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Erich Segal Love Story

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scaraventai in fondo alla stanza.<br />

«Che Dio ti stramaledica, Jenny! Perché non te ne vai fuori dalle balle<br />

una volta per sempre?»<br />

Rimasi immobile, ansimando come l'animale che ero di colpo diventato.<br />

Perdio! Cosa diavolo mi era successo? Mi girai per cercare Jenny.<br />

Era scomparsa.<br />

Dico letteralmente scomparsa perché non intesi neppure i suoi passi<br />

sulle scale. Cristo, doveva essere scappata non appena avevo afferrato il<br />

telefono. Non aveva neppure preso il cappotto e la sciarpa. Ero disperato.<br />

Per quello che avevo fatto e perché ora non sapevo cosa fare.<br />

La cercai dappertutto.<br />

Nella biblioteca della facoltà di diritto mi aggirai tra le file di studenti<br />

chini sui loro libri, aguzzando invano gli occhi. Andai così su e giù almeno<br />

una mezza dozzina di volte. Benché non dicessi una parola, il mio sguardo<br />

era così stralunato, la mia faccia così stravolta che capivo di disturbare tutti<br />

quanti. Ma chi se ne fregava?<br />

Jenny però non era lì.<br />

Attraversai allora Harkness Commons, la sala di ritrovo, la tavola calda.<br />

Poi mi venne come in un lampo l'idea di dare un'occhiata all'Agassiz Hall<br />

di Radcliffe. Non c'era nemmeno lì. Adesso correvo come un pazzo,<br />

cercando con le gambe di star dietro al ritmo disperato del mio cuore.<br />

Paine Hall? Al pianterreno ci sono le sale per chi vuole esercitarsi al<br />

pianoforte. Conosco Jenny. Quando è in collera, si mette a pestare sulla<br />

tastiera. Sì, ma quando è terrorizzata?<br />

Sembra d'impazzire a percorrere il corridoio sul quale danno le sale di<br />

esercitazione. Le note di Mozart e di Bartók, di Bach e di Brahms filtrano<br />

dagli usci confondendosi in una cacofonia infernale.<br />

Jenny dev'essere qui per forza.<br />

L'istinto mi fece fermare davanti a un uscio dove avevo inteso pestare<br />

(rabbiosamente?) un preludio di Chopin. Sostai per un attimo. Era<br />

un'esecuzione schifosa, piena di interruzioni e di errori. Ma a un certo<br />

momento intesi una voce di ragazza borbottare:. «Merda!» Doveva per<br />

forza essere Jenny. Spalancai l'uscio.<br />

Al pianoforte sedeva un'allieva di Radcliffe. Alzò la testa. Era una<br />

hippie, brutta, con due spalle da lottatore, evidentemente seccata dalla mia<br />

intrusione.<br />

«Serve qualcosa?» mi chiese.<br />

«Niente, niente,» risposi chiudendo subito l'uscio.<br />

Tentai quindi Harvard Square, il caffè Pamplona, Tommy's Arcade,

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