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Documento<br />
Organista della chiesa ma<br />
dre, insegnante privato di<br />
musica, dipendente comu<br />
nale in pensione, il maestro<br />
Carmelo Saia è un augustano purosangue.<br />
Uno di quei pochi c<strong>it</strong>tadini che si appassiona<br />
per le cose del proprio paese e soffre e<br />
s’inquieta e gioisce, a seconda delle s<strong>it</strong>uazioni.<br />
E’ uno di quelli che conserva, con<br />
amorosissima cura, tutto ciò (fotografie,<br />
articoli, documenti) che riguarda Augusta.<br />
Non bisogna però credere ch’egli sia<br />
un uomo votato al culto del passato. E’<br />
anche un uomo del presente e di questo<br />
a fianco: Carnevale ad Augusta nel<br />
1953<br />
<strong>Marzo</strong> <strong>2003</strong> 19<br />
Bellezza<br />
Nei ricordi di Carmelo Saia<br />
I briosi carnevali degli anni trenta<br />
presente egli segue il fluire, non sempre<br />
limpido, come un padre segue le tappe<br />
dell’evoluzione del figlio: con interesse,<br />
apprensione e amore.<br />
Certe volte, Carmelo Saia dà l’impressione<br />
d’essere un pungolo per quanti,<br />
amministratori o no, sono protagonisti della<br />
v<strong>it</strong>a c<strong>it</strong>tadina o ne sono comunque parte<br />
viva. Altre volte può far credere d’essere<br />
curioso, ma, conoscendolo, si scopre che la<br />
sua è una. curios<strong>it</strong>à tesa ad avere un quadro<br />
quanto più possibile completo, anche nei<br />
dettagli, della sua Augusta: degli uomini e<br />
delle cose di questa c<strong>it</strong>tà dove e-gli è nato<br />
e da cui non s’è mai distaccato.<br />
Carmela Saia è un uomo che segue con<br />
competenza l’arte e la cultura, non soltanto<br />
locale. Egli è molto orgoglioso della sua<br />
biblioteca dove non un solo libro è stato<br />
comprato per fare bella e sterile mostra di<br />
sé. E’ orgoglioso e geloso, ma non fino al<br />
punto di tenersi tutto per sè. Quando qualche<br />
amico gli chiede un libro in prest<strong>it</strong>o<br />
glielo cede volentieri non senza, però, aver<br />
prudentemente annotato su un appos<strong>it</strong>o<br />
quadernetto il nome dell’amico, la data del<br />
prest<strong>it</strong>o e il t<strong>it</strong>olo del libro.<br />
E’ un uomo che ha innato il senso dell’ordine:<br />
e, difatti, tutto in casa sua tradisce<br />
questa sua tendenza, che, forse, gli deriva<br />
dalla lunghissima pratica d’ufficio. Egli ha<br />
archiviato, non solo per sè, ma per le sue<br />
figlie e le sue nipotine, tutti i suoi ricordi -<br />
diciamo cosi - materiali. Quelli della mente<br />
sono perfettamente lucidi e allineati. A questi<br />
ultimi e-gli fa ricorso quando rievoca gli<br />
anni migliori della sua v<strong>it</strong>a quando, insieme<br />
a quindici altri giovani - tra cui Salvatore e<br />
Darmelo Salemi, Giovanni Bucceri, Vincenzo<br />
e Sebastiano Sicari; le sorelle Migneco<br />
-, frequentava la famosa«scuola d’archi»<br />
diretta dal siracusano maestro Salvatore<br />
Fontanazza, regolarmente pagato dal Municipio,<br />
che dava soprattutto lezioni gratu<strong>it</strong>e<br />
fila<br />
Foto di gruppo della scuola d’archi: Carmelo Saia è il primo a sinistra della prima<br />
di viola e violino ai quindicenni-sedicenni<br />
di Augusta.<br />
Era il 1935: il periodo del fascismo<br />
trionfante che organizzava processioni in<br />
orbace e gagliardetto per la «strada mastra»,<br />
saggi ginnici, alla «villa», a chiusura dell’anno<br />
scolastico (gli studenti facevano a gara<br />
per parteciparvi), sfilate di carri allegorici<br />
(su cui allegramente si esibivano i «figli<br />
della lupa, i balilla, gli avanguardisti e le<br />
giovani <strong>it</strong>aliane» per il carnevale augustano,<br />
che tutta la popolazione attendeva con ansia.<br />
Si giungeva persino a una gara di emulazione<br />
tra le varie categorie dei commercianti<br />
cui soprattutto spettava l’onere e l’onore<br />
della costruzione dei carri dei quali uno è<br />
rimasto impresso, vivido, nella memoria:<br />
quello di re carnevale con un’enorme testa<br />
spropos<strong>it</strong>ata, recante in mano una valigia da<br />
cui fuoriuscivano «i cadduni ‘i sasizza».<br />
In queste occasioni (martedì e giovedì<br />
grassi) il concorso di popolo era notevole,<br />
non solo per la perfetta, organizzazione che<br />
il «dopolavoro della casa del fascio» dava<br />
a queste manifestazioni, ma perchè la gente<br />
poteva dare finalmente sfogo, libero, alle<br />
proprie passioni, senza, pero, trascendere<br />
mai. La banda musicale e i canti di regime<br />
non mancavano.<br />
Ma la scuola d’archi suonava in<br />
pubblico soprattutto per celebrare il santo<br />
patrono della c<strong>it</strong>tà, Domenico di Guzman,<br />
esibendosi in piazza o nella sala municipale<br />
o presso il cinema Franco. (Cinema in cui<br />
frequenti erano le sceneggiate napoletane<br />
che facevano, quindi, trasformare il locale<br />
in teatro e che richiamavano tantissimi<br />
spettatori pronti a commuoversi fino alle<br />
lacrime o a ridere a crepapelle o a inveire<br />
pesantemente. Persino il maestro Saia che<br />
accompagnava talune arie e canzoni col<br />
violino partecipava talmente che mentre<br />
suonava piangeva e grosse lacrime gli rigavano<br />
il viso).<br />
In occasione della festa patronale altre<br />
erano le fonti di svago e divertimento: l’albero<br />
della cuccagna, il gioco delle pentole,<br />
l’antenna a mare (consistente quest’ultima<br />
in una variante all’albero della cuccagna: il<br />
concorrente doveva pero camminare su un<br />
grosso tronco spalmato di grasso e disteso<br />
a mare sotto la chiesa della Madonna delle<br />
Grazie). L’Opera Nazionale Balilla, oltre a<br />
preparare i saggi ginnici (i migliori avanguardisti<br />
venivano mandati in premio al<br />
campo “Dux” di Rom), aveva pure sotto la<br />
sua egida una suquadra femminile di pallavolo<br />
di cui componenti erano Anna Stella e<br />
Wanda Roggio) che disputava gli incontri<br />
nella palestra ricvata nell’ex chiostro del<br />
convento di S. Domenico. La scuola d’archi,<br />
intorno al 1939, cedette il posto al gruppo