bologna combatte PDF - Istituto Parri
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La preparazione era stata lunga, ma ora la saldatura tra i gruppi po¬<br />
liticizzati e gli altri era una realtà, almeno nei principali complessi. In<br />
mancanza di un organismo sindacale rappresentativo capace di coor¬<br />
dinare l'azione nelle fabbriche, la direzione politica fu lasciata al Co¬<br />
mitato unitario antifascista, il quale, non disponendo di analoghi orga¬<br />
nismi nelle aziende, si affidò ai delegati dei partiti di sinistra là dove esistevano.<br />
Furono questi attivisti di partito - del tutto privi di una desi¬<br />
gnazione della base - che ebbero il difficile compito di dare un senso<br />
e un indirizzo allo spontaneismo dei lavoratori e al loro malcontento e<br />
che riuscirono ad organizzarli, indicando la strada da seguire.<br />
Era insolita la struttura metà sindacale e metà politica che nacque<br />
nelle fabbriche in quel periodo. Non solo non aveva precedenti storici,<br />
almeno a Bologna, ma non si sapeva se avrebbe funzionato e retto alla<br />
prova dei fatti. Ogni fabbrica aveva un organismo che rispondeva alle<br />
esigenze ed alla situazione interna, ma che era del tutto diverso da<br />
quello di una fabbrica analoga per struttura e organizzazione. Il mo¬<br />
dello era insolito, ma funzionò. In gennaio partì la fonderia Calzoni<br />
con uno sciopero totale che durò una mattinata. In febbraio si ferma¬<br />
rono le operaie del maglificio Corni. Seguirono altre agitazioni in aziende<br />
minori. Ovunque le rivendicazioni prevedevano: aumento del<br />
salario; miglioramento delle condizioni di lavoro; aumento delle ra¬<br />
zioni alimentari; la fine del conflitto. Queste agitazioni furono le pri¬<br />
me avvisaglie dello sciopero politico che si sarebbe sviluppato in mar¬<br />
zo, in concomitanza con quelli di Milano, Torino e Genova, anche se<br />
la lotta delle aziende bolognesi non è paragonabile, per dimensione, a<br />
quella delle città del 'triangolo industriale'.<br />
Al Pirotecnico militare lo sciopero fu stroncato dalla polizia e non<br />
pochi operai finirono in carcere. I lavoratori del polverificio di Mara¬<br />
no il 5 marzo sospesero il lavoro dalle 11 alle 17. Altri massicci scio¬<br />
peri politici, sia pure in giorni diversi, si ebbero ancora alla Calzoni (di<br />
due scioperi organizzati ne fallì uno), alla Barbieri di Castel Maggiore,<br />
alla Buini & Grandi, all'Acma, al calzaturificio Montanari, alla Beca,<br />
alla Barbieri & Burzi e alla Curtisa, oltre che in altri complessi minori.<br />
Alla fine d'aprile oltre duemila operai intervennero a una riunione<br />
nella sede del sindacato fascista in piazza Malpighi, indetta per<br />
l'elezione dei rappresentanti di fabbrica. I lavoratori la trasformarono<br />
in una manifestazione contro la guerra e all'uscita la polizia tentò in¬<br />
vano di arrestarne alcuni. L'ultimo sciopero politico si ebbe in giugno<br />
quando gli spazzini sospesero per 24 ore la raccolta dei rifiuti urbani.<br />
Numerosi gli operai arrestati per queste agitazioni sindacali, tra i<br />
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