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Erich Segal Love Story

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«Sì,» mi rispose sempre calmissima, «ma stranamente ami anche la mia<br />

posizione sociale negativa.»<br />

Riuscii soltanto a ripeterle varie volte e in vari toni di voce no, no e no.<br />

Ero talmente sconvolto che pensavo addirittura ci fosse un briciolo di<br />

verità nella sua terribile ipotesi.<br />

Ma neppure lei era molto calma.<br />

«Io non sono in grado di giudicare, Ollie. Penso soltanto che anche<br />

questo faccia parte del tutto. Vedi, io so di amarti per quello che sei, ma<br />

anche per il tuo nome e per il numero ordinale.»<br />

Distolse la faccia e temetti che scoppiasse a piangere. Ma non lo fece, e<br />

concluse il suo pensiero:<br />

«Dopo tutto, anche questo fa parte di te.»<br />

Rimasi lì seduto per un pezzo a fissare un'insegna che accendendosi e<br />

spegnendosi offriva «Cozze e Ostriche». Quello che tanto mi piaceva in<br />

Jenny era la sua capacità di vedere dentro di me, di capire tante cose senza<br />

che io dovessi sforzarmi di esprimerle. Ma potevo affrontare l'idea di non<br />

essere perfetto? Cristo, lei aveva già affrontato i miei difetti e anche i suoi.<br />

Cristo, come mi sentivo indegno!<br />

Non sapevo proprio cosa dire.<br />

«Vuoi una cozza o un'ostrica. Jen?»<br />

«Vuoi un pugno sul muso, Preppie?»<br />

«Sì,» dissi.<br />

Strinse la mano a pugno, quindi l'appoggiò dolcemente contro la mia<br />

guancia. La baciai, ma mentre mi chinavo per abbracciarla, mi allontanò<br />

bruscamente urlando:<br />

«Riparti, Preppie. Rimettiti al volante e fila!»<br />

Lo feci. Lo feci senza esitare.<br />

In sostanza, il commento di mio padre si riferiva a ciò che secondo lui<br />

era una velocità eccessiva. Fretta. Precipitazione. Non ricordo le parole<br />

esatte, però ricordo che il predicozzo tenutomi durante la colazione<br />

all'Harvard Club verteva soprattutto sulla mia pessima abitudine di far le<br />

cose troppo in fretta. Si preparò alla concione consigliandomi di non<br />

ingozzarmi mentre mangiavo. Gli feci capire educatamente che ero un<br />

adulto ormai e non aveva più il diritto di correggere – e neppure di<br />

commentare – la mia condotta. Allora mi fece notare che anche gli uomini<br />

politici più importanti nel mondo avevano bisogno di un po' di critica<br />

costruttiva ogni tanto. Compresi che si trattava di un'allusione non troppo

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