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tante banche da dirigere eccetera eccetera, ho trovato il tempo di venire fin<br />
qui per assistere a una stupida partita di hockey. Non è fantastico? (Per<br />
chi?)<br />
La folla riprese a urlare. Questa volta era veramente scatenata. Un altro<br />
gol di Cornell. Erano passati in testa. E io dovevo ancora scontare due<br />
minuti di penalità! Davey Johnston mi passò vicino senza degnarmi di<br />
un'occhiata; era rosso in faccia e fuori di sé per la rabbia. Possibile che<br />
avesse le lacrime agli occhi? Va bene, d'accordo, era in palio il titolo, ma<br />
Cristo... piangere! Devo però aggiungere che Davey. il nostro capitano,<br />
deteneva un primato incredibile: giocava da sette anni e non aveva mai<br />
perduto, né al liceo né all'università. Era diventato una piccola leggenda. E<br />
poi era un anziano e questa era la nostra ultima partita importante.<br />
Che perdemmo 6 a 3.<br />
Dopo la partita, una radiografia appurò che non c'erano ossa rotte, e il<br />
dottor Richard Selzer mi rappezzò la guancia con dodici punti. Jackie Felt<br />
saltellava per la sala spiegando al medico di Cornell che io non mangiavo<br />
nel modo giusto e che non mi sarei trovato in questo guaio se avessi preso<br />
sufficienti pillole di sale. Selzer ignorò Jack e, rivolgendosi a me, mi fece<br />
notare con tono severo che per un pelo non mi ero rovinato «il pavimento<br />
orbitario» (è il termine medico che usò) e che pertanto avrei fatto bene a<br />
non giocare per una settimana. Lo ringraziai. Se ne andò con Felt alle<br />
calcagna che seguitava a parlargli di alimentazione. Fui felice di essere<br />
lasciato solo.<br />
Mi feci la doccia lentamente, stando attento a non bagnarmi la faccia.<br />
L'effetto della novocaina stava scomparendo, ma in fondo ero felice di<br />
provare dolore. Voglio dire, non era colpa mia se eravamo stati fottuti?<br />
Avevamo perduto il titolo, il nostro primato personale era crollato (gli<br />
anziani non erano mai stati sconfitti prima) ed era crollato perfino quello di<br />
Davey Johnston. Forse la colpa non era tutta mia, ma in quel momento<br />
preciso mi pareva che lo fosse.<br />
Nello spogliatoio non c'era nessuno. Dovevano essere già andati tutti al<br />
motel. Probabilmente nessuno aveva voglia di vedermi o di parlarmi. Con<br />
in bocca quell'orrendo sapore amaro – stavo così male che ne sentivo il<br />
sapore – raccolsi la mia roba e uscii. Non c'erano molti tifosi di Harvard,<br />
fuori, nel desolato freddo invernale di Ithaca.<br />
«Come va la guancia, Barrett?»<br />
«Bene, grazie, signor Jencks.»<br />
«Probabilmente avrai bisogno di una bistecca,» disse un'altra voce