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Erich Segal Love Story

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un gelato (per lei).<br />

«Mi chiamo Jennifer Cavilleri,» disse, «sono italo-americana.»<br />

Come se non lo avessi capito! «Studio musica,» aggiunse.<br />

«Io mi chiamo Oliver,» dissi.<br />

«Nome o cognome?»<br />

«Nome,» risposi, confessando successivamente che il mio nome per<br />

esteso era Oliver Barrett. (Voglio dire, quasi per esteso.)<br />

«Oh!» esclamò. «Barrett come la poetessa?»<br />

«Sì,» risposi, «ma non siamo parenti.»<br />

Nella pausa che seguì resi intimamente grazie che non se ne fosse uscita<br />

con la solita penosa domanda: «Barrett come la Barrett Hall?» Perché è<br />

mia particolare maledizione essere imparentato con il tizio che ha fatto<br />

costruire Barrett Hall, l'edificio più grosso e più brutto di Harvard Yard,<br />

monumento colossale ai soldi, alla vanità e al flagrante harvardismo della<br />

mia famiglia.<br />

Continuava a tacere. Possibile che fossimo rimasti così presto a corto di<br />

argomenti? L'aveva delusa che io non fossi imparentato con la poetessa? O<br />

forse qualcos'altro? Fatto sta che se ne stava seduta buona buona a<br />

guardarmi con un mezzo sorriso. Tanto per far qualcosa diedi un'occhiata<br />

ai suoi quaderni. Aveva una scrittura curiosa – tutta brusche lettere<br />

minuscole, senza una sola maiuscola (chi credeva di essere: e.e.<br />

cummings?). E seguiva dei corsi piuttosto pesanti: letteratura comparata<br />

103, musica 150, musica 201...<br />

«Musica 201? Non è un corso per laureati?»<br />

Mi fece segno di sì con la testa, senza riuscire a mascherare il suo<br />

orgoglio.<br />

«Polifonia del Rinascimento.»<br />

«E che cos'è?»<br />

«Non ha niente a che fare col sesso, Preppie.»<br />

Perché mi facevo trattare a quel modo? Non leggeva l'Harvard<br />

Crimson? Non sapeva chi ero?<br />

«Ehi, non sai chi sono?»<br />

«Certo,» mi rispose con una punta di disprezzo. «Sei il proprietario di<br />

Barrett Hall.»<br />

Non sapeva chi ero.<br />

«Non sono il proprietario di Barrett Hall,» cavillai. «Il caso vuole che sia<br />

stato il mio bisnonno a donarlo ad Harvard.»<br />

«Per far sì che il suo pronipote avesse la sicurezza di entrarvi!»<br />

Questo era troppo.

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