bologna combatte PDF - Istituto Parri
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a fresche d'inchiostro - e, in più, un traditore, avendo abbandonato il<br />
PNF all'indomani del delitto Matteotti. Ma ciò che sorprese maggior¬<br />
mente il federale e i gerarchi fu un altro aspetto ancora.<br />
Uno dei tre necrologi era firmato da settantatré avvocati, la metà dei<br />
quali esponenti dichiarati dell'antifascismo. Con quella firma avevano<br />
voluto ricordare l'amico e il collega, ma anche dare un segnale - al<br />
limite della sfida - e far sapere che non tutto era spento sotto le ceneri<br />
di quello che un tempo si chiamava regime democratico. Come non<br />
bastasse, il 3 aprile, durante un'udienza civile in Corte d'appello,<br />
l'avvocato Roberto Vighi, prima di perorare la causa del suo cliente,<br />
chiese e ottenne il permesso di ricordare il collega scomparso «asserto¬<br />
re e propugnatore di sentimenti di libertà e giustizia nazionale e so¬<br />
ciale». Al cordoglio si associò il presidente della corte.<br />
Mentre a Bologna il federale si affrettava a ritirare la tessera del PNF<br />
- il Partito nazionale fascista - a ventiquattro avvocati, rei di avere unito<br />
le loro firme a quelle di colleghi antifascisti, a Roma il caso finì<br />
sul tavolo di Mussolini. Il 10 aprile il dittatore ordinò l'arresto di<br />
Vighi, finito, il giorno stesso, a San Giovanni in Monte, allora sede<br />
delle carceri. Il 18 - mentre Vighi aveva avuto tutto il tempo per me¬<br />
ditare sugli inconvenienti dell'amicizia e della politica - giunse da<br />
Roma l'ordine di deferirlo alla Commissione provinciale. Quest'orga¬<br />
nismo poliziesco - che aveva il compito di giudicare i reati d'anti¬<br />
fascismo che non finivano al Tribunale speciale - fu molto zelante e il<br />
22 lo assegnò al confino per un anno.<br />
La sentenza, emessa in via amministrativa, era inappellabile. Sarebbe<br />
quindi andato sicuramente ad Agropoli - non lontano da Eboli, in<br />
provincia di Salerno — se Mussolini non avesse cambiato idea e annul¬<br />
lato il provvedimento. Il dittatore - che forse conosceva Vighi, avendo<br />
militato entrambi nel PSI un trentennio prima - non motivò le ragioni<br />
di tanta generosità e fece scarcerare l'ex compagno, al quale il questo¬<br />
re comminò la diffida a non compiere altri atti politici 6<br />
.<br />
È più che probabile che gerarchi fascisti, prefetto e questore - ma la<br />
cosa sarà verificabile quando si potranno consultare i documenti pre¬<br />
fettizi di quel periodo, non ancora versati all'Archivio di stato di Bo-<br />
6<br />
Per la vicenda cfr. R. Vighi, Per il socialismo, l'antifascismo, le autonomie, Bolo¬<br />
gna, Provincia di Bologna, 1984, p. 104. Alla fine del 1914, quando Mussolini ab¬<br />
bandonò il PSI e passò al campo interventista, Vighi scrisse sul settimanale socialista<br />
bolognese un articolo accorato, ma fermo, quanto a principii ideologici, nel quale espresse<br />
rammarico per la decisione de «il duce intemerato» [..] «il nostro duce perdu¬<br />
to» (R. Vighi, Crisi dello spirito?, in "La Squilla", n. 48, 28 novembre 1914).<br />
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