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Erich Segal Love Story

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«No, ma se restiamo a casa potrei esserlo.»<br />

Avevamo anche già scelto il nome. Voglio dire, lo avevo scelto io e<br />

credo che alla fine Jenny fosse d'accordo.<br />

«Senti... mi prometti di non ridere?» cominciai quando ne parlammo la<br />

prima volta. In quel momento lei era in cucina (una cucina tutta gialla che<br />

comprendeva perfino una lavapiatti).<br />

«Che cosa c'è?» disse affettando pomidori.<br />

«Sai che in fondo il nome Bozo mi piace?»<br />

«Dici sul serio?»<br />

«Sì. Mi piace veramente.»<br />

«Saresti disposto a chiamare nostro figlio Bozo?» mi chiese ancora.<br />

«Sì, sul serio, Jenny. È un nome adatto per un supercampione.»<br />

«Bozo Barrett.» Lo ripeté a voce alta per sentire l'effetto.<br />

«Cristo, sarà un picchiatore formidabile,» seguitai, convincendomi<br />

sempre più man mano che mi accaloravo nel discorso. «"Bozo Barrett, lo<br />

straordinario attaccante All-Ivy di Harvard".»<br />

«Già... Però, Oliver,» obiettò Jenny, «e se... se il bambino non fosse<br />

coordinato?»<br />

«Impossibile, Jen! I nostri geni sono troppo buoni.» Ne ero sinceramente<br />

convinto. Il pensiero del futuro Bozo era diventato ormai un mio frequente<br />

sogno a occhi aperti mentre andavo a lavorare.<br />

A cena ripresi l'argomento. Avevamo comprato uno splendido servizio<br />

di porcellana danese.<br />

«Bozo sarà un atleta ottimamente coordinato,» dissi a Jenny. «Se poi<br />

avrà le tue mani lo faremo giocare in difesa.»<br />

Jenny mi guardava ghignando. Cercava senza dubbio una risposta<br />

maligna per mandare all'aria la mia visione idillica, ma poiché non le<br />

veniva in mente nessuna di quelle frecciate che ti distruggono, si limitò a<br />

tagliare la torta e a darmene una fetta. Intanto io continuavo (con la bocca<br />

piena!):<br />

«Pensa, Jenny! Centoventi chili di astuzia mista a forza!»<br />

«Centoventi chili?» ripeté. «Non c'è niente nei nostri geni che faccia<br />

prevedere centoventi chili, Oliver.»<br />

«Gli faremo la supernutrizione. Lo rimpinzeremo di proteine e di<br />

omogeneizzati.»<br />

«Ah, sì? E se non volesse mangiare?»<br />

«Mangerà per forza, perdio,» risposi, già furibondo al pensiero che il<br />

bambino potesse restare seduto a tavola senza collaborare ai miei progetti

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