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N. 11 - ANNO IV - Marzo 2003 - Chd.it

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14<br />

Questo è il terzo anno dacché,<br />

con decreto ministeriale, tutte<br />

le scuole <strong>it</strong>aliane sono inv<strong>it</strong>ate<br />

a ricordare la Shoah o Shoa (alla lettera<br />

‘catastrofe, calam<strong>it</strong>à’) sub<strong>it</strong>a dagli ebrei<br />

residenti in Europa, cioè dagli oltre sei milioni<br />

di <strong>it</strong>aliani, francesi, tedeschi, olandesi,<br />

ecc. con nomi ebraici e non necessariamente<br />

praticanti la religione israel<strong>it</strong>ica, quella dei<br />

loro avi, che, stanziati in Palestina, obbedivano<br />

alla Torah e aspettavano (come tuttora<br />

aspettano) il Messia. Al liceo scientifico<br />

statale “A. Saluta” non c’è stato bisogno<br />

del decreto ministeriale per ricordare questa<br />

terribile pagina della storia del XX secolo,<br />

almeno nelle classi dove ha insegnato e insegna<br />

lettere il nostro direttore. Il quale ha<br />

sottoposto ai suoi alunni testi rari e altamente<br />

drammatici come Un paio di scarpette<br />

rosse di J. Lussu, Io canto di I. Katzenelson<br />

e pagine da Se questo è un uomo di Primo<br />

Levi. Di segu<strong>it</strong>o pubblichiamo le sue riflessioni<br />

proprio su Levi.<br />

L’Inferno virtuale di Dante<br />

e quello vero di Primo Levi<br />

Se è vero, com’è stato giustamente<br />

osservato, che la lettura di un libro richiama<br />

quello di uno o più libri precedenti, la lettura<br />

del primo libro di Primo Levi, chimico torinese,<br />

nato nel 1919 e morto suicida nel 1987,<br />

quello per cui è mer<strong>it</strong>atamente famoso, cioè<br />

Se questo è un uomo, ha richiamato alla<br />

memoria altre due opere: L’Inferno di Dante<br />

e Il diario di Anna Frank, quest’ultimo letto<br />

da me perché sollec<strong>it</strong>ato dalla visione di un<br />

lungo film, tratto dalla riduzione teatrale<br />

(negli Stati Un<strong>it</strong>i) della versione purgata<br />

dal padre Otto e poi pubblicata con il t<strong>it</strong>olo<br />

originale, che, tradotto in <strong>it</strong>aliano, è quello<br />

di Retrocasa, ma universalmente poi noto<br />

come Il diario di Anna Frank. Ovviamente,<br />

l’incontro con Dante è avvenuto per motivi<br />

essenzialmente scolastici, ma ero ancora<br />

troppo giovane per poter apprezzare la<br />

bellezza, la solenn<strong>it</strong>à, la grandios<strong>it</strong>à e la<br />

compless<strong>it</strong>à dell’opera dantesca, seppure<br />

l’Inferno, come riconoscono gli stessi cr<strong>it</strong>ici,<br />

<strong>Marzo</strong> <strong>2003</strong><br />

Allo scientifico “Saluta” celebrato “Il giorno della<br />

memoria” con testi di Katzenelson, Lussu e Primo Levi.<br />

All’inferno e r<strong>it</strong>orno<br />

è quella cantica che più si avvicina alla nostra<br />

sensibil<strong>it</strong>à, non solo per il linguaggio,<br />

lo stile, ma perché avvertiamo personaggi,<br />

s<strong>it</strong>uazioni e temi dell’Inferno come vicini<br />

a noi, parte di noi, anche se la visione del<br />

poeta risente del clima medievale di cui<br />

Dante è esponente a pieno t<strong>it</strong>olo. Il padre<br />

della lingua <strong>it</strong>aliana immagina (o ci crede<br />

veramente) d’aver compiuto un viaggio<br />

negli inferi cristiani, alla maniera degli eroi<br />

pagani e m<strong>it</strong>i classici Ulisse e Enea, per<br />

indicare, però agli uomini del suo tempo<br />

che, pur smarrendosi nel peccato, possono,<br />

attraverso l’intervento della ragione<br />

(Virgilio) e della teologia (Beatrice) essere<br />

degni di godere della visione paradisiaca e<br />

salvifica di Dio nel Paradiso, attraverso la<br />

purificazione compiuta nel Purgatorio. Il<br />

t<strong>it</strong>olo stesso di Commedia rinvia, oltre che<br />

allo stile medio (tra quello solenne della tragedia<br />

e quello più umile dell’elegia), anche<br />

all’inizio tragico e al finale lieto.<br />

Quello di Dante è un viaggio, dunque,<br />

virtuale. Quello di Levi invece è un viaggio<br />

reale descr<strong>it</strong>to con linguaggio realistico,<br />

tant’è che questo autore viene collocato<br />

nel filone del neorealismo novecentesco o<br />

della memoralistica di guerra. Dante “vede”<br />

un Inferno oltremondano, Primo Levi vive<br />

un inferno terreno, quello del lager polacco<br />

Auschw<strong>it</strong>z, di famigerata memoria, vera e<br />

propria fabbrica di eliminazione di esseri<br />

umani – la così detta soluzione finale progettata<br />

da H<strong>it</strong>ler – specialmente di ebrei di<br />

null’altro colpevoli che d’essere di religione<br />

israel<strong>it</strong>ica o di appartenenza pura e semplice<br />

a quell’etnia.<br />

Se Dante ha sempre chiara la visione<br />

del suo viaggio, perché egli, seppure si<br />

sdoppia nel personaggio Dante, costruisce<br />

quel viaggio a tavolino, Primo Levi, a fatica<br />

prima, poi con maggiore fluid<strong>it</strong>à, certamente<br />

con grande dolore, rievoca quei momenti autobiografici,<br />

talmente inaud<strong>it</strong>i, tanto dolorosi<br />

a volte, che egli stesso, anni dopo, a tavolino,<br />

dub<strong>it</strong>a di averli veramente vissuti. Essendo<br />

di formazione classica (ha studiato al liceo<br />

“D’Azeglio” di Torino), essendo ab<strong>it</strong>uato dal<br />

suo hab<strong>it</strong>us di chimico al ragionamento, alla<br />

misura, egli, sostanzialmente, non indugia<br />

nel bello scrivere, non insegue gli artifici<br />

retorici per commuovere il lettore.<br />

La commozione viene dalla cosa in sé,<br />

rappresentata o meglio ricordata, con cruda<br />

semplic<strong>it</strong>à e, per contrasto, tanto più efficace,<br />

come per esempio quando accenna alla<br />

perd<strong>it</strong>a dei cari, dopo il lungo, estenuante e<br />

animalesco viaggio (mai dissetati, peggio<br />

trattati degli animali): “Scomparvero così,<br />

in un istante, a tradimento, le nostre donne,<br />

i nostri gen<strong>it</strong>ori, i nostri figli. Quasi nessuno<br />

ebbe modo di salutarli. Li vedemmo un po’<br />

di tempo come una massa oscura all’altra<br />

Cultura<br />

estrem<strong>it</strong>à della banchina, poi non vedemmo<br />

più nulla”. Altro non dice Levi, almeno in<br />

questo cap<strong>it</strong>olo, ma noi intuiamo – lo sappiamo<br />

già dalla Storia – che donne, gen<strong>it</strong>ori,<br />

figli saranno destinati alla dissoluzione<br />

fisica, persino alla dispersione delle ceneri,<br />

quasi a voler cancellare in fretta e furia le<br />

tracce per negare l’ident<strong>it</strong>à e l’esistenza di<br />

un popolo. Ma prima c’è la dissoluzione<br />

morale. “Finalmente si apre un’altra porta:<br />

eccoci tutti chiusi, nudi, tosati e in piedi,<br />

con i piedi nell’acqua e una sala di docce.<br />

Siamo soli, a poco a poco lo stupore si<br />

scioglie e parliamo e tutti domandano e<br />

nessuno risponde” – scrive Levi in un altro<br />

cap<strong>it</strong>olo e sembra quasi che il polisindeto<br />

(e… e… e…) sia venuto spontaneo. E<br />

riprende argomentando, usando il ragionamento,<br />

ma poi ponendosi interrogativi<br />

angosciosi umanamente comprensibili: “Se<br />

siamo nudi in una sala di docce, vuol dire<br />

che faremo la doccia. Se faremo la doccia,<br />

è perché<br />

Quando<br />

non ci ammaccano<br />

le alunne del<br />

ancora.<br />

liceo socio-<br />

E allora<br />

perché<br />

psico-pedagogico<br />

ci fanno stare<br />

ci<br />

in piedi<br />

hanno<br />

e<br />

esposto<br />

non ci danno<br />

le<br />

da<br />

loro<br />

bere,<br />

doglianze,<br />

e nessuno,<br />

ci hanno<br />

ci spiega<br />

mostrato<br />

niente<br />

della<br />

e non<br />

abbiamo<br />

lettera<br />

né<br />

che<br />

scarpe<br />

pubblichiamo<br />

né vest<strong>it</strong>i<br />

la<br />

ma<br />

copia<br />

siamo<br />

con<br />

tutti<br />

nudi tanto coi di piedi timbro nell’acqua, del protocollo e fa d’entrata freddo ed è<br />

cinque e le ricevute giorni che delle viaggiamo varie raccomandate.<br />

e non possiamo<br />

neppure I gen<strong>it</strong>ori sederci. di queste E le nostre ragazze donne?” ci hanno Questo<br />

fatto osservare che niente s’è mosso<br />

alla Provincia, nonostante per un quinquennio<br />

un augustano abbia avuto la

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