N. 11 - ANNO IV - Marzo 2003 - Chd.it

Editoriale
L’attacco mas-
smediatico è
stato sferrato.
Com’era prevedibile,
con grande dispiego
di mezzi e dispendio di
quattrini. Berlusconi docet.
Il primo a muoversi su questo
sentiero è stato il candidato
a sindaco dell’Ulivo,
sul cui nome gli accordi di
ben sette gruppi politici sono
stati chiusi, così come avevamo
annunciato (sin dal n. 9).
Sicuro, terribilmente sicuro
del fatto suo, il candidato
ulivista non ha posto tempo
in mezzo e, immediatamente
dopo la sua presentazione
ufficiale quale aspirante alla
prima poltrona cittadina, il suo visino imberbe,
con gli occhiali che lasciano trasparire
uno sguardo che suscita tenerezza, è apparso
ingigantito sulle enormi pareti ancora libere
e su altrettanto enormi tabelloni murali.
Su queste gigantografie, per la cui
affissione l’apposito ufficio convenzionato
con il Comune, esige imposte inferiori,
forse, solo a quelle di città come Milano,
oltre al faccino di ragazzo appena cresciuto,
campeggia uno slogan efficace, brevissimo,
che ricorda il motto che scelgono i vescovi
quando vengono consacrati tali.
Non c’è dubbio che il candidato
ulivista sa il fatto suo. Naviga nelle acque
infìde della politica come “nocchiero in
gran tempesta”, sebbene sia al timone da
appena un quinquennio dal (1998 al 2003).
Prima, dal 1994 (anno della sua discesa in
campo) al 1998, era stato solo un allievo.
Il suo nome è salmodiato da circa trecento
candidati ai vari consigli circoscrizionali
e al consiglio comunale. Le liste, come
anticipato su, sono sette (almeno fino al
momento in cui scrivo). Sono: i diessini, i
comunisti italiani, i comunisti di Rifondazione,
i liberal-socialisti di Nino Tringali, i
centro-sinistrorsi della Margherita, i civici
di Augusta che vogliamo e quelli della lista
personale del candidato.
Fra i candidati al Consiglio Comunale
che dovrebbero far parte di questa compatta
coalizione, sono dati per certi i nomi di due
medici (e si sa che i medici, soprattutto i mutualisti
massimalisti, sono per forza di cose,
grandi pescatori di voti); i nomi sono quelli
di Felice Ventura, catanese di origine, campione
mondiale di fisarmonica in gioventù,
che, come medico, ha preso il posto, anni fa,
di quel Cosimo Accurso, medico anch’egli e
assessore comunale, se non vado errato, in
una Giunta presieduta dall’avvocato Salva-
Marzo 2003 3
Bellezza
Totosindaco: III puntata
Attenzione! Chi entra papa in conclave ne esce cardinale
tore Bordonaro. E allora si
poteva diventare assessori
solo se si veniva eletti consiglieri.
Se Ventura ce la
facesse, sarebbe un ideale
passaggio del testimone.
L’altro nome di medico
dato per certo come futuro
consigliere civico è quello
di Giuseppe Montalto per i
diessini. Montalto, medico
fiscale, milita da sempre in
quell’area; prima era nelle
fila del Partito comunista
unico (da cui sono scaturiti,
nell’ordine: il (P)DS,
Rifondazione comunista
e il Partito dei Comunisti
italiani).
Dove si collocherà
Iuri Meli, apparso nei volantini come coordinatore
del movimento dipietrino L’Italia dei
valori? Meli è il fratello del presidente della
locale squadra di calcio a 11, tragicamente
scomparso a ottobre e questo solo fatto
dovrebbe rappresentare per lui una buona
piattaforma. Meli, che nei cromosomi ha i
geni d’una sinistra addirittura extra, si candida
contemporaneamente per il consiglio
provinciale e per quelli cittadini.
Dove si collocherà Paolo Amato, consigliere
provinciale uscente, che ha fatto la
sua prima uscita pubblica sotto l’insegna
dell’UDEUR-popolari per l’Europa, in campo
nazionale guidato da Clemente Mastella?
Se non risulta, al momento, che l’Italia dei
valori voglia esprimere un suo candidato
a sindaco, pare, invece, che lo voglia fare
proprio l’UDEUR. Se questo fosse vero,
avremmo una pletora di candidati, perché
è quasi certo che l’altro polo, quello che si
è autodefinito Casa delle libertà non si è
chiuso a riccio come il polo ulivista. Anzi,
all’interno di quest’area, altrimenti definibile
come di centro-destra, la situazione è magmatica,
l’atmosfera è surriscaldata.
Ho domandato un po’ a tanti esponenti
dei vari partiti e movimenti che compongono
il puzzle “libertario”. Da ogni parte mi viene
risposto che l’intenzione è quella di fronteggiare
l’altro polo con un candidato unico,
che la decisione definitiva può venire solo
da Roma (chissà perché ancora questa sudditanza,
come ai vecchi tempi della Balena
Bianca) e che, comunque, può essere presa
solo dopo gli accordi su scala provinciale
(Giornale di Augusta n. 10, pp. 3-5).
Mi ricordo che in epoca di Democrazia
Cristiana trionfante, quando era il partito di
maggioranza relativa, c’era addirittura la
gara a chi doveva entrare nella lista DC e gli
esclusi s’incazzavano come bestie furiose;
in ogni caso, era necessario
l’imprimatur
di Piazza del Gesù.
Sembra d’essere tornati
indietro di anni,
agli anni di quella che impropriamente viene
definita Prima Repubblica.
Anche nel polo inventato da Berlusconi
le liste sicure (?) sono sette: Forza Italia
con Spanò, candidato a sindaco, Alleanza
Nazionale con le due fiamme (Venturini
e Tatarella) che si sarebbero unificate nel
nome di Marco Stella, l’UDC, ancora
indeciso tra Circo, l’attuale vicesindaco,
e Carmelo Tringali ex sindaco, Patto per
Augusta, guidato dal sindaco uscente (seppure
sospeso) Pippo Gulino, che potrebbe
avere un asso a sorpresa, sua moglie Emy
d’Onofrio, Nuova Sicilia che dovrebbe
imporre Antonino Cipriano, assessore estromesso,
con Rinzivillo, dall’attuale Giunta
diretta da Circo, il Nuovo PSI, in campo
nazionale capeggiato da Bobo Craxi, che si
è aggregato alla coalizione cittadina, come
ha fatto Craxi, con il fido De Michelis, in
campo nazionale; la settima lista potrebbe
essere quella già citata dell’UDEUR il cui
esponente di spicco, Paolo Amato, non ha
ancora sciolto la riserva.
Un mònito per tutti. Ci si ricordi che,
nonostante la grancassa mediatica e finanziaria,
non sempre le ciambelle riescono
con il buco. Una volta un vecchio politico
navigato e oscuro mi disse: “In politica, i
voti si contano a uno a uno”. Nella città
greca di Mègara, con cui è stato avviato
un tentativo di gemellaggio, il sindaco che,
nello scorso maggio, venne qui a capo della
sua delegazione, è stato defenestrato dal suo
avversario per una manciata di voti. E possiamo
anche ricordare la contestata elezione
di Gorge W. Bush quale presidente in carica
degli Stati Uniti. Ricordo un candidato al
Consiglio comunale, quando non erano stati
istituiti i consigli di quartiere, che andava in
giro distribuendo solo i suoi “santini”, senza
farsi alcuna pubblicità. Niente di niente. Fu
eletto con il pieno di voti.
Nell’ippica cavallo piazzato non significa
cavallo vincente.
Nel mondo curiale e in quello giornalistico
circola sovente una battuta dopo la
morte di un papa, quando vengono resi noti i
nomi dei papabili, cioè dei candidati favoriti
per sedere sul trono di San Pietro: “Chi entra
papa in conclave ne esce cardinale”.
7 marzo 2003 Giorgio Càsole