strong>il</strong>evano alcuni<br />
problemi anche in termini di copertura dei dati sia a livello territoriale<br />
che temporale (vedi oltre, paragrafo dedicato alla European<br />
Labour Force Survey).<br />
322
APPENDICE<br />
Quadro 1. Classificazione Isco88, limitatamente ai gruppi<br />
professionals e technicians and associate professionals.<br />
2 PROFESSIONALS<br />
21 Science and engineering professionals<br />
211 Physicists, chemists and related professionals<br />
2111 Physicists and astronomers<br />
2112 Meteorologists<br />
2113 Chemists<br />
2114 Geologists and geophysicists<br />
212 Mathematicians, statisticians and related professionals<br />
2121 Mathematicians and related professionals<br />
2122 Statisticians<br />
213 Computing professionals<br />
2131 Computer system designers and analysts<br />
2132 Computer programmers<br />
2133 Computing professionals not elsewhere classified<br />
214 Architects, engineers and related professionals<br />
2141 Achitects, town and traffic planners<br />
2142 Civ<strong>il</strong> engineers<br />
2143 Electrical engineers<br />
2144 Electronics and telecommunications engineers<br />
2145 Mechanical engineers<br />
2146 Chemical engineers<br />
2147 Mining engineers, metallurgists and related professionals<br />
2148 Cartographers and surveyors<br />
2149 Achitects, engineers and related professionals not<br />
elsewhere classified<br />
22 Health professionals<br />
221 Life science professionals<br />
2211 Biologists, bootanists, zoologists and related professionals<br />
2212 Pharmacologists, pathologists and related professionals<br />
2213 Agronomist and related professionals<br />
222 Health professionals (except nursing)<br />
2221 Medical docrtors<br />
2222 Dentists<br />
2223 Veterinarians<br />
2224 Pharmacists<br />
2229 Health professionals (except nursing) not elsewhere<br />
classified<br />
223 Nursing and midwifery professionals<br />
2230 Nursing and midwifery professionals<br />
23 Teaching professionals<br />
231 College, university and higher education teaching professionals<br />
2310 College, university and higher education teaching<br />
professionals<br />
323
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
232 Secondary education teaching professionals<br />
2320 Secondary education teaching professionals<br />
233 Primary and pre-primary education teaching professionals<br />
2331 Primary education teaching professionals<br />
2232 Pre-primary education teaching professionals<br />
234 Special education teaching professionals<br />
2340 Special education teaching professionals<br />
235 Other teaching professionals<br />
2351 Education methods specialists<br />
2352 School inspectors<br />
2359 Other teaching professionals not elsewhere classified<br />
24 Other professionals<br />
241 Business professionals<br />
2411 Accountants<br />
2412 Personnel and careers professionals<br />
2413 Business professionals not elsewhere classified<br />
242 Legal professionals<br />
2421 Lawyers<br />
2422 Judges<br />
2429 Legal professionals not elsewhere classified<br />
243 Archivists, librarians and related information professionals<br />
2431 Archivists and curators<br />
2432 librarians and related information professionals<br />
244 Social science and related professionals<br />
2441 Economists<br />
2442 Sociologists, anthropologists and related professionals<br />
2443 Ph<strong>il</strong>osophers, historians and political scientists<br />
2444 Ph<strong>il</strong>ologists, translators and interpreters<br />
2445 Psychologists<br />
2446 Social work professionals<br />
245 Writers and creative or performing artists<br />
2451 Authors, journalists and other writers<br />
2452 Sculptors, painters and related artists<br />
2453 Composers, musiciants and singers<br />
2454 Choreographers and dancers<br />
2455 F<strong>il</strong>m, stage and related actors and directors<br />
246 Religious professionals<br />
2460 Religious professionals<br />
3 TECHNICIANS AND ASSOCIATE PROFESSIONALS<br />
31 Science and engineering associate professionals<br />
311 Physical and engineering science technicians<br />
3111 Chemical and physical science technicians<br />
3112 Civ<strong>il</strong> engineering technicians<br />
3113 Electrical engineering technicians<br />
3114 Electronics and telecommunications engineering<br />
324
APPENDICE<br />
technicians<br />
3115 Mechanical engineering technicians<br />
3116 Chemical engineering technicians<br />
3117 Mining and metallurgical technicians<br />
3118 Draughtspersons<br />
3119 Physical and engineering science technicians not<br />
elsewhere classified<br />
312 Computer associate professionals<br />
3121 Computer assistants<br />
3122 Computer equipment operators<br />
3123 Industrial robot controllers<br />
313 Optical and electronic equipment operators<br />
3131 Photographers and image and sound recording equipment<br />
operators<br />
3132 Boradcasting and telecommunications equipment<br />
operators<br />
3133 Medica equipment operators<br />
3139 Optical and electronic equipment operators not elsewhere<br />
classified<br />
314 Ship and aircraft controllers and technicians<br />
3141 Ships' engineers<br />
3142 Ships' deck officers and p<strong>il</strong>ots<br />
3143 Aircraft p<strong>il</strong>ots and related associate professionals<br />
3144 Air traffic controllers<br />
3145 Air traffic safety technicians<br />
315 Safety and quality inspectors<br />
3151 Bu<strong>il</strong>ding and fire inspectors<br />
3152 Safety, health and quality inspectors<br />
32 Life science and health associate professionals<br />
321 Life science technicians and related associate professional<br />
3211 Life science technicians<br />
3212 Agronomy and forestry technicians<br />
3213 Farming and forestry advisers<br />
322 Modern health associate professionals (except nursing)<br />
3221 Medical assistants<br />
3222 Sanitarians<br />
3223 Dieteticians and nutritionists<br />
3224 Optometrists and opticians<br />
3225 Dental assistants<br />
3226 Physiotherapists and realted associate professionals<br />
3227 Veterinary assistants<br />
3228 Pharmeceutical assistants<br />
3229 Modern health associate professionals not elsewhere<br />
classified<br />
323 Nursing and midwifery associate professionals<br />
3231 Nursing associate professionals<br />
325
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
3232 Midwifery associate professionals<br />
324 Traditional medicine practiocioners and faith healers<br />
3241 Traditional medicine practiocioners<br />
3242 Faith healers<br />
33 Teaching associate professionals<br />
331 Primary education teaching associate professionals<br />
3310 Primary education teaching associate professionals<br />
332 Pre-primary education teaching associate professionals<br />
3320 Pre-primary education teaching associate professionals<br />
333 Special education teaching associate professionals<br />
3330 Special education teaching associate professionals<br />
334 Other teaching associate professionals<br />
3341 Other teaching associate professionals<br />
34 Other associate professionals<br />
341 Finance and sales associate professionals<br />
3411 Securities and finance dealers and brokers<br />
3412 Insurance representatives<br />
3413 Estate agents<br />
3414 Travel consultants and organizers<br />
3415 Techincal and commercial sales representatives<br />
3416 Buyers<br />
3417 Appraisers, valuers and auctioneers<br />
3419 Finance and sales associate professionals not elsewhere<br />
classified<br />
342 Business services agents and trade brokers<br />
3421 Trade brokers<br />
3422 Clearing and forwarding agents<br />
3423 Employment agents and labour contractors<br />
3429 Business services agents and trade brokers not elsewhere<br />
classified<br />
343 Administrative associate professionals<br />
3431 Administrative secretaries and related associate<br />
professionals<br />
3432 Legal and related business associate professionals<br />
3433 Bookkepers<br />
3434 Statistical, mathematicals and related associate<br />
professionals<br />
3439 Administrative associate professionals not elsewhere<br />
classified<br />
344 Customs, tax and related government associate professionals<br />
3441 Customs and border inspectors<br />
3442 Government tax and excise officials<br />
3443 Government social benefits officials<br />
3444 Government licensing officials<br />
3449 Customs, tax and related government associate<br />
professionals NEC<br />
326
APPENDICE<br />
345 Police inspectors and detectives<br />
3450 Police inspectors and detectives<br />
346 Social work associate professionals<br />
3460 Social work associate professionals<br />
347 Artistic, entertainment and sports associate professionals<br />
3471 Decoratos and commercial designers<br />
3472 Radio, television and other announcers<br />
3473 Street, night club and related musicians, singers and<br />
dancers<br />
3474 Clowns, magicians, acrobats and related associate<br />
professionals<br />
3475 Athlets, sportpersons and related associate professionals<br />
348 Religious associate professionals<br />
3480 Religious associate professionals.<br />
Nace<br />
Nace (Nomenclature statistique des Activités économiques<br />
dans la Communauté Européenne) converte in un codice europeo<br />
le nomenclature nazionali <strong>delle</strong> attività economiche: nel caso<br />
dell’Italia, ad esempio, converte <strong>il</strong> codice Ateco.<br />
Trattandosi di una classificazione <strong>delle</strong> attività economiche,<br />
di per sé non fornisce indicazioni specifiche sulla condizione<br />
professionale. Tuttavia per alcuni dei settori di nostro interesse<br />
(studi legali, architetti e ingegneri, consulenti fiscali e affini, attività<br />
informatiche) essa può fornire indicazioni interessanti sulla<br />
dimensione quantitativa della componente professionale.<br />
Per altre categorie professionali, tipicamente quelle sanitarie<br />
(nel nostro caso, dentisti e veterinari), l’analisi risulta più complessa,<br />
soprattutto per problemi di armonizzazione comunitaria<br />
<strong>delle</strong> statistiche che riguardano la sfera sanitaria. In questo caso<br />
ci si rifarà direttamente alle statistiche sanitarie (vedi oltre). Per<br />
quanto riguarda invece i formatori, la moda e <strong>il</strong> design e le <strong>professioni</strong><br />
del fitness, la distinzione tra la componente “professionale”<br />
e quella del lavoro meno qualificato (operativo, manuale,<br />
327
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
impiegatizio) è più complicata da effettuare attraverso l’analisi<br />
dei dati classificati in base a Nace.<br />
In questo momento è in atto <strong>il</strong> processo di sostituzione della<br />
precedente versione di Nace (rev.1.1) con la nuova (rev.2). Essa<br />
ha subito modifiche sostanziali soprattutto per quanto riguarda i<br />
servizi. Fino al 2007 i dati sono disaggregati in base alla Nace<br />
rev.1.1, mentre dal 2008 si passa alla rev.2, non completamente<br />
comparab<strong>il</strong>e con la prima e dunque con un “salto” nelle serie<br />
storiche.<br />
Le sezioni e sotto-sezioni Nace in cui rientrano i settori specifici<br />
di interesse della ricerca sono indicate di seguito in grassetto.<br />
Va tenuto conto che la maggior parte dei dati messi a disposizione<br />
da Eurostat si limitano alla sezione (secondo digit),<br />
su richiesta è possib<strong>il</strong>e ottenere alcuni dati per sotto-sezione<br />
(terzo digit), mentre i dati al quarto digit non sono disponib<strong>il</strong>i.<br />
Queste ultime vengono comunque riportate nelle pagine seguenti,<br />
al fine di evidenziare le possib<strong>il</strong>i distorsioni di cui soffre<br />
l’analisi <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> per cui non sono disponib<strong>il</strong>i dati dettagliati.<br />
Come si può fac<strong>il</strong>mente evincere da una prima osservazione<br />
della struttura di classificazione, alcuni settori di interesse della<br />
ricerca, segnatamente le <strong>professioni</strong> del benessere, la moda/design<br />
e i formatori sono diffic<strong>il</strong>mente analizzab<strong>il</strong>i in quanto<br />
tali, essendo catalogate in diverse sezioni e/o comparendo nella<br />
loro specificità solo a livelli troppo dettagliati di analisi (quarto<br />
digit), rispetto a cui non sono disponib<strong>il</strong>i dati di fonte ufficiale,<br />
comparab<strong>il</strong>i a livello europeo.<br />
328
APPENDICE<br />
Quadro 2. Classificazione Nace rev.1.1, limitatamente alle<br />
sezioni di interesse della ricerca.<br />
72 Computer and related activities:<br />
72.1 Hardware consultancy<br />
72.2 Software consultancy and supply (incluso Publishing of software)<br />
72.3 Data processing<br />
72.4 Database activities<br />
72.5 Maintenance and repair of office, accounting and computing<br />
machinery<br />
72.6 Other computer related activities<br />
74 Other business activities 3 :<br />
74.1 Legal, accounting, book-keeping and auditing activities; tax<br />
consultancy; market research and public opinion polling; business and<br />
management consultancy; holdings<br />
74.11 Legal activities<br />
74.12 Accounting, book-keeping and auditing activities; tax<br />
consultancy<br />
74.13 Market research and public opinion polling<br />
74.14 Business and management consultancy activities<br />
74.15 Management activities of holding companies<br />
74.2 Architectural and engineering activities and related technical<br />
consultancy<br />
74.3 Technical testing and analysis<br />
74.4 Advertising<br />
74.5 Labour recruitment and provision of personnel<br />
74.6 Investigation and security activities<br />
74.7 Industrial cleaning<br />
74.8 Miscellaneous business activities (Photographic activities,<br />
Packaging activities, Secretarial and translation activities, Call centre<br />
activities, Other business activities)<br />
80 Education<br />
80.1 Primary education<br />
80.2 Secondary education (che comprende la sotto-sezione 80.22<br />
Technical and vocational secondary education)<br />
80.3 Higher education<br />
80.4 Adult and other education<br />
85 Health and social work<br />
85.1 Human health activities (che comprende la sotto-sezione 85.13<br />
Dental practice activities)<br />
85.2 Veterinary activities<br />
3 Vengono riportate anche alcune sotto-sezioni che non rientrano tra i<br />
settori di interesse della ricerca in quanto alcuni dati sono disponib<strong>il</strong>i solo<br />
per l’intera sezione, senza disaggregazione.<br />
329
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
85.3 Social work activities<br />
92 Recreational, cultural and sporting activities<br />
92.1 Motion picture and video activities<br />
92.2 Radio and television activities<br />
92.3 Other entertainment activities<br />
92.4 News agency activities<br />
92.5 Library, archives, museums and other cultural activities<br />
92.6 Sporting activities<br />
92.7 Other recreational activities<br />
93 Other service activities<br />
93.0 Other service activities (che comprende le sotto-sezioni 93.02<br />
Hairdressing and other beauty treatment e 93.04 Activities of physical<br />
well-being establishments).<br />
Quadro 3. Classificazione Nace rev.2, limitatamente alle sezioni<br />
di interesse della ricerca.<br />
58 Publishing activities:<br />
58.1 Publishing of books, periodicals and other publishing activities<br />
58.2 Software publishing<br />
62 Information technology service activities<br />
62.01 Computer programming activities<br />
62.02 Information technology consultancy activities<br />
62.03 Computer fac<strong>il</strong>ities management activities<br />
62.09 Other information technology service activities<br />
63 Information service activities<br />
63.1 Data processing, hosting and related activities; web portals<br />
63.2 Other information service activities 4<br />
69 Legal and accounting activities:<br />
69.1 Legal activities<br />
69.2 Accounting, bookkeeping and auditing activities; tax consultancy<br />
71 Architectural and engineering activities; technical testing and analysis:<br />
71.1 Architectural and engineering activities and related technical<br />
consultancy<br />
71.2 Technical testing and analysis<br />
74 Other professional, scientific and technical activities<br />
74.1 Specialized design activities<br />
74.2 Photographic activities<br />
74.3 Translation and interpretation activities<br />
74.9 Other professional, scientific and technical activities n.e.c.<br />
75 Veterinary activities<br />
85 Education<br />
85.1 Pre-primary education<br />
4 In alcuni data set, tra cui ad esempio Eu Lfs, codificato come 639.<br />
330
APPENDICE<br />
85.2 Primary education<br />
85.3 Secondary education (che comprende la sotto-sezione 85.32<br />
Technical and vocational secondary education)<br />
85.4 Higher education (che comprende la sotto-sezione 85.41 Postsecondary<br />
non-tertiary education)<br />
85.5 Other education (che comprende la sotto-sezione<br />
85.51 Sports and recreation education)<br />
85.6 Educational support services<br />
86 Human health activities<br />
86.1 Hospital activities<br />
86.2 Medical and dental pratice activities (che comprende la sottosezione<br />
86.23 Dental practice activities)<br />
86.9 Other human health activities<br />
93 Sports activities and amusement and recreation activities<br />
93.1 Sports activities (che comprende la sotto-sezione 93.13 Fitness<br />
fac<strong>il</strong>ities)<br />
93.2 Other amusement and recreation activities<br />
96 Other personal service activities<br />
96.0 Other personal service activities (che comprende le sotto-sezioni<br />
96.02 Hairdressing and other beauty treatment e 96.04 Activities of<br />
physical well-being establishments.<br />
Le principali indagini/articolazioni di Eurostat 5<br />
Dal punto di vista <strong>delle</strong> indagini, si fa riferimento a tre fonti<br />
fondamentali: la r<strong>il</strong>evazione europea <strong>delle</strong> forze di lavoro (Eu<br />
Lfs, European Labour Force Survey); le statistiche strutturali sul<br />
business (Sbs, Structural Business Statistics), una articolazione<br />
specifica di Eurostat che riguarda la cd. “business economy”; i<br />
dati raccolti presso i singoli paesi dal Consiglio europeo dei dentisti<br />
integrati ove possib<strong>il</strong>e con le Statistiche sanitarie di Eurostat,<br />
cui è necessario riferirsi per le <strong>professioni</strong> afferenti al settore<br />
professionale dei dentisti, che non compaiono in quanto tali in<br />
nessuna altra ricerca.<br />
Queste ricerche consentono un’analisi da diversi punti di vista<br />
di quasi tutte le tipologie professionali di interesse della ri-<br />
5 Integrate ove necessario con indagini di altra fonte ufficiale, in particolare<br />
per quanto riguarda i dentisti.<br />
331
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
cerca, ad eccezione dei formatori, del benessere e della moda/design:<br />
come accennato in precedenza, infatti, esse vengono<br />
“spalmate” in diversi gruppi/sezioni e dunque a livello comunitario<br />
non esistono studi di carattere ufficiale che le esaminino in<br />
quanto tali. Per quanto riguarda alcuni gruppi professionali, tipicamente<br />
i formatori, la limitata disponib<strong>il</strong>ità di dati è legata soprattutto<br />
alle significative differenze che la categorizzazione assume<br />
nei diversi contesti nazionali.<br />
Eu Lfs<br />
Analogamente alle r<strong>il</strong>evazioni nazionali, l’European Labour<br />
Force Survey (Eu Lfs) è basata su dati relativi a campioni<br />
di popolazione e dunque i risultati sono soggetti ad errori connessi<br />
alle tecniche di campionamento.<br />
I dati pubblicati consentono di analizzare la popolazione per<br />
status occupazionale/professionale, con riferimento sia alla classificazione<br />
Isco che Nace al secondo digit.<br />
Eurostat mette a disposizione, su richiesta, alcuni dati che<br />
consentono un’analisi per Isco sino al terzo digit incrociato per<br />
Nace al terzo digit. A livello teorico, questo consente di superare<br />
alcune difficoltà connesse all’analisi basata solo sul codice Isco<br />
(che come abbiamo visto anche al terzo digit non permette comunque<br />
di isolare tutte le specifiche <strong>professioni</strong> di nostro interesse).<br />
Tale possib<strong>il</strong>ità tuttavia si scontra con alcuni carenze r<strong>il</strong>evanti<br />
nelle serie di dati, nonché dal fatto che sia la classificazione<br />
Isco che la Nace hanno subito alcuni cambiamenti nel<br />
tempo. In particolare, come si vedrà più dettagliatamente nel capitolo<br />
dedicato all’analisi dei dati, si r<strong>il</strong>evano alcune carenze<br />
nelle serie relative ad alcuni paesi, tra cui l’Italia. Ciò è dovuto<br />
al fatto che i paesi aderenti a Eurostat sono obbligati esclusiva-<br />
332
APPENDICE<br />
mente a trasmettere i dati al secondo digit Nace e al terzo digit<br />
Isco, mentre l’invio dei dati al terzo digit Nace e al quarto Isco è<br />
opzionale6 .<br />
L’analisi che presentiamo nel capitolo dedicato<br />
all’European Labour Force Survey è frutto di un’elaborazione<br />
dei dati al terzo digit forniti da Eurostat su nostra richiesta. Innanzitutto,<br />
sulla base dei criteri indicati prima, sono stati selezionati<br />
i gruppi secondari Isco di interesse, in alcuni casi corrispondenti<br />
in modo abbastanza preciso alle categorie professionali<br />
oggetto della ricerca (ad esempio, gli informatici e gli architetti/ingegneri),<br />
in altri casi a partire da classificazioni più ampie<br />
(ad esempio, i veterinari, i dentisti e gli avvocati). Successivamente,<br />
sono state isolate le sezioni Nace dove si presume si concentri<br />
prevalentemente l’esercizio professionale (ad esempio, gli<br />
studi di architettura e ingegneria per gli architetti/ingegneri, le<br />
attività informatiche per gli informatici etc.). Questa operazione<br />
consente, innanzi tutto, di isolare in modo più preciso i gruppi<br />
professionali di interesse della ricerca, soprattutto nel caso in cui<br />
la classificazione Isco preveda gruppi ampi (ad esempio veterinari,<br />
dentisti e avvocati) e in alcuni casi anche di analizzare la<br />
distribuzione settoriale di alcune figure professionali, che non<br />
necessariamente operano in attività economiche afferenti alla<br />
propria specializzazione professionale (ad esempio gli informatici<br />
che lavorano in attività diverse dalle aziende di<br />
hardware/software o gli architetti/ingegneri che operano in attività<br />
economiche diverse dagli studi professionali di architettura<br />
e ingegneria).<br />
burgo.<br />
6 Verifica effettuata direttamente presso gli uffici Eurostat in Lussem-<br />
333
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
In particolare, sono state effettuate le seguenti selezioni:<br />
- informatici: gruppi secondari Isco 213 (computing professionals)<br />
e 312 (computer associate professionals), incrociati<br />
per le sotto-sezioni Nace 582 (software publishing), 620<br />
(computer programming, consultancy and related activities),<br />
631 (data processing, hosting and related activities, web<br />
portals) e 639 (other information service activities); dato che<br />
i gruppi secondari Isco delimitano in modo abbastanza preciso<br />
<strong>il</strong> gruppo professionale di interesse, nelle tavole vengono<br />
riportati anche i dati relativi alla componente di <strong>professioni</strong>sti<br />
che vi rientrano ma che operano in attività economiche<br />
diverse da quelle Nace indicate<br />
- architetti e ingegneri: gruppi secondari Isco 214 (architects,<br />
engineers and related professionals) e 311 (physical and engineering<br />
science technicians), incrociati per la sotto-sezione<br />
Nace 711 (architectural and engineering activities and related<br />
technical activities); anche in questo caso vengono riportati<br />
i dati relativi a coloro che operano in attività economiche<br />
diverse da quelle Nace selezionate, benché si tratti con tutta<br />
evidenza di una sovra-stima significativa, dato che <strong>il</strong> gruppo<br />
secondari Isco 311 non delimita in modo preciso le categorie<br />
professionali di interesse<br />
- veterinari: gruppi secondarii Isco 222 (health professionals<br />
except nursing) e 322 (modern health associate professionals)<br />
incrociati con la sezione Nace 750 (veterinary activities)<br />
- commercialisti: gruppi secondari Isco 241 (business professionals)<br />
e 343 (administrative associate professionals) incrociati<br />
con la sezione Nace 692 (accounting, bookkeeping<br />
and auditing activities, tax consultancy); in questo caso non<br />
334
APPENDICE<br />
vengono presentati i dati relativi alle altre categorie Nace,<br />
dato che la classificazione Isco non consente di delimitare in<br />
modo preciso le categorie professionali di interesse e dunque<br />
<strong>il</strong> dimensionamento sarebbe eccessivamente sovrastimato<br />
- avvocati: gruppi secondari Isco 242 (legal professionals) e<br />
343 (administrative associate professionals) incrociato con la<br />
sezione Nace 691 (legal activities); anche in questo caso non<br />
vengono presentati i dati relativi alle altre categorie Nace, dato<br />
che la classificazione Isco non consente di delimitare in<br />
modo preciso le categorie professionali di interesse e dunque<br />
<strong>il</strong> dimensionamento sarebbe eccessivamente sovrastimato.<br />
Per quanto riguarda i dentisti, i dati messi a disposizione da<br />
Eurostat nell’ambito della European Labour Force Survey non<br />
consentono di isolare questo gruppo professionale. Da un lato,<br />
infatti, la classificazione Isco raggruppa i dentisti <strong>professioni</strong>sti<br />
insieme ad altre categorie (medici, veterinari, farmacisti e <strong>professioni</strong>sti<br />
della salute non altrimenti classificati) nel gruppo 222<br />
Health professionals except nursing e gli assistenti dentisti insieme<br />
ad altre categorie (assistenti medici, sanitari, dietisti/nutrizionisti,<br />
optometristi/ottici, fisioterapisti, assistenti veterinari,<br />
assistenti farmacisti e associate professionals nel campo<br />
della medicina moderna non altrimenti classificati) nel gruppo<br />
322 Modern health associate professionals except nursing.<br />
Dall’altro, nemmeno l’incrocio con le attività economiche classificate<br />
in base ai codici Nace aiuta a isolare i dentisti: in questo<br />
caso infatti le attività dentistiche sono classificate nella sezione<br />
862 insieme alle attività professionali dei medici generici e specialisti<br />
di altri campi rispetto all’odontoiatria. Alcuni dati relativi<br />
ai dentisti sono riportati nel paragrafo dedicato alle statistiche<br />
sanitarie.<br />
335
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Non è stato inoltre possib<strong>il</strong>e effettuare un’analisi sugli altri<br />
due gruppi professionali di interesse della ricerca (<strong>professioni</strong><br />
del fitness e formatori), a causa del fatto che le classificazioni<br />
Isco e Nace non consentono di isolarli in modo adeguato; anche<br />
ove esistano alcuni dati relativi a questi gruppi, essi risultano<br />
troppo carenti e/o differenziati da stato a stato per consentire una<br />
comparazione significativa.<br />
Le statistiche sanitarie e le altre fonti ufficiali sulle <strong>professioni</strong><br />
mediche<br />
Una specifica sezione di Eurostat è dedicata elle statistiche<br />
sanitarie: essa include dati relativi alla salute pubblica (stato di<br />
salute della popolazione, problemi sanitari, fattori di benessere,<br />
risorse impiegate, spesa sanitaria e cause di morte) e salute/sicurezza<br />
sul lavoro.<br />
In riferimento alle <strong>professioni</strong> di nostro interesse, in questa<br />
sezione sono disponib<strong>il</strong>i dati relativi ai dentisti (Practising dentists,<br />
Professionally active dentists, Dentists licensed to practise),<br />
mentre non sono riportati dati relativi ai veterinari (solo per gli ultimi<br />
anni essi sono disponib<strong>il</strong>i all’interno di Sbs, anche se di carattere<br />
parziale perché non includono la componente pubblica).<br />
In una prospettiva comparativa, Eurostat priv<strong>il</strong>egia <strong>il</strong> concetto<br />
di “pratica” (practising) della professione sanitaria rispetto<br />
ad altre dimensioni (es. occupati e/o dipendenti, iscritti agli albi,<br />
ecc.), che descrive meglio di altri la reale disponib<strong>il</strong>ità di risorse<br />
sanitarie e di cura.<br />
Le definizioni adottate per le diverse figure professionali<br />
sono state concordate anche con Oecd e Who7 .<br />
7 World Health Organisation.<br />
336
APPENDICE<br />
Nonostante le potenzialità analitiche <strong>delle</strong> statistiche sanitarie,<br />
i dati effettivamente messi a disposizione da Eurostat sono<br />
molto limitati e soffrono ancora in modo significativo <strong>delle</strong> difficoltà<br />
di armonizzazione a livello comunitario e di comunicazione<br />
dei dati da parte dei singoli stati. In particolare, per quanto<br />
riguarda i dentisti, le serie presentano “buchi” significativi da<br />
paese a paese, tali per cui non sono possib<strong>il</strong>i comparazioni significative8<br />
.<br />
Per questo motivo, per quanto riguarda i dentisti, vengono<br />
presentati in prima istanza alcuni dati raccolti direttamente dal<br />
Consiglio europeo dei dentisti presso fonti nazionali, in particolare<br />
gli ordini o le istituzioni assim<strong>il</strong>ate. Analogamente alle statistiche<br />
sanitarie, si è priv<strong>il</strong>egiata la dimensione della “pratica<br />
dentistica” rispetto ad altre (ad esempio totale occupati, totale<br />
iscritti agli albi etc.). Ove possib<strong>il</strong>e, essi vengono comparati con<br />
quelli forniti da Eurostat.<br />
Il Consiglio europeo dei dentisti effettua sistematicamente<br />
r<strong>il</strong>evazioni presso i singoli stati che prendono in considerazione<br />
diversi aspetti, oltre a quelli prettamente quantitativi (normativa,<br />
percorsi formativi, autorizzazione all’esercizio della professione<br />
etc.), presentati nell’ambito dell’European Manual of Dental<br />
Practice, arrivato alla sua quarta edizione relativa al 20089 . Per<br />
quanto riguarda i dati quantitativi, quelli presi in considerazione<br />
qui riguardano i dentisti “effettivamente praticanti”, confrontati<br />
8 In particolare, capita frequentemente che <strong>il</strong> dato presente per un dato<br />
paese in un determinato anno (ad esempio, <strong>il</strong> numero di dentisti praticanti)<br />
non sia disponib<strong>il</strong>e per un altro paese, che priv<strong>il</strong>egia una dimensione diversa<br />
(ad esempio, <strong>il</strong> numero totale di dentisti iscritti all’ordine).<br />
9 2009 solo per alcuni stati, diversi da quelli di interesse della ricerca.<br />
337
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ove possib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> totale dei dentisti “registrati” ovvero autorizzati<br />
ad esercitare la professione.<br />
Sbs<br />
La Sbs (Structural Business Statistics) è un settore specifico<br />
di Eurostat che riguarda solo la cd. business economy (sezioni da<br />
B a N e divisione 95 della Nace rev.2) relativa ai settori<br />
dell’industria, costruzioni, commercio e servizi (quest’ultimo è<br />
quello di nostro interesse). Ut<strong>il</strong>izzando la classificazione Nace,<br />
descrive la struttura, l’andamento e le performance<br />
dell’economia d’affari nell’Unione europea, con dati relativi sia<br />
all’Ue-27 che ai singoli Stati membri.<br />
I principali indicatori Sbs si basano su valori numerici assoluti<br />
di tipo valutario (ad esempio volume di affari) o di conteggio<br />
(ad esempio numero di imprese e di persone impiegate),<br />
contrariamente a Stb (short-term business statistics) che presenta<br />
i dati in termini di numeri indice generalmente con base<br />
2005=100 e che viene presa in considerazione in questa ricerca<br />
solo per alcuni aspetti non analizzab<strong>il</strong>i tramite le Structural Business<br />
Statistics.<br />
Sbs si basa su dati r<strong>il</strong>evati per impresa o parte di essa (tipicamente,<br />
unità locali). Una medesima impresa può operare in<br />
diversi settori e/o su diversi territori. Nel caso di imprese che<br />
operano in più settori economici, <strong>il</strong> valore aggiunto e <strong>il</strong> fatturato,<br />
gli occupati e tutti gli altri valori vengono classificati in base<br />
all’attività principale dell’impresa (solitamente quella che genera<br />
maggior valore aggiunto).<br />
I principali aggregati settoriali (non tutti auto-esclusivi) cui<br />
fa riferimento Sbs sono:<br />
338
APPENDICE<br />
- economia non finanziaria (non-financial business economy):<br />
sezioni Nace da C a I e K, vale a dire industria estrattiva,<br />
manifattura, energia, costruzioni, commercio, ristorazione,<br />
trasporti, magazzinaggio e comunicazione, servizi immob<strong>il</strong>iari,<br />
noleggio e servizi alle imprese o business activities<br />
- industria: sezioni Nace da C a E, vale a dire industria estrattiva,<br />
manifattura, energia<br />
- costruzioni: sezione Nace F<br />
- servizi non-finanziari: sezioni Nace da G a I e K, vale a dire<br />
commercio, ristorazione, trasporti, magazzinaggio e comunicazione,<br />
servizi immob<strong>il</strong>iari, noleggio e business services<br />
- servizi finanziari: sezione Nace J.<br />
Nell’ambito dei servizi non finanziari, particolare r<strong>il</strong>evanza<br />
assumono i cd. business services, (sotto-sezioni 72 e 74 della<br />
Nace rev1.1), che raggruppano alcune <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> fondamentali<br />
su cui si concentra la nostra ricerca, vale a dire attività<br />
relative a computer e informatica, attività legali e di consulenza<br />
fiscale-tributaria e attività nel settore dell’architettura e ingegneria.<br />
Nel dettaglio, la sezione 72 raggruppa tutte le attività legate<br />
all’informatica (consulenza hardware, fornitura e consulenza<br />
software, pubblicazione di software, data processing e database,<br />
manutenzione e riparazione di macchinari per l’ufficio, la contab<strong>il</strong>ità<br />
e l’informatica in generale, altre attività legate a computer<br />
e informatica) e risulta dunque maggiormente omogenea al suo<br />
interno rispetto alla sezione 74 che invece raccoglie attività molto<br />
diverse e in particolare:<br />
- attività legali, di contab<strong>il</strong>ità e consulenza fiscale-tributaria,<br />
ricerche di mercato e indagini di opinione, consulenza manageriale<br />
e di business, holding (74.1)<br />
339
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
- attività legate all’architettura e all’ingegneria e relative consulenze<br />
tecniche compresi testing ed analisi (74.2 e 74.3)<br />
- pubblicità (74.4)<br />
- ricerca e fornitura di personale (74.5)<br />
- investigazione e sicurezza (74.6)<br />
- pulizie industriali (74.7)<br />
- altre attività di business tra cui studi fotografici, packaging,<br />
attività segretariali e di traduzione, call center (74.8).<br />
Sbs non riguarda i settori dell’agricoltura/pesca né la pubblica<br />
amministrazione né la maggior parte dei servizi “nonmarket”<br />
come educazione e salute. Per questi è necessario riferirsi<br />
a statistiche di settore (vedi oltre per <strong>il</strong> caso della salute di<br />
nostro specifico interesse), per lo più derivanti da studi a livello<br />
nazionale (scarso livello di armonizzazione europea).<br />
Nel 2010 sono stati messi a disposizione dati riferiti al 2008<br />
basati sulla Nace rev.2 solo per alcuni data set di Sbs. La strutturazione<br />
dei dati basati sulla Nace rev.1.1 verrà mantenuta per gli<br />
anni passati, in modo da consentire l’analisi <strong>delle</strong> serie storiche.<br />
Una conversione puntuale non è possib<strong>il</strong>e, dunque a partire dal<br />
2009 le informazioni saranno fornite esclusivamente in base alla<br />
Nace rev.2.<br />
Nel capitolo dedicato alla Sbs vengono presentati in particolare<br />
i dati relativi al settore dei business services, dettagliando<br />
quando possib<strong>il</strong>e l’analisi per le singole <strong>professioni</strong> di specifico<br />
interesse della ricerca.<br />
Le fonti ufficiali a livello nazionale<br />
In questo paragrafo viene presentata una rassegna <strong>delle</strong><br />
principali fonti di dati e informazioni sulle <strong>professioni</strong> disponib<strong>il</strong>i<br />
a livello nazionale. In alcuni casi si tratta <strong>delle</strong> medesime<br />
340
APPENDICE<br />
fonti ut<strong>il</strong>izzate da Eurostat per raccogliere i dati a livello europeo,<br />
la cui analisi è presente in questo capitolo. In altri casi si<br />
tratta di fonti che forniscono dati e informazioni non direttamente<br />
confrontab<strong>il</strong>i da loro e che sono dunque oggetto di analisi dei<br />
singoli “casi paese”. In altri casi ancora si tratta di fonti non direttamente<br />
ut<strong>il</strong>izzate in questa ricerca che vengono citate a titolo<br />
informativo, per completare <strong>il</strong> quadro ed eventualmente fornire<br />
spunti per approfondimenti futuri.<br />
Francia<br />
Anche in Francia, oltre alle fonti statistiche nazionali ufficiali<br />
(le stesse da cui sono desunti i dati e le informazioni fornite<br />
da Eurostat nelle sue diverse articolazioni, sia di tipo campionario<br />
che censuario) sono disponib<strong>il</strong>i alcuni data base specifici che<br />
analizzano le <strong>professioni</strong>.<br />
Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />
ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />
seguito:<br />
- <strong>il</strong> ministero dell’Economia, Industria e Lavoro fornisce dati<br />
relativi alle persone occupate nelle attività liberali e al numero<br />
di imprese nelle attività liberali, suddivise in cinque comparti<br />
(intermediari di commercio, servizi alle imprese, aus<strong>il</strong>iari<br />
di assicurazione, insegnamento e formazione permanente,<br />
attività legate alla sanità).<br />
- I diversi ordini professionali forniscono dati relativi agli iscritti<br />
agli albi, ut<strong>il</strong>izzando classificazioni diverse a seconda<br />
della specifica professione (ab<strong>il</strong>itati alla professione, effettivamente<br />
praticanti etc.).<br />
341
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Germania<br />
In Germania sono presenti fonti di diversa natura che, anche<br />
in relazione alle finalità con cui raccolgono i dati, presentano<br />
classificazioni e informazioni diverse sulle <strong>professioni</strong>. Diversamente<br />
dal caso italiano, oltre alle fonti statistiche nazionali ufficiali<br />
(le stesse da cui sono desunti i dati e le informazioni fornite<br />
da Eurostat nelle sue diverse articolazioni, sia di tipo campionario<br />
che censuario) in Germania sono disponib<strong>il</strong>i alcuni data<br />
base specifici, sia di fonte governativa che accademica, che analizzano<br />
le <strong>professioni</strong>.<br />
Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />
ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />
seguito:<br />
- i liberi <strong>professioni</strong>sti autonomi costituiscono specifico oggetto<br />
di studio e ricerca dell’Institut für Freie Berufe (Ifb),<br />
che ha sede presso l’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga<br />
ed è nato per effettuare attività di ricerca<br />
scientifica e insegnamento sulle libere <strong>professioni</strong>. Oltre che<br />
ad aspetti legati alle forme giuridiche e alle modalità organizzative,<br />
gli studi prodotti dall’istituto forniscono dati comparativi<br />
aggiornati sulle libere <strong>professioni</strong> che operano in<br />
forma di lavoro autonomo. L’istituto ha prodotto anche alcune<br />
analisi relative alle <strong>professioni</strong> “emergenti”.<br />
- Allo studio <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali considerate nel loro<br />
complesso, cioè sia quelle che operano attraverso forme di<br />
lavoro autonomo sia dipendente, si dedica invece l’Instiut<br />
für Mittelstandsforschung (Ifm), che fornisce dati relativi a<br />
342
APPENDICE<br />
tutta la popolazione dei <strong>professioni</strong>sti. Le informazioni fornite<br />
dall’Istituto consentono in particolare di distinguere tra<br />
dipendenti, liberi <strong>professioni</strong>sti, apprendisti e free-lance che<br />
operano nell’ambito <strong>delle</strong> libere <strong>professioni</strong>.<br />
- A livello governativo, la ricognizione più completa e aggiornata<br />
è rappresentata dalla relazione del governo federale sulla<br />
situazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali (ultima edizione disponib<strong>il</strong>e<br />
2003), curata dal ministero federale dell’Economia<br />
e della Tecnologia. Oltre all’analisi della regolamentazione e<br />
<strong>delle</strong> politiche federali in materia di <strong>professioni</strong>, la relazione<br />
presenta dati ut<strong>il</strong>i sulla consistenza quantitativa <strong>delle</strong> libere<br />
<strong>professioni</strong> nel paese.<br />
- Alcune informazioni ut<strong>il</strong>i sulla consistenza economica sono<br />
reperib<strong>il</strong>i in alcune analisi effettuate dall’Insitut der deutschen<br />
Wirtschaft, <strong>il</strong> principale istituto privato di ricerca economica<br />
tedesco, che si è occupato in particolare degli effetti<br />
(anche economici) della deregolamentazione, sulla scorta<br />
di metodologie proposte dall’Ocse sugli indicatori di liberalizzazione.<br />
- Una fonte di tipo “trasversale” ut<strong>il</strong>e per valutare la consistenza<br />
della forza lavoro che opera nei settori economici riconducib<strong>il</strong>i<br />
alle libere <strong>professioni</strong> è quella previdenziale, in<br />
particolare relativa al versamento dei contributi per<br />
l’assicurazione sociale legale, a cui sono tenuti i dipendenti<br />
compresi alcune tipologie di free-lance e tirocinanti. Si tratta<br />
di dati in parte differenti da quelli forniti da Ifm poiché in<br />
alcuni settori (come ad esempio le attività informatiche<br />
hardware e software) i dipendenti non sono distinguib<strong>il</strong>i dai<br />
liberi <strong>professioni</strong>sti.<br />
343
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Italia<br />
Le diverse fonti presenti a livello nazionale classificano le<br />
<strong>professioni</strong> in modo diverso. Alcune organizzano i dati in base<br />
al settore di attività (Ateco10 ), altri in base alla classificazione<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> (Cp201111 ). Di conseguenza per rendere i dati<br />
confrontab<strong>il</strong>i o porli in serie temporale, sono necessarie operazioni<br />
di riclassificazione e stima, non banali e né prive di approssimazione.<br />
Le fonti principali da cui sono desumib<strong>il</strong>i dati e informazioni<br />
ut<strong>il</strong>i per una quantificazione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> sono elencate di<br />
seguito e sintetizzate nel quadro 4:<br />
- Gli ordini/collegi e le casse previdenziali riportano una<br />
quantificazione aggiornata dei liberi <strong>professioni</strong>sti iscritti;<br />
essi si riferiscono alle sole <strong>professioni</strong> regolamentate. Per la<br />
maggior parte <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, i dati sono consultab<strong>il</strong>i sui<br />
siti internet degli ordini/collegi e <strong>delle</strong> casse previdenziali; a<br />
seconda della organizzazione di queste istituzioni, i dati sono<br />
resi disponib<strong>il</strong>i a livello provinciale o regionale o di altre<br />
suddivisioni amministrative specifiche (ad esempio, per gli<br />
10 Ateco è la traduzione italiana della nomenclatura <strong>delle</strong> attività economiche<br />
(Nace) adottata da Eurostat, adattata dall’Istat alle caratteristiche<br />
specifiche del sistema economico italiano. Attualmente è in uso la versione<br />
Ateco 2007, entrata in vigore dall’1 gennaio 2008, che sostituisce la precedente<br />
Ateco 2002, adottata nel 2002 ad aggiornamento della Ateco 1991.<br />
11 A partire dal 2011, l’Istat ha adottato la nuova classificazione <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> Cp2011, frutto di un aggiornamento della precedente versione<br />
(Cp2001) e di adattamento alle novità introdotte dalla International Standard<br />
Classification of Occupations-Isco08. Al pari di Isco, la logica ut<strong>il</strong>izzata<br />
per aggregare <strong>professioni</strong> diverse all'interno di un medesimo raggruppamento<br />
si basa sul concetto di competenza, visto nella sua duplice dimensione<br />
del livello e del campo <strong>delle</strong> competenze richieste per l’esercizio della<br />
professione. La Cp2011 riprende <strong>il</strong> formato della nomenclatura e classificazione<br />
<strong>delle</strong> unità professionali (Nup06), costruita in partnership istituzionale<br />
con l’Isfol.<br />
344
APPENDICE<br />
avvocati, <strong>il</strong> riferimento territoriale è solitamente quello del<br />
foro competente, spesso intra-provinciale).<br />
- Il censimento dell’industria e del servizi 2001 dà una quantificazione<br />
completa sugli studi professionali, relativamente a<br />
unità locali, addetti e dipendenti distinti in base all’attività<br />
attraverso i codici Ateco. Possib<strong>il</strong>ità di quantificare <strong>il</strong> numero<br />
degli addetti complessivi degli studi e <strong>delle</strong> organizzazioni<br />
di produzione di servizi professionali, distinguendo fra<br />
“indipendenti” (titolari, spesso coincidenti con i liberi <strong>professioni</strong>sti),<br />
dipendenti e rapporti “atipici” (contratti di collaborazione<br />
ed interinale).<br />
- Sempre di fonte Istat i dati relativi alla r<strong>il</strong>evazione sulle forze<br />
lavoro dal 1993 al 2010 a livello nazionale, relativi al<br />
numero di liberi <strong>professioni</strong>sti, distinti per genere e macro<br />
settore di attività economica. Su richiesta, sono reperib<strong>il</strong>i anche<br />
i microdati a livello regionale dal 2004 al 2010 fino al<br />
dettaglio del 3° digit Cp2011: ad esempio si riesce a distinguere<br />
tra le <strong>professioni</strong> “intellettuali, scientifiche e di elevata<br />
specializzazione” (Cp 2) la categoria “ingegneri, architetti e<br />
<strong>professioni</strong> assim<strong>il</strong>ate” (Cp 2.2) e tra questa le categorie “Ingegneri<br />
e <strong>professioni</strong> assim<strong>il</strong>ate” (Cp 2.2.1) e “architetti,<br />
pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della<br />
conservazione del territorio” (Cp 2.2.2).<br />
- L’Inps rende disponib<strong>il</strong>i online i dati, dal 2005 al 2009, sui<br />
lavoratori parasubordinati (banca dati) distinguendo tra <strong>professioni</strong>sti<br />
a partita Iva e collaboratori, senza tuttavia segmentazioni<br />
per categorie professionali/settori. Sempre sul sito<br />
dell’Inps si possono consultare i rapporti annuali che riportano<br />
alcuni dati sulla gestione separata (Iva e altri parasubordinati),<br />
senza però la disaggregazione per setto-<br />
345
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
ri/<strong>professioni</strong>: possono essere quindi ut<strong>il</strong>i per un dimensionamento<br />
complessivo del comparto <strong>professioni</strong>sti che versano<br />
i contributi previdenziali all’Inps. A questo universo non<br />
appartengono le <strong>professioni</strong> che hanno una propria cassa<br />
previdenziale.<br />
- Rapporti ministero del Lavoro, Nucleo valutazione spesa<br />
previdenziale: nel rapporto 2005 gli allegati statistici riportano<br />
i dati dettagliati del 1989 al 2005 per ogni cassa previdenziale,<br />
tra cui quelli dei contribuenti effettivi (corrispondenti<br />
ai <strong>professioni</strong>sti che esercitano). Negli anni successivi<br />
non è disponib<strong>il</strong>e la stessa tabella, ma una sua sintesi che riporta<br />
<strong>il</strong> numero di contribuenti per cassa previdenziale senza<br />
distinguere la diversa professione, riportando cioè <strong>il</strong> totale<br />
dei liberi <strong>professioni</strong>sti. Sono dati ut<strong>il</strong>i per affinare la stima<br />
dei liberi <strong>professioni</strong>sti effettivamente attivi (quelli riportati<br />
da ordini/collegi tendenzialmente comprendono anche coloro<br />
che sono andati in pensione o che comunque non esercitano<br />
più).<br />
Sono disponib<strong>il</strong>i anche alcune informazioni sulle cosiddette<br />
<strong>professioni</strong> “emergenti”, molte <strong>delle</strong> quali coinvolte in processi<br />
diversificati di regolamentazione (o tentativi in questo senso), di<br />
cui si sono occupati in particolare <strong>il</strong> Cnel 12 e <strong>il</strong> Censis 13 . Il grado<br />
12 Presso <strong>il</strong> Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sono stati attivati<br />
la Banca dati sulle associazioni e l’Elenco <strong>delle</strong> associazioni <strong>delle</strong><br />
<strong>professioni</strong> non regolamentate, finalizzati a monitorare l’evoluzione del<br />
mondo professionale “emergente” e dai cui sono tratti i dati alla base dei<br />
Rapporti di monitoraggio sulle <strong>professioni</strong> non regolamentate prodotti dallo<br />
stesso Consiglio (l’ultimo disponib<strong>il</strong>e risulta essere quello del 2005).<br />
13 Il Centro studi investimenti sociali ha attivato l’Osservatorio Censis-<br />
Professioni con l'obiettivo di presidiare ed interpretare l'evoluzione <strong>delle</strong> attività<br />
intellettuali in Italia; capitoli specifici del rapporto annuale del Centro<br />
sono dedicati al tema <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong>, accompagnati da studi specifici sia<br />
sulle <strong>professioni</strong> regolamentate che “emergenti”.<br />
346
APPENDICE<br />
di comparab<strong>il</strong>ità dei dati e la loro profondità temporale sono tuttavia<br />
abbastanza limitati.<br />
Quadro 4. Elenco <strong>delle</strong> principali fonti secondarie di dati sulle<br />
<strong>professioni</strong> in Italia.<br />
Fonte Anni Tipo di dati<br />
disponib<strong>il</strong>i<br />
Ordini e CassePrevidenziali<br />
Istat - CensimentoIndustria<br />
e Servizi<br />
Istat- R<strong>il</strong>evazioneContinua<br />
sulle<br />
Forza Lavoro<br />
INPS - Osservatorio<br />
sui<br />
lavoratori parasubordinati<br />
Ministero del<br />
Lavoro<br />
Numero di iscritti<br />
agli Ordini/Collegi<br />
2001 Quantificazione degli<br />
studi professionali:<br />
unità locali,<br />
addetti e dipendenti<br />
1993-<br />
2010<br />
2005-<br />
2009<br />
1989-<br />
2005<br />
A livello nazionale<br />
e di ripartizione geografica,<br />
dati sul<br />
numero di liberi<br />
<strong>professioni</strong>sti per<br />
macrosettore di attività<br />
Numero di contribuenti<br />
<strong>professioni</strong>sti<br />
a partita IVA e collaboratori<br />
Numero di contribuenti<br />
per Cassa<br />
previdenziale<br />
347<br />
Note<br />
Dati riferiti alle <strong>professioni</strong><br />
regolamentate<br />
Classificazione in base<br />
all’attività con codici<br />
Ateco<br />
Su richiesta, microdati<br />
dal 2004 al 2010 a livello<br />
regionale con<br />
<strong>professioni</strong> al 3° digit<br />
Solo per <strong>professioni</strong>sti<br />
NON iscritti a Ordini/Collegi<br />
con una<br />
propria Cassa Previdenziale,<br />
nessuna disaggregazione<br />
per settori<br />
e <strong>professioni</strong><br />
Nei rapporti 2007 e<br />
2009 viene riportato<br />
solo <strong>il</strong> numero totale<br />
dei liberi <strong>professioni</strong>sti<br />
contribuenti
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Regno Unito<br />
Anche nel Regno Unito vengono r<strong>il</strong>evati alcuni dati di fonte<br />
ufficiale sulle <strong>professioni</strong>, sia di tipo campionario che censuario,<br />
trasmessi a Eurostat e ut<strong>il</strong>izzati per le comparazioni internazionali,<br />
tuttavia la comparazione con altre realtà europee risulta più<br />
complicata a causa <strong>delle</strong> peculiarità che caratterizzano<br />
l’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> liberali nel Regno Unito.<br />
Le principali fonti di carattere ufficiale sono elencate di seguito:<br />
- l’Istituto nazionale di statistica (Office of National Statistics)<br />
fornisce dati relativi alle imprese o servizi di tipo professionale<br />
(intesi in termini di attività economica e non in base al<br />
prof<strong>il</strong>o dei lavoratori che vi operano), che costituiscono la<br />
migliore (e unica) proxi per analizzare le <strong>professioni</strong> sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o quantitativo.<br />
- Benché di natura diversa rispetto agli ordini/collegi presenti<br />
in altre realtà europee, anche nel Regno Unito esistono istituzioni<br />
che hanno <strong>il</strong> compito di monitorare la presenza di<br />
<strong>professioni</strong>sti nei diversi settori e che forniscono alcuni dati<br />
sulla loro consistenza numerica ed economica. Essi tuttavia<br />
forniscono informazioni di tipo diverso in relazione soprattutto<br />
alla natura obbligatoria o volontaria dell’adesione (ad<br />
esempio, tutti i dentisti che intendono praticare sul suolo nazionale<br />
devono essere registrati presso <strong>il</strong> General Dental<br />
Counc<strong>il</strong>, mentre l’adesione alla Law Society è volontaria<br />
sebbene la medesima istituzione governi anche sui non iscritti).<br />
- Il data base della Ssda (Sector Sk<strong>il</strong>ls Development Agency)<br />
Sector Sk<strong>il</strong>ls Matrix 2008 mette a disposizione alcune informazioni<br />
sull’occupazione nei cd. servizi professionali,<br />
348
APPENDICE<br />
che includono le <strong>professioni</strong> giuridico-legali, economicoamministrative,<br />
l’architettura e altre business activities.<br />
L’agenzia è promossa dalla UK Commission for Employment<br />
and Sk<strong>il</strong>ls, un istituzione pubblica non dipartimentale con<br />
funzioni consultive sulle strategie riguardanti occupazione,<br />
competenze e conoscenza.<br />
2. Un’analisi dei dati forniti da Eurostat 14<br />
Labour Force Survey: focus su alcuni gruppi professionali<br />
I dati forniti dalla European Labour Force Survey (Eu Lfs)<br />
consentono di effettuare un’analisi della presenza dei <strong>professioni</strong>sti<br />
che operano nei diversi campi di interesse per la ricerca.<br />
Trattandosi di un’indagine sulle forze di lavoro, essa fornisce<br />
indicazioni sulla dimensione occupazionale, ma non su quella<br />
economica e strutturale di impresa (fatturato, dimensione degli<br />
studi professionali etc.).<br />
Come detto in precedenza, essendo un’indagine campionaria,<br />
è soggetta agli errori statistici tipici di queste r<strong>il</strong>evazioni. Le<br />
indicazioni fornite vanno dunque interpretate come indicazioni<br />
di massima e non come dati puntuali.<br />
La Labour Force Survey fornisce sia la classificazione Isco,<br />
che consente l’individuazione dei gruppi professionali, sia la<br />
classificazione Nace, che consente l’individuazione <strong>delle</strong> diverse<br />
attività economiche di interesse.<br />
I dati disponib<strong>il</strong>i tuttavia non consentono lo stesso tipo di<br />
analisi per tutte le <strong>professioni</strong> di interesse della ricerca, sia per le<br />
14 Integrati ove necessario con indagini di altra fonte ufficiale, in particolare<br />
per quanto riguarda i dentisti.<br />
349
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
modalità di classificazione dei diversi gruppi occupazionali e<br />
sezioni economiche (cfr. la nota metodologica), sia per la carenza<br />
di dati relativi ad alcuni paesi.<br />
Come si vedrà più dettagliatamente nei singoli paragrafi,<br />
sono stati considerati sia i professional strettamente intesi, sia<br />
gli associate professional. Nel primo caso è quasi sempre possib<strong>il</strong>e<br />
isolare le categorie di interesse della ricerca, mentre nel secondo<br />
le modalità di classificazione obbligano a includere<br />
nell’analisi gruppi professionali diversi da quelli di interesse<br />
Per quanto riguarda le attività economiche, all’interno di<br />
ogni gruppo professionale di interesse sono stati individuati i<br />
“settori di riferimento” (ad esempio l’informatica per i<br />
computing professionals, le attività legali per <strong>il</strong> legal professionals<br />
etc.) e tutti gli altri sono stati raggruppati in un'unica voce<br />
(ad esempio se un informatico lavora per uno studio di architettura<br />
oppure un ingegnere lavora per un’impresa di servizi informatici).<br />
Compatib<strong>il</strong>mente con le modalità di classificazione e la disponib<strong>il</strong>ità<br />
dei dati, per ogni professione si è cercato di:<br />
- stimare la consistenza dei gruppi professionali che operano<br />
nel settore di riferimento e in altri settori, in termini assoluti<br />
- la diversa incidenza di professionals e associate professionals<br />
nei diversi settori<br />
- <strong>il</strong> peso e <strong>il</strong> grado di “specializzazione” dei quattro paesi a livello<br />
europeo.<br />
La base dati si riferisce agli occupati tra 15 e 65 anni.<br />
350
APPENDICE<br />
Informatici15 La stima dei <strong>professioni</strong>sti informatici che operano nello<br />
specifico settore ammonta, per l’Unione a 27 paesi, a oltre 1 m<strong>il</strong>ione<br />
e 700 m<strong>il</strong>a persone. Il paese che ne conta di più è la Germania<br />
(310 m<strong>il</strong>a circa), seguito da Francia (238 m<strong>il</strong>a circa), Regno<br />
Unito (222 m<strong>il</strong>a circa) e Italia (143 m<strong>il</strong>a circa). Se si considerano<br />
tutti i <strong>professioni</strong>sti informatici, cioè anche coloro che<br />
operano in altri settori economici, si arriva a oltre 4 m<strong>il</strong>ioni (tabella<br />
1).<br />
Tabella 1. Computing professionals e i suddivisi per attività<br />
economica e totale di professionals e technicians and associate<br />
professionals, valori assoluti (in migliaia), 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
351<br />
Germania Francia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Italia EU-27<br />
Informatica Computing professionals 209 195 197 36 1.191<br />
Computer associate professionals 102 44 24 107 528<br />
Totale 310 238 222 143 1.719<br />
Altro Computing professionals 304 171 252 50 1.384<br />
Computer associate professionals 122 79 149 180 1.001<br />
Totale 426 250 400 230 2.385<br />
Totale Computing professionals 512 365 449 86 2.575<br />
Computer associate professionals 224 123 173 286 1.528<br />
Totale 736 489 622 372 4.104<br />
Totale Professionals 5.760 3.616 4.281 2.207 30.955<br />
Technicians and associate professionals 8.382 4.859 3.661 4.542 35.315<br />
Totale 14.141 8.475 7.942 6.749 66.270<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Ultima tra i paesi considerati per dimensioni assolute,<br />
l’Italia si caratterizza anche per essere quello dove prevalgono in<br />
modo significativo gli ” rispetto ai professionals, sia nello specifico<br />
settore che nelle altre attività economiche dove operano gli<br />
informatici, denotando dunque un minor livello di specializza-<br />
15 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: informatica=582+620+631+639;<br />
altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco:<br />
computing professionals=213; computer associate professionals=312; professionals=2;<br />
technicians and associate professionals=3.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
zione e innovazione di questo gruppo professionale, connesso<br />
anche al grado di istruzione degli <strong>professioni</strong>sti che vi operano.<br />
Specularmene, <strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese dove prevalgono decisamente<br />
le figure di livello professionale più elevato (89% tra<br />
gli informatici che operano nello specifico settore), seguita dalla<br />
Francia (oltre 81%). Nel gruppo dei <strong>professioni</strong>sti informatici<br />
che operano in altri settori economici la quota dei prof<strong>il</strong>i più alti<br />
diminuisce, ma rimane comunque significativamente elevata in<br />
tutti i paesi tranne che in Italia (tabella 2).<br />
Tabella 2. Computing professionals e computer associate<br />
professionals suddivisi per attività economiche e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
352<br />
Germania Francia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Italia EU-27<br />
Informatica Computing professionals 67,3 81,6 89,1 25,2 69,3<br />
Computer associate professionals 32,7 18,4 10,9 74,8 30,7<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Altro Computing professionals 71,3 68,3 62,9 21,8 58,0<br />
Computer associate professionals 28,7 31,7 37,1 78,2 42,0<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Computing professionals 69,6 74,8 72,2 23,1 62,8<br />
Computer associate professionals 30,4 25,2 27,8 76,9 37,2<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Professionals 40,7 42,7 53,9 32,7 46,7<br />
Associate professionals 59,3 57,3 46,1 67,3 53,3<br />
Totale<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Oltre la metà dei <strong>professioni</strong>sti informatici lavora<br />
nell’ambito di attività economiche diverse da quelle specifiche<br />
di settore: la situazione tuttavia varia sia a seconda del livello<br />
professionale che per paese.<br />
In generale, gli associate professionals sono maggiormente<br />
“prestati” ad attività economiche non specifiche di settore, rispetto<br />
ai professionals.<br />
Ciò vale in particolare per <strong>il</strong> Regno Unito, dove la percentuale<br />
di associate professionals che operano in settori non specificamente<br />
legati all’informatica raggiungono l’86%.
APPENDICE<br />
La Francia è l’unico paese dove i professionals che operano<br />
nello specifico settore superano <strong>il</strong> 50% rispetto a quelli che operano<br />
in altri settori (tabella 3).<br />
Tabella 3. Attività economiche in cui operano computing<br />
professionals e associate computer professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Computing<br />
professionals<br />
Computer associate<br />
professionals<br />
Computing<br />
professionals +<br />
Computer associate<br />
professionals<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
353<br />
Germania Francia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Italia EU-27<br />
Informatica 40,7 53,2 44,0 41,7 46,3<br />
Altro 59,3 46,8 56,0 58,3 53,7<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Informatica 45,3 35,6 14,0 37,3 34,5<br />
Altro 54,7 64,4 86,0 62,7 65,5<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Informatica 42,1 48,8 35,6 38,3 41,9<br />
Altro 57,9 51,2 64,4 61,7 58,1<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Da soli, i quattro paesi analizzati forniscono oltre la metà<br />
dei <strong>professioni</strong>sti informatici dell’Unione, sia nell’ambito <strong>delle</strong><br />
specifiche attività economiche che in generale (tabella 4).<br />
Tabella 4. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a 27,<br />
valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania Francia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Italia<br />
Totale 4<br />
paesi<br />
Informatica Computing professionals 17,5 16,3 16,6 3,0 53,4<br />
Computer associate professionals 19,2 8,3 4,6 20,2 52,3<br />
Totale 18,0 13,9 12,9 8,3 53,1<br />
Altro Computing professionals 21,9 12,3 18,2 3,6 56,1<br />
Computer associate professionals 12,2 7,9 14,9 18,0 53,0<br />
Totale 17,9 10,5 16,8 9,6 54,8<br />
Totale Computing professionals 19,9 14,2 17,4 3,3 54,9<br />
Computer associate professionals 14,7 8,1 11,3 18,7 52,8<br />
Totale 17,9 11,9 15,2 9,1 54,1<br />
Totale Professionals 18,6 11,7 13,8 7,1 51,2<br />
Associate professionals 23,7 13,8 10,4 12,9 60,7<br />
Totale 21,3 12,8 12,0 10,2 56,3<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Una misura della specializzazione professionale informatica<br />
è data dal rapporto tra numero di <strong>professioni</strong>sti informatici e totale<br />
dei <strong>professioni</strong>sti. Se consideriamo i <strong>professioni</strong>sti che operano<br />
nel settore di riferimento, la Francia e <strong>il</strong> Regno unito sono i<br />
due paesi maggiormente specializzati (2,8%), soprattutto grazie<br />
alla presenza di professionals di alto livello (5,4% in Francia,<br />
4,6% nel Regno Unito), mentre la Germania e l’Italia sono i meno<br />
specializzati (Tabella 5).<br />
Tabella 5. Peso di computing professionals e associate computer<br />
professionals suddivisi per attività economica sul totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
354<br />
Germania Francia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Italia EU-27<br />
Informatica Computing professionals 3,6 5,4 4,6 1,6 3,8<br />
Computer associate professionals 1,2 0,9 0,7 2,3 1,5<br />
Totale 2,2 2,8 2,8 2,1 2,6<br />
Altro Computing professionals 5,3 4,7 5,9 2,3 4,5<br />
Computer associate professionals 1,5 1,6 4,1 4,0 2,8<br />
Totale 3,0 3,0 5,0 3,4 3,6<br />
Totale Computing professionals 8,9 10,1 10,5 3,9 8,3<br />
Computer associate professionals 2,7 2,5 4,7 6,3 4,3<br />
Totale 5,2 5,8 7,8 5,5 6,2<br />
Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />
Architetti e ingegneri16 La stima dei <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri risulta alquanto<br />
complessa, soprattutto per quanto riguarda la componente<br />
degli associate professionals: al contrario dei professionals,<br />
isolati in un sotto-gruppo Isco omogeneo, gli associate profes-<br />
16 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: architettura e ingegneria=711;<br />
altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco: architects, engineers and<br />
related professionals=214; physical and engineering science technicians=311;<br />
professionals=2; technicians and associate professionals=3.
APPENDICE<br />
sionals che operano nel campo dell’architettura e ingegneria sono<br />
aggregati nel gruppo dei Physical and engineering science<br />
technicians insieme ad altre categorie professionali, quali chimici,<br />
fisici, tecnici metallurgici e <strong>delle</strong> miniere.<br />
L’ammontare associate professionals è dunque sovrastimato<br />
in modo non precisamente quantificab<strong>il</strong>e. Per questo<br />
motivo l’attenzione sarà prevalentemente concentrata sui prof<strong>il</strong>i<br />
professionali più elevati (architecs, engineers and related professionals).<br />
Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force<br />
Survey soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per<br />
l’Italia non sono indicati i codici Nace che permettono di isolare<br />
i <strong>professioni</strong>sti che operano nello specifico settore di riferimento<br />
17 . Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero di <strong>professioni</strong>sti architetti<br />
e informatici che operano nello specifico settore di riferimento<br />
può essere stimato attorno a 1 m<strong>il</strong>ione e 128 m<strong>il</strong>a<br />
nell’Europa a 27.<br />
Il paese che ne conta di più è la Germania (248m<strong>il</strong>a circa),<br />
seguito da Regno Unito (187m<strong>il</strong>a circa) e Francia (178m<strong>il</strong>a circa).<br />
Se si considerano tutti i <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri,<br />
cioè anche coloro che operano in altri settori economici, si arriva<br />
a oltre 9 m<strong>il</strong>ioni (tabella 6).<br />
Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese dove prevalgono decisamente le<br />
figure di livello professionale più elevato (quasi 83% gli architects,<br />
engineers and related professionals che operano nello<br />
specifico settore di riferimento Nace), seguita dalla Germania<br />
(quasi 81%), meno in Francia dove pure sono la maggioranza<br />
(tabella 7).<br />
17 Come anticipato nella nota metodologica, i paesi aderenti a Eurostat<br />
sono tenuti a comunicare i codici Nace al secondo digit, mentre la comunicazione<br />
dei dati al terzo digit è opzionale. Avendo l’Italia comunicato i dati<br />
al secondo digit, non è possib<strong>il</strong>e isolare le attività economiche di interesse.<br />
355
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tabella 6. Architects, engineers and related professionals e<br />
physical and engineering science techinicians suddivisi per<br />
attività economica e totale di professionals e technicians and<br />
associate professionals, valori assoluti (migliaia), 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISC O88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Architettura e<br />
ingegneria<br />
Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
200 154 120 843<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
48 32 58 284<br />
Totale 248 187 178 1.128<br />
Altro Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
997 477 615 3.904<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
968 241 861 4.605<br />
Totale 1.966 718 1.476 8.509<br />
Totale Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
1.198 631 735 295 4.748<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
1.016 273 919 684 4.889<br />
Totale 2.214 904 1.654 979 9.637<br />
Totale Professionals 5.760 4.281 3.616 2.207 30.955<br />
Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.859 4.542 35.315<br />
Totale 14.141 7.942 8.475 6.749 66.270<br />
Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />
Tabella 7. Architects, engineers and related professionals e<br />
physical and engineering science techinicians suddivisi per<br />
attività economica e totale di professionals e technicians and<br />
associate professionals, valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISC O88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Architettura e<br />
ingegneria<br />
Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
80,7 82,6 67,6 74,8<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
19,3 17,4 32,4 25,2<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Altro Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
50,7 66,4 41,6 45,9<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
49,3 33,6 58,4 54,1<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
54,1 69,8 44,4 30,2 49,3<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
45,9 30,2 55,6 69,8 50,7<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Professionals 40,7 53,9 42,7 32,7 46,7<br />
Technicians and associate professionals 59,3 46,1 57,3 67,3 53,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
356
APPENDICE<br />
La maggior parte dei professionals architetti e ingegneri operano<br />
nell’ambito di attività economiche diverse da quelle specifiche<br />
di settore (tabella 8) 18 .<br />
Tabella 8. Attività economiche in cui operano architects,<br />
engineers and related professionals e physical and engineering<br />
science techinicians, valori percentuali, 2010.<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Architects, engineers<br />
and related<br />
professionals<br />
Physical and<br />
engineering science<br />
technicians<br />
Architects, engineers<br />
and rel. Prof. +<br />
Physical and<br />
engineering science<br />
technicians<br />
Attività economica<br />
(NAC Erev.2)<br />
357<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Architettura e ingegneria 16,7 24,4 16,4 17,8<br />
Altro 83,3 75,6 83,6 82,2<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Architettura e ingegneria 4,7 11,9 6,3 5,8<br />
Altro 95,3 88,1 93,7 94,2<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Architettura e ingegneria 11,2 20,6 10,8 11,7<br />
Altro 88,8 79,4 89,2 88,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Ee Lsf.<br />
Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />
dato, da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre<br />
<strong>il</strong> 56% dei <strong>professioni</strong>sti architetti e ingegneri che operano nel<br />
settore di riferimento.<br />
Se consideriamo tutti i settori Nace dove operano questi<br />
<strong>professioni</strong>sti, includendo dunque anche l’Italia nell’analisi, si<br />
raggiunge <strong>il</strong> 60% (tabella 9). Una misura della specializzazione<br />
professionale in architettura e ingegneria è data dal rapporto tra<br />
numero di <strong>professioni</strong>sti architetti, ingegneri e correlati e totale<br />
dei <strong>professioni</strong>sti.<br />
Se consideriamo i <strong>professioni</strong>sti che operano nel settore di<br />
riferimento, <strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese maggiormente specializzato<br />
(2,3%), soprattutto grazie alla presenza di professionals di al-<br />
18 Il dato relativo ai physical and engineering science techinicians è<br />
meno indicativo, poiché come accennato più sopra in questo gruppo Isco<br />
sono classificate anche <strong>professioni</strong> diverse da architetti e ingegneri.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
to livello (3,6%), mentre se consideriamo tutte le sezioni Nace <strong>il</strong><br />
paese più specializzato è la Francia (14,5% considerando sia i<br />
prof<strong>il</strong>i alti che quelli bassi) a pari merito con la Germania per i<br />
prof<strong>il</strong>i più alti (20,8%; tabella 10).<br />
Tabella 9. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a 27,<br />
valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISC O88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia<br />
Totale 4<br />
paesi<br />
Architettura e<br />
ingegneria<br />
Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
23,7 18,3 14,3 56,3<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
16,8 11,4 20,3 48,5<br />
Totale 22,0 16,5 15,8 54,3<br />
Altro Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
25,5 12,2 15,7 53,5<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
21,0 5,2 18,7 45,0<br />
Totale 23,1 8,4 17,3 48,9<br />
Totale Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
25,2 13,3 15,5 6,2 60,2<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
20,8 5,6 18,8 14,0 59,2<br />
Totale 23,0 9,4 17,2 10,2 59,7<br />
Totale Professionals 18,6 13,8 11,7 7,1 51,2<br />
Technicians and associate professionals 23,7 10,4 13,8 12,9 60,7<br />
Totale 21,3 12,0 12,8 10,2 56,3<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Tabella 10. Peso di architects, engineers and related<br />
professionals e physical and engineering science techinicians<br />
suddivisi per attività economica sul totale di professionals e<br />
technicians and associate professionals, valori percentuali,<br />
2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISC O88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Architettura e<br />
ingegneria<br />
Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
3,5 3,6 3,3 2,7<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
0,6 0,9 1,2 0,8<br />
Totale 1,8 2,3 2,1 1,7<br />
Altro Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
17,3 11,1 17,0 12,6<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
11,6 6,6 17,7 13,0<br />
Totale 13,9 9,0 17,4 12,8<br />
Totale Architects, engineers and related<br />
professionals<br />
20,8 14,7 20,3 13,4 15,3<br />
Physical and engineering science<br />
technicians<br />
12,1 7,5 18,9 15,1 13,8<br />
Totale 15,7 11,4 19,5 14,5 14,5<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
358
APPENDICE<br />
Commercialisti e consulenti fiscali-tributari-contab<strong>il</strong>i19 La stima dei <strong>professioni</strong>sti commercialisti, consulenti fiscali-tributari-contab<strong>il</strong>i<br />
e sim<strong>il</strong>i risulta alquanto complessa, sia per<br />
quanto riguarda la componente dei professionals che degli associate<br />
professionals: gli accountants (Isco88 2411), infatti, sono<br />
classificati in un unico gruppo di business professionals (Isco88<br />
241) che comprende anche i personnel and careers professionals<br />
oltre alla categoria residuale dei business professionals non<br />
altrimenti classificati; ancora più ampia risulta la categoria degli<br />
administrative associate professionals (Isco88 343), che oltre ai<br />
bookkepers di nostro interesse (Isco88 3432) comprende anche<br />
gli administrative secretaries and related associate professionals,<br />
i legal and related business associate professionals, gli<br />
statistical, mathematicals and related associate professionals oltre<br />
agli administrative associate professionals non altrimenti<br />
classificati. L’ammontare dei <strong>professioni</strong>sti di questa categoria è<br />
dunque sovra-stimato in modo non precisamente quantificab<strong>il</strong>e.<br />
L’attenzione sarà prevalentemente concentrata sul gruppo dei<br />
prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (business professionals), che pur<br />
con i limiti richiamati rappresenta un’approssimazione accettab<strong>il</strong>e<br />
della categoria professionale di interesse della ricerca. Inoltre,<br />
i dati forniti dalla European Labour Force Survey soffrono<br />
di alcune lacune territoriali: in particolare, per l’Italia non sono<br />
indicati i codici Nace che permettono di isolare i <strong>professioni</strong>sti<br />
che operano nello specifico settore di riferimento e per <strong>il</strong> Regno<br />
Unito sono disponib<strong>il</strong>i solo dati parziali. Tali lacune lasciano<br />
19 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: commercialisti/tributaristi=692; altro=tutte<br />
le altre sezioni; ai codici Isco: business professionals=241; administrative associate<br />
professionals=343; professionals=2; technicians and associate professionals=3.<br />
359
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
supporre che anche a livello comunitario i dati siano da interpretare<br />
in modo indicativo. Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero<br />
di <strong>professioni</strong>sti commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i che operano<br />
nello specifico settore di riferimento può essere stimato attorno a<br />
669 m<strong>il</strong>a nell’Europa a 27. Il paese che ne conta di più è la<br />
Germania (120 m<strong>il</strong>a circa), seguito da Regno Unito (97 m<strong>il</strong>a circa<br />
solo tra i business professionals mentre non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />
dato per gli administrative associate professionals) e Francia<br />
(48 m<strong>il</strong>a circa). Se si considerano tutti i <strong>professioni</strong>sti che operano<br />
come business professionals e administrative associate<br />
professionals si arriva a oltre 9 m<strong>il</strong>ioni (tabella 11).<br />
Tabella 11. Business professionals e administrative associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
assoluti (migliaia), 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Commecialisti,<br />
tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
360<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Business professionals 81 97 17 356<br />
Administrative associate professionals 39 31 314<br />
Totale 120 97 48 669<br />
Altro Business professionals 582 504 31 3.231<br />
Administrative associate professionals 1.221 66 586 5.212<br />
Totale 1.804 570 616 8.444<br />
Totale Business professionals 663 601 48 252 3.587<br />
Administrative associate professionals 1.260 66 617 762 5.526<br />
Totale 1.923 668 665 1.015 9.113<br />
Totale Professionals 5.760 4.281 3.616 2.207 30.955<br />
Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.859 4.542 35.315<br />
Totale 14.141 7.942 8.475 6.749 66.270<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Gli unici due paesi dove sono disponib<strong>il</strong>i i dati settoriali presentano<br />
andamenti divergenti: in Germania infatti prevalgono decisamente<br />
le figure di livello professionale più elevato (quasi 68% i<br />
business professionals che operano come commercialisti, tributari-
APPENDICE<br />
sti e sim<strong>il</strong>e nello specifico settore di riferimento Nace), mentre in<br />
Francia prevalgono le figure meno specializzate (tabella 12) 20 .<br />
La maggior parte dei business professionals opera nell’ambito<br />
di attività economiche diverse da quelle specifiche di settore, anche<br />
in virtù del fatto che in questo gruppo Isco sono classificate <strong>professioni</strong><br />
diverse dai commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i (tabella 13) 21 .<br />
Tabella 12. Business professionals e administrative associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Commecialisti,<br />
tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
361<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Business professionals 67,6 36,1 53,1<br />
Administrative associate professionals 32,4 63,9 46,9<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Altro Business professionals 32,3 5,0 38,3<br />
Administrative associate professionals 67,7 95,0 61,7<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Business professionals 34,5 90,1 7,3 24,9 39,4<br />
Administrative associate professionals 65,5 9,9 92,7 75,1 60,6<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Professionals 40,7 53,9 42,7 32,7 46,7<br />
Technicians and associate professionals 59,3 46,1 57,3 67,3 53,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
20 Il dato relativo al complesso dei business professionals e administrative<br />
associate professionals per <strong>il</strong> Regno Unito, fortemente squ<strong>il</strong>ibrato a favore<br />
dei primi, fa pensare a un diverso sistema di classificazione e/o a significative<br />
lacune nei dati.<br />
21 Ciò vale a maggior ragione per gli administrative associate professio-<br />
nals.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tabella 13. Attività economiche in cui operano business<br />
professionals e administrative asociate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Gruppo professionale<br />
(ISC O88)<br />
Attività economica (NAC Erev.2) Germania<br />
362<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i 12,2 16,2 36,2 9,9<br />
Business professionals Altro 87,8 83,8 63,8 90,1<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i 3,1 5,0 5,7<br />
Administrative<br />
Altro<br />
associate professionals<br />
96,9 95,0 94,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Commecialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />
Business professionals<br />
6,2 7,3 7,3<br />
+ Administrative<br />
associate professionals<br />
Altro 93,8 92,7 92,7<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> dato,<br />
da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre <strong>il</strong> 55%<br />
dei commercialisti, tributaristi e sim<strong>il</strong>i che operano nel settore di riferimento<br />
(tabella 14). Una misura della specializzazione è data dal<br />
rapporto tra numero di business professionals che operano nel settore<br />
di riferimento e totale dei professionals: <strong>il</strong> Regno Unito risulta <strong>il</strong><br />
paese più specializzato (2,3%), la Francia <strong>il</strong> meno (0,5%; tabella 15).<br />
Tabella 14. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />
27, valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Commecialisti,<br />
tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia<br />
Totale 4<br />
paesi<br />
Business professionals 22,7 27,4 4,9 55,0<br />
Administrative associate professionals 12,4 9,9 22,3<br />
Totale 17,9 14,5 7,2 39,7<br />
Altro Business professionals 18,0 15,6 1,0 34,6<br />
Administrative associate professionals 23,4 1,3 11,2 35,9<br />
Totale 21,4 6,8 7,3 35,4<br />
Totale Business professionals 18,5 16,8 1,3 7,0 43,6<br />
Administrative associate professionals 22,8 1,2 11,2 13,8 49,0<br />
Totale 21,1 7,3 7,3 11,1 46,9<br />
Totale<br />
Professionals 18,6 13,8 11,7 7,1 51,2<br />
Technicians and associate professionals 23,7 10,4 13,8 12,9 60,7<br />
Totale 21,3 12,0 12,8 10,2 56,3<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.
APPENDICE<br />
Tabella 15. Peso di business professionals e administrative<br />
associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />
totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />
valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Commecialisti,<br />
tributaristi e sim<strong>il</strong>i<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
363<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Business professionals 1,4 2,3 0,5 1,1<br />
Administrative associate professionals 0,5 0,6 0,9<br />
Totale 0,8 1,2 0,6 1,0<br />
Altro Business professionals 10,1 11,8 0,9 10,4<br />
Administrative associate professionals 14,6 1,8 12,0 14,8<br />
Totale 12,8 7,2 7,3 12,7<br />
Totale Business professionals 11,5 14,0 1,3 11,4 11,6<br />
Administrative associate professionals 15,0 1,8 12,7 16,8 15,6<br />
Totale 13,6 8,4 7,8 15,0 13,8<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Avvocati22 La stima degli avvocati <strong>professioni</strong>sti risulta alquanto complessa,<br />
sia per quanto riguarda la componente dei professionals<br />
che degli associate professionals: i lawers strettamente intesi (Isco88<br />
2421), infatti, sono classificati in un unico gruppo di legal<br />
professionals (Isco88 242) che comprende anche i judges oltre<br />
alla categoria residuale dei legal professionals non altrimenti<br />
classificati; ancora più ampia risulta la categoria degli administrative<br />
associate professionals (Isco88 343), che oltre ai legal<br />
and related business associate professionals che rappresenta a<br />
grandi linee la categoria di nostro interesse (Isco88 3432) comprende<br />
anche gli administrative secretaries and related associate<br />
professionals, i bookkepers, gli statistical, mathematicals and<br />
related associate professionals oltre agli administrative associa-<br />
22 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: attività legali=691; altro=tutte<br />
le altre sezioni; ai codici Isco: legal professionals=242; administrative<br />
associate professionals=343; professionals=2; technicians and associate<br />
professionals=3.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
te professionals non altrimenti classificati. L’ammontare degli<br />
avvocati <strong>professioni</strong>sti è dunque sovra-stimato in modo non precisamente<br />
quantificab<strong>il</strong>e. L’attenzione sarà prevalentemente<br />
concentrata sul gruppo dei prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (legal<br />
professionals), che rappresenta la migliore approssimazione<br />
possib<strong>il</strong>e della categoria professionale di nostro interesse.<br />
Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force Survey<br />
soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per l’Italia<br />
non sono indicati i codici Nace che permettono di isolare i <strong>professioni</strong>sti<br />
che operano nello specifico settore di riferimento.<br />
Tali lacune lasciano supporre che anche a livello comunitario<br />
i dati siano da interpretare in modo indicativo.<br />
Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero avvocati <strong>professioni</strong>sti<br />
strettamente intesi può essere stimato attorno a 591 m<strong>il</strong>a nell’Europa<br />
a 27, cui si aggiungono altri 241 m<strong>il</strong>a administrative associate professionals<br />
che lavorano nell’ambito <strong>delle</strong> attività legali.<br />
Il paese che conta più avvocati <strong>professioni</strong>sti è la Germania<br />
(126 m<strong>il</strong>a circa), seguita dal Regno Unito (108 m<strong>il</strong>a), mentre la<br />
Francia presenta numeri decisamente più bassi (69 m<strong>il</strong>a; tabella<br />
16). Considerando i <strong>professioni</strong>sti legali che operano nello specifico<br />
settore di riferimento, nel Regno Unito prevalgono decisamente<br />
le figure di livello più elevato (86,5%), mentre in Francia<br />
e Germania la loro presenza è minore, benché maggioritaria<br />
(66,9% e 51,4% rispettivamente; tabella 17).<br />
La maggior parte dei legal professionals opera nell’ambito<br />
<strong>delle</strong> attività economiche specifiche di settore, in particolare nel<br />
Regno Unito (67,1%) e in Francia (62,8%; tabella 18) 23 .<br />
23 Il dato relativo agli administrative associate professionals è meno indicativo,<br />
poiché come accennato più sopra in questo gruppo Isco sono classificate<br />
anche <strong>professioni</strong> diverse dall’avvocatura.<br />
364
APPENDICE<br />
Tabella 16. Legal professionals e administrative associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
assoluti (migliaia), 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
365<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Attività legali Legal professionals 126 108 69 591<br />
Administrative associate professionals 119 17 34 241<br />
Totale 246 125 103 832<br />
Altro Legal professionals 112 53 41 827<br />
Administrative associate professionals 1.141 49 582 5.285<br />
Totale 1.253 102 623 6.112<br />
Totale Legal professionals 239 161 110 212 1.418<br />
Administrative associate professionals 1.260 66 617 762 5.526<br />
Totale 1.499 228 726 974 6.944<br />
Totale Professionals 5.760 3.616 4.281 2.207 30.955<br />
Technicians and associate professionals 8.382 4.859 3.661 4.542 35.315<br />
Totale 14.141 8.475 7.942 6.749 66.270<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Tabella 17. Legal professionals e administrative associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Attività legali Legal professionals 51,4 86,5 66,9 71,0<br />
Administrative associate professionals 48,6 13,5 33,1 29,0<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Altro Legal professionals 9,0 51,8 6,6 13,5<br />
Administrative associate professionals 91,0 48,2 93,4 86,5<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Legal professionals 15,9 70,8 15,1 21,8 20,4<br />
Administrative associate professionals 84,1 29,2 84,9 78,2 79,6<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Professionals 40,7 42,7 53,9 32,7 46,7<br />
Technicians and associate professionals 59,3 57,3 46,1 67,3 53,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tabella 18. Attività economiche in cui operano legal<br />
professionals e administrative asociate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Legal professionals<br />
Administrative<br />
associate<br />
professionals<br />
Totale<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
366<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Attività legali 52,9 67,1 62,8 41,7<br />
Altro 47,1 32,9 37,2 58,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Attività legali 9,5 25,6 5,5 4,4<br />
Altro 90,5 74,4 94,5 95,6<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Attività legali 16,4 55,0 14,2 12,0<br />
Altro 83,6 45,0 85,8 88,0<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Anche senza considerare l’Italia per cui non è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />
dato, da soli Germania, Regno Unito e Francia forniscono oltre<br />
<strong>il</strong> 51,4% dei <strong>professioni</strong>sti legali che operano nel settore di riferimento<br />
(tabella 19).<br />
Tabella 19. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />
27, valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia<br />
Totale 4<br />
paesi<br />
Attività legali Legal professionals 21,4 18,3 11,7 51,4<br />
Administrative associate professionals 49,4 7,0 14,2 70,6<br />
Totale 29,5 15,0 12,4 56,9<br />
Altro Legal professionals 13,6 6,4 4,9 24,9<br />
Administrative associate professionals 21,6 0,9 11,0 33,5<br />
Totale 20,5 1,7 10,2 32,4<br />
Totale Legal professionals 16,8 11,4 7,7 15,0 50,9<br />
Administrative associate professionals 22,8 1,2 11,2 13,8 49,0<br />
Totale 21,6 3,3 10,5 14,0 49,4<br />
Totale Professionals 18,6 11,7 13,8 7,1 51,2<br />
Technicians and associate professionals 23,7 13,8 10,4 12,9 60,7<br />
Totale 21,3 12,8 12,0 10,2 56,3<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Una misura della specializzazione è data dal rapporto tra<br />
numero di legal professionals che operano nel settore di riferi-
APPENDICE<br />
mento e totale dei professionals: <strong>il</strong> Regno Unito risulta <strong>il</strong> paese<br />
più specializzato (3%), la Francia <strong>il</strong> meno (1,6%; tabella 20).<br />
Tabella 20. Peso di legal professionals e administrative<br />
associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />
totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />
valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
367<br />
Germania<br />
Regno<br />
Unito<br />
Francia Italia EU-27<br />
Attività legali Legal professionals 2,2 3,0 1,6 1,9<br />
Administrative associate professionals 1,4 0,3 0,9 0,7<br />
Totale 1,7 1,5 1,3 1,3<br />
Altro Legal professionals 2,0 1,5 1,0 2,7<br />
Administrative associate professionals 13,6 1,0 15,9 15,0<br />
Totale 8,9 1,2 7,8 9,2<br />
Totale Legal professionals 4,1 4,5 2,6 9,6 4,6<br />
Administrative associate professionals 15,0 1,4 16,8 16,8 15,6<br />
Totale 10,6 2,7 9,1 14,4 10,5<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Veterinari24 La stima dei veterinari <strong>professioni</strong>sti risulta alquanto complessa,<br />
sia per quanto riguarda la componente dei professionals<br />
che degli associate professionals: i veterinari strettamente intesi<br />
(Isco88 2223), infatti, sono classificati in un unico gruppo di health<br />
professionals (Isco88 222) che comprende anche medical<br />
doctors, denstists, pharmacists e altri <strong>professioni</strong>sti della salute<br />
non altrimenti classificati; ancora più ampia risulta la categoria<br />
dei modern health associate professionals (Isco88 322): oltre ai<br />
veterinary assistants (Isco88 3227), che rappresentano la componente<br />
meno professionalizzata del gruppo professionale di nostro<br />
interesse, essa comprende anche medical assistants, sanita-<br />
24 Per le tabelle si fa riferimento ai codici Nace: attività veterinarie=750;<br />
altro=tutte le altre sezioni; ai codici Isco: health professionals=222; modern<br />
health associate professionals=322; professionals=2; technicians and associate<br />
professionals=3.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
rians, dieteticians and nutritionists, optometrists and opticians,<br />
dental assistants, physiotherapists and realted associate professionals,<br />
pharmeceutical assistants oltre ai modern health associate<br />
professionals non altrimenti classificati.<br />
L’ammontare dei veterinari è dunque sovra-stimato in modo<br />
non precisamente quantificab<strong>il</strong>e, sebbene l’incrocio con la sezione<br />
Nace in questo caso risulti molto ut<strong>il</strong>e, in quanto consente<br />
di isolare abbastanza precisamente le attività veterinarie.<br />
L’attenzione sarà prevalentemente concentrata sul gruppo<br />
dei prof<strong>il</strong>i professionali più elevati (veterinarians), che rappresenta<br />
la migliore approssimazione possib<strong>il</strong>e della categoria professionale<br />
di nostro interesse.<br />
Inoltre, i dati forniti dalla European Labour Force Survey<br />
soffrono di alcune lacune territoriali: in particolare, per la Germania<br />
e la Francia non risultano presenti health associate professionals<br />
nella sezione economica <strong>delle</strong> attività veterinarie.<br />
Tali lacune lasciano supporre che anche a livello comunitario<br />
i dati siano da interpretare in modo indicativo.<br />
Tenuto conto di questi limiti, <strong>il</strong> numero di veterinari <strong>professioni</strong>sti<br />
strettamente intesi può essere stimato attorno a 122 m<strong>il</strong>a<br />
nell’Europa a 27, cui si aggiungono altri 42 m<strong>il</strong>a health associate<br />
professionals che lavorano nell’ambito <strong>delle</strong> attività veterinarie.<br />
Il paese che conta più veterinari <strong>professioni</strong>sti è la Germania<br />
(18 m<strong>il</strong>a circa), seguita dal Francia (15 m<strong>il</strong>a), Italia (14 m<strong>il</strong>a) e<br />
Regno Unito (13 m<strong>il</strong>a; tabella 21).<br />
Considerando i <strong>professioni</strong>sti legali che operano nello specifico<br />
settore di riferimento per gli unici due paesi disponib<strong>il</strong>i, si<br />
evidenziano pattern significativamente diversi in Italia, dove i<br />
veterinari sono per la quasi totalità <strong>professioni</strong>sti di livello elevato<br />
e nel Regno Unito, dove prevalgono le figure di livello meno<br />
elevato (tabella 22).<br />
368
APPENDICE<br />
Tabella 21. Health professionals e modern health associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
assoluti (migliaia), 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
369<br />
Germania Francia Italia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Attività veterinarie Health professionals 18 15 14 13 122<br />
Modern health associate professionals 1 24 42<br />
Totale 18 15 15 37 164<br />
Altro Health professionals 503 341 321 309 2.620<br />
Modern health associate professionals 442 267 600 288 2.659<br />
Totale 944 608 921 598 5.278<br />
Totale Health professionals 521 356 335 322 2.742<br />
Modern health associate professionals 442 267 600 312 2.701<br />
Totale 963 623 935 634 5.443<br />
Totale Professionals 5.760 4.281 2.207 3.616 30.955<br />
Technicians and associate professionals 8.382 3.661 4.542 4.859 35.315<br />
Totale 14.141 7.942 6.749 8.475 66.270<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Tabella 22. Health professionals e modern health associate<br />
professionals suddivisi per attività economica e totale di<br />
professionals e technicians and associate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania Francia Italia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Attività veterinarie Health professionals 96,0 34,1 74,6<br />
Modern health associate professionals 4,0 65,9 25,4<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Altro Health professionals 53,2 56,1 34,9 51,8 49,6<br />
Modern health associate professionals 46,8 43,9 65,1 48,2 50,4<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Health professionals 54,1 57,1 35,8 50,8 50,4<br />
Modern health associate professionals 45,9 42,9 64,2 49,2 49,6<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Totale Professionals 40,7 53,9 32,7 42,7 46,7<br />
Technicians and associate professionals 59,3 46,1 67,3 57,3 53,3<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
La concentrazione di health professionals che operano nel<br />
settore <strong>delle</strong> attività veterinarie è leggermente più elevata in<br />
Francia (4,3%) e Italia (4,2%) rispetto a Regno Unito (3,9%) e<br />
Germania (3,5%; tabella 23).<br />
EU-27<br />
EU-27
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tabella 23. Attività economiche in cui operano health<br />
professionals e modern health asociate professionals, valori<br />
percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
370<br />
Germania Francia Italia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Attività veterinarie 3,5 4,3 4,2 3,9 4,5<br />
Health professionals Altro 96,5 95,7 95,8 96,1 95,5<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Modern health<br />
Attività veterinarie 0,1 7,8 1,5<br />
associate<br />
Altro 99,9 92,2 98,5<br />
professionals<br />
Totale 100,0 100,0 100,0<br />
Attività veterinarie 1,9 2,4 1,6 5,8 3,0<br />
Totale<br />
Altro 98,1 97,6 98,4 94,2 97,0<br />
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
I quattro paesi considerati forniscono quasi la metà (49,1%)<br />
dei <strong>professioni</strong>sti veterinari che operano nel settore di riferimento<br />
(tabella 24).Una misura della specializzazione è data dal rapporto<br />
tra numero di health professionals che operano nel settore<br />
di riferimento e totale dei professionals: l’Italia risulta <strong>il</strong> paese<br />
più specializzato (0,6%), Germania e Regno Unito i meno specializzati<br />
(0,3%; tabella 25).<br />
Tabella 24. Peso dei paesi considerati sul totale dell’Unione a<br />
27, valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
Germania Francia Italia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Attività veterinarie Health professionals 15,0 12,4 11,5 10,2 49,1<br />
Modern health associate professionals 1,4 58,0 59,4<br />
Totale 11,2 9,2 8,9 22,4 51,7<br />
Altro Health professionals 19,2 13,0 12,3 11,8 56,3<br />
Modern health associate professionals 16,6 10,0 22,6 10,8 60,0<br />
Totale 17,9 11,5 17,4 11,3 58,2<br />
Totale Health professionals 19,0 13,0 12,2 11,7 56,0<br />
Modern health associate professionals 16,3 9,9 22,2 11,6 60,0<br />
Totale 17,7 11,4 17,2 11,7 58,0<br />
Totale Professionals 18,6 13,8 7,1 11,7 51,2<br />
Technicians and associate professionals 23,7 10,4 12,9 13,8 60,7<br />
Totale 21,3 12,0 10,2 12,8 56,3<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
EU-27<br />
EU-27
APPENDICE<br />
Tabella 25. Peso di health professionals e modern health<br />
associate professionals suddivisi per attività economica sul<br />
totale di professionals e technicians and associate professionals,<br />
valori percentuali, 2010.<br />
Attività economica<br />
(NACErev.2)<br />
Gruppo professionale<br />
(ISCO88)<br />
371<br />
Germania Francia Italia<br />
Regno<br />
Unito<br />
Attività veterinarie Health professionals 0,3 0,4 0,6 0,3 0,4<br />
Modern health associate professionals 0,0 0,5 0,1<br />
Totale 0,1 0,2 0,2 0,4 0,2<br />
Altro Health professionals 8,7 8,0 14,5 8,6 8,5<br />
Modern health associate professionals 5,3 7,3 13,2 5,9 7,5<br />
Totale 6,7 7,7 13,6 7,1 8,0<br />
Totale Health professionals 9,0 8,3 15,2 8,9 8,9<br />
Modern health associate professionals 5,3 7,3 13,2 6,4 7,6<br />
Totale 6,8 7,8 13,9 7,5 8,2<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Lsf.<br />
Statistiche sanitarie e altre fonti ufficiali sulle <strong>professioni</strong><br />
mediche: focus sui dentisti<br />
Come accennato più sopra, le statistiche sanitarie elaborate<br />
da Eurostat, nonostante le loro potenzialità di analisi, risultano<br />
in realtà molto lacunose dal punto di vista dei dati effettivamente<br />
disponib<strong>il</strong>i.<br />
Per quanto riguarda i dentisti, in linea teorica, dovrebbero<br />
essere messi a disposizione dati relativi ai dentisti praticanti, ai<br />
dentisti <strong>professioni</strong>sti attivi, ai dentisti titolati a praticare. Di fatto,<br />
le serie disponib<strong>il</strong>i presentano notevoli lacune: dei quattro<br />
paesi presi in considerazione dalla ricerca, la Germania è l’unica<br />
che fornisce sistematicamente i dati relativi a tutte queste categorie;<br />
l’Italia non fornisce <strong>il</strong> dato relativo ai dentisti praticanti<br />
mentre la Francia si limita ai dentisti <strong>professioni</strong>sti attivi. Il Regno<br />
Unito non fornisce alcun dato in merito.<br />
Per questo motivo, in prima istanza ci si è riferiti ai dati forniti<br />
dal Consiglio europeo dei dentisti, <strong>il</strong> cui ultimo aggiornamento<br />
risale al 2008. Si è focalizzata l’attenzione sui dentisti ef-<br />
EU-27
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
fettivamente praticanti e sul totale dei dentisti autorizzati a praticare,<br />
ut<strong>il</strong>izzando come misura della “penetrazione” professionale<br />
<strong>il</strong> rapporto tra popolazione totale e dentisti (che dice quante<br />
persone in media segue o dovrebbe seguire un singolo dentista).<br />
Il paese con più dentisti attivi in valore assoluto nel 2008 risulta<br />
la Germania (66 m<strong>il</strong>a circa) seguita dall’Italia (48 m<strong>il</strong>a),<br />
dalla Francia (41 m<strong>il</strong>a) e dal Regno Unito (31 m<strong>il</strong>a). Tuttavia se<br />
si guarda al rapporto tra popolazione e dentisti in attività quello<br />
con la maggior presenza di dentisti è l’Italia (dove è presente un<br />
dentista ogni 1.242 persone), seguita dalla Germania (un dentista<br />
ogni 1.247 persone), la Francia (un dentista ogni 1.556 persone)<br />
e <strong>il</strong> Regno Unito (un dentista ogni 1.976 persone) (tabella<br />
26).<br />
Tabella 26. Dentisti effettivamente praticanti e totale dei dentisti<br />
autorizzati ad esercitare e rapporto tra popolazione totale e<br />
dentisti effettivamente praticanti, valori assoluti, 2008.<br />
Categoria professionale Germania Italia Francia<br />
372<br />
Regno<br />
Unito<br />
Dentisti in attività 66 48 41 31<br />
Dentisti autorizzati a praticare 83 54 45 36<br />
Rapporto popolazione / dentisti in attività 1.247 1.242 1.556 1.976<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eu Manual of Dental Practice version 4 (2008)<br />
www.eudental.eu.<br />
Il confronto con le informazioni messe a disposizione da Eurostat<br />
evidenzia una sostanziale omogeneità, con l’eccezione del<br />
dato italiano riferito al 2008 (l’intera serie relativa all’Italia evidenzia<br />
problemi, trattandosi con tutta evidenza di dati stimati).
APPENDICE<br />
Tabella 27. Diverse tipologie di dati messi a disposizione da<br />
Eurostat, valori assoluti e rapporto tra popolazione e dentisti,<br />
2001-2010.<br />
Paese Categoria professionale Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Practising dentists<br />
v.a. 60.858 61.050 61.730 62.146 62.323 62.534 62.987 63.485 64.287 nd<br />
pop./dent. 1.355 1.352 1.337 1.328 1.323 1.316 1.305 1.292 1.273 nd<br />
Germania<br />
Professionally active<br />
dentists<br />
v.a.<br />
pop./dent.<br />
63.729<br />
1.291<br />
63.986<br />
1.290<br />
64.529<br />
1.279<br />
64.925<br />
1.271<br />
65.157<br />
1.265<br />
65.379<br />
1.259<br />
65.842 66.318<br />
1.249 1.237<br />
67.157<br />
1.218<br />
nd<br />
nd<br />
Dentists licensed to v.a. 78.726 79.828 80.552 81.175 81.824 82.496 83.401 84.400 85.557 nd<br />
practise<br />
pop./dent. 1.044 1.034 1.025 1.016 1.008 998 986 972 956 nd<br />
Professionally active v.a. 31.000 31.000 31.000 33.000 35.000 37.000 33.568 28.566 31.085 nd<br />
Italia<br />
dentists<br />
pop./dent. 1.837 1.837 1.849 1.754 1.670 1.588 1.762 2.087 1.932 nd<br />
Dentists licensed to v.a. 34.014 35.483 37.094 39.806 46.414 47.371 53.627 54.638 55.419 56.492<br />
practise<br />
pop./dent. 1.674 1.616 1.561 1.469 1.266 1.248 1.112 1.099 1.089 1.068<br />
Francia<br />
Professionally active<br />
dentists<br />
v.a.<br />
pop./dent.<br />
41.182<br />
1.481<br />
41.375<br />
1.495<br />
41.653<br />
1.496<br />
41.857<br />
1.500<br />
42.169<br />
1.499<br />
42.242<br />
1.507<br />
42.246 41.968<br />
1.515 1.534<br />
41.799 41.876<br />
1.548 1.545<br />
Regno<br />
Unito<br />
Practising dentists<br />
v.a.<br />
pop./dent.<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
nd<br />
29.451 30.617<br />
2.078 2.012<br />
31.560 32.189<br />
1.965 1.926<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />
http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 1. Andamento della presenza di dentisti, valori assoluti,<br />
2001-2010.<br />
90.000<br />
80.000<br />
70.000<br />
60.000<br />
50.000<br />
40.000<br />
30.000<br />
20.000<br />
10.000<br />
0<br />
373<br />
Germania<br />
Italia<br />
Francia<br />
Regno Unito<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />
http://epp.eurostat.ec.europa.eu. Nota: per Germania e Italia è riportato <strong>il</strong> dato dei<br />
dentists licensed to practise, per la Francia quello dei professionally active dentists,<br />
per <strong>il</strong> Regno Unito quello dei practising dentists.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Grafico 2. Andamento del rapporto tra popolazione e dentisti,<br />
2001-2010.<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.000<br />
500<br />
0<br />
374<br />
Germania<br />
Italia<br />
Francia<br />
Regno Unito<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Health Statistics), tratti da<br />
http://epp.eurostat.ec.europa.eu. Nota: Per Germania e Italia è riportato <strong>il</strong> dato dei<br />
dentists licensed to practise, per la Francia quello dei professionally active dentists,<br />
per <strong>il</strong> Regno Unito quello dei practising dentists.<br />
Structural business statistics: focus sui “business services”<br />
I dati forniti da Sbs consentono un inquadramento generale<br />
<strong>delle</strong> <strong>professioni</strong> nell’ambito del tema più complessivo dei servizi,<br />
che ha assunto sempre più r<strong>il</strong>evanza a livello comunitario,<br />
come la stessa discussione, ampia e contrastata, sulla cd. “direttiva<br />
servizi” ha messo in evidenza 25 .<br />
I servizi costituiscono un settore sempre più r<strong>il</strong>evante<br />
dell’economia comunitaria, attirando l’interesse sia della sfera<br />
25 Direttiva 2006/123/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 12<br />
dicembre 2006 sui servizi nel mercato interno. All’inizio del 2004 la Commissione<br />
europea ha proposto una direttiva per creare un reale mercato interno<br />
dei servizi; a seguito della votazione dopo la prima lettura al Parlamento<br />
europeo e la discussione in Consiglio, questa prima proposta è stata<br />
emendata dalla Commissione nell’apr<strong>il</strong>e del 2006 – cfr. Com (2006) 160 –<br />
L’obiettivo è arrivare ad un vero mercato interno dei servizi rimuovendo le<br />
barriere legali ed amministrative che ostacolano lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> attività di<br />
servizio tra gli stati membri, fac<strong>il</strong>itando la possib<strong>il</strong>ità di fornire ed ut<strong>il</strong>izzare<br />
servizi attraverso i confini nazionali.
APPENDICE<br />
politica che di quella economica in quanto fonte di crescita occupazionale<br />
e non solo.<br />
Negli ultimi anni, l’attenzione degli osservatori economici<br />
si è concentrata soprattutto sui business services dove la crescita<br />
è stata particolarmente rapida grazie ai processi di outsourcing,<br />
che hanno portato molte imprese ad avvalersi di fornitori esterni<br />
per attività “non-core business” sia di tipo professionale (come<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo di software, la contab<strong>il</strong>ità e i servizi legali) che esecutivo<br />
(come le pulizie e i servizi di sicurezza).<br />
L’interesse posto a livello comunitario su questo settore<br />
consente dunque di avere a disposizioni serie abbastanza lunghe<br />
di dati e tuttavia l’analisi è viziata dal fatto che le attività considerate<br />
sotto l’etichetta dei business services sono di natura molto<br />
diversa tra loro, alcune di carattere prettamente e tipicamente<br />
professionale, altre di carattere più operativo/manuale.<br />
Si tratta per lo più di servizi ut<strong>il</strong>izzati da imprese e pubbliche<br />
amministrazioni piuttosto che da singoli cittadini/consumatori,<br />
sebbene proprio i servizi professionali di nostro<br />
interesse (attività legali, di consulenza tributaria-finanziaria e di<br />
architettura-ingegneria) abbiano una significativa quota di clienti<br />
individuali (persone fisiche e ditte individuali), se non altro<br />
nel nostro paese.<br />
Nel corso di questo paragrafo si procederà con un’analisi<br />
complessiva del settore dei servizi di business, proponendo successivamente<br />
un approfondimento relativo ad alcuni servizi professionali<br />
di specifico interesse per la ricerca, compatib<strong>il</strong>mente<br />
con la disponib<strong>il</strong>ità di dati comparab<strong>il</strong>i a livello comunitario e<br />
dei quattro paesi presi in considerazione nella ricerca.<br />
Nell’Europa a 27 stati operano poco meno di 4,4 m<strong>il</strong>ioni di<br />
imprese nel settore dei business services, con una forza lavoro di<br />
375
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
22,2 m<strong>il</strong>ioni di persone, la più ampia di tutti i servizi non finanziari<br />
(17% sul totale) 26 . Esse generano quasi 1.763 m<strong>il</strong>iardi di<br />
euro di fatturato (7,9% sul totale dei servizi non finanziari) e<br />
892 m<strong>il</strong>iari di euro di valore aggiunto (15,8% sul totale dei servizi<br />
non finanziari, tav. 2.3.1).<br />
I servizi professionali di tipo legale, di consulenza tributariafinanziaria-contab<strong>il</strong>e<br />
e di supporto al management (Nace 74.1) producono<br />
poco meno del 30% del valore aggiunto sul totale dei servizi<br />
di business occupando <strong>il</strong> 23% dei lavoratori del settore; le attività informatiche<br />
(Nace 72) producono <strong>il</strong> 21% del valore aggiunto e occupano<br />
quasi <strong>il</strong> 13% dei lavoratori del settore; le attività di architettura<br />
e ingegneria (Nace 74.2 e 74.3) producono <strong>il</strong> 15% circa del valore<br />
aggiunto e occupano <strong>il</strong> 12,4% di tutto <strong>il</strong> personale che opera nel settore<br />
dei business services (tabella 28).<br />
Tabella 28. Business services (divisioni Nace 72 e 74): imprese,<br />
fatturato, valore aggiunto e occupati, Ue-27, 2006.<br />
Imprese Fatturato Valore aggiunto Occupati<br />
migliaia % colonna m<strong>il</strong>ioni € % colonna m<strong>il</strong>ioni € % colonna migliaia % colonna<br />
Business services 4.371,8 100,0 1.763.333 100,0 892.078 100,0 22.201,6 100,0<br />
Informatica (72) 551,2 12,6 369.811 21,0 180.443 20,2 2.789,4 12,6<br />
Altri servizi di business (74) 3.820,6 87,4 1.393.522 79,0 711.636 79,8 19.412,2 87,4<br />
Servizi professionali (74.1) 1.603,3 36,7 525.233 29,8 279.235 31,3 5.124,3 23,1<br />
Servizi tecnico-professionali (74.2) 926,3 21,2 269.591 15,3 129.576 14,5 2.744,3 12,4<br />
Pubblicità 210,1 4,8 144.447 8,2 38.585 4,3 882,0 4,0<br />
Servizi di personale 71,1 1,6 127.884 7,3 96.166 10,8 3.788,7 17,1<br />
Altri 1.009,7 23,1 326.368 18,5 168.075 18,8 6.872,9 31,0<br />
Fonte: Eurostat (Sbs), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />
26 Ove non altrimenti indicato, si fa riferimento a dati del 2006, tratti da<br />
European Commission Eurostat, European business. Facts and figures,<br />
Office for official publication of European Commission, Luxembourg,<br />
2009, p. 502-522. Eurostat mette a disposizione dati più aggiornati, relativi<br />
agli anni successivi, che vengono riportati in alcuni grafici ma non analizzati<br />
nel dettaglio in quanto presentano lacune dal punto di vista degli stati<br />
e/o dei settori specifici di interesse della ricerca. Seguendo l’impostazione<br />
proposta da Eurostat, si assumono i servizi non finanziari (vedi nota metodologica<br />
per dettaglio sulla composizione) come settore di riferimento per<br />
<strong>il</strong> confronto sulla dimensione dei business services.<br />
376
APPENDICE<br />
Regno Unito, Germania, Francia e Italia sono i primi quattro<br />
stati in ordine di importanza dell’Unione europea sia in termini<br />
di valore aggiunto che di occupazione nel settore dei business<br />
services.<br />
Da soli, i quattro stati presi in considerazione nella ricerca<br />
producono oltre <strong>il</strong> 70% del valore aggiunto di questo settore e<br />
occupano <strong>il</strong> 59% circa della forza lavoro che vi opera all’interno<br />
dell’Unione.<br />
Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese che contribuisce maggiormente al<br />
settore, con oltre 241 m<strong>il</strong>iardi di euro di valore aggiunto (27%<br />
sul totale dei business services nell’Ue a 27) e oltre 3,9 m<strong>il</strong>ioni i<br />
di occupati (17,9%), seguita dalla Germania (154 mld di valore<br />
aggiunto pari al 17,4% sul totale Ue-27 e 3,8 m<strong>il</strong>ioni di occupati<br />
pari al 17,4%) e dalla Francia (149 mld di valore aggiunto pari<br />
al 16,8% sul totale Ue-27 e 2,8 m<strong>il</strong>ioni di occupati pari al 13%).<br />
L’Italia si posiziona quarta tra i grandi paesi europei, con cifre<br />
decisamente più esigue se non altro in termini di valore aggiunto<br />
(83,9 m<strong>il</strong>iardi di euro pari al 9,4% sul totale Ue-27) mentre<br />
in termini occupazionali non si discosta molto dalla Francia<br />
(poco più di 2 m<strong>il</strong>ioni di occupati pari al 10,5% sul totale dei<br />
business services nell’Unione a 27).<br />
L’Italia che è quarta per valore aggiunto e occupazione, è<br />
invece prima per numero di imprese, a causa della struttura dei<br />
servizi professionali nazionali basata prevalentemente sulla piccola<br />
e micro impresa27 .<br />
Per analizzare <strong>il</strong> grado di specializzazione dei paesi, SBS ut<strong>il</strong>izza<br />
come indicatori la quota di valore aggiunto e la quota di<br />
27 Nel 2005, quando nell’Ue a 27 compresa la Norvegia le imprese di<br />
business services erano 3,2 m<strong>il</strong>ioni l’Italia ne contava 656 m<strong>il</strong>a, la Francia<br />
365 m<strong>il</strong>a, <strong>il</strong> Regno Unito 353 m<strong>il</strong>a e la Germania 310 m<strong>il</strong>a.<br />
377
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
occupati nei business services rispetto al totale di tutti i servizi<br />
non finanziari in ogni singolo paese: in termini di valore aggiunto,<br />
<strong>il</strong> Regno Unito è <strong>il</strong> paese maggiormente specializzato<br />
(22,5%), seguito da Lussemburgo (21,9%) e Francia (18,8%);<br />
Germania e Italia non compaiono nella classifica dei primi cinque<br />
paesi per specializzazione.<br />
In termini di occupati, nella classifica dei primi cinque paesi<br />
più specializzati compaiono <strong>il</strong> Regno Unito al terzo posto<br />
(22,4%) dopo Paesi Bassi (25,6%) e Lussemburgo (22,9%) e la<br />
Francia al quinto (19,8%) dopo <strong>il</strong> Belgio (19,9%).<br />
In molti casi sono alcune singole regioni, tipicamente quelle<br />
attorno alla capitale, a contribuire in modo determinante alla<br />
specializzazione di settore: la “Inner London”, ad esempio, presenta<br />
un grado di specializzazione nei business services in termini<br />
occupazionali del 43,2% (tabella 29).<br />
Tabella 29. Business services (divisioni Nace 72 e 74): primi<br />
cinque stati per valore aggiunto e occupati, UE-27, 2006.<br />
Valore aggiunto Occupati<br />
Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />
1° Regno Unito 241.015 27,0 Regno Unito 3.969,1 17,9<br />
2° Germania 154.996 17,4 Germania 3.856,1 17,4<br />
3° Francia 149.622 16,8 Francia 2.896,1 13,0<br />
4° Italia 83.915 9,4 Italia 2.430,4 10,9<br />
5° Spagna 62.957 7,1 Spagna 2.217,6 10,0<br />
Fonte: Eurostat (Sbs), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />
Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />
Negli ultimi dieci anni, in termini occupazionali, <strong>il</strong> settore<br />
dei business services è cresciuto costantemente, con tassi annui<br />
attorno al 4,6% tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2007 (ancora più elevati quelli<br />
dell’informatica, che tuttavia nel 2001 ha subito una battuta di<br />
arresto). Per quanto riguarda <strong>il</strong> valore aggiunto, tra <strong>il</strong> 2000 e <strong>il</strong><br />
378
APPENDICE<br />
2007 <strong>il</strong> settore è cresciuto con tassi medi annui compresi tra 6,5<br />
e 7%.<br />
Le imprese con oltre 250 addetti generano <strong>il</strong> 33,4% del valore<br />
aggiunto totale del settore, con significative differenze tra <strong>il</strong><br />
settore informatico (dove è maggiore <strong>il</strong> contributo <strong>delle</strong> grandi<br />
imprese che arriva al 44,6% del totale) e le altre attività professionali<br />
(dove è maggiore <strong>il</strong> contributo <strong>delle</strong> piccole imprese che<br />
arriva al 32,1% contro <strong>il</strong> 30,5% <strong>delle</strong> grandi). In termini occupazionali,<br />
<strong>il</strong> 31,3% della forza lavoro opera nelle piccole imprese e<br />
<strong>il</strong> 35,5% nelle grandi, concentrato soprattutto nelle attività tipicamente<br />
labour-intensive, come le pulizie industriali e la fornitura<br />
di personale.<br />
Nel 2003, la quota di lavoro dipendente28 nei business services<br />
nell’Europa a 25 si aggirava attorno all’83,4% con differenze<br />
significative tra i settori caratterizzati dalla presenza di imprese<br />
di grosse dimensioni, come le società di ricerca e fornitura<br />
di personale dove raggiunge <strong>il</strong> 98,6% e i servizi di pulizia industriale<br />
e sicurezza dove arriva all’86,8% 29 . Al contrario, nei servizi<br />
di carattere più prettamente professionale come architettura,<br />
ingegneria e attività tecniche correlate, servizi legali, di contab<strong>il</strong>ità<br />
e consulenza tributaria-fiscale-contab<strong>il</strong>e e di supporto al<br />
management oltre un quarto dell’occupazione è rappresentata da<br />
lavoratori senza un salario fisso o indipendenti30 .<br />
28 “Paid employees” nel linguaggio comunitario.<br />
29 I dati sono tratti da European Commission / Eurostat, European business.<br />
Facts and figures. Data 1995-2005, Office for official publication of<br />
European Commission, Luxembourg, 2006, p. 380. Nelle pubblicazioni<br />
successive non viene riproposto questo tipo di analisi. L’unico dato disponib<strong>il</strong>e<br />
per <strong>il</strong> 2004 è <strong>il</strong> totale di lavoro dipendente, pari all’84%, mentre per<br />
<strong>il</strong> 2006 non viene riportato.<br />
30 Unpaid workers nel linguaggio comunitario.<br />
379
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Le informazioni raccolte mediante la European Labour<br />
Force Survey31 consentono di analizzare anche altre dimensioni<br />
della forza lavoro, tra cui <strong>il</strong> genere, l’orario di lavoro e la struttura<br />
per età. Nell’Europa a 27 Stati l’occupazione masch<strong>il</strong>e nei business<br />
services rappresenta <strong>il</strong> 55,3% del totale, con differenze<br />
molto marcate tra i diversi settori professionali: in particolare,<br />
nelle attività informatiche la componente masch<strong>il</strong>e raggiunge <strong>il</strong><br />
77,3% 32 . Il 78,8% di coloro che lavorano nel settore dei business<br />
services è occupato a tempo pieno, anche in questo caso con significative<br />
differenze tra le attività informatiche (dove raggiunge<br />
<strong>il</strong> 90,5%) e le altre attività. Anche per quanto riguarda la<br />
struttura per età si r<strong>il</strong>evano significative differenze tra le attività<br />
informatiche e gli altri servizi di business: nel primo caso infatti<br />
la fascia di età centrale (30-49) è quella predominante (61,4%)<br />
mentre nelle altre attività di business si r<strong>il</strong>eva una minore concentrazione<br />
dei lavoratori in questa fascia; specularmente, nei<br />
servizi informatici è più ridotta la fascia di lavoratori anziani<br />
(12.8%) che invece è più presente nelle altre attività di business.<br />
Tornando ai dati di carattere più prettamente economico relativi<br />
all’Ue-27 nel 2006, nei business services la produttività<br />
media del lavoro “grezza” 33 , misurata in termini di rapporto tra<br />
valore aggiunto e numero di persone impiegate, è di circa<br />
40.200 euro, inferiore alla media generale dei servizi non finanziari<br />
presi come riferimento del settore (43.500 euro). Il costo<br />
31 Oggetto di un’analisi specifica nel capitolo precedente e qui ut<strong>il</strong>izzata<br />
esclusivamente per completare le informazioni già presentate sulle caratteristiche<br />
della forza lavoro.<br />
32 I dati si riferiscono al 2007 e sono tratti da European Commission /<br />
Eurostat, European business. Facts and figures, Office for official<br />
publication of European Commission, Luxembourg, 2009, p. 502-522.<br />
33 Apparent labour productivity rappresenta <strong>il</strong> valore aggiunto medio<br />
generato da ogni persona occupata.<br />
380
APPENDICE<br />
del lavoro nei servizi di business è mediamente attorno a 31.100<br />
Euro, con differenze significative all’interno <strong>delle</strong> diverse attività<br />
(molto elevato nel settore informatico, oltre 51 m<strong>il</strong>a Euro, rispetto<br />
alle altre attività).<br />
La combinazione <strong>delle</strong> due dimensioni porta a un tasso di<br />
produttività corretta in base al costo del lavoro34 nei servizi di<br />
business pari a 129,4% – inferiore di quasi 22 punti percentuali<br />
rispetto al totale dei servizi non finanziari presi a riferimento:<br />
ciò significa che bei business services <strong>il</strong> singolo lavoratore genera<br />
una quota di valore aggiunto minore rispetto a quella generata<br />
in media da un lavoratore dei servizi non finanziari considerati<br />
nel loro insieme.<br />
Nonostante ciò, <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo35 dei servizi<br />
di business risulta notevolmente più elevato rispetto al complesso<br />
dei servizi non finanziari presi a riferimento (17,6% contro<br />
12,2%), soprattutto a causa della natura labour-intensive dei business<br />
services, con necessità di copertura dei costi di capitale<br />
inferiori rispetto alla media dei servizi non finanziari presi nel<br />
loro complesso.<br />
34 Wage adjusted labour productivity ratio, cioè rapporto percentuale tra<br />
produttività del lavoro “grezza” e costo medio del personale. Questa misura<br />
è più adeguata della prima per effettuare confronti sulla produttività “reale”<br />
perché tiene in conto i diversi livelli salariali presenti nei vari paesi. Maggiore<br />
è <strong>il</strong> rapporto percentuale, maggiore è la quota di valore aggiunto generato<br />
dal singolo lavoratore.<br />
35 Gross operating rate, cioè rapporto percentuale tra margine operativo<br />
lordo e fatturato. A sua volta, <strong>il</strong> margine operativo lordo è <strong>il</strong> surplus generato<br />
dalle attività operative una volta ricompensato <strong>il</strong> costo del lavoro, cioè la<br />
quota disponib<strong>il</strong>e per remunerare <strong>il</strong> capitale (ricompensare gli investimenti<br />
e i debiti, pagare le tasse ed eventualmente finanziare in tutto o in parte<br />
nuovi investimenti). Maggiori sono le necessità di remunerazione del capitale,<br />
minore è <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo, a parità di fatturato.<br />
381
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Attività informatiche<br />
Nel 2006 <strong>il</strong> settore informatico ha generato 180,4 m<strong>il</strong>iardi di<br />
valore aggiunto nell’Ue-27 a partire da un fatturato di 369,8 m<strong>il</strong>iardi<br />
e ha occupato 2,8 m<strong>il</strong>ioni di persone.<br />
Regno Unito, Germania, Francia e Italia sono i primi quattro<br />
stati in ordine di importanza del settore, benché con qualche<br />
differenza nel ranking se si considerano <strong>il</strong> valore economico e<br />
quello occupazionale: sotto quest’ultimo aspetto, infatti, l’Italia<br />
sebbene di pochi punti supera la Francia. Dal punto di vista del<br />
valore aggiunto, <strong>il</strong> Regno Unito domina <strong>il</strong> mercato con <strong>il</strong> 29%<br />
circa sul totale dell’Ue a 27, mentre pur rimanendo <strong>il</strong> primo Paese<br />
per occupazione in questo settore la quota di lavoratori sul totale<br />
comunitario è più ridotta (20%).<br />
La Germania risulta <strong>il</strong> secondo paese per valore aggiunto<br />
(17,5%) e occupazione (14,9%), mentre la Francia risulta al terzo<br />
posto per valore aggiunto ma al quarto per occupazione, specularmene<br />
all’Italia. Considerando queste due dimensioni, si può<br />
notare come <strong>il</strong> pattern inglese (elevata quota di valore aggiunto, a<br />
fronte di una quota decisamente inferiore di occupazione) risulti<br />
in certo modo opposto a quello italiano (bassa quota di valore<br />
aggiunto, a fronte di una quota superiore di occupazione; tabella<br />
30).<br />
Il Regno Unito è lo Stato con maggiore specializzazione<br />
(4,9% <strong>il</strong> valore aggiunto <strong>delle</strong> attività informatiche sul totale dei<br />
servizi non finanziari a livello nazionale), seguito dall’Irlanda e<br />
dai tre stati nordici membri dell’Unione. Germania, Francia e Italia<br />
non compaiono nella classifica dei primi cinque stati per livello<br />
di specializzazione.<br />
382
APPENDICE<br />
Tabella 30. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />
primi cinque stati per valore aggiunto e occupati, UE-27, 2006.<br />
Valore aggiunto Occupati<br />
Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />
1° Regno Unito 53.073 29,4 Regno Unito 560,5 20,1<br />
2° Germania 31.573 17,5 Germania 416,0 14,9<br />
3° Francia 25.516 14,1 Italia 368,5 13,2<br />
4° Italia 17.551 9,7 Francia 366,4 13,1<br />
5° Spagna 9.754 5,4 Spagna 218,2 7,8<br />
Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />
Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />
Il settore ha presentato andamenti particolarmente dinamici<br />
fino al 2001, quando ha subito una battuta di arresto se non altro<br />
in termini occupazionali, mentre <strong>il</strong> fatturato ha continuato a crescere<br />
anche se meno velocemente. Nell’Ue a 27 <strong>il</strong> tasso di crescita<br />
annua dell’indice di fatturato tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2001 è stato<br />
del 14,8% mentre quello di occupazione dal 1996 al 2001 è stato<br />
del 12,4% 36 . Il 2002 è stato l’anno peggiore in termini di crescita<br />
economica (0,6% l’indice di fatturalo e 1,2% quello occupazionale)<br />
seguito da una fase altalenante che tuttavia ha dato segni di<br />
ripresa negli ultimi anni (nel 2006 <strong>il</strong> tasso di crescita annua<br />
dell’indice di occupazione è del 4,5% mentre quello del fatturato<br />
varia tra <strong>il</strong> 4,1% del 2004 al 7,2% del 2006).<br />
Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />
informatico nell’Ue-27 era pari a 64.700 euro e <strong>il</strong> costo medio del<br />
lavoro pari a 51.100 Euro (in entrambe i casi, i più elevati del settore<br />
dei business services), determinando un tasso di produttività corretta<br />
in base al costo del lavoro pari al 126,5%, leggermente inferiore<br />
a quella dei servizi di business considerati nel complesso. Gli<br />
investimenti lordi in tangib<strong>il</strong>e assets ammontavano a 13,4 m<strong>il</strong>iardi<br />
36 I dati relativi agli andamenti temporali sono tratti da European Commission<br />
/ Eurostat, European business. Facts and figures, Office for<br />
official publication of European Commission, Luxembourg, 2007, p. 380.<br />
383
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
di Euro con un tasso di investimento del 7,4% in linea con quello<br />
del settore di riferimento dei business services.<br />
Grafico 3. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />
andamento del fatturato (valori assoluti in m<strong>il</strong>ioni di Euro).<br />
200.000<br />
180.000<br />
160.000<br />
140.000<br />
120.000<br />
100.000<br />
250.000<br />
80.000<br />
200.000<br />
60.000<br />
150.000<br />
40.000<br />
100.000<br />
20.000<br />
50.000<br />
0<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
384<br />
500.000<br />
450.000<br />
400.000<br />
350.000<br />
300.000<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Francia<br />
Italia<br />
UE-27 (asse<br />
dx)<br />
UE-25 (asse<br />
dx)<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 4. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />
andamento del fatturato (numeri indice, 2004=100).<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
UE-27<br />
UE-25<br />
Regno Unito<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
UE-27<br />
UE-25<br />
Francia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
UE-27<br />
UE-25<br />
Germania<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
UE-27<br />
UE-25<br />
Italia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
APPENDICE<br />
Grafico 5. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />
andamento dell’occupazione (valori assoluti).<br />
700.000<br />
600.000<br />
500.000<br />
400.000<br />
300.000<br />
200.000<br />
100.000<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
385<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Italia<br />
Francia<br />
Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da<br />
http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 6. Servizi informatici e computer (divisione Nace 72):<br />
andamento dell’occupazione (numeri indice, 2004=100).<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Regno Unito<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Italia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Germania<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Francia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Fonte: nostre elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da<br />
http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Architettura e ingegneria<br />
Benché anche nel caso dei servizi tecnico-professionali la<br />
classificazione Nace risulti in parte spuria rispetto ai settori di<br />
interesse specifico della ricerca, la sezione 74.2 che raccoglie i<br />
servizi di architettura e ingegneria risulta comunque preponderante<br />
rispetto alla 74.3 che raccoglie quelle di analisi tecnica e<br />
testing.<br />
Nell’Ue a 27 stati i servizi tecnico-professionali (Nace 74.2<br />
e 74.3) generano un valore aggiunto di 129,6 m<strong>il</strong>iardi di Euro<br />
(14,5% sul totale dei business services) a partire da un fatturato<br />
di 269,6 m<strong>il</strong>iari di euro (15,3% sul totale dei business services).<br />
Le imprese che operano nel settore sono oltre 926 m<strong>il</strong>a<br />
(21,2% sul totale dei business services) e occupano 2,7 m<strong>il</strong>ioni<br />
di persone (12,4%).<br />
La classifica dei principali paesi in termini di valore aggiunto<br />
prodotto e occupazione generata è in parte diversa rispetto agli<br />
altri settori sinora analizzati: dopo anni in cui in quattro paesi oggetto<br />
della ricerca risultavano in testa alla classifica, nel 2006 la<br />
Spagna ha riguadagnato terreno in termini di valore economico generato.<br />
L’Italia mantiene la terza posizione in termini occupazionali,<br />
mentre <strong>il</strong> Regno Unito perde posizioni a favore della Germania. Sia<br />
in termini economici che occupazionali, i quattro/cinque paesi<br />
principali si discostano meno gli uni dagli altri rispetto a quanto<br />
avviene in altri settori professionali come l’informatica e i servizi<br />
legali, i consulenza fiscale-tributaria/contab<strong>il</strong>ità e di supporto al<br />
management (tabella 31).<br />
Il tasso di specializzazione dei primi cinque paesi nei servizi di<br />
architettura, ingegneria e altri servizi tecnici presenta valori molto<br />
omogenei, con <strong>il</strong> Regno Unito al primo posto (2,8% la quota di va-<br />
386
APPENDICE<br />
lore aggiunto del settore sul totale dei servizi non finanziari), seguito<br />
da Svezia e Francia (2,7%), Slovenia e Lussemburgo (2,5%).<br />
Germania e Italia non compaiono nella classifica dei primi<br />
cinque paesi specializzati.<br />
Tabella 31. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />
(divisioni Nace 74.2 e 74.3): primi cinque stati per valore<br />
aggiunto e occupati, Ue-27, 2006.<br />
Valore aggiunto Occupati<br />
Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />
1° Regno Unito 30.354 23,4 Germania 426,3 15,5<br />
2° Germania 22.520 17,4 Regno Unito 411,1 15,0<br />
3° Francia 21.414 16,5 Italia 370,7 13,5<br />
4° Spagna 12.062 9,3 Francia 350,6 12,8<br />
5° Italia 11.442 8,8 Spagna 290,5 10,6<br />
Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />
Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />
Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />
nell’Ue-27 era pari a 47.200 euro, con costi del lavoro relativamente<br />
elevati (40 m<strong>il</strong>a), determinando un tasso di produttività corretta<br />
in base al costo del lavoro pari al 118,2%, la seconda più bassa tra<br />
tutti i servizi di business.<br />
In Italia <strong>il</strong> rapporto è inferiore a 100, indicando un livello di<br />
costi medi del personale più elevato rispetto alla produttività media<br />
del lavoro “grezza”. Nonostante <strong>il</strong> livello di produttività relativamente<br />
basso, <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo è abbastanza alto<br />
(18,4% secondo tra i servizi di business), soprattutto a causa della<br />
elevata incidenza del lavoro indipendente/autonomo.<br />
Ciò vale in particolare per l’Italia, dove a fronte di un tassi di<br />
produttività corretta tra i più bassi, si r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo<br />
più elevato di tutti gli stati Ue-27 (37,8%) 37 .<br />
37 I dati relativi ai margini operativi si riferiscono al 2004.<br />
387
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Grafico 7. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />
(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento del fatturato (valori<br />
assoluti in m<strong>il</strong>ioni di Euro).<br />
100.000<br />
300.000<br />
90.000<br />
270.000<br />
80.000<br />
240.000<br />
70.000<br />
210.000<br />
60.000<br />
180.000<br />
50.000<br />
150.000<br />
40.000<br />
120.000<br />
30.000<br />
90.000<br />
20.000<br />
60.000<br />
10.000<br />
30.000<br />
0<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
388<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Francia<br />
Italia<br />
UE -25<br />
(as s e dx)<br />
UE -27<br />
(as s e dx)<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 8. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />
(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento del fatturato (numeri<br />
indice, 2004=100).<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -25<br />
UE -27<br />
Regno Unito<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -25<br />
UE -27<br />
Francia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -25<br />
UE -27<br />
Germania<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -25<br />
UE -27<br />
Italia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
APPENDICE<br />
Grafico 9. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />
(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento dell’occupazione<br />
(valori assoluti).<br />
600.000<br />
500.000<br />
400.000<br />
300.000<br />
200.000<br />
100.000<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
389<br />
Germania<br />
Regno Unito<br />
Italia<br />
Francia<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 10. Architettura, ingegneria e altri servizi tecnici<br />
(divisioni Nace 74.2 e 74.3): andamento dell’occupazione<br />
(numeri indice, 2004=100).<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
Germania<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
Italia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
Regno<br />
Unito<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
Francia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Servizi legali, di consulenza tributaria-finanziaria e di<br />
contab<strong>il</strong>ità<br />
La disponib<strong>il</strong>ità di dati non consente un’analisi dettagliata<br />
di tutti gli indicatori relativi ai settori di interesse della ricerca,<br />
essendo la disaggregazione minima disponib<strong>il</strong>e la Nace 74.1 che<br />
raggruppa, insieme alle attività legali, di consulenza tributariafinanziaria<br />
e di contab<strong>il</strong>ità anche quelle afferenti alle ricerche di<br />
mercato e indagini di opinione, i servizi di consulenza e supporto<br />
al management e le attività di management relative alle<br />
holding. Tuttavia per alcune dimensioni è disponib<strong>il</strong>e anche la<br />
disaggregazione per sottogruppi. Si procederà dunque ad<br />
un’analisi complessiva del gruppo Nace 74.1 e ove possib<strong>il</strong>e<br />
verranno fornite indicazioni specifiche per i servizi professionali<br />
di interesse della ricerca. Le imprese di questo settore sono generalmente<br />
di piccole dimensioni e la forma legale più comune è<br />
la partnership; inoltre i servizi che offrono hanno spesso come<br />
clienti i singoli individui e non necessariamente altre imprese.<br />
Nell’Ue a 27 stati i servizi legali, di consulenza tributariafinanziaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e di supporto al management (con questa dizione<br />
si indicano d’ora in poi tutte le attività più sopra richiamate,<br />
raggruppate nella sezione 74.1) 1,6 m<strong>il</strong>ioni di imprese (36,7% sul<br />
totale dei business services) generano un fatturato di 525,2 m<strong>il</strong>iardi<br />
di euro (29,8% ) e un valore aggiunto di 279,2 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
(31,3%) e occupano 5,1 m<strong>il</strong>ioni di persone (23,1%).<br />
Il contributo al settore dei business services da parte di queste<br />
attività è dunque più elevato in termini economici che non<br />
occupazionali (come ricordato si tratta di attività che vedono la<br />
presenza di numerose imprese di piccole dimensioni; tabella 35).<br />
Il Regno Unito è <strong>il</strong> paese che contribuisce maggiormente al valore<br />
aggiunto comunitario generato dai servizi legali, di consulenza<br />
tributaria-finanziaria/contab<strong>il</strong>ità e di supporto al<br />
management (75,5 m<strong>il</strong>iardi di euro pari al 27% sul totale Ue-<br />
390
APPENDICE<br />
27), seguita dalla Francia (49 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al<br />
17,5%), dalla Germania (48,6 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al<br />
17,4%) e dall’Italia (28,2 m<strong>il</strong>iardi di euro circa, pari al 10,1%).<br />
Da notare le posizioni guadagnate dalla Francia negli ultimi<br />
anni (ancora nel 2004 era dietro la Germania con una quota del<br />
13,9% di valore aggiunto sul totale Ue-27).<br />
Questi sono anche i quattro Paesi che occupano <strong>il</strong> maggior<br />
numero di persone nel settore, con la Germania che riguadagna<br />
la seconda posizione e l’Italia che torna in quarta mentre nel<br />
2004 aveva superato la Francia. Questi quattro Stati da soli contribuiscono<br />
per <strong>il</strong> 72,6% al valore aggiunto del settore nell’Ue a<br />
25 e occupano <strong>il</strong> 60,3% della forza lavoro che vi opera.<br />
Il Regno Unito compare al secondo posto nella classifica<br />
degli stati in base alla specializzazione di settore (7% la quota di<br />
valore aggiunto prodotto dalle attività legali, di consulenza fiscale-tributaria<br />
e contab<strong>il</strong>ità e dai servizi di supporto al<br />
management sul totale dei servizi non finanziari nel paese), dopo<br />
<strong>il</strong> Lussemburgo; la Francia è quarta (6,2%) dopo <strong>il</strong> Belgio e<br />
prima dell’Irlanda. Germania e Italia non compaiono nella lista<br />
dei primi cinque paesi specializzati in queste attività.<br />
Nel 2006, la produttività media del lavoro “grezza” del settore<br />
nell’Ue-27 era pari a 54.500 euro, con costi del lavoro relativamente<br />
elevati (41.500), determinando un tasso di produttività<br />
corretta in base al costo del lavoro pari al 131,4%, leggermente<br />
superiore a quella dei servizi di business considerati nel complesso.<br />
Nel 2004 <strong>il</strong> tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo pari al 22,2% risulta<br />
<strong>il</strong> più altro tra i servizi di business e più di cinque punti superiore<br />
alla media del settore (17,2).<br />
L’Italia arriva a toccare un tasso di ut<strong>il</strong>e operativo lordo del<br />
43,6%.<br />
391
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Tabella 32. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e servizi di supporto al management<br />
(divisione Nace 74.1): primi cinque stati per valore aggiunto e<br />
occupati, Ue-27, 2006.<br />
Valore aggiunto Occupati<br />
Paese m<strong>il</strong>ioni € % su EU-27 Paese migliaia % su EU-27<br />
1° Regno Unito 75.488 27,0 Regno Unito 970,7 18,9<br />
2° Francia 48.999 17,5 Germania 855,5 16,7<br />
3° Germania 48.662 17,4 Francia 677,2 13,2<br />
4° Italia 28.239 10,1 Italia 589,3 11,5<br />
5° Spagna 16.568 5,9 Spagna 446,4 8,7<br />
Fonte: Eurostat (SBS), tratta da Eurostat, Business services – Facts and figures, 2009.<br />
Nota: Malta non disponib<strong>il</strong>e, Cipro e Polonia dati 2005.<br />
Grafico 11. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e servizi di supporto al management<br />
(divisione Nace 74.1): andamento del fatturato (valori assoluti in<br />
m<strong>il</strong>ioni di euro).<br />
300.000<br />
250.000<br />
200.000<br />
150.000<br />
100.000<br />
50.000<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
392<br />
600.000<br />
500.000<br />
400.000<br />
300.000<br />
200.000<br />
100.000<br />
0<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Francia<br />
Italia<br />
UE -27<br />
(as s e dx)<br />
UE -25<br />
(as s e dx)<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
APPENDICE<br />
Grafico 12. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e servizi di supporto al management<br />
(divisione Nace 74.1): andamento del fatturato (numeri indice,<br />
2004=100).<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -27<br />
UE -25<br />
Regno Unito<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -27<br />
UE -25<br />
Francia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
393<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -27<br />
UE -25<br />
Germania<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
UE -27<br />
UE -25<br />
Italia<br />
0<br />
199719981999200020012002200320042005200620072008<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Grafico 13. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e servizi di supporto al management<br />
(divisione Nace 74.1): andamento dell’occupazione (valori<br />
assoluti).<br />
1.200.000<br />
1.000.000<br />
800.000<br />
600.000<br />
400.000<br />
200.000<br />
0<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Francia<br />
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Sbs), tratti da http://epp.eurostat.ec.europa.eu.<br />
Italia
TRASFORMAZIONI DELLE PROFESSIONI E REGOLAZIONE IN EUROPA<br />
Grafico 14. Attività legali, consulenza fiscaletributaria/contab<strong>il</strong>ità<br />
e servizi di supporto al management<br />
(divisione Nace 74.1): andamento dell’occupazione (numeri<br />
indice, 2004=100).<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Regno Unito<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Italia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
140<br />
120<br />
100<br />
394<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Germania<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Francia<br />
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
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