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evitare una discussione sull'amore fra atei.<br />
Il giorno dopo anch'io mi laureai a Harvard, e, come Jenny, magna cum<br />
laude. Inoltre, come campione della squadra di hockey, i miei compagni<br />
mi lasciarono l'onore di condurre ai loro posti i laureandi. Il che significa<br />
camminare in testa perfino ai sommi, i super-super cervelloni. Quasi quasi<br />
mi veniva voglia di dirgli che la mia presenza come loro capo dimostrava<br />
in modo decisivo l'esattezza della mia teoria, che cioè un'ora in Dillon<br />
Field House ne vale due trascorse nella Widener Library. Ma mi astenni.<br />
Era giusto che la gioia fosse universale.<br />
Non ho la più pallida idea se Oliver Barrett III fosse presente o no. Il<br />
mattino della distribuzione dei diplomi più di diciassettemila persone si<br />
accalcavano in Harvard Yard e certamente io non stavo a scrutare le<br />
tribune col binocolo. Mi ero servito dei biglietti per i genitori, che mi<br />
spettavano di diritto, per far venire Phil e Jenny. E naturalmente, come ex<br />
alunno, Faccia-di-pietra aveva il diritto di entrare e di andarsi a sedere con<br />
quelli del corso del '26. Ma poi perché sarebbe dovuto venire? Le banche<br />
erano aperte, no?<br />
Il matrimonio fu celebrato la domenica. Avevamo escluso i parenti di<br />
Jenny perché temevamo che la nostra omissione del Padre, del Figliuolo e<br />
dello Spirito Santo rendesse la circostanza troppo penosa per dei cattolici<br />
praticanti. Il tutto ebbe luogo in Phillips Brooks House, un vecchio edificio<br />
a nord di Harvard Yard. Presiedeva Timothy Blauvelt, il cappellano<br />
dell'università appartenente alla Chiesa Unitaria. Naturalmente c'era Ray<br />
Stratton e avevo anche invitato Jeremy Nahum, un vecchio amico dei<br />
tempi di Exeter che aveva preferito Amherst a Harvard. Jenny aveva<br />
invitato un'amica di Briggs Hall e – forse per ragioni sentimentali – la sua<br />
collega alta e sgraziata che sedeva con lei al tavolo dei testi in<br />
consultazione. E naturalmente Phil.<br />
Pregai Ray Stratton di occuparsi di Phil per tenerlo il più possibile<br />
tranquillo. Non che Stratton fosse calmo! Stavano lì tutti e due<br />
terribilmente imbarazzati a rafforzare silenziosamente il reciproco<br />
preconcetto che quell'«automatrimonio» (come lo definiva Phil) sarebbe<br />
stato (come seguitava a predire Stratton) «uno spettacolo orripilante». Solo<br />
perché Jenny e io ci saremmo rivolti poche parole direttamente, senza<br />
intermediari! Noi avevamo già assistito a un matrimonio del genere quella<br />
primavera, quando un'amica musicista di Jenny, Marya Randall, aveva<br />
sposato Eric Levenson, uno studente di arredamento. Era stato molto bello<br />
e ci aveva convinti a fare altrettanto.