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dice "questa domenica". Siamo d'accordo, Oliver.»<br />
«Sì, Phil. Questa domenica.»<br />
«Alle quattro. Però guida con prudenza. Intesi?»<br />
«Intesi.»<br />
«E la prossima volta addebitala a me la telefonata, scemo!»<br />
Aveva riappeso.<br />
Rimasi lì, perduto in quell'isola di buio e di solitudine di Harvard<br />
Square, senza sapere dove andare o cosa fare. Un negro si avvicinò e mi<br />
chiese se volevo un po' di «paglia». Distrattamente gli risposi: «No, grazie,<br />
signore.»<br />
Adesso non correvo più. Che fretta avevo di ritornare nella casa vuota?<br />
Era molto tardi e tremavo – più di paura che di freddo (benché non facesse<br />
caldo, credetemi). A qualche metro di distanza mi parve di vedere<br />
qualcuno seduto sugli scalini. Gli occhi dovevano giocarmi dei brutti<br />
scherzi, perché la figura era immobile.<br />
Ma era proprio Jenny.<br />
Era seduta sull'ultimo scalino.<br />
Ero troppo stanco per spaventarmi, troppo sollevato per parlare. In cuor<br />
mio speravo che si fosse armata di uno strumento contundente per<br />
picchiarmi.<br />
«Jen?»<br />
«Ollie?»<br />
Parlavamo tutti e due talmente piano che era impossibile capire se<br />
eravamo emozionati o no.<br />
«Ho dimenticato la chiave,» disse Jenny.<br />
Mi ero fermato sul primo scalino. Avevo paura di domandarle da quanto<br />
tempo era seduta lì. Sapevo soltanto di averla trattata in maniera<br />
imperdonabile.<br />
«Jenny, mi spiace...»<br />
«Taci!» m'interruppe, aggiungendo poi quasi sottovoce: «Amare<br />
significa non dover mai dire: mi spiace.»<br />
Salii gli scalini che mi separavano da lei.<br />
«Vorrei andare a dormire. Okay?» mi fece.<br />
«Okay.»<br />
Salimmo al nostro appartamento. Mentre ci spogliavamo mi guardò con<br />
aria rassicurante.<br />
«Dicevo sul serio, Oliver.»<br />
E questo fu tutto.