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logna - abbiano dato una valutazione molto seria se non preoccupata dell'accaduto perché nel necrologio, accanto alle firme di esponenti del PSI e del PRI, i tradizionali partiti antifascisti, figuravano quelle di avvocati che avevano militato nel PPI, l'ex partito cattolico, e nel PLI. Pur senza arrivare a ipotizzare una sorta di fronte unico tra i partiti prefascisti - un'operazione sempre respinta dai cattolici - i dirigenti del regime avrebbero potuto pensare che l'opposizione, nonostante i duri e ripetuti interventi repressivi, si fosse riorganizzata o stesse per farlo. In realtà i partiti di sinistra, i soli che avevano tenuto vivi gli ide¬ ali di libertà e non rinunciato alla lotta contro la dittatura, in quel pe¬ riodo erano disorganizzati, disorientati, ridotti ai minimi termini e, so¬ prattutto, divisi come non erano mai stati. Non esisteva, come non era mai esistita, una strategia antifascista comune, anche perché i pochi esponenti cattolici antifascisti non avevano alcuna intenzione di dialo¬ gare con i dirigenti dei partiti cosiddetti sovversivi e, meno che mai, di fare un progetto politico comune. 14
Capitolo 2 IL MONDO ANTIFASCISTA È A PEZZI I socialisti - il blocco più grosso della sinistra, in base alle elezioni politiche del 1924 1 , e che nelle amministrative del 1920 aveva raccolto il 58,2 per cento dei voti nel comune di Bologna - erano divisi, anche se in Francia, sin dal 1931, i massimalisti del PSI e i riformisti del PSU si erano uniti. I dirigenti più prestigiosi erano sparsi ai quattro venti, avendo avuto il bando dai fascisti, cioè la proibizione di vivere e lavora¬ re a Bologna. L'ex sindaco Francesco Zanardi aveva l'obbligo di abi¬ tare a Roma e, le poche volte che tornava a Bologna, era rispedito nella capitale con il foglio di via. Genuzio Bentini stava a Lodi e Giuseppe Massarenti era in manicomio a Roma. Appartenevano al gruppo diri¬ gente socialista sconfitto, ma non compromesso con il fascismo, a dif¬ ferenza di quant'era successo ai deputati massimalisti Ercole Bucco e Nicola Bombacci, usciti dal PSI per entrare nel PCI e finiti nel PNF. Bucco concluse la carriera politica come informatore della polizia e Bombacci a piazzale Loreto. Morto prematuramente il deputato Leonello Grossi e finiti in galera o al confino Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri, alla fine degli anni Trenta i militanti socialisti facevano riferimento a Vighi, Alberto Treb¬ bi, Carmine Mancinelli e Verenin Grazia, i quali - com'era capitato a Vighi - entravano e uscivano periodicamente dalla galera. Solo che Mancinelli e Grazia avevano un piccolo difetto d'origine: erano due militanti del PCI infiltrati nel PSR 1 Nelle politiche del 1921 il PSI ebbe 62.515 voti nella provincia di Bologna e 108.722 nella circoscrizione di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. In quelle del 1924 nella regione il PSU riformista ebbe 43.559 voti e il PSI massimalista 34.157. 2 Per la doppia tessera di Mancinelli cfr. G. Amendola, Lettere a Milano, Roma, Edito¬ ri riuniti, 1973, p. 98. Per Grazia, cfr. G. Masi, Racconto di una vita, Milano, Sellino, 1994, p. 104. 15
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Capitolo 2<br />
IL MONDO ANTIFASCISTA È A PEZZI<br />
I socialisti - il blocco più grosso della sinistra, in base alle elezioni<br />
politiche del 1924 1<br />
, e che nelle amministrative del 1920 aveva raccolto<br />
il 58,2 per cento dei voti nel comune di Bologna - erano divisi, anche<br />
se in Francia, sin dal 1931, i massimalisti del PSI e i riformisti del PSU<br />
si erano uniti. I dirigenti più prestigiosi erano sparsi ai quattro venti, avendo<br />
avuto il bando dai fascisti, cioè la proibizione di vivere e lavora¬<br />
re a Bologna. L'ex sindaco Francesco Zanardi aveva l'obbligo di abi¬<br />
tare a Roma e, le poche volte che tornava a Bologna, era rispedito nella<br />
capitale con il foglio di via. Genuzio Bentini stava a Lodi e Giuseppe<br />
Massarenti era in manicomio a Roma. Appartenevano al gruppo diri¬<br />
gente socialista sconfitto, ma non compromesso con il fascismo, a dif¬<br />
ferenza di quant'era successo ai deputati massimalisti Ercole Bucco e<br />
Nicola Bombacci, usciti dal PSI per entrare nel PCI e finiti nel PNF.<br />
Bucco concluse la carriera politica come informatore della polizia e<br />
Bombacci a piazzale Loreto.<br />
Morto prematuramente il deputato Leonello Grossi e finiti in galera<br />
o al confino Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri, alla fine degli anni<br />
Trenta i militanti socialisti facevano riferimento a Vighi, Alberto Treb¬<br />
bi, Carmine Mancinelli e Verenin Grazia, i quali - com'era capitato a<br />
Vighi - entravano e uscivano periodicamente dalla galera. Solo che<br />
Mancinelli e Grazia avevano un piccolo difetto d'origine: erano due<br />
militanti del PCI infiltrati nel PSR<br />
1<br />
Nelle politiche del 1921 il PSI ebbe 62.515 voti nella provincia di Bologna e<br />
108.722 nella circoscrizione di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. In quelle del 1924<br />
nella regione il PSU riformista ebbe 43.559 voti e il PSI massimalista 34.157.<br />
2 Per la doppia tessera di Mancinelli cfr. G. Amendola, Lettere a Milano, Roma, Edito¬<br />
ri riuniti, 1973, p. 98. Per Grazia, cfr. G. Masi, Racconto di una vita, Milano, Sellino,<br />
1994, p. 104.<br />
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