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4 - Gola gioconda

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sped. in A.P. 45% art. 2. comma 20/B legge 662/96 Prato CPO<br />

GOLA<br />

il piacere piacere<br />

2<br />

della della tavola tavola<br />

in Toscana Toscana<br />

2007 2007<br />

in Italia Italia<br />

€ 3,50 3,50<br />

nel mondo mondo edizioni Aida<br />

<strong>gioconda</strong><br />

Liguria - Salento<br />

Itinerari


Editoriale<br />

L’estate è arrivata o sta arrivando o arriverà.<br />

Non ci intratterremo anche noi sulle stagioni che<br />

non sono più come una volta, il surriscaldamento<br />

del pianeta, eccetera, eccetera, perché ci sembra<br />

inutile aggiungere inutilità al fiume di parole<br />

sull’argomento, peraltro importantissimo, anzi<br />

di vitale importanza. Ci limiteremo, come nostro<br />

costume (da bagno o meno, nel senso di adamitico), a<br />

discettare su argomenti abbastanza stagionali; ad<br />

esempio come ci vedono gli stranieri, cosa dicono e<br />

scrivono dei nostri ristoranti, delle nostre manie<br />

enogastronomiche, dei nostri cibi e vini. Lara Fantoni<br />

si è documentata, ha compiuto un’attenta ricognizione<br />

e ce ne racconta delle belle. Mentre Chiara Tacconi ci<br />

illumina sul mangiare in agriturismo: “dal produttore<br />

al consumatore”? Sembra facile... Scordatevi il latte<br />

appena munto e comunque andate e sperimentate,<br />

se possibile. E come esimerci da un test semiserio, anzi<br />

serissimo, sui gelati artigianali? Il sapiente Sandro<br />

Bosticco lo introduce, lo illustra, lo spiega e lo inizia,<br />

lasciando poi campo ad altri degustatori sguinzagliati<br />

a Firenze e dintorni per fare assaggi, redigere pagelle<br />

e dare consigli. E per finire con la bella stagione, ecco<br />

lo speciale vini su cosa, come e quando bere d’estate.<br />

Ma il numero di <strong>Gola</strong> non è tutto qui: c’è una bella<br />

galleria di personaggi (i nomi e i volti<br />

dell’enogastronomia, dalla designer di vini al<br />

presidente di consorzio), il lupo di mare che apre un<br />

ristorante in montagna, l’intervista a Margherita Buy. E<br />

gli itinerari, alla scoperta o alla riscoperta di Liguria e<br />

Salento; i locali per tutte le ore del giorno e della<br />

notte; i libri, i siti dei ristoranti, gli appuntamenti, un<br />

mare di notizie e, dulcis in fundo, De GustiBooks: le<br />

prime anticipazioni sulla rassegna che riunisce nella<br />

stessa occasione produttori di libri, di vino, di cibo, di<br />

video.<br />

Buone vacanze a tutti.<br />

1


s o m m a r i o<br />

Sei personaggi<br />

4 in cerca di... sapore<br />

6 Strani i giudizi degli stranieri!<br />

LARA FANTONI<br />

13<br />

18<br />

21<br />

27<br />

Nella vecchia fattoria...<br />

CHIARA TACCONI<br />

Margherita e i fiori fritti<br />

CHIARA TACCONI<br />

Lo skipper d’alta quota<br />

MARCO GHELFI<br />

Buontalenti e suoi fratelli<br />

SANDRO BOSTICCO<br />

Speciale Calici d’estate<br />

di ma.c.<br />

Gli itinerari di <strong>Gola</strong><br />

Liguria<br />

Archi, abbracci, parentesi<br />

di Giovannina Pelagatti


56 Viaggio in Salento<br />

ROBERTA PERNA<br />

58 Locali per un giorno<br />

61<br />

62<br />

Slow Food Firenze<br />

Non c’è 2 senza 3<br />

CRISTIANO MAESTRINI<br />

64 <strong>Gola</strong> a tre w<br />

SILVIA VIGIANI<br />

70<br />

Cibo tra le righe<br />

OLIVIA CHIERIGHINI<br />

De GustiBooks,<br />

il gusto di leggere<br />

FRANCESCA PALLECCHI<br />

72 Tutti a tavola, per piacere!<br />

74<br />

Appuntamenti<br />

con il gusto<br />

80 Winelovers<br />

<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong><br />

I piaceri della tavola<br />

in Toscana<br />

Trimestrale<br />

www.gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

Realizzazione editoriale, grafica,<br />

impaginazione, riproduzione<br />

immagini:<br />

edizioni Aida<br />

Via Maragliano 31/A,<br />

50144 Firenze<br />

Tel. 055 321841<br />

Fax 055 3215216<br />

Direttore editoriale<br />

Leonardo Romanelli<br />

Direttore responsabile<br />

Lirio Mangalaviti<br />

Coordinamento redazionale<br />

Chiara Tacconi<br />

In redazione<br />

Maurizio Izzo, Liliana Visani,<br />

Cristiano Maestrini,<br />

Silvia Vigiani<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Sandro Bosticco, Olivia<br />

Chierighini, Lara Fantoni,<br />

Marco Ghelfi, Francesca<br />

Pallecchi, Giovannina Pelagatti,<br />

Roberta Perna<br />

Progetto grafico<br />

Lucia Chieffo<br />

Copertina<br />

Chiara Raugei<br />

Disegni originali<br />

Chiara Raugei<br />

Abbonamento annuale<br />

(4 numeri) 12,00 euro da<br />

versare sul c/c postale<br />

n. 25030503, intestato a Aida,<br />

causale del versamento<br />

“abbonamento a 4 numeri di<br />

<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong>”<br />

Pubblicità:<br />

Aida srl, tel. 055 3218448<br />

Stampa<br />

Nuova Grafica Fiorentina,<br />

Firenze<br />

Aut. del Trib. di Firenze<br />

n. 4843 del 18/12/98


Sei personaggi<br />

in cerca di... sapore<br />

4<br />

Simonetta Doni<br />

Vestire le bottiglie<br />

L’abito non fa il monaco e una etichetta, seppur elegante e appropriata, non<br />

può modificare le caratteristiche intrinseche di un vino; eppure è sicuramente<br />

importante riuscire ad abbinare a un prodotto di qualità un segno che ne esalti<br />

la personalità. E questo è un banco di prova in cui lei ormai da anni si cimenta<br />

con successo, raccogliendo ordini e consensi anche al di fuori dei confini<br />

nazionali. «Da innocuo distintivo - dice Simonetta - l’etichetta è diventata<br />

arma strategica, uno degli elementi più importanti del marketing. L’etichetta<br />

dà infatti un’immagine estetica complessiva del prodotto e non di rado determina<br />

la scelta del consumatore». Dal 20 al 22 giugno Simonetta Doni apre il<br />

suo studio per Progetto per il vino futuro, un “Fuori Pitti” su inviti, con sorprendenti<br />

contaminazioni fra moda e wine design.<br />

Marco Baldini<br />

Meglio del prosciutto<br />

È meglio essere un’ottima spalla, piuttosto che qualche<br />

altra cosa così così. O almeno fino a quando l’esser tali<br />

garantisce successo e simpatia, perché incaponirsi su<br />

altre scelte? Così la mascella attualmente più famosa<br />

dello spettacolo italiano, assecondando il divo Fiorello,<br />

trova i suoi spazi perché è bravo a rispettare i tempi. E<br />

magari gigioneggia un po’ (e vende qualche copia del<br />

suo libro) su vizi passati (il gioco, le scommesse, i cavalli)<br />

per dimostrare che solo chi cade può risorgere.<br />

Ma solo se ha il fisico, a cominciare dalla faccia.<br />

Maddalena Mazzeschi<br />

Sempre sorridere<br />

C’è chi giura di non averla<br />

mai vista seriamernte imbufalita<br />

o palesemente contrariata<br />

(se non fosse una<br />

vera signora si potrebbe<br />

dire veramente incazzata).<br />

E dire che il suo è un mestiere<br />

da far saltare i nervi<br />

anche a un monaco tibetano.<br />

Si occupa di comunicazione,<br />

pr, promozione e<br />

uffici stampa per aziende<br />

vinicole; nel suo sito spiega<br />

benissimo cosa voglia<br />

dire oggi fare il suo mestiere;<br />

dispensa consigli e opinioni,<br />

con garbo e professonalità,<br />

come se stare tra<br />

produttori, operatori del<br />

settore e giornalisti fosse<br />

sempre come prendere il<br />

the con gli amici.


Marcello Crini<br />

Il cuore oltre<br />

la scrivania<br />

Quando la passione per la cucina è più<br />

forte anche del posto sicuro da ragioniere:<br />

Marcello Crini, una formazione<br />

di scuola alberghiera, ha lasciato giovanissimo<br />

il lavoro in banca per aprire il<br />

Salotto del Chianti a Mercatale Val di<br />

Pesa, un locale con pochi coperti, a conduzione<br />

quasi familiare. Il grande salto<br />

arriva nel 2000, quando si trasferisce alla<br />

“corte” degli Antinori presso l’Osteria<br />

di Passignano, dove con grande sensibilità<br />

è riuscito a creare uno staff giovane<br />

e dinamico. Maniaco delle materie prime<br />

(si dice che sia capace di alzarsi alle<br />

4 del mattino per comprare il parmigiano),<br />

fa della costante crescita formativa<br />

“sul campo” nelle più importanti zone<br />

vinicole uno dei punti di forza della sua<br />

professionalità.<br />

Giovanni Busi<br />

La scommessa di crescere<br />

Un’azienda vinicola guidata con successo ormai<br />

da anni, dal primo giorno di primavera<br />

di quest’anno presidente del Consorzio Chianti<br />

Rufina: chi gliel’ha fatto fare, ha detto qualcuno<br />

ben informato; una scelta obbligata, gli<br />

hanno risposto, perché pare fosse l’unico<br />

nome sul quale i produttori non si sono accapigliati<br />

e scagliati l’un contro l’altro. E che il<br />

nuovo presidente goda delle simpatie degli<br />

amministratori della cosa pubblica non è di<br />

secondaria importanza. Succede a Ferdinando<br />

Frescobaldi nel difficile compito di far finalmente<br />

decollare una zona sottovalutata e<br />

troppo spesso bistrattata.<br />

Barbara Tamburini<br />

Lanciarsi... nel vino<br />

Con competenza e grinta – la stessa che mette nell’altra sua grande passione, il paracadutismo<br />

– Barbara Tamburini, giovane e già affermata consulente di 24 aziende italiane,<br />

18 delle quali in Toscana, ha saputo ritagliarsi un posto di tutto rispetto nel panorama<br />

enologico nazionale. Originaria di una zona, quella di San Marcello Pistoiese, che non<br />

è propriamente terra a vocazione vitivinicola, si è appassionata al mondo del vino grazie<br />

soprattutto alla vicinanza con Vittorio Fiore, specializzandosi sulla produzione della<br />

costa toscana e della provincia di Pistoia.<br />

5


6<br />

Strani i giudizi<br />

degli stranieri!<br />

Mangiare e bere<br />

a Firenze<br />

e in Toscana<br />

secondo gli autori<br />

delle guide<br />

turistiche in lingua<br />

inglese e francese<br />

LARA FANTONI<br />

Esistono decine di guide turistiche dedicate a Firenze<br />

e alla Toscana, in tutte le lingue e in tutti i formati, per<br />

tutti i gusti e per tutte le tasche. Ma come vengono presentate<br />

città e regione in termini enogastronomici? Quali sono gli aspetti<br />

che colpiscono maggiormente gli autori delle guide e quindi,<br />

si presume, quelli destinati a influenzare, in bene o in male, i<br />

loro lettori? Valgono ancora gli antichi stereotipi (grandi abbuffate<br />

e fiasco di Chianti mediocre “a calo”; ristoratori un po’<br />

furbi quando non francamente ladri; eccesso d’olio e d’unto:<br />

pensiamo che nell’America dei gangster e del proibizionismo gli<br />

immigrati italiani erano detti greaseballs, ovvero palle di lardo,<br />

per la quantità di olio che erano capaci di usare, in cucina come<br />

sui capelli…), oppure l’immagine che gli stranieri hanno di cibo<br />

e vino di Toscana è cambiata in questi anni? E se è cambiata, in<br />

che direzione e in che misura?<br />

Per rispondere a qualcuno di questi interrogativi abbiamo sfo-


gliato alcune delle guide straniere più gettonate,<br />

limitandoci a quelle di lingua francese<br />

e inglese, spaziando dal Regno Unito<br />

all’America, dalla Francia all’Australia, e<br />

scegliendo naturalmente le ultime edizioni<br />

disponibili.<br />

La prima cosa che colpisce è il risalto che<br />

le guide danno alla struttura del tipico pasto<br />

italiano, sottolineandone la ricchezza<br />

esagerata: tutte segnalano l’articolazione tradizionale<br />

in cinque portate (antipasto, primo,<br />

secondo, contorno, dolce o dessert),<br />

ma poi aggiungono che ormai più nessuno,<br />

tanto meno gli italiani, si siede a tavola<br />

per un pasto completo di tal fatta, a meno<br />

che non sia in gioco un’occasione particolarmente<br />

festosa. Molte guide segnalano<br />

anche che non è più un problema fermarsi<br />

al primo, oppure limitarsi a un antipasto<br />

e a un secondo, mentre un tempo (non<br />

troppo lontano, ammettiamolo), il minimo<br />

che potesse capitare a chi, nostrale o<br />

forestiero, ordinava meno di un pasto dalla<br />

A alla Z, erano il sopracciglio sdegnosamente<br />

inarcato e lo sguardo di commiserazione<br />

del cameriere.<br />

Vero è che episodi del genere possono capitare<br />

ancora adesso, in locali molto turistici<br />

(e giustamente una delle guide, la Rou-<br />

➤<br />

Come sa di sale lo pane altrui<br />

Le guide<br />

Non c’è guida tra quelle analizzate che non lamenti, seppure con toni<br />

faceti, il fatto che il pane toscano sia senza sale. Ma nessuno che noti<br />

come il pane senza sale sia molto più salutare e duraturo di quello<br />

salato, e nemmeno nessuno che citi Dante “tu proverai sì come sa di sale<br />

lo pane altrui” (Paradiso, XVII, 58): se anche il divino poeta lo usa come<br />

metafora del masticare amaro, tanto vale ammettere che il pane salato<br />

ai toscani proprio non piace, non è (più solo) una questione economica.<br />

Restando nel campo dei prodotti da forno, miete invece grande successo<br />

tra gli autori di guide la schiacciata all’olio: ottimo rompidigiuno a buon<br />

mercato, disponibile a ogni angolo di strada e, se ben fatta, davvero<br />

celestiale; praticamente geniale, difficile fare di meglio, anche<br />

(soprattutto) per chi ha inventato il moderno fast food.<br />

Florence – City Guide, Lonely Planet, 2006<br />

Tuscany and Umbria, Lonely Planet, 2004<br />

La Lonely Planet, australiana con uffici<br />

negli Stati Uniti e in Inghilterra, è forse la<br />

più celebre delle case editrici anglofone<br />

specializzate in guide per viaggiatori<br />

indipendenti e attenti alla spesa.<br />

Tuscany and Umbria, The Rough Guide,<br />

2006<br />

Anche le Rough Guides, inglesi, hanno una<br />

lunga tradizione di affidabilità per chi in<br />

viaggio preferisce fare da sé e non è<br />

disposto a spendere troppo.<br />

Tuscany and Umbria, Frommer’s, 2006<br />

Le guide Frommer’s, americane, concedono<br />

qualcosa di più al lusso e sono ricche di<br />

consigli sulle esperienze da non perdere<br />

(es. sdraiarsi sull’erba in piazza dei Miracoli<br />

col sole in fronte…).<br />

Florence, Blue Guide, 2005<br />

Le Blue Guides, inglesi, sono estremamente<br />

ben informate e imbattibili sul patrimonio<br />

artistico, storico e culturale.<br />

Florence, La guide du routard, 2007<br />

Una guida storica per chi viaggia in<br />

proprio, particolarmente attenta agli<br />

indirizzi giusti per mangiare e bere e ai<br />

luoghi meno turistici e, naturellement, di<br />

charme.<br />

7


➤<br />

gh Guide, lo segnala). D’altra parte è vero anche che, una volta<br />

ogni tanto, sedersi a tavola con calma e godersi fino in fondo un<br />

pasto vero e articolato è una vera e propria esperienza, una delle<br />

migliori che si possano fare in Toscana: “Stare a tavola per ore è<br />

un’esperienza semplice, ma può dar luogo a una serata memorabile.<br />

Buoni amici, buona conversazione e vino buono possono<br />

far durare un pasto ben oltre le tre ore, e una cena italiana<br />

costituisce una scusa e un sistema perfetto, con le sue quattro<br />

o cinque portate, le lunghe pause, e formaggio, dolce, caffè e<br />

digestivo uno dopo l’altro, alla fine” (Frommer’s). Quando si<br />

dice dare dei buoni consigli…<br />

E passiamo a quelle che secondo le nostre guide sarebbero le<br />

basi, i fondamentali della cucina fiorentina e toscana. Ogni guida<br />

descrive giustamente la nostra cucina come povera, di origini<br />

contadine, di sapori semplici e immediati, basata sul pane, gli<br />

animali da cortile, le frattaglie e le erbe aromatiche; nessuno<br />

parla delle tecniche di “rifacimento” (prima infarinare e<br />

friggere, poi passare nella salsa) con cui si riuscivano ad ammannire<br />

pietanze usando pochissima materia prima; solo la ribollita<br />

viene ampiamente citata, ma quasi come se la ribollitura<br />

fosse sempre e comunque una fase obbligata della preparazione:<br />

non si spiega che la stessa minestra veniva servita a più riprese, la<br />

prima volta appena fatta, poi ribollita con il pane, e infine saltando<br />

in padella la ribollita avanzata. Chissà, forse sarebbe chiedere<br />

troppo alla comprensione di chi si è staccato dalla cultura contadina<br />

qualche generazione prima della maggior parte degli italiani.<br />

Olio, bistecca e pregiudizi<br />

Un coro unanime esalta l’olio extravergine d’oliva: lodato<br />

da tutte le guide come il migliore d’Italia (con buona<br />

pace degli olivicoltori liguri, gardesani e umbri), viene<br />

spesso giustamente accostato al vino per l’estrema attenzione<br />

che gli dedicano sia la normativa che i consumatori.<br />

Dunque il pregiudizio che vuole gli italiani<br />

unti e bisunti pare ampiamente superato. Un altro<br />

pregiudizio imperante, ma come pretendere che<br />

non sia così se anche noi residenti vi indulgiamo,<br />

è quello della bistecca alla fiorentina come “tipica”:<br />

se per tipico si intende anche storicamente radicato,<br />

allora la bistecca non lo è affatto, proprio per quella<br />

estrema povertà e sobrietà in cui affonda le radici la vera<br />

cucina toscana: fino a sessant’anni fa solo i veri ricchi si potevano<br />

permettere una vera costata di manzo. Se invece per ➤<br />

9


Florence secondo Emily<br />

Emily Wise Miller, The food lover’s guide to<br />

Florence, Ten Speed Press, 2007<br />

Ecco un piccolo libro prezioso, una guida di<br />

Firenze “per chi ama mangiare (bene)”; ricca di<br />

recensioni di locali e molto utile per il turista<br />

anglofono, è una lettura consigliata (lingua<br />

permettendo) anche per chi a Firenze si occupa di<br />

ristorazione, perché mette in luce i molti pregi<br />

dell’offerta enogastronomica cittadina, e allo<br />

stesso tempo ne evidenzia con garbo alcuni difetti<br />

inveterati e significativi. È interessante anche<br />

perché descrive con parole rivelatrici il rapporto<br />

viscerale dei fiorentini con il cibo. Un esempio:<br />

10<br />

➤<br />

tipico si intende qualcosa che è nato nel secondo dopoguerra<br />

come reazione alla fame patita fino ad allora, in questo caso<br />

possiamo accettare la bistecca come tipica e caratteristica della<br />

moderna cucina fiorentina. Restando nell’ambito della carne alla<br />

brace, va detto che è un po’ comico leggere, in un testo scritto<br />

da americani per americani, che a Firenze chiedere una bistecca<br />

“ben cotta” rischia di suscitare commiserazione, se non vera e<br />

propria contrarietà, nel personale di servizio: in fondo è esattamente<br />

quello che succede, chiedendo che un filet mignon o una<br />

sirloin steak siano well done, in una steak house newyorkese o<br />

texana. Se carne deve essere, allora carne sia, bene al sangue e<br />

sugosa. Di qua come di là dall’oceano Atlantico.<br />

E passiamo al vino: i capitoli dedicati nelle guide di Firenze e<br />

della Toscana sono ormai piuttosto lunghi e dettagliati. È interessante<br />

vedere la differenza di atteggiamento fra gli autori di<br />

lingua inglese e quelli di lingua francese: i primi parlano in termini<br />

entusiastici dei vini toscani, producendosi in lodi sperticate<br />

per il Brunello di Montalcino e il Nobile di Montepulciano,<br />

per il Chianti Classico e il Morellino di Scansano, segnalando<br />

un certo recente miglioramento anche nei vini bianchi e profondendosi<br />

in metaforiche riverenze davanti ai Supertuscan; molte<br />

guide in lingua inglese offrono anche un elenco di case vinicole<br />

di provata qualità, le preferite dall’autore. I cugini francesi invece<br />

affrontano l’argomento con una certa sufficienza e col loro<br />

proverbiale sciovinismo, iniziando col dire che i grandi vini italiani<br />

hanno un grande problema, quello di non essere esportati<br />

(e dunque bisogna andare a berli nei luoghi di produzione), per<br />

“Ho un’amica che vive a Los Angeles e si lamenta<br />

sempre di non trovare prodotti freschi e carne di<br />

qualità. Mi piace torturarla raccontandole di<br />

quando vado a fare la spesa a Firenze. Se voglio<br />

la ricotta, il negoziante mi chiede se la voglio di<br />

pecora o di mucca; se compro la vitella, posso<br />

sceglierla di latte, oppure che già mangia l’erba. Il<br />

prosciutto? Stagionato, ma quanto? Dolce o<br />

toscano? Le sarde fresche? Non solo le trovo, ma<br />

posso anche farmele pulire e filettare, e allo<br />

stesso prezzo”. Emily Wise Miller è una giovane<br />

giornalista e critica enogastronomica californiana<br />

che vive a Firenze da qualche anno.


Firenze vegetale<br />

È interessante registrare che chi scrive<br />

guide annovera fra i vegetali usati da<br />

fiorentini e toscani solo pochi nomi,<br />

sempre gli stessi: gli onnipresenti fagioli<br />

cannellini, i fagiolini verdi, gli spinaci, le<br />

patate e il pomodoro, con una menzione<br />

per il cavolo nero (che altrove non si trova<br />

e dunque fa molto “local”) nella ribollita,<br />

e una citazione noblesse oblige per funghi<br />

e tartufi. Fine. La spiegazione più<br />

probabile è che, siccome chi scrive una<br />

guida turistica descrive la realtà della<br />

ristorazione, non la cucina che si fa (o si<br />

faceva?) nelle case, quanto descritto è il<br />

risultato dell’abbandono, da parte dei<br />

ristoratori, delle tante ricette a base di<br />

verdure e legumi che un tempo<br />

costituivano la base dell’alimentazione.<br />

Tutte le guide prese in esame lamentano<br />

la carenza di offerta, a Firenze e ancora<br />

di più in Toscana, per vegetariani e<br />

vegani: c’è chi arriva a dire che spesso gli<br />

italiani “proprio non capiscono che uno<br />

possa non mangiare carne” (Rough Guide);<br />

ora, se questo è un po’ eccessivo, è vero<br />

però che spesso nei nostri ristoranti i<br />

vegetariani sono molto penalizzati.<br />

Quanto ai liquori: più che la bontà della nostra grappa, della<br />

sambuca e dello strega, ampiamente citati come pure il vin santo<br />

servito coi cantuccini, quello che sembra colpire l’immaginario<br />

degli stranieri, in particolare degli anglosassoni, è il fatto che<br />

gli italiani, al bar, raramente superano una singola dose di superalcolici,<br />

o addirittura di birra; la Rough Guide arriva ad avvertire<br />

i suoi lettori che “gli italiani sono capaci di stare per ore a<br />

parlare con una sola bevuta, e che questo è un problema perché<br />

provoca l’aumento dei prezzi degli alcolici”. Il commento sorge<br />

spontaneo: averne, di problemi così.<br />

In chiusura, il conto: qui le dolenti note sono le stesse per residenti<br />

e ospiti, ovvero servizio e coperto. Se il servizio come<br />

voce separata del conto può anche essere accettabile per la maggior<br />

parte degli stranieri (pensiamo agli americani, che sono<br />

abituati ad aggiungerlo perché non è mai compreso nel conto e<br />

lo stipendio fisso dei camerieri è da fame) e in fondo, per compensarlo,<br />

basta evitare di lasciare la mancia, la voce “pane e<br />

coperto” è considerata un furto bello e buono. E lo è davvero.<br />

➤<br />

cui nei ristoranti francesi si trovano quasi esclusivamente<br />

chianti, valpolicella e lambrusco (!) di pessima<br />

qualità. Proseguono poi affermando che, chissà<br />

come mai, i francesi ignorano certe meraviglie come<br />

il Brunello e il Nobile. C’è da chiedersi cosa penserebbero<br />

certi produttori italiani leggendo queste cose<br />

sulla Guide du routard… ma l’amore che i francesi<br />

hanno per il nettare di Bacco riesce comunque a<br />

venire fuori, e il capitolo si chiude con l’ammissione<br />

che un viaggio in Toscana è un vero paradiso per<br />

gli appassionati di vino e che i ricarichi sono quasi<br />

sempre molto corretti. E per finire, come nella<br />

migliore tradizione, caffè e liquori. Certo nessuna<br />

guida può permettersi di lesinare sulla spiegazione<br />

dei mille e uno modi di prendere il caffè in Italia:<br />

espresso, ristretto, doppio, lungo, americano, macchiato,<br />

al vetro, corretto; e poi caffellatte, cappuccino,<br />

latte macchiato. Tutte le guide concordano<br />

sulla assoluta superiorità del caffè italiano, e di quello<br />

fiorentino in particolare: uno stereotipo di quelli<br />

buoni che ancora regge. Così come regge il consiglio<br />

di non ordinare un cappuccino dopo pranzo, e<br />

comunque assolutamente non dopo cena: un gesto<br />

turistico quant’altri mai.<br />

11


Nella vecchia<br />

fattoria...<br />

La filiera corta. La tracciabilità.<br />

La cucina casalinga. La ristorazione a chilometri<br />

zero. Il biologico. Stai a vedere che per<br />

ritrovare tutto questo in un piatto ci resterà<br />

solo l’agriturismo. Perché in agriturismo si<br />

mangia anche molto bene. E se il volume di affari non è paragonabile<br />

a quello dei ristoranti, vale comunque la pena di capire<br />

cosa c’è in tavola, a cominciare dalla Toscana, dove su 3799<br />

aziende agrituristiche sono 858 a offrire pasti agli ospiti. Le loro<br />

cucine, dicevamo, sono forse la rappresentanza lillipuziana della<br />

filiera corta, così corta che rasenta il microcosmo autosufficiente,<br />

orto-pollaio-frutteto-vigna-olivi tutto intorno a casa; della cucina<br />

casalinga che significa davvero, a volte, mangiare gomito a go-<br />

Come e cosa si mangia in<br />

agriturismo? Scordatevi il latte<br />

appena munto. Ma per il resto<br />

la qualità è salva<br />

➤<br />

CHIARA TACCONI<br />

13


14<br />

Viva la tradizione<br />

➤<br />

C’è chi cerca di proporre i piatti della tradizione<br />

mantenendo comunque una certa attenzione,<br />

con pazienza quasi materna, al palato difficile<br />

del turista. Come alla Fattoria Rozzalupi a<br />

Cerreto Guidi (www.fattoriarozzalupi.it), una<br />

trentina di posti letto fra camere e<br />

appartamenti, con la colazione e la cena su<br />

richiesta. Non sempre l’olandese o il tedesco<br />

capiscono il valore dei piatti che hanno di fronte,<br />

“noi prepariamo la torta alle mele o crostate con<br />

la marmellata fatta in casa e con la nostra frutta<br />

biologica, ma i clienti chiedono sempre e<br />

comunque anche affettati, yogurt cereali”, come<br />

fossero in albergo. E anche proporre un menu<br />

tipicissimo non è sempre facile: “abbiamo<br />

provato a mettere in tavola il coniglio, ma non<br />

mito con i padroni di casa. Ma c’è molto di più in questo<br />

particolare segmento di ristorazione, senza stelle né forchette,<br />

che quasi nessuno si premura di raccontare. Ci<br />

ha provato Carlo Cambi, giornalista ed editore enogastronomico,<br />

sempre in cerca della sostanza a scapito<br />

dell’apparenza, che ha appena pubblicato la guida Gli<br />

agriturismi del Gambero Rozzo (con la zeta). “Fortunatamente<br />

la Toscana, grazie alla legge regionale, ha frenato<br />

la moda di trasformare l’agriturismo in tante ville<br />

in collina per banchetti e matrimoni.<br />

L’agriturismo toscano, forse<br />

insieme a quello trentino, secondo<br />

noi è il migliore d’Italia; e<br />

non solo per l’accoglienza, ma anche<br />

dal punto di vista della tavola”.<br />

In Toscana, racconta, si può trovare<br />

ancora il posto in cui mangiare, insieme<br />

alla padrona-cuoca, le ricette ormai<br />

aggrappate a uno scampolo di territorio:<br />

trippa, ossobuco, punta di petto, papera...<br />

incontra, gli garbano le cose senz’osso, che si<br />

masticano poco; e allora facciamo fettine o<br />

polpettone. Anche la pasta, sembra che vogliano<br />

sempre e solo lasagne in forno…”. Difficile<br />

seguire le esigenze degli stranieri, le normative,<br />

ed essere felici? “La cucina è moderna, a norma,<br />

tutta di acciaio, ma con così pochi coperti ce la<br />

facciamo, è come una cucina di casa. Aprire<br />

anche agli esterni? Ci piacerebbe, oggi la legge<br />

prevede di fare solo eventi e degustazioni, una<br />

ventina in tutto l’anno, non è quello che fa per<br />

noi”. Intanto, anche per pochi pasti al giorno, ci<br />

sono piccoli e grandi accorgimenti da seguire, ad<br />

esempio la deliziosa marmellata di casa va<br />

servita in monoporzioni e gli avanzi si buttano,<br />

ma è cosa da poco.


Dura lex...<br />

“Sale pepe e caffè: solo questo compriamo, il<br />

resto è tutto nostro”. Chianti Classico, olio,<br />

frutta e ortaggi, animali da cortile e una buona<br />

produzione di salumi di cinta senese. Massanera<br />

è un agriturismo storico, a San Casciano in<br />

Val di Pesa (www.massanera.com), con prodotti<br />

biologici e ristorante da una cinquantina di<br />

coperti, che organizza anche degustazioni ed<br />

eventi come consente la legge.<br />

Gli ospiti hanno appartamenti, quindi niente<br />

colazione; gli stranieri stanno attenti a risparmiare<br />

e cucinano da soli, gli italiani sono più<br />

disponibili a sedersi al ristorante. Chi si ferma<br />

una settimana è invitato a cena una volta e se<br />

vuole può prenotarne altre. Il proprietario,<br />

Carlo Cattaneo, spiega che “le normative ci<br />

strozzano, la nuova legge è in competizione<br />

con la vecchia che non è stata abrogata, allora<br />

Bio: logico e dinamico<br />

Un percorso particolare quello dell’agriturismo Il Cerreto: una<br />

coppia di professionisti fuggita da Milano con bimbi piccoli al<br />

seguito che si reinventa una vita qui, nelle campagne di Volterra.<br />

Un’azienda agricola biologica, anzi biodinamica (www.bio<br />

agriturismoilcerreto.it), e la bella torre settecentesca e gli appartamenti<br />

circostanti restaurati secondo la bioedilizia. Il Cerreto<br />

porta sulla tavola dei propri ospiti cereali, legumi, olio,<br />

frutta, ortaggi, ma anche farine e pasta. Vendita diretta ai turisti<br />

o a ai viandanti, degustazioni, visite aziendali per gruppi.<br />

La clientela parla soprattutto tedesco, ma si vedono anche molti<br />

francesi, belgi e italiani. Qui la colazione è un buffet di prodotti<br />

biologici, non tutti aziendali (ma il pane sì, è fatto in casa).<br />

Qui per forza di cose il menu toscano deve essere accompagnato<br />

da cibi un po’ particolari per vegetariani e vegani, dal<br />

seitan in poi, ma se volete la carne in tavola ve la serviranno<br />

biologica, acquistata dalle fattorie circostanti. “Chi si ferma a<br />

dormire qui – racconta il titolare, Carlo Brivio - ha come mi-<br />

ci barcameniamo per fare meno errori possibili.<br />

Basterebbe una legge, per come si deve, per il<br />

resto ci organizziamo da soli; siamo abbastanza<br />

stupidi per interpretare una legge intelligente<br />

e troppo intelligenti per interpretare una<br />

legge stupida. Certo, nella preparazione dei<br />

cibi ci stiamo attenti, è una cosa delicata, ma<br />

abbiamo la cucina in regola, sette frigoriferi,<br />

dispense come si deve, bagno per i cuochi,<br />

insomma siamo a livello di un buon ristorante.<br />

Cosa servirebbe? Semplificare prima di tutto<br />

(per ammazzare un piccione o un coniglio non<br />

puoi andare al macello…) e per esempio mi<br />

piacerebbe tenere le mucche, offrire il latte<br />

appena munto, ma guai! Sarebbe molto<br />

apprezzato dai turisti del nord Europa; in<br />

Francia e Germania lo fanno, si vede che sono<br />

più furbi di noi”.<br />

➤<br />

15


➤<br />

nimo interesse a vedere l’azienda, capire come<br />

funziona la filiera. Allora poi si ferma a cena,<br />

compra la roba per sé e per fare regali, perché<br />

si rende conto del lavoro che c’è dietro. Mettersi<br />

a norma non è stato difficile, anche riguardo<br />

alla cucina. Il problema principale è culturale.<br />

Ma lo sa che gli stranieri sono molto più propensi ad<br />

apprezzare questi prodotti? E infatti in Italia la maggiore parte<br />

del biologico si esporta... Ci vorrebbe più promozione del territorio,<br />

ci sono timidi tentativi ma non basta. Oggi i ristoratori<br />

sono in mano a distributori di materie prime, e succede<br />

che troviamo piatti tipici fatti con prodotti che non c’entrano<br />

nulla col territorio, il pane locale senza un briciolo di<br />

farina locale e così via. Noi facciamo un’esperienza piccola<br />

ma che può portare reddito, facciamo network con alte<br />

aziende agricole, richiamiamo turisti che poi vogliono conoscere<br />

il territorio, vedere, acquistare”. Altra voce è<br />

quella dell’agriturismo San Vito in Fior di Selva, pionieri<br />

dell’ospitalità e della produzione biologica (www.sanvito.com),<br />

a Montelupo Fiorentino. Qui i clienti stranieri<br />

e italiani cercano la tipicità. “Abbiamo provato con la cucina<br />

toscana rivisitata – racconta Linda Lotti, responsabile del settore<br />

agrituristico – e nonostante la bravura della chef abbiamo<br />

capito che non era ciò che i turisti cercavano. Vogliono sempre<br />

e comunque la minestra di pane, la pappa al pomodoro, le bistecche...<br />

e soprattutto cercano la quantità! La mattina offriamo<br />

una colazione italiana, torte fatte in casa, cornetto e cappuccino<br />

e qualcosa di salato. Gli americani e gli australiani vorrebbero<br />

uova e bacon ma gli spieghiamo che siamo in Italia... Le restrizioni<br />

sono molte, non possiamo fare tutto quello che vorremmo.<br />

Abbiamo però la licenza anche per esterni e facciamo il pieno<br />

nel fine settimana o con gruppi business e organizziamo serate a<br />

tema, degustazioni, cene-spettacolo con le compagnie teatrali”.<br />

Con buona pace di chi pensa di trovare in agriturismo solo la<br />

nonnina che fa le torte.<br />

La bellezza della natura<br />

L’incanto del paesaggio<br />

La bontà dei piatti tipici<br />

Ristorante la Casa di Caccia<br />

Nel cuore ➤del<br />

Mugello<br />

Loc. Farneto Roti - Vicchio (Firenze)<br />

Tel. 055 8407629 Fax 055 8407007<br />

17<br />

Info@ristorantelacasadicaccia.com - www.ristorantelacasadicaccia.com


Margherita<br />

e i fiori fritti<br />

18<br />

Cinema, tavola, vino:<br />

l’attrice per metà<br />

toscana si racconta<br />

CHIARA TACCONI<br />

Elegante, un filo di trucco, Margherita Buy riceve a Siena<br />

il “premio speciale” dell’Enoteca Italiana, in occasione della<br />

consegna dei riconoscimenti per la Settimana dei Vini. L’attrice<br />

ringrazia: «Sono felicissima di ricevere questo riconoscimento<br />

in una città così suggestiva e in una terra, la Toscana, a cui sono<br />

strettamente legata affettivamente. Amo il vino italiano e sono<br />

ben lieta di sostenerlo in tutto il mondo anche grazie a questo<br />

premio».<br />

È possibile che il cinema italiano diventi nel mondo un marchio<br />

d’eccellenza con pochi rivali, apprezzato e riconosciuto<br />

ovunque come un Chianti o un Brunello? Che cosa manca?<br />

Eh, magari, sarebbe bellissimo. Che cosa manca... Forse facciamo<br />

poche cose, troppo poche.<br />

C’è un film che ha apprezzato per come racconta il mondo<br />

del cibo o del vino?<br />

Sì, mi è piaciuto molto quello americano, uscito qualche anno<br />

fa, che racconta questo viaggio di due amici alla ricerca del<br />

vino...


Sideways?<br />

Ecco, sono riusciti a fare un bel film sul vino. Ma perché loro?<br />

Perché non ci abbiamo pensato noi? Ormai l’hanno fatto!<br />

Ha un ricordo particolare legato al suo lavoro nel cinema e<br />

contemporaneamente al cibo o al vino? Una cena sul set...<br />

un personaggio famoso con particolari<br />

passioni gastronomi-<br />

che...?<br />

Come no… c’era Abatantuono<br />

che da vero cultore della buona<br />

tavola su qualunque set aveva<br />

la sua roulotte con il cuoco<br />

personale. Noi attori siamo<br />

condannati a mangiare quegli<br />

orrendi cestini durante le<br />

riprese, e lui invece si faceva<br />

preparare delle cose buonissime.<br />

Quanto conosce la Toscana?<br />

Quali sono i<br />

piatti e i vini che le vengono<br />

in mente?<br />

Ce ne sono tanti... Così<br />

a bruciapelo, direi la panzanel-<br />

Margherita<br />

Buy<br />

15/01/1962<br />

Roma, Italia<br />

Italiana<br />

Attrice<br />

Capricorno<br />

biondi<br />

grandi,verde-azzuro<br />

bellissima<br />

la. Ma anche il coniglio alla cacciatora. Io sono<br />

per metà toscana, da parte di mia madre, quindi conosco bene<br />

questa regione. Per il vino, mi piace bere quello della zona in<br />

cui mi trovo. Dove ha la casa mia madre si produce il vino che<br />

prima si chiamava Chianti Putto, io mi ricordo di aver sempre<br />

bevuto quello quando ero da lei.<br />

Poteva andare peggio...<br />

(ride) Sì, poteva andare peggio.<br />

Qual è la sua “cena perfetta”: a casa, in un ristorante famoso,<br />

in un luogo particolare?<br />

La mia cena perfetta è mangiare fritto fino a stare male. Pollo<br />

fritto e fiori fritti. Ma i fiori non devono essere riempiti di<br />

mozzarella, acciughe e tutta quella roba come fanno a Roma. A<br />

me piacciono quelli alla toscana, solo fiori. E il pollo deve essere<br />

fritto in una pastella leggera, come fa mia madre, acqua, farina e<br />

un po’ di birra, senza uovo. Prima lo lascia a bagno nell’aceto e<br />

nel sale per ammorbidire, e poi lo passa nella pastella e lo fa<br />

friggere. Ci vuole molta pazienza, una quarantina di minuti solo<br />

per cuocere... Ma poi il risultato è buonissimo: morbido dentro<br />

e croccante fuori.<br />

19


Lo skipper<br />

d’alta quota<br />

Il lupo di mare si è trasformato in lupo di montagna.<br />

Nessuna storia di licantropi o animali strani, ma la curiosa avventura<br />

di Michele Pedretti, per tutti Mike, che dopo una vita<br />

in barca a vela ha trovato in mezzo a un bosco il suo spicchio<br />

d’Oceano. Per farcela raccontare abbiamo attraversato gli Appennini<br />

che separano Emilia e Toscana arrivando fino a Vidiciatico,<br />

nel bolognese, in località Budiara. Non un pugno di case<br />

come si dice di solito, ma un unico casolare spuntato quasi per<br />

caso tra i faggi e i castagni del Parco del Corno alle Scale. A<br />

tenere indaffarato Mike non sono più oggi vele e timone, ma i<br />

tanti che vengono a trovarlo alla Trattoria di Budiara, il locale<br />

che dal 2002 guida assieme a Simona Tonielli, compagna di<br />

sempre e moglie da quasi quattro anni (sposata proprio quassù e<br />

che voci insistenti ci assicurano essere ballerina provetta).<br />

➤<br />

MARCO GHELFI<br />

Dopo anni in barca a vela,<br />

Mike ha aperto con la moglie<br />

un ristorante. In montagna<br />

Trattoria di Budiara<br />

Via Montegrande 55<br />

Vidiciatico (BO)<br />

Tel: 338.2535099<br />

Prezzo medio: 25 euro<br />

Aperto: venerdì a cena,<br />

sabato a pranzo e cena,<br />

domenica a pranzo<br />

(sempre a luglio e agosto,<br />

escluso la domenica<br />

a cena e il lunedì)<br />

Ferie: febbraio-marzo<br />

21


➤<br />

Ci sediamo al fresco del portico, con lo sguardo allo splendido prato che<br />

sale al ristorante e sul tavolo un paio di bottiglie, il cui livello scenderà<br />

inesorabile nel corso della nostra chiacchierata.<br />

Mike, quello tuo per il mare è un amore che nasce da lontano…<br />

Eh già, anche se le vacanze della mia infanzia le ho passate fra queste<br />

montagne, a caccia di funghi con mio padre. Le prime ferie “in libertà”<br />

mi portarono invece sulle spiagge romagnole. Cominciai con il surf,<br />

finché un giorno feci un giro in barca a vela…<br />

Un colpo di fulmine?<br />

Direi proprio di sì... Mentre il surf, per quanto bello, aveva comunque<br />

dei limiti, questi scomparivano una volta in barca, dove la tua casa ti<br />

segue ovunque decidi di andare. Dopo aver preso la patente nautica<br />

partecipai a un “corso di regata” in Francia, e poi alle prime gare come<br />

marinaio. Il mare mi dava una carica incredibile, era una passione che<br />

sentivo crescere dentro.<br />

E che ti ha portato a navigare fin dall’altra parte del mondo.<br />

A 25 anni un imprenditore deciso a fare attività di charter - trasporto<br />

passeggeri - nei mari d’Europa e poi ai Caraibi d’inverno, mi chiese se<br />

volevo dargli una mano… lavorammo insieme per due anni. Partivamo a<br />

La ricetta<br />

Strigoli, asparagi,<br />

prosciutto e burrata<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

320 g di strigoli, 1 mazzo di asparagi<br />

(circa 400 g), 200 g di burrata,<br />

2 scalogni, 4 fette di prosciutto crudo,<br />

olio extra vergine d’oliva,<br />

sale e pepe.<br />

Lavare gli asparagi, scottarli 6/7 minuti in acqua bollente, scolarli e tagliarli<br />

a fettine di circa 2 cm. Sbucciare gli scalogni, tagliarli e farli rosolare in padella<br />

con un po’ d’olio extra vergine d’oliva. Aggiungere gli asparagi, salare, pepare<br />

e far cuocere per 4/5 minuti. Nel frattempo abbrustolire le fette di prosciutto<br />

in forno già ben caldo, sui 180°, per circa 3 minuti. Cuocere gli strigoli<br />

in abbondante acqua salata, scolarli e versarli nella padella con il condimento,<br />

facendo saltare il tutto. Impiattare aggiungendo il prosciutto abbrustolito<br />

spezzettato e la burrata a fiocchetti.<br />

➤<br />

23


24<br />

Mike e Simona<br />

La dieta di regata<br />

Dura la vita fra randa e timone, alberi e<br />

spinnaker... ma come si placa la fame in regata<br />

attorno al mondo? Fra una tappa e l’altra può<br />

trascorrere anche un mese e mezzo, e ad ogni<br />

sosta si carica quel poco che si può. Fondamentale<br />

diventa dunque l’abilità di chi sta ai fornelli, che<br />

cucina in continuazione per l’equipaggio a riposo.<br />

Gioia del palato i primi giorni, con precedenza a<br />

carni e verdure, più velocemente deperibili. Il resto<br />

del viaggio è soprattutto pasta, a fantasia (e<br />

arrangiamento) del cuoco, e neanche a dirlo pesce,<br />

catturato con le reti sempre in mare. Va meglio a<br />

chi ha la macchina per desalinizzare l’acqua marina:<br />

il posto delle bottiglie di minerale si può infatti<br />

destinare a quelle di vino per un brindisi ogni tanto,<br />

onde permettendo...<br />

➤<br />

fine novembre, tappa alle Canarie e poi via fino in Martinica,<br />

per un mesetto di viaggio in tutto. A volte imbarcavamo personaggi<br />

insoliti, compresi cercatori d’oro alla volta del Perù. Più<br />

dure erano le traversate di ritorno, verso aprile, perché la rotta<br />

ci portava a nord, tra freddo e venti contrari.<br />

Com’è arrivata l’esperienza nel ruolo di skipper di regata?<br />

Nel 1994 mi offrirono di partecipare alla gara “Europa Round<br />

the World Rally”, giro del mondo in 18 tappe, come skipper,<br />

capitano di uno dei due turni di equipaggio che si alternavano<br />

alla guida. Un’esperienza stupenda, che dopo due anni e mezzo<br />

ci riportò a terra da vincitori.<br />

Continuai guidando barche di lusso, ma<br />

alla lunga la cosa mi stancò. Non era questo<br />

il mio modo di intendere il rapporto<br />

con il mare, che è soprattutto libertà, assenza<br />

di compromessi. Partii con un<br />

amico per il Venezuela, da dove risalimmo<br />

fino al confine con il Canada, fermandoci<br />

a lavorare man mano che finivano<br />

i soldi. Dopo un anno cominciai a<br />

sentire la voglia di tornare, di stare con<br />

Simona, che già mi aveva sopportato per<br />

tutto questo tempo... e la scelta ricadde<br />

sulla terra ferma!<br />

Immaginiamo non sia stato facile il ritorno<br />

a Bologna, che ti sentissi un po’<br />

come un pesce fuor d’acqua, tanto per<br />

rimanere in tema…<br />

In effetti... Iniziai a lavorare, ma facevo


fatica ad abituarmi al tran tran cittadino. Cominciai a guardarmi<br />

intorno, in cerca di un posto che potesse donarmi la stessa<br />

serenità dell’Oceano. Il pensiero tornava sempre più spesso a<br />

Vidiciatico, e in particolare a Budiara, a questa vecchia casa in<br />

sasso che ricordavo fin da piccolo. Un’antica stalla per l’alpeggio<br />

del bestiame risalente al 1856, da oltre trent’anni abbandonata al<br />

suo destino. Con Simona investimmo i risparmi di una vita, e<br />

pur con qualche difficoltà concludemmo l’acquisto nel 2001.<br />

Avevate trovato il vostro buen ritiro insomma. Ma come è<br />

nata l’idea del ristorante?<br />

La colpa è in un certo senso di Simona, o meglio della sua cucina.<br />

Non di rado radunavamo a cena anche venti persone, sempre<br />

entusiaste di ciò che preparava. A un certo punto è venuto<br />

naturale chiederci: perché non provare? In mare la dieta prevedeva<br />

quasi esclusivamente pesce, e l’unica cosa decente che si<br />

riusciva a bere era il rum... le mie voglie culinarie erano state un<br />

po’ represse insomma, e l’idea di aprire un ristorante tutto nostro<br />

mi stuzzicò non poco. E così, mentre io lavoravo alla ristrutturazione<br />

qui a Budiara – fra le tante cose mancava la luce,<br />

per l’acqua è stato necessario incanalare una sorgente di proprietà,<br />

e l’ultimo tratto di strada è stato asfaltato solo due anni fa<br />

– Simona fece un po’ esperienza in giro per ristoranti, giusto per<br />

farsi un’idea sul come organizzare quantitativi non più da rimpatriate<br />

fra amici.<br />

Soddisfatti della vostra scelta?<br />

Assolutamente sì. Quello che fa più piacere è che oltre ai tanti<br />

amici di qua tornano a trovarci in molti dalla vicina Toscana, da<br />

Bologna, da Ferrara... e anche dal mare!<br />

Si naviga in acque più tranquille al timone di una barca o di<br />

un ristorante?<br />

Sono due cose molto diverse in realtà. In barca ci sono altri tipi<br />

di responsabilità, in certe situazioni di pericolo rischi parecchio<br />

assieme al tuo equipaggio. Anche un locale ti dà da fare, c’è<br />

sempre da correre parecchio. Ma tutto sommato direi che è più<br />

sicuro, almeno dal punto di vista fisico!<br />

Che rapporto hai oggi con il mare?<br />

È un amore che non si può cancellare, e appena arriva il periodo<br />

di ferie Simona ed io ne approfittiamo per andare a trovare i<br />

vecchi compagni che ancora fanno questo lavoro. Ma stare qui<br />

a Budiara è per me come essere in mezzo al mare, anzi, per certi<br />

versi anche meglio... almeno quando tira aria di tempesta ci si<br />

può chiudere in casa davanti al caminetto con una buona bottiglia<br />

di vino, aspettando senza fretta che fuori si calmi.<br />

In Cambusa<br />

Una cucina casalinga nel vero<br />

senso della parola, perché i<br />

fornelli di casa – e a volte di<br />

bordo – sono stati la loro<br />

unica palestra. “Dalla pasta<br />

al dolce prepariamo tutto da<br />

noi – spiega Mike – variando<br />

l’offerta a seconda dei<br />

prodotti che si trovano in<br />

stagione”. Si va così dai<br />

funghi, fra i protagonisti a<br />

partire dall’autunno, alla<br />

carne, passando per ricette<br />

più fresche e sfiziose quando<br />

si fa caldo, comunque sempre<br />

con materie prime del<br />

periodo. “Vista poi la<br />

posizione non certo di<br />

passaggio cerchiamo di<br />

offrire cose mai scontate,<br />

motivo per cui, accanto a<br />

primi e specialità che non<br />

possono proprio mancare, le<br />

altre proposte cambiano in<br />

continuazione”.<br />

25


Buontalenti<br />

e i suoi fratelli<br />

Si tratta di uno dei grandi successi<br />

italiani sulla scena gastronomica mondiale:<br />

i colori del gelato, in tanti paesi, sono il verde-bianco-rosso<br />

della bandiera nazionale. La<br />

qualità non è sempre necessariamente all’altezza<br />

della fama, ma questo succede anche in altri campi. Come<br />

nel caso degli spaghetti, i cinesi ci contestano il primato, e<br />

qualcuno tira fuori il solito Marco Polo ladro di ricette e brevetti<br />

vari. Fatto sta che le prime testimonianze oscillano tra<br />

Italia e Francia con l’immancabile citazione di Caterina de’<br />

Medici, madre di tutte le fusion. Siamo nel XVI secolo, e qui<br />

salta fuori un altro fiorentino, quel Bernardo Buontalenti che<br />

di professione risultava architetto e che, fra un gelato e l’altro,<br />

si dedicò anche a sciocchezzuole come il Forte di Belvedere o<br />

la Villa di Artimino. Forse pensava a lui il grande Carême, che<br />

ebbe a descrivere la pasticceria come una branca dell’architettura.<br />

Questo maestro ha comunque<br />

dato il nome a un gusto di gelato<br />

chiamato appunto Buontalenti, autentica<br />

specialità fiorentina praticamente<br />

ignorata altrove. Se vi piace il sapore<br />

del velo di panna che si forma sul latte<br />

in seguito alla bollitura, questa è la<br />

delizia per voi. E a proposito di concentrazioni<br />

di latte, il Kulfi indiano è<br />

una valida alternativa.<br />

I gelati sono alimenti di un equilibrio<br />

fisico precario, in cui la parte acquosa<br />

deve solidificare senza diventare un<br />

pezzo di marmo. Talvolta il risultato<br />

è discutibile, come ad esempio nel<br />

punto di vista della celebre Teresina<br />

cantata da Riccardo Marasco<br />

➤<br />

Storia e geografia dei gelati<br />

più buoni. Ecco quelli<br />

che abbiamo provato<br />

SANDRO BOSTICCO<br />

27


Il Sorriso<br />

crema<br />

8<br />

cioccolato<br />

10<br />

limone<br />

7<br />

28<br />

➤<br />

e la portai da i’ Vivoli<br />

a predere i’ gelato<br />

la mi disse “l’è marmato!”<br />

la mi fece scomparir...<br />

L’abilità – anche a livello casalingo – sta nel dosare tempi, temperature<br />

e ingredienti. Parte di questi, come grasso e proteine<br />

di latte e uova, zuccheri e fibre di frutta sono incongelabili, e<br />

contribuiscono a determinare la consistenza oltre che l’aroma;<br />

oscillano fra il 30 e il 40%. La mantecatura incorpora poi un<br />

bel po’ d’aria, dandoci quella impressione di leggerezza che<br />

tanto apprezziamo. Ma alla base di tutto resta la possibilità di<br />

raggiungere basse temperature (diciamo i –15°) e questo non<br />

era facile nel passato. Più che di gelati si trattava di sorbetti<br />

(dall’arabo sharba, “bevanda fresca”) ottenuti con neve accumulata<br />

in appositi locali. Se a Salerno esiste un “Vicolo della<br />

neve” questo ne è la dimostrazione, ma basta andare a Radda<br />

in Chianti per imbattersi in una “Ghiacciaia Granducale” divenuta<br />

monumento.<br />

Il gelato, con le macchinette casalinghe, è un gioco aperto.<br />

Data la mia passione per l’olio di oliva, mi diletto in ricette<br />

sempre diverse, anche se non sempre entusiasmanti nel risultato!<br />

Per sicurezza, vi rimando a un ristorante di fama della<br />

Vista: giallo corrispondente alla preparazione casalinga, lucido e attraente<br />

Consistenza: ottimo equilibrio tra spessore e fluidità<br />

Gusto: zucchero in dosi contenute, aroma di uovo nella giusta proporzione.<br />

Sensazione finale molto ben equilibrata: il gusto è persistente ma lascia la bocca<br />

pulita<br />

Vista: color testa di moro opaco, appare estremamente compatto, come la<br />

consistenza poi dimostra<br />

Consistenza: notevolmente dura, dovuta all’apparente scarsezza di grassi a parte il<br />

cacao stesso. Messo nel congelatore di casa, si rivela più compatto di tutti gli altri<br />

gusti della stessa gelateria, compresa la frutta<br />

Gusto: piacerà (molto) ai patiti della tavoletta amara. Il potente flavor di cacao è<br />

degno degli Atzechi<br />

Vista: bianco opaco, dà idea di essere soffice come è in realtà<br />

Consistenza: ottima per il genere, quasi cremosa<br />

Gusto: manca un po’ di fragranza; si riscatta con una componente dolce ben<br />

integrata, che non sovrasta. Equilibrato e gradevole anche per chi non ama<br />

particolarmente questo gusto


nostra zona: l’Osteria di Badia a Passignano in questo momento<br />

propone tra i dessert anche un gelato all’extravergine di qualità<br />

garantita.<br />

E come provocazione finale il gelato di anguilla. Una ricetta<br />

uscita dalla mente di uno dei nostri scèf-star più celebri (a voi<br />

scoprire chi), pubblicata sul Gambero Rosso del dicembre 2003.<br />

Il piatto è ben più complesso, in quanto il gelato di anguilla è<br />

abbinato ad un sufflé di Baccalà alla Vicentina con salsa di<br />

birra e arachidi... Qui mi limito alla parte fredda. Coraggio,<br />

l’ho fatta e mangiata e sono ancora qui a scrivere!<br />

Gelato di anguilla affumicata al profumo di aceto.<br />

Portare a bollore 250 gr di latte con alloro e rosmarino. Intanto<br />

tagliate 100 gr di anguilla affumicata in scatola (evitate di<br />

tritare anche la scatola, ndr) e passatela al setaccio fine; una<br />

volta raggiunto il bollore, filtrate il latte eliminando le erbe,<br />

aggiungete la polpa di anguilla e amalgamate bene. Aggiustate<br />

di sale e pepe e aggiungete qualche goccia di aceto balsamico,<br />

quindi procedete alla preparazione del gelato con la gelatiera.<br />

Il Pinguino<br />

crema<br />

8<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

8<br />

Malotti<br />

crema<br />

7<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

9<br />

Vista: giallo chiaro... cremoso anche d’aspetto<br />

consistenza: conferma della buona consistenza, ben mantecato<br />

gusto: molto equilibrato<br />

Vista: piuttosto chiaro e spumoso<br />

consistenza: soave e gradevole<br />

gusto: piuttosto lattico e leggero, con dolcezza ben integrata e buona persistenza<br />

Vista: ricorda la neve con tanto di granulosità<br />

Consistenza: ben montato, anche qui la sensazione di leggerezza che caratterizza<br />

questa gelateria<br />

Gusto: sostenuto e persistente, buon equilibrio dolce-acido<br />

Vista: giallo credibile<br />

Consistenza: ideale<br />

Gusto: pieno senza stucchevolezze, anche per la dose moderata di zucchero<br />

Vista: color tavoletta al latte, opaco<br />

Consistenza: ottima, spumosa e leggera cioè coerente col gusto<br />

gusto: abbastanza tenue, ma equilibrato e persistente, anche qui lo zucchero è<br />

ben calibrato<br />

Vista: Himalaya pre-inquinamento<br />

Consistenza: leggero e spumoso, si scioglie soavemente<br />

Gusto: decisamente potente e sostenuto, ricorda il frutto anche nel profumo<br />

sotto il naso<br />

➤<br />

29<br />


➤<br />

Ciolli<br />

crema<br />

5<br />

cioccolato<br />

5<br />

limone<br />

6<br />

Badiani<br />

crema<br />

7<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

7<br />

Baroncini<br />

crema<br />

8<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

9<br />

L’Erta del Bau<br />

crema<br />

6<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

6<br />

Vista: giallo pallido, granuloso<br />

Consistenza: acquosa<br />

Gusto: sovrasta il sapore di uovo, poco amalgamati gli ingredienti con un finale<br />

in bocca troppo zuccheroso<br />

Vista: colore marrone pallido, granuloso e poco compatto<br />

Consistenza: liquida, con scarsa quantità di cacao<br />

Gusto: oserei dire “insipido”<br />

Vista: colore bianco opaco, granuloso<br />

Consistenza: lieve<br />

Gusto: poco deciso e annacquato<br />

Vista: giallo chiaro, lucido e invitante<br />

Consistenza: cremosa, buona sensazione di amalgama dei componenti<br />

Gusto: deciso, ingredienti ben dosati, piacevole la sensazione finale in bocca<br />

Vista: un bel colore marrone chiaro, opaco e ben compatto<br />

Consistenza: cremosa<br />

Gusto: deciso e persistente il sapore del cacao, buon equilibrio dello zucchero<br />

Vista: un bel bianco opaco<br />

Consistenza: lievemente spumosa<br />

Gusto: forte intensità di limone ben attenuata dalla dolcezza<br />

Vista: colore giallo chiaro, non troppo intenso<br />

Consistenza: molto cremosa, e insieme lieve e fondente<br />

Gusto: intenso sapore di panna con lieve e piacevole sentore d’uovo.<br />

La dolcezza è giustamente calibrata, non eccessiva<br />

Vista: color cioccolato caldo e non troppo scuro<br />

Consistenza: cremosa e fondente<br />

Gusto: forte profumo e sapore di cacao, lieve e gradevole nota “tostata”,<br />

giusta dolcezza<br />

Vista: bianco ghiaccio, appena sfumato di giallo chiarissimo<br />

Consistenza: soffice e spumosa<br />

Gusto: sapore e profumo di limone molto intenso, privo di retrogusto amaro,<br />

con giusta acidità bilanciata da dolcezza<br />

Vista: colore giallo chiaro<br />

Consistenza: cremosa<br />

Gusto: panna con lievissimo sentore d’uovo. Profumo appena percepibile.<br />

Dolcezza un po’ troppo preponderante<br />

Vista: colore marrone caldo, piuttosto chiaro<br />

Consistenza: cremosa<br />

Gusto: sapore di cacao abbastanza intenso, un po’ troppo dolce<br />

Vista: colore bianco ghiaccio<br />

Consistenza: soffice, con qualche cristallo di ghiaccio<br />

Gusto: sapore e profumo di limone abbastanza intenso, con un lieve retrogusto<br />

amaro, acidità un po’ troppo pronunciata<br />

31<br />


➤<br />

Gelaterie e gelati<br />

Il Sorriso<br />

via Erbosa 70, Firenze<br />

Impresa relativamente recente,<br />

presenta un look minimalista.<br />

Lo spazio lasciato dal<br />

laboratorio è ridotto, in<br />

compenso il personale, tutto al<br />

femminile, è abbastanza<br />

cortese. La gelateria,<br />

posizionata di fronte alla<br />

gastronomia Convivium, è<br />

visibilmente apprezzata e<br />

frequentata nonostante non<br />

offra alcun conforto per la<br />

sosta al suo interno e<br />

all’esterno si chiacchiera sul<br />

marciapiede. Notevoli le torte<br />

gelate e riuscitissimo il gusto<br />

pinolo.<br />

Il Pinguino<br />

via Quintino Sella 6/D,<br />

Firenze<br />

“Produzione artigianale con<br />

Grom<br />

crema<br />

9<br />

➤<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

7<br />

Refrescos<br />

crema<br />

7<br />

cioccolato<br />

7<br />

limone<br />

8<br />

32<br />

ingredienti naturali” è la<br />

squillante presentazione sulle<br />

pagine gialle, e infatti un<br />

accurato e ben visibile cartello<br />

fornisce tutti i dettagli.<br />

L’ambiente è colorato e<br />

accogliente, e all’interno c’è<br />

perfino una panchina – anche<br />

se di plastica. Raccomandabile<br />

il pistacchio nature e<br />

obbligatorio l’assaggio del<br />

pinguino, da cui il nome,<br />

specialità della casa di fama<br />

pluriennale.<br />

Malotti<br />

piazza Cavour 14, Scandicci<br />

(S. Giusto)<br />

Via di Novoli 42/G, Firenze<br />

Un grande assortimento di<br />

gusti, che offre su richiesta<br />

anche torte e gelato salato.<br />

Abbiamo apprezzato ad<br />

esempio la liquirizia e la rosa,<br />

anche se quest’ultima<br />

sfoderava un colore un po’<br />

troppo sgargiante.<br />

Particolarmente intrigante il<br />

Mambo Italiano, cocktail di<br />

lampone, limoncello e Coca<br />

(Cola). Risulta effettivamente<br />

un po’ frizzante, caratteristica<br />

peculiare nel genere preso in<br />

esame.<br />

Ciolli<br />

via Ramazzini 35/37, Firenze<br />

Il bancone, le vaschette dei<br />

gelati e le luci sono degli anni<br />

’60, i gelati no. Pochi tavolini<br />

fuori del locale, sul<br />

marciapiede; ormai lontani i<br />

fasti che ne hanno fatto un<br />

nome famoso in città. Taglio<br />

minimo 1,40 euro, senza<br />

neanche la lente<br />

d’ingrandimento per scovare il<br />

gelato.<br />

Vista: colore giallo chiaro, abbastanza intenso<br />

Consistenza: molto cremosa, come di crema inglese<br />

Gusto: intenso sapore di panna con lievissimo e piacevole sentore d’uovo<br />

accompagnato dalla fragranza di limone. Dolcezza equilibrata<br />

Vista: color cioccolato caldo e non troppo scuro<br />

Consistenza: cremosa<br />

Gusto: forte profumo e sapore di cacao, giusta dolcezza<br />

Vista: bianco ghiaccio, appena sfumato di giallo chiarissimo<br />

Consistenza: soffice, ben mantecata<br />

Gusto: sapore e profumo di limone molto intenso, con lievissimo retrogusto amaro,<br />

giusta acidità<br />

Vista: giallochiaro...molto chiaro<br />

Consistenza: buona, senso di morbidezza e pienezza<br />

Gusto: denso, sapido, fresco<br />

Vista: colore forte, che rimanda immediatamente al gusto<br />

Consistenza: piena, ma non pesante<br />

Gusto: deciso, di lunga persistenza<br />

Vista: rimanda a orizzonti di granita siciliana, ma di maggiore densità e biancore<br />

Consistenza: intensa ma leggera<br />

Gusto: equilibrato tra la dolcezza e l’acidità, buono l’impatto, migliore la persistenza


Badiani<br />

viale dei Mille 20r, Firenze<br />

www.buontalenti.it<br />

Ampio salone e spazio esterno<br />

godibile per uno dei templi<br />

della gelateria fiorentina; una<br />

quantità di gusti quasi<br />

esagerata, tra cui spiccano il<br />

buontalenti, nato qui negli anni<br />

’70, e un buon pistacchio. Taglio<br />

minimo da 2 euro, è il prezzo<br />

del successo.<br />

Baroncini<br />

via Celso 3r, Firenze<br />

Un’istituzione fiorentina con<br />

oltre cinquant’anni di stimata<br />

attività. Tra i gusti da non<br />

perdere, la storica crema<br />

d’uovo, da sempre fiore<br />

all’occhiello della gelateria, la<br />

mousse (semifreddo al<br />

cioccolato), il semifreddo al<br />

caffè e il limone (forse il<br />

migliore di Firenze). Anche il<br />

pistacchio e la nocciola sono di<br />

notevole qualità. Menzione<br />

d’onore per la panna montata,<br />

anch’essa una delle migliori<br />

della città.<br />

L’Erta del Bau<br />

piazza Niccolò Tommaseo 10r,<br />

Settignano<br />

Porta Romana<br />

crema<br />

6<br />

cioccolato<br />

6<br />

limone<br />

6<br />

Questa gelateria ha la fortuna<br />

di trovarsi in uno dei luoghi più<br />

belli e ricchi di fascino delle<br />

colline che fanno cerchia a<br />

Firenze, per questo è<br />

frequentata da locali e<br />

soprattutto da turisti, ma ha il<br />

merito di non essersi lasciata<br />

troppo andare alla “deriva”<br />

turistica: i prezzi sono<br />

ragionevoli, la qualità discreta<br />

con punte notevoli, come nel<br />

cioccolato extra-fondente (non<br />

inserito nella scheda di<br />

degustazione).<br />

Grom<br />

via del Campanile<br />

(angolo via dell’Oche) 2,<br />

Firenze<br />

La prima gelateria Grom ha<br />

aperto a Torino nel 2003, e ora<br />

se ne contano diverse lungo la<br />

penisola. Il segreto? Scelta delle<br />

materie prime migliori (presìdi<br />

SlowFood, prodotti biologici, e<br />

via dicendo), azienda agricola<br />

propria in Piemonte, continua<br />

ricerca delle ricette, gelato<br />

buono davvero (memorabile la<br />

crema “come una volta”<br />

degustata, ripresa dalla ricetta<br />

del rimpianto ristorante di Guido<br />

Alciati a Costigliole d’Asti).<br />

Vista: giallo uovo pallido<br />

Consistenza: media<br />

Gusto: un po’ leggero, troppo poco persistente<br />

Refrescos<br />

via Aretina 34, Girone,<br />

Firenze<br />

Pochi metri quadri tra la casa<br />

del popolo e il cimitero di<br />

guerra, uno spazio all’aperto<br />

per le serate più calde<br />

e un gelato che non t’aspetti:<br />

ecco la sorpresa.<br />

Sorrisi e cortesia dietro al<br />

bancone, dove fanno bella<br />

mostra una ventina di<br />

vaschette per altrettanti gusti.<br />

Porta Romana<br />

piazzale di Porta Romana,<br />

Firenze<br />

Il vanto del locale è la<br />

produzione di gelati senza<br />

glutine (ci sono anche i coni<br />

per celiaci) ed edulcoranti<br />

artificiali; i gelati di frutta<br />

(in cui almeno l’80% è frutta)<br />

sono privi di lattosio,<br />

derivati del latte, prodotti<br />

di origine animale,<br />

saccarosio aggiunto<br />

e coloranti artificiali.<br />

Insomma i gusti sono molti<br />

(non male il pistacchio<br />

di Bronte),<br />

la passione tanta,<br />

il risultato onesto.<br />

Vista: colore forte, quasi nero<br />

Consistenza: non eccessiva, che contrasta con le aspettative create dal colore<br />

Gusto: poco deciso, con un retrogusto che vira verso sentori non meglio<br />

identificabili<br />

Vista: prevale un giallo molto tenue<br />

Consistenza: cremosa, quasi morbida<br />

Gusto: poco acido, per niente aggressivo, con toni attenuati<br />

33


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www.pappaeciccia.gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

34<br />

GUIDA AI LUOGHI<br />

DEL MANGIARE<br />

BENE DI FIRENZE<br />

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Calici d’estate<br />

di ma.c.<br />

... breve viaggio nella<br />

Toscana enologica per<br />

degustare bene anche<br />

nei mesi più caldi<br />

In riva al mare,<br />

in città o in<br />

cima ai monti<br />

bere vino di<br />

qualità<br />

costituisce<br />

un’occasione<br />

di convivialità<br />

e divertimento...<br />

35


36<br />

Imperfetto<br />

vino<br />

Capita spesso nei corsi di<br />

degustazione di trovarsi di fronte a<br />

persone che guardano il docente<br />

con la stessa aria con cui si<br />

osserverebbe un marziano. La<br />

tipologia dei caratteri è varia: c’è<br />

chi è diffidente, c’è chi è ottimista e<br />

fiducioso in ciò che viene detto e<br />

insegnato. In ogni caso una sorta di<br />

immaginaria linea di confine divide<br />

il docente dai discenti. Si pensa che<br />

il primo sia una sorta di “eletto”<br />

con la verità in tasca, capace per<br />

doti innate di arrivare a decifrare<br />

l’arcano del vino.<br />

Prendiamo ad esempio l’analisi<br />

organolettica, fatta di tre step<br />

fondamentali: esame visivo, esame<br />

olfattivo, esame gustativo. Passi per<br />

il visivo, in fondo sui colori è<br />

possibile raggiungere un accordo. Il<br />

paglierino è ora carico ora scarico,<br />

l’unghia può essere verdolina o<br />

dorata. Anche il rubino è più o<br />

meno intenso, con unghia virata<br />

porpora oppure granato.<br />

Le occasioni di scontro non sono<br />

Abbattere piccoli<br />

luoghi comuni,<br />

allargare<br />

i propri orizzonti<br />

gustativi.<br />

Breve manuale<br />

d’uso per affrontare<br />

l’estate capendo cosa,<br />

come e quando<br />

si può bere


molte e con relativa facilità si riesce<br />

a superare l’ostacolo della prima<br />

fase dell’analisi.<br />

Sarebbero da filmare invece la facce<br />

quando si parla di analisi olfattiva.<br />

Occhi sgranati, fronte imperlata,<br />

con il naso a inspirare dentro a<br />

calici roteanti. Si procede per<br />

tentativi ed errori, con un numero<br />

di errori ben superiore ai tentativi.<br />

La logica è quella dell’indovinello,<br />

con nebbie mentali più o meno<br />

impenetrabili, alla ricerca quasi<br />

proustiana di sentori e profumi<br />

d’infanzia.<br />

Non va molto meglio con l’analisi<br />

gustativa, perché i concetti di cui<br />

tener conto sono complicati. Si va<br />

dalla sostanze dure a quelle<br />

morbide. E poi si parla di intensità,<br />

di persistenza, di equilibrio,<br />

d’armonia. E ancora di persistenza<br />

aromatica intensa (o presunta tale)<br />

e di aroma di bocca. Gli occhi di chi<br />

ascolta ormai sono pallati, la fronte<br />

è oltre la sudorazione. La sfiducia<br />

serpeggia fra i tavoli. Alla ricerca<br />

proustiana si sostituisce la certezza<br />

socratica di sapere di non sapere. E<br />

così la linea immaginaria di confine<br />

resta lì dov’era e le distanze non si<br />

colmano.<br />

Dov’è l’errore? Nei novizi sommelier?<br />

Sicuramente no. Piuttosto l’errore è<br />

nel metodo, se di errore si tratta.<br />

Finché cercheremo una perfezione<br />

che non c’è la situazione non potrà<br />

migliorare. E, si sa, la perfezione ha<br />

come corollario l’idea che la si<br />

debba raggiungere con enorme<br />

fatica. Così qualcosa di divertente<br />

rischia di trasformarsi in un piccolo<br />

dramma psicologico.<br />

Divertiamoci invece, o cerchiamo di<br />

farlo. E il primo passo consiste<br />

proprio nell’abbattere d’un sol colpo<br />

la barriera sostituendo la perfezione<br />

ideale con l’elogio dell’imperfezione<br />

reale. Si provi a lodare le persone<br />

per quello che sanno, piuttosto che<br />

criticarle per quello che non sanno.<br />

E si provi a considerare un errore<br />

non come un difetto eterno, ma<br />

come una mancanza temporanea.<br />

Per qualcuno capire di vino resterà<br />

comunque un’utopia, ma almeno ci<br />

avrà provato senza rimorsi.<br />

37


38<br />

È anche vero che tanti docenti ed<br />

esperti si credono S. Pietro. Pensano<br />

di avere in tasca il mazzo delle<br />

chiavi con cui aprire le porte della<br />

saggezza vinicola. Funziona sempre<br />

così, è una forma di potere se<br />

volete. O un atteggiamento di<br />

difesa, se vi pare. Così non si fa<br />

niente per abbattere quella linea di<br />

confine. Ma basta poco per scoprire<br />

che il re è nudo e che S. Pietro non<br />

ha tutte le chiavi che dice di avere.<br />

Sono state fatte prove precise a tal<br />

riguardo. Prendete un vino famoso,<br />

magari di quelli che finiscono in<br />

“...aia” e togliete l’etichetta. Poi<br />

mettetelo in mezzo a una batteria<br />

di altri 8 o 9 vini. Siete sicuri che il<br />

nostro S. Pietro sappia riconoscere<br />

davvero vino, vitigni e annata del<br />

famoso “...aia”? E siete così sicuri<br />

che lo collochi al di sopra degli altri<br />

vini in degustazione? L’etichetta<br />

condiziona molto, soprattutto i più<br />

bravi. Perché si sa, quando si è<br />

davanti a grandi fuoriclasse, tanti<br />

piccoli o grandi difetti vengono<br />

perdonati o dimenticati.<br />

Ancora: fate la prova del bicchiere<br />

nero. In tal caso sarà<br />

complicatissimo capire cosa si ha<br />

dentro il bicchiere tanto che<br />

qualcuno, messo alle strette, non<br />

saprà neanche riconoscere se sta<br />

bevendo un bianco o un rosso.<br />

In Francia poi è successo di meglio:<br />

alcuni collaudati e valenti esperti si<br />

sono ritrovati davanti a un vino<br />

bianco. Dovevano annotare<br />

caratteristiche e qualità specifiche<br />

del calice. Poi è stato presentato<br />

loro un rosso. Anche qui occorreva<br />

descriverne le peculiarità. Fra bianco<br />

e rosso sono venute fuori cose<br />

diversissime, compreso il fatto che il<br />

bianco non aveva tannini e il rosso<br />

(ovviamente) sì. Peccato che il vino<br />

rosso non fosse altro che il vino<br />

bianco a cui era stato aggiunto un<br />

colorante che non modificava né<br />

l’olfatto né il gusto!<br />

Ah, certo... non è conveniente dire<br />

certe cose perché molti “guru” si<br />

ridimensionerebbero di colpo. I<br />

docenti di vino sarebbero guardati<br />

con maggiore tranquillità, gli<br />

esperti risulterebbero un po’ meno<br />

esperti, le guide tornerebbero ad<br />

essere guide e non bibbie del vino.<br />

Si sgonfierebbe l’ego vinicolo e forse<br />

sarebbe una fortuna. Ma i tempi<br />

sono ancora lontani, se mai<br />

arriveranno.<br />

Indubbiamente è necessario un<br />

linguaggio che possa dar luogo al<br />

dialogo e alla comunicazione. E a<br />

cosa serve un corso base di vino se<br />

non a imparare un lessico? Già<br />

sarebbe una fortuna se chi esce da<br />

un corso del genere evitasse di<br />

prodursi in elucubrazioni del tipo:<br />

in questo vino ravviso dei sentori


di viscere di selvaggina... Idiozie<br />

del genere lasciamole a chi si crede<br />

ancora S. Pietro. S’impara a leggere<br />

(e scrivere) riempiendo pagine di a,<br />

b, c. Nascere e volare non è<br />

possibile, si dice in Toscana. E la<br />

saggezza popolare non sbaglia.<br />

Ma oltre al linguaggio un corso<br />

serve anche a un’altra cosa,<br />

altrettanto fondamentale. A<br />

mettere in moto la curiosità di<br />

conoscenza, da molti considerata<br />

madre del sapere. E mettere in<br />

moto la curiosità ci trasforma da<br />

semplici bevitori in discreti e<br />

attenti degustatori. La curiosità si<br />

fonda sull’umile capacità di<br />

osservare e porsi buone domande,<br />

piuttosto che arroccarsi in saccenti<br />

certezze.<br />

Porre buone domande a sua volta<br />

significa aprire nuove prospettive e,<br />

con un po’ di esercizio, liberarsi dai<br />

luoghi comuni e dai pre-giudizi.<br />

Solo così sarà possibile<br />

comprendere l’alfabeto del vino, e<br />

trasformare il semplice lessico in<br />

glottologia comparata di stampo<br />

vinicolo. Si capiranno i vitigni, i<br />

territori, i prodotti e i produttori.<br />

E soprattutto si formerà un gusto<br />

personale che permetterà di<br />

ravvisare quei vini che ci danno<br />

davvero un’emozione. Come certi<br />

libri, come certi dischi o come<br />

certi amori.<br />

E allora tentiamo di andare<br />

controcorrente e di abbattere certi<br />

pre-giudizi fin da subito. Vi diranno<br />

Toscana terra di rossi. Vero,<br />

verissimo. Ma il luogo è comune e<br />

non avvalorato da argomenti<br />

sufficienti perché di uve e vini<br />

bianchi è piena la nostra regione.<br />

Mettiamo da parte lo specialissimo<br />

Vin Santo, che comunque ha tali<br />

storie e tali tradizioni che qualche<br />

scrittore dovrebbe prima o poi<br />

prendersi la briga di raccontare. Ma<br />

dai Colli di Luni (denominazione<br />

condivisa con la Liguria) alle coste<br />

maremmane la Toscana pullula di<br />

bianchi. Vernaccia in primis, oramai<br />

legata a doppio filo con la sua zona<br />

d’origine, San Gimignano. Chi dice<br />

Brunello dice Montalcino e chi dice<br />

Vernaccia dice San Gimignano. In<br />

tutto il mondo. Vi pare poco questo<br />

binomio inscindibile?<br />

Chi ne sa più di voi vi guarderà con<br />

una certa paternalistica benevolenza<br />

e allora aggiungerà: intendevo dire<br />

che la Toscana non è terra di grandi<br />

bianchi.<br />

La frase nasconde una figura<br />

retorica cara al Manzoni: la<br />

reticenza (ricordate il famoso<br />

adagio “la sventurata rispose”?).<br />

L’esperto è di solito reticente.<br />

Declama emettendo sentenze. Lascia<br />

che siano gli altri a integrare. Con<br />

ciò si vorrebbe dire: i bianchi<br />

39


40<br />

toscani non sono come i bianchi<br />

friuliani, o trentini, o veneti, o<br />

campani, o siciliani... E con ciò?<br />

Sarebbe come rimproverare a<br />

qualcuno che non è biondo e non<br />

ha gli occhi azzurri. I bianchi<br />

toscani non sono come gli altri<br />

semplicemente perché hanno altre<br />

caratteristiche. Pretendere che un<br />

bianco toscano abbia gli stessi<br />

profumi di un Traminer trentino o<br />

la stessa solarità di un Insolia<br />

siciliano significa pretendere un<br />

falso enologico. E fuorviare il<br />

consumatore che non va più a<br />

cercare le differenze ma tende a<br />

farsi un’idea platonica del vino.<br />

Niente di più errato.<br />

Lo ripetiamo: si preferisce andare a<br />

evidenziare ciò che non c’è (e non<br />

ci può essere) piuttosto che lodare<br />

ciò che c’è. E nei bianchi della<br />

Toscana c’è indubbiamente<br />

struttura e discreto corpo. Vini<br />

sinceri, talvolta ruspanti, altre<br />

volte più signorili.<br />

In ogni caso adatti a pasteggiare.<br />

Questo il mimino comun<br />

denominatore. Poi esistono delle<br />

differenze, grazie a Dio.<br />

Ripercorriamo allora (lo abbiamo<br />

fatto già in altra occasione, ma<br />

giova ripetere) la mappa delle<br />

denominazioni che hanno fatto e<br />

fanno la storia della Toscana<br />

“bianca”.<br />

San Gimignano<br />

Il bianco più famoso della Toscana si<br />

ottiene dalle omonime uve: la Docg<br />

Vernaccia si presenta con colore<br />

paglierino intenso, profumi che<br />

spaziano da frutta matura a sentori<br />

floreali, gusto intenso ed equilibrato<br />

con tipico finale ammandorlato.<br />

Colli di Luni<br />

La doc a metà con la confinante<br />

Liguria comprende la versione bianco<br />

e quella vermentino. I bianchi sono<br />

da consumarsi entro l’anno di<br />

produzione e manifestano doti di<br />

freschezza, sapidità, discreta struttura.<br />

Ideale con fritture e pesci al forno.<br />

Montecarlo<br />

Nella versione bianco ammette<br />

trebbiano, ma anche semillon, pinot<br />

grigio, pinot bianco, vermentino,<br />

sauvignon e il particolare roussane.<br />

Siamo in provincia di Lucca. Si<br />

ricavano vini mediamente strutturati<br />

e sapidi che possono essere<br />

apprezzati anche dopo alcuni anni.<br />

Candia dei Colli Apuani<br />

La zona di produzione è data dai<br />

colli apuani compresi in provincia di<br />

Massa Carrara. I vitigni usati sono<br />

soprattutto il vermentino, poi<br />

l’albarola, il trebbiano, la malvasia<br />

bianca lunga. Da bersi giovane,<br />

talvolta lo si trova in versione vivace<br />

per evidenziarne le doti di<br />

freschezza.


Bianco della Valdinievole<br />

In provincia di Pistoia nasce questo<br />

vino ottenuto principalmente da<br />

trebbiano, con aggiunte possibili di<br />

malvasia bianca lunga, canaiolo<br />

bianco, vermentino. Si ottiene un<br />

bianco delicato, senza eccessive<br />

doti alcoliche, di pronta beva.<br />

Bianco dell’Empolese<br />

Si passa in provincia di Firenze.<br />

Anche qui la prevalenza è trebbiano.<br />

Anche qui siamo davanti a un calice<br />

che non pretende grosse<br />

elucubrazioni. Da bersi<br />

apprezzandone il carattere fragrante<br />

e beverino.<br />

Pomino<br />

Pinot bianco, chardonnay, trebbiano<br />

i vitigni base. Il Pomino viene<br />

prodotto in una delle zone più alte<br />

della Toscana (si può arrivare anche<br />

a 700 metri), nel comune di Rufina<br />

in provincia di Firenze. Il vino ha<br />

personalità, struttura, intensità e<br />

complessità gusto-olfattiva.<br />

Bianco Pisano di San Torpè<br />

Bianco a base di trebbiano, fresco,<br />

non molto strutturato. Come per<br />

Valdinievole e Empolese s’impone un<br />

consumo giovane, entro l’anno di<br />

produzione.<br />

Elba<br />

Uve ansonica e trebbiano. Si<br />

ottengono vini interessanti,<br />

discretamente strutturati, di buona<br />

sapidità, di gradevole freschezza. Da<br />

abbinare con la cucina del luogo.<br />

Val di Cornia<br />

Si può produrre nella versione<br />

ansonica, o vermentino o bianco (in<br />

cui prevale il trebbiano). Buona la<br />

struttura, l’intensità dei profumi, la<br />

personalità con cui accompagnano<br />

la cucina di mare.<br />

Cortona<br />

Riconosciuta nel 1999 la Doc<br />

Cortona ammette le varianti<br />

chardonnay, grechetto, pinot<br />

bianco, riesling italico, sauvignon.<br />

Un ampio ventaglio enologico che<br />

qui, in provincia di Arezzo,<br />

permette di ottenere bianchi<br />

interessanti e di carattere.<br />

41


42<br />

Ansonica Costa<br />

dell’Argentario<br />

Provincia di Grosseto. Il vitigno è<br />

l’ansonica bianco. Da bersi giovane<br />

per apprezzare delicatezza<br />

gustativa e discreta intensità di<br />

profumi. Il mare fa la sua parte in<br />

termini di sapidità.<br />

Bianco di Pitigliano<br />

Ancora la provincia di Grosseto.<br />

Le doti di questo bianco sono<br />

fragranza e freschezza gustativa.<br />

È generalmente ottenuto da un<br />

uvaggio di trebbiano, greco,<br />

malvasia, verdello, ma anche<br />

chardonnay, sauvignon, pinot<br />

bianco e riesling italico.<br />

Sempre in provincia di Grosseto<br />

troviamo il Capalbio, il<br />

Montecucco, il Monteregio di<br />

Massa Marittima, il Parrina. Più<br />

in generale di bianco vestite<br />

possiamo avere anche le Doc<br />

Bolgheri, Colline Lucchesi,<br />

Montescudaio, Orcia,<br />

Valdichiana.<br />

E gli altri vini?<br />

Ammettiamolo:quasi nessuno sa<br />

che la Toscana è anche terra di<br />

rosati. Non tanto i rosati che<br />

rimandano a indicazioni<br />

geografiche tipiche e a nomi di<br />

fantasia, ma al rosato (l’unico,<br />

forse) che si radica fortemente con<br />

la terra di produzione. Stiamo<br />

parlando del Ruspo, vino che<br />

insieme al Barco Reale ed altri<br />

caratterizza la zona di Carmignano.<br />

Terra generosa, vocata, già<br />

declamata dal bando mediceo del<br />

1700. Il Ruspo è un rosato<br />

importante, quasi un rosso<br />

mancato. Si beve con particolare<br />

piacere d’estate anche se la<br />

percentuale d’alcol supera talvolta i<br />

13 gradi in volume. Un vino tutto<br />

pasto, adatto sia come aperitivo<br />

sia come compagno di primi e<br />

secondi mediamente strutturati, sia<br />

di carne che di pesce.<br />

E allora dobbiamo anche ammettere<br />

che è cambiato il nostro modo di<br />

consumare vino. Si beveva in<br />

quantità un tempo. Segni di<br />

un’epoca lontana in cui il vino<br />

sostituiva talvolta il pasto, tanto<br />

che era considerato nutrimento.<br />

Oggi che la qualità si è alzata<br />

notevolmente e la quantità si è<br />

senza dubbio abbassata possiamo<br />

abbattere anche l’idea che certi vini<br />

si debbano bere d’estate e certi<br />

altri d’inverno. In primo luogo<br />

perché non si sa più quando è<br />

estate e quando è inverno.<br />

Certo, fisiologicamente siamo<br />

portati a consumare d’estate vini e


cibi più leggeri, almeno<br />

apparentemente. Ma non è uno<br />

scandalo, in certe occasioni e in certe<br />

belle sere di luglio e di agosto,<br />

concedersi anche un calice di rosso<br />

importante. La Toscana parla<br />

Sangiovese, ma ammette alcune<br />

buone eccezioni sia in fatto di vitigni<br />

internazionali che di vitigni indigeni.<br />

Se il vino è cultura, abbattere certi<br />

steccati allarga gli orizzonti. I corsi<br />

servono a questo, oltre che a<br />

imparare il lessico. Ma uscire da un<br />

corso significa avere una patente per<br />

cominciare a guidare, non significa<br />

Ambra<br />

Carmignano<br />

Santa<br />

Cristina<br />

in Pilli<br />

2004 Docg<br />

Via Lombarda 85, Carmignano (Po)<br />

Tel./Fax 055 8719049<br />

g.rigoli@agriconsulting.it - fattoria.ambra@libero.it<br />

www.fattoriaambra.it<br />

Un piccolo tesoro enologico ottenuto da un blend di<br />

sangiovese (75%), cabernet sauvignon (10%), canaiolo<br />

(10%), syrah e merlot (5%). Il processo di vinificazione<br />

prevede una premacerazione a freddo cui segue<br />

una macerazione per 12 giorni. La maturazione<br />

avviene per dodici mesi in botti piccole di rovere e<br />

tonneaux. Alla vista si mostra rubino con buona consistenza<br />

evidenziata da archetti fitti. Eleganti i profumi,<br />

di frutta matura, con elementi floreali e contrappunti<br />

speziati. L’attacco gustativo è lineare con volume d’insieme<br />

e tannini lavorati a dovere. Prolungata la scia<br />

finale gustativa. Un rosso elegante e di struttura da<br />

abbinare a carni rosse alla brace.<br />

saper guidare. Per diventare<br />

intenditori occorre tanta pratica.<br />

Bisognerebbe girare in lungo e in<br />

largo ed assaggiare la produzione<br />

dei vari territori.<br />

Chissà se prima o poi inventeranno<br />

un bus adatto allo scopo: girare<br />

l’Italia e degustare. Noi di <strong>Gola</strong><br />

<strong>gioconda</strong> nel nostro piccolo in<br />

qualche modo ci abbiamo già<br />

pensato.<br />

Buona estate, bevete bene amici.<br />

Ed elogiate il vino imperfetto.<br />

(mac)<br />

La Querce<br />

Sorrettole<br />

Chianti<br />

2006 Docg<br />

Via Imprunetana<br />

per Tavarnuzze 41,<br />

Impruneta (Fi)<br />

Tel./Fax 055 2011380<br />

info@laquerce.com<br />

www.laquerce.com<br />

La Querce, una delle migliori realtà di Impruneta e dei<br />

Colli Fiorentini, produce questo Chianti di grande impatto<br />

e piacevolezza gustativa. Il Sorrettole è ottenuto<br />

da uve sangiovese (85%), canaiolo (10%) e merlot (5%).<br />

Il processo di lavorazione prevede una raccolta manuale<br />

delle uve con pigiatura soffice, una fermentazione<br />

con frequenti rimontaggi e la maturazione in acciaio<br />

inox. Si ottiene così un vino dalla veste rosso rubino,<br />

cui corrispondono al naso elementi fruttati (netta la<br />

sensazione di ciliegia) e floreali. In bocca mostra freschezza,<br />

sapidità, tannini levigati, persistenza finale. Si<br />

abbina con antipasti toscani di salumi e crostini, primi di<br />

pasta, carni bianche e rosse e ovviamente con il peposo,<br />

piatto principe della zona.<br />

43


Quando il vino è poesia... il Bucerchiale si colloca di<br />

diritto fra i migliori vini in assoluto del panorama vinicolo<br />

toscano. Questo Chianti Rufina si presenta di un<br />

rubino carico, con decisa consistenza di calice data da<br />

archetti regolari, fitti. Il bagaglio olfattivo è complesso<br />

ed elegante: ciliegia matura, mora, ribes nero, mirtillo. E<br />

poi viola e note speziate. In bocca il vino si conferma di<br />

grande spessore ed equilibrio, con buon tenore alcolico,<br />

freschezza, sapidità, tannini levigati e un finale in crescendo<br />

che richiama il fruttato percepito al naso.<br />

Da abbinare a primi al ragù, carni rosse, pietanze a base<br />

di funghi. Riservatevi tuttavia un calice a fine pasto come<br />

vino “da meditazione”: ne vale davvero la pena!<br />

44<br />

Selvapiana<br />

Bucerchiale<br />

Chianti Rufina<br />

2003 Docg<br />

Loc. Selvapiana, Rufina (Fi)<br />

Tel. 055 8369848<br />

fax 055 8316840<br />

selvapiana@tin.it,<br />

www.selvapiana.it<br />

La Sala<br />

Chianti Classico<br />

Riserva 2004 Docg<br />

Via Sorripa 34,<br />

San CascianoVal di Pesa<br />

Tel 055 828111<br />

fax 055 8290568<br />

info@lasala.it<br />

www.lasala.it<br />

Stile e personalità sono gli elementi caratterizzanti della<br />

Riserva de La Sala, ottenuta esclusivamente da uve<br />

sangiovese, raccolte manualmente e attentamente selezionate.<br />

Dopo la fermentazione il vino sosta in barrique<br />

per 14 mesi, affinandosi ulteriormente in bottiglia<br />

per altri 3. Il vino si fa apprezzare per la sua veste profondamente<br />

rubina e per archetti ben delineati alle<br />

pareti del calice. L’esame olfattivo rivela note di frutta<br />

matura, ciliegia nera soprattutto. Quindi si apre a sentori<br />

più complessi: note di confettura, elementi floreali,<br />

vaniglia, cuoio e tabacco dolce. Al gusto si rivela armonico<br />

con attacco lineare, bilanciamento fra le parti e<br />

tannini presenti ma non aggressivi. Molto prolungato il<br />

finale in cui riemerge la nota fruttata. Compagno ideale<br />

di bistecca e carni rosse.<br />

Carpineto<br />

Chianti<br />

Classico<br />

2005 Docg<br />

Loc. Dudda,<br />

Greve in Chianti (Fi)<br />

Tel. 055 8549062<br />

fax 055 8549001<br />

info@carpineto.com<br />

www.carpineto.com<br />

La gamma dei vini di Carpineto è decisamente ampia e<br />

interessante e tutti i vini sono accomunati da una stessa<br />

filosofia di fondo: impostazione moderna senza per questo<br />

rinunciare alla migliore tradizione toscana. Il Chianti<br />

Classico 2005 si rivela così ampio e con doti di tipicità<br />

chiantigiana. La veste è di un bel colore rubino luminoso<br />

con buona consistenza del calice. Al naso si percepiscono<br />

piccoli frutti di bosco a bacca rossa e nera e ciliegia<br />

ben matura. Seguono intarsi floreali e una bella nota di<br />

pepe bianco. Al gusto mostra calore alcolico giustamente<br />

equilibrato da acidità e tannini non invadenti. Chiude<br />

con una nota prolungata di ciliegia. Primi al ragù, roast<br />

beef e salumi sono i suoi compagni ideali a tavola.<br />

Viticcio<br />

Chianti<br />

Classico<br />

Riserva<br />

2004<br />

Docg<br />

Via San Cresci 12/a, Greve in Chianti (Fi)<br />

Tel. 055 854210, fax 055 8544866<br />

info@fattoriaviticcio.com, www.fattoriaviticcio.com<br />

Terroir... termine complesso e non pienamente traducibile<br />

che indica il sistema dell’interazione natura-uomo<br />

per la produzione di grandi vini. Ecco, poiché ogni terroir<br />

è unico, la Riserva 2004 esprime, a nostro giudizio,<br />

il vero stile chiantigiano. Stile moderno, beninteso, ma<br />

dalle solide radici, colturali e culturali.<br />

Rubino intenso alla vista, con archetti fittissimi. La tavolozza<br />

dei profumi disegna un quadro composito che va<br />

dalla frutta matura – susina e ciliegia – a un macramè di<br />

note gentilmente speziate. Equilibrio e armonia d’insieme<br />

in bocca, con bel contrappunto fra alcol, acidità e<br />

tannini setosi.


Fattoria della Aiola<br />

Chianti Classico<br />

Riserva 2004 Docg<br />

Loc. Vagliagli (Si)<br />

Tel. 0577 322615<br />

fax 0577 322509<br />

info@aiola.net<br />

www.aiola.net<br />

Aiola è azienda valida e intelligentemente condotta, capace<br />

di confermare nel tempo la bontà del proprio lavoro.<br />

L’esempio lampante è dato dalla Riserva che, con<br />

maestria, unisce struttura ed eleganza. Il calice si presenta<br />

di un rubino profondo, con archetti regolari e fitti. L’analisi<br />

olfattiva registra dapprima un fruttato maturo di ciliegia<br />

nera. Roteando il ventaglio si apre a sentori di prugna,<br />

confettura di mora, elementi speziati (spicca il pepe nero),<br />

un floreale di mammola.<br />

Vivo al gusto con alcol e freschezza presenti ma bilanciati,<br />

tannini calibrati, ampiezza d’insieme e persistenza finale.<br />

Da abbinare con carni alla brace, salumi toscani, formaggi<br />

stagionati.<br />

Agricoltori<br />

del Chianti<br />

Geografico<br />

Vernaccia<br />

2006 Docg<br />

Via Mulinaccio 10, Gaiole in Chianti (Si)<br />

Tel. 0577 749489, fax 0577 749223<br />

info@chiantigeografico.it, www.chiantigeografico.it<br />

Nella gamma dei vini del Geografico, decisamente orientata<br />

a valorizzare le denominazioni di origine del senese,<br />

non poteva mancare la Vernaccia di San Gimignano.<br />

Lo stile è godibile, capace di unire tipicità e bevibilità del<br />

calice. Si presenta all’occhio di un paglierino luminoso e<br />

discreta consistenza. I profumi spaziano da frutta matura,<br />

quale pera e mela, a una pesca bianca estiva per poi<br />

rimandare a fiori bianchi e gelsomino. Molto gradevole<br />

al gusto con doti di freschezza ben supportate da tenore<br />

alcolico e sapidità. Perfetto come aperitivo, si accompagna<br />

bene anche con salumi e formaggi non troppo<br />

strutturati, pasta fredda, secondi di mare.<br />

Cecchi<br />

Riserva<br />

di Famiglia<br />

Chianti Classico<br />

Riserva 2004<br />

Docg<br />

Loc. Casina dei Ponti 56, Castellina in Chianti (Si)<br />

Tel 0577 54311, fax 0577 543150<br />

cecchi@cecchi.net, www.cecchi.net<br />

L’impostazione dei vini dell’azienda Cecchi verte sul<br />

rispetto del territorio e della tradizione enologica<br />

chiantigiana senza rinunciare a una modernità di gusto.<br />

La Riserva di Famiglia possiede doti di notevole<br />

equilibrio e gradevolezza. Il calice si mostra di una bella<br />

tonalità rubina con piccoli accenni di granato. Valida la<br />

consistenza con archetti fitti e regolari. Al naso rivela<br />

dapprima elementi fruttati di ciliegia, prugna e mora<br />

per poi aprirsi a sentori floreali e contrappunti speziati<br />

di pepe nero. Al gusto mostra personalità, calore,<br />

volume, con tannini gentili e bilanciamento fra alcol e<br />

acidità. Godibilissimo a tutto pasto, specie con arrosti<br />

e carni alla brace.<br />

Cesani<br />

Sanice Vernaccia<br />

di San Gimignano<br />

2005 Docg<br />

Loc. Pancole 82/D<br />

San Gimignano (Si)<br />

Tel./Fax 0577 955084<br />

info@agriturismo-cesani.com<br />

www.agriturismo-cesani.com<br />

Fiore all’occhiello della famiglia Cesani la Vernaccia Sanice<br />

presenta una veste paglierino intenso con riflessi<br />

dorati. Decisamente consistente il calice, con archetti<br />

molto fitti. Fine, intenso e giustamente complesso il<br />

bagaglio olfattivo che spazia da sentori di pesca gialla a<br />

frutta tropicale, con contrappunti floreali di acacia e<br />

biancospino. Si percepisce anche una bella nota mielata.<br />

Al gusto offre vivacità, con positiva tensione fra alcol<br />

e acidità sostenuta da una discreta sapidità. Prolungata<br />

la persistenza finale. Da provare con piatti di pesce e di<br />

carne bianca non troppo strutturati.<br />

45


Panizzi<br />

Vernaccia San Gimignano 2006 Docg<br />

Loc. Santa Margherita 34, San Gimignano (Si)<br />

Tel. 0577 941576, fax 0577 906042<br />

panizzi@panizzi.it, www.panizzi.it<br />

Una Vernaccia di grande eleganza quella di Gianni Panizzi.<br />

Il colore è di un giallo paglierino con bagliori luminosi<br />

in fase di roteazione del calice. Interessantissimo il ventaglio<br />

olfattivo capace di spaziare dal pompelmo rosa<br />

alla pesca gialla, dall’albicocca alla scorza di agrume, per<br />

arrivare a lievi note minerali. In bocca rivela ampiezza di<br />

gusto, grazie a un ottimo equilibrio fra le componenti,<br />

persistenza e complessità aromatica. Da abbinare a crostacei<br />

e pietanze saporite di carne bianca.<br />

Un bianco prodotto con uve pregiate e accuratamente<br />

selezionate che provengono esclusivamente dal podere<br />

Montartino, sul bellissimo colle d’Arcetri. Un blend di<br />

chardonnay e pinot bianco, vitigni che compiono percorsi<br />

diversi. Mentre il pinot bianco fermenta e matura in<br />

acciaio, lo chardonnay compie la sua evoluzione in barriques<br />

francesi nuove, fermentando e sostando otto mesi<br />

in legno. Alla vista si presenta con una vesta paglierina<br />

carica con calice giustamente consistente. Al naso si fa<br />

apprezzare per profumi intensi che spaziano dalla pesca<br />

gialla matura ai frutti esotici, per poi aprirsi a contrappunti<br />

floreali e vanigliati. Di personalità al gusto con doti di<br />

equilibrio fra le parti e lunga persistenza finale. Da provare<br />

con carni bianche e, soprattutto, crostacei.<br />

46<br />

Villa Le Piazzole<br />

Montartino Bianco<br />

Toscana 2005 Igt<br />

Via Suor Maria Celeste 28<br />

Firenze<br />

Tel 055 223520<br />

fax 055 223495<br />

info@montartino.com<br />

www.montartino.com<br />

Tenuta<br />

Le Calcinaie<br />

Vernaccia<br />

di San Gimignano<br />

Riserva 2004<br />

Docg<br />

Loc. Santa Lucia<br />

San Gimignano (Si)<br />

Tel./fax 0577 943007<br />

aziendalecalcinaie@libero.it<br />

La Tenuta Le Calcinaie, azienda a conduzione biologica,<br />

produce una Vernaccia Riserva strutturata e al contempo<br />

estremamente piacevole. L’analisi organolettica rivela<br />

nella parte visiva un colore paglierino cristallino con piccoli<br />

riflessi dorati. Interessante il ventaglio olfattivo che fa<br />

percepire dapprima profumi floreali di acacia e biancospino<br />

e poi si apre a note intriganti quali salvia, menta,<br />

frutta esotica e albicocca. Lineare l’attacco in bocca, con<br />

progressione gustativa e volume d’insieme. Persistente il<br />

finale dove si distingue la tipica nota ammandorlata. Da<br />

abbinare a formaggi mediamente stagionati, primi di pesce,<br />

coniglio e pollo arrosto, fritture miste.<br />

Petreto<br />

Podere Sassaie<br />

Bianco Toscana<br />

2006 Igt<br />

Via di Rosano 196 A,<br />

Bagno a Ripoli (FI)<br />

Tel. 055 6519021<br />

fax 055 698022<br />

a.fonseca@agriconsulting.it<br />

Un vino davvero convincente questo bianco prodotto<br />

alle porte di Firenze con uve chardonnay, sauvignon<br />

e semillon. Colpisce per il colore paglierino abbastanza<br />

carico e, soprattutto, per le intense e cangianti note<br />

olfattive che richiamano ora la pesca gialla, ora gli agrumi,<br />

ora sentori di fiori gialli, ora albicocca.<br />

Al gusto conferma la sua eccellenza per la buona sapidità,<br />

per l’accattivante vena acida e per un tenore alcolico<br />

che ben si fonde nella struttura d’insieme. Particolarmente<br />

prolungato il finale con ritorno delle note<br />

agrumate. Risotti con verdure, pasta al forno, frittura di<br />

pesce sono i suggerimenti gastronomici per Le Sassaie<br />

2006.


Villa del Cigliano<br />

Suganella Rosso<br />

di Toscana 2003<br />

Igt<br />

Via Cigliano 17<br />

San Casciano Val di Pesa (Fi)<br />

Tel. 055 820033<br />

fax 055 8290719<br />

info@villadelcigliano.it<br />

www.villadelcigliano.it<br />

www.villadelcigliano.com<br />

Davvero molto elegante il Suganella 2003, uno dei due<br />

supertuscan di Villa del Cigliano. Il colore si mostra granato<br />

con unghia rubina, gli archetti si rivelano regolari e fitti<br />

a testimonianza della consistenza di calice. Il naso percepisce<br />

note signorili che spaziano dalla confettura di ciliegia<br />

e di frutti di bosco a frutta sotto spirito, dalla rosa a<br />

sentori evoluti di cuoio, cacao, spezie quali vaniglia e pepe<br />

bianco. Al gusto si fa apprezzare per armonia complessiva<br />

e morbidezza. La freschezza è presente e ben controbilancia<br />

il dato alcolico, setosa è la trama dei tannini.<br />

Quasi un vino “da meditazione”, ma comunque abbinabile<br />

a primi con i funghi, carni rosse alla brace, salumi e<br />

formaggi della migliore tradizione toscana.<br />

San Felice<br />

Perolla<br />

Vermentino<br />

Maremma<br />

Toscana<br />

2006 Igt<br />

Loc. S. Felice, Castelnuovo Berardenga (Si)<br />

Tel. 0577 3991, fax 0577 359223<br />

info@agricolasanfelice.it, www.agricolasanfelice.it<br />

Un vermentino di grande interesse organolettico quello<br />

prodotto da San Felice, con una integrazione del 15% di<br />

sauvignon blanc. Raccolta manuale, fermentazione termocontrollata,<br />

permanenza sui lieviti per un mese sono<br />

le caratteristiche del processo produttivo.<br />

L’analisi rivela un colore paglierino con evidenti bagliori<br />

verdolini. Al naso si percepiscono profumi gentili di frutta<br />

fresca a pasta bianca e gialla, cenni floreali contrappuntati<br />

da cenni erbacei e minerali. In bocca si mostra vivo con<br />

una bella combinazione di tenore alcolico, intrigante nota<br />

acida, buona sapidità. Un bianco che coniuga struttura e<br />

bevibilità, capace di soddisfare il gusto del wine lover<br />

moderno. Si abbina senza dubbio con pietanze di mare.<br />

Fattoria<br />

di Grignano<br />

Salicaria Rosso<br />

Toscana 2003 Igt<br />

Via di Grignano 22<br />

Pontassieve (Fi)<br />

Tel. 055 8398490<br />

fax 055 8395940<br />

info@fattoriadigrignano.com<br />

www.fattoriadigrignano.com<br />

La Fattoria di Grignano, fiore all’occhiello enologico della<br />

Famiglia Inghirami, ha ormai intrapreso con convinta decisione<br />

la strada dell’eccellenza. Ne è prova il Salicaria<br />

ottenuto da uve sangiovese e merlot. Il vino ha veste<br />

profondamente rubina, con un calice decisamente consistente.<br />

Intensa e complessa la dimensione olfattiva con<br />

mora e amarena in evidenza, seguite da cenni di vaniglia e<br />

di stecca di liquirizia. Al gusto mostra equilibrio e armonia<br />

d’insieme con bilanciamento alcol-acidità e una trama di<br />

tannini ben calibrati e setosi. Da abbinare a una succulenta<br />

e toscanissima bistecca alla brace.<br />

Travignoli<br />

Gavignano<br />

Bianco<br />

Toscana<br />

2006 Igt<br />

Via Travignoli 78, Pelago (Fi)<br />

Tel./fax 055 8361098<br />

info@travignoli.com, www.travignoli.com<br />

Anno dopo anno il Gavignano regala nuove emozioni.<br />

Rispetto alle scorse annate il 2006 mostra un equilibrio<br />

d’insieme maggiore e una signorilità più consapevole.<br />

Il calice è perfettamente paglierino, luminoso<br />

e di buona consistenza. I profumi rimandano a pesca<br />

gialla, ananas, susina bianca, nespola. Quindi cenni floreali<br />

di ginestra e note di erbe estive di campo. Armonico<br />

al gusto con buona freschezza bilanciata da un<br />

dato alcolico non invasivo. Giustamente prolungato il<br />

finale con rimandi a note di frutta esotica.<br />

Da abbinare a piatti di pesce, carni bianche, salumi,<br />

primi con salsa di pomodoro. Ottimo anche come<br />

aperitivo.<br />

47


48<br />

La Liguria amata e cantata<br />

da scrittori e poeti ci offre<br />

con parsimonia e passione<br />

un patrimonio di sapori<br />

conservati con cura<br />

Archi,<br />

abbracci,<br />

parentesi<br />

di Giovannina Pelagatti


Una parentesi di felicità tra<br />

il mare e i monti: questa<br />

potrebbe essere la definizione<br />

della Liguria, una regione che come<br />

un arco teso racchiude un mare, quello<br />

Ligure, nonostante le ingiurie dell’uomo<br />

ancora pescoso e solcato da grandi cetacei,<br />

bello da contemplare dall’alto delle<br />

scogliere, meravigliosamente vario e colorato<br />

a osservarlo da dietro una maschera<br />

da sub. Dalla riviera di Levante a quella<br />

di Ponente, dal confine con la Toscana a<br />

quello con la Francia, è tutto uno srotolarsi<br />

di panorami struggenti, di paesini pittoreschi,<br />

di strette valli che scivolano a precipizio<br />

nel mare, di stradine e sentieri profumati<br />

di macchia: ogni paese è diverso dall’altro,<br />

ogni valle racchiude un segreto, ogni<br />

piccola spiaggia stretta fra gli scogli ha un<br />

suo carattere unico e irripetibile. E poi le<br />

montagne: dagli Appennini fino alle Alpi<br />

marittime, la Liguria offre una quantità di<br />

orizzonti e di escursioni memorabili: l’Alta<br />

via dei Monti Liguri, 440 chilometri di sentieri<br />

in quota, per tutte le gambe e per tutti<br />

i fiati, per antiche mulattiere e lungo sentieri<br />

da capre.<br />

Inutile nascondersi che alcune zone siano<br />

ormai irrimediabilmente rovinate dalla speculazione<br />

edilizia, dalle concrezioni industriali<br />

e dalle strade che hanno sventrato fianchi<br />

di colline e montagne; inutile far finta di<br />

ignorare che in piena estate le strade delle<br />

località alla moda rigurgitano automobili, e<br />

che le spiagge più belle sono costrette a<br />

reggere il peso di torme di gente alla ricer-<br />

gli itinerari gli itinerari di gola di gola<br />

ca di un posto al sole. La Liguria è questo,<br />

purtroppo, e per fortuna è anche molto altro.<br />

È il ricordo lasciato dagli scrittori che<br />

l’hanno amata e cantata, Eugenio Montale,<br />

Italo Calvino, Camillo Sbarbaro, il piemontese<br />

Cesare Pavese che molto amò<br />

questi luoghi. È la voce dei poeti musicanti<br />

che, partendo da Genova e dintorni, negli<br />

ultimi quarant’anni hanno regalato alla musica<br />

italiana splendide canzoni, anzi poesie:<br />

Fabrizio De André, Luigi Tenco, Gino<br />

Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Ivano<br />

Fossati. È la maestosa bellezza di Genova,<br />

imperiale e repubblicana, signora e plebea,<br />

fra palazzi trionfali e infimi carrugi, fra la<br />

faticosa integrazione quotidiana, un passo<br />

dopo l’altro, di etnie e religioni, e la vita<br />

culturale e sociale che si riaccende vivace.<br />

È un patrimonio di sapori conservati con<br />

cura, è un ventaglio di vini dal fascino antico,<br />

strappati ai fianchi impervi delle colline<br />

a picco sul mare.<br />

Per scoprire la Liguria, per goderla al meglio,<br />

forse l’estate non è la stagione migliore.<br />

Ma perché rinunciare al sole che<br />

cuoce tegole e scogli, all’odore del sale e<br />

delle alghe che si asciugano alla vampa<br />

estiva, ai roventi muri d’orto, agli schiocchi<br />

di merli e ai frusci di serpi cantati da Montale?<br />

Basterà scegliere qualche strada meno<br />

battuta, decidere di salire in collina per dormire,<br />

evitare l’autostrada nei fine settimana,<br />

muoversi per quanto possibile a piedi<br />

o in bicicletta: e la parentesi felice vi stringerà<br />

in un abbraccio che non scorderete<br />

facilmente.<br />

49


LLa<br />

a cucina<br />

tradizione gastronomica ligure è estremamente<br />

variegata. Da un lato il pesce: il<br />

mar Ligure è per fortuna ancora molto pescoso,<br />

e i mercati del pesce di Bordighera<br />

e soprattutto di Oneglia, al confine con la<br />

Francia, offrono un pescato di ottima qualità,<br />

dal pesce azzurro, soprattutto le acciughe<br />

(il pane del mare secondo i pescatori<br />

liguri), ai tonni che tra maggio e giugno<br />

passano vicino alle coste, ai pesci<br />

pregiati come orate e branzini, agli ottimi<br />

crostacei di nassa, quali gamberi e aragoste,<br />

della riviera di Ponente. Uno dei monumenti<br />

della cucina ligure di pesce è l’elaborato<br />

cappon magro, tipico delle festività<br />

natalizie: su una base di gallette marinare<br />

imbevute di acqua e aceto si fanno strati<br />

di fette di bottarga, verdure lesse (cavolfiore,<br />

patate, barbabietole, carciofi e carote)<br />

e pesce (aragosta o gamberi, nasello,<br />

acciughe), il tutto condito da una salsa di<br />

prezzemolo, olive verdi, tuorlo d’uovo sodo,<br />

pinoli e capperi, e accompagnato da uova<br />

di quaglia. Ci sono poi baccalà e stoccafisso,<br />

per esempio nel “brandacujun”, tipico<br />

del ponente (una specie di stoccafisso<br />

mantecato), e gli altrove introvabili gianchetti,<br />

avannotti minuscoli saltati in padella,<br />

racchiusi in una frittata oppure gustati<br />

crudi.<br />

50<br />

D’altra parte la Liguria offre una ricchissima<br />

cucina di terra, che si fonda su verdure<br />

e legumi, erbe aromatiche, cereali e latticini<br />

di grande bontà. Una breve carrellata sui<br />

piatti non può fare a meno di elencare la<br />

farinata, fatta con la farina di ceci a Genova<br />

e a Levante e con quella di grano a Ponente;<br />

la mitica e fragrante focaccia, nella<br />

versione classica genovese (farina, acqua,<br />

sale grosso e olio extravergine), o in quella<br />

di Recco, farcita con la crescenza; la<br />

pasta fresca come le trofie, condite con il<br />

pesto, e i pansoti di verdura e formaggio<br />

alla salsa di noci; il minestrone alla geno-<br />

Il Cappon Magro<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

1 gambo di sedano, 2 etti di<br />

fagiolini (cornetti) belli teneri, 2 etti<br />

di patate, 2 etti di carote, 1 rapa<br />

rossa, gallette genovesi (o fette di<br />

pane), 1 filetto di pesce Cappone o<br />

Branzino, gamberi, muscoli, vongole,<br />

2 uova sode, olio d’oliva, aceto e<br />

sale q.b.<br />

Per la salsa verde: prezzemolo,<br />

acciughe salate, capperi, aglio, olio<br />

d’oliva, aceto e sale q.b.


vese, arricchito da una cucchiaiata di pesto<br />

profumato; la torta pasqualina (trentatré<br />

sfoglie sottilissime, come gli anni di<br />

Cristo, a chiudere un ripieno di erbe e “prescinseua”,<br />

la cagliata di latte vaccino tipicamente<br />

ligure); la celebre cima alla genovese,<br />

una tasca di vitello riccamente farcita<br />

con animelle, prosciutto, pistacchi, pinoli,<br />

piselli e carciofi, evidente retaggio di tavole<br />

nobiliari; nella valle di Magra le torte<br />

di verdure, la polenta incatenata, la panissa<br />

a base di farina di ceci, e la dolce spongata<br />

medievale, tanto simili ai piatti della<br />

vicina Lunigiana. Tra i dolci, il pandolce<br />

La ricetta<br />

gli itinerari gli itinerari di goladi<br />

gola<br />

genovese, gli amaretti di Sassello, i canestrelli<br />

all’anice, i baci di Alassio.<br />

Molti i presidi Slow Food fra i prodotti liguri:<br />

le acciughe di Monterosso nelle Cinque<br />

Terre e i cicciarelli, pesciolini da frittura, di<br />

Noli; l’aglio di Vessalico (insieme al basilico<br />

genovese DOP ingrediente fondamentale<br />

del pesto); l’asparago violetto di Albenga,<br />

i fagioli autoctoni di Badalucco, Conio e<br />

Pigna, la castagna essiccata di Calizzano e<br />

Murialdo, la toma di pecora brigasca, il chinotto<br />

di Savona e, naturalmente, l’olio extravergine<br />

di oliva della Riviera ligure, tratto<br />

in gran parte da olive taggiasche.<br />

Preparazione: Tagliare a pezzetti e fare bollire separatamente (hanno tempi di<br />

cottura diversi): il gambo di sedano, i fagiolini (cornetti), le patate, le carote e<br />

un filetto di pesce Cappone oppure di Branzino. Condire il tutto, sempre<br />

tenendoli separati, con sale, un goccio di olio d’oliva e aceto. Prendere 4<br />

contenitori a forma di grande bicchiere: mettere in ciascun contenitore sul fondo<br />

la “galletta genovese” imbevuta di poco aceto (tenete presente che la galletta<br />

essendo collocata in fondo al bicchiere assorbirà gradatamente l’aceto con cui<br />

avete condito le verdure - chi non dispone di “galletta genovese” può collocare<br />

in fondo al bicchiere un piccola fetta di pane). Posare poi successivamente sopra<br />

la galletta a strati una alla volta tutte le verdure, il pesce e fettine di rapa rossa<br />

e chiudere il bicchiere con una fetta di pane anch’essa imbevuta con un po’ di<br />

aceto. Lasciare per 24 ore il contenuto sotto la pressione di un piccolo peso.<br />

Dopo avere capovolto il bicchiere e averne fatto scivolare fuori il contenuto,<br />

presentare il piatto spalmando sul bordo e sopra il contenuto stesso la salsa<br />

verde che avrete preparato poco prima di servire tritando: prezzemolo, acciughe<br />

salate, capperi, aglio con aggiunta di aceto, olio e sale. Decorare in ultimo con<br />

un gambero la parte superiore e mettere intorno, dopo averli aperti, muscoli<br />

(cozze), vongole e ½ uovo sodo in modo da ottenere un piatto che oltre ad<br />

essere saporito è anche molto bello a vedersi.<br />

51


LPoca terra schiacciata tra il mare, le prime<br />

alpi e l’appennino. E roccia. Chi fa il vino da<br />

queste parti non ha scelto una vita facile;<br />

si è ingegnato, in qualche zona come le<br />

Cinque Terre, dove le pendici sono terrazzate<br />

a vite, ha persino costruito una specie<br />

di trenini a cremagliera per il trasporto dell’uva.<br />

Un po’ di modernità in una storia che<br />

comincia dai greci e dagli etruschi che insegnarono<br />

ai liguri come coltivare la vite e<br />

fare il vino.<br />

Così oggi la maggior parte dei vitigni della<br />

regione è quella di un tempo, anche se ultimamente<br />

qualche varietà internazionale,<br />

in omaggio al mercato e alla competitività,<br />

ha trovato un po’ di spazio. Si produce di<br />

più nel Ponente, dove tra i bianchi si coltivano<br />

il Vermentino e il Pigato, tra i rossi<br />

l’Orneasco, una variante del Dolcetto piemontese,<br />

e il Rossese di Dolceacqua, che,<br />

come fa intuire il nome stesso, dà un vino<br />

dal colore non molto intenso, ma dalla spiccata<br />

personalità, sicuramente la più forte<br />

tra gli altri rossi della regione. Nel Levante,<br />

da Genova quindi alla Toscana, ecco i bianchi<br />

Bosco, Albarola, Vermentino e Bianchetta;<br />

e il rosso Sangiovese. Da queste parti<br />

prospera il Cinque Terre doc, dal colore bianco-giallo<br />

paglierino, ottimo con antipasti e<br />

piatti di pesce; mentre l’appassimento del-<br />

52<br />

a fatica del vino<br />

le uve più tipiche della zona genera lo Sciacchetrà,<br />

vino da meditazione di almeno 17°;<br />

il nome deriva dalla fusione di due parole<br />

dialettali: sciac, schiacciare, e trà, trarre (da<br />

parte), con riferimento al lungo invecchiamento<br />

del prodotto. Le uve, passite per 2-<br />

3 mesi, sono pigiate e quindi tratte dal tino<br />

dopo sole 24 ore. Il mosto va subito in<br />

botte, subisce in media tre travasi e ad<br />

aprile va in bottiglia; con questo processo<br />

il residuo zuccherino rimane molto alto conferendo<br />

al vino il sapore amabile che lo contraddistingue.<br />

L’altra doc Colli di Luni, a<br />

cavallo tra Liguria e Toscana, annovera il<br />

Bianco, il Rosso, il Rosso Riserva e il Vermentino;<br />

anche la doc Colline di Levanto<br />

conta un Bianco e un Rosso, mentre quella<br />

Golfo del Tigullio aggiunge al Rosso e al<br />

Bianco anche il Rosato, il Moscato e lo<br />

Spumante. La doc Riviera Ligure di Ponente<br />

comprende bianchi, rossi e rosati dai vitigni<br />

prima ricordati; nell’imperiese, ai confini<br />

con la Francia, c’è il Rossese Dolceacqua<br />

doc.<br />

La più recente delle doc è la Valpolcevera,<br />

pochi ettari in provincia di Genova. Al di fuori<br />

delle denominazioni di origine controllata,<br />

troviamo interessanti monovitigni come il<br />

rosso Alicante nella provincia di Savona e i<br />

bianchi Bianchetta e Vermentino della provincia<br />

di Genova.


L’olio<br />

In Liguria l’ulivo è coltivato in tutto l’immediato<br />

entroterra. La protagonista assoluta<br />

di queste coltivazioni è l’oliva taggiasca:<br />

piccola, di sapore dolce e con il nocciolo<br />

che si stacca facilmente, nel Levante è<br />

leggermente diversa e prende il nome di<br />

lavagnina. E un’ottima oliva da tavola,<br />

usata per l’aperitivo e nelle ricette tradizionali,<br />

eccellente da olio. Fino a pochi<br />

decenni fa l’olio di taggiasca era privo di<br />

note amare, di colore giallo chiaro, con<br />

un fruttato leggero e sentori di mandorla<br />

e pinolo. Piacevole appena fatto, durava<br />

però poco nel tempo: infatti si tendeva a<br />

cogliere le olive molto tardi, addirittura fino<br />

a Pasqua, e l’olio più tardivo, il cosiddetto<br />

biancardo, era considerato più pregiato.<br />

Oggi si tende a raccoglierle prima e si<br />

ottiene un olio con lievi note amare e piccanti,<br />

ricco di salutari sostanze antiossidanti,<br />

più duraturo nel tempo.<br />

I formaggi<br />

La formaggetta è un formaggio fresco o<br />

semistagionato di latte crudo vaccino con<br />

pasta morbida più o meno sfaldabile, quasi<br />

spalmabile nel fresco, con gusto piccante,<br />

mai saporito, adatto a usi di cucina (ripieno<br />

nel fresco, insalate nel semistagionato).<br />

Esistono anche versioni prodotte con<br />

latte misto vaccino-ovino e vaccino-caprino<br />

come quelle della valle Arroscia, della val<br />

Greveglia e della valle Stura.<br />

La prescinsoea è una cagliata fresca di latte<br />

vaccino che si presenta morbida e spal-<br />

gli itinerari gli itinerari di gola di gola<br />

mabile, a volte addirittura semiliquida, dal<br />

gusto acidulo. È ingrediente spesso presente<br />

nella cucina ligure, soprattutto per il ripieno<br />

dei ravioli e delle torte salate. Si gusta<br />

anche con zucchero e cannella.<br />

Caprini e caciotte di capra vengono preparati<br />

anche in Valbrevenna e nelle valli liguri<br />

delle Alpi Marittime. Nelle valli di Imperia si<br />

producono ottimi pecorini semistagionati<br />

dolci e stagionati piccanti.<br />

Pane, biscotti & c.<br />

I biscotti del lagaccio sono simili a fette di<br />

pane biscottato, ma arricchite di burro, zucchero,<br />

finocchio o anice; tipici per la prima<br />

colazione. I corzetti sono una pasta tipica<br />

che nel Ponente ha forma di farfalla, è confezionata<br />

con farina semintegrale e acqua;<br />

nel Levante è a forma di disco ed è di grano<br />

tenero con poche uova; in val Polcevera<br />

ha forma di un 8 ed è prevalentemente con<br />

bietole o spinaci nell’impasto. La farinata<br />

è una sottile focaccia a base di farina di<br />

ceci, acqua e olio; si mangia calda appena<br />

sfornata. La focaccia ligure è fatta con farina<br />

di grano tenero condita con olio extravergine<br />

d’oliva, arricchita spesso da rosmarino<br />

o olive, molto bassa e con crosticina<br />

croccante; quella al formaggio è tipica di<br />

Recco. Le sciumette sono biscotti di forma<br />

irregolare, fatti con albume d’uovo, latte,<br />

zucchero e poca farina; il nome deriva da<br />

sciumma, che nel dialetto ligure indica la<br />

schiuma delle onde. La pizza ligure o sardeinara<br />

è piuttosto bassa e morbida, condita<br />

con pomodoro, origano, olive nere e<br />

acciughe salate, a volte arricchita con una<br />

manciata di capperi.<br />

53


ILe<br />

l suggerimento<br />

Cinque Terre, striscia di terra stretta tra<br />

i monti e il mare, a ponente di Portovenere,<br />

ospitano un Parco nazionale e un’Area<br />

marina protetta. Letteralmente, le “cinque<br />

terre” sono i cinque paesi che segnano la<br />

costa: da ovest a est, Monterosso, Vernazza,<br />

Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Uno<br />

più pittoresco dell’altro, affacciati sul mare<br />

meno uno, Corniglia, che è aggrappato ai<br />

fianchi terrazzati della collina, sono collegati<br />

da strade tortuose, da sentieri scenografici<br />

e dalla ferrovia.<br />

Le Cinque Terre sono una meta ideale per<br />

visitatori di ogni tipo, ma soprattutto per gli<br />

appassionati di natura: chi ama il mare troverà<br />

qui acque pulitissime, spiagge scenografiche<br />

e fondali ricchi di pesci. Chi vuole<br />

camminare ha a disposizione sentieri di<br />

varia difficoltà: dal facile Sentiero Azzurro,<br />

che collega tutti i paesi delle Cinque Terre<br />

e di cui fa parte la via dell’Amore, tra Riomaggiore<br />

e Manarola (oggi considerata romantica,<br />

ma nata come strada di servizio<br />

per gli operai che costruivano la ferrovia<br />

Genova-La Spezia-Pisa)¸ all’Alta via dei<br />

monti liguri e ai Sentieri dei santuari, che<br />

salgono sulle creste delle montagne circostanti<br />

e si addentrano nell’interno boscoso.<br />

Chi invece vuole prendersela comoda<br />

potrà usare il treno che, partendo da La<br />

Spezia, raggiunge ognuno dei paesi fino ad<br />

arrivare a Levanto.<br />

A tutte queste occasioni di visita si aggiungono<br />

una quantità di prodotti tipici in grado<br />

di soddisfare i palati più curiosi: ricordiamo<br />

almeno le acciughe di Monterosso, da gustare<br />

fresche al limone e olio, al forno in<br />

54<br />

una torta con le patate, oppure impanate e<br />

fritte; lo Sciacchetrà, un vino bianco passito<br />

esclusivo della zona; i limoni profumati;<br />

le erbe aromatiche che entrano nella maggior<br />

parte delle ricette tradizionali.<br />

Una proposta: raggiungere in treno La Spezia,<br />

prendere il trenino per la prima delle<br />

Cinque Terre, Riomaggiore, e in due giorni,<br />

percorrendo il Sentiero azzurro e scegliendo<br />

come luogo di pernottamento Corniglia<br />

o Vernazza, raggiungere Monterosso e la<br />

bella Punta del Mesco (dove aveva casa<br />

Montale). Poi rientrare a Riomaggiore in<br />

battello. La Cinque Terre card consente, tra<br />

l’altro, un numero illimitato di viaggi sui treni<br />

della tratta La Spezia-Levanto l’uso dei trasporti<br />

pubblici sui bus elettrici o a metano<br />

sulle strade del Parco, l’accesso a tutti i<br />

sentieri pedonali (a pagamento per chi non<br />

dispone della card), oltre a sconti interessanti<br />

nell’acquisto di pubblicazioni e prodotti<br />

tipici.<br />

Info:<br />

www.turismoinliguria.it<br />

www.aptcinqueterre.sp.it<br />

www.parconazionale5terre.it<br />

tel. 0187 7600000<br />

fax 0187 7600061<br />

info@parconazionale5terre.it


Dove mangiare<br />

Da Casetta<br />

via XX settembre 12,<br />

Borgio Verezzi (SV)<br />

tel. 019 610166<br />

Osteria dell’Acquasanta<br />

via Acquasanta 281,<br />

Mele (GE)<br />

tel. 010 638035<br />

Antica Osteria del Mosto<br />

piazza dei Mosto 15/1,<br />

Conscenti di Ne (GE)<br />

tel. 0185 337502<br />

La Brinca<br />

via Camp di ne 58,<br />

Ne (GE)<br />

tel. 0185 337480<br />

Germinal<br />

via Gastaldi 15b,<br />

Taggia (IM)<br />

tel. 0184 41153<br />

Ripa del Sole<br />

via De Gasperi 282,<br />

Riomaggiore (SP)<br />

tel. 0187 920143<br />

gli itinerari gli itinerari di goladi<br />

gola<br />

Dove comprare<br />

Pasticceria<br />

Pasticceria Briano<br />

via Neghelli 43,<br />

Alassio (SV)<br />

Bianchi<br />

via Matteo Vinzoni 33,<br />

Levanto (SP)<br />

Salumi<br />

Pierangelo Toscano<br />

via Cesio, Altare (SV)<br />

Antica Salumeria<br />

via Canale 52,<br />

Castelnuovo Magra (SP)<br />

Vini, formaggi, salumi<br />

Er Cantu<br />

via Fiescgi 159,<br />

Corniglia (SP)<br />

Buzzone<br />

via Bolzaneto 94-96,<br />

Genova<br />

Arte Bianca<br />

via Sapri 79, La Spezia<br />

Isola delle Cose Buone<br />

vie dei Mille 103,<br />

La Spezia<br />

Olio, sottoli, pesto<br />

Garello<br />

via Roma 13, Nasino (SV)<br />

Conserve, pasta, pane<br />

Evo<br />

via Galata 46r, Genova<br />

Cioccolato<br />

Viganotti<br />

vico della Castagna 14r,<br />

Genova<br />

Pistacchi, spezie, te<br />

Antica Drogheria Torielli<br />

via San Bernardo 32r,<br />

Genova<br />

Dove dormire<br />

Dai Pironcelli<br />

via delle Mura 45,<br />

Montemarcello<br />

di Ameglia (SP)<br />

tel. 187 601252<br />

Acqua di mare<br />

via dei Pescatori 6,<br />

Bordighera (IM)<br />

tel. 339 8108227,<br />

www.acquadimare.com<br />

Locanda del Bricco<br />

Arcagna, Dolceacqua (IM)<br />

tel. 0184 31426,<br />

www.terrebianche.com<br />

Il senatore<br />

via Byron 11, Fiascherino<br />

di Lerici (SP)<br />

tel. 0187 967236,<br />

www.locandailsenatore.com<br />

Ca’ d’Andrean<br />

via Discovolo 101,<br />

Manarola (SP)<br />

tel. 0187 920040,<br />

www.cadandrean.it<br />

Gianni Franzi<br />

piazza Marconi 1, Vernazza<br />

(SP)<br />

tel. 0187 821003,<br />

www.giannifranzi.it<br />

Agnello d’oro<br />

vico delle Monachette 6,<br />

Genova<br />

tel. 010 2462084,<br />

www.hotelagnellodoro.it<br />

55


56<br />

Dal beach party<br />

all’osteria tipica,<br />

il tacco d’Italia offre<br />

mille occasioni<br />

di divertimento<br />

e di gusto<br />

Fiori di zucchina ripieni<br />

del ristorante Al Fornello da Ricci<br />

Viaggio in Salento<br />

Roberta Perna<br />

Il Salento ha infinite storie da<br />

raccontare, di divertimento –<br />

vero – ma anche di cultura,<br />

tradizione ed arte. Il nostro<br />

viaggio costeggia l’Adriatico,<br />

con golose soste nell’entroterra,<br />

narrando i segreti e la tipicità<br />

attraverso le parole della gente<br />

del luogo e di chi, con vigile<br />

memoria dell’antica cucina,<br />

tiene egregiamente il passo con<br />

l’era moderna. In tutto questo<br />

uno sguardo non distratto va<br />

all’offerta notturna, con beach<br />

party allestiti a ridosso di un<br />

mare che ha dell’incredibile. Il<br />

Salento, lembo di terra<br />

racchiuso tra l’Adriatico e lo<br />

Ionio, è quel territorio che fu la<br />

vecchia Terra d’Otranto e che<br />

oggi comprende tutta la<br />

Provincia di Lecce e parte di<br />

quella di Brindisi e Taranto.<br />

L’avventura comincia da nord ed<br />

il primo colpo di fulmine è<br />

Ceglie Messapica, in provincia<br />

di Brindisi, un’alternarsi di<br />

graziose case bianche tra<br />

piccole vie e imperiosi palazzi<br />

gentilizi. Tra un curioso anfratto<br />

e l’altro, proseguendo dopo la<br />

piazza centrale, scopriamo<br />

Cibus, un’enoteca ristorante<br />

dove tutto sa di tipico, dalla<br />

galleria tra roccia calcarea e<br />

fiori che porta al locale, alla<br />

piccola sala d’ingresso dove il<br />

proprietario Lillino accoglie la<br />

sua clientela. Da oltre<br />

cinquant’anni l’osteria è nelle<br />

mani della famiglia Silibello ed<br />

anche se qualche cambiamento<br />

c’è stato, è la tradizione a<br />

trionfare. Lillino ama parlare ai<br />

clienti e raccontare la storia di<br />

un prodotto e la caparbietà dei<br />

sapienti artigiani gastronomici,<br />

mastri casari e macellai, suoi<br />

inseparabili collaboratori.<br />

Esperto di formaggi, offre una<br />

scelta che va dal caciocavallo<br />

podalico, di mucca allo stato<br />

brado, fiore all’occhiello<br />

dell’allevamento pugliese, alla<br />

ricotta “squant”, ottenuta per<br />

fermentazione naturale che<br />

acquista un particolare sapore<br />

piccante dopo una lunga<br />

stagionatura. Non mancano,<br />

certo, piatti di cucina<br />

tradizionale rivisitata come il<br />

grano con fonduta di<br />

caciocavallo e tartufo della<br />

Murgia o quelli più tipici come<br />

la purea di fave rigorosamente


preparata in terracotta.<br />

Ed eccoci alla città del barocco,<br />

Lecce, dove di sera si è rapiti<br />

dal frenetico pulsare tra le vie<br />

del centro e quella piazza<br />

Duomo che toglie il respiro,<br />

disarmonica alla ragione - con<br />

quel campanile tanto alto<br />

rispetto alla cattedrale –<br />

eppure così equilibrata nel suo<br />

complesso. Una sosta in questo<br />

luogo, in uno dei tanti bar ed<br />

enoteche della zona, è davvero<br />

rilassante, se si sorseggia un<br />

bicchiere di Primitivo o<br />

Negroamaro, oppure un<br />

recentemente rivalutato Fiano<br />

pugliese, accompagnati dalle<br />

sfiziose “pettole”, soffici e<br />

croccanti frittelle di pasta di<br />

pane o dalle piccole friselle<br />

all’orzo – speciale pane duro da<br />

ammorbidire in acqua – condite<br />

con olio, sale e pomodoro. Se<br />

si ha tempo e voglia basta<br />

fermarsi in uno dei tipici<br />

ristoranti del centro storico per<br />

assaporare un’altra specialità<br />

regionale: è il tegame di riso,<br />

patate e cozze cotte al forno<br />

che ricorda un po’ la paella<br />

spagnola. Sotto Lecce, da<br />

giugno fino a settembre la<br />

costa del Salento diventa una<br />

terra giovane, con una miriade<br />

di offerte per godere ancor di<br />

più il limpido mare di questo<br />

lembo di terra. Ci sono spiagge<br />

grandi come quelle di Torre<br />

dell’Orso, frequentata da<br />

giovani che amano<br />

chiacchierare seduti ad uno dei<br />

bar affacciati sul mare: al Kum,<br />

in località Roca Vecchia, gli<br />

aperitivi sono veramente buoni,<br />

soprattutto se al tramonto<br />

accompagnano i frutti di mare,<br />

spesso crudi come i polpi<br />

arricciati, battuti sugli scogli e<br />

mangiati all’istante, oppure le<br />

“pettole”, questa volta in<br />

versione ripiena con ricotta ed<br />

acciughe. Il Kum la sera si<br />

trasforma in locale dance, con<br />

tanta musica e cocktail sulla<br />

scogliera.<br />

Proseguendo lungo la costa<br />

un’altra zona interessante è<br />

quella della spiaggia di Alimini<br />

– dal nome dei laghi che la<br />

circondano – dove, nel tardo<br />

pomeriggio, arrivano i giovani<br />

della movida salentina a bere<br />

un soft drink ed ascoltare<br />

musica sdraiati sui lettini in riva<br />

al mare. E a chi ancora avesse<br />

voglia di scoperte e volesse<br />

vedere un presepe a picco sul<br />

mare, non rimane che visitare<br />

la splendida Otranto, con il<br />

castello aragonese, il fascino<br />

orientale ed una vivacità per le<br />

strade che non si dimentica<br />

facilmente.<br />

Al Fornello<br />

da Ricci<br />

Nella masseria, antica abitazione<br />

dei nonni delle titolari,<br />

Antonella ai fornelli e Rossella<br />

in sala gestiscono questo<br />

locale con cura e attenzione.<br />

Il pane, dalle intriganti varianti,<br />

è fatto ad hoc per accompagnare<br />

carrellate di antipasti<br />

come il fiore di zucchina ripieno<br />

di ricotta di capra o la<br />

crema di carciofi e pancetta<br />

croccante. La pasta è di quella<br />

ruvida e corposa, avvolta per<br />

racchiudere patate ed aromi<br />

che si sposano perfettamente<br />

con la fonduta di formaggi di<br />

mucca. Ogni piatto del menù<br />

ha una data, quella di prima<br />

uscita: tra i più vecchi, il cosciotto<br />

di agnello con patate<br />

cotte nella cenere, del 1967.<br />

Al Fornello da Ricci<br />

Contrada Montevicoli, 71<br />

Ceglie Messapica (Br)<br />

Tel. 0831 377104<br />

Fungo<br />

Cardoncello<br />

È un fungo tipico della Puglia<br />

che cresce vigoroso sull’altopiano<br />

delle Murge Nord Occidentale.<br />

Ha un bassissimo<br />

contenuto di grassi ed un profumo<br />

ed un sapore molto delicato.<br />

Si sposa bene con tutto<br />

e può essere consumato<br />

crudo, fritto, in abbinamento<br />

con legumi, pesce, anche se la<br />

tradizione regionale lo predilige<br />

nella pasta, con salsiccia e<br />

pomodoro. Dal 2006 si è costituita<br />

anche un’associazione,<br />

“Amici del fungo Cardoncello”,<br />

per tutelare e valorizzare<br />

il prodotto nel resto del<br />

mondo.<br />

57


Colazione<br />

Caffellatte<br />

Via Alfani 39r, Firenze, tel. 055 2478878<br />

Sempre aperto, dalle 8 alle 20<br />

58<br />

Locali per un giorno<br />

Chi ha fretta cambi indirizzo; l’assaggio delle torte, dello<br />

yogurt, delle uova, delle marmellate, oltre che dell’espresso<br />

o del cappuccino, dev’essere necessariamente<br />

slow. Qualche proposta carina a pranzo (insalate, sformati,<br />

frittate) e per il resto della giornata, in un ambiente<br />

da vecchia latteria.<br />

Pranzo<br />

Eataly<br />

Via Nizza 230 int. 14, Torino Lingotto, tel. 011 19506811<br />

Aperto dalla 10 alle 22. Chiuso il lunedì<br />

Un tempio del buon gusto ricavato con un sapiente recupero<br />

dagli ex stabilimenti della Carpano; prodotti di qualità<br />

in assortimento da supermercato a prezzi sostenibili; internet<br />

point, libreria specializzata, giornali, riviste e libri<br />

a disposizione del pubblico (eterogeneo), eventi, mostre e<br />

ovviamente alcuni punti di ristoro aperti fino alle 15 per<br />

gustare (cucinate a puntino) alcune delle specialità in<br />

vendita. Il ristorante vero e proprio è aperto anche a cena.<br />

Un paradiso per i golosi curiosi.<br />

Il Pozzo<br />

Via Europa 2, Pieve Fosciana (LU), tel. 0583 666380<br />

Chiuso il mercoledì<br />

Un’istituzione della Garfagnana che rischia di non essere<br />

ben capita (capita di incontrarci comitive che pasteggiano<br />

a cocacola… ) e invece Il Pozzo è un luogo dove la<br />

cucina tradizionale regna sovrana, gli ingredienti sono<br />

scelti con cura e amore, il vino è trattato e servito come<br />

si deve, con una carta che si concentra su etichette<br />

toscane. Ottimi i salumi e i formaggi della valle. Buona<br />

la birra di farro non pastorizzata di una piccola azienda<br />

locale. All’uscita alzate gli occhi verso la Pania della<br />

Croce che si erge severa a ovest.<br />

Spuntino<br />

Caffè Roma<br />

Piazza Umberto I° 14, Costigliole d’Asti (CN)<br />

tel. 0141 966544. Chiuso il lunedì<br />

Ecco uno storico caffè di paese, ma anche gelateria di<br />

qualità, enoteca ben fornita, luogo dove sfamarsi, e assai<br />

degnamente, a tutte le ore. Tra i piatti sempre disponibili<br />

la carne battuta al coltello, a volte servita con la robiola di<br />

Roccaverano, l’insalata russa con la maionese fatta in casa,<br />

un vitello tonnato da manuale. Ampia scelta di formaggi e<br />

di vini al bicchiere. Buonissimi i grissini stirati a mano, e i<br />

sorbetti, in particolare quello al Brachetto d’Acqui.<br />

Pettirosso<br />

Corso Bettini 24, Rovereto (TN), tel. 0464 422463<br />

Chiuso la domenica<br />

Piacevolissimo per un pranzo veloce o per una cena più<br />

articolata (prevale la cucina forte di impronta trentina),<br />

questo locale dagli arredi in legno e vetro (quello delle<br />

centinaia di bottiglie che riempiono gli scaffali) anche in<br />

orari più lunghi offre spuntini di salumi, formaggi e dolci.<br />

Un ottimo indirizzo.<br />

La Saletta delle Dolci Follie<br />

Via Roma 3, Certaldo (FI), tel. 0571 668188<br />

Chiuso il martedì<br />

Si entra in una bella pasticceria nella piazza principale di<br />

Certaldo basso, si passa nel retrobottega ed ecco un piccolo<br />

ristorante-enoteca, curato e intimo. Nel menu piatti sperimentati<br />

da anni e strettamente legati al territorio: memorabili<br />

una primaverile minestra di carciofi e la pasta condita con<br />

un sugo sapido di salsiccia. Prevale la carne, ma pesce e<br />

verdure ci sono, e molto ben trattati. Ricca carta dei vini,<br />

soprattutto su Toscana, Piemonte e Italia in genere, con buone<br />

scelte francesi, anche nel campo dei distillati.


Aperitivo<br />

Le Fate<br />

Via Marconi 19c, Firenze, tel. 392.8697547<br />

Aperto dalle 6.30 alle 21.30, chiuso la domenica<br />

Un piccolo bar che la sera si trasforma in graziosa tappa<br />

per l’aperitivo, un ambiente giovane ed accogliente con<br />

luci soffuse e qualche candela. Dietro al banco il sempre<br />

sorridente Andrea, che dal lunedì al venerdì propone a<br />

partire dalle 18 serate che vedono come protagoniste, a<br />

rotazione, specialità greche, svedesi, americane, messicane,<br />

toscane e vegetariane. Da provare.<br />

Notte Notte<br />

Negroni<br />

Via de’ Renai 17r, Firenze, tel. 055 243647<br />

Sempre aperto, dalle 8 alle 2 del mattino<br />

Oltre al cocktail che dà il nome al locale, apprezzabili<br />

anche altri drink, più o meno long. E poi si mangia,<br />

soprattutto all’ora di pranzo; in tardissima serata i giovinastri<br />

(e chi pensa ancor di esserlo) accorrono a frotte,<br />

invogliati anche dalla musica.<br />

La Baracchina Rossa<br />

Via Vittorio Veneto 144, Ardenza Livorno, tel. 0586 502169<br />

Chiuso il mercoledì, aperto dalle 5 all’una del mattino<br />

D’estate dà il meglio di sé (tavolini all’aperto su un<br />

bellissimo lungomare), però per il ponce alla livornese la<br />

stagione più propizia è quella fredda. Vabbè, diciamo<br />

che vale la pena andarci sempre in questo locale dove<br />

qualcosa di buono oltre ai cocktail si può trovare. Trovatempo<br />

astenersi.<br />

Volete segnalare un locale?<br />

Scrivete a posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

Cena<br />

Maso Cantanghel<br />

Via della Madonnina 33, Forte di Civezzano (TN)<br />

tel. 0461 858714. Chiuso il sabato e la domenica,<br />

aperto pranzo e cena<br />

Il menù è fisso (due antipasti, un primo, un secondo con<br />

contorno, due dolci), ma cambia ogni giorno ed è sempre<br />

di straordinaria qualità e varietà, molto legato al territorio,<br />

alla tradizione e alla stagionalità; inoltre i mobili,<br />

la dimensione, la cortesia del servizio, il prezzo contribuiscono<br />

a fare di questo ristorante un approdo da<br />

non perdere. Grandi vini a piccoli prezzi.<br />

Amerigo<br />

Via Marconi 16, Savigno (BO), tel. 051 6708326<br />

Chiuso il lunedì, aperto solo a cena (domenica anche a<br />

pranzo)<br />

Un paese addormentato nel verde dei Colli bolognesi,<br />

poche salette arredate con gusto antico in una locanda<br />

dal fascino rétro. E poi una tavola sontuosa, con piatti<br />

rigorosamente del territorio, mai banali, sempre ravvivati<br />

da un piccolo ma fondamentale tocco innovativo: salmerino<br />

del Corno alle scale affumicato in casa, un fritto sublime<br />

di verdure e di fiori (acacia, sulla, sambuco), Parmigiano<br />

stravecchio come raramente è dato di assaggiare, gelato<br />

all’antica venato d’aceto balsamico tradizionale. Carta<br />

dei vini imponente, servizio amorevole. La perfezione, per<br />

la durata di una cena, può essere di questo mondo.<br />

Osteria di Starda<br />

Castello di Starda, Gaiole in Chanti (SI), tel. 0577 734100<br />

Chiuso il lunedì, aperto a cena, da giugno a ottobre<br />

anche a pranzo<br />

Siamo in un borgo medioevale (e l’ambientazione del<br />

locale risente di qualche piccolo eccesso in questa direzione,<br />

ma sono dettagli senza grande importanza), la<br />

cucina è quella toscana con qualche accenno di innovazione,<br />

l’attenzione ai particolari, come il pane fatto in<br />

casa in aromatizzazioni diverse, denota equilibrio e professionalità<br />

che non fanno lievitare il prezzo.<br />

Un tuffo nel passato con uno sguardo nel presente.<br />

59


Torna il<br />

Campionato<br />

di Vino<br />

Segnatevi a matita rossa le<br />

date sull’agenda! 8 e 9<br />

settembre, Teatro Romano di<br />

Fiesole. Torna il Campionato di<br />

Vino, organizzato da Slow Food<br />

Firenze con il patrocinio e la<br />

collaborazione del Comune di<br />

Fiesole. La manifestazione<br />

chiuderà il prestigioso<br />

cartellone dell’Estate Fiesolana,<br />

ricchissimo di appuntamenti<br />

artistici e culturali: Dario Fo e<br />

Spike Lee su tutto e tutti, ma<br />

anche molti concerti jazz e<br />

classici e molti appuntamenti<br />

teatrali. Ma allora cosa ci fa il<br />

vino in mezzo a tanta cultura?<br />

Beh, nel suo piccolo anche il<br />

vino è cultura. E dunque<br />

identità, storia, tradizioni. E la<br />

Toscana in tal senso è regione<br />

leader in Italia e nel Mondo.<br />

Chiudere l’Estate Fiesolana<br />

dunque non è casuale, si radica<br />

sul territorio, richiamando<br />

appassionati da ogni angolo d’<br />

Italia. Le prime due edizioni<br />

hanno avuto fortuna. Esordio<br />

bagnato nel 2005. Tanta<br />

pioggia, ma anche tanto<br />

entusiasmo con la terrazza del<br />

Teatro piena di persone a<br />

degustare con e senza ombrelli.<br />

Non c’è 2 senza 3<br />

Cristiano Maestrini<br />

Fiduciario Slow Food Firenze<br />

Benevolo invece il tempo nel<br />

2006, con una edizione più<br />

ricca e variegata. Gli stand dei<br />

vari produttori, consorzi e<br />

artigiani del gusto erano<br />

posizionati ad ogni angolo del<br />

Teatro, costituendo un percorso<br />

ideale fra le varie<br />

denominazioni vinicole. Oltre<br />

alle tantissime etichette<br />

toscane erano presenti alcuni<br />

soggetti non toscani (Consorzio<br />

Colli Bolognesi, Consorzio Friuli<br />

Grave) e addiruttura due<br />

delegazioni straniere dalla<br />

Germania e dalla Francia. Alla<br />

fine sono state oltre 5000 le<br />

persone che in due giorni<br />

visitato e assaggiato. Mai vista<br />

così tanta gente sul colle<br />

fiesolano!<br />

Come si preannuncia la terza<br />

edizione? Sostanzialmente<br />

simile nell’impostazione<br />

fondamentale: idea che vince<br />

non si cambia. Tanto buon vino,<br />

tanto buon cibo. Il tutto ad<br />

ingresso gratuito in uno dei<br />

posti più belli in assoluto della<br />

Toscana. E poi laboratori<br />

tematici con produttori, enologi<br />

ed esperti del settore. Chi ama<br />

il vino non può perdere<br />

un’occasione simile. Ma anche<br />

chi è astemio (o ancora non è<br />

giunto all’età giusta) potrà<br />

trascorrere un pomeriggio<br />

tranquillo e divertente fra<br />

archeologia e gastronomia. Ma<br />

perché si chiama Campionato?<br />

Perché in effetti ci saranno<br />

squadre da tutta Italia che si<br />

sfideranno in singolar tenzone<br />

per decretare chi è il miglior<br />

degustatore del nettare di<br />

Bacco. Dunque una gara per<br />

esperti a cui si affianca una<br />

kermesse aperta invece a<br />

grandi e piccini.<br />

E quest’anno sarà anche un<br />

campionato di solidarietà. La<br />

due giorni fiesolana servirà a<br />

raccogliere fondi a favore di<br />

alcune donne della Mauritania<br />

che hanno deciso di investire la<br />

propria attività nella<br />

lavorazione della prelibata<br />

bottarga. La volontà è tanta,<br />

ma come si può immaginare i<br />

soldi sono pochi. Aiutare certi<br />

progetti è doveroso e aggiunge<br />

valore alla filosofia Slow Food,<br />

imperniata sui tre pilastri<br />

concettuali di un cibo buono,<br />

pulito e giusto.<br />

61


Tesori d’altri tempi<br />

È una brezza equatoriale ad<br />

agitare le foglie della myristica<br />

fragrans; il ramo sussulta e da<br />

un ramoscello cade quello che<br />

comunemente è conosciuto<br />

come un frutto di noce<br />

moscata. Il frutto rotola ignaro<br />

di ciò che è capace di<br />

smuovere, ma John Keay, da<br />

abile narratore d’esplorazioni<br />

qual è, trasporta il lettore nel<br />

mondo fragrante delle spezie,<br />

raccontando la saga esotica e<br />

avventurosa di<br />

scoperte<br />

geografiche e<br />

di guerre che le<br />

spezie hanno<br />

saputo<br />

provocare in tre<br />

millenni.<br />

Affermare che<br />

le spezie sono<br />

state<br />

responsabili dell’esplorazione<br />

del nostro pianeta, può<br />

sembrare un paradosso, ma la<br />

storia ama i paradossi ed è una<br />

realtà che, nel corso dei secoli,<br />

i sovrani hanno messo in gioco<br />

il loro prestigio, i navigatori<br />

rischiato le loro vite, non solo<br />

alla ricerca dell’oro o nella<br />

brama di potere, ma per<br />

accaparrarsi minime quantità di<br />

tesori vegetali che oggi ci<br />

appaiono scontati.<br />

La via delle spezie è il racconto<br />

colto e sofisticato di come<br />

62<br />

Cibo tra le righe<br />

Olivia Chierighini<br />

l’uomo sappia osare molto pur<br />

di godere di odori e sapori<br />

intensi.<br />

John Keay<br />

La via delle spezie<br />

Neri Pozza Editore – 18,00 €<br />

I mille gusti<br />

della memoria<br />

Il piacere del cibo, l’arte<br />

culinaria e l’amore, sono gli<br />

ingredienti del romanzo di José<br />

Manuel Fajardo. Omar, il<br />

narratore-protagonista, è un<br />

marinaio-cuoco di origine<br />

spagnola che attraversa le<br />

strade notturne di Parigi, alla<br />

ricerca di una felicità che<br />

sembra impossibile.<br />

Il filo della narrazione si dipana<br />

attraverso la memoria di<br />

momenti cruciali della sua vita,<br />

riassaporati come se fossero il<br />

menu dell’Arc en Ciel, il<br />

ristorante in cui Omar lavora;<br />

mentre<br />

cucina,<br />

ricorda e<br />

racconta,<br />

sfilano<br />

pietanze,<br />

salse e<br />

condimenti,<br />

tequila<br />

ghiacciata<br />

e le<br />

ostriche che secondo il padre<br />

avevano il potere di sistemare<br />

ogni guaio. Ad accompagnare<br />

intingoli e manicaretti ci sono,<br />

inoltre, le note di canzoni<br />

famose e di ardenti boleri, uno<br />

dei quali composto dallo stesso<br />

Fajardo. Come in un cocktail<br />

accattivante, ciascun elemento<br />

contribuisce a creare il sapore<br />

perfetto di una vita quanto mai<br />

varia.<br />

José Manuel Fajardo<br />

Il sapore perfetto<br />

Guanda – 16,00 €<br />

La ricetta<br />

della felicità<br />

Fannie Flagg,<br />

autrice del<br />

fortunatissimo<br />

Pomodori verdi<br />

fritti al caffè di<br />

Whistle Stop, ci<br />

regala un altro<br />

racconto tenero e<br />

divertente<br />

ambientato nella provincia<br />

americana, popolata da zie,<br />

nipoti e vicine di casa, tutte in<br />

possesso di una ricetta segreta,<br />

vuoi per una torta deliziosa,<br />

vuoi per una vita felice. A<br />

Elmwood Springs l’ottantenne<br />

Elner si arrampica sull’albero di<br />

fichi e, attaccata da uno sciame<br />

di vespe, cade a terra. Il<br />

medico annuncia il decesso<br />

dell’anziana e sull’intera<br />

comunità cala un velo di<br />

immensa tristezza. Per parte<br />

sua, Elner non sembra vivere<br />

quei momenti allo stesso modo:<br />

come se nessuno si accorgesse


più di lei, si alza prende<br />

l’ascensore e si ritrova… in<br />

Paradiso. Qui, ad attenderla, ci<br />

sono molte persone che ha<br />

conosciuto in passato, qualcuno<br />

che le svela il segreto della<br />

leggerezza della torta al<br />

caramello e qualcuno cui<br />

domandare tutto ciò che ha<br />

sempre voluto sapere riguardo<br />

alla Vita. La sorpresa più<br />

grande, però, è poter tornare<br />

indietro, perché la cara Elner<br />

ha ancora molto da dire.<br />

Fannie Flagg<br />

Torta al caramello in paradiso<br />

Sonzogno – 17,50 €<br />

Filo blu<br />

Blue Ginger, zenzero blu, è il<br />

nome del fortunato ristorante<br />

che Les Huynh ha aperto a<br />

Sidney, ma anche un colore ed<br />

un profumo straordinariamente<br />

intensi cui la sua cucina si<br />

ispira. Una cucina dalle forti<br />

influenze tailandesi, cinesi e<br />

vietnamite, dalla base<br />

tradizionale ma resa<br />

modernissima e sofisticata da<br />

ingredienti inusuali e talvolta<br />

bizzarri. Le fotografie<br />

eccezionali sono la vetrina in<br />

cui ammirare i piatti in ogni<br />

singolo,<br />

splendido<br />

dettaglio,<br />

dagli antipasti<br />

alle zuppe di<br />

noodles, dalle<br />

insalate<br />

fresche fino<br />

ai gustosi<br />

piatti unici e<br />

ai deliziosi dessert. Una cucina<br />

tutta da scoprire.<br />

Les Huynh<br />

Zenzero Blu – Colori e sapori<br />

dall’Asia<br />

Guido Tommasi Editore –<br />

25,00 €<br />

In cucina con papà<br />

Guy Martin è chef del celebre<br />

ristorante parigino Grand<br />

Véfour, ma quando fa il papà<br />

mette tutto l’impegno possibile<br />

a fare felici i suoi due bambini.<br />

Piccoli buongustai contiene 50<br />

ricette salate tra le preferite<br />

dai più piccoli, ma con un tocco<br />

di originalità e fantasia come il<br />

merluzzo impanato alle nocciole<br />

e le patatine a sorpresa. È un<br />

libro per i genitori, alla ricerca<br />

di nuove piccole bontà, facili ed<br />

equilibrate da portare in tavola,<br />

ma è anche un libro per i<br />

bambini, per avvicinarsi al<br />

piacere della cucina ed ai suoi<br />

sapori, giocando ed<br />

interpretando le ricette anche<br />

attraverso bellissimi disegni da<br />

colorare.<br />

Guy Martin<br />

Piccoli buongustai<br />

Guido Tommasi Editore –<br />

20,00 €<br />

Buono come il pane<br />

Cibo essenziale da circa 6000<br />

anni, il pane è un giocattolo<br />

che non passa mai di moda:<br />

sarà per questo che è esplosa<br />

la passione per le macchine<br />

impastatrici e nei forum di<br />

cucina consigli e ricette si<br />

sprecano.<br />

La<br />

Meldolesi<br />

concentra<br />

in poco<br />

meno di<br />

200 pagine<br />

(formato<br />

ideale da<br />

tenere a portata di mano vicino<br />

al forno) tutto quello che è<br />

bene sapere sulla cultura del<br />

pane, le sue origini e… il suo<br />

futuro. Ci sono ricette “basic”,<br />

molte ricette regionali dei pani<br />

d’Italia, moltissimi pani dal<br />

mondo, i pani creativi ed il<br />

pane da riciclare in tante altre<br />

ricette; dulcis in fundo, non<br />

potevano mancare 55 formule<br />

magiche create da 20 grandi<br />

chef. Per tutti coloro che non<br />

vedono l’ora di rimboccarsi le<br />

maniche e mettere le mani in<br />

pasta.<br />

Alessandra Meldolesi<br />

Il libro del pane<br />

Ponte alle Grazie – 13,00 €<br />

Piccoli ma buoni<br />

Un piccolo libro colto, scritto<br />

meravigliosamente e con<br />

poesia, per raccontare i cibi che<br />

mangiamo,<br />

per conoscerli<br />

e per non<br />

dimenticarne<br />

le radici. Cosa<br />

sono? Da dove<br />

vengono?<br />

Quando, dove,<br />

chi li ha<br />

trovati? Come<br />

erano quando<br />

li abbiamo<br />

incontrati, trasformati,<br />

assaggiati per la prima volta?<br />

In otto capitoletti che si<br />

concludono ciascuno con una<br />

ricetta “tematica” (i colombacci<br />

in padella chiudono la<br />

cacciagione), Taborelli riassume<br />

una “storia della cultura<br />

materiale”, al contempo<br />

raffinata e popolare. Lettura<br />

consigliata a chi ama sognare il<br />

cibo prima di assaporarlo.<br />

Giorgio Taborelli<br />

Il piccolo libro dei cibi<br />

Ponte alle Grazie – 11,00 €<br />

63


Prosegue il nostro viaggio tra i<br />

menu virtuali di alcuni fra i<br />

migliori ristoranti della<br />

Toscana. Scelte comunicative<br />

differenti, fra chi privilegia la<br />

semplicità di pagine talvolta<br />

fin troppo amatoriali e chi si<br />

affida invece ad architetture<br />

grafiche professionali e ben<br />

studiate. In fondo, anche<br />

mettere appetito in pochi clic è<br />

un’arte da chef del virtuale.<br />

Ristorante<br />

degli Artisti<br />

Dalla homepage del Ristorante<br />

degli Artisti di Borgo San<br />

Lorenzo<br />

(www.ristorantedegliartisti.it),<br />

con una prevalenza un po’<br />

eccessiva di bianco, si accede<br />

alla sezione del ristorante<br />

64<br />

<strong>Gola</strong> a tre w<br />

Silvia Vigiani<br />

(attraverso una pagina di<br />

“anticamera” con il benvenuto<br />

della proprietaria, in cui non è<br />

però molto immediato il<br />

passaggio alle pagine<br />

informative vere e proprie),<br />

oppure a quella della vendita e<br />

degustazione (non è però<br />

possibile acquistare online).<br />

Cavalcando il motto “c’è pasta e<br />

pasta” (o tagliata, o formaggio)<br />

la pagina dedicata al ristorante<br />

pone l’accento sulla qualità<br />

degli ingredienti, delle materie<br />

prime, degli strumenti: dalla<br />

pasta al caffè, appunto, dalla<br />

fiorentina ai coltelli di<br />

Scarperia.<br />

Un handicap: dalla sezione<br />

“ristorante” non c’è modo di<br />

tornare alla homepage<br />

introduttiva (e quindi alla<br />

pagina di vendita e<br />

degustazione), se non<br />

ridigitando l’indirizzo web.<br />

Menu e specialità: sì (ma<br />

datato giugno 2005)<br />

Carta dei vini: no<br />

Indicazione prezzi: sì (ma<br />

datata giugno 2005)<br />

Contatti: telefono e form di<br />

contatto sul sito<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: sì (manca per la<br />

sezione “vendita e<br />

degustazione”)<br />

Navigabilità: **<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: il form di contatto<br />

rimanda a un indirizzo non<br />

funzionante e si riceve una<br />

mail automatica di mancato<br />

recapito del messaggio.<br />

Voto


Il vecchio mulino<br />

Si perde nel grande spazio<br />

vuoto della pagina l’apertura<br />

di www.ilvecchiomulino.com<br />

(Castelnuovo Garfagnana), ma<br />

almeno ispira simpatia il<br />

primo piano rubicondo e<br />

sorridente del titolare Andrea<br />

Bertucci. L’interno è poco<br />

aggiornato e più di una pagina<br />

Taverna pane e vino<br />

L’immagine in homepage<br />

risulta deformata a causa delle<br />

dimensioni sbagliate.<br />

www.pane-vino.it punta<br />

all’essenziale: menu (con<br />

tanto di prezzi aggiornati),<br />

notizie sugli eventi organizzati<br />

risulta in allestimento. Lungi<br />

dall’essere un capolavoro del<br />

web, le foto dell’osteria e dei<br />

prodotti tipici, se non altro,<br />

mettono appetito. Peccato<br />

che, a meno di ricorrere alle<br />

pagine gialle o a una qualsiasi<br />

guida, non ci sia modo di<br />

contattare il locale né per<br />

telefono né via e-mail.<br />

nel locale, recensioni sul<br />

locale. Un sito, quello del<br />

ristorante cortonese, che non<br />

si farà ricordare per gli effetti<br />

speciali o la grafica a cinque<br />

stelle, ma che ha almeno il<br />

pregio di non far perdere<br />

tempo.<br />

Menu e specialità: no<br />

Carta dei vini: “in<br />

allestimento”<br />

Indicazione prezzi: no<br />

Contatti: mail. Non è<br />

indicato un telefono<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

(ma non molto chiaro)<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: no<br />

Navigabilità: *<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì (anche se dopo pochi<br />

minuti si riceve una criptica<br />

risposta automatica che<br />

segnala “dispositivo<br />

antivirus in funzione”).<br />

Voto<br />

Menu e specialità: sì<br />

(aggiornato a primavera<br />

2007)<br />

Carta dei vini: no<br />

Indicazione prezzi: sì<br />

(aggiornati a primavera<br />

2007)<br />

Contatti: telefono, mail<br />

“Come raggiungerci”: no<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: no<br />

Navigabilità: **<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì<br />

Voto<br />

65<br />


➤<br />

Albergaccio<br />

di Castellina<br />

Una breve (laus Deo)<br />

animazione introduce a<br />

www.albergacciocast.com<br />

(Castellina in Chianti).<br />

Semplice ed elegante la<br />

grafica dell’interno, immediata<br />

e snella la navigazione. Da<br />

segnalare la sezione “le<br />

stagioni in cucina”, con tanto<br />

di menu presenti, passati e<br />

futuri, con una gustosa sezione<br />

di ricette. Un bel sito con<br />

qualche difetto che si poteva<br />

evitare: le immagini sgranate<br />

in homepage e il refuso<br />

(“Albergacco”) nel titolo della<br />

pagina innanzitutto. Anche del<br />

sottofondo musicale new-age<br />

si può fare a meno, ma basta<br />

lasciare attivo il blocco dei<br />

pop-up.<br />

Ristorante<br />

Al Gallopapa<br />

Il sito www.gallopapa.com si<br />

apre con una semplice pagina<br />

di anteprima, con l’immagine<br />

del gallo simbolo del ristorante.<br />

La home, sia nella versione<br />

italiana che inglese, sembra<br />

66<br />

Menu e specialità: sì<br />

(aggiornato a maggio 2007)<br />

Carta dei vini: sì<br />

Indicazione prezzi: sì<br />

Contatti: telefono, fax, mail<br />

e form di contatto sul sito.<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

Prenotazioni online: no<br />

essere ancora in corso d’opera:<br />

lo spazio vuoto in alto a destra<br />

forse dovrebbe ospitare<br />

un’immagine, in basso un<br />

riquadro anche troppo grande<br />

rimanda alla mappa (che non<br />

funziona).<br />

La sezione “assaggi virtuali” è<br />

Inglese: sì<br />

Navigabilità: ***<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì<br />

Voto<br />

un piacevole divertissement di<br />

animazione che costruisce sotto<br />

i nostri occhi alcune delle<br />

portate del locali.<br />

Menu e specialità: sì<br />

Carta dei vini: sì (anche<br />

carta delle acque e dei<br />

caffè)<br />

Indicazione prezzi: sì<br />

Contatti: telefono, fax, mail<br />

“Come raggiungerci”: la<br />

visualizzazione della mappa<br />

attraverso maporama.com<br />

comunica “indirizzo<br />

sconosciuto”<br />

Prenotazioni online: sì<br />

Inglese: sì<br />

Navigabilità: ***<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì<br />

Voto


Il guscio<br />

Una bella home, dalla grafica<br />

sobria e lineare, quella della<br />

trattoria Il Guscio di Firenze<br />

(www.il-guscio.it).<br />

Il sito è interamente<br />

sviluppato in flash, con effetti<br />

Ristorante Sottovoce<br />

Per un ristorante che si<br />

definisce di cucina creativa,<br />

non si può dire che il sito<br />

internet<br />

accattivanti e dal caricamento<br />

veloce. Graficamente<br />

originale, snello e colorato,<br />

lascia un po’ a desiderare<br />

nella parte più strettamente<br />

informativa (menu, carta dei<br />

vini, ecc.).<br />

(www.ristorantesottovoce.com)<br />

faccia onore alla mission<br />

aziendale: in homepage<br />

panorama-di-Firenze-dal-<br />

Piazzale che più visto non si<br />

Menu e specialità: “in<br />

costruzione”<br />

Carta dei vini: no<br />

Indicazione prezzi: no<br />

Contatti: telefono, fax, mail<br />

“Come raggiungerci”: no<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: no<br />

Navigabilità: ***<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: no<br />

Voto<br />

può (molto, ma molto meglio<br />

Bellosguardo, se si vuole esser<br />

“creativi”!), colori e grafica<br />

estremamente elementari<br />

nell’interno. Deludente.<br />

Menu e specialità: sì<br />

Carta dei vini: è in realtà<br />

una galleria di foto<br />

Indicazione prezzi: no<br />

Contatti: telefono<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: no<br />

Navigabilità: **<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sul sito non è indicato<br />

un indirizzo e-mail<br />

Voto<br />

67<br />


Acquamatta<br />

La pagina introduttiva del<br />

ristorante Acquamatta di<br />

Capolona<br />

(www.acquamatta.com) si apre<br />

con il logo stilizzato del locale<br />

e la scelta della lingua. La<br />

home, piacevole e snella da<br />

La solita zuppa<br />

Bella e solare l’immagine di<br />

apertura di<br />

www.lasolitazuppa.com<br />

(Chiusi), sicuramente la cosa<br />

migliore del sito. Peccato per<br />

➤<br />

...<br />

navigare, si apre a mo’ di<br />

sipario con colori caldi che<br />

evocano la suggestione di una<br />

cena fra luci soffuse in un<br />

ambiente raffinato. I contenuti<br />

danno tuttavia spazio<br />

soprattutto alle news e ai<br />

grandi eventi organizzati dal<br />

alcune sezioni non funzionanti<br />

o non ancora complete<br />

(Gallery, il Territorio).<br />

L’aggiornamento della sezione<br />

“eventi in Val di Chiana” è<br />

fermo al febbraio 2007.<br />

locale. Fra catering e<br />

consulenze tecniche, l’affamato<br />

navigatore rischia di scordarsi<br />

che è anche un ristorante.<br />

Menu e specialità: “in<br />

costruzione”<br />

Carta dei vini: “in<br />

costruzione”<br />

Indicazione prezzi: no<br />

Contatti: telefono, mail,<br />

form di contatto sul sito<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

Prenotazioni online: sì<br />

Inglese: sì<br />

Navigabilità: ***<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì<br />

Voto<br />

Menu e specialità: sì<br />

Carta dei vini: sì<br />

Indicazione prezzi: solo per<br />

i vini<br />

Contatti: telefono, fax, mail<br />

“Come raggiungerci”: sì<br />

Prenotazioni online: no<br />

Inglese: no<br />

Navigabilità: **<br />

Risposta alle mail entro 24<br />

ore: sì<br />

Voto<br />

69


A ottobre Firenze<br />

ospiterà una rassegna<br />

dedicata a libri<br />

ed enogastronomia<br />

70<br />

De GustiBooks,<br />

il gusto di leggere<br />

Francesca Pallecchi<br />

Dal 25 al 28 ottobre, segnate<br />

in agenda un “golosissimo”<br />

appuntamento da non perdere,<br />

che coniuga piaceri del corpo e<br />

della mente. Una grande festa<br />

del leggere e non solo, che si<br />

svolgerà a Firenze, nel<br />

Padiglione delle Nazioni della<br />

Fortezza da Basso, nell’ambito<br />

del Festival della Creatività. De<br />

GustiBooks è una rassegna<br />

innovativa, che racchiude in sé<br />

due settori complementari,<br />

l’editoria e l’enogastronomia,<br />

per creare intrecci e culture<br />

nuove, per leggere e<br />

raccontare di cibo, ma anche<br />

per “nutrirsi” della ricchezza<br />

racchiusa nelle pagine dei libri.<br />

De GustiBooks è dunque una<br />

duplice manifestazione, che<br />

ospita sia una sezione dedicata<br />

all’editoria generale, dove una<br />

grande libreria, crea<br />

un’occasione di forte visibilità<br />

per gli editori, sia una<br />

rassegna enogastronomica in<br />

cui l’editoria si fonde con il<br />

settore food & wine, per un<br />

“delizioso” connubio. Ma<br />

libreria non significa solo<br />

esposizione e vendita; un ricco<br />

calendario tematico di eventi<br />

ed iniziative trova il suo filo<br />

conduttore nella<br />

valorizzazione della lettura e<br />

del buon cibo; via libera<br />

quindi a presentazioni di libri,<br />

dibattiti, proiezioni, spettacoli<br />

e musica, che animeranno la<br />

rassegna. È inoltre prevista<br />

una sezione “glocal”, dedicata<br />

agli editori di una specifica<br />

regione, uno spazio<br />

internazionale, dove sarà<br />

ospite un paese straniero<br />

diverso ogni giorno ed un<br />

palco per tutti i lettori che si<br />

cimenteranno in giochi ed<br />

iniziative che hanno il libro<br />

principale protagonista. Ma il<br />

diletto della mente non si<br />

completa se non<br />

accompagnato dal piacere del<br />

corpo, sarebbe un po’ come<br />

leggere di una nuvola senza<br />

aver mai visto il cielo, come<br />

parlare di una mela senza


conoscerne il sapore. Da<br />

sempre esiste un intreccio<br />

inscindibile tra cibo e<br />

letteratura, quasi come fosse<br />

un modo per raccontare sogni,<br />

necessità, stili di vita.<br />

Boccaccio nel suo Decamerone<br />

elogia maccheroni e raviuoli,<br />

nell’Inferno di Dante si parla<br />

della taverna de’ ghiottoni ed<br />

ancora oggi il cibo diviene<br />

metafora ricorrente. A voler<br />

trovare il bandolo della<br />

matassa che nei secoli ha<br />

legato la letteratura alla<br />

nobile arte della gastronomia<br />

non basterebbero cent’anni. De<br />

GustiBooks, ha pensato quindi<br />

di riunire nella stessa<br />

occasione editori e produttori<br />

di vino, cibo e video, per<br />

creare un viaggio nell’universo<br />

del gusto, attraverso ciò che<br />

le riviste, la televisione ed<br />

internet descrivono in tema di<br />

enogastronomia. Un duplice<br />

approccio, che vede accanto al<br />

racconto e la narrazione di<br />

personaggi che si sono<br />

cimentati con il mangiar bene,<br />

la dedizione ed il lavoro di chi<br />

da anni alleva, coltiva e<br />

produce i migliori prodotti<br />

agroalimentari. Una rassegna<br />

dell’editoria quindi, ma con<br />

particolare attenzione ai<br />

piaceri del palato. Il cibo si<br />

offre non solo come necessità<br />

e materia, ma diviene chiave<br />

di interpretazione e racconto<br />

di scrittori, giornalisti, autori<br />

e registi, ai quali si<br />

aggiungono i migliori<br />

produttori del settore<br />

enogastronomico, che<br />

perpetuano nel tempo le<br />

tradizioni alimentari e che<br />

offrono degustazioni ed<br />

assaggi dei loro prodotti.<br />

Incontri con autori, cuochi,<br />

giornalisti di settore e<br />

personaggi dello spettacolo, si<br />

alternano ad assaggi di<br />

prodotti tipici, da assaporare<br />

con tutti e cinque i sensi<br />

“aperti”. Cene e pranzi a<br />

tema, si susseguono tra<br />

presentazioni di ricette<br />

elaborate da cuochi nazionali<br />

ed internazionali e ad<br />

allietare il tutto, musica e<br />

spettacoli a tema “food &<br />

wine”, che completano<br />

un’offerta particolarmente<br />

allettante per un pubblico di<br />

curiosi golosi. Parlare e<br />

scrivere di buona tavola è un<br />

modo per descrivere la vita<br />

attraverso quello che<br />

cuciniamo e mangiamo, per<br />

scoprire tradizioni, abitudini e<br />

cambiamenti, è questo<br />

l’intreccio magico tra cibo ed<br />

editoria che costituisce la<br />

nervatura di De GustiBooks. A<br />

questo punto non resta che<br />

chiudere gli occhi...<br />

abbandonatevi ai piaceri della<br />

mente, gustatevi le delizie del<br />

corpo.<br />

71


La fortezza medicea<br />

di Poggibonsi ospita<br />

la rassegna<br />

enogastronomica<br />

e culturale dell’estate<br />

senese: iniziata<br />

a maggio, proseguirà<br />

fino a ottobre;<br />

protagonisti<br />

indiscussi, i frutti<br />

di stagione<br />

72<br />

Tutti a tavola,<br />

per piacere!<br />

Ciliege, erbe e zafferano,<br />

aperitivi al tramonto, libri da<br />

“sgranocchiare”, merende per<br />

grandi e piccoli: ingredienti<br />

fondamentali per un’estate in<br />

allegria, dedicata al gusto e<br />

alle migliori produzioni<br />

agroalimentari del territorio<br />

senese. Tutto questo è Tutti a<br />

tavola, per piacere!, l’iniziativa<br />

del Comune di Poggibonsi<br />

(Siena) che aprirà le porte<br />

della sua Fortezza per una<br />

manifestazione che proseguirà<br />

dalla raccolta delle ciliege alla<br />

fioritura dello zafferano,<br />

ovvero fino a ottobre, il terzo<br />

fine settimana di ogni mese. Il<br />

variegato calendario di eventi,<br />

curato dall’esperta di cucina<br />

Lucia Bartolini, prevede ad<br />

esempio “Sgranocchiare un<br />

libro e raccontare un cibo”,<br />

con incontri e degustazioni con<br />

produttori, cuoche e cuochi e<br />

autori di libri; oppure “Una<br />

frutta e tre delizie”, un<br />

piacevole pomeriggio di<br />

merenda con i frutti di<br />

stagione e animazioni dedicate<br />

a grandi e piccini, “Un vino e<br />

tre delizie”, aperitivo al<br />

tramonto con i vini e le<br />

preparazioni dei migliori<br />

produttori dell’area; o anche<br />

“Mercato in tavola”, vendita e<br />

degustazione delle migliori<br />

produzioni dell’area intorno a<br />

Poggibonsi.<br />

Sempre in Fortezza, sarà<br />

aperto una sorta di “sportello”<br />

per informarsi su produzioni,<br />

produttori e prodotti


agroalimentari dell’area.<br />

I prossimi appuntamenti<br />

saranno dedicati ai temi più<br />

diversi: a giugno ci sarà un<br />

fine settimana (il 15, 16 e 17)<br />

dedicato a erbe, odori e<br />

spezie; durante l’estate a<br />

luglio (20, 21 e 22) e agosto<br />

(17, 18 e 19) ci saranno<br />

degustazioni ed incontri per<br />

approfondire il rapporto tra<br />

qualità e frutti di stagione,<br />

dibattito che continuerà anche<br />

in autunno, a settembre. A<br />

ottobre si svolgerà una<br />

manifestazione su alberi da<br />

frutto di antiche varietà e<br />

specie rustiche, che<br />

comprenderà una mostra e<br />

incontri con autori di libri ed<br />

esperti del settore, vivaisti e<br />

ricercatori. L’assegnazione<br />

della “Calamagna d’annata”<br />

(un riconoscimento alle più<br />

interessanti produzioni di<br />

qualità della stagione in corso<br />

coinvolte nel progetto, in<br />

collaborazione con associazioni<br />

e rappresentanze del settore<br />

agroalimentare) concluderà la<br />

stagione 2007 degli eventi.<br />

Il programma<br />

delle prossime iniziative<br />

Giugno<br />

● Venerdì 15 ore 21<br />

Sgranocchiare e raccontare libri e cibi<br />

Incontro con Giuliana Berengan storica<br />

e saggista, Lia Galli cuoca e Anna Maria Dini<br />

coordinatrice Donne in campo.<br />

● Sabato 16 e domenica 17 dalle ore 16,30<br />

Un frutto e tre delizie per una piacevole merenda dedicata a grandi<br />

e piccini.<br />

Un vino e tre delizie per un aperitivo al tramonto.<br />

A cura di Slow food condotta di San Gimignano-Colli Senesi<br />

In collaborazione con Consorzio della Denominazione San Gimignano,<br />

Consorzio Chianti Colli Senesi, Ciacci e Faraoni, fornai in<br />

Poggibonsi, Nuovo Caseificio di Poggibonsi, Salumi tipici Terra di<br />

Siena di Poggibonsi.<br />

● Domenica 17 dalle ore 12<br />

Mercato in tavola, per gustare un pranzo con i migliori prodotti di<br />

stagione dell’area.<br />

A cura dell’associazione Donne in campo.<br />

Luglio<br />

● Venerdì 20 ore 21<br />

Sgranocchiare e raccontare libri e cibi<br />

Incontro con Daniele Vergari agronomo e ricercatore, produttori<br />

di aziende a conduzione biologica e biodinamica dell’area.<br />

● Sabato 21 e domenica 22 dalle ore 16,30<br />

Un frutto e tre delizie per una piacevole merenda dedicata a grandi e<br />

piccini.<br />

Un vino e tre delizie per un aperitivo al tramonto.<br />

A cura di Slow food condotta di San Gimignano-Colli Senesi<br />

In collaborazione con Consorzio della Denominazione San Gimignano,<br />

Consorzio Chianti Colli Senesi, Ciacci e Faraoni, fornai in<br />

Poggibonsi, Nuovo Caseificio di Poggibonsi, Salumi tipici Terra di<br />

Siena di Poggibonsi.<br />

● Domenica 22 dalle ore 12<br />

Mercato in tavola, per gustare un pranzo con i migliori prodotti di<br />

stagione dell’area.<br />

A cura dell’associazione Donne in campo.<br />

Informazioni e prenotazioni:<br />

tel. 0577 986203<br />

www.comune.poggibonsi.si.it;<br />

www.politeama.info<br />

73


Blues & Wine<br />

Soul Festival<br />

L’unico evento in grado di<br />

coniugare la migliore musica<br />

blues, soul e gospel alla<br />

scoperta dei migliori vini<br />

siciliani si chiama Blues & Wine<br />

Soul Festival, dal 19 al 22 luglio<br />

ad Agrigento. Una vera<br />

esperienza polisensoriale il cui<br />

sipario si alza nelle calde notti<br />

estive di Sicilia. Grandi concerti<br />

mentre attorno al palco le<br />

migliori cantine di Sicilia e<br />

d’Italia presentano i propri<br />

prodotti. Mescita no-stop,<br />

workshop dei sapori e<br />

professionisti appassionati<br />

guideranno il pubblico di Blues<br />

& Wine Soul Festival alla<br />

scoperta del vino, avvolti<br />

dall’atmosfera unica e magica<br />

della musica dei più grandi<br />

artisti del panorama<br />

internazionale del blues & soul.<br />

Info: www.bluesandwine.com.<br />

Aria di Festa<br />

con il Prosciutto<br />

di San Daniele<br />

Il dolce sapore del Prosciutto di<br />

San Daniele Dop aspetta tutti i<br />

golosi nella cittadina ai piedi<br />

74<br />

Appuntamenti<br />

con il gusto<br />

Cinzia Collini e Silvia Vigiani<br />

delle Prealpi per “Aria di<br />

Festa”, la manifestazione<br />

dedicata esclusivamente al<br />

prodotto “re” di queste terre.<br />

In occasione della festa, giunta<br />

ormai alla sua ventitreesima<br />

edizione, San Daniele (Ud) apre<br />

le porte ai visitatori dal 22 al<br />

25 giugno; l’intero centro<br />

storico si trasforma in una<br />

grande sala di degustazione: le<br />

strade ospiteranno numerosi<br />

stands dove degustare il<br />

prosciutto friulano, esaltato nel<br />

gusto dall’abbinamento con i<br />

migliori vini della Regione.<br />

Otto prosciuttifici per<br />

l’occasione aprono le porte al<br />

pubblico per raccontare i<br />

segreti della stagionatura dei<br />

prosciutti, attraverso<br />

degustazioni particolari e visite<br />

guidate. Nell’arco della<br />

manifestazione si alterneranno<br />

delle degustazioni guidate e dei<br />

corsi di cucina con<br />

l’elaborazione di ricette creative<br />

e indicazioni su come tagliare e<br />

conservare il San Daniele. Info:<br />

www.prosciuttosandaniele.it<br />

Premio della Cucina<br />

Mediterranea<br />

I giovani talenti della<br />

gastronomia mediterranea sono<br />

in gara a Salerno nella terza<br />

edizione del Premio della<br />

Cucina Mediterranea, che si<br />

terrà il prossimo 29 giugno.<br />

Cinque sono le regioni<br />

partecipanti: Calabria,<br />

Campania, Basilicata, Sicilia e<br />

Puglia. Il Premio della Cucina<br />

Mediterranea è un prestigioso<br />

riconoscimento che offre una<br />

vera e propria opportunità ad<br />

aspiranti chef, ancora<br />

impegnati a compiere il proprio<br />

corso di studi presso gli istituti<br />

alberghieri, di confrontarsi con<br />

il mondo del lavoro, uscendo<br />

dall’ambiente scolastico ed<br />

entrando in diretto contatto con<br />

altri studenti e professionisti<br />

del settore. Una manifestazione<br />

che si propone di scoprire i<br />

professionisti di domani e<br />

valorizzare le tradizioni delle<br />

cucine regionali, di cui quei<br />

giovani saranno gli innovatori e<br />

gli ambasciatori nel mondo.<br />

Info: www.premiocucinamediterranea.it<br />

Cene storiche<br />

nei castelli<br />

I castelli appartenenti all’antico<br />

Ducato di Parma e Piacenza<br />

aprono le loro porte per<br />

ospitare delle cene molto<br />

particolari: da maggio a<br />

dicembre ritorna il<br />

Rinascimento, nei menu e<br />

nell’allestimento di castelli,<br />

abbazie e fortezze, che saranno


il degno teatro di queste cene<br />

storiche dove sapori antichi e<br />

moderni troveranno un giusto<br />

punto d’incontro. Sapori, vini e<br />

tipicità di grande pregio in una<br />

terra da sempre culla della<br />

gastronomia dove cultura e cibo<br />

sono un binomio inscindibile. La<br />

prenotazione per le cene è<br />

obbligatoria. Info:<br />

www.castellidelducato.it<br />

Gusto e note a Viterbo<br />

Lina Wertmüller, Tullio Solenghi,<br />

Michele Campanella, Daniela<br />

Dessi, Stefano Vignati, Fabio<br />

Armiliato, Svetla Vassileva e<br />

Lucien Bruchon insieme ad oltre<br />

300 artisti, tra solisti, coro e<br />

orchestra, saranno impegnati<br />

nella prima edizione del Tuscia<br />

Opera Festival in cartellone a<br />

Viterbo e provincia dal 10 luglio<br />

al 10 agosto 2007. La sfida del<br />

Tuscia Opera Festival è quella di<br />

offrire alla grande musica e ad<br />

una cultura di respiro<br />

internazionale un nuovo<br />

palcoscenico tra arte, cultura,<br />

itinerari archeologici ed<br />

enogastronomici, in un<br />

territorio il cui splendore è<br />

ancora da scoprire.<br />

A Viterbo gli spettacoli si<br />

terranno tra Piazza San Lorenzo<br />

(conosciuta come Piazza dei<br />

Papi) e il Giardino del<br />

Paradosso, ma il cartellone<br />

comprende anche eventi ad<br />

Acquapendente, Bolsena e<br />

Civita di Bagnoregio. Info:<br />

www.tusciaoperafestival.com<br />

Le vie dei Sapori nel<br />

Mercatino del Gusto<br />

Torna per il quarto anno<br />

l’appuntamento con il Mercatino<br />

del Gusto organizzato a Maglie<br />

(Le), dal 1° al 4 agosto: come<br />

sempre in piazza ci saranno<br />

tutti i prodotti tipici locali del<br />

Salento, bancarelle, forum<br />

enogastronomici e cene a<br />

tema. Organizzato da Slow<br />

Food, non potranno mancare i<br />

Laboratori del Gusto che<br />

offriranno ai visitatori un modo<br />

nuovo e giocoso per entrare nel<br />

mondo del cibo e del vino: si<br />

potrà toccare con mano,<br />

annusare, assaggiare,<br />

confrontare quanto verrà<br />

descritto e raccontato,<br />

interagendo con i relatori. Ci<br />

saranno Cene a Tema,<br />

organizzate apposta per<br />

recuperare un modo di<br />

mangiare “slow”, con i piatti<br />

preparati dai migliori chef<br />

pugliesi; Slow Food sarà<br />

presente anche attraverso i<br />

presìdi e in convegni, seminari<br />

e forum tutti dedicati al cibo.<br />

In più, mostre e rassegne che<br />

ruotano tutte attorno al<br />

mangiar bene. Info:<br />

www.mercatinodelgusto.it<br />

Sole e musica<br />

a Cortona<br />

Torna nella splendida cornice<br />

cortonese il prestigioso Tuscan<br />

Sun Festival, che celebra il suo<br />

quinto anniversario con quello<br />

che sembra essere il miglior<br />

cast artistico fino ad ora<br />

presentato. Oltre a Sofia Loren,<br />

che inaugura ufficialmente il<br />

festival il 4 agosto durante un<br />

concerto di gala che si terrà<br />

all’aperto in Piazza Signorelli,<br />

oltre allo straordinario parterre<br />

di artisti, oltre alle due nuove<br />

orchestre, invitate per le<br />

celebrazioni del quinto<br />

anniversario: la Venice Baroque<br />

Orchestra, sotto la direzione di<br />

Andrea Marcon e il Concert<br />

d’Astreé, guidato da<br />

Emmanuelle Haïm, oltre alla<br />

location<br />

eccezionale<br />

delle “terre<br />

toscane”,<br />

come da<br />

tradizione il<br />

Tuscan Sun<br />

Festival non<br />

è solo<br />

musica. Molti nell’arco della<br />

giornata gli appuntamenti della<br />

sezione arte, fotografia,<br />

letteratura, discipline orientali,<br />

enogastronomia, con<br />

degustazioni dei migliori vini<br />

della Doc Cortona che si<br />

svolgeranno non solo in città,<br />

ma anche negli splendidi<br />

dintorni. Info:<br />

www.festivaldelsole.com,<br />

www.tuscansunfestival.com.<br />

Forlimpopoli in festa<br />

con l’Artusi<br />

Sarà l’inaugurazione ufficiale di<br />

Casa Artusi, il primo centro<br />

italiano dedicato alla cultura<br />

gastronomica domestica, il<br />

momento clou dell’undicesima<br />

Festa Artusiana, la kermesse<br />

golosa con cui Forlimpopoli (Fc)<br />

celebra ogni anno il suo più<br />

illustre concittadino, Pellegrino<br />

Artusi. L’appuntamento è nella<br />

cittadina romagnola dal 16 al<br />

24 giugno per nove giorni<br />

all’insegna della buona cucina e<br />

della cultura enogastronomica.<br />

Accanto all’apertura di Casa<br />

Artusi, la Festa imbandisce un<br />

ricco programma di eventi e<br />

degustazioni, convegni e<br />

spettacoli, mercatini di prodotti<br />

tipici e itinerari gastronomici,<br />

nel nome dell’autore del più<br />

75<br />


➤<br />

celebre manuale di cucina<br />

italiano. Nel corso della Festa si<br />

terranno numerosi altri incontri<br />

e tavole rotonde dedicati alla<br />

cultura del cibo e dintorni, e in<br />

particolare agli autori di libri<br />

legati alla gastronomia: fra<br />

loro, anche il grande Francesco<br />

Guccini che, deposta per il<br />

momento la chitarra, dedica la<br />

sua attenzione alle osterie di<br />

oggi e l’attore Vito (alias<br />

Stefano Bizzocchi) che, forte<br />

anche della sua competenza in<br />

cucina, farà da guida al nuovo<br />

portale tematico “Le chiavi di<br />

Casa Artusi”. Info:<br />

www.pellegrinoartusi.it<br />

Torna Cala Lenta<br />

Giunta alla quarta edizione, da<br />

venerdì 6 a domenica 8 luglio<br />

2007 torna Cala Lenta, la<br />

manifestazione ideata dalla<br />

condotta Slow Food Lanciano<br />

dedicata alla cultura marinara<br />

abruzzese e alla scoperta delle<br />

meraviglie del<br />

paesaggio<br />

della Costa<br />

dei Trabocchi,<br />

nel quale<br />

l’uomo e la<br />

natura<br />

convivono da<br />

secoli in rispettoso e precario<br />

equilibrio. Protagonisti<br />

principali di Cala Lenta saranno<br />

naturalmente i trabocchi,<br />

straordinarie costruzioni da<br />

pesca che sfruttano elementari<br />

tecniche di incastri e<br />

contrappesi, da sempre capaci<br />

di resistere al mare. Ma nei tre<br />

giorni di Cala Lenta sarà<br />

possibile anche gustare le<br />

specialità culinarie locali a<br />

bordo dei motopescherecci o,<br />

alla sera, sui trabocchi. Lungo il<br />

territorio costiero della<br />

provincia di Chieti saranno<br />

76<br />

coinvolte le trattorie e i<br />

ristoranti selezionati da Slow<br />

Food che ospiteranno le cene<br />

tematiche con i piatti della<br />

tradizione marinara. Le<br />

prenotazioni per la cena sui<br />

trabocchi potranno essere<br />

effettuate dal 10 al 30 giugno.<br />

Info: www.calalenta.com<br />

I sapori di Brisighella<br />

Appuntamento con il gusto nel<br />

borgo medievale e termale di<br />

Brisighella (Ra) per l’edizione<br />

2007 de l’Arca dei Savori: nei<br />

quattro sabato sera di agosto,<br />

dalle ore 19 alle 24,<br />

protagonisti saranno i prodotti<br />

accomunati da genuinità,<br />

tradizione e buoni sapori, tutti<br />

contraddistinti dall’alto profilo<br />

qualitativo. In sintesi le<br />

tematiche ed i “protagonisti”<br />

delle serate saranno: “Le<br />

eccellenze gastronomiche della<br />

nostra regione: le Città Slow<br />

dell’Emilia Romagna” (4<br />

agosto), “Lo scalogno di<br />

Romagna: il re dei prodotti<br />

dell’orto” (11 agosto), “Un<br />

matrimonio perfetto: formaggio<br />

stagionato ed albana passito”<br />

(18 agosto). Nel corso di tutti e<br />

tre gli appuntamenti sono<br />

previsti animazioni e<br />

allestimenti a tema agreste.<br />

Infine, sabato 25 agosto<br />

prenderà vita “Un itinerario fra<br />

tradizione e savori”: un<br />

percorso che toccherà cinque<br />

aziende della collina faentina<br />

aderenti al Gruppo “Il lavoro dei<br />

Contadini” New Agriform<br />

Romagna per un viaggio che si<br />

snoda tra degustazioni e<br />

commercializzazione di prodotti<br />

tipici, spettacoli e ricostruzioni<br />

della vita e del lavoro dei<br />

contadini romagnoli di un<br />

tempo.<br />

www.terredifaenza.it<br />

Fra il cielo e il calice<br />

Ritorna anche quest’anno “Calici<br />

di stelle” il tradizionale<br />

appuntamento estivo ideato dal<br />

Movimento Turismo del Vino<br />

che, inneggiando a Bacco, in<br />

una delle notti più suggestive<br />

dell’anno, offre ai turisti la<br />

possibilità di godersi “la pioggia<br />

di lacrime di San Lorenzo” in<br />

compagnia di un vino di qualità.<br />

Il 10 agosto, nei centri storici e<br />

nelle piazze italiane, tra corti<br />

d’insospettata bellezza e<br />

castelli, gli enoturisti<br />

appassionati del buon bere,<br />

potranno degustare i migliori<br />

vini delle cantine associate<br />

abbinati ai prodotti tipici di<br />

qualità, espressione del<br />

patrimonio locale di ogni<br />

regione che ospita l’evento. Le<br />

stelle cadenti rinsaldano lo<br />

straordinario connubio fra vino<br />

e arte, offrendo accanto alle<br />

degustazioni magistralmente<br />

guidate da abili sommelier e<br />

famosi enologi italiani, una<br />

ricca serie d’iniziative che<br />

allieteranno piacevolmente con<br />

concerti di musica jazz e<br />

classica, cortei storici,<br />

performance teatrali e giochi<br />

pirici, i tanti turisti italiani e<br />

stranieri che scelgono un nuovo<br />

concetto di vacanza estiva alla<br />

scoperta delle città d’arte.<br />

Info: www.movimentoturismovino.com;<br />

per la Toscana:<br />

www.mtvtoscana.it.


Gli Usa preferiscono<br />

il Brunello<br />

La metà delle Doc e delle Docg<br />

toscane destinate all’estero<br />

finiscono sulle tavole degli<br />

americani: negli Usa infatti,<br />

vanno fortissimo i rossi toscani<br />

con il Chianti e il Brunello di<br />

Montalcino in pole position. La<br />

recente indagine Nomisma sul<br />

posizionamento dei Vqprd<br />

(Doc/Docg) italiani nei<br />

principali mercati mondiali,<br />

mostra una crescita record per<br />

il vino “made in Italy” con un<br />

aumento delle esportazioni in<br />

valore del 20% dovuta a una<br />

crescita sia sui mercati<br />

dell’Unione Europea (24%) sia<br />

su quello statunitense (+16%)<br />

nel primo bimestre 2006. Il<br />

45% dei pregiati vini rossi<br />

toscani finisce negli Stati Uniti<br />

mentre la Germania assorbe il<br />

40% delle spedizioni estere dei<br />

vini bianchi Doc/Docg del<br />

Veneto, come il Prosecco.<br />

Negli Stati Uniti è diretto<br />

anche ben oltre un terzo (36%)<br />

Winelovers<br />

dell’export complessivo di rossi<br />

piemontesi Barolo, Barbaresco,<br />

Barbera e Grignolino che<br />

tuttavia per il 14% vengono<br />

consumati anche in Germania.<br />

La destinazione principale dei<br />

rossi veneti come l’Amarone o<br />

il Valpolicella è invece il<br />

Canada (21%), seguito a ruota<br />

dalla Germania (20%); i bianchi<br />

del Trentino e del Friuli come il<br />

Traminer e il Collio sono invece<br />

destinati soprattutto negli Usa<br />

(41%) e in Germania (32%).<br />

Il trend positivo per il vino<br />

italiano dimostra la presenza<br />

di nuove e rilevanti opportunità<br />

di crescita dopo che, nel 2006,<br />

ha raggiunto complessivamente<br />

un fatturato record di 9<br />

miliardi di euro, 3 dei quali<br />

attraverso l’export, con quasi<br />

un terzo della produzione<br />

destinata ai 361 vini nazionali<br />

Doc e Docg.<br />

Sapori d’estate<br />

con i wine slushes<br />

L’estate sta arrivando, cosa c’è<br />

Cinzia Collini<br />

di meglio di una buona<br />

bevanda rinfrescante? Un<br />

bicchiere di wine slushe, valida<br />

alternativa alla sangria o al<br />

wine spritzer: le miscele<br />

fresche di vino coi succhi di<br />

frutta. Qualcuno suggerisce tra<br />

i vini migliori per questo scopo<br />

i seguenti: Pinot Grigio,<br />

Sauvignon Blanc, Rioja, o<br />

Merlot. La nuova tendenza<br />

arriva direttamente dagli Usa,<br />

per un cocktail dal sapore<br />

nostrano si possono provare a<br />

mixare frutta e vini italiani.<br />

77<br />


➤<br />

Vitigno Italia: il “rosso perfetto” è un Sangiovese<br />

Ecco i pochi semplici gesti per<br />

ottenere un wine slush<br />

perfetto: basta aggiungere del<br />

succo di frutta o della frutta<br />

fresca nel vino, mischiare il<br />

tutto e mettere in frigo fino a<br />

raggiungere la consistenza<br />

desiderata. L’alcol contenuto<br />

nel vino garantirà che la<br />

bevanda non si congeli<br />

raggiungendo lo stato solido.<br />

Su internet si possono già<br />

trovare delle nuove e<br />

interessanti combinazioni,<br />

come ad esempio Zingy,<br />

preparato con New Zealand<br />

Sauvignon Blanc, limone<br />

ghiacchiato e succo di mirtillo<br />

rosso, oppure la versione<br />

Tropical a base di Chardonnay,<br />

succo di mango e succo<br />

d’ananas; infine Jammy con<br />

Merlot, succo di melagrana e<br />

more.<br />

Atelier del vino.<br />

Il tuo vino su misura<br />

Sono state “adottate” le prime<br />

vigne che consentiranno agli<br />

appassionati di produrre<br />

bottiglie di vino personalizzate<br />

pagando cifre che partono da<br />

poco meno di 500 euro: si<br />

tratta dell’operazione “Atelier<br />

78<br />

del vino. Il tuo vino su<br />

misura”, promossa<br />

dall’Azienda romana mercati e<br />

che permette di prendere in<br />

cura un piccolo appezzamento<br />

vitato, visitabile in ogni<br />

momento, e quindi scegliere<br />

uvaggi e tecniche per produrre<br />

il proprio vino. Limitati i costi:<br />

si parte da 480 euro per 120<br />

metri quadrati di vigneto, un<br />

appezzamento che consente di<br />

ottenere una produzione di<br />

circa 120 bottiglie all’anno. Si<br />

tratta di una opportunità alla<br />

portata di tutti che ricalca una<br />

tendenza in atto tra molti<br />

personaggi famosi, tra cui<br />

Gerard Depardieu e Sting, che<br />

hanno deciso di investire il<br />

proprio tempo libero e denaro<br />

nella vitivinicoltura italiana.<br />

Le enoteche<br />

come farmacie<br />

“Se il Governo dovesse<br />

adottare misure repressive che<br />

riguardano la vendita degli<br />

alcolici al fine di evitare<br />

abusi, incidenti, ed altro, le<br />

enoteche Vinarius potrebbero<br />

ricoprire il ruolo delle<br />

farmacie aperte di notte: un<br />

luogo, cioè, dove una persona<br />

competente ti spiega come<br />

assumere una cosa che, nelle<br />

dosi prescritte, invece di farti<br />

male ti fa bene”.<br />

Così, con una certa dose di<br />

provocazione e di umorismo, il<br />

Presidente Francesco Bonfio<br />

ha aperto il convegno<br />

“Guadagnare in salute: il ruolo<br />

delle Enoteche per un<br />

consumo ragionato e<br />

consapevole” organizzato da<br />

Vinarius - Associazione<br />

Enoteche Italiane - a Brindisi<br />

lo scorso 22 maggio .<br />

Secondo il presidente,<br />

l’enotecario ha assunto nella<br />

nostra società un ruolo nuovo,<br />

quello di guida al consumo<br />

consapevole di alcool. Perché<br />

è sempre minore il tempo che<br />

le famiglie passano insieme a<br />

tavola, e sempre minori le<br />

opportunità di madri e padri<br />

di educare i giovani e gli<br />

adolescenti ad un bere<br />

ragionato. Gli enotecari<br />

vogliono essere parte attiva<br />

del progetto interministeriale<br />

Guadagnare salute, e Vinarius<br />

vuole essere partecipe nella<br />

creazione di una coscienza del<br />

bere, e in sede di convegno<br />

ha manifestato la propria<br />

disponibilità a concertare<br />

programmi di formazione e<br />

approfondimento da portare<br />

nelle scuole, avvalorando<br />

l’idea dell’enotecario come<br />

garante di una corretta<br />

informazione sul consumo di<br />

vino ed alcolici.<br />

Vitigno Italia sceglie<br />

i vini perfetti<br />

Premiati il miglior rosso, il<br />

miglior bianco e il miglior<br />

passito: la Campania vince per<br />

i bianchi, la Toscana per i<br />

rossi e la Sicilia per il passito.


La commissione<br />

dell’Associazione italiana<br />

sommeliers e 25 visitatori di<br />

VitignoItalia, degustatori non<br />

professionisti, hanno eletto i<br />

tre “Vini perfetti”, uno per<br />

ogni categoria in concorso: un<br />

rosso, un bianco e un passito.<br />

Per il miglior rosso ha vinto il<br />

Sangiovese dei Marchesi di<br />

Frescobaldi Montesodi 2004<br />

Chianti Rufina Docg; per la<br />

categoria miglior bianco è<br />

stato premiato il Greco di Tufo<br />

Loggia della Serra 2006 Docg<br />

di Terredora. Come miglior<br />

passito è stato eletto il<br />

Passito di Pantelleria doc Ben<br />

Ryè 2005 di Donnafugata.<br />

Singolare la procedura del<br />

premio: nella fase<br />

preliminare, svoltasi nelle<br />

settimane precedenti<br />

l’apertura di VitignoItalia, una<br />

commissione dell’Associazione<br />

italiana sommeliers,<br />

presieduta da Stefano<br />

Continisio, e formata dai<br />

sommeliers e degustatori<br />

Antonella Bevilacqua, Stefania<br />

Cozzolino, Michela Guadagno,<br />

Tommaso Luongo, Paride<br />

Cimbalo, Vittorio Cioffi, Franco<br />

De Luca, Giulia Cannada<br />

Bartoli, ha selezionato 17 vini<br />

per i vitigni in concorso. Le<br />

degustazioni sono state<br />

effettuate alla cieca. Nella<br />

fase finale del concorso i 17<br />

vini selezionati per le<br />

categorie vitigno perfetto<br />

sono stati rimessi<br />

letteralmente “in gioco” in<br />

una sorta di finale, e quindi<br />

degustati alla cieca da 25<br />

persone scelte fra il pubblico<br />

del salone, le quali hanno<br />

determinato, semplicemente<br />

dando un valore da 1 a 10, ai<br />

tre parametri visivo /<br />

gustativo / olfattivo, la<br />

vittoria di tre vini, un bianco,<br />

un rosso e un passito. I tre<br />

vini perfetti sono quindi stati<br />

eletti da non addetti ai lavori<br />

e assolutamente per il gusto e<br />

non tecnicamente.<br />

Un Brunello<br />

a peso d’oro<br />

I territori del Brunello hanno<br />

aumentato il loro valore del<br />

2153% in quarant’anni. Una<br />

travolgente “cavalcata” che ha<br />

visto i vigneti di Montalcino<br />

salire sull’Olimpo di quelli più<br />

pregiati al mondo. Nel 1967,<br />

infatti, a Consorzio di Tutela<br />

appena nato, un ettaro di<br />

terreno vitato e/o vitabile<br />

(fabbricati annessi) valeva 1,8<br />

milioni di lire. Oggi un ettaro<br />

di Brunello vale ben 350.000<br />

euro. Nel 1977, un ettaro<br />

(fabbricati e vigne vecchie<br />

incluse) valeva 3,5 milioni di<br />

lire, grosso modo il doppio<br />

che nel precedente decennio.<br />

Ma l’incremento più<br />

considerevole esce dal<br />

confronto di questo valore con<br />

quello del 1987, quando un<br />

ettaro di Brunello arriva a<br />

costare 50 milioni di lire, vale<br />

a dire circa 5 volte in più<br />

rispetto al 1977. Questa<br />

impennata così netta è<br />

spiegabile con l’arrivo a<br />

Montalcino delle grandi firme<br />

dell’enologia italiana (solo per<br />

fare gli esempi più importanti<br />

da Banfi a Antinori, passando<br />

per Frescobaldi), che proprio a<br />

partire dalla metà degli anni<br />

ottanta, fino all’inizio degli<br />

anni ’90, costituiscono le loro<br />

“dependances” fra le colline<br />

di Montalcino. Un trend al<br />

rialzo di solida continuità<br />

anche nel decennio<br />

successivo: nel 1997, un<br />

ettaro di Brunello valeva 150<br />

milioni di lire (somma<br />

attualizzata con i coefficienti<br />

Istat pari a 93.667,21 euro),<br />

quasi due volte il valore<br />

registrato nel 1987, per<br />

arrivare all’attuale cifra record<br />

di circa 350.000 euro. Valori<br />

importanti, che sottolineano<br />

un tasso di crescita notevole,<br />

anche considerando l’incidenza<br />

del costo della vita e la<br />

recente introduzione dell’euro,<br />

a conferma del ruolo di<br />

primaria grandezza nel<br />

panorama enologico non solo<br />

italiano ma anche mondiale<br />

che il Brunello di Montalcino<br />

ha conquistato in un lasso di<br />

tempo relativamente breve.<br />

79


Bollicine<br />

di Toscana<br />

Gavioli, l’amore<br />

per la qualità<br />

Toscana terra di grandi rossi, di<br />

buoni bianchi e... di bollicine. I<br />

puristi del vino potrebbero dirci<br />

che ben altre sono le zone vocate<br />

in Italia e che solo in queste zone<br />

si può tentare di stare alla pari<br />

con il re degli spumanti, lo champagne.<br />

E allora parlerebbero del<br />

nord Italia, del Piemonte, della<br />

Lombardia o del Trentino. Giustamente,<br />

con tutta probabilità. Ma<br />

per ogni regola esiste sempre<br />

un’eccezione (che rafforza la regola<br />

stessa). E in Toscana esistono<br />

alcune valide eccezioni, realtà<br />

che sanno il fatto loro anche per<br />

quanto riguarda il prodotto Spumante.<br />

Una di queste realtà è Gavioli, a<br />

Chianciano in piena provincia senese.<br />

Il Brut metodo classico che<br />

qui si spumantizza (presente anche<br />

in versione millesimata) offre<br />

al consumatore un calice di rara<br />

gradevolezza. Si presenta di to-<br />

80<br />

nalità paglierino brillante alla vista,<br />

con un perlage delicato e fine.<br />

Al naso esprime un ampio bouquet<br />

con sentori floreali e belle note di<br />

frutta fresca, accompagnate da<br />

note più complesse di frutta esotica<br />

e da una nota di crosta di<br />

pane. Particolarmente accattivante<br />

al gusto con una buona freschezza<br />

e una vivacità che si coniuga<br />

con struttura e bevibilità.<br />

Lo spumante è ottenuto da una<br />

cuvée di pregiate uve pinot nero<br />

e chardonnay e fermenta a lungo<br />

in maniera naturale in cantine interrate<br />

di tufo, dove la temperatura<br />

non supera mai i 13 gradi. Vengono<br />

quindi seguite tutte le fasi<br />

del Metodo Classico dal remuage<br />

alla preparazione del tirage fino<br />

alla tecnica del degorgement. Si<br />

ottiene così un’eccellenza qualitativa<br />

dalla spuma copiosa e persistente,<br />

un vino elegante come<br />

aperitivo e adattissimo a tutto pa-<br />

Agricola Gavioli<br />

Loc. Maglianella<br />

Chianciano Terme (Si)<br />

Tel. 0578 63995<br />

Fax 0578 62013<br />

info@cantinegavioli.it<br />

www.cantinegavioli.it<br />

sto, specie in cene a base di pesce.<br />

La gamma dei vini di Gavioli comunque<br />

non finisce qui. Si punta<br />

molto anche sulle denominazioni<br />

di origine della Toscana. Rosso e<br />

Nobile di Montepulciano, Chianti<br />

Superiore e Colli Senesi, Morellino<br />

di Scansano, Brunello di Montalcino<br />

e Vernaccia di San Gimignano<br />

sono i gioielli di casa Gavioli.<br />

Interessanti anche il Vin Santo<br />

del Chianti e alcuni igt quali il<br />

Sergavio, in versione rosso e bianco,<br />

e lo chardonnay Castellaro.<br />

Non mancano ovviamente grappa<br />

e olio extravergine di oliva.<br />

Un’azienda che mira alla qualità<br />

a 360°, da sempre imperniata su<br />

una filosofia produttiva tesa a curare<br />

ogni aspetto del lavoro in vigna<br />

e in cantina. Le bollicine in<br />

Toscana esistono e sono buone.<br />

Gavioli ne è la dimostrazione concreta.<br />

Cin cin!

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