bologna combatte PDF - Istituto Parri
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Quelli che si erano arresi furono quasi tutti fucilati o inviati nei lager<br />
in Germania. Quelli che vendettero la vita dei compagni di lotta per<br />
salvare la propria, furono identificati e quasi tutti giustiziati dai parti¬<br />
giani. I fascisti, che il 28 ottobre avevano concesso una parvenza<br />
d'amnistia, approfittarono della crisi del movimento della Resistenza<br />
per colpirlo a morte. Le brigate partigiane persero più uomini nell'au¬<br />
tunno-inverno 1944 che in tutto l'anno, a causa soprattutto delle spie.<br />
I fascisti adottarono numerosi provvedimenti amministrativi per<br />
rendere impossibile la vita ai partigiani della città. I documenti di lavo¬<br />
ro decaddero e, per rinnovarli, gli interessati avrebbero dovuto pre¬<br />
sentarsi in questura o ad un comando tedesco. Per impedire che i pa¬<br />
trioti trovassero ospitalità presso amici o parenti, le famiglie furono<br />
obbligate ad esporre sulla porta di casa lo stalo di famiglia rilasciato<br />
dal comune. Poteva entrare in Bologna chi aveva la residenza e i con¬<br />
trolli - per superare la linea dello 'Sperrzone' - erano affidati alla<br />
famigerata Feldgendarmeria tedesca.<br />
Verso la metà di novembre - nel momento di massimo sbanda¬<br />
mento delle forze partigiane - in un appartamento di via Falegnami 8,<br />
si tenne una riunione dei comandanti delle formazioni Garibaldi. Ba¬<br />
rontini tracciò un quadro tragico e, senza citare Alexander, sostenne<br />
che occorreva sciogliere le principali formazioni e invitare i partigiani<br />
a nascondere le armi e a 'mascherarsi' in attesa della primavera. Solo<br />
Alcide Leonardi, comandante della 7 a<br />
GAP, si dichiarò d'accordo.<br />
Tutti gli altri si pronunciarono contro. Bertrando Pancaldi, che in quel<br />
periodo comandava un forte gruppo che operava in città e in provin¬<br />
cia, disse che era inutile continuare e fuggire, così come non sarebbe<br />
servito a nulla nascondersi e che l'unica speranza era quella di attacca¬<br />
re in città e da inseguiti divenire inseguitori. Le perdite sarebbero state<br />
pesanti, ma non esisteva altra possibilità.<br />
Barontini tentò invano di far valere il grado. Ha scritto anni dopo<br />
Pancaldi: «La replica di Dario è secca e tagliente: è un ordine derivante<br />
da una situazione difficilissima e da una modificata prospettiva milita¬<br />
re sul fronte italiano»!. L'ordine non passò e la tesi di Pancaldi - sia<br />
pure con qualche distinguo - fu accolta dal CLN e dal CUMER.<br />
Il 24 novembre il CUMER diffuse un lungo documento politico che<br />
iniziava: «I comandi tedeschi e tutti gli esecutori dei loro ordini sono<br />
ritenuti personalmente responsabili delle minacciate atrocità contro la<br />
popolazione civile. Essi saranno immediatamente giudicati come cri-<br />
1 B. Pancaldi, Verso la libertà, Bologna, sd (1965), p. 48.<br />
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