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bologna combatte PDF - Istituto Parri

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usava per i prezzi delle merci nelle vetrine. In uno di questi si legge<br />

«L'Italia libera e democratica non è morta. Italia di Garibaldi e di Toti<br />

svegliati! Il tuo pane va in Germania e i tuoi figli muoiono per una<br />

guerra non tua. Basta col fascismo».<br />

Numerosissimi quelli battuti a macchina su carta riso o vergatina<br />

molto adatta allo scopo perché leggerissima. Quasi sicuramente erano<br />

opera di singoli antifascisti, non collegati tra loro, e non di un gruppo<br />

organizzato. Si trattava di propaganda spontanea come le scritte mura¬<br />

li, che uscivano dall'animo esacerbato dei bolognesi. Così come erano<br />

esplosioni di rabbia spontanea le frasi che molti si lasciavano scappare<br />

in pubblico, per deprecare la guerra o inveire contro Mussolini, anche<br />

se raramente ci si dimenticava dei tedeschi, gli odiati alleati.<br />

In quel periodo i bolognesi arrestati per insulti rivolti in luogo pub¬<br />

blico al dittatore e al regime furono talmente tanti — e il numero au¬<br />

mentava continuamente - che questura e prefettura decisero di non<br />

deferirli più al Tribunale speciale o a quello ordinario, per non para¬<br />

lizzarne l'attività. Il prefetto si limitava a mandare la pratica alla<br />

Commissione provinciale con la proposta che riteneva giusta: da 10 a<br />

30 giorni di reclusione e la diffida o l'ammonizione. La Commissione<br />

provinciale aveva predisposto un modulo così concepito «Autorizzasi<br />

diffidare e trattenere in carcere giorni ... decorrenti data arresto». Per<br />

sveltire la pratica ed evitare processi ed eventuali ricorsi in appello, ma<br />

soprattutto per dare una tempestiva punizione ai responsabili, gli anti¬<br />

fascisti erano affidati ad un ispettore di polizia, quando andava bene,<br />

se non ad un brigadiere, i quali erano arbitri assoluti e insindacabili<br />

della vita dei malcapitati. Contro i provvedimenti della Commissione<br />

provinciale - emessi in assenza dell'interessato - non era previsto il ri¬<br />

corso in appello.<br />

Non è possibile indicare il numero, sia pure approssimativo, degli<br />

antifascisti condannati in via amministrativa, oltre che sbrigativa, per¬<br />

ché molte pratiche di quel periodo non finirono nel Casellario politico<br />

centrale, oggi depositato all'archivio nazionale. Per ragioni non note -<br />

probabilmente perché il regime cadde prima che potessero essere<br />

schedati, archiviati e inseriti nel Casellario - questi fascicoli oggi si tro¬<br />

vano dispersi in vari fondi e il loro reperimento è quanto mai proble¬<br />

matico. Non sono noti i nomi e il numero esatto di questi antifascisti,<br />

molti dei quali potevano essere occasionali, perché sorpresi ad inveire<br />

contro il dittatore in un momento di rabbia o mentre erano in preda ai<br />

fumi del vino.<br />

Il malumore verso il regime non era però una prerogativa delle clas-<br />

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