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bologna combatte PDF - Istituto Parri

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smo studentesco si era trasformato in «movimento contro il fascismo».<br />

Non per caso, la polizia cancellò più scritte murali nei primi sei mesi<br />

del 1943 che negli anni precedenti e, come non poteva non notare il<br />

prefetto nelle sue relazioni, gli alleati tedeschi facevano le spese mag¬<br />

giori. Su un muro della scuola elementare della frazione S. Sisto di<br />

Bologna fu scritto «Non vogliamo più i tedeschi. Non vogliamo più<br />

<strong>combatte</strong>re. Vogliamo pane, pace, libertà» 7<br />

. Il 4 giugno al titolare<br />

della latteria di via Mazzini 87 arrivò una lettera anonima. Diceva: «Sa¬<br />

rebbe ora che vi decidete a levare dalla vetrina quella stupida bandiera<br />

tedesca... prima che non si decidiamo noi a spaccarvi le lastre». Una<br />

missiva sgrammaticata, ma chiara quanto a significato politico. Gli agenti<br />

dovettero deaffiggere in città i manifesti che raffiguravano<br />

Mussolini che parlava con un'anziana donna. Davanti alla bocca della<br />

donna una matita anonima aveva scritto «Vogliamo pane e pace» 8<br />

.<br />

Puntualmente il questore, nella relazione del 28 febbraio 1943 al<br />

capo della polizia, annotò: «Si è dovuto infatti lamentare in questi ul¬<br />

timi tempi una recrudescenza di intemperanze verbali, scritte murali e<br />

diffusione di volantini e libelli sovversivi». È il frutto del «senso di<br />

stanchezza» generale, concluse, anche se «la popolazione si mantiene<br />

rassegnata» 9<br />

.<br />

Dei bolognesi si poteva dire di tutto, meno che fossero rassegnati.<br />

Non a caso furono decine e decine quelli che finirono in carcere negli<br />

ultimi mesi della dittatura per avere insultato pubblicamente Mussolini<br />

o imprecato contro la guerra. Tra gli arrestati vi fu Filippo Zoccoli, fi¬<br />

glio di Antonio il futuro presidente regionale del Comitato nazionale<br />

di liberazione. Il 23 maggio, mentre si trovava ad un corso premilitare,<br />

non volle acquistare il distintivo della GIL, l'organizzazione giovanile<br />

fascista. Finì a San Giovanni in Monte e dopo una settimana fu am¬<br />

monito e liberato 10<br />

.<br />

Erano gli ultimi colpi di coda di un regime morituro, sopravvissuto<br />

a se stesso, e che quasi certamente non si era accorto dell'arrivo della<br />

fine. Era talmente distaccato e lontano dalla società reale che finì per<br />

non capire le ragioni di quella caduta ingloriosa e annunciata. Sino<br />

all'ultimo si comportò come se avesse dovuto vivere mille anni. Negli<br />

ultimi sei mesi di vita mandò undici bolognesi al confino, sei in campo<br />

1978, p. 307.<br />

7 ACS, DPS, AG, 1943, b. 29, c.C. 2A.<br />

8 Idem.<br />

9 ACS, PG, PS, 1940-43, b. 12.<br />

10 ACS, DPS, AG, 1943, b. 29, c.C. 2A.<br />

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