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sped. in A.P. 45% art. 2. comma 20/B legge 662/96 Prato CPO<br />
GOLA<br />
il piacere piacere<br />
2<br />
della della tavola tavola<br />
in Toscana Toscana<br />
2007 2007<br />
in Italia Italia<br />
€ 3,50 3,50<br />
nel mondo mondo edizioni Aida<br />
<strong>gioconda</strong><br />
Liguria - Salento<br />
Itinerari
Editoriale<br />
L’estate è arrivata o sta arrivando o arriverà.<br />
Non ci intratterremo anche noi sulle stagioni che<br />
non sono più come una volta, il surriscaldamento<br />
del pianeta, eccetera, eccetera, perché ci sembra<br />
inutile aggiungere inutilità al fiume di parole<br />
sull’argomento, peraltro importantissimo, anzi<br />
di vitale importanza. Ci limiteremo, come nostro<br />
costume (da bagno o meno, nel senso di adamitico), a<br />
discettare su argomenti abbastanza stagionali; ad<br />
esempio come ci vedono gli stranieri, cosa dicono e<br />
scrivono dei nostri ristoranti, delle nostre manie<br />
enogastronomiche, dei nostri cibi e vini. Lara Fantoni<br />
si è documentata, ha compiuto un’attenta ricognizione<br />
e ce ne racconta delle belle. Mentre Chiara Tacconi ci<br />
illumina sul mangiare in agriturismo: “dal produttore<br />
al consumatore”? Sembra facile... Scordatevi il latte<br />
appena munto e comunque andate e sperimentate,<br />
se possibile. E come esimerci da un test semiserio, anzi<br />
serissimo, sui gelati artigianali? Il sapiente Sandro<br />
Bosticco lo introduce, lo illustra, lo spiega e lo inizia,<br />
lasciando poi campo ad altri degustatori sguinzagliati<br />
a Firenze e dintorni per fare assaggi, redigere pagelle<br />
e dare consigli. E per finire con la bella stagione, ecco<br />
lo speciale vini su cosa, come e quando bere d’estate.<br />
Ma il numero di <strong>Gola</strong> non è tutto qui: c’è una bella<br />
galleria di personaggi (i nomi e i volti<br />
dell’enogastronomia, dalla designer di vini al<br />
presidente di consorzio), il lupo di mare che apre un<br />
ristorante in montagna, l’intervista a Margherita Buy. E<br />
gli itinerari, alla scoperta o alla riscoperta di Liguria e<br />
Salento; i locali per tutte le ore del giorno e della<br />
notte; i libri, i siti dei ristoranti, gli appuntamenti, un<br />
mare di notizie e, dulcis in fundo, De GustiBooks: le<br />
prime anticipazioni sulla rassegna che riunisce nella<br />
stessa occasione produttori di libri, di vino, di cibo, di<br />
video.<br />
Buone vacanze a tutti.<br />
1
s o m m a r i o<br />
Sei personaggi<br />
4 in cerca di... sapore<br />
6 Strani i giudizi degli stranieri!<br />
LARA FANTONI<br />
13<br />
18<br />
21<br />
27<br />
Nella vecchia fattoria...<br />
CHIARA TACCONI<br />
Margherita e i fiori fritti<br />
CHIARA TACCONI<br />
Lo skipper d’alta quota<br />
MARCO GHELFI<br />
Buontalenti e suoi fratelli<br />
SANDRO BOSTICCO<br />
Speciale Calici d’estate<br />
di ma.c.<br />
Gli itinerari di <strong>Gola</strong><br />
Liguria<br />
Archi, abbracci, parentesi<br />
di Giovannina Pelagatti
56 Viaggio in Salento<br />
ROBERTA PERNA<br />
58 Locali per un giorno<br />
61<br />
62<br />
Slow Food Firenze<br />
Non c’è 2 senza 3<br />
CRISTIANO MAESTRINI<br />
64 <strong>Gola</strong> a tre w<br />
SILVIA VIGIANI<br />
70<br />
Cibo tra le righe<br />
OLIVIA CHIERIGHINI<br />
De GustiBooks,<br />
il gusto di leggere<br />
FRANCESCA PALLECCHI<br />
72 Tutti a tavola, per piacere!<br />
74<br />
Appuntamenti<br />
con il gusto<br />
80 Winelovers<br />
<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong><br />
I piaceri della tavola<br />
in Toscana<br />
Trimestrale<br />
www.gola<strong>gioconda</strong>.it<br />
posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />
Realizzazione editoriale, grafica,<br />
impaginazione, riproduzione<br />
immagini:<br />
edizioni Aida<br />
Via Maragliano 31/A,<br />
50144 Firenze<br />
Tel. 055 321841<br />
Fax 055 3215216<br />
Direttore editoriale<br />
Leonardo Romanelli<br />
Direttore responsabile<br />
Lirio Mangalaviti<br />
Coordinamento redazionale<br />
Chiara Tacconi<br />
In redazione<br />
Maurizio Izzo, Liliana Visani,<br />
Cristiano Maestrini,<br />
Silvia Vigiani<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Sandro Bosticco, Olivia<br />
Chierighini, Lara Fantoni,<br />
Marco Ghelfi, Francesca<br />
Pallecchi, Giovannina Pelagatti,<br />
Roberta Perna<br />
Progetto grafico<br />
Lucia Chieffo<br />
Copertina<br />
Chiara Raugei<br />
Disegni originali<br />
Chiara Raugei<br />
Abbonamento annuale<br />
(4 numeri) 12,00 euro da<br />
versare sul c/c postale<br />
n. 25030503, intestato a Aida,<br />
causale del versamento<br />
“abbonamento a 4 numeri di<br />
<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong>”<br />
Pubblicità:<br />
Aida srl, tel. 055 3218448<br />
Stampa<br />
Nuova Grafica Fiorentina,<br />
Firenze<br />
Aut. del Trib. di Firenze<br />
n. 4843 del 18/12/98
Sei personaggi<br />
in cerca di... sapore<br />
4<br />
Simonetta Doni<br />
Vestire le bottiglie<br />
L’abito non fa il monaco e una etichetta, seppur elegante e appropriata, non<br />
può modificare le caratteristiche intrinseche di un vino; eppure è sicuramente<br />
importante riuscire ad abbinare a un prodotto di qualità un segno che ne esalti<br />
la personalità. E questo è un banco di prova in cui lei ormai da anni si cimenta<br />
con successo, raccogliendo ordini e consensi anche al di fuori dei confini<br />
nazionali. «Da innocuo distintivo - dice Simonetta - l’etichetta è diventata<br />
arma strategica, uno degli elementi più importanti del marketing. L’etichetta<br />
dà infatti un’immagine estetica complessiva del prodotto e non di rado determina<br />
la scelta del consumatore». Dal 20 al 22 giugno Simonetta Doni apre il<br />
suo studio per Progetto per il vino futuro, un “Fuori Pitti” su inviti, con sorprendenti<br />
contaminazioni fra moda e wine design.<br />
Marco Baldini<br />
Meglio del prosciutto<br />
È meglio essere un’ottima spalla, piuttosto che qualche<br />
altra cosa così così. O almeno fino a quando l’esser tali<br />
garantisce successo e simpatia, perché incaponirsi su<br />
altre scelte? Così la mascella attualmente più famosa<br />
dello spettacolo italiano, assecondando il divo Fiorello,<br />
trova i suoi spazi perché è bravo a rispettare i tempi. E<br />
magari gigioneggia un po’ (e vende qualche copia del<br />
suo libro) su vizi passati (il gioco, le scommesse, i cavalli)<br />
per dimostrare che solo chi cade può risorgere.<br />
Ma solo se ha il fisico, a cominciare dalla faccia.<br />
Maddalena Mazzeschi<br />
Sempre sorridere<br />
C’è chi giura di non averla<br />
mai vista seriamernte imbufalita<br />
o palesemente contrariata<br />
(se non fosse una<br />
vera signora si potrebbe<br />
dire veramente incazzata).<br />
E dire che il suo è un mestiere<br />
da far saltare i nervi<br />
anche a un monaco tibetano.<br />
Si occupa di comunicazione,<br />
pr, promozione e<br />
uffici stampa per aziende<br />
vinicole; nel suo sito spiega<br />
benissimo cosa voglia<br />
dire oggi fare il suo mestiere;<br />
dispensa consigli e opinioni,<br />
con garbo e professonalità,<br />
come se stare tra<br />
produttori, operatori del<br />
settore e giornalisti fosse<br />
sempre come prendere il<br />
the con gli amici.
Marcello Crini<br />
Il cuore oltre<br />
la scrivania<br />
Quando la passione per la cucina è più<br />
forte anche del posto sicuro da ragioniere:<br />
Marcello Crini, una formazione<br />
di scuola alberghiera, ha lasciato giovanissimo<br />
il lavoro in banca per aprire il<br />
Salotto del Chianti a Mercatale Val di<br />
Pesa, un locale con pochi coperti, a conduzione<br />
quasi familiare. Il grande salto<br />
arriva nel 2000, quando si trasferisce alla<br />
“corte” degli Antinori presso l’Osteria<br />
di Passignano, dove con grande sensibilità<br />
è riuscito a creare uno staff giovane<br />
e dinamico. Maniaco delle materie prime<br />
(si dice che sia capace di alzarsi alle<br />
4 del mattino per comprare il parmigiano),<br />
fa della costante crescita formativa<br />
“sul campo” nelle più importanti zone<br />
vinicole uno dei punti di forza della sua<br />
professionalità.<br />
Giovanni Busi<br />
La scommessa di crescere<br />
Un’azienda vinicola guidata con successo ormai<br />
da anni, dal primo giorno di primavera<br />
di quest’anno presidente del Consorzio Chianti<br />
Rufina: chi gliel’ha fatto fare, ha detto qualcuno<br />
ben informato; una scelta obbligata, gli<br />
hanno risposto, perché pare fosse l’unico<br />
nome sul quale i produttori non si sono accapigliati<br />
e scagliati l’un contro l’altro. E che il<br />
nuovo presidente goda delle simpatie degli<br />
amministratori della cosa pubblica non è di<br />
secondaria importanza. Succede a Ferdinando<br />
Frescobaldi nel difficile compito di far finalmente<br />
decollare una zona sottovalutata e<br />
troppo spesso bistrattata.<br />
Barbara Tamburini<br />
Lanciarsi... nel vino<br />
Con competenza e grinta – la stessa che mette nell’altra sua grande passione, il paracadutismo<br />
– Barbara Tamburini, giovane e già affermata consulente di 24 aziende italiane,<br />
18 delle quali in Toscana, ha saputo ritagliarsi un posto di tutto rispetto nel panorama<br />
enologico nazionale. Originaria di una zona, quella di San Marcello Pistoiese, che non<br />
è propriamente terra a vocazione vitivinicola, si è appassionata al mondo del vino grazie<br />
soprattutto alla vicinanza con Vittorio Fiore, specializzandosi sulla produzione della<br />
costa toscana e della provincia di Pistoia.<br />
5
6<br />
Strani i giudizi<br />
degli stranieri!<br />
Mangiare e bere<br />
a Firenze<br />
e in Toscana<br />
secondo gli autori<br />
delle guide<br />
turistiche in lingua<br />
inglese e francese<br />
LARA FANTONI<br />
Esistono decine di guide turistiche dedicate a Firenze<br />
e alla Toscana, in tutte le lingue e in tutti i formati, per<br />
tutti i gusti e per tutte le tasche. Ma come vengono presentate<br />
città e regione in termini enogastronomici? Quali sono gli aspetti<br />
che colpiscono maggiormente gli autori delle guide e quindi,<br />
si presume, quelli destinati a influenzare, in bene o in male, i<br />
loro lettori? Valgono ancora gli antichi stereotipi (grandi abbuffate<br />
e fiasco di Chianti mediocre “a calo”; ristoratori un po’<br />
furbi quando non francamente ladri; eccesso d’olio e d’unto:<br />
pensiamo che nell’America dei gangster e del proibizionismo gli<br />
immigrati italiani erano detti greaseballs, ovvero palle di lardo,<br />
per la quantità di olio che erano capaci di usare, in cucina come<br />
sui capelli…), oppure l’immagine che gli stranieri hanno di cibo<br />
e vino di Toscana è cambiata in questi anni? E se è cambiata, in<br />
che direzione e in che misura?<br />
Per rispondere a qualcuno di questi interrogativi abbiamo sfo-
gliato alcune delle guide straniere più gettonate,<br />
limitandoci a quelle di lingua francese<br />
e inglese, spaziando dal Regno Unito<br />
all’America, dalla Francia all’Australia, e<br />
scegliendo naturalmente le ultime edizioni<br />
disponibili.<br />
La prima cosa che colpisce è il risalto che<br />
le guide danno alla struttura del tipico pasto<br />
italiano, sottolineandone la ricchezza<br />
esagerata: tutte segnalano l’articolazione tradizionale<br />
in cinque portate (antipasto, primo,<br />
secondo, contorno, dolce o dessert),<br />
ma poi aggiungono che ormai più nessuno,<br />
tanto meno gli italiani, si siede a tavola<br />
per un pasto completo di tal fatta, a meno<br />
che non sia in gioco un’occasione particolarmente<br />
festosa. Molte guide segnalano<br />
anche che non è più un problema fermarsi<br />
al primo, oppure limitarsi a un antipasto<br />
e a un secondo, mentre un tempo (non<br />
troppo lontano, ammettiamolo), il minimo<br />
che potesse capitare a chi, nostrale o<br />
forestiero, ordinava meno di un pasto dalla<br />
A alla Z, erano il sopracciglio sdegnosamente<br />
inarcato e lo sguardo di commiserazione<br />
del cameriere.<br />
Vero è che episodi del genere possono capitare<br />
ancora adesso, in locali molto turistici<br />
(e giustamente una delle guide, la Rou-<br />
➤<br />
Come sa di sale lo pane altrui<br />
Le guide<br />
Non c’è guida tra quelle analizzate che non lamenti, seppure con toni<br />
faceti, il fatto che il pane toscano sia senza sale. Ma nessuno che noti<br />
come il pane senza sale sia molto più salutare e duraturo di quello<br />
salato, e nemmeno nessuno che citi Dante “tu proverai sì come sa di sale<br />
lo pane altrui” (Paradiso, XVII, 58): se anche il divino poeta lo usa come<br />
metafora del masticare amaro, tanto vale ammettere che il pane salato<br />
ai toscani proprio non piace, non è (più solo) una questione economica.<br />
Restando nel campo dei prodotti da forno, miete invece grande successo<br />
tra gli autori di guide la schiacciata all’olio: ottimo rompidigiuno a buon<br />
mercato, disponibile a ogni angolo di strada e, se ben fatta, davvero<br />
celestiale; praticamente geniale, difficile fare di meglio, anche<br />
(soprattutto) per chi ha inventato il moderno fast food.<br />
Florence – City Guide, Lonely Planet, 2006<br />
Tuscany and Umbria, Lonely Planet, 2004<br />
La Lonely Planet, australiana con uffici<br />
negli Stati Uniti e in Inghilterra, è forse la<br />
più celebre delle case editrici anglofone<br />
specializzate in guide per viaggiatori<br />
indipendenti e attenti alla spesa.<br />
Tuscany and Umbria, The Rough Guide,<br />
2006<br />
Anche le Rough Guides, inglesi, hanno una<br />
lunga tradizione di affidabilità per chi in<br />
viaggio preferisce fare da sé e non è<br />
disposto a spendere troppo.<br />
Tuscany and Umbria, Frommer’s, 2006<br />
Le guide Frommer’s, americane, concedono<br />
qualcosa di più al lusso e sono ricche di<br />
consigli sulle esperienze da non perdere<br />
(es. sdraiarsi sull’erba in piazza dei Miracoli<br />
col sole in fronte…).<br />
Florence, Blue Guide, 2005<br />
Le Blue Guides, inglesi, sono estremamente<br />
ben informate e imbattibili sul patrimonio<br />
artistico, storico e culturale.<br />
Florence, La guide du routard, 2007<br />
Una guida storica per chi viaggia in<br />
proprio, particolarmente attenta agli<br />
indirizzi giusti per mangiare e bere e ai<br />
luoghi meno turistici e, naturellement, di<br />
charme.<br />
7
➤<br />
gh Guide, lo segnala). D’altra parte è vero anche che, una volta<br />
ogni tanto, sedersi a tavola con calma e godersi fino in fondo un<br />
pasto vero e articolato è una vera e propria esperienza, una delle<br />
migliori che si possano fare in Toscana: “Stare a tavola per ore è<br />
un’esperienza semplice, ma può dar luogo a una serata memorabile.<br />
Buoni amici, buona conversazione e vino buono possono<br />
far durare un pasto ben oltre le tre ore, e una cena italiana<br />
costituisce una scusa e un sistema perfetto, con le sue quattro<br />
o cinque portate, le lunghe pause, e formaggio, dolce, caffè e<br />
digestivo uno dopo l’altro, alla fine” (Frommer’s). Quando si<br />
dice dare dei buoni consigli…<br />
E passiamo a quelle che secondo le nostre guide sarebbero le<br />
basi, i fondamentali della cucina fiorentina e toscana. Ogni guida<br />
descrive giustamente la nostra cucina come povera, di origini<br />
contadine, di sapori semplici e immediati, basata sul pane, gli<br />
animali da cortile, le frattaglie e le erbe aromatiche; nessuno<br />
parla delle tecniche di “rifacimento” (prima infarinare e<br />
friggere, poi passare nella salsa) con cui si riuscivano ad ammannire<br />
pietanze usando pochissima materia prima; solo la ribollita<br />
viene ampiamente citata, ma quasi come se la ribollitura<br />
fosse sempre e comunque una fase obbligata della preparazione:<br />
non si spiega che la stessa minestra veniva servita a più riprese, la<br />
prima volta appena fatta, poi ribollita con il pane, e infine saltando<br />
in padella la ribollita avanzata. Chissà, forse sarebbe chiedere<br />
troppo alla comprensione di chi si è staccato dalla cultura contadina<br />
qualche generazione prima della maggior parte degli italiani.<br />
Olio, bistecca e pregiudizi<br />
Un coro unanime esalta l’olio extravergine d’oliva: lodato<br />
da tutte le guide come il migliore d’Italia (con buona<br />
pace degli olivicoltori liguri, gardesani e umbri), viene<br />
spesso giustamente accostato al vino per l’estrema attenzione<br />
che gli dedicano sia la normativa che i consumatori.<br />
Dunque il pregiudizio che vuole gli italiani<br />
unti e bisunti pare ampiamente superato. Un altro<br />
pregiudizio imperante, ma come pretendere che<br />
non sia così se anche noi residenti vi indulgiamo,<br />
è quello della bistecca alla fiorentina come “tipica”:<br />
se per tipico si intende anche storicamente radicato,<br />
allora la bistecca non lo è affatto, proprio per quella<br />
estrema povertà e sobrietà in cui affonda le radici la vera<br />
cucina toscana: fino a sessant’anni fa solo i veri ricchi si potevano<br />
permettere una vera costata di manzo. Se invece per ➤<br />
9
Florence secondo Emily<br />
Emily Wise Miller, The food lover’s guide to<br />
Florence, Ten Speed Press, 2007<br />
Ecco un piccolo libro prezioso, una guida di<br />
Firenze “per chi ama mangiare (bene)”; ricca di<br />
recensioni di locali e molto utile per il turista<br />
anglofono, è una lettura consigliata (lingua<br />
permettendo) anche per chi a Firenze si occupa di<br />
ristorazione, perché mette in luce i molti pregi<br />
dell’offerta enogastronomica cittadina, e allo<br />
stesso tempo ne evidenzia con garbo alcuni difetti<br />
inveterati e significativi. È interessante anche<br />
perché descrive con parole rivelatrici il rapporto<br />
viscerale dei fiorentini con il cibo. Un esempio:<br />
10<br />
➤<br />
tipico si intende qualcosa che è nato nel secondo dopoguerra<br />
come reazione alla fame patita fino ad allora, in questo caso<br />
possiamo accettare la bistecca come tipica e caratteristica della<br />
moderna cucina fiorentina. Restando nell’ambito della carne alla<br />
brace, va detto che è un po’ comico leggere, in un testo scritto<br />
da americani per americani, che a Firenze chiedere una bistecca<br />
“ben cotta” rischia di suscitare commiserazione, se non vera e<br />
propria contrarietà, nel personale di servizio: in fondo è esattamente<br />
quello che succede, chiedendo che un filet mignon o una<br />
sirloin steak siano well done, in una steak house newyorkese o<br />
texana. Se carne deve essere, allora carne sia, bene al sangue e<br />
sugosa. Di qua come di là dall’oceano Atlantico.<br />
E passiamo al vino: i capitoli dedicati nelle guide di Firenze e<br />
della Toscana sono ormai piuttosto lunghi e dettagliati. È interessante<br />
vedere la differenza di atteggiamento fra gli autori di<br />
lingua inglese e quelli di lingua francese: i primi parlano in termini<br />
entusiastici dei vini toscani, producendosi in lodi sperticate<br />
per il Brunello di Montalcino e il Nobile di Montepulciano,<br />
per il Chianti Classico e il Morellino di Scansano, segnalando<br />
un certo recente miglioramento anche nei vini bianchi e profondendosi<br />
in metaforiche riverenze davanti ai Supertuscan; molte<br />
guide in lingua inglese offrono anche un elenco di case vinicole<br />
di provata qualità, le preferite dall’autore. I cugini francesi invece<br />
affrontano l’argomento con una certa sufficienza e col loro<br />
proverbiale sciovinismo, iniziando col dire che i grandi vini italiani<br />
hanno un grande problema, quello di non essere esportati<br />
(e dunque bisogna andare a berli nei luoghi di produzione), per<br />
“Ho un’amica che vive a Los Angeles e si lamenta<br />
sempre di non trovare prodotti freschi e carne di<br />
qualità. Mi piace torturarla raccontandole di<br />
quando vado a fare la spesa a Firenze. Se voglio<br />
la ricotta, il negoziante mi chiede se la voglio di<br />
pecora o di mucca; se compro la vitella, posso<br />
sceglierla di latte, oppure che già mangia l’erba. Il<br />
prosciutto? Stagionato, ma quanto? Dolce o<br />
toscano? Le sarde fresche? Non solo le trovo, ma<br />
posso anche farmele pulire e filettare, e allo<br />
stesso prezzo”. Emily Wise Miller è una giovane<br />
giornalista e critica enogastronomica californiana<br />
che vive a Firenze da qualche anno.
Firenze vegetale<br />
È interessante registrare che chi scrive<br />
guide annovera fra i vegetali usati da<br />
fiorentini e toscani solo pochi nomi,<br />
sempre gli stessi: gli onnipresenti fagioli<br />
cannellini, i fagiolini verdi, gli spinaci, le<br />
patate e il pomodoro, con una menzione<br />
per il cavolo nero (che altrove non si trova<br />
e dunque fa molto “local”) nella ribollita,<br />
e una citazione noblesse oblige per funghi<br />
e tartufi. Fine. La spiegazione più<br />
probabile è che, siccome chi scrive una<br />
guida turistica descrive la realtà della<br />
ristorazione, non la cucina che si fa (o si<br />
faceva?) nelle case, quanto descritto è il<br />
risultato dell’abbandono, da parte dei<br />
ristoratori, delle tante ricette a base di<br />
verdure e legumi che un tempo<br />
costituivano la base dell’alimentazione.<br />
Tutte le guide prese in esame lamentano<br />
la carenza di offerta, a Firenze e ancora<br />
di più in Toscana, per vegetariani e<br />
vegani: c’è chi arriva a dire che spesso gli<br />
italiani “proprio non capiscono che uno<br />
possa non mangiare carne” (Rough Guide);<br />
ora, se questo è un po’ eccessivo, è vero<br />
però che spesso nei nostri ristoranti i<br />
vegetariani sono molto penalizzati.<br />
Quanto ai liquori: più che la bontà della nostra grappa, della<br />
sambuca e dello strega, ampiamente citati come pure il vin santo<br />
servito coi cantuccini, quello che sembra colpire l’immaginario<br />
degli stranieri, in particolare degli anglosassoni, è il fatto che<br />
gli italiani, al bar, raramente superano una singola dose di superalcolici,<br />
o addirittura di birra; la Rough Guide arriva ad avvertire<br />
i suoi lettori che “gli italiani sono capaci di stare per ore a<br />
parlare con una sola bevuta, e che questo è un problema perché<br />
provoca l’aumento dei prezzi degli alcolici”. Il commento sorge<br />
spontaneo: averne, di problemi così.<br />
In chiusura, il conto: qui le dolenti note sono le stesse per residenti<br />
e ospiti, ovvero servizio e coperto. Se il servizio come<br />
voce separata del conto può anche essere accettabile per la maggior<br />
parte degli stranieri (pensiamo agli americani, che sono<br />
abituati ad aggiungerlo perché non è mai compreso nel conto e<br />
lo stipendio fisso dei camerieri è da fame) e in fondo, per compensarlo,<br />
basta evitare di lasciare la mancia, la voce “pane e<br />
coperto” è considerata un furto bello e buono. E lo è davvero.<br />
➤<br />
cui nei ristoranti francesi si trovano quasi esclusivamente<br />
chianti, valpolicella e lambrusco (!) di pessima<br />
qualità. Proseguono poi affermando che, chissà<br />
come mai, i francesi ignorano certe meraviglie come<br />
il Brunello e il Nobile. C’è da chiedersi cosa penserebbero<br />
certi produttori italiani leggendo queste cose<br />
sulla Guide du routard… ma l’amore che i francesi<br />
hanno per il nettare di Bacco riesce comunque a<br />
venire fuori, e il capitolo si chiude con l’ammissione<br />
che un viaggio in Toscana è un vero paradiso per<br />
gli appassionati di vino e che i ricarichi sono quasi<br />
sempre molto corretti. E per finire, come nella<br />
migliore tradizione, caffè e liquori. Certo nessuna<br />
guida può permettersi di lesinare sulla spiegazione<br />
dei mille e uno modi di prendere il caffè in Italia:<br />
espresso, ristretto, doppio, lungo, americano, macchiato,<br />
al vetro, corretto; e poi caffellatte, cappuccino,<br />
latte macchiato. Tutte le guide concordano<br />
sulla assoluta superiorità del caffè italiano, e di quello<br />
fiorentino in particolare: uno stereotipo di quelli<br />
buoni che ancora regge. Così come regge il consiglio<br />
di non ordinare un cappuccino dopo pranzo, e<br />
comunque assolutamente non dopo cena: un gesto<br />
turistico quant’altri mai.<br />
11
Nella vecchia<br />
fattoria...<br />
La filiera corta. La tracciabilità.<br />
La cucina casalinga. La ristorazione a chilometri<br />
zero. Il biologico. Stai a vedere che per<br />
ritrovare tutto questo in un piatto ci resterà<br />
solo l’agriturismo. Perché in agriturismo si<br />
mangia anche molto bene. E se il volume di affari non è paragonabile<br />
a quello dei ristoranti, vale comunque la pena di capire<br />
cosa c’è in tavola, a cominciare dalla Toscana, dove su 3799<br />
aziende agrituristiche sono 858 a offrire pasti agli ospiti. Le loro<br />
cucine, dicevamo, sono forse la rappresentanza lillipuziana della<br />
filiera corta, così corta che rasenta il microcosmo autosufficiente,<br />
orto-pollaio-frutteto-vigna-olivi tutto intorno a casa; della cucina<br />
casalinga che significa davvero, a volte, mangiare gomito a go-<br />
Come e cosa si mangia in<br />
agriturismo? Scordatevi il latte<br />
appena munto. Ma per il resto<br />
la qualità è salva<br />
➤<br />
CHIARA TACCONI<br />
13
14<br />
Viva la tradizione<br />
➤<br />
C’è chi cerca di proporre i piatti della tradizione<br />
mantenendo comunque una certa attenzione,<br />
con pazienza quasi materna, al palato difficile<br />
del turista. Come alla Fattoria Rozzalupi a<br />
Cerreto Guidi (www.fattoriarozzalupi.it), una<br />
trentina di posti letto fra camere e<br />
appartamenti, con la colazione e la cena su<br />
richiesta. Non sempre l’olandese o il tedesco<br />
capiscono il valore dei piatti che hanno di fronte,<br />
“noi prepariamo la torta alle mele o crostate con<br />
la marmellata fatta in casa e con la nostra frutta<br />
biologica, ma i clienti chiedono sempre e<br />
comunque anche affettati, yogurt cereali”, come<br />
fossero in albergo. E anche proporre un menu<br />
tipicissimo non è sempre facile: “abbiamo<br />
provato a mettere in tavola il coniglio, ma non<br />
mito con i padroni di casa. Ma c’è molto di più in questo<br />
particolare segmento di ristorazione, senza stelle né forchette,<br />
che quasi nessuno si premura di raccontare. Ci<br />
ha provato Carlo Cambi, giornalista ed editore enogastronomico,<br />
sempre in cerca della sostanza a scapito<br />
dell’apparenza, che ha appena pubblicato la guida Gli<br />
agriturismi del Gambero Rozzo (con la zeta). “Fortunatamente<br />
la Toscana, grazie alla legge regionale, ha frenato<br />
la moda di trasformare l’agriturismo in tante ville<br />
in collina per banchetti e matrimoni.<br />
L’agriturismo toscano, forse<br />
insieme a quello trentino, secondo<br />
noi è il migliore d’Italia; e<br />
non solo per l’accoglienza, ma anche<br />
dal punto di vista della tavola”.<br />
In Toscana, racconta, si può trovare<br />
ancora il posto in cui mangiare, insieme<br />
alla padrona-cuoca, le ricette ormai<br />
aggrappate a uno scampolo di territorio:<br />
trippa, ossobuco, punta di petto, papera...<br />
incontra, gli garbano le cose senz’osso, che si<br />
masticano poco; e allora facciamo fettine o<br />
polpettone. Anche la pasta, sembra che vogliano<br />
sempre e solo lasagne in forno…”. Difficile<br />
seguire le esigenze degli stranieri, le normative,<br />
ed essere felici? “La cucina è moderna, a norma,<br />
tutta di acciaio, ma con così pochi coperti ce la<br />
facciamo, è come una cucina di casa. Aprire<br />
anche agli esterni? Ci piacerebbe, oggi la legge<br />
prevede di fare solo eventi e degustazioni, una<br />
ventina in tutto l’anno, non è quello che fa per<br />
noi”. Intanto, anche per pochi pasti al giorno, ci<br />
sono piccoli e grandi accorgimenti da seguire, ad<br />
esempio la deliziosa marmellata di casa va<br />
servita in monoporzioni e gli avanzi si buttano,<br />
ma è cosa da poco.
Dura lex...<br />
“Sale pepe e caffè: solo questo compriamo, il<br />
resto è tutto nostro”. Chianti Classico, olio,<br />
frutta e ortaggi, animali da cortile e una buona<br />
produzione di salumi di cinta senese. Massanera<br />
è un agriturismo storico, a San Casciano in<br />
Val di Pesa (www.massanera.com), con prodotti<br />
biologici e ristorante da una cinquantina di<br />
coperti, che organizza anche degustazioni ed<br />
eventi come consente la legge.<br />
Gli ospiti hanno appartamenti, quindi niente<br />
colazione; gli stranieri stanno attenti a risparmiare<br />
e cucinano da soli, gli italiani sono più<br />
disponibili a sedersi al ristorante. Chi si ferma<br />
una settimana è invitato a cena una volta e se<br />
vuole può prenotarne altre. Il proprietario,<br />
Carlo Cattaneo, spiega che “le normative ci<br />
strozzano, la nuova legge è in competizione<br />
con la vecchia che non è stata abrogata, allora<br />
Bio: logico e dinamico<br />
Un percorso particolare quello dell’agriturismo Il Cerreto: una<br />
coppia di professionisti fuggita da Milano con bimbi piccoli al<br />
seguito che si reinventa una vita qui, nelle campagne di Volterra.<br />
Un’azienda agricola biologica, anzi biodinamica (www.bio<br />
agriturismoilcerreto.it), e la bella torre settecentesca e gli appartamenti<br />
circostanti restaurati secondo la bioedilizia. Il Cerreto<br />
porta sulla tavola dei propri ospiti cereali, legumi, olio,<br />
frutta, ortaggi, ma anche farine e pasta. Vendita diretta ai turisti<br />
o a ai viandanti, degustazioni, visite aziendali per gruppi.<br />
La clientela parla soprattutto tedesco, ma si vedono anche molti<br />
francesi, belgi e italiani. Qui la colazione è un buffet di prodotti<br />
biologici, non tutti aziendali (ma il pane sì, è fatto in casa).<br />
Qui per forza di cose il menu toscano deve essere accompagnato<br />
da cibi un po’ particolari per vegetariani e vegani, dal<br />
seitan in poi, ma se volete la carne in tavola ve la serviranno<br />
biologica, acquistata dalle fattorie circostanti. “Chi si ferma a<br />
dormire qui – racconta il titolare, Carlo Brivio - ha come mi-<br />
ci barcameniamo per fare meno errori possibili.<br />
Basterebbe una legge, per come si deve, per il<br />
resto ci organizziamo da soli; siamo abbastanza<br />
stupidi per interpretare una legge intelligente<br />
e troppo intelligenti per interpretare una<br />
legge stupida. Certo, nella preparazione dei<br />
cibi ci stiamo attenti, è una cosa delicata, ma<br />
abbiamo la cucina in regola, sette frigoriferi,<br />
dispense come si deve, bagno per i cuochi,<br />
insomma siamo a livello di un buon ristorante.<br />
Cosa servirebbe? Semplificare prima di tutto<br />
(per ammazzare un piccione o un coniglio non<br />
puoi andare al macello…) e per esempio mi<br />
piacerebbe tenere le mucche, offrire il latte<br />
appena munto, ma guai! Sarebbe molto<br />
apprezzato dai turisti del nord Europa; in<br />
Francia e Germania lo fanno, si vede che sono<br />
più furbi di noi”.<br />
➤<br />
15
➤<br />
nimo interesse a vedere l’azienda, capire come<br />
funziona la filiera. Allora poi si ferma a cena,<br />
compra la roba per sé e per fare regali, perché<br />
si rende conto del lavoro che c’è dietro. Mettersi<br />
a norma non è stato difficile, anche riguardo<br />
alla cucina. Il problema principale è culturale.<br />
Ma lo sa che gli stranieri sono molto più propensi ad<br />
apprezzare questi prodotti? E infatti in Italia la maggiore parte<br />
del biologico si esporta... Ci vorrebbe più promozione del territorio,<br />
ci sono timidi tentativi ma non basta. Oggi i ristoratori<br />
sono in mano a distributori di materie prime, e succede<br />
che troviamo piatti tipici fatti con prodotti che non c’entrano<br />
nulla col territorio, il pane locale senza un briciolo di<br />
farina locale e così via. Noi facciamo un’esperienza piccola<br />
ma che può portare reddito, facciamo network con alte<br />
aziende agricole, richiamiamo turisti che poi vogliono conoscere<br />
il territorio, vedere, acquistare”. Altra voce è<br />
quella dell’agriturismo San Vito in Fior di Selva, pionieri<br />
dell’ospitalità e della produzione biologica (www.sanvito.com),<br />
a Montelupo Fiorentino. Qui i clienti stranieri<br />
e italiani cercano la tipicità. “Abbiamo provato con la cucina<br />
toscana rivisitata – racconta Linda Lotti, responsabile del settore<br />
agrituristico – e nonostante la bravura della chef abbiamo<br />
capito che non era ciò che i turisti cercavano. Vogliono sempre<br />
e comunque la minestra di pane, la pappa al pomodoro, le bistecche...<br />
e soprattutto cercano la quantità! La mattina offriamo<br />
una colazione italiana, torte fatte in casa, cornetto e cappuccino<br />
e qualcosa di salato. Gli americani e gli australiani vorrebbero<br />
uova e bacon ma gli spieghiamo che siamo in Italia... Le restrizioni<br />
sono molte, non possiamo fare tutto quello che vorremmo.<br />
Abbiamo però la licenza anche per esterni e facciamo il pieno<br />
nel fine settimana o con gruppi business e organizziamo serate a<br />
tema, degustazioni, cene-spettacolo con le compagnie teatrali”.<br />
Con buona pace di chi pensa di trovare in agriturismo solo la<br />
nonnina che fa le torte.<br />
La bellezza della natura<br />
L’incanto del paesaggio<br />
La bontà dei piatti tipici<br />
Ristorante la Casa di Caccia<br />
Nel cuore ➤del<br />
Mugello<br />
Loc. Farneto Roti - Vicchio (Firenze)<br />
Tel. 055 8407629 Fax 055 8407007<br />
17<br />
Info@ristorantelacasadicaccia.com - www.ristorantelacasadicaccia.com
Margherita<br />
e i fiori fritti<br />
18<br />
Cinema, tavola, vino:<br />
l’attrice per metà<br />
toscana si racconta<br />
CHIARA TACCONI<br />
Elegante, un filo di trucco, Margherita Buy riceve a Siena<br />
il “premio speciale” dell’Enoteca Italiana, in occasione della<br />
consegna dei riconoscimenti per la Settimana dei Vini. L’attrice<br />
ringrazia: «Sono felicissima di ricevere questo riconoscimento<br />
in una città così suggestiva e in una terra, la Toscana, a cui sono<br />
strettamente legata affettivamente. Amo il vino italiano e sono<br />
ben lieta di sostenerlo in tutto il mondo anche grazie a questo<br />
premio».<br />
È possibile che il cinema italiano diventi nel mondo un marchio<br />
d’eccellenza con pochi rivali, apprezzato e riconosciuto<br />
ovunque come un Chianti o un Brunello? Che cosa manca?<br />
Eh, magari, sarebbe bellissimo. Che cosa manca... Forse facciamo<br />
poche cose, troppo poche.<br />
C’è un film che ha apprezzato per come racconta il mondo<br />
del cibo o del vino?<br />
Sì, mi è piaciuto molto quello americano, uscito qualche anno<br />
fa, che racconta questo viaggio di due amici alla ricerca del<br />
vino...
Sideways?<br />
Ecco, sono riusciti a fare un bel film sul vino. Ma perché loro?<br />
Perché non ci abbiamo pensato noi? Ormai l’hanno fatto!<br />
Ha un ricordo particolare legato al suo lavoro nel cinema e<br />
contemporaneamente al cibo o al vino? Una cena sul set...<br />
un personaggio famoso con particolari<br />
passioni gastronomi-<br />
che...?<br />
Come no… c’era Abatantuono<br />
che da vero cultore della buona<br />
tavola su qualunque set aveva<br />
la sua roulotte con il cuoco<br />
personale. Noi attori siamo<br />
condannati a mangiare quegli<br />
orrendi cestini durante le<br />
riprese, e lui invece si faceva<br />
preparare delle cose buonissime.<br />
Quanto conosce la Toscana?<br />
Quali sono i<br />
piatti e i vini che le vengono<br />
in mente?<br />
Ce ne sono tanti... Così<br />
a bruciapelo, direi la panzanel-<br />
Margherita<br />
Buy<br />
15/01/1962<br />
Roma, Italia<br />
Italiana<br />
Attrice<br />
Capricorno<br />
biondi<br />
grandi,verde-azzuro<br />
bellissima<br />
la. Ma anche il coniglio alla cacciatora. Io sono<br />
per metà toscana, da parte di mia madre, quindi conosco bene<br />
questa regione. Per il vino, mi piace bere quello della zona in<br />
cui mi trovo. Dove ha la casa mia madre si produce il vino che<br />
prima si chiamava Chianti Putto, io mi ricordo di aver sempre<br />
bevuto quello quando ero da lei.<br />
Poteva andare peggio...<br />
(ride) Sì, poteva andare peggio.<br />
Qual è la sua “cena perfetta”: a casa, in un ristorante famoso,<br />
in un luogo particolare?<br />
La mia cena perfetta è mangiare fritto fino a stare male. Pollo<br />
fritto e fiori fritti. Ma i fiori non devono essere riempiti di<br />
mozzarella, acciughe e tutta quella roba come fanno a Roma. A<br />
me piacciono quelli alla toscana, solo fiori. E il pollo deve essere<br />
fritto in una pastella leggera, come fa mia madre, acqua, farina e<br />
un po’ di birra, senza uovo. Prima lo lascia a bagno nell’aceto e<br />
nel sale per ammorbidire, e poi lo passa nella pastella e lo fa<br />
friggere. Ci vuole molta pazienza, una quarantina di minuti solo<br />
per cuocere... Ma poi il risultato è buonissimo: morbido dentro<br />
e croccante fuori.<br />
19
Lo skipper<br />
d’alta quota<br />
Il lupo di mare si è trasformato in lupo di montagna.<br />
Nessuna storia di licantropi o animali strani, ma la curiosa avventura<br />
di Michele Pedretti, per tutti Mike, che dopo una vita<br />
in barca a vela ha trovato in mezzo a un bosco il suo spicchio<br />
d’Oceano. Per farcela raccontare abbiamo attraversato gli Appennini<br />
che separano Emilia e Toscana arrivando fino a Vidiciatico,<br />
nel bolognese, in località Budiara. Non un pugno di case<br />
come si dice di solito, ma un unico casolare spuntato quasi per<br />
caso tra i faggi e i castagni del Parco del Corno alle Scale. A<br />
tenere indaffarato Mike non sono più oggi vele e timone, ma i<br />
tanti che vengono a trovarlo alla Trattoria di Budiara, il locale<br />
che dal 2002 guida assieme a Simona Tonielli, compagna di<br />
sempre e moglie da quasi quattro anni (sposata proprio quassù e<br />
che voci insistenti ci assicurano essere ballerina provetta).<br />
➤<br />
MARCO GHELFI<br />
Dopo anni in barca a vela,<br />
Mike ha aperto con la moglie<br />
un ristorante. In montagna<br />
Trattoria di Budiara<br />
Via Montegrande 55<br />
Vidiciatico (BO)<br />
Tel: 338.2535099<br />
Prezzo medio: 25 euro<br />
Aperto: venerdì a cena,<br />
sabato a pranzo e cena,<br />
domenica a pranzo<br />
(sempre a luglio e agosto,<br />
escluso la domenica<br />
a cena e il lunedì)<br />
Ferie: febbraio-marzo<br />
21
➤<br />
Ci sediamo al fresco del portico, con lo sguardo allo splendido prato che<br />
sale al ristorante e sul tavolo un paio di bottiglie, il cui livello scenderà<br />
inesorabile nel corso della nostra chiacchierata.<br />
Mike, quello tuo per il mare è un amore che nasce da lontano…<br />
Eh già, anche se le vacanze della mia infanzia le ho passate fra queste<br />
montagne, a caccia di funghi con mio padre. Le prime ferie “in libertà”<br />
mi portarono invece sulle spiagge romagnole. Cominciai con il surf,<br />
finché un giorno feci un giro in barca a vela…<br />
Un colpo di fulmine?<br />
Direi proprio di sì... Mentre il surf, per quanto bello, aveva comunque<br />
dei limiti, questi scomparivano una volta in barca, dove la tua casa ti<br />
segue ovunque decidi di andare. Dopo aver preso la patente nautica<br />
partecipai a un “corso di regata” in Francia, e poi alle prime gare come<br />
marinaio. Il mare mi dava una carica incredibile, era una passione che<br />
sentivo crescere dentro.<br />
E che ti ha portato a navigare fin dall’altra parte del mondo.<br />
A 25 anni un imprenditore deciso a fare attività di charter - trasporto<br />
passeggeri - nei mari d’Europa e poi ai Caraibi d’inverno, mi chiese se<br />
volevo dargli una mano… lavorammo insieme per due anni. Partivamo a<br />
La ricetta<br />
Strigoli, asparagi,<br />
prosciutto e burrata<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
320 g di strigoli, 1 mazzo di asparagi<br />
(circa 400 g), 200 g di burrata,<br />
2 scalogni, 4 fette di prosciutto crudo,<br />
olio extra vergine d’oliva,<br />
sale e pepe.<br />
Lavare gli asparagi, scottarli 6/7 minuti in acqua bollente, scolarli e tagliarli<br />
a fettine di circa 2 cm. Sbucciare gli scalogni, tagliarli e farli rosolare in padella<br />
con un po’ d’olio extra vergine d’oliva. Aggiungere gli asparagi, salare, pepare<br />
e far cuocere per 4/5 minuti. Nel frattempo abbrustolire le fette di prosciutto<br />
in forno già ben caldo, sui 180°, per circa 3 minuti. Cuocere gli strigoli<br />
in abbondante acqua salata, scolarli e versarli nella padella con il condimento,<br />
facendo saltare il tutto. Impiattare aggiungendo il prosciutto abbrustolito<br />
spezzettato e la burrata a fiocchetti.<br />
➤<br />
23
24<br />
Mike e Simona<br />
La dieta di regata<br />
Dura la vita fra randa e timone, alberi e<br />
spinnaker... ma come si placa la fame in regata<br />
attorno al mondo? Fra una tappa e l’altra può<br />
trascorrere anche un mese e mezzo, e ad ogni<br />
sosta si carica quel poco che si può. Fondamentale<br />
diventa dunque l’abilità di chi sta ai fornelli, che<br />
cucina in continuazione per l’equipaggio a riposo.<br />
Gioia del palato i primi giorni, con precedenza a<br />
carni e verdure, più velocemente deperibili. Il resto<br />
del viaggio è soprattutto pasta, a fantasia (e<br />
arrangiamento) del cuoco, e neanche a dirlo pesce,<br />
catturato con le reti sempre in mare. Va meglio a<br />
chi ha la macchina per desalinizzare l’acqua marina:<br />
il posto delle bottiglie di minerale si può infatti<br />
destinare a quelle di vino per un brindisi ogni tanto,<br />
onde permettendo...<br />
➤<br />
fine novembre, tappa alle Canarie e poi via fino in Martinica,<br />
per un mesetto di viaggio in tutto. A volte imbarcavamo personaggi<br />
insoliti, compresi cercatori d’oro alla volta del Perù. Più<br />
dure erano le traversate di ritorno, verso aprile, perché la rotta<br />
ci portava a nord, tra freddo e venti contrari.<br />
Com’è arrivata l’esperienza nel ruolo di skipper di regata?<br />
Nel 1994 mi offrirono di partecipare alla gara “Europa Round<br />
the World Rally”, giro del mondo in 18 tappe, come skipper,<br />
capitano di uno dei due turni di equipaggio che si alternavano<br />
alla guida. Un’esperienza stupenda, che dopo due anni e mezzo<br />
ci riportò a terra da vincitori.<br />
Continuai guidando barche di lusso, ma<br />
alla lunga la cosa mi stancò. Non era questo<br />
il mio modo di intendere il rapporto<br />
con il mare, che è soprattutto libertà, assenza<br />
di compromessi. Partii con un<br />
amico per il Venezuela, da dove risalimmo<br />
fino al confine con il Canada, fermandoci<br />
a lavorare man mano che finivano<br />
i soldi. Dopo un anno cominciai a<br />
sentire la voglia di tornare, di stare con<br />
Simona, che già mi aveva sopportato per<br />
tutto questo tempo... e la scelta ricadde<br />
sulla terra ferma!<br />
Immaginiamo non sia stato facile il ritorno<br />
a Bologna, che ti sentissi un po’<br />
come un pesce fuor d’acqua, tanto per<br />
rimanere in tema…<br />
In effetti... Iniziai a lavorare, ma facevo
fatica ad abituarmi al tran tran cittadino. Cominciai a guardarmi<br />
intorno, in cerca di un posto che potesse donarmi la stessa<br />
serenità dell’Oceano. Il pensiero tornava sempre più spesso a<br />
Vidiciatico, e in particolare a Budiara, a questa vecchia casa in<br />
sasso che ricordavo fin da piccolo. Un’antica stalla per l’alpeggio<br />
del bestiame risalente al 1856, da oltre trent’anni abbandonata al<br />
suo destino. Con Simona investimmo i risparmi di una vita, e<br />
pur con qualche difficoltà concludemmo l’acquisto nel 2001.<br />
Avevate trovato il vostro buen ritiro insomma. Ma come è<br />
nata l’idea del ristorante?<br />
La colpa è in un certo senso di Simona, o meglio della sua cucina.<br />
Non di rado radunavamo a cena anche venti persone, sempre<br />
entusiaste di ciò che preparava. A un certo punto è venuto<br />
naturale chiederci: perché non provare? In mare la dieta prevedeva<br />
quasi esclusivamente pesce, e l’unica cosa decente che si<br />
riusciva a bere era il rum... le mie voglie culinarie erano state un<br />
po’ represse insomma, e l’idea di aprire un ristorante tutto nostro<br />
mi stuzzicò non poco. E così, mentre io lavoravo alla ristrutturazione<br />
qui a Budiara – fra le tante cose mancava la luce,<br />
per l’acqua è stato necessario incanalare una sorgente di proprietà,<br />
e l’ultimo tratto di strada è stato asfaltato solo due anni fa<br />
– Simona fece un po’ esperienza in giro per ristoranti, giusto per<br />
farsi un’idea sul come organizzare quantitativi non più da rimpatriate<br />
fra amici.<br />
Soddisfatti della vostra scelta?<br />
Assolutamente sì. Quello che fa più piacere è che oltre ai tanti<br />
amici di qua tornano a trovarci in molti dalla vicina Toscana, da<br />
Bologna, da Ferrara... e anche dal mare!<br />
Si naviga in acque più tranquille al timone di una barca o di<br />
un ristorante?<br />
Sono due cose molto diverse in realtà. In barca ci sono altri tipi<br />
di responsabilità, in certe situazioni di pericolo rischi parecchio<br />
assieme al tuo equipaggio. Anche un locale ti dà da fare, c’è<br />
sempre da correre parecchio. Ma tutto sommato direi che è più<br />
sicuro, almeno dal punto di vista fisico!<br />
Che rapporto hai oggi con il mare?<br />
È un amore che non si può cancellare, e appena arriva il periodo<br />
di ferie Simona ed io ne approfittiamo per andare a trovare i<br />
vecchi compagni che ancora fanno questo lavoro. Ma stare qui<br />
a Budiara è per me come essere in mezzo al mare, anzi, per certi<br />
versi anche meglio... almeno quando tira aria di tempesta ci si<br />
può chiudere in casa davanti al caminetto con una buona bottiglia<br />
di vino, aspettando senza fretta che fuori si calmi.<br />
In Cambusa<br />
Una cucina casalinga nel vero<br />
senso della parola, perché i<br />
fornelli di casa – e a volte di<br />
bordo – sono stati la loro<br />
unica palestra. “Dalla pasta<br />
al dolce prepariamo tutto da<br />
noi – spiega Mike – variando<br />
l’offerta a seconda dei<br />
prodotti che si trovano in<br />
stagione”. Si va così dai<br />
funghi, fra i protagonisti a<br />
partire dall’autunno, alla<br />
carne, passando per ricette<br />
più fresche e sfiziose quando<br />
si fa caldo, comunque sempre<br />
con materie prime del<br />
periodo. “Vista poi la<br />
posizione non certo di<br />
passaggio cerchiamo di<br />
offrire cose mai scontate,<br />
motivo per cui, accanto a<br />
primi e specialità che non<br />
possono proprio mancare, le<br />
altre proposte cambiano in<br />
continuazione”.<br />
25
Buontalenti<br />
e i suoi fratelli<br />
Si tratta di uno dei grandi successi<br />
italiani sulla scena gastronomica mondiale:<br />
i colori del gelato, in tanti paesi, sono il verde-bianco-rosso<br />
della bandiera nazionale. La<br />
qualità non è sempre necessariamente all’altezza<br />
della fama, ma questo succede anche in altri campi. Come<br />
nel caso degli spaghetti, i cinesi ci contestano il primato, e<br />
qualcuno tira fuori il solito Marco Polo ladro di ricette e brevetti<br />
vari. Fatto sta che le prime testimonianze oscillano tra<br />
Italia e Francia con l’immancabile citazione di Caterina de’<br />
Medici, madre di tutte le fusion. Siamo nel XVI secolo, e qui<br />
salta fuori un altro fiorentino, quel Bernardo Buontalenti che<br />
di professione risultava architetto e che, fra un gelato e l’altro,<br />
si dedicò anche a sciocchezzuole come il Forte di Belvedere o<br />
la Villa di Artimino. Forse pensava a lui il grande Carême, che<br />
ebbe a descrivere la pasticceria come una branca dell’architettura.<br />
Questo maestro ha comunque<br />
dato il nome a un gusto di gelato<br />
chiamato appunto Buontalenti, autentica<br />
specialità fiorentina praticamente<br />
ignorata altrove. Se vi piace il sapore<br />
del velo di panna che si forma sul latte<br />
in seguito alla bollitura, questa è la<br />
delizia per voi. E a proposito di concentrazioni<br />
di latte, il Kulfi indiano è<br />
una valida alternativa.<br />
I gelati sono alimenti di un equilibrio<br />
fisico precario, in cui la parte acquosa<br />
deve solidificare senza diventare un<br />
pezzo di marmo. Talvolta il risultato<br />
è discutibile, come ad esempio nel<br />
punto di vista della celebre Teresina<br />
cantata da Riccardo Marasco<br />
➤<br />
Storia e geografia dei gelati<br />
più buoni. Ecco quelli<br />
che abbiamo provato<br />
SANDRO BOSTICCO<br />
27
Il Sorriso<br />
crema<br />
8<br />
cioccolato<br />
10<br />
limone<br />
7<br />
28<br />
➤<br />
e la portai da i’ Vivoli<br />
a predere i’ gelato<br />
la mi disse “l’è marmato!”<br />
la mi fece scomparir...<br />
L’abilità – anche a livello casalingo – sta nel dosare tempi, temperature<br />
e ingredienti. Parte di questi, come grasso e proteine<br />
di latte e uova, zuccheri e fibre di frutta sono incongelabili, e<br />
contribuiscono a determinare la consistenza oltre che l’aroma;<br />
oscillano fra il 30 e il 40%. La mantecatura incorpora poi un<br />
bel po’ d’aria, dandoci quella impressione di leggerezza che<br />
tanto apprezziamo. Ma alla base di tutto resta la possibilità di<br />
raggiungere basse temperature (diciamo i –15°) e questo non<br />
era facile nel passato. Più che di gelati si trattava di sorbetti<br />
(dall’arabo sharba, “bevanda fresca”) ottenuti con neve accumulata<br />
in appositi locali. Se a Salerno esiste un “Vicolo della<br />
neve” questo ne è la dimostrazione, ma basta andare a Radda<br />
in Chianti per imbattersi in una “Ghiacciaia Granducale” divenuta<br />
monumento.<br />
Il gelato, con le macchinette casalinghe, è un gioco aperto.<br />
Data la mia passione per l’olio di oliva, mi diletto in ricette<br />
sempre diverse, anche se non sempre entusiasmanti nel risultato!<br />
Per sicurezza, vi rimando a un ristorante di fama della<br />
Vista: giallo corrispondente alla preparazione casalinga, lucido e attraente<br />
Consistenza: ottimo equilibrio tra spessore e fluidità<br />
Gusto: zucchero in dosi contenute, aroma di uovo nella giusta proporzione.<br />
Sensazione finale molto ben equilibrata: il gusto è persistente ma lascia la bocca<br />
pulita<br />
Vista: color testa di moro opaco, appare estremamente compatto, come la<br />
consistenza poi dimostra<br />
Consistenza: notevolmente dura, dovuta all’apparente scarsezza di grassi a parte il<br />
cacao stesso. Messo nel congelatore di casa, si rivela più compatto di tutti gli altri<br />
gusti della stessa gelateria, compresa la frutta<br />
Gusto: piacerà (molto) ai patiti della tavoletta amara. Il potente flavor di cacao è<br />
degno degli Atzechi<br />
Vista: bianco opaco, dà idea di essere soffice come è in realtà<br />
Consistenza: ottima per il genere, quasi cremosa<br />
Gusto: manca un po’ di fragranza; si riscatta con una componente dolce ben<br />
integrata, che non sovrasta. Equilibrato e gradevole anche per chi non ama<br />
particolarmente questo gusto
nostra zona: l’Osteria di Badia a Passignano in questo momento<br />
propone tra i dessert anche un gelato all’extravergine di qualità<br />
garantita.<br />
E come provocazione finale il gelato di anguilla. Una ricetta<br />
uscita dalla mente di uno dei nostri scèf-star più celebri (a voi<br />
scoprire chi), pubblicata sul Gambero Rosso del dicembre 2003.<br />
Il piatto è ben più complesso, in quanto il gelato di anguilla è<br />
abbinato ad un sufflé di Baccalà alla Vicentina con salsa di<br />
birra e arachidi... Qui mi limito alla parte fredda. Coraggio,<br />
l’ho fatta e mangiata e sono ancora qui a scrivere!<br />
Gelato di anguilla affumicata al profumo di aceto.<br />
Portare a bollore 250 gr di latte con alloro e rosmarino. Intanto<br />
tagliate 100 gr di anguilla affumicata in scatola (evitate di<br />
tritare anche la scatola, ndr) e passatela al setaccio fine; una<br />
volta raggiunto il bollore, filtrate il latte eliminando le erbe,<br />
aggiungete la polpa di anguilla e amalgamate bene. Aggiustate<br />
di sale e pepe e aggiungete qualche goccia di aceto balsamico,<br />
quindi procedete alla preparazione del gelato con la gelatiera.<br />
Il Pinguino<br />
crema<br />
8<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
8<br />
Malotti<br />
crema<br />
7<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
9<br />
Vista: giallo chiaro... cremoso anche d’aspetto<br />
consistenza: conferma della buona consistenza, ben mantecato<br />
gusto: molto equilibrato<br />
Vista: piuttosto chiaro e spumoso<br />
consistenza: soave e gradevole<br />
gusto: piuttosto lattico e leggero, con dolcezza ben integrata e buona persistenza<br />
Vista: ricorda la neve con tanto di granulosità<br />
Consistenza: ben montato, anche qui la sensazione di leggerezza che caratterizza<br />
questa gelateria<br />
Gusto: sostenuto e persistente, buon equilibrio dolce-acido<br />
Vista: giallo credibile<br />
Consistenza: ideale<br />
Gusto: pieno senza stucchevolezze, anche per la dose moderata di zucchero<br />
Vista: color tavoletta al latte, opaco<br />
Consistenza: ottima, spumosa e leggera cioè coerente col gusto<br />
gusto: abbastanza tenue, ma equilibrato e persistente, anche qui lo zucchero è<br />
ben calibrato<br />
Vista: Himalaya pre-inquinamento<br />
Consistenza: leggero e spumoso, si scioglie soavemente<br />
Gusto: decisamente potente e sostenuto, ricorda il frutto anche nel profumo<br />
sotto il naso<br />
➤<br />
29<br />
➤
➤<br />
Ciolli<br />
crema<br />
5<br />
cioccolato<br />
5<br />
limone<br />
6<br />
Badiani<br />
crema<br />
7<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
7<br />
Baroncini<br />
crema<br />
8<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
9<br />
L’Erta del Bau<br />
crema<br />
6<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
6<br />
Vista: giallo pallido, granuloso<br />
Consistenza: acquosa<br />
Gusto: sovrasta il sapore di uovo, poco amalgamati gli ingredienti con un finale<br />
in bocca troppo zuccheroso<br />
Vista: colore marrone pallido, granuloso e poco compatto<br />
Consistenza: liquida, con scarsa quantità di cacao<br />
Gusto: oserei dire “insipido”<br />
Vista: colore bianco opaco, granuloso<br />
Consistenza: lieve<br />
Gusto: poco deciso e annacquato<br />
Vista: giallo chiaro, lucido e invitante<br />
Consistenza: cremosa, buona sensazione di amalgama dei componenti<br />
Gusto: deciso, ingredienti ben dosati, piacevole la sensazione finale in bocca<br />
Vista: un bel colore marrone chiaro, opaco e ben compatto<br />
Consistenza: cremosa<br />
Gusto: deciso e persistente il sapore del cacao, buon equilibrio dello zucchero<br />
Vista: un bel bianco opaco<br />
Consistenza: lievemente spumosa<br />
Gusto: forte intensità di limone ben attenuata dalla dolcezza<br />
Vista: colore giallo chiaro, non troppo intenso<br />
Consistenza: molto cremosa, e insieme lieve e fondente<br />
Gusto: intenso sapore di panna con lieve e piacevole sentore d’uovo.<br />
La dolcezza è giustamente calibrata, non eccessiva<br />
Vista: color cioccolato caldo e non troppo scuro<br />
Consistenza: cremosa e fondente<br />
Gusto: forte profumo e sapore di cacao, lieve e gradevole nota “tostata”,<br />
giusta dolcezza<br />
Vista: bianco ghiaccio, appena sfumato di giallo chiarissimo<br />
Consistenza: soffice e spumosa<br />
Gusto: sapore e profumo di limone molto intenso, privo di retrogusto amaro,<br />
con giusta acidità bilanciata da dolcezza<br />
Vista: colore giallo chiaro<br />
Consistenza: cremosa<br />
Gusto: panna con lievissimo sentore d’uovo. Profumo appena percepibile.<br />
Dolcezza un po’ troppo preponderante<br />
Vista: colore marrone caldo, piuttosto chiaro<br />
Consistenza: cremosa<br />
Gusto: sapore di cacao abbastanza intenso, un po’ troppo dolce<br />
Vista: colore bianco ghiaccio<br />
Consistenza: soffice, con qualche cristallo di ghiaccio<br />
Gusto: sapore e profumo di limone abbastanza intenso, con un lieve retrogusto<br />
amaro, acidità un po’ troppo pronunciata<br />
31<br />
➤
➤<br />
Gelaterie e gelati<br />
Il Sorriso<br />
via Erbosa 70, Firenze<br />
Impresa relativamente recente,<br />
presenta un look minimalista.<br />
Lo spazio lasciato dal<br />
laboratorio è ridotto, in<br />
compenso il personale, tutto al<br />
femminile, è abbastanza<br />
cortese. La gelateria,<br />
posizionata di fronte alla<br />
gastronomia Convivium, è<br />
visibilmente apprezzata e<br />
frequentata nonostante non<br />
offra alcun conforto per la<br />
sosta al suo interno e<br />
all’esterno si chiacchiera sul<br />
marciapiede. Notevoli le torte<br />
gelate e riuscitissimo il gusto<br />
pinolo.<br />
Il Pinguino<br />
via Quintino Sella 6/D,<br />
Firenze<br />
“Produzione artigianale con<br />
Grom<br />
crema<br />
9<br />
➤<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
7<br />
Refrescos<br />
crema<br />
7<br />
cioccolato<br />
7<br />
limone<br />
8<br />
32<br />
ingredienti naturali” è la<br />
squillante presentazione sulle<br />
pagine gialle, e infatti un<br />
accurato e ben visibile cartello<br />
fornisce tutti i dettagli.<br />
L’ambiente è colorato e<br />
accogliente, e all’interno c’è<br />
perfino una panchina – anche<br />
se di plastica. Raccomandabile<br />
il pistacchio nature e<br />
obbligatorio l’assaggio del<br />
pinguino, da cui il nome,<br />
specialità della casa di fama<br />
pluriennale.<br />
Malotti<br />
piazza Cavour 14, Scandicci<br />
(S. Giusto)<br />
Via di Novoli 42/G, Firenze<br />
Un grande assortimento di<br />
gusti, che offre su richiesta<br />
anche torte e gelato salato.<br />
Abbiamo apprezzato ad<br />
esempio la liquirizia e la rosa,<br />
anche se quest’ultima<br />
sfoderava un colore un po’<br />
troppo sgargiante.<br />
Particolarmente intrigante il<br />
Mambo Italiano, cocktail di<br />
lampone, limoncello e Coca<br />
(Cola). Risulta effettivamente<br />
un po’ frizzante, caratteristica<br />
peculiare nel genere preso in<br />
esame.<br />
Ciolli<br />
via Ramazzini 35/37, Firenze<br />
Il bancone, le vaschette dei<br />
gelati e le luci sono degli anni<br />
’60, i gelati no. Pochi tavolini<br />
fuori del locale, sul<br />
marciapiede; ormai lontani i<br />
fasti che ne hanno fatto un<br />
nome famoso in città. Taglio<br />
minimo 1,40 euro, senza<br />
neanche la lente<br />
d’ingrandimento per scovare il<br />
gelato.<br />
Vista: colore giallo chiaro, abbastanza intenso<br />
Consistenza: molto cremosa, come di crema inglese<br />
Gusto: intenso sapore di panna con lievissimo e piacevole sentore d’uovo<br />
accompagnato dalla fragranza di limone. Dolcezza equilibrata<br />
Vista: color cioccolato caldo e non troppo scuro<br />
Consistenza: cremosa<br />
Gusto: forte profumo e sapore di cacao, giusta dolcezza<br />
Vista: bianco ghiaccio, appena sfumato di giallo chiarissimo<br />
Consistenza: soffice, ben mantecata<br />
Gusto: sapore e profumo di limone molto intenso, con lievissimo retrogusto amaro,<br />
giusta acidità<br />
Vista: giallochiaro...molto chiaro<br />
Consistenza: buona, senso di morbidezza e pienezza<br />
Gusto: denso, sapido, fresco<br />
Vista: colore forte, che rimanda immediatamente al gusto<br />
Consistenza: piena, ma non pesante<br />
Gusto: deciso, di lunga persistenza<br />
Vista: rimanda a orizzonti di granita siciliana, ma di maggiore densità e biancore<br />
Consistenza: intensa ma leggera<br />
Gusto: equilibrato tra la dolcezza e l’acidità, buono l’impatto, migliore la persistenza
Badiani<br />
viale dei Mille 20r, Firenze<br />
www.buontalenti.it<br />
Ampio salone e spazio esterno<br />
godibile per uno dei templi<br />
della gelateria fiorentina; una<br />
quantità di gusti quasi<br />
esagerata, tra cui spiccano il<br />
buontalenti, nato qui negli anni<br />
’70, e un buon pistacchio. Taglio<br />
minimo da 2 euro, è il prezzo<br />
del successo.<br />
Baroncini<br />
via Celso 3r, Firenze<br />
Un’istituzione fiorentina con<br />
oltre cinquant’anni di stimata<br />
attività. Tra i gusti da non<br />
perdere, la storica crema<br />
d’uovo, da sempre fiore<br />
all’occhiello della gelateria, la<br />
mousse (semifreddo al<br />
cioccolato), il semifreddo al<br />
caffè e il limone (forse il<br />
migliore di Firenze). Anche il<br />
pistacchio e la nocciola sono di<br />
notevole qualità. Menzione<br />
d’onore per la panna montata,<br />
anch’essa una delle migliori<br />
della città.<br />
L’Erta del Bau<br />
piazza Niccolò Tommaseo 10r,<br />
Settignano<br />
Porta Romana<br />
crema<br />
6<br />
cioccolato<br />
6<br />
limone<br />
6<br />
Questa gelateria ha la fortuna<br />
di trovarsi in uno dei luoghi più<br />
belli e ricchi di fascino delle<br />
colline che fanno cerchia a<br />
Firenze, per questo è<br />
frequentata da locali e<br />
soprattutto da turisti, ma ha il<br />
merito di non essersi lasciata<br />
troppo andare alla “deriva”<br />
turistica: i prezzi sono<br />
ragionevoli, la qualità discreta<br />
con punte notevoli, come nel<br />
cioccolato extra-fondente (non<br />
inserito nella scheda di<br />
degustazione).<br />
Grom<br />
via del Campanile<br />
(angolo via dell’Oche) 2,<br />
Firenze<br />
La prima gelateria Grom ha<br />
aperto a Torino nel 2003, e ora<br />
se ne contano diverse lungo la<br />
penisola. Il segreto? Scelta delle<br />
materie prime migliori (presìdi<br />
SlowFood, prodotti biologici, e<br />
via dicendo), azienda agricola<br />
propria in Piemonte, continua<br />
ricerca delle ricette, gelato<br />
buono davvero (memorabile la<br />
crema “come una volta”<br />
degustata, ripresa dalla ricetta<br />
del rimpianto ristorante di Guido<br />
Alciati a Costigliole d’Asti).<br />
Vista: giallo uovo pallido<br />
Consistenza: media<br />
Gusto: un po’ leggero, troppo poco persistente<br />
Refrescos<br />
via Aretina 34, Girone,<br />
Firenze<br />
Pochi metri quadri tra la casa<br />
del popolo e il cimitero di<br />
guerra, uno spazio all’aperto<br />
per le serate più calde<br />
e un gelato che non t’aspetti:<br />
ecco la sorpresa.<br />
Sorrisi e cortesia dietro al<br />
bancone, dove fanno bella<br />
mostra una ventina di<br />
vaschette per altrettanti gusti.<br />
Porta Romana<br />
piazzale di Porta Romana,<br />
Firenze<br />
Il vanto del locale è la<br />
produzione di gelati senza<br />
glutine (ci sono anche i coni<br />
per celiaci) ed edulcoranti<br />
artificiali; i gelati di frutta<br />
(in cui almeno l’80% è frutta)<br />
sono privi di lattosio,<br />
derivati del latte, prodotti<br />
di origine animale,<br />
saccarosio aggiunto<br />
e coloranti artificiali.<br />
Insomma i gusti sono molti<br />
(non male il pistacchio<br />
di Bronte),<br />
la passione tanta,<br />
il risultato onesto.<br />
Vista: colore forte, quasi nero<br />
Consistenza: non eccessiva, che contrasta con le aspettative create dal colore<br />
Gusto: poco deciso, con un retrogusto che vira verso sentori non meglio<br />
identificabili<br />
Vista: prevale un giallo molto tenue<br />
Consistenza: cremosa, quasi morbida<br />
Gusto: poco acido, per niente aggressivo, con toni attenuati<br />
33
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34<br />
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Calici d’estate<br />
di ma.c.<br />
... breve viaggio nella<br />
Toscana enologica per<br />
degustare bene anche<br />
nei mesi più caldi<br />
In riva al mare,<br />
in città o in<br />
cima ai monti<br />
bere vino di<br />
qualità<br />
costituisce<br />
un’occasione<br />
di convivialità<br />
e divertimento...<br />
35
36<br />
Imperfetto<br />
vino<br />
Capita spesso nei corsi di<br />
degustazione di trovarsi di fronte a<br />
persone che guardano il docente<br />
con la stessa aria con cui si<br />
osserverebbe un marziano. La<br />
tipologia dei caratteri è varia: c’è<br />
chi è diffidente, c’è chi è ottimista e<br />
fiducioso in ciò che viene detto e<br />
insegnato. In ogni caso una sorta di<br />
immaginaria linea di confine divide<br />
il docente dai discenti. Si pensa che<br />
il primo sia una sorta di “eletto”<br />
con la verità in tasca, capace per<br />
doti innate di arrivare a decifrare<br />
l’arcano del vino.<br />
Prendiamo ad esempio l’analisi<br />
organolettica, fatta di tre step<br />
fondamentali: esame visivo, esame<br />
olfattivo, esame gustativo. Passi per<br />
il visivo, in fondo sui colori è<br />
possibile raggiungere un accordo. Il<br />
paglierino è ora carico ora scarico,<br />
l’unghia può essere verdolina o<br />
dorata. Anche il rubino è più o<br />
meno intenso, con unghia virata<br />
porpora oppure granato.<br />
Le occasioni di scontro non sono<br />
Abbattere piccoli<br />
luoghi comuni,<br />
allargare<br />
i propri orizzonti<br />
gustativi.<br />
Breve manuale<br />
d’uso per affrontare<br />
l’estate capendo cosa,<br />
come e quando<br />
si può bere
molte e con relativa facilità si riesce<br />
a superare l’ostacolo della prima<br />
fase dell’analisi.<br />
Sarebbero da filmare invece la facce<br />
quando si parla di analisi olfattiva.<br />
Occhi sgranati, fronte imperlata,<br />
con il naso a inspirare dentro a<br />
calici roteanti. Si procede per<br />
tentativi ed errori, con un numero<br />
di errori ben superiore ai tentativi.<br />
La logica è quella dell’indovinello,<br />
con nebbie mentali più o meno<br />
impenetrabili, alla ricerca quasi<br />
proustiana di sentori e profumi<br />
d’infanzia.<br />
Non va molto meglio con l’analisi<br />
gustativa, perché i concetti di cui<br />
tener conto sono complicati. Si va<br />
dalla sostanze dure a quelle<br />
morbide. E poi si parla di intensità,<br />
di persistenza, di equilibrio,<br />
d’armonia. E ancora di persistenza<br />
aromatica intensa (o presunta tale)<br />
e di aroma di bocca. Gli occhi di chi<br />
ascolta ormai sono pallati, la fronte<br />
è oltre la sudorazione. La sfiducia<br />
serpeggia fra i tavoli. Alla ricerca<br />
proustiana si sostituisce la certezza<br />
socratica di sapere di non sapere. E<br />
così la linea immaginaria di confine<br />
resta lì dov’era e le distanze non si<br />
colmano.<br />
Dov’è l’errore? Nei novizi sommelier?<br />
Sicuramente no. Piuttosto l’errore è<br />
nel metodo, se di errore si tratta.<br />
Finché cercheremo una perfezione<br />
che non c’è la situazione non potrà<br />
migliorare. E, si sa, la perfezione ha<br />
come corollario l’idea che la si<br />
debba raggiungere con enorme<br />
fatica. Così qualcosa di divertente<br />
rischia di trasformarsi in un piccolo<br />
dramma psicologico.<br />
Divertiamoci invece, o cerchiamo di<br />
farlo. E il primo passo consiste<br />
proprio nell’abbattere d’un sol colpo<br />
la barriera sostituendo la perfezione<br />
ideale con l’elogio dell’imperfezione<br />
reale. Si provi a lodare le persone<br />
per quello che sanno, piuttosto che<br />
criticarle per quello che non sanno.<br />
E si provi a considerare un errore<br />
non come un difetto eterno, ma<br />
come una mancanza temporanea.<br />
Per qualcuno capire di vino resterà<br />
comunque un’utopia, ma almeno ci<br />
avrà provato senza rimorsi.<br />
37
38<br />
È anche vero che tanti docenti ed<br />
esperti si credono S. Pietro. Pensano<br />
di avere in tasca il mazzo delle<br />
chiavi con cui aprire le porte della<br />
saggezza vinicola. Funziona sempre<br />
così, è una forma di potere se<br />
volete. O un atteggiamento di<br />
difesa, se vi pare. Così non si fa<br />
niente per abbattere quella linea di<br />
confine. Ma basta poco per scoprire<br />
che il re è nudo e che S. Pietro non<br />
ha tutte le chiavi che dice di avere.<br />
Sono state fatte prove precise a tal<br />
riguardo. Prendete un vino famoso,<br />
magari di quelli che finiscono in<br />
“...aia” e togliete l’etichetta. Poi<br />
mettetelo in mezzo a una batteria<br />
di altri 8 o 9 vini. Siete sicuri che il<br />
nostro S. Pietro sappia riconoscere<br />
davvero vino, vitigni e annata del<br />
famoso “...aia”? E siete così sicuri<br />
che lo collochi al di sopra degli altri<br />
vini in degustazione? L’etichetta<br />
condiziona molto, soprattutto i più<br />
bravi. Perché si sa, quando si è<br />
davanti a grandi fuoriclasse, tanti<br />
piccoli o grandi difetti vengono<br />
perdonati o dimenticati.<br />
Ancora: fate la prova del bicchiere<br />
nero. In tal caso sarà<br />
complicatissimo capire cosa si ha<br />
dentro il bicchiere tanto che<br />
qualcuno, messo alle strette, non<br />
saprà neanche riconoscere se sta<br />
bevendo un bianco o un rosso.<br />
In Francia poi è successo di meglio:<br />
alcuni collaudati e valenti esperti si<br />
sono ritrovati davanti a un vino<br />
bianco. Dovevano annotare<br />
caratteristiche e qualità specifiche<br />
del calice. Poi è stato presentato<br />
loro un rosso. Anche qui occorreva<br />
descriverne le peculiarità. Fra bianco<br />
e rosso sono venute fuori cose<br />
diversissime, compreso il fatto che il<br />
bianco non aveva tannini e il rosso<br />
(ovviamente) sì. Peccato che il vino<br />
rosso non fosse altro che il vino<br />
bianco a cui era stato aggiunto un<br />
colorante che non modificava né<br />
l’olfatto né il gusto!<br />
Ah, certo... non è conveniente dire<br />
certe cose perché molti “guru” si<br />
ridimensionerebbero di colpo. I<br />
docenti di vino sarebbero guardati<br />
con maggiore tranquillità, gli<br />
esperti risulterebbero un po’ meno<br />
esperti, le guide tornerebbero ad<br />
essere guide e non bibbie del vino.<br />
Si sgonfierebbe l’ego vinicolo e forse<br />
sarebbe una fortuna. Ma i tempi<br />
sono ancora lontani, se mai<br />
arriveranno.<br />
Indubbiamente è necessario un<br />
linguaggio che possa dar luogo al<br />
dialogo e alla comunicazione. E a<br />
cosa serve un corso base di vino se<br />
non a imparare un lessico? Già<br />
sarebbe una fortuna se chi esce da<br />
un corso del genere evitasse di<br />
prodursi in elucubrazioni del tipo:<br />
in questo vino ravviso dei sentori
di viscere di selvaggina... Idiozie<br />
del genere lasciamole a chi si crede<br />
ancora S. Pietro. S’impara a leggere<br />
(e scrivere) riempiendo pagine di a,<br />
b, c. Nascere e volare non è<br />
possibile, si dice in Toscana. E la<br />
saggezza popolare non sbaglia.<br />
Ma oltre al linguaggio un corso<br />
serve anche a un’altra cosa,<br />
altrettanto fondamentale. A<br />
mettere in moto la curiosità di<br />
conoscenza, da molti considerata<br />
madre del sapere. E mettere in<br />
moto la curiosità ci trasforma da<br />
semplici bevitori in discreti e<br />
attenti degustatori. La curiosità si<br />
fonda sull’umile capacità di<br />
osservare e porsi buone domande,<br />
piuttosto che arroccarsi in saccenti<br />
certezze.<br />
Porre buone domande a sua volta<br />
significa aprire nuove prospettive e,<br />
con un po’ di esercizio, liberarsi dai<br />
luoghi comuni e dai pre-giudizi.<br />
Solo così sarà possibile<br />
comprendere l’alfabeto del vino, e<br />
trasformare il semplice lessico in<br />
glottologia comparata di stampo<br />
vinicolo. Si capiranno i vitigni, i<br />
territori, i prodotti e i produttori.<br />
E soprattutto si formerà un gusto<br />
personale che permetterà di<br />
ravvisare quei vini che ci danno<br />
davvero un’emozione. Come certi<br />
libri, come certi dischi o come<br />
certi amori.<br />
E allora tentiamo di andare<br />
controcorrente e di abbattere certi<br />
pre-giudizi fin da subito. Vi diranno<br />
Toscana terra di rossi. Vero,<br />
verissimo. Ma il luogo è comune e<br />
non avvalorato da argomenti<br />
sufficienti perché di uve e vini<br />
bianchi è piena la nostra regione.<br />
Mettiamo da parte lo specialissimo<br />
Vin Santo, che comunque ha tali<br />
storie e tali tradizioni che qualche<br />
scrittore dovrebbe prima o poi<br />
prendersi la briga di raccontare. Ma<br />
dai Colli di Luni (denominazione<br />
condivisa con la Liguria) alle coste<br />
maremmane la Toscana pullula di<br />
bianchi. Vernaccia in primis, oramai<br />
legata a doppio filo con la sua zona<br />
d’origine, San Gimignano. Chi dice<br />
Brunello dice Montalcino e chi dice<br />
Vernaccia dice San Gimignano. In<br />
tutto il mondo. Vi pare poco questo<br />
binomio inscindibile?<br />
Chi ne sa più di voi vi guarderà con<br />
una certa paternalistica benevolenza<br />
e allora aggiungerà: intendevo dire<br />
che la Toscana non è terra di grandi<br />
bianchi.<br />
La frase nasconde una figura<br />
retorica cara al Manzoni: la<br />
reticenza (ricordate il famoso<br />
adagio “la sventurata rispose”?).<br />
L’esperto è di solito reticente.<br />
Declama emettendo sentenze. Lascia<br />
che siano gli altri a integrare. Con<br />
ciò si vorrebbe dire: i bianchi<br />
39
40<br />
toscani non sono come i bianchi<br />
friuliani, o trentini, o veneti, o<br />
campani, o siciliani... E con ciò?<br />
Sarebbe come rimproverare a<br />
qualcuno che non è biondo e non<br />
ha gli occhi azzurri. I bianchi<br />
toscani non sono come gli altri<br />
semplicemente perché hanno altre<br />
caratteristiche. Pretendere che un<br />
bianco toscano abbia gli stessi<br />
profumi di un Traminer trentino o<br />
la stessa solarità di un Insolia<br />
siciliano significa pretendere un<br />
falso enologico. E fuorviare il<br />
consumatore che non va più a<br />
cercare le differenze ma tende a<br />
farsi un’idea platonica del vino.<br />
Niente di più errato.<br />
Lo ripetiamo: si preferisce andare a<br />
evidenziare ciò che non c’è (e non<br />
ci può essere) piuttosto che lodare<br />
ciò che c’è. E nei bianchi della<br />
Toscana c’è indubbiamente<br />
struttura e discreto corpo. Vini<br />
sinceri, talvolta ruspanti, altre<br />
volte più signorili.<br />
In ogni caso adatti a pasteggiare.<br />
Questo il mimino comun<br />
denominatore. Poi esistono delle<br />
differenze, grazie a Dio.<br />
Ripercorriamo allora (lo abbiamo<br />
fatto già in altra occasione, ma<br />
giova ripetere) la mappa delle<br />
denominazioni che hanno fatto e<br />
fanno la storia della Toscana<br />
“bianca”.<br />
San Gimignano<br />
Il bianco più famoso della Toscana si<br />
ottiene dalle omonime uve: la Docg<br />
Vernaccia si presenta con colore<br />
paglierino intenso, profumi che<br />
spaziano da frutta matura a sentori<br />
floreali, gusto intenso ed equilibrato<br />
con tipico finale ammandorlato.<br />
Colli di Luni<br />
La doc a metà con la confinante<br />
Liguria comprende la versione bianco<br />
e quella vermentino. I bianchi sono<br />
da consumarsi entro l’anno di<br />
produzione e manifestano doti di<br />
freschezza, sapidità, discreta struttura.<br />
Ideale con fritture e pesci al forno.<br />
Montecarlo<br />
Nella versione bianco ammette<br />
trebbiano, ma anche semillon, pinot<br />
grigio, pinot bianco, vermentino,<br />
sauvignon e il particolare roussane.<br />
Siamo in provincia di Lucca. Si<br />
ricavano vini mediamente strutturati<br />
e sapidi che possono essere<br />
apprezzati anche dopo alcuni anni.<br />
Candia dei Colli Apuani<br />
La zona di produzione è data dai<br />
colli apuani compresi in provincia di<br />
Massa Carrara. I vitigni usati sono<br />
soprattutto il vermentino, poi<br />
l’albarola, il trebbiano, la malvasia<br />
bianca lunga. Da bersi giovane,<br />
talvolta lo si trova in versione vivace<br />
per evidenziarne le doti di<br />
freschezza.
Bianco della Valdinievole<br />
In provincia di Pistoia nasce questo<br />
vino ottenuto principalmente da<br />
trebbiano, con aggiunte possibili di<br />
malvasia bianca lunga, canaiolo<br />
bianco, vermentino. Si ottiene un<br />
bianco delicato, senza eccessive<br />
doti alcoliche, di pronta beva.<br />
Bianco dell’Empolese<br />
Si passa in provincia di Firenze.<br />
Anche qui la prevalenza è trebbiano.<br />
Anche qui siamo davanti a un calice<br />
che non pretende grosse<br />
elucubrazioni. Da bersi<br />
apprezzandone il carattere fragrante<br />
e beverino.<br />
Pomino<br />
Pinot bianco, chardonnay, trebbiano<br />
i vitigni base. Il Pomino viene<br />
prodotto in una delle zone più alte<br />
della Toscana (si può arrivare anche<br />
a 700 metri), nel comune di Rufina<br />
in provincia di Firenze. Il vino ha<br />
personalità, struttura, intensità e<br />
complessità gusto-olfattiva.<br />
Bianco Pisano di San Torpè<br />
Bianco a base di trebbiano, fresco,<br />
non molto strutturato. Come per<br />
Valdinievole e Empolese s’impone un<br />
consumo giovane, entro l’anno di<br />
produzione.<br />
Elba<br />
Uve ansonica e trebbiano. Si<br />
ottengono vini interessanti,<br />
discretamente strutturati, di buona<br />
sapidità, di gradevole freschezza. Da<br />
abbinare con la cucina del luogo.<br />
Val di Cornia<br />
Si può produrre nella versione<br />
ansonica, o vermentino o bianco (in<br />
cui prevale il trebbiano). Buona la<br />
struttura, l’intensità dei profumi, la<br />
personalità con cui accompagnano<br />
la cucina di mare.<br />
Cortona<br />
Riconosciuta nel 1999 la Doc<br />
Cortona ammette le varianti<br />
chardonnay, grechetto, pinot<br />
bianco, riesling italico, sauvignon.<br />
Un ampio ventaglio enologico che<br />
qui, in provincia di Arezzo,<br />
permette di ottenere bianchi<br />
interessanti e di carattere.<br />
41
42<br />
Ansonica Costa<br />
dell’Argentario<br />
Provincia di Grosseto. Il vitigno è<br />
l’ansonica bianco. Da bersi giovane<br />
per apprezzare delicatezza<br />
gustativa e discreta intensità di<br />
profumi. Il mare fa la sua parte in<br />
termini di sapidità.<br />
Bianco di Pitigliano<br />
Ancora la provincia di Grosseto.<br />
Le doti di questo bianco sono<br />
fragranza e freschezza gustativa.<br />
È generalmente ottenuto da un<br />
uvaggio di trebbiano, greco,<br />
malvasia, verdello, ma anche<br />
chardonnay, sauvignon, pinot<br />
bianco e riesling italico.<br />
Sempre in provincia di Grosseto<br />
troviamo il Capalbio, il<br />
Montecucco, il Monteregio di<br />
Massa Marittima, il Parrina. Più<br />
in generale di bianco vestite<br />
possiamo avere anche le Doc<br />
Bolgheri, Colline Lucchesi,<br />
Montescudaio, Orcia,<br />
Valdichiana.<br />
E gli altri vini?<br />
Ammettiamolo:quasi nessuno sa<br />
che la Toscana è anche terra di<br />
rosati. Non tanto i rosati che<br />
rimandano a indicazioni<br />
geografiche tipiche e a nomi di<br />
fantasia, ma al rosato (l’unico,<br />
forse) che si radica fortemente con<br />
la terra di produzione. Stiamo<br />
parlando del Ruspo, vino che<br />
insieme al Barco Reale ed altri<br />
caratterizza la zona di Carmignano.<br />
Terra generosa, vocata, già<br />
declamata dal bando mediceo del<br />
1700. Il Ruspo è un rosato<br />
importante, quasi un rosso<br />
mancato. Si beve con particolare<br />
piacere d’estate anche se la<br />
percentuale d’alcol supera talvolta i<br />
13 gradi in volume. Un vino tutto<br />
pasto, adatto sia come aperitivo<br />
sia come compagno di primi e<br />
secondi mediamente strutturati, sia<br />
di carne che di pesce.<br />
E allora dobbiamo anche ammettere<br />
che è cambiato il nostro modo di<br />
consumare vino. Si beveva in<br />
quantità un tempo. Segni di<br />
un’epoca lontana in cui il vino<br />
sostituiva talvolta il pasto, tanto<br />
che era considerato nutrimento.<br />
Oggi che la qualità si è alzata<br />
notevolmente e la quantità si è<br />
senza dubbio abbassata possiamo<br />
abbattere anche l’idea che certi vini<br />
si debbano bere d’estate e certi<br />
altri d’inverno. In primo luogo<br />
perché non si sa più quando è<br />
estate e quando è inverno.<br />
Certo, fisiologicamente siamo<br />
portati a consumare d’estate vini e
cibi più leggeri, almeno<br />
apparentemente. Ma non è uno<br />
scandalo, in certe occasioni e in certe<br />
belle sere di luglio e di agosto,<br />
concedersi anche un calice di rosso<br />
importante. La Toscana parla<br />
Sangiovese, ma ammette alcune<br />
buone eccezioni sia in fatto di vitigni<br />
internazionali che di vitigni indigeni.<br />
Se il vino è cultura, abbattere certi<br />
steccati allarga gli orizzonti. I corsi<br />
servono a questo, oltre che a<br />
imparare il lessico. Ma uscire da un<br />
corso significa avere una patente per<br />
cominciare a guidare, non significa<br />
Ambra<br />
Carmignano<br />
Santa<br />
Cristina<br />
in Pilli<br />
2004 Docg<br />
Via Lombarda 85, Carmignano (Po)<br />
Tel./Fax 055 8719049<br />
g.rigoli@agriconsulting.it - fattoria.ambra@libero.it<br />
www.fattoriaambra.it<br />
Un piccolo tesoro enologico ottenuto da un blend di<br />
sangiovese (75%), cabernet sauvignon (10%), canaiolo<br />
(10%), syrah e merlot (5%). Il processo di vinificazione<br />
prevede una premacerazione a freddo cui segue<br />
una macerazione per 12 giorni. La maturazione<br />
avviene per dodici mesi in botti piccole di rovere e<br />
tonneaux. Alla vista si mostra rubino con buona consistenza<br />
evidenziata da archetti fitti. Eleganti i profumi,<br />
di frutta matura, con elementi floreali e contrappunti<br />
speziati. L’attacco gustativo è lineare con volume d’insieme<br />
e tannini lavorati a dovere. Prolungata la scia<br />
finale gustativa. Un rosso elegante e di struttura da<br />
abbinare a carni rosse alla brace.<br />
saper guidare. Per diventare<br />
intenditori occorre tanta pratica.<br />
Bisognerebbe girare in lungo e in<br />
largo ed assaggiare la produzione<br />
dei vari territori.<br />
Chissà se prima o poi inventeranno<br />
un bus adatto allo scopo: girare<br />
l’Italia e degustare. Noi di <strong>Gola</strong><br />
<strong>gioconda</strong> nel nostro piccolo in<br />
qualche modo ci abbiamo già<br />
pensato.<br />
Buona estate, bevete bene amici.<br />
Ed elogiate il vino imperfetto.<br />
(mac)<br />
La Querce<br />
Sorrettole<br />
Chianti<br />
2006 Docg<br />
Via Imprunetana<br />
per Tavarnuzze 41,<br />
Impruneta (Fi)<br />
Tel./Fax 055 2011380<br />
info@laquerce.com<br />
www.laquerce.com<br />
La Querce, una delle migliori realtà di Impruneta e dei<br />
Colli Fiorentini, produce questo Chianti di grande impatto<br />
e piacevolezza gustativa. Il Sorrettole è ottenuto<br />
da uve sangiovese (85%), canaiolo (10%) e merlot (5%).<br />
Il processo di lavorazione prevede una raccolta manuale<br />
delle uve con pigiatura soffice, una fermentazione<br />
con frequenti rimontaggi e la maturazione in acciaio<br />
inox. Si ottiene così un vino dalla veste rosso rubino,<br />
cui corrispondono al naso elementi fruttati (netta la<br />
sensazione di ciliegia) e floreali. In bocca mostra freschezza,<br />
sapidità, tannini levigati, persistenza finale. Si<br />
abbina con antipasti toscani di salumi e crostini, primi di<br />
pasta, carni bianche e rosse e ovviamente con il peposo,<br />
piatto principe della zona.<br />
43
Quando il vino è poesia... il Bucerchiale si colloca di<br />
diritto fra i migliori vini in assoluto del panorama vinicolo<br />
toscano. Questo Chianti Rufina si presenta di un<br />
rubino carico, con decisa consistenza di calice data da<br />
archetti regolari, fitti. Il bagaglio olfattivo è complesso<br />
ed elegante: ciliegia matura, mora, ribes nero, mirtillo. E<br />
poi viola e note speziate. In bocca il vino si conferma di<br />
grande spessore ed equilibrio, con buon tenore alcolico,<br />
freschezza, sapidità, tannini levigati e un finale in crescendo<br />
che richiama il fruttato percepito al naso.<br />
Da abbinare a primi al ragù, carni rosse, pietanze a base<br />
di funghi. Riservatevi tuttavia un calice a fine pasto come<br />
vino “da meditazione”: ne vale davvero la pena!<br />
44<br />
Selvapiana<br />
Bucerchiale<br />
Chianti Rufina<br />
2003 Docg<br />
Loc. Selvapiana, Rufina (Fi)<br />
Tel. 055 8369848<br />
fax 055 8316840<br />
selvapiana@tin.it,<br />
www.selvapiana.it<br />
La Sala<br />
Chianti Classico<br />
Riserva 2004 Docg<br />
Via Sorripa 34,<br />
San CascianoVal di Pesa<br />
Tel 055 828111<br />
fax 055 8290568<br />
info@lasala.it<br />
www.lasala.it<br />
Stile e personalità sono gli elementi caratterizzanti della<br />
Riserva de La Sala, ottenuta esclusivamente da uve<br />
sangiovese, raccolte manualmente e attentamente selezionate.<br />
Dopo la fermentazione il vino sosta in barrique<br />
per 14 mesi, affinandosi ulteriormente in bottiglia<br />
per altri 3. Il vino si fa apprezzare per la sua veste profondamente<br />
rubina e per archetti ben delineati alle<br />
pareti del calice. L’esame olfattivo rivela note di frutta<br />
matura, ciliegia nera soprattutto. Quindi si apre a sentori<br />
più complessi: note di confettura, elementi floreali,<br />
vaniglia, cuoio e tabacco dolce. Al gusto si rivela armonico<br />
con attacco lineare, bilanciamento fra le parti e<br />
tannini presenti ma non aggressivi. Molto prolungato il<br />
finale in cui riemerge la nota fruttata. Compagno ideale<br />
di bistecca e carni rosse.<br />
Carpineto<br />
Chianti<br />
Classico<br />
2005 Docg<br />
Loc. Dudda,<br />
Greve in Chianti (Fi)<br />
Tel. 055 8549062<br />
fax 055 8549001<br />
info@carpineto.com<br />
www.carpineto.com<br />
La gamma dei vini di Carpineto è decisamente ampia e<br />
interessante e tutti i vini sono accomunati da una stessa<br />
filosofia di fondo: impostazione moderna senza per questo<br />
rinunciare alla migliore tradizione toscana. Il Chianti<br />
Classico 2005 si rivela così ampio e con doti di tipicità<br />
chiantigiana. La veste è di un bel colore rubino luminoso<br />
con buona consistenza del calice. Al naso si percepiscono<br />
piccoli frutti di bosco a bacca rossa e nera e ciliegia<br />
ben matura. Seguono intarsi floreali e una bella nota di<br />
pepe bianco. Al gusto mostra calore alcolico giustamente<br />
equilibrato da acidità e tannini non invadenti. Chiude<br />
con una nota prolungata di ciliegia. Primi al ragù, roast<br />
beef e salumi sono i suoi compagni ideali a tavola.<br />
Viticcio<br />
Chianti<br />
Classico<br />
Riserva<br />
2004<br />
Docg<br />
Via San Cresci 12/a, Greve in Chianti (Fi)<br />
Tel. 055 854210, fax 055 8544866<br />
info@fattoriaviticcio.com, www.fattoriaviticcio.com<br />
Terroir... termine complesso e non pienamente traducibile<br />
che indica il sistema dell’interazione natura-uomo<br />
per la produzione di grandi vini. Ecco, poiché ogni terroir<br />
è unico, la Riserva 2004 esprime, a nostro giudizio,<br />
il vero stile chiantigiano. Stile moderno, beninteso, ma<br />
dalle solide radici, colturali e culturali.<br />
Rubino intenso alla vista, con archetti fittissimi. La tavolozza<br />
dei profumi disegna un quadro composito che va<br />
dalla frutta matura – susina e ciliegia – a un macramè di<br />
note gentilmente speziate. Equilibrio e armonia d’insieme<br />
in bocca, con bel contrappunto fra alcol, acidità e<br />
tannini setosi.
Fattoria della Aiola<br />
Chianti Classico<br />
Riserva 2004 Docg<br />
Loc. Vagliagli (Si)<br />
Tel. 0577 322615<br />
fax 0577 322509<br />
info@aiola.net<br />
www.aiola.net<br />
Aiola è azienda valida e intelligentemente condotta, capace<br />
di confermare nel tempo la bontà del proprio lavoro.<br />
L’esempio lampante è dato dalla Riserva che, con<br />
maestria, unisce struttura ed eleganza. Il calice si presenta<br />
di un rubino profondo, con archetti regolari e fitti. L’analisi<br />
olfattiva registra dapprima un fruttato maturo di ciliegia<br />
nera. Roteando il ventaglio si apre a sentori di prugna,<br />
confettura di mora, elementi speziati (spicca il pepe nero),<br />
un floreale di mammola.<br />
Vivo al gusto con alcol e freschezza presenti ma bilanciati,<br />
tannini calibrati, ampiezza d’insieme e persistenza finale.<br />
Da abbinare con carni alla brace, salumi toscani, formaggi<br />
stagionati.<br />
Agricoltori<br />
del Chianti<br />
Geografico<br />
Vernaccia<br />
2006 Docg<br />
Via Mulinaccio 10, Gaiole in Chianti (Si)<br />
Tel. 0577 749489, fax 0577 749223<br />
info@chiantigeografico.it, www.chiantigeografico.it<br />
Nella gamma dei vini del Geografico, decisamente orientata<br />
a valorizzare le denominazioni di origine del senese,<br />
non poteva mancare la Vernaccia di San Gimignano.<br />
Lo stile è godibile, capace di unire tipicità e bevibilità del<br />
calice. Si presenta all’occhio di un paglierino luminoso e<br />
discreta consistenza. I profumi spaziano da frutta matura,<br />
quale pera e mela, a una pesca bianca estiva per poi<br />
rimandare a fiori bianchi e gelsomino. Molto gradevole<br />
al gusto con doti di freschezza ben supportate da tenore<br />
alcolico e sapidità. Perfetto come aperitivo, si accompagna<br />
bene anche con salumi e formaggi non troppo<br />
strutturati, pasta fredda, secondi di mare.<br />
Cecchi<br />
Riserva<br />
di Famiglia<br />
Chianti Classico<br />
Riserva 2004<br />
Docg<br />
Loc. Casina dei Ponti 56, Castellina in Chianti (Si)<br />
Tel 0577 54311, fax 0577 543150<br />
cecchi@cecchi.net, www.cecchi.net<br />
L’impostazione dei vini dell’azienda Cecchi verte sul<br />
rispetto del territorio e della tradizione enologica<br />
chiantigiana senza rinunciare a una modernità di gusto.<br />
La Riserva di Famiglia possiede doti di notevole<br />
equilibrio e gradevolezza. Il calice si mostra di una bella<br />
tonalità rubina con piccoli accenni di granato. Valida la<br />
consistenza con archetti fitti e regolari. Al naso rivela<br />
dapprima elementi fruttati di ciliegia, prugna e mora<br />
per poi aprirsi a sentori floreali e contrappunti speziati<br />
di pepe nero. Al gusto mostra personalità, calore,<br />
volume, con tannini gentili e bilanciamento fra alcol e<br />
acidità. Godibilissimo a tutto pasto, specie con arrosti<br />
e carni alla brace.<br />
Cesani<br />
Sanice Vernaccia<br />
di San Gimignano<br />
2005 Docg<br />
Loc. Pancole 82/D<br />
San Gimignano (Si)<br />
Tel./Fax 0577 955084<br />
info@agriturismo-cesani.com<br />
www.agriturismo-cesani.com<br />
Fiore all’occhiello della famiglia Cesani la Vernaccia Sanice<br />
presenta una veste paglierino intenso con riflessi<br />
dorati. Decisamente consistente il calice, con archetti<br />
molto fitti. Fine, intenso e giustamente complesso il<br />
bagaglio olfattivo che spazia da sentori di pesca gialla a<br />
frutta tropicale, con contrappunti floreali di acacia e<br />
biancospino. Si percepisce anche una bella nota mielata.<br />
Al gusto offre vivacità, con positiva tensione fra alcol<br />
e acidità sostenuta da una discreta sapidità. Prolungata<br />
la persistenza finale. Da provare con piatti di pesce e di<br />
carne bianca non troppo strutturati.<br />
45
Panizzi<br />
Vernaccia San Gimignano 2006 Docg<br />
Loc. Santa Margherita 34, San Gimignano (Si)<br />
Tel. 0577 941576, fax 0577 906042<br />
panizzi@panizzi.it, www.panizzi.it<br />
Una Vernaccia di grande eleganza quella di Gianni Panizzi.<br />
Il colore è di un giallo paglierino con bagliori luminosi<br />
in fase di roteazione del calice. Interessantissimo il ventaglio<br />
olfattivo capace di spaziare dal pompelmo rosa<br />
alla pesca gialla, dall’albicocca alla scorza di agrume, per<br />
arrivare a lievi note minerali. In bocca rivela ampiezza di<br />
gusto, grazie a un ottimo equilibrio fra le componenti,<br />
persistenza e complessità aromatica. Da abbinare a crostacei<br />
e pietanze saporite di carne bianca.<br />
Un bianco prodotto con uve pregiate e accuratamente<br />
selezionate che provengono esclusivamente dal podere<br />
Montartino, sul bellissimo colle d’Arcetri. Un blend di<br />
chardonnay e pinot bianco, vitigni che compiono percorsi<br />
diversi. Mentre il pinot bianco fermenta e matura in<br />
acciaio, lo chardonnay compie la sua evoluzione in barriques<br />
francesi nuove, fermentando e sostando otto mesi<br />
in legno. Alla vista si presenta con una vesta paglierina<br />
carica con calice giustamente consistente. Al naso si fa<br />
apprezzare per profumi intensi che spaziano dalla pesca<br />
gialla matura ai frutti esotici, per poi aprirsi a contrappunti<br />
floreali e vanigliati. Di personalità al gusto con doti di<br />
equilibrio fra le parti e lunga persistenza finale. Da provare<br />
con carni bianche e, soprattutto, crostacei.<br />
46<br />
Villa Le Piazzole<br />
Montartino Bianco<br />
Toscana 2005 Igt<br />
Via Suor Maria Celeste 28<br />
Firenze<br />
Tel 055 223520<br />
fax 055 223495<br />
info@montartino.com<br />
www.montartino.com<br />
Tenuta<br />
Le Calcinaie<br />
Vernaccia<br />
di San Gimignano<br />
Riserva 2004<br />
Docg<br />
Loc. Santa Lucia<br />
San Gimignano (Si)<br />
Tel./fax 0577 943007<br />
aziendalecalcinaie@libero.it<br />
La Tenuta Le Calcinaie, azienda a conduzione biologica,<br />
produce una Vernaccia Riserva strutturata e al contempo<br />
estremamente piacevole. L’analisi organolettica rivela<br />
nella parte visiva un colore paglierino cristallino con piccoli<br />
riflessi dorati. Interessante il ventaglio olfattivo che fa<br />
percepire dapprima profumi floreali di acacia e biancospino<br />
e poi si apre a note intriganti quali salvia, menta,<br />
frutta esotica e albicocca. Lineare l’attacco in bocca, con<br />
progressione gustativa e volume d’insieme. Persistente il<br />
finale dove si distingue la tipica nota ammandorlata. Da<br />
abbinare a formaggi mediamente stagionati, primi di pesce,<br />
coniglio e pollo arrosto, fritture miste.<br />
Petreto<br />
Podere Sassaie<br />
Bianco Toscana<br />
2006 Igt<br />
Via di Rosano 196 A,<br />
Bagno a Ripoli (FI)<br />
Tel. 055 6519021<br />
fax 055 698022<br />
a.fonseca@agriconsulting.it<br />
Un vino davvero convincente questo bianco prodotto<br />
alle porte di Firenze con uve chardonnay, sauvignon<br />
e semillon. Colpisce per il colore paglierino abbastanza<br />
carico e, soprattutto, per le intense e cangianti note<br />
olfattive che richiamano ora la pesca gialla, ora gli agrumi,<br />
ora sentori di fiori gialli, ora albicocca.<br />
Al gusto conferma la sua eccellenza per la buona sapidità,<br />
per l’accattivante vena acida e per un tenore alcolico<br />
che ben si fonde nella struttura d’insieme. Particolarmente<br />
prolungato il finale con ritorno delle note<br />
agrumate. Risotti con verdure, pasta al forno, frittura di<br />
pesce sono i suggerimenti gastronomici per Le Sassaie<br />
2006.
Villa del Cigliano<br />
Suganella Rosso<br />
di Toscana 2003<br />
Igt<br />
Via Cigliano 17<br />
San Casciano Val di Pesa (Fi)<br />
Tel. 055 820033<br />
fax 055 8290719<br />
info@villadelcigliano.it<br />
www.villadelcigliano.it<br />
www.villadelcigliano.com<br />
Davvero molto elegante il Suganella 2003, uno dei due<br />
supertuscan di Villa del Cigliano. Il colore si mostra granato<br />
con unghia rubina, gli archetti si rivelano regolari e fitti<br />
a testimonianza della consistenza di calice. Il naso percepisce<br />
note signorili che spaziano dalla confettura di ciliegia<br />
e di frutti di bosco a frutta sotto spirito, dalla rosa a<br />
sentori evoluti di cuoio, cacao, spezie quali vaniglia e pepe<br />
bianco. Al gusto si fa apprezzare per armonia complessiva<br />
e morbidezza. La freschezza è presente e ben controbilancia<br />
il dato alcolico, setosa è la trama dei tannini.<br />
Quasi un vino “da meditazione”, ma comunque abbinabile<br />
a primi con i funghi, carni rosse alla brace, salumi e<br />
formaggi della migliore tradizione toscana.<br />
San Felice<br />
Perolla<br />
Vermentino<br />
Maremma<br />
Toscana<br />
2006 Igt<br />
Loc. S. Felice, Castelnuovo Berardenga (Si)<br />
Tel. 0577 3991, fax 0577 359223<br />
info@agricolasanfelice.it, www.agricolasanfelice.it<br />
Un vermentino di grande interesse organolettico quello<br />
prodotto da San Felice, con una integrazione del 15% di<br />
sauvignon blanc. Raccolta manuale, fermentazione termocontrollata,<br />
permanenza sui lieviti per un mese sono<br />
le caratteristiche del processo produttivo.<br />
L’analisi rivela un colore paglierino con evidenti bagliori<br />
verdolini. Al naso si percepiscono profumi gentili di frutta<br />
fresca a pasta bianca e gialla, cenni floreali contrappuntati<br />
da cenni erbacei e minerali. In bocca si mostra vivo con<br />
una bella combinazione di tenore alcolico, intrigante nota<br />
acida, buona sapidità. Un bianco che coniuga struttura e<br />
bevibilità, capace di soddisfare il gusto del wine lover<br />
moderno. Si abbina senza dubbio con pietanze di mare.<br />
Fattoria<br />
di Grignano<br />
Salicaria Rosso<br />
Toscana 2003 Igt<br />
Via di Grignano 22<br />
Pontassieve (Fi)<br />
Tel. 055 8398490<br />
fax 055 8395940<br />
info@fattoriadigrignano.com<br />
www.fattoriadigrignano.com<br />
La Fattoria di Grignano, fiore all’occhiello enologico della<br />
Famiglia Inghirami, ha ormai intrapreso con convinta decisione<br />
la strada dell’eccellenza. Ne è prova il Salicaria<br />
ottenuto da uve sangiovese e merlot. Il vino ha veste<br />
profondamente rubina, con un calice decisamente consistente.<br />
Intensa e complessa la dimensione olfattiva con<br />
mora e amarena in evidenza, seguite da cenni di vaniglia e<br />
di stecca di liquirizia. Al gusto mostra equilibrio e armonia<br />
d’insieme con bilanciamento alcol-acidità e una trama di<br />
tannini ben calibrati e setosi. Da abbinare a una succulenta<br />
e toscanissima bistecca alla brace.<br />
Travignoli<br />
Gavignano<br />
Bianco<br />
Toscana<br />
2006 Igt<br />
Via Travignoli 78, Pelago (Fi)<br />
Tel./fax 055 8361098<br />
info@travignoli.com, www.travignoli.com<br />
Anno dopo anno il Gavignano regala nuove emozioni.<br />
Rispetto alle scorse annate il 2006 mostra un equilibrio<br />
d’insieme maggiore e una signorilità più consapevole.<br />
Il calice è perfettamente paglierino, luminoso<br />
e di buona consistenza. I profumi rimandano a pesca<br />
gialla, ananas, susina bianca, nespola. Quindi cenni floreali<br />
di ginestra e note di erbe estive di campo. Armonico<br />
al gusto con buona freschezza bilanciata da un<br />
dato alcolico non invasivo. Giustamente prolungato il<br />
finale con rimandi a note di frutta esotica.<br />
Da abbinare a piatti di pesce, carni bianche, salumi,<br />
primi con salsa di pomodoro. Ottimo anche come<br />
aperitivo.<br />
47
48<br />
La Liguria amata e cantata<br />
da scrittori e poeti ci offre<br />
con parsimonia e passione<br />
un patrimonio di sapori<br />
conservati con cura<br />
Archi,<br />
abbracci,<br />
parentesi<br />
di Giovannina Pelagatti
Una parentesi di felicità tra<br />
il mare e i monti: questa<br />
potrebbe essere la definizione<br />
della Liguria, una regione che come<br />
un arco teso racchiude un mare, quello<br />
Ligure, nonostante le ingiurie dell’uomo<br />
ancora pescoso e solcato da grandi cetacei,<br />
bello da contemplare dall’alto delle<br />
scogliere, meravigliosamente vario e colorato<br />
a osservarlo da dietro una maschera<br />
da sub. Dalla riviera di Levante a quella<br />
di Ponente, dal confine con la Toscana a<br />
quello con la Francia, è tutto uno srotolarsi<br />
di panorami struggenti, di paesini pittoreschi,<br />
di strette valli che scivolano a precipizio<br />
nel mare, di stradine e sentieri profumati<br />
di macchia: ogni paese è diverso dall’altro,<br />
ogni valle racchiude un segreto, ogni<br />
piccola spiaggia stretta fra gli scogli ha un<br />
suo carattere unico e irripetibile. E poi le<br />
montagne: dagli Appennini fino alle Alpi<br />
marittime, la Liguria offre una quantità di<br />
orizzonti e di escursioni memorabili: l’Alta<br />
via dei Monti Liguri, 440 chilometri di sentieri<br />
in quota, per tutte le gambe e per tutti<br />
i fiati, per antiche mulattiere e lungo sentieri<br />
da capre.<br />
Inutile nascondersi che alcune zone siano<br />
ormai irrimediabilmente rovinate dalla speculazione<br />
edilizia, dalle concrezioni industriali<br />
e dalle strade che hanno sventrato fianchi<br />
di colline e montagne; inutile far finta di<br />
ignorare che in piena estate le strade delle<br />
località alla moda rigurgitano automobili, e<br />
che le spiagge più belle sono costrette a<br />
reggere il peso di torme di gente alla ricer-<br />
gli itinerari gli itinerari di gola di gola<br />
ca di un posto al sole. La Liguria è questo,<br />
purtroppo, e per fortuna è anche molto altro.<br />
È il ricordo lasciato dagli scrittori che<br />
l’hanno amata e cantata, Eugenio Montale,<br />
Italo Calvino, Camillo Sbarbaro, il piemontese<br />
Cesare Pavese che molto amò<br />
questi luoghi. È la voce dei poeti musicanti<br />
che, partendo da Genova e dintorni, negli<br />
ultimi quarant’anni hanno regalato alla musica<br />
italiana splendide canzoni, anzi poesie:<br />
Fabrizio De André, Luigi Tenco, Gino<br />
Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Ivano<br />
Fossati. È la maestosa bellezza di Genova,<br />
imperiale e repubblicana, signora e plebea,<br />
fra palazzi trionfali e infimi carrugi, fra la<br />
faticosa integrazione quotidiana, un passo<br />
dopo l’altro, di etnie e religioni, e la vita<br />
culturale e sociale che si riaccende vivace.<br />
È un patrimonio di sapori conservati con<br />
cura, è un ventaglio di vini dal fascino antico,<br />
strappati ai fianchi impervi delle colline<br />
a picco sul mare.<br />
Per scoprire la Liguria, per goderla al meglio,<br />
forse l’estate non è la stagione migliore.<br />
Ma perché rinunciare al sole che<br />
cuoce tegole e scogli, all’odore del sale e<br />
delle alghe che si asciugano alla vampa<br />
estiva, ai roventi muri d’orto, agli schiocchi<br />
di merli e ai frusci di serpi cantati da Montale?<br />
Basterà scegliere qualche strada meno<br />
battuta, decidere di salire in collina per dormire,<br />
evitare l’autostrada nei fine settimana,<br />
muoversi per quanto possibile a piedi<br />
o in bicicletta: e la parentesi felice vi stringerà<br />
in un abbraccio che non scorderete<br />
facilmente.<br />
49
LLa<br />
a cucina<br />
tradizione gastronomica ligure è estremamente<br />
variegata. Da un lato il pesce: il<br />
mar Ligure è per fortuna ancora molto pescoso,<br />
e i mercati del pesce di Bordighera<br />
e soprattutto di Oneglia, al confine con la<br />
Francia, offrono un pescato di ottima qualità,<br />
dal pesce azzurro, soprattutto le acciughe<br />
(il pane del mare secondo i pescatori<br />
liguri), ai tonni che tra maggio e giugno<br />
passano vicino alle coste, ai pesci<br />
pregiati come orate e branzini, agli ottimi<br />
crostacei di nassa, quali gamberi e aragoste,<br />
della riviera di Ponente. Uno dei monumenti<br />
della cucina ligure di pesce è l’elaborato<br />
cappon magro, tipico delle festività<br />
natalizie: su una base di gallette marinare<br />
imbevute di acqua e aceto si fanno strati<br />
di fette di bottarga, verdure lesse (cavolfiore,<br />
patate, barbabietole, carciofi e carote)<br />
e pesce (aragosta o gamberi, nasello,<br />
acciughe), il tutto condito da una salsa di<br />
prezzemolo, olive verdi, tuorlo d’uovo sodo,<br />
pinoli e capperi, e accompagnato da uova<br />
di quaglia. Ci sono poi baccalà e stoccafisso,<br />
per esempio nel “brandacujun”, tipico<br />
del ponente (una specie di stoccafisso<br />
mantecato), e gli altrove introvabili gianchetti,<br />
avannotti minuscoli saltati in padella,<br />
racchiusi in una frittata oppure gustati<br />
crudi.<br />
50<br />
D’altra parte la Liguria offre una ricchissima<br />
cucina di terra, che si fonda su verdure<br />
e legumi, erbe aromatiche, cereali e latticini<br />
di grande bontà. Una breve carrellata sui<br />
piatti non può fare a meno di elencare la<br />
farinata, fatta con la farina di ceci a Genova<br />
e a Levante e con quella di grano a Ponente;<br />
la mitica e fragrante focaccia, nella<br />
versione classica genovese (farina, acqua,<br />
sale grosso e olio extravergine), o in quella<br />
di Recco, farcita con la crescenza; la<br />
pasta fresca come le trofie, condite con il<br />
pesto, e i pansoti di verdura e formaggio<br />
alla salsa di noci; il minestrone alla geno-<br />
Il Cappon Magro<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
1 gambo di sedano, 2 etti di<br />
fagiolini (cornetti) belli teneri, 2 etti<br />
di patate, 2 etti di carote, 1 rapa<br />
rossa, gallette genovesi (o fette di<br />
pane), 1 filetto di pesce Cappone o<br />
Branzino, gamberi, muscoli, vongole,<br />
2 uova sode, olio d’oliva, aceto e<br />
sale q.b.<br />
Per la salsa verde: prezzemolo,<br />
acciughe salate, capperi, aglio, olio<br />
d’oliva, aceto e sale q.b.
vese, arricchito da una cucchiaiata di pesto<br />
profumato; la torta pasqualina (trentatré<br />
sfoglie sottilissime, come gli anni di<br />
Cristo, a chiudere un ripieno di erbe e “prescinseua”,<br />
la cagliata di latte vaccino tipicamente<br />
ligure); la celebre cima alla genovese,<br />
una tasca di vitello riccamente farcita<br />
con animelle, prosciutto, pistacchi, pinoli,<br />
piselli e carciofi, evidente retaggio di tavole<br />
nobiliari; nella valle di Magra le torte<br />
di verdure, la polenta incatenata, la panissa<br />
a base di farina di ceci, e la dolce spongata<br />
medievale, tanto simili ai piatti della<br />
vicina Lunigiana. Tra i dolci, il pandolce<br />
La ricetta<br />
gli itinerari gli itinerari di goladi<br />
gola<br />
genovese, gli amaretti di Sassello, i canestrelli<br />
all’anice, i baci di Alassio.<br />
Molti i presidi Slow Food fra i prodotti liguri:<br />
le acciughe di Monterosso nelle Cinque<br />
Terre e i cicciarelli, pesciolini da frittura, di<br />
Noli; l’aglio di Vessalico (insieme al basilico<br />
genovese DOP ingrediente fondamentale<br />
del pesto); l’asparago violetto di Albenga,<br />
i fagioli autoctoni di Badalucco, Conio e<br />
Pigna, la castagna essiccata di Calizzano e<br />
Murialdo, la toma di pecora brigasca, il chinotto<br />
di Savona e, naturalmente, l’olio extravergine<br />
di oliva della Riviera ligure, tratto<br />
in gran parte da olive taggiasche.<br />
Preparazione: Tagliare a pezzetti e fare bollire separatamente (hanno tempi di<br />
cottura diversi): il gambo di sedano, i fagiolini (cornetti), le patate, le carote e<br />
un filetto di pesce Cappone oppure di Branzino. Condire il tutto, sempre<br />
tenendoli separati, con sale, un goccio di olio d’oliva e aceto. Prendere 4<br />
contenitori a forma di grande bicchiere: mettere in ciascun contenitore sul fondo<br />
la “galletta genovese” imbevuta di poco aceto (tenete presente che la galletta<br />
essendo collocata in fondo al bicchiere assorbirà gradatamente l’aceto con cui<br />
avete condito le verdure - chi non dispone di “galletta genovese” può collocare<br />
in fondo al bicchiere un piccola fetta di pane). Posare poi successivamente sopra<br />
la galletta a strati una alla volta tutte le verdure, il pesce e fettine di rapa rossa<br />
e chiudere il bicchiere con una fetta di pane anch’essa imbevuta con un po’ di<br />
aceto. Lasciare per 24 ore il contenuto sotto la pressione di un piccolo peso.<br />
Dopo avere capovolto il bicchiere e averne fatto scivolare fuori il contenuto,<br />
presentare il piatto spalmando sul bordo e sopra il contenuto stesso la salsa<br />
verde che avrete preparato poco prima di servire tritando: prezzemolo, acciughe<br />
salate, capperi, aglio con aggiunta di aceto, olio e sale. Decorare in ultimo con<br />
un gambero la parte superiore e mettere intorno, dopo averli aperti, muscoli<br />
(cozze), vongole e ½ uovo sodo in modo da ottenere un piatto che oltre ad<br />
essere saporito è anche molto bello a vedersi.<br />
51
LPoca terra schiacciata tra il mare, le prime<br />
alpi e l’appennino. E roccia. Chi fa il vino da<br />
queste parti non ha scelto una vita facile;<br />
si è ingegnato, in qualche zona come le<br />
Cinque Terre, dove le pendici sono terrazzate<br />
a vite, ha persino costruito una specie<br />
di trenini a cremagliera per il trasporto dell’uva.<br />
Un po’ di modernità in una storia che<br />
comincia dai greci e dagli etruschi che insegnarono<br />
ai liguri come coltivare la vite e<br />
fare il vino.<br />
Così oggi la maggior parte dei vitigni della<br />
regione è quella di un tempo, anche se ultimamente<br />
qualche varietà internazionale,<br />
in omaggio al mercato e alla competitività,<br />
ha trovato un po’ di spazio. Si produce di<br />
più nel Ponente, dove tra i bianchi si coltivano<br />
il Vermentino e il Pigato, tra i rossi<br />
l’Orneasco, una variante del Dolcetto piemontese,<br />
e il Rossese di Dolceacqua, che,<br />
come fa intuire il nome stesso, dà un vino<br />
dal colore non molto intenso, ma dalla spiccata<br />
personalità, sicuramente la più forte<br />
tra gli altri rossi della regione. Nel Levante,<br />
da Genova quindi alla Toscana, ecco i bianchi<br />
Bosco, Albarola, Vermentino e Bianchetta;<br />
e il rosso Sangiovese. Da queste parti<br />
prospera il Cinque Terre doc, dal colore bianco-giallo<br />
paglierino, ottimo con antipasti e<br />
piatti di pesce; mentre l’appassimento del-<br />
52<br />
a fatica del vino<br />
le uve più tipiche della zona genera lo Sciacchetrà,<br />
vino da meditazione di almeno 17°;<br />
il nome deriva dalla fusione di due parole<br />
dialettali: sciac, schiacciare, e trà, trarre (da<br />
parte), con riferimento al lungo invecchiamento<br />
del prodotto. Le uve, passite per 2-<br />
3 mesi, sono pigiate e quindi tratte dal tino<br />
dopo sole 24 ore. Il mosto va subito in<br />
botte, subisce in media tre travasi e ad<br />
aprile va in bottiglia; con questo processo<br />
il residuo zuccherino rimane molto alto conferendo<br />
al vino il sapore amabile che lo contraddistingue.<br />
L’altra doc Colli di Luni, a<br />
cavallo tra Liguria e Toscana, annovera il<br />
Bianco, il Rosso, il Rosso Riserva e il Vermentino;<br />
anche la doc Colline di Levanto<br />
conta un Bianco e un Rosso, mentre quella<br />
Golfo del Tigullio aggiunge al Rosso e al<br />
Bianco anche il Rosato, il Moscato e lo<br />
Spumante. La doc Riviera Ligure di Ponente<br />
comprende bianchi, rossi e rosati dai vitigni<br />
prima ricordati; nell’imperiese, ai confini<br />
con la Francia, c’è il Rossese Dolceacqua<br />
doc.<br />
La più recente delle doc è la Valpolcevera,<br />
pochi ettari in provincia di Genova. Al di fuori<br />
delle denominazioni di origine controllata,<br />
troviamo interessanti monovitigni come il<br />
rosso Alicante nella provincia di Savona e i<br />
bianchi Bianchetta e Vermentino della provincia<br />
di Genova.
L’olio<br />
In Liguria l’ulivo è coltivato in tutto l’immediato<br />
entroterra. La protagonista assoluta<br />
di queste coltivazioni è l’oliva taggiasca:<br />
piccola, di sapore dolce e con il nocciolo<br />
che si stacca facilmente, nel Levante è<br />
leggermente diversa e prende il nome di<br />
lavagnina. E un’ottima oliva da tavola,<br />
usata per l’aperitivo e nelle ricette tradizionali,<br />
eccellente da olio. Fino a pochi<br />
decenni fa l’olio di taggiasca era privo di<br />
note amare, di colore giallo chiaro, con<br />
un fruttato leggero e sentori di mandorla<br />
e pinolo. Piacevole appena fatto, durava<br />
però poco nel tempo: infatti si tendeva a<br />
cogliere le olive molto tardi, addirittura fino<br />
a Pasqua, e l’olio più tardivo, il cosiddetto<br />
biancardo, era considerato più pregiato.<br />
Oggi si tende a raccoglierle prima e si<br />
ottiene un olio con lievi note amare e piccanti,<br />
ricco di salutari sostanze antiossidanti,<br />
più duraturo nel tempo.<br />
I formaggi<br />
La formaggetta è un formaggio fresco o<br />
semistagionato di latte crudo vaccino con<br />
pasta morbida più o meno sfaldabile, quasi<br />
spalmabile nel fresco, con gusto piccante,<br />
mai saporito, adatto a usi di cucina (ripieno<br />
nel fresco, insalate nel semistagionato).<br />
Esistono anche versioni prodotte con<br />
latte misto vaccino-ovino e vaccino-caprino<br />
come quelle della valle Arroscia, della val<br />
Greveglia e della valle Stura.<br />
La prescinsoea è una cagliata fresca di latte<br />
vaccino che si presenta morbida e spal-<br />
gli itinerari gli itinerari di gola di gola<br />
mabile, a volte addirittura semiliquida, dal<br />
gusto acidulo. È ingrediente spesso presente<br />
nella cucina ligure, soprattutto per il ripieno<br />
dei ravioli e delle torte salate. Si gusta<br />
anche con zucchero e cannella.<br />
Caprini e caciotte di capra vengono preparati<br />
anche in Valbrevenna e nelle valli liguri<br />
delle Alpi Marittime. Nelle valli di Imperia si<br />
producono ottimi pecorini semistagionati<br />
dolci e stagionati piccanti.<br />
Pane, biscotti & c.<br />
I biscotti del lagaccio sono simili a fette di<br />
pane biscottato, ma arricchite di burro, zucchero,<br />
finocchio o anice; tipici per la prima<br />
colazione. I corzetti sono una pasta tipica<br />
che nel Ponente ha forma di farfalla, è confezionata<br />
con farina semintegrale e acqua;<br />
nel Levante è a forma di disco ed è di grano<br />
tenero con poche uova; in val Polcevera<br />
ha forma di un 8 ed è prevalentemente con<br />
bietole o spinaci nell’impasto. La farinata<br />
è una sottile focaccia a base di farina di<br />
ceci, acqua e olio; si mangia calda appena<br />
sfornata. La focaccia ligure è fatta con farina<br />
di grano tenero condita con olio extravergine<br />
d’oliva, arricchita spesso da rosmarino<br />
o olive, molto bassa e con crosticina<br />
croccante; quella al formaggio è tipica di<br />
Recco. Le sciumette sono biscotti di forma<br />
irregolare, fatti con albume d’uovo, latte,<br />
zucchero e poca farina; il nome deriva da<br />
sciumma, che nel dialetto ligure indica la<br />
schiuma delle onde. La pizza ligure o sardeinara<br />
è piuttosto bassa e morbida, condita<br />
con pomodoro, origano, olive nere e<br />
acciughe salate, a volte arricchita con una<br />
manciata di capperi.<br />
53
ILe<br />
l suggerimento<br />
Cinque Terre, striscia di terra stretta tra<br />
i monti e il mare, a ponente di Portovenere,<br />
ospitano un Parco nazionale e un’Area<br />
marina protetta. Letteralmente, le “cinque<br />
terre” sono i cinque paesi che segnano la<br />
costa: da ovest a est, Monterosso, Vernazza,<br />
Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Uno<br />
più pittoresco dell’altro, affacciati sul mare<br />
meno uno, Corniglia, che è aggrappato ai<br />
fianchi terrazzati della collina, sono collegati<br />
da strade tortuose, da sentieri scenografici<br />
e dalla ferrovia.<br />
Le Cinque Terre sono una meta ideale per<br />
visitatori di ogni tipo, ma soprattutto per gli<br />
appassionati di natura: chi ama il mare troverà<br />
qui acque pulitissime, spiagge scenografiche<br />
e fondali ricchi di pesci. Chi vuole<br />
camminare ha a disposizione sentieri di<br />
varia difficoltà: dal facile Sentiero Azzurro,<br />
che collega tutti i paesi delle Cinque Terre<br />
e di cui fa parte la via dell’Amore, tra Riomaggiore<br />
e Manarola (oggi considerata romantica,<br />
ma nata come strada di servizio<br />
per gli operai che costruivano la ferrovia<br />
Genova-La Spezia-Pisa)¸ all’Alta via dei<br />
monti liguri e ai Sentieri dei santuari, che<br />
salgono sulle creste delle montagne circostanti<br />
e si addentrano nell’interno boscoso.<br />
Chi invece vuole prendersela comoda<br />
potrà usare il treno che, partendo da La<br />
Spezia, raggiunge ognuno dei paesi fino ad<br />
arrivare a Levanto.<br />
A tutte queste occasioni di visita si aggiungono<br />
una quantità di prodotti tipici in grado<br />
di soddisfare i palati più curiosi: ricordiamo<br />
almeno le acciughe di Monterosso, da gustare<br />
fresche al limone e olio, al forno in<br />
54<br />
una torta con le patate, oppure impanate e<br />
fritte; lo Sciacchetrà, un vino bianco passito<br />
esclusivo della zona; i limoni profumati;<br />
le erbe aromatiche che entrano nella maggior<br />
parte delle ricette tradizionali.<br />
Una proposta: raggiungere in treno La Spezia,<br />
prendere il trenino per la prima delle<br />
Cinque Terre, Riomaggiore, e in due giorni,<br />
percorrendo il Sentiero azzurro e scegliendo<br />
come luogo di pernottamento Corniglia<br />
o Vernazza, raggiungere Monterosso e la<br />
bella Punta del Mesco (dove aveva casa<br />
Montale). Poi rientrare a Riomaggiore in<br />
battello. La Cinque Terre card consente, tra<br />
l’altro, un numero illimitato di viaggi sui treni<br />
della tratta La Spezia-Levanto l’uso dei trasporti<br />
pubblici sui bus elettrici o a metano<br />
sulle strade del Parco, l’accesso a tutti i<br />
sentieri pedonali (a pagamento per chi non<br />
dispone della card), oltre a sconti interessanti<br />
nell’acquisto di pubblicazioni e prodotti<br />
tipici.<br />
Info:<br />
www.turismoinliguria.it<br />
www.aptcinqueterre.sp.it<br />
www.parconazionale5terre.it<br />
tel. 0187 7600000<br />
fax 0187 7600061<br />
info@parconazionale5terre.it
Dove mangiare<br />
Da Casetta<br />
via XX settembre 12,<br />
Borgio Verezzi (SV)<br />
tel. 019 610166<br />
Osteria dell’Acquasanta<br />
via Acquasanta 281,<br />
Mele (GE)<br />
tel. 010 638035<br />
Antica Osteria del Mosto<br />
piazza dei Mosto 15/1,<br />
Conscenti di Ne (GE)<br />
tel. 0185 337502<br />
La Brinca<br />
via Camp di ne 58,<br />
Ne (GE)<br />
tel. 0185 337480<br />
Germinal<br />
via Gastaldi 15b,<br />
Taggia (IM)<br />
tel. 0184 41153<br />
Ripa del Sole<br />
via De Gasperi 282,<br />
Riomaggiore (SP)<br />
tel. 0187 920143<br />
gli itinerari gli itinerari di goladi<br />
gola<br />
Dove comprare<br />
Pasticceria<br />
Pasticceria Briano<br />
via Neghelli 43,<br />
Alassio (SV)<br />
Bianchi<br />
via Matteo Vinzoni 33,<br />
Levanto (SP)<br />
Salumi<br />
Pierangelo Toscano<br />
via Cesio, Altare (SV)<br />
Antica Salumeria<br />
via Canale 52,<br />
Castelnuovo Magra (SP)<br />
Vini, formaggi, salumi<br />
Er Cantu<br />
via Fiescgi 159,<br />
Corniglia (SP)<br />
Buzzone<br />
via Bolzaneto 94-96,<br />
Genova<br />
Arte Bianca<br />
via Sapri 79, La Spezia<br />
Isola delle Cose Buone<br />
vie dei Mille 103,<br />
La Spezia<br />
Olio, sottoli, pesto<br />
Garello<br />
via Roma 13, Nasino (SV)<br />
Conserve, pasta, pane<br />
Evo<br />
via Galata 46r, Genova<br />
Cioccolato<br />
Viganotti<br />
vico della Castagna 14r,<br />
Genova<br />
Pistacchi, spezie, te<br />
Antica Drogheria Torielli<br />
via San Bernardo 32r,<br />
Genova<br />
Dove dormire<br />
Dai Pironcelli<br />
via delle Mura 45,<br />
Montemarcello<br />
di Ameglia (SP)<br />
tel. 187 601252<br />
Acqua di mare<br />
via dei Pescatori 6,<br />
Bordighera (IM)<br />
tel. 339 8108227,<br />
www.acquadimare.com<br />
Locanda del Bricco<br />
Arcagna, Dolceacqua (IM)<br />
tel. 0184 31426,<br />
www.terrebianche.com<br />
Il senatore<br />
via Byron 11, Fiascherino<br />
di Lerici (SP)<br />
tel. 0187 967236,<br />
www.locandailsenatore.com<br />
Ca’ d’Andrean<br />
via Discovolo 101,<br />
Manarola (SP)<br />
tel. 0187 920040,<br />
www.cadandrean.it<br />
Gianni Franzi<br />
piazza Marconi 1, Vernazza<br />
(SP)<br />
tel. 0187 821003,<br />
www.giannifranzi.it<br />
Agnello d’oro<br />
vico delle Monachette 6,<br />
Genova<br />
tel. 010 2462084,<br />
www.hotelagnellodoro.it<br />
55
56<br />
Dal beach party<br />
all’osteria tipica,<br />
il tacco d’Italia offre<br />
mille occasioni<br />
di divertimento<br />
e di gusto<br />
Fiori di zucchina ripieni<br />
del ristorante Al Fornello da Ricci<br />
Viaggio in Salento<br />
Roberta Perna<br />
Il Salento ha infinite storie da<br />
raccontare, di divertimento –<br />
vero – ma anche di cultura,<br />
tradizione ed arte. Il nostro<br />
viaggio costeggia l’Adriatico,<br />
con golose soste nell’entroterra,<br />
narrando i segreti e la tipicità<br />
attraverso le parole della gente<br />
del luogo e di chi, con vigile<br />
memoria dell’antica cucina,<br />
tiene egregiamente il passo con<br />
l’era moderna. In tutto questo<br />
uno sguardo non distratto va<br />
all’offerta notturna, con beach<br />
party allestiti a ridosso di un<br />
mare che ha dell’incredibile. Il<br />
Salento, lembo di terra<br />
racchiuso tra l’Adriatico e lo<br />
Ionio, è quel territorio che fu la<br />
vecchia Terra d’Otranto e che<br />
oggi comprende tutta la<br />
Provincia di Lecce e parte di<br />
quella di Brindisi e Taranto.<br />
L’avventura comincia da nord ed<br />
il primo colpo di fulmine è<br />
Ceglie Messapica, in provincia<br />
di Brindisi, un’alternarsi di<br />
graziose case bianche tra<br />
piccole vie e imperiosi palazzi<br />
gentilizi. Tra un curioso anfratto<br />
e l’altro, proseguendo dopo la<br />
piazza centrale, scopriamo<br />
Cibus, un’enoteca ristorante<br />
dove tutto sa di tipico, dalla<br />
galleria tra roccia calcarea e<br />
fiori che porta al locale, alla<br />
piccola sala d’ingresso dove il<br />
proprietario Lillino accoglie la<br />
sua clientela. Da oltre<br />
cinquant’anni l’osteria è nelle<br />
mani della famiglia Silibello ed<br />
anche se qualche cambiamento<br />
c’è stato, è la tradizione a<br />
trionfare. Lillino ama parlare ai<br />
clienti e raccontare la storia di<br />
un prodotto e la caparbietà dei<br />
sapienti artigiani gastronomici,<br />
mastri casari e macellai, suoi<br />
inseparabili collaboratori.<br />
Esperto di formaggi, offre una<br />
scelta che va dal caciocavallo<br />
podalico, di mucca allo stato<br />
brado, fiore all’occhiello<br />
dell’allevamento pugliese, alla<br />
ricotta “squant”, ottenuta per<br />
fermentazione naturale che<br />
acquista un particolare sapore<br />
piccante dopo una lunga<br />
stagionatura. Non mancano,<br />
certo, piatti di cucina<br />
tradizionale rivisitata come il<br />
grano con fonduta di<br />
caciocavallo e tartufo della<br />
Murgia o quelli più tipici come<br />
la purea di fave rigorosamente
preparata in terracotta.<br />
Ed eccoci alla città del barocco,<br />
Lecce, dove di sera si è rapiti<br />
dal frenetico pulsare tra le vie<br />
del centro e quella piazza<br />
Duomo che toglie il respiro,<br />
disarmonica alla ragione - con<br />
quel campanile tanto alto<br />
rispetto alla cattedrale –<br />
eppure così equilibrata nel suo<br />
complesso. Una sosta in questo<br />
luogo, in uno dei tanti bar ed<br />
enoteche della zona, è davvero<br />
rilassante, se si sorseggia un<br />
bicchiere di Primitivo o<br />
Negroamaro, oppure un<br />
recentemente rivalutato Fiano<br />
pugliese, accompagnati dalle<br />
sfiziose “pettole”, soffici e<br />
croccanti frittelle di pasta di<br />
pane o dalle piccole friselle<br />
all’orzo – speciale pane duro da<br />
ammorbidire in acqua – condite<br />
con olio, sale e pomodoro. Se<br />
si ha tempo e voglia basta<br />
fermarsi in uno dei tipici<br />
ristoranti del centro storico per<br />
assaporare un’altra specialità<br />
regionale: è il tegame di riso,<br />
patate e cozze cotte al forno<br />
che ricorda un po’ la paella<br />
spagnola. Sotto Lecce, da<br />
giugno fino a settembre la<br />
costa del Salento diventa una<br />
terra giovane, con una miriade<br />
di offerte per godere ancor di<br />
più il limpido mare di questo<br />
lembo di terra. Ci sono spiagge<br />
grandi come quelle di Torre<br />
dell’Orso, frequentata da<br />
giovani che amano<br />
chiacchierare seduti ad uno dei<br />
bar affacciati sul mare: al Kum,<br />
in località Roca Vecchia, gli<br />
aperitivi sono veramente buoni,<br />
soprattutto se al tramonto<br />
accompagnano i frutti di mare,<br />
spesso crudi come i polpi<br />
arricciati, battuti sugli scogli e<br />
mangiati all’istante, oppure le<br />
“pettole”, questa volta in<br />
versione ripiena con ricotta ed<br />
acciughe. Il Kum la sera si<br />
trasforma in locale dance, con<br />
tanta musica e cocktail sulla<br />
scogliera.<br />
Proseguendo lungo la costa<br />
un’altra zona interessante è<br />
quella della spiaggia di Alimini<br />
– dal nome dei laghi che la<br />
circondano – dove, nel tardo<br />
pomeriggio, arrivano i giovani<br />
della movida salentina a bere<br />
un soft drink ed ascoltare<br />
musica sdraiati sui lettini in riva<br />
al mare. E a chi ancora avesse<br />
voglia di scoperte e volesse<br />
vedere un presepe a picco sul<br />
mare, non rimane che visitare<br />
la splendida Otranto, con il<br />
castello aragonese, il fascino<br />
orientale ed una vivacità per le<br />
strade che non si dimentica<br />
facilmente.<br />
Al Fornello<br />
da Ricci<br />
Nella masseria, antica abitazione<br />
dei nonni delle titolari,<br />
Antonella ai fornelli e Rossella<br />
in sala gestiscono questo<br />
locale con cura e attenzione.<br />
Il pane, dalle intriganti varianti,<br />
è fatto ad hoc per accompagnare<br />
carrellate di antipasti<br />
come il fiore di zucchina ripieno<br />
di ricotta di capra o la<br />
crema di carciofi e pancetta<br />
croccante. La pasta è di quella<br />
ruvida e corposa, avvolta per<br />
racchiudere patate ed aromi<br />
che si sposano perfettamente<br />
con la fonduta di formaggi di<br />
mucca. Ogni piatto del menù<br />
ha una data, quella di prima<br />
uscita: tra i più vecchi, il cosciotto<br />
di agnello con patate<br />
cotte nella cenere, del 1967.<br />
Al Fornello da Ricci<br />
Contrada Montevicoli, 71<br />
Ceglie Messapica (Br)<br />
Tel. 0831 377104<br />
Fungo<br />
Cardoncello<br />
È un fungo tipico della Puglia<br />
che cresce vigoroso sull’altopiano<br />
delle Murge Nord Occidentale.<br />
Ha un bassissimo<br />
contenuto di grassi ed un profumo<br />
ed un sapore molto delicato.<br />
Si sposa bene con tutto<br />
e può essere consumato<br />
crudo, fritto, in abbinamento<br />
con legumi, pesce, anche se la<br />
tradizione regionale lo predilige<br />
nella pasta, con salsiccia e<br />
pomodoro. Dal 2006 si è costituita<br />
anche un’associazione,<br />
“Amici del fungo Cardoncello”,<br />
per tutelare e valorizzare<br />
il prodotto nel resto del<br />
mondo.<br />
57
Colazione<br />
Caffellatte<br />
Via Alfani 39r, Firenze, tel. 055 2478878<br />
Sempre aperto, dalle 8 alle 20<br />
58<br />
Locali per un giorno<br />
Chi ha fretta cambi indirizzo; l’assaggio delle torte, dello<br />
yogurt, delle uova, delle marmellate, oltre che dell’espresso<br />
o del cappuccino, dev’essere necessariamente<br />
slow. Qualche proposta carina a pranzo (insalate, sformati,<br />
frittate) e per il resto della giornata, in un ambiente<br />
da vecchia latteria.<br />
Pranzo<br />
Eataly<br />
Via Nizza 230 int. 14, Torino Lingotto, tel. 011 19506811<br />
Aperto dalla 10 alle 22. Chiuso il lunedì<br />
Un tempio del buon gusto ricavato con un sapiente recupero<br />
dagli ex stabilimenti della Carpano; prodotti di qualità<br />
in assortimento da supermercato a prezzi sostenibili; internet<br />
point, libreria specializzata, giornali, riviste e libri<br />
a disposizione del pubblico (eterogeneo), eventi, mostre e<br />
ovviamente alcuni punti di ristoro aperti fino alle 15 per<br />
gustare (cucinate a puntino) alcune delle specialità in<br />
vendita. Il ristorante vero e proprio è aperto anche a cena.<br />
Un paradiso per i golosi curiosi.<br />
Il Pozzo<br />
Via Europa 2, Pieve Fosciana (LU), tel. 0583 666380<br />
Chiuso il mercoledì<br />
Un’istituzione della Garfagnana che rischia di non essere<br />
ben capita (capita di incontrarci comitive che pasteggiano<br />
a cocacola… ) e invece Il Pozzo è un luogo dove la<br />
cucina tradizionale regna sovrana, gli ingredienti sono<br />
scelti con cura e amore, il vino è trattato e servito come<br />
si deve, con una carta che si concentra su etichette<br />
toscane. Ottimi i salumi e i formaggi della valle. Buona<br />
la birra di farro non pastorizzata di una piccola azienda<br />
locale. All’uscita alzate gli occhi verso la Pania della<br />
Croce che si erge severa a ovest.<br />
Spuntino<br />
Caffè Roma<br />
Piazza Umberto I° 14, Costigliole d’Asti (CN)<br />
tel. 0141 966544. Chiuso il lunedì<br />
Ecco uno storico caffè di paese, ma anche gelateria di<br />
qualità, enoteca ben fornita, luogo dove sfamarsi, e assai<br />
degnamente, a tutte le ore. Tra i piatti sempre disponibili<br />
la carne battuta al coltello, a volte servita con la robiola di<br />
Roccaverano, l’insalata russa con la maionese fatta in casa,<br />
un vitello tonnato da manuale. Ampia scelta di formaggi e<br />
di vini al bicchiere. Buonissimi i grissini stirati a mano, e i<br />
sorbetti, in particolare quello al Brachetto d’Acqui.<br />
Pettirosso<br />
Corso Bettini 24, Rovereto (TN), tel. 0464 422463<br />
Chiuso la domenica<br />
Piacevolissimo per un pranzo veloce o per una cena più<br />
articolata (prevale la cucina forte di impronta trentina),<br />
questo locale dagli arredi in legno e vetro (quello delle<br />
centinaia di bottiglie che riempiono gli scaffali) anche in<br />
orari più lunghi offre spuntini di salumi, formaggi e dolci.<br />
Un ottimo indirizzo.<br />
La Saletta delle Dolci Follie<br />
Via Roma 3, Certaldo (FI), tel. 0571 668188<br />
Chiuso il martedì<br />
Si entra in una bella pasticceria nella piazza principale di<br />
Certaldo basso, si passa nel retrobottega ed ecco un piccolo<br />
ristorante-enoteca, curato e intimo. Nel menu piatti sperimentati<br />
da anni e strettamente legati al territorio: memorabili<br />
una primaverile minestra di carciofi e la pasta condita con<br />
un sugo sapido di salsiccia. Prevale la carne, ma pesce e<br />
verdure ci sono, e molto ben trattati. Ricca carta dei vini,<br />
soprattutto su Toscana, Piemonte e Italia in genere, con buone<br />
scelte francesi, anche nel campo dei distillati.
Aperitivo<br />
Le Fate<br />
Via Marconi 19c, Firenze, tel. 392.8697547<br />
Aperto dalle 6.30 alle 21.30, chiuso la domenica<br />
Un piccolo bar che la sera si trasforma in graziosa tappa<br />
per l’aperitivo, un ambiente giovane ed accogliente con<br />
luci soffuse e qualche candela. Dietro al banco il sempre<br />
sorridente Andrea, che dal lunedì al venerdì propone a<br />
partire dalle 18 serate che vedono come protagoniste, a<br />
rotazione, specialità greche, svedesi, americane, messicane,<br />
toscane e vegetariane. Da provare.<br />
Notte Notte<br />
Negroni<br />
Via de’ Renai 17r, Firenze, tel. 055 243647<br />
Sempre aperto, dalle 8 alle 2 del mattino<br />
Oltre al cocktail che dà il nome al locale, apprezzabili<br />
anche altri drink, più o meno long. E poi si mangia,<br />
soprattutto all’ora di pranzo; in tardissima serata i giovinastri<br />
(e chi pensa ancor di esserlo) accorrono a frotte,<br />
invogliati anche dalla musica.<br />
La Baracchina Rossa<br />
Via Vittorio Veneto 144, Ardenza Livorno, tel. 0586 502169<br />
Chiuso il mercoledì, aperto dalle 5 all’una del mattino<br />
D’estate dà il meglio di sé (tavolini all’aperto su un<br />
bellissimo lungomare), però per il ponce alla livornese la<br />
stagione più propizia è quella fredda. Vabbè, diciamo<br />
che vale la pena andarci sempre in questo locale dove<br />
qualcosa di buono oltre ai cocktail si può trovare. Trovatempo<br />
astenersi.<br />
Volete segnalare un locale?<br />
Scrivete a posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />
Cena<br />
Maso Cantanghel<br />
Via della Madonnina 33, Forte di Civezzano (TN)<br />
tel. 0461 858714. Chiuso il sabato e la domenica,<br />
aperto pranzo e cena<br />
Il menù è fisso (due antipasti, un primo, un secondo con<br />
contorno, due dolci), ma cambia ogni giorno ed è sempre<br />
di straordinaria qualità e varietà, molto legato al territorio,<br />
alla tradizione e alla stagionalità; inoltre i mobili,<br />
la dimensione, la cortesia del servizio, il prezzo contribuiscono<br />
a fare di questo ristorante un approdo da<br />
non perdere. Grandi vini a piccoli prezzi.<br />
Amerigo<br />
Via Marconi 16, Savigno (BO), tel. 051 6708326<br />
Chiuso il lunedì, aperto solo a cena (domenica anche a<br />
pranzo)<br />
Un paese addormentato nel verde dei Colli bolognesi,<br />
poche salette arredate con gusto antico in una locanda<br />
dal fascino rétro. E poi una tavola sontuosa, con piatti<br />
rigorosamente del territorio, mai banali, sempre ravvivati<br />
da un piccolo ma fondamentale tocco innovativo: salmerino<br />
del Corno alle scale affumicato in casa, un fritto sublime<br />
di verdure e di fiori (acacia, sulla, sambuco), Parmigiano<br />
stravecchio come raramente è dato di assaggiare, gelato<br />
all’antica venato d’aceto balsamico tradizionale. Carta<br />
dei vini imponente, servizio amorevole. La perfezione, per<br />
la durata di una cena, può essere di questo mondo.<br />
Osteria di Starda<br />
Castello di Starda, Gaiole in Chanti (SI), tel. 0577 734100<br />
Chiuso il lunedì, aperto a cena, da giugno a ottobre<br />
anche a pranzo<br />
Siamo in un borgo medioevale (e l’ambientazione del<br />
locale risente di qualche piccolo eccesso in questa direzione,<br />
ma sono dettagli senza grande importanza), la<br />
cucina è quella toscana con qualche accenno di innovazione,<br />
l’attenzione ai particolari, come il pane fatto in<br />
casa in aromatizzazioni diverse, denota equilibrio e professionalità<br />
che non fanno lievitare il prezzo.<br />
Un tuffo nel passato con uno sguardo nel presente.<br />
59
Torna il<br />
Campionato<br />
di Vino<br />
Segnatevi a matita rossa le<br />
date sull’agenda! 8 e 9<br />
settembre, Teatro Romano di<br />
Fiesole. Torna il Campionato di<br />
Vino, organizzato da Slow Food<br />
Firenze con il patrocinio e la<br />
collaborazione del Comune di<br />
Fiesole. La manifestazione<br />
chiuderà il prestigioso<br />
cartellone dell’Estate Fiesolana,<br />
ricchissimo di appuntamenti<br />
artistici e culturali: Dario Fo e<br />
Spike Lee su tutto e tutti, ma<br />
anche molti concerti jazz e<br />
classici e molti appuntamenti<br />
teatrali. Ma allora cosa ci fa il<br />
vino in mezzo a tanta cultura?<br />
Beh, nel suo piccolo anche il<br />
vino è cultura. E dunque<br />
identità, storia, tradizioni. E la<br />
Toscana in tal senso è regione<br />
leader in Italia e nel Mondo.<br />
Chiudere l’Estate Fiesolana<br />
dunque non è casuale, si radica<br />
sul territorio, richiamando<br />
appassionati da ogni angolo d’<br />
Italia. Le prime due edizioni<br />
hanno avuto fortuna. Esordio<br />
bagnato nel 2005. Tanta<br />
pioggia, ma anche tanto<br />
entusiasmo con la terrazza del<br />
Teatro piena di persone a<br />
degustare con e senza ombrelli.<br />
Non c’è 2 senza 3<br />
Cristiano Maestrini<br />
Fiduciario Slow Food Firenze<br />
Benevolo invece il tempo nel<br />
2006, con una edizione più<br />
ricca e variegata. Gli stand dei<br />
vari produttori, consorzi e<br />
artigiani del gusto erano<br />
posizionati ad ogni angolo del<br />
Teatro, costituendo un percorso<br />
ideale fra le varie<br />
denominazioni vinicole. Oltre<br />
alle tantissime etichette<br />
toscane erano presenti alcuni<br />
soggetti non toscani (Consorzio<br />
Colli Bolognesi, Consorzio Friuli<br />
Grave) e addiruttura due<br />
delegazioni straniere dalla<br />
Germania e dalla Francia. Alla<br />
fine sono state oltre 5000 le<br />
persone che in due giorni<br />
visitato e assaggiato. Mai vista<br />
così tanta gente sul colle<br />
fiesolano!<br />
Come si preannuncia la terza<br />
edizione? Sostanzialmente<br />
simile nell’impostazione<br />
fondamentale: idea che vince<br />
non si cambia. Tanto buon vino,<br />
tanto buon cibo. Il tutto ad<br />
ingresso gratuito in uno dei<br />
posti più belli in assoluto della<br />
Toscana. E poi laboratori<br />
tematici con produttori, enologi<br />
ed esperti del settore. Chi ama<br />
il vino non può perdere<br />
un’occasione simile. Ma anche<br />
chi è astemio (o ancora non è<br />
giunto all’età giusta) potrà<br />
trascorrere un pomeriggio<br />
tranquillo e divertente fra<br />
archeologia e gastronomia. Ma<br />
perché si chiama Campionato?<br />
Perché in effetti ci saranno<br />
squadre da tutta Italia che si<br />
sfideranno in singolar tenzone<br />
per decretare chi è il miglior<br />
degustatore del nettare di<br />
Bacco. Dunque una gara per<br />
esperti a cui si affianca una<br />
kermesse aperta invece a<br />
grandi e piccini.<br />
E quest’anno sarà anche un<br />
campionato di solidarietà. La<br />
due giorni fiesolana servirà a<br />
raccogliere fondi a favore di<br />
alcune donne della Mauritania<br />
che hanno deciso di investire la<br />
propria attività nella<br />
lavorazione della prelibata<br />
bottarga. La volontà è tanta,<br />
ma come si può immaginare i<br />
soldi sono pochi. Aiutare certi<br />
progetti è doveroso e aggiunge<br />
valore alla filosofia Slow Food,<br />
imperniata sui tre pilastri<br />
concettuali di un cibo buono,<br />
pulito e giusto.<br />
61
Tesori d’altri tempi<br />
È una brezza equatoriale ad<br />
agitare le foglie della myristica<br />
fragrans; il ramo sussulta e da<br />
un ramoscello cade quello che<br />
comunemente è conosciuto<br />
come un frutto di noce<br />
moscata. Il frutto rotola ignaro<br />
di ciò che è capace di<br />
smuovere, ma John Keay, da<br />
abile narratore d’esplorazioni<br />
qual è, trasporta il lettore nel<br />
mondo fragrante delle spezie,<br />
raccontando la saga esotica e<br />
avventurosa di<br />
scoperte<br />
geografiche e<br />
di guerre che le<br />
spezie hanno<br />
saputo<br />
provocare in tre<br />
millenni.<br />
Affermare che<br />
le spezie sono<br />
state<br />
responsabili dell’esplorazione<br />
del nostro pianeta, può<br />
sembrare un paradosso, ma la<br />
storia ama i paradossi ed è una<br />
realtà che, nel corso dei secoli,<br />
i sovrani hanno messo in gioco<br />
il loro prestigio, i navigatori<br />
rischiato le loro vite, non solo<br />
alla ricerca dell’oro o nella<br />
brama di potere, ma per<br />
accaparrarsi minime quantità di<br />
tesori vegetali che oggi ci<br />
appaiono scontati.<br />
La via delle spezie è il racconto<br />
colto e sofisticato di come<br />
62<br />
Cibo tra le righe<br />
Olivia Chierighini<br />
l’uomo sappia osare molto pur<br />
di godere di odori e sapori<br />
intensi.<br />
John Keay<br />
La via delle spezie<br />
Neri Pozza Editore – 18,00 €<br />
I mille gusti<br />
della memoria<br />
Il piacere del cibo, l’arte<br />
culinaria e l’amore, sono gli<br />
ingredienti del romanzo di José<br />
Manuel Fajardo. Omar, il<br />
narratore-protagonista, è un<br />
marinaio-cuoco di origine<br />
spagnola che attraversa le<br />
strade notturne di Parigi, alla<br />
ricerca di una felicità che<br />
sembra impossibile.<br />
Il filo della narrazione si dipana<br />
attraverso la memoria di<br />
momenti cruciali della sua vita,<br />
riassaporati come se fossero il<br />
menu dell’Arc en Ciel, il<br />
ristorante in cui Omar lavora;<br />
mentre<br />
cucina,<br />
ricorda e<br />
racconta,<br />
sfilano<br />
pietanze,<br />
salse e<br />
condimenti,<br />
tequila<br />
ghiacciata<br />
e le<br />
ostriche che secondo il padre<br />
avevano il potere di sistemare<br />
ogni guaio. Ad accompagnare<br />
intingoli e manicaretti ci sono,<br />
inoltre, le note di canzoni<br />
famose e di ardenti boleri, uno<br />
dei quali composto dallo stesso<br />
Fajardo. Come in un cocktail<br />
accattivante, ciascun elemento<br />
contribuisce a creare il sapore<br />
perfetto di una vita quanto mai<br />
varia.<br />
José Manuel Fajardo<br />
Il sapore perfetto<br />
Guanda – 16,00 €<br />
La ricetta<br />
della felicità<br />
Fannie Flagg,<br />
autrice del<br />
fortunatissimo<br />
Pomodori verdi<br />
fritti al caffè di<br />
Whistle Stop, ci<br />
regala un altro<br />
racconto tenero e<br />
divertente<br />
ambientato nella provincia<br />
americana, popolata da zie,<br />
nipoti e vicine di casa, tutte in<br />
possesso di una ricetta segreta,<br />
vuoi per una torta deliziosa,<br />
vuoi per una vita felice. A<br />
Elmwood Springs l’ottantenne<br />
Elner si arrampica sull’albero di<br />
fichi e, attaccata da uno sciame<br />
di vespe, cade a terra. Il<br />
medico annuncia il decesso<br />
dell’anziana e sull’intera<br />
comunità cala un velo di<br />
immensa tristezza. Per parte<br />
sua, Elner non sembra vivere<br />
quei momenti allo stesso modo:<br />
come se nessuno si accorgesse
più di lei, si alza prende<br />
l’ascensore e si ritrova… in<br />
Paradiso. Qui, ad attenderla, ci<br />
sono molte persone che ha<br />
conosciuto in passato, qualcuno<br />
che le svela il segreto della<br />
leggerezza della torta al<br />
caramello e qualcuno cui<br />
domandare tutto ciò che ha<br />
sempre voluto sapere riguardo<br />
alla Vita. La sorpresa più<br />
grande, però, è poter tornare<br />
indietro, perché la cara Elner<br />
ha ancora molto da dire.<br />
Fannie Flagg<br />
Torta al caramello in paradiso<br />
Sonzogno – 17,50 €<br />
Filo blu<br />
Blue Ginger, zenzero blu, è il<br />
nome del fortunato ristorante<br />
che Les Huynh ha aperto a<br />
Sidney, ma anche un colore ed<br />
un profumo straordinariamente<br />
intensi cui la sua cucina si<br />
ispira. Una cucina dalle forti<br />
influenze tailandesi, cinesi e<br />
vietnamite, dalla base<br />
tradizionale ma resa<br />
modernissima e sofisticata da<br />
ingredienti inusuali e talvolta<br />
bizzarri. Le fotografie<br />
eccezionali sono la vetrina in<br />
cui ammirare i piatti in ogni<br />
singolo,<br />
splendido<br />
dettaglio,<br />
dagli antipasti<br />
alle zuppe di<br />
noodles, dalle<br />
insalate<br />
fresche fino<br />
ai gustosi<br />
piatti unici e<br />
ai deliziosi dessert. Una cucina<br />
tutta da scoprire.<br />
Les Huynh<br />
Zenzero Blu – Colori e sapori<br />
dall’Asia<br />
Guido Tommasi Editore –<br />
25,00 €<br />
In cucina con papà<br />
Guy Martin è chef del celebre<br />
ristorante parigino Grand<br />
Véfour, ma quando fa il papà<br />
mette tutto l’impegno possibile<br />
a fare felici i suoi due bambini.<br />
Piccoli buongustai contiene 50<br />
ricette salate tra le preferite<br />
dai più piccoli, ma con un tocco<br />
di originalità e fantasia come il<br />
merluzzo impanato alle nocciole<br />
e le patatine a sorpresa. È un<br />
libro per i genitori, alla ricerca<br />
di nuove piccole bontà, facili ed<br />
equilibrate da portare in tavola,<br />
ma è anche un libro per i<br />
bambini, per avvicinarsi al<br />
piacere della cucina ed ai suoi<br />
sapori, giocando ed<br />
interpretando le ricette anche<br />
attraverso bellissimi disegni da<br />
colorare.<br />
Guy Martin<br />
Piccoli buongustai<br />
Guido Tommasi Editore –<br />
20,00 €<br />
Buono come il pane<br />
Cibo essenziale da circa 6000<br />
anni, il pane è un giocattolo<br />
che non passa mai di moda:<br />
sarà per questo che è esplosa<br />
la passione per le macchine<br />
impastatrici e nei forum di<br />
cucina consigli e ricette si<br />
sprecano.<br />
La<br />
Meldolesi<br />
concentra<br />
in poco<br />
meno di<br />
200 pagine<br />
(formato<br />
ideale da<br />
tenere a portata di mano vicino<br />
al forno) tutto quello che è<br />
bene sapere sulla cultura del<br />
pane, le sue origini e… il suo<br />
futuro. Ci sono ricette “basic”,<br />
molte ricette regionali dei pani<br />
d’Italia, moltissimi pani dal<br />
mondo, i pani creativi ed il<br />
pane da riciclare in tante altre<br />
ricette; dulcis in fundo, non<br />
potevano mancare 55 formule<br />
magiche create da 20 grandi<br />
chef. Per tutti coloro che non<br />
vedono l’ora di rimboccarsi le<br />
maniche e mettere le mani in<br />
pasta.<br />
Alessandra Meldolesi<br />
Il libro del pane<br />
Ponte alle Grazie – 13,00 €<br />
Piccoli ma buoni<br />
Un piccolo libro colto, scritto<br />
meravigliosamente e con<br />
poesia, per raccontare i cibi che<br />
mangiamo,<br />
per conoscerli<br />
e per non<br />
dimenticarne<br />
le radici. Cosa<br />
sono? Da dove<br />
vengono?<br />
Quando, dove,<br />
chi li ha<br />
trovati? Come<br />
erano quando<br />
li abbiamo<br />
incontrati, trasformati,<br />
assaggiati per la prima volta?<br />
In otto capitoletti che si<br />
concludono ciascuno con una<br />
ricetta “tematica” (i colombacci<br />
in padella chiudono la<br />
cacciagione), Taborelli riassume<br />
una “storia della cultura<br />
materiale”, al contempo<br />
raffinata e popolare. Lettura<br />
consigliata a chi ama sognare il<br />
cibo prima di assaporarlo.<br />
Giorgio Taborelli<br />
Il piccolo libro dei cibi<br />
Ponte alle Grazie – 11,00 €<br />
63
Prosegue il nostro viaggio tra i<br />
menu virtuali di alcuni fra i<br />
migliori ristoranti della<br />
Toscana. Scelte comunicative<br />
differenti, fra chi privilegia la<br />
semplicità di pagine talvolta<br />
fin troppo amatoriali e chi si<br />
affida invece ad architetture<br />
grafiche professionali e ben<br />
studiate. In fondo, anche<br />
mettere appetito in pochi clic è<br />
un’arte da chef del virtuale.<br />
Ristorante<br />
degli Artisti<br />
Dalla homepage del Ristorante<br />
degli Artisti di Borgo San<br />
Lorenzo<br />
(www.ristorantedegliartisti.it),<br />
con una prevalenza un po’<br />
eccessiva di bianco, si accede<br />
alla sezione del ristorante<br />
64<br />
<strong>Gola</strong> a tre w<br />
Silvia Vigiani<br />
(attraverso una pagina di<br />
“anticamera” con il benvenuto<br />
della proprietaria, in cui non è<br />
però molto immediato il<br />
passaggio alle pagine<br />
informative vere e proprie),<br />
oppure a quella della vendita e<br />
degustazione (non è però<br />
possibile acquistare online).<br />
Cavalcando il motto “c’è pasta e<br />
pasta” (o tagliata, o formaggio)<br />
la pagina dedicata al ristorante<br />
pone l’accento sulla qualità<br />
degli ingredienti, delle materie<br />
prime, degli strumenti: dalla<br />
pasta al caffè, appunto, dalla<br />
fiorentina ai coltelli di<br />
Scarperia.<br />
Un handicap: dalla sezione<br />
“ristorante” non c’è modo di<br />
tornare alla homepage<br />
introduttiva (e quindi alla<br />
pagina di vendita e<br />
degustazione), se non<br />
ridigitando l’indirizzo web.<br />
Menu e specialità: sì (ma<br />
datato giugno 2005)<br />
Carta dei vini: no<br />
Indicazione prezzi: sì (ma<br />
datata giugno 2005)<br />
Contatti: telefono e form di<br />
contatto sul sito<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: sì (manca per la<br />
sezione “vendita e<br />
degustazione”)<br />
Navigabilità: **<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: il form di contatto<br />
rimanda a un indirizzo non<br />
funzionante e si riceve una<br />
mail automatica di mancato<br />
recapito del messaggio.<br />
Voto
Il vecchio mulino<br />
Si perde nel grande spazio<br />
vuoto della pagina l’apertura<br />
di www.ilvecchiomulino.com<br />
(Castelnuovo Garfagnana), ma<br />
almeno ispira simpatia il<br />
primo piano rubicondo e<br />
sorridente del titolare Andrea<br />
Bertucci. L’interno è poco<br />
aggiornato e più di una pagina<br />
Taverna pane e vino<br />
L’immagine in homepage<br />
risulta deformata a causa delle<br />
dimensioni sbagliate.<br />
www.pane-vino.it punta<br />
all’essenziale: menu (con<br />
tanto di prezzi aggiornati),<br />
notizie sugli eventi organizzati<br />
risulta in allestimento. Lungi<br />
dall’essere un capolavoro del<br />
web, le foto dell’osteria e dei<br />
prodotti tipici, se non altro,<br />
mettono appetito. Peccato<br />
che, a meno di ricorrere alle<br />
pagine gialle o a una qualsiasi<br />
guida, non ci sia modo di<br />
contattare il locale né per<br />
telefono né via e-mail.<br />
nel locale, recensioni sul<br />
locale. Un sito, quello del<br />
ristorante cortonese, che non<br />
si farà ricordare per gli effetti<br />
speciali o la grafica a cinque<br />
stelle, ma che ha almeno il<br />
pregio di non far perdere<br />
tempo.<br />
Menu e specialità: no<br />
Carta dei vini: “in<br />
allestimento”<br />
Indicazione prezzi: no<br />
Contatti: mail. Non è<br />
indicato un telefono<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
(ma non molto chiaro)<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: no<br />
Navigabilità: *<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì (anche se dopo pochi<br />
minuti si riceve una criptica<br />
risposta automatica che<br />
segnala “dispositivo<br />
antivirus in funzione”).<br />
Voto<br />
Menu e specialità: sì<br />
(aggiornato a primavera<br />
2007)<br />
Carta dei vini: no<br />
Indicazione prezzi: sì<br />
(aggiornati a primavera<br />
2007)<br />
Contatti: telefono, mail<br />
“Come raggiungerci”: no<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: no<br />
Navigabilità: **<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì<br />
Voto<br />
65<br />
➤
➤<br />
Albergaccio<br />
di Castellina<br />
Una breve (laus Deo)<br />
animazione introduce a<br />
www.albergacciocast.com<br />
(Castellina in Chianti).<br />
Semplice ed elegante la<br />
grafica dell’interno, immediata<br />
e snella la navigazione. Da<br />
segnalare la sezione “le<br />
stagioni in cucina”, con tanto<br />
di menu presenti, passati e<br />
futuri, con una gustosa sezione<br />
di ricette. Un bel sito con<br />
qualche difetto che si poteva<br />
evitare: le immagini sgranate<br />
in homepage e il refuso<br />
(“Albergacco”) nel titolo della<br />
pagina innanzitutto. Anche del<br />
sottofondo musicale new-age<br />
si può fare a meno, ma basta<br />
lasciare attivo il blocco dei<br />
pop-up.<br />
Ristorante<br />
Al Gallopapa<br />
Il sito www.gallopapa.com si<br />
apre con una semplice pagina<br />
di anteprima, con l’immagine<br />
del gallo simbolo del ristorante.<br />
La home, sia nella versione<br />
italiana che inglese, sembra<br />
66<br />
Menu e specialità: sì<br />
(aggiornato a maggio 2007)<br />
Carta dei vini: sì<br />
Indicazione prezzi: sì<br />
Contatti: telefono, fax, mail<br />
e form di contatto sul sito.<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
Prenotazioni online: no<br />
essere ancora in corso d’opera:<br />
lo spazio vuoto in alto a destra<br />
forse dovrebbe ospitare<br />
un’immagine, in basso un<br />
riquadro anche troppo grande<br />
rimanda alla mappa (che non<br />
funziona).<br />
La sezione “assaggi virtuali” è<br />
Inglese: sì<br />
Navigabilità: ***<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì<br />
Voto<br />
un piacevole divertissement di<br />
animazione che costruisce sotto<br />
i nostri occhi alcune delle<br />
portate del locali.<br />
Menu e specialità: sì<br />
Carta dei vini: sì (anche<br />
carta delle acque e dei<br />
caffè)<br />
Indicazione prezzi: sì<br />
Contatti: telefono, fax, mail<br />
“Come raggiungerci”: la<br />
visualizzazione della mappa<br />
attraverso maporama.com<br />
comunica “indirizzo<br />
sconosciuto”<br />
Prenotazioni online: sì<br />
Inglese: sì<br />
Navigabilità: ***<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì<br />
Voto
Il guscio<br />
Una bella home, dalla grafica<br />
sobria e lineare, quella della<br />
trattoria Il Guscio di Firenze<br />
(www.il-guscio.it).<br />
Il sito è interamente<br />
sviluppato in flash, con effetti<br />
Ristorante Sottovoce<br />
Per un ristorante che si<br />
definisce di cucina creativa,<br />
non si può dire che il sito<br />
internet<br />
accattivanti e dal caricamento<br />
veloce. Graficamente<br />
originale, snello e colorato,<br />
lascia un po’ a desiderare<br />
nella parte più strettamente<br />
informativa (menu, carta dei<br />
vini, ecc.).<br />
(www.ristorantesottovoce.com)<br />
faccia onore alla mission<br />
aziendale: in homepage<br />
panorama-di-Firenze-dal-<br />
Piazzale che più visto non si<br />
Menu e specialità: “in<br />
costruzione”<br />
Carta dei vini: no<br />
Indicazione prezzi: no<br />
Contatti: telefono, fax, mail<br />
“Come raggiungerci”: no<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: no<br />
Navigabilità: ***<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: no<br />
Voto<br />
può (molto, ma molto meglio<br />
Bellosguardo, se si vuole esser<br />
“creativi”!), colori e grafica<br />
estremamente elementari<br />
nell’interno. Deludente.<br />
Menu e specialità: sì<br />
Carta dei vini: è in realtà<br />
una galleria di foto<br />
Indicazione prezzi: no<br />
Contatti: telefono<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: no<br />
Navigabilità: **<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sul sito non è indicato<br />
un indirizzo e-mail<br />
Voto<br />
67<br />
➤
Acquamatta<br />
La pagina introduttiva del<br />
ristorante Acquamatta di<br />
Capolona<br />
(www.acquamatta.com) si apre<br />
con il logo stilizzato del locale<br />
e la scelta della lingua. La<br />
home, piacevole e snella da<br />
La solita zuppa<br />
Bella e solare l’immagine di<br />
apertura di<br />
www.lasolitazuppa.com<br />
(Chiusi), sicuramente la cosa<br />
migliore del sito. Peccato per<br />
➤<br />
...<br />
navigare, si apre a mo’ di<br />
sipario con colori caldi che<br />
evocano la suggestione di una<br />
cena fra luci soffuse in un<br />
ambiente raffinato. I contenuti<br />
danno tuttavia spazio<br />
soprattutto alle news e ai<br />
grandi eventi organizzati dal<br />
alcune sezioni non funzionanti<br />
o non ancora complete<br />
(Gallery, il Territorio).<br />
L’aggiornamento della sezione<br />
“eventi in Val di Chiana” è<br />
fermo al febbraio 2007.<br />
locale. Fra catering e<br />
consulenze tecniche, l’affamato<br />
navigatore rischia di scordarsi<br />
che è anche un ristorante.<br />
Menu e specialità: “in<br />
costruzione”<br />
Carta dei vini: “in<br />
costruzione”<br />
Indicazione prezzi: no<br />
Contatti: telefono, mail,<br />
form di contatto sul sito<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
Prenotazioni online: sì<br />
Inglese: sì<br />
Navigabilità: ***<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì<br />
Voto<br />
Menu e specialità: sì<br />
Carta dei vini: sì<br />
Indicazione prezzi: solo per<br />
i vini<br />
Contatti: telefono, fax, mail<br />
“Come raggiungerci”: sì<br />
Prenotazioni online: no<br />
Inglese: no<br />
Navigabilità: **<br />
Risposta alle mail entro 24<br />
ore: sì<br />
Voto<br />
69
A ottobre Firenze<br />
ospiterà una rassegna<br />
dedicata a libri<br />
ed enogastronomia<br />
70<br />
De GustiBooks,<br />
il gusto di leggere<br />
Francesca Pallecchi<br />
Dal 25 al 28 ottobre, segnate<br />
in agenda un “golosissimo”<br />
appuntamento da non perdere,<br />
che coniuga piaceri del corpo e<br />
della mente. Una grande festa<br />
del leggere e non solo, che si<br />
svolgerà a Firenze, nel<br />
Padiglione delle Nazioni della<br />
Fortezza da Basso, nell’ambito<br />
del Festival della Creatività. De<br />
GustiBooks è una rassegna<br />
innovativa, che racchiude in sé<br />
due settori complementari,<br />
l’editoria e l’enogastronomia,<br />
per creare intrecci e culture<br />
nuove, per leggere e<br />
raccontare di cibo, ma anche<br />
per “nutrirsi” della ricchezza<br />
racchiusa nelle pagine dei libri.<br />
De GustiBooks è dunque una<br />
duplice manifestazione, che<br />
ospita sia una sezione dedicata<br />
all’editoria generale, dove una<br />
grande libreria, crea<br />
un’occasione di forte visibilità<br />
per gli editori, sia una<br />
rassegna enogastronomica in<br />
cui l’editoria si fonde con il<br />
settore food & wine, per un<br />
“delizioso” connubio. Ma<br />
libreria non significa solo<br />
esposizione e vendita; un ricco<br />
calendario tematico di eventi<br />
ed iniziative trova il suo filo<br />
conduttore nella<br />
valorizzazione della lettura e<br />
del buon cibo; via libera<br />
quindi a presentazioni di libri,<br />
dibattiti, proiezioni, spettacoli<br />
e musica, che animeranno la<br />
rassegna. È inoltre prevista<br />
una sezione “glocal”, dedicata<br />
agli editori di una specifica<br />
regione, uno spazio<br />
internazionale, dove sarà<br />
ospite un paese straniero<br />
diverso ogni giorno ed un<br />
palco per tutti i lettori che si<br />
cimenteranno in giochi ed<br />
iniziative che hanno il libro<br />
principale protagonista. Ma il<br />
diletto della mente non si<br />
completa se non<br />
accompagnato dal piacere del<br />
corpo, sarebbe un po’ come<br />
leggere di una nuvola senza<br />
aver mai visto il cielo, come<br />
parlare di una mela senza
conoscerne il sapore. Da<br />
sempre esiste un intreccio<br />
inscindibile tra cibo e<br />
letteratura, quasi come fosse<br />
un modo per raccontare sogni,<br />
necessità, stili di vita.<br />
Boccaccio nel suo Decamerone<br />
elogia maccheroni e raviuoli,<br />
nell’Inferno di Dante si parla<br />
della taverna de’ ghiottoni ed<br />
ancora oggi il cibo diviene<br />
metafora ricorrente. A voler<br />
trovare il bandolo della<br />
matassa che nei secoli ha<br />
legato la letteratura alla<br />
nobile arte della gastronomia<br />
non basterebbero cent’anni. De<br />
GustiBooks, ha pensato quindi<br />
di riunire nella stessa<br />
occasione editori e produttori<br />
di vino, cibo e video, per<br />
creare un viaggio nell’universo<br />
del gusto, attraverso ciò che<br />
le riviste, la televisione ed<br />
internet descrivono in tema di<br />
enogastronomia. Un duplice<br />
approccio, che vede accanto al<br />
racconto e la narrazione di<br />
personaggi che si sono<br />
cimentati con il mangiar bene,<br />
la dedizione ed il lavoro di chi<br />
da anni alleva, coltiva e<br />
produce i migliori prodotti<br />
agroalimentari. Una rassegna<br />
dell’editoria quindi, ma con<br />
particolare attenzione ai<br />
piaceri del palato. Il cibo si<br />
offre non solo come necessità<br />
e materia, ma diviene chiave<br />
di interpretazione e racconto<br />
di scrittori, giornalisti, autori<br />
e registi, ai quali si<br />
aggiungono i migliori<br />
produttori del settore<br />
enogastronomico, che<br />
perpetuano nel tempo le<br />
tradizioni alimentari e che<br />
offrono degustazioni ed<br />
assaggi dei loro prodotti.<br />
Incontri con autori, cuochi,<br />
giornalisti di settore e<br />
personaggi dello spettacolo, si<br />
alternano ad assaggi di<br />
prodotti tipici, da assaporare<br />
con tutti e cinque i sensi<br />
“aperti”. Cene e pranzi a<br />
tema, si susseguono tra<br />
presentazioni di ricette<br />
elaborate da cuochi nazionali<br />
ed internazionali e ad<br />
allietare il tutto, musica e<br />
spettacoli a tema “food &<br />
wine”, che completano<br />
un’offerta particolarmente<br />
allettante per un pubblico di<br />
curiosi golosi. Parlare e<br />
scrivere di buona tavola è un<br />
modo per descrivere la vita<br />
attraverso quello che<br />
cuciniamo e mangiamo, per<br />
scoprire tradizioni, abitudini e<br />
cambiamenti, è questo<br />
l’intreccio magico tra cibo ed<br />
editoria che costituisce la<br />
nervatura di De GustiBooks. A<br />
questo punto non resta che<br />
chiudere gli occhi...<br />
abbandonatevi ai piaceri della<br />
mente, gustatevi le delizie del<br />
corpo.<br />
71
La fortezza medicea<br />
di Poggibonsi ospita<br />
la rassegna<br />
enogastronomica<br />
e culturale dell’estate<br />
senese: iniziata<br />
a maggio, proseguirà<br />
fino a ottobre;<br />
protagonisti<br />
indiscussi, i frutti<br />
di stagione<br />
72<br />
Tutti a tavola,<br />
per piacere!<br />
Ciliege, erbe e zafferano,<br />
aperitivi al tramonto, libri da<br />
“sgranocchiare”, merende per<br />
grandi e piccoli: ingredienti<br />
fondamentali per un’estate in<br />
allegria, dedicata al gusto e<br />
alle migliori produzioni<br />
agroalimentari del territorio<br />
senese. Tutto questo è Tutti a<br />
tavola, per piacere!, l’iniziativa<br />
del Comune di Poggibonsi<br />
(Siena) che aprirà le porte<br />
della sua Fortezza per una<br />
manifestazione che proseguirà<br />
dalla raccolta delle ciliege alla<br />
fioritura dello zafferano,<br />
ovvero fino a ottobre, il terzo<br />
fine settimana di ogni mese. Il<br />
variegato calendario di eventi,<br />
curato dall’esperta di cucina<br />
Lucia Bartolini, prevede ad<br />
esempio “Sgranocchiare un<br />
libro e raccontare un cibo”,<br />
con incontri e degustazioni con<br />
produttori, cuoche e cuochi e<br />
autori di libri; oppure “Una<br />
frutta e tre delizie”, un<br />
piacevole pomeriggio di<br />
merenda con i frutti di<br />
stagione e animazioni dedicate<br />
a grandi e piccini, “Un vino e<br />
tre delizie”, aperitivo al<br />
tramonto con i vini e le<br />
preparazioni dei migliori<br />
produttori dell’area; o anche<br />
“Mercato in tavola”, vendita e<br />
degustazione delle migliori<br />
produzioni dell’area intorno a<br />
Poggibonsi.<br />
Sempre in Fortezza, sarà<br />
aperto una sorta di “sportello”<br />
per informarsi su produzioni,<br />
produttori e prodotti
agroalimentari dell’area.<br />
I prossimi appuntamenti<br />
saranno dedicati ai temi più<br />
diversi: a giugno ci sarà un<br />
fine settimana (il 15, 16 e 17)<br />
dedicato a erbe, odori e<br />
spezie; durante l’estate a<br />
luglio (20, 21 e 22) e agosto<br />
(17, 18 e 19) ci saranno<br />
degustazioni ed incontri per<br />
approfondire il rapporto tra<br />
qualità e frutti di stagione,<br />
dibattito che continuerà anche<br />
in autunno, a settembre. A<br />
ottobre si svolgerà una<br />
manifestazione su alberi da<br />
frutto di antiche varietà e<br />
specie rustiche, che<br />
comprenderà una mostra e<br />
incontri con autori di libri ed<br />
esperti del settore, vivaisti e<br />
ricercatori. L’assegnazione<br />
della “Calamagna d’annata”<br />
(un riconoscimento alle più<br />
interessanti produzioni di<br />
qualità della stagione in corso<br />
coinvolte nel progetto, in<br />
collaborazione con associazioni<br />
e rappresentanze del settore<br />
agroalimentare) concluderà la<br />
stagione 2007 degli eventi.<br />
Il programma<br />
delle prossime iniziative<br />
Giugno<br />
● Venerdì 15 ore 21<br />
Sgranocchiare e raccontare libri e cibi<br />
Incontro con Giuliana Berengan storica<br />
e saggista, Lia Galli cuoca e Anna Maria Dini<br />
coordinatrice Donne in campo.<br />
● Sabato 16 e domenica 17 dalle ore 16,30<br />
Un frutto e tre delizie per una piacevole merenda dedicata a grandi<br />
e piccini.<br />
Un vino e tre delizie per un aperitivo al tramonto.<br />
A cura di Slow food condotta di San Gimignano-Colli Senesi<br />
In collaborazione con Consorzio della Denominazione San Gimignano,<br />
Consorzio Chianti Colli Senesi, Ciacci e Faraoni, fornai in<br />
Poggibonsi, Nuovo Caseificio di Poggibonsi, Salumi tipici Terra di<br />
Siena di Poggibonsi.<br />
● Domenica 17 dalle ore 12<br />
Mercato in tavola, per gustare un pranzo con i migliori prodotti di<br />
stagione dell’area.<br />
A cura dell’associazione Donne in campo.<br />
Luglio<br />
● Venerdì 20 ore 21<br />
Sgranocchiare e raccontare libri e cibi<br />
Incontro con Daniele Vergari agronomo e ricercatore, produttori<br />
di aziende a conduzione biologica e biodinamica dell’area.<br />
● Sabato 21 e domenica 22 dalle ore 16,30<br />
Un frutto e tre delizie per una piacevole merenda dedicata a grandi e<br />
piccini.<br />
Un vino e tre delizie per un aperitivo al tramonto.<br />
A cura di Slow food condotta di San Gimignano-Colli Senesi<br />
In collaborazione con Consorzio della Denominazione San Gimignano,<br />
Consorzio Chianti Colli Senesi, Ciacci e Faraoni, fornai in<br />
Poggibonsi, Nuovo Caseificio di Poggibonsi, Salumi tipici Terra di<br />
Siena di Poggibonsi.<br />
● Domenica 22 dalle ore 12<br />
Mercato in tavola, per gustare un pranzo con i migliori prodotti di<br />
stagione dell’area.<br />
A cura dell’associazione Donne in campo.<br />
Informazioni e prenotazioni:<br />
tel. 0577 986203<br />
www.comune.poggibonsi.si.it;<br />
www.politeama.info<br />
73
Blues & Wine<br />
Soul Festival<br />
L’unico evento in grado di<br />
coniugare la migliore musica<br />
blues, soul e gospel alla<br />
scoperta dei migliori vini<br />
siciliani si chiama Blues & Wine<br />
Soul Festival, dal 19 al 22 luglio<br />
ad Agrigento. Una vera<br />
esperienza polisensoriale il cui<br />
sipario si alza nelle calde notti<br />
estive di Sicilia. Grandi concerti<br />
mentre attorno al palco le<br />
migliori cantine di Sicilia e<br />
d’Italia presentano i propri<br />
prodotti. Mescita no-stop,<br />
workshop dei sapori e<br />
professionisti appassionati<br />
guideranno il pubblico di Blues<br />
& Wine Soul Festival alla<br />
scoperta del vino, avvolti<br />
dall’atmosfera unica e magica<br />
della musica dei più grandi<br />
artisti del panorama<br />
internazionale del blues & soul.<br />
Info: www.bluesandwine.com.<br />
Aria di Festa<br />
con il Prosciutto<br />
di San Daniele<br />
Il dolce sapore del Prosciutto di<br />
San Daniele Dop aspetta tutti i<br />
golosi nella cittadina ai piedi<br />
74<br />
Appuntamenti<br />
con il gusto<br />
Cinzia Collini e Silvia Vigiani<br />
delle Prealpi per “Aria di<br />
Festa”, la manifestazione<br />
dedicata esclusivamente al<br />
prodotto “re” di queste terre.<br />
In occasione della festa, giunta<br />
ormai alla sua ventitreesima<br />
edizione, San Daniele (Ud) apre<br />
le porte ai visitatori dal 22 al<br />
25 giugno; l’intero centro<br />
storico si trasforma in una<br />
grande sala di degustazione: le<br />
strade ospiteranno numerosi<br />
stands dove degustare il<br />
prosciutto friulano, esaltato nel<br />
gusto dall’abbinamento con i<br />
migliori vini della Regione.<br />
Otto prosciuttifici per<br />
l’occasione aprono le porte al<br />
pubblico per raccontare i<br />
segreti della stagionatura dei<br />
prosciutti, attraverso<br />
degustazioni particolari e visite<br />
guidate. Nell’arco della<br />
manifestazione si alterneranno<br />
delle degustazioni guidate e dei<br />
corsi di cucina con<br />
l’elaborazione di ricette creative<br />
e indicazioni su come tagliare e<br />
conservare il San Daniele. Info:<br />
www.prosciuttosandaniele.it<br />
Premio della Cucina<br />
Mediterranea<br />
I giovani talenti della<br />
gastronomia mediterranea sono<br />
in gara a Salerno nella terza<br />
edizione del Premio della<br />
Cucina Mediterranea, che si<br />
terrà il prossimo 29 giugno.<br />
Cinque sono le regioni<br />
partecipanti: Calabria,<br />
Campania, Basilicata, Sicilia e<br />
Puglia. Il Premio della Cucina<br />
Mediterranea è un prestigioso<br />
riconoscimento che offre una<br />
vera e propria opportunità ad<br />
aspiranti chef, ancora<br />
impegnati a compiere il proprio<br />
corso di studi presso gli istituti<br />
alberghieri, di confrontarsi con<br />
il mondo del lavoro, uscendo<br />
dall’ambiente scolastico ed<br />
entrando in diretto contatto con<br />
altri studenti e professionisti<br />
del settore. Una manifestazione<br />
che si propone di scoprire i<br />
professionisti di domani e<br />
valorizzare le tradizioni delle<br />
cucine regionali, di cui quei<br />
giovani saranno gli innovatori e<br />
gli ambasciatori nel mondo.<br />
Info: www.premiocucinamediterranea.it<br />
Cene storiche<br />
nei castelli<br />
I castelli appartenenti all’antico<br />
Ducato di Parma e Piacenza<br />
aprono le loro porte per<br />
ospitare delle cene molto<br />
particolari: da maggio a<br />
dicembre ritorna il<br />
Rinascimento, nei menu e<br />
nell’allestimento di castelli,<br />
abbazie e fortezze, che saranno
il degno teatro di queste cene<br />
storiche dove sapori antichi e<br />
moderni troveranno un giusto<br />
punto d’incontro. Sapori, vini e<br />
tipicità di grande pregio in una<br />
terra da sempre culla della<br />
gastronomia dove cultura e cibo<br />
sono un binomio inscindibile. La<br />
prenotazione per le cene è<br />
obbligatoria. Info:<br />
www.castellidelducato.it<br />
Gusto e note a Viterbo<br />
Lina Wertmüller, Tullio Solenghi,<br />
Michele Campanella, Daniela<br />
Dessi, Stefano Vignati, Fabio<br />
Armiliato, Svetla Vassileva e<br />
Lucien Bruchon insieme ad oltre<br />
300 artisti, tra solisti, coro e<br />
orchestra, saranno impegnati<br />
nella prima edizione del Tuscia<br />
Opera Festival in cartellone a<br />
Viterbo e provincia dal 10 luglio<br />
al 10 agosto 2007. La sfida del<br />
Tuscia Opera Festival è quella di<br />
offrire alla grande musica e ad<br />
una cultura di respiro<br />
internazionale un nuovo<br />
palcoscenico tra arte, cultura,<br />
itinerari archeologici ed<br />
enogastronomici, in un<br />
territorio il cui splendore è<br />
ancora da scoprire.<br />
A Viterbo gli spettacoli si<br />
terranno tra Piazza San Lorenzo<br />
(conosciuta come Piazza dei<br />
Papi) e il Giardino del<br />
Paradosso, ma il cartellone<br />
comprende anche eventi ad<br />
Acquapendente, Bolsena e<br />
Civita di Bagnoregio. Info:<br />
www.tusciaoperafestival.com<br />
Le vie dei Sapori nel<br />
Mercatino del Gusto<br />
Torna per il quarto anno<br />
l’appuntamento con il Mercatino<br />
del Gusto organizzato a Maglie<br />
(Le), dal 1° al 4 agosto: come<br />
sempre in piazza ci saranno<br />
tutti i prodotti tipici locali del<br />
Salento, bancarelle, forum<br />
enogastronomici e cene a<br />
tema. Organizzato da Slow<br />
Food, non potranno mancare i<br />
Laboratori del Gusto che<br />
offriranno ai visitatori un modo<br />
nuovo e giocoso per entrare nel<br />
mondo del cibo e del vino: si<br />
potrà toccare con mano,<br />
annusare, assaggiare,<br />
confrontare quanto verrà<br />
descritto e raccontato,<br />
interagendo con i relatori. Ci<br />
saranno Cene a Tema,<br />
organizzate apposta per<br />
recuperare un modo di<br />
mangiare “slow”, con i piatti<br />
preparati dai migliori chef<br />
pugliesi; Slow Food sarà<br />
presente anche attraverso i<br />
presìdi e in convegni, seminari<br />
e forum tutti dedicati al cibo.<br />
In più, mostre e rassegne che<br />
ruotano tutte attorno al<br />
mangiar bene. Info:<br />
www.mercatinodelgusto.it<br />
Sole e musica<br />
a Cortona<br />
Torna nella splendida cornice<br />
cortonese il prestigioso Tuscan<br />
Sun Festival, che celebra il suo<br />
quinto anniversario con quello<br />
che sembra essere il miglior<br />
cast artistico fino ad ora<br />
presentato. Oltre a Sofia Loren,<br />
che inaugura ufficialmente il<br />
festival il 4 agosto durante un<br />
concerto di gala che si terrà<br />
all’aperto in Piazza Signorelli,<br />
oltre allo straordinario parterre<br />
di artisti, oltre alle due nuove<br />
orchestre, invitate per le<br />
celebrazioni del quinto<br />
anniversario: la Venice Baroque<br />
Orchestra, sotto la direzione di<br />
Andrea Marcon e il Concert<br />
d’Astreé, guidato da<br />
Emmanuelle Haïm, oltre alla<br />
location<br />
eccezionale<br />
delle “terre<br />
toscane”,<br />
come da<br />
tradizione il<br />
Tuscan Sun<br />
Festival non<br />
è solo<br />
musica. Molti nell’arco della<br />
giornata gli appuntamenti della<br />
sezione arte, fotografia,<br />
letteratura, discipline orientali,<br />
enogastronomia, con<br />
degustazioni dei migliori vini<br />
della Doc Cortona che si<br />
svolgeranno non solo in città,<br />
ma anche negli splendidi<br />
dintorni. Info:<br />
www.festivaldelsole.com,<br />
www.tuscansunfestival.com.<br />
Forlimpopoli in festa<br />
con l’Artusi<br />
Sarà l’inaugurazione ufficiale di<br />
Casa Artusi, il primo centro<br />
italiano dedicato alla cultura<br />
gastronomica domestica, il<br />
momento clou dell’undicesima<br />
Festa Artusiana, la kermesse<br />
golosa con cui Forlimpopoli (Fc)<br />
celebra ogni anno il suo più<br />
illustre concittadino, Pellegrino<br />
Artusi. L’appuntamento è nella<br />
cittadina romagnola dal 16 al<br />
24 giugno per nove giorni<br />
all’insegna della buona cucina e<br />
della cultura enogastronomica.<br />
Accanto all’apertura di Casa<br />
Artusi, la Festa imbandisce un<br />
ricco programma di eventi e<br />
degustazioni, convegni e<br />
spettacoli, mercatini di prodotti<br />
tipici e itinerari gastronomici,<br />
nel nome dell’autore del più<br />
75<br />
➤
➤<br />
celebre manuale di cucina<br />
italiano. Nel corso della Festa si<br />
terranno numerosi altri incontri<br />
e tavole rotonde dedicati alla<br />
cultura del cibo e dintorni, e in<br />
particolare agli autori di libri<br />
legati alla gastronomia: fra<br />
loro, anche il grande Francesco<br />
Guccini che, deposta per il<br />
momento la chitarra, dedica la<br />
sua attenzione alle osterie di<br />
oggi e l’attore Vito (alias<br />
Stefano Bizzocchi) che, forte<br />
anche della sua competenza in<br />
cucina, farà da guida al nuovo<br />
portale tematico “Le chiavi di<br />
Casa Artusi”. Info:<br />
www.pellegrinoartusi.it<br />
Torna Cala Lenta<br />
Giunta alla quarta edizione, da<br />
venerdì 6 a domenica 8 luglio<br />
2007 torna Cala Lenta, la<br />
manifestazione ideata dalla<br />
condotta Slow Food Lanciano<br />
dedicata alla cultura marinara<br />
abruzzese e alla scoperta delle<br />
meraviglie del<br />
paesaggio<br />
della Costa<br />
dei Trabocchi,<br />
nel quale<br />
l’uomo e la<br />
natura<br />
convivono da<br />
secoli in rispettoso e precario<br />
equilibrio. Protagonisti<br />
principali di Cala Lenta saranno<br />
naturalmente i trabocchi,<br />
straordinarie costruzioni da<br />
pesca che sfruttano elementari<br />
tecniche di incastri e<br />
contrappesi, da sempre capaci<br />
di resistere al mare. Ma nei tre<br />
giorni di Cala Lenta sarà<br />
possibile anche gustare le<br />
specialità culinarie locali a<br />
bordo dei motopescherecci o,<br />
alla sera, sui trabocchi. Lungo il<br />
territorio costiero della<br />
provincia di Chieti saranno<br />
76<br />
coinvolte le trattorie e i<br />
ristoranti selezionati da Slow<br />
Food che ospiteranno le cene<br />
tematiche con i piatti della<br />
tradizione marinara. Le<br />
prenotazioni per la cena sui<br />
trabocchi potranno essere<br />
effettuate dal 10 al 30 giugno.<br />
Info: www.calalenta.com<br />
I sapori di Brisighella<br />
Appuntamento con il gusto nel<br />
borgo medievale e termale di<br />
Brisighella (Ra) per l’edizione<br />
2007 de l’Arca dei Savori: nei<br />
quattro sabato sera di agosto,<br />
dalle ore 19 alle 24,<br />
protagonisti saranno i prodotti<br />
accomunati da genuinità,<br />
tradizione e buoni sapori, tutti<br />
contraddistinti dall’alto profilo<br />
qualitativo. In sintesi le<br />
tematiche ed i “protagonisti”<br />
delle serate saranno: “Le<br />
eccellenze gastronomiche della<br />
nostra regione: le Città Slow<br />
dell’Emilia Romagna” (4<br />
agosto), “Lo scalogno di<br />
Romagna: il re dei prodotti<br />
dell’orto” (11 agosto), “Un<br />
matrimonio perfetto: formaggio<br />
stagionato ed albana passito”<br />
(18 agosto). Nel corso di tutti e<br />
tre gli appuntamenti sono<br />
previsti animazioni e<br />
allestimenti a tema agreste.<br />
Infine, sabato 25 agosto<br />
prenderà vita “Un itinerario fra<br />
tradizione e savori”: un<br />
percorso che toccherà cinque<br />
aziende della collina faentina<br />
aderenti al Gruppo “Il lavoro dei<br />
Contadini” New Agriform<br />
Romagna per un viaggio che si<br />
snoda tra degustazioni e<br />
commercializzazione di prodotti<br />
tipici, spettacoli e ricostruzioni<br />
della vita e del lavoro dei<br />
contadini romagnoli di un<br />
tempo.<br />
www.terredifaenza.it<br />
Fra il cielo e il calice<br />
Ritorna anche quest’anno “Calici<br />
di stelle” il tradizionale<br />
appuntamento estivo ideato dal<br />
Movimento Turismo del Vino<br />
che, inneggiando a Bacco, in<br />
una delle notti più suggestive<br />
dell’anno, offre ai turisti la<br />
possibilità di godersi “la pioggia<br />
di lacrime di San Lorenzo” in<br />
compagnia di un vino di qualità.<br />
Il 10 agosto, nei centri storici e<br />
nelle piazze italiane, tra corti<br />
d’insospettata bellezza e<br />
castelli, gli enoturisti<br />
appassionati del buon bere,<br />
potranno degustare i migliori<br />
vini delle cantine associate<br />
abbinati ai prodotti tipici di<br />
qualità, espressione del<br />
patrimonio locale di ogni<br />
regione che ospita l’evento. Le<br />
stelle cadenti rinsaldano lo<br />
straordinario connubio fra vino<br />
e arte, offrendo accanto alle<br />
degustazioni magistralmente<br />
guidate da abili sommelier e<br />
famosi enologi italiani, una<br />
ricca serie d’iniziative che<br />
allieteranno piacevolmente con<br />
concerti di musica jazz e<br />
classica, cortei storici,<br />
performance teatrali e giochi<br />
pirici, i tanti turisti italiani e<br />
stranieri che scelgono un nuovo<br />
concetto di vacanza estiva alla<br />
scoperta delle città d’arte.<br />
Info: www.movimentoturismovino.com;<br />
per la Toscana:<br />
www.mtvtoscana.it.
Gli Usa preferiscono<br />
il Brunello<br />
La metà delle Doc e delle Docg<br />
toscane destinate all’estero<br />
finiscono sulle tavole degli<br />
americani: negli Usa infatti,<br />
vanno fortissimo i rossi toscani<br />
con il Chianti e il Brunello di<br />
Montalcino in pole position. La<br />
recente indagine Nomisma sul<br />
posizionamento dei Vqprd<br />
(Doc/Docg) italiani nei<br />
principali mercati mondiali,<br />
mostra una crescita record per<br />
il vino “made in Italy” con un<br />
aumento delle esportazioni in<br />
valore del 20% dovuta a una<br />
crescita sia sui mercati<br />
dell’Unione Europea (24%) sia<br />
su quello statunitense (+16%)<br />
nel primo bimestre 2006. Il<br />
45% dei pregiati vini rossi<br />
toscani finisce negli Stati Uniti<br />
mentre la Germania assorbe il<br />
40% delle spedizioni estere dei<br />
vini bianchi Doc/Docg del<br />
Veneto, come il Prosecco.<br />
Negli Stati Uniti è diretto<br />
anche ben oltre un terzo (36%)<br />
Winelovers<br />
dell’export complessivo di rossi<br />
piemontesi Barolo, Barbaresco,<br />
Barbera e Grignolino che<br />
tuttavia per il 14% vengono<br />
consumati anche in Germania.<br />
La destinazione principale dei<br />
rossi veneti come l’Amarone o<br />
il Valpolicella è invece il<br />
Canada (21%), seguito a ruota<br />
dalla Germania (20%); i bianchi<br />
del Trentino e del Friuli come il<br />
Traminer e il Collio sono invece<br />
destinati soprattutto negli Usa<br />
(41%) e in Germania (32%).<br />
Il trend positivo per il vino<br />
italiano dimostra la presenza<br />
di nuove e rilevanti opportunità<br />
di crescita dopo che, nel 2006,<br />
ha raggiunto complessivamente<br />
un fatturato record di 9<br />
miliardi di euro, 3 dei quali<br />
attraverso l’export, con quasi<br />
un terzo della produzione<br />
destinata ai 361 vini nazionali<br />
Doc e Docg.<br />
Sapori d’estate<br />
con i wine slushes<br />
L’estate sta arrivando, cosa c’è<br />
Cinzia Collini<br />
di meglio di una buona<br />
bevanda rinfrescante? Un<br />
bicchiere di wine slushe, valida<br />
alternativa alla sangria o al<br />
wine spritzer: le miscele<br />
fresche di vino coi succhi di<br />
frutta. Qualcuno suggerisce tra<br />
i vini migliori per questo scopo<br />
i seguenti: Pinot Grigio,<br />
Sauvignon Blanc, Rioja, o<br />
Merlot. La nuova tendenza<br />
arriva direttamente dagli Usa,<br />
per un cocktail dal sapore<br />
nostrano si possono provare a<br />
mixare frutta e vini italiani.<br />
77<br />
➤
➤<br />
Vitigno Italia: il “rosso perfetto” è un Sangiovese<br />
Ecco i pochi semplici gesti per<br />
ottenere un wine slush<br />
perfetto: basta aggiungere del<br />
succo di frutta o della frutta<br />
fresca nel vino, mischiare il<br />
tutto e mettere in frigo fino a<br />
raggiungere la consistenza<br />
desiderata. L’alcol contenuto<br />
nel vino garantirà che la<br />
bevanda non si congeli<br />
raggiungendo lo stato solido.<br />
Su internet si possono già<br />
trovare delle nuove e<br />
interessanti combinazioni,<br />
come ad esempio Zingy,<br />
preparato con New Zealand<br />
Sauvignon Blanc, limone<br />
ghiacchiato e succo di mirtillo<br />
rosso, oppure la versione<br />
Tropical a base di Chardonnay,<br />
succo di mango e succo<br />
d’ananas; infine Jammy con<br />
Merlot, succo di melagrana e<br />
more.<br />
Atelier del vino.<br />
Il tuo vino su misura<br />
Sono state “adottate” le prime<br />
vigne che consentiranno agli<br />
appassionati di produrre<br />
bottiglie di vino personalizzate<br />
pagando cifre che partono da<br />
poco meno di 500 euro: si<br />
tratta dell’operazione “Atelier<br />
78<br />
del vino. Il tuo vino su<br />
misura”, promossa<br />
dall’Azienda romana mercati e<br />
che permette di prendere in<br />
cura un piccolo appezzamento<br />
vitato, visitabile in ogni<br />
momento, e quindi scegliere<br />
uvaggi e tecniche per produrre<br />
il proprio vino. Limitati i costi:<br />
si parte da 480 euro per 120<br />
metri quadrati di vigneto, un<br />
appezzamento che consente di<br />
ottenere una produzione di<br />
circa 120 bottiglie all’anno. Si<br />
tratta di una opportunità alla<br />
portata di tutti che ricalca una<br />
tendenza in atto tra molti<br />
personaggi famosi, tra cui<br />
Gerard Depardieu e Sting, che<br />
hanno deciso di investire il<br />
proprio tempo libero e denaro<br />
nella vitivinicoltura italiana.<br />
Le enoteche<br />
come farmacie<br />
“Se il Governo dovesse<br />
adottare misure repressive che<br />
riguardano la vendita degli<br />
alcolici al fine di evitare<br />
abusi, incidenti, ed altro, le<br />
enoteche Vinarius potrebbero<br />
ricoprire il ruolo delle<br />
farmacie aperte di notte: un<br />
luogo, cioè, dove una persona<br />
competente ti spiega come<br />
assumere una cosa che, nelle<br />
dosi prescritte, invece di farti<br />
male ti fa bene”.<br />
Così, con una certa dose di<br />
provocazione e di umorismo, il<br />
Presidente Francesco Bonfio<br />
ha aperto il convegno<br />
“Guadagnare in salute: il ruolo<br />
delle Enoteche per un<br />
consumo ragionato e<br />
consapevole” organizzato da<br />
Vinarius - Associazione<br />
Enoteche Italiane - a Brindisi<br />
lo scorso 22 maggio .<br />
Secondo il presidente,<br />
l’enotecario ha assunto nella<br />
nostra società un ruolo nuovo,<br />
quello di guida al consumo<br />
consapevole di alcool. Perché<br />
è sempre minore il tempo che<br />
le famiglie passano insieme a<br />
tavola, e sempre minori le<br />
opportunità di madri e padri<br />
di educare i giovani e gli<br />
adolescenti ad un bere<br />
ragionato. Gli enotecari<br />
vogliono essere parte attiva<br />
del progetto interministeriale<br />
Guadagnare salute, e Vinarius<br />
vuole essere partecipe nella<br />
creazione di una coscienza del<br />
bere, e in sede di convegno<br />
ha manifestato la propria<br />
disponibilità a concertare<br />
programmi di formazione e<br />
approfondimento da portare<br />
nelle scuole, avvalorando<br />
l’idea dell’enotecario come<br />
garante di una corretta<br />
informazione sul consumo di<br />
vino ed alcolici.<br />
Vitigno Italia sceglie<br />
i vini perfetti<br />
Premiati il miglior rosso, il<br />
miglior bianco e il miglior<br />
passito: la Campania vince per<br />
i bianchi, la Toscana per i<br />
rossi e la Sicilia per il passito.
La commissione<br />
dell’Associazione italiana<br />
sommeliers e 25 visitatori di<br />
VitignoItalia, degustatori non<br />
professionisti, hanno eletto i<br />
tre “Vini perfetti”, uno per<br />
ogni categoria in concorso: un<br />
rosso, un bianco e un passito.<br />
Per il miglior rosso ha vinto il<br />
Sangiovese dei Marchesi di<br />
Frescobaldi Montesodi 2004<br />
Chianti Rufina Docg; per la<br />
categoria miglior bianco è<br />
stato premiato il Greco di Tufo<br />
Loggia della Serra 2006 Docg<br />
di Terredora. Come miglior<br />
passito è stato eletto il<br />
Passito di Pantelleria doc Ben<br />
Ryè 2005 di Donnafugata.<br />
Singolare la procedura del<br />
premio: nella fase<br />
preliminare, svoltasi nelle<br />
settimane precedenti<br />
l’apertura di VitignoItalia, una<br />
commissione dell’Associazione<br />
italiana sommeliers,<br />
presieduta da Stefano<br />
Continisio, e formata dai<br />
sommeliers e degustatori<br />
Antonella Bevilacqua, Stefania<br />
Cozzolino, Michela Guadagno,<br />
Tommaso Luongo, Paride<br />
Cimbalo, Vittorio Cioffi, Franco<br />
De Luca, Giulia Cannada<br />
Bartoli, ha selezionato 17 vini<br />
per i vitigni in concorso. Le<br />
degustazioni sono state<br />
effettuate alla cieca. Nella<br />
fase finale del concorso i 17<br />
vini selezionati per le<br />
categorie vitigno perfetto<br />
sono stati rimessi<br />
letteralmente “in gioco” in<br />
una sorta di finale, e quindi<br />
degustati alla cieca da 25<br />
persone scelte fra il pubblico<br />
del salone, le quali hanno<br />
determinato, semplicemente<br />
dando un valore da 1 a 10, ai<br />
tre parametri visivo /<br />
gustativo / olfattivo, la<br />
vittoria di tre vini, un bianco,<br />
un rosso e un passito. I tre<br />
vini perfetti sono quindi stati<br />
eletti da non addetti ai lavori<br />
e assolutamente per il gusto e<br />
non tecnicamente.<br />
Un Brunello<br />
a peso d’oro<br />
I territori del Brunello hanno<br />
aumentato il loro valore del<br />
2153% in quarant’anni. Una<br />
travolgente “cavalcata” che ha<br />
visto i vigneti di Montalcino<br />
salire sull’Olimpo di quelli più<br />
pregiati al mondo. Nel 1967,<br />
infatti, a Consorzio di Tutela<br />
appena nato, un ettaro di<br />
terreno vitato e/o vitabile<br />
(fabbricati annessi) valeva 1,8<br />
milioni di lire. Oggi un ettaro<br />
di Brunello vale ben 350.000<br />
euro. Nel 1977, un ettaro<br />
(fabbricati e vigne vecchie<br />
incluse) valeva 3,5 milioni di<br />
lire, grosso modo il doppio<br />
che nel precedente decennio.<br />
Ma l’incremento più<br />
considerevole esce dal<br />
confronto di questo valore con<br />
quello del 1987, quando un<br />
ettaro di Brunello arriva a<br />
costare 50 milioni di lire, vale<br />
a dire circa 5 volte in più<br />
rispetto al 1977. Questa<br />
impennata così netta è<br />
spiegabile con l’arrivo a<br />
Montalcino delle grandi firme<br />
dell’enologia italiana (solo per<br />
fare gli esempi più importanti<br />
da Banfi a Antinori, passando<br />
per Frescobaldi), che proprio a<br />
partire dalla metà degli anni<br />
ottanta, fino all’inizio degli<br />
anni ’90, costituiscono le loro<br />
“dependances” fra le colline<br />
di Montalcino. Un trend al<br />
rialzo di solida continuità<br />
anche nel decennio<br />
successivo: nel 1997, un<br />
ettaro di Brunello valeva 150<br />
milioni di lire (somma<br />
attualizzata con i coefficienti<br />
Istat pari a 93.667,21 euro),<br />
quasi due volte il valore<br />
registrato nel 1987, per<br />
arrivare all’attuale cifra record<br />
di circa 350.000 euro. Valori<br />
importanti, che sottolineano<br />
un tasso di crescita notevole,<br />
anche considerando l’incidenza<br />
del costo della vita e la<br />
recente introduzione dell’euro,<br />
a conferma del ruolo di<br />
primaria grandezza nel<br />
panorama enologico non solo<br />
italiano ma anche mondiale<br />
che il Brunello di Montalcino<br />
ha conquistato in un lasso di<br />
tempo relativamente breve.<br />
79
Bollicine<br />
di Toscana<br />
Gavioli, l’amore<br />
per la qualità<br />
Toscana terra di grandi rossi, di<br />
buoni bianchi e... di bollicine. I<br />
puristi del vino potrebbero dirci<br />
che ben altre sono le zone vocate<br />
in Italia e che solo in queste zone<br />
si può tentare di stare alla pari<br />
con il re degli spumanti, lo champagne.<br />
E allora parlerebbero del<br />
nord Italia, del Piemonte, della<br />
Lombardia o del Trentino. Giustamente,<br />
con tutta probabilità. Ma<br />
per ogni regola esiste sempre<br />
un’eccezione (che rafforza la regola<br />
stessa). E in Toscana esistono<br />
alcune valide eccezioni, realtà<br />
che sanno il fatto loro anche per<br />
quanto riguarda il prodotto Spumante.<br />
Una di queste realtà è Gavioli, a<br />
Chianciano in piena provincia senese.<br />
Il Brut metodo classico che<br />
qui si spumantizza (presente anche<br />
in versione millesimata) offre<br />
al consumatore un calice di rara<br />
gradevolezza. Si presenta di to-<br />
80<br />
nalità paglierino brillante alla vista,<br />
con un perlage delicato e fine.<br />
Al naso esprime un ampio bouquet<br />
con sentori floreali e belle note di<br />
frutta fresca, accompagnate da<br />
note più complesse di frutta esotica<br />
e da una nota di crosta di<br />
pane. Particolarmente accattivante<br />
al gusto con una buona freschezza<br />
e una vivacità che si coniuga<br />
con struttura e bevibilità.<br />
Lo spumante è ottenuto da una<br />
cuvée di pregiate uve pinot nero<br />
e chardonnay e fermenta a lungo<br />
in maniera naturale in cantine interrate<br />
di tufo, dove la temperatura<br />
non supera mai i 13 gradi. Vengono<br />
quindi seguite tutte le fasi<br />
del Metodo Classico dal remuage<br />
alla preparazione del tirage fino<br />
alla tecnica del degorgement. Si<br />
ottiene così un’eccellenza qualitativa<br />
dalla spuma copiosa e persistente,<br />
un vino elegante come<br />
aperitivo e adattissimo a tutto pa-<br />
Agricola Gavioli<br />
Loc. Maglianella<br />
Chianciano Terme (Si)<br />
Tel. 0578 63995<br />
Fax 0578 62013<br />
info@cantinegavioli.it<br />
www.cantinegavioli.it<br />
sto, specie in cene a base di pesce.<br />
La gamma dei vini di Gavioli comunque<br />
non finisce qui. Si punta<br />
molto anche sulle denominazioni<br />
di origine della Toscana. Rosso e<br />
Nobile di Montepulciano, Chianti<br />
Superiore e Colli Senesi, Morellino<br />
di Scansano, Brunello di Montalcino<br />
e Vernaccia di San Gimignano<br />
sono i gioielli di casa Gavioli.<br />
Interessanti anche il Vin Santo<br />
del Chianti e alcuni igt quali il<br />
Sergavio, in versione rosso e bianco,<br />
e lo chardonnay Castellaro.<br />
Non mancano ovviamente grappa<br />
e olio extravergine di oliva.<br />
Un’azienda che mira alla qualità<br />
a 360°, da sempre imperniata su<br />
una filosofia produttiva tesa a curare<br />
ogni aspetto del lavoro in vigna<br />
e in cantina. Le bollicine in<br />
Toscana esistono e sono buone.<br />
Gavioli ne è la dimostrazione concreta.<br />
Cin cin!