Il mantenimento per il coniuge e per i figli nella separazione e nel ...
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LA BIBLIOTECA DEL<br />
DIRITTO DI FAMIGLIA<br />
Collana diretta da Bruno de<br />
F<strong>il</strong>ippis<br />
1 . L’addebito di responsab<strong>il</strong>ità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />
2. La <strong>separazione</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia<br />
di fatto<br />
3. La solidarietà post coniugale,<br />
Seconda edizione<br />
4 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> e <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,
Seconda edizione<br />
5 . La mediazione fam<strong>il</strong>iare e la<br />
soluzione delle controversie<br />
insorte tra genitori separati<br />
(nuovo art. 709 ter c.p.c.)<br />
6 . L’affidamento dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio<br />
7 . L’esecuzione dei<br />
provvedimenti in materia di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio<br />
8 . L’assegnazione della casa<br />
coniugale <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />
e <strong>nel</strong> divorzio<br />
9 . Nullità dei matrimoni e<br />
tribunali ecclesiastici<br />
10. Le controversie in materia di
f<strong>il</strong>iazione<br />
11 . <strong>Il</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio: rito e prassi<br />
1 2 . Adozione nazionale ed<br />
internazionale<br />
1 3 . <strong>Il</strong> regime patrimoniale della<br />
famiglia, la comunione legale<br />
ed <strong>il</strong> trust<br />
14. Tutela ed amministrazione di<br />
sostegno<br />
1 5 . Successioni mortis causa<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia legittima e<br />
naturale<br />
Di prossima pubblicazione:
L’addebito di responsab<strong>il</strong>ità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>, Seconda<br />
edizione
MILENA PINI ANNA LISA<br />
BUONADONNA<br />
BRUNO DE FILIPPIS PASQUALE<br />
RICCI BRUNO SCHETTINI<br />
IL<br />
MANTENIMENTO<br />
PER IL CONIUGE E<br />
PER I FIGLI NELLA<br />
SEPARAZIONE E
NEL DIVORZIO<br />
Seconda edizione
CASA EDITRICE DOTT. ANTONIO<br />
MILANI<br />
2013
QUESTO VOLUME È<br />
ANCHE ONLINE<br />
Consultalo gratuitamente ne<br />
“La Mia Biblioteca”, la prima<br />
biblioteca professionale in<br />
the cloud con le pubblicazioni<br />
di CEDAM, UTET Giuridica,<br />
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presente volume a titolo<br />
completamente gratuito ed a<br />
fini promozionali del servizio<br />
“La Mia Biblioteca” e<br />
potrebbe essere soggetta a<br />
revoca da parte dell’Editore.
PROPRIETÀ LETTERARIA<br />
RISERVATA<br />
© 2013 Wolters Kluwer Italia<br />
S.r.l Strada I, Palazzo F6 -<br />
20090 M<strong>il</strong>anofiori Assago (MI)<br />
ISBN: 9788813315900<br />
<strong>Il</strong> presente f<strong>il</strong>e può essere usato<br />
esclusivamente <strong>per</strong> finalità di<br />
carattere <strong>per</strong>sonale. I diritti di<br />
commercializzazione,<br />
traduzione, di memorizzazione<br />
elettronica, di adattamento e di<br />
riproduzione totale o parziale<br />
con qualsiasi mezzo sono<br />
riservati <strong>per</strong> tutti i Paesi.
La presente pubblicazione è<br />
protetta da sistemi di DRM. La<br />
manomissione dei DRM è<br />
vietata <strong>per</strong> legge e penalmente<br />
sanzionata.<br />
L’elaborazione dei testi è curata<br />
con scrupolosa attenzione,<br />
l’editore declina tuttavia ogni<br />
responsab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> eventuali<br />
errori o inesattezze.
Per desiderio<br />
degli Autori, <strong>il</strong><br />
libro viene<br />
dedicato alla<br />
memoria del<br />
compianto Bruno<br />
Schettini, che<br />
aveva<br />
collaborato alla<br />
precedente<br />
edizione e che<br />
ora non è più con<br />
noi.
LA BIBLIOTECA DEL<br />
DIRITTO DI FAMIGLIA<br />
MANUALI DI<br />
AGGIORNAMENTO E<br />
SPECIALIZZAZIONE<br />
Presentazione della Collana<br />
Gli o<strong>per</strong>atori del diritto<br />
avvertono l’esigenza di<br />
fruire, <strong>per</strong> lo svolgimento<br />
della loro quotidiana attività,
di o<strong>per</strong>e di fac<strong>il</strong>e ed<br />
immediata consultazione, in<br />
grado di fornire la<br />
“soluzione” dei problemi,<br />
laddove vi sia uniformità in<br />
dottrina e giurisprudenza, e,<br />
in modo altrettanto chiaro, le<br />
diverse tesi, ove tale<br />
uniformità manchi o vi siano<br />
conflitti non ancora risolti<br />
<strong>nel</strong>le appropriate sedi, con<br />
indicazione delle ragioni<br />
giuridiche poste a sostegno di<br />
ciascuna di esse.
Essi hanno altresì<br />
necessità di conoscere gli<br />
ultimi aggiornamenti e le<br />
evoluzioni legislative e<br />
giurisprudenziali, non solo<br />
<strong>nel</strong> modo, pur valido, che può<br />
essere fornito da una banca<br />
dati, ma con adeguati<br />
commenti e termini di<br />
riferimento, idonei a rendere<br />
più comprensib<strong>il</strong>i le novità e<br />
ad inserirle <strong>nel</strong> contesto<br />
generale, rendendole parte<br />
della quotidiana cultura
giuridica e trasformandole in<br />
strumenti della propria<br />
attività lavorativa.<br />
Ciò non può avvenire, né<br />
attraverso o<strong>per</strong>e<br />
esclusivamente teoriche, né<br />
tramite “sintesi” che<br />
impoveriscano i contenuti del<br />
diritto, ma grazie a volumi<br />
che, senza ridondanze,<br />
riescano a fornire una visione<br />
generale e completa, nonché<br />
riescano a trarre, da essa,<br />
attraverso un <strong>per</strong>corso logico,
soluzioni “in p<strong>il</strong>lole”,<br />
immediatamente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i.<br />
<strong>Il</strong> diritto è, soprattutto,<br />
sintesi. Sintesi della realtà e<br />
della complessità,<br />
trasformate <strong><strong>nel</strong>la</strong> semplicità<br />
di una regola generale e di<br />
una conforme applicazione di<br />
essa. Allo stesso modo deve<br />
sa<strong>per</strong> o<strong>per</strong>are un libro<br />
giuridico. Esso deve poter<br />
essere letto in più modi e,<br />
ove occorra, anche<br />
unicamente dalla parte della
“soluzione”, senza tuttavia<br />
rinunciare ad una descrizione<br />
della complessità e, quindi,<br />
senza prescindere dalla<br />
conoscenza della teoria.<br />
A ciò deve aggiungersi che<br />
nessuna branca del sa<strong>per</strong>e è<br />
isolata e che conoscere le<br />
ragioni (ad esempio storiche,<br />
psicologiche o sociologiche)<br />
che stanno intorno a ciascun<br />
precetto e ne fondano la ratio<br />
o ne agevolano<br />
l’applicazione, è importante
<strong>per</strong> comprendere <strong>il</strong> precetto<br />
stesso. La comprensione<br />
della norma va spesso oltre la<br />
sua interpretazione<br />
strettamente giuridica. Per<br />
questo motivo nei libri della<br />
Collana sono talora contenuti<br />
approfondimenti che<br />
esplorano strade ulteriori e<br />
diverse rispetto a quelle<br />
convenzionali e consentono<br />
al lettore una conoscenza più<br />
piena di ogni risvolto delle<br />
questioni trattate.
Probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong><br />
gradimento riportato dai<br />
titoli della Collana è dovuto<br />
al fatto che essi hanno<br />
trovato la misura giusta <strong>nel</strong><br />
miscelare tali ingredienti e<br />
rispondere alle descritte<br />
esigenze del lettore.<br />
Non è certamente diffic<strong>il</strong>e,<br />
<strong>per</strong> la vastità del Diritto di<br />
Famiglia, individuare nuovi<br />
titoli che possano interessare<br />
<strong>il</strong> lettore. Vi è, anzi,<br />
l’imbarazzo della scelta. Nel
determinarli, sono state<br />
tenute presenti, in<br />
particolare, due esigenze:<br />
pubblicare libri legati allo<br />
svolgimento della quotidiana<br />
attività degli o<strong>per</strong>atori del<br />
diritto e, quindi, volumi che<br />
trattino materie <strong>per</strong> le quali<br />
vi sia un r<strong>il</strong>evante<br />
contenzioso; rispettare<br />
l’originaria idea di<br />
“Biblioteca” del diritto di<br />
Famiglia, consistente <strong>nel</strong><br />
fornire, al collezionista delle
o<strong>per</strong>e, strumenti che lo<br />
aiutino ad essere un<br />
“fam<strong>il</strong>iarista completo”, in<br />
grado di affrontare la materia<br />
con la padronanza che deriva<br />
da una conoscenza, insieme<br />
generale e specifica ed <strong>il</strong> più<br />
possib<strong>il</strong>e completa.<br />
L’estensione del diritto di<br />
famiglia non è incontroversa.<br />
Nei manuali o <strong>nel</strong>le<br />
enciclopedie, si legge, di<br />
regola, che esso è la branca<br />
del diritto privato che
disciplina <strong>il</strong> matrimonio, i<br />
rapporti <strong>per</strong>sonali e<br />
patrimoniali tra coniugi, la<br />
f<strong>il</strong>iazione, i rapporti tra<br />
genitori e <strong>figli</strong>, la<br />
<strong>separazione</strong> ed <strong>il</strong> divorzio.<br />
Nel diritto di famiglia,<br />
<strong>per</strong>tanto, pacificamente<br />
rientrano l’adozione (affine<br />
alla f<strong>il</strong>iazione ed anzi, come<br />
adozione legittimante, una<br />
delle forme di essa),<br />
l’esercizio della potestà<br />
genitoriale, la normativa che
protegge la maternità (come<br />
estrinsecazione e<br />
conseguenza dei rapporti tra<br />
genitrice e <strong>figli</strong>), le<br />
disposizioni di legge relative<br />
all’amministrazione ed alla<br />
rappresentanza dei <strong>figli</strong>, da<br />
parte dei genitori stessi (artt.<br />
320 e seguenti del codice<br />
civ<strong>il</strong>e).<br />
Poste queste premesse, non<br />
sembra possib<strong>il</strong>e escludere<br />
dal diritto di famiglia <strong>il</strong><br />
fenomeno delle convivenze o
famiglie di fatto. All’interno<br />
di esso si generano e vivono<br />
dinamiche del tutto analoghe<br />
a quelle esistenti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
famiglia matrimoniale. Come<br />
la materia della f<strong>il</strong>iazione<br />
rientra tutta intera <strong>nel</strong> diritto<br />
di famiglia, sia <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda i <strong>figli</strong> legittimi, che<br />
quelli naturali (art. 231-268<br />
cod. civ.), così la materia dei<br />
rapporti tra <strong>per</strong>sone che<br />
costituiscono famiglie, sia<br />
legali, che di fatto, non può
non rientrare <strong>nel</strong>lo stesso<br />
settore di studi giuridici.<br />
Per le medesime ragioni,<br />
una volta affermato che<br />
l’amministrazione e<br />
rappresentanza dei <strong>figli</strong>, da<br />
parte dei genitori, è parte del<br />
diritto di famiglia, è<br />
arbitrario escludere da esso<br />
“la tutela”, che si apre<br />
quando i genitori sono morti<br />
o <strong>per</strong> altre cause non possono<br />
esercitare la potestà, ma ha<br />
sostanzialmente lo stesso
oggetto.<br />
Se si parla di famiglia, <strong>il</strong><br />
riferimento non può essere<br />
limitato alla configurazione<br />
atomistica di essa. Non è<br />
possib<strong>il</strong>e ritagliare i confini<br />
del diritto di famiglia<br />
seguendo i contorni del<br />
“vestito di Arlecchino”.<br />
Perché la branca di studio<br />
possa avere la giusta<br />
dimensione, idonea a<br />
consentire un’adeguata<br />
comprensione della realtà, è
necessario che i termini di<br />
riferimento siano anche la<br />
famiglia patriarcale, la<br />
famiglia allargata, le<br />
famiglie ricostituite,<br />
l’impresa o la società<br />
fam<strong>il</strong>iare.<br />
In ragione di ciò, deve<br />
essere riconosciuta<br />
l’inclusione <strong>nel</strong> diritto di<br />
famiglia delle disposizioni di<br />
legge relative alla parentela,<br />
agli alimenti tra parenti, alla<br />
successione legittima e dei
legittimari. Quest’ultima<br />
normativa, in particolare,<br />
completa, estendendolo<br />
anche al <strong>per</strong>iodo post<br />
mortem, <strong>il</strong> quadro dei<br />
rapporti dei coniugi tra loro e<br />
con la prole.<br />
La presenza della<br />
f<strong>il</strong>iazione <strong>nel</strong> diritto di<br />
famiglia comporta altresì<br />
l’inclusione della disciplina<br />
giuridica del <strong>per</strong>iodo che la<br />
precede, vale a dire, della<br />
gravidanza (sia <strong>per</strong> quanto
iguarda la normativa di<br />
tutela che quella relativa<br />
all’interruzione) e della<br />
procreazione assistita, nuova<br />
risorsa fornita<br />
dall’evoluzione scientifica<br />
<strong>per</strong> realizzare l’obiettivo<br />
della f<strong>il</strong>iazione.<br />
Un altro pregiudizio da<br />
su<strong>per</strong>are è quello che <strong>il</strong><br />
diritto di famiglia rientri<br />
unicamente <strong>nel</strong> diritto civ<strong>il</strong>e.<br />
Vi è infatti un’ampia parte di<br />
esso che si colloca <strong>nel</strong> diritto
penale. (Delitti contro la<br />
famiglia, delitti contro<br />
l’assistenza fam<strong>il</strong>iare, reati<br />
in tema di interruzione della<br />
gravidanza, reati in tema di<br />
procreazione assistita,<br />
sanzioni penali previste dalla<br />
legge sull’adozione,<br />
normativa in tema di<br />
violenza fam<strong>il</strong>iare ex legge<br />
154/2001, sanzioni in tema di<br />
pubblicazioni matrimoniali).<br />
<strong>Il</strong> diritto di famiglia ha,<br />
quindi, una dimensione che
su<strong>per</strong>a le classificazioni<br />
tradizionali ed attribuisce a<br />
questa materia una propria<br />
particolare collocazione.<br />
Volendo proporre una<br />
moderna definizione, si può<br />
dire che <strong>il</strong> diritto di famiglia<br />
sia “l’insieme delle norme<br />
giuridiche che disciplinano<br />
l’organizzazione e la vita del<br />
nucleo di aggregazione<br />
determinato dalla scelta di un<br />
compagno, dalla<br />
procreazione e dalla crescita
della prole, nei vari modi in<br />
cui ciascuno intenda<br />
realizzare una o più delle<br />
predette fondamentali<br />
esigenze umane”.<br />
<strong>Il</strong> diritto di famiglia è,<br />
quanto e più di ogni altra<br />
branca, “diritto vivente”, cioè<br />
diritto che entra <strong><strong>nel</strong>la</strong> nostra<br />
vita quotidiana ed influenza<br />
la parte più <strong>per</strong>sonale ed<br />
importante di essa, nonché è<br />
diritto in continua<br />
evoluzione, <strong>per</strong>ché legato al
costume, alla politica,<br />
all’etica. Non a caso tutti i<br />
più importanti referendum<br />
che, <strong>nel</strong> nostro Paese, dagli<br />
anni settanta in poi, hanno<br />
animato la vita pubblica,<br />
infiammato e diviso, hanno<br />
avuto ad oggetto materie<br />
legate al diritto di famiglia<br />
Niente si modifica così<br />
rapidamente come i<br />
presupposti sociali su cui si<br />
basa la normativa del diritto<br />
di famiglia. Da ciò deriva che
questa disciplina è un<br />
“cantiere continuamente<br />
a<strong>per</strong>to”, <strong>nel</strong> quale le<br />
considerazioni sul diritto<br />
positivo continuamente si<br />
intrecciano con quelle del<br />
diritto a farsi e <strong>nel</strong> quale, ove<br />
si voglia mantenere <strong>il</strong> diritto<br />
al passo con i tempi, le<br />
riforme devono susseguirsi.<br />
Da ciò deriva l’opportunità<br />
di continui aggiornamenti e,<br />
quindi, di riedizione dei<br />
volumi che hanno già
incontrato <strong>il</strong> favore dei lettori<br />
e le cui precedenti tirature<br />
risultano <strong>per</strong>ciò esaurite.
IL MANTENIMENTO PER<br />
IL CONIUGE E PER I FIGLI<br />
NELLA SEPARAZIONE E<br />
NEL DIVORZIO<br />
Introduzione<br />
<strong>Il</strong> matrimonio determina<br />
l’obbligo reciproco, <strong>per</strong> i<br />
coniugi, di assistenza<br />
materiale. Questo dovere non<br />
cessa con la <strong>separazione</strong>, ma<br />
si trasforma, <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>
economicamente più forte,<br />
<strong>nel</strong>l’obbligo di corrispondere<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
eventualmente previsto dal<br />
giudice.<br />
L’obbligo di provvedere al<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole è<br />
previsto dall’art. 147 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e. Esso non si<br />
estingue con la <strong>separazione</strong><br />
ed <strong>il</strong> divorzio, né termina con<br />
<strong>il</strong> raggiungimento della<br />
maggiore età da parte dei<br />
<strong>figli</strong>, proseguendo fino a
quando gli stessi, entro<br />
termini ragionevoli, non<br />
abbiano raggiunto la piena<br />
indipendenza economica.<br />
La quantificazione<br />
dell’assegno nei confronti del<br />
partner è regolata da norme<br />
differenti, <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda la <strong>separazione</strong> ed <strong>il</strong><br />
divorzio. Nel primo caso,<br />
infatti, <strong>il</strong> matrimonio è<br />
ancora in vita ed <strong>il</strong> giudice<br />
detta la disciplina <strong>per</strong><br />
trasformare l’obbligo diretto
di assistenza materiale,<br />
vigente in regime di<br />
convivenza, in dovere<br />
indiretto, da attuarsi tramite<br />
<strong>il</strong> versamento di un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico. Nel secondo caso,<br />
invece, <strong>il</strong> matrimonio non è<br />
più in vigore e l’assegno<br />
trova la sua ragione nei<br />
principi della solidarietà post<br />
coniugale.<br />
La regolamentazione, in<br />
entrambi i casi (nonché nei<br />
riguardi dei <strong>figli</strong>), non
determina schemi rigidi o<br />
valutazioni automatiche, ma<br />
lascia margini di<br />
discrezionalità applicativa al<br />
giudice. I criteri sono chiari<br />
e, in particolare <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda <strong>il</strong> divorzio,<br />
dettagliatamente precisati,<br />
ma l’effettiva<br />
quantificazione del dovuto<br />
non può che essere<br />
effettivamente determinata<br />
dall’interpretazione della<br />
fattispecie compiuta dal
singolo magistrato.<br />
Studi hanno dimostrato<br />
che tale determinazione non<br />
è uniforme e che sussistono<br />
differenze, in alcuni casi di<br />
carattere regionale (e quindi<br />
spiegab<strong>il</strong>i con le differenti<br />
situazioni economiche del<br />
territorio), in altre prive di<br />
apparente giustificazione.<br />
In ragione di ciò, attuali<br />
tendenze riformiste,<br />
sostenute da associazioni di<br />
categorie coinvolte <strong>nel</strong>
problema, vorrebbero che la<br />
legge indicasse criteri più<br />
rigidi o applicasse tabelle,<br />
aritmeticamente legate ai<br />
redditi dichiarati ed al<br />
numero di <strong>figli</strong>.<br />
A mio avviso, i margini di<br />
discrezionalità del giudice, in<br />
fattispecie di tal tipo, <strong>nel</strong>le<br />
quali i fattori da valutare e le<br />
variab<strong>il</strong>i sono molteplici, non<br />
possono essere eliminati,<br />
senza far venir meno la<br />
fondamentale esigenza di
adeguare correttamente i<br />
principi di legge al caso<br />
concreto.<br />
Certamente è possib<strong>il</strong>e<br />
ipotizzare situazioni standard<br />
e, quindi, elaborare tabelle di<br />
riferimento, purché non sia<br />
negata al giudice la facoltà di<br />
adeguarle alla realtà di fatto<br />
o di motivare compiutamente<br />
scelte diverse.<br />
<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>coniuge</strong> di regola avviene<br />
con la prestazione <strong>per</strong>iodica
di una somma di denaro. Non<br />
può escludersi che <strong>il</strong> giudice,<br />
o le parti in sede<br />
consensuale, stab<strong>il</strong>iscano<br />
forme di <strong>mantenimento</strong><br />
“miste”, vale a dire<br />
prevedano conferimento di<br />
prestazioni in natura o <strong>il</strong><br />
pagamento di bollette e<br />
spese. <strong>Il</strong> limite, <strong>per</strong> tale<br />
possib<strong>il</strong>ità, consiste <strong>nel</strong> fatto<br />
che l’obbligazione derivante<br />
dall’art. 156 c.c. deve essere<br />
certa e determinata.
La Corte di Cassazione ha<br />
escluso che l’attribuzione in<br />
uso della casa coniugale<br />
possa essere giustificata con<br />
l’esigenza di provvedere al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong>.<br />
Tale decisone, tuttavia, non<br />
riguarda la questione della<br />
forma del <strong>mantenimento</strong>, ma<br />
<strong>il</strong> titolo in base al quale<br />
l’attribuzione dell’abitazione<br />
è possib<strong>il</strong>e, poiché la<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
afferma che esso sussiste
solo in presenza di <strong>figli</strong><br />
minorenni o maggiorenni non<br />
autosufficienti ( 1 ).<br />
L’importanza dell’assegno<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
dovrebbe tendenzialmente<br />
diminuire, poiché <strong>il</strong><br />
legislatore riformista del<br />
2006 ha previsto, con la<br />
legge 54, la prevalenza del<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto, vale a<br />
dire della prestazione<br />
<strong>per</strong>sonale, da parte di ciascun
genitore a ciascun <strong>figli</strong>o, di<br />
quanto necessario <strong>per</strong> la sua<br />
vita, la sua crescita e la sua<br />
istruzione.<br />
L’applicazione di questa<br />
disposizione è, al momento,<br />
ancora marginale, ma è<br />
prevedib<strong>il</strong>e che debba<br />
incrementarsi con <strong>il</strong><br />
diffondersi della cultura<br />
dell’affidamento condiviso.<br />
Numerose questioni, legate<br />
al <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
e dei <strong>figli</strong>, sono attualmente
discusse dalla dottrina e dalla<br />
giurisprudenza. Questo<br />
volume, come gli altri della<br />
Collana, intende fornire un<br />
quadro informativo<br />
completo, nonché risposte<br />
interpretative agevolmente<br />
fruib<strong>il</strong>e da parte degli<br />
o<strong>per</strong>atori.
In memoria del compianto<br />
Bruno Schettini<br />
Or volge l’anno che ormai<br />
<strong>il</strong> caro Amico e Maestro<br />
Bruno Schettini ci ha lasciati;<br />
se ne è andato in punta di<br />
piedi, con discrezione e <strong>nel</strong><br />
s<strong>il</strong>enzio della sua feconda<br />
laboriosità che lo ha<br />
accompagnato fino<br />
all’ultimo, in coerenza con la<br />
sua vita di studioso e di
<strong>per</strong>sona schiva e riservata,<br />
ma attenta al complesso<br />
mondo delle relazioni umane.<br />
A me l’onore e l’onere di<br />
r<strong>il</strong>eggere questo Suo scritto<br />
la cui paternità rimane<br />
immutata ed alla cui<br />
originalità di pensiero, a<strong>per</strong>to<br />
sempre a nuove ed<br />
entusiasmanti intuizioni nei<br />
campi inesplorati del<br />
pensiero<br />
sistemico/relazionale e dei<br />
suoi rapporti con la
Mediazione Fam<strong>il</strong>iare ed <strong>il</strong><br />
Diritto, rappresenterà sempre<br />
un innegab<strong>il</strong>e caposaldo <strong>per</strong><br />
chiunque vorrà cimentarsi<br />
con questi temi.<br />
Pedagogista ed acuto<br />
studioso del modello<br />
sistemico/relazionale, cultore<br />
del Diritto di Famiglia al<br />
quale si avvicinava sempre<br />
con curiosità e rispetto,<br />
Bruno Schettini ha sempre<br />
affermato una positivistica<br />
ed umanistica fiducia verso
la capacità auto-generativa,<br />
auto-formativa e di autoresponsab<strong>il</strong>izzazione<br />
dell’individuo quale “essere<br />
relazionale” di fronte alle<br />
conseguenze destab<strong>il</strong>izzanti<br />
che i conflitti interindividuali<br />
possono generare, soprattutto<br />
se portati <strong>nel</strong> contesto<br />
giudiziario della <strong>separazione</strong><br />
e del divorzio.<br />
<strong>Il</strong> conflitto, soprattutto<br />
quando coinvolge la sfera<br />
dell’affettività più intima
della <strong>per</strong>sona, ed in<br />
particolare <strong>il</strong> rapporto di<br />
coppia e quello genitoriale,<br />
impone non solo l’obbligo<br />
della riorganizzazione della<br />
quotidianità dei singoli, ma<br />
anche l’accettazione dei ruoli<br />
e delle responsab<strong>il</strong>ità<br />
connessi a qualsiasi<br />
cambiamento critico<br />
rientrante <strong>nel</strong> ciclo vitale<br />
della famiglia.<br />
La trasformazione<br />
esistenziale e funzionale
originata dal conflitto, se<br />
adeguatamente supportata dal<br />
<strong>per</strong>corso mediativo fam<strong>il</strong>iare,<br />
da momento di contingente<br />
negatività (spesse volte<br />
lacerante e frustante) può<br />
diventare momento di<br />
crescita e di maturazione<br />
<strong>per</strong>sonale e funzionale (dalla<br />
conflittualità “improduttiva”<br />
a quella “produttiva”).<br />
È proprio la Mediazione<br />
Fam<strong>il</strong>iare, <strong>nel</strong> pensiero di<br />
Bruno Schettini, lo strumento
priv<strong>il</strong>egiato <strong>per</strong> valorizzare le<br />
risorse <strong>per</strong>sonali, necessarie<br />
a fare fronte alle sfide insite<br />
in ogni cambiamento,<br />
venendo definita (in termini<br />
psico-pedagogici) appunto<br />
“un’opportunità «formativa»<br />
e di aiuto che sostiene<br />
l’autorganizzazione, la<br />
consapevolezza e la<br />
responsab<strong>il</strong>ità delle scelte<br />
o<strong>per</strong>ate” (cf. p. 5) .<br />
Partendo da un’es<strong>per</strong>ienza<br />
<strong>per</strong>sonale molto forte e
dolorosa, egli ha saputo<br />
progressivamente infondere<br />
alla Mediazione Fam<strong>il</strong>iare,<br />
oltre che alla lettura della<br />
vicenda separativa/divorz<strong>il</strong>e<br />
in uno alla problematica<br />
propria della tutela dei <strong>figli</strong><br />
minori, un approccio<br />
culturalmente nuovo,<br />
individuando i punti più<br />
critici del conflitto<br />
relazionale: <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o della<br />
capacità interlocutoria<br />
negoziale tra le parti (sia essa
coppia coniugale e/o<br />
genitoriale); la restituzione<br />
di pari dignità e<br />
corresponsab<strong>il</strong>ità alle figure<br />
adulte; la ridefinizione dei<br />
confini e dei ruoli al<br />
sopravvenire di istanze e<br />
bisogni nuovi nonché <strong>il</strong><br />
riconoscimento dei bisogni<br />
individuali, ad iniziare dalla<br />
dimensione di accudimento e<br />
cura nonché crescita<br />
armoniosa dei <strong>figli</strong>.<br />
Appassionato sostenitore
della Legge n. 56/2006 e in<br />
particolare dell’affidamento<br />
condiviso,<br />
epistemologicamente<br />
interpretato come<br />
realizzazione di una “sana<br />
bigenitorialità”, ossia come<br />
“esercizio congiunto e<br />
paritario” della funzione<br />
genitoriale (shared parenting<br />
piuttosto che jointy custody),<br />
Bruno Schettini dimostrava<br />
dimestichezza e capacità <strong>nel</strong><br />
muoversi <strong>nel</strong> campo del
Diritto di Famiglia, senza<br />
mai <strong>per</strong>ò tralasciare l’um<strong>il</strong>tà<br />
di chiedere e confrontarsi con<br />
chi era del settore; egli ha<br />
saputo valorizzare anche <strong>il</strong><br />
rapporto tra Mediazione<br />
Fam<strong>il</strong>iare e Diritto e, senza<br />
mai <strong>per</strong>dere di vista un Suo<br />
interesse primario,<br />
rappresentato dalla tutela dei<br />
<strong>figli</strong> minori all’interno delle<br />
procedure giudiziarie di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio, ne<br />
aveva sottolineato tre aspetti,
a suo dire salienti:<br />
Primo: l’esercizio della<br />
funzione parentale, <strong>per</strong><br />
riuscire a fare fronte ai<br />
bisogni fisiologici ed<br />
affettivo/relazionali dei <strong>figli</strong><br />
al fine di garantire lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della loro<br />
<strong>per</strong>sonalità, pur nei contesti<br />
di cambiamenti conflittuali<br />
quali le procedure<br />
giudiziarie, non avrebbe<br />
dovuto mai <strong>per</strong>dere di vista<br />
la sua dimensione culturale,
ossia la dimensione psicopedagogica<br />
propria<br />
dell’accudimento genitoriale;<br />
ciò <strong>per</strong>ché la “salvaguardia<br />
non retorica dell’interesse<br />
dei <strong>figli</strong> minori esige equità<br />
ed adeguatezza delle<br />
decisioni anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
prospettiva di eventuali e non<br />
improbab<strong>il</strong>i disarmonie che<br />
possono sopraggiungere, a<br />
distanza di tempo, dopo la<br />
<strong>separazione</strong> e <strong>il</strong> divorzio”<br />
(cf. pag. 12).
Secondo: la duplice natura<br />
relazionale e giuridica della<br />
vicenda separativa/divorz<strong>il</strong>e,<br />
se da un lato escludeva la<br />
visione radicale di una<br />
“totale degiuridicizzazione e<br />
degiurisdizionalizzazione del<br />
diritto di famiglia” in cui la<br />
mediazione avrebbe potuto<br />
porsi come pratica di<br />
“diversion” e di<br />
amministrazione “mite” del<br />
diritto” (cf. pag. 9), dall’altro<br />
imponeva, <strong>per</strong> l’adozione dei
provvedimenti temporanei ed<br />
urgenti a tutela degli<br />
interessi di <strong>figli</strong> minori,<br />
l’obbligo deontologico e<br />
professionale del Magistrato<br />
di acquisire una competenza<br />
specifica e specializzata “<strong>nel</strong><br />
settore delle scienze del<br />
comportamento e<br />
dell’educazione” (cf. pag.<br />
19). Ciò <strong>per</strong> evitare l’azione<br />
giudiziaria si riducesse<br />
all’emanazione di<br />
“provvedimenti poveri dal
punto di vista psicopedagogico,<br />
cioè<br />
dell’interesse del minore, e<br />
l’affermarsi di una<br />
pedagogia c(o)attiva<br />
all’interno delle aule del<br />
tribunale” (cf. pag. 19).<br />
Terzo: la presenza di<br />
professionalità diverse e<br />
complementari, in grado di<br />
offrire un supporto adeguato<br />
d’aiuto <strong>nel</strong>le situazioni di<br />
conflitti fam<strong>il</strong>iari derivanti<br />
da crisi portava a
configurare, <strong>nel</strong> rispetto dei<br />
reciproci ruoli e funzioni,<br />
anche uno spazio proprio<br />
dell’azione professionale del<br />
Mediatore Fam<strong>il</strong>iare che<br />
“comincia là dove non resta,<br />
apparentemente, alcuna via<br />
d’uscita al conflitto” (cf. pag.<br />
30).<br />
La maggiore<br />
partecipazione e<br />
responsab<strong>il</strong>izzazione di<br />
entrambi i genitori nei<br />
momenti critici conseguenti
al cambiamento dell’assetto<br />
fam<strong>il</strong>iare e coniugale avrebbe<br />
potuto trovare, infine,<br />
ulteriore stimolo ed impulso<br />
con la valorizzazione<br />
dell’associazionismo.<br />
Per Bruno Schettini,<br />
associazioni del settore,<br />
come quella dei Padri<br />
Separati o tante altre <strong>nel</strong><br />
corso del tempo costituite<br />
alle quali non aveva mai fatto<br />
mancare <strong>il</strong> proprio sostegno,<br />
rappresentavano uno
strumento di auto-educazione<br />
in età adulta, di educazione<br />
<strong>per</strong>manente; servivano a far<br />
cessare le ipocrisie ovunque<br />
esse venissero espresse e/o<br />
sacralizzate ed impedivano<br />
che le violenze <strong>per</strong>petrate<br />
all’ombra della famiglia a<br />
danno dei <strong>figli</strong> e/o della<br />
<strong>per</strong>sona più debole, potessero<br />
essere reiterate anche al di<br />
fuori di essa con la<br />
complicità e/o la ignavia di<br />
quanti o<strong>per</strong>ano dall’interno
delle stesse istituzioni<br />
preposte alla tutela e alla<br />
difesa di essi.<br />
<strong>Il</strong> suo saggio è quanto mai<br />
attuale ed è giusto riproporlo,<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> versione originale.
PREFAZIONE<br />
Primo commento alle<br />
modifiche apportate dalla<br />
legge n. 219 del 10 dicembre<br />
2012 alla disciplina della<br />
parentela e del<br />
riconoscimento dei <strong>figli</strong> nati<br />
fuori del matrimonio<br />
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La<br />
parentela. – 2.1 Parentela ed<br />
adozione. – 3. <strong>Il</strong>
iconoscimento. – 3.1 Commi<br />
due e tre. – 3.2 Procedimento in<br />
caso di rifiuto del consenso<br />
(quarto comma). – 3.3<br />
Provvedimenti provvisori e<br />
provvedimenti opportuni. – 4.<br />
L’art. 251 c.c. – 5. Effetti del<br />
riconoscimento. – 6. Modifica<br />
dell’art. 276 c.c.<br />
1. Premessa<br />
<strong>Il</strong> testo di legge<br />
definitivamente approvato
dalla Camera dei deputati <strong>il</strong><br />
27 novembre 2012,<br />
considerato <strong>il</strong> numero ed <strong>il</strong><br />
r<strong>il</strong>ievo delle norme introdotte<br />
o modificate, può essere a<br />
buon diritto considerato una<br />
“riforma” della materia della<br />
f<strong>il</strong>iazione. Non si tratta di<br />
una riforma integrale e,<br />
quindi, sarebbe più corretto<br />
parlare di “mini riforma”, se<br />
questo termine non<br />
implicasse, magari in modo<br />
implicito, un giudizio
iduttivo, che <strong>il</strong> testo, anche<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> segnale di svolta che<br />
rappresenta in un settore da<br />
tempo non al passo con le<br />
evoluzioni sociali e la<br />
lunghissima attesa che l’ha<br />
preceduto, non merita.<br />
In passato, si era detto che<br />
una novella del genere non<br />
veniva varata <strong>per</strong> l’indiretto<br />
riconoscimento che essa<br />
attribuiva alle “coppie di<br />
fatto” e la conseguente<br />
svalutazione dell’istituto
matrimoniale. Se questa<br />
affermazione corrispondeva<br />
al vero, si deve ritenere che,<br />
in questa occasione, essa è<br />
stata su<strong>per</strong>ata o le posizioni<br />
che la sostenevano sono<br />
divenute minoritarie.<br />
La riforma è inevitab<strong>il</strong>e<br />
(anche se tardiva)<br />
conseguenza<br />
dell’affermazione della<br />
supremazia dell’interesse del<br />
minore e dei principi<br />
costituzionali di eguaglianza.
Con essa, se non si è<br />
concluso, quantomeno è<br />
approdato ad una tappa<br />
importante <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso partito<br />
dalla “criminalizzazione del<br />
bastardo” delle epoche<br />
passate, <strong>nel</strong>le quali si<br />
riteneva che i <strong>figli</strong> nati fuori<br />
dal matrimonio fossero, non<br />
l’effetto di abitudini e culture<br />
ipocrite e discriminatorie, ma<br />
la causa di tutti i mali sociali<br />
( 2 ).
La riforma del diritto di<br />
famiglia del 1975 cambiò<br />
radicalmente la situazione,<br />
diede all’ingiusto sistema<br />
m<strong>il</strong>lenario una vigorosa<br />
spallata, ma richiedeva un<br />
completamento, che solo<br />
oggi è, in buona parte,<br />
avvenuto.<br />
Nel 1975, infatti, fu abolita<br />
la distinzione tra <strong>figli</strong><br />
legittimi ed <strong>il</strong>legittimi, ma<br />
essa fu sostituita dalla<br />
dicotomia legittimi-naturali,
i <strong>figli</strong> furono parificati, ma<br />
solo rispetto al genitore che<br />
aveva effettuato <strong>il</strong><br />
riconoscimento e non rispetto<br />
ai suoi parenti, la patria<br />
potestà divenne genitoriale,<br />
ma restò potestà e non<br />
responsab<strong>il</strong>ità, i <strong>figli</strong><br />
incestuosi rimasero tali e,<br />
salvo ipotesi particolari,<br />
continuarono a non poter<br />
essere riconosciuti.<br />
<strong>Il</strong> più era stato fatto, ma<br />
ciò che restava ha dovuto
attendere troppi anni, durante<br />
i quali le discriminazioni,<br />
oggi ritenute ingiuste ed<br />
eliminate con larghissima<br />
maggioranza parlamentare,<br />
sono rimaste in vita.<br />
Nel corso di tale <strong>per</strong>iodo,<br />
non sono stati rari gli<br />
interventi della Corte<br />
Costituzionale in argomento.<br />
Già prima del 1975 la Corte,<br />
pur partendo dal principio<br />
che tutte le volte che la<br />
norma nominasse, senza
ulteriori specificazioni, i<br />
discendenti, si riferisse<br />
unicamente ai legittimi,<br />
aveva compiuto interventi in<br />
favore dei <strong>figli</strong> naturali,<br />
<strong>nel</strong>l’ambito degli spazi che si<br />
riteneva fossero consentiti<br />
dal precetto contenuto<br />
<strong>nel</strong>l’art. 30 della<br />
Costituzione, <strong>per</strong> <strong>il</strong> quale la<br />
tutela dei <strong>figli</strong> nati fuori del<br />
matrimonio è soggetta al<br />
limite di compatib<strong>il</strong>ità con i<br />
diritti dei membri della
famiglia legittima ( 3 ).<br />
Dopo l’anno richiamato, la<br />
Consulta affermò che l’art.<br />
30, comma terzo, della<br />
Costituzione, coordinato con<br />
<strong>il</strong> principio di ragionevolezza<br />
ex art. 3, implica che <strong>il</strong><br />
legislatore, <strong>nel</strong> determinare<br />
discrezionalmente i casi e i<br />
contenuti di giuridica<br />
r<strong>il</strong>evanza del riconoscimento<br />
della prole naturale nei<br />
rapporti fra questa e i parenti
del genitore non può<br />
discriminare <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o naturale<br />
da quello legittimo più di<br />
quanto ciò sia richiesto da un<br />
ragionevole b<strong>il</strong>anciamento<br />
degli interessi in gioco ( 4 ).<br />
Successivamente <strong>il</strong><br />
medesimo organo<br />
costituzionale ha più volte,<br />
<strong>nel</strong>l’individuare discrasie tra<br />
la coscienza collettiva e la<br />
norma, dichiarato la<br />
competenza del legislatore
<strong>per</strong> la soluzione del problema<br />
( 5 ), invitando lo stesso a<br />
provvedere ( 6 ).<br />
Da ultimo, si richiama <strong>il</strong><br />
provvedimento del 2011, con<br />
<strong>il</strong> quale la Corte, in relazione<br />
alla diversa disciplina<br />
prevista <strong>per</strong> l’impugnazione<br />
<strong>per</strong> difetto di veridicità ed <strong>il</strong><br />
disconoscimento di paternità,<br />
ha r<strong>il</strong>evato l’evolversi della<br />
coscienza collettiva, ma ha<br />
affermato che solo al
legislatore spetta o<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />
necessario b<strong>il</strong>anciamento di<br />
principi ( 7 ).<br />
In tale contesto è<br />
finalmente intervenuta la<br />
novella del 2012.<br />
2. La parentela<br />
La riforma consiste in sei<br />
articoli. <strong>Il</strong> primo, in primo<br />
luogo, riscrive l’art. 74 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e, chiarendo che
la parentela sussiste sia <strong>nel</strong><br />
caso in cui la f<strong>il</strong>iazione sia<br />
avvenuta all’interno del<br />
matrimonio, sia <strong>nel</strong> caso in<br />
cui sia avvenuta al di fuori di<br />
esso.<br />
In realtà, pur essendo<br />
quanto mai opportuno <strong>il</strong><br />
chiarimento, <strong>per</strong> tacitare ogni<br />
possib<strong>il</strong>e voce discorde, non<br />
si trattava di una vexata<br />
quaestio.<br />
È vero che la Corte
Costituzionale, <strong>nel</strong> 1990 ( 8 ),<br />
sosteneva la “mancanza di un<br />
rapporto civ<strong>il</strong>e di parentela<br />
tra fratelli e sorelle naturali”<br />
e che vi è tuttora (anzi vi era<br />
prima dell’approvazione<br />
della novella) una posizione<br />
dottrinale conforme, ma la<br />
maggioranza degli Autori<br />
non aveva dubbi<br />
<strong>nel</strong>l’affermare che l’ampia<br />
formula del previgente art.<br />
74 consentiva di ritenere
parentela anche quella<br />
“naturale” ( 9 ).<br />
Poiché <strong>nel</strong> linguaggio<br />
corrente, finanche nei tempi<br />
più bui, non si è mai dubitato<br />
che anche <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o nato fuori<br />
dal matrimonio sia tale, ove<br />
<strong>il</strong> legislatore avesse voluto<br />
limitare giuridicamente la<br />
nozione di parentela, avrebbe<br />
dovuto dirlo espressamente.<br />
L’art. 74 c.c., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
precedente versione,
affermava invece, senza<br />
alcuna distinzione, che la<br />
parentela è <strong>il</strong> vincolo tra più<br />
<strong>per</strong>sone che discendono da<br />
uno stesso stipite.<br />
L’interprete non poteva che<br />
prenderne atto e ritenere che,<br />
in tutti i casi in cui vi fosse<br />
discendenza da uno stesso<br />
stipite, si determinasse<br />
parentela.<br />
Ove ciò non bastasse, si<br />
r<strong>il</strong>evava che, <strong><strong>nel</strong>la</strong> normativa<br />
codicistica della successione,
<strong>nel</strong> capo intitolato “Della<br />
successione dei parenti”, era<br />
disciplinata sia la<br />
successione dei parenti<br />
legittimi che di quelli<br />
naturali (art. 566, 573, 578,<br />
579, 580). <strong>Il</strong> legislatore<br />
stesso, tramite <strong>il</strong> predetto<br />
dato testuale, espressamente<br />
definiva parenti i parenti<br />
naturali.<br />
Analogamente, elementi<br />
ut<strong>il</strong>i <strong>per</strong> considerare esistente<br />
un rapporto di parentela
anche in caso di discendenza<br />
naturale ( 10 ), potevano trarsi<br />
dall’art. 148 c.c., che<br />
estendeva agli ascendenti<br />
naturali l’obbligo di fornire<br />
ai genitori i mezzi <strong>per</strong><br />
mantenere i <strong>figli</strong>, quando<br />
questi ultimi ne fossero<br />
sprovvisti, dall’art. 467 c.c.,<br />
che applicava l’istituto della<br />
rappresentazione ai <strong>figli</strong><br />
naturali, dall’art. 737 c.c.,<br />
che obbligava i discendenti
naturali alla collazione,<br />
dall’art. 433 c.c. e da altre<br />
analoghe disposizioni. In<br />
modo ancora più diretto<br />
poteva essere richiamata la<br />
parte dell’art. 251, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
quale ricorreva l’espressione<br />
“parentela naturale”.<br />
È altresì evidente <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
assunto, dopo la riforma del<br />
1975, dall’art. 261 c.c. che<br />
parificò integralmente, nei<br />
confronti del genitore, <strong>figli</strong><br />
legittimi e naturali
iconosciuti. Ciò comportava<br />
l’affermazione della<br />
naturalità come fonte di<br />
rapporto giuridico parentale e<br />
non vi erano ragioni <strong>per</strong><br />
limitare tale riconoscimento<br />
ad una sola tipologia di<br />
rapporto.<br />
La differente<br />
interpretazione si basava<br />
sull’assoluto valore<br />
istituzionale del matrimonio<br />
e sul fatto che i doveri verso i<br />
<strong>figli</strong> erano contenuti <strong>nel</strong> capo
ad esso relativo e non in<br />
quello dedicato alla<br />
f<strong>il</strong>iazione.<br />
Si trattava, <strong>per</strong>tanto, di<br />
argomenti “ideologici”, che<br />
presupponevano una<br />
coscienza collettiva quale<br />
poteva esservi <strong>nel</strong> tempo in<br />
cui la convivenza<br />
extramatrimoniale era<br />
unanimemente deprecata e<br />
l’adulterio costituiva reato<br />
penale, ma non più<br />
sostenib<strong>il</strong>i dopo che la
società e la stessa<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
(affermandone l’assoluta<br />
liceità) avevano mutato<br />
atteggiamento nei confronti<br />
delle “coppie di fatto” ( 11 ),<br />
nonché si trattava di<br />
argomenti (collocazione<br />
sistematica della norma sui<br />
doveri) alquanto deboli dal<br />
punto di vista esegetico.<br />
A sostegno della tesi<br />
secondo cui i rapporti di
parentela possono derivare<br />
solo dal matrimonio, si<br />
citava anche <strong>il</strong> fatto che solo<br />
<strong>il</strong> matrimonio fornisce<br />
certezza di rapporti, mentre <strong>il</strong><br />
riconoscimento di <strong>figli</strong>o<br />
naturale, essendo<br />
<strong>per</strong>ennemente soggetto alla<br />
possib<strong>il</strong>ità di revoca <strong>per</strong><br />
difetto di veridicità, non<br />
assicura la stessa e, quindi,<br />
non può fondare relazioni<br />
parentali stab<strong>il</strong>i.<br />
Neppure questa
argomentazione appariva<br />
<strong>per</strong>ò risolutiva, sia <strong>per</strong>ché<br />
anche i rapporti basati sul<br />
matrimonio possono essere<br />
reversib<strong>il</strong>i (es.: accoglimento<br />
di un’istanza di<br />
disconoscimento di paternità<br />
presentata nei termini,<br />
divorzio e cessazione dello<br />
stato di coniugio), sia <strong>per</strong>ché<br />
si tratterebbe di un<br />
argomento di opportunità,<br />
non ricompreso tra quelli che<br />
più strettamente orientano
l’interpretazione.<br />
In conclusione, si può dire<br />
che la nuova norma, più che<br />
modificare l’istituto<br />
giuridico della parentela,<br />
ribadisce i contenuti cui la<br />
migliore attività<br />
interpretativa era già<br />
<strong>per</strong>venuta. Essa, <strong>per</strong>tanto,<br />
rappresenta principalmente<br />
un chiarimento, che pone fine<br />
alle residue discussioni o<br />
dubbi sul punto.
2.1 Parentela ed adozione<br />
Anche la precisazione<br />
secondo cui la parentela<br />
sorge anche in caso di<br />
adozione di minori è, in<br />
relazione all’adozione<br />
cosiddetta legittimante,<br />
pleonastica, poiché l’art. 27<br />
della legge 184/1983, come<br />
modificata, già stab<strong>il</strong>iva che<br />
l’adottato acquisisse, senza<br />
alcuna differenza, lo stato di
<strong>figli</strong>o legittimo degli<br />
adottanti.<br />
<strong>Il</strong> problema sorge <strong>per</strong><br />
l’adozione di cui agli articoli<br />
44 e seguenti della legge<br />
citata, che disciplinano<br />
l’adozione in casi particolari.<br />
Da una parte, infatti, la<br />
lettera della nuova legge è<br />
chiara, poiché l’espressione<br />
“<strong>figli</strong>o adottivo” è<br />
indubbiamente<br />
onnicomprensiva. Si noti che,<br />
subito dopo, essa aggiunge
che restano esclusi i<br />
maggiorenni, adottati ai sensi<br />
degli articoli 291 e seguenti<br />
del codice civ<strong>il</strong>e. <strong>Il</strong> fatto che<br />
sia stata espressamente<br />
indicata un’esclusione sta ad<br />
indicare che non ve ne sono<br />
altre.<br />
In contrario si r<strong>il</strong>eva che la<br />
disciplina dell’adozione in<br />
casi particolari prevede, con<br />
l’art. 55, l’applicab<strong>il</strong>ità<br />
all’istituto dell’art. 300 c.c.,<br />
secondo <strong>il</strong> quale l’adozione
non induce alcun rapporto<br />
civ<strong>il</strong>e tra l’adottato ed i<br />
parenti dell’adottante, salve<br />
le eccezioni stab<strong>il</strong>ite dalla<br />
legge.<br />
<strong>Il</strong> contrasto non è sanab<strong>il</strong>e<br />
in via di interpretazione e<br />
può essere risolto solo<br />
considerando implicitamente<br />
abrogato, <strong>per</strong> l’adozione in<br />
casi particolari, <strong>il</strong> richiamo<br />
alla parte interessata dell’art.<br />
300 oppure ritenendo che la<br />
norma che afferma la
parentela sia una nuova<br />
“eccezione stab<strong>il</strong>ita dalla<br />
legge”. La prima soluzione è<br />
preferib<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong><br />
riferimento alle eccezioni è<br />
concepib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> singoli e<br />
parziali rapporti e non <strong>per</strong><br />
l’intero concetto.<br />
Se ciò è vero, si tratta di<br />
una novità importante,<br />
<strong>per</strong>ché avvicina le due forme<br />
di adozione dei minori<br />
esistenti (legittimante ed in<br />
casi particolari), venendo
incontro ad aspettative e<br />
richieste provenienti dal<br />
sociale.<br />
Si può dire che la nuova<br />
normativa non solo abbia<br />
posto (in buona parte) fine<br />
all’esistenza di <strong>figli</strong> “di serie<br />
A” e “B”, come a livello di<br />
pubblica opinione si è<br />
sostenuto, ma sia anche<br />
intervenuta su di una<br />
differenza tra istituti<br />
dell’adozione <strong>per</strong> i quali<br />
venivano ado<strong>per</strong>ate analoghe
formule di commento critico.<br />
3. <strong>Il</strong> riconoscimento<br />
La modifica o<strong>per</strong>ata dal<br />
primo comma dell’art. 250<br />
c.c. è esclusivamente<br />
nominale, in quanto, in<br />
conformità con i principi<br />
affermati e con lo spirito<br />
della novella, sostituisce la<br />
dizione “<strong>figli</strong>o naturale” con<br />
“<strong>figli</strong>o nato fuori dal
matrimonio”.<br />
Nulla muta <strong><strong>nel</strong>la</strong> sostanza<br />
della norma, che riconduce<br />
alla riforma del 1975 ed alle<br />
discussioni che la seguirono,<br />
prima di <strong>per</strong>venire alla<br />
conclusione che la donna<br />
sposata può dichiarare,<br />
anteriormente alla<br />
formazione dell’atto di<br />
nascita, che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o da lei<br />
partorito non è stato<br />
concepito dal marito.<br />
Come è noto, la novella
del 1975 creò tale possib<strong>il</strong>ità,<br />
senza tuttavia intervenire<br />
sull’art. 253 (inammissib<strong>il</strong>ità<br />
di un riconoscimento in<br />
contrasto con lo stato di<br />
<strong>figli</strong>o legittimo) e sul sistema<br />
di presunzioni di cui agli<br />
articoli 231 e seguenti.<br />
L’apparente contrasto fu<br />
risolto dalla giurisprudenza<br />
affermando che la posizione<br />
soggettiva di <strong>figli</strong>o legittimo<br />
non si consegue in modo<br />
automatico, <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto
di essere partorito da donna<br />
coniugata, ma mediante la<br />
formazione dell’atto di<br />
nascita e che la presunzione<br />
di paternità non sorge prima<br />
della formazione dell’atto<br />
stesso e, in particolare, non<br />
sorge qualora la donna<br />
dichiari <strong>nel</strong>l’atto che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
non è del marito ( 12 ).<br />
In tal modo, si attribuisce<br />
alla madre la facoltà di<br />
determinare in un modo o
<strong>nel</strong>l’altro la formazione<br />
dell’atto di nascita, senza che<br />
sussistano f<strong>il</strong>tri o controlli<br />
preventivi in ordine alla<br />
veridicità della sua<br />
affermazione ( 13 ). Contro le<br />
dichiarazioni non veritiere<br />
sono tuttavia applicab<strong>il</strong>i i<br />
rimedi civ<strong>il</strong>i<br />
dell’impugnazione del<br />
riconoscimento e dell’azione<br />
di reclamo di legittimità<br />
(quest’ultima esercitab<strong>il</strong>e
solo dal <strong>figli</strong>o) e le sanzioni<br />
penali previste <strong>per</strong> la falsità<br />
ideologica ex art. 483 c.p. (o<br />
495). Non si configura invece<br />
<strong>il</strong> reato di alterazione di stato<br />
( 14 ).<br />
3.1 Commi due e tre<br />
La novella è intervenuta<br />
sui commi due e tre dell’art.<br />
250 unicamente abbassando<br />
l’età prevista.
Su questo argomento,<br />
come su tutte le modifiche<br />
apportate all’articolo in<br />
oggetto, l’accordo<br />
parlamentare era stato già<br />
raggiunto in prima battuta,<br />
come è dimostrato dal fatto<br />
che esso non è stato<br />
interessato dalle modifiche<br />
apportate dal Senato, che<br />
hanno determinato la<br />
necessità di ulteriore lettura.<br />
<strong>Il</strong> secondo comma afferma<br />
che, <strong>nel</strong> caso in cui un
genitore voglia procedere al<br />
riconoscimento, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o che<br />
abbia compiuto quattordici<br />
anni deve dare <strong>il</strong> suo assenso.<br />
<strong>Il</strong> testo precedente prevedeva<br />
che questa facoltà spettasse<br />
al compimento di sedici anni.<br />
La modifica è in linea con<br />
la tendenza, moderna ed<br />
europea, ad abbassare l’età in<br />
cui i minorenni conseguono<br />
le prerogative relative al<br />
raggiungimento della<br />
maggiore età ed a
iconoscere anche<br />
parzialmente le stesse.<br />
Inizialmente, ogni facoltà<br />
si conseguiva con la<br />
maggiore età (allora prevista<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> ventunesimo anno di<br />
età), senza tener conto del<br />
fatto che <strong>il</strong> giovane di venti<br />
anni ed 11 mesi non era<br />
sostanzialmente diverso dal<br />
giovane di ventun anni<br />
compiuti e che l’autonomia<br />
che gli veniva attribuita non<br />
veniva certo acquisita in una
sola notte, ma era frutto di un<br />
<strong>per</strong>corso progressivo.<br />
L’evoluzione ha<br />
consigliato di estrapolare<br />
singole facoltà, riconoscendo<br />
al minorenne le sfere di<br />
capacità via via raggiunte e,<br />
quindi, attribuendogli<br />
differenti possib<strong>il</strong>ità di<br />
assumere comportamenti<br />
giuridicamente r<strong>il</strong>evanti a<br />
seconda della sua età.<br />
Rientrano in questo<br />
schema le facoltà
iconosciute dalla legge 22<br />
maggio 1978 n. 194, <strong>per</strong> la<br />
quale le minorenni possono<br />
attivare la procedura <strong>per</strong><br />
l’interruzione della<br />
gravidanza, dalla legge 18<br />
giugno 1986, n. 291, <strong>per</strong> la<br />
quale <strong>il</strong> minore può<br />
esercitare <strong>il</strong> diritto di<br />
avvalersi dell’insegnamento<br />
della religione cattolica,<br />
della legge 26 giugno 1990 n.<br />
162, in ordine alla<br />
sottoposizione a programmi
di disintossicazione da<br />
sostanze stupefacenti.<br />
Per quanto riguarda<br />
l’assenso previsto dall’art.<br />
250 c.c., la norma avrebbe<br />
potuto colmare la lacuna <strong>per</strong><br />
la quale <strong>il</strong> minore non<br />
riconosciuto da alcun<br />
genitore non ha (se si esclude<br />
l’impugnazione <strong>per</strong> difetto di<br />
veridicità) strumenti <strong>per</strong><br />
opporsi al riconoscimento,<br />
tramite <strong>il</strong> tutore o un<br />
curatore, ma si è limitata a
idurre di due anni la fascia<br />
di età entro cui <strong>il</strong> problema<br />
esiste.<br />
In passato, <strong>per</strong> lo stato di<br />
inferiorità ed emarginazione<br />
in cui <strong>il</strong> non riconosciuto si<br />
trovava, si riteneva che <strong>il</strong><br />
riconoscimento rispondesse<br />
sempre e comunque<br />
all’interesse del minore e<br />
che, quindi, non vi fosse<br />
bisogno di predisporre<br />
ulteriori f<strong>il</strong>tri. Attualmente,<br />
la situazione è mutata ed <strong>il</strong>
vaglio di un’entità che<br />
rappresenti <strong>il</strong> minore<br />
infraquattordicenne potrebbe<br />
essere opportuno.<br />
L’assenso è un atto<br />
discrezionale del <strong>figli</strong>o,<br />
senza <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />
riconoscimento non ha<br />
efficacia. Poiché <strong>il</strong><br />
riconoscimento è<br />
irrevocab<strong>il</strong>e e l’assenso può<br />
intervenire in qualsiasi<br />
momento, la mancanza di<br />
esso crea una situazione di
sospensione ed indefinita<br />
pendenza, cui solo <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
può porre fine.<br />
La giurisprudenza ha<br />
affermato che l’assenso, in<br />
tale fattispecie, è “elemento<br />
costitutivo dell’efficacia del<br />
riconoscimento” ( 15 ).<br />
Anche la modifica del<br />
terzo comma dell’art. 250<br />
c.c. è consistita unicamente<br />
<strong>nel</strong>l’abbassare <strong>il</strong> limite di<br />
età. Essa è conseguenza
necessaria della variazione<br />
del primo comma, poiché <strong>il</strong><br />
consenso dell’altro genitore<br />
si rende necessario <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
fascia di età in cui non o<strong>per</strong>a<br />
l’assenso del <strong>figli</strong>o. Nel<br />
momento in cui è stato<br />
modificato <strong>il</strong> primo dato, si è<br />
dovuto mutare anche <strong>il</strong><br />
secondo.<br />
Nel sistema attuale,<br />
<strong>per</strong>tanto, lo spartiacque è<br />
rappresentato dai quattordici<br />
anni del <strong>figli</strong>o. Prima di essi,
se non vi è stato alcun<br />
riconoscimento, l’atto può<br />
essere compiuto da ciascun<br />
genitore senza altre<br />
formalità; se invece un<br />
riconoscimento è già<br />
avvenuto, <strong>il</strong> genitore di sesso<br />
diverso può o<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />
proprio previa consenso<br />
dell’altro. Dopo tale data, <strong>il</strong><br />
consenso non è più richiesto<br />
essendo assorbito e sostituito<br />
dall’assenso del <strong>figli</strong>o.<br />
<strong>Il</strong> r<strong>il</strong>ievo attribuito alla
volontà ed all’autonomia del<br />
minore è <strong>per</strong>tanto accentuato.<br />
3.2 Procedimento in caso di<br />
rifiuto del consenso (quarto<br />
comma)<br />
Dall’assenso non si può<br />
prescindere, mentre alla<br />
mancanza di consenso è<br />
possib<strong>il</strong>e sop<strong>per</strong>ire con <strong>il</strong><br />
procedimento previsto dal<br />
quarto comma dell’art. 250,
come novellato.<br />
Con tale norma <strong>il</strong><br />
legislatore ha disciplinato in<br />
modo più puntale e completo<br />
<strong>il</strong> procedimento, ma ha<br />
<strong>per</strong>petuato la criticab<strong>il</strong>e<br />
abitudine di dettare tali<br />
disposizioni <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />
e non <strong>nel</strong> codice di procedura<br />
(che dovrebbe essere la sede<br />
adeguata), magari attraverso<br />
una complessiva riforma e<br />
definizione dei riti.<br />
In precedenza, la
competenza spettava al<br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni.<br />
Ora essa, come può leggersi<br />
<strong>nel</strong> successivo articolo tre<br />
della legge di riforma,<br />
appartiene al tribunale<br />
ordinario.<br />
Dinanzi al tribunale<br />
minor<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> rito applicab<strong>il</strong>e<br />
era quello camerale, di cui<br />
agli articoli 737 e seguenti<br />
del codice di procedura ( 16 ).<br />
Attualmente <strong>il</strong> succedersi
delle vicende procedurali è<br />
indicato dalla norma e si<br />
svolge attraverso ricorso,<br />
eventuale opposizione (con<br />
conseguenti assunzione di<br />
informazioni ed audizione<br />
del minore) e sentenza.<br />
Deve considerarsi<br />
applicab<strong>il</strong>e l’art. 38 delle<br />
disposizioni di attuazione,<br />
come novellato, secondo <strong>il</strong><br />
quale nei procedimenti in<br />
materia di affidamento e di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei minori si
applicano, in quanto<br />
compatib<strong>il</strong>i, gli articoli 737 e<br />
seguenti c.p.c..<br />
L’onere di iniziare <strong>il</strong><br />
processo è attribuito, come in<br />
precedenza, al genitore che<br />
vuole effettuare <strong>il</strong><br />
riconoscimento.<br />
Un’innovazione consiste<br />
<strong>nel</strong> fatto che <strong>il</strong> procedimento<br />
si svolge in modo più spedito<br />
se l’altro genitore, vale a dire<br />
colui <strong>il</strong> quale non ha voluto<br />
spontaneamente prestare <strong>il</strong>
consenso, si limita a tale<br />
attività “omissiva” e non<br />
interviene in causa. In tal<br />
caso, infatti, la questione può<br />
essere speditamente decisa,<br />
con una sentenza che, se<br />
affermativa, tiene luogo del<br />
consenso mancante.<br />
La norma non indica la<br />
possib<strong>il</strong>ità, in questo caso, di<br />
svolgere una sia pur minima<br />
attività istruttoria, ma, in<br />
base ai principi generali, tale<br />
facoltà non può essere negata
al giudice, ove egli la ritenga<br />
indispensab<strong>il</strong>e. <strong>Il</strong><br />
procedimento, infatti, si<br />
chiude con una sentenza e,<br />
quindi, con un giudizio di<br />
merito in ordine alla<br />
rispondenza del<br />
riconoscimento all’interesse<br />
del <strong>figli</strong>o.<br />
Se invece <strong>il</strong> genitore che<br />
non ha prestato <strong>il</strong> consenso<br />
propone opposizione <strong>nel</strong><br />
termine previsto (trenta<br />
giorni dalla notifica del
icorso), <strong>il</strong> procedimento si<br />
svolge sulla base dei poteri<br />
officiosi che la nuova norma<br />
attribuisce al giudicante ( 17 )<br />
(assunzione di informazioni,<br />
audizione del minore),<br />
sfociando ugualmente in una<br />
sentenza, la quale, secondo la<br />
lettera della legge, sia<br />
vecchia che nuova, “tiene<br />
luogo del consenso<br />
mancante”.<br />
<strong>Il</strong> minore
infraquattordicenne (solo al<br />
di sotto di tale età può<br />
attuarsi <strong>il</strong> procedimento ex<br />
art. 250/4 comma, essendo<br />
altrimenti <strong>il</strong> riconoscimento<br />
subordinato soltanto<br />
all’assenso) deve essere<br />
ascoltato, se ha compiuto<br />
dodici anni o è comunque<br />
capace di discernimento. La<br />
norma è ispirata ai principi<br />
generali ormai vigenti e<br />
ricalca quanto stab<strong>il</strong>ito<br />
dall’art. 155 sexies c.c.,
dettato in tema di<br />
affidamento condiviso dei<br />
<strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio.<br />
In ordine al ruolo del <strong>figli</strong>o<br />
<strong>nel</strong> procedimento, <strong>il</strong><br />
legislatore della novella<br />
avrebbe potuto<br />
maggiormente valorizzare<br />
l’affermazione della sentenza<br />
costituzionale del 2011 ( 18 ),<br />
secondo cui lo stesso è parte<br />
<strong>nel</strong> giudizio di opposizione
(con rappresentanza di regola<br />
affidata al genitore e con<br />
possib<strong>il</strong>ità di procedere alla<br />
nomina di un curatore) ( 19 ).<br />
E-gli ha invece seguito la<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
successiva alla pronuncia<br />
costituzionale ma<br />
antecedente rispetto alla<br />
novella, la quale, pur non<br />
negando tale qualità del<br />
minore, ha di fatto tratto da<br />
essa solo la giustificazione
dell’inderogab<strong>il</strong>ità<br />
dell’audizione ( 20 ).<br />
Analogamente, l’art. 250/4<br />
modificato non afferma che<br />
<strong>il</strong> minore deve costituirsi in<br />
giudizio tramite <strong>il</strong> genitore<br />
che l’ha già riconosciuto o un<br />
curatore speciale, ma<br />
ribadisce che egli deve essere<br />
ascoltato.<br />
L’obbligatorietà<br />
dell’audizione del minore in<br />
questa fattispecie non è
comunque una novità,<br />
essendo stata costantemente<br />
interpretata in tal senso la<br />
formula “sentito <strong>il</strong> minore”,<br />
contenuta <strong>nel</strong> testo<br />
precedente ( 21 ).<br />
L’art. 250/4<br />
precedentemente vigente<br />
espressamente richiedeva<br />
l’intervento del PM. <strong>Il</strong> fatto<br />
che la norma attuale non<br />
abbia ripetuto tale previsione<br />
non deve <strong>per</strong>ò essere
considerata come espressione<br />
d i una volontà contraria. A<br />
prescindere dal fatto che sia<br />
menzionato o meno da una<br />
norma specifica, l’intervento<br />
del Pubblico ministero resta<br />
comunque fondato sull’art.<br />
70, n. 3 c.p.c. ( 22 ). Vi è poi la<br />
generale previsione del<br />
novellato art. 38 disp. att.<br />
c.c., secondo <strong>il</strong> quale, in tutti<br />
i procedimenti in materia di<br />
affidamento e <strong>mantenimento</strong>
dei minori, <strong>il</strong> tribunale<br />
provvede dopo aver sentito <strong>il</strong><br />
PM.<br />
La novella non precisa<br />
quale sia l’interesse del <strong>figli</strong>o<br />
che può giustificare, <strong>nel</strong><br />
merito, <strong>il</strong> rigetto dell’istanza<br />
di riconoscimento. Deve<br />
continuare a ritenersi valida<br />
la precedente giurisprudenza,<br />
secondo la quale <strong>il</strong><br />
riconoscimento della prole<br />
naturale costituisce un diritto<br />
soggettivo sacrificab<strong>il</strong>e solo
in presenza di un <strong>per</strong>icolo di<br />
danno gravissimo <strong>per</strong> lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo psico-fisico del<br />
minore ( 23 ).<br />
Non essendo intervenuta<br />
alcuna nuova disposizione, si<br />
può ritenere tuttora o<strong>per</strong>ante<br />
la giurisprudenza che, <strong>nel</strong><br />
ribadire che l’indagine sulla<br />
veridicità del riconoscimento<br />
non fa parte del giudizio, ha<br />
tuttavia sostenuto che essa<br />
può essere attuata incidenter
tantum, in caso di<br />
contestazioni della<br />
controparte, <strong>per</strong> verificare la<br />
legittimazione attiva del<br />
richiedente ( 24 ).<br />
3.3 Provvedimenti provvisori<br />
e provvedimenti opportuni<br />
Lo schema che la nuova<br />
normativa detta <strong>per</strong> i<br />
provvedimenti provvisori ed<br />
urgenti richiama quanto
previsto in sede di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio.<br />
A differenza, tuttavia, di<br />
quanto avviene in tali<br />
procedimenti, l’emissione è<br />
eventuale, essendo<br />
subordinata al prevedib<strong>il</strong>e<br />
esito del giudizio ed alle<br />
peculiarità del caso.<br />
<strong>Il</strong> fine cui i provvedimenti<br />
sono destinati consiste <strong>nel</strong>l’<br />
“instaurare la relazione”,<br />
vale a dire <strong>nel</strong> preparare, con<br />
la dovuta gradualità e
cautela, <strong>il</strong> minore, affinché <strong>il</strong><br />
rapporto con un genitore,<br />
magari fino ad ieri<br />
sconosciuto, parta <strong>nel</strong> modo<br />
giusto.<br />
Se l’opposizione appare<br />
palesemente fondata, vale a<br />
dire se gli argomenti che essa<br />
porta lasciano presagire <strong>il</strong><br />
rigetto dell’istanza di<br />
riconoscimento, nessun<br />
provvedimento provvisorio<br />
deve essere emesso.<br />
Ugualmente non vi è
necessità di provvedimenti<br />
ove <strong>il</strong> genitore che effettua <strong>il</strong><br />
riconoscimento ed <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
già si conoscano e si<br />
frequentino in modo pacifico.<br />
Spetta <strong>per</strong>tanto al giudicante<br />
stab<strong>il</strong>ire, non solo quali<br />
provvedimenti debbano<br />
essere adottati, ma anche<br />
“se” debbano esserlo.<br />
La norma, a differenza di<br />
quanto accade <strong>per</strong> i<br />
“provvedimenti opportuni”<br />
da emettere con la sentenza
(successivamente<br />
disciplinati), non precisa se<br />
tra le misure provvisorie ed<br />
urgenti possano esservi anche<br />
disposizioni di carattere<br />
economico. La risposta, in<br />
sede di interpretazione, ben<br />
può essere positiva, in quanto<br />
non vi è ragione <strong>per</strong><br />
escludere tutto ciò che possa<br />
favorire l’instaurazione della<br />
relazione ed in quanto la<br />
stessa espressione “urgenti”<br />
fac<strong>il</strong>mente si adatta proprio a
misure di carattere o<br />
r<strong>il</strong>evanza economica.<br />
<strong>Il</strong> fatto che la finalità dei<br />
provvedimenti provvisori sia<br />
indicata in rapporto<br />
all’instaurazione della<br />
relazione induce a ritenere<br />
che, di regola, essi non siano<br />
un’anticipazione delle misure<br />
che saranno emesse con la<br />
sentenza, come avviene <strong>per</strong> i<br />
provvedimenti emessi in sede<br />
di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi o divorzio. Non si
avvisano tuttavia ragioni<br />
<strong>per</strong>ché, qualora ciò sia<br />
opportuno <strong>nel</strong>l’interesse del<br />
minore, possano assumere<br />
tale funzione.<br />
L’intera normativa a tutela<br />
del minore tende ad essere (e<br />
l’affido condiviso ne è<br />
esempio) sempre più dutt<strong>il</strong>e,<br />
<strong>per</strong> <strong>per</strong>seguire <strong>il</strong> fine<br />
sostanziale dell’interesse del<br />
medesimo e sconsiglia<br />
interpretazioni rigide o<br />
letterali che siano in
contrasto con esso.<br />
La lettura del solo articolo<br />
250 può lasciare dubbi<br />
sull’esecutività dei<br />
provvedimenti ivi indicati,<br />
non essendo<br />
automaticamente applicab<strong>il</strong>i<br />
alla fattispecie né l’art. 189<br />
disp. att. c.p.c., né l’art. 741<br />
c.p.c.. Ove tuttavia i<br />
provvedimenti in questione si<br />
considerino rientrare <strong>nel</strong><br />
novero dei provvedimenti “in<br />
materia di affidamento e
<strong>mantenimento</strong> dei minori”, <strong>il</strong><br />
problema è risolto dall’art.<br />
38 disp. att., che<br />
espressamente ne prevede<br />
l’immediata esecutività.<br />
I “provvedimenti<br />
opportuni in relazione<br />
all’affidamento ed al<br />
<strong>mantenimento</strong> del minore”<br />
devono essere dati con<br />
sentenza.<br />
La norma novellata fa<br />
riferimento all’art. 315 bis ed<br />
all’art. 262 c.c.. <strong>Il</strong> primo
ichiamo deve essere inteso<br />
come indicazione di principi<br />
s u cui fondare la decisione,<br />
mentre <strong>il</strong> secondo, oltre a<br />
svolgere la medesima<br />
funzione in relazione al suo<br />
oggetto, indica una tipologia<br />
di provvedimenti da adottare,<br />
vale a dire impone al giudice<br />
di includere <strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza<br />
disposizioni sul cognome del<br />
<strong>figli</strong>o.<br />
L’art. 315 bis è norma<br />
integralmente nuova, che
indica alcuni prioritari diritti<br />
ed un dovere del minore. <strong>Il</strong><br />
richiamo ad esso è<br />
opportuno, anche se, in<br />
materia di affidamento,<br />
sarebbe stato opportuno<br />
anche un riferimento al<br />
valore della bigenitorialità,<br />
contenuto <strong>nel</strong> primo comma<br />
dell’art. 155 c.c., poiché tale<br />
ultima norma, pur dettata in<br />
tema di <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, detta un principio<br />
generale, <strong>per</strong>tinente ed
applicab<strong>il</strong>e alla f<strong>il</strong>iazione.<br />
<strong>Il</strong> riferimento all’art. 262<br />
c.c. consente di risolvere con<br />
un unico procedimento anche<br />
le problematiche relative al<br />
cognome che <strong>il</strong> minore<br />
riconosciuto deve assumere.<br />
Su tale argomento la nuova<br />
legge non ha apportato<br />
modifiche e continuano<br />
<strong>per</strong>tanto ad applicarsi le<br />
disposizioni in vigore.<br />
L’ultimo comma dell’art.<br />
250, come novellato,
consente di derogare alla<br />
disposizione<br />
precedentemente vigente<br />
secondo la quale <strong>il</strong><br />
riconoscimento del <strong>figli</strong>o non<br />
poteva essere fatto da chi non<br />
avesse compiuto sedici anni.<br />
Ciò poneva <strong>il</strong> minore (ove<br />
entrambi i genitori si<br />
trovassero in questa<br />
condizione oppure ove uno<br />
solo dei due volesse o<strong>per</strong>are<br />
<strong>il</strong> riconoscimento) <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
condizione di vedersi
sottoposto ad un<br />
procedimento <strong>per</strong> la<br />
dichiarazione dello stato di<br />
abbandono e, quindi, di<br />
adottab<strong>il</strong>ità, con conseguente<br />
applicazione del rimedio<br />
previsto dall’art. 11 della<br />
legge 184/1983 (“Nel caso di<br />
non riconoscib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong><br />
difetto di età del genitore, la<br />
procedura è rinviata anche<br />
d’ufficio sino al compimento<br />
del sedicesimo anno di età<br />
del genitore naturale, purché
sussistano le condizioni<br />
menzionate <strong>nel</strong> comma<br />
precedente”).<br />
Tale ultima norma resta in<br />
vigore <strong>per</strong> <strong>il</strong> caso che <strong>il</strong><br />
giudice non autorizzi <strong>il</strong><br />
“prematuro” riconoscimento.<br />
In passato si affermava che<br />
<strong>il</strong> divieto era fondato sul<br />
fatto che <strong>il</strong> minore non aveva<br />
la capacità <strong>per</strong> comprendere<br />
<strong>il</strong> valore dell’atto da<br />
compiere e che bisognava<br />
<strong>per</strong>tanto attendere <strong>il</strong>
completamento della<br />
formazione della sua<br />
<strong>per</strong>sonalità.<br />
Questa motivazione non<br />
appare attualmente disattesa,<br />
in quanto la riduzione<br />
dell’età è subordinata ad una<br />
valutazione del giudice, che<br />
tenga conto di tutti i valori in<br />
gioco.<br />
4. L’art. 251c.c.
L’incesto era punito già<br />
<strong>nel</strong> diritto romano. Nel<br />
<strong>per</strong>iodo <strong>il</strong>luminista <strong>il</strong> reato fu<br />
abolito, <strong>per</strong> essere<br />
ripristinato dal codice sardo<br />
pre-unitario e dal codice<br />
Zanardelli del 1889, <strong>il</strong> quale<br />
tuttavia puniva solo la<br />
relazione incestuosa.<br />
L’attuale codice penale<br />
punisce l’incesto unicamente<br />
se commesso “in modo che<br />
ne derivi pubblico scandalo”.<br />
Tale discutib<strong>il</strong>e scelta, che
sembra non voler <strong>per</strong>seguire<br />
<strong>il</strong> fatto in sé, ma l’immagine<br />
pubblica di esso, era in linea<br />
con le disposizioni civ<strong>il</strong>i<br />
vigenti prima della novella.<br />
<strong>Il</strong> riconoscimento di un<br />
<strong>figli</strong>o, infatti, è un atto che<br />
non resta <strong><strong>nel</strong>la</strong> sfera<br />
strettamente privata ma<br />
assume pubblica r<strong>il</strong>evanza e,<br />
<strong>per</strong>tanto, sembrava giusto<br />
dovesse essere sanzionato<br />
con l’inammissib<strong>il</strong>ità.<br />
La modifica di legge ha
finalmente assicurato<br />
all’interesse del <strong>figli</strong>o la<br />
prevalenza su ogni altra<br />
valutazione (e quindi anche<br />
sull’ingiusto concetto<br />
secondo cui le colpe dei<br />
genitori devono ricadere sui<br />
<strong>figli</strong>).<br />
Non può dirsi, tuttavia, che<br />
la parificazione dei <strong>figli</strong> sia<br />
completa e che ogni<br />
discriminazione sia stata<br />
abolita. La norma, infatti,<br />
prevede, <strong>per</strong> <strong>il</strong>
iconoscimento di <strong>figli</strong> nati<br />
da <strong>per</strong>sone legate da stretti<br />
vincoli di parentela o<br />
affinità, l’autorizzazione del<br />
giudice, che non è invece<br />
necessaria negli altri casi.<br />
La disposizione di legge<br />
può giustificarsi con<br />
l’opportunità di tutelare <strong>il</strong><br />
minore stesso, <strong>per</strong>ché la<br />
situazione ambientale<br />
potrebbe essere tale da<br />
rendere <strong>per</strong> lui<br />
pregiudizievole <strong>il</strong>
iconoscimento. Essa resta,<br />
tuttavia, una discriminazione,<br />
<strong>per</strong>ché la completa<br />
parificazione si avrà solo<br />
quando tutti i <strong>figli</strong>, in<br />
relazione ad un medesimo<br />
atto, avranno lo stesso<br />
trattamento, senza condizioni<br />
o subordinate.<br />
Costituisce un indubbio<br />
progresso l’eliminazione<br />
della terminologia “<strong>figli</strong><br />
incestuosi”. Tuttavia, finché<br />
solo ad essi sarà riferito uno
specifico articolo del codice,<br />
continueranno a costituire<br />
una categoria e,<br />
verosim<strong>il</strong>mente, ad avere un<br />
nome che indichi una loro<br />
peculiarità o diversità<br />
<strong>nel</strong>l’ambito del genere<br />
“<strong>figli</strong>”.<br />
La norma non indica le<br />
forme che <strong>il</strong> procedimento di<br />
autorizzazione deve<br />
assumere.<br />
Anche in questo caso<br />
occorre far riferimento
all’art. 38 disp. att. c.c.. Tale<br />
disposizione, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
precedente formulazione,<br />
affermava, con riferimento a<br />
tutte le fattispecie<br />
considerate, che in ogni caso<br />
<strong>il</strong> tribunale doveva<br />
provvedere in camera di<br />
consiglio. Attualmente, con<br />
formula apparentemente più<br />
restrittiva, essa detta lo<br />
stesso principio, in ordine ai<br />
“procedimenti di affidamento<br />
e <strong>mantenimento</strong>” dei minori.
Sembra tuttavia possib<strong>il</strong>e,<br />
considerato <strong>il</strong> contesto,<br />
ritenere che l’interpretazione<br />
possa essere più ampia ed<br />
applicarsi anche a<br />
procedimenti non<br />
strettamente riferiti ad<br />
affidamento e <strong>mantenimento</strong>.<br />
La modifica dell’art. 251<br />
e, quindi, la possib<strong>il</strong>ità di<br />
riconoscimento <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />
nati da <strong>per</strong>sone con stretti<br />
vincoli di parentela non era<br />
contenuta <strong>nel</strong> testo approvato
dalla Camera, in prima<br />
lettura, <strong>il</strong> 30 giugno 2011.<br />
L’inserimento dell’ulteriore<br />
disposizione è stata oggetto<br />
di vivaci polemiche e di<br />
commenti negativi, da parte<br />
di alcune componenti<br />
politiche, all’indomani della<br />
definitiva approvazione ( 25 ).<br />
5. Effetti del riconoscimento<br />
<strong>Il</strong> secondo ed <strong>il</strong> terzo
comma dell’art. 258 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e sono rimasti<br />
invariati. <strong>Il</strong> primo comma ha<br />
subito una modifica, piccola<br />
dal punto di vista lessicale,<br />
ma assai significativa sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o sostanziale.<br />
All’originaria previsione,<br />
secondo cui <strong>il</strong><br />
riconoscimento produce<br />
effetti (solo) nei confronti<br />
del genitore che lo compie, si<br />
è infatti aggiunto: “… e<br />
riguardo ai parenti di esso”.
In tal modo, <strong>il</strong> minore, al<br />
momento e <strong>per</strong> effetto del<br />
riconoscimento, non solo<br />
acquisisce un genitore che<br />
assume ogni obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>, istruzione e<br />
cura, nei suoi confronti, ma<br />
consegue una molteplicità di<br />
rapporti parentali, pari ai<br />
rapporti del genitore stesso.<br />
Anche in questo caso, la<br />
novella legislativa risolve un<br />
problema interpretativo<br />
controverso in dottrina.
Secondo alcuni Autori,<br />
infatti, la vecchia<br />
formulazione non intendeva<br />
evitare la nascita di una<br />
parentela naturale, bensì<br />
escludere che <strong>il</strong><br />
riconoscimento potesse<br />
estendersi all’altro genitore<br />
( 26 ).<br />
Con tale visione restrittiva<br />
si intendeva espungere tale<br />
norma dal novero di quelle<br />
ut<strong>il</strong>i <strong>per</strong> la soluzione del
problema dell’esistenza di<br />
una parentela naturale e del<br />
suo avverarsi a seguito del<br />
riconoscimento, lasciando<br />
spazio a quelle che<br />
suggerivano una soluzione<br />
diversa ( 27 ).<br />
La normativa<br />
precedentemente vigente<br />
altresì faceva salvi gli effetti<br />
nei confronti di <strong>per</strong>sone<br />
diverse dal genitore, “previsti<br />
dalla legge” e, quindi, quale
che fosse l’interpretazione<br />
prescelta, consentiva di<br />
individuare ipotesi in cui <strong>il</strong><br />
riconoscimento potesse<br />
consentire collegamenti tra <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o riconosciuto ed i<br />
parenti del genitore.<br />
Attualmente <strong>il</strong> sorgere di<br />
un vincolo giuridico non è<br />
più controverso ed è<br />
<strong>il</strong>limitato.<br />
Le conseguenze della<br />
novella investono in<br />
particolare la materia
successoria, comportando<br />
immediata abrogazione<br />
implicita di alcuni articoli<br />
(578, 579, 580) e modifica di<br />
altri, relativi ai rapporti tra<br />
parenti (ex) naturali. In<br />
relazione a tale aspetto,<br />
infatti, l’equiparazione dei<br />
<strong>figli</strong> e la modifica dell’art. 74<br />
non presuppongono, <strong>per</strong><br />
determinare i propri effetti,<br />
l’emanazione dei decreti <strong>per</strong><br />
i quali <strong>il</strong> Governo ha ricevuto<br />
delega, né restano sospese in
attesa di essi.<br />
6. Modifica dell’art. 276 c.c.<br />
<strong>Il</strong> legislatore della novella<br />
ha stab<strong>il</strong>ito che, <strong>nel</strong> codice<br />
civ<strong>il</strong>e, le parole <strong>figli</strong><br />
legittimi e <strong>figli</strong> naturali,<br />
ovunque ricorrano, siano<br />
sostituite con “<strong>figli</strong>”. In<br />
conseguenza di ciò, quando<br />
ha dovuto riferirsi agli uni ed<br />
agli altri (art. 74 e 250), ha
ado<strong>per</strong>ato l’espressione<br />
“f<strong>il</strong>iazione all’interno del<br />
matrimonio” e “al di fuori di<br />
esso”.<br />
Perché <strong>il</strong> precetto possa<br />
avere pieno significato,<br />
l’abolizione del termine<br />
“naturale” dovrebbe riferirsi<br />
ad ogni altro rapporto<br />
conseguente alla f<strong>il</strong>iazione.<br />
L’art. 276 novellato<br />
conserva invece <strong>il</strong> termine<br />
“naturale”, riferito alla<br />
paternità ed alla maternità.
La modifica che la nuova<br />
legge determina consiste<br />
<strong>nel</strong>l’assicurare un’ulteriore<br />
possib<strong>il</strong>ità di es<strong>per</strong>imento<br />
dell’azione.<br />
Precedentemente, infatti,<br />
dopo la morte del genitore,<br />
essa poteva essere esercitata<br />
solo in presenza di eredi.<br />
Attualmente, se non ve ne<br />
sono, è prevista la nomina di<br />
un curatore speciale.<br />
L’azione <strong>per</strong> la<br />
dichiarazione giudiziale di
paternità o maternità, come<br />
stab<strong>il</strong>ito dall’art. 270 c.c.<br />
(norma non modificata<br />
dall’ultima riforma), è<br />
imprescrittib<strong>il</strong>e riguardo al<br />
<strong>figli</strong>o. Con la nuova<br />
formulazione dell’art. 276,<br />
l’imprescrittib<strong>il</strong>ità è stata<br />
rafforzata e tutelata anche<br />
dopo la morte del genitore.
CAPITOLO I<br />
I MUTAMENTI DELLA<br />
FAMIGLIA E L’OBBLIGO<br />
DI MANTENIMENTO DEL<br />
CONIUGE E DEI FIGLI<br />
SOMMARIO: 1. Dal diritto romano<br />
al Codice civ<strong>il</strong>e del 1942. La<br />
potestà del pater fam<strong>il</strong>ias come<br />
elemento cardine della famiglia<br />
e <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> della moglie.<br />
– 2. <strong>Il</strong> principio di parità tra i<br />
coniugi <strong><strong>nel</strong>la</strong> Costituzione e
<strong><strong>nel</strong>la</strong> giurisprudenza della<br />
Corte Costituzionale fino al<br />
1975. – 3. I principi di<br />
eguaglianza e solidarietà<br />
coniugale, e l’obbligo di<br />
contribuire ai bisogni della<br />
famiglia, <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del<br />
1975. – 4. L’istituzione del<br />
divorzio e i suoi effetti<br />
economici. – 5. <strong>Il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Dalla<br />
soggezione alla potestà paterna<br />
al riconoscimento di diritti<br />
soggettivi. – 6. Eguaglianza ed<br />
autonomia dei soggetti, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
famiglia attuale. La
condivisione ed equa<br />
ripartizione delle risorse<br />
economiche della famiglia e la<br />
tutela dei soggetti<br />
economicamente più deboli.<br />
1 . Dal diritto romano al<br />
codice civ<strong>il</strong>e del 1942. La<br />
potestà del pater fam<strong>il</strong>ias<br />
come elemento cardine della<br />
famiglia e <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
della moglie.
<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>coniuge</strong> e dei <strong>figli</strong> segue nei<br />
secoli l’evoluzione dell’<br />
“istituzione” famiglia e dei<br />
rapporti tra i suoi<br />
componenti, condizionati dai<br />
mutamenti sociali ed<br />
economici.<br />
Nel diritto romano la<br />
fam<strong>il</strong>ia proprio iure si basava<br />
sulla soggezione al pater<br />
fam<strong>il</strong>ias, che esercitava la<br />
s u a potestas sui sottoposti,<br />
fossero essi o no parenti di
sangue.<br />
La famiglia rappresentava<br />
non solo un complesso di<br />
<strong>per</strong>sone, ma anche l’insieme<br />
di beni che facevano capo al<br />
pater, padrone assoluto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
domus ( 28 ).<br />
In origine, quando la<br />
donna romana si sposava,<br />
passava dal potere assoluto<br />
del proprio padre (manus) a<br />
quello del marito (se sui<br />
iuris), oppure del suocero
(matrimonio cum manu).<br />
Successivamente, tra la fine<br />
dell’età repubblicana e i<br />
primi secoli dell’im<strong>per</strong>o<br />
romano (dalla seconda metà<br />
del IV sec. a.C. alla prima del<br />
III°), la struttura della<br />
fam<strong>il</strong>ia si modificò ( 29 ) e la<br />
donna acquistò una maggiore<br />
autonomia, sia <strong>per</strong><br />
l’affermarsi del matrimonio<br />
sine manu, dove la donna e i<br />
suoi beni restavano
all’interno della famiglia<br />
d’origine, che <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
riconoscimento a suo favore<br />
del diritto di ereditare e fare<br />
testamento.<br />
<strong>Il</strong> graduale riconoscimento<br />
della capacità di esercizio di<br />
alcuni diritti comportò <strong>per</strong> le<br />
donne la possib<strong>il</strong>ità di gestire<br />
ed amministrare <strong>il</strong> proprio<br />
patrimonio. Tuttavia, le<br />
donne sprovviste di parente<br />
masch<strong>il</strong>e, che potesse<br />
esercitare su di loro <strong>il</strong>
proprio potere, erano<br />
costrette ad avere un tutore.<br />
La tutela <strong>per</strong>petua era un<br />
istituto coerente con le<br />
caratteristiche di un sistema<br />
politico e sociale basato sul<br />
principio che la gestione non<br />
solo della vita collettiva ma<br />
anche del patrimonio<br />
fam<strong>il</strong>iare era compito<br />
esclusivamente masch<strong>il</strong>e.<br />
<strong>Il</strong> marito aveva <strong>il</strong> diritto di<br />
esigere dalla moglie rispetto<br />
ed obbedienza e di essere
assistito “<strong>nel</strong> governo delle<br />
cose domestiche e negli<br />
acquisti”; la moglie dal canto<br />
suo aveva diritto ad esigere<br />
dal marito <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> e<br />
la “difesa dagli altrui<br />
oltraggi”.<br />
Durante <strong>il</strong> Medioevo la<br />
donna continuò a rimanere<br />
soggetta agli interessi del<br />
gruppo fam<strong>il</strong>iare di<br />
appartenenza e a costituire <strong>il</strong><br />
bene di scambio di maggior<br />
valore, assumendo ulteriore
<strong>il</strong>evanza la dote che veniva<br />
pagata dal padre della sposa<br />
<strong>per</strong> fornire i mezzi <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> della nuova<br />
famiglia. L’istituto della dote<br />
è rimasto <strong>nel</strong> nostro<br />
ordinamento fino all’entrata<br />
in vigore della riforma del<br />
diritto di famiglia del 1975.<br />
Dopo la proclamazione del<br />
Regno d’Italia, <strong>nel</strong> codice<br />
civ<strong>il</strong>e emanato <strong>nel</strong> 1865<br />
rimase la posizione<br />
subordinata della donna al
marito ( 30 ). L’art. 131<br />
affermava che “<strong>il</strong> marito è<br />
capo della famiglia: la<br />
moglie segue la condizione<br />
civ<strong>il</strong>e di lui, ne assume <strong>il</strong><br />
cognome, ed è obbligata ad<br />
accompagnarlo dovunque<br />
egli creda opportuno di<br />
fissare residenza”, e ai sensi<br />
dell’art. 134 le donne non<br />
potevano compiere atti<br />
giuridici di contenuto<br />
economico senza
l’autorizzazione del marito<br />
( 31 ).<br />
L’istituto<br />
dell’autorizzazione maritale<br />
( 32 ) era presente anche <strong>nel</strong><br />
codice di Napoleone ( 33 ) del<br />
1804, ma <strong>nel</strong> sistema<br />
francese vigeva <strong>il</strong> sistema<br />
della comunione dei beni tra<br />
i coniugi, che proteggeva<br />
maggiormente la donna. <strong>Il</strong><br />
codice italiano del 1865,<br />
invece, manteneva <strong>il</strong> sistema
della <strong>separazione</strong> dei beni,<br />
anche in presenza di dote<br />
d e l l a sposa, che con <strong>il</strong><br />
matrimonio diveniva di<br />
esclusiva proprietà del<br />
marito.<br />
A riparazione di tale<br />
spoliazione di beni, era<br />
sancito <strong>il</strong> dovere del marito<br />
“di proteggere la moglie, di<br />
tenerla presso di sé e<br />
somministrarle tutto ciò che<br />
è necessario ai bisogni della<br />
vita in proporzione delle sue
sostanze” (art. 132). Peraltro,<br />
la moglie doveva contribuire<br />
al <strong>mantenimento</strong> del marito,<br />
se questo non aveva mezzi<br />
sufficienti.<br />
L’obbligazione del marito<br />
“di somministrare gli<br />
alimenti alla moglie” veniva<br />
a cessare “quando la moglie,<br />
allontanatasi senza giusta<br />
causa dal domic<strong>il</strong>io<br />
coniugale, ricusi di<br />
ritornarvi. Può inoltre<br />
l’autorità giudiziaria,
secondo le circostanze,<br />
ordinare a profitto del marito<br />
e della prole <strong>il</strong> sequestro<br />
temporaneo di parte delle<br />
rendite parafernali della<br />
moglie” (art. 133).<br />
<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e del 1942,<br />
approvato con Regio decreto<br />
legge 16 marzo 1942, n. 262,<br />
mantenne la concezione della<br />
famiglia fondata sulla<br />
subordinazione della moglie<br />
al marito, sia nei rapporti<br />
<strong>per</strong>sonali che in quelli
patrimoniali, sia <strong>nel</strong>le<br />
relazioni di coppia che nei<br />
riguardi dei <strong>figli</strong>.<br />
L’art. 144 del codice civ<strong>il</strong>e<br />
del 1942 (“Potestà maritale”)<br />
aveva contenuto identico<br />
all’art. 131 del codice del<br />
1865, così come l’art. 145<br />
(“Doveri del marito”) era<br />
identico all’art. 132.<br />
In un sistema sociale e<br />
fam<strong>il</strong>iare fondato<br />
sull’affermazione della<br />
diseguaglianza dei coniugi,
isultava conseguente<br />
prevedere che <strong>il</strong> marito aveva<br />
<strong>il</strong> dovere di somministrare<br />
alla moglie, in proporzione<br />
alle sue sostanze, “tutto ciò<br />
che è necessario ai bisogni<br />
della vita” (art. 145, primo<br />
comma, cod. civ. 1942),<br />
indipendentemente dai mezzi<br />
di cui la stessa disponeva,<br />
mentre la moglie era tenuta a<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />
del marito solo se questi era<br />
privo di “mezzi sufficienti”
(art. 145, secondo comma,<br />
cod. civ. 1942).<br />
La <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />
poteva essere chiesta solo <strong>per</strong><br />
determinate cause (adulterio,<br />
volontario abbandono,<br />
eccessi, sevizie, minacce o<br />
ingiurie gravi), e non era<br />
ammessa <strong>per</strong> l’adulterio del<br />
marito, salvo che <strong>il</strong> fatto<br />
costituisse un’ingiuria grave<br />
<strong>per</strong> la moglie (art. 151 cod.<br />
civ. 1942). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che non<br />
aveva colpa <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>
<strong>per</strong>sonale conservava i diritti<br />
inerenti alla sua qualità di<br />
<strong>coniuge</strong>, purché non<br />
incompatib<strong>il</strong>i con lo stato di<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
L’art. 156, primo comma,<br />
poneva a carico del marito, in<br />
regime di <strong>separazione</strong><br />
consensuale senza colpa di<br />
nessuno dei coniugi,<br />
l’obbligo di somministrare<br />
alla moglie tutto ciò che era<br />
necessario ai bisogni della<br />
vita, indipendentemente dalle
sue condizioni economiche.<br />
<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e del 1942<br />
prevedeva come unico<br />
motivo di scioglimento del<br />
matrimonio la morte di uno<br />
dei coniugi, ed esprimeva<br />
<strong>per</strong>ciò <strong>il</strong> principio<br />
dell’indissolub<strong>il</strong>ità del<br />
matrimonio.<br />
2. <strong>Il</strong> principio di parità tra i<br />
coniugi <strong><strong>nel</strong>la</strong> Costituzione e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> giurisprudenza della
Corte Costituzionale fino al<br />
1975.<br />
L’Assemblea Costituente<br />
( 34 ) abolì con l’art. 3 ogni<br />
discriminazione fondata sul<br />
sesso.<br />
Con l’approvazione<br />
dell’art. 29 ( 35 ), <strong>il</strong> 23 apr<strong>il</strong>e<br />
1947, venne abolita la figura<br />
del capo famiglia e si<br />
riconobbe pari dignità ai<br />
coniugi, ponendo così
termine ai molti m<strong>il</strong>lenni di<br />
patriarcato, sostenuto dal<br />
diritto romano e dalle<br />
successive codificazioni.<br />
I principi posti dalla<br />
Costituzione repubblicana<br />
rimasero tuttavia inattuati<br />
<strong>per</strong> molti anni, in quanto i<br />
rapporti fam<strong>il</strong>iari furono<br />
disciplinati fino alla riforma<br />
del 1975 dalle norme del<br />
codice civ<strong>il</strong>e del 1942.<br />
La dottrina prevalente<br />
all’epoca giustificava
l’ordinamento gerarchico<br />
fam<strong>il</strong>iare anteriore alla<br />
Costituzione come<br />
compatib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> principio<br />
di eguaglianza espresso<br />
dall’art. 29 Cost., stante la<br />
necessità di tem<strong>per</strong>are tale<br />
principio con l’esigenza<br />
primaria di mantenere l’unità<br />
della famiglia ( 36 ).<br />
Per lungo tempo anche la<br />
giurisprudenza della Corte<br />
costituzionale non concesse
alcuna significativa a<strong>per</strong>tura<br />
all’effettiva applicazione del<br />
principio di eguaglianza tra i<br />
coniugi, ed anzi in numerose<br />
pronunce ribadì <strong>il</strong> necessario<br />
affievolimento di tale<br />
principio al fine di<br />
salvaguardare una<br />
concezione antica della<br />
famiglia, e <strong>il</strong> ruolo del marito<br />
quale garante dell’unità<br />
fam<strong>il</strong>iare ( 37 ).<br />
Un vivace dibattito
giurisprudenziale si sv<strong>il</strong>uppò<br />
anche sulle differenti<br />
previsioni contenute negli<br />
artt. 144, 145, e 156, primo<br />
comma, laddove si riteneva<br />
sussistere una disparità di<br />
trattamento economico fra i<br />
due coniugi e una<br />
conseguente situazione di<br />
ingiustificato vantaggio<br />
(economico) <strong>per</strong> la moglie.<br />
La Corte costituzionale,<br />
<strong>nel</strong> 1967, ritenne che “la<br />
disposizione denunciata – in
iferimento all’art. 144,<br />
primo comma, c.c. - non<br />
contrasti con la Costituzione<br />
poiché la diversità della<br />
distribuzione degli oneri fra i<br />
due coniugi trova<br />
fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong> diversa<br />
posizione che <strong>il</strong> vigente<br />
Codice di diritto privato,<br />
ritenendola necessaria ad<br />
assicurare l’unità della<br />
famiglia, conferisce loro e<br />
che si concreta<br />
<strong>nel</strong>l’attribuire al marito
(oltre che l’esclusività<br />
dell’esercizio della "patria<br />
potestà" sui <strong>figli</strong>) la titolarità<br />
di una "potestà maritale",<br />
alla quale connette una<br />
ampia serie di particolari<br />
poteri, tali da porlo in<br />
posizione di preminenza sulla<br />
moglie. … Appare chiaro che<br />
<strong>nel</strong> sistema del Codice i<br />
particolari doveri imposti al<br />
marito, quali sono quello<br />
della "protezione" della<br />
moglie e l’altro, del quale si
controverte, della<br />
somministrazione ad essa di<br />
tutto quanto le è necessario<br />
<strong>per</strong> la soddisfazione di ogni<br />
suo bisogno, senza riguardo<br />
alle sostanze di lei, sono da<br />
valutare <strong>nel</strong> rapporto in cui<br />
si trovano di necessaria<br />
correlazione con la<br />
situazione di vantaggio a lui<br />
conferita, sicché, ferma<br />
rimanendo quest’ultima,<br />
nessuna attenuazione<br />
potrebbe apportarsi negli
obblighi, venendo altrimenti<br />
meno l’equ<strong>il</strong>ibrio voluto<br />
costituire nei rapporti<br />
reciproci. ” . ( C. cost.,<br />
sentenza n. 144 del 12<br />
dicembre 1967).<br />
La Corte dichiarò invece,<br />
con sentenza n. 46 del 4<br />
maggio 1966, l’<strong>il</strong>legittimità<br />
costituzionale dell’art. 156,<br />
primo comma, del codice<br />
civ<strong>il</strong>e del 1942, “<strong><strong>nel</strong>la</strong> parte<br />
in cui pone a carico del<br />
marito, in regime di
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
senza colpa di nessuno dei<br />
coniugi, l’obbligo di<br />
somministrare alla moglie<br />
tutto ciò che è necessario ai<br />
bisogni della vita,<br />
indipendentemente dalle<br />
condizioni economiche di<br />
costei.”, in considerazione<br />
dell’ “assoluto divieto di<br />
diversità di trattamento<br />
giuridico <strong>per</strong> ragioni di sesso<br />
posto dall’art. 3 Cost.”. La<br />
pronuncia aveva <strong>per</strong>altro una
valenza negativa <strong>per</strong> le<br />
donne, rimanendo intatto <strong>il</strong><br />
regime dei priv<strong>il</strong>egi<br />
riconosciuti al marito.<br />
Nel caso di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong> colpa del marito, la<br />
Corte, con sentenza n. 45 del<br />
20 marzo 1969, dichiarò<br />
invece non fondata la<br />
questione di legittimità<br />
costituzionale dell’art. 156,<br />
primo comma, laddove<br />
considerava, in tale ipotesi,<br />
irr<strong>il</strong>evanti le condizioni
economiche della moglie in<br />
riferimento al diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> di questa nei<br />
confronti del marito,<br />
precisando che “invero la<br />
situazione dei coniugi<br />
separati non può non<br />
apparire obiettivamente<br />
diversa secondo che alla<br />
<strong>separazione</strong> essi siano<br />
addivenuti <strong>per</strong> concorde<br />
volontà ovvero <strong>per</strong> colpa di<br />
uno dei due, giudizialmente<br />
accertata. Nella prima
ipotesi, i coniugi, che hanno<br />
volontariamente rinunziato<br />
alla convivenza ed agli<br />
eventuali vantaggi con essa<br />
connessi, si trovano su un<br />
piano di assoluta parità, e<br />
questa esige che la disciplina<br />
alla quale nei reciproci<br />
rapporti essi saranno<br />
sottoposti dal momento della<br />
<strong>separazione</strong> in poi sia eguale<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> marito e <strong>per</strong> la moglie,<br />
indipendentemente dal<br />
regime giuridico o<strong>per</strong>ante in
costanza di unione; <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
seconda, invece, la<br />
convivenza viene meno <strong>per</strong><br />
fatto imputab<strong>il</strong>e ad uno dei<br />
due, sicché <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione dei rapporti<br />
patrimoniali non si può non<br />
tener conto, rispetto al<br />
<strong>coniuge</strong> incolpevole, dei<br />
diritti da lui goduti prima<br />
della <strong>separazione</strong>;<br />
prescindere da questi<br />
significherebbe rendere<br />
possib<strong>il</strong>e un inammissib<strong>il</strong>e
trattamento preferenziale <strong>per</strong><br />
chi vi ha dato causa.”.<br />
Osservava inoltre che “…<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vicenda del rapporto<br />
matrimoniale dovuta alla<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong> colpa di uno<br />
dei due coniugi - e finché<br />
<strong>per</strong>mane l’attuale,<br />
differenziata disciplina dei<br />
loro diritti in costanza di<br />
convivenza - <strong>il</strong> principio di<br />
parità può essere rispettato<br />
solo a condizione che <strong>il</strong><br />
marito o la moglie
incolpevoli conservino nei<br />
confronti del <strong>coniuge</strong> in<br />
colpa gli stessi diritti<br />
patrimoniali che la legge fa<br />
discendere dal matrimonio.”<br />
( 38 ).<br />
L’art. 145, primo comma,<br />
del codice civ<strong>il</strong>e del 1942<br />
venne dichiarato, con<br />
sentenza n. 133 del 24 giugno<br />
1970, costituzionalmente<br />
<strong>il</strong>legittimo <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui<br />
non subordinava alla
condizione che la moglie non<br />
avesse mezzi sufficienti <strong>il</strong><br />
dovere del marito di<br />
somministrarle, in<br />
proporzione delle sue<br />
sostanze, tutto ciò che è<br />
necessario ai bisogni della<br />
vita, con la motivazione che<br />
“una diversità di trattamento,<br />
un tempo coerente con una<br />
concezione dei rapporti fra<br />
marito e moglie radicalmente<br />
diversa da quella poi assunta<br />
dal legislatore costituente a
fondamento della nuova<br />
disciplina, appare ora come<br />
fonte di un puro priv<strong>il</strong>egio<br />
della moglie, non conforme<br />
all’odierna valutazione dei<br />
rapporti fam<strong>il</strong>iari”.<br />
Nonostante tale<br />
motivazione sembri<br />
paradossale <strong>nel</strong> far<br />
riferimento ad una posizione<br />
di priv<strong>il</strong>egio della moglie - in<br />
epoca in cui <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />
continuava a <strong>per</strong>manere la<br />
potestà maritale, mentre
crescevano <strong>nel</strong> nostro Paese<br />
le manifestazioni di piazza<br />
che richiedevano una legge<br />
sul divorzio e la riforma del<br />
diritto di famiglia -, quella<br />
pronuncia evidenzia<br />
l’a<strong>per</strong>tura di un nuovo<br />
orientamento, laddove<br />
afferma <strong>per</strong> la prima volta<br />
che “la Corte ritiene che<br />
siffatta disparità di<br />
trattamento non trovi<br />
giustificazione in funzione<br />
dell’unità fam<strong>il</strong>iare. Si può,
anzi, affermare che, quando<br />
si tratti dei rapporti<br />
patrimoniali fra i coniugi, è<br />
proprio l’eguaglianza che<br />
garantisce quella unità e,<br />
viceversa, è la<br />
diseguaglianza a metterla in<br />
<strong>per</strong>icolo. … l’unità della<br />
famiglia … si rafforza <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura in cui i reciproci<br />
rapporti fra i coniugi sono<br />
governati dalla solidarietà e<br />
dalla parità.” ( 39 ).
3. I principi di eguaglianza e<br />
solidarietà coniugale, e<br />
l’obbligo di contribuire ai<br />
bisogni della famiglia, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
riforma del 1975.<br />
I valori dell’eguaglianza e<br />
della solidarietà, quali<br />
fondanti una nuova<br />
concezione della famiglia,<br />
sono stati recepiti dal<br />
legislatore della Riforma del<br />
diritto di famiglia del 1975
( 40 ), che si è preoccupato<br />
innanzitutto di confermare <strong>il</strong><br />
principio della parità tra i<br />
coniugi con l’affermazione<br />
contenuta <strong>nel</strong> primo comma<br />
dell’art. 143 c.c. (“con <strong>il</strong><br />
matrimonio <strong>il</strong> marito e la<br />
moglie acquistano gli stessi<br />
doveri e assumono i<br />
medesimi diritti”) ( 41 ).<br />
L’eguaglianza dei coniugi<br />
viene così a costituire “<strong>il</strong><br />
supporto dell’organismo
fam<strong>il</strong>iare e ne caratterizza la<br />
funzione” ( 42 ), mentre <strong>il</strong><br />
conflitto tra <strong>il</strong> valore della<br />
parità coniugale e l’esigenza<br />
dell’unità della famiglia<br />
trova soluzione, con la<br />
riforma del 1975, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
regola dell’accordo prevista<br />
dal novellato articolo 144 c.c.<br />
( 43 ).<br />
L’art. 143 c.c., modificato<br />
dalla l. 151/75, pone a carico<br />
di entrambi i coniugi
“l’obbligo reciproco alla<br />
fedeltà, all’assistenza morale<br />
e materiale, alla<br />
collaborazione <strong>nel</strong>l’interesse<br />
della famiglia e alla<br />
coabitazione”, e impone a<br />
ciascun <strong>coniuge</strong> di<br />
contribuire ai bisogni della<br />
famiglia, “in relazione alle<br />
proprie sostanze e alla<br />
propria capacità di lavoro<br />
professionale o casalingo”.<br />
<strong>Il</strong> dovere di contribuzione<br />
sancito dall’art. 143 c.c. è
diretto ad assicurare<br />
l’eguaglianza sostanziale dei<br />
coniugi sul piano<br />
dell’assistenza e della<br />
collaborazione, e viene<br />
considerato <strong>il</strong> regime<br />
primario della famiglia, in<br />
quanto obbligo inderogab<strong>il</strong>e<br />
che comporta la messa a<br />
disposizione da parte di<br />
ciascuno dei coniugi non solo<br />
delle proprie sostanze, e cioè<br />
del godimento dei beni di cui<br />
si ha la disponib<strong>il</strong>ità, ma
anche del godimento dei<br />
redditi derivanti dalle proprie<br />
capacità di lavoro ( 44 ).<br />
Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza, l’obbligo di<br />
contribuzione consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
prestazione reciproca di tutto<br />
ciò che <strong>per</strong>mette <strong>il</strong><br />
conseguimento di un tenore<br />
di vita corrispondente alla<br />
posizione socio economica<br />
dei coniugi; <strong>il</strong>
soddisfacimento dei bisogni<br />
della famiglia non deve<br />
<strong>per</strong>altro essere inteso <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura minima, bensì in<br />
misura corrispondente ai<br />
redditi e alla effettiva<br />
situazione economica dei<br />
coniugi (tanto che, in sede di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> può pretendere <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
proprio <strong>mantenimento</strong> un<br />
assegno proporzionato alla<br />
posizione economica<br />
dell’altro, indipendentemente
dal tenore di vita più basso<br />
tollerato prima della<br />
<strong>separazione</strong>) ( 45 ).<br />
<strong>Il</strong> valore economico e<br />
sociale del lavoro casalingo<br />
della donna è stato<br />
pienamente riconosciuto con<br />
la riforma del 1975, che ne<br />
ha sottolineato, <strong>nel</strong>l’art. 143<br />
c.c., la funzione di apporto<br />
contributivo ai bisogni della<br />
famiglia al pari del lavoro<br />
professionale del marito.
L’introduzione, con <strong>il</strong><br />
novellato art. 159 c.c., del<br />
regime legale della<br />
comunione dei beni, in<br />
sostituzione del precedente<br />
regime della <strong>separazione</strong> dei<br />
beni, e la regolamentazione<br />
dell’impresa fam<strong>il</strong>iare (art.<br />
230 bis c.c.) costituiscono<br />
ulteriore conferma del<br />
riconoscimento del valore del<br />
lavoro casalingo <strong>nel</strong>l’ambito<br />
dei rapporti patrimoniali tra i<br />
coniugi.
La riforma ha modificato<br />
anche la normativa relativa<br />
alla <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />
abolendo <strong>il</strong> concetto di<br />
“colpa”, e consentendo la<br />
<strong>separazione</strong> come “rimedio”<br />
all’impossib<strong>il</strong>ità della<br />
prosecuzione della<br />
convivenza coniugale e a<br />
situazioni che rechino grave<br />
pregiudizio all’educazione<br />
della prole (art. 151 c.c.). Nel<br />
giudizio di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale, ai sensi del
iformato art. 156 c.c., <strong>il</strong><br />
giudice stab<strong>il</strong>isce “a<br />
vantaggio del <strong>coniuge</strong> cui<br />
non sia addebitab<strong>il</strong>e la<br />
<strong>separazione</strong> <strong>il</strong> diritto di<br />
ricevere dall’altro <strong>coniuge</strong><br />
quanto è necessario al suo<br />
<strong>mantenimento</strong>, qualora egli<br />
non abbia adeguati redditi<br />
propri. L’entità di tale<br />
somministrazione è<br />
determinata in relazione alle<br />
circostanze e ai redditi<br />
dell’obbligato.”.
Nel codice civ<strong>il</strong>e,<br />
riformato dalla legge 151/75,<br />
al dovere di contribuire ai<br />
bisogni della famiglia<br />
previsto dall’art. 143 c.c. si è<br />
così aggiunto <strong>il</strong> dovere di<br />
corrispondere un contributo<br />
al <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
separato economicamente più<br />
debole, ai sensi dell’art. 156<br />
c.c..<br />
Sulla natura dell’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong> ex art. 156<br />
c.c., in relazione all’obbligo
di contribuzione ex art. 143<br />
c.c., si è sv<strong>il</strong>uppato in<br />
dottrina un vivace dibattito,<br />
sostenendo alcuni Autori che<br />
trattasi della prosecuzione<br />
dello stesso dovere sancito in<br />
costanza di convivenza<br />
coniugale ( 46 ), mentre<br />
secondo altri costituirebbe<br />
una continuazione ed un<br />
affievolimento del dovere di<br />
contribuzione previsto in<br />
costanza ed in piena vigenza
del matrimonio ( 47 ), o,<br />
ancora, la trasformazione di<br />
tale dovere, <strong>nel</strong> nuovo<br />
contesto della <strong>separazione</strong><br />
( 48 ).<br />
4. L’istituzione del divorzio e<br />
i suoi effetti economici.<br />
L’introduzione del<br />
divorzio <strong>nel</strong> nostro<br />
ordinamento, con la legge 1
dicembre 1970 n. 898, è stata<br />
accompagnata da un acceso<br />
dibattito sulla concezione<br />
cristiana dell’indissolub<strong>il</strong>ità<br />
del matrimonio, che ha<br />
relegato in secondo piano le<br />
questioni relative alle<br />
conseguenze economiche<br />
dello scioglimento del<br />
matrimonio.<br />
L’inadeguatezza della<br />
legge 898/70 sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
degli effetti economici del<br />
divorzio, disciplinati secondo
criteri generali che<br />
lasciavano un eccessivo<br />
margine di discrezionalità al<br />
giudice, risultò evidente dopo<br />
la riforma del diritto di<br />
famiglia del 1975, che<br />
<strong>per</strong>altro non effettuò alcun<br />
coordinamento con la legge<br />
che aveva istituito <strong>il</strong><br />
divorzio.<br />
Con la successiva legge di<br />
riforma del 6 marzo 1987, n.<br />
74, <strong>il</strong> legislatore si è dunque<br />
preoccupato di limitare le
disparità di trattamento<br />
economico che potevano<br />
verificarsi <strong>per</strong> la valutazione<br />
discrezionale del giudice, <strong>il</strong><br />
quale <strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />
dell’assegno applicava i<br />
criteri assistenziale,<br />
risarcitorio e compensativo,<br />
come previsto dalla legge<br />
898/70.<br />
Come si approfondirà <strong>nel</strong><br />
proseguo, la legge 74/87 ha<br />
modificato la natura<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e,
attribuendogli una funzione<br />
assistenziale fondata sul<br />
presupposto della mancanza<br />
di mezzi adeguati da parte<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente o<br />
dell’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive.<br />
5 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />
Dalla soggezione alla potestà<br />
paterna al riconoscimento di<br />
diritti soggettivi.
Con la trasformazione<br />
della famiglia, da istituzione<br />
fondata sull’autoritarismo<br />
d e l pater fam<strong>il</strong>ias, a<br />
comunità fondata sugli affetti<br />
e la reciproca solidarietà dei<br />
suoi componenti, portatori di<br />
autonomi diritti soggettivi,<br />
muta anche la posizione<br />
giuridica del <strong>figli</strong>o minore.<br />
Fino all’entrata in vigore<br />
della Costituzione, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
minore era soggetto alla<br />
potestà del padre, che
assumeva a sua totale<br />
discrezione le decisioni che<br />
lo riguardavano.<br />
Nella Costituzione<br />
repubblicana inizia ad<br />
emergere una posizione<br />
giuridica autonoma del<br />
minore. L’art. 30, primo<br />
comma, Cost., <strong>nel</strong> riconoscere<br />
che “è dovere e<br />
diritto dei genitori<br />
mantenere, istruire ed<br />
educare i <strong>figli</strong>, anche se nati<br />
fuori dal matrimonio”,
definisce la potestà dei<br />
genitori nei confronti del<br />
<strong>figli</strong>o minore, legittimo o<br />
naturale, come esercizio di<br />
un diritto-dovere che trova<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o la sua<br />
funzione (munus) e <strong>il</strong> suo<br />
limite ( 49 ).<br />
Nella Carta costituzionale<br />
si rinviene la primaria<br />
affermazione del diritto del<br />
minore ad un pieno sv<strong>il</strong>uppo<br />
della sua <strong>per</strong>sonalità e a tale
interesse sono<br />
funzionalmente collegati i<br />
doveri che ineriscono, prima<br />
ancora dei diritti,<br />
all’esercizio della potestà<br />
genitoriale.<br />
Nel <strong>per</strong>iodo successivo<br />
alla Costituzione, prima del<br />
varo della riforma del diritto<br />
di famiglia del 1975, mentre<br />
si va affermando la nuova<br />
concezione della famiglia<br />
come comunità di affetti, si<br />
assiste ad un cambiamento
della cultura giuridica<br />
rispetto alla posizione del<br />
minore, che si esplicita ad<br />
esempio <strong><strong>nel</strong>la</strong> legge<br />
sull’adozione n. 431 del 5<br />
giugno 1967, dove vengono<br />
recepiti i principi della<br />
Convenzione europea di<br />
Strasburgo del 24 apr<strong>il</strong>e<br />
1967, e si ribalta la visione<br />
tradizionale dell’istituto,<br />
ponendo al centro non più<br />
l’interesse dell’adottante<br />
bensì quello dell’adottato.
Solo con la riforma del<br />
diritto di famiglia del 1975,<br />
che realizza <strong>il</strong> principio di<br />
parità <strong>nel</strong>l’ambito della<br />
famiglia, si inizia <strong>per</strong>ò a dare<br />
concreta attuazione ai<br />
principi costituzionali che<br />
riconoscono i diritti<br />
soggettivi dei <strong>figli</strong>, legittimi<br />
come naturali ( 50 ).<br />
Così l’art. 147 c.c. impone<br />
ad ambedue i coniugi<br />
“l’obbligo di mantenere,
istruire ed educare la prole<br />
tenendo conto delle capacità,<br />
dell’inclinazione naturale e<br />
delle aspirazioni dei <strong>figli</strong>”, e<br />
l’art. 148, primo comma, c.c.<br />
afferma che “i coniugi<br />
devono adempiere<br />
l’obbligazione prevista<br />
<strong>nel</strong>l’articolo precedente in<br />
proporzione alle rispettive<br />
sostanze e secondo la loro<br />
capacità di lavoro<br />
professionale o casalingo”.<br />
L’art. 261 c.c., poi,
afferma <strong>il</strong> fondamentale<br />
principio in forza del quale <strong>il</strong><br />
riconoscimento del <strong>figli</strong>o<br />
naturale comporta da parte<br />
del genitore l’assunzione di<br />
tutti i doveri e di tutti i diritti<br />
che egli ha nei confronti dei<br />
<strong>figli</strong> legittimi, <strong>il</strong> che attesta<br />
l’assoluta preminenza<br />
attribuita al rapporto di<br />
f<strong>il</strong>iazione in quanto tale,<br />
rispetto al discrimine del<br />
matrimonio ( 51 ).
La recente legge n. 54/06<br />
( 52 ), affermando <strong>il</strong> diritto del<br />
<strong>figli</strong>o minore alla<br />
bigenitorialità, ha integrato<br />
le disposizioni degli artt. 147<br />
e 148 c.c., indicando le<br />
modalità e i criteri del<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />
minori e maggiorenni non<br />
autonomi economicamente.<br />
Nell’ottica della continuità<br />
della fattiva presenza dei<br />
genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> vita dei <strong>figli</strong>,
nonostante la <strong>separazione</strong> o <strong>il</strong><br />
divorzio, la legge 54/06<br />
priv<strong>il</strong>egia la forma del<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto e<br />
delinea una funzione<br />
<strong>per</strong>equativa dell’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, determinato<br />
secondo <strong>il</strong> criterio<br />
proporzionale riferito alle<br />
rispettive risorse economiche<br />
dei genitori e gli ulteriori<br />
criteri indicati <strong>nel</strong> novellato<br />
art. 155 c.c..<br />
<strong>Il</strong> riconoscimento di diritti
soggettivi ai <strong>figli</strong> minori cui<br />
consegue “<strong>il</strong> dovere del<br />
genitore, previsto dall’art. 30<br />
Cost., di essere presente<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita del <strong>figli</strong>o, <strong>per</strong><br />
fornirgli un apporto morale<br />
ed assistenziale, sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o sia economico che<br />
educativo”, ha determinato <strong>il</strong><br />
sorgere di un orientamento<br />
giurisprudenziale che<br />
“laddove vi sia una totale,<br />
immotivata, reiterata e<br />
<strong>per</strong>durante assenza del
genitore” ritiene si configuri<br />
“la lesione del diritto del<br />
<strong>figli</strong>o all’assistenza morale e<br />
materiale, e la conseguente<br />
sussistenza di un danno<br />
esistenziale, che risulta<br />
provato quando lo stesso<br />
<strong>figli</strong>o abbia avuto la<br />
<strong>per</strong>cezione e la<br />
consapevolezza dell’effetto<br />
privativo dell’apporto<br />
genitoriale” ( 53 ).<br />
La giurisprudenza di
legittimità ha confermato<br />
questo indirizzo,<br />
sottolineando che l’obbligo<br />
dei genitori di mantenere i<br />
<strong>figli</strong> sussiste sin dalla<br />
nascita, non venendo meno<br />
durante l’eventuale <strong>per</strong>iodo<br />
anteriore alla pronuncia della<br />
dichiarazione giudiziale di<br />
paternità né venendo esclusa<br />
la responsab<strong>il</strong>ità del genitore<br />
in assenza di specifiche<br />
richieste provenienti dalla<br />
madre o dal <strong>figli</strong>o, essendo
sorto sin dalla nascita <strong>il</strong><br />
diritto del <strong>figli</strong>o naturale ad<br />
essere mantenuto, istruito ed<br />
educato nei confronti di<br />
entrambi i genitori ( 54 ). Ne<br />
consegue che “<strong>il</strong> disinteresse<br />
dimostrato verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o dal<br />
genitore naturale,<br />
manifestatosi <strong>per</strong> lunghi anni<br />
e connotato dalla violazione<br />
degli obblighi di<br />
<strong>mantenimento</strong>, istruzione ed<br />
educazione, determina una
lesione dei diritti del <strong>figli</strong>o,<br />
che, scaturendo dal rapporto<br />
di f<strong>il</strong>iazione, trovano tutela<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> Carta costituzionale e<br />
<strong>nel</strong>le norme di natura<br />
internazionale recepite <strong>nel</strong><br />
nostro ordinamento”. Tale<br />
violazione dei doveri<br />
genitoriali verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
“comporta la sussistenza di<br />
un <strong>il</strong>lecito civ<strong>il</strong>e, trovando<br />
l’<strong>il</strong>lecito endofam<strong>il</strong>iare<br />
sanzione non soltanto <strong>nel</strong>le<br />
misure tipiche previste dal
diritto di famiglia, ma anche<br />
<strong>nel</strong>l’obbligo di risarcimento<br />
dei danni non<br />
patrimoniali”( 55 ).<br />
6. Eguaglianza ed autonomia<br />
dei soggetti, <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia<br />
attuale. La condivisione ed<br />
equa ripartizione delle<br />
risorse economiche della<br />
famiglia e la tutela dei<br />
soggetti economicamente più<br />
deboli.
Ad oltre trent’anni dal<br />
varo della riforma del 1975,<br />
la giurisprudenza di<br />
legittimità riconosce la<br />
famiglia “come sede di<br />
autorealizzazione e di<br />
crescita, segnata dal<br />
reciproco rispetto ed immune<br />
da ogni distinzione di ruoli,<br />
<strong>nel</strong>l’ambito della quali i<br />
singoli componenti<br />
conservano le loro essenziali<br />
connotazioni e ricevono<br />
riconoscimento e tutela,
prima ancora che come<br />
coniugi, come <strong>per</strong>sone, in<br />
adesione al disposto<br />
dell’articolo 2 Costituzione,<br />
che <strong>nel</strong> riconoscere e<br />
garantire i diritti inviolab<strong>il</strong>i<br />
dell’uomo sia come singolo<br />
che <strong>nel</strong>le formazioni sociali<br />
ove si svolge la sua<br />
<strong>per</strong>sonalità delinea un<br />
sistema pluralistico ispirato<br />
al rispetto di tutte le<br />
aggregazioni sociali <strong>nel</strong>le<br />
quali la <strong>per</strong>sonalità di ogni
individuo si esprime e si<br />
sv<strong>il</strong>uppa” ( 56 ).<br />
Questa nuova concezione<br />
della famiglia, dove la tutela<br />
dei diritti soggettivi dei<br />
singoli diventa<br />
predominante, quale<br />
condizione <strong>per</strong> la piena e<br />
libera realizzazione della<br />
<strong>per</strong>sona umana, pur trovando<br />
limite e contem<strong>per</strong>amento<br />
<strong>nel</strong> rispetto dei diritti degli<br />
altri soggetti della relazione
fam<strong>il</strong>iare e <strong>nel</strong>l’esigenza di<br />
una convivenza fondata sulla<br />
parità e solidarietà, ha a<strong>per</strong>to<br />
la strada verso una<br />
progressiva "privatizzazione"<br />
della famiglia, dove<br />
assumono r<strong>il</strong>evanza<br />
l’accordo e la negoziazione<br />
tra i coniugi ( 57 ).<br />
È una tendenza da tempo<br />
in atto, che necessita oggi di<br />
un ulteriore ampliamento,<br />
<strong>per</strong> dare maggiore
iconoscimento<br />
all’autonomia negoziale dei<br />
coniugi, sia <strong>nel</strong> fissare le basi<br />
dei loro rapporti<br />
patrimoniali, prima del<br />
matrimonio, che <strong>nel</strong> definirli<br />
in funzione di una eventuale<br />
crisi del rapporto. Parte della<br />
dottrina sostiene così<br />
l’esigenza di introdurre <strong>nel</strong><br />
nostro ordinamento accordi<br />
sim<strong>il</strong>i ai prenuptial<br />
agreements ( 58 ) del diritto
anglosassone, anche <strong>per</strong><br />
determinare <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />
più debole, sia durante <strong>il</strong><br />
matrimonio che dopo la<br />
cessazione della convivenza,<br />
o <strong>per</strong> concordarne la rinuncia<br />
reciproca, e r<strong>il</strong>eva che “<strong>il</strong><br />
problema della tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> debole, specie di<br />
fronte al fenomeno<br />
dell’emancipazione<br />
femmin<strong>il</strong>e, non può costituire<br />
una giustificazione alla
<strong>per</strong>manenza di interventi<br />
espressivi di una concezione<br />
paternalistica dei rapporti<br />
tra individuo e poteri dello<br />
Stato" ( 59 ).<br />
La giurisprudenza continua<br />
invece a ritenere invalidi gli<br />
accordi che si pongono in<br />
contrasto con <strong>il</strong> principio<br />
dell’inderogab<strong>il</strong>ità dei diritti<br />
e dei doveri che discendono<br />
dal matrimonio, richiamando<br />
<strong>il</strong> limite disposto dall’art.
160 c.c..<br />
Così, gli accordi con i<br />
quali i coniugi fissano, in<br />
sede di <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong> regime<br />
giuridico patrimoniale in<br />
vista di un futuro ed<br />
eventuale divorzio, sono<br />
ritenuti invalidi <strong>per</strong> <strong>il</strong>liceità<br />
della causa, <strong>per</strong>ché stipulati<br />
in violazione del principio<br />
fondamentale della radicale<br />
indisponib<strong>il</strong>ità dei diritti in<br />
materia matrimoniale,<br />
espresso dall’ art. 160 c.c.. Si
sostiene in particolare che di<br />
tali accordi non può tenersi<br />
conto sia quando limitino o<br />
addirittura escludano <strong>il</strong><br />
diritto del <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
al conseguimento di quanto è<br />
necessario <strong>per</strong> soddisfare le<br />
esigenze della vita, che<br />
quando soddisfino<br />
pienamente dette esigenze,<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo che una<br />
preventiva pattuizione -<br />
specie se allettante e
condizionata alla non<br />
opposizione al divorzio -<br />
potrebbe determinare <strong>il</strong><br />
consenso alla dichiarazione<br />
degli effetti civ<strong>il</strong>i del<br />
matrimonio ( 60 ).<br />
Nell’ambito dell’attività<br />
negoziale dei coniugi, si è<br />
poi indotti a riflettere sulle<br />
conseguenze del maggiore<br />
ut<strong>il</strong>izzo, rispetto al passato,<br />
del regime convenzionale<br />
della <strong>separazione</strong> dei beni, in
particolare quando sussiste<br />
una disparità di situazioni<br />
reddituali e patrimoniali tra i<br />
coniugi.<br />
In tali casi è evidente<br />
l’esigenza di adottare criteri<br />
di equità - non essendo<br />
possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso ai principi<br />
di parità, propri della<br />
comunione legale, ma certo<br />
non del regime di<br />
<strong>separazione</strong> dei beni - che<br />
possano consentire, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
della <strong>separazione</strong> dei coniugi,
la distribuzione tra gli stessi<br />
delle risorse accumulate <strong>nel</strong><br />
corso del matrimonio, così da<br />
assicurarne una divisione,<br />
anche non paritaria, ma che<br />
consenta di evitare che scelte<br />
concordate durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, quale ad<br />
esempio <strong>il</strong> lavoro casalingo<br />
della moglie, abbiano<br />
ricadute negative solo su<br />
questa, dopo la <strong>separazione</strong>.<br />
Nella vigente legislazione<br />
non risulta tuttavia uno
strumento idoneo a realizzare<br />
questo principio di equità,<br />
così che parte della dottrina<br />
ritiene necessaria “una<br />
rivisitazione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> e dell’assegno<br />
di divorzio al fine di renderli<br />
strumenti idonei a realizzare<br />
un’equa ripartizione delle<br />
"nuove forme di ricchezza<br />
della famiglia"” ( 61 ).<br />
Dall’analisi dei continui<br />
mutamenti della famiglia <strong>nel</strong>
complessivo quadro socioeconomico,<br />
e dei rapporti che<br />
si instaurano tra i suoi<br />
componenti, emerge <strong>per</strong>tanto<br />
l’esigenza di una nuova<br />
elaborazione che consideri la<br />
funzione dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> come principalmente<br />
<strong>per</strong>equativa, fondata sul<br />
b<strong>il</strong>anciamento dei valori<br />
della parità, equità e<br />
solidarietà tra i coniugi.<br />
Una elaborazione che<br />
segua questa strada non potrà
che muoversi <strong>nel</strong>l’ottica di<br />
un progressivo<br />
avvicinamento della<br />
<strong>separazione</strong> e del divorzio, e<br />
conseguentemente della<br />
funzione dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> separato a quella<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, come<br />
già nei fatti tendenzialmente<br />
avviene quale risultato della<br />
negoziazione privata tra i<br />
coniugi in sede di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale, che<br />
tende a definire i loro
apporti patrimoniali anche<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro.
CAPITOLO II<br />
RILEVANZA<br />
PSICOLOGICA DELLA<br />
QUESTIONE ECONOMICA<br />
NEL CONFLITTO<br />
FAMILIARE<br />
SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> “rimedio” della<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale e la<br />
costruzione di un nuovo<br />
progetto di vita. – 2. <strong>Il</strong><br />
riconoscimento delle esigenze<br />
economiche dell’altro <strong>coniuge</strong>
<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase del conflitto e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
negoziazione finalizzata<br />
all’accordo. La mediazione del<br />
conflitto.<br />
1 . <strong>Il</strong> “rimedio” della<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale e la<br />
costruzione di un nuovo<br />
progetto di vita.<br />
La riforma del diritto di<br />
famiglia del 1975 ha<br />
profondamente modificato
l’istituto della <strong>separazione</strong>,<br />
concepito dal legislatore del<br />
1942 come una situazione<br />
patologica transitoria, poiché<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> prospettiva di una<br />
difesa ad oltranza della<br />
famiglia era prevista la<br />
ricomposizione del vincolo<br />
coniugale.<br />
Alla <strong>separazione</strong><br />
ammissib<strong>il</strong>e solo in ipotesi<br />
tassative, riferite al<br />
comportamento colpevole di<br />
uno o di entrambi i coniugi,
secondo una logica<br />
chiaramente sanzionatoria e<br />
repressiva, è stata sostituita<br />
la concezione di una<br />
<strong>separazione</strong> intesa come<br />
rimedio ad una convivenza<br />
divenuta intollerab<strong>il</strong>e o tale<br />
da recare grave pregiudizio<br />
all’educazione della prole, e<br />
quindi come certificazione<br />
della fase patologica del<br />
rapporto coniugale<br />
costituente titolo<br />
autosufficiente di cessazione
della convivenza o<br />
suscettib<strong>il</strong>e di sfociare in un<br />
successivo divorzio o anche<br />
di protrarsi indefinitamente,<br />
secondo la libera<br />
determinazione delle parti<br />
( 62 ).<br />
La possib<strong>il</strong>ità attribuita dal<br />
nuovo testo della norma a<br />
ciascun <strong>coniuge</strong> di richiedere<br />
la <strong>separazione</strong>, a prescindere<br />
dalle responsab<strong>il</strong>ità o dalle<br />
colpe <strong>nel</strong> fallimento del
matrimonio, si presta ad<br />
un’interpretazione a<strong>per</strong>ta a<br />
valorizzare elementi di<br />
carattere soggettivo,<br />
costituendo la<br />
"intollerab<strong>il</strong>ità" un fatto<br />
psicologico individuale,<br />
riferib<strong>il</strong>e alla formazione<br />
culturale, alla sensib<strong>il</strong>ità e al<br />
contesto interno alla vita dei<br />
coniugi.<br />
In una visione evolutiva<br />
del rapporto coniugale -<br />
ritenuto, <strong>nel</strong>lo stadio attuale
della società, incoercib<strong>il</strong>e e<br />
collegato al <strong>per</strong>durante<br />
consenso di ciascun <strong>coniuge</strong> -<br />
<strong>il</strong> giudice, <strong>per</strong> poter<br />
pronunciare la <strong>separazione</strong>,<br />
deve verificare l’esistenza,<br />
anche in un solo <strong>coniuge</strong>, di<br />
una condizione di<br />
disaffezione al matrimonio<br />
tale da rendere incompatib<strong>il</strong>e<br />
la convivenza, a prescindere<br />
da elementi di addebitab<strong>il</strong>ità<br />
a carico dell’altro. Ove tale<br />
situazione d’intollerab<strong>il</strong>ità si
verifichi, anche rispetto ad<br />
un solo <strong>coniuge</strong>, questi ha<br />
diritto di chiedere la<br />
<strong>separazione</strong> e interrom<strong>per</strong>e la<br />
convivenza, sul presupposto<br />
che è divenuto impossib<strong>il</strong>e<br />
svolgere adeguatamente la<br />
propria <strong>per</strong>sonalità in quella<br />
"società naturale" costituita<br />
con <strong>il</strong> matrimonio che è la<br />
famiglia ( 63 ).<br />
La dottrina ha posto in<br />
luce come rimanga tuttavia
un’ambiguità di fondo<br />
dell’istituto, insita <strong>nel</strong> dato<br />
normativo, che, da un lato,<br />
sembra accogliere ancora la<br />
concezione tradizionale della<br />
<strong>separazione</strong> come momento<br />
patologico e temporaneo,<br />
dall’altro, la considera come<br />
presupposto del divorzio<br />
( 64 ). Basti pensare che in<br />
entrambi i procedimenti <strong>il</strong><br />
presidente deve es<strong>per</strong>ire<br />
all’udienza di comparizione
<strong>per</strong>sonale dei coniugi avanti<br />
a sé <strong>il</strong> tentativo di<br />
conc<strong>il</strong>iazione, espressione<br />
dell’interesse pubblico alla<br />
conservazione del vincolo<br />
coniugale, che <strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi<br />
ben diffic<strong>il</strong>mente comporta<br />
un ripensamento dei coniugi<br />
<strong>nel</strong>l’ottica della<br />
riconc<strong>il</strong>iazione, ma ha invece<br />
assunto una funzione lato<br />
sensu istruttoria, consentendo<br />
al presidente l’espletamento<br />
di una sorta di interrogatorio
libero delle parti, funzionale<br />
al raggiungimento di un<br />
accordo tra i coniugi o, in<br />
caso di fallimento di tale<br />
tentativo, all’as-sunzione di<br />
informazioni ut<strong>il</strong>i<br />
all’emanazione dei<br />
provvedimenti <strong>nel</strong>l’interesse<br />
dei coniugi e della prole ( 65 ).<br />
Sotto un prof<strong>il</strong>o<br />
sociologico, si è osservato<br />
che <strong>il</strong> mutamento della<br />
<strong>per</strong>cezione dello status di
separato legale è avvenuto<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> prima metà degli anni<br />
’70, con l’approvazione della<br />
legge sul divorzio; <strong>per</strong>tanto<br />
oggi la <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />
non è più un rimedio ad una<br />
crisi temporanea, bensì è<br />
generalmente considerata<br />
come l’anticamera del<br />
divorzio ( 66 ).<br />
Questo significa che oggi<br />
rispetto al passato, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
relazione tra i coniugi, è più
accentuato <strong>il</strong> processo di<br />
disimpegno e di distacco di<br />
un <strong>coniuge</strong> nei confronti<br />
dell’altro, che inizia con la<br />
crisi del rapporto.<br />
In particolare, sul piano<br />
delle dinamiche<br />
inter<strong>per</strong>sonali e<br />
intrapsichiche, si osserva che<br />
trattasi di un disimpegno<br />
dalle aspettative associate ad<br />
un ruolo e dall’insieme di<br />
diritti e di doveri che esso<br />
comporta; un processo di dis-
identificazione dal ruolo di<br />
<strong>coniuge</strong>, <strong>nel</strong> corso del quale<br />
la <strong>per</strong>sona si abitua a poco a<br />
poco a non definire più la sua<br />
identità in base a quel ruolo<br />
( 67 ).<br />
Tenendo presente che i<br />
motivi che provocano la crisi<br />
del rapporto possono essere<br />
molteplici e connessi alla<br />
specifica situazione di ogni<br />
<strong>coniuge</strong>, si sostiene che la<br />
<strong>separazione</strong>, come <strong>il</strong>
divorzio, provoca un<br />
conflitto di identità e impone<br />
di ridefinire i propri ruoli in<br />
misura diversa <strong>nel</strong>le diverse<br />
<strong>per</strong>sone, in funzione dei<br />
differenti ruoli assunti<br />
<strong>nel</strong>l’ambito del matrimonio e<br />
anche dell’ampiezza del<br />
cambiamento prodotto dalla<br />
<strong>separazione</strong> stessa ( 68 ).<br />
Secondo tesi elaborate in<br />
psicologia, è prevedib<strong>il</strong>e che<br />
<strong>il</strong> conflitto di identità diventi
più intenso quando la<br />
transizione allo stato di<br />
<strong>separazione</strong> ha come<br />
conseguenza la necessità di<br />
affrontare serie difficoltà<br />
economiche, o di subire una<br />
riduzione del sostegno<br />
ricevuto dal proprio ambiente<br />
sociale, o altre gravi<br />
<strong>per</strong>turbazioni della propria<br />
vita ( 69 ). La <strong>separazione</strong> è<br />
sicuramente un evento<br />
logorante, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong>
matrimonio è fonte di<br />
identità e di status sociale, e<br />
fuori da quel contesto i<br />
coniugi vivono un sentimento<br />
di lutto, di <strong>per</strong>dita, <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
fallimento del progetto di<br />
vita in cui ciascuno aveva<br />
investito e creduto.<br />
Diventa <strong>per</strong>ciò necessario<br />
che ciascun <strong>coniuge</strong> riesca a<br />
prospettare un nuovo ruolo<br />
<strong>per</strong> sé, una nuova identità in<br />
un nuovo contesto di<br />
relazioni, elaborando un
nuovo progetto di vita.<br />
Nel contempo, poiché la<br />
famiglia divisa è comunque<br />
una famiglia i cui soggetti<br />
continueranno a mantenere<br />
reciproche relazioni,<br />
soprattutto <strong>nel</strong> caso della<br />
presenza di <strong>figli</strong>, si rende<br />
necessario riorganizzare<br />
queste relazioni, mantenere<br />
a<strong>per</strong>to o riaprire <strong>il</strong> dialogo,<br />
<strong>nel</strong>l’ottica di comporre <strong>il</strong><br />
conflitto.<br />
La soluzione auspicata,
<strong>nel</strong>l’interesse degli stessi<br />
coniugi, è quindi quella della<br />
mediazione del conflitto,<br />
attraverso un processo di<br />
negoziazione finalizzato a far<br />
raggiungere alle parti un<br />
accordo mutuamente<br />
accettab<strong>il</strong>e e accettato,<br />
strutturato in modo da aiutare<br />
i coniugi a mantenere la<br />
continuità di una corretta<br />
relazione ( 70 ).
2 . <strong>Il</strong> riconoscimento delle<br />
esigenze economiche<br />
dell’altro <strong>coniuge</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
del conflitto e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
negoziazione finalizzata<br />
all’accordo. La mediazione<br />
del conflitto.<br />
<strong>Il</strong> conflitto coniugale può<br />
risolversi positivamente, con<br />
accordi che durano <strong>nel</strong><br />
tempo, solo se quelle<br />
soluzioni sono vissute non
come vittorie dell’uno<br />
sull’altro, ma sono state<br />
accettate da ciascun <strong>coniuge</strong><br />
come consapevole<br />
mediazione rispetto alle<br />
posizioni e alle aspettative<br />
dell’altro.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza induce a<br />
ritenere che un accordo di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale può<br />
essere rispettato dalle parti<br />
solo se corrisponde alle loro<br />
esigenze future, e non tanto a<br />
quelle dettate dal loro
passato; è <strong>per</strong>tanto necessario<br />
che <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase stragiudiziale,<br />
come in quella giudiziale,<br />
l’attenzione dei coniugi sia<br />
richiamata sulla proiezione<br />
futura dei loro bisogni in un<br />
nuovo contesto di vita,<br />
evitando che un <strong>coniuge</strong>,<br />
come avvenuto <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
critica del matrimonio,<br />
cerchi di soddisfare i suoi<br />
bisogni e di esternare <strong>il</strong><br />
proprio punto di vista su ciò<br />
che è giusto e opportuno,
senza tenere conto della<br />
realtà, e cioè che l’altro<br />
<strong>coniuge</strong> ha opinioni e<br />
necessità del tutto diversi<br />
( 71 ).<br />
Si è osservato in dottrina,<br />
con riguardo al contributo al<br />
<strong>mantenimento</strong> dovuto da un<br />
<strong>coniuge</strong> a favore dell’altro<br />
economicamente più debole,<br />
che <strong>nel</strong> contesto della<br />
<strong>separazione</strong> come in quello<br />
del divorzio, si verifica la
icerca di un diffic<strong>il</strong>e<br />
equ<strong>il</strong>ibrio tra l’esigenza di<br />
tutela del <strong>coniuge</strong> debole e<br />
quella, antagonistica, di non<br />
gravare eccessivamente<br />
l’altro ( 72 ).<br />
Osc<strong>il</strong>lazione che riflette<br />
più in generale la dicotomia<br />
tra una concezione dominata<br />
dal principio della solidarietà<br />
anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi coniugale,<br />
da un lato, ed una<br />
impostazione che, dall’altro,
valorizza maggiormente<br />
l’esigenza di non privare i<br />
coniugi delle risorse<br />
necessarie <strong>per</strong> dare vita ad<br />
una nuova famiglia e finisce<br />
<strong>per</strong> promuovere una politica<br />
di "taglio netto" con <strong>il</strong><br />
passato ( 73 ).<br />
Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità,<br />
condizione essenziale <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
sorgere del diritto al
<strong>mantenimento</strong> in favore del<br />
<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />
addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> è<br />
che questi sia privo di<br />
adeguati redditi propri, ossia<br />
di redditi che gli consentano<br />
di mantenere un tenore di<br />
vita tendenzialmente analogo<br />
a quello che aveva in<br />
costanza di matrimonio,<br />
nonché che sussista una<br />
disparità economica tra i due<br />
coniugi, dandosi così<br />
r<strong>il</strong>evanza alla tesi che
sostiene che con la<br />
<strong>separazione</strong> si instaura un<br />
regime che tende a<br />
conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e<br />
tutti gli effetti del<br />
matrimonio compatib<strong>il</strong>i con<br />
la cessazione della<br />
convivenza e, quindi, <strong>il</strong><br />
tenore e <strong>il</strong> tipo di vita di<br />
ciascun <strong>coniuge</strong> ( 74 ).<br />
L’accertamento dell’<br />
“adeguatezza” dei mezzi a<br />
disposizione del <strong>coniuge</strong>
ichiedente comporta<br />
un’indagine sulla pregressa<br />
posizione economica e<br />
sociale, e quindi “un giudizio<br />
di carattere relazionale, che<br />
trova <strong>il</strong> proprio punto di<br />
riferimento <strong>nel</strong> contesto <strong>nel</strong><br />
quale i due coniugi hanno<br />
vissuto quale situazione<br />
condizionante la qualità e la<br />
quantità dei bisogni<br />
emergenti del richiedente e<br />
che si pone quale<br />
accertamento prioritario
ispetto alla verifica della<br />
consistenza dei redditi<br />
dell’altro <strong>coniuge</strong>” ( 75 ).<br />
Questo parametro riferito<br />
alla situazione della passata<br />
convivenza spesso suscita <strong>nel</strong><br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole aspettative che ben<br />
diffic<strong>il</strong>mente trovano<br />
accoglimento <strong>nel</strong>le pronunce<br />
giudiziarie, condizionate da<br />
numerosi altri elementi che<br />
riguardano la situazione
presente e le scelte di vita<br />
futura, quali potrebbero<br />
essere la nascita di <strong>figli</strong> da<br />
una nuova relazione e <strong>il</strong><br />
conseguente obbligo del loro<br />
<strong>mantenimento</strong>, le<br />
ri<strong>per</strong>cussioni sul piano<br />
reddituale della legittima<br />
scelta <strong>per</strong>sonale del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato al <strong>mantenimento</strong> di<br />
cessare l’attività<br />
professionale, o <strong>il</strong> vantaggio<br />
derivante al <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario dell’assegno dal
godimento della casa<br />
coniugale ( 76 ).<br />
Ne consegue che, nei fatti,<br />
la <strong>separazione</strong> determina<br />
quasi sempre una situazione<br />
di ridimensionamento del<br />
tenore di vita di entrambi i<br />
coniugi, e ciò comporta un<br />
aumento della conflittualità<br />
coniugale e spesso anche<br />
genitoriale, <strong>nel</strong> caso in cui gli<br />
stessi coniugi non abbiano<br />
valutato insieme tali
conseguenze e negoziato<br />
accordi relativi al loro futuro,<br />
<strong>per</strong>venendo ad una<br />
mediazione delle reciproche<br />
aspettative ed esigenze.
CAPITOLO III<br />
L’ASSEGNO DI<br />
MANTENIMENTO PER IL<br />
CONIUGE.<br />
INQUADRAMENTO<br />
NELLA NORMATIVA<br />
SOSTANZIALE E<br />
PROCESSUALE DELLA<br />
SEPARAZIONE<br />
SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> ai sensi dell’art.
156 c.c.. – 2. L’assegno<br />
alimentare in caso di addebito<br />
della <strong>separazione</strong>. – 3. La<br />
domanda di attribuzione<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
<strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong>. Art. 706 e ss.<br />
c.p.c.. – 4. Natura ed efficacia<br />
del provvedimento<br />
presidenziale che attribuisce<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong>. – 5.<br />
Reclamab<strong>il</strong>ità, revocab<strong>il</strong>ità e<br />
modificab<strong>il</strong>ità dell’ordinanza<br />
presidenziale e dei<br />
provvedimenti del G.I. – 6.<br />
Esecutività del provvedimento
che dispone l’obbligo del<br />
<strong>mantenimento</strong>. – 7. Le garanzie<br />
<strong>per</strong> l’adempimento degli<br />
obblighi economici <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong>. – 8. <strong>Il</strong> sequestro<br />
ex art. 156, comma 6, c.c. – 9.<br />
L’ordine al terzo di pagamento<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong> a<br />
favore del <strong>coniuge</strong>. – 10.<br />
L’iscrizione di ipoteca<br />
giudiziale.<br />
1 . <strong>Il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong><br />
ai sensi dell’art. 156 c.c..
All’obbligo posto a carico<br />
del <strong>coniuge</strong> dall’art. 143 c.c.,<br />
di contribuire ai bisogni della<br />
famiglia durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, subentra con la<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, ove<br />
ricorrano determinate<br />
condizioni, l’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> previsto<br />
dall’art. 156 c.c. ( 77 ),<br />
destinato al soddisfacimento<br />
dei bisogni individuali<br />
dell’altro <strong>coniuge</strong>.
<strong>Il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong>,<br />
secondo l’art. 156, primo<br />
comma, c.c., è condizionato<br />
da due elementi, la non<br />
addebitab<strong>il</strong>ità della<br />
<strong>separazione</strong> e la mancanza di<br />
adeguati redditi propri,<br />
entrambi riferiti al <strong>coniuge</strong><br />
che richiede l’assegno.<br />
È pacifico che <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />
<strong>coniuge</strong> cui non sia stata<br />
addebitata la <strong>separazione</strong><br />
spetti, <strong>nel</strong> concorso delle
altre condizioni previste<br />
dalla norma, a prescindere<br />
dal fatto che la <strong>separazione</strong><br />
sia stata pronunciata con o<br />
senza addebito all’altro<br />
<strong>coniuge</strong> ( 78 ), né può ritenersi<br />
di <strong>per</strong> sé obbligato<br />
all’assegno <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> al<br />
quale la <strong>separazione</strong> sia stata<br />
addebitata.<br />
Al fine del riconoscimento<br />
del diritto al <strong>mantenimento</strong> a<br />
favore del <strong>coniuge</strong> cui non
sia addebitat<strong>il</strong>e la<br />
<strong>separazione</strong>, è essenziale che<br />
questi sia privo di adeguati<br />
redditi, situazione di cui<br />
l’art. 156, primo comma, c.c.<br />
non dà una esplicita<br />
definizione. I criteri di<br />
valutazione dell’adeguatezza<br />
dei redditi del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno, in<br />
riferimento al tenore di vita<br />
goduto durante la<br />
convivenza, e della<br />
sussistenza della disparità
economica tra i coniugi, sono<br />
stati elaborati in dottrina (v.<br />
cap. IV) e giurisprudenza (v.<br />
cap. V), <strong>per</strong>venendo ad un<br />
orientamento ormai<br />
consolidato.<br />
<strong>Il</strong> giudice, <strong>nel</strong> determinare<br />
l’entità dell’assegno, deve<br />
tenere conto delle circostanze<br />
e dei redditi del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, secondo quanto<br />
dispone l’art. 156, comma 2,<br />
c.c.. La norma non definisce<br />
le circostanze cui fa
iferimento, che, secondo<br />
consolidata giurisprudenza,<br />
consistono in quegli elementi<br />
fattuali di ordine economico,<br />
o comunque apprezzab<strong>il</strong>i in<br />
termini economici, diversi<br />
dal reddito dell’onerato,<br />
suscettib<strong>il</strong>i di incidere sulle<br />
condizioni economiche delle<br />
parti ( 79 ).<br />
Anche la nozione di redditi<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’art. 156 c.c. è<br />
assolutamente generica,
dovendosi quindi fare<br />
riferimento <strong>per</strong> i criteri di<br />
quantificazione dell’assegno<br />
all’elaborazione<br />
giurisprudenziale.<br />
2 . L’assegno alimentare in<br />
caso di addebito della<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
L’art. 156, comma 3, c.c.,<br />
prevede che in caso di<br />
dichiarazione di addebito ad
un <strong>coniuge</strong>, questi abbia<br />
comunque diritto agli<br />
alimenti di cui agli artt. 433 e<br />
ss. c.c..<br />
La <strong>per</strong>dita del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>, da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> al quale sia stata<br />
addebitata la <strong>separazione</strong>,<br />
costituisce una sanzione che<br />
prescinde dalla condizione<br />
economica del colpevole e si<br />
fonda su una valutazione<br />
discrezionale del legislatore.<br />
<strong>Il</strong> diritto agli alimenti, in
questo caso, trova<br />
giustificazione <strong>nel</strong> principio<br />
di solidarietà coniugale, e<br />
può essere richiesto da chi si<br />
trova in stato di bisogno e<br />
non è in grado di provvedere<br />
al proprio <strong>mantenimento</strong>,<br />
come dispone in via generale<br />
l’art. 438 c.c<br />
Gli alimenti vengono<br />
assegnati in proporzione al<br />
bisogno del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente e alle condizioni<br />
economiche di chi deve
somministrarli, e non devono<br />
tuttavia su<strong>per</strong>are quanto<br />
necessario <strong>per</strong> la vita<br />
dell’alimentando, avuto <strong>per</strong>ò<br />
riguardo alla sua posizione<br />
sociale.<br />
Poiché <strong>il</strong> concetto di<br />
“impossib<strong>il</strong>ità di provvedere<br />
al proprio <strong>mantenimento</strong>” è<br />
relativo - essendo<br />
determinato da molteplici<br />
elementi quali l’età, la salute,<br />
le attitudini al lavoro, la<br />
condizione sociale del
soggetto, la situazione del<br />
mercato del lavoro, e altri<br />
ancora - la misura degli<br />
alimenti dipende dal caso<br />
specifico.<br />
La differenza tra l’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong> e quello<br />
alimentare è comunque netta,<br />
poiché l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> tende a<br />
garantire la conservazione<br />
del tenore di vita<br />
precedentemente goduto,<br />
mentre <strong>il</strong> diritto agli alimenti
può solo consentire<br />
l’erogazione di una somma<br />
che corrisponda alle esigenze<br />
bas<strong>il</strong>ari di vita del <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario, che deve<br />
previamente provare <strong>il</strong> suo<br />
stato di indigenza ( 80 ).<br />
3 . La domanda di<br />
attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong><br />
procedimento di <strong>separazione</strong>.
<strong>Il</strong> provvedimento<br />
giudiziario che riconosce<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole presuppone<br />
necessariamente l’esistenza<br />
di una domanda di parte,<br />
svolta <strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> nei modi e<br />
termini indicati dall’art. 706<br />
e ss. c.p.c., come da ultimo<br />
modificati dalla l. 14.5.2005,<br />
n. 80 e succ. modif..<br />
La domanda di <strong>separazione</strong>
<strong>per</strong>sonale, secondo <strong>il</strong><br />
novellato art. 706 c.p.c., si<br />
propone con ricorso, che<br />
deve contenere la sola<br />
“esposizione dei fatti su cui<br />
la domanda è fondata”.<br />
Trattasi di un atto di<br />
contenuto limitato che,<br />
secondo le intenzioni del<br />
legislatore, è da un lato<br />
finalizzato ad introdurre <strong>il</strong><br />
giudizio e consentire l’avvio<br />
dell’udienza presidenziale, e<br />
dall’altro ad agevolare <strong>il</strong>
tentativo di conc<strong>il</strong>iazione da<br />
parte del presidente, o la<br />
trasformazione del rito da<br />
contenzioso a consensuale.<br />
Sebbene l’art. 706 c.p.c.<br />
non preveda l’onere di<br />
formulare le domande <strong>nel</strong><br />
ricorso introduttivo, essendo<br />
riservata alla successiva<br />
memoria integrativa sia<br />
l’esplicazione dell’oggetto<br />
della controversia che le<br />
conclusioni, si deve tenere<br />
presente la necessità, di fatto,
di proporre da subito, con <strong>il</strong><br />
ricorso, la domanda volta ad<br />
ottenere l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, laddove <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> ricorrente abbia<br />
l’esigenza di ottenere in sede<br />
presidenziale, in via<br />
provvisoria ed urgente ex art.<br />
708 c.p.c., un tale<br />
provvedimento cautelare.<br />
Analogamente, qualora <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole sia la parte convenuta<br />
in giudizio, si r<strong>il</strong>eva
l’opportunità di svolgere la<br />
domanda di attribuzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria<br />
difensiva prevista dallo<br />
stesso art. 706 c.p.c.,<br />
domanda che andrà motivata<br />
e documentata.<br />
Infatti, se l’udienza<br />
presidenziale è formalmente<br />
la sede in cui si deve<br />
svolgere <strong>il</strong> tentativo di<br />
conc<strong>il</strong>iazione dei coniugi,<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi è l’ambito
funzionale alla pronuncia dei<br />
provvedimenti <strong>nel</strong>l’interesse<br />
dei coniugi e della prole, che<br />
non solo regolamentano<br />
temporaneamente la vita dei<br />
coniugi in pendenza del<br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, ma<br />
che ben possono stab<strong>il</strong>izzarsi<br />
e regolarla anche <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro<br />
in ragione della caratteristica<br />
ultrattività dell’ordinanza<br />
che li contiene ( 81 ).<br />
Ciò induce a svolgere sin
dai primi atti del giudizio<br />
previsti dall’art. 706 c.p.c.<br />
un’accurata attività di difesa,<br />
che dovrà essere finalizzata a<br />
fornire al presidente quegli<br />
elementi necessari a<br />
conoscere la reale situazione<br />
<strong>per</strong>sonale, reddituale e<br />
patrimoniale dei coniugi, <strong>per</strong><br />
consentire l’emissione di<br />
provvedimenti fondati ed<br />
equi.<br />
<strong>Il</strong> novellato art. 706 c.p.c.,<br />
<strong>per</strong>seguendo tale intento, fa
obbligo alle parti di produrre<br />
le ultime dichiarazioni dei<br />
redditi, onere che si ritiene<br />
<strong>per</strong>manga a carico del<br />
convenuto anche <strong>nel</strong>l’ipotesi<br />
in cui questi non depositi una<br />
memoria difensiva.<br />
Qualora la parte ricorrente,<br />
o quella convenuta in<br />
giudizio, non svolga la<br />
domanda di attribuzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong> ricorso<br />
introduttivo, o <strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria
difensiva, potrà proporre tale<br />
domanda, se ricorrente, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
successiva memoria<br />
integrativa, che ai sensi<br />
dell’art. 709, comma 3, c.p.c.<br />
“deve avere <strong>il</strong> contenuto di<br />
cui all’articolo 163, terzo<br />
comma, numeri 2), 3), 4), 5) e<br />
6)”, o, se convenuta, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
comparsa di costituzione in<br />
gi udi z i o “ai sensi degli<br />
articoli 166 e 167, primo e<br />
secondo comma”.<br />
Non è esclusa la possib<strong>il</strong>ità
di proporre la domanda <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
riconoscimento dell’assegno<br />
<strong>nel</strong>l’udienza ex art. 183 c.p.c.<br />
avanti <strong>il</strong> giudice istruttore, se<br />
la domanda proposta dalla<br />
parte attrice sia conseguenza<br />
della domanda<br />
riconvenzionale avanzata dal<br />
convenuto.<br />
La domanda di<br />
attribuzione dell’assegno, già<br />
proposta dalla parte attrice<br />
<strong>nel</strong> ricorso introduttivo o<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria integrativa, e
dal convenuto <strong><strong>nel</strong>la</strong> comparsa<br />
di costituzione, può essere<br />
modificata dalle parti, <strong>per</strong><br />
quanto riguarda la<br />
quantificazione dell’assegno,<br />
con la memoria ex art. 183,<br />
comma 6, n. 1, c.p.c..<br />
Una volta proposta<br />
ritualmente, la domanda<br />
relativa all’assegno può<br />
comunque essere modificata<br />
in corso di giudizio, <strong>per</strong><br />
adeguare l’assegno alla<br />
svalutazione monetaria <strong>nel</strong>
frattempo intervenuta o<br />
<strong>per</strong>ché sono mutate le<br />
condizioni patrimoniali<br />
inizialmente prospettate o<br />
sono emersi fatti nuovi.<br />
4 . Natura ed efficacia del<br />
provvedimento presidenziale<br />
che attribuisce l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
Per <strong>il</strong> combinato disposto<br />
degli artt. 474 c.p.c. e 189
disp. att. c.p.c., <strong>il</strong><br />
provvedimento presidenziale<br />
ex art. 708 c.p.c. ha carattere<br />
provvisorio e conserva la sua<br />
efficacia finché non sia<br />
concluso <strong>il</strong> processo di<br />
<strong>separazione</strong> ovvero non<br />
intervenga una sua revoca o<br />
modifica <strong>nel</strong> corso del<br />
giudizio.<br />
Qualora <strong>il</strong> procedimento si<br />
estingua, <strong>il</strong> provvedimento ex<br />
art. 708 c.p.c. rimane efficace<br />
finché non sia sostituito con
altro provvedimento emesso<br />
dal presidente o dal giudice<br />
istruttore a seguito di nuova<br />
presentazione del ricorso <strong>per</strong><br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi.<br />
Secondo consolidata<br />
giurisprudenza, l’ordinanza<br />
con la quale <strong>il</strong> presidente,<br />
autorizzando i coniugi a<br />
vivere separati, attribuisce in<br />
via provvisoria l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole
che ne fa domanda, ha natura<br />
cautelare, mirando ad<br />
assicurare <strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
fino alla sua eventuale<br />
esclusione o al suo<br />
affievolimento in un diritto<br />
meramente alimentare, che<br />
può derivare solo dal<br />
giudicato finale ( 82 ).<br />
La natura e funzione<br />
alimentare dell’assegno,<br />
nonché, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o
processuale, la riconduzione<br />
del provvedimento ex art.<br />
708 c.p.c., alla tutela<br />
cautelare, comportano la non<br />
ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />
corrisposte, qualora la<br />
decisione definitiva escluda<br />
<strong>il</strong> diritto all’assegno, ovvero<br />
ne riduca l’importo, in<br />
quanto si presumono<br />
consumate <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
sostentamento, salva la<br />
possib<strong>il</strong>ità da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> danneggiato di far
valere la responsab<strong>il</strong>ità ex<br />
art. 96 c.p.c., se ne ricorrano i<br />
presupposti ( 83 ).<br />
5 . Reclamab<strong>il</strong>ità,<br />
revocab<strong>il</strong>ità e modificab<strong>il</strong>ità<br />
dell’ordinanza presidenziale<br />
e dei provvedimenti del G.I..<br />
La legge di riforma del<br />
processo civ<strong>il</strong>e, n. 80/2005,<br />
ha abrogato la disposizione<br />
contenuta <strong>nel</strong> previgente
ultimo comma dell’art. 708<br />
c.p.c., che sottoponeva la<br />
revoca e la modifica<br />
dell’ordinanza presidenziale<br />
solo al verificarsi di<br />
mutamenti delle circostanze,<br />
ed ha previsto con <strong>il</strong><br />
novellato art. 709, comma 4,<br />
c.p.c. che "i provvedimenti<br />
temporanei e urgenti assunti<br />
dal presidente con<br />
l’ordinanza di cui al terzo<br />
comma dell’art. 708 c.p.c.<br />
possono essere revocati o
modificati dal giudice<br />
istruttore".<br />
La legge n. 54/2006 ha<br />
successivamente introdotto<br />
una ulteriore modifica<br />
dell’art. 708 c.p.c., inserendo<br />
un nuovo quarto comma, in<br />
forza del quale "contro i<br />
provvedimenti di cui al terzo<br />
comma si può proporre<br />
reclamo con ricorso alla<br />
corte d’appello che si<br />
pronuncia in camera di
consiglio” ( 84 ). <strong>Il</strong> reclamo è<br />
proponib<strong>il</strong>e entro <strong>il</strong> termine<br />
<strong>per</strong>entorio di dieci giorni<br />
dalla notifica del<br />
provvedimento, e <strong>il</strong> relativo<br />
procedimento si svolge con <strong>il</strong><br />
rito camerale ex artt. 739 e<br />
ss. c.p.c..<br />
<strong>Il</strong> legislatore non ha <strong>per</strong>ò<br />
effettuato un coordinamento<br />
tra queste norme, dando così<br />
adito ad incertezze<br />
interpretative ( 85 ). La
normativa richiamata non<br />
esclude infatti, secondo una<br />
interpretazione letterale, la<br />
possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />
provvedimento della corte<br />
d’appello, sia confermativo<br />
che modificativo<br />
dell’originario<br />
provvedimento presidenziale,<br />
possa essere successivamente<br />
modificato o revocato dal<br />
giudice istruttore, a<br />
prescindere dalla<br />
sopravvenienza di nuove
circostanze di fatto atte a<br />
giustificarne la modifica o<br />
revoca ( 86 ).<br />
La giurisprudenza delle<br />
corti d’appello evidenzia<br />
sinora un’applicazione<br />
restrittiva della normativa sul<br />
reclamo nei confronti<br />
dell’ordinanza presidenziale,<br />
limitandosi ad ammettere <strong>il</strong><br />
reclamo solo <strong>per</strong> errori<br />
decisionali evidenti e frutto<br />
di una non corretta
valutazione degli elementi di<br />
massima acquisiti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
iniziale del processo di<br />
<strong>separazione</strong>, e senza<br />
un’apposita istruzione ( 87 ).<br />
Questo orientamento denota,<br />
secondo autorevole dottrina,<br />
la preoccupazione di non<br />
consentire alle parti di<br />
riversare <strong>nel</strong> giudizio di<br />
reclamo allegazioni e<br />
deduzioni probatorie che<br />
dovrebbero trovare
collocazione appropriata <strong>nel</strong><br />
giudizio di merito ed<br />
ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i dal giudice<br />
istruttore ai fini della revoca<br />
e della modifica del<br />
provvedimento presidenziale<br />
e, dall’altro lato, di evitare<br />
che la corte d’appello svolga<br />
un’attività processuale<br />
sim<strong>il</strong>e, <strong>per</strong> i suoi contenuti, a<br />
quella riservata alla<br />
trattazione della causa<br />
davanti al tribunale ( 88 ).
Ne consegue l’esigenza di<br />
esporre e documentare in<br />
modo completo, sin dai primi<br />
atti difensivi, i fatti e gli<br />
elementi su cui si fonda la<br />
domanda di attribuzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, considerato<br />
che non è possib<strong>il</strong>e integrare<br />
le produzioni documentali in<br />
sede di reclamo avanti la<br />
corte d’appello.<br />
Avverso l’ordinanza<br />
emessa dalla corte d’ appello
sul reclamo contro <strong>il</strong><br />
provvedimento adottato, ai<br />
sensi dell’articolo 708 c.p.c.,<br />
dal presidente del tribunale<br />
all’esito dell’udienza di<br />
comparizione dei coniugi,<br />
non è ammesso <strong>il</strong> ricorso<br />
straordinario <strong>per</strong> cassazione<br />
ex articolo 111 Cost.,<br />
essendo essa priva del<br />
carattere della definitività in<br />
senso sostanziale. Infatti,<br />
detto provvedimento<br />
presidenziale, anche dopo la
previsione normativa della<br />
sua impugnab<strong>il</strong>ità con<br />
reclamo in appello, pur se<br />
confermato o modificato in<br />
tale sede ex articolo 708,<br />
comma 4, c.p.c., continua ad<br />
avere carattere interinale e<br />
provvisorio, essendo<br />
modificab<strong>il</strong>e e revocab<strong>il</strong>e dal<br />
giudice istruttore ed essendo<br />
destinato ad essere trasfuso<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza che decide <strong>il</strong><br />
processo, impugnab<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />
ogni prof<strong>il</strong>o di merito e di
legittimità ( 89 ).<br />
Va pure precisato che<br />
qualora <strong>il</strong> reclamo non sia<br />
stato es<strong>per</strong>ito, può essere<br />
richiesta al giudice istruttore<br />
la revoca o la modifica del<br />
provvedimento presidenziale,<br />
non necessariamente<br />
fondando la relativa istanza<br />
sulla deduzione di<br />
circostanze sopravvenute, ma<br />
anche su prof<strong>il</strong>i di legittimità<br />
o di merito ( 90 ).
Per quanto riguarda la<br />
revoca o la modifica dei<br />
provvedimenti del giudice<br />
istruttore, si ritiene sempre<br />
possib<strong>il</strong>e qualora si verifichi<br />
un mutamento delle<br />
circostanze di fatto esistenti<br />
al momento della pronuncia,<br />
stante <strong>il</strong> principio generale<br />
secondo <strong>il</strong> quale tutte le<br />
statuizioni accessorie relative<br />
alla <strong>separazione</strong> dei coniugi<br />
sono soggette alla clausola<br />
rebus sic stantibus.
6 . Esecutività del<br />
provvedimento che dispone<br />
l’obbligo del <strong>mantenimento</strong>.<br />
L’ordinanza con la quale <strong>il</strong><br />
presidente del tribunale o <strong>il</strong><br />
giudice istruttore dà i<br />
provvedimenti di cui all’art.<br />
708 c.p.c. costituisce titolo<br />
esecutivo, ai sensi dell’art.<br />
189, primo comma, disp. att.<br />
c.p.c..<br />
L’obbligo di
corresponsione <strong>per</strong>iodica<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> si ricollega<br />
alle obbligazioni di durata,<br />
caratterizzate da una causa<br />
debendi continuativa, <strong>nel</strong><br />
senso che <strong>il</strong> protrarsi <strong>nel</strong><br />
tempo delle prestazioni è una<br />
caratteristica essenziale che<br />
ne determina <strong>il</strong> contenuto e la<br />
misura.<br />
L’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> è oggetto di<br />
obbligazioni <strong>per</strong>iodiche
collegate tra loro ma dotate<br />
singolarmente di autonomia,<br />
e di adempimenti ricorrenti<br />
<strong>nel</strong> tempo, non quantificab<strong>il</strong>i<br />
complessivamente all’origine<br />
( 91 ). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> separato<br />
titolare dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> può dunque<br />
agire esecutivamente contro<br />
l’altro <strong>coniuge</strong> qualora questi<br />
risulti inadempiente, ma<br />
limitatamente alle rate<br />
dell’assegno scadute e
ispetto alle quali si sia<br />
verificato l’inadempimento.<br />
A norma dell’art. 2941, n.<br />
1) c.c., la prescrizione tra i<br />
coniugi è sospesa di rito e<br />
tale principio vale anche<br />
durante <strong>il</strong> regime di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, che<br />
non implica <strong>il</strong> venir meno del<br />
rapporto di coniugio, ma<br />
soltanto una attenuazione del<br />
vincolo ( 92 ).<br />
Decorrendo <strong>il</strong> termine
dalla cessazione del vincolo<br />
coniugale, <strong>il</strong> diritto alla<br />
corresponsione dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> - in quanto avente ad<br />
oggetto prestazioni<br />
autonome, distinte e<br />
<strong>per</strong>iodiche - non si prescrive<br />
a decorrere da un unico<br />
termine, ma dalle singole<br />
scadenze delle prestazioni<br />
dovute, in relazione alle quali<br />
sorge di volta in volta <strong>il</strong>
diritto all’adempimento ( 93 ).<br />
Quanto al termine<br />
prescrizionale, si ritiene<br />
applicab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> disposto di cui<br />
all’art. 2948, n. 2, c.c., ai<br />
sensi del quale si prescrivono<br />
in cinque anni le annualità<br />
delle pensioni alimentari<br />
( 94 ).<br />
7 . Le garanzie <strong>per</strong><br />
l’adempimento degli obblighi<br />
economici.
L’art. 156 c.c., <strong>nel</strong> testo<br />
modificato dalla legge di<br />
riforma del 1975 che ha<br />
recepito quanto previsto in<br />
materia dalla legge<br />
introduttiva del divorzio n.<br />
898 del 1970, prevede una<br />
serie di strumenti diretti ad<br />
assicurare che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
onerato non si sottragga agli<br />
obblighi economici<br />
impostigli in sede di<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
Queste garanzie tutelano <strong>il</strong>
<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno, che, <strong>nel</strong> caso in<br />
cui <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> obbligato non<br />
corrisponda l’assegno o lo<br />
versi solo parzialmente, può<br />
incontrare notevoli difficoltà<br />
ed essere costretto a reiterati<br />
e <strong>per</strong>iodici atti di precetto e<br />
di pignoramento nei<br />
confronti del debitore.<br />
<strong>Il</strong> giudice, qualora ravvisi<br />
<strong>il</strong> rischio d’insolvenza, può<br />
imporre al <strong>coniuge</strong> obbligato<br />
di prestare idonea garanzia
eale o <strong>per</strong>sonale, e può<br />
concedere, in caso di<br />
inadempienza e su richiesta<br />
dell’avente diritto, <strong>il</strong><br />
sequestro di parte dei beni<br />
dell’obbligato o ordinare a<br />
terzi, tenuti a corrispondergli<br />
anche <strong>per</strong>iodicamente somme<br />
di denaro, che una parte di<br />
esse venga versata<br />
direttamente all’avente<br />
diritto.<br />
In particolare, ai sensi<br />
dell’art. 156, comma 4, c.c.,
<strong>il</strong> giudice può imporre al<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato di prestare<br />
idonea garanzia reale o<br />
<strong>per</strong>sonale, se esiste <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />
sottrarsi all’adempimento<br />
degli obblighi economici<br />
previsti dalla stessa norma. <strong>Il</strong><br />
<strong>per</strong>icolo deve essere valutato<br />
in relazione alla condotta<br />
dell’obbligato, tale da far<br />
apparire come probab<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />
futuro inadempimento.<br />
<strong>Il</strong> giudice può condannare
genericamente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
obbligato a prestare idonee<br />
garanzie, ma non può<br />
procedere direttamente alla<br />
costituzione delle garanzie<br />
stesse; la scelta della<br />
garanzia spetta all’obbligato,<br />
secondo <strong>il</strong> principio generale<br />
di cui all’art. 1179 c.c..<br />
Tra le garanzie reali, si<br />
ricorda <strong>il</strong> pegno, che può<br />
riguardare qualsiasi bene<br />
mob<strong>il</strong>e, le universalità di<br />
mob<strong>il</strong>i, i crediti e ogni altro
diritto avente ad oggetto beni<br />
mob<strong>il</strong>i (art. 2784), i titoli di<br />
credito all’ordine (art. 2014)<br />
o nominativi (art. 2026), le<br />
azioni di s.p.a. (art. 2352),<br />
nonché i diritti diversi dai<br />
crediti (art. 2806), quali i<br />
diritti di brevetto, i diritti<br />
d’autore, i diritti di marchio,<br />
ecc.. Tra le garanzie<br />
<strong>per</strong>sonali, la più idonea al<br />
caso di specie sembra essere<br />
la fideiussione bancaria o
assicurativa ( 95 ).<br />
8 . <strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />
comma 6, c.c.<br />
In caso di inadempienza, <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> avente diritto<br />
all’assegno può chiedere al<br />
giudice di disporre <strong>il</strong><br />
sequestro di parte dei beni<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato.<br />
Presupposto necessario <strong>per</strong><br />
la concessione del sequestro
previsto dall’art. 156, comma<br />
6, c.c, è l’inadempienza<br />
dell’obbligato, e <strong>per</strong>tanto<br />
dovrà essere provata una<br />
sottrazione all’adempimento<br />
già avvenuta, non essendo<br />
sufficiente una situazione di<br />
mero <strong>per</strong>icolo.<br />
<strong>Il</strong> provvedimento ha solo<br />
una funzione di garanzia<br />
dell’adempimento degli<br />
obblighi patrimoniali stab<strong>il</strong>iti<br />
dal giudice della <strong>separazione</strong>,<br />
e, secondo un orientamento
della giurisprudenza di<br />
legittimità, non ha natura<br />
cautelare <strong>per</strong>ché prescinde<br />
dal <strong>per</strong>iculum in mora ( 96 ) e<br />
non è suscettib<strong>il</strong>e di<br />
convertirsi in pignoramento.<br />
Conseguentemente si ritiene<br />
inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> reclamo ai<br />
sensi dell’art. 669-terdecies<br />
c.p.c. ( 97 ).<br />
Un recente orientamento<br />
della Suprema Corte ( 98 ) si<br />
discosta tuttavia da tale
definizione della<br />
qualificazione giuridica del<br />
sequestro ex art. 156, comma<br />
6, c.c., ritenendo che trattasi<br />
invece di una misura<br />
cautelare e, alla luce della<br />
sua finalità strumentale, ne<br />
ammette la conversione in<br />
pignoramento, all’esito<br />
dell’eventuale sentenza di<br />
condanna <strong>per</strong> singoli assegni<br />
di <strong>mantenimento</strong> insoluti.<br />
Secondo quest’ultimo<br />
orientamento, è
inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso<br />
straordinario in cassazione ex<br />
art. 111 Cost. avverso<br />
l’ordinanza della corte<br />
d’appello di rigetto del<br />
gravame proposto avverso <strong>il</strong><br />
decreto di sequestro ex<br />
art.156 cod. civ., trattandosi<br />
di provvedimento di natura<br />
cautelare, non decisorio, nè<br />
definitivo.<br />
<strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />
comma 6, c.c. può essere<br />
disposto anche dal giudice
istruttore in corso di causa<br />
( 99 ). Si è in particolare<br />
precisato che poiché tale<br />
ordine coercitivo risponde<br />
a l l a ratio di dare effettiva<br />
soddisfazione ai<br />
provvedimenti giudiziali, ne<br />
consegue che <strong>per</strong> evitare la<br />
disparità di trattamento degli<br />
aventi diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> prima e dopo<br />
la sentenza di <strong>separazione</strong>, ed<br />
apprestare un rimedio
efficace all’inadempimento<br />
di obblighi<br />
costituzionalmente tutelati,<br />
va riconosciuta anche al<br />
giudice istruttore la<br />
competenza ad emettere tale<br />
provvedimento.<br />
<strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />
comma 6, c.c., norma<br />
originariamente formulata ad<br />
esclusivo beneficio del<br />
<strong>coniuge</strong> separato in via<br />
giudiziale, è applicab<strong>il</strong>e, a<br />
seguito di numerosi
interventi della Corte<br />
costituzionale, anche a tutela<br />
del <strong>coniuge</strong> separato<br />
consensualmente, dei <strong>figli</strong> di<br />
coniugi separati e di quelli<br />
nati fuori dal matrimonio,<br />
riconosciuti dai genitori<br />
( 100 ).<br />
9 . L’ordine al terzo di<br />
pagamento dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />
<strong>coniuge</strong>.
Ulteriore forma di<br />
garanzia <strong>per</strong> l’adempimento<br />
degli obblighi economici<br />
stab<strong>il</strong>iti dalla sentenza di<br />
<strong>separazione</strong> o <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
omologato ( 101 ), o<br />
dall’ordinanza presidenziale<br />
o del giudice istruttore ( 102 ),<br />
è costituita dall’ordine<br />
diretto ai terzi, debitori del<br />
<strong>coniuge</strong> inadempiente, di<br />
versare direttamente somme
<strong>per</strong>iodiche a favore del<br />
<strong>coniuge</strong> avente diritto.<br />
Presupposto <strong>per</strong> l’adozione<br />
del provvedimento in<br />
questione è una pregressa e<br />
comprovata violazione<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>, che potrà<br />
risultare attestata dalla<br />
precedente notificazione di<br />
uno o più atti di precetto <strong>per</strong><br />
ratei di <strong>mantenimento</strong> non<br />
corrisposti, o da altri fatti da<br />
cui <strong>il</strong> giudice può trarre <strong>il</strong>
convincimento dell’intento<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato di non<br />
adempiere ( 103 ).<br />
<strong>Il</strong> provvedimento assunto<br />
ai sensi dell’art. 156, comma<br />
6, c.c. può essere emesso sia<br />
in via interinale dal<br />
presidente del tribunale o dal<br />
giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />
del giudizio, sia con la<br />
sentenza che pronuncia la<br />
<strong>separazione</strong>, sia a seguito di<br />
procedura camerale
successiva al giudizio di<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
L’ordine può essere rivolto<br />
al datore di lavoro del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato o a<br />
<strong>per</strong>sone tenute ad erogargli<br />
prestazioni <strong>per</strong>iodiche o ad<br />
altri suoi debitori, e ha <strong>per</strong><br />
oggetto la corresponsione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, e quindi<br />
dell’intera somma dovuta dal<br />
terzo, quando questa non<br />
ecceda, ma anzi realizzi
pienamente, l’assetto<br />
economico determinato in<br />
sede di <strong>separazione</strong> ( 104 ).<br />
Tale provvedimento non<br />
può che disporre <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
futuro, dalla data di<br />
emanazione del relativo<br />
ordine al terzo, rimanendo<br />
impregiudicato <strong>il</strong> diritto del<br />
creditore di procedere in via<br />
esecutiva <strong>per</strong> <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />
delle mens<strong>il</strong>ità già maturate e<br />
non corrisposte, sulla base
del titolo in suo possesso.<br />
L’obbligo del terzo insorge<br />
con la notificazione nei suoi<br />
confronti del provvedimento<br />
giudiziario, a cura della parte<br />
istante.<br />
1 0 . L’iscrizione di ipoteca<br />
giudiziale.<br />
La sentenza di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale che pone a carico<br />
di un <strong>coniuge</strong> l’obbligo di
corresponsione dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> o<br />
alimentare a favore<br />
dell’altro, costituisce titolo<br />
<strong>per</strong> l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale ai sensi<br />
dell’articolo 2818 c.c..<br />
L’art. 156, comma 5, c.c.,<br />
richiama infatti <strong>il</strong> principio<br />
generale dettato dall’art.<br />
2818 c.c., secondo <strong>il</strong> quale<br />
ogni sentenza che comporta<br />
la condanna al pagamento di<br />
somme o all’adempimento di
obbligazioni costituisce<br />
titolo <strong>per</strong> iscrivere ipoteca.<br />
La norma, che estende i<br />
suoi effetti anche al decreto<br />
di omologa del verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
( 105 ), qualifica tali<br />
provvedimenti come titoli di<br />
<strong>per</strong> sé validi all’iscrizione,<br />
attribuendo direttamente al<br />
<strong>coniuge</strong> creditore la relativa<br />
facoltà di avvalersene e la<br />
valutazione circa la
sussistenza del <strong>per</strong>icolo di<br />
inadempimento ( 106 ).<br />
L’ipoteca giudiziale va<br />
eseguita secondo gli artt.<br />
2827 e ss. c.c.; può essere<br />
iscritta, oltre che sui beni<br />
esistenti all’epoca in cui la<br />
sentenza è stata pronunciata,<br />
anche sui beni che<br />
<strong>per</strong>vengano successivamente<br />
al <strong>coniuge</strong> obbligato (art.<br />
2828 c.c.).<br />
La norma non precisa
alcun criterio ai fini della<br />
determinazione della somma<br />
da garantire con l’ipoteca<br />
giudiziale, e <strong>per</strong>tanto <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno ha la facoltà di<br />
determinarla. Tuttavia si<br />
ritiene che questi non goda di<br />
assoluta ed incondizionata<br />
libertà <strong>nel</strong>l’individuazione<br />
della somma cui riferire<br />
l’iscrizione, dovendosi fare<br />
riferimento come limite<br />
massimo agli elementi
obiettivi desumib<strong>il</strong>i dalle<br />
tabelle previste dal R.D. 9<br />
ottobre 1922, n. 1403 <strong>per</strong> la<br />
costituzione delle rendite<br />
vitalizie ( 107 ).<br />
In applicazione dei<br />
principi di ordine generale, è<br />
comunque fatta salva la<br />
possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
obbligato di agire in<br />
riduzione, laddove la<br />
garanzia pretesa appaia<br />
esorbitante rispetto
all’ammontare del credito, e<br />
di richiedere i danni<br />
eventualmente a lui derivati<br />
dall’indebito comportamento<br />
del creditore.<br />
L’iscrizione di ipoteca<br />
giudiziale, in forza di<br />
sentenza di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale o di verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
omologato, è esente<br />
dall’imposta ipotecaria,<br />
analogamente a quanto<br />
previsto <strong>per</strong> la sentenza di
divorzio ( 108 ).<br />
Si deve da ultimo r<strong>il</strong>evare<br />
che i provvedimenti di<br />
carattere economico emessi<br />
dal tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
in favore degli <strong>figli</strong> nati fuori<br />
dal matrimonio, pur<br />
integrando titoli esecutivi,<br />
non consentono l’iscrizione<br />
dell’ipoteca giudiziale ai<br />
sensi dell’art. 2818, comma<br />
2°, c.c., in mancanza di una<br />
espressa previsione
legislativa che riconosca tale<br />
effetto ( 109 ). Tale carenza<br />
costituisce una irragionevole<br />
disparità di trattamento dei<br />
<strong>figli</strong> naturali rispetto ai <strong>figli</strong><br />
nati da coppie coniugate.
CAPITOLO IV<br />
L’OBBLIGO DI<br />
MANTENIMENTO EX ART.<br />
156 C.C.<br />
NELL’INTERPRETAZIONE<br />
DELLA DOTTRINA<br />
SOMMARIO: 1. Natura giuridica<br />
dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>. – 2. <strong>Il</strong><br />
concetto di tenore di vita, quale<br />
riferimento <strong>per</strong> valutare<br />
l’adeguatezza dei redditi del
<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno.<br />
– 3. L’autonomia negoziale dei<br />
coniugi e l’accordo relativo al<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
1 . Natura giuridica<br />
dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>.<br />
<strong>Il</strong> mutamento dell’istituto<br />
della <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />
attuato con la riforma del<br />
diritto di famiglia, ha portato
la dottrina ad interrogarsi se<br />
sussista o meno una<br />
soluzione di continuità tra <strong>il</strong><br />
dovere di contribuzione in<br />
costanza di convivenza dei<br />
coniugi (art. 143, comma 3,<br />
c.c.) e quello di<br />
<strong>mantenimento</strong> a seguito della<br />
<strong>separazione</strong> (art. 156, primo<br />
comma, c.c.).<br />
Parte della dottrina<br />
sostiene che <strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> trova
fondamento <strong>nel</strong> diritto<br />
all’assistenza materiale del<br />
<strong>coniuge</strong> <strong>nel</strong> matrimonio,<br />
vincolo che la <strong>separazione</strong><br />
non estingue, con la<br />
conseguenza che non<br />
vengono sospesi i diritti di<br />
contenuto economico che<br />
spettano ai coniugi ( 110 ).<br />
Da parte di altri si precisa<br />
che la <strong>separazione</strong> comporta<br />
la <strong>per</strong>sistenza dei doveri di<br />
solidarietà economica che
derivano dal matrimonio,<br />
anche se <strong>il</strong> loro contenuto<br />
risulta modificato dal venir<br />
meno della convivenza;<br />
cessato, con la <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />
dovere di collaborare<br />
<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia,<br />
<strong>il</strong> dovere di contribuzione nei<br />
confronti del <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
si trasforma in quello di<br />
corrispondergli un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 111 ).
Opinione diversa esprime<br />
chi afferma che <strong>il</strong> dovere di<br />
<strong>mantenimento</strong> non si pone<br />
affatto in linea di continuità<br />
con i doveri a contenuto<br />
patrimoniale inerenti la<br />
qualità di <strong>coniuge</strong> ( 112 ), e si<br />
riferisce invece ad una<br />
situazione completamente<br />
nuova ( 113 ).<br />
Queste contrastanti<br />
posizioni espresse dalla<br />
dottrina sulla natura giuridica
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> ex art. 156 c.c.<br />
rispecchiano differenti<br />
visioni della <strong>separazione</strong>,<br />
intesa come <strong>per</strong>iodo di<br />
ripensamento che può<br />
sfociare <strong><strong>nel</strong>la</strong> riconc<strong>il</strong>iazione,<br />
o viceversa, quale fase<br />
preparatoria al futuro<br />
divorzio ( 114 ).<br />
2 . <strong>Il</strong> concetto di tenore di<br />
vita, quale riferimento <strong>per</strong>
valutare l’adeguatezza dei<br />
redditi del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno.<br />
Per stab<strong>il</strong>ire se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno<br />
disponga o meno di<br />
"adeguati redditi", si deve<br />
fare riferimento al tenore di<br />
vita goduto durante la<br />
convivenza matrimoniale<br />
( 115 ). Nonostante<br />
l’individuazione unanime, da
parte della dottrina, del<br />
parametro di valutazione<br />
dell’adeguatezza dei redditi,<br />
emergono posizioni<br />
differenti <strong>per</strong> quanto riguarda<br />
la definizione concreta del<br />
tenore di vita da assumere<br />
come riferimento.<br />
Secondo una tesi risalente<br />
<strong>nel</strong> tempo, <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
dovrebbe garantire al <strong>coniuge</strong><br />
separato lo stesso tenore di<br />
vita goduto durante la<br />
convivenza matrimoniale
( 116 ), e <strong>per</strong>sino lo stesso st<strong>il</strong>e<br />
di vita.<br />
Diversa è la posizione di<br />
chi r<strong>il</strong>eva l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong><br />
i coniugi di mantenere lo<br />
stesso tenore di vita<br />
precedente alla <strong>separazione</strong>,<br />
se le risorse rimangono<br />
immutate, stante l’aumento<br />
delle spese che comporta un<br />
doppio ménage. <strong>Il</strong> giudice<br />
sarebbe <strong>per</strong>tanto chiamato a<br />
riequ<strong>il</strong>ibrare, <strong>per</strong> quanto
possib<strong>il</strong>e, la situazione<br />
economica delle parti,<br />
svolgendo l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> una funzione<br />
di equiparazione delle<br />
condizioni di vita dei<br />
coniugi, che devono<br />
tendenzialmente attestarsi ad<br />
un livello paritario tra loro,<br />
seppure inferiore a quello che<br />
caratterizzava la pregressa<br />
convivenza ( 117 ).<br />
Nel caso in cui <strong>il</strong> tenore di
vita dei coniugi sia stato<br />
inferiore a quello che le loro<br />
potenzialità economiche<br />
potevano garantire, si ritiene<br />
che l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> debba essere<br />
quantificato tenendo<br />
comunque conto della<br />
complessiva situazione<br />
economica e delle<br />
potenzialità dei coniugi, sia<br />
che <strong>il</strong> tenore di vita più<br />
modesto sia stato imposto o<br />
tollerato, o sia stato
concordato priv<strong>il</strong>egiando una<br />
scelta di vita improntata al<br />
risparmio ( 118 ). Tale<br />
interpretazione è criticata da<br />
coloro che sostengono la<br />
r<strong>il</strong>evanza dell’accordo dei<br />
coniugi ex art. 144 c.c. e<br />
un’area di disponib<strong>il</strong>ità dei<br />
doveri dettati dall’ art. 143<br />
c.c. ( 119 ).<br />
La valutazione<br />
dell’adeguatezza dei redditi<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente,
secondo unanime<br />
orientamento, non deve<br />
riferirsi ai soli suoi redditi,<br />
ma estendersi all’intera<br />
situazione economica,<br />
considerando tutte le<br />
"circostanze" che ricorrono<br />
in concreto e che incidono<br />
sulla sua posizione<br />
economica ( 120 ).<br />
Si discute se si debba o<br />
meno tenere conto, <strong>nel</strong><br />
valutare l’esistenza di redditi
adeguati in capo al <strong>coniuge</strong><br />
richiedente, della sua<br />
capacità lavorativa,<br />
nonostante l’art. 156 c.c.,<br />
diversamente dall’art. 5,<br />
comma 6, l. 898/70, come<br />
modif. dalla l. 74/87 che<br />
disciplina l’assegno di<br />
divorzio, non ne faccia<br />
menzione come presupposto<br />
<strong>per</strong> l’attribuzione<br />
dell’assegno.<br />
Secondo l’opinione<br />
prevalente, <strong>nel</strong>l’accertare la
situazione economica e<br />
patrimoniale del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, occorre<br />
valutare tutti i fattori<br />
soggettivi ed oggettivi del<br />
caso ( 121 ), e quindi tenere<br />
presente anche la sua<br />
capacità lavorativa ( 122 ).<br />
Minoritaria è la posizione<br />
di chi ritiene che ogni<br />
<strong>coniuge</strong> ha l’obbligo di<br />
"automantenersi", e ha diritto
all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
solo se è privo di mezzi di<br />
sostentamento e si trova<br />
<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità oggettiva,<br />
non dipendente da sua colpa,<br />
di procurarseli ( 123 ).<br />
Sulla r<strong>il</strong>evanza del lavoro<br />
casalingo e di cura della<br />
famiglia svolto in particolare<br />
da un <strong>coniuge</strong>, concordato o<br />
anche solo tacitamente<br />
accettato dall’altro, parte<br />
della dottrina si sofferma
sulle conseguenze di una tale<br />
scelta, che può aver<br />
comportato la rinuncia del<br />
<strong>coniuge</strong> alle proprie<br />
aspirazioni di lavoro o di<br />
carriera. Si ritiene che<br />
risulterebbe ingiusto<br />
obbligarlo a trovare un<br />
qualsiasi lavoro, anche<br />
modesto o degradante, <strong>per</strong><br />
tutelare le ragioni del<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
forte che può aver tratto<br />
vantaggio dalla situazione, e
si sostiene conseguentemente<br />
che l’assegno spetti, in tale<br />
ipotesi, indipendentemente<br />
dalle capacità di lavoro<br />
extradomestico del <strong>coniuge</strong><br />
( 124 ).<br />
Seguendo lo stesso<br />
orientamento, una recente<br />
posizione dottrinaria mette in<br />
luce la funzione <strong>per</strong>equativa<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, in<br />
considerazione della
necessità di organizzare la<br />
vita della famiglia anche<br />
dopo la rottura della<br />
convivenza matrimoniale, e<br />
la conseguente esigenza di<br />
o<strong>per</strong>are “una equa divisione<br />
delle risorse ed eliminare o<br />
quantomeno ridurre le più<br />
forti disuguaglianze tra i<br />
coniugi proprio <strong>nel</strong> momento<br />
in cui, a seguito della crisi<br />
matrimoniale, le ricadute<br />
negative di una divisione<br />
asimmetrica dell’impegno
domestico - latenti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
fisiologica del rapporto -<br />
possono manifestarsi e<br />
risultare particolarmente<br />
gravi” ( 125 ).<br />
Quanto alla situazione<br />
economica e patrimoniale del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato, la<br />
valutazione deve riferirsi in<br />
modo ampio al complesso<br />
dei suoi redditi, beni, ut<strong>il</strong>ità e<br />
potenzialità economiche<br />
( 126 ). Tuttavia, parte della
dottrina ritiene che la<br />
valutazione della situazione<br />
economica e patrimoniale del<br />
<strong>coniuge</strong> più abbiente debba<br />
essere effettuata in modo tale<br />
da consentire a entrambi i<br />
coniugi - <strong>nel</strong> b<strong>il</strong>anciamento<br />
dei rispettivi interessi e di<br />
quelli della famiglia <strong>nel</strong> suo<br />
insieme, e mediante la<br />
corresponsione di un assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> - di<br />
conservare <strong>il</strong> pregresso<br />
tenore di vita senza intaccare
<strong>il</strong> patrimonio di nessuno dei<br />
due ( 127 ).<br />
Sulla r<strong>il</strong>evanza, ai fini<br />
dell’aumento dell’assegno, di<br />
eventuali miglioramenti<br />
economici e del tenore di vita<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato, dopo<br />
la <strong>separazione</strong>, la dottrina<br />
risulta divisa. Secondo alcuni<br />
Autori, non possono essere<br />
estesi al <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno gli incrementi<br />
patrimoniali del <strong>coniuge</strong>
obbligato ( 128 ), mentre<br />
secondo altri <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
ne avrebbe diritto ( 129 ). Una<br />
posizione più equ<strong>il</strong>ibrata è<br />
espressa da chi ritiene che<br />
siano r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />
dell’aumento dell’assegno<br />
quegli incrementi che siano<br />
conseguenza e sv<strong>il</strong>uppo di<br />
attività intraprese <strong>nel</strong> corso<br />
della convivenza coniugale<br />
( 130 ).
3. L’autonomia negoziale dei<br />
coniugi e l’accordo relativo<br />
al <strong>mantenimento</strong>.<br />
I coniugi possono<br />
liberamente determinare la<br />
misura, le modalità di<br />
corresponsione, i criteri di<br />
quantificazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro,<br />
le forme integrative e<br />
sostitutive dell’assegno,<br />
nonché la sua durata ( 131 ).<br />
Queste pattuizioni
vengono, <strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi,<br />
frequentemente inserite<br />
<strong>nel</strong>l’accordo di <strong>separazione</strong><br />
consensuale, che costituisce<br />
“uno dei momenti più<br />
significativi della negozialità<br />
<strong>nel</strong>l’ambito delle vicende<br />
fam<strong>il</strong>iari” ( 132 ), e dove si<br />
ritiene che coesistano un<br />
contenuto necessario ed uno<br />
eventuale.<br />
Secondo un orientamento<br />
risalente della dottrina, <strong>il</strong>
contenuto necessario<br />
comprende l’accordo<br />
sull’interruzione della<br />
convivenza e le pattuizioni<br />
strettamente connesse<br />
(assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>, affidamento<br />
dei <strong>figli</strong> minori, assegno <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong> minori, assegnazione<br />
della casa fam<strong>il</strong>iare, ecc.),<br />
mentre <strong>il</strong> contenuto eventuale<br />
comprende quelle pattuizioni<br />
che non trovano <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> la loro causa, ma
solo l’occasione ( 133 ).<br />
Un più recente<br />
orientamento identifica <strong>il</strong><br />
contenuto essenziale<br />
dell’accordo con <strong>il</strong> solo<br />
consenso alla <strong>separazione</strong>, e<br />
attribuisce alle altre<br />
pattuizioni natura<br />
complementare, subordinata<br />
ed accessoria rispetto al<br />
negozio di <strong>separazione</strong> ( 134 ).<br />
Qualora esistano i<br />
presupposti del
<strong>mantenimento</strong>, coloro che<br />
ritengono i relativi patti<br />
quale contenuto necessario<br />
dell’accordo di <strong>separazione</strong>,<br />
ne sostengono come<br />
indispensab<strong>il</strong>e la<br />
regolamentazione al fine di<br />
assicurare la tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> debole. Ne consegue<br />
che laddove l’accordo non<br />
disponga sul <strong>mantenimento</strong>,<br />
l’omologazione andrebbe<br />
rifiutata ( 135 ).
Di segno contrario è la tesi<br />
secondo la quale la<br />
regolamentazione dei<br />
rapporti economici tra i<br />
coniugi resta <strong>nel</strong>l’ambito<br />
della loro discrezionale ed<br />
autonoma determinazione,<br />
che si fonda sulla valutazione<br />
delle rispettive convenienze,<br />
con la conseguenza della<br />
possib<strong>il</strong>ità che gli stessi nulla<br />
dispongano in ordine al<br />
contributo al <strong>mantenimento</strong><br />
<strong>per</strong> un <strong>coniuge</strong>, o vi
provvedano con accordi<br />
stragiudiziali ( 136 ).<br />
La dottrina prevalente<br />
ritiene che l’autonomia<br />
negoziale dei coniugi, riferita<br />
alle pattuizioni a carattere<br />
patrimoniale, trovi un limite<br />
solo <strong>nel</strong> principio della<br />
inderogab<strong>il</strong>ità dei diritti che<br />
nascono dal matrimonio<br />
( 137 ), e della non<br />
omologab<strong>il</strong>ità di clausole<br />
comunque nulle ( 138 ).
Prevale comunque<br />
l’opinione che <strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>, considerato<br />
come prosecuzione del<br />
dovere di assistenza o di<br />
contribuzione, sia<br />
indisponib<strong>il</strong>e ( 139 ). <strong>Il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> separato non può<br />
<strong>per</strong>tanto cedere tale diritto.<br />
Quanto alla rinunzia al<br />
<strong>mantenimento</strong>, se ne<br />
ammette la validità come<br />
affermazione della
autosufficienza economica<br />
del <strong>coniuge</strong> rebus sic<br />
stantibus, r<strong>il</strong>evante fino a<br />
revoca e non vincolante come<br />
rinuncia a future revisioni,<br />
qualora muti la situazione di<br />
fatto ( 140 ).<br />
Una più ampia autonomia<br />
negoziale dei coniugi è<br />
affermata da chi sostiene la<br />
piena disponib<strong>il</strong>ità del diritto<br />
al <strong>mantenimento</strong> ( 141 ).<br />
Nel regolamentare i loro
apporti economici e<br />
patrimoniali in sede di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale, i<br />
coniugi possono anche<br />
convenire forme di<br />
attribuzione economica,<br />
integrative o sostitutive<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, in funzione<br />
satisfattiva dell’obbligo di<br />
assistenza coniugale ( 142 ).<br />
Possono ad esempio<br />
concordare che la
corresponsione del contributo<br />
economico avvenga con<br />
modalità atipiche, quali la<br />
determinazione di un importo<br />
variab<strong>il</strong>e in aumento o in<br />
diminuzione legato<br />
proporzionalmente alle<br />
variazioni del reddito<br />
dell’obbligato ( 143 ), oppure<br />
l’attribuzione diretta di<br />
redditi o proventi<br />
dell’obbligato, o <strong>il</strong><br />
pagamento diretto di spese,
quali <strong>il</strong> canone di locazione e<br />
le spese accessorie.<br />
La dottrina prevalente<br />
ammette che i coniugi<br />
possano pattuire anche<br />
prestazioni in denaro o<br />
mediante attribuzione di beni<br />
mob<strong>il</strong>i e immob<strong>il</strong>i, in<br />
alternativa alla <strong>per</strong>iodica<br />
somministrazione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, nonostante<br />
che <strong>nel</strong>l’ambito della<br />
<strong>separazione</strong> non vi sia una
norma che espressamente<br />
preveda tale possib<strong>il</strong>ità ( 144 ).<br />
Così, si ritiene<br />
ammissib<strong>il</strong>e in sede di<br />
<strong>separazione</strong> l’adempimento<br />
dell’obbligo del<br />
<strong>mantenimento</strong> mediante<br />
corresponsione di una somma<br />
una tantum, come prevede la<br />
normativa che disciplina <strong>il</strong><br />
divorzio (l. 1.12.1970, n. 898,<br />
art. 5, comma 8, come modif.<br />
dalla l. 74/87), a condizione
che sussista l’accordo delle<br />
parti e ferma restando, a<br />
differenza di quanto è<br />
previsto <strong>per</strong> <strong>il</strong> divorzio, la<br />
possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario di avanzare in<br />
futuro domande di carattere<br />
economico, quanto meno di<br />
natura alimentare ( 145 ).<br />
Parte della dottrina<br />
sostiene la praticab<strong>il</strong>ità di<br />
questa soluzione anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> giudiziale,
itenendo che ove le parti<br />
concordino sull’opportunità<br />
di liquidare <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
in un’unica soluzione, <strong>il</strong><br />
giudice, che valuti tale<br />
accordo conveniente <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario, può<br />
statuire in tal senso ( 146 ).<br />
Opinione contraria<br />
esprime chi ritiene che la<br />
possib<strong>il</strong>ità di concordare la<br />
definizione una tantum dei<br />
rapporti economici tra
coniugi non a caso sia<br />
prevista tassativamente in<br />
relazione al divorzio, quando<br />
non sussiste "alcun valido<br />
ostacolo ad una definizione<br />
convenzionale definitiva" dei<br />
rapporti economici, mentre<br />
ciò non è possib<strong>il</strong>e durante la<br />
<strong>separazione</strong>, poiché l’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> ha la<br />
funzione di <strong>per</strong>petuare <strong>il</strong><br />
dovere di assistenza<br />
reciproca che caratterizza <strong>il</strong><br />
matrimonio e si mantiene
integro anche durante lo stato<br />
di <strong>separazione</strong> ( 147 ).<br />
Quanto alla possib<strong>il</strong>ità di<br />
sottoporre a termine o a<br />
condizione le pattuizioni di<br />
natura economica, la dottrina<br />
prevalente è contraria in<br />
quanto l’accordo di<br />
<strong>separazione</strong> deve avere<br />
riguardo alla situazione<br />
attuale dei coniugi e non<br />
futura ed ipotetica ( 148 ). Si<br />
ammette <strong>per</strong>ò la possib<strong>il</strong>ità
di collegare la cessazione<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> o la riduzione<br />
dell’assegno al <strong>per</strong>cepimento<br />
di un reddito da attività<br />
lavorativa da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno, o<br />
all’instaurazione da parte di<br />
questi di una convivenza<br />
more uxorio ( 149 ).<br />
Sulla legittimità degli<br />
accordi a latere, intervenuti
tra i coniugi in un momento<br />
anteriore, contestuale o<br />
posteriore all’omologazione<br />
e non trasfusi <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong>, si è sv<strong>il</strong>uppato<br />
un ampio dibattito in<br />
dottrina, come in<br />
giurisprudenza.<br />
La tendenza recente a<br />
riconoscere uno spazio<br />
sempre più ampio<br />
all’autonomia negoziale dei<br />
coniugi ha dato avvio ad un<br />
orientamento che riconosce
validità ad alcuni accordi non<br />
trasfusi <strong>nel</strong>l’accordo di<br />
<strong>separazione</strong>, tenendo conto<br />
del loro contenuto e del<br />
tempo della pattuizione.<br />
Mentre la dottrina<br />
risalente si esprime in senso<br />
negativo sulla validità dei<br />
patti anteriori o coevi<br />
all’accordo formale di<br />
<strong>separazione</strong> ( 150 ), in epoca<br />
recente altri ritengono che<br />
siano validi se si collocano in
posizione di non interferenza<br />
rispetto all’accordo<br />
omologato o di maggior<br />
rispondenza rispetto<br />
all’interesse tutelato, come<br />
<strong>nel</strong> caso dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> concordato in<br />
misura su<strong>per</strong>iore a quella<br />
sottoposta ad omologazione<br />
( 151 ).<br />
Gli accordi successivi<br />
all’accordo omologato sono<br />
invece ritenuti sempre validi
dalla dottrina maggioritaria,<br />
col solo limite del rispetto<br />
delle norme inderogab<strong>il</strong>i<br />
( 152 ). Gli accordi non<br />
omologati, dunque, non<br />
differiscono, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
sostanziale, dalle pattuizioni<br />
contenute <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale ex<br />
art. 711 c.p.c.<br />
successivamente omologato,<br />
mentre sotto l’aspetto<br />
processuale non acquisiscono
efficacia di titolo esecutivo.
CAPITOLO V<br />
IL MANTENIMENTO DEL<br />
CONIUGE SEPARATO<br />
SECONDO<br />
L’ORIENTAMENTO<br />
DELLA GIURISPRUDENZA<br />
SOMMARIO: 1. Gli effetti<br />
economici della <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong>. – 2.<br />
La valutazione di adeguatezza<br />
dei redditi del <strong>coniuge</strong> che<br />
richiede l’assegno. – 3.
L’indisponib<strong>il</strong>ità del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> e gli accordi di<br />
natura economica tra i coniugi.<br />
1. Gli effetti economici della<br />
<strong>separazione</strong> e <strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità ritiene, con<br />
orientamento pressoché<br />
univoco a differenza della<br />
dottrina, che la <strong>separazione</strong>
instauri un regime tendente a<br />
conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e gli<br />
effetti propri del matrimonio,<br />
compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />
della convivenza, e, quindi,<br />
anche lo st<strong>il</strong>e di vita di<br />
ciascuno dei coniugi ( 153 ).<br />
Secondo una consolidata<br />
interpretazione dell’art. 156,<br />
primo comma, c.c., <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />
addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> e<br />
che sia privo di redditi
propri, adeguati a<br />
consentirgli di mantenere un<br />
tenore di vita<br />
tendenzialmente analogo a<br />
quello goduto in costanza di<br />
matrimonio, ha diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>, purché<br />
sussista una disparità<br />
economica tra i coniugi<br />
( 154 ).<br />
<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> spettante<br />
al <strong>coniuge</strong> separato ha una<br />
funzione solidaristica e
iequ<strong>il</strong>ibratrice dei rapporti<br />
economici fra i coniugi,<br />
poiché con la <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />
solidarietà economica che<br />
lega gli stessi durante <strong>il</strong><br />
matrimonio e che comporta<br />
la condivisione delle<br />
reciproche fortune <strong>nel</strong> corso<br />
della convivenza ( 155 ).<br />
Non assume <strong>per</strong>tanto<br />
r<strong>il</strong>evanza l’eventuale<br />
disposizione di mezzi
economici che consentano al<br />
<strong>coniuge</strong> di soddisfare le sue<br />
esigenze primarie, in quanto<br />
<strong>il</strong> concetto di adeguatezza dei<br />
redditi non è riferito alla<br />
sussistenza di uno stato di<br />
bisogno, ma si traduce in un<br />
accertamento diretto a<br />
consentire al <strong>coniuge</strong> di<br />
mantenere un tenore di vita<br />
analogo a quello goduto<br />
durante la convivenza ( 156 ).<br />
Né si richiede che <strong>il</strong>
<strong>coniuge</strong> che vanti <strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> dimostri<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarsi,<br />
<strong>per</strong> ragioni oggettive, redditi<br />
propri adeguati al pregresso<br />
tenore di vita, mettendo a<br />
frutto la propria capacità di<br />
lavoro, come invece previsto<br />
in materia di divorzio<br />
dall’art. 5, comma 6, l.<br />
898/70, come modif. dall’art.<br />
10, l. 74/87 ( 157 ). Così, se<br />
prima della <strong>separazione</strong> i
coniugi avevano concordato<br />
o, quanto meno, accettato -<br />
sia pure soltanto <strong>per</strong> facta<br />
concludentia - che uno di essi<br />
non lavorasse, l’efficacia di<br />
tale accordo <strong>per</strong>mane anche<br />
dopo la <strong>separazione</strong> ( 158 ).<br />
Anche la durata del<br />
matrimonio non rientra tra<br />
gli elementi costitutivi del<br />
diritto all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, e <strong>per</strong>tanto<br />
non può essere riconosciuta
alla breve durata della<br />
convivenza coniugale una<br />
efficacia preclusiva<br />
all’attribuzione dell’assegno,<br />
<strong>nel</strong> concorso delle condizioni<br />
indicate, avendo al più<br />
r<strong>il</strong>ievo ai fini della<br />
quantificazione dell’assegno<br />
stesso ( 159 ).<br />
Presupposto essenziale <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> è la<br />
sussistenza di una disparità
economica tra i coniugi, così<br />
che una volta accertati <strong>il</strong><br />
tenore di vita del quale i<br />
coniugi erano in grado di<br />
godere durante <strong>il</strong> matrimonio<br />
in base al reddito<br />
complessivo, e la mancanza<br />
di mezzi adeguati al<br />
<strong>mantenimento</strong> di quel tenore<br />
di vita da parte del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno, si deve<br />
poi valutare<br />
comparativamente la<br />
posizione economica dei
coniugi al momento della<br />
pronuncia della <strong>separazione</strong>,<br />
al fine di quantificare<br />
l’assegno in funzione<br />
tendenzialmente restitutoria,<br />
in suo favore, del pregresso<br />
tenore di vita, ove la<br />
situazione del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente sia deteriore<br />
rispetto a quella dell’altro<br />
( 160 ).<br />
2 . La valutazione di
adeguatezza dei redditi del<br />
<strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno.<br />
<strong>Il</strong> parametro di riferimento<br />
<strong>per</strong> valutare l’adeguatezza<br />
dei redditi del soggetto che<br />
invoca l’assegno è<br />
rappresentato dal contesto<br />
sociale <strong>nel</strong> quale i coniugi<br />
hanno vissuto durante la<br />
convivenza e dal tenore di<br />
vita che erano in grado di
godere.<br />
In particolare, la<br />
giurisprudenza della<br />
Suprema Corte è costante<br />
<strong>nel</strong>l’affermare che <strong>il</strong> tenore<br />
di vita coincide con le<br />
potenzialità economiche<br />
complessive dei coniugi<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio ed è<br />
l’elemento condizionante la<br />
qualità delle esigenze e<br />
l’entità delle aspettative del<br />
medesimo richiedente ( 161 ).
<strong>Il</strong> tenore di vita cui fare<br />
riferimento è quello che <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> economicamente<br />
forte aveva <strong>il</strong> dovere di<br />
consentire all’altro in<br />
relazione alle sostanze di cui<br />
disponeva, e non già quello<br />
più modesto eventualmente<br />
tollerato o subito in costanza<br />
di matrimonio ( 162 ). <strong>Il</strong><br />
riferimento al tenore di vita<br />
potenziale discende dal<br />
cosiddetto principio
contributivo sancito dall’art.<br />
143 c.c., secondo <strong>il</strong> quale i<br />
coniugi sono tenuti, ciascuno<br />
in relazione alle proprie<br />
sostanze e alla propria<br />
capacità di lavoro<br />
professionale o casalingo, a<br />
contribuire ai bisogni della<br />
famiglia.<br />
In alcune pronunce si<br />
sostiene che non assume<br />
r<strong>il</strong>evanza neppure <strong>il</strong> tenore di<br />
vita concordato tra i coniugi,<br />
teso ad esempio al risparmio
o attuato con l’adozione di<br />
particolari criteri di<br />
suddivisione delle spese<br />
fam<strong>il</strong>iari e di disposizione<br />
dei redditi <strong>per</strong>sonali residui<br />
( 163 ).<br />
Secondo <strong>il</strong> prevalente e<br />
consolidato orientamento<br />
della giurisprudenza di<br />
legittimità, se è pur vero che<br />
la <strong>separazione</strong> determina<br />
normalmente la cessazione di<br />
una serie di benefici e
consuetudini di vita ed anche<br />
<strong>il</strong> diretto godimento di beni,<br />
ciò nonostante <strong>il</strong> tenore di<br />
vita goduto in costanza di<br />
convivenza va identificato<br />
avendo riguardo allo<br />
"standard" di vita reso<br />
oggettivamente possib<strong>il</strong>e dal<br />
complesso delle risorse<br />
economiche dei coniugi,<br />
tenendo quindi conto di tutte<br />
le potenzialità derivanti dalla<br />
titolarità del patrimonio in<br />
termini di redditività, di
capacità di spesa, di garanzie<br />
di elevato benessere e di<br />
fondate aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
futuro ( 164 ).<br />
Tuttavia, si r<strong>il</strong>eva <strong>nel</strong>le<br />
pronunce della Cassazione<br />
degli ultimi anni una<br />
tendenza a tenere in<br />
maggiore considerazione le<br />
conseguenze della<br />
<strong>separazione</strong> e le esigenze dei<br />
nuovi progetti di vita dei<br />
coniugi separati. Si è così
precisato che la<br />
conservazione del precedente<br />
tenore di vita da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno costituisce un<br />
obiettivo solo tendenziale,<br />
poiché non sempre la<br />
<strong>separazione</strong> ne consente la<br />
piena realizzazione, essendo<br />
notorio che essa riduce anche<br />
le possib<strong>il</strong>ità economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> onerato e che<br />
soltanto dall’appartenenza al<br />
consorzio fam<strong>il</strong>iare derivano
ai coniugi e alla prole<br />
vantaggi - in termini,<br />
soprattutto, di contenimento<br />
delle spese fisse -<br />
riconducib<strong>il</strong>i a economie di<br />
scala e ad altri risparmi<br />
connessi a consuetudini di<br />
vita in comune ( 165 ).<br />
Detto obiettivo, <strong>per</strong>tanto,<br />
va <strong>per</strong>seguito nei limiti<br />
consentiti dalle condizioni<br />
economiche del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e dalle altre
circostanze richiamate<br />
dall’art. 156, comma 2, c.c.,<br />
con la precisazione che, in<br />
ogni caso, la determinazione<br />
di tali limiti è riservata al<br />
giudice di merito, cui spetta<br />
la valutazione comparativa<br />
delle risorse dei due coniugi<br />
al fine di stab<strong>il</strong>ire in quale<br />
misura l’uno debba integrare<br />
i redditi insufficienti<br />
dell’altro ( 166 ).
3 . L’indisponib<strong>il</strong>ità del<br />
diritto al <strong>mantenimento</strong> e gli<br />
accordi di natura economica<br />
tra i coniugi.<br />
Da tempo la<br />
giurisprudenza riconosce<br />
pienamente <strong>il</strong> diritto di<br />
ciascun <strong>coniuge</strong> a<br />
condizionare <strong>il</strong> consenso alla<br />
<strong>separazione</strong> ad un<br />
soddisfacente assetto<br />
generale dei propri interessi
economici, purché con tale<br />
composizione non si realizzi<br />
una lesione di diritti<br />
inderogab<strong>il</strong>i ( 167 ).<br />
L’accordo tra i coniugi è<br />
ritenuto l’elemento fondante<br />
della <strong>separazione</strong><br />
consensuale e del<br />
regolamento dei loro<br />
rapporti, cui viene impressa<br />
efficacia giuridica dal<br />
decreto di omologazione, atto<br />
di controllo privo di
contenuto decisorio, che<br />
svolge la funzione di<br />
controllare la compatib<strong>il</strong>ità<br />
della convenzione rispetto<br />
alle norme cogenti ed ai<br />
principi di ordine pubblico<br />
( 168 ). In tale prospettiva<br />
l’accordo di <strong>separazione</strong><br />
viene considerato atto<br />
essenzialmente negoziale,<br />
espressione della capacità dei<br />
coniugi di autodeterminarsi<br />
responsab<strong>il</strong>mente ( 169 ).
Ne consegue, in ordine al<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />
<strong>coniuge</strong> privo di adeguati<br />
redditi propri, che i coniugi<br />
possono liberamente<br />
determinarne la misura, i<br />
criteri di quantificazione <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> futuro ed anche forme<br />
integrative e sostitutive<br />
dell’assegno.<br />
L’autonomia dei coniugi<br />
può anche comportare un<br />
reciproco riconoscimento di<br />
sufficienza economica e di
adeguatezza dei rispettivi<br />
redditi, ma non la rinunzia<br />
definitiva al <strong>mantenimento</strong>,<br />
essendo fatta salva<br />
l’eventuale successiva<br />
modifica delle condizioni<br />
secondo l’espressa previsione<br />
dell’art. 711, u.c., c.p.c..<br />
Costante è pure<br />
l’orientamento<br />
giurisprudenziale che<br />
sostiene la nullità degli<br />
accordi con i quali i coniugi<br />
fissano in sede di <strong>separazione</strong>
<strong>il</strong> regime economico e<br />
patrimoniale del futuro ed<br />
eventuale divorzio, sul<br />
presupposto che la causa sia<br />
<strong>il</strong>lecita in quanto stipulati in<br />
violazione del principio<br />
fondamentale della<br />
indisponib<strong>il</strong>ità dei diritti in<br />
materia matrimoniale<br />
espresso dall’art. 160 c.c..<br />
( 170 ).<br />
Eludendo la questione,<br />
tanto discussa in dottrina, in
merito alla riferib<strong>il</strong>ità o<br />
meno dell’art. 160 c.c. alla<br />
sola fase fisiologica della<br />
unione coniugale, e, in<br />
particolare, al regime<br />
patrimoniale della famiglia,<br />
la Cassazione ha<br />
recentemente precisato che,<br />
in ogni caso, ciò che entra in<br />
giuoco con riguardo alla<br />
rinuncia del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> non è<br />
propriamente <strong>il</strong> carattere<br />
indisponib<strong>il</strong>e in sè dei diritti
patrimoniali dei coniugi, ma,<br />
piuttosto, l’esigenza di tutela<br />
del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />
più debole, l’attribuzione al<br />
quale dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
potrebbe essere messa in<br />
discussione da un accordo<br />
stipulato in sede di<br />
<strong>separazione</strong> ( 171 ).<br />
Di conseguenza si ritiene<br />
che non si possa tener conto<br />
di tali accordi, sia quando<br />
limitino o escludano <strong>il</strong> diritto
del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />
più debole al conseguimento<br />
di quanto è necessario <strong>per</strong><br />
soddisfare le sue esigenze di<br />
vita, ma anche quando<br />
soddisfino pienamente dette<br />
esigenze, e ciò "<strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
che una preventiva<br />
pattuizione - specie se<br />
allettante e condizionata alla<br />
non opposizione al divorzio -<br />
potrebbe determinare <strong>il</strong><br />
consenso alla dichiarazione
di divorzio" ( 172 ).<br />
Altra questione riguarda <strong>il</strong><br />
ricorso, abbastanza frequente<br />
da parte dei coniugi, ad<br />
accordi di natura economica,<br />
che vengono sottoscritti in<br />
epoca precedente, contestuale<br />
o successiva alla <strong>separazione</strong><br />
consensuale, e non sottoposti<br />
alla omologazione del<br />
tribunale.<br />
Si pone al riguardo <strong>il</strong><br />
problema della validità ed
efficacia di tali accordi, che<br />
possono avere una funzione<br />
integrativa, modificativa o<br />
derogatoria rispetto alle<br />
condizioni concordate<br />
inserite <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
omologato.<br />
La giurisprudenza tende a<br />
riconoscere in tali casi<br />
l’autonomia negoziale dei<br />
coniugi, pur entro<br />
determinati limiti e con<br />
riferimento al tempo della
stipula degli accordi.<br />
Secondo un consolidato<br />
orientamento, le pattuizioni<br />
convenute dai coniugi prima<br />
del decreto di omologazione<br />
e non trasfuse <strong>nel</strong>l’accordo<br />
omologato si configurano<br />
come contratti atipici, aventi<br />
presupposti e finalità diversi<br />
sia dalle convenzioni<br />
matrimoniali che dagli atti di<br />
liberalità, nonché autonomi<br />
rispetto al contenuto tipico<br />
del regolamento concordato
tra i coniugi, destinato ad<br />
acquistare efficacia giuridica<br />
soltanto in seguito al<br />
provvedimento di<br />
omologazione. A tali<br />
pattuizioni può riconoscersi<br />
validità solo quando<br />
assicurino una maggiore<br />
vantaggiosità all’interesse<br />
protetto dalla norma, ad<br />
esempio concordando un<br />
assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />
misura su<strong>per</strong>iore a quella<br />
sottoposta ad omologazione,
o quando concernano un<br />
aspetto non preso in<br />
considerazione dall’accordo<br />
omologato e sicuramente<br />
compatib<strong>il</strong>e con questo, in<br />
quanto non modificativo<br />
della sua sostanza e dei suoi<br />
equ<strong>il</strong>ibri, o quando<br />
costituiscano clausole<br />
meramente specificative<br />
dell’accordo stesso ( 173 ).<br />
Diversamente, non è<br />
consentito ai coniugi incidere
sull’accordo omologato con<br />
soluzioni alternative di cui<br />
non sia certa a priori la<br />
uguale o migliore<br />
rispondenza all’interesse<br />
tutelato attraverso <strong>il</strong><br />
controllo giudiziario di cui<br />
all’art. 158 c.c..<br />
Per quanto riguarda le<br />
modifiche degli accordi<br />
convenute tra i coniugi a<br />
seguito dell’omologazione<br />
della <strong>separazione</strong>, la<br />
giurisprudenza di legittimità,
trovando fondamento <strong>nel</strong><br />
disposto dell’art. 1322 c.c.,<br />
ritiene che siano valide ed<br />
efficaci a prescindere<br />
dall’intervento del giudice ex<br />
art. 710 c.p.c., qualora non<br />
su<strong>per</strong>ino <strong>il</strong> limite di<br />
derogab<strong>il</strong>ità consentito<br />
dall’art. 160 c.c. e, in<br />
particolare, quando non<br />
interferiscano con l’accordo<br />
omologato ma ne<br />
specifichino <strong>il</strong> contenuto con<br />
disposizioni maggiormente
ispondenti agli interessi ivi<br />
tutelati ( 174 ).<br />
Trattasi in ogni caso di<br />
pattuizioni che sono prive di<br />
efficacia di titolo esecutivo, e<br />
<strong>per</strong>tanto <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />
inadempimento del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato non si potrà<br />
procedere con l’azione<br />
esecutiva, bensì solo attivare<br />
un procedimento ordinario o<br />
richiedere un decreto<br />
ingiuntivo, o promuovere <strong>il</strong>
giudizio di modifica delle<br />
condizioni di <strong>separazione</strong>.
CAPITOLO VI<br />
L’ASSEGNO DI<br />
MANTENIMENTO.<br />
ANALISI CRITICO-<br />
GIURIDICA DELLA<br />
NORMATIVA<br />
SOMMARIO: 1. I presupposti <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ai sensi dell’art.<br />
156 c.c.. La non addebitab<strong>il</strong>ità<br />
della <strong>separazione</strong> e la<br />
mancanza di adeguati redditi
propri. – 2. La valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
economica dei coniugi. – 3. La<br />
quantificazione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>. Criteri. – 4.<br />
Altre circostanze che possono<br />
influire sulla determinazione<br />
dell’assegno. – 4.1.<br />
L’assegnazione della casa<br />
coniugale. – 4.2. Le elargizioni<br />
da parte di fam<strong>il</strong>iari. – 4.3.<br />
L’attitudine al lavoro del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno.<br />
– 4.4. La durata del matrimonio.<br />
– 4.5. La convivenza more<br />
uxorio. – 4.6. La nascita di <strong>figli</strong>
naturali. – 4.7. Le modifiche<br />
dell’attività lavorativa del<br />
<strong>coniuge</strong> onerato. – 4.8. Le<br />
sopravvenienze reddituali e<br />
patrimoniali <strong>nel</strong> corso del<br />
giudizio. – 5. L’accertamento<br />
della situazione economica e<br />
patrimoniale dei coniugi e<br />
l’onere della prova. – 6. Le<br />
indagini sui redditi e i<br />
patrimoni dei coniugi a mezzo<br />
della polizia tributaria. – 7. Le<br />
modalità di corresponsione<br />
dell’assegno. – 8. La disciplina<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>.<br />
– 8.1. La decorrenza. – 8.2.
L’adeguamento dell’assegno. –<br />
9. Revoca e modifica<br />
dell’assegno.<br />
1 . I presupposti <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ai sensi<br />
dell’art. 156 c.c.. La non<br />
addebitab<strong>il</strong>ità della<br />
<strong>separazione</strong> e la mancanza di<br />
adeguati redditi propri.<br />
<strong>Il</strong> diritto all’assegno di
<strong>mantenimento</strong>, secondo l’art.<br />
156, primo comma, c.c. e<br />
l’orientamento che prevale in<br />
dottrina e giurisprudenza,<br />
spetta al <strong>coniuge</strong> cui non sia<br />
addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> e<br />
che non disponga di adeguati<br />
redditi propri <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> di un tenore di<br />
vita tendenzialmente analogo<br />
a quello che i coniugi erano<br />
in grado di godere durante <strong>il</strong><br />
matrimonio in base al loro<br />
reddito e patrimonio
complessivo, e laddove<br />
sussista una disparità<br />
economica tra gli stessi<br />
( 175 ).<br />
La mancanza di<br />
addebitab<strong>il</strong>ità della<br />
<strong>separazione</strong> al <strong>coniuge</strong> che<br />
richiede l’assegno è<br />
condizione espressamente<br />
prevista dall’art. 156, primo<br />
comma, c.c. ( 176 ), mentre è<br />
irr<strong>il</strong>evante che sia stato o<br />
meno dichiarato l’addebito in
capo all’altro <strong>coniuge</strong>.<br />
Non può invece essere<br />
riconosciuto l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
in caso di addebitab<strong>il</strong>ità della<br />
<strong>separazione</strong> ad entrambi i<br />
coniugi, non essendo<br />
possib<strong>il</strong>e effettuare da parte<br />
del giudice una graduazione<br />
fra le diverse responsab<strong>il</strong>ità<br />
( 177 ).<br />
L’attribuzione
dell’assegno richiede<br />
innanzitutto di accertare <strong>il</strong><br />
tenore di vita che i coniugi<br />
erano in grado di godere<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio in base<br />
al loro reddito e patrimonio<br />
complessivo; quindi di<br />
verificare se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
richiedente sia in grado con i<br />
propri mezzi di conservare<br />
un tenore di vita<br />
tendenzialmente analogo, e<br />
in caso negativo di valutare<br />
comparativamente la
posizione economica dei<br />
coniugi al momento della<br />
pronuncia della <strong>separazione</strong>.<br />
Qualora la situazione del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente sia<br />
deteriore rispetto a quella<br />
dell’altro, si dovrà<br />
quantificare l’assegno in<br />
funzione tendenzialmente<br />
restitutoria, in suo favore, del<br />
tenore di vita pregresso, così<br />
da riequ<strong>il</strong>ibrare, <strong>per</strong> quanto<br />
possib<strong>il</strong>e, la situazione<br />
economica delle parti, che
devono tendenzialmente<br />
attestarsi ad un livello<br />
paritario tra loro, seppur<br />
inferiore a quello che<br />
caratterizzava la precedente<br />
convivenza ( 178 ).<br />
<strong>Il</strong> tenore di vita goduto<br />
durante la convivenza deve<br />
essere identificato avendo<br />
riguardo allo standard di vita<br />
reso oggettivamente<br />
possib<strong>il</strong>e dal complesso delle<br />
risorse economiche dei
coniugi, tenendo quindi conto<br />
di tutte le potenzialità<br />
derivanti dalla titolarità del<br />
patrimonio in termini di<br />
redditività, di capacità di<br />
spesa, di garanzie di elevato<br />
benessere e di fondate<br />
aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro ( 179 ).<br />
Andrà preso in esame <strong>il</strong><br />
contesto economico e sociale<br />
che ha caratterizzato la vita<br />
dei coniugi ( 180 ), che sarebbe<br />
presumib<strong>il</strong>mente proseguito
in caso di continuazione della<br />
convivenza.<br />
Si deve tener conto non già<br />
del tenore di vita più<br />
modesto consentito dal<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
forte, bensì di quello che<br />
questi avrebbe dovuto<br />
consentire alla famiglia in<br />
base alle sue effettive<br />
sostanze e disponib<strong>il</strong>ità<br />
reddituali ( 181 ). La stessa<br />
soluzione deve essere
adottata <strong>nel</strong> caso in cui un<br />
tenore di vita inferiore a<br />
quello che i coniugi<br />
avrebbero potuto avere, in<br />
considerazione delle loro<br />
complessive risorse<br />
economiche, sia stato frutto<br />
di una comune scelta<br />
improntata al risparmio<br />
( 182 ), dovendosi semmai<br />
accertare se i coniugi sono in<br />
regime di comunione legale –<br />
e in tal caso <strong>il</strong> risparmio
accantonato sarà diviso tra i<br />
coniugi e concorrerà a<br />
delineare la situazione<br />
economica del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno – o in<br />
<strong>separazione</strong> dei beni –<br />
r<strong>il</strong>evando in tale ipotesi la<br />
condizione economica del<br />
<strong>coniuge</strong> che ha beneficiato<br />
dell’accantonamento del<br />
risparmio.<br />
Ai fini della valutazione di<br />
adeguatezza dei redditi del<br />
soggetto che chiede l’assegno
si deve fare riferimento,<br />
secondo consolidata<br />
giurisprudenza, alle<br />
potenzialità economiche<br />
complessive dei coniugi<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio, quale<br />
elemento condizionante la<br />
qualità e la quantità delle<br />
esigenze e l’entità delle<br />
aspettative del medesimo<br />
richiedente ( 183 ).<br />
Tuttavia, la conservazione<br />
del precedente tenore di vita
da parte del <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario dell’assegno non<br />
può che costituire un<br />
obiettivo solo tendenziale,<br />
essendo notorio che la<br />
<strong>separazione</strong> riduce spesso le<br />
possib<strong>il</strong>ità economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> onerato e comporta<br />
un aumento delle spese in<br />
considerazione delle nuove<br />
esigenze di vita di entrambi i<br />
coniugi.<br />
Tale obiettivo va dunque<br />
<strong>per</strong>seguito nei limiti
consentiti dalle condizioni<br />
economiche del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e dalle altre<br />
circostanze richiamate<br />
dall’art. 156, secondo<br />
comma, c.c., valutate<br />
comparativamente le risorse<br />
dei due coniugi al fine di<br />
stab<strong>il</strong>ire in quale misura<br />
l’uno debba integrare i<br />
redditi insufficienti dell’altro<br />
( 184 ).
2 . La valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
economica dei coniugi.<br />
Una volta accertato che i<br />
mezzi economici del <strong>coniuge</strong><br />
che richiede l’assegno non<br />
siano tali da consentirgli la<br />
conservazione di un tenore di<br />
vita tendenzialmente analogo<br />
a quello avuto durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, si deve<br />
procedere alla valutazione
comparativa dei mezzi<br />
economici di ciascun<br />
<strong>coniuge</strong>, avendo come<br />
riferimento temporale <strong>il</strong><br />
momento della <strong>separazione</strong>,<br />
al fine di stab<strong>il</strong>ire se vi sia<br />
una disparità economica che<br />
giustifichi l’imposizione<br />
dell’assegno, e determinarne<br />
la misura ( 185 ).<br />
Le potenzialità<br />
economiche dei coniugi che<br />
vanno prese in
considerazione devono essere<br />
attuali e concretamente<br />
valutab<strong>il</strong>i, e comprendono<br />
non solo i redditi in senso<br />
stretto, ma anche i cespiti di<br />
cui si abbia <strong>il</strong> diritto di<br />
godimento ed ogni altra<br />
ut<strong>il</strong>ità suscettib<strong>il</strong>e di<br />
valutazione economica ( 186 ).<br />
Per reddito si intende<br />
quella “misura monetaria<br />
della ricchezza (beni, servizi,<br />
denaro, crediti) che affluisce
al soggetto in un certo arco<br />
temporale, al netto della<br />
ricchezza dallo stesso<br />
consumata e ceduta <strong>per</strong><br />
produrla: è un flusso che, a<br />
seconda della sua origine, è<br />
qualificato come salario,<br />
stipendio, pensione, pensione<br />
di invalidità e assegni ad<br />
essa connessi, inclusa<br />
indennità di<br />
accompagnamento o di<br />
su<strong>per</strong>invalidità, indennità di<br />
servizio all’estero, profitto,
endita, plusvalenza,<br />
interesse, dividendo, etc.”, e<br />
si deve prendere in<br />
considerazione, ai fini che<br />
qui interessano, <strong>il</strong> “reddito<br />
disponib<strong>il</strong>e” cioè “<strong>il</strong> reddito<br />
che <strong>il</strong> soggetto può spendere<br />
o investire, dopo <strong>il</strong><br />
pagamento delle imposte e<br />
dei contributi obbligatori,<br />
con l’avvertenza che tale<br />
configurazione di reddito<br />
comprende tutti i proventi del<br />
soggetto, anche quelli non
dichiarati ai fini fiscali<br />
(<strong>per</strong>ché già tassati alla fonte,<br />
<strong>per</strong>ché esenti da imposta o<br />
più semplicemente <strong>per</strong>ché<br />
sottratti a tassazione)” ( 187 ).<br />
<strong>Il</strong> patrimonio deve invece<br />
essere inteso “come<br />
ricchezza, ovvero come<br />
complesso di beni (mob<strong>il</strong>i,<br />
immob<strong>il</strong>i, denaro, titoli),<br />
diritti e crediti aventi<br />
contenuto economico, di cui<br />
<strong>il</strong> soggetto sia titolare: a
differenza del reddito <strong>il</strong><br />
patrimonio non è un flusso,<br />
ma un aggregato, pur<br />
essendo sempre un aggregato<br />
suscettib<strong>il</strong>e di modificarsi<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> composizione<br />
qualitativa così come <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
dimensione. Infatti, le<br />
componenti del patrimonio<br />
r<strong>il</strong>evano, a prescindere dalla<br />
loro provenienza e dalla<br />
causa dell’acquisto, che può<br />
essere anche ereditario,<br />
siano essi produttivi o
temporaneamente<br />
improduttivi, in tal caso<br />
valutando <strong>il</strong> loro valore<br />
intrinseco in vista della loro<br />
alienazione o del diverso<br />
impiego, ovvero <strong>il</strong> reddito da<br />
essi concretamente prodotto<br />
ovvero l’ut<strong>il</strong>ità, <strong>nel</strong> caso di<br />
uso diretto a fini <strong>per</strong>sonali<br />
(abitativi, anche <strong>per</strong>iodici, o<br />
professionali)” ( 188 ).<br />
<strong>Il</strong> giudice terrà quindi<br />
conto del valore del
patrimonio mob<strong>il</strong>iare e<br />
immob<strong>il</strong>iare di cui ogni<br />
<strong>coniuge</strong> dispone, e del<br />
reddito ricavab<strong>il</strong>e dagli<br />
immob<strong>il</strong>i, così come di ogni<br />
rendita che matura su tali<br />
beni. Qualora <strong>il</strong> reddito<br />
prodotto dagli immob<strong>il</strong>i sia<br />
inferiore a quanto<br />
potenzialmente ricavab<strong>il</strong>e, o<br />
sia inesistente, <strong>il</strong> giudice<br />
terrà in considerazione <strong>il</strong><br />
valore dei beni. Se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
ha provveduto a vendere in
tutto o in parte i suoi beni, <strong>il</strong><br />
prezzo ricavato verrà<br />
computato <strong>nel</strong> suo<br />
patrimonio. Si dovrà<br />
viceversa tener conto della<br />
eventuale difficoltà di<br />
alienare o locare un bene, <strong>per</strong><br />
motivi oggettivi.<br />
Nonostante <strong>il</strong> primo<br />
comma dell’art. 156 c.c. si<br />
riferisca ai soli redditi del<br />
<strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno, la dottrina e la<br />
giurisprudenza sono orientate
a ritenere che la valutazione<br />
debba coinvolgere non solo i<br />
redditi ma anche ogni<br />
“circostanza” che abbia<br />
valenza economica riferita<br />
alla sua situazione<br />
patrimoniale complessiva,<br />
come prevede l’art. 156,<br />
comma 2, c.c. <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
onerato.<br />
Oltre al reddito e al<br />
patrimonio – che “ancorché<br />
distinti, si presentano fra<br />
loro strettamente collegati:
infatti, <strong>il</strong> reddito risparmiato<br />
e quello investito<br />
costituiscono una delle<br />
principali fonti di<br />
accrescimento del patrimonio<br />
e, d’altra parte, <strong>il</strong> patrimonio<br />
è fonte di reddito sotto forma<br />
di interessi, rendite,<br />
dividendi, canoni, ecc.” ( 189 )<br />
– devono essere oggetto di<br />
accertamento “le ut<strong>il</strong>ità di<br />
vario genere, purché<br />
suscettib<strong>il</strong>i di valutazione
economica (vitto, alloggio,<br />
pagamento del mutuo,<br />
ospitalità <strong>per</strong> le vacanze,<br />
utenze gratuite, ecc.)<br />
ricavate dai rapporti<br />
fam<strong>il</strong>iari o <strong>per</strong>sonali del<br />
<strong>coniuge</strong>, <strong>per</strong> esempio la<br />
famiglia di origine, <strong>il</strong><br />
convivente, <strong>il</strong> datore di<br />
lavoro (benefits)” ( 190 ).<br />
Si dovrà tener conto anche<br />
delle sopravvenienze<br />
reddituali e patrimoniali
intervenute <strong>nel</strong>le more del<br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, in<br />
quanto durante la <strong>separazione</strong><br />
non viene meno <strong>il</strong> rapporto<br />
coniugale e i benefici<br />
economici sopravvenuti<br />
devono essere condivisi<br />
( 191 ).<br />
La valutazione della<br />
situazione economica dei<br />
coniugi non richiede,<br />
secondo <strong>il</strong> costante indirizzo<br />
della giurisprudenza di
legittimità, la determinazione<br />
del preciso importo dei<br />
redditi di ciascuno, ma<br />
un’attendib<strong>il</strong>e ricostruzione<br />
delle complessive situazioni<br />
patrimoniali e reddituali di<br />
ogni <strong>coniuge</strong> ( 192 ).<br />
3 . La quantificazione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>. Criteri.<br />
La misura dell’assegno è
determinata “in relazione<br />
alle circostanze ed ai redditi<br />
dell’obbligato”, come<br />
prescritto dall’art.156,<br />
comma 2, c.c..<br />
Le “circostanze” da<br />
considerare <strong>per</strong> la<br />
quantificazione dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> consistono<br />
in quegli elementi fattuali di<br />
ordine economico, o<br />
comunque apprezzab<strong>il</strong>i in<br />
termini economici, diversi<br />
dal reddito del <strong>coniuge</strong>
onerato, e suscettib<strong>il</strong>i di<br />
incidere sulle condizioni<br />
delle parti, quali ad esempio<br />
la disponib<strong>il</strong>ità di un<br />
consistente patrimonio,<br />
anche mob<strong>il</strong>iare, o la<br />
conduzione di uno st<strong>il</strong>e di<br />
vita particolarmente agiato e<br />
lussuoso, o, in negativo, le<br />
spese fisse dei coniugi<br />
conseguenti alla <strong>separazione</strong><br />
( 193 ). A differenza del<br />
divorzio, laddove le
“circostanze” sono intese<br />
come “ragioni della<br />
decisione”, <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />
si deve far riferimento solo<br />
ad elementi di ordine<br />
economico e non alle cause<br />
della <strong>separazione</strong> coniugale<br />
( 194 ).<br />
Nel ricostruire <strong>il</strong> reddito<br />
del <strong>coniuge</strong> onerato, <strong>il</strong><br />
giudice dovrà tenere conto di<br />
tutti gli elementi positivi e<br />
negativi che contribuiscono a
formarlo, e quindi anche<br />
degli oneri, quali essi siano,<br />
che ne riducano l’entità. Così<br />
non si potrà attribuire un<br />
assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />
<strong>coniuge</strong> che pur ne avrebbe<br />
diritto, quando la posizione<br />
economica dell’obbligato sia<br />
tale da far sì che qualsiasi<br />
decurtazione si traduca <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
privazione del minimo<br />
indispensab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> la<br />
sopravvivenza, mentre si<br />
potrà determinare un assegno
di modesta entità ove sia<br />
possib<strong>il</strong>e un equo<br />
contem<strong>per</strong>amento tra le<br />
esigenze del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e l’opportunità di<br />
assicurare un pur minimo<br />
contributo alle necessità<br />
dell’altro.<br />
Secondo l’orientamento<br />
consolidato della<br />
giurisprudenza di legittimità,<br />
<strong>il</strong> diritto di un <strong>coniuge</strong> al<br />
<strong>mantenimento</strong> non postula<br />
una determinazione
dell’assegno ancorata a<br />
criteri aritmetici, né può<br />
comportare che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
<strong>per</strong>cettore di redditi<br />
corrisponda all’altro, che ne<br />
sia sprovvisto, una somma<br />
pari alla metà dei propri<br />
( 195 ).<br />
La normativa vigente<br />
riconosce al giudice un<br />
ampio spazio di<br />
discrezionalità circa la<br />
quantificazione dell’assegno,
che viene determinato<br />
secondo gli indici di<br />
riferimento indicati dalla<br />
legge e <strong>il</strong> rapporto di<br />
proporzionalità con <strong>il</strong> reddito<br />
accertato o presunto<br />
dell’obbligato; tale scelta,<br />
svincolata dal sistema di<br />
quote o <strong>per</strong>centuali<br />
predeterminate ( 196 ), è<br />
giustificata dall’esigenza di<br />
trovare soluzioni che<br />
valutino l’unicità e la novità
presentata da ogni situazione<br />
di fatto della vita umana. Ciò<br />
non comporta ovviamente<br />
una facoltà di libero arbitrio<br />
o di carenza motivazionale,<br />
bensì, in ogni caso, una<br />
puntuale valutazione del caso<br />
concreto con riferimenti ai<br />
singoli parametri normativi.<br />
4 . Altre circostanze che<br />
possono influire sulla<br />
determinazione dell’assegno.
Diverse sono le<br />
circostanze che possono<br />
influire sulla situazione<br />
economica di ciascun<br />
<strong>coniuge</strong>, in modo positivo o<br />
negativo, quali ad esempio,<br />
l’assegnazione della casa<br />
coniugale al <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario dell’assegno e le<br />
spese di re<strong>per</strong>imento di<br />
un’altra abitazione da parte<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato; le<br />
elargizioni da parte di<br />
fam<strong>il</strong>iari; l’attitudine al
lavoro del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno,<br />
qualora venga riscontrata in<br />
termini di effettiva<br />
possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di<br />
un’attività lavorativa, tenuto<br />
conto di ogni concreto fattore<br />
individuale e ambientale; la<br />
durata del matrimonio; la<br />
prestazione di assistenza<br />
materiale da parte del<br />
c o n v i v e n t e more uxorio<br />
quando di fatto escluda o<br />
riduca lo stato di bisogno del
<strong>coniuge</strong> richiedente<br />
l’assegno; la nascita di <strong>figli</strong><br />
naturali.<br />
4 . 1 . L’assegnazione della<br />
casa coniugale.<br />
L’art. 155-quater c.c.,<br />
inserito dall’art. 1, comma 2,<br />
l. 8.2.2006, n. 54,<br />
(“Disposizioni in materia di<br />
<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />
affidamento condiviso dei
<strong>figli</strong>”) prescrive che <strong>il</strong><br />
giudice debba tenere conto<br />
dell’ assegnazione della casa<br />
coniugale “<strong><strong>nel</strong>la</strong> regolazione<br />
dei rapporti economici tra i<br />
genitori, considerato<br />
l’eventuale titolo di<br />
proprietà”.<br />
La norma introduce un<br />
ulteriore elemento che<br />
condiziona la quantificazione<br />
dell’assegno di <strong>separazione</strong> a<br />
favore del <strong>coniuge</strong>.<br />
La disposizione si riferisce
al caso in cui vi siano <strong>figli</strong><br />
minori o maggiorenni non<br />
autonomi conviventi con un<br />
genitore, al quale, in forza di<br />
tale sua posizione di<br />
collocatario dei <strong>figli</strong>, è stata<br />
assegnata la casa coniugale,<br />
in comproprietà tra i coniugi<br />
o di proprietà esclusiva<br />
dell’altro.<br />
La giurisprudenza da<br />
tempo era comunque<br />
orientata <strong>nel</strong> senso di tener<br />
conto della disponib<strong>il</strong>ità, in
capo al beneficiario<br />
dell’assegno, della casa<br />
coniugale, che costituisce<br />
un’ut<strong>il</strong>ità economicamente<br />
valutab<strong>il</strong>e in quanto<br />
corrisponde al risparmio di<br />
spesa che lo stesso realizza<br />
non dovendo ricercare una<br />
soluzione abitativa<br />
alternativa ( 197 ).<br />
L’assegnazione della casa<br />
coniugale al <strong>coniuge</strong><br />
potrebbe anche escludere
l’ulteriore erogazione a suo<br />
favore di una somma a titolo<br />
di assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />
qualora le condizioni<br />
economiche complessive dei<br />
coniugi consentano di<br />
ritenere che <strong>il</strong> godimento<br />
della casa compensi<br />
integralmente l’assegno<br />
( 198 ).<br />
In caso di revoca<br />
dell’assegnazione o qualora<br />
la casa rimanga assegnata al
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
forte, ad esempio <strong>nel</strong> caso in<br />
cui questi ne sia l’esclusivo<br />
proprietario e non vi siano<br />
<strong>figli</strong> conviventi, minori o<br />
maggiorenni non autonomi,<br />
dovrà essere incrementato<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> a<br />
favore del <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
costretto a lasciare la casa, e<br />
a ricercare un’altra soluzione<br />
che comporterà un aggravio
di spese ( 199 ).<br />
4.2. Le elargizioni da parte<br />
di fam<strong>il</strong>iari.<br />
Le ipotesi sono molteplici,<br />
in quanto le elargizioni da<br />
parte dei fam<strong>il</strong>iari potrebbero<br />
essere effettuate al <strong>coniuge</strong><br />
obbligato o al <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno, in<br />
costanza di matrimonio o <strong>nel</strong><br />
<strong>per</strong>iodo della <strong>separazione</strong>.
Secondo <strong>il</strong> più recente<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità,<br />
la precedente vivenza a<br />
carico dei genitori di uno dei<br />
coniugi in costanza di<br />
matrimonio non comporta,<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> in grado di<br />
procurarsi i mezzi di<br />
sussistenza, l’esonero<br />
dall’obbligo di prestare<br />
assistenza al <strong>coniuge</strong> del<br />
tutto inidoneo a provvedere<br />
al proprio <strong>mantenimento</strong>, a
nulla r<strong>il</strong>evando che i genitori<br />
di quest’ultimo,<br />
evidentemente in difetto<br />
dell’adempimento del primo<br />
obbligato a norma dell’art.<br />
433 c.c., vi abbiano<br />
interamente provveduto e<br />
continuino a farlo.<br />
L’ospitalità e lo stesso<br />
<strong>mantenimento</strong> forniti alla<br />
coppia di coniugi<br />
maggiorenni dai genitori di<br />
uno dei due, infatti, ove non<br />
siano necessitati da
condizioni oggettive e gravi<br />
di impossib<strong>il</strong>ità di autonomo<br />
<strong>mantenimento</strong>, sono frutto di<br />
mera liberalità, e non<br />
importano l’assunzione di<br />
alcuna obbligazione di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro<br />
( 200 ).<br />
Un precedente<br />
orientamento<br />
giurisprudenziale aveva<br />
invece sostenuto che <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> separato che abbia
icevuto, con carattere di<br />
regolarità e continuità, aiuti<br />
economici da parte dei suoi<br />
fam<strong>il</strong>iari durante <strong>il</strong><br />
matrimonio e,<br />
successivamente, durante la<br />
<strong>separazione</strong>, non ha diritto<br />
all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
( 201 ).<br />
Quanto alle elargizioni dei<br />
fam<strong>il</strong>iari effettuate con<br />
regolarità durante la<br />
convivenza a favore del
<strong>coniuge</strong> onerato dell’assegno,<br />
secondo un risalente<br />
orientamento<br />
giurisprudenziale assumono<br />
r<strong>il</strong>evanza in quanto elemento<br />
idoneo ad accertare la sua<br />
situazione economica ed <strong>il</strong><br />
pregresso tenore di vita della<br />
famiglia, al fine di<br />
determinare la misura<br />
dell’assegno ( 202 ). Secondo<br />
un recente orientamento,<br />
invece, anche in tale ipotesi
le elargizioni dei fam<strong>il</strong>iari<br />
sono irr<strong>il</strong>evanti, stante <strong>il</strong><br />
carattere liberale e non<br />
obbligatorio di tali aiuti, che<br />
impedisce di considerarli<br />
reddito dell’obbligato ( 203 ).<br />
4.3. L’attitudine al lavoro del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente<br />
l’assegno.<br />
Per quanto riguarda la<br />
r<strong>il</strong>evanza della capacità di
lavoro del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno in sede<br />
di <strong>separazione</strong>, si deve tenere<br />
presente che - a differenza di<br />
quanto previsto in materia di<br />
divorzio dall’art. 5, comma<br />
6, l. 898/70 come succ.<br />
modif. dalla l. 74/87 - <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> non occorre <strong>il</strong><br />
concorso del requisito della<br />
impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> lo stesso<br />
<strong>coniuge</strong> “di procurarsi un<br />
reddito <strong>per</strong> ragioni
oggettive” ( 204 ).<br />
Pertanto, <strong>nel</strong> giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> l’attitudine al<br />
lavoro del <strong>coniuge</strong> che<br />
richiede l’assegno, come<br />
potenziale capacità di<br />
guadagno, è valutata con<br />
minore rigore rispetto al<br />
contesto del divorzio, ma può<br />
comunque incidere sulla<br />
determinazione dell’assegno<br />
( 205 ).<br />
La capacità di lavoro potrà
tuttavia assumere r<strong>il</strong>evanza<br />
solo se venga riscontrata in<br />
termini di effettiva<br />
possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di<br />
una attività lavorativa<br />
retribuita, tenuto conto di<br />
ogni concreto fattore,<br />
soggettivo (quali l’età, la<br />
salute, la formazione<br />
culturale e professionale,<br />
ecc.) ed oggettivo, non già in<br />
termini meramente ipotetici<br />
( 206 ).
La teorica possib<strong>il</strong>ità del<br />
<strong>coniuge</strong> privo di reddito di<br />
re<strong>per</strong>ire una occupazione non<br />
elide <strong>per</strong>tanto <strong>il</strong> dovere di<br />
solidarietà che <strong>per</strong>siste tra i<br />
coniugi anche dopo la<br />
<strong>separazione</strong>. Così, se i<br />
coniugi hanno convenuto,<br />
anche <strong>per</strong> comportamento<br />
concludente, che durante <strong>il</strong><br />
matrimonio la moglie<br />
svolgesse solo attività<br />
casalinga, <strong><strong>nel</strong>la</strong> successiva<br />
determinazione della misura
dell’assegno di <strong>separazione</strong><br />
non si potrà tener conto della<br />
possib<strong>il</strong>ità della stessa di<br />
svolgere attività lavorativa,<br />
in quanto con la <strong>separazione</strong>,<br />
a differenza del divorzio, si<br />
tende a mantenere la stessa<br />
situazione vigente in<br />
costanza di matrimonio, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura in cui è compatib<strong>il</strong>e<br />
con la cessazione della<br />
convivenza ( 207 ).<br />
Si deve pure ritenere
irr<strong>il</strong>evante che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
abbia una capacità di lavoro,<br />
ove sia involontariamente<br />
disoccupato oppure trovi<br />
difficoltà a ottenere<br />
occasioni di lavoro <strong>per</strong> via<br />
delle esigenze fam<strong>il</strong>iari, o se<br />
l’impegno di cura dei <strong>figli</strong> di<br />
fatto impedisca lo<br />
svolgimento di attività extra<br />
domestiche, o se le concrete<br />
possib<strong>il</strong>ità di esplicazione di<br />
un lavoro non siano<br />
confacenti con le sue
attitudini o siano<br />
eccessivamente gravose<br />
rispetto al pregresso livello<br />
di vita matrimoniale.<br />
In conclusione, l’inattività<br />
lavorativa può costituire<br />
circostanza idonea ad influire<br />
sull’attribuzione o la<br />
quantificazione dell’assegno<br />
solo se è conseguente al<br />
rifiuto, debitamente<br />
accertato, di concrete,<br />
adeguate, effettive, e non<br />
meramente ipotetiche,
opportunità di lavoro ( 208 ).<br />
<strong>Il</strong> mancato sfruttamento<br />
delle proprie attitudini e<br />
possib<strong>il</strong>ità lavorative non può<br />
lasciar presumere di <strong>per</strong> sé <strong>il</strong><br />
volontario rifiuto di<br />
occasioni di reddito o una<br />
scarsa d<strong>il</strong>igenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca<br />
di un lavoro, finché non siano<br />
provati <strong>il</strong> rifiuto<br />
ingiustificato di una concreta<br />
opportunità di occupazione, o<br />
la dismissione senza giusto
motivo, di un’attività<br />
lavorativa pregressa ( 209 ).<br />
4 . 4 . La durata del<br />
matrimonio.<br />
La durata del matrimonio<br />
non rientra tra gli elementi<br />
costitutivi del diritto<br />
all’assegno di <strong>mantenimento</strong>.<br />
La breve durata del<br />
matrimonio <strong>per</strong>tanto non ha<br />
efficacia preclusiva del
diritto all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, ma può<br />
assumere r<strong>il</strong>ievo, con le<br />
potenzialità economiche<br />
complessive dei coniugi<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio, ai fini<br />
della determinazione della<br />
misura dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 210 ).<br />
4 . 5 . La convivenza more<br />
uxorio.
Quanto all’incidenza della<br />
convivenza "more uxorio" di<br />
un <strong>coniuge</strong> con altri, sul<br />
diritto all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> che lo stesso<br />
richiede, deve distinguersi tra<br />
semplice rapporto<br />
occasionale e famiglia di<br />
fatto, sulla base del carattere<br />
di stab<strong>il</strong>ità che conferisce<br />
grado di certezza al rapporto<br />
di fatto sussistente tra le<br />
<strong>per</strong>sone, tale da renderlo<br />
r<strong>il</strong>evante giuridicamente
( 211 ).<br />
Le prestazioni di<br />
assistenza di tipo coniugale<br />
da parte di un convivente<br />
more uxorio assumono<br />
r<strong>il</strong>ievo in ordine<br />
all’attribuzione dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong>, e alla sua<br />
concreta determinazione,<br />
solo quando di fatto<br />
escludono o riducono lo stato<br />
di bisogno del <strong>coniuge</strong><br />
separato ( 212 ).
Tuttavia si è a tale<br />
proposito affermato che la<br />
relazione more uxorio,<br />
iniziata dalla moglie dopo<br />
l’inizio della causa di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, non fa<br />
venir meno <strong>per</strong> <strong>il</strong> marito<br />
l’obbligo di corrisponderle<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
fissato in via provvisoria dal<br />
presidente del tribunale o<br />
dalla sentenza di primo<br />
grado, ma r<strong>il</strong>eva comunque<br />
nei limiti in cui detta
elazione incida sulla reale e<br />
concreta situazione<br />
economica della donna,<br />
risolvendosi <strong>per</strong> questa in<br />
una condizione e fonte<br />
effettiva e non aleatoria di<br />
reddito, posto che la<br />
convivenza extraconiugale<br />
non comporta alcun diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 213 ).<br />
Qualora sia <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
separato onerato dell’assegno<br />
ad instaurare una convivenza
more uxorio, l’eventuale<br />
onere economico che tale<br />
situazione gli comporta non<br />
assume alcuna r<strong>il</strong>evanza ai<br />
fini della determinazione<br />
dell’assegno a favore<br />
dell’altro <strong>coniuge</strong> ( 214 ),<br />
salvo che dalla nuova unione<br />
non nascano <strong>figli</strong>, dovendosi<br />
in tale ipotesi valutare le<br />
esigenze del nuovo nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare ( 215 ).
4 . 6 . La nascita di <strong>figli</strong><br />
naturali.<br />
La nascita di <strong>figli</strong> naturali<br />
da una relazione<br />
extraconiugale comporta, in<br />
base al combinato disposto di<br />
cui agli artt. 261 e 147 c.c..,<br />
un obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
a carico del genitore, onerato<br />
anche del versamento<br />
dell’assegno al <strong>coniuge</strong><br />
separato, e può incidere sulla
determinazione, o revisione,<br />
della misura dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore di<br />
questi ( 216 ).<br />
4.7. Le modifiche dell’attività<br />
lavorativa del <strong>coniuge</strong><br />
onerato.<br />
Nel caso di modifica<br />
dell’attività lavorativa del<br />
<strong>coniuge</strong> onerato, intervenuta<br />
<strong>nel</strong> corso del giudizio di
<strong>separazione</strong>, che comporti<br />
una riduzione del suo reddito,<br />
si dovrà valutare se tale<br />
nuova situazione costituisca<br />
o meno una scelta artificiosa<br />
e strumentale da parte di<br />
questi.<br />
Qualora sia escluso tale<br />
intento, la modifica<br />
intervenuta andrà valutata <strong>nel</strong><br />
b<strong>il</strong>anciamento delle<br />
rispettive situazioni dei<br />
coniugi, e potrà comportare<br />
l’eliminazione o la riduzione
dell’assegno determinato<br />
rispetto a precedenti<br />
parametri ( 217 ).<br />
4 . 8 . Le sopravvenienze<br />
reddituali e patrimoniali <strong>nel</strong><br />
corso del giudizio.<br />
Nella determinazione del<br />
tenore di vita su cui<br />
parametrare l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> vanno<br />
considerati anche gli
incrementi dei redditi<br />
verificatisi <strong>nel</strong>le more del<br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, in<br />
quanto durante la <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />
solidarietà economica che<br />
lega i coniugi durante <strong>il</strong><br />
matrimonio e che comporta<br />
la condivisione delle<br />
reciproche fortune <strong>nel</strong> corso<br />
della convivenza, e tenuto<br />
conto, sotto un prof<strong>il</strong>o<br />
processuale, che la pronuncia<br />
è adottata all’esito
dell’istruttoria, valutata la<br />
situazione economico<br />
patrimoniale esistente al<br />
momento della decisione, o<br />
successivamente alla<br />
<strong>separazione</strong> stessa ( 218 ).<br />
In particolare si potrà tener<br />
conto degli eventuali<br />
miglioramenti della<br />
situazione economica del<br />
<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />
chieda l’assegno, qualora<br />
costituiscano sv<strong>il</strong>uppi
naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />
dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />
matrimonio ( 219 ).<br />
5 . L’accertamento della<br />
situazione economica e<br />
patrimoniale dei coniugi e<br />
l’onere della prova.<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
ha l’onere di fornire la prova<br />
della fascia socioeconomica
di appartenenza della<br />
famiglia all’epoca della<br />
convivenza e di provare <strong>il</strong><br />
tenore di vita adottato in<br />
costanza di matrimonio,<br />
nonché la situazione<br />
economica attuale, e<br />
conseguentemente la sua<br />
impossidenza o<br />
inadeguatezza di redditi e<br />
sostanze ( 220 ).<br />
Tuttavia, secondo la<br />
giurisprudenza di legittimità,
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> richiedente non è<br />
tenuto a darne dimostrazione<br />
specifica e diretta, essendo<br />
sufficiente che deduca anche<br />
implicitamente una<br />
condizione inadeguata a<br />
mantenere <strong>il</strong> precedente<br />
tenore di vita, ferma restando<br />
la possib<strong>il</strong>ità dell’altro<br />
<strong>coniuge</strong> di contestare la<br />
pretesa inesistenza o<br />
insufficienza di reddito o di<br />
sostanze, indicando beni o<br />
proventi che evidenzino
l’infondatezza della domanda<br />
( 221 ).<br />
<strong>Il</strong> giudice, in mancanza di<br />
prova da parte del<br />
richiedente, può anche<br />
desumere, in via presuntiva,<br />
<strong>il</strong> precedente tenore di vita<br />
dalla situazione reddituale e<br />
patrimoniale della famiglia<br />
al momento della cessazione<br />
della convivenza ( 222 ), e fare<br />
riferimento, quale parametro<br />
di valutazione del pregresso
st<strong>il</strong>e di vita, alla<br />
documentazione attestante i<br />
redditi dell’onerato ( 223 ).<br />
La mancata prova, da parte<br />
del <strong>coniuge</strong> che chieda<br />
l’attribuzione dell’assegno,<br />
delle condizioni richieste<br />
dalla legge non comporta<br />
quale conseguenza<br />
automatica <strong>il</strong> rigetto della<br />
domanda, in quanto <strong>nel</strong><br />
nostro ordinamento<br />
processuale vige <strong>il</strong> principio
di acquisizione, secondo <strong>il</strong><br />
quale le risultanze istruttorie,<br />
comunque ottenute e quale<br />
che sia la parte ad iniziativa<br />
o <strong>per</strong> istanza della quale sono<br />
formate, concorrono tutte,<br />
indistintamente, alla<br />
formazione del<br />
convincimento del giudice,<br />
senza che la diversa<br />
provenienza possa<br />
condizionare tale formazione<br />
in un senso o <strong>nel</strong>l’altro e,<br />
quindi, senza che possa
escludersi l’ut<strong>il</strong>izzazione di<br />
una prova fornita da una<br />
parte <strong>per</strong> trarre elementi<br />
favorevoli alla controparte<br />
( 224 ).<br />
A seguito della riforma del<br />
procedimento civ<strong>il</strong>e<br />
introdotta dalla l. 14.5.2005<br />
n. 80 e succ. modif., è<br />
previsto dall’art. 706, comma<br />
3, c.p.c. che al ricorso e alla<br />
memoria difensiva siano<br />
allegate le ultime
dichiarazioni dei redditi<br />
presentate dai coniugi. La<br />
norma agevola<br />
indubbiamente<br />
l’accertamento della<br />
situazione reddituale delle<br />
parti, sebbene non abbia<br />
efficacia vincolante <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
giudice. <strong>Il</strong> mancato o parziale<br />
deposito della<br />
documentazione fiscale non è<br />
sanzionato dalla legge ma<br />
forma oggetto di valutazione<br />
da parte del giudice, che può
<strong>nel</strong> corso del giudizio<br />
ordinarne l’esibizione fino<br />
alla rimessione a sentenza,<br />
onde consentire anche<br />
l’aggiornamento della<br />
situazione delle parti ( 225 ).<br />
Secondo consolidata<br />
giurisprudenza, la<br />
dichiarazione dei redditi ha<br />
una funzione tipicamente ed<br />
esclusivamente fiscale,<br />
mirando a normalizzare e a<br />
porre su un terreno di
eciproca fiducia i rapporti<br />
tra uffici e contribuente, e<br />
<strong>per</strong> tale sua natura e scopo<br />
non è riferib<strong>il</strong>e con uguale<br />
valore a rapporti estranei al<br />
sistema tributario ( 226 ).<br />
Pertanto, <strong>il</strong> giudice di merito<br />
non è vincolato a quanto<br />
emerge da dette dichiarazioni<br />
e può legittimamente fondare<br />
<strong>il</strong> proprio convincimento su<br />
altre risultanze probatorie.<br />
<strong>Il</strong> giudice può acquisire
d’ufficio documenti anche<br />
nei confronti dei terzi, ex art.<br />
210 c.p.c., eventualmente<br />
anche all’estero <strong>per</strong> via<br />
consolare, ex art. 204 c.p.c..<br />
6. Le indagini sui redditi e i<br />
patrimoni dei coniugi a<br />
mezzo della polizia<br />
tributaria.<br />
Al giudizio di <strong>separazione</strong><br />
si applica in via analogica,
secondo <strong>il</strong> consolidato<br />
orientamento della dottrina e<br />
della giurisprudenza di<br />
legittimità ( 227 ), quanto<br />
previsto dall’art. 5, comma 9,<br />
l. 1.12.1970, n. 898, novellato<br />
dall’art. 10, comma 4, l.<br />
6.3.1987, n. 74, <strong>il</strong> quale, in<br />
tema di riconoscimento e<br />
determinazione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, stab<strong>il</strong>isce che "in<br />
caso di contestazioni, <strong>il</strong><br />
tribunale dispone indagini
sui redditi e patrimoni dei<br />
coniugi e sul loro effettivo<br />
tenore di vita, valendosi, se<br />
del caso, anche della polizia<br />
tributaria".<br />
Tali accertamenti sono<br />
previsti anche dal recente art.<br />
155, comma 6, c.c.,<br />
introdotto dalla legge<br />
8.2.2006, n. 54<br />
(“Disposizioni in materia di<br />
<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />
affidamento condiviso dei<br />
<strong>figli</strong>”), <strong>nel</strong> caso in cui le
informazioni di carattere<br />
economico fornite dai<br />
genitori <strong>nel</strong>l’ambito del<br />
procedimento di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale, ai fini della<br />
determinazione del<br />
contributo al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>, non risultino<br />
sufficientemente<br />
documentate ( 228 ).<br />
<strong>Il</strong> giudice della<br />
<strong>separazione</strong> può dunque<br />
effettuare, a seguito di
specifica contestazione della<br />
parte (che non deve limitarsi<br />
a contestare genericamente la<br />
documentazione ex adverso<br />
prodotta, ma deve<br />
contrapporre fatti diretti o<br />
indiretti di valenza<br />
probatoria contraria),<br />
l’approfondimento della<br />
situazione attraverso indagini<br />
di polizia tributaria, rivolti<br />
ad un pieno accertamento<br />
delle risorse economiche<br />
dell’onerato, incluse le
disponib<strong>il</strong>ità monetarie e gli<br />
investimenti in titoli<br />
obbligazionari ed azionari ed<br />
in beni mob<strong>il</strong>i, avuto<br />
riguardo a tutte le<br />
potenzialità derivanti dalla<br />
titolarità del patrimonio in<br />
termini di redditività, di<br />
capacità di spesa, di garanzie<br />
di elevato benessere e di<br />
fondate aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
futuro ( 229 ).<br />
L’esercizio del potere di
disporre indagini<br />
patrimoniali a mezzo della<br />
polizia tributaria, che<br />
costituisce una deroga alle<br />
regole generali sull’ onere<br />
della prova, rientra <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
discrezionalità del giudice di<br />
merito, e non può essere<br />
considerato come un dovere<br />
imposto al giudice, sulla base<br />
della semplice contestazione<br />
delle parti in ordine alle loro<br />
rispettive condizioni
economiche ( 230 ). Tuttavia la<br />
discrezionalità del giudice<br />
incontra un limite, in quanto<br />
lo stesso non può rigettare le<br />
istanze delle parti relative al<br />
riconoscimento ed alla<br />
determinazione dell’assegno,<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della mancata<br />
dimostrazione degli assunti<br />
sui quali si fondano, senza<br />
avere prima disposto gli<br />
accertamenti d’ufficio anche<br />
attraverso la polizia
tributaria, salvo <strong>il</strong> caso in cui<br />
<strong>il</strong> giudice ritenga raggiunta la<br />
prova dell’insussistenza dei<br />
presupposti che condizionano<br />
<strong>il</strong> sopraindicato<br />
riconoscimento ( 231 ).<br />
Una volta ammessa<br />
l’indagine di polizia<br />
tributaria, è necessario che<br />
vengano formulati quesiti<br />
specifici e particolareggiati,<br />
riferiti all’accertamento di<br />
conti bancari e depositi titoli
intestati al <strong>coniuge</strong> o<br />
cointestati, movimentazioni<br />
bancarie, posizioni<br />
societarie, etc., al fine di<br />
evitare accertamenti generici,<br />
di fatto inut<strong>il</strong>i anche ai fini<br />
istruttori.<br />
7 . Le modalità di<br />
corresponsione dell’assegno.<br />
<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> può<br />
essere corrisposto mediante
erogazione di una somma<br />
<strong>per</strong>iodica o consistere in più<br />
voci di spesa che possono<br />
comprendere <strong>il</strong> canone<br />
locativo, gli oneri<br />
condominiali, polizze<br />
assicurative, spese mediche,<br />
etc., purché si rispetti <strong>il</strong><br />
requisito generale di<br />
determinatezza o<br />
determinab<strong>il</strong>ità della<br />
prestazione richiesto dall’art.<br />
1346 c.c. ( 232 ).
La giurisprudenza<br />
riconosce la possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />
giudice determini l’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> in forma<br />
mista, parte in denaro e parte<br />
mediante altre forme di<br />
sostegno economico, purché<br />
<strong>nel</strong> loro insieme risultino<br />
idonee a soddisfare le<br />
esigenze del <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario ( 233 ).<br />
I coniugi possono anche<br />
convenire, sia in sede di
<strong>separazione</strong> consensuale che<br />
contenziosa, che <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
avvenga mediante<br />
l’attribuzione di una somma<br />
o <strong>il</strong> trasferimento di beni<br />
mob<strong>il</strong>i o immob<strong>il</strong>i, a titolo di<br />
una tantum, fermo restando<br />
che tale soluzione si riferisce<br />
solo alla fase della<br />
<strong>separazione</strong>, e non<br />
impedisce, come<br />
diversamente avviene <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
divorzio, la possib<strong>il</strong>ità in
futuro di richiedere la<br />
modifica delle condizioni di<br />
natura economica ( 234 ).<br />
8. La disciplina dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong>.<br />
8.1 La decorrenza<br />
L’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> fissato in<br />
favore del <strong>coniuge</strong> in sede di
<strong>separazione</strong> (così come la sua<br />
successiva revisione) decorre<br />
dalla data della relativa<br />
domanda, in applicazione del<br />
principio generale stab<strong>il</strong>ito<br />
<strong>per</strong> gli alimenti dall’art. 445<br />
c.c. e del principio secondo <strong>il</strong><br />
quale un diritto non può<br />
rimanere pregiudicato dal<br />
tempo necessario a farlo<br />
valere in giudizio ( 235 ).<br />
Tale decorrenza sussiste<br />
anche se non sono stati
assunti provvedimenti in<br />
ordine al <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>coniuge</strong> in sede di udienza<br />
presidenziale ( 236 ), o se la<br />
sentenza non abbia<br />
espressamente sancito la<br />
retroattività dell’assegno,<br />
ovvero abbia stab<strong>il</strong>ito<br />
soltanto che esso debba<br />
essere corrisposto alla fine di<br />
ogni mese, trattandosi di<br />
modalità riguardanti<br />
l’adempimento <strong>per</strong>iodico
delle prestazioni non ancora<br />
maturate, che non implica<br />
dispensa <strong>per</strong> quelle dovute<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> passato e ancora non<br />
adempiute ( 237 ).<br />
Nel caso in cui con la<br />
sentenza di <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />
tribunale accerti<br />
l’intervenuto mutamento<br />
delle condizioni economiche<br />
di uno dei coniugi durante <strong>il</strong><br />
giudizio, i conseguenti<br />
mutamenti dell’assegno di
<strong>mantenimento</strong> vengono fatti<br />
decorrere dalla data della<br />
sentenza ( 238 ); tuttavia in<br />
considerazione di modifiche<br />
dell’assegno disposte <strong>nel</strong><br />
corso del giudizio, si ritiene<br />
legittimo fissare misure e<br />
decorrenze differenziate<br />
dalle diverse date in cui i<br />
mutamenti si sono verificati<br />
( 239 ).<br />
Anche la riduzione<br />
giudiziale dell’assegno di
<strong>mantenimento</strong>, disposta <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
peggioramento delle<br />
condizioni economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato, acquista<br />
efficacia dalla data di<br />
modifica del provvedimento,<br />
essendo del tutto irr<strong>il</strong>evante<br />
<strong>il</strong> momento in cui, di fatto,<br />
sono maturati i presupposti<br />
<strong>per</strong> la modificazione o<br />
soppressione dello stesso<br />
assegno, con la conseguenza<br />
che, in mancanza di<br />
specifiche disposizioni ed in
ase ai principi generali<br />
relativi all’autorità,<br />
all’intangib<strong>il</strong>ità ed alla<br />
stab<strong>il</strong>ità, <strong>per</strong> quanto<br />
temporalmente limitata<br />
(rebus sic stantibus), del<br />
precedente giudicato<br />
impositivo del contributo di<br />
<strong>mantenimento</strong>, gli effetti<br />
della decisione<br />
giurisdizionale di<br />
modificazione possono<br />
retroagire non già al<br />
momento dell’accadimento
innovativo, ma, al più, alla<br />
data della domanda di<br />
modificazione ( 240 ).<br />
Tuttavia, dovendo ritenersi<br />
che gli assegni corrisposti <strong>nel</strong><br />
corso del processo siano<br />
serviti alle esigenze di vita<br />
del creditore, che non era<br />
tenuto ad accantonarne una<br />
parte in previsione<br />
dell’eventuale riduzione<br />
( 241 ), si è negato che<br />
<strong>nel</strong>l’ipotesi di esclusione del
diritto all’assegno a seguito<br />
di pronuncia di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong> addebito alla moglie,<br />
questa sia obbligata a<br />
restituire le somme <strong>per</strong>cepite<br />
prima del passaggio in<br />
giudicato della sentenza,<br />
salva l’eventuale<br />
responsab<strong>il</strong>ità processuale<br />
aggravata <strong>per</strong> avere ella agito<br />
senza la normale prudenza<br />
( 242 ). L’orientamento<br />
espresso in tali pronunce si
fonda sul r<strong>il</strong>ievo che<br />
l’assegno provvisorio tiene<br />
luogo del contributo cui <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> è obbligato in<br />
regime di convivenza ai sensi<br />
dell’art. 143 c.c. ed è<br />
ontologicamente destinato ad<br />
assicurare al beneficiario i<br />
mezzi adeguati al suo<br />
sostentamento, secondo le<br />
quotidiane esigenze di vita.<br />
8 . 2 L’adeguamento
dell’assegno.<br />
È applicab<strong>il</strong>e, in via<br />
analogica, all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />
<strong>coniuge</strong> separato<br />
l’adeguamento automatico<br />
specificamente previsto<br />
dall’art. 5 l. n. 898/70, come<br />
modif. dall’art. 10 l. n. 74/87,<br />
<strong>per</strong> l’assegno divorz<strong>il</strong>e.<br />
L’aggiornamento annuale<br />
dell’assegno deve o<strong>per</strong>are in
misura pari almeno a quella<br />
degli indici di svalutazione<br />
monetaria ( 243 ), e può essere<br />
disposto anche d’ufficio con<br />
la sentenza, in quanto si può<br />
considerare come pretesa già<br />
racchiusa <strong>nel</strong>l’istanza di<br />
corresponsione del<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 244 ).<br />
9 . Revoca e modifica<br />
dell’assegno.
L’art. 156, ultimo comma,<br />
c.c. prevede che “qualora<br />
sopravvengano giustificati<br />
motivi <strong>il</strong> giudice, su istanza<br />
di parte, può disporre la<br />
revoca o la modifica dei<br />
provvedimenti di cui ai<br />
commi precedenti.”<br />
Se le circostanze che<br />
motivano la domanda di<br />
revoca o modifica del<br />
provvedimento di<br />
attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong>
intervengono <strong>nel</strong> corso del<br />
procedimento di <strong>separazione</strong>,<br />
la competenza è demandata<br />
al giudice istruttore, che ai<br />
sensi del novellato art. 709,<br />
comma 4, c.p.c. può revocare<br />
o modificare "i<br />
provvedimenti temporanei e<br />
urgenti assunti dal<br />
presidente con l’ordinanza di<br />
cui al terzo comma dell’art.<br />
708 c.p.c.”.<br />
Dopo la chiusura del<br />
procedimento, <strong>il</strong> diritto di
<strong>per</strong>cepire l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> riconosciuto<br />
dalla sentenza di <strong>separazione</strong><br />
passata in giudicato o dal<br />
verbale di <strong>separazione</strong><br />
consensuale omologato, può<br />
essere modificato, ovvero<br />
estinguersi del tutto, solo<br />
attraverso la procedura<br />
prevista dall’art. 710 c.p.c.,<br />
oltre che <strong>per</strong> accordo tra le<br />
parti.<br />
Oggetto del procedimento<br />
ex art. 710 c.p.c., che si
svolge con rito camerale, è<br />
l’accertamento della<br />
esistenza dei "giustificati<br />
motivi" che autorizzano la<br />
modificazione delle<br />
condizioni della <strong>separazione</strong>,<br />
intesi quali fatti nuovi<br />
sopravvenuti, modificativi<br />
della situazione in relazione<br />
alla quale gli accordi furono<br />
stipulati.<br />
È stato precisato che <strong>il</strong><br />
termine “giustificati” che<br />
qualifica i “motivi”
legittimanti la revisione non<br />
comporta certo un sindacato<br />
del giudice sulle cause dei<br />
sopravvenuti mutamenti<br />
delle condizioni economiche<br />
dei coniugi, ma comporta<br />
solo l’esigenza di una<br />
verifica circa l’idoneità di<br />
tali mutamenti a giustificare<br />
la modifica delle disposizioni<br />
sull’assegno ( 245 ).<br />
In particolare, con<br />
riferimento alla richiesta di
evisione delle condizioni<br />
economiche della<br />
<strong>separazione</strong> consensuale da<br />
parte di uno o di entrambi i<br />
coniugi, la giurisprudenza di<br />
legittimità è concorde <strong>nel</strong><br />
ritenere che <strong>il</strong> giudice può e<br />
deve procedere alla richiesta<br />
modifica “quando<br />
l’equ<strong>il</strong>ibrio economico,<br />
risultante dai patti della<br />
<strong>separazione</strong> consensuale e<br />
dalle parti voluto con<br />
riguardo alle circostanze in
quel momento esistenti,<br />
risulti alterato <strong>per</strong> la<br />
sopravvenienza di<br />
circostanze che le parti<br />
stesse non avrebbero potuto<br />
tener presenti <strong>nel</strong> fissare<br />
quei patti” ( 246 ).<br />
Non sono deducib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong><br />
giudizio camerale ai sensi<br />
dell’art. 710 c.p.c., come<br />
“giustificati motivi”, gli<br />
eventuali vizi dell’accordo<br />
posto a base della
<strong>separazione</strong> consensuale,<br />
restando rimesso al giudizio<br />
ordinario, secondo le regole<br />
generali, l’accertamento dei<br />
vizi (nullità o annullab<strong>il</strong>ità)<br />
che inficiano la validità<br />
dell’accordo di <strong>separazione</strong><br />
omologato e la sua eventuale<br />
simulazione ( 247 ).<br />
L’accertamento della<br />
sopravvenienza di<br />
“giustificati motivi” impone<br />
al giudice di valutare <strong>il</strong>
contenuto delle disposizioni<br />
relative all’assegno, inserite<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di <strong>separazione</strong><br />
o <strong>nel</strong> verbale di <strong>separazione</strong><br />
consensuale omologato, che<br />
non solo integrano <strong>il</strong> termine<br />
di riferimento della domanda<br />
di modifica, ma costituiscono<br />
anche uno dei dati da<br />
considerare <strong><strong>nel</strong>la</strong> valutazione<br />
dell’esistenza o meno dello<br />
squ<strong>il</strong>ibrio che si sostiene<br />
intervenuto, oltre che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione della relativa
portata ( 248 ).<br />
Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del merito,<br />
si è ritenuto che i<br />
“giustificati motivi” non sono<br />
ravvisab<strong>il</strong>i <strong><strong>nel</strong>la</strong> mera <strong>per</strong>dita<br />
da parte dell’obbligato di un<br />
cespite o di un‘attività<br />
produttiva di reddito,<br />
restando da dimostrare, con<br />
onere a carico<br />
dell’interessato, che la<br />
<strong>per</strong>dita medesima si sia<br />
tradotta in una riduzione
delle complessive risorse<br />
economiche, sì da integrare<br />
un effettivo mutamento della<br />
situazione rispetto a quella<br />
valutata, anche in via<br />
consensuale, in sede di<br />
determinazione dell’assegno<br />
( 249 ).<br />
Tuttavia, un più recente<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
sostiene che <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />
peggioramento delle
condizioni economiche<br />
dell’obbligato, e, più in<br />
particolare, di contrazione<br />
dei suoi redditi da lavoro,<br />
l’incidenza dell’evento<br />
dedotto non può essere<br />
aprioristicamente esclusa in<br />
ragione del fatto che <strong>il</strong><br />
decremento consegua a scelte<br />
di questi - pur non dettate da<br />
specifiche esigenze fam<strong>il</strong>iari<br />
o di salute, e dunque<br />
liberamente o<strong>per</strong>ate - in<br />
ordine all’oggetto ed alle
modalità di svolgimento<br />
della propria attività<br />
lavorativa (quale, ad<br />
esempio, quella di dismettere<br />
la precedente attività<br />
professionale <strong>per</strong><br />
intraprenderne altra meno<br />
redditizia, ma maggiormente<br />
rispondente alle proprie<br />
aspirazioni o meno usurante,<br />
ovvero di limitare l’entità del<br />
proprio impegno, optando <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> lavoro a tempo parziale, in<br />
luogo di quello a tempo
pieno) ( 250 ).<br />
Nella diversa situazione in<br />
cui si richieda una revisione<br />
in aumento dell’assegno, <strong>per</strong><br />
gli intervenuti miglioramenti<br />
della situazione economica<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato, la<br />
domanda sarà accolta solo se<br />
tali miglioramenti<br />
costituiscano sv<strong>il</strong>uppi<br />
naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />
dell’attività svolta dal<br />
<strong>coniuge</strong> durante <strong>il</strong>
matrimonio, mentre non<br />
assumono r<strong>il</strong>evanza i<br />
miglioramenti che<br />
scaturiscano da eventi<br />
autonomi, non collegati alla<br />
situazione di fatto ed alle<br />
aspettative maturate <strong>nel</strong><br />
corso del matrimonio, ed<br />
aventi carattere di<br />
eccezionalità e di<br />
imprevedib<strong>il</strong>ità ( 251 ).<br />
Quanto alla decorrenza del<br />
provvedimento di revisione,
si ritiene del tutto ininfluente<br />
<strong>il</strong> momento in cui di fatto<br />
sono maturati i presupposti<br />
<strong>per</strong> la modificazione o la<br />
soppressione dell’assegno.<br />
Pertanto, in mancanza di<br />
specifiche disposizioni, in<br />
base ai principi generali<br />
relativi all’autorità,<br />
intangib<strong>il</strong>ità e stab<strong>il</strong>ità, <strong>per</strong><br />
quanto temporalmente<br />
limitata (rebus sic stantibus),<br />
del precedente giudicato<br />
impositivo del contributo di
<strong>mantenimento</strong>, la decisione<br />
giurisdizionale di revisione<br />
decorre dalla data della<br />
domanda di modificazione, e<br />
non può avere decorrenza<br />
anticipata al momento<br />
dell’accadimento innovativo<br />
( 252 ).
CAPITOLO VII<br />
L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />
INQUADRAMENTO<br />
NELLA NORMATIVA<br />
SOSTANZIALE E<br />
PROCESSUALE<br />
SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> diritto<br />
all’assegno di divorzio, ai sensi<br />
dell’art. 5 l. 898/70, come<br />
modif. dalla l. 74/87. – 2. Prof<strong>il</strong>i<br />
processali. La domanda di<br />
attribuzione dell’assegno
divorz<strong>il</strong>e. – 3. Contemporanea<br />
pendenza del procedimento di<br />
modifica dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> disposto in<br />
<strong>separazione</strong> e del procedimento<br />
di divorzio. – 4. Contenuto<br />
dell’ordinanza presidenziale in<br />
merito alla domanda di assegno<br />
di divorzio. – 5. Esecutività del<br />
provvedimento di natura<br />
economica. – 6. Le garanzie <strong>per</strong><br />
l’adempimento degli obblighi<br />
economici. – 6.1. La<br />
prestazione di una garanzia<br />
reale o <strong>per</strong>sonale. – 6.2.<br />
L’iscrizione dell’ipoteca
giudiziale ai sensi dell’art.<br />
2818 c.c.. – 6.3. <strong>Il</strong> versamento<br />
diretto dell’assegno da parte<br />
del terzo. – 6.4. <strong>Il</strong> sequestro ex<br />
art. 8, comma 7, l. div.. – 7. <strong>Il</strong><br />
divorzio congiunto.<br />
1 . <strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />
divorzio, ai sensi dell’art. 5 l.<br />
898/70, come modif. dalla l.<br />
74/87.<br />
<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />
divorzio trova fondamento
<strong>nel</strong>l’ art. 5, comma 6, l.<br />
898/70, come modif. dalla l.<br />
74/87, ai sensi del quale <strong>il</strong><br />
tribunale, con la sentenza che<br />
pronuncia lo scioglimento o<br />
la cessazione degli effetti<br />
civ<strong>il</strong>i del matrimonio ( 253 ),<br />
dispone l’obbligo <strong>per</strong> un<br />
<strong>coniuge</strong> di somministrare<br />
<strong>per</strong>iodicamente un assegno a<br />
favore dell’altro, quando<br />
questi non abbia mezzi<br />
adeguati o comunque non
possa procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive, tenuto conto delle<br />
condizioni dei coniugi, delle<br />
ragioni della decisione, del<br />
contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />
economico dato da ciascuno<br />
alla conduzione fam<strong>il</strong>iare ed<br />
alla formazione del<br />
patrimonio di ciascuno o di<br />
quello comune, del reddito di<br />
entrambi, e valutati tutti i<br />
suddetti elementi anche in<br />
rapporto alla durata del<br />
matrimonio.
La mancanza di mezzi<br />
adeguati, o l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive, costituisce <strong>il</strong><br />
presupposto <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno,<br />
avendone <strong>il</strong> legislatore della<br />
riforma del 1987 priv<strong>il</strong>egiato<br />
la natura assistenziale,<br />
mentre gli altri criteri<br />
indicati dall’art. 5, valutati<br />
unitariamente e con<br />
riferimento alla durata del<br />
matrimonio, sono destinati
ad o<strong>per</strong>are solo se<br />
l’accertamento dell’unico<br />
elemento attributivo si sia<br />
risolto positivamente, e<br />
quindi r<strong>il</strong>evano unicamente<br />
ai fini della quantificazione<br />
dell’assegno.<br />
Nella sua originaria<br />
formulazione, prima delle<br />
modifiche introdotte dalla l.<br />
74/87, l’assegno di divorzio<br />
era attribuito “tenuto conto<br />
delle condizioni economiche<br />
dei coniugi e delle ragioni
della decisione”, nonché “del<br />
contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />
economico dato da ciascuno<br />
dei coniugi alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />
del patrimonio di entrambi”,<br />
e assolveva in tal modo alla<br />
triplice funzione<br />
assistenziale, compensativa e<br />
risarcitoria.<br />
Se ne affermava la natura<br />
assistenziale, avendo<br />
riguardo alle condizioni<br />
economiche dei coniugi, la
natura risarcitoria, con<br />
riferimento alle ragioni della<br />
decisione, e la natura<br />
compensativa riferendosi al<br />
criterio del contributo<br />
<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />
dai coniugi durante la vita<br />
matrimoniale. Questi criteri<br />
erano tra loro concorrenti ed<br />
incidevano sia sull’an che sul<br />
quantum dell’assegno,<br />
determinando una natura<br />
“composita” dell’assegno
( 254 ).<br />
La pratica applicazione di<br />
questi criteri lasciava tuttavia<br />
un’ampia discrezionalità ai<br />
giudici di merito, e quindi si<br />
era imposta l’esigenza di<br />
modificare questo sistema di<br />
attribuzione dell’assegno, e<br />
di trovare un nuovo<br />
equ<strong>il</strong>ibrio tra l’esigenza di<br />
tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />
e quella di attenuare i vincoli<br />
patrimoniali conseguenti al
divorzio ( 255 ).<br />
L’intervento di riforma del<br />
legislatore <strong>nel</strong> 1987 ha così<br />
priv<strong>il</strong>egiato un unico criterio<br />
di attribuzione, individuato<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> funzione assistenziale e<br />
solidaristica dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, fondato sul<br />
presupposto della mancanza<br />
di mezzi adeguati o<br />
dell’impossib<strong>il</strong>ità a<br />
procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive, mentre gli ulteriori
criteri enunciati dalla legge<br />
assumono r<strong>il</strong>evanza solo<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase di quantificazione<br />
dell’importo.<br />
La sentenza che attribuisce<br />
l’assegno di divorzio deve<br />
anche stab<strong>il</strong>ire un criterio di<br />
adeguamento automatico<br />
dell’assegno stesso, almeno<br />
con riferimento agli indici di<br />
svalutazione monetaria,<br />
come dispone l’art. 5, comma<br />
7, l. div.. <strong>Il</strong> tribunale può, in<br />
caso di palese iniquità,
escluderne la previsione con<br />
motivata decisione.<br />
Su accordo delle parti,<br />
l’art. 5, comma 8, l. div.,<br />
ammette la corresponsione<br />
dell’assegno in unica<br />
soluzione, che deve essere<br />
ritenuta equa dal tribunale. In<br />
tale caso non può essere<br />
proposta alcuna successiva<br />
domanda di contenuto<br />
economico.
2 . Prof<strong>il</strong>i processuali. La<br />
domanda di attribuzione<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e.<br />
L’attribuzione<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e è<br />
subordinata alla domanda di<br />
parte, dovendosi escludere<br />
che <strong>il</strong> giudice possa disporlo<br />
d’ufficio ( 256 ). Tuttavia la<br />
domanda non necessita di<br />
formule particolari e può<br />
essere anche implicita o
avvisab<strong>il</strong>e in deduzioni<br />
inequivocamente rivolte al<br />
conseguimento dell’assegno<br />
stesso ( 257 ).<br />
Dopo la riforma attuata<br />
con <strong>il</strong> d.l. 35 del 2005,<br />
integrato dalla legge di<br />
conversione n. 80 del<br />
14.5.2005, la parte ricorrente<br />
ha l’onere di proporre <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
memoria integrativa, a pena<br />
di decadenza, le eventuali<br />
domande accessorie che non
abbia già fatto valere con <strong>il</strong><br />
ricorso introduttivo.<br />
Per <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> convenuto<br />
l’ultimo momento ut<strong>il</strong>e <strong>per</strong> la<br />
costituzione in giudizio, e <strong>per</strong><br />
la proposizione della<br />
domanda relativa<br />
all’assegno, è rappresentato<br />
dal termine che <strong>il</strong> giudice<br />
fissa ai sensi dell’art. 4,<br />
comma 10, l. div..<br />
La domanda di<br />
attribuzione dell’assegno, già<br />
proposta dalla parte attrice
<strong>nel</strong> ricorso introduttivo o<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria integrativa, e<br />
dalla parte convenuta <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
comparsa di costituzione,<br />
può essere modificata, <strong>per</strong><br />
quanto riguarda la<br />
quantificazione dell’assegno,<br />
con la memoria ex art. 183,<br />
comma 6, n. 1, c.p.c..<br />
Se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
di un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> non si<br />
costituisce <strong>nel</strong> procedimento<br />
di divorzio e non svolge
esplicita domanda di assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>derà, con la<br />
sentenza, l’assegno di<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
L’assegno può tuttavia<br />
essere richiesto anche in un<br />
giudizio successivo e<br />
autonomo, in sede di<br />
modifica delle condizioni<br />
della sentenza di divorzio ex<br />
art. 9 l. div., e la mancata<br />
proposizione della domanda<br />
<strong>nel</strong> corso del giudizio di<br />
divorzio non esclude la
successiva proponib<strong>il</strong>ità<br />
( 258 ).<br />
3 . Contemporanea pendenza<br />
del procedimento di modifica<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> disposto in<br />
<strong>separazione</strong> e del<br />
procedimento di divorzio.<br />
Nel caso venga instaurato<br />
un procedimento di divorzio<br />
mentre è pendente un
giudizio di modifica delle<br />
condizioni di <strong>separazione</strong> ex<br />
art. 710 c.p.c., avente ad<br />
oggetto la revisione dei<br />
provvedimenti di natura<br />
economica <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>,<br />
non si verifica litispendenza<br />
ex art. 39 c.p.c. ( 259 ).<br />
Considerata infatti la<br />
diversa natura e disciplina<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> previsto in<br />
sede di <strong>separazione</strong> e di
quello di divorzio, la<br />
giurisprudenza esclude la<br />
cessazione della materia del<br />
contendere <strong>nel</strong>l’ambito del<br />
giudizio di modifica<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ex art. 710<br />
c.p.c., in seguito alla<br />
richiesta dell’assegno<br />
avanzata in sede di divorzio,<br />
evidenziando la diversità di<br />
oggetto dei due procedimenti<br />
( 260 ).
Neppure la pronuncia di<br />
divorzio determina la<br />
cessazione della materia del<br />
contendere <strong>nel</strong> giudizio di<br />
revisione delle condizioni di<br />
<strong>separazione</strong>, iniziato<br />
anteriormente e tuttora<br />
pendente, ove esista un<br />
interesse di una delle parti<br />
alla revisione della pronuncia<br />
di <strong>separazione</strong> e dei relativi<br />
provvedimenti patrimoniali,<br />
<strong>per</strong> la definitiva<br />
regolamentazione
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 261 ). La<br />
<strong>per</strong>sistenza dell’interesse è in<br />
effetti configurab<strong>il</strong>e in<br />
funzione della definizione<br />
dei rapporti patrimoniali dei<br />
coniugi separati, fino alla<br />
pronuncia di scioglimento<br />
del vincolo, o nei limiti in<br />
cui l’accertamento <strong>nel</strong><br />
giudizio di <strong>separazione</strong> possa<br />
proiettare la sua influenza sul<br />
regime patrimoniale da
definirsi a norma dell’art. 4,<br />
commi 9 e 10 o dell’art. 9,<br />
comma 1, l. div..<br />
4 . Contenuto dell’ordinanza<br />
presidenziale in merito alla<br />
domanda di assegno di<br />
divorzio.<br />
I provvedimenti<br />
temporanei ed urgenti assunti<br />
dal presidente <strong>nel</strong><br />
procedimento di divorzio, ai
sensi dell’art. 4, comma 8, l.<br />
div., hanno natura<br />
anticipatoria della decisione<br />
finale e regolano<br />
provvisoriamente i rapporti<br />
tra le parti <strong>nel</strong>l’ambito<br />
temporale del processo di<br />
divorzio.<br />
Nonostante l’art. 4, comma<br />
8, l. div. attribuisca al<br />
presidente <strong>il</strong> potere di<br />
pronunciare "anche d’ufficio"<br />
i provvedimenti interinali<br />
<strong>nel</strong>l’interesse dei coniugi,
oltre che della prole, la<br />
dottrina ritiene o<strong>per</strong>ante<br />
questa norma solo <strong>per</strong> i<br />
provvedimenti assunti<br />
<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong><br />
minori.<br />
L’ordinanza presidenziale<br />
non interferisce con <strong>il</strong> regime<br />
preesistente alla domanda di<br />
scioglimento del vincolo, che<br />
resta fissato dalle statuizioni<br />
adottate <strong>nel</strong> giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> o di revisione<br />
delle condizioni di
<strong>separazione</strong> ( 262 ).<br />
Al presidente non viene<br />
riconosciuto <strong>il</strong> potere di<br />
m o d i f i c a r e rebus sic<br />
stantibus e d’ufficio quanto<br />
disposto <strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di<br />
<strong>separazione</strong> o <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale in<br />
merito all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, che può<br />
essere modificato solo su<br />
istanza di parte e ai sensi<br />
dell’art. 710 c.p.c. ( 263 ), se
isulti una modifica delle<br />
circostanze o emergano<br />
nuove esigenze di tutela<br />
( 264 ).<br />
Ai sensi dell’art. 189 disp.<br />
att. c.p.c., richiamato dall’art.<br />
4, comma 8, l. div.,<br />
l’ordinanza presidenziale<br />
costituisce titolo esecutivo.<br />
Qualora <strong>il</strong> giudizio di<br />
divorzio non sia più coltivato<br />
dopo essere stato attivato, e<br />
debba ritenersi abbandonato,
i provvedimenti provvisori e<br />
urgenti assunti dal presidente<br />
conservano la loro efficacia,<br />
ma come disciplina dei<br />
rapporti tra coniugi separati,<br />
e sono suscettib<strong>il</strong>i di<br />
modifica secondo quanto<br />
dispone l’art. 710 c.p.c. ( 265 ).<br />
5 . Esecutività del<br />
provvedimento di natura<br />
economica.
La sentenza di divorzio<br />
pronunciata in primo grado è<br />
provvisoriamente esecutiva<br />
<strong>per</strong> la parte relativa ai<br />
provvedimenti di natura<br />
economica, come dispone<br />
l’art. 4, comma 11, l. div..<br />
Tale disposizione,<br />
introdotta con la legge di<br />
riforma del 1987, costituiva<br />
all’epoca una deroga alla<br />
regola generale che attribuiva<br />
efficacia esecutiva alle sole<br />
decisioni pronunciate in
appello o in unico grado.<br />
Successivamente, la legge<br />
26.11.1990 n. 353 ha<br />
riformato <strong>il</strong> processo civ<strong>il</strong>e e<br />
ha riscritto l’art. 282 c.p.c.,<br />
introducendo la regola della<br />
generale esecutività<br />
provvisoria di tutte le<br />
sentenze pronunciate in<br />
primo grado.<br />
La pronuncia sull’assegno<br />
se contenuta <strong>nel</strong> decreto che<br />
conclude <strong>il</strong> procedimento di<br />
revisione ex art. 9 l. div.,
diviene invece esecutiva, ai<br />
sensi dell’art. 741 c.p.c.,<br />
quando sono decorsi i termini<br />
<strong>per</strong> la proposizione del<br />
reclamo.<br />
In dottrina è controverso<br />
se l’efficacia esecutiva o<br />
l’esecuzione della sentenza<br />
di divorzio possa essere<br />
inibita o sospesa dal giudice<br />
d’appello, sulla base del<br />
combinato disposto degli<br />
artt. 283 e 351 c.p.c. ( 266 ).
6 . Le garanzie <strong>per</strong><br />
l’adempimento degli obblighi<br />
economici.<br />
La legge 898/70 già<br />
prevedeva <strong>nel</strong> testo<br />
originario un sistema di<br />
garanzie <strong>per</strong> tutelare la<br />
posizione dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario dell’assegno di<br />
divorzio in caso di<br />
inadempimento<br />
dell’obbligato, che la riforma
del diritto di famiglia del<br />
1975 ha poi esteso alla<br />
<strong>separazione</strong>.<br />
Le disposizioni relative<br />
alla prestazione di una idonea<br />
garanzia reale o <strong>per</strong>sonale da<br />
imporre all’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato "se esiste <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />
sottrarsi all’adempimento<br />
degli obblighi di cui agli artt.<br />
5 e 6" (comma 1), e<br />
all’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale ai sensi dell’art.
2818 c.c., in forza della<br />
sentenza che ne costituisce<br />
titolo (comma 2), previste<br />
<strong>nel</strong> testo originario dell’art. 8<br />
della legge 898/70, sono<br />
rimaste immutate anche dopo<br />
la novella del 1987.<br />
L’art. 12 della legge 74/87<br />
ha invece sostituito <strong>il</strong> terzo<br />
comma dell’art. 8, che<br />
originariamente consentiva al<br />
giudice di ordinare, anche<br />
con successivi<br />
provvedimenti, che una quota
dei redditi dell’obbligato<br />
fosse versata direttamente<br />
all’ex <strong>coniuge</strong> e ai <strong>figli</strong><br />
aventi diritto all’assegno.<br />
Nel testo vigente, l’art. 8,<br />
comma 3, prevede la<br />
possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong>,<br />
titolare <strong>per</strong> sé o i <strong>figli</strong> di un<br />
assegno attribuito in sede di<br />
procedimento di divorzio, di<br />
ottenerne direttamente <strong>il</strong><br />
pagamento da parte del terzo<br />
che sia tenuto a<br />
corrispondere
<strong>per</strong>iodicamente somme di<br />
denaro all’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, senza necessità di<br />
ulteriori azioni giudiziarie<br />
<strong>per</strong> ottenere un ordine contro<br />
<strong>il</strong> terzo o <strong>per</strong> accertare<br />
l’esistenza del debito di<br />
questi nei confronti<br />
dell’obbligato al<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
È stato inoltre introdotto<br />
dal legislatore del 1987 lo<br />
strumento del sequestro dei<br />
beni dell’ex <strong>coniuge</strong>
obbligato a somministrare<br />
l’assegno, che è disciplinato<br />
dall’art. 8, comma 7.<br />
6.1. La prestazione di una<br />
garanzia reale o <strong>per</strong>sonale.<br />
<strong>Il</strong> tribunale,<br />
contestualmente<br />
all’emanazione della<br />
sentenza di divorzio o in un<br />
momento successivo, <strong>nel</strong><br />
procedimento di revisione
dell’assegno ex art. 9 l. div.,<br />
può imporre all’obbligato di<br />
prestare una idonea garanzia<br />
reale o <strong>per</strong>sonale, se esiste <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />
sottrarsi all’adempimento<br />
degli obblighi economici.<br />
Nonostante <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />
della legge, si ritiene<br />
necessaria una istanza della<br />
parte, che ha l’onere di<br />
provare gli elementi di fatto<br />
che integrano la situazione di<br />
<strong>per</strong>icolo, attuale e concreta.
Spetta poi al tribunale<br />
valutare, con riferimento al<br />
caso concreto, al pregresso<br />
comportamento del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, alla sua<br />
consistenza patrimoniale,<br />
all’entità degli obblighi<br />
stessi ed alla loro durata, se<br />
sussiste un rischio di<br />
inadempimento tale da<br />
motivare l’applicazione dello<br />
strumento di garanzia<br />
richiesto ( 267 ).
<strong>Il</strong> tribunale emette una<br />
condanna generica, essendo<br />
riservata al <strong>coniuge</strong> obbligato<br />
la facoltà di scegliere ex art.<br />
1179 c.c. lo strumento di<br />
garanzia dell’adempimento,<br />
che potrà consistere<br />
<strong>nel</strong>l’iscrizione di ipoteca su<br />
beni immob<strong>il</strong>i <strong>per</strong> un valore<br />
rapportato ad una sommaria<br />
capitalizzazione delle<br />
prestazioni <strong>per</strong>iodiche<br />
dovute, <strong><strong>nel</strong>la</strong> costituzione in<br />
pegno di denaro, beni mob<strong>il</strong>i,
titoli o altri crediti, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
garanzia offerta da un terzo,<br />
in una fideiussione bancaria<br />
o prestata da altri ( 268 ).<br />
La prestazione di una<br />
garanzia reale o <strong>per</strong>sonale ha<br />
tuttavia trovato scarsa<br />
applicazione pratica,<br />
probab<strong>il</strong>mente a causa della<br />
discrezionalità della scelta<br />
della garanzia stessa lasciata<br />
ex lege al <strong>coniuge</strong> debitore, e<br />
alla mancanza di una
sanzione <strong>nel</strong> caso di<br />
inottem<strong>per</strong>anza dell’ordine<br />
del tribunale.<br />
6.2. L’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale ai sensi dell’art.<br />
2818 c.c..<br />
La sentenza di condanna al<br />
pagamento dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e costituisce titolo<br />
<strong>per</strong> l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale ai sensi dell’art.
2818 c.c.. È esclusa la<br />
possib<strong>il</strong>ità di iscrivere<br />
ipoteca in forza<br />
dell’ordinanza presidenziale,<br />
o di altro provvedimento<br />
provvisorio ed urgente ( 269 )<br />
emesso <strong>nel</strong> corso del giudizio<br />
( 270 ).<br />
L’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale può essere<br />
effettuata a garanzia del<br />
pagamento di un assegno di<br />
divorzio <strong>per</strong>iodico, come di
quello determinato in unica<br />
soluzione. Tale ultima ipotesi<br />
non è infrequente, potendo<br />
essere concordato tra le parti<br />
un versamento rateizzato<br />
dell’una tantum, così che al<br />
momento dell’emanazione<br />
della sentenza la pretesa<br />
creditoria dell’avente diritto<br />
è sì liquida <strong>nel</strong> suo<br />
complesso, ma non ancora<br />
integralmente esigib<strong>il</strong>e e,<br />
<strong>per</strong>tanto, è maggiormente<br />
sentita la necessità di
approntare una proficua<br />
garanzia ( 271 ).<br />
L’importo cui riferire<br />
l’iscrizione ipotecaria è<br />
indicato dal creditore,<br />
mediante la capitalizzazione<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico sulla<br />
base delle tabelle previste dal<br />
R.D. 9 ottobre 1922, n. 1403,<br />
<strong>per</strong> la costituzione delle<br />
rendite vitalizie ( 272 ).<br />
Al creditore spetta la<br />
valutazione circa la
sussistenza del <strong>per</strong>icolo<br />
dell’inadempimento che<br />
giustifica l’iscrizione<br />
ipotecaria, la cui mancanza,<br />
secondo un recente<br />
orientamento<br />
giurisprudenziale, fa venire<br />
meno la finalità di questo<br />
strumento e consente<br />
all’obbligato <strong>il</strong> diritto ad<br />
ottenere dal giudice<br />
l’emanazione del<br />
corrispondente ordine di<br />
cancellazione ai sensi
dell’art. 2884 c.c. ( 273 ). È<br />
comunque fatta salva dalla<br />
legge la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
debitore di agire in riduzione,<br />
laddove l’importo risulti<br />
eccessivo rispetto<br />
all’ammontare del credito.<br />
L’iscrizione ipotecaria<br />
effettuata a garanzia delle<br />
obbligazioni assunte dall’ex<br />
<strong>coniuge</strong> in sede di divorzio è<br />
esente da tributi ( 274 ).
6 . 3 . <strong>Il</strong> versamento diretto<br />
dell’assegno da parte del<br />
terzo.<br />
L’art. 8, comma 3, l. div.<br />
prevede che <strong>il</strong> beneficiario<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, <strong>nel</strong><br />
caso di inadempimento da<br />
parte dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, possa notificare al<br />
terzo debitore di questi <strong>il</strong><br />
provvedimento in cui sia<br />
fissata la misura dell’assegno
stesso, ed ottenerne <strong>il</strong><br />
versamento direttamente dal<br />
terzo.<br />
Presupposto <strong>per</strong> fare<br />
ricorso all’azione diretta<br />
contro <strong>il</strong> terzo debitore è<br />
l’inadempimento dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato, che si<br />
protragga da almeno trenta<br />
giorni. Non è <strong>per</strong>tanto<br />
sufficiente un mero ritardo<br />
<strong>nel</strong>l’adempimento, inferiore<br />
al <strong>per</strong>iodo indicato dalla<br />
legge, pur se attuato
sistematicamente.<br />
Condizioni necessarie <strong>per</strong><br />
l’esercizio dell’azione diretta<br />
sono la costituzione in mora<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />
mediante raccomandata con<br />
avviso di ricevimento; la<br />
notifica da parte del creditore<br />
procedente al terzo del<br />
provvedimento (in copia<br />
autentica) in cui è stab<strong>il</strong>ito<br />
l’ammontare dell’assegno,<br />
con l’invito a versargli<br />
direttamente le somme
dovute; la comunicazione al<br />
<strong>coniuge</strong> inadempiente<br />
dell’avvenuta notifica<br />
dell’atto al terzo.<br />
L’art. 8, comma 6, l. div.<br />
fissa espressamente un limite<br />
quantitativo dell’obbligo del<br />
terzo, <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura massima<br />
pari alla metà delle somme<br />
da questi dovute al <strong>coniuge</strong><br />
obbligato a titolo di stipendi,<br />
salari e pensioni. Tra i terzi<br />
tenuti a corrispondere somme<br />
<strong>per</strong>iodiche all’ex-<strong>coniuge</strong>
obbligato sono da includere<br />
anche gli enti previdenziali,<br />
in relazione alla erogazione<br />
di trattamenti pensionistici<br />
( 275 ).<br />
Posizioni differenti sono<br />
emerse in dottrina e<br />
giurisprudenza in merito<br />
all’individuazione del<br />
provvedimento giudiziale cui<br />
si riferisce la norma,<br />
ritenendosi da parte di alcuni<br />
che l’azione possa essere
proposta sia in forza di una<br />
sentenza che dei<br />
provvedimenti provvisori<br />
emessi dal presidente o dal<br />
giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />
del giudizio ( 276 ); da parte di<br />
altri si sostiene invece la<br />
necessità di un titolo certo,<br />
derivante dal giudicato sullo<br />
status di <strong>per</strong>sona divorziata<br />
( 277 ).<br />
<strong>Il</strong> terzo, cui è stato<br />
notificato <strong>il</strong> provvedimento e
l’invito alla corresponsione<br />
delle somme dovute, ha solo<br />
la possib<strong>il</strong>ità di proporre<br />
opposizione all’esecuzione<br />
facendo valere l’irritualità<br />
della notifica effettuatagli,<br />
ma non può eccepire<br />
mancanze del <strong>coniuge</strong><br />
creditore in ordine alla messa<br />
in mora del debitore o alla<br />
successiva comunicazione<br />
allo stesso, o far valere<br />
pregressi adempimenti da<br />
parte del <strong>coniuge</strong> obbligato al
versamento dell’assegno.<br />
Se <strong>il</strong> terzo cui è stato<br />
notificato <strong>il</strong> provvedimento<br />
non adempie, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
creditore può attivare, ai<br />
sensi dell’art. 8, comma 4,<br />
un’azione esecutiva diretta<br />
nei suoi confronti <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
pagamento delle somme<br />
dovutegli dall’altro <strong>coniuge</strong>.<br />
In tale caso, dovendosi<br />
applicare le norme generali<br />
in materia, si dovrà notificare<br />
al terzo <strong>il</strong> titolo esecutivo,
che risulta dall’atto, munito<br />
della formula esecutiva, già<br />
notificatogli, composto dalla<br />
copia autentica del<br />
provvedimento attributivo<br />
dell’assegno, dell’atto di<br />
costituzione in mora del<br />
debitore e dell’invito alla<br />
corresponsione diretta delle<br />
somme, che gli era stato<br />
formulato ( 278 ).<br />
Qualora <strong>il</strong> credito del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato nei
confronti del terzo sia stato<br />
già pignorato al momento<br />
della notificazione,<br />
all’assegnazione e alla<br />
ripartizione delle somme fra<br />
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> cui spetta la<br />
corresponsione <strong>per</strong>iodica<br />
dell’assegno, <strong>il</strong> creditore<br />
procedente e i creditori<br />
intervenuti <strong>nel</strong>l’esecuzione,<br />
provvede <strong>il</strong> giudice<br />
dell’esecuzione.
6.4. <strong>Il</strong> sequestro ex art. 8,<br />
comma 7<br />
<strong>Il</strong> sequestro dei beni del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato è stato<br />
introdotto <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina del<br />
divorzio dall’art. 12, l. 74/87,<br />
al fine di rafforzare gli<br />
strumenti di tutela del diritto<br />
all’assegno, a favore dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> e dei <strong>figli</strong>, e di<br />
parificare la normativa in<br />
materia a quella della
<strong>separazione</strong>, ed in particolare<br />
all’art. 156 c.c., che a seguito<br />
della riforma del 1975 già<br />
prevedeva lo strumento del<br />
sequestro.<br />
Secondo la vigente<br />
normativa, <strong>il</strong> giudice può<br />
disporre <strong>il</strong> sequestro dei beni<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato a<br />
somministrare l’assegno “<strong>per</strong><br />
assicurare che siano<br />
soddisfatte o conservate le<br />
ragioni del creditore in<br />
ordine all’adempimento degli
obblighi di cui agli articoli 5<br />
e 6, su richiesta dell’avente<br />
diritto”.<br />
<strong>Il</strong> testo dell’art. 8, comma<br />
7, l. div. evidenzia alcune<br />
differenze rispetto all’art.<br />
156, comma 6, c.c., che<br />
disciplina <strong>il</strong> sequestro <strong>nel</strong><br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, non<br />
prevedendo come<br />
presupposto, ai fini della<br />
concessione del<br />
provvedimento, un pregresso<br />
inadempimento dell’ex
<strong>coniuge</strong> obbligato, ma solo la<br />
sussistenza di un nesso di<br />
strumentalità della misura<br />
rispetto al suo scopo di tutela<br />
delle ragioni del creditore<br />
( 279 ).<br />
La norma in esame non fa<br />
alcun riferimento, come<br />
invece prevede l’art. 156,<br />
comma 6, c.c., alla<br />
possib<strong>il</strong>ità di assoggettare al<br />
vincolo esclusivamente una<br />
parte dei beni dell’obbligato,
ma si ritiene trattarsi di una<br />
omissione più formale che<br />
sostanziale, “essendo in ogni<br />
caso precluso al giudice di<br />
emanare un provvedimento<br />
penalizzante come <strong>il</strong><br />
sequestro senza la<br />
contestuale determinazione<br />
del limite entro concorrenza<br />
del quale <strong>il</strong> vincolo deve<br />
o<strong>per</strong>are: anche in regime di<br />
divorzio, dunque, dovrà<br />
ritenersi che la misura<br />
cautelare (atipica) non possa
colpire tutti i beni del<br />
debitore, ma solo una parte<br />
degli stessi” ( 280 ).<br />
Interpretazione confermata<br />
dallo stesso testo di legge,<br />
che in riferimento al<br />
sequestro di crediti, precisa<br />
che “le somme spettanti al<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato alla<br />
corresponsione dell’assegno<br />
di cui al precedente comma<br />
sono soggette a sequestro e<br />
pignoramento fino alla
concorrenza della metà <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
soddisfacimento dell’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico di cui agli articoli<br />
5 e 6”.<br />
Posizioni differenti sono<br />
emerse in dottrina, in merito<br />
alla natura del sequestro ex<br />
art. 8, comma 7, l. div. ( 281 ),<br />
stante la mancanza di una<br />
adeguata disciplina<br />
sostanziale e processuale, e<br />
sull’argomento valgono le<br />
considerazioni già svolte in
elazione al sequestro ex art.<br />
156 c.c., quale sequestro<br />
atipico.<br />
Secondo l’orientamento<br />
della giurisprudenza, <strong>il</strong><br />
provvedimento di sequestro<br />
di beni del <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />
previsto sia dall’art. 156,<br />
comma 6, c.c., in caso di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, che<br />
dall’art. 8, comma 7, l. div.,<br />
ha natura atipica, cioè<br />
differente da quella del<br />
sequestro conservativo
disciplinato dagli artt. 671 e<br />
ss., c.p.c., che dipende<br />
principalmente dalle speciali<br />
condizioni che ne<br />
giustificano la concessione<br />
(titolo esecutivo già formato,<br />
in luogo del fumus boni juris)<br />
e la revoca (sopravvenienza<br />
di giustificati motivi,<br />
prevista dall’articolo 156,<br />
ult. co., c.c., in luogo dei<br />
motivi d’inefficacia previsti<br />
dagli articoli 669 novies e
675 c.p.c. ( 282 ).<br />
Differenti interpretazioni<br />
sono emerse anche in merito<br />
alla tipologia del<br />
provvedimento che consente<br />
la concessione del sequestro<br />
e alla competenza del giudice<br />
cui è demandata<br />
l’autorizzazione.<br />
Una prima tesi sostiene<br />
che <strong>il</strong> sequestro può essere<br />
autorizzato solo in forza di<br />
una sentenza di divorzio, che
ha carattere costitutivo<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, e<br />
<strong>per</strong>tanto si esclude che tale<br />
provvedimento possa essere<br />
emesso dal giudice istruttore<br />
( 283 ). Altra tesi ammette<br />
viceversa la competenza del<br />
giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />
del giudizio di divorzio ad<br />
emettere <strong>il</strong> provvedimento di<br />
sequestro, a rafforzamento<br />
degli obblighi determinati<br />
<strong>nel</strong>l’ordinanza presidenziale,
munita sempre di efficacia<br />
esecutiva, e a tutela del<br />
diritto della parte a vedersi<br />
attribuire un assegno di<br />
divorzio all’esito del<br />
procedimento ( 284 ).<br />
7. <strong>Il</strong> divorzio congiunto.<br />
<strong>Il</strong> procedimento su<br />
domanda congiunta dei<br />
coniugi <strong>per</strong> lo scioglimento o<br />
la cessazione degli effetti
civ<strong>il</strong>i del matrimonio, è<br />
disciplinato dall’art. 4, l.<br />
898/70, come sostituito<br />
dall’art. 8, l. 74/87.<br />
Tale procedimento non si<br />
configura come divorzio<br />
consensuale, posto che <strong>il</strong><br />
carattere dell’istituto dipende<br />
non dalle norme processuali,<br />
le quali si limitano ad<br />
incidere sui tempi tecnici <strong>per</strong><br />
addivenire alla pronuncia<br />
giudiziale, bensì da quelle<br />
sostanziali, che non
prevedono <strong>il</strong> mutuo consenso<br />
come causa di divorzio, che<br />
resta ancorato alle condizioni<br />
dettate dagli artt. 1, 2 e 3<br />
della l. 898/70 e successive<br />
modificazioni. Nel giudicare<br />
sulle domande proposte, <strong>il</strong><br />
tribunale accerta la<br />
sussistenza dei requisiti e<br />
presupposti di legge, come<br />
avviene <strong>nel</strong> procedimento<br />
contenzioso, e, a differenza<br />
del procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale, non
omologa l’accordo<br />
intervenuto tra i coniugi, ma<br />
emette una sentenza di<br />
accoglimento o di rigetto<br />
delle domande ( 285 ).<br />
Ne consegue che qualora le<br />
parti abbiano convenuto la<br />
corresponsione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e in unica soluzione,<br />
<strong>il</strong> tribunale, secondo <strong>il</strong><br />
disposto dell’art. 5, comma<br />
8, l. div., mantiene <strong>il</strong> potere<br />
di valutarne la rispondenza a
criteri di equità e, in difetto,<br />
secondo un orientamento<br />
giurisprudenziale, può<br />
<strong>per</strong>sino pronunciare sul punto<br />
una sentenza difforme<br />
dall’accordo delle parti ( 286 ).<br />
Per quanto attiene<br />
all’assegno <strong>per</strong>iodico, <strong>il</strong><br />
tribunale, pur dovendo<br />
recepire gli accordi<br />
intervenuti tra le parti, e non<br />
essendo legittimato a<br />
sindacarne <strong>il</strong> merito
attraverso un controllo<br />
analogo a quello previsto <strong>per</strong><br />
l’assegno in unica soluzione,<br />
ha comunque <strong>il</strong> potere di<br />
sottoporre tali intese a<br />
valutazione giudiziale ( 287 ),<br />
con riguardo alla<br />
determinazione della<br />
decorrenza dell’assegno e del<br />
suo adeguamento automatico<br />
( 288 ).
CAPITOLO VIII<br />
L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />
NELL’INTERPRETAZIONE<br />
DELLA DOTTRINA<br />
SOMMARIO: 1. Fondamento e<br />
natura dell’assegno di divorzio.<br />
– 2. I presupposti dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e. – 3. I criteri di<br />
determinazione dell’assegno. –<br />
4. L’autonomia negoziale dei<br />
coniugi e gli accordi di<br />
contenuto patrimoniale <strong>nel</strong>
divorzio.<br />
1 . Fondamento e natura<br />
dell’assegno di divorzio.<br />
L’assegno di divorzio,<br />
secondo l’orientamento<br />
prevalente della dottrina,<br />
trova fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
solidarietà post coniugale,<br />
dovendosi escludere ogni<br />
riferimento ai doveri<br />
matrimoniali che cessano con
lo scioglimento del vincolo.<br />
La solidarietà post coniugale,<br />
che consiste <strong>nel</strong> dovere<br />
giuridico di aiutare<br />
economicamente l’ex<br />
<strong>coniuge</strong>, trova a sua volta<br />
giustificazione <strong>nel</strong> fatto<br />
stesso del pregresso<br />
matrimonio, “realtà che pur<br />
dopo <strong>il</strong> suo scioglimento<br />
rende doverosa l’assistenza<br />
economica tra coloro che di<br />
tale realtà sono stati parte”
( 289 ). Questo dovere di<br />
assistenza non sarebbe solo <strong>il</strong><br />
risultato di una scelta<br />
legislativa, che con la<br />
revisione del divorzio <strong>nel</strong><br />
1987 ha affermato la<br />
funzione esclusivamente<br />
assistenziale dell’assegno,<br />
ma risponderebbe “ad<br />
un’esigenza sociale di tutela<br />
del <strong>coniuge</strong> debole” ( 290 ).<br />
Una parte minoritaria della<br />
dottrina sostiene, in senso
contrario, che <strong>il</strong> definitivo<br />
scioglimento del vincolo<br />
matrimoniale appare<br />
diffic<strong>il</strong>mente conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>e con<br />
la sopravvivenza di una<br />
solidarietà destinata a<br />
proiettarsi <strong>per</strong> un tempo<br />
indeterminato, essendo<br />
l’assegno, di regola,<br />
attribuito <strong>per</strong> la vita del suo<br />
beneficiario. L’assegno<br />
sarebbe quindi fondato solo<br />
sull’oggettivo<br />
deterioramento delle
condizioni di vita di uno dei<br />
coniugi, a causa del divorzio<br />
( 291 ).<br />
Giova ricordare che subito<br />
dopo la riforma del 1987 la<br />
dottrina prevalente aveva<br />
sostenuto che la nuova<br />
normativa imponeva di<br />
abbandonare la tesi<br />
precedentemente seguita<br />
della natura composita o<br />
polifunzionale dell’assegno,<br />
<strong>per</strong> affermare la sua natura
esclusivamente assistenziale<br />
( 292 ).<br />
<strong>Il</strong> nuovo testo riformato ha<br />
tuttavia subito ingenerato<br />
differenti interpretazioni, non<br />
indicando con chiarezza <strong>il</strong><br />
parametro in relazione al<br />
quale deve essere valutata<br />
l’adeguatezza dei mezzi del<br />
<strong>coniuge</strong> che chiede l’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e. Nel <strong>per</strong>iodo tra<br />
l’avvio della riforma del<br />
1987 e l’intervento delle
Sezioni unite della<br />
Cassazione <strong>nel</strong> 1990, resosi<br />
necessario <strong>per</strong> sanare i<br />
conflitti giurisprudenziali<br />
sorti <strong>nel</strong> frattempo ( 293 ),<br />
sono emerse in dottrina<br />
posizioni contrastanti, tra chi<br />
priv<strong>il</strong>egiava <strong>il</strong> principio di<br />
solidarietà <strong>per</strong> favorire <strong>il</strong><br />
soggetto economicamente<br />
debole, e coloro che al<br />
contrario sottolineavano che<br />
<strong>il</strong> venir meno del matrimonio
attenuava gli obblighi<br />
economici. Così, parte della<br />
dottrina sosteneva che<br />
l’assegno dovesse consentire<br />
al beneficiario di continuare<br />
a godere del tenore di vita<br />
mantenuto in costanza di<br />
matrimonio ( 294 ), ovvero di<br />
un tenore di vita quantomeno<br />
analogo, mentre da parte di<br />
altri si affermava che al<br />
<strong>coniuge</strong> privo di mezzi<br />
dovesse essere riconosciuto
solo quanto necessario ad<br />
assicuragli un esistenza<br />
autonoma, libera e dignitosa<br />
( 295 ).<br />
L’intervento delle Sezioni<br />
Unite <strong>nel</strong> 1990 - che ha<br />
affermato che <strong>il</strong> parametro<br />
cui fare riferimento <strong>per</strong><br />
valutare l’adeguatezza dei<br />
mezzi del <strong>coniuge</strong> che chiede<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e è<br />
costituito dal tenore di vita<br />
goduto in costanza di
matrimonio, considerati<br />
anche gli altri criteri indicati<br />
dalla norma che svolgono<br />
una funzione correttiva <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione del suo<br />
ammontare - non è tuttavia<br />
valso a su<strong>per</strong>are <strong>il</strong> contrasto<br />
di opinioni in dottrina ( 296 ).<br />
Si è così osservato che la<br />
giurisprudenza di legittimità,<br />
dalle pronunce del 1990 in<br />
poi, segue principi che<br />
sembrano “espressione, più
che di teorie che valorizzino<br />
la solidarietà post coniugale,<br />
di posizioni che affermano<br />
l’ultrattività economica del<br />
matrimonio dopo <strong>il</strong> divorzio e<br />
che si pongono in contrasto<br />
con la natura stessa del<br />
divorzio, che fa cessare lo<br />
stato di <strong>coniuge</strong> e gli effetti<br />
del matrimonio” ( 297 ).<br />
Altri, manifestando<br />
un’opinione diversa, r<strong>il</strong>evano<br />
invece che i criteri cosiddetti
correttivi (quale ad esempio<br />
quello relativo alla durata del<br />
matrimonio) possono<br />
incidere sull’attribuzione<br />
dell’assegno fino ad<br />
azzerarlo, finendo così <strong>per</strong><br />
vanificare la funzione<br />
assistenziale dell’assegno<br />
stesso.<br />
Si è anche osservato che<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi dei giudici di<br />
merito <strong>il</strong> riferimento al<br />
tenore di vita resta solo un<br />
dato di partenza, un criterio
indicativo, ed è rimasta la<br />
tendenza a ritenere che un<br />
assegno assistenziale non<br />
possa essere su<strong>per</strong>iore a<br />
quanto necessario <strong>per</strong><br />
condurre un’esistenza<br />
dignitosa ( 298 ).<br />
Recentemente è stata<br />
sottolineata l’esigenza di<br />
riconoscere all’assegno di<br />
divorzio una funzione<br />
<strong>per</strong>equativa, <strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare<br />
la situazione del <strong>coniuge</strong> che
si trova in stato di inferiorità<br />
economica, “quando (e nei<br />
limiti in cui) vi sia stata<br />
un’effettiva comunione di<br />
vita matrimoniale, alla<br />
costruzione della quale <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> istante abbia dato <strong>il</strong><br />
suo contributo” ( 299 ), e di<br />
dare maggiore r<strong>il</strong>evanza agli<br />
aspetti compensativi e<br />
indennitari, che sono invece<br />
r<strong>il</strong>egati in secondo piano<br />
dalla «curvatura
assistenziale» dell’assegno<br />
stesso ( 300 ).<br />
2. I presupposti dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e.<br />
La dottrina attuale, pur<br />
essendo concorde <strong>nel</strong> dare<br />
atto che l’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
ha funzione assistenziale,<br />
continua ad essere divisa<br />
sull’individuazione dei<br />
presupposti <strong>per</strong> l’attribuzione
dell’assegno.<br />
Una prima tesi aderisce<br />
all’orientamento dettato dalle<br />
Sezioni unite della<br />
Cassazione <strong>nel</strong> 1990, e<br />
considera, quali presupposti<br />
del diritto all’assegno di<br />
divorzio, la mancanza di<br />
mezzi sufficienti a garantire<br />
all’ex <strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di<br />
vita di cui godeva o avrebbe<br />
potuto godere durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, e l’incapacità<br />
<strong>per</strong> ragioni obbiettive a
procurarseli ( 301 ). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
che richiede l’assegno deve<br />
trovarsi, secondo questa<br />
posizione, in uno stato di<br />
bisogno relativo, che consiste<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sua concreta inidoneità<br />
a mantenere <strong>il</strong> livello di vita<br />
matrimoniale, valutata sia in<br />
relazione ai mezzi di cui<br />
dispone che alla sua capacità<br />
di lavoro e di reddito<br />
patrimoniale ( 302 ). La<br />
capacità di lavoro, si precisa,
non deve essere considerata<br />
in astratto, dovendosi<br />
piuttosto tenere conto della<br />
sua effettiva possib<strong>il</strong>ità di<br />
svolgimento, in relazione alle<br />
concrete condizioni<br />
<strong>per</strong>sonali, fam<strong>il</strong>iari e<br />
ambientali di inserimento<br />
della <strong>per</strong>sona in un’attività<br />
confacente alle sue attitudini,<br />
alla sua formazione e alla<br />
posizione di cui godeva in<br />
costanza di matrimonio
( 303 ).<br />
Di segno opposto è la tesi,<br />
minoritaria, che afferma la<br />
natura alimentare<br />
dell’assegno a favore dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong>, conseguente al venir<br />
meno del vincolo coniugale,<br />
e con la sola finalità di<br />
coprire i bisogni essenziali<br />
della vita ( 304 ).<br />
La posizione prevalente<br />
sostiene che l’assegno di<br />
divorzio debba consentire
all’ex <strong>coniuge</strong> di condurre<br />
un’esistenza libera e<br />
dignitosa, e che <strong>per</strong>tanto si<br />
debba fare riferimento a tale<br />
modello di vita, e non al<br />
pregresso tenore di vita<br />
matrimoniale. I sostenitori di<br />
questa tesi affermano che la<br />
solidarietà postconiugale non<br />
può condurre ad attribuire al<br />
<strong>coniuge</strong> più debole un<br />
assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
parametrato al tenore di vita<br />
coniugale, poiché tale
ultrattività del principio di<br />
solidarietà finirebbe con <strong>il</strong><br />
tradursi sul piano<br />
patrimoniale in una sorta di<br />
indissolub<strong>il</strong>ità del vincolo.<br />
Inoltre, <strong>il</strong> riferirsi al tenore di<br />
vita matrimoniale non<br />
consente la promozione di<br />
una pari dignità sociale dei<br />
coniugi ed impedisce al<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole di rendersi autonomo,<br />
considerato che questi può<br />
continuare a <strong>per</strong>cepire
l’assegno come fonte di<br />
rendita <strong>per</strong>enne ( 305 ).<br />
Le diverse posizioni<br />
espresse dalla dottrina<br />
conseguono evidentemente a<br />
diverse concezioni degli<br />
istituti del matrimonio e del<br />
divorzio, e a differenti<br />
letture, anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
sociale e politico, del<br />
principio di eguaglianza dei<br />
coniugi, in astratto piuttosto<br />
che correlato all’effettivo
uolo svolto da ciascuno a<br />
favore della famiglia e dei<br />
<strong>figli</strong>.<br />
In conclusione, si può<br />
condividere la posizione di<br />
chi critica come astratte e<br />
rigide le opposte tesi che<br />
considerano l’assegno di<br />
divorzio come aprioristico<br />
effetto della sopravvivenza di<br />
una solidarietà<br />
postmatrimoniale o viceversa<br />
elargizione proveniente da un<br />
soggetto ormai estraneo, e
itiene invece apprezzab<strong>il</strong>e<br />
l’attuale orientamento della<br />
giurisprudenza che,<br />
valutando discrezionalmente<br />
i singoli casi alla luce del<br />
dettato legislativo, ut<strong>il</strong>izza<br />
l’assegno come strumento<br />
<strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare la situazione<br />
tra i coniugi, a vantaggio del<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole ( 306 ).<br />
3. I criteri di determinazione
dell’assegno.<br />
La sussistenza di un<br />
bisogno assistenziale del<br />
<strong>coniuge</strong> è condizione<br />
necessaria <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
riconoscimento del diritto<br />
all’assegno divorz<strong>il</strong>e, ma non<br />
è una condizione sufficiente<br />
( 307 ).<br />
Parte della dottrina<br />
evidenzia che la mancanza di<br />
mezzi adeguati assume “<strong>il</strong>
significato tecnico di criterio<br />
di legittimazione all’azione,<br />
che o<strong>per</strong>a sul piano<br />
processuale” e identifica “<strong>il</strong><br />
soggetto titolare<br />
dell’azione”, ma<br />
l’attribuzione dell’assegno<br />
dipende “dalla valutazione<br />
globale e comparata dei<br />
criteri indicati dalla norma”<br />
( 308 ).<br />
Detti criteri - che l’art. 5,<br />
comma 6, l. div., individua
<strong>nel</strong>le “condizioni dei<br />
coniugi”, <strong>nel</strong>le “ragioni della<br />
decisione”, <strong>nel</strong> “contributo<br />
<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />
da ciascuno alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />
del patrimonio di ciascuno o<br />
di quello comune”, <strong>nel</strong><br />
“reddito di entrambi”, con la<br />
precisazione che devono<br />
essere valutati “anche in<br />
rapporto alla durata del<br />
matrimonio” – fungono,<br />
secondo la concorde
interpretazione della dottrina,<br />
da correttivi <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione concreta<br />
dell’assegno, <strong>nel</strong> senso che<br />
“possono condurre solamente<br />
alla riduzione dell’assegno”<br />
e <strong>per</strong>sino al suo azzeramento<br />
( 309 ).<br />
Si esclude <strong>per</strong>tanto la<br />
possib<strong>il</strong>ità che all’ex <strong>coniuge</strong><br />
venga attribuito un assegno<br />
in misura “su<strong>per</strong>iore al<br />
diritto all’assistenza
materiale spettantegli in<br />
regime di matrimonio” ( 310 ).<br />
4. L’autonomia negoziale dei<br />
coniugi e gli accordi di<br />
contenuto patrimoniale <strong>nel</strong><br />
divorzio.<br />
Nella fase del divorzio,<br />
così come avviene in quella<br />
della <strong>separazione</strong>, i coniugi<br />
possono raggiungere accordi<br />
e <strong>per</strong>venire a soluzioni
conc<strong>il</strong>iative concordate.<br />
L’autonomia negoziale dei<br />
coniugi si estrinseca in<br />
accordi che possono<br />
riguardare l’ammontare<br />
dell’assegno ( 311 ) e la sua<br />
eventuale corresponsione in<br />
unica soluzione, la rinunzia<br />
del diritto all’assegno, la<br />
transazione di controversie di<br />
natura patrimoniale, e<br />
possono essere raggiunti in<br />
un tempo antecedente l’avvio
del procedimento di divorzio,<br />
nonché durante lo stesso<br />
procedimento o in epoca<br />
posteriore.<br />
Sulla disponib<strong>il</strong>ità o meno<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e si è<br />
discusso in dottrina sin<br />
dall’entrata in vigore della<br />
legge n. 898/70 ( 312 ). In quel<br />
<strong>per</strong>iodo erano emerse<br />
differenti posizioni, che<br />
facevano riferimento alla<br />
natura dell’assegno, o alla
disposizione che consente ai<br />
coniugi di optare, se<br />
d’accordo, <strong>per</strong> una<br />
corresponsione dell’assegno<br />
in unica soluzione ( 313 ): chi<br />
sosteneva la natura<br />
esclusivamente assistenziale<br />
dell’assegno ne negava <strong>il</strong><br />
carattere disponib<strong>il</strong>e e<br />
considerava <strong>il</strong> versamento in<br />
unica soluzione come deroga<br />
di carattere eccezionale alla<br />
indisponib<strong>il</strong>ità del diritto
( 314 ), mentre coloro che<br />
davano r<strong>il</strong>evanza all’accordo<br />
dei coniugi <strong>per</strong> la<br />
liquidazione una tantum<br />
dell’assegno ne ammettevano<br />
la disponib<strong>il</strong>ità ( 315 ).<br />
Dopo la riforma del 1987,<br />
la dottrina che attribuiva una<br />
valenza decisiva alla natura<br />
assistenziale dell’assegno di<br />
divorzio ha continuato ad<br />
escludere la disponib<strong>il</strong>ità<br />
dell’assegno stesso e a
sostenere, come<br />
conseguenza, una limitazione<br />
dello spazio riservato alla<br />
transazione diretta a<br />
comporre o a prevenire liti<br />
sul diritto all’assegno ( 316 ).<br />
In particolare, <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda la possib<strong>il</strong>ità di<br />
transazione prevista dall’art.<br />
5, comma 8, l. div. che<br />
consente alle parti di<br />
concordare la corresponsione<br />
dell’assegno di divorzio in
unica soluzione, si ritiene, da<br />
parte dei fautori di questa<br />
posizione, che l’autonomia<br />
negoziale dei coniugi sia<br />
limitata dalla previsione del<br />
giudizio di equità da parte<br />
del tribunale ( 317 ).<br />
Di segno opposto è la tesi<br />
sostenuta da altra dottrina,<br />
che mette in luce gli aspetti<br />
della legge di riforma del<br />
divorzio n. 74/87 che<br />
enfatizzano <strong>il</strong> ruolo
dell’autonomia negoziale<br />
delle parti, primo tra tutti <strong>il</strong><br />
procedimento su domanda<br />
congiunta (art. 4, comma 13,<br />
l. div.), nonché <strong>il</strong> potere di<br />
adottare <strong>il</strong> sistema solutorio<br />
che gli stessi coniugi<br />
ritengono più idoneo alle loro<br />
esigenze e di derogare alla<br />
<strong>per</strong>iodicità dell’assegno<br />
( 318 ).<br />
Per quanto riguarda la<br />
rinunciab<strong>il</strong>ità dell’assegno di
divorzio, coloro che<br />
sostengono la tesi della<br />
indisponib<strong>il</strong>ità del diritto <strong>per</strong><br />
la sua natura assistenziale, ne<br />
ritengono anche invalida la<br />
rinuncia ( 319 ), considerata<br />
altresì la possib<strong>il</strong>ità di<br />
revisione dell’assegno<br />
prevista dall’art. 9 l. div.. Si<br />
ammette come valida solo la<br />
rinuncia alle prestazioni<br />
scadute ( 320 ).<br />
Altri affermano invece che
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> economicamente<br />
più debole possa rinunciare<br />
all’assegno, così come gli è<br />
riconosciuta la possib<strong>il</strong>ità di<br />
ottenere la liquidazione una<br />
tantum ( 321 ).<br />
Tuttavia, <strong>nel</strong> caso di<br />
rinuncia preventiva<br />
all’assegno la dottrina è<br />
pressoché concorde<br />
<strong>nel</strong>l’osservare che non<br />
produce alcun effetto in<br />
quanto non si può rinunziare
a diritti futuri, e ciò tenuto<br />
conto che l’assegno di<br />
divorzio non può essere<br />
considerato come diritto<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> <strong>per</strong>cipiente<br />
fino a quando non vi sia stata<br />
la pronuncia di cessazione<br />
del vincolo ( 322 ).<br />
Sugli accordi di natura<br />
patrimoniale tra i coniugi in<br />
previsione del divorzio, la<br />
dottrina prevalente si<br />
esprime <strong>nel</strong> senso di ritenerli
validi e leciti,<br />
differenziandosi così dal<br />
contrario e ormai consolidato<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
( 323 ).<br />
Si osserva infatti che<br />
trattasi di una esigenza<br />
spesso sentita già in sede di<br />
<strong>separazione</strong> dai coniugi, che<br />
desiderano con un accordo di<br />
carattere patrimoniale<br />
abbreviare i tempi della
sistemazione definitiva dei<br />
loro rapporti, anticipando un<br />
evento (la pronuncia di<br />
divorzio) che comunque, in<br />
presenza delle condizioni di<br />
legge, è inevitab<strong>il</strong>e ( 324 ).<br />
Mettendo in luce la<br />
riconosciuta eguaglianza tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> nuovo modo di<br />
concepire la famiglia, la<br />
dottrina che ammette la<br />
validità degli accordi<br />
preventivi, sostiene
conseguentemente che i<br />
rapporti tra i coniugi possono<br />
essere regolati da contratti di<br />
diritto comune ( 325 ).
CAPITOLO IX<br />
L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />
SECONDO<br />
L’ORIENTAMENTO<br />
DELLA GIURISPRUDENZA<br />
SOMMARIO: 1. La natura<br />
dell’assegno di divorzio<br />
<strong>nel</strong>l’attuale disciplina. - 2. La<br />
valutazione di adeguatezza dei<br />
redditi del <strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno. - 3. Assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del
<strong>coniuge</strong> separato e assegno di<br />
divorzio. - 4. L’indisponib<strong>il</strong>ità<br />
del diritto all’assegno di<br />
divorzio e gli accordi di<br />
carattere patrimoniale.<br />
1 . La natura dell’assegno di<br />
divorzio <strong>nel</strong>l’attuale<br />
disciplina.<br />
L’assegno di divorzio,<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina introdotta<br />
dall’art. 10 della l. 6.3.1987
n. 74, modificativo dell’art. 5<br />
della l. 1.12.1970 n. 898, ha<br />
natura esclusivamente<br />
assistenziale “atteso che la<br />
sua concessione trova<br />
presupposto<br />
<strong>nel</strong>l’inadeguatezza dei mezzi<br />
del <strong>coniuge</strong> istante, da<br />
intendersi come insufficienza<br />
dei medesimi, comprensivi di<br />
redditi, cespiti patrimoniali<br />
ed altre ut<strong>il</strong>ità di cui possa<br />
disporre, a conservargli un<br />
tenore di vita analogo a
quello avuto in costanza di<br />
matrimonio, senza cioè che<br />
sia necessario uno stato di<br />
bisogno, e r<strong>il</strong>evando invece<br />
l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />
deterioramento, in<br />
dipendenza del divorzio,<br />
delle precedenti condizioni<br />
economiche, le quali devono<br />
essere tendenzialmente<br />
ripristinate, <strong>per</strong> ristab<strong>il</strong>ire<br />
un certo equ<strong>il</strong>ibrio”. A<br />
questa conclusione è giunta<br />
<strong>nel</strong> 1990 la Suprema Corte a
Sezioni unite ( 326 ),<br />
componendo un contrasto<br />
giurisprudenziale tra<br />
pronunce che, interpretando<br />
<strong>il</strong> nuovo dettato normativo,<br />
avevano riferito la mancanza<br />
di mezzi adeguati da parte<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente<br />
l’assegno al tenore di vita<br />
tenuto in costanza di<br />
matrimonio piuttosto che ad<br />
un modello di vita<br />
oggettivamente autonomo e
dignitoso ( 327 ).<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità, con orientamento<br />
che da allora si è consolidato,<br />
continua a subordinare<br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
divorzio alla mancanza di<br />
"mezzi adeguati", sostenendo<br />
che l’accertamento del diritto<br />
all’assegno va effettuato<br />
verificando innanzitutto<br />
l’inadeguatezza dei mezzi del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente a
conservare un tenore di vita<br />
analogo a quello goduto in<br />
costanza di matrimonio e che<br />
sarebbe presumib<strong>il</strong>mente<br />
proseguito in caso di<br />
continuazione dello stesso,<br />
ovvero che poteva<br />
ragionevolmente prefigurarsi<br />
sulla base di aspettative<br />
esistenti <strong>nel</strong> corso del<br />
rapporto matrimoniale ( 328 ).<br />
<strong>Il</strong> carattere assistenziale<br />
dell’assegno di divorzio non
presuppone <strong>per</strong>tanto uno<br />
stato di bisogno del<br />
richiedente, che può essere<br />
anche economicamente<br />
autosufficiente, ma solo la<br />
sua inidoneità a conservare,<br />
con i suoi soli mezzi, <strong>il</strong><br />
tenore di vita suddetto,<br />
goduto - o godib<strong>il</strong>e - in<br />
costanza di matrimonio<br />
( 329 ).<br />
2 . La valutazione di
adeguatezza dei “mezzi” del<br />
<strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno.<br />
L’espressione “mezzi” si<br />
riferisce, secondo la<br />
giurisprudenza, sia ai redditi<br />
che ai cespiti patrimoniali<br />
del <strong>coniuge</strong> beneficiario,<br />
nonché alle altre ut<strong>il</strong>ità di cui<br />
eventualmente può disporre.<br />
L’adeguatezza dei mezzi a<br />
disposizione va valutata con
iferimento al contesto <strong>nel</strong><br />
quale i coniugi hanno vissuto<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio, in<br />
rapporto alla pregressa<br />
posizione economica e<br />
sociale ( 330 ).<br />
Nelle note sentenze del<br />
1990 la Suprema Corte a<br />
Sezioni unite ha precisato<br />
che l’espressione “mezzi<br />
adeguati” è analoga a quella<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’art. 156 c.c., e<br />
che <strong>nel</strong>l’interpretazione
giurisprudenziale la<br />
mancanza di redditi adeguati<br />
è normalmente intesa come<br />
difetto di redditi o di<br />
sostanze od altre ut<strong>il</strong>ità<br />
sufficienti ad assicurare al<br />
<strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di vita che<br />
gli sarebbe spettato durante<br />
la convivenza. Tuttavia, ha<br />
sottolineato la Corte,<br />
l’assegno di divorzio, a<br />
differenza di quello di<br />
<strong>separazione</strong>, non può<br />
ritenersi radicato <strong>nel</strong> vincolo
matrimoniale e <strong><strong>nel</strong>la</strong> relativa<br />
garanzia di continuità dello<br />
status economico.<br />
Rese queste premesse, le<br />
Sezioni unite hanno<br />
censurato l’orientamento<br />
espresso dalla sentenza della<br />
prima sezione n. 1652 del 2<br />
marzo 1990, la quale aveva<br />
qualificato come "mezzi<br />
adeguati" quelli atti a<br />
garantire una vita autonoma e<br />
dignitosa, con esclusione del<br />
diritto del <strong>coniuge</strong>
eneficiario a mantenere <strong>il</strong><br />
pregresso tenore di vita e ciò<br />
sul presupposto che la<br />
modifica legislativa non<br />
poteva collegare l’assegno ad<br />
un rapporto estinto, e che la<br />
solidarietà post-coniugale<br />
non poteva assicurare una<br />
sistemazione definitiva o<br />
posizioni di rendita<br />
parassitaria.<br />
Le Sezioni unite hanno<br />
conseguentemente tenuto<br />
conto sia della situazione in
cui viene a trovarsi <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
obbligato a seguito della<br />
dissoluzione del matrimonio<br />
e dei suoi nuovi bisogni, <strong>per</strong><br />
evitare che la misura<br />
dell’assegno si traduca in un<br />
ingiustificato priv<strong>il</strong>egio <strong>per</strong><br />
l’uno ed in un insostenib<strong>il</strong>e<br />
aggravio <strong>per</strong> l’altro, sia<br />
dell’esigenza di ristab<strong>il</strong>ire un<br />
certo equ<strong>il</strong>ibrio tra le<br />
posizioni economiche degli<br />
ex coniugi, mediante la<br />
concessione dell’assegno al
<strong>coniuge</strong> richiedente, le cui<br />
condizioni economiche<br />
subiscano un apprezzab<strong>il</strong>e<br />
deterioramento in dipendenza<br />
del divorzio, tale da non<br />
consentirgli di mantenere un<br />
tenore di vita analogo a<br />
quello goduto in precedenza.<br />
Successive pronunce della<br />
Suprema Corte, <strong>nel</strong><br />
confermare i principi<br />
espressi dalle Sezioni unite,<br />
hanno precisato che le<br />
“precedenti condizioni
economiche” devono essere<br />
ripristinate<br />
“tendenzialmente”, <strong>per</strong><br />
ristab<strong>il</strong>ire un certo equ<strong>il</strong>ibrio<br />
tra le posizioni degli ex<br />
coniugi ( 331 ). <strong>Il</strong> ruolo di<br />
riequ<strong>il</strong>ibrio cui l’assegno<br />
deve tendere non può essere<br />
inteso in senso assoluto e<br />
aprioristico, e <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole<br />
non può pretendere di<br />
beneficiare dopo <strong>il</strong> divorzio
dei miglioramenti che si sono<br />
verificati <strong><strong>nel</strong>la</strong> situazione<br />
economica dell’ex <strong>coniuge</strong>,<br />
laddove non costituiscano<br />
sv<strong>il</strong>uppi naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />
dell’attività professionale<br />
svolta durante <strong>il</strong> matrimonio,<br />
o di situazioni ed aspettative<br />
maturate prima del divorzio,<br />
anche se dipendenti dal<br />
merito del <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più forte<br />
( 332 ).
Quanto all’ulteriore<br />
presupposto della<br />
impossib<strong>il</strong>ità di “procurarsi<br />
gli adeguati mezzi di<br />
sostentamento <strong>per</strong> ragioni<br />
obiettive”, non si tratta di una<br />
ipotesi alternativa rispetto a<br />
quella della mancanza<br />
assoluta di detti mezzi, ma è<br />
meramente esplicativa di tale<br />
situazione, dovendosi,<br />
<strong>per</strong>tanto, trattare<br />
d’impossib<strong>il</strong>ità di ottenere<br />
mezzi tali da consentire <strong>il</strong>
aggiungimento non già della<br />
mera autosufficienza<br />
economica, ma di un tenore<br />
di vita sostanzialmente non<br />
diverso rispetto a quello<br />
g o d u t o in costanza di<br />
matrimonio ( 333 ). In<br />
concreto, <strong>il</strong> soggetto non<br />
deve essere in grado di<br />
svolgere un’attività<br />
lavorativa, <strong>per</strong> ragioni<br />
strettamente legate alla sua<br />
<strong>per</strong>sona quali l’età, la salute,
<strong>il</strong> tempo intercorso<br />
dall’ultima prestazione di<br />
lavoro, l’esigenza di<br />
dedicarsi ai <strong>figli</strong>, o dovute<br />
alle condizioni offerte dal<br />
mercato del lavoro o<br />
all’eventuale impossib<strong>il</strong>ità di<br />
trovare un’attività confacente<br />
alla posizione sociale, e alla<br />
qualificazione professionale<br />
( 334 ).<br />
3. Assegno di <strong>mantenimento</strong> a
favore del <strong>coniuge</strong> separato e<br />
assegno di divorzio.<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità è orientata a<br />
tenere ben distinti l’assegno<br />
di <strong>separazione</strong> e quello di<br />
divorzio, che, presupponendo<br />
lo scioglimento del<br />
matrimonio, prescinde dagli<br />
obblighi di <strong>mantenimento</strong> e<br />
di alimenti o<strong>per</strong>anti <strong>nel</strong><br />
regime di convivenza e di
<strong>separazione</strong>, e comporta una<br />
determinazione fondata su<br />
criteri propri ed autonomi<br />
rispetto a quelli r<strong>il</strong>evanti <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> trattamento spettante al<br />
<strong>coniuge</strong> separato ( 335 ).<br />
Indubbiamente diverse<br />
sono le rispettive discipline<br />
sostanziali così come diversi<br />
sono la natura, la struttura e<br />
la finalità dei relativi<br />
trattamenti.<br />
La <strong>separazione</strong> infatti
tende a conservare <strong>il</strong> più<br />
possib<strong>il</strong>e tutti gli effetti<br />
propri del matrimonio<br />
compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />
della convivenza e, quindi,<br />
anche i pregressi accordi<br />
sull’indirizzo della vita<br />
fam<strong>il</strong>iare, nonché <strong>il</strong> tenore e<br />
<strong>il</strong> tipo di vita di ciascuno dei<br />
coniugi; con <strong>il</strong> divorzio, che<br />
fa cessare gli effetti del<br />
matrimonio, residua invece<br />
tra gli ex coniugi solo un<br />
vincolo di solidarietà di tipo
preminentemente<br />
assistenziale, che presuppone<br />
<strong>nel</strong>l’ex <strong>coniuge</strong> assistito non<br />
solo la mancanza di mezzi<br />
economici adeguati, ma<br />
anche l’oggettiva<br />
impossib<strong>il</strong>ità di procurarseli<br />
mettendo a frutto le proprie<br />
capacità di lavoro.<br />
Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
processuale, si ritiene<br />
<strong>per</strong>tanto irr<strong>il</strong>evante, ai fini<br />
della legittimità della<br />
domanda e della pronuncia di
attribuzione dell’assegno di<br />
divorzio, la circostanza che<br />
in sede di <strong>separazione</strong> non sia<br />
stato richiesto e attribuito<br />
alcun assegno ( 336 ).<br />
L’assetto economico<br />
relativo alla <strong>separazione</strong>, si<br />
afferma, può solo<br />
rappresentare un mero indice<br />
di riferimento <strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice<br />
del divorzio, dovendo<br />
quest’ultimo rivedere le<br />
relative statuizioni sulla base
di criteri distinti e autonomi<br />
rispetto a quelli r<strong>il</strong>evanti in<br />
sede di <strong>separazione</strong> e tenere<br />
conto, semmai, della<br />
situazione reddituale della<br />
famiglia al momento della<br />
cessazione della convivenza<br />
quale elemento induttivo da<br />
cui desumere, in via<br />
presuntiva, <strong>il</strong> tenore di vita<br />
goduto in costanza di<br />
matrimonio ai soli fini del<br />
riconoscimento dell’assegno
di divorzio ( 337 ).<br />
Tuttavia si deve tenere<br />
presente la tendenza della<br />
giurisprudenza di merito a<br />
considerare la mancata<br />
previsione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore della<br />
moglie in sede di <strong>separazione</strong><br />
quale indice della capacità<br />
della stessa di mantenere con<br />
i propri mezzi un tenore di<br />
vita analogo a quello goduto<br />
durante la convivenza, e
dunque elemento sufficiente<br />
ad escludere l’attribuzione<br />
dell’assegno di divorzio, in<br />
mancanza di una<br />
significativa modifica delle<br />
condizioni patrimoniali dei<br />
coniugi ( 338 ).<br />
4 . L’indisponib<strong>il</strong>ità del<br />
diritto all’assegno di<br />
divorzio e gli accordi di<br />
natura patrimoniale tra le<br />
parti.
L’accentuato r<strong>il</strong>ievo che ha<br />
assunto la componente<br />
assistenziale dell’assegno di<br />
divorzio con la riforma del<br />
1987 ha consolidato<br />
l’indirizzo della<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
sulla non disponib<strong>il</strong>ità del<br />
diritto all’assegno ( 339 ).<br />
Si continua così a ritenere<br />
che gli accordi dei coniugi<br />
diretti a fissare, in sede di<br />
<strong>separazione</strong>, i reciproci
apporti economici in<br />
r e l a z i o n e al futuro ed<br />
eventuale divorzio, con<br />
riferimento all’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, siano nulli <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong>liceità della causa ( 340 ).<br />
Ne consegue che non è<br />
ritenuta applicab<strong>il</strong>e al di<br />
fuori del giudizio di divorzio<br />
la disposizione dell’art. 5,<br />
comma 8, l. div., a norma del<br />
quale, su accordo delle parti,<br />
la corresponsione
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e può<br />
avvenire in unica soluzione,<br />
ove ritenuta equa dal<br />
tribunale, senza che si possa<br />
in tal caso proporre alcuna<br />
successiva domanda a<br />
contenuto economico ( 341 ).<br />
Né gli accordi di <strong>separazione</strong><br />
possono implicare rinuncia<br />
all’assegno di divorzio ( 342 ).<br />
Pur non modificando <strong>il</strong> suo<br />
orientamento, la<br />
giurisprudenza di legittimità
negli ultimi anni ha a<strong>per</strong>to<br />
uno spiraglio al<br />
riconoscimento<br />
dell’autonomia privata in tali<br />
ipotesi, sostenendo la validità<br />
degli accordi raggiunti dalle<br />
parti quando non dispongano<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro assetto dei<br />
rapporti economici fra<br />
coniugi, ma riguardino<br />
invece <strong>il</strong> passato, ponendo<br />
fine alle controversie insorte<br />
tra gli stessi. Si ammette<br />
quindi la validità di una
transazione o di una rinuncia,<br />
purchè non sia compromessa<br />
la posizione del "<strong>coniuge</strong> più<br />
debole", e fatta salva<br />
l’applicazione della clausola<br />
rebus sic stantibus ( 343 ).
CAPITOLO X<br />
L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />
ANALISI CRITICO-<br />
GIURIDICA DELLA<br />
NORMATIVA<br />
SOMMARIO: 1. L’accertamento<br />
del diritto all’assegno di<br />
divorzio. – 2. I presupposti <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
divorzio: la mancanza di<br />
adeguati “mezzi” propri e<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarseli
<strong>per</strong> ragioni oggettive. – 3. <strong>Il</strong><br />
riferimento al tenore di vita<br />
goduto in costanza di<br />
matrimonio e la valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
economica delle parti. – 4 . La<br />
prova dell’inadeguatezza dei<br />
mezzi e del tenore di vita<br />
goduto in costanza di<br />
matrimonio. – 5. La<br />
quantificazione dell’assegno di<br />
divorzio. I criteri di<br />
valutazione. – 5.1. Le<br />
condizioni dei coniugi e <strong>il</strong> loro<br />
reddito. – 5.2. Le ragioni della<br />
decisione. – 5.3. <strong>Il</strong> contributo
<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />
da ciascuno alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />
del patrimonio di ciascuno e di<br />
quello comune. – 5.4. La<br />
valutazione dei precedenti<br />
criteri in rapporto alla durata<br />
del matrimonio. – 6. Ulteriori<br />
circostanze che possono<br />
influire sulla quantificazione<br />
dell’assegno. – 6.1.<br />
L’assegnazione della casa<br />
coniugale. – 6.2. La convivenza<br />
more uxorio. – 7.<br />
L’accertamento dei redditi e le<br />
indagini tributarie. – 8. Le
modalità di corresponsione<br />
dell’assegno di divorzio. – 8.1.<br />
La somministrazione <strong>per</strong>iodica.<br />
– 8.2. La corresponsione<br />
dell’assegno in unica<br />
soluzione. – 9. La disciplina<br />
dell’assegno di divorzio. – 9.1.<br />
La decorrenza. 9.2.<br />
L’adeguamento dell’assegno. –<br />
10. La revisione dell’assegno. –<br />
11. Le cause di estinzione.<br />
1. L’accertamento del diritto<br />
all’assegno di divorzio.
<strong>Il</strong> riconoscimento e la<br />
determinazione dell’assegno<br />
di divorzio si articolano in<br />
due fasi.<br />
’Nella prima fase <strong>il</strong><br />
giudice deve verificare, al<br />
momento del divorzio,<br />
l’esistenza del diritto in<br />
astratto, in relazione<br />
all’inadeguatezza dei mezzi<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente o alla<br />
sua impossib<strong>il</strong>ità di<br />
procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive, raffrontati ad un
tenore di vita analogo a<br />
quello goduto in costanza di<br />
matrimonio, o che poteva<br />
legittimamente fondarsi su<br />
aspettative maturate <strong>nel</strong><br />
corso del matrimonio, e deve<br />
q u i n d i procedere ad una<br />
determinazione quantitativa<br />
delle somme sufficienti a<br />
su<strong>per</strong>are l’inadeguatezza di<br />
detti mezzi, che costituiscono<br />
<strong>il</strong> tetto massimo della misura<br />
dell’assegno.<br />
Nella seconda fase, <strong>il</strong>
giudice deve poi procedere<br />
alla determinazione in<br />
concreto dell’assegno in base<br />
alla valutazione ponderata e<br />
b<strong>il</strong>aterale dei criteri indicati<br />
<strong>nel</strong>lo stesso art. 5 l. div, che<br />
agiscono come fattori di<br />
moderazione e diminuzione<br />
della somma considerata in<br />
astratto, e possono in ipotesi<br />
estreme valere anche ad<br />
azzerarla, quando la<br />
conservazione del tenore di<br />
vita assicurato dal
matrimonio finisca <strong>per</strong><br />
risultare incompatib<strong>il</strong>e con<br />
tali elementi di<br />
quantificazione ( 344 ).<br />
L’intervento del giudice,<br />
stante la natura assistenziale<br />
dell’assegno di divorzio, si<br />
pone di fatto in funzione di<br />
riequ<strong>il</strong>ibrio delle posizioni<br />
dei coniugi, a seguito<br />
all’apprezzab<strong>il</strong>e<br />
deterioramento delle<br />
condizioni economiche di
uno di essi, in conseguenza<br />
del divorzio. Tale funzione,<br />
tuttavia, presuppone che vi<br />
sia stata una effettiva<br />
comunione di vita<br />
matrimoniale, cui abbia<br />
concretamente contribuito <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno, dovendosi<br />
escludere <strong>il</strong> riconoscimento<br />
del diritto all’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e qualora si accerti<br />
che <strong>il</strong> matrimonio abbia<br />
avuto una durata molto breve
e nessun contributo materiale<br />
e morale sia stato mai dato<br />
dal <strong>coniuge</strong> richiedente ( 345 ).<br />
In ogni caso, totalmente<br />
estranei all’accertamento<br />
dell’an debeatur sono i<br />
criteri risarcitorio e<br />
compensativo. Le<br />
considerazioni sulla<br />
responsab<strong>il</strong>ità del fallimento<br />
matrimoniale ( 346 ) e la<br />
valutazione delle ragioni<br />
della decisione, del
contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />
economico dato da ciascuno<br />
alla conduzione fam<strong>il</strong>iare ed<br />
alla formazione del<br />
patrimonio di ciascuno o di<br />
quello comune, <strong>il</strong> tutto in<br />
relazione alla durata del<br />
matrimonio, non sono<br />
autonome condizioni <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
divorzio, bensì criteri<br />
integrativi <strong>per</strong> la sua<br />
quantificazione ( 347 ).
2 . I presupposti <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
divorzio: la mancanza di<br />
adeguati “mezzi” propri e<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarseli<br />
<strong>per</strong> ragioni oggettive.<br />
La concessione<br />
dell’assegno di divorzio<br />
trova presupposto<br />
<strong>nel</strong>l’inadeguatezza dei mezzi<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente<br />
(redditi, cespiti patrimoniali
ed altre ut<strong>il</strong>ità economiche di<br />
cui possa disporre) o<br />
<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />
oggettive, raffrontate ad un<br />
tenore di vita<br />
tendenzialmente analogo a<br />
quello avuto in costanza di<br />
matrimonio e che sarebbe<br />
presumib<strong>il</strong>mente proseguito<br />
in caso di continuazione<br />
dello stesso, o che poteva<br />
legittimamente e<br />
ragionevolmente fondarsi su
aspettative maturate <strong>nel</strong><br />
corso del rapporto, fissate al<br />
momento del divorzio.<br />
Non è necessario uno stato<br />
di bisogno dell’avente diritto,<br />
<strong>il</strong> quale può anche essere<br />
economicamente<br />
autosufficiente, r<strong>il</strong>evando<br />
invece l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />
deterioramento, in<br />
dipendenza del divorzio,<br />
delle precedenti condizioni<br />
economiche che devono<br />
essere tendenzialmente
ipristinate <strong>per</strong> ristab<strong>il</strong>ire un<br />
certo equ<strong>il</strong>ibrio ( 348 ).<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> richiedente deve<br />
inoltre trovarsi<br />
<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> ragioni<br />
obiettive di procurarsi<br />
adeguati mezzi di<br />
sostentamento, e quindi di<br />
svolgere un’attività<br />
lavorativa. Questa condizione<br />
è considerata dalla dottrina e<br />
dalla giurisprudenza non<br />
alternativa, bensì esplicativa
ispetto a quella della<br />
mancanza dei mezzi, in<br />
quanto volta a chiarire che<br />
tale indisponib<strong>il</strong>ità non deve<br />
essere imputab<strong>il</strong>e al <strong>coniuge</strong><br />
richiedente ( 349 ).<br />
Tale indagine deve essere<br />
condotta in sede di merito, ed<br />
esprimersi sul piano della<br />
concretezza e dell’effettività,<br />
tenendo conto di tutti gli<br />
elementi e fattori -<br />
individuali, ambientali,
territoriali, economico<br />
sociali - della specifica<br />
fattispecie ( 350 ). Nella varia<br />
casistica, si è data r<strong>il</strong>evanza a<br />
ragioni strettamente legate<br />
alla <strong>per</strong>sona, quali l’età, la<br />
salute, <strong>il</strong> tempo intercorso<br />
dall’ultima prestazione di<br />
lavoro, l’esigenza di<br />
dedicarsi ai <strong>figli</strong>, ma anche<br />
alle condizioni offerte dal<br />
mercato del lavoro e<br />
all’eventuale impossib<strong>il</strong>ità di
trovare un’attività confacente<br />
alla posizione sociale e alla<br />
qualificazione professionale<br />
( 351 ).<br />
Si è anche affermato che la<br />
possib<strong>il</strong>ità di svolgere<br />
attività lavorativa deve<br />
essere, sotto l’aspetto<br />
economico e sociale,<br />
rapportata al lavoro svolto<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio ( 352 ),<br />
e al contesto socio<br />
economico in cui si è svolta
la vita coniugale. Deve<br />
comunque risultare non la<br />
mera capacità lavorativa, <strong>per</strong><br />
età e condizioni di salute, ma<br />
l’effettiva possib<strong>il</strong>ità di<br />
concretizzare tale capacità., e<br />
si è <strong>per</strong>tanto sostenuto che<br />
non assume r<strong>il</strong>ievo, quale<br />
prova della possib<strong>il</strong>ità di<br />
svolgimento di un’attività<br />
lavorativa retribuita, la<br />
formale iscrizione dell’ex<strong>coniuge</strong><br />
<strong>nel</strong>le liste di
collocamento ( 353 ). Al<br />
contrario si è ritenuto che<br />
l’iscrizione <strong>nel</strong>le liste di<br />
collocamento della<br />
richiedente, comprova lo<br />
stato di privazione di mezzi<br />
economici idonei a garantirle<br />
lo stesso tenore di vita<br />
goduto in costanza di<br />
matrimonio ( 354 ).<br />
3. <strong>Il</strong> riferimento al tenore di<br />
vita goduto in costanza di
matrimonio e la valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
economica delle parti.<br />
<strong>Il</strong> tenore di vita coniugale<br />
è <strong>il</strong> parametro <strong>per</strong> la<br />
valutazione dell’adeguatezza<br />
dei redditi del <strong>coniuge</strong> che<br />
richiede l’assegno divorz<strong>il</strong>e;<br />
tuttavia indica solo <strong>il</strong> «tetto<br />
massimo» dell’assegno,<br />
poichè, <strong><strong>nel</strong>la</strong> concreta<br />
determinazione del diritto, <strong>il</strong>
giudice deve tenere conto<br />
degli altri parametri indicati<br />
dall’art. 5, comma 6, l. div.,<br />
che riflettono le esigenze<br />
compensative e risarcitorie, e<br />
o<strong>per</strong>ano generalmente come<br />
«fattori di moderazione»,<br />
fino al possib<strong>il</strong>e azzeramento<br />
dell’assegno.<br />
<strong>Il</strong> tenore di vita precedente<br />
viene provato o desunto dalle<br />
potenzialità economiche dei<br />
coniugi, ossia<br />
dall’ammontare complessivo
dei loro redditi e delle loro<br />
disponib<strong>il</strong>ità patrimoniali,<br />
come avviene anche in sede<br />
di <strong>separazione</strong> ( 355 ). Non è<br />
r<strong>il</strong>evante <strong>il</strong> tenore di vita di<br />
livello inferiore tollerato,<br />
subito o concordato, ma<br />
quello che i coniugi<br />
avrebbero potuto tenere in<br />
base alle rispettive<br />
potenzialità economiche<br />
( 356 ).<br />
Sul livello di benessere
economico che l’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e deve garantire<br />
<strong>per</strong>mane tuttavia un’ampia<br />
discrezionalità del giudice in<br />
relazione al caso specifico. <strong>Il</strong><br />
tenore di vita resta un<br />
semplice “dato di partenza”<br />
( 357 ), un criterio indicativo,<br />
da ripristinare<br />
“tendenzialmente”, <strong>per</strong><br />
ristab<strong>il</strong>ire un certo equ<strong>il</strong>ibrio,<br />
che tuttavia non può essere<br />
inteso in senso assoluto e
aprioristico ( 358 ).<br />
Si è anche precisato che<br />
somiglianza del tenore di vita<br />
non significa poter disporre<br />
esattamente della stessa<br />
entità di risorse, ma soltanto<br />
non appartenere,<br />
successivamente al divorzio,<br />
ad una fascia economicosociale<br />
macroscopicamente<br />
deteriore ( 359 ). Inoltre,<br />
<strong>per</strong>ché al <strong>coniuge</strong> istante<br />
venga riconosciuto <strong>il</strong> diritto,
non è sufficiente che l’altro<br />
<strong>coniuge</strong> goda di beni e redditi<br />
più cospicui, in quanto la<br />
constatazione di un oggettivo<br />
squ<strong>il</strong>ibrio tra le situazioni<br />
degli ex coniugi non può<br />
assumere r<strong>il</strong>evanza laddove<br />
si sia originato <strong>per</strong> effetto di<br />
incrementi patrimoniali alla<br />
cui formazione <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
richiedente non abbia<br />
contribuito ( 360 ).<br />
Peraltro, dovendo tenere
presente che <strong>nel</strong><br />
procedimento di divorzio la<br />
valutazione dei presupposti e<br />
degli elementi su cui si fonda<br />
l’assegno è o<strong>per</strong>ata dal<br />
giudice con riferimento a<br />
quel momento, assumono<br />
r<strong>il</strong>ievo gli intervenuti<br />
eventuali miglioramenti della<br />
situazione economica del<br />
<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />
chiede l’assegno, qualora<br />
costituiscano sv<strong>il</strong>uppi<br />
naturali e prevedib<strong>il</strong>i
dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, quali ad<br />
esempio i miglioramenti<br />
economici relativi all’attività<br />
di lavoro subordinato svolta<br />
dal <strong>coniuge</strong> durante la<br />
convivenza, i quali<br />
costituiscano evoluzione<br />
normale e prevedib<strong>il</strong>e,<br />
ancorché non certa, del<br />
rapporto di lavoro ( 361 ).<br />
Non assumono invece<br />
r<strong>il</strong>ievo i miglioramenti che
scaturiscono da eventi<br />
autonomi, non collegati alla<br />
situazione di fatto e alle<br />
aspettative maturate <strong>nel</strong><br />
corso del matrimonio e<br />
aventi carattere di<br />
eccezionalità in quanto<br />
connessi a circostanze ed<br />
eventi del tutto occasionali<br />
ed imprevedib<strong>il</strong>i ( 362 ).<br />
Quanto ai miglioramenti<br />
determinati da altre<br />
circostanze, quali ad esempio
<strong>il</strong> conseguimento di una<br />
eredità, l’orientamento<br />
giurisprudenziale prevalente<br />
sostiene che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
divorziato non possa<br />
pretendere la revisione<br />
dell’assegno <strong>per</strong> beneficiare<br />
della eredità conseguita<br />
dall’obbligato<br />
successivamente al divorzio,<br />
atteso che le aspettative<br />
ereditarie sono sino al<br />
momento dell’a<strong>per</strong>tura della<br />
successione prive di valenza
sul tenore di vita<br />
matrimoniale e<br />
giuridicamente inidonee a<br />
fondare affidamenti<br />
economici ( 363 ). Si terrà<br />
conto, invece, dei cespiti<br />
ereditari <strong>per</strong>venuti al <strong>coniuge</strong><br />
obbligato in costanza di<br />
matrimonio, in quanto<br />
concorrenti a determinare <strong>il</strong><br />
tenore di vita della coppia<br />
durante <strong>il</strong> regime<br />
matrimoniale ( 364 ).
4 . La prova<br />
dell’inadeguatezza dei mezzi<br />
e del tenore di vita goduto in<br />
costanza di matrimonio.<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno ha l’onere di<br />
fornire la dimostrazione della<br />
fascia socio-economica di<br />
appartenenza della coppia<br />
all’epoca della convivenza, e<br />
del relativo st<strong>il</strong>e di vita<br />
adottato durante <strong>il</strong>
matrimonio, nonché l’attuale<br />
situazione economica,<br />
provando non solo un<br />
oggettivo divario tra le<br />
rispettive condizioni<br />
economiche ma altresì<br />
l’esistenza di un nesso<br />
causale tra <strong>il</strong> divorzio e <strong>il</strong><br />
deterioramento delle proprie<br />
condizioni di vita.<br />
In mancanza di prova da<br />
parte del richiedente, <strong>il</strong><br />
giudice può tener conto della<br />
situazione reddituale e
patrimoniale della famiglia<br />
al momento della cessazione<br />
della convivenza, quale<br />
elemento induttivo da cui<br />
desumere, in via presuntiva,<br />
<strong>il</strong> tenore di vita goduto in<br />
costanza di matrimonio<br />
( 365 ), e fare riferimento,<br />
quale parametro di<br />
valutazione del pregresso<br />
tenore di vita, alla<br />
documentazione attestante i<br />
redditi del <strong>coniuge</strong> onerato
( 366 ).<br />
Tale accertamento non<br />
richiede la rigida<br />
applicazione di criteri<br />
matematicamente analitici,<br />
una volta che sia stata<br />
raggiunta la prova<br />
dell’inadeguatezza dei mezzi<br />
attualmente disponib<strong>il</strong>i a<br />
garantire un tenore di vita<br />
analogo a quello precedente<br />
( 367 ).<br />
Anche con riferimento al
procedimento di divorzio si è<br />
affermato che la mancata<br />
prova, da parte del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente l’assegno, delle<br />
condizioni richieste dalla<br />
legge non comporta<br />
l’automatica conseguenza del<br />
rigetto della domanda, in<br />
quanto <strong>nel</strong> nostro<br />
ordinamento processuale<br />
vige <strong>il</strong> principio di<br />
acquisizione, secondo <strong>il</strong><br />
quale le risultanze istruttorie,<br />
comunque ottenute e quale
che sia la parte ad iniziativa<br />
o <strong>per</strong> istanza della quale sono<br />
formate, concorrono tutte,<br />
indistintamente, alla<br />
formazione del<br />
convincimento del giudice,<br />
che può anche far riferimento<br />
a fatti non contestati dalla<br />
controparte, alla comune<br />
es<strong>per</strong>ienza e a fatti notori<br />
( 368 ).<br />
5 . La quantificazione
dell’assegno di divorzio. I<br />
criteri di valutazione.<br />
La misura concreta<br />
dell’assegno deve essere<br />
fissata in base alla<br />
valutazione ponderata e<br />
b<strong>il</strong>aterale dei criteri indicati<br />
<strong>nel</strong>l’art. 5, comma 6, l. div.,<br />
costituiti dalle condizioni dei<br />
coniugi, dalle ragioni della<br />
decisione, dal contributo<br />
<strong>per</strong>sonale ed economico dato
da ciascuno alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />
del patrimonio di ciascuno e<br />
di quello comune, dal reddito<br />
di entrambi, esaminati anche<br />
in rapporto alla durata del<br />
matrimonio, i quali agiscono<br />
come fattori di moderazione<br />
e diminuzione della somma<br />
considerata in astratto.<br />
<strong>Il</strong> giudice del merito,<br />
purché ne dia adeguata<br />
giustificazione, non è tenuto<br />
ad ut<strong>il</strong>izzare tutti i suddetti
criteri, salva restando la<br />
valutazione della loro<br />
influenza sulla misura<br />
dell’assegno stesso ( 369 ).<br />
L’importo dell’assegno potrà<br />
essere determinato (o<br />
azzerato) sulla base di uno<br />
soltanto di tali elementi,<br />
valutato in termini di<br />
prevalenza rispetto a tutti gli<br />
altri ( 370 ).<br />
5.1. Le condizioni dei coniugi
e <strong>il</strong> loro reddito.<br />
L’indagine sulle<br />
condizioni <strong>nel</strong>le quali<br />
versano i coniugi deve<br />
comportare una valutazione<br />
comparativa delle loro<br />
situazioni.<br />
Le “condizioni dei<br />
coniugi” r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />
della quantificazione<br />
dell’assegno di divorzio si<br />
riferiscono, riguardo al
eneficiario, essenzialmente<br />
alle sue condizioni <strong>per</strong>sonali,<br />
ed in particolare all’età, allo<br />
stato di salute, alle<br />
condizioni sociali di<br />
appartenenza, alle eventuali<br />
qualifiche professionali,<br />
all’attività lavorativa svolta o<br />
all’attitudine a svolgere un<br />
determinato lavoro, e a tutti<br />
quegli elementi che possano<br />
influire ai fini della<br />
determinazione dell’assegno.<br />
Quanto alla valutazione dei
suoi redditi, è da ritenersi<br />
assorbita <strong><strong>nel</strong>la</strong> disamina<br />
sull’adeguatezza o meno dei<br />
suoi mezzi a mantenere un<br />
tenore di vita<br />
tendenzialmente analogo a<br />
quello goduto durante <strong>il</strong><br />
matrimonio.<br />
Con riferimento al <strong>coniuge</strong><br />
obbligato all’assegno, <strong>il</strong><br />
giudice deve tenere conto di<br />
ogni elemento, sia di<br />
carattere patrimoniale, che<br />
<strong>per</strong>sonale.
Per quanto riguarda i<br />
redditi, si tengono in<br />
considerazione gli<br />
emolumenti, le indennità<br />
integrative ( 371 ), le entrate di<br />
qualsiasi natura purché non<br />
occasionali ( 372 ), la sua<br />
condizione professionale,<br />
anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> proiezione futura<br />
( 373 ).<br />
Devono poi essere valutati<br />
i cespiti patrimoniali, anche<br />
immob<strong>il</strong>iari, di entrambi i
coniugi, sia produttivi che<br />
improduttivi, poiché tali<br />
cespiti, oltre alla intrinseca<br />
idoneità ad assicurare<br />
benefici di r<strong>il</strong>evanza<br />
economica al loro titolare,<br />
rappresentano, comunque, un<br />
valore patrimoniale<br />
suscettib<strong>il</strong>e di conversione o<br />
di diverso impiego ( 374 ).<br />
Ulteriori elementi da<br />
tenere in considerazione sono<br />
la convivenza more uxorio, la
nascita di <strong>figli</strong> naturali,<br />
l’assegnazione della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare.<br />
<strong>Il</strong> giudice deve, in ogni<br />
caso, effettuare la<br />
valutazione delle condizioni<br />
economiche dei coniugi e del<br />
loro reddito, con riferimento<br />
alla fattispecie concreta e a<br />
dati realmente esistenti, e<br />
non secondo apprezzamenti<br />
probab<strong>il</strong>istici ( 375 ).<br />
L’apporto economico delle
famiglie d’origine o di altri<br />
estranei al nucleo fam<strong>il</strong>iare,<br />
caratterizzato da mero spirito<br />
di liberalità, non ha alcuna<br />
r<strong>il</strong>evanza e non può essere<br />
preso in considerazione, ai<br />
fini della determinazione<br />
dell’importo dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e ( 376 ). Né<br />
tantomeno costituisce<br />
parametro di riferimento, <strong>il</strong><br />
rapporto con i patrimoni<br />
delle famiglie di
appartenenza degli ex<br />
coniugi ( 377 ).<br />
5 . 2 . Le ragioni della<br />
decisione.<br />
Le “ragioni della<br />
decisione” in passato<br />
integravano <strong>il</strong> cd. criterio<br />
risarcitorio, ma oggi possono<br />
essere prese in<br />
considerazione dal giudice,<br />
unitamente a tutti gli altri
elementi indicati <strong>nel</strong>l’art. 5,<br />
comma 6, l. div., soltanto<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase della concreta<br />
determinazione dell’assegno,<br />
e solo come criterio di<br />
moderazione del suo<br />
ammontare.<br />
Ne deriva che<br />
l’accertamento della loro<br />
sussistenza diventa su<strong>per</strong>fluo<br />
quando risulti che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
richiedente goda di mezzi<br />
adeguati. Laddove invece<br />
sussistano i presupposti
<strong>per</strong>ché gli venga riconosciuto<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> criterio<br />
risarcitorio non potrà<br />
comunque comportare un<br />
incremento dell’ammontare<br />
dell’assegno. È <strong>per</strong>tanto<br />
evidente che <strong>nel</strong>l’attuale<br />
normativa <strong>il</strong> criterio<br />
risarcitorio ha <strong>per</strong>so quella<br />
valenza che gli era attribuita<br />
dall’originaria legge sul<br />
divorzio.<br />
<strong>Il</strong> criterio delle “ragioni<br />
della decisione”, secondo un
orientamento<br />
giurisprudenziale ancora<br />
recente, postula un’indagine<br />
sulla responsab<strong>il</strong>ità del<br />
fallimento del matrimonio in<br />
una prospettiva<br />
comprendente l’intero<br />
<strong>per</strong>iodo della vita coniugale,<br />
e quindi una valutazione che<br />
attiene non soltanto alle<br />
cause determinative della<br />
<strong>separazione</strong>, ma anche al<br />
successivo comportamento<br />
che ha concretamente
costituito un impedimento al<br />
ripristino della comunione<br />
spirituale e materiale e alla<br />
ricostituzione del consorzio<br />
fam<strong>il</strong>iare ( 378 ). Tuttavia si<br />
precisa che <strong>il</strong> comportamento<br />
dei coniugi anteriore alla<br />
<strong>separazione</strong> resta pur sempre<br />
assorbito dalla valutazione<br />
effettuata al riguardo dal<br />
giudice della <strong>separazione</strong> <strong>nel</strong><br />
procedimento contenzioso<br />
( 379 ), o dall’accordo di
<strong>separazione</strong> consensuale,<br />
dove non emergono<br />
responsab<strong>il</strong>ità specifiche di<br />
un <strong>coniuge</strong> <strong>nel</strong> fallimento del<br />
rapporto.<br />
La dottrina, <strong>per</strong> lo più<br />
contraria alla <strong>per</strong>manenza di<br />
tale criterio <strong>nel</strong> testo<br />
novellato della legge sul<br />
divorzio, osserva che è in<br />
stridente contrasto con la<br />
natura assistenziale<br />
dell’assegno postmatrimoniale,<br />
e che in ogni
caso può rivestire solo una<br />
funzione marginale di tutela<br />
del <strong>coniuge</strong> non responsab<strong>il</strong>e,<br />
essendo invece dubbio che<br />
possa legittimare una<br />
decurtazione dell’assegno<br />
( 380 ).<br />
Le recenti a<strong>per</strong>ture della<br />
giurisprudenza in tema di<br />
danno endofam<strong>il</strong>iare<br />
consentono <strong>per</strong>altro al<br />
<strong>coniuge</strong>, anche <strong>nel</strong> caso in<br />
cui non abbia diritto
all’assegno divorz<strong>il</strong>e, di far<br />
accertare in separato giudizio<br />
<strong>il</strong> suo diritto ad essere<br />
risarcito del danno subito <strong>per</strong><br />
l’<strong>il</strong>lecito comportamento<br />
dell’altro, tenuto in<br />
violazione degli obblighi<br />
fam<strong>il</strong>iari ( 381 ).<br />
5.3. <strong>Il</strong> contributo <strong>per</strong>sonale<br />
ed economico dato da<br />
ciascuno alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione
del patrimonio di ciascuno e<br />
di quello comune.<br />
La valutazione del<br />
“contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />
economico dato da ciascuno”<br />
dei coniugi “alla conduzione<br />
fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />
del patrimonio di ciascuno o<br />
di quello comune” costituiva,<br />
prima della legge di riforma<br />
del divorzio, <strong>il</strong> cd. criterio<br />
compensativo.
Nella normativa vigente,<br />
se considerato come<br />
elemento che agisce in<br />
riduzione dell’assegno<br />
determinato in astratto, <strong>per</strong>de<br />
evidentemente di concreta<br />
r<strong>il</strong>evanza. L’accertamento in<br />
positivo del contributo<br />
<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />
da ciascun <strong>coniuge</strong> alla<br />
conduzione fam<strong>il</strong>iare ed alla<br />
formazione del patrimonio<br />
comune e dell’altro <strong>coniuge</strong>,<br />
costituisce al più una
conferma dell’assegno<br />
determinato in via astratta<br />
dal giudice, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase in cui<br />
valuta la sussistenza dei<br />
presupposti di natura<br />
assistenziale dell’assegno<br />
stesso in relazione al tenore<br />
di vita pregresso.<br />
Giurisprudenza e dottrina<br />
sostengono che <strong>per</strong> valutare<br />
<strong>il</strong> contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />
economico dato da ciascun<br />
<strong>coniuge</strong> si debba accertare<br />
l’apporto dato <strong><strong>nel</strong>la</strong> gestione
della vita fam<strong>il</strong>iare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
cura e crescita dei <strong>figli</strong>, e<br />
<strong>nel</strong>l’assistenza morale e<br />
materiale all’altro <strong>coniuge</strong><br />
( 382 ).<br />
Viene presa in<br />
considerazione anche<br />
l’attività del <strong>coniuge</strong> che ha<br />
consentito all’altro di<br />
sottrarsi alle incombenze<br />
fam<strong>il</strong>iari, consentendogli di<br />
dedicarsi ad un’attività<br />
produttiva di reddito con
sv<strong>il</strong>uppi di carriera ( 383 ).<br />
Quanto alla r<strong>il</strong>evanza del<br />
contributo dato dal <strong>coniuge</strong><br />
alla formazione del<br />
patrimonio dell’altro o di<br />
quello comune, muta a<br />
seconda che i coniugi fossero<br />
in regime di comunione<br />
legale, <strong>nel</strong> qual caso si sarà<br />
già proceduto o si potrà<br />
procedere alla divisione dei<br />
beni comuni, o di<br />
<strong>separazione</strong> dei beni,
dovendosi, in quest’ultimo<br />
caso, tenere in maggiore<br />
considerazione l’apporto del<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole.<br />
<strong>Il</strong> <strong>per</strong>iodo temporale cui<br />
far riferimento <strong>per</strong><br />
l’applicazione del criterio<br />
compensativo è quello<br />
coincidente con l’intero<br />
rapporto coniugale, compresa<br />
la <strong>separazione</strong>, in particolare<br />
quando <strong>il</strong> contributo sia<br />
anche consistito <strong><strong>nel</strong>la</strong> cura
dei <strong>figli</strong> ( 384 ).<br />
5 . 4 . La valutazione dei<br />
precedenti criteri in rapporto<br />
alla durata del matrimonio<br />
La durata del matrimonio,<br />
elemento rivelatore<br />
dell’effettività della<br />
comunione di vita coniugale<br />
( 385 ), incide<br />
significativamente sulla
determinazione dell’assegno,<br />
in quanto è <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro attraverso<br />
cui devono essere esaminati e<br />
considerati tutti gli altri<br />
criteri.<br />
Per “durata del<br />
matrimonio” si intende<br />
l’intera durata del vincolo,<br />
che si esaurisce con la<br />
pronuncia del divorzio, e non<br />
già la sola durata della<br />
convivenza coniugale ( 386 ).<br />
Poiché l’assegno di
divorzio ha lo scopo di<br />
tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole,<br />
secondo recente<br />
giurisprudenza tale finalità<br />
non viene meno ove <strong>il</strong><br />
matrimonio abbia avuto<br />
breve durata e la comunione<br />
materiale e spirituale non si<br />
sia potuta costituire senza<br />
colpa di questi, influendo in<br />
tal caso la brevità del<br />
matrimonio unicamente sulla<br />
misura dell’assegno.
Si osserva <strong>per</strong>altro che<br />
esula dalla ratio della norma<br />
<strong>il</strong> riconoscimento di un<br />
assegno di divorzio ove <strong>il</strong><br />
rapporto matrimoniale, <strong>per</strong><br />
volontà e colpa di entrambe<br />
le parti o della parte<br />
richiedente, risulti solo<br />
formalmente istituito e non<br />
abbia dato luogo alla<br />
formazione di alcuna<br />
comunione materiale e<br />
spirituale tra i coniugi ( 387 ).
Pertanto, <strong>nel</strong> caso di<br />
convivenze brevi in cui sia<br />
dubitab<strong>il</strong>e che si sia formata<br />
una comunione materiale e<br />
spirituale fra i coniugi,<br />
tenuto conto anche delle<br />
rispettive responsab<strong>il</strong>ità,<br />
l’assegno potrà essere di<br />
importo contenuto o anche<br />
escluso ( 388 ).<br />
6 . Ulteriori circostanze che<br />
possono influire sulla
quantificazione dell’assegno.<br />
6 . 1 . L’assegnazione della<br />
casa coniugale.<br />
<strong>Il</strong> giudice, valutando le<br />
“condizioni dei coniugi”,<br />
deve considerare anche <strong>il</strong><br />
godimento della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare, che “è attribuito<br />
tenendo prioritariamente<br />
conto dell’interesse dei<br />
<strong>figli</strong>”, ai sensi dell’art.
155-quater introdotto dalla l.<br />
54/06 e applicab<strong>il</strong>e anche alla<br />
disciplina del divorzio ( 389 ).<br />
Lo stesso art. 155-quater<br />
dispone che<br />
“dell’assegnazione <strong>il</strong> giudice<br />
tiene conto <strong><strong>nel</strong>la</strong> regolazione<br />
dei rapporti economici tra i<br />
genitori, considerato<br />
l’eventuale titolo di<br />
proprietà”.<br />
Nel caso di immob<strong>il</strong>e in<br />
comproprietà o di proprietà
esclusiva del genitore non<br />
collocatario, l’assegnazione<br />
della casa costituisce <strong>per</strong><br />
l’altro <strong>coniuge</strong>, collocatario<br />
di <strong>figli</strong> minori o coabitante<br />
con <strong>figli</strong> maggiorenni non<br />
autonomi economicamente, e<br />
che abbia diritto all’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, un indubbio<br />
beneficio economico di cui si<br />
terrà conto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
quantificazione dell’assegno.<br />
Consolidata<br />
giurisprudenza afferma
inoltre che, se è pur vero che<br />
l’assegnazione della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare comporta anche<br />
riflessi economici, tale<br />
beneficio non può essere<br />
disposto al fine di sop<strong>per</strong>ire<br />
alle esigenze economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> più debole, a<br />
garanzia del quale è<br />
unicamente destinato<br />
l’assegno di divorzio ( 390 ).<br />
L’assegnazione della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare non ha <strong>per</strong>tanto una
funzione integrativa o<br />
sostitutiva dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, dovendo semmai<br />
tenersi conto, ai fini della<br />
determinazione di detto<br />
assegno, dell’eventuale<br />
esborso economico che l’uno<br />
o l’altro <strong>coniuge</strong> è tenuto ad<br />
affrontare <strong>per</strong> far fronte alle<br />
proprie esigenze abitative.<br />
La revoca<br />
dell’assegnazione della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare costituisce<br />
elemento valutab<strong>il</strong>e ai fini
del riconoscimento o della<br />
revisione dell’assegno di<br />
divorzio, in quanto essa<br />
incide negativamente sulla<br />
situazione economica della<br />
parte che ne <strong>per</strong>de <strong>il</strong><br />
godimento e deve re<strong>per</strong>ire<br />
un’altra sistemazione<br />
abitativa ( 391 ).<br />
6 . 2 . La convivenza more<br />
uxorio.
<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />
divorzio, in linea di<br />
principio, non può essere<br />
automaticamente negato <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> solo fatto di una<br />
convivenza more uxorio del<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole, rappresentando tale<br />
situazione solo un elemento<br />
valutab<strong>il</strong>e al fine di accertare<br />
se la parte che richiede<br />
l’assegno disponga o meno di<br />
mezzi adeguati rispetto al<br />
tenore di vita goduto in
costanza di matrimonio<br />
( 392 ).<br />
Secondo la giurisprudenza<br />
di legittimità, la convivenza<br />
more uxorio, anche se<br />
acquista carattere di stab<strong>il</strong>ità,<br />
non comporta un obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> reciproco fra i<br />
conviventi e può anche essere<br />
instaurata con <strong>per</strong>sona priva<br />
di redditi e patrimonio,<br />
cosicché l’incidenza<br />
economica della convivenza
deve essere valutata in<br />
relazione al complesso delle<br />
circostanze che<br />
caratterizzano <strong>il</strong> singolo<br />
caso.<br />
La prova del<br />
miglioramento economico<br />
delle condizioni del <strong>coniuge</strong><br />
che richiede l’assegno,<br />
determinato dalla convivenza<br />
con altri, può essere data con<br />
ogni mezzo, anche<br />
presuntivo, soprattutto con<br />
riferimento ai redditi e al
tenore di vita della <strong>per</strong>sona<br />
con la quale convive, i quali<br />
possono far presumere che<br />
dalla convivenza more uxorio<br />
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> tragga benefici<br />
economici.<br />
In dottrina, si sottolinea<br />
l’esigenza di verificare se la<br />
convivenza del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente implichi<br />
un’entrata economica<br />
caratterizzata da regolarità e<br />
tendenziale sicurezza ( 393 ),
poiché in tal caso si dovrà<br />
tenere conto delle prestazioni<br />
non occasionali <strong>per</strong>cepite,<br />
che integrano l’adempimento<br />
di un dovere sociale di<br />
<strong>mantenimento</strong> che si proietta<br />
<strong>nel</strong> tempo.<br />
Nell’ipotesi di convivenza<br />
more uxorio dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, la dottrina afferma<br />
che può avere qualche<br />
r<strong>il</strong>evanza se comporta esborsi<br />
di tipo continuativo, ma si<br />
esclude che gli oneri verso la
<strong>per</strong>sona convivente possano<br />
comportare l’esonero<br />
dall’obbligo dell’assegno di<br />
divorzio ( 394 ). La legge<br />
priv<strong>il</strong>egia in effetti l’ex<br />
<strong>coniuge</strong>, contemplando a suo<br />
favore un obbligo giuridico,<br />
mentre rispetto al convivente<br />
sorge soltanto un dovere<br />
morale, e <strong>per</strong>tanto l’impegno<br />
derivante all’ex <strong>coniuge</strong> dal<br />
carico di una convivenza<br />
stab<strong>il</strong>e può solo essere
valutato sul piano di un<br />
contem<strong>per</strong>amento dei diversi<br />
interessi ( 395 ). Si è inoltre<br />
negato che possa avere<br />
qualsivoglia r<strong>il</strong>evanza <strong>il</strong><br />
reddito della <strong>per</strong>sona che<br />
conviva con <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
obbligato al versamento<br />
dell’assegno stesso ( 396 ).<br />
7. L’accertamento dei redditi<br />
e le indagini tributarie.
L’art. 5, comma 9, l. div.<br />
dispone che i coniugi<br />
presentino all’udienza di<br />
comparizione avanti al<br />
presidente del tribunale la<br />
dichiarazione <strong>per</strong>sonale dei<br />
redditi ed ogni<br />
documentazione relativa ai<br />
loro redditi e al loro<br />
patrimonio <strong>per</strong>sonale e<br />
comune. L’obbligo della<br />
produzione in giudizio delle<br />
dichiarazioni dei redditi, di<br />
prassi indicato <strong>per</strong> gli ultimi
tre anni, è stato confermato<br />
<strong>nel</strong>le nuove disposizioni che<br />
disciplinano i procedimenti<br />
della <strong>separazione</strong> e del<br />
divorzio, introdotte dalla l.<br />
14.5.2005 n. 80 e succ.<br />
modif..<br />
L’art. 5, comma 9, l. div.<br />
prevede inoltre che in caso di<br />
contestazioni <strong>il</strong> tribunale<br />
disponga indagini sui redditi,<br />
sui patrimoni e sull’effettivo<br />
tenore di vita, valendosi, se<br />
del caso, anche della polizia
tributaria.<br />
Tale norma, tuttavia,<br />
secondo la giurisprudenza di<br />
legittimità non impone al<br />
tribunale in via automatica di<br />
disporre indagini avvalendosi<br />
della polizia tributaria ogni<br />
volta in cui sia contestato un<br />
reddito indicato e<br />
documentato, ma rimette allo<br />
stesso giudice la valutazione<br />
discrezionale di detta<br />
esigenza, avendo questi la<br />
facoltà di ammettere i mezzi
di prova proposti dalle parti e<br />
di ordinare gli altri che può<br />
disporre d’ufficio, previa<br />
valutazione della loro<br />
r<strong>il</strong>evanza e concludenza<br />
( 397 ).<br />
L’unico limite a detto<br />
potere è rappresentato dal<br />
fatto che <strong>il</strong> giudice, in deroga<br />
alle regole generali<br />
sull’onere della prova, non<br />
può rigettare le domande<br />
delle parti relative al
iconoscimento ed alla<br />
determinazione dell’assegno<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della mancata<br />
dimostrazione da parte loro<br />
degli assunti sui quali le<br />
richieste si basano, avendo in<br />
tal caso l’obbligo di disporre<br />
accertamenti d’ufficio,<br />
avvalendosi anche della<br />
polizia tributaria ( 398 ).<br />
Si deve ricordare che la<br />
polizia tributaria ha le<br />
funzioni di aus<strong>il</strong>iario
qualificato del giudice nei<br />
giudizi di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio e può solo adiuvare<br />
<strong>il</strong> giudice <strong>nel</strong> compimento<br />
delle sue mansioni, <strong>nel</strong> senso<br />
che i campi di indagine<br />
debbono essere determinati<br />
<strong>nel</strong> processo dal giudice sulla<br />
scorta delle richieste delle<br />
parti. Le modalità di<br />
accertamento della polizia<br />
tributaria sono dati<br />
dall’ut<strong>il</strong>izzo di una serie di<br />
sistemi informativi, quali a
titolo esemplificativo<br />
l’Anagrafe Tributaria, le<br />
Camere di Commercio, <strong>il</strong><br />
Pubblico Registro<br />
Automob<strong>il</strong>istico, le<br />
Conservatorie dei registri<br />
immob<strong>il</strong>iari, che consentono<br />
di acquisire una ricca serie di<br />
informazioni; <strong>per</strong> tutte le<br />
altre ricerche presso istituti<br />
di credito o altri, <strong>il</strong> giudice<br />
ben potrà delegare la polizia<br />
tributaria ai sensi degli artt.<br />
210 e 213 c.p.c, a seconda dei
casi.<br />
8 . Le modalità di<br />
corresponsione dell’assegno<br />
di divorzio.<br />
8 . 1 La somministrazione<br />
<strong>per</strong>iodica.<br />
Secondo l’art. 5, comma 6,<br />
l. div., l’assegno di divorzio<br />
che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> deve
corrispondere a favore<br />
dell’altro è somministrato<br />
“<strong>per</strong>iodicamente”.<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> obbligato deve<br />
eseguire con cadenza mens<strong>il</strong>e<br />
la prestazione pecuniaria,<br />
secondo quanto previsto in<br />
sentenza, e comunque<br />
secondo i criteri generali di<br />
adempimento delle<br />
obbligazioni, quanto a modo,<br />
luogo e tempo, fissati negli<br />
artt. 1176 - 1200 c.c. ( 399 ).
Si ritiene legittima anche<br />
la corresponsione<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
mediante forme alternative o<br />
integrative, quali <strong>il</strong><br />
pagamento del canone di<br />
locazione e degli oneri<br />
accessori relativi alla casa<br />
fam<strong>il</strong>iare ( 400 ), o <strong>il</strong><br />
versamento di ut<strong>il</strong>i di<br />
un’impresa commerciale<br />
( 401 ).<br />
L’obbligo di
corresponsione dell’assegno<br />
di divorzio è a tempo<br />
indeterminato, e <strong>il</strong> diritto a<br />
ricevere l’assegno,<br />
configurato come vitalizio,<br />
sussiste in quanto<br />
<strong>per</strong>mangano attuali le<br />
condizioni che ne hanno<br />
giustificato <strong>il</strong> riconoscimento<br />
( 402 ).<br />
Tuttavia la regola <strong>per</strong> cui<br />
la corresponsione<br />
dell’assegno è a tempo
indeterminato può subire<br />
delle eccezioni, e la dottrina<br />
non esclude che <strong>il</strong> tribunale<br />
possa disporre l’attribuzione<br />
<strong>per</strong> un tempo determinato, in<br />
ragione della previsione del<br />
su<strong>per</strong>amento delle condizioni<br />
che ne legittimano <strong>il</strong><br />
riconoscimento in capo al<br />
richiedente ( 403 ).<br />
L’assegno <strong>per</strong>iodico, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura in cui risulta dal<br />
provvedimento dell’autorità
giudiziaria, è considerato un<br />
onere deducib<strong>il</strong>e dal reddito<br />
delle <strong>per</strong>sone fisiche, ai sensi<br />
del D.P.R. n. 597 del 1973,<br />
art. 10, comma 1, lettera g)<br />
( 404 ).<br />
8 . 2 . La corresponsione<br />
dell’assegno in unica<br />
soluzione.<br />
Sull’accordo delle parti<br />
l’assegno di divorzio può
essere corrisposto anche in<br />
unica soluzione, come<br />
previsto dall’art. 5, comma 8,<br />
l. div., a seguito della riforma<br />
del 1987. La legge stessa<br />
esclude la possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />
giudice possa imporre la<br />
corresponsione dell’assegno<br />
con tale modalità, senza <strong>il</strong><br />
consenso di entrambi i<br />
coniugi ( 405 ).<br />
L’assegno corrisposto una<br />
tantum è soggetto al
controllo del tribunale che<br />
deve valutarne l’equità in<br />
relazione al caso specifico,<br />
ed in particolare alla idoneità<br />
di assicurare al <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario adeguati redditi<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> proprio sostentamento,<br />
con una valutazione<br />
proiettata <strong>nel</strong> tempo a venire<br />
( 406 ).<br />
La somma una tantum<br />
concordata tra le parti non<br />
necessariamente corrisponde
alla capitalizzazione<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico ( 407 ),<br />
e viene liberamente<br />
determinata <strong>nel</strong> suo<br />
ammontare dai coniugi, che,<br />
<strong>nel</strong>l’esercizio della loro<br />
autonomia negoziale,<br />
possono anche convenire<br />
altre forme di "liquidazione"<br />
dell’assegno, alternative o<br />
congiunte al versamento di<br />
una somma di denaro, quali <strong>il</strong><br />
trasferimento in proprietà di
eni immob<strong>il</strong>i, la<br />
costituzione di diritti reali di<br />
godimento sui beni stessi,<br />
etc. ( 408 ).<br />
La dottrina più recente,<br />
r<strong>il</strong>evato <strong>il</strong> sempre più<br />
frequente ricorso alla<br />
liquidazione dell’assegno in<br />
unica soluzione - in<br />
particolare nei casi di<br />
matrimoni di breve durata o<br />
senza <strong>figli</strong> - mette in luce <strong>il</strong><br />
ruolo primario
dell’autonomia negoziale dei<br />
coniugi, rispetto al potere di<br />
controllo del giudice<br />
sull’equità della prestazione,<br />
che, si teme, potrebbe<br />
tradursi in una<br />
compromissione degli<br />
accordi liberamente assunti<br />
dalle parti ( 409 ).<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità, viceversa,<br />
afferma che la valutazione di<br />
equità effettuata dal tribunale
costituisce un presupposto<br />
necessario, in assenza del<br />
quale l’accordo raggiunto dai<br />
coniugi non è vincolante e<br />
deve ritenersi privo di effetti.<br />
Si giunge quindi a sostenere,<br />
in alcune pronunce, che tale<br />
controllo deve essere<br />
effettuato anche <strong>nel</strong><br />
procedimento divorz<strong>il</strong>e<br />
introdotto su domanda<br />
congiunta, che si conclude<br />
con una sentenza del
tribunale ( 410 ).<br />
La valutazione giudiziale<br />
di equità della somma<br />
liquidata una tantum è stata<br />
introdotta dal legislatore in<br />
considerazione delle gravi<br />
conseguenze che derivano da<br />
tale modalità di<br />
corresponsione dell’assegno,<br />
che preclude la proposizione<br />
di successive domande di<br />
contenuto economico nei<br />
confronti dell’ex <strong>coniuge</strong>. La
legge infatti esclude la<br />
sopravvivenza in capo al<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario di<br />
qualsiasi ulteriore diritto, di<br />
contenuto patrimoniale e<br />
non, nei confronti dell’altro<br />
<strong>coniuge</strong>, attesa la cessazione<br />
<strong>per</strong> effetto del divorzio di<br />
qualsiasi rapporto tra gli ex<br />
coniugi, con la conseguenza<br />
che nessuna ulteriore<br />
prestazione può essere<br />
legittimamente invocata dal<br />
<strong>coniuge</strong> che ha <strong>per</strong>cepito
l ’ a s s e g n o una tantum,<br />
neanche <strong>per</strong> la<br />
sopravvenienza di quei<br />
giustificati motivi cui l’art. 9<br />
l. div. subordina<br />
l’ammissib<strong>il</strong>ità della istanza<br />
di revisione dell’assegno<br />
corrisposto <strong>per</strong>iodicamente<br />
( 411 ).<br />
L’assegno di divorzio<br />
corrisposto, su accordo delle<br />
parti, in unica soluzione, non<br />
è qualificab<strong>il</strong>e come
"reddito" imponib<strong>il</strong>e ai fini<br />
Irpef e quindi non è<br />
deducib<strong>il</strong>e.<br />
A tale conclusione è giunta<br />
la Suprema Corte che ha<br />
messo in luce la differenza<br />
tra "somministrazione<br />
<strong>per</strong>iodica" e "corresponsione<br />
in unica soluzione"<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e,<br />
precisando che, mentre <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
prima ipotesi assume r<strong>il</strong>ievo<br />
determinante l’erogazione,<br />
ripetuta <strong>per</strong>iodicamente <strong>nel</strong>
tempo e potenzialmente<br />
vitalizia, di una somma di<br />
denaro, assim<strong>il</strong>ata dall’art.<br />
47, comma 1, lett. f, D.P.R. n.<br />
597 del 1973, al pagamento<br />
di una sorta di retribuzione<br />
stab<strong>il</strong>ita a tempo, <strong>nel</strong> secondo<br />
caso viene trasferita una<br />
somma capitale dal <strong>coniuge</strong><br />
obbligato a quello<br />
beneficiario, che configura<br />
un’attribuzione patrimoniale<br />
e non un reddito ( 412 ).
Tale indirizzo<br />
interpretativo è stato<br />
confermato dalla Corte<br />
costituzionale, che in una<br />
ordinanza del 2001 ha<br />
ribadito la diversità delle due<br />
forme di adempimento,<br />
quella <strong>per</strong>iodica e quella una<br />
tantum, una soggetta alle<br />
variazioni temporali e alla<br />
successione delle leggi,<br />
l’altra capace di definire ogni<br />
rapporto senza ulteriori<br />
vincoli <strong>per</strong> <strong>il</strong> debitore,
diversità che legittima <strong>il</strong><br />
legislatore a prevedere, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
sua discrezionalità, regimi<br />
fiscali differenti ( 413 ).<br />
In una successiva<br />
ordinanza del 2007 la<br />
Consulta, confermando<br />
questo orientamento, ha<br />
sottolineato come <strong>il</strong><br />
legislatore, <strong>nel</strong> caso di<br />
corresponsione di un capitale<br />
una tantum, abbia preferito<br />
tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>
economicamente più debole,<br />
non assoggettandolo a<br />
tassazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> relativo<br />
importo e lasciando<br />
simmetricamente immutato<br />
l’ordi-nario carico fiscale del<br />
solvens, senza prevedere,<br />
quindi, alcuna deduzione <strong>per</strong><br />
tale esborso ( 414 ).<br />
9. La disciplina dell’assegno<br />
di divorzio.
9.1. La decorrenza<br />
L’assegno di divorzio,<br />
trovando la propria fonte <strong>nel</strong><br />
n u o v o status delle parti,<br />
rispetto al quale la pronuncia<br />
del giudice ha efficacia<br />
costitutiva, decorre dal<br />
passaggio in giudicato della<br />
sentenza.<br />
Questo principio trova un<br />
tem<strong>per</strong>amento <strong>nel</strong>l’art. 4,<br />
comma 10, l. 898/70, come
modificato dall’art. 8, l.<br />
74/87, che attribuisce al<br />
giudice <strong>il</strong> potere<br />
discrezionale di far decorrere<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e dal<br />
momento della domanda. Ne<br />
consegue che qualora <strong>il</strong><br />
tribunale non ne fissi la<br />
decorrenza da tale momento,<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e spetta<br />
dalla data della sentenza che<br />
ha pronunciato lo<br />
scioglimento del matrimonio
( 415 ).<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità è da tempo<br />
concorde <strong>nel</strong> ritenere che la<br />
legge conferisca al giudice <strong>il</strong><br />
potere discrezionale di<br />
disporre, in relazione alle<br />
circostanze del caso<br />
concreto, la decorrenza<br />
dell’assegno dalla data della<br />
domanda, sia <strong>nel</strong> caso di<br />
pronuncia di divorzio con<br />
sentenza non definitiva,
come espressamente previsto<br />
dall’art. 4, comma 10., l. div.,<br />
sia quando la sentenza è<br />
definitiva, senza <strong>per</strong>altro che<br />
sia necessaria un’apposita<br />
domanda di parte in ordine<br />
alla decorrenza dell’assegno<br />
( 416 ).<br />
Parte della dottrina ha<br />
criticato questo<br />
orientamento, ritenendolo<br />
irrazionale e “ai limiti<br />
dell’<strong>il</strong>legittimità
costituzionale”, da un lato<br />
<strong>per</strong>ché conferisce al giudice<br />
un potere discrezionale<br />
<strong>nel</strong>l’estendere<br />
retroattivamente <strong>il</strong> credito<br />
all’assegno postmatrimoniale<br />
dal momento<br />
della proposizione della<br />
domanda introduttiva del<br />
giudizio, dall’altro in quanto<br />
<strong>il</strong> testo letterale della norma<br />
limita la determinazione<br />
retroattiva dell’assegno<br />
all’ipotesi in cui vi sia stata
sentenza non definitiva,<br />
escludendola <strong>nel</strong> caso in cui<br />
<strong>il</strong> divorzio sia stato<br />
pronunciato con sentenza<br />
definitiva, in palese<br />
violazione con l’art. 3 Cost.<br />
( 417 ). Da parte di altri si è al<br />
contrario r<strong>il</strong>evato che la<br />
decorrenza dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e dal giorno della<br />
domanda risponde<br />
all’esigenza di non far<br />
gravare sul <strong>coniuge</strong>
isognoso <strong>il</strong> pregiudizio<br />
economico della durata del<br />
processo.<br />
<strong>Il</strong> diritto alla<br />
corresponsione dell’assegno<br />
di divorzio, in quanto avente<br />
ad oggetto più prestazioni<br />
<strong>per</strong>iodiche, distinte ed<br />
autonome, si prescrive non a<br />
decorrere da un unico<br />
termine costituito dalla<br />
sentenza che ha pronunciato<br />
sul diritto stesso, ma dalle<br />
scadenze delle singole
prestazioni imposte dalla<br />
pronuncia giudiziale, in<br />
relazione alle quali sorge di<br />
volta in volta l’interesse del<br />
creditore all’adempimento<br />
( 418 ). In applicazione del<br />
disposto dell’art. 2948, n. 4,<br />
c.c. , <strong>il</strong> diritto a richiedere le<br />
singole rate dell’assegno si<br />
prescrive in cinque anni,<br />
mentre <strong>il</strong> diritto alla<br />
corresponsione dell’una<br />
tantum si prescrive in dieci
anni.<br />
9 . 2 . L’adeguamento<br />
dell’assegno.<br />
L’art. 5, comma 7, l. div.,<br />
<strong>nel</strong> testo modificato dalla l.<br />
74/87, prevede<br />
l’adeguamento automatico<br />
dell’assegno, da disporsi<br />
d’ufficio anche in mancanza<br />
di esplicita domanda, con la<br />
sentenza di divorzio che deve
stab<strong>il</strong>irne <strong>il</strong> criterio, almeno<br />
con riferimento agli indici di<br />
svalutazione monetaria.<br />
L’adeguamento<br />
automatico è ritenuto una<br />
componente necessaria<br />
dell’assegno stesso, volta ad<br />
assicurargli l’originario<br />
potere di acquisto, e può<br />
essere escluso solo in caso di<br />
palese iniquità, che richiede<br />
una specifica motivazione.<br />
Nel testo normativo<br />
adottato dal legislatore del
1987 <strong>il</strong> riferimento agli<br />
indici ufficiali di<br />
svalutazione monetaria<br />
(Istat) costituisce <strong>il</strong> criterio<br />
minimo di adeguamento<br />
garantito, mentre<br />
l’attribuzione al giudice di un<br />
ampio potere di scelta tra gli<br />
altri criteri possib<strong>il</strong>i, in<br />
relazione alle peculiarità<br />
delle fattispecie, fornisce uno<br />
strumento flessib<strong>il</strong>e volto a<br />
rapportare l’interesse del<br />
beneficiario ad una totale
conservazione del potere di<br />
acquisto dell’assegno al<br />
grado di elasticità dei redditi<br />
del soggetto obbligato ( 419 ).<br />
Si deve ricordare che <strong>nel</strong><br />
sistema precedente alla legge<br />
di riforma del divorzio del<br />
1987 non era previsto<br />
l’adeguamento automatico<br />
dell’assegno, che poteva<br />
essere disposto solo a<br />
posteriori, in relazione al<br />
mutamento comparativo
delle rispettive condizioni<br />
economiche degli ex coniugi,<br />
e sempre che si fosse<br />
dimostrato che la<br />
svalutazione monetaria non<br />
aveva inciso - o, quanto<br />
meno, non <strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa<br />
misura - sulla situazione<br />
economica dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato al pagamento<br />
dell’assegno. Pertanto<br />
all’epoca, così come ancora<br />
oggi <strong>nel</strong> caso di sentenze di<br />
divorzio emesse prima della
legge di riforma n. 74/1987,<br />
si è affermato che tra i<br />
motivi che possono<br />
giustificare la revisione<br />
dell’assegno di divorzio, va<br />
compresa anche la<br />
svalutazione monetaria,<br />
suscettib<strong>il</strong>e di alterare<br />
profondamente <strong>il</strong> valore reale<br />
dell’assegno ( 420 ).<br />
La giurisprudenza, prima<br />
della riforma del divorzio del<br />
1987, aveva configurato
l’assegno divorz<strong>il</strong>e come<br />
espressione monetaria di un<br />
debito di valore, affermando<br />
conseguentemente che la<br />
svalutazione monetaria<br />
sopravvenuta dopo la<br />
liquidazione di detto assegno<br />
ne giustificava una<br />
corrispondente revisione<br />
dell’ammontare, così da<br />
mantenere inalterato <strong>il</strong> valore<br />
della prestazione, sempre che<br />
non fosse intervenuto anche<br />
un mutamento delle
condizioni economiche dei<br />
coniugi ( 421 ).<br />
È stato anche sottolineato<br />
che nei confronti di tali<br />
obbligazioni - che si<br />
differenziano dalle<br />
obbligazioni cosiddette di<br />
valuta, assoggettate al<br />
principio nominalistico - si<br />
deve tener conto del variare<br />
del potere di acquisto della<br />
moneta sia ai fini del loro<br />
aggiornamento <strong>per</strong>iodico, sia
anche ai fini della loro stessa<br />
liquidazione, specialmente<br />
quando intercorre un<br />
notevole lasso di tempo tra <strong>il</strong><br />
momento della liquidazione e<br />
l’epoca alla quale le<br />
prestazioni sono riferite<br />
( 422 ).<br />
1 0 . La revisione<br />
dell’assegno.<br />
L’art. 9, comma 1, l. div.,
consente la revisione<br />
dell’assegno di divorzio <strong>nel</strong><br />
caso di sopravvenuti<br />
"giustificati motivi", la cui<br />
natura va identificata tenendo<br />
conto della funzione<br />
assistenziale dell’assegno<br />
stesso.<br />
Costituiscono <strong>per</strong>tanto<br />
"giustificati motivi" di<br />
revisione, i mutamenti delle<br />
condizioni economiche di<br />
uno o di entrambi gli ex<br />
coniugi che, all’esito di una
innovata valutazione<br />
comparativa, si presentino<br />
oggettivamente idonei ad<br />
alterare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />
determinato al momento<br />
della pronuncia di divorzio<br />
( 423 ).<br />
La revisione può<br />
consistere non soltanto<br />
<strong>nel</strong>l’aumento o <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
diminuzione dell’importo<br />
dell’assegno, ma anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
sua integrale soppressione o
<strong>nel</strong> suo riconoscimento ex<br />
novo.<br />
Per quanto attiene alle<br />
cause che possono avere<br />
causato <strong>il</strong> mutamento delle<br />
condizioni economiche<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato, si<br />
è affermato che <strong>nel</strong>l’ipotesi<br />
in cui <strong>il</strong> mutamento consista<br />
<strong>nel</strong> peggioramento delle<br />
condizioni economiche di<br />
questi, ed in particolare <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
contrazione dei suoi redditi<br />
da lavoro, non assume
<strong>il</strong>evanza <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong><br />
decremento consegua a scelte<br />
non dettate da specifiche<br />
esigenze fam<strong>il</strong>iari o di salute,<br />
ma liberamente o<strong>per</strong>ate<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> in ordine<br />
all’oggetto e alle modalità di<br />
svolgimento della propria<br />
attività lavorativa, quali, ad<br />
esempio, la cessazione di una<br />
attività professionale <strong>per</strong><br />
intraprenderne altra meno<br />
redditizia, ma maggiormente<br />
rispondente alle proprie
aspirazioni o meno usurante,<br />
o la scelta di limitare <strong>il</strong><br />
tempo del proprio impegno<br />
di lavoro, optando <strong>per</strong> una<br />
attività a tempo parziale<br />
( 424 ).<br />
<strong>Il</strong> diritto all’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e non può infatti<br />
essere considerato un diritto<br />
"consolidato", in quanto<br />
trova fondamento in una<br />
situazione <strong>per</strong> sua natura<br />
dinamica e mutevole <strong>nel</strong>
tempo, rispetto alla quale<br />
o<strong>per</strong>a in chiave di<br />
b<strong>il</strong>anciamento di interessi e<br />
di riequ<strong>il</strong>ibrio dei rapporti tra<br />
gli ex coniugi, ed è<br />
conseguentemente connesso<br />
all’evoluzione di detta<br />
situazione.<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità è costante<br />
<strong>nel</strong>l’affermare che le<br />
disposizioni in tema di<br />
assegno post-patrimoniale<br />
contenute <strong><strong>nel</strong>la</strong> pronuncia di
divorzio non possono<br />
cristallizzare la posizione<br />
dell’obbligato sul piano<br />
dell’attività lavorativa, <strong>nel</strong><br />
senso di impegnarlo<br />
comunque ad assistere, e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa misura, l’ex<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario, anche<br />
quando, <strong>per</strong> effetto di<br />
legittime, anche se non<br />
necessitate, decisioni<br />
riguardo alla propria vita<br />
<strong>per</strong>sonale o professionale, <strong>il</strong><br />
divario fra le condizioni
economiche delle parti, a<br />
fronte del quale l’assegno era<br />
stato riconosciuto, si sia<br />
ridotto o annullato, o<br />
addirittura la situazione del<br />
beneficiario sia divenuta più<br />
favorevole di quella<br />
dell’obbligato ( 425 ).<br />
Nel procedimento di<br />
revisione, che si svolge con<br />
rito camerale su ricorso della<br />
parte interessata, <strong>il</strong> tribunale,<br />
al fine di riconoscere un
giustificato motivo di<br />
revisione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, deve non solo<br />
accertare una sopravvenuta<br />
modifica delle condizioni<br />
economiche degli ex coniugi,<br />
ma anche la idoneità di tale<br />
modifica a mutare <strong>il</strong><br />
pregresso assetto<br />
patrimoniale realizzato con <strong>il</strong><br />
precedente provvedimento<br />
attributivo dell’assegno,<br />
secondo una valutazione<br />
comparativa delle condizioni
economiche di entrambe le<br />
parti.<br />
Nella particolare ipotesi in<br />
cui <strong>il</strong> motivo di revisione sia<br />
di consistenza tale da<br />
condurre alla revoca<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, è<br />
indispensab<strong>il</strong>e procedere ad<br />
un rigoroso accertamento<br />
della effettività dei<br />
mutamenti, e verificare<br />
l’esistenza di un nesso di<br />
causalità tra essi e la nuova<br />
situazione patrimoniale
conseguentemente<br />
instauratasi, onde dedurne<br />
che l’ex <strong>coniuge</strong> titolare<br />
dell’assegno abbia acquisito<br />
la disponib<strong>il</strong>ità di maggiori<br />
redditi e <strong>per</strong>tanto di mezzi<br />
idonei a conservargli un<br />
tenore di vita analogo a<br />
quello condotto in costanza<br />
di matrimonio o che le<br />
condizioni economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato si siano a<br />
tal punto deteriorate da<br />
rendere insostenib<strong>il</strong>e l’onere
che era stato posto a suo<br />
carico ( 426 ).<br />
Qualora invece la domanda<br />
di revisione dell’assegno si<br />
pretenda fondata sul<br />
miglioramento delle<br />
condizioni economiche<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />
tale miglioramento deve<br />
configurarsi come attuazione<br />
di aspettative<br />
ragionevolmente esistenti al<br />
momento dello scioglimento
del matrimonio, non<br />
assumendo r<strong>il</strong>ievo gli<br />
incrementi patrimoniali<br />
allora non prevedib<strong>il</strong>i,<br />
correlati al sopravvenire di<br />
circostanze eccezionali ( 427 ).<br />
In quanto indipendente dal<br />
vincolo matrimoniale, <strong>il</strong><br />
presupposto del diritto<br />
all’assegno può anche<br />
intervenire successivamente<br />
alla pronuncia di divorzio, e<br />
in tale caso si dovranno
accertare le variazioni<br />
patrimoniali intervenute che<br />
giustificano l’attribuzione<br />
dell’assegno, senza dover<br />
compiere una nuova (o<br />
prima) valutazione della<br />
condizioni iniziali dei<br />
coniugi ( 428 ).<br />
Nel giudizio di revisione<br />
non si può comunque<br />
procedere a una nuova e<br />
autonoma determinazione<br />
dell’assegno sulla base di una
diversa valutazione delle<br />
condizioni economiche delle<br />
parti, e <strong>il</strong> tribunale deve<br />
limitarsi a verificare se e in<br />
quale misura le circostanze<br />
sopravvenute abbiano<br />
alterato l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />
raggiunto in precedenza, e ad<br />
adeguare l’importo o lo<br />
stesso obbligo della<br />
contribuzione alla nuova<br />
situazione patrimoniale.<br />
La variazione<br />
dell’ammontare dell’assegno,
disposta in esito al<br />
procedimento di revisione ai<br />
sensi dell’art. 9 l. div.,<br />
decorre dalla data della<br />
domanda, in applicazione del<br />
principio generale secondo <strong>il</strong><br />
quale la durata del processo<br />
non può pregiudicare la parte<br />
che ha proposto una domanda<br />
fondata ( 429 ).<br />
1 1 . Le cause di estinzione<br />
dell’assegno.
<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />
divorzio si estingue <strong>per</strong><br />
diverse cause.<br />
L’art. 5, comma 10, l. div.<br />
prevede la cessazione della<br />
corresponsione dell’assegno<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> passaggio a nuove<br />
nozze del <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario, cui consegue <strong>il</strong><br />
diritto di questi a conseguire<br />
<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dal nuovo<br />
<strong>coniuge</strong>.<br />
<strong>Il</strong> diritto all’assegno viene<br />
meno anche <strong>per</strong> la morte o
<strong>per</strong> la dichiarazione di morte<br />
presunta dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario, in quanto,<br />
trattandosi di un diritto<br />
<strong>per</strong>sonalissimo, non si<br />
trasmette agli eredi.<br />
Quando si verifica, invece,<br />
la morte dell’ex <strong>coniuge</strong><br />
obbligato può sorgere nei<br />
confronti dei suoi eredi,<br />
secondo quanto previsto<br />
dall’art. 9-bis l. div., un<br />
successivo diritto dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario, che
versi in stato di bisogno, a<br />
<strong>per</strong>cepire un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, che <strong>il</strong> tribunale<br />
determinerà tenendo conto<br />
della misura dell’assegno di<br />
divorzio, dell’entità del<br />
bisogno, dell’eventuale<br />
pensione di reversib<strong>il</strong>ità,<br />
delle sostanze ereditarie, del<br />
numero e della qualità degli<br />
eredi e delle loro condizioni<br />
economiche ( 430 ). L’assegno<br />
a carico dell’eredità non
spetta se gli obblighi<br />
patrimoniali previsti dall’art.<br />
5 sono stati soddisfatti in<br />
unica soluzione.<br />
In caso di fallimento<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> tenuto a<br />
corrispondere l’assegno deve<br />
ritenersi preferib<strong>il</strong>e la tesi<br />
secondo cui l’obbligo si<br />
trasferisce sulla massa<br />
mentre <strong>il</strong> curatore sarà<br />
legittimato a promuovere<br />
l’azione volta ad ottenere la<br />
revisione dei provvedimenti
a contenuto patrimoniale<br />
conseguenza del divorzio<br />
( 431 ).
CAPITOLO XI<br />
L’ASSEGNO DI<br />
MANTENIMENTO PER I<br />
FIGLI PROFILI<br />
SOSTANZIALI E<br />
PROCESSUALI<br />
SOMMARIO: 1. L’obbligo dei<br />
genitori di contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Le fonti<br />
normative. – 2. Affidamento<br />
condiviso e <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong>. Le modifiche introdotte
dalla l. 54/06. – 3. <strong>Il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto. – 4. <strong>Il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
maggiorenni non autonomi<br />
economicamente. – 5. La<br />
legittimazione a richiedere e<br />
ricevere l’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />
maggiorenni. – 6. La<br />
competenza del giudice in<br />
ordine al <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> legittimi e naturali. – 7. I<br />
poteri d’ufficio del giudice. – 8.<br />
Validità e limiti degli accordi<br />
tra i genitori. – 9. L’efficacia<br />
esecutiva dei provvedimenti di<br />
natura economica a favore dei
<strong>figli</strong>. – 10. <strong>Il</strong> procedimento ex<br />
art. 148 c.c. in caso di<br />
inadempimento del genitore. –<br />
11. Le misure sanzionatorie in<br />
caso di inadempimento,<br />
previste dall’art. 709 ter,<br />
comma 2, c.p.c.. – 12. Gli<br />
strumenti di garanzia<br />
dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>.<br />
1 . L’obbligo dei genitori di<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>. Le fonti normative.
La crisi della coppia,<br />
coniugata o meno, cui<br />
consegue la <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale o di fatto, o <strong>il</strong><br />
divorzio, non fa venire meno<br />
gli obblighi che i genitori<br />
hanno nei confronti dei <strong>figli</strong>,<br />
sin dalla loro nascita ( 432 ).<br />
L’ art. 30 Cost.,<br />
<strong>nel</strong>l’affermare che è “dovere<br />
e diritto” dei genitori<br />
mantenere, istruire ed<br />
educare i <strong>figli</strong>, anche se nati
fuori dal matrimonio,<br />
richiama gli stessi ad un<br />
obbligo di responsab<strong>il</strong>ità<br />
genitoriale, principio<br />
immanente <strong>nel</strong>l’ordinamento<br />
e ricavab<strong>il</strong>e<br />
dall’interpretazione<br />
sistematica degli artt. 147<br />
(“Doveri verso i <strong>figli</strong>”), 148<br />
(“Concorso negli oneri”) e<br />
261 (“Diritti e doveri<br />
derivanti al genitore dal<br />
riconoscimento”) del codice<br />
civ<strong>il</strong>e.
L’ art. 147 c.c. impone ai<br />
coniugi, quali genitori,<br />
l’obbligo di mantenere,<br />
istruire ed educare i <strong>figli</strong><br />
tenendo conto delle loro<br />
capacità, inclinazioni naturali<br />
e aspirazioni, mentre l’art.<br />
148 c.c. prescrive agli stessi<br />
di adempiere a tali doveri in<br />
proporzione alle rispettive<br />
sostanze e secondo la loro<br />
capacità di lavoro<br />
professionale o casalingo.<br />
Detti obblighi sono estesi
dall’art. 261 c.c. al genitore<br />
che riconosce <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
naturale, dal momento della<br />
sua nascita ( 433 ).<br />
L’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
minori, legittimi o natura- li<br />
( 434 ), spetta primariamente<br />
ai loro genitori, e, se uno dei<br />
due non possa o non voglia<br />
adempiere, l’altro è tenuto a<br />
far fronte <strong>per</strong> intero alle loro<br />
esigenze con tutte le sue
sostanze patrimoniali e<br />
sfruttando tutta la propria<br />
capacità di lavoro, fatta salva<br />
la possib<strong>il</strong>ità di convenire in<br />
giudizio l’inadempiente <strong>per</strong><br />
ottenere un contributo<br />
proporzionale alle sue<br />
condizioni economiche ( 435 ).<br />
Giurisprudenza e dottrina,<br />
concordi <strong>nel</strong> ritenere su<strong>per</strong>ata<br />
la definizione della potestà<br />
quale diritto del genitore sul<br />
<strong>figli</strong>o, inteso come bene
<strong>per</strong>sonale, da tempo<br />
sottolineano la centralità del<br />
concetto di responsab<strong>il</strong>ità<br />
correlato a quello di funzione<br />
genitoriale (munus), e<br />
definiscono la potestà<br />
genitoriale, di cui agli artt.<br />
316 e 317-bis c.c., quale<br />
funzione (munus) diretta<br />
all’esclusivo<br />
soddisfacimento dei diritti<br />
del minore, fondata sul dare a<br />
questi <strong>mantenimento</strong>,<br />
educazione ed istruzione,
così da ampliare<br />
progressivamente, con la<br />
crescita, i suoi spazi di<br />
autonomia e lo sv<strong>il</strong>uppo della<br />
sua <strong>per</strong>sonalità ( 436 ).<br />
<strong>Il</strong> concetto di<br />
<strong>mantenimento</strong>, anche dopo<br />
l’entrata in vigore della legge<br />
8 febbraio 2006, n. 54,<br />
"Disposizioni in materia di<br />
<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />
affidamento condiviso dei<br />
<strong>figli</strong>", che ha modificato
l’art. 155 c.c. e si applica, ai<br />
sensi dell’art. 4, comma 2,<br />
della stessa legge “anche in<br />
caso di scioglimento, di<br />
cessazione degli effetti civ<strong>il</strong>i<br />
o di nullità del matrimonio,<br />
nonchè ai procedimenti<br />
relativi ai <strong>figli</strong> di genitori<br />
non coniugati”, coincide<br />
<strong>per</strong>tanto con <strong>il</strong><br />
soddisfacimento delle<br />
molteplici esigenze materiali<br />
dei <strong>figli</strong> connesse alla<br />
prestazione dei mezzi
necessari <strong>per</strong> garantire un<br />
loro corretto sv<strong>il</strong>uppo fisico e<br />
psicologico ( 437 ).<br />
Queste esigenze non sono<br />
certamente riconducib<strong>il</strong>i al<br />
solo obbligo alimentare,<br />
bensì sono estese all’aspetto<br />
abitativo, scolastico,<br />
sportivo, sanitario, sociale,<br />
alla assistenza morale e<br />
materiale, nonché alla<br />
opportuna predisposizione di<br />
una stab<strong>il</strong>e organizzazione
domestica - con modalità tali<br />
da garantire ai <strong>figli</strong> un livello<br />
economico corrispondente<br />
alle risorse della famiglia ed<br />
analogo, <strong>per</strong> quanto<br />
possib<strong>il</strong>e, a quello goduto in<br />
costanza di convivenza dei<br />
genitori ( 438 ).<br />
In ordine all’adempimento<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>, assume<br />
r<strong>il</strong>evanza anche la<br />
predisposizione e
conservazione dell’ambiente<br />
domestico, considerato quale<br />
centro di affetti, di interessi e<br />
di consuetudini di vita, che<br />
contribuisce in misura<br />
fondamentale alla<br />
formazione armonica della<br />
<strong>per</strong>sonalità del <strong>figli</strong>o ( 439 ).<br />
2 . Affidamento condiviso e<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Le<br />
modifiche introdotte dalla l.<br />
54/06.
L’art. 155, comma 1, c.c.,<br />
<strong>nel</strong> testo vigente modificato<br />
dalla l. 54/06, afferma <strong>il</strong><br />
diritto del minore alla<br />
bigenitorialità, precisando<br />
che “anche in caso di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
genitori <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o minore ha <strong>il</strong><br />
diritto di mantenere un<br />
rapporto equ<strong>il</strong>ibrato e<br />
continuativo con ciascuno di<br />
essi, di ricevere cura,<br />
educazione e istruzione da<br />
entrambi e di conservare
apporti significativi con gli<br />
ascendenti e con i parenti di<br />
ciascun ramo genitoriale”.<br />
La disposizione normativa<br />
si applica anche nei casi di<br />
successivo divorzio dei<br />
genitori e di <strong>separazione</strong> di<br />
fatto dei genitori naturali, <strong>nel</strong><br />
procedimento che si svolge<br />
avanti <strong>il</strong> tribunale <strong>per</strong> i<br />
minorenni avente ad oggetto<br />
l’affidamento, <strong>il</strong><br />
collocamento e <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.
Per realizzare le finalità<br />
espresse dal comma 1<br />
dell’art. 155 c.c., <strong>il</strong> giudice<br />
adotta i provvedimenti<br />
relativi ai <strong>figli</strong> con esclusivo<br />
riferimento al loro interesse<br />
morale e materiale,<br />
valutando prioritariamente la<br />
possib<strong>il</strong>ità che gli stessi<br />
restino affidati a entrambi i<br />
genitori, e “determina i tempi<br />
e le modalità della loro<br />
presenza presso ciascun<br />
genitore, fissando altresì la
misura e <strong>il</strong> modo con cui<br />
ciascuno di essi deve<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong>,<br />
alla cura, all’istruzione e<br />
all’educazione dei <strong>figli</strong>”.<br />
<strong>Il</strong> testo della legge 54/06 si<br />
differenzia dalla previgente<br />
normativa che disciplinava <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio.<br />
Mentre in passato, ai sensi<br />
dell’art. 155, comma 2, e<br />
dell’art. 6, comma 3, l.<br />
898/70 come modif. dalla l.
74/87, <strong>il</strong> giudice doveva<br />
determinare la misura e le<br />
modalità con cui <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
non affidatario doveva<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o, <strong>nel</strong>l’attuale testo<br />
legislativo, che priv<strong>il</strong>egia<br />
l’affidamento condiviso, <strong>il</strong><br />
giudice deve determinare la<br />
misura e le modalità del<br />
contributo di ciascun<br />
genitore, con un’o<strong>per</strong>azione<br />
logica diversa.<br />
Richiamando <strong>il</strong> principio
della condivisione della<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale e <strong>il</strong><br />
criterio di proporzionalità,<br />
già previsto dall’art. 148 c.c.,<br />
<strong>il</strong> quarto comma dell’ art.<br />
155 c.c. prescrive che "salvo<br />
accordi diversi liberamente<br />
sottoscritti dalle parti,<br />
ciascuno dei genitori<br />
provvede al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> in misura<br />
proporzionale al proprio<br />
reddito; <strong>il</strong> giudice stab<strong>il</strong>isce,<br />
ove necessario, la
corresponsione di un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico al fine di<br />
realizzare <strong>il</strong> principio di<br />
proporzionalità, da<br />
determinare considerando:<br />
1) le attuali esigenze del<br />
<strong>figli</strong>o; 2) <strong>il</strong> tenore di vita<br />
goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza<br />
di convivenza con entrambi i<br />
genitori; 3) i tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />
genitore; 4) le risorse<br />
economiche di entrambi i<br />
genitori; 5) la valenza
economica dei compiti<br />
domestici e di cura assunti<br />
da ciascun genitore”.<br />
La questione focale, che ha<br />
suscitato un vivace dibattito<br />
in dottrina e giurisprudenza,<br />
riguarda <strong>il</strong> “<strong>mantenimento</strong><br />
diretto” della prole da parte<br />
di entrambi i genitori,<br />
essendo controverso se l’art.<br />
155, comma 4, c.c. imponga<br />
o meno come regola<br />
principale <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
diretto, e la determinazione
di un assegno <strong>per</strong>iodico come<br />
eccezione, solo in funzione<br />
<strong>per</strong>equativa di “conguaglio”<br />
( 440 ).<br />
La dottrina maggioritaria<br />
ha posto in r<strong>il</strong>ievo che<br />
<strong>nel</strong>l’intenzione del<br />
legislatore l’assegno ha<br />
assunto una funzione<br />
residuale rispetto al<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto,<br />
modalità contributiva più<br />
vicina ai principi sottesi alla
iforma, volti a far<br />
partecipare attivamente e<br />
concretamente entrambi i<br />
genitori alla vita quotidiana<br />
dei <strong>figli</strong> ( 441 ). Si è quindi<br />
auspicato che “con l’entrata<br />
in vigore della nuova legge e<br />
l’assim<strong>il</strong>azione, da parte<br />
della società, dei principi che<br />
la animano, <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
diretto, che realizza in<br />
maniera completa lo spirito<br />
dell’affido condiviso, possa
diffondersi maggiormente e<br />
regolare la maggior parte dei<br />
rapporti economici tra<br />
genitori e <strong>figli</strong>" ( 442 ).<br />
In tale ottica l’assegno<br />
avrebbe la funzione<br />
<strong>per</strong>equativa di ristab<strong>il</strong>ire<br />
l’equ<strong>il</strong>ibrio in relazione al<br />
contributo dato da ciascun<br />
genitore, “ove necessario”<br />
( 443 ).<br />
La giurisprudenza sembra<br />
tuttavia restia ad
abbandonare la prassi<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico, sulla<br />
base della considerazione che<br />
<strong>il</strong> genitore presso <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o è collocato o che lo<br />
tiene presso di sé con<br />
carattere di stab<strong>il</strong>ità, deve<br />
poter provvedere<br />
direttamente a tutte le<br />
esigenze della prole. Peraltro<br />
la tendenza ancora<br />
largamente prevalente a<br />
prevedere la corresponsione<br />
di un assegno <strong>per</strong>iodico al
genitore collocatario,<br />
integrato dalla suddivisione<br />
delle spese scolastiche,<br />
mediche, ricreative, etc.,<br />
sembra essere rispondente<br />
alle domande svolte in<br />
giudizio dagli stessi genitori,<br />
e risulta essere l’opzione<br />
ancora preferita negli accordi<br />
trasfusi <strong>nel</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale.<br />
Sinora è così prevalso<br />
l’orientamento che riconosce<br />
al genitore collocatario la
legittimazione attiva a<br />
richiedere l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico a titolo di concorso<br />
al <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o,<br />
come avvenuto in passato,<br />
mentre è rimasta minoritaria<br />
la posizione dei giudici di<br />
merito che, interpretando<br />
l’art. 155, comma 4, c.c. in<br />
senso letterale e restrittivo,<br />
prevede l’erogazione di un<br />
assegno al genitore<br />
collocatario solo <strong>nel</strong> caso in<br />
cui la corresponsione diretta
non copra interamente <strong>il</strong><br />
budget a carico del genitore<br />
non collocatario ( 444 ).<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità ha sinora espresso<br />
una posizione che sembra<br />
mediare <strong>il</strong> passato<br />
orientamento con l’attuale<br />
testo legislativo, ed ha<br />
affermato che l’affidamento<br />
congiunto, <strong>per</strong> le sue finalità<br />
riguardanti l’interesse dei<br />
<strong>figli</strong>, “non può certo far venir
meno l’obbligo patrimoniale<br />
di uno dei genitori a<br />
contribuire con la<br />
corresponsione di un assegno<br />
al <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> in<br />
relazione alle loro esigenze<br />
di vita, sulla base del<br />
contesto fam<strong>il</strong>iare e sociale<br />
di appartenenza”, ed ha<br />
concluso ritenendo<br />
censurab<strong>il</strong>e la decisione del<br />
giudice del merito che faccia<br />
erroneamente derivare, come<br />
conseguenza "automatica",
dall’affidamento congiunto <strong>il</strong><br />
principio che ciascuno dei<br />
genitori provveda in modo<br />
diretto e autonomo alle<br />
esigenze dei <strong>figli</strong> ( 445 ).<br />
3. <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto.<br />
<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto<br />
dei <strong>figli</strong> - se si tiene conto<br />
della cruda realtà delle<br />
controversie coniugali <strong>nel</strong>le<br />
aule giudiziarie e dell’elevata
litigiosità delle coppie<br />
soprattutto sulle questioni di<br />
natura economica - può<br />
essere concretamente<br />
adottato come modalità di<br />
adempimento degli obblighi<br />
dei genitori separati o<br />
divorziati, solo laddove<br />
sussista tra gli stessi un<br />
rapporto di effettiva<br />
collaborazione <strong>nel</strong>l’interesse<br />
dei <strong>figli</strong>, fondato sulla<br />
fiducia e <strong>il</strong> rispetto del<br />
reciproco ruolo genitoriale.
Una corretta e duratura<br />
applicazione di tale forma di<br />
<strong>mantenimento</strong> richiede, come<br />
necessario presupposto, la<br />
consapevolezza da parte di<br />
ciascun genitore di dover<br />
adempiere all’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />
recependo le loro esigenze in<br />
modo responsab<strong>il</strong>e e<br />
puntuale, seppur diretto e<br />
spontaneo.<br />
L’entità del <strong>mantenimento</strong><br />
diretto deve essere
proporzionato alle esigenze<br />
del <strong>figli</strong>o e al tenore di vita<br />
che questi godeva <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
famiglia unita, nonché alle<br />
complessive risorse<br />
economiche dei genitori.<br />
Anche <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
diretto, così come l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, deve fondarsi sul<br />
principio della<br />
proporzionalità, richiamato<br />
dal novellato art. 155,<br />
comma 4, c.c., nonché sui
criteri ivi indicati ( 446 ).<br />
Le condizioni concrete<br />
richieste dalla modalità del<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto non<br />
sono <strong>per</strong>altro riscontrab<strong>il</strong>i<br />
con frequenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
patologica del rapporto di<br />
coppia. Si è <strong>per</strong>tanto<br />
sottolineata, sin dal varo<br />
della legge 54/06, la<br />
difficoltà di disporre <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto, a<br />
fronte di una sostanziale
generalizzata incapacità dei<br />
genitori - anche nei casi di<br />
non accesa conflittualità, e<br />
quindi anche <strong>per</strong> cause<br />
oggettive e non solo<br />
soggettive - di gestire in via<br />
diretta ed autonoma gli<br />
aspetti economici<br />
conseguenti alla crisi di<br />
coppia.<br />
La casistica che emerge<br />
dalle pronunce dei giudici di<br />
merito, che hanno disposto <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto,
evidenzia situazioni in cui i<br />
genitori avevano pari<br />
potenzialità reddituali, o era<br />
stato stab<strong>il</strong>ito un paritario<br />
<strong>per</strong>iodo di <strong>per</strong>manenza dei<br />
<strong>figli</strong> con ciascun genitore<br />
( 447 ). Rimane comunque<br />
minoritario l’orientamento<br />
della giurisprudenza di<br />
merito che ritiene potersi<br />
disporre d’ufficio <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto della<br />
prole, anche in mancanza di
domanda di parte.<br />
In caso di conflittualità tra<br />
i genitori, l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico continua di fatto a<br />
corrispondere alla modalità<br />
più opportuna <strong>per</strong> garantire<br />
l’adempimento dell’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />
4 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
maggiorenni non autonomi<br />
economicamente.
Con l’art. 155-quinquies<br />
c.c. è stata introdotta dalla l.<br />
54/06 una specifica<br />
disposizione che prevede la<br />
possib<strong>il</strong>ità di riconoscere ai<br />
“<strong>figli</strong> maggiorenni non<br />
indipendenti<br />
economicamente” un assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong>iodico.<br />
La stessa norma tutela i <strong>figli</strong><br />
maggiorenni portatori di<br />
handicap grave, ai quali si<br />
applicano integralmente le<br />
disposizioni previste in
favore dei <strong>figli</strong> minori.<br />
Nell’affermare che <strong>il</strong><br />
giudice, “valutate le<br />
circostanze, può disporre in<br />
favore dei <strong>figli</strong> maggiorenni<br />
non indipendenti<br />
economicamente” un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, e che <strong>il</strong><br />
versamento è effettuato<br />
direttamente all’avente<br />
diritto, la norma ha fatto<br />
sorgere numerosi<br />
interrogativi in ordine al<br />
possib<strong>il</strong>e venir meno
dell’automatismo del<br />
riconoscimento dell’assegno<br />
ai <strong>figli</strong> al raggiungimento<br />
della loro maggiore età, ai<br />
presupposti e ai limiti<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> da parte dei<br />
genitori, all’individuazione<br />
del soggetto legittimato alla<br />
domanda di assegno e alle<br />
modalità della sua<br />
corresponsione.<br />
In epoca precedente alla l.<br />
54/06, pur in assenza di una
esplicita previsione<br />
normativa dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore dei<br />
<strong>figli</strong> maggiorenni non<br />
autonomi economicamente<br />
<strong>nel</strong>l’ambito del giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio, la<br />
giurisprudenza ha<br />
pacificamente ritenuto che<br />
l’obbligo dei genitori di<br />
mantenere, istruire ed<br />
educare i <strong>figli</strong> (art. 30 Cost.),<br />
tenendo conto delle loro<br />
capacità, inclinazioni naturali
e aspirazioni (art. 147 c.c.),<br />
non cessi automaticamente al<br />
raggiungimento della<br />
maggiore età, ma prosegua<br />
fino a quando essi non<br />
abbiano conseguito un grado<br />
di autonomia tale da<br />
consentire loro di<br />
provvedere, senza <strong>il</strong><br />
contributo dei genitori, al<br />
soddisfacimento delle<br />
proprie necessità.<br />
Le pronunce dei giudici di<br />
merito e di legittimità
successive alla l. 54/06 hanno<br />
confermato questo pregresso<br />
orientamento ( 448 ). Si è in<br />
particolare precisato che, in<br />
tema di <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> maggiorenni, la l. 54/06<br />
non ha abrogato, o<br />
modificato, <strong>il</strong> sistema degli<br />
obblighi genitoriali<br />
inderogab<strong>il</strong>i come previsti<br />
dagli artt. 147 e 148 c.c., e<br />
<strong>per</strong>tanto la locuzione “può<br />
disporre”, contenuta <strong>nel</strong>l’art.
155-quinquies c.c., non<br />
significa che con la maggiore<br />
età del <strong>figli</strong>o cessi ipso facto<br />
l’obbligo di concorrere al suo<br />
<strong>mantenimento</strong> ( 449 ). L’unico<br />
significato che può attribuirsi<br />
al testo letterale dell’art.<br />
155-quinquies, comma 1, c.c.<br />
è quello della preliminare<br />
valutazione che <strong>il</strong> giudice<br />
della <strong>separazione</strong> o del<br />
divorzio rende, nei limiti di<br />
quanto provato dal genitore
onerato sulle condizioni<br />
effettive del <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne, cioè se questi<br />
sia o meno economicamente<br />
indipendente, oppure se <strong>il</strong><br />
m a n c a t o svolgimento di<br />
un’attività lavorativa dipenda<br />
da un suo atteggiamento di<br />
inerzia, ovvero di rifiuto<br />
ingiustificato ( 450 ).<br />
Quanto al limite di<br />
<strong>per</strong>sistenza dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> a carico dei
genitori, prevale in<br />
giurisprudenza<br />
l’orientamento secondo <strong>il</strong><br />
quale non è possib<strong>il</strong>e<br />
prefissare un termine o un<br />
limite di età, dal momento<br />
che una volta stab<strong>il</strong>ito <strong>il</strong><br />
criterio che l’obbligo si<br />
protrae oltre <strong>il</strong><br />
raggiungimento della<br />
maggiore età <strong>per</strong> consentire<br />
<strong>il</strong> completamento degli studi,<br />
o a causa delle note difficoltà<br />
di inserimento dei giovani
<strong>nel</strong> mondo del lavoro, non si<br />
può determinare un termine<br />
astratto, desunto dalla media<br />
della durata degli studi in una<br />
determinata facoltà o dalla<br />
"normalità" del tempo<br />
(intorno al compimento del<br />
26mo anno di età) che, in una<br />
data realtà economica,<br />
occorre ad un giovane<br />
laureato <strong>per</strong> trovare un<br />
impiego ( 451 ).<br />
Spetta <strong>per</strong>tanto al giudice
valutare in concreto<br />
l’impegno del <strong>figli</strong>o e <strong>il</strong> suo<br />
comportamento, ed accertare<br />
se questi abbia o meno<br />
saputo trarre profitto dalle<br />
opportunità offertegli dagli<br />
stessi genitori, che hanno<br />
provveduto ad assicurargli le<br />
condizioni necessarie <strong>per</strong><br />
concludere gli studi<br />
intrapresi e conseguire <strong>il</strong><br />
titolo indispensab<strong>il</strong>e ai fini<br />
dell’accesso alla professione<br />
auspicata, ovvero non sia
stato in grado di raggiungere<br />
l’autosufficienza economica<br />
<strong>per</strong> propria colpa ( 452 ).<br />
Fermo restando che<br />
l’accertamento da parte del<br />
giudice - che <strong>il</strong> mancato<br />
svolgimento di un’attività<br />
economica del <strong>figli</strong>o dipenda<br />
da un atteggiamento di<br />
inerzia o di rifiuto<br />
ingiustificato del lavoro -<br />
deve ispirarsi a criteri di<br />
relatività, in quanto
necessariamente ancorato<br />
alle aspirazioni, al <strong>per</strong>corso<br />
scolastico, universitario e<br />
post-universitario, del<br />
soggetto ed alla situazione<br />
attuale del mercato del<br />
lavoro, con specifico<br />
riguardo al settore <strong>nel</strong> quale<br />
<strong>il</strong> medesimo soggetto abbia<br />
indirizzato la propria<br />
formazione e la propria<br />
specializzazione ( 453 ).<br />
Si è anche precisato che i
concetti di indipendenza e<br />
autosufficienza economica,<br />
cui <strong>il</strong> giudice deve fare<br />
riferimento, sottendono una<br />
capacità di guadagno<br />
connessa allo svolgimento di<br />
un’attività lavorativa<br />
remunerata o, quanto meno,<br />
all’avvio verso di essa con<br />
prospettive concrete, tale da<br />
potere assicurare un introito<br />
stab<strong>il</strong>e e sicuro; <strong>per</strong>tanto non<br />
deve trattarsi di un lavoro<br />
precario o di apprendistato o
totalmente inadeguato alla<br />
formazione ed istruzione<br />
ricevuta ( 454 ).<br />
La prova che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha<br />
raggiunto l’indipendenza<br />
economica, ovvero è stato<br />
posto <strong>nel</strong>le concrete<br />
condizioni <strong>per</strong> poter essere<br />
economicamente<br />
autosufficiente, senza averne<br />
<strong>per</strong>ò tratto ut<strong>il</strong>e profitto <strong>per</strong><br />
sua colpa o scelta, deve<br />
essere data dal genitore
interessato alla declaratoria<br />
della cessazione dell’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong> ( 455 ).<br />
Nel caso in cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne abbia in passato<br />
iniziato ad espletare<br />
un’attività lavorativa, così<br />
dimostrando <strong>il</strong><br />
raggiungimento di una<br />
adeguata capacità, e sia<br />
successivamente rimasto<br />
privo di lavoro e di reddito,<br />
non può vantare un diritto al
<strong>mantenimento</strong>, di cui sono<br />
venuti meno i presupposti,<br />
ma solo agli alimenti ex art.<br />
433 c.c.. ( 456 ).<br />
5 . La legittimazione a<br />
richiedere e ricevere<br />
l’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />
maggiorenni.<br />
In ordine al rapporto<br />
economico tra genitori e <strong>figli</strong><br />
divenuti maggiorenni, si
discute, già da epoca<br />
precedente alla l. 54/06, sulla<br />
titolarità del diritto alla<br />
corresponsione dell’assegno<br />
e la legittimazione a proporre<br />
la relativa domanda.<br />
Secondo la posizione<br />
prevalente della dottrina<br />
( 457 ) e della giurisprudenza<br />
( 458 ) prima della l. 54/06, era<br />
configurab<strong>il</strong>e una<br />
concorrente ed alternativa<br />
legittimazione a richiedere e
a ricevere l’assegno, da parte<br />
del <strong>figli</strong>o divenuto<br />
maggiorenne e del genitore<br />
con cui lo stesso continuava a<br />
convivere.<br />
La nuova disciplina<br />
introdotta dalla l. 54/06 -<br />
laddove l’art. 155-quinquies<br />
c.c. afferma che l’assegno<br />
<strong>per</strong> i <strong>figli</strong> maggiorenni non<br />
indipendenti<br />
economicamente “salvo<br />
diversa determinazione del<br />
giudice, è versato
direttamente all’avente<br />
diritto” – ha rimesso in<br />
discussione la questione della<br />
legittimazione a proporre la<br />
domanda di attribuzione e<br />
modifica dell’assegno<br />
quando <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o raggiunge la<br />
maggiore età.<br />
In dottrina, da parte di<br />
alcuni Autori si sostiene che<br />
la previsione del versamento<br />
diretto al <strong>figli</strong>o, quale avente<br />
diritto, non comporta che sia<br />
stata introdotta una
legittimazione esclusiva del<br />
<strong>figli</strong>o maggiorenne a<br />
chiedere l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> in proprio<br />
favore, e si rimarca che <strong>il</strong><br />
testo di legge fa salva la<br />
diversa determinazione del<br />
giudice che ben potrà<br />
disporre <strong>per</strong> la legittimazione<br />
del genitore ( 459 ).<br />
Altra tesi sostiene<br />
diversamente che la nuova<br />
normativa comporta
l’automatica cessazione<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> del genitore<br />
nei confronti del <strong>figli</strong>o al<br />
momento del raggiungimento<br />
della maggiore età, <strong>il</strong> quale è<br />
l’unico soggetto legittimato a<br />
far valere <strong>il</strong> suo diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>. Si ipotizza<br />
conseguentemente un<br />
giudizio autonomo dal<br />
procedimento di <strong>separazione</strong><br />
e divorzio, che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
divenuto maggiorenne
dovrebbe promuovere<br />
direttamente nei confronti di<br />
entrambi i genitori ( 460 ).<br />
La giurisprudenza di<br />
merito e di legittimità<br />
continua invece a riferirsi al<br />
suo pregresso e consolidato<br />
orientamento, e a ritenere che<br />
la previsione della possib<strong>il</strong>ità<br />
di corrispondere l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> direttamente<br />
al <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’art.
155-quinquies c.c. non fa<br />
venir meno la legittimazione<br />
del genitore, con cui lo stesso<br />
convive, di agire iure proprio<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> relativo<br />
riconoscimento. Si riconosce<br />
<strong>per</strong>tanto una legittimazione<br />
concorrente in capo al<br />
genitore convivente con <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />
autonomo e allo stesso <strong>figli</strong>o,<br />
titolare del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>, con la<br />
precisazione che trattasi di
diritti autonomi, fondati su<br />
presupposti in parte diversi<br />
(<strong>nel</strong> caso del genitore uno dei<br />
presupposti è la<br />
coabitazione) e non del<br />
medesimo diritto attribuito a<br />
più <strong>per</strong>sone ( 461 ).<br />
Si continua inoltre a<br />
ritenere che anche <strong>il</strong> genitore<br />
convivente con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne non autonomo<br />
economicamente possa<br />
essere considerato quale
soggetto “avente diritto” a<br />
<strong>per</strong>cepire l’assegno, in<br />
quanto anticipa le spese di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o,<br />
facendosi carico di garantire,<br />
con le proprie risorse<br />
economiche e con <strong>il</strong> proprio<br />
contributo <strong>per</strong>sonale anche di<br />
lavoro domestico, una stab<strong>il</strong>e<br />
organizzazione di vita al<br />
<strong>figli</strong>o, contribuendo così ad<br />
assolvere le altre esigenze<br />
educative e di istruzione di<br />
cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ancora necessiti.
Nella prassi viene quindi<br />
ancora disposta la<br />
corresponsione dell’assegno<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o divenuto<br />
maggiorenne al genitore<br />
convivente e già affidatario,<br />
e si prevede <strong>il</strong> versamento<br />
diretto dell’assegno al <strong>figli</strong>o<br />
in casi particolari, quando la<br />
convivenza con <strong>il</strong> genitore<br />
già affidatario è cessata<br />
( 462 ).
6. La competenza del giudice<br />
in ordine al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> legittimi e naturali.<br />
L’art. 4, comma 2, della l.<br />
54/06 ha esteso ai<br />
procedimenti relativi ai <strong>figli</strong><br />
di genitori non coniugati<br />
l’applicab<strong>il</strong>ità di tutte le<br />
disposizioni previste <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong> legittimi <strong>nel</strong>l’ambito dei<br />
giudizi di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, la cui competenza
spetta al tribunale ordinario.<br />
Tuttavia, non avendo <strong>il</strong><br />
legislatore previsto alcuna<br />
disposizione in ordine alla<br />
competenza del giudice <strong>per</strong><br />
la regolamentazione dei<br />
rapporti tra genitori naturali<br />
e dei loro obblighi verso i<br />
<strong>figli</strong>, sono emersi in sede<br />
applicativa differenti<br />
orientamenti, tra chi<br />
affermava la sopravvenuta<br />
competenza del tribunale
ordinario ( 463 ), e chi optava<br />
<strong>per</strong> la competenza del<br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni,<br />
anche <strong>per</strong> le questioni<br />
patrimoniali ( 464 ).<br />
Giova ricordare che prima<br />
dell’entrata in vigore della l.<br />
54/06 i genitori naturali, in<br />
caso di cessazione della loro<br />
convivenza, si rivolgevano al<br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni,<br />
competente ai sensi dell’art.<br />
38 disp. att. c.c., <strong>per</strong> ottenere
i provvedimenti ex art. 317<br />
bis c.c., relativi<br />
all’affidamento del <strong>figli</strong>o e la<br />
regolamentazione del diritto<br />
di visita spettante al genitore<br />
non affidatario o<br />
collocatario, mentre <strong>per</strong> le<br />
controversie relative al<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole<br />
naturale dovevano adire <strong>il</strong><br />
tribunale ordinario (con<br />
ricorso ex art. 148 c.c. al<br />
presidente del T.O., o con<br />
atto di citazione secondo <strong>il</strong>
ito ordinario, non essendovi<br />
neppure una omogeneità di<br />
prassi procedurale avanti i<br />
nostri tribunali). Da più parti<br />
si era quindi evidenziata la<br />
disparità di trattamento che<br />
penalizzava la f<strong>il</strong>iazione<br />
naturale rispetto a quella<br />
legittima, e la necessità di un<br />
unico giudice competente in<br />
materia di affidamento e<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole,<br />
legittima e naturale.<br />
La Corte di Cassazione, in
sede di regolamento di<br />
competenza, ha affermato<br />
con diverse pronunce ( 465 ),<br />
tutte dello stesso segno, che<br />
la l. 54/06 ha “riplasmato<br />
l’articolo 317- bis c.c., <strong>il</strong><br />
quale, innovato <strong>nel</strong> suo<br />
contenuto precettivo,<br />
continua tuttavia a<br />
rappresentare lo statuto<br />
normativo della potestà del<br />
genitore naturale e<br />
dell’affidamento del <strong>figli</strong>o
<strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi dell’unione di<br />
fatto, sicché la competenza<br />
ad adottare i provvedimenti<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o<br />
naturale spetta al tribunale<br />
<strong>per</strong> i minorenni, in forza<br />
dell’art. 38, primo comma,<br />
delle disposizioni di<br />
attuazione del codice civ<strong>il</strong>e,<br />
in parte qua non abrogato,<br />
neppure tacitamente, dalla<br />
novella”.<br />
La contestualità delle<br />
misure relative all’esercizio
della potestà e<br />
all’affidamento del <strong>figli</strong>o, da<br />
un lato, e di quelle<br />
economiche inerenti al loro<br />
<strong>mantenimento</strong>, dall’altro,<br />
prefigurata dai novellati artt.<br />
155 e s.s. c.c., ha <strong>per</strong>altro<br />
determinato, secondo la<br />
Suprema Corte, “in sintonia<br />
con l’esigenza di evitare che<br />
i minori ricevano<br />
dall’ordinamento un<br />
trattamento diseguale a<br />
seconda che siano nati da
genitori coniugati oppure da<br />
genitori non coniugati, oltre<br />
che di escludere soluzioni<br />
interpretative che<br />
comportino un sacrificio del<br />
principio di concentrazione<br />
delle tutele, che è aspetto<br />
centrale della ragionevole<br />
durata del processo”, una<br />
attrazione, in capo allo stesso<br />
giudice specializzato, della<br />
competenza a provvedere<br />
anche sulla misura e sul<br />
modo con cui ciascuno dei
genitori naturali deve<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o ( 466 ).<br />
La competenza del giudice<br />
minor<strong>il</strong>e in merito al<br />
contributo al <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o naturale è tuttavia<br />
giustificata solo dalla<br />
contestuale pendenza delle<br />
domande sull’affidamento e<br />
<strong>il</strong> collocamento dello stesso,<br />
e <strong>per</strong> la regolamentazione dei<br />
<strong>per</strong>iodi di <strong>per</strong>manenza presso
ciascun genitore. Ne<br />
consegue che quando <strong>il</strong><br />
genitore convivente con <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o si limiti a richiedere<br />
all’altro un contributo al<br />
<strong>mantenimento</strong> di questi,<br />
potrà essere attivato un<br />
procedimento avanti <strong>il</strong><br />
tribunale ordinario con<br />
ricorso ex art. 148 c.c. ( 467 )<br />
(ovvero con atto di<br />
citazione). In tale sede,<br />
<strong>per</strong>altro, <strong>il</strong> convenuto
potrebbe avanzare una<br />
domanda riconvenzionale<br />
inerente l’affidamento del<br />
<strong>figli</strong>o, o la sua<br />
frequentazione, con la<br />
conseguenza che in tale<br />
ipotesi <strong>il</strong> tribunale ordinario<br />
dovrà declinare la<br />
competenza su tutte le<br />
domande, disponendo <strong>per</strong> la<br />
riassunzione avanti <strong>il</strong><br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
( 468 ).
La devoluzione al giudice<br />
minor<strong>il</strong>e delle controversie in<br />
materia di <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> naturali è comunque ben<br />
lontana dal realizzare un<br />
eguale trattamento tra <strong>figli</strong><br />
nati da genitori coniugati e<br />
non coniugati, <strong>per</strong> i noti<br />
problemi di carattere<br />
processuale che connotano i<br />
procedimenti avanti <strong>il</strong><br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
( 469 ).
<strong>Il</strong> rito della volontaria<br />
giurisdizione, applicab<strong>il</strong>e ai<br />
procedimenti davanti al<br />
tribunale minor<strong>il</strong>e, risulta<br />
infatti inadeguato <strong>per</strong> le<br />
controversie relative alle<br />
questioni patrimoniali ed<br />
economiche, che trovano la<br />
loro sede naturale <strong>nel</strong><br />
procedimento contenzioso<br />
ordinario. Si pensi all’attuale<br />
dibattuta questione<br />
dell’efficacia esecutiva dei<br />
decreti del tribunale <strong>per</strong> i
minorenni che dispongono in<br />
ordine al <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> naturali, che solo in<br />
alcune sedi viene<br />
riconosciuta ( 470 ). Altra<br />
questione irrisolta è quella<br />
relativa alla possib<strong>il</strong>ità di<br />
ottenere l’attribuzione in via<br />
provvisoria dell’assegno <strong>nel</strong><br />
corso del giudizio, poichè<br />
trattandosi di un<br />
procedimento camerale si<br />
rende necessaria la fissazione
dell’udienza collegiale <strong>per</strong><br />
l’emissione di ogni<br />
provvedimento, con notevole<br />
allungamento dei tempi<br />
processuali. In ogni caso non<br />
è possib<strong>il</strong>e ottenere un<br />
provvedimento provvisorio<br />
ed urgente, dotato di<br />
immediata efficacia<br />
esecutiva, come avviene in<br />
sede di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio <strong>per</strong> i provvedimenti<br />
a favore dei <strong>figli</strong> legittimi.
7 . I poteri d’ufficio del<br />
giudice.<br />
L’obbligo di contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
minori non è governato dal<br />
principio della domanda, o<br />
della disponib<strong>il</strong>ità, essendo <strong>il</strong><br />
giudice titolare di un poteredovere<br />
improntato a tutelare<br />
l’interesse del minore.<br />
Pertanto, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione del
contributo dovuto dal<br />
genitore <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o, <strong>il</strong> giudice non<br />
necessita di una domanda di<br />
parte né è vincolato dagli<br />
accordi tra le parti ( 471 ),<br />
potendo diversamente<br />
disporre. Già l’art. 6, comma<br />
9, l. div. e <strong>il</strong> precedente art.<br />
155, comma 7, c.c.<br />
enunciavano <strong>il</strong> principio<br />
ripreso dal novellato art. 155<br />
c.c., secondo <strong>il</strong> quale <strong>il</strong>
giudice “prende atto, se non<br />
contrari all’interesse dei<br />
<strong>figli</strong>, degli accordi<br />
intervenuti tra i genitori”.<br />
In particolare l’art. 6,<br />
comma 9, l. div. prevede che<br />
“i provvedimenti possono<br />
essere diversi rispetto alle<br />
domande delle parti o al loro<br />
accordo, ed emessi dopo<br />
l’assunzione di mezzi di<br />
prova dedotti dalle parti o<br />
disposti d’ufficio dal giudice,<br />
ivi compresa, qualora sia
strettamente necessario<br />
anche in considerazione<br />
della loro età, l’audizione dei<br />
<strong>figli</strong> minori”.<br />
Gli artt. 155 e ss. introdotti<br />
dalla novella del 2006,<br />
ugualmente attribuiscono al<br />
giudice - che deve adottare i<br />
provvedimenti relativi ai<br />
<strong>figli</strong> con esclusivo<br />
riferimento al loro interesse<br />
morale e materiale – <strong>il</strong> potere<br />
di assumere, anche d’ufficio<br />
e prima dell’emanazione dei
provvedimenti provvisori, i<br />
mezzi di prova necessari a tal<br />
fine, e, qualora le<br />
informazioni di carattere<br />
economico fornite dai<br />
genitori non risultino<br />
sufficientemente<br />
documentate, <strong>il</strong> potere di<br />
disporre un accertamento<br />
della polizia tributaria sui<br />
redditi e sui beni oggetto<br />
della contestazione, anche se<br />
intestati a soggetti diversi.<br />
La legge, o<strong>per</strong>ando una
deroga alle regole generali<br />
sull’onere della prova,<br />
riconosce così al giudice<br />
poteri istruttori d’ufficio <strong>per</strong><br />
finalità di natura<br />
pubblicistica, con la<br />
conseguenza che le domande<br />
delle parti stesse non possono<br />
essere respinte sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o della mancata<br />
dimostrazione degli assunti<br />
sui quali si fondano e che i<br />
provvedimenti da emettere<br />
devono essere ancorati ad
una adeguata verifica delle<br />
condizioni patrimoniali dei<br />
genitori e delle esigenze di<br />
vita dei <strong>figli</strong> es<strong>per</strong>ib<strong>il</strong>e anche<br />
in via officiosa ( 472 ).<br />
8 . Validità e limiti degli<br />
accordi tra i genitori.<br />
Dottrina e giurisprudenza<br />
sono unanimi <strong>nel</strong> ritenere che<br />
<strong>il</strong> diritto dei <strong>figli</strong> al<br />
<strong>mantenimento</strong> sia
indisponib<strong>il</strong>e, e sia nullo ogni<br />
atto che ne preveda la<br />
rinunzia o la cessione a terzi<br />
( 473 ). I genitori possono solo<br />
accordarsi <strong>per</strong> determinare <strong>il</strong><br />
contenuto e le modalità del<br />
<strong>mantenimento</strong>, ma questi<br />
accordi non vincolano <strong>il</strong><br />
giudice ( 474 ).<br />
<strong>Il</strong> novellato art. 155,<br />
comma 4, c.c. ammette la<br />
validità degli accordi tra i<br />
genitori ( 475 ) in merito alle
ispettive modalità di<br />
adempimento dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, ma<br />
deve comunque essere<br />
salvaguardato <strong>il</strong> principio di<br />
proporzionalità espresso<br />
dall’art. 148 c.c., che<br />
costituisce attuazione del<br />
principio di uguaglianza,<br />
inderogab<strong>il</strong>e e indisponib<strong>il</strong>e<br />
( 476 ).<br />
In linea di principio, non<br />
può essere condivisa una
diversa interpretazione che,<br />
richiamandosi al tenore<br />
letterale del comma 5 -<br />
"salvo accordi diversi<br />
liberamente sottoscritti dalle<br />
parti, ciascuno dei genitori<br />
provvede al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> in misura<br />
proporzionale al proprio<br />
reddito" - sostenga la<br />
possib<strong>il</strong>ità che i genitori si<br />
discostino da tale principio,<br />
pur dovendo riconoscere che<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> pratica non sono rari gli
accordi che prevedono, <strong>per</strong><br />
diversi motivi, l’accollo<br />
dell’intero <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>figli</strong>o a carico di un solo<br />
genitore.<br />
9 . L’efficacia esecutiva dei<br />
provvedimenti di natura<br />
economica a favore dei <strong>figli</strong>.<br />
I provvedimenti di natura<br />
economica a favore dei <strong>figli</strong><br />
minori o maggiorenni non
autonomi economicamente,<br />
emessi <strong>nel</strong>l’ambito dei<br />
procedimenti di <strong>separazione</strong><br />
e divorzio avanti <strong>il</strong> tribunale<br />
ordinario, sia in via urgente e<br />
provvisoria dal presidente e<br />
dal g.i. che in via definitiva<br />
dal collegio, sono<br />
immediatamente efficaci ed<br />
esecutivi.<br />
Altrettanto non può<br />
pacificamente affermarsi <strong>per</strong><br />
i provvedimenti a contenuto<br />
economico a favore di <strong>figli</strong>
naturali, emessi <strong>nel</strong><br />
procedimento ex art. 317 bis<br />
c.c. di competenza del<br />
tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
( 477 ), nonostante recenti<br />
pronunce della Corte<br />
Costituzionale e di giudici<br />
minor<strong>il</strong>i siano <strong>per</strong>venute ad<br />
una soluzione positiva della<br />
questione ( 478 ).<br />
Le difficoltà relative<br />
all’apposizione della formula<br />
esecutiva sui decreti che <strong>il</strong>
tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
pronuncia al termine di tutti i<br />
procedimenti in camera di<br />
consiglio hanno origine dalla<br />
espressione letterale dell’art.<br />
474, comma 2, n. l) c.p.c.<br />
che, <strong>nel</strong>l’individuare i<br />
provvedimenti giudiziari<br />
ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i come titoli<br />
esecutivi, indica "le sentenze<br />
e i provvedimenti ai quali la<br />
legge attribuisce<br />
espressamente efficacia<br />
esecutiva", escludendo così,
almeno apparentemente, i<br />
decreti pronunciati ex art.<br />
737 e ss. poiché da una parte<br />
non si tratta all’evidenza di<br />
sentenze, dall’altra nessuna<br />
delle disposizioni di quel<br />
capo del codice attribuisce<br />
espressamente efficacia<br />
esecutiva ai detti<br />
provvedimenti.<br />
Tuttavia stante <strong>il</strong> disposto<br />
dell’art. 741 c.p.c. sulla<br />
possib<strong>il</strong>ità di immediata<br />
efficacia dei provvedimenti
emessi in camera di consiglio<br />
– che consente l’esecuzione<br />
coatta qualora uno qualunque<br />
dei soggetti interessati non<br />
intenda adeguarsi<br />
spontaneamente al dettato del<br />
provvedimento – <strong>il</strong> giudice<br />
costituzionale, r<strong>il</strong>evata<br />
“l’esigenza di colmare una<br />
lacuna e riparare una<br />
disparità evidente tra i<br />
decreti che quantificano <strong>il</strong><br />
contributo di <strong>mantenimento</strong><br />
emessi dal tribunale <strong>per</strong> i
minorenni in favore dei <strong>figli</strong><br />
di genitori non coniugati e<br />
l’esecutività dei<br />
provvedimenti analoghi<br />
assunti dal tribunale civ<strong>il</strong>e<br />
ordinario <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> di<br />
genitori coniugati” e di dare<br />
u n a “interpretazione<br />
costituzionalmente conforme<br />
della norma censurata”<br />
facendo ricorso all’analogia,<br />
h a affermato che va accolta<br />
“la soluzione ermeneutica<br />
che attribuisce efficacia di
titolo esecutivo ai<br />
provvedimenti a contenuto<br />
patrimoniale a favore dei<br />
<strong>figli</strong> naturali pronunciati dai<br />
competenti tribunali <strong>per</strong> i<br />
minorenni”. Tale soluzione<br />
era stata adottata, prima<br />
dell’intervento della Corte<br />
costituzionale, da alcuni<br />
giudici minor<strong>il</strong>i che avevano<br />
interpretato <strong>il</strong> termine<br />
“efficacia” in modo<br />
equivalente al termine<br />
“esecutività”, e
conseguentemente<br />
autorizzano l’apposizione<br />
della formula esecutiva sui<br />
provvedimenti emessi dalla<br />
camera di consiglio,<br />
riconosciuti a pieno titolo<br />
come dotati di efficacia<br />
esecutiva ( 479 ).<br />
Altri giudici minor<strong>il</strong>i<br />
erano invece <strong>per</strong>venuti alla<br />
stessa conclusione con una<br />
diversa motivazione, che<br />
richiama <strong>per</strong> analogia
l’efficacia di titolo esecutivo<br />
riconosciuta al verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
omologato ex art. 711 c.p.c.,<br />
ovvero all’assegno<br />
provvisorio alimentare ex art.<br />
446 c.c., e al decreto ex art.<br />
148 c.c. che determina <strong>il</strong><br />
contributo al <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o, e afferma che non<br />
si possa ragionevolmente<br />
negare la natura di titolo<br />
esecutivo ai decreti emessi<br />
dal tribunale <strong>per</strong> i minorenni
che contengano statuizioni di<br />
carattere economico,<br />
apparendo una contraria<br />
interpretazione<br />
manifestamente <strong>il</strong>logica oltre<br />
che lesiva del principio di<br />
eguaglianza e parità di<br />
trattamento dei <strong>figli</strong> ( 480 ).<br />
1 0 . <strong>Il</strong> procedimento ex art.<br />
148 c.c. in caso di<br />
inadempimento del genitore.
L’art. 148 c.c., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
seconda parte del comma 1,<br />
estende l’ambito dei soggetti<br />
obbligati al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>, legittimi e naturali,<br />
accollando agli ascendenti<br />
l’onere di fornire ai genitori,<br />
che ne siano privi, i mezzi<br />
necessari affinché questi<br />
ultimi possano assolvere ai<br />
loro doveri nei confronti dei<br />
<strong>figli</strong>.<br />
L’obbligo degli ascendenti<br />
investe contemporaneamente
tutti gli ascendenti di pari<br />
grado di entrambi i genitori,<br />
e va inteso <strong>nel</strong> senso che la<br />
loro obbligazione è<br />
subordinata, e quindi<br />
sussidiaria, rispetto a quella<br />
primaria dei genitori, e che<br />
non sia possib<strong>il</strong>e rivolgersi<br />
agli ascendenti <strong>per</strong> un aiuto<br />
economico <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto<br />
che uno dei due genitori non<br />
dia <strong>il</strong> proprio contributo al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, se<br />
l’altro genitore è in grado di
mantenerli ( 481 ).<br />
La stessa norma prevede,<br />
al comma 2, un efficace<br />
rimedio all’ipotesi<br />
dell’inadempimento,<br />
consentendo che attraverso<br />
l’ag<strong>il</strong>e strumento del decreto<br />
emesso dal presidente del<br />
tribunale, adottato su ricorso<br />
proposto dalla parte<br />
interessata e con l’audizione<br />
del genitore inadempiente,<br />
nonché sulla base di
informazioni, si ottenga <strong>il</strong><br />
risultato del versamento<br />
diretto di una quota dei<br />
redditi dell’obbligato al<br />
<strong>coniuge</strong> o a chi sopporta le<br />
spese <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
della prole.<br />
La norma è stata ut<strong>il</strong>izzata<br />
sia come mero strumento di<br />
distrazione dei redditi,<br />
mediante <strong>il</strong> trasferimento<br />
coatto del credito attuato con<br />
l’ordine al terzo debitore<br />
dell’obbligato di versare
quanto dovuto direttamente<br />
all’altro <strong>coniuge</strong> o a chi<br />
sopporta le spese di<br />
<strong>mantenimento</strong>, sia <strong>per</strong><br />
ottenere la condanna del<br />
<strong>coniuge</strong> o degli ascendenti al<br />
pagamento delle somme<br />
dovute a favore dei minori.<br />
Nell’ipotesi prevista dal<br />
secondo comma dell’art. 148<br />
c.c., assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e, quanto agli<br />
effetti, all’espropriazione<br />
presso terzi, <strong>il</strong> decreto è<br />
pronunciato nei confronti
dell’obbligato e del terzo<br />
debitore di quest’ultimo, al<br />
quale si ingiunge di versare<br />
ad un altro soggetto una<br />
quota dei redditi<br />
dell’obbligato. <strong>Il</strong> decreto<br />
costituisce titolo esecutivo ed<br />
è opponib<strong>il</strong>e dalle parti e dal<br />
terzo nei venti giorni dalla<br />
notifica, ma non è idoneo<br />
all’iscrizione di ipoteca<br />
giudiziale sui beni del terzo<br />
stesso ( 482 ).
Se <strong>il</strong> decreto è pronunciato<br />
nei soli confronti del genitore<br />
o dell’ascendente di questi,<br />
affinché versi le somme<br />
destinate al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>, si instaura un<br />
procedimento del tutto<br />
analogo a quello monitorio,<br />
anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
dell’opposizione. <strong>Il</strong><br />
provvedimento ai sensi<br />
dell’alt. 148 c.c., pronunciato<br />
nei confronti del solo<br />
obbligato inadempiente è un
decreto ingiuntivo esecutivo<br />
ex lege che, in quanto tale,<br />
costituisce titolo <strong>per</strong><br />
l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale, in applicazione<br />
dell’art. 655 c.p.c. ( 483 ).<br />
11 . Le misure sanzionatorie<br />
in caso di inadempimento,<br />
previste dall’art. 709 ter,<br />
comma 2, c.p.c..<br />
La legge 54/06 ha
introdotto con <strong>il</strong> nuovo art.<br />
709 ter, comma 2, c.p.c. ( 484 )<br />
misure sanzionatorie nei<br />
confronti del genitore che<br />
tenga un comportamento di<br />
grave inadempienza o<br />
pregiudizievole al <strong>figli</strong>o<br />
minore.<br />
La norma rappresenta una<br />
risposta all’esigenza di<br />
assicurare l’effettivo rispetto<br />
dei provvedimenti del<br />
giudice circa l’esercizio della
potestà genitoriale e le<br />
modalità dell’affidamento<br />
( 485 ). Recente giurisprudenza<br />
ritiene applicab<strong>il</strong>e l’art. 709<br />
ter, comma 2, c.p.c. anche ai<br />
casi di inadempimento<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />
tenuto conto che l’esercizio<br />
della potestà comporta<br />
l’assunzione di decisioni che<br />
possono avere riflessi<br />
economici, e <strong>il</strong> nuovo art.
155 c.c. considera come<br />
strettamente connessi <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o dell’affidamento e<br />
quello del <strong>mantenimento</strong> del<br />
minore ( 486 ).<br />
In effetti, la norma<br />
sanziona gli “atti che<br />
comunque arrechino<br />
pregiudizio al minore” o che<br />
“ostacolino <strong>il</strong> corretto<br />
svolgimento delle modalità<br />
dell’affidamento”, e in tale<br />
ottica vanno comprese,
anche, le violazioni d’ordine<br />
economico, atteso che la<br />
sufficienza di risorse<br />
economiche è condizione<br />
indispensab<strong>il</strong>e di<br />
esplicazione e sv<strong>il</strong>uppo della<br />
<strong>per</strong>sonalità del minore.<br />
Dottrina e giurisprudenza<br />
concordano sulla natura<br />
sanzionatoria delle misure<br />
previste da questa norma, e<br />
sulla loro funzione di<br />
coazione anche psicologica<br />
rispetto all’adempimento
degli obblighi genitoriali<br />
( 487 ).<br />
In particolare sulla natura<br />
giuridica della<br />
“responsab<strong>il</strong>ità” del genitore<br />
che con <strong>il</strong> proprio<br />
comportamento <strong>il</strong>lecito<br />
arreca danni ai minori ovvero<br />
all’altro <strong>coniuge</strong>, la<br />
giurisprudenza di merito ha<br />
sostenuto che si tratti di una<br />
lesione di una aspettativa<br />
legittima, inerente alla
elazione parentale. Si è<br />
anche precisato che le misure<br />
sanzionatorie previste<br />
dall’art. 709 ter cpc hanno<br />
una finalità di prevenzione,<br />
in quanto la minaccia della<br />
sanzione dovrebbe fungere da<br />
deterrente al commettere atti<br />
pregiudizievoli <strong>per</strong> i minori,<br />
ovvero inosservanti dei<br />
provvedimenti assunti in<br />
ordine all’esercizio della<br />
potestà genitoriale o in<br />
ordine alle modalità
dell’affidamento,<br />
travalicando <strong>il</strong> limite di un<br />
rapporto strettamente<br />
privatistico ed inter<strong>per</strong>sonale<br />
all’interno del nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare, ed approdando così<br />
su di una sponda di r<strong>il</strong>evanza<br />
pubblicistica e di estrema<br />
tutela delle aspettative<br />
scaturenti dalle relazioni<br />
parentali ( 488 ).<br />
La dottrina prevalente pure<br />
sottolinea la finalità punitiva
delle misure risarcitorie<br />
previste dall’art. 709 ter,<br />
comma 2, c.p.c., configurate<br />
come una pena privata che<br />
non si sovrappone<br />
all’ordinario risarcimento del<br />
danno ( 489 ), e sostiene che<br />
sia necessario fare<br />
riferimento al solo criterio<br />
della gravità della condotta, e<br />
non alle conseguenze della<br />
stessa ( 490 ).<br />
Le sanzioni previste
dall’art. 709 ter, comma 2,<br />
c.p.c. possono essere<br />
applicate anche dal tribunale<br />
<strong>per</strong> i minorenni nei<br />
procedimenti "relativi a <strong>figli</strong><br />
di genitori non coniugati",<br />
<strong>per</strong> effetto di quanto dispone<br />
l’art. 4 della l. 54/06.<br />
Quanto ai prof<strong>il</strong>i<br />
processuali, i provvedimenti<br />
de quo sono adottab<strong>il</strong>i dal<br />
collegio come dal giudice<br />
istruttore, considerato che<br />
questi può ex art. 155 sexies,
comma 1, pronunciare in via<br />
provvisoria i provvedimenti<br />
riguardo ai <strong>figli</strong> e, in<br />
particolare quei<br />
provvedimenti atipici di cui<br />
all’art. 155, comma 2, c.c.<br />
( 491 ).<br />
La domanda sarà proposta,<br />
<strong>nel</strong> corso del procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio, con<br />
ricorso ex art. 709 ter c.p.c.<br />
al g.i. <strong>per</strong> l’applicazione di<br />
sanzioni conseguenti la
violazione di una statuizione<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’ordinanza<br />
presidenziale, o in un<br />
provvedimento del g.i.<br />
stesso. Si dovrà invece<br />
attivare <strong>il</strong> procedimento<br />
camerale ex art. 710 c.p.c.<br />
quando l’inottem<strong>per</strong>anza<br />
riguarda prescrizioni<br />
contenute in sentenze di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio o <strong>nel</strong><br />
verbale di <strong>separazione</strong><br />
consensuale.<br />
Tali provvedimenti,
esaurita la fase del reclamo,<br />
non appaiono ricorrib<strong>il</strong>i <strong>per</strong><br />
cassazione, pur coinvolgendo<br />
diritti fondamentali della<br />
<strong>per</strong>sona (dovere-diritto dei<br />
genitori di mantenere,<br />
educare, istruire i <strong>figli</strong>, e<br />
correlativi diritti del <strong>figli</strong>o<br />
stesso), non assumendo<br />
contenuto decisorio, ma<br />
attenendo piuttosto al<br />
controllo esterno sulla<br />
potestà; né essi hanno<br />
carattere di definitività,
potendo essere sempre<br />
riproposte le questioni con<br />
successivo ricorso ( 492 ).<br />
12. Gli strumenti di garanzia<br />
dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>.<br />
Le misure previste a tutela<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
<strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio sono<br />
applicab<strong>il</strong>i anche al fine di
garantire l’adempimento<br />
degli obblighi di natura<br />
economica nei confronti dei<br />
<strong>figli</strong>.<br />
Trovano <strong>per</strong>tanto<br />
applicazione i rimedi indicati<br />
<strong>nel</strong>l’art. 156 c.c. ( 493 ) e<br />
<strong>nel</strong>l’art. 8 l. div., in favore<br />
dei <strong>figli</strong>, sia legittimi che<br />
naturali ( 494 ).<br />
In particolare, <strong>il</strong> richiamo<br />
all’art. 155 c.c. o<strong>per</strong>ato<br />
dall’art. 156, comma 4, c.c.,
ende evidente che i rimedi<br />
previsti da tale disposizione<br />
trovano applicazione anche<br />
con riguardo agli assegni <strong>per</strong><br />
i <strong>figli</strong>, pur residuando,<br />
secondo la dottrina, qualche<br />
dubbio circa l’assegno <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong> maggiorenni, posto che<br />
l’art. 156 c.c., non toccato<br />
dalla riforma del 2006, non<br />
fa riferimento all’art. 155quinquies<br />
c.c. ( 495 ).
CAPITOLO XII<br />
LA DETERMINAZIONE<br />
DELL’ASSEGNO PER I<br />
FIGLI<br />
SOMMARIO: 1. I criteri di<br />
riferimento <strong>per</strong> la<br />
quantificazione dell’assegno. –<br />
1.1. Le “attuali esigenze” del<br />
<strong>figli</strong>o. – 1.2 <strong>Il</strong> tenore di vita<br />
goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza di<br />
convivenza dei genitori. – 1.3. I<br />
tempi di <strong>per</strong>manenza presso
ciascun genitore. – 1.4. Le<br />
risorse economiche dei<br />
genitori. – 1.5. La valenza<br />
economica dei compiti<br />
domestici e di cura assunti da<br />
ciascun genitore. – 2.<br />
L’accertamento dei redditi dei<br />
genitori e le indagini di polizia<br />
tributaria. – 3. Le spese<br />
straordinarie. – 4. Modalità di<br />
corresponsione e decorrenza<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico. – 5.<br />
L’adeguamento automatico<br />
dell’assegno. – 6. La<br />
contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> con altre modalità. – 7.
La revisione dell’assegno. – 8.<br />
La cessazione dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
1. I criteri di riferimento <strong>per</strong><br />
la quantificazione<br />
dell’assegno.<br />
L’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> è<br />
determinato dal giudice<br />
secondo i criteri indicati dal<br />
novellato art. 155 c.c., così
da realizzare <strong>il</strong> principio di<br />
proporzionalità secondo<br />
quanto disposto anche<br />
dall’art. 148 c.c., che si<br />
riferisce alle “sostanze” ed<br />
alla capacità di lavoro<br />
professionale e casalingo dei<br />
genitori ( 496 ).<br />
La l. 54/06 ha<br />
opportunamente integrato i<br />
criteri indicati <strong>nel</strong>l’art. 148<br />
c.c., precisando<br />
dettagliatamente gli elementi
di natura <strong>per</strong>sonale ed<br />
economica che <strong>il</strong> giudice<br />
deve considerare <strong>per</strong> la<br />
quantificazione dell’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico: le attuali esigenze<br />
del <strong>figli</strong>o; <strong>il</strong> tenore di vita<br />
goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza<br />
di convivenza con entrambi i<br />
genitori; i tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />
genitore; le risorse<br />
economiche di entrambi i<br />
genitori; la valenza<br />
economica dei compiti
domestici e di cura assunti da<br />
ciascun genitore.<br />
Come è stato osservato, lo<br />
specifico riferimento al<br />
principio di proporzione e la<br />
puntuale indicazione dei<br />
criteri in base ai quali la<br />
proporzione va valutata,<br />
rendono “inequivoco” che “la<br />
proporzionalità costituisce<br />
una clausola generale” che<br />
implica <strong>il</strong> riferimento a<br />
parametri che devono essere<br />
oggetto di accertamento, se
del caso anche attraverso<br />
l’uso dei poteri istruttori<br />
d’ufficio del giudice, e<br />
quindi “della valutazione e<br />
del b<strong>il</strong>anciamento al quale<br />
consegue <strong>il</strong> giudizio circa<br />
l’esistenza della<br />
proporzionalità” ( 497 ).<br />
<strong>Il</strong> criterio del reddito<br />
espresso dall’art. 148 c.c., <strong>nel</strong><br />
contesto normativo riformato<br />
dalla l. 54/06, cessa <strong>per</strong>tanto<br />
di essere l’unico parametro
di riferimento, e costituisce<br />
ora <strong>il</strong> “parametro immediato,<br />
in relazione al quale deve<br />
essere valutata la<br />
proporzionalità tra <strong>il</strong><br />
contributo dei due genitori<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />
e, dall’altro, costituisce <strong>il</strong><br />
principio base, entro <strong>il</strong> cui<br />
ambito e limiti i cinque<br />
criteri, con funzione<br />
integrativa, sono destinati ad<br />
o<strong>per</strong>are” ( 498 ).
Risulta evidente che non vi<br />
sono più spazi <strong>per</strong><br />
valutazioni di equità da parte<br />
del giudice, tenuto ad<br />
accertare e valutare una serie<br />
di elementi di natura sia<br />
<strong>per</strong>sonale che economica e<br />
patrimoniale, che la legge<br />
stessa indica ( 499 ).<br />
1.1. Le “attuali esigenze” del<br />
<strong>figli</strong>o.
Le esigenze dei <strong>figli</strong><br />
devono essere dedotte<br />
tenendo conto dell’età, della<br />
loro situazione <strong>per</strong>sonale,<br />
dell’ambiente sociale in cui<br />
vivono i genitori, delle<br />
modalità della loro vita<br />
quotidiana ( 500 ).<br />
I <strong>figli</strong>, <strong>nel</strong>le loro diverse<br />
fasi di crescita e di sv<strong>il</strong>uppo<br />
della <strong>per</strong>sonalità, hanno<br />
esigenze molteplici, che non<br />
si riferiscono ai soli bisogni
alimentari, ma anche a<br />
quanto loro necessita in<br />
relazione all’assetto<br />
abitativo, all’istruzione ed<br />
educazione, alla salute,<br />
all’attività ricreativa e<br />
sportiva, <strong>per</strong> sv<strong>il</strong>uppare<br />
appieno la loro <strong>per</strong>sona sia<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o fisico che<br />
psicologico ( 501 ).<br />
Si deve comunque<br />
realizzare quanto prescrive l’<br />
art. 147 c.c., che impone ai
genitori di adempiere<br />
all’obbligo del <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> tenendo conto delle<br />
loro inclinazioni, aspirazioni<br />
e capacità, e <strong>per</strong>tanto<br />
“l’attualità” delle esigenze<br />
cui fa riferimento la norma<br />
deve essere interpretata <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
prospettiva dello specifico<br />
progetto di educazione e<br />
crescita dei <strong>figli</strong>, <strong>nel</strong> contesto<br />
sociale ed economico di<br />
appartenenza dei genitori. <strong>Il</strong><br />
provvedimento del giudice
viene adottato rebus sic<br />
stantibus ed è <strong>per</strong>tanto<br />
soggetto a revisione, <strong>nel</strong> caso<br />
sopravvengano nuovi<br />
elementi di fatto.<br />
1.2. <strong>Il</strong> tenore di vita goduto<br />
dal <strong>figli</strong>o in costanza di<br />
convivenza dei genitori.<br />
<strong>Il</strong> tenore di vita<br />
precedentemente goduto dal<br />
<strong>figli</strong>o, durante la convivenza
dei genitori, costituisce solo<br />
uno dei parametri di<br />
valutazione, che concorre con<br />
gli altri criteri indicati dagli<br />
artt. 148 e 155 c.c. a<br />
determinare l’assegno a suo<br />
favore.<br />
Le valutazioni sul tenore<br />
di vita, che devono essere<br />
effettuate dal giudice <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione dell’assegno<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, sono analoghe a<br />
quelle già svolte nei<br />
precedenti capitoli, in
elazione all’assegno a<br />
favore del <strong>coniuge</strong> separato e<br />
divorziato. <strong>Il</strong> tenore di vita<br />
cui fare riferimento sarà<br />
<strong>per</strong>tanto quello<br />
corrispondente alle risorse<br />
economiche dei genitori e<br />
tendenzialmente analogo, <strong>per</strong><br />
quanto possib<strong>il</strong>e, a quello<br />
goduto in precedenza ( 502 ).<br />
Le esigenze del <strong>figli</strong>o, i<br />
bisogni, le abitudini, le<br />
legittime aspirazioni di
questi, e in genere le sue<br />
prospettive di vita - non<br />
potranno non essere<br />
condizionate dal contesto<br />
sociale, oltre che dallo<br />
standard economico, in cui <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o ha vissuto con i<br />
genitori ( 503 ).<br />
1.3. I tempi di <strong>per</strong>manenza<br />
presso ciascun genitore.<br />
Nello spirito della l. 54/06,
che valorizza <strong>il</strong> principio di<br />
bigenitorialità e l’attivo<br />
svolgimento del ruolo<br />
genitoriale, i tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />
ciascun genitore assumono<br />
particolare r<strong>il</strong>evanza ai fini<br />
della quantificazione<br />
dell’assegno ( 504 ).<br />
La <strong>per</strong>manenza presso <strong>il</strong><br />
genitore non collocatario che<br />
si protragga <strong>per</strong> alcuni giorni<br />
durante la settimana, oltre <strong>il</strong>
canonico week end<br />
quindicinale, e in pari misura<br />
con <strong>il</strong> genitore collocatario<br />
durante i <strong>per</strong>iodi di vacanza<br />
scolastica, comporta un<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto da<br />
parte del genitore non<br />
collocatario in tali <strong>per</strong>iodi, di<br />
cui <strong>il</strong> giudice deve tener<br />
conto <strong><strong>nel</strong>la</strong> quantificazione<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico da<br />
corrispondersi all’altro<br />
genitore.<br />
Tale valutazione potrà, o
meno, comportare una<br />
riduzione dell’importo o<br />
delle mens<strong>il</strong>ità dell’assegno,<br />
in quanto la r<strong>il</strong>evanza del<br />
tempo deve essere correlata<br />
agli altri criteri indicati<br />
dall’art. 155 c.c. e al reddito<br />
dei genitori.<br />
L’applicazione dell’attuale<br />
normativa in relazione al<br />
criterio del tempo di<br />
<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />
<strong>il</strong> genitore non collocatario si<br />
pone in un’ottica nuova e in
un contesto diverso rispetto<br />
alla questione relativa al<br />
mancato adempimento della<br />
corresponsione dell’assegno<br />
al genitore affidatario <strong>nel</strong><br />
<strong>per</strong>iodo coincidente con la<br />
vacanza estiva del <strong>figli</strong>o con<br />
<strong>il</strong> genitore non affidatario,<br />
che era stata in passato<br />
oggetto di numerose<br />
pronunce. All’epoca, la<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
riteneva che l’obbligo di<br />
pagamento dell’assegno di
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> non<br />
veniva meno nei <strong>per</strong>iodi di<br />
vacanza degli stessi presso <strong>il</strong><br />
genitore non affidatario, pur<br />
facendo salva in alcuni casi<br />
la richiesta di una riduzione<br />
proporzionale dell’assegno in<br />
relazione alla quantità e<br />
soprattutto alla durata del<br />
soggiorno dei <strong>figli</strong> presso<br />
questi ( 505 ).<br />
1.4. Le risorse economiche di
entrambi i genitori.<br />
Nella determinazione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, <strong>il</strong><br />
giudice deve tenere conto<br />
delle risorse economiche<br />
individuali dei genitori.<br />
Conservano piena validità<br />
i principi elaborati dalla<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vigenza della<br />
precedente normativa con
iferimento ai criteri indicati<br />
dall’art. 148 c.c., e <strong>per</strong>tanto<br />
la capacità economica dei<br />
genitori deve essere valutata<br />
in ragione del complessivo<br />
patrimonio di ciascuno,<br />
costituito oltre che dai redditi<br />
di lavoro subordinato o<br />
autonomo, da ogni altra<br />
forma di reddito o ut<strong>il</strong>ità,<br />
quali <strong>il</strong> valore dei beni<br />
mob<strong>il</strong>i o immob<strong>il</strong>i posseduti,<br />
le quote di partecipazione<br />
sociale, i proventi di
qualsiasi natura <strong>per</strong>cepiti<br />
( 506 ).<br />
A differenza di quanto<br />
avviene <strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />
dell’assegno spettante al<br />
<strong>coniuge</strong> separato o<br />
divorziato, la quantificazione<br />
dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non si<br />
fonda su una rigida<br />
comparazione della<br />
situazione patrimoniale di<br />
ciascun <strong>coniuge</strong>, ma sulla<br />
valutazione globale di più
elementi, come indicati negli<br />
artt. 148 e 155 c.c. ( 507 ).<br />
<strong>Il</strong> giudice dovrà <strong>per</strong>tanto<br />
valutare anche la capacità di<br />
lavoro, professionale o<br />
casalingo, di ciascun<br />
genitore, e valorizzare le<br />
accertate potenzialità<br />
reddituali dei coniugi ( 508 ).<br />
D’altro canto, dovrà altresì<br />
tenere presenti gli oneri<br />
economici che gravano su<br />
ciascun genitore, quali le
spese <strong>per</strong> far fronte alle<br />
proprie esigenze abitative o <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> di altri <strong>figli</strong>.<br />
La giurisprudenza, di<br />
legittimità e di merito, ha<br />
evidenziato che ai fini della<br />
determinazione<br />
dell’ammontare dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> a favore dei<br />
<strong>figli</strong>, è legittimo tener conto<br />
della voce di spesa costituita<br />
dall’importo del canone<br />
necessario <strong>per</strong> la locazione<br />
della casa di abitazione, sia
<strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore non<br />
collocatario che ha<br />
presumib<strong>il</strong>mente dovuto<br />
lasciare la casa fam<strong>il</strong>iare, sia<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore collocatario,<br />
considerato anche che grava<br />
su entrambi i genitori<br />
l’obbligo di contribuire<br />
all’opportuna<br />
predisposizione di una stab<strong>il</strong>e<br />
organizzazione domestica<br />
idonea a soddisfare le<br />
necessità dei <strong>figli</strong> presso
ciascun genitore ( 509 ).<br />
Quanto all’obbligo di<br />
provvedere al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> naturali avuti da<br />
un’altra unione, la<br />
giurisprudenza è orientata ad<br />
ammettere che <strong>il</strong> giudice non<br />
può trascurare di considerare,<br />
<strong>nel</strong> valutare la capacità<br />
patrimoniale del genitore,<br />
anche gli obblighi di natura<br />
economica che incombono<br />
<strong>per</strong> legge su questi <strong>per</strong> <strong>il</strong>
<strong>mantenimento</strong> di altro <strong>figli</strong>o,<br />
nato fuori dal matrimonio<br />
( 510 ).<br />
Tuttavia, in relazione a<br />
intervenuti mutamenti delle<br />
condizioni economiche e di<br />
vita dei genitori, si è anche<br />
sostenuto che <strong>il</strong> solo<br />
cambiamento della<br />
condizione fam<strong>il</strong>iare del<br />
genitore tenuto all’assegno<br />
<strong>per</strong> la formazione di una<br />
nuova famiglia, e le sue
accresciute responsab<strong>il</strong>ità,<br />
non comprovano una<br />
modifica delle sue condizioni<br />
economiche e non<br />
legittimano di <strong>per</strong> sé una<br />
diminuzione del contributo<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
nati in precedenza, poiché la<br />
costituzione di un nuovo<br />
nucleo fam<strong>il</strong>iare è<br />
espressione di una scelta e<br />
non di una necessità e lascia<br />
inalterata la consistenza degli<br />
obblighi nei confronti della
prole ( 511 ).<br />
Nessuna r<strong>il</strong>evanza ai fini<br />
della determinazione o della<br />
revisione dell’assegno <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong>, assume poi la<br />
convivenza del genitore,<br />
collocatario o meno, con<br />
altra <strong>per</strong>sona. Nel caso che <strong>il</strong><br />
genitore collocatario goda di<br />
prestazioni economiche da<br />
parte del proprio convivente,<br />
non muta la portata<br />
dell’obbligo del genitore non
collocatario di contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, non<br />
potendo lo stesso giovarsi di<br />
eventuali condizioni di<br />
favore esistenti nei rapporti<br />
tra l’altro genitore ed <strong>il</strong><br />
convivente medesimo, tenuto<br />
anche conto della precarietà<br />
di tali rapporti, privi di<br />
adeguata tutela giuridica<br />
( 512 ). Qualora sia <strong>il</strong> genitore<br />
non collocatario a convivere<br />
more uxorio con altra
<strong>per</strong>sona, non potrà<br />
ugualmente far valere<br />
l’eventuale onere economico,<br />
gravante su di lui, <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> della<br />
convivente ( 513 ).<br />
1 . 5 . La valenza economica<br />
dei compiti domestici e di<br />
cura assunti da ciascun<br />
genitore<br />
<strong>Il</strong> novellato art. 155 c.c.
valorizza <strong>il</strong> ruolo svolto da<br />
ciascun genitore <strong><strong>nel</strong>la</strong> cura e<br />
crescita dei <strong>figli</strong>, attribuendo<br />
un valore economico ai<br />
compiti domestici e<br />
all’accudimento della prole.<br />
È un riconoscimento<br />
importante sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
sociale e culturale, che<br />
consente di dare valore alla<br />
scelta di priv<strong>il</strong>egiare la cura<br />
dei <strong>figli</strong>, soprattutto di tenera<br />
età, rispetto ad una attività<br />
extradomestica, così come al
tempo dedicato alla loro<br />
cura.<br />
L’attribuzione di valore ai<br />
compiti domestici e di cura<br />
non riguarda tuttavia <strong>il</strong> solo<br />
parametro del “tempo”,<br />
dovendosi necessariamente<br />
effettuare una valutazione<br />
qualitativa dei compiti che <strong>il</strong><br />
genitore svolge,<br />
quotidianamente, o <strong>nel</strong> fine<br />
settimana o in <strong>per</strong>iodi di<br />
vacanza.<br />
Nella cura quotidiana dei
<strong>figli</strong> sono infatti ricomprese<br />
attività che riguardano <strong>il</strong><br />
soddisfacimento di loro<br />
esigenze materiali primarie<br />
(preparazione dei pasti, cura<br />
dell’abbigliamento, dei locali<br />
domestici, attività ludiche),<br />
la vicinanza fisica ed<br />
emotiva con condivisione o<br />
compartecipazione agli<br />
eventi della quotidianità, ma<br />
anche oneri quali <strong>il</strong> portare, o<br />
riprendere, i <strong>figli</strong> a scuola ad<br />
ore fisse;
l’accompagnamento ad<br />
attività extrascolastiche;<br />
l’aus<strong>il</strong>io <strong>nel</strong>l’esecuzione dei<br />
compiti scolastici e <strong>nel</strong>lo<br />
studio; l’accompagnamento a<br />
visite mediche, ad esami<br />
diagnostici, ed altro ancora<br />
( 514 ). Attività che sono<br />
qualitativamente diverse da<br />
quelle ludiche che vengono<br />
prevalentemente svolte nei<br />
giorni festivi e in vacanza.
2. L’accertamento dei redditi<br />
dei genitori e le indagini di<br />
polizia tributaria.<br />
La normativa che<br />
disciplina <strong>il</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> e di divorzio<br />
prevede l’obbligo <strong>per</strong> ciascun<br />
genitore di dare al giudice<br />
ogni informazione sulle<br />
proprie risorse economiche.<br />
Questo dovere di veridicità<br />
( 515 ), che deve essere
adempiuto mediante<br />
allegazione al ricorso e alla<br />
memoria difensiva delle<br />
ultime dichiarazioni dei<br />
redditi presentate, è previsto<br />
sia dall’art. 706, comma 3,<br />
c.c., che dall’art. 4, comma 6,<br />
l. div..<br />
La l. 54/06 è poi<br />
intervenuta rimodulando,<br />
all’art. 155, comma 6, c.c., <strong>il</strong><br />
potere del giudice di disporre<br />
accertamenti di polizia<br />
tributaria, sino ad oggi
previsto e regolamentato<br />
dall’art. 5, comma 9, l. div.,<br />
che veniva applicato <strong>per</strong><br />
analogia al procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale. Ai<br />
sensi dell’ultimo comma<br />
dell’art. 155 c.c., se le<br />
informazioni di carattere<br />
economico fornite dai<br />
genitori non risultano<br />
sufficientemente<br />
documentate, <strong>il</strong> giudice<br />
dispone un accertamento<br />
della polizia tributaria sui
edditi e sui beni oggetto<br />
della contestazione, anche se<br />
intestati a soggetti diversi.<br />
L’estensione delle indagini<br />
della polizia tributaria<br />
rispetto ai terzi costituisce<br />
una innovazione introdotta<br />
dalla l. 54/06, e può essere<br />
disposta solo quando si tratta<br />
di accertamenti reputati dal<br />
giudice necessari data la<br />
presenza di <strong>figli</strong> cui<br />
provvedere ( 516 ).
Circa i presupposti<br />
richiesti dalla legge <strong>per</strong>ché le<br />
indagini di polizia tributaria<br />
possano essere autorizzate,<br />
sussistono ogni volta che sia<br />
registrab<strong>il</strong>e una significativa<br />
discrasia tra le risultanze dei<br />
documenti di natura<br />
economica prodotti dalle<br />
parti e quanto emerge, anche<br />
in via indiziaria, da altre<br />
acquisizioni processuali circa<br />
<strong>il</strong> tenore di vita goduto in<br />
costanza di matrimonio o,
più in generale, la situazione<br />
patrimoniale della famiglia<br />
( 517 ).<br />
3. Le spese straordinarie.<br />
La l. 54/06 nulla ha<br />
previsto circa le c.d. spese<br />
straordinarie a favore dei<br />
<strong>figli</strong>, che di prassi sono<br />
indicate negli accordi tra i<br />
genitori, come nei<br />
provvedimenti giudiziari,
quali oneri integrativi del<br />
<strong>mantenimento</strong> diretto o<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico, posti<br />
a carico di entrambi i<br />
genitori, in misura paritaria o<br />
proporzionale al reddito di<br />
ciascuno.<br />
La questione delle spese<br />
straordinarie è spesso motivo<br />
di contenzioso tra i genitori,<br />
non essendovi certezza <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
legge sulla definizione di<br />
“spese straordinarie”, sulla<br />
loro specifica individuazione,
sulla r<strong>il</strong>evanza o meno del<br />
consenso del genitore non<br />
collocatario tenuto al<br />
rimborso, ed essendo molto<br />
gravoso l’iter processuale <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o delle somme<br />
dovute al genitore che le ha<br />
anticipate.<br />
In ordine alla definizione<br />
di “spese straordinarie”, la<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
ha precisato che trattasi di<br />
quegli oneri che si<br />
ricollegano ad eventi
eccezionali ed imprevedib<strong>il</strong>i<br />
che non rientrano <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
consuetudine e <strong>nel</strong>le normali<br />
esigenze di vita dei <strong>figli</strong>, con<br />
particolare riferimento alla<br />
salute ( 518 ), e che non<br />
possono considerarsi esigui<br />
in relazione al tenore di vita<br />
della famiglia, secondo le<br />
capacità economiche dei<br />
genitori.<br />
È stata posta in evidenza<br />
anche la distinzione tra spese
straordinarie e spese inerenti<br />
le decisioni di maggior<br />
interesse <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>,<br />
sostenendo che solo in<br />
relazione a queste ultime si<br />
renderebbe imprescindib<strong>il</strong>e<br />
la necessità del previo<br />
consenso dell’altro genitore,<br />
decisivo <strong>per</strong> <strong>il</strong> sorgere del<br />
diritto al rimborso, fatte<br />
salve le situazioni di urgenza<br />
( 519 ).<br />
La giurisprudenza di
legittimità ha tuttavia<br />
recentemente affermato che<br />
“l’art. 155 cod. civ., <strong>nel</strong><br />
rimettere alle determinazioni<br />
di entrambi i coniugi le<br />
scelte di maggior interesse<br />
<strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, non impone,<br />
riguardo ad esse, alcuno<br />
specifico onere di<br />
informazione al genitore<br />
affidatario, dovendo tale<br />
onere ritenersi<br />
implicitamente gravante su<br />
quest’ultimo … <strong>nel</strong> solo caso
in cui l’informazione sia<br />
necessaria affinchè <strong>il</strong><br />
genitore non affidatario<br />
possa partecipare alla<br />
decisione con riguardo ad<br />
eventi eccezionali ed<br />
imprevedib<strong>il</strong>i. Ne consegue<br />
che, <strong>nel</strong>le scelte "di maggior<br />
interesse" della vita<br />
quotidiana del minore -<br />
quali, di regola, quelle<br />
attinenti alla sua istruzione<br />
… ciascun genitore, in ogni<br />
caso ed in ogni tempo, ha un
autonomo potere di attivarsi<br />
nei confronti dell’altro <strong>per</strong><br />
concordarne le eventuali<br />
modalità, e, in difetto,<br />
ricorrere all’autorità<br />
giudiziaria” ( 520 ).<br />
Negli accordi di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio, o di<br />
cessazione della convivenza<br />
more uxorio, le parti hanno la<br />
tendenza a ricomprendere tra<br />
le “spese straordinarie” un<br />
insieme generico di spese
elative alla frequentazione<br />
scolastica (libri, gite, etc.), a<br />
corsi di studio all’estero,<br />
lezioni private, sport, attività<br />
ludiche e ricreative, oltre che<br />
a cure mediche,<br />
specialistiche o meno, esami<br />
clinici, acquisto di farmaci,<br />
etc.. Spesso queste spese<br />
vengono forfettizzate ed<br />
integrate <strong>nel</strong>l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, soluzione che<br />
consente di prevenire<br />
situazioni conflittuali tra i
genitori, ma lascia<br />
inevitab<strong>il</strong>mente prive di<br />
tutela situazioni<br />
imprevedib<strong>il</strong>i che potrebbero<br />
essere finanziariamente<br />
onerose.<br />
Nei provvedimenti emessi<br />
dal giudice, di regola tali<br />
spese non vengono incluse<br />
forfettariamente <strong>nel</strong>l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico in quanto sono<br />
diffic<strong>il</strong>mente quantificab<strong>il</strong>i<br />
preventivamente e soggette a<br />
variazioni anche sensib<strong>il</strong>i. <strong>Il</strong>
giudice, considerata la<br />
situazione <strong>per</strong>sonale e<br />
patrimoniale dei genitori e le<br />
loro domande processuali,<br />
nonché tenute presenti le<br />
esigenze dei <strong>figli</strong>, può<br />
disporre, a titolo integrativo<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico, la<br />
suddivisione delle spese<br />
straordinarie tra i genitori, in<br />
misura paritaria o<br />
diversamente proporzionale.<br />
In mancanza di uno<br />
specifico provvedimento del
giudice in ordine alla<br />
suddivisione delle spese<br />
straordinarie o all’obbligo<br />
del genitore non collocatario<br />
di contribuire pro quota a<br />
dette spese, costante<br />
giurisprudenza ritiene che<br />
tale omissione di pronuncia<br />
non può che essere<br />
interpretata come obbligo <strong>per</strong><br />
entrambi i genitori di<br />
contribuire in pari misura<br />
alle spese ( 521 ).
Nei casi in cui, come<br />
prevede di regola l’art. 155<br />
c.c., l’esercizio della potestà<br />
<strong>per</strong>manga in capo ad<br />
entrambi i genitori, la<br />
decisione in merito alla<br />
necessità delle spese<br />
straordinarie e al modo in cui<br />
debbano essere affrontate,<br />
compete agli stessi, ed<br />
eventuali controver- sie<br />
saranno risolte ricorrendo<br />
alla procedura indicata
dall’art. 709-ter c.p.c. ( 522 ).<br />
<strong>Il</strong> provvedimento che<br />
dispone l’obbligo al<br />
pagamento pro quota delle<br />
spese straordinarie, non<br />
costituisce titolo esecutivo ai<br />
sensi dell’art. 474 c.p.c., non<br />
potendo <strong>il</strong> predetto obbligo,<br />
che nulla specifica rispetto al<br />
quantum debeatur, essere<br />
considerato un diritto certo,<br />
liquido ed esigib<strong>il</strong>e ( 523 ).<br />
Né <strong>il</strong> giudice
dell’esecuzione può svolgere<br />
qualsivoglia attività<br />
istruttoria diretta<br />
all’accertamento e alla<br />
quantificazione del credito,<br />
essendo la parte priva di<br />
titolo esecutivo.<br />
Secondo l’orientamento<br />
giurisprudenziale<br />
maggioritario, <strong>il</strong> genitore che<br />
ha anticipato spese<br />
straordinarie <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, che<br />
l’altro obbligato non intende<br />
riconoscere, dovrà, al fine di
legittimare l’esecuzione<br />
forzata ex art. 474 c.p.c.,<br />
munirsi di un valido titolo<br />
esecutivo rivolgendosi al<br />
giudice ordinario, <strong>il</strong> quale<br />
accerterà la natura di spesa<br />
straordinaria sostenuta, così<br />
da verificare l’avveramento<br />
dell’evento futuro e incerto<br />
cui è subordinata l’efficacia<br />
della condanna ( 524 ).<br />
Anche <strong>nel</strong>l’attuale vigenza<br />
della normativa che
priv<strong>il</strong>egia l’affidamento<br />
condiviso <strong>per</strong>mangono<br />
dunque delle difficoltà, in<br />
particolare quando viene<br />
concordato o disposto <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto, che<br />
fanno ritenere opportuno un<br />
provvedimento che individui,<br />
in modo chiaro ed analitico,<br />
le spese che esulano dalla<br />
quotidianità, fissando altresì<br />
le <strong>per</strong>centuali di ripartizione<br />
tra i genitori, che devono<br />
rispecchiare le rispettive
capacità contributive ( 525 ).<br />
Una recente pronuncia<br />
della Suprema Corte ha<br />
tuttavia sostenuto un diverso<br />
orientamento, affermando<br />
che “<strong>il</strong> provvedimento con <strong>il</strong><br />
quale, in sede di <strong>separazione</strong>,<br />
si stab<strong>il</strong>isce che <strong>il</strong> genitore<br />
non affidatario paghi, sia<br />
pure "pro quota", le spese<br />
mediche e scolastiche<br />
ordinarie relative ai <strong>figli</strong><br />
costituisce idoneo titolo
esecutivo e non richiede un<br />
ulteriore intervento del<br />
giudice in sede di cognizione,<br />
qualora <strong>il</strong> genitore creditore<br />
possa allegare e<br />
documentare l’effettiva<br />
sopravvenienza degli esborsi<br />
indicati <strong>nel</strong> titolo e la<br />
relativa entità, salvo <strong>il</strong><br />
diritto dell’altro <strong>coniuge</strong> di<br />
contestare l’esistenza del<br />
credito <strong>per</strong> la non<br />
riconducib<strong>il</strong>ità degli esborsi<br />
a spese necessarie o <strong>per</strong>
violazione delle modalità<br />
d’individuazione dei bisogni<br />
del minore” ( 526 ).<br />
4 . Modalità di<br />
corresponsione e decorrenza<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico.<br />
Qualora <strong>il</strong> giudice<br />
disponga la corresponsione di<br />
un assegno, si tratterà di una<br />
somma fissa da erogarsi<br />
<strong>per</strong>iodicamente, ogni mese,
al genitore presso <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o è collocato, da<br />
intendersi quale rata mens<strong>il</strong>e<br />
di un importo annuale,<br />
determinato tenendo conto<br />
dei criteri indicati dagli artt.<br />
148 e 155 c.c. ( 527 ). Potrà<br />
anche essere disposta o<br />
concordata, come<br />
frequentemente avviene, una<br />
forma “mista” di<br />
adempimento, dove l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico viene integrato
dall’assunzione diretta da<br />
parte di un genitore di<br />
specifici capitoli di spesa<br />
(abbigliamento, o spese<br />
scolastiche, spese mediche,<br />
etc.).<br />
Non è da escludersi la<br />
possib<strong>il</strong>ità di un accordo tra<br />
le parti o di un<br />
provvedimento giudiziario<br />
che limiti l’erogazione<br />
temporale dell’assegno,<br />
prevedendone ad esempio la<br />
sospensione durante un lungo
<strong>per</strong>iodo di vacanze estive del<br />
<strong>figli</strong>o con <strong>il</strong> genitore non<br />
collocatario. Recente<br />
giurisprudenza di legittimità,<br />
successiva all’entrata in<br />
vigore della l. 54/06, pur<br />
confermando <strong>il</strong> pregresso<br />
consolidato orientamento,<br />
secondo cui <strong>il</strong> pagamento<br />
dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non<br />
può essere sospeso nei<br />
<strong>per</strong>iodi in cui gli stessi<br />
vivano presso <strong>il</strong> genitore non<br />
affidatario, né quest’ultimo
può ritenersi sollevato<br />
dall’obbligo di<br />
corresponsione dell’assegno<br />
medesimo <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo in cui<br />
i minori si trovino presso di<br />
lui ed egli provveda,<br />
<strong>per</strong>tanto, in modo esclusivo,<br />
al loro <strong>mantenimento</strong>, ha<br />
ammesso che la quantità e la<br />
durata dei <strong>per</strong>iodi nei quali i<br />
<strong>figli</strong> vivono con <strong>il</strong> genitore<br />
non affidatario, possono<br />
giustificare una riduzione<br />
proporzionale della misura
del contributo ( 528 ).<br />
L’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
decorre dalla data della<br />
domanda proposta dal<br />
genitore <strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio, atteso<br />
che i diritti ed i doveri dei<br />
genitori verso la prole non<br />
subiscono alcuna variazione<br />
a seguito della pronuncia di<br />
<strong>separazione</strong> o di divorzio,<br />
rimanendo identico l’obbligo
di ciascuno dei coniugi di<br />
contribuire, in proporzione<br />
delle sue capacità,<br />
all’assistenza e al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, dalla<br />
loro nascita ( 529 ). Analogo<br />
principio vale <strong>per</strong> i genitori<br />
naturali, tenuti al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> fuori<br />
dal matrimonio.<br />
5. L’adeguamento automatico<br />
dell’assegno.
<strong>Il</strong> novellato art. 155,<br />
comma 5, c.c. dispone che<br />
"l’assegno è<br />
automaticamente adeguato<br />
agli indici ISTAT in difetto di<br />
altro parametro indicato<br />
dalle parti o dal giudice".<br />
Questa disposizione<br />
consente di mantenere <strong>il</strong><br />
contributo del genitore al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
concretamente attuale<br />
nonostante l’aumento del<br />
costo della vita, riducendo la
necessità di ricorrere in<br />
giudizio, <strong>nel</strong> corso del tempo,<br />
<strong>per</strong> la revisione dell’assegno.<br />
La l. 54/06 ha così colmato<br />
una lacuna normativa<br />
esistente <strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, che non prevedeva<br />
l’adeguamento automatico<br />
dell’assegno, e al quale<br />
veniva quindi applicato <strong>per</strong><br />
analogia quanto disposto in<br />
merito dall’art. 6, comma 11,
l. div. ( 530 ).<br />
Tuttavia, volendo far salva<br />
la libertà delle parti di<br />
concordare un criterio di<br />
adeguamento dell’assegno<br />
<strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, l’art. 155, comma<br />
5, c.c. prevede l’applicazione<br />
dell’indice Istat solo “in<br />
difetto” di altro parametro<br />
indicato dalle parti o dal<br />
giudice, con ciò ponendosi in<br />
contrasto con la disciplina<br />
dell’art. 6, l. div., secondo la
quale <strong>il</strong> criterio di<br />
adeguamento automatico<br />
dell’assegno deve essere<br />
determinato “almeno” con<br />
riferimento agli indici Istat.<br />
In ogni caso, <strong>il</strong> giudice<br />
deve decidere “con esclusivo<br />
riferimento all’interesse<br />
morale e materiale” della<br />
prole, e non può ritenere<br />
legittimi accordi tra i<br />
genitori contrari a tale<br />
interesse, anche sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o di una indicizzazione
non adeguata all’aumento del<br />
costo della vita e alla<br />
conseguente soddisfazione<br />
delle esigenze dei <strong>figli</strong>.<br />
6 . La contribuzione al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> con<br />
altre modalità.<br />
L’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
minori, o maggiorenni non<br />
autonomi economicamente,
può essere adempiuto dai<br />
genitori, in sede di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale o<br />
divorzio, anche mediante un<br />
accordo che attribuisca ai<br />
<strong>figli</strong> la proprietà di beni<br />
mob<strong>il</strong>i od immob<strong>il</strong>i, o<br />
impegni l’uno o entrambi ad<br />
effettuare tali attribuzioni<br />
patrimoniali.<br />
La giurisprudenza,<br />
<strong>nel</strong>l’ammettere la validità di<br />
tali accordi, ha precisato che<br />
non si tratta di una
donazione, bensì costituisce<br />
applicazione del principio,<br />
stab<strong>il</strong>ito dall’art. 1322 c.c.,<br />
della libertà dei soggetti di<br />
<strong>per</strong>seguire con lo strumento<br />
contrattuale interessi<br />
meritevoli di tutela secondo<br />
l’ordinamento giuridico<br />
( 531 ).<br />
L’accordo, se recepito <strong>nel</strong><br />
provvedimento di<br />
<strong>separazione</strong> o di divorzio,<br />
comporta l’immediata e
definitiva acquisizione al<br />
patrimonio dei <strong>figli</strong> della<br />
proprietà dei beni che l’uno o<br />
entrambi i genitori abbiano<br />
loro attribuito o si siano<br />
impegnati ad attribuire, e non<br />
è soggetto né alla risoluzione<br />
<strong>per</strong> inadempimento, a norma<br />
dell’art. 1453 c.c., né<br />
all’eccezione<br />
d’inadempimento, ai sensi<br />
dell’art. 1460 c.c. ( 532 ).<br />
L’obbligo assunto dal
genitore di attribuire ai <strong>figli</strong><br />
la proprietà di un bene,<br />
sanzionato in forma specifica<br />
dall’art. 2392 c.c., è<br />
trasmissib<strong>il</strong>e agli eredi del<br />
promittente, in quanto trova<br />
<strong>il</strong> suo titolo non già <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
prestazione di <strong>mantenimento</strong>,<br />
che, nei limiti costituiti dal<br />
valore dei beni attribuiti o da<br />
attribuire è<br />
convenzionalmente liquidata<br />
e sostituita dall’impegno<br />
negoziale, ma <strong>nel</strong>l’accordo
che l’ha estinta ( 533 ).<br />
Altre modalità di<br />
adempimento dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> sono<br />
configurab<strong>il</strong>i, quali<br />
l’attribuzione diretta ai <strong>figli</strong><br />
dei frutti di beni e capitali, o<br />
la corresponsione di una<br />
somma in unica soluzione,<br />
con la sola avvertenza che<br />
una tale ipotesi può avere<br />
un’efficacia solo rebus sic<br />
stantibus e non può
considerarsi definitiva ( 534 ).<br />
Si è anche ritenuto che<br />
l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
possa essere adempiuto con <strong>il</strong><br />
trasferimento da un genitore<br />
all’altro di beni immob<strong>il</strong>i sui<br />
quali sia stato apposto un<br />
vincolo di destinazione ex<br />
art. 2645-ter c.c. ( 535 ), che<br />
consenta di sottrarre i beni<br />
medesimi alla libera<br />
disponib<strong>il</strong>ità del genitore,<br />
"impegnando gli stessi al
preminente interesse dei <strong>figli</strong><br />
(<strong>per</strong>altro, attenuando <strong>il</strong><br />
rischio di espropriazione da<br />
parte di eventuali creditori)"<br />
( 536 ).<br />
La stessa finalità di<br />
“separatezza dei beni” e<br />
tutela dei <strong>figli</strong> beneficiari<br />
rispetto ai terzi può essere<br />
realizzata con l’istituzione di<br />
un trust ( 537 ), concordata tra<br />
i genitori in sede di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio ( 538 ).
7. La revisione dell’assegno.<br />
L’art. 155-ter c.c.,<br />
introdotto dalla l. 54/06,<br />
riconosce <strong>il</strong> diritto di ciascun<br />
genitore di chiedere in ogni<br />
tempo la revisione delle<br />
disposizioni relative alla<br />
misura e alla modalità del<br />
contributo al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>.<br />
La revisione dell’assegno<br />
<strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non richiede come
presupposto la<br />
sopravvenienza di giustificati<br />
motivi, come invece richiesto<br />
dall’art. 156 c.c. <strong>per</strong> la<br />
modifica dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
separato e dall’art. 9 l. div.<br />
<strong>per</strong> la revisione dell’assegno<br />
di divorzio <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong>.<br />
La necessità di modificare<br />
la misura e la modalità del<br />
contributo economico dei<br />
genitori può infatti essere<br />
determinata anche da nuove
valutazioni di circostanze<br />
preesistenti o da fatti nuovi,<br />
o da altre considerazioni<br />
<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> ( 539 ).<br />
Laddove si richieda un<br />
aumento dell’assegno<br />
motivato dalle maggiori<br />
esigenze di vita ed<br />
economiche del <strong>figli</strong>o,<br />
palesemente determinate<br />
dalla sua crescita, non si<br />
ritiene necessaria una<br />
specifica prova di tale
circostanza, considerata<br />
notoria ( 540 ).<br />
Viceversa, si ritiene che <strong>il</strong><br />
giudice di merito non possa<br />
accogliere l’istanza di<br />
riduzione dell’importo<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, motivata dal<br />
solo fatto del raggiungimento<br />
della maggiore età del <strong>figli</strong>o<br />
( 541 ).<br />
Né la formazione di una<br />
nuova famiglia legittima di
<strong>per</strong> sé una diminuzione del<br />
contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> nati<br />
in precedenza, in quanto<br />
lascia inalterata la<br />
consistenza degli obblighi<br />
nei confronti degli stessi<br />
( 542 ). Tuttavia, <strong>il</strong> giudice<br />
deve indubbiamente tenere<br />
conto, “in misura consona al<br />
tenore di vita delle parti”,<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> nati
da una nuova relazione che<br />
una di esse abbia iniziato<br />
( 543 ).<br />
Nel caso in cui sia<br />
intervenuta una modifica di<br />
fatto del collocamento del<br />
<strong>figli</strong>o, e <strong>il</strong> genitore<br />
affidatario o collocatario<br />
abbia consentito al <strong>figli</strong>o<br />
minore di andare a vivere con<br />
l’altro genitore, lo stesso è<br />
tenuto a concorrere al suo<br />
<strong>mantenimento</strong> anche prima
ed indipendentemente da un<br />
provvedimento di modifica<br />
delle condizioni della<br />
<strong>separazione</strong> o del divorzio.<br />
L’altro genitore, presso <strong>il</strong><br />
quale <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o si è recato, può<br />
proporre la domanda <strong>per</strong><br />
l’attribuzione di un assegno,<br />
che decorrerà da tale<br />
momento, e <strong>per</strong> <strong>il</strong> rimborso<br />
di quanto dovuto <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>iodo precedente, dal<br />
verificarsi del nuovo
collocamento ( 544 ).<br />
Si deve tenere presente che<br />
i provvedimenti emessi dal<br />
giudice e le condizioni<br />
concordate tra i genitori <strong>nel</strong><br />
procedimento di <strong>separazione</strong><br />
o divorzio, o di<br />
regolamentazione dei<br />
rapporti tra genitori naturali<br />
relativi al <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong>, conservano la loro<br />
valenza sostanziale e di titolo<br />
esecutivo sino ad un
successivo provvedimento<br />
giudiziario, emesso <strong>nel</strong><br />
procedimento promosso ai<br />
sensi dell’art. 710 c.p.c., che<br />
costituisce l’unico mezzo<br />
giudiziale di modifica dei<br />
suddetti titoli ( 545 ), essendo<br />
del tutto ininfluente che si<br />
siano in concreto maturati i<br />
presupposti <strong>per</strong> la revisione o<br />
la soppressione dell’assegno.<br />
<strong>Il</strong> provvedimento<br />
giudiziario di revisione
dell’assegno o di altra<br />
modalità di adempimento<br />
dell’obbligo del<br />
<strong>mantenimento</strong> non può avere<br />
decorrenza anticipata rispetto<br />
alla data della domanda di<br />
modificazione proposta ex<br />
art. 710 c.p.c., ed in specie<br />
correlata al verificarsi del<br />
fatto nuovo, e non comporta<br />
la caducazione degli effetti<br />
pregressi prodotti<br />
dall’antecedente sentenza<br />
passata in cosa giudicata (art.
2909 c.c.) ( 546 ).<br />
Per quanto riguarda la<br />
competenza a decidere sulla<br />
revisione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />
naturali, un recente<br />
orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
sostiene che, una volta<br />
attratta al tribunale <strong>per</strong> i<br />
minorenni, la competenza<br />
resta radicata presso tale<br />
tribunale anche <strong>per</strong> ogni
successiva richiesta di<br />
modifica del provvedimento<br />
adottato ( 547 ).<br />
8. La cessazione dell’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong>.<br />
L’obbligo dei genitori di<br />
contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> non si protrae sine<br />
die, ma neppure cessa<br />
automaticamente. Ne<br />
consegue che la raggiunta
maggiore età e la raggiunta<br />
autosufficienza economica<br />
del <strong>figli</strong>o non sono di <strong>per</strong> sé<br />
condizioni sufficienti a<br />
legittimare, ipso facto, la<br />
cessazione della<br />
corresponsione dell’assegno,<br />
essendo necessario un<br />
accordo in tal senso tra i<br />
genitori o tra <strong>il</strong> genitore e <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o maggiorenne, se non<br />
più convivente con <strong>il</strong><br />
genitore presso <strong>il</strong> quale<br />
viveva, o un provvedimento
del tribunale.<br />
<strong>Il</strong> genitore interessato alla<br />
declaratoria della cessazione<br />
dell’obbligo deve attivare la<br />
procedura prevista dall’art.<br />
710 c.p.c., e fornire la prova<br />
che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha raggiunto<br />
l’indipendenza economica,<br />
ovvero che lo stesso, posto<br />
<strong>nel</strong>le concrete condizioni <strong>per</strong><br />
poter addivenire alla<br />
autosufficienza economica,<br />
non ne abbia tratto profitto
<strong>per</strong> sua colpa ( 548 ) .<br />
Nel caso in cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne abbia re<strong>per</strong>ito<br />
un lavoro retribuito, si ritiene<br />
che debba corrispondere alla<br />
professionalità acquisita,<br />
anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del<br />
reddito, secondo le<br />
condizioni normali e<br />
concrete di mercato ( 549 ).<br />
<strong>Il</strong> giudice deve valutare la<br />
stab<strong>il</strong>ità del rapporto di<br />
lavoro e <strong>il</strong> trattamento
economico, e a tale proposito<br />
si è precisato che la mera<br />
prestazione di lavoro da parte<br />
del <strong>figli</strong>o occupato come<br />
apprendista non è di <strong>per</strong> sé<br />
tale da dimostrarne la totale<br />
autosufficienza economica,<br />
atteso che <strong>il</strong> complessivo<br />
contenuto dello speciale<br />
rapporto di apprendistato si<br />
distingue sotto vari prof<strong>il</strong>i,<br />
anche retributivi, da quello<br />
degli ordinari rapporti di<br />
lavoro subordinato, onde, non
essendo sufficiente <strong>il</strong> mero<br />
godimento di un reddito<br />
quale che sia, occorre invece<br />
la prova che <strong>il</strong> trattamento<br />
economico <strong>per</strong>cepito <strong>nel</strong><br />
medesimo rapporto di<br />
apprendistato sia idoneo,<br />
proporzionato e sufficiente ai<br />
sensi dell’art. 36 Cost., ad<br />
assicurare all’apprendista,<br />
<strong>per</strong> la sua stessa entità e con<br />
riferimento anche alla durata,<br />
passata e futura, del rapporto,<br />
l’autosufficienza economica
( 550 ).<br />
Una volta dichiarato<br />
cessato l’obbligo del genitore<br />
di contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne, <strong>il</strong> sopravvento<br />
di circostanze ulteriori che<br />
possano determinare l’effetto<br />
di rendere questi nuovamente<br />
privo di lavoro e<br />
sostentamento economico,<br />
non possono far risorgere un<br />
obbligo di <strong>mantenimento</strong> i
cui presupposti erano già<br />
venuti meno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
raggiungimento di una<br />
adeguata capacità lavorativa<br />
( 551 ). In tal caso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
dovrà agire <strong>per</strong> richiedere ai<br />
genitori gli alimenti, ex art.<br />
433 c.c..<br />
Nella diversa ipotesi in cui<br />
<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o maggiorenne, posto<br />
<strong>nel</strong>le concrete condizioni <strong>per</strong><br />
poter addivenire<br />
all’autosufficienza
economica, non ne abbia<br />
ancora tratto profitto, <strong>il</strong><br />
genitore dovrà fornire la<br />
prova che ciò dipende da una<br />
condotta colpevole del <strong>figli</strong>o<br />
stesso, che <strong>per</strong>siste in un<br />
atteggiamento di inerzia<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di un lavoro<br />
compatib<strong>il</strong>e con le sue<br />
attitudini, rifiuta le occasioni<br />
che gli vengano offerte o<br />
abbandona senza valide<br />
giustificazioni <strong>il</strong> posto di<br />
lavoro da lui occupato.
Tuttavia, è stata ritenuta<br />
l’assenza di colpa ed inerzia<br />
da parte del <strong>figli</strong>o che rifiuti<br />
una sistemazione inadeguata<br />
rispetto alla sua preparazione<br />
ed alle sue attitudini,<br />
compatib<strong>il</strong>mente con le<br />
condizioni economiche della<br />
famiglia, sempre che tali sue<br />
aspirazioni siano realizzab<strong>il</strong>i<br />
in ragionevoli limiti<br />
temporali ( 552 ).
CAPITOLO XIII<br />
DOMANDE E RISPOSTE<br />
SOMMARIO: 1. Assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> e tenore di vita<br />
dei coniugi. – 2. Assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> e lavoro<br />
casalingo del <strong>coniuge</strong> durante<br />
la convivenza. – 3. Assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ed elargizioni da<br />
parenti e terzi. – 4. Assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> e breve durata<br />
del matrimonio. – 5. L’
accertamento della situazione<br />
economica e patrimoniale dei<br />
coniugi e l’onere della prova. –<br />
6. Valore probatorio delle<br />
dichiarazioni dei redditi ai fini<br />
della determinazione degli<br />
assegni <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> e i <strong>figli</strong>.<br />
– 7. R<strong>il</strong>evanza del rifiuto di<br />
produrre le dichiarazioni dei<br />
redditi. – 8. Domanda di<br />
modifica dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, <strong>per</strong><br />
l’intervenuta costituzione di un<br />
nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare da parte<br />
del <strong>coniuge</strong> obbligato. – 9.<br />
Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme
versate a titolo di assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>. – 10. Assegno<br />
di divorzio e condizioni<br />
economiche dei coniugi. – 11.<br />
Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />
versate a titolo di assegno di<br />
divorzio. – 12. Rapporto di<br />
lavoro del <strong>figli</strong>o maggiorenne e<br />
cessazione dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>. – 13. Azione di<br />
recu<strong>per</strong>o degli arretrati dovuti<br />
direttamente al <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne non autonomo.<br />
1. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e
tenore di vita dei coniugi.<br />
Sussistono i presupposti<br />
<strong>per</strong> l’attribuzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />
cui reddito sia rimasto<br />
sostanzialmente invariato sia<br />
prima che dopo la cessazione<br />
della convivenza?<br />
Al fine di stab<strong>il</strong>ire la<br />
sussistenza e l’entità
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> in favore del<br />
<strong>coniuge</strong> separato, ai sensi<br />
dell’art. 156 c.c., non è<br />
corretto cristallizzare la<br />
situazione esistente al<br />
momento della convivenza<br />
matrimoniale e comparare in<br />
termini numerici <strong>il</strong> reddito<br />
fam<strong>il</strong>iare pro-capite di allora<br />
con <strong>il</strong> reddito individuale<br />
attuale del richiedente<br />
l’assegno, <strong>per</strong> negarne <strong>il</strong><br />
diritto.
Si deve invece tenere<br />
conto del tenore di vita dei<br />
coniugi durante la<br />
convivenza, al quale va<br />
rapportato <strong>il</strong> giudizio di<br />
adeguatezza dei mezzi a<br />
disposizione del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente.<br />
<strong>Il</strong> tenore di vita di<br />
riferimento è quello offerto<br />
dalle potenzialità<br />
economiche dei coniugi<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio, quale<br />
elemento condizionante la
qualità delle esigenze e<br />
l’entità delle aspettative del<br />
richiedente.<br />
Ai fini dell’imposizione e<br />
della determinazione<br />
dell’assegno, occorre tener<br />
conto dell’incremento dei<br />
redditi di uno di essi e del<br />
decremento dell’altro<br />
verificatosi a seguito della<br />
cessazione della convivenza<br />
e <strong>nel</strong>le more del giudizio di<br />
<strong>separazione</strong>, in quanto<br />
durante la <strong>separazione</strong>
<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />
solidarietà economica che<br />
lega i coniugi durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, che comporta la<br />
condivisione delle reciproche<br />
fortune <strong>nel</strong> corso della<br />
convivenza (Cass., 20<br />
gennaio 2012, n. 785; Cass.,<br />
12 settembre 2011, n. 18618;<br />
Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736; Cass., 24 febbraio<br />
2010, n. 4531; Cass. 7<br />
febbraio 2006, n. 2626; Cass.<br />
24 dicembre 2002, n. 18327).
2. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e<br />
lavoro casalingo del <strong>coniuge</strong><br />
durante la convivenza.<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> separato che<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio abbia<br />
svolto solo lavoro casalingo,<br />
ma abbia capacità e<br />
opportunità di lavoro, ha<br />
diritto all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>?<br />
La <strong>separazione</strong> instaura un
egime che tende a<br />
conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e gli<br />
effetti propri del matrimonio,<br />
compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />
della convivenza e, quindi,<br />
anche <strong>il</strong> “tipo” di vita di<br />
ciascuno dei coniugi.<br />
Se prima della <strong>separazione</strong><br />
i coniugi hanno concordato –<br />
o, quanto meno, accettato –<br />
che uno di essi non lavorasse,<br />
l’efficacia di tale accordo<br />
<strong>per</strong>mane anche dopo la<br />
<strong>separazione</strong>.
Pertanto, ai fini<br />
dell’accertamento del diritto<br />
all’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />
è ininfluente la prova<br />
tendente a dimostrare che la<br />
moglie ha capacità lavorativa<br />
o ha rifiutato concrete offerte<br />
lavorative se la stessa,<br />
durante la convivenza<br />
matrimoniale, non ha mai<br />
svolto attività lavorativa<br />
(Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736; Cass. 16 apr<strong>il</strong>e 2008,<br />
n. 10006, Cass. 25 agosto
2006, n. 18547). Tuttavia, <strong>nel</strong><br />
giudizio di <strong>separazione</strong><br />
l’attitudine al lavoro del<br />
<strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno, come potenziale<br />
capacità di guadagno, può<br />
comunque incidere sulla<br />
quantificazione dell’assegno<br />
(Cass. 22 marzo 2012 n.<br />
4571). La capacità di lavoro<br />
potrà assumere r<strong>il</strong>evanza solo<br />
se venga riscontrata in<br />
termini di effettiva<br />
possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di
una attività lavorativa<br />
retribuita, tenuto conto di<br />
ogni concreto fattore,<br />
soggettivo (quali l’età, la<br />
salute, la formazione<br />
culturale e professionale,<br />
ecc.) ed oggettivo, non già in<br />
termini meramente ipotetici.<br />
3 . Assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
ed elargizioni da parenti e<br />
terzi.
Gli aiuti economici erogati<br />
ad un <strong>coniuge</strong> da parenti o<br />
da terzi possono escludere <strong>il</strong><br />
diritto dello stesso a<br />
richiedere un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> all’altro<br />
<strong>coniuge</strong>, in sede di<br />
<strong>separazione</strong>?<br />
Gli aiuti economici<br />
corrisposti da parenti o da<br />
terzi non costituiscono, di <strong>per</strong><br />
sé, espressione di capacità<br />
economica del <strong>coniuge</strong> al cui
favore sono erogati, e sono<br />
inidonei ad influire in<br />
maniera stab<strong>il</strong>e e certa sul<br />
tenore di vita del richiedente<br />
l’assegno (Cass., 21 giugno<br />
2012, n. 10380; Cass., 18<br />
luglio 2003, n. 11224; Cass.<br />
30 marzo 2005, n. 6712).<br />
Tali elargizioni sono<br />
infatti considerate di natura<br />
precaria, se comunque<br />
sussistono i presupposti <strong>per</strong><br />
l’attribuzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>.
Tuttavia, <strong>il</strong> secondo<br />
comma dell’art. 156 c.c.<br />
stab<strong>il</strong>isce che <strong>il</strong> giudice<br />
debba determinare la misura<br />
dell’assegno "in relazione<br />
alle circostanze”, oltre che ai<br />
redditi dell’obbligato,<br />
tenendo conto di quegli<br />
elementi fattuali di ordine<br />
economico, o comunque<br />
apprezzab<strong>il</strong>i in termini<br />
economici, diversi dal<br />
reddito dell’onerato,<br />
suscettib<strong>il</strong>i di incidere sulle
condizioni delle parti.<br />
Laddove <strong>per</strong>tanto l’aiuto<br />
economico da parte di un<br />
parente o di un terzo, in<br />
particolare se trattasi del<br />
convivente more uxorio,<br />
assuma <strong>il</strong> carattere della<br />
stab<strong>il</strong>ità e sia di entità tale da<br />
incidere sulle condizioni di<br />
vita del <strong>coniuge</strong> richiedente,<br />
così da consentirgli un tenore<br />
di vita analogo a quello<br />
precedente alla <strong>separazione</strong>,<br />
e da eliminare la disparità di
edditi tra i coniugi, <strong>il</strong><br />
giudice potrà tenerne conto<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> quantificazione<br />
dell’assegno, che potrà anche<br />
essere azzerato (Cass., 8<br />
novembre 1997, n. 11031;<br />
Cass., 26 giugno 1996, n.<br />
5916).<br />
4. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e<br />
breve durata del matrimonio.<br />
Nel caso di matrimonio di
eve durata, dal quale non<br />
siano nati dei <strong>figli</strong>, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
che non abbia adeguati<br />
redditi propri può ottenere<br />
un assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
in sede di <strong>separazione</strong> ?<br />
La breve durata del<br />
matrimonio non preclude, in<br />
sede di <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />
riconoscimento del diritto<br />
all’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />
ove di questo sussistano gli<br />
elementi costitutivi
appresentati dalla non<br />
addebitab<strong>il</strong>ità della<br />
<strong>separazione</strong> al <strong>coniuge</strong><br />
richiedente, dalla non<br />
titolarità, da parte del<br />
medesimo, di adeguati<br />
redditi propri, ossia di redditi<br />
che consentano di mantenere<br />
un tenore di vita analogo a<br />
quello goduto in costanza di<br />
matrimonio, e dalla<br />
sussistenza di una disparità<br />
economica tra le parti.<br />
(Cass., 30 dicembre 2011, n.
30216; Cass. 8 febbraio 2006<br />
n. 2818).<br />
La durata del matrimonio<br />
integra un parametro<br />
ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in occasione<br />
della quantificazione<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e e non<br />
può <strong>per</strong>tanto valere al fine di<br />
escludere la spettanza<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> in caso di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale.<br />
Tuttavia, laddove la breve<br />
durata del matrimonio abbia
impedito la realizzazione di<br />
una effettiva comunione di<br />
vita, di carattere materiale e<br />
spirituale, <strong>il</strong> giudice della<br />
<strong>separazione</strong> tiene conto di<br />
tale circostanza ai fini della<br />
quantificazione dell’assegno<br />
(Cass. 22 ottobre 2004, n.<br />
20638).<br />
5 . L’accertamento della<br />
situazione economica e<br />
patrimoniale dei coniugi e
l’onere della prova.<br />
A chi spetta provare <strong>il</strong><br />
tenore di vita dei coniugi<br />
durante la convivenza ?<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />
l’assegno ha l’onere di<br />
fornire la prova della fascia<br />
socioeconomica di<br />
appartenenza della famiglia<br />
all’epoca della convivenza e<br />
di provare <strong>il</strong> tenore di vita
adottato in costanza di<br />
matrimonio, nonché la<br />
situazione economica attuale,<br />
e conseguentemente la sua<br />
impossidenza o<br />
inadeguatezza di redditi e<br />
sostanze (Cass., 28 apr<strong>il</strong>e<br />
2006, n. 9861).<br />
Tuttavia, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
richiedente non è tenuto a<br />
darne una dimostrazione<br />
specifica e diretta, essendo<br />
sufficiente che deduca anche<br />
implicitamente una
condizione inadeguata a<br />
mantenere <strong>il</strong> precedente<br />
tenore di vita, ferma restando<br />
la possib<strong>il</strong>ità dell’altro<br />
<strong>coniuge</strong> di contestare la<br />
pretesa inesistenza o<br />
insufficienza di reddito o di<br />
sostanze, indicando beni o<br />
proventi che evidenzino<br />
l’infondatezza della domanda<br />
(Cass., 29 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />
8940, Cass., 27 agosto 2004,<br />
n. 17136).<br />
<strong>Il</strong> giudice, in mancanza di
prova da parte del<br />
richiedente, può anche<br />
desumere, in via presuntiva,<br />
<strong>il</strong> precedente tenore di vita<br />
dalla situazione reddituale e<br />
patrimoniale della famiglia<br />
al momento della cessazione<br />
della convivenza (Cass., 12<br />
settembre 2011, n. 18618).<br />
6 . Valore probatorio delle<br />
dichiarazioni dei redditi ai<br />
fini della determinazione
degli assegni <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> e<br />
i <strong>figli</strong>.<br />
Se <strong>nel</strong> corso del giudizio<br />
sono state prodotte le<br />
dichiarazioni fiscali e non<br />
sono emersi altri redditi del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato alla<br />
corresponsione dell’assegno,<br />
tale documentazione vincola<br />
la decisione del giudice?<br />
Le dichiarazioni dei redditi
svolgono una funzione<br />
meramente fiscale e, in una<br />
controversia relativa a<br />
rapporti estranei al sistema<br />
tributario, non rivestono<br />
valore vincolante <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
giudice, che <strong><strong>nel</strong>la</strong> sua<br />
valutazione discrezionale può<br />
disattenderle.<br />
<strong>Il</strong> giudice può fondare <strong>il</strong><br />
suo convincimento su altre<br />
risultanze probatorie,<br />
valutando l’attività esercitata<br />
dal <strong>coniuge</strong>, l’importanza
economica di eventuali ut<strong>il</strong>i<br />
d’impresa, gli investimenti,<br />
l’accumulo di cospicui<br />
risparmi <strong>nel</strong> corso della<br />
convivenza, gli elementi di<br />
fatto idonei a dimostrare la<br />
sua reale capacità di spesa,<br />
che possono essere indici di<br />
occultamento dell’effettiva<br />
consistenza della situazione<br />
economica del <strong>coniuge</strong>, <strong>nel</strong><br />
caso questi dichiari redditi<br />
non adeguati (Cass. 14 marzo<br />
2006 n. 5521, Cass. 11 marzo
2006 n. 5379).<br />
Per ricostruire, al di là<br />
delle dichiarazioni fiscali,<br />
l’effettiva posizione<br />
reddituale del <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />
giudice può valorizzare gli<br />
elementi di fatto come fonti<br />
di presunzione, sempre che la<br />
motivazione adottata al<br />
riguardo sia congrua dal<br />
punto di vista logico,<br />
immune da errori di diritto e<br />
rispettosa dei principi che<br />
regolano la prova <strong>per</strong>
presunzioni (Cass., 14<br />
maggio 2005, n. 10135).<br />
7 . R<strong>il</strong>evanza del rifiuto di<br />
produrre le dichiarazioni.<br />
<strong>Il</strong> rifiuto di un <strong>coniuge</strong> di<br />
produrre in giudizio le sue<br />
dichiarazioni dei redditi,<br />
costituisce criterio <strong>per</strong><br />
attribuire l’assegno all’altro<br />
<strong>coniuge</strong>?
<strong>Il</strong> comportamento del<br />
<strong>coniuge</strong> che, nonostante<br />
l’ordine di produzione del<br />
presidente o del giudice<br />
istruttore, rifiuti di<br />
depositare le proprie<br />
dichiarazioni fiscali e ogni<br />
altra documentazione relativa<br />
ai redditi e al patrimonio<br />
<strong>per</strong>sonale, non costituisce un<br />
criterio ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e dal<br />
giudice <strong>per</strong> procedere alla<br />
quantificazione dell’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> a favore
dell’altro.<br />
<strong>Il</strong> giudice può tuttavia<br />
trarre da quella inosservanza<br />
argomenti di prova (art. 116,<br />
secondo comma cod. proc.<br />
civ.).<br />
In ogni caso tale mancanza<br />
costituisce una violazione del<br />
dovere di lealtà della parte in<br />
giudizio, e ha conseguenze<br />
sul piano delle spese<br />
processuali (Cass. 14 marzo<br />
2006 n. 5521).
8 . Domanda di modifica<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, <strong>per</strong><br />
l’intervenuta costituzione di<br />
un nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare da<br />
parte del <strong>coniuge</strong> obbligato.<br />
Può essere ridotto<br />
l’importo dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> qualora <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> obbligato abbia<br />
aumentato i propri oneri<br />
economici, avendo instaurato
una convivenza more uxorio<br />
con altra <strong>per</strong>sona, priva di<br />
reddito, dalla quale abbia<br />
avuto un <strong>figli</strong>o naturale<br />
( 553 )?<br />
L’eventuale maggior onere<br />
economico derivante al<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato al<br />
versamento dell’assegno, <strong>per</strong><br />
aver instaurato una<br />
convivenza more uxorio con<br />
una <strong>per</strong>sona priva di reddito,<br />
non assume alcuna r<strong>il</strong>evanza
ai fini della riduzione o<br />
revoca dell’assegno a favore<br />
dell’altro <strong>coniuge</strong> (Cass. 24<br />
apr<strong>il</strong>e 2001, n. 6017, Cass. 24<br />
novembre 1999, n. 13053).<br />
Qualora dalla nuova<br />
unione siano nati dei <strong>figli</strong>,<br />
che ai sensi di legge hanno<br />
diritto al <strong>mantenimento</strong>, gli<br />
oneri derivanti dalle esigenze<br />
del nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />
possono essere tenuti in<br />
considerazione ai fini della<br />
revisione dell’assegno, a
condizione che abbiano<br />
determinato un reale ed<br />
effettivo depau<strong>per</strong>amento<br />
delle sostanze o della<br />
capacità patrimoniale<br />
dell’obbligato stesso (Cass.,<br />
22 marzo 2012, n. 4551).<br />
Si deve comunque tenere<br />
conto che <strong>il</strong> nuovo dovere di<br />
<strong>mantenimento</strong> dell’obbligato<br />
va valutato anche alla stregua<br />
delle potenzialità<br />
economiche della nuova<br />
famiglia in cui <strong>il</strong> bambino è
stato generato, e quindi<br />
avendo riguardo pure alla<br />
condizione economica<br />
dell’altro genitore (Cass. 24<br />
gennaio 2008, n. 1595).<br />
9 . Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />
versate a titolo di assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>.<br />
Le somme erogate a titolo<br />
di assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
in forza del provvedimento
presidenziale, possono essere<br />
richieste in restituzione se<br />
l’assegno viene revocato con<br />
la sentenza?<br />
<strong>Il</strong> provvedimento<br />
presidenziale di attribuzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, emesso in via<br />
provvisoria ai sensi dell’art.<br />
708, terzo comma, c.p.c., ha<br />
natura alimentare e cautelare<br />
e tende ad assicurare i mezzi<br />
adeguati al necessario
sostentamento del<br />
beneficiario fino alla<br />
decisione finale.<br />
Gli effetti della decisione<br />
che esclude <strong>il</strong> diritto del<br />
<strong>coniuge</strong> al <strong>mantenimento</strong>,<br />
oppure ne riduce la misura,<br />
non possono comportare la<br />
ripetib<strong>il</strong>ità delle maggiori<br />
somme già corrisposte, le<br />
quali si presumono<br />
consumate <strong>per</strong> far fronte alle<br />
necessità di sostentamento, a<br />
meno che non vengano
dimostrati gli estremi<br />
dell’eventuale responsab<strong>il</strong>ità<br />
processuale aggravata, ex art.<br />
96 c.p.c., <strong>per</strong> avere <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
stesso “agito…in giudizio<br />
con mala fede o colpa<br />
grave”, ai sensi del primo<br />
comma, ovvero “eseguito (<strong>il</strong>)<br />
provvedimento cautelare…<br />
senza la normale prudenza”,<br />
ai sensi del secondo comma”<br />
(Cass., 20 marzo 2009, n.<br />
6864; Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 2006 n.<br />
8512).
1 0 . Assegno di divorzio e<br />
condizioni economiche dei<br />
coniugi.<br />
Le probab<strong>il</strong>ità di lavoro<br />
del <strong>coniuge</strong>, che ne abbia la<br />
capacità e sia dotato di un<br />
titolo di studio, escludono <strong>il</strong><br />
diritto all’assegno di<br />
divorzio?<br />
Ai fini dell’attribuzione e<br />
della quantificazione
dell’assegno di divorzio,<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente di procurarsi<br />
adeguati mezzi di<br />
sostentamento <strong>per</strong> ragioni<br />
obiettive - che costituisce<br />
una ipotesi non già<br />
alternativa, bensì esplicativa<br />
rispetto a quella della<br />
mancanza dei mezzi, in<br />
quanto rivolta a chiarire che<br />
detta indisponib<strong>il</strong>ità non deve<br />
essere imputab<strong>il</strong>e al<br />
richiedente - va accertata con
iferimento alla finalità<br />
<strong>per</strong>seguita dal legislatore di<br />
far sì che le condizioni<br />
economiche del <strong>coniuge</strong> più<br />
debole non risultino<br />
deteriorate <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo effetto<br />
del divorzio.<br />
Tale indagine deve essere<br />
condotta sul piano della<br />
concretezza e dell’effettività,<br />
tenendo conto di tutti gli<br />
elementi e fattori<br />
(individuali, ambientali,<br />
territoriali, economico
sociale) della specifica<br />
fattispecie (Cass. 17 gennaio<br />
2002, n. 432).<br />
<strong>Il</strong> giudice non può <strong>per</strong>tanto<br />
effettuare una valutazione<br />
che non sia fondata su dati<br />
realmente esistenti con<br />
riferimento alla fattispecie<br />
concreta, né può tener conto<br />
di redditi “virtuali” che un<br />
<strong>coniuge</strong> potrebbe<br />
astrattamente <strong>per</strong>cepire, sulla<br />
base di un apprezzamento<br />
solo probab<strong>il</strong>istico (Cass. 29
marzo 2006, n. 7117)<br />
11. Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />
versate a titolo di assegno di<br />
divorzio.<br />
Nel caso in cui venga meno<br />
<strong>il</strong> diritto all’assegno di<br />
divorzio, le somme <strong>per</strong>cepite<br />
devono essere restituite?<br />
L’assegno di divorzio,<br />
attribuito allo scopo di
evitare l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />
deterioramento delle<br />
precedenti condizioni di vita<br />
del <strong>coniuge</strong> richiedente, pur<br />
essendo di natura<br />
eminentemente assistenziale,<br />
è destinato nei fatti a<br />
soddisfare anche esigenze di<br />
carattere alimentare.<br />
Sotto questo prof<strong>il</strong>o,<br />
l’assegno di divorzio non si<br />
differenzia dall’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> corrisposto in<br />
sede di <strong>separazione</strong>, con la
conseguenza che le somme<br />
corrisposte a tale titolo, <strong>nel</strong><br />
caso in cui venga meno <strong>il</strong><br />
diritto all’assegno o se ne<br />
riduca l’entità, non sono<br />
suscettib<strong>il</strong>i di ripetizione<br />
(Cass. 9 settembre 2002, n.<br />
13060).<br />
1 2 . Rapporto di lavoro del<br />
<strong>figli</strong>o maggiorenne e<br />
cessazione dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>.
<strong>Il</strong> rapporto di lavoro<br />
giuridicamente stab<strong>il</strong>e del<br />
<strong>figli</strong>o maggiorenne fa cessare<br />
l’obbligo di <strong>mantenimento</strong>?<br />
L’obbligo dei genitori di<br />
concorrere tra loro al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
secondo le regole degli art.<br />
147 e 148 c.c. non cessa, ipso<br />
facto, con <strong>il</strong> raggiungimento<br />
della maggiore età da parte di<br />
questi ultimi, ma <strong>per</strong>dura,<br />
immutato, finché <strong>il</strong> genitore
interessato alla declaratoria<br />
della cessazione dell’obbligo<br />
non dia la prova che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
ha raggiunto l’indipendenza<br />
economica, ovvero è stato<br />
posto <strong>nel</strong>le concrete<br />
condizioni <strong>per</strong> poter essere<br />
economicamente<br />
autosufficiente, senza averne<br />
<strong>per</strong>ò tratto ut<strong>il</strong>e profitto <strong>per</strong><br />
sua colpa o discutib<strong>il</strong>e scelta.<br />
La raggiunta autonomia<br />
economica può essere<br />
determinata sia da un
apporto di lavoro<br />
giuridicamente stab<strong>il</strong>e (ossia,<br />
un contratto di lavoro a<br />
tempo indeterminato), che da<br />
un contratto di lavoro a<br />
tempo determinato (secondo<br />
Cass. 3 novembre 2006, n.<br />
23596, anche la mera<br />
potenzialità del<br />
conseguimento<br />
dell’autonomia economica<br />
può essere sufficiente <strong>per</strong><br />
ottenere la declaratoria di<br />
cessazione dell’obbligo di
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne).<br />
<strong>Il</strong> conseguimento<br />
dell’indipendenza economica<br />
del <strong>figli</strong>o non coincide<br />
<strong>per</strong>tanto con l’instaurazione<br />
effettiva di un rapporto di<br />
lavoro giuridicamente<br />
stab<strong>il</strong>e, ma con <strong>il</strong> verificarsi<br />
di una situazione tale che sia<br />
ragionevole dedurne<br />
l’acquisto della autonomia<br />
economica, anche se <strong>per</strong><br />
licenziamento, dimissioni o
altra causa tale rapporto<br />
venga poi meno (Cass., 26<br />
settembre 2011, n. 19589;<br />
Cass., 22 novembre 2010, n.<br />
23590; 28 agosto 2008, n.<br />
21773).<br />
13. Azione di recu<strong>per</strong>o degli<br />
arretrati dovuti direttamente<br />
al <strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />
autonomo.<br />
Nel caso di mancato
versamento da parte del<br />
padre dell’assegno a favore<br />
del <strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />
autonomo, di cui era stata<br />
disposta la corresponsione<br />
diretta al <strong>figli</strong>o, è legittimata<br />
ad agire <strong>per</strong> <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o delle<br />
somme anche la madre che<br />
ha <strong>nel</strong> frattempo anticipato <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong>?<br />
La legittimazione spetta<br />
solo al <strong>figli</strong>o maggiorenne,<br />
considerato che era stato
disposto <strong>il</strong> versamento<br />
diretto dell’assegno a suo<br />
favore.<br />
La madre non ha, in questo<br />
caso, un’azione nei confronti<br />
dell’altro genitore, neppure<br />
in via alternativa al <strong>figli</strong>o.<br />
In caso di convivenza del<br />
genitore con un <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne non autonomo,<br />
la legittimazione attiva della<br />
madre, alternativa a quella<br />
del <strong>figli</strong>o, a richiedere<br />
all’altro genitore un assegno
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>figli</strong>o stesso, sussiste solo al<br />
fine della richiesta di<br />
erogazione a sé (Cass., 16<br />
giugno 2011 n. 13184; Cass.,<br />
22 novembre 2010, n.<br />
23590).
CAPITOLO XIV<br />
LA VIOLAZIONE<br />
DELL’OBBLIGO DI<br />
MANTENIMENTO.<br />
PROFILI PROCESSUAL-<br />
PENALISTICI.<br />
SOMMARIO: 1 . Premessa. La<br />
tutela penale dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> e la possib<strong>il</strong>ità di<br />
“frazionamento” dell’interesse<br />
leso dal relativo contegno<br />
violativo. – 2. <strong>Il</strong> presupposto
del reato: l’esistenza di<br />
un’obbligazione alimentare.<br />
Differenze tra la nozione di<br />
“mezzi di sussistenza” e di<br />
“alimenti”. – 3. Gli elementi<br />
oggettivi della fattispecie di cui<br />
all’art. 570, comma II, n. 2, c.p.<br />
Lo stato di bisogno. – 4. <strong>Il</strong><br />
soggetto attivo del reato. – 5.<br />
L’elemento psicologico e la<br />
valenza “scusante”<br />
dell’incapacità economica<br />
dell’obbligato. – 6. Persona<br />
offesa dal reato e parte civ<strong>il</strong>e. –<br />
7. L’azionab<strong>il</strong>ità della pretesa<br />
risarcitoria in sede penale. La
legittimazione del <strong>coniuge</strong><br />
danneggiato dal reato alla<br />
costituzione di parte civ<strong>il</strong>e. – 8.<br />
La rappresentanza in giudizio<br />
del minore - <strong>per</strong>sona offesa. –<br />
9. Permanenza e prescrizione. –<br />
10. Procedib<strong>il</strong>ità. Discrimen tra<br />
la fattispecie di cui all’art. 570,<br />
comma II, n. 2 c.p. e quella di<br />
mancata corresponsione<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e ex art.<br />
12 sexies, l. 898/70.<br />
1. Premessa. La tutela penale<br />
dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong>
e la possib<strong>il</strong>ità di<br />
“frazionamento”<br />
dell’interesse leso dal<br />
relativo contegno violativo.<br />
L’art. 570, comma II, n. 2,<br />
n. c.p. punisce con la pena<br />
della reclusione fino a un<br />
anno e con la multa da €<br />
103,00 ad € 1.032,00 la<br />
condotta di chi “fa mancare i<br />
mezzi di sussistenza ai<br />
discendenti di età minore,
ovvero inab<strong>il</strong>i al lavoro, agli<br />
ascendenti o al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />
quale non sia legalmente<br />
separato <strong>per</strong> sua colpa”.<br />
Tale disposizione si<br />
differenzia dalla previsione<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’antecedente<br />
comma primo, che incrimina<br />
la condotta di chi si sottrae ai<br />
più ampi “obblighi di<br />
assistenza” ( 554 ), in quanto è<br />
tesa a tutelare in maniera più<br />
energica ( 555 ) gli interessi di
natura strettamente<br />
patrimoniale della famiglia.<br />
Da ciò non si può<br />
desumere che questa<br />
disposizione incrimini solo la<br />
violazione degli obblighi<br />
morali e che la tutela degli<br />
interessi economici sia<br />
riservata in esclusiva al<br />
precetto contenuto <strong>nel</strong><br />
secondo comma ( 556 ).<br />
<strong>Il</strong> concetto di violazione<br />
degli “obblighi di assistenza
inerenti alla potestà dei<br />
genitori o alla qualità di<br />
<strong>coniuge</strong>” è, infatti, ben più<br />
ampio – nonché assorbente -<br />
della nozione di “mezzi di<br />
sussistenza”.<br />
Le due fattispecie in<br />
parola, che devono ritenersi<br />
reciprocamente autonome<br />
( 557 ), differiscono<br />
nettamente, invece, sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o strutturale.<br />
<strong>Il</strong> comma primo dell’art.
570 c.p., infatti, contempla<br />
un’ipotesi di reato a forma<br />
vincolata in quanto, <strong>per</strong> la<br />
configurab<strong>il</strong>ità sul piano<br />
tipico, occorre che la<br />
condotta venga realizzata con<br />
modalità esecutive<br />
predefinite ( 558 ) e,<br />
precisamente,<br />
“abbandonando <strong>il</strong> domic<strong>il</strong>io<br />
domestico” o “comunque<br />
serbando una condotta<br />
contraria all’ordine o alla
morale delle famiglie” ( 559 ).<br />
Nell’ipotesi in cui, ad<br />
esempio, dall’abbandono<br />
della dimora da parte del<br />
soggetto obbligato consegua<br />
<strong>il</strong> venir meno <strong>per</strong> la prole<br />
d e l l ’ a s s i s t e n z a anche<br />
materiale risulterà integrata,<br />
dunque, la fattispecie di cui<br />
al comma primo della<br />
disposizione in commento e<br />
non quella di cui al comma<br />
secondo.
Di contro, prescindendosi<br />
da ulteriori modalità<br />
esecutive della condotta,<br />
<strong>nel</strong>l’evenienza in cui l’agente<br />
faccia mancare i mezzi di<br />
sussistenza ad un avente<br />
diritto non in grado di<br />
provvedere autonomamente<br />
al proprio sostentamento,<br />
o<strong>per</strong>erà la disposizione di cui<br />
al capoverso dell’art. 570 c.p.<br />
Entrambe le ipotesi<br />
delittuose sono accomunate<br />
dall’essere poste a presidio
del bene giuridico dell’ordine<br />
fam<strong>il</strong>iare ( 560 ).<br />
Mentre su quest’ultimo<br />
aspetto la giurisprudenza ha<br />
assunto posizioni univoche,<br />
contrasti interpretativi sono<br />
sorti, invece, <strong>per</strong> quanto<br />
concerne <strong>il</strong> dato della tutela<br />
apprestata dalla norma in<br />
commento ai singoli aventi<br />
diritto.<br />
Secondo l’orientamento<br />
maggioritario formatosi
sull’argomento ( 561 ), la<br />
protezione dei singoli<br />
componenti del nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare costituirebbe<br />
soltanto un riflesso della<br />
tutela primaria accordata,<br />
come detto, in via principale,<br />
all’ordine fam<strong>il</strong>iare.<br />
Alla luce di tale<br />
prospettazione, la norma<br />
penale indicherebbe “…come<br />
oggetto di repressione una<br />
condotta indifferenziata
ispetto al numero ed alla<br />
qualità dei soggetti lesi…”<br />
( 562 ), di guisa che venga<br />
accordata tutela al complesso<br />
degli obblighi che fa capo<br />
alla famiglia, intesa<br />
quest’ultima quale entità<br />
distinta ed autonoma rispetto<br />
ai singoli componenti del<br />
nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />
L’opposto orientamento<br />
minoritario ( 563 ) sostiene, di<br />
contro, che i singoli individui
che compongono la comunità<br />
domestica siano direttamente<br />
tutelati dalla norma penale,<br />
<strong>nel</strong>l’ottica della<br />
“valorizzazione dei rapporti<br />
che … traggono origine e si<br />
sv<strong>il</strong>uppano … all’interno<br />
della formazione sociale<br />
famiglia” ( 564 ).<br />
La questione, <strong>per</strong> i risvolti<br />
pratici che ne derivano ( 565 ),<br />
ha reso necessario<br />
l’interevento delle Sezioni
Unite della Corte di<br />
Cassazione ( 566 ) allo scopo<br />
di dirimere <strong>il</strong> contrasto<br />
interpretativo insorto<br />
all’interno della Sesta<br />
Sezione Penale della S.C.<br />
medesima.<br />
I l Plenum del Supremo<br />
Consesso ha ritenuto di dover<br />
accogliere la tesi minoritaria<br />
non senza, tuttavia, o<strong>per</strong>are<br />
alcune puntualizzazioni.<br />
In premessa, i Supremi
Giudici hanno precisato che<br />
l’argomentazione della<br />
natura plurioffensiva del<br />
reato in esame, pure addotta<br />
da alcuni, non riveste valenza<br />
dirimente della questione<br />
relativa alla ipotizzab<strong>il</strong>ità di<br />
un reato unico o plurimo in<br />
caso di condotte realizzate in<br />
danno di più soggetti lesi.<br />
Ciò in quanto esistono<br />
alcune fattispecie delittuose<br />
indubbiamente plurioffensive<br />
che, tuttavia, originano un
eato che <strong>per</strong>mane unico<br />
anche se le <strong>per</strong>sone offese<br />
sono più d’una.<br />
Si pensi al reato di strage<br />
od a quello di falso in<br />
b<strong>il</strong>ancio.<br />
Corretta è, invece, apparsa<br />
la ricostruzione del <strong>per</strong>corso<br />
storico giuridico riguardante<br />
la famiglia alla luce anche<br />
della particolare collocazione<br />
topografica dell’art. 570 c.p.<br />
(contenuto <strong>nel</strong> titolo XI,<br />
rubricato “dei delitti contro
la famiglia”) che,<br />
verosim<strong>il</strong>mente, ha dato<br />
luogo all’originaria visione<br />
“indifferenziata” della<br />
famiglia ovverosia ad una<br />
concezione unitaria del<br />
nucleo domestico<br />
prescindente dai singoli<br />
componenti.<br />
Le Sezioni Unite, pur<br />
avendo, come detto, aderito<br />
all’opzione minoritaria,<br />
hanno ritenuto, tuttavia, di<br />
non condividere l’assunto
metodologico, sostenuto in<br />
verità anche dalla<br />
giurisprudenza maggioritaria,<br />
secondo cui le condotte<br />
incriminate dall’art. 570 c.p.<br />
vadano considerate<br />
omogenee sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del<br />
bene giuridico protetto.<br />
I Supremi Giudici hanno,<br />
infatti, precisato che la<br />
norma in parola, pur essendo<br />
indubbia l’unitarietà del fine<br />
di tutela dei rapporti di<br />
assistenza in ambito
fam<strong>il</strong>iare ad essa sotteso,<br />
contempla condotte ed eventi<br />
di diversa natura dai quali<br />
può conseguire la lesione di<br />
plurimi ed eterogenei beni<br />
giuridici e, dunque, la<br />
configurab<strong>il</strong>ità di plurimi<br />
reati.<br />
A scopo esemplificativo, si<br />
consideri la fattispecie di<br />
sottrazione agli obblighi di<br />
assistenza mediante<br />
abbandono del domic<strong>il</strong>io<br />
domestico.
In siffatta ipotesi, deve<br />
ritenersi non possib<strong>il</strong>e<br />
l’o<strong>per</strong>azione di<br />
“frazionamento”<br />
dell’interesse protetto, in<br />
quanto la fattispecie<br />
menzionata è volta a tutelare<br />
<strong>il</strong> bene (unico) della<br />
convivenza fam<strong>il</strong>iare.<br />
Non è pensab<strong>il</strong>e, infatti,<br />
che la condotta di abbandono<br />
del domic<strong>il</strong>io domestico<br />
possa prodursi in danno di<br />
solo alcuni dei componenti
della famiglia.<br />
In relazione a tale<br />
previsione, dunque, è<br />
consentito affermare<br />
l’unicità del bene giuridico<br />
protetto (famiglia intesa <strong>nel</strong><br />
suo complesso) e,<br />
conseguentemente, l’unicità<br />
della relativa fattispecie<br />
delittuosa.<br />
Diversamente è a dirsi <strong>per</strong><br />
quanto attiene alle condotte<br />
contemplate <strong>nel</strong> capoverso<br />
dell’art. 570 c.p. che, invece,
sono dirette a tutelare non<br />
l’astratta unità fam<strong>il</strong>iare<br />
bensì precisi interessi<br />
economici ed, in particolare,<br />
rispettivamente ai nn. 1 e 2<br />
del capoverso dell’art. 570<br />
c.p. ( 567 ), « la tutela del<br />
patrimonio del soggetto<br />
“debole” » e la « vera e<br />
propria sopravvivenza<br />
economica di questi soggetti<br />
(ndr dei soggetti deboli) »<br />
( 568 ).
Da ciò consegue la<br />
possib<strong>il</strong>ità di “frazionare”<br />
l’interesse patrimoniale leso<br />
(e, specularmente, protetto)<br />
che può atteggiarsi<br />
diversamente a seconda delle<br />
condizioni dell’avente diritto<br />
(in ipotesi, uno degli aventi<br />
diritto potrebbe godere di<br />
reddito proprio <strong>il</strong> che<br />
escluderebbe lo stato di<br />
bisogno di questi) nonché del<br />
contegno del soggetto attivo<br />
del reato (l’agente potrebbe
en essere inadempiente solo<br />
nei confronti di uno dei<br />
potenziali beneficiari<br />
dell’obbligo assistenziale).<br />
Si noti che ove, di contro,<br />
si accedesse alla<br />
prospettazione che ravvede<br />
l’unicità della fattispecie in<br />
presenza di più <strong>per</strong>sone<br />
offese si dovrebbe<br />
concludere <strong>per</strong><br />
l’inconfigurab<strong>il</strong>ità sul piano<br />
tipico del reato <strong>nel</strong> caso in<br />
cui l’agente abbia omesso di
apprestare i mezzi di<br />
sussistenza in favore di solo<br />
uno dei componenti della<br />
famiglia, ciò in quanto<br />
l’adempimento<br />
soggettivamente frazionato<br />
non è contemplato dalla<br />
norma incriminatrice.<br />
In punto di diritto, da tale<br />
dato consegue che <strong>nel</strong> caso in<br />
cui l’obbligato abbia omesso<br />
di somministrare i mezzi di<br />
sussistenza in danno di più<br />
componenti del medesimo
nucleo fam<strong>il</strong>iare si<br />
configurerà una pluralità di<br />
reati con conseguente<br />
applicab<strong>il</strong>ità della disciplina<br />
del concorso formale ex art.<br />
81, comma I, c.p. ( 569 ) <strong>nel</strong><br />
caso in cui l’agente sia tenuto<br />
ad un unico versamento<br />
monetario e della disciplina<br />
del reato continuato ai sensi<br />
dell’art. 81, comma II, c.p.<br />
( 570 ) <strong>nel</strong> caso in cui l’agente<br />
sia tenuto a separati
adempimenti.<br />
2 . <strong>Il</strong> presupposto del reato:<br />
l’esistenza di<br />
un’obbligazione alimentare.<br />
Differenze tra la nozione di<br />
“mezzi di sussistenza” e di<br />
“alimenti”.<br />
La fattispecie delittuosa di<br />
cui all’art. 570, comma II, n.<br />
2, c.p. presuppone, al fine<br />
della propria configurab<strong>il</strong>ità
sul piano tipico, la<br />
sussistenza di<br />
un’obbligazione alimentare<br />
( 571 ) gravante su un soggetto<br />
( c h e potenzialmente può<br />
rivestire <strong>il</strong> ruolo di agente del<br />
reato) in favore di uno o più<br />
beneficiari (che, in caso di<br />
lesione dell’interesse protetto<br />
del quale sono titolari,<br />
assumono la qualifica di<br />
<strong>per</strong>sone offese dal reato).<br />
Tuttavia, va esclusa
qualsiasi interdipendenza tra<br />
l’ipotesi di reato in<br />
commento e l’assegno<br />
liquidato dal giudice in sede<br />
civ<strong>il</strong>e ( 572 ) in quanto la<br />
criminalizzazione della<br />
condotta violativa<br />
dell’obbligo alimentare non<br />
ha carattere sanzionatorio<br />
dell’inadempimento<br />
civ<strong>il</strong>istico.<br />
Ai fini della sussistenza<br />
del reato, ciò che r<strong>il</strong>eva,
infatti, è unicamente<br />
l’esistenza dell’obbligazione<br />
alimentare - a prescindere<br />
dalla relativa quantificazione<br />
( 573 ) -, la sussistenza dello<br />
stato di bisogno dei<br />
beneficiari, la mancata<br />
somministrazione da parte<br />
del soggetto obbligato.<br />
In base a tale assunto, è<br />
stata ritenuta infondata la tesi<br />
difensiva che invocava<br />
l’insussistenza del fatto di
eato sul presupposto del<br />
venir meno della o<strong>per</strong>atività<br />
dell’assegno alimentare<br />
fissato in sede di<br />
<strong>separazione</strong>, <strong>per</strong> l’essere<br />
sopravvenuta sentenza di<br />
divorzio ( 574 ).<br />
In sintesi, la mancata o<br />
minore corresponsione<br />
dell’assegno stab<strong>il</strong>ito dal<br />
giudice civ<strong>il</strong>e non è di <strong>per</strong> sé<br />
sufficiente ad integrare la<br />
fattispecie di cui all’art. 570,
comma II, n. 2, c.p., se non<br />
risulta accompagnata dalla<br />
prova che, in ragione della<br />
omissione, siano venuti meno<br />
i mezzi di sussistenza<br />
all’avente diritto ( 575 ).<br />
L’evidenziata autonomia<br />
tra l’assegno alimentare<br />
come determinato <strong>nel</strong><br />
provvedimento civ<strong>il</strong>istico e<br />
la fattispecie delittuosa in<br />
commento si coglie anche<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> diversità di contenuto
del parametro di riferimento<br />
che <strong>nel</strong> primo caso è<br />
costituito dagli “alimenti”<br />
( 576 ) e <strong>nel</strong> secondo dai<br />
“mezzi di sussistenza”.<br />
La giurisprudenza di<br />
legittimità, unanimemente,<br />
ritiene che i mezzi di<br />
sussistenza non si<br />
identificano con gli alimenti<br />
avendo essi un contenuto più<br />
ristretto in quanto limitato ai<br />
soli mezzi di sostentamento
( 577 ).<br />
Nello specifico, i “mezzi<br />
di sussistenza” coincidono<br />
con ciò che è strettamente<br />
indispensab<strong>il</strong>e alla vita, come<br />
<strong>il</strong> vitto, l’abitazione ( 578 ), i<br />
canoni <strong>per</strong> le ordinarie<br />
utenze, i medicinali, <strong>il</strong><br />
vestiario, le spese <strong>per</strong><br />
l’educazione ( 579 ) e<br />
l’istruzione ( 580 ) dei <strong>figli</strong>, tra<br />
le quali ultime andrebbero<br />
ricomprese anche quelle
necessarie <strong>per</strong> libri e mezzi<br />
di trasporto ( 581 ).<br />
Nella nozione di<br />
“alimenti”, invece, rientra<br />
anche ciò che è soltanto ut<strong>il</strong>e<br />
e conforme alla condizione<br />
dell’alimentando oltre che<br />
proporzionale alle sostanze<br />
dell’obbligato.<br />
Alla luce delle varie<br />
pronunce di legittimità<br />
esaminate, dunque, parrebbe<br />
corretto affermare che
un’ulteriore scriminante<br />
peculiarità del concetto di<br />
“mezzi di sussistenza”<br />
rispetto alla nozione di<br />
“alimenti sia costituita<br />
dall’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
parametrare i primi alle<br />
condizioni dell’obbligato,<br />
dovendo l’essenzialità dei<br />
“mezzi” essere ragguagliata<br />
unicamente al dato oggettivo<br />
delle esigenze indispensab<strong>il</strong>i<br />
di vita.<br />
Tuttavia, secondo
un’isolata impostazione<br />
( 582 ), occorrerebbe tener<br />
conto anche delle reali<br />
condizioni economiche<br />
dell’obbligato.<br />
3 . Gli elementi oggettivi<br />
della fattispecie di cui<br />
all’art. 570, comma II, n. 2,<br />
c.p. Lo stato di bisogno.<br />
<strong>Il</strong> delitto di cui all’art. 570,<br />
comma II, n. 2, c.p., sul piano
oggettivo, è integrato dalla<br />
condotta di chi “fa mancare i<br />
mezzi di sussistenza” ai<br />
beneficiari della prestazione<br />
alimentare ( 583 ).<br />
Come detto, <strong>per</strong> “mezzi di<br />
sussistenza” deve intendersi<br />
ciò che risulta<br />
oggettivamente<br />
indispensab<strong>il</strong>e alla vita.<br />
Pare corretto affermare,<br />
<strong>per</strong>tanto, che la proiezione<br />
del concetto di “mancanza di
mezzi di sussistenza” sia<br />
rappresentata dallo “stato di<br />
bisogno” dell’avente diritto;<br />
se questi, infatti, non<br />
versasse in una situazione di<br />
“bisogno”, un eventuale<br />
inadempimento del soggetto<br />
obbligato sarebbe<br />
penalmente irr<strong>il</strong>evante ( 584 )<br />
in quanto inidoneo a creare<br />
un effettivo stato di<br />
indigenza ( 585 ).<br />
Per tale argomentazione, si
è ritenuto di inserire <strong>il</strong><br />
parametro dello “stato di<br />
bisogno” tra gli elementi<br />
oggettivi della fattispecie di<br />
cui all’art. 570, comma II, n.<br />
2 c.p. nonostante la<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
non adotti espressamente tale<br />
qualificazione ( 586 ).<br />
Da tale assunto consegue<br />
che, <strong>nel</strong> caso in cui all’esito<br />
del procedimento penale si<br />
ravvisi l’insussistenza di
detto elemento costitutivo<br />
del reato, la relativa sentenza<br />
assolutoria andrà pronunciata<br />
con la formula “<strong>per</strong>ché <strong>il</strong><br />
fatto non sussiste”<br />
mancando, <strong>per</strong> l’appunto, una<br />
componente del fatto tipico.<br />
Nello specifico, si afferma<br />
che lo “stato di bisogno” non<br />
è escluso dall’aver l’altro<br />
genitore provveduto in via<br />
sussidiaria al <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o minore ( 587 )
oppure dal comportamento<br />
del beneficiario finalizzato al<br />
recu<strong>per</strong>o forzoso del credito<br />
alimentare ( 588 ).<br />
Analogamente, non sono<br />
idonei ad elidere lo stato di<br />
bisogno la fruizione da parte<br />
del destinatario della<br />
prestazione assistenziale di<br />
una modesta pensione di<br />
invalidità ( 589 ), lo<br />
svolgimento saltuario di una<br />
limitata attività lavorativa
( 590 ) o eventuali aiuti<br />
economici provenienti dal<br />
nuovo convivente ( 591 ).<br />
L’indigenza, quale<br />
elemento materiale del<br />
delitto in commento, è<br />
esclusa, invece, dalla<br />
disponib<strong>il</strong>ità di cospicue<br />
somme di danaro depositate<br />
in conti bancari ( 592 ).<br />
Nel caso in cui <strong>il</strong><br />
potenziale beneficiario non<br />
abbia raggiunto la maggiore
età, non è necessario fornire<br />
una rigorosa prova dello stato<br />
di bisogno dello stesso,<br />
o<strong>per</strong>ando, in siffatta ipotesi,<br />
una presunzione semplice di<br />
incapacità del minore di<br />
produrre reddito proprio<br />
( 593 ).<br />
Non integra, invece, <strong>il</strong><br />
reato di cui all’art. 570,<br />
comma II, n. 2 c.p. la<br />
mancata corresponsione dei<br />
mezzi di sussistenza a <strong>figli</strong>
maggiorenni non inab<strong>il</strong>i a<br />
lavoro, anche se studenti<br />
( 594 ).<br />
L’esistenza del “bisogno”<br />
va accertata <strong>nel</strong> caso<br />
concreto ( 595 ), non facendo<br />
stato <strong>nel</strong> giudizio penale <strong>il</strong><br />
provvedimento del giudice<br />
civ<strong>il</strong>e che determina l’entità<br />
dell’obbligazione alimentare<br />
“… nè in ordine alle<br />
condizioni economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato, nè <strong>per</strong> ciò
che riguarda lo stato di<br />
bisogno degli aventi diritto<br />
…” ( 596 ).<br />
Alla luce di tale principio<br />
( 597 ), <strong>nel</strong>l’ipotesi in cui <strong>il</strong><br />
soggetto su cui grava<br />
l’obbligo assistenziale<br />
corrisponda agli aventi<br />
diritto una somma inferiore<br />
rispetto a quella determinata<br />
in sede civ<strong>il</strong>e (c.d.<br />
“autoriduzione<br />
dell’assegno”), <strong>il</strong> delitto di
cui all’art. 570, cpv, n. 2, c.p.<br />
non sarà integrato qualora<br />
l’importo effettivamente<br />
versato sia, comunque, tale<br />
da garantire le condizioni <strong>per</strong><br />
un’esistenza dignitosa ( 598 ).<br />
Tale ultimo assunto<br />
giurisprudenziale è sostenuto<br />
in maniera prevalente salvo<br />
una isolata, pur recente,<br />
decisione in senso difforme<br />
( 599 ).
4. <strong>Il</strong> soggetto attivo del reato.<br />
<strong>Il</strong> soggetto attivo del reato<br />
(o agente) è colui che<br />
realizza <strong><strong>nel</strong>la</strong> realtà fattuale<br />
la condotta tipica.<br />
In relazione alla fattispecie<br />
di cui all’art. 570, comma II,<br />
n. 2, c.p. è, dunque, agente<br />
chi materialmente pone in<br />
essere l’azione di “far<br />
mancare i mezzi di<br />
sussistenza” ad alcuni
soggetti qualificati<br />
esplicitamente contemplati<br />
dalla norma incriminatrice.<br />
La previsione in parola<br />
indica i “discendenti di età<br />
minore ovvero inab<strong>il</strong>i al<br />
lavoro”, “gli ascendenti” ed<br />
<strong>il</strong> “<strong>coniuge</strong>” ( 600 ) quali<br />
potenziali beneficiari della<br />
prestazione alimentare,<br />
assistiti da tutela penale<br />
( 601 ).<br />
Da ciò consegue che la
veste di soggetto attivo del<br />
reato, pur potendo<br />
apparentemente essere<br />
assunta da “chiunque” ( 602 ),<br />
in realtà, va ancorata alla<br />
sussistenza di una relazione<br />
qualificata con gli aventi<br />
diritto e, specularmente, con<br />
<strong>il</strong> bene giuridico protetto<br />
dalla norma ( 603 ).<br />
In base a tale assunto,<br />
dunque, la fattispecie in<br />
commento va inquadrata
<strong><strong>nel</strong>la</strong> categoria dogmatica dei<br />
“reati propri” ( 604 ).<br />
In sintesi, soggetto attivo<br />
del reato di cui all’art. 570,<br />
comma II, n. 2, c.p. potrà<br />
essere solo <strong>il</strong> genitore od <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> sui quali incombe<br />
l’obbligo alimentare e non<br />
anche altro soggetto pur<br />
gravato da un’obbligazione<br />
assistenziale ( 605 ).<br />
<strong>Il</strong> reato in esame può<br />
configurarsi anche quando la
condotta violativa<br />
dell’obbligo alimentare sia<br />
posta in essere dal <strong>coniuge</strong><br />
separato ciò in quanto la<br />
qualifica di <strong>coniuge</strong> non<br />
viene meno con la<br />
<strong>separazione</strong> ( 606 ).<br />
5 . L’elemento psicologico e<br />
la valenza “scusante”<br />
dell’incapacità economica<br />
dell’obbligato.
<strong>Il</strong> delitto punito dall’art.<br />
570, cpv, n. 2, c.p. si<br />
configura come reato a dolo<br />
generico ( 607 ) non essendo<br />
richiesto, in punto di tipicità,<br />
<strong>il</strong> fine ulteriore di aver agito<br />
allo scopo di far mancare i<br />
mezzi di sussistenza al<br />
soggetto passivo.<br />
Quanto alla struttura del<br />
dolo in relazione a tale<br />
ipotesi delittuosa è stato,<br />
correttamente, osservato
( 608 ) che la componente<br />
intellettiva dell’elemento<br />
psicologico<br />
(rappresentazione) ( 609 )<br />
consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong> conoscenza<br />
dell’obbligo, dello stato di<br />
bisogno e della capacità<br />
dell’agente di sop<strong>per</strong>ire ad<br />
esso.<br />
L’elemento volitivo,<br />
invece, si sostanzia<br />
<strong>nel</strong>l’intenzione di non<br />
conferire quanto dovuto.
Secondo un orientamento<br />
( 610 ), <strong>il</strong> delitto in esame può<br />
essere integrato anche a<br />
titolo di dolo eventuale ( 611 )<br />
<strong>nel</strong> caso in cui l’agente si sia<br />
volontariamente posto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
condizione di non poter<br />
adempiere gli obblighi di<br />
assistenza fam<strong>il</strong>iare, ad<br />
esempio, inopinatamente<br />
dimettendosi dal posto di<br />
lavoro.<br />
L’indagine sull’esistenza
dell’elemento psicologico va<br />
condotta anche in ipotesi di<br />
inadempimento parziale<br />
( 612 ) in cui è necessario<br />
accertare se vi sia “…<br />
<strong>nel</strong>l’autore del<br />
comportamento descritto la<br />
consapevolezza di erogare<br />
insufficienti mezzi di<br />
sussistenza” ( 613 ).<br />
<strong>Il</strong> convincimento<br />
dell’obbligato di non essere<br />
tenuto alla prestazione
assistenziale <strong>per</strong> la supposta<br />
mancanza dello stato di<br />
bisogno del beneficiario non<br />
esclude <strong>il</strong> dolo ( 614 ) in<br />
quanto detto contegno si<br />
traduce in un errore sul<br />
precetto che non scusa ( 615 ).<br />
Del pari, <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />
forzoso del credito<br />
alimentare o<strong>per</strong>ato<br />
dall’avente diritto non è<br />
idoneo a far venir meno<br />
l’elemento soggettivo del
eato ( 616 ).<br />
L’intenzionalità della<br />
condotta, secondo un<br />
orientamento ( 617 ), sarebbe,<br />
invece, esclusa<br />
dall’incapacità economica<br />
dell’obbligato.<br />
Tuttavia, tale<br />
impostazione, non pare<br />
condivisib<strong>il</strong>e atteso che<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
adempimento più che elidere<br />
l’elemento psicologico
dell’azione o<strong>per</strong>a sul diverso<br />
piano dell’“inesigib<strong>il</strong>ità della<br />
condotta” conforme.<br />
In tale ipotesi, infatti, la<br />
condotta omissiva dolosa<br />
( 618 ) dell’agente, pur<br />
<strong>per</strong>manendo antigiuridica<br />
( 619 ), risulta non punib<strong>il</strong>e in<br />
virtù di una valutazione che<br />
tiene conto delle concrete<br />
possib<strong>il</strong>ità di obbedienza del<br />
precetto penale da parte dei<br />
destinatari ( 620 ).
Appare, <strong>per</strong>tanto, corretto<br />
ricondurre l’impossib<strong>il</strong>ità<br />
economica dell’obbligato<br />
alla categoria delle<br />
“scusanti” e non, invece, a<br />
quella delle “cause di<br />
giustificazione” ( 621 ).<br />
La qualificazione proposta<br />
è in linea con l’assunto<br />
secondo cui solo le prime<br />
lasciano impregiudicate le<br />
conseguenze sul piano civ<strong>il</strong>e,<br />
non elidendo, a differenza
delle altre, l’antigiuridicità<br />
del fatto.<br />
Nello specifico,<br />
l’incapacità economica può<br />
assumere valenza “scusante”<br />
solo allorché sia assoluta<br />
( 622 ) e non ascrivib<strong>il</strong>e a<br />
colpa ( 623 ) o anche a mera<br />
negligenza dell’obbligato<br />
( 624 ).<br />
E’, inoltre, necessario che<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità si estenda a<br />
tutto <strong>il</strong> tempo in cui si sono
verificate le <strong>per</strong>iodiche<br />
inadempienze ( 625 ) e che<br />
essa sia tale da non far<br />
residuare una possib<strong>il</strong>ità di<br />
adempimento parziale ( 626 ).<br />
La prova dell’incapacità<br />
economica grava<br />
sull’obbligato <strong>il</strong> quale, <strong>per</strong><br />
andare esente da<br />
responsab<strong>il</strong>ità, deve “allegare<br />
idonei e convincenti elementi<br />
indicativi della concreta e<br />
totale impossib<strong>il</strong>ità di far
fronte ai propri obblighi”<br />
( 627 ).<br />
In proposito, la Suprema<br />
Corte, <strong>nel</strong> cassare la<br />
pronuncia di merito, ha<br />
ritenuto adeguatamente<br />
documentata l’impossib<strong>il</strong>ità<br />
di adempiere sulla base di<br />
cartelle cliniche relative ai<br />
ricoveri in ospedale<br />
dell’imputato affetto da gravi<br />
crisi depressive.<br />
In tale occasione, si è
affermato l’ulteriore<br />
principio secondo cui, <strong>per</strong><br />
escludere <strong>il</strong> reato, è<br />
necessario accertare<br />
l’effettiva incidenza delle<br />
condizioni di salute sulle<br />
capacità lavorative<br />
dell’obbligato.<br />
Si rammenta che<br />
l’accertamento della capacità<br />
economica del soggetto non<br />
può basarsi solo sulle<br />
risultanze del mod. 740 Irpef
(oggi, modello unico) ( 628 ).<br />
Va escluso, inoltre, che la<br />
dichiarazione di fallimento<br />
faccia venir meno l’obbligo<br />
di fornire i mezzi di<br />
sussistenza alla famiglia,<br />
salvo <strong>il</strong> caso in cui <strong>il</strong> dissesto<br />
economico abbia prodotto<br />
una situazione di assoluta<br />
indigenza dell’obbligato<br />
( 629 ).<br />
6. Persona offesa dal reato e
parte civ<strong>il</strong>e.<br />
La <strong>per</strong>sona offesa dal reato<br />
(o soggetto passivo) ( 630 ) è <strong>il</strong><br />
titolare del bene protetto<br />
dalla norma penale.<br />
Ad essa spetta <strong>il</strong> diritto di<br />
querela ( 631 ) che costituisce<br />
la condizione di procedib<strong>il</strong>ità<br />
di determinate categorie di<br />
reati.<br />
<strong>Il</strong> soggetto passivo va<br />
tenuto distinto dal
“danneggiato” che coincide,<br />
invece, con colui che ha<br />
riportato in conseguenza del<br />
reato un danno<br />
patrimonialmente<br />
apprezzab<strong>il</strong>e.<br />
Le due figure possono<br />
coincidere solo in via<br />
eventuale come accade <strong>nel</strong><br />
caso in cui <strong>il</strong> beneficiario<br />
della prestazione alimentare<br />
disattesa sia unicamente <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong>.<br />
In tale ipotesi, infatti, <strong>il</strong>
soggetto titolare del bene<br />
giuridico protetto dalla<br />
norma è anche colui che ha<br />
riportato un danno<br />
economico, come tale<br />
risarcib<strong>il</strong>e.<br />
Diverso è <strong>il</strong> caso in cui la<br />
prestazione assistenziale sia<br />
stata stab<strong>il</strong>ita solo in favore<br />
di un <strong>figli</strong>o minore.<br />
In detta evenienza, <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> assume la veste di<br />
“danneggiato”, salva la<br />
possib<strong>il</strong>ità di acquisire anche
l o status di <strong>per</strong>sona offesa<br />
ove agisca <strong>nel</strong>l’interesse del<br />
minore, quale esercente la<br />
potestà genitoriale.<br />
In relazione al reato di<br />
omessa somministrazione dei<br />
mezzi di sussistenza, possono<br />
assumere la qualifica di<br />
soggetto passivo del reato i<br />
discendenti di età minore<br />
ovvero inab<strong>il</strong>i al lavoro, gli<br />
ascendenti o <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
dell’obbligato.<br />
I discendenti sono tutelati
dalla norma penale siano essi<br />
legittimi, naturali<br />
riconosciuti ( 632 ) o anche<br />
non riconoscib<strong>il</strong>i ma titolari<br />
del diritto al <strong>mantenimento</strong><br />
ex art. 279 c.c.<br />
I minori sono sempre<br />
garantiti, in ossequio alla<br />
presunzione semplice di<br />
incapacità di produrre redditi<br />
propri ( 633 ).<br />
I discendenti maggiorenni,<br />
invece, godono di protezione
penale solo se inab<strong>il</strong>i al<br />
lavoro ( 634 ).<br />
La norma non prevede<br />
limiti <strong>nel</strong> grado di<br />
ascendenza o discendenza e,<br />
<strong>per</strong>tanto, l’obbligo<br />
penalmente sanzionato<br />
sussiste anche nei confronti<br />
dei <strong>figli</strong> dei <strong>figli</strong> e dei loro<br />
ulteriori discendenti ( 635 ).<br />
L’art. 570, comma II, n. 2,<br />
c.p. non tutela, invece, altri<br />
soggetti nei cui confronti pur
può sussistere l’obbligo<br />
alimentare come i fratelli o<br />
le sorelle.<br />
<strong>Il</strong> delitto in commento può<br />
essere commesso in danno<br />
<strong>nel</strong> <strong>coniuge</strong> “<strong>il</strong> quale non sia<br />
legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />
colpa” ( 636 ).<br />
La disposizione non è<br />
coordinata con la riforma del<br />
diritto di famiglia del 1975<br />
che abolisce la <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong> “colpa”, introducendo <strong>il</strong>
diverso concetto di<br />
“addebito”.<br />
Secondo dottrina e<br />
giurisprudenza maggioritarie,<br />
la configurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />
commento non avrebbe<br />
subito alcuna modifica a<br />
seguito della nuova<br />
disciplina civ<strong>il</strong>istica della<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale ( 637 ).<br />
In senso contrario, è stato<br />
osservato ( 638 ) che “colpa”<br />
ed “addebito” sono concetti
sostanzialmente diversi e,<br />
come tali, non suscettib<strong>il</strong>i di<br />
assim<strong>il</strong>azione, a maggior<br />
ragione <strong>nel</strong>l’ipotesi in cui<br />
tale o<strong>per</strong>azione determini una<br />
d<strong>il</strong>atazione della portata<br />
precettiva di una norma<br />
penale.<br />
La convivenza more uxorio<br />
non fa venir meno l’obbligo<br />
di somministrazione dei<br />
mezzi di sussistenza ai<br />
beneficiari originari.<br />
In siffatta ipotesi, tuttavia,
<strong>il</strong> reato è escluso solo<br />
dall’adempimento parziale<br />
dell’obbligato ovverosia da<br />
una prestazione equamente<br />
ripartita tra i vari aventi<br />
diritto.<br />
Ove, invece, sia <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario ad aver<br />
intrapreso una stab<strong>il</strong>e<br />
convivenza, è esclusa la<br />
responsab<strong>il</strong>ità penale del<br />
<strong>coniuge</strong> inadempiente in<br />
quanto l’obbligo alimentare<br />
cessa temporaneamente <strong>per</strong>
difetto dello stato di bisogno<br />
dello stesso avente diritto<br />
( 639 ).<br />
Si discute se la <strong>per</strong>sona<br />
offesa possa validamente<br />
rinunciare al credito<br />
alimentare con ciò<br />
scriminando <strong>il</strong> reato ai sensi<br />
dell’art. 50 c.p. ( 640 ).<br />
L’orientamento prevalente<br />
sostiene la tesi negativa sul<br />
presupposto dell’incedib<strong>il</strong>ità<br />
del diritto in parola ( 641 ) e
dell’indisponib<strong>il</strong>ità<br />
dell’interesse protetto dalla<br />
norma ( 642 ).<br />
Tale prospettazione appare<br />
condivisib<strong>il</strong>e quantomeno <strong>nel</strong><br />
caso in cui si proceda <strong>per</strong><br />
violazioni commesse in<br />
danno di <strong>figli</strong> minori.<br />
La <strong>per</strong>sona offesa che<br />
intenda azionare la propria<br />
pretesa civ<strong>il</strong>istica<br />
<strong>nel</strong>l’ambito del procedimento<br />
penale può avvalersi dello
strumento della costituzione<br />
di parte civ<strong>il</strong>e.<br />
In tal modo, la <strong>per</strong>sona<br />
offesa acquista la veste di<br />
parte.<br />
Dall’assunzione di tale<br />
status deriva la facoltà di<br />
agire <strong>per</strong> le restituzioni e <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> risarcimento del danno<br />
patito in conseguenza del<br />
reato nonché la possib<strong>il</strong>ità di<br />
partecipare attivamente al<br />
sub-procedimento probatorio
( 643 ).<br />
La parte civ<strong>il</strong>e può, infatti,<br />
avanzare le proprie richieste<br />
istruttorie (sia orali che<br />
documentali) ai sensi<br />
dell’art. 493 c.p.p. ( 644 ), può<br />
condurre l’esame diretto dei<br />
testimoni dei quali ha chiesto<br />
l’audizione in base all’art.<br />
498 c.p.p. ( 645 ), può<br />
formulare opposizioni ex art.<br />
504 c.p.p. alle domande poste<br />
dalle altre parti processuali ai
testi dalla medesima<br />
introdotti ( 646 ), ha facoltà di<br />
controesaminare i testimoni<br />
di cui non ha chiesto la<br />
citazione ( 647 ) e di quelli in<br />
relazione ai quali non abbia<br />
“interesse comune” ( 648 ) alla<br />
parte richiedente ( 649 ), anche<br />
formulando domande<br />
suggestive che tendano a<br />
scardinare la credib<strong>il</strong>ità del<br />
dichiarante.<br />
Esaurita l’assunzione delle
prove, la parte civ<strong>il</strong>e (dopo <strong>il</strong><br />
pubblico ministero e prima<br />
che la parola venga data<br />
all’imputato) <strong>il</strong>lustra le<br />
proprie richieste, presentando<br />
conclusioni scritte che<br />
devono comprendere, quando<br />
sia richiesto <strong>il</strong> risarcimento<br />
dei danni, anche la<br />
determinazione del loro<br />
ammontare, ai sensi dell’art.<br />
523, comma II, c.p.p.<br />
La parte civ<strong>il</strong>e può, inoltre,<br />
chiedere che l’imputato
venga condannato al<br />
pagamento di una<br />
provvisionale nei limiti del<br />
danno <strong>per</strong> cui si ritiene già<br />
raggiunta la prova ( 650 ).<br />
La <strong>per</strong>sona offesa che non<br />
sia costituita parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong><br />
processo penale dispone,<br />
invece, di facoltà limitate.<br />
Essa può soltanto<br />
presentare memorie in ogni<br />
stato e grado del<br />
procedimento e, con
esclusione del giudizio di<br />
cassazione, indicare elementi<br />
probanti, senza, tuttavia,<br />
essere ab<strong>il</strong>itata a partecipare<br />
alla formazione della prova<br />
in dibattimento mediante<br />
proposizione di domande ai<br />
testimoni.<br />
7 . L’azionab<strong>il</strong>ità della<br />
pretesa risarcitoria in sede<br />
penale. La legittimazione del<br />
<strong>coniuge</strong> danneggiato dal
eato alla costituzione di<br />
parte civ<strong>il</strong>e.<br />
La possib<strong>il</strong>ità di intervento<br />
in sede penale del<br />
danneggiato ( 651 ) trova<br />
giustificazione <strong>nel</strong>l’unicità<br />
del fatto valutab<strong>il</strong>e sotto <strong>il</strong><br />
duplice prof<strong>il</strong>o della <strong>il</strong>liceità<br />
penale e dell’<strong>il</strong>liceità civ<strong>il</strong>e<br />
( 652 ).<br />
<strong>Il</strong> vaglio globale da parte<br />
di un unico giudice non solo
ealizza una esigenza di<br />
economia di giudizi <strong>per</strong><br />
quanto evita <strong>il</strong> rischio di<br />
contrasti di giudicati tra due<br />
organi giurisdizionali diversi<br />
che si trovano a dover<br />
decidere in merito al<br />
medesimo fatto storico ( 653 ).<br />
Ciò non significa, tuttavia,<br />
che <strong>il</strong> danneggiato non possa<br />
azionare la propria pretesa<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> naturale sede civ<strong>il</strong>e.<br />
Anzi, l’attuale assetto
processual-penalistico<br />
sembra piuttosto propendere<br />
<strong>per</strong> la <strong>separazione</strong> dei giudizi<br />
allo scopo di favorire la<br />
semplificazione<br />
dell’accertamento penale.<br />
Un dato normativo,<br />
significativo in tal senso<br />
( 654 ), è rappresentato<br />
dall’art. 652 c.p.p. in base al<br />
quale la sentenza irrevocab<strong>il</strong>e<br />
di assoluzione con cui <strong>il</strong><br />
giudice penale dichiari che <strong>il</strong>
fatto non sussiste, che<br />
l’imputato non lo ha<br />
commesso, che <strong>il</strong> fatto è stato<br />
compiuto <strong>nel</strong>l’adempimento<br />
di un dovere o <strong>nel</strong>l’esercizio<br />
di una facoltà legittima ( 655 )<br />
ha efficacia di giudicato <strong>nel</strong><br />
giudizio civ<strong>il</strong>e, sempre che <strong>il</strong><br />
danneggiato si sia costituito<br />
o sia stato posto in<br />
condizione di costituirsi<br />
parte civ<strong>il</strong>e.<br />
Tale disposizione non si
applica se <strong>il</strong> danneggiato ha<br />
esercitato l’azione civ<strong>il</strong>e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sede propria senza<br />
trasferirla in quella penale o<br />
se l’azione civ<strong>il</strong>e medesima è<br />
stata avviata <strong><strong>nel</strong>la</strong> sede<br />
naturale quando non è più<br />
ammessa la costituzione di<br />
parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> processo<br />
penale ( 656 ).<br />
In sintesi, se si preferisce<br />
la sede civ<strong>il</strong>e, non o<strong>per</strong>a la<br />
preclusione del giudicato di
una eventuale sentenza<br />
penale sfavorevole ( 657 ).<br />
La legittimazione<br />
all’azione civ<strong>il</strong>e spetta al<br />
soggetto al quale <strong>il</strong> reato ha<br />
recato danno ovvero ai suoi<br />
successori universali, nei<br />
confronti dell’imputato e del<br />
responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e ( 658 ).<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong>, soggetto<br />
passivo del reato di omessa<br />
somministrazione dei mezzi<br />
di sussistenza, può, dunque,
far valere iure proprio la<br />
pretesa al risarcimento dei<br />
danni in sede penale,<br />
ut<strong>il</strong>izzando lo strumento<br />
della costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e ( 659 ).<br />
L’azione civ<strong>il</strong>e in sede<br />
penale può essere esercitata<br />
<strong>per</strong>sonalmente o a mezzo di<br />
procuratore speciale ( 660 ).<br />
Se l’atto di costituzione è<br />
firmato direttamente dalla<br />
parte, la relativa
sottoscrizione può essere<br />
autenticata dal procuratore<br />
speciale nominato <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
giudizio sempreché la<br />
procura sia apposta in calce<br />
alla dichiarazione di<br />
costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
( 661 ).<br />
Tale formalità è richiesta<br />
ai fini dell’ammissib<strong>il</strong>ità<br />
della costitu- zione.<br />
Si rammenti, che ai sensi<br />
dell’art. 122, comma III,
c.p.p., non è consentita<br />
alcuna ratifica degli atti<br />
compiuti <strong>nel</strong>l’interesse altrui<br />
senza procura speciale nei<br />
casi in cui questa è richiesta<br />
dalla legge o, del pari, senza<br />
procura r<strong>il</strong>asciata con le<br />
modalità di rito.<br />
L’atto di costituzione deve<br />
contenere le generalità della<br />
<strong>per</strong>sona fisica o la<br />
denominazione<br />
dell’associazione o dell’ente<br />
che si costituisce parte civ<strong>il</strong>e
e le generalità del suo legale<br />
rappresentante, le generalità<br />
dell’imputato nei cui<br />
confronti viene esercitata<br />
l’azione civ<strong>il</strong>e o le altre<br />
indicazioni <strong>per</strong>sonali che<br />
valgono a identificarlo, <strong>il</strong><br />
nome e <strong>il</strong> cognome del<br />
difensore e l’indicazione<br />
della procura, l’esposizione<br />
delle ragioni che giustificano<br />
la domanda, la sottoscrizione<br />
del difensore ( 662 ).
La dichiarazione di<br />
costituzione può essere<br />
presentata direttamente in<br />
udienza ( 663 ) oppure fuori<br />
udienza, <strong>nel</strong> qual caso la<br />
costituenda parte civ<strong>il</strong>e deve<br />
provvedere alle notifiche del<br />
relativo atto alle altre parti<br />
( 664 ) ( 665 ).<br />
La costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e, a pena di decadenza,<br />
deve avvenire “<strong>per</strong> l’udienza<br />
preliminare” o,
successivamente, fino a che<br />
non siano compiuti gli<br />
accertamenti relativi alla<br />
regolare costituzione delle<br />
parti ( 666 ).<br />
L’uso della locuzione “<strong>per</strong><br />
l’udienza preliminare” in<br />
luogo di “<strong>nel</strong>l’udienza<br />
preliminare”, lascia<br />
intendere, come chiarito<br />
dalla relazione al progetto<br />
preliminare al codice, che <strong>il</strong><br />
danneggiato non deve
attendere l’avvio<br />
dell’udienza preliminare,<br />
potendo, invece, costituirsi<br />
non appena abbia avuto<br />
conoscenza del<br />
promovimento dell’azione<br />
penale a carico dell’imputato<br />
( 667 ).<br />
L’assunzione della qualità<br />
di parte si realizza dal<br />
momento della costituzione,<br />
non essendo necessario un<br />
provvedimento ammissivo,
sia pure implicito, da parte<br />
del giudice.<br />
In base a tale principio, la<br />
Suprema Corte ha ritenuto la<br />
parte civ<strong>il</strong>e costituitasi fuori<br />
udienza, con atto notificato<br />
alle altre parti, legittimata,<br />
<strong>per</strong> ciò solo, a formulare<br />
istanza di sequestro<br />
conservativo ex art. 316<br />
c.p.p. ( 668 ).<br />
La costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e produce i propri effetti
in ogni stato e grado del<br />
processo.<br />
Non è, dunque, necessario<br />
in alcun caso rinnovare la<br />
dichiarazio- ne, vigendo <strong>il</strong><br />
principio di “immanenza”<br />
della costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e ( 669 ).<br />
8 . La rappresentanza in<br />
giudizio del minore - <strong>per</strong>sona<br />
offesa.
<strong>Il</strong> minore-<strong>per</strong>sona offesadanneggiato<br />
che intende<br />
costituirsi parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong><br />
processo penale deve essere<br />
rappresentato, autorizzato od<br />
assistito <strong>nel</strong>le forme<br />
prescritte <strong>per</strong> l’esercizio<br />
delle azioni civ<strong>il</strong>i ( 670 ).<br />
La costituzione avvenuta a<br />
mezzo dell’esercente la<br />
potestà genitoriale non<br />
richiede l’autorizzazione del<br />
giudice tutelare, in quanto si
tratta di un atto non<br />
eccedente l’ordinaria<br />
amministrazione ( 671 ).<br />
Nell’ipotesi in cui <strong>il</strong><br />
minore, <strong>nel</strong> corso del<br />
giudizio, diventi<br />
maggiorenne, la relativa<br />
costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
conserva la sua validità senza<br />
necessità di rinnovazione, in<br />
assenza di dichiarazione al<br />
riguardo da parte del<br />
difensore e di iniziative delle
controparti ( 672 ).<br />
Da tale principio consegue<br />
che la mancata dichiarazione<br />
del raggiungimento della<br />
maggiore età, <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />
parte civ<strong>il</strong>e costituitasi a<br />
mezzo del genitore, non può<br />
essere interpretata come<br />
un’implicita rinuncia alla<br />
costituzione da parte del<br />
minore medesimo ( 673 ).<br />
Tale orientamento appare<br />
meritevole di condivisione in
quanto conforme al principio<br />
di “immanenza” della<br />
costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
( 674 ).<br />
Nell’ipotesi in cui manca<br />
la <strong>per</strong>sona a cui spetta la<br />
rappresentanza o l’assistenza<br />
e vi sono ragioni di urgenza<br />
ovvero vi è conflitto di<br />
interessi tra <strong>il</strong> danneggiato e<br />
chi lo rappresenta, <strong>il</strong><br />
pubblico ministero può<br />
chiedere al giudice di
nominare al minore un<br />
curatore speciale ( 675 ).<br />
Ai sensi dell’art. 77,<br />
comma IV, c.p.p., in caso di<br />
assoluta urgenza ( 676 ),<br />
l’azione civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>l’interesse<br />
del danneggiato minorenne<br />
può essere esercitata dal<br />
pubblico ministero finché<br />
subentri colui al quale spetta<br />
la rappresentanza o<br />
l’assistenza ovvero <strong>il</strong><br />
curatore speciale.
Si rammenta, infine, che la<br />
questione relativa alla<br />
legittimazione del curatore<br />
speciale di minore a<br />
costituirsi parte civ<strong>il</strong>e, già<br />
risolta positivamente dal<br />
giudice dell’udienza<br />
preliminare, non può essere<br />
riproposta in sede di<br />
procedimento di riesame di<br />
sequestro conservativo ( 677 ).<br />
9 . Permanenza e
prescrizione.<br />
<strong>Il</strong> delitto previsto dall’art.<br />
570, comma II, n. 2, c.p. ha<br />
carattere <strong>per</strong>manente ( 678 ) in<br />
quanto lo stato di<br />
consumazione <strong>per</strong>dura <strong>per</strong><br />
tutto <strong>il</strong> tempo in cui si<br />
manifesta la condotta e cessa<br />
<strong>per</strong> effetto di un contegno<br />
contrario dell’agente.<br />
Un eventuale tardivo<br />
adempimento determina la
cessazione della <strong>per</strong>manenza<br />
ma non esclude <strong>il</strong> reato se<br />
l’omissione dell’obbligato si<br />
è protratta <strong>per</strong> un<br />
apprezzab<strong>il</strong>e arco temporale<br />
( 679 ).<br />
In tale ipotesi, potrà, al<br />
più, ritenersi applicab<strong>il</strong>e<br />
l’attenuante di cui all’art. 62,<br />
n. 6, c.p. ( 680 ).<br />
La <strong>per</strong>manenza non viene<br />
meno, inoltre, <strong>nel</strong> caso di<br />
decadenza dalla potestà
genitoriale ciò in quanto <strong>il</strong><br />
relativo provvedimento elide<br />
i poteri ma non i doveri che<br />
non siano incompatib<strong>il</strong>i con<br />
le ragioni che hanno<br />
determinato <strong>il</strong><br />
provvedimento ( 681 ).<br />
Dalla natura <strong>per</strong>manente<br />
del reato discende che la<br />
prescrizione decorre dal<br />
compimento dell’azione<br />
idonea ad interrom<strong>per</strong>e la<br />
condotta <strong>il</strong>lecita oppure dalla
pronuncia della sentenza di<br />
primo grado ( 682 ).<br />
In relazione a tale ultimo<br />
aspetto, dunque, la<br />
contestazione di condotte<br />
omissive realizzate in epoca<br />
anteriore a quelle valutate<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di primo grado<br />
divenuta irrevocab<strong>il</strong>e è<br />
preclusa dal divieto del bis in<br />
idem ( 683 ) ( 684 ).<br />
10. Procedib<strong>il</strong>ità. Discrimen
tra la fattispecie di cui<br />
all’art. 570, comma II, n. 2<br />
c.p. e quella di mancata<br />
corresponsione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e ex art. 12 sexies, l.<br />
898/70.<br />
<strong>Il</strong> comma quarto dell’art.<br />
570 c.p. stab<strong>il</strong>isce la<br />
procedib<strong>il</strong>ità ex officio della<br />
fattispecie di omessa<br />
somministrazione dei mezzi<br />
di sussistenza commessa in
danno di minore.<br />
Ove, invece, <strong>il</strong> delitto sia<br />
realizzato in danno del<br />
<strong>coniuge</strong>, dei discendenti<br />
inab<strong>il</strong>i al lavoro o degli<br />
ascendenti, la procedib<strong>il</strong>ità è<br />
a querela di parte.<br />
Data la natura <strong>per</strong>manente<br />
del reato in commento ( 685 ),<br />
<strong>il</strong> termine <strong>per</strong> proporre<br />
querela decorre dal giorno in<br />
cui la <strong>per</strong>sona offesa ha avuto<br />
piena contezza del
<strong>per</strong>sistente inadempimento<br />
della <strong>per</strong>sona obbligata,<br />
quale indice univoco, in<br />
assenza di cause di<br />
giustificazione, della<br />
violazione dell’obbligo di<br />
legge ( 686 ).<br />
L’art. 570 c.p. è richiamato<br />
quoad poenam dall’art. 12<br />
sexies, l. 898/70<br />
contemplante, quest’ultima<br />
disposizione, la fattispecie di<br />
omessa corresponsione
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e ( 687 ).<br />
Detta ipotesi delittuosa si<br />
differenzia dalla previsione<br />
di cui all’art. 570 comma II,<br />
n. 2 c.p. ( 688 ) configurandosi<br />
sul piano tipico alla<br />
verificazione del mero<br />
inadempimento dell’obbligo<br />
di corresponsione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> stab<strong>il</strong>ito dal<br />
giudice in sede di divorzio.<br />
La norma extracodicistica
isulta applicab<strong>il</strong>e alle sole<br />
ipotesi di inadempimento<br />
dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> in favore dei<br />
<strong>figli</strong> ( 689 ) ( 690 ).<br />
Attenendo <strong>il</strong> rinvio al solo<br />
aspetto sanzionatorio, i<br />
Supremi Giudici hanno<br />
ribadito la procedib<strong>il</strong>ità<br />
d’ufficio della fattispecie in<br />
materia di divorzio ( 691 ).<br />
Tra le due fattispecie<br />
incriminatrici sussiste
concorso formale eterogeneo<br />
( 692 ) e non rapporto di<br />
consunzione ( 693 ), con<br />
conseguente applicab<strong>il</strong>ità al<br />
contegno violativo di più<br />
disposizioni di legge<br />
dell’aumento di cui all’art.<br />
81 c.p. ( 694 ).
CAPITOLO XV<br />
CENNI E QUESITI FISCALI<br />
SOMMARIO: 1. Brevi cenni sulla<br />
normativa. – 2. Riferimenti<br />
giurisprudenziali. – 3. Aspetti<br />
fiscali. – 4. Contributi ed altre<br />
ut<strong>il</strong>ità in favore del <strong>coniuge</strong><br />
separato. – 5. Abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
casa fam<strong>il</strong>iare. – 6. Le<br />
dichiarazioni dei redditi dei<br />
coniugi separati irpef, imu, ici.<br />
– 7. Interessi sui mutui <strong>per</strong>
l’acquisto della casa.<br />
1 . Brevi cenni sulla<br />
normativa.<br />
<strong>Il</strong> nostro codice civ<strong>il</strong>e<br />
prevede (art. 150) la<br />
possib<strong>il</strong>ità di porre fine al<br />
rapporto coniugale mediante<br />
l’istituto della <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale. Tuttavia l’ Unione<br />
Europea ha emanato di<br />
recente ha emanato <strong>il</strong>
Regolamento N. 1259/2010<br />
del 20 dicembre 2010. <strong>Il</strong><br />
Regolamento interviene negli<br />
stati membri con l’attuazione<br />
di una coo<strong>per</strong>azione<br />
rafforzata <strong>nel</strong> settore della<br />
legge applicab<strong>il</strong>e al divorzio<br />
e alla <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />
la normativa trae spunto dal<br />
trattato sul funzionamento<br />
dell’Unione europea, in<br />
particolare dall’articolo 81,<br />
paragrafo 3, e dalla decisione<br />
2010/405/UE del Consiglio,
del 12 luglio 2010, che<br />
autorizza una coo<strong>per</strong>azione<br />
rafforzata <strong>nel</strong> settore del<br />
diritto applicab<strong>il</strong>e in materia<br />
di divorzio e di <strong>separazione</strong><br />
legale. L’Unione si prefigge<br />
di conservare e sv<strong>il</strong>uppare<br />
uno spazio di libertà,<br />
sicurezza e giustizia in cui<br />
sia assicurata la libera<br />
circolazione delle <strong>per</strong>sone;<br />
<strong>per</strong> <strong>per</strong>venire a una<br />
progressiva istituzione di tale<br />
spazio, l’Unione deve
adottare misure <strong>nel</strong> settore<br />
della coo<strong>per</strong>azione<br />
giudiziaria <strong>nel</strong>le materie<br />
civ<strong>il</strong>i con implicazioni<br />
transnazionali.<br />
La <strong>separazione</strong> può essere<br />
giudiziale, qualora ne sia<br />
fatta domanda al giudice da<br />
parte di un solo <strong>coniuge</strong> e<br />
venga pronunciata con<br />
sentenza a seguito di un<br />
giudizio, oppure consensuale<br />
quando sia frutto di un<br />
accordo tra i coniugi, accordo
poi omologato dal giudice<br />
(omologazione che risulta<br />
indispensab<strong>il</strong>e affinché la<br />
<strong>separazione</strong> possa produrre<br />
effetti), ovvero di fatto<br />
quando la stessa non venga in<br />
alcun modo formalizzata,<br />
avendo, in tal caso, effetti<br />
estremamente limitati.<br />
La sentenza di <strong>separazione</strong><br />
produce effetti sui rapporti<br />
patrimoniali tra i coniugi:<br />
infatti <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> non<br />
responsab<strong>il</strong>e della
<strong>separazione</strong> ha diritto di<br />
ricevere dall’altro <strong>coniuge</strong><br />
quanto è necessario al suo<br />
<strong>mantenimento</strong> qualora non<br />
abbia redditi propri adeguati.<br />
<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> responsab<strong>il</strong>e del<br />
fallimento del matrimonio,<br />
se non ha redditi propri<br />
sufficienti, ha invece diritto<br />
agli alimenti.<br />
L’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> ha come fine<br />
<strong>per</strong>mettere al <strong>coniuge</strong><br />
economicamente più debole
di mantenere un tenore di<br />
vita compatib<strong>il</strong>e con quello<br />
tenuto durante <strong>il</strong> matrimonio.<br />
<strong>Il</strong> diritto agli alimenti è<br />
invece concesso solo quando<br />
la parte che lo richiede non è<br />
in grado di provvedere al<br />
proprio sostentamento con<br />
un’attività lavorativa.<br />
2 . Riferimenti<br />
giurisprudenziali
Cassazione Penale, sez.<br />
VI, sentenza 28.08.2012 n.<br />
33319<br />
L’inadempimento saltuario<br />
del pagamento dell’assegno<br />
non è sufficiente <strong>per</strong> far<br />
condannare l’ex marito <strong>per</strong><br />
aver fatto mancare i mezzi di<br />
sussistenza al <strong>figli</strong>o (6 mesi<br />
su 21). Lo ha stab<strong>il</strong>ito la<br />
Corte di cassazione, con la<br />
sentenza 33319/2012,<br />
accogliendo <strong>il</strong> ricorso dell’ex<br />
marito contro la sentenza
della Corte di Appello di<br />
Messina che confermando <strong>il</strong><br />
primo grado lo aveva<br />
condannato <strong>per</strong> <strong>il</strong> reato<br />
previsto dall’articolo 570,<br />
secondo comma, del codice<br />
penale, sulla base della sola<br />
testimonianza della ex<br />
moglie secondo cui la quale<br />
<strong>il</strong> proprio ex <strong>coniuge</strong> erogava<br />
gli importi quando se lo<br />
ricordava, e cioè ogni tre<br />
quattro mesi. Una circostanza<br />
quest’ultima che,
contrariamente a quanto<br />
sostenuto in appello, non<br />
trova <strong>per</strong> nulla riscontro nei<br />
“vaglia postali prodotti dalla<br />
difesa”, a contare i quali,<br />
all’opposto, risulta che “solo<br />
sei mens<strong>il</strong>ità non furono<br />
pagate, in circa due anni.<br />
Inadempienze, spiega la<br />
Corte, ben compatib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong><br />
tipo di lavoro dell’ex marito,<br />
cameriere a tempo, e dunque<br />
tali “da non configurare,<br />
quanto meno sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o
psicologico, quella<br />
consapevole e volontaria<br />
sottrazione agli obblighi di<br />
somministrazione dei mezzi<br />
di sussistenza che costituisce<br />
<strong>il</strong> nucleo essenziale del<br />
delitto previsto dal secondo<br />
comma dell’articolo 570 del<br />
codice penale.”<br />
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />
sentenza 19.03.2012 n. 4296<br />
La Corte ha riconosciuto,<br />
con la sentenza del 19 marzo
2012, <strong>il</strong> diritto al <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne non<br />
autosufficiente, a partecipare<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> causa di <strong>separazione</strong> dei<br />
genitori. Quindi sì<br />
all’ingresso del <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne <strong>nel</strong> giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> e di divorzio dei<br />
genitori; la Corte di<br />
cassazione, sentenza<br />
4296/2012, infatti ha<br />
riconosciuto ad un ventenne<br />
veneziano la legittimazione<br />
ad intervenire <strong><strong>nel</strong>la</strong> causa tra
mamma e papà <strong>per</strong> ottenere<br />
un assegno congruo che gli<br />
consentisse di proseguire in<br />
autonomia gli studi<br />
universitari. <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />
all’articolo 155 quinquies<br />
prevede che <strong>il</strong> giudice possa<br />
disporre in favore dei <strong>figli</strong><br />
maggiorenni ma non<br />
autosufficienti <strong>il</strong> pagamento<br />
di un assegno anche<br />
direttamente all’avente<br />
diritto. In sim<strong>il</strong>i casi,<br />
secondo la Corte, si
scontrano due posizioni<br />
entrambe meritevoli di<br />
tutela, quella del genitore<br />
convivente diretta ad ottenere<br />
l’assegno <strong>per</strong> adempiere ai<br />
propri compiti senza dover<br />
anticipare <strong>il</strong> denaro di tasca<br />
propria; e quella del <strong>figli</strong>o<br />
avente diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>, “ed anzi<br />
legittimato in via prioritaria<br />
ad ottenere <strong>il</strong> versamento<br />
diretto del contributo”. Così,<br />
spiega la sentenza, e cioè che
l’articolo 155 quinquies<br />
“appare rivolto al giudice<br />
della crisi fam<strong>il</strong>iare,<br />
chiamato ad adottare - sulla<br />
base di una prudente<br />
valutazione delle concrete<br />
emergenze del caso - quella<br />
diversa determinazione in<br />
deroga al principio generale”.<br />
E con l’ingresso in giudizio<br />
del <strong>figli</strong>o si amplia <strong>il</strong><br />
contraddittorio consentendo<br />
al giudice di decidere “sulla<br />
base di una approfondita ed
effettiva disamina delle<br />
istanze dei soggetti<br />
interessati”. D’altra parte,<br />
<strong>per</strong> l’articolo 105 del Cpc è<br />
sufficiente a ritenere<br />
ammissib<strong>il</strong>e l’ingresso in<br />
giudizio “la circostanza che<br />
la domanda<br />
dell’interveniente presenti<br />
una connessione od un<br />
collegamento con quella di<br />
altre parti relative allo stesso<br />
oggetto sostanziale, tali da<br />
giustificare un simultaneo
processo”.<br />
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />
sentenza 28.03.2003 n. 4736<br />
La sentenza precisa che<br />
l’iscrizione <strong>nel</strong>le liste di<br />
collocamento, unitamente<br />
alla presenza di certificazioni<br />
sanitarie che sconsigliano lo<br />
svolgimento di attività<br />
lavorative <strong>per</strong> <strong>il</strong> soggetto più<br />
debole economicamente,<br />
dimostrano l’oggettiva<br />
impossib<strong>il</strong>ità di procurarsi i
mezzi di sostentamento.<br />
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />
sentenza 25.09.2003 n.<br />
14252<br />
La sentenza stab<strong>il</strong>isce che<br />
l’acquisto di una barca di<br />
maggior pregio e valore della<br />
precedente costituisce un<br />
elemento ai fini della<br />
valutazione della<br />
adeguatezza dei redditi <strong>per</strong><br />
determinare l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> in favore del
<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />
addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong>.<br />
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />
sentenza 11.11.2003 n.<br />
16912<br />
La sentenza ha affermato<br />
che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> separato, cui<br />
non sia addebitab<strong>il</strong>e la<br />
<strong>separazione</strong>, ha diritto di<br />
ottenere dall’altro <strong>coniuge</strong> un<br />
assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
idoneo ad assicurargli la<br />
conservazione del medesimo
tenore di vita di cui godeva<br />
in costanza di matrimonio,<br />
con la conseguenza che, in<br />
forza di tale <strong>per</strong>manente<br />
solidarietà, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> al<br />
quale non sia stato attribuito<br />
alcun assegno, qualora la sua<br />
situazione economica si sia<br />
deteriorata, o sia migliorata<br />
quella dell’altro <strong>coniuge</strong>, può<br />
chiedere la corresponsione di<br />
un assegno rapportato al<br />
tenore di vita che avrebbe<br />
avuto ove la <strong>separazione</strong> non
fosse intervenuta. La<br />
sentenza ha inoltre ricordato<br />
<strong>il</strong> che la solidarietà tra i<br />
coniugi non viene meno con<br />
la <strong>separazione</strong> e non consente<br />
di escludere <strong>il</strong> diritto ad un<br />
assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />
favore dell’altro <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />
quale, pur godendo di redditi<br />
sufficienti, non sia in grado<br />
di conservare <strong>il</strong> tenore di vita<br />
goduto in costanza di<br />
matrimonio.
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />
sentenza 12.12.2003 n.<br />
19042<br />
La sentenza riconosce <strong>il</strong><br />
diritto alla riduzione<br />
dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> se l’ex<br />
<strong>coniuge</strong> lavora in nero. La<br />
Corte ha confermato la<br />
sentenza dei giudici merito,<br />
ritenendo legittima la<br />
riduzione dell’assegno a<br />
carico di un professore<br />
universitario di Roma a
favore della ex moglie, la<br />
quale lavorava in nero presso<br />
un negozio di abbigliamento.<br />
Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez.<br />
IV, sentenza 22.11.2002 n.<br />
16462<br />
La corresponsione<br />
dell’assegno di divorzio una<br />
t a n t u m non integra gli<br />
estremi di un onere<br />
deducib<strong>il</strong>e dal reddito, dal<br />
momento che tale somma<br />
non assolve al <strong>mantenimento</strong>
<strong>per</strong>iodico, costituendo<br />
quindi, <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario, reddito<br />
imponib<strong>il</strong>e ai fini<br />
dell’IRPEF. La sentenza ha<br />
accolto un ricorso presentato<br />
dal Ministero delle Finanze,<br />
ponendo fine ad una<br />
questione controversa.<br />
La Suprema Corte ha<br />
ribadito che l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico e l’assegno in<br />
unica soluzione, pur avendo<br />
entrambi la funzione di
egolare i rapporti<br />
patrimoniali derivanti dallo<br />
scioglimento o dalla<br />
cessazione degli effetti civ<strong>il</strong>i<br />
del matrimonio, non hanno la<br />
stessa natura e appaiono sotto<br />
vari prof<strong>il</strong>i diversi e tali sono<br />
stati considerati dal<br />
legislatore <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina<br />
dettata in materia.<br />
3. Aspetti fiscali.
Innanzitutto bisogna fare<br />
una distinzione tra assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> destinato al<br />
<strong>coniuge</strong> separato ed assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> corrisposto<br />
ai <strong>figli</strong>.<br />
Ai fini fiscali, l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> corrisposto a<br />
seguito di sentenza del<br />
Giudice è deducib<strong>il</strong>e dal<br />
reddito imponib<strong>il</strong>e del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato e<br />
costituisce reddito<br />
imponib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che
lo riceve.<br />
Le quote corrisposte <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> non<br />
possono invece essere portate<br />
in deduzione dal reddito<br />
imponib<strong>il</strong>e del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e non costituiscono<br />
reddito imponib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> che le riceve.<br />
L’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong> a<br />
seguito di cessazione del<br />
matrimonio ha un duplice<br />
prof<strong>il</strong>o: risulta essere reddito
assim<strong>il</strong>ato a quello di lavoro<br />
dipendente <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong><br />
che lo riceve, mentre è un<br />
onere deducib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> l’ex<br />
<strong>coniuge</strong> che lo eroga;<br />
conseguentemente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
che riceve l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico di <strong>mantenimento</strong><br />
deve includerlo ai fini fiscali<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> propria dichiarazione<br />
dei redditi tra i redditi<br />
assim<strong>il</strong>ati a quelli di lavoro<br />
dipendente, mentre <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
che eroga l’assegno di
<strong>mantenimento</strong>, deve indicare<br />
tale importo tra gli oneri<br />
deducib<strong>il</strong>i dal reddito<br />
complessivo <strong>nel</strong> rigo<br />
“rubricato” assegno<br />
corrisposto al <strong>coniuge</strong>, con<br />
esclusione della quota di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />
Nella dichiarazione dei<br />
redditi bisogna indicare la<br />
somma degli assegni<br />
<strong>per</strong>iodici corrisposti<br />
<strong>nel</strong>l’anno (pagati dal 1<br />
gennaio al 31 dicembre,
anche se di competenza<br />
diversa) in conseguenza di<br />
<strong>separazione</strong> legale ed<br />
effettiva, scioglimento o<br />
annullamento di matrimonio<br />
o di cessazione dei suoi<br />
effetti civ<strong>il</strong>i, con esclusione<br />
degli assegni destinati al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />
Come si è detto, gli<br />
assegni di <strong>mantenimento</strong><br />
versati a favore dei <strong>figli</strong> non<br />
vanno dichiarati dal <strong>coniuge</strong><br />
che li <strong>per</strong>cepisce, né dedotti
dal <strong>coniuge</strong> che li ha versati.<br />
Particolare attenzione deve<br />
essere posta <strong>nel</strong> caso in cui<br />
l’assegno corrisposto al<br />
<strong>coniuge</strong> comprenda<br />
cumulativamente (e senza<br />
distinzione) anche le somme<br />
destinate al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>. In questo caso<br />
l’importo dell’assegno si<br />
considera <strong>per</strong> metà destinato<br />
al <strong>coniuge</strong> e <strong>per</strong> l’altra metà<br />
ai <strong>figli</strong>.<br />
Non risultano invece
deducib<strong>il</strong>i le somme<br />
corrisposte in un unica<br />
soluzione al <strong>coniuge</strong><br />
separato, essendo ben<br />
specificato dalla norma che<br />
<strong>per</strong> ottenere la deduzione dal<br />
reddito complessivo del<br />
contribuente delle somme<br />
corrisposte al <strong>coniuge</strong>, deve<br />
trattarsi di assegni <strong>per</strong>iodici,<br />
con conseguente esclusione<br />
di qualsiasi versamento<br />
effettuato in una unica<br />
soluzione.
Schema esemplificativo<br />
ASSEGNO AL CONIUGE<br />
Per <strong>il</strong> CONIUGE EROGANTE<br />
= Onere deducib<strong>il</strong>e<br />
Per <strong>il</strong> CONIUGE<br />
RICEVENTE= Altri redditi di<br />
lavoro dipendente<br />
ASSEGNO DI<br />
MANTENIMENTO AL<br />
CONIUGE AFFIDATARIO<br />
PER I FIGLI
Per <strong>il</strong> CONIUGE EROGANTE<br />
= Non costituisce onere<br />
deducib<strong>il</strong>e<br />
Per <strong>il</strong> CONIUGE<br />
RICEVENTE= Non costituisce<br />
reddito<br />
4 . Contributi ed altre ut<strong>il</strong>ità<br />
in favore del <strong>coniuge</strong><br />
separato.<br />
I contributi e le altre ut<strong>il</strong>ità<br />
a favore del <strong>coniuge</strong>
separato, diversi dall’assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong>, sono<br />
assolutamente indeducib<strong>il</strong>i.<br />
In materia di oneri<br />
deducib<strong>il</strong>i, l’elencazione<br />
delle erogazioni che vi<br />
rientrano è stab<strong>il</strong>ita dalla<br />
legge e non è estensib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />
analogia; restano, <strong>per</strong>tanto,<br />
esclusi dagli oneri deducib<strong>il</strong>i<br />
i contributi forfettari alle<br />
s p e s e di gestioni<br />
condominiali relative<br />
all’appartamento occupato
dal <strong>coniuge</strong> separato e pagate<br />
al condominio, le spese <strong>per</strong><br />
l’arredamento<br />
dell’appartamento comprato<br />
in nome e <strong>per</strong> conto dei <strong>figli</strong><br />
alla madre, le spese di<br />
manutenzione straordinaria<br />
dell’immob<strong>il</strong>e, rate di mutuo<br />
pagate <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che,<br />
contemporaneamente, rinunci<br />
all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
ed altri oneri, sia pure<br />
attribuiti al contribuente ad<br />
o<strong>per</strong>a della sentenza.
5 . Abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong> casa<br />
fam<strong>il</strong>iare.<br />
L’uso dell’abitazione<br />
coniugale e delle sue<br />
<strong>per</strong>tinenze spettano al<br />
<strong>coniuge</strong> assegnatario ed ai<br />
membri della famiglia con<br />
lui convivente. Come è noto,<br />
la legge 8 febbraio 2006 n. 54<br />
ha modificato anche tale<br />
materia, dettando<br />
prescrizioni <strong>per</strong>
l’assegnazione della casa con<br />
<strong>il</strong> nuovo articolo 155 quater.<br />
Le novità, in estrema<br />
sintesi, riguardano la<br />
possib<strong>il</strong>ità di assegnare la<br />
casa anche al <strong>coniuge</strong> non<br />
affidatario esclusivo, ove ciò<br />
corrisponda all’interesse dei<br />
<strong>figli</strong>.<br />
L’uso della casa fam<strong>il</strong>iare,<br />
comporta l’accollo delle<br />
spese relative alla custodia,<br />
amministrazione e<br />
manutenzione ordinaria e
straordinaria, nonché dei<br />
tributi relativi allo stesso;<br />
restano, inoltre, a carico di<br />
chi usufruisce dell’immob<strong>il</strong>e,<br />
gli oneri condominiali<br />
ordinari.<br />
6 . Le dichiarazioni dei<br />
redditi dei coniugi separati -<br />
IRPEF - IMU - ICI<br />
La dichiarazione dei<br />
redditi deve essere presentata
da ciascun <strong>coniuge</strong> separato,<br />
non è ammessa la<br />
dichiarazione congiunta.<br />
Nella maggioranza dei casi<br />
al centro della dichiarazione<br />
dei redditi vi è l’abitazione<br />
degli ex coniugi; alla luce di<br />
recenti disposizioni di legge<br />
del goveno Monti del 2012,<br />
riguardanti l’imposizione<br />
fiscale sulla casa (irpef, imu,<br />
ici). Per individuare la<br />
corretta imputazione<br />
tributaria della propria casa,
<strong>per</strong> prima cosa bisogna<br />
effettuare una distinzione tra<br />
“prima casa” ed “abitazione<br />
principale”.<br />
La differenza tra prima<br />
casa e abitazione principale,<br />
che molto spesso coincidono<br />
(es. caso di una famiglia che<br />
possiede un unico immob<strong>il</strong>e<br />
e vi abita), è legata alla<br />
legge, la quale riserva diversi<br />
benefici alle due categorie<br />
menzionate.
Prima casa<br />
<strong>Il</strong> concetto di prima casa fa<br />
riferimento al possesso di<br />
una unità immob<strong>il</strong>iare,<br />
ovvero la prima che un<br />
soggetto acquista ed entra a<br />
far parte della propria<br />
disponib<strong>il</strong>ità.<br />
La legge, dal 1982 ( l. 22<br />
apr<strong>il</strong>e 1982 n. 168) <strong>per</strong><br />
l’acquisto dei beni dai privati<br />
e dal 1993 <strong>per</strong> l’acquisto dei<br />
beni dalle società<br />
immob<strong>il</strong>iari e dai costruttori
(D.L. 22 maggio 1993 n.<br />
155), dà la possib<strong>il</strong>ità al<br />
momento dell’acquisto di<br />
alcune agevolazioni. La parte<br />
acquirente deve dichiarare di<br />
essere residente <strong>nel</strong> comune<br />
dove l’immob<strong>il</strong>e è acquistato<br />
ovvero si deve impegnare a<br />
trasferirvi la residenza entro<br />
18 mesi; inoltre l’immob<strong>il</strong>e<br />
non deve avere<br />
caratteristiche di lusso (es.<br />
categoria A2).<br />
La parte acquirente non
deve avere né la proprietà in<br />
quota o anche l’usufrutto di<br />
un immob<strong>il</strong>e a destinazione<br />
abitativa <strong>nel</strong>lo stesso comune<br />
dove sta comprando<br />
l’immob<strong>il</strong>e in oggetto né<br />
avere la piena proprietà in<br />
qualsiasi comune italiano di<br />
un’abitazione che sia stata<br />
acquistata beneficiando delle<br />
agevolazioni in questione.<br />
Soddisfatti questi requisiti<br />
davanti al notaio le imposte<br />
di registro, ipotecarie e
catastali dovute scenderanno<br />
dal 10 al 3%. L’agevolazione<br />
<strong>per</strong> l’acquisto della prima<br />
casa prevede un obbligo: non<br />
vendere la proprietà <strong>per</strong> 5<br />
anni dalla data di acquisto.<br />
Ove si venda la casa<br />
acquistata con le<br />
agevolazioni, si è soggetti al<br />
pagamento di una sovrattassa<br />
del 30% sulle tasse pagate e<br />
al pagamento della differenza<br />
tra <strong>il</strong> 3% e <strong>il</strong> 10% (imposta<br />
dovuta senza le agevolazioni)
nonché gli interessi. Per<br />
evitare di decadere<br />
dall’agevolazione, oltre a non<br />
vendere <strong>per</strong> 5 anni, vi è<br />
un’alternativa: ricomprare<br />
entro un anno dall’avvenuta<br />
vendita una nuova prima<br />
casa.<br />
Abitazione principale<br />
<strong>Il</strong> concetto di abitazione<br />
principale è sostanzialmente<br />
assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e con quello di<br />
residenza, che la legge la
definisce dimora abituale<br />
(cit. art. 43 C.C. comma 2: la<br />
residenza è <strong>il</strong> luogo in cui la<br />
<strong>per</strong>sona ha la sua dimora<br />
abituale), ovvero l’immob<strong>il</strong>e<br />
dove una <strong>per</strong>sona o un nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare ha stab<strong>il</strong>ito la sede<br />
principale dei suoi affari ed<br />
interessi; ciò comporta<br />
agevolazioni IMU (in passato<br />
sull’ICI vi era l’esenzione);<br />
la non imponib<strong>il</strong>ità IRPEF; la<br />
detraib<strong>il</strong>ità degli interessi<br />
passivi sul mutuo contratto
<strong>per</strong> l’acquisto e prezzi<br />
agevolati sulla stipula di<br />
contratti sulle utenze<br />
domestiche.<br />
Per effetto, quindi, di<br />
queste citate recenti<br />
disposizioni di legge e fatte<br />
le distinzioni di cui sopra tra<br />
“prima casa” e “abitazione<br />
principale”, in funzione di<br />
queste distinzioni la legge<br />
riconosce riduzioni sull’IMU<br />
(e non esclusione come<br />
disposto dalla previgente
normativa in materia), tali<br />
riduzioni si applicano ai<br />
contribuenti che hanno quale<br />
abitazione principale<br />
l’immob<strong>il</strong>e oggetto<br />
dell’imposta sull’IMU.<br />
A tal fine è opportuno<br />
ricordare che la nozione di<br />
abitazione principale implica<br />
l’unicità della stessa. Non si<br />
possono avere più abitazioni<br />
principali. Inoltre, tale<br />
nozione deve essere sempre<br />
riferita al dichiarante.
7 . Interessi sui mutui <strong>per</strong><br />
l’acquisto della casa.<br />
Sono deducib<strong>il</strong>i dal reddito<br />
gli interessi passivi, gli oneri<br />
accessori e le quote di<br />
rivalutazione previste da<br />
clausole di indicizzazione <strong>per</strong><br />
mutui ipotecari contratti <strong>per</strong><br />
l’acquisto di immob<strong>il</strong>i adibiti<br />
ad abitazione principale<br />
(sempre che l’immob<strong>il</strong>e sia<br />
adibito ad abitazione
principale entro un anno<br />
dall’acquisto e che l’acquisto<br />
sia avvenuto <strong>nel</strong>l’anno<br />
antecedente o successivo<br />
all’accensione del mutuo).<br />
Dal 2001, inoltre, la<br />
detrazione spetta anche:<br />
- dalla data in cui<br />
l’immob<strong>il</strong>e è adibito ad<br />
abitazione principale e<br />
comunque entro due anni<br />
dall’acquisto, se l’immob<strong>il</strong>e<br />
è oggetto di lavori di<br />
ristrutturazione ed<strong>il</strong>izia,
comprovati dalla relativa<br />
concessione ed<strong>il</strong>izia o da un<br />
atto equivalente;<br />
- anche <strong>nel</strong> caso di<br />
acquisto di un immob<strong>il</strong>e<br />
locato se, entro tre mesi<br />
dall’acquisto, l’acquirente<br />
notifica al locatario l’atto<br />
d’intimazione di licenza o di<br />
sfratto <strong>per</strong> finita locazione e<br />
se, entro un anno dal r<strong>il</strong>ascio,<br />
l’immob<strong>il</strong>e è adibito ad<br />
abitazione principale;<br />
- al contribuente
acquirente e intestatario del<br />
contratto di mutuo, anche se<br />
l’immob<strong>il</strong>e viene adibito ad<br />
abitazione principale di un<br />
fam<strong>il</strong>iare;<br />
- <strong>nel</strong> caso in cui <strong>il</strong><br />
contribuente trasferisca la<br />
propria dimora <strong>per</strong> motivi di<br />
lavoro oppure la trasferisca<br />
in istituti di ricovero o<br />
sanitari, a condizione che<br />
l’immob<strong>il</strong>e non sia affittato.<br />
Per abitazione principale si<br />
intende quella <strong><strong>nel</strong>la</strong> quale <strong>il</strong>
contribuente o i suoi<br />
fam<strong>il</strong>iari dimorano<br />
abitualmente. Pertanto la<br />
detrazione spetta al<br />
contribuente acquirente ed<br />
intestatario del contratto di<br />
mutuo, anche se l’immob<strong>il</strong>e è<br />
adibito ad abitazione<br />
principale di un suo fam<strong>il</strong>iare<br />
(<strong>coniuge</strong>, parenti entro <strong>il</strong><br />
terzo grado ed affini entro <strong>il</strong><br />
secondo grado): Tra i<br />
fam<strong>il</strong>iari si considera anche<br />
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> separato, fino a
quando non interviene la<br />
sentenza di divorzio. <strong>Il</strong><br />
contribuente che ha trasferito<br />
la sua dimora abituale, a<br />
seguito di <strong>separazione</strong> legale,<br />
non <strong>per</strong>de <strong>il</strong> diritto alla<br />
detrazione sugli interessi<br />
passivi <strong>per</strong> la propria quota<br />
di spettanza.<br />
In caso di divorzio, lo<br />
stesso contribuente mantiene<br />
la propria detrazione solo <strong>nel</strong><br />
caso in cui l’immob<strong>il</strong>e<br />
acquistato costituisca
l’abitazione principale dei<br />
suoi fam<strong>il</strong>iari (i <strong>figli</strong>), pur se<br />
conviventi con l’ex <strong>coniuge</strong>.<br />
Quest’ultimo non rientra più<br />
tra i fam<strong>il</strong>iari.
CAPITOLO XVI<br />
LA MEDIAZIONE<br />
FAMILIARE COME<br />
PRATICA DI DIVERSION<br />
PER UNA SEPARAZIONE<br />
MITE<br />
SOMMARIO: 1. Riflessioni<br />
preliminari. – 2. Le ragioni<br />
della mediazione. – 3. Joint<br />
custody e shared parenting. – 4.<br />
Cos’è la mediazione fam<strong>il</strong>iare.<br />
– 5. La mediazione fam<strong>il</strong>iare
come pratica extragiudiziale. –<br />
6. <strong>Il</strong> posto dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare. – 7.<br />
Caratteristiche del <strong>per</strong>corso di<br />
mediazione. – 8. Conclusioni.<br />
1. Riflessioni preliminari.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
riprende un copione ereditato<br />
dalla storia dell’uomo ( 695 );<br />
si propone come un <strong>per</strong>corso<br />
durante <strong>il</strong> quale le <strong>per</strong>sone
vengono aiutate a stab<strong>il</strong>ire<br />
reciproci accordi - dopo aver<br />
definito l’oggetto del<br />
contendere e le loro<br />
aspettative - che possano<br />
essere sostenuti anche <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
futuro e costituire la<br />
premessa <strong>per</strong> nuove<br />
transazioni adattive. Essa<br />
r<strong>il</strong>ancia costantemente l’idea<br />
che le <strong>per</strong>sone posseggano le<br />
risorse <strong>per</strong> sottrarsi alla<br />
logica della conflittualità<br />
improduttiva, in favore della
logica della produttività in<br />
presenza di conflitto ( 696 )<br />
che comporta <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento<br />
dello stallo - in virtù del<br />
quale altri prendono<br />
decisioni - attraverso mutui<br />
accordi e <strong>il</strong> reciproco<br />
riconoscimento di sentimenti<br />
indisponib<strong>il</strong>i come, <strong>per</strong><br />
esempio, quello della<br />
genitorialità, convenendo che<br />
la riduzione del contenzioso<br />
comporti sia una vittoria
eciproca non effimera, sia<br />
un vantaggio reale <strong>per</strong> la<br />
tutela della vita dei <strong>figli</strong>.<br />
La figura del mediatore<br />
riprende lontanamente quella<br />
del capofamiglia o della<br />
<strong>per</strong>sona autorevole e<br />
imparziale a cui si ricorreva<br />
<strong>nel</strong>l’antichità <strong>per</strong> dirimere le<br />
questioni di carattere civ<strong>il</strong>e e<br />
fam<strong>il</strong>iare, <strong>per</strong> riapparire<br />
all’interno di una concezione<br />
contemporanea evoluta come<br />
possib<strong>il</strong>ità d’integrazione
dell’ordinario procedimento<br />
civ<strong>il</strong>istico, a partire da un<br />
contesto non giudicante o<br />
socialmente sanzionatorio.<br />
Questa è una prospettiva<br />
laica che, in un’ottica<br />
sistemica e relazionale,<br />
consente di lavorare <strong>per</strong><br />
gestione di problemi, e che<br />
risponde a parametri di<br />
efficacia all’interno di una<br />
dimensione autoformativa in<br />
età adulta sostenuta dalla<br />
figura di un o<strong>per</strong>atore
competente. Di fatto, la<br />
mediazione è una delle<br />
principali funzioni<br />
dell’attività di educazione<br />
che si esplica sui vari fronti<br />
delle relazioni inter<strong>per</strong>sonali<br />
( 697 ) e che istituisce la<br />
peculiarità di tutte le<br />
professionalità ed azioni che<br />
siano riconducib<strong>il</strong>i a<br />
significati di ordine<br />
educativo come ricerca di<br />
una conc<strong>il</strong>iazione tra le
diverse istanze contrapposte,<br />
attraverso es<strong>per</strong>ienze capaci<br />
di far evolvere <strong>il</strong> conflitto<br />
( 698 ).<br />
Ovunque es<strong>per</strong>ita, la<br />
pratica della mediazione,<br />
correttamente intesa ed<br />
aggiornata, riprende gli<br />
orientamenti della “Charte<br />
europeenne de la formation<br />
des médiateurs fam<strong>il</strong>iaux<br />
exerçant dans les situations<br />
de divorce et de séparation” e
<strong>il</strong> relativo codice<br />
deontologico ( 699 ). In via del<br />
tutto preliminare, si può<br />
assumere che la peculiarità<br />
del <strong>per</strong>corso di mediazione<br />
consiste <strong>nel</strong>l’assunzione<br />
diretta, da parte dei due<br />
partners, delle decisioni<br />
concernenti le conseguenze<br />
della <strong>separazione</strong> e del<br />
divorzio sul piano<br />
economico, delle<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriali e
della riorganizzazione della<br />
vita individuale e sociale che<br />
le scelte in atto<br />
inevitab<strong>il</strong>mente comportano.<br />
Per le sue molteplici<br />
potenzialità, lo “spirito della<br />
mediazione” ( 700 ) attira su di<br />
sé l’interesse di molti<br />
professionisti delle scienze<br />
dell’uomo e delle istituzioni<br />
giudiziarie e dei servizi non<br />
soltanto <strong>per</strong> <strong>il</strong> principio<br />
innovativo del modello che
coglie <strong>nel</strong> sistema fam<strong>il</strong>iare<br />
in crisi l’aspetto di<br />
transizione verso un nuovo<br />
ciclo di vita inteso come<br />
compito evolutivo, ma anche<br />
<strong>per</strong> quegli aspetti deflattivi<br />
del contenzioso penale che si<br />
accompagna spesso a quello<br />
civ<strong>il</strong>e quando si finisce con <strong>il</strong><br />
guardare alla vita coniugale e<br />
fam<strong>il</strong>iare conclusa come alla<br />
fine della storia - e di ogni<br />
altra possib<strong>il</strong>e storia - e ci si<br />
appella ad un giudizio tanto
assoluto quanto<br />
impronunciab<strong>il</strong>e su di essa. È<br />
evidente che in letteratura e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> pratica sono, forse solo,<br />
in apparente<br />
contrapposizione un modello<br />
che guarda alla <strong>separazione</strong> e<br />
al divorzio come alla morte<br />
di qualcosa di vitale e ad un<br />
lutto conseguente da<br />
elaborare e un modello che,<br />
senza affatto omettere gli<br />
aspetti emotivi della vicenda<br />
e senza, <strong>per</strong>ò, assolutizzarli,
guarda al potenziale break<br />
evolutivo insito <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio. È<br />
evidente che l’epistemologia<br />
della mediazione si pone <strong>nel</strong><br />
mezzo fra quanti tendono a<br />
sottolineare esclusivamente<br />
la <strong>separazione</strong> come<br />
occasione positiva di crescita<br />
e condizione necessaria di<br />
sv<strong>il</strong>uppo <strong>per</strong>sonale e quanti<br />
la considerano soltanto come<br />
<strong>per</strong>dita, fallimento,<br />
patologia.
In tutti i casi, essa può e<br />
deve essere considerata come<br />
una delle possib<strong>il</strong>i strategie<br />
di aiuto – non l’unica – alla<br />
coppia genitoriale <strong>per</strong><br />
garantire quel su<strong>per</strong>iore<br />
interesse dei <strong>figli</strong> che, della<br />
vicenda fam<strong>il</strong>iare,<br />
costituiscono l’a<strong>nel</strong>lo più<br />
debole. Da questo punto di<br />
vista, una nuova cultura della<br />
<strong>separazione</strong> e del divorzio,<br />
soprattutto all’indomani<br />
delle nuove “Disposizioni in
materia di <strong>separazione</strong> dei<br />
genitori e affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong>” ( 701 ),<br />
non può prescindere da una<br />
corretta visione di tutte<br />
quelle problematiche che<br />
accompagnano i <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
loro condizione di prole di<br />
genitori separati o divorziati.<br />
Va da sé, infatti, che <strong>per</strong><br />
quanto i <strong>figli</strong> abbiano risorse<br />
che consentono di su<strong>per</strong>are le<br />
condizioni di stress, ciò
nondimeno non dovrebbe<br />
essere consentito agli adulti<br />
di mettere gratuitamente alla<br />
prova i propri <strong>figli</strong> con<br />
comportamenti ed azioni che,<br />
sollecitando fortemente la<br />
loro sfera emotiva ed<br />
affettiva, li sovresponga<br />
destab<strong>il</strong>izzandoli a tal punto<br />
da dare luogo a veri e propri<br />
disturbi relazionali, della<br />
condotta e della <strong>per</strong>sonalità.<br />
È, altresì, evidente che<br />
genitori sereni possono
senz’altro aiutare meglio i<br />
<strong>figli</strong> a contenere<br />
un’es<strong>per</strong>ienza defatigante e<br />
trasformarla in risorsa<br />
<strong>per</strong>sonale, continuando ad<br />
assolvere, in tale modo, al<br />
loro compito genitoriale, in<br />
costanza di <strong>separazione</strong> o<br />
divorzio.<br />
Da ultimo – ma non ultimo<br />
- occorre aggiungere che<br />
l’iter giudiziario, con <strong>il</strong> suo<br />
linguaggio formale, con le<br />
sue procedure e coreografie,
comunica implicitamente ai<br />
genitori che si separano un<br />
messaggio complessivo che,<br />
malgrado le intenzioni di<br />
ciascuno, finisce col<br />
rinforzare comportamenti e<br />
alimentare sentimenti <strong>per</strong><br />
tanti versi opposti a quelli<br />
necessari <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are<br />
costruttivamente la crisi<br />
della <strong>separazione</strong> o del<br />
divorzio. Spesso accade che<br />
questi genitori si<br />
<strong>per</strong>cepiscano e si comportino
come individui infant<strong>il</strong>izzati<br />
e colpevolizzati, ai limiti<br />
della patologia e della<br />
devianza, delegando ad altri<br />
la gestione dei propri affetti<br />
più intimi, la quotidianità<br />
stessa dei loro <strong>figli</strong>, ostaggi e<br />
strumento di genitori irretiti<br />
dalle loro esas<strong>per</strong>ate<br />
rivendicazioni.<br />
In realtà, la <strong>separazione</strong> è<br />
una possib<strong>il</strong>ità implicita,<br />
anche se non desiderata o<br />
preventivata, di ogni unione;
non è, dunque, né una<br />
malattia né un fatto<br />
riprovevole purché essa sia<br />
l’esito di una decisione<br />
maturata dalle parti senza<br />
che ciò comporti situazioni<br />
gravose <strong>per</strong> se stessi, <strong>per</strong> i<br />
più deboli e <strong>per</strong> la società.<br />
Del resto, molte es<strong>per</strong>ienze<br />
di mediazione, in Italia e<br />
all’estero, hanno dimostrato<br />
che è possib<strong>il</strong>e, anche in<br />
situazioni di contrasto,<br />
separarsi senza far mancare
ai <strong>figli</strong> la preziosa risorsa<br />
della presenza congiunta di<br />
padre e madre.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />
infatti, ponendo l’accento<br />
sulla riorganizzazione della<br />
quotidianità dopo la<br />
<strong>separazione</strong> o <strong>il</strong> divorzio, è<br />
un <strong>per</strong>corso che invita la<br />
coppia ad accettare la<br />
legittimità delle molteplici<br />
scelte di vita che le<br />
trasformazioni individuali e<br />
sociali in atto comportano. È
un’opportunità «formativa» e<br />
di aiuto che sostiene<br />
l’autorganizzazione, la<br />
consapevolezza e la<br />
responsab<strong>il</strong>ità delle scelte<br />
o<strong>per</strong>ate. Ciò può accadere e,<br />
di fatto, è riscontrab<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
pratica <strong>per</strong>ché "la mediazione<br />
rappresenta (...) l’arte e la<br />
tecnica <strong>per</strong> risolvere i<br />
conflitti al di fuori del<br />
contesto giudiziario, con<br />
l’aiuto di una terza parte<br />
imparziale, sopra un terreno
che vede enfatizzati i fattori<br />
di consenso rispetto a quelli<br />
di conflitto ( 702 ).<br />
Per tutti questi motivi, si<br />
può ritenere che la<br />
mediazione possa costituire<br />
<strong>il</strong> “luogo” all’interno del<br />
quale <strong>il</strong> conflitto può essere<br />
dichiarato e la presenza di un<br />
mediatore autorevole e<br />
competente - educatore del<br />
possib<strong>il</strong>e - necessaria.
2 . Le ragioni della<br />
mediazione.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare –<br />
secondo alcuni – nasce come<br />
risposta all’inadeguatezza del<br />
sistema giudiziario<br />
tradizionale che, piuttosto<br />
che dirimere i contrasti, a<br />
motivo della<br />
stereotipizzazione dei ruoli<br />
processuali, conduce spesso<br />
alla s<strong>per</strong>sonalizzazione e
all’emarginazione o alla<br />
prevaricazione e alla lite<br />
pretestuosa.<br />
Numerosi disegni di legge<br />
di revisione della<br />
legislazione in materia di<br />
<strong>separazione</strong>, prima<br />
dell’avvento della legge di<br />
modifica dell’art. 155 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e (infra, n.7),<br />
auspicavano come soluzione<br />
del problema della parità di<br />
trattamento di entrambi i<br />
coniugi in sede processuale
l’obbligatorietà del<br />
trattamento di mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare preliminarmente<br />
all’udienza presidenziale -<br />
comunque prima della fase<br />
istruttoria - secondo modalità<br />
diverse, spesso legate anche<br />
alla tipologia di affidamento<br />
ipotizzato in via talora<br />
obbligante <strong>per</strong> <strong>il</strong> magistrato:<br />
affidamento congiunto,<br />
alternato, esercizio<br />
congiunto della<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale,
affidamento ad entrambi i<br />
genitori. Alcune proposte,<br />
invece, lasciavano al giudice<br />
di merito la possib<strong>il</strong>ità di<br />
inviare in modo discrezionale<br />
o coattivo la coppia presso un<br />
centro di mediazione e/o di<br />
consulenza fam<strong>il</strong>iare durante<br />
l’iter istruttorio, allorquando<br />
avesse ravvisato le<br />
condizioni <strong>per</strong> introdurre<br />
siffatta procedura. Si<br />
trattava, come si può notare,<br />
di orientamenti che, sia pure
decisamente non conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i<br />
fra di loro - uno si muoveva<br />
all’interno di una procedura<br />
di tipo extragiudiziale o<br />
mista, l’altro di tipo<br />
decisamente intraprocessuale<br />
- aspiravano a rendere la<br />
pratica della mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare obbligatoria con<br />
ricadute procedurali spesso<br />
pregiudizievoli in caso di<br />
esito negativo, venendosi a<br />
trasformare la mediazione in<br />
una specie di consulenza
tecnica <strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice<br />
soprattutto in relazione<br />
all’idoneità genitoriale.<br />
Appare fuori di ogni<br />
discussione <strong>il</strong> fatto che un<br />
affidamento di tipo non<br />
monogenitoriale, a qualunque<br />
fattispecie ci si possa riferire<br />
di quelle citate in<br />
precedenza, non può essere<br />
che frutto di un accordo fra le<br />
parti o di un <strong>per</strong>corso di<br />
mediazione e, in ogni caso, di<br />
una <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale di
tipo consensuale dove ancora<br />
sia presente la stima<br />
reciproca e dove sia stata<br />
riconosciuta la capacità di<br />
accudire ed educare la prole<br />
da parte di entrambi i<br />
genitori, in ragione<br />
dell’affetto verso i propri<br />
<strong>figli</strong>. Infatti, <strong>il</strong> motivo<br />
principale <strong>per</strong> cui anche <strong>nel</strong><br />
nostro Paese, a prescindere<br />
dalla prassi<br />
giurisprudenziale, si sta<br />
lentamente diffondendo la
pratica della mediazione,<br />
risiede in un approccio<br />
culturalmente diverso alla<br />
<strong>separazione</strong> e al divorzio e<br />
alla tutela dei <strong>figli</strong> minori,<br />
così da evitare possib<strong>il</strong>i<br />
traumi in essi in un momento<br />
già di <strong>per</strong> sé delicato del loro<br />
ciclo vitale, con la <strong>per</strong>dita del<br />
sistema fam<strong>il</strong>iare stab<strong>il</strong>mente<br />
costituito e con <strong>il</strong> carico di<br />
ansia che ciò può comportare<br />
( 703 ).
Diversamente, in costanza<br />
della logica del conflitto,<br />
qualsiasi scelta di<br />
affidamento imposta dalla<br />
legge, anche quella che<br />
teoricamente sancirebbe la<br />
piena parità di trattamento<br />
dei genitori - ma quale<br />
codice la potrebbe garantire<br />
veramente? - finirebbe col<br />
risultare una mera astrazione<br />
giuridica al pari di<br />
quell’affidamento congiunto<br />
o alternato pure previsto
dalla novella divorz<strong>il</strong>e ( 704 )<br />
prima ancora che <strong>il</strong><br />
Legislatore introducesse<br />
quello “condiviso” <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
riformulazione dell’art.155<br />
del codice civ<strong>il</strong>e che<br />
sancisce, in punto di diritto,<br />
la parità di trattamento della<br />
coppia genitoriale,<br />
ispirandosi alla Legislazione<br />
europea ormai copiosa<br />
quanto al diritto dei <strong>figli</strong><br />
minori a “mantenere un
apporto equ<strong>il</strong>ibrato e<br />
continuativo con ciascuno di<br />
essi, di ricevere cura,<br />
educazione e istruzione da<br />
entrambi e di conservare<br />
rapporti significativi con gli<br />
ascendenti e con i parenti di<br />
ciascun ramo genitoriale”<br />
(comma 1). Innanzi a coppie<br />
genitoriali esas<strong>per</strong>atamente<br />
confligenti, <strong>il</strong> giudice di<br />
merito non può fare altro che<br />
agire discrezionalmente<br />
stab<strong>il</strong>endo, caso <strong>per</strong> caso,
quale sia l’affidamento<br />
teoricamente più idoneo<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del minore,<br />
sancendo così, una volta e<br />
<strong>per</strong> tutte, che esso non possa<br />
essere garantito che dai<br />
genitori stessi <strong>nel</strong> rispetto<br />
reciproco di una sana<br />
bigenitorialità (art. 155-bis,<br />
comma 1).<br />
La mediazione appare,<br />
dunque, uno strumento ut<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> contenere la conflittualità<br />
coniugale nei casi di
<strong>separazione</strong> e divorzio e,<br />
soprattutto, <strong>per</strong> offrire alla<br />
coppia genitoriale<br />
un’opportunità di natura<br />
pedagogica <strong>per</strong> determinare,<br />
attraverso un condiviso<br />
progetto d’intenti, nuove e<br />
più chiare modalità di<br />
gestione della relazione con i<br />
<strong>figli</strong> in cui ciascuno dei<br />
membri della coppia assuma<br />
responsab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> carico<br />
delle scelte: quelle che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
situazione specifica risultino
eque, adeguate e sostenib<strong>il</strong>i<br />
<strong>nel</strong>l’esercizio della<br />
genitorialità anche a<br />
<strong>separazione</strong> avvenuta.<br />
Col suffragio della<br />
letteratura, piace considerare<br />
la mediazione come una<br />
metodologia d’intervento più<br />
adeguata rispetto alla logica<br />
della contrapposizione<br />
frontale che viene<br />
delineandosi <strong>nel</strong>le aule dei<br />
tribunali, anche se essa non<br />
esautora affatto le istituzioni
giudiziarie <strong>nel</strong> loro insieme,<br />
sulle quali incombe l’onere<br />
della valutazione finale<br />
dell’accordo all’interno di un<br />
quadro sostanziale e<br />
procedurale di difesa dei<br />
diritti sia dei membri della<br />
coppia genitoriale che dei<br />
<strong>figli</strong>, <strong>nel</strong> pieno rispetto delle<br />
regole di giustizia.<br />
Proprio a ragione di ciò,<br />
l’art.158 del codice civ<strong>il</strong>e<br />
( 705 ) garantisce i genitori e
la prole, mettendo gli uni e<br />
gli altri al riparo da possib<strong>il</strong>i<br />
accordi che potrebbero<br />
violare i diritti di ciascuno<br />
degli attori, evitando che vi<br />
possano essere parti deboli e<br />
parti forti. Infatti, se da un<br />
lato, è interesse di chi<br />
esercita la mediazione<br />
puntare su <strong>per</strong>corsi<br />
progettuali di riorientamento<br />
e di delineazione consensuale<br />
degli accordi, dall’altro la<br />
pratica della mediazione non
è alternativa all’istituzione<br />
giudiziaria e sostitutiva o<br />
concorrenziale all’avvocatura<br />
che rimane, in linea di<br />
principio e <strong>nel</strong> suo insieme,<br />
strumento indispensab<strong>il</strong>e di<br />
natura tecnico/culturale a<br />
garanzia e difesa giuridica di<br />
ciascun cittadino.<br />
Nello stesso tempo, si<br />
tratta anche di porsi<br />
<strong>nel</strong>l’ottica di ricercare in<br />
qual modo una coppia<br />
genitoriale possa essere
aiutata, senza “sanitarizzare”<br />
l’aiuto ma, anzi,<br />
riconducendo l’intervento<br />
all’interno di quella teoria<br />
del ciclo di vita che include,<br />
fra i processi più generali e<br />
fisiologici di sv<strong>il</strong>uppo e<br />
crescita dei sistemi viventi<br />
umani, anche quelli<br />
separativi. Nella maggior<br />
parte dei casi, si tratta di un<br />
ciclo che, <strong>per</strong> quanto<br />
conflittuale e/o ansiogeno,<br />
può essere contenuto
<strong>nel</strong>l’ambito delle risorse o<br />
capacità di recu<strong>per</strong>o che<br />
ciascun individuo<br />
generalmente possiede o può<br />
attivare se opportunamente<br />
incoraggiato e sostenuto.<br />
La vicenda separativa o<br />
divorziale, dunque, è insieme<br />
un evento relazionale (la<br />
rottura del rapporto di<br />
coppia) e giuridico (la<br />
definizione di un diverso<br />
assetto dei diritti e dei<br />
doveri); da quest’ultimo
punto di vista, tali istituti non<br />
possono essere collocati in<br />
un contesto di totale<br />
degiuridicizzazione e<br />
degiurisdizionalizzazione del<br />
diritto di famiglia, anche se<br />
la mediazione a fini<br />
separativi può rientrare fra le<br />
pratiche di “diversion” e, più<br />
in generale, in una visione<br />
“mite” dell’amministrazione<br />
del diritto ( 706 ). Tuttavia,<br />
allo stato attuale della
questione, quello che appare<br />
diffic<strong>il</strong>e da realizzare è<br />
l’integrazione fra l’offerta di<br />
aiuto proveniente dal sa<strong>per</strong>e<br />
frutto della teoria della<br />
mediazione ( 707 ) e l’offerta<br />
di aiuto propria del sa<strong>per</strong>e<br />
giuridico sostanziale e<br />
processuale. Estranei l’uno<br />
all’altro, questi sa<strong>per</strong>i<br />
sembra dovranno sempre di<br />
più interrogarsi<br />
vicendevolmente in un
prossimo futuro e integrarsi<br />
pur conservando una<br />
distinzione tanto disciplinare<br />
quanto professionale, <strong>per</strong> non<br />
ingenerare conflitti di<br />
competenza e ambiguità<br />
circa lo spazio specifico di<br />
intervento e di aiuto di<br />
ciascun o<strong>per</strong>atore. Infatti, <strong>il</strong><br />
problema è mal posto quando<br />
si pensi alla possib<strong>il</strong>e<br />
elusione del sistema<br />
giuridico <strong><strong>nel</strong>la</strong> problematica<br />
separativa come se si
trattasse di optare<br />
rigidamente fra un sistema<br />
totalmente “in-Court” e uno<br />
esclusivamente “out-Court”;<br />
si tratta, invece, di<br />
riconoscere lo spazio <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
recu<strong>per</strong>o di una capacità<br />
interlocutoria negoziale<br />
confusa, resa incerta e<br />
conflittuale dal sopravvenire<br />
di istanze e bisogni nuovi dai<br />
confini non ancora ridefiniti<br />
che la sola materia giuridica<br />
non può ignorare o fingere
inesistenti. Tutti sanno, e le<br />
statistiche lo confermano,<br />
che la vicenda separativa e<br />
quella divorz<strong>il</strong>e non si<br />
concludono con <strong>il</strong><br />
pronunciamento della<br />
sentenza da parte del<br />
Tribunale, <strong>per</strong>durando<br />
strascichi e contenziosi<br />
giudiziari, alimentati dal<br />
disagio psichico e ambientale<br />
che, in genere, hanno termine<br />
soltanto con <strong>il</strong><br />
sopraggiungere della
maggiore età dei <strong>figli</strong> e con<br />
l’apparire di nuovi scenari<br />
esistenziali. Non a caso, si è<br />
soliti distinguere fra divorzio<br />
legale, emotivo, economico,<br />
genitoriale, istituzionale.<br />
Questo vuol dire che la<br />
coppia genitoriale ha bisogno<br />
di un aiuto che sappia vedere<br />
oltre <strong>il</strong> contenzioso giuridico<br />
o meglio <strong><strong>nel</strong>la</strong> natura di esso,<br />
<strong>per</strong>ché <strong><strong>nel</strong>la</strong> maggior parte<br />
del l e volte <strong>il</strong> problema è<br />
proprio dentro di esso: <strong>nel</strong>le
motivazioni inespresse, <strong>nel</strong>le<br />
finalità non dichiarate, <strong>nel</strong>le<br />
aspettative nuove e forse<br />
ancora sfocate, nei parametri<br />
di riferimento alternativi a<br />
cui ciascuno a<strong>nel</strong>a,<br />
consapevolmente o<br />
inconsapevolmente, e che<br />
porta dentro di sé.<br />
Alla luce di ciò, occorre<br />
individuare uno spazio reale<br />
di incontro e dialogo che si<br />
ponga come una sorta di<br />
laico locus of control interno
ed esterno all’intera vicenda.<br />
In quest’ottica la mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare appare come una<br />
proposta, adeguata alle<br />
istanze sociali e culturali<br />
contemporanee, a cui<br />
accedere <strong>per</strong>ché rispettosa<br />
delle parti e delle risorse<br />
professionali chiamate<br />
doverosamente ad interagire<br />
<strong>nel</strong>l’interesse di tutti.<br />
3 . Joint custody e shared
parenting.<br />
Molti pensano alla pratica<br />
della mediazione ritenendo,<br />
implicitamente o<br />
esplicitamente, che essa sia<br />
la via naturale<br />
all’affidamento congiunto o<br />
condiviso (joint custody). In<br />
realtà, l’esito positivo della<br />
pratica della mediazione<br />
invoca una <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale consensuale e
l’esercizio congiunto della<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale<br />
(shared parenting) che rende<br />
più concretamente e<br />
immediatamente <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e<br />
l’aspetto paritario della<br />
funzione genitoriale dopo la<br />
<strong>separazione</strong> in relazione alle<br />
necessità di accudimento e<br />
crescita armoniosa dei <strong>figli</strong>,<br />
così co- me delineato anche<br />
dalla dottrina della Corte<br />
Costituzionale sin dal 1987
( 708 ). <strong>Il</strong> trattamento di<br />
shared parenting appare<br />
come un modo<br />
realisticamente accettab<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> garantire la<br />
bigenitorialità ai <strong>figli</strong> e, al<br />
genitore non stab<strong>il</strong>mente<br />
convivente con la prole, <strong>il</strong><br />
diritto di esercizio della<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale,<br />
così come invocato dal<br />
rinnovellato art.155 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e.
La nuova disciplina della<br />
<strong>separazione</strong> e<br />
dell’affidamento condiviso<br />
elimina, almeno in punto di<br />
diritto, quel trattamento<br />
vessatorio, presente <strong>nel</strong><br />
precedente art.155, nei<br />
confronti del genitore non<br />
affidatario al quale veniva<br />
assegnato un ruolo<br />
genitoriale subalterno e, dal<br />
punto di vista pedagogico<br />
non significativo nei<br />
confronti della prole della
quale veniva di fatto<br />
espropriato con motivazioni<br />
apodittiche genericamente<br />
motivate dal pregiudizio<br />
fondato sulla basa di un<br />
inveterato stereotipo<br />
culturale. A tal proposito in<br />
letteratura è stata sostenuta la<br />
tesi, suffragata proprio dalla<br />
giurisprudenza dei giudici di<br />
merito, che la figura del<br />
genitore non stab<strong>il</strong>mente<br />
convivente (non affidatario)
( 709 ) fosse trattata di fatto<br />
alla stessa stregua di quel<br />
genitore che, ai sensi dell’art.<br />
333 del codice civ<strong>il</strong>e, viene<br />
allontanato dalla prole a<br />
motivo dell’eventuale<br />
condotta pregiudizievole, con<br />
l’evidente disparità di<br />
trattamento in ragione della<br />
quale, mentre <strong>il</strong> genitore non<br />
affidatario non avrebbe mai<br />
potuto chiedere<br />
l’applicazione dell’art. 332
c.c. (“Reintegrazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
potestà”), quello sanzionato<br />
<strong>per</strong> condotta pregiudizievole<br />
avrebbe potuto aspirare alla<br />
reintegrazione <strong><strong>nel</strong>la</strong> potestà.<br />
Infatti, <strong>il</strong> precedente art.155<br />
stab<strong>il</strong>iva che l’esercizio<br />
esclusivo della potestà sui<br />
<strong>figli</strong> rimanesse in capo al<br />
genitore affidatario, fatto<br />
salvo <strong>il</strong> diritto-dovere alla<br />
vig<strong>il</strong>anza del genitore non<br />
affidatario.<br />
Tutti coloro che a vario
titolo trattano della materia<br />
della <strong>separazione</strong> sanno che<br />
la figura del genitore non<br />
affidatario era trattata in<br />
modo residuale dal giudice di<br />
merito anzi, spesso, la<br />
giurisprudenza dimostrava<br />
insofferenza verso la sua<br />
presenza, quando questa<br />
reclamava <strong>nel</strong>l’interesse<br />
della prole <strong>il</strong> diritto-dovere<br />
all’esercizio della<br />
genitorialità. <strong>Il</strong> giudice di<br />
merito finiva con
l’identificare arbitrariamente<br />
l’interesse del minore con la<br />
tutela dell’esercizio della<br />
potestà del genitore<br />
“affidatario”": genitore che<br />
la Legislazione francese,<br />
invece, definisce «locatario»,<br />
in ciò rendendo più<br />
concretamente <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e,<br />
anche semanticamente, la<br />
parità sostanziale fra le due<br />
figure genitoriali in ordine<br />
alla tutela dell’interesse della<br />
prole.
Con l’applicazione<br />
generalizzata<br />
dell’affidamento<br />
monogenitoriale <strong>il</strong> giudice di<br />
merito finiva, in realtà, con <strong>il</strong><br />
fac<strong>il</strong>itare – pur<br />
sanzionandolo -<br />
l’assenteismo del genitore<br />
non affidatario<br />
autorizzandolo,<br />
indirettamente, a disattendere<br />
anche agli articoli 143, 2<br />
(fatto salvo <strong>il</strong> diritto a non<br />
coabitare a seguito di
pronunciamento<br />
presidenziale), 147 e 148 del<br />
codice civ<strong>il</strong>e.<br />
Resta <strong>il</strong> fatto che, in ordine<br />
ad una ricerca condotta in<br />
Germania, i ricercatori <strong>nel</strong><br />
trarre le loro valutazioni<br />
sostengono che i genitori<br />
“prima che possa funzionare<br />
u n affidamento congiunto<br />
dopo <strong>il</strong> divorzio hanno<br />
bisogno, tanto <strong>per</strong><br />
cominciare, di un esercizio<br />
congiunto delle cure
genitoriali <strong>nel</strong>l’ambito della<br />
famiglia completa” ( 710 ).<br />
Con <strong>il</strong> termine joint custody,<br />
dunque, in questa sede, si<br />
vuole rinviare, più che ad una<br />
prassi giurisprudenziale<br />
obbligatoria, ad una cultura<br />
della <strong>separazione</strong> ricca di<br />
responsab<strong>il</strong>ità da parte di<br />
entrambe le figure genitoriali<br />
vissuta in modo paritario<br />
attraverso <strong>il</strong> reciproco<br />
riconoscimento della vitale
funzione parentale da<br />
svolgere nei confronti dei<br />
<strong>figli</strong>. <strong>Il</strong> trattamento di shared<br />
parenting, quindi, rende<br />
ragione di accordi che,<br />
comunque, devono essere<br />
assunti reciprocamente<br />
<strong>per</strong>ché la salvaguardia non<br />
retorica dell’interesse dei<br />
<strong>figli</strong> minori esige equità ed<br />
adeguatezza delle decisioni<br />
anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> prospettiva di<br />
eventuali e non improbab<strong>il</strong>i<br />
disarmonie che possono
sopraggiungere, a distanza di<br />
tempo, dopo la <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>il</strong> divorzio.<br />
Per questo piace definire la<br />
mediazione come “un mezzo<br />
<strong>per</strong> ridurre l’irrazionalità<br />
delle parti impedendo le<br />
recriminazioni <strong>per</strong>sonali e<br />
localizzando l’attenzione sui<br />
problemi reali, esplorando<br />
soluzioni alternative,<br />
rendendo possib<strong>il</strong>e alle parti<br />
di fare o ritirare concessioni<br />
senza <strong>per</strong>dere la faccia o <strong>il</strong>
ispetto; aumentando la<br />
comunicazione costruttiva tra<br />
le parti; ricordando alle parti<br />
<strong>il</strong> costo del conflitto e le<br />
conseguenze di dispute<br />
irrisolte, fornendo un<br />
modello di competenza,<br />
integrità, imparzialità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
figura del mediatore” ( 711 )<br />
all’interno di una visione<br />
ecologica del conflitto ( 712 ).<br />
4 . Cos’è la mediazione
fam<strong>il</strong>iare.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare è<br />
un <strong>per</strong>corso volontario,<br />
strutturato, che porta a<br />
soluzioni più celeri di quelle<br />
prospettate dal normale iter<br />
giudiziario ed ha l’obiettivo<br />
di sostenere le parti in lite<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di accordi equi<br />
n é praeter né contra legem.<br />
Tale pratica non pretende di<br />
risolvere la complessità delle
vicissitudini che gravitano<br />
attorno alla famiglia, tenta<br />
<strong>per</strong>ò di aiutare a gestire e<br />
vivere un’es<strong>per</strong>ienza resa<br />
spesso caotica<br />
dall’insorgenza di nodi<br />
irrisolti. “La <strong>separazione</strong><br />
coniugale è un <strong>per</strong>corso<br />
attraverso <strong>il</strong> quale i genitori<br />
separati o in via di<br />
<strong>separazione</strong> si rivolgono<br />
liberamente ad un terzo<br />
neutrale (imparziale), <strong>per</strong><br />
ridurre gli effetti distruttivi
di un grave conflitto che<br />
interrompe o disturba la<br />
comunicazione tra loro. La<br />
mediazione mira a ristab<strong>il</strong>ire<br />
la comunicazione tra le parti<br />
<strong>per</strong> poter raggiungere un<br />
obiettivo concreto: la<br />
realizzazione di un progetto<br />
di organizzazione delle<br />
relazioni dopo la <strong>separazione</strong><br />
o <strong>il</strong> divorzio. L’obiettivo<br />
finale della mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare si realizza quando<br />
<strong>il</strong> padre e la madre,
<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> e loro,<br />
si riappropriano, pur separati,<br />
della comune responsab<strong>il</strong>ità<br />
genitoriale. Ad essi spetta<br />
ogni decisione finale” ( 713 ).<br />
È <strong>per</strong> questo che “la<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare non è<br />
una semplice tecnica più o<br />
meno efficace che si<br />
apprende e si usa<br />
esclusivamente <strong>nel</strong> proprio<br />
ambito professionale. È,<br />
invece, un modo di pensare e
di vivere che travalica <strong>il</strong> puro<br />
mestiere. È la capacità:<br />
- di empatizzare con l’altro<br />
senza lasciarsi travolgere<br />
dalle sue sofferenze e senza<br />
sovrapporre a queste le<br />
proprie;<br />
- di tenere presenti gli<br />
assenti (i <strong>figli</strong>) senza farne<br />
un uso ricattatorio <strong>per</strong><br />
ottenere pseudo-accordi<br />
basati sui sensi di colpa dei<br />
genitori;<br />
- di non confondere la
maschera con l’attore che la<br />
indossa. Occorre, in altre<br />
parole, rammentare che la<br />
durezza, la bellicosità, la<br />
sgradevolezza di molti<br />
genitori in battaglia sono<br />
frutto di sofferenza, ansia,<br />
delusione aggravate dai modi<br />
della <strong>separazione</strong>;<br />
- di resistere alle<br />
frustrazioni e al<br />
coinvolgimento emotivo che<br />
derivano dall’assistere a duri<br />
scontri tra genitori e a
dialoghi instaurati a fatica e<br />
poi bruscamente interrotti,<br />
dal lavorare interrotti, dal<br />
lavorare in un clima culturale<br />
che predica la pace ma<br />
sembra non credere alle<br />
possib<strong>il</strong>i concrete soluzioni<br />
pacifiche, dalle interferenze<br />
di chi getta benzina sul fuoco<br />
quando addirittura non trae<br />
vantaggio dall’inasprimento<br />
dello scontro” ( 714 ).<br />
Secondo la definizione
proposta <strong>nel</strong> 1990<br />
dall’Association pour la<br />
Promotion de la Mediation<br />
Fam<strong>il</strong>iale (A.P.M.F.): “La<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare, in<br />
materia di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, è un processo di<br />
risoluzione dei conflitti<br />
fam<strong>il</strong>iari: le coppie,<br />
coniugate o no, richiedono<br />
l’intervento confidenziale di<br />
una terza <strong>per</strong>sona, neutrale e<br />
qualificata, chiamata<br />
chiaramente «Mediatore
Fam<strong>il</strong>iare». <strong>Il</strong> ruolo del<br />
mediatore fam<strong>il</strong>iare è quello<br />
di portare i membri della<br />
coppia a trovare da sé le basi<br />
di un accordo durevole e<br />
mutuamente accettab<strong>il</strong>e,<br />
tenendo conto dei bisogni di<br />
ciascun componente della<br />
famiglia e particolarmente<br />
dei <strong>figli</strong>, in uno spirito di<br />
corresponsab<strong>il</strong>ità e<br />
uguaglianza dei ruoli<br />
genitoriali” ( 715 ).
J. M. Heynes, uno dei suoi<br />
fondatori, definisce la<br />
mediazione “come l’offerta<br />
di aiuto alla coppia, allo<br />
scopo di riequ<strong>il</strong>ibrare <strong>il</strong><br />
potere contrattuale tra le<br />
parti, dove lo scambio<br />
ridiviene alla pari”. Queste<br />
definizioni pongono<br />
l’accento sulla necessità di<br />
gestire <strong>il</strong> potere all’interno<br />
della coppia, mentre la<br />
definizione fornita<br />
dall’A.P.M.F. pone l’accento
sulle capacità socio-psicopedagogiche<br />
che l’o<strong>per</strong>atore<br />
deve possedere all’interno<br />
della relazione professionale<br />
d’aiuto ( 716 ). “La funzione<br />
socio-psico-pedagogica del<br />
mediatore deriva dal<br />
convincimento che <strong>il</strong><br />
su<strong>per</strong>iore interesse del<br />
bambino deve essere la guida<br />
di coloro che hanno la<br />
responsab<strong>il</strong>ità della sua<br />
educazione, del suo
orientamento, in primo luogo<br />
i genitori e ciò richiede un<br />
forte investimento” ( 717 ).<br />
In quest’ottica è evidente<br />
che la mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
differisce significativamente<br />
sia dall’arbitrato, sia dalla<br />
terapia di coppia che dalla<br />
consulenza fam<strong>il</strong>iare.<br />
L’intervento di mediazione<br />
pur ut<strong>il</strong>izzando competenze e<br />
strategie tipiche del<br />
colloquio clinico, si distingue
dalla terapia sotto molti<br />
aspetti. Prima di tutto, o<strong>per</strong>a<br />
con un sistema, quello<br />
fam<strong>il</strong>iare, che ha già avviato<br />
o scelto un cambiamento, la<br />
<strong>separazione</strong>; tende da subito<br />
alla creazione di un nuovo<br />
equ<strong>il</strong>ibrio; è esclusivamente<br />
orientato al presente ed è<br />
interessato alla futura<br />
strutturazione <strong>per</strong>sonale che i<br />
componenti la famiglia si<br />
daranno; la durata<br />
dell’intervento è limitata <strong>nel</strong>
tempo. L’intervento che, tra<br />
l’altro, comporta<br />
l’obbligatorietà della copresenza<br />
dei genitori, è<br />
circoscritto su obiettivi<br />
concordati e predefiniti; gli<br />
argomenti, inoltre, sono<br />
trattati in successione in<br />
conformità a un programma<br />
concordato sin dall’inizio<br />
dell’intervento fra mediatore<br />
e coppia genitoriale ( 718 ).<br />
In questa prospettiva «la
Mediazione Fam<strong>il</strong>iare si<br />
configura come l’intervento<br />
di un professionista<br />
“imparziale” <strong>nel</strong> conflitto,<br />
che si accompagna al<br />
processo di <strong>separazione</strong> e di<br />
divorzio: essa si articola in<br />
un numero limitato di<br />
incontri, in cui è offerto ai<br />
coniugi un contesto<br />
strutturato e protetto, dove<br />
affrontare la crisi coniugale,<br />
cogliendo le opportunità<br />
evolutive che <strong>il</strong> conflitto
propone anche in funzione<br />
della crescita e della<br />
maturazione dei <strong>figli</strong>.<br />
Con la Mediazione<br />
Fam<strong>il</strong>iare s’intende<br />
raggiungere accordi concreti<br />
e stab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong> tempo sulle<br />
principali decisioni che<br />
riguardano genitori e <strong>figli</strong>: la<br />
divisione dei beni,<br />
l’affidamento e l’educazione<br />
dei minori, i <strong>per</strong>iodi di visita<br />
del genitore non affidatario,<br />
la gestione del tempo libero,
etc.<br />
Sono proprio tali aspetti,<br />
infatti, che ostacolano quasi<br />
sempre <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso di<br />
<strong>separazione</strong>, diventando<br />
terreno di scontro fra i<br />
partners su questioni<br />
relazionali di fondo rimaste<br />
irrisolte.<br />
<strong>Il</strong> Modello Sistemico,<br />
prendendo in considerazione<br />
l’intero sistema fam<strong>il</strong>iare<br />
coinvolto, ha <strong>il</strong> vantaggio di<br />
aiutare <strong>il</strong> gruppo fam<strong>il</strong>iare a
su<strong>per</strong>are la fase critica del<br />
suo ciclo vitale ed a<br />
raggiungere, ut<strong>il</strong>izzando le<br />
risorse presenti, un assetto<br />
relazionale più soddisfacente<br />
<strong>per</strong> i membri della famiglia.<br />
L’intervento viene effettuato<br />
con la coppia e, quando è<br />
necessario, con i <strong>figli</strong>» ( 719 ).<br />
L’esito positivo della<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
conduce alla <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale consensuale e
all’affidamento condiviso da<br />
intendersi, di fatto, più come<br />
esercizio congiunto o<br />
condiviso della<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale<br />
(shared parenting) che come<br />
affidamento congiunto (joint<br />
custody).<br />
In sostanza, la mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare si prefigge di<br />
aiutare la coppia in conflitto<br />
a riacquistare la padronanza<br />
delle decisioni da prendere al<br />
momento della
iorganizzazione della<br />
propria vita, dopo che si è<br />
verificata la crisi coniugale,<br />
intervenendo sui problemi<br />
legati alle decisioni<br />
genitoriali con l’attivazione<br />
di un <strong>per</strong>corso di<br />
contenimento dello stato di<br />
conflitto, in modo da<br />
restituire pari dignità e<br />
responsab<strong>il</strong>ità alle figure<br />
adulte, confermando<br />
l’uguaglianza e la<br />
corresponsab<strong>il</strong>ità di
entrambi. L’o<strong>per</strong>atore agisce,<br />
quindi, sul piano della<br />
relazione-comunicazione fra<br />
le figure adulte all’interno di<br />
un modello preferib<strong>il</strong>mente<br />
sistemico.<br />
Alla mediazione possono<br />
ricorrere famiglie in crisi, ma<br />
non necessariamente a<br />
rischio di <strong>separazione</strong>; ad<br />
essa si può giungere<br />
soprattutto <strong>per</strong> offrire alla<br />
coppia genitoriale<br />
un’opportunità di natura
psicopedagogica tale da<br />
determinare, attraverso <strong>il</strong><br />
progetto d’intenti, nuove e<br />
più chiare modalità di<br />
gestione della relazione con i<br />
<strong>figli</strong>, assumendo<br />
consapevolmente <strong>il</strong> carico<br />
delle scelte: quelle che, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
situazione specifica, risultino<br />
essere reciprocamente le più<br />
adeguate e sostenib<strong>il</strong>i<br />
<strong>nel</strong>l’esercizio della<br />
genitorialità anche in<br />
costanza di <strong>separazione</strong> e
divorzio.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />
dunque, non è un rimedio<br />
assoluto, né una via a<br />
disposizione di tutti <strong>per</strong><br />
affrontare <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio. Alcuni contesti<br />
sembrano più indicati di altri<br />
<strong>per</strong> la mediazione.<br />
In primo luogo, appaiono<br />
contesti idonei quelli che<br />
presentano livelli conflittuali<br />
moderati, in quanto è più<br />
semplice ottenere dalla
coppia un accordo<br />
mutuamente soddisfacente.<br />
La mediazione non è<br />
inefficace nei casi di alto<br />
conflitto ma lo è certamente<br />
laddove essi siano esacerbati<br />
o cronicizzati così da<br />
fiaccare ogni prospettiva di<br />
accordo. Legami dis<strong>per</strong>anti e<br />
paradossali ( 720 ) non<br />
consentono di su<strong>per</strong>are la<br />
rabbia e di considerare finita<br />
la relazione, mentre vengono
prese in considerazione<br />
strategie subdole e <strong>per</strong>vasive<br />
di ricatto morale ed affettivo<br />
quando non anche materiali<br />
ed economiche.<br />
In secondo luogo, la<br />
mediazione sembra<br />
conseguire più successo dove<br />
ci sono più “cose” da<br />
dividere. Al contrario, la<br />
scarsità di risorse farebbe<br />
diminuire le occasioni <strong>per</strong><br />
giungere ad un accordo<br />
accettab<strong>il</strong>e, spostando la lite
sui <strong>figli</strong> ( 721 ). Spesso, le<br />
parti si presentano così<br />
inasprite ed amareggiate, che<br />
possono desiderare di punire<br />
l’ex partner, di sfogare la<br />
rabbia ovvero di ottenere<br />
delle concessioni speciali in<br />
cambio della chiusura della<br />
lite. In alcuni casi, le parti<br />
decidono di lasciar<br />
trascorrere del tempo <strong>per</strong><br />
maturare anche<br />
psicologicamente <strong>il</strong> distacco
e su<strong>per</strong>are l’um<strong>il</strong>iazione<br />
ricevuta. In altre circostanze,<br />
invece, le coppie non sono in<br />
grado di comunicare<br />
efficacemente e a sufficienza<br />
le loro differenti posizioni e<br />
non riescono ad arrivare<br />
all’accordo, nonostante che <strong>il</strong><br />
mediatore possa aver tentato<br />
di insegnare loro modalità<br />
comunicative efficaci ( 722 ).<br />
Pertanto, tale <strong>per</strong>corso non<br />
è <strong>per</strong>seguib<strong>il</strong>e:
- in quei casi in cui un<br />
genitore covi un astio intenso<br />
nei confronti dell’altro e<br />
ut<strong>il</strong>izzi i <strong>figli</strong> come un’arma<br />
<strong>per</strong> soddisfare i suoi desideri<br />
di vendetta a meno che <strong>il</strong><br />
mediatore riesca ad isolare <strong>il</strong><br />
conflitto, separando l’area<br />
genitoriale da quella<br />
coniugale;<br />
- nei casi di estrema<br />
indigenza o qualora ci sia una<br />
condizione economica<br />
angusta e <strong>per</strong>sistente;
- in presenza di una<br />
conclamata patologia<br />
psichiatrica da parte di un<br />
<strong>coniuge</strong>;<br />
- nei casi in cui le parti si<br />
presentano ormai così<br />
cronicizzate <strong>nel</strong> conflitto da<br />
precludere qualsiasi tentativo<br />
di mediazione;<br />
- nei casi di violenza<br />
<strong>per</strong>durante e/o conclamata<br />
( 723 ).<br />
Esistono condizioni
preliminari affinché<br />
l’intervento di mediazione<br />
possa essere introdotto<br />
allorquando sia stata già<br />
avviata la procedura legale.<br />
Condizioni rappresentate dal<br />
rispetto dei “provvedimenti<br />
temporanei ed urgenti”<br />
dettati in sede presidenziale e<br />
dalla rinuncia a creare<br />
situazioni strumentali al<br />
conflitto come, <strong>per</strong> esempio,<br />
<strong>il</strong> ricorso alle <strong>per</strong>izie di parte<br />
o a certificazioni mediche
pretestuose; viceversa,<br />
diffic<strong>il</strong>mente l’o<strong>per</strong>atore<br />
potrà prestarsi <strong>per</strong> una<br />
mediazione ( 724 ). In realtà,<br />
esiste un tempo ideale, sia<br />
pure non generalizzab<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />
tutti, <strong>per</strong> avviare la<br />
mediazione: un tempo, cioè,<br />
collocato in una fase precoce<br />
della vicenda separativa,<br />
preferib<strong>il</strong>mente prima che<br />
siano state avviate le<br />
procedure legali, in presenza
d’aree di contrasto ancora<br />
fluide e non radicalizzate.<br />
Tra l’altro, nei casi di<br />
sofferenza individuale ancora<br />
molto acuta, in altre parole in<br />
presenza di un forte<br />
squ<strong>il</strong>ibrio <strong><strong>nel</strong>la</strong> coppia, è<br />
bene rimandare l’avvio della<br />
mediazione pur delineando<br />
un possib<strong>il</strong>e <strong>per</strong>corso<br />
professionalmente<br />
alternativo; differire l’inizio<br />
del lavoro senza rinunciare<br />
ad un primo competente
intervento, consente non solo<br />
una maggiore maturazione<br />
delle parti, ma <strong>per</strong>mette al<br />
mediatore di prendersi <strong>il</strong><br />
tempo necessario <strong>per</strong><br />
comprendere la situazione ed<br />
evitare, così, di soccombere<br />
<strong>nel</strong> caos della contesa.<br />
5 . La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
come pratica extragiudiziale<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare
non è una consulenza tecnica<br />
<strong>per</strong> i giudici. Essa non si<br />
pone l’obiettivo di fornire a<br />
terzi giudicanti informazioni<br />
sui rapporti esistenti tra <strong>il</strong><br />
minore e i genitori, sulle<br />
qualità dei genitori stessi <strong>per</strong><br />
definire quale sia quello<br />
potenzialmente più idoneo<br />
(non produce diagnosi né<br />
psichiatriche né<br />
psicopatologiche, né<br />
r e l a z i o n a l i sulle figure<br />
genitoriali), sugli elementi
che incidono sulla vita<br />
quotidiana del minore<br />
(disfunzionali e non) e sui<br />
problemi relativi alla sua<br />
crescita e alla sua<br />
educazione.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
non deve sacrificare le parti,<br />
non può essere assunta in<br />
maniera aprioristica e non<br />
può essere imposta con<br />
provvedimenti<br />
giurisprudenziali. Pertanto,<br />
essa non può essere resa
obbligatoria con l’invio<br />
coatto della coppia, né tanto<br />
meno può essere istituita<br />
presso le istituzioni<br />
giudiziarie come una prassi<br />
<strong>per</strong>itale; ciò facendo, si<br />
correrebbe <strong>il</strong> rischio di un<br />
ritorno ansiogeno e intrusivo<br />
oltre che vanificante. Le parti<br />
in conflitto, fra l’altro,<br />
potrebbero non volere<br />
giungere ad un accordo e<br />
desiderare, invece, di<br />
rimettersi ai provvedimenti
del giudice, ciascuna<br />
rappresentando <strong>il</strong> proprio<br />
legittimo convincimento ed<br />
interesse. Tutto questo<br />
impone al magistrato<br />
l’obbligo professionale e<br />
deontologico di possedere<br />
conoscenze generali <strong>nel</strong><br />
settore delle scienze del<br />
comportamento e<br />
dell’educazione che gli<br />
consentirebbero l’esercizio di<br />
quella discrezionalità e<br />
terzietà senza le quali la
pratica del buon senso si<br />
trasforma <strong>nel</strong>l’assunzione di<br />
provvedimenti poveri dal<br />
punto di vista psicopedagogico,<br />
cioè<br />
dell’interesse del minore, e<br />
l’affermarsi di una pedagogia<br />
c(o)attiva all’interno delle<br />
aule del tribunale.<br />
Se «<strong>il</strong> divorzio non è un<br />
atto d’egoismo, né una<br />
vergogna sociale; è un<br />
rimedio necessario ad un<br />
matrimonio sbagliato o
esaurito, in alternativa alla<br />
simulazione e al gelo<br />
affettivo. Non è una<br />
sconfitta, né un fallimento,<br />
né la devastazione; è un<br />
progetto nuovo che mette in<br />
gioco forze e debolezze <strong>nel</strong><br />
segno della sincerità, anche a<br />
favore dei <strong>figli</strong> <strong>per</strong> educarli<br />
alla vita e ai cambiamenti,<br />
quando sono necessari»<br />
( 725 ), allora occorre porsi<br />
<strong>nel</strong>l’ottica di aiutare la
coppia a ricercare le modalità<br />
con le quali risolvere i<br />
conflitti senza<br />
“sanitarizzare” l’aiuto e<br />
senza rendere patologico ciò<br />
che attiene alla fisiologia<br />
delle relazioni umane. È<br />
necessario considerare la<br />
<strong>separazione</strong> come una tappa<br />
all’interno dei processi più<br />
generali del ciclo di vita del<br />
sistema fam<strong>il</strong>iare. Infatti, <strong>per</strong><br />
quanto questa fase possa<br />
essere conflittuale e/o
ansiogena, ogni individuo<br />
possiede in sé risorse e<br />
capacità di recu<strong>per</strong>o <strong>per</strong><br />
contenerla e su<strong>per</strong>arla.<br />
<strong>Il</strong> divorzio non è neanche<br />
un problema relativo<br />
solamente alle <strong>per</strong>sone che lo<br />
vivono con sofferenza e<br />
difficoltà, ma è<br />
fondamentalmente un<br />
problema sociale.<br />
Separazione e divorzio,<br />
infatti, producono effetti a<br />
lungo termine che si
i<strong>per</strong>cuotono sui vari sistemi<br />
interagenti e sulle future<br />
generazioni ed è in questo<br />
senso che può essere definito<br />
un problema sociale ( 726 ).<br />
6 . <strong>Il</strong> posto dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare.<br />
La pratica della<br />
mediazione più diffusa in<br />
Italia è tendenzialmente di<br />
tipo “parziale”. Ciò vuol dire
che <strong>il</strong> mediatore non<br />
interviene né sul piano<br />
legale, né su quello<br />
psicoterapeutico e che <strong>il</strong> suo<br />
scopo è di adoprarsi affinché<br />
i genitori mantengano <strong>il</strong> loro<br />
ruolo genitoriale e non usino<br />
i <strong>figli</strong> in modo strumentale ai<br />
rispettivi interessi<br />
I genitori, con l’aiuto del<br />
professionista, sono invitati a<br />
trovare la soluzione più<br />
idonea ai loro problemi, in<br />
modo da evitare possib<strong>il</strong>i
ulteriori disagi ai <strong>figli</strong> minori<br />
in un momento già di <strong>per</strong> sé<br />
delicato e diffic<strong>il</strong>e del loro<br />
ciclo vitale, con la <strong>per</strong>dita del<br />
nucleo fam<strong>il</strong>iare stab<strong>il</strong>mente<br />
costituito e con <strong>il</strong> carico di<br />
ansia che ciò può<br />
comportare.<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare si<br />
afferma e si r<strong>il</strong>eva efficace<br />
<strong>per</strong>ché, al di là della pur<br />
importantissima tecnica,<br />
offre ai genitori un contesto<br />
complessivo di elaborazione,
in buona parte spontanea<br />
della crisi separativa, che ne<br />
favorisce <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento in<br />
senso trasformativo e<br />
progettuale. Gli stessi<br />
genitori, ricevendo un aiuto<br />
specialistico, centrato sui<br />
principi e sulla tecnica della<br />
negoziazione ragionata ( 727 ),<br />
sono sostenuti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
formulazione, in prima<br />
<strong>per</strong>sona, di un programma di<br />
<strong>separazione</strong> che soddisfi le
esigenze fondamentali dei<br />
bambini e degli adulti stessi<br />
( 728 ). «<strong>Il</strong> minore è<br />
certamente la parte più<br />
debole... ma <strong>il</strong> disporsi<br />
all’interno del dissidio<br />
coniugale dal suo punto di<br />
vista può condurre ad una<br />
presa di distanza dalle<br />
cocenti vicende della coppia<br />
in crisi. Intervenire in suo<br />
nome può significare<br />
l’elusione degli elementi
attivi scatenanti del dissidio<br />
fino a lasciare questi irrisolti<br />
e potenzialmente attivi in<br />
ogni momento futuro. Per<br />
agire, dunque, in nome dei<br />
minori, <strong>per</strong> andare incontro<br />
ai lori interessi indifesi,<br />
occorre agire in prima<br />
istanza in favore della<br />
coppia. Per aiutare i <strong>figli</strong><br />
vanno innanzi tutto aiutati i<br />
lori genitori» ( 729 ). In tale<br />
ottica, <strong>il</strong> compito del
mediatore è quello di<br />
assumere temporaneamente,<br />
senza sottrarla alla relazione,<br />
la rappresentanza del<br />
bambino; egli deve assumere<br />
<strong>il</strong> suo punto di vista ma senza<br />
identificarvisi, deve<br />
«...portare in primo piano i<br />
suoi bisogni e le sue<br />
domande vincendo la<br />
tentazione di fornire anche le<br />
risposte, identificandosi<br />
così... con una sorta di su<strong>per</strong><br />
genitore <strong>per</strong>fetto, deve
eggere la frustrazione di<br />
essere un testimone, se pur<br />
attivo e se necessario molto<br />
direttivo quanto alle regole<br />
del gioco, di un <strong>per</strong>corso<br />
altrui, un <strong>per</strong>corso che egli<br />
può solo aiutare a ritagliare,<br />
ma può e deve prescrivere,<br />
deve... mettersi al servizio<br />
delle coppie di genitori che si<br />
trova di fronte, calibrandosi<br />
di volta in volta in funzione<br />
di quella mamma, di quel<br />
papà, e delle loro risorse
affettive, culturali e<br />
relazionali, sapendo che la<br />
più br<strong>il</strong>lante delle soluzioni<br />
non vale nulla al confronto di<br />
quel poco o di quel tanto che,<br />
con <strong>il</strong> suo aiuto, questi<br />
sapranno produrre<br />
autonomamente e quindi<br />
realisticamente rispettare a<br />
vantaggio dei loro <strong>figli</strong>»<br />
( 730 ).<br />
Ci si potrebbe chiedere in<br />
quale modo sia possib<strong>il</strong>e
ichiamare costantemente<br />
l’attenzione dei genitori sui<br />
bisogni dei loro <strong>figli</strong>, pur<br />
senza che questi siano<br />
presenti <strong>nel</strong> setting della<br />
mediazione. In effetti,<br />
lavorando con i genitori si<br />
può invitarli a parlare a lungo<br />
dei bambini, del loro<br />
carattere, delle loro abitudini,<br />
chiedendogli di mostrare le<br />
loro fotografie. In tal modo,<br />
attraverso la presentazione<br />
dei bambini, <strong>il</strong> mediatore ha
modo di lavorare sulla<br />
rappresentazione affettiva<br />
individuale e di coppia che i<br />
genitori hanno di loro. È,<br />
infatti, su quella<br />
presentazione che si gioca la<br />
relazione tra quei bambini e i<br />
loro genitori, ed è sempre su<br />
quella che <strong>il</strong> mediatore<br />
insieme con i genitori deve<br />
o<strong>per</strong>are in una prospettiva di<br />
più ampio respiro<br />
progettuale. È vero, dunque,<br />
che nei “colloqui di
mediazione fam<strong>il</strong>iare i<br />
bambini sono presenti<br />
dall’inizio alla fine, ma<br />
sempre <strong><strong>nel</strong>la</strong> mediazione<br />
affettiva dei loro genitori”<br />
( 731 ).<br />
Generalmente i <strong>figli</strong> sono<br />
esclusi dagli incontri di<br />
mediazione, soprattutto se in<br />
età di prima e seconda<br />
infanzia. C’è, <strong>per</strong>o, chi<br />
sostiene che sia ut<strong>il</strong>e<br />
coinvolgere i bambini negli
incontri in modo da<br />
modificare le interazioni<br />
all’interno del sistema<br />
fam<strong>il</strong>iare. In ogni modo, <strong>il</strong><br />
problema del coinvolgimento<br />
o meno del minore rimane<br />
una questione a<strong>per</strong>ta; la<br />
scelta migliore,<br />
probab<strong>il</strong>mente, rimane quella<br />
della valutazione del caso <strong>per</strong><br />
caso. Forse, <strong>nel</strong>l’età in cui<br />
discrezionalmente <strong>il</strong> minore<br />
può essere ascoltato dal<br />
magistrato della <strong>separazione</strong>,
<strong>il</strong> mediatore può, col<br />
consenso delle parti,<br />
introdurlo <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso di<br />
mediazione limitatamente<br />
agli aspetti che lo riguardano<br />
da vicino ( 732 ). È, altresì,<br />
noto che le Raccomandazioni<br />
europee ( 733 ) sostengono da<br />
tempo che i <strong>figli</strong> minori<br />
debbano essere ascoltati<br />
quando si tratta dei problemi<br />
che li riguardano da vicino,<br />
sicché alcuni autori e scuole
di mediazione, partendo dalla<br />
consapevolezza che assai<br />
spesso i genitori non sono<br />
capaci di separare i loro<br />
bisogni da quelli della loro<br />
prole e che la maggior parte<br />
delle coppie che richiedono<br />
la mediazione non riescono<br />
ad accordarsi sulle necessità<br />
dei <strong>figli</strong>, ritengono che sia<br />
sempre ut<strong>il</strong>e introdurre i<br />
minori <strong>nel</strong>le sedute durante<br />
le quali si ragiona sulle scelte<br />
che li riguardano. È chiaro
che non sarà loro chiesto di<br />
esprimere giudizi di valore<br />
sui genitori, ma giudizi di<br />
fatto con la ricostruzione,<br />
quando possib<strong>il</strong>e, del loro<br />
<strong>per</strong>sonale modo di vivere la<br />
situazione. I <strong>figli</strong>, in tal<br />
modo, sono posti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
condizione di raccontare che<br />
cosa li lega a ciascuno dei<br />
due genitori, i problemi che<br />
individuano in ciascun<br />
nucleo mono-parentale, gli<br />
aspetti positivi della
partecipazione a ciascuno dei<br />
due nuclei, aiutando i<br />
genitori a prendere decisioni<br />
equ<strong>il</strong>ibrate. L’introduzione<br />
dei minori <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso<br />
potrebbe servire ai genitori<br />
da stimolo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
raggiungimento di un<br />
accordo favorevole a ciascun<br />
componente la famiglia e,<br />
<strong>nel</strong>lo stesso tempo, aiutare <strong>il</strong><br />
mediatore a mantenere fermo<br />
l’obiettivo della tutela<br />
dell’interesse del minore.
Inoltre, <strong>il</strong> mediatore, tramite<br />
la relazione diretta con <strong>il</strong><br />
bambino, potrebbe più<br />
fac<strong>il</strong>mente richiamare<br />
l’attenzione dei genitori sui<br />
bisogni specifici del <strong>figli</strong>o,<br />
piuttosto che limitarsi agli<br />
aspetti globali e generali dei<br />
bisogni di tutti i bambini che<br />
si trovano ad affrontare la<br />
realtà del divorzio, così come<br />
descritti in letteratura.<br />
In due casi potrebbe non<br />
essere necessario introdurre i
minori <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso:<br />
- quando i genitori<br />
descrivono in modo sim<strong>il</strong>are<br />
i bisogni dei loro <strong>figli</strong> ed<br />
hanno idee concordanti sul<br />
tipo di sistemazione a loro<br />
più congeniale;<br />
- quando i bambini<br />
abbiano meno di tre anni.<br />
Questo <strong>per</strong>ché bambini così<br />
piccoli non sono in grado di<br />
sostenere una conversazione<br />
sui “livelli” delle <strong>per</strong>sone<br />
adulte.
D’altra parte, è noto che<br />
esistono modalità specifiche,<br />
protettive, atte a <strong>per</strong>mettere<br />
ai bambini di partecipare agli<br />
incontri di mediazione ed<br />
evitare che essi possano<br />
<strong>per</strong>cepirsi e convincersi<br />
d’essere una parte non<br />
significativa delle decisioni<br />
genitoriali. Secondo alcuni<br />
studiosi «...si fa violenza al<br />
minore quando gli si toglie <strong>il</strong><br />
diritto di parola e ci si rifiuta<br />
di ascoltarlo»; in effetti
«...esistono molti modi<br />
indiretti di sa<strong>per</strong>e cosa prova,<br />
cosa pensa e cosa vuole <strong>il</strong><br />
minore e <strong>per</strong> realizzare così<br />
davvero quel famoso<br />
interesse del minore tanto<br />
spesso sbandierato e tanto<br />
poco rispettato» ( 734 ).<br />
Nella pratica delle<br />
separazioni e dei divorzi<br />
accade sovente che la voce<br />
dei <strong>figli</strong> rimanga inascoltata<br />
e non di rado accade che <strong>il</strong>
<strong>figli</strong>o sia affidato a genitore<br />
diverso da quello atteso<br />
( 735 ). Dovrebbe, quindi,<br />
essere compito dei genitori,<br />
che decidono di separarsi,<br />
aiutare i <strong>figli</strong> a su<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />
diffic<strong>il</strong>e momento della<br />
<strong>separazione</strong>, <strong>per</strong> evitare loro<br />
di vivere sentimenti di<br />
abbandono e angoscia. In<br />
sostanza, <strong>il</strong> destino di un<br />
bambino che vive la<br />
<strong>separazione</strong> dei genitori
dovrebbe essere posto più<br />
<strong>nel</strong>le mani dei genitori stessi<br />
che non deciso <strong>nel</strong>le aule di<br />
tribunale. I genitori non<br />
vanno mai<br />
deresponsab<strong>il</strong>izzati, bensì<br />
aiutati a mantenere le loro<br />
competenze o quella che<br />
viene più spesso definita<br />
come la “responsab<strong>il</strong>ità<br />
genitoriale”. Proprio <strong>per</strong><br />
questo motivo, non è corretto<br />
attribuire al minore la<br />
responsab<strong>il</strong>ità di esprimere
giudizi sui genitori e<br />
decidere con chi stare:<br />
sarebbe un carico<br />
assolutamente intollerab<strong>il</strong>e.<br />
Occorre, invece, ascoltare i<br />
suoi bisogni e lavorare con i<br />
genitori in modo tale che la<br />
prole possa godere dei<br />
benefici della bigenitorialità<br />
e non vederla ristretta <strong>nel</strong>le<br />
tristi e affatto pedagogiche<br />
alchimie del diritto di visita.
7 . Caratteristiche del<br />
<strong>per</strong>corso di mediazione.<br />
La mediazione è una<br />
pratica volontaria, condotta<br />
al di fuori delle istituzioni<br />
giudiziarie, che ha un suo ben<br />
definito setting e garanzie di<br />
segretezza con caratteristiche<br />
teoriche, deontologiche e<br />
procedurali alle quali fanno<br />
riferimento coloro che si<br />
riconducono direttamente o
in via di principio alla Carta<br />
Europea dei Mediatori che<br />
o<strong>per</strong>ano nei casi di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio e alle<br />
Direttive europee (infra,<br />
n.38).<br />
<strong>Il</strong> modello che in questa<br />
sede viene delineato é basato<br />
essenzialmente su un<br />
<strong>per</strong>corso definito di<br />
conc<strong>il</strong>iazione così come<br />
descritto dal Rapporto Finer.<br />
Secondo <strong>il</strong> Rapporto, la<br />
conc<strong>il</strong>iazione consiste <strong>nel</strong>l’
“aiutare le parti ad affrontare<br />
le conseguenze della crisi<br />
ormai definitiva del loro<br />
matrimonio, sia che questa<br />
porti a un divorzio o a una<br />
<strong>separazione</strong>, raggiungendo<br />
accordi, dando consensi o<br />
riducendo l’entità del<br />
conflitto sull’affidamento,<br />
gli alimenti, l’accesso e<br />
l’educazione dei <strong>figli</strong>, e su<br />
tutte le questioni che<br />
richiedono decisioni <strong>per</strong><br />
come organizzarsi in futuro”
( 736 ).<br />
Questa proposta enfatizza<br />
una visione costruttiva del<br />
conflitto, la fiducia <strong>nel</strong>le<br />
capacità dei genitori di<br />
assumere decisioni; distingue<br />
nettamente un modello<br />
terapeutico da quello<br />
mediativo ed infine è<br />
orientato verso un approccio<br />
di empowerment ( 737 ). “La<br />
conc<strong>il</strong>iazione, <strong>per</strong><br />
definizione, deve coinvolgere
ambedue i coniugi, con <strong>il</strong><br />
consenso di entrambi, e vi<br />
possono prendere parte anche<br />
i <strong>figli</strong> e altri membri della<br />
famiglia. I conc<strong>il</strong>iatori<br />
incoraggiano i genitori a<br />
prendere insieme le decisioni<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro, decisioni che<br />
solitamente hanno<br />
conseguenze legali, oltre che<br />
sociali ed emozionali, <strong>per</strong> la<br />
famiglia <strong>nel</strong> suo complesso.<br />
<strong>Il</strong> counseling in fase di<br />
divorzio, invece, interessa
spesso un solo <strong>coniuge</strong>, offre<br />
aiuto <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are <strong>il</strong> dolore e<br />
le difficoltà<br />
dell’adattamento, e<br />
generalmente non ha rapporti<br />
con <strong>il</strong> processo legale del<br />
divorzio. Di norma i<br />
conc<strong>il</strong>iatori non analizzano le<br />
<strong>per</strong>cezioni, i sentimenti e i<br />
trascorsi quanto i counselor o<br />
i terapeuti, poiché la<br />
conc<strong>il</strong>iazione è caratterizzata<br />
dalla brevità, dall’intensità e<br />
dalla difficoltà di equ<strong>il</strong>ibrare
i contrasti di <strong>per</strong>cezione e di<br />
bisogni degli interessati. Per<br />
quanto limitata <strong>nel</strong> tempo e<br />
<strong>nel</strong>l’oggetto, essa può<br />
tuttavia influenzare<br />
l’interazione fam<strong>il</strong>iare a un<br />
livello più profondo,<br />
<strong>per</strong>mettendo ai genitori di<br />
ascoltarsi a vicenda,<br />
aiutandoli a concentrarsi sui<br />
sentimenti dei <strong>figli</strong>” ( 738 ).<br />
Sta di fatto che “<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
conc<strong>il</strong>iazione e <strong><strong>nel</strong>la</strong>
mediazione vengono usate<br />
varie forme di collaborazione<br />
(co-working), e molti di<br />
questi modelli sono<br />
influenzati da concetti e<br />
metodi mutuati dalla terapia<br />
fam<strong>il</strong>iare. Alcuni si basano in<br />
larga misura su un<br />
particolare modello<br />
terapeutico, come la terapia<br />
sistemica fam<strong>il</strong>iare, mentre<br />
altri incorporano una serie di<br />
idee e tecniche tratte da fonti<br />
diverse. Pur riconoscendo <strong>il</strong>
valore di questi prestiti, è<br />
importante accertare fino a<br />
che punto certi metodi di<br />
lavoro possano essere<br />
trasferiti da un processo (la<br />
terapia) ad un altro (la<br />
conc<strong>il</strong>iazione) senza<br />
confondere ruoli e obiettivi”<br />
( 739 ).<br />
Si tratta, cioè, di<br />
distinguere, non di<br />
sovrapporre o confondere gli<br />
ambiti di <strong>per</strong>tinenza delle
diverse professioni pur<br />
ammettendo l’uso di tecniche<br />
comuni.<br />
Come si è già accennato in<br />
precedenza, <strong>nel</strong>l’ambito della<br />
metodologia d’intervento è<br />
possib<strong>il</strong>e distinguere due<br />
linee di orientamento; quella<br />
di chi opta <strong>per</strong> un <strong>per</strong>corso<br />
mediativo parziale e quella di<br />
chi preferisce una<br />
mediazione globale.<br />
<strong>Il</strong> <strong>per</strong>corso definito<br />
parziale si occupa
dell’organizzazione delle<br />
relazioni fam<strong>il</strong>iari <strong>per</strong> quanto<br />
attiene all’esercizio della<br />
genitorialità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio e<br />
si propone le seguenti<br />
finalità:<br />
1.- offrire ai genitori un<br />
contesto strutturato in cui <strong>il</strong><br />
mediatore possa sostenere i<br />
genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> gestione del<br />
conflitto a vantaggio della<br />
capacità di negoziare gli<br />
accordi;
2.- favorire i genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
ricerca delle soluzioni più<br />
adatte alla specificità della<br />
loro situazione e dei loro<br />
problemi <strong>per</strong> tutti quegli<br />
aspetti che riguardano la<br />
relazione affettiva ed<br />
educativa con i <strong>figli</strong>.<br />
Gli obiettivi di tale<br />
<strong>per</strong>corso sono da ricondurre<br />
ai seguenti:<br />
a.- continuità dei legami<br />
genitoriali <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> di stab<strong>il</strong>i e
significativi rapporti del<br />
<strong>figli</strong>o con entrambi i<br />
genitori;<br />
b.- responsab<strong>il</strong>ità<br />
condivisa <strong>nel</strong>le decisioni da<br />
prendere riguardo ai <strong>figli</strong>;<br />
c.- equ<strong>il</strong>ibrio tra diritti e<br />
doveri dei genitori verso i<br />
<strong>figli</strong>;<br />
d.- comunicazione tra i<br />
genitori <strong>per</strong> portare avanti un<br />
progetto educativo condiviso;<br />
e.- collaborazione dei<br />
genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> “gestione” dei
<strong>figli</strong>;<br />
f.- clima di fiducia <strong>per</strong><br />
mantenere un adeguato<br />
livello di stima reciproca tra<br />
i genitori.<br />
L’orientamento volto alla<br />
mediazione globale, invece,<br />
si prende carico di tutti gli<br />
aspetti della <strong>separazione</strong> e<br />
del divorzio, da quelli<br />
patrimoniali (<strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> e alimenti al<br />
<strong>coniuge</strong>, suddivisione dei<br />
beni, etc...) a quelli connessi
all’esercizio della<br />
genitorialità (affidamento dei<br />
<strong>figli</strong>, regime delle visite,<br />
etc...). Questo orientamento è<br />
piuttosto recente, data dalla<br />
seconda metà degli anni<br />
Ottanta e vede l’evolversi<br />
della co-mediazione<br />
interdisciplinare in cui più<br />
es<strong>per</strong>ti fanno équipe con <strong>il</strong><br />
mediatore. Nel <strong>per</strong>corso di<br />
Mediazione fam<strong>il</strong>iare globale<br />
si ritiene importante<br />
esplorare la via <strong>per</strong>corsa dai
coniugi e dai loro <strong>figli</strong> <strong>nel</strong><br />
<strong>per</strong>iodo comprendente la vita<br />
comune prima e la vita<br />
separata poi, <strong>per</strong> poter<br />
anticipare in quale misura le<br />
parti desidereranno prendere<br />
accordi in merito alla futura<br />
riorganizzazione, e <strong>per</strong> essere<br />
preparati ai metodi e ai<br />
termini che essi tenteranno di<br />
adottare prima della<br />
formalizzazione delle<br />
disposizioni pattuite ( 740 ).
Compito iniziale del<br />
mediatore è quello di aiutare<br />
i genitori a ricostruire un<br />
gomitolo ordinato dalla<br />
massa informe e sf<strong>il</strong>acciata<br />
costituita dal groviglio delle<br />
accuse reciproche, ponendo<br />
le regole del setting. <strong>Il</strong> passo<br />
successivo consiste <strong>nel</strong> far<br />
recu<strong>per</strong>are ai genitori la<br />
completa autonomia nei<br />
confronti di qualsiasi<br />
intervento di disturbo<br />
dell’accordo parentale. È,
quindi, importante escludere<br />
dalla scena tutti coloro i<br />
quali potrebbero avere un<br />
interesse soggettivo e/o<br />
oggettivo alla prosecuzione o<br />
all’aggravamento del<br />
conflitto. La mediazione<br />
svolgendosi solo con i<br />
genitori punta ad attivarne le<br />
risorse affinché essi stessi<br />
siano i veri protagonisti della<br />
vicenda separativa: quando<br />
chi è presente è in realtà un<br />
inviato di qualcun altro e non
può decidere in proprio, la<br />
mediazione non ha gambe<br />
<strong>per</strong> camminare. La<br />
mediazione si avvia, quindi,<br />
proprio dalla<br />
contrapposizione iniziale dei<br />
rispettivi punti di partenza<br />
delle parti in causa e dalla<br />
loro necessità di affermarsi<br />
ammettendo <strong>il</strong> conflitto, ma<br />
su<strong>per</strong>ando la<br />
contrapposizione frontale che<br />
deriva dalla negazione<br />
dell’altro. Ciascuna delle
parti, infatti, di fronte alla<br />
contrapposizione non può<br />
restare indifferente, ma è<br />
costretta a prendere<br />
posizione e a collocare la<br />
comunicazione <strong>nel</strong>l’ambito<br />
della conflittualità. Nel<br />
setting della mediazione<br />
nessuno ha le chiavi di<br />
risoluzione, tutti hanno la<br />
necessità di trarre<br />
dall’es<strong>per</strong>ienza di vita<br />
materiali cognitivi, affettivi e<br />
simbolici quali indicatori
d’uso della comprensione dei<br />
fatti, valorizzando quel<br />
contesto relazionale e<br />
comunicativo marcato dalla<br />
conflittualità ma anche dalla<br />
coo<strong>per</strong>azione, in cui ha luogo<br />
l’apprendimento <strong>per</strong> la vita.<br />
Nelle prime fasi della<br />
mediazione viene esplorato <strong>il</strong><br />
problema, vengono<br />
prospettate modalità d’aiuto<br />
e viene chiesto a ciascuna<br />
parte in quale modo si<br />
attiverà <strong>per</strong> risolverlo. A
volte l’approfondimento può<br />
partire da un accordo di<br />
massima già realizzato con <strong>il</strong><br />
comune legale o attraverso<br />
quelli di parte. In questo<br />
caso, l’o<strong>per</strong>atore attinge dal<br />
testo redatto gli ulteriori<br />
elementi sui quali le parti<br />
hanno già espresso le loro<br />
posizioni, i limiti posti da<br />
essi alla flessib<strong>il</strong>ità<br />
dell’accordo e ai margini di<br />
manovrab<strong>il</strong>ità.<br />
<strong>Il</strong> consenso alla
mediazione costituisce un<br />
atto sostanziale e non<br />
formale di impegno, <strong>il</strong> cui<br />
rispetto ha una forte<br />
r<strong>il</strong>evanza etica <strong>per</strong> la coppia<br />
ed è condizione <strong>per</strong> la<br />
mediazione. La coppia,<br />
infatti, viene licenziata<br />
quando non si adegua al<br />
metodo di lavoro proposto o<br />
quando, <strong>per</strong> un qualsiasi<br />
motivo, non risulta possib<strong>il</strong>e<br />
raggiungere un accordo sia<br />
pure minimale. Sempre in
questa fase, <strong>il</strong> mediatore<br />
dovrà raccogliere le<br />
informazioni necessarie a<br />
costruire una piattaforma su<br />
cui elaborare insieme con la<br />
coppia un accordo stab<strong>il</strong>e e<br />
duraturo. L’o<strong>per</strong>atore può<br />
trovarsi <strong><strong>nel</strong>la</strong> condizione di<br />
dover sostenere,<br />
incoraggiare, rinforzare<br />
quegli aspetti di autostima<br />
della coppia che<br />
costituiscono la condizione<br />
necessaria <strong>per</strong> giungere
all’accordo. Inizialmente,<br />
raccogliere informazioni<br />
dettagliate sul matrimonio,<br />
sulle rispettive famiglie<br />
d’origine può risultare<br />
dis<strong>per</strong>sivo o peggio essere<br />
<strong>per</strong>cepito dalla coppia<br />
genitoriale come<br />
un’intromissione. “Troppa<br />
attenzione alle aree<br />
problematiche <strong>per</strong>sonali, o<br />
della coppia coniugale,<br />
rischia di frenare o<br />
insabbiare la mediazione.
Soprattutto nei colloqui<br />
iniziali c’è <strong>il</strong> rischio, <strong>per</strong><br />
l’o<strong>per</strong>atore, di lasciarsi<br />
soffocare dalla confusione e<br />
dalla depressione legate alla<br />
storia dei coniugi, facendosi<br />
irretire negli aspetti irrigiditi<br />
della relazione; inoltre, dare<br />
troppo spazio ad elementi<br />
che esulano dal contesto<br />
attuale può sb<strong>il</strong>anciare la<br />
comunicazione sul versante<br />
della valutazione ed<br />
incoraggiare la delega. È
sempre presente,<br />
specialmente all’inizio del<br />
lavoro, questa<br />
contrapposizione tra<br />
l’occuparsi del tutto e<br />
l’occuparsi del solo” ( 741 ).<br />
Lo sforzo più grande che<br />
l’o<strong>per</strong>atore deve compiere<br />
consiste <strong>nel</strong>l’osc<strong>il</strong>lazione<br />
consapevole tra due<br />
differenti, anche se non<br />
inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i, posizioni; egli<br />
deve, da una parte, garantire
l’ascolto empatico, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />
paziente che garantisce<br />
accoglimento e contenimento<br />
alle reciproche<br />
rappresentazioni negative<br />
ma, <strong>nel</strong>lo stesso tempo, deve<br />
anche stanare e valorizzare<br />
tutto <strong>il</strong> buono o <strong>il</strong><br />
bonificab<strong>il</strong>e che emerge dai<br />
genitori, aiutandoli a<br />
progettare <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro.<br />
Tutta la fase centrale della<br />
mediazione, invece, è<br />
incentrata sulle modalità
tramite le quali è possib<strong>il</strong>e<br />
approdare ad un accordo<br />
concreto <strong>per</strong> la risoluzione o<br />
gestione dei problemi. In<br />
questa fase, è opportuno<br />
potenziare la capacità<br />
comunicativa dei genitori,<br />
inoltre, potrebbe essere ut<strong>il</strong>e<br />
sintetizzare ciò che si è<br />
raggiunto <strong>nel</strong> corso dei<br />
precedenti incontri, in modo<br />
tale da verificare quanto di<br />
concreto si va costruendo <strong>per</strong><br />
i <strong>figli</strong>. L’o<strong>per</strong>atore deve
sforzarsi di far emergere le<br />
soluzioni, riformularle e<br />
restituirle in modo chiaro,<br />
inequivocab<strong>il</strong>e e lineare,<br />
<strong>per</strong>ché soltanto così la coppia<br />
è in grado di prevedere quelle<br />
che saranno le conseguenze<br />
delle scelte e, quindi,<br />
valutare quelle più adeguate.<br />
Queste scelte, inoltre,<br />
dovranno essere vissute dai<br />
partner della coppia come<br />
autonome e <strong>per</strong>sonali e,<br />
dunque, meritevoli di essere
ealizzate con coerenza e<br />
responsab<strong>il</strong>ità <strong>nel</strong>l’interesse<br />
dei <strong>figli</strong>. L’o<strong>per</strong>atore, dal<br />
canto suo, dovrà cercare di<br />
comprendere le modalità<br />
positive con le quali le parti<br />
pensano di aderire ai termini<br />
dell’accordo e, <strong>nel</strong>lo stesso<br />
tempo, incoraggiarlo e<br />
sostenerlo.<br />
È a questo punto del<br />
<strong>per</strong>corso che viene messa in<br />
atto la negoziazione. Tramite<br />
i colloqui, l’o<strong>per</strong>atore
dovrebbe essersi fatto<br />
un’idea abbastanza precisa di<br />
ciò che la coppia ha in mente,<br />
cosa s<strong>per</strong>a di ottenere e cosa<br />
si aspetta dall’intervento del<br />
mediatore. I genitori, infatti,<br />
giungono al colloquio con<br />
delle aspettative che s<strong>per</strong>a di<br />
vedere soddisfatte. Esse non<br />
sono altro che <strong>il</strong> frutto del<br />
suo modo <strong>per</strong>sonale,<br />
ambientale e culturale di<br />
concepire la conflittualità<br />
coniugale e delle modalità
più adeguate <strong>per</strong> risolverla.<br />
Strategia del mediatore è<br />
anche quella di far emergere<br />
la conflittualità <strong>per</strong> lavorare<br />
su di essa e aiutare la coppia<br />
a comprendere che non è<br />
funzionale al raggiungimento<br />
degli accordi. La<br />
negoziazione, ovvero <strong>il</strong><br />
confronto, su di un piano<br />
paritario tra <strong>il</strong> punto di vista<br />
della coppia e quello<br />
dell’o<strong>per</strong>atore, offre la base<br />
<strong>per</strong> la realizzazione di una
elazione autenticamente<br />
mediatrice; in tal modo, la<br />
coppia può esplicitare quello<br />
che s<strong>per</strong>a di ottenere e<br />
l’o<strong>per</strong>atore quello che pensa<br />
di poterle offrire; solo<br />
attraverso l’incontro di questi<br />
modi di vedere è possib<strong>il</strong>e<br />
realizzare un’area comune in<br />
cui le divergenze possano<br />
convergere e l’o<strong>per</strong>atore<br />
possa ottenere la<br />
collaborazione delle parti<br />
senza assumere nei suoi
confronti un atteggiamento<br />
impositivo, paternalistico o<br />
delegittimante la comune<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale.<br />
<strong>Il</strong> fulcro, quindi, di tutto <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>corso sta <strong><strong>nel</strong>la</strong> relazione<br />
tra l’o<strong>per</strong>atore e la coppia<br />
genitoriale. È necessario<br />
pensare a questa relazione<br />
come ad uno spazio in cui<br />
possa realizzarsi <strong>il</strong> distacco;<br />
se, infatti, continuano ad<br />
esistere aree di fusione,<br />
ovvero se i coniugi
continuano ad avere vita<br />
ciascuno dentro l’altro, non è<br />
possib<strong>il</strong>e individuare lo<br />
spazio della differenziazione<br />
e della negoziazione onde<br />
poter raggiungere <strong>il</strong> consenso<br />
fra le parti.<br />
La negoziazione ragionata,<br />
quale strategia <strong>per</strong> <strong>per</strong>venire<br />
al consenso reciproco,<br />
costituisce - tra l’altro - un<br />
riparo contro <strong>il</strong> rischio<br />
rappresentato dal fatto che<br />
l’o<strong>per</strong>atore stesso possa
identificarsi con le<br />
problematiche della coppia<br />
fino al punto di vedersi<br />
annullato <strong>nel</strong> conflitto e<br />
privato di quel requisito della<br />
terzietà, del quale come<br />
mediatore non può fare a<br />
meno.<br />
8. Conclusioni.<br />
Si può ritenere che la<br />
mediazione offre uno spazio
e un tempo <strong>per</strong> riconoscere <strong>il</strong><br />
conflitto in atto, <strong>per</strong>mette la<br />
manifestazione delle<br />
emozioni legate all’hic et<br />
nunc delle situazioni, ma<br />
anche al tempo passato<br />
prossimo dei sentimenti che<br />
sono all’origine della crisi;<br />
offre un diritto di<br />
cittadinanza alla discussione<br />
e alla negoziazione ragionata,<br />
restituisce potere a tutte le<br />
parti aventi causa <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
ricerca delle soluzioni.
La mediazione comincia là<br />
dove non resta,<br />
apparentemente, alcuna via<br />
d’uscita al conflitto. Essa<br />
s’inscrive in un processo<br />
m<strong>il</strong>lenario attraverso <strong>il</strong> quale<br />
l’uomo ha da sempre cercato<br />
di conoscere se stesso e di<br />
risolvere le contraddizioni<br />
<strong>per</strong>sonali e di relazione.<br />
Permette di ritrovare <strong>il</strong><br />
presente allorquando ogni<br />
conflitto non è che la<br />
reiterazione del passato e di
guardare al futuro, quando <strong>il</strong><br />
presente non consente di<br />
accettare <strong>il</strong> cambiamento in<br />
atto.<br />
<strong>Il</strong> <strong>per</strong>corso della<br />
mediazione fa emergere<br />
l’autoresponsab<strong>il</strong>izzazione di<br />
ognuno e, quindi, la capacità<br />
e la necessità di autogestirsi<br />
da soli. <strong>Il</strong> mediatore non è un<br />
giudice, un consigliere, un<br />
arbitro, un terapeuta, ma un<br />
catalizzatore di risorse; egli<br />
pratica la dialettica; fac<strong>il</strong>ita
nei soggetti, attraverso una<br />
nuova conoscenza di sé, la<br />
consapevolezza di essere in<br />
grado di trovare la propria<br />
strada in compagnia degli<br />
altri.<br />
La mediazione, pur non<br />
essendo un intervento<br />
prioritariamente pedagogico,<br />
offre uno spazio riflessivo<br />
autoeducativo attraverso <strong>il</strong><br />
quale <strong>il</strong> mediatore trasmette<br />
alle parti in conflitto ciò che<br />
ha appreso <strong>per</strong> se stesso <strong>nel</strong>
corso della sua formazione<br />
( 742 ).<br />
Molti studi sostengono la<br />
positività del <strong>per</strong>corso di<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare che,<br />
spesso, coincide proprio con<br />
la scelta dell’affidamento<br />
congiunto o condiviso dei<br />
<strong>figli</strong> e garantisce, anche<br />
prescindendo dal tipo<br />
d’affidamento, una maggiore<br />
partecipazione e<br />
responsab<strong>il</strong>izzazione di
entrambi i genitori.<br />
All’interno del quadro<br />
delineato è, <strong>per</strong>ò, importante<br />
definire i confini<br />
dell’intervento dei diversi<br />
o<strong>per</strong>atori impegnati <strong>nel</strong><br />
processo di <strong>separazione</strong> e di<br />
riorganizzazione della<br />
famiglia, dal momento che<br />
tutti i professionisti coinvolti<br />
ritengono di fare già un<br />
lavoro di mediazione. La<br />
specificità del ruolo e della<br />
funzione del mediatore, le
cui competenze sono<br />
trasversali a più aree<br />
disciplinari, merita una<br />
riflessione sempre più<br />
approfondita, <strong>per</strong>ché<br />
consente realmente ai<br />
genitori di ritrovarsi<br />
“sufficientemente buoni” e di<br />
comunicare fra di loro<br />
garantendo ai <strong>figli</strong><br />
quell’autorevolezza, stima e<br />
rispetto reciproco che <strong>il</strong> ruolo<br />
genitoriale comporta e che i<br />
<strong>figli</strong> si attendono.
A<br />
INDICE ALFABETICO-<br />
ANALITICO<br />
Accordi a latere, cap. IV, § 3.<br />
Affidamento condiviso, cap. I, §<br />
5, cap. II, § 1, cap. VI, § 6, cap.<br />
XI, § 1, cap. XI, § 2, cap. XII, §<br />
3.<br />
Alimenti, cap. I, § 1, cap. III, § 2,<br />
cap. XI, § 4, cap. XVI, § 2.<br />
Art. 12 sexies, l.898/70, cap. XIV,<br />
§ 10.
Art. 143 c.c., cap. I, § 3, cap. III, §<br />
1, cap. IV, § 2.<br />
Art. 144 c.c., cap. I, §§ 2-3, cap.<br />
IV, § 2.<br />
Art. 147 c.c., cap. I, § 5, cap. VI, §<br />
4.6, cap. XI, § 1, cap. XII, § 1.1.<br />
Art. 148 c.c., cap. I, § 5, cap. XI,<br />
§§ 4-10.<br />
Art. 155 c.c., cap. I, § 5, cap. II, §<br />
6, cap. X, § 6.1, cap. XI, §§ 1, 2,<br />
3, 7, 8, 11, cap. XII, § 1, 1.3, 2.<br />
Art. 156 c.c., cap. III, §§ 1 e 8,<br />
cap. IV, §§ 1, 2 e 3, cap. VI, § 1.<br />
Art. 160 c.c., cap. I, § 5, cap. V, §<br />
3<br />
Art. 183 c.p.c., cap. III, § 3.
Art. 261 c.c., cap. I, § 5, cap. VI, §<br />
4.6, cap. XI, § 1.<br />
Art. 30 Cost., cap. I, § 5, cap. XI, §<br />
1.4.<br />
Art. 317-bis c.c., cap. XI, § 1.<br />
Art. 706 c.p.c., cap. III, § 3, cap.<br />
VI, § 5.<br />
Art. 570 c.p., cap. XIV, § 1.<br />
Art. 652 c.p.p., cap. XIV, § 7.<br />
Art. 708 c.p.c., cap. III, § 3, 4, 6,<br />
cap. VI, § 9, cap. XIII, § 9.<br />
Art. 709 ter, comma 2, c.p.c., cap.<br />
XI, § 11.<br />
Art. 5, comma 6, l. 898/70, cap.<br />
IV, § 2, cap. V, § 1, cap. VI, §<br />
4.3, cap. VII, § 1, cap. VIII, § 3,
cap. X, § 3, 5, 8.1.<br />
Assegno<br />
- Funzione <strong>per</strong>equativa, cap. I, §<br />
5, cap. IV, § 3.<br />
Assegno di divorzio, cap. VII, §§<br />
1-7, cap. VIII, §§ 1-4, cap. IX,<br />
§§ 1-11.<br />
- Adeguamento automatico, cap.<br />
VI, § 8, cap. VII, §§ 1 e 7, cap.<br />
IX, § 9, cap. XII, § 5.<br />
- Aspettative ereditarie, cap. X, §<br />
3.<br />
- Assegnazione casa coniugale,<br />
r<strong>il</strong>evanza, cap. X, § 6.1.<br />
- Attribuzione, criteri, cap. VIII,<br />
§ 3.
- Cespiti ereditari, cap. X, § 3.<br />
- Corresponsione <strong>per</strong>iodica, cap.<br />
X, § 8.1.<br />
- Corresponsione una tantum,<br />
cap. X, § 8.2.<br />
- Criteri di determinazione, cap.<br />
VIII, § 3.<br />
- Decorrenza, cap. X, § 9.1.<br />
- Deducib<strong>il</strong>ità, cap. X, § 8.2.<br />
- Disponib<strong>il</strong>ità del diritto, cap.<br />
VIII, § 4.<br />
- Domanda di parte, cap. VII, § 2.<br />
- Estinzione, cap. X, § 11.<br />
- Modalità di corresponsione,<br />
cap. IX, § 8.<br />
- Natura, cap. VIII, § 1.
- Natura assistenziale, cap. VII, §<br />
1, cap. VIII, § 1.<br />
- Prescrizione, cap. X, § 9.1.<br />
- Presupposti, cap. VIII, § 2.<br />
- Presupposti, adeguatezza dei<br />
mezzi, cap. X, § 2.<br />
- Presupposti, impossib<strong>il</strong>ità di<br />
procurarsi adeguati mezzi, cap.<br />
X, § 2.<br />
- Quantificazione, cap. X, § 5.<br />
- Quantificazione, assegnazione<br />
casa coniugale, cap. X, § 6.1.<br />
- Quantificazione, contributo<br />
<strong>per</strong>sonale ed economico, cap. X,<br />
§ 5.3.<br />
- Quantificazione, convivenza
more uxorio, cap. X, § 6.2.<br />
- Quantificazione, durata del<br />
matrimonio, cap. X, § 5.4.<br />
- Quantificazione, fattori di<br />
moderazione, cap. X, § 1 e 3.<br />
- Quantificazione, ragioni della<br />
decisione, cap. X, § 5.2.<br />
- Revisione, cap. X, § 10.<br />
- Revisione, giustificati motivi,<br />
cap. X, § 10.<br />
- Revoca, cap. X, § 11.<br />
- Rinunciab<strong>il</strong>ità, cap. IX, § 4.<br />
- Tenore di vita, cap. X, § 3.<br />
- Tutela, garanzia reale o<br />
<strong>per</strong>sonale, cap. VII, § 6.1.<br />
- Tutela, sequestro ex art. 8,
comma 7, l.div., cap. VII, § 6.4.<br />
- Tutela, versamento diretto da<br />
parte del terzo, cap. VII, § 6.3.<br />
- Valutazione equità una tantum,<br />
cap. X, § 8.2.<br />
Assegno di <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>coniuge</strong>, cap. III, § 1.<br />
- Accertamento redditi, cap. VI, §<br />
5 e 6.<br />
- Adeguamento automatico, cap.<br />
VI, § 8.2.<br />
- Assegnazione casa coniugale,<br />
r<strong>il</strong>evanza, cap. VI, § 4.1.<br />
- Attitudine al lavoro, cap. VI, §<br />
4.3.<br />
- Attività lavorativa, modifica,
cap. VI, § 4.7.<br />
- Decorrenza, cap. VI, § 8.1.<br />
- Definizione una tantum, cap.<br />
IV, § 3.<br />
- Domanda di parte, cap. III, § 3.<br />
- Funzione <strong>per</strong>equativa, cap. IV,<br />
§ 2.<br />
- Funzione <strong>per</strong>equativa,<br />
- b<strong>il</strong>anciamento situazione<br />
coniugi, cap. VI, § 4.7.<br />
- Funzione solidaristica, cap. V, §<br />
1.<br />
- Modalità di corresponsione,<br />
cap. VI, § 7.<br />
- Modifica, sopravvenienze<br />
reddituali, cap. VI, § 4.7 e 4.8.
- Natura, cap. III, § 1.<br />
- Prescrizione, cap. III, § 6.<br />
Presupposti, cap. VI, § 1.<br />
Presupposti, disparità<br />
economica, cap. VI, § 2.<br />
- Presupposti, non addebitab<strong>il</strong>ità<br />
della <strong>separazione</strong>, cap. VI, § 1.<br />
- Presupposti, mancanza di<br />
adeguati redditi, cap. VI, § 1.<br />
- Quantificazione, cap. VI, § 3.<br />
- Quantificazione, criteri<br />
aritmetici, cap. VI, § 3.<br />
- Quantificazione, elargizioni da<br />
fam<strong>il</strong>iari, cap. VI, § 4.2.<br />
- Revoca e modifica, cap. VI, § 9.<br />
- Tenore di vita, cap. VI, § 5.
- Tutela, garanzia reale o<br />
<strong>per</strong>sonale, cap. III, § 7.<br />
- Tutela, ordine diretto ai terzi,<br />
cap. III, § 9.<br />
- Tutela, sequestro ex art. 156,<br />
comma 6, c.c., cap. III, § 8.<br />
Assegno di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong>, cap. XI, § 1.<br />
- Accordi tra i genitori, cap. XI, §<br />
8.<br />
- Adeguamento automatico, cap.<br />
XII, § 5.<br />
- Assegno <strong>per</strong>iodico, cap. XI, § 2.<br />
- Competenza del giudice, cap.<br />
XI, § 6.<br />
- Decorrenza, cap. XI, § 4.
- Diritto indisponib<strong>il</strong>e, cap. XI, §<br />
1.<br />
- Efficacia esecutiva dei<br />
provvedimenti, cap. XI, § 9.<br />
- Figli maggiorenni non<br />
autonomi, cap. XI, § 4.<br />
- Figli maggiorenni, cessazione<br />
dell’obbligo, cap. XII, § 8.<br />
- Figli maggiorenni,<br />
indipendenza economica, cap.<br />
XI, § 4.<br />
- Figli maggiorenni,<br />
legittimazione attiva, cap. XI, §<br />
5.<br />
- Figli maggiorenni, limiti<br />
temporali, cap. XI, § 4.
- Inadempimento, misure, cap.<br />
XI, § 11.<br />
- Misure a tutela dell’assegno,<br />
cap. XI, § 12.<br />
- Modalità di corresponsione,<br />
cap. XII, § 4.<br />
- Poteri d’ufficio del giudice,<br />
cap. XI, § 7.<br />
- Prescrizione, cap. XI, § 11.<br />
- Quantificazione, cap. XII, § 1.<br />
- Quantificazione, esigenze<br />
attuali dei <strong>figli</strong>, cap. XII, § 1.1.<br />
- Quantificazione, risorse dei<br />
genitori, cap. XII, § 1.4.<br />
- Quantificazione, tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza, cap. XII, § 1.3.
- Quantificazione, tenore di vita,<br />
cap. XII, § 1.2.<br />
- Quantificazione, valore della<br />
cura e dei compiti domestici,<br />
cap. XII, § 1.5.<br />
- Revisione, cap. XII, § 1.7.<br />
Azione civ<strong>il</strong>e in sede penale, cap.<br />
XIV, § 7.<br />
Autonomia negoziale dei coniugi,<br />
cap. IV, § 3, cap. VIII, § 4.<br />
B<br />
Bene giuridico protetto, cap. XIV,<br />
§ 1.
Bigenitorialità, cap. XVI, § 2.<br />
C<br />
Capacità di lavoro, cap. I, § 3,<br />
cap. IV, § 2, cap. V, § 1, cap. VI<br />
§ 4.3, cap. VIII, § 2, cap. IX, §<br />
3, cap. XI, § 1, cap. XII, § 1.<br />
Cespiti patrimoniali, cap. XI, § 1 e<br />
2, cap. X, § 2.<br />
Circostanze, cap. VI, § 4, cap. X,<br />
§ 6.<br />
Condizioni dei coniugi, cap. X, §<br />
5.1.<br />
Conflittualità tra i genitori, cap.
XI, § 3, cap. XVI, § 2 e 7.<br />
Consenso alla mediazione, cap.<br />
XVI, § 6.<br />
Convivenza more uxorio, cap. VI,<br />
§ 4.5, cap. X, § 6.2.<br />
Co-working, cap. XVI, § 6. Comediazione,<br />
cap. XVI, § 6.<br />
Cura dei <strong>figli</strong>, cap. VI, § 4.3, cap.<br />
X, § 5.3, cap. XII, § 1.<br />
D<br />
Delitti contro la famiglia, cap.<br />
XIV, § 1.<br />
Dichiarazione di fallimento, cap.
XIV, § 5.<br />
Dichiarazioni dei redditi, cap. VI,<br />
§ 4.8, cap. X, § 7, cap. XII, § 2,<br />
cap. XIII, § 6.<br />
Discendenti maggiorenni, cap.<br />
XIV, § 6.<br />
Diversion, cap. XVI, § 2.<br />
Divorzio congiunto, cap. VII, § 7.<br />
Divorzio, procedimento,<br />
- Contenuto provvedimenti<br />
presidenziali, cap. VII, § 4.<br />
- Esecutività provvedimenti, cap.<br />
VII, § 5.<br />
- Natura provvedimenti<br />
presidenziali, cap. VII, § 4.<br />
- Pendenza giudizio modifica
condizioni <strong>separazione</strong>, cap.<br />
VII, § 3.<br />
Prova, mancanza di, cap. VII, §<br />
4.<br />
Prova, onere della, cap. XI, § 7.<br />
Reclamo, cap. III, § 5, cap. VI, §<br />
5.<br />
Dolo generico, cap. XIV, § 5.<br />
Durata del matrimonio, cap. VI, §<br />
4.4, cap. X, § 5.4, cap. XIII, § 4.<br />
E<br />
Eguaglianza, cap. I, § 2 e 3.<br />
Elemento psicologico, cap. XIV, §
5.<br />
Equità, cap. I, § 6, cap. VIII, § 4,<br />
cap. X, § 8.2, cap. XII, § 1.<br />
F<br />
Fattori di consenso, cap. XVI, § 1.<br />
Figli<br />
- Mantenimento diretto, cap. XI,<br />
§ 3.<br />
- Mantenimento, forme<br />
alternative e integrative, cap.<br />
XII, § 4.<br />
- Mantenimento, inadempimento,<br />
misure sanzionatorie, cap. XI, §
11.<br />
- Mantenimento, spese<br />
scolastiche, cap. XI, § 3, cap.<br />
XII, § 3.<br />
- Mantenimento, spese<br />
straordinarie, cap. XII, § 3.<br />
- Sv<strong>il</strong>uppo della <strong>per</strong>sonalità, cap.<br />
XI, § 1 e 11.<br />
Frazionamento dell’interesse<br />
protetto, cap. XIV, § 1.<br />
I<br />
ICI, cap. XV, § 6.<br />
IMU, cap. XV, § 6.
Incapacità economica, cap. XIV,<br />
§ 5.<br />
Indagini patrimoniali, cap. VI, §<br />
5, cap. X, § 7, cap. XII, § 2.<br />
Ipoteca giudiziale, cap. III, § 10,<br />
cap. VII, § 6.2.<br />
IRPEF, cap. X, § 8.2; XV, § 2, 6.<br />
J<br />
Joint custody, cap. XVI, § 3.<br />
L
Lavoro casalingo, cap. I, § 3 e 6,<br />
cap. IV, § 2, cap. XIII, § 2.<br />
Legittimazione del curatore, cap.<br />
XIV, § 8.<br />
Legittimazione, cap. XI, § 5, cap.<br />
XIV, § 7.<br />
Logica del conflitto, cap. XVI, §<br />
2.<br />
M<br />
Mantenimento<br />
- Diritto al, cap. I, § 1, cap. III, §<br />
1 e 3, cap. V, § 1, cap. VI, § 1,<br />
cap. VII, § 1, cap. XI, § 4 e 5.
- Perdita del diritto, cap. V, § 3.<br />
- Rinunzia al, cap. IV, § 3.<br />
Mediazione fam<strong>il</strong>iare, cap. XVI, §<br />
1 ss.<br />
Mediazione, cap. II, § 2.<br />
Mezzi di sussistenza, cap. XIV, §<br />
2.<br />
Minore – <strong>per</strong>sona offesa, cap.<br />
XIV, § 8.<br />
Modello sistemico, cap. XVI, § 4.<br />
N<br />
Nascita <strong>figli</strong> naturali, cap. VI, §<br />
4.6, cap. X, § 5.1.
Natura plurioffensiva, cap. XIV, §<br />
1.<br />
O<br />
Obbligazione alimentare, cap.<br />
XIV, § 2.<br />
Obbligo alimentare cap. XI, § 1,<br />
cap. XIV, § 2.<br />
Omessa corresponsione<br />
dell’assegno, cap. XIV, § 10.<br />
Omissione dell’obbligato, cap.<br />
XIV, § 9.
P<br />
Parità, cap. I, § 2.<br />
Parte civ<strong>il</strong>e, cap. XIV, § 6.<br />
Patrimonio, cap. I, § 1, cap. V, § 2,<br />
cap. VI, § 1 e 2, cap. VII, § 1,<br />
cap. X, § 5.3.<br />
Permanenza, cap. XIV, § 9.<br />
Persona offesa, cap. XIV, § 6.<br />
Polizia Tributaria, cap. VI, § 6,<br />
cap. XII, § 2.<br />
Potenzialità economiche, cap. IV,<br />
§ 2, cap. V, § 2, cap. V, § 1, cap.<br />
X, § 3.<br />
Potestà, cap. I, § 1 e 5, cap. XI, §<br />
1, 6 e 11, cap. XII, § 3, cap.
XVI, § 3.<br />
Prenuptial Agreements, cap. I, §<br />
6.<br />
Prescrizione, cap. XIV, § 9.<br />
Pretesa risarcitoria, cap. XIV, § 7.<br />
Procedib<strong>il</strong>ità d’ufficio, cap. XIV,<br />
§ 10.<br />
Proporzionalità, principio di, cap.<br />
VI, § 3, cap. XI, § 2, 3 e 8, cap.<br />
XII, § 1.<br />
R<br />
Ragioni della mediazione, cap.<br />
XVI, § 2.
Reato a forma vincolata, cap.<br />
XIV, § 1.<br />
Reddito, cap. III, § 1, cap. IV, § 3,<br />
cap. V, § 2, cap. VI, § 1 e 2, cap.<br />
VIII, § 3, cap. X, § 5.1.<br />
Responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, cap.<br />
XI, § 1 e 2, cap. XVI, § 2.<br />
- Funzione (munus), cap. I, § 5,<br />
cap. XI, § 1.<br />
Riorganizzazione della<br />
quotidianità, cap. XVI, § 1.<br />
S<br />
Sentenza penale, cap. XIV, § 7.
Separazione, procedimento,<br />
- Esecutività provvedimenti, cap.<br />
III, § 4<br />
- Prova, mancanza di, cap. VI, §<br />
4.3.<br />
- Prova, onere della, cap. VI, § 5.<br />
- Provvedimento presidenziale,<br />
- cap. III, § 4.<br />
- Reclamo, cap. III, § 5.<br />
Shared parenting, cap. XVI, § 3.<br />
Sequestro conservativo, cap. XIV,<br />
§ 8.<br />
Separazione, rimedio, cap. II, § 1.<br />
Soggetto attivo del reato, cap.<br />
XIV, § 4.<br />
Solidarietà, cap. I, § 3, cap. II, § 2,
cap. III, § 2, cap. VIII, § 1, cap.<br />
IX, § 2.<br />
Spirito della mediazione, cap.<br />
XVI, § 1.<br />
Stato di bisogno, cap. XIV, § 3.<br />
Strategie del mediatore, cap. XVI,<br />
§ 6.<br />
T<br />
Testimoni, cap. XIV, § 6.<br />
Tutela penale, cap. XIV, § 1.<br />
U
Udienza preliminare, cap. XIV, §<br />
7.<br />
Ut<strong>il</strong>ità economiche, cap. X, § 2.<br />
V<br />
Vicenda separativa, cap. XVI, § 4.
ELENCO AUTORI CITATI<br />
ALAGNA S., <strong>Il</strong> regime<br />
patrimoniale primario della<br />
famiglia, in Vita not., 1977, II.<br />
AL MUREDEN E., <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>coniuge</strong> debole: verso un<br />
trattamento differenziato dei<br />
matrimoni di breve e di lunga<br />
durata?, in Fam. e dir., n.<br />
2/2005, 127.<br />
AL MUREDEN E., Nuove<br />
prospettive di tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> debole. Funzione
<strong>per</strong>equativa dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e e famiglia<br />
destrutturata, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />
2007.<br />
AL MUREDEN E., Crisi del<br />
matrimonio, famiglia<br />
destrutturata e <strong>per</strong>duranti<br />
esigenze di <strong>per</strong>equazione tra i<br />
coniugi, nota a Cass. 11<br />
ottobre 2006, n. 21805, in Fam.<br />
e dir., 3/2007, 229.<br />
ANSALDO A., Divorzio, in Comm.<br />
Alpa, Zatti, Leggi<br />
complementari, 4ª ed., I,<br />
Cedam, Padova, 2003.
ARCERI A., L’affidamento<br />
condiviso. Nuovi diritti e nuove<br />
responsab<strong>il</strong>ità <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia in<br />
crisi, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2007.<br />
ARCERI A., Sulla reclamab<strong>il</strong>ità<br />
dei provvedimenti interinali<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio, in Fam. e dir., 2007,<br />
280 ss..<br />
ARCERI A., Onere di<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole e<br />
tempi di <strong>per</strong>manenza presso<br />
ciascun genitore,<br />
<strong>nel</strong>l’affidamento alternato e<br />
<strong>nel</strong>l’affidamento condiviso, in
Fam. e dir., n. 4, 2008, 392.<br />
ARDONE R., MAZZONI S., (a cura<br />
d i ) , La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />
<strong>per</strong> una regolazione della<br />
conflittualità <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />
e <strong>nel</strong> divorzio, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
1994.<br />
ARGIROFFI C., Gli alimenti.<br />
Prof<strong>il</strong>i oggettivi del rapporto,<br />
Utet, Torino, 1993.<br />
ARIELLI E., SCOTTO G., I conflitti.<br />
Introduzione a una teoria<br />
generale, Bruno Mondatori,<br />
M<strong>il</strong>ano 1998.
AULETTA T., Gli accordi sulla<br />
crisi coniugale, in Fam<strong>il</strong>ia,<br />
2003, I, 66.<br />
AUTORINO STANZIONE G. -<br />
ZAMBRANO, Separazione in<br />
diritto comparato, Digesto<br />
Italiano, IV civ., XVIII, Utet,<br />
Torino, 1998.<br />
AUTORINO STANZIONE G.,<br />
MUSIO, <strong>Il</strong> divorzio. Disciplina,<br />
procedure e prof<strong>il</strong>i<br />
comparatistici, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />
2002.<br />
AUTORINO STANZIONE G.,<br />
Conseguenze del divorzio
ispetto ai <strong>figli</strong>, in AUTORINO<br />
STANZIONE, MUSIO, <strong>Il</strong><br />
divorzio. Disciplina, procedure<br />
e prof<strong>il</strong>i comparatistici, Ipsoa,<br />
M<strong>il</strong>ano, 2002.<br />
AZZOLINA U., La <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi , III ed.,<br />
Utet, Torino, 1966.<br />
BARBAGLI M. e SARACENO C.,<br />
Separarsi in Italia, <strong>Il</strong> Mulino,<br />
Bologna, 1998.<br />
BARBIERA L., Disciplina dei casi<br />
di scioglimento del matrimonio,<br />
i n Commentario del codice
civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,<br />
Zanichelli, Bologna-Roma,<br />
1971.<br />
BARBIERA L., <strong>Il</strong> divorzio dopo la<br />
riforma del diritto di famiglia,<br />
i n Commentario del codice<br />
civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,<br />
Zanichelli, Bologna-Roma,<br />
1979.<br />
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TOMMASEO F., Della <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, in<br />
Commentario al diritto italiano<br />
della famiglia, a cura di Cian,<br />
Oppo e Trabucchi, VI, I,<br />
Cedam, Padova, 1993.<br />
TOMMASEO F., Commento all’art.<br />
4, l. 1 dicembre 1970, n. 898, in<br />
Commentario al diritto italiano
della famiglia, a cura di Cian,<br />
Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />
Cedam, Padova, 1993.<br />
TOMMASEO F., La disciplina<br />
processuale del divorzio, in<br />
BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />
scioglimento del matrimonio, in<br />
<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e, Comm.<br />
Schlesinger, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
2004.<br />
TOMMASEO F., Le nuove norme<br />
sull’affidamento condiviso: b)<br />
Prof<strong>il</strong>i processuali , in Fam. e<br />
dir., 4, 2006, 388.
TOMMASEO F., Provvedimenti<br />
presidenziali e motivi di<br />
reclamo alla corte d’appello, in<br />
Fam. e dir., 6, 2007, 617.<br />
TOMMASEO F., Riflessioni sulle<br />
impugnazioni e sui reclami <strong>nel</strong><br />
diritto di famiglia e delle<br />
<strong>per</strong>sone (In particolare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
disciplina della <strong>separazione</strong> di<br />
cui alla legge n. 54 del 2006),<br />
in Fam. e dir., 1, 2008, 97.<br />
TRABUCCHI A., La funzione di<br />
assistenza <strong>nel</strong>l’assegno di<br />
divorzio e l’assegno in corso di<br />
<strong>separazione</strong> legale, in Giur. It .,
1982, I, 1, 146.<br />
VINCENZI AMATO D., I rapporti<br />
patrimoniali, in Commentario<br />
sul divorzio a cura di<br />
Rescigno, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1980.<br />
VINCENZI AMATO, D. La famiglia<br />
e <strong>il</strong> diritto, in La famiglia<br />
italiana dall’ottocento a oggi,<br />
Editori Laterza, 1988.<br />
ZAGREBELSKY G., <strong>Il</strong> diritto mite,<br />
Einaudi, Torino 1992.<br />
ZANATTA A.L., Le nuove<br />
Famiglie, <strong>Il</strong> Mulino, Bologna,<br />
1997.
ZATTI P., I diritti e i doveri che<br />
nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, in<br />
Trattato di diritto privato,<br />
diretto da Rescigno, 3, Utet,<br />
Torino, 1996.
AUTORI<br />
MILENA PINI è avvocato del foro<br />
di M<strong>il</strong>ano, svolge dal 1981<br />
attività esclusiva <strong>nel</strong>l'ambito<br />
del diritto di famiglia.<br />
Presidente dell'AIAF<br />
Lombardia, Associazione<br />
Italiana Avvocati <strong>per</strong> la<br />
Famiglia e i Minori. Collabora<br />
con riviste giuridiche del<br />
settore ed è autrice di<br />
pubblicazioni sul diritto di<br />
famiglia.
BRUNO SCHETTINI Professore<br />
straordinario di pedagogia<br />
sociale presso la Seconda<br />
Università di Napoli. Didatta di<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare e penale<br />
nonché membro del direttivo e<br />
coordinatore della<br />
commissione nazionale <strong>per</strong> la<br />
professione dell'Associazione<br />
Internazionale Mediatori<br />
Sistemi. Collaboratore de' "<strong>Il</strong><br />
Sole 24 ore" <strong>per</strong> i temi della<br />
famiglia e dell'educazione".<br />
ANNA LISA BUONADONNA è<br />
avvocato penalista in Salerno.
Vincitrice <strong>nel</strong>l’anno 2003 del<br />
premio di eloquenza “Adolfo<br />
C<strong>il</strong>ento” <strong>per</strong> giovani avvocati<br />
penalisti, e’ specializzato in<br />
Diritto Processuale Penale<br />
comparato. Ha conseguito <strong>il</strong><br />
titolo di Dottore di Ricerca in<br />
Procedura Penale presso<br />
l’Università degli Studi di<br />
Palermo. E’ componente della<br />
Commissione <strong>per</strong> la<br />
Formazione della Magistratura<br />
Onoraria istituita dal Consiglio<br />
Su<strong>per</strong>iore della Magistratura<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> Distretto di Salerno. E’<br />
autore delle seguenti
pubblicazioni: “La funzione<br />
conc<strong>il</strong>iatrice del Giudice di<br />
Pace Penale” (Primo<br />
Classificato Premio Fondazione<br />
“Pasquale Pastore” e Rotary<br />
International anno 2002); “Le<br />
figure normative del propalante<br />
erga a-lios ed <strong>il</strong> regime<br />
processuale delle dichiarazioni<br />
rese dal teste-assistito”; “ La<br />
«coercib<strong>il</strong>ità» del patrimonio<br />
conoscitivo dell’imputato in<br />
procedimento connesso o<br />
collegato e lo scopo<br />
dell’accertamento penale”;<br />
“Dall’ibrido «impumone» alla
figura di «teste assistito»; “La<br />
responsab<strong>il</strong>ità penale del<br />
neurologo”.<br />
PASQUALE RICCI è<br />
Commercialista distretto<br />
giudiziario di Napoli, Revisore<br />
dei Conti, Consulente Tecnico<br />
del Tribunale, Pubblicista,<br />
svolge dal 1986 attività di<br />
Tributarista, con collaborazioni<br />
a saggi e riviste. Dal 1990 al<br />
1995 Membro del Consiglio<br />
Tributario del Comune di<br />
Napoli, dal 1997 al 2000<br />
Consigliere Nazionale
Associazione Tributaristi – Dal<br />
2001 al 2005 presidente del<br />
Collegio dei Revisori DAC<br />
Service S.p.a. Napoli – dal 2003<br />
al 2005 presidente del Collegio<br />
dei Revisori della SICMI s.r.l.<br />
Bergamo – Dal 2001 al 2003<br />
presidente del Collegio dei<br />
Revisori della CO.VI.m. s.r.l.<br />
Napoli – Dal 2003 al 2008<br />
Presidente del Collegio dei revisori<br />
della Montagna s.r.l.<br />
Napoli – dal 2005 Sindaco<br />
Effettivo della GE.VI. S.p.a. –<br />
Dal 2005 al 2006 Sindaco<br />
Effettivo del M.I.U.R. dei
seguenti Isituti I.T.C. Doria<br />
Napoli, D.D. II Circolo Napoli,<br />
S.M. Alighieri Napoli, S.M.<br />
Ali<strong>per</strong>ti Napoli – Dal 2006<br />
Sindaco Effettivo di Città della<br />
Scienza S.p.a. – Dal 2003<br />
Direttore della Mostra di<br />
Antiquariato presso la sede<br />
della Facoltà di Agraria<br />
Univeristà Federico II –<br />
Componente del comitato di<br />
redazione del giornale <strong>Il</strong><br />
Commercialista – Direttore<br />
Responsab<strong>il</strong>e del <strong>per</strong>iodico di<br />
cultura e informazione “Tempi<br />
Moderni”
BRUNO DE FILIPPIS, giudice dal<br />
1978, ha esercitato, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
magistratura, funzioni direttive<br />
e semidirettive e si è occupato<br />
di importanti processi. Autore<br />
di numerosissime<br />
pubblicazioni, alcune delle<br />
quali conservate in biblioteche<br />
estere, e direttore della Collana<br />
“La Biblioteca del diritto di<br />
Famiglia”. Ha collaborato alla<br />
predisposizione dei testi di<br />
nuove leggi, tra cui la n. 54 del<br />
2006 (Affidamento condiviso<br />
dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio) e di numerose
proposte di legge, sia <strong>nel</strong>le<br />
precedenti legislature, che<br />
<strong>nel</strong>l’attuale.
NOTES<br />
( 1 ) Cfr.: Cass., 22 marzo 2007,<br />
n. 6979: «<strong>Il</strong> previgente art. 155<br />
cod. civ. ed <strong>il</strong> vigente art. 155<br />
quater cod. civ. in tema di<br />
<strong>separazione</strong> e l’art. 6 della legge<br />
sul divorzio subordinano <strong>il</strong><br />
provvedimento di assegnazione<br />
della casa coniugale alla presenza<br />
di <strong>figli</strong>, minori o maggiorenni non<br />
autosufficienti economicamente<br />
conviventi con i coniugi; in<br />
assenza di tale presupposto, sia la
casa in comproprietà o<br />
appartenga a un solo <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />
giudice non potrà adottare, con la<br />
sentenza di <strong>separazione</strong>, un<br />
provvedimento di assegnazione<br />
della casa coniugale, non essendo<br />
la medesima neppure prevista<br />
dall’art. 156 cod. civ. in<br />
sostituzione o quale componente<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>».<br />
( 2 ) In antichi libri di diritto di<br />
famiglia si leggono tesi del<br />
genere, documentate con<br />
statistiche dalle quali risultava<br />
che la maggior parte dei<br />
delinquenti, minor<strong>il</strong>i e non, o
delle prostitute erano nati fuori<br />
del matrimonio.<br />
( 3 ) Cfr.: Corte Cost., 14 apr<strong>il</strong>e<br />
1969, n. 79.<br />
( 4 ) Corte Cost., 4 apr<strong>il</strong>e 1990, n.<br />
184.<br />
( 5 ) Cfr.: Corte Cost., 18 apr<strong>il</strong>e<br />
1991, n. 158.<br />
( 6 ) Cfr.: Corte Cost., 7<br />
novembre 1994, n. 377, ove la<br />
Consulta riconobbe che, dopo<br />
vent’anni dalla riforma del diritto<br />
di famiglia, appariva sempre<br />
meno plausib<strong>il</strong>e la regola che<br />
escludeva dall’eredità i fratelli e
le sorelle naturali del defunto, a<br />
beneficio anche di lontani parenti<br />
legittimi fino al sesto grado, ma<br />
concluse r<strong>il</strong>evando che la<br />
modifica del sistema successorio<br />
competeva solo al legislatore.<br />
( 7 ) Corte Cost., ord. 14<br />
dicembre 2011, n. 7:<br />
( 8 ) Corte Cost. 184/1990 cit.<br />
( 9 ) Cfr.: PROSPERI, L’incerto<br />
incedere della Corte<br />
Costituzionale nei confronti della<br />
parentela naturale, in Rass. Dir.<br />
Civ., 1991, pag. 447.<br />
( 10 ) L’uso dei termini
“legittimo” e “naturale” sia<br />
consentito, anche dopo la loro<br />
abrogazione, ai fini esplicativi.<br />
( 11 ) Cfr.: Cass., 8 giugno 1993,<br />
n. 6381, in Nuova giur. civ.<br />
comm., 1994, I, pag. 339.<br />
( 12 ) Cass., 2 apr<strong>il</strong>e 1987, n.<br />
3134; 10 ottobre 1992, n. 11073,<br />
5 apr<strong>il</strong>e 1996, n. 3194, 5 apr<strong>il</strong>e<br />
1996, n. 3194, 27 agosto 1997, n.<br />
8059.<br />
( 13 ) Sul punto, cfr. V. A DAMI, <strong>Il</strong><br />
riconoscimento del <strong>figli</strong>o<br />
naturale da parte della donna<br />
coniugata, in Stato civ<strong>il</strong>e it.,1982,
22.<br />
( 14 ) Cfr. Cass. pen., sez. VI, 13<br />
dicembre 2004 n. 4453.<br />
( 15 ) Cass., 3 gennaio 2003, n.<br />
14.<br />
( 16 ) Cfr.: Cass. 22 apr<strong>il</strong>e 1981,<br />
n. 2383; Cass. 31 dicembre 2008,<br />
n. 30688.<br />
( 17 ) Nel vigore della vecchia<br />
normativa, la giurisprudenza<br />
riconosceva al giudice ampi<br />
poteri inquisitori, indipendenti<br />
dalle allegazioni delle parti. Cfr.<br />
Cass., 13 novembre 1986, n.<br />
6649.
( 18 ) Corte Cost., 9 febbraio<br />
2011, n. 83.<br />
( 19 ) Cass., 11 gennaio 2006, n.<br />
395.<br />
( 20 ) Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 2012, n.<br />
5884.<br />
( 21 ) Cfr.: Cass., 9 novembre<br />
2004, n. 21359.<br />
( 22 ) In ordine alla necessità ed<br />
alla funzione dell’intervento del<br />
PM, si veda, sia pure in materia<br />
differente, Corte Cost., 25 giugno<br />
1996, n. 214.<br />
( 23 ) Cass., 3 febbraio 2011, n.<br />
2645.
( 24 ) Cass., 13 marzo 1987, n.<br />
2654.<br />
( 25 ) Cfr.: La Repubblica, <strong>Il</strong><br />
Corriere della Sera ed altra<br />
stampa del 27 novembre 2012.<br />
( 26 ) Cfr.: E. CARBONE, Della<br />
f<strong>il</strong>iazione naturale e della<br />
legittimazione, sub art. 262 c.c., in<br />
Commentario del codice civ<strong>il</strong>e a<br />
cura di L. Balestra, diretto da E.<br />
Gabrielli, vol. II, Della famiglia,<br />
Utet Torino, 2010, pag. 567.<br />
( 27 ) Cfr. BIANCA, La famiglia.<br />
Le successioni, ed. 4, vol. II, pag.<br />
360 ss., Giuffrè 2005.
( 28 ) FAYER, La fam<strong>il</strong>ia romana.<br />
Aspetti giuridici ed antiquari.<br />
Parte prima (Problemi e ricerche<br />
di storia antica), "L’Erma" di<br />
Bretschneider, Roma, 1994. Per<br />
approfondimenti sulla famiglia e<br />
la posizione della donna <strong>nel</strong><br />
diritto romano, v. CANTARELLA,<br />
Passato Prossimo, Donne romane<br />
da Tacita a Sulpicia, Feltri<strong>nel</strong>li,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1996 p.51; CENERINI, La<br />
donna romana. Modelli e realtà .,<br />
<strong>Il</strong> Mulino, Bologna, 2002;<br />
LOBRANO, “Uxor quodammodo<br />
domina”. Riflessioni su Paul. D.<br />
25. 2. 1, I. <strong>Il</strong> carattere
“comunitario” del diritto di<br />
famiglia <strong>nel</strong> sistema giuridico<br />
romanista e <strong>il</strong> diritto romano., Ed.<br />
Univ. Sassari, 1989; LOBRANO,<br />
Pater et f<strong>il</strong>ius eadem <strong>per</strong>sona.<br />
Vol. 1: Per lo studio della patria<br />
potestas, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1985.<br />
( 29 ) FAYER, La fam<strong>il</strong>ia romana.<br />
Aspetti giuridici ed antiquari, cit.,<br />
osserva che la struttura della<br />
fam<strong>il</strong>ia si modificò «come<br />
conseguenza diretta del<br />
rallentarsi dei vincoli<br />
dell’agnazione, che avevano<br />
tenute ben salde fra loro le<br />
famiglie naturali componenti la
fam<strong>il</strong>ia proprio iure; ora, grazie<br />
anche alla corrente pratica<br />
dell’emancipazione che rendeva<br />
<strong>il</strong> f<strong>il</strong>ius fam<strong>il</strong>ias pater fam<strong>il</strong>ias<br />
della propria famiglia, la fam<strong>il</strong>ia<br />
romana divenne sempre più<br />
sim<strong>il</strong>e alla famiglia moderna,<br />
basata sulla coniunctio<br />
sanguinis, e <strong>il</strong> pater fam<strong>il</strong>ias<br />
coincideva sempre più spesso con<br />
<strong>il</strong> padre naturale». La patria<br />
potestas venne limitata<br />
indirettamente al finire dell’età<br />
repubblicana con <strong>il</strong><br />
riconoscimento in qualche misura<br />
ai <strong>figli</strong> di una certa capacità di
agire. La stessa creazione da parte<br />
di Augusto del peculium<br />
castrense, grazie al quale i <strong>figli</strong><br />
potevano disporre dei beni che<br />
acquistavano durante <strong>il</strong> servizio<br />
m<strong>il</strong>itare, e in età postclassica, del<br />
peculium quasi castrense, che<br />
riguardava gli acquisti ottenuti in<br />
occasione dell’esercizio di<br />
attività burocratiche ed<br />
ecclesiastiche, incrinarono l’unità<br />
del patrimonio fam<strong>il</strong>iare.<br />
( 30 ) Per <strong>il</strong> raffronto delle norme<br />
relative al matrimonio e ai<br />
rapporti tra i coniugi <strong>nel</strong> diritto<br />
romano e <strong><strong>nel</strong>la</strong> legislazione del
Regno d’Italia, v. HAIMBERGER,<br />
<strong>Il</strong> diritto romano privato e puro ,<br />
Rondi<strong><strong>nel</strong>la</strong> Editore, Napoli, 1863,<br />
79 e ss..<br />
( 31 ) L’art 134 del codice civ<strong>il</strong>e<br />
del 1865 recitava: “La moglie non<br />
può donare, alienare beni<br />
immob<strong>il</strong>i, sottoporli ad ipoteca,<br />
contrarre mutui, cedere o<br />
riscuotere capitali, costituirsi<br />
sicurtà, né transigere o stare in<br />
giudizio relativamente a tali atti,<br />
senza l’autorizzazione del marito.<br />
<strong>Il</strong> marito può con atto pubblico<br />
dare alla moglie l’autorizzazione<br />
in genere <strong>per</strong> tutti o <strong>per</strong> alcuni dei
detti atti, salvo a lui <strong>il</strong> diritto di<br />
revocarla.”.<br />
( 32 ) L’autorizzazione maritale,<br />
a cui si faceva spesso ricorso <strong>per</strong><br />
negare alla donna i diritti politici,<br />
venne abolita solo <strong>nel</strong> 1919, al<br />
termine della prima guerra<br />
mondiale, concludendo una lunga<br />
battaglia parlamentare, iniziata<br />
alla Camera <strong>nel</strong> 1910 dal<br />
socialista modenese Carlo Gallini.<br />
La legge 17 luglio 1919, che<br />
stab<strong>il</strong>iva norme circa la capacità<br />
giuridica della donna, abrogò<br />
l’art. 134 del codice civ<strong>il</strong>e del<br />
1865, e ammise le donne “a pari
titolo degli uomini, ad esercitare<br />
tutte le professioni ed a coprire<br />
tutti gli impieghi pubblici, esclusi<br />
soltanto, se non vi siano ammesse<br />
espressamente dalle leggi, quelli<br />
che implicano poteri pubblici<br />
giurisdizionari o l’esercizio di<br />
diritti e di potestà politiche, o che<br />
attengono alla difesa m<strong>il</strong>itare<br />
dello Stato secondo la<br />
specificazione che sarà fatta con<br />
apposito regolamento.”.<br />
( 33 ) <strong>Il</strong> codice napoleonico entrò<br />
in vigore <strong>il</strong> 21 marzo 1804;<br />
eliminava definitivamente i<br />
retaggi dell’ancién régime e
creava una società<br />
prevalentemente borghese e<br />
liberale, di ispirazione laica, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
quale venivano consacrati i diritti<br />
di eguaglianza, sicurezza e<br />
proprietà. Per l’Italia <strong>il</strong> valore del<br />
codice napoleonico fu fondante,<br />
poiché esso fu portato negli Stati<br />
creati da Napoleone e confluì poi<br />
<strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e italiano del<br />
1865.<br />
( 34 ) I 556 componenti<br />
dell’Assemblea Costituente, di<br />
cui 21 donne, in rappresentanza<br />
del popolo italiano si riunirono<br />
<strong>per</strong> la prima volta <strong>il</strong> 25 giugno
1946 <strong>per</strong> nominare <strong>il</strong> Capo<br />
provvisorio dello Stato e <strong>per</strong><br />
designare i 75 membri<br />
rappresentativi di tutta<br />
l’Assemblea. Dopo circa sei mesi<br />
di attività, la Commissione dei 75<br />
sottopose <strong>il</strong> proprio progetto<br />
costituzionale all’intera<br />
Assemblea che <strong>nel</strong> corso di quasi<br />
tutto <strong>il</strong> 1947 discusse, integrò,<br />
modificò, articolo <strong>per</strong> articolo, la<br />
bozza iniziale. <strong>Il</strong> 22 dicembre<br />
1947 venne approvato, a<br />
larghissima maggioranza, <strong>il</strong> testo<br />
definitivo della Costituzione che<br />
una volta promulgato dal Capo
Provvisorio dello Stato, Enrico De<br />
Nicola, entrò in vigore <strong>il</strong> 1°<br />
gennaio 1948.<br />
( 35 ) Art. 29, secondo comma,<br />
Cost. “<strong>Il</strong> matrimonio è ordinato<br />
sull’uguaglianza morale e<br />
giuridica dei coniugi, con i limiti<br />
stab<strong>il</strong>iti dalla legge a garanzia<br />
dell’unità fam<strong>il</strong>iare”.<br />
( 36 ) JEMOLO, La famiglia e <strong>il</strong><br />
diritto, in Pagine sparse di diritto<br />
e storiografia, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
1957, 228; STELLA RICTHER,<br />
Prospettive di riforma del diritto<br />
di famiglia, in Giust. Civ., 1970,<br />
IV, 270; BIN, Rapporti
patrimoniali tra coniugi e<br />
principio di eguaglianza,<br />
Giappichelli, Torino, 1971, 71.<br />
( 37 ) Sul principio di<br />
eguaglianza di cui all’art. 3 Cost.,<br />
con riferimento all’art. 29 Cost.,<br />
la Corte costituzionale negli anni<br />
’60 si espresse più volte,<br />
dichiarando non fondate le<br />
questioni di legittimità<br />
costituzionale proposte. La Corte,<br />
con sentenza n. 64 del 23<br />
novembre 1961, affermò che “con<br />
riferimento all’art. 29, laddove<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> principio di eguaglianza<br />
tra i coniugi si prevede che la
legge ordinaria possa disporre<br />
limiti a garanzia della unità<br />
fam<strong>il</strong>iare, fra i limiti a detto<br />
principio siano in primo luogo da<br />
annoverare quelli che<br />
riguardano le esigenze di<br />
organizzazione della famiglia, e<br />
che, senza creare alcuna<br />
inferiorità a carico della moglie,<br />
fanno tuttora del marito, <strong>per</strong><br />
taluni aspetti, <strong>il</strong> punto di<br />
convergenza della unità fam<strong>il</strong>iare<br />
e della posizione della famiglia<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita sociale”.<br />
A distanza di anni, <strong>nel</strong> 1967, la<br />
Consulta ancora sosteneva che
“la parità morale e giuridica dei<br />
coniugi è garantita dall’art. 29<br />
secondo comma della<br />
Costituzione ‘con i limiti stab<strong>il</strong>iti<br />
dalla legge a garanzia della unità<br />
fam<strong>il</strong>iare’. <strong>Il</strong> che vuol dire che <strong>il</strong><br />
legislatore ordinario è appunto<br />
autorizzato ad individuare e<br />
codificare quelle limitazioni che<br />
siano obiettivamente necessarie<br />
ai fini delle fondamentali<br />
esigenze di organizzazione della<br />
famiglia e che, senza creare<br />
alcuna inferiorità a carico della<br />
moglie, fanno tuttora del marito,<br />
<strong>per</strong> taluni aspetti, <strong>il</strong> punto di
convergenza della unità fam<strong>il</strong>iare<br />
e della posizione della famiglia<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita sociale" (C. Cost.,<br />
sentenza n. 102 del 26 giugno<br />
1967).<br />
( 38 ) Si deve ricordare che l’art.<br />
559 del codice penale, che puniva<br />
la moglie adultera, e <strong>il</strong> correo di<br />
questa, ma non <strong>il</strong> marito adultero,<br />
e l’art. 151, secondo comma, del<br />
codice di procedura civ<strong>il</strong>e, che<br />
escludeva l’ammissib<strong>il</strong>ità<br />
dell’azione di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale da parte della moglie<br />
<strong>per</strong> adulterio del marito in<br />
mancanza di "circostanze tali che
<strong>il</strong> fatto costituisca ingiuria grave<br />
alla moglie", vennero dichiarati<br />
costituzionalmente <strong>il</strong>legittimi con<br />
sentenze n. 126 e n. 127 del 16<br />
dicembre 1968.<br />
( 39 ) A pochi mesi dal varo della<br />
riforma del diritto di famiglia,<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sua relazione annuale sulla<br />
giurisprudenza della Corte<br />
Costituzionale <strong>nel</strong> 1974, <strong>il</strong><br />
Presidente Francesco Paolo<br />
Bonifacio sottolineò che “le<br />
nostre pronunzie non possono<br />
sostituire l’o<strong>per</strong>a del legislatore,<br />
dappoiché non c’è settore del<br />
diritto che più del diritto di
famiglia richieda una riforma<br />
organica materiata di valutazioni<br />
politiche: la prima, fondamentale<br />
valutazione politica essendo<br />
quella inerente alla posizione<br />
stessa della famiglia <strong><strong>nel</strong>la</strong> nuova<br />
società. Ed ognun vede come solo<br />
<strong>il</strong> legislatore possa avere questa<br />
visione organica e possa<br />
incasellare la ricchissima<br />
problematica della materia in un<br />
quadro coerente <strong>nel</strong>le sue varie<br />
parti. La riprova che è<br />
impossib<strong>il</strong>e pretendere dalla<br />
Corte più di quanto <strong>nel</strong>l’ambito<br />
dei suoi poteri essa possa dare è
offerta dalla sentenza n. 187,<br />
pronunziata a seguito di<br />
un’ordinanza che, attraverso<br />
l’impugnativa dell’art. 215 cod.<br />
civ., in sostanza finiva col<br />
chiedere una totale riforma dei<br />
rapporti patrimoniali fra i<br />
coniugi. La Corte ha solo potuto<br />
segnalare al legislatore – con<br />
parole che non lasciano dubitare<br />
trattarsi di vero obbligo –<br />
l’esigenza che tali rapporti siano<br />
adeguati al principio di parità fra<br />
coniugi e, in particolare, che sia<br />
dato <strong>il</strong> dovuto r<strong>il</strong>ievo all’apporto<br />
della donna, talvolta indiretto ma
non <strong>per</strong> ciò meno consistente, alle<br />
fortune economiche della<br />
famiglia” (20 gennaio 1975).<br />
( 40 ) Legge 19 maggio 1975, n.<br />
151.<br />
( 41 ) Per approfondimenti<br />
sull’iter parlamentare della legge<br />
di riforma del diritto di famiglia<br />
del 1975, e <strong>per</strong> un esame analitico<br />
degli articoli della legge 151/75,<br />
v. A. F INOCCHIARO – M.<br />
FINOCCHIARO, Diritto di<br />
famiglia, vol. I, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
1984.<br />
( 42 ) A. FINOCCHIARO – M.
FINOCCHIARO, Diritto di<br />
famiglia, op. cit., p. 262<br />
( 43 ) La dottrina dell’epoca<br />
attribuì diversi significati<br />
all’”accordo” ex art. 144 c.c.,<br />
priv<strong>il</strong>egiandosi da parte di alcuni<br />
la nuova valenza della relazione<br />
tra i coniugi alla ricerca del<br />
consenso (ZATTI, I diritti e i<br />
doveri che nascono dal<br />
matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, in Trattato di diritto<br />
privato, diretto da Rescigno, 3,<br />
Utet, Torino, 1996, 21), e quindi<br />
l’accordo come manifestazione<br />
dell’autonomia negoziale privata
dei coniugi, e da parte di altri la<br />
funzione dell’accordo come<br />
strumento <strong>per</strong> <strong>il</strong> soddisfacimento<br />
degli interessi della famiglia<br />
(MOSCARINI, Parità coniugale e<br />
governo della famiglia, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1974, 96 ss.)<br />
( 44 ) ALAGNA, <strong>Il</strong> regime<br />
patrimoniale primario della<br />
famiglia, in Vita not., 1977, II,<br />
850; SESTA, Diritto di famiglia,<br />
Cedam, Padova, 2005, 131 ss.<br />
( 45 ) Cass., 18 agosto 1994, n.<br />
7437; Cass., 14 agosto 1997, n.<br />
7630, in Mass. Giust. civ., 1997,<br />
1433; Cass., 29 marzo 2000, n.
3792, in Fam. e dir., 2000, 411,<br />
con nota di DE MICHEL, Assegno<br />
di <strong>mantenimento</strong> e tenore di vita<br />
dei coniugi separati.<br />
( 46 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni.,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2005, 211.<br />
( 47 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, Cedam, Padova, 2007,<br />
387.<br />
( 48 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />
op. cit., 328; secondo l’Autore “in<br />
costanza di matrimonio l’obbligo<br />
di contribuire ai bisogni della
famiglia altro non è che <strong>il</strong> riflesso<br />
del dovere di collaborazione e di<br />
assistenza morale e materiale.<br />
Venuto meno, con la <strong>separazione</strong>,<br />
<strong>il</strong> dovere di collaborare<br />
<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia, <strong>il</strong><br />
dovere di contribuzione si<br />
trasforma, nei confronti del<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole, in quello di<br />
corrispondergli un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>”.<br />
( 49 ) In data 27 novembre 2012<br />
la Camera dei Deputati ha<br />
definitivamente approvato le<br />
nuove “Disposizioni in materia di
iconoscimento dei <strong>figli</strong> naturali”.<br />
Ivi è previsto che tutti i <strong>figli</strong><br />
abbiano lo stesso stato giuridico e<br />
che, <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e, le parole<br />
“<strong>figli</strong> legittimi” e “<strong>figli</strong> naturali”,<br />
ovunque ricorrano, siano<br />
sostituiti dalla parola “<strong>figli</strong>”.<br />
( 50 )Si veda la precedente nota<br />
n. 22.<br />
( 51 )Si veda la precedente nota<br />
n. 22.<br />
( 52 ) Legge 8 febbraio 2006, n.<br />
54, "Disposizioni in materia di<br />
<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />
affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>",
pubblicata <strong><strong>nel</strong>la</strong> Gazzetta<br />
Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2006.<br />
( 53 ) Trib. Venezia, sent. 16 - 30<br />
giugno 2004, in <strong>Il</strong> Merito, n. 1-<br />
2005, con nota di PINI, Riflessioni<br />
e <strong>per</strong>plessità in merito alla<br />
risarcib<strong>il</strong>ità e ai criteri di<br />
liquidazione del danno non<br />
patrimoniale a favore del <strong>figli</strong>o;<br />
<strong>nel</strong>lo stesso senso C. App.<br />
Bologna, 10 febbraio 2004, in<br />
Fam. e dir., n. 5, 2006, 511 e Trib.<br />
Brindisi, 26.1.2007, n. 13,<br />
www.altalex.com che<br />
riconoscendo <strong>il</strong> danno non<br />
patrimoniale conseguente alla
mancata corresponsione da parte<br />
di un genitore del contributo al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o ha<br />
affermato che “tale condotta<br />
r<strong>il</strong>eva, sul piano civ<strong>il</strong>e, in termini<br />
di violazione non di un mero<br />
diritto di contenuto patrimoniale<br />
ma di sottesi e più pregnanti<br />
diritti fondamentali della<br />
<strong>per</strong>sona, in quanto <strong>figli</strong>o ed in<br />
quanto minore”, e ciò “ove anche<br />
alla soddisfazione dei bisogni del<br />
minore abbia già provveduto la<br />
madre.”<br />
( 54 ) Si veda la precedente nota<br />
n. 22.
( 55 ) Cass., 10 apr<strong>il</strong>e 2012 n.<br />
5652, in <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Mass.<br />
Re<strong>per</strong>torio Lex24<br />
( 56 ) Cass., 10 maggio 2005, n.<br />
9801, in Fam. e dir., 2005, 365,<br />
con note di SESTA e di FAC-CI.<br />
Cass., 15 settembre 2011, n.<br />
18853, in Ipsoa, Danno e<br />
Responsab<strong>il</strong>ità, 2012, 4, 382.<br />
( 57 ) VINCENZI AMATO, La<br />
famiglia e <strong>il</strong> diritto, in La famiglia<br />
italiana dall’ottocento a oggi,<br />
Editori Laterza, 1988; ZANATTA,<br />
Le nuove Famiglie, <strong>Il</strong> Mulino,<br />
Bologna, 1997.
( 58 ) accordi che i futuri sposi<br />
concludono <strong>per</strong> regolare alcuni<br />
aspetti della vita matrimoniale e<br />
di una eventuale crisi coniugale.<br />
( 59 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, I, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1999, 556;<br />
( 60 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />
1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />
22505 ha ribadito la “nullità <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong>liceità della causa”<br />
dell’accordo che contempla una<br />
rinuncia “interferente sul diritto<br />
indisponib<strong>il</strong>e all’assegno di<br />
divorzio, di carattere
assistenziale, ed inerente a<br />
materia <strong><strong>nel</strong>la</strong> quale le decisioni<br />
del giudice, collegate anche ad<br />
interessi di ordine generale, sono<br />
svincolate dal potere dispositivo<br />
dei contendenti”; v. anche Cass.,<br />
10 marzo 2006, n. 5302; Cass., 11<br />
settembre 2001, n. 11575; Cass., 1<br />
dicembre 2000, n. 15349; Cass.,<br />
18 febbraio 2000, n. 1810; in<br />
dottrina, <strong>per</strong> l’ammissib<strong>il</strong>ità di<br />
accordi con i quali si dispone<br />
riguardo al <strong>mantenimento</strong>, e <strong>per</strong><br />
la disponib<strong>il</strong>ità dell’assegno di<br />
divorzio, OBERTO, I contratti<br />
della crisi coniugale, I, op. cit.,
459<br />
( 61 ) AL MUREDEN , Nuove<br />
prospettive di tutela del <strong>coniuge</strong><br />
debole. Funzione <strong>per</strong>equativa<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e e famiglia<br />
destrutturata, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />
2007, 16 ss., evidenzia che <strong>nel</strong><br />
nostro Paese all’affermata parità<br />
formale tra i coniugi, sul piano<br />
giuridico, ed all’accesso delle<br />
donne al mercato del lavoro, non<br />
corrisponde <strong>il</strong> raggiungimento di<br />
un’effettiva parità all’interno<br />
della famiglia. Così i "costi" che<br />
la cura della famiglia comporta,<br />
soprattutto in termini di <strong>per</strong>dita di
energie dedicate all’attività<br />
professionale o formativa<br />
gravano ancora <strong>per</strong> la maggior<br />
parte sulle donne, tanto che si<br />
riscontra un rapporto di<br />
proporzionalità inversa tra <strong>il</strong><br />
numero di <strong>figli</strong> e <strong>il</strong> tasso di<br />
occupazione femmin<strong>il</strong>e a tempo<br />
pieno o di lavoro part-time. Ne<br />
deriva, secondo l’Autore,<br />
l’esigenza che le norme che<br />
disciplinano gli effetti<br />
patrimoniali della crisi coniugale<br />
e dello scioglimento del<br />
matrimonio costituiscano un<br />
efficace contrappeso rispetto alle
conseguenze negative che si<br />
ricollegano ad una divisione<br />
asimmetrica del lavoro domestico<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia e che proprio <strong>nel</strong><br />
momento della rottura del<br />
matrimonio possono manifestarsi<br />
in senso negativo. Se così non<br />
fosse, l’attuazione del principio<br />
costituzionale dell’eguaglianza<br />
tra i coniugi risulterebbe, secondo<br />
l’Autore, gravemente<br />
compromessa e si darebbe vita ad<br />
una situazione quasi paradossale<br />
in quanto gli strumenti che<br />
dovrebbero controb<strong>il</strong>anciare una<br />
divisione asimmetrica dei pesi
della famiglia assisterebbero <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> debole in un momento (la<br />
fase fisiologica) <strong>nel</strong> quale<br />
normalmente la comunione di vita<br />
rende l’esigenza di tutela<br />
su<strong>per</strong>flua, <strong>per</strong> poi abbandonarlo<br />
proprio quando gli effetti negativi<br />
connessi alla prolungata<br />
dedizione alla cura della famiglia<br />
si possono manifestare - e<br />
generalmente si manifestano -<br />
con maggiore asprezza. Ne<br />
consegue la necessità di o<strong>per</strong>are<br />
una equa divisione delle risorse<br />
ed eliminare o quantomeno<br />
ridurre le più forti disuguaglianze
tra i coniugi, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
consapevolezza della necessità di<br />
organizzare la vita della famiglia<br />
dopo la cessazione della<br />
convivenza matrimoniale.<br />
( 62 ) v. in tal senso, Cass., 18<br />
luglio 2005, n. 15157, conforme a<br />
Cass. 6566/1997, 3098/1995,<br />
10512/1994; in dottrina,<br />
BONILINI, Manuale di diritto di<br />
famiglia, 3ª ed., Utet, Torino,<br />
2005, 172 ss.<br />
( 63 ) Cass., 9 ottobre 2007, n.<br />
21099, in <strong>Il</strong> Quotidiano<br />
Giuridico, 12.10.2007; Cass. 14<br />
febbraio 2007, n. 3356.
( 64 ) DOGLIOTTI, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, in <strong>Il</strong> diritto di famiglia,<br />
Trattato diretto da Bon<strong>il</strong>ini e<br />
Cattaneo, I, Utet, Torino, 1997,<br />
465 ss.<br />
( 65 ) TOMMASEO, La disciplina<br />
processuale del divorzio, in<br />
BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />
scioglimento del matrimonio, in <strong>Il</strong><br />
codice civ<strong>il</strong>e, Comm. Schlesinger,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2004, 330 testo e<br />
nt. 108.<br />
( 66 ) Questa tendenza è<br />
confermata dalla r<strong>il</strong>evazione dei
dati ISTAT, da cui emerge che le<br />
separazioni ed i divorzi sono in<br />
continuo aumento. Secondo i dati<br />
più recenti<br />
(http://www.istat.it/it/archivio),<br />
<strong>nel</strong> 2010 le separazioni sono state<br />
88.191 e i divorzi 54.160; rispetto<br />
all’anno precedente le<br />
separazioni hanno registrato un<br />
incremento del 2,6% mentre i<br />
divorzi un decremento pari a<br />
0,5%. I tassi di <strong>separazione</strong> e di<br />
divorzio totale mostrano <strong>per</strong><br />
entrambi i fenomeni una continua<br />
crescita: se <strong>nel</strong> 1995 <strong>per</strong> ogni<br />
1.000 matrimoni erano 158 le
separazioni e 80 i divorzi, <strong>nel</strong><br />
2010 si arriva a 307 separazioni e<br />
182 divorzi. La tipologia di<br />
procedimento maggiormente<br />
scelta dai coniugi è quella<br />
consensuale: <strong>nel</strong> 2010 si sono<br />
concluse in questo modo l’85,5%<br />
delle separazioni e <strong>il</strong> 72,4% dei<br />
divorzi. Nel 20,6% delle<br />
separazioni è previsto un assegno<br />
mens<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> (<strong>nel</strong> 98%<br />
dei casi corrisposto dal marito).<br />
Tale quota è più alta <strong>nel</strong>le Isole<br />
(24,9%) e <strong>nel</strong> Sud (24,1%),<br />
mentre <strong>nel</strong> Nord si assesta sul<br />
17%. Gli importi medi, invece,
sono più elevati al Nord (520,4<br />
euro) che <strong>nel</strong> resto del Paese<br />
(447,4 euro). In dottrina, sul<br />
fenomeno sociale della<br />
<strong>separazione</strong> v. BARBAGLI e<br />
SARACENO, Separarsi in Italia, <strong>Il</strong><br />
Mulino, Bologna, 1998, 15 ss.<br />
( 67 ) BARBAGLI e SARACENO,<br />
Separarsi in Italia, op. cit., 41.<br />
( 68 ) EMERY, <strong>Il</strong> divorzio.<br />
Rinegoziare le relazioni fam<strong>il</strong>iari,<br />
Franco Angeli, M<strong>il</strong>ano, 1998, 56.<br />
( 69 ) EMERY, <strong>Il</strong> divorzio.<br />
Rinegoziare le relazioni fam<strong>il</strong>iari,<br />
op. cit., 56 ss.
( 70 ) Ut<strong>il</strong>e strumento che può<br />
aiutare i coniugi in questo<br />
<strong>per</strong>corso è la mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare, pratica affermata da<br />
anni anche <strong>nel</strong> nostro Paese, che<br />
si esprime in varie teorizzazioni e<br />
diversi modelli, che possono<br />
riassumersi <strong>nel</strong> concetto di<br />
“procedura alternativa alla lite<br />
legale e ad altre forme di<br />
assistenza terapeutica o sociale,<br />
in cui una terza <strong>per</strong>sona,<br />
imparziale, qualificata e con una<br />
formazione specifica, chiamata<br />
mediatore, agisce <strong>per</strong><br />
incoraggiare e <strong>per</strong> fac<strong>il</strong>itare la
isoluzione di una disputa tra le<br />
parti”, secondo la definizione<br />
data da HAYNES e BUZZI,<br />
Introduzione alla mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare. Principi fondamentali e<br />
sua applicazione, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1996, 11.<br />
L’art. 155-sexies, comma 2,<br />
c.c., introdotto dalle legge 154/06<br />
sull’affidamento condiviso, fa<br />
esplicito riferimento alla<br />
mediazione <strong>nel</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale "<strong>per</strong><br />
consentire che i coniugi,<br />
avvalendosi di es<strong>per</strong>ti, tentino<br />
una mediazione <strong>per</strong> raggiungere
un accordo ".<br />
( 71 ) v. A RDONE, MAZZONI, La<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare <strong>per</strong> una<br />
regolazione della conflittualità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1994, 45;<br />
PARKINSON, Separazione,<br />
divorzio e mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />
Erickson, Londra, 1987, 23 ss.<br />
( 72 ) FERRANDO, Le<br />
conseguenze patrimoniali del<br />
divorzio tra autonomia e tutela, in<br />
Dir. fam. e <strong>per</strong>s., 1998, I, 722 ss;<br />
ROSSI-CARLEO, La <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>il</strong> divorzio, in Tratt. dir. priv.,<br />
diretto da Bessone, IV, I, Torino,
1999,281.<br />
( 73 ) AL MUREDEN, <strong>Il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
debole: verso un trattamento<br />
differenziato dei matrimoni di<br />
breve e di lunga durata? , in Fam.<br />
e dir., n. 2/2005, p. 127, dove<br />
l’Autore mette in luce la<br />
positività della prassi instaurata<br />
nei Paesi di common law: “In quel<br />
contesto si è da tempo sv<strong>il</strong>uppata<br />
la c.d. clean break theory, ossia<br />
la tendenza a definire una volta<br />
<strong>per</strong> tutte le conseguenze<br />
patrimoniali del divorzio<br />
evitando che si protraggano <strong>nel</strong>
tempo rapporti patrimoniali<br />
collegati ad un matrimonio ormai<br />
venuto meno. L’obiettivo viene<br />
realizzato, ove possib<strong>il</strong>e,<br />
mediante l’attribuzione al<br />
<strong>coniuge</strong> debole di una somma una<br />
tantum o di una parte del<br />
patrimonio del <strong>coniuge</strong><br />
economicamente forte. Una sim<strong>il</strong>e<br />
impostazione risulta funzionale<br />
sia a consentire agli ex coniugi di<br />
lasciarsi alle spalle la passata<br />
es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> ricominciare una<br />
nuova vita, sia a garantire<br />
maggiormente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> debole<br />
che, ricevendo in un’unica
soluzione quanto a lui dovuto, si<br />
pone al riparo dal rischio che<br />
l’altro non adempia ai suoi<br />
obblighi (in argomento Blumberg,<br />
The Financial Incidents of Fam<strong>il</strong>y<br />
Dissolution, cit., 393 ss.; Katz,<br />
Fam<strong>il</strong>y Law in America, New York,<br />
2003, 87).”<br />
( 74 ) Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736, in cd rom Fam. e dir.,<br />
Ipsoa; Cass., 25 agosto 2008, n.<br />
18547; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4800, in Giur. It ., 2003, 686;<br />
Cass. 29 marzo 2000, n. 3792, cit.<br />
( 75 ) Cass., 2 luglio 1990, n.<br />
6774, in Giur. It., 1991, I,1, 424.
( 76 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4800, cit.<br />
( 77 ) Art. 156 c.c. - Effetti della<br />
<strong>separazione</strong> sui rapporti<br />
patrimoniali tra i coniugi. “<strong>Il</strong><br />
giudice, pronunziando la<br />
<strong>separazione</strong>, stab<strong>il</strong>isce a<br />
vantaggio del <strong>coniuge</strong> cui non sia<br />
addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />
diritto di ricevere dall’altro<br />
<strong>coniuge</strong> quanto è necessario al<br />
suo <strong>mantenimento</strong>, qualora egli<br />
non abbia adeguati redditi<br />
propri.<br />
L’entità di tale somministrazione
è determinata in relazione alle<br />
circostanze e ai redditi<br />
dell’obbligato.<br />
Resta fermo l’obbligo di prestare<br />
gli alimenti di cui agli artt. 433 e<br />
seguenti.<br />
<strong>Il</strong> giudice che pronunzia la<br />
<strong>separazione</strong> può imporre al<br />
<strong>coniuge</strong> di prestare idonea<br />
garanzia reale o <strong>per</strong>sonale se<br />
esiste <strong>il</strong> <strong>per</strong>icolo che egli possa<br />
sottrarsi all’adempimento degli<br />
obblighi previsti dai precedenti<br />
commi e dall’art. 155.<br />
La sentenza costituisce titolo <strong>per</strong><br />
l’iscrizione dell’ipoteca
giudiziale ai sensi dell’art. 2818.<br />
In caso di inadempienza, su<br />
richiesta dell’avente diritto, <strong>il</strong><br />
giudice può disporre <strong>il</strong> sequestro<br />
di parte dei beni del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e ordinare ai terzi,<br />
tenuti a corrispondere anche<br />
<strong>per</strong>iodicamente somme di danaro<br />
all’obbligato, che una parte di<br />
esse venga versata direttamente<br />
agli aventi diritto.<br />
Qualora sopravvengano<br />
giustificati motivi <strong>il</strong> giudice, su<br />
istanza di parte, può disporre la<br />
revoca o la modifica dei<br />
provvedimenti di cui ai commi
precedenti.”<br />
( 78 ) Cass., 5 novembre 1987 n.<br />
8153, in Mass. Giur. It., 1987.<br />
( 79 ) da ultimo, Cass., 27 giugno<br />
2006, n. 14840, in Foro It., 2007,<br />
1, 138, I.<br />
( 80 ) Secondo Cass., 23 apr<strong>il</strong>e<br />
1998, n. 4198, “la richiesta di<br />
alimenti costituisce un ‘minus’,<br />
necessariamente ricompreso in<br />
quella di <strong>mantenimento</strong> (Cass.<br />
5677/96; 2128/94) : con la<br />
conseguenza che non comporta<br />
vizio di extrapetizione <strong>il</strong><br />
riconoscimento al <strong>coniuge</strong>
separato di un assegno alimentare<br />
in luogo del richiesto assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>”. Recentemente<br />
Cass., 22 novembre 2010, n.<br />
23591 ha ribadito che <strong>il</strong> diritto<br />
agli alimenti non può assicurare<br />
al <strong>coniuge</strong> meno abbiente, al<br />
quale è stata addebitata la<br />
<strong>separazione</strong>, “lo stesso agio<br />
goduto prima della crisi<br />
coniugale, ma deve solo<br />
consentirgli di disporre di mezzi<br />
adeguati a condurre una vita<br />
dignitosa. È a questo criterio che<br />
deve ispirarsi la determinazione<br />
della sua misura, sicché non
<strong>il</strong>evano le condizioni<br />
patrimoniali del <strong>coniuge</strong><br />
chiamato a soddisfare col suo<br />
sforzo economico le anzidette<br />
esigenze.”<br />
( 81 ) SALVANESCHI, I<br />
procedimenti di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, in Fam. e dir., n. 4/2006,<br />
356.<br />
( 82 ) Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 2006 n.<br />
8512, in Guida al dir., 2006, n.<br />
30, 52.<br />
( 83 ) Cass., 20 marzo 2009, n.<br />
6864, in <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Mass.<br />
Re<strong>per</strong>torio Lex24, ha ribadito che
“la decisione che nega <strong>il</strong> diritto<br />
del <strong>coniuge</strong> al <strong>mantenimento</strong> o ne<br />
riduce la misura non comporta la<br />
ripetib<strong>il</strong>ità delle maggiori somme<br />
corrisposte in forza di precedenti<br />
provvedimenti non definitivi,<br />
qualora, <strong>per</strong> la loro non elevata<br />
entità, tali somme siano state<br />
comunque destinate ad assicurare<br />
<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong> fino<br />
all’eventuale esclusione del<br />
diritto stesso o al suo<br />
affievolimento in un obbligo di<br />
natura solo alimentare, e debba<br />
presumersi, proprio in virtù della<br />
modestia del loro importo, che le
stesse siano state consumate <strong>per</strong><br />
fini di sostentamento <strong>per</strong>sonale”;<br />
<strong>nel</strong>lo stesso senso, Cass. 12 apr<strong>il</strong>e<br />
2006 n. 8512, cit.; Cass., 5 ottobre<br />
1999, n. 11029, in Fam. e dir.,<br />
2000, 292; Cass., 23 apr<strong>il</strong>e 1998,<br />
n. 4198, in Giust. civ. Mass .,<br />
1998, 872; Cass., 12 apr<strong>il</strong>e 1994,<br />
n. 3415, in Fam. e dir., 1994, 531.<br />
( 84 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25015, in Famiglia e Minori,<br />
2008, 2, 69, in relazione alla<br />
modificab<strong>il</strong>ità e revocab<strong>il</strong>ità dei<br />
provvedimenti emessi ex art. 708<br />
c.p.c., reclamab<strong>il</strong>i ai sensi dello<br />
stesso art. 708, comma 4, c.p.c., e
l’appello avverso la sentenza<br />
definitiva, ha precisato: “I<br />
provvedimenti temporanei ed<br />
urgenti emessi <strong>nel</strong> corso del<br />
procedimento di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi ai sensi<br />
dell’articolo 708 c.p.c.,<br />
costituiscono provvedimenti<br />
modificab<strong>il</strong>i e revocab<strong>il</strong>i in corso<br />
di causa e comunque idonei a<br />
produrre effetti soltanto<br />
provvisori fino alla sentenza che<br />
conclude <strong>il</strong> giudizio (Cass.<br />
1978/23; 1983/6389), restando<br />
destinati ad essere assorbiti e<br />
su<strong>per</strong>ati da detta sentenza (Cass.
1990/1309), con la conseguenza<br />
che l’atto di appello non può che<br />
avere ad oggetto la sentenza<br />
definitiva, restando inammissib<strong>il</strong>i,<br />
<strong>per</strong> carenza d’interesse, le<br />
censure sollevate invece contro i<br />
provvedimenti provvisori e<br />
urgenti o anche contro le<br />
ordinanze emanate dal tribunale<br />
<strong>per</strong> regolamentare l’andamento<br />
del processo. Infatti, l’interesse<br />
all’impugnazione, manifestazione<br />
del più generale interesse ad<br />
agire, va apprezzato in relazione<br />
alla ut<strong>il</strong>ità concreta derivab<strong>il</strong>e<br />
alla parte dall’eventuale
accoglimento dell’impugnazione<br />
e non può consistere in un mero<br />
interesse astratto ad una più<br />
corretta soluzione di una<br />
questione giuridica, non avente<br />
riflessi pratici sulla decisione<br />
adottata (Cass. 2006/13593;<br />
2007/12952).”<br />
( 85 ) Secondo Trib. Modena, ord.<br />
5 ottobre 2006, in Fam. e dir.,<br />
2007, 4, 401, “Nel nuovo<br />
processo fam<strong>il</strong>iare, riformato<br />
prima dalla legge n. 80 del 2005 e<br />
poi dalla legge n. 54 del 2006, <strong>il</strong><br />
reclamo alla Corte d’appello, ex<br />
art. 708, comma 4, c.p.c., ed <strong>il</strong>
icorso <strong>per</strong> la revoca o modifica<br />
dell’ordinanza presidenziale, ex<br />
art. 709, ultimo comma, c.p.c.,<br />
costituiscono due strumenti di<br />
tutela alternativi. Onde evitare<br />
decisioni contrastanti, <strong>per</strong>tanto,<br />
una volta scelta la via del reclamo<br />
non è ammessa istanza di revoca,<br />
se non in presenza di un<br />
"mutamento <strong>nel</strong>le circostanze".<br />
Non coltivata e <strong>per</strong>ciò <strong>per</strong>enta la<br />
via del reclamo, appare, invece,<br />
ammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso <strong>per</strong><br />
revoca/modifica al G.I., allo<br />
scopo di rivedere <strong>il</strong><br />
provvedimento presidenziale
anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
dell’opportunità, in quanto <strong>il</strong><br />
potere del G.I. non appare più<br />
condizionato dal requisito del<br />
"mutamento <strong>nel</strong>le circostanze". <strong>Il</strong><br />
Trib. Napoli, ord. 9 novembre<br />
2006, in <strong>Il</strong> Corriere del Merito,<br />
2007, 1, 26, ha dal canto suo<br />
sostenuto che “in pendenza del<br />
termine <strong>per</strong> la proponib<strong>il</strong>ità del<br />
reclamo in corte d"appello, in<br />
forza del principio di alternatività<br />
dei mezzi di tutela, e al fine di<br />
evitare contrasti tra<br />
provvedimenti, non è possib<strong>il</strong>e<br />
chiedere al giudice istruttore la
modifica o la revoca dei<br />
provvedimenti presidenziali,<br />
adottati <strong>nel</strong>le cause di<br />
<strong>separazione</strong>, anche in ipotesi di<br />
sopravvenienze.”. E ancora, App.<br />
Napoli, 30 agosto 2006, in <strong>Il</strong><br />
Corriere del Merito, 2006, 11,<br />
1255, ha ribadito che “<strong>nel</strong> corso<br />
del procedimento di <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi è<br />
inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> reclamo proposto<br />
innanzi alla Corte d’Appello<br />
avverso i provvedimenti adottati<br />
dal Giudice istruttore, di modifica<br />
e revoca di quelli presidenziali.”;<br />
<strong>nel</strong>lo stesso senso App. Cagliari,
18 luglio 2006, in Foro It., 2006,<br />
11, 3242.<br />
( 86 ) DANOVI, Reclamo e revoca<br />
<strong>nel</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, in Ventiquattrore<br />
Avvocato, 2010, n. 10, 59, ritiene<br />
che “una lettura<br />
costituzionalmente orientata<br />
induce a scegliere come<br />
soluzione maggiormente<br />
appagante quella volta ad<br />
autorizzare la revoca e modifica<br />
da parte dell’istruttore anche del<br />
provvedimento emanato dalla<br />
Corte d’Appello in sede di<br />
reclamo, subordinandola tuttavia
alla presenza di nuove<br />
circostanze, ritenendo che <strong>il</strong><br />
potere revocatorio generale e<br />
incondizionato previsto dal<br />
nuovo art. 709, comma 4, c.p.c. si<br />
sia ormai consumato <strong>per</strong> effetto<br />
della pronuncia in sede di<br />
reclamo da parte di un giudice<br />
su<strong>per</strong>iore, ma sopravviva un più<br />
limitato potere di<br />
modifica/revoca, in ossequio alla<br />
clausola rebus sic stantibus”.<br />
DANOVI precisa <strong>per</strong>altro che<br />
“<strong>nel</strong>l’ipotesi in cui <strong>il</strong> reclamo sia<br />
stato concretamente es<strong>per</strong>ito, in<br />
pendenza dello stesso non è
ammissib<strong>il</strong>e la proposizione della<br />
revoca/modifica, essendo la sede<br />
del reclamo idonea a fare valere<br />
qualunque circostanza, anche<br />
sopravvenuta, tale da incidere<br />
sull’assetto dei provvedimenti<br />
presidenziale”. V. anche, dello<br />
stesso Autore, Reclamo, revoca e<br />
modifica dei provvedimenti<br />
sommari <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio, in <strong>Il</strong> giusto processo<br />
civ<strong>il</strong>e, 2008, vol. 3, fasc. 1, 203.<br />
( 87 ) App. Bologna, decreto 8<br />
maggio 2006, con nota di<br />
TOMMASEO, Provvedimenti<br />
presidenziali e motivi di reclamo
alla corte d’appello, in Fam. e<br />
dir., n. 6/2007, p. 617; secondo<br />
App. Trento, 6 luglio 2006, in La<br />
Rivista dell’AIAF, 2006, 4, 53 s.<br />
“va evidenziato <strong>il</strong> carattere<br />
necessariamente sommario delle<br />
decisioni presidenziali e<br />
conseguentemente i limiti dei<br />
poteri di controllo affidati al<br />
giudice del reclamo, con la<br />
conseguenza che possono<br />
assumere r<strong>il</strong>ievo ed essere<br />
eliminati soltanto errori<br />
decisionali evidenti e frutto di<br />
una non corretta valutazione<br />
degli elementi di massima
acquisiti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase iniziale del<br />
processo di <strong>separazione</strong>, senza<br />
alcuna anticipazione<br />
dell’istruttoria vera e propria<br />
demandata al G.I.”. V. anche<br />
App. Bologna, 13 novembre<br />
2006, in Fam. e dir., 2007, 280 ss.<br />
con nota di ARCERI, Sulla<br />
reclamab<strong>il</strong>ità dei provvedimenti<br />
interinali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio.<br />
( 88 ) TOMMASEO, Provvedimenti<br />
presidenziali e motivi di reclamo<br />
alla corte d’appello, cit., 617.<br />
( 89 ) Cass., 26 gennaio 2011, n.<br />
1841; Cass., 6 novembre 2008, n.
26631<br />
( 90 ) DANOVI, Reclamo e revoca<br />
<strong>nel</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, cit.<br />
( 91 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />
6975, in Guida al dir., 2005, n.<br />
16, 39, con nota di FIORINI.<br />
( 92 ) Cass., 23 agosto 1985, n.<br />
4502; Trib. M<strong>il</strong>ano, 10 febbraio<br />
1999.<br />
C. Cost., 29 gennaio 1998, n. 2,<br />
<strong>nel</strong> precisare che “l’istituto della<br />
prescrizione è finalizzato - com’è<br />
noto - ad un obiettivo di primaria<br />
importanza, che è quello di
garantire la certezza dei rapporti<br />
giuridici, facendo venir meno <strong>il</strong><br />
diritto non esercitato <strong>per</strong> un<br />
determinato <strong>per</strong>iodo di tempo. In<br />
tale prospettiva, la sospensione<br />
della prescrizione si caratterizza<br />
<strong>per</strong> la peculiarità, r<strong>il</strong>evata anche<br />
dal giudice a quo, costituita dalla<br />
tassatività dei casi previsti dalla<br />
legge. Se infatti ogni diritto, salvo<br />
specifiche eccezioni, "si estingue<br />
<strong>per</strong> prescrizione, quando <strong>il</strong><br />
titolare non lo esercita <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
tempo determinato dalla legge"<br />
(art. 2934 cod. civ.), ne deriva<br />
coerentemente che non è
possib<strong>il</strong>e riconoscere ipotesi di<br />
sospensione che non siano<br />
espressamente regolate dal<br />
codice civ<strong>il</strong>e o da altre norme<br />
speciali in materia (v., ad<br />
esempio, l’art. 168, secondo<br />
comma della legge fallimentare).<br />
È <strong>per</strong> questo che l’art. 2941 cod.<br />
civ. contiene un elenco ben<br />
determinato di casi, enucleab<strong>il</strong>i<br />
in base a rigorosi criteri formali<br />
e giustificati dalla particolarità<br />
delle situazioni ivi previste”, ha<br />
affermato che “la sospensione<br />
della prescrizione implica precisi<br />
elementi formali e temporali che
si ravvisano <strong>nel</strong> coniugio”, e “la<br />
stessa natura della prescrizione -<br />
istituto finalizzato a conferire<br />
stab<strong>il</strong>ità a rapporti patrimoniali -<br />
impone <strong>per</strong> <strong>il</strong> decorso dei termini<br />
l’adozione di parametri di<br />
riferimento certi ed<br />
incontestab<strong>il</strong>i, quali possono<br />
essere offerti soltanto<br />
dall’esistenza o dal venir meno di<br />
un vincolo giuridico quale <strong>il</strong><br />
matrimonio.”<br />
( 93 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />
6975, cit; Cass., 1 giugno 2010, n.<br />
13414.<br />
( 94 ) Cass., 12 settembre 2005, n.
18097; Cass., 1 giugno 2010, n.<br />
13414.<br />
( 95 ) FINOCCHIARO F., Del<br />
matrimonio, II, II ed., in Comm.<br />
Scialoja-Branca, sub artt. 84-158,<br />
Bologna-Roma, 1993, 440 ss.<br />
OBERTO, I rimedi<br />
all’inadempimento degli obblighi<br />
di <strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong>l’ambito<br />
della crisi della famiglia, in Fam.<br />
e dir., 2008, 77 ss.<br />
( 96 ) Cass. 12 maggio 1998, n.<br />
4776, in Ventiquattrore<br />
Avvocato, 2006, 2, 13, annotata<br />
da FELCIOLONI, ha ribadito “<strong>il</strong>
carattere non cautelare e atipico<br />
del sequestro di cui all’art. 156<br />
comma 6, cod. civ, che<br />
presupponendo l’inadempimento<br />
di obblighi <strong>per</strong> i quali vi è già’ un<br />
titolo con efficacia esecutiva, si<br />
distingue sia dal sequestro<br />
giudiziario, che da quello<br />
conservativo. <strong>Il</strong> giudice delle<br />
leggi ha posto in luce differenze<br />
significative tra <strong>il</strong> sequestro in<br />
questione ed <strong>il</strong> sequestro<br />
conservativo (Corte Cost. 19<br />
luglio 1996 n. 258, che ha<br />
dichiarato incostituzionale l’art.<br />
156, comma 6, <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui
non prevede che <strong>il</strong> giudice<br />
istruttore possa adottare, <strong>nel</strong><br />
corso della causa di <strong>separazione</strong>,<br />
<strong>il</strong> provvedimento di sequestro ex<br />
art. 156 c.c.), osservando che<br />
mentre <strong>il</strong> sequestro conservativo<br />
presuppone, secondo una<br />
consolidata tradizione, la<br />
sussistenza del "fumus boni iuris"<br />
e del "<strong>per</strong>iculum in mora", <strong>il</strong><br />
provvedimento previsto dall’art.<br />
156 c.c. presuppone un credito<br />
già’ dichiarato, sia pure in via<br />
provvisoria, e può’ essere<br />
disposto pur in mancanza del<br />
secondo di detti requisiti, sulla
ase della semplice inadempienza<br />
agli obblighi di <strong>mantenimento</strong>. È<br />
stato pure sottolineato in<br />
giurisprudenza che <strong>il</strong> sequestro di<br />
cui all’art. 156 c.c. non ha natura<br />
cautelare, essendo finalizzato ad<br />
una funzione di coazione, anche<br />
psicologica, all’adempimento<br />
degli obblighi di <strong>mantenimento</strong><br />
posti a carico di uno dei coniugi<br />
(Cass. 20 febbraio 1989 n. 4861,<br />
5 febbraio 1988 n. 1261; Corte<br />
Cost. n. 258 del 1996 cit.).” V.<br />
anche Cass., 28 gennaio 2000, n.<br />
944. In dottrina, OBERTO, I<br />
riumedi all’inadempimento degli
obblighi di <strong>mantenimento</strong><br />
<strong>nel</strong>l’ambito della crisi della<br />
famiglia, in Fam. e dir., 2008, 77<br />
ss., secondo cui “tale strumento<br />
non è includib<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>le c.d. misure<br />
cautelari atipiche di cui all’art.<br />
669-quaterdecies c.p.c., in quanto<br />
ha caratteri peculiari rispetto<br />
all’ordinario sequestro<br />
conservativo disciplinato dagli<br />
art. 671 e seguenti c.p.c.”.<br />
( 97 ) Cass., 28 maggio 2004, n.<br />
10273, in Corriere Giur., 2004, 8,<br />
1002; Cass., 12 maggio 1998, n.<br />
4776, in Mass., 1998.<br />
( 98 ) Cass., 2 febbraio 2012, n.
1518, in cd rom Fam. e dir., Ipsoa.<br />
( 99 ) Corte. cost. 19 luglio 1996,<br />
n. 258, in Giur. It., 1997, I, 16, ha<br />
dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />
costituzionale dell’art. 156, 6°<br />
comma, c. c., <strong>per</strong> contrasto con gli<br />
art. 3, 29, 30 e 31 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
parte in cui non prevede che <strong>il</strong><br />
giudice istruttore possa adottare<br />
<strong>nel</strong> corso della causa di<br />
<strong>separazione</strong>, <strong>il</strong> provvedimento di<br />
sequestro di parte dei beni del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato al<br />
<strong>mantenimento</strong>. L’esigenza di dare<br />
tempestiva ed efficace<br />
soddisfazione alle esigenze di
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
bisognoso e, soprattutto, dei <strong>figli</strong><br />
minori sussiste anche prima della<br />
sentenza di <strong>separazione</strong> in<br />
relazione agli obblighi di<br />
<strong>mantenimento</strong> stab<strong>il</strong>iti in sede<br />
presidenziale e <strong>per</strong>ciò deve essere<br />
riconosciuta anche al giudice<br />
istruttore la competenza a<br />
disporre <strong>il</strong> sequestro dei beni del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato. Inoltre la<br />
Corte costituzionale, con<br />
pronuncia del 18 apr<strong>il</strong>e 1997, n.<br />
99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />
ritenuto applicab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>le<br />
controversie tra genitori naturali
concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> di<br />
<strong>figli</strong> riconosciuti, come<br />
conseguenza sistematicamente<br />
deducib<strong>il</strong>e dall’art. 261 cod. civ.,<br />
le misure del sequestro e<br />
dell’ordine di pagamento al terzo,<br />
previste dall’art. 156, comma 6,<br />
c.c., in quanto tali misure,<br />
sebbene inquadrate <strong>nel</strong><br />
procedimento di <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, rappresentano una forma<br />
di attuazione del principio di<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, <strong>il</strong> quale<br />
postula <strong>il</strong> tempestivo<br />
soddisfacimento delle esigenze di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, a
prescindere dalla qualificazione<br />
dello status. In senso conforme<br />
Cass. 15 settembre 2006, n.<br />
19946, che ha sostenuto<br />
l’applicab<strong>il</strong>ità del sequestro<br />
previsto dall’art. 156, comma 6,<br />
cod. civ., in favore del <strong>figli</strong>o<br />
minorenne <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />
procedimento <strong>per</strong> la<br />
dichiarazione giudiziale di<br />
paternità naturale.<br />
( 100 ) La Corte costituzionale<br />
con sentenza del 31 maggio 1983,<br />
n. 144 ha dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />
costituzionale del comma 6°<br />
dell’art. 156 c.c. <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui
non prevede che le disposizioni<br />
ivi contenute si applichino anche<br />
a favore dei <strong>figli</strong> di coniugi<br />
consensualmente separati; con<br />
sentenza del 19 gennaio 1987, n.<br />
5 ha altresì dichiarato<br />
l’<strong>il</strong>legittimità costituzionale dello<br />
stesso comma <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui<br />
non prevede che le disposizioni<br />
ivi contenute si applichino pure ai<br />
coniugi separati<br />
consensualmente.<br />
Inoltre la Corte costituzionale,<br />
con pronuncia del 18 apr<strong>il</strong>e 1997,<br />
n. 99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />
ritenuto applicab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>le
controversie tra genitori naturali<br />
concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> di<br />
<strong>figli</strong> riconosciuti, come<br />
conseguenza sistematicamente<br />
deducib<strong>il</strong>e dall’art. 261 cod. civ.,<br />
le misure del sequestro e<br />
dell’ordine di pagamento al terzo,<br />
previste dall’art. 156, comma 6,<br />
c.c., in quanto tali misure,<br />
sebbene inquadrate <strong>nel</strong><br />
procedimento di <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, rappresentano una forma<br />
di attuazione del principio di<br />
responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, <strong>il</strong> quale<br />
postula <strong>il</strong> tempestivo<br />
soddisfacimento delle esigenze di
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, a<br />
prescindere dalla qualificazione<br />
dello status. In senso conforme<br />
Cass. 15 settembre 2006, n.<br />
19946, che ha sostenuto<br />
l’applicab<strong>il</strong>ità del sequestro<br />
previsto dall’art. 156, comma 6,<br />
cod. civ., in favore del <strong>figli</strong>o<br />
minorenne <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />
procedimento <strong>per</strong> la<br />
dichiarazione giudiziale di<br />
paternità naturale.<br />
( 101 ) Corte cost. 19 gennaio<br />
1987 n. 5, cit.<br />
( 102 ) Corte cost. 6 luglio 1994 n.<br />
278, in Giust. Civ., 1994, I, 2404,
ha dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />
costituzionale dell’art. 156,<br />
comma 6 c.c., <strong>per</strong> contrasto con<br />
gli art. 3 e 30 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in<br />
cui non prevede che <strong>il</strong> giudice<br />
istruttore possa adottare <strong>nel</strong> corso<br />
della causa di <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />
provvedimento di ordinare ai<br />
terzi debitori del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato al <strong>mantenimento</strong> di<br />
versare una parte delle somme<br />
direttamente agli aventi diritto.<br />
( 103 ) Cass. 19 maggio 2011, n.<br />
11062, in cd rom Fam. e dir.,<br />
Ipsoa, ha precisato che “l’art.<br />
156, sesto comma, cod. civ.,
<strong>nel</strong>l’attribuire al giudice, in caso<br />
d’inadempimento dell’obbligo di<br />
corrispondere l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, <strong>il</strong> potere di<br />
ordinare ai terzi, tenuti a<br />
corrispondere anche<br />
<strong>per</strong>iodicamente somme di denaro<br />
al <strong>coniuge</strong> obbligato, che una<br />
parte di esse venga versata<br />
direttamente agli aventi diritto,<br />
postula una valutazione di<br />
opportunità che implica<br />
esclusivamente un apprezzamento<br />
in ordine all’idoneità del<br />
comportamento dell’obbligato a<br />
suscitare dubbi circa l’esattezza
e la regolarità del futuro<br />
adempimento e, quindi, a<br />
frustrare le finalità proprie<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>.”<br />
( 104 ) Cass. 6 novembre 2006, n.<br />
23668, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ.,<br />
2007, 2, 168, con nota di<br />
SCA-RANO.<br />
( 105 ) Corte cost., 18 febbraio<br />
1988, n. 186, in Cons. Stato,<br />
1988, II, 232, ha dichiarato<br />
incostituzionale l’art. 158 c. c. <strong>per</strong><br />
violazione dell’art. 3 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
parte in cui non prevede che <strong>il</strong><br />
decreto di omologazione della<br />
<strong>separazione</strong> consensuale dei
coniugi costituisca titolo <strong>per</strong><br />
l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale, ai sensi dell’art. 2818<br />
c. c., come lo costituisce, ai sensi<br />
dell’art. 156, 5° comma, cod. cit.,<br />
la sentenza che pronunzia la<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi.<br />
( 106 ) Secondo un recente<br />
orientamento, la valutazione del<br />
<strong>coniuge</strong>, circa la sussistenza del<br />
<strong>per</strong>icolo di inadempimento del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato ai fini<br />
dell’iscrizione ipotecaria, rimane<br />
sindacab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> merito, sì che la<br />
mancanza originaria o
sopravvenuta di tale <strong>per</strong>icolo<br />
determina l’estinzione della<br />
garanzia ipotecaria, e <strong>il</strong><br />
conseguente diritto dell’obbligato<br />
di ottenere dal giudice<br />
l’emanazione dell’ordine di<br />
cancellazione dell’ipoteca ai<br />
sensi dell’art. 2884 c.c.. (Cass., 6<br />
luglio 2004, n. 12309, in Mass.<br />
Giur. It., 2004).<br />
( 107 ) Cass., 29 gennaio 1980, n.<br />
679.<br />
( 108 ) Corte cost. 15 apr<strong>il</strong>e 1992,<br />
n. 176, in Foro It., 1994, I, 41<br />
( 109 ) v. Corte cost., ord. 12
gennaio 2012, n. 6, che <strong>per</strong>altro<br />
non si è pronunciata <strong>nel</strong> merito,<br />
dichiarando la questione<br />
manifestamente inammissib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />
difetto di legittimazione del<br />
giudice rimettente.<br />
( 110 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni,<br />
op.cit., 211, sostiene che “<strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> separato conserva <strong>il</strong><br />
diritto all’assistenza materiale,<br />
che tuttavia, venendo meno la<br />
convivenza, si traduce <strong>nel</strong> diritto<br />
ad un assegno di <strong>mantenimento</strong>”;<br />
BONILINI, Manuale di diritto di<br />
famiglia, op. cit., 187, sottolinea
che “l’assegno di <strong>mantenimento</strong> -<br />
che è costituito da una<br />
prestazione pecuniaria <strong>per</strong>iodica -<br />
è espressione della solidarietà<br />
coniugale, e ha funzione<br />
assistenziale, non già<br />
sanzionatoria: <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
obbligato al pagamento<br />
dell’assegno, quindi, è colui che<br />
versa <strong>nel</strong>le condizioni<br />
economiche migliori, sia esso<br />
responsab<strong>il</strong>e o meno del<br />
fallimento del matrimonio”.<br />
( 111 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />
Cedam, Padova, 2005, op. cit.,<br />
328; secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong>
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
372, “l’attuale previsione dell’art.<br />
156 si pone in rapporto di<br />
continuità con l’art. 143 cod. civ.<br />
che prevede <strong>per</strong> ciascuno dei<br />
coniugi l’obbligo di contribuire ai<br />
bisogni della famiglia, e lo<br />
trasforma, in costanza di<br />
<strong>separazione</strong>, <strong>nel</strong> dovere di fornire<br />
al <strong>coniuge</strong> privo di adeguati<br />
redditi propri quanto necessario<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> proprio <strong>mantenimento</strong>”; v.<br />
anche DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> diritto di<br />
famiglia. Leggi, prassi e<br />
giurisprudenza, Cedam, Padova,
2011, 529; DE FILIPPIS-<br />
CASABURI, Separazione e<br />
divorzio <strong><strong>nel</strong>la</strong> dottrina e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
giurisprudenza, Cedam, Padova,<br />
1998, 353, osservano che<br />
l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
stab<strong>il</strong>ito dall’art. 156 c.c. è una<br />
“continuazione e <strong>nel</strong> contempo<br />
un affievolimento del dovere di<br />
contribuzione” previsto in<br />
costanza ed in piena vigenza del<br />
matrimonio.<br />
( 112 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />
che nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, in<br />
Trattato di diritto privato, diretto
da Rescigno, Utet, Torino, 237.<br />
( 113 ) Secondo FALZEA, <strong>Il</strong><br />
dovere di contribuzione <strong>nel</strong><br />
regime patrimoniale della<br />
famiglia, in Riv. Dir. Civ., I, 1977,<br />
621, “l’obbligazione di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />
separato sostituisce l’obbligo di<br />
contribuzione vigente durante la<br />
convivenza matrimoniale (art.<br />
143, 3° co.), obbligo venuto meno<br />
<strong>per</strong> effetto della <strong>separazione</strong>”;<br />
CALOGERO, La <strong>separazione</strong><br />
giudiziale, in Trattato di diritto di<br />
famiglia, diretto da Zatti, I, 2,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2002, 1058 ss.,
sostiene che l’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> costituisce uno<br />
strumento volto a garantire al<br />
<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />
debole “un passaggio meno<br />
traumatico alla nuova<br />
situazione”.<br />
( 114 ) SESTA, Codice della<br />
famiglia, I, M<strong>il</strong>ano, 2007, 604<br />
evidenzia che “una<br />
conformazione dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> speculare<br />
all’obbligo di contribuzione<br />
sancito dall’art. 143 c.c. risente<br />
chiaramente della più vetusta<br />
rappresentazione dell’istituto,
originariamente concepito quale<br />
mero <strong>per</strong>iodo di ripensamento,<br />
prodromico alla riconc<strong>il</strong>iazione,<br />
durante <strong>il</strong> quale rimanevano<br />
integri tutti i doveri (anche di<br />
natura strettamente <strong>per</strong>sonale)<br />
nascenti dal matrimonio.<br />
Diversamente, una visione<br />
dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
quale apporto – sui generis –<br />
strettamente commisurato ai<br />
mezzi dell’obbligato, diretto alla<br />
soddisfazione della legittima<br />
aspettativa del <strong>coniuge</strong> più<br />
debole di non vedere<br />
sensib<strong>il</strong>mente deteriorato, in
dipendenza della <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />
proprio precedente tenore di vita,<br />
appare più rispondente alla<br />
funzione dell’istituto così come<br />
attualmente disciplinato.<br />
Funzione che ben può definirsi –<br />
anche <strong>per</strong> ciò che riguarda<br />
l’assetto dei rispettivi interessi<br />
patrimoniali – ‘preparatoria’ al<br />
futuro divorzio”.<br />
( 115 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />
voce Separazione <strong>per</strong>sonale (dir.<br />
priv.), in Enc. Dir., XLI , Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1989, 1397 ss..;<br />
BESSONE-ALPA-D’ANGELO-<br />
FERRANDO-SPALLAROSSA, La
famiglia <strong>nel</strong> nuovo diritto, IV ed.,<br />
Zanichelli, Bologna, 1997, 125;<br />
SESTA, Diritto di famiglia, op.<br />
cit., 329, sottolinea come “<strong>il</strong><br />
difetto di redditi adeguati non<br />
vada inteso come stato di<br />
bisogno, bensì come mancanza di<br />
redditi sufficienti ad assicurare<br />
al <strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di vita goduto<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio, di modo<br />
che, in mancanza di tale<br />
condizione, non può essere<br />
imposto alcun assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a carico di un<br />
<strong>coniuge</strong>, qualunque sia la<br />
consistenza dei suoi redditi”.
( 116 ) GRASSETTI, Sub art. 156,<br />
in Commentario al diritto italiano<br />
della famiglia, a cura di Cian,<br />
Oppo eTrabucchi, II, Cedam,<br />
Padova, 1992, 707.<br />
( 117 ) FINOCCHIARO, Del<br />
matrimonio, op. cit, 426 e ss.;<br />
ZATTI, I diritti e i doveri che<br />
nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,.,<br />
241 e ss.; CALOGERO, La<br />
<strong>separazione</strong> giudiziale, op. cit.,<br />
1067; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> diritto di<br />
famiglia. Leggi, prassi e<br />
giurisprudenza, op. cit., 531; DE<br />
FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la
<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 388, osserva che<br />
“<strong>il</strong> concetto di tenore di vita<br />
goduto o godib<strong>il</strong>e non deve<br />
essere inteso in senso letterale,<br />
poiché la <strong>separazione</strong>,<br />
determinando maggiori spese ed<br />
eliminando le economie che<br />
derivano dal vivere insieme, non<br />
può non comportare un<br />
abbassamento del livello<br />
generale di possib<strong>il</strong>ità<br />
economiche. Esso deve <strong>per</strong>tanto<br />
intendersi come riequ<strong>il</strong>ibrio delle<br />
due posizioni, tale che entrambi i<br />
coniugi, dovendo ridimensionare
<strong>il</strong> proprio standard economico, lo<br />
facciano <strong><strong>nel</strong>la</strong> medesima misura.<br />
Pertanto, <strong>il</strong> concetto di tenore di<br />
vita è collegato a quello di<br />
disparità tra le situazioni<br />
economiche delle due parti, quali<br />
risultano in costanza di<br />
<strong>separazione</strong>, ed all’esistenza di<br />
uno squ<strong>il</strong>ibrio.”<br />
( 118 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 389; contra<br />
BAR-BIERA, I diritti patrimoniali<br />
dei separati e dei divorziati, II<br />
ed., Zanichelli, Bologna, 2001,<br />
22, <strong>il</strong> quale sostiene che non ha
senso pretendere la ricostruzione<br />
di una comunione di vita ormai<br />
cessata, portando <strong>il</strong> tenore di vita<br />
del <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno ad un livello<br />
addirittura più elevato e quindi<br />
diverso da quello goduto durante<br />
la convivenza; CARBONE, Sul<br />
concetto di adeguatezza dei<br />
redditi del <strong>coniuge</strong> separato, nota<br />
a Cass., 26 novembre 1996, n.<br />
10465, in Giust. civ., 1997, I,<br />
r<strong>il</strong>eva che appare <strong>il</strong>logico che "<strong>il</strong><br />
soggetto, <strong>il</strong> quale, durante la vita<br />
matrimoniale abbia<br />
pacificamente condiviso, o al
massimo tollerato, un tenore di<br />
vita inferiore alle possib<strong>il</strong>ità<br />
economiche <strong>per</strong> le ragioni più<br />
svariate (...), possa poi<br />
pretendere, a <strong>separazione</strong><br />
avvenuta, un assegno non<br />
commisurato al tenore di vita<br />
matrimoniale, obiettivamente<br />
dimostrab<strong>il</strong>e, ma al tenore che<br />
sarebbe stato, secondo un<br />
giudizio ipotetico, <strong>il</strong> più consono<br />
alle sostanze della coppia".<br />
( 119 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, op.cit., 388 ss.<br />
( 120 ) DOGLIOTTI, La<br />
<strong>separazione</strong> giudiziale, op. cit.,
504, sottolinea che,<br />
<strong>nel</strong>l’accertamento della mancanza<br />
di adeguati redditi da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno,<br />
occorre far riferimento alla<br />
situazione esistente al momento<br />
della <strong>separazione</strong>.<br />
( 121 ) Secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
391, “se le parti avevano stab<strong>il</strong>ito<br />
che un <strong>coniuge</strong> non lavorasse o<br />
magari abbandonasse un lavoro<br />
che prima aveva, ciò non può<br />
mancare di influenzare <strong>il</strong> giudizio<br />
di valutazione della possib<strong>il</strong>ità di
procurarsi mezzi adeguati. Per<br />
converso, un <strong>coniuge</strong> che abbia<br />
svolto attività lavorativa <strong>nel</strong><br />
<strong>per</strong>iodo di convivenza non può,<br />
in assenza di validi motivi, quali<br />
un maggior carico <strong>per</strong> la cura dei<br />
<strong>figli</strong>, smettere di lavorare e<br />
pretendere che i suoi mezzi siano<br />
valutati sulla base della nuova<br />
situazione.”<br />
( 122 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 212, secondo l’Autore “lo<br />
stato di bisogno, tuttavia, sussiste<br />
anche quando <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> abbia<br />
una capacità lavorativa specifica
ma sia involontariamente<br />
disoccupato ovvero trovi<br />
difficoltà a conc<strong>il</strong>iare <strong>il</strong> lavoro<br />
con le esigenze fam<strong>il</strong>iari. È<br />
irr<strong>il</strong>evante, ancora, che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
bisognoso abbia la capacità<br />
lavorativa se le concrete<br />
possib<strong>il</strong>ità di esplicazione di tale<br />
capacità non siano confacenti con<br />
le sue attitudini o risultino<br />
eccessivamente gravose in<br />
relazione al livello di vita<br />
matrimoniale”.<br />
( 123 ) PAJARDI, La <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi della<br />
giurisprudenza, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano
1989, 303; <strong>nel</strong>lo stesso senso<br />
BARBIERA, I diritti patrimoniali<br />
dei separati e dei divorziati, op.<br />
cit., 37, secondo <strong>il</strong> quale “caduto<br />
insieme alla potestà maritale<br />
l’accollo prioritario al marito<br />
degli obblighi economici non vi è<br />
ragione <strong>per</strong> assicurare al separato<br />
economicamente debole rendite<br />
parassitarie prescindendo dalle<br />
sue attitudini al lavoro”.<br />
( 124 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />
che nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
243; DALLA VALLE-ONGARO-<br />
PANTALEONI-SICCHIERO,
Separazione, divorzio,<br />
annullamento del matrimonio,<br />
Utet, Torino 2000, 195.<br />
( 125 ) AL MUREDEN, Crisi del<br />
matrimonio, famiglia<br />
destrutturata e <strong>per</strong>duranti<br />
esigenze di <strong>per</strong>equazione tra i<br />
coniugi, nota a Cass. 11 ottobre<br />
2006, n. 21805, in Fam. e dir.,<br />
3/2007, 229, r<strong>il</strong>eva che<br />
“all’affermata parità formale tra<br />
coniugi, sul piano giuridico, ed<br />
all’accesso delle donne al<br />
mercato del lavoro, su quello<br />
sociale, non corrisponde <strong>il</strong><br />
raggiungimento di una effettiva
parità all’interno della famiglia.<br />
Studi condotti dall’Eurostat,<br />
infatti, testimoniano che i "costi"<br />
che la cura della famiglia<br />
comporta, soprattutto in termini<br />
di <strong>per</strong>dita di energie dedicate<br />
all’attività professionale o<br />
formativa gravano ancora <strong>per</strong> la<br />
maggior parte sulle donne. Così,<br />
in particolare, la nascita dei <strong>figli</strong><br />
incide negativamente sui tassi di<br />
occupazione delle madri e<br />
positivamente su quelli dei padri,<br />
si riscontra un chiaro rapporto di<br />
proporzionalità inversa tra <strong>il</strong><br />
numero di <strong>figli</strong> e <strong>il</strong> tasso di
occupazione femmin<strong>il</strong>e ed anche<br />
la scelta di optare <strong>per</strong> un lavoro<br />
part-time risulta decisamente più<br />
accentuata <strong>per</strong> le madri. Occorre<br />
poi tenere presente che le<br />
esigenze di tutela del <strong>coniuge</strong><br />
che, avendo deciso di dedicarsi<br />
prevalentemente alla cura della<br />
famiglia abbia rinunciato a<br />
svolgere attività extradomestica<br />
produttiva di reddito, o,<br />
quantomeno, abbia subito un<br />
significativo rallentamento <strong>nel</strong><br />
proprio <strong>per</strong>corso professionale o<br />
formativo restano latenti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
fase fisiologica del rapporto e si
manifestano con particolare<br />
evidenza al momento della crisi<br />
coniugale”. L’Autore sostiene<br />
<strong>per</strong>tanto che “proprio <strong>nel</strong><br />
momento della crisi e della<br />
dissoluzione del matrimonio i<br />
coniugi sono chiamati ad una<br />
sorta di "collazione delle<br />
potenzialità".<br />
( 126 ) Secondo SESTA, Diritto di<br />
famiglia, op. cit., 329, “<strong>il</strong> termine<br />
redditi (art. 156, comma 2, c.c.)<br />
deve intendersi in senso ampio<br />
quale sinonimo di mezzi,<br />
comprensivo dunque non solo dei<br />
redditi in senso stretto, ma anche
dei cespiti in godimento diretto e<br />
delle altre ut<strong>il</strong>ità suscettib<strong>il</strong>i di<br />
valutazione economica. E ciò<br />
benchè l’art. 156, comma 2, c.c.<br />
menzioni esclusivamente <strong>il</strong><br />
reddito del <strong>coniuge</strong> obbligato, a<br />
differenza dell’art. 143 c.c. che al<br />
contrario determina l’obbligo di<br />
contribuzione in relazione alle<br />
“sostanze e capacità di lavoro”<br />
del <strong>coniuge</strong>”.<br />
( 127 ) M. FINOCCHIARO, nota a<br />
Cass., 12 apr<strong>il</strong>e 2001, n. 5492, in<br />
Giust. Civ. 2002, I, 3237.<br />
( 128 ) BRIGUGLIO, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, NNDI-
App., VII, Utet, Torino, 1987,<br />
129.<br />
( 129 ) SCARDULLA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> divorzio, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1996, 319.<br />
( 130 ) MANTOVANI, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I)<br />
Disciplina sostanziale, EG,<br />
XXVIII, Istituto della<br />
Enciclopedia Italiana fondata da<br />
G. Treccani, Roma 1992, 18.<br />
( 131 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 226 ss., tuttavia ribadisce che
“l’accordo relativo agli effetti<br />
economici della <strong>separazione</strong> o del<br />
divorzio non può privare in tutto<br />
o in parte <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> del diritto<br />
assistenziale all’assistenza<br />
coniugale o postconiugale<br />
spettantegli <strong>per</strong> legge”; OBERTO,<br />
I contratti della crisi coniugale, II,<br />
op. cit., 748, sostiene invece che<br />
“con riferimento alle prestazioni<br />
previste dagli artt. 156 c.c. e 5 l.<br />
div., ai coniugi sia rimesso un<br />
amplissimo potere dispositivo <strong>per</strong><br />
quanto attiene alla<br />
determinazione consensuale, sia<br />
dell’an che del quantum, con la
conseguenza che al riguardo le<br />
parti saranno libere di attenersi ai<br />
criteri legislativi fissati, così<br />
come di derogarvi, ovvero di<br />
ispirarsi a principi diversi rispetto<br />
a quelli previsti dalla normativa.”.<br />
( 132 ) così ZATTI, I diritti e i<br />
doveri che nascono dal<br />
matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, op. cit., 138.<br />
( 133 ) FALZEA, La <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1943,<br />
98; AZZOLINA, La <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, III ed.,<br />
Utet, Torino, 1966, 203 e ss..
( 134 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, I, op. cit., 217;<br />
FINOCCHIARO A.-FINOCCHIARO<br />
M . , Diritto di famiglia, op. cit.,<br />
689.<br />
( 135 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />
che nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
142.<br />
( 136 ) TOMMASEO, Della<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, in Commentario al<br />
diritto italiano della famiglia, a<br />
cura di Cian, Oppo e Trabucchi,<br />
VI, I, Cedam, Padova, 1993, 590.
( 137 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 229; contra OBERTO, I<br />
contratti della crisi coniugale, I,<br />
op. cit., 457 ss., ritiene che l’art.<br />
160 c.c. vale quale disposizione<br />
generale in relazione alle sole<br />
norme ivi contenute, che si<br />
riferiscono ai diritti e doveri tra<br />
gli sposi in costanza di<br />
convivenza, e non vige <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />
della crisi coniugale, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
regolamentazione dei rapporti tra<br />
coniugi separati; COMPORTI,<br />
Autonomia privata e convenzioni<br />
preventive di <strong>separazione</strong>, di
divorzio e di annullamento del<br />
matrimonio, in Foro It., 1995, V,<br />
c. 113.<br />
( 138 ) Secondo la concezione c.d.<br />
privatistica, seguita dalla dottrina<br />
maggioritaria - che individua <strong>nel</strong><br />
consenso la causa della<br />
<strong>separazione</strong> - la funzione<br />
dell’omologazione è quella di<br />
attribuire efficacia all’accordo<br />
privato, senza o<strong>per</strong>are alcuna<br />
integrazione della volontà<br />
negoziale, v. FALZEA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, op. cit.,<br />
77.<br />
ZATTI, I diritti e i doveri che
nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
139; MANTOVANI, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I,<br />
Disciplina sostanziale, op. cit., 29,<br />
ritengono che l’omologazione<br />
abbia una funzione di mero<br />
controllo, di legittimità o di<br />
merito.<br />
BRECCIA, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, Digesto<br />
Italiano, IV civ., XVIII, Utet,<br />
Torino 1998, 376, sostiene che <strong>il</strong><br />
tribunale debba svolgere un<br />
controllo di legittimità, sulla<br />
ritualità della fase presidenziale,
l’esistenza del consenso e<br />
l’inesistenza di clausole nulle.<br />
Secondo altra dottrina non<br />
sarebbe <strong>per</strong>ò sufficiente <strong>il</strong> mero<br />
giudizio di liceità: AUTORINO<br />
STANZIONE-ZAMBRANO,<br />
Separazione in diritto comparato,<br />
Digesto Italiano, IV civ., XVIII,<br />
Utet, Torino, 1998, 438, ritiene<br />
necessario un giudizio positivo di<br />
meritevolezza delle condizioni<br />
pattuite; ZATTI, I diritti e i doveri<br />
che nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
140 e MANTOVANI, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I,
Disciplina sostanziale, op. cit.,<br />
29, ritengono possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> rifiuto<br />
dell’omologazione <strong>nel</strong> caso di<br />
clausole vessatorie, da cui emerga<br />
una posizione di inferiorità di un<br />
<strong>coniuge</strong> verso l’altro, ove <strong>il</strong><br />
sacrificio nasconda uno stato di<br />
debolezza che condizioni <strong>il</strong><br />
consenso.<br />
Contra, altri negano <strong>il</strong> potere<br />
del tribunale di sindacare la<br />
legittimità sostanziale<br />
dell’accordo, salva la conformità<br />
degli accordi all’interesse della<br />
prole, ritenendo che<br />
l’omologazione del verbale di
<strong>separazione</strong> consensuale<br />
sottoscritto dai coniugi, verificata<br />
la legittimità formale del<br />
procedimento, sia un "atto<br />
dovuto"; <strong>il</strong> rifiuto<br />
dell’omologazione - con riguardo<br />
alle condizioni economiche della<br />
<strong>separazione</strong> relative ai coniugi –<br />
costituirebbe non uno "specifico<br />
potere" riconosciuto al giudice,<br />
ma un provvedimento negativo<br />
conseguente all’accertamento<br />
d’ufficio, ex artt. 160 e 1421 c.c.,<br />
della nullità di un accordo<br />
negoziale <strong>per</strong> violazione di una<br />
norma im<strong>per</strong>ativa di legge, v.
DORIA, Autonomia privata e<br />
causa fam<strong>il</strong>iare. Gli accordi<br />
traslativi tra i coniugi in<br />
occasione della <strong>separazione</strong><br />
<strong>per</strong>sonale e del divorzio, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1996, 318.<br />
Da parte di altri ancora, si<br />
sostiene che <strong>il</strong> procedimento di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale sia<br />
"fisiologicamente" non idoneo a<br />
verificare gli accordi patrimoniali<br />
formulati dai coniugi, v.<br />
POLLI-CE, Autonomia dei coniugi<br />
e controllo giudiziale <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> consensuale: <strong>il</strong><br />
problema degli accordi non
omologati, in DG, 1988, 107.<br />
( 139 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 229; SCARDULLA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 359,<br />
afferma che “<strong>il</strong> diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> ed agli alimenti è<br />
assoluto ed inderogab<strong>il</strong>e e quindi<br />
irrinunciab<strong>il</strong>e ed ogni accordo<br />
che prevede una rinuncia in via<br />
preventiva o che maschera una<br />
rinuncia è nullo, in quanto<br />
concernente un diritto<br />
indisponib<strong>il</strong>e. E’ del pari nullo<br />
ogni accordo avente ad oggetto la
inuncia alla revisione eventuale<br />
dell’accordo sul trattamento<br />
economico o sulla sentenza che lo<br />
ha determinato. … Nel rispetto di<br />
tali inderogab<strong>il</strong>i principi, dettati<br />
dalla finalità della tutela<br />
dell’interesse della famiglia, nulla<br />
vieta che i coniugi … possano<br />
giungere ad un accordo (sia in<br />
sede di <strong>separazione</strong> giudiziale<br />
che consensuale) sull’entità<br />
dell’assegno o che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> a<br />
cui favore dovrebbe essere, in<br />
astratto, corrisposto riconosca (o<br />
rappresenti) la sua attuale<br />
autosufficienza … Tale accordo
<strong>per</strong>ò non preclude al <strong>coniuge</strong> -<br />
che aveva riconosciuto la propria<br />
autosufficienza e quindi<br />
rinunciato validamente alla<br />
corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />
la quale difettavano i presupposti<br />
– la possib<strong>il</strong>ità successiva di<br />
convenire l’altro in giudizio<br />
<strong>per</strong>ché provveda a corrispondere<br />
l’assegno … ove quelle<br />
condizioni … sono venute meno.<br />
…Va ancora aggiunto che<br />
l’accordo anzidetto, non<br />
potendosi considerare come una<br />
rinuncia, è valido in quanto<br />
scaturisce da una libera ed
obiettiva valutazione delle<br />
possib<strong>il</strong>ità e necessità di entrambi<br />
i coniugi, con la conseguenza che<br />
esso sarebbe nullo ove fosse stato<br />
inficiato da errore sulla<br />
situazione economica<br />
dell’obbligato o determinato da<br />
violenza.”.<br />
( 140 ) CECCHERINI, I rapporti<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />
famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1996, 192; ZATTI, I diritti<br />
e i doveri che nascono dal<br />
matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, op. cit., 258; DE FILIPPIS,<br />
<strong>Il</strong> matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
260; COMPORTI, Autonomia<br />
privata e convenzioni preventive<br />
di <strong>separazione</strong>, di divorzio e di<br />
annullamento del matrimonio, op.<br />
cit., 114 e ss., ammette la validità<br />
della rinuncia al <strong>mantenimento</strong>,<br />
che <strong>per</strong>ò deve intendersi sempre<br />
soggetta alla clausola implicita<br />
rebus sic stantibus.<br />
( 141 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, I, op.cit., 388 e<br />
ss., sostiene la piena validità degli<br />
accordi aventi ad oggetto atti di<br />
disposizione del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> tra coniugi
separati, e mette in luce la<br />
contraddizione della tesi che<br />
distingue tra inammissib<strong>il</strong>ità della<br />
rinuncia all’an e libera<br />
determinazione del quantum<br />
dell’assegno “atteso l’evidente<br />
carattere dispositivo di entrambi<br />
gli accordi”.<br />
( 142 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 226 ss.<br />
( 143 ) SCARDULLA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 365<br />
ss.
( 144 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 259 ss., ammette<br />
che l’accordo di <strong>separazione</strong><br />
consensuale possa contenere<br />
“una pattuizione che preveda<br />
l’adempimento dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> in unica soluzione,<br />
mediante l’elargizione di una<br />
somma di denaro o <strong>il</strong><br />
trasferimento di un bene<br />
immob<strong>il</strong>e”, e precisa che “<strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> che riceve <strong>il</strong> bene non<br />
compie alcuna rinuncia” – alla<br />
prestazione <strong>per</strong>iodica<br />
dell’assegno – “quanto
acconsente ad una diversa<br />
regolamentazione, che<br />
evidentemente considera<br />
conveniente”; CECCHERINI, I<br />
rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />
della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />
op. cit., 223;<br />
( 145 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 260 ammette la<br />
“possib<strong>il</strong>ità di corrispondere<br />
quanto dovuto <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> in unica<br />
soluzione” anche in sede di<br />
<strong>separazione</strong>, fermo restando che<br />
“l’accordo di <strong>separazione</strong>
consensuale è valido rebus sic<br />
stantibus” e “non può contenere<br />
una clausola di rinuncia a future<br />
revisioni, ove sopraggiungano<br />
nuove circostanze, <strong>per</strong> le esplicite<br />
previsioni dell’art. 156 u.c.<br />
cod.civ. e 710 cod. proc. civ.”;<br />
DOGLIOTTI, La <strong>separazione</strong><br />
giudiziale, op. cit., 505 e ss.;<br />
ZATTI, I diritti e i doveri che<br />
nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
259; RABITTI, La prestazione una<br />
tantum <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 615 e<br />
ss.; OBERTO, I contratti della crisi
coniugale, II, op. cit., 795 ss.,<br />
sostiene la piena validità<br />
dell’accordo <strong>per</strong> la<br />
corresponsione in unica<br />
soluzione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />
separato, poichè “una volta<br />
su<strong>per</strong>ato l’ostacolo concernente<br />
l’asserita non disponib<strong>il</strong>ità del<br />
diritto al <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>coniuge</strong> separato e dimostrata<br />
l’inapplicab<strong>il</strong>ità dell’art. 160 c.c.<br />
alla crisi coniugale” si deve<br />
lasciare <strong>il</strong> massimo spazio<br />
all’autonomia delle parti.<br />
( 146 ) ZATTI, I diritti e i doveri
che nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
259; DOGLIOTTI, La <strong>separazione</strong><br />
giudiziale, op. cit., 508; OBERTO,<br />
Prestazioni "una tantum" e<br />
trasferimento tra coniugi in<br />
occasione di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, Collana Biblioteca del<br />
Diritto di Famiglia, diretta da<br />
Dogliotti, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2000,<br />
41.<br />
( 147 ) SCARDULLA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 367;<br />
AULETTA, Gli accordi sulla crisi<br />
coniugale, in Fam<strong>il</strong>ia, 2003, I, 66,
sostiene l’invalidità degli accordi<br />
preventivi di divorzio stipulati in<br />
sede di <strong>separazione</strong>, in quanto<br />
privano <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> bisognoso, in<br />
misura totale o parziale, del<br />
diritto al sostentamento, o<br />
finiscono con l’incidere sulla<br />
libertà di aprire la crisi o di<br />
determinarne gli effetti;<br />
BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
in BONILINI e<br />
TOMMA-SEO, Lo scioglimento del<br />
matrimonio, in <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e,<br />
Commentario Schlesinger diretto<br />
da Bus<strong>nel</strong>li, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
2004, par. 25, afferma che gli
accordi preventivi di divorzio<br />
non sono attualmente praticab<strong>il</strong>i<br />
<strong>nel</strong> nostro ordinamento: “a mio<br />
avviso, soltanto una novellazione<br />
della disciplina vigente in<br />
materia di divorzio potrebbe<br />
legittimarne <strong>il</strong> tanto invocato<br />
ingresso <strong>nel</strong> sistema; a ben<br />
vedere, <strong>per</strong>altro, essa dovrebbe<br />
orientarsi a ridisegnare l’intera<br />
struttura dell’istituto divorz<strong>il</strong>e e,<br />
soprattutto, dei caratteri<br />
dell’assegno post-matrimoniale.<br />
Sembra, quindi, assai arduo che<br />
<strong>il</strong> dibattito possa essere risolto in<br />
senso positivo, in via di
interpretazione, richiamando<br />
l’applicazione dei principì<br />
contrattuali. In sintesi, almeno tre<br />
sono le <strong>per</strong>plessità salienti che le<br />
intese preventive, relative<br />
all’assegno post-matrimoniale,<br />
suscitano: la circostanza che <strong>il</strong><br />
divorzio costituisca una<br />
condizione, <strong>il</strong> cui avveramento<br />
dipende essenzialmente dalla<br />
volontà delle parti, dato che a<br />
queste ultime compete l’iniziativa<br />
del procedimento e l’entrata <strong>nel</strong><br />
processo, attraverso l’offerta di<br />
prove; soprattutto, <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong><br />
trascorrere del tempo giuochi un
uolo fortemente negativo sulla<br />
sistemazione attuata mediante gli<br />
accordi in vista del divorzio, <strong>il</strong><br />
cui valore è, <strong>per</strong>tanto, quasi del<br />
tutto ridimensionato dalla<br />
clausola rebus sic stantibus; la<br />
circostanza, infine, che, ove i<br />
coniugi intendano abbreviare i<br />
tempi processuali, potranno farlo<br />
attraverso la proposizione della<br />
domanda congiunta di divorzio,<br />
eventualmente rimeditando e<br />
formalizzando precedenti accordi<br />
non vincolanti.” Per<br />
l’ammissib<strong>il</strong>ità degli accordi<br />
preventivi di divorzio di natura
economica e patrimoniale, in sede<br />
di <strong>separazione</strong>, v. OBERTO, I<br />
contratti della crisi coniugale, I,<br />
op. cit., 483 ss; OBERTO, Accordi<br />
preventivi di divorzio: la prima<br />
picconata è del Tribunale di<br />
Torino, nota a Trib. Torino, sez.<br />
VII, ord. 20 apr<strong>il</strong>e 2012, secondo<br />
<strong>il</strong> quale “l’accordo concluso sui<br />
prof<strong>il</strong>i patrimoniali tra i coniugi<br />
in sede di <strong>separazione</strong> legale ed<br />
in vista del divorzio non<br />
contrasta né con l’ordine<br />
pubblico, né con l’art. 160 c.c.”, ,<br />
in Fam. e Dir., n. 8-9, 2012, 803;<br />
OBERTO, Contratti
prematrimoniali e accordi<br />
preventivi sulla crisi coniugale,<br />
i n Fam. e Dir., n. 1, 2012, 69;<br />
BUSNELLI, Prefazione ad AA. Vv.,<br />
La famiglia e <strong>il</strong> diritto fra<br />
diversità nazionali ed iniziative<br />
dell’Unione Europea, a cura di<br />
Amram e A. D’Angelo, Padova,<br />
2011, XIX.<br />
( 148 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 218; SCARDULLA, La<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />
coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 101;<br />
BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
op. cit., par. 25,
afferma <strong>il</strong> principio<br />
dell’indisponib<strong>il</strong>ità sostanziale<br />
preventiva dell’assegno di<br />
divorzio, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase della<br />
<strong>separazione</strong>, in ossequio alla<br />
natura assistenziale dell’assegno<br />
post-matrimoniale.<br />
( 149 ) DE PAOLA, nota a sent.<br />
Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 3503, in<br />
Fam. e Dir., 1998, 333.<br />
( 150 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />
voce Separazione <strong>per</strong>sonale (dir.<br />
Priv.) in Enc. Dir., op. cit., 1381;<br />
ZATTI, nota a Cass. 13 febbraio<br />
1985, n. 1208, in Nuova giur. civ.<br />
comm., 1985, I, 658.
( 151 ) CARBONE, Autonomia<br />
privata e rapporti patrimoniali tra<br />
coniugi (in crisi), nota a Cass. 22<br />
gennaio 1994, n. 657, in Fam. e<br />
Dir., 1994, 145; FERRARI, Ancora<br />
in tema di accordi fuori dal<br />
verbale di <strong>separazione</strong>, Nuova<br />
giur. civ. comm., 1994, I, 710;<br />
DOGLIOTTI, Separazione e<br />
divorzio. <strong>Il</strong> dato normativo, I<br />
problemi interpretativi, Utet,<br />
Torino, 1995, 18.<br />
( 152 ) BRECCIA, Separazione<br />
<strong>per</strong>sonale dei coniugi, op. cit.,<br />
377; ZATTI, I diritti e i doveri che
nascono dal matrimonio e la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />
144; una posizione intermedia è<br />
espressa da MANTOVANI,<br />
Separazione <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, I) Disciplina sostanziale,<br />
op. cit., 20, secondo cui l’accordo<br />
non omologato vale a regolare i<br />
rapporti tra le parti finché non<br />
intervenga una revoca del<br />
consenso, che fa rivivere<br />
l’efficacia delle determinazioni<br />
originarie.<br />
( 153 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />
n. 18618; Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736; Cass., 24 febbraio 2010, n.
4531; Cass., 14 dicembre 2006, n.<br />
26835; Cass., 25 agosto 2006, n.<br />
18547; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />
14840; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />
2626; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />
20638, in Guida al dir. , 2007, 20,<br />
45.<br />
( 154 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9878, Guida al dir., 2006, n. 30,<br />
sottolinea che “la conservazione<br />
del precedente tenore di vita da<br />
parte del <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />
dell’assegno costituisce un<br />
obiettivo tendenziale, e non<br />
sempre la <strong>separazione</strong>,<br />
aumentando le spese fisse dei
coniugi, ne consente la<br />
realizzazione; sicché esso va<br />
<strong>per</strong>seguito nei limiti consentiti<br />
dalle condizioni economiche del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato, richiamate<br />
dall’art. 156, comma 2, c.c.”;<br />
conf. Cass., 16 novembre 2005, n.<br />
23071; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />
2626; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />
6712; Cass., 27 giugno 1997, n.<br />
5762, in Giust. civ., 1998, I, 149.<br />
( 155 ) Cass., 14 dicembre 2006,<br />
n. 26835; Cass., 25 agosto 2006,<br />
n. 18547; Cass., 27 giugno 2006,<br />
n. 14840; Cass., 7 febbraio 2006,<br />
n. 2626; Cass. 24 dicembre 2002,
n. 18327, in Fam. e dir., 2003,<br />
275.<br />
( 156 ) Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />
20638; Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />
4558; Cass., 26 giugno 1996, n.<br />
5916; 28 apr<strong>il</strong>e 1995, n. 4720; 27<br />
febbraio 1995, n. 2223; 18 agosto<br />
1994, n. 7437; 2 luglio 1990, n.<br />
6774.<br />
( 157 ) Cass., 19 marzo 2004, n.<br />
5555, in Riv. Dir. Fam. e <strong>per</strong>s .,<br />
2004, 343.<br />
( 158 ) Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736; Cass., 19 marzo 2004, n.<br />
5555 , cit.; Cass. 7 marzo 2001, n.
3291, in Fam. e dir., n. 6/2001,<br />
608, con nota di NADDEO.<br />
( 159 ) Cass., 16 dicembre 2004,<br />
n. 23378, in Fam. e dir., n.<br />
2/2005, 127.<br />
( 160 ) Cass., 14 dicembre 2006,<br />
n. 26835, cit.; Cass. 14 novembre<br />
2001, n. 14162; Cass., 27 giugno<br />
1997, n. 5762.<br />
( 161 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />
n. 18618; Cass., 24 luglio 2007, n.<br />
16334, in Fam. e Dir., n. 11/2007,<br />
1060; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />
14640; Cass., 7 febbraio 2006, n.
2625, in Foro it., 2006, I, 1751;<br />
Cass., 22 ottobre 2004, n. 20638;<br />
Cass., 18 settembre 2003, n.<br />
13747, in Arch. civ., 2004, 7/8,<br />
943; Cass., 26 novembre 1996, n.<br />
10465, in Fam. e dir., 1997, 167;<br />
Cass., 18 agosto 1994, n. 7437, in<br />
Nuova Giust. Civ., 1995, I, 551.<br />
( 162 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />
n. 19439; Cass., 24 luglio 2007, n.<br />
16334, cit.; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2000,<br />
n. 4800, in Giur. It., 2003, 4, 686,<br />
con nota di BARBIERA.<br />
( 163 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />
n. 19439; Cass. 16 maggio 2005<br />
n. 10210, in Guida al dir., 2005,
n. 29, 55, con nota di GALLUZZO;<br />
Cass. 26 novembre 1996, n.<br />
10465.<br />
( 164 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />
15326; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />
14640; Cass., 9 marzo 2006, n.<br />
5061; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />
20638.<br />
( 165 ) Cass., 7 luglio 2008, n.<br />
18613, rigettando <strong>il</strong> ricorso di una<br />
moglie che lamentava la<br />
violazione dell’art. 156 c.c., <strong>per</strong><br />
non avere i giudici del merito<br />
valutato l’inadeguatezza
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />
sulla base delle rispettive<br />
capacità economiche dei coniugi<br />
e in rapporto al tenore di vita da<br />
loro fruito durante la vita comune<br />
(era stato attribuito alla moglie un<br />
assegno mens<strong>il</strong>e di euro<br />
18.000,00, a fronte di un<br />
imponib<strong>il</strong>e lordo annuo<br />
dichiarato dal marito di euro<br />
820.000,00, considerato anche<br />
che <strong>il</strong> marito, <strong>nel</strong> corso della<br />
convivenza coniugale versava<br />
ogni mese 30.000 dollari alla<br />
moglie), ha affermato che “<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione del <strong>mantenimento</strong>
del <strong>coniuge</strong> deve tenersi conto<br />
del tenore di vita "normalmente"<br />
godib<strong>il</strong>e in base ai redditi<br />
<strong>per</strong>cepiti dalla coppia, e <strong>per</strong>tanto<br />
colui al quale è riconosciuto <strong>il</strong><br />
diritto a tale assegno potrà<br />
chiedere, <strong>per</strong> tale titolo, le somme<br />
necessarie a integrare entrate<br />
sufficienti a soddisfare le sue<br />
esigenze di vita <strong>per</strong>sonale e di<br />
relazione al medesimo livello già<br />
raggiunto <strong>nel</strong> corso del<br />
matrimonio, non dovendosi<br />
<strong>nel</strong>l’assegno comprendere, di<br />
regola, somme che consentano<br />
atti di spreco o di inut<strong>il</strong>e
prodigalità del suo destinatario.<br />
… <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> non è quindi<br />
destinato allo svolgimento di<br />
attività diverse da quelle<br />
strettamente inerenti allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della vita <strong>per</strong>sonale -<br />
fisica e culturale (sport, viaggi,<br />
letture, frequenza di corsi) - e di<br />
relazione (incontri, vacanze,<br />
ricevimenti etc.), del <strong>coniuge</strong> che<br />
lo riceve, e quindi non serve <strong>per</strong><br />
gli investimenti o <strong>per</strong> consentire<br />
una eventuale attività<br />
imprenditoriale di chi ne<br />
beneficia”.<br />
( 166 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.
9878, in Guida al dir., 2006, n.<br />
30, 52; Cass., 16 novembre 2005,<br />
n. 23071 in Giust. Civ. Mass .,<br />
2005, 11; Cass., 30 marzo 2005,<br />
n. 6712.<br />
( 167 ) Cass., 8 novembre 2006, n.<br />
23801, in Mass. Rep. Lex24;<br />
Cass., 20 ottobre 2005, n. 20290,<br />
i n Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2007, 2,<br />
107, con nota di ZUCCHI; Cass.,<br />
22 gennaio 1994, n. 657, in Dir.<br />
Fam., 1994, 868, e Ventiquattrore<br />
Avvocato Contratti, 2007, 4, 73,<br />
con nota di DI GIACIN-TO.<br />
( 168 ) Sul decreto di<br />
omologazione, Cass., 30 apr<strong>il</strong>e
2008, n. 10932, in <strong>Il</strong> Corr. Giur .,<br />
2008, 6, 753, <strong>nel</strong> confermare <strong>il</strong><br />
suo consolidato indirizzo, ha<br />
ribadito che “è privo dei caratteri<br />
della definitività e della<br />
decisorietà, poichè incide su<br />
diritti soggettivi, senza tuttavia<br />
decidere su di essi e non ha<br />
attitudine ad acquistare<br />
l’efficacia del giudicato<br />
sostanziale. <strong>Il</strong> decreto viene<br />
emesso <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />
procedimento di volontaria<br />
giurisdizione e si sostanzia in un<br />
provvedimento con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />
tribunale, esercitato
positivamente <strong>il</strong> proprio controllo<br />
sull’osservanza del rito e sulla<br />
conformità delle clausole<br />
convenzionali sottopostegli dai<br />
coniugi alle norme im<strong>per</strong>ative<br />
che regolano la materia ed<br />
all’ordine pubblico, imprime<br />
efficacia giuridica all’accordo<br />
intervenuto tra le parti (Cass. n.<br />
3390 del 2001). Le specifiche<br />
condizioni dell’accordo sono<br />
modificab<strong>il</strong>i, <strong>per</strong> circostanze<br />
sopravvenute, attraverso <strong>il</strong><br />
procedimento di cui all’articolo<br />
710 c.p.c., richiamato<br />
dall’articolo 711 c.p.c.; <strong>il</strong>
provvedimento di omologazione è<br />
impugnab<strong>il</strong>e con reclamo alla<br />
corte di appello ai sensi degli<br />
articoli 739 e ss. c.p.c. (Cass. n.<br />
3390 del 2001), ma è anche<br />
revocab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> vizio proprio di<br />
legittimità - dovuto a<br />
inosservanza di norme<br />
processuali o sostanziali -, in<br />
base alle disposizioni comuni ai<br />
procedimenti in camera di<br />
consiglio, contenute negli articoli<br />
737-742 bis c.p.c. (Cass. n. 8712<br />
del 1990). In definitiva, <strong>il</strong> decreto<br />
di omologazione costituisce un<br />
atto di controllo privo di
contenuto decisorio, <strong>per</strong>chè<br />
incide ma non decide su diritti<br />
soggettivi <strong>per</strong>fetti, non avendo<br />
attitudine ad acquistare la<br />
efficacia del giudicato<br />
sostanziale. Gli eventuali vizi di<br />
legittimità non si convertono in<br />
motivi di gravame e sono in ogni<br />
tempo deducib<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>l’ambito<br />
della giurisdizione camerale;<br />
sono pure eccepib<strong>il</strong>i in un<br />
processo ordinario - ad esempio,<br />
riguardante lo scioglimento del<br />
vincolo matrimoniale -, dove<br />
l’esistenza di un valido decreto di<br />
omologazione si presenti come
imprescindib<strong>il</strong>e condizione di<br />
legittimità dell’azione (Cass. n.<br />
8712 del 1990)”; Cass., 8 marzo<br />
2001, n. 3390, in Arch. civ., 2002,<br />
1, 120.<br />
( 169 ) Sulla definizione della<br />
<strong>separazione</strong> consensuale come<br />
negozio di diritto fam<strong>il</strong>iare,<br />
“espressamente previsto dagli<br />
artt. 150 e 158 cod. civ. e<br />
disciplinato nei suoi aspetti<br />
formali dall’art. 711 c.p.c.”,<br />
Cass., 15 maggio 1997, n. 4306,<br />
ha precisato: “detto accordo ha<br />
un contenuto essenziale - <strong>il</strong><br />
consenso reciproco a vivere
separati - ed un contenuto<br />
eventuale, costituito dalle<br />
pattuizioni necessarie ed<br />
opportune, in relazione<br />
all’instaurazione di un regime di<br />
vita separata, a seconda della<br />
situazione fam<strong>il</strong>iare (affidamento<br />
dei <strong>figli</strong>; assegni di<br />
<strong>mantenimento</strong>; statuizioni<br />
economiche connesse)”; “rientra<br />
<strong>per</strong>tinentemente <strong>nel</strong> contenuto<br />
eventuale dell’accordo di<br />
<strong>separazione</strong> ogni statuizione<br />
finalizzata a regolare l’assetto<br />
economico dei rapporti tra i<br />
coniugi in conseguenza della
<strong>separazione</strong>, comprese quelle<br />
attinenti al godimento ed alla<br />
proprietà dei beni, <strong>il</strong> cui nuovo<br />
assetto sia ritenuto dai coniugi<br />
stessi necessario in relazione<br />
all’accordo di <strong>separazione</strong> e che<br />
<strong>il</strong> Tribunale - con l’omologazione<br />
- non abbia considerato in<br />
contrasto con interessi fam<strong>il</strong>iari<br />
prevalenti rispetto a quelli<br />
disponib<strong>il</strong>i di ciascuno di essi”; v.<br />
anche Cass., 20 novembre 2003,<br />
n. 17607, in Guida al dir., 2004,<br />
7, 70, che conferma la “natura<br />
negoziale dell’atto che dà<br />
sostanza e fondamento alla
<strong>separazione</strong> consensuale, atteso<br />
che in tale accordo si dispiega<br />
pienamente l’autonomia dei<br />
coniugi e la loro valutazione<br />
della gravità della crisi<br />
coniugale, con esclusione di ogni<br />
potere di indagine del giudice sui<br />
motivi della decisione di<br />
separarsi e di valutazione circa<br />
la validità di tali motivi, in piena<br />
coerenza con la centralità del<br />
principio del consenso <strong>nel</strong><br />
modello di famiglia delineato<br />
dalla legge di riforma ed in<br />
ragione del tasso di negozialità<br />
dalla stessa legge riconosciuto in
elazione ai diversi momenti ed<br />
aspetti della dinamica fam<strong>il</strong>iare”.<br />
( 170 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />
1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />
22505; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />
5302; Cass. 1 dicembre 2000, n.<br />
15349, in Arch. civ., 2001, 1, 110;<br />
Cass., 14 giugno 2000, n. 8109;<br />
Cass., 18 febbraio 2000, n. 1810;<br />
Cass., 20 marzo 1998, n. 2955.<br />
( 171 ) Cass., 10 agosto 2007, n.<br />
17634; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />
5302.<br />
( 172 ) Cass., 18 febbraio 2000, n.<br />
1810.
( 173 ) Cass., 8 novembre 2006, n.<br />
23801, Foro It., 2007, 4, 1189, I;<br />
Cass., 20 ottobre 2005, n. 20290,<br />
cit.; Cass. 30 agosto 2004, n.<br />
17434, Guida al dir., 2004, 42,<br />
73; Cass. 28 luglio 1997, n. 7029,<br />
in Giust. civ. Mass., 1997, 1287.<br />
( 174 ) Cass., 20 ottobre 2005, n.<br />
20290, cit.; Cass., 11 giugno<br />
1998, n. 5829, in Giust. civ.<br />
Mass., 1998, 1292, e Guida al<br />
dir., 2004, 38, 45; Cass. 30 agosto<br />
2004, n. 17434, cit..<br />
( 175 ) Cass., 11 giugno 2008, n.<br />
15557; Cass., 6 giugno 2008, n.
15086, in Famiglia e Minori,<br />
2008, 7, 60; Cass., 22 maggio<br />
2008, n. 13097; Cass., 3 ottobre<br />
2005, n. 19291, in Foro It., 2006,<br />
5, 1362, I, con nota di CASABURI.<br />
( 176 ) sulla <strong>per</strong>dita del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong> a seguito della<br />
pronuncia di addebito, Cass., 1<br />
agosto 1994, n. 7165, in Foro it.<br />
Rep., 1994, voce Separazione di<br />
coniugi, n.79.<br />
( 177 ) Cass., 24 febbraio 2006, n.<br />
4204; Cass., 19 ottobre 1988, n.<br />
5698, in Giur. It., 1989, I, 1, 450.<br />
( 178 ) secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong>
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
388, “<strong>il</strong> concetto di tenore di vita<br />
goduto o godib<strong>il</strong>e non deve<br />
essere inteso in senso letterale,<br />
poiché la <strong>separazione</strong>,<br />
determinando maggiori spese ed<br />
eliminando le economie che<br />
derivano dal vivere insieme, non<br />
può non comportare un<br />
abbassamento del livello<br />
generale di possib<strong>il</strong>ità<br />
economiche. Esso deve <strong>per</strong>tanto<br />
intendersi come riequ<strong>il</strong>ibrio delle<br />
due posizioni, tale che entrambi i<br />
coniugi, dovendo ridimensionare
<strong>il</strong> proprio standard economico, lo<br />
facciano <strong><strong>nel</strong>la</strong> medesima misura”.<br />
( 179 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />
15326; Cass. 16 maggio 2005, n.<br />
10210, in Guida al dir., 2005, 29,<br />
55, con nota di GALLUZZO; Cass.,<br />
22 ottobre 2004, n. 20638; Cass.<br />
24 dicembre 2002, n. 18327;<br />
Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 1995, n. 4720.<br />
( 180 ) Cass. 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4800, Arch. civ., 2003, 3, 325.<br />
( 181 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />
n. 19349; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />
15326; Cass. 16 maggio 2005, n.
10210, cit..<br />
( 182 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />
n. 19349; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
389.<br />
( 183 ) Cass. 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />
2625, in Foro it., 2006, I, 1751;<br />
un recente orientamento della<br />
giurisprudenza di merito, Trib.<br />
Firenze, 3 ottobre 2007, in Fam. e<br />
dir., 1/2008, 53, sostiene che<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />
<strong>coniuge</strong> deve consentire dopo la<br />
<strong>separazione</strong> “ai due nuovi nuclei
un tenore di vita analogo tra<br />
loro”, e sottolinea che “<strong>per</strong><br />
valutare l’effetto di una qualsiasi<br />
ripartizione delle risorse tra i due<br />
coniugi occorre valutare <strong>il</strong> tenore<br />
di vita della famiglia originaria e<br />
confrontarlo con quello che<br />
avrebbero le due famiglie<br />
risultanti dalla <strong>separazione</strong> in<br />
relazione alla ripartizione di<br />
risorse di volta in volta<br />
considerata. La questione<br />
delicata è che <strong>il</strong> tenore di vita<br />
delle famiglie che si vogliono<br />
confrontare non dipende solo<br />
dalle risorse a disposizione ma
anche dai bisogni differenti, che<br />
si determinano in relazione alla<br />
diversa composizione fam<strong>il</strong>iare.”,<br />
mettendo anche in luce l’esigenza<br />
di tener conto della tipologia di<br />
spese e dei bisogni che variano da<br />
famiglia a famiglia, in<br />
considerazione del reddito, della<br />
sua composizione e della zona<br />
geografica di residenza, <strong>per</strong> cui<br />
“mentre la spesa tipica di una<br />
famiglia con un basso livello di<br />
benessere economico risulta<br />
sb<strong>il</strong>anciata verso beni di prima<br />
necessità (tipicamente beni<br />
alimentari), una famiglia agiata
devolverà una quota importante<br />
delle proprie risorse economiche<br />
a beni di lusso e voluttuari: ossia<br />
all’aumentare del reddito<br />
diminuisce l’importanza relativa<br />
della spesa <strong>per</strong> generi alimentari<br />
e <strong>per</strong> bisogni primari, mentre<br />
cresce <strong>per</strong> altre categorie di<br />
beni.”<br />
( 184 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9878, Guida al dir., 2006, n. 30,<br />
52; Cass., 16 novembre 2005, n.<br />
23071, in Giust. Civ. Mass., 2005,<br />
11; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />
6712, Foro it. Rep., 2005, voce<br />
Separazione di coniugi, n. 11.
( 185 ) Cass., 11 agosto 2011, n.<br />
17193.<br />
( 186 ) Cass., 24 luglio 2007, n.<br />
16334, in Questioni di diritto di<br />
famiglia, Maggioli, 2008, 1, 38,<br />
con nota di ARCERI; Cass. 24<br />
apr<strong>il</strong>e 2007, n. 9915; Cass. 12<br />
giugno 2006, n. 13592; Cass., 3<br />
ottobre 2005, n. 19291, in Foro<br />
It., 2006, 5, 1362, I, con nota di<br />
CASABURI; Cass., 30 marzo 2005,<br />
n. 6712; Cass., 18 settembre 2003,<br />
n. 13747.<br />
( 187 ) SERVETTI e MANGANO,<br />
Provvedimenti concernenti la
casa coniugale ed <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong>, in Le prassi<br />
giudiziali nei procedimenti di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio, <strong>Il</strong> diritto<br />
vivente. Riflessioni e<br />
approfondimenti dal C.S.M, Utet,<br />
Torino, 2007, 94; Cass. 24 apr<strong>il</strong>e<br />
2007, n. 9915; Cass., 7 marzo<br />
2001, n. 3291, cit.; Cass., 23<br />
apr<strong>il</strong>e 2010, n. 9719 ha precisato<br />
che “la valutazione in ordine alle<br />
capacità economiche del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato ai fini del<br />
riconoscimento e della<br />
determinazione dell’assegno a<br />
favore dell’altro <strong>coniuge</strong> non può
che essere o<strong>per</strong>ata sul reddito<br />
netto e non già su quello lordo in<br />
<strong>per</strong>fetta corrispondenza con la<br />
situazione che si verifica in<br />
costanza di matrimonio in cui sul<br />
reddito netto la famiglia fa<br />
affidamento e sul quale ogni<br />
possib<strong>il</strong>ità di spesa viene<br />
rapportata”.<br />
( 188 ) SERVETTI e MANGANO,<br />
Provvedimenti concernenti la<br />
casa coniugale ed <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 94.<br />
( 189 ) SERVETTI e MANGANO,<br />
Provvedimenti concernenti la<br />
casa coniugale ed <strong>il</strong>
<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 95.<br />
( 190 ) SERVETTI e MANGANO,<br />
Provvedimenti concernenti la<br />
casa coniugale ed <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 95.<br />
( 191 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />
785; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />
2626; Cass. 3 ottobre 2005, n.<br />
19291, cit.; Cass., 24 dicembre<br />
2002, n. 18327, in Fam. e dir.,<br />
2003, 275; Cass., 28 settembre<br />
2001, n. 12136, in Fam. e dir.,<br />
2002, 271.<br />
( 192 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />
n. 18618 secondo cui “in
mancanza di prova sul tenore di<br />
vita, può sop<strong>per</strong>ire l’ammontare<br />
complessivo del patrimonio e dei<br />
redditi dei coniugi, dando esso<br />
luogo ad una presunzione sul<br />
tenore di vita da essi goduto<br />
durante <strong>il</strong> matrimonio”; Cass., 10<br />
luglio 2008, n. 19066; Cass., 7<br />
dicembre 2007, n. 25618; Cass., 4<br />
apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4800, in Giur. it .,<br />
2003, 686, con nota di<br />
BARBIERA; Cass., 19 marzo 2002,<br />
n. 3974, in Foro it. Rep., 2002,<br />
voce Separazione di coniugi, n.<br />
84; Cass., 8 maggio 1998, n.<br />
4679, in Foro it. Rep., 1998, voce
Separazione di coniugi, n. 77;<br />
diversamente, secondo un recente<br />
orientamento dei giudici di<br />
merito, Trib. Firenze, 3 ottobre<br />
2007, cit., è necessario effettuare<br />
una precisa indagine, avvalendosi<br />
di un’analisi econometrica che<br />
definisce e quantifica le risorse e<br />
i bisogni di ciascuno.<br />
( 193 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />
6712; Cass., 18 settembre 2003, n.<br />
13747 .<br />
( 194 ) Cass., 14 agosto 1997, n.<br />
7630, in Foro It. Mass., 1997.
( 195 ) Cass., 12 giugno 2006, n.<br />
13592, e Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9878, in Guida al dir., 2006, n.<br />
30, hanno ribadito che la<br />
determinazione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> richiede una<br />
valutazione complessa e globale,<br />
che non è ancorata a criteri<br />
aritmetici o alla ripartizione dei<br />
redditi <strong>per</strong> quote, dovendosi<br />
comunque o<strong>per</strong>are un<br />
b<strong>il</strong>anciamento tra la situazione<br />
economica e patrimoniale dei<br />
coniugi, al momento della<br />
decisione.<br />
( 196 ) In altri Paesi europei, tra
cui ad esempio la Germania, <strong>il</strong><br />
Belgio e la Danimarca, <strong>il</strong> giudice<br />
quantifica l’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>coniuge</strong> e i <strong>figli</strong> sulla base di<br />
tabelle che riportano <strong>il</strong> costo della<br />
vita e dei <strong>figli</strong>, elaborato su basi<br />
statistiche <strong>per</strong> fasce di reddito, e<br />
di numero ed età dei <strong>figli</strong>.<br />
( 197 ) Cass., 3 ottobre 2005, n.<br />
19291; Cass., 9 settembre 2002, n.<br />
13065, in Fam. e dir., 2002, 587,<br />
con nota di LIUZZI; Cass. 14<br />
agosto 1997, n. 7630.<br />
( 198 ) Cass., 6 maggio 1998, n.<br />
4543, in Giust. Civ. Mass ., 1998,
941.<br />
( 199 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3922 ha affermato che “la revoca<br />
dell’assegnazione della casa<br />
fam<strong>il</strong>iare costituisce elemento<br />
valutab<strong>il</strong>e ai fini del<br />
riconoscimento dell’assegno di<br />
divorzio, in quanto essa incide<br />
negativamente (e, normalmente,<br />
in modo r<strong>il</strong>evante) sulla<br />
situazione economica della parte<br />
che debba ottenere in locazione<br />
altro immob<strong>il</strong>e <strong>per</strong> far fronte alle<br />
proprie necessità abitative, e ne<br />
può, quindi, derivare un<br />
peggioramento della situazione
economica dell’ex <strong>coniuge</strong> tale<br />
da renderla insufficiente ai fini<br />
della conservazione di un tenore<br />
di vita analogo a quello avuto in<br />
costanza di matrimonio” (<strong>nel</strong>lo<br />
stesso senso, Cass., 20 apr<strong>il</strong>e<br />
2011, n. 9079; Cass., 30 marzo<br />
2005, n. 6712); Cass., 9 settembre<br />
2002, n. 13065, cit.<br />
( 200 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />
10380; Cass., 18 luglio 2003, n.<br />
11224, Fam. e dir., 2004, 88.<br />
( 201 ) Cass., 8 novembre 1997, n.<br />
11031, in Fam. e dir., 1998, 347;<br />
Cass., 26 giugno 1996, n. 5916, in<br />
Fam. e dir., 1996, 530.
( 202 ) Trib. Roma, 2 maggio<br />
2006, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />
2006, 1200.<br />
( 203 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />
10380.<br />
( 204 ) Cass. 21 settembre 2005,<br />
n. 18604, in Guida al dir., 2005,<br />
n. 43.<br />
( 205 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4571; Cass., 11 dicembre 2003, n.<br />
18920; Cass. 17 ottobre 1989,<br />
4163.<br />
( 206 ) Cass., 25 agosto 2006, n.<br />
18547; Cass., 16 dicembre 2004,<br />
n. 23378, Fam. e dir., 2/2005,
127; Cass., 19 marzo 2002, n.<br />
3975, in Giust. Mass., 2002, 489.<br />
( 207 ) Cass., 19 marzo 2004, n.<br />
5555, Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. , 2004,<br />
343; Cass., 7 marzo 2001 n. 3291,<br />
Fam. e dir., 2001, 608, con nota di<br />
NADDEO; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />
3490; Cass. 18 agosto 1994 n.<br />
7437, Nuova Giust. Civ., 1995, I,<br />
551.<br />
( 208 ) Secondo Cass., 23 luglio<br />
2010, n. 17347, “<strong>il</strong> rifiuto di<br />
accettare possib<strong>il</strong>ità d’impiego<br />
non può essere considerato, di<br />
<strong>per</strong> sè solo, espressione di<br />
renitenza a provvedere al proprio
<strong>mantenimento</strong> se non si dimostri<br />
che le offerte erano adeguate alla<br />
qualificazione professionale e<br />
alla dignità <strong>per</strong>sonale del<br />
<strong>coniuge</strong>, tenuto anche conto delle<br />
condizioni economiche e sociali<br />
godute prima della crisi<br />
matrimoniale”.<br />
( 209 ) Cass., 2 luglio 2004, n.<br />
12121, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />
2005, 46, e Foro It., 2006, 2, 580,<br />
I, ha sostenuto che “l’attitudine al<br />
lavoro proficuo, come potenziale<br />
capacità di guadagno, appartiene<br />
certamente al novero degli<br />
elementi valutab<strong>il</strong>i dal Giudice
della <strong>separazione</strong> <strong>per</strong> definire la<br />
misura dell’assegno, dovendo<br />
egli considerare a tal fine non<br />
soltanto i redditi in denaro, ma<br />
anche ogni ut<strong>il</strong>ità o capacità<br />
propria dei coniugi, suscettib<strong>il</strong>e<br />
di valutazione economica (Cass.<br />
nn. 4543/1998, 7630/1997,<br />
961/1992, 11523/1990, 6774/<br />
1990). Ma <strong>il</strong> mancato<br />
sfruttamento della supposta<br />
attitudine al lavoro non equivale<br />
ad un reddito attuale né, di <strong>per</strong> sé<br />
ed in modo univoco, lascia<br />
presumere la volontaria ripulsa<br />
di propizie occasioni di reddito.
L’inattività lavorativa, infatti,<br />
non necessariamente è indice di<br />
scarsa d<strong>il</strong>igenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di<br />
un lavoro, finché non sia provato,<br />
ai fini della decisione<br />
sull’assegno, <strong>il</strong> rifiuto di una<br />
concreta opportunità di<br />
occupazione: solo in tal caso lo<br />
stato di disoccupazione potrebbe<br />
essere interpretato, secondo le<br />
circostanze, come rifiuto o non<br />
avvertita necessità di un reddito;<br />
<strong>il</strong> che condurrebbe ad escludere<br />
<strong>il</strong> diritto di ricevere dal <strong>coniuge</strong><br />
(cfr. Cass. nn. 3975/2002, 4163/<br />
1989), a titolo di <strong>mantenimento</strong>,
le somme che <strong>il</strong> richiedente<br />
avrebbe potuto ottenere quale<br />
retribuzione <strong>per</strong> l’attività<br />
lavorativa rifiutata o dismessa<br />
senza giusto motivo”; v. anche<br />
Cass., 19 marzo 2002, n. 3975, in<br />
Giust. civ. Mass., 2002, 489.<br />
( 210 ) Cass., 30 dicembre 2011,<br />
n. 30216, ha ribadito che “in tema<br />
di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, alla breve durata del<br />
matrimonio non può essere<br />
riconosciuta efficacia preclusiva<br />
del diritto all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>, ove di questo<br />
sussistano gli elementi
costitutivi”, e “al più, alla durata<br />
d e l matrimonio può essere<br />
attribuito r<strong>il</strong>ievo ai fini della<br />
determinazione della misura<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>”;<br />
Cass., 8 febbraio 2006, n. 2818;<br />
Cass., 16 dicembre 2004, n.<br />
23378, in Fam. e dir., 2/2005,<br />
127; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />
20638 in Foro it., Rep. 2004, voce<br />
Separazione di coniugi, n. 73.<br />
( 211 ) Cass. 10 agosto 2007, n.<br />
17643, in Guida al dir., 2007, 42,<br />
76; Cass. 12 dicembre 2003, n.<br />
19042, in Dir. Fam., 2004, 373;<br />
Cass., 8 agosto 2003, n. 11975;
Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 3503, in<br />
Giur. it., 1999, 1608.<br />
( 212 ) Cass., 25 novembre 2010,<br />
n. 23968 ha precisato che “pure la<br />
relazione stab<strong>il</strong>e del <strong>coniuge</strong><br />
avente diritto al <strong>mantenimento</strong><br />
non esonera l’altra parte<br />
dall’obbligo di corrispondere<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> in suo<br />
favore, in rapporto agli articoli<br />
155 e 156 c.c., in mancanza della<br />
prova che <strong>il</strong> convivente provveda<br />
integralmente ai bisogni di chi<br />
chiede <strong>il</strong> contributo”; Cass., 20<br />
gennaio 2006, n. 1179; Cass., 22<br />
apr<strong>il</strong>e 1993, n. 4761, in Guida al
dir., n. 11/1995, 66.<br />
( 213 ) Cass., 27 marzo 1993, n.<br />
3720.<br />
( 214 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2001, n.<br />
6017, Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 864.<br />
( 215 ) contra, Cass., 27 gennaio<br />
2004, n. 1398, e Cass., 22<br />
novembre 2000, n. 15065, dove si<br />
è sostenuto che “la formazione di<br />
una nuova famiglia non legittima<br />
di <strong>per</strong> sé una diminuzione del<br />
contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> nati in precedenza, in<br />
quanto costituisce espressione di<br />
una scelta e non di una necessità
e lascia inalterata la consistenza<br />
degli obblighi nei confronti della<br />
prole. Tuttavia …. <strong>il</strong> Giudice del<br />
merito deve indubbiamente tenere<br />
conto, in misura consona al<br />
tenore di vita delle parti,<br />
dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> nati da una nuova relazione<br />
che una di esse abbia iniziato”.<br />
( 216 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4551, consolidando<br />
l’orientamento della<br />
giurisprudenza di legittimità sul<br />
punto, ha precisato che la<br />
costituzione di un nuovo nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare o la nascita di <strong>figli</strong> non
comporta automaticamente<br />
l’accoglimento della domanda di<br />
riduzione dell’assegno avanzata<br />
dal <strong>coniuge</strong> obbligato, dovendo <strong>il</strong><br />
giudice verificare se i<br />
sopravvenuti oneri fam<strong>il</strong>iari del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato al versamento<br />
dell’assegno determinino un<br />
effettivo depau<strong>per</strong>amento delle<br />
sue sostanze, così da effettuare<br />
una rinnovata valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
delle parti; Cass., 20 gennaio<br />
2006, n. 1179; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e<br />
2002, n. 4800; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e<br />
2001, n. 6017, in Dir. Fam., 2001,
864.<br />
( 217 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4800, in Giur. It ., 2003, 4, 686,<br />
con nota di BARBIERA; Cass., 5<br />
giugno 1997, n. 5024, in Fam.<br />
Dir., 1997, 305.<br />
( 218 ) Cass., 19 settembre 2006,<br />
n. 20256; Cass., 7 febbraio 2006,<br />
n. 2626; Cass., 24 dicembre 2002,<br />
n. 18327; Cass., 28 settembre<br />
2001, n. 12136, in Fam. e dir.,<br />
2002, 271; Cass. 7 maggio 1999,<br />
n. 4570; Cass. 22 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />
4094; Cass. 10 marzo 1994, n.<br />
2349.
( 219 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3914; Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />
785.<br />
( 220 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9861.<br />
( 221 ) Cass., 29 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />
8940, Fam. e dir., n. 4/2005, 434;<br />
Cass., 27 agosto 2004, n. 17136,<br />
in Guida al dir., 2004, 37, 75.<br />
( 222 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />
n. 18618.<br />
( 223 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9861; Cass. 6 ottobre 2005, n.<br />
19446; Cass., 16 luglio 2004, n.<br />
13169; Cass. 7 maggio 2002, n.
6541; Cass., 24 maggio 2001, n.<br />
7068; Cass. 5 agosto 1997, n.<br />
7199.<br />
( 224 ) Cass., 19 ottobre 2006, n.<br />
22500; Cass., 19 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />
5126.<br />
( 225 ) Recentemente <strong>il</strong> Tribunale<br />
di Roma e <strong>il</strong> Tribunale di Monza<br />
hanno introdotto una prassi che<br />
prevede l’inserimento <strong>nel</strong> decreto<br />
presidenziale che fissa l’udienza<br />
di comparizione delle parti nei<br />
giudizi di <strong>separazione</strong> e divorzio,<br />
ed i termini <strong>per</strong> la notificazione<br />
del decreto e del deposito della<br />
memoria difensiva del convenuto,
della richiesta alle parti di<br />
depositare le dichiarazioni dei<br />
redditi degli ultimi tre anni e una<br />
dichiarazione sostituiva di atto<br />
notorio (ai sensi e <strong>per</strong> gli effetti di<br />
cui al d.P.R. 445/2000)<br />
contenente l’indicazione di<br />
circostanze inerenti al reddito e al<br />
patrimonio di ciascuno dei<br />
coniugi. I provvedimenti sono<br />
pubblicati in Fam. e dir., n. 4,<br />
2012.<br />
( 226 ) Cass., 12 giugno 2006, n.<br />
13592; Cass. 11 marzo 2006, n.<br />
5379; Cass. 14 maggio 2005, n.<br />
10135, in Foro it. Rep., 2005,
voce Presunzione, n. 6; Cass. 19<br />
giugno 2003, n. 9806, Foro it.<br />
Rep., 2003, voce Prova civ<strong>il</strong>e in<br />
genere, n. 50.<br />
( 227 ) Cass. 17 maggio 2005, n.<br />
10344, in Guida al dir., 2005, n.<br />
25, 46.<br />
( 228 ) Cass. 22 marzo 2012, n.<br />
4551; Cass., 28 gennaio 2011, n.<br />
2098 ha ribadito che <strong>il</strong> potere del<br />
giudice di attivare, d’ufficio o su<br />
istanza di parte, indagini<br />
patrimoniali avvalendosi della<br />
polizia tributaria “non può essere<br />
attivato a fini meramente<br />
esplorativi, sicchè la relativa
istanza e la contestazione di<br />
parte dei fatti incidenti sulla<br />
posizione reddituale del <strong>coniuge</strong><br />
tenuto al predetto <strong>mantenimento</strong><br />
devono basarsi su fatti specifici e<br />
circostanziati”.<br />
( 229 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915.<br />
( 230 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4551; Cass., 25 maggio 2007, n.<br />
12308; Cass., 17 maggio 2005, n.<br />
10344, cit.<br />
( 231 ) Cass., 23 apr<strong>il</strong>e 2010, n.<br />
9719; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9861; Cass., 17 maggio 2005, n.
10344.<br />
( 232 ) Cass., 30 luglio 1997 n.<br />
7127, Giust. Civ., 1998, I, 1413,<br />
con nota di CASINI.<br />
( 233 ) Cass., 30 luglio 1997 n.<br />
7127, cit., ha affermato che “in<br />
tema di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />
dei coniugi, <strong>il</strong> giudice ha facoltà<br />
di determinare l’assegno<br />
<strong>per</strong>iodico di <strong>mantenimento</strong>, che<br />
un <strong>coniuge</strong> è obbligato a versare<br />
in favore dell’altro, in una somma<br />
di danaro unica o in più voci di<br />
spesa, le quali, <strong>nel</strong> loro insieme e<br />
correlate tra loro, risultino<br />
idonee a soddisfare le esigenze
del <strong>coniuge</strong> in cui favore<br />
l’assegno è disposto, rispettando<br />
<strong>il</strong> requisito generale di<br />
determinatezza o determinab<strong>il</strong>ità<br />
dell’obbligazione (art. 1346 c.c.).<br />
Pertanto, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> può essere<br />
obbligato a corrispondere, oltre<br />
ad un assegno determinato in<br />
somma di danaro, anche altre<br />
spese, quali quelle relative al<br />
canone di locazione <strong>per</strong> la casa<br />
coniugale ed i relativi oneri<br />
condominiali, purché queste<br />
spese abbiano costituito oggetto<br />
di specifico accertamento <strong>nel</strong><br />
loro ammontare e vengano
attribuite <strong>nel</strong> rispetto dei criteri<br />
sanciti dai commi primo e<br />
secondo dell’art. 156 c.c.".<br />
( 234 ) Cass., 23 dicembre 1988,<br />
n. 7044, in Giust. Civ., 1988, I,<br />
1062; Cass. 13 maggio 1999, n.<br />
4748.<br />
( 235 ) Cass., 22 ottobre 2002, n.<br />
14886, Giust. civ. Mass., 2002,<br />
1829; Cass., 8 gennaio 1994, n.<br />
147, Giur. it . 1994, I, 1, 844, e<br />
Fam. e dir., 1994, 281.<br />
( 236 ) Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />
4 5 5 8 , Giust. civ. Mass., 2000,<br />
775; Cass., 8 gennaio 1994, cit.
( 237 ) Cass., 20 agosto 1997, n.<br />
7 7 7 0 , Giust. civ. Mass., 1997,<br />
1455.<br />
( 238 ) Cass., 12 dicembre 2003,<br />
n. 19042, Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />
2004, 373.<br />
( 239 ) Cass., 22 ottobre 2002, n.<br />
14886, cit.<br />
( 240 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 17 luglio 2008, n.<br />
19722; Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />
28; Cass. n. 14886/2002; Cass. n.<br />
4558/2000.<br />
( 241 ) Cass. 9 settembre 2002, n.<br />
13060, Giur. it ., 2003, c. 1794;
Cass., 5 giugno 1990, n. 5384.<br />
( 242 ) Cass. 23 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />
4198, Foro it. Rep., 1998, voce<br />
Separazione di coniugi, n. 92;<br />
Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 1994, n. 3415,<br />
Giust. Civ., 1994, I, c. 2865.<br />
( 243 ) Cass., 4 febbraio 2000, n.<br />
1226, Fam. e dir., 6, 2000, 582,<br />
con nota di Ivaldi; Cass., 3<br />
novembre 1994, n. 9047, Giust.<br />
Civ., 1995, 743.<br />
( 244 ) Cass. 11 apr<strong>il</strong>e 2011, n.<br />
8227, <strong>nel</strong> sottolineare che “la<br />
legge prevede un criterio di<br />
adeguamento automatico
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e”, precisa<br />
che ciò “comporta che esso è<br />
rivalutab<strong>il</strong>e anche in assenza di<br />
domanda di parte e senza obbligo<br />
di motivazione”; Cass., 4 febbraio<br />
2000, n. 1226, Fam. e dir., 2000,<br />
582 Cass., sez. I, 6 dicembre<br />
1999, n. 13610, in Giust. civ.<br />
Mass., 1999, 2451.<br />
( 245 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />
5378.<br />
( 246 ) Cass., 27 agosto 2004, n.<br />
17136, cit..<br />
( 247 ) Cass., 8 maggio 2008, n.<br />
11489, in Guida al dir. 2008, 33,
62, con nota di DE TULLIO; Cass.,<br />
22 novembre 2007, n. 24321, in<br />
Famiglia e Minori, 2008, 2, 69;<br />
Cass., 5 marzo 2001, n. 3149<br />
( 248 ) Cass., 2 dicembre 2004, n.<br />
22606.<br />
( 249 ) Cass., 7 dicembre 1999, n.<br />
13666.<br />
( 250 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />
5378.<br />
( 251 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />
785; Cass., 26 settembre 2007, n.<br />
20204.<br />
( 252 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 17 luglio 2008, n.
19722; Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />
28.<br />
( 253 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2,<br />
La famiglia. Le successioni, 2005,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 285, precisa che<br />
“<strong>il</strong> diritto all’assegno<br />
postmatrimoniale ha la sua fonte<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> legge. La sentenza o<br />
l’accordo delle parti non creano<br />
<strong>il</strong> diritto ma ne accertano<br />
l’esistenza o ne fissano <strong>il</strong><br />
contenuto. <strong>Il</strong> diritto ha infatti pur<br />
sempre la sua causa <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
solidarietà postconiugale e la sua<br />
fattispecie costitutiva nei<br />
presupposti previsti dalla norma.
Dalla sentenza o dall’accordo<br />
delle parti dipendono invece la<br />
liquidità e l’esigib<strong>il</strong>ità del diritto.<br />
<strong>Il</strong> provvedimento giudiziale che<br />
dispone la corresponsione<br />
dell’assegno è, precisamente, una<br />
sentenza di condanna emessa a<br />
seguito dell’accertamento e della<br />
determinazione del diritto dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> nei confronti dell’altro.<br />
Essa costituisce titolo esecutivo<br />
<strong>per</strong> l’esercizio del diritto.”.<br />
( 254 ) Cass., Sez. un., 26 apr<strong>il</strong>e<br />
1974, n. 1194.<br />
( 255 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />
dell’assegno di divorzio, in
L’assegno, la pensione e gli altri<br />
diritti di DOSSETTI, MORETTI,<br />
MENOTTI, PASTORI, La Tribuna,<br />
Piacenza, 2003, 31 ss.<br />
( 256 ) TOMMASEO, La disciplina<br />
processuale del divorzio, in<br />
BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />
scioglimento del matrimonio, in<br />
Commentario Schlesinger, 2ª ed.,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2004, 351.<br />
( 257 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2008, n.<br />
10810, con riferimento alla<br />
domanda di parte, ha precisato<br />
che “<strong>per</strong> accertare se sia stata o<br />
meno proposta, <strong>il</strong> giudice di
merito deve avere riguardo al<br />
contenuto sostanziale della<br />
pretesa fatta valere con riguardo<br />
alle finalità che la parte intende<br />
<strong>per</strong>seguire, con la conseguenza<br />
che un’istanza non<br />
espressamente e formalmente<br />
proposta può ritenersi<br />
implicitamente introdotta e<br />
virtualmente contenuta <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
domanda dedotta in giudizio<br />
quando si trovi in rapporto di<br />
connessione necessaria con <strong>il</strong><br />
"petitum" e la "causa petendi"<br />
formulati sia dalla parte stessa,<br />
che dalla controparte, senza
<strong>per</strong>ciò introdurre un nuovo<br />
"thema decidendum"; v. anche<br />
Cass. 5 luglio 2001 n. 9058, in<br />
Fam<strong>il</strong>ia, 2002, 270; e, più in<br />
generale, Cass. 9 apr<strong>il</strong>e 2004 n..<br />
6972, Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2004 n.<br />
8128.<br />
( 258 ) Cass., 2 febbraio 1998, n.<br />
1031; Cass., 15 novembre 1982,<br />
n. 6094, in Dir. Fam. Pers ., 1983,<br />
25.<br />
( 259 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />
1779 ha da ultimo ribadito che<br />
“tra <strong>il</strong> giudizio di divorzio e<br />
quello di modifica delle<br />
condizioni della <strong>separazione</strong>
<strong>per</strong>sonale, pendenti dinanzi a<br />
giudici diversi, non ricorrono i<br />
requisiti dell’identità di petitum e<br />
di causa petendi che<br />
costituiscono, insieme con<br />
l’identità dei soggetti,<br />
presupposti indispensab<strong>il</strong>i <strong>per</strong>ché<br />
possa ravvisarsi l’identità di<br />
causa ai sensi dell’art. 39 cod.<br />
proc. civ.. Si tratta, <strong>per</strong> contro, di<br />
procedimenti del tutto autonomi,<br />
sia <strong>per</strong> la diversa struttura,<br />
finalità e natura dell’assegno di<br />
divorzio rispetto a quella di<br />
<strong>separazione</strong>, sia <strong>per</strong>ché <strong>per</strong><br />
effetto della pronunzia di
divorzio <strong>per</strong>de efficacia <strong>il</strong><br />
regolamento economico stab<strong>il</strong>ito<br />
in sede di <strong>separazione</strong>”. La<br />
Suprema Corte ha altresì<br />
precisato con la stessa pronuncia<br />
che “ciò non esclude che la<br />
domanda di adeguamento<br />
dell’assegno di <strong>separazione</strong><br />
possa essere proposta dinanzi<br />
allo stesso giudice del divorzio,<br />
data, anzi, l’opportunità del<br />
simultaneus processus <strong>per</strong> la<br />
definizione di questioni<br />
patrimoniali indubbiamente<br />
connesse (Cass., sez. 1^, 10<br />
dicembre 2008, n. 28.990; Cass.,
sez. 1^, 24 agosto 1994, n. 7488);<br />
con l’unico limite naturale del<br />
divieto di duplicazione dei due<br />
assegni e di preclusione della<br />
revisione dell’assegno di<br />
<strong>separazione</strong> ove l’ordinanza<br />
presidenziale o del giudice<br />
istruttore di cui alla L. 1<br />
dicembre 1970, n. 898, art. 4,<br />
comma 8, contenga già<br />
disposizioni sui rapporti<br />
economici tra i coniugi”.<br />
( 260 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />
1779; Cass., 8 maggio 1992, n.<br />
5497; Cass., 24 agosto 1994 n.<br />
7488 ha affermato che “poiché
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />
favore di uno dei coniugi in<br />
regime di <strong>separazione</strong> è dovuto<br />
fino al passaggio in giudicato<br />
della sentenza che pronuncia <strong>il</strong><br />
divorzio, deve sempre ritenersi<br />
ammissib<strong>il</strong>e - proprio <strong>per</strong><br />
l’opportunità del simultaneus<br />
processus innanzi allo stesso<br />
giudice <strong>per</strong> la definizione delle<br />
questioni patrimoniali<br />
indubbiamente connesse - la<br />
domanda di adeguamento<br />
dell’assegno di <strong>separazione</strong> <strong>nel</strong><br />
corso del giudizio di divorzio,<br />
anche se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che tale
adeguamento richiede non si<br />
opponga alla pronuncia di<br />
scioglimento o di cessazione<br />
degli effetti civ<strong>il</strong>i del matrimonio<br />
e richieda, contestualmente, la<br />
corresponsione dell’assegno di<br />
divorzio ai sensi dell’articolo 5<br />
della legge 898/1970 e sempre<br />
che non si richieda, <strong>per</strong> lo stesso<br />
<strong>per</strong>iodo, la concessione di<br />
entrambi gli assegni.”<br />
( 261 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />
1779; Cass., 8 luglio 2005, n.<br />
14381; Cass., 2 settembre 1997, n.<br />
8381.<br />
( 262 ) Cass., 8 luglio 2005, n.
14381; SALVANESCHI,<br />
Provvedimenti presidenziali<br />
<strong>nel</strong>l’interesse dei coniugi e della<br />
prole e procedimento cautelare<br />
uniforme, in Riv. dir. priv. , 1994,<br />
1066.<br />
( 263 ) TOMMASEO, La disciplina<br />
processuale del divorzio, op. cit.,<br />
349 ss.; GRAZIOSI (a cura di), I<br />
processi di <strong>separazione</strong> e di<br />
divorzio, Giappichelli, Torino,<br />
2008, 60, sostiene che <strong>il</strong><br />
presidente non ha autonomia di<br />
valutazione sul contenuto dei<br />
provvedimenti emessi <strong>nel</strong><br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, che
possono essere modificati solo<br />
con <strong>il</strong> procedimento ex art. 710<br />
c.p.c.<br />
( 264 ) TOMMASEO, La disciplina<br />
processuale del divorzio, op. cit.,<br />
349 ss.; SALETTI, Aa.Vv.,<br />
Procedimento e sentenza di<br />
divorzio, in <strong>Il</strong> diritto di famiglia,<br />
I, in Famiglia e matrimonio,<br />
Trattato diretto da BONILINI,<br />
CATTANEO, Utet, Torino, 1997,<br />
601.<br />
( 265 ) Cass., 30 marzo 1994, n.<br />
3164, in Giust. civ. Mass., 1994,<br />
429
( 266 ) la risposta affermativa<br />
sembra prevalere: TOMMASEO,<br />
La disciplina processuale del<br />
divorzio, op. cit., 410; SALETTI,<br />
Aa.Vv., Procedimento e sentenza<br />
di divorzio, op. cit., 616;<br />
SAL-VANESCHI, I procedimenti di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio dopo la<br />
novella del processo civ<strong>il</strong>e, in<br />
Riv. dir. priv ., 1996, 50; contra,<br />
GRAZIOSI, La sentenza di<br />
divorzio, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1997,<br />
298, sostiene che tali norme non<br />
sarebbero applicab<strong>il</strong>i al giudizio<br />
di divorzio, <strong>per</strong> <strong>il</strong> quale<br />
continuerebbe a valere la
disposizione speciale di cui<br />
all’art. 4, 11° co., l. divorzio, che<br />
non prevede l’inibitoria<br />
dell’efficacia esecutiva della<br />
sentenza.<br />
( 267 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />
<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>nel</strong> divorzio, in Fam. e dir., 1995,<br />
4, 387 ss.<br />
( 268 ) Cass. 10 apr<strong>il</strong>e 1992, n.<br />
4391.<br />
( 269 ) Secondo Tommaseo, Sui<br />
titoli idonei <strong>per</strong> iscrivere ipoteca<br />
giudiziale a garanzia delle
obbligazioni assunte <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, in<br />
Fam. e dir ., n. 3 / 2011, 289, nota<br />
a Trib. Vicenza, decreto 27<br />
maggio 2010 (che conferma Cass.<br />
10 novembre 1994, n. 9393),<br />
“titolo idoneo <strong>per</strong> iscrivere<br />
ipoteca giudiziale a garanzia dei<br />
crediti di <strong>mantenimento</strong> disposti a<br />
favore del <strong>coniuge</strong> divorziato non<br />
è soltanto la sentenza di divorzio,<br />
come vuole la lettera dell’art. 8<br />
legge div., ma anche <strong>il</strong> decreto<br />
che modifica tale sentenza nei<br />
medesimi capi successivamente al<br />
suo passaggio in giudicato”;
BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />
scioglimento del matrimonio,<br />
M<strong>il</strong>ano, 2010, 457 ss.<br />
( 270 ) Corte cost., ord. 17 giugno<br />
2002, n. 272, ha dichiarato<br />
infondata la questione di<br />
legittimità costituzionale dell’art.<br />
708, 3° e 4° comma, c.p.c.<br />
sollevata in riferimento agli artt. 3<br />
e 30 della Costituzione, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
parte in cui la norma non ammette<br />
l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale in forza dei<br />
provvedimenti provvisori e<br />
urgenti emanati dal presidente in<br />
sede di <strong>separazione</strong>; Cass. 25
novembre 2000, n. 1100, ord., in<br />
Corr. giur. 2001, 339 ss., con nota<br />
di F. DANOVI, All’esame della<br />
Consulta la questione<br />
dell’iscrivib<strong>il</strong>ità di ipoteca<br />
giudiziale in forza di ordinanza<br />
ex art. 708 c.p.c.<br />
( 271 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />
<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.<br />
( 272 ) Cass., 29 gennaio 1980, n.<br />
679, in Giust. civ., 1980, I, 1342:<br />
“L’iscrizione ipotecaria in base<br />
alla sentenza attributiva<br />
dell’assegno di divorzio, che
l’art. 8 comma 2 della l. 1<br />
dicembre 1970 n. 898, prevede<br />
senza indicare alcun criterio <strong>per</strong><br />
la determinazione della somma<br />
<strong>per</strong> cui può essere presa, può<br />
essere fatta <strong>per</strong> la somma<br />
indicata dal creditore (art. 2838<br />
c.c.), con la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
debitore di chiederne la<br />
riduzione con ricorso al giudice,<br />
<strong>il</strong> quale non gode di<br />
discrezionalità piena, ma deve<br />
applicare criteri che facciano<br />
riferimento ad elementi obiettivi,<br />
quali le tabelle previste dal r.d. 9<br />
ottobre 1922 n. 1403 <strong>per</strong> la
costituzione delle rendite vitalizie<br />
immediate. La prelazione così<br />
precostituita dal creditore<br />
dell’assegno può essere fatta<br />
valere solo nei limiti delle rate<br />
scadute e non pagate e non incide<br />
sulla disponib<strong>il</strong>ità del bene<br />
ipotecato e sulla capacità di<br />
essere garanzia di future<br />
obbligazioni, restando anzi<br />
soggetta alla riduzione ai sensi<br />
del comma 2 dell’art. 2873 c.c.<br />
dopo l’estinzione di un quinto<br />
della somma capitalizzata”.<br />
( 273 ) Cass. 6 luglio 2004, n.<br />
12309, ha affermato che “posto …
che l’avente diritto, <strong>per</strong> sé o <strong>per</strong> i<br />
<strong>figli</strong>, oltre che dalla garanzia ex<br />
lege nascente dall’ipoteca<br />
giudiziale ai sensi dell’art. 2818<br />
c.c., può essere tutelato nei<br />
rispettivi interessi da specifiche<br />
garanzie imposte al debitore<br />
dalla sentenza di divorzio o di<br />
<strong>separazione</strong> (nonché <strong>nel</strong> caso del<br />
verbale di <strong>separazione</strong><br />
omologato), quando vi sia <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>icolo che egli possa sottrarsi<br />
all’adempimento delle sue<br />
obbligazioni, pare inevitab<strong>il</strong>e<br />
dover concludere, sulla base di<br />
una lettura in chiave
"sistematica" delle riportate<br />
disposizioni (la quale tenga<br />
altresì conto, da un lato, pur<br />
sempre dell’autonomia, rispetto<br />
all’art. 2818 c.c., ivi richiamato,<br />
delle previsioni di cui all’art. 8,<br />
secondo comma, della legge n.<br />
898 del 1970 e di cui all’art. 156,<br />
quinto comma, c.c., nonché,<br />
dall’altro lato, del fatto che<br />
anche le misure del sequestro di<br />
parte dei beni del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato e dell’ordine ai terzi di<br />
versamento diretto agli aventi<br />
diritto sono subordinate, a norma<br />
del penultimo comma dell’art.
156 c.c., come pure al sensi delle<br />
disposizioni affini contenute nei<br />
commi dal terzo al settimo<br />
dell’art. 8 della citata legge n.<br />
898/1970, quali sostituiti dall’art.<br />
12 della legge n. 74 del 1987, al<br />
"caso di inadempienza"<br />
dell’obbligato, ancorché,<br />
evidentemente, in queste ultime<br />
ipotesi debba trattarsi di una<br />
"sottrazione all’adempimento"<br />
già avvenuta e non già soltanto<br />
del mero "<strong>per</strong>icolo" di tale<br />
sottrazione), <strong>nel</strong> senso che la<br />
valutazione del creditore, ai fini<br />
dell’iscrizione ipotecaria, circa
la sussistenza di siffatto <strong>per</strong>icolo<br />
resta sindacab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> merito, onde<br />
la relativa mancanza, originaria<br />
o sopravvenuta, determina,<br />
venendo appunto meno lo scopo<br />
<strong>per</strong> cui la legge consente <strong>il</strong><br />
vincolo, l’estinzione della<br />
garanzia ipotecaria già prestata<br />
e, di conseguenza, <strong>il</strong> sorgere del<br />
diritto dell’obbligato ad ottenere<br />
dal giudice, dietro accertamento<br />
delle condizioni anzidette,<br />
l’emanazione del corrispondente<br />
ordine di cancellazione ai sensi<br />
dell’art. 2884 c.c.. Nella specie,<br />
quindi, va esente da censura la
decisione della Corte territoriale,<br />
là dove questa, "tenuto conto del<br />
corretto adempimento del B., in<br />
misura anche su<strong>per</strong>iore al<br />
dovuto" ciò che, evidentemente,<br />
equivale ad un apprezzamento<br />
negativo circa "<strong>il</strong> <strong>per</strong>icolo che<br />
egli possa sottrarsi<br />
all’adempimento" stesso, ha<br />
quindi ordinato la cancellazione<br />
dell’ipoteca fatta iscrivere<br />
dall’odierna ricorrente<br />
sull’immob<strong>il</strong>e di esclusiva<br />
proprietà del <strong>coniuge</strong>.”; v. anche<br />
Cass., 20 novembre 1991, n.<br />
12428, che ha precisato che è
imessa alla valutazione del<br />
creditore la sussistenza del<br />
<strong>per</strong>icolo di inadempimento che<br />
giustifica l’iscrizione dell’ipoteca<br />
giudiziale in forza della sentenza<br />
di divorzio che imponga all’altro<br />
<strong>coniuge</strong> la corresponsione<br />
dell’assegno.<br />
( 274 ) Art. 19 L. n. 74/1987:<br />
“Tutti gli atti, i documenti ed i<br />
provvedimenti relativi al<br />
procedimento di scioglimento del<br />
matrimonio o di cessazione degli<br />
effetti civ<strong>il</strong>i del matrimonio<br />
nonchè ai procedimenti anche<br />
esecutivi e cautelari diretti ad
ottenere la corresponsione o la<br />
revisione degli assegni di cui agli<br />
articoli 5 e 6 della legge 1º<br />
dicembre 1970, n. 898, sono<br />
esenti dall’imposta di bollo, di<br />
registro e da ogni altra tassa.”<br />
( 275 ) Cass. 27 gennaio 2004, n.<br />
1398; Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 1991, n.<br />
3817.<br />
( 276 ) CARPI, GRAZIOSI,<br />
Procedimenti in tema di famiglia,<br />
in Digesto civ., XIV, Utet, Torino,<br />
1996, 523 ss.; ANSALDO,<br />
Divorzio, in Comm. Alpa, Zatti,<br />
Leggi complementari, 4ª ed., I,<br />
Cedam, Padova, 2003, 303 ss.;
BARBIERA, I diritti patrimoniali<br />
dei separati e dei divorziati , op.<br />
cit., 126.<br />
( 277 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />
<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.; DE<br />
FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 595, sostiene<br />
che “in favore dell’applicab<strong>il</strong>ità<br />
della procedura <strong>per</strong> <strong>il</strong> pagamento<br />
diretto da parte del terzo solo ai<br />
provvedimenti economici disposti<br />
a seguito di sentenza, deponga la<br />
configurazione sistematica della
norma, la quale, al primo ed al<br />
secondo comma, si riferisce alla<br />
sentenza e non può, <strong>nel</strong> comma<br />
successivo, mutare, senza<br />
esplicita previsione, <strong>il</strong> proprio<br />
ambito di riferimento, divenendo<br />
applicab<strong>il</strong>e in corso di causa.<br />
Questa conclusione risponde a<br />
principi di ragionevolezza, in<br />
quanto, finchè <strong>il</strong> giudizio si sta<br />
svolgendo (e <strong>per</strong>tanto non<br />
sussistono né la preoccupazione<br />
di aggravare <strong>il</strong> carico giudiziario<br />
con nuove domane, né quella di<br />
costringere la parte a porre in<br />
essere nuove iniziative
processuali) è opportuno che<br />
ogni vicenda che riguarda<br />
l’oggetto della causa sia<br />
sottoposta al vaglio del giudice<br />
della stessa e, <strong>per</strong> migliore tutela<br />
delle parti, sia inserita<br />
<strong>nel</strong>l’ambito della valutazione<br />
complessiva che lo stesso deve<br />
compiere”.<br />
( 278 ) CECCHERINI, I rapporti<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />
famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, op. cit.,<br />
403.<br />
( 279 ) secondo DOGLIOTTI,<br />
Separazione e divorzio. <strong>Il</strong> dato<br />
normativo. I problemi
interpretativi, op. cit., 206, <strong>il</strong><br />
sequestro a garanzia degli<br />
obblighi patrimoniali in sede di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />
presuppone l’inadempienza<br />
dell’obbligato, mentre quello<br />
introdotto <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina del<br />
divorzio presuppone <strong>il</strong> mero<br />
<strong>per</strong>icolo di inadempimento.<br />
( 280 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />
<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />
<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.;<br />
CUSATTI, <strong>Il</strong> «nuovo» sequestro<br />
dei beni dell’ex-<strong>coniuge</strong> a tutela<br />
del diritto al <strong>mantenimento</strong>, in
Dir. e giust., 1987, 348 ss..<br />
( 281 ) DOGLIOTTI, Separazione e<br />
divorzio. <strong>Il</strong> dato normativo. I<br />
problemi interpretativi , op. cit.,<br />
206 ss., sostiene che <strong>il</strong> sequestro<br />
ex art. 8, ult. co., l. div. svolge<br />
anche una funzione in una certa<br />
misura, o lato sensu cautelare,<br />
tenuto conto che è diretta a<br />
conservare la garanzia e ad<br />
assicurare l’adempimento<br />
soprattutto di prestazioni future<br />
<strong>per</strong>iodiche; CECCHERINI, I<br />
rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />
della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />
op. cit., 266 ss., lo avvicina al
sequestro conservativo previsto<br />
dall’art. 1878 c.c., a tutela della<br />
rendita vitalizia, con caratteri di<br />
specialità, <strong>per</strong>ché oltre ad essere<br />
strumento di esecuzione forzata<br />
<strong>per</strong> le rate pregresse, o<strong>per</strong>a in<br />
funzione cautelare <strong>per</strong> le rate non<br />
ancora scadute.<br />
( 282 ) Cass., 19 febbraio 2003, n.<br />
2479 ha messo in luce le<br />
differenze della natura e della<br />
funzione dello strumento di cui<br />
all’art. 8, co. 7, l. 1.12.1970, n.<br />
898, da quelle del sequestro<br />
conservativo; Trib. M<strong>il</strong>ano, 5<br />
dicembre 1995, in Foro it. 1996, I,
c. 1050, e Giur. It., 1995, I,2, 878:<br />
“<strong>il</strong> sequestro di parte dei beni del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato previsto dal<br />
comma 6 dell’art. 156 c.c., non ha<br />
natura cautelare e, quindi, non<br />
essendo assoggettato in forza<br />
della clausola di compatib<strong>il</strong>ità di<br />
cui all’art. 669-quaterdecies alla<br />
nuova disciplina cautelare<br />
uniforme, non è impugnab<strong>il</strong>e con<br />
<strong>il</strong> reclamo previsto dall’art. 669terdecies”.<br />
( 283 ) SERVETTI, I mezzi di<br />
tutela <strong>per</strong> l’adempimento degli<br />
obblighi patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, cit.,
387 ss., secondo la quale “ragioni<br />
di ordine sistematico portano a<br />
ritenere che <strong>nel</strong>le more del<br />
procedimento di divorzio<br />
l’assegno <strong>per</strong>iodico<br />
eventualmente spettante ad un<br />
<strong>coniuge</strong> non possa che essere<br />
qualificato come di<br />
<strong>mantenimento</strong>, destinato, in caso<br />
di positivo apprezzamento della<br />
domanda ad esso relativa, a<br />
convertirsi in quello divorz<strong>il</strong>e<br />
(dalle connotazioni e dalle<br />
conseguenze del tutto particolari)<br />
solo con l’emanazione della<br />
sentenza: da tali r<strong>il</strong>ievi
discenderà altresì l’osservazione<br />
che prima di tale momento<br />
decisorio l’assegno in questione<br />
sarà assoggettato alla disciplina<br />
propria del regime di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, non<br />
essendo consentito neppure a<br />
limitati effetti della sua tutela <strong>il</strong><br />
ricorso ad istituti che hanno <strong>per</strong><br />
loro natura riguardo alla sola<br />
prestazione <strong>per</strong>iodica ex art. 5..<br />
Tali argomentazioni rivestono,<br />
invero, valenza risolutiva anche<br />
in ordine alla accennata<br />
controversa questione della<br />
competenza ad autorizzare <strong>il</strong>
sequestro atipico qui in esame,<br />
poiché ne resta esclusa la<br />
possib<strong>il</strong>ità che ad emettere <strong>il</strong><br />
provvedimento in parola sia <strong>il</strong><br />
giudice istruttore, <strong>il</strong> quale in<br />
ragione della stessa<br />
determinazione temporale del suo<br />
ambito di competenza non potrà<br />
mai trovarsi di fronte<br />
all’esigenza di approntare una<br />
tutela ad un assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
che... <strong><strong>nel</strong>la</strong> sua esatta<br />
qualificazione giuridica non è<br />
ancora venuto ad esistenza.”.<br />
( 284 ) FIGONE, Sul <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o in regime di divorzio, in
Fam. e dir., 1995, 359 ss., 360;<br />
Trib. Verona, 17 novembre 1993,<br />
in Fam. e dir., 1994, 444, con nota<br />
di Russo, secondo cui “<strong>il</strong> rimedio<br />
del sequestro previsto dalla<br />
disciplina del divorzio può essere<br />
adottato dal giudice istruttore,<br />
anche a cautela dell’obbligo<br />
discendente da provvedimenti<br />
provvisori ed in pendenza del<br />
giudizio di divorzio”.<br />
( 285 ) Da ultimo, v. Cass., 7<br />
dicembre 2011, n. 26365.<br />
( 286 ) Cass. 19 settembre 2000,<br />
n. 12389.
( 287 ) Cass., 11 giugno 1997, n.<br />
5244.<br />
( 288 ) TOMMASEO, La disciplina<br />
processuale del divorzio, op. cit.,<br />
429; SALETTI, Aa.Vv.,<br />
Procedimento e sentenza di<br />
divorzio, op. cit., 609, sostiene<br />
invece che gli accordi di natura<br />
patrimoniale tra i coniugi non<br />
possono mai essere disattesi dal<br />
giudice.<br />
( 289 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 284.<br />
( 290 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 284.<br />
( 291 ) QUADRI, La nuova legge<br />
sul divorzio. I. Prof<strong>il</strong>i<br />
patrimoniali, Jovene, Napoli,<br />
1987, 34; BARBIERA, I diritti<br />
patrimoniali dei separati e dei<br />
divorziati , op. cit., 28 ss..<br />
( 292 ) DOGLIOTTI, Più luci che<br />
ombre <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del divorzio,<br />
i n Giust. civ., 1987, II, 493;<br />
BONI-LINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, in BONILINI e<br />
TOMMASEO, Lo scioglimento del<br />
matrimonio, in <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e,<br />
Commentario Schlesinger diretto
da Bus<strong>nel</strong>li, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />
2004, 557 e s.; A. e M.<br />
FI-NOCCHIARO, Diritto di<br />
famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 1988, 398 e ss;<br />
FERRANDO, Le conseguenze<br />
patrimoniali del divorzio tra<br />
autonomia e tutela, cit., 722 ss.<br />
( 293 ) Cass., Sez. un., 29<br />
novembre 1990, n. 11490, in Foro<br />
it ., 1991, I, 67, con note di<br />
QUADRI e CARBONE; v. anche<br />
Cass., Sez. un., 29 novembre<br />
1990, nn. 11489, 11491, 11492.<br />
( 294 ) DOGLIOTTI, Più luci che
ombre <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del divorzio,<br />
cit., 492 ss..<br />
( 295 ) MACARIO, Assegno di<br />
divorzio e mezzi adeguati, in Foro<br />
it., 1990, I, 1165, nota a Cass., 2<br />
marzo 1990, n. 1652, che, sulla<br />
base della natura esclusivamente<br />
assistenziale dell’assegno e della<br />
necessità di non creare posizioni<br />
di «pura rendita», ha affermato<br />
che «la valutazione relativa<br />
all’adeguatezza dei mezzi<br />
economici del richiedente deve<br />
essere compiuta con riferimento<br />
non al tenore di vita da lui<br />
goduto durante <strong>il</strong> matrimonio, ma
ad un modello di vita<br />
economicamente autonomo e<br />
dignitoso, quale, nei casi singoli,<br />
configurato dalla coscienza<br />
sociale»; QUADRI, La nuova<br />
legge sul divorzio, I, Prof<strong>il</strong>i<br />
patrimoniali, cit., 34 ss., ha<br />
sostenuto la tesi che <strong>il</strong><br />
presupposto del diritto<br />
all’assegno di divorzio consiste<br />
<strong>nel</strong>l’incapacità del <strong>coniuge</strong><br />
divorziato di condurre<br />
un’esistenza dignitosa.<br />
( 296 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, in <strong>Il</strong> diritto
di famiglia, Trattato diretto da<br />
Bon<strong>il</strong>ini e Cattaneo, I, Famiglia e<br />
matrimonio, Utet, Torino, 1997,<br />
640; DOSSETTI, L’attribuzione<br />
dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />
57 ss.; BONILINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, op. cit. 525.<br />
( 297 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 573.<br />
( 298 ) così RIMINI, La tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />
assistenziali ed esigenze<br />
compensative, in Fam. e dir., n. 4,<br />
2008, 412 ss. osserva che “<strong>per</strong><br />
evitare <strong>il</strong> formarsi di inique
endite parassitarie, la prassi<br />
giurisprudenziale finisce con <strong>il</strong><br />
creare modeste rendite<br />
sostanzialmente vitalizie che<br />
vengono <strong>per</strong>cepite dagli ex<br />
coniugi che hanno dedicato la<br />
vita alle esigenze della famiglia<br />
come compensazioni del tutto<br />
insufficienti dei loro sacrifici;<br />
mentre vengono <strong>per</strong>cepite dagli<br />
ex coniugi che non hanno<br />
ricevuto durante <strong>il</strong> matrimonio<br />
significativi contributi come una<br />
ingiusta, seppur modesta,<br />
assistenza vitalizia a chi non ha<br />
titolo <strong>per</strong> <strong>per</strong>cepirla.”.
( 299 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op. cit.,<br />
644, sostiene che “l’assegno non<br />
va considerato necessariamente<br />
ed in modo aprioristico, né come<br />
effetto della sussistenza tra gli ex<br />
coniugi di un particolare vincolo<br />
di solidarietà, né come aiuto al<br />
<strong>coniuge</strong> privo di mezzi, ma<br />
piuttosto come concreto<br />
strumento <strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare la<br />
situazione del <strong>coniuge</strong> che si<br />
trova in stato di inferiorità<br />
economica”.<br />
( 300 ) RIMINI, La tutela del
<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />
assistenziali ed esigenze<br />
compensative, cit., 412 ss., r<strong>il</strong>eva<br />
che “<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />
generalmente, al momento dello<br />
scioglimento del matrimonio, non<br />
cerca affatto assistenza – e<br />
considera anzi offensiva <strong>per</strong> la<br />
propria dignità la sola idea di<br />
chiedere assistenza – ma<br />
pretende una giusta ricompensa<br />
<strong>per</strong> i sacrifici spesso assai<br />
r<strong>il</strong>evanti compiuti durante <strong>il</strong><br />
matrimonio a favore della<br />
famiglia e di colui che si trova ad<br />
essere, al momento del divorzio, <strong>il</strong>
<strong>coniuge</strong> più forte. Talora chiede<br />
anche un indennizzo <strong>per</strong>ché<br />
ritiene di aver subito un torto da<br />
parte del <strong>coniuge</strong> più forte che ha<br />
violato i doveri che derivano dal<br />
matrimonio. Questa discrasia fra<br />
<strong>il</strong> fondamento che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
debole attribuisce ai propri diritti<br />
e la natura assistenziale<br />
attribuita all’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricostruzione<br />
giurisprudenziale non può<br />
portare ad una soluzione<br />
equ<strong>il</strong>ibrata e soddisfacente del<br />
conflitto postconiugale.”; v.<br />
QUADRI, Definizione degli assetti
economici postconiugali ed<br />
esigenze <strong>per</strong>equative, in Riv. dir.<br />
fam. e <strong>per</strong>s., 2005, 1307.<br />
( 301 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit., 277 ss.; CECCHERINI, I<br />
rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />
della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />
op. cit., 337 ss..<br />
( 302 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 278, sottolinea che “<strong>per</strong><br />
livello di vita matrimoniale deve<br />
intendersi <strong>il</strong> livello di vita che i<br />
coniugi avevano concretamente<br />
tenuto o avrebbero potuto tenere
in base ai loro redditi”.<br />
( 303 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 279<br />
( 304 ) ARGIROFFI, Gli alimenti.<br />
Prof<strong>il</strong>i oggettivi del rapporto,<br />
Utet, Torino, 1993, 30 ss.<br />
( 305 ) BONILINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, op. cit., 558;<br />
BRUSCUGLIA, GIUSTI, Sub art. 5<br />
l.d., in Commentario alla riforma<br />
del divorzio, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 1987,<br />
79; CARBONE, <strong>Il</strong> contrasto non<br />
composto sul tenore di vita<br />
«paraconiugale», in Fam. e dir.,
1994, 19; LUMINOSO, La riforma<br />
del divorzio: prof<strong>il</strong>i di diritto<br />
sostanziale. (Prime impressioni<br />
sulla l. 6.3.1987 n. 74), in Dir.<br />
fam. e <strong>per</strong>s., 1988, 455;<br />
MACARIO, Nuove norme sulla<br />
disciplina dei casi di<br />
scioglimento del matrimonio, sub<br />
art. 10, in Nuove leggi civ. comm.,<br />
a cura di LIPARI, Cedam, Padova,<br />
1987, 899 ss.; FER-RANDO, Le<br />
conseguenze patrimoniali del<br />
divorzio tra autonomia e tutela,<br />
cit., 729; TRABUCCHI, La<br />
funzione di assistenza<br />
<strong>nel</strong>l’assegno di divorzio e
l’assegno in corso di <strong>separazione</strong><br />
legale, in Giur. It., 1982, I, 1, 146.<br />
( 306 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />
dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />
62.<br />
( 307 ) RIMINI, La tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />
assistenziali ed esigenze<br />
compensative, cit., 412 ss. osserva<br />
che "considerazioni di natura<br />
compensativa (la misura del<br />
contributo dato da ciascun<br />
<strong>coniuge</strong> al soddisfacimento delle<br />
esigenze fam<strong>il</strong>iari e la durata del<br />
matrimonio) e indennitaria (le<br />
ragioni della decisione) possono
portare all’annullamento del<br />
diritto del <strong>coniuge</strong> più debole”.<br />
( 308 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />
dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />
64; CECCHERINI, I rapporti<br />
patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />
famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, op. cit.,<br />
329 ss..<br />
( 309 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 281.<br />
( 310 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 281.<br />
( 311 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 292 ss., osserva che<br />
“l’accordo delle parti non muta<br />
la causa del diritto all’assegno, e<br />
cioè la solidarietà postconiugale,<br />
e neppure <strong>il</strong> suo titolo che è pur<br />
sempre la legge. L’assegno<br />
determinativo dell’assegno<br />
postmatrimoniale ha piuttosto la<br />
natura di un negozio di<br />
accertamento” che ne fissa <strong>il</strong><br />
contenuto e la decorrenza degli<br />
effetti.<br />
( 312 ) <strong>per</strong> un approfondimento v.<br />
BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
op. cit., 524 ss.
( 313 ) A. e M. FINOCCHIARO,<br />
Diritto di famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio,<br />
op. cit., 442 ss.<br />
( 314 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />
Un problema ancora insoluto: la<br />
natura dell’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />
divorzio, nota a Cass. 1° febbraio<br />
1974, n. 263, in Dir. e fam., 1974,<br />
375; GRASSI, La legge sul<br />
divorzio, Jovene, Napoli, 1971,<br />
196.<br />
( 315 ) BARBIERA, Disciplina dei<br />
casi di scioglimento del<br />
matrimonio, in Commentario del<br />
codice civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,
Zanichelli, Bologna-Roma, 1971,<br />
147; BARBIERA, <strong>Il</strong> divorzio dopo<br />
la riforma del diritto di famiglia,<br />
i n Commentario del codice civ<strong>il</strong>e<br />
Scialoja-Branca, Zanichelli,<br />
Bologna-Roma, 1979, 326 ss.;<br />
VINCENZI AMATO, I rapporti<br />
patrimoniali, in Commentario sul<br />
divorzio a cura di RESCIGNO,<br />
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1980, 340;<br />
SANTOSUOSSO, <strong>Il</strong> divorzio, in<br />
Trattato di diritto privato, diretto<br />
da RESCIGNO, III, Utet, Torino,<br />
1982, 361 ss..<br />
( 316 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.
cit,, 294; BONILINI, L’assegno<br />
post-matrimoniale, op. cit. , 524<br />
ss.<br />
( 317 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
op. cit. , 517.; A. e<br />
M. FINOCCHIARO, Diritto di<br />
famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
448; MORETTI, Assegno di<br />
divorzio e autonomia privata, in<br />
L’assegno, la pensione e gli altri<br />
diritti di DOSSETTI, MORETTI,<br />
MENOTTI, PASTORI, La Tribuna,<br />
Piacenza, 2003, 198, r<strong>il</strong>eva che<br />
“anche senza approfondire quale<br />
sia in realtà <strong>il</strong> contenuto<br />
dell’accordo che i coniugi
possono raggiungere e quanto<br />
incisivo sia l’intervento del<br />
tribunale, quello che certamente<br />
emerge è la previsione di una<br />
necessaria valutazione giudiziale<br />
di equità, ossia che, senza tale<br />
giudizio, l’accordo dei coniugi<br />
non è vincolante, ma rimane<br />
privo di effetti. … Nel momento in<br />
cui, riformando la normativa sul<br />
divorzio, si è accentuato <strong>il</strong> potere<br />
dispositivo dei coniugi, si è, <strong>nel</strong>lo<br />
stesso tempo, data chiara<br />
dimostrazione di come questo<br />
potere non sia assoluto”.<br />
( 318 ) QUADRI, La nuova legge
sul divorzio, op. cit., 48 ss.;<br />
CARBONE, L’assegno di divorzio<br />
tra disponib<strong>il</strong>ità ed<br />
indisponib<strong>il</strong>ità, nota a Cass. 4<br />
giugno 1992, n. 6857, in Corr.<br />
giur., 1992, 866; CARBONE,<br />
Autonomia privata e rapporti<br />
patrimoniali tra coniugi (in crisi)<br />
, nota a Cass. 22 gennaio 1994, n.<br />
657, cit., 148 ss.; SESTA, Diritto<br />
di famiglia, Cedam, Padova, 2005,<br />
356, osserva che <strong>il</strong> meccanismo di<br />
controllo giudiziale sull’equità<br />
dell’accordo non è in grado di<br />
o<strong>per</strong>are in caso di divorzio su<br />
domanda congiunta; OBERTO,
Sulla natura disponib<strong>il</strong>e degli<br />
assegni di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio: tra autonomia privata e<br />
intervento giudiziale (seconda<br />
parte), in Fam. e dir., n. 5, 2003,<br />
495, sottolinea che “quanto … al<br />
principio di solidarietà coniugale<br />
non si riesce a comprendere <strong>per</strong><br />
quale motivo esso dovrebbe<br />
spingersi al punto da imporre di<br />
non tenere conto alcuno della<br />
volontà liberamente espressa -<br />
<strong>per</strong> motivi, come s’è visto,<br />
assolutamente insindacab<strong>il</strong>i -<br />
dall’avente diritto: altro è<br />
imporre un reciproco dovere di
soccorso e d’assistenza contro la<br />
volontà dell’obbligato, altro è<br />
invece pretendere che tale dovere<br />
trovi applicazione contro la<br />
volontà dell’avente diritto, in<br />
violazione del principio di<br />
autoresponsab<strong>il</strong>ità e di<br />
affidamento <strong>nel</strong> canone<br />
fondamentale secondo cui (anche<br />
tra coniugi!) pacta sunt<br />
servanda.”.<br />
( 319 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
op. cit. , 519.<br />
( 320 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />
La famiglia. Le successioni, op.<br />
cit, 229.
( 321 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, op. cit., 483 ss..<br />
<strong>nel</strong> sostenere l’ammissib<strong>il</strong>ità della<br />
rinuncia all’assegno, r<strong>il</strong>eva che<br />
dalla previsione della valutazione<br />
d’equità del tribunale si può<br />
trarre solo un’indicazione <strong>nel</strong><br />
senso dell’inammissib<strong>il</strong>ità di una<br />
rinunzia preventiva, ma non di<br />
una rinunzia tout court.<br />
( 322 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />
op. cit. , 519.<br />
( 323 ) Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />
orientamento della Suprema<br />
Corte, questi accordi di natura
patrimoniale violano <strong>il</strong> principio<br />
di indisponib<strong>il</strong>ità dell’assegno di<br />
divorzio, non tengono conto della<br />
possib<strong>il</strong>ità di revisione<br />
dell’assegno stesso o di<br />
richiederne l’attribuzione dopo la<br />
pronuncia di divorzio, hanno<br />
causa <strong>il</strong>lecita se stipulati fuori dal<br />
giudizio di divorzio in quanto<br />
pregiudicano <strong>il</strong> diritto di difesa e<br />
si traducono in un atto di<br />
disposizione dello status<br />
coniugale; v. Cass., 25 gennaio<br />
2012, n. 1084; Cass., 4 novembre<br />
2010, n. 22505; Cass., 10 marzo<br />
2006, n. 5302; Cass., 9 maggio
2000, n. 5866, in Giust. Civ.<br />
Mass., 2000, 964.<br />
( 324 ) MORETTI, Assegno di<br />
divorzio e autonomia privata, op.<br />
cit., 211 ss.; FERRANDO, Crisi<br />
coniugale e accordi intesi a<br />
definirne gli aspetti economici, in<br />
Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 250; COMPORTI,<br />
Autonomia privata e convenzioni<br />
preventive di <strong>separazione</strong>, di<br />
divorzio e di annullamento del<br />
matrimonio, cit., 105 ss.;<br />
VALIGNANI, Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 381;<br />
DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la<br />
<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 523, afferma che
“ogni accordo di carattere<br />
economico può influenzare la<br />
libertà di disposizione dello<br />
status e tradursi in una forma di<br />
disposizione di esso,<br />
condizionando sia la parte che<br />
intenda conseguire un vantaggio<br />
patrimoniale, sia quella che deve<br />
attribuirlo e che, non essendo più<br />
in grado di mantenere quanto<br />
promesso, può vedere frustrata la<br />
propria aspirazione ad ottenere <strong>il</strong><br />
divorzio. È <strong>per</strong>tanto strumentale<br />
la distinzione tra questioni<br />
relative allo status, come tali<br />
indisponib<strong>il</strong>i, e questioni
patrimoniali, di cui le parti<br />
potrebbero liberamente disporre,<br />
<strong>per</strong> la stretta connessione che<br />
esiste tra le une e le altre.<br />
Neppure può dirsi che non sia<br />
riconosciuto spazio<br />
all’autonomia privata, poiché la<br />
stessa può tranqu<strong>il</strong>lamente<br />
estrinsecarsi, ad esempio<br />
attraverso un divorzio<br />
consensuale, con l’unico limite<br />
della non ammissib<strong>il</strong>ità di<br />
convenzioni preventive.” ; contra<br />
BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2. La<br />
famiglia. Le successioni, op. cit.,<br />
230, secondo <strong>il</strong> quale la nullità
degli accordi preventivi non può<br />
essere desunta dal principio di<br />
indisponib<strong>il</strong>ità del diritto<br />
all’assegno, in quanto tale<br />
principio non esclude la validità<br />
degli accordi che determinano la<br />
misura dell’assegno posti in<br />
essere <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase del divorzio, ma<br />
“sembra piuttosto doversi<br />
spiegare in ragione della<br />
indeterminatezza dell’oggetto, in<br />
quanto gli effetti economici che<br />
gli accordi preventivi vorrebbero<br />
regolare non sono valutab<strong>il</strong>i<br />
prima che vengano in essere i<br />
presupposti del se e del quanto”.
( 325 ) OBERTO, I contratti della<br />
crisi coniugale, op.cit., 442 ss.;<br />
CARBONE, Accordi patrimoniali<br />
deflattivi della crisi coniugale, in<br />
Fam. e dir., 2000, 430 ss.<br />
( 326 ) Cass. Sez. un., sentenze del<br />
29 novembre 1990, n. 11489, n.<br />
11490, in Foro it., 1991, I, 67, con<br />
note di CARBONE e QUADRI; n.<br />
11491 e n. 11492, in Vita Not.,<br />
1991, 161.<br />
( 327 ) In alcune pronunce la<br />
Suprema Corte aveva sostenuto<br />
che “a seguito della riforma<br />
introdotta dalla l. 6 marzo 1987
n. 74, all’assegno di divorzio è<br />
stata riconosciuta dal legislatore<br />
(art. 10 legge cit., che ha<br />
modificato l’art. 5 l. 1 dicembre<br />
1970 n. 898) natura<br />
eminentemente assistenziale, <strong>per</strong><br />
cui ai fini della sua attribuzione<br />
assume ora valore decisivo<br />
l’autonomia economica del<br />
richiedente, <strong>nel</strong> senso che l’altro<br />
<strong>coniuge</strong> è tenuto ad aiutarlo solo<br />
se egli non sia economicamente<br />
indipendente nei limiti in cui<br />
l’aiuto si renda necessario <strong>per</strong><br />
sop<strong>per</strong>ire alla carenza dei mezzi<br />
conseguente alla dissoluzione del
matrimonio, in applicazione del<br />
principio di solidarietà<br />
postconiugale, che costituisce <strong>il</strong><br />
fondamento etico e giuridico<br />
dell’attribuzione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e. Pertanto, la valutazione<br />
relativa all’adeguatezza dei<br />
mezzi economici del richiedente<br />
deve essere compiuta con<br />
riferimento non al tenore di vita<br />
da lui goduto durante <strong>il</strong><br />
matrimonio, ma ad un modello di<br />
vita economicamente autonomo e<br />
dignitoso, quale, nei casi singoli,<br />
configurato dalla coscienza<br />
sociale” (Cass., 2 marzo 1990, n.
1652, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />
1990, 437)<br />
( 328 ) In questo senso, Cass., 13<br />
apr<strong>il</strong>e 2012, n. 5876; Cass. 14<br />
gennaio 2008, n. 593; Cass., 28<br />
febbraio 2007, n. 4764; Cass., 19<br />
ottobre 2006, n. 22500; Cass., 28<br />
apr<strong>il</strong>e 2006, n. 9861; Cass., 23<br />
febbraio 2006, n. 4021; Cass., 16<br />
maggio 2005, n. 10210; Cass., 15<br />
ottobre 2003, n. 15383; Cass., 7<br />
maggio 2002, n. 6541; Cass., 5<br />
luglio 2001, n. 9058; Cass., 16<br />
giugno 2000, n. 8225, in Giur. It .,<br />
2001, 462, con nota di<br />
CASTAGNARO; Cass., 19 luglio
1999, n. 7672, in Giur. It ., 2000,<br />
465, con nota di LOBASSO; Cass.,<br />
27 luglio 1998, n. 7352, in Giur.<br />
It, 1999, 692, con nota di DE<br />
ROBERTIS.<br />
( 329 ) Da ultimo, Cass. 23<br />
febbraio 2006, n. 4021; Cass., 12<br />
dicembre 2003, n. 19026.<br />
( 330 ) Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 2012, n.<br />
5876 sottolinea che la nozione di<br />
adeguatezza postula “un esame<br />
comparativo della situazione<br />
reddituale e patrimoniale attuale<br />
del richiedente con quella della<br />
famiglia all’epoca della<br />
cessazione della convivenza”,
tenendo altresì conto “dei<br />
miglioramenti della condizione<br />
finanziaria dell’onerato, anche se<br />
successivi alla cessazione della<br />
convivenza, i quali costituiscano<br />
sv<strong>il</strong>uppi naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />
dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />
matrimonio”; Cass., 28 gennaio<br />
2004, n. 1487; Cass. 13 apr<strong>il</strong>e<br />
1994 n. 3429; Cass., 2 luglio<br />
1990, n. 6774.<br />
( 331 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />
n. 1595; Cass., 12 dicembre 2003<br />
n. 19026; Cass. 7 maggio 1998, n.<br />
4617, in Fam. e dir., 1998, 525;
Cass., 1 dicembre 1993, n. 11860,<br />
in Fam. e dir., 1994, 12.<br />
( 332 ) Cass. 28 gennaio 2004, n.<br />
1487, in Fam. e dir., 2004, con<br />
nota di LIUZZI, ha affermato che<br />
“<strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />
dell’importo dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, occorre tenere conto<br />
degli eventuali miglioramenti<br />
della situazione economica del<br />
<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />
chieda l’assegno, anche se<br />
successivi alla cessazione della<br />
convivenza, qualora<br />
costituiscano sv<strong>il</strong>uppi naturali e<br />
prevedib<strong>il</strong>i dell’attività svolta
durante <strong>il</strong> matrimonio e trovino<br />
radice <strong>nel</strong>l’attività all’epoca<br />
svolta e/o <strong>nel</strong> tipo di<br />
qualificazione professionale e/o<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> collocazione sociale<br />
dell’onerato, adeguatamente<br />
valutando se siano riferib<strong>il</strong>i al<br />
tempo anteriore o successivo alla<br />
<strong>separazione</strong>, mentre non possono<br />
essere valutati i miglioramenti<br />
che scaturiscano da eventi<br />
autonomi, non collegati alla<br />
situazione di fatto ed alle<br />
aspettative maturate <strong>nel</strong> corso del<br />
matrimonio”; conf. Cass. 26<br />
settembre 2007, n. 20204; Cass.,
17 novembre 2006, n. 24496;<br />
Cass., 6 ottobre 2005, n. 19446, in<br />
Guida al dir., 2007, 43, 47, con<br />
nota di GRA-GNANI; Cass. 28<br />
gennaio 2000, n. 958, in Giust.<br />
Civ., 2000, I, 679.<br />
( 333 ) Cass., 16 luglio 2004, n.<br />
13169.<br />
( 334 ) Cass., 28 gennaio 2004 n.<br />
1487; Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 1994 n.<br />
3429.<br />
( 335 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />
4424; Cass. 30 novembre 2007, n.<br />
25010 ha chiaramente affermato<br />
che “la determinazione
dell’assegno di divorzio, alla<br />
stregua dell’art. 5 della legge 1<br />
dicembre 1970 n. 898, modificato<br />
dall’art. 10 della legge 6 marzo<br />
1987 n. 74, è indipendente dalle<br />
statuizioni patrimoniali o<strong>per</strong>anti,<br />
<strong>per</strong> accordo tra le parti e in virtù<br />
di decisione giudiziale, in vigenza<br />
di <strong>separazione</strong> dei coniugi,<br />
poiché, data la diversità delle<br />
discipline sostanziali, della<br />
natura, struttura e finalità dei<br />
relativi trattamenti, correlate e<br />
diversificate situazioni, e delle<br />
rispettive decisioni giudiziali,<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e,
presupponendo lo scioglimento<br />
del matrimonio, prescinde dagli<br />
obblighi di <strong>mantenimento</strong> e di<br />
alimenti, o<strong>per</strong>anti <strong>nel</strong> regime di<br />
convivenza e di <strong>separazione</strong>, e<br />
costituisce effetto diretto della<br />
pronuncia di divorzio, con la<br />
conseguenza che l’assetto<br />
economico relativo alla<br />
<strong>separazione</strong> può rappresentare<br />
mero indice di riferimento <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura in cui appaia idoneo a<br />
fornire ut<strong>il</strong>i elementi di<br />
valutazione.”; Cass., 2 luglio<br />
2007, n. 14965, in Fam. e dir., n.<br />
12, 2007, 1090, con nota di
RUSSO; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />
5302; Cass., 11 settembre 2001, n.<br />
11575, in Giur. It ., 2002, 704 e in<br />
Fam. e dir., 2002, 285, con nota di<br />
SCIANCALEPORE.<br />
( 336 ) Cass., 28 gennaio 2008,<br />
n.1758, ha ribadito che “<strong>il</strong><br />
diniego dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
non può fondarsi sul r<strong>il</strong>ievo che<br />
negli accordi di <strong>separazione</strong> i<br />
coniugi pattuirono che nessun<br />
assegno fosse versato dal marito<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> della moglie,<br />
dovendo comunque <strong>il</strong> giudice<br />
procedere alla verifica del<br />
rapporto delle attuali condizioni
economiche delle parti con <strong>il</strong><br />
pregresso tenore di vita<br />
coniugale”; Cass., 20 gennaio<br />
2006, n. 1203 ha ancora<br />
recentemente confermato che<br />
“poichè l’assegno di divorzio è<br />
determinato sulla base di criteri<br />
autonomi e distinti rispetto a<br />
quelli r<strong>il</strong>evanti <strong>per</strong> <strong>il</strong> trattamento<br />
economico al <strong>coniuge</strong> separato,<br />
non rappresenta una circostanza<br />
decisiva, ai fini della<br />
dimostrazione della attuale<br />
autosufficienza economica del<br />
<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno di<br />
divorzio, la mancata richiesta, in
sede di <strong>separazione</strong>, da parte di<br />
questo, di un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>”; conf. Cass., 10<br />
marzo 2006, n. 5302; Cass., 11<br />
settembre 2001, n. 11575, cit.;<br />
Cass., 22 novembre 2000, n.<br />
15055, in Nuovo dir., 2001, 563,<br />
con nota di PEDRINI.<br />
( 337 ) Cass. 30 novembre 2007,<br />
n. 25010, cit.; Cass., 2 luglio<br />
2007, n. 14965, cit.; Cass., 19<br />
ottobre 2006, n. 22500; Cass., 9<br />
luglio 2004 n. 12666, Guida al<br />
dir., 2004, 32, 71. In dottrina,<br />
RIMINI, La tutela del <strong>coniuge</strong> più<br />
debole fra logiche assistenziali
ed esigenze compensative, cit.,<br />
412 ss. osserva che “chiunque<br />
conosca la prassi quotidiana dei<br />
nostri tribunali ben sa che<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e finisce con<br />
l’essere la proiezione, dopo la<br />
cessazione del vincolo,<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />
determinato dal giudice del<br />
divorzio <strong>nel</strong>l’identico ammontare<br />
fissato al momento della<br />
<strong>separazione</strong>. … Ciò significa che,<br />
quando <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />
ottiene <strong>il</strong> riconoscimento del<br />
diritto ad un assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> al momento della
<strong>separazione</strong>, la determinazione<br />
del suo orizzonte temporale viene<br />
effettuata troppo spesso<br />
prescindendo dall’accertamento<br />
del suo effettivo contributo alle<br />
esigenze della famiglia e dalla<br />
valutazione della possib<strong>il</strong>ità,<br />
almeno dopo <strong>il</strong> divorzio, di<br />
trovare un lavoro che garantisca<br />
adeguati redditi propri, cosicché<br />
non è infrequente che si formino<br />
situazioni in cui un <strong>coniuge</strong> gode<br />
di una rendita ingiustificata a<br />
tempo indeterminato. Questa<br />
prassi, ad un primo esame,<br />
potrebbe portare ad affermare
che, al momento del divorzio, i<br />
nostri tribunali tutelano<br />
eccessivamente le ragioni dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> più debole, giacché<br />
proiettano, anche dopo la<br />
cessazione del vincolo, <strong>il</strong> diritto a<br />
godere del tenore di vita<br />
matrimoniale – garantito al<br />
<strong>coniuge</strong> separato dall’art. 156<br />
c.c. – senza tenere in gran conto<br />
gli altri parametri indicati<br />
dall’art. 5, l. div., che invece<br />
dovrebbero o<strong>per</strong>are, come si è<br />
visto, come fattori di<br />
moderazione. Ma questa<br />
conclusione non regge ad un
esame più profondo: infatti <strong>il</strong><br />
giudice della <strong>separazione</strong>,<br />
consapevole del fatto che<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> sarà<br />
quasi certamente confermato al<br />
momento del divorzio, ritenendo<br />
iniquo che la parte più debole<br />
abbia sempre diritto a mantenere<br />
vitanaturaldurante <strong>il</strong> medesimo<br />
tenore di vita matrimoniale,<br />
finisce con <strong>il</strong> prevedere … un<br />
assegno di <strong>mantenimento</strong> assai<br />
inferiore alla misura che gli (o le)<br />
consentirebbe di mantenere <strong>il</strong><br />
tenore di vita matrimoniale.”.<br />
( 338 ) A. M<strong>il</strong>ano, 14 febbraio
1997, in Fam. e dir., 1997, 447,<br />
con nota di GIULIANO.<br />
( 339 ) Cass. 4 giugno 1992, n.<br />
6857, in Corr. giur ., 1992, 863,<br />
con nota di CARBONE, e in Giur.<br />
it., 1993, I, 1, 340, con nota di<br />
DALMOTTO, ha affermato che<br />
l’opzione da parte del legislatore<br />
“<strong>per</strong> <strong>il</strong> criterio di solidarietà<br />
post-coniugale, sul presupposto<br />
dell’impossib<strong>il</strong>ità oggettiva del<br />
<strong>coniuge</strong> più debole di svolgere<br />
attività lavorativa retribuita,<br />
comporta l’esistenza del limite di<br />
indisponib<strong>il</strong>ità cui soggiacciono,<br />
secondo un principio generale
dell’ordinamento, emolumenti di<br />
varia natura correlati alle<br />
esigenze della vita (pensione,<br />
alimenti, retribuzione, ecc.)";<br />
negli stessi termini, <strong>per</strong> la<br />
giurisprudenza risalente, v. Cass.<br />
6 dicembre 1991, n. 13128, Cass.<br />
7 settembre 1995, n. 9416, Cass.<br />
16 novembre 1994, n. 9645 , in<br />
Fam. e dir., 1995, 239, con nota di<br />
PADOVINI, relative a casi di<br />
rinunzia preventiva.<br />
( 340 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />
1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />
22505; Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />
4424, ha ribadito che “gli accordi
con i quali i coniugi intendano<br />
regolare, in sede di <strong>separazione</strong>, i<br />
loro reciproci rapporti economici<br />
in relazione al futuro divorzio<br />
con riferimento all’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> sono nulli, <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong>liceità della causa, stante la<br />
natura assistenziale di tale<br />
assegno, previsto a tutela del<br />
<strong>coniuge</strong> più debole, che rende<br />
indisponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> diritto a<br />
richiederlo in sede di divorzio”.<br />
( 341 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />
4424; Cass. 10 marzo 2006, n.<br />
5302.<br />
( 342 ) Cass. 10 marzo 2006, n.
5302.<br />
( 343 ) Cass., 14 giugno 2000, n.<br />
8109, in Foro. It., I, 2001, 1318<br />
con note di RUSSO e<br />
CECCHERINI, in Fam. e dir., 2000,<br />
429, con nota di CARBONE, e in<br />
Guida al dir., 2000, n. 24, con<br />
comm. di M. FINOCCHIARO.<br />
( 344 ) Cass., 27 dicembre 2011,<br />
n. 28892; Cass. 14 gennaio 2008,<br />
n. 593; Cass., 2 luglio 2007, n.<br />
14965, cit.; Cass., 19 ottobre<br />
2006, n. 22500; Cass. 22 agosto<br />
2006, n. 18241; Cass. 16 maggio<br />
2005 n. 10210; 19 marzo 2003, n.
4040, in Arch. Civ., 2004, 116;<br />
Cass. 17 marzo 2000, n. 3101.<br />
( 345 ) Cass., 29 ottobre 1996, n.<br />
9439, in Foro it., 1997, I, 1541,<br />
con nota di QUADRI.<br />
( 346 ) RUSSO, Ancora<br />
sull’assegno divorz<strong>il</strong>e: la<br />
Cassazione conferma<br />
l’orientamento, commento a<br />
Cass., 2 luglio 2007, n. 14965, in<br />
Fam. e dir., n. 12, 2007, 1090,<br />
osserva che “date le recenti<br />
a<strong>per</strong>ture della giurisprudenza in<br />
tema di danno endofam<strong>il</strong>iare”,<br />
anche <strong>nel</strong> caso in cui non<br />
sussistano i presupposti <strong>per</strong>
l’assegno divorz<strong>il</strong>e, l’ex <strong>coniuge</strong><br />
può in separato giudizio far<br />
accertare <strong>il</strong> suo diritto ad essere<br />
risarcito “<strong>per</strong> violazione degli<br />
obblighi fam<strong>il</strong>iari <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in<br />
cui l’atto antigiuridico abbia leso<br />
un bene costituzionalmente<br />
protetto. <strong>Il</strong> danno fam<strong>il</strong>iare ed<br />
"endofam<strong>il</strong>iare" integra, secondo<br />
una lettura costituzionalmente<br />
orientata dell’art. 2059 c.c.,<br />
danno non patrimoniale, vale a<br />
dire un danno r<strong>il</strong>evante e<br />
risarcib<strong>il</strong>e in quanto si offendano<br />
beni costituzionalmente protetti,<br />
configurab<strong>il</strong>e ad esempio quando
la lesione di un diritto<br />
fondamentale della <strong>per</strong>sonalità<br />
avviene da parte di altro<br />
componente della famiglia, non<br />
potendo ritenersi che diritti<br />
definiti inviolab<strong>il</strong>i ricevano<br />
diversa tutela a seconda che i<br />
titolari si pongano o meno<br />
all’interno di un contesto<br />
fam<strong>il</strong>iare e dovendo dall’altro<br />
lato escludersi che la violazione<br />
dei doveri nascenti dal<br />
matrimonio - ove si realizzino<br />
condotte di intrinseca gravità tali<br />
da integrare aggressione ai<br />
diritti fondamentali della <strong>per</strong>sona
- riceva la propria sanzione, in<br />
nome di una presunta specificità,<br />
completezza ed autosufficienza<br />
del diritto di famiglia,<br />
esclusivamente <strong>nel</strong>le misure<br />
tipiche previste da tale settore del<br />
diritto.”.<br />
( 347 ) Secondo Cass., 27<br />
dicembre 2011, n. 28892 “ai fini<br />
della quantificazione in concreto<br />
del- l’assegno di divorzio,<br />
assumono r<strong>il</strong>evanza le "ragioni<br />
della decisione" - da intendersi<br />
non come cause del fallimento del<br />
matrimonio in relazione alla loro<br />
addebitab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> comportamenti
anteriori alla <strong>separazione</strong>, che<br />
non possono essere accertate al<br />
di fuori del giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> (Cass. 22 novembre<br />
2000, n. 15055; 2 giugno 1981, n.<br />
3549; 11 giugno 1980, n. 3712) -<br />
ma al "contributo <strong>per</strong>sonale"<br />
dato dal <strong>coniuge</strong> alla vita<br />
fam<strong>il</strong>iare, valutando unicamente<br />
a tal fine <strong>il</strong> suo comportamento<br />
<strong>nel</strong> corso del matrimonio.”<br />
( 348 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />
n. 1595; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9861; Cass., 12 dicembre 2003, n.<br />
19026; Cass., 17 marzo 2000, n.
3101, in Gius, 2000, 1440.<br />
( 349 ) BONILINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, op. cit., 532 ss.,<br />
mette in luce come la normativa<br />
del divorzio accentui la<br />
situazione di maggiore<br />
indipendenza cui dovrebbero<br />
tendere ed aspirare entrambi i<br />
coniugi; Cass., 16 luglio 2004 n.<br />
13169.<br />
( 350 ) Cass., 29 novembre 2007,<br />
n. 24938; Cass., 17 gennaio 2002,<br />
n. 432, in Fam. e dir., 2002, 317.<br />
( 351 ) Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />
1487.
( 352 ) Cass., 4 maggio 2000, n.<br />
5582.<br />
( 353 ) Cass., 28 marzo 2003, n.<br />
4736, in Dir. e Giust., 2003, 16,<br />
24, con nota di AFFINITO.<br />
( 354 ) Cass., 22 febbraio 2006, n.<br />
3838; Cass., 28 marzo 2003, n.<br />
4736, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s .,<br />
2003, 65.<br />
( 355 ) Cass., 15 ottobre 2003 n.<br />
15383, in Guida al dir., 2003, 47,<br />
47.<br />
( 356 ) Cass., 16 maggio 2005, n.<br />
10210, in Guida al dir., 2005, n.<br />
29, 55, con nota di GALLUZZO.
( 357 ) Cass. Sez. un., 11490/90.<br />
( 358 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />
n. 1595; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9861.<br />
( 359 ) Cass., 5 agosto 1997, n.<br />
7199, in Giur. It ., 1998, 416, con<br />
nota di RUNFOLA TE-STINI.<br />
( 360 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3914; Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />
785; Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />
1487, in Fam. e dir., 2004, con<br />
nota di LIUZZI.<br />
( 361 ) v. nota 7, cap. IX; Cass., 8<br />
febbraio 2000 n. 1379, in Dir. e
Giust., 2000, f.6,. ha cassato la<br />
decisione della Corte di merito, la<br />
quale aveva escluso che si<br />
potesse prendere in<br />
considerazione, ai fini della<br />
liquidazione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, l’incremento reddituale<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong> funzionario di<br />
banca, la cui promozione non era<br />
dovuta ad automatismi di carriera,<br />
ma alle sue <strong>per</strong>sonali capacità,<br />
senza fornire alcuna motivazione<br />
in ordine al ritenuto carattere<br />
eccezionale ed imprevedib<strong>il</strong>e<br />
della progressione di cui si<br />
trattava.
( 362 ) Cass., 26 settembre 2007,<br />
n. 20204, in <strong>Il</strong> Quotidiano<br />
Giuridico, n. 1-10-2007, ha<br />
negato la revisione dell’assegno,<br />
ritenendo che <strong>il</strong> successo<br />
economico conseguito dal<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato circa dieci anni<br />
dopo la cessazione della<br />
convivenza matrimoniale “è<br />
derivato dalla sua attività liberoprofessionale,<br />
la quale<br />
costituisce, rispetto alla<br />
precedente attività di pubblico<br />
dipendente, non già <strong>il</strong> frutto di un<br />
prevedib<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppo di carriera,<br />
ma un evento eccezionale,
determinato dalla scelta di<br />
accedere al pensionamento<br />
anticipato e di dedicarsi alla vita<br />
professionale autonoma, una<br />
scelta non prevedib<strong>il</strong>e sulla base<br />
delle circostanze preesistenti e<br />
comportante una forte assunzione<br />
di rischi”; Cass. 28 gennaio 2004,<br />
n. 1487, cit., <strong>nel</strong> precisare che <strong>il</strong><br />
giudice non può limitarsi a<br />
considerare unicamente l’entità<br />
del reddito rispettivamente<br />
<strong>per</strong>cepito dai due coniugi prima<br />
del divorzio, ma deve altresì<br />
valutare se e come tali redditi<br />
siano variati sino al momento
della decisione, e soprattutto se<br />
eventuali incrementi del reddito<br />
dell’obbligato siano destinati a<br />
cessare entro un certo termine, ha<br />
cassato la decisione di merito che,<br />
<strong>nel</strong> determinare la misura<br />
dell’assegno, aveva tenuto conto<br />
degli emolumenti <strong>per</strong>cepiti dal<br />
<strong>coniuge</strong> eletto alla carica di<br />
consigliere regionale, senza<br />
considerare la circostanza che<br />
tale reddito sarebbe venuto a<br />
cessare alla scadenza del<br />
mandato. Tuttavia Cass., 12<br />
marzo 2012, n. 3914 ha sostenuto<br />
che si possa tener conto “del
miglioramento delle condizioni<br />
economiche del <strong>coniuge</strong><br />
obbligato derivante da un evento<br />
imprevisto, come <strong>nel</strong> caso di<br />
specie la vincita al<br />
Su<strong>per</strong>enalotto, …al fine di<br />
valutare se le condizioni<br />
patrimoniali dell’obbligato<br />
consentano di corrispondere<br />
l’assegno divorz<strong>il</strong>e che sia<br />
determinato in relazione al<br />
tenore di vita goduto durante <strong>il</strong><br />
matrimonio”.<br />
( 363 ) Cass., 30 maggio 2007, n.<br />
12687 ha affermato <strong>il</strong> principio<br />
secondo <strong>il</strong> quale “le successioni
ereditarie ricevute dopo <strong>il</strong><br />
divorzio dal soggetto onerato del<br />
pagamento di un assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, in mancanza di un<br />
peggioramento della situazione<br />
economica del soggetto<br />
beneficiario dell’assegno, non<br />
sono idonee a giustificare<br />
l’aumento dell’assegno,<br />
concorrendo <strong>il</strong> relativo<br />
incremento patrimoniale<br />
unicamente <strong><strong>nel</strong>la</strong> valutazione<br />
della capacità economica<br />
dell’obbligato a pagare<br />
l’assegno già in atto”; Cass., 28<br />
febbraio 2007, n. 4764; Cass. 18
marzo 1996, n. 2273, in Dir. fam.,<br />
1996, 1371.<br />
( 364 ) Cass., 9 marzo 2000 n.<br />
2662, Mass. Giur. It., 2000.<br />
( 365 ) Cass., 22 febbraio 2006, n.<br />
3838; Cass. 6 ottobre 2005, n.<br />
19446; Cass. 16 luglio 2004, n.<br />
13169; Cass. 7 maggio 2002, n.<br />
6541; Cass. 24 maggio 2001, n.<br />
7068.<br />
( 366 ) Cass., 15 giugno 2005, n.<br />
12838, in Fam e dir., 2005, 664;<br />
Cass., 10 giugno 2005, n. 12283,<br />
in Fam e dir., 2005, 664; Cass., 16<br />
giugno 2000, n. 8225, in Giust.
civ. Mass., 2000, 1319.<br />
( 367 ) secondo Cass., 29 marzo<br />
2000, n. 3792, cit., <strong>il</strong> giudice del<br />
merito non è tenuto ad un’esatta<br />
quantificazione dei redditi dei<br />
coniugi, potendo avvalersi di<br />
elementi presuntivi, idonei a<br />
fornire sicuri dati sulle rispettive<br />
capacità economiche; Cass., 21<br />
agosto 1997, n. 7799, in Giust.<br />
civ. Mass., 1997, 1460.<br />
( 368 ) Cass., 10 agosto 2001, n.<br />
11059, in Fam. e dir., 2001, 648;<br />
Cass., 3 ottobre 2000, n. 13068, in<br />
Giust. civ. Mass., 2000, 2077.
( 369 ) Cass. 14 gennaio 2008, n.<br />
593; Cass., 16 maggio 2005 n.<br />
10210; Cass., 16 luglio 2004 n.<br />
13169.<br />
( 370 ) Cass. 10 marzo 2006, n.<br />
5302; Cass. 16 maggio 2005, n.<br />
10210; Cass. 16 luglio 2004, n.<br />
13169.<br />
( 371 ) Cass. 17 dicembre 2003, n.<br />
19309, ha precisato che devono<br />
essere considerati in sede di<br />
divorzio, rientrando <strong>per</strong>altro<br />
<strong>nel</strong>l’indennità di fine rapporto ex<br />
art. 12 bis, vuoi l’indennità di cui<br />
all’ art. 2120 c.c. (ovvero <strong>il</strong>
trattamento di fine rapporto,<br />
propriamente detto, <strong>per</strong> i<br />
lavoratori privati, che, a seguito<br />
della riforma introdotta dall’ art.<br />
1 della L. 29 maggio 1982, n. 297,<br />
la quale ha profondamente inciso<br />
sulla struttura dell’indennità di<br />
anzianità disciplinata dal<br />
precedente art. 2120,<br />
diversamente regolandone le<br />
modalità di calcolo in ragione<br />
dell’intero sv<strong>il</strong>uppo <strong>nel</strong> tempo<br />
della carriera lavorativa del<br />
soggetto <strong>per</strong>cettore, ha visto<br />
accentuare la propria natura di<br />
retribuzione differita, ad
esigib<strong>il</strong>ità condizionata<br />
all’estinzione del rapporto), vuoi<br />
l’indennità di buonuscita<br />
spettante ai dipendenti pubblici,<br />
vuoi le indennità di cui agli artt.<br />
2118 e 2119 c.c. (mancato<br />
preavviso e giusta causa), vuoi i<br />
premi, le partecipazioni azionarie<br />
e le elargizioni <strong>per</strong> prassi<br />
aziendali.<br />
( 372 ) Cass., 6 ottobre 2005, n.<br />
19446, in relazione a compensi<br />
<strong>per</strong> lavoro straordinario e a premi<br />
di produttività, ha tuttavia<br />
precisato che “non si vede come<br />
possano considerarsi eccezionali,
occasionali o imprevedib<strong>il</strong>i gli<br />
incrementi patrimoniali dovuti a<br />
emolumenti quali i compensi <strong>per</strong><br />
lavoro straordinario o i premi di<br />
presenza e di produttività. In<br />
particolare, sulla scorta della<br />
comune es<strong>per</strong>ienza, va osservato<br />
che <strong>il</strong> c.d. straordinario, pur<br />
essendo legato a esigenze di<br />
servizio teoricamente non<br />
sistematiche, finisce con l’essere,<br />
almeno in una certa misura, una<br />
componente costante della<br />
retribuzione; <strong>il</strong> premio di<br />
presenza si sostanzia,<br />
generalmente, in una somma
prevista in via ordinaria e, in<br />
parte o in tutto, proporzionata<br />
all’assiduità del dipendente; <strong>il</strong><br />
premio di produttività, infine, ha<br />
anch’esso carattere <strong>per</strong>manente<br />
e, a prescindere dai criteri in<br />
base ai quali viene riconosciuto,<br />
assume di fatto carattere di<br />
integrazione stipendiale”.<br />
( 373 ) Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />
1487; Cass., 8 febbraio 2000, n.<br />
1379.<br />
( 374 ) Cass., 29 ottobre 1998, n.<br />
10801, in Giust. civ. Mass., 1998,<br />
2211; Cass., 20 marzo 1998, n.<br />
2955, in Giust. civ. Mass., 1998,
620.<br />
( 375 ) Cass., 29 marzo 2006, n.<br />
7117, ribadendo che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
determinazione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e si deve far riferimento a<br />
dati concreti, ha cassato la<br />
pronuncia della Corte d’appello<br />
<strong>per</strong>ché aveva tenuto conto, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
quantificazione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e, di “redditi virtuali”<br />
della ex moglie ed aveva<br />
considerato, quale circostanza<br />
decisiva, che “la laurea della<br />
donna potrebbe darle un’entrata<br />
di due, tre m<strong>il</strong>ioni al mese”.
( 376 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />
10380; Cass., 9 settembre 2002, n.<br />
13060.<br />
( 377 ) Cass.,11 ottobre 2006, n.<br />
21805, in Dir. e giust.,<br />
17.10.2006.<br />
( 378 ) Cass., 9 settembre 2002, n.<br />
13060, in Giust. civ. Mass ., 2002,<br />
1644, ha ritenuto motivata la<br />
sentenza impugnata che, ai fini<br />
della determinazione della misura<br />
dell’assegno di divorzio, aveva<br />
attribuito r<strong>il</strong>ievo alla convivenza<br />
more uxorio del <strong>coniuge</strong><br />
richiedente protrattasi,
successivamente alla <strong>separazione</strong>,<br />
<strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo pari alla durata del<br />
matrimonio; Cass., 27 dicembre<br />
2011, n. 28892, pur avendo<br />
affermato che le "ragioni della<br />
decisione" che assumono<br />
r<strong>il</strong>evanza ai fini della<br />
quantificazione in concreto<br />
dell’assegno di divorzio, non<br />
sono da intendersi quali cause del<br />
fallimento del matrimonio in<br />
relazione alla loro addebitab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>per</strong> comportamenti anteriori alla<br />
<strong>separazione</strong>, che non possono<br />
essere accertate al di fuori del<br />
giudizio di <strong>separazione</strong>, ma al
"contributo <strong>per</strong>sonale" dato dal<br />
<strong>coniuge</strong> alla vita fam<strong>il</strong>iare,<br />
valutando unicamente a tal fine <strong>il</strong><br />
suo comportamento <strong>nel</strong> corso del<br />
matrimonio, ha tuttavia tenuto in<br />
considerazione <strong>nel</strong> caso di specie<br />
“lo scarso contributo dato dalla<br />
moglie alla gestione complessiva<br />
della vita fam<strong>il</strong>iare, in ragione<br />
del comportamento e della<br />
condotta di vita tenuti durante gli<br />
anni della convivenza. Ciò sulla<br />
base della considerazione che la<br />
vita libera e disordinata,<br />
l’abitudine di frequentare locali<br />
notturni della riviera romagnola
anche durante i primi anni di<br />
matrimonio quando i <strong>figli</strong> erano<br />
piccoli, l’abuso di sostanze<br />
alcoliche e di psicofarmaci (che<br />
l’hanno in seguito costretta a<br />
sottoporsi a terapie<br />
psicoanalitiche contro la<br />
dipendenza), circostanze non<br />
contestate in giudizio, non hanno<br />
certo contribuito a creare un<br />
clima di serenità in seno alla<br />
famiglia o fac<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> rapporto<br />
con <strong>il</strong> marito, che risulta essere<br />
stato costretto in più occasioni a<br />
intervenire, anche in presenza<br />
delle forze dell’ordine, <strong>per</strong>
aiutare o recu<strong>per</strong>are la donna in<br />
difficoltà a causa dell’assunzione<br />
di sostanze alcoliche".<br />
( 379 ) Cass., 22 novembre 2000,<br />
n. 15055, in Giust. civ. Mass .,<br />
2000, 2402, ha confermato la<br />
decisione di merito che, preso<br />
atto che la <strong>separazione</strong> era stata<br />
pronunciata senza addebito, non<br />
aveva attribuito r<strong>il</strong>ievo, ai fini<br />
dell’assegno di divorzio, alla<br />
pregressa relazione<br />
extraconiugale di uno dei<br />
coniugi.<br />
( 380 ) BONILINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, op. cit., 552.
( 381 ) RUSSO, Ancora<br />
sull’assegno divorz<strong>il</strong>e: la<br />
Cassazione conferma<br />
l’orientamento, commento a<br />
Cass., 2 luglio 2007, n. 14965, cit.<br />
( 382 ) Cass. 14 gennaio 2008, n.<br />
593; Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
9876.<br />
( 383 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />
648.<br />
( 384 ) Cass., 25 giugno 2003, n.<br />
10075; Cass., 5 novembre 1992,<br />
n. 11978, in Foro It., 1993, I,
1123.<br />
( 385 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />
650.<br />
( 386 ) Cass., 11 ottobre 2006, n.<br />
21805, in Dir. e giust., 2006.<br />
( 387 ) Cass., 28 maggio 2008, n.<br />
14056; Cass. 12 luglio 2007, n.<br />
15611; 19 marzo 2003, n. 4040;<br />
Cass., 16 giugno 2000, n. 8233.<br />
( 388 ) Tuttavia Cass. 22<br />
settembre 2011, n. 19349 ha<br />
sostenuto che l’instaurazione di<br />
un’effettiva convivenza fra i
coniugi non è richiesta quale<br />
condizione <strong>per</strong> <strong>il</strong> sorgere del<br />
diritto al <strong>mantenimento</strong> in favore<br />
del <strong>coniuge</strong>, precisando che “la<br />
mancata convivenza può, infatti,<br />
trovare ragione <strong>nel</strong>le più diverse<br />
situazioni o esigenze, e va<br />
comunque intesa, in difetto di<br />
elementi che dimostrino <strong>il</strong><br />
contrario, come espressione di<br />
una scelta della coppia, di <strong>per</strong> sè<br />
non escludente la comunione<br />
spirituale e materiale, dalla quale<br />
non possono farsi derivare effetti<br />
penalizzanti <strong>per</strong> uno dei coniugi<br />
ed alla quale comunque non può
attribuirsi efficacia estintiva dei<br />
diritti e doveri di natura<br />
patrimoniale che nascono dal<br />
matrimonio”.<br />
( 389 ) L’art. 6, comma 6, l. div.,<br />
che si ritiene abrogato, disponeva<br />
invece che “L’abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
casa fam<strong>il</strong>iare spetta di<br />
preferenza al genitore cui<br />
vengono affidati i <strong>figli</strong> o con <strong>il</strong><br />
quale i <strong>figli</strong> convivono oltre la<br />
maggiore età. In ogni caso ai fini<br />
dell’assegnazione <strong>il</strong> giudice<br />
dovrà valutare le condizioni<br />
economiche dei coniugi e le<br />
ragioni della decisione e favorire
<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole.<br />
L’assegnazione, in quanto<br />
trascritta, è opponib<strong>il</strong>e al terzo<br />
acquirente ai sensi dell’art. 1599<br />
del codice civ<strong>il</strong>e”.<br />
Cass., Sez. un., 28 ottobre 1995,<br />
n. 11297, in Fam. e dir., 1995,<br />
533, aveva poi affermato che<br />
l’art. 6, comma 6, l. div., non<br />
attribuiva al giudice <strong>il</strong> potere di<br />
disporre l’assegnazione della<br />
casa fam<strong>il</strong>iare a favore del<br />
<strong>coniuge</strong> privo di un diritto – reale<br />
o <strong>per</strong>sonale – sull’immob<strong>il</strong>e e che<br />
non sia affidatario della prole<br />
minorenne o convivente con <strong>figli</strong>
maggiorenni non ancora<br />
provvisti, senza loro colpa, di<br />
sufficienti redditi propri.<br />
( 390 ) Cass., 2 febbraio 2006, n.<br />
2338, in Foro it., 2006, I, 1361;<br />
Cass., 25 agosto 2005, n. 17299,<br />
in Fam. e dir., 2006, 81; Cass., 10<br />
giugno 2005, n. 12295, in Fam. e<br />
dir., 2005, 663; Cass., 1 dicembre<br />
2004, n. 22500, in Fam. e dir.,<br />
2005, 137; Cass. sez. I, 9 luglio<br />
2004, n. 12666, in Foro it., 2006,<br />
I, 575.<br />
( 391 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3922; Cass., 20 apr<strong>il</strong>e 2011, n.<br />
9079; Cass., 12 gennaio 2005, n.
408, in Fam. e dir., 2005, 408.<br />
( 392 ) Secondo Cass., 25<br />
novembre 2010 n. 23968, “la<br />
convivenza del <strong>coniuge</strong> con altre<br />
<strong>per</strong>sona, avente carattere<br />
occasionale o temporaneo, non<br />
incide di <strong>per</strong> sè direttamente ed in<br />
astratto sull’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong>”; la giurisprudenza<br />
di legittimità è infatti pacifica <strong>nel</strong><br />
sostenere che <strong>il</strong> presupposto <strong>per</strong><br />
la riconoscib<strong>il</strong>ità di un assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e viene meno solo ove la<br />
convivenza “assuma i caratteri di<br />
stab<strong>il</strong>ità e continuità, e i<br />
conviventi elaborino un progetto
ed un modello di vita in comune<br />
analogo a quello che di regola<br />
caratterizza la famiglia fondata<br />
sul matrimonio” (Cass., 12 marzo<br />
2012, n. 3923; Cass., 11 agosto<br />
2011, n. 17195); v. anche Cass.<br />
26 gennaio 2006, n, 1546; 9<br />
apr<strong>il</strong>e 2003, n. 5560; secondo<br />
Cass., 8 luglio 2004, n. 12557, in<br />
Guida al dir., 2004, 32, 70, “in<br />
assenza di un nuovo matrimonio,<br />
<strong>il</strong> diritto all’assegno di divorzio<br />
di <strong>per</strong> sé <strong>per</strong>mane <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura<br />
stab<strong>il</strong>ita dalla sentenza di<br />
divorzio, anche se <strong>il</strong> suo titolare<br />
instauri una convivenza "more
uxorio" con altra <strong>per</strong>sona”, salvo<br />
che si provi da parte dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong> onerato, che “tale<br />
convivenza ha determinato un<br />
mutamento "in melius", pur se<br />
non assistito da garanzie<br />
giuridiche di stab<strong>il</strong>ità, ma di fatto<br />
adeguatamente consolidato, delle<br />
condizioni economiche<br />
dell’avente diritto, a seguito di un<br />
contributo al suo <strong>mantenimento</strong><br />
da parte del convivente, o quanto<br />
meno da risparmi di spese da<br />
questa derivatigli”; in ogni caso<br />
ha precisato la Corte <strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa<br />
sentenza, “la relativa prova non
può essere limitata a quella della<br />
mera instaurazione e del<br />
<strong>per</strong>manere di una convivenza<br />
more uxorio dell’avente diritto<br />
con altra <strong>per</strong>sona, essendo detta<br />
convivenza di <strong>per</strong> sé neutra ai fini<br />
del miglioramento delle<br />
condizioni economiche del<br />
titolare, potendo essere<br />
instaurata con <strong>per</strong>sona priva di<br />
redditi e patrimonio, e dovendo<br />
l’incidenza economica di detta<br />
convivenza essere valutata in<br />
relazione al complesso delle<br />
circostanze che la<br />
caratterizzano”; Cass., 8 agosto
2003, n. 11975, in Fam. e dir.,<br />
2004, 195, precisa che fra i fattori<br />
capaci di incidere sulla nozione<br />
di "adeguatezza" dei mezzi “è<br />
suscettib<strong>il</strong>e di acquisire r<strong>il</strong>ievo<br />
anche la eventuale convivenza<br />
"more uxorio", la quale, quando<br />
si caratterizzi <strong>per</strong> i connotati<br />
della stab<strong>il</strong>ità, continuità e<br />
regolarità tanto da venire ad<br />
assumere i connotati della<br />
cosiddetta "famiglia di fatto"<br />
(caratterizzata, in quanto tale,<br />
dalla libera e stab<strong>il</strong>e<br />
condivisione di valori e dei<br />
modelli di vita, in essi compresi
anche quello economico) fa sì che<br />
la valutazione di una tale<br />
"adeguatezza" non possa non<br />
registrare una tale evoluzione<br />
esistenziale, recidendo - finché<br />
duri tale convivenza (e ferma<br />
rimanendo in questo caso la<br />
<strong>per</strong>durante r<strong>il</strong>evanza del solo<br />
eventuale stato di bisogno in sé<br />
ove "non compensato" all’interno<br />
della convivenza) - ogni<br />
plausib<strong>il</strong>e connessione con <strong>il</strong><br />
tenore e con <strong>il</strong> modello di vita<br />
economici caratterizzanti la<br />
pregressa fase di convivenza<br />
coniugale, ed escludendo - con
ciò stesso - ogni presupposto <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> riconoscimento, in concreto,<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e fondato<br />
sulla conservazione degli stessi”.<br />
V. anche Cass., 9 apr<strong>il</strong>e 2003, n.<br />
5560; secondo Cass., 17 gennaio<br />
2002, n. 432, in Giust. Civ., 2002,<br />
I, 1001, con nota di M.<br />
FINOCCHIARO, “al fine di<br />
escludere <strong>il</strong> diritto dell’ex moglie,<br />
priva di adeguati redditi propri, a<br />
<strong>per</strong>cepire l’assegno di divorzio a<br />
carico dell’altro <strong>coniuge</strong> non è<br />
sufficiente la prova limitata<br />
all’accertamento della<br />
convivenza della stessa con un
terzo, ove manchi qualsiasi<br />
riferimento a prestazioni di<br />
assistenza di tipo coniugale in<br />
suo favore conseguenti al nuovo<br />
rapporto”; Cass., 2 giugno 2000,<br />
n. 7328.<br />
( 393 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />
648.<br />
( 394 ) MACARIO, Nuove norme<br />
sulla disciplina dei casi di<br />
scioglimento del matrimonio, op.<br />
cit., 904 ss.<br />
( 395 ) DOSSETTI, Lo scioglimento
del matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />
647.<br />
( 396 ) Cass., 24 novembre 1999,<br />
n. 13053, in Foro It., 2000, I,<br />
1229.<br />
( 397 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4551; Cass., 21 maggio 2002, n.<br />
7435, in Fam. e dir., 2002, 604<br />
( 398 ) Cass., 21 maggio 2002, n.<br />
7435; Cass., 10 agosto 2001, n.<br />
11059, in Fam. e dir., 2001, 469,<br />
con nota di CARBONE; Cass., 21<br />
giugno 2000, n. 8417, in Giur. It .,<br />
2001, 21, con nota di BARBIERA;
Cass., 16 giugno 2000, n. 8225;<br />
Cass., 3 luglio 1996, n. 6087, in<br />
Fam. e dir.,, 1996, 431, con nota<br />
di CHIZZINI; Cass., 8 novembre<br />
1996, n. 9756, in Fam. e dir.,<br />
1997, 16, con nota di CHIZZINI.<br />
( 399 ) BARBIERA, <strong>Il</strong> divorzio<br />
dopo la riforma del diritto di<br />
famiglia, op. cit., 330; A. e M.<br />
FI-NOCCHIARO, Diritto di<br />
famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
582.<br />
( 400 ) Cass., 19 marzo 1991, n.<br />
2932, in Arch. loc., 1991, 553.<br />
( 401 ) Cass., 16 novembre 1994,
n. 9645, in Mass., 1994<br />
( 402 ) BONILINI, L’assegno<br />
postmatrimoniale, op. cit., 506.<br />
( 403 ) BARBIERA, I diritti<br />
patrimoniali dei separati e dei<br />
divorziati , op. cit., 25 ss.;<br />
DOSSETTI, Lo scioglimento del<br />
matrimonio: gli effetti della<br />
pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />
651.
( 404 ) Corte cost., ord. 29 marzo<br />
2007, n. 113, ha sottolineato<br />
come <strong>il</strong> legislatore, <strong>nel</strong> caso degli<br />
assegni <strong>per</strong>iodici, abbia ritenuto<br />
di “assim<strong>il</strong>arli ai redditi di lavoro<br />
dipendente assoggettandoli a<br />
tassazione in capo al <strong>coniuge</strong> che<br />
li <strong>per</strong>cepisce e correlativamente,<br />
al fine di evitare doppie<br />
imposizioni, li ha considerati<br />
oneri deducib<strong>il</strong>i da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> che li corrisponde; e ciò,<br />
in ragione sia della loro<br />
<strong>per</strong>iodicità (e, quindi, della loro<br />
<strong>per</strong>tinenza a più <strong>per</strong>iodi<br />
d’imposta) sia della possib<strong>il</strong>ità di
una loro revisione economica <strong>per</strong><br />
sopraggiunti giustificati motivi”.<br />
( 405 ) Cass., 18 febbraio 2000, n.<br />
1810<br />
( 406 ) AUTORINO STANZIONE -<br />
MUSIO, <strong>Il</strong> divorzio. Disciplina,<br />
procedure e prof<strong>il</strong>i<br />
comparatistici, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />
2002, 83.<br />
( 407 ) Cass., 22 novembre 2002,<br />
n. 16462; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
586, sostiene invece che <strong>il</strong><br />
controllo secondo equità del
Tribunale deve essere esercitato<br />
“ipotizzando una capitalizzazione<br />
del diritto e verificando se vi sia<br />
sproporzione tra <strong>il</strong> risultato<br />
dell’o<strong>per</strong>azione e la somma<br />
offerta, nonché tenendo presente<br />
che la <strong>per</strong>dita della rendita può<br />
significare, <strong>per</strong> <strong>il</strong> benficiario,<br />
<strong>per</strong>dita di certezza <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro e<br />
che la stessa, ove sussista, deve<br />
essere compensata.”; secondo<br />
DOGLIOTTI, Alcuni problemi<br />
interpretativi in materia di<br />
<strong>separazione</strong> e divorzio, in Fam. e<br />
dir., 1997, n. 5, 479 e ss.,<br />
“dovrebbe trattarsi, seppur
lasciando qualche margine<br />
all’autonomia delle parti, di una<br />
vera e propria capitalizzazione<br />
dell’assegno che sarebbe stato<br />
corrisposto <strong>per</strong>iodicamente, in<br />
relazione alla presumib<strong>il</strong>e durata<br />
della vita del beneficiario”.<br />
( 408 ) Cass., 12 ottobre 1999, n.<br />
11437 evidenzia che “all’oggetto<br />
della liquidazione” in unica<br />
soluzione si addice maggiormente<br />
la qualificazione di "attribuzione<br />
patrimoniale", piuttosto che<br />
quella di "reddito".<br />
( 409 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />
op. cit., 356; secondo DOGLIOTTI,
Alcuni problemi interpretativi in<br />
materia di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, cit., “<strong>il</strong> controllo del<br />
giudice dovrebbe limitarsi<br />
soprattutto all’importo, ma nulla<br />
vieta che possa ritenere iniqua<br />
anche la corresponsione in se<br />
stessa: così ad es. quando <strong>il</strong><br />
beneficiario si trovasse in stato di<br />
stretto bisogno e necessitasse di<br />
una prestazione <strong>per</strong>iodica,<br />
evidentemente adeguab<strong>il</strong>e al<br />
costo della vita, fossero<br />
prevedib<strong>il</strong>i mutamenti di<br />
circostanze in un termine<br />
piuttosto breve (miglioramento
dei redditi dell’obbligato o<br />
peggioramento <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
beneficiario) che non potrebbero<br />
farsi valere successivamente,<br />
essendo inammissib<strong>il</strong>e una nuova<br />
domanda di contenuto<br />
economico. Tuttavia <strong>il</strong> Tribunale<br />
deve usare tale potere con<br />
estrema cautela, <strong>per</strong> evitare<br />
pesanti interferenze ed<br />
inopportuni paternalismi”.<br />
( 410 ) Cass., 19 settembre 2000,<br />
n. 12389.<br />
( 411 ) La giurisprudenza di<br />
legittimità ha tuttavia manifestato<br />
recentemente un orientamento
non univoco sulla questione se<br />
spetti o meno la pensione di<br />
reversib<strong>il</strong>ità all’ex <strong>coniuge</strong> che<br />
abbia <strong>per</strong>cepito l’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e in unica soluzione:<br />
Cass. 3 luglio 2012, n. 11088,<br />
escludendo tale diritto dell’ex<br />
<strong>coniuge</strong>, ha sostenuto che “la<br />
corresponsione in unica<br />
soluzione dell’assegno divorale,<br />
giusta <strong>il</strong> disposto dell’articolo 5,<br />
comma 8, esclude la<br />
sopravvivenza, in capo al<br />
<strong>coniuge</strong> beneficiario, di qualsiasi<br />
ulteriore diritto di contenuto<br />
patrimoniale nei confronti
dell’altro <strong>coniuge</strong>”, <strong>nel</strong>lo stesso<br />
senso, Cass. 8 marzo 2012, n.<br />
3635 e Cass., 5 gennaio 2001, n.<br />
126, in Fam. e dir., 2001, 128;<br />
Cass. 29 luglio 2011, n. 16744 e<br />
Cass. 28 maggio 2010, n. 13108,<br />
hanno invece affermato l’opposto<br />
principio secondo cui anche la<br />
corresponsione, in unica<br />
soluzione, al <strong>coniuge</strong> "più<br />
debole" di somme di denaro (o di<br />
altre ut<strong>il</strong>ità patrimoniali),<br />
soddisfa <strong>il</strong> requisito della previa<br />
titolarità dell’assegno di divorzio<br />
che consente al <strong>coniuge</strong><br />
medesimo di accedere alla
pensione di reversib<strong>il</strong>ità o (in<br />
concorso con <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
su<strong>per</strong>stite) a una sua quota.<br />
( 412 ) Cass., 6 novembre 2006, n.<br />
23659; Cass., 22 novembre 2002,<br />
n. 16462; Cass. 12 ottobre 1999,<br />
n. 11437.<br />
( 413 ) Corte cost., ord. 6<br />
dicembre 2001, n. 383, ha<br />
precisato che “sull’accordo tra le<br />
parti l’importo da corrispondere<br />
in forma <strong>per</strong>iodica viene stab<strong>il</strong>ito<br />
in base alla situazione esistente<br />
al momento della pronuncia, con<br />
la conseguente possib<strong>il</strong>ità di una<br />
loro revisione, in aumento o in
diminuzione; mentre al contrario<br />
quanto versato una tantum - che<br />
non corrisponde necessariamente<br />
alla capitalizzazione<br />
dell’assegno <strong>per</strong>iodico - viene<br />
concordato liberamente dai<br />
coniugi <strong>nel</strong> suo ammontare e<br />
definisce una volta <strong>per</strong> tutte i loro<br />
rapporti <strong>per</strong> mezzo di una<br />
attribuzione patrimoniale,<br />
producendo l’effetto di rendere<br />
non più rivedib<strong>il</strong>i le condizioni<br />
pattuite, le quali restano così<br />
fissate definitivamente”.<br />
( 414 ) Corte cost., ord. 29 marzo<br />
2007, n. 113, si è pronunciata <strong>nel</strong>
giudizio di legittimità<br />
costituzionale degli artt. 10,<br />
comma 1, lettera c), e 47, comma<br />
1, lettera i), del d.P.R. 22<br />
dicembre 1986, n. 917<br />
(Approvazione del testo unico<br />
delle imposte sui redditi),<br />
promosso dalla Commissione<br />
tributaria provinciale di Udine,<br />
che sosteneva che la Corte cost.<br />
<strong>nel</strong>l’ordinanza n. 383 del 2001,<br />
non aveva adeguatamente<br />
considerato: “a) che l’accordo<br />
raggiunto dalle parti, circa<br />
l’adempimento in unica soluzione<br />
– invece che mediante assegni
<strong>per</strong>iodici – dell’obbligazione<br />
derivante dallo scioglimento o<br />
dalla cessazione del vincolo<br />
matrimoniale, «vale […] a<br />
determinare <strong>il</strong> “modo” di<br />
estinzione dell’obbligazione, ma<br />
non ne muta la natura», data la<br />
«<strong>per</strong>fetta equivalenza sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o giuridico e funzionale» di<br />
tale forma di adempimento con<br />
quella rappresentata da esborsi<br />
<strong>per</strong>iodici, rispetto alla comune<br />
finalità di sovvenire <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
economicamente piú debole, in<br />
conformità ad un provvedimento<br />
giudiziario; b) <strong>il</strong> pagamento una
tantum di un assegno al <strong>coniuge</strong><br />
– in misura corrispondente alla<br />
capitalizzazione di un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico – è fatto idoneo a<br />
ridimensionare l’entità dei<br />
r<strong>il</strong>evatori di ricchezza di chi ha<br />
effettuato l’esborso e, quindi, ad<br />
incidere sulla capacità<br />
contributiva del solvens, al pari<br />
del pagamento di assegni<br />
<strong>per</strong>iodici; c) l’indeducib<strong>il</strong>ità<br />
dell’assegno corrisposto una<br />
tantum, prevista dal censurato<br />
art. 10, comma 1, lettera c), del<br />
d.P.R. n. 917 del 1986, comporta<br />
una ingiustificata
disincentivazione del ricorso dei<br />
coniugi a tale tipo di assegno,<br />
rispetto agli assegni <strong>per</strong>iodici,<br />
dalla legge considerati, invece,<br />
deducib<strong>il</strong>i; … ”.<br />
( 415 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />
4424.<br />
( 416 ) Cass. 30 novembre 2007,<br />
n. 25010; Cass., 12 luglio 2007, n.<br />
15611; Cass., 29 marzo 2006, n.<br />
7117; Cass., 6 marzo 2003, n.<br />
3351.<br />
( 417 ) TOMMASEO, Commento<br />
all’art. 4, l. 1 dicembre 1970, n.<br />
898, in Commentario al diritto
italiano della famiglia, a cura di<br />
Cian, Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />
Cedam, Padova, 1993, 301 ss.<br />
( 418 ) Cass., 14 gennaio 2004, n.<br />
336.<br />
( 419 ) Cass., 21 febbraio 2001, n.<br />
2492.<br />
( 420 ) Cass., 25 maggio 2007, n.<br />
12317; Cass. 29 apr<strong>il</strong>e 1982 n.<br />
2687; 23 gennaio 1980 n. 549.<br />
( 421 ) Cass. 15 giugno 1995, n.<br />
6737; Cass. 20 maggio 1985 n.<br />
3080; la tesi è stata ancora<br />
sostenuta da Cass., 15 giugno<br />
1995, n. 6737, in Fam. e dir., n. 5 /
1995, 434, secondo la quale<br />
“<strong>nel</strong>le obbligazioni relative al<br />
pagamento dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />
e del contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, come in<br />
quelle alimentari, la<br />
determinazione monetaria della<br />
prestazione non è fine a se stessa,<br />
ma è legata ad un determinato<br />
potere di acquisto, che deve<br />
essere salvaguardato nonostante<br />
<strong>il</strong> variare del valore intrinseco<br />
della moneta, <strong>per</strong> non<br />
compromettere la funzione delle<br />
suddette obbligazioni, che<br />
consiste <strong>nel</strong>l’attribuire al
eneficiario un apporto<br />
<strong>per</strong>iodico incidente "in misura<br />
reale" sulle sue condizioni di vita.<br />
Pertanto, nei confronti di tali<br />
obbligazioni - che si<br />
differenziano dalle obbligazioni<br />
cosiddette di valuta, assoggettate<br />
al principio nominalistico - si<br />
deve tener conto del variare del<br />
potere di acquisto della moneta<br />
sia ai fini del loro aggiornamento<br />
<strong>per</strong>iodico, sia anche ai fini della<br />
loro stessa liquidazione,<br />
specialmente quando intercorre<br />
un notevole lasso di tempo tra <strong>il</strong><br />
momento della liquidazione e
l’epoca alla quale le prestazioni<br />
sono riferite.”; CARBONE,<br />
L’assegno di divorzio tra debito<br />
di valuta e debito di valore, <strong>nel</strong><br />
commentare tale pronuncia,<br />
critica questa interpretazione,<br />
r<strong>il</strong>evando che l’assegno di<br />
divorzio non ha natura<br />
alimentare, e non è un debito di<br />
valore bensì solo un “debito<br />
indicizzato”, e osserva che<br />
“l’insistere sulla figura del debito<br />
di valore, significa <strong>il</strong> non<br />
prendere atto della tendenza<br />
normativa che intende sostituire<br />
le tecniche "valoristiche" non
soddisfacenti <strong>per</strong> prestazioni lato<br />
sensu alimentari con quelle di<br />
indicizzazione legale o giudiziale,<br />
caratterizzate cioè da una<br />
predeterminazione dei criteri cui<br />
è collegata la dinamica delle<br />
prestazioni monetarie”.<br />
( 422 ) Cass. 15 giugno 1995, n.<br />
6737; Cass., 25 maggio 2007, n.<br />
12317.<br />
( 423 ) Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />
1761, confermando <strong>il</strong> pregresso<br />
consolidato orientamento, ha<br />
affermato che “<strong>il</strong> provvedimento<br />
di revisione dell’assegno<br />
divorz<strong>il</strong>e - previsto dalla L. n. 898
del 1970, art. 9, - postula non<br />
soltanto l’accertamento di una<br />
sopravvenuta modifica delle<br />
condizioni economiche degli ex<br />
coniugi, ma anche la idoneità di<br />
tale modifica a mutare <strong>il</strong><br />
pregresso assetto patrimoniale<br />
realizzato con <strong>il</strong> precedente<br />
provvedimento attributivo<br />
dell’assegno, secondo una<br />
valutazione comparativa delle<br />
condizioni economiche di<br />
entrambe le parti”; Cass., 2<br />
maggio 2007, n. 10133; Cass., 11<br />
marzo 2006, n. 5378, in Fam.,<br />
<strong>per</strong>s. e succ., 2006, 791; Cass, 4
settembre 2004, n. 17895; Cass.,<br />
27 settembre 2002, n. 14004.<br />
( 424 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />
5378, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2006,<br />
791, ha cassato la pronuncia del<br />
giudice di merito, che aveva<br />
sostenuto che “le ri<strong>per</strong>cussioni<br />
economicamente negative della<br />
scelta” dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato<br />
– che aveva scelto di svolgere un<br />
lavoro part time anziché a tempo<br />
pieno - “non potrebbero<br />
comunque assumere r<strong>il</strong>ievo”,<br />
“dovendosi escludere che<br />
decisioni basate su<br />
considerazioni <strong>per</strong>sonali possano
ledere i diritti consolidati di terze<br />
<strong>per</strong>sone"; la Suprema Corte ha<br />
invece ritenuto che quelle scelte,<br />
pienamente legittime,<br />
“costituiscono altresì<br />
esplicazione di fondamentali<br />
diritti di libertà della <strong>per</strong>sona,<br />
quali quelli di libera disponib<strong>il</strong>ità<br />
delle proprie energie fisiche ed<br />
intellettive e di libera scelta<br />
dell’attività lavorativa (artt. 2 e 4<br />
Cost., comma 2)”; v. anche Cass.,<br />
4 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4800, in Giur. it<br />
., 2003, 686, con nota di<br />
BARBIERA.<br />
( 425 ) Cass. 24 gennaio 2008, n.
1595, ha riconosciuto la<br />
sopravvenienza di giustificati<br />
motivi ai fini della revisione<br />
dell’assegno di divorzio, <strong>per</strong> la<br />
nascita di un <strong>figli</strong>o, generato da<br />
successiva unione, che,<br />
considerate tutte le circostanze<br />
del caso concreto, abbia<br />
determinato un reale ed effettivo<br />
depau<strong>per</strong>amento delle sostanze o<br />
della capacità patrimoniale<br />
dell’obbligato, accertato all’esito<br />
di una rinnovata valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
delle parti; ha inoltre precisato<br />
che <strong>il</strong> dovere di <strong>mantenimento</strong>
dell’obbligato verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o nato<br />
dalla successiva unione va<br />
valutato anche alla stregua delle<br />
potenzialità economiche della<br />
nuova famiglia in cui <strong>il</strong> bambino<br />
è stato generato, e quindi avendo<br />
riguardo pure alla condizione<br />
dell’altro genitore; v. anche Cass.,<br />
3 agosto 2007, n. 17041, Fam. e<br />
dir., 2007; Cass., 11 marzo 2006,<br />
n. 5378.<br />
( 426 ) Cass., 2 maggio 2007, n.<br />
10133; Cass., 23 agosto 2006, n.<br />
18367, in Dir. e giust. del<br />
7/9/2006; Cass., 27 settembre<br />
2002, n. 14004, in Fam. e dir.,
2003, 14; Cass., 28 agosto 1999,<br />
n. 9056, in Fam. e dir., 1999, 579.<br />
( 427 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3914; Cass. 20 gennaio 2012, n.<br />
785; Cass., 28 gennaio 2000, n.<br />
958, in Fam. e dir., 2000, 586.<br />
( 428 ) Cass., 3 agosto 2007, n.<br />
17041, cit., esaminando <strong>il</strong> caso<br />
dell’ex <strong>coniuge</strong>, privo di assegno,<br />
che sceglie di andare in pensione<br />
o di dimettersi, raggiunta l’età<br />
pensionab<strong>il</strong>e, ha ribadito come<br />
non possa essere<br />
aprioristicamente esclusa<br />
l’incidenza dell’evento dedotto,<br />
in ragione del fatto che <strong>il</strong>
decremento consegua ad una<br />
libera scelta dell’ex <strong>coniuge</strong> che<br />
richiede ex novo l’assegno.<br />
( 429 ) Cass., 9 gennaio 2003, n.<br />
113.<br />
( 430 ) Cass., 27 gennaio 2012, n.<br />
1253; Cass., 14 maggio 2004, n.<br />
9185.<br />
( 431 ) DOSSETTI, <strong>Il</strong> diritto di<br />
famiglia, I, Famiglia e<br />
matrimonio, diretto da BONILINI-<br />
CATTANEO, Utet, Torino, 1999,<br />
662; secondo Cass., 16 gennaio<br />
1982, n. 268, in Giust. civ., 1982,<br />
I, 946, "l’ex <strong>coniuge</strong>, beneficiario
dell’assegno di divorzio, in caso<br />
di fallimento dell’obbligato, non<br />
può pretendere l’adempimento<br />
del credito, neppure in moneta<br />
fallimentare, <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo<br />
successivo all’a<strong>per</strong>tura del<br />
procedimento concorsuale", e <strong>il</strong><br />
correlativo diritto si estingue.<br />
( 432 ) Cass., 14 febbraio 2003, n.<br />
2196, Arch. Civ. , 2003, 931, “lo<br />
stato biologico di procreazione fa<br />
sorgere a carico del genitore<br />
(legittimo o naturale) tutti i<br />
doveri di cui all’art. 147 c.c.,<br />
compreso quello di<br />
<strong>mantenimento</strong>, che unitamente ai
doveri di educare e istruire i <strong>figli</strong>,<br />
obbliga i genitori ex art. 148 c.c.<br />
a far fronte ad una molteplicità di<br />
esigenze, non riconducib<strong>il</strong>i al<br />
solo obbligo alimentare, ma<br />
estese all’aspetto abitativo,<br />
scolastico, sportivo, sanitario,<br />
sociale”.<br />
( 433 ) La giurisprudenza di<br />
legittimità è univoca<br />
<strong>nel</strong>l’affermare che <strong>il</strong> dovere di<br />
<strong>mantenimento</strong> non coincide<br />
necessariamente con l’inizio<br />
dell’esercizio della potestà,<br />
poiché sorge con e <strong>per</strong> <strong>il</strong> fatto<br />
stesso della procreazione, e non
dalla data dell’eventuale<br />
successivo riconoscimento o<br />
accertamento della genitorialità;<br />
v. da ultimo Cass., 3 novembre<br />
2006, n. 23596: “Nell’ipotesi in<br />
cui al momento della nascita <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o sia riconosciuto da uno<br />
solo dei genitori, tenuto <strong>per</strong>ciò a<br />
provvedere <strong>per</strong> intero al suo<br />
<strong>mantenimento</strong>, non viene meno<br />
l’obbligo dell’altro genitore <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo anteriore alla<br />
pronuncia di dichiarazione<br />
giudiziale di paternità o di<br />
maternità naturale, essendo sorto<br />
sin dalla nascita <strong>il</strong> diritto del
<strong>figli</strong>o naturale ad essere<br />
mantenuto, istruito ed educato da<br />
parte di entrambi i genitori. Da<br />
ciò consegue, <strong>per</strong> un verso, che <strong>il</strong><br />
genitore naturale, dichiarato tale<br />
con provvedimento del giudice,<br />
non può sottrarsi alla<br />
obbligazione nei confronti del<br />
<strong>figli</strong>o <strong>per</strong> la quota parte posta a<br />
suo carico, ma è tenuto a<br />
provvedervi sin dal momento<br />
della nascita, e, <strong>per</strong> altro verso,<br />
che <strong>il</strong> genitore <strong>il</strong> quale ha<br />
provveduto in via esclusiva al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o ha azione<br />
nei confronti dell’altro <strong>per</strong>
ottenere <strong>il</strong> rimborso "pro quota"<br />
delle spese sostenute dalla<br />
nascita. Tale azione non è<br />
tuttavia ut<strong>il</strong>mente esercitab<strong>il</strong>e se<br />
non dal momento del passaggio<br />
in giudicato della sentenza di<br />
accertamento della f<strong>il</strong>iazione<br />
naturale (atteso che soltanto <strong>per</strong><br />
effetto della pronuncia si<br />
costituisce lo "status" di <strong>figli</strong>o<br />
naturale, sia pure con effetti<br />
retroagenti alla data della<br />
nascita), con la conseguenza che<br />
detto momento segna altresì <strong>il</strong><br />
"dies a quo" della decorrenza<br />
della prescrizione del diritto
stesso”; v. anche Cass., 2 febbraio<br />
2006, n. 2328, in Guida al dir.,<br />
2006, n.19, 84; Cass. 26 maggio<br />
2004, n. 10124, in Mass. Foro It.,<br />
2004; Cass., 22 novembre 2000,<br />
n. 15063, in Giust.Civ., 2001, I,<br />
1296, che precisa: “la circostanza<br />
che i genitori siano o meno<br />
conviventi non ha alcuna<br />
r<strong>il</strong>evanza in relazione all’obbligo<br />
di <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, che<br />
incombe su entrambi i genitori in<br />
quanto nascente dal fatto stesso<br />
della procreazione”.<br />
In dottrina, BESSONE-ALPA-<br />
D’ANGELO-FERRANDO-
SPALLAROSSA, La famiglia <strong>nel</strong><br />
nuovo diritto, op.cit., 265; PINI,<br />
La f<strong>il</strong>iazione, in Trattato di diritto<br />
minor<strong>il</strong>e, di Musacchio, Cedam,<br />
Padova, 2007.<br />
( 434 ) Si veda la nota 22 del<br />
capitolo I.<br />
( 435 ) Cass., 23 marzo 1995, n.<br />
3402.<br />
( 436 ) Corte cost., 13 maggio<br />
1998, n. 166, in Fam. e dir.,<br />
3,1998, 205, con nota di<br />
CAR-BONE; Cass., 19 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />
n. 5714, in Fam. e dir., n. 4, 2002,<br />
415; Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4765,
i n Fam. e dir., n. 4, 2002, 351;<br />
Cass., 8 maggio 2003, n. 6970, in<br />
Fam. e dir., n. 4, 2003, 319, con<br />
nota di FIGONE.<br />
( 437 ) Corte cost., 30 luglio 2008,<br />
n. 308.<br />
( 438 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />
n. 18618; Cass. 3 agosto 2007, n,<br />
17043; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9915; Cass. 22 marzo 2005 n.<br />
6197, in Giust. civ. Mass . 2005, 4;<br />
Cass., 14 febbraio 2003, n. 2196,<br />
cit.; Cass., 19 marzo 2002, n.<br />
3974.<br />
( 439 ) Cass., 12 settembre 2011,
n. 18618; Corte cost., 30 luglio<br />
2008, n. 308; Corte cost., 13<br />
maggio 1998 n. 166, cit.<br />
( 440 ) Secondo Trib. Catania,<br />
sentenza 12 luglio 2006, n. 2597,<br />
i n www.affidamento condiviso.it,<br />
“<strong>il</strong> dovere contributivo previsto<br />
dagli artt. 30 Cost., 147 e 148 c.c.<br />
che su ciascun genitore grava in<br />
misura proporzionale al proprio<br />
reddito e che rimane intatto pur<br />
<strong>nel</strong> dissolvimento del consortium<br />
vitae, può assumere modalità<br />
diverse di soddisfacimento legate<br />
all’affidamento dei <strong>figli</strong> e al<br />
concreto atteggiarsi delle
condizioni di vita, reddituali e<br />
lavorative dei coniugi in lite.<br />
L’ottica in cui si muove <strong>il</strong><br />
legislatore è quella <strong>per</strong> cui,<br />
tendenzialmente, <strong>nel</strong> rapporto<br />
con i <strong>figli</strong> nulla con l’affidamento<br />
condiviso dovrebbe mutare se<br />
non nei limiti in cui la non più<br />
costante presenza giornaliera<br />
dell’uno incide <strong>nel</strong> far fronte alle<br />
quotidiane necessità economiche<br />
della prole. <strong>Il</strong> modo in cui far<br />
fronte al dovere contributivo può<br />
essere: - diretto (ciascuno dei<br />
genitori provvede al<br />
<strong>mantenimento</strong>, recita la norma) e
cioè provvedendo in proprio<br />
all’acquisto dei beni e al<br />
pagamento delle spese<br />
necessarie; ovvero indiretto e<br />
cioè mediante <strong>il</strong> versamento<br />
all’altro <strong>coniuge</strong> della somma in<br />
denaro a conguaglio che residua<br />
ove <strong>il</strong> modo diretto non copra<br />
interamente <strong>il</strong> budget a proprio<br />
carico (art. 155 comma 4 “<strong>il</strong><br />
giudice stab<strong>il</strong>isce”ove<br />
necessario” la corresponsione di<br />
un assegno”)”. Nel caso di<br />
specie, <strong>il</strong> Trib. di Catania,<br />
considerato che i genitori<br />
avevano pari potenzialità di
eddito, in quanto entrambi<br />
insegnanti, e che era previsto un<br />
pari <strong>per</strong>iodo di <strong>per</strong>manenza della<br />
<strong>figli</strong>a presso entrambi, ha<br />
disposto che ciascun genitore<br />
provvedesse al <strong>mantenimento</strong><br />
diretto nei <strong>per</strong>iodi di rispettiva<br />
<strong>per</strong>manenza e ha posto a carico di<br />
ciascuno <strong>il</strong> 50% delle spese<br />
scolastiche e di vestiario e di<br />
quelle <strong>per</strong> le attività sportive o<br />
ricreative cui abbia dato <strong>il</strong> suo<br />
assenso, nonché <strong>il</strong> 50% di quelle<br />
di carattere sanitario.<br />
( 441 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong>
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio ,<br />
Cedam, Padova, 2006, 106, r<strong>il</strong>eva<br />
che <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto "fa<br />
entrare <strong>il</strong> genitore <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
quotidianità del <strong>figli</strong>o,<br />
coinvolgendolo in essa ben<br />
diversamente da quanto avviene<br />
con la "delega in bianco"<br />
all’altro genitore, che l’assegno<br />
incarna"; <strong>nel</strong>lo stesso senso,<br />
ARCERI, L’affidamento condiviso.<br />
Nuovi diritti e nuove<br />
responsab<strong>il</strong>ità <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia in<br />
crisi, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2007, 152;<br />
SESTA, Le nuove norme<br />
sull’affidamento condiviso: a)
Prof<strong>il</strong>i sostanziali, in Fam. e dir.,<br />
n. 4, 2006, 377, osserva che “<strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> diretto<br />
rappresenta … la forma di<br />
contribuzione più in linea con lo<br />
spirito ed <strong>il</strong> significato della<br />
riforma - che, deve ricordarsi,<br />
mira a dare attuazione al<br />
principio della bigenitorialità - e,<br />
<strong>nel</strong> contempo, appare <strong>il</strong> più<br />
consono al modello della<br />
spartizione dei compiti e delle<br />
responsab<strong>il</strong>ità educative, di modo<br />
ché, <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in cui<br />
esercitano la potestà, i genitori<br />
devono, in linea di principio,
anche contribuire direttamente al<br />
soddisfacimento delle necessità<br />
dei <strong>figli</strong> salvo, se necessario,<br />
disporre <strong>il</strong> riequ<strong>il</strong>ibrio tra loro<br />
mediante l’assegno. In tale<br />
prospettiva, dunque, l’assegno<br />
sembrerebbe non costituire più la<br />
modalità ordinaria attraverso cui<br />
<strong>il</strong> genitore dà attuazione al<br />
proprio dovere di <strong>mantenimento</strong>,<br />
avendo invece assunto una<br />
funzione residuale rispetto alla<br />
contribuzione diretta, tant’è che,<br />
secondo <strong>il</strong> tenore dell’art. 155<br />
c.c., <strong>il</strong> giudice lo dispone, solo<br />
ove necessario”.
( 442 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />
cit., 106, che osserva:<br />
“all’assegno si deve far ricorso<br />
<strong>nel</strong>l’ipotesi in cui vi siano<br />
inadempienze o siano posti in<br />
essere comportamenti idonei a<br />
danneggiare i <strong>figli</strong> o a rendere<br />
non tempestive le prestazioni in<br />
loro favore ” ; contra, PADALINO,<br />
L’affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>,<br />
Giappichelli, Torino, 2006, 60,<br />
sostiene che in ordine al modo di<br />
contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>, "nulla è cambiato
ispetto alla disciplina<br />
abrogata".<br />
( 443 ) Secondo SESTA, Le nuove<br />
norme sull’affidamento<br />
condiviso: a) Prof<strong>il</strong>i sostanziali,<br />
cit., 377, “a ben vedere, la<br />
dichiarata natura riequ<strong>il</strong>ibratrice<br />
dell’assegno è chiara<br />
testimonianza della circostanza<br />
che l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
debba essere adempiuto<br />
essenzialmente in via diretta;<br />
l’inciso iniziale, dunque, che<br />
consente ai genitori di<br />
concordare modalità diverse di<br />
contribuzione, mediante accordi
che debbono avere forma scritta,<br />
deve essere inteso come un<br />
riferimento alla possib<strong>il</strong>ità che<br />
essi determinino come assumere<br />
direttamente parte degli oneri<br />
relativi al <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
mediante l’attribuzione di un<br />
bene o attraverso <strong>il</strong> pagamento<br />
diretto di beni o prestazioni in<br />
favore dei <strong>figli</strong>”.<br />
( 444 ) Trib. Catania, sentenza 12<br />
luglio 2006, n. 2597, in<br />
www.affidamentocondiviso.it;<br />
Trib. Catania, ord. 24 apr<strong>il</strong>e 2006,<br />
ivi.<br />
( 445 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.
785; Cass., 29 luglio 2011, n.<br />
16736; Cass. 18 agosto 2006 n.<br />
18187, in Giust. civ. Mass ., 2006,<br />
7 ss.<br />
( 446 ) Secondo DE FILIPPIS,<br />
Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong><br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />
op. cit., 104 ss., <strong>per</strong> determinare<br />
l’entità del <strong>mantenimento</strong> diretto<br />
si deve fare riferimento sia al<br />
reddito dei genitori, che<br />
costituisce <strong>il</strong> parametro<br />
immediato, <strong>per</strong> valutare la<br />
proporzionalità tra <strong>il</strong> contributo<br />
degli stessi, sia, in funzione<br />
integrativa, ai cinque criteri
enunciati dall’art. 155 c.c.<br />
( 447 ) Secondo Trib. Catania,<br />
sentenza 12 luglio 2006, n. 2597,<br />
cit., in tali casi “non v’è necessità<br />
di imporre all’uno o all’altro <strong>il</strong><br />
versamento di un assegno<br />
<strong>per</strong>iodico, fermo restando che<br />
ciascun genitore dovrà<br />
provvedere al <strong>mantenimento</strong><br />
diretto <strong>nel</strong> <strong>per</strong>iodo di rispettiva<br />
<strong>per</strong>manenza e che sarà tenuto al<br />
50% delle spese scolastiche e di<br />
vestiario e di quelle <strong>per</strong> le attività<br />
sportive o ricreative cui abbia<br />
dato <strong>il</strong> suo assenso, nonché al<br />
50% di quelle di carattere
sanitario”. Nello stesso senso,<br />
Trib. La Spezia, ord. 14 marzo<br />
2007: “in tema di <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> minori, l’adozione di un<br />
regime di affidamento alternato -<br />
con suddivisione paritaria della<br />
convivenza e del tempo trascorso<br />
con l’uno e con l’altro genitore -<br />
impone <strong>il</strong> venir meno di<br />
qualsivoglia contributo di<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole a<br />
carico di un genitore ed in favore<br />
dell’altro; conseguentemente<br />
ciascun genitore potrà e dovrà<br />
sopportare gli oneri quotidiani<br />
<strong>nel</strong> momento in cui la <strong>figli</strong>a ne è
convivente. Viceversa, quanto<br />
agli oneri non quotidiani (quali <strong>il</strong><br />
rinnovo del vestiario, l’acquisto<br />
dei libri scolastici e le spese <strong>per</strong><br />
le vacanze), l’unica scelta<br />
possib<strong>il</strong>e è quella della loro<br />
attribuzione in misura paritaria<br />
ad entrambi i coniugi; se trattasi<br />
di oneri straordinari (ad es.,<br />
apparecchio ortodontico o corsi<br />
di recu<strong>per</strong>o), sarà necessario <strong>il</strong><br />
previo accordo delle parti, fatta<br />
salva l’urgenza del caso; <strong>per</strong> gli<br />
oneri non straordinari (quale, ad<br />
es., l’acquisto di vestiti), ogni<br />
genitore potrà assumere
l’iniziativa di affrontarli e<br />
chiederne <strong>il</strong> rimborso all’altro<br />
<strong>coniuge</strong> <strong>per</strong> la quota di sua<br />
spettanza.”.<br />
( 448 ) Cass., 24 gennaio 2011, n.<br />
1611; Cass., 16 giugno 2011, n.<br />
13184; Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 11 gennaio 2007,<br />
n. 407; Cass., 6 ottobre 2006, n.<br />
21572, in Guida al dir., 2006, n.<br />
49, 54; Cass., 18 agosto 2006, n.<br />
18187, in Guida al dir., 2006, n.<br />
35, 42; Cass., 20 maggio 2006, n.<br />
11891, in Dir. e giust ., 2006,<br />
25,18; Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
8221, in Mass. Giust. Civ., 2006,
4.<br />
( 449 ) Cass. 21 febbraio 2007, n,<br />
4102: Cass., 18 agosto 2006, n.<br />
18187, cit., ha precisato che<br />
l’obbligo del <strong>mantenimento</strong><br />
<strong>per</strong>dura “indipendentemente dal<br />
raggiungimento della maggiore<br />
età, finché le <strong>figli</strong>e non diventino<br />
autosufficienti dal punto di vista<br />
economico”; Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />
n. 4765.<br />
( 450 ) Cass., 24 gennaio 2011, n.<br />
1611; Cass., 16 giugno 2011, n.<br />
13184; Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Trib. Messina, decreto 5<br />
maggio 2006,
www.affidamentocondiviso.it. In<br />
dottrina, SESTA, Le nuove norme<br />
sull’affidamento condiviso: a)<br />
Prof<strong>il</strong>i sostanziali, cit., 377,<br />
osserva che “la norma disciplina<br />
l’ipotesi in cui <strong>il</strong> giudice della<br />
<strong>separazione</strong> debba decidere circa<br />
<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />
maggiorenni non autosufficienti<br />
della coppia che si sta<br />
separando; essa consente al<br />
genitore obbligato di instare<br />
affinché <strong>il</strong> giudice, "valutate le<br />
circostanze", disponga che egli<br />
versi l’assegno direttamente al<br />
<strong>figli</strong>o. La disposizione, <strong>per</strong>tanto,
non troverà automaticamente<br />
applicazione qualora <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
divenga maggiorenne<br />
successivamente alla conclusione<br />
del procedimento, e quindi<br />
l’assegno a suo tempo disposto in<br />
sede di <strong>separazione</strong> continuerà a<br />
dover essere corrisposto al<br />
genitore in favore del quale era<br />
stato attribuito, salva la facoltà<br />
del <strong>figli</strong>o di domandare al giudice<br />
competente secondo le regole<br />
ordinarie di vederselo<br />
corrispondere direttamente, e<br />
salva la facoltà del genitore<br />
obbligato, che voglia versare
l’assegno dovuto direttamente al<br />
<strong>figli</strong>o, di agire ex art.710 c.p.c.<br />
<strong>per</strong> la modifica in tal senso delle<br />
condizioni di <strong>separazione</strong>”;<br />
contra, M. FINOCCHIARO,<br />
Assegno versato direttamente ai<br />
maggiorenni, in Guida al dir.,<br />
2006, 11, 41-42, secondo cui <strong>il</strong><br />
diritto alla contribuzione fissato<br />
dal giudice durante la minore età<br />
del <strong>figli</strong>o cessa automaticamente<br />
quando questi raggiunga la<br />
maggiore età; successivamente,<br />
su domanda del <strong>figli</strong>o nei<br />
confronti di entrambi i genitori, <strong>il</strong><br />
giudice può disporre, ex novo, in
favore dello stesso <strong>figli</strong>o un<br />
assegno <strong>per</strong>iodico; secondo<br />
l’Autore, <strong>per</strong> effetto di quanto<br />
statuito <strong>nel</strong>l’art. 155 quinquies<br />
c.c., al <strong>figli</strong>o deve anche<br />
riconoscersi la legittimazione ad<br />
intervenire <strong>nel</strong> giudizio di<br />
<strong>separazione</strong> o divorzio.<br />
( 451 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
8221, cit.<br />
( 452 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
8221, cit.; conforme a Cass., 4<br />
apr<strong>il</strong>e 2005, n. 6975, in Guida al<br />
dir., n. 16, 39.<br />
( 453 ) Cass., 26 settembre 2011,
n. 19589; Cass., 26 gennaio 2011,<br />
n. 1830. Sul diritto del <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne a <strong>per</strong>cepire<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> anche<br />
<strong>nel</strong> caso in cui sia privo di reddito<br />
<strong>per</strong> avere rifiutato un impiego<br />
non adeguato alla sua<br />
preparazione, v. Cass., 18 gennaio<br />
2005, n. 951, in Dir. e giust.,<br />
2005, 6, 29 con nota di<br />
FITTIPALDI; Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />
n. 4765, in Dir. Fam. <strong>per</strong>s., 2002,<br />
310; Cass., 22 novembre 2000, n.<br />
15065, in Giust. civ. Mass., 2000,<br />
2406.<br />
( 454 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.
8221, cit.<br />
( 455 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
8221, cit.; Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4765; Cass. 30 agosto 1999, n.<br />
9109; Cass. 11 marzo 1998, n.<br />
2670; Cass. 7 maggio 1998, n.<br />
4616.<br />
( 456 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 28 gennaio 2008,<br />
n. 1761; Cass., 2 dicembre 2005,<br />
n. 26259; Cass., 7 luglio 2004, n.<br />
12477.<br />
( 457 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2,<br />
La famiglia. Le successioni., op.
cit., 244, <strong>nel</strong> condividere la<br />
posizione della prevalente<br />
giurisprudenza sulla concorrente<br />
legittimazione a richiedere<br />
l’assegno del <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />
e del genitore con lui convivente,<br />
precisa che la legittimazione del<br />
genitore è fondata sulla<br />
continuità dei doveri di<br />
<strong>mantenimento</strong> che gravano su di<br />
lui <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>per</strong>sistenza della<br />
convivenza, mentre la<br />
legittimazione del <strong>figli</strong>o divenuto<br />
maggiorenne trova fondamento<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> titolarità del diritto al<br />
<strong>mantenimento</strong>; l’Autore ritiene
inoltre che sussista un rapporto di<br />
“solidarietà attiva” tra <strong>il</strong> genitore<br />
convivente già affidatario e <strong>il</strong><br />
<strong>figli</strong>o, cui consegue che<br />
l’adempimento eseguito all’uno<br />
libera <strong>il</strong> genitore, obbligato alla<br />
corresponsione dell’assegno, nei<br />
confronti dell’altro; contra, <strong>per</strong> la<br />
tesi che <strong>il</strong> solo <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />
è legittimato a richiedere e a<br />
ricevere l’assegno, nonché ad<br />
agire in caso di inadempimento<br />
del genitore obbligato o <strong>per</strong> le<br />
modifiche dell’assegno, v. A. e M.<br />
FINOCCHIARO, Diritto di<br />
Famiglia, op. cit., 569 ss..
( 458 ) Cass., 24 febbraio 2006 n.<br />
4188, secondo cui “<strong>il</strong> genitore,<br />
separato o divorziato, cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
sia stato affidato durante la<br />
minore età, continua, pur dopo<br />
che questi sia divenuto<br />
maggiorenne, ma coabiti ancora<br />
con lui e non sia economicamente<br />
autosufficiente, ad essere<br />
legittimato iure proprio, in<br />
assenza di un’autonoma richiesta<br />
da parte dello stesso, a richiedere<br />
all’altro genitore tanto <strong>il</strong><br />
rimborso, pro quota, delle spese<br />
già sostenute <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
del <strong>figli</strong>o, quanto <strong>il</strong> versamento di
un assegno <strong>per</strong>iodico a titolo di<br />
contributo <strong>per</strong> detto<br />
<strong>mantenimento</strong>”; Cass., 27 maggio<br />
2005, n. 11320, Foro it., Rep.<br />
2005, voce Matrimonio, n. 18, “<strong>Il</strong><br />
genitore, separato o divorziato, a<br />
cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o sia stato affidato<br />
durante la minore età, pur dopo<br />
che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o (non ancora<br />
autosufficiente) sia divenuto<br />
maggiorenne, continua, in<br />
assenza di un’autonoma richiesta<br />
da parte di quest’ultimo, ad<br />
essere legittimato iure proprio ad<br />
ottenere dall’altro genitore <strong>il</strong><br />
pagamento dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong>
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, sempre<br />
che tra <strong>il</strong> genitore già affidatario<br />
e <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o <strong>per</strong>sista <strong>il</strong> rapporto di<br />
coabitazione; al fine di ritenere<br />
integrato <strong>il</strong> detto requisito della<br />
coabitazione, basta che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />
maggiorenne - pur in assenza di<br />
una quotidiana coabitazione, che<br />
può essere impedita dalla<br />
necessità di assentarsi con<br />
frequenza, anche <strong>per</strong> non brevi<br />
<strong>per</strong>iodi, <strong>per</strong> motivi, ad esempio, di<br />
studio - mantenga tuttavia un<br />
collegamento stab<strong>il</strong>e con<br />
l’abitazione del genitore,<br />
facendovi ritorno ogniqualvolta
gli impegni glielo consentano, e<br />
questo collegamento, se da un<br />
lato costituisce un sufficiente<br />
elemento <strong>per</strong> ritenere non<br />
interrotto <strong>il</strong> rapporto che lo lega<br />
alla casa fam<strong>il</strong>iare, dall’altro<br />
concreta la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> tale<br />
genitore di provvedere, sia pure<br />
con modalità diverse, alle<br />
esigenze del <strong>figli</strong>o”; Cass.,18<br />
apr<strong>il</strong>e 2005, n. 8007: “<strong>Il</strong> genitore<br />
affidatario, <strong>il</strong> quale continui a<br />
provvedere direttamente ed<br />
integralmente al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> divenuti maggiorenni e<br />
non ancora economicamente
autosufficienti, resta legittimato<br />
non solo ad ottenere "iure<br />
proprio", e non già " capite<br />
f<strong>il</strong>iorum", <strong>il</strong> rimborso di quanto<br />
da lui anticipato a titolo di<br />
contributo dovuto dall’altro<br />
genitore, ma anche a pretendere<br />
detto contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> futuro dei <strong>figli</strong><br />
stessi. La legittimazione del<br />
genitore concorre, <strong>per</strong>altro, con<br />
quella del <strong>figli</strong>o, la quale trova <strong>il</strong><br />
suo fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong> titolarità<br />
del diritto al <strong>mantenimento</strong>, ed i<br />
rapporti tra le due legittimazioni<br />
si risolvono in base ai principi
della solidarietà attiva,<br />
applicab<strong>il</strong>i in via analogica”.<br />
( 459 ) SESTA, Le nuove norme<br />
sull’affidamento condiviso: A)<br />
prof<strong>il</strong>i sostanziali, cit., 386;<br />
PADA-LINO, L’affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong>, cit., 175,<br />
secondo cui l’intento del<br />
legislatore non è stato quello di<br />
privare <strong>il</strong> genitore della<br />
legittimazione a riscuotere<br />
l’assegno di <strong>mantenimento</strong> iure<br />
proprio, ma piuttosto di ribaltare<br />
la regola circa la corresponsione<br />
applicata in giurisprudenza,<br />
imponendo al giudice di valutare
prioritariamente <strong>il</strong> pagamento<br />
dell’assegno a favore del <strong>figli</strong>o<br />
sulla base della mera richiesta<br />
avanzata dal genitore onerato; DE<br />
FILIPPIS, Affidamento condiviso<br />
dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />
divorzio, op. cit., 131, r<strong>il</strong>eva che<br />
la nuova normativa “consente di<br />
continuare a ritenere” che<br />
sussiste una legittimazione<br />
concorrente <strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore e <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, “sia pure sulla base dei<br />
nuovi elementi di merito e dei<br />
mutati presupposti”.<br />
( 460 ) M. FINOCCHIARO,<br />
Assegno versato direttamente al
maggiorenne, cit., 41.<br />
( 461 ) Cass., 16 giugno 2011 n.<br />
13184; Cass., 22 novembre 2010,<br />
n. 23590; Cass., 12 ottobre 2007,<br />
n. 21437, <strong>nel</strong> riconoscere al <strong>figli</strong>o<br />
divenuto maggiorenne, ma non<br />
economicamente autosufficiente,<br />
una legittimazione "iure proprio "<br />
all’azione diretta a ottenere dal<br />
genitore non convivente <strong>il</strong><br />
contributo al proprio<br />
<strong>mantenimento</strong>, ha tuttavia<br />
precisato che “laddove <strong>il</strong> genitore<br />
affidatario non abbia agito <strong>nel</strong><br />
giudizio di primo grado anche in<br />
rappresentanza del <strong>figli</strong>o, allora
minore, bensì azionando un<br />
proprio autonomo diritto, <strong>il</strong><br />
compimento della maggiore età<br />
da parte del <strong>figli</strong>o non dà luogo<br />
ad alcun effetto interruttivo, nè<br />
legittima <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, che non era<br />
parte di quel giudizio, a proporvi<br />
appello”; Cass.,19 gennaio 2007,<br />
n. 1146; App. Trento, ord. 6 luglio<br />
2006; Trib. Messina, ord. 31<br />
ottobre 2006; Trib. Messina,<br />
decreto 5 maggio 2006, in<br />
www.affidamentocondiviso.it.<br />
( 462 ) Trib. Bologna, sentenza 22<br />
maggio 2006, n. 1212, in<br />
www.minoriefamiglia.it
( 463 ) Trib. min. M<strong>il</strong>ano, decreto<br />
12 maggio 2006, est. Zamagni, in<br />
www.affidamento condiviso.it, cui<br />
hanno fatto seguito numerose<br />
pronunce dello stesso tribunale,<br />
tutte conformi, si è dichiarato<br />
incompetente a decidere in<br />
materia di affidamento dei <strong>figli</strong><br />
naturali, sostenendo che la<br />
previsione dell’art. 317 bis c.c.<br />
che esclude dall’esercizio della<br />
potestà <strong>il</strong> genitore non convivente<br />
con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, salvo attribuire al<br />
giudice <strong>il</strong> potere di disporre<br />
diversamente, non può ritenersi in<br />
vigore a seguito della novella del
2006, che ha sancito <strong>per</strong> tutti i<br />
<strong>figli</strong> <strong>il</strong> principio della<br />
bigenitorialità. Secondo questa<br />
tesi, <strong>il</strong> giudice deve <strong>per</strong>tanto fare<br />
riferimento <strong>per</strong> le questioni<br />
relative all’affidamento e al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, legittimi e<br />
naturali, agli artt. 155 e ss. c.c., e<br />
non più all’art. 317 bis c.c., in<br />
quanto la l. 54/06 prevede una<br />
disciplina unitaria che si riferisce<br />
all’affidamento dei <strong>figli</strong> come al<br />
loro <strong>mantenimento</strong>, con la<br />
conseguenza che non è più<br />
scindib<strong>il</strong>e la competenza tra T.O.<br />
e T.M. in relazione alle diverse
questioni, e unico giudice<br />
competente non può che essere <strong>il</strong><br />
tribunale ordinario; v. anche Trib.<br />
min. Roma, decreto 23 ottobre<br />
2006.<br />
( 464 ) Trib. M<strong>il</strong>ano, ord. 20<br />
luglio 2006, Pres. Siniscalchi, Rel.<br />
Bonf<strong>il</strong>io; Trib. Min. Bologna,<br />
decreto 26 apr<strong>il</strong>e 2006; Trib. Min.<br />
Trento, decreto 11 apr<strong>il</strong>e 2006, in<br />
www.affidamentocondiviso.it,<br />
hanno sostenuto <strong>il</strong> <strong>per</strong>manere<br />
della competenza in materia di<br />
affidamento dei <strong>figli</strong> naturali in<br />
capo al tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />
in forza del combinato disposto
degli artt. 317 bis c.c. e 38 disp.<br />
att. c.c., e della competenza del<br />
tribunale ordinario <strong>per</strong> le<br />
domande di natura economica.<br />
Ritenendo la propria<br />
incompetenza <strong>per</strong> materia a<br />
conoscere una controversia in<br />
relazione alla quale <strong>il</strong> Tribunale<br />
<strong>per</strong> i minorenni di M<strong>il</strong>ano si era in<br />
precedenza dichiarato<br />
incompetente, <strong>il</strong> Tribunale di<br />
M<strong>il</strong>ano con ordinanza del<br />
20.7.2006 ha disposto la<br />
trasmissione del procedimento<br />
alla Cassazione, richiedendo<br />
d’ufficio <strong>il</strong> regolamento di
competenza. Su tale controversia<br />
la Cassazione si è pronunciata<br />
con l’ordinanza del 3 apr<strong>il</strong>e 2007,<br />
n. 8362.<br />
<strong>Il</strong> Trib. di Monza, con ord. 10<br />
ottobre 2006, Pres. Rel. Calabrò,<br />
ha invece sostenuto la<br />
competenza del T.M. sia in<br />
materia di affidamento dei <strong>figli</strong><br />
naturali, che di <strong>mantenimento</strong> e<br />
assegnazione della casa fam<strong>il</strong>iare.<br />
Secondo questo orientamento, la<br />
l. 54/06, <strong>nel</strong> disporre che <strong>il</strong><br />
giudice debba decidere<br />
sull’affidamento condiviso e<br />
contestualmente fissare anche “la
misura e <strong>il</strong> modo con cui ciascuno<br />
dei genitori deve contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong>, alla cura,<br />
all’istruzione e all’educazione<br />
dei <strong>figli</strong>” e <strong>nel</strong> prevedere<br />
l’applicab<strong>il</strong>ità delle disposizioni<br />
anche alle unioni di fatto, ha fatto<br />
venire meno <strong>il</strong> precedente<br />
sdoppiamento di competenze;<br />
conformi Trib. Monza, sentenza<br />
29 giugno 2006, est. Buratti; Trib.<br />
Catania, sentenza 14 apr<strong>il</strong>e 2006;<br />
App. Napoli 27 settembre 2006,<br />
in www.affidamentocondiviso.it.<br />
( 465 ) Cass., ord. 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
8362, in Fam. e dir., n. 5/2007,
446, con nota di TOMMASEO;<br />
Cass., ord. 20 settembre 2007, n.<br />
19406 e Cass., ord. 25 settembre<br />
2007, n. 19909, entrambe in<br />
Famiglia e Minori, 2007, 10, 45,<br />
con nota di RUO; Cass., ord. 7<br />
febbraio 2008, n. 2966.<br />
( 466 ) Cass., 16 gennaio 2012, n.<br />
514; Cass. 20 giugno 2011, ord. n.<br />
13508; Cass. ord. 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
8362.<br />
( 467 ) Cass., ord. 25 agosto 2008,<br />
n. 21754, n. 21755, n. 21756.<br />
( 468 ) Significative novità sono<br />
state introdotte, in questa materia,
dalle “Disposizioni in materia di<br />
riconoscimento dei <strong>figli</strong> naturali”,<br />
definitivamente approvate dalla<br />
Camera <strong>il</strong> 27/11/2012 e<br />
pubblicate <strong><strong>nel</strong>la</strong> Gazzetta<br />
Ufficiale n. 293 del 17 dicembre<br />
2012. Ivi, infatti, la competenza<br />
del Tribunale <strong>per</strong> i minorenni <strong>per</strong><br />
le controversie di cui all’art. 317<br />
bis c.c. è stata abrogata e le<br />
predette questioni sono state<br />
integralmente rimesse al<br />
Tribunale ordinario. La nuova<br />
normativa prevede altresì, come<br />
disposizione di attuazione, la sua<br />
applicazione ai giudizi instaurati
a decorrere dalla data di entrata in<br />
vigore della legge.<br />
( 469 ) Si veda la precedente nota<br />
n. 37.<br />
( 470 ) V. succ. paragrafo 9 di<br />
questo capitolo.<br />
( 471 ) Cass., 3 agosto 2007, n,<br />
17043; Cass., 15 marzo 2006, n.<br />
1329, Guida al dir., 2006, n. 22,<br />
48; Cass., 24 febbraio 2006,<br />
n.4205; Cass., 22 novembre 2000,<br />
n.15065; Cass., 4 maggio 2000, n.<br />
5586.<br />
( 472 ) Cass. 3 agosto 2007, n.<br />
17043; Cass. 15 marzo 2006, n.
1329, in Guida al dir., 2006, n.<br />
22, 48; Cass. 24 febbraio 2006, n.<br />
4205; Cass. 22 novembre 2000, n.<br />
15065; Cass. 4 maggio 2000, n.<br />
5586.<br />
( 473 ) BIANCA, Commento<br />
all’art. 6, l. 1 dicembre 1970, n.<br />
898, in Commentario al diritto<br />
italiano della famiglia, a cura di<br />
Cian, Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />
Cedam, Padova, 1993, 383,<br />
evidenzia la nullità degli atti di<br />
rinunzia, transazione e cessione<br />
del diritto al contributo <strong>nel</strong> suo<br />
complesso, ma si esprime <strong>per</strong> la<br />
validità delle rinunzie e delle
transazioni aventi ad oggetto le<br />
prestazioni arretrate; in<br />
giurisprudenza, Cass. 21.05.1984<br />
n. 3115.<br />
( 474 ) TOMMASEO, Le nuove<br />
norme sull’affidamento<br />
condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />
i n Fam. e dir., 4, 2006, 388,<br />
osserva che “vige pur sempre la<br />
regola, già enunciata dal comma<br />
7 dell’art. 155 (ora abrogato) ma<br />
ancora presente <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina<br />
processuale del divorzio (art. 6,<br />
9° comma), <strong>per</strong> cui la<br />
contemplazione dell’interesse<br />
su<strong>per</strong>iore del minore può anche
infrangere <strong>il</strong> principio di<br />
corrispondenza fra <strong>il</strong> chiesto e <strong>il</strong><br />
pronunciato consentendo al<br />
giudice di dare ai propri<br />
provvedimenti contenuti anche<br />
diversi ‘rispetto alle domande<br />
delle parti o al loro accordo’.”.<br />
( 475 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />
cit., 110, osserva che “<strong>il</strong> ‘far<br />
salvi’ gli accordi tra le parti<br />
significa attribuire al giudice<br />
poteri di intervento solo ove essi<br />
manchino. Tale scelta si spiega<br />
con <strong>il</strong> favore attribuito dalla
novella legislativa<br />
all’autodeterminazione delle<br />
parti.”<br />
( 476 ) PADALINO, L’affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong>, op.cit., 65,<br />
esclude che l’autonomia dei<br />
genitori possa spingersi fino a<br />
derogare al principio della<br />
proporzionalità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
contribuzione, prevedendo, ad<br />
esempio, la possib<strong>il</strong>e esenzione di<br />
un genitore da qualunque forma<br />
di contribuzione. TOMMASEO, Le<br />
nuove norme sull’affidamento<br />
condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />
cit., 388, r<strong>il</strong>eva che la valutazione
della congruità degli accordi “è<br />
definitivamente rimessa al<br />
giudice di merito: si tratta di<br />
accordi sindacab<strong>il</strong>i dal giudice<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della loro<br />
contrarietà all’interesse morale e<br />
materiale dei <strong>figli</strong> minori, ma<br />
anche quando siano contrari a<br />
norme di norme di ordine<br />
pubblico”.<br />
( 477 ) Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
8362.<br />
( 478 ) C. Cost., 20 novembre<br />
2009, ord. n. 310; Trib. min.<br />
M<strong>il</strong>ano, decreto 14 dicembre<br />
2007; Trib. min. Bologna, decreto
2 apr<strong>il</strong>e 2008, in<br />
www.minoriefamiglia.it.<br />
( 479 ) C. Cost., 20 novembre<br />
2009, ord. n. 310; Trib. min.<br />
Bologna, decreto 2 apr<strong>il</strong>e 2008.<br />
( 480 ) Trib. min. M<strong>il</strong>ano, decreto<br />
14 dicembre 2007, cit.<br />
( 481 ) Cass., 23 marzo 1995, n.<br />
3402, “l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> minori, siano essi<br />
legittimi o naturali, spetta<br />
primariamente e integralmente ai<br />
loro genitori, e <strong>nel</strong> caso in cui<br />
uno dei due non possa o non<br />
voglia adempiere al proprio
dovere, l’altro, <strong>nel</strong> preminente<br />
interesse dei <strong>figli</strong>, deve far fronte<br />
<strong>per</strong> intero alle loro esigenze con<br />
tutte le sue sostanze patrimoniali<br />
e sfruttando la propria capacità<br />
di lavoro, salva la possib<strong>il</strong>ità di<br />
convenire in giudizio<br />
l’inadempiente <strong>per</strong> ottenere un<br />
contributo”; questo orientamento<br />
è stato confermato da Cass., 16<br />
settembre 2011, ord. n. 19015 e<br />
Cass., 30 settembre 2010, n.<br />
20509, che ha precisato:<br />
“<strong>per</strong>tanto l’obbligo degli<br />
ascendenti di fornire ai genitori i<br />
mezzi necessari affinché possano
adempiere i loro doveri nei<br />
confronti dei <strong>figli</strong> - che investe<br />
contemporaneamente tutti gli<br />
ascendenti di pari grado di<br />
entrambi i genitori - va inteso<br />
non solo <strong>nel</strong> senso che<br />
l’obbligazione degli ascendenti è<br />
subordinata e, quindi, sussidiaria<br />
rispetto a quella, primaria, dei<br />
genitori, ma anche <strong>nel</strong> senso che<br />
agli ascendenti non ci si possa<br />
rivolgere <strong>per</strong> un aiuto economico<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto che uno dei due<br />
genitori non dia <strong>il</strong> proprio<br />
contributo al <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong>, se l’altro genitore è in
grado di mantenerli”, e continua<br />
a trovare adesione <strong>nel</strong>le pronunce<br />
dei giudici di merito, Trib.<br />
Bologna, 2 febbraio 2006, n. 282,<br />
i n <strong>Il</strong> merito, 2006, 5, 44; Trib.<br />
Roma, 7 apr<strong>il</strong>e 2004, in Giur.<br />
merito, 2004, 7-8, I, 1332; Trib.<br />
Napoli, 8 marzo 2001, in cd rom<br />
Fam. e dir., Ipsoa; Trib. M<strong>il</strong>ano,<br />
30 giugno 2000, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001,<br />
5, 534. Tuttavia, secondo Cass.,<br />
16 settembre 2011, ord. n. 19015<br />
“la natura sussidiaria delle<br />
obbligazioni degli ascendenti di<br />
cui all’art. 148 c.c. comporta che<br />
esse siano esercitab<strong>il</strong>i anche
allorché uno dei due genitori<br />
“non possa o non voglia<br />
adempiere al proprio dovere”<br />
(così Cass., n. 20509 del 2010),<br />
con conseguente concorrenza<br />
degli ascendenti in solido, nei<br />
confronti del genitore che<br />
provvede a mantenere <strong>il</strong> minore”.<br />
( 482 ) Corte cost. 14 giugno<br />
2002, n. 236.<br />
( 483 ) Cass. 17 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />
9132.<br />
( 484 ) Art. 709-ter c.p.c.<br />
(Soluzione delle controversie e<br />
provvedimenti in caso di
inadempienze o violazioni).<br />
“Per la soluzione delle<br />
controversie insorte tra i genitori<br />
in ordine all’esercizio della<br />
potestà genitoriale o delle<br />
modalità dell’affidamento è<br />
competente <strong>il</strong> giudice del<br />
procedimento in corso. Per i<br />
procedimenti di cui all’articolo<br />
710 è competente <strong>il</strong> tribunale del<br />
luogo di residenza del minore.<br />
A seguito del ricorso, <strong>il</strong> giudice<br />
convoca le parti e adotta i<br />
provvedimenti opportuni. In caso<br />
di gravi inadempienze o di atti<br />
che comunque arrechino
pregiudizio al minore od<br />
ostacolino <strong>il</strong> corretto svolgimento<br />
delle modalità dell’affidamento,<br />
può modificare i provvedimenti in<br />
vigore e può, anche<br />
congiuntamente: 1) ammonire <strong>il</strong><br />
genitore inadempiente; 2)<br />
disporre <strong>il</strong> risarcimento dei<br />
danni, a carico di uno dei<br />
genitori, nei confronti del<br />
minore; 3) disporre <strong>il</strong><br />
risarcimento dei danni, a carico<br />
di uno dei genitori, nei confronti<br />
dell’altro; 4) condannare <strong>il</strong><br />
genitore inadempiente al<br />
pagamento di una sanzione
amministrativa pecuniaria, da un<br />
minimo di 75 euro a un massimo<br />
di 5.000 euro a favore della<br />
Cassa delle ammende.<br />
I provvedimenti assunti dal<br />
giudice del procedimento sono<br />
impugnab<strong>il</strong>i nei modi ordinari.”<br />
( 485 ) <strong>per</strong> un approfondimento,<br />
v . DE FILIPPIS, Affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />
cit., 148 ss.: DOGLIOTTI (a cura<br />
d i ) , Affidamento condiviso e<br />
diritti dei minori (Legge 8<br />
febbraio 2006, n. 54),<br />
Giappichelli, Torino, 2008.
( 486 ) Cass. 15 febbraio 2012, n.<br />
2170; Trib. Roma 17 febbraio<br />
2012, n. 3304 e Trib. Varese, ord.<br />
7 maggio 2010, in banca dati<br />
Lex24 <strong>Il</strong> Sole24Ore; Trib.<br />
Modena 29 gennaio 2007 (e Trib.<br />
Modena 21 luglio 2006): “Le<br />
sanzioni previste dall’art. 709-ter<br />
c.p.c. sono applicab<strong>il</strong>i anche<br />
<strong>nel</strong>le ipotesi di inadempimenti<br />
concernenti le statuizioni<br />
d’ordine patrimoniale, e non<br />
soltanto a quelle concernenti<br />
l’affidamento dei <strong>figli</strong>. Ciò in<br />
quanto la richiamata<br />
disposizione normativa sanziona
le “gravi inadempienze”, e tali<br />
possono sicuramente essere gli<br />
inadempimenti d’ordine<br />
economico, trattandosi di crediti<br />
alimentari sanzionati anche<br />
penalmente, e, quindi, già<br />
sottoposti a valutazione di<br />
gravità da parte del legislatore<br />
penale”; Trib. Bologna, decreto<br />
19 giugno 2007, che si è<br />
pronunciato in una controversia<br />
relativa alla misura ed alle<br />
modalità di ripartizione delle<br />
spese straordinarie sostenute<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o minore;<br />
Trib. Reggio Em<strong>il</strong>ia, ordinanza 30
apr<strong>il</strong>e 2007, ha affermato che “<strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>durante inadempimento di uno<br />
dei coniugi <strong>nel</strong> versamento delle<br />
somme poste a suo carico a titolo<br />
di concorso <strong>nel</strong> <strong>mantenimento</strong><br />
della moglie e della <strong>figli</strong>a<br />
giustifica <strong>il</strong> suo ammonimento ai<br />
sensi dell’art. 709-ter c.p.c.”;<br />
Trib. Modena, ordinanza 7 apr<strong>il</strong>e<br />
2006, in un caso di<br />
inadempimento dell’obbligo di<br />
corresponsione dell’assegno a<br />
favore del <strong>figli</strong>o, ha richiamato <strong>il</strong><br />
genitore “all’adempimento dei<br />
propri obblighi sanciti dal<br />
provvedimento presidenziale,
tramite l’ammonimento e la<br />
conseguente inflizione della<br />
sanzione del pagamento di una<br />
sanzione amministrativa<br />
pecuniaria a favore della Cassa<br />
delle ammende, salvo<br />
successivamente disporre, <strong>nel</strong><br />
caso di protrazione<br />
dell’inottem<strong>per</strong>anza e di specifica<br />
prova dei danni, <strong>il</strong> risarcimento<br />
patrimoniale a carico del<br />
convenuto”. <strong>Il</strong> testo integrale dei<br />
citati provvedimenti è pubblicato<br />
su www.minoriefamiglia.it.<br />
In senso contrario, C. App.<br />
Caltanissetta, ord. 3 maggio 2012,
i n <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Guida al<br />
Diritto, 2012, 25, pg. VII,<br />
annotata da PORRACCIOLO,<br />
secondo cui “L’articolo 709-ter<br />
del Cpc <strong>per</strong>segue lo scopo di<br />
meglio disciplinare le<br />
conseguenze dell’affidamento<br />
condiviso e di fornire uno<br />
strumento <strong>per</strong> la soluzione dei<br />
conflitti tra genitori che<br />
riguardino i <strong>figli</strong>. Ne consegue<br />
che l’inadempimento degli<br />
obblighi patrimoniali (<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
specie: non puntuale né completo<br />
versamento dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> disposto in favore
delle <strong>figli</strong>e minorenni; omesso<br />
rimborso della quota dovuta <strong>per</strong><br />
le spese straordinarie sostenute<br />
dall’altro genitore <strong>nel</strong>l’interesse<br />
della prole minorenne) non<br />
integra gli estremi delle gravi<br />
inadempienze o degli atti che<br />
comunque arrechino pregiudizio<br />
al minore od ostacolino <strong>il</strong><br />
corretto svolgimento delle<br />
modalità dell’affidamento, e<br />
dunque non è punib<strong>il</strong>e con alcuna<br />
delle sanzioni previste <strong>nel</strong> comma<br />
2° dello stesso articolo 709-ter.”.<br />
In dottrina, v. DE FILIPPIS,<br />
Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />
op. cit., 149, secondo <strong>il</strong> quale<br />
“l’espressione ‘modalità<br />
dell’affidamento’ deve essere<br />
intesa in senso ampio, con<br />
riferimento anche alle modalità<br />
di carattere economico, relative<br />
al <strong>mantenimento</strong> diretto o<br />
indiretto (assegno) della prole”.<br />
( 487 ) Trib. Roma, 17 febbraio<br />
2012n . 3304, in banca dati Lex24<br />
<strong>Il</strong> Sole24Ore. Secondo Trib.<br />
Messina, 5 apr<strong>il</strong>e 2007, est.<br />
Russo, in Fam. e dir., n. 1/2008,<br />
60 ss., con nota di LA ROSA, <strong>il</strong><br />
risarcimento del danno ex art. 709
ter c.p.c. nn. 2 e 3, è una misura<br />
che può essere considerata alla<br />
stregua dei “punitive damages<br />
dell’es<strong>per</strong>ienza anglosassone,<br />
vale a dire sanzioni inflitte<br />
all’autore di un comportamento<br />
<strong>il</strong>lecito e cioè una condanna al<br />
risarcimento del danno che non è<br />
diretta a compensare ma a<br />
punire, al fine di dissuadere chi<br />
ha commesso l’atto <strong>il</strong>lecito dal<br />
commetterne altri”.<br />
( 488 ) Trib. Messina, 5 apr<strong>il</strong>e<br />
2007, cit.; sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
processuale, GRAZIOSI (a cura<br />
di), I processi di <strong>separazione</strong> e di
divorzio, Giappichelli, Torino,<br />
2008, sostiene che <strong>il</strong> giudice non<br />
possa procedere d’ufficio e sia<br />
necessaria la domanda della parte<br />
i n t e r e s s a t a ; contra, LUPOI,<br />
Commento all’art. 709 ter cpc, in<br />
Commentario breve al codice di<br />
procedura civ<strong>il</strong>e, a cura di Carpi-<br />
Colesanti- Taruffo, Cedam,<br />
Padova, 2006, ritiene possib<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice procedere d’ufficio<br />
relativamente all’ammonimento<br />
ed alla condanna a sanzione<br />
pecuniaria.<br />
( 489 ) D’ANGELO, <strong>Il</strong><br />
risarcimento del danno come
sanzione? Alcune riflessioni sul<br />
nuovo art. 709 ter c.p.c., in<br />
Fam<strong>il</strong>ia, 2006, 1031.<br />
( 490 ) Nelle pronunce dei giudici<br />
di merito che dispongono in<br />
ordine al risarcimento ex art. 709<br />
ter c.p.c. si r<strong>il</strong>eva che la misura<br />
risarcitoria è applicata a<br />
prescindere dall’accertamento del<br />
danno e delle sue conseguenze,<br />
rapportandola, viceversa, alla<br />
gravità della condotta, con ciò<br />
aderendo alla soluzione che<br />
assim<strong>il</strong>a questa tipologia di<br />
risarcimento ai danni punitivi, e<br />
non alla disciplina ex art. 2043 e
2059 c.c..<br />
In analoghi casi di<br />
inadempimento dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong>, si è anche<br />
riconosciuta la sussistenza di un<br />
danno esistenziale. Così <strong>il</strong> Trib. di<br />
Modena, con ordinanza del 12<br />
settembre 2006, in <strong>Il</strong> merito,<br />
2007, 1-2, 4, in un caso di<br />
mancato <strong>mantenimento</strong> da parte<br />
del padre naturale, tale dichiarato<br />
giudizialmente, ritenuta la<br />
violazione degli artt. 147, 148 e<br />
261 c.c., e la conseguente<br />
sussistenza di un danno di natura<br />
esistenziale nei confronti del
<strong>figli</strong>o naturale e della di lui<br />
madre, ha condannato <strong>il</strong> genitore<br />
al risarcimento del danno da<br />
costoro subito, nonché al<br />
rimborso delle somme spese dalla<br />
madre <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>figli</strong>o stesso, e a tutela del credito<br />
ha autorizzato <strong>il</strong> sequestro<br />
conservativo sui beni<br />
dell’obbligato e sulle somme e<br />
cose al medesimo dovute. V.<br />
anche Cass., 7 giugno 2000, n.<br />
7713, in Fam. e dir., 2001, 159,<br />
con nota di DOGLIOTTI, che ha<br />
affermato la responsab<strong>il</strong>ità<br />
aqu<strong>il</strong>iana del padre naturale che,
successivamente alla<br />
dichiarazione giudiziale, <strong>per</strong> anni<br />
aveva rifiutato di corrispondere al<br />
<strong>figli</strong>o i mezzi di sussistenza.<br />
( 491 ) TOMMASEO, Riflessioni<br />
sulle impugnazioni e sui reclami<br />
<strong>nel</strong> diritto di famiglia e delle<br />
<strong>per</strong>sone (In particolare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
disciplina della <strong>separazione</strong> di<br />
cui alla legge n. 54 del 2006), in<br />
Fam. e dir., 1, 2008, 97 ss. Cass.,<br />
22 0ttobre 2010, n. 21718.<br />
( 492 ) Cass., 22 ottobre 2010, n.<br />
21718; Cass., 22 gennaio 2009, n.<br />
1611.
( 493 ) Secondo Cass., 4 dicembre<br />
1996, n. 10813, in Giust. civ.<br />
Mass., 1996, 1670, “in tema di<br />
<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />
coniugi, l’ordine al terzo di<br />
versare direttamente agli aventi<br />
diritto parte delle somme di<br />
denaro <strong>per</strong>iodicamente dovute<br />
all’obbligato può estendersi<br />
anche all’assegno in favore dei<br />
<strong>figli</strong> minori, nonostante l’art. 156<br />
c.c. richiami <strong>il</strong> precedente art.<br />
155 solo <strong>nel</strong> comma 4 (dove è<br />
prevista l’imposizione di idonee<br />
garanzie reali e <strong>per</strong>sonali)”.<br />
( 494 ) Corte Cost. 18 apr<strong>il</strong>e 1997,
n. 99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />
affermato che “al pari<br />
dell’estensib<strong>il</strong>ità dell’ordine di<br />
distrazione delle somme previsto<br />
dall’art. 148 cod. civ. - che può<br />
essere applicato, secondo<br />
costante giurisprudenza, anche ai<br />
<strong>figli</strong> naturali, e che ammette la<br />
possib<strong>il</strong>ità di una tutela del <strong>figli</strong>o<br />
nei confronti del genitore<br />
mediante ordine ai terzi debitori<br />
di distrazione di una parte dei<br />
redditi di chi è obbligato al<br />
<strong>mantenimento</strong> - anche <strong>il</strong><br />
sequestro di cui all’art. 156 cod.<br />
civ. è una forma di attuazione del
principio di responsab<strong>il</strong>ità<br />
genitoriale, <strong>il</strong> quale postula che<br />
sia data tempestiva ed efficace<br />
soddisfazione alle esigenze di<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o (sentenza<br />
n. 258 del 1996), a prescindere<br />
dalla qualificazione dello status.<br />
La norma che tale disposizione<br />
esprime deve <strong>per</strong>tanto ritenersi<br />
ugualmente applicab<strong>il</strong>e (al di<br />
fuori del procedimento di<br />
<strong>separazione</strong>), da parte del<br />
giudice competente (v. sentenza<br />
n. 23 del 1996) <strong>nel</strong>le controversie<br />
concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> naturali poiché <strong>il</strong> sequestro
de quo consiste, secondo quanto<br />
detto, in un ulteriore mezzo di<br />
tutela speciale ma non<br />
eccezionale della prole.”<br />
( 495 ) OBERTO, I rimedi<br />
all’inadempimento degli obblighi<br />
di <strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong>l’ambito<br />
della crisi della famiglia, in Fam.<br />
e dir., n. 1, 2008, 82.<br />
( 496 ) Sul criterio di<br />
proporzionalità richiamato<br />
dall’art. 148 c.c., v. Cass. 16<br />
ottobre 1991, n. 1090, Giust. civ.<br />
Mass. 1991, fasc. 10, "l’art. 148<br />
c.c., <strong>nel</strong> prescrivere che entrambi<br />
i coniugi adempiano
all’obbligazione di <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong> in proporzione alle<br />
rispettive sostanze e secondo la<br />
loro capacità di lavoro<br />
professionale o casalingo, non<br />
detta un criterio automatico <strong>per</strong><br />
la determinazione<br />
dell’ammontare dei rispettivi<br />
contributi, fornito dal calcolo<br />
<strong>per</strong>centuale dei redditi dei due<br />
soggetti (che finirebbe <strong>per</strong><br />
penalizzare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più<br />
debole), ma prevede un sistema<br />
più completo ed elastico di<br />
valutazione, che tenga conto non<br />
solo dei redditi, ma anche di ogni
altra risorsa economica e delle<br />
cennate capacità di svolgere<br />
un’attività professionale o<br />
domestica, e che si esprima sulla<br />
base di un’indagine comparativa<br />
delle condizioni - in tal senso<br />
intese - dei due obbligati".<br />
( 497 ) Trib. Firenze, 3 ottobre<br />
2007, in Fam. e dir, n. 1/2008, 39<br />
ss.<br />
( 498 ) Così DE FILIPPIS,<br />
Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong><br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />
op. cit., 104. Cass. 21 giugno<br />
2011, n. 13630 ha precisato che<br />
“ai fini della quantificazione
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong><br />
i <strong>figli</strong> devono essere presi in<br />
considerazione una serie di<br />
parametri che, all’esito di una<br />
valutazione olistica e comparata,<br />
portino ad una individuazione<br />
dell’apporto di natura economica<br />
a carico del genitore che,<br />
essenzialmente, tenga conto delle<br />
esigenze dei minori. Esigenze che,<br />
pur collegate all’età, non<br />
possono prescindere – <strong>nel</strong><br />
rispetto del principio di<br />
proporzionalità che presiede<br />
all’obbligo di <strong>mantenimento</strong> –<br />
dalle risorse economiche dei
genitori, dal tenore di vita già<br />
goduto e, in definitiva, dalle<br />
aspettative che derivano, o<br />
possono derivare, dalla<br />
collocazione sociale della<br />
famiglia”.<br />
( 499 ) Una analitica indicazione<br />
dei parametri r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />
della determinazione del c.d.<br />
‘assegno <strong>per</strong>equativo’ è stata<br />
svolta dal Tribunale di Bologna<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> pronuncia del 9/22 maggio<br />
2006, in www.minoriefamiglia.it.,<br />
dove risultano considerati: i costi<br />
abitativi sostenuti da entrambi i<br />
genitori; la nascita di un nuovo
<strong>figli</strong>o di uno dei due; le<br />
aumentate esigenze del <strong>figli</strong>o <strong>nel</strong><br />
tempo; <strong>il</strong> miglioramento della<br />
condizione economica del padre;<br />
i tempi della presenza del <strong>figli</strong>o<br />
presso ciascun genitore; <strong>il</strong><br />
patrimonio complessivo e la<br />
valutazione comparativa dei<br />
redditi di questi, ed infine <strong>il</strong><br />
valore dei compiti domestici e di<br />
cura sostenuti dalla madre<br />
convivente con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o.<br />
( 500 ) Cass., 21 giugno 2011 n.<br />
13630, secondo cui “ai fini della<br />
determinazione dell’assegno di<br />
<strong>mantenimento</strong> a favore del <strong>figli</strong>o
minore, le buone risorse<br />
economiche dell’obbligato hanno<br />
r<strong>il</strong>ievo non soltanto <strong>nel</strong> rapporto<br />
proporzionale col contributo<br />
dovuto dall’altro genitore, ma<br />
anche in funzione diretta di un<br />
più ampio soddisfacimento delle<br />
esigenze del <strong>figli</strong>o, posto che i<br />
bisogni, le abitudini, le legittime<br />
aspirazioni di questo, e in genere<br />
le sue prospettive di vita, non<br />
potranno non risentire del livello<br />
economico - sociale in cui si<br />
colloca la figura del genitore”.<br />
( 501 ) Cass., 16 maggio 2008, n.<br />
12461.
( 502 ) Cass., 19 marzo 2002, n.<br />
3974.<br />
( 503 ) Cass., 18 agosto 2006, n.<br />
18187; Cass., 2 maggio 2006, n.<br />
10119.<br />
( 504 ) ARCERI, Onere di<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />
di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />
genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />
alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento<br />
condiviso, in Fam. e dir., n. 4,<br />
2008, 392, osserva che “se pure è<br />
vero che con l’affidamento<br />
condiviso non si è inteso imporre<br />
una suddivisione rigidamente
paritaria dei tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />
l’uno o presso l’altro genitore, è<br />
altrettanto vero che la legge ha<br />
inteso assicurare che tali tempi<br />
siano tali da assicurare una<br />
presenza significativa, <strong><strong>nel</strong>la</strong> vita<br />
del <strong>figli</strong>o, a ciascuna figura<br />
parentale, dando <strong>per</strong> scontato,<br />
quindi, che in detti <strong>per</strong>iodi di non<br />
sporadica frequentazione, <strong>il</strong><br />
genitore convivente provveda in<br />
tutto e <strong>per</strong> tutto alle esigenze del<br />
<strong>figli</strong>o stesso”.<br />
( 505 ) Cass., 17 gennaio 2001, n.<br />
566, in Giust. civ. Mass . 2001, 99,
secondo cui, in mancanza di<br />
diverse disposizioni “<strong>il</strong><br />
contributo al <strong>mantenimento</strong> dei<br />
<strong>figli</strong> minori, determinato in una<br />
somma fissa mens<strong>il</strong>e in favore del<br />
genitore affidatario, non<br />
costituisca <strong>il</strong> mero rimborso delle<br />
spese sostenute dal suddetto<br />
affidatario <strong>nel</strong> mese<br />
corrispondente, bensì la rata<br />
mens<strong>il</strong>e di un assegno annuale<br />
determinato, tenendo conto di<br />
ogni altra circostanza emergente<br />
dal contesto, in funzione delle<br />
esigenze della prole rapportate<br />
all’anno; ne consegue che <strong>il</strong>
genitore non affidatario non può<br />
ritenersi sollevato dall’obbligo di<br />
corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> tempo in cui i <strong>figli</strong>, in relazione<br />
alle modalità di visita disposte<br />
dal giudice, si trovino presso di<br />
lui ed egli provveda <strong>per</strong>tanto, in<br />
modo esclusivo, al loro<br />
<strong>mantenimento</strong>”; v. anche,<br />
recentemente, Cass., 3 agosto<br />
2007, n. 17055.<br />
( 506 ) Cass., sez. I, 3 luglio 1999,<br />
n. 6872, in Giust. civ. Mass.,<br />
1999, 1551; Cass., 22 marzo<br />
2005, n. 6197.<br />
( 507 ) Cass. 24 gennaio 2007, n.
1607.<br />
( 508 ) Cass., 8 novembre 1997, n.<br />
11025; Cass., 17 settembre 1992,<br />
n. 10659, secondo cui, la mancata<br />
occupazione lavorativa del<br />
genitore non affidatario non ha<br />
effetto di <strong>per</strong> sé ai fini della<br />
contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />
dei <strong>figli</strong>, dovendosi tenere conto<br />
della complessiva situazione<br />
patrimoniale dell’obbligato.<br />
( 509 ) Secondo Cass., 3 agosto<br />
2007, n. 17055, <strong>il</strong> canone di<br />
locazione sostenuto dal genitore<br />
affidatario assume r<strong>il</strong>evanza ai
fini della determinazione del<br />
contributo di <strong>mantenimento</strong> del<br />
minore a carico dell’altro<br />
genitore.<br />
( 510 ) Cass., 16 maggio 2005, n.<br />
10197, in Fam. <strong>per</strong>s. e succ.,<br />
2005, 456.<br />
( 511 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4551; Cass. 30 novembre 2007, n.<br />
25010; Cass., 22 novembre 2000,<br />
n. 15065, in Fam. e dir., 2001, 34.<br />
( 512 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3923; Cass., 11 agosto 2011, n.<br />
17195; Cass. 3 agosto 2007, n.<br />
17043; Cass. 24 febbraio 2006, n.
4203.<br />
( 513 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2001, n.<br />
6017, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 864, “<strong>per</strong><br />
determinare la misura<br />
dell’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />
occorre considerare l’onere<br />
economico, gravante sul <strong>coniuge</strong><br />
obbligato, derivante dal<br />
<strong>mantenimento</strong> di <strong>figli</strong> nati da<br />
relazione extraconiugale, ma non<br />
<strong>il</strong> preteso onere di <strong>mantenimento</strong><br />
della convivente more uxorio”.<br />
( 514 ) Trib. Firenze, 3 ottobre<br />
2007, cit.<br />
( 515 ) TOMMASEO, Le nuove
norme sull’affidamento<br />
condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />
cit., 388 e ss., r<strong>il</strong>eva che “<strong>il</strong> dare<br />
le informazioni economiche è<br />
oggetto di un dovere e non di un<br />
onere: qui le parti hanno un<br />
dovere di veridicità coordinato a<br />
un dovere di collaborazione, e <strong>il</strong><br />
giudice ha tutti i poteri <strong>per</strong><br />
integrare e colmare le eventuali<br />
insufficienze della<br />
documentazione prodotta”.<br />
( 516 ) GRAZIOSI (a cura di), I<br />
processi di <strong>separazione</strong> e di<br />
divorzio, op. cit., 96; <strong>nel</strong>lo stesso<br />
senso, DE FILIPPIS, Affidamento
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />
cit., 113, secondo <strong>il</strong> quale “la<br />
collocazione della disposizione<br />
<strong>nel</strong>l’ambito dei provvedimenti<br />
relativi ai <strong>figli</strong>, induce a ritenere<br />
che essa non possa applicarsi ai<br />
rapporti patrimoniali tra coniugi,<br />
vale a dire, non possa applicarsi<br />
né in assenza di <strong>figli</strong>, né, ove gli<br />
stessi esistano, qualora non vi<br />
siano questioni a<strong>per</strong>te in ordine<br />
alle rispettive contribuzioni <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
loro <strong>mantenimento</strong>.”<br />
( 517 ) GRAZIOSI (a cura di), I<br />
processi di <strong>separazione</strong> e di
divorzio, op. cit., 96 e ss.<br />
( 518 ) Cass. 19 luglio 1999, n.<br />
7662, in Guida al Dir. 1999, 83;<br />
in Giur. It . 2000, 465, con nota di<br />
Lo Basso.<br />
( 519 ) Cass., 5 maggio 1999, n.<br />
4459, interpretando <strong>il</strong> previgente<br />
testo dell’art. 155 c.c. aveva già<br />
precisato che “<strong>il</strong> concetto di<br />
"spese straordinarie" è ben<br />
distinto, dal punto di vista<br />
ontologico, e da quello delle<br />
coerenti implicazioni giuridiche,<br />
dalla nozione di "scelte<br />
straordinarie" invocato dal<br />
ricorrente (rectius, "decisioni di
maggiore interesse", secondo <strong>il</strong><br />
disposto della norma richiamata<br />
e del corrispondente art. 155 c.c.<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> caso di <strong>separazione</strong>), intese<br />
come decisioni che più<br />
marcatamente incidono sulla vita,<br />
sull’istruzione e sui valori guida<br />
<strong>nel</strong>l’educazione dei <strong>figli</strong>. E se<br />
pure è vero che assai di frequente<br />
la realizzazione di scelte siffatte<br />
comporta esborsi straordinari,<br />
ovvero, sotto opposta prospettiva,<br />
che l’erogazione di tali esborsi<br />
trova <strong>il</strong> proprio presupposto in<br />
momenti decisionali attinenti ad<br />
aspetti importanti della vita dei
<strong>figli</strong>, è, tuttavia, altrettanto vero<br />
che l’interferenza tra le due<br />
categorie non ne determina la<br />
coincidenza, ben potendo<br />
ipotizzarsi decisioni fondamentali<br />
prive di spesa (ad esempio quelle<br />
che attengono all’educazione<br />
religiosa) e, <strong>per</strong> converso,<br />
decisioni non r<strong>il</strong>evanti dal punto<br />
di vista della vita e<br />
dell’educazione dei minori e,<br />
tuttavia, assai onerose sul piano<br />
economico (si pensi a viaggi<br />
all’estero o, <strong>per</strong> altro aspetto, a<br />
necessarie terapie mediche)”, ed<br />
era giunta così ad escludere un
obbligo di concertazione del<br />
genitore affidatario con l’altro, in<br />
ordine alle spese straordinarie,<br />
fatto salvo comunque <strong>il</strong> dovere<br />
del genitore affidatario di<br />
coinvolgere l’altro genitore <strong>nel</strong>le<br />
relative decisioni; v. anche,<br />
recentemente, Cass., 17 dicembre<br />
2007, n. 26750 che ha ritenuto<br />
giustificato <strong>il</strong> rifiuto opposto dal<br />
padre a contribuire alla spesa di<br />
un intervento di chirurgia estetica<br />
della <strong>figli</strong>a, che non aveva finalità<br />
curativa ed era stato deciso<br />
un<strong>il</strong>ateralmente dalla madre, in<br />
quanto era da annoverarsi tra le
decisioni di maggior importanza,<br />
o di indirizzo, e avrebbe dovuto<br />
essere previamente concordato<br />
con l’altro genitore.<br />
In dottrina, ARCERI, Onere di<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />
di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />
genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />
alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento<br />
condiviso, cit., 389, sostiene che<br />
“<strong>nel</strong> caso di spese straordinarie<br />
"pure", ben può affermarsi che<br />
l’obbligo di preventiva<br />
concertazione assolve più che<br />
altro ad una esigenza di<br />
collaborazione e buona
comunicazione tra i genitori, ma<br />
non incide senz’altro sulla<br />
sussistenza e configurab<strong>il</strong>ità del<br />
diritto al rimborso a favore di chi<br />
le ha anticipate”.<br />
( 520 ) v. Cass., 26 settembre<br />
2011, n. 19607; <strong>nel</strong> caso di specie<br />
si è sostenuto che “le spese di<br />
soggiorno negli U.S.A. <strong>per</strong> la<br />
frequentazione di corsi di lingua<br />
inglese devono considerarsi una<br />
spesa di sicura ut<strong>il</strong>ità, se non<br />
addirittura necessaria, rispetto<br />
alle esigenze di apprendimento di<br />
una studentessa universitaria di<br />
lingue intenzionata a
intraprendere la professione di<br />
interprete”, nonostante <strong>il</strong> padre,<br />
dichiarato tenuto al rimborso pro<br />
quota, non avesse partecipato alla<br />
decisione.<br />
( 521 ) Cass. 14 febbraio 2007, n.<br />
3336; in dottrina, DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />
matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />
coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />
381, sostiene che “in assenza di<br />
esplicite previsioni, si può<br />
ritenere che i genitori debbano<br />
provvedere anche alle spese<br />
straordinarie, impreviste o non<br />
previste, ‘in misura<br />
proporzionale al proprio reddito’
”.<br />
( 522 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />
la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />
divorzio, op. cit., 381.<br />
( 523 ) Cass., 24 febbraio 2011, n.<br />
4543; Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />
1758.<br />
( 524 ) Cass., 24 febbraio 2011, n.<br />
4543; Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />
1758.<br />
( 525 ) ARCERI, Onere di<br />
<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />
di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />
genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />
alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento
condiviso, cit., 389.<br />
( 526 ) Cass., 23 maggio 2011, n.<br />
11316<br />
( 527 ) Cass. 25 maggio 2007, n.<br />
12308; Cass. 17 gennaio 2001, n.<br />
566.<br />
( 528 ) Cass. 25 maggio 2007, n.<br />
12308, in Fam. e dir., n. 10, 2007,<br />
947, ha motivato tale<br />
orientamento precisando che “le<br />
spese di <strong>mantenimento</strong> dei minori<br />
che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> affidatario di<br />
questi deve sopportare con<br />
incidenza prevalente (ovvero le<br />
spese generali di alloggio e di
organizzazione domestica)<br />
<strong>per</strong>sistono senza soluzione di<br />
continuità e sono<br />
tendenzialmente <strong>il</strong>limitate, vuoi<br />
<strong>per</strong>chè <strong>il</strong> diritto-dovere del<br />
genitore non affidatario di tenere<br />
i <strong>figli</strong> presso di sè <strong>per</strong> taluni<br />
<strong>per</strong>iodi (della settimana, del mese<br />
o dell’anno) potrebbe, in<br />
concreto, non venire esercitato,<br />
vuoi <strong>per</strong>ché sarebbe impossib<strong>il</strong>e<br />
o estremamente diffic<strong>il</strong>e, in<br />
relazione ai <strong>per</strong>iodi nei quali è<br />
previsto che i minori vadano a<br />
stare con <strong>il</strong> genitore non<br />
affidatario, eliminare le spese
generali sopraindicate. … Ciò,<br />
tuttavia, non esclude che anche <strong>il</strong><br />
genitore non affidatario debba<br />
approntare le condizioni <strong>per</strong><br />
poter tenere con sè i minori nei<br />
<strong>per</strong>iodi prefissati, ma tale<br />
obbligo, in quanto limitato <strong>nel</strong><br />
tempo (e questa è la normalità<br />
della regolamentazione<br />
giudiziaria dell’affidamento), può<br />
essere assolto con una<br />
organizzazione che, pur idonea e<br />
sufficiente allo scopo, sia<br />
connotata dalla sua correlazione<br />
con la precarietà e con la<br />
temporaneità dell’obbligo stesso,
onde, come vi sono spese che, nei<br />
menzionati <strong>per</strong>iodi, <strong>il</strong> genitore<br />
affidatario non sopporta (vitto e<br />
cura quotidiana dei minori), così<br />
vi sono spese (quelle ora indicate<br />
ed altre) che, in relazione<br />
particolarmente alla quantità e<br />
alla durata dei <strong>per</strong>iodi nei quali è<br />
previsto che i minori medesimi<br />
debbano vivere con <strong>il</strong> genitore<br />
non affidatario, quest’ultimo è<br />
tenuto a sopportare, potendo<br />
sim<strong>il</strong>i circostanze giustificare una<br />
riduzione proporzionale della<br />
misura del contributo”.<br />
( 529 ) Cass., 23 ottobre 2007, n.
22255; Cass., 2 maggio 2006, n.<br />
10119; Cass., 3 novembre 2004,<br />
n. 21087.<br />
( 530 ) Cass., 2 marzo 1994, n.<br />
2051, in Fam. e dir., 1994, 266.<br />
( 531 ) Cass., 21 febbraio 2006, n.<br />
3747; Cass., 2 febbraio 2005, n.<br />
2088; Cass., 17 giugno 2004, n.<br />
11342, in Giust. civ., 2005, I, 415;<br />
Cass., 6 febbraio 2004 n. 2288, in<br />
Guida al dir., 2004, n. 19, 54,<br />
secondo cui “possono dirsi diretti<br />
a realizzare interessi meritevoli<br />
di tutela secondo l’ordinamento<br />
giuridico, ex articolo 1322,<br />
comma 2, del codice civ<strong>il</strong>e, tutti i
contratti atipici non contrari alla<br />
legge, all’ordine pubblico e al<br />
buon costume”.<br />
( 532 ) Cass., 17 giugno 2004, n.<br />
11342, in Giust. civ., 2005, I, 415,<br />
ha espresso tale orientamento in<br />
un caso in cui <strong>il</strong> padre, che aveva<br />
assunto l’impegno di trasferire un<br />
immob<strong>il</strong>e alla <strong>figli</strong>a, era stato<br />
convenuto in giudizio <strong>per</strong><br />
l’esecuzione specifica ai sensi<br />
dell’art. 2932 c.c., aveva chiesto<br />
la risoluzione della pattuizione<br />
deducendo l’inadempimento della<br />
madre all’obbligazione, da costei<br />
assunta <strong>nel</strong> medesimo accordo di
<strong>separazione</strong> tra coniugi, di<br />
consentire che la <strong>figli</strong>a lo vedesse<br />
e frequentasse.<br />
( 533 ) Cass., 5 settembre 2003, n.<br />
12939.<br />
( 534 ) In dottrina, AUTORINO<br />
STANZIONE, Conseguenze del<br />
divorzio rispetto ai <strong>figli</strong>, in<br />
STANZIONE, MUSIO, <strong>Il</strong><br />
divorzio.Disciplina, procedure e<br />
prof<strong>il</strong>i comparatistici, Ipsoa,<br />
M<strong>il</strong>ano, 2002, 152; OBERTO,<br />
Famiglia e rapporti patrimoniali.<br />
Questioni d’attualità, Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano, 2002, 681; Id.,<br />
Prestazioni "una tantum" e
trasferimenti tra i coniugi in<br />
occasione di <strong>separazione</strong> e<br />
divorzio, in Collana «Biblioteca<br />
del Diritto di Famiglia », diretta<br />
da Dogliotti, IPSOA, M<strong>il</strong>ano,<br />
2000, 149 ss..<br />
( 535 ) Art. 2645-ter c.c.<br />
(Trascrizione di atti di<br />
destinazione <strong>per</strong> la realizzazione<br />
di interessi meritevoli di tutela<br />
riferib<strong>il</strong>i a <strong>per</strong>sone con disab<strong>il</strong>ità,<br />
a pubbliche amministrazioni, o ad<br />
altri enti o <strong>per</strong>sone fisiche). “Gli<br />
atti in forma pubblica con cui<br />
beni immob<strong>il</strong>i o beni mob<strong>il</strong>i<br />
iscritti in pubblici registri sono
destinati, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo non<br />
su<strong>per</strong>iore a novanta anni o <strong>per</strong> la<br />
durata della vita della <strong>per</strong>sona<br />
fisica beneficiaria, alla<br />
realizzazione di interessi<br />
meritevoli di tutela riferib<strong>il</strong>i a<br />
<strong>per</strong>sone con disab<strong>il</strong>ità, a<br />
pubbliche amministrazioni, o ad<br />
altri enti o <strong>per</strong>sone fisiche ai<br />
sensi dell’articolo 1322, secondo<br />
comma, possono essere trascritti<br />
al fine di rendere opponib<strong>il</strong>e ai<br />
terzi <strong>il</strong> vincolo di destinazione;<br />
<strong>per</strong> la realizzazione di tali<br />
interessi può agire, oltre al<br />
conferente, qualsiasi interessato
anche durante la vita del<br />
conferente stesso. I beni conferiti<br />
e i loro frutti possono essere<br />
impiegati solo <strong>per</strong> la<br />
realizzazione del fine di<br />
destinazione e possono costituire<br />
oggetto di esecuzione, salvo<br />
quanto previsto dall’articolo<br />
2915, primo comma, solo <strong>per</strong><br />
debiti contratti <strong>per</strong> tale scopo.”<br />
( 536 ) Trib. Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />
decreto 23 marzo 2007, in <strong>Il</strong><br />
Corriere del Merito, 2007, 6, 699,<br />
ha ritenuto “valido, in quanto<br />
avente causa lecita, l’accordo tra<br />
coniugi, raggiunto in sede di
verbale di <strong>separazione</strong><br />
consensuale, con <strong>il</strong> quale l’uno<br />
trasferisce all’altro, in<br />
adempimento dell’obbligo di<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> minori,<br />
talune porzioni immob<strong>il</strong>iari, con<br />
l’impegno di quest’ultimo di non<br />
alienarli prima della maggiore<br />
età dei beneficiari e di destinarne<br />
i frutti in loro favore, e detto<br />
accordo, ove trascritto ai sensi<br />
dell’art. 2645 ter c.c., è<br />
opponib<strong>il</strong>e erga omnes”. <strong>Il</strong><br />
decreto 23.3.07 del Trib. di<br />
Reggio Em<strong>il</strong>ia richiama in<br />
motivazione Cass., 17 giugno
2004, n. 11342, cit., secondo cui<br />
“l’accordo di <strong>separazione</strong> che<br />
contenga l’impegno di uno dei<br />
coniugi, al fine di concorrere al<br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o minore,<br />
di trasferire, in suo favore, la<br />
piena proprietà di un bene<br />
immob<strong>il</strong>e, trattandosi di<br />
pattuizione che dà vita ad un<br />
contratto atipico, distinto dalle<br />
convenzioni matrimoniali e dalle<br />
donazioni, [è] volto a realizzare<br />
interessi meritevoli di tutela<br />
secondo l’ordinamento giuridico,<br />
ai sensi dell’art. 1322 cod. civ.”.<br />
In dottrina, OBERTO, Vincoli di
destinazione ex art. 2645-ter c.c.<br />
e rapporti patrimoniali tra<br />
coniugi, in Fam. e dir., n. 2, 2007,<br />
202, secondo <strong>il</strong> quale “è noto che<br />
la tesi ormai prevalente afferma <strong>il</strong><br />
carattere atipico delle<br />
convenzioni e dei relativi regimi<br />
patrimoniali: se dunque<br />
all’autonomia negoziale è<br />
concesso di liberamente dar vita<br />
a convenzioni matrimoniali<br />
disegnanti regimi diversi da<br />
quelli previsti dagli artt. 159 ss.<br />
c.c., a maggior ragione sarà<br />
consentito ai coniugi di avvalersi<br />
di strumenti negoziali tipici
(ancorché non previsti da norme<br />
tipicamente giusfam<strong>il</strong>iari) <strong>per</strong><br />
conseguire <strong>il</strong> risultato di ottenere<br />
un regime divergente da quelli<br />
legislativamente nominati come<br />
tali.”. Né, secondo l’Autore,<br />
significative obiezioni possono<br />
insorgere “avuto riguardo al<br />
carattere essenzialmente<br />
un<strong>il</strong>aterale dell’atto costitutivo<br />
del vincolo”; a maggior ragione<br />
“potrà riconoscersi <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
creazione del vincolo ex art.<br />
2645-ter c.c., alle condizioni<br />
predette, la natura di<br />
convenzione matrimoniale,
allorquando <strong>il</strong> negozio costitutivo<br />
<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia<br />
assuma una struttura b<strong>il</strong>aterale o<br />
plur<strong>il</strong>aterale (si pensi alla<br />
costituzione di un vincolo su beni<br />
di entrambi i coniugi e/o di terzi,<br />
sulla base di un accordo tra tutti i<br />
soggetti coinvolti) e <strong>per</strong>tanto<br />
possa qualificarsi come<br />
"convenzione", cioè accordo di<br />
due o più soggetti.”.<br />
( 537 ) <strong>Il</strong> trust è un istituto creato<br />
dai tribunali di equità dei Paesi<br />
della common law, regolamentato<br />
dalla Convenzione adottata a<br />
L’Aja <strong>il</strong> 1° luglio 1985, ratificata
dall’Italia e resa esecutiva con<br />
legge 16 ottobre 1989, n. 364, in<br />
vigore dal 1° gennaio 1992. <strong>Il</strong><br />
trust non ha una disciplina<br />
civ<strong>il</strong>istica interna al nostro<br />
ordinamento, ma trova tuttavia<br />
legittimazione a seguito di detta<br />
legge di ratifica. In base all’art.<br />
21 della Convenzione, l’Italia è<br />
tenuta a riconoscere, con gli<br />
effetti giuridici minimi previsti<br />
dall’articolo 11 della stessa<br />
Convenzione, i trust costituiti in<br />
Paesi che li regolano <strong>nel</strong>le<br />
rispettive legislazioni, salve<br />
restando solo le proprie
competenze in tema di ordine<br />
pubblico ed in materia fiscale, in<br />
forza degli articoli 18 e 19 della<br />
Convenzione.<br />
Recentemente, l’articolo 1,<br />
commi da 74 a 76 della legge 27<br />
dicembre 2006, n. 296 (legge<br />
finanziaria 2007), ha introdotto<br />
<strong>per</strong> la prima volta<br />
<strong>nel</strong>l’ordinamento tributario<br />
nazionale disposizioni in materia<br />
d i trust, includendo i trust tra i<br />
soggetti passivi dell’imposta sul<br />
reddito delle società (IRES). In tal<br />
modo è stata riconosciuta al trust<br />
un’autonoma soggettività
tributaria r<strong>il</strong>evante ai fini<br />
dell’imposta tipica delle società,<br />
degli enti commerciali e non<br />
commerciali.<br />
Ai sensi dell’art. 2 della<br />
Convenzione, <strong>per</strong> trust si<br />
intendono “i rapporti giuridici<br />
istituiti da una <strong>per</strong>sona, <strong>il</strong><br />
costituente - con atto tra vivi o<br />
mortis causa - qualora dei beni<br />
siano stati posti sotto <strong>il</strong> controllo<br />
di un trustee <strong>nel</strong>l’interesse di un<br />
beneficiario o <strong>per</strong> un fine<br />
specifico.<br />
<strong>Il</strong> trust presenta le seguenti<br />
caratteristiche:
a) i beni del trust costituiscono<br />
una massa distinta e non fanno<br />
parte del patrimonio del trustee;<br />
b) i beni del trust sono intestati a<br />
nome del trustee o di un’altra<br />
<strong>per</strong>sona <strong>per</strong> conto del trustee;<br />
c) <strong>il</strong> trustee è investito del potere<br />
e onerato dell’obbligo, di cui<br />
deve rendere conto, di<br />
amministrare, gestire o disporre<br />
beni secondo i termini del trust e<br />
le norme particolari impostegli<br />
dalla legge.”<br />
( 538 ) v. Trib. M<strong>il</strong>ano, decreto di<br />
omologa di verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale, del
23.2.2005, in Rivista del<br />
notariato, 2005, 4, 85, che ha<br />
ritenuto omologab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> verbale di<br />
<strong>separazione</strong> consensuale tra le cui<br />
condizioni era contemplato<br />
l’obbligo di un <strong>coniuge</strong> ad<br />
istituire in trust un immob<strong>il</strong>e di<br />
sua proprietà con la finalità di<br />
adibirlo ad abitazione della <strong>figli</strong>a<br />
e dell’altro <strong>coniuge</strong>, con<br />
previsione dell’obbligo di<br />
trasferimento dello stesso<br />
immob<strong>il</strong>e alla <strong>figli</strong>a al<br />
compimento dei suoi trent’anni;<br />
Trib. M<strong>il</strong>ano, decreto di omologa<br />
di verbale di <strong>separazione</strong>
consensuale, del 7 giugno 2006,<br />
i n Trusts e attività fiduciarie,<br />
ottobre 2006, 575, che contiene<br />
l’istituzione di un trust<br />
autodichiarato, con la finalità di<br />
“<strong>per</strong>petuare i benefici connessi al<br />
preesistente fondo patrimoniale<br />
anche <strong>per</strong> i casi in cui <strong>il</strong> fondo<br />
stesso dovesse cessare,<br />
mantenendo <strong>il</strong> vincolo di<br />
destinazione impresso ai beni del<br />
fondo <strong>per</strong> soddisfare i bisogni<br />
della famiglia, assicurando ai<br />
<strong>figli</strong> B. e A., alla madre e, ove<br />
necessario, al padre, lo stesso<br />
tenore di vita goduto in costanza
di convivenza dei genitori, sino a<br />
che i <strong>figli</strong> non avranno<br />
completato <strong>il</strong> ciclo di studi e<br />
avranno raggiunto l’autonomia<br />
economica”. I trustee erano i due<br />
coniugi disponenti.<br />
( 539 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />
condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio , op.<br />
cit., 119 ss.<br />
( 540 ) Cass., 3 agosto 2007, n.<br />
17055.<br />
( 541 ) Cass., 20 maggio 2006, n.<br />
11891, in Dir. e giust., 2006, f. 25,<br />
18.
( 542 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />
4551; Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25010; Cass., 27 gennaio 2004,<br />
n. 1398, in Guida al dir., 2006,<br />
46, 38, con nota di PADALINO;<br />
Cass., 22 novembre 2000, n.<br />
15065, in Guida al dir., 2001, 4,<br />
80.<br />
( 543 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />
n. 25010, pur respingendo <strong>il</strong><br />
ricorso ritenendo “corretta la<br />
decisione del giudice di secondo<br />
grado di non attribuire alcun<br />
r<strong>il</strong>ievo, ai fini della richiesta<br />
riduzione della misura<br />
dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, ai nuovi
oneri assunti dall’attuale<br />
ricorrente <strong>per</strong> effetto della<br />
costituzione di un nuovo nucleo<br />
fam<strong>il</strong>iare, avuto riguardo alla<br />
complessiva situazione<br />
patrimoniale dello stesso, di<br />
consistenza tale da rendere<br />
irr<strong>il</strong>evanti, ai fini che qui<br />
interessano, detti nuovi oneri”, ha<br />
ammesso la possib<strong>il</strong>ità di<br />
revisione <strong>per</strong> tali motivi,<br />
precisando che “ove, a sostegno<br />
della richiesta, siano allegati<br />
sopravvenuti oneri fam<strong>il</strong>iari<br />
dell’obbligato, <strong>il</strong> giudice deve<br />
verificare se detta
sopravvenienza determini un<br />
effettivo depau<strong>per</strong>amento delle<br />
sue sostanze, facendo carico<br />
all’istante - in vista di una<br />
rinnovata valutazione<br />
comparativa della situazione<br />
delle parti - di offrire un<br />
esauriente quadro in ordine alle<br />
proprie condizioni economicopatrimoniali”.<br />
Nello stesso senso,<br />
v. anche Cass., 11 settembre<br />
2007, n. 19065; Cass., 23 agosto<br />
2006, n. 18367, in Guida al dir.,<br />
2006, 37, 60, con nota di<br />
GALLUZZO.<br />
( 544 ) Cass., 16 ottobre 2003, n.
15481, in Giust. civ. Mass ., 2003,<br />
10.<br />
( 545 ) Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />
28.<br />
( 546 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />
3922; Cass., 26 settembre 2011, n.<br />
19589; Cass. 7 gennaio 2008, n.<br />
28.<br />
( 547 ) Cass., ord. 5 maggio 2011,<br />
n. 9936.<br />
( 548 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 16 giugno 2011,<br />
n. 13184; Cass., 24 gennaio 2011,<br />
n. 1611;Cass., 6 novembre 2006,<br />
n. 23673, in Dir. e giust ., 2006;
conformi: Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />
8221, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2006,<br />
582; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n. 6975,<br />
i n Dir. e giust ., 2005, f. 24, 27;<br />
Cass., 1 dicembre 2004, n. 22500;<br />
Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4765, in<br />
Fam<strong>il</strong>ia, 2003, 195; Cass., 12<br />
dicembre 2002, n. 17717, in Fam.<br />
e dir., 2003, 349; Cass., 16 giugno<br />
2000, n. 8235, in Fam. e dir.,<br />
2000, 513.<br />
( 549 ) Cass., 17 novembre 2006,<br />
n. 24498 ha precisato che “una<br />
volta che sia provata la<br />
prestazione di attività lavorativa<br />
retribuita, resta rimessa alla
valutazione del giudice del merito<br />
la eventuale esiguità del reddito<br />
<strong>per</strong>cepito, al fine di escludere la<br />
cessazione dell’obbligo di<br />
contributo a carico del genitore<br />
non affidatario”.<br />
( 550 ) Cass., 11 gennaio 2007, n.<br />
407.<br />
( 551 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />
n. 19589; Cass., 22 novembre<br />
2010, n. 23590; Cass. 21 febbraio<br />
2007, n. 4102; Cass., 2 dicembre<br />
2005, n. 26259; conforme a Cass.,<br />
7 luglio 2004, n. 12477.<br />
( 552 ) Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.
4765, in Fam. e dir., 2002, p. 351,<br />
con nota di NASTI.<br />
( 553 ) Si veda la nota 22 del<br />
capitolo I.<br />
( 554 ) L’art. 570 c.p., al comma<br />
primo, stab<strong>il</strong>isce che: “chiunque,<br />
abbandonando <strong>il</strong> domic<strong>il</strong>io<br />
domestico, o comunque serbando<br />
una condotta contraria all’ordine<br />
o alla morale delle famiglie, si<br />
sottrae agli obblighi di assistenza<br />
inerenti alla potestà dei genitori,<br />
o alla qualità di <strong>coniuge</strong>, è punito<br />
con la reclusione fino a un anno o<br />
con la multa da 103 euro a 1.032<br />
euro”.
( 555 ) Come si può notare, infatti,<br />
la condotta sussumib<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
fattispecie di cui al primo comma<br />
della norma in commento è punita<br />
con la pena detentiva da<br />
applicarsi alternativamente alla<br />
pena pecuniaria. Ove dovessero<br />
ritenersi integrate, invece, le<br />
ipotesi contemplate <strong>nel</strong> comma<br />
secondo della stessa norma, ai nn.<br />
1 e 2, le pene detentiva e<br />
pecuniaria saranno applicate<br />
congiuntamente.<br />
( 556 ) Sul punto, si veda DE<br />
FILIPPIS in Manuale di diritto di
famiglia, Parte Penale, Cedam,<br />
Padova, 2006, pag. 92.<br />
( 557 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 6 novembre 2006, n. 41735,<br />
Rv. 235301, “<strong>il</strong> reato di cui all’art.<br />
570, comma secondo, cod. pen.<br />
costituisce una fattispecie<br />
autonoma di reato e non una<br />
figura circostanziata rispetto a<br />
quella del comma primo dello<br />
stesso articolo, <strong>per</strong> cui non è<br />
possib<strong>il</strong>e o<strong>per</strong>are <strong>il</strong> giudizio di<br />
comparazione con circostanze<br />
attenuanti” (in senso conforme,<br />
Cass. Pen., Sez. VI, 27 gennaio<br />
2011, n. 6297, Rv. 249344 . Più di
ecente, la sesta Sezione della<br />
S.C., con sentenza 13 marzo 2012,<br />
n. 12307, Rv. 252604 , ha<br />
precisato, inoltre, che<br />
dall’autonomia delle fattispecie<br />
in parola discende l’impossib<strong>il</strong>ità<br />
di configurare tra le medesime<br />
una “progressione criminosa che<br />
possa far ritenere assorbita la<br />
contestazione del comma primo<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> seconda disposizione”.<br />
( 558 ) Si dicono “a forma libera”<br />
quei reati astrattamente<br />
realizzab<strong>il</strong>i con qualsiasi<br />
modalità esecutiva, senza che<br />
r<strong>il</strong>evi l’articolazione dell’azione
tipica in particolari forme. Tali<br />
ipotesi delittuose si<br />
giustappongono alla categoria dei<br />
reati “a forma vincolata” che si<br />
caratterizza <strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo sul<br />
piano tipico di particolari<br />
modalità di esecuzione del fatto,<br />
come descritte dalla fattispecie<br />
incriminatrice. Per<br />
l’approfondimento di tale<br />
argomento, si veda MANTOVANI,<br />
i n Diritto Penale, parte generale,<br />
II ed., CEDAM, Padova, 1988,<br />
pag. 159.<br />
( 559 ) A ben vedere, tuttavia,<br />
nonostante la fattispecie in esame
ientri tecnicamente <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
categoria dei reati a forma<br />
vincolata, <strong>il</strong> ricorso alla locuzione<br />
“comunque serbando una<br />
condotta contraria all’ordine o<br />
alla morale delle famiglie”<br />
sembra celare l’intenzione<br />
legislativa di dare r<strong>il</strong>ievo ad<br />
un’amplissima rosa di modalità<br />
esecutive del reato che vengano<br />
valutate queste ultime dal giudice<br />
del merito come “contrarie<br />
all’ordine od alla morale”, quasi<br />
implicitamente riconoscendosi<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità di contenere <strong>il</strong><br />
parametro della “contrarietà”
entro una puntuale codificazione<br />
normativa.<br />
( 560 ) Tale dato è riconosciuto<br />
unanimemente dalla<br />
giurisprudenza di legittimità fin<br />
da Cass. Pen., Sez. VI, 6<br />
novembre 1972, n. 1221, Rv.<br />
123176.<br />
( 561 ) <strong>Il</strong> più recente precedente<br />
giurisprudenziale che si colloca<br />
in linea con l’impostazione<br />
maggioritaria è Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 14 gennaio 2004, n. 1251, Rv.<br />
228226.<br />
( 562 ) Cass. Pen., Sez. VI, 14
gennaio 2004, n. 1251, cit., in<br />
motivazione.<br />
( 563 ) Tra cui Cass. Pen., Sez. VI,<br />
19 giugno 2002, n. 36070, Rv.<br />
222666.<br />
( 564 ) Testualmente, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 19 giugno 2002, n.<br />
36070, cit.<br />
( 565 ) Dalla risoluzione della<br />
questione di cui al testo deriva<br />
l’applicab<strong>il</strong>ità o meno al caso in<br />
esame della disciplina del<br />
concorso formale di cui all’art. 81<br />
c.p. secondo cui: “è punito con la<br />
pena che dovrebbe infliggersi <strong>per</strong>
la violazione più grave aumentata<br />
sino al triplo chi con una sola<br />
azione od omissione viola diverse<br />
disposizioni di legge ovvero<br />
commette più violazioni della<br />
medesima disposizione di legge”.<br />
( 566 ) SS.UU., 26 febbraio 2008,<br />
n. 8413, in<br />
www.overlex.com/leggisentenza.asp<br />
id=997.<br />
( 567 ) Si rammenta che l’art. 570,<br />
cpv, n. 1, c.p. punisce la condotta<br />
di chi “malversa o d<strong>il</strong>apida i beni<br />
del <strong>figli</strong>o minore o del <strong>coniuge</strong>”<br />
ed al successivo n. 2, descrive la<br />
condotta di chi “fa mancare i
mezzi di sussistenza ai<br />
discendenti di età minore, ovvero<br />
inab<strong>il</strong>i al lavoro, agli ascendenti o<br />
al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong> quale non sia<br />
legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />
colpa”.<br />
( 568 ) Così, letteralmente,<br />
SS.UU., 26 febbraio 2008, n.<br />
8413, cit.<br />
( 569 ) <strong>Il</strong> primo comma dell’art.<br />
81 c.p. stab<strong>il</strong>isce che: “è punito<br />
con la pena che dovrebbe<br />
infliggersi <strong>per</strong> la violazione più<br />
grave aumentata sino al triplo chi<br />
con una sola azione od omissione
viola diverse disposizioni di<br />
legge ovvero commette più<br />
violazioni della medesima<br />
disposizione di legge”.<br />
( 570 ) <strong>Il</strong> capoverso dell’art. 81<br />
c.p., rinviando al primo comma,<br />
prevede che: “alla stessa pena<br />
soggiace chi con più azioni od<br />
omissioni, esecutive di un<br />
medesimo disegno criminoso,<br />
commette anche in tempi diversi<br />
più violazioni della stessa o di<br />
diverse disposizioni di legge”.<br />
( 571 ) Non è, invece, necessaria<br />
l’esistenza di un provvedimento<br />
giudiziale di <strong>separazione</strong> “…in
quanto l’obbligo morale e<br />
giuridico di contribuire al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> grava sui<br />
genitori anche in caso di<br />
<strong>separazione</strong> di fatto”. In tal senso,<br />
Cass. Pen., Sez. III, 8 febbraio<br />
2008, n. 17843, Rv. 240153.<br />
( 572 ) Ciò in quanto “i relativi<br />
obblighi, quello civ<strong>il</strong>e e quello<br />
penale, hanno natura, funzione,<br />
giustificazione e presupposti del<br />
tutto diversi”. Così, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 20 ottobre 1982, n. 2324,<br />
Rv. 157933.<br />
( 573 ) <strong>Il</strong> provvedimento del
giudice civ<strong>il</strong>e con cui è stato<br />
fissato l’obbligo del versamento<br />
di un assegno, infatti, può<br />
costituire un punto di partenza<br />
<strong>per</strong> l’accertamento del reato solo<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in cui dimostra la<br />
sussistenza di uno stato di<br />
bisogno dei beneficiari.<br />
Sull’argomento, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 27 giugno 1989, n. 12670, Rv.<br />
182094. <strong>Il</strong> medesimo principio di<br />
diritto è stato ribadito da Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 12 novembre 2009,<br />
n. 49501, Rv. 245653 , con<br />
l’ulteriore precisazione secondo<br />
cui “… <strong>il</strong> giudice penale deve
accertare, <strong>nel</strong>l’ipotesi di mancata<br />
corresponsione da parte del<br />
<strong>coniuge</strong> obbligato al versamento<br />
dell’assegno stab<strong>il</strong>ito in sede di<br />
<strong>separazione</strong> coniugale, se <strong>per</strong><br />
effetto di tale condotta siano<br />
venuti a mancare in concreto i<br />
mezzi di sussistenza ai<br />
beneficiari”, con ciò rimarcandosi<br />
la necessità di condurre in sede<br />
penale un vaglio autonomo e più<br />
rigoroso.<br />
( 574 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI, 5<br />
febbraio 1998, n. 3450, Rv.<br />
210087.<br />
( 575 ) In un caso, è stato ritenuto
inidoneo a garantire le esigenze<br />
primarie di vita l’importo – pari a<br />
circa 500 euro – versato<br />
dall’imputato alla <strong>figli</strong>a minore<br />
rispetto a quello imposto dal<br />
giudice civ<strong>il</strong>e – pari a 1000 euro<br />
– tenuto conto delle concrete<br />
possib<strong>il</strong>ità economiche<br />
dell’obbligato, titolare di due<br />
studi odontoiatrici e ritenuta<br />
l’irr<strong>il</strong>evanza, ai fini della<br />
valutazione degli obblighi<br />
genitoriali di <strong>mantenimento</strong><br />
gravanti sull’imputato, la<br />
situazione economica della<br />
moglie e gli aiuti forniti dal
convivente di quest’ultima. Detta<br />
prospettazione si pone, dunque,<br />
in linea con quanto sostenuto in<br />
senso maggioritario dalla<br />
giurisprudenza di legittimità<br />
secondo cui, ai fini della<br />
sussistenza della fattispecie<br />
tipica, occorre accertare in<br />
concreto, con giudizio autonomo<br />
e complessivo, se dalla condotta<br />
violativa dell’obbligazione<br />
alimentare sia effettivamente<br />
derivato lo stato di bisogno del<br />
soggetto passivo, a prescindere<br />
dalle valutazioni o<strong>per</strong>ate in sede<br />
civ<strong>il</strong>e. Per un approfondimento, si
veda Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />
febbraio 2010, n. 14906, Rv.<br />
247022.<br />
( 576 ) Previsti dagli artt. 433 e<br />
ss., c.c.<br />
( 577 ) Ex plurimis, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 8 luglio 2004, n. 37137 in<br />
www.foroeuropeo.it/sen/cas/04/371<br />
Si veda anche, Cass. Pen., Sez. VI,<br />
20 ottobre 1982, n. 2324, Rv.<br />
157933.<br />
( 578 ) Cass. Pen., Sez. VI, 8<br />
luglio 2004, n. 37137 cit.,<br />
sottolinea che, ovviamente, un<br />
tale obbligo non può ritenersi
sussistente in relazione ad un<br />
alloggio di lusso; ciò in quanto<br />
l’“essenzialità” non deve essere<br />
rapportata alle condizioni sociali<br />
od alle pregresse abitudini di vita<br />
del beneficiario. Sull’argomento,<br />
si veda, in dottrina, DE FILIPPIS in<br />
Manuale di diritto di famiglia,<br />
Parte Penale, Cedam, Padova,<br />
2006, pag. 94.<br />
( 579 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI,<br />
28 marzo 2012, n. 13900, Rv.<br />
252608. Ivi, <strong>per</strong> la prima volta, la<br />
S.C. ricomprende <strong>nel</strong> concetto di<br />
cui al testo anche le spese <strong>per</strong><br />
l’educazione dei <strong>figli</strong> e non solo
quelle <strong>per</strong> l’istruzione scolastica<br />
con ciò legittimando una sia pur<br />
limitata espansione della nozione<br />
di “ciò che è strettamente<br />
indispensab<strong>il</strong>e alla vita”.<br />
( 580 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 8 luglio 2004, n. 37137,<br />
cit.<br />
( 581 ) Cass. Pen., Sez., VI, 23<br />
maggio 1980, n. 11503, Rv.<br />
146490.<br />
( 582 ) Cass. Pen., Sez., VI, 23<br />
maggio 1980, n. 11503, cit.<br />
( 583 ) E precisamente, secondo <strong>il</strong><br />
dettato normativo dell’art. 570
cpv, n. 2, c.p., ai “discendenti di<br />
età minore, ovvero inab<strong>il</strong>i al<br />
lavoro, agli ascendenti o al<br />
<strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong> quale non sia<br />
legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />
colpa”.<br />
( 584 ) Da ultimo, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 28 marzo 2012, n. 12516, Rv.<br />
252606.<br />
( 585 ) In siffatta ipotesi, l’avente<br />
diritto potrà agire solo in sede<br />
civ<strong>il</strong>e <strong>per</strong> vedere soddisfatto <strong>il</strong><br />
credito alimentare vantato.<br />
( 586 ) Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 8<br />
luglio 2004, n. 37137 in
www.foroeuropeo.it/sen/cas/04/371<br />
ove, in motivazione si legge “<strong>per</strong><br />
la configurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />
esame (ndr previsto dall’art. 570,<br />
comma II, n. 2, c.p.), deve<br />
dimostrarsi la sussistenza, in<br />
concreto, del duplice requisito<br />
(ndr <strong>il</strong> corsivo è di chi scrive)<br />
dello stato di bisogno dell’avente<br />
diritto e della capacità economica<br />
dell’obbligato di fornire al primo<br />
i mezzi indispensab<strong>il</strong>i <strong>per</strong><br />
vivere”. Più di recente, si<br />
segnalano Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />
febbraio 2010, n. 14906, Rv.<br />
247022; Cass. Pen., Sez. VI, 4
febbraio 2011, n. 8912, Rv.<br />
249639 nonché Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 28 marzo 2012, n. 12516, Rv.<br />
252606 ove compare <strong>il</strong><br />
riferimento espresso alla nozione<br />
di “stato di bisogno” che, sia pur<br />
in assenza di una esplicita<br />
qualificazione giuridica in tal<br />
senso, viene di fatto considerato<br />
quale elemento di tipicità della<br />
fattispecie, discendendo dalla<br />
mancanza di quest’ultimo<br />
l’inconfigurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />
commento.<br />
( 587 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 23 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 10216, Rv.
211573, “in tema di obblighi di<br />
assistenza fam<strong>il</strong>iare, entrambi i<br />
genitori sono tenuti a ovviare allo<br />
stato di bisogno del <strong>figli</strong>o che non<br />
sia in grado di procurarsi un<br />
proprio reddito. Commette<br />
<strong>per</strong>tanto <strong>il</strong> reato di cui all’art. 570<br />
c.p. <strong>il</strong> genitore che non adempie a<br />
tale obbligo; né lo stato di<br />
bisogno può ritenersi soddisfatto<br />
se al <strong>mantenimento</strong> provveda in<br />
via sussidiaria l’altro genitore,<br />
specialmente se quest’ultimo non<br />
abbia risorse ordinarie e <strong>per</strong> tale<br />
motivo non possa compiutamente<br />
provvedervi, incontrando
difficoltà <strong>nel</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
minore”. Conforme, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 21 marzo 1996, n. 5525,<br />
Rv. 204875, Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />
febbraio 2010, n. 14906, cit.<br />
nonché Cass. Pen., Sez. VI, 4<br />
febbraio 2011, n. 8912, cit.<br />
( 588 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 26 apr<strong>il</strong>e 2007, n. 33808,<br />
Rv. 237325 ove si precisa, inoltre,<br />
che <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o coattivo del<br />
credito alimentare da parte<br />
dell’avente diritto si pone,<br />
rispetto alla <strong>per</strong>petrata omissione,<br />
come un “post factum”<br />
dimostrativo della pregressa
facoltà di spontaneo<br />
adempimento da parte<br />
dell’obbligato.<br />
( 589 ) In applicazione del<br />
principio di cui al testo, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 1 dicembre 2003, n.<br />
7 1 5 , Rv. 228262 , ha ritenuto<br />
corretta la decisione dei giudici di<br />
merito che avevano configurato <strong>il</strong><br />
reato di cui all’art. 570, comma II,<br />
n. 2, c.p. <strong><strong>nel</strong>la</strong> arbitraria riduzione<br />
da parte del genitore dell’assegno<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />
minore handicappato stab<strong>il</strong>ito in<br />
sede di <strong>separazione</strong> dei coniugi,<br />
ritenendo non sufficienti ad
elidere lo stato di bisogno la<br />
<strong>per</strong>cezione da parte del minore di<br />
una modesta pensione di<br />
invalidità e la circostanza che<br />
fosse assistito economicamente<br />
dal genitore affidatario, che<br />
svolgeva un’attività lavorativa.<br />
( 590 ) Si veda, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 14 febbraio 1994, n. 4636, Rv.<br />
198824 secondo cui “<strong>per</strong> la<br />
sussistenza del delitto di<br />
violazione degli obblighi di<br />
assistenza fam<strong>il</strong>iare, previsto<br />
dall’art. 570 comma secondo cod.<br />
pen., in presenza del totale<br />
inadempimento da parte
dell’obbligato degli obblighi<br />
impostigli, non r<strong>il</strong>eva che <strong>il</strong><br />
soggetto passivo svolga<br />
saltuariamente un lavoro<br />
retribuito, ma occorre che dalla<br />
attività lavorativa egli tragga<br />
quanto occorre <strong>per</strong> far fronte con<br />
dignità alle elementari necessità<br />
di vita”.<br />
( 591 ) In tema, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 3 febbraio 2010, n. 14906,<br />
cit., in motivazione.<br />
( 592 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 20 ottobre 1982, n. 2324,<br />
Rv. 157933.
( 593 ) Sull’argomento, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 26 marzo 2003, n.<br />
26725, Rv. 225875 secondo cui la<br />
presunzione in parola è<br />
suscettib<strong>il</strong>e di essere su<strong>per</strong>ata<br />
laddove <strong>il</strong> minore disponga di<br />
redditi patrimoniali propri<br />
eccezion fatta <strong>per</strong> <strong>il</strong> caso in cui<br />
questi derivino da espletamento<br />
di attività lavorativa, la quale,<br />
anzi, costituisce prova dello stato<br />
di bisogno. In tema, si veda anche<br />
Cass. Pen., Sez. VI, 13 novembre<br />
2008, n. 2736, Rv. 242854 , ove si<br />
precisa, inoltre, che l’incapacità<br />
del minore di produrre reddito
proprio non è elisa neanche dalla<br />
<strong>per</strong>cezione da parte dell’avente<br />
diritto minorenne di eventuali<br />
elargizioni a carico della pubblica<br />
assistenza.<br />
( 594 ) Sul punto, si veda, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 25 novembre 1993,<br />
n. 895, Rv. 196946 . I Supremi<br />
Giudici hanno, a tal proposito,<br />
evidenziato che “l’onere di<br />
prestare i mezzi di sussistenza,<br />
penalmente sanzionato, ha … un<br />
contenuto soggettivamente e<br />
oggettivamente più ristretto di<br />
quello delle obbligazioni previste<br />
dalla legge civ<strong>il</strong>e. In ipotesi potrà
sussistere la fattispecie delittuosa<br />
di cui all’art. 388, comma I, cod.<br />
pen. sempreché ricorrano i<br />
requisiti da tale norma previsti<br />
(compimento di atti fraudolenti<br />
diretti ad eludere gli obblighi di<br />
cui trattasi)”. In relazione a detto<br />
ultimo aspetto, appare ut<strong>il</strong>e<br />
rammentare che la previsione<br />
contenuta <strong>nel</strong> successivo comma<br />
II del medesimo art. 388 c.p.,<br />
invece, non potrà trovare<br />
applicazione in caso di omessa<br />
somministrazione dei mezzi di<br />
sussistenza, in quanto la stessa,<br />
sanzionando la mancata
esecuzione dolosa dei<br />
provvedimenti del giudice civ<strong>il</strong>e<br />
che concernano l’affidamento di<br />
minori o di altre <strong>per</strong>sone incapaci,<br />
attiene ai rapporti <strong>per</strong>sonali e non<br />
anche a quelli economici del<br />
provvedimento emesso in sede di<br />
<strong>separazione</strong>. Sulla tematica, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 2 maggio 2000, n.<br />
9 4 1 4 , Rv. 217704 . Anche la<br />
giurisprudenza di merito si è<br />
uniformata a tale orientamento;<br />
ex multis, Trib. Nola, 25 febbraio<br />
2008, n. 362 in Guida al dir., n.<br />
15, 12 apr<strong>il</strong>e 2008, pag. 95. Per la<br />
diversa disciplina contenuta
<strong>nel</strong>l’art. 12-sexies della legge 1<br />
dicembre 1970, n. 898, quanto ai<br />
<strong>figli</strong> maggiorenni, si veda Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 22 settembre 2011,<br />
n. 36263, Rv. 250879.<br />
( 595 ) Sulla necessità di condurre<br />
un apprezzamento specifico dello<br />
“stato di bisogno” in relazione<br />
alle peculiarità del caso concreto,<br />
si veda Cass. Pen., 28 marzo<br />
2012, n. 12516, Rv. 252606.<br />
( 596 ) Testualmente, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 20 apr<strong>il</strong>e 1983, n. 6082,<br />
Rv. 159664 . <strong>Il</strong> medesimo<br />
principio è ribadito da Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 5 febbraio 1998, n. 3450,
Rv. 210087 . In senso<br />
parzialmente difforme, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 27 giugno 1989, n.<br />
1 2 6 7 0 , Rv. 182094 ove si<br />
sottolinea che “<strong>il</strong> provvedimento<br />
del giudice civ<strong>il</strong>e con cui è stato<br />
fissato l’obbligo del versamento<br />
di un assegno, può costituire un<br />
punto di partenza <strong>per</strong><br />
l’accertamento del reato <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
misura in cui dimostra la<br />
sussistenza di uno stato di<br />
bisogno dei beneficiari”.<br />
Tuttavia, anche la pronuncia da<br />
ultimo menzionata non sembra<br />
attribuire una valenza probante
assoluta – in relazione alla<br />
sussistenza dello stato di bisogno<br />
- al provvedimento civ<strong>il</strong>istico.<br />
( 597 ) Nonché in considerazione<br />
della più volte evidenziata<br />
autonomia tra l’ipotesi di reato in<br />
commento e l’assegno liquidato<br />
dal giudice in sede civ<strong>il</strong>e.<br />
( 598 ) Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 10<br />
apr<strong>il</strong>e 2001 in<br />
http://www.legalionline.com/html/a<br />
( 599 ) È stato recentemente<br />
affermato, infatti, che “<strong>il</strong> corretto<br />
adempimento dell’obbligazione<br />
gravante sul genitore in favore
dei minori consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong> dazione<br />
(messa a disposizione del minore)<br />
dei mezzi di sussistenza, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
qualità e <strong>nel</strong> valore fissato dal<br />
giudice e comporta, di necessità<br />
ed agli effetti dell’applicazione<br />
dei disposti normativi dell’art.<br />
570 cpv. c.p., n. 2,<br />
l’apprestamento solo ed<br />
esclusivamente di quel bene o di<br />
quel valore che <strong>il</strong> giudice della<br />
<strong>separazione</strong> o del divorzio ha<br />
ritenuto di determinare … Non è<br />
<strong>per</strong>tanto consentito al soggetto<br />
tenuto di autoridurre l’assegno<br />
disposto a favore dei minori,
salva la sua comprovata<br />
incapacità di far fronte<br />
all’impegno”. Testualmente, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 14 dicembre 2010,<br />
dep. 15 febbraio 2011, n. 5752, in<br />
www.la<br />
previdenza.it/news/documenti/cass<br />
Tale impostazione, tuttavia, non<br />
pare condivisib<strong>il</strong>e atteso che dal<br />
suo recepimento deriverebbe una<br />
indiscriminata d<strong>il</strong>atazione<br />
dell’ambito di r<strong>il</strong>evanza penale<br />
dei contegni pur minimamente<br />
violativi del dictum reso dal<br />
giudice civ<strong>il</strong>e.<br />
( 600 ) La norma specifica “<strong>il</strong>
<strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> quale non sia<br />
legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />
colpa”, come si vedrà infra , ∫ VI.<br />
( 601 ) Non sono, invece,<br />
contemplati altri parenti come i<br />
fratelli o le sorelle, nei cui<br />
confronti pure sussiste l’obbligo<br />
alimentare previsto dall’art. 433<br />
c.c. Sul punto, si veda DE FILIPPIS<br />
in Manuale di diritto di famiglia,<br />
Parte Penale, Cedam, Padova,<br />
2006, pag. 94.<br />
( 602 ) La norma in commento,<br />
infatti, testualmente recita “chi fa<br />
mancare…”. Apparentemente,<br />
dall’ut<strong>il</strong>izzo di tale pronome
elativo indefinito sembrerebbe<br />
discendere la non necessarietà<br />
dell’esistenza in capo all’agente<br />
di una particolare qualifica<br />
soggettiva.<br />
( 603 ) Da cui consegue la c.d.<br />
“legittimazione al reato”<br />
dell’agente. Con tale espressione<br />
si suole indicare la capacità di un<br />
soggetto di arrecare offesa al<br />
bene giuridico. Detta “attitudine”<br />
discende dal particolare rapporto<br />
esistente tra l’agente medesimo<br />
ed <strong>il</strong> bene tutelato. Si veda<br />
MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />
parte generale, II ed., CEDAM,
Padova, 1988, pag. 144.<br />
( 604 ) La dottrina penalistica<br />
effettua un distinguo tra i reati<br />
“comuni” ed i reati “propri”. I<br />
primi si contraddistinguono <strong>per</strong><br />
l’essere <strong>il</strong> fatto tipico realizzab<strong>il</strong>e<br />
d a qualsiasi <strong>per</strong>sona (es. lesioni<br />
<strong>per</strong>sonali, ingiurie, minacce etc.).<br />
I secondi, di contro, sono reati<br />
“…di cui possono essere autori<br />
soltanto determinate <strong>per</strong>sone…”.<br />
Co s ì, FIORE, in Diritto Penale,<br />
parte generale, Vol. I, UTET,<br />
1997, pag. 159. L’A., osserva,<br />
inoltre, che <strong>nel</strong> reato proprio “…<br />
assume una specifica r<strong>il</strong>evanza la
qualità o posizione del soggetto<br />
attivo, che vale a porlo in una<br />
particolare relazione con <strong>il</strong> bene<br />
protetto dalla norma…la speciale<br />
relazione dell’autore con <strong>il</strong> bene<br />
tutelato può assumere r<strong>il</strong>evanza, o<br />
in quanto determina l’esistenza<br />
stessa di un <strong>il</strong>lecito penale, che<br />
non si configurerebbe affatto in<br />
mancanza della particolare<br />
qualità del soggetto; ovvero in<br />
quanto dà luogo al configurarsi di<br />
un diverso tipo di <strong>il</strong>lecito penale”<br />
(es. appropriazione indebita di<br />
danaro o di cose altrui che, se<br />
commessi dal pubblico ufficiale o
dall’incaricato di un pubblico<br />
servizio che ne abbia la<br />
disponib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> ragioni del suo<br />
ufficio o servizio costituiscono <strong>il</strong><br />
delitto di peculato previsto e<br />
punito dall’art. 314 c.p., mentre se<br />
commessi da un privato cittadino<br />
integrano <strong>il</strong> fatto tipico<br />
dell’appropriazione indebita<br />
contemplata <strong>nel</strong>l’art. 646 c.p.).<br />
( 605 ) Per la ragione esplicitata<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> nota 42, dunque, non potrà<br />
assumere la veste di soggetto<br />
attivo del reato <strong>il</strong> fratello o la<br />
sorella.<br />
( 606 ) Sull’argomento, DE
FILIPPIS in Manuale di diritto di<br />
famiglia, cit., pag. 94.<br />
( 607 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 7 ottobre 1993, n. 185,<br />
Rv. 197226. Conformemente si è<br />
espressa, più di recente, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 22 dicembre 2010,<br />
n. 785, Rv. 249202. In dottrina, si<br />
precisa che <strong>il</strong> dolo è generico “…<br />
quando la legge richiede la<br />
semplice coscienza e volontà del<br />
fatto materiale, essendo<br />
indifferente <strong>per</strong> l’esistenza del<br />
reato <strong>il</strong> fine <strong>per</strong> cui si agisce…”.<br />
Per un approfondimento della<br />
tematica, si veda MANTO-VANI, in
Diritto Penale, parte generale, II<br />
ed., CEDAM, Padova, 1988, pag.<br />
314.<br />
( 608 ) In dottrina, DE FILIPPIS in<br />
Manuale di diritto di famiglia,<br />
Parte Penale, Cedam, Padova,<br />
2006, pag. 102.<br />
( 609 ) Per rappresentazione si<br />
intende la conoscenza delle<br />
circostanze in cui <strong>il</strong> soggetto<br />
attivo del reato agisce <strong>per</strong><br />
l’effettività dell’atto volitivo. Si<br />
veda, FIORE, in Diritto Penale,<br />
parte generale, Vol. I, UTET,<br />
1997, pag. 212.
( 610 ) Cass. Pen., Sez. VI, 18<br />
febbraio 1989, n. 5287, Rv.<br />
183987.<br />
( 611 ) <strong>Il</strong> dolo eventuale o<br />
indiretto si configura quando la<br />
volontà non si dirige direttamente<br />
verso l’evento, ma l’agente lo<br />
accetta come conseguenza<br />
eventuale, accessoria della<br />
propria condotta. Si veda,<br />
MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />
cit., pag. 306.<br />
( 612 ) Pur se legittimamente<br />
rifiutato dall’avente diritto ai<br />
sensi dell’art. 1181 cod. civ.
( 613 ) Nel senso di cui al testo,<br />
Cass. Pen., Sez. VI, 7 febbraio<br />
1984, n. 2081, Rv. 162997.<br />
( 614 ) Cass. Pen., Sez. II, 5<br />
maggio 1994, n. 7640, Rv.<br />
198687.<br />
( 615 ) Si rammenta che solo<br />
l’errore sul fatto che costituisce <strong>il</strong><br />
reato (e non anche l’errore sul<br />
precetto) può escludere la<br />
punib<strong>il</strong>ità dell’agente ai sensi<br />
dell’art. 47 c.p. <strong>Il</strong> principio<br />
sussunto <strong>nel</strong> brocardo ignorantia<br />
legis non excusat è positivizzato<br />
<strong>nel</strong>l’art. 5 c.p.
( 616 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 26 apr<strong>il</strong>e 2007, n. 33808,<br />
Rv. 237325 . Anche la prevalente<br />
giurisprudenza di merito si è<br />
uniformata a tale orientamento.<br />
Ex plurimis, si veda Trib. Terni,<br />
24 gennaio 2012, n. 48, in<br />
www.diritto.net, in motivazione.<br />
( 617 ) Cass. Pen., sez. VI, 12<br />
apr<strong>il</strong>e 1991, n. 4152, Rv. 187312.<br />
( 618 ) Deve ritenersi che l’azione<br />
continui ad essere “dolosa” in<br />
quanto l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
adempiere non incide sul piano<br />
dell’imputazione soggettiva della
condotta che resta pur sempre<br />
ascrivib<strong>il</strong>e al suo autore.<br />
( 619 ) In quanto contravviene ad<br />
un divieto contenuto<br />
<strong>nel</strong>l’ordinamento, in assenza di<br />
“norme <strong>per</strong>missive”. Per un<br />
approfondimento del tema, FIORE,<br />
i n Diritto Penale, parte generale,<br />
Vol. I, UTET, 1997, pagg. 120 ss.<br />
( 620 ) Ciò in quanto è lo stesso<br />
diritto penale a modellare la<br />
propria pretesa all’osservanza dei<br />
precetti in relazione alla<br />
possib<strong>il</strong>ità concreta di esigere la<br />
condotta conforme. Tale pretesa<br />
statuale viene autolimitata in
presenza di situazioni al<br />
verificarsi delle quali non è<br />
possib<strong>il</strong>e richiedere ai consociati<br />
<strong>il</strong> rispetto della norma. Sulla<br />
nozione di “inesigib<strong>il</strong>ità” si veda<br />
FIORE, in Diritto Penale, cit., pag.<br />
345.<br />
( 621 ) Contra, Cass. Pen., Sez. VI,<br />
25 ottobre 1990, n. 4152, Rv.<br />
1873.<br />
( 622 ) Perché possa ritenersi<br />
scusata la condotta di omessa<br />
somministrazione dei mezzi di<br />
sussistenza è necessario che la<br />
situazione di difficoltà economica
in cui versa l’obbligato si traduca<br />
in “uno stato di vera e propria<br />
indigenza”. Così, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 24 luglio 2007, n. 30150<br />
http://www.affidamentocondiviso.it<br />
030150-2007,%20massima.htm.<br />
In tema, si veda anche Cass. Pen.,<br />
21 ottobre 2010, n. 41362, Rv.<br />
248955, ove, in maniera rigorosa,<br />
si precisa che “… l’incapacità<br />
economica dell’obbligato … deve<br />
essere assoluta e deve altresì<br />
integrare una situazione di<br />
<strong>per</strong>sistente, oggettiva ...<br />
indisponib<strong>il</strong>ità di introiti”.<br />
( 623 ) In tal senso, Cass. Pen.,
Sez. VI, 21 settembre 2001, n.<br />
37419, Rv. 220712 . <strong>Il</strong> riferimento<br />
al concetto di “incolpevole”<br />
situazione di impossib<strong>il</strong>ità<br />
scriminante si rinviene anche in<br />
Cass. Pen., Cass. Pen., 21 ottobre<br />
2010, n. 41362, cit.<br />
( 624 ) Si veda, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 1 giugno 1989, n. 13706, Rv.<br />
182275 ove si afferma che “ai fini<br />
dell’esenzione da responsab<strong>il</strong>ità<br />
in ordine al reato di omessa<br />
prestazione dei mezzi di<br />
sussistenza, di cui all’art. 570,<br />
secondo comma n. 2 cod. pen., lo<br />
stato di disoccupazione non
coincide necessariamente con<br />
l’incapacità economica, né<br />
quest’ultima discrimina quando<br />
sia dipesa da comportamento<br />
anche soltanto negligente del<br />
soggetto in relazione all’obbligo,<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> specie, di mantenere la<br />
prole”. Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 29<br />
novembre 1985, n. 1232, Rv.<br />
171772 ove, invece, si specifica<br />
che “l’incapacità economica…è<br />
r<strong>il</strong>evante (ndr ai fini<br />
dell’esclusione di responsab<strong>il</strong>ità)<br />
solo se non sia volontariamente<br />
determinata”.<br />
( 625 ) In tal senso, Cass. Pen.,
Sez. VI, 11 dicembre 1969, n.<br />
2 4 0 9 , Rv. 113681 ove si<br />
puntualizza che l’art. 570, comma<br />
II, n. 2, c.p. sanziona<br />
l’inadempimento di una<br />
“obbligazione avente ad oggetto<br />
prestazioni di carattere<br />
<strong>per</strong>iodico”.<br />
( 626 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />
giugno 1999, n. 1283, Rv.<br />
216826, secondo cui l’omessa<br />
somministrazione dei mezzi di<br />
sussistenza in presenza di una<br />
capacità economica che avrebbe<br />
consentito un adempimento<br />
parziale non esclude la
esponsab<strong>il</strong>ità penale.<br />
( 627 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />
giugno 1999, n. 1283, cit.<br />
( 628 ) Ciò in quanto le risultanze<br />
del modello 740 (divenuto poi<br />
modello unico) non costituiscono<br />
prova certa ed ineccepib<strong>il</strong>e<br />
dell’effettivo ammontare dei<br />
redditi del soggetto, in quanto<br />
esse hanno valore solo fino a<br />
prova contraria, dato che <strong>il</strong> fisco<br />
può sempre impugnarle o<br />
rettificarle. Sul punto, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 8 maggio 1981, n. 7937,<br />
Rv. 150106.
( 629 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI, 1<br />
marzo 1995, n. 5780, Rv. 201674.<br />
( 630 ) I due termini sono<br />
equipollenti <strong>per</strong> FIORE, in Diritto<br />
Penale, parte generale, Vol. I,<br />
UTET, 1997, pag.160.<br />
( 631 ) Ai sensi dell’art. 120 c.p.,<br />
“ogni <strong>per</strong>sona offesa da un reato<br />
<strong>per</strong> cui non debba procedersi<br />
d’ufficio o dietro richiesta o<br />
istanza ha diritto di querela…”.<br />
( 632 ) A tal proposito, è stato<br />
osservato da Cass. Pen., Sez. VI,<br />
28 marzo 2012, n. 15952, Rv.<br />
252588, che “l’obbligazione,
penalmente r<strong>il</strong>evante ex art. 570,<br />
comma secondo, cod. pen., in<br />
capo al padre naturale di non far<br />
mancare i mezzi di sussistenza al<br />
<strong>figli</strong>o minore non nato in<br />
costanza di matrimonio<br />
presuppone la prova della<br />
f<strong>il</strong>iazione da acquisirsi mediante<br />
l’atto di riconoscimento formale<br />
ovvero mediante altro modo<br />
consentito, non esclusa<br />
eventualmente l’applicazione<br />
della pregiudiziale di stato ai<br />
sensi e <strong>per</strong> gli effetti dell’art. 3<br />
cod. proc. pen.”. Nel caso<br />
originante la pronuncia testè
iportata, la S.C. ha cassato la<br />
sentenza della Corte territoriale<br />
che aveva condannato <strong>il</strong> padre<br />
naturale, ritenendo provato <strong>il</strong><br />
rapporto di f<strong>il</strong>iazione sulla scorta<br />
delle sole dichiarazioni della<br />
madre.<br />
( 633 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 26 marzo 2003, n. 26725, Rv.<br />
225875 “… la mancata<br />
corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o minore<br />
stab<strong>il</strong>ito in sede di <strong>separazione</strong><br />
dei coniugi integra la fattispecie<br />
di cui all’art. 570 cod. pen., in<br />
base alla presunzione semplice
che <strong>il</strong> minore sia incapace di<br />
produrre reddito proprio,<br />
presunzione suscettib<strong>il</strong>e di essere<br />
su<strong>per</strong>ata laddove <strong>il</strong> minore<br />
disponga di redditi patrimoniali<br />
sempre che non si tratti di<br />
retribuzione <strong>per</strong> attività<br />
lavorativa, la quale, anzi,<br />
costituisce prova dello stato di<br />
bisogno”.<br />
( 634 ) L’inab<strong>il</strong>ità al lavoro deve<br />
derivare da menomazioni fisiche<br />
o psichiche. Per alcuni, <strong>nel</strong><br />
concetto di inab<strong>il</strong>ità dovrebbe<br />
rientrare anche <strong>il</strong> caso della<br />
“disoccupazione involontaria”. Si
veda, “<strong>Il</strong> reato di violazione degli<br />
obblighi di assistenza” in<br />
http://www.<strong>il</strong>matrimoniointribunale<br />
Tale ultimo assunto sembrerebbe<br />
maggiormente in linea con <strong>il</strong><br />
principio di diritto proclamato<br />
dalla Prima Sezione Civ<strong>il</strong>e della<br />
Suprema Corte (3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />
4765) secondo cui “i genitori<br />
restano obbligati a concorrere tra<br />
loro, secondo <strong>il</strong> principio dettato<br />
dall’articolo 148 c.c., <strong>nel</strong><br />
<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o divenuto<br />
maggiorenne qualora questi non<br />
abbia ancora conseguito, senza<br />
sua colpa, un reddito tale da
enderlo economicamente<br />
autonomo e che, <strong>per</strong>tanto, detto<br />
obbligo non cessa<br />
automaticamente con <strong>il</strong><br />
raggiungimento della maggiore<br />
età, ma <strong>per</strong>siste finché <strong>il</strong> genitore<br />
o i genitori interessati dimostrino<br />
che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha raggiunto<br />
l’indipendenza economica,<br />
ovvero è stato da loro posto <strong>nel</strong>le<br />
concrete condizioni <strong>per</strong> essere<br />
autosufficiente” in<br />
http://www.altalex.com/index.php?<br />
idnot=4382. Secondo Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 25 novembre 1993, n.<br />
8 9 5 , Rv. 196946 , invece, non
integra <strong>il</strong> reato di cui all’art. 570,<br />
comma II, c.p., la mancata<br />
corresponsione dei mezzi di<br />
sussistenza a <strong>figli</strong> maggiorenni<br />
non inab<strong>il</strong>i a lavoro, anche se<br />
studenti.<br />
( 635 ) Sul punto, DE FILIPPIS in<br />
Manuale di diritto di famiglia,<br />
Parte Penale, Cedam, Padova,<br />
2006, pag. 94.<br />
( 636 ) Così testualmente l’art.<br />
570, comma II, n. 2, c.p.<br />
( 637 ) La stessa Corte<br />
Costituzionale <strong><strong>nel</strong>la</strong> motivazione<br />
della sentenza n. 472 del 1989
con la quale venivano dichiarate<br />
non fondate le questioni di<br />
legittimità costituzionale dell’art.<br />
12-sexies della legge 1 dicembre<br />
1970, n. 898 sollevate, in<br />
riferimento all’art. 3 della<br />
Costituzione nonché<br />
inammissib<strong>il</strong>i le questioni di<br />
legittimità costituzionale dell’art.<br />
12-sexies della legge 1 dicembre<br />
1970, n. 898 sollevate in<br />
riferimento agli artt. 3 e 25,<br />
secondo comma, della<br />
Costituzione, in relazione alla<br />
fattispecie delittuosa di cui<br />
all’art. 570, comma II, n. 2, c.p.,
itiene che la “<strong>separazione</strong> senza<br />
colpa” debba oggi intendersi<br />
come “<strong>separazione</strong> senza<br />
addebito”. In<br />
http://www.giurcost.org/decisioni/1<br />
89.html.<br />
( 638 ) DE FILIPPIS in Manuale di<br />
diritto di famiglia, cit., pag. 95.<br />
( 639 ) Ciò in quanto si<br />
presuppone che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario riceva i mezzi di<br />
sussistenza dal proprio<br />
convivente more uxorio. Si veda,<br />
“<strong>Il</strong> reato di violazione degli<br />
obblighi di assistenza” in<br />
http://www.<strong>il</strong>matrimoniointribunale
Tale situazione, tuttavia, non<br />
esclude l’obbligo genitoriale di<br />
<strong>mantenimento</strong> nei confronti dei<br />
<strong>figli</strong> minori pur in presenza di<br />
aiuti economici forniti dal<br />
convivente del <strong>coniuge</strong><br />
beneficiario. In argomento, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 3 febbraio 2010, n,<br />
14906, Rv. 247022.<br />
( 640 ) L’art. 50 c.p. stab<strong>il</strong>isce che<br />
“non è punib<strong>il</strong>e chi lede o pone in<br />
<strong>per</strong>icolo un diritto, col consenso<br />
della <strong>per</strong>sona che può<br />
validamente disporne”. Come si<br />
evince chiaramente dal dettato<br />
normativo, la possib<strong>il</strong>ità di
disporre validamente del diritto<br />
di cui si è titolari costituisce<br />
presupposto di o<strong>per</strong>atività della<br />
scriminante del “consenso<br />
dell’avente diritto”.<br />
( 641 ) L’incedib<strong>il</strong>ità del credito<br />
alimentare è sancita dall’art. 447<br />
c.c. Sulla medesima posizione si è<br />
assestata anche Cass. Pen., 12<br />
marzo 1970, in Cass. Pen. Mass.,<br />
1971, 799.<br />
( 642 ) Cass. Pen., Sez. VI, 1 apr<strong>il</strong>e<br />
1969, n. 773, Rv. 112862.<br />
( 643 ) <strong>Il</strong> procedimento volto alla<br />
formazione della prova <strong>nel</strong>
contraddittorio delle parti, in<br />
considerazione dell’autonomia<br />
funzionale che le è propria, viene<br />
definito “sub-procedimento<br />
probatorio”.<br />
( 644 ) A mente dell’art. 493<br />
c.p.p., “<strong>il</strong> pubblico ministero, i<br />
difensori della parte civ<strong>il</strong>e, del<br />
responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e, della <strong>per</strong>sona<br />
civ<strong>il</strong>mente obbligata <strong>per</strong> la pena<br />
pecuniaria e dell’imputato<br />
<strong>nel</strong>l’ordine indicano i fatti che<br />
intendono provare e chiedono<br />
l’ammissione delle prove”.<br />
( 645 ) Ai sensi del primo comma<br />
dell’art. 498 c.p.p., “le domande
sono rivolte direttamente dal<br />
pubblico ministero o dal<br />
difensore che ha chiesto l’esame<br />
del testimone”.<br />
( 646 ) L’art. 504 c.p.p. stab<strong>il</strong>isce<br />
che “salvo che la legge disponga<br />
diversamente, sulle opposizioni<br />
formulate <strong>nel</strong> corso dell’esame<br />
dei testimoni, dei <strong>per</strong>iti, dei<br />
consulenti tecnici e delle parti<br />
private <strong>il</strong> presidente decide<br />
immediatamente e senza<br />
formalità”.<br />
( 647 ) In ossequio al disposto di<br />
cui al comma secondo dell’art.
498 c.p.p., successivamente<br />
all’esame condotto dalla parte<br />
che ha chiesto l’esame del<br />
testimone, altre domande possono<br />
essere rivolte dalle parti che non<br />
hanno chiesto l’esame, secondo <strong>il</strong><br />
seguente ordine: pubblico<br />
ministero, difensori della parte<br />
civ<strong>il</strong>e, del responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e,<br />
della <strong>per</strong>sona civ<strong>il</strong>mente<br />
obbligata <strong>per</strong> la pena pecuniaria e<br />
dell’imputato. Tale ordine è<br />
derogab<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> consenso delle<br />
parti ai sensi dell’art. 496, comma<br />
II, c.p.p.<br />
( 648 ) Per “interesse comune”
deve, ovviamente, intendersi<br />
“interesse processuale comune”.<br />
<strong>Il</strong> pubblico ministero e la parte<br />
civ<strong>il</strong>e, ad esempio, sono<br />
accomunati dal medesimo<br />
interesse all’affermazione di<br />
responsab<strong>il</strong>ità dell’imputato. Di<br />
contro, <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e ed <strong>il</strong><br />
civ<strong>il</strong>mente obbligato <strong>per</strong> la pena<br />
pecuniaria hanno interesse<br />
parallelo a quello dell’imputato a<br />
vedere esclusa la responsab<strong>il</strong>ità<br />
penale di quest’ultimo.<br />
( 649 ) Tale limitazione è prevista<br />
dall’art. 499, comma III, c.p.p.<br />
che vieta alla parte che ha chiesto
la citazione del testimone ed a<br />
quella che ha un interesse<br />
comune di formulare domande<br />
che tendono a suggerire le<br />
risposte. Questa previsione ha lo<br />
scopo di preservare la genuinità<br />
della dichiarazione e di<br />
scongiurare, specularmente,<br />
deposizioni “concertate”.<br />
( 650 ) L’art. 539 c.p.p. stab<strong>il</strong>isce<br />
che “<strong>il</strong> giudice, se le prove<br />
acquisite non consentono la<br />
liquidazione del danno,<br />
pronuncia condanna generica e<br />
rimette le parti davanti al giudice<br />
civ<strong>il</strong>e. A richiesta della parte
civ<strong>il</strong>e, l’imputato e <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />
civ<strong>il</strong>e sono condannati al<br />
pagamento di una provvisionale<br />
nei limiti del danno <strong>per</strong> cui si<br />
ritiene già raggiunta la prova”.<br />
( 651 ) Le cui richieste<br />
dovrebbero avere come naturale<br />
destinatario <strong>il</strong> giudice civ<strong>il</strong>e.<br />
( 652 ) Così,<br />
SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA<br />
i n Diritto Processuale Penale,<br />
Vol. II, Nuova ed., Giuffrè ed.,<br />
2004, pag. 179.<br />
( 653 )<br />
SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA
i n Diritto Processuale Penale,<br />
cit., pag. 179, sottolineano,<br />
inoltre, che tale o<strong>per</strong>azione è<br />
consentita dall’accettazione da<br />
parte del nostro ordinamento del<br />
principio di unità del potere<br />
giurisdizionale che favorisce<br />
l’intrecciarsi di rapporti tra la<br />
giurisdizione penale e le altre<br />
giurisdizioni. Sul principio<br />
dell’unità della funzione<br />
giurisdizionale, si veda anche<br />
Cass. Pen., Sez. IV, 9 marzo 2001,<br />
n.9795, Rv. 218283.<br />
( 654 ) Così,<br />
SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA
i n Diritto Processuale Penale,<br />
cit., pag. 179.<br />
( 655 ) Tutte pronunce<br />
sfavorevoli che <strong>per</strong> chi intenda<br />
ottenere un risarcimento <strong>per</strong><br />
danno derivante da reato.<br />
( 656 ) E ciò in base al disposto di<br />
cui all’art. 75, comma II, c.p.p. a<br />
cui rinvia l’art. 652, comma I,<br />
c.p.p.<br />
( 657 ) Nel caso in cui l’imputato<br />
chieda che <strong>il</strong> giudizio si svolga<br />
<strong>nel</strong>le forme del rito abbreviato, è<br />
conveniente <strong>per</strong> la parte civ<strong>il</strong>e<br />
non accettare <strong>il</strong> rito alternativo,
onde evitare di incorrere, in caso<br />
di assoluzione, <strong><strong>nel</strong>la</strong> limitazione<br />
di cui all’art. 652 c.p.p.<br />
applicab<strong>il</strong>e anche all’ipotesi di<br />
abbreviato, in base al comma<br />
secondo della medesima<br />
disposizione.<br />
( 658 ) Così, l’art. 74 c.p.p.<br />
( 659 ) Sempreché abbia “<strong>il</strong> libero<br />
esercizio dei diritti” che intenda<br />
far valere in giudizio come<br />
previsto dall’art. 77, comma I,<br />
c.p.p. La disposizione da ultimo<br />
menzionata, al comma secondo,<br />
stab<strong>il</strong>isce, inoltre, che se manca la<br />
<strong>per</strong>sona a cui spetta la
appresentanza o l’assistenza e vi<br />
sono ragioni di urgenza ovvero vi<br />
è conflitto di interessi tra <strong>il</strong><br />
danneggiato e chi lo rappresenta,<br />
<strong>il</strong> pubblico ministero può<br />
chiedere al giudice di nominare<br />
un curatore speciale. La nomina<br />
può essere chiesta altresì dalla<br />
<strong>per</strong>sona che deve essere<br />
rappresentata o assistita ovvero<br />
dai suoi prossimi congiunti e, in<br />
caso di conflitto di interessi, dal<br />
rappresentante.<br />
( 660 ) Tale è la previsione<br />
contenuta <strong>nel</strong>l’art. 76 c.p.p. Si<br />
rammenta che l’art. 122 c.p.p.
stab<strong>il</strong>isce che “quando la legge<br />
consente che un atto sia compiuto<br />
<strong>per</strong> mezzo di un procuratore<br />
speciale, la procura deve, a pena<br />
di inammissib<strong>il</strong>ità, essere<br />
r<strong>il</strong>asciata <strong>per</strong> atto pubblico o<br />
scrittura privata autenticata e<br />
deve contenere, oltre alle<br />
indicazioni richieste<br />
specificamente dalla legge, la<br />
determinazione dell’oggetto <strong>per</strong><br />
cui è conferita e dei fatti ai quali<br />
si riferisce. Se la procura è<br />
r<strong>il</strong>asciata <strong>per</strong> scrittura privata al<br />
difensore, la sottoscrizione può<br />
essere autenticata dal difensore
medesimo. La procura è unita agli<br />
atti”.<br />
( 661 ) In tal senso, Cass. Pen., 16<br />
novembre 1999, n. 13107, Rv.<br />
214577.<br />
( 662 ) Gli elementi richiesti dalla<br />
legge <strong>per</strong> l’ammissib<strong>il</strong>ità dell’atto<br />
di costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
sono contenuti <strong>nel</strong>l’art. 78 c.p.p.<br />
( 663 ) Ai sensi dell’art. 78,<br />
comma I, c.p.p.<br />
( 664 ) Secondo<br />
SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA<br />
i n Diritto Processuale Penale,<br />
Vol. II, Nuova ed., Giuffrè ed.,
2004, pag. 183, tra le “altre parti”<br />
va ricompreso anche <strong>il</strong> pubblico<br />
ministero, spettando a<br />
quest’ultimo <strong>il</strong> potere di chiedere<br />
l’esclusione della parte civ<strong>il</strong>e, ai<br />
sensi dell’art. 86 c.p.p. Contra,<br />
Cass. Pen., Sez. IV, 23 apr<strong>il</strong>e<br />
1997, n. 5270, Rv. 208530 , ove si<br />
specifica quanto segue: “posto<br />
che la costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
realizza l’inserzione <strong>nel</strong> processo<br />
penale di un rapporto civ<strong>il</strong>istico<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> risarcimento del danno e<br />
<strong>per</strong> le restituzioni, di cui sono<br />
parti <strong>il</strong> danneggiato, da un lato, e<br />
l’imputato ed <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e
civ<strong>il</strong>e, dall’altro, ne consegue che<br />
le altre parti, cui essa deve essere<br />
notificata, sono appunto<br />
l’imputato ed eventualmente <strong>il</strong><br />
responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e con<br />
esclusione del pubblico<br />
ministero, che è del tutto estraneo<br />
al suddetto rapporto”.<br />
( 665 ) La notifica alle altre parti,<br />
in caso di costituzione fuori<br />
udienza, è imposta dall’art. 78,<br />
comma II, c.p.p. Generalmente, si<br />
opta <strong>per</strong> la costituzione “fuori<br />
udienza” nei casi in cui la parte<br />
civ<strong>il</strong>e intenda presentare una lista<br />
testimoniale che, a sensi dell’art.
468 c.p.p., a pena di<br />
inammissib<strong>il</strong>ità, deve essere<br />
depositata <strong><strong>nel</strong>la</strong> cancelleria del<br />
giudice che procede almeno sette<br />
giorni prima dell’udienza. Ciò in<br />
quanto, diversamente, la parte<br />
civ<strong>il</strong>e non ancora costituita non<br />
potrebbe esercitare facoltà<br />
processuali spettanti unicamente<br />
a l l e parti (costituite) del<br />
processo. In senso parzialmente<br />
difforme, si veda, <strong>per</strong>ò, Cass.<br />
Pen., Sez. V, 8 giugno 2005, n.<br />
28748, Rv. 232297 , secondo cui<br />
“in tema di diritti e facoltà della<br />
<strong>per</strong>sona offesa, è ammissib<strong>il</strong>e la
ichiesta di testi, mediante <strong>il</strong><br />
deposito della relativa lista, da<br />
parte della <strong>per</strong>sona offesa,<br />
costituitasi fuori dell’udienza, in<br />
data precedente la notifica della<br />
dichiarazione di costituzione di<br />
parte civ<strong>il</strong>e, in quanto tale<br />
richiesta è compresa <strong><strong>nel</strong>la</strong> facoltà<br />
di indicazione di elementi di<br />
prova di cui all’art. 90 cod. proc.<br />
pen., con la conseguenza che la<br />
<strong>per</strong>sona offesa dal reato, divenuta<br />
parte processuale a mezzo<br />
dell’atto di costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e, può certamente avvalersi<br />
del mezzo di prova già proposto,
senza necessità di ripresentare la<br />
lista testimoniale già depositata in<br />
tempo ut<strong>il</strong>e rispetto a quello<br />
indicato dall’art. 468, comma<br />
primo, cod. proc. pen., mentre gli<br />
effetti della costituzione di parte<br />
civ<strong>il</strong>e, formalizzata fuori udienza<br />
riguardano, ai sensi dell’art. 78,<br />
comma secondo, cod. proc. pen.,<br />
l’instaurazione del<br />
contraddittorio civ<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong> sede<br />
penale”.<br />
( 666 ) Si veda l’art. 79, commi I e<br />
II, c.p.p. che rinvia all’art. 484<br />
c.p.p.<br />
( 667 ) Ciò in quanto l’esercizio
dell’azione penale da parte del<br />
pubblico ministero costituisce<br />
condizione imprescindib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />
l’individuazione del soggetto nei<br />
confronti del quale è possib<strong>il</strong>e<br />
esercitare l’azione civ<strong>il</strong>e. Così,<br />
SIRACUSANO-GALATI-<br />
TRANCHINA-ZAPPALÀ, in Diritto<br />
Processuale Penale, Vol. II,<br />
Nuova ed., Giuffrè ed., 2004, pag.<br />
184.<br />
( 668 ) Cass. Pen., Sez. III, 6<br />
febbraio 2008, n. 12423, Rv.<br />
239335.<br />
( 669 ) <strong>Il</strong> principio di
“immanenza” della costituzione<br />
di parte civ<strong>il</strong>e è codificato<br />
<strong>nel</strong>l’art. 76, comma II, c.p.p.<br />
( 670 ) <strong>Il</strong> minore non ha, infatti,<br />
capacità di stare in giudizio da<br />
solo, mancando <strong>il</strong> requisito della<br />
“libera disponib<strong>il</strong>ità dei diritti”,<br />
come prescritto dall’art. 77,<br />
comma I, c.p.p.<br />
( 671 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 1 ottobre 2007, n. 40719,<br />
Rv. 237962.<br />
( 672 ) Cass. Pen., Sez. I, 22<br />
giugno 2006, n. 24683, Rv.<br />
234842, ove, in motivazione, si
precisa che “… <strong>per</strong> avere effetto,<br />
ai sensi dell’art. 300 c.p.c., la<br />
<strong>per</strong>dita della capacità di una parte<br />
di stare in giudizio deve essere<br />
dichiarata dal difensore,<br />
proseguendo in caso contrario <strong>il</strong><br />
processo tra le parti originarie<br />
…”. Ciò significa che, <strong>nel</strong> caso in<br />
cui <strong>il</strong> procuratore speciale di<br />
parte civ<strong>il</strong>e dichiari la <strong>per</strong>dita di<br />
capacità di stare in giudizio del<br />
rappresentante, si dovrà<br />
provvedere a rinnovare la<br />
dichiarazione di costituzione a<br />
nome del danneggiato divenuto<br />
maggiorenne. Analoga
innovazione andrà o<strong>per</strong>ata <strong>nel</strong><br />
caso in cui la controparte sollevi<br />
tempestivamente l’eccezione di<br />
caducazione della costituzione. Si<br />
veda anche Cass. Pen., Sez. IV, 7<br />
novembre 2001, n. 7726, Rv.<br />
221132, secondo cui “in tema di<br />
capacità processuale della parte<br />
civ<strong>il</strong>e, viene meno la<br />
rappresentanza del minore da<br />
parte del genitore costituitosi,<br />
allorché, <strong>nel</strong>le more tra <strong>il</strong> giudizio<br />
di primo grado e quello<br />
d’impugnazione, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o sia<br />
divenuto maggiorenne; in tal<br />
caso, tuttavia, la contestazione
della costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> sopravvenuta invalidità è<br />
preclusa se non viene eccepita<br />
tempestivamente, subito dopo che<br />
sia compiuto, <strong>per</strong> la prima volta,<br />
l’accertamento della costituzione<br />
delle parti”.<br />
( 673 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 23 novembre 2004, n.<br />
452, Rv. 230949. Conforme, Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 2 ottobre 1997, n.<br />
9725, Rv. 209010.<br />
( 674 ) Si veda nota n. 109.<br />
( 675 ) A norma dell’art. 77,<br />
comma II, c.p.p.
( 676 ) Come può accadere, ad<br />
esempio, <strong>nel</strong> caso in cui si<br />
proceda a carico dell’imputato<br />
con le forme del giudizio<br />
direttissimo.<br />
( 677 ) Così, Cass. Pen., Sez. III, 6<br />
febbraio 2008, n. 12423, Rv.<br />
239336. Tale principio è<br />
applicab<strong>il</strong>e a tutte le questioni di<br />
ammissib<strong>il</strong>ità ed esclusione della<br />
parte civ<strong>il</strong>e.<br />
( 678 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 4 dicembre 2003, n.<br />
7 1 9 1 , Rv. 228601. Conforme,<br />
Cass. Pen., Sez. VI, 11 maggio
2010, n. 22219, Rv. 247393 .<br />
Contra, in dottrina, BATTAGLINI,<br />
Osservazioni sulla natura<br />
giuridica del reato di omessa<br />
prestazione dei mezzi di<br />
sussistenza, in Giust. pen. 1956,<br />
II, 248.<br />
( 679 ) Sì da produrre un’offesa al<br />
bene giuridico protetto dalla<br />
norma.<br />
( 680 ) L’attenuante di cui al testo<br />
è applicab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> caso in cui<br />
l’agente si sia ado<strong>per</strong>ato<br />
spontaneamente ed efficacemente<br />
<strong>per</strong> elidere o attenuare le<br />
conseguenze dannose o
<strong>per</strong>icolose del reato.<br />
( 681 ) Permangono, dunque, in<br />
capo al genitore decaduto i doveri<br />
di natura economica (oltre a<br />
quelli di natura morale). Si veda,<br />
Cass. Pen., Sez. VI, 21 marzo<br />
2000, n. 4887, Rv. 216132. In<br />
senso conforme, si veda Cass.<br />
Pen., Sez. VI, 29 ottobre 2009, n.<br />
43288, Rv. 245254.<br />
( 682 ) Cass. Pen., Sez. VI, 4<br />
dicembre 2003, n. 7191, Rv.<br />
228601. Conforme, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 30 ottobre 2008, n.<br />
4 3 7 9 3 , Rv. 242228 . Si veda
anche, Cass. Pen., Sez. VI, 11<br />
febbraio 2009, n. 7321, Rv.<br />
242920, ove si ribadisce che “ …<br />
<strong>il</strong> termine di prescrizione decorre<br />
dalla data della sentenza di<br />
condanna di primo grado e non<br />
dalla data di emissione del<br />
decreto di citazione a giudizio,<br />
ovvero da quella del formale<br />
esercizio dell’azione penale”.<br />
( 683 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 30 apr<strong>il</strong>e 2003, n. 26714,<br />
Rv. 225874.<br />
( 684 ) <strong>Il</strong> principio del ne bis in<br />
idem o divieto di un secondo<br />
giudizio è codificato <strong>nel</strong>l’art. 649
c.p.p. che, testualmente, recita:<br />
“l’imputato prosciolto o<br />
condannato con sentenza o<br />
decreto penale divenuti<br />
irrevocab<strong>il</strong>i non può essere di<br />
nuovo sottoposto a procedimento<br />
penale <strong>per</strong> <strong>il</strong> medesimo fatto,<br />
neppure se questo viene<br />
diversamente considerato <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
titolo, <strong>per</strong> <strong>il</strong> grado o <strong>per</strong> le<br />
circostanze, salvo quanto<br />
disposto dagli articoli 69 comma<br />
2 e 345. Se ciò nonostante viene<br />
di nuovo iniziato procedimento<br />
penale, <strong>il</strong> giudice in ogni stato e<br />
grado del processo pronuncia
sentenza di proscioglimento o di<br />
non luogo a procedere,<br />
enunciandone la causa <strong>nel</strong><br />
dispositivo”.<br />
( 685 ) Come supra si è detto, ∫<br />
IX.<br />
( 686 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI,<br />
11 maggio 2010, n. 22219, Rv.<br />
247393.<br />
( 687 ) L’art. 12sexies menzionato<br />
stab<strong>il</strong>isce: “al <strong>coniuge</strong> che si<br />
sottrae all’obbligo di<br />
corresponsione dell’assegno<br />
dovuto a norma degli artt. 5 e 6<br />
della l. n. 898/70 si applicano le
pene previste dall’art. 570 c.p.”.<br />
La fattispecie in parola si<br />
configura in punto di tipicità <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> solo fatto del mancato<br />
versamento dell’assegno stab<strong>il</strong>ito<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza divorz<strong>il</strong>e o anche<br />
<strong>nel</strong>l’ipotesi di un adempimento<br />
parziale e ciò indipendentemente<br />
dalla circostanza che tale<br />
omissione comporti <strong>il</strong> venir meno<br />
dei mezzi di sussistenza <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
beneficiario dell’assegno. Sul<br />
punto, si veda, Cass. Pen., Sez. VI,<br />
6 luglio 2000, n. 7910, Rv.<br />
217076.<br />
( 688 ) Per la cui configurab<strong>il</strong>ità
occorre la sussistenza<br />
dell’ulteriore requisito dello<br />
“stato di bisogno” degli aventi<br />
diritto. Si veda diffusamente<br />
supra, ∫ III.<br />
( 689 ) Siano essi maggiorenni o<br />
minorenni.<br />
( 690 ) Dovendosi escludere,<br />
invece, l’inadempimento di<br />
analogo obbligo posto nei<br />
confronti del <strong>coniuge</strong> separato<br />
cui è applicab<strong>il</strong>e la tutela<br />
predisposta dall’art. 570 c.p. In<br />
tema, si veda Cass. Pen., Sez. VI,<br />
22 settembre 2011, n. 36263, Rv.<br />
250879.
( 691 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />
settembre 2009, n. 39938, Rv.<br />
245004 nonché Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 3 ottobre 2007, n. 39392, Rv.<br />
237663, in motivazione. Si veda<br />
anche, Cass. Pen., Sez. VI, 19<br />
dicembre 2006, n. 14, Rv. 235753 ,<br />
ove tra l’altro si osserva che tale<br />
regime è stato ritenuto non<br />
meritevole di censura dalla Corte<br />
Costituzionale con sentenza n.<br />
325 del 1995 e con ordinanze n.<br />
209 del 1997 e n. 423 del 1999. In<br />
senso difforme, Cass. Pen., Sez.<br />
VI, 2 marzo 2004, n. 21673, Rv.<br />
229636.
( 692 ) Si ha concorso formale di<br />
reati quando <strong>il</strong> soggetto agente<br />
pone in essere più reati con una<br />
sola azione od omissione. <strong>Il</strong><br />
concorso è eterogeneo quando<br />
dall’unica actio delittuosa sia<br />
derivata la violazione di più<br />
norme diverse tra loro. Per un<br />
approfondimento, si veda<br />
MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />
parte generale, II ed., CEDAM,<br />
Padova, 1988, pag. 441. La<br />
giurisprudenza più recente si è<br />
assestata sulla posizione<br />
dogmatica di cui al testo. A tal<br />
proposito, si vedano Cass. Pen.,
Sez. VI, 16 giugno 2011, n.<br />
34736, Rv. 250839 è Cass. Pen.,<br />
13 marzo 2012, n. 12307, Rv.<br />
252605. In senso difforme,<br />
invece, si era espressa Cass. Pen.,<br />
Sez. VI, 18 novembre 2008, n.<br />
6575, Rv. 243529 in base alla<br />
quale “ … <strong>nel</strong> caso in cui la<br />
mancata corresponsione da parte<br />
dell’obbligato dell’assegno<br />
fissato dal giudice in sede di<br />
divorzio <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />
<strong>figli</strong>o minore privi costui dei<br />
mezzi di sussistenza, tale<br />
condotta deve essere inquadrata<br />
<strong>nel</strong> paradigma dell’art. 570,
comma secondo, cod. pen.”.<br />
( 693 ) Secondo <strong>il</strong> criterio di<br />
consunzione (o fenomeno dell’<br />
“assorbimento”), la norma<br />
consumante prevale sulla norma<br />
consumata in base al principio lex<br />
consumens derogat legi<br />
consuptae. È consumante “la<br />
norma <strong>il</strong> cui fatto comprende in sé<br />
<strong>il</strong> fatto previsto dalla norma<br />
consumata, e che <strong>per</strong>ciò esaurisce<br />
l’intero disvalore del fatto<br />
concreto”. Testualmente,<br />
MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />
parte generale, II ed., CEDAM,<br />
Padova, 1988, pag. 450. Al lume
di tale argomentazione non<br />
appare corretto qualificare la<br />
disposizione extrcodicistica di<br />
cui al testo quale norma<br />
“speciale”.<br />
( 694 ) In materia di concorso<br />
formale di reati, l’art. 81 c.p., al<br />
primo comma, stab<strong>il</strong>isce che: “è<br />
punito con la pena che dovrebbe<br />
infliggersi <strong>per</strong> la violazione più<br />
grave aumentata sino al triplo chi<br />
con una sola azione od omissione<br />
viola diverse disposizioni di<br />
legge ovvero commette più<br />
violazioni della medesima<br />
disposizione di legge”.
( 695 ) Cf. DEL BEL BELLUZ A.,<br />
Storia della mediazione, in<br />
“Famiglia Oggi”, n. 11 (1997).<br />
( 696 ) Cf. ARIELLI E., SCOTTO<br />
G., I conflitti. Introduzione a una<br />
teoria generale, Bruno<br />
Mondatori, M<strong>il</strong>ano 1998.<br />
( 697 ) Cf. Voce: «Mediazione-<br />
Mediare», in Bertolini P.,<br />
Dizionario di pedagogia e<br />
scienze dell’educazione,<br />
Zanichelli, Torino 1996.<br />
( 698 ) DEMETRIO D.,<br />
Convergenze e peculiarità<br />
pedagogiche. Le professioni
educative non scolastiche <strong>nel</strong>le<br />
multiple realtà della domanda, in<br />
"Studium Educationis", n.1<br />
(1997).<br />
( 699 ) <strong>Il</strong> Documento è re<strong>per</strong>ib<strong>il</strong>e<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> traduzione pubblicata dalla<br />
Rivista “Famiglia Oggi”, n.6<br />
(1994), pp.9-14.<br />
( 700 ) Cf. MORINEAU J. (a cura<br />
di), Lo spirito della mediazione,<br />
FrancoAngeli, M<strong>il</strong>ano 1998.<br />
( 701 ) Legge 8 febbraio 2006,<br />
n.54.<br />
( 702 ) GULLOTTA G., SANTI G.,<br />
Dal conflitto al consenso.
Ut<strong>il</strong>izzazione di strategie di<br />
mediazione in particolare nei<br />
conflitti fam<strong>il</strong>iari, Giuffé, M<strong>il</strong>ano<br />
1988, p.41.<br />
( 703 ) Per uno studio sistematico,<br />
cf. POLÀCEK K., Conseguenze<br />
psicologiche del divorzio sui <strong>figli</strong>,<br />
interventi <strong>per</strong> ridurle, in<br />
“Orientamenti Pedagogici”, n. 4<br />
(1991) e Schettini B., <strong>Il</strong> disagio<br />
dei <strong>figli</strong> di genitori separati:<br />
aspetti psicodinamici e<br />
psicopedagogici, in "Rassegna di<br />
Servizio Sociale", n.2 (2000).<br />
( 704 ) "Ove <strong>il</strong> tribunale lo ritenga<br />
ut<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>l’interesse dei minori,
anche in relazione all’età degli<br />
stessi, può essere disposto<br />
l’affidamento congiunto o<br />
alternato" (Legge 1 dicembre<br />
1970, n. 898, art.6).<br />
( 705 ) “Separazione consensuale.<br />
– (I). La <strong>separazione</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo<br />
consenso dei coniugi non ha<br />
effetto senza l’omologazione del<br />
giudice. - (II). Quando l’accordo<br />
dei coniugi relativamente<br />
all’affidamento e al<br />
<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> è in<br />
contrasto con l’interesse di questi<br />
<strong>il</strong> giudice riconvoca i coniugi<br />
indicando ad essi le
modificazioni da adottare<br />
<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> e in caso di<br />
inidonea soluzione, può rifiutare<br />
allo stato l’omologazione”.<br />
( 706 ) Cf. ZAGREBELSKY G., <strong>Il</strong><br />
diritto mite, Einaudi, Torino 1992.<br />
( 707 ) Sul punto, cf. MAZZEI F.,<br />
SCHETTINI B., Principi generali e<br />
istitutivi di etica e deontologia<br />
<strong>per</strong> la professione di mediatore ,<br />
in “Civitas et Iustitia”, n. 1<br />
(2004), pp. 211-226.<br />
( 708 ) Anche se <strong>per</strong> altra<br />
fattispecie, <strong>nel</strong>l’ottica della nuova<br />
visione del ruolo dei genitori
<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita fam<strong>il</strong>iare, ed in<br />
particolare del modo in cui essi<br />
debbono con eguali diritti e<br />
doveri concorrere all’assistenza<br />
alla prole... la Corte<br />
Costituzionale già <strong>nel</strong> 1996, con<br />
riferimento ad una letteratura<br />
psicopedagogia consolidata,<br />
riconosceva che «<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o va<br />
tutelato, non solo <strong>per</strong> ciò che<br />
attiene ai bisogni più<br />
propriamente fisiologici, ma<br />
anche in riferimento alle esigenze<br />
di carattere relazionale ed<br />
affettivo che sono collegate allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della sua <strong>per</strong>sonalità...
In questo contesto, anche <strong>il</strong> padre<br />
è idoneo - e quindi tenuto - a<br />
prestare assistenza materiale e<br />
supporto affettivo al minore...<br />
ritenendosi irrazionale che non<br />
sia assicurata al bambino la<br />
presenza <strong>nel</strong> primo anno di vita...<br />
anche del padre, in sostanza di<br />
quello dei genitori che a loro<br />
giudizio sia meglio in grado via<br />
via di assisterlo, <strong>per</strong> un’atmosfera<br />
<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e di serenità...<br />
riconoscendo non solo <strong>il</strong> diritto<br />
dovere di entrambi i genitori ad<br />
assistere <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, pur se di tenera<br />
età, ma soprattutto <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento
della concezione di una rigida<br />
distinzione dei ruoli e che un<br />
equ<strong>il</strong>ibrato sv<strong>il</strong>uppo della<br />
<strong>per</strong>sonalità del bambino esige<br />
spesso l’assistenza da parte di<br />
entrambe le figure genitoriali<br />
anche <strong>per</strong> aspetti di carattere<br />
affettivo e relazionale...»<br />
(Sentenza n.179 del 2 apr<strong>il</strong>e 1993<br />
- Relatore F. Casavola).<br />
( 709 ) In questa sede si preferisce<br />
parlare di “genitore stab<strong>il</strong>mente<br />
convivente/genitore non<br />
stab<strong>il</strong>mente convivente” in luogo<br />
del termine più propriamente<br />
tecnico/giuridico di “affidatario»
che <strong>per</strong>ò si caratterizza <strong>per</strong> la sua<br />
marcata antipedagogicità. Infatti,<br />
<strong>il</strong> termine, <strong><strong>nel</strong>la</strong> cultura giuridica<br />
e, <strong>per</strong> travaso, in quella comune<br />
significa «espropriazione» di<br />
qualcuno da qualcuno/qualcosa,<br />
che è l’esatto contrario di ciò che<br />
invece andrebbe fatto<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del minore.<br />
Stranamente, fino al febbraio<br />
2006, le cautele invocate <strong>per</strong><br />
l’affido eterofam<strong>il</strong>iare e <strong>per</strong><br />
l’adozione, di cui alla vigente<br />
normativa, erano del tutto<br />
neglette nei casi di affidamento<br />
ex art.155 del c.c. Ciò dimostra
come vi fosse una prassi<br />
giurisprudenziale e quindi un<br />
comportamento del tutto diverso<br />
fra <strong>il</strong> giudice della <strong>separazione</strong> e<br />
del divorzio e <strong>il</strong> giudice del<br />
Tribunale <strong>per</strong> i minorenni, sotto la<br />
cui giurisdizione cade l’istituto<br />
dell’affido e dell’adozione; del<br />
tutto garantista quest’ultimo,<br />
stereotipato <strong>il</strong> primo.<br />
( 710 ) BERNARD C., SCHAFFLER<br />
E . , L’alibi di papà. Le colpe<br />
sommerse del padre assente, in<br />
"Psicologia contemporanea",<br />
n.121 (1994), p.57.<br />
( 711 ) BROWN D., Divorce and
fam<strong>il</strong>y mediation: History review,<br />
future directions, in “Conc<strong>il</strong>iation<br />
and Courts Review”, n. 20 (1982),<br />
2, pp.1-44.<br />
( 712 ) Cf. BUSSO P., Lotta e<br />
coo<strong>per</strong>azione. Percorsi <strong>per</strong><br />
un’evoluzione ecologica del<br />
conflitto, Armando Editore, Roma<br />
2004.<br />
( 713 ) SCAPARRO F., Etica della<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare, in Ardone<br />
R., Mazzoni S. (a cura di), La<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare: <strong>per</strong> una<br />
regolazione della conflittualità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,
Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 1994, pp. 55-58.<br />
( 714 ) Cf. SCAPARRO F.,<br />
Prefazione, in Bernardini I. (a<br />
cura di), Genitori ancora. La<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
<strong>separazione</strong>, Roma, Editori<br />
Riuniti, 1994.<br />
( 715 ) In: AA.VV. , Médiation<br />
fam<strong>il</strong>iale, Atti del I Congresso<br />
Europeo, Caen 20-30 novembre/1<br />
dicembre 1990. Anche, Infra n.5.<br />
( 716 ) HEYNES J.M., BUZZI I.,<br />
Introduzione alla mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare. Principi fondamentali e<br />
sua applicazione, Giuffré, M<strong>il</strong>ano
1996. Anche Schettini B., Teoria<br />
e metodologia della mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare. Manuale <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori<br />
sociali, Libreria dell’Università<br />
Editrice, Pescara 1997, p.53.<br />
( 717 ) SCHETTINI B., op.cit., p.<br />
53.<br />
( 718 ) Ibidem, 52.<br />
( 719 ) Dal “Regolamento”<br />
dell’Associazione Internazionale<br />
Mediatori Sistemici, art.1. Cf.<br />
BASSOLI F., MARIOTTI M.,<br />
FRISON R. (a cura di), Mediazione<br />
sistemica, Edizioni Sa<strong>per</strong>e,<br />
Padova 1999.
( 720 ) Cf. CIGOLI V.,<br />
GALIMBERTI C., MOMBELLI M.,<br />
<strong>Il</strong> legame dis<strong>per</strong>ante”;<br />
RaffaelloCortina, M<strong>il</strong>ano 1988.<br />
( 721 ) Cf. SARACENO C. PRADI<br />
R. (a cura di), I <strong>figli</strong> contesi,<br />
Unicopli, M<strong>il</strong>ano 1992.<br />
( 722 ) Cf. ANGELO C. (a cura di),<br />
La coppia in crisi, Edizioni ITF,<br />
Roma 1990.<br />
( 723 ) GULLOTTA G., SANTI G.,<br />
op. cit., pp. 60-61.<br />
( 724 ) Ibidem, p. 55.<br />
( 725 ) Cf. BERARDINI DE PACE<br />
A . , La <strong>separazione</strong> insieme, in
Alagna L, (a cura di), S<strong>per</strong>ling &<br />
Kuppler, M<strong>il</strong>ano 1996.<br />
( 726 ) Cf. GULOTTA G., SANTI<br />
G., CIGOLI V. (a cura di),<br />
Separazione, divorzio e<br />
affidamento dei <strong>figli</strong>. Giuffrè,<br />
M<strong>il</strong>ano 1983 ed ancora: <strong>Il</strong> dover<br />
disporre dell’altro e <strong>il</strong> poter<br />
negoziare con l’altro <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />
coppia genitoriale divorziata, in<br />
“Terapia fam<strong>il</strong>iare”, n.72 (2003),<br />
pp. 5-26; <strong>Il</strong> lavoro di mediazione:<br />
alla ricerca dei fondamenti<br />
clinici, in “Mediazione Fam<strong>il</strong>iare<br />
Sistemica”, n. 5/6 (2007), pp.<br />
116-124.
( 727 ) Cf. FISHER R., URY W.,<br />
PATTON B., L’arte del negoziato.<br />
Per chi vuole ottenere <strong>il</strong> meglio in<br />
una trattativa ed evitare lo<br />
scontro, Corbaccio, M<strong>il</strong>ano 2005.<br />
( 728 ) BERNARDINI I., Genitori<br />
ancora responsab<strong>il</strong>i, in Schettini<br />
B. (a cura di), O<strong>per</strong>atori e<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare. Contenuti,<br />
problemi, es<strong>per</strong>ienze a confronto ,<br />
La Ricerca Psicologica, Napoli<br />
1994, pp. 107-110.<br />
( 729 ) STARACE G.,<br />
Considerazioni cliniche in tema<br />
di mediazione fam<strong>il</strong>iare, in
Schettini B. (a cura di), op.cit., p.<br />
45.<br />
( 730 ) BERNARDINI I, I bambini e<br />
la mediazione fam<strong>il</strong>iare , in<br />
Ardone R., Mazzoni S. (a cura di),<br />
La mediazione fam<strong>il</strong>iare: <strong>per</strong> una<br />
regolazione della conflittualità<br />
<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />
op. cit., p. 251.<br />
( 731 ) Ibidem, p. 250.<br />
( 732 ) SCHETTINI B., Teoria e<br />
metodologia della mediazione<br />
fam<strong>il</strong>iare, op.cit., 1997, pp. 59-60.<br />
L’art 155-sexies del codice civ<strong>il</strong>e<br />
stab<strong>il</strong>isce che “<strong>il</strong> giudice dispone,
inoltre, l’audizione del <strong>figli</strong>o<br />
minore che abbia compiuto gli<br />
anni dodici e anche di età<br />
inferiore ove capace di<br />
discernimento”.<br />
( 733 ) A tal proposito si rinvia<br />
alla Raccomandazione n.9 (98)<br />
sulla mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />
adottata dal Comitato dei Ministri<br />
<strong>il</strong> 12 gennaio 1998, <strong>nel</strong> corso<br />
della 616^ riunione dei Delegati.<br />
( 734 ) QUILICI M., Violenza e<br />
su<strong>per</strong>ficialità: due<br />
comportamenti da abbattere<br />
<strong>nel</strong>l’interesse del minore, in<br />
Schettini B. (a cura di), op. cit., p.
94.<br />
( 735 ) IMPRUDENTE A., Funzione<br />
dell’avvocato e proposte di<br />
riforma. Ipotesi a confronto, in<br />
Schettini B. (a cura di), ibidem, p.<br />
99.<br />
( 736 ) Cf. Finer Report, Report of<br />
the committee on one-parent<br />
fam<strong>il</strong>ies, London, HMSO, Cmnd<br />
5629, 1974.<br />
( 737 ) Cf. PICCARDO C.,<br />
Empowerment. Strategie di<br />
sv<strong>il</strong>uppo organizzativo centrate<br />
sulla <strong>per</strong>sona, RaffaelloCortina,<br />
M<strong>il</strong>ano 1995.
( 738 ) Cf. PARKINSON L., La<br />
mediazione fam<strong>il</strong>iare. Modelli e<br />
strategie o<strong>per</strong>ative, Erickson,<br />
Trento 2003.<br />
( 739 ) Cf. Ibidem.<br />
( 740 ) <strong>Il</strong> mediatore si procurerà<br />
di ricordare che le disposizioni<br />
pattuite prefigurano obblighi da<br />
assumere reciprocamente; essi,<br />
recepiti in sede giurisdizionale<br />
sotto forma di decreto di<br />
omologazione, diverranno veri e<br />
propri atti giuridici, la cui<br />
inottem<strong>per</strong>anza può costituire<br />
reato.
( 741 ) BUSELLATO G., in<br />
Schettini B. (a cura di), op. cit.,<br />
pp. 19-20.<br />
( 742 ) MORINEAU J., op.cit.,<br />
pp.15-17.