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N. 11 - ANNO IV - Marzo 2003 - Chd.it

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Storia<br />

Il X<strong>IV</strong> ottobre 1860, il numeroso<br />

presidio di soldati borbonici, di<br />

s t a n z a n e l c a s t e l l o d i<br />

Augusta,forte di circa 3000 uomini,<br />

decise su iniziativa del comandante la<br />

piazza, colonnello La Tour, di abbandonare<br />

il paese, indisturbato, con tutto l’armamentario<br />

al gran completo, disciplinatamente e<br />

senza sparare un solo colpo, si imbarcò su<br />

due navi francesi e fece r<strong>it</strong>orno a Napoli.<br />

Ebbe fine per Augusta e per il castello<br />

un’era di ordine, progresso e civiltà e se ne<br />

aprì un’altra peggiore e più triste.Già l’<strong>11</strong><br />

maggio del medesimo anno, l’avventuriero<br />

Garibaldi era sbarcato in Sicilia, ben protetto<br />

dalla flotta inglese e dalla stessa comun<strong>it</strong>à<br />

anglosassone presente in forze a Marsala<br />

e largamente finanziato da Cavour e dalla<br />

massoneria. Poté cosi corrompere il generale<br />

Lanza, il generale Landi e altri ufficiali<br />

borbonici. Rapidamente s’impadronì, senza<br />

colpo ferire di tutta l’isola, a eccezione delle<br />

fortezze di Augusta, Siracusa e Messina,<br />

che lasciò indisturbate perché ben protette e<br />

validamente difese. Ecco la natura del nostro<br />

Lettere<br />

eroe che agiva quando era sicuro di vincere<br />

perché aveva le spalle coperte da precedente<br />

tradimento o quando si batteva contro forze<br />

insignificanti.<br />

In giugno, Garibaldi entrò a Palermo,<br />

come primo atto, derubò il banco delle Due<br />

Sicilie della somma di cinque milioni di<br />

ducati che distribuì tra i suoi. Nei giorni<br />

successivi, lasciò che le eroiche camicie<br />

rosse perpetrassero violenze e saccheggi di<br />

ogni genere. Lo stesso re V<strong>it</strong>torio Emanuele<br />

non ebbe una grande stima del Nizzardo<br />

dopo l’incontro di Teano, in una lettera a<br />

Cavour, testualmente, così scrive: “Come<br />

<strong>Marzo</strong> <strong>2003</strong> 21<br />

Bellezza<br />

IL CASTELLO SVEVO TRASFORMATO IN<br />

PENITENZIARIO DAI SAVOIA<br />

avrete visto, ho liquidato rapidamente la<br />

sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene<br />

siatene certo, questo personaggio non<br />

è affatto docile né cosi onesto come lo si<br />

dipinge, e come voi stesso r<strong>it</strong>enete. Il suo<br />

talento mil<strong>it</strong>are è molto modesto, come prova<br />

l’affare di Capua, e il male immenso che<br />

è stato commesso qui, ad esempio l’infame<br />

furto di tutto il denaro dell’erario, è da attribuirsi<br />

interamente a lui che s’è circondato<br />

di canaglie, ne ha esegu<strong>it</strong>o i cattivi consigli<br />

e ha piombato quest’infelice paese in una<br />

s<strong>it</strong>uazione spaventosa”.<br />

Ad agosto, i contadini di Bronte, un<br />

paese alle pendici dell’Etna, credendo ai<br />

falsi proclami di Garibaldi, insorsero bruciando<br />

le case dei notabili e impadronendosi<br />

del paese in nome di V<strong>it</strong>torio Emanuele<br />

e libertà. Per non danneggiare gli interessi<br />

inglesi (a Bronte, infatti, esisteva la famosa<br />

ducea di Nelson, una proprietà di 25.000<br />

ettari), il generale inviò sul posto 6 compagnie<br />

di soldati piemontesi, che circondarono<br />

il paese e con giustizia sommaria<br />

massacrarono i contadini e ripristinarono la<br />

legal<strong>it</strong>à. Parimenti Linguaglossa, Randazzo<br />

e Centuripe che si erano ribellate furono<br />

ridotte alla ragione. Così Garibaldi riuscì<br />

finalmente a svelare la sua vera natura,<br />

dimostrando il suo vero temperamento e la<br />

sua vocazione: avventuriero e filibustiere,<br />

Cartina del regno delle Due Sicilie<br />

Stemma di Casa reale delle Due Sicilie<br />

Castello Svevo visto dall’alto<br />

lo stesso mestiere che aveva eserc<strong>it</strong>ato in<br />

Sud America al servizio degli inglesi, suoi<br />

veri padroni, a cui certo egli non poteva né<br />

dispiacere né recare danno in alcun modo;<br />

meglio sterminare i poveri contadini siciliani<br />

che avevano avuto l’ardire di ribellarsi,<br />

cafoni e terroni, questo avrà pensato di quei<br />

poveri disgraziati il nostro eroe, mentre li<br />

consegnava nelle mani del macellaio Bixio,<br />

con l’ordine perentorio di far presto.<br />

Il 12 ottobre del 1860, in tutta la Sicilia<br />

si era votato per il plebisc<strong>it</strong>o-farsa di<br />

annessione al Piemonte, e massicciamente<br />

a questa votazione fasulla, avevano parte-

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