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01.06.2013 Views

strutture ecclesiastiche nel settembre 194320. Non è neppure noto se nel gennaio 1944 sia stato diffuso il secondo documento programma¬ tico della DC dal titolo "La parola dei democratici cristiani" 2 !. Se non fosse stato per il dibattito sull'unità dei cattolici in un solo partito, aperto da La Pira sulle colonne de "L'Avvenire d'Italia", non si sarebbe saputo molto su quanto avvenne in quel mondo. La vita della chiesa era regolata - com'è giusto che sia - dal cardinale. Solo che non è noto - almeno non è noto ufficialmente - il 'consiglio' che diede ai fedeli per la partecipazione alla vita politica e militare del tempo, anche se può essere ricavato indirettamente dagli editoriali di Manzini, il fedele divulgatore del suo pensiero. In quel periodo, lo ab¬ biamo visto, Manzini era preoccupato dell'andamento della guerra e dell'avanzata dell'Armata rossa verso il cuore dell'Europa, mentre la maggior parte dei bolognesi cominciavano a pensare alla possibilità — ma per non pochi era addirittura una cosa inevitabile - di arrivare allo scontro diretto con l'alleato nazista. Non solo i socialisti, ma anche il PCI e il PdA lo ritenevano lo sbocco naturale e necessario. Alla guerra antitedesca, che era nell'aria oltre che nella logica delle cose, si arrivò poche settimane dopo. 20 G. Spataro, / democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica, Milano, Monda¬ dori, 1968, p. 202. 21 Atti e documenti della Democrazia cristiana, cit., pp. 23-34. 78

Capitolo 10 GUERRA AI TEDESCHI Il nuovo conflitto, che si affiancò e sviluppò parallelo a quello in corso, scoppiò improvviso la sera dell'8 settembre quando, alle 19,45, il primo ministro Badoglio annunciò via radio la firma dell'armistizio con gli angloamericani. Mentre gli italiani cominciavano ad interro¬ garsi sul vero significato di quel messaggio - e non pochi lo interpre¬ tarono come un annuncio dì pace - i tedeschi si mossero con grande rapidità e decisione, secondo un piano studiato da tempo, e occuparo¬ no l'Italia. Bologna, il più importante nodo stradale della penisola, fu il loro primo obiettivo nella notte tra l'8 e il 9, per bloccare i collegamenti tra nord e sud. La città, mentre le truppe erano consegnate in caserma, cadde senza colpo ferire. "L'Assalto", rinato pochi giorni dopo, so¬ stenne che «poco più che settanta soldati germanici agli ordini di un tenente carrista viennese, il quale parla speditamente l'italiano con ac¬ cento veneto, occuparono la città...» il 9 settembre l . L'ufficiale si chiamava Theo Kenda 2 . Se gli occupatori di Bologna siano stati settanta o di più non è pos¬ sibile dire. Quello che è certo è che cadde senza lotta. Per i bolognesi - che vantano storiche vittorie sugli invasori di lingua tedesca, da quella di Fossalta del 1249 contro re Enzo, il figlio di Federico II, a quella della Montagnola del 1848 - fu una vergogna senza fine. Dop¬ pia vergogna perché i soldati che avrebbero dovuto difendere le loro 1 A noi!, in "L'Assalto", 15 ottobre 1943. 2 Il responsabile dell'Ovra bolognese - rimasto al suo posto dopo il 25 luglio e dopo I'8 settembre, ma non si sa con quale funzione e qualifica - in una relazione al capo della polizia della RSI, in data 14 marzo 1944, ha scritto che Kenda fu quasi subito al¬ lontanato da Bologna «dalle Autorità Germaniche per punizione a causa di malefatte compite. (Sembra trovisi addirittura detenuto)» (ACS, RSI, PS, 1943-45, b. 3). 79

Capitolo 10<br />

GUERRA AI TEDESCHI<br />

Il nuovo conflitto, che si affiancò e sviluppò parallelo a quello in<br />

corso, scoppiò improvviso la sera dell'8 settembre quando, alle 19,45,<br />

il primo ministro Badoglio annunciò via radio la firma dell'armistizio<br />

con gli angloamericani. Mentre gli italiani cominciavano ad interro¬<br />

garsi sul vero significato di quel messaggio - e non pochi lo interpre¬<br />

tarono come un annuncio dì pace - i tedeschi si mossero con grande<br />

rapidità e decisione, secondo un piano studiato da tempo, e occuparo¬<br />

no l'Italia.<br />

Bologna, il più importante nodo stradale della penisola, fu il loro<br />

primo obiettivo nella notte tra l'8 e il 9, per bloccare i collegamenti tra<br />

nord e sud. La città, mentre le truppe erano consegnate in caserma,<br />

cadde senza colpo ferire. "L'Assalto", rinato pochi giorni dopo, so¬<br />

stenne che «poco più che settanta soldati germanici agli ordini di un<br />

tenente carrista viennese, il quale parla speditamente l'italiano con ac¬<br />

cento veneto, occuparono la città...» il 9 settembre l<br />

. L'ufficiale si<br />

chiamava Theo Kenda 2<br />

.<br />

Se gli occupatori di Bologna siano stati settanta o di più non è pos¬<br />

sibile dire. Quello che è certo è che cadde senza lotta. Per i bolognesi<br />

- che vantano storiche vittorie sugli invasori di lingua tedesca, da<br />

quella di Fossalta del 1249 contro re Enzo, il figlio di Federico II, a<br />

quella della Montagnola del 1848 - fu una vergogna senza fine. Dop¬<br />

pia vergogna perché i soldati che avrebbero dovuto difendere le loro<br />

1 A noi!, in "L'Assalto", 15 ottobre 1943.<br />

2 Il responsabile dell'Ovra bolognese - rimasto al suo posto dopo il 25 luglio e dopo<br />

I'8 settembre, ma non si sa con quale funzione e qualifica - in una relazione al capo<br />

della polizia della RSI, in data 14 marzo 1944, ha scritto che Kenda fu quasi subito al¬<br />

lontanato da Bologna «dalle Autorità Germaniche per punizione a causa di malefatte<br />

compite. (Sembra trovisi addirittura detenuto)» (ACS, RSI, PS, 1943-45, b. 3).<br />

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