Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Due bastardi verdi si erano buttati su di me, avevo il culo sul ghiaccio e<br />
– Cristo! – mi sentivo terribilmente a disagio. Barrett a terra! Udivo i<br />
fedeli tifosi di Harvard gemere per me mentre scivolavo, ma udivo anche<br />
urlare di gioia i tifosi di Dartmouth assetati di sangue.<br />
«Sonategliele ancora! Sonategliele ancora!»<br />
Che cosa avrebbe pensato Jenny?<br />
Quelli di Dartmouth erano di nuovo sotto la nostra porta, ma ancora una<br />
volta il nostro portiere sviò il tiro. Kennaway passò il disco a Johnston che<br />
lo rimandò a me (nel frattempo mi ero rialzato). Adesso la folla era<br />
impazzita. Bisognava segnare a tutti i costi. Presi il disco e feci tutta una<br />
corsa attraverso lo schieramento di Dartmouth. Due difensori mi stavano<br />
venendo addosso.<br />
«Forza, Oliver, forza! Staccagli la testa!»<br />
Intesi l'urlo acuto di Jenny al di sopra della folla. Era di una violenza<br />
squisita. Feci una finta a un difensore, urtai l'altro così forte che rimase<br />
senza fiato, poi invece di sferrare un tiro sbilanciato, passai il disco a<br />
Davey Johnston che mi era venuto sulla destra. Davey lo lanciò nelle reti.<br />
Harvard aveva segnato!<br />
Un attimo dopo ci stringevamo e ci abbracciavamo. Io, Davey Johnston<br />
e gli altri. Ci stringevamo e ci abbracciavamo, ci davamo manate sulla<br />
schiena, saltavamo sui pattini. La folla urlava. E quello di Dartmouth che<br />
avevo colpito era ancora per terra. I tifosi lanciavano programmi sulla<br />
pista. Questo finì di spezzare la schiena al Dartmouth. (Si tratta di una<br />
metafora perché quando ebbe ripreso fiato il difensore si rialzò.) Li<br />
sotterrammo con 7 reti a 0.<br />
Se fossi un sentimentale e fossi tanto attaccato a Harvard da appendere<br />
una fotografia alla parete, non sarebbe di Winthrop House, e neppure di<br />
Mem Church, ma di Dillon. Dillon Field House. Era quella la mia dimora<br />
spirituale ad Harvard. Nate Pusey può togliermi la laurea, se crede, ma la<br />
Widener Library ha per me un'importanza infinitamente minore di Dillon.<br />
Tutti i pomeriggi della mia vita universitaria li passavo lì. Entravo,<br />
salutavo i compagni con sconcezze affettuose, mi toglievo di dosso gli<br />
orpelli della civiltà e mi trasformavo in un essere primitivo. Era bello<br />
infilarsi le imbottiture e la camicia con il caro vecchio numero 7 (a volte<br />
sognavo che togliessero quel numero; non lo fecero mai), prendere i pattini<br />
e avviarsi verso il Watson Rink.<br />
Rientrare a Dillon era anche meglio. Togliersi tutto l'armamentario<br />
intriso di sudore e andare nudi al guardaroba per farsi dare un