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Il mantenimento per il coniuge e per i figli nella separazione e nel ...

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LA BIBLIOTECA DEL<br />

DIRITTO DI FAMIGLIA<br />

Collana diretta da Bruno de<br />

F<strong>il</strong>ippis<br />

1 . L’addebito di responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />

2. La <strong>separazione</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia<br />

di fatto<br />

3. La solidarietà post coniugale,<br />

Seconda edizione<br />

4 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> e <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,


Seconda edizione<br />

5 . La mediazione fam<strong>il</strong>iare e la<br />

soluzione delle controversie<br />

insorte tra genitori separati<br />

(nuovo art. 709 ter c.p.c.)<br />

6 . L’affidamento dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio<br />

7 . L’esecuzione dei<br />

provvedimenti in materia di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio<br />

8 . L’assegnazione della casa<br />

coniugale <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />

e <strong>nel</strong> divorzio<br />

9 . Nullità dei matrimoni e<br />

tribunali ecclesiastici<br />

10. Le controversie in materia di


f<strong>il</strong>iazione<br />

11 . <strong>Il</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio: rito e prassi<br />

1 2 . Adozione nazionale ed<br />

internazionale<br />

1 3 . <strong>Il</strong> regime patrimoniale della<br />

famiglia, la comunione legale<br />

ed <strong>il</strong> trust<br />

14. Tutela ed amministrazione di<br />

sostegno<br />

1 5 . Successioni mortis causa<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia legittima e<br />

naturale<br />

Di prossima pubblicazione:


L’addebito di responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>, Seconda<br />

edizione


MILENA PINI ANNA LISA<br />

BUONADONNA<br />

BRUNO DE FILIPPIS PASQUALE<br />

RICCI BRUNO SCHETTINI<br />

IL<br />

MANTENIMENTO<br />

PER IL CONIUGE E<br />

PER I FIGLI NELLA<br />

SEPARAZIONE E


NEL DIVORZIO<br />

Seconda edizione


CASA EDITRICE DOTT. ANTONIO<br />

MILANI<br />

2013


QUESTO VOLUME È<br />

ANCHE ONLINE<br />

Consultalo gratuitamente ne<br />

“La Mia Biblioteca”, la prima<br />

biblioteca professionale in<br />

the cloud con le pubblicazioni<br />

di CEDAM, UTET Giuridica,<br />

IPSOA. Grazie al suo<br />

evoluto sistema di ricerca<br />

puoi accedere ai tuoi scaffali<br />

virtuali e ritrovare tra i tuoi<br />

libri la soluzione che cerchi<br />

da PC, iPad o altri tablet.<br />

Ovunque tu sia.<br />

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accesso al servizio e<br />

consultare <strong>il</strong> volume online<br />

collegati a<br />

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password”.<br />

La consultazione online viene<br />

offerta all’acquirente del<br />

presente volume a titolo<br />

completamente gratuito ed a<br />

fini promozionali del servizio<br />

“La Mia Biblioteca” e<br />

potrebbe essere soggetta a<br />

revoca da parte dell’Editore.


PROPRIETÀ LETTERARIA<br />

RISERVATA<br />

© 2013 Wolters Kluwer Italia<br />

S.r.l Strada I, Palazzo F6 -<br />

20090 M<strong>il</strong>anofiori Assago (MI)<br />

ISBN: 9788813315900<br />

<strong>Il</strong> presente f<strong>il</strong>e può essere usato<br />

esclusivamente <strong>per</strong> finalità di<br />

carattere <strong>per</strong>sonale. I diritti di<br />

commercializzazione,<br />

traduzione, di memorizzazione<br />

elettronica, di adattamento e di<br />

riproduzione totale o parziale<br />

con qualsiasi mezzo sono<br />

riservati <strong>per</strong> tutti i Paesi.


La presente pubblicazione è<br />

protetta da sistemi di DRM. La<br />

manomissione dei DRM è<br />

vietata <strong>per</strong> legge e penalmente<br />

sanzionata.<br />

L’elaborazione dei testi è curata<br />

con scrupolosa attenzione,<br />

l’editore declina tuttavia ogni<br />

responsab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> eventuali<br />

errori o inesattezze.


Per desiderio<br />

degli Autori, <strong>il</strong><br />

libro viene<br />

dedicato alla<br />

memoria del<br />

compianto Bruno<br />

Schettini, che<br />

aveva<br />

collaborato alla<br />

precedente<br />

edizione e che<br />

ora non è più con<br />

noi.


LA BIBLIOTECA DEL<br />

DIRITTO DI FAMIGLIA<br />

MANUALI DI<br />

AGGIORNAMENTO E<br />

SPECIALIZZAZIONE<br />

Presentazione della Collana<br />

Gli o<strong>per</strong>atori del diritto<br />

avvertono l’esigenza di<br />

fruire, <strong>per</strong> lo svolgimento<br />

della loro quotidiana attività,


di o<strong>per</strong>e di fac<strong>il</strong>e ed<br />

immediata consultazione, in<br />

grado di fornire la<br />

“soluzione” dei problemi,<br />

laddove vi sia uniformità in<br />

dottrina e giurisprudenza, e,<br />

in modo altrettanto chiaro, le<br />

diverse tesi, ove tale<br />

uniformità manchi o vi siano<br />

conflitti non ancora risolti<br />

<strong>nel</strong>le appropriate sedi, con<br />

indicazione delle ragioni<br />

giuridiche poste a sostegno di<br />

ciascuna di esse.


Essi hanno altresì<br />

necessità di conoscere gli<br />

ultimi aggiornamenti e le<br />

evoluzioni legislative e<br />

giurisprudenziali, non solo<br />

<strong>nel</strong> modo, pur valido, che può<br />

essere fornito da una banca<br />

dati, ma con adeguati<br />

commenti e termini di<br />

riferimento, idonei a rendere<br />

più comprensib<strong>il</strong>i le novità e<br />

ad inserirle <strong>nel</strong> contesto<br />

generale, rendendole parte<br />

della quotidiana cultura


giuridica e trasformandole in<br />

strumenti della propria<br />

attività lavorativa.<br />

Ciò non può avvenire, né<br />

attraverso o<strong>per</strong>e<br />

esclusivamente teoriche, né<br />

tramite “sintesi” che<br />

impoveriscano i contenuti del<br />

diritto, ma grazie a volumi<br />

che, senza ridondanze,<br />

riescano a fornire una visione<br />

generale e completa, nonché<br />

riescano a trarre, da essa,<br />

attraverso un <strong>per</strong>corso logico,


soluzioni “in p<strong>il</strong>lole”,<br />

immediatamente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i.<br />

<strong>Il</strong> diritto è, soprattutto,<br />

sintesi. Sintesi della realtà e<br />

della complessità,<br />

trasformate <strong><strong>nel</strong>la</strong> semplicità<br />

di una regola generale e di<br />

una conforme applicazione di<br />

essa. Allo stesso modo deve<br />

sa<strong>per</strong> o<strong>per</strong>are un libro<br />

giuridico. Esso deve poter<br />

essere letto in più modi e,<br />

ove occorra, anche<br />

unicamente dalla parte della


“soluzione”, senza tuttavia<br />

rinunciare ad una descrizione<br />

della complessità e, quindi,<br />

senza prescindere dalla<br />

conoscenza della teoria.<br />

A ciò deve aggiungersi che<br />

nessuna branca del sa<strong>per</strong>e è<br />

isolata e che conoscere le<br />

ragioni (ad esempio storiche,<br />

psicologiche o sociologiche)<br />

che stanno intorno a ciascun<br />

precetto e ne fondano la ratio<br />

o ne agevolano<br />

l’applicazione, è importante


<strong>per</strong> comprendere <strong>il</strong> precetto<br />

stesso. La comprensione<br />

della norma va spesso oltre la<br />

sua interpretazione<br />

strettamente giuridica. Per<br />

questo motivo nei libri della<br />

Collana sono talora contenuti<br />

approfondimenti che<br />

esplorano strade ulteriori e<br />

diverse rispetto a quelle<br />

convenzionali e consentono<br />

al lettore una conoscenza più<br />

piena di ogni risvolto delle<br />

questioni trattate.


Probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong><br />

gradimento riportato dai<br />

titoli della Collana è dovuto<br />

al fatto che essi hanno<br />

trovato la misura giusta <strong>nel</strong><br />

miscelare tali ingredienti e<br />

rispondere alle descritte<br />

esigenze del lettore.<br />

Non è certamente diffic<strong>il</strong>e,<br />

<strong>per</strong> la vastità del Diritto di<br />

Famiglia, individuare nuovi<br />

titoli che possano interessare<br />

<strong>il</strong> lettore. Vi è, anzi,<br />

l’imbarazzo della scelta. Nel


determinarli, sono state<br />

tenute presenti, in<br />

particolare, due esigenze:<br />

pubblicare libri legati allo<br />

svolgimento della quotidiana<br />

attività degli o<strong>per</strong>atori del<br />

diritto e, quindi, volumi che<br />

trattino materie <strong>per</strong> le quali<br />

vi sia un r<strong>il</strong>evante<br />

contenzioso; rispettare<br />

l’originaria idea di<br />

“Biblioteca” del diritto di<br />

Famiglia, consistente <strong>nel</strong><br />

fornire, al collezionista delle


o<strong>per</strong>e, strumenti che lo<br />

aiutino ad essere un<br />

“fam<strong>il</strong>iarista completo”, in<br />

grado di affrontare la materia<br />

con la padronanza che deriva<br />

da una conoscenza, insieme<br />

generale e specifica ed <strong>il</strong> più<br />

possib<strong>il</strong>e completa.<br />

L’estensione del diritto di<br />

famiglia non è incontroversa.<br />

Nei manuali o <strong>nel</strong>le<br />

enciclopedie, si legge, di<br />

regola, che esso è la branca<br />

del diritto privato che


disciplina <strong>il</strong> matrimonio, i<br />

rapporti <strong>per</strong>sonali e<br />

patrimoniali tra coniugi, la<br />

f<strong>il</strong>iazione, i rapporti tra<br />

genitori e <strong>figli</strong>, la<br />

<strong>separazione</strong> ed <strong>il</strong> divorzio.<br />

Nel diritto di famiglia,<br />

<strong>per</strong>tanto, pacificamente<br />

rientrano l’adozione (affine<br />

alla f<strong>il</strong>iazione ed anzi, come<br />

adozione legittimante, una<br />

delle forme di essa),<br />

l’esercizio della potestà<br />

genitoriale, la normativa che


protegge la maternità (come<br />

estrinsecazione e<br />

conseguenza dei rapporti tra<br />

genitrice e <strong>figli</strong>), le<br />

disposizioni di legge relative<br />

all’amministrazione ed alla<br />

rappresentanza dei <strong>figli</strong>, da<br />

parte dei genitori stessi (artt.<br />

320 e seguenti del codice<br />

civ<strong>il</strong>e).<br />

Poste queste premesse, non<br />

sembra possib<strong>il</strong>e escludere<br />

dal diritto di famiglia <strong>il</strong><br />

fenomeno delle convivenze o


famiglie di fatto. All’interno<br />

di esso si generano e vivono<br />

dinamiche del tutto analoghe<br />

a quelle esistenti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

famiglia matrimoniale. Come<br />

la materia della f<strong>il</strong>iazione<br />

rientra tutta intera <strong>nel</strong> diritto<br />

di famiglia, sia <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda i <strong>figli</strong> legittimi, che<br />

quelli naturali (art. 231-268<br />

cod. civ.), così la materia dei<br />

rapporti tra <strong>per</strong>sone che<br />

costituiscono famiglie, sia<br />

legali, che di fatto, non può


non rientrare <strong>nel</strong>lo stesso<br />

settore di studi giuridici.<br />

Per le medesime ragioni,<br />

una volta affermato che<br />

l’amministrazione e<br />

rappresentanza dei <strong>figli</strong>, da<br />

parte dei genitori, è parte del<br />

diritto di famiglia, è<br />

arbitrario escludere da esso<br />

“la tutela”, che si apre<br />

quando i genitori sono morti<br />

o <strong>per</strong> altre cause non possono<br />

esercitare la potestà, ma ha<br />

sostanzialmente lo stesso


oggetto.<br />

Se si parla di famiglia, <strong>il</strong><br />

riferimento non può essere<br />

limitato alla configurazione<br />

atomistica di essa. Non è<br />

possib<strong>il</strong>e ritagliare i confini<br />

del diritto di famiglia<br />

seguendo i contorni del<br />

“vestito di Arlecchino”.<br />

Perché la branca di studio<br />

possa avere la giusta<br />

dimensione, idonea a<br />

consentire un’adeguata<br />

comprensione della realtà, è


necessario che i termini di<br />

riferimento siano anche la<br />

famiglia patriarcale, la<br />

famiglia allargata, le<br />

famiglie ricostituite,<br />

l’impresa o la società<br />

fam<strong>il</strong>iare.<br />

In ragione di ciò, deve<br />

essere riconosciuta<br />

l’inclusione <strong>nel</strong> diritto di<br />

famiglia delle disposizioni di<br />

legge relative alla parentela,<br />

agli alimenti tra parenti, alla<br />

successione legittima e dei


legittimari. Quest’ultima<br />

normativa, in particolare,<br />

completa, estendendolo<br />

anche al <strong>per</strong>iodo post<br />

mortem, <strong>il</strong> quadro dei<br />

rapporti dei coniugi tra loro e<br />

con la prole.<br />

La presenza della<br />

f<strong>il</strong>iazione <strong>nel</strong> diritto di<br />

famiglia comporta altresì<br />

l’inclusione della disciplina<br />

giuridica del <strong>per</strong>iodo che la<br />

precede, vale a dire, della<br />

gravidanza (sia <strong>per</strong> quanto


iguarda la normativa di<br />

tutela che quella relativa<br />

all’interruzione) e della<br />

procreazione assistita, nuova<br />

risorsa fornita<br />

dall’evoluzione scientifica<br />

<strong>per</strong> realizzare l’obiettivo<br />

della f<strong>il</strong>iazione.<br />

Un altro pregiudizio da<br />

su<strong>per</strong>are è quello che <strong>il</strong><br />

diritto di famiglia rientri<br />

unicamente <strong>nel</strong> diritto civ<strong>il</strong>e.<br />

Vi è infatti un’ampia parte di<br />

esso che si colloca <strong>nel</strong> diritto


penale. (Delitti contro la<br />

famiglia, delitti contro<br />

l’assistenza fam<strong>il</strong>iare, reati<br />

in tema di interruzione della<br />

gravidanza, reati in tema di<br />

procreazione assistita,<br />

sanzioni penali previste dalla<br />

legge sull’adozione,<br />

normativa in tema di<br />

violenza fam<strong>il</strong>iare ex legge<br />

154/2001, sanzioni in tema di<br />

pubblicazioni matrimoniali).<br />

<strong>Il</strong> diritto di famiglia ha,<br />

quindi, una dimensione che


su<strong>per</strong>a le classificazioni<br />

tradizionali ed attribuisce a<br />

questa materia una propria<br />

particolare collocazione.<br />

Volendo proporre una<br />

moderna definizione, si può<br />

dire che <strong>il</strong> diritto di famiglia<br />

sia “l’insieme delle norme<br />

giuridiche che disciplinano<br />

l’organizzazione e la vita del<br />

nucleo di aggregazione<br />

determinato dalla scelta di un<br />

compagno, dalla<br />

procreazione e dalla crescita


della prole, nei vari modi in<br />

cui ciascuno intenda<br />

realizzare una o più delle<br />

predette fondamentali<br />

esigenze umane”.<br />

<strong>Il</strong> diritto di famiglia è,<br />

quanto e più di ogni altra<br />

branca, “diritto vivente”, cioè<br />

diritto che entra <strong><strong>nel</strong>la</strong> nostra<br />

vita quotidiana ed influenza<br />

la parte più <strong>per</strong>sonale ed<br />

importante di essa, nonché è<br />

diritto in continua<br />

evoluzione, <strong>per</strong>ché legato al


costume, alla politica,<br />

all’etica. Non a caso tutti i<br />

più importanti referendum<br />

che, <strong>nel</strong> nostro Paese, dagli<br />

anni settanta in poi, hanno<br />

animato la vita pubblica,<br />

infiammato e diviso, hanno<br />

avuto ad oggetto materie<br />

legate al diritto di famiglia<br />

Niente si modifica così<br />

rapidamente come i<br />

presupposti sociali su cui si<br />

basa la normativa del diritto<br />

di famiglia. Da ciò deriva che


questa disciplina è un<br />

“cantiere continuamente<br />

a<strong>per</strong>to”, <strong>nel</strong> quale le<br />

considerazioni sul diritto<br />

positivo continuamente si<br />

intrecciano con quelle del<br />

diritto a farsi e <strong>nel</strong> quale, ove<br />

si voglia mantenere <strong>il</strong> diritto<br />

al passo con i tempi, le<br />

riforme devono susseguirsi.<br />

Da ciò deriva l’opportunità<br />

di continui aggiornamenti e,<br />

quindi, di riedizione dei<br />

volumi che hanno già


incontrato <strong>il</strong> favore dei lettori<br />

e le cui precedenti tirature<br />

risultano <strong>per</strong>ciò esaurite.


IL MANTENIMENTO PER<br />

IL CONIUGE E PER I FIGLI<br />

NELLA SEPARAZIONE E<br />

NEL DIVORZIO<br />

Introduzione<br />

<strong>Il</strong> matrimonio determina<br />

l’obbligo reciproco, <strong>per</strong> i<br />

coniugi, di assistenza<br />

materiale. Questo dovere non<br />

cessa con la <strong>separazione</strong>, ma<br />

si trasforma, <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>


economicamente più forte,<br />

<strong>nel</strong>l’obbligo di corrispondere<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

eventualmente previsto dal<br />

giudice.<br />

L’obbligo di provvedere al<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole è<br />

previsto dall’art. 147 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e. Esso non si<br />

estingue con la <strong>separazione</strong><br />

ed <strong>il</strong> divorzio, né termina con<br />

<strong>il</strong> raggiungimento della<br />

maggiore età da parte dei<br />

<strong>figli</strong>, proseguendo fino a


quando gli stessi, entro<br />

termini ragionevoli, non<br />

abbiano raggiunto la piena<br />

indipendenza economica.<br />

La quantificazione<br />

dell’assegno nei confronti del<br />

partner è regolata da norme<br />

differenti, <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda la <strong>separazione</strong> ed <strong>il</strong><br />

divorzio. Nel primo caso,<br />

infatti, <strong>il</strong> matrimonio è<br />

ancora in vita ed <strong>il</strong> giudice<br />

detta la disciplina <strong>per</strong><br />

trasformare l’obbligo diretto


di assistenza materiale,<br />

vigente in regime di<br />

convivenza, in dovere<br />

indiretto, da attuarsi tramite<br />

<strong>il</strong> versamento di un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico. Nel secondo caso,<br />

invece, <strong>il</strong> matrimonio non è<br />

più in vigore e l’assegno<br />

trova la sua ragione nei<br />

principi della solidarietà post<br />

coniugale.<br />

La regolamentazione, in<br />

entrambi i casi (nonché nei<br />

riguardi dei <strong>figli</strong>), non


determina schemi rigidi o<br />

valutazioni automatiche, ma<br />

lascia margini di<br />

discrezionalità applicativa al<br />

giudice. I criteri sono chiari<br />

e, in particolare <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda <strong>il</strong> divorzio,<br />

dettagliatamente precisati,<br />

ma l’effettiva<br />

quantificazione del dovuto<br />

non può che essere<br />

effettivamente determinata<br />

dall’interpretazione della<br />

fattispecie compiuta dal


singolo magistrato.<br />

Studi hanno dimostrato<br />

che tale determinazione non<br />

è uniforme e che sussistono<br />

differenze, in alcuni casi di<br />

carattere regionale (e quindi<br />

spiegab<strong>il</strong>i con le differenti<br />

situazioni economiche del<br />

territorio), in altre prive di<br />

apparente giustificazione.<br />

In ragione di ciò, attuali<br />

tendenze riformiste,<br />

sostenute da associazioni di<br />

categorie coinvolte <strong>nel</strong>


problema, vorrebbero che la<br />

legge indicasse criteri più<br />

rigidi o applicasse tabelle,<br />

aritmeticamente legate ai<br />

redditi dichiarati ed al<br />

numero di <strong>figli</strong>.<br />

A mio avviso, i margini di<br />

discrezionalità del giudice, in<br />

fattispecie di tal tipo, <strong>nel</strong>le<br />

quali i fattori da valutare e le<br />

variab<strong>il</strong>i sono molteplici, non<br />

possono essere eliminati,<br />

senza far venir meno la<br />

fondamentale esigenza di


adeguare correttamente i<br />

principi di legge al caso<br />

concreto.<br />

Certamente è possib<strong>il</strong>e<br />

ipotizzare situazioni standard<br />

e, quindi, elaborare tabelle di<br />

riferimento, purché non sia<br />

negata al giudice la facoltà di<br />

adeguarle alla realtà di fatto<br />

o di motivare compiutamente<br />

scelte diverse.<br />

<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>coniuge</strong> di regola avviene<br />

con la prestazione <strong>per</strong>iodica


di una somma di denaro. Non<br />

può escludersi che <strong>il</strong> giudice,<br />

o le parti in sede<br />

consensuale, stab<strong>il</strong>iscano<br />

forme di <strong>mantenimento</strong><br />

“miste”, vale a dire<br />

prevedano conferimento di<br />

prestazioni in natura o <strong>il</strong><br />

pagamento di bollette e<br />

spese. <strong>Il</strong> limite, <strong>per</strong> tale<br />

possib<strong>il</strong>ità, consiste <strong>nel</strong> fatto<br />

che l’obbligazione derivante<br />

dall’art. 156 c.c. deve essere<br />

certa e determinata.


La Corte di Cassazione ha<br />

escluso che l’attribuzione in<br />

uso della casa coniugale<br />

possa essere giustificata con<br />

l’esigenza di provvedere al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong>.<br />

Tale decisone, tuttavia, non<br />

riguarda la questione della<br />

forma del <strong>mantenimento</strong>, ma<br />

<strong>il</strong> titolo in base al quale<br />

l’attribuzione dell’abitazione<br />

è possib<strong>il</strong>e, poiché la<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

afferma che esso sussiste


solo in presenza di <strong>figli</strong><br />

minorenni o maggiorenni non<br />

autosufficienti ( 1 ).<br />

L’importanza dell’assegno<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

dovrebbe tendenzialmente<br />

diminuire, poiché <strong>il</strong><br />

legislatore riformista del<br />

2006 ha previsto, con la<br />

legge 54, la prevalenza del<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto, vale a<br />

dire della prestazione<br />

<strong>per</strong>sonale, da parte di ciascun


genitore a ciascun <strong>figli</strong>o, di<br />

quanto necessario <strong>per</strong> la sua<br />

vita, la sua crescita e la sua<br />

istruzione.<br />

L’applicazione di questa<br />

disposizione è, al momento,<br />

ancora marginale, ma è<br />

prevedib<strong>il</strong>e che debba<br />

incrementarsi con <strong>il</strong><br />

diffondersi della cultura<br />

dell’affidamento condiviso.<br />

Numerose questioni, legate<br />

al <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

e dei <strong>figli</strong>, sono attualmente


discusse dalla dottrina e dalla<br />

giurisprudenza. Questo<br />

volume, come gli altri della<br />

Collana, intende fornire un<br />

quadro informativo<br />

completo, nonché risposte<br />

interpretative agevolmente<br />

fruib<strong>il</strong>e da parte degli<br />

o<strong>per</strong>atori.


In memoria del compianto<br />

Bruno Schettini<br />

Or volge l’anno che ormai<br />

<strong>il</strong> caro Amico e Maestro<br />

Bruno Schettini ci ha lasciati;<br />

se ne è andato in punta di<br />

piedi, con discrezione e <strong>nel</strong><br />

s<strong>il</strong>enzio della sua feconda<br />

laboriosità che lo ha<br />

accompagnato fino<br />

all’ultimo, in coerenza con la<br />

sua vita di studioso e di


<strong>per</strong>sona schiva e riservata,<br />

ma attenta al complesso<br />

mondo delle relazioni umane.<br />

A me l’onore e l’onere di<br />

r<strong>il</strong>eggere questo Suo scritto<br />

la cui paternità rimane<br />

immutata ed alla cui<br />

originalità di pensiero, a<strong>per</strong>to<br />

sempre a nuove ed<br />

entusiasmanti intuizioni nei<br />

campi inesplorati del<br />

pensiero<br />

sistemico/relazionale e dei<br />

suoi rapporti con la


Mediazione Fam<strong>il</strong>iare ed <strong>il</strong><br />

Diritto, rappresenterà sempre<br />

un innegab<strong>il</strong>e caposaldo <strong>per</strong><br />

chiunque vorrà cimentarsi<br />

con questi temi.<br />

Pedagogista ed acuto<br />

studioso del modello<br />

sistemico/relazionale, cultore<br />

del Diritto di Famiglia al<br />

quale si avvicinava sempre<br />

con curiosità e rispetto,<br />

Bruno Schettini ha sempre<br />

affermato una positivistica<br />

ed umanistica fiducia verso


la capacità auto-generativa,<br />

auto-formativa e di autoresponsab<strong>il</strong>izzazione<br />

dell’individuo quale “essere<br />

relazionale” di fronte alle<br />

conseguenze destab<strong>il</strong>izzanti<br />

che i conflitti interindividuali<br />

possono generare, soprattutto<br />

se portati <strong>nel</strong> contesto<br />

giudiziario della <strong>separazione</strong><br />

e del divorzio.<br />

<strong>Il</strong> conflitto, soprattutto<br />

quando coinvolge la sfera<br />

dell’affettività più intima


della <strong>per</strong>sona, ed in<br />

particolare <strong>il</strong> rapporto di<br />

coppia e quello genitoriale,<br />

impone non solo l’obbligo<br />

della riorganizzazione della<br />

quotidianità dei singoli, ma<br />

anche l’accettazione dei ruoli<br />

e delle responsab<strong>il</strong>ità<br />

connessi a qualsiasi<br />

cambiamento critico<br />

rientrante <strong>nel</strong> ciclo vitale<br />

della famiglia.<br />

La trasformazione<br />

esistenziale e funzionale


originata dal conflitto, se<br />

adeguatamente supportata dal<br />

<strong>per</strong>corso mediativo fam<strong>il</strong>iare,<br />

da momento di contingente<br />

negatività (spesse volte<br />

lacerante e frustante) può<br />

diventare momento di<br />

crescita e di maturazione<br />

<strong>per</strong>sonale e funzionale (dalla<br />

conflittualità “improduttiva”<br />

a quella “produttiva”).<br />

È proprio la Mediazione<br />

Fam<strong>il</strong>iare, <strong>nel</strong> pensiero di<br />

Bruno Schettini, lo strumento


priv<strong>il</strong>egiato <strong>per</strong> valorizzare le<br />

risorse <strong>per</strong>sonali, necessarie<br />

a fare fronte alle sfide insite<br />

in ogni cambiamento,<br />

venendo definita (in termini<br />

psico-pedagogici) appunto<br />

“un’opportunità «formativa»<br />

e di aiuto che sostiene<br />

l’autorganizzazione, la<br />

consapevolezza e la<br />

responsab<strong>il</strong>ità delle scelte<br />

o<strong>per</strong>ate” (cf. p. 5) .<br />

Partendo da un’es<strong>per</strong>ienza<br />

<strong>per</strong>sonale molto forte e


dolorosa, egli ha saputo<br />

progressivamente infondere<br />

alla Mediazione Fam<strong>il</strong>iare,<br />

oltre che alla lettura della<br />

vicenda separativa/divorz<strong>il</strong>e<br />

in uno alla problematica<br />

propria della tutela dei <strong>figli</strong><br />

minori, un approccio<br />

culturalmente nuovo,<br />

individuando i punti più<br />

critici del conflitto<br />

relazionale: <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o della<br />

capacità interlocutoria<br />

negoziale tra le parti (sia essa


coppia coniugale e/o<br />

genitoriale); la restituzione<br />

di pari dignità e<br />

corresponsab<strong>il</strong>ità alle figure<br />

adulte; la ridefinizione dei<br />

confini e dei ruoli al<br />

sopravvenire di istanze e<br />

bisogni nuovi nonché <strong>il</strong><br />

riconoscimento dei bisogni<br />

individuali, ad iniziare dalla<br />

dimensione di accudimento e<br />

cura nonché crescita<br />

armoniosa dei <strong>figli</strong>.<br />

Appassionato sostenitore


della Legge n. 56/2006 e in<br />

particolare dell’affidamento<br />

condiviso,<br />

epistemologicamente<br />

interpretato come<br />

realizzazione di una “sana<br />

bigenitorialità”, ossia come<br />

“esercizio congiunto e<br />

paritario” della funzione<br />

genitoriale (shared parenting<br />

piuttosto che jointy custody),<br />

Bruno Schettini dimostrava<br />

dimestichezza e capacità <strong>nel</strong><br />

muoversi <strong>nel</strong> campo del


Diritto di Famiglia, senza<br />

mai <strong>per</strong>ò tralasciare l’um<strong>il</strong>tà<br />

di chiedere e confrontarsi con<br />

chi era del settore; egli ha<br />

saputo valorizzare anche <strong>il</strong><br />

rapporto tra Mediazione<br />

Fam<strong>il</strong>iare e Diritto e, senza<br />

mai <strong>per</strong>dere di vista un Suo<br />

interesse primario,<br />

rappresentato dalla tutela dei<br />

<strong>figli</strong> minori all’interno delle<br />

procedure giudiziarie di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio, ne<br />

aveva sottolineato tre aspetti,


a suo dire salienti:<br />

Primo: l’esercizio della<br />

funzione parentale, <strong>per</strong><br />

riuscire a fare fronte ai<br />

bisogni fisiologici ed<br />

affettivo/relazionali dei <strong>figli</strong><br />

al fine di garantire lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della loro<br />

<strong>per</strong>sonalità, pur nei contesti<br />

di cambiamenti conflittuali<br />

quali le procedure<br />

giudiziarie, non avrebbe<br />

dovuto mai <strong>per</strong>dere di vista<br />

la sua dimensione culturale,


ossia la dimensione psicopedagogica<br />

propria<br />

dell’accudimento genitoriale;<br />

ciò <strong>per</strong>ché la “salvaguardia<br />

non retorica dell’interesse<br />

dei <strong>figli</strong> minori esige equità<br />

ed adeguatezza delle<br />

decisioni anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

prospettiva di eventuali e non<br />

improbab<strong>il</strong>i disarmonie che<br />

possono sopraggiungere, a<br />

distanza di tempo, dopo la<br />

<strong>separazione</strong> e <strong>il</strong> divorzio”<br />

(cf. pag. 12).


Secondo: la duplice natura<br />

relazionale e giuridica della<br />

vicenda separativa/divorz<strong>il</strong>e,<br />

se da un lato escludeva la<br />

visione radicale di una<br />

“totale degiuridicizzazione e<br />

degiurisdizionalizzazione del<br />

diritto di famiglia” in cui la<br />

mediazione avrebbe potuto<br />

porsi come pratica di<br />

“diversion” e di<br />

amministrazione “mite” del<br />

diritto” (cf. pag. 9), dall’altro<br />

imponeva, <strong>per</strong> l’adozione dei


provvedimenti temporanei ed<br />

urgenti a tutela degli<br />

interessi di <strong>figli</strong> minori,<br />

l’obbligo deontologico e<br />

professionale del Magistrato<br />

di acquisire una competenza<br />

specifica e specializzata “<strong>nel</strong><br />

settore delle scienze del<br />

comportamento e<br />

dell’educazione” (cf. pag.<br />

19). Ciò <strong>per</strong> evitare l’azione<br />

giudiziaria si riducesse<br />

all’emanazione di<br />

“provvedimenti poveri dal


punto di vista psicopedagogico,<br />

cioè<br />

dell’interesse del minore, e<br />

l’affermarsi di una<br />

pedagogia c(o)attiva<br />

all’interno delle aule del<br />

tribunale” (cf. pag. 19).<br />

Terzo: la presenza di<br />

professionalità diverse e<br />

complementari, in grado di<br />

offrire un supporto adeguato<br />

d’aiuto <strong>nel</strong>le situazioni di<br />

conflitti fam<strong>il</strong>iari derivanti<br />

da crisi portava a


configurare, <strong>nel</strong> rispetto dei<br />

reciproci ruoli e funzioni,<br />

anche uno spazio proprio<br />

dell’azione professionale del<br />

Mediatore Fam<strong>il</strong>iare che<br />

“comincia là dove non resta,<br />

apparentemente, alcuna via<br />

d’uscita al conflitto” (cf. pag.<br />

30).<br />

La maggiore<br />

partecipazione e<br />

responsab<strong>il</strong>izzazione di<br />

entrambi i genitori nei<br />

momenti critici conseguenti


al cambiamento dell’assetto<br />

fam<strong>il</strong>iare e coniugale avrebbe<br />

potuto trovare, infine,<br />

ulteriore stimolo ed impulso<br />

con la valorizzazione<br />

dell’associazionismo.<br />

Per Bruno Schettini,<br />

associazioni del settore,<br />

come quella dei Padri<br />

Separati o tante altre <strong>nel</strong><br />

corso del tempo costituite<br />

alle quali non aveva mai fatto<br />

mancare <strong>il</strong> proprio sostegno,<br />

rappresentavano uno


strumento di auto-educazione<br />

in età adulta, di educazione<br />

<strong>per</strong>manente; servivano a far<br />

cessare le ipocrisie ovunque<br />

esse venissero espresse e/o<br />

sacralizzate ed impedivano<br />

che le violenze <strong>per</strong>petrate<br />

all’ombra della famiglia a<br />

danno dei <strong>figli</strong> e/o della<br />

<strong>per</strong>sona più debole, potessero<br />

essere reiterate anche al di<br />

fuori di essa con la<br />

complicità e/o la ignavia di<br />

quanti o<strong>per</strong>ano dall’interno


delle stesse istituzioni<br />

preposte alla tutela e alla<br />

difesa di essi.<br />

<strong>Il</strong> suo saggio è quanto mai<br />

attuale ed è giusto riproporlo,<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> versione originale.


PREFAZIONE<br />

Primo commento alle<br />

modifiche apportate dalla<br />

legge n. 219 del 10 dicembre<br />

2012 alla disciplina della<br />

parentela e del<br />

riconoscimento dei <strong>figli</strong> nati<br />

fuori del matrimonio<br />

SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La<br />

parentela. – 2.1 Parentela ed<br />

adozione. – 3. <strong>Il</strong>


iconoscimento. – 3.1 Commi<br />

due e tre. – 3.2 Procedimento in<br />

caso di rifiuto del consenso<br />

(quarto comma). – 3.3<br />

Provvedimenti provvisori e<br />

provvedimenti opportuni. – 4.<br />

L’art. 251 c.c. – 5. Effetti del<br />

riconoscimento. – 6. Modifica<br />

dell’art. 276 c.c.<br />

1. Premessa<br />

<strong>Il</strong> testo di legge<br />

definitivamente approvato


dalla Camera dei deputati <strong>il</strong><br />

27 novembre 2012,<br />

considerato <strong>il</strong> numero ed <strong>il</strong><br />

r<strong>il</strong>ievo delle norme introdotte<br />

o modificate, può essere a<br />

buon diritto considerato una<br />

“riforma” della materia della<br />

f<strong>il</strong>iazione. Non si tratta di<br />

una riforma integrale e,<br />

quindi, sarebbe più corretto<br />

parlare di “mini riforma”, se<br />

questo termine non<br />

implicasse, magari in modo<br />

implicito, un giudizio


iduttivo, che <strong>il</strong> testo, anche<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> segnale di svolta che<br />

rappresenta in un settore da<br />

tempo non al passo con le<br />

evoluzioni sociali e la<br />

lunghissima attesa che l’ha<br />

preceduto, non merita.<br />

In passato, si era detto che<br />

una novella del genere non<br />

veniva varata <strong>per</strong> l’indiretto<br />

riconoscimento che essa<br />

attribuiva alle “coppie di<br />

fatto” e la conseguente<br />

svalutazione dell’istituto


matrimoniale. Se questa<br />

affermazione corrispondeva<br />

al vero, si deve ritenere che,<br />

in questa occasione, essa è<br />

stata su<strong>per</strong>ata o le posizioni<br />

che la sostenevano sono<br />

divenute minoritarie.<br />

La riforma è inevitab<strong>il</strong>e<br />

(anche se tardiva)<br />

conseguenza<br />

dell’affermazione della<br />

supremazia dell’interesse del<br />

minore e dei principi<br />

costituzionali di eguaglianza.


Con essa, se non si è<br />

concluso, quantomeno è<br />

approdato ad una tappa<br />

importante <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso partito<br />

dalla “criminalizzazione del<br />

bastardo” delle epoche<br />

passate, <strong>nel</strong>le quali si<br />

riteneva che i <strong>figli</strong> nati fuori<br />

dal matrimonio fossero, non<br />

l’effetto di abitudini e culture<br />

ipocrite e discriminatorie, ma<br />

la causa di tutti i mali sociali<br />

( 2 ).


La riforma del diritto di<br />

famiglia del 1975 cambiò<br />

radicalmente la situazione,<br />

diede all’ingiusto sistema<br />

m<strong>il</strong>lenario una vigorosa<br />

spallata, ma richiedeva un<br />

completamento, che solo<br />

oggi è, in buona parte,<br />

avvenuto.<br />

Nel 1975, infatti, fu abolita<br />

la distinzione tra <strong>figli</strong><br />

legittimi ed <strong>il</strong>legittimi, ma<br />

essa fu sostituita dalla<br />

dicotomia legittimi-naturali,


i <strong>figli</strong> furono parificati, ma<br />

solo rispetto al genitore che<br />

aveva effettuato <strong>il</strong><br />

riconoscimento e non rispetto<br />

ai suoi parenti, la patria<br />

potestà divenne genitoriale,<br />

ma restò potestà e non<br />

responsab<strong>il</strong>ità, i <strong>figli</strong><br />

incestuosi rimasero tali e,<br />

salvo ipotesi particolari,<br />

continuarono a non poter<br />

essere riconosciuti.<br />

<strong>Il</strong> più era stato fatto, ma<br />

ciò che restava ha dovuto


attendere troppi anni, durante<br />

i quali le discriminazioni,<br />

oggi ritenute ingiuste ed<br />

eliminate con larghissima<br />

maggioranza parlamentare,<br />

sono rimaste in vita.<br />

Nel corso di tale <strong>per</strong>iodo,<br />

non sono stati rari gli<br />

interventi della Corte<br />

Costituzionale in argomento.<br />

Già prima del 1975 la Corte,<br />

pur partendo dal principio<br />

che tutte le volte che la<br />

norma nominasse, senza


ulteriori specificazioni, i<br />

discendenti, si riferisse<br />

unicamente ai legittimi,<br />

aveva compiuto interventi in<br />

favore dei <strong>figli</strong> naturali,<br />

<strong>nel</strong>l’ambito degli spazi che si<br />

riteneva fossero consentiti<br />

dal precetto contenuto<br />

<strong>nel</strong>l’art. 30 della<br />

Costituzione, <strong>per</strong> <strong>il</strong> quale la<br />

tutela dei <strong>figli</strong> nati fuori del<br />

matrimonio è soggetta al<br />

limite di compatib<strong>il</strong>ità con i<br />

diritti dei membri della


famiglia legittima ( 3 ).<br />

Dopo l’anno richiamato, la<br />

Consulta affermò che l’art.<br />

30, comma terzo, della<br />

Costituzione, coordinato con<br />

<strong>il</strong> principio di ragionevolezza<br />

ex art. 3, implica che <strong>il</strong><br />

legislatore, <strong>nel</strong> determinare<br />

discrezionalmente i casi e i<br />

contenuti di giuridica<br />

r<strong>il</strong>evanza del riconoscimento<br />

della prole naturale nei<br />

rapporti fra questa e i parenti


del genitore non può<br />

discriminare <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o naturale<br />

da quello legittimo più di<br />

quanto ciò sia richiesto da un<br />

ragionevole b<strong>il</strong>anciamento<br />

degli interessi in gioco ( 4 ).<br />

Successivamente <strong>il</strong><br />

medesimo organo<br />

costituzionale ha più volte,<br />

<strong>nel</strong>l’individuare discrasie tra<br />

la coscienza collettiva e la<br />

norma, dichiarato la<br />

competenza del legislatore


<strong>per</strong> la soluzione del problema<br />

( 5 ), invitando lo stesso a<br />

provvedere ( 6 ).<br />

Da ultimo, si richiama <strong>il</strong><br />

provvedimento del 2011, con<br />

<strong>il</strong> quale la Corte, in relazione<br />

alla diversa disciplina<br />

prevista <strong>per</strong> l’impugnazione<br />

<strong>per</strong> difetto di veridicità ed <strong>il</strong><br />

disconoscimento di paternità,<br />

ha r<strong>il</strong>evato l’evolversi della<br />

coscienza collettiva, ma ha<br />

affermato che solo al


legislatore spetta o<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />

necessario b<strong>il</strong>anciamento di<br />

principi ( 7 ).<br />

In tale contesto è<br />

finalmente intervenuta la<br />

novella del 2012.<br />

2. La parentela<br />

La riforma consiste in sei<br />

articoli. <strong>Il</strong> primo, in primo<br />

luogo, riscrive l’art. 74 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e, chiarendo che


la parentela sussiste sia <strong>nel</strong><br />

caso in cui la f<strong>il</strong>iazione sia<br />

avvenuta all’interno del<br />

matrimonio, sia <strong>nel</strong> caso in<br />

cui sia avvenuta al di fuori di<br />

esso.<br />

In realtà, pur essendo<br />

quanto mai opportuno <strong>il</strong><br />

chiarimento, <strong>per</strong> tacitare ogni<br />

possib<strong>il</strong>e voce discorde, non<br />

si trattava di una vexata<br />

quaestio.<br />

È vero che la Corte


Costituzionale, <strong>nel</strong> 1990 ( 8 ),<br />

sosteneva la “mancanza di un<br />

rapporto civ<strong>il</strong>e di parentela<br />

tra fratelli e sorelle naturali”<br />

e che vi è tuttora (anzi vi era<br />

prima dell’approvazione<br />

della novella) una posizione<br />

dottrinale conforme, ma la<br />

maggioranza degli Autori<br />

non aveva dubbi<br />

<strong>nel</strong>l’affermare che l’ampia<br />

formula del previgente art.<br />

74 consentiva di ritenere


parentela anche quella<br />

“naturale” ( 9 ).<br />

Poiché <strong>nel</strong> linguaggio<br />

corrente, finanche nei tempi<br />

più bui, non si è mai dubitato<br />

che anche <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o nato fuori<br />

dal matrimonio sia tale, ove<br />

<strong>il</strong> legislatore avesse voluto<br />

limitare giuridicamente la<br />

nozione di parentela, avrebbe<br />

dovuto dirlo espressamente.<br />

L’art. 74 c.c., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

precedente versione,


affermava invece, senza<br />

alcuna distinzione, che la<br />

parentela è <strong>il</strong> vincolo tra più<br />

<strong>per</strong>sone che discendono da<br />

uno stesso stipite.<br />

L’interprete non poteva che<br />

prenderne atto e ritenere che,<br />

in tutti i casi in cui vi fosse<br />

discendenza da uno stesso<br />

stipite, si determinasse<br />

parentela.<br />

Ove ciò non bastasse, si<br />

r<strong>il</strong>evava che, <strong><strong>nel</strong>la</strong> normativa<br />

codicistica della successione,


<strong>nel</strong> capo intitolato “Della<br />

successione dei parenti”, era<br />

disciplinata sia la<br />

successione dei parenti<br />

legittimi che di quelli<br />

naturali (art. 566, 573, 578,<br />

579, 580). <strong>Il</strong> legislatore<br />

stesso, tramite <strong>il</strong> predetto<br />

dato testuale, espressamente<br />

definiva parenti i parenti<br />

naturali.<br />

Analogamente, elementi<br />

ut<strong>il</strong>i <strong>per</strong> considerare esistente<br />

un rapporto di parentela


anche in caso di discendenza<br />

naturale ( 10 ), potevano trarsi<br />

dall’art. 148 c.c., che<br />

estendeva agli ascendenti<br />

naturali l’obbligo di fornire<br />

ai genitori i mezzi <strong>per</strong><br />

mantenere i <strong>figli</strong>, quando<br />

questi ultimi ne fossero<br />

sprovvisti, dall’art. 467 c.c.,<br />

che applicava l’istituto della<br />

rappresentazione ai <strong>figli</strong><br />

naturali, dall’art. 737 c.c.,<br />

che obbligava i discendenti


naturali alla collazione,<br />

dall’art. 433 c.c. e da altre<br />

analoghe disposizioni. In<br />

modo ancora più diretto<br />

poteva essere richiamata la<br />

parte dell’art. 251, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

quale ricorreva l’espressione<br />

“parentela naturale”.<br />

È altresì evidente <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />

assunto, dopo la riforma del<br />

1975, dall’art. 261 c.c. che<br />

parificò integralmente, nei<br />

confronti del genitore, <strong>figli</strong><br />

legittimi e naturali


iconosciuti. Ciò comportava<br />

l’affermazione della<br />

naturalità come fonte di<br />

rapporto giuridico parentale e<br />

non vi erano ragioni <strong>per</strong><br />

limitare tale riconoscimento<br />

ad una sola tipologia di<br />

rapporto.<br />

La differente<br />

interpretazione si basava<br />

sull’assoluto valore<br />

istituzionale del matrimonio<br />

e sul fatto che i doveri verso i<br />

<strong>figli</strong> erano contenuti <strong>nel</strong> capo


ad esso relativo e non in<br />

quello dedicato alla<br />

f<strong>il</strong>iazione.<br />

Si trattava, <strong>per</strong>tanto, di<br />

argomenti “ideologici”, che<br />

presupponevano una<br />

coscienza collettiva quale<br />

poteva esservi <strong>nel</strong> tempo in<br />

cui la convivenza<br />

extramatrimoniale era<br />

unanimemente deprecata e<br />

l’adulterio costituiva reato<br />

penale, ma non più<br />

sostenib<strong>il</strong>i dopo che la


società e la stessa<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

(affermandone l’assoluta<br />

liceità) avevano mutato<br />

atteggiamento nei confronti<br />

delle “coppie di fatto” ( 11 ),<br />

nonché si trattava di<br />

argomenti (collocazione<br />

sistematica della norma sui<br />

doveri) alquanto deboli dal<br />

punto di vista esegetico.<br />

A sostegno della tesi<br />

secondo cui i rapporti di


parentela possono derivare<br />

solo dal matrimonio, si<br />

citava anche <strong>il</strong> fatto che solo<br />

<strong>il</strong> matrimonio fornisce<br />

certezza di rapporti, mentre <strong>il</strong><br />

riconoscimento di <strong>figli</strong>o<br />

naturale, essendo<br />

<strong>per</strong>ennemente soggetto alla<br />

possib<strong>il</strong>ità di revoca <strong>per</strong><br />

difetto di veridicità, non<br />

assicura la stessa e, quindi,<br />

non può fondare relazioni<br />

parentali stab<strong>il</strong>i.<br />

Neppure questa


argomentazione appariva<br />

<strong>per</strong>ò risolutiva, sia <strong>per</strong>ché<br />

anche i rapporti basati sul<br />

matrimonio possono essere<br />

reversib<strong>il</strong>i (es.: accoglimento<br />

di un’istanza di<br />

disconoscimento di paternità<br />

presentata nei termini,<br />

divorzio e cessazione dello<br />

stato di coniugio), sia <strong>per</strong>ché<br />

si tratterebbe di un<br />

argomento di opportunità,<br />

non ricompreso tra quelli che<br />

più strettamente orientano


l’interpretazione.<br />

In conclusione, si può dire<br />

che la nuova norma, più che<br />

modificare l’istituto<br />

giuridico della parentela,<br />

ribadisce i contenuti cui la<br />

migliore attività<br />

interpretativa era già<br />

<strong>per</strong>venuta. Essa, <strong>per</strong>tanto,<br />

rappresenta principalmente<br />

un chiarimento, che pone fine<br />

alle residue discussioni o<br />

dubbi sul punto.


2.1 Parentela ed adozione<br />

Anche la precisazione<br />

secondo cui la parentela<br />

sorge anche in caso di<br />

adozione di minori è, in<br />

relazione all’adozione<br />

cosiddetta legittimante,<br />

pleonastica, poiché l’art. 27<br />

della legge 184/1983, come<br />

modificata, già stab<strong>il</strong>iva che<br />

l’adottato acquisisse, senza<br />

alcuna differenza, lo stato di


<strong>figli</strong>o legittimo degli<br />

adottanti.<br />

<strong>Il</strong> problema sorge <strong>per</strong><br />

l’adozione di cui agli articoli<br />

44 e seguenti della legge<br />

citata, che disciplinano<br />

l’adozione in casi particolari.<br />

Da una parte, infatti, la<br />

lettera della nuova legge è<br />

chiara, poiché l’espressione<br />

“<strong>figli</strong>o adottivo” è<br />

indubbiamente<br />

onnicomprensiva. Si noti che,<br />

subito dopo, essa aggiunge


che restano esclusi i<br />

maggiorenni, adottati ai sensi<br />

degli articoli 291 e seguenti<br />

del codice civ<strong>il</strong>e. <strong>Il</strong> fatto che<br />

sia stata espressamente<br />

indicata un’esclusione sta ad<br />

indicare che non ve ne sono<br />

altre.<br />

In contrario si r<strong>il</strong>eva che la<br />

disciplina dell’adozione in<br />

casi particolari prevede, con<br />

l’art. 55, l’applicab<strong>il</strong>ità<br />

all’istituto dell’art. 300 c.c.,<br />

secondo <strong>il</strong> quale l’adozione


non induce alcun rapporto<br />

civ<strong>il</strong>e tra l’adottato ed i<br />

parenti dell’adottante, salve<br />

le eccezioni stab<strong>il</strong>ite dalla<br />

legge.<br />

<strong>Il</strong> contrasto non è sanab<strong>il</strong>e<br />

in via di interpretazione e<br />

può essere risolto solo<br />

considerando implicitamente<br />

abrogato, <strong>per</strong> l’adozione in<br />

casi particolari, <strong>il</strong> richiamo<br />

alla parte interessata dell’art.<br />

300 oppure ritenendo che la<br />

norma che afferma la


parentela sia una nuova<br />

“eccezione stab<strong>il</strong>ita dalla<br />

legge”. La prima soluzione è<br />

preferib<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong><br />

riferimento alle eccezioni è<br />

concepib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> singoli e<br />

parziali rapporti e non <strong>per</strong><br />

l’intero concetto.<br />

Se ciò è vero, si tratta di<br />

una novità importante,<br />

<strong>per</strong>ché avvicina le due forme<br />

di adozione dei minori<br />

esistenti (legittimante ed in<br />

casi particolari), venendo


incontro ad aspettative e<br />

richieste provenienti dal<br />

sociale.<br />

Si può dire che la nuova<br />

normativa non solo abbia<br />

posto (in buona parte) fine<br />

all’esistenza di <strong>figli</strong> “di serie<br />

A” e “B”, come a livello di<br />

pubblica opinione si è<br />

sostenuto, ma sia anche<br />

intervenuta su di una<br />

differenza tra istituti<br />

dell’adozione <strong>per</strong> i quali<br />

venivano ado<strong>per</strong>ate analoghe


formule di commento critico.<br />

3. <strong>Il</strong> riconoscimento<br />

La modifica o<strong>per</strong>ata dal<br />

primo comma dell’art. 250<br />

c.c. è esclusivamente<br />

nominale, in quanto, in<br />

conformità con i principi<br />

affermati e con lo spirito<br />

della novella, sostituisce la<br />

dizione “<strong>figli</strong>o naturale” con<br />

“<strong>figli</strong>o nato fuori dal


matrimonio”.<br />

Nulla muta <strong><strong>nel</strong>la</strong> sostanza<br />

della norma, che riconduce<br />

alla riforma del 1975 ed alle<br />

discussioni che la seguirono,<br />

prima di <strong>per</strong>venire alla<br />

conclusione che la donna<br />

sposata può dichiarare,<br />

anteriormente alla<br />

formazione dell’atto di<br />

nascita, che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o da lei<br />

partorito non è stato<br />

concepito dal marito.<br />

Come è noto, la novella


del 1975 creò tale possib<strong>il</strong>ità,<br />

senza tuttavia intervenire<br />

sull’art. 253 (inammissib<strong>il</strong>ità<br />

di un riconoscimento in<br />

contrasto con lo stato di<br />

<strong>figli</strong>o legittimo) e sul sistema<br />

di presunzioni di cui agli<br />

articoli 231 e seguenti.<br />

L’apparente contrasto fu<br />

risolto dalla giurisprudenza<br />

affermando che la posizione<br />

soggettiva di <strong>figli</strong>o legittimo<br />

non si consegue in modo<br />

automatico, <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto


di essere partorito da donna<br />

coniugata, ma mediante la<br />

formazione dell’atto di<br />

nascita e che la presunzione<br />

di paternità non sorge prima<br />

della formazione dell’atto<br />

stesso e, in particolare, non<br />

sorge qualora la donna<br />

dichiari <strong>nel</strong>l’atto che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

non è del marito ( 12 ).<br />

In tal modo, si attribuisce<br />

alla madre la facoltà di<br />

determinare in un modo o


<strong>nel</strong>l’altro la formazione<br />

dell’atto di nascita, senza che<br />

sussistano f<strong>il</strong>tri o controlli<br />

preventivi in ordine alla<br />

veridicità della sua<br />

affermazione ( 13 ). Contro le<br />

dichiarazioni non veritiere<br />

sono tuttavia applicab<strong>il</strong>i i<br />

rimedi civ<strong>il</strong>i<br />

dell’impugnazione del<br />

riconoscimento e dell’azione<br />

di reclamo di legittimità<br />

(quest’ultima esercitab<strong>il</strong>e


solo dal <strong>figli</strong>o) e le sanzioni<br />

penali previste <strong>per</strong> la falsità<br />

ideologica ex art. 483 c.p. (o<br />

495). Non si configura invece<br />

<strong>il</strong> reato di alterazione di stato<br />

( 14 ).<br />

3.1 Commi due e tre<br />

La novella è intervenuta<br />

sui commi due e tre dell’art.<br />

250 unicamente abbassando<br />

l’età prevista.


Su questo argomento,<br />

come su tutte le modifiche<br />

apportate all’articolo in<br />

oggetto, l’accordo<br />

parlamentare era stato già<br />

raggiunto in prima battuta,<br />

come è dimostrato dal fatto<br />

che esso non è stato<br />

interessato dalle modifiche<br />

apportate dal Senato, che<br />

hanno determinato la<br />

necessità di ulteriore lettura.<br />

<strong>Il</strong> secondo comma afferma<br />

che, <strong>nel</strong> caso in cui un


genitore voglia procedere al<br />

riconoscimento, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o che<br />

abbia compiuto quattordici<br />

anni deve dare <strong>il</strong> suo assenso.<br />

<strong>Il</strong> testo precedente prevedeva<br />

che questa facoltà spettasse<br />

al compimento di sedici anni.<br />

La modifica è in linea con<br />

la tendenza, moderna ed<br />

europea, ad abbassare l’età in<br />

cui i minorenni conseguono<br />

le prerogative relative al<br />

raggiungimento della<br />

maggiore età ed a


iconoscere anche<br />

parzialmente le stesse.<br />

Inizialmente, ogni facoltà<br />

si conseguiva con la<br />

maggiore età (allora prevista<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> ventunesimo anno di<br />

età), senza tener conto del<br />

fatto che <strong>il</strong> giovane di venti<br />

anni ed 11 mesi non era<br />

sostanzialmente diverso dal<br />

giovane di ventun anni<br />

compiuti e che l’autonomia<br />

che gli veniva attribuita non<br />

veniva certo acquisita in una


sola notte, ma era frutto di un<br />

<strong>per</strong>corso progressivo.<br />

L’evoluzione ha<br />

consigliato di estrapolare<br />

singole facoltà, riconoscendo<br />

al minorenne le sfere di<br />

capacità via via raggiunte e,<br />

quindi, attribuendogli<br />

differenti possib<strong>il</strong>ità di<br />

assumere comportamenti<br />

giuridicamente r<strong>il</strong>evanti a<br />

seconda della sua età.<br />

Rientrano in questo<br />

schema le facoltà


iconosciute dalla legge 22<br />

maggio 1978 n. 194, <strong>per</strong> la<br />

quale le minorenni possono<br />

attivare la procedura <strong>per</strong><br />

l’interruzione della<br />

gravidanza, dalla legge 18<br />

giugno 1986, n. 291, <strong>per</strong> la<br />

quale <strong>il</strong> minore può<br />

esercitare <strong>il</strong> diritto di<br />

avvalersi dell’insegnamento<br />

della religione cattolica,<br />

della legge 26 giugno 1990 n.<br />

162, in ordine alla<br />

sottoposizione a programmi


di disintossicazione da<br />

sostanze stupefacenti.<br />

Per quanto riguarda<br />

l’assenso previsto dall’art.<br />

250 c.c., la norma avrebbe<br />

potuto colmare la lacuna <strong>per</strong><br />

la quale <strong>il</strong> minore non<br />

riconosciuto da alcun<br />

genitore non ha (se si esclude<br />

l’impugnazione <strong>per</strong> difetto di<br />

veridicità) strumenti <strong>per</strong><br />

opporsi al riconoscimento,<br />

tramite <strong>il</strong> tutore o un<br />

curatore, ma si è limitata a


idurre di due anni la fascia<br />

di età entro cui <strong>il</strong> problema<br />

esiste.<br />

In passato, <strong>per</strong> lo stato di<br />

inferiorità ed emarginazione<br />

in cui <strong>il</strong> non riconosciuto si<br />

trovava, si riteneva che <strong>il</strong><br />

riconoscimento rispondesse<br />

sempre e comunque<br />

all’interesse del minore e<br />

che, quindi, non vi fosse<br />

bisogno di predisporre<br />

ulteriori f<strong>il</strong>tri. Attualmente,<br />

la situazione è mutata ed <strong>il</strong>


vaglio di un’entità che<br />

rappresenti <strong>il</strong> minore<br />

infraquattordicenne potrebbe<br />

essere opportuno.<br />

L’assenso è un atto<br />

discrezionale del <strong>figli</strong>o,<br />

senza <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />

riconoscimento non ha<br />

efficacia. Poiché <strong>il</strong><br />

riconoscimento è<br />

irrevocab<strong>il</strong>e e l’assenso può<br />

intervenire in qualsiasi<br />

momento, la mancanza di<br />

esso crea una situazione di


sospensione ed indefinita<br />

pendenza, cui solo <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

può porre fine.<br />

La giurisprudenza ha<br />

affermato che l’assenso, in<br />

tale fattispecie, è “elemento<br />

costitutivo dell’efficacia del<br />

riconoscimento” ( 15 ).<br />

Anche la modifica del<br />

terzo comma dell’art. 250<br />

c.c. è consistita unicamente<br />

<strong>nel</strong>l’abbassare <strong>il</strong> limite di<br />

età. Essa è conseguenza


necessaria della variazione<br />

del primo comma, poiché <strong>il</strong><br />

consenso dell’altro genitore<br />

si rende necessario <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

fascia di età in cui non o<strong>per</strong>a<br />

l’assenso del <strong>figli</strong>o. Nel<br />

momento in cui è stato<br />

modificato <strong>il</strong> primo dato, si è<br />

dovuto mutare anche <strong>il</strong><br />

secondo.<br />

Nel sistema attuale,<br />

<strong>per</strong>tanto, lo spartiacque è<br />

rappresentato dai quattordici<br />

anni del <strong>figli</strong>o. Prima di essi,


se non vi è stato alcun<br />

riconoscimento, l’atto può<br />

essere compiuto da ciascun<br />

genitore senza altre<br />

formalità; se invece un<br />

riconoscimento è già<br />

avvenuto, <strong>il</strong> genitore di sesso<br />

diverso può o<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />

proprio previa consenso<br />

dell’altro. Dopo tale data, <strong>il</strong><br />

consenso non è più richiesto<br />

essendo assorbito e sostituito<br />

dall’assenso del <strong>figli</strong>o.<br />

<strong>Il</strong> r<strong>il</strong>ievo attribuito alla


volontà ed all’autonomia del<br />

minore è <strong>per</strong>tanto accentuato.<br />

3.2 Procedimento in caso di<br />

rifiuto del consenso (quarto<br />

comma)<br />

Dall’assenso non si può<br />

prescindere, mentre alla<br />

mancanza di consenso è<br />

possib<strong>il</strong>e sop<strong>per</strong>ire con <strong>il</strong><br />

procedimento previsto dal<br />

quarto comma dell’art. 250,


come novellato.<br />

Con tale norma <strong>il</strong><br />

legislatore ha disciplinato in<br />

modo più puntale e completo<br />

<strong>il</strong> procedimento, ma ha<br />

<strong>per</strong>petuato la criticab<strong>il</strong>e<br />

abitudine di dettare tali<br />

disposizioni <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />

e non <strong>nel</strong> codice di procedura<br />

(che dovrebbe essere la sede<br />

adeguata), magari attraverso<br />

una complessiva riforma e<br />

definizione dei riti.<br />

In precedenza, la


competenza spettava al<br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni.<br />

Ora essa, come può leggersi<br />

<strong>nel</strong> successivo articolo tre<br />

della legge di riforma,<br />

appartiene al tribunale<br />

ordinario.<br />

Dinanzi al tribunale<br />

minor<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> rito applicab<strong>il</strong>e<br />

era quello camerale, di cui<br />

agli articoli 737 e seguenti<br />

del codice di procedura ( 16 ).<br />

Attualmente <strong>il</strong> succedersi


delle vicende procedurali è<br />

indicato dalla norma e si<br />

svolge attraverso ricorso,<br />

eventuale opposizione (con<br />

conseguenti assunzione di<br />

informazioni ed audizione<br />

del minore) e sentenza.<br />

Deve considerarsi<br />

applicab<strong>il</strong>e l’art. 38 delle<br />

disposizioni di attuazione,<br />

come novellato, secondo <strong>il</strong><br />

quale nei procedimenti in<br />

materia di affidamento e di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei minori si


applicano, in quanto<br />

compatib<strong>il</strong>i, gli articoli 737 e<br />

seguenti c.p.c..<br />

L’onere di iniziare <strong>il</strong><br />

processo è attribuito, come in<br />

precedenza, al genitore che<br />

vuole effettuare <strong>il</strong><br />

riconoscimento.<br />

Un’innovazione consiste<br />

<strong>nel</strong> fatto che <strong>il</strong> procedimento<br />

si svolge in modo più spedito<br />

se l’altro genitore, vale a dire<br />

colui <strong>il</strong> quale non ha voluto<br />

spontaneamente prestare <strong>il</strong>


consenso, si limita a tale<br />

attività “omissiva” e non<br />

interviene in causa. In tal<br />

caso, infatti, la questione può<br />

essere speditamente decisa,<br />

con una sentenza che, se<br />

affermativa, tiene luogo del<br />

consenso mancante.<br />

La norma non indica la<br />

possib<strong>il</strong>ità, in questo caso, di<br />

svolgere una sia pur minima<br />

attività istruttoria, ma, in<br />

base ai principi generali, tale<br />

facoltà non può essere negata


al giudice, ove egli la ritenga<br />

indispensab<strong>il</strong>e. <strong>Il</strong><br />

procedimento, infatti, si<br />

chiude con una sentenza e,<br />

quindi, con un giudizio di<br />

merito in ordine alla<br />

rispondenza del<br />

riconoscimento all’interesse<br />

del <strong>figli</strong>o.<br />

Se invece <strong>il</strong> genitore che<br />

non ha prestato <strong>il</strong> consenso<br />

propone opposizione <strong>nel</strong><br />

termine previsto (trenta<br />

giorni dalla notifica del


icorso), <strong>il</strong> procedimento si<br />

svolge sulla base dei poteri<br />

officiosi che la nuova norma<br />

attribuisce al giudicante ( 17 )<br />

(assunzione di informazioni,<br />

audizione del minore),<br />

sfociando ugualmente in una<br />

sentenza, la quale, secondo la<br />

lettera della legge, sia<br />

vecchia che nuova, “tiene<br />

luogo del consenso<br />

mancante”.<br />

<strong>Il</strong> minore


infraquattordicenne (solo al<br />

di sotto di tale età può<br />

attuarsi <strong>il</strong> procedimento ex<br />

art. 250/4 comma, essendo<br />

altrimenti <strong>il</strong> riconoscimento<br />

subordinato soltanto<br />

all’assenso) deve essere<br />

ascoltato, se ha compiuto<br />

dodici anni o è comunque<br />

capace di discernimento. La<br />

norma è ispirata ai principi<br />

generali ormai vigenti e<br />

ricalca quanto stab<strong>il</strong>ito<br />

dall’art. 155 sexies c.c.,


dettato in tema di<br />

affidamento condiviso dei<br />

<strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio.<br />

In ordine al ruolo del <strong>figli</strong>o<br />

<strong>nel</strong> procedimento, <strong>il</strong><br />

legislatore della novella<br />

avrebbe potuto<br />

maggiormente valorizzare<br />

l’affermazione della sentenza<br />

costituzionale del 2011 ( 18 ),<br />

secondo cui lo stesso è parte<br />

<strong>nel</strong> giudizio di opposizione


(con rappresentanza di regola<br />

affidata al genitore e con<br />

possib<strong>il</strong>ità di procedere alla<br />

nomina di un curatore) ( 19 ).<br />

E-gli ha invece seguito la<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

successiva alla pronuncia<br />

costituzionale ma<br />

antecedente rispetto alla<br />

novella, la quale, pur non<br />

negando tale qualità del<br />

minore, ha di fatto tratto da<br />

essa solo la giustificazione


dell’inderogab<strong>il</strong>ità<br />

dell’audizione ( 20 ).<br />

Analogamente, l’art. 250/4<br />

modificato non afferma che<br />

<strong>il</strong> minore deve costituirsi in<br />

giudizio tramite <strong>il</strong> genitore<br />

che l’ha già riconosciuto o un<br />

curatore speciale, ma<br />

ribadisce che egli deve essere<br />

ascoltato.<br />

L’obbligatorietà<br />

dell’audizione del minore in<br />

questa fattispecie non è


comunque una novità,<br />

essendo stata costantemente<br />

interpretata in tal senso la<br />

formula “sentito <strong>il</strong> minore”,<br />

contenuta <strong>nel</strong> testo<br />

precedente ( 21 ).<br />

L’art. 250/4<br />

precedentemente vigente<br />

espressamente richiedeva<br />

l’intervento del PM. <strong>Il</strong> fatto<br />

che la norma attuale non<br />

abbia ripetuto tale previsione<br />

non deve <strong>per</strong>ò essere


considerata come espressione<br />

d i una volontà contraria. A<br />

prescindere dal fatto che sia<br />

menzionato o meno da una<br />

norma specifica, l’intervento<br />

del Pubblico ministero resta<br />

comunque fondato sull’art.<br />

70, n. 3 c.p.c. ( 22 ). Vi è poi la<br />

generale previsione del<br />

novellato art. 38 disp. att.<br />

c.c., secondo <strong>il</strong> quale, in tutti<br />

i procedimenti in materia di<br />

affidamento e <strong>mantenimento</strong>


dei minori, <strong>il</strong> tribunale<br />

provvede dopo aver sentito <strong>il</strong><br />

PM.<br />

La novella non precisa<br />

quale sia l’interesse del <strong>figli</strong>o<br />

che può giustificare, <strong>nel</strong><br />

merito, <strong>il</strong> rigetto dell’istanza<br />

di riconoscimento. Deve<br />

continuare a ritenersi valida<br />

la precedente giurisprudenza,<br />

secondo la quale <strong>il</strong><br />

riconoscimento della prole<br />

naturale costituisce un diritto<br />

soggettivo sacrificab<strong>il</strong>e solo


in presenza di un <strong>per</strong>icolo di<br />

danno gravissimo <strong>per</strong> lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo psico-fisico del<br />

minore ( 23 ).<br />

Non essendo intervenuta<br />

alcuna nuova disposizione, si<br />

può ritenere tuttora o<strong>per</strong>ante<br />

la giurisprudenza che, <strong>nel</strong><br />

ribadire che l’indagine sulla<br />

veridicità del riconoscimento<br />

non fa parte del giudizio, ha<br />

tuttavia sostenuto che essa<br />

può essere attuata incidenter


tantum, in caso di<br />

contestazioni della<br />

controparte, <strong>per</strong> verificare la<br />

legittimazione attiva del<br />

richiedente ( 24 ).<br />

3.3 Provvedimenti provvisori<br />

e provvedimenti opportuni<br />

Lo schema che la nuova<br />

normativa detta <strong>per</strong> i<br />

provvedimenti provvisori ed<br />

urgenti richiama quanto


previsto in sede di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio.<br />

A differenza, tuttavia, di<br />

quanto avviene in tali<br />

procedimenti, l’emissione è<br />

eventuale, essendo<br />

subordinata al prevedib<strong>il</strong>e<br />

esito del giudizio ed alle<br />

peculiarità del caso.<br />

<strong>Il</strong> fine cui i provvedimenti<br />

sono destinati consiste <strong>nel</strong>l’<br />

“instaurare la relazione”,<br />

vale a dire <strong>nel</strong> preparare, con<br />

la dovuta gradualità e


cautela, <strong>il</strong> minore, affinché <strong>il</strong><br />

rapporto con un genitore,<br />

magari fino ad ieri<br />

sconosciuto, parta <strong>nel</strong> modo<br />

giusto.<br />

Se l’opposizione appare<br />

palesemente fondata, vale a<br />

dire se gli argomenti che essa<br />

porta lasciano presagire <strong>il</strong><br />

rigetto dell’istanza di<br />

riconoscimento, nessun<br />

provvedimento provvisorio<br />

deve essere emesso.<br />

Ugualmente non vi è


necessità di provvedimenti<br />

ove <strong>il</strong> genitore che effettua <strong>il</strong><br />

riconoscimento ed <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

già si conoscano e si<br />

frequentino in modo pacifico.<br />

Spetta <strong>per</strong>tanto al giudicante<br />

stab<strong>il</strong>ire, non solo quali<br />

provvedimenti debbano<br />

essere adottati, ma anche<br />

“se” debbano esserlo.<br />

La norma, a differenza di<br />

quanto accade <strong>per</strong> i<br />

“provvedimenti opportuni”<br />

da emettere con la sentenza


(successivamente<br />

disciplinati), non precisa se<br />

tra le misure provvisorie ed<br />

urgenti possano esservi anche<br />

disposizioni di carattere<br />

economico. La risposta, in<br />

sede di interpretazione, ben<br />

può essere positiva, in quanto<br />

non vi è ragione <strong>per</strong><br />

escludere tutto ciò che possa<br />

favorire l’instaurazione della<br />

relazione ed in quanto la<br />

stessa espressione “urgenti”<br />

fac<strong>il</strong>mente si adatta proprio a


misure di carattere o<br />

r<strong>il</strong>evanza economica.<br />

<strong>Il</strong> fatto che la finalità dei<br />

provvedimenti provvisori sia<br />

indicata in rapporto<br />

all’instaurazione della<br />

relazione induce a ritenere<br />

che, di regola, essi non siano<br />

un’anticipazione delle misure<br />

che saranno emesse con la<br />

sentenza, come avviene <strong>per</strong> i<br />

provvedimenti emessi in sede<br />

di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi o divorzio. Non si


avvisano tuttavia ragioni<br />

<strong>per</strong>ché, qualora ciò sia<br />

opportuno <strong>nel</strong>l’interesse del<br />

minore, possano assumere<br />

tale funzione.<br />

L’intera normativa a tutela<br />

del minore tende ad essere (e<br />

l’affido condiviso ne è<br />

esempio) sempre più dutt<strong>il</strong>e,<br />

<strong>per</strong> <strong>per</strong>seguire <strong>il</strong> fine<br />

sostanziale dell’interesse del<br />

medesimo e sconsiglia<br />

interpretazioni rigide o<br />

letterali che siano in


contrasto con esso.<br />

La lettura del solo articolo<br />

250 può lasciare dubbi<br />

sull’esecutività dei<br />

provvedimenti ivi indicati,<br />

non essendo<br />

automaticamente applicab<strong>il</strong>i<br />

alla fattispecie né l’art. 189<br />

disp. att. c.p.c., né l’art. 741<br />

c.p.c.. Ove tuttavia i<br />

provvedimenti in questione si<br />

considerino rientrare <strong>nel</strong><br />

novero dei provvedimenti “in<br />

materia di affidamento e


<strong>mantenimento</strong> dei minori”, <strong>il</strong><br />

problema è risolto dall’art.<br />

38 disp. att., che<br />

espressamente ne prevede<br />

l’immediata esecutività.<br />

I “provvedimenti<br />

opportuni in relazione<br />

all’affidamento ed al<br />

<strong>mantenimento</strong> del minore”<br />

devono essere dati con<br />

sentenza.<br />

La norma novellata fa<br />

riferimento all’art. 315 bis ed<br />

all’art. 262 c.c.. <strong>Il</strong> primo


ichiamo deve essere inteso<br />

come indicazione di principi<br />

s u cui fondare la decisione,<br />

mentre <strong>il</strong> secondo, oltre a<br />

svolgere la medesima<br />

funzione in relazione al suo<br />

oggetto, indica una tipologia<br />

di provvedimenti da adottare,<br />

vale a dire impone al giudice<br />

di includere <strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza<br />

disposizioni sul cognome del<br />

<strong>figli</strong>o.<br />

L’art. 315 bis è norma<br />

integralmente nuova, che


indica alcuni prioritari diritti<br />

ed un dovere del minore. <strong>Il</strong><br />

richiamo ad esso è<br />

opportuno, anche se, in<br />

materia di affidamento,<br />

sarebbe stato opportuno<br />

anche un riferimento al<br />

valore della bigenitorialità,<br />

contenuto <strong>nel</strong> primo comma<br />

dell’art. 155 c.c., poiché tale<br />

ultima norma, pur dettata in<br />

tema di <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, detta un principio<br />

generale, <strong>per</strong>tinente ed


applicab<strong>il</strong>e alla f<strong>il</strong>iazione.<br />

<strong>Il</strong> riferimento all’art. 262<br />

c.c. consente di risolvere con<br />

un unico procedimento anche<br />

le problematiche relative al<br />

cognome che <strong>il</strong> minore<br />

riconosciuto deve assumere.<br />

Su tale argomento la nuova<br />

legge non ha apportato<br />

modifiche e continuano<br />

<strong>per</strong>tanto ad applicarsi le<br />

disposizioni in vigore.<br />

L’ultimo comma dell’art.<br />

250, come novellato,


consente di derogare alla<br />

disposizione<br />

precedentemente vigente<br />

secondo la quale <strong>il</strong><br />

riconoscimento del <strong>figli</strong>o non<br />

poteva essere fatto da chi non<br />

avesse compiuto sedici anni.<br />

Ciò poneva <strong>il</strong> minore (ove<br />

entrambi i genitori si<br />

trovassero in questa<br />

condizione oppure ove uno<br />

solo dei due volesse o<strong>per</strong>are<br />

<strong>il</strong> riconoscimento) <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

condizione di vedersi


sottoposto ad un<br />

procedimento <strong>per</strong> la<br />

dichiarazione dello stato di<br />

abbandono e, quindi, di<br />

adottab<strong>il</strong>ità, con conseguente<br />

applicazione del rimedio<br />

previsto dall’art. 11 della<br />

legge 184/1983 (“Nel caso di<br />

non riconoscib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong><br />

difetto di età del genitore, la<br />

procedura è rinviata anche<br />

d’ufficio sino al compimento<br />

del sedicesimo anno di età<br />

del genitore naturale, purché


sussistano le condizioni<br />

menzionate <strong>nel</strong> comma<br />

precedente”).<br />

Tale ultima norma resta in<br />

vigore <strong>per</strong> <strong>il</strong> caso che <strong>il</strong><br />

giudice non autorizzi <strong>il</strong><br />

“prematuro” riconoscimento.<br />

In passato si affermava che<br />

<strong>il</strong> divieto era fondato sul<br />

fatto che <strong>il</strong> minore non aveva<br />

la capacità <strong>per</strong> comprendere<br />

<strong>il</strong> valore dell’atto da<br />

compiere e che bisognava<br />

<strong>per</strong>tanto attendere <strong>il</strong>


completamento della<br />

formazione della sua<br />

<strong>per</strong>sonalità.<br />

Questa motivazione non<br />

appare attualmente disattesa,<br />

in quanto la riduzione<br />

dell’età è subordinata ad una<br />

valutazione del giudice, che<br />

tenga conto di tutti i valori in<br />

gioco.<br />

4. L’art. 251c.c.


L’incesto era punito già<br />

<strong>nel</strong> diritto romano. Nel<br />

<strong>per</strong>iodo <strong>il</strong>luminista <strong>il</strong> reato fu<br />

abolito, <strong>per</strong> essere<br />

ripristinato dal codice sardo<br />

pre-unitario e dal codice<br />

Zanardelli del 1889, <strong>il</strong> quale<br />

tuttavia puniva solo la<br />

relazione incestuosa.<br />

L’attuale codice penale<br />

punisce l’incesto unicamente<br />

se commesso “in modo che<br />

ne derivi pubblico scandalo”.<br />

Tale discutib<strong>il</strong>e scelta, che


sembra non voler <strong>per</strong>seguire<br />

<strong>il</strong> fatto in sé, ma l’immagine<br />

pubblica di esso, era in linea<br />

con le disposizioni civ<strong>il</strong>i<br />

vigenti prima della novella.<br />

<strong>Il</strong> riconoscimento di un<br />

<strong>figli</strong>o, infatti, è un atto che<br />

non resta <strong><strong>nel</strong>la</strong> sfera<br />

strettamente privata ma<br />

assume pubblica r<strong>il</strong>evanza e,<br />

<strong>per</strong>tanto, sembrava giusto<br />

dovesse essere sanzionato<br />

con l’inammissib<strong>il</strong>ità.<br />

La modifica di legge ha


finalmente assicurato<br />

all’interesse del <strong>figli</strong>o la<br />

prevalenza su ogni altra<br />

valutazione (e quindi anche<br />

sull’ingiusto concetto<br />

secondo cui le colpe dei<br />

genitori devono ricadere sui<br />

<strong>figli</strong>).<br />

Non può dirsi, tuttavia, che<br />

la parificazione dei <strong>figli</strong> sia<br />

completa e che ogni<br />

discriminazione sia stata<br />

abolita. La norma, infatti,<br />

prevede, <strong>per</strong> <strong>il</strong>


iconoscimento di <strong>figli</strong> nati<br />

da <strong>per</strong>sone legate da stretti<br />

vincoli di parentela o<br />

affinità, l’autorizzazione del<br />

giudice, che non è invece<br />

necessaria negli altri casi.<br />

La disposizione di legge<br />

può giustificarsi con<br />

l’opportunità di tutelare <strong>il</strong><br />

minore stesso, <strong>per</strong>ché la<br />

situazione ambientale<br />

potrebbe essere tale da<br />

rendere <strong>per</strong> lui<br />

pregiudizievole <strong>il</strong>


iconoscimento. Essa resta,<br />

tuttavia, una discriminazione,<br />

<strong>per</strong>ché la completa<br />

parificazione si avrà solo<br />

quando tutti i <strong>figli</strong>, in<br />

relazione ad un medesimo<br />

atto, avranno lo stesso<br />

trattamento, senza condizioni<br />

o subordinate.<br />

Costituisce un indubbio<br />

progresso l’eliminazione<br />

della terminologia “<strong>figli</strong><br />

incestuosi”. Tuttavia, finché<br />

solo ad essi sarà riferito uno


specifico articolo del codice,<br />

continueranno a costituire<br />

una categoria e,<br />

verosim<strong>il</strong>mente, ad avere un<br />

nome che indichi una loro<br />

peculiarità o diversità<br />

<strong>nel</strong>l’ambito del genere<br />

“<strong>figli</strong>”.<br />

La norma non indica le<br />

forme che <strong>il</strong> procedimento di<br />

autorizzazione deve<br />

assumere.<br />

Anche in questo caso<br />

occorre far riferimento


all’art. 38 disp. att. c.c.. Tale<br />

disposizione, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

precedente formulazione,<br />

affermava, con riferimento a<br />

tutte le fattispecie<br />

considerate, che in ogni caso<br />

<strong>il</strong> tribunale doveva<br />

provvedere in camera di<br />

consiglio. Attualmente, con<br />

formula apparentemente più<br />

restrittiva, essa detta lo<br />

stesso principio, in ordine ai<br />

“procedimenti di affidamento<br />

e <strong>mantenimento</strong>” dei minori.


Sembra tuttavia possib<strong>il</strong>e,<br />

considerato <strong>il</strong> contesto,<br />

ritenere che l’interpretazione<br />

possa essere più ampia ed<br />

applicarsi anche a<br />

procedimenti non<br />

strettamente riferiti ad<br />

affidamento e <strong>mantenimento</strong>.<br />

La modifica dell’art. 251<br />

e, quindi, la possib<strong>il</strong>ità di<br />

riconoscimento <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />

nati da <strong>per</strong>sone con stretti<br />

vincoli di parentela non era<br />

contenuta <strong>nel</strong> testo approvato


dalla Camera, in prima<br />

lettura, <strong>il</strong> 30 giugno 2011.<br />

L’inserimento dell’ulteriore<br />

disposizione è stata oggetto<br />

di vivaci polemiche e di<br />

commenti negativi, da parte<br />

di alcune componenti<br />

politiche, all’indomani della<br />

definitiva approvazione ( 25 ).<br />

5. Effetti del riconoscimento<br />

<strong>Il</strong> secondo ed <strong>il</strong> terzo


comma dell’art. 258 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e sono rimasti<br />

invariati. <strong>Il</strong> primo comma ha<br />

subito una modifica, piccola<br />

dal punto di vista lessicale,<br />

ma assai significativa sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o sostanziale.<br />

All’originaria previsione,<br />

secondo cui <strong>il</strong><br />

riconoscimento produce<br />

effetti (solo) nei confronti<br />

del genitore che lo compie, si<br />

è infatti aggiunto: “… e<br />

riguardo ai parenti di esso”.


In tal modo, <strong>il</strong> minore, al<br />

momento e <strong>per</strong> effetto del<br />

riconoscimento, non solo<br />

acquisisce un genitore che<br />

assume ogni obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>, istruzione e<br />

cura, nei suoi confronti, ma<br />

consegue una molteplicità di<br />

rapporti parentali, pari ai<br />

rapporti del genitore stesso.<br />

Anche in questo caso, la<br />

novella legislativa risolve un<br />

problema interpretativo<br />

controverso in dottrina.


Secondo alcuni Autori,<br />

infatti, la vecchia<br />

formulazione non intendeva<br />

evitare la nascita di una<br />

parentela naturale, bensì<br />

escludere che <strong>il</strong><br />

riconoscimento potesse<br />

estendersi all’altro genitore<br />

( 26 ).<br />

Con tale visione restrittiva<br />

si intendeva espungere tale<br />

norma dal novero di quelle<br />

ut<strong>il</strong>i <strong>per</strong> la soluzione del


problema dell’esistenza di<br />

una parentela naturale e del<br />

suo avverarsi a seguito del<br />

riconoscimento, lasciando<br />

spazio a quelle che<br />

suggerivano una soluzione<br />

diversa ( 27 ).<br />

La normativa<br />

precedentemente vigente<br />

altresì faceva salvi gli effetti<br />

nei confronti di <strong>per</strong>sone<br />

diverse dal genitore, “previsti<br />

dalla legge” e, quindi, quale


che fosse l’interpretazione<br />

prescelta, consentiva di<br />

individuare ipotesi in cui <strong>il</strong><br />

riconoscimento potesse<br />

consentire collegamenti tra <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o riconosciuto ed i<br />

parenti del genitore.<br />

Attualmente <strong>il</strong> sorgere di<br />

un vincolo giuridico non è<br />

più controverso ed è<br />

<strong>il</strong>limitato.<br />

Le conseguenze della<br />

novella investono in<br />

particolare la materia


successoria, comportando<br />

immediata abrogazione<br />

implicita di alcuni articoli<br />

(578, 579, 580) e modifica di<br />

altri, relativi ai rapporti tra<br />

parenti (ex) naturali. In<br />

relazione a tale aspetto,<br />

infatti, l’equiparazione dei<br />

<strong>figli</strong> e la modifica dell’art. 74<br />

non presuppongono, <strong>per</strong><br />

determinare i propri effetti,<br />

l’emanazione dei decreti <strong>per</strong><br />

i quali <strong>il</strong> Governo ha ricevuto<br />

delega, né restano sospese in


attesa di essi.<br />

6. Modifica dell’art. 276 c.c.<br />

<strong>Il</strong> legislatore della novella<br />

ha stab<strong>il</strong>ito che, <strong>nel</strong> codice<br />

civ<strong>il</strong>e, le parole <strong>figli</strong><br />

legittimi e <strong>figli</strong> naturali,<br />

ovunque ricorrano, siano<br />

sostituite con “<strong>figli</strong>”. In<br />

conseguenza di ciò, quando<br />

ha dovuto riferirsi agli uni ed<br />

agli altri (art. 74 e 250), ha


ado<strong>per</strong>ato l’espressione<br />

“f<strong>il</strong>iazione all’interno del<br />

matrimonio” e “al di fuori di<br />

esso”.<br />

Perché <strong>il</strong> precetto possa<br />

avere pieno significato,<br />

l’abolizione del termine<br />

“naturale” dovrebbe riferirsi<br />

ad ogni altro rapporto<br />

conseguente alla f<strong>il</strong>iazione.<br />

L’art. 276 novellato<br />

conserva invece <strong>il</strong> termine<br />

“naturale”, riferito alla<br />

paternità ed alla maternità.


La modifica che la nuova<br />

legge determina consiste<br />

<strong>nel</strong>l’assicurare un’ulteriore<br />

possib<strong>il</strong>ità di es<strong>per</strong>imento<br />

dell’azione.<br />

Precedentemente, infatti,<br />

dopo la morte del genitore,<br />

essa poteva essere esercitata<br />

solo in presenza di eredi.<br />

Attualmente, se non ve ne<br />

sono, è prevista la nomina di<br />

un curatore speciale.<br />

L’azione <strong>per</strong> la<br />

dichiarazione giudiziale di


paternità o maternità, come<br />

stab<strong>il</strong>ito dall’art. 270 c.c.<br />

(norma non modificata<br />

dall’ultima riforma), è<br />

imprescrittib<strong>il</strong>e riguardo al<br />

<strong>figli</strong>o. Con la nuova<br />

formulazione dell’art. 276,<br />

l’imprescrittib<strong>il</strong>ità è stata<br />

rafforzata e tutelata anche<br />

dopo la morte del genitore.


CAPITOLO I<br />

I MUTAMENTI DELLA<br />

FAMIGLIA E L’OBBLIGO<br />

DI MANTENIMENTO DEL<br />

CONIUGE E DEI FIGLI<br />

SOMMARIO: 1. Dal diritto romano<br />

al Codice civ<strong>il</strong>e del 1942. La<br />

potestà del pater fam<strong>il</strong>ias come<br />

elemento cardine della famiglia<br />

e <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> della moglie.<br />

– 2. <strong>Il</strong> principio di parità tra i<br />

coniugi <strong><strong>nel</strong>la</strong> Costituzione e


<strong><strong>nel</strong>la</strong> giurisprudenza della<br />

Corte Costituzionale fino al<br />

1975. – 3. I principi di<br />

eguaglianza e solidarietà<br />

coniugale, e l’obbligo di<br />

contribuire ai bisogni della<br />

famiglia, <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del<br />

1975. – 4. L’istituzione del<br />

divorzio e i suoi effetti<br />

economici. – 5. <strong>Il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Dalla<br />

soggezione alla potestà paterna<br />

al riconoscimento di diritti<br />

soggettivi. – 6. Eguaglianza ed<br />

autonomia dei soggetti, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

famiglia attuale. La


condivisione ed equa<br />

ripartizione delle risorse<br />

economiche della famiglia e la<br />

tutela dei soggetti<br />

economicamente più deboli.<br />

1 . Dal diritto romano al<br />

codice civ<strong>il</strong>e del 1942. La<br />

potestà del pater fam<strong>il</strong>ias<br />

come elemento cardine della<br />

famiglia e <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

della moglie.


<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>coniuge</strong> e dei <strong>figli</strong> segue nei<br />

secoli l’evoluzione dell’<br />

“istituzione” famiglia e dei<br />

rapporti tra i suoi<br />

componenti, condizionati dai<br />

mutamenti sociali ed<br />

economici.<br />

Nel diritto romano la<br />

fam<strong>il</strong>ia proprio iure si basava<br />

sulla soggezione al pater<br />

fam<strong>il</strong>ias, che esercitava la<br />

s u a potestas sui sottoposti,<br />

fossero essi o no parenti di


sangue.<br />

La famiglia rappresentava<br />

non solo un complesso di<br />

<strong>per</strong>sone, ma anche l’insieme<br />

di beni che facevano capo al<br />

pater, padrone assoluto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

domus ( 28 ).<br />

In origine, quando la<br />

donna romana si sposava,<br />

passava dal potere assoluto<br />

del proprio padre (manus) a<br />

quello del marito (se sui<br />

iuris), oppure del suocero


(matrimonio cum manu).<br />

Successivamente, tra la fine<br />

dell’età repubblicana e i<br />

primi secoli dell’im<strong>per</strong>o<br />

romano (dalla seconda metà<br />

del IV sec. a.C. alla prima del<br />

III°), la struttura della<br />

fam<strong>il</strong>ia si modificò ( 29 ) e la<br />

donna acquistò una maggiore<br />

autonomia, sia <strong>per</strong><br />

l’affermarsi del matrimonio<br />

sine manu, dove la donna e i<br />

suoi beni restavano


all’interno della famiglia<br />

d’origine, che <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

riconoscimento a suo favore<br />

del diritto di ereditare e fare<br />

testamento.<br />

<strong>Il</strong> graduale riconoscimento<br />

della capacità di esercizio di<br />

alcuni diritti comportò <strong>per</strong> le<br />

donne la possib<strong>il</strong>ità di gestire<br />

ed amministrare <strong>il</strong> proprio<br />

patrimonio. Tuttavia, le<br />

donne sprovviste di parente<br />

masch<strong>il</strong>e, che potesse<br />

esercitare su di loro <strong>il</strong>


proprio potere, erano<br />

costrette ad avere un tutore.<br />

La tutela <strong>per</strong>petua era un<br />

istituto coerente con le<br />

caratteristiche di un sistema<br />

politico e sociale basato sul<br />

principio che la gestione non<br />

solo della vita collettiva ma<br />

anche del patrimonio<br />

fam<strong>il</strong>iare era compito<br />

esclusivamente masch<strong>il</strong>e.<br />

<strong>Il</strong> marito aveva <strong>il</strong> diritto di<br />

esigere dalla moglie rispetto<br />

ed obbedienza e di essere


assistito “<strong>nel</strong> governo delle<br />

cose domestiche e negli<br />

acquisti”; la moglie dal canto<br />

suo aveva diritto ad esigere<br />

dal marito <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> e<br />

la “difesa dagli altrui<br />

oltraggi”.<br />

Durante <strong>il</strong> Medioevo la<br />

donna continuò a rimanere<br />

soggetta agli interessi del<br />

gruppo fam<strong>il</strong>iare di<br />

appartenenza e a costituire <strong>il</strong><br />

bene di scambio di maggior<br />

valore, assumendo ulteriore


<strong>il</strong>evanza la dote che veniva<br />

pagata dal padre della sposa<br />

<strong>per</strong> fornire i mezzi <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> della nuova<br />

famiglia. L’istituto della dote<br />

è rimasto <strong>nel</strong> nostro<br />

ordinamento fino all’entrata<br />

in vigore della riforma del<br />

diritto di famiglia del 1975.<br />

Dopo la proclamazione del<br />

Regno d’Italia, <strong>nel</strong> codice<br />

civ<strong>il</strong>e emanato <strong>nel</strong> 1865<br />

rimase la posizione<br />

subordinata della donna al


marito ( 30 ). L’art. 131<br />

affermava che “<strong>il</strong> marito è<br />

capo della famiglia: la<br />

moglie segue la condizione<br />

civ<strong>il</strong>e di lui, ne assume <strong>il</strong><br />

cognome, ed è obbligata ad<br />

accompagnarlo dovunque<br />

egli creda opportuno di<br />

fissare residenza”, e ai sensi<br />

dell’art. 134 le donne non<br />

potevano compiere atti<br />

giuridici di contenuto<br />

economico senza


l’autorizzazione del marito<br />

( 31 ).<br />

L’istituto<br />

dell’autorizzazione maritale<br />

( 32 ) era presente anche <strong>nel</strong><br />

codice di Napoleone ( 33 ) del<br />

1804, ma <strong>nel</strong> sistema<br />

francese vigeva <strong>il</strong> sistema<br />

della comunione dei beni tra<br />

i coniugi, che proteggeva<br />

maggiormente la donna. <strong>Il</strong><br />

codice italiano del 1865,<br />

invece, manteneva <strong>il</strong> sistema


della <strong>separazione</strong> dei beni,<br />

anche in presenza di dote<br />

d e l l a sposa, che con <strong>il</strong><br />

matrimonio diveniva di<br />

esclusiva proprietà del<br />

marito.<br />

A riparazione di tale<br />

spoliazione di beni, era<br />

sancito <strong>il</strong> dovere del marito<br />

“di proteggere la moglie, di<br />

tenerla presso di sé e<br />

somministrarle tutto ciò che<br />

è necessario ai bisogni della<br />

vita in proporzione delle sue


sostanze” (art. 132). Peraltro,<br />

la moglie doveva contribuire<br />

al <strong>mantenimento</strong> del marito,<br />

se questo non aveva mezzi<br />

sufficienti.<br />

L’obbligazione del marito<br />

“di somministrare gli<br />

alimenti alla moglie” veniva<br />

a cessare “quando la moglie,<br />

allontanatasi senza giusta<br />

causa dal domic<strong>il</strong>io<br />

coniugale, ricusi di<br />

ritornarvi. Può inoltre<br />

l’autorità giudiziaria,


secondo le circostanze,<br />

ordinare a profitto del marito<br />

e della prole <strong>il</strong> sequestro<br />

temporaneo di parte delle<br />

rendite parafernali della<br />

moglie” (art. 133).<br />

<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e del 1942,<br />

approvato con Regio decreto<br />

legge 16 marzo 1942, n. 262,<br />

mantenne la concezione della<br />

famiglia fondata sulla<br />

subordinazione della moglie<br />

al marito, sia nei rapporti<br />

<strong>per</strong>sonali che in quelli


patrimoniali, sia <strong>nel</strong>le<br />

relazioni di coppia che nei<br />

riguardi dei <strong>figli</strong>.<br />

L’art. 144 del codice civ<strong>il</strong>e<br />

del 1942 (“Potestà maritale”)<br />

aveva contenuto identico<br />

all’art. 131 del codice del<br />

1865, così come l’art. 145<br />

(“Doveri del marito”) era<br />

identico all’art. 132.<br />

In un sistema sociale e<br />

fam<strong>il</strong>iare fondato<br />

sull’affermazione della<br />

diseguaglianza dei coniugi,


isultava conseguente<br />

prevedere che <strong>il</strong> marito aveva<br />

<strong>il</strong> dovere di somministrare<br />

alla moglie, in proporzione<br />

alle sue sostanze, “tutto ciò<br />

che è necessario ai bisogni<br />

della vita” (art. 145, primo<br />

comma, cod. civ. 1942),<br />

indipendentemente dai mezzi<br />

di cui la stessa disponeva,<br />

mentre la moglie era tenuta a<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />

del marito solo se questi era<br />

privo di “mezzi sufficienti”


(art. 145, secondo comma,<br />

cod. civ. 1942).<br />

La <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />

poteva essere chiesta solo <strong>per</strong><br />

determinate cause (adulterio,<br />

volontario abbandono,<br />

eccessi, sevizie, minacce o<br />

ingiurie gravi), e non era<br />

ammessa <strong>per</strong> l’adulterio del<br />

marito, salvo che <strong>il</strong> fatto<br />

costituisse un’ingiuria grave<br />

<strong>per</strong> la moglie (art. 151 cod.<br />

civ. 1942). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che non<br />

aveva colpa <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>


<strong>per</strong>sonale conservava i diritti<br />

inerenti alla sua qualità di<br />

<strong>coniuge</strong>, purché non<br />

incompatib<strong>il</strong>i con lo stato di<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

L’art. 156, primo comma,<br />

poneva a carico del marito, in<br />

regime di <strong>separazione</strong><br />

consensuale senza colpa di<br />

nessuno dei coniugi,<br />

l’obbligo di somministrare<br />

alla moglie tutto ciò che era<br />

necessario ai bisogni della<br />

vita, indipendentemente dalle


sue condizioni economiche.<br />

<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e del 1942<br />

prevedeva come unico<br />

motivo di scioglimento del<br />

matrimonio la morte di uno<br />

dei coniugi, ed esprimeva<br />

<strong>per</strong>ciò <strong>il</strong> principio<br />

dell’indissolub<strong>il</strong>ità del<br />

matrimonio.<br />

2. <strong>Il</strong> principio di parità tra i<br />

coniugi <strong><strong>nel</strong>la</strong> Costituzione e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> giurisprudenza della


Corte Costituzionale fino al<br />

1975.<br />

L’Assemblea Costituente<br />

( 34 ) abolì con l’art. 3 ogni<br />

discriminazione fondata sul<br />

sesso.<br />

Con l’approvazione<br />

dell’art. 29 ( 35 ), <strong>il</strong> 23 apr<strong>il</strong>e<br />

1947, venne abolita la figura<br />

del capo famiglia e si<br />

riconobbe pari dignità ai<br />

coniugi, ponendo così


termine ai molti m<strong>il</strong>lenni di<br />

patriarcato, sostenuto dal<br />

diritto romano e dalle<br />

successive codificazioni.<br />

I principi posti dalla<br />

Costituzione repubblicana<br />

rimasero tuttavia inattuati<br />

<strong>per</strong> molti anni, in quanto i<br />

rapporti fam<strong>il</strong>iari furono<br />

disciplinati fino alla riforma<br />

del 1975 dalle norme del<br />

codice civ<strong>il</strong>e del 1942.<br />

La dottrina prevalente<br />

all’epoca giustificava


l’ordinamento gerarchico<br />

fam<strong>il</strong>iare anteriore alla<br />

Costituzione come<br />

compatib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> principio<br />

di eguaglianza espresso<br />

dall’art. 29 Cost., stante la<br />

necessità di tem<strong>per</strong>are tale<br />

principio con l’esigenza<br />

primaria di mantenere l’unità<br />

della famiglia ( 36 ).<br />

Per lungo tempo anche la<br />

giurisprudenza della Corte<br />

costituzionale non concesse


alcuna significativa a<strong>per</strong>tura<br />

all’effettiva applicazione del<br />

principio di eguaglianza tra i<br />

coniugi, ed anzi in numerose<br />

pronunce ribadì <strong>il</strong> necessario<br />

affievolimento di tale<br />

principio al fine di<br />

salvaguardare una<br />

concezione antica della<br />

famiglia, e <strong>il</strong> ruolo del marito<br />

quale garante dell’unità<br />

fam<strong>il</strong>iare ( 37 ).<br />

Un vivace dibattito


giurisprudenziale si sv<strong>il</strong>uppò<br />

anche sulle differenti<br />

previsioni contenute negli<br />

artt. 144, 145, e 156, primo<br />

comma, laddove si riteneva<br />

sussistere una disparità di<br />

trattamento economico fra i<br />

due coniugi e una<br />

conseguente situazione di<br />

ingiustificato vantaggio<br />

(economico) <strong>per</strong> la moglie.<br />

La Corte costituzionale,<br />

<strong>nel</strong> 1967, ritenne che “la<br />

disposizione denunciata – in


iferimento all’art. 144,<br />

primo comma, c.c. - non<br />

contrasti con la Costituzione<br />

poiché la diversità della<br />

distribuzione degli oneri fra i<br />

due coniugi trova<br />

fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong> diversa<br />

posizione che <strong>il</strong> vigente<br />

Codice di diritto privato,<br />

ritenendola necessaria ad<br />

assicurare l’unità della<br />

famiglia, conferisce loro e<br />

che si concreta<br />

<strong>nel</strong>l’attribuire al marito


(oltre che l’esclusività<br />

dell’esercizio della "patria<br />

potestà" sui <strong>figli</strong>) la titolarità<br />

di una "potestà maritale",<br />

alla quale connette una<br />

ampia serie di particolari<br />

poteri, tali da porlo in<br />

posizione di preminenza sulla<br />

moglie. … Appare chiaro che<br />

<strong>nel</strong> sistema del Codice i<br />

particolari doveri imposti al<br />

marito, quali sono quello<br />

della "protezione" della<br />

moglie e l’altro, del quale si


controverte, della<br />

somministrazione ad essa di<br />

tutto quanto le è necessario<br />

<strong>per</strong> la soddisfazione di ogni<br />

suo bisogno, senza riguardo<br />

alle sostanze di lei, sono da<br />

valutare <strong>nel</strong> rapporto in cui<br />

si trovano di necessaria<br />

correlazione con la<br />

situazione di vantaggio a lui<br />

conferita, sicché, ferma<br />

rimanendo quest’ultima,<br />

nessuna attenuazione<br />

potrebbe apportarsi negli


obblighi, venendo altrimenti<br />

meno l’equ<strong>il</strong>ibrio voluto<br />

costituire nei rapporti<br />

reciproci. ” . ( C. cost.,<br />

sentenza n. 144 del 12<br />

dicembre 1967).<br />

La Corte dichiarò invece,<br />

con sentenza n. 46 del 4<br />

maggio 1966, l’<strong>il</strong>legittimità<br />

costituzionale dell’art. 156,<br />

primo comma, del codice<br />

civ<strong>il</strong>e del 1942, “<strong><strong>nel</strong>la</strong> parte<br />

in cui pone a carico del<br />

marito, in regime di


<strong>separazione</strong> consensuale<br />

senza colpa di nessuno dei<br />

coniugi, l’obbligo di<br />

somministrare alla moglie<br />

tutto ciò che è necessario ai<br />

bisogni della vita,<br />

indipendentemente dalle<br />

condizioni economiche di<br />

costei.”, in considerazione<br />

dell’ “assoluto divieto di<br />

diversità di trattamento<br />

giuridico <strong>per</strong> ragioni di sesso<br />

posto dall’art. 3 Cost.”. La<br />

pronuncia aveva <strong>per</strong>altro una


valenza negativa <strong>per</strong> le<br />

donne, rimanendo intatto <strong>il</strong><br />

regime dei priv<strong>il</strong>egi<br />

riconosciuti al marito.<br />

Nel caso di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong> colpa del marito, la<br />

Corte, con sentenza n. 45 del<br />

20 marzo 1969, dichiarò<br />

invece non fondata la<br />

questione di legittimità<br />

costituzionale dell’art. 156,<br />

primo comma, laddove<br />

considerava, in tale ipotesi,<br />

irr<strong>il</strong>evanti le condizioni


economiche della moglie in<br />

riferimento al diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> di questa nei<br />

confronti del marito,<br />

precisando che “invero la<br />

situazione dei coniugi<br />

separati non può non<br />

apparire obiettivamente<br />

diversa secondo che alla<br />

<strong>separazione</strong> essi siano<br />

addivenuti <strong>per</strong> concorde<br />

volontà ovvero <strong>per</strong> colpa di<br />

uno dei due, giudizialmente<br />

accertata. Nella prima


ipotesi, i coniugi, che hanno<br />

volontariamente rinunziato<br />

alla convivenza ed agli<br />

eventuali vantaggi con essa<br />

connessi, si trovano su un<br />

piano di assoluta parità, e<br />

questa esige che la disciplina<br />

alla quale nei reciproci<br />

rapporti essi saranno<br />

sottoposti dal momento della<br />

<strong>separazione</strong> in poi sia eguale<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> marito e <strong>per</strong> la moglie,<br />

indipendentemente dal<br />

regime giuridico o<strong>per</strong>ante in


costanza di unione; <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

seconda, invece, la<br />

convivenza viene meno <strong>per</strong><br />

fatto imputab<strong>il</strong>e ad uno dei<br />

due, sicché <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione dei rapporti<br />

patrimoniali non si può non<br />

tener conto, rispetto al<br />

<strong>coniuge</strong> incolpevole, dei<br />

diritti da lui goduti prima<br />

della <strong>separazione</strong>;<br />

prescindere da questi<br />

significherebbe rendere<br />

possib<strong>il</strong>e un inammissib<strong>il</strong>e


trattamento preferenziale <strong>per</strong><br />

chi vi ha dato causa.”.<br />

Osservava inoltre che “…<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> vicenda del rapporto<br />

matrimoniale dovuta alla<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong> colpa di uno<br />

dei due coniugi - e finché<br />

<strong>per</strong>mane l’attuale,<br />

differenziata disciplina dei<br />

loro diritti in costanza di<br />

convivenza - <strong>il</strong> principio di<br />

parità può essere rispettato<br />

solo a condizione che <strong>il</strong><br />

marito o la moglie


incolpevoli conservino nei<br />

confronti del <strong>coniuge</strong> in<br />

colpa gli stessi diritti<br />

patrimoniali che la legge fa<br />

discendere dal matrimonio.”<br />

( 38 ).<br />

L’art. 145, primo comma,<br />

del codice civ<strong>il</strong>e del 1942<br />

venne dichiarato, con<br />

sentenza n. 133 del 24 giugno<br />

1970, costituzionalmente<br />

<strong>il</strong>legittimo <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui<br />

non subordinava alla


condizione che la moglie non<br />

avesse mezzi sufficienti <strong>il</strong><br />

dovere del marito di<br />

somministrarle, in<br />

proporzione delle sue<br />

sostanze, tutto ciò che è<br />

necessario ai bisogni della<br />

vita, con la motivazione che<br />

“una diversità di trattamento,<br />

un tempo coerente con una<br />

concezione dei rapporti fra<br />

marito e moglie radicalmente<br />

diversa da quella poi assunta<br />

dal legislatore costituente a


fondamento della nuova<br />

disciplina, appare ora come<br />

fonte di un puro priv<strong>il</strong>egio<br />

della moglie, non conforme<br />

all’odierna valutazione dei<br />

rapporti fam<strong>il</strong>iari”.<br />

Nonostante tale<br />

motivazione sembri<br />

paradossale <strong>nel</strong> far<br />

riferimento ad una posizione<br />

di priv<strong>il</strong>egio della moglie - in<br />

epoca in cui <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />

continuava a <strong>per</strong>manere la<br />

potestà maritale, mentre


crescevano <strong>nel</strong> nostro Paese<br />

le manifestazioni di piazza<br />

che richiedevano una legge<br />

sul divorzio e la riforma del<br />

diritto di famiglia -, quella<br />

pronuncia evidenzia<br />

l’a<strong>per</strong>tura di un nuovo<br />

orientamento, laddove<br />

afferma <strong>per</strong> la prima volta<br />

che “la Corte ritiene che<br />

siffatta disparità di<br />

trattamento non trovi<br />

giustificazione in funzione<br />

dell’unità fam<strong>il</strong>iare. Si può,


anzi, affermare che, quando<br />

si tratti dei rapporti<br />

patrimoniali fra i coniugi, è<br />

proprio l’eguaglianza che<br />

garantisce quella unità e,<br />

viceversa, è la<br />

diseguaglianza a metterla in<br />

<strong>per</strong>icolo. … l’unità della<br />

famiglia … si rafforza <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura in cui i reciproci<br />

rapporti fra i coniugi sono<br />

governati dalla solidarietà e<br />

dalla parità.” ( 39 ).


3. I principi di eguaglianza e<br />

solidarietà coniugale, e<br />

l’obbligo di contribuire ai<br />

bisogni della famiglia, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

riforma del 1975.<br />

I valori dell’eguaglianza e<br />

della solidarietà, quali<br />

fondanti una nuova<br />

concezione della famiglia,<br />

sono stati recepiti dal<br />

legislatore della Riforma del<br />

diritto di famiglia del 1975


( 40 ), che si è preoccupato<br />

innanzitutto di confermare <strong>il</strong><br />

principio della parità tra i<br />

coniugi con l’affermazione<br />

contenuta <strong>nel</strong> primo comma<br />

dell’art. 143 c.c. (“con <strong>il</strong><br />

matrimonio <strong>il</strong> marito e la<br />

moglie acquistano gli stessi<br />

doveri e assumono i<br />

medesimi diritti”) ( 41 ).<br />

L’eguaglianza dei coniugi<br />

viene così a costituire “<strong>il</strong><br />

supporto dell’organismo


fam<strong>il</strong>iare e ne caratterizza la<br />

funzione” ( 42 ), mentre <strong>il</strong><br />

conflitto tra <strong>il</strong> valore della<br />

parità coniugale e l’esigenza<br />

dell’unità della famiglia<br />

trova soluzione, con la<br />

riforma del 1975, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

regola dell’accordo prevista<br />

dal novellato articolo 144 c.c.<br />

( 43 ).<br />

L’art. 143 c.c., modificato<br />

dalla l. 151/75, pone a carico<br />

di entrambi i coniugi


“l’obbligo reciproco alla<br />

fedeltà, all’assistenza morale<br />

e materiale, alla<br />

collaborazione <strong>nel</strong>l’interesse<br />

della famiglia e alla<br />

coabitazione”, e impone a<br />

ciascun <strong>coniuge</strong> di<br />

contribuire ai bisogni della<br />

famiglia, “in relazione alle<br />

proprie sostanze e alla<br />

propria capacità di lavoro<br />

professionale o casalingo”.<br />

<strong>Il</strong> dovere di contribuzione<br />

sancito dall’art. 143 c.c. è


diretto ad assicurare<br />

l’eguaglianza sostanziale dei<br />

coniugi sul piano<br />

dell’assistenza e della<br />

collaborazione, e viene<br />

considerato <strong>il</strong> regime<br />

primario della famiglia, in<br />

quanto obbligo inderogab<strong>il</strong>e<br />

che comporta la messa a<br />

disposizione da parte di<br />

ciascuno dei coniugi non solo<br />

delle proprie sostanze, e cioè<br />

del godimento dei beni di cui<br />

si ha la disponib<strong>il</strong>ità, ma


anche del godimento dei<br />

redditi derivanti dalle proprie<br />

capacità di lavoro ( 44 ).<br />

Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza, l’obbligo di<br />

contribuzione consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

prestazione reciproca di tutto<br />

ciò che <strong>per</strong>mette <strong>il</strong><br />

conseguimento di un tenore<br />

di vita corrispondente alla<br />

posizione socio economica<br />

dei coniugi; <strong>il</strong>


soddisfacimento dei bisogni<br />

della famiglia non deve<br />

<strong>per</strong>altro essere inteso <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura minima, bensì in<br />

misura corrispondente ai<br />

redditi e alla effettiva<br />

situazione economica dei<br />

coniugi (tanto che, in sede di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> può pretendere <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

proprio <strong>mantenimento</strong> un<br />

assegno proporzionato alla<br />

posizione economica<br />

dell’altro, indipendentemente


dal tenore di vita più basso<br />

tollerato prima della<br />

<strong>separazione</strong>) ( 45 ).<br />

<strong>Il</strong> valore economico e<br />

sociale del lavoro casalingo<br />

della donna è stato<br />

pienamente riconosciuto con<br />

la riforma del 1975, che ne<br />

ha sottolineato, <strong>nel</strong>l’art. 143<br />

c.c., la funzione di apporto<br />

contributivo ai bisogni della<br />

famiglia al pari del lavoro<br />

professionale del marito.


L’introduzione, con <strong>il</strong><br />

novellato art. 159 c.c., del<br />

regime legale della<br />

comunione dei beni, in<br />

sostituzione del precedente<br />

regime della <strong>separazione</strong> dei<br />

beni, e la regolamentazione<br />

dell’impresa fam<strong>il</strong>iare (art.<br />

230 bis c.c.) costituiscono<br />

ulteriore conferma del<br />

riconoscimento del valore del<br />

lavoro casalingo <strong>nel</strong>l’ambito<br />

dei rapporti patrimoniali tra i<br />

coniugi.


La riforma ha modificato<br />

anche la normativa relativa<br />

alla <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />

abolendo <strong>il</strong> concetto di<br />

“colpa”, e consentendo la<br />

<strong>separazione</strong> come “rimedio”<br />

all’impossib<strong>il</strong>ità della<br />

prosecuzione della<br />

convivenza coniugale e a<br />

situazioni che rechino grave<br />

pregiudizio all’educazione<br />

della prole (art. 151 c.c.). Nel<br />

giudizio di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale, ai sensi del


iformato art. 156 c.c., <strong>il</strong><br />

giudice stab<strong>il</strong>isce “a<br />

vantaggio del <strong>coniuge</strong> cui<br />

non sia addebitab<strong>il</strong>e la<br />

<strong>separazione</strong> <strong>il</strong> diritto di<br />

ricevere dall’altro <strong>coniuge</strong><br />

quanto è necessario al suo<br />

<strong>mantenimento</strong>, qualora egli<br />

non abbia adeguati redditi<br />

propri. L’entità di tale<br />

somministrazione è<br />

determinata in relazione alle<br />

circostanze e ai redditi<br />

dell’obbligato.”.


Nel codice civ<strong>il</strong>e,<br />

riformato dalla legge 151/75,<br />

al dovere di contribuire ai<br />

bisogni della famiglia<br />

previsto dall’art. 143 c.c. si è<br />

così aggiunto <strong>il</strong> dovere di<br />

corrispondere un contributo<br />

al <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

separato economicamente più<br />

debole, ai sensi dell’art. 156<br />

c.c..<br />

Sulla natura dell’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong> ex art. 156<br />

c.c., in relazione all’obbligo


di contribuzione ex art. 143<br />

c.c., si è sv<strong>il</strong>uppato in<br />

dottrina un vivace dibattito,<br />

sostenendo alcuni Autori che<br />

trattasi della prosecuzione<br />

dello stesso dovere sancito in<br />

costanza di convivenza<br />

coniugale ( 46 ), mentre<br />

secondo altri costituirebbe<br />

una continuazione ed un<br />

affievolimento del dovere di<br />

contribuzione previsto in<br />

costanza ed in piena vigenza


del matrimonio ( 47 ), o,<br />

ancora, la trasformazione di<br />

tale dovere, <strong>nel</strong> nuovo<br />

contesto della <strong>separazione</strong><br />

( 48 ).<br />

4. L’istituzione del divorzio e<br />

i suoi effetti economici.<br />

L’introduzione del<br />

divorzio <strong>nel</strong> nostro<br />

ordinamento, con la legge 1


dicembre 1970 n. 898, è stata<br />

accompagnata da un acceso<br />

dibattito sulla concezione<br />

cristiana dell’indissolub<strong>il</strong>ità<br />

del matrimonio, che ha<br />

relegato in secondo piano le<br />

questioni relative alle<br />

conseguenze economiche<br />

dello scioglimento del<br />

matrimonio.<br />

L’inadeguatezza della<br />

legge 898/70 sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

degli effetti economici del<br />

divorzio, disciplinati secondo


criteri generali che<br />

lasciavano un eccessivo<br />

margine di discrezionalità al<br />

giudice, risultò evidente dopo<br />

la riforma del diritto di<br />

famiglia del 1975, che<br />

<strong>per</strong>altro non effettuò alcun<br />

coordinamento con la legge<br />

che aveva istituito <strong>il</strong><br />

divorzio.<br />

Con la successiva legge di<br />

riforma del 6 marzo 1987, n.<br />

74, <strong>il</strong> legislatore si è dunque<br />

preoccupato di limitare le


disparità di trattamento<br />

economico che potevano<br />

verificarsi <strong>per</strong> la valutazione<br />

discrezionale del giudice, <strong>il</strong><br />

quale <strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />

dell’assegno applicava i<br />

criteri assistenziale,<br />

risarcitorio e compensativo,<br />

come previsto dalla legge<br />

898/70.<br />

Come si approfondirà <strong>nel</strong><br />

proseguo, la legge 74/87 ha<br />

modificato la natura<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e,


attribuendogli una funzione<br />

assistenziale fondata sul<br />

presupposto della mancanza<br />

di mezzi adeguati da parte<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente o<br />

dell’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive.<br />

5 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />

Dalla soggezione alla potestà<br />

paterna al riconoscimento di<br />

diritti soggettivi.


Con la trasformazione<br />

della famiglia, da istituzione<br />

fondata sull’autoritarismo<br />

d e l pater fam<strong>il</strong>ias, a<br />

comunità fondata sugli affetti<br />

e la reciproca solidarietà dei<br />

suoi componenti, portatori di<br />

autonomi diritti soggettivi,<br />

muta anche la posizione<br />

giuridica del <strong>figli</strong>o minore.<br />

Fino all’entrata in vigore<br />

della Costituzione, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

minore era soggetto alla<br />

potestà del padre, che


assumeva a sua totale<br />

discrezione le decisioni che<br />

lo riguardavano.<br />

Nella Costituzione<br />

repubblicana inizia ad<br />

emergere una posizione<br />

giuridica autonoma del<br />

minore. L’art. 30, primo<br />

comma, Cost., <strong>nel</strong> riconoscere<br />

che “è dovere e<br />

diritto dei genitori<br />

mantenere, istruire ed<br />

educare i <strong>figli</strong>, anche se nati<br />

fuori dal matrimonio”,


definisce la potestà dei<br />

genitori nei confronti del<br />

<strong>figli</strong>o minore, legittimo o<br />

naturale, come esercizio di<br />

un diritto-dovere che trova<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o la sua<br />

funzione (munus) e <strong>il</strong> suo<br />

limite ( 49 ).<br />

Nella Carta costituzionale<br />

si rinviene la primaria<br />

affermazione del diritto del<br />

minore ad un pieno sv<strong>il</strong>uppo<br />

della sua <strong>per</strong>sonalità e a tale


interesse sono<br />

funzionalmente collegati i<br />

doveri che ineriscono, prima<br />

ancora dei diritti,<br />

all’esercizio della potestà<br />

genitoriale.<br />

Nel <strong>per</strong>iodo successivo<br />

alla Costituzione, prima del<br />

varo della riforma del diritto<br />

di famiglia del 1975, mentre<br />

si va affermando la nuova<br />

concezione della famiglia<br />

come comunità di affetti, si<br />

assiste ad un cambiamento


della cultura giuridica<br />

rispetto alla posizione del<br />

minore, che si esplicita ad<br />

esempio <strong><strong>nel</strong>la</strong> legge<br />

sull’adozione n. 431 del 5<br />

giugno 1967, dove vengono<br />

recepiti i principi della<br />

Convenzione europea di<br />

Strasburgo del 24 apr<strong>il</strong>e<br />

1967, e si ribalta la visione<br />

tradizionale dell’istituto,<br />

ponendo al centro non più<br />

l’interesse dell’adottante<br />

bensì quello dell’adottato.


Solo con la riforma del<br />

diritto di famiglia del 1975,<br />

che realizza <strong>il</strong> principio di<br />

parità <strong>nel</strong>l’ambito della<br />

famiglia, si inizia <strong>per</strong>ò a dare<br />

concreta attuazione ai<br />

principi costituzionali che<br />

riconoscono i diritti<br />

soggettivi dei <strong>figli</strong>, legittimi<br />

come naturali ( 50 ).<br />

Così l’art. 147 c.c. impone<br />

ad ambedue i coniugi<br />

“l’obbligo di mantenere,


istruire ed educare la prole<br />

tenendo conto delle capacità,<br />

dell’inclinazione naturale e<br />

delle aspirazioni dei <strong>figli</strong>”, e<br />

l’art. 148, primo comma, c.c.<br />

afferma che “i coniugi<br />

devono adempiere<br />

l’obbligazione prevista<br />

<strong>nel</strong>l’articolo precedente in<br />

proporzione alle rispettive<br />

sostanze e secondo la loro<br />

capacità di lavoro<br />

professionale o casalingo”.<br />

L’art. 261 c.c., poi,


afferma <strong>il</strong> fondamentale<br />

principio in forza del quale <strong>il</strong><br />

riconoscimento del <strong>figli</strong>o<br />

naturale comporta da parte<br />

del genitore l’assunzione di<br />

tutti i doveri e di tutti i diritti<br />

che egli ha nei confronti dei<br />

<strong>figli</strong> legittimi, <strong>il</strong> che attesta<br />

l’assoluta preminenza<br />

attribuita al rapporto di<br />

f<strong>il</strong>iazione in quanto tale,<br />

rispetto al discrimine del<br />

matrimonio ( 51 ).


La recente legge n. 54/06<br />

( 52 ), affermando <strong>il</strong> diritto del<br />

<strong>figli</strong>o minore alla<br />

bigenitorialità, ha integrato<br />

le disposizioni degli artt. 147<br />

e 148 c.c., indicando le<br />

modalità e i criteri del<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />

minori e maggiorenni non<br />

autonomi economicamente.<br />

Nell’ottica della continuità<br />

della fattiva presenza dei<br />

genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> vita dei <strong>figli</strong>,


nonostante la <strong>separazione</strong> o <strong>il</strong><br />

divorzio, la legge 54/06<br />

priv<strong>il</strong>egia la forma del<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto e<br />

delinea una funzione<br />

<strong>per</strong>equativa dell’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, determinato<br />

secondo <strong>il</strong> criterio<br />

proporzionale riferito alle<br />

rispettive risorse economiche<br />

dei genitori e gli ulteriori<br />

criteri indicati <strong>nel</strong> novellato<br />

art. 155 c.c..<br />

<strong>Il</strong> riconoscimento di diritti


soggettivi ai <strong>figli</strong> minori cui<br />

consegue “<strong>il</strong> dovere del<br />

genitore, previsto dall’art. 30<br />

Cost., di essere presente<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita del <strong>figli</strong>o, <strong>per</strong><br />

fornirgli un apporto morale<br />

ed assistenziale, sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o sia economico che<br />

educativo”, ha determinato <strong>il</strong><br />

sorgere di un orientamento<br />

giurisprudenziale che<br />

“laddove vi sia una totale,<br />

immotivata, reiterata e<br />

<strong>per</strong>durante assenza del


genitore” ritiene si configuri<br />

“la lesione del diritto del<br />

<strong>figli</strong>o all’assistenza morale e<br />

materiale, e la conseguente<br />

sussistenza di un danno<br />

esistenziale, che risulta<br />

provato quando lo stesso<br />

<strong>figli</strong>o abbia avuto la<br />

<strong>per</strong>cezione e la<br />

consapevolezza dell’effetto<br />

privativo dell’apporto<br />

genitoriale” ( 53 ).<br />

La giurisprudenza di


legittimità ha confermato<br />

questo indirizzo,<br />

sottolineando che l’obbligo<br />

dei genitori di mantenere i<br />

<strong>figli</strong> sussiste sin dalla<br />

nascita, non venendo meno<br />

durante l’eventuale <strong>per</strong>iodo<br />

anteriore alla pronuncia della<br />

dichiarazione giudiziale di<br />

paternità né venendo esclusa<br />

la responsab<strong>il</strong>ità del genitore<br />

in assenza di specifiche<br />

richieste provenienti dalla<br />

madre o dal <strong>figli</strong>o, essendo


sorto sin dalla nascita <strong>il</strong><br />

diritto del <strong>figli</strong>o naturale ad<br />

essere mantenuto, istruito ed<br />

educato nei confronti di<br />

entrambi i genitori ( 54 ). Ne<br />

consegue che “<strong>il</strong> disinteresse<br />

dimostrato verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o dal<br />

genitore naturale,<br />

manifestatosi <strong>per</strong> lunghi anni<br />

e connotato dalla violazione<br />

degli obblighi di<br />

<strong>mantenimento</strong>, istruzione ed<br />

educazione, determina una


lesione dei diritti del <strong>figli</strong>o,<br />

che, scaturendo dal rapporto<br />

di f<strong>il</strong>iazione, trovano tutela<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> Carta costituzionale e<br />

<strong>nel</strong>le norme di natura<br />

internazionale recepite <strong>nel</strong><br />

nostro ordinamento”. Tale<br />

violazione dei doveri<br />

genitoriali verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

“comporta la sussistenza di<br />

un <strong>il</strong>lecito civ<strong>il</strong>e, trovando<br />

l’<strong>il</strong>lecito endofam<strong>il</strong>iare<br />

sanzione non soltanto <strong>nel</strong>le<br />

misure tipiche previste dal


diritto di famiglia, ma anche<br />

<strong>nel</strong>l’obbligo di risarcimento<br />

dei danni non<br />

patrimoniali”( 55 ).<br />

6. Eguaglianza ed autonomia<br />

dei soggetti, <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia<br />

attuale. La condivisione ed<br />

equa ripartizione delle<br />

risorse economiche della<br />

famiglia e la tutela dei<br />

soggetti economicamente più<br />

deboli.


Ad oltre trent’anni dal<br />

varo della riforma del 1975,<br />

la giurisprudenza di<br />

legittimità riconosce la<br />

famiglia “come sede di<br />

autorealizzazione e di<br />

crescita, segnata dal<br />

reciproco rispetto ed immune<br />

da ogni distinzione di ruoli,<br />

<strong>nel</strong>l’ambito della quali i<br />

singoli componenti<br />

conservano le loro essenziali<br />

connotazioni e ricevono<br />

riconoscimento e tutela,


prima ancora che come<br />

coniugi, come <strong>per</strong>sone, in<br />

adesione al disposto<br />

dell’articolo 2 Costituzione,<br />

che <strong>nel</strong> riconoscere e<br />

garantire i diritti inviolab<strong>il</strong>i<br />

dell’uomo sia come singolo<br />

che <strong>nel</strong>le formazioni sociali<br />

ove si svolge la sua<br />

<strong>per</strong>sonalità delinea un<br />

sistema pluralistico ispirato<br />

al rispetto di tutte le<br />

aggregazioni sociali <strong>nel</strong>le<br />

quali la <strong>per</strong>sonalità di ogni


individuo si esprime e si<br />

sv<strong>il</strong>uppa” ( 56 ).<br />

Questa nuova concezione<br />

della famiglia, dove la tutela<br />

dei diritti soggettivi dei<br />

singoli diventa<br />

predominante, quale<br />

condizione <strong>per</strong> la piena e<br />

libera realizzazione della<br />

<strong>per</strong>sona umana, pur trovando<br />

limite e contem<strong>per</strong>amento<br />

<strong>nel</strong> rispetto dei diritti degli<br />

altri soggetti della relazione


fam<strong>il</strong>iare e <strong>nel</strong>l’esigenza di<br />

una convivenza fondata sulla<br />

parità e solidarietà, ha a<strong>per</strong>to<br />

la strada verso una<br />

progressiva "privatizzazione"<br />

della famiglia, dove<br />

assumono r<strong>il</strong>evanza<br />

l’accordo e la negoziazione<br />

tra i coniugi ( 57 ).<br />

È una tendenza da tempo<br />

in atto, che necessita oggi di<br />

un ulteriore ampliamento,<br />

<strong>per</strong> dare maggiore


iconoscimento<br />

all’autonomia negoziale dei<br />

coniugi, sia <strong>nel</strong> fissare le basi<br />

dei loro rapporti<br />

patrimoniali, prima del<br />

matrimonio, che <strong>nel</strong> definirli<br />

in funzione di una eventuale<br />

crisi del rapporto. Parte della<br />

dottrina sostiene così<br />

l’esigenza di introdurre <strong>nel</strong><br />

nostro ordinamento accordi<br />

sim<strong>il</strong>i ai prenuptial<br />

agreements ( 58 ) del diritto


anglosassone, anche <strong>per</strong><br />

determinare <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />

più debole, sia durante <strong>il</strong><br />

matrimonio che dopo la<br />

cessazione della convivenza,<br />

o <strong>per</strong> concordarne la rinuncia<br />

reciproca, e r<strong>il</strong>eva che “<strong>il</strong><br />

problema della tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> debole, specie di<br />

fronte al fenomeno<br />

dell’emancipazione<br />

femmin<strong>il</strong>e, non può costituire<br />

una giustificazione alla


<strong>per</strong>manenza di interventi<br />

espressivi di una concezione<br />

paternalistica dei rapporti<br />

tra individuo e poteri dello<br />

Stato" ( 59 ).<br />

La giurisprudenza continua<br />

invece a ritenere invalidi gli<br />

accordi che si pongono in<br />

contrasto con <strong>il</strong> principio<br />

dell’inderogab<strong>il</strong>ità dei diritti<br />

e dei doveri che discendono<br />

dal matrimonio, richiamando<br />

<strong>il</strong> limite disposto dall’art.


160 c.c..<br />

Così, gli accordi con i<br />

quali i coniugi fissano, in<br />

sede di <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong> regime<br />

giuridico patrimoniale in<br />

vista di un futuro ed<br />

eventuale divorzio, sono<br />

ritenuti invalidi <strong>per</strong> <strong>il</strong>liceità<br />

della causa, <strong>per</strong>ché stipulati<br />

in violazione del principio<br />

fondamentale della radicale<br />

indisponib<strong>il</strong>ità dei diritti in<br />

materia matrimoniale,<br />

espresso dall’ art. 160 c.c.. Si


sostiene in particolare che di<br />

tali accordi non può tenersi<br />

conto sia quando limitino o<br />

addirittura escludano <strong>il</strong><br />

diritto del <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

al conseguimento di quanto è<br />

necessario <strong>per</strong> soddisfare le<br />

esigenze della vita, che<br />

quando soddisfino<br />

pienamente dette esigenze,<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo che una<br />

preventiva pattuizione -<br />

specie se allettante e


condizionata alla non<br />

opposizione al divorzio -<br />

potrebbe determinare <strong>il</strong><br />

consenso alla dichiarazione<br />

degli effetti civ<strong>il</strong>i del<br />

matrimonio ( 60 ).<br />

Nell’ambito dell’attività<br />

negoziale dei coniugi, si è<br />

poi indotti a riflettere sulle<br />

conseguenze del maggiore<br />

ut<strong>il</strong>izzo, rispetto al passato,<br />

del regime convenzionale<br />

della <strong>separazione</strong> dei beni, in


particolare quando sussiste<br />

una disparità di situazioni<br />

reddituali e patrimoniali tra i<br />

coniugi.<br />

In tali casi è evidente<br />

l’esigenza di adottare criteri<br />

di equità - non essendo<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso ai principi<br />

di parità, propri della<br />

comunione legale, ma certo<br />

non del regime di<br />

<strong>separazione</strong> dei beni - che<br />

possano consentire, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

della <strong>separazione</strong> dei coniugi,


la distribuzione tra gli stessi<br />

delle risorse accumulate <strong>nel</strong><br />

corso del matrimonio, così da<br />

assicurarne una divisione,<br />

anche non paritaria, ma che<br />

consenta di evitare che scelte<br />

concordate durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, quale ad<br />

esempio <strong>il</strong> lavoro casalingo<br />

della moglie, abbiano<br />

ricadute negative solo su<br />

questa, dopo la <strong>separazione</strong>.<br />

Nella vigente legislazione<br />

non risulta tuttavia uno


strumento idoneo a realizzare<br />

questo principio di equità,<br />

così che parte della dottrina<br />

ritiene necessaria “una<br />

rivisitazione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> e dell’assegno<br />

di divorzio al fine di renderli<br />

strumenti idonei a realizzare<br />

un’equa ripartizione delle<br />

"nuove forme di ricchezza<br />

della famiglia"” ( 61 ).<br />

Dall’analisi dei continui<br />

mutamenti della famiglia <strong>nel</strong>


complessivo quadro socioeconomico,<br />

e dei rapporti che<br />

si instaurano tra i suoi<br />

componenti, emerge <strong>per</strong>tanto<br />

l’esigenza di una nuova<br />

elaborazione che consideri la<br />

funzione dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> come principalmente<br />

<strong>per</strong>equativa, fondata sul<br />

b<strong>il</strong>anciamento dei valori<br />

della parità, equità e<br />

solidarietà tra i coniugi.<br />

Una elaborazione che<br />

segua questa strada non potrà


che muoversi <strong>nel</strong>l’ottica di<br />

un progressivo<br />

avvicinamento della<br />

<strong>separazione</strong> e del divorzio, e<br />

conseguentemente della<br />

funzione dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> separato a quella<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, come<br />

già nei fatti tendenzialmente<br />

avviene quale risultato della<br />

negoziazione privata tra i<br />

coniugi in sede di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale, che<br />

tende a definire i loro


apporti patrimoniali anche<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro.


CAPITOLO II<br />

RILEVANZA<br />

PSICOLOGICA DELLA<br />

QUESTIONE ECONOMICA<br />

NEL CONFLITTO<br />

FAMILIARE<br />

SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> “rimedio” della<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale e la<br />

costruzione di un nuovo<br />

progetto di vita. – 2. <strong>Il</strong><br />

riconoscimento delle esigenze<br />

economiche dell’altro <strong>coniuge</strong>


<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase del conflitto e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

negoziazione finalizzata<br />

all’accordo. La mediazione del<br />

conflitto.<br />

1 . <strong>Il</strong> “rimedio” della<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale e la<br />

costruzione di un nuovo<br />

progetto di vita.<br />

La riforma del diritto di<br />

famiglia del 1975 ha<br />

profondamente modificato


l’istituto della <strong>separazione</strong>,<br />

concepito dal legislatore del<br />

1942 come una situazione<br />

patologica transitoria, poiché<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> prospettiva di una<br />

difesa ad oltranza della<br />

famiglia era prevista la<br />

ricomposizione del vincolo<br />

coniugale.<br />

Alla <strong>separazione</strong><br />

ammissib<strong>il</strong>e solo in ipotesi<br />

tassative, riferite al<br />

comportamento colpevole di<br />

uno o di entrambi i coniugi,


secondo una logica<br />

chiaramente sanzionatoria e<br />

repressiva, è stata sostituita<br />

la concezione di una<br />

<strong>separazione</strong> intesa come<br />

rimedio ad una convivenza<br />

divenuta intollerab<strong>il</strong>e o tale<br />

da recare grave pregiudizio<br />

all’educazione della prole, e<br />

quindi come certificazione<br />

della fase patologica del<br />

rapporto coniugale<br />

costituente titolo<br />

autosufficiente di cessazione


della convivenza o<br />

suscettib<strong>il</strong>e di sfociare in un<br />

successivo divorzio o anche<br />

di protrarsi indefinitamente,<br />

secondo la libera<br />

determinazione delle parti<br />

( 62 ).<br />

La possib<strong>il</strong>ità attribuita dal<br />

nuovo testo della norma a<br />

ciascun <strong>coniuge</strong> di richiedere<br />

la <strong>separazione</strong>, a prescindere<br />

dalle responsab<strong>il</strong>ità o dalle<br />

colpe <strong>nel</strong> fallimento del


matrimonio, si presta ad<br />

un’interpretazione a<strong>per</strong>ta a<br />

valorizzare elementi di<br />

carattere soggettivo,<br />

costituendo la<br />

"intollerab<strong>il</strong>ità" un fatto<br />

psicologico individuale,<br />

riferib<strong>il</strong>e alla formazione<br />

culturale, alla sensib<strong>il</strong>ità e al<br />

contesto interno alla vita dei<br />

coniugi.<br />

In una visione evolutiva<br />

del rapporto coniugale -<br />

ritenuto, <strong>nel</strong>lo stadio attuale


della società, incoercib<strong>il</strong>e e<br />

collegato al <strong>per</strong>durante<br />

consenso di ciascun <strong>coniuge</strong> -<br />

<strong>il</strong> giudice, <strong>per</strong> poter<br />

pronunciare la <strong>separazione</strong>,<br />

deve verificare l’esistenza,<br />

anche in un solo <strong>coniuge</strong>, di<br />

una condizione di<br />

disaffezione al matrimonio<br />

tale da rendere incompatib<strong>il</strong>e<br />

la convivenza, a prescindere<br />

da elementi di addebitab<strong>il</strong>ità<br />

a carico dell’altro. Ove tale<br />

situazione d’intollerab<strong>il</strong>ità si


verifichi, anche rispetto ad<br />

un solo <strong>coniuge</strong>, questi ha<br />

diritto di chiedere la<br />

<strong>separazione</strong> e interrom<strong>per</strong>e la<br />

convivenza, sul presupposto<br />

che è divenuto impossib<strong>il</strong>e<br />

svolgere adeguatamente la<br />

propria <strong>per</strong>sonalità in quella<br />

"società naturale" costituita<br />

con <strong>il</strong> matrimonio che è la<br />

famiglia ( 63 ).<br />

La dottrina ha posto in<br />

luce come rimanga tuttavia


un’ambiguità di fondo<br />

dell’istituto, insita <strong>nel</strong> dato<br />

normativo, che, da un lato,<br />

sembra accogliere ancora la<br />

concezione tradizionale della<br />

<strong>separazione</strong> come momento<br />

patologico e temporaneo,<br />

dall’altro, la considera come<br />

presupposto del divorzio<br />

( 64 ). Basti pensare che in<br />

entrambi i procedimenti <strong>il</strong><br />

presidente deve es<strong>per</strong>ire<br />

all’udienza di comparizione


<strong>per</strong>sonale dei coniugi avanti<br />

a sé <strong>il</strong> tentativo di<br />

conc<strong>il</strong>iazione, espressione<br />

dell’interesse pubblico alla<br />

conservazione del vincolo<br />

coniugale, che <strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi<br />

ben diffic<strong>il</strong>mente comporta<br />

un ripensamento dei coniugi<br />

<strong>nel</strong>l’ottica della<br />

riconc<strong>il</strong>iazione, ma ha invece<br />

assunto una funzione lato<br />

sensu istruttoria, consentendo<br />

al presidente l’espletamento<br />

di una sorta di interrogatorio


libero delle parti, funzionale<br />

al raggiungimento di un<br />

accordo tra i coniugi o, in<br />

caso di fallimento di tale<br />

tentativo, all’as-sunzione di<br />

informazioni ut<strong>il</strong>i<br />

all’emanazione dei<br />

provvedimenti <strong>nel</strong>l’interesse<br />

dei coniugi e della prole ( 65 ).<br />

Sotto un prof<strong>il</strong>o<br />

sociologico, si è osservato<br />

che <strong>il</strong> mutamento della<br />

<strong>per</strong>cezione dello status di


separato legale è avvenuto<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> prima metà degli anni<br />

’70, con l’approvazione della<br />

legge sul divorzio; <strong>per</strong>tanto<br />

oggi la <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />

non è più un rimedio ad una<br />

crisi temporanea, bensì è<br />

generalmente considerata<br />

come l’anticamera del<br />

divorzio ( 66 ).<br />

Questo significa che oggi<br />

rispetto al passato, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

relazione tra i coniugi, è più


accentuato <strong>il</strong> processo di<br />

disimpegno e di distacco di<br />

un <strong>coniuge</strong> nei confronti<br />

dell’altro, che inizia con la<br />

crisi del rapporto.<br />

In particolare, sul piano<br />

delle dinamiche<br />

inter<strong>per</strong>sonali e<br />

intrapsichiche, si osserva che<br />

trattasi di un disimpegno<br />

dalle aspettative associate ad<br />

un ruolo e dall’insieme di<br />

diritti e di doveri che esso<br />

comporta; un processo di dis-


identificazione dal ruolo di<br />

<strong>coniuge</strong>, <strong>nel</strong> corso del quale<br />

la <strong>per</strong>sona si abitua a poco a<br />

poco a non definire più la sua<br />

identità in base a quel ruolo<br />

( 67 ).<br />

Tenendo presente che i<br />

motivi che provocano la crisi<br />

del rapporto possono essere<br />

molteplici e connessi alla<br />

specifica situazione di ogni<br />

<strong>coniuge</strong>, si sostiene che la<br />

<strong>separazione</strong>, come <strong>il</strong>


divorzio, provoca un<br />

conflitto di identità e impone<br />

di ridefinire i propri ruoli in<br />

misura diversa <strong>nel</strong>le diverse<br />

<strong>per</strong>sone, in funzione dei<br />

differenti ruoli assunti<br />

<strong>nel</strong>l’ambito del matrimonio e<br />

anche dell’ampiezza del<br />

cambiamento prodotto dalla<br />

<strong>separazione</strong> stessa ( 68 ).<br />

Secondo tesi elaborate in<br />

psicologia, è prevedib<strong>il</strong>e che<br />

<strong>il</strong> conflitto di identità diventi


più intenso quando la<br />

transizione allo stato di<br />

<strong>separazione</strong> ha come<br />

conseguenza la necessità di<br />

affrontare serie difficoltà<br />

economiche, o di subire una<br />

riduzione del sostegno<br />

ricevuto dal proprio ambiente<br />

sociale, o altre gravi<br />

<strong>per</strong>turbazioni della propria<br />

vita ( 69 ). La <strong>separazione</strong> è<br />

sicuramente un evento<br />

logorante, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong>


matrimonio è fonte di<br />

identità e di status sociale, e<br />

fuori da quel contesto i<br />

coniugi vivono un sentimento<br />

di lutto, di <strong>per</strong>dita, <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

fallimento del progetto di<br />

vita in cui ciascuno aveva<br />

investito e creduto.<br />

Diventa <strong>per</strong>ciò necessario<br />

che ciascun <strong>coniuge</strong> riesca a<br />

prospettare un nuovo ruolo<br />

<strong>per</strong> sé, una nuova identità in<br />

un nuovo contesto di<br />

relazioni, elaborando un


nuovo progetto di vita.<br />

Nel contempo, poiché la<br />

famiglia divisa è comunque<br />

una famiglia i cui soggetti<br />

continueranno a mantenere<br />

reciproche relazioni,<br />

soprattutto <strong>nel</strong> caso della<br />

presenza di <strong>figli</strong>, si rende<br />

necessario riorganizzare<br />

queste relazioni, mantenere<br />

a<strong>per</strong>to o riaprire <strong>il</strong> dialogo,<br />

<strong>nel</strong>l’ottica di comporre <strong>il</strong><br />

conflitto.<br />

La soluzione auspicata,


<strong>nel</strong>l’interesse degli stessi<br />

coniugi, è quindi quella della<br />

mediazione del conflitto,<br />

attraverso un processo di<br />

negoziazione finalizzato a far<br />

raggiungere alle parti un<br />

accordo mutuamente<br />

accettab<strong>il</strong>e e accettato,<br />

strutturato in modo da aiutare<br />

i coniugi a mantenere la<br />

continuità di una corretta<br />

relazione ( 70 ).


2 . <strong>Il</strong> riconoscimento delle<br />

esigenze economiche<br />

dell’altro <strong>coniuge</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

del conflitto e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

negoziazione finalizzata<br />

all’accordo. La mediazione<br />

del conflitto.<br />

<strong>Il</strong> conflitto coniugale può<br />

risolversi positivamente, con<br />

accordi che durano <strong>nel</strong><br />

tempo, solo se quelle<br />

soluzioni sono vissute non


come vittorie dell’uno<br />

sull’altro, ma sono state<br />

accettate da ciascun <strong>coniuge</strong><br />

come consapevole<br />

mediazione rispetto alle<br />

posizioni e alle aspettative<br />

dell’altro.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza induce a<br />

ritenere che un accordo di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale può<br />

essere rispettato dalle parti<br />

solo se corrisponde alle loro<br />

esigenze future, e non tanto a<br />

quelle dettate dal loro


passato; è <strong>per</strong>tanto necessario<br />

che <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase stragiudiziale,<br />

come in quella giudiziale,<br />

l’attenzione dei coniugi sia<br />

richiamata sulla proiezione<br />

futura dei loro bisogni in un<br />

nuovo contesto di vita,<br />

evitando che un <strong>coniuge</strong>,<br />

come avvenuto <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

critica del matrimonio,<br />

cerchi di soddisfare i suoi<br />

bisogni e di esternare <strong>il</strong><br />

proprio punto di vista su ciò<br />

che è giusto e opportuno,


senza tenere conto della<br />

realtà, e cioè che l’altro<br />

<strong>coniuge</strong> ha opinioni e<br />

necessità del tutto diversi<br />

( 71 ).<br />

Si è osservato in dottrina,<br />

con riguardo al contributo al<br />

<strong>mantenimento</strong> dovuto da un<br />

<strong>coniuge</strong> a favore dell’altro<br />

economicamente più debole,<br />

che <strong>nel</strong> contesto della<br />

<strong>separazione</strong> come in quello<br />

del divorzio, si verifica la


icerca di un diffic<strong>il</strong>e<br />

equ<strong>il</strong>ibrio tra l’esigenza di<br />

tutela del <strong>coniuge</strong> debole e<br />

quella, antagonistica, di non<br />

gravare eccessivamente<br />

l’altro ( 72 ).<br />

Osc<strong>il</strong>lazione che riflette<br />

più in generale la dicotomia<br />

tra una concezione dominata<br />

dal principio della solidarietà<br />

anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi coniugale,<br />

da un lato, ed una<br />

impostazione che, dall’altro,


valorizza maggiormente<br />

l’esigenza di non privare i<br />

coniugi delle risorse<br />

necessarie <strong>per</strong> dare vita ad<br />

una nuova famiglia e finisce<br />

<strong>per</strong> promuovere una politica<br />

di "taglio netto" con <strong>il</strong><br />

passato ( 73 ).<br />

Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità,<br />

condizione essenziale <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

sorgere del diritto al


<strong>mantenimento</strong> in favore del<br />

<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />

addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> è<br />

che questi sia privo di<br />

adeguati redditi propri, ossia<br />

di redditi che gli consentano<br />

di mantenere un tenore di<br />

vita tendenzialmente analogo<br />

a quello che aveva in<br />

costanza di matrimonio,<br />

nonché che sussista una<br />

disparità economica tra i due<br />

coniugi, dandosi così<br />

r<strong>il</strong>evanza alla tesi che


sostiene che con la<br />

<strong>separazione</strong> si instaura un<br />

regime che tende a<br />

conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e<br />

tutti gli effetti del<br />

matrimonio compatib<strong>il</strong>i con<br />

la cessazione della<br />

convivenza e, quindi, <strong>il</strong><br />

tenore e <strong>il</strong> tipo di vita di<br />

ciascun <strong>coniuge</strong> ( 74 ).<br />

L’accertamento dell’<br />

“adeguatezza” dei mezzi a<br />

disposizione del <strong>coniuge</strong>


ichiedente comporta<br />

un’indagine sulla pregressa<br />

posizione economica e<br />

sociale, e quindi “un giudizio<br />

di carattere relazionale, che<br />

trova <strong>il</strong> proprio punto di<br />

riferimento <strong>nel</strong> contesto <strong>nel</strong><br />

quale i due coniugi hanno<br />

vissuto quale situazione<br />

condizionante la qualità e la<br />

quantità dei bisogni<br />

emergenti del richiedente e<br />

che si pone quale<br />

accertamento prioritario


ispetto alla verifica della<br />

consistenza dei redditi<br />

dell’altro <strong>coniuge</strong>” ( 75 ).<br />

Questo parametro riferito<br />

alla situazione della passata<br />

convivenza spesso suscita <strong>nel</strong><br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole aspettative che ben<br />

diffic<strong>il</strong>mente trovano<br />

accoglimento <strong>nel</strong>le pronunce<br />

giudiziarie, condizionate da<br />

numerosi altri elementi che<br />

riguardano la situazione


presente e le scelte di vita<br />

futura, quali potrebbero<br />

essere la nascita di <strong>figli</strong> da<br />

una nuova relazione e <strong>il</strong><br />

conseguente obbligo del loro<br />

<strong>mantenimento</strong>, le<br />

ri<strong>per</strong>cussioni sul piano<br />

reddituale della legittima<br />

scelta <strong>per</strong>sonale del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato al <strong>mantenimento</strong> di<br />

cessare l’attività<br />

professionale, o <strong>il</strong> vantaggio<br />

derivante al <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario dell’assegno dal


godimento della casa<br />

coniugale ( 76 ).<br />

Ne consegue che, nei fatti,<br />

la <strong>separazione</strong> determina<br />

quasi sempre una situazione<br />

di ridimensionamento del<br />

tenore di vita di entrambi i<br />

coniugi, e ciò comporta un<br />

aumento della conflittualità<br />

coniugale e spesso anche<br />

genitoriale, <strong>nel</strong> caso in cui gli<br />

stessi coniugi non abbiano<br />

valutato insieme tali


conseguenze e negoziato<br />

accordi relativi al loro futuro,<br />

<strong>per</strong>venendo ad una<br />

mediazione delle reciproche<br />

aspettative ed esigenze.


CAPITOLO III<br />

L’ASSEGNO DI<br />

MANTENIMENTO PER IL<br />

CONIUGE.<br />

INQUADRAMENTO<br />

NELLA NORMATIVA<br />

SOSTANZIALE E<br />

PROCESSUALE DELLA<br />

SEPARAZIONE<br />

SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> ai sensi dell’art.


156 c.c.. – 2. L’assegno<br />

alimentare in caso di addebito<br />

della <strong>separazione</strong>. – 3. La<br />

domanda di attribuzione<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

<strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong>. Art. 706 e ss.<br />

c.p.c.. – 4. Natura ed efficacia<br />

del provvedimento<br />

presidenziale che attribuisce<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong>. – 5.<br />

Reclamab<strong>il</strong>ità, revocab<strong>il</strong>ità e<br />

modificab<strong>il</strong>ità dell’ordinanza<br />

presidenziale e dei<br />

provvedimenti del G.I. – 6.<br />

Esecutività del provvedimento


che dispone l’obbligo del<br />

<strong>mantenimento</strong>. – 7. Le garanzie<br />

<strong>per</strong> l’adempimento degli<br />

obblighi economici <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong>. – 8. <strong>Il</strong> sequestro<br />

ex art. 156, comma 6, c.c. – 9.<br />

L’ordine al terzo di pagamento<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong> a<br />

favore del <strong>coniuge</strong>. – 10.<br />

L’iscrizione di ipoteca<br />

giudiziale.<br />

1 . <strong>Il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong><br />

ai sensi dell’art. 156 c.c..


All’obbligo posto a carico<br />

del <strong>coniuge</strong> dall’art. 143 c.c.,<br />

di contribuire ai bisogni della<br />

famiglia durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, subentra con la<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, ove<br />

ricorrano determinate<br />

condizioni, l’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> previsto<br />

dall’art. 156 c.c. ( 77 ),<br />

destinato al soddisfacimento<br />

dei bisogni individuali<br />

dell’altro <strong>coniuge</strong>.


<strong>Il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong>,<br />

secondo l’art. 156, primo<br />

comma, c.c., è condizionato<br />

da due elementi, la non<br />

addebitab<strong>il</strong>ità della<br />

<strong>separazione</strong> e la mancanza di<br />

adeguati redditi propri,<br />

entrambi riferiti al <strong>coniuge</strong><br />

che richiede l’assegno.<br />

È pacifico che <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />

<strong>coniuge</strong> cui non sia stata<br />

addebitata la <strong>separazione</strong><br />

spetti, <strong>nel</strong> concorso delle


altre condizioni previste<br />

dalla norma, a prescindere<br />

dal fatto che la <strong>separazione</strong><br />

sia stata pronunciata con o<br />

senza addebito all’altro<br />

<strong>coniuge</strong> ( 78 ), né può ritenersi<br />

di <strong>per</strong> sé obbligato<br />

all’assegno <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> al<br />

quale la <strong>separazione</strong> sia stata<br />

addebitata.<br />

Al fine del riconoscimento<br />

del diritto al <strong>mantenimento</strong> a<br />

favore del <strong>coniuge</strong> cui non


sia addebitat<strong>il</strong>e la<br />

<strong>separazione</strong>, è essenziale che<br />

questi sia privo di adeguati<br />

redditi, situazione di cui<br />

l’art. 156, primo comma, c.c.<br />

non dà una esplicita<br />

definizione. I criteri di<br />

valutazione dell’adeguatezza<br />

dei redditi del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno, in<br />

riferimento al tenore di vita<br />

goduto durante la<br />

convivenza, e della<br />

sussistenza della disparità


economica tra i coniugi, sono<br />

stati elaborati in dottrina (v.<br />

cap. IV) e giurisprudenza (v.<br />

cap. V), <strong>per</strong>venendo ad un<br />

orientamento ormai<br />

consolidato.<br />

<strong>Il</strong> giudice, <strong>nel</strong> determinare<br />

l’entità dell’assegno, deve<br />

tenere conto delle circostanze<br />

e dei redditi del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, secondo quanto<br />

dispone l’art. 156, comma 2,<br />

c.c.. La norma non definisce<br />

le circostanze cui fa


iferimento, che, secondo<br />

consolidata giurisprudenza,<br />

consistono in quegli elementi<br />

fattuali di ordine economico,<br />

o comunque apprezzab<strong>il</strong>i in<br />

termini economici, diversi<br />

dal reddito dell’onerato,<br />

suscettib<strong>il</strong>i di incidere sulle<br />

condizioni economiche delle<br />

parti ( 79 ).<br />

Anche la nozione di redditi<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’art. 156 c.c. è<br />

assolutamente generica,


dovendosi quindi fare<br />

riferimento <strong>per</strong> i criteri di<br />

quantificazione dell’assegno<br />

all’elaborazione<br />

giurisprudenziale.<br />

2 . L’assegno alimentare in<br />

caso di addebito della<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

L’art. 156, comma 3, c.c.,<br />

prevede che in caso di<br />

dichiarazione di addebito ad


un <strong>coniuge</strong>, questi abbia<br />

comunque diritto agli<br />

alimenti di cui agli artt. 433 e<br />

ss. c.c..<br />

La <strong>per</strong>dita del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>, da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> al quale sia stata<br />

addebitata la <strong>separazione</strong>,<br />

costituisce una sanzione che<br />

prescinde dalla condizione<br />

economica del colpevole e si<br />

fonda su una valutazione<br />

discrezionale del legislatore.<br />

<strong>Il</strong> diritto agli alimenti, in


questo caso, trova<br />

giustificazione <strong>nel</strong> principio<br />

di solidarietà coniugale, e<br />

può essere richiesto da chi si<br />

trova in stato di bisogno e<br />

non è in grado di provvedere<br />

al proprio <strong>mantenimento</strong>,<br />

come dispone in via generale<br />

l’art. 438 c.c<br />

Gli alimenti vengono<br />

assegnati in proporzione al<br />

bisogno del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente e alle condizioni<br />

economiche di chi deve


somministrarli, e non devono<br />

tuttavia su<strong>per</strong>are quanto<br />

necessario <strong>per</strong> la vita<br />

dell’alimentando, avuto <strong>per</strong>ò<br />

riguardo alla sua posizione<br />

sociale.<br />

Poiché <strong>il</strong> concetto di<br />

“impossib<strong>il</strong>ità di provvedere<br />

al proprio <strong>mantenimento</strong>” è<br />

relativo - essendo<br />

determinato da molteplici<br />

elementi quali l’età, la salute,<br />

le attitudini al lavoro, la<br />

condizione sociale del


soggetto, la situazione del<br />

mercato del lavoro, e altri<br />

ancora - la misura degli<br />

alimenti dipende dal caso<br />

specifico.<br />

La differenza tra l’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong> e quello<br />

alimentare è comunque netta,<br />

poiché l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> tende a<br />

garantire la conservazione<br />

del tenore di vita<br />

precedentemente goduto,<br />

mentre <strong>il</strong> diritto agli alimenti


può solo consentire<br />

l’erogazione di una somma<br />

che corrisponda alle esigenze<br />

bas<strong>il</strong>ari di vita del <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario, che deve<br />

previamente provare <strong>il</strong> suo<br />

stato di indigenza ( 80 ).<br />

3 . La domanda di<br />

attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong><br />

procedimento di <strong>separazione</strong>.


<strong>Il</strong> provvedimento<br />

giudiziario che riconosce<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole presuppone<br />

necessariamente l’esistenza<br />

di una domanda di parte,<br />

svolta <strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> nei modi e<br />

termini indicati dall’art. 706<br />

e ss. c.p.c., come da ultimo<br />

modificati dalla l. 14.5.2005,<br />

n. 80 e succ. modif..<br />

La domanda di <strong>separazione</strong>


<strong>per</strong>sonale, secondo <strong>il</strong><br />

novellato art. 706 c.p.c., si<br />

propone con ricorso, che<br />

deve contenere la sola<br />

“esposizione dei fatti su cui<br />

la domanda è fondata”.<br />

Trattasi di un atto di<br />

contenuto limitato che,<br />

secondo le intenzioni del<br />

legislatore, è da un lato<br />

finalizzato ad introdurre <strong>il</strong><br />

giudizio e consentire l’avvio<br />

dell’udienza presidenziale, e<br />

dall’altro ad agevolare <strong>il</strong>


tentativo di conc<strong>il</strong>iazione da<br />

parte del presidente, o la<br />

trasformazione del rito da<br />

contenzioso a consensuale.<br />

Sebbene l’art. 706 c.p.c.<br />

non preveda l’onere di<br />

formulare le domande <strong>nel</strong><br />

ricorso introduttivo, essendo<br />

riservata alla successiva<br />

memoria integrativa sia<br />

l’esplicazione dell’oggetto<br />

della controversia che le<br />

conclusioni, si deve tenere<br />

presente la necessità, di fatto,


di proporre da subito, con <strong>il</strong><br />

ricorso, la domanda volta ad<br />

ottenere l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, laddove <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> ricorrente abbia<br />

l’esigenza di ottenere in sede<br />

presidenziale, in via<br />

provvisoria ed urgente ex art.<br />

708 c.p.c., un tale<br />

provvedimento cautelare.<br />

Analogamente, qualora <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole sia la parte convenuta<br />

in giudizio, si r<strong>il</strong>eva


l’opportunità di svolgere la<br />

domanda di attribuzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria<br />

difensiva prevista dallo<br />

stesso art. 706 c.p.c.,<br />

domanda che andrà motivata<br />

e documentata.<br />

Infatti, se l’udienza<br />

presidenziale è formalmente<br />

la sede in cui si deve<br />

svolgere <strong>il</strong> tentativo di<br />

conc<strong>il</strong>iazione dei coniugi,<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi è l’ambito


funzionale alla pronuncia dei<br />

provvedimenti <strong>nel</strong>l’interesse<br />

dei coniugi e della prole, che<br />

non solo regolamentano<br />

temporaneamente la vita dei<br />

coniugi in pendenza del<br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, ma<br />

che ben possono stab<strong>il</strong>izzarsi<br />

e regolarla anche <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro<br />

in ragione della caratteristica<br />

ultrattività dell’ordinanza<br />

che li contiene ( 81 ).<br />

Ciò induce a svolgere sin


dai primi atti del giudizio<br />

previsti dall’art. 706 c.p.c.<br />

un’accurata attività di difesa,<br />

che dovrà essere finalizzata a<br />

fornire al presidente quegli<br />

elementi necessari a<br />

conoscere la reale situazione<br />

<strong>per</strong>sonale, reddituale e<br />

patrimoniale dei coniugi, <strong>per</strong><br />

consentire l’emissione di<br />

provvedimenti fondati ed<br />

equi.<br />

<strong>Il</strong> novellato art. 706 c.p.c.,<br />

<strong>per</strong>seguendo tale intento, fa


obbligo alle parti di produrre<br />

le ultime dichiarazioni dei<br />

redditi, onere che si ritiene<br />

<strong>per</strong>manga a carico del<br />

convenuto anche <strong>nel</strong>l’ipotesi<br />

in cui questi non depositi una<br />

memoria difensiva.<br />

Qualora la parte ricorrente,<br />

o quella convenuta in<br />

giudizio, non svolga la<br />

domanda di attribuzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong> ricorso<br />

introduttivo, o <strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria


difensiva, potrà proporre tale<br />

domanda, se ricorrente, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

successiva memoria<br />

integrativa, che ai sensi<br />

dell’art. 709, comma 3, c.p.c.<br />

“deve avere <strong>il</strong> contenuto di<br />

cui all’articolo 163, terzo<br />

comma, numeri 2), 3), 4), 5) e<br />

6)”, o, se convenuta, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

comparsa di costituzione in<br />

gi udi z i o “ai sensi degli<br />

articoli 166 e 167, primo e<br />

secondo comma”.<br />

Non è esclusa la possib<strong>il</strong>ità


di proporre la domanda <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

riconoscimento dell’assegno<br />

<strong>nel</strong>l’udienza ex art. 183 c.p.c.<br />

avanti <strong>il</strong> giudice istruttore, se<br />

la domanda proposta dalla<br />

parte attrice sia conseguenza<br />

della domanda<br />

riconvenzionale avanzata dal<br />

convenuto.<br />

La domanda di<br />

attribuzione dell’assegno, già<br />

proposta dalla parte attrice<br />

<strong>nel</strong> ricorso introduttivo o<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria integrativa, e


dal convenuto <strong><strong>nel</strong>la</strong> comparsa<br />

di costituzione, può essere<br />

modificata dalle parti, <strong>per</strong><br />

quanto riguarda la<br />

quantificazione dell’assegno,<br />

con la memoria ex art. 183,<br />

comma 6, n. 1, c.p.c..<br />

Una volta proposta<br />

ritualmente, la domanda<br />

relativa all’assegno può<br />

comunque essere modificata<br />

in corso di giudizio, <strong>per</strong><br />

adeguare l’assegno alla<br />

svalutazione monetaria <strong>nel</strong>


frattempo intervenuta o<br />

<strong>per</strong>ché sono mutate le<br />

condizioni patrimoniali<br />

inizialmente prospettate o<br />

sono emersi fatti nuovi.<br />

4 . Natura ed efficacia del<br />

provvedimento presidenziale<br />

che attribuisce l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

Per <strong>il</strong> combinato disposto<br />

degli artt. 474 c.p.c. e 189


disp. att. c.p.c., <strong>il</strong><br />

provvedimento presidenziale<br />

ex art. 708 c.p.c. ha carattere<br />

provvisorio e conserva la sua<br />

efficacia finché non sia<br />

concluso <strong>il</strong> processo di<br />

<strong>separazione</strong> ovvero non<br />

intervenga una sua revoca o<br />

modifica <strong>nel</strong> corso del<br />

giudizio.<br />

Qualora <strong>il</strong> procedimento si<br />

estingua, <strong>il</strong> provvedimento ex<br />

art. 708 c.p.c. rimane efficace<br />

finché non sia sostituito con


altro provvedimento emesso<br />

dal presidente o dal giudice<br />

istruttore a seguito di nuova<br />

presentazione del ricorso <strong>per</strong><br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi.<br />

Secondo consolidata<br />

giurisprudenza, l’ordinanza<br />

con la quale <strong>il</strong> presidente,<br />

autorizzando i coniugi a<br />

vivere separati, attribuisce in<br />

via provvisoria l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole


che ne fa domanda, ha natura<br />

cautelare, mirando ad<br />

assicurare <strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

fino alla sua eventuale<br />

esclusione o al suo<br />

affievolimento in un diritto<br />

meramente alimentare, che<br />

può derivare solo dal<br />

giudicato finale ( 82 ).<br />

La natura e funzione<br />

alimentare dell’assegno,<br />

nonché, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o


processuale, la riconduzione<br />

del provvedimento ex art.<br />

708 c.p.c., alla tutela<br />

cautelare, comportano la non<br />

ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />

corrisposte, qualora la<br />

decisione definitiva escluda<br />

<strong>il</strong> diritto all’assegno, ovvero<br />

ne riduca l’importo, in<br />

quanto si presumono<br />

consumate <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

sostentamento, salva la<br />

possib<strong>il</strong>ità da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> danneggiato di far


valere la responsab<strong>il</strong>ità ex<br />

art. 96 c.p.c., se ne ricorrano i<br />

presupposti ( 83 ).<br />

5 . Reclamab<strong>il</strong>ità,<br />

revocab<strong>il</strong>ità e modificab<strong>il</strong>ità<br />

dell’ordinanza presidenziale<br />

e dei provvedimenti del G.I..<br />

La legge di riforma del<br />

processo civ<strong>il</strong>e, n. 80/2005,<br />

ha abrogato la disposizione<br />

contenuta <strong>nel</strong> previgente


ultimo comma dell’art. 708<br />

c.p.c., che sottoponeva la<br />

revoca e la modifica<br />

dell’ordinanza presidenziale<br />

solo al verificarsi di<br />

mutamenti delle circostanze,<br />

ed ha previsto con <strong>il</strong><br />

novellato art. 709, comma 4,<br />

c.p.c. che "i provvedimenti<br />

temporanei e urgenti assunti<br />

dal presidente con<br />

l’ordinanza di cui al terzo<br />

comma dell’art. 708 c.p.c.<br />

possono essere revocati o


modificati dal giudice<br />

istruttore".<br />

La legge n. 54/2006 ha<br />

successivamente introdotto<br />

una ulteriore modifica<br />

dell’art. 708 c.p.c., inserendo<br />

un nuovo quarto comma, in<br />

forza del quale "contro i<br />

provvedimenti di cui al terzo<br />

comma si può proporre<br />

reclamo con ricorso alla<br />

corte d’appello che si<br />

pronuncia in camera di


consiglio” ( 84 ). <strong>Il</strong> reclamo è<br />

proponib<strong>il</strong>e entro <strong>il</strong> termine<br />

<strong>per</strong>entorio di dieci giorni<br />

dalla notifica del<br />

provvedimento, e <strong>il</strong> relativo<br />

procedimento si svolge con <strong>il</strong><br />

rito camerale ex artt. 739 e<br />

ss. c.p.c..<br />

<strong>Il</strong> legislatore non ha <strong>per</strong>ò<br />

effettuato un coordinamento<br />

tra queste norme, dando così<br />

adito ad incertezze<br />

interpretative ( 85 ). La


normativa richiamata non<br />

esclude infatti, secondo una<br />

interpretazione letterale, la<br />

possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />

provvedimento della corte<br />

d’appello, sia confermativo<br />

che modificativo<br />

dell’originario<br />

provvedimento presidenziale,<br />

possa essere successivamente<br />

modificato o revocato dal<br />

giudice istruttore, a<br />

prescindere dalla<br />

sopravvenienza di nuove


circostanze di fatto atte a<br />

giustificarne la modifica o<br />

revoca ( 86 ).<br />

La giurisprudenza delle<br />

corti d’appello evidenzia<br />

sinora un’applicazione<br />

restrittiva della normativa sul<br />

reclamo nei confronti<br />

dell’ordinanza presidenziale,<br />

limitandosi ad ammettere <strong>il</strong><br />

reclamo solo <strong>per</strong> errori<br />

decisionali evidenti e frutto<br />

di una non corretta


valutazione degli elementi di<br />

massima acquisiti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

iniziale del processo di<br />

<strong>separazione</strong>, e senza<br />

un’apposita istruzione ( 87 ).<br />

Questo orientamento denota,<br />

secondo autorevole dottrina,<br />

la preoccupazione di non<br />

consentire alle parti di<br />

riversare <strong>nel</strong> giudizio di<br />

reclamo allegazioni e<br />

deduzioni probatorie che<br />

dovrebbero trovare


collocazione appropriata <strong>nel</strong><br />

giudizio di merito ed<br />

ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i dal giudice<br />

istruttore ai fini della revoca<br />

e della modifica del<br />

provvedimento presidenziale<br />

e, dall’altro lato, di evitare<br />

che la corte d’appello svolga<br />

un’attività processuale<br />

sim<strong>il</strong>e, <strong>per</strong> i suoi contenuti, a<br />

quella riservata alla<br />

trattazione della causa<br />

davanti al tribunale ( 88 ).


Ne consegue l’esigenza di<br />

esporre e documentare in<br />

modo completo, sin dai primi<br />

atti difensivi, i fatti e gli<br />

elementi su cui si fonda la<br />

domanda di attribuzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, considerato<br />

che non è possib<strong>il</strong>e integrare<br />

le produzioni documentali in<br />

sede di reclamo avanti la<br />

corte d’appello.<br />

Avverso l’ordinanza<br />

emessa dalla corte d’ appello


sul reclamo contro <strong>il</strong><br />

provvedimento adottato, ai<br />

sensi dell’articolo 708 c.p.c.,<br />

dal presidente del tribunale<br />

all’esito dell’udienza di<br />

comparizione dei coniugi,<br />

non è ammesso <strong>il</strong> ricorso<br />

straordinario <strong>per</strong> cassazione<br />

ex articolo 111 Cost.,<br />

essendo essa priva del<br />

carattere della definitività in<br />

senso sostanziale. Infatti,<br />

detto provvedimento<br />

presidenziale, anche dopo la


previsione normativa della<br />

sua impugnab<strong>il</strong>ità con<br />

reclamo in appello, pur se<br />

confermato o modificato in<br />

tale sede ex articolo 708,<br />

comma 4, c.p.c., continua ad<br />

avere carattere interinale e<br />

provvisorio, essendo<br />

modificab<strong>il</strong>e e revocab<strong>il</strong>e dal<br />

giudice istruttore ed essendo<br />

destinato ad essere trasfuso<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza che decide <strong>il</strong><br />

processo, impugnab<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />

ogni prof<strong>il</strong>o di merito e di


legittimità ( 89 ).<br />

Va pure precisato che<br />

qualora <strong>il</strong> reclamo non sia<br />

stato es<strong>per</strong>ito, può essere<br />

richiesta al giudice istruttore<br />

la revoca o la modifica del<br />

provvedimento presidenziale,<br />

non necessariamente<br />

fondando la relativa istanza<br />

sulla deduzione di<br />

circostanze sopravvenute, ma<br />

anche su prof<strong>il</strong>i di legittimità<br />

o di merito ( 90 ).


Per quanto riguarda la<br />

revoca o la modifica dei<br />

provvedimenti del giudice<br />

istruttore, si ritiene sempre<br />

possib<strong>il</strong>e qualora si verifichi<br />

un mutamento delle<br />

circostanze di fatto esistenti<br />

al momento della pronuncia,<br />

stante <strong>il</strong> principio generale<br />

secondo <strong>il</strong> quale tutte le<br />

statuizioni accessorie relative<br />

alla <strong>separazione</strong> dei coniugi<br />

sono soggette alla clausola<br />

rebus sic stantibus.


6 . Esecutività del<br />

provvedimento che dispone<br />

l’obbligo del <strong>mantenimento</strong>.<br />

L’ordinanza con la quale <strong>il</strong><br />

presidente del tribunale o <strong>il</strong><br />

giudice istruttore dà i<br />

provvedimenti di cui all’art.<br />

708 c.p.c. costituisce titolo<br />

esecutivo, ai sensi dell’art.<br />

189, primo comma, disp. att.<br />

c.p.c..<br />

L’obbligo di


corresponsione <strong>per</strong>iodica<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> si ricollega<br />

alle obbligazioni di durata,<br />

caratterizzate da una causa<br />

debendi continuativa, <strong>nel</strong><br />

senso che <strong>il</strong> protrarsi <strong>nel</strong><br />

tempo delle prestazioni è una<br />

caratteristica essenziale che<br />

ne determina <strong>il</strong> contenuto e la<br />

misura.<br />

L’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> è oggetto di<br />

obbligazioni <strong>per</strong>iodiche


collegate tra loro ma dotate<br />

singolarmente di autonomia,<br />

e di adempimenti ricorrenti<br />

<strong>nel</strong> tempo, non quantificab<strong>il</strong>i<br />

complessivamente all’origine<br />

( 91 ). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> separato<br />

titolare dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> può dunque<br />

agire esecutivamente contro<br />

l’altro <strong>coniuge</strong> qualora questi<br />

risulti inadempiente, ma<br />

limitatamente alle rate<br />

dell’assegno scadute e


ispetto alle quali si sia<br />

verificato l’inadempimento.<br />

A norma dell’art. 2941, n.<br />

1) c.c., la prescrizione tra i<br />

coniugi è sospesa di rito e<br />

tale principio vale anche<br />

durante <strong>il</strong> regime di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, che<br />

non implica <strong>il</strong> venir meno del<br />

rapporto di coniugio, ma<br />

soltanto una attenuazione del<br />

vincolo ( 92 ).<br />

Decorrendo <strong>il</strong> termine


dalla cessazione del vincolo<br />

coniugale, <strong>il</strong> diritto alla<br />

corresponsione dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> - in quanto avente ad<br />

oggetto prestazioni<br />

autonome, distinte e<br />

<strong>per</strong>iodiche - non si prescrive<br />

a decorrere da un unico<br />

termine, ma dalle singole<br />

scadenze delle prestazioni<br />

dovute, in relazione alle quali<br />

sorge di volta in volta <strong>il</strong>


diritto all’adempimento ( 93 ).<br />

Quanto al termine<br />

prescrizionale, si ritiene<br />

applicab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> disposto di cui<br />

all’art. 2948, n. 2, c.c., ai<br />

sensi del quale si prescrivono<br />

in cinque anni le annualità<br />

delle pensioni alimentari<br />

( 94 ).<br />

7 . Le garanzie <strong>per</strong><br />

l’adempimento degli obblighi<br />

economici.


L’art. 156 c.c., <strong>nel</strong> testo<br />

modificato dalla legge di<br />

riforma del 1975 che ha<br />

recepito quanto previsto in<br />

materia dalla legge<br />

introduttiva del divorzio n.<br />

898 del 1970, prevede una<br />

serie di strumenti diretti ad<br />

assicurare che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

onerato non si sottragga agli<br />

obblighi economici<br />

impostigli in sede di<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

Queste garanzie tutelano <strong>il</strong>


<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno, che, <strong>nel</strong> caso in<br />

cui <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> obbligato non<br />

corrisponda l’assegno o lo<br />

versi solo parzialmente, può<br />

incontrare notevoli difficoltà<br />

ed essere costretto a reiterati<br />

e <strong>per</strong>iodici atti di precetto e<br />

di pignoramento nei<br />

confronti del debitore.<br />

<strong>Il</strong> giudice, qualora ravvisi<br />

<strong>il</strong> rischio d’insolvenza, può<br />

imporre al <strong>coniuge</strong> obbligato<br />

di prestare idonea garanzia


eale o <strong>per</strong>sonale, e può<br />

concedere, in caso di<br />

inadempienza e su richiesta<br />

dell’avente diritto, <strong>il</strong><br />

sequestro di parte dei beni<br />

dell’obbligato o ordinare a<br />

terzi, tenuti a corrispondergli<br />

anche <strong>per</strong>iodicamente somme<br />

di denaro, che una parte di<br />

esse venga versata<br />

direttamente all’avente<br />

diritto.<br />

In particolare, ai sensi<br />

dell’art. 156, comma 4, c.c.,


<strong>il</strong> giudice può imporre al<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato di prestare<br />

idonea garanzia reale o<br />

<strong>per</strong>sonale, se esiste <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />

sottrarsi all’adempimento<br />

degli obblighi economici<br />

previsti dalla stessa norma. <strong>Il</strong><br />

<strong>per</strong>icolo deve essere valutato<br />

in relazione alla condotta<br />

dell’obbligato, tale da far<br />

apparire come probab<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

futuro inadempimento.<br />

<strong>Il</strong> giudice può condannare


genericamente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

obbligato a prestare idonee<br />

garanzie, ma non può<br />

procedere direttamente alla<br />

costituzione delle garanzie<br />

stesse; la scelta della<br />

garanzia spetta all’obbligato,<br />

secondo <strong>il</strong> principio generale<br />

di cui all’art. 1179 c.c..<br />

Tra le garanzie reali, si<br />

ricorda <strong>il</strong> pegno, che può<br />

riguardare qualsiasi bene<br />

mob<strong>il</strong>e, le universalità di<br />

mob<strong>il</strong>i, i crediti e ogni altro


diritto avente ad oggetto beni<br />

mob<strong>il</strong>i (art. 2784), i titoli di<br />

credito all’ordine (art. 2014)<br />

o nominativi (art. 2026), le<br />

azioni di s.p.a. (art. 2352),<br />

nonché i diritti diversi dai<br />

crediti (art. 2806), quali i<br />

diritti di brevetto, i diritti<br />

d’autore, i diritti di marchio,<br />

ecc.. Tra le garanzie<br />

<strong>per</strong>sonali, la più idonea al<br />

caso di specie sembra essere<br />

la fideiussione bancaria o


assicurativa ( 95 ).<br />

8 . <strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />

comma 6, c.c.<br />

In caso di inadempienza, <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> avente diritto<br />

all’assegno può chiedere al<br />

giudice di disporre <strong>il</strong><br />

sequestro di parte dei beni<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato.<br />

Presupposto necessario <strong>per</strong><br />

la concessione del sequestro


previsto dall’art. 156, comma<br />

6, c.c, è l’inadempienza<br />

dell’obbligato, e <strong>per</strong>tanto<br />

dovrà essere provata una<br />

sottrazione all’adempimento<br />

già avvenuta, non essendo<br />

sufficiente una situazione di<br />

mero <strong>per</strong>icolo.<br />

<strong>Il</strong> provvedimento ha solo<br />

una funzione di garanzia<br />

dell’adempimento degli<br />

obblighi patrimoniali stab<strong>il</strong>iti<br />

dal giudice della <strong>separazione</strong>,<br />

e, secondo un orientamento


della giurisprudenza di<br />

legittimità, non ha natura<br />

cautelare <strong>per</strong>ché prescinde<br />

dal <strong>per</strong>iculum in mora ( 96 ) e<br />

non è suscettib<strong>il</strong>e di<br />

convertirsi in pignoramento.<br />

Conseguentemente si ritiene<br />

inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> reclamo ai<br />

sensi dell’art. 669-terdecies<br />

c.p.c. ( 97 ).<br />

Un recente orientamento<br />

della Suprema Corte ( 98 ) si<br />

discosta tuttavia da tale


definizione della<br />

qualificazione giuridica del<br />

sequestro ex art. 156, comma<br />

6, c.c., ritenendo che trattasi<br />

invece di una misura<br />

cautelare e, alla luce della<br />

sua finalità strumentale, ne<br />

ammette la conversione in<br />

pignoramento, all’esito<br />

dell’eventuale sentenza di<br />

condanna <strong>per</strong> singoli assegni<br />

di <strong>mantenimento</strong> insoluti.<br />

Secondo quest’ultimo<br />

orientamento, è


inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso<br />

straordinario in cassazione ex<br />

art. 111 Cost. avverso<br />

l’ordinanza della corte<br />

d’appello di rigetto del<br />

gravame proposto avverso <strong>il</strong><br />

decreto di sequestro ex<br />

art.156 cod. civ., trattandosi<br />

di provvedimento di natura<br />

cautelare, non decisorio, nè<br />

definitivo.<br />

<strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />

comma 6, c.c. può essere<br />

disposto anche dal giudice


istruttore in corso di causa<br />

( 99 ). Si è in particolare<br />

precisato che poiché tale<br />

ordine coercitivo risponde<br />

a l l a ratio di dare effettiva<br />

soddisfazione ai<br />

provvedimenti giudiziali, ne<br />

consegue che <strong>per</strong> evitare la<br />

disparità di trattamento degli<br />

aventi diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> prima e dopo<br />

la sentenza di <strong>separazione</strong>, ed<br />

apprestare un rimedio


efficace all’inadempimento<br />

di obblighi<br />

costituzionalmente tutelati,<br />

va riconosciuta anche al<br />

giudice istruttore la<br />

competenza ad emettere tale<br />

provvedimento.<br />

<strong>Il</strong> sequestro ex art. 156,<br />

comma 6, c.c., norma<br />

originariamente formulata ad<br />

esclusivo beneficio del<br />

<strong>coniuge</strong> separato in via<br />

giudiziale, è applicab<strong>il</strong>e, a<br />

seguito di numerosi


interventi della Corte<br />

costituzionale, anche a tutela<br />

del <strong>coniuge</strong> separato<br />

consensualmente, dei <strong>figli</strong> di<br />

coniugi separati e di quelli<br />

nati fuori dal matrimonio,<br />

riconosciuti dai genitori<br />

( 100 ).<br />

9 . L’ordine al terzo di<br />

pagamento dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />

<strong>coniuge</strong>.


Ulteriore forma di<br />

garanzia <strong>per</strong> l’adempimento<br />

degli obblighi economici<br />

stab<strong>il</strong>iti dalla sentenza di<br />

<strong>separazione</strong> o <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale<br />

omologato ( 101 ), o<br />

dall’ordinanza presidenziale<br />

o del giudice istruttore ( 102 ),<br />

è costituita dall’ordine<br />

diretto ai terzi, debitori del<br />

<strong>coniuge</strong> inadempiente, di<br />

versare direttamente somme


<strong>per</strong>iodiche a favore del<br />

<strong>coniuge</strong> avente diritto.<br />

Presupposto <strong>per</strong> l’adozione<br />

del provvedimento in<br />

questione è una pregressa e<br />

comprovata violazione<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>, che potrà<br />

risultare attestata dalla<br />

precedente notificazione di<br />

uno o più atti di precetto <strong>per</strong><br />

ratei di <strong>mantenimento</strong> non<br />

corrisposti, o da altri fatti da<br />

cui <strong>il</strong> giudice può trarre <strong>il</strong>


convincimento dell’intento<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato di non<br />

adempiere ( 103 ).<br />

<strong>Il</strong> provvedimento assunto<br />

ai sensi dell’art. 156, comma<br />

6, c.c. può essere emesso sia<br />

in via interinale dal<br />

presidente del tribunale o dal<br />

giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />

del giudizio, sia con la<br />

sentenza che pronuncia la<br />

<strong>separazione</strong>, sia a seguito di<br />

procedura camerale


successiva al giudizio di<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

L’ordine può essere rivolto<br />

al datore di lavoro del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato o a<br />

<strong>per</strong>sone tenute ad erogargli<br />

prestazioni <strong>per</strong>iodiche o ad<br />

altri suoi debitori, e ha <strong>per</strong><br />

oggetto la corresponsione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, e quindi<br />

dell’intera somma dovuta dal<br />

terzo, quando questa non<br />

ecceda, ma anzi realizzi


pienamente, l’assetto<br />

economico determinato in<br />

sede di <strong>separazione</strong> ( 104 ).<br />

Tale provvedimento non<br />

può che disporre <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

futuro, dalla data di<br />

emanazione del relativo<br />

ordine al terzo, rimanendo<br />

impregiudicato <strong>il</strong> diritto del<br />

creditore di procedere in via<br />

esecutiva <strong>per</strong> <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />

delle mens<strong>il</strong>ità già maturate e<br />

non corrisposte, sulla base


del titolo in suo possesso.<br />

L’obbligo del terzo insorge<br />

con la notificazione nei suoi<br />

confronti del provvedimento<br />

giudiziario, a cura della parte<br />

istante.<br />

1 0 . L’iscrizione di ipoteca<br />

giudiziale.<br />

La sentenza di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale che pone a carico<br />

di un <strong>coniuge</strong> l’obbligo di


corresponsione dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> o<br />

alimentare a favore<br />

dell’altro, costituisce titolo<br />

<strong>per</strong> l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale ai sensi<br />

dell’articolo 2818 c.c..<br />

L’art. 156, comma 5, c.c.,<br />

richiama infatti <strong>il</strong> principio<br />

generale dettato dall’art.<br />

2818 c.c., secondo <strong>il</strong> quale<br />

ogni sentenza che comporta<br />

la condanna al pagamento di<br />

somme o all’adempimento di


obbligazioni costituisce<br />

titolo <strong>per</strong> iscrivere ipoteca.<br />

La norma, che estende i<br />

suoi effetti anche al decreto<br />

di omologa del verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale<br />

( 105 ), qualifica tali<br />

provvedimenti come titoli di<br />

<strong>per</strong> sé validi all’iscrizione,<br />

attribuendo direttamente al<br />

<strong>coniuge</strong> creditore la relativa<br />

facoltà di avvalersene e la<br />

valutazione circa la


sussistenza del <strong>per</strong>icolo di<br />

inadempimento ( 106 ).<br />

L’ipoteca giudiziale va<br />

eseguita secondo gli artt.<br />

2827 e ss. c.c.; può essere<br />

iscritta, oltre che sui beni<br />

esistenti all’epoca in cui la<br />

sentenza è stata pronunciata,<br />

anche sui beni che<br />

<strong>per</strong>vengano successivamente<br />

al <strong>coniuge</strong> obbligato (art.<br />

2828 c.c.).<br />

La norma non precisa


alcun criterio ai fini della<br />

determinazione della somma<br />

da garantire con l’ipoteca<br />

giudiziale, e <strong>per</strong>tanto <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno ha la facoltà di<br />

determinarla. Tuttavia si<br />

ritiene che questi non goda di<br />

assoluta ed incondizionata<br />

libertà <strong>nel</strong>l’individuazione<br />

della somma cui riferire<br />

l’iscrizione, dovendosi fare<br />

riferimento come limite<br />

massimo agli elementi


obiettivi desumib<strong>il</strong>i dalle<br />

tabelle previste dal R.D. 9<br />

ottobre 1922, n. 1403 <strong>per</strong> la<br />

costituzione delle rendite<br />

vitalizie ( 107 ).<br />

In applicazione dei<br />

principi di ordine generale, è<br />

comunque fatta salva la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

obbligato di agire in<br />

riduzione, laddove la<br />

garanzia pretesa appaia<br />

esorbitante rispetto


all’ammontare del credito, e<br />

di richiedere i danni<br />

eventualmente a lui derivati<br />

dall’indebito comportamento<br />

del creditore.<br />

L’iscrizione di ipoteca<br />

giudiziale, in forza di<br />

sentenza di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale o di verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale<br />

omologato, è esente<br />

dall’imposta ipotecaria,<br />

analogamente a quanto<br />

previsto <strong>per</strong> la sentenza di


divorzio ( 108 ).<br />

Si deve da ultimo r<strong>il</strong>evare<br />

che i provvedimenti di<br />

carattere economico emessi<br />

dal tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

in favore degli <strong>figli</strong> nati fuori<br />

dal matrimonio, pur<br />

integrando titoli esecutivi,<br />

non consentono l’iscrizione<br />

dell’ipoteca giudiziale ai<br />

sensi dell’art. 2818, comma<br />

2°, c.c., in mancanza di una<br />

espressa previsione


legislativa che riconosca tale<br />

effetto ( 109 ). Tale carenza<br />

costituisce una irragionevole<br />

disparità di trattamento dei<br />

<strong>figli</strong> naturali rispetto ai <strong>figli</strong><br />

nati da coppie coniugate.


CAPITOLO IV<br />

L’OBBLIGO DI<br />

MANTENIMENTO EX ART.<br />

156 C.C.<br />

NELL’INTERPRETAZIONE<br />

DELLA DOTTRINA<br />

SOMMARIO: 1. Natura giuridica<br />

dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>. – 2. <strong>Il</strong><br />

concetto di tenore di vita, quale<br />

riferimento <strong>per</strong> valutare<br />

l’adeguatezza dei redditi del


<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno.<br />

– 3. L’autonomia negoziale dei<br />

coniugi e l’accordo relativo al<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

1 . Natura giuridica<br />

dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong>.<br />

<strong>Il</strong> mutamento dell’istituto<br />

della <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />

attuato con la riforma del<br />

diritto di famiglia, ha portato


la dottrina ad interrogarsi se<br />

sussista o meno una<br />

soluzione di continuità tra <strong>il</strong><br />

dovere di contribuzione in<br />

costanza di convivenza dei<br />

coniugi (art. 143, comma 3,<br />

c.c.) e quello di<br />

<strong>mantenimento</strong> a seguito della<br />

<strong>separazione</strong> (art. 156, primo<br />

comma, c.c.).<br />

Parte della dottrina<br />

sostiene che <strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> trova


fondamento <strong>nel</strong> diritto<br />

all’assistenza materiale del<br />

<strong>coniuge</strong> <strong>nel</strong> matrimonio,<br />

vincolo che la <strong>separazione</strong><br />

non estingue, con la<br />

conseguenza che non<br />

vengono sospesi i diritti di<br />

contenuto economico che<br />

spettano ai coniugi ( 110 ).<br />

Da parte di altri si precisa<br />

che la <strong>separazione</strong> comporta<br />

la <strong>per</strong>sistenza dei doveri di<br />

solidarietà economica che


derivano dal matrimonio,<br />

anche se <strong>il</strong> loro contenuto<br />

risulta modificato dal venir<br />

meno della convivenza;<br />

cessato, con la <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />

dovere di collaborare<br />

<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia,<br />

<strong>il</strong> dovere di contribuzione nei<br />

confronti del <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

si trasforma in quello di<br />

corrispondergli un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 111 ).


Opinione diversa esprime<br />

chi afferma che <strong>il</strong> dovere di<br />

<strong>mantenimento</strong> non si pone<br />

affatto in linea di continuità<br />

con i doveri a contenuto<br />

patrimoniale inerenti la<br />

qualità di <strong>coniuge</strong> ( 112 ), e si<br />

riferisce invece ad una<br />

situazione completamente<br />

nuova ( 113 ).<br />

Queste contrastanti<br />

posizioni espresse dalla<br />

dottrina sulla natura giuridica


dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> ex art. 156 c.c.<br />

rispecchiano differenti<br />

visioni della <strong>separazione</strong>,<br />

intesa come <strong>per</strong>iodo di<br />

ripensamento che può<br />

sfociare <strong><strong>nel</strong>la</strong> riconc<strong>il</strong>iazione,<br />

o viceversa, quale fase<br />

preparatoria al futuro<br />

divorzio ( 114 ).<br />

2 . <strong>Il</strong> concetto di tenore di<br />

vita, quale riferimento <strong>per</strong>


valutare l’adeguatezza dei<br />

redditi del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno.<br />

Per stab<strong>il</strong>ire se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno<br />

disponga o meno di<br />

"adeguati redditi", si deve<br />

fare riferimento al tenore di<br />

vita goduto durante la<br />

convivenza matrimoniale<br />

( 115 ). Nonostante<br />

l’individuazione unanime, da


parte della dottrina, del<br />

parametro di valutazione<br />

dell’adeguatezza dei redditi,<br />

emergono posizioni<br />

differenti <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

la definizione concreta del<br />

tenore di vita da assumere<br />

come riferimento.<br />

Secondo una tesi risalente<br />

<strong>nel</strong> tempo, <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

dovrebbe garantire al <strong>coniuge</strong><br />

separato lo stesso tenore di<br />

vita goduto durante la<br />

convivenza matrimoniale


( 116 ), e <strong>per</strong>sino lo stesso st<strong>il</strong>e<br />

di vita.<br />

Diversa è la posizione di<br />

chi r<strong>il</strong>eva l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong><br />

i coniugi di mantenere lo<br />

stesso tenore di vita<br />

precedente alla <strong>separazione</strong>,<br />

se le risorse rimangono<br />

immutate, stante l’aumento<br />

delle spese che comporta un<br />

doppio ménage. <strong>Il</strong> giudice<br />

sarebbe <strong>per</strong>tanto chiamato a<br />

riequ<strong>il</strong>ibrare, <strong>per</strong> quanto


possib<strong>il</strong>e, la situazione<br />

economica delle parti,<br />

svolgendo l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> una funzione<br />

di equiparazione delle<br />

condizioni di vita dei<br />

coniugi, che devono<br />

tendenzialmente attestarsi ad<br />

un livello paritario tra loro,<br />

seppure inferiore a quello che<br />

caratterizzava la pregressa<br />

convivenza ( 117 ).<br />

Nel caso in cui <strong>il</strong> tenore di


vita dei coniugi sia stato<br />

inferiore a quello che le loro<br />

potenzialità economiche<br />

potevano garantire, si ritiene<br />

che l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> debba essere<br />

quantificato tenendo<br />

comunque conto della<br />

complessiva situazione<br />

economica e delle<br />

potenzialità dei coniugi, sia<br />

che <strong>il</strong> tenore di vita più<br />

modesto sia stato imposto o<br />

tollerato, o sia stato


concordato priv<strong>il</strong>egiando una<br />

scelta di vita improntata al<br />

risparmio ( 118 ). Tale<br />

interpretazione è criticata da<br />

coloro che sostengono la<br />

r<strong>il</strong>evanza dell’accordo dei<br />

coniugi ex art. 144 c.c. e<br />

un’area di disponib<strong>il</strong>ità dei<br />

doveri dettati dall’ art. 143<br />

c.c. ( 119 ).<br />

La valutazione<br />

dell’adeguatezza dei redditi<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente,


secondo unanime<br />

orientamento, non deve<br />

riferirsi ai soli suoi redditi,<br />

ma estendersi all’intera<br />

situazione economica,<br />

considerando tutte le<br />

"circostanze" che ricorrono<br />

in concreto e che incidono<br />

sulla sua posizione<br />

economica ( 120 ).<br />

Si discute se si debba o<br />

meno tenere conto, <strong>nel</strong><br />

valutare l’esistenza di redditi


adeguati in capo al <strong>coniuge</strong><br />

richiedente, della sua<br />

capacità lavorativa,<br />

nonostante l’art. 156 c.c.,<br />

diversamente dall’art. 5,<br />

comma 6, l. 898/70, come<br />

modif. dalla l. 74/87 che<br />

disciplina l’assegno di<br />

divorzio, non ne faccia<br />

menzione come presupposto<br />

<strong>per</strong> l’attribuzione<br />

dell’assegno.<br />

Secondo l’opinione<br />

prevalente, <strong>nel</strong>l’accertare la


situazione economica e<br />

patrimoniale del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, occorre<br />

valutare tutti i fattori<br />

soggettivi ed oggettivi del<br />

caso ( 121 ), e quindi tenere<br />

presente anche la sua<br />

capacità lavorativa ( 122 ).<br />

Minoritaria è la posizione<br />

di chi ritiene che ogni<br />

<strong>coniuge</strong> ha l’obbligo di<br />

"automantenersi", e ha diritto


all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

solo se è privo di mezzi di<br />

sostentamento e si trova<br />

<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità oggettiva,<br />

non dipendente da sua colpa,<br />

di procurarseli ( 123 ).<br />

Sulla r<strong>il</strong>evanza del lavoro<br />

casalingo e di cura della<br />

famiglia svolto in particolare<br />

da un <strong>coniuge</strong>, concordato o<br />

anche solo tacitamente<br />

accettato dall’altro, parte<br />

della dottrina si sofferma


sulle conseguenze di una tale<br />

scelta, che può aver<br />

comportato la rinuncia del<br />

<strong>coniuge</strong> alle proprie<br />

aspirazioni di lavoro o di<br />

carriera. Si ritiene che<br />

risulterebbe ingiusto<br />

obbligarlo a trovare un<br />

qualsiasi lavoro, anche<br />

modesto o degradante, <strong>per</strong><br />

tutelare le ragioni del<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

forte che può aver tratto<br />

vantaggio dalla situazione, e


si sostiene conseguentemente<br />

che l’assegno spetti, in tale<br />

ipotesi, indipendentemente<br />

dalle capacità di lavoro<br />

extradomestico del <strong>coniuge</strong><br />

( 124 ).<br />

Seguendo lo stesso<br />

orientamento, una recente<br />

posizione dottrinaria mette in<br />

luce la funzione <strong>per</strong>equativa<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, in<br />

considerazione della


necessità di organizzare la<br />

vita della famiglia anche<br />

dopo la rottura della<br />

convivenza matrimoniale, e<br />

la conseguente esigenza di<br />

o<strong>per</strong>are “una equa divisione<br />

delle risorse ed eliminare o<br />

quantomeno ridurre le più<br />

forti disuguaglianze tra i<br />

coniugi proprio <strong>nel</strong> momento<br />

in cui, a seguito della crisi<br />

matrimoniale, le ricadute<br />

negative di una divisione<br />

asimmetrica dell’impegno


domestico - latenti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

fisiologica del rapporto -<br />

possono manifestarsi e<br />

risultare particolarmente<br />

gravi” ( 125 ).<br />

Quanto alla situazione<br />

economica e patrimoniale del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato, la<br />

valutazione deve riferirsi in<br />

modo ampio al complesso<br />

dei suoi redditi, beni, ut<strong>il</strong>ità e<br />

potenzialità economiche<br />

( 126 ). Tuttavia, parte della


dottrina ritiene che la<br />

valutazione della situazione<br />

economica e patrimoniale del<br />

<strong>coniuge</strong> più abbiente debba<br />

essere effettuata in modo tale<br />

da consentire a entrambi i<br />

coniugi - <strong>nel</strong> b<strong>il</strong>anciamento<br />

dei rispettivi interessi e di<br />

quelli della famiglia <strong>nel</strong> suo<br />

insieme, e mediante la<br />

corresponsione di un assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> - di<br />

conservare <strong>il</strong> pregresso<br />

tenore di vita senza intaccare


<strong>il</strong> patrimonio di nessuno dei<br />

due ( 127 ).<br />

Sulla r<strong>il</strong>evanza, ai fini<br />

dell’aumento dell’assegno, di<br />

eventuali miglioramenti<br />

economici e del tenore di vita<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato, dopo<br />

la <strong>separazione</strong>, la dottrina<br />

risulta divisa. Secondo alcuni<br />

Autori, non possono essere<br />

estesi al <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno gli incrementi<br />

patrimoniali del <strong>coniuge</strong>


obbligato ( 128 ), mentre<br />

secondo altri <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

ne avrebbe diritto ( 129 ). Una<br />

posizione più equ<strong>il</strong>ibrata è<br />

espressa da chi ritiene che<br />

siano r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />

dell’aumento dell’assegno<br />

quegli incrementi che siano<br />

conseguenza e sv<strong>il</strong>uppo di<br />

attività intraprese <strong>nel</strong> corso<br />

della convivenza coniugale<br />

( 130 ).


3. L’autonomia negoziale dei<br />

coniugi e l’accordo relativo<br />

al <strong>mantenimento</strong>.<br />

I coniugi possono<br />

liberamente determinare la<br />

misura, le modalità di<br />

corresponsione, i criteri di<br />

quantificazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro,<br />

le forme integrative e<br />

sostitutive dell’assegno,<br />

nonché la sua durata ( 131 ).<br />

Queste pattuizioni


vengono, <strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi,<br />

frequentemente inserite<br />

<strong>nel</strong>l’accordo di <strong>separazione</strong><br />

consensuale, che costituisce<br />

“uno dei momenti più<br />

significativi della negozialità<br />

<strong>nel</strong>l’ambito delle vicende<br />

fam<strong>il</strong>iari” ( 132 ), e dove si<br />

ritiene che coesistano un<br />

contenuto necessario ed uno<br />

eventuale.<br />

Secondo un orientamento<br />

risalente della dottrina, <strong>il</strong>


contenuto necessario<br />

comprende l’accordo<br />

sull’interruzione della<br />

convivenza e le pattuizioni<br />

strettamente connesse<br />

(assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>, affidamento<br />

dei <strong>figli</strong> minori, assegno <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong> minori, assegnazione<br />

della casa fam<strong>il</strong>iare, ecc.),<br />

mentre <strong>il</strong> contenuto eventuale<br />

comprende quelle pattuizioni<br />

che non trovano <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> la loro causa, ma


solo l’occasione ( 133 ).<br />

Un più recente<br />

orientamento identifica <strong>il</strong><br />

contenuto essenziale<br />

dell’accordo con <strong>il</strong> solo<br />

consenso alla <strong>separazione</strong>, e<br />

attribuisce alle altre<br />

pattuizioni natura<br />

complementare, subordinata<br />

ed accessoria rispetto al<br />

negozio di <strong>separazione</strong> ( 134 ).<br />

Qualora esistano i<br />

presupposti del


<strong>mantenimento</strong>, coloro che<br />

ritengono i relativi patti<br />

quale contenuto necessario<br />

dell’accordo di <strong>separazione</strong>,<br />

ne sostengono come<br />

indispensab<strong>il</strong>e la<br />

regolamentazione al fine di<br />

assicurare la tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> debole. Ne consegue<br />

che laddove l’accordo non<br />

disponga sul <strong>mantenimento</strong>,<br />

l’omologazione andrebbe<br />

rifiutata ( 135 ).


Di segno contrario è la tesi<br />

secondo la quale la<br />

regolamentazione dei<br />

rapporti economici tra i<br />

coniugi resta <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della loro discrezionale ed<br />

autonoma determinazione,<br />

che si fonda sulla valutazione<br />

delle rispettive convenienze,<br />

con la conseguenza della<br />

possib<strong>il</strong>ità che gli stessi nulla<br />

dispongano in ordine al<br />

contributo al <strong>mantenimento</strong><br />

<strong>per</strong> un <strong>coniuge</strong>, o vi


provvedano con accordi<br />

stragiudiziali ( 136 ).<br />

La dottrina prevalente<br />

ritiene che l’autonomia<br />

negoziale dei coniugi, riferita<br />

alle pattuizioni a carattere<br />

patrimoniale, trovi un limite<br />

solo <strong>nel</strong> principio della<br />

inderogab<strong>il</strong>ità dei diritti che<br />

nascono dal matrimonio<br />

( 137 ), e della non<br />

omologab<strong>il</strong>ità di clausole<br />

comunque nulle ( 138 ).


Prevale comunque<br />

l’opinione che <strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>, considerato<br />

come prosecuzione del<br />

dovere di assistenza o di<br />

contribuzione, sia<br />

indisponib<strong>il</strong>e ( 139 ). <strong>Il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> separato non può<br />

<strong>per</strong>tanto cedere tale diritto.<br />

Quanto alla rinunzia al<br />

<strong>mantenimento</strong>, se ne<br />

ammette la validità come<br />

affermazione della


autosufficienza economica<br />

del <strong>coniuge</strong> rebus sic<br />

stantibus, r<strong>il</strong>evante fino a<br />

revoca e non vincolante come<br />

rinuncia a future revisioni,<br />

qualora muti la situazione di<br />

fatto ( 140 ).<br />

Una più ampia autonomia<br />

negoziale dei coniugi è<br />

affermata da chi sostiene la<br />

piena disponib<strong>il</strong>ità del diritto<br />

al <strong>mantenimento</strong> ( 141 ).<br />

Nel regolamentare i loro


apporti economici e<br />

patrimoniali in sede di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale, i<br />

coniugi possono anche<br />

convenire forme di<br />

attribuzione economica,<br />

integrative o sostitutive<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, in funzione<br />

satisfattiva dell’obbligo di<br />

assistenza coniugale ( 142 ).<br />

Possono ad esempio<br />

concordare che la


corresponsione del contributo<br />

economico avvenga con<br />

modalità atipiche, quali la<br />

determinazione di un importo<br />

variab<strong>il</strong>e in aumento o in<br />

diminuzione legato<br />

proporzionalmente alle<br />

variazioni del reddito<br />

dell’obbligato ( 143 ), oppure<br />

l’attribuzione diretta di<br />

redditi o proventi<br />

dell’obbligato, o <strong>il</strong><br />

pagamento diretto di spese,


quali <strong>il</strong> canone di locazione e<br />

le spese accessorie.<br />

La dottrina prevalente<br />

ammette che i coniugi<br />

possano pattuire anche<br />

prestazioni in denaro o<br />

mediante attribuzione di beni<br />

mob<strong>il</strong>i e immob<strong>il</strong>i, in<br />

alternativa alla <strong>per</strong>iodica<br />

somministrazione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, nonostante<br />

che <strong>nel</strong>l’ambito della<br />

<strong>separazione</strong> non vi sia una


norma che espressamente<br />

preveda tale possib<strong>il</strong>ità ( 144 ).<br />

Così, si ritiene<br />

ammissib<strong>il</strong>e in sede di<br />

<strong>separazione</strong> l’adempimento<br />

dell’obbligo del<br />

<strong>mantenimento</strong> mediante<br />

corresponsione di una somma<br />

una tantum, come prevede la<br />

normativa che disciplina <strong>il</strong><br />

divorzio (l. 1.12.1970, n. 898,<br />

art. 5, comma 8, come modif.<br />

dalla l. 74/87), a condizione


che sussista l’accordo delle<br />

parti e ferma restando, a<br />

differenza di quanto è<br />

previsto <strong>per</strong> <strong>il</strong> divorzio, la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario di avanzare in<br />

futuro domande di carattere<br />

economico, quanto meno di<br />

natura alimentare ( 145 ).<br />

Parte della dottrina<br />

sostiene la praticab<strong>il</strong>ità di<br />

questa soluzione anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> giudiziale,


itenendo che ove le parti<br />

concordino sull’opportunità<br />

di liquidare <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

in un’unica soluzione, <strong>il</strong><br />

giudice, che valuti tale<br />

accordo conveniente <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario, può<br />

statuire in tal senso ( 146 ).<br />

Opinione contraria<br />

esprime chi ritiene che la<br />

possib<strong>il</strong>ità di concordare la<br />

definizione una tantum dei<br />

rapporti economici tra


coniugi non a caso sia<br />

prevista tassativamente in<br />

relazione al divorzio, quando<br />

non sussiste "alcun valido<br />

ostacolo ad una definizione<br />

convenzionale definitiva" dei<br />

rapporti economici, mentre<br />

ciò non è possib<strong>il</strong>e durante la<br />

<strong>separazione</strong>, poiché l’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> ha la<br />

funzione di <strong>per</strong>petuare <strong>il</strong><br />

dovere di assistenza<br />

reciproca che caratterizza <strong>il</strong><br />

matrimonio e si mantiene


integro anche durante lo stato<br />

di <strong>separazione</strong> ( 147 ).<br />

Quanto alla possib<strong>il</strong>ità di<br />

sottoporre a termine o a<br />

condizione le pattuizioni di<br />

natura economica, la dottrina<br />

prevalente è contraria in<br />

quanto l’accordo di<br />

<strong>separazione</strong> deve avere<br />

riguardo alla situazione<br />

attuale dei coniugi e non<br />

futura ed ipotetica ( 148 ). Si<br />

ammette <strong>per</strong>ò la possib<strong>il</strong>ità


di collegare la cessazione<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> o la riduzione<br />

dell’assegno al <strong>per</strong>cepimento<br />

di un reddito da attività<br />

lavorativa da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno, o<br />

all’instaurazione da parte di<br />

questi di una convivenza<br />

more uxorio ( 149 ).<br />

Sulla legittimità degli<br />

accordi a latere, intervenuti


tra i coniugi in un momento<br />

anteriore, contestuale o<br />

posteriore all’omologazione<br />

e non trasfusi <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong>, si è sv<strong>il</strong>uppato<br />

un ampio dibattito in<br />

dottrina, come in<br />

giurisprudenza.<br />

La tendenza recente a<br />

riconoscere uno spazio<br />

sempre più ampio<br />

all’autonomia negoziale dei<br />

coniugi ha dato avvio ad un<br />

orientamento che riconosce


validità ad alcuni accordi non<br />

trasfusi <strong>nel</strong>l’accordo di<br />

<strong>separazione</strong>, tenendo conto<br />

del loro contenuto e del<br />

tempo della pattuizione.<br />

Mentre la dottrina<br />

risalente si esprime in senso<br />

negativo sulla validità dei<br />

patti anteriori o coevi<br />

all’accordo formale di<br />

<strong>separazione</strong> ( 150 ), in epoca<br />

recente altri ritengono che<br />

siano validi se si collocano in


posizione di non interferenza<br />

rispetto all’accordo<br />

omologato o di maggior<br />

rispondenza rispetto<br />

all’interesse tutelato, come<br />

<strong>nel</strong> caso dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> concordato in<br />

misura su<strong>per</strong>iore a quella<br />

sottoposta ad omologazione<br />

( 151 ).<br />

Gli accordi successivi<br />

all’accordo omologato sono<br />

invece ritenuti sempre validi


dalla dottrina maggioritaria,<br />

col solo limite del rispetto<br />

delle norme inderogab<strong>il</strong>i<br />

( 152 ). Gli accordi non<br />

omologati, dunque, non<br />

differiscono, sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

sostanziale, dalle pattuizioni<br />

contenute <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale ex<br />

art. 711 c.p.c.<br />

successivamente omologato,<br />

mentre sotto l’aspetto<br />

processuale non acquisiscono


efficacia di titolo esecutivo.


CAPITOLO V<br />

IL MANTENIMENTO DEL<br />

CONIUGE SEPARATO<br />

SECONDO<br />

L’ORIENTAMENTO<br />

DELLA GIURISPRUDENZA<br />

SOMMARIO: 1. Gli effetti<br />

economici della <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>il</strong> diritto al <strong>mantenimento</strong>. – 2.<br />

La valutazione di adeguatezza<br />

dei redditi del <strong>coniuge</strong> che<br />

richiede l’assegno. – 3.


L’indisponib<strong>il</strong>ità del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> e gli accordi di<br />

natura economica tra i coniugi.<br />

1. Gli effetti economici della<br />

<strong>separazione</strong> e <strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità ritiene, con<br />

orientamento pressoché<br />

univoco a differenza della<br />

dottrina, che la <strong>separazione</strong>


instauri un regime tendente a<br />

conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e gli<br />

effetti propri del matrimonio,<br />

compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />

della convivenza, e, quindi,<br />

anche lo st<strong>il</strong>e di vita di<br />

ciascuno dei coniugi ( 153 ).<br />

Secondo una consolidata<br />

interpretazione dell’art. 156,<br />

primo comma, c.c., <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />

addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> e<br />

che sia privo di redditi


propri, adeguati a<br />

consentirgli di mantenere un<br />

tenore di vita<br />

tendenzialmente analogo a<br />

quello goduto in costanza di<br />

matrimonio, ha diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>, purché<br />

sussista una disparità<br />

economica tra i coniugi<br />

( 154 ).<br />

<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> spettante<br />

al <strong>coniuge</strong> separato ha una<br />

funzione solidaristica e


iequ<strong>il</strong>ibratrice dei rapporti<br />

economici fra i coniugi,<br />

poiché con la <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />

solidarietà economica che<br />

lega gli stessi durante <strong>il</strong><br />

matrimonio e che comporta<br />

la condivisione delle<br />

reciproche fortune <strong>nel</strong> corso<br />

della convivenza ( 155 ).<br />

Non assume <strong>per</strong>tanto<br />

r<strong>il</strong>evanza l’eventuale<br />

disposizione di mezzi


economici che consentano al<br />

<strong>coniuge</strong> di soddisfare le sue<br />

esigenze primarie, in quanto<br />

<strong>il</strong> concetto di adeguatezza dei<br />

redditi non è riferito alla<br />

sussistenza di uno stato di<br />

bisogno, ma si traduce in un<br />

accertamento diretto a<br />

consentire al <strong>coniuge</strong> di<br />

mantenere un tenore di vita<br />

analogo a quello goduto<br />

durante la convivenza ( 156 ).<br />

Né si richiede che <strong>il</strong>


<strong>coniuge</strong> che vanti <strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> dimostri<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarsi,<br />

<strong>per</strong> ragioni oggettive, redditi<br />

propri adeguati al pregresso<br />

tenore di vita, mettendo a<br />

frutto la propria capacità di<br />

lavoro, come invece previsto<br />

in materia di divorzio<br />

dall’art. 5, comma 6, l.<br />

898/70, come modif. dall’art.<br />

10, l. 74/87 ( 157 ). Così, se<br />

prima della <strong>separazione</strong> i


coniugi avevano concordato<br />

o, quanto meno, accettato -<br />

sia pure soltanto <strong>per</strong> facta<br />

concludentia - che uno di essi<br />

non lavorasse, l’efficacia di<br />

tale accordo <strong>per</strong>mane anche<br />

dopo la <strong>separazione</strong> ( 158 ).<br />

Anche la durata del<br />

matrimonio non rientra tra<br />

gli elementi costitutivi del<br />

diritto all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, e <strong>per</strong>tanto<br />

non può essere riconosciuta


alla breve durata della<br />

convivenza coniugale una<br />

efficacia preclusiva<br />

all’attribuzione dell’assegno,<br />

<strong>nel</strong> concorso delle condizioni<br />

indicate, avendo al più<br />

r<strong>il</strong>ievo ai fini della<br />

quantificazione dell’assegno<br />

stesso ( 159 ).<br />

Presupposto essenziale <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> è la<br />

sussistenza di una disparità


economica tra i coniugi, così<br />

che una volta accertati <strong>il</strong><br />

tenore di vita del quale i<br />

coniugi erano in grado di<br />

godere durante <strong>il</strong> matrimonio<br />

in base al reddito<br />

complessivo, e la mancanza<br />

di mezzi adeguati al<br />

<strong>mantenimento</strong> di quel tenore<br />

di vita da parte del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno, si deve<br />

poi valutare<br />

comparativamente la<br />

posizione economica dei


coniugi al momento della<br />

pronuncia della <strong>separazione</strong>,<br />

al fine di quantificare<br />

l’assegno in funzione<br />

tendenzialmente restitutoria,<br />

in suo favore, del pregresso<br />

tenore di vita, ove la<br />

situazione del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente sia deteriore<br />

rispetto a quella dell’altro<br />

( 160 ).<br />

2 . La valutazione di


adeguatezza dei redditi del<br />

<strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno.<br />

<strong>Il</strong> parametro di riferimento<br />

<strong>per</strong> valutare l’adeguatezza<br />

dei redditi del soggetto che<br />

invoca l’assegno è<br />

rappresentato dal contesto<br />

sociale <strong>nel</strong> quale i coniugi<br />

hanno vissuto durante la<br />

convivenza e dal tenore di<br />

vita che erano in grado di


godere.<br />

In particolare, la<br />

giurisprudenza della<br />

Suprema Corte è costante<br />

<strong>nel</strong>l’affermare che <strong>il</strong> tenore<br />

di vita coincide con le<br />

potenzialità economiche<br />

complessive dei coniugi<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio ed è<br />

l’elemento condizionante la<br />

qualità delle esigenze e<br />

l’entità delle aspettative del<br />

medesimo richiedente ( 161 ).


<strong>Il</strong> tenore di vita cui fare<br />

riferimento è quello che <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> economicamente<br />

forte aveva <strong>il</strong> dovere di<br />

consentire all’altro in<br />

relazione alle sostanze di cui<br />

disponeva, e non già quello<br />

più modesto eventualmente<br />

tollerato o subito in costanza<br />

di matrimonio ( 162 ). <strong>Il</strong><br />

riferimento al tenore di vita<br />

potenziale discende dal<br />

cosiddetto principio


contributivo sancito dall’art.<br />

143 c.c., secondo <strong>il</strong> quale i<br />

coniugi sono tenuti, ciascuno<br />

in relazione alle proprie<br />

sostanze e alla propria<br />

capacità di lavoro<br />

professionale o casalingo, a<br />

contribuire ai bisogni della<br />

famiglia.<br />

In alcune pronunce si<br />

sostiene che non assume<br />

r<strong>il</strong>evanza neppure <strong>il</strong> tenore di<br />

vita concordato tra i coniugi,<br />

teso ad esempio al risparmio


o attuato con l’adozione di<br />

particolari criteri di<br />

suddivisione delle spese<br />

fam<strong>il</strong>iari e di disposizione<br />

dei redditi <strong>per</strong>sonali residui<br />

( 163 ).<br />

Secondo <strong>il</strong> prevalente e<br />

consolidato orientamento<br />

della giurisprudenza di<br />

legittimità, se è pur vero che<br />

la <strong>separazione</strong> determina<br />

normalmente la cessazione di<br />

una serie di benefici e


consuetudini di vita ed anche<br />

<strong>il</strong> diretto godimento di beni,<br />

ciò nonostante <strong>il</strong> tenore di<br />

vita goduto in costanza di<br />

convivenza va identificato<br />

avendo riguardo allo<br />

"standard" di vita reso<br />

oggettivamente possib<strong>il</strong>e dal<br />

complesso delle risorse<br />

economiche dei coniugi,<br />

tenendo quindi conto di tutte<br />

le potenzialità derivanti dalla<br />

titolarità del patrimonio in<br />

termini di redditività, di


capacità di spesa, di garanzie<br />

di elevato benessere e di<br />

fondate aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

futuro ( 164 ).<br />

Tuttavia, si r<strong>il</strong>eva <strong>nel</strong>le<br />

pronunce della Cassazione<br />

degli ultimi anni una<br />

tendenza a tenere in<br />

maggiore considerazione le<br />

conseguenze della<br />

<strong>separazione</strong> e le esigenze dei<br />

nuovi progetti di vita dei<br />

coniugi separati. Si è così


precisato che la<br />

conservazione del precedente<br />

tenore di vita da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno costituisce un<br />

obiettivo solo tendenziale,<br />

poiché non sempre la<br />

<strong>separazione</strong> ne consente la<br />

piena realizzazione, essendo<br />

notorio che essa riduce anche<br />

le possib<strong>il</strong>ità economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> onerato e che<br />

soltanto dall’appartenenza al<br />

consorzio fam<strong>il</strong>iare derivano


ai coniugi e alla prole<br />

vantaggi - in termini,<br />

soprattutto, di contenimento<br />

delle spese fisse -<br />

riconducib<strong>il</strong>i a economie di<br />

scala e ad altri risparmi<br />

connessi a consuetudini di<br />

vita in comune ( 165 ).<br />

Detto obiettivo, <strong>per</strong>tanto,<br />

va <strong>per</strong>seguito nei limiti<br />

consentiti dalle condizioni<br />

economiche del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e dalle altre


circostanze richiamate<br />

dall’art. 156, comma 2, c.c.,<br />

con la precisazione che, in<br />

ogni caso, la determinazione<br />

di tali limiti è riservata al<br />

giudice di merito, cui spetta<br />

la valutazione comparativa<br />

delle risorse dei due coniugi<br />

al fine di stab<strong>il</strong>ire in quale<br />

misura l’uno debba integrare<br />

i redditi insufficienti<br />

dell’altro ( 166 ).


3 . L’indisponib<strong>il</strong>ità del<br />

diritto al <strong>mantenimento</strong> e gli<br />

accordi di natura economica<br />

tra i coniugi.<br />

Da tempo la<br />

giurisprudenza riconosce<br />

pienamente <strong>il</strong> diritto di<br />

ciascun <strong>coniuge</strong> a<br />

condizionare <strong>il</strong> consenso alla<br />

<strong>separazione</strong> ad un<br />

soddisfacente assetto<br />

generale dei propri interessi


economici, purché con tale<br />

composizione non si realizzi<br />

una lesione di diritti<br />

inderogab<strong>il</strong>i ( 167 ).<br />

L’accordo tra i coniugi è<br />

ritenuto l’elemento fondante<br />

della <strong>separazione</strong><br />

consensuale e del<br />

regolamento dei loro<br />

rapporti, cui viene impressa<br />

efficacia giuridica dal<br />

decreto di omologazione, atto<br />

di controllo privo di


contenuto decisorio, che<br />

svolge la funzione di<br />

controllare la compatib<strong>il</strong>ità<br />

della convenzione rispetto<br />

alle norme cogenti ed ai<br />

principi di ordine pubblico<br />

( 168 ). In tale prospettiva<br />

l’accordo di <strong>separazione</strong><br />

viene considerato atto<br />

essenzialmente negoziale,<br />

espressione della capacità dei<br />

coniugi di autodeterminarsi<br />

responsab<strong>il</strong>mente ( 169 ).


Ne consegue, in ordine al<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />

<strong>coniuge</strong> privo di adeguati<br />

redditi propri, che i coniugi<br />

possono liberamente<br />

determinarne la misura, i<br />

criteri di quantificazione <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> futuro ed anche forme<br />

integrative e sostitutive<br />

dell’assegno.<br />

L’autonomia dei coniugi<br />

può anche comportare un<br />

reciproco riconoscimento di<br />

sufficienza economica e di


adeguatezza dei rispettivi<br />

redditi, ma non la rinunzia<br />

definitiva al <strong>mantenimento</strong>,<br />

essendo fatta salva<br />

l’eventuale successiva<br />

modifica delle condizioni<br />

secondo l’espressa previsione<br />

dell’art. 711, u.c., c.p.c..<br />

Costante è pure<br />

l’orientamento<br />

giurisprudenziale che<br />

sostiene la nullità degli<br />

accordi con i quali i coniugi<br />

fissano in sede di <strong>separazione</strong>


<strong>il</strong> regime economico e<br />

patrimoniale del futuro ed<br />

eventuale divorzio, sul<br />

presupposto che la causa sia<br />

<strong>il</strong>lecita in quanto stipulati in<br />

violazione del principio<br />

fondamentale della<br />

indisponib<strong>il</strong>ità dei diritti in<br />

materia matrimoniale<br />

espresso dall’art. 160 c.c..<br />

( 170 ).<br />

Eludendo la questione,<br />

tanto discussa in dottrina, in


merito alla riferib<strong>il</strong>ità o<br />

meno dell’art. 160 c.c. alla<br />

sola fase fisiologica della<br />

unione coniugale, e, in<br />

particolare, al regime<br />

patrimoniale della famiglia,<br />

la Cassazione ha<br />

recentemente precisato che,<br />

in ogni caso, ciò che entra in<br />

giuoco con riguardo alla<br />

rinuncia del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> non è<br />

propriamente <strong>il</strong> carattere<br />

indisponib<strong>il</strong>e in sè dei diritti


patrimoniali dei coniugi, ma,<br />

piuttosto, l’esigenza di tutela<br />

del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />

più debole, l’attribuzione al<br />

quale dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

potrebbe essere messa in<br />

discussione da un accordo<br />

stipulato in sede di<br />

<strong>separazione</strong> ( 171 ).<br />

Di conseguenza si ritiene<br />

che non si possa tener conto<br />

di tali accordi, sia quando<br />

limitino o escludano <strong>il</strong> diritto


del <strong>coniuge</strong> economicamente<br />

più debole al conseguimento<br />

di quanto è necessario <strong>per</strong><br />

soddisfare le sue esigenze di<br />

vita, ma anche quando<br />

soddisfino pienamente dette<br />

esigenze, e ciò "<strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />

che una preventiva<br />

pattuizione - specie se<br />

allettante e condizionata alla<br />

non opposizione al divorzio -<br />

potrebbe determinare <strong>il</strong><br />

consenso alla dichiarazione


di divorzio" ( 172 ).<br />

Altra questione riguarda <strong>il</strong><br />

ricorso, abbastanza frequente<br />

da parte dei coniugi, ad<br />

accordi di natura economica,<br />

che vengono sottoscritti in<br />

epoca precedente, contestuale<br />

o successiva alla <strong>separazione</strong><br />

consensuale, e non sottoposti<br />

alla omologazione del<br />

tribunale.<br />

Si pone al riguardo <strong>il</strong><br />

problema della validità ed


efficacia di tali accordi, che<br />

possono avere una funzione<br />

integrativa, modificativa o<br />

derogatoria rispetto alle<br />

condizioni concordate<br />

inserite <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale<br />

omologato.<br />

La giurisprudenza tende a<br />

riconoscere in tali casi<br />

l’autonomia negoziale dei<br />

coniugi, pur entro<br />

determinati limiti e con<br />

riferimento al tempo della


stipula degli accordi.<br />

Secondo un consolidato<br />

orientamento, le pattuizioni<br />

convenute dai coniugi prima<br />

del decreto di omologazione<br />

e non trasfuse <strong>nel</strong>l’accordo<br />

omologato si configurano<br />

come contratti atipici, aventi<br />

presupposti e finalità diversi<br />

sia dalle convenzioni<br />

matrimoniali che dagli atti di<br />

liberalità, nonché autonomi<br />

rispetto al contenuto tipico<br />

del regolamento concordato


tra i coniugi, destinato ad<br />

acquistare efficacia giuridica<br />

soltanto in seguito al<br />

provvedimento di<br />

omologazione. A tali<br />

pattuizioni può riconoscersi<br />

validità solo quando<br />

assicurino una maggiore<br />

vantaggiosità all’interesse<br />

protetto dalla norma, ad<br />

esempio concordando un<br />

assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />

misura su<strong>per</strong>iore a quella<br />

sottoposta ad omologazione,


o quando concernano un<br />

aspetto non preso in<br />

considerazione dall’accordo<br />

omologato e sicuramente<br />

compatib<strong>il</strong>e con questo, in<br />

quanto non modificativo<br />

della sua sostanza e dei suoi<br />

equ<strong>il</strong>ibri, o quando<br />

costituiscano clausole<br />

meramente specificative<br />

dell’accordo stesso ( 173 ).<br />

Diversamente, non è<br />

consentito ai coniugi incidere


sull’accordo omologato con<br />

soluzioni alternative di cui<br />

non sia certa a priori la<br />

uguale o migliore<br />

rispondenza all’interesse<br />

tutelato attraverso <strong>il</strong><br />

controllo giudiziario di cui<br />

all’art. 158 c.c..<br />

Per quanto riguarda le<br />

modifiche degli accordi<br />

convenute tra i coniugi a<br />

seguito dell’omologazione<br />

della <strong>separazione</strong>, la<br />

giurisprudenza di legittimità,


trovando fondamento <strong>nel</strong><br />

disposto dell’art. 1322 c.c.,<br />

ritiene che siano valide ed<br />

efficaci a prescindere<br />

dall’intervento del giudice ex<br />

art. 710 c.p.c., qualora non<br />

su<strong>per</strong>ino <strong>il</strong> limite di<br />

derogab<strong>il</strong>ità consentito<br />

dall’art. 160 c.c. e, in<br />

particolare, quando non<br />

interferiscano con l’accordo<br />

omologato ma ne<br />

specifichino <strong>il</strong> contenuto con<br />

disposizioni maggiormente


ispondenti agli interessi ivi<br />

tutelati ( 174 ).<br />

Trattasi in ogni caso di<br />

pattuizioni che sono prive di<br />

efficacia di titolo esecutivo, e<br />

<strong>per</strong>tanto <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />

inadempimento del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato non si potrà<br />

procedere con l’azione<br />

esecutiva, bensì solo attivare<br />

un procedimento ordinario o<br />

richiedere un decreto<br />

ingiuntivo, o promuovere <strong>il</strong>


giudizio di modifica delle<br />

condizioni di <strong>separazione</strong>.


CAPITOLO VI<br />

L’ASSEGNO DI<br />

MANTENIMENTO.<br />

ANALISI CRITICO-<br />

GIURIDICA DELLA<br />

NORMATIVA<br />

SOMMARIO: 1. I presupposti <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ai sensi dell’art.<br />

156 c.c.. La non addebitab<strong>il</strong>ità<br />

della <strong>separazione</strong> e la<br />

mancanza di adeguati redditi


propri. – 2. La valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

economica dei coniugi. – 3. La<br />

quantificazione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>. Criteri. – 4.<br />

Altre circostanze che possono<br />

influire sulla determinazione<br />

dell’assegno. – 4.1.<br />

L’assegnazione della casa<br />

coniugale. – 4.2. Le elargizioni<br />

da parte di fam<strong>il</strong>iari. – 4.3.<br />

L’attitudine al lavoro del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno.<br />

– 4.4. La durata del matrimonio.<br />

– 4.5. La convivenza more<br />

uxorio. – 4.6. La nascita di <strong>figli</strong>


naturali. – 4.7. Le modifiche<br />

dell’attività lavorativa del<br />

<strong>coniuge</strong> onerato. – 4.8. Le<br />

sopravvenienze reddituali e<br />

patrimoniali <strong>nel</strong> corso del<br />

giudizio. – 5. L’accertamento<br />

della situazione economica e<br />

patrimoniale dei coniugi e<br />

l’onere della prova. – 6. Le<br />

indagini sui redditi e i<br />

patrimoni dei coniugi a mezzo<br />

della polizia tributaria. – 7. Le<br />

modalità di corresponsione<br />

dell’assegno. – 8. La disciplina<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>.<br />

– 8.1. La decorrenza. – 8.2.


L’adeguamento dell’assegno. –<br />

9. Revoca e modifica<br />

dell’assegno.<br />

1 . I presupposti <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ai sensi<br />

dell’art. 156 c.c.. La non<br />

addebitab<strong>il</strong>ità della<br />

<strong>separazione</strong> e la mancanza di<br />

adeguati redditi propri.<br />

<strong>Il</strong> diritto all’assegno di


<strong>mantenimento</strong>, secondo l’art.<br />

156, primo comma, c.c. e<br />

l’orientamento che prevale in<br />

dottrina e giurisprudenza,<br />

spetta al <strong>coniuge</strong> cui non sia<br />

addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> e<br />

che non disponga di adeguati<br />

redditi propri <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> di un tenore di<br />

vita tendenzialmente analogo<br />

a quello che i coniugi erano<br />

in grado di godere durante <strong>il</strong><br />

matrimonio in base al loro<br />

reddito e patrimonio


complessivo, e laddove<br />

sussista una disparità<br />

economica tra gli stessi<br />

( 175 ).<br />

La mancanza di<br />

addebitab<strong>il</strong>ità della<br />

<strong>separazione</strong> al <strong>coniuge</strong> che<br />

richiede l’assegno è<br />

condizione espressamente<br />

prevista dall’art. 156, primo<br />

comma, c.c. ( 176 ), mentre è<br />

irr<strong>il</strong>evante che sia stato o<br />

meno dichiarato l’addebito in


capo all’altro <strong>coniuge</strong>.<br />

Non può invece essere<br />

riconosciuto l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

in caso di addebitab<strong>il</strong>ità della<br />

<strong>separazione</strong> ad entrambi i<br />

coniugi, non essendo<br />

possib<strong>il</strong>e effettuare da parte<br />

del giudice una graduazione<br />

fra le diverse responsab<strong>il</strong>ità<br />

( 177 ).<br />

L’attribuzione


dell’assegno richiede<br />

innanzitutto di accertare <strong>il</strong><br />

tenore di vita che i coniugi<br />

erano in grado di godere<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio in base<br />

al loro reddito e patrimonio<br />

complessivo; quindi di<br />

verificare se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

richiedente sia in grado con i<br />

propri mezzi di conservare<br />

un tenore di vita<br />

tendenzialmente analogo, e<br />

in caso negativo di valutare<br />

comparativamente la


posizione economica dei<br />

coniugi al momento della<br />

pronuncia della <strong>separazione</strong>.<br />

Qualora la situazione del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente sia<br />

deteriore rispetto a quella<br />

dell’altro, si dovrà<br />

quantificare l’assegno in<br />

funzione tendenzialmente<br />

restitutoria, in suo favore, del<br />

tenore di vita pregresso, così<br />

da riequ<strong>il</strong>ibrare, <strong>per</strong> quanto<br />

possib<strong>il</strong>e, la situazione<br />

economica delle parti, che


devono tendenzialmente<br />

attestarsi ad un livello<br />

paritario tra loro, seppur<br />

inferiore a quello che<br />

caratterizzava la precedente<br />

convivenza ( 178 ).<br />

<strong>Il</strong> tenore di vita goduto<br />

durante la convivenza deve<br />

essere identificato avendo<br />

riguardo allo standard di vita<br />

reso oggettivamente<br />

possib<strong>il</strong>e dal complesso delle<br />

risorse economiche dei


coniugi, tenendo quindi conto<br />

di tutte le potenzialità<br />

derivanti dalla titolarità del<br />

patrimonio in termini di<br />

redditività, di capacità di<br />

spesa, di garanzie di elevato<br />

benessere e di fondate<br />

aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro ( 179 ).<br />

Andrà preso in esame <strong>il</strong><br />

contesto economico e sociale<br />

che ha caratterizzato la vita<br />

dei coniugi ( 180 ), che sarebbe<br />

presumib<strong>il</strong>mente proseguito


in caso di continuazione della<br />

convivenza.<br />

Si deve tener conto non già<br />

del tenore di vita più<br />

modesto consentito dal<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

forte, bensì di quello che<br />

questi avrebbe dovuto<br />

consentire alla famiglia in<br />

base alle sue effettive<br />

sostanze e disponib<strong>il</strong>ità<br />

reddituali ( 181 ). La stessa<br />

soluzione deve essere


adottata <strong>nel</strong> caso in cui un<br />

tenore di vita inferiore a<br />

quello che i coniugi<br />

avrebbero potuto avere, in<br />

considerazione delle loro<br />

complessive risorse<br />

economiche, sia stato frutto<br />

di una comune scelta<br />

improntata al risparmio<br />

( 182 ), dovendosi semmai<br />

accertare se i coniugi sono in<br />

regime di comunione legale –<br />

e in tal caso <strong>il</strong> risparmio


accantonato sarà diviso tra i<br />

coniugi e concorrerà a<br />

delineare la situazione<br />

economica del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno – o in<br />

<strong>separazione</strong> dei beni –<br />

r<strong>il</strong>evando in tale ipotesi la<br />

condizione economica del<br />

<strong>coniuge</strong> che ha beneficiato<br />

dell’accantonamento del<br />

risparmio.<br />

Ai fini della valutazione di<br />

adeguatezza dei redditi del<br />

soggetto che chiede l’assegno


si deve fare riferimento,<br />

secondo consolidata<br />

giurisprudenza, alle<br />

potenzialità economiche<br />

complessive dei coniugi<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio, quale<br />

elemento condizionante la<br />

qualità e la quantità delle<br />

esigenze e l’entità delle<br />

aspettative del medesimo<br />

richiedente ( 183 ).<br />

Tuttavia, la conservazione<br />

del precedente tenore di vita


da parte del <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario dell’assegno non<br />

può che costituire un<br />

obiettivo solo tendenziale,<br />

essendo notorio che la<br />

<strong>separazione</strong> riduce spesso le<br />

possib<strong>il</strong>ità economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> onerato e comporta<br />

un aumento delle spese in<br />

considerazione delle nuove<br />

esigenze di vita di entrambi i<br />

coniugi.<br />

Tale obiettivo va dunque<br />

<strong>per</strong>seguito nei limiti


consentiti dalle condizioni<br />

economiche del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e dalle altre<br />

circostanze richiamate<br />

dall’art. 156, secondo<br />

comma, c.c., valutate<br />

comparativamente le risorse<br />

dei due coniugi al fine di<br />

stab<strong>il</strong>ire in quale misura<br />

l’uno debba integrare i<br />

redditi insufficienti dell’altro<br />

( 184 ).


2 . La valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

economica dei coniugi.<br />

Una volta accertato che i<br />

mezzi economici del <strong>coniuge</strong><br />

che richiede l’assegno non<br />

siano tali da consentirgli la<br />

conservazione di un tenore di<br />

vita tendenzialmente analogo<br />

a quello avuto durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, si deve<br />

procedere alla valutazione


comparativa dei mezzi<br />

economici di ciascun<br />

<strong>coniuge</strong>, avendo come<br />

riferimento temporale <strong>il</strong><br />

momento della <strong>separazione</strong>,<br />

al fine di stab<strong>il</strong>ire se vi sia<br />

una disparità economica che<br />

giustifichi l’imposizione<br />

dell’assegno, e determinarne<br />

la misura ( 185 ).<br />

Le potenzialità<br />

economiche dei coniugi che<br />

vanno prese in


considerazione devono essere<br />

attuali e concretamente<br />

valutab<strong>il</strong>i, e comprendono<br />

non solo i redditi in senso<br />

stretto, ma anche i cespiti di<br />

cui si abbia <strong>il</strong> diritto di<br />

godimento ed ogni altra<br />

ut<strong>il</strong>ità suscettib<strong>il</strong>e di<br />

valutazione economica ( 186 ).<br />

Per reddito si intende<br />

quella “misura monetaria<br />

della ricchezza (beni, servizi,<br />

denaro, crediti) che affluisce


al soggetto in un certo arco<br />

temporale, al netto della<br />

ricchezza dallo stesso<br />

consumata e ceduta <strong>per</strong><br />

produrla: è un flusso che, a<br />

seconda della sua origine, è<br />

qualificato come salario,<br />

stipendio, pensione, pensione<br />

di invalidità e assegni ad<br />

essa connessi, inclusa<br />

indennità di<br />

accompagnamento o di<br />

su<strong>per</strong>invalidità, indennità di<br />

servizio all’estero, profitto,


endita, plusvalenza,<br />

interesse, dividendo, etc.”, e<br />

si deve prendere in<br />

considerazione, ai fini che<br />

qui interessano, <strong>il</strong> “reddito<br />

disponib<strong>il</strong>e” cioè “<strong>il</strong> reddito<br />

che <strong>il</strong> soggetto può spendere<br />

o investire, dopo <strong>il</strong><br />

pagamento delle imposte e<br />

dei contributi obbligatori,<br />

con l’avvertenza che tale<br />

configurazione di reddito<br />

comprende tutti i proventi del<br />

soggetto, anche quelli non


dichiarati ai fini fiscali<br />

(<strong>per</strong>ché già tassati alla fonte,<br />

<strong>per</strong>ché esenti da imposta o<br />

più semplicemente <strong>per</strong>ché<br />

sottratti a tassazione)” ( 187 ).<br />

<strong>Il</strong> patrimonio deve invece<br />

essere inteso “come<br />

ricchezza, ovvero come<br />

complesso di beni (mob<strong>il</strong>i,<br />

immob<strong>il</strong>i, denaro, titoli),<br />

diritti e crediti aventi<br />

contenuto economico, di cui<br />

<strong>il</strong> soggetto sia titolare: a


differenza del reddito <strong>il</strong><br />

patrimonio non è un flusso,<br />

ma un aggregato, pur<br />

essendo sempre un aggregato<br />

suscettib<strong>il</strong>e di modificarsi<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> composizione<br />

qualitativa così come <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

dimensione. Infatti, le<br />

componenti del patrimonio<br />

r<strong>il</strong>evano, a prescindere dalla<br />

loro provenienza e dalla<br />

causa dell’acquisto, che può<br />

essere anche ereditario,<br />

siano essi produttivi o


temporaneamente<br />

improduttivi, in tal caso<br />

valutando <strong>il</strong> loro valore<br />

intrinseco in vista della loro<br />

alienazione o del diverso<br />

impiego, ovvero <strong>il</strong> reddito da<br />

essi concretamente prodotto<br />

ovvero l’ut<strong>il</strong>ità, <strong>nel</strong> caso di<br />

uso diretto a fini <strong>per</strong>sonali<br />

(abitativi, anche <strong>per</strong>iodici, o<br />

professionali)” ( 188 ).<br />

<strong>Il</strong> giudice terrà quindi<br />

conto del valore del


patrimonio mob<strong>il</strong>iare e<br />

immob<strong>il</strong>iare di cui ogni<br />

<strong>coniuge</strong> dispone, e del<br />

reddito ricavab<strong>il</strong>e dagli<br />

immob<strong>il</strong>i, così come di ogni<br />

rendita che matura su tali<br />

beni. Qualora <strong>il</strong> reddito<br />

prodotto dagli immob<strong>il</strong>i sia<br />

inferiore a quanto<br />

potenzialmente ricavab<strong>il</strong>e, o<br />

sia inesistente, <strong>il</strong> giudice<br />

terrà in considerazione <strong>il</strong><br />

valore dei beni. Se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

ha provveduto a vendere in


tutto o in parte i suoi beni, <strong>il</strong><br />

prezzo ricavato verrà<br />

computato <strong>nel</strong> suo<br />

patrimonio. Si dovrà<br />

viceversa tener conto della<br />

eventuale difficoltà di<br />

alienare o locare un bene, <strong>per</strong><br />

motivi oggettivi.<br />

Nonostante <strong>il</strong> primo<br />

comma dell’art. 156 c.c. si<br />

riferisca ai soli redditi del<br />

<strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno, la dottrina e la<br />

giurisprudenza sono orientate


a ritenere che la valutazione<br />

debba coinvolgere non solo i<br />

redditi ma anche ogni<br />

“circostanza” che abbia<br />

valenza economica riferita<br />

alla sua situazione<br />

patrimoniale complessiva,<br />

come prevede l’art. 156,<br />

comma 2, c.c. <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

onerato.<br />

Oltre al reddito e al<br />

patrimonio – che “ancorché<br />

distinti, si presentano fra<br />

loro strettamente collegati:


infatti, <strong>il</strong> reddito risparmiato<br />

e quello investito<br />

costituiscono una delle<br />

principali fonti di<br />

accrescimento del patrimonio<br />

e, d’altra parte, <strong>il</strong> patrimonio<br />

è fonte di reddito sotto forma<br />

di interessi, rendite,<br />

dividendi, canoni, ecc.” ( 189 )<br />

– devono essere oggetto di<br />

accertamento “le ut<strong>il</strong>ità di<br />

vario genere, purché<br />

suscettib<strong>il</strong>i di valutazione


economica (vitto, alloggio,<br />

pagamento del mutuo,<br />

ospitalità <strong>per</strong> le vacanze,<br />

utenze gratuite, ecc.)<br />

ricavate dai rapporti<br />

fam<strong>il</strong>iari o <strong>per</strong>sonali del<br />

<strong>coniuge</strong>, <strong>per</strong> esempio la<br />

famiglia di origine, <strong>il</strong><br />

convivente, <strong>il</strong> datore di<br />

lavoro (benefits)” ( 190 ).<br />

Si dovrà tener conto anche<br />

delle sopravvenienze<br />

reddituali e patrimoniali


intervenute <strong>nel</strong>le more del<br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, in<br />

quanto durante la <strong>separazione</strong><br />

non viene meno <strong>il</strong> rapporto<br />

coniugale e i benefici<br />

economici sopravvenuti<br />

devono essere condivisi<br />

( 191 ).<br />

La valutazione della<br />

situazione economica dei<br />

coniugi non richiede,<br />

secondo <strong>il</strong> costante indirizzo<br />

della giurisprudenza di


legittimità, la determinazione<br />

del preciso importo dei<br />

redditi di ciascuno, ma<br />

un’attendib<strong>il</strong>e ricostruzione<br />

delle complessive situazioni<br />

patrimoniali e reddituali di<br />

ogni <strong>coniuge</strong> ( 192 ).<br />

3 . La quantificazione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>. Criteri.<br />

La misura dell’assegno è


determinata “in relazione<br />

alle circostanze ed ai redditi<br />

dell’obbligato”, come<br />

prescritto dall’art.156,<br />

comma 2, c.c..<br />

Le “circostanze” da<br />

considerare <strong>per</strong> la<br />

quantificazione dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> consistono<br />

in quegli elementi fattuali di<br />

ordine economico, o<br />

comunque apprezzab<strong>il</strong>i in<br />

termini economici, diversi<br />

dal reddito del <strong>coniuge</strong>


onerato, e suscettib<strong>il</strong>i di<br />

incidere sulle condizioni<br />

delle parti, quali ad esempio<br />

la disponib<strong>il</strong>ità di un<br />

consistente patrimonio,<br />

anche mob<strong>il</strong>iare, o la<br />

conduzione di uno st<strong>il</strong>e di<br />

vita particolarmente agiato e<br />

lussuoso, o, in negativo, le<br />

spese fisse dei coniugi<br />

conseguenti alla <strong>separazione</strong><br />

( 193 ). A differenza del<br />

divorzio, laddove le


“circostanze” sono intese<br />

come “ragioni della<br />

decisione”, <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />

si deve far riferimento solo<br />

ad elementi di ordine<br />

economico e non alle cause<br />

della <strong>separazione</strong> coniugale<br />

( 194 ).<br />

Nel ricostruire <strong>il</strong> reddito<br />

del <strong>coniuge</strong> onerato, <strong>il</strong><br />

giudice dovrà tenere conto di<br />

tutti gli elementi positivi e<br />

negativi che contribuiscono a


formarlo, e quindi anche<br />

degli oneri, quali essi siano,<br />

che ne riducano l’entità. Così<br />

non si potrà attribuire un<br />

assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />

<strong>coniuge</strong> che pur ne avrebbe<br />

diritto, quando la posizione<br />

economica dell’obbligato sia<br />

tale da far sì che qualsiasi<br />

decurtazione si traduca <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

privazione del minimo<br />

indispensab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> la<br />

sopravvivenza, mentre si<br />

potrà determinare un assegno


di modesta entità ove sia<br />

possib<strong>il</strong>e un equo<br />

contem<strong>per</strong>amento tra le<br />

esigenze del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e l’opportunità di<br />

assicurare un pur minimo<br />

contributo alle necessità<br />

dell’altro.<br />

Secondo l’orientamento<br />

consolidato della<br />

giurisprudenza di legittimità,<br />

<strong>il</strong> diritto di un <strong>coniuge</strong> al<br />

<strong>mantenimento</strong> non postula<br />

una determinazione


dell’assegno ancorata a<br />

criteri aritmetici, né può<br />

comportare che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

<strong>per</strong>cettore di redditi<br />

corrisponda all’altro, che ne<br />

sia sprovvisto, una somma<br />

pari alla metà dei propri<br />

( 195 ).<br />

La normativa vigente<br />

riconosce al giudice un<br />

ampio spazio di<br />

discrezionalità circa la<br />

quantificazione dell’assegno,


che viene determinato<br />

secondo gli indici di<br />

riferimento indicati dalla<br />

legge e <strong>il</strong> rapporto di<br />

proporzionalità con <strong>il</strong> reddito<br />

accertato o presunto<br />

dell’obbligato; tale scelta,<br />

svincolata dal sistema di<br />

quote o <strong>per</strong>centuali<br />

predeterminate ( 196 ), è<br />

giustificata dall’esigenza di<br />

trovare soluzioni che<br />

valutino l’unicità e la novità


presentata da ogni situazione<br />

di fatto della vita umana. Ciò<br />

non comporta ovviamente<br />

una facoltà di libero arbitrio<br />

o di carenza motivazionale,<br />

bensì, in ogni caso, una<br />

puntuale valutazione del caso<br />

concreto con riferimenti ai<br />

singoli parametri normativi.<br />

4 . Altre circostanze che<br />

possono influire sulla<br />

determinazione dell’assegno.


Diverse sono le<br />

circostanze che possono<br />

influire sulla situazione<br />

economica di ciascun<br />

<strong>coniuge</strong>, in modo positivo o<br />

negativo, quali ad esempio,<br />

l’assegnazione della casa<br />

coniugale al <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario dell’assegno e le<br />

spese di re<strong>per</strong>imento di<br />

un’altra abitazione da parte<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato; le<br />

elargizioni da parte di<br />

fam<strong>il</strong>iari; l’attitudine al


lavoro del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno,<br />

qualora venga riscontrata in<br />

termini di effettiva<br />

possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di<br />

un’attività lavorativa, tenuto<br />

conto di ogni concreto fattore<br />

individuale e ambientale; la<br />

durata del matrimonio; la<br />

prestazione di assistenza<br />

materiale da parte del<br />

c o n v i v e n t e more uxorio<br />

quando di fatto escluda o<br />

riduca lo stato di bisogno del


<strong>coniuge</strong> richiedente<br />

l’assegno; la nascita di <strong>figli</strong><br />

naturali.<br />

4 . 1 . L’assegnazione della<br />

casa coniugale.<br />

L’art. 155-quater c.c.,<br />

inserito dall’art. 1, comma 2,<br />

l. 8.2.2006, n. 54,<br />

(“Disposizioni in materia di<br />

<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />

affidamento condiviso dei


<strong>figli</strong>”) prescrive che <strong>il</strong><br />

giudice debba tenere conto<br />

dell’ assegnazione della casa<br />

coniugale “<strong><strong>nel</strong>la</strong> regolazione<br />

dei rapporti economici tra i<br />

genitori, considerato<br />

l’eventuale titolo di<br />

proprietà”.<br />

La norma introduce un<br />

ulteriore elemento che<br />

condiziona la quantificazione<br />

dell’assegno di <strong>separazione</strong> a<br />

favore del <strong>coniuge</strong>.<br />

La disposizione si riferisce


al caso in cui vi siano <strong>figli</strong><br />

minori o maggiorenni non<br />

autonomi conviventi con un<br />

genitore, al quale, in forza di<br />

tale sua posizione di<br />

collocatario dei <strong>figli</strong>, è stata<br />

assegnata la casa coniugale,<br />

in comproprietà tra i coniugi<br />

o di proprietà esclusiva<br />

dell’altro.<br />

La giurisprudenza da<br />

tempo era comunque<br />

orientata <strong>nel</strong> senso di tener<br />

conto della disponib<strong>il</strong>ità, in


capo al beneficiario<br />

dell’assegno, della casa<br />

coniugale, che costituisce<br />

un’ut<strong>il</strong>ità economicamente<br />

valutab<strong>il</strong>e in quanto<br />

corrisponde al risparmio di<br />

spesa che lo stesso realizza<br />

non dovendo ricercare una<br />

soluzione abitativa<br />

alternativa ( 197 ).<br />

L’assegnazione della casa<br />

coniugale al <strong>coniuge</strong><br />

potrebbe anche escludere


l’ulteriore erogazione a suo<br />

favore di una somma a titolo<br />

di assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />

qualora le condizioni<br />

economiche complessive dei<br />

coniugi consentano di<br />

ritenere che <strong>il</strong> godimento<br />

della casa compensi<br />

integralmente l’assegno<br />

( 198 ).<br />

In caso di revoca<br />

dell’assegnazione o qualora<br />

la casa rimanga assegnata al


<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

forte, ad esempio <strong>nel</strong> caso in<br />

cui questi ne sia l’esclusivo<br />

proprietario e non vi siano<br />

<strong>figli</strong> conviventi, minori o<br />

maggiorenni non autonomi,<br />

dovrà essere incrementato<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> a<br />

favore del <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

costretto a lasciare la casa, e<br />

a ricercare un’altra soluzione<br />

che comporterà un aggravio


di spese ( 199 ).<br />

4.2. Le elargizioni da parte<br />

di fam<strong>il</strong>iari.<br />

Le ipotesi sono molteplici,<br />

in quanto le elargizioni da<br />

parte dei fam<strong>il</strong>iari potrebbero<br />

essere effettuate al <strong>coniuge</strong><br />

obbligato o al <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno, in<br />

costanza di matrimonio o <strong>nel</strong><br />

<strong>per</strong>iodo della <strong>separazione</strong>.


Secondo <strong>il</strong> più recente<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità,<br />

la precedente vivenza a<br />

carico dei genitori di uno dei<br />

coniugi in costanza di<br />

matrimonio non comporta,<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> in grado di<br />

procurarsi i mezzi di<br />

sussistenza, l’esonero<br />

dall’obbligo di prestare<br />

assistenza al <strong>coniuge</strong> del<br />

tutto inidoneo a provvedere<br />

al proprio <strong>mantenimento</strong>, a


nulla r<strong>il</strong>evando che i genitori<br />

di quest’ultimo,<br />

evidentemente in difetto<br />

dell’adempimento del primo<br />

obbligato a norma dell’art.<br />

433 c.c., vi abbiano<br />

interamente provveduto e<br />

continuino a farlo.<br />

L’ospitalità e lo stesso<br />

<strong>mantenimento</strong> forniti alla<br />

coppia di coniugi<br />

maggiorenni dai genitori di<br />

uno dei due, infatti, ove non<br />

siano necessitati da


condizioni oggettive e gravi<br />

di impossib<strong>il</strong>ità di autonomo<br />

<strong>mantenimento</strong>, sono frutto di<br />

mera liberalità, e non<br />

importano l’assunzione di<br />

alcuna obbligazione di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro<br />

( 200 ).<br />

Un precedente<br />

orientamento<br />

giurisprudenziale aveva<br />

invece sostenuto che <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> separato che abbia


icevuto, con carattere di<br />

regolarità e continuità, aiuti<br />

economici da parte dei suoi<br />

fam<strong>il</strong>iari durante <strong>il</strong><br />

matrimonio e,<br />

successivamente, durante la<br />

<strong>separazione</strong>, non ha diritto<br />

all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

( 201 ).<br />

Quanto alle elargizioni dei<br />

fam<strong>il</strong>iari effettuate con<br />

regolarità durante la<br />

convivenza a favore del


<strong>coniuge</strong> onerato dell’assegno,<br />

secondo un risalente<br />

orientamento<br />

giurisprudenziale assumono<br />

r<strong>il</strong>evanza in quanto elemento<br />

idoneo ad accertare la sua<br />

situazione economica ed <strong>il</strong><br />

pregresso tenore di vita della<br />

famiglia, al fine di<br />

determinare la misura<br />

dell’assegno ( 202 ). Secondo<br />

un recente orientamento,<br />

invece, anche in tale ipotesi


le elargizioni dei fam<strong>il</strong>iari<br />

sono irr<strong>il</strong>evanti, stante <strong>il</strong><br />

carattere liberale e non<br />

obbligatorio di tali aiuti, che<br />

impedisce di considerarli<br />

reddito dell’obbligato ( 203 ).<br />

4.3. L’attitudine al lavoro del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente<br />

l’assegno.<br />

Per quanto riguarda la<br />

r<strong>il</strong>evanza della capacità di


lavoro del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno in sede<br />

di <strong>separazione</strong>, si deve tenere<br />

presente che - a differenza di<br />

quanto previsto in materia di<br />

divorzio dall’art. 5, comma<br />

6, l. 898/70 come succ.<br />

modif. dalla l. 74/87 - <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> non occorre <strong>il</strong><br />

concorso del requisito della<br />

impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> lo stesso<br />

<strong>coniuge</strong> “di procurarsi un<br />

reddito <strong>per</strong> ragioni


oggettive” ( 204 ).<br />

Pertanto, <strong>nel</strong> giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> l’attitudine al<br />

lavoro del <strong>coniuge</strong> che<br />

richiede l’assegno, come<br />

potenziale capacità di<br />

guadagno, è valutata con<br />

minore rigore rispetto al<br />

contesto del divorzio, ma può<br />

comunque incidere sulla<br />

determinazione dell’assegno<br />

( 205 ).<br />

La capacità di lavoro potrà


tuttavia assumere r<strong>il</strong>evanza<br />

solo se venga riscontrata in<br />

termini di effettiva<br />

possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di<br />

una attività lavorativa<br />

retribuita, tenuto conto di<br />

ogni concreto fattore,<br />

soggettivo (quali l’età, la<br />

salute, la formazione<br />

culturale e professionale,<br />

ecc.) ed oggettivo, non già in<br />

termini meramente ipotetici<br />

( 206 ).


La teorica possib<strong>il</strong>ità del<br />

<strong>coniuge</strong> privo di reddito di<br />

re<strong>per</strong>ire una occupazione non<br />

elide <strong>per</strong>tanto <strong>il</strong> dovere di<br />

solidarietà che <strong>per</strong>siste tra i<br />

coniugi anche dopo la<br />

<strong>separazione</strong>. Così, se i<br />

coniugi hanno convenuto,<br />

anche <strong>per</strong> comportamento<br />

concludente, che durante <strong>il</strong><br />

matrimonio la moglie<br />

svolgesse solo attività<br />

casalinga, <strong><strong>nel</strong>la</strong> successiva<br />

determinazione della misura


dell’assegno di <strong>separazione</strong><br />

non si potrà tener conto della<br />

possib<strong>il</strong>ità della stessa di<br />

svolgere attività lavorativa,<br />

in quanto con la <strong>separazione</strong>,<br />

a differenza del divorzio, si<br />

tende a mantenere la stessa<br />

situazione vigente in<br />

costanza di matrimonio, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura in cui è compatib<strong>il</strong>e<br />

con la cessazione della<br />

convivenza ( 207 ).<br />

Si deve pure ritenere


irr<strong>il</strong>evante che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

abbia una capacità di lavoro,<br />

ove sia involontariamente<br />

disoccupato oppure trovi<br />

difficoltà a ottenere<br />

occasioni di lavoro <strong>per</strong> via<br />

delle esigenze fam<strong>il</strong>iari, o se<br />

l’impegno di cura dei <strong>figli</strong> di<br />

fatto impedisca lo<br />

svolgimento di attività extra<br />

domestiche, o se le concrete<br />

possib<strong>il</strong>ità di esplicazione di<br />

un lavoro non siano<br />

confacenti con le sue


attitudini o siano<br />

eccessivamente gravose<br />

rispetto al pregresso livello<br />

di vita matrimoniale.<br />

In conclusione, l’inattività<br />

lavorativa può costituire<br />

circostanza idonea ad influire<br />

sull’attribuzione o la<br />

quantificazione dell’assegno<br />

solo se è conseguente al<br />

rifiuto, debitamente<br />

accertato, di concrete,<br />

adeguate, effettive, e non<br />

meramente ipotetiche,


opportunità di lavoro ( 208 ).<br />

<strong>Il</strong> mancato sfruttamento<br />

delle proprie attitudini e<br />

possib<strong>il</strong>ità lavorative non può<br />

lasciar presumere di <strong>per</strong> sé <strong>il</strong><br />

volontario rifiuto di<br />

occasioni di reddito o una<br />

scarsa d<strong>il</strong>igenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca<br />

di un lavoro, finché non siano<br />

provati <strong>il</strong> rifiuto<br />

ingiustificato di una concreta<br />

opportunità di occupazione, o<br />

la dismissione senza giusto


motivo, di un’attività<br />

lavorativa pregressa ( 209 ).<br />

4 . 4 . La durata del<br />

matrimonio.<br />

La durata del matrimonio<br />

non rientra tra gli elementi<br />

costitutivi del diritto<br />

all’assegno di <strong>mantenimento</strong>.<br />

La breve durata del<br />

matrimonio <strong>per</strong>tanto non ha<br />

efficacia preclusiva del


diritto all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, ma può<br />

assumere r<strong>il</strong>ievo, con le<br />

potenzialità economiche<br />

complessive dei coniugi<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio, ai fini<br />

della determinazione della<br />

misura dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 210 ).<br />

4 . 5 . La convivenza more<br />

uxorio.


Quanto all’incidenza della<br />

convivenza "more uxorio" di<br />

un <strong>coniuge</strong> con altri, sul<br />

diritto all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> che lo stesso<br />

richiede, deve distinguersi tra<br />

semplice rapporto<br />

occasionale e famiglia di<br />

fatto, sulla base del carattere<br />

di stab<strong>il</strong>ità che conferisce<br />

grado di certezza al rapporto<br />

di fatto sussistente tra le<br />

<strong>per</strong>sone, tale da renderlo<br />

r<strong>il</strong>evante giuridicamente


( 211 ).<br />

Le prestazioni di<br />

assistenza di tipo coniugale<br />

da parte di un convivente<br />

more uxorio assumono<br />

r<strong>il</strong>ievo in ordine<br />

all’attribuzione dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong>, e alla sua<br />

concreta determinazione,<br />

solo quando di fatto<br />

escludono o riducono lo stato<br />

di bisogno del <strong>coniuge</strong><br />

separato ( 212 ).


Tuttavia si è a tale<br />

proposito affermato che la<br />

relazione more uxorio,<br />

iniziata dalla moglie dopo<br />

l’inizio della causa di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, non fa<br />

venir meno <strong>per</strong> <strong>il</strong> marito<br />

l’obbligo di corrisponderle<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

fissato in via provvisoria dal<br />

presidente del tribunale o<br />

dalla sentenza di primo<br />

grado, ma r<strong>il</strong>eva comunque<br />

nei limiti in cui detta


elazione incida sulla reale e<br />

concreta situazione<br />

economica della donna,<br />

risolvendosi <strong>per</strong> questa in<br />

una condizione e fonte<br />

effettiva e non aleatoria di<br />

reddito, posto che la<br />

convivenza extraconiugale<br />

non comporta alcun diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 213 ).<br />

Qualora sia <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

separato onerato dell’assegno<br />

ad instaurare una convivenza


more uxorio, l’eventuale<br />

onere economico che tale<br />

situazione gli comporta non<br />

assume alcuna r<strong>il</strong>evanza ai<br />

fini della determinazione<br />

dell’assegno a favore<br />

dell’altro <strong>coniuge</strong> ( 214 ),<br />

salvo che dalla nuova unione<br />

non nascano <strong>figli</strong>, dovendosi<br />

in tale ipotesi valutare le<br />

esigenze del nuovo nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare ( 215 ).


4 . 6 . La nascita di <strong>figli</strong><br />

naturali.<br />

La nascita di <strong>figli</strong> naturali<br />

da una relazione<br />

extraconiugale comporta, in<br />

base al combinato disposto di<br />

cui agli artt. 261 e 147 c.c..,<br />

un obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

a carico del genitore, onerato<br />

anche del versamento<br />

dell’assegno al <strong>coniuge</strong><br />

separato, e può incidere sulla


determinazione, o revisione,<br />

della misura dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore di<br />

questi ( 216 ).<br />

4.7. Le modifiche dell’attività<br />

lavorativa del <strong>coniuge</strong><br />

onerato.<br />

Nel caso di modifica<br />

dell’attività lavorativa del<br />

<strong>coniuge</strong> onerato, intervenuta<br />

<strong>nel</strong> corso del giudizio di


<strong>separazione</strong>, che comporti<br />

una riduzione del suo reddito,<br />

si dovrà valutare se tale<br />

nuova situazione costituisca<br />

o meno una scelta artificiosa<br />

e strumentale da parte di<br />

questi.<br />

Qualora sia escluso tale<br />

intento, la modifica<br />

intervenuta andrà valutata <strong>nel</strong><br />

b<strong>il</strong>anciamento delle<br />

rispettive situazioni dei<br />

coniugi, e potrà comportare<br />

l’eliminazione o la riduzione


dell’assegno determinato<br />

rispetto a precedenti<br />

parametri ( 217 ).<br />

4 . 8 . Le sopravvenienze<br />

reddituali e patrimoniali <strong>nel</strong><br />

corso del giudizio.<br />

Nella determinazione del<br />

tenore di vita su cui<br />

parametrare l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> vanno<br />

considerati anche gli


incrementi dei redditi<br />

verificatisi <strong>nel</strong>le more del<br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, in<br />

quanto durante la <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />

solidarietà economica che<br />

lega i coniugi durante <strong>il</strong><br />

matrimonio e che comporta<br />

la condivisione delle<br />

reciproche fortune <strong>nel</strong> corso<br />

della convivenza, e tenuto<br />

conto, sotto un prof<strong>il</strong>o<br />

processuale, che la pronuncia<br />

è adottata all’esito


dell’istruttoria, valutata la<br />

situazione economico<br />

patrimoniale esistente al<br />

momento della decisione, o<br />

successivamente alla<br />

<strong>separazione</strong> stessa ( 218 ).<br />

In particolare si potrà tener<br />

conto degli eventuali<br />

miglioramenti della<br />

situazione economica del<br />

<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />

chieda l’assegno, qualora<br />

costituiscano sv<strong>il</strong>uppi


naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />

dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />

matrimonio ( 219 ).<br />

5 . L’accertamento della<br />

situazione economica e<br />

patrimoniale dei coniugi e<br />

l’onere della prova.<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

ha l’onere di fornire la prova<br />

della fascia socioeconomica


di appartenenza della<br />

famiglia all’epoca della<br />

convivenza e di provare <strong>il</strong><br />

tenore di vita adottato in<br />

costanza di matrimonio,<br />

nonché la situazione<br />

economica attuale, e<br />

conseguentemente la sua<br />

impossidenza o<br />

inadeguatezza di redditi e<br />

sostanze ( 220 ).<br />

Tuttavia, secondo la<br />

giurisprudenza di legittimità,


<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> richiedente non è<br />

tenuto a darne dimostrazione<br />

specifica e diretta, essendo<br />

sufficiente che deduca anche<br />

implicitamente una<br />

condizione inadeguata a<br />

mantenere <strong>il</strong> precedente<br />

tenore di vita, ferma restando<br />

la possib<strong>il</strong>ità dell’altro<br />

<strong>coniuge</strong> di contestare la<br />

pretesa inesistenza o<br />

insufficienza di reddito o di<br />

sostanze, indicando beni o<br />

proventi che evidenzino


l’infondatezza della domanda<br />

( 221 ).<br />

<strong>Il</strong> giudice, in mancanza di<br />

prova da parte del<br />

richiedente, può anche<br />

desumere, in via presuntiva,<br />

<strong>il</strong> precedente tenore di vita<br />

dalla situazione reddituale e<br />

patrimoniale della famiglia<br />

al momento della cessazione<br />

della convivenza ( 222 ), e fare<br />

riferimento, quale parametro<br />

di valutazione del pregresso


st<strong>il</strong>e di vita, alla<br />

documentazione attestante i<br />

redditi dell’onerato ( 223 ).<br />

La mancata prova, da parte<br />

del <strong>coniuge</strong> che chieda<br />

l’attribuzione dell’assegno,<br />

delle condizioni richieste<br />

dalla legge non comporta<br />

quale conseguenza<br />

automatica <strong>il</strong> rigetto della<br />

domanda, in quanto <strong>nel</strong><br />

nostro ordinamento<br />

processuale vige <strong>il</strong> principio


di acquisizione, secondo <strong>il</strong><br />

quale le risultanze istruttorie,<br />

comunque ottenute e quale<br />

che sia la parte ad iniziativa<br />

o <strong>per</strong> istanza della quale sono<br />

formate, concorrono tutte,<br />

indistintamente, alla<br />

formazione del<br />

convincimento del giudice,<br />

senza che la diversa<br />

provenienza possa<br />

condizionare tale formazione<br />

in un senso o <strong>nel</strong>l’altro e,<br />

quindi, senza che possa


escludersi l’ut<strong>il</strong>izzazione di<br />

una prova fornita da una<br />

parte <strong>per</strong> trarre elementi<br />

favorevoli alla controparte<br />

( 224 ).<br />

A seguito della riforma del<br />

procedimento civ<strong>il</strong>e<br />

introdotta dalla l. 14.5.2005<br />

n. 80 e succ. modif., è<br />

previsto dall’art. 706, comma<br />

3, c.p.c. che al ricorso e alla<br />

memoria difensiva siano<br />

allegate le ultime


dichiarazioni dei redditi<br />

presentate dai coniugi. La<br />

norma agevola<br />

indubbiamente<br />

l’accertamento della<br />

situazione reddituale delle<br />

parti, sebbene non abbia<br />

efficacia vincolante <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

giudice. <strong>Il</strong> mancato o parziale<br />

deposito della<br />

documentazione fiscale non è<br />

sanzionato dalla legge ma<br />

forma oggetto di valutazione<br />

da parte del giudice, che può


<strong>nel</strong> corso del giudizio<br />

ordinarne l’esibizione fino<br />

alla rimessione a sentenza,<br />

onde consentire anche<br />

l’aggiornamento della<br />

situazione delle parti ( 225 ).<br />

Secondo consolidata<br />

giurisprudenza, la<br />

dichiarazione dei redditi ha<br />

una funzione tipicamente ed<br />

esclusivamente fiscale,<br />

mirando a normalizzare e a<br />

porre su un terreno di


eciproca fiducia i rapporti<br />

tra uffici e contribuente, e<br />

<strong>per</strong> tale sua natura e scopo<br />

non è riferib<strong>il</strong>e con uguale<br />

valore a rapporti estranei al<br />

sistema tributario ( 226 ).<br />

Pertanto, <strong>il</strong> giudice di merito<br />

non è vincolato a quanto<br />

emerge da dette dichiarazioni<br />

e può legittimamente fondare<br />

<strong>il</strong> proprio convincimento su<br />

altre risultanze probatorie.<br />

<strong>Il</strong> giudice può acquisire


d’ufficio documenti anche<br />

nei confronti dei terzi, ex art.<br />

210 c.p.c., eventualmente<br />

anche all’estero <strong>per</strong> via<br />

consolare, ex art. 204 c.p.c..<br />

6. Le indagini sui redditi e i<br />

patrimoni dei coniugi a<br />

mezzo della polizia<br />

tributaria.<br />

Al giudizio di <strong>separazione</strong><br />

si applica in via analogica,


secondo <strong>il</strong> consolidato<br />

orientamento della dottrina e<br />

della giurisprudenza di<br />

legittimità ( 227 ), quanto<br />

previsto dall’art. 5, comma 9,<br />

l. 1.12.1970, n. 898, novellato<br />

dall’art. 10, comma 4, l.<br />

6.3.1987, n. 74, <strong>il</strong> quale, in<br />

tema di riconoscimento e<br />

determinazione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, stab<strong>il</strong>isce che "in<br />

caso di contestazioni, <strong>il</strong><br />

tribunale dispone indagini


sui redditi e patrimoni dei<br />

coniugi e sul loro effettivo<br />

tenore di vita, valendosi, se<br />

del caso, anche della polizia<br />

tributaria".<br />

Tali accertamenti sono<br />

previsti anche dal recente art.<br />

155, comma 6, c.c.,<br />

introdotto dalla legge<br />

8.2.2006, n. 54<br />

(“Disposizioni in materia di<br />

<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />

affidamento condiviso dei<br />

<strong>figli</strong>”), <strong>nel</strong> caso in cui le


informazioni di carattere<br />

economico fornite dai<br />

genitori <strong>nel</strong>l’ambito del<br />

procedimento di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale, ai fini della<br />

determinazione del<br />

contributo al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>, non risultino<br />

sufficientemente<br />

documentate ( 228 ).<br />

<strong>Il</strong> giudice della<br />

<strong>separazione</strong> può dunque<br />

effettuare, a seguito di


specifica contestazione della<br />

parte (che non deve limitarsi<br />

a contestare genericamente la<br />

documentazione ex adverso<br />

prodotta, ma deve<br />

contrapporre fatti diretti o<br />

indiretti di valenza<br />

probatoria contraria),<br />

l’approfondimento della<br />

situazione attraverso indagini<br />

di polizia tributaria, rivolti<br />

ad un pieno accertamento<br />

delle risorse economiche<br />

dell’onerato, incluse le


disponib<strong>il</strong>ità monetarie e gli<br />

investimenti in titoli<br />

obbligazionari ed azionari ed<br />

in beni mob<strong>il</strong>i, avuto<br />

riguardo a tutte le<br />

potenzialità derivanti dalla<br />

titolarità del patrimonio in<br />

termini di redditività, di<br />

capacità di spesa, di garanzie<br />

di elevato benessere e di<br />

fondate aspettative <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

futuro ( 229 ).<br />

L’esercizio del potere di


disporre indagini<br />

patrimoniali a mezzo della<br />

polizia tributaria, che<br />

costituisce una deroga alle<br />

regole generali sull’ onere<br />

della prova, rientra <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

discrezionalità del giudice di<br />

merito, e non può essere<br />

considerato come un dovere<br />

imposto al giudice, sulla base<br />

della semplice contestazione<br />

delle parti in ordine alle loro<br />

rispettive condizioni


economiche ( 230 ). Tuttavia la<br />

discrezionalità del giudice<br />

incontra un limite, in quanto<br />

lo stesso non può rigettare le<br />

istanze delle parti relative al<br />

riconoscimento ed alla<br />

determinazione dell’assegno,<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della mancata<br />

dimostrazione degli assunti<br />

sui quali si fondano, senza<br />

avere prima disposto gli<br />

accertamenti d’ufficio anche<br />

attraverso la polizia


tributaria, salvo <strong>il</strong> caso in cui<br />

<strong>il</strong> giudice ritenga raggiunta la<br />

prova dell’insussistenza dei<br />

presupposti che condizionano<br />

<strong>il</strong> sopraindicato<br />

riconoscimento ( 231 ).<br />

Una volta ammessa<br />

l’indagine di polizia<br />

tributaria, è necessario che<br />

vengano formulati quesiti<br />

specifici e particolareggiati,<br />

riferiti all’accertamento di<br />

conti bancari e depositi titoli


intestati al <strong>coniuge</strong> o<br />

cointestati, movimentazioni<br />

bancarie, posizioni<br />

societarie, etc., al fine di<br />

evitare accertamenti generici,<br />

di fatto inut<strong>il</strong>i anche ai fini<br />

istruttori.<br />

7 . Le modalità di<br />

corresponsione dell’assegno.<br />

<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> può<br />

essere corrisposto mediante


erogazione di una somma<br />

<strong>per</strong>iodica o consistere in più<br />

voci di spesa che possono<br />

comprendere <strong>il</strong> canone<br />

locativo, gli oneri<br />

condominiali, polizze<br />

assicurative, spese mediche,<br />

etc., purché si rispetti <strong>il</strong><br />

requisito generale di<br />

determinatezza o<br />

determinab<strong>il</strong>ità della<br />

prestazione richiesto dall’art.<br />

1346 c.c. ( 232 ).


La giurisprudenza<br />

riconosce la possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />

giudice determini l’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> in forma<br />

mista, parte in denaro e parte<br />

mediante altre forme di<br />

sostegno economico, purché<br />

<strong>nel</strong> loro insieme risultino<br />

idonee a soddisfare le<br />

esigenze del <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario ( 233 ).<br />

I coniugi possono anche<br />

convenire, sia in sede di


<strong>separazione</strong> consensuale che<br />

contenziosa, che <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

avvenga mediante<br />

l’attribuzione di una somma<br />

o <strong>il</strong> trasferimento di beni<br />

mob<strong>il</strong>i o immob<strong>il</strong>i, a titolo di<br />

una tantum, fermo restando<br />

che tale soluzione si riferisce<br />

solo alla fase della<br />

<strong>separazione</strong>, e non<br />

impedisce, come<br />

diversamente avviene <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

divorzio, la possib<strong>il</strong>ità in


futuro di richiedere la<br />

modifica delle condizioni di<br />

natura economica ( 234 ).<br />

8. La disciplina dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong>.<br />

8.1 La decorrenza<br />

L’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> fissato in<br />

favore del <strong>coniuge</strong> in sede di


<strong>separazione</strong> (così come la sua<br />

successiva revisione) decorre<br />

dalla data della relativa<br />

domanda, in applicazione del<br />

principio generale stab<strong>il</strong>ito<br />

<strong>per</strong> gli alimenti dall’art. 445<br />

c.c. e del principio secondo <strong>il</strong><br />

quale un diritto non può<br />

rimanere pregiudicato dal<br />

tempo necessario a farlo<br />

valere in giudizio ( 235 ).<br />

Tale decorrenza sussiste<br />

anche se non sono stati


assunti provvedimenti in<br />

ordine al <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>coniuge</strong> in sede di udienza<br />

presidenziale ( 236 ), o se la<br />

sentenza non abbia<br />

espressamente sancito la<br />

retroattività dell’assegno,<br />

ovvero abbia stab<strong>il</strong>ito<br />

soltanto che esso debba<br />

essere corrisposto alla fine di<br />

ogni mese, trattandosi di<br />

modalità riguardanti<br />

l’adempimento <strong>per</strong>iodico


delle prestazioni non ancora<br />

maturate, che non implica<br />

dispensa <strong>per</strong> quelle dovute<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> passato e ancora non<br />

adempiute ( 237 ).<br />

Nel caso in cui con la<br />

sentenza di <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />

tribunale accerti<br />

l’intervenuto mutamento<br />

delle condizioni economiche<br />

di uno dei coniugi durante <strong>il</strong><br />

giudizio, i conseguenti<br />

mutamenti dell’assegno di


<strong>mantenimento</strong> vengono fatti<br />

decorrere dalla data della<br />

sentenza ( 238 ); tuttavia in<br />

considerazione di modifiche<br />

dell’assegno disposte <strong>nel</strong><br />

corso del giudizio, si ritiene<br />

legittimo fissare misure e<br />

decorrenze differenziate<br />

dalle diverse date in cui i<br />

mutamenti si sono verificati<br />

( 239 ).<br />

Anche la riduzione<br />

giudiziale dell’assegno di


<strong>mantenimento</strong>, disposta <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

peggioramento delle<br />

condizioni economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato, acquista<br />

efficacia dalla data di<br />

modifica del provvedimento,<br />

essendo del tutto irr<strong>il</strong>evante<br />

<strong>il</strong> momento in cui, di fatto,<br />

sono maturati i presupposti<br />

<strong>per</strong> la modificazione o<br />

soppressione dello stesso<br />

assegno, con la conseguenza<br />

che, in mancanza di<br />

specifiche disposizioni ed in


ase ai principi generali<br />

relativi all’autorità,<br />

all’intangib<strong>il</strong>ità ed alla<br />

stab<strong>il</strong>ità, <strong>per</strong> quanto<br />

temporalmente limitata<br />

(rebus sic stantibus), del<br />

precedente giudicato<br />

impositivo del contributo di<br />

<strong>mantenimento</strong>, gli effetti<br />

della decisione<br />

giurisdizionale di<br />

modificazione possono<br />

retroagire non già al<br />

momento dell’accadimento


innovativo, ma, al più, alla<br />

data della domanda di<br />

modificazione ( 240 ).<br />

Tuttavia, dovendo ritenersi<br />

che gli assegni corrisposti <strong>nel</strong><br />

corso del processo siano<br />

serviti alle esigenze di vita<br />

del creditore, che non era<br />

tenuto ad accantonarne una<br />

parte in previsione<br />

dell’eventuale riduzione<br />

( 241 ), si è negato che<br />

<strong>nel</strong>l’ipotesi di esclusione del


diritto all’assegno a seguito<br />

di pronuncia di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong> addebito alla moglie,<br />

questa sia obbligata a<br />

restituire le somme <strong>per</strong>cepite<br />

prima del passaggio in<br />

giudicato della sentenza,<br />

salva l’eventuale<br />

responsab<strong>il</strong>ità processuale<br />

aggravata <strong>per</strong> avere ella agito<br />

senza la normale prudenza<br />

( 242 ). L’orientamento<br />

espresso in tali pronunce si


fonda sul r<strong>il</strong>ievo che<br />

l’assegno provvisorio tiene<br />

luogo del contributo cui <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> è obbligato in<br />

regime di convivenza ai sensi<br />

dell’art. 143 c.c. ed è<br />

ontologicamente destinato ad<br />

assicurare al beneficiario i<br />

mezzi adeguati al suo<br />

sostentamento, secondo le<br />

quotidiane esigenze di vita.<br />

8 . 2 L’adeguamento


dell’assegno.<br />

È applicab<strong>il</strong>e, in via<br />

analogica, all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del<br />

<strong>coniuge</strong> separato<br />

l’adeguamento automatico<br />

specificamente previsto<br />

dall’art. 5 l. n. 898/70, come<br />

modif. dall’art. 10 l. n. 74/87,<br />

<strong>per</strong> l’assegno divorz<strong>il</strong>e.<br />

L’aggiornamento annuale<br />

dell’assegno deve o<strong>per</strong>are in


misura pari almeno a quella<br />

degli indici di svalutazione<br />

monetaria ( 243 ), e può essere<br />

disposto anche d’ufficio con<br />

la sentenza, in quanto si può<br />

considerare come pretesa già<br />

racchiusa <strong>nel</strong>l’istanza di<br />

corresponsione del<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 244 ).<br />

9 . Revoca e modifica<br />

dell’assegno.


L’art. 156, ultimo comma,<br />

c.c. prevede che “qualora<br />

sopravvengano giustificati<br />

motivi <strong>il</strong> giudice, su istanza<br />

di parte, può disporre la<br />

revoca o la modifica dei<br />

provvedimenti di cui ai<br />

commi precedenti.”<br />

Se le circostanze che<br />

motivano la domanda di<br />

revoca o modifica del<br />

provvedimento di<br />

attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong>


intervengono <strong>nel</strong> corso del<br />

procedimento di <strong>separazione</strong>,<br />

la competenza è demandata<br />

al giudice istruttore, che ai<br />

sensi del novellato art. 709,<br />

comma 4, c.p.c. può revocare<br />

o modificare "i<br />

provvedimenti temporanei e<br />

urgenti assunti dal<br />

presidente con l’ordinanza di<br />

cui al terzo comma dell’art.<br />

708 c.p.c.”.<br />

Dopo la chiusura del<br />

procedimento, <strong>il</strong> diritto di


<strong>per</strong>cepire l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> riconosciuto<br />

dalla sentenza di <strong>separazione</strong><br />

passata in giudicato o dal<br />

verbale di <strong>separazione</strong><br />

consensuale omologato, può<br />

essere modificato, ovvero<br />

estinguersi del tutto, solo<br />

attraverso la procedura<br />

prevista dall’art. 710 c.p.c.,<br />

oltre che <strong>per</strong> accordo tra le<br />

parti.<br />

Oggetto del procedimento<br />

ex art. 710 c.p.c., che si


svolge con rito camerale, è<br />

l’accertamento della<br />

esistenza dei "giustificati<br />

motivi" che autorizzano la<br />

modificazione delle<br />

condizioni della <strong>separazione</strong>,<br />

intesi quali fatti nuovi<br />

sopravvenuti, modificativi<br />

della situazione in relazione<br />

alla quale gli accordi furono<br />

stipulati.<br />

È stato precisato che <strong>il</strong><br />

termine “giustificati” che<br />

qualifica i “motivi”


legittimanti la revisione non<br />

comporta certo un sindacato<br />

del giudice sulle cause dei<br />

sopravvenuti mutamenti<br />

delle condizioni economiche<br />

dei coniugi, ma comporta<br />

solo l’esigenza di una<br />

verifica circa l’idoneità di<br />

tali mutamenti a giustificare<br />

la modifica delle disposizioni<br />

sull’assegno ( 245 ).<br />

In particolare, con<br />

riferimento alla richiesta di


evisione delle condizioni<br />

economiche della<br />

<strong>separazione</strong> consensuale da<br />

parte di uno o di entrambi i<br />

coniugi, la giurisprudenza di<br />

legittimità è concorde <strong>nel</strong><br />

ritenere che <strong>il</strong> giudice può e<br />

deve procedere alla richiesta<br />

modifica “quando<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio economico,<br />

risultante dai patti della<br />

<strong>separazione</strong> consensuale e<br />

dalle parti voluto con<br />

riguardo alle circostanze in


quel momento esistenti,<br />

risulti alterato <strong>per</strong> la<br />

sopravvenienza di<br />

circostanze che le parti<br />

stesse non avrebbero potuto<br />

tener presenti <strong>nel</strong> fissare<br />

quei patti” ( 246 ).<br />

Non sono deducib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong><br />

giudizio camerale ai sensi<br />

dell’art. 710 c.p.c., come<br />

“giustificati motivi”, gli<br />

eventuali vizi dell’accordo<br />

posto a base della


<strong>separazione</strong> consensuale,<br />

restando rimesso al giudizio<br />

ordinario, secondo le regole<br />

generali, l’accertamento dei<br />

vizi (nullità o annullab<strong>il</strong>ità)<br />

che inficiano la validità<br />

dell’accordo di <strong>separazione</strong><br />

omologato e la sua eventuale<br />

simulazione ( 247 ).<br />

L’accertamento della<br />

sopravvenienza di<br />

“giustificati motivi” impone<br />

al giudice di valutare <strong>il</strong>


contenuto delle disposizioni<br />

relative all’assegno, inserite<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di <strong>separazione</strong><br />

o <strong>nel</strong> verbale di <strong>separazione</strong><br />

consensuale omologato, che<br />

non solo integrano <strong>il</strong> termine<br />

di riferimento della domanda<br />

di modifica, ma costituiscono<br />

anche uno dei dati da<br />

considerare <strong><strong>nel</strong>la</strong> valutazione<br />

dell’esistenza o meno dello<br />

squ<strong>il</strong>ibrio che si sostiene<br />

intervenuto, oltre che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione della relativa


portata ( 248 ).<br />

Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del merito,<br />

si è ritenuto che i<br />

“giustificati motivi” non sono<br />

ravvisab<strong>il</strong>i <strong><strong>nel</strong>la</strong> mera <strong>per</strong>dita<br />

da parte dell’obbligato di un<br />

cespite o di un‘attività<br />

produttiva di reddito,<br />

restando da dimostrare, con<br />

onere a carico<br />

dell’interessato, che la<br />

<strong>per</strong>dita medesima si sia<br />

tradotta in una riduzione


delle complessive risorse<br />

economiche, sì da integrare<br />

un effettivo mutamento della<br />

situazione rispetto a quella<br />

valutata, anche in via<br />

consensuale, in sede di<br />

determinazione dell’assegno<br />

( 249 ).<br />

Tuttavia, un più recente<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

sostiene che <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />

peggioramento delle


condizioni economiche<br />

dell’obbligato, e, più in<br />

particolare, di contrazione<br />

dei suoi redditi da lavoro,<br />

l’incidenza dell’evento<br />

dedotto non può essere<br />

aprioristicamente esclusa in<br />

ragione del fatto che <strong>il</strong><br />

decremento consegua a scelte<br />

di questi - pur non dettate da<br />

specifiche esigenze fam<strong>il</strong>iari<br />

o di salute, e dunque<br />

liberamente o<strong>per</strong>ate - in<br />

ordine all’oggetto ed alle


modalità di svolgimento<br />

della propria attività<br />

lavorativa (quale, ad<br />

esempio, quella di dismettere<br />

la precedente attività<br />

professionale <strong>per</strong><br />

intraprenderne altra meno<br />

redditizia, ma maggiormente<br />

rispondente alle proprie<br />

aspirazioni o meno usurante,<br />

ovvero di limitare l’entità del<br />

proprio impegno, optando <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> lavoro a tempo parziale, in<br />

luogo di quello a tempo


pieno) ( 250 ).<br />

Nella diversa situazione in<br />

cui si richieda una revisione<br />

in aumento dell’assegno, <strong>per</strong><br />

gli intervenuti miglioramenti<br />

della situazione economica<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato, la<br />

domanda sarà accolta solo se<br />

tali miglioramenti<br />

costituiscano sv<strong>il</strong>uppi<br />

naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />

dell’attività svolta dal<br />

<strong>coniuge</strong> durante <strong>il</strong>


matrimonio, mentre non<br />

assumono r<strong>il</strong>evanza i<br />

miglioramenti che<br />

scaturiscano da eventi<br />

autonomi, non collegati alla<br />

situazione di fatto ed alle<br />

aspettative maturate <strong>nel</strong><br />

corso del matrimonio, ed<br />

aventi carattere di<br />

eccezionalità e di<br />

imprevedib<strong>il</strong>ità ( 251 ).<br />

Quanto alla decorrenza del<br />

provvedimento di revisione,


si ritiene del tutto ininfluente<br />

<strong>il</strong> momento in cui di fatto<br />

sono maturati i presupposti<br />

<strong>per</strong> la modificazione o la<br />

soppressione dell’assegno.<br />

Pertanto, in mancanza di<br />

specifiche disposizioni, in<br />

base ai principi generali<br />

relativi all’autorità,<br />

intangib<strong>il</strong>ità e stab<strong>il</strong>ità, <strong>per</strong><br />

quanto temporalmente<br />

limitata (rebus sic stantibus),<br />

del precedente giudicato<br />

impositivo del contributo di


<strong>mantenimento</strong>, la decisione<br />

giurisdizionale di revisione<br />

decorre dalla data della<br />

domanda di modificazione, e<br />

non può avere decorrenza<br />

anticipata al momento<br />

dell’accadimento innovativo<br />

( 252 ).


CAPITOLO VII<br />

L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />

INQUADRAMENTO<br />

NELLA NORMATIVA<br />

SOSTANZIALE E<br />

PROCESSUALE<br />

SOMMARIO: 1. <strong>Il</strong> diritto<br />

all’assegno di divorzio, ai sensi<br />

dell’art. 5 l. 898/70, come<br />

modif. dalla l. 74/87. – 2. Prof<strong>il</strong>i<br />

processali. La domanda di<br />

attribuzione dell’assegno


divorz<strong>il</strong>e. – 3. Contemporanea<br />

pendenza del procedimento di<br />

modifica dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> disposto in<br />

<strong>separazione</strong> e del procedimento<br />

di divorzio. – 4. Contenuto<br />

dell’ordinanza presidenziale in<br />

merito alla domanda di assegno<br />

di divorzio. – 5. Esecutività del<br />

provvedimento di natura<br />

economica. – 6. Le garanzie <strong>per</strong><br />

l’adempimento degli obblighi<br />

economici. – 6.1. La<br />

prestazione di una garanzia<br />

reale o <strong>per</strong>sonale. – 6.2.<br />

L’iscrizione dell’ipoteca


giudiziale ai sensi dell’art.<br />

2818 c.c.. – 6.3. <strong>Il</strong> versamento<br />

diretto dell’assegno da parte<br />

del terzo. – 6.4. <strong>Il</strong> sequestro ex<br />

art. 8, comma 7, l. div.. – 7. <strong>Il</strong><br />

divorzio congiunto.<br />

1 . <strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />

divorzio, ai sensi dell’art. 5 l.<br />

898/70, come modif. dalla l.<br />

74/87.<br />

<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />

divorzio trova fondamento


<strong>nel</strong>l’ art. 5, comma 6, l.<br />

898/70, come modif. dalla l.<br />

74/87, ai sensi del quale <strong>il</strong><br />

tribunale, con la sentenza che<br />

pronuncia lo scioglimento o<br />

la cessazione degli effetti<br />

civ<strong>il</strong>i del matrimonio ( 253 ),<br />

dispone l’obbligo <strong>per</strong> un<br />

<strong>coniuge</strong> di somministrare<br />

<strong>per</strong>iodicamente un assegno a<br />

favore dell’altro, quando<br />

questi non abbia mezzi<br />

adeguati o comunque non


possa procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive, tenuto conto delle<br />

condizioni dei coniugi, delle<br />

ragioni della decisione, del<br />

contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />

economico dato da ciascuno<br />

alla conduzione fam<strong>il</strong>iare ed<br />

alla formazione del<br />

patrimonio di ciascuno o di<br />

quello comune, del reddito di<br />

entrambi, e valutati tutti i<br />

suddetti elementi anche in<br />

rapporto alla durata del<br />

matrimonio.


La mancanza di mezzi<br />

adeguati, o l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive, costituisce <strong>il</strong><br />

presupposto <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno,<br />

avendone <strong>il</strong> legislatore della<br />

riforma del 1987 priv<strong>il</strong>egiato<br />

la natura assistenziale,<br />

mentre gli altri criteri<br />

indicati dall’art. 5, valutati<br />

unitariamente e con<br />

riferimento alla durata del<br />

matrimonio, sono destinati


ad o<strong>per</strong>are solo se<br />

l’accertamento dell’unico<br />

elemento attributivo si sia<br />

risolto positivamente, e<br />

quindi r<strong>il</strong>evano unicamente<br />

ai fini della quantificazione<br />

dell’assegno.<br />

Nella sua originaria<br />

formulazione, prima delle<br />

modifiche introdotte dalla l.<br />

74/87, l’assegno di divorzio<br />

era attribuito “tenuto conto<br />

delle condizioni economiche<br />

dei coniugi e delle ragioni


della decisione”, nonché “del<br />

contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />

economico dato da ciascuno<br />

dei coniugi alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />

del patrimonio di entrambi”,<br />

e assolveva in tal modo alla<br />

triplice funzione<br />

assistenziale, compensativa e<br />

risarcitoria.<br />

Se ne affermava la natura<br />

assistenziale, avendo<br />

riguardo alle condizioni<br />

economiche dei coniugi, la


natura risarcitoria, con<br />

riferimento alle ragioni della<br />

decisione, e la natura<br />

compensativa riferendosi al<br />

criterio del contributo<br />

<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />

dai coniugi durante la vita<br />

matrimoniale. Questi criteri<br />

erano tra loro concorrenti ed<br />

incidevano sia sull’an che sul<br />

quantum dell’assegno,<br />

determinando una natura<br />

“composita” dell’assegno


( 254 ).<br />

La pratica applicazione di<br />

questi criteri lasciava tuttavia<br />

un’ampia discrezionalità ai<br />

giudici di merito, e quindi si<br />

era imposta l’esigenza di<br />

modificare questo sistema di<br />

attribuzione dell’assegno, e<br />

di trovare un nuovo<br />

equ<strong>il</strong>ibrio tra l’esigenza di<br />

tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />

e quella di attenuare i vincoli<br />

patrimoniali conseguenti al


divorzio ( 255 ).<br />

L’intervento di riforma del<br />

legislatore <strong>nel</strong> 1987 ha così<br />

priv<strong>il</strong>egiato un unico criterio<br />

di attribuzione, individuato<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> funzione assistenziale e<br />

solidaristica dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, fondato sul<br />

presupposto della mancanza<br />

di mezzi adeguati o<br />

dell’impossib<strong>il</strong>ità a<br />

procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive, mentre gli ulteriori


criteri enunciati dalla legge<br />

assumono r<strong>il</strong>evanza solo<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase di quantificazione<br />

dell’importo.<br />

La sentenza che attribuisce<br />

l’assegno di divorzio deve<br />

anche stab<strong>il</strong>ire un criterio di<br />

adeguamento automatico<br />

dell’assegno stesso, almeno<br />

con riferimento agli indici di<br />

svalutazione monetaria,<br />

come dispone l’art. 5, comma<br />

7, l. div.. <strong>Il</strong> tribunale può, in<br />

caso di palese iniquità,


escluderne la previsione con<br />

motivata decisione.<br />

Su accordo delle parti,<br />

l’art. 5, comma 8, l. div.,<br />

ammette la corresponsione<br />

dell’assegno in unica<br />

soluzione, che deve essere<br />

ritenuta equa dal tribunale. In<br />

tale caso non può essere<br />

proposta alcuna successiva<br />

domanda di contenuto<br />

economico.


2 . Prof<strong>il</strong>i processuali. La<br />

domanda di attribuzione<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e.<br />

L’attribuzione<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e è<br />

subordinata alla domanda di<br />

parte, dovendosi escludere<br />

che <strong>il</strong> giudice possa disporlo<br />

d’ufficio ( 256 ). Tuttavia la<br />

domanda non necessita di<br />

formule particolari e può<br />

essere anche implicita o


avvisab<strong>il</strong>e in deduzioni<br />

inequivocamente rivolte al<br />

conseguimento dell’assegno<br />

stesso ( 257 ).<br />

Dopo la riforma attuata<br />

con <strong>il</strong> d.l. 35 del 2005,<br />

integrato dalla legge di<br />

conversione n. 80 del<br />

14.5.2005, la parte ricorrente<br />

ha l’onere di proporre <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

memoria integrativa, a pena<br />

di decadenza, le eventuali<br />

domande accessorie che non


abbia già fatto valere con <strong>il</strong><br />

ricorso introduttivo.<br />

Per <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> convenuto<br />

l’ultimo momento ut<strong>il</strong>e <strong>per</strong> la<br />

costituzione in giudizio, e <strong>per</strong><br />

la proposizione della<br />

domanda relativa<br />

all’assegno, è rappresentato<br />

dal termine che <strong>il</strong> giudice<br />

fissa ai sensi dell’art. 4,<br />

comma 10, l. div..<br />

La domanda di<br />

attribuzione dell’assegno, già<br />

proposta dalla parte attrice


<strong>nel</strong> ricorso introduttivo o<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> memoria integrativa, e<br />

dalla parte convenuta <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

comparsa di costituzione,<br />

può essere modificata, <strong>per</strong><br />

quanto riguarda la<br />

quantificazione dell’assegno,<br />

con la memoria ex art. 183,<br />

comma 6, n. 1, c.p.c..<br />

Se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

di un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> non si<br />

costituisce <strong>nel</strong> procedimento<br />

di divorzio e non svolge


esplicita domanda di assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>derà, con la<br />

sentenza, l’assegno di<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

L’assegno può tuttavia<br />

essere richiesto anche in un<br />

giudizio successivo e<br />

autonomo, in sede di<br />

modifica delle condizioni<br />

della sentenza di divorzio ex<br />

art. 9 l. div., e la mancata<br />

proposizione della domanda<br />

<strong>nel</strong> corso del giudizio di<br />

divorzio non esclude la


successiva proponib<strong>il</strong>ità<br />

( 258 ).<br />

3 . Contemporanea pendenza<br />

del procedimento di modifica<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> disposto in<br />

<strong>separazione</strong> e del<br />

procedimento di divorzio.<br />

Nel caso venga instaurato<br />

un procedimento di divorzio<br />

mentre è pendente un


giudizio di modifica delle<br />

condizioni di <strong>separazione</strong> ex<br />

art. 710 c.p.c., avente ad<br />

oggetto la revisione dei<br />

provvedimenti di natura<br />

economica <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>,<br />

non si verifica litispendenza<br />

ex art. 39 c.p.c. ( 259 ).<br />

Considerata infatti la<br />

diversa natura e disciplina<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> previsto in<br />

sede di <strong>separazione</strong> e di


quello di divorzio, la<br />

giurisprudenza esclude la<br />

cessazione della materia del<br />

contendere <strong>nel</strong>l’ambito del<br />

giudizio di modifica<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ex art. 710<br />

c.p.c., in seguito alla<br />

richiesta dell’assegno<br />

avanzata in sede di divorzio,<br />

evidenziando la diversità di<br />

oggetto dei due procedimenti<br />

( 260 ).


Neppure la pronuncia di<br />

divorzio determina la<br />

cessazione della materia del<br />

contendere <strong>nel</strong> giudizio di<br />

revisione delle condizioni di<br />

<strong>separazione</strong>, iniziato<br />

anteriormente e tuttora<br />

pendente, ove esista un<br />

interesse di una delle parti<br />

alla revisione della pronuncia<br />

di <strong>separazione</strong> e dei relativi<br />

provvedimenti patrimoniali,<br />

<strong>per</strong> la definitiva<br />

regolamentazione


dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 261 ). La<br />

<strong>per</strong>sistenza dell’interesse è in<br />

effetti configurab<strong>il</strong>e in<br />

funzione della definizione<br />

dei rapporti patrimoniali dei<br />

coniugi separati, fino alla<br />

pronuncia di scioglimento<br />

del vincolo, o nei limiti in<br />

cui l’accertamento <strong>nel</strong><br />

giudizio di <strong>separazione</strong> possa<br />

proiettare la sua influenza sul<br />

regime patrimoniale da


definirsi a norma dell’art. 4,<br />

commi 9 e 10 o dell’art. 9,<br />

comma 1, l. div..<br />

4 . Contenuto dell’ordinanza<br />

presidenziale in merito alla<br />

domanda di assegno di<br />

divorzio.<br />

I provvedimenti<br />

temporanei ed urgenti assunti<br />

dal presidente <strong>nel</strong><br />

procedimento di divorzio, ai


sensi dell’art. 4, comma 8, l.<br />

div., hanno natura<br />

anticipatoria della decisione<br />

finale e regolano<br />

provvisoriamente i rapporti<br />

tra le parti <strong>nel</strong>l’ambito<br />

temporale del processo di<br />

divorzio.<br />

Nonostante l’art. 4, comma<br />

8, l. div. attribuisca al<br />

presidente <strong>il</strong> potere di<br />

pronunciare "anche d’ufficio"<br />

i provvedimenti interinali<br />

<strong>nel</strong>l’interesse dei coniugi,


oltre che della prole, la<br />

dottrina ritiene o<strong>per</strong>ante<br />

questa norma solo <strong>per</strong> i<br />

provvedimenti assunti<br />

<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong><br />

minori.<br />

L’ordinanza presidenziale<br />

non interferisce con <strong>il</strong> regime<br />

preesistente alla domanda di<br />

scioglimento del vincolo, che<br />

resta fissato dalle statuizioni<br />

adottate <strong>nel</strong> giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> o di revisione<br />

delle condizioni di


<strong>separazione</strong> ( 262 ).<br />

Al presidente non viene<br />

riconosciuto <strong>il</strong> potere di<br />

m o d i f i c a r e rebus sic<br />

stantibus e d’ufficio quanto<br />

disposto <strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di<br />

<strong>separazione</strong> o <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale in<br />

merito all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, che può<br />

essere modificato solo su<br />

istanza di parte e ai sensi<br />

dell’art. 710 c.p.c. ( 263 ), se


isulti una modifica delle<br />

circostanze o emergano<br />

nuove esigenze di tutela<br />

( 264 ).<br />

Ai sensi dell’art. 189 disp.<br />

att. c.p.c., richiamato dall’art.<br />

4, comma 8, l. div.,<br />

l’ordinanza presidenziale<br />

costituisce titolo esecutivo.<br />

Qualora <strong>il</strong> giudizio di<br />

divorzio non sia più coltivato<br />

dopo essere stato attivato, e<br />

debba ritenersi abbandonato,


i provvedimenti provvisori e<br />

urgenti assunti dal presidente<br />

conservano la loro efficacia,<br />

ma come disciplina dei<br />

rapporti tra coniugi separati,<br />

e sono suscettib<strong>il</strong>i di<br />

modifica secondo quanto<br />

dispone l’art. 710 c.p.c. ( 265 ).<br />

5 . Esecutività del<br />

provvedimento di natura<br />

economica.


La sentenza di divorzio<br />

pronunciata in primo grado è<br />

provvisoriamente esecutiva<br />

<strong>per</strong> la parte relativa ai<br />

provvedimenti di natura<br />

economica, come dispone<br />

l’art. 4, comma 11, l. div..<br />

Tale disposizione,<br />

introdotta con la legge di<br />

riforma del 1987, costituiva<br />

all’epoca una deroga alla<br />

regola generale che attribuiva<br />

efficacia esecutiva alle sole<br />

decisioni pronunciate in


appello o in unico grado.<br />

Successivamente, la legge<br />

26.11.1990 n. 353 ha<br />

riformato <strong>il</strong> processo civ<strong>il</strong>e e<br />

ha riscritto l’art. 282 c.p.c.,<br />

introducendo la regola della<br />

generale esecutività<br />

provvisoria di tutte le<br />

sentenze pronunciate in<br />

primo grado.<br />

La pronuncia sull’assegno<br />

se contenuta <strong>nel</strong> decreto che<br />

conclude <strong>il</strong> procedimento di<br />

revisione ex art. 9 l. div.,


diviene invece esecutiva, ai<br />

sensi dell’art. 741 c.p.c.,<br />

quando sono decorsi i termini<br />

<strong>per</strong> la proposizione del<br />

reclamo.<br />

In dottrina è controverso<br />

se l’efficacia esecutiva o<br />

l’esecuzione della sentenza<br />

di divorzio possa essere<br />

inibita o sospesa dal giudice<br />

d’appello, sulla base del<br />

combinato disposto degli<br />

artt. 283 e 351 c.p.c. ( 266 ).


6 . Le garanzie <strong>per</strong><br />

l’adempimento degli obblighi<br />

economici.<br />

La legge 898/70 già<br />

prevedeva <strong>nel</strong> testo<br />

originario un sistema di<br />

garanzie <strong>per</strong> tutelare la<br />

posizione dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario dell’assegno di<br />

divorzio in caso di<br />

inadempimento<br />

dell’obbligato, che la riforma


del diritto di famiglia del<br />

1975 ha poi esteso alla<br />

<strong>separazione</strong>.<br />

Le disposizioni relative<br />

alla prestazione di una idonea<br />

garanzia reale o <strong>per</strong>sonale da<br />

imporre all’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato "se esiste <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />

sottrarsi all’adempimento<br />

degli obblighi di cui agli artt.<br />

5 e 6" (comma 1), e<br />

all’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale ai sensi dell’art.


2818 c.c., in forza della<br />

sentenza che ne costituisce<br />

titolo (comma 2), previste<br />

<strong>nel</strong> testo originario dell’art. 8<br />

della legge 898/70, sono<br />

rimaste immutate anche dopo<br />

la novella del 1987.<br />

L’art. 12 della legge 74/87<br />

ha invece sostituito <strong>il</strong> terzo<br />

comma dell’art. 8, che<br />

originariamente consentiva al<br />

giudice di ordinare, anche<br />

con successivi<br />

provvedimenti, che una quota


dei redditi dell’obbligato<br />

fosse versata direttamente<br />

all’ex <strong>coniuge</strong> e ai <strong>figli</strong><br />

aventi diritto all’assegno.<br />

Nel testo vigente, l’art. 8,<br />

comma 3, prevede la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong>,<br />

titolare <strong>per</strong> sé o i <strong>figli</strong> di un<br />

assegno attribuito in sede di<br />

procedimento di divorzio, di<br />

ottenerne direttamente <strong>il</strong><br />

pagamento da parte del terzo<br />

che sia tenuto a<br />

corrispondere


<strong>per</strong>iodicamente somme di<br />

denaro all’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, senza necessità di<br />

ulteriori azioni giudiziarie<br />

<strong>per</strong> ottenere un ordine contro<br />

<strong>il</strong> terzo o <strong>per</strong> accertare<br />

l’esistenza del debito di<br />

questi nei confronti<br />

dell’obbligato al<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

È stato inoltre introdotto<br />

dal legislatore del 1987 lo<br />

strumento del sequestro dei<br />

beni dell’ex <strong>coniuge</strong>


obbligato a somministrare<br />

l’assegno, che è disciplinato<br />

dall’art. 8, comma 7.<br />

6.1. La prestazione di una<br />

garanzia reale o <strong>per</strong>sonale.<br />

<strong>Il</strong> tribunale,<br />

contestualmente<br />

all’emanazione della<br />

sentenza di divorzio o in un<br />

momento successivo, <strong>nel</strong><br />

procedimento di revisione


dell’assegno ex art. 9 l. div.,<br />

può imporre all’obbligato di<br />

prestare una idonea garanzia<br />

reale o <strong>per</strong>sonale, se esiste <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>icolo che egli possa<br />

sottrarsi all’adempimento<br />

degli obblighi economici.<br />

Nonostante <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

della legge, si ritiene<br />

necessaria una istanza della<br />

parte, che ha l’onere di<br />

provare gli elementi di fatto<br />

che integrano la situazione di<br />

<strong>per</strong>icolo, attuale e concreta.


Spetta poi al tribunale<br />

valutare, con riferimento al<br />

caso concreto, al pregresso<br />

comportamento del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, alla sua<br />

consistenza patrimoniale,<br />

all’entità degli obblighi<br />

stessi ed alla loro durata, se<br />

sussiste un rischio di<br />

inadempimento tale da<br />

motivare l’applicazione dello<br />

strumento di garanzia<br />

richiesto ( 267 ).


<strong>Il</strong> tribunale emette una<br />

condanna generica, essendo<br />

riservata al <strong>coniuge</strong> obbligato<br />

la facoltà di scegliere ex art.<br />

1179 c.c. lo strumento di<br />

garanzia dell’adempimento,<br />

che potrà consistere<br />

<strong>nel</strong>l’iscrizione di ipoteca su<br />

beni immob<strong>il</strong>i <strong>per</strong> un valore<br />

rapportato ad una sommaria<br />

capitalizzazione delle<br />

prestazioni <strong>per</strong>iodiche<br />

dovute, <strong><strong>nel</strong>la</strong> costituzione in<br />

pegno di denaro, beni mob<strong>il</strong>i,


titoli o altri crediti, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

garanzia offerta da un terzo,<br />

in una fideiussione bancaria<br />

o prestata da altri ( 268 ).<br />

La prestazione di una<br />

garanzia reale o <strong>per</strong>sonale ha<br />

tuttavia trovato scarsa<br />

applicazione pratica,<br />

probab<strong>il</strong>mente a causa della<br />

discrezionalità della scelta<br />

della garanzia stessa lasciata<br />

ex lege al <strong>coniuge</strong> debitore, e<br />

alla mancanza di una


sanzione <strong>nel</strong> caso di<br />

inottem<strong>per</strong>anza dell’ordine<br />

del tribunale.<br />

6.2. L’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale ai sensi dell’art.<br />

2818 c.c..<br />

La sentenza di condanna al<br />

pagamento dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e costituisce titolo<br />

<strong>per</strong> l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale ai sensi dell’art.


2818 c.c.. È esclusa la<br />

possib<strong>il</strong>ità di iscrivere<br />

ipoteca in forza<br />

dell’ordinanza presidenziale,<br />

o di altro provvedimento<br />

provvisorio ed urgente ( 269 )<br />

emesso <strong>nel</strong> corso del giudizio<br />

( 270 ).<br />

L’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale può essere<br />

effettuata a garanzia del<br />

pagamento di un assegno di<br />

divorzio <strong>per</strong>iodico, come di


quello determinato in unica<br />

soluzione. Tale ultima ipotesi<br />

non è infrequente, potendo<br />

essere concordato tra le parti<br />

un versamento rateizzato<br />

dell’una tantum, così che al<br />

momento dell’emanazione<br />

della sentenza la pretesa<br />

creditoria dell’avente diritto<br />

è sì liquida <strong>nel</strong> suo<br />

complesso, ma non ancora<br />

integralmente esigib<strong>il</strong>e e,<br />

<strong>per</strong>tanto, è maggiormente<br />

sentita la necessità di


approntare una proficua<br />

garanzia ( 271 ).<br />

L’importo cui riferire<br />

l’iscrizione ipotecaria è<br />

indicato dal creditore,<br />

mediante la capitalizzazione<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico sulla<br />

base delle tabelle previste dal<br />

R.D. 9 ottobre 1922, n. 1403,<br />

<strong>per</strong> la costituzione delle<br />

rendite vitalizie ( 272 ).<br />

Al creditore spetta la<br />

valutazione circa la


sussistenza del <strong>per</strong>icolo<br />

dell’inadempimento che<br />

giustifica l’iscrizione<br />

ipotecaria, la cui mancanza,<br />

secondo un recente<br />

orientamento<br />

giurisprudenziale, fa venire<br />

meno la finalità di questo<br />

strumento e consente<br />

all’obbligato <strong>il</strong> diritto ad<br />

ottenere dal giudice<br />

l’emanazione del<br />

corrispondente ordine di<br />

cancellazione ai sensi


dell’art. 2884 c.c. ( 273 ). È<br />

comunque fatta salva dalla<br />

legge la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

debitore di agire in riduzione,<br />

laddove l’importo risulti<br />

eccessivo rispetto<br />

all’ammontare del credito.<br />

L’iscrizione ipotecaria<br />

effettuata a garanzia delle<br />

obbligazioni assunte dall’ex<br />

<strong>coniuge</strong> in sede di divorzio è<br />

esente da tributi ( 274 ).


6 . 3 . <strong>Il</strong> versamento diretto<br />

dell’assegno da parte del<br />

terzo.<br />

L’art. 8, comma 3, l. div.<br />

prevede che <strong>il</strong> beneficiario<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, <strong>nel</strong><br />

caso di inadempimento da<br />

parte dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, possa notificare al<br />

terzo debitore di questi <strong>il</strong><br />

provvedimento in cui sia<br />

fissata la misura dell’assegno


stesso, ed ottenerne <strong>il</strong><br />

versamento direttamente dal<br />

terzo.<br />

Presupposto <strong>per</strong> fare<br />

ricorso all’azione diretta<br />

contro <strong>il</strong> terzo debitore è<br />

l’inadempimento dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato, che si<br />

protragga da almeno trenta<br />

giorni. Non è <strong>per</strong>tanto<br />

sufficiente un mero ritardo<br />

<strong>nel</strong>l’adempimento, inferiore<br />

al <strong>per</strong>iodo indicato dalla<br />

legge, pur se attuato


sistematicamente.<br />

Condizioni necessarie <strong>per</strong><br />

l’esercizio dell’azione diretta<br />

sono la costituzione in mora<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />

mediante raccomandata con<br />

avviso di ricevimento; la<br />

notifica da parte del creditore<br />

procedente al terzo del<br />

provvedimento (in copia<br />

autentica) in cui è stab<strong>il</strong>ito<br />

l’ammontare dell’assegno,<br />

con l’invito a versargli<br />

direttamente le somme


dovute; la comunicazione al<br />

<strong>coniuge</strong> inadempiente<br />

dell’avvenuta notifica<br />

dell’atto al terzo.<br />

L’art. 8, comma 6, l. div.<br />

fissa espressamente un limite<br />

quantitativo dell’obbligo del<br />

terzo, <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura massima<br />

pari alla metà delle somme<br />

da questi dovute al <strong>coniuge</strong><br />

obbligato a titolo di stipendi,<br />

salari e pensioni. Tra i terzi<br />

tenuti a corrispondere somme<br />

<strong>per</strong>iodiche all’ex-<strong>coniuge</strong>


obbligato sono da includere<br />

anche gli enti previdenziali,<br />

in relazione alla erogazione<br />

di trattamenti pensionistici<br />

( 275 ).<br />

Posizioni differenti sono<br />

emerse in dottrina e<br />

giurisprudenza in merito<br />

all’individuazione del<br />

provvedimento giudiziale cui<br />

si riferisce la norma,<br />

ritenendosi da parte di alcuni<br />

che l’azione possa essere


proposta sia in forza di una<br />

sentenza che dei<br />

provvedimenti provvisori<br />

emessi dal presidente o dal<br />

giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />

del giudizio ( 276 ); da parte di<br />

altri si sostiene invece la<br />

necessità di un titolo certo,<br />

derivante dal giudicato sullo<br />

status di <strong>per</strong>sona divorziata<br />

( 277 ).<br />

<strong>Il</strong> terzo, cui è stato<br />

notificato <strong>il</strong> provvedimento e


l’invito alla corresponsione<br />

delle somme dovute, ha solo<br />

la possib<strong>il</strong>ità di proporre<br />

opposizione all’esecuzione<br />

facendo valere l’irritualità<br />

della notifica effettuatagli,<br />

ma non può eccepire<br />

mancanze del <strong>coniuge</strong><br />

creditore in ordine alla messa<br />

in mora del debitore o alla<br />

successiva comunicazione<br />

allo stesso, o far valere<br />

pregressi adempimenti da<br />

parte del <strong>coniuge</strong> obbligato al


versamento dell’assegno.<br />

Se <strong>il</strong> terzo cui è stato<br />

notificato <strong>il</strong> provvedimento<br />

non adempie, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

creditore può attivare, ai<br />

sensi dell’art. 8, comma 4,<br />

un’azione esecutiva diretta<br />

nei suoi confronti <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

pagamento delle somme<br />

dovutegli dall’altro <strong>coniuge</strong>.<br />

In tale caso, dovendosi<br />

applicare le norme generali<br />

in materia, si dovrà notificare<br />

al terzo <strong>il</strong> titolo esecutivo,


che risulta dall’atto, munito<br />

della formula esecutiva, già<br />

notificatogli, composto dalla<br />

copia autentica del<br />

provvedimento attributivo<br />

dell’assegno, dell’atto di<br />

costituzione in mora del<br />

debitore e dell’invito alla<br />

corresponsione diretta delle<br />

somme, che gli era stato<br />

formulato ( 278 ).<br />

Qualora <strong>il</strong> credito del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato nei


confronti del terzo sia stato<br />

già pignorato al momento<br />

della notificazione,<br />

all’assegnazione e alla<br />

ripartizione delle somme fra<br />

<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> cui spetta la<br />

corresponsione <strong>per</strong>iodica<br />

dell’assegno, <strong>il</strong> creditore<br />

procedente e i creditori<br />

intervenuti <strong>nel</strong>l’esecuzione,<br />

provvede <strong>il</strong> giudice<br />

dell’esecuzione.


6.4. <strong>Il</strong> sequestro ex art. 8,<br />

comma 7<br />

<strong>Il</strong> sequestro dei beni del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato è stato<br />

introdotto <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina del<br />

divorzio dall’art. 12, l. 74/87,<br />

al fine di rafforzare gli<br />

strumenti di tutela del diritto<br />

all’assegno, a favore dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> e dei <strong>figli</strong>, e di<br />

parificare la normativa in<br />

materia a quella della


<strong>separazione</strong>, ed in particolare<br />

all’art. 156 c.c., che a seguito<br />

della riforma del 1975 già<br />

prevedeva lo strumento del<br />

sequestro.<br />

Secondo la vigente<br />

normativa, <strong>il</strong> giudice può<br />

disporre <strong>il</strong> sequestro dei beni<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato a<br />

somministrare l’assegno “<strong>per</strong><br />

assicurare che siano<br />

soddisfatte o conservate le<br />

ragioni del creditore in<br />

ordine all’adempimento degli


obblighi di cui agli articoli 5<br />

e 6, su richiesta dell’avente<br />

diritto”.<br />

<strong>Il</strong> testo dell’art. 8, comma<br />

7, l. div. evidenzia alcune<br />

differenze rispetto all’art.<br />

156, comma 6, c.c., che<br />

disciplina <strong>il</strong> sequestro <strong>nel</strong><br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, non<br />

prevedendo come<br />

presupposto, ai fini della<br />

concessione del<br />

provvedimento, un pregresso<br />

inadempimento dell’ex


<strong>coniuge</strong> obbligato, ma solo la<br />

sussistenza di un nesso di<br />

strumentalità della misura<br />

rispetto al suo scopo di tutela<br />

delle ragioni del creditore<br />

( 279 ).<br />

La norma in esame non fa<br />

alcun riferimento, come<br />

invece prevede l’art. 156,<br />

comma 6, c.c., alla<br />

possib<strong>il</strong>ità di assoggettare al<br />

vincolo esclusivamente una<br />

parte dei beni dell’obbligato,


ma si ritiene trattarsi di una<br />

omissione più formale che<br />

sostanziale, “essendo in ogni<br />

caso precluso al giudice di<br />

emanare un provvedimento<br />

penalizzante come <strong>il</strong><br />

sequestro senza la<br />

contestuale determinazione<br />

del limite entro concorrenza<br />

del quale <strong>il</strong> vincolo deve<br />

o<strong>per</strong>are: anche in regime di<br />

divorzio, dunque, dovrà<br />

ritenersi che la misura<br />

cautelare (atipica) non possa


colpire tutti i beni del<br />

debitore, ma solo una parte<br />

degli stessi” ( 280 ).<br />

Interpretazione confermata<br />

dallo stesso testo di legge,<br />

che in riferimento al<br />

sequestro di crediti, precisa<br />

che “le somme spettanti al<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato alla<br />

corresponsione dell’assegno<br />

di cui al precedente comma<br />

sono soggette a sequestro e<br />

pignoramento fino alla


concorrenza della metà <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

soddisfacimento dell’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico di cui agli articoli<br />

5 e 6”.<br />

Posizioni differenti sono<br />

emerse in dottrina, in merito<br />

alla natura del sequestro ex<br />

art. 8, comma 7, l. div. ( 281 ),<br />

stante la mancanza di una<br />

adeguata disciplina<br />

sostanziale e processuale, e<br />

sull’argomento valgono le<br />

considerazioni già svolte in


elazione al sequestro ex art.<br />

156 c.c., quale sequestro<br />

atipico.<br />

Secondo l’orientamento<br />

della giurisprudenza, <strong>il</strong><br />

provvedimento di sequestro<br />

di beni del <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />

previsto sia dall’art. 156,<br />

comma 6, c.c., in caso di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, che<br />

dall’art. 8, comma 7, l. div.,<br />

ha natura atipica, cioè<br />

differente da quella del<br />

sequestro conservativo


disciplinato dagli artt. 671 e<br />

ss., c.p.c., che dipende<br />

principalmente dalle speciali<br />

condizioni che ne<br />

giustificano la concessione<br />

(titolo esecutivo già formato,<br />

in luogo del fumus boni juris)<br />

e la revoca (sopravvenienza<br />

di giustificati motivi,<br />

prevista dall’articolo 156,<br />

ult. co., c.c., in luogo dei<br />

motivi d’inefficacia previsti<br />

dagli articoli 669 novies e


675 c.p.c. ( 282 ).<br />

Differenti interpretazioni<br />

sono emerse anche in merito<br />

alla tipologia del<br />

provvedimento che consente<br />

la concessione del sequestro<br />

e alla competenza del giudice<br />

cui è demandata<br />

l’autorizzazione.<br />

Una prima tesi sostiene<br />

che <strong>il</strong> sequestro può essere<br />

autorizzato solo in forza di<br />

una sentenza di divorzio, che


ha carattere costitutivo<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, e<br />

<strong>per</strong>tanto si esclude che tale<br />

provvedimento possa essere<br />

emesso dal giudice istruttore<br />

( 283 ). Altra tesi ammette<br />

viceversa la competenza del<br />

giudice istruttore <strong>nel</strong> corso<br />

del giudizio di divorzio ad<br />

emettere <strong>il</strong> provvedimento di<br />

sequestro, a rafforzamento<br />

degli obblighi determinati<br />

<strong>nel</strong>l’ordinanza presidenziale,


munita sempre di efficacia<br />

esecutiva, e a tutela del<br />

diritto della parte a vedersi<br />

attribuire un assegno di<br />

divorzio all’esito del<br />

procedimento ( 284 ).<br />

7. <strong>Il</strong> divorzio congiunto.<br />

<strong>Il</strong> procedimento su<br />

domanda congiunta dei<br />

coniugi <strong>per</strong> lo scioglimento o<br />

la cessazione degli effetti


civ<strong>il</strong>i del matrimonio, è<br />

disciplinato dall’art. 4, l.<br />

898/70, come sostituito<br />

dall’art. 8, l. 74/87.<br />

Tale procedimento non si<br />

configura come divorzio<br />

consensuale, posto che <strong>il</strong><br />

carattere dell’istituto dipende<br />

non dalle norme processuali,<br />

le quali si limitano ad<br />

incidere sui tempi tecnici <strong>per</strong><br />

addivenire alla pronuncia<br />

giudiziale, bensì da quelle<br />

sostanziali, che non


prevedono <strong>il</strong> mutuo consenso<br />

come causa di divorzio, che<br />

resta ancorato alle condizioni<br />

dettate dagli artt. 1, 2 e 3<br />

della l. 898/70 e successive<br />

modificazioni. Nel giudicare<br />

sulle domande proposte, <strong>il</strong><br />

tribunale accerta la<br />

sussistenza dei requisiti e<br />

presupposti di legge, come<br />

avviene <strong>nel</strong> procedimento<br />

contenzioso, e, a differenza<br />

del procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale, non


omologa l’accordo<br />

intervenuto tra i coniugi, ma<br />

emette una sentenza di<br />

accoglimento o di rigetto<br />

delle domande ( 285 ).<br />

Ne consegue che qualora le<br />

parti abbiano convenuto la<br />

corresponsione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e in unica soluzione,<br />

<strong>il</strong> tribunale, secondo <strong>il</strong><br />

disposto dell’art. 5, comma<br />

8, l. div., mantiene <strong>il</strong> potere<br />

di valutarne la rispondenza a


criteri di equità e, in difetto,<br />

secondo un orientamento<br />

giurisprudenziale, può<br />

<strong>per</strong>sino pronunciare sul punto<br />

una sentenza difforme<br />

dall’accordo delle parti ( 286 ).<br />

Per quanto attiene<br />

all’assegno <strong>per</strong>iodico, <strong>il</strong><br />

tribunale, pur dovendo<br />

recepire gli accordi<br />

intervenuti tra le parti, e non<br />

essendo legittimato a<br />

sindacarne <strong>il</strong> merito


attraverso un controllo<br />

analogo a quello previsto <strong>per</strong><br />

l’assegno in unica soluzione,<br />

ha comunque <strong>il</strong> potere di<br />

sottoporre tali intese a<br />

valutazione giudiziale ( 287 ),<br />

con riguardo alla<br />

determinazione della<br />

decorrenza dell’assegno e del<br />

suo adeguamento automatico<br />

( 288 ).


CAPITOLO VIII<br />

L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />

NELL’INTERPRETAZIONE<br />

DELLA DOTTRINA<br />

SOMMARIO: 1. Fondamento e<br />

natura dell’assegno di divorzio.<br />

– 2. I presupposti dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e. – 3. I criteri di<br />

determinazione dell’assegno. –<br />

4. L’autonomia negoziale dei<br />

coniugi e gli accordi di<br />

contenuto patrimoniale <strong>nel</strong>


divorzio.<br />

1 . Fondamento e natura<br />

dell’assegno di divorzio.<br />

L’assegno di divorzio,<br />

secondo l’orientamento<br />

prevalente della dottrina,<br />

trova fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

solidarietà post coniugale,<br />

dovendosi escludere ogni<br />

riferimento ai doveri<br />

matrimoniali che cessano con


lo scioglimento del vincolo.<br />

La solidarietà post coniugale,<br />

che consiste <strong>nel</strong> dovere<br />

giuridico di aiutare<br />

economicamente l’ex<br />

<strong>coniuge</strong>, trova a sua volta<br />

giustificazione <strong>nel</strong> fatto<br />

stesso del pregresso<br />

matrimonio, “realtà che pur<br />

dopo <strong>il</strong> suo scioglimento<br />

rende doverosa l’assistenza<br />

economica tra coloro che di<br />

tale realtà sono stati parte”


( 289 ). Questo dovere di<br />

assistenza non sarebbe solo <strong>il</strong><br />

risultato di una scelta<br />

legislativa, che con la<br />

revisione del divorzio <strong>nel</strong><br />

1987 ha affermato la<br />

funzione esclusivamente<br />

assistenziale dell’assegno,<br />

ma risponderebbe “ad<br />

un’esigenza sociale di tutela<br />

del <strong>coniuge</strong> debole” ( 290 ).<br />

Una parte minoritaria della<br />

dottrina sostiene, in senso


contrario, che <strong>il</strong> definitivo<br />

scioglimento del vincolo<br />

matrimoniale appare<br />

diffic<strong>il</strong>mente conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>e con<br />

la sopravvivenza di una<br />

solidarietà destinata a<br />

proiettarsi <strong>per</strong> un tempo<br />

indeterminato, essendo<br />

l’assegno, di regola,<br />

attribuito <strong>per</strong> la vita del suo<br />

beneficiario. L’assegno<br />

sarebbe quindi fondato solo<br />

sull’oggettivo<br />

deterioramento delle


condizioni di vita di uno dei<br />

coniugi, a causa del divorzio<br />

( 291 ).<br />

Giova ricordare che subito<br />

dopo la riforma del 1987 la<br />

dottrina prevalente aveva<br />

sostenuto che la nuova<br />

normativa imponeva di<br />

abbandonare la tesi<br />

precedentemente seguita<br />

della natura composita o<br />

polifunzionale dell’assegno,<br />

<strong>per</strong> affermare la sua natura


esclusivamente assistenziale<br />

( 292 ).<br />

<strong>Il</strong> nuovo testo riformato ha<br />

tuttavia subito ingenerato<br />

differenti interpretazioni, non<br />

indicando con chiarezza <strong>il</strong><br />

parametro in relazione al<br />

quale deve essere valutata<br />

l’adeguatezza dei mezzi del<br />

<strong>coniuge</strong> che chiede l’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e. Nel <strong>per</strong>iodo tra<br />

l’avvio della riforma del<br />

1987 e l’intervento delle


Sezioni unite della<br />

Cassazione <strong>nel</strong> 1990, resosi<br />

necessario <strong>per</strong> sanare i<br />

conflitti giurisprudenziali<br />

sorti <strong>nel</strong> frattempo ( 293 ),<br />

sono emerse in dottrina<br />

posizioni contrastanti, tra chi<br />

priv<strong>il</strong>egiava <strong>il</strong> principio di<br />

solidarietà <strong>per</strong> favorire <strong>il</strong><br />

soggetto economicamente<br />

debole, e coloro che al<br />

contrario sottolineavano che<br />

<strong>il</strong> venir meno del matrimonio


attenuava gli obblighi<br />

economici. Così, parte della<br />

dottrina sosteneva che<br />

l’assegno dovesse consentire<br />

al beneficiario di continuare<br />

a godere del tenore di vita<br />

mantenuto in costanza di<br />

matrimonio ( 294 ), ovvero di<br />

un tenore di vita quantomeno<br />

analogo, mentre da parte di<br />

altri si affermava che al<br />

<strong>coniuge</strong> privo di mezzi<br />

dovesse essere riconosciuto


solo quanto necessario ad<br />

assicuragli un esistenza<br />

autonoma, libera e dignitosa<br />

( 295 ).<br />

L’intervento delle Sezioni<br />

Unite <strong>nel</strong> 1990 - che ha<br />

affermato che <strong>il</strong> parametro<br />

cui fare riferimento <strong>per</strong><br />

valutare l’adeguatezza dei<br />

mezzi del <strong>coniuge</strong> che chiede<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e è<br />

costituito dal tenore di vita<br />

goduto in costanza di


matrimonio, considerati<br />

anche gli altri criteri indicati<br />

dalla norma che svolgono<br />

una funzione correttiva <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione del suo<br />

ammontare - non è tuttavia<br />

valso a su<strong>per</strong>are <strong>il</strong> contrasto<br />

di opinioni in dottrina ( 296 ).<br />

Si è così osservato che la<br />

giurisprudenza di legittimità,<br />

dalle pronunce del 1990 in<br />

poi, segue principi che<br />

sembrano “espressione, più


che di teorie che valorizzino<br />

la solidarietà post coniugale,<br />

di posizioni che affermano<br />

l’ultrattività economica del<br />

matrimonio dopo <strong>il</strong> divorzio e<br />

che si pongono in contrasto<br />

con la natura stessa del<br />

divorzio, che fa cessare lo<br />

stato di <strong>coniuge</strong> e gli effetti<br />

del matrimonio” ( 297 ).<br />

Altri, manifestando<br />

un’opinione diversa, r<strong>il</strong>evano<br />

invece che i criteri cosiddetti


correttivi (quale ad esempio<br />

quello relativo alla durata del<br />

matrimonio) possono<br />

incidere sull’attribuzione<br />

dell’assegno fino ad<br />

azzerarlo, finendo così <strong>per</strong><br />

vanificare la funzione<br />

assistenziale dell’assegno<br />

stesso.<br />

Si è anche osservato che<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> prassi dei giudici di<br />

merito <strong>il</strong> riferimento al<br />

tenore di vita resta solo un<br />

dato di partenza, un criterio


indicativo, ed è rimasta la<br />

tendenza a ritenere che un<br />

assegno assistenziale non<br />

possa essere su<strong>per</strong>iore a<br />

quanto necessario <strong>per</strong><br />

condurre un’esistenza<br />

dignitosa ( 298 ).<br />

Recentemente è stata<br />

sottolineata l’esigenza di<br />

riconoscere all’assegno di<br />

divorzio una funzione<br />

<strong>per</strong>equativa, <strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare<br />

la situazione del <strong>coniuge</strong> che


si trova in stato di inferiorità<br />

economica, “quando (e nei<br />

limiti in cui) vi sia stata<br />

un’effettiva comunione di<br />

vita matrimoniale, alla<br />

costruzione della quale <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> istante abbia dato <strong>il</strong><br />

suo contributo” ( 299 ), e di<br />

dare maggiore r<strong>il</strong>evanza agli<br />

aspetti compensativi e<br />

indennitari, che sono invece<br />

r<strong>il</strong>egati in secondo piano<br />

dalla «curvatura


assistenziale» dell’assegno<br />

stesso ( 300 ).<br />

2. I presupposti dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e.<br />

La dottrina attuale, pur<br />

essendo concorde <strong>nel</strong> dare<br />

atto che l’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

ha funzione assistenziale,<br />

continua ad essere divisa<br />

sull’individuazione dei<br />

presupposti <strong>per</strong> l’attribuzione


dell’assegno.<br />

Una prima tesi aderisce<br />

all’orientamento dettato dalle<br />

Sezioni unite della<br />

Cassazione <strong>nel</strong> 1990, e<br />

considera, quali presupposti<br />

del diritto all’assegno di<br />

divorzio, la mancanza di<br />

mezzi sufficienti a garantire<br />

all’ex <strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di<br />

vita di cui godeva o avrebbe<br />

potuto godere durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, e l’incapacità<br />

<strong>per</strong> ragioni obbiettive a


procurarseli ( 301 ). <strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

che richiede l’assegno deve<br />

trovarsi, secondo questa<br />

posizione, in uno stato di<br />

bisogno relativo, che consiste<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sua concreta inidoneità<br />

a mantenere <strong>il</strong> livello di vita<br />

matrimoniale, valutata sia in<br />

relazione ai mezzi di cui<br />

dispone che alla sua capacità<br />

di lavoro e di reddito<br />

patrimoniale ( 302 ). La<br />

capacità di lavoro, si precisa,


non deve essere considerata<br />

in astratto, dovendosi<br />

piuttosto tenere conto della<br />

sua effettiva possib<strong>il</strong>ità di<br />

svolgimento, in relazione alle<br />

concrete condizioni<br />

<strong>per</strong>sonali, fam<strong>il</strong>iari e<br />

ambientali di inserimento<br />

della <strong>per</strong>sona in un’attività<br />

confacente alle sue attitudini,<br />

alla sua formazione e alla<br />

posizione di cui godeva in<br />

costanza di matrimonio


( 303 ).<br />

Di segno opposto è la tesi,<br />

minoritaria, che afferma la<br />

natura alimentare<br />

dell’assegno a favore dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong>, conseguente al venir<br />

meno del vincolo coniugale,<br />

e con la sola finalità di<br />

coprire i bisogni essenziali<br />

della vita ( 304 ).<br />

La posizione prevalente<br />

sostiene che l’assegno di<br />

divorzio debba consentire


all’ex <strong>coniuge</strong> di condurre<br />

un’esistenza libera e<br />

dignitosa, e che <strong>per</strong>tanto si<br />

debba fare riferimento a tale<br />

modello di vita, e non al<br />

pregresso tenore di vita<br />

matrimoniale. I sostenitori di<br />

questa tesi affermano che la<br />

solidarietà postconiugale non<br />

può condurre ad attribuire al<br />

<strong>coniuge</strong> più debole un<br />

assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

parametrato al tenore di vita<br />

coniugale, poiché tale


ultrattività del principio di<br />

solidarietà finirebbe con <strong>il</strong><br />

tradursi sul piano<br />

patrimoniale in una sorta di<br />

indissolub<strong>il</strong>ità del vincolo.<br />

Inoltre, <strong>il</strong> riferirsi al tenore di<br />

vita matrimoniale non<br />

consente la promozione di<br />

una pari dignità sociale dei<br />

coniugi ed impedisce al<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole di rendersi autonomo,<br />

considerato che questi può<br />

continuare a <strong>per</strong>cepire


l’assegno come fonte di<br />

rendita <strong>per</strong>enne ( 305 ).<br />

Le diverse posizioni<br />

espresse dalla dottrina<br />

conseguono evidentemente a<br />

diverse concezioni degli<br />

istituti del matrimonio e del<br />

divorzio, e a differenti<br />

letture, anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

sociale e politico, del<br />

principio di eguaglianza dei<br />

coniugi, in astratto piuttosto<br />

che correlato all’effettivo


uolo svolto da ciascuno a<br />

favore della famiglia e dei<br />

<strong>figli</strong>.<br />

In conclusione, si può<br />

condividere la posizione di<br />

chi critica come astratte e<br />

rigide le opposte tesi che<br />

considerano l’assegno di<br />

divorzio come aprioristico<br />

effetto della sopravvivenza di<br />

una solidarietà<br />

postmatrimoniale o viceversa<br />

elargizione proveniente da un<br />

soggetto ormai estraneo, e


itiene invece apprezzab<strong>il</strong>e<br />

l’attuale orientamento della<br />

giurisprudenza che,<br />

valutando discrezionalmente<br />

i singoli casi alla luce del<br />

dettato legislativo, ut<strong>il</strong>izza<br />

l’assegno come strumento<br />

<strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare la situazione<br />

tra i coniugi, a vantaggio del<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole ( 306 ).<br />

3. I criteri di determinazione


dell’assegno.<br />

La sussistenza di un<br />

bisogno assistenziale del<br />

<strong>coniuge</strong> è condizione<br />

necessaria <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

riconoscimento del diritto<br />

all’assegno divorz<strong>il</strong>e, ma non<br />

è una condizione sufficiente<br />

( 307 ).<br />

Parte della dottrina<br />

evidenzia che la mancanza di<br />

mezzi adeguati assume “<strong>il</strong>


significato tecnico di criterio<br />

di legittimazione all’azione,<br />

che o<strong>per</strong>a sul piano<br />

processuale” e identifica “<strong>il</strong><br />

soggetto titolare<br />

dell’azione”, ma<br />

l’attribuzione dell’assegno<br />

dipende “dalla valutazione<br />

globale e comparata dei<br />

criteri indicati dalla norma”<br />

( 308 ).<br />

Detti criteri - che l’art. 5,<br />

comma 6, l. div., individua


<strong>nel</strong>le “condizioni dei<br />

coniugi”, <strong>nel</strong>le “ragioni della<br />

decisione”, <strong>nel</strong> “contributo<br />

<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />

da ciascuno alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />

del patrimonio di ciascuno o<br />

di quello comune”, <strong>nel</strong><br />

“reddito di entrambi”, con la<br />

precisazione che devono<br />

essere valutati “anche in<br />

rapporto alla durata del<br />

matrimonio” – fungono,<br />

secondo la concorde


interpretazione della dottrina,<br />

da correttivi <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione concreta<br />

dell’assegno, <strong>nel</strong> senso che<br />

“possono condurre solamente<br />

alla riduzione dell’assegno”<br />

e <strong>per</strong>sino al suo azzeramento<br />

( 309 ).<br />

Si esclude <strong>per</strong>tanto la<br />

possib<strong>il</strong>ità che all’ex <strong>coniuge</strong><br />

venga attribuito un assegno<br />

in misura “su<strong>per</strong>iore al<br />

diritto all’assistenza


materiale spettantegli in<br />

regime di matrimonio” ( 310 ).<br />

4. L’autonomia negoziale dei<br />

coniugi e gli accordi di<br />

contenuto patrimoniale <strong>nel</strong><br />

divorzio.<br />

Nella fase del divorzio,<br />

così come avviene in quella<br />

della <strong>separazione</strong>, i coniugi<br />

possono raggiungere accordi<br />

e <strong>per</strong>venire a soluzioni


conc<strong>il</strong>iative concordate.<br />

L’autonomia negoziale dei<br />

coniugi si estrinseca in<br />

accordi che possono<br />

riguardare l’ammontare<br />

dell’assegno ( 311 ) e la sua<br />

eventuale corresponsione in<br />

unica soluzione, la rinunzia<br />

del diritto all’assegno, la<br />

transazione di controversie di<br />

natura patrimoniale, e<br />

possono essere raggiunti in<br />

un tempo antecedente l’avvio


del procedimento di divorzio,<br />

nonché durante lo stesso<br />

procedimento o in epoca<br />

posteriore.<br />

Sulla disponib<strong>il</strong>ità o meno<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e si è<br />

discusso in dottrina sin<br />

dall’entrata in vigore della<br />

legge n. 898/70 ( 312 ). In quel<br />

<strong>per</strong>iodo erano emerse<br />

differenti posizioni, che<br />

facevano riferimento alla<br />

natura dell’assegno, o alla


disposizione che consente ai<br />

coniugi di optare, se<br />

d’accordo, <strong>per</strong> una<br />

corresponsione dell’assegno<br />

in unica soluzione ( 313 ): chi<br />

sosteneva la natura<br />

esclusivamente assistenziale<br />

dell’assegno ne negava <strong>il</strong><br />

carattere disponib<strong>il</strong>e e<br />

considerava <strong>il</strong> versamento in<br />

unica soluzione come deroga<br />

di carattere eccezionale alla<br />

indisponib<strong>il</strong>ità del diritto


( 314 ), mentre coloro che<br />

davano r<strong>il</strong>evanza all’accordo<br />

dei coniugi <strong>per</strong> la<br />

liquidazione una tantum<br />

dell’assegno ne ammettevano<br />

la disponib<strong>il</strong>ità ( 315 ).<br />

Dopo la riforma del 1987,<br />

la dottrina che attribuiva una<br />

valenza decisiva alla natura<br />

assistenziale dell’assegno di<br />

divorzio ha continuato ad<br />

escludere la disponib<strong>il</strong>ità<br />

dell’assegno stesso e a


sostenere, come<br />

conseguenza, una limitazione<br />

dello spazio riservato alla<br />

transazione diretta a<br />

comporre o a prevenire liti<br />

sul diritto all’assegno ( 316 ).<br />

In particolare, <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda la possib<strong>il</strong>ità di<br />

transazione prevista dall’art.<br />

5, comma 8, l. div. che<br />

consente alle parti di<br />

concordare la corresponsione<br />

dell’assegno di divorzio in


unica soluzione, si ritiene, da<br />

parte dei fautori di questa<br />

posizione, che l’autonomia<br />

negoziale dei coniugi sia<br />

limitata dalla previsione del<br />

giudizio di equità da parte<br />

del tribunale ( 317 ).<br />

Di segno opposto è la tesi<br />

sostenuta da altra dottrina,<br />

che mette in luce gli aspetti<br />

della legge di riforma del<br />

divorzio n. 74/87 che<br />

enfatizzano <strong>il</strong> ruolo


dell’autonomia negoziale<br />

delle parti, primo tra tutti <strong>il</strong><br />

procedimento su domanda<br />

congiunta (art. 4, comma 13,<br />

l. div.), nonché <strong>il</strong> potere di<br />

adottare <strong>il</strong> sistema solutorio<br />

che gli stessi coniugi<br />

ritengono più idoneo alle loro<br />

esigenze e di derogare alla<br />

<strong>per</strong>iodicità dell’assegno<br />

( 318 ).<br />

Per quanto riguarda la<br />

rinunciab<strong>il</strong>ità dell’assegno di


divorzio, coloro che<br />

sostengono la tesi della<br />

indisponib<strong>il</strong>ità del diritto <strong>per</strong><br />

la sua natura assistenziale, ne<br />

ritengono anche invalida la<br />

rinuncia ( 319 ), considerata<br />

altresì la possib<strong>il</strong>ità di<br />

revisione dell’assegno<br />

prevista dall’art. 9 l. div.. Si<br />

ammette come valida solo la<br />

rinuncia alle prestazioni<br />

scadute ( 320 ).<br />

Altri affermano invece che


<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> economicamente<br />

più debole possa rinunciare<br />

all’assegno, così come gli è<br />

riconosciuta la possib<strong>il</strong>ità di<br />

ottenere la liquidazione una<br />

tantum ( 321 ).<br />

Tuttavia, <strong>nel</strong> caso di<br />

rinuncia preventiva<br />

all’assegno la dottrina è<br />

pressoché concorde<br />

<strong>nel</strong>l’osservare che non<br />

produce alcun effetto in<br />

quanto non si può rinunziare


a diritti futuri, e ciò tenuto<br />

conto che l’assegno di<br />

divorzio non può essere<br />

considerato come diritto<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> <strong>per</strong>cipiente<br />

fino a quando non vi sia stata<br />

la pronuncia di cessazione<br />

del vincolo ( 322 ).<br />

Sugli accordi di natura<br />

patrimoniale tra i coniugi in<br />

previsione del divorzio, la<br />

dottrina prevalente si<br />

esprime <strong>nel</strong> senso di ritenerli


validi e leciti,<br />

differenziandosi così dal<br />

contrario e ormai consolidato<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

( 323 ).<br />

Si osserva infatti che<br />

trattasi di una esigenza<br />

spesso sentita già in sede di<br />

<strong>separazione</strong> dai coniugi, che<br />

desiderano con un accordo di<br />

carattere patrimoniale<br />

abbreviare i tempi della


sistemazione definitiva dei<br />

loro rapporti, anticipando un<br />

evento (la pronuncia di<br />

divorzio) che comunque, in<br />

presenza delle condizioni di<br />

legge, è inevitab<strong>il</strong>e ( 324 ).<br />

Mettendo in luce la<br />

riconosciuta eguaglianza tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> nuovo modo di<br />

concepire la famiglia, la<br />

dottrina che ammette la<br />

validità degli accordi<br />

preventivi, sostiene


conseguentemente che i<br />

rapporti tra i coniugi possono<br />

essere regolati da contratti di<br />

diritto comune ( 325 ).


CAPITOLO IX<br />

L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />

SECONDO<br />

L’ORIENTAMENTO<br />

DELLA GIURISPRUDENZA<br />

SOMMARIO: 1. La natura<br />

dell’assegno di divorzio<br />

<strong>nel</strong>l’attuale disciplina. - 2. La<br />

valutazione di adeguatezza dei<br />

redditi del <strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno. - 3. Assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del


<strong>coniuge</strong> separato e assegno di<br />

divorzio. - 4. L’indisponib<strong>il</strong>ità<br />

del diritto all’assegno di<br />

divorzio e gli accordi di<br />

carattere patrimoniale.<br />

1 . La natura dell’assegno di<br />

divorzio <strong>nel</strong>l’attuale<br />

disciplina.<br />

L’assegno di divorzio,<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina introdotta<br />

dall’art. 10 della l. 6.3.1987


n. 74, modificativo dell’art. 5<br />

della l. 1.12.1970 n. 898, ha<br />

natura esclusivamente<br />

assistenziale “atteso che la<br />

sua concessione trova<br />

presupposto<br />

<strong>nel</strong>l’inadeguatezza dei mezzi<br />

del <strong>coniuge</strong> istante, da<br />

intendersi come insufficienza<br />

dei medesimi, comprensivi di<br />

redditi, cespiti patrimoniali<br />

ed altre ut<strong>il</strong>ità di cui possa<br />

disporre, a conservargli un<br />

tenore di vita analogo a


quello avuto in costanza di<br />

matrimonio, senza cioè che<br />

sia necessario uno stato di<br />

bisogno, e r<strong>il</strong>evando invece<br />

l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />

deterioramento, in<br />

dipendenza del divorzio,<br />

delle precedenti condizioni<br />

economiche, le quali devono<br />

essere tendenzialmente<br />

ripristinate, <strong>per</strong> ristab<strong>il</strong>ire<br />

un certo equ<strong>il</strong>ibrio”. A<br />

questa conclusione è giunta<br />

<strong>nel</strong> 1990 la Suprema Corte a


Sezioni unite ( 326 ),<br />

componendo un contrasto<br />

giurisprudenziale tra<br />

pronunce che, interpretando<br />

<strong>il</strong> nuovo dettato normativo,<br />

avevano riferito la mancanza<br />

di mezzi adeguati da parte<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente<br />

l’assegno al tenore di vita<br />

tenuto in costanza di<br />

matrimonio piuttosto che ad<br />

un modello di vita<br />

oggettivamente autonomo e


dignitoso ( 327 ).<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità, con orientamento<br />

che da allora si è consolidato,<br />

continua a subordinare<br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

divorzio alla mancanza di<br />

"mezzi adeguati", sostenendo<br />

che l’accertamento del diritto<br />

all’assegno va effettuato<br />

verificando innanzitutto<br />

l’inadeguatezza dei mezzi del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente a


conservare un tenore di vita<br />

analogo a quello goduto in<br />

costanza di matrimonio e che<br />

sarebbe presumib<strong>il</strong>mente<br />

proseguito in caso di<br />

continuazione dello stesso,<br />

ovvero che poteva<br />

ragionevolmente prefigurarsi<br />

sulla base di aspettative<br />

esistenti <strong>nel</strong> corso del<br />

rapporto matrimoniale ( 328 ).<br />

<strong>Il</strong> carattere assistenziale<br />

dell’assegno di divorzio non


presuppone <strong>per</strong>tanto uno<br />

stato di bisogno del<br />

richiedente, che può essere<br />

anche economicamente<br />

autosufficiente, ma solo la<br />

sua inidoneità a conservare,<br />

con i suoi soli mezzi, <strong>il</strong><br />

tenore di vita suddetto,<br />

goduto - o godib<strong>il</strong>e - in<br />

costanza di matrimonio<br />

( 329 ).<br />

2 . La valutazione di


adeguatezza dei “mezzi” del<br />

<strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno.<br />

L’espressione “mezzi” si<br />

riferisce, secondo la<br />

giurisprudenza, sia ai redditi<br />

che ai cespiti patrimoniali<br />

del <strong>coniuge</strong> beneficiario,<br />

nonché alle altre ut<strong>il</strong>ità di cui<br />

eventualmente può disporre.<br />

L’adeguatezza dei mezzi a<br />

disposizione va valutata con


iferimento al contesto <strong>nel</strong><br />

quale i coniugi hanno vissuto<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio, in<br />

rapporto alla pregressa<br />

posizione economica e<br />

sociale ( 330 ).<br />

Nelle note sentenze del<br />

1990 la Suprema Corte a<br />

Sezioni unite ha precisato<br />

che l’espressione “mezzi<br />

adeguati” è analoga a quella<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’art. 156 c.c., e<br />

che <strong>nel</strong>l’interpretazione


giurisprudenziale la<br />

mancanza di redditi adeguati<br />

è normalmente intesa come<br />

difetto di redditi o di<br />

sostanze od altre ut<strong>il</strong>ità<br />

sufficienti ad assicurare al<br />

<strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di vita che<br />

gli sarebbe spettato durante<br />

la convivenza. Tuttavia, ha<br />

sottolineato la Corte,<br />

l’assegno di divorzio, a<br />

differenza di quello di<br />

<strong>separazione</strong>, non può<br />

ritenersi radicato <strong>nel</strong> vincolo


matrimoniale e <strong><strong>nel</strong>la</strong> relativa<br />

garanzia di continuità dello<br />

status economico.<br />

Rese queste premesse, le<br />

Sezioni unite hanno<br />

censurato l’orientamento<br />

espresso dalla sentenza della<br />

prima sezione n. 1652 del 2<br />

marzo 1990, la quale aveva<br />

qualificato come "mezzi<br />

adeguati" quelli atti a<br />

garantire una vita autonoma e<br />

dignitosa, con esclusione del<br />

diritto del <strong>coniuge</strong>


eneficiario a mantenere <strong>il</strong><br />

pregresso tenore di vita e ciò<br />

sul presupposto che la<br />

modifica legislativa non<br />

poteva collegare l’assegno ad<br />

un rapporto estinto, e che la<br />

solidarietà post-coniugale<br />

non poteva assicurare una<br />

sistemazione definitiva o<br />

posizioni di rendita<br />

parassitaria.<br />

Le Sezioni unite hanno<br />

conseguentemente tenuto<br />

conto sia della situazione in


cui viene a trovarsi <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

obbligato a seguito della<br />

dissoluzione del matrimonio<br />

e dei suoi nuovi bisogni, <strong>per</strong><br />

evitare che la misura<br />

dell’assegno si traduca in un<br />

ingiustificato priv<strong>il</strong>egio <strong>per</strong><br />

l’uno ed in un insostenib<strong>il</strong>e<br />

aggravio <strong>per</strong> l’altro, sia<br />

dell’esigenza di ristab<strong>il</strong>ire un<br />

certo equ<strong>il</strong>ibrio tra le<br />

posizioni economiche degli<br />

ex coniugi, mediante la<br />

concessione dell’assegno al


<strong>coniuge</strong> richiedente, le cui<br />

condizioni economiche<br />

subiscano un apprezzab<strong>il</strong>e<br />

deterioramento in dipendenza<br />

del divorzio, tale da non<br />

consentirgli di mantenere un<br />

tenore di vita analogo a<br />

quello goduto in precedenza.<br />

Successive pronunce della<br />

Suprema Corte, <strong>nel</strong><br />

confermare i principi<br />

espressi dalle Sezioni unite,<br />

hanno precisato che le<br />

“precedenti condizioni


economiche” devono essere<br />

ripristinate<br />

“tendenzialmente”, <strong>per</strong><br />

ristab<strong>il</strong>ire un certo equ<strong>il</strong>ibrio<br />

tra le posizioni degli ex<br />

coniugi ( 331 ). <strong>Il</strong> ruolo di<br />

riequ<strong>il</strong>ibrio cui l’assegno<br />

deve tendere non può essere<br />

inteso in senso assoluto e<br />

aprioristico, e <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole<br />

non può pretendere di<br />

beneficiare dopo <strong>il</strong> divorzio


dei miglioramenti che si sono<br />

verificati <strong><strong>nel</strong>la</strong> situazione<br />

economica dell’ex <strong>coniuge</strong>,<br />

laddove non costituiscano<br />

sv<strong>il</strong>uppi naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />

dell’attività professionale<br />

svolta durante <strong>il</strong> matrimonio,<br />

o di situazioni ed aspettative<br />

maturate prima del divorzio,<br />

anche se dipendenti dal<br />

merito del <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più forte<br />

( 332 ).


Quanto all’ulteriore<br />

presupposto della<br />

impossib<strong>il</strong>ità di “procurarsi<br />

gli adeguati mezzi di<br />

sostentamento <strong>per</strong> ragioni<br />

obiettive”, non si tratta di una<br />

ipotesi alternativa rispetto a<br />

quella della mancanza<br />

assoluta di detti mezzi, ma è<br />

meramente esplicativa di tale<br />

situazione, dovendosi,<br />

<strong>per</strong>tanto, trattare<br />

d’impossib<strong>il</strong>ità di ottenere<br />

mezzi tali da consentire <strong>il</strong>


aggiungimento non già della<br />

mera autosufficienza<br />

economica, ma di un tenore<br />

di vita sostanzialmente non<br />

diverso rispetto a quello<br />

g o d u t o in costanza di<br />

matrimonio ( 333 ). In<br />

concreto, <strong>il</strong> soggetto non<br />

deve essere in grado di<br />

svolgere un’attività<br />

lavorativa, <strong>per</strong> ragioni<br />

strettamente legate alla sua<br />

<strong>per</strong>sona quali l’età, la salute,


<strong>il</strong> tempo intercorso<br />

dall’ultima prestazione di<br />

lavoro, l’esigenza di<br />

dedicarsi ai <strong>figli</strong>, o dovute<br />

alle condizioni offerte dal<br />

mercato del lavoro o<br />

all’eventuale impossib<strong>il</strong>ità di<br />

trovare un’attività confacente<br />

alla posizione sociale, e alla<br />

qualificazione professionale<br />

( 334 ).<br />

3. Assegno di <strong>mantenimento</strong> a


favore del <strong>coniuge</strong> separato e<br />

assegno di divorzio.<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità è orientata a<br />

tenere ben distinti l’assegno<br />

di <strong>separazione</strong> e quello di<br />

divorzio, che, presupponendo<br />

lo scioglimento del<br />

matrimonio, prescinde dagli<br />

obblighi di <strong>mantenimento</strong> e<br />

di alimenti o<strong>per</strong>anti <strong>nel</strong><br />

regime di convivenza e di


<strong>separazione</strong>, e comporta una<br />

determinazione fondata su<br />

criteri propri ed autonomi<br />

rispetto a quelli r<strong>il</strong>evanti <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> trattamento spettante al<br />

<strong>coniuge</strong> separato ( 335 ).<br />

Indubbiamente diverse<br />

sono le rispettive discipline<br />

sostanziali così come diversi<br />

sono la natura, la struttura e<br />

la finalità dei relativi<br />

trattamenti.<br />

La <strong>separazione</strong> infatti


tende a conservare <strong>il</strong> più<br />

possib<strong>il</strong>e tutti gli effetti<br />

propri del matrimonio<br />

compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />

della convivenza e, quindi,<br />

anche i pregressi accordi<br />

sull’indirizzo della vita<br />

fam<strong>il</strong>iare, nonché <strong>il</strong> tenore e<br />

<strong>il</strong> tipo di vita di ciascuno dei<br />

coniugi; con <strong>il</strong> divorzio, che<br />

fa cessare gli effetti del<br />

matrimonio, residua invece<br />

tra gli ex coniugi solo un<br />

vincolo di solidarietà di tipo


preminentemente<br />

assistenziale, che presuppone<br />

<strong>nel</strong>l’ex <strong>coniuge</strong> assistito non<br />

solo la mancanza di mezzi<br />

economici adeguati, ma<br />

anche l’oggettiva<br />

impossib<strong>il</strong>ità di procurarseli<br />

mettendo a frutto le proprie<br />

capacità di lavoro.<br />

Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

processuale, si ritiene<br />

<strong>per</strong>tanto irr<strong>il</strong>evante, ai fini<br />

della legittimità della<br />

domanda e della pronuncia di


attribuzione dell’assegno di<br />

divorzio, la circostanza che<br />

in sede di <strong>separazione</strong> non sia<br />

stato richiesto e attribuito<br />

alcun assegno ( 336 ).<br />

L’assetto economico<br />

relativo alla <strong>separazione</strong>, si<br />

afferma, può solo<br />

rappresentare un mero indice<br />

di riferimento <strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice<br />

del divorzio, dovendo<br />

quest’ultimo rivedere le<br />

relative statuizioni sulla base


di criteri distinti e autonomi<br />

rispetto a quelli r<strong>il</strong>evanti in<br />

sede di <strong>separazione</strong> e tenere<br />

conto, semmai, della<br />

situazione reddituale della<br />

famiglia al momento della<br />

cessazione della convivenza<br />

quale elemento induttivo da<br />

cui desumere, in via<br />

presuntiva, <strong>il</strong> tenore di vita<br />

goduto in costanza di<br />

matrimonio ai soli fini del<br />

riconoscimento dell’assegno


di divorzio ( 337 ).<br />

Tuttavia si deve tenere<br />

presente la tendenza della<br />

giurisprudenza di merito a<br />

considerare la mancata<br />

previsione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore della<br />

moglie in sede di <strong>separazione</strong><br />

quale indice della capacità<br />

della stessa di mantenere con<br />

i propri mezzi un tenore di<br />

vita analogo a quello goduto<br />

durante la convivenza, e


dunque elemento sufficiente<br />

ad escludere l’attribuzione<br />

dell’assegno di divorzio, in<br />

mancanza di una<br />

significativa modifica delle<br />

condizioni patrimoniali dei<br />

coniugi ( 338 ).<br />

4 . L’indisponib<strong>il</strong>ità del<br />

diritto all’assegno di<br />

divorzio e gli accordi di<br />

natura patrimoniale tra le<br />

parti.


L’accentuato r<strong>il</strong>ievo che ha<br />

assunto la componente<br />

assistenziale dell’assegno di<br />

divorzio con la riforma del<br />

1987 ha consolidato<br />

l’indirizzo della<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

sulla non disponib<strong>il</strong>ità del<br />

diritto all’assegno ( 339 ).<br />

Si continua così a ritenere<br />

che gli accordi dei coniugi<br />

diretti a fissare, in sede di<br />

<strong>separazione</strong>, i reciproci


apporti economici in<br />

r e l a z i o n e al futuro ed<br />

eventuale divorzio, con<br />

riferimento all’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, siano nulli <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong>liceità della causa ( 340 ).<br />

Ne consegue che non è<br />

ritenuta applicab<strong>il</strong>e al di<br />

fuori del giudizio di divorzio<br />

la disposizione dell’art. 5,<br />

comma 8, l. div., a norma del<br />

quale, su accordo delle parti,<br />

la corresponsione


dell’assegno divorz<strong>il</strong>e può<br />

avvenire in unica soluzione,<br />

ove ritenuta equa dal<br />

tribunale, senza che si possa<br />

in tal caso proporre alcuna<br />

successiva domanda a<br />

contenuto economico ( 341 ).<br />

Né gli accordi di <strong>separazione</strong><br />

possono implicare rinuncia<br />

all’assegno di divorzio ( 342 ).<br />

Pur non modificando <strong>il</strong> suo<br />

orientamento, la<br />

giurisprudenza di legittimità


negli ultimi anni ha a<strong>per</strong>to<br />

uno spiraglio al<br />

riconoscimento<br />

dell’autonomia privata in tali<br />

ipotesi, sostenendo la validità<br />

degli accordi raggiunti dalle<br />

parti quando non dispongano<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro assetto dei<br />

rapporti economici fra<br />

coniugi, ma riguardino<br />

invece <strong>il</strong> passato, ponendo<br />

fine alle controversie insorte<br />

tra gli stessi. Si ammette<br />

quindi la validità di una


transazione o di una rinuncia,<br />

purchè non sia compromessa<br />

la posizione del "<strong>coniuge</strong> più<br />

debole", e fatta salva<br />

l’applicazione della clausola<br />

rebus sic stantibus ( 343 ).


CAPITOLO X<br />

L’ASSEGNO DI DIVORZIO<br />

ANALISI CRITICO-<br />

GIURIDICA DELLA<br />

NORMATIVA<br />

SOMMARIO: 1. L’accertamento<br />

del diritto all’assegno di<br />

divorzio. – 2. I presupposti <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

divorzio: la mancanza di<br />

adeguati “mezzi” propri e<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarseli


<strong>per</strong> ragioni oggettive. – 3. <strong>Il</strong><br />

riferimento al tenore di vita<br />

goduto in costanza di<br />

matrimonio e la valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

economica delle parti. – 4 . La<br />

prova dell’inadeguatezza dei<br />

mezzi e del tenore di vita<br />

goduto in costanza di<br />

matrimonio. – 5. La<br />

quantificazione dell’assegno di<br />

divorzio. I criteri di<br />

valutazione. – 5.1. Le<br />

condizioni dei coniugi e <strong>il</strong> loro<br />

reddito. – 5.2. Le ragioni della<br />

decisione. – 5.3. <strong>Il</strong> contributo


<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />

da ciascuno alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />

del patrimonio di ciascuno e di<br />

quello comune. – 5.4. La<br />

valutazione dei precedenti<br />

criteri in rapporto alla durata<br />

del matrimonio. – 6. Ulteriori<br />

circostanze che possono<br />

influire sulla quantificazione<br />

dell’assegno. – 6.1.<br />

L’assegnazione della casa<br />

coniugale. – 6.2. La convivenza<br />

more uxorio. – 7.<br />

L’accertamento dei redditi e le<br />

indagini tributarie. – 8. Le


modalità di corresponsione<br />

dell’assegno di divorzio. – 8.1.<br />

La somministrazione <strong>per</strong>iodica.<br />

– 8.2. La corresponsione<br />

dell’assegno in unica<br />

soluzione. – 9. La disciplina<br />

dell’assegno di divorzio. – 9.1.<br />

La decorrenza. 9.2.<br />

L’adeguamento dell’assegno. –<br />

10. La revisione dell’assegno. –<br />

11. Le cause di estinzione.<br />

1. L’accertamento del diritto<br />

all’assegno di divorzio.


<strong>Il</strong> riconoscimento e la<br />

determinazione dell’assegno<br />

di divorzio si articolano in<br />

due fasi.<br />

’Nella prima fase <strong>il</strong><br />

giudice deve verificare, al<br />

momento del divorzio,<br />

l’esistenza del diritto in<br />

astratto, in relazione<br />

all’inadeguatezza dei mezzi<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente o alla<br />

sua impossib<strong>il</strong>ità di<br />

procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive, raffrontati ad un


tenore di vita analogo a<br />

quello goduto in costanza di<br />

matrimonio, o che poteva<br />

legittimamente fondarsi su<br />

aspettative maturate <strong>nel</strong><br />

corso del matrimonio, e deve<br />

q u i n d i procedere ad una<br />

determinazione quantitativa<br />

delle somme sufficienti a<br />

su<strong>per</strong>are l’inadeguatezza di<br />

detti mezzi, che costituiscono<br />

<strong>il</strong> tetto massimo della misura<br />

dell’assegno.<br />

Nella seconda fase, <strong>il</strong>


giudice deve poi procedere<br />

alla determinazione in<br />

concreto dell’assegno in base<br />

alla valutazione ponderata e<br />

b<strong>il</strong>aterale dei criteri indicati<br />

<strong>nel</strong>lo stesso art. 5 l. div, che<br />

agiscono come fattori di<br />

moderazione e diminuzione<br />

della somma considerata in<br />

astratto, e possono in ipotesi<br />

estreme valere anche ad<br />

azzerarla, quando la<br />

conservazione del tenore di<br />

vita assicurato dal


matrimonio finisca <strong>per</strong><br />

risultare incompatib<strong>il</strong>e con<br />

tali elementi di<br />

quantificazione ( 344 ).<br />

L’intervento del giudice,<br />

stante la natura assistenziale<br />

dell’assegno di divorzio, si<br />

pone di fatto in funzione di<br />

riequ<strong>il</strong>ibrio delle posizioni<br />

dei coniugi, a seguito<br />

all’apprezzab<strong>il</strong>e<br />

deterioramento delle<br />

condizioni economiche di


uno di essi, in conseguenza<br />

del divorzio. Tale funzione,<br />

tuttavia, presuppone che vi<br />

sia stata una effettiva<br />

comunione di vita<br />

matrimoniale, cui abbia<br />

concretamente contribuito <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno, dovendosi<br />

escludere <strong>il</strong> riconoscimento<br />

del diritto all’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e qualora si accerti<br />

che <strong>il</strong> matrimonio abbia<br />

avuto una durata molto breve


e nessun contributo materiale<br />

e morale sia stato mai dato<br />

dal <strong>coniuge</strong> richiedente ( 345 ).<br />

In ogni caso, totalmente<br />

estranei all’accertamento<br />

dell’an debeatur sono i<br />

criteri risarcitorio e<br />

compensativo. Le<br />

considerazioni sulla<br />

responsab<strong>il</strong>ità del fallimento<br />

matrimoniale ( 346 ) e la<br />

valutazione delle ragioni<br />

della decisione, del


contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />

economico dato da ciascuno<br />

alla conduzione fam<strong>il</strong>iare ed<br />

alla formazione del<br />

patrimonio di ciascuno o di<br />

quello comune, <strong>il</strong> tutto in<br />

relazione alla durata del<br />

matrimonio, non sono<br />

autonome condizioni <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

divorzio, bensì criteri<br />

integrativi <strong>per</strong> la sua<br />

quantificazione ( 347 ).


2 . I presupposti <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

divorzio: la mancanza di<br />

adeguati “mezzi” propri e<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità a procurarseli<br />

<strong>per</strong> ragioni oggettive.<br />

La concessione<br />

dell’assegno di divorzio<br />

trova presupposto<br />

<strong>nel</strong>l’inadeguatezza dei mezzi<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente<br />

(redditi, cespiti patrimoniali


ed altre ut<strong>il</strong>ità economiche di<br />

cui possa disporre) o<br />

<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

procurarseli <strong>per</strong> ragioni<br />

oggettive, raffrontate ad un<br />

tenore di vita<br />

tendenzialmente analogo a<br />

quello avuto in costanza di<br />

matrimonio e che sarebbe<br />

presumib<strong>il</strong>mente proseguito<br />

in caso di continuazione<br />

dello stesso, o che poteva<br />

legittimamente e<br />

ragionevolmente fondarsi su


aspettative maturate <strong>nel</strong><br />

corso del rapporto, fissate al<br />

momento del divorzio.<br />

Non è necessario uno stato<br />

di bisogno dell’avente diritto,<br />

<strong>il</strong> quale può anche essere<br />

economicamente<br />

autosufficiente, r<strong>il</strong>evando<br />

invece l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />

deterioramento, in<br />

dipendenza del divorzio,<br />

delle precedenti condizioni<br />

economiche che devono<br />

essere tendenzialmente


ipristinate <strong>per</strong> ristab<strong>il</strong>ire un<br />

certo equ<strong>il</strong>ibrio ( 348 ).<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> richiedente deve<br />

inoltre trovarsi<br />

<strong>nel</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> ragioni<br />

obiettive di procurarsi<br />

adeguati mezzi di<br />

sostentamento, e quindi di<br />

svolgere un’attività<br />

lavorativa. Questa condizione<br />

è considerata dalla dottrina e<br />

dalla giurisprudenza non<br />

alternativa, bensì esplicativa


ispetto a quella della<br />

mancanza dei mezzi, in<br />

quanto volta a chiarire che<br />

tale indisponib<strong>il</strong>ità non deve<br />

essere imputab<strong>il</strong>e al <strong>coniuge</strong><br />

richiedente ( 349 ).<br />

Tale indagine deve essere<br />

condotta in sede di merito, ed<br />

esprimersi sul piano della<br />

concretezza e dell’effettività,<br />

tenendo conto di tutti gli<br />

elementi e fattori -<br />

individuali, ambientali,


territoriali, economico<br />

sociali - della specifica<br />

fattispecie ( 350 ). Nella varia<br />

casistica, si è data r<strong>il</strong>evanza a<br />

ragioni strettamente legate<br />

alla <strong>per</strong>sona, quali l’età, la<br />

salute, <strong>il</strong> tempo intercorso<br />

dall’ultima prestazione di<br />

lavoro, l’esigenza di<br />

dedicarsi ai <strong>figli</strong>, ma anche<br />

alle condizioni offerte dal<br />

mercato del lavoro e<br />

all’eventuale impossib<strong>il</strong>ità di


trovare un’attività confacente<br />

alla posizione sociale e alla<br />

qualificazione professionale<br />

( 351 ).<br />

Si è anche affermato che la<br />

possib<strong>il</strong>ità di svolgere<br />

attività lavorativa deve<br />

essere, sotto l’aspetto<br />

economico e sociale,<br />

rapportata al lavoro svolto<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio ( 352 ),<br />

e al contesto socio<br />

economico in cui si è svolta


la vita coniugale. Deve<br />

comunque risultare non la<br />

mera capacità lavorativa, <strong>per</strong><br />

età e condizioni di salute, ma<br />

l’effettiva possib<strong>il</strong>ità di<br />

concretizzare tale capacità., e<br />

si è <strong>per</strong>tanto sostenuto che<br />

non assume r<strong>il</strong>ievo, quale<br />

prova della possib<strong>il</strong>ità di<br />

svolgimento di un’attività<br />

lavorativa retribuita, la<br />

formale iscrizione dell’ex<strong>coniuge</strong><br />

<strong>nel</strong>le liste di


collocamento ( 353 ). Al<br />

contrario si è ritenuto che<br />

l’iscrizione <strong>nel</strong>le liste di<br />

collocamento della<br />

richiedente, comprova lo<br />

stato di privazione di mezzi<br />

economici idonei a garantirle<br />

lo stesso tenore di vita<br />

goduto in costanza di<br />

matrimonio ( 354 ).<br />

3. <strong>Il</strong> riferimento al tenore di<br />

vita goduto in costanza di


matrimonio e la valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

economica delle parti.<br />

<strong>Il</strong> tenore di vita coniugale<br />

è <strong>il</strong> parametro <strong>per</strong> la<br />

valutazione dell’adeguatezza<br />

dei redditi del <strong>coniuge</strong> che<br />

richiede l’assegno divorz<strong>il</strong>e;<br />

tuttavia indica solo <strong>il</strong> «tetto<br />

massimo» dell’assegno,<br />

poichè, <strong><strong>nel</strong>la</strong> concreta<br />

determinazione del diritto, <strong>il</strong>


giudice deve tenere conto<br />

degli altri parametri indicati<br />

dall’art. 5, comma 6, l. div.,<br />

che riflettono le esigenze<br />

compensative e risarcitorie, e<br />

o<strong>per</strong>ano generalmente come<br />

«fattori di moderazione»,<br />

fino al possib<strong>il</strong>e azzeramento<br />

dell’assegno.<br />

<strong>Il</strong> tenore di vita precedente<br />

viene provato o desunto dalle<br />

potenzialità economiche dei<br />

coniugi, ossia<br />

dall’ammontare complessivo


dei loro redditi e delle loro<br />

disponib<strong>il</strong>ità patrimoniali,<br />

come avviene anche in sede<br />

di <strong>separazione</strong> ( 355 ). Non è<br />

r<strong>il</strong>evante <strong>il</strong> tenore di vita di<br />

livello inferiore tollerato,<br />

subito o concordato, ma<br />

quello che i coniugi<br />

avrebbero potuto tenere in<br />

base alle rispettive<br />

potenzialità economiche<br />

( 356 ).<br />

Sul livello di benessere


economico che l’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e deve garantire<br />

<strong>per</strong>mane tuttavia un’ampia<br />

discrezionalità del giudice in<br />

relazione al caso specifico. <strong>Il</strong><br />

tenore di vita resta un<br />

semplice “dato di partenza”<br />

( 357 ), un criterio indicativo,<br />

da ripristinare<br />

“tendenzialmente”, <strong>per</strong><br />

ristab<strong>il</strong>ire un certo equ<strong>il</strong>ibrio,<br />

che tuttavia non può essere<br />

inteso in senso assoluto e


aprioristico ( 358 ).<br />

Si è anche precisato che<br />

somiglianza del tenore di vita<br />

non significa poter disporre<br />

esattamente della stessa<br />

entità di risorse, ma soltanto<br />

non appartenere,<br />

successivamente al divorzio,<br />

ad una fascia economicosociale<br />

macroscopicamente<br />

deteriore ( 359 ). Inoltre,<br />

<strong>per</strong>ché al <strong>coniuge</strong> istante<br />

venga riconosciuto <strong>il</strong> diritto,


non è sufficiente che l’altro<br />

<strong>coniuge</strong> goda di beni e redditi<br />

più cospicui, in quanto la<br />

constatazione di un oggettivo<br />

squ<strong>il</strong>ibrio tra le situazioni<br />

degli ex coniugi non può<br />

assumere r<strong>il</strong>evanza laddove<br />

si sia originato <strong>per</strong> effetto di<br />

incrementi patrimoniali alla<br />

cui formazione <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

richiedente non abbia<br />

contribuito ( 360 ).<br />

Peraltro, dovendo tenere


presente che <strong>nel</strong><br />

procedimento di divorzio la<br />

valutazione dei presupposti e<br />

degli elementi su cui si fonda<br />

l’assegno è o<strong>per</strong>ata dal<br />

giudice con riferimento a<br />

quel momento, assumono<br />

r<strong>il</strong>ievo gli intervenuti<br />

eventuali miglioramenti della<br />

situazione economica del<br />

<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />

chiede l’assegno, qualora<br />

costituiscano sv<strong>il</strong>uppi<br />

naturali e prevedib<strong>il</strong>i


dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, quali ad<br />

esempio i miglioramenti<br />

economici relativi all’attività<br />

di lavoro subordinato svolta<br />

dal <strong>coniuge</strong> durante la<br />

convivenza, i quali<br />

costituiscano evoluzione<br />

normale e prevedib<strong>il</strong>e,<br />

ancorché non certa, del<br />

rapporto di lavoro ( 361 ).<br />

Non assumono invece<br />

r<strong>il</strong>ievo i miglioramenti che


scaturiscono da eventi<br />

autonomi, non collegati alla<br />

situazione di fatto e alle<br />

aspettative maturate <strong>nel</strong><br />

corso del matrimonio e<br />

aventi carattere di<br />

eccezionalità in quanto<br />

connessi a circostanze ed<br />

eventi del tutto occasionali<br />

ed imprevedib<strong>il</strong>i ( 362 ).<br />

Quanto ai miglioramenti<br />

determinati da altre<br />

circostanze, quali ad esempio


<strong>il</strong> conseguimento di una<br />

eredità, l’orientamento<br />

giurisprudenziale prevalente<br />

sostiene che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

divorziato non possa<br />

pretendere la revisione<br />

dell’assegno <strong>per</strong> beneficiare<br />

della eredità conseguita<br />

dall’obbligato<br />

successivamente al divorzio,<br />

atteso che le aspettative<br />

ereditarie sono sino al<br />

momento dell’a<strong>per</strong>tura della<br />

successione prive di valenza


sul tenore di vita<br />

matrimoniale e<br />

giuridicamente inidonee a<br />

fondare affidamenti<br />

economici ( 363 ). Si terrà<br />

conto, invece, dei cespiti<br />

ereditari <strong>per</strong>venuti al <strong>coniuge</strong><br />

obbligato in costanza di<br />

matrimonio, in quanto<br />

concorrenti a determinare <strong>il</strong><br />

tenore di vita della coppia<br />

durante <strong>il</strong> regime<br />

matrimoniale ( 364 ).


4 . La prova<br />

dell’inadeguatezza dei mezzi<br />

e del tenore di vita goduto in<br />

costanza di matrimonio.<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno ha l’onere di<br />

fornire la dimostrazione della<br />

fascia socio-economica di<br />

appartenenza della coppia<br />

all’epoca della convivenza, e<br />

del relativo st<strong>il</strong>e di vita<br />

adottato durante <strong>il</strong>


matrimonio, nonché l’attuale<br />

situazione economica,<br />

provando non solo un<br />

oggettivo divario tra le<br />

rispettive condizioni<br />

economiche ma altresì<br />

l’esistenza di un nesso<br />

causale tra <strong>il</strong> divorzio e <strong>il</strong><br />

deterioramento delle proprie<br />

condizioni di vita.<br />

In mancanza di prova da<br />

parte del richiedente, <strong>il</strong><br />

giudice può tener conto della<br />

situazione reddituale e


patrimoniale della famiglia<br />

al momento della cessazione<br />

della convivenza, quale<br />

elemento induttivo da cui<br />

desumere, in via presuntiva,<br />

<strong>il</strong> tenore di vita goduto in<br />

costanza di matrimonio<br />

( 365 ), e fare riferimento,<br />

quale parametro di<br />

valutazione del pregresso<br />

tenore di vita, alla<br />

documentazione attestante i<br />

redditi del <strong>coniuge</strong> onerato


( 366 ).<br />

Tale accertamento non<br />

richiede la rigida<br />

applicazione di criteri<br />

matematicamente analitici,<br />

una volta che sia stata<br />

raggiunta la prova<br />

dell’inadeguatezza dei mezzi<br />

attualmente disponib<strong>il</strong>i a<br />

garantire un tenore di vita<br />

analogo a quello precedente<br />

( 367 ).<br />

Anche con riferimento al


procedimento di divorzio si è<br />

affermato che la mancata<br />

prova, da parte del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente l’assegno, delle<br />

condizioni richieste dalla<br />

legge non comporta<br />

l’automatica conseguenza del<br />

rigetto della domanda, in<br />

quanto <strong>nel</strong> nostro<br />

ordinamento processuale<br />

vige <strong>il</strong> principio di<br />

acquisizione, secondo <strong>il</strong><br />

quale le risultanze istruttorie,<br />

comunque ottenute e quale


che sia la parte ad iniziativa<br />

o <strong>per</strong> istanza della quale sono<br />

formate, concorrono tutte,<br />

indistintamente, alla<br />

formazione del<br />

convincimento del giudice,<br />

che può anche far riferimento<br />

a fatti non contestati dalla<br />

controparte, alla comune<br />

es<strong>per</strong>ienza e a fatti notori<br />

( 368 ).<br />

5 . La quantificazione


dell’assegno di divorzio. I<br />

criteri di valutazione.<br />

La misura concreta<br />

dell’assegno deve essere<br />

fissata in base alla<br />

valutazione ponderata e<br />

b<strong>il</strong>aterale dei criteri indicati<br />

<strong>nel</strong>l’art. 5, comma 6, l. div.,<br />

costituiti dalle condizioni dei<br />

coniugi, dalle ragioni della<br />

decisione, dal contributo<br />

<strong>per</strong>sonale ed economico dato


da ciascuno alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />

del patrimonio di ciascuno e<br />

di quello comune, dal reddito<br />

di entrambi, esaminati anche<br />

in rapporto alla durata del<br />

matrimonio, i quali agiscono<br />

come fattori di moderazione<br />

e diminuzione della somma<br />

considerata in astratto.<br />

<strong>Il</strong> giudice del merito,<br />

purché ne dia adeguata<br />

giustificazione, non è tenuto<br />

ad ut<strong>il</strong>izzare tutti i suddetti


criteri, salva restando la<br />

valutazione della loro<br />

influenza sulla misura<br />

dell’assegno stesso ( 369 ).<br />

L’importo dell’assegno potrà<br />

essere determinato (o<br />

azzerato) sulla base di uno<br />

soltanto di tali elementi,<br />

valutato in termini di<br />

prevalenza rispetto a tutti gli<br />

altri ( 370 ).<br />

5.1. Le condizioni dei coniugi


e <strong>il</strong> loro reddito.<br />

L’indagine sulle<br />

condizioni <strong>nel</strong>le quali<br />

versano i coniugi deve<br />

comportare una valutazione<br />

comparativa delle loro<br />

situazioni.<br />

Le “condizioni dei<br />

coniugi” r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />

della quantificazione<br />

dell’assegno di divorzio si<br />

riferiscono, riguardo al


eneficiario, essenzialmente<br />

alle sue condizioni <strong>per</strong>sonali,<br />

ed in particolare all’età, allo<br />

stato di salute, alle<br />

condizioni sociali di<br />

appartenenza, alle eventuali<br />

qualifiche professionali,<br />

all’attività lavorativa svolta o<br />

all’attitudine a svolgere un<br />

determinato lavoro, e a tutti<br />

quegli elementi che possano<br />

influire ai fini della<br />

determinazione dell’assegno.<br />

Quanto alla valutazione dei


suoi redditi, è da ritenersi<br />

assorbita <strong><strong>nel</strong>la</strong> disamina<br />

sull’adeguatezza o meno dei<br />

suoi mezzi a mantenere un<br />

tenore di vita<br />

tendenzialmente analogo a<br />

quello goduto durante <strong>il</strong><br />

matrimonio.<br />

Con riferimento al <strong>coniuge</strong><br />

obbligato all’assegno, <strong>il</strong><br />

giudice deve tenere conto di<br />

ogni elemento, sia di<br />

carattere patrimoniale, che<br />

<strong>per</strong>sonale.


Per quanto riguarda i<br />

redditi, si tengono in<br />

considerazione gli<br />

emolumenti, le indennità<br />

integrative ( 371 ), le entrate di<br />

qualsiasi natura purché non<br />

occasionali ( 372 ), la sua<br />

condizione professionale,<br />

anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> proiezione futura<br />

( 373 ).<br />

Devono poi essere valutati<br />

i cespiti patrimoniali, anche<br />

immob<strong>il</strong>iari, di entrambi i


coniugi, sia produttivi che<br />

improduttivi, poiché tali<br />

cespiti, oltre alla intrinseca<br />

idoneità ad assicurare<br />

benefici di r<strong>il</strong>evanza<br />

economica al loro titolare,<br />

rappresentano, comunque, un<br />

valore patrimoniale<br />

suscettib<strong>il</strong>e di conversione o<br />

di diverso impiego ( 374 ).<br />

Ulteriori elementi da<br />

tenere in considerazione sono<br />

la convivenza more uxorio, la


nascita di <strong>figli</strong> naturali,<br />

l’assegnazione della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare.<br />

<strong>Il</strong> giudice deve, in ogni<br />

caso, effettuare la<br />

valutazione delle condizioni<br />

economiche dei coniugi e del<br />

loro reddito, con riferimento<br />

alla fattispecie concreta e a<br />

dati realmente esistenti, e<br />

non secondo apprezzamenti<br />

probab<strong>il</strong>istici ( 375 ).<br />

L’apporto economico delle


famiglie d’origine o di altri<br />

estranei al nucleo fam<strong>il</strong>iare,<br />

caratterizzato da mero spirito<br />

di liberalità, non ha alcuna<br />

r<strong>il</strong>evanza e non può essere<br />

preso in considerazione, ai<br />

fini della determinazione<br />

dell’importo dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e ( 376 ). Né<br />

tantomeno costituisce<br />

parametro di riferimento, <strong>il</strong><br />

rapporto con i patrimoni<br />

delle famiglie di


appartenenza degli ex<br />

coniugi ( 377 ).<br />

5 . 2 . Le ragioni della<br />

decisione.<br />

Le “ragioni della<br />

decisione” in passato<br />

integravano <strong>il</strong> cd. criterio<br />

risarcitorio, ma oggi possono<br />

essere prese in<br />

considerazione dal giudice,<br />

unitamente a tutti gli altri


elementi indicati <strong>nel</strong>l’art. 5,<br />

comma 6, l. div., soltanto<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> fase della concreta<br />

determinazione dell’assegno,<br />

e solo come criterio di<br />

moderazione del suo<br />

ammontare.<br />

Ne deriva che<br />

l’accertamento della loro<br />

sussistenza diventa su<strong>per</strong>fluo<br />

quando risulti che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

richiedente goda di mezzi<br />

adeguati. Laddove invece<br />

sussistano i presupposti


<strong>per</strong>ché gli venga riconosciuto<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> criterio<br />

risarcitorio non potrà<br />

comunque comportare un<br />

incremento dell’ammontare<br />

dell’assegno. È <strong>per</strong>tanto<br />

evidente che <strong>nel</strong>l’attuale<br />

normativa <strong>il</strong> criterio<br />

risarcitorio ha <strong>per</strong>so quella<br />

valenza che gli era attribuita<br />

dall’originaria legge sul<br />

divorzio.<br />

<strong>Il</strong> criterio delle “ragioni<br />

della decisione”, secondo un


orientamento<br />

giurisprudenziale ancora<br />

recente, postula un’indagine<br />

sulla responsab<strong>il</strong>ità del<br />

fallimento del matrimonio in<br />

una prospettiva<br />

comprendente l’intero<br />

<strong>per</strong>iodo della vita coniugale,<br />

e quindi una valutazione che<br />

attiene non soltanto alle<br />

cause determinative della<br />

<strong>separazione</strong>, ma anche al<br />

successivo comportamento<br />

che ha concretamente


costituito un impedimento al<br />

ripristino della comunione<br />

spirituale e materiale e alla<br />

ricostituzione del consorzio<br />

fam<strong>il</strong>iare ( 378 ). Tuttavia si<br />

precisa che <strong>il</strong> comportamento<br />

dei coniugi anteriore alla<br />

<strong>separazione</strong> resta pur sempre<br />

assorbito dalla valutazione<br />

effettuata al riguardo dal<br />

giudice della <strong>separazione</strong> <strong>nel</strong><br />

procedimento contenzioso<br />

( 379 ), o dall’accordo di


<strong>separazione</strong> consensuale,<br />

dove non emergono<br />

responsab<strong>il</strong>ità specifiche di<br />

un <strong>coniuge</strong> <strong>nel</strong> fallimento del<br />

rapporto.<br />

La dottrina, <strong>per</strong> lo più<br />

contraria alla <strong>per</strong>manenza di<br />

tale criterio <strong>nel</strong> testo<br />

novellato della legge sul<br />

divorzio, osserva che è in<br />

stridente contrasto con la<br />

natura assistenziale<br />

dell’assegno postmatrimoniale,<br />

e che in ogni


caso può rivestire solo una<br />

funzione marginale di tutela<br />

del <strong>coniuge</strong> non responsab<strong>il</strong>e,<br />

essendo invece dubbio che<br />

possa legittimare una<br />

decurtazione dell’assegno<br />

( 380 ).<br />

Le recenti a<strong>per</strong>ture della<br />

giurisprudenza in tema di<br />

danno endofam<strong>il</strong>iare<br />

consentono <strong>per</strong>altro al<br />

<strong>coniuge</strong>, anche <strong>nel</strong> caso in<br />

cui non abbia diritto


all’assegno divorz<strong>il</strong>e, di far<br />

accertare in separato giudizio<br />

<strong>il</strong> suo diritto ad essere<br />

risarcito del danno subito <strong>per</strong><br />

l’<strong>il</strong>lecito comportamento<br />

dell’altro, tenuto in<br />

violazione degli obblighi<br />

fam<strong>il</strong>iari ( 381 ).<br />

5.3. <strong>Il</strong> contributo <strong>per</strong>sonale<br />

ed economico dato da<br />

ciascuno alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione


del patrimonio di ciascuno e<br />

di quello comune.<br />

La valutazione del<br />

“contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />

economico dato da ciascuno”<br />

dei coniugi “alla conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare ed alla formazione<br />

del patrimonio di ciascuno o<br />

di quello comune” costituiva,<br />

prima della legge di riforma<br />

del divorzio, <strong>il</strong> cd. criterio<br />

compensativo.


Nella normativa vigente,<br />

se considerato come<br />

elemento che agisce in<br />

riduzione dell’assegno<br />

determinato in astratto, <strong>per</strong>de<br />

evidentemente di concreta<br />

r<strong>il</strong>evanza. L’accertamento in<br />

positivo del contributo<br />

<strong>per</strong>sonale ed economico dato<br />

da ciascun <strong>coniuge</strong> alla<br />

conduzione fam<strong>il</strong>iare ed alla<br />

formazione del patrimonio<br />

comune e dell’altro <strong>coniuge</strong>,<br />

costituisce al più una


conferma dell’assegno<br />

determinato in via astratta<br />

dal giudice, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase in cui<br />

valuta la sussistenza dei<br />

presupposti di natura<br />

assistenziale dell’assegno<br />

stesso in relazione al tenore<br />

di vita pregresso.<br />

Giurisprudenza e dottrina<br />

sostengono che <strong>per</strong> valutare<br />

<strong>il</strong> contributo <strong>per</strong>sonale ed<br />

economico dato da ciascun<br />

<strong>coniuge</strong> si debba accertare<br />

l’apporto dato <strong><strong>nel</strong>la</strong> gestione


della vita fam<strong>il</strong>iare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

cura e crescita dei <strong>figli</strong>, e<br />

<strong>nel</strong>l’assistenza morale e<br />

materiale all’altro <strong>coniuge</strong><br />

( 382 ).<br />

Viene presa in<br />

considerazione anche<br />

l’attività del <strong>coniuge</strong> che ha<br />

consentito all’altro di<br />

sottrarsi alle incombenze<br />

fam<strong>il</strong>iari, consentendogli di<br />

dedicarsi ad un’attività<br />

produttiva di reddito con


sv<strong>il</strong>uppi di carriera ( 383 ).<br />

Quanto alla r<strong>il</strong>evanza del<br />

contributo dato dal <strong>coniuge</strong><br />

alla formazione del<br />

patrimonio dell’altro o di<br />

quello comune, muta a<br />

seconda che i coniugi fossero<br />

in regime di comunione<br />

legale, <strong>nel</strong> qual caso si sarà<br />

già proceduto o si potrà<br />

procedere alla divisione dei<br />

beni comuni, o di<br />

<strong>separazione</strong> dei beni,


dovendosi, in quest’ultimo<br />

caso, tenere in maggiore<br />

considerazione l’apporto del<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole.<br />

<strong>Il</strong> <strong>per</strong>iodo temporale cui<br />

far riferimento <strong>per</strong><br />

l’applicazione del criterio<br />

compensativo è quello<br />

coincidente con l’intero<br />

rapporto coniugale, compresa<br />

la <strong>separazione</strong>, in particolare<br />

quando <strong>il</strong> contributo sia<br />

anche consistito <strong><strong>nel</strong>la</strong> cura


dei <strong>figli</strong> ( 384 ).<br />

5 . 4 . La valutazione dei<br />

precedenti criteri in rapporto<br />

alla durata del matrimonio<br />

La durata del matrimonio,<br />

elemento rivelatore<br />

dell’effettività della<br />

comunione di vita coniugale<br />

( 385 ), incide<br />

significativamente sulla


determinazione dell’assegno,<br />

in quanto è <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro attraverso<br />

cui devono essere esaminati e<br />

considerati tutti gli altri<br />

criteri.<br />

Per “durata del<br />

matrimonio” si intende<br />

l’intera durata del vincolo,<br />

che si esaurisce con la<br />

pronuncia del divorzio, e non<br />

già la sola durata della<br />

convivenza coniugale ( 386 ).<br />

Poiché l’assegno di


divorzio ha lo scopo di<br />

tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole,<br />

secondo recente<br />

giurisprudenza tale finalità<br />

non viene meno ove <strong>il</strong><br />

matrimonio abbia avuto<br />

breve durata e la comunione<br />

materiale e spirituale non si<br />

sia potuta costituire senza<br />

colpa di questi, influendo in<br />

tal caso la brevità del<br />

matrimonio unicamente sulla<br />

misura dell’assegno.


Si osserva <strong>per</strong>altro che<br />

esula dalla ratio della norma<br />

<strong>il</strong> riconoscimento di un<br />

assegno di divorzio ove <strong>il</strong><br />

rapporto matrimoniale, <strong>per</strong><br />

volontà e colpa di entrambe<br />

le parti o della parte<br />

richiedente, risulti solo<br />

formalmente istituito e non<br />

abbia dato luogo alla<br />

formazione di alcuna<br />

comunione materiale e<br />

spirituale tra i coniugi ( 387 ).


Pertanto, <strong>nel</strong> caso di<br />

convivenze brevi in cui sia<br />

dubitab<strong>il</strong>e che si sia formata<br />

una comunione materiale e<br />

spirituale fra i coniugi,<br />

tenuto conto anche delle<br />

rispettive responsab<strong>il</strong>ità,<br />

l’assegno potrà essere di<br />

importo contenuto o anche<br />

escluso ( 388 ).<br />

6 . Ulteriori circostanze che<br />

possono influire sulla


quantificazione dell’assegno.<br />

6 . 1 . L’assegnazione della<br />

casa coniugale.<br />

<strong>Il</strong> giudice, valutando le<br />

“condizioni dei coniugi”,<br />

deve considerare anche <strong>il</strong><br />

godimento della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare, che “è attribuito<br />

tenendo prioritariamente<br />

conto dell’interesse dei<br />

<strong>figli</strong>”, ai sensi dell’art.


155-quater introdotto dalla l.<br />

54/06 e applicab<strong>il</strong>e anche alla<br />

disciplina del divorzio ( 389 ).<br />

Lo stesso art. 155-quater<br />

dispone che<br />

“dell’assegnazione <strong>il</strong> giudice<br />

tiene conto <strong><strong>nel</strong>la</strong> regolazione<br />

dei rapporti economici tra i<br />

genitori, considerato<br />

l’eventuale titolo di<br />

proprietà”.<br />

Nel caso di immob<strong>il</strong>e in<br />

comproprietà o di proprietà


esclusiva del genitore non<br />

collocatario, l’assegnazione<br />

della casa costituisce <strong>per</strong><br />

l’altro <strong>coniuge</strong>, collocatario<br />

di <strong>figli</strong> minori o coabitante<br />

con <strong>figli</strong> maggiorenni non<br />

autonomi economicamente, e<br />

che abbia diritto all’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, un indubbio<br />

beneficio economico di cui si<br />

terrà conto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

quantificazione dell’assegno.<br />

Consolidata<br />

giurisprudenza afferma


inoltre che, se è pur vero che<br />

l’assegnazione della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare comporta anche<br />

riflessi economici, tale<br />

beneficio non può essere<br />

disposto al fine di sop<strong>per</strong>ire<br />

alle esigenze economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> più debole, a<br />

garanzia del quale è<br />

unicamente destinato<br />

l’assegno di divorzio ( 390 ).<br />

L’assegnazione della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare non ha <strong>per</strong>tanto una


funzione integrativa o<br />

sostitutiva dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, dovendo semmai<br />

tenersi conto, ai fini della<br />

determinazione di detto<br />

assegno, dell’eventuale<br />

esborso economico che l’uno<br />

o l’altro <strong>coniuge</strong> è tenuto ad<br />

affrontare <strong>per</strong> far fronte alle<br />

proprie esigenze abitative.<br />

La revoca<br />

dell’assegnazione della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare costituisce<br />

elemento valutab<strong>il</strong>e ai fini


del riconoscimento o della<br />

revisione dell’assegno di<br />

divorzio, in quanto essa<br />

incide negativamente sulla<br />

situazione economica della<br />

parte che ne <strong>per</strong>de <strong>il</strong><br />

godimento e deve re<strong>per</strong>ire<br />

un’altra sistemazione<br />

abitativa ( 391 ).<br />

6 . 2 . La convivenza more<br />

uxorio.


<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />

divorzio, in linea di<br />

principio, non può essere<br />

automaticamente negato <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> solo fatto di una<br />

convivenza more uxorio del<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole, rappresentando tale<br />

situazione solo un elemento<br />

valutab<strong>il</strong>e al fine di accertare<br />

se la parte che richiede<br />

l’assegno disponga o meno di<br />

mezzi adeguati rispetto al<br />

tenore di vita goduto in


costanza di matrimonio<br />

( 392 ).<br />

Secondo la giurisprudenza<br />

di legittimità, la convivenza<br />

more uxorio, anche se<br />

acquista carattere di stab<strong>il</strong>ità,<br />

non comporta un obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> reciproco fra i<br />

conviventi e può anche essere<br />

instaurata con <strong>per</strong>sona priva<br />

di redditi e patrimonio,<br />

cosicché l’incidenza<br />

economica della convivenza


deve essere valutata in<br />

relazione al complesso delle<br />

circostanze che<br />

caratterizzano <strong>il</strong> singolo<br />

caso.<br />

La prova del<br />

miglioramento economico<br />

delle condizioni del <strong>coniuge</strong><br />

che richiede l’assegno,<br />

determinato dalla convivenza<br />

con altri, può essere data con<br />

ogni mezzo, anche<br />

presuntivo, soprattutto con<br />

riferimento ai redditi e al


tenore di vita della <strong>per</strong>sona<br />

con la quale convive, i quali<br />

possono far presumere che<br />

dalla convivenza more uxorio<br />

<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> tragga benefici<br />

economici.<br />

In dottrina, si sottolinea<br />

l’esigenza di verificare se la<br />

convivenza del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente implichi<br />

un’entrata economica<br />

caratterizzata da regolarità e<br />

tendenziale sicurezza ( 393 ),


poiché in tal caso si dovrà<br />

tenere conto delle prestazioni<br />

non occasionali <strong>per</strong>cepite,<br />

che integrano l’adempimento<br />

di un dovere sociale di<br />

<strong>mantenimento</strong> che si proietta<br />

<strong>nel</strong> tempo.<br />

Nell’ipotesi di convivenza<br />

more uxorio dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, la dottrina afferma<br />

che può avere qualche<br />

r<strong>il</strong>evanza se comporta esborsi<br />

di tipo continuativo, ma si<br />

esclude che gli oneri verso la


<strong>per</strong>sona convivente possano<br />

comportare l’esonero<br />

dall’obbligo dell’assegno di<br />

divorzio ( 394 ). La legge<br />

priv<strong>il</strong>egia in effetti l’ex<br />

<strong>coniuge</strong>, contemplando a suo<br />

favore un obbligo giuridico,<br />

mentre rispetto al convivente<br />

sorge soltanto un dovere<br />

morale, e <strong>per</strong>tanto l’impegno<br />

derivante all’ex <strong>coniuge</strong> dal<br />

carico di una convivenza<br />

stab<strong>il</strong>e può solo essere


valutato sul piano di un<br />

contem<strong>per</strong>amento dei diversi<br />

interessi ( 395 ). Si è inoltre<br />

negato che possa avere<br />

qualsivoglia r<strong>il</strong>evanza <strong>il</strong><br />

reddito della <strong>per</strong>sona che<br />

conviva con <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

obbligato al versamento<br />

dell’assegno stesso ( 396 ).<br />

7. L’accertamento dei redditi<br />

e le indagini tributarie.


L’art. 5, comma 9, l. div.<br />

dispone che i coniugi<br />

presentino all’udienza di<br />

comparizione avanti al<br />

presidente del tribunale la<br />

dichiarazione <strong>per</strong>sonale dei<br />

redditi ed ogni<br />

documentazione relativa ai<br />

loro redditi e al loro<br />

patrimonio <strong>per</strong>sonale e<br />

comune. L’obbligo della<br />

produzione in giudizio delle<br />

dichiarazioni dei redditi, di<br />

prassi indicato <strong>per</strong> gli ultimi


tre anni, è stato confermato<br />

<strong>nel</strong>le nuove disposizioni che<br />

disciplinano i procedimenti<br />

della <strong>separazione</strong> e del<br />

divorzio, introdotte dalla l.<br />

14.5.2005 n. 80 e succ.<br />

modif..<br />

L’art. 5, comma 9, l. div.<br />

prevede inoltre che in caso di<br />

contestazioni <strong>il</strong> tribunale<br />

disponga indagini sui redditi,<br />

sui patrimoni e sull’effettivo<br />

tenore di vita, valendosi, se<br />

del caso, anche della polizia


tributaria.<br />

Tale norma, tuttavia,<br />

secondo la giurisprudenza di<br />

legittimità non impone al<br />

tribunale in via automatica di<br />

disporre indagini avvalendosi<br />

della polizia tributaria ogni<br />

volta in cui sia contestato un<br />

reddito indicato e<br />

documentato, ma rimette allo<br />

stesso giudice la valutazione<br />

discrezionale di detta<br />

esigenza, avendo questi la<br />

facoltà di ammettere i mezzi


di prova proposti dalle parti e<br />

di ordinare gli altri che può<br />

disporre d’ufficio, previa<br />

valutazione della loro<br />

r<strong>il</strong>evanza e concludenza<br />

( 397 ).<br />

L’unico limite a detto<br />

potere è rappresentato dal<br />

fatto che <strong>il</strong> giudice, in deroga<br />

alle regole generali<br />

sull’onere della prova, non<br />

può rigettare le domande<br />

delle parti relative al


iconoscimento ed alla<br />

determinazione dell’assegno<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della mancata<br />

dimostrazione da parte loro<br />

degli assunti sui quali le<br />

richieste si basano, avendo in<br />

tal caso l’obbligo di disporre<br />

accertamenti d’ufficio,<br />

avvalendosi anche della<br />

polizia tributaria ( 398 ).<br />

Si deve ricordare che la<br />

polizia tributaria ha le<br />

funzioni di aus<strong>il</strong>iario


qualificato del giudice nei<br />

giudizi di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio e può solo adiuvare<br />

<strong>il</strong> giudice <strong>nel</strong> compimento<br />

delle sue mansioni, <strong>nel</strong> senso<br />

che i campi di indagine<br />

debbono essere determinati<br />

<strong>nel</strong> processo dal giudice sulla<br />

scorta delle richieste delle<br />

parti. Le modalità di<br />

accertamento della polizia<br />

tributaria sono dati<br />

dall’ut<strong>il</strong>izzo di una serie di<br />

sistemi informativi, quali a


titolo esemplificativo<br />

l’Anagrafe Tributaria, le<br />

Camere di Commercio, <strong>il</strong><br />

Pubblico Registro<br />

Automob<strong>il</strong>istico, le<br />

Conservatorie dei registri<br />

immob<strong>il</strong>iari, che consentono<br />

di acquisire una ricca serie di<br />

informazioni; <strong>per</strong> tutte le<br />

altre ricerche presso istituti<br />

di credito o altri, <strong>il</strong> giudice<br />

ben potrà delegare la polizia<br />

tributaria ai sensi degli artt.<br />

210 e 213 c.p.c, a seconda dei


casi.<br />

8 . Le modalità di<br />

corresponsione dell’assegno<br />

di divorzio.<br />

8 . 1 La somministrazione<br />

<strong>per</strong>iodica.<br />

Secondo l’art. 5, comma 6,<br />

l. div., l’assegno di divorzio<br />

che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> deve


corrispondere a favore<br />

dell’altro è somministrato<br />

“<strong>per</strong>iodicamente”.<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> obbligato deve<br />

eseguire con cadenza mens<strong>il</strong>e<br />

la prestazione pecuniaria,<br />

secondo quanto previsto in<br />

sentenza, e comunque<br />

secondo i criteri generali di<br />

adempimento delle<br />

obbligazioni, quanto a modo,<br />

luogo e tempo, fissati negli<br />

artt. 1176 - 1200 c.c. ( 399 ).


Si ritiene legittima anche<br />

la corresponsione<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

mediante forme alternative o<br />

integrative, quali <strong>il</strong><br />

pagamento del canone di<br />

locazione e degli oneri<br />

accessori relativi alla casa<br />

fam<strong>il</strong>iare ( 400 ), o <strong>il</strong><br />

versamento di ut<strong>il</strong>i di<br />

un’impresa commerciale<br />

( 401 ).<br />

L’obbligo di


corresponsione dell’assegno<br />

di divorzio è a tempo<br />

indeterminato, e <strong>il</strong> diritto a<br />

ricevere l’assegno,<br />

configurato come vitalizio,<br />

sussiste in quanto<br />

<strong>per</strong>mangano attuali le<br />

condizioni che ne hanno<br />

giustificato <strong>il</strong> riconoscimento<br />

( 402 ).<br />

Tuttavia la regola <strong>per</strong> cui<br />

la corresponsione<br />

dell’assegno è a tempo


indeterminato può subire<br />

delle eccezioni, e la dottrina<br />

non esclude che <strong>il</strong> tribunale<br />

possa disporre l’attribuzione<br />

<strong>per</strong> un tempo determinato, in<br />

ragione della previsione del<br />

su<strong>per</strong>amento delle condizioni<br />

che ne legittimano <strong>il</strong><br />

riconoscimento in capo al<br />

richiedente ( 403 ).<br />

L’assegno <strong>per</strong>iodico, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura in cui risulta dal<br />

provvedimento dell’autorità


giudiziaria, è considerato un<br />

onere deducib<strong>il</strong>e dal reddito<br />

delle <strong>per</strong>sone fisiche, ai sensi<br />

del D.P.R. n. 597 del 1973,<br />

art. 10, comma 1, lettera g)<br />

( 404 ).<br />

8 . 2 . La corresponsione<br />

dell’assegno in unica<br />

soluzione.<br />

Sull’accordo delle parti<br />

l’assegno di divorzio può


essere corrisposto anche in<br />

unica soluzione, come<br />

previsto dall’art. 5, comma 8,<br />

l. div., a seguito della riforma<br />

del 1987. La legge stessa<br />

esclude la possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong><br />

giudice possa imporre la<br />

corresponsione dell’assegno<br />

con tale modalità, senza <strong>il</strong><br />

consenso di entrambi i<br />

coniugi ( 405 ).<br />

L’assegno corrisposto una<br />

tantum è soggetto al


controllo del tribunale che<br />

deve valutarne l’equità in<br />

relazione al caso specifico,<br />

ed in particolare alla idoneità<br />

di assicurare al <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario adeguati redditi<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> proprio sostentamento,<br />

con una valutazione<br />

proiettata <strong>nel</strong> tempo a venire<br />

( 406 ).<br />

La somma una tantum<br />

concordata tra le parti non<br />

necessariamente corrisponde


alla capitalizzazione<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico ( 407 ),<br />

e viene liberamente<br />

determinata <strong>nel</strong> suo<br />

ammontare dai coniugi, che,<br />

<strong>nel</strong>l’esercizio della loro<br />

autonomia negoziale,<br />

possono anche convenire<br />

altre forme di "liquidazione"<br />

dell’assegno, alternative o<br />

congiunte al versamento di<br />

una somma di denaro, quali <strong>il</strong><br />

trasferimento in proprietà di


eni immob<strong>il</strong>i, la<br />

costituzione di diritti reali di<br />

godimento sui beni stessi,<br />

etc. ( 408 ).<br />

La dottrina più recente,<br />

r<strong>il</strong>evato <strong>il</strong> sempre più<br />

frequente ricorso alla<br />

liquidazione dell’assegno in<br />

unica soluzione - in<br />

particolare nei casi di<br />

matrimoni di breve durata o<br />

senza <strong>figli</strong> - mette in luce <strong>il</strong><br />

ruolo primario


dell’autonomia negoziale dei<br />

coniugi, rispetto al potere di<br />

controllo del giudice<br />

sull’equità della prestazione,<br />

che, si teme, potrebbe<br />

tradursi in una<br />

compromissione degli<br />

accordi liberamente assunti<br />

dalle parti ( 409 ).<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità, viceversa,<br />

afferma che la valutazione di<br />

equità effettuata dal tribunale


costituisce un presupposto<br />

necessario, in assenza del<br />

quale l’accordo raggiunto dai<br />

coniugi non è vincolante e<br />

deve ritenersi privo di effetti.<br />

Si giunge quindi a sostenere,<br />

in alcune pronunce, che tale<br />

controllo deve essere<br />

effettuato anche <strong>nel</strong><br />

procedimento divorz<strong>il</strong>e<br />

introdotto su domanda<br />

congiunta, che si conclude<br />

con una sentenza del


tribunale ( 410 ).<br />

La valutazione giudiziale<br />

di equità della somma<br />

liquidata una tantum è stata<br />

introdotta dal legislatore in<br />

considerazione delle gravi<br />

conseguenze che derivano da<br />

tale modalità di<br />

corresponsione dell’assegno,<br />

che preclude la proposizione<br />

di successive domande di<br />

contenuto economico nei<br />

confronti dell’ex <strong>coniuge</strong>. La


legge infatti esclude la<br />

sopravvivenza in capo al<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario di<br />

qualsiasi ulteriore diritto, di<br />

contenuto patrimoniale e<br />

non, nei confronti dell’altro<br />

<strong>coniuge</strong>, attesa la cessazione<br />

<strong>per</strong> effetto del divorzio di<br />

qualsiasi rapporto tra gli ex<br />

coniugi, con la conseguenza<br />

che nessuna ulteriore<br />

prestazione può essere<br />

legittimamente invocata dal<br />

<strong>coniuge</strong> che ha <strong>per</strong>cepito


l ’ a s s e g n o una tantum,<br />

neanche <strong>per</strong> la<br />

sopravvenienza di quei<br />

giustificati motivi cui l’art. 9<br />

l. div. subordina<br />

l’ammissib<strong>il</strong>ità della istanza<br />

di revisione dell’assegno<br />

corrisposto <strong>per</strong>iodicamente<br />

( 411 ).<br />

L’assegno di divorzio<br />

corrisposto, su accordo delle<br />

parti, in unica soluzione, non<br />

è qualificab<strong>il</strong>e come


"reddito" imponib<strong>il</strong>e ai fini<br />

Irpef e quindi non è<br />

deducib<strong>il</strong>e.<br />

A tale conclusione è giunta<br />

la Suprema Corte che ha<br />

messo in luce la differenza<br />

tra "somministrazione<br />

<strong>per</strong>iodica" e "corresponsione<br />

in unica soluzione"<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e,<br />

precisando che, mentre <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

prima ipotesi assume r<strong>il</strong>ievo<br />

determinante l’erogazione,<br />

ripetuta <strong>per</strong>iodicamente <strong>nel</strong>


tempo e potenzialmente<br />

vitalizia, di una somma di<br />

denaro, assim<strong>il</strong>ata dall’art.<br />

47, comma 1, lett. f, D.P.R. n.<br />

597 del 1973, al pagamento<br />

di una sorta di retribuzione<br />

stab<strong>il</strong>ita a tempo, <strong>nel</strong> secondo<br />

caso viene trasferita una<br />

somma capitale dal <strong>coniuge</strong><br />

obbligato a quello<br />

beneficiario, che configura<br />

un’attribuzione patrimoniale<br />

e non un reddito ( 412 ).


Tale indirizzo<br />

interpretativo è stato<br />

confermato dalla Corte<br />

costituzionale, che in una<br />

ordinanza del 2001 ha<br />

ribadito la diversità delle due<br />

forme di adempimento,<br />

quella <strong>per</strong>iodica e quella una<br />

tantum, una soggetta alle<br />

variazioni temporali e alla<br />

successione delle leggi,<br />

l’altra capace di definire ogni<br />

rapporto senza ulteriori<br />

vincoli <strong>per</strong> <strong>il</strong> debitore,


diversità che legittima <strong>il</strong><br />

legislatore a prevedere, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

sua discrezionalità, regimi<br />

fiscali differenti ( 413 ).<br />

In una successiva<br />

ordinanza del 2007 la<br />

Consulta, confermando<br />

questo orientamento, ha<br />

sottolineato come <strong>il</strong><br />

legislatore, <strong>nel</strong> caso di<br />

corresponsione di un capitale<br />

una tantum, abbia preferito<br />

tutelare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong>


economicamente più debole,<br />

non assoggettandolo a<br />

tassazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> relativo<br />

importo e lasciando<br />

simmetricamente immutato<br />

l’ordi-nario carico fiscale del<br />

solvens, senza prevedere,<br />

quindi, alcuna deduzione <strong>per</strong><br />

tale esborso ( 414 ).<br />

9. La disciplina dell’assegno<br />

di divorzio.


9.1. La decorrenza<br />

L’assegno di divorzio,<br />

trovando la propria fonte <strong>nel</strong><br />

n u o v o status delle parti,<br />

rispetto al quale la pronuncia<br />

del giudice ha efficacia<br />

costitutiva, decorre dal<br />

passaggio in giudicato della<br />

sentenza.<br />

Questo principio trova un<br />

tem<strong>per</strong>amento <strong>nel</strong>l’art. 4,<br />

comma 10, l. 898/70, come


modificato dall’art. 8, l.<br />

74/87, che attribuisce al<br />

giudice <strong>il</strong> potere<br />

discrezionale di far decorrere<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e dal<br />

momento della domanda. Ne<br />

consegue che qualora <strong>il</strong><br />

tribunale non ne fissi la<br />

decorrenza da tale momento,<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e spetta<br />

dalla data della sentenza che<br />

ha pronunciato lo<br />

scioglimento del matrimonio


( 415 ).<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità è da tempo<br />

concorde <strong>nel</strong> ritenere che la<br />

legge conferisca al giudice <strong>il</strong><br />

potere discrezionale di<br />

disporre, in relazione alle<br />

circostanze del caso<br />

concreto, la decorrenza<br />

dell’assegno dalla data della<br />

domanda, sia <strong>nel</strong> caso di<br />

pronuncia di divorzio con<br />

sentenza non definitiva,


come espressamente previsto<br />

dall’art. 4, comma 10., l. div.,<br />

sia quando la sentenza è<br />

definitiva, senza <strong>per</strong>altro che<br />

sia necessaria un’apposita<br />

domanda di parte in ordine<br />

alla decorrenza dell’assegno<br />

( 416 ).<br />

Parte della dottrina ha<br />

criticato questo<br />

orientamento, ritenendolo<br />

irrazionale e “ai limiti<br />

dell’<strong>il</strong>legittimità


costituzionale”, da un lato<br />

<strong>per</strong>ché conferisce al giudice<br />

un potere discrezionale<br />

<strong>nel</strong>l’estendere<br />

retroattivamente <strong>il</strong> credito<br />

all’assegno postmatrimoniale<br />

dal momento<br />

della proposizione della<br />

domanda introduttiva del<br />

giudizio, dall’altro in quanto<br />

<strong>il</strong> testo letterale della norma<br />

limita la determinazione<br />

retroattiva dell’assegno<br />

all’ipotesi in cui vi sia stata


sentenza non definitiva,<br />

escludendola <strong>nel</strong> caso in cui<br />

<strong>il</strong> divorzio sia stato<br />

pronunciato con sentenza<br />

definitiva, in palese<br />

violazione con l’art. 3 Cost.<br />

( 417 ). Da parte di altri si è al<br />

contrario r<strong>il</strong>evato che la<br />

decorrenza dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e dal giorno della<br />

domanda risponde<br />

all’esigenza di non far<br />

gravare sul <strong>coniuge</strong>


isognoso <strong>il</strong> pregiudizio<br />

economico della durata del<br />

processo.<br />

<strong>Il</strong> diritto alla<br />

corresponsione dell’assegno<br />

di divorzio, in quanto avente<br />

ad oggetto più prestazioni<br />

<strong>per</strong>iodiche, distinte ed<br />

autonome, si prescrive non a<br />

decorrere da un unico<br />

termine costituito dalla<br />

sentenza che ha pronunciato<br />

sul diritto stesso, ma dalle<br />

scadenze delle singole


prestazioni imposte dalla<br />

pronuncia giudiziale, in<br />

relazione alle quali sorge di<br />

volta in volta l’interesse del<br />

creditore all’adempimento<br />

( 418 ). In applicazione del<br />

disposto dell’art. 2948, n. 4,<br />

c.c. , <strong>il</strong> diritto a richiedere le<br />

singole rate dell’assegno si<br />

prescrive in cinque anni,<br />

mentre <strong>il</strong> diritto alla<br />

corresponsione dell’una<br />

tantum si prescrive in dieci


anni.<br />

9 . 2 . L’adeguamento<br />

dell’assegno.<br />

L’art. 5, comma 7, l. div.,<br />

<strong>nel</strong> testo modificato dalla l.<br />

74/87, prevede<br />

l’adeguamento automatico<br />

dell’assegno, da disporsi<br />

d’ufficio anche in mancanza<br />

di esplicita domanda, con la<br />

sentenza di divorzio che deve


stab<strong>il</strong>irne <strong>il</strong> criterio, almeno<br />

con riferimento agli indici di<br />

svalutazione monetaria.<br />

L’adeguamento<br />

automatico è ritenuto una<br />

componente necessaria<br />

dell’assegno stesso, volta ad<br />

assicurargli l’originario<br />

potere di acquisto, e può<br />

essere escluso solo in caso di<br />

palese iniquità, che richiede<br />

una specifica motivazione.<br />

Nel testo normativo<br />

adottato dal legislatore del


1987 <strong>il</strong> riferimento agli<br />

indici ufficiali di<br />

svalutazione monetaria<br />

(Istat) costituisce <strong>il</strong> criterio<br />

minimo di adeguamento<br />

garantito, mentre<br />

l’attribuzione al giudice di un<br />

ampio potere di scelta tra gli<br />

altri criteri possib<strong>il</strong>i, in<br />

relazione alle peculiarità<br />

delle fattispecie, fornisce uno<br />

strumento flessib<strong>il</strong>e volto a<br />

rapportare l’interesse del<br />

beneficiario ad una totale


conservazione del potere di<br />

acquisto dell’assegno al<br />

grado di elasticità dei redditi<br />

del soggetto obbligato ( 419 ).<br />

Si deve ricordare che <strong>nel</strong><br />

sistema precedente alla legge<br />

di riforma del divorzio del<br />

1987 non era previsto<br />

l’adeguamento automatico<br />

dell’assegno, che poteva<br />

essere disposto solo a<br />

posteriori, in relazione al<br />

mutamento comparativo


delle rispettive condizioni<br />

economiche degli ex coniugi,<br />

e sempre che si fosse<br />

dimostrato che la<br />

svalutazione monetaria non<br />

aveva inciso - o, quanto<br />

meno, non <strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa<br />

misura - sulla situazione<br />

economica dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato al pagamento<br />

dell’assegno. Pertanto<br />

all’epoca, così come ancora<br />

oggi <strong>nel</strong> caso di sentenze di<br />

divorzio emesse prima della


legge di riforma n. 74/1987,<br />

si è affermato che tra i<br />

motivi che possono<br />

giustificare la revisione<br />

dell’assegno di divorzio, va<br />

compresa anche la<br />

svalutazione monetaria,<br />

suscettib<strong>il</strong>e di alterare<br />

profondamente <strong>il</strong> valore reale<br />

dell’assegno ( 420 ).<br />

La giurisprudenza, prima<br />

della riforma del divorzio del<br />

1987, aveva configurato


l’assegno divorz<strong>il</strong>e come<br />

espressione monetaria di un<br />

debito di valore, affermando<br />

conseguentemente che la<br />

svalutazione monetaria<br />

sopravvenuta dopo la<br />

liquidazione di detto assegno<br />

ne giustificava una<br />

corrispondente revisione<br />

dell’ammontare, così da<br />

mantenere inalterato <strong>il</strong> valore<br />

della prestazione, sempre che<br />

non fosse intervenuto anche<br />

un mutamento delle


condizioni economiche dei<br />

coniugi ( 421 ).<br />

È stato anche sottolineato<br />

che nei confronti di tali<br />

obbligazioni - che si<br />

differenziano dalle<br />

obbligazioni cosiddette di<br />

valuta, assoggettate al<br />

principio nominalistico - si<br />

deve tener conto del variare<br />

del potere di acquisto della<br />

moneta sia ai fini del loro<br />

aggiornamento <strong>per</strong>iodico, sia


anche ai fini della loro stessa<br />

liquidazione, specialmente<br />

quando intercorre un<br />

notevole lasso di tempo tra <strong>il</strong><br />

momento della liquidazione e<br />

l’epoca alla quale le<br />

prestazioni sono riferite<br />

( 422 ).<br />

1 0 . La revisione<br />

dell’assegno.<br />

L’art. 9, comma 1, l. div.,


consente la revisione<br />

dell’assegno di divorzio <strong>nel</strong><br />

caso di sopravvenuti<br />

"giustificati motivi", la cui<br />

natura va identificata tenendo<br />

conto della funzione<br />

assistenziale dell’assegno<br />

stesso.<br />

Costituiscono <strong>per</strong>tanto<br />

"giustificati motivi" di<br />

revisione, i mutamenti delle<br />

condizioni economiche di<br />

uno o di entrambi gli ex<br />

coniugi che, all’esito di una


innovata valutazione<br />

comparativa, si presentino<br />

oggettivamente idonei ad<br />

alterare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

determinato al momento<br />

della pronuncia di divorzio<br />

( 423 ).<br />

La revisione può<br />

consistere non soltanto<br />

<strong>nel</strong>l’aumento o <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

diminuzione dell’importo<br />

dell’assegno, ma anche <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

sua integrale soppressione o


<strong>nel</strong> suo riconoscimento ex<br />

novo.<br />

Per quanto attiene alle<br />

cause che possono avere<br />

causato <strong>il</strong> mutamento delle<br />

condizioni economiche<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato, si<br />

è affermato che <strong>nel</strong>l’ipotesi<br />

in cui <strong>il</strong> mutamento consista<br />

<strong>nel</strong> peggioramento delle<br />

condizioni economiche di<br />

questi, ed in particolare <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

contrazione dei suoi redditi<br />

da lavoro, non assume


<strong>il</strong>evanza <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong><br />

decremento consegua a scelte<br />

non dettate da specifiche<br />

esigenze fam<strong>il</strong>iari o di salute,<br />

ma liberamente o<strong>per</strong>ate<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> in ordine<br />

all’oggetto e alle modalità di<br />

svolgimento della propria<br />

attività lavorativa, quali, ad<br />

esempio, la cessazione di una<br />

attività professionale <strong>per</strong><br />

intraprenderne altra meno<br />

redditizia, ma maggiormente<br />

rispondente alle proprie


aspirazioni o meno usurante,<br />

o la scelta di limitare <strong>il</strong><br />

tempo del proprio impegno<br />

di lavoro, optando <strong>per</strong> una<br />

attività a tempo parziale<br />

( 424 ).<br />

<strong>Il</strong> diritto all’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e non può infatti<br />

essere considerato un diritto<br />

"consolidato", in quanto<br />

trova fondamento in una<br />

situazione <strong>per</strong> sua natura<br />

dinamica e mutevole <strong>nel</strong>


tempo, rispetto alla quale<br />

o<strong>per</strong>a in chiave di<br />

b<strong>il</strong>anciamento di interessi e<br />

di riequ<strong>il</strong>ibrio dei rapporti tra<br />

gli ex coniugi, ed è<br />

conseguentemente connesso<br />

all’evoluzione di detta<br />

situazione.<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità è costante<br />

<strong>nel</strong>l’affermare che le<br />

disposizioni in tema di<br />

assegno post-patrimoniale<br />

contenute <strong><strong>nel</strong>la</strong> pronuncia di


divorzio non possono<br />

cristallizzare la posizione<br />

dell’obbligato sul piano<br />

dell’attività lavorativa, <strong>nel</strong><br />

senso di impegnarlo<br />

comunque ad assistere, e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa misura, l’ex<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario, anche<br />

quando, <strong>per</strong> effetto di<br />

legittime, anche se non<br />

necessitate, decisioni<br />

riguardo alla propria vita<br />

<strong>per</strong>sonale o professionale, <strong>il</strong><br />

divario fra le condizioni


economiche delle parti, a<br />

fronte del quale l’assegno era<br />

stato riconosciuto, si sia<br />

ridotto o annullato, o<br />

addirittura la situazione del<br />

beneficiario sia divenuta più<br />

favorevole di quella<br />

dell’obbligato ( 425 ).<br />

Nel procedimento di<br />

revisione, che si svolge con<br />

rito camerale su ricorso della<br />

parte interessata, <strong>il</strong> tribunale,<br />

al fine di riconoscere un


giustificato motivo di<br />

revisione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, deve non solo<br />

accertare una sopravvenuta<br />

modifica delle condizioni<br />

economiche degli ex coniugi,<br />

ma anche la idoneità di tale<br />

modifica a mutare <strong>il</strong><br />

pregresso assetto<br />

patrimoniale realizzato con <strong>il</strong><br />

precedente provvedimento<br />

attributivo dell’assegno,<br />

secondo una valutazione<br />

comparativa delle condizioni


economiche di entrambe le<br />

parti.<br />

Nella particolare ipotesi in<br />

cui <strong>il</strong> motivo di revisione sia<br />

di consistenza tale da<br />

condurre alla revoca<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, è<br />

indispensab<strong>il</strong>e procedere ad<br />

un rigoroso accertamento<br />

della effettività dei<br />

mutamenti, e verificare<br />

l’esistenza di un nesso di<br />

causalità tra essi e la nuova<br />

situazione patrimoniale


conseguentemente<br />

instauratasi, onde dedurne<br />

che l’ex <strong>coniuge</strong> titolare<br />

dell’assegno abbia acquisito<br />

la disponib<strong>il</strong>ità di maggiori<br />

redditi e <strong>per</strong>tanto di mezzi<br />

idonei a conservargli un<br />

tenore di vita analogo a<br />

quello condotto in costanza<br />

di matrimonio o che le<br />

condizioni economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato si siano a<br />

tal punto deteriorate da<br />

rendere insostenib<strong>il</strong>e l’onere


che era stato posto a suo<br />

carico ( 426 ).<br />

Qualora invece la domanda<br />

di revisione dell’assegno si<br />

pretenda fondata sul<br />

miglioramento delle<br />

condizioni economiche<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato,<br />

tale miglioramento deve<br />

configurarsi come attuazione<br />

di aspettative<br />

ragionevolmente esistenti al<br />

momento dello scioglimento


del matrimonio, non<br />

assumendo r<strong>il</strong>ievo gli<br />

incrementi patrimoniali<br />

allora non prevedib<strong>il</strong>i,<br />

correlati al sopravvenire di<br />

circostanze eccezionali ( 427 ).<br />

In quanto indipendente dal<br />

vincolo matrimoniale, <strong>il</strong><br />

presupposto del diritto<br />

all’assegno può anche<br />

intervenire successivamente<br />

alla pronuncia di divorzio, e<br />

in tale caso si dovranno


accertare le variazioni<br />

patrimoniali intervenute che<br />

giustificano l’attribuzione<br />

dell’assegno, senza dover<br />

compiere una nuova (o<br />

prima) valutazione della<br />

condizioni iniziali dei<br />

coniugi ( 428 ).<br />

Nel giudizio di revisione<br />

non si può comunque<br />

procedere a una nuova e<br />

autonoma determinazione<br />

dell’assegno sulla base di una


diversa valutazione delle<br />

condizioni economiche delle<br />

parti, e <strong>il</strong> tribunale deve<br />

limitarsi a verificare se e in<br />

quale misura le circostanze<br />

sopravvenute abbiano<br />

alterato l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

raggiunto in precedenza, e ad<br />

adeguare l’importo o lo<br />

stesso obbligo della<br />

contribuzione alla nuova<br />

situazione patrimoniale.<br />

La variazione<br />

dell’ammontare dell’assegno,


disposta in esito al<br />

procedimento di revisione ai<br />

sensi dell’art. 9 l. div.,<br />

decorre dalla data della<br />

domanda, in applicazione del<br />

principio generale secondo <strong>il</strong><br />

quale la durata del processo<br />

non può pregiudicare la parte<br />

che ha proposto una domanda<br />

fondata ( 429 ).<br />

1 1 . Le cause di estinzione<br />

dell’assegno.


<strong>Il</strong> diritto all’assegno di<br />

divorzio si estingue <strong>per</strong><br />

diverse cause.<br />

L’art. 5, comma 10, l. div.<br />

prevede la cessazione della<br />

corresponsione dell’assegno<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> passaggio a nuove<br />

nozze del <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario, cui consegue <strong>il</strong><br />

diritto di questi a conseguire<br />

<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dal nuovo<br />

<strong>coniuge</strong>.<br />

<strong>Il</strong> diritto all’assegno viene<br />

meno anche <strong>per</strong> la morte o


<strong>per</strong> la dichiarazione di morte<br />

presunta dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario, in quanto,<br />

trattandosi di un diritto<br />

<strong>per</strong>sonalissimo, non si<br />

trasmette agli eredi.<br />

Quando si verifica, invece,<br />

la morte dell’ex <strong>coniuge</strong><br />

obbligato può sorgere nei<br />

confronti dei suoi eredi,<br />

secondo quanto previsto<br />

dall’art. 9-bis l. div., un<br />

successivo diritto dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario, che


versi in stato di bisogno, a<br />

<strong>per</strong>cepire un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, che <strong>il</strong> tribunale<br />

determinerà tenendo conto<br />

della misura dell’assegno di<br />

divorzio, dell’entità del<br />

bisogno, dell’eventuale<br />

pensione di reversib<strong>il</strong>ità,<br />

delle sostanze ereditarie, del<br />

numero e della qualità degli<br />

eredi e delle loro condizioni<br />

economiche ( 430 ). L’assegno<br />

a carico dell’eredità non


spetta se gli obblighi<br />

patrimoniali previsti dall’art.<br />

5 sono stati soddisfatti in<br />

unica soluzione.<br />

In caso di fallimento<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> tenuto a<br />

corrispondere l’assegno deve<br />

ritenersi preferib<strong>il</strong>e la tesi<br />

secondo cui l’obbligo si<br />

trasferisce sulla massa<br />

mentre <strong>il</strong> curatore sarà<br />

legittimato a promuovere<br />

l’azione volta ad ottenere la<br />

revisione dei provvedimenti


a contenuto patrimoniale<br />

conseguenza del divorzio<br />

( 431 ).


CAPITOLO XI<br />

L’ASSEGNO DI<br />

MANTENIMENTO PER I<br />

FIGLI PROFILI<br />

SOSTANZIALI E<br />

PROCESSUALI<br />

SOMMARIO: 1. L’obbligo dei<br />

genitori di contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Le fonti<br />

normative. – 2. Affidamento<br />

condiviso e <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong>. Le modifiche introdotte


dalla l. 54/06. – 3. <strong>Il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto. – 4. <strong>Il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

maggiorenni non autonomi<br />

economicamente. – 5. La<br />

legittimazione a richiedere e<br />

ricevere l’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />

maggiorenni. – 6. La<br />

competenza del giudice in<br />

ordine al <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> legittimi e naturali. – 7. I<br />

poteri d’ufficio del giudice. – 8.<br />

Validità e limiti degli accordi<br />

tra i genitori. – 9. L’efficacia<br />

esecutiva dei provvedimenti di<br />

natura economica a favore dei


<strong>figli</strong>. – 10. <strong>Il</strong> procedimento ex<br />

art. 148 c.c. in caso di<br />

inadempimento del genitore. –<br />

11. Le misure sanzionatorie in<br />

caso di inadempimento,<br />

previste dall’art. 709 ter,<br />

comma 2, c.p.c.. – 12. Gli<br />

strumenti di garanzia<br />

dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>.<br />

1 . L’obbligo dei genitori di<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>. Le fonti normative.


La crisi della coppia,<br />

coniugata o meno, cui<br />

consegue la <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale o di fatto, o <strong>il</strong><br />

divorzio, non fa venire meno<br />

gli obblighi che i genitori<br />

hanno nei confronti dei <strong>figli</strong>,<br />

sin dalla loro nascita ( 432 ).<br />

L’ art. 30 Cost.,<br />

<strong>nel</strong>l’affermare che è “dovere<br />

e diritto” dei genitori<br />

mantenere, istruire ed<br />

educare i <strong>figli</strong>, anche se nati


fuori dal matrimonio,<br />

richiama gli stessi ad un<br />

obbligo di responsab<strong>il</strong>ità<br />

genitoriale, principio<br />

immanente <strong>nel</strong>l’ordinamento<br />

e ricavab<strong>il</strong>e<br />

dall’interpretazione<br />

sistematica degli artt. 147<br />

(“Doveri verso i <strong>figli</strong>”), 148<br />

(“Concorso negli oneri”) e<br />

261 (“Diritti e doveri<br />

derivanti al genitore dal<br />

riconoscimento”) del codice<br />

civ<strong>il</strong>e.


L’ art. 147 c.c. impone ai<br />

coniugi, quali genitori,<br />

l’obbligo di mantenere,<br />

istruire ed educare i <strong>figli</strong><br />

tenendo conto delle loro<br />

capacità, inclinazioni naturali<br />

e aspirazioni, mentre l’art.<br />

148 c.c. prescrive agli stessi<br />

di adempiere a tali doveri in<br />

proporzione alle rispettive<br />

sostanze e secondo la loro<br />

capacità di lavoro<br />

professionale o casalingo.<br />

Detti obblighi sono estesi


dall’art. 261 c.c. al genitore<br />

che riconosce <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

naturale, dal momento della<br />

sua nascita ( 433 ).<br />

L’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

minori, legittimi o natura- li<br />

( 434 ), spetta primariamente<br />

ai loro genitori, e, se uno dei<br />

due non possa o non voglia<br />

adempiere, l’altro è tenuto a<br />

far fronte <strong>per</strong> intero alle loro<br />

esigenze con tutte le sue


sostanze patrimoniali e<br />

sfruttando tutta la propria<br />

capacità di lavoro, fatta salva<br />

la possib<strong>il</strong>ità di convenire in<br />

giudizio l’inadempiente <strong>per</strong><br />

ottenere un contributo<br />

proporzionale alle sue<br />

condizioni economiche ( 435 ).<br />

Giurisprudenza e dottrina,<br />

concordi <strong>nel</strong> ritenere su<strong>per</strong>ata<br />

la definizione della potestà<br />

quale diritto del genitore sul<br />

<strong>figli</strong>o, inteso come bene


<strong>per</strong>sonale, da tempo<br />

sottolineano la centralità del<br />

concetto di responsab<strong>il</strong>ità<br />

correlato a quello di funzione<br />

genitoriale (munus), e<br />

definiscono la potestà<br />

genitoriale, di cui agli artt.<br />

316 e 317-bis c.c., quale<br />

funzione (munus) diretta<br />

all’esclusivo<br />

soddisfacimento dei diritti<br />

del minore, fondata sul dare a<br />

questi <strong>mantenimento</strong>,<br />

educazione ed istruzione,


così da ampliare<br />

progressivamente, con la<br />

crescita, i suoi spazi di<br />

autonomia e lo sv<strong>il</strong>uppo della<br />

sua <strong>per</strong>sonalità ( 436 ).<br />

<strong>Il</strong> concetto di<br />

<strong>mantenimento</strong>, anche dopo<br />

l’entrata in vigore della legge<br />

8 febbraio 2006, n. 54,<br />

"Disposizioni in materia di<br />

<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />

affidamento condiviso dei<br />

<strong>figli</strong>", che ha modificato


l’art. 155 c.c. e si applica, ai<br />

sensi dell’art. 4, comma 2,<br />

della stessa legge “anche in<br />

caso di scioglimento, di<br />

cessazione degli effetti civ<strong>il</strong>i<br />

o di nullità del matrimonio,<br />

nonchè ai procedimenti<br />

relativi ai <strong>figli</strong> di genitori<br />

non coniugati”, coincide<br />

<strong>per</strong>tanto con <strong>il</strong><br />

soddisfacimento delle<br />

molteplici esigenze materiali<br />

dei <strong>figli</strong> connesse alla<br />

prestazione dei mezzi


necessari <strong>per</strong> garantire un<br />

loro corretto sv<strong>il</strong>uppo fisico e<br />

psicologico ( 437 ).<br />

Queste esigenze non sono<br />

certamente riconducib<strong>il</strong>i al<br />

solo obbligo alimentare,<br />

bensì sono estese all’aspetto<br />

abitativo, scolastico,<br />

sportivo, sanitario, sociale,<br />

alla assistenza morale e<br />

materiale, nonché alla<br />

opportuna predisposizione di<br />

una stab<strong>il</strong>e organizzazione


domestica - con modalità tali<br />

da garantire ai <strong>figli</strong> un livello<br />

economico corrispondente<br />

alle risorse della famiglia ed<br />

analogo, <strong>per</strong> quanto<br />

possib<strong>il</strong>e, a quello goduto in<br />

costanza di convivenza dei<br />

genitori ( 438 ).<br />

In ordine all’adempimento<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>, assume<br />

r<strong>il</strong>evanza anche la<br />

predisposizione e


conservazione dell’ambiente<br />

domestico, considerato quale<br />

centro di affetti, di interessi e<br />

di consuetudini di vita, che<br />

contribuisce in misura<br />

fondamentale alla<br />

formazione armonica della<br />

<strong>per</strong>sonalità del <strong>figli</strong>o ( 439 ).<br />

2 . Affidamento condiviso e<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>. Le<br />

modifiche introdotte dalla l.<br />

54/06.


L’art. 155, comma 1, c.c.,<br />

<strong>nel</strong> testo vigente modificato<br />

dalla l. 54/06, afferma <strong>il</strong><br />

diritto del minore alla<br />

bigenitorialità, precisando<br />

che “anche in caso di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

genitori <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o minore ha <strong>il</strong><br />

diritto di mantenere un<br />

rapporto equ<strong>il</strong>ibrato e<br />

continuativo con ciascuno di<br />

essi, di ricevere cura,<br />

educazione e istruzione da<br />

entrambi e di conservare


apporti significativi con gli<br />

ascendenti e con i parenti di<br />

ciascun ramo genitoriale”.<br />

La disposizione normativa<br />

si applica anche nei casi di<br />

successivo divorzio dei<br />

genitori e di <strong>separazione</strong> di<br />

fatto dei genitori naturali, <strong>nel</strong><br />

procedimento che si svolge<br />

avanti <strong>il</strong> tribunale <strong>per</strong> i<br />

minorenni avente ad oggetto<br />

l’affidamento, <strong>il</strong><br />

collocamento e <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.


Per realizzare le finalità<br />

espresse dal comma 1<br />

dell’art. 155 c.c., <strong>il</strong> giudice<br />

adotta i provvedimenti<br />

relativi ai <strong>figli</strong> con esclusivo<br />

riferimento al loro interesse<br />

morale e materiale,<br />

valutando prioritariamente la<br />

possib<strong>il</strong>ità che gli stessi<br />

restino affidati a entrambi i<br />

genitori, e “determina i tempi<br />

e le modalità della loro<br />

presenza presso ciascun<br />

genitore, fissando altresì la


misura e <strong>il</strong> modo con cui<br />

ciascuno di essi deve<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong>,<br />

alla cura, all’istruzione e<br />

all’educazione dei <strong>figli</strong>”.<br />

<strong>Il</strong> testo della legge 54/06 si<br />

differenzia dalla previgente<br />

normativa che disciplinava <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio.<br />

Mentre in passato, ai sensi<br />

dell’art. 155, comma 2, e<br />

dell’art. 6, comma 3, l.<br />

898/70 come modif. dalla l.


74/87, <strong>il</strong> giudice doveva<br />

determinare la misura e le<br />

modalità con cui <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

non affidatario doveva<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o, <strong>nel</strong>l’attuale testo<br />

legislativo, che priv<strong>il</strong>egia<br />

l’affidamento condiviso, <strong>il</strong><br />

giudice deve determinare la<br />

misura e le modalità del<br />

contributo di ciascun<br />

genitore, con un’o<strong>per</strong>azione<br />

logica diversa.<br />

Richiamando <strong>il</strong> principio


della condivisione della<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale e <strong>il</strong><br />

criterio di proporzionalità,<br />

già previsto dall’art. 148 c.c.,<br />

<strong>il</strong> quarto comma dell’ art.<br />

155 c.c. prescrive che "salvo<br />

accordi diversi liberamente<br />

sottoscritti dalle parti,<br />

ciascuno dei genitori<br />

provvede al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> in misura<br />

proporzionale al proprio<br />

reddito; <strong>il</strong> giudice stab<strong>il</strong>isce,<br />

ove necessario, la


corresponsione di un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico al fine di<br />

realizzare <strong>il</strong> principio di<br />

proporzionalità, da<br />

determinare considerando:<br />

1) le attuali esigenze del<br />

<strong>figli</strong>o; 2) <strong>il</strong> tenore di vita<br />

goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza<br />

di convivenza con entrambi i<br />

genitori; 3) i tempi di<br />

<strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />

genitore; 4) le risorse<br />

economiche di entrambi i<br />

genitori; 5) la valenza


economica dei compiti<br />

domestici e di cura assunti<br />

da ciascun genitore”.<br />

La questione focale, che ha<br />

suscitato un vivace dibattito<br />

in dottrina e giurisprudenza,<br />

riguarda <strong>il</strong> “<strong>mantenimento</strong><br />

diretto” della prole da parte<br />

di entrambi i genitori,<br />

essendo controverso se l’art.<br />

155, comma 4, c.c. imponga<br />

o meno come regola<br />

principale <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

diretto, e la determinazione


di un assegno <strong>per</strong>iodico come<br />

eccezione, solo in funzione<br />

<strong>per</strong>equativa di “conguaglio”<br />

( 440 ).<br />

La dottrina maggioritaria<br />

ha posto in r<strong>il</strong>ievo che<br />

<strong>nel</strong>l’intenzione del<br />

legislatore l’assegno ha<br />

assunto una funzione<br />

residuale rispetto al<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto,<br />

modalità contributiva più<br />

vicina ai principi sottesi alla


iforma, volti a far<br />

partecipare attivamente e<br />

concretamente entrambi i<br />

genitori alla vita quotidiana<br />

dei <strong>figli</strong> ( 441 ). Si è quindi<br />

auspicato che “con l’entrata<br />

in vigore della nuova legge e<br />

l’assim<strong>il</strong>azione, da parte<br />

della società, dei principi che<br />

la animano, <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

diretto, che realizza in<br />

maniera completa lo spirito<br />

dell’affido condiviso, possa


diffondersi maggiormente e<br />

regolare la maggior parte dei<br />

rapporti economici tra<br />

genitori e <strong>figli</strong>" ( 442 ).<br />

In tale ottica l’assegno<br />

avrebbe la funzione<br />

<strong>per</strong>equativa di ristab<strong>il</strong>ire<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio in relazione al<br />

contributo dato da ciascun<br />

genitore, “ove necessario”<br />

( 443 ).<br />

La giurisprudenza sembra<br />

tuttavia restia ad


abbandonare la prassi<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico, sulla<br />

base della considerazione che<br />

<strong>il</strong> genitore presso <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o è collocato o che lo<br />

tiene presso di sé con<br />

carattere di stab<strong>il</strong>ità, deve<br />

poter provvedere<br />

direttamente a tutte le<br />

esigenze della prole. Peraltro<br />

la tendenza ancora<br />

largamente prevalente a<br />

prevedere la corresponsione<br />

di un assegno <strong>per</strong>iodico al


genitore collocatario,<br />

integrato dalla suddivisione<br />

delle spese scolastiche,<br />

mediche, ricreative, etc.,<br />

sembra essere rispondente<br />

alle domande svolte in<br />

giudizio dagli stessi genitori,<br />

e risulta essere l’opzione<br />

ancora preferita negli accordi<br />

trasfusi <strong>nel</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale.<br />

Sinora è così prevalso<br />

l’orientamento che riconosce<br />

al genitore collocatario la


legittimazione attiva a<br />

richiedere l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico a titolo di concorso<br />

al <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o,<br />

come avvenuto in passato,<br />

mentre è rimasta minoritaria<br />

la posizione dei giudici di<br />

merito che, interpretando<br />

l’art. 155, comma 4, c.c. in<br />

senso letterale e restrittivo,<br />

prevede l’erogazione di un<br />

assegno al genitore<br />

collocatario solo <strong>nel</strong> caso in<br />

cui la corresponsione diretta


non copra interamente <strong>il</strong><br />

budget a carico del genitore<br />

non collocatario ( 444 ).<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità ha sinora espresso<br />

una posizione che sembra<br />

mediare <strong>il</strong> passato<br />

orientamento con l’attuale<br />

testo legislativo, ed ha<br />

affermato che l’affidamento<br />

congiunto, <strong>per</strong> le sue finalità<br />

riguardanti l’interesse dei<br />

<strong>figli</strong>, “non può certo far venir


meno l’obbligo patrimoniale<br />

di uno dei genitori a<br />

contribuire con la<br />

corresponsione di un assegno<br />

al <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> in<br />

relazione alle loro esigenze<br />

di vita, sulla base del<br />

contesto fam<strong>il</strong>iare e sociale<br />

di appartenenza”, ed ha<br />

concluso ritenendo<br />

censurab<strong>il</strong>e la decisione del<br />

giudice del merito che faccia<br />

erroneamente derivare, come<br />

conseguenza "automatica",


dall’affidamento congiunto <strong>il</strong><br />

principio che ciascuno dei<br />

genitori provveda in modo<br />

diretto e autonomo alle<br />

esigenze dei <strong>figli</strong> ( 445 ).<br />

3. <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto<br />

dei <strong>figli</strong> - se si tiene conto<br />

della cruda realtà delle<br />

controversie coniugali <strong>nel</strong>le<br />

aule giudiziarie e dell’elevata


litigiosità delle coppie<br />

soprattutto sulle questioni di<br />

natura economica - può<br />

essere concretamente<br />

adottato come modalità di<br />

adempimento degli obblighi<br />

dei genitori separati o<br />

divorziati, solo laddove<br />

sussista tra gli stessi un<br />

rapporto di effettiva<br />

collaborazione <strong>nel</strong>l’interesse<br />

dei <strong>figli</strong>, fondato sulla<br />

fiducia e <strong>il</strong> rispetto del<br />

reciproco ruolo genitoriale.


Una corretta e duratura<br />

applicazione di tale forma di<br />

<strong>mantenimento</strong> richiede, come<br />

necessario presupposto, la<br />

consapevolezza da parte di<br />

ciascun genitore di dover<br />

adempiere all’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />

recependo le loro esigenze in<br />

modo responsab<strong>il</strong>e e<br />

puntuale, seppur diretto e<br />

spontaneo.<br />

L’entità del <strong>mantenimento</strong><br />

diretto deve essere


proporzionato alle esigenze<br />

del <strong>figli</strong>o e al tenore di vita<br />

che questi godeva <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

famiglia unita, nonché alle<br />

complessive risorse<br />

economiche dei genitori.<br />

Anche <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

diretto, così come l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, deve fondarsi sul<br />

principio della<br />

proporzionalità, richiamato<br />

dal novellato art. 155,<br />

comma 4, c.c., nonché sui


criteri ivi indicati ( 446 ).<br />

Le condizioni concrete<br />

richieste dalla modalità del<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto non<br />

sono <strong>per</strong>altro riscontrab<strong>il</strong>i<br />

con frequenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

patologica del rapporto di<br />

coppia. Si è <strong>per</strong>tanto<br />

sottolineata, sin dal varo<br />

della legge 54/06, la<br />

difficoltà di disporre <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto, a<br />

fronte di una sostanziale


generalizzata incapacità dei<br />

genitori - anche nei casi di<br />

non accesa conflittualità, e<br />

quindi anche <strong>per</strong> cause<br />

oggettive e non solo<br />

soggettive - di gestire in via<br />

diretta ed autonoma gli<br />

aspetti economici<br />

conseguenti alla crisi di<br />

coppia.<br />

La casistica che emerge<br />

dalle pronunce dei giudici di<br />

merito, che hanno disposto <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto,


evidenzia situazioni in cui i<br />

genitori avevano pari<br />

potenzialità reddituali, o era<br />

stato stab<strong>il</strong>ito un paritario<br />

<strong>per</strong>iodo di <strong>per</strong>manenza dei<br />

<strong>figli</strong> con ciascun genitore<br />

( 447 ). Rimane comunque<br />

minoritario l’orientamento<br />

della giurisprudenza di<br />

merito che ritiene potersi<br />

disporre d’ufficio <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto della<br />

prole, anche in mancanza di


domanda di parte.<br />

In caso di conflittualità tra<br />

i genitori, l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico continua di fatto a<br />

corrispondere alla modalità<br />

più opportuna <strong>per</strong> garantire<br />

l’adempimento dell’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />

4 . <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

maggiorenni non autonomi<br />

economicamente.


Con l’art. 155-quinquies<br />

c.c. è stata introdotta dalla l.<br />

54/06 una specifica<br />

disposizione che prevede la<br />

possib<strong>il</strong>ità di riconoscere ai<br />

“<strong>figli</strong> maggiorenni non<br />

indipendenti<br />

economicamente” un assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong>iodico.<br />

La stessa norma tutela i <strong>figli</strong><br />

maggiorenni portatori di<br />

handicap grave, ai quali si<br />

applicano integralmente le<br />

disposizioni previste in


favore dei <strong>figli</strong> minori.<br />

Nell’affermare che <strong>il</strong><br />

giudice, “valutate le<br />

circostanze, può disporre in<br />

favore dei <strong>figli</strong> maggiorenni<br />

non indipendenti<br />

economicamente” un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, e che <strong>il</strong><br />

versamento è effettuato<br />

direttamente all’avente<br />

diritto, la norma ha fatto<br />

sorgere numerosi<br />

interrogativi in ordine al<br />

possib<strong>il</strong>e venir meno


dell’automatismo del<br />

riconoscimento dell’assegno<br />

ai <strong>figli</strong> al raggiungimento<br />

della loro maggiore età, ai<br />

presupposti e ai limiti<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> da parte dei<br />

genitori, all’individuazione<br />

del soggetto legittimato alla<br />

domanda di assegno e alle<br />

modalità della sua<br />

corresponsione.<br />

In epoca precedente alla l.<br />

54/06, pur in assenza di una


esplicita previsione<br />

normativa dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore dei<br />

<strong>figli</strong> maggiorenni non<br />

autonomi economicamente<br />

<strong>nel</strong>l’ambito del giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio, la<br />

giurisprudenza ha<br />

pacificamente ritenuto che<br />

l’obbligo dei genitori di<br />

mantenere, istruire ed<br />

educare i <strong>figli</strong> (art. 30 Cost.),<br />

tenendo conto delle loro<br />

capacità, inclinazioni naturali


e aspirazioni (art. 147 c.c.),<br />

non cessi automaticamente al<br />

raggiungimento della<br />

maggiore età, ma prosegua<br />

fino a quando essi non<br />

abbiano conseguito un grado<br />

di autonomia tale da<br />

consentire loro di<br />

provvedere, senza <strong>il</strong><br />

contributo dei genitori, al<br />

soddisfacimento delle<br />

proprie necessità.<br />

Le pronunce dei giudici di<br />

merito e di legittimità


successive alla l. 54/06 hanno<br />

confermato questo pregresso<br />

orientamento ( 448 ). Si è in<br />

particolare precisato che, in<br />

tema di <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> maggiorenni, la l. 54/06<br />

non ha abrogato, o<br />

modificato, <strong>il</strong> sistema degli<br />

obblighi genitoriali<br />

inderogab<strong>il</strong>i come previsti<br />

dagli artt. 147 e 148 c.c., e<br />

<strong>per</strong>tanto la locuzione “può<br />

disporre”, contenuta <strong>nel</strong>l’art.


155-quinquies c.c., non<br />

significa che con la maggiore<br />

età del <strong>figli</strong>o cessi ipso facto<br />

l’obbligo di concorrere al suo<br />

<strong>mantenimento</strong> ( 449 ). L’unico<br />

significato che può attribuirsi<br />

al testo letterale dell’art.<br />

155-quinquies, comma 1, c.c.<br />

è quello della preliminare<br />

valutazione che <strong>il</strong> giudice<br />

della <strong>separazione</strong> o del<br />

divorzio rende, nei limiti di<br />

quanto provato dal genitore


onerato sulle condizioni<br />

effettive del <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne, cioè se questi<br />

sia o meno economicamente<br />

indipendente, oppure se <strong>il</strong><br />

m a n c a t o svolgimento di<br />

un’attività lavorativa dipenda<br />

da un suo atteggiamento di<br />

inerzia, ovvero di rifiuto<br />

ingiustificato ( 450 ).<br />

Quanto al limite di<br />

<strong>per</strong>sistenza dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> a carico dei


genitori, prevale in<br />

giurisprudenza<br />

l’orientamento secondo <strong>il</strong><br />

quale non è possib<strong>il</strong>e<br />

prefissare un termine o un<br />

limite di età, dal momento<br />

che una volta stab<strong>il</strong>ito <strong>il</strong><br />

criterio che l’obbligo si<br />

protrae oltre <strong>il</strong><br />

raggiungimento della<br />

maggiore età <strong>per</strong> consentire<br />

<strong>il</strong> completamento degli studi,<br />

o a causa delle note difficoltà<br />

di inserimento dei giovani


<strong>nel</strong> mondo del lavoro, non si<br />

può determinare un termine<br />

astratto, desunto dalla media<br />

della durata degli studi in una<br />

determinata facoltà o dalla<br />

"normalità" del tempo<br />

(intorno al compimento del<br />

26mo anno di età) che, in una<br />

data realtà economica,<br />

occorre ad un giovane<br />

laureato <strong>per</strong> trovare un<br />

impiego ( 451 ).<br />

Spetta <strong>per</strong>tanto al giudice


valutare in concreto<br />

l’impegno del <strong>figli</strong>o e <strong>il</strong> suo<br />

comportamento, ed accertare<br />

se questi abbia o meno<br />

saputo trarre profitto dalle<br />

opportunità offertegli dagli<br />

stessi genitori, che hanno<br />

provveduto ad assicurargli le<br />

condizioni necessarie <strong>per</strong><br />

concludere gli studi<br />

intrapresi e conseguire <strong>il</strong><br />

titolo indispensab<strong>il</strong>e ai fini<br />

dell’accesso alla professione<br />

auspicata, ovvero non sia


stato in grado di raggiungere<br />

l’autosufficienza economica<br />

<strong>per</strong> propria colpa ( 452 ).<br />

Fermo restando che<br />

l’accertamento da parte del<br />

giudice - che <strong>il</strong> mancato<br />

svolgimento di un’attività<br />

economica del <strong>figli</strong>o dipenda<br />

da un atteggiamento di<br />

inerzia o di rifiuto<br />

ingiustificato del lavoro -<br />

deve ispirarsi a criteri di<br />

relatività, in quanto


necessariamente ancorato<br />

alle aspirazioni, al <strong>per</strong>corso<br />

scolastico, universitario e<br />

post-universitario, del<br />

soggetto ed alla situazione<br />

attuale del mercato del<br />

lavoro, con specifico<br />

riguardo al settore <strong>nel</strong> quale<br />

<strong>il</strong> medesimo soggetto abbia<br />

indirizzato la propria<br />

formazione e la propria<br />

specializzazione ( 453 ).<br />

Si è anche precisato che i


concetti di indipendenza e<br />

autosufficienza economica,<br />

cui <strong>il</strong> giudice deve fare<br />

riferimento, sottendono una<br />

capacità di guadagno<br />

connessa allo svolgimento di<br />

un’attività lavorativa<br />

remunerata o, quanto meno,<br />

all’avvio verso di essa con<br />

prospettive concrete, tale da<br />

potere assicurare un introito<br />

stab<strong>il</strong>e e sicuro; <strong>per</strong>tanto non<br />

deve trattarsi di un lavoro<br />

precario o di apprendistato o


totalmente inadeguato alla<br />

formazione ed istruzione<br />

ricevuta ( 454 ).<br />

La prova che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha<br />

raggiunto l’indipendenza<br />

economica, ovvero è stato<br />

posto <strong>nel</strong>le concrete<br />

condizioni <strong>per</strong> poter essere<br />

economicamente<br />

autosufficiente, senza averne<br />

<strong>per</strong>ò tratto ut<strong>il</strong>e profitto <strong>per</strong><br />

sua colpa o scelta, deve<br />

essere data dal genitore


interessato alla declaratoria<br />

della cessazione dell’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong> ( 455 ).<br />

Nel caso in cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne abbia in passato<br />

iniziato ad espletare<br />

un’attività lavorativa, così<br />

dimostrando <strong>il</strong><br />

raggiungimento di una<br />

adeguata capacità, e sia<br />

successivamente rimasto<br />

privo di lavoro e di reddito,<br />

non può vantare un diritto al


<strong>mantenimento</strong>, di cui sono<br />

venuti meno i presupposti,<br />

ma solo agli alimenti ex art.<br />

433 c.c.. ( 456 ).<br />

5 . La legittimazione a<br />

richiedere e ricevere<br />

l’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />

maggiorenni.<br />

In ordine al rapporto<br />

economico tra genitori e <strong>figli</strong><br />

divenuti maggiorenni, si


discute, già da epoca<br />

precedente alla l. 54/06, sulla<br />

titolarità del diritto alla<br />

corresponsione dell’assegno<br />

e la legittimazione a proporre<br />

la relativa domanda.<br />

Secondo la posizione<br />

prevalente della dottrina<br />

( 457 ) e della giurisprudenza<br />

( 458 ) prima della l. 54/06, era<br />

configurab<strong>il</strong>e una<br />

concorrente ed alternativa<br />

legittimazione a richiedere e


a ricevere l’assegno, da parte<br />

del <strong>figli</strong>o divenuto<br />

maggiorenne e del genitore<br />

con cui lo stesso continuava a<br />

convivere.<br />

La nuova disciplina<br />

introdotta dalla l. 54/06 -<br />

laddove l’art. 155-quinquies<br />

c.c. afferma che l’assegno<br />

<strong>per</strong> i <strong>figli</strong> maggiorenni non<br />

indipendenti<br />

economicamente “salvo<br />

diversa determinazione del<br />

giudice, è versato


direttamente all’avente<br />

diritto” – ha rimesso in<br />

discussione la questione della<br />

legittimazione a proporre la<br />

domanda di attribuzione e<br />

modifica dell’assegno<br />

quando <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o raggiunge la<br />

maggiore età.<br />

In dottrina, da parte di<br />

alcuni Autori si sostiene che<br />

la previsione del versamento<br />

diretto al <strong>figli</strong>o, quale avente<br />

diritto, non comporta che sia<br />

stata introdotta una


legittimazione esclusiva del<br />

<strong>figli</strong>o maggiorenne a<br />

chiedere l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> in proprio<br />

favore, e si rimarca che <strong>il</strong><br />

testo di legge fa salva la<br />

diversa determinazione del<br />

giudice che ben potrà<br />

disporre <strong>per</strong> la legittimazione<br />

del genitore ( 459 ).<br />

Altra tesi sostiene<br />

diversamente che la nuova<br />

normativa comporta


l’automatica cessazione<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> del genitore<br />

nei confronti del <strong>figli</strong>o al<br />

momento del raggiungimento<br />

della maggiore età, <strong>il</strong> quale è<br />

l’unico soggetto legittimato a<br />

far valere <strong>il</strong> suo diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>. Si ipotizza<br />

conseguentemente un<br />

giudizio autonomo dal<br />

procedimento di <strong>separazione</strong><br />

e divorzio, che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

divenuto maggiorenne


dovrebbe promuovere<br />

direttamente nei confronti di<br />

entrambi i genitori ( 460 ).<br />

La giurisprudenza di<br />

merito e di legittimità<br />

continua invece a riferirsi al<br />

suo pregresso e consolidato<br />

orientamento, e a ritenere che<br />

la previsione della possib<strong>il</strong>ità<br />

di corrispondere l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> direttamente<br />

al <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’art.


155-quinquies c.c. non fa<br />

venir meno la legittimazione<br />

del genitore, con cui lo stesso<br />

convive, di agire iure proprio<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> relativo<br />

riconoscimento. Si riconosce<br />

<strong>per</strong>tanto una legittimazione<br />

concorrente in capo al<br />

genitore convivente con <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />

autonomo e allo stesso <strong>figli</strong>o,<br />

titolare del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>, con la<br />

precisazione che trattasi di


diritti autonomi, fondati su<br />

presupposti in parte diversi<br />

(<strong>nel</strong> caso del genitore uno dei<br />

presupposti è la<br />

coabitazione) e non del<br />

medesimo diritto attribuito a<br />

più <strong>per</strong>sone ( 461 ).<br />

Si continua inoltre a<br />

ritenere che anche <strong>il</strong> genitore<br />

convivente con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne non autonomo<br />

economicamente possa<br />

essere considerato quale


soggetto “avente diritto” a<br />

<strong>per</strong>cepire l’assegno, in<br />

quanto anticipa le spese di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o,<br />

facendosi carico di garantire,<br />

con le proprie risorse<br />

economiche e con <strong>il</strong> proprio<br />

contributo <strong>per</strong>sonale anche di<br />

lavoro domestico, una stab<strong>il</strong>e<br />

organizzazione di vita al<br />

<strong>figli</strong>o, contribuendo così ad<br />

assolvere le altre esigenze<br />

educative e di istruzione di<br />

cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ancora necessiti.


Nella prassi viene quindi<br />

ancora disposta la<br />

corresponsione dell’assegno<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o divenuto<br />

maggiorenne al genitore<br />

convivente e già affidatario,<br />

e si prevede <strong>il</strong> versamento<br />

diretto dell’assegno al <strong>figli</strong>o<br />

in casi particolari, quando la<br />

convivenza con <strong>il</strong> genitore<br />

già affidatario è cessata<br />

( 462 ).


6. La competenza del giudice<br />

in ordine al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> legittimi e naturali.<br />

L’art. 4, comma 2, della l.<br />

54/06 ha esteso ai<br />

procedimenti relativi ai <strong>figli</strong><br />

di genitori non coniugati<br />

l’applicab<strong>il</strong>ità di tutte le<br />

disposizioni previste <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong> legittimi <strong>nel</strong>l’ambito dei<br />

giudizi di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, la cui competenza


spetta al tribunale ordinario.<br />

Tuttavia, non avendo <strong>il</strong><br />

legislatore previsto alcuna<br />

disposizione in ordine alla<br />

competenza del giudice <strong>per</strong><br />

la regolamentazione dei<br />

rapporti tra genitori naturali<br />

e dei loro obblighi verso i<br />

<strong>figli</strong>, sono emersi in sede<br />

applicativa differenti<br />

orientamenti, tra chi<br />

affermava la sopravvenuta<br />

competenza del tribunale


ordinario ( 463 ), e chi optava<br />

<strong>per</strong> la competenza del<br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni,<br />

anche <strong>per</strong> le questioni<br />

patrimoniali ( 464 ).<br />

Giova ricordare che prima<br />

dell’entrata in vigore della l.<br />

54/06 i genitori naturali, in<br />

caso di cessazione della loro<br />

convivenza, si rivolgevano al<br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni,<br />

competente ai sensi dell’art.<br />

38 disp. att. c.c., <strong>per</strong> ottenere


i provvedimenti ex art. 317<br />

bis c.c., relativi<br />

all’affidamento del <strong>figli</strong>o e la<br />

regolamentazione del diritto<br />

di visita spettante al genitore<br />

non affidatario o<br />

collocatario, mentre <strong>per</strong> le<br />

controversie relative al<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole<br />

naturale dovevano adire <strong>il</strong><br />

tribunale ordinario (con<br />

ricorso ex art. 148 c.c. al<br />

presidente del T.O., o con<br />

atto di citazione secondo <strong>il</strong>


ito ordinario, non essendovi<br />

neppure una omogeneità di<br />

prassi procedurale avanti i<br />

nostri tribunali). Da più parti<br />

si era quindi evidenziata la<br />

disparità di trattamento che<br />

penalizzava la f<strong>il</strong>iazione<br />

naturale rispetto a quella<br />

legittima, e la necessità di un<br />

unico giudice competente in<br />

materia di affidamento e<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole,<br />

legittima e naturale.<br />

La Corte di Cassazione, in


sede di regolamento di<br />

competenza, ha affermato<br />

con diverse pronunce ( 465 ),<br />

tutte dello stesso segno, che<br />

la l. 54/06 ha “riplasmato<br />

l’articolo 317- bis c.c., <strong>il</strong><br />

quale, innovato <strong>nel</strong> suo<br />

contenuto precettivo,<br />

continua tuttavia a<br />

rappresentare lo statuto<br />

normativo della potestà del<br />

genitore naturale e<br />

dell’affidamento del <strong>figli</strong>o


<strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi dell’unione di<br />

fatto, sicché la competenza<br />

ad adottare i provvedimenti<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o<br />

naturale spetta al tribunale<br />

<strong>per</strong> i minorenni, in forza<br />

dell’art. 38, primo comma,<br />

delle disposizioni di<br />

attuazione del codice civ<strong>il</strong>e,<br />

in parte qua non abrogato,<br />

neppure tacitamente, dalla<br />

novella”.<br />

La contestualità delle<br />

misure relative all’esercizio


della potestà e<br />

all’affidamento del <strong>figli</strong>o, da<br />

un lato, e di quelle<br />

economiche inerenti al loro<br />

<strong>mantenimento</strong>, dall’altro,<br />

prefigurata dai novellati artt.<br />

155 e s.s. c.c., ha <strong>per</strong>altro<br />

determinato, secondo la<br />

Suprema Corte, “in sintonia<br />

con l’esigenza di evitare che<br />

i minori ricevano<br />

dall’ordinamento un<br />

trattamento diseguale a<br />

seconda che siano nati da


genitori coniugati oppure da<br />

genitori non coniugati, oltre<br />

che di escludere soluzioni<br />

interpretative che<br />

comportino un sacrificio del<br />

principio di concentrazione<br />

delle tutele, che è aspetto<br />

centrale della ragionevole<br />

durata del processo”, una<br />

attrazione, in capo allo stesso<br />

giudice specializzato, della<br />

competenza a provvedere<br />

anche sulla misura e sul<br />

modo con cui ciascuno dei


genitori naturali deve<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o ( 466 ).<br />

La competenza del giudice<br />

minor<strong>il</strong>e in merito al<br />

contributo al <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o naturale è tuttavia<br />

giustificata solo dalla<br />

contestuale pendenza delle<br />

domande sull’affidamento e<br />

<strong>il</strong> collocamento dello stesso,<br />

e <strong>per</strong> la regolamentazione dei<br />

<strong>per</strong>iodi di <strong>per</strong>manenza presso


ciascun genitore. Ne<br />

consegue che quando <strong>il</strong><br />

genitore convivente con <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o si limiti a richiedere<br />

all’altro un contributo al<br />

<strong>mantenimento</strong> di questi,<br />

potrà essere attivato un<br />

procedimento avanti <strong>il</strong><br />

tribunale ordinario con<br />

ricorso ex art. 148 c.c. ( 467 )<br />

(ovvero con atto di<br />

citazione). In tale sede,<br />

<strong>per</strong>altro, <strong>il</strong> convenuto


potrebbe avanzare una<br />

domanda riconvenzionale<br />

inerente l’affidamento del<br />

<strong>figli</strong>o, o la sua<br />

frequentazione, con la<br />

conseguenza che in tale<br />

ipotesi <strong>il</strong> tribunale ordinario<br />

dovrà declinare la<br />

competenza su tutte le<br />

domande, disponendo <strong>per</strong> la<br />

riassunzione avanti <strong>il</strong><br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

( 468 ).


La devoluzione al giudice<br />

minor<strong>il</strong>e delle controversie in<br />

materia di <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> naturali è comunque ben<br />

lontana dal realizzare un<br />

eguale trattamento tra <strong>figli</strong><br />

nati da genitori coniugati e<br />

non coniugati, <strong>per</strong> i noti<br />

problemi di carattere<br />

processuale che connotano i<br />

procedimenti avanti <strong>il</strong><br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

( 469 ).


<strong>Il</strong> rito della volontaria<br />

giurisdizione, applicab<strong>il</strong>e ai<br />

procedimenti davanti al<br />

tribunale minor<strong>il</strong>e, risulta<br />

infatti inadeguato <strong>per</strong> le<br />

controversie relative alle<br />

questioni patrimoniali ed<br />

economiche, che trovano la<br />

loro sede naturale <strong>nel</strong><br />

procedimento contenzioso<br />

ordinario. Si pensi all’attuale<br />

dibattuta questione<br />

dell’efficacia esecutiva dei<br />

decreti del tribunale <strong>per</strong> i


minorenni che dispongono in<br />

ordine al <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> naturali, che solo in<br />

alcune sedi viene<br />

riconosciuta ( 470 ). Altra<br />

questione irrisolta è quella<br />

relativa alla possib<strong>il</strong>ità di<br />

ottenere l’attribuzione in via<br />

provvisoria dell’assegno <strong>nel</strong><br />

corso del giudizio, poichè<br />

trattandosi di un<br />

procedimento camerale si<br />

rende necessaria la fissazione


dell’udienza collegiale <strong>per</strong><br />

l’emissione di ogni<br />

provvedimento, con notevole<br />

allungamento dei tempi<br />

processuali. In ogni caso non<br />

è possib<strong>il</strong>e ottenere un<br />

provvedimento provvisorio<br />

ed urgente, dotato di<br />

immediata efficacia<br />

esecutiva, come avviene in<br />

sede di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio <strong>per</strong> i provvedimenti<br />

a favore dei <strong>figli</strong> legittimi.


7 . I poteri d’ufficio del<br />

giudice.<br />

L’obbligo di contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

minori non è governato dal<br />

principio della domanda, o<br />

della disponib<strong>il</strong>ità, essendo <strong>il</strong><br />

giudice titolare di un poteredovere<br />

improntato a tutelare<br />

l’interesse del minore.<br />

Pertanto, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione del


contributo dovuto dal<br />

genitore <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o, <strong>il</strong> giudice non<br />

necessita di una domanda di<br />

parte né è vincolato dagli<br />

accordi tra le parti ( 471 ),<br />

potendo diversamente<br />

disporre. Già l’art. 6, comma<br />

9, l. div. e <strong>il</strong> precedente art.<br />

155, comma 7, c.c.<br />

enunciavano <strong>il</strong> principio<br />

ripreso dal novellato art. 155<br />

c.c., secondo <strong>il</strong> quale <strong>il</strong>


giudice “prende atto, se non<br />

contrari all’interesse dei<br />

<strong>figli</strong>, degli accordi<br />

intervenuti tra i genitori”.<br />

In particolare l’art. 6,<br />

comma 9, l. div. prevede che<br />

“i provvedimenti possono<br />

essere diversi rispetto alle<br />

domande delle parti o al loro<br />

accordo, ed emessi dopo<br />

l’assunzione di mezzi di<br />

prova dedotti dalle parti o<br />

disposti d’ufficio dal giudice,<br />

ivi compresa, qualora sia


strettamente necessario<br />

anche in considerazione<br />

della loro età, l’audizione dei<br />

<strong>figli</strong> minori”.<br />

Gli artt. 155 e ss. introdotti<br />

dalla novella del 2006,<br />

ugualmente attribuiscono al<br />

giudice - che deve adottare i<br />

provvedimenti relativi ai<br />

<strong>figli</strong> con esclusivo<br />

riferimento al loro interesse<br />

morale e materiale – <strong>il</strong> potere<br />

di assumere, anche d’ufficio<br />

e prima dell’emanazione dei


provvedimenti provvisori, i<br />

mezzi di prova necessari a tal<br />

fine, e, qualora le<br />

informazioni di carattere<br />

economico fornite dai<br />

genitori non risultino<br />

sufficientemente<br />

documentate, <strong>il</strong> potere di<br />

disporre un accertamento<br />

della polizia tributaria sui<br />

redditi e sui beni oggetto<br />

della contestazione, anche se<br />

intestati a soggetti diversi.<br />

La legge, o<strong>per</strong>ando una


deroga alle regole generali<br />

sull’onere della prova,<br />

riconosce così al giudice<br />

poteri istruttori d’ufficio <strong>per</strong><br />

finalità di natura<br />

pubblicistica, con la<br />

conseguenza che le domande<br />

delle parti stesse non possono<br />

essere respinte sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o della mancata<br />

dimostrazione degli assunti<br />

sui quali si fondano e che i<br />

provvedimenti da emettere<br />

devono essere ancorati ad


una adeguata verifica delle<br />

condizioni patrimoniali dei<br />

genitori e delle esigenze di<br />

vita dei <strong>figli</strong> es<strong>per</strong>ib<strong>il</strong>e anche<br />

in via officiosa ( 472 ).<br />

8 . Validità e limiti degli<br />

accordi tra i genitori.<br />

Dottrina e giurisprudenza<br />

sono unanimi <strong>nel</strong> ritenere che<br />

<strong>il</strong> diritto dei <strong>figli</strong> al<br />

<strong>mantenimento</strong> sia


indisponib<strong>il</strong>e, e sia nullo ogni<br />

atto che ne preveda la<br />

rinunzia o la cessione a terzi<br />

( 473 ). I genitori possono solo<br />

accordarsi <strong>per</strong> determinare <strong>il</strong><br />

contenuto e le modalità del<br />

<strong>mantenimento</strong>, ma questi<br />

accordi non vincolano <strong>il</strong><br />

giudice ( 474 ).<br />

<strong>Il</strong> novellato art. 155,<br />

comma 4, c.c. ammette la<br />

validità degli accordi tra i<br />

genitori ( 475 ) in merito alle


ispettive modalità di<br />

adempimento dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, ma<br />

deve comunque essere<br />

salvaguardato <strong>il</strong> principio di<br />

proporzionalità espresso<br />

dall’art. 148 c.c., che<br />

costituisce attuazione del<br />

principio di uguaglianza,<br />

inderogab<strong>il</strong>e e indisponib<strong>il</strong>e<br />

( 476 ).<br />

In linea di principio, non<br />

può essere condivisa una


diversa interpretazione che,<br />

richiamandosi al tenore<br />

letterale del comma 5 -<br />

"salvo accordi diversi<br />

liberamente sottoscritti dalle<br />

parti, ciascuno dei genitori<br />

provvede al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> in misura<br />

proporzionale al proprio<br />

reddito" - sostenga la<br />

possib<strong>il</strong>ità che i genitori si<br />

discostino da tale principio,<br />

pur dovendo riconoscere che<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> pratica non sono rari gli


accordi che prevedono, <strong>per</strong><br />

diversi motivi, l’accollo<br />

dell’intero <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>figli</strong>o a carico di un solo<br />

genitore.<br />

9 . L’efficacia esecutiva dei<br />

provvedimenti di natura<br />

economica a favore dei <strong>figli</strong>.<br />

I provvedimenti di natura<br />

economica a favore dei <strong>figli</strong><br />

minori o maggiorenni non


autonomi economicamente,<br />

emessi <strong>nel</strong>l’ambito dei<br />

procedimenti di <strong>separazione</strong><br />

e divorzio avanti <strong>il</strong> tribunale<br />

ordinario, sia in via urgente e<br />

provvisoria dal presidente e<br />

dal g.i. che in via definitiva<br />

dal collegio, sono<br />

immediatamente efficaci ed<br />

esecutivi.<br />

Altrettanto non può<br />

pacificamente affermarsi <strong>per</strong><br />

i provvedimenti a contenuto<br />

economico a favore di <strong>figli</strong>


naturali, emessi <strong>nel</strong><br />

procedimento ex art. 317 bis<br />

c.c. di competenza del<br />

tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

( 477 ), nonostante recenti<br />

pronunce della Corte<br />

Costituzionale e di giudici<br />

minor<strong>il</strong>i siano <strong>per</strong>venute ad<br />

una soluzione positiva della<br />

questione ( 478 ).<br />

Le difficoltà relative<br />

all’apposizione della formula<br />

esecutiva sui decreti che <strong>il</strong>


tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

pronuncia al termine di tutti i<br />

procedimenti in camera di<br />

consiglio hanno origine dalla<br />

espressione letterale dell’art.<br />

474, comma 2, n. l) c.p.c.<br />

che, <strong>nel</strong>l’individuare i<br />

provvedimenti giudiziari<br />

ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i come titoli<br />

esecutivi, indica "le sentenze<br />

e i provvedimenti ai quali la<br />

legge attribuisce<br />

espressamente efficacia<br />

esecutiva", escludendo così,


almeno apparentemente, i<br />

decreti pronunciati ex art.<br />

737 e ss. poiché da una parte<br />

non si tratta all’evidenza di<br />

sentenze, dall’altra nessuna<br />

delle disposizioni di quel<br />

capo del codice attribuisce<br />

espressamente efficacia<br />

esecutiva ai detti<br />

provvedimenti.<br />

Tuttavia stante <strong>il</strong> disposto<br />

dell’art. 741 c.p.c. sulla<br />

possib<strong>il</strong>ità di immediata<br />

efficacia dei provvedimenti


emessi in camera di consiglio<br />

– che consente l’esecuzione<br />

coatta qualora uno qualunque<br />

dei soggetti interessati non<br />

intenda adeguarsi<br />

spontaneamente al dettato del<br />

provvedimento – <strong>il</strong> giudice<br />

costituzionale, r<strong>il</strong>evata<br />

“l’esigenza di colmare una<br />

lacuna e riparare una<br />

disparità evidente tra i<br />

decreti che quantificano <strong>il</strong><br />

contributo di <strong>mantenimento</strong><br />

emessi dal tribunale <strong>per</strong> i


minorenni in favore dei <strong>figli</strong><br />

di genitori non coniugati e<br />

l’esecutività dei<br />

provvedimenti analoghi<br />

assunti dal tribunale civ<strong>il</strong>e<br />

ordinario <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> di<br />

genitori coniugati” e di dare<br />

u n a “interpretazione<br />

costituzionalmente conforme<br />

della norma censurata”<br />

facendo ricorso all’analogia,<br />

h a affermato che va accolta<br />

“la soluzione ermeneutica<br />

che attribuisce efficacia di


titolo esecutivo ai<br />

provvedimenti a contenuto<br />

patrimoniale a favore dei<br />

<strong>figli</strong> naturali pronunciati dai<br />

competenti tribunali <strong>per</strong> i<br />

minorenni”. Tale soluzione<br />

era stata adottata, prima<br />

dell’intervento della Corte<br />

costituzionale, da alcuni<br />

giudici minor<strong>il</strong>i che avevano<br />

interpretato <strong>il</strong> termine<br />

“efficacia” in modo<br />

equivalente al termine<br />

“esecutività”, e


conseguentemente<br />

autorizzano l’apposizione<br />

della formula esecutiva sui<br />

provvedimenti emessi dalla<br />

camera di consiglio,<br />

riconosciuti a pieno titolo<br />

come dotati di efficacia<br />

esecutiva ( 479 ).<br />

Altri giudici minor<strong>il</strong>i<br />

erano invece <strong>per</strong>venuti alla<br />

stessa conclusione con una<br />

diversa motivazione, che<br />

richiama <strong>per</strong> analogia


l’efficacia di titolo esecutivo<br />

riconosciuta al verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale<br />

omologato ex art. 711 c.p.c.,<br />

ovvero all’assegno<br />

provvisorio alimentare ex art.<br />

446 c.c., e al decreto ex art.<br />

148 c.c. che determina <strong>il</strong><br />

contributo al <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o, e afferma che non<br />

si possa ragionevolmente<br />

negare la natura di titolo<br />

esecutivo ai decreti emessi<br />

dal tribunale <strong>per</strong> i minorenni


che contengano statuizioni di<br />

carattere economico,<br />

apparendo una contraria<br />

interpretazione<br />

manifestamente <strong>il</strong>logica oltre<br />

che lesiva del principio di<br />

eguaglianza e parità di<br />

trattamento dei <strong>figli</strong> ( 480 ).<br />

1 0 . <strong>Il</strong> procedimento ex art.<br />

148 c.c. in caso di<br />

inadempimento del genitore.


L’art. 148 c.c., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

seconda parte del comma 1,<br />

estende l’ambito dei soggetti<br />

obbligati al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>, legittimi e naturali,<br />

accollando agli ascendenti<br />

l’onere di fornire ai genitori,<br />

che ne siano privi, i mezzi<br />

necessari affinché questi<br />

ultimi possano assolvere ai<br />

loro doveri nei confronti dei<br />

<strong>figli</strong>.<br />

L’obbligo degli ascendenti<br />

investe contemporaneamente


tutti gli ascendenti di pari<br />

grado di entrambi i genitori,<br />

e va inteso <strong>nel</strong> senso che la<br />

loro obbligazione è<br />

subordinata, e quindi<br />

sussidiaria, rispetto a quella<br />

primaria dei genitori, e che<br />

non sia possib<strong>il</strong>e rivolgersi<br />

agli ascendenti <strong>per</strong> un aiuto<br />

economico <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto<br />

che uno dei due genitori non<br />

dia <strong>il</strong> proprio contributo al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, se<br />

l’altro genitore è in grado di


mantenerli ( 481 ).<br />

La stessa norma prevede,<br />

al comma 2, un efficace<br />

rimedio all’ipotesi<br />

dell’inadempimento,<br />

consentendo che attraverso<br />

l’ag<strong>il</strong>e strumento del decreto<br />

emesso dal presidente del<br />

tribunale, adottato su ricorso<br />

proposto dalla parte<br />

interessata e con l’audizione<br />

del genitore inadempiente,<br />

nonché sulla base di


informazioni, si ottenga <strong>il</strong><br />

risultato del versamento<br />

diretto di una quota dei<br />

redditi dell’obbligato al<br />

<strong>coniuge</strong> o a chi sopporta le<br />

spese <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

della prole.<br />

La norma è stata ut<strong>il</strong>izzata<br />

sia come mero strumento di<br />

distrazione dei redditi,<br />

mediante <strong>il</strong> trasferimento<br />

coatto del credito attuato con<br />

l’ordine al terzo debitore<br />

dell’obbligato di versare


quanto dovuto direttamente<br />

all’altro <strong>coniuge</strong> o a chi<br />

sopporta le spese di<br />

<strong>mantenimento</strong>, sia <strong>per</strong><br />

ottenere la condanna del<br />

<strong>coniuge</strong> o degli ascendenti al<br />

pagamento delle somme<br />

dovute a favore dei minori.<br />

Nell’ipotesi prevista dal<br />

secondo comma dell’art. 148<br />

c.c., assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e, quanto agli<br />

effetti, all’espropriazione<br />

presso terzi, <strong>il</strong> decreto è<br />

pronunciato nei confronti


dell’obbligato e del terzo<br />

debitore di quest’ultimo, al<br />

quale si ingiunge di versare<br />

ad un altro soggetto una<br />

quota dei redditi<br />

dell’obbligato. <strong>Il</strong> decreto<br />

costituisce titolo esecutivo ed<br />

è opponib<strong>il</strong>e dalle parti e dal<br />

terzo nei venti giorni dalla<br />

notifica, ma non è idoneo<br />

all’iscrizione di ipoteca<br />

giudiziale sui beni del terzo<br />

stesso ( 482 ).


Se <strong>il</strong> decreto è pronunciato<br />

nei soli confronti del genitore<br />

o dell’ascendente di questi,<br />

affinché versi le somme<br />

destinate al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>, si instaura un<br />

procedimento del tutto<br />

analogo a quello monitorio,<br />

anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

dell’opposizione. <strong>Il</strong><br />

provvedimento ai sensi<br />

dell’alt. 148 c.c., pronunciato<br />

nei confronti del solo<br />

obbligato inadempiente è un


decreto ingiuntivo esecutivo<br />

ex lege che, in quanto tale,<br />

costituisce titolo <strong>per</strong><br />

l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale, in applicazione<br />

dell’art. 655 c.p.c. ( 483 ).<br />

11 . Le misure sanzionatorie<br />

in caso di inadempimento,<br />

previste dall’art. 709 ter,<br />

comma 2, c.p.c..<br />

La legge 54/06 ha


introdotto con <strong>il</strong> nuovo art.<br />

709 ter, comma 2, c.p.c. ( 484 )<br />

misure sanzionatorie nei<br />

confronti del genitore che<br />

tenga un comportamento di<br />

grave inadempienza o<br />

pregiudizievole al <strong>figli</strong>o<br />

minore.<br />

La norma rappresenta una<br />

risposta all’esigenza di<br />

assicurare l’effettivo rispetto<br />

dei provvedimenti del<br />

giudice circa l’esercizio della


potestà genitoriale e le<br />

modalità dell’affidamento<br />

( 485 ). Recente giurisprudenza<br />

ritiene applicab<strong>il</strong>e l’art. 709<br />

ter, comma 2, c.p.c. anche ai<br />

casi di inadempimento<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />

tenuto conto che l’esercizio<br />

della potestà comporta<br />

l’assunzione di decisioni che<br />

possono avere riflessi<br />

economici, e <strong>il</strong> nuovo art.


155 c.c. considera come<br />

strettamente connessi <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o dell’affidamento e<br />

quello del <strong>mantenimento</strong> del<br />

minore ( 486 ).<br />

In effetti, la norma<br />

sanziona gli “atti che<br />

comunque arrechino<br />

pregiudizio al minore” o che<br />

“ostacolino <strong>il</strong> corretto<br />

svolgimento delle modalità<br />

dell’affidamento”, e in tale<br />

ottica vanno comprese,


anche, le violazioni d’ordine<br />

economico, atteso che la<br />

sufficienza di risorse<br />

economiche è condizione<br />

indispensab<strong>il</strong>e di<br />

esplicazione e sv<strong>il</strong>uppo della<br />

<strong>per</strong>sonalità del minore.<br />

Dottrina e giurisprudenza<br />

concordano sulla natura<br />

sanzionatoria delle misure<br />

previste da questa norma, e<br />

sulla loro funzione di<br />

coazione anche psicologica<br />

rispetto all’adempimento


degli obblighi genitoriali<br />

( 487 ).<br />

In particolare sulla natura<br />

giuridica della<br />

“responsab<strong>il</strong>ità” del genitore<br />

che con <strong>il</strong> proprio<br />

comportamento <strong>il</strong>lecito<br />

arreca danni ai minori ovvero<br />

all’altro <strong>coniuge</strong>, la<br />

giurisprudenza di merito ha<br />

sostenuto che si tratti di una<br />

lesione di una aspettativa<br />

legittima, inerente alla


elazione parentale. Si è<br />

anche precisato che le misure<br />

sanzionatorie previste<br />

dall’art. 709 ter cpc hanno<br />

una finalità di prevenzione,<br />

in quanto la minaccia della<br />

sanzione dovrebbe fungere da<br />

deterrente al commettere atti<br />

pregiudizievoli <strong>per</strong> i minori,<br />

ovvero inosservanti dei<br />

provvedimenti assunti in<br />

ordine all’esercizio della<br />

potestà genitoriale o in<br />

ordine alle modalità


dell’affidamento,<br />

travalicando <strong>il</strong> limite di un<br />

rapporto strettamente<br />

privatistico ed inter<strong>per</strong>sonale<br />

all’interno del nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare, ed approdando così<br />

su di una sponda di r<strong>il</strong>evanza<br />

pubblicistica e di estrema<br />

tutela delle aspettative<br />

scaturenti dalle relazioni<br />

parentali ( 488 ).<br />

La dottrina prevalente pure<br />

sottolinea la finalità punitiva


delle misure risarcitorie<br />

previste dall’art. 709 ter,<br />

comma 2, c.p.c., configurate<br />

come una pena privata che<br />

non si sovrappone<br />

all’ordinario risarcimento del<br />

danno ( 489 ), e sostiene che<br />

sia necessario fare<br />

riferimento al solo criterio<br />

della gravità della condotta, e<br />

non alle conseguenze della<br />

stessa ( 490 ).<br />

Le sanzioni previste


dall’art. 709 ter, comma 2,<br />

c.p.c. possono essere<br />

applicate anche dal tribunale<br />

<strong>per</strong> i minorenni nei<br />

procedimenti "relativi a <strong>figli</strong><br />

di genitori non coniugati",<br />

<strong>per</strong> effetto di quanto dispone<br />

l’art. 4 della l. 54/06.<br />

Quanto ai prof<strong>il</strong>i<br />

processuali, i provvedimenti<br />

de quo sono adottab<strong>il</strong>i dal<br />

collegio come dal giudice<br />

istruttore, considerato che<br />

questi può ex art. 155 sexies,


comma 1, pronunciare in via<br />

provvisoria i provvedimenti<br />

riguardo ai <strong>figli</strong> e, in<br />

particolare quei<br />

provvedimenti atipici di cui<br />

all’art. 155, comma 2, c.c.<br />

( 491 ).<br />

La domanda sarà proposta,<br />

<strong>nel</strong> corso del procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio, con<br />

ricorso ex art. 709 ter c.p.c.<br />

al g.i. <strong>per</strong> l’applicazione di<br />

sanzioni conseguenti la


violazione di una statuizione<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’ordinanza<br />

presidenziale, o in un<br />

provvedimento del g.i.<br />

stesso. Si dovrà invece<br />

attivare <strong>il</strong> procedimento<br />

camerale ex art. 710 c.p.c.<br />

quando l’inottem<strong>per</strong>anza<br />

riguarda prescrizioni<br />

contenute in sentenze di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio o <strong>nel</strong><br />

verbale di <strong>separazione</strong><br />

consensuale.<br />

Tali provvedimenti,


esaurita la fase del reclamo,<br />

non appaiono ricorrib<strong>il</strong>i <strong>per</strong><br />

cassazione, pur coinvolgendo<br />

diritti fondamentali della<br />

<strong>per</strong>sona (dovere-diritto dei<br />

genitori di mantenere,<br />

educare, istruire i <strong>figli</strong>, e<br />

correlativi diritti del <strong>figli</strong>o<br />

stesso), non assumendo<br />

contenuto decisorio, ma<br />

attenendo piuttosto al<br />

controllo esterno sulla<br />

potestà; né essi hanno<br />

carattere di definitività,


potendo essere sempre<br />

riproposte le questioni con<br />

successivo ricorso ( 492 ).<br />

12. Gli strumenti di garanzia<br />

dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>.<br />

Le misure previste a tutela<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

<strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio sono<br />

applicab<strong>il</strong>i anche al fine di


garantire l’adempimento<br />

degli obblighi di natura<br />

economica nei confronti dei<br />

<strong>figli</strong>.<br />

Trovano <strong>per</strong>tanto<br />

applicazione i rimedi indicati<br />

<strong>nel</strong>l’art. 156 c.c. ( 493 ) e<br />

<strong>nel</strong>l’art. 8 l. div., in favore<br />

dei <strong>figli</strong>, sia legittimi che<br />

naturali ( 494 ).<br />

In particolare, <strong>il</strong> richiamo<br />

all’art. 155 c.c. o<strong>per</strong>ato<br />

dall’art. 156, comma 4, c.c.,


ende evidente che i rimedi<br />

previsti da tale disposizione<br />

trovano applicazione anche<br />

con riguardo agli assegni <strong>per</strong><br />

i <strong>figli</strong>, pur residuando,<br />

secondo la dottrina, qualche<br />

dubbio circa l’assegno <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong> maggiorenni, posto che<br />

l’art. 156 c.c., non toccato<br />

dalla riforma del 2006, non<br />

fa riferimento all’art. 155quinquies<br />

c.c. ( 495 ).


CAPITOLO XII<br />

LA DETERMINAZIONE<br />

DELL’ASSEGNO PER I<br />

FIGLI<br />

SOMMARIO: 1. I criteri di<br />

riferimento <strong>per</strong> la<br />

quantificazione dell’assegno. –<br />

1.1. Le “attuali esigenze” del<br />

<strong>figli</strong>o. – 1.2 <strong>Il</strong> tenore di vita<br />

goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza di<br />

convivenza dei genitori. – 1.3. I<br />

tempi di <strong>per</strong>manenza presso


ciascun genitore. – 1.4. Le<br />

risorse economiche dei<br />

genitori. – 1.5. La valenza<br />

economica dei compiti<br />

domestici e di cura assunti da<br />

ciascun genitore. – 2.<br />

L’accertamento dei redditi dei<br />

genitori e le indagini di polizia<br />

tributaria. – 3. Le spese<br />

straordinarie. – 4. Modalità di<br />

corresponsione e decorrenza<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico. – 5.<br />

L’adeguamento automatico<br />

dell’assegno. – 6. La<br />

contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> con altre modalità. – 7.


La revisione dell’assegno. – 8.<br />

La cessazione dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

1. I criteri di riferimento <strong>per</strong><br />

la quantificazione<br />

dell’assegno.<br />

L’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> è<br />

determinato dal giudice<br />

secondo i criteri indicati dal<br />

novellato art. 155 c.c., così


da realizzare <strong>il</strong> principio di<br />

proporzionalità secondo<br />

quanto disposto anche<br />

dall’art. 148 c.c., che si<br />

riferisce alle “sostanze” ed<br />

alla capacità di lavoro<br />

professionale e casalingo dei<br />

genitori ( 496 ).<br />

La l. 54/06 ha<br />

opportunamente integrato i<br />

criteri indicati <strong>nel</strong>l’art. 148<br />

c.c., precisando<br />

dettagliatamente gli elementi


di natura <strong>per</strong>sonale ed<br />

economica che <strong>il</strong> giudice<br />

deve considerare <strong>per</strong> la<br />

quantificazione dell’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico: le attuali esigenze<br />

del <strong>figli</strong>o; <strong>il</strong> tenore di vita<br />

goduto dal <strong>figli</strong>o in costanza<br />

di convivenza con entrambi i<br />

genitori; i tempi di<br />

<strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />

genitore; le risorse<br />

economiche di entrambi i<br />

genitori; la valenza<br />

economica dei compiti


domestici e di cura assunti da<br />

ciascun genitore.<br />

Come è stato osservato, lo<br />

specifico riferimento al<br />

principio di proporzione e la<br />

puntuale indicazione dei<br />

criteri in base ai quali la<br />

proporzione va valutata,<br />

rendono “inequivoco” che “la<br />

proporzionalità costituisce<br />

una clausola generale” che<br />

implica <strong>il</strong> riferimento a<br />

parametri che devono essere<br />

oggetto di accertamento, se


del caso anche attraverso<br />

l’uso dei poteri istruttori<br />

d’ufficio del giudice, e<br />

quindi “della valutazione e<br />

del b<strong>il</strong>anciamento al quale<br />

consegue <strong>il</strong> giudizio circa<br />

l’esistenza della<br />

proporzionalità” ( 497 ).<br />

<strong>Il</strong> criterio del reddito<br />

espresso dall’art. 148 c.c., <strong>nel</strong><br />

contesto normativo riformato<br />

dalla l. 54/06, cessa <strong>per</strong>tanto<br />

di essere l’unico parametro


di riferimento, e costituisce<br />

ora <strong>il</strong> “parametro immediato,<br />

in relazione al quale deve<br />

essere valutata la<br />

proporzionalità tra <strong>il</strong><br />

contributo dei due genitori<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>,<br />

e, dall’altro, costituisce <strong>il</strong><br />

principio base, entro <strong>il</strong> cui<br />

ambito e limiti i cinque<br />

criteri, con funzione<br />

integrativa, sono destinati ad<br />

o<strong>per</strong>are” ( 498 ).


Risulta evidente che non vi<br />

sono più spazi <strong>per</strong><br />

valutazioni di equità da parte<br />

del giudice, tenuto ad<br />

accertare e valutare una serie<br />

di elementi di natura sia<br />

<strong>per</strong>sonale che economica e<br />

patrimoniale, che la legge<br />

stessa indica ( 499 ).<br />

1.1. Le “attuali esigenze” del<br />

<strong>figli</strong>o.


Le esigenze dei <strong>figli</strong><br />

devono essere dedotte<br />

tenendo conto dell’età, della<br />

loro situazione <strong>per</strong>sonale,<br />

dell’ambiente sociale in cui<br />

vivono i genitori, delle<br />

modalità della loro vita<br />

quotidiana ( 500 ).<br />

I <strong>figli</strong>, <strong>nel</strong>le loro diverse<br />

fasi di crescita e di sv<strong>il</strong>uppo<br />

della <strong>per</strong>sonalità, hanno<br />

esigenze molteplici, che non<br />

si riferiscono ai soli bisogni


alimentari, ma anche a<br />

quanto loro necessita in<br />

relazione all’assetto<br />

abitativo, all’istruzione ed<br />

educazione, alla salute,<br />

all’attività ricreativa e<br />

sportiva, <strong>per</strong> sv<strong>il</strong>uppare<br />

appieno la loro <strong>per</strong>sona sia<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o fisico che<br />

psicologico ( 501 ).<br />

Si deve comunque<br />

realizzare quanto prescrive l’<br />

art. 147 c.c., che impone ai


genitori di adempiere<br />

all’obbligo del <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> tenendo conto delle<br />

loro inclinazioni, aspirazioni<br />

e capacità, e <strong>per</strong>tanto<br />

“l’attualità” delle esigenze<br />

cui fa riferimento la norma<br />

deve essere interpretata <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

prospettiva dello specifico<br />

progetto di educazione e<br />

crescita dei <strong>figli</strong>, <strong>nel</strong> contesto<br />

sociale ed economico di<br />

appartenenza dei genitori. <strong>Il</strong><br />

provvedimento del giudice


viene adottato rebus sic<br />

stantibus ed è <strong>per</strong>tanto<br />

soggetto a revisione, <strong>nel</strong> caso<br />

sopravvengano nuovi<br />

elementi di fatto.<br />

1.2. <strong>Il</strong> tenore di vita goduto<br />

dal <strong>figli</strong>o in costanza di<br />

convivenza dei genitori.<br />

<strong>Il</strong> tenore di vita<br />

precedentemente goduto dal<br />

<strong>figli</strong>o, durante la convivenza


dei genitori, costituisce solo<br />

uno dei parametri di<br />

valutazione, che concorre con<br />

gli altri criteri indicati dagli<br />

artt. 148 e 155 c.c. a<br />

determinare l’assegno a suo<br />

favore.<br />

Le valutazioni sul tenore<br />

di vita, che devono essere<br />

effettuate dal giudice <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione dell’assegno<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, sono analoghe a<br />

quelle già svolte nei<br />

precedenti capitoli, in


elazione all’assegno a<br />

favore del <strong>coniuge</strong> separato e<br />

divorziato. <strong>Il</strong> tenore di vita<br />

cui fare riferimento sarà<br />

<strong>per</strong>tanto quello<br />

corrispondente alle risorse<br />

economiche dei genitori e<br />

tendenzialmente analogo, <strong>per</strong><br />

quanto possib<strong>il</strong>e, a quello<br />

goduto in precedenza ( 502 ).<br />

Le esigenze del <strong>figli</strong>o, i<br />

bisogni, le abitudini, le<br />

legittime aspirazioni di


questi, e in genere le sue<br />

prospettive di vita - non<br />

potranno non essere<br />

condizionate dal contesto<br />

sociale, oltre che dallo<br />

standard economico, in cui <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o ha vissuto con i<br />

genitori ( 503 ).<br />

1.3. I tempi di <strong>per</strong>manenza<br />

presso ciascun genitore.<br />

Nello spirito della l. 54/06,


che valorizza <strong>il</strong> principio di<br />

bigenitorialità e l’attivo<br />

svolgimento del ruolo<br />

genitoriale, i tempi di<br />

<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />

ciascun genitore assumono<br />

particolare r<strong>il</strong>evanza ai fini<br />

della quantificazione<br />

dell’assegno ( 504 ).<br />

La <strong>per</strong>manenza presso <strong>il</strong><br />

genitore non collocatario che<br />

si protragga <strong>per</strong> alcuni giorni<br />

durante la settimana, oltre <strong>il</strong>


canonico week end<br />

quindicinale, e in pari misura<br />

con <strong>il</strong> genitore collocatario<br />

durante i <strong>per</strong>iodi di vacanza<br />

scolastica, comporta un<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto da<br />

parte del genitore non<br />

collocatario in tali <strong>per</strong>iodi, di<br />

cui <strong>il</strong> giudice deve tener<br />

conto <strong><strong>nel</strong>la</strong> quantificazione<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico da<br />

corrispondersi all’altro<br />

genitore.<br />

Tale valutazione potrà, o


meno, comportare una<br />

riduzione dell’importo o<br />

delle mens<strong>il</strong>ità dell’assegno,<br />

in quanto la r<strong>il</strong>evanza del<br />

tempo deve essere correlata<br />

agli altri criteri indicati<br />

dall’art. 155 c.c. e al reddito<br />

dei genitori.<br />

L’applicazione dell’attuale<br />

normativa in relazione al<br />

criterio del tempo di<br />

<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />

<strong>il</strong> genitore non collocatario si<br />

pone in un’ottica nuova e in


un contesto diverso rispetto<br />

alla questione relativa al<br />

mancato adempimento della<br />

corresponsione dell’assegno<br />

al genitore affidatario <strong>nel</strong><br />

<strong>per</strong>iodo coincidente con la<br />

vacanza estiva del <strong>figli</strong>o con<br />

<strong>il</strong> genitore non affidatario,<br />

che era stata in passato<br />

oggetto di numerose<br />

pronunce. All’epoca, la<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

riteneva che l’obbligo di<br />

pagamento dell’assegno di


<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> non<br />

veniva meno nei <strong>per</strong>iodi di<br />

vacanza degli stessi presso <strong>il</strong><br />

genitore non affidatario, pur<br />

facendo salva in alcuni casi<br />

la richiesta di una riduzione<br />

proporzionale dell’assegno in<br />

relazione alla quantità e<br />

soprattutto alla durata del<br />

soggiorno dei <strong>figli</strong> presso<br />

questi ( 505 ).<br />

1.4. Le risorse economiche di


entrambi i genitori.<br />

Nella determinazione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, <strong>il</strong><br />

giudice deve tenere conto<br />

delle risorse economiche<br />

individuali dei genitori.<br />

Conservano piena validità<br />

i principi elaborati dalla<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> vigenza della<br />

precedente normativa con


iferimento ai criteri indicati<br />

dall’art. 148 c.c., e <strong>per</strong>tanto<br />

la capacità economica dei<br />

genitori deve essere valutata<br />

in ragione del complessivo<br />

patrimonio di ciascuno,<br />

costituito oltre che dai redditi<br />

di lavoro subordinato o<br />

autonomo, da ogni altra<br />

forma di reddito o ut<strong>il</strong>ità,<br />

quali <strong>il</strong> valore dei beni<br />

mob<strong>il</strong>i o immob<strong>il</strong>i posseduti,<br />

le quote di partecipazione<br />

sociale, i proventi di


qualsiasi natura <strong>per</strong>cepiti<br />

( 506 ).<br />

A differenza di quanto<br />

avviene <strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />

dell’assegno spettante al<br />

<strong>coniuge</strong> separato o<br />

divorziato, la quantificazione<br />

dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non si<br />

fonda su una rigida<br />

comparazione della<br />

situazione patrimoniale di<br />

ciascun <strong>coniuge</strong>, ma sulla<br />

valutazione globale di più


elementi, come indicati negli<br />

artt. 148 e 155 c.c. ( 507 ).<br />

<strong>Il</strong> giudice dovrà <strong>per</strong>tanto<br />

valutare anche la capacità di<br />

lavoro, professionale o<br />

casalingo, di ciascun<br />

genitore, e valorizzare le<br />

accertate potenzialità<br />

reddituali dei coniugi ( 508 ).<br />

D’altro canto, dovrà altresì<br />

tenere presenti gli oneri<br />

economici che gravano su<br />

ciascun genitore, quali le


spese <strong>per</strong> far fronte alle<br />

proprie esigenze abitative o <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> di altri <strong>figli</strong>.<br />

La giurisprudenza, di<br />

legittimità e di merito, ha<br />

evidenziato che ai fini della<br />

determinazione<br />

dell’ammontare dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> a favore dei<br />

<strong>figli</strong>, è legittimo tener conto<br />

della voce di spesa costituita<br />

dall’importo del canone<br />

necessario <strong>per</strong> la locazione<br />

della casa di abitazione, sia


<strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore non<br />

collocatario che ha<br />

presumib<strong>il</strong>mente dovuto<br />

lasciare la casa fam<strong>il</strong>iare, sia<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore collocatario,<br />

considerato anche che grava<br />

su entrambi i genitori<br />

l’obbligo di contribuire<br />

all’opportuna<br />

predisposizione di una stab<strong>il</strong>e<br />

organizzazione domestica<br />

idonea a soddisfare le<br />

necessità dei <strong>figli</strong> presso


ciascun genitore ( 509 ).<br />

Quanto all’obbligo di<br />

provvedere al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> naturali avuti da<br />

un’altra unione, la<br />

giurisprudenza è orientata ad<br />

ammettere che <strong>il</strong> giudice non<br />

può trascurare di considerare,<br />

<strong>nel</strong> valutare la capacità<br />

patrimoniale del genitore,<br />

anche gli obblighi di natura<br />

economica che incombono<br />

<strong>per</strong> legge su questi <strong>per</strong> <strong>il</strong>


<strong>mantenimento</strong> di altro <strong>figli</strong>o,<br />

nato fuori dal matrimonio<br />

( 510 ).<br />

Tuttavia, in relazione a<br />

intervenuti mutamenti delle<br />

condizioni economiche e di<br />

vita dei genitori, si è anche<br />

sostenuto che <strong>il</strong> solo<br />

cambiamento della<br />

condizione fam<strong>il</strong>iare del<br />

genitore tenuto all’assegno<br />

<strong>per</strong> la formazione di una<br />

nuova famiglia, e le sue


accresciute responsab<strong>il</strong>ità,<br />

non comprovano una<br />

modifica delle sue condizioni<br />

economiche e non<br />

legittimano di <strong>per</strong> sé una<br />

diminuzione del contributo<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

nati in precedenza, poiché la<br />

costituzione di un nuovo<br />

nucleo fam<strong>il</strong>iare è<br />

espressione di una scelta e<br />

non di una necessità e lascia<br />

inalterata la consistenza degli<br />

obblighi nei confronti della


prole ( 511 ).<br />

Nessuna r<strong>il</strong>evanza ai fini<br />

della determinazione o della<br />

revisione dell’assegno <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong>, assume poi la<br />

convivenza del genitore,<br />

collocatario o meno, con<br />

altra <strong>per</strong>sona. Nel caso che <strong>il</strong><br />

genitore collocatario goda di<br />

prestazioni economiche da<br />

parte del proprio convivente,<br />

non muta la portata<br />

dell’obbligo del genitore non


collocatario di contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, non<br />

potendo lo stesso giovarsi di<br />

eventuali condizioni di<br />

favore esistenti nei rapporti<br />

tra l’altro genitore ed <strong>il</strong><br />

convivente medesimo, tenuto<br />

anche conto della precarietà<br />

di tali rapporti, privi di<br />

adeguata tutela giuridica<br />

( 512 ). Qualora sia <strong>il</strong> genitore<br />

non collocatario a convivere<br />

more uxorio con altra


<strong>per</strong>sona, non potrà<br />

ugualmente far valere<br />

l’eventuale onere economico,<br />

gravante su di lui, <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> della<br />

convivente ( 513 ).<br />

1 . 5 . La valenza economica<br />

dei compiti domestici e di<br />

cura assunti da ciascun<br />

genitore<br />

<strong>Il</strong> novellato art. 155 c.c.


valorizza <strong>il</strong> ruolo svolto da<br />

ciascun genitore <strong><strong>nel</strong>la</strong> cura e<br />

crescita dei <strong>figli</strong>, attribuendo<br />

un valore economico ai<br />

compiti domestici e<br />

all’accudimento della prole.<br />

È un riconoscimento<br />

importante sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

sociale e culturale, che<br />

consente di dare valore alla<br />

scelta di priv<strong>il</strong>egiare la cura<br />

dei <strong>figli</strong>, soprattutto di tenera<br />

età, rispetto ad una attività<br />

extradomestica, così come al


tempo dedicato alla loro<br />

cura.<br />

L’attribuzione di valore ai<br />

compiti domestici e di cura<br />

non riguarda tuttavia <strong>il</strong> solo<br />

parametro del “tempo”,<br />

dovendosi necessariamente<br />

effettuare una valutazione<br />

qualitativa dei compiti che <strong>il</strong><br />

genitore svolge,<br />

quotidianamente, o <strong>nel</strong> fine<br />

settimana o in <strong>per</strong>iodi di<br />

vacanza.<br />

Nella cura quotidiana dei


<strong>figli</strong> sono infatti ricomprese<br />

attività che riguardano <strong>il</strong><br />

soddisfacimento di loro<br />

esigenze materiali primarie<br />

(preparazione dei pasti, cura<br />

dell’abbigliamento, dei locali<br />

domestici, attività ludiche),<br />

la vicinanza fisica ed<br />

emotiva con condivisione o<br />

compartecipazione agli<br />

eventi della quotidianità, ma<br />

anche oneri quali <strong>il</strong> portare, o<br />

riprendere, i <strong>figli</strong> a scuola ad<br />

ore fisse;


l’accompagnamento ad<br />

attività extrascolastiche;<br />

l’aus<strong>il</strong>io <strong>nel</strong>l’esecuzione dei<br />

compiti scolastici e <strong>nel</strong>lo<br />

studio; l’accompagnamento a<br />

visite mediche, ad esami<br />

diagnostici, ed altro ancora<br />

( 514 ). Attività che sono<br />

qualitativamente diverse da<br />

quelle ludiche che vengono<br />

prevalentemente svolte nei<br />

giorni festivi e in vacanza.


2. L’accertamento dei redditi<br />

dei genitori e le indagini di<br />

polizia tributaria.<br />

La normativa che<br />

disciplina <strong>il</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> e di divorzio<br />

prevede l’obbligo <strong>per</strong> ciascun<br />

genitore di dare al giudice<br />

ogni informazione sulle<br />

proprie risorse economiche.<br />

Questo dovere di veridicità<br />

( 515 ), che deve essere


adempiuto mediante<br />

allegazione al ricorso e alla<br />

memoria difensiva delle<br />

ultime dichiarazioni dei<br />

redditi presentate, è previsto<br />

sia dall’art. 706, comma 3,<br />

c.c., che dall’art. 4, comma 6,<br />

l. div..<br />

La l. 54/06 è poi<br />

intervenuta rimodulando,<br />

all’art. 155, comma 6, c.c., <strong>il</strong><br />

potere del giudice di disporre<br />

accertamenti di polizia<br />

tributaria, sino ad oggi


previsto e regolamentato<br />

dall’art. 5, comma 9, l. div.,<br />

che veniva applicato <strong>per</strong><br />

analogia al procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale. Ai<br />

sensi dell’ultimo comma<br />

dell’art. 155 c.c., se le<br />

informazioni di carattere<br />

economico fornite dai<br />

genitori non risultano<br />

sufficientemente<br />

documentate, <strong>il</strong> giudice<br />

dispone un accertamento<br />

della polizia tributaria sui


edditi e sui beni oggetto<br />

della contestazione, anche se<br />

intestati a soggetti diversi.<br />

L’estensione delle indagini<br />

della polizia tributaria<br />

rispetto ai terzi costituisce<br />

una innovazione introdotta<br />

dalla l. 54/06, e può essere<br />

disposta solo quando si tratta<br />

di accertamenti reputati dal<br />

giudice necessari data la<br />

presenza di <strong>figli</strong> cui<br />

provvedere ( 516 ).


Circa i presupposti<br />

richiesti dalla legge <strong>per</strong>ché le<br />

indagini di polizia tributaria<br />

possano essere autorizzate,<br />

sussistono ogni volta che sia<br />

registrab<strong>il</strong>e una significativa<br />

discrasia tra le risultanze dei<br />

documenti di natura<br />

economica prodotti dalle<br />

parti e quanto emerge, anche<br />

in via indiziaria, da altre<br />

acquisizioni processuali circa<br />

<strong>il</strong> tenore di vita goduto in<br />

costanza di matrimonio o,


più in generale, la situazione<br />

patrimoniale della famiglia<br />

( 517 ).<br />

3. Le spese straordinarie.<br />

La l. 54/06 nulla ha<br />

previsto circa le c.d. spese<br />

straordinarie a favore dei<br />

<strong>figli</strong>, che di prassi sono<br />

indicate negli accordi tra i<br />

genitori, come nei<br />

provvedimenti giudiziari,


quali oneri integrativi del<br />

<strong>mantenimento</strong> diretto o<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico, posti<br />

a carico di entrambi i<br />

genitori, in misura paritaria o<br />

proporzionale al reddito di<br />

ciascuno.<br />

La questione delle spese<br />

straordinarie è spesso motivo<br />

di contenzioso tra i genitori,<br />

non essendovi certezza <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

legge sulla definizione di<br />

“spese straordinarie”, sulla<br />

loro specifica individuazione,


sulla r<strong>il</strong>evanza o meno del<br />

consenso del genitore non<br />

collocatario tenuto al<br />

rimborso, ed essendo molto<br />

gravoso l’iter processuale <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o delle somme<br />

dovute al genitore che le ha<br />

anticipate.<br />

In ordine alla definizione<br />

di “spese straordinarie”, la<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

ha precisato che trattasi di<br />

quegli oneri che si<br />

ricollegano ad eventi


eccezionali ed imprevedib<strong>il</strong>i<br />

che non rientrano <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

consuetudine e <strong>nel</strong>le normali<br />

esigenze di vita dei <strong>figli</strong>, con<br />

particolare riferimento alla<br />

salute ( 518 ), e che non<br />

possono considerarsi esigui<br />

in relazione al tenore di vita<br />

della famiglia, secondo le<br />

capacità economiche dei<br />

genitori.<br />

È stata posta in evidenza<br />

anche la distinzione tra spese


straordinarie e spese inerenti<br />

le decisioni di maggior<br />

interesse <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>,<br />

sostenendo che solo in<br />

relazione a queste ultime si<br />

renderebbe imprescindib<strong>il</strong>e<br />

la necessità del previo<br />

consenso dell’altro genitore,<br />

decisivo <strong>per</strong> <strong>il</strong> sorgere del<br />

diritto al rimborso, fatte<br />

salve le situazioni di urgenza<br />

( 519 ).<br />

La giurisprudenza di


legittimità ha tuttavia<br />

recentemente affermato che<br />

“l’art. 155 cod. civ., <strong>nel</strong><br />

rimettere alle determinazioni<br />

di entrambi i coniugi le<br />

scelte di maggior interesse<br />

<strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, non impone,<br />

riguardo ad esse, alcuno<br />

specifico onere di<br />

informazione al genitore<br />

affidatario, dovendo tale<br />

onere ritenersi<br />

implicitamente gravante su<br />

quest’ultimo … <strong>nel</strong> solo caso


in cui l’informazione sia<br />

necessaria affinchè <strong>il</strong><br />

genitore non affidatario<br />

possa partecipare alla<br />

decisione con riguardo ad<br />

eventi eccezionali ed<br />

imprevedib<strong>il</strong>i. Ne consegue<br />

che, <strong>nel</strong>le scelte "di maggior<br />

interesse" della vita<br />

quotidiana del minore -<br />

quali, di regola, quelle<br />

attinenti alla sua istruzione<br />

… ciascun genitore, in ogni<br />

caso ed in ogni tempo, ha un


autonomo potere di attivarsi<br />

nei confronti dell’altro <strong>per</strong><br />

concordarne le eventuali<br />

modalità, e, in difetto,<br />

ricorrere all’autorità<br />

giudiziaria” ( 520 ).<br />

Negli accordi di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio, o di<br />

cessazione della convivenza<br />

more uxorio, le parti hanno la<br />

tendenza a ricomprendere tra<br />

le “spese straordinarie” un<br />

insieme generico di spese


elative alla frequentazione<br />

scolastica (libri, gite, etc.), a<br />

corsi di studio all’estero,<br />

lezioni private, sport, attività<br />

ludiche e ricreative, oltre che<br />

a cure mediche,<br />

specialistiche o meno, esami<br />

clinici, acquisto di farmaci,<br />

etc.. Spesso queste spese<br />

vengono forfettizzate ed<br />

integrate <strong>nel</strong>l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, soluzione che<br />

consente di prevenire<br />

situazioni conflittuali tra i


genitori, ma lascia<br />

inevitab<strong>il</strong>mente prive di<br />

tutela situazioni<br />

imprevedib<strong>il</strong>i che potrebbero<br />

essere finanziariamente<br />

onerose.<br />

Nei provvedimenti emessi<br />

dal giudice, di regola tali<br />

spese non vengono incluse<br />

forfettariamente <strong>nel</strong>l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico in quanto sono<br />

diffic<strong>il</strong>mente quantificab<strong>il</strong>i<br />

preventivamente e soggette a<br />

variazioni anche sensib<strong>il</strong>i. <strong>Il</strong>


giudice, considerata la<br />

situazione <strong>per</strong>sonale e<br />

patrimoniale dei genitori e le<br />

loro domande processuali,<br />

nonché tenute presenti le<br />

esigenze dei <strong>figli</strong>, può<br />

disporre, a titolo integrativo<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico, la<br />

suddivisione delle spese<br />

straordinarie tra i genitori, in<br />

misura paritaria o<br />

diversamente proporzionale.<br />

In mancanza di uno<br />

specifico provvedimento del


giudice in ordine alla<br />

suddivisione delle spese<br />

straordinarie o all’obbligo<br />

del genitore non collocatario<br />

di contribuire pro quota a<br />

dette spese, costante<br />

giurisprudenza ritiene che<br />

tale omissione di pronuncia<br />

non può che essere<br />

interpretata come obbligo <strong>per</strong><br />

entrambi i genitori di<br />

contribuire in pari misura<br />

alle spese ( 521 ).


Nei casi in cui, come<br />

prevede di regola l’art. 155<br />

c.c., l’esercizio della potestà<br />

<strong>per</strong>manga in capo ad<br />

entrambi i genitori, la<br />

decisione in merito alla<br />

necessità delle spese<br />

straordinarie e al modo in cui<br />

debbano essere affrontate,<br />

compete agli stessi, ed<br />

eventuali controver- sie<br />

saranno risolte ricorrendo<br />

alla procedura indicata


dall’art. 709-ter c.p.c. ( 522 ).<br />

<strong>Il</strong> provvedimento che<br />

dispone l’obbligo al<br />

pagamento pro quota delle<br />

spese straordinarie, non<br />

costituisce titolo esecutivo ai<br />

sensi dell’art. 474 c.p.c., non<br />

potendo <strong>il</strong> predetto obbligo,<br />

che nulla specifica rispetto al<br />

quantum debeatur, essere<br />

considerato un diritto certo,<br />

liquido ed esigib<strong>il</strong>e ( 523 ).<br />

Né <strong>il</strong> giudice


dell’esecuzione può svolgere<br />

qualsivoglia attività<br />

istruttoria diretta<br />

all’accertamento e alla<br />

quantificazione del credito,<br />

essendo la parte priva di<br />

titolo esecutivo.<br />

Secondo l’orientamento<br />

giurisprudenziale<br />

maggioritario, <strong>il</strong> genitore che<br />

ha anticipato spese<br />

straordinarie <strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, che<br />

l’altro obbligato non intende<br />

riconoscere, dovrà, al fine di


legittimare l’esecuzione<br />

forzata ex art. 474 c.p.c.,<br />

munirsi di un valido titolo<br />

esecutivo rivolgendosi al<br />

giudice ordinario, <strong>il</strong> quale<br />

accerterà la natura di spesa<br />

straordinaria sostenuta, così<br />

da verificare l’avveramento<br />

dell’evento futuro e incerto<br />

cui è subordinata l’efficacia<br />

della condanna ( 524 ).<br />

Anche <strong>nel</strong>l’attuale vigenza<br />

della normativa che


priv<strong>il</strong>egia l’affidamento<br />

condiviso <strong>per</strong>mangono<br />

dunque delle difficoltà, in<br />

particolare quando viene<br />

concordato o disposto <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto, che<br />

fanno ritenere opportuno un<br />

provvedimento che individui,<br />

in modo chiaro ed analitico,<br />

le spese che esulano dalla<br />

quotidianità, fissando altresì<br />

le <strong>per</strong>centuali di ripartizione<br />

tra i genitori, che devono<br />

rispecchiare le rispettive


capacità contributive ( 525 ).<br />

Una recente pronuncia<br />

della Suprema Corte ha<br />

tuttavia sostenuto un diverso<br />

orientamento, affermando<br />

che “<strong>il</strong> provvedimento con <strong>il</strong><br />

quale, in sede di <strong>separazione</strong>,<br />

si stab<strong>il</strong>isce che <strong>il</strong> genitore<br />

non affidatario paghi, sia<br />

pure "pro quota", le spese<br />

mediche e scolastiche<br />

ordinarie relative ai <strong>figli</strong><br />

costituisce idoneo titolo


esecutivo e non richiede un<br />

ulteriore intervento del<br />

giudice in sede di cognizione,<br />

qualora <strong>il</strong> genitore creditore<br />

possa allegare e<br />

documentare l’effettiva<br />

sopravvenienza degli esborsi<br />

indicati <strong>nel</strong> titolo e la<br />

relativa entità, salvo <strong>il</strong><br />

diritto dell’altro <strong>coniuge</strong> di<br />

contestare l’esistenza del<br />

credito <strong>per</strong> la non<br />

riconducib<strong>il</strong>ità degli esborsi<br />

a spese necessarie o <strong>per</strong>


violazione delle modalità<br />

d’individuazione dei bisogni<br />

del minore” ( 526 ).<br />

4 . Modalità di<br />

corresponsione e decorrenza<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico.<br />

Qualora <strong>il</strong> giudice<br />

disponga la corresponsione di<br />

un assegno, si tratterà di una<br />

somma fissa da erogarsi<br />

<strong>per</strong>iodicamente, ogni mese,


al genitore presso <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o è collocato, da<br />

intendersi quale rata mens<strong>il</strong>e<br />

di un importo annuale,<br />

determinato tenendo conto<br />

dei criteri indicati dagli artt.<br />

148 e 155 c.c. ( 527 ). Potrà<br />

anche essere disposta o<br />

concordata, come<br />

frequentemente avviene, una<br />

forma “mista” di<br />

adempimento, dove l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico viene integrato


dall’assunzione diretta da<br />

parte di un genitore di<br />

specifici capitoli di spesa<br />

(abbigliamento, o spese<br />

scolastiche, spese mediche,<br />

etc.).<br />

Non è da escludersi la<br />

possib<strong>il</strong>ità di un accordo tra<br />

le parti o di un<br />

provvedimento giudiziario<br />

che limiti l’erogazione<br />

temporale dell’assegno,<br />

prevedendone ad esempio la<br />

sospensione durante un lungo


<strong>per</strong>iodo di vacanze estive del<br />

<strong>figli</strong>o con <strong>il</strong> genitore non<br />

collocatario. Recente<br />

giurisprudenza di legittimità,<br />

successiva all’entrata in<br />

vigore della l. 54/06, pur<br />

confermando <strong>il</strong> pregresso<br />

consolidato orientamento,<br />

secondo cui <strong>il</strong> pagamento<br />

dell’assegno <strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non<br />

può essere sospeso nei<br />

<strong>per</strong>iodi in cui gli stessi<br />

vivano presso <strong>il</strong> genitore non<br />

affidatario, né quest’ultimo


può ritenersi sollevato<br />

dall’obbligo di<br />

corresponsione dell’assegno<br />

medesimo <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo in cui<br />

i minori si trovino presso di<br />

lui ed egli provveda,<br />

<strong>per</strong>tanto, in modo esclusivo,<br />

al loro <strong>mantenimento</strong>, ha<br />

ammesso che la quantità e la<br />

durata dei <strong>per</strong>iodi nei quali i<br />

<strong>figli</strong> vivono con <strong>il</strong> genitore<br />

non affidatario, possono<br />

giustificare una riduzione<br />

proporzionale della misura


del contributo ( 528 ).<br />

L’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

decorre dalla data della<br />

domanda proposta dal<br />

genitore <strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio, atteso<br />

che i diritti ed i doveri dei<br />

genitori verso la prole non<br />

subiscono alcuna variazione<br />

a seguito della pronuncia di<br />

<strong>separazione</strong> o di divorzio,<br />

rimanendo identico l’obbligo


di ciascuno dei coniugi di<br />

contribuire, in proporzione<br />

delle sue capacità,<br />

all’assistenza e al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, dalla<br />

loro nascita ( 529 ). Analogo<br />

principio vale <strong>per</strong> i genitori<br />

naturali, tenuti al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> fuori<br />

dal matrimonio.<br />

5. L’adeguamento automatico<br />

dell’assegno.


<strong>Il</strong> novellato art. 155,<br />

comma 5, c.c. dispone che<br />

"l’assegno è<br />

automaticamente adeguato<br />

agli indici ISTAT in difetto di<br />

altro parametro indicato<br />

dalle parti o dal giudice".<br />

Questa disposizione<br />

consente di mantenere <strong>il</strong><br />

contributo del genitore al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

concretamente attuale<br />

nonostante l’aumento del<br />

costo della vita, riducendo la


necessità di ricorrere in<br />

giudizio, <strong>nel</strong> corso del tempo,<br />

<strong>per</strong> la revisione dell’assegno.<br />

La l. 54/06 ha così colmato<br />

una lacuna normativa<br />

esistente <strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, che non prevedeva<br />

l’adeguamento automatico<br />

dell’assegno, e al quale<br />

veniva quindi applicato <strong>per</strong><br />

analogia quanto disposto in<br />

merito dall’art. 6, comma 11,


l. div. ( 530 ).<br />

Tuttavia, volendo far salva<br />

la libertà delle parti di<br />

concordare un criterio di<br />

adeguamento dell’assegno<br />

<strong>per</strong> i <strong>figli</strong>, l’art. 155, comma<br />

5, c.c. prevede l’applicazione<br />

dell’indice Istat solo “in<br />

difetto” di altro parametro<br />

indicato dalle parti o dal<br />

giudice, con ciò ponendosi in<br />

contrasto con la disciplina<br />

dell’art. 6, l. div., secondo la


quale <strong>il</strong> criterio di<br />

adeguamento automatico<br />

dell’assegno deve essere<br />

determinato “almeno” con<br />

riferimento agli indici Istat.<br />

In ogni caso, <strong>il</strong> giudice<br />

deve decidere “con esclusivo<br />

riferimento all’interesse<br />

morale e materiale” della<br />

prole, e non può ritenere<br />

legittimi accordi tra i<br />

genitori contrari a tale<br />

interesse, anche sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o di una indicizzazione


non adeguata all’aumento del<br />

costo della vita e alla<br />

conseguente soddisfazione<br />

delle esigenze dei <strong>figli</strong>.<br />

6 . La contribuzione al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> con<br />

altre modalità.<br />

L’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

minori, o maggiorenni non<br />

autonomi economicamente,


può essere adempiuto dai<br />

genitori, in sede di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale o<br />

divorzio, anche mediante un<br />

accordo che attribuisca ai<br />

<strong>figli</strong> la proprietà di beni<br />

mob<strong>il</strong>i od immob<strong>il</strong>i, o<br />

impegni l’uno o entrambi ad<br />

effettuare tali attribuzioni<br />

patrimoniali.<br />

La giurisprudenza,<br />

<strong>nel</strong>l’ammettere la validità di<br />

tali accordi, ha precisato che<br />

non si tratta di una


donazione, bensì costituisce<br />

applicazione del principio,<br />

stab<strong>il</strong>ito dall’art. 1322 c.c.,<br />

della libertà dei soggetti di<br />

<strong>per</strong>seguire con lo strumento<br />

contrattuale interessi<br />

meritevoli di tutela secondo<br />

l’ordinamento giuridico<br />

( 531 ).<br />

L’accordo, se recepito <strong>nel</strong><br />

provvedimento di<br />

<strong>separazione</strong> o di divorzio,<br />

comporta l’immediata e


definitiva acquisizione al<br />

patrimonio dei <strong>figli</strong> della<br />

proprietà dei beni che l’uno o<br />

entrambi i genitori abbiano<br />

loro attribuito o si siano<br />

impegnati ad attribuire, e non<br />

è soggetto né alla risoluzione<br />

<strong>per</strong> inadempimento, a norma<br />

dell’art. 1453 c.c., né<br />

all’eccezione<br />

d’inadempimento, ai sensi<br />

dell’art. 1460 c.c. ( 532 ).<br />

L’obbligo assunto dal


genitore di attribuire ai <strong>figli</strong><br />

la proprietà di un bene,<br />

sanzionato in forma specifica<br />

dall’art. 2392 c.c., è<br />

trasmissib<strong>il</strong>e agli eredi del<br />

promittente, in quanto trova<br />

<strong>il</strong> suo titolo non già <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

prestazione di <strong>mantenimento</strong>,<br />

che, nei limiti costituiti dal<br />

valore dei beni attribuiti o da<br />

attribuire è<br />

convenzionalmente liquidata<br />

e sostituita dall’impegno<br />

negoziale, ma <strong>nel</strong>l’accordo


che l’ha estinta ( 533 ).<br />

Altre modalità di<br />

adempimento dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> sono<br />

configurab<strong>il</strong>i, quali<br />

l’attribuzione diretta ai <strong>figli</strong><br />

dei frutti di beni e capitali, o<br />

la corresponsione di una<br />

somma in unica soluzione,<br />

con la sola avvertenza che<br />

una tale ipotesi può avere<br />

un’efficacia solo rebus sic<br />

stantibus e non può


considerarsi definitiva ( 534 ).<br />

Si è anche ritenuto che<br />

l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

possa essere adempiuto con <strong>il</strong><br />

trasferimento da un genitore<br />

all’altro di beni immob<strong>il</strong>i sui<br />

quali sia stato apposto un<br />

vincolo di destinazione ex<br />

art. 2645-ter c.c. ( 535 ), che<br />

consenta di sottrarre i beni<br />

medesimi alla libera<br />

disponib<strong>il</strong>ità del genitore,<br />

"impegnando gli stessi al


preminente interesse dei <strong>figli</strong><br />

(<strong>per</strong>altro, attenuando <strong>il</strong><br />

rischio di espropriazione da<br />

parte di eventuali creditori)"<br />

( 536 ).<br />

La stessa finalità di<br />

“separatezza dei beni” e<br />

tutela dei <strong>figli</strong> beneficiari<br />

rispetto ai terzi può essere<br />

realizzata con l’istituzione di<br />

un trust ( 537 ), concordata tra<br />

i genitori in sede di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio ( 538 ).


7. La revisione dell’assegno.<br />

L’art. 155-ter c.c.,<br />

introdotto dalla l. 54/06,<br />

riconosce <strong>il</strong> diritto di ciascun<br />

genitore di chiedere in ogni<br />

tempo la revisione delle<br />

disposizioni relative alla<br />

misura e alla modalità del<br />

contributo al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>.<br />

La revisione dell’assegno<br />

<strong>per</strong> i <strong>figli</strong> non richiede come


presupposto la<br />

sopravvenienza di giustificati<br />

motivi, come invece richiesto<br />

dall’art. 156 c.c. <strong>per</strong> la<br />

modifica dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

separato e dall’art. 9 l. div.<br />

<strong>per</strong> la revisione dell’assegno<br />

di divorzio <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong>.<br />

La necessità di modificare<br />

la misura e la modalità del<br />

contributo economico dei<br />

genitori può infatti essere<br />

determinata anche da nuove


valutazioni di circostanze<br />

preesistenti o da fatti nuovi,<br />

o da altre considerazioni<br />

<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> ( 539 ).<br />

Laddove si richieda un<br />

aumento dell’assegno<br />

motivato dalle maggiori<br />

esigenze di vita ed<br />

economiche del <strong>figli</strong>o,<br />

palesemente determinate<br />

dalla sua crescita, non si<br />

ritiene necessaria una<br />

specifica prova di tale


circostanza, considerata<br />

notoria ( 540 ).<br />

Viceversa, si ritiene che <strong>il</strong><br />

giudice di merito non possa<br />

accogliere l’istanza di<br />

riduzione dell’importo<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, motivata dal<br />

solo fatto del raggiungimento<br />

della maggiore età del <strong>figli</strong>o<br />

( 541 ).<br />

Né la formazione di una<br />

nuova famiglia legittima di


<strong>per</strong> sé una diminuzione del<br />

contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> nati<br />

in precedenza, in quanto<br />

lascia inalterata la<br />

consistenza degli obblighi<br />

nei confronti degli stessi<br />

( 542 ). Tuttavia, <strong>il</strong> giudice<br />

deve indubbiamente tenere<br />

conto, “in misura consona al<br />

tenore di vita delle parti”,<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> nati


da una nuova relazione che<br />

una di esse abbia iniziato<br />

( 543 ).<br />

Nel caso in cui sia<br />

intervenuta una modifica di<br />

fatto del collocamento del<br />

<strong>figli</strong>o, e <strong>il</strong> genitore<br />

affidatario o collocatario<br />

abbia consentito al <strong>figli</strong>o<br />

minore di andare a vivere con<br />

l’altro genitore, lo stesso è<br />

tenuto a concorrere al suo<br />

<strong>mantenimento</strong> anche prima


ed indipendentemente da un<br />

provvedimento di modifica<br />

delle condizioni della<br />

<strong>separazione</strong> o del divorzio.<br />

L’altro genitore, presso <strong>il</strong><br />

quale <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o si è recato, può<br />

proporre la domanda <strong>per</strong><br />

l’attribuzione di un assegno,<br />

che decorrerà da tale<br />

momento, e <strong>per</strong> <strong>il</strong> rimborso<br />

di quanto dovuto <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>iodo precedente, dal<br />

verificarsi del nuovo


collocamento ( 544 ).<br />

Si deve tenere presente che<br />

i provvedimenti emessi dal<br />

giudice e le condizioni<br />

concordate tra i genitori <strong>nel</strong><br />

procedimento di <strong>separazione</strong><br />

o divorzio, o di<br />

regolamentazione dei<br />

rapporti tra genitori naturali<br />

relativi al <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong>, conservano la loro<br />

valenza sostanziale e di titolo<br />

esecutivo sino ad un


successivo provvedimento<br />

giudiziario, emesso <strong>nel</strong><br />

procedimento promosso ai<br />

sensi dell’art. 710 c.p.c., che<br />

costituisce l’unico mezzo<br />

giudiziale di modifica dei<br />

suddetti titoli ( 545 ), essendo<br />

del tutto ininfluente che si<br />

siano in concreto maturati i<br />

presupposti <strong>per</strong> la revisione o<br />

la soppressione dell’assegno.<br />

<strong>Il</strong> provvedimento<br />

giudiziario di revisione


dell’assegno o di altra<br />

modalità di adempimento<br />

dell’obbligo del<br />

<strong>mantenimento</strong> non può avere<br />

decorrenza anticipata rispetto<br />

alla data della domanda di<br />

modificazione proposta ex<br />

art. 710 c.p.c., ed in specie<br />

correlata al verificarsi del<br />

fatto nuovo, e non comporta<br />

la caducazione degli effetti<br />

pregressi prodotti<br />

dall’antecedente sentenza<br />

passata in cosa giudicata (art.


2909 c.c.) ( 546 ).<br />

Per quanto riguarda la<br />

competenza a decidere sulla<br />

revisione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i <strong>figli</strong><br />

naturali, un recente<br />

orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

sostiene che, una volta<br />

attratta al tribunale <strong>per</strong> i<br />

minorenni, la competenza<br />

resta radicata presso tale<br />

tribunale anche <strong>per</strong> ogni


successiva richiesta di<br />

modifica del provvedimento<br />

adottato ( 547 ).<br />

8. La cessazione dell’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong>.<br />

L’obbligo dei genitori di<br />

contribuire al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> non si protrae sine<br />

die, ma neppure cessa<br />

automaticamente. Ne<br />

consegue che la raggiunta


maggiore età e la raggiunta<br />

autosufficienza economica<br />

del <strong>figli</strong>o non sono di <strong>per</strong> sé<br />

condizioni sufficienti a<br />

legittimare, ipso facto, la<br />

cessazione della<br />

corresponsione dell’assegno,<br />

essendo necessario un<br />

accordo in tal senso tra i<br />

genitori o tra <strong>il</strong> genitore e <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o maggiorenne, se non<br />

più convivente con <strong>il</strong><br />

genitore presso <strong>il</strong> quale<br />

viveva, o un provvedimento


del tribunale.<br />

<strong>Il</strong> genitore interessato alla<br />

declaratoria della cessazione<br />

dell’obbligo deve attivare la<br />

procedura prevista dall’art.<br />

710 c.p.c., e fornire la prova<br />

che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha raggiunto<br />

l’indipendenza economica,<br />

ovvero che lo stesso, posto<br />

<strong>nel</strong>le concrete condizioni <strong>per</strong><br />

poter addivenire alla<br />

autosufficienza economica,<br />

non ne abbia tratto profitto


<strong>per</strong> sua colpa ( 548 ) .<br />

Nel caso in cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne abbia re<strong>per</strong>ito<br />

un lavoro retribuito, si ritiene<br />

che debba corrispondere alla<br />

professionalità acquisita,<br />

anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del<br />

reddito, secondo le<br />

condizioni normali e<br />

concrete di mercato ( 549 ).<br />

<strong>Il</strong> giudice deve valutare la<br />

stab<strong>il</strong>ità del rapporto di<br />

lavoro e <strong>il</strong> trattamento


economico, e a tale proposito<br />

si è precisato che la mera<br />

prestazione di lavoro da parte<br />

del <strong>figli</strong>o occupato come<br />

apprendista non è di <strong>per</strong> sé<br />

tale da dimostrarne la totale<br />

autosufficienza economica,<br />

atteso che <strong>il</strong> complessivo<br />

contenuto dello speciale<br />

rapporto di apprendistato si<br />

distingue sotto vari prof<strong>il</strong>i,<br />

anche retributivi, da quello<br />

degli ordinari rapporti di<br />

lavoro subordinato, onde, non


essendo sufficiente <strong>il</strong> mero<br />

godimento di un reddito<br />

quale che sia, occorre invece<br />

la prova che <strong>il</strong> trattamento<br />

economico <strong>per</strong>cepito <strong>nel</strong><br />

medesimo rapporto di<br />

apprendistato sia idoneo,<br />

proporzionato e sufficiente ai<br />

sensi dell’art. 36 Cost., ad<br />

assicurare all’apprendista,<br />

<strong>per</strong> la sua stessa entità e con<br />

riferimento anche alla durata,<br />

passata e futura, del rapporto,<br />

l’autosufficienza economica


( 550 ).<br />

Una volta dichiarato<br />

cessato l’obbligo del genitore<br />

di contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne, <strong>il</strong> sopravvento<br />

di circostanze ulteriori che<br />

possano determinare l’effetto<br />

di rendere questi nuovamente<br />

privo di lavoro e<br />

sostentamento economico,<br />

non possono far risorgere un<br />

obbligo di <strong>mantenimento</strong> i


cui presupposti erano già<br />

venuti meno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

raggiungimento di una<br />

adeguata capacità lavorativa<br />

( 551 ). In tal caso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

dovrà agire <strong>per</strong> richiedere ai<br />

genitori gli alimenti, ex art.<br />

433 c.c..<br />

Nella diversa ipotesi in cui<br />

<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o maggiorenne, posto<br />

<strong>nel</strong>le concrete condizioni <strong>per</strong><br />

poter addivenire<br />

all’autosufficienza


economica, non ne abbia<br />

ancora tratto profitto, <strong>il</strong><br />

genitore dovrà fornire la<br />

prova che ciò dipende da una<br />

condotta colpevole del <strong>figli</strong>o<br />

stesso, che <strong>per</strong>siste in un<br />

atteggiamento di inerzia<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di un lavoro<br />

compatib<strong>il</strong>e con le sue<br />

attitudini, rifiuta le occasioni<br />

che gli vengano offerte o<br />

abbandona senza valide<br />

giustificazioni <strong>il</strong> posto di<br />

lavoro da lui occupato.


Tuttavia, è stata ritenuta<br />

l’assenza di colpa ed inerzia<br />

da parte del <strong>figli</strong>o che rifiuti<br />

una sistemazione inadeguata<br />

rispetto alla sua preparazione<br />

ed alle sue attitudini,<br />

compatib<strong>il</strong>mente con le<br />

condizioni economiche della<br />

famiglia, sempre che tali sue<br />

aspirazioni siano realizzab<strong>il</strong>i<br />

in ragionevoli limiti<br />

temporali ( 552 ).


CAPITOLO XIII<br />

DOMANDE E RISPOSTE<br />

SOMMARIO: 1. Assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> e tenore di vita<br />

dei coniugi. – 2. Assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> e lavoro<br />

casalingo del <strong>coniuge</strong> durante<br />

la convivenza. – 3. Assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ed elargizioni da<br />

parenti e terzi. – 4. Assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> e breve durata<br />

del matrimonio. – 5. L’


accertamento della situazione<br />

economica e patrimoniale dei<br />

coniugi e l’onere della prova. –<br />

6. Valore probatorio delle<br />

dichiarazioni dei redditi ai fini<br />

della determinazione degli<br />

assegni <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> e i <strong>figli</strong>.<br />

– 7. R<strong>il</strong>evanza del rifiuto di<br />

produrre le dichiarazioni dei<br />

redditi. – 8. Domanda di<br />

modifica dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, <strong>per</strong><br />

l’intervenuta costituzione di un<br />

nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare da parte<br />

del <strong>coniuge</strong> obbligato. – 9.<br />

Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme


versate a titolo di assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>. – 10. Assegno<br />

di divorzio e condizioni<br />

economiche dei coniugi. – 11.<br />

Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />

versate a titolo di assegno di<br />

divorzio. – 12. Rapporto di<br />

lavoro del <strong>figli</strong>o maggiorenne e<br />

cessazione dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>. – 13. Azione di<br />

recu<strong>per</strong>o degli arretrati dovuti<br />

direttamente al <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne non autonomo.<br />

1. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e


tenore di vita dei coniugi.<br />

Sussistono i presupposti<br />

<strong>per</strong> l’attribuzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />

cui reddito sia rimasto<br />

sostanzialmente invariato sia<br />

prima che dopo la cessazione<br />

della convivenza?<br />

Al fine di stab<strong>il</strong>ire la<br />

sussistenza e l’entità


dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> in favore del<br />

<strong>coniuge</strong> separato, ai sensi<br />

dell’art. 156 c.c., non è<br />

corretto cristallizzare la<br />

situazione esistente al<br />

momento della convivenza<br />

matrimoniale e comparare in<br />

termini numerici <strong>il</strong> reddito<br />

fam<strong>il</strong>iare pro-capite di allora<br />

con <strong>il</strong> reddito individuale<br />

attuale del richiedente<br />

l’assegno, <strong>per</strong> negarne <strong>il</strong><br />

diritto.


Si deve invece tenere<br />

conto del tenore di vita dei<br />

coniugi durante la<br />

convivenza, al quale va<br />

rapportato <strong>il</strong> giudizio di<br />

adeguatezza dei mezzi a<br />

disposizione del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente.<br />

<strong>Il</strong> tenore di vita di<br />

riferimento è quello offerto<br />

dalle potenzialità<br />

economiche dei coniugi<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio, quale<br />

elemento condizionante la


qualità delle esigenze e<br />

l’entità delle aspettative del<br />

richiedente.<br />

Ai fini dell’imposizione e<br />

della determinazione<br />

dell’assegno, occorre tener<br />

conto dell’incremento dei<br />

redditi di uno di essi e del<br />

decremento dell’altro<br />

verificatosi a seguito della<br />

cessazione della convivenza<br />

e <strong>nel</strong>le more del giudizio di<br />

<strong>separazione</strong>, in quanto<br />

durante la <strong>separazione</strong>


<strong>per</strong>sonale non viene meno la<br />

solidarietà economica che<br />

lega i coniugi durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, che comporta la<br />

condivisione delle reciproche<br />

fortune <strong>nel</strong> corso della<br />

convivenza (Cass., 20<br />

gennaio 2012, n. 785; Cass.,<br />

12 settembre 2011, n. 18618;<br />

Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736; Cass., 24 febbraio<br />

2010, n. 4531; Cass. 7<br />

febbraio 2006, n. 2626; Cass.<br />

24 dicembre 2002, n. 18327).


2. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e<br />

lavoro casalingo del <strong>coniuge</strong><br />

durante la convivenza.<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> separato che<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio abbia<br />

svolto solo lavoro casalingo,<br />

ma abbia capacità e<br />

opportunità di lavoro, ha<br />

diritto all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>?<br />

La <strong>separazione</strong> instaura un


egime che tende a<br />

conservare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e gli<br />

effetti propri del matrimonio,<br />

compatib<strong>il</strong>i con la cessazione<br />

della convivenza e, quindi,<br />

anche <strong>il</strong> “tipo” di vita di<br />

ciascuno dei coniugi.<br />

Se prima della <strong>separazione</strong><br />

i coniugi hanno concordato –<br />

o, quanto meno, accettato –<br />

che uno di essi non lavorasse,<br />

l’efficacia di tale accordo<br />

<strong>per</strong>mane anche dopo la<br />

<strong>separazione</strong>.


Pertanto, ai fini<br />

dell’accertamento del diritto<br />

all’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />

è ininfluente la prova<br />

tendente a dimostrare che la<br />

moglie ha capacità lavorativa<br />

o ha rifiutato concrete offerte<br />

lavorative se la stessa,<br />

durante la convivenza<br />

matrimoniale, non ha mai<br />

svolto attività lavorativa<br />

(Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736; Cass. 16 apr<strong>il</strong>e 2008,<br />

n. 10006, Cass. 25 agosto


2006, n. 18547). Tuttavia, <strong>nel</strong><br />

giudizio di <strong>separazione</strong><br />

l’attitudine al lavoro del<br />

<strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno, come potenziale<br />

capacità di guadagno, può<br />

comunque incidere sulla<br />

quantificazione dell’assegno<br />

(Cass. 22 marzo 2012 n.<br />

4571). La capacità di lavoro<br />

potrà assumere r<strong>il</strong>evanza solo<br />

se venga riscontrata in<br />

termini di effettiva<br />

possib<strong>il</strong>ità di svolgimento di


una attività lavorativa<br />

retribuita, tenuto conto di<br />

ogni concreto fattore,<br />

soggettivo (quali l’età, la<br />

salute, la formazione<br />

culturale e professionale,<br />

ecc.) ed oggettivo, non già in<br />

termini meramente ipotetici.<br />

3 . Assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

ed elargizioni da parenti e<br />

terzi.


Gli aiuti economici erogati<br />

ad un <strong>coniuge</strong> da parenti o<br />

da terzi possono escludere <strong>il</strong><br />

diritto dello stesso a<br />

richiedere un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> all’altro<br />

<strong>coniuge</strong>, in sede di<br />

<strong>separazione</strong>?<br />

Gli aiuti economici<br />

corrisposti da parenti o da<br />

terzi non costituiscono, di <strong>per</strong><br />

sé, espressione di capacità<br />

economica del <strong>coniuge</strong> al cui


favore sono erogati, e sono<br />

inidonei ad influire in<br />

maniera stab<strong>il</strong>e e certa sul<br />

tenore di vita del richiedente<br />

l’assegno (Cass., 21 giugno<br />

2012, n. 10380; Cass., 18<br />

luglio 2003, n. 11224; Cass.<br />

30 marzo 2005, n. 6712).<br />

Tali elargizioni sono<br />

infatti considerate di natura<br />

precaria, se comunque<br />

sussistono i presupposti <strong>per</strong><br />

l’attribuzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>.


Tuttavia, <strong>il</strong> secondo<br />

comma dell’art. 156 c.c.<br />

stab<strong>il</strong>isce che <strong>il</strong> giudice<br />

debba determinare la misura<br />

dell’assegno "in relazione<br />

alle circostanze”, oltre che ai<br />

redditi dell’obbligato,<br />

tenendo conto di quegli<br />

elementi fattuali di ordine<br />

economico, o comunque<br />

apprezzab<strong>il</strong>i in termini<br />

economici, diversi dal<br />

reddito dell’onerato,<br />

suscettib<strong>il</strong>i di incidere sulle


condizioni delle parti.<br />

Laddove <strong>per</strong>tanto l’aiuto<br />

economico da parte di un<br />

parente o di un terzo, in<br />

particolare se trattasi del<br />

convivente more uxorio,<br />

assuma <strong>il</strong> carattere della<br />

stab<strong>il</strong>ità e sia di entità tale da<br />

incidere sulle condizioni di<br />

vita del <strong>coniuge</strong> richiedente,<br />

così da consentirgli un tenore<br />

di vita analogo a quello<br />

precedente alla <strong>separazione</strong>,<br />

e da eliminare la disparità di


edditi tra i coniugi, <strong>il</strong><br />

giudice potrà tenerne conto<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> quantificazione<br />

dell’assegno, che potrà anche<br />

essere azzerato (Cass., 8<br />

novembre 1997, n. 11031;<br />

Cass., 26 giugno 1996, n.<br />

5916).<br />

4. Assegno di <strong>mantenimento</strong> e<br />

breve durata del matrimonio.<br />

Nel caso di matrimonio di


eve durata, dal quale non<br />

siano nati dei <strong>figli</strong>, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

che non abbia adeguati<br />

redditi propri può ottenere<br />

un assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

in sede di <strong>separazione</strong> ?<br />

La breve durata del<br />

matrimonio non preclude, in<br />

sede di <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />

riconoscimento del diritto<br />

all’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />

ove di questo sussistano gli<br />

elementi costitutivi


appresentati dalla non<br />

addebitab<strong>il</strong>ità della<br />

<strong>separazione</strong> al <strong>coniuge</strong><br />

richiedente, dalla non<br />

titolarità, da parte del<br />

medesimo, di adeguati<br />

redditi propri, ossia di redditi<br />

che consentano di mantenere<br />

un tenore di vita analogo a<br />

quello goduto in costanza di<br />

matrimonio, e dalla<br />

sussistenza di una disparità<br />

economica tra le parti.<br />

(Cass., 30 dicembre 2011, n.


30216; Cass. 8 febbraio 2006<br />

n. 2818).<br />

La durata del matrimonio<br />

integra un parametro<br />

ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in occasione<br />

della quantificazione<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e e non<br />

può <strong>per</strong>tanto valere al fine di<br />

escludere la spettanza<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> in caso di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale.<br />

Tuttavia, laddove la breve<br />

durata del matrimonio abbia


impedito la realizzazione di<br />

una effettiva comunione di<br />

vita, di carattere materiale e<br />

spirituale, <strong>il</strong> giudice della<br />

<strong>separazione</strong> tiene conto di<br />

tale circostanza ai fini della<br />

quantificazione dell’assegno<br />

(Cass. 22 ottobre 2004, n.<br />

20638).<br />

5 . L’accertamento della<br />

situazione economica e<br />

patrimoniale dei coniugi e


l’onere della prova.<br />

A chi spetta provare <strong>il</strong><br />

tenore di vita dei coniugi<br />

durante la convivenza ?<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> che richiede<br />

l’assegno ha l’onere di<br />

fornire la prova della fascia<br />

socioeconomica di<br />

appartenenza della famiglia<br />

all’epoca della convivenza e<br />

di provare <strong>il</strong> tenore di vita


adottato in costanza di<br />

matrimonio, nonché la<br />

situazione economica attuale,<br />

e conseguentemente la sua<br />

impossidenza o<br />

inadeguatezza di redditi e<br />

sostanze (Cass., 28 apr<strong>il</strong>e<br />

2006, n. 9861).<br />

Tuttavia, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

richiedente non è tenuto a<br />

darne una dimostrazione<br />

specifica e diretta, essendo<br />

sufficiente che deduca anche<br />

implicitamente una


condizione inadeguata a<br />

mantenere <strong>il</strong> precedente<br />

tenore di vita, ferma restando<br />

la possib<strong>il</strong>ità dell’altro<br />

<strong>coniuge</strong> di contestare la<br />

pretesa inesistenza o<br />

insufficienza di reddito o di<br />

sostanze, indicando beni o<br />

proventi che evidenzino<br />

l’infondatezza della domanda<br />

(Cass., 29 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />

8940, Cass., 27 agosto 2004,<br />

n. 17136).<br />

<strong>Il</strong> giudice, in mancanza di


prova da parte del<br />

richiedente, può anche<br />

desumere, in via presuntiva,<br />

<strong>il</strong> precedente tenore di vita<br />

dalla situazione reddituale e<br />

patrimoniale della famiglia<br />

al momento della cessazione<br />

della convivenza (Cass., 12<br />

settembre 2011, n. 18618).<br />

6 . Valore probatorio delle<br />

dichiarazioni dei redditi ai<br />

fini della determinazione


degli assegni <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> e<br />

i <strong>figli</strong>.<br />

Se <strong>nel</strong> corso del giudizio<br />

sono state prodotte le<br />

dichiarazioni fiscali e non<br />

sono emersi altri redditi del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato alla<br />

corresponsione dell’assegno,<br />

tale documentazione vincola<br />

la decisione del giudice?<br />

Le dichiarazioni dei redditi


svolgono una funzione<br />

meramente fiscale e, in una<br />

controversia relativa a<br />

rapporti estranei al sistema<br />

tributario, non rivestono<br />

valore vincolante <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

giudice, che <strong><strong>nel</strong>la</strong> sua<br />

valutazione discrezionale può<br />

disattenderle.<br />

<strong>Il</strong> giudice può fondare <strong>il</strong><br />

suo convincimento su altre<br />

risultanze probatorie,<br />

valutando l’attività esercitata<br />

dal <strong>coniuge</strong>, l’importanza


economica di eventuali ut<strong>il</strong>i<br />

d’impresa, gli investimenti,<br />

l’accumulo di cospicui<br />

risparmi <strong>nel</strong> corso della<br />

convivenza, gli elementi di<br />

fatto idonei a dimostrare la<br />

sua reale capacità di spesa,<br />

che possono essere indici di<br />

occultamento dell’effettiva<br />

consistenza della situazione<br />

economica del <strong>coniuge</strong>, <strong>nel</strong><br />

caso questi dichiari redditi<br />

non adeguati (Cass. 14 marzo<br />

2006 n. 5521, Cass. 11 marzo


2006 n. 5379).<br />

Per ricostruire, al di là<br />

delle dichiarazioni fiscali,<br />

l’effettiva posizione<br />

reddituale del <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />

giudice può valorizzare gli<br />

elementi di fatto come fonti<br />

di presunzione, sempre che la<br />

motivazione adottata al<br />

riguardo sia congrua dal<br />

punto di vista logico,<br />

immune da errori di diritto e<br />

rispettosa dei principi che<br />

regolano la prova <strong>per</strong>


presunzioni (Cass., 14<br />

maggio 2005, n. 10135).<br />

7 . R<strong>il</strong>evanza del rifiuto di<br />

produrre le dichiarazioni.<br />

<strong>Il</strong> rifiuto di un <strong>coniuge</strong> di<br />

produrre in giudizio le sue<br />

dichiarazioni dei redditi,<br />

costituisce criterio <strong>per</strong><br />

attribuire l’assegno all’altro<br />

<strong>coniuge</strong>?


<strong>Il</strong> comportamento del<br />

<strong>coniuge</strong> che, nonostante<br />

l’ordine di produzione del<br />

presidente o del giudice<br />

istruttore, rifiuti di<br />

depositare le proprie<br />

dichiarazioni fiscali e ogni<br />

altra documentazione relativa<br />

ai redditi e al patrimonio<br />

<strong>per</strong>sonale, non costituisce un<br />

criterio ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e dal<br />

giudice <strong>per</strong> procedere alla<br />

quantificazione dell’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> a favore


dell’altro.<br />

<strong>Il</strong> giudice può tuttavia<br />

trarre da quella inosservanza<br />

argomenti di prova (art. 116,<br />

secondo comma cod. proc.<br />

civ.).<br />

In ogni caso tale mancanza<br />

costituisce una violazione del<br />

dovere di lealtà della parte in<br />

giudizio, e ha conseguenze<br />

sul piano delle spese<br />

processuali (Cass. 14 marzo<br />

2006 n. 5521).


8 . Domanda di modifica<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, <strong>per</strong><br />

l’intervenuta costituzione di<br />

un nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare da<br />

parte del <strong>coniuge</strong> obbligato.<br />

Può essere ridotto<br />

l’importo dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> qualora <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> obbligato abbia<br />

aumentato i propri oneri<br />

economici, avendo instaurato


una convivenza more uxorio<br />

con altra <strong>per</strong>sona, priva di<br />

reddito, dalla quale abbia<br />

avuto un <strong>figli</strong>o naturale<br />

( 553 )?<br />

L’eventuale maggior onere<br />

economico derivante al<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato al<br />

versamento dell’assegno, <strong>per</strong><br />

aver instaurato una<br />

convivenza more uxorio con<br />

una <strong>per</strong>sona priva di reddito,<br />

non assume alcuna r<strong>il</strong>evanza


ai fini della riduzione o<br />

revoca dell’assegno a favore<br />

dell’altro <strong>coniuge</strong> (Cass. 24<br />

apr<strong>il</strong>e 2001, n. 6017, Cass. 24<br />

novembre 1999, n. 13053).<br />

Qualora dalla nuova<br />

unione siano nati dei <strong>figli</strong>,<br />

che ai sensi di legge hanno<br />

diritto al <strong>mantenimento</strong>, gli<br />

oneri derivanti dalle esigenze<br />

del nuovo nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />

possono essere tenuti in<br />

considerazione ai fini della<br />

revisione dell’assegno, a


condizione che abbiano<br />

determinato un reale ed<br />

effettivo depau<strong>per</strong>amento<br />

delle sostanze o della<br />

capacità patrimoniale<br />

dell’obbligato stesso (Cass.,<br />

22 marzo 2012, n. 4551).<br />

Si deve comunque tenere<br />

conto che <strong>il</strong> nuovo dovere di<br />

<strong>mantenimento</strong> dell’obbligato<br />

va valutato anche alla stregua<br />

delle potenzialità<br />

economiche della nuova<br />

famiglia in cui <strong>il</strong> bambino è


stato generato, e quindi<br />

avendo riguardo pure alla<br />

condizione economica<br />

dell’altro genitore (Cass. 24<br />

gennaio 2008, n. 1595).<br />

9 . Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />

versate a titolo di assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>.<br />

Le somme erogate a titolo<br />

di assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

in forza del provvedimento


presidenziale, possono essere<br />

richieste in restituzione se<br />

l’assegno viene revocato con<br />

la sentenza?<br />

<strong>Il</strong> provvedimento<br />

presidenziale di attribuzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, emesso in via<br />

provvisoria ai sensi dell’art.<br />

708, terzo comma, c.p.c., ha<br />

natura alimentare e cautelare<br />

e tende ad assicurare i mezzi<br />

adeguati al necessario


sostentamento del<br />

beneficiario fino alla<br />

decisione finale.<br />

Gli effetti della decisione<br />

che esclude <strong>il</strong> diritto del<br />

<strong>coniuge</strong> al <strong>mantenimento</strong>,<br />

oppure ne riduce la misura,<br />

non possono comportare la<br />

ripetib<strong>il</strong>ità delle maggiori<br />

somme già corrisposte, le<br />

quali si presumono<br />

consumate <strong>per</strong> far fronte alle<br />

necessità di sostentamento, a<br />

meno che non vengano


dimostrati gli estremi<br />

dell’eventuale responsab<strong>il</strong>ità<br />

processuale aggravata, ex art.<br />

96 c.p.c., <strong>per</strong> avere <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

stesso “agito…in giudizio<br />

con mala fede o colpa<br />

grave”, ai sensi del primo<br />

comma, ovvero “eseguito (<strong>il</strong>)<br />

provvedimento cautelare…<br />

senza la normale prudenza”,<br />

ai sensi del secondo comma”<br />

(Cass., 20 marzo 2009, n.<br />

6864; Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 2006 n.<br />

8512).


1 0 . Assegno di divorzio e<br />

condizioni economiche dei<br />

coniugi.<br />

Le probab<strong>il</strong>ità di lavoro<br />

del <strong>coniuge</strong>, che ne abbia la<br />

capacità e sia dotato di un<br />

titolo di studio, escludono <strong>il</strong><br />

diritto all’assegno di<br />

divorzio?<br />

Ai fini dell’attribuzione e<br />

della quantificazione


dell’assegno di divorzio,<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente di procurarsi<br />

adeguati mezzi di<br />

sostentamento <strong>per</strong> ragioni<br />

obiettive - che costituisce<br />

una ipotesi non già<br />

alternativa, bensì esplicativa<br />

rispetto a quella della<br />

mancanza dei mezzi, in<br />

quanto rivolta a chiarire che<br />

detta indisponib<strong>il</strong>ità non deve<br />

essere imputab<strong>il</strong>e al<br />

richiedente - va accertata con


iferimento alla finalità<br />

<strong>per</strong>seguita dal legislatore di<br />

far sì che le condizioni<br />

economiche del <strong>coniuge</strong> più<br />

debole non risultino<br />

deteriorate <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo effetto<br />

del divorzio.<br />

Tale indagine deve essere<br />

condotta sul piano della<br />

concretezza e dell’effettività,<br />

tenendo conto di tutti gli<br />

elementi e fattori<br />

(individuali, ambientali,<br />

territoriali, economico


sociale) della specifica<br />

fattispecie (Cass. 17 gennaio<br />

2002, n. 432).<br />

<strong>Il</strong> giudice non può <strong>per</strong>tanto<br />

effettuare una valutazione<br />

che non sia fondata su dati<br />

realmente esistenti con<br />

riferimento alla fattispecie<br />

concreta, né può tener conto<br />

di redditi “virtuali” che un<br />

<strong>coniuge</strong> potrebbe<br />

astrattamente <strong>per</strong>cepire, sulla<br />

base di un apprezzamento<br />

solo probab<strong>il</strong>istico (Cass. 29


marzo 2006, n. 7117)<br />

11. Ripetib<strong>il</strong>ità delle somme<br />

versate a titolo di assegno di<br />

divorzio.<br />

Nel caso in cui venga meno<br />

<strong>il</strong> diritto all’assegno di<br />

divorzio, le somme <strong>per</strong>cepite<br />

devono essere restituite?<br />

L’assegno di divorzio,<br />

attribuito allo scopo di


evitare l’apprezzab<strong>il</strong>e<br />

deterioramento delle<br />

precedenti condizioni di vita<br />

del <strong>coniuge</strong> richiedente, pur<br />

essendo di natura<br />

eminentemente assistenziale,<br />

è destinato nei fatti a<br />

soddisfare anche esigenze di<br />

carattere alimentare.<br />

Sotto questo prof<strong>il</strong>o,<br />

l’assegno di divorzio non si<br />

differenzia dall’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> corrisposto in<br />

sede di <strong>separazione</strong>, con la


conseguenza che le somme<br />

corrisposte a tale titolo, <strong>nel</strong><br />

caso in cui venga meno <strong>il</strong><br />

diritto all’assegno o se ne<br />

riduca l’entità, non sono<br />

suscettib<strong>il</strong>i di ripetizione<br />

(Cass. 9 settembre 2002, n.<br />

13060).<br />

1 2 . Rapporto di lavoro del<br />

<strong>figli</strong>o maggiorenne e<br />

cessazione dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>.


<strong>Il</strong> rapporto di lavoro<br />

giuridicamente stab<strong>il</strong>e del<br />

<strong>figli</strong>o maggiorenne fa cessare<br />

l’obbligo di <strong>mantenimento</strong>?<br />

L’obbligo dei genitori di<br />

concorrere tra loro al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

secondo le regole degli art.<br />

147 e 148 c.c. non cessa, ipso<br />

facto, con <strong>il</strong> raggiungimento<br />

della maggiore età da parte di<br />

questi ultimi, ma <strong>per</strong>dura,<br />

immutato, finché <strong>il</strong> genitore


interessato alla declaratoria<br />

della cessazione dell’obbligo<br />

non dia la prova che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

ha raggiunto l’indipendenza<br />

economica, ovvero è stato<br />

posto <strong>nel</strong>le concrete<br />

condizioni <strong>per</strong> poter essere<br />

economicamente<br />

autosufficiente, senza averne<br />

<strong>per</strong>ò tratto ut<strong>il</strong>e profitto <strong>per</strong><br />

sua colpa o discutib<strong>il</strong>e scelta.<br />

La raggiunta autonomia<br />

economica può essere<br />

determinata sia da un


apporto di lavoro<br />

giuridicamente stab<strong>il</strong>e (ossia,<br />

un contratto di lavoro a<br />

tempo indeterminato), che da<br />

un contratto di lavoro a<br />

tempo determinato (secondo<br />

Cass. 3 novembre 2006, n.<br />

23596, anche la mera<br />

potenzialità del<br />

conseguimento<br />

dell’autonomia economica<br />

può essere sufficiente <strong>per</strong><br />

ottenere la declaratoria di<br />

cessazione dell’obbligo di


<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne).<br />

<strong>Il</strong> conseguimento<br />

dell’indipendenza economica<br />

del <strong>figli</strong>o non coincide<br />

<strong>per</strong>tanto con l’instaurazione<br />

effettiva di un rapporto di<br />

lavoro giuridicamente<br />

stab<strong>il</strong>e, ma con <strong>il</strong> verificarsi<br />

di una situazione tale che sia<br />

ragionevole dedurne<br />

l’acquisto della autonomia<br />

economica, anche se <strong>per</strong><br />

licenziamento, dimissioni o


altra causa tale rapporto<br />

venga poi meno (Cass., 26<br />

settembre 2011, n. 19589;<br />

Cass., 22 novembre 2010, n.<br />

23590; 28 agosto 2008, n.<br />

21773).<br />

13. Azione di recu<strong>per</strong>o degli<br />

arretrati dovuti direttamente<br />

al <strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />

autonomo.<br />

Nel caso di mancato


versamento da parte del<br />

padre dell’assegno a favore<br />

del <strong>figli</strong>o maggiorenne non<br />

autonomo, di cui era stata<br />

disposta la corresponsione<br />

diretta al <strong>figli</strong>o, è legittimata<br />

ad agire <strong>per</strong> <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o delle<br />

somme anche la madre che<br />

ha <strong>nel</strong> frattempo anticipato <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong>?<br />

La legittimazione spetta<br />

solo al <strong>figli</strong>o maggiorenne,<br />

considerato che era stato


disposto <strong>il</strong> versamento<br />

diretto dell’assegno a suo<br />

favore.<br />

La madre non ha, in questo<br />

caso, un’azione nei confronti<br />

dell’altro genitore, neppure<br />

in via alternativa al <strong>figli</strong>o.<br />

In caso di convivenza del<br />

genitore con un <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne non autonomo,<br />

la legittimazione attiva della<br />

madre, alternativa a quella<br />

del <strong>figli</strong>o, a richiedere<br />

all’altro genitore un assegno


<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>figli</strong>o stesso, sussiste solo al<br />

fine della richiesta di<br />

erogazione a sé (Cass., 16<br />

giugno 2011 n. 13184; Cass.,<br />

22 novembre 2010, n.<br />

23590).


CAPITOLO XIV<br />

LA VIOLAZIONE<br />

DELL’OBBLIGO DI<br />

MANTENIMENTO.<br />

PROFILI PROCESSUAL-<br />

PENALISTICI.<br />

SOMMARIO: 1 . Premessa. La<br />

tutela penale dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> e la possib<strong>il</strong>ità di<br />

“frazionamento” dell’interesse<br />

leso dal relativo contegno<br />

violativo. – 2. <strong>Il</strong> presupposto


del reato: l’esistenza di<br />

un’obbligazione alimentare.<br />

Differenze tra la nozione di<br />

“mezzi di sussistenza” e di<br />

“alimenti”. – 3. Gli elementi<br />

oggettivi della fattispecie di cui<br />

all’art. 570, comma II, n. 2, c.p.<br />

Lo stato di bisogno. – 4. <strong>Il</strong><br />

soggetto attivo del reato. – 5.<br />

L’elemento psicologico e la<br />

valenza “scusante”<br />

dell’incapacità economica<br />

dell’obbligato. – 6. Persona<br />

offesa dal reato e parte civ<strong>il</strong>e. –<br />

7. L’azionab<strong>il</strong>ità della pretesa<br />

risarcitoria in sede penale. La


legittimazione del <strong>coniuge</strong><br />

danneggiato dal reato alla<br />

costituzione di parte civ<strong>il</strong>e. – 8.<br />

La rappresentanza in giudizio<br />

del minore - <strong>per</strong>sona offesa. –<br />

9. Permanenza e prescrizione. –<br />

10. Procedib<strong>il</strong>ità. Discrimen tra<br />

la fattispecie di cui all’art. 570,<br />

comma II, n. 2 c.p. e quella di<br />

mancata corresponsione<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e ex art.<br />

12 sexies, l. 898/70.<br />

1. Premessa. La tutela penale<br />

dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong>


e la possib<strong>il</strong>ità di<br />

“frazionamento”<br />

dell’interesse leso dal<br />

relativo contegno violativo.<br />

L’art. 570, comma II, n. 2,<br />

n. c.p. punisce con la pena<br />

della reclusione fino a un<br />

anno e con la multa da €<br />

103,00 ad € 1.032,00 la<br />

condotta di chi “fa mancare i<br />

mezzi di sussistenza ai<br />

discendenti di età minore,


ovvero inab<strong>il</strong>i al lavoro, agli<br />

ascendenti o al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />

quale non sia legalmente<br />

separato <strong>per</strong> sua colpa”.<br />

Tale disposizione si<br />

differenzia dalla previsione<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’antecedente<br />

comma primo, che incrimina<br />

la condotta di chi si sottrae ai<br />

più ampi “obblighi di<br />

assistenza” ( 554 ), in quanto è<br />

tesa a tutelare in maniera più<br />

energica ( 555 ) gli interessi di


natura strettamente<br />

patrimoniale della famiglia.<br />

Da ciò non si può<br />

desumere che questa<br />

disposizione incrimini solo la<br />

violazione degli obblighi<br />

morali e che la tutela degli<br />

interessi economici sia<br />

riservata in esclusiva al<br />

precetto contenuto <strong>nel</strong><br />

secondo comma ( 556 ).<br />

<strong>Il</strong> concetto di violazione<br />

degli “obblighi di assistenza


inerenti alla potestà dei<br />

genitori o alla qualità di<br />

<strong>coniuge</strong>” è, infatti, ben più<br />

ampio – nonché assorbente -<br />

della nozione di “mezzi di<br />

sussistenza”.<br />

Le due fattispecie in<br />

parola, che devono ritenersi<br />

reciprocamente autonome<br />

( 557 ), differiscono<br />

nettamente, invece, sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o strutturale.<br />

<strong>Il</strong> comma primo dell’art.


570 c.p., infatti, contempla<br />

un’ipotesi di reato a forma<br />

vincolata in quanto, <strong>per</strong> la<br />

configurab<strong>il</strong>ità sul piano<br />

tipico, occorre che la<br />

condotta venga realizzata con<br />

modalità esecutive<br />

predefinite ( 558 ) e,<br />

precisamente,<br />

“abbandonando <strong>il</strong> domic<strong>il</strong>io<br />

domestico” o “comunque<br />

serbando una condotta<br />

contraria all’ordine o alla


morale delle famiglie” ( 559 ).<br />

Nell’ipotesi in cui, ad<br />

esempio, dall’abbandono<br />

della dimora da parte del<br />

soggetto obbligato consegua<br />

<strong>il</strong> venir meno <strong>per</strong> la prole<br />

d e l l ’ a s s i s t e n z a anche<br />

materiale risulterà integrata,<br />

dunque, la fattispecie di cui<br />

al comma primo della<br />

disposizione in commento e<br />

non quella di cui al comma<br />

secondo.


Di contro, prescindendosi<br />

da ulteriori modalità<br />

esecutive della condotta,<br />

<strong>nel</strong>l’evenienza in cui l’agente<br />

faccia mancare i mezzi di<br />

sussistenza ad un avente<br />

diritto non in grado di<br />

provvedere autonomamente<br />

al proprio sostentamento,<br />

o<strong>per</strong>erà la disposizione di cui<br />

al capoverso dell’art. 570 c.p.<br />

Entrambe le ipotesi<br />

delittuose sono accomunate<br />

dall’essere poste a presidio


del bene giuridico dell’ordine<br />

fam<strong>il</strong>iare ( 560 ).<br />

Mentre su quest’ultimo<br />

aspetto la giurisprudenza ha<br />

assunto posizioni univoche,<br />

contrasti interpretativi sono<br />

sorti, invece, <strong>per</strong> quanto<br />

concerne <strong>il</strong> dato della tutela<br />

apprestata dalla norma in<br />

commento ai singoli aventi<br />

diritto.<br />

Secondo l’orientamento<br />

maggioritario formatosi


sull’argomento ( 561 ), la<br />

protezione dei singoli<br />

componenti del nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare costituirebbe<br />

soltanto un riflesso della<br />

tutela primaria accordata,<br />

come detto, in via principale,<br />

all’ordine fam<strong>il</strong>iare.<br />

Alla luce di tale<br />

prospettazione, la norma<br />

penale indicherebbe “…come<br />

oggetto di repressione una<br />

condotta indifferenziata


ispetto al numero ed alla<br />

qualità dei soggetti lesi…”<br />

( 562 ), di guisa che venga<br />

accordata tutela al complesso<br />

degli obblighi che fa capo<br />

alla famiglia, intesa<br />

quest’ultima quale entità<br />

distinta ed autonoma rispetto<br />

ai singoli componenti del<br />

nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />

L’opposto orientamento<br />

minoritario ( 563 ) sostiene, di<br />

contro, che i singoli individui


che compongono la comunità<br />

domestica siano direttamente<br />

tutelati dalla norma penale,<br />

<strong>nel</strong>l’ottica della<br />

“valorizzazione dei rapporti<br />

che … traggono origine e si<br />

sv<strong>il</strong>uppano … all’interno<br />

della formazione sociale<br />

famiglia” ( 564 ).<br />

La questione, <strong>per</strong> i risvolti<br />

pratici che ne derivano ( 565 ),<br />

ha reso necessario<br />

l’interevento delle Sezioni


Unite della Corte di<br />

Cassazione ( 566 ) allo scopo<br />

di dirimere <strong>il</strong> contrasto<br />

interpretativo insorto<br />

all’interno della Sesta<br />

Sezione Penale della S.C.<br />

medesima.<br />

I l Plenum del Supremo<br />

Consesso ha ritenuto di dover<br />

accogliere la tesi minoritaria<br />

non senza, tuttavia, o<strong>per</strong>are<br />

alcune puntualizzazioni.<br />

In premessa, i Supremi


Giudici hanno precisato che<br />

l’argomentazione della<br />

natura plurioffensiva del<br />

reato in esame, pure addotta<br />

da alcuni, non riveste valenza<br />

dirimente della questione<br />

relativa alla ipotizzab<strong>il</strong>ità di<br />

un reato unico o plurimo in<br />

caso di condotte realizzate in<br />

danno di più soggetti lesi.<br />

Ciò in quanto esistono<br />

alcune fattispecie delittuose<br />

indubbiamente plurioffensive<br />

che, tuttavia, originano un


eato che <strong>per</strong>mane unico<br />

anche se le <strong>per</strong>sone offese<br />

sono più d’una.<br />

Si pensi al reato di strage<br />

od a quello di falso in<br />

b<strong>il</strong>ancio.<br />

Corretta è, invece, apparsa<br />

la ricostruzione del <strong>per</strong>corso<br />

storico giuridico riguardante<br />

la famiglia alla luce anche<br />

della particolare collocazione<br />

topografica dell’art. 570 c.p.<br />

(contenuto <strong>nel</strong> titolo XI,<br />

rubricato “dei delitti contro


la famiglia”) che,<br />

verosim<strong>il</strong>mente, ha dato<br />

luogo all’originaria visione<br />

“indifferenziata” della<br />

famiglia ovverosia ad una<br />

concezione unitaria del<br />

nucleo domestico<br />

prescindente dai singoli<br />

componenti.<br />

Le Sezioni Unite, pur<br />

avendo, come detto, aderito<br />

all’opzione minoritaria,<br />

hanno ritenuto, tuttavia, di<br />

non condividere l’assunto


metodologico, sostenuto in<br />

verità anche dalla<br />

giurisprudenza maggioritaria,<br />

secondo cui le condotte<br />

incriminate dall’art. 570 c.p.<br />

vadano considerate<br />

omogenee sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del<br />

bene giuridico protetto.<br />

I Supremi Giudici hanno,<br />

infatti, precisato che la<br />

norma in parola, pur essendo<br />

indubbia l’unitarietà del fine<br />

di tutela dei rapporti di<br />

assistenza in ambito


fam<strong>il</strong>iare ad essa sotteso,<br />

contempla condotte ed eventi<br />

di diversa natura dai quali<br />

può conseguire la lesione di<br />

plurimi ed eterogenei beni<br />

giuridici e, dunque, la<br />

configurab<strong>il</strong>ità di plurimi<br />

reati.<br />

A scopo esemplificativo, si<br />

consideri la fattispecie di<br />

sottrazione agli obblighi di<br />

assistenza mediante<br />

abbandono del domic<strong>il</strong>io<br />

domestico.


In siffatta ipotesi, deve<br />

ritenersi non possib<strong>il</strong>e<br />

l’o<strong>per</strong>azione di<br />

“frazionamento”<br />

dell’interesse protetto, in<br />

quanto la fattispecie<br />

menzionata è volta a tutelare<br />

<strong>il</strong> bene (unico) della<br />

convivenza fam<strong>il</strong>iare.<br />

Non è pensab<strong>il</strong>e, infatti,<br />

che la condotta di abbandono<br />

del domic<strong>il</strong>io domestico<br />

possa prodursi in danno di<br />

solo alcuni dei componenti


della famiglia.<br />

In relazione a tale<br />

previsione, dunque, è<br />

consentito affermare<br />

l’unicità del bene giuridico<br />

protetto (famiglia intesa <strong>nel</strong><br />

suo complesso) e,<br />

conseguentemente, l’unicità<br />

della relativa fattispecie<br />

delittuosa.<br />

Diversamente è a dirsi <strong>per</strong><br />

quanto attiene alle condotte<br />

contemplate <strong>nel</strong> capoverso<br />

dell’art. 570 c.p. che, invece,


sono dirette a tutelare non<br />

l’astratta unità fam<strong>il</strong>iare<br />

bensì precisi interessi<br />

economici ed, in particolare,<br />

rispettivamente ai nn. 1 e 2<br />

del capoverso dell’art. 570<br />

c.p. ( 567 ), « la tutela del<br />

patrimonio del soggetto<br />

“debole” » e la « vera e<br />

propria sopravvivenza<br />

economica di questi soggetti<br />

(ndr dei soggetti deboli) »<br />

( 568 ).


Da ciò consegue la<br />

possib<strong>il</strong>ità di “frazionare”<br />

l’interesse patrimoniale leso<br />

(e, specularmente, protetto)<br />

che può atteggiarsi<br />

diversamente a seconda delle<br />

condizioni dell’avente diritto<br />

(in ipotesi, uno degli aventi<br />

diritto potrebbe godere di<br />

reddito proprio <strong>il</strong> che<br />

escluderebbe lo stato di<br />

bisogno di questi) nonché del<br />

contegno del soggetto attivo<br />

del reato (l’agente potrebbe


en essere inadempiente solo<br />

nei confronti di uno dei<br />

potenziali beneficiari<br />

dell’obbligo assistenziale).<br />

Si noti che ove, di contro,<br />

si accedesse alla<br />

prospettazione che ravvede<br />

l’unicità della fattispecie in<br />

presenza di più <strong>per</strong>sone<br />

offese si dovrebbe<br />

concludere <strong>per</strong><br />

l’inconfigurab<strong>il</strong>ità sul piano<br />

tipico del reato <strong>nel</strong> caso in<br />

cui l’agente abbia omesso di


apprestare i mezzi di<br />

sussistenza in favore di solo<br />

uno dei componenti della<br />

famiglia, ciò in quanto<br />

l’adempimento<br />

soggettivamente frazionato<br />

non è contemplato dalla<br />

norma incriminatrice.<br />

In punto di diritto, da tale<br />

dato consegue che <strong>nel</strong> caso in<br />

cui l’obbligato abbia omesso<br />

di somministrare i mezzi di<br />

sussistenza in danno di più<br />

componenti del medesimo


nucleo fam<strong>il</strong>iare si<br />

configurerà una pluralità di<br />

reati con conseguente<br />

applicab<strong>il</strong>ità della disciplina<br />

del concorso formale ex art.<br />

81, comma I, c.p. ( 569 ) <strong>nel</strong><br />

caso in cui l’agente sia tenuto<br />

ad un unico versamento<br />

monetario e della disciplina<br />

del reato continuato ai sensi<br />

dell’art. 81, comma II, c.p.<br />

( 570 ) <strong>nel</strong> caso in cui l’agente<br />

sia tenuto a separati


adempimenti.<br />

2 . <strong>Il</strong> presupposto del reato:<br />

l’esistenza di<br />

un’obbligazione alimentare.<br />

Differenze tra la nozione di<br />

“mezzi di sussistenza” e di<br />

“alimenti”.<br />

La fattispecie delittuosa di<br />

cui all’art. 570, comma II, n.<br />

2, c.p. presuppone, al fine<br />

della propria configurab<strong>il</strong>ità


sul piano tipico, la<br />

sussistenza di<br />

un’obbligazione alimentare<br />

( 571 ) gravante su un soggetto<br />

( c h e potenzialmente può<br />

rivestire <strong>il</strong> ruolo di agente del<br />

reato) in favore di uno o più<br />

beneficiari (che, in caso di<br />

lesione dell’interesse protetto<br />

del quale sono titolari,<br />

assumono la qualifica di<br />

<strong>per</strong>sone offese dal reato).<br />

Tuttavia, va esclusa


qualsiasi interdipendenza tra<br />

l’ipotesi di reato in<br />

commento e l’assegno<br />

liquidato dal giudice in sede<br />

civ<strong>il</strong>e ( 572 ) in quanto la<br />

criminalizzazione della<br />

condotta violativa<br />

dell’obbligo alimentare non<br />

ha carattere sanzionatorio<br />

dell’inadempimento<br />

civ<strong>il</strong>istico.<br />

Ai fini della sussistenza<br />

del reato, ciò che r<strong>il</strong>eva,


infatti, è unicamente<br />

l’esistenza dell’obbligazione<br />

alimentare - a prescindere<br />

dalla relativa quantificazione<br />

( 573 ) -, la sussistenza dello<br />

stato di bisogno dei<br />

beneficiari, la mancata<br />

somministrazione da parte<br />

del soggetto obbligato.<br />

In base a tale assunto, è<br />

stata ritenuta infondata la tesi<br />

difensiva che invocava<br />

l’insussistenza del fatto di


eato sul presupposto del<br />

venir meno della o<strong>per</strong>atività<br />

dell’assegno alimentare<br />

fissato in sede di<br />

<strong>separazione</strong>, <strong>per</strong> l’essere<br />

sopravvenuta sentenza di<br />

divorzio ( 574 ).<br />

In sintesi, la mancata o<br />

minore corresponsione<br />

dell’assegno stab<strong>il</strong>ito dal<br />

giudice civ<strong>il</strong>e non è di <strong>per</strong> sé<br />

sufficiente ad integrare la<br />

fattispecie di cui all’art. 570,


comma II, n. 2, c.p., se non<br />

risulta accompagnata dalla<br />

prova che, in ragione della<br />

omissione, siano venuti meno<br />

i mezzi di sussistenza<br />

all’avente diritto ( 575 ).<br />

L’evidenziata autonomia<br />

tra l’assegno alimentare<br />

come determinato <strong>nel</strong><br />

provvedimento civ<strong>il</strong>istico e<br />

la fattispecie delittuosa in<br />

commento si coglie anche<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> diversità di contenuto


del parametro di riferimento<br />

che <strong>nel</strong> primo caso è<br />

costituito dagli “alimenti”<br />

( 576 ) e <strong>nel</strong> secondo dai<br />

“mezzi di sussistenza”.<br />

La giurisprudenza di<br />

legittimità, unanimemente,<br />

ritiene che i mezzi di<br />

sussistenza non si<br />

identificano con gli alimenti<br />

avendo essi un contenuto più<br />

ristretto in quanto limitato ai<br />

soli mezzi di sostentamento


( 577 ).<br />

Nello specifico, i “mezzi<br />

di sussistenza” coincidono<br />

con ciò che è strettamente<br />

indispensab<strong>il</strong>e alla vita, come<br />

<strong>il</strong> vitto, l’abitazione ( 578 ), i<br />

canoni <strong>per</strong> le ordinarie<br />

utenze, i medicinali, <strong>il</strong><br />

vestiario, le spese <strong>per</strong><br />

l’educazione ( 579 ) e<br />

l’istruzione ( 580 ) dei <strong>figli</strong>, tra<br />

le quali ultime andrebbero<br />

ricomprese anche quelle


necessarie <strong>per</strong> libri e mezzi<br />

di trasporto ( 581 ).<br />

Nella nozione di<br />

“alimenti”, invece, rientra<br />

anche ciò che è soltanto ut<strong>il</strong>e<br />

e conforme alla condizione<br />

dell’alimentando oltre che<br />

proporzionale alle sostanze<br />

dell’obbligato.<br />

Alla luce delle varie<br />

pronunce di legittimità<br />

esaminate, dunque, parrebbe<br />

corretto affermare che


un’ulteriore scriminante<br />

peculiarità del concetto di<br />

“mezzi di sussistenza”<br />

rispetto alla nozione di<br />

“alimenti sia costituita<br />

dall’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

parametrare i primi alle<br />

condizioni dell’obbligato,<br />

dovendo l’essenzialità dei<br />

“mezzi” essere ragguagliata<br />

unicamente al dato oggettivo<br />

delle esigenze indispensab<strong>il</strong>i<br />

di vita.<br />

Tuttavia, secondo


un’isolata impostazione<br />

( 582 ), occorrerebbe tener<br />

conto anche delle reali<br />

condizioni economiche<br />

dell’obbligato.<br />

3 . Gli elementi oggettivi<br />

della fattispecie di cui<br />

all’art. 570, comma II, n. 2,<br />

c.p. Lo stato di bisogno.<br />

<strong>Il</strong> delitto di cui all’art. 570,<br />

comma II, n. 2, c.p., sul piano


oggettivo, è integrato dalla<br />

condotta di chi “fa mancare i<br />

mezzi di sussistenza” ai<br />

beneficiari della prestazione<br />

alimentare ( 583 ).<br />

Come detto, <strong>per</strong> “mezzi di<br />

sussistenza” deve intendersi<br />

ciò che risulta<br />

oggettivamente<br />

indispensab<strong>il</strong>e alla vita.<br />

Pare corretto affermare,<br />

<strong>per</strong>tanto, che la proiezione<br />

del concetto di “mancanza di


mezzi di sussistenza” sia<br />

rappresentata dallo “stato di<br />

bisogno” dell’avente diritto;<br />

se questi, infatti, non<br />

versasse in una situazione di<br />

“bisogno”, un eventuale<br />

inadempimento del soggetto<br />

obbligato sarebbe<br />

penalmente irr<strong>il</strong>evante ( 584 )<br />

in quanto inidoneo a creare<br />

un effettivo stato di<br />

indigenza ( 585 ).<br />

Per tale argomentazione, si


è ritenuto di inserire <strong>il</strong><br />

parametro dello “stato di<br />

bisogno” tra gli elementi<br />

oggettivi della fattispecie di<br />

cui all’art. 570, comma II, n.<br />

2 c.p. nonostante la<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

non adotti espressamente tale<br />

qualificazione ( 586 ).<br />

Da tale assunto consegue<br />

che, <strong>nel</strong> caso in cui all’esito<br />

del procedimento penale si<br />

ravvisi l’insussistenza di


detto elemento costitutivo<br />

del reato, la relativa sentenza<br />

assolutoria andrà pronunciata<br />

con la formula “<strong>per</strong>ché <strong>il</strong><br />

fatto non sussiste”<br />

mancando, <strong>per</strong> l’appunto, una<br />

componente del fatto tipico.<br />

Nello specifico, si afferma<br />

che lo “stato di bisogno” non<br />

è escluso dall’aver l’altro<br />

genitore provveduto in via<br />

sussidiaria al <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o minore ( 587 )


oppure dal comportamento<br />

del beneficiario finalizzato al<br />

recu<strong>per</strong>o forzoso del credito<br />

alimentare ( 588 ).<br />

Analogamente, non sono<br />

idonei ad elidere lo stato di<br />

bisogno la fruizione da parte<br />

del destinatario della<br />

prestazione assistenziale di<br />

una modesta pensione di<br />

invalidità ( 589 ), lo<br />

svolgimento saltuario di una<br />

limitata attività lavorativa


( 590 ) o eventuali aiuti<br />

economici provenienti dal<br />

nuovo convivente ( 591 ).<br />

L’indigenza, quale<br />

elemento materiale del<br />

delitto in commento, è<br />

esclusa, invece, dalla<br />

disponib<strong>il</strong>ità di cospicue<br />

somme di danaro depositate<br />

in conti bancari ( 592 ).<br />

Nel caso in cui <strong>il</strong><br />

potenziale beneficiario non<br />

abbia raggiunto la maggiore


età, non è necessario fornire<br />

una rigorosa prova dello stato<br />

di bisogno dello stesso,<br />

o<strong>per</strong>ando, in siffatta ipotesi,<br />

una presunzione semplice di<br />

incapacità del minore di<br />

produrre reddito proprio<br />

( 593 ).<br />

Non integra, invece, <strong>il</strong><br />

reato di cui all’art. 570,<br />

comma II, n. 2 c.p. la<br />

mancata corresponsione dei<br />

mezzi di sussistenza a <strong>figli</strong>


maggiorenni non inab<strong>il</strong>i a<br />

lavoro, anche se studenti<br />

( 594 ).<br />

L’esistenza del “bisogno”<br />

va accertata <strong>nel</strong> caso<br />

concreto ( 595 ), non facendo<br />

stato <strong>nel</strong> giudizio penale <strong>il</strong><br />

provvedimento del giudice<br />

civ<strong>il</strong>e che determina l’entità<br />

dell’obbligazione alimentare<br />

“… nè in ordine alle<br />

condizioni economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato, nè <strong>per</strong> ciò


che riguarda lo stato di<br />

bisogno degli aventi diritto<br />

…” ( 596 ).<br />

Alla luce di tale principio<br />

( 597 ), <strong>nel</strong>l’ipotesi in cui <strong>il</strong><br />

soggetto su cui grava<br />

l’obbligo assistenziale<br />

corrisponda agli aventi<br />

diritto una somma inferiore<br />

rispetto a quella determinata<br />

in sede civ<strong>il</strong>e (c.d.<br />

“autoriduzione<br />

dell’assegno”), <strong>il</strong> delitto di


cui all’art. 570, cpv, n. 2, c.p.<br />

non sarà integrato qualora<br />

l’importo effettivamente<br />

versato sia, comunque, tale<br />

da garantire le condizioni <strong>per</strong><br />

un’esistenza dignitosa ( 598 ).<br />

Tale ultimo assunto<br />

giurisprudenziale è sostenuto<br />

in maniera prevalente salvo<br />

una isolata, pur recente,<br />

decisione in senso difforme<br />

( 599 ).


4. <strong>Il</strong> soggetto attivo del reato.<br />

<strong>Il</strong> soggetto attivo del reato<br />

(o agente) è colui che<br />

realizza <strong><strong>nel</strong>la</strong> realtà fattuale<br />

la condotta tipica.<br />

In relazione alla fattispecie<br />

di cui all’art. 570, comma II,<br />

n. 2, c.p. è, dunque, agente<br />

chi materialmente pone in<br />

essere l’azione di “far<br />

mancare i mezzi di<br />

sussistenza” ad alcuni


soggetti qualificati<br />

esplicitamente contemplati<br />

dalla norma incriminatrice.<br />

La previsione in parola<br />

indica i “discendenti di età<br />

minore ovvero inab<strong>il</strong>i al<br />

lavoro”, “gli ascendenti” ed<br />

<strong>il</strong> “<strong>coniuge</strong>” ( 600 ) quali<br />

potenziali beneficiari della<br />

prestazione alimentare,<br />

assistiti da tutela penale<br />

( 601 ).<br />

Da ciò consegue che la


veste di soggetto attivo del<br />

reato, pur potendo<br />

apparentemente essere<br />

assunta da “chiunque” ( 602 ),<br />

in realtà, va ancorata alla<br />

sussistenza di una relazione<br />

qualificata con gli aventi<br />

diritto e, specularmente, con<br />

<strong>il</strong> bene giuridico protetto<br />

dalla norma ( 603 ).<br />

In base a tale assunto,<br />

dunque, la fattispecie in<br />

commento va inquadrata


<strong><strong>nel</strong>la</strong> categoria dogmatica dei<br />

“reati propri” ( 604 ).<br />

In sintesi, soggetto attivo<br />

del reato di cui all’art. 570,<br />

comma II, n. 2, c.p. potrà<br />

essere solo <strong>il</strong> genitore od <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> sui quali incombe<br />

l’obbligo alimentare e non<br />

anche altro soggetto pur<br />

gravato da un’obbligazione<br />

assistenziale ( 605 ).<br />

<strong>Il</strong> reato in esame può<br />

configurarsi anche quando la


condotta violativa<br />

dell’obbligo alimentare sia<br />

posta in essere dal <strong>coniuge</strong><br />

separato ciò in quanto la<br />

qualifica di <strong>coniuge</strong> non<br />

viene meno con la<br />

<strong>separazione</strong> ( 606 ).<br />

5 . L’elemento psicologico e<br />

la valenza “scusante”<br />

dell’incapacità economica<br />

dell’obbligato.


<strong>Il</strong> delitto punito dall’art.<br />

570, cpv, n. 2, c.p. si<br />

configura come reato a dolo<br />

generico ( 607 ) non essendo<br />

richiesto, in punto di tipicità,<br />

<strong>il</strong> fine ulteriore di aver agito<br />

allo scopo di far mancare i<br />

mezzi di sussistenza al<br />

soggetto passivo.<br />

Quanto alla struttura del<br />

dolo in relazione a tale<br />

ipotesi delittuosa è stato,<br />

correttamente, osservato


( 608 ) che la componente<br />

intellettiva dell’elemento<br />

psicologico<br />

(rappresentazione) ( 609 )<br />

consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong> conoscenza<br />

dell’obbligo, dello stato di<br />

bisogno e della capacità<br />

dell’agente di sop<strong>per</strong>ire ad<br />

esso.<br />

L’elemento volitivo,<br />

invece, si sostanzia<br />

<strong>nel</strong>l’intenzione di non<br />

conferire quanto dovuto.


Secondo un orientamento<br />

( 610 ), <strong>il</strong> delitto in esame può<br />

essere integrato anche a<br />

titolo di dolo eventuale ( 611 )<br />

<strong>nel</strong> caso in cui l’agente si sia<br />

volontariamente posto <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

condizione di non poter<br />

adempiere gli obblighi di<br />

assistenza fam<strong>il</strong>iare, ad<br />

esempio, inopinatamente<br />

dimettendosi dal posto di<br />

lavoro.<br />

L’indagine sull’esistenza


dell’elemento psicologico va<br />

condotta anche in ipotesi di<br />

inadempimento parziale<br />

( 612 ) in cui è necessario<br />

accertare se vi sia “…<br />

<strong>nel</strong>l’autore del<br />

comportamento descritto la<br />

consapevolezza di erogare<br />

insufficienti mezzi di<br />

sussistenza” ( 613 ).<br />

<strong>Il</strong> convincimento<br />

dell’obbligato di non essere<br />

tenuto alla prestazione


assistenziale <strong>per</strong> la supposta<br />

mancanza dello stato di<br />

bisogno del beneficiario non<br />

esclude <strong>il</strong> dolo ( 614 ) in<br />

quanto detto contegno si<br />

traduce in un errore sul<br />

precetto che non scusa ( 615 ).<br />

Del pari, <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />

forzoso del credito<br />

alimentare o<strong>per</strong>ato<br />

dall’avente diritto non è<br />

idoneo a far venir meno<br />

l’elemento soggettivo del


eato ( 616 ).<br />

L’intenzionalità della<br />

condotta, secondo un<br />

orientamento ( 617 ), sarebbe,<br />

invece, esclusa<br />

dall’incapacità economica<br />

dell’obbligato.<br />

Tuttavia, tale<br />

impostazione, non pare<br />

condivisib<strong>il</strong>e atteso che<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

adempimento più che elidere<br />

l’elemento psicologico


dell’azione o<strong>per</strong>a sul diverso<br />

piano dell’“inesigib<strong>il</strong>ità della<br />

condotta” conforme.<br />

In tale ipotesi, infatti, la<br />

condotta omissiva dolosa<br />

( 618 ) dell’agente, pur<br />

<strong>per</strong>manendo antigiuridica<br />

( 619 ), risulta non punib<strong>il</strong>e in<br />

virtù di una valutazione che<br />

tiene conto delle concrete<br />

possib<strong>il</strong>ità di obbedienza del<br />

precetto penale da parte dei<br />

destinatari ( 620 ).


Appare, <strong>per</strong>tanto, corretto<br />

ricondurre l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

economica dell’obbligato<br />

alla categoria delle<br />

“scusanti” e non, invece, a<br />

quella delle “cause di<br />

giustificazione” ( 621 ).<br />

La qualificazione proposta<br />

è in linea con l’assunto<br />

secondo cui solo le prime<br />

lasciano impregiudicate le<br />

conseguenze sul piano civ<strong>il</strong>e,<br />

non elidendo, a differenza


delle altre, l’antigiuridicità<br />

del fatto.<br />

Nello specifico,<br />

l’incapacità economica può<br />

assumere valenza “scusante”<br />

solo allorché sia assoluta<br />

( 622 ) e non ascrivib<strong>il</strong>e a<br />

colpa ( 623 ) o anche a mera<br />

negligenza dell’obbligato<br />

( 624 ).<br />

E’, inoltre, necessario che<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità si estenda a<br />

tutto <strong>il</strong> tempo in cui si sono


verificate le <strong>per</strong>iodiche<br />

inadempienze ( 625 ) e che<br />

essa sia tale da non far<br />

residuare una possib<strong>il</strong>ità di<br />

adempimento parziale ( 626 ).<br />

La prova dell’incapacità<br />

economica grava<br />

sull’obbligato <strong>il</strong> quale, <strong>per</strong><br />

andare esente da<br />

responsab<strong>il</strong>ità, deve “allegare<br />

idonei e convincenti elementi<br />

indicativi della concreta e<br />

totale impossib<strong>il</strong>ità di far


fronte ai propri obblighi”<br />

( 627 ).<br />

In proposito, la Suprema<br />

Corte, <strong>nel</strong> cassare la<br />

pronuncia di merito, ha<br />

ritenuto adeguatamente<br />

documentata l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

di adempiere sulla base di<br />

cartelle cliniche relative ai<br />

ricoveri in ospedale<br />

dell’imputato affetto da gravi<br />

crisi depressive.<br />

In tale occasione, si è


affermato l’ulteriore<br />

principio secondo cui, <strong>per</strong><br />

escludere <strong>il</strong> reato, è<br />

necessario accertare<br />

l’effettiva incidenza delle<br />

condizioni di salute sulle<br />

capacità lavorative<br />

dell’obbligato.<br />

Si rammenta che<br />

l’accertamento della capacità<br />

economica del soggetto non<br />

può basarsi solo sulle<br />

risultanze del mod. 740 Irpef


(oggi, modello unico) ( 628 ).<br />

Va escluso, inoltre, che la<br />

dichiarazione di fallimento<br />

faccia venir meno l’obbligo<br />

di fornire i mezzi di<br />

sussistenza alla famiglia,<br />

salvo <strong>il</strong> caso in cui <strong>il</strong> dissesto<br />

economico abbia prodotto<br />

una situazione di assoluta<br />

indigenza dell’obbligato<br />

( 629 ).<br />

6. Persona offesa dal reato e


parte civ<strong>il</strong>e.<br />

La <strong>per</strong>sona offesa dal reato<br />

(o soggetto passivo) ( 630 ) è <strong>il</strong><br />

titolare del bene protetto<br />

dalla norma penale.<br />

Ad essa spetta <strong>il</strong> diritto di<br />

querela ( 631 ) che costituisce<br />

la condizione di procedib<strong>il</strong>ità<br />

di determinate categorie di<br />

reati.<br />

<strong>Il</strong> soggetto passivo va<br />

tenuto distinto dal


“danneggiato” che coincide,<br />

invece, con colui che ha<br />

riportato in conseguenza del<br />

reato un danno<br />

patrimonialmente<br />

apprezzab<strong>il</strong>e.<br />

Le due figure possono<br />

coincidere solo in via<br />

eventuale come accade <strong>nel</strong><br />

caso in cui <strong>il</strong> beneficiario<br />

della prestazione alimentare<br />

disattesa sia unicamente <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong>.<br />

In tale ipotesi, infatti, <strong>il</strong>


soggetto titolare del bene<br />

giuridico protetto dalla<br />

norma è anche colui che ha<br />

riportato un danno<br />

economico, come tale<br />

risarcib<strong>il</strong>e.<br />

Diverso è <strong>il</strong> caso in cui la<br />

prestazione assistenziale sia<br />

stata stab<strong>il</strong>ita solo in favore<br />

di un <strong>figli</strong>o minore.<br />

In detta evenienza, <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> assume la veste di<br />

“danneggiato”, salva la<br />

possib<strong>il</strong>ità di acquisire anche


l o status di <strong>per</strong>sona offesa<br />

ove agisca <strong>nel</strong>l’interesse del<br />

minore, quale esercente la<br />

potestà genitoriale.<br />

In relazione al reato di<br />

omessa somministrazione dei<br />

mezzi di sussistenza, possono<br />

assumere la qualifica di<br />

soggetto passivo del reato i<br />

discendenti di età minore<br />

ovvero inab<strong>il</strong>i al lavoro, gli<br />

ascendenti o <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

dell’obbligato.<br />

I discendenti sono tutelati


dalla norma penale siano essi<br />

legittimi, naturali<br />

riconosciuti ( 632 ) o anche<br />

non riconoscib<strong>il</strong>i ma titolari<br />

del diritto al <strong>mantenimento</strong><br />

ex art. 279 c.c.<br />

I minori sono sempre<br />

garantiti, in ossequio alla<br />

presunzione semplice di<br />

incapacità di produrre redditi<br />

propri ( 633 ).<br />

I discendenti maggiorenni,<br />

invece, godono di protezione


penale solo se inab<strong>il</strong>i al<br />

lavoro ( 634 ).<br />

La norma non prevede<br />

limiti <strong>nel</strong> grado di<br />

ascendenza o discendenza e,<br />

<strong>per</strong>tanto, l’obbligo<br />

penalmente sanzionato<br />

sussiste anche nei confronti<br />

dei <strong>figli</strong> dei <strong>figli</strong> e dei loro<br />

ulteriori discendenti ( 635 ).<br />

L’art. 570, comma II, n. 2,<br />

c.p. non tutela, invece, altri<br />

soggetti nei cui confronti pur


può sussistere l’obbligo<br />

alimentare come i fratelli o<br />

le sorelle.<br />

<strong>Il</strong> delitto in commento può<br />

essere commesso in danno<br />

<strong>nel</strong> <strong>coniuge</strong> “<strong>il</strong> quale non sia<br />

legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />

colpa” ( 636 ).<br />

La disposizione non è<br />

coordinata con la riforma del<br />

diritto di famiglia del 1975<br />

che abolisce la <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong> “colpa”, introducendo <strong>il</strong>


diverso concetto di<br />

“addebito”.<br />

Secondo dottrina e<br />

giurisprudenza maggioritarie,<br />

la configurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />

commento non avrebbe<br />

subito alcuna modifica a<br />

seguito della nuova<br />

disciplina civ<strong>il</strong>istica della<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale ( 637 ).<br />

In senso contrario, è stato<br />

osservato ( 638 ) che “colpa”<br />

ed “addebito” sono concetti


sostanzialmente diversi e,<br />

come tali, non suscettib<strong>il</strong>i di<br />

assim<strong>il</strong>azione, a maggior<br />

ragione <strong>nel</strong>l’ipotesi in cui<br />

tale o<strong>per</strong>azione determini una<br />

d<strong>il</strong>atazione della portata<br />

precettiva di una norma<br />

penale.<br />

La convivenza more uxorio<br />

non fa venir meno l’obbligo<br />

di somministrazione dei<br />

mezzi di sussistenza ai<br />

beneficiari originari.<br />

In siffatta ipotesi, tuttavia,


<strong>il</strong> reato è escluso solo<br />

dall’adempimento parziale<br />

dell’obbligato ovverosia da<br />

una prestazione equamente<br />

ripartita tra i vari aventi<br />

diritto.<br />

Ove, invece, sia <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario ad aver<br />

intrapreso una stab<strong>il</strong>e<br />

convivenza, è esclusa la<br />

responsab<strong>il</strong>ità penale del<br />

<strong>coniuge</strong> inadempiente in<br />

quanto l’obbligo alimentare<br />

cessa temporaneamente <strong>per</strong>


difetto dello stato di bisogno<br />

dello stesso avente diritto<br />

( 639 ).<br />

Si discute se la <strong>per</strong>sona<br />

offesa possa validamente<br />

rinunciare al credito<br />

alimentare con ciò<br />

scriminando <strong>il</strong> reato ai sensi<br />

dell’art. 50 c.p. ( 640 ).<br />

L’orientamento prevalente<br />

sostiene la tesi negativa sul<br />

presupposto dell’incedib<strong>il</strong>ità<br />

del diritto in parola ( 641 ) e


dell’indisponib<strong>il</strong>ità<br />

dell’interesse protetto dalla<br />

norma ( 642 ).<br />

Tale prospettazione appare<br />

condivisib<strong>il</strong>e quantomeno <strong>nel</strong><br />

caso in cui si proceda <strong>per</strong><br />

violazioni commesse in<br />

danno di <strong>figli</strong> minori.<br />

La <strong>per</strong>sona offesa che<br />

intenda azionare la propria<br />

pretesa civ<strong>il</strong>istica<br />

<strong>nel</strong>l’ambito del procedimento<br />

penale può avvalersi dello


strumento della costituzione<br />

di parte civ<strong>il</strong>e.<br />

In tal modo, la <strong>per</strong>sona<br />

offesa acquista la veste di<br />

parte.<br />

Dall’assunzione di tale<br />

status deriva la facoltà di<br />

agire <strong>per</strong> le restituzioni e <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> risarcimento del danno<br />

patito in conseguenza del<br />

reato nonché la possib<strong>il</strong>ità di<br />

partecipare attivamente al<br />

sub-procedimento probatorio


( 643 ).<br />

La parte civ<strong>il</strong>e può, infatti,<br />

avanzare le proprie richieste<br />

istruttorie (sia orali che<br />

documentali) ai sensi<br />

dell’art. 493 c.p.p. ( 644 ), può<br />

condurre l’esame diretto dei<br />

testimoni dei quali ha chiesto<br />

l’audizione in base all’art.<br />

498 c.p.p. ( 645 ), può<br />

formulare opposizioni ex art.<br />

504 c.p.p. alle domande poste<br />

dalle altre parti processuali ai


testi dalla medesima<br />

introdotti ( 646 ), ha facoltà di<br />

controesaminare i testimoni<br />

di cui non ha chiesto la<br />

citazione ( 647 ) e di quelli in<br />

relazione ai quali non abbia<br />

“interesse comune” ( 648 ) alla<br />

parte richiedente ( 649 ), anche<br />

formulando domande<br />

suggestive che tendano a<br />

scardinare la credib<strong>il</strong>ità del<br />

dichiarante.<br />

Esaurita l’assunzione delle


prove, la parte civ<strong>il</strong>e (dopo <strong>il</strong><br />

pubblico ministero e prima<br />

che la parola venga data<br />

all’imputato) <strong>il</strong>lustra le<br />

proprie richieste, presentando<br />

conclusioni scritte che<br />

devono comprendere, quando<br />

sia richiesto <strong>il</strong> risarcimento<br />

dei danni, anche la<br />

determinazione del loro<br />

ammontare, ai sensi dell’art.<br />

523, comma II, c.p.p.<br />

La parte civ<strong>il</strong>e può, inoltre,<br />

chiedere che l’imputato


venga condannato al<br />

pagamento di una<br />

provvisionale nei limiti del<br />

danno <strong>per</strong> cui si ritiene già<br />

raggiunta la prova ( 650 ).<br />

La <strong>per</strong>sona offesa che non<br />

sia costituita parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong><br />

processo penale dispone,<br />

invece, di facoltà limitate.<br />

Essa può soltanto<br />

presentare memorie in ogni<br />

stato e grado del<br />

procedimento e, con


esclusione del giudizio di<br />

cassazione, indicare elementi<br />

probanti, senza, tuttavia,<br />

essere ab<strong>il</strong>itata a partecipare<br />

alla formazione della prova<br />

in dibattimento mediante<br />

proposizione di domande ai<br />

testimoni.<br />

7 . L’azionab<strong>il</strong>ità della<br />

pretesa risarcitoria in sede<br />

penale. La legittimazione del<br />

<strong>coniuge</strong> danneggiato dal


eato alla costituzione di<br />

parte civ<strong>il</strong>e.<br />

La possib<strong>il</strong>ità di intervento<br />

in sede penale del<br />

danneggiato ( 651 ) trova<br />

giustificazione <strong>nel</strong>l’unicità<br />

del fatto valutab<strong>il</strong>e sotto <strong>il</strong><br />

duplice prof<strong>il</strong>o della <strong>il</strong>liceità<br />

penale e dell’<strong>il</strong>liceità civ<strong>il</strong>e<br />

( 652 ).<br />

<strong>Il</strong> vaglio globale da parte<br />

di un unico giudice non solo


ealizza una esigenza di<br />

economia di giudizi <strong>per</strong><br />

quanto evita <strong>il</strong> rischio di<br />

contrasti di giudicati tra due<br />

organi giurisdizionali diversi<br />

che si trovano a dover<br />

decidere in merito al<br />

medesimo fatto storico ( 653 ).<br />

Ciò non significa, tuttavia,<br />

che <strong>il</strong> danneggiato non possa<br />

azionare la propria pretesa<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> naturale sede civ<strong>il</strong>e.<br />

Anzi, l’attuale assetto


processual-penalistico<br />

sembra piuttosto propendere<br />

<strong>per</strong> la <strong>separazione</strong> dei giudizi<br />

allo scopo di favorire la<br />

semplificazione<br />

dell’accertamento penale.<br />

Un dato normativo,<br />

significativo in tal senso<br />

( 654 ), è rappresentato<br />

dall’art. 652 c.p.p. in base al<br />

quale la sentenza irrevocab<strong>il</strong>e<br />

di assoluzione con cui <strong>il</strong><br />

giudice penale dichiari che <strong>il</strong>


fatto non sussiste, che<br />

l’imputato non lo ha<br />

commesso, che <strong>il</strong> fatto è stato<br />

compiuto <strong>nel</strong>l’adempimento<br />

di un dovere o <strong>nel</strong>l’esercizio<br />

di una facoltà legittima ( 655 )<br />

ha efficacia di giudicato <strong>nel</strong><br />

giudizio civ<strong>il</strong>e, sempre che <strong>il</strong><br />

danneggiato si sia costituito<br />

o sia stato posto in<br />

condizione di costituirsi<br />

parte civ<strong>il</strong>e.<br />

Tale disposizione non si


applica se <strong>il</strong> danneggiato ha<br />

esercitato l’azione civ<strong>il</strong>e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sede propria senza<br />

trasferirla in quella penale o<br />

se l’azione civ<strong>il</strong>e medesima è<br />

stata avviata <strong><strong>nel</strong>la</strong> sede<br />

naturale quando non è più<br />

ammessa la costituzione di<br />

parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> processo<br />

penale ( 656 ).<br />

In sintesi, se si preferisce<br />

la sede civ<strong>il</strong>e, non o<strong>per</strong>a la<br />

preclusione del giudicato di


una eventuale sentenza<br />

penale sfavorevole ( 657 ).<br />

La legittimazione<br />

all’azione civ<strong>il</strong>e spetta al<br />

soggetto al quale <strong>il</strong> reato ha<br />

recato danno ovvero ai suoi<br />

successori universali, nei<br />

confronti dell’imputato e del<br />

responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e ( 658 ).<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong>, soggetto<br />

passivo del reato di omessa<br />

somministrazione dei mezzi<br />

di sussistenza, può, dunque,


far valere iure proprio la<br />

pretesa al risarcimento dei<br />

danni in sede penale,<br />

ut<strong>il</strong>izzando lo strumento<br />

della costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e ( 659 ).<br />

L’azione civ<strong>il</strong>e in sede<br />

penale può essere esercitata<br />

<strong>per</strong>sonalmente o a mezzo di<br />

procuratore speciale ( 660 ).<br />

Se l’atto di costituzione è<br />

firmato direttamente dalla<br />

parte, la relativa


sottoscrizione può essere<br />

autenticata dal procuratore<br />

speciale nominato <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

giudizio sempreché la<br />

procura sia apposta in calce<br />

alla dichiarazione di<br />

costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

( 661 ).<br />

Tale formalità è richiesta<br />

ai fini dell’ammissib<strong>il</strong>ità<br />

della costitu- zione.<br />

Si rammenti, che ai sensi<br />

dell’art. 122, comma III,


c.p.p., non è consentita<br />

alcuna ratifica degli atti<br />

compiuti <strong>nel</strong>l’interesse altrui<br />

senza procura speciale nei<br />

casi in cui questa è richiesta<br />

dalla legge o, del pari, senza<br />

procura r<strong>il</strong>asciata con le<br />

modalità di rito.<br />

L’atto di costituzione deve<br />

contenere le generalità della<br />

<strong>per</strong>sona fisica o la<br />

denominazione<br />

dell’associazione o dell’ente<br />

che si costituisce parte civ<strong>il</strong>e


e le generalità del suo legale<br />

rappresentante, le generalità<br />

dell’imputato nei cui<br />

confronti viene esercitata<br />

l’azione civ<strong>il</strong>e o le altre<br />

indicazioni <strong>per</strong>sonali che<br />

valgono a identificarlo, <strong>il</strong><br />

nome e <strong>il</strong> cognome del<br />

difensore e l’indicazione<br />

della procura, l’esposizione<br />

delle ragioni che giustificano<br />

la domanda, la sottoscrizione<br />

del difensore ( 662 ).


La dichiarazione di<br />

costituzione può essere<br />

presentata direttamente in<br />

udienza ( 663 ) oppure fuori<br />

udienza, <strong>nel</strong> qual caso la<br />

costituenda parte civ<strong>il</strong>e deve<br />

provvedere alle notifiche del<br />

relativo atto alle altre parti<br />

( 664 ) ( 665 ).<br />

La costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e, a pena di decadenza,<br />

deve avvenire “<strong>per</strong> l’udienza<br />

preliminare” o,


successivamente, fino a che<br />

non siano compiuti gli<br />

accertamenti relativi alla<br />

regolare costituzione delle<br />

parti ( 666 ).<br />

L’uso della locuzione “<strong>per</strong><br />

l’udienza preliminare” in<br />

luogo di “<strong>nel</strong>l’udienza<br />

preliminare”, lascia<br />

intendere, come chiarito<br />

dalla relazione al progetto<br />

preliminare al codice, che <strong>il</strong><br />

danneggiato non deve


attendere l’avvio<br />

dell’udienza preliminare,<br />

potendo, invece, costituirsi<br />

non appena abbia avuto<br />

conoscenza del<br />

promovimento dell’azione<br />

penale a carico dell’imputato<br />

( 667 ).<br />

L’assunzione della qualità<br />

di parte si realizza dal<br />

momento della costituzione,<br />

non essendo necessario un<br />

provvedimento ammissivo,


sia pure implicito, da parte<br />

del giudice.<br />

In base a tale principio, la<br />

Suprema Corte ha ritenuto la<br />

parte civ<strong>il</strong>e costituitasi fuori<br />

udienza, con atto notificato<br />

alle altre parti, legittimata,<br />

<strong>per</strong> ciò solo, a formulare<br />

istanza di sequestro<br />

conservativo ex art. 316<br />

c.p.p. ( 668 ).<br />

La costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e produce i propri effetti


in ogni stato e grado del<br />

processo.<br />

Non è, dunque, necessario<br />

in alcun caso rinnovare la<br />

dichiarazio- ne, vigendo <strong>il</strong><br />

principio di “immanenza”<br />

della costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e ( 669 ).<br />

8 . La rappresentanza in<br />

giudizio del minore - <strong>per</strong>sona<br />

offesa.


<strong>Il</strong> minore-<strong>per</strong>sona offesadanneggiato<br />

che intende<br />

costituirsi parte civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong><br />

processo penale deve essere<br />

rappresentato, autorizzato od<br />

assistito <strong>nel</strong>le forme<br />

prescritte <strong>per</strong> l’esercizio<br />

delle azioni civ<strong>il</strong>i ( 670 ).<br />

La costituzione avvenuta a<br />

mezzo dell’esercente la<br />

potestà genitoriale non<br />

richiede l’autorizzazione del<br />

giudice tutelare, in quanto si


tratta di un atto non<br />

eccedente l’ordinaria<br />

amministrazione ( 671 ).<br />

Nell’ipotesi in cui <strong>il</strong><br />

minore, <strong>nel</strong> corso del<br />

giudizio, diventi<br />

maggiorenne, la relativa<br />

costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

conserva la sua validità senza<br />

necessità di rinnovazione, in<br />

assenza di dichiarazione al<br />

riguardo da parte del<br />

difensore e di iniziative delle


controparti ( 672 ).<br />

Da tale principio consegue<br />

che la mancata dichiarazione<br />

del raggiungimento della<br />

maggiore età, <strong>nel</strong>l’ipotesi di<br />

parte civ<strong>il</strong>e costituitasi a<br />

mezzo del genitore, non può<br />

essere interpretata come<br />

un’implicita rinuncia alla<br />

costituzione da parte del<br />

minore medesimo ( 673 ).<br />

Tale orientamento appare<br />

meritevole di condivisione in


quanto conforme al principio<br />

di “immanenza” della<br />

costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

( 674 ).<br />

Nell’ipotesi in cui manca<br />

la <strong>per</strong>sona a cui spetta la<br />

rappresentanza o l’assistenza<br />

e vi sono ragioni di urgenza<br />

ovvero vi è conflitto di<br />

interessi tra <strong>il</strong> danneggiato e<br />

chi lo rappresenta, <strong>il</strong><br />

pubblico ministero può<br />

chiedere al giudice di


nominare al minore un<br />

curatore speciale ( 675 ).<br />

Ai sensi dell’art. 77,<br />

comma IV, c.p.p., in caso di<br />

assoluta urgenza ( 676 ),<br />

l’azione civ<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>l’interesse<br />

del danneggiato minorenne<br />

può essere esercitata dal<br />

pubblico ministero finché<br />

subentri colui al quale spetta<br />

la rappresentanza o<br />

l’assistenza ovvero <strong>il</strong><br />

curatore speciale.


Si rammenta, infine, che la<br />

questione relativa alla<br />

legittimazione del curatore<br />

speciale di minore a<br />

costituirsi parte civ<strong>il</strong>e, già<br />

risolta positivamente dal<br />

giudice dell’udienza<br />

preliminare, non può essere<br />

riproposta in sede di<br />

procedimento di riesame di<br />

sequestro conservativo ( 677 ).<br />

9 . Permanenza e


prescrizione.<br />

<strong>Il</strong> delitto previsto dall’art.<br />

570, comma II, n. 2, c.p. ha<br />

carattere <strong>per</strong>manente ( 678 ) in<br />

quanto lo stato di<br />

consumazione <strong>per</strong>dura <strong>per</strong><br />

tutto <strong>il</strong> tempo in cui si<br />

manifesta la condotta e cessa<br />

<strong>per</strong> effetto di un contegno<br />

contrario dell’agente.<br />

Un eventuale tardivo<br />

adempimento determina la


cessazione della <strong>per</strong>manenza<br />

ma non esclude <strong>il</strong> reato se<br />

l’omissione dell’obbligato si<br />

è protratta <strong>per</strong> un<br />

apprezzab<strong>il</strong>e arco temporale<br />

( 679 ).<br />

In tale ipotesi, potrà, al<br />

più, ritenersi applicab<strong>il</strong>e<br />

l’attenuante di cui all’art. 62,<br />

n. 6, c.p. ( 680 ).<br />

La <strong>per</strong>manenza non viene<br />

meno, inoltre, <strong>nel</strong> caso di<br />

decadenza dalla potestà


genitoriale ciò in quanto <strong>il</strong><br />

relativo provvedimento elide<br />

i poteri ma non i doveri che<br />

non siano incompatib<strong>il</strong>i con<br />

le ragioni che hanno<br />

determinato <strong>il</strong><br />

provvedimento ( 681 ).<br />

Dalla natura <strong>per</strong>manente<br />

del reato discende che la<br />

prescrizione decorre dal<br />

compimento dell’azione<br />

idonea ad interrom<strong>per</strong>e la<br />

condotta <strong>il</strong>lecita oppure dalla


pronuncia della sentenza di<br />

primo grado ( 682 ).<br />

In relazione a tale ultimo<br />

aspetto, dunque, la<br />

contestazione di condotte<br />

omissive realizzate in epoca<br />

anteriore a quelle valutate<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza di primo grado<br />

divenuta irrevocab<strong>il</strong>e è<br />

preclusa dal divieto del bis in<br />

idem ( 683 ) ( 684 ).<br />

10. Procedib<strong>il</strong>ità. Discrimen


tra la fattispecie di cui<br />

all’art. 570, comma II, n. 2<br />

c.p. e quella di mancata<br />

corresponsione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e ex art. 12 sexies, l.<br />

898/70.<br />

<strong>Il</strong> comma quarto dell’art.<br />

570 c.p. stab<strong>il</strong>isce la<br />

procedib<strong>il</strong>ità ex officio della<br />

fattispecie di omessa<br />

somministrazione dei mezzi<br />

di sussistenza commessa in


danno di minore.<br />

Ove, invece, <strong>il</strong> delitto sia<br />

realizzato in danno del<br />

<strong>coniuge</strong>, dei discendenti<br />

inab<strong>il</strong>i al lavoro o degli<br />

ascendenti, la procedib<strong>il</strong>ità è<br />

a querela di parte.<br />

Data la natura <strong>per</strong>manente<br />

del reato in commento ( 685 ),<br />

<strong>il</strong> termine <strong>per</strong> proporre<br />

querela decorre dal giorno in<br />

cui la <strong>per</strong>sona offesa ha avuto<br />

piena contezza del


<strong>per</strong>sistente inadempimento<br />

della <strong>per</strong>sona obbligata,<br />

quale indice univoco, in<br />

assenza di cause di<br />

giustificazione, della<br />

violazione dell’obbligo di<br />

legge ( 686 ).<br />

L’art. 570 c.p. è richiamato<br />

quoad poenam dall’art. 12<br />

sexies, l. 898/70<br />

contemplante, quest’ultima<br />

disposizione, la fattispecie di<br />

omessa corresponsione


dell’assegno divorz<strong>il</strong>e ( 687 ).<br />

Detta ipotesi delittuosa si<br />

differenzia dalla previsione<br />

di cui all’art. 570 comma II,<br />

n. 2 c.p. ( 688 ) configurandosi<br />

sul piano tipico alla<br />

verificazione del mero<br />

inadempimento dell’obbligo<br />

di corresponsione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> stab<strong>il</strong>ito dal<br />

giudice in sede di divorzio.<br />

La norma extracodicistica


isulta applicab<strong>il</strong>e alle sole<br />

ipotesi di inadempimento<br />

dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> in favore dei<br />

<strong>figli</strong> ( 689 ) ( 690 ).<br />

Attenendo <strong>il</strong> rinvio al solo<br />

aspetto sanzionatorio, i<br />

Supremi Giudici hanno<br />

ribadito la procedib<strong>il</strong>ità<br />

d’ufficio della fattispecie in<br />

materia di divorzio ( 691 ).<br />

Tra le due fattispecie<br />

incriminatrici sussiste


concorso formale eterogeneo<br />

( 692 ) e non rapporto di<br />

consunzione ( 693 ), con<br />

conseguente applicab<strong>il</strong>ità al<br />

contegno violativo di più<br />

disposizioni di legge<br />

dell’aumento di cui all’art.<br />

81 c.p. ( 694 ).


CAPITOLO XV<br />

CENNI E QUESITI FISCALI<br />

SOMMARIO: 1. Brevi cenni sulla<br />

normativa. – 2. Riferimenti<br />

giurisprudenziali. – 3. Aspetti<br />

fiscali. – 4. Contributi ed altre<br />

ut<strong>il</strong>ità in favore del <strong>coniuge</strong><br />

separato. – 5. Abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

casa fam<strong>il</strong>iare. – 6. Le<br />

dichiarazioni dei redditi dei<br />

coniugi separati irpef, imu, ici.<br />

– 7. Interessi sui mutui <strong>per</strong>


l’acquisto della casa.<br />

1 . Brevi cenni sulla<br />

normativa.<br />

<strong>Il</strong> nostro codice civ<strong>il</strong>e<br />

prevede (art. 150) la<br />

possib<strong>il</strong>ità di porre fine al<br />

rapporto coniugale mediante<br />

l’istituto della <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale. Tuttavia l’ Unione<br />

Europea ha emanato di<br />

recente ha emanato <strong>il</strong>


Regolamento N. 1259/2010<br />

del 20 dicembre 2010. <strong>Il</strong><br />

Regolamento interviene negli<br />

stati membri con l’attuazione<br />

di una coo<strong>per</strong>azione<br />

rafforzata <strong>nel</strong> settore della<br />

legge applicab<strong>il</strong>e al divorzio<br />

e alla <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale,<br />

la normativa trae spunto dal<br />

trattato sul funzionamento<br />

dell’Unione europea, in<br />

particolare dall’articolo 81,<br />

paragrafo 3, e dalla decisione<br />

2010/405/UE del Consiglio,


del 12 luglio 2010, che<br />

autorizza una coo<strong>per</strong>azione<br />

rafforzata <strong>nel</strong> settore del<br />

diritto applicab<strong>il</strong>e in materia<br />

di divorzio e di <strong>separazione</strong><br />

legale. L’Unione si prefigge<br />

di conservare e sv<strong>il</strong>uppare<br />

uno spazio di libertà,<br />

sicurezza e giustizia in cui<br />

sia assicurata la libera<br />

circolazione delle <strong>per</strong>sone;<br />

<strong>per</strong> <strong>per</strong>venire a una<br />

progressiva istituzione di tale<br />

spazio, l’Unione deve


adottare misure <strong>nel</strong> settore<br />

della coo<strong>per</strong>azione<br />

giudiziaria <strong>nel</strong>le materie<br />

civ<strong>il</strong>i con implicazioni<br />

transnazionali.<br />

La <strong>separazione</strong> può essere<br />

giudiziale, qualora ne sia<br />

fatta domanda al giudice da<br />

parte di un solo <strong>coniuge</strong> e<br />

venga pronunciata con<br />

sentenza a seguito di un<br />

giudizio, oppure consensuale<br />

quando sia frutto di un<br />

accordo tra i coniugi, accordo


poi omologato dal giudice<br />

(omologazione che risulta<br />

indispensab<strong>il</strong>e affinché la<br />

<strong>separazione</strong> possa produrre<br />

effetti), ovvero di fatto<br />

quando la stessa non venga in<br />

alcun modo formalizzata,<br />

avendo, in tal caso, effetti<br />

estremamente limitati.<br />

La sentenza di <strong>separazione</strong><br />

produce effetti sui rapporti<br />

patrimoniali tra i coniugi:<br />

infatti <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> non<br />

responsab<strong>il</strong>e della


<strong>separazione</strong> ha diritto di<br />

ricevere dall’altro <strong>coniuge</strong><br />

quanto è necessario al suo<br />

<strong>mantenimento</strong> qualora non<br />

abbia redditi propri adeguati.<br />

<strong>Il</strong> <strong>coniuge</strong> responsab<strong>il</strong>e del<br />

fallimento del matrimonio,<br />

se non ha redditi propri<br />

sufficienti, ha invece diritto<br />

agli alimenti.<br />

L’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> ha come fine<br />

<strong>per</strong>mettere al <strong>coniuge</strong><br />

economicamente più debole


di mantenere un tenore di<br />

vita compatib<strong>il</strong>e con quello<br />

tenuto durante <strong>il</strong> matrimonio.<br />

<strong>Il</strong> diritto agli alimenti è<br />

invece concesso solo quando<br />

la parte che lo richiede non è<br />

in grado di provvedere al<br />

proprio sostentamento con<br />

un’attività lavorativa.<br />

2 . Riferimenti<br />

giurisprudenziali


Cassazione Penale, sez.<br />

VI, sentenza 28.08.2012 n.<br />

33319<br />

L’inadempimento saltuario<br />

del pagamento dell’assegno<br />

non è sufficiente <strong>per</strong> far<br />

condannare l’ex marito <strong>per</strong><br />

aver fatto mancare i mezzi di<br />

sussistenza al <strong>figli</strong>o (6 mesi<br />

su 21). Lo ha stab<strong>il</strong>ito la<br />

Corte di cassazione, con la<br />

sentenza 33319/2012,<br />

accogliendo <strong>il</strong> ricorso dell’ex<br />

marito contro la sentenza


della Corte di Appello di<br />

Messina che confermando <strong>il</strong><br />

primo grado lo aveva<br />

condannato <strong>per</strong> <strong>il</strong> reato<br />

previsto dall’articolo 570,<br />

secondo comma, del codice<br />

penale, sulla base della sola<br />

testimonianza della ex<br />

moglie secondo cui la quale<br />

<strong>il</strong> proprio ex <strong>coniuge</strong> erogava<br />

gli importi quando se lo<br />

ricordava, e cioè ogni tre<br />

quattro mesi. Una circostanza<br />

quest’ultima che,


contrariamente a quanto<br />

sostenuto in appello, non<br />

trova <strong>per</strong> nulla riscontro nei<br />

“vaglia postali prodotti dalla<br />

difesa”, a contare i quali,<br />

all’opposto, risulta che “solo<br />

sei mens<strong>il</strong>ità non furono<br />

pagate, in circa due anni.<br />

Inadempienze, spiega la<br />

Corte, ben compatib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong><br />

tipo di lavoro dell’ex marito,<br />

cameriere a tempo, e dunque<br />

tali “da non configurare,<br />

quanto meno sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o


psicologico, quella<br />

consapevole e volontaria<br />

sottrazione agli obblighi di<br />

somministrazione dei mezzi<br />

di sussistenza che costituisce<br />

<strong>il</strong> nucleo essenziale del<br />

delitto previsto dal secondo<br />

comma dell’articolo 570 del<br />

codice penale.”<br />

Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />

sentenza 19.03.2012 n. 4296<br />

La Corte ha riconosciuto,<br />

con la sentenza del 19 marzo


2012, <strong>il</strong> diritto al <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne non<br />

autosufficiente, a partecipare<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> causa di <strong>separazione</strong> dei<br />

genitori. Quindi sì<br />

all’ingresso del <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne <strong>nel</strong> giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> e di divorzio dei<br />

genitori; la Corte di<br />

cassazione, sentenza<br />

4296/2012, infatti ha<br />

riconosciuto ad un ventenne<br />

veneziano la legittimazione<br />

ad intervenire <strong><strong>nel</strong>la</strong> causa tra


mamma e papà <strong>per</strong> ottenere<br />

un assegno congruo che gli<br />

consentisse di proseguire in<br />

autonomia gli studi<br />

universitari. <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e<br />

all’articolo 155 quinquies<br />

prevede che <strong>il</strong> giudice possa<br />

disporre in favore dei <strong>figli</strong><br />

maggiorenni ma non<br />

autosufficienti <strong>il</strong> pagamento<br />

di un assegno anche<br />

direttamente all’avente<br />

diritto. In sim<strong>il</strong>i casi,<br />

secondo la Corte, si


scontrano due posizioni<br />

entrambe meritevoli di<br />

tutela, quella del genitore<br />

convivente diretta ad ottenere<br />

l’assegno <strong>per</strong> adempiere ai<br />

propri compiti senza dover<br />

anticipare <strong>il</strong> denaro di tasca<br />

propria; e quella del <strong>figli</strong>o<br />

avente diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>, “ed anzi<br />

legittimato in via prioritaria<br />

ad ottenere <strong>il</strong> versamento<br />

diretto del contributo”. Così,<br />

spiega la sentenza, e cioè che


l’articolo 155 quinquies<br />

“appare rivolto al giudice<br />

della crisi fam<strong>il</strong>iare,<br />

chiamato ad adottare - sulla<br />

base di una prudente<br />

valutazione delle concrete<br />

emergenze del caso - quella<br />

diversa determinazione in<br />

deroga al principio generale”.<br />

E con l’ingresso in giudizio<br />

del <strong>figli</strong>o si amplia <strong>il</strong><br />

contraddittorio consentendo<br />

al giudice di decidere “sulla<br />

base di una approfondita ed


effettiva disamina delle<br />

istanze dei soggetti<br />

interessati”. D’altra parte,<br />

<strong>per</strong> l’articolo 105 del Cpc è<br />

sufficiente a ritenere<br />

ammissib<strong>il</strong>e l’ingresso in<br />

giudizio “la circostanza che<br />

la domanda<br />

dell’interveniente presenti<br />

una connessione od un<br />

collegamento con quella di<br />

altre parti relative allo stesso<br />

oggetto sostanziale, tali da<br />

giustificare un simultaneo


processo”.<br />

Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />

sentenza 28.03.2003 n. 4736<br />

La sentenza precisa che<br />

l’iscrizione <strong>nel</strong>le liste di<br />

collocamento, unitamente<br />

alla presenza di certificazioni<br />

sanitarie che sconsigliano lo<br />

svolgimento di attività<br />

lavorative <strong>per</strong> <strong>il</strong> soggetto più<br />

debole economicamente,<br />

dimostrano l’oggettiva<br />

impossib<strong>il</strong>ità di procurarsi i


mezzi di sostentamento.<br />

Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />

sentenza 25.09.2003 n.<br />

14252<br />

La sentenza stab<strong>il</strong>isce che<br />

l’acquisto di una barca di<br />

maggior pregio e valore della<br />

precedente costituisce un<br />

elemento ai fini della<br />

valutazione della<br />

adeguatezza dei redditi <strong>per</strong><br />

determinare l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> in favore del


<strong>coniuge</strong> cui non sia<br />

addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong>.<br />

Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />

sentenza 11.11.2003 n.<br />

16912<br />

La sentenza ha affermato<br />

che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> separato, cui<br />

non sia addebitab<strong>il</strong>e la<br />

<strong>separazione</strong>, ha diritto di<br />

ottenere dall’altro <strong>coniuge</strong> un<br />

assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

idoneo ad assicurargli la<br />

conservazione del medesimo


tenore di vita di cui godeva<br />

in costanza di matrimonio,<br />

con la conseguenza che, in<br />

forza di tale <strong>per</strong>manente<br />

solidarietà, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> al<br />

quale non sia stato attribuito<br />

alcun assegno, qualora la sua<br />

situazione economica si sia<br />

deteriorata, o sia migliorata<br />

quella dell’altro <strong>coniuge</strong>, può<br />

chiedere la corresponsione di<br />

un assegno rapportato al<br />

tenore di vita che avrebbe<br />

avuto ove la <strong>separazione</strong> non


fosse intervenuta. La<br />

sentenza ha inoltre ricordato<br />

<strong>il</strong> che la solidarietà tra i<br />

coniugi non viene meno con<br />

la <strong>separazione</strong> e non consente<br />

di escludere <strong>il</strong> diritto ad un<br />

assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />

favore dell’altro <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />

quale, pur godendo di redditi<br />

sufficienti, non sia in grado<br />

di conservare <strong>il</strong> tenore di vita<br />

goduto in costanza di<br />

matrimonio.


Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez. I,<br />

sentenza 12.12.2003 n.<br />

19042<br />

La sentenza riconosce <strong>il</strong><br />

diritto alla riduzione<br />

dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> se l’ex<br />

<strong>coniuge</strong> lavora in nero. La<br />

Corte ha confermato la<br />

sentenza dei giudici merito,<br />

ritenendo legittima la<br />

riduzione dell’assegno a<br />

carico di un professore<br />

universitario di Roma a


favore della ex moglie, la<br />

quale lavorava in nero presso<br />

un negozio di abbigliamento.<br />

Cassazione Civ<strong>il</strong>e, sez.<br />

IV, sentenza 22.11.2002 n.<br />

16462<br />

La corresponsione<br />

dell’assegno di divorzio una<br />

t a n t u m non integra gli<br />

estremi di un onere<br />

deducib<strong>il</strong>e dal reddito, dal<br />

momento che tale somma<br />

non assolve al <strong>mantenimento</strong>


<strong>per</strong>iodico, costituendo<br />

quindi, <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario, reddito<br />

imponib<strong>il</strong>e ai fini<br />

dell’IRPEF. La sentenza ha<br />

accolto un ricorso presentato<br />

dal Ministero delle Finanze,<br />

ponendo fine ad una<br />

questione controversa.<br />

La Suprema Corte ha<br />

ribadito che l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico e l’assegno in<br />

unica soluzione, pur avendo<br />

entrambi la funzione di


egolare i rapporti<br />

patrimoniali derivanti dallo<br />

scioglimento o dalla<br />

cessazione degli effetti civ<strong>il</strong>i<br />

del matrimonio, non hanno la<br />

stessa natura e appaiono sotto<br />

vari prof<strong>il</strong>i diversi e tali sono<br />

stati considerati dal<br />

legislatore <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina<br />

dettata in materia.<br />

3. Aspetti fiscali.


Innanzitutto bisogna fare<br />

una distinzione tra assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> destinato al<br />

<strong>coniuge</strong> separato ed assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> corrisposto<br />

ai <strong>figli</strong>.<br />

Ai fini fiscali, l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> corrisposto a<br />

seguito di sentenza del<br />

Giudice è deducib<strong>il</strong>e dal<br />

reddito imponib<strong>il</strong>e del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato e<br />

costituisce reddito<br />

imponib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che


lo riceve.<br />

Le quote corrisposte <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> non<br />

possono invece essere portate<br />

in deduzione dal reddito<br />

imponib<strong>il</strong>e del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e non costituiscono<br />

reddito imponib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> che le riceve.<br />

L’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong> a<br />

seguito di cessazione del<br />

matrimonio ha un duplice<br />

prof<strong>il</strong>o: risulta essere reddito


assim<strong>il</strong>ato a quello di lavoro<br />

dipendente <strong>per</strong> l’ex <strong>coniuge</strong><br />

che lo riceve, mentre è un<br />

onere deducib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> l’ex<br />

<strong>coniuge</strong> che lo eroga;<br />

conseguentemente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

che riceve l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico di <strong>mantenimento</strong><br />

deve includerlo ai fini fiscali<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> propria dichiarazione<br />

dei redditi tra i redditi<br />

assim<strong>il</strong>ati a quelli di lavoro<br />

dipendente, mentre <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

che eroga l’assegno di


<strong>mantenimento</strong>, deve indicare<br />

tale importo tra gli oneri<br />

deducib<strong>il</strong>i dal reddito<br />

complessivo <strong>nel</strong> rigo<br />

“rubricato” assegno<br />

corrisposto al <strong>coniuge</strong>, con<br />

esclusione della quota di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />

Nella dichiarazione dei<br />

redditi bisogna indicare la<br />

somma degli assegni<br />

<strong>per</strong>iodici corrisposti<br />

<strong>nel</strong>l’anno (pagati dal 1<br />

gennaio al 31 dicembre,


anche se di competenza<br />

diversa) in conseguenza di<br />

<strong>separazione</strong> legale ed<br />

effettiva, scioglimento o<br />

annullamento di matrimonio<br />

o di cessazione dei suoi<br />

effetti civ<strong>il</strong>i, con esclusione<br />

degli assegni destinati al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>.<br />

Come si è detto, gli<br />

assegni di <strong>mantenimento</strong><br />

versati a favore dei <strong>figli</strong> non<br />

vanno dichiarati dal <strong>coniuge</strong><br />

che li <strong>per</strong>cepisce, né dedotti


dal <strong>coniuge</strong> che li ha versati.<br />

Particolare attenzione deve<br />

essere posta <strong>nel</strong> caso in cui<br />

l’assegno corrisposto al<br />

<strong>coniuge</strong> comprenda<br />

cumulativamente (e senza<br />

distinzione) anche le somme<br />

destinate al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>. In questo caso<br />

l’importo dell’assegno si<br />

considera <strong>per</strong> metà destinato<br />

al <strong>coniuge</strong> e <strong>per</strong> l’altra metà<br />

ai <strong>figli</strong>.<br />

Non risultano invece


deducib<strong>il</strong>i le somme<br />

corrisposte in un unica<br />

soluzione al <strong>coniuge</strong><br />

separato, essendo ben<br />

specificato dalla norma che<br />

<strong>per</strong> ottenere la deduzione dal<br />

reddito complessivo del<br />

contribuente delle somme<br />

corrisposte al <strong>coniuge</strong>, deve<br />

trattarsi di assegni <strong>per</strong>iodici,<br />

con conseguente esclusione<br />

di qualsiasi versamento<br />

effettuato in una unica<br />

soluzione.


Schema esemplificativo<br />

ASSEGNO AL CONIUGE<br />

Per <strong>il</strong> CONIUGE EROGANTE<br />

= Onere deducib<strong>il</strong>e<br />

Per <strong>il</strong> CONIUGE<br />

RICEVENTE= Altri redditi di<br />

lavoro dipendente<br />

ASSEGNO DI<br />

MANTENIMENTO AL<br />

CONIUGE AFFIDATARIO<br />

PER I FIGLI


Per <strong>il</strong> CONIUGE EROGANTE<br />

= Non costituisce onere<br />

deducib<strong>il</strong>e<br />

Per <strong>il</strong> CONIUGE<br />

RICEVENTE= Non costituisce<br />

reddito<br />

4 . Contributi ed altre ut<strong>il</strong>ità<br />

in favore del <strong>coniuge</strong><br />

separato.<br />

I contributi e le altre ut<strong>il</strong>ità<br />

a favore del <strong>coniuge</strong>


separato, diversi dall’assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong>, sono<br />

assolutamente indeducib<strong>il</strong>i.<br />

In materia di oneri<br />

deducib<strong>il</strong>i, l’elencazione<br />

delle erogazioni che vi<br />

rientrano è stab<strong>il</strong>ita dalla<br />

legge e non è estensib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />

analogia; restano, <strong>per</strong>tanto,<br />

esclusi dagli oneri deducib<strong>il</strong>i<br />

i contributi forfettari alle<br />

s p e s e di gestioni<br />

condominiali relative<br />

all’appartamento occupato


dal <strong>coniuge</strong> separato e pagate<br />

al condominio, le spese <strong>per</strong><br />

l’arredamento<br />

dell’appartamento comprato<br />

in nome e <strong>per</strong> conto dei <strong>figli</strong><br />

alla madre, le spese di<br />

manutenzione straordinaria<br />

dell’immob<strong>il</strong>e, rate di mutuo<br />

pagate <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che,<br />

contemporaneamente, rinunci<br />

all’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

ed altri oneri, sia pure<br />

attribuiti al contribuente ad<br />

o<strong>per</strong>a della sentenza.


5 . Abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong> casa<br />

fam<strong>il</strong>iare.<br />

L’uso dell’abitazione<br />

coniugale e delle sue<br />

<strong>per</strong>tinenze spettano al<br />

<strong>coniuge</strong> assegnatario ed ai<br />

membri della famiglia con<br />

lui convivente. Come è noto,<br />

la legge 8 febbraio 2006 n. 54<br />

ha modificato anche tale<br />

materia, dettando<br />

prescrizioni <strong>per</strong>


l’assegnazione della casa con<br />

<strong>il</strong> nuovo articolo 155 quater.<br />

Le novità, in estrema<br />

sintesi, riguardano la<br />

possib<strong>il</strong>ità di assegnare la<br />

casa anche al <strong>coniuge</strong> non<br />

affidatario esclusivo, ove ciò<br />

corrisponda all’interesse dei<br />

<strong>figli</strong>.<br />

L’uso della casa fam<strong>il</strong>iare,<br />

comporta l’accollo delle<br />

spese relative alla custodia,<br />

amministrazione e<br />

manutenzione ordinaria e


straordinaria, nonché dei<br />

tributi relativi allo stesso;<br />

restano, inoltre, a carico di<br />

chi usufruisce dell’immob<strong>il</strong>e,<br />

gli oneri condominiali<br />

ordinari.<br />

6 . Le dichiarazioni dei<br />

redditi dei coniugi separati -<br />

IRPEF - IMU - ICI<br />

La dichiarazione dei<br />

redditi deve essere presentata


da ciascun <strong>coniuge</strong> separato,<br />

non è ammessa la<br />

dichiarazione congiunta.<br />

Nella maggioranza dei casi<br />

al centro della dichiarazione<br />

dei redditi vi è l’abitazione<br />

degli ex coniugi; alla luce di<br />

recenti disposizioni di legge<br />

del goveno Monti del 2012,<br />

riguardanti l’imposizione<br />

fiscale sulla casa (irpef, imu,<br />

ici). Per individuare la<br />

corretta imputazione<br />

tributaria della propria casa,


<strong>per</strong> prima cosa bisogna<br />

effettuare una distinzione tra<br />

“prima casa” ed “abitazione<br />

principale”.<br />

La differenza tra prima<br />

casa e abitazione principale,<br />

che molto spesso coincidono<br />

(es. caso di una famiglia che<br />

possiede un unico immob<strong>il</strong>e<br />

e vi abita), è legata alla<br />

legge, la quale riserva diversi<br />

benefici alle due categorie<br />

menzionate.


Prima casa<br />

<strong>Il</strong> concetto di prima casa fa<br />

riferimento al possesso di<br />

una unità immob<strong>il</strong>iare,<br />

ovvero la prima che un<br />

soggetto acquista ed entra a<br />

far parte della propria<br />

disponib<strong>il</strong>ità.<br />

La legge, dal 1982 ( l. 22<br />

apr<strong>il</strong>e 1982 n. 168) <strong>per</strong><br />

l’acquisto dei beni dai privati<br />

e dal 1993 <strong>per</strong> l’acquisto dei<br />

beni dalle società<br />

immob<strong>il</strong>iari e dai costruttori


(D.L. 22 maggio 1993 n.<br />

155), dà la possib<strong>il</strong>ità al<br />

momento dell’acquisto di<br />

alcune agevolazioni. La parte<br />

acquirente deve dichiarare di<br />

essere residente <strong>nel</strong> comune<br />

dove l’immob<strong>il</strong>e è acquistato<br />

ovvero si deve impegnare a<br />

trasferirvi la residenza entro<br />

18 mesi; inoltre l’immob<strong>il</strong>e<br />

non deve avere<br />

caratteristiche di lusso (es.<br />

categoria A2).<br />

La parte acquirente non


deve avere né la proprietà in<br />

quota o anche l’usufrutto di<br />

un immob<strong>il</strong>e a destinazione<br />

abitativa <strong>nel</strong>lo stesso comune<br />

dove sta comprando<br />

l’immob<strong>il</strong>e in oggetto né<br />

avere la piena proprietà in<br />

qualsiasi comune italiano di<br />

un’abitazione che sia stata<br />

acquistata beneficiando delle<br />

agevolazioni in questione.<br />

Soddisfatti questi requisiti<br />

davanti al notaio le imposte<br />

di registro, ipotecarie e


catastali dovute scenderanno<br />

dal 10 al 3%. L’agevolazione<br />

<strong>per</strong> l’acquisto della prima<br />

casa prevede un obbligo: non<br />

vendere la proprietà <strong>per</strong> 5<br />

anni dalla data di acquisto.<br />

Ove si venda la casa<br />

acquistata con le<br />

agevolazioni, si è soggetti al<br />

pagamento di una sovrattassa<br />

del 30% sulle tasse pagate e<br />

al pagamento della differenza<br />

tra <strong>il</strong> 3% e <strong>il</strong> 10% (imposta<br />

dovuta senza le agevolazioni)


nonché gli interessi. Per<br />

evitare di decadere<br />

dall’agevolazione, oltre a non<br />

vendere <strong>per</strong> 5 anni, vi è<br />

un’alternativa: ricomprare<br />

entro un anno dall’avvenuta<br />

vendita una nuova prima<br />

casa.<br />

Abitazione principale<br />

<strong>Il</strong> concetto di abitazione<br />

principale è sostanzialmente<br />

assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e con quello di<br />

residenza, che la legge la


definisce dimora abituale<br />

(cit. art. 43 C.C. comma 2: la<br />

residenza è <strong>il</strong> luogo in cui la<br />

<strong>per</strong>sona ha la sua dimora<br />

abituale), ovvero l’immob<strong>il</strong>e<br />

dove una <strong>per</strong>sona o un nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare ha stab<strong>il</strong>ito la sede<br />

principale dei suoi affari ed<br />

interessi; ciò comporta<br />

agevolazioni IMU (in passato<br />

sull’ICI vi era l’esenzione);<br />

la non imponib<strong>il</strong>ità IRPEF; la<br />

detraib<strong>il</strong>ità degli interessi<br />

passivi sul mutuo contratto


<strong>per</strong> l’acquisto e prezzi<br />

agevolati sulla stipula di<br />

contratti sulle utenze<br />

domestiche.<br />

Per effetto, quindi, di<br />

queste citate recenti<br />

disposizioni di legge e fatte<br />

le distinzioni di cui sopra tra<br />

“prima casa” e “abitazione<br />

principale”, in funzione di<br />

queste distinzioni la legge<br />

riconosce riduzioni sull’IMU<br />

(e non esclusione come<br />

disposto dalla previgente


normativa in materia), tali<br />

riduzioni si applicano ai<br />

contribuenti che hanno quale<br />

abitazione principale<br />

l’immob<strong>il</strong>e oggetto<br />

dell’imposta sull’IMU.<br />

A tal fine è opportuno<br />

ricordare che la nozione di<br />

abitazione principale implica<br />

l’unicità della stessa. Non si<br />

possono avere più abitazioni<br />

principali. Inoltre, tale<br />

nozione deve essere sempre<br />

riferita al dichiarante.


7 . Interessi sui mutui <strong>per</strong><br />

l’acquisto della casa.<br />

Sono deducib<strong>il</strong>i dal reddito<br />

gli interessi passivi, gli oneri<br />

accessori e le quote di<br />

rivalutazione previste da<br />

clausole di indicizzazione <strong>per</strong><br />

mutui ipotecari contratti <strong>per</strong><br />

l’acquisto di immob<strong>il</strong>i adibiti<br />

ad abitazione principale<br />

(sempre che l’immob<strong>il</strong>e sia<br />

adibito ad abitazione


principale entro un anno<br />

dall’acquisto e che l’acquisto<br />

sia avvenuto <strong>nel</strong>l’anno<br />

antecedente o successivo<br />

all’accensione del mutuo).<br />

Dal 2001, inoltre, la<br />

detrazione spetta anche:<br />

- dalla data in cui<br />

l’immob<strong>il</strong>e è adibito ad<br />

abitazione principale e<br />

comunque entro due anni<br />

dall’acquisto, se l’immob<strong>il</strong>e<br />

è oggetto di lavori di<br />

ristrutturazione ed<strong>il</strong>izia,


comprovati dalla relativa<br />

concessione ed<strong>il</strong>izia o da un<br />

atto equivalente;<br />

- anche <strong>nel</strong> caso di<br />

acquisto di un immob<strong>il</strong>e<br />

locato se, entro tre mesi<br />

dall’acquisto, l’acquirente<br />

notifica al locatario l’atto<br />

d’intimazione di licenza o di<br />

sfratto <strong>per</strong> finita locazione e<br />

se, entro un anno dal r<strong>il</strong>ascio,<br />

l’immob<strong>il</strong>e è adibito ad<br />

abitazione principale;<br />

- al contribuente


acquirente e intestatario del<br />

contratto di mutuo, anche se<br />

l’immob<strong>il</strong>e viene adibito ad<br />

abitazione principale di un<br />

fam<strong>il</strong>iare;<br />

- <strong>nel</strong> caso in cui <strong>il</strong><br />

contribuente trasferisca la<br />

propria dimora <strong>per</strong> motivi di<br />

lavoro oppure la trasferisca<br />

in istituti di ricovero o<br />

sanitari, a condizione che<br />

l’immob<strong>il</strong>e non sia affittato.<br />

Per abitazione principale si<br />

intende quella <strong><strong>nel</strong>la</strong> quale <strong>il</strong>


contribuente o i suoi<br />

fam<strong>il</strong>iari dimorano<br />

abitualmente. Pertanto la<br />

detrazione spetta al<br />

contribuente acquirente ed<br />

intestatario del contratto di<br />

mutuo, anche se l’immob<strong>il</strong>e è<br />

adibito ad abitazione<br />

principale di un suo fam<strong>il</strong>iare<br />

(<strong>coniuge</strong>, parenti entro <strong>il</strong><br />

terzo grado ed affini entro <strong>il</strong><br />

secondo grado): Tra i<br />

fam<strong>il</strong>iari si considera anche<br />

<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> separato, fino a


quando non interviene la<br />

sentenza di divorzio. <strong>Il</strong><br />

contribuente che ha trasferito<br />

la sua dimora abituale, a<br />

seguito di <strong>separazione</strong> legale,<br />

non <strong>per</strong>de <strong>il</strong> diritto alla<br />

detrazione sugli interessi<br />

passivi <strong>per</strong> la propria quota<br />

di spettanza.<br />

In caso di divorzio, lo<br />

stesso contribuente mantiene<br />

la propria detrazione solo <strong>nel</strong><br />

caso in cui l’immob<strong>il</strong>e<br />

acquistato costituisca


l’abitazione principale dei<br />

suoi fam<strong>il</strong>iari (i <strong>figli</strong>), pur se<br />

conviventi con l’ex <strong>coniuge</strong>.<br />

Quest’ultimo non rientra più<br />

tra i fam<strong>il</strong>iari.


CAPITOLO XVI<br />

LA MEDIAZIONE<br />

FAMILIARE COME<br />

PRATICA DI DIVERSION<br />

PER UNA SEPARAZIONE<br />

MITE<br />

SOMMARIO: 1. Riflessioni<br />

preliminari. – 2. Le ragioni<br />

della mediazione. – 3. Joint<br />

custody e shared parenting. – 4.<br />

Cos’è la mediazione fam<strong>il</strong>iare.<br />

– 5. La mediazione fam<strong>il</strong>iare


come pratica extragiudiziale. –<br />

6. <strong>Il</strong> posto dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare. – 7.<br />

Caratteristiche del <strong>per</strong>corso di<br />

mediazione. – 8. Conclusioni.<br />

1. Riflessioni preliminari.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

riprende un copione ereditato<br />

dalla storia dell’uomo ( 695 );<br />

si propone come un <strong>per</strong>corso<br />

durante <strong>il</strong> quale le <strong>per</strong>sone


vengono aiutate a stab<strong>il</strong>ire<br />

reciproci accordi - dopo aver<br />

definito l’oggetto del<br />

contendere e le loro<br />

aspettative - che possano<br />

essere sostenuti anche <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

futuro e costituire la<br />

premessa <strong>per</strong> nuove<br />

transazioni adattive. Essa<br />

r<strong>il</strong>ancia costantemente l’idea<br />

che le <strong>per</strong>sone posseggano le<br />

risorse <strong>per</strong> sottrarsi alla<br />

logica della conflittualità<br />

improduttiva, in favore della


logica della produttività in<br />

presenza di conflitto ( 696 )<br />

che comporta <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento<br />

dello stallo - in virtù del<br />

quale altri prendono<br />

decisioni - attraverso mutui<br />

accordi e <strong>il</strong> reciproco<br />

riconoscimento di sentimenti<br />

indisponib<strong>il</strong>i come, <strong>per</strong><br />

esempio, quello della<br />

genitorialità, convenendo che<br />

la riduzione del contenzioso<br />

comporti sia una vittoria


eciproca non effimera, sia<br />

un vantaggio reale <strong>per</strong> la<br />

tutela della vita dei <strong>figli</strong>.<br />

La figura del mediatore<br />

riprende lontanamente quella<br />

del capofamiglia o della<br />

<strong>per</strong>sona autorevole e<br />

imparziale a cui si ricorreva<br />

<strong>nel</strong>l’antichità <strong>per</strong> dirimere le<br />

questioni di carattere civ<strong>il</strong>e e<br />

fam<strong>il</strong>iare, <strong>per</strong> riapparire<br />

all’interno di una concezione<br />

contemporanea evoluta come<br />

possib<strong>il</strong>ità d’integrazione


dell’ordinario procedimento<br />

civ<strong>il</strong>istico, a partire da un<br />

contesto non giudicante o<br />

socialmente sanzionatorio.<br />

Questa è una prospettiva<br />

laica che, in un’ottica<br />

sistemica e relazionale,<br />

consente di lavorare <strong>per</strong><br />

gestione di problemi, e che<br />

risponde a parametri di<br />

efficacia all’interno di una<br />

dimensione autoformativa in<br />

età adulta sostenuta dalla<br />

figura di un o<strong>per</strong>atore


competente. Di fatto, la<br />

mediazione è una delle<br />

principali funzioni<br />

dell’attività di educazione<br />

che si esplica sui vari fronti<br />

delle relazioni inter<strong>per</strong>sonali<br />

( 697 ) e che istituisce la<br />

peculiarità di tutte le<br />

professionalità ed azioni che<br />

siano riconducib<strong>il</strong>i a<br />

significati di ordine<br />

educativo come ricerca di<br />

una conc<strong>il</strong>iazione tra le


diverse istanze contrapposte,<br />

attraverso es<strong>per</strong>ienze capaci<br />

di far evolvere <strong>il</strong> conflitto<br />

( 698 ).<br />

Ovunque es<strong>per</strong>ita, la<br />

pratica della mediazione,<br />

correttamente intesa ed<br />

aggiornata, riprende gli<br />

orientamenti della “Charte<br />

europeenne de la formation<br />

des médiateurs fam<strong>il</strong>iaux<br />

exerçant dans les situations<br />

de divorce et de séparation” e


<strong>il</strong> relativo codice<br />

deontologico ( 699 ). In via del<br />

tutto preliminare, si può<br />

assumere che la peculiarità<br />

del <strong>per</strong>corso di mediazione<br />

consiste <strong>nel</strong>l’assunzione<br />

diretta, da parte dei due<br />

partners, delle decisioni<br />

concernenti le conseguenze<br />

della <strong>separazione</strong> e del<br />

divorzio sul piano<br />

economico, delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriali e


della riorganizzazione della<br />

vita individuale e sociale che<br />

le scelte in atto<br />

inevitab<strong>il</strong>mente comportano.<br />

Per le sue molteplici<br />

potenzialità, lo “spirito della<br />

mediazione” ( 700 ) attira su di<br />

sé l’interesse di molti<br />

professionisti delle scienze<br />

dell’uomo e delle istituzioni<br />

giudiziarie e dei servizi non<br />

soltanto <strong>per</strong> <strong>il</strong> principio<br />

innovativo del modello che


coglie <strong>nel</strong> sistema fam<strong>il</strong>iare<br />

in crisi l’aspetto di<br />

transizione verso un nuovo<br />

ciclo di vita inteso come<br />

compito evolutivo, ma anche<br />

<strong>per</strong> quegli aspetti deflattivi<br />

del contenzioso penale che si<br />

accompagna spesso a quello<br />

civ<strong>il</strong>e quando si finisce con <strong>il</strong><br />

guardare alla vita coniugale e<br />

fam<strong>il</strong>iare conclusa come alla<br />

fine della storia - e di ogni<br />

altra possib<strong>il</strong>e storia - e ci si<br />

appella ad un giudizio tanto


assoluto quanto<br />

impronunciab<strong>il</strong>e su di essa. È<br />

evidente che in letteratura e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> pratica sono, forse solo,<br />

in apparente<br />

contrapposizione un modello<br />

che guarda alla <strong>separazione</strong> e<br />

al divorzio come alla morte<br />

di qualcosa di vitale e ad un<br />

lutto conseguente da<br />

elaborare e un modello che,<br />

senza affatto omettere gli<br />

aspetti emotivi della vicenda<br />

e senza, <strong>per</strong>ò, assolutizzarli,


guarda al potenziale break<br />

evolutivo insito <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio. È<br />

evidente che l’epistemologia<br />

della mediazione si pone <strong>nel</strong><br />

mezzo fra quanti tendono a<br />

sottolineare esclusivamente<br />

la <strong>separazione</strong> come<br />

occasione positiva di crescita<br />

e condizione necessaria di<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>per</strong>sonale e quanti<br />

la considerano soltanto come<br />

<strong>per</strong>dita, fallimento,<br />

patologia.


In tutti i casi, essa può e<br />

deve essere considerata come<br />

una delle possib<strong>il</strong>i strategie<br />

di aiuto – non l’unica – alla<br />

coppia genitoriale <strong>per</strong><br />

garantire quel su<strong>per</strong>iore<br />

interesse dei <strong>figli</strong> che, della<br />

vicenda fam<strong>il</strong>iare,<br />

costituiscono l’a<strong>nel</strong>lo più<br />

debole. Da questo punto di<br />

vista, una nuova cultura della<br />

<strong>separazione</strong> e del divorzio,<br />

soprattutto all’indomani<br />

delle nuove “Disposizioni in


materia di <strong>separazione</strong> dei<br />

genitori e affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong>” ( 701 ),<br />

non può prescindere da una<br />

corretta visione di tutte<br />

quelle problematiche che<br />

accompagnano i <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

loro condizione di prole di<br />

genitori separati o divorziati.<br />

Va da sé, infatti, che <strong>per</strong><br />

quanto i <strong>figli</strong> abbiano risorse<br />

che consentono di su<strong>per</strong>are le<br />

condizioni di stress, ciò


nondimeno non dovrebbe<br />

essere consentito agli adulti<br />

di mettere gratuitamente alla<br />

prova i propri <strong>figli</strong> con<br />

comportamenti ed azioni che,<br />

sollecitando fortemente la<br />

loro sfera emotiva ed<br />

affettiva, li sovresponga<br />

destab<strong>il</strong>izzandoli a tal punto<br />

da dare luogo a veri e propri<br />

disturbi relazionali, della<br />

condotta e della <strong>per</strong>sonalità.<br />

È, altresì, evidente che<br />

genitori sereni possono


senz’altro aiutare meglio i<br />

<strong>figli</strong> a contenere<br />

un’es<strong>per</strong>ienza defatigante e<br />

trasformarla in risorsa<br />

<strong>per</strong>sonale, continuando ad<br />

assolvere, in tale modo, al<br />

loro compito genitoriale, in<br />

costanza di <strong>separazione</strong> o<br />

divorzio.<br />

Da ultimo – ma non ultimo<br />

- occorre aggiungere che<br />

l’iter giudiziario, con <strong>il</strong> suo<br />

linguaggio formale, con le<br />

sue procedure e coreografie,


comunica implicitamente ai<br />

genitori che si separano un<br />

messaggio complessivo che,<br />

malgrado le intenzioni di<br />

ciascuno, finisce col<br />

rinforzare comportamenti e<br />

alimentare sentimenti <strong>per</strong><br />

tanti versi opposti a quelli<br />

necessari <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are<br />

costruttivamente la crisi<br />

della <strong>separazione</strong> o del<br />

divorzio. Spesso accade che<br />

questi genitori si<br />

<strong>per</strong>cepiscano e si comportino


come individui infant<strong>il</strong>izzati<br />

e colpevolizzati, ai limiti<br />

della patologia e della<br />

devianza, delegando ad altri<br />

la gestione dei propri affetti<br />

più intimi, la quotidianità<br />

stessa dei loro <strong>figli</strong>, ostaggi e<br />

strumento di genitori irretiti<br />

dalle loro esas<strong>per</strong>ate<br />

rivendicazioni.<br />

In realtà, la <strong>separazione</strong> è<br />

una possib<strong>il</strong>ità implicita,<br />

anche se non desiderata o<br />

preventivata, di ogni unione;


non è, dunque, né una<br />

malattia né un fatto<br />

riprovevole purché essa sia<br />

l’esito di una decisione<br />

maturata dalle parti senza<br />

che ciò comporti situazioni<br />

gravose <strong>per</strong> se stessi, <strong>per</strong> i<br />

più deboli e <strong>per</strong> la società.<br />

Del resto, molte es<strong>per</strong>ienze<br />

di mediazione, in Italia e<br />

all’estero, hanno dimostrato<br />

che è possib<strong>il</strong>e, anche in<br />

situazioni di contrasto,<br />

separarsi senza far mancare


ai <strong>figli</strong> la preziosa risorsa<br />

della presenza congiunta di<br />

padre e madre.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />

infatti, ponendo l’accento<br />

sulla riorganizzazione della<br />

quotidianità dopo la<br />

<strong>separazione</strong> o <strong>il</strong> divorzio, è<br />

un <strong>per</strong>corso che invita la<br />

coppia ad accettare la<br />

legittimità delle molteplici<br />

scelte di vita che le<br />

trasformazioni individuali e<br />

sociali in atto comportano. È


un’opportunità «formativa» e<br />

di aiuto che sostiene<br />

l’autorganizzazione, la<br />

consapevolezza e la<br />

responsab<strong>il</strong>ità delle scelte<br />

o<strong>per</strong>ate. Ciò può accadere e,<br />

di fatto, è riscontrab<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

pratica <strong>per</strong>ché "la mediazione<br />

rappresenta (...) l’arte e la<br />

tecnica <strong>per</strong> risolvere i<br />

conflitti al di fuori del<br />

contesto giudiziario, con<br />

l’aiuto di una terza parte<br />

imparziale, sopra un terreno


che vede enfatizzati i fattori<br />

di consenso rispetto a quelli<br />

di conflitto ( 702 ).<br />

Per tutti questi motivi, si<br />

può ritenere che la<br />

mediazione possa costituire<br />

<strong>il</strong> “luogo” all’interno del<br />

quale <strong>il</strong> conflitto può essere<br />

dichiarato e la presenza di un<br />

mediatore autorevole e<br />

competente - educatore del<br />

possib<strong>il</strong>e - necessaria.


2 . Le ragioni della<br />

mediazione.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare –<br />

secondo alcuni – nasce come<br />

risposta all’inadeguatezza del<br />

sistema giudiziario<br />

tradizionale che, piuttosto<br />

che dirimere i contrasti, a<br />

motivo della<br />

stereotipizzazione dei ruoli<br />

processuali, conduce spesso<br />

alla s<strong>per</strong>sonalizzazione e


all’emarginazione o alla<br />

prevaricazione e alla lite<br />

pretestuosa.<br />

Numerosi disegni di legge<br />

di revisione della<br />

legislazione in materia di<br />

<strong>separazione</strong>, prima<br />

dell’avvento della legge di<br />

modifica dell’art. 155 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e (infra, n.7),<br />

auspicavano come soluzione<br />

del problema della parità di<br />

trattamento di entrambi i<br />

coniugi in sede processuale


l’obbligatorietà del<br />

trattamento di mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare preliminarmente<br />

all’udienza presidenziale -<br />

comunque prima della fase<br />

istruttoria - secondo modalità<br />

diverse, spesso legate anche<br />

alla tipologia di affidamento<br />

ipotizzato in via talora<br />

obbligante <strong>per</strong> <strong>il</strong> magistrato:<br />

affidamento congiunto,<br />

alternato, esercizio<br />

congiunto della<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale,


affidamento ad entrambi i<br />

genitori. Alcune proposte,<br />

invece, lasciavano al giudice<br />

di merito la possib<strong>il</strong>ità di<br />

inviare in modo discrezionale<br />

o coattivo la coppia presso un<br />

centro di mediazione e/o di<br />

consulenza fam<strong>il</strong>iare durante<br />

l’iter istruttorio, allorquando<br />

avesse ravvisato le<br />

condizioni <strong>per</strong> introdurre<br />

siffatta procedura. Si<br />

trattava, come si può notare,<br />

di orientamenti che, sia pure


decisamente non conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i<br />

fra di loro - uno si muoveva<br />

all’interno di una procedura<br />

di tipo extragiudiziale o<br />

mista, l’altro di tipo<br />

decisamente intraprocessuale<br />

- aspiravano a rendere la<br />

pratica della mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare obbligatoria con<br />

ricadute procedurali spesso<br />

pregiudizievoli in caso di<br />

esito negativo, venendosi a<br />

trasformare la mediazione in<br />

una specie di consulenza


tecnica <strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice<br />

soprattutto in relazione<br />

all’idoneità genitoriale.<br />

Appare fuori di ogni<br />

discussione <strong>il</strong> fatto che un<br />

affidamento di tipo non<br />

monogenitoriale, a qualunque<br />

fattispecie ci si possa riferire<br />

di quelle citate in<br />

precedenza, non può essere<br />

che frutto di un accordo fra le<br />

parti o di un <strong>per</strong>corso di<br />

mediazione e, in ogni caso, di<br />

una <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale di


tipo consensuale dove ancora<br />

sia presente la stima<br />

reciproca e dove sia stata<br />

riconosciuta la capacità di<br />

accudire ed educare la prole<br />

da parte di entrambi i<br />

genitori, in ragione<br />

dell’affetto verso i propri<br />

<strong>figli</strong>. Infatti, <strong>il</strong> motivo<br />

principale <strong>per</strong> cui anche <strong>nel</strong><br />

nostro Paese, a prescindere<br />

dalla prassi<br />

giurisprudenziale, si sta<br />

lentamente diffondendo la


pratica della mediazione,<br />

risiede in un approccio<br />

culturalmente diverso alla<br />

<strong>separazione</strong> e al divorzio e<br />

alla tutela dei <strong>figli</strong> minori,<br />

così da evitare possib<strong>il</strong>i<br />

traumi in essi in un momento<br />

già di <strong>per</strong> sé delicato del loro<br />

ciclo vitale, con la <strong>per</strong>dita del<br />

sistema fam<strong>il</strong>iare stab<strong>il</strong>mente<br />

costituito e con <strong>il</strong> carico di<br />

ansia che ciò può comportare<br />

( 703 ).


Diversamente, in costanza<br />

della logica del conflitto,<br />

qualsiasi scelta di<br />

affidamento imposta dalla<br />

legge, anche quella che<br />

teoricamente sancirebbe la<br />

piena parità di trattamento<br />

dei genitori - ma quale<br />

codice la potrebbe garantire<br />

veramente? - finirebbe col<br />

risultare una mera astrazione<br />

giuridica al pari di<br />

quell’affidamento congiunto<br />

o alternato pure previsto


dalla novella divorz<strong>il</strong>e ( 704 )<br />

prima ancora che <strong>il</strong><br />

Legislatore introducesse<br />

quello “condiviso” <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

riformulazione dell’art.155<br />

del codice civ<strong>il</strong>e che<br />

sancisce, in punto di diritto,<br />

la parità di trattamento della<br />

coppia genitoriale,<br />

ispirandosi alla Legislazione<br />

europea ormai copiosa<br />

quanto al diritto dei <strong>figli</strong><br />

minori a “mantenere un


apporto equ<strong>il</strong>ibrato e<br />

continuativo con ciascuno di<br />

essi, di ricevere cura,<br />

educazione e istruzione da<br />

entrambi e di conservare<br />

rapporti significativi con gli<br />

ascendenti e con i parenti di<br />

ciascun ramo genitoriale”<br />

(comma 1). Innanzi a coppie<br />

genitoriali esas<strong>per</strong>atamente<br />

confligenti, <strong>il</strong> giudice di<br />

merito non può fare altro che<br />

agire discrezionalmente<br />

stab<strong>il</strong>endo, caso <strong>per</strong> caso,


quale sia l’affidamento<br />

teoricamente più idoneo<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del minore,<br />

sancendo così, una volta e<br />

<strong>per</strong> tutte, che esso non possa<br />

essere garantito che dai<br />

genitori stessi <strong>nel</strong> rispetto<br />

reciproco di una sana<br />

bigenitorialità (art. 155-bis,<br />

comma 1).<br />

La mediazione appare,<br />

dunque, uno strumento ut<strong>il</strong>e<br />

<strong>per</strong> contenere la conflittualità<br />

coniugale nei casi di


<strong>separazione</strong> e divorzio e,<br />

soprattutto, <strong>per</strong> offrire alla<br />

coppia genitoriale<br />

un’opportunità di natura<br />

pedagogica <strong>per</strong> determinare,<br />

attraverso un condiviso<br />

progetto d’intenti, nuove e<br />

più chiare modalità di<br />

gestione della relazione con i<br />

<strong>figli</strong> in cui ciascuno dei<br />

membri della coppia assuma<br />

responsab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> carico<br />

delle scelte: quelle che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

situazione specifica risultino


eque, adeguate e sostenib<strong>il</strong>i<br />

<strong>nel</strong>l’esercizio della<br />

genitorialità anche a<br />

<strong>separazione</strong> avvenuta.<br />

Col suffragio della<br />

letteratura, piace considerare<br />

la mediazione come una<br />

metodologia d’intervento più<br />

adeguata rispetto alla logica<br />

della contrapposizione<br />

frontale che viene<br />

delineandosi <strong>nel</strong>le aule dei<br />

tribunali, anche se essa non<br />

esautora affatto le istituzioni


giudiziarie <strong>nel</strong> loro insieme,<br />

sulle quali incombe l’onere<br />

della valutazione finale<br />

dell’accordo all’interno di un<br />

quadro sostanziale e<br />

procedurale di difesa dei<br />

diritti sia dei membri della<br />

coppia genitoriale che dei<br />

<strong>figli</strong>, <strong>nel</strong> pieno rispetto delle<br />

regole di giustizia.<br />

Proprio a ragione di ciò,<br />

l’art.158 del codice civ<strong>il</strong>e<br />

( 705 ) garantisce i genitori e


la prole, mettendo gli uni e<br />

gli altri al riparo da possib<strong>il</strong>i<br />

accordi che potrebbero<br />

violare i diritti di ciascuno<br />

degli attori, evitando che vi<br />

possano essere parti deboli e<br />

parti forti. Infatti, se da un<br />

lato, è interesse di chi<br />

esercita la mediazione<br />

puntare su <strong>per</strong>corsi<br />

progettuali di riorientamento<br />

e di delineazione consensuale<br />

degli accordi, dall’altro la<br />

pratica della mediazione non


è alternativa all’istituzione<br />

giudiziaria e sostitutiva o<br />

concorrenziale all’avvocatura<br />

che rimane, in linea di<br />

principio e <strong>nel</strong> suo insieme,<br />

strumento indispensab<strong>il</strong>e di<br />

natura tecnico/culturale a<br />

garanzia e difesa giuridica di<br />

ciascun cittadino.<br />

Nello stesso tempo, si<br />

tratta anche di porsi<br />

<strong>nel</strong>l’ottica di ricercare in<br />

qual modo una coppia<br />

genitoriale possa essere


aiutata, senza “sanitarizzare”<br />

l’aiuto ma, anzi,<br />

riconducendo l’intervento<br />

all’interno di quella teoria<br />

del ciclo di vita che include,<br />

fra i processi più generali e<br />

fisiologici di sv<strong>il</strong>uppo e<br />

crescita dei sistemi viventi<br />

umani, anche quelli<br />

separativi. Nella maggior<br />

parte dei casi, si tratta di un<br />

ciclo che, <strong>per</strong> quanto<br />

conflittuale e/o ansiogeno,<br />

può essere contenuto


<strong>nel</strong>l’ambito delle risorse o<br />

capacità di recu<strong>per</strong>o che<br />

ciascun individuo<br />

generalmente possiede o può<br />

attivare se opportunamente<br />

incoraggiato e sostenuto.<br />

La vicenda separativa o<br />

divorziale, dunque, è insieme<br />

un evento relazionale (la<br />

rottura del rapporto di<br />

coppia) e giuridico (la<br />

definizione di un diverso<br />

assetto dei diritti e dei<br />

doveri); da quest’ultimo


punto di vista, tali istituti non<br />

possono essere collocati in<br />

un contesto di totale<br />

degiuridicizzazione e<br />

degiurisdizionalizzazione del<br />

diritto di famiglia, anche se<br />

la mediazione a fini<br />

separativi può rientrare fra le<br />

pratiche di “diversion” e, più<br />

in generale, in una visione<br />

“mite” dell’amministrazione<br />

del diritto ( 706 ). Tuttavia,<br />

allo stato attuale della


questione, quello che appare<br />

diffic<strong>il</strong>e da realizzare è<br />

l’integrazione fra l’offerta di<br />

aiuto proveniente dal sa<strong>per</strong>e<br />

frutto della teoria della<br />

mediazione ( 707 ) e l’offerta<br />

di aiuto propria del sa<strong>per</strong>e<br />

giuridico sostanziale e<br />

processuale. Estranei l’uno<br />

all’altro, questi sa<strong>per</strong>i<br />

sembra dovranno sempre di<br />

più interrogarsi<br />

vicendevolmente in un


prossimo futuro e integrarsi<br />

pur conservando una<br />

distinzione tanto disciplinare<br />

quanto professionale, <strong>per</strong> non<br />

ingenerare conflitti di<br />

competenza e ambiguità<br />

circa lo spazio specifico di<br />

intervento e di aiuto di<br />

ciascun o<strong>per</strong>atore. Infatti, <strong>il</strong><br />

problema è mal posto quando<br />

si pensi alla possib<strong>il</strong>e<br />

elusione del sistema<br />

giuridico <strong><strong>nel</strong>la</strong> problematica<br />

separativa come se si


trattasse di optare<br />

rigidamente fra un sistema<br />

totalmente “in-Court” e uno<br />

esclusivamente “out-Court”;<br />

si tratta, invece, di<br />

riconoscere lo spazio <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

recu<strong>per</strong>o di una capacità<br />

interlocutoria negoziale<br />

confusa, resa incerta e<br />

conflittuale dal sopravvenire<br />

di istanze e bisogni nuovi dai<br />

confini non ancora ridefiniti<br />

che la sola materia giuridica<br />

non può ignorare o fingere


inesistenti. Tutti sanno, e le<br />

statistiche lo confermano,<br />

che la vicenda separativa e<br />

quella divorz<strong>il</strong>e non si<br />

concludono con <strong>il</strong><br />

pronunciamento della<br />

sentenza da parte del<br />

Tribunale, <strong>per</strong>durando<br />

strascichi e contenziosi<br />

giudiziari, alimentati dal<br />

disagio psichico e ambientale<br />

che, in genere, hanno termine<br />

soltanto con <strong>il</strong><br />

sopraggiungere della


maggiore età dei <strong>figli</strong> e con<br />

l’apparire di nuovi scenari<br />

esistenziali. Non a caso, si è<br />

soliti distinguere fra divorzio<br />

legale, emotivo, economico,<br />

genitoriale, istituzionale.<br />

Questo vuol dire che la<br />

coppia genitoriale ha bisogno<br />

di un aiuto che sappia vedere<br />

oltre <strong>il</strong> contenzioso giuridico<br />

o meglio <strong><strong>nel</strong>la</strong> natura di esso,<br />

<strong>per</strong>ché <strong><strong>nel</strong>la</strong> maggior parte<br />

del l e volte <strong>il</strong> problema è<br />

proprio dentro di esso: <strong>nel</strong>le


motivazioni inespresse, <strong>nel</strong>le<br />

finalità non dichiarate, <strong>nel</strong>le<br />

aspettative nuove e forse<br />

ancora sfocate, nei parametri<br />

di riferimento alternativi a<br />

cui ciascuno a<strong>nel</strong>a,<br />

consapevolmente o<br />

inconsapevolmente, e che<br />

porta dentro di sé.<br />

Alla luce di ciò, occorre<br />

individuare uno spazio reale<br />

di incontro e dialogo che si<br />

ponga come una sorta di<br />

laico locus of control interno


ed esterno all’intera vicenda.<br />

In quest’ottica la mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare appare come una<br />

proposta, adeguata alle<br />

istanze sociali e culturali<br />

contemporanee, a cui<br />

accedere <strong>per</strong>ché rispettosa<br />

delle parti e delle risorse<br />

professionali chiamate<br />

doverosamente ad interagire<br />

<strong>nel</strong>l’interesse di tutti.<br />

3 . Joint custody e shared


parenting.<br />

Molti pensano alla pratica<br />

della mediazione ritenendo,<br />

implicitamente o<br />

esplicitamente, che essa sia<br />

la via naturale<br />

all’affidamento congiunto o<br />

condiviso (joint custody). In<br />

realtà, l’esito positivo della<br />

pratica della mediazione<br />

invoca una <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale consensuale e


l’esercizio congiunto della<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale<br />

(shared parenting) che rende<br />

più concretamente e<br />

immediatamente <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e<br />

l’aspetto paritario della<br />

funzione genitoriale dopo la<br />

<strong>separazione</strong> in relazione alle<br />

necessità di accudimento e<br />

crescita armoniosa dei <strong>figli</strong>,<br />

così co- me delineato anche<br />

dalla dottrina della Corte<br />

Costituzionale sin dal 1987


( 708 ). <strong>Il</strong> trattamento di<br />

shared parenting appare<br />

come un modo<br />

realisticamente accettab<strong>il</strong>e<br />

<strong>per</strong> garantire la<br />

bigenitorialità ai <strong>figli</strong> e, al<br />

genitore non stab<strong>il</strong>mente<br />

convivente con la prole, <strong>il</strong><br />

diritto di esercizio della<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale,<br />

così come invocato dal<br />

rinnovellato art.155 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e.


La nuova disciplina della<br />

<strong>separazione</strong> e<br />

dell’affidamento condiviso<br />

elimina, almeno in punto di<br />

diritto, quel trattamento<br />

vessatorio, presente <strong>nel</strong><br />

precedente art.155, nei<br />

confronti del genitore non<br />

affidatario al quale veniva<br />

assegnato un ruolo<br />

genitoriale subalterno e, dal<br />

punto di vista pedagogico<br />

non significativo nei<br />

confronti della prole della


quale veniva di fatto<br />

espropriato con motivazioni<br />

apodittiche genericamente<br />

motivate dal pregiudizio<br />

fondato sulla basa di un<br />

inveterato stereotipo<br />

culturale. A tal proposito in<br />

letteratura è stata sostenuta la<br />

tesi, suffragata proprio dalla<br />

giurisprudenza dei giudici di<br />

merito, che la figura del<br />

genitore non stab<strong>il</strong>mente<br />

convivente (non affidatario)


( 709 ) fosse trattata di fatto<br />

alla stessa stregua di quel<br />

genitore che, ai sensi dell’art.<br />

333 del codice civ<strong>il</strong>e, viene<br />

allontanato dalla prole a<br />

motivo dell’eventuale<br />

condotta pregiudizievole, con<br />

l’evidente disparità di<br />

trattamento in ragione della<br />

quale, mentre <strong>il</strong> genitore non<br />

affidatario non avrebbe mai<br />

potuto chiedere<br />

l’applicazione dell’art. 332


c.c. (“Reintegrazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

potestà”), quello sanzionato<br />

<strong>per</strong> condotta pregiudizievole<br />

avrebbe potuto aspirare alla<br />

reintegrazione <strong><strong>nel</strong>la</strong> potestà.<br />

Infatti, <strong>il</strong> precedente art.155<br />

stab<strong>il</strong>iva che l’esercizio<br />

esclusivo della potestà sui<br />

<strong>figli</strong> rimanesse in capo al<br />

genitore affidatario, fatto<br />

salvo <strong>il</strong> diritto-dovere alla<br />

vig<strong>il</strong>anza del genitore non<br />

affidatario.<br />

Tutti coloro che a vario


titolo trattano della materia<br />

della <strong>separazione</strong> sanno che<br />

la figura del genitore non<br />

affidatario era trattata in<br />

modo residuale dal giudice di<br />

merito anzi, spesso, la<br />

giurisprudenza dimostrava<br />

insofferenza verso la sua<br />

presenza, quando questa<br />

reclamava <strong>nel</strong>l’interesse<br />

della prole <strong>il</strong> diritto-dovere<br />

all’esercizio della<br />

genitorialità. <strong>Il</strong> giudice di<br />

merito finiva con


l’identificare arbitrariamente<br />

l’interesse del minore con la<br />

tutela dell’esercizio della<br />

potestà del genitore<br />

“affidatario”": genitore che<br />

la Legislazione francese,<br />

invece, definisce «locatario»,<br />

in ciò rendendo più<br />

concretamente <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e,<br />

anche semanticamente, la<br />

parità sostanziale fra le due<br />

figure genitoriali in ordine<br />

alla tutela dell’interesse della<br />

prole.


Con l’applicazione<br />

generalizzata<br />

dell’affidamento<br />

monogenitoriale <strong>il</strong> giudice di<br />

merito finiva, in realtà, con <strong>il</strong><br />

fac<strong>il</strong>itare – pur<br />

sanzionandolo -<br />

l’assenteismo del genitore<br />

non affidatario<br />

autorizzandolo,<br />

indirettamente, a disattendere<br />

anche agli articoli 143, 2<br />

(fatto salvo <strong>il</strong> diritto a non<br />

coabitare a seguito di


pronunciamento<br />

presidenziale), 147 e 148 del<br />

codice civ<strong>il</strong>e.<br />

Resta <strong>il</strong> fatto che, in ordine<br />

ad una ricerca condotta in<br />

Germania, i ricercatori <strong>nel</strong><br />

trarre le loro valutazioni<br />

sostengono che i genitori<br />

“prima che possa funzionare<br />

u n affidamento congiunto<br />

dopo <strong>il</strong> divorzio hanno<br />

bisogno, tanto <strong>per</strong><br />

cominciare, di un esercizio<br />

congiunto delle cure


genitoriali <strong>nel</strong>l’ambito della<br />

famiglia completa” ( 710 ).<br />

Con <strong>il</strong> termine joint custody,<br />

dunque, in questa sede, si<br />

vuole rinviare, più che ad una<br />

prassi giurisprudenziale<br />

obbligatoria, ad una cultura<br />

della <strong>separazione</strong> ricca di<br />

responsab<strong>il</strong>ità da parte di<br />

entrambe le figure genitoriali<br />

vissuta in modo paritario<br />

attraverso <strong>il</strong> reciproco<br />

riconoscimento della vitale


funzione parentale da<br />

svolgere nei confronti dei<br />

<strong>figli</strong>. <strong>Il</strong> trattamento di shared<br />

parenting, quindi, rende<br />

ragione di accordi che,<br />

comunque, devono essere<br />

assunti reciprocamente<br />

<strong>per</strong>ché la salvaguardia non<br />

retorica dell’interesse dei<br />

<strong>figli</strong> minori esige equità ed<br />

adeguatezza delle decisioni<br />

anche <strong><strong>nel</strong>la</strong> prospettiva di<br />

eventuali e non improbab<strong>il</strong>i<br />

disarmonie che possono


sopraggiungere, a distanza di<br />

tempo, dopo la <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>il</strong> divorzio.<br />

Per questo piace definire la<br />

mediazione come “un mezzo<br />

<strong>per</strong> ridurre l’irrazionalità<br />

delle parti impedendo le<br />

recriminazioni <strong>per</strong>sonali e<br />

localizzando l’attenzione sui<br />

problemi reali, esplorando<br />

soluzioni alternative,<br />

rendendo possib<strong>il</strong>e alle parti<br />

di fare o ritirare concessioni<br />

senza <strong>per</strong>dere la faccia o <strong>il</strong>


ispetto; aumentando la<br />

comunicazione costruttiva tra<br />

le parti; ricordando alle parti<br />

<strong>il</strong> costo del conflitto e le<br />

conseguenze di dispute<br />

irrisolte, fornendo un<br />

modello di competenza,<br />

integrità, imparzialità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

figura del mediatore” ( 711 )<br />

all’interno di una visione<br />

ecologica del conflitto ( 712 ).<br />

4 . Cos’è la mediazione


fam<strong>il</strong>iare.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare è<br />

un <strong>per</strong>corso volontario,<br />

strutturato, che porta a<br />

soluzioni più celeri di quelle<br />

prospettate dal normale iter<br />

giudiziario ed ha l’obiettivo<br />

di sostenere le parti in lite<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di accordi equi<br />

n é praeter né contra legem.<br />

Tale pratica non pretende di<br />

risolvere la complessità delle


vicissitudini che gravitano<br />

attorno alla famiglia, tenta<br />

<strong>per</strong>ò di aiutare a gestire e<br />

vivere un’es<strong>per</strong>ienza resa<br />

spesso caotica<br />

dall’insorgenza di nodi<br />

irrisolti. “La <strong>separazione</strong><br />

coniugale è un <strong>per</strong>corso<br />

attraverso <strong>il</strong> quale i genitori<br />

separati o in via di<br />

<strong>separazione</strong> si rivolgono<br />

liberamente ad un terzo<br />

neutrale (imparziale), <strong>per</strong><br />

ridurre gli effetti distruttivi


di un grave conflitto che<br />

interrompe o disturba la<br />

comunicazione tra loro. La<br />

mediazione mira a ristab<strong>il</strong>ire<br />

la comunicazione tra le parti<br />

<strong>per</strong> poter raggiungere un<br />

obiettivo concreto: la<br />

realizzazione di un progetto<br />

di organizzazione delle<br />

relazioni dopo la <strong>separazione</strong><br />

o <strong>il</strong> divorzio. L’obiettivo<br />

finale della mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare si realizza quando<br />

<strong>il</strong> padre e la madre,


<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> e loro,<br />

si riappropriano, pur separati,<br />

della comune responsab<strong>il</strong>ità<br />

genitoriale. Ad essi spetta<br />

ogni decisione finale” ( 713 ).<br />

È <strong>per</strong> questo che “la<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare non è<br />

una semplice tecnica più o<br />

meno efficace che si<br />

apprende e si usa<br />

esclusivamente <strong>nel</strong> proprio<br />

ambito professionale. È,<br />

invece, un modo di pensare e


di vivere che travalica <strong>il</strong> puro<br />

mestiere. È la capacità:<br />

- di empatizzare con l’altro<br />

senza lasciarsi travolgere<br />

dalle sue sofferenze e senza<br />

sovrapporre a queste le<br />

proprie;<br />

- di tenere presenti gli<br />

assenti (i <strong>figli</strong>) senza farne<br />

un uso ricattatorio <strong>per</strong><br />

ottenere pseudo-accordi<br />

basati sui sensi di colpa dei<br />

genitori;<br />

- di non confondere la


maschera con l’attore che la<br />

indossa. Occorre, in altre<br />

parole, rammentare che la<br />

durezza, la bellicosità, la<br />

sgradevolezza di molti<br />

genitori in battaglia sono<br />

frutto di sofferenza, ansia,<br />

delusione aggravate dai modi<br />

della <strong>separazione</strong>;<br />

- di resistere alle<br />

frustrazioni e al<br />

coinvolgimento emotivo che<br />

derivano dall’assistere a duri<br />

scontri tra genitori e a


dialoghi instaurati a fatica e<br />

poi bruscamente interrotti,<br />

dal lavorare interrotti, dal<br />

lavorare in un clima culturale<br />

che predica la pace ma<br />

sembra non credere alle<br />

possib<strong>il</strong>i concrete soluzioni<br />

pacifiche, dalle interferenze<br />

di chi getta benzina sul fuoco<br />

quando addirittura non trae<br />

vantaggio dall’inasprimento<br />

dello scontro” ( 714 ).<br />

Secondo la definizione


proposta <strong>nel</strong> 1990<br />

dall’Association pour la<br />

Promotion de la Mediation<br />

Fam<strong>il</strong>iale (A.P.M.F.): “La<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare, in<br />

materia di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, è un processo di<br />

risoluzione dei conflitti<br />

fam<strong>il</strong>iari: le coppie,<br />

coniugate o no, richiedono<br />

l’intervento confidenziale di<br />

una terza <strong>per</strong>sona, neutrale e<br />

qualificata, chiamata<br />

chiaramente «Mediatore


Fam<strong>il</strong>iare». <strong>Il</strong> ruolo del<br />

mediatore fam<strong>il</strong>iare è quello<br />

di portare i membri della<br />

coppia a trovare da sé le basi<br />

di un accordo durevole e<br />

mutuamente accettab<strong>il</strong>e,<br />

tenendo conto dei bisogni di<br />

ciascun componente della<br />

famiglia e particolarmente<br />

dei <strong>figli</strong>, in uno spirito di<br />

corresponsab<strong>il</strong>ità e<br />

uguaglianza dei ruoli<br />

genitoriali” ( 715 ).


J. M. Heynes, uno dei suoi<br />

fondatori, definisce la<br />

mediazione “come l’offerta<br />

di aiuto alla coppia, allo<br />

scopo di riequ<strong>il</strong>ibrare <strong>il</strong><br />

potere contrattuale tra le<br />

parti, dove lo scambio<br />

ridiviene alla pari”. Queste<br />

definizioni pongono<br />

l’accento sulla necessità di<br />

gestire <strong>il</strong> potere all’interno<br />

della coppia, mentre la<br />

definizione fornita<br />

dall’A.P.M.F. pone l’accento


sulle capacità socio-psicopedagogiche<br />

che l’o<strong>per</strong>atore<br />

deve possedere all’interno<br />

della relazione professionale<br />

d’aiuto ( 716 ). “La funzione<br />

socio-psico-pedagogica del<br />

mediatore deriva dal<br />

convincimento che <strong>il</strong><br />

su<strong>per</strong>iore interesse del<br />

bambino deve essere la guida<br />

di coloro che hanno la<br />

responsab<strong>il</strong>ità della sua<br />

educazione, del suo


orientamento, in primo luogo<br />

i genitori e ciò richiede un<br />

forte investimento” ( 717 ).<br />

In quest’ottica è evidente<br />

che la mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

differisce significativamente<br />

sia dall’arbitrato, sia dalla<br />

terapia di coppia che dalla<br />

consulenza fam<strong>il</strong>iare.<br />

L’intervento di mediazione<br />

pur ut<strong>il</strong>izzando competenze e<br />

strategie tipiche del<br />

colloquio clinico, si distingue


dalla terapia sotto molti<br />

aspetti. Prima di tutto, o<strong>per</strong>a<br />

con un sistema, quello<br />

fam<strong>il</strong>iare, che ha già avviato<br />

o scelto un cambiamento, la<br />

<strong>separazione</strong>; tende da subito<br />

alla creazione di un nuovo<br />

equ<strong>il</strong>ibrio; è esclusivamente<br />

orientato al presente ed è<br />

interessato alla futura<br />

strutturazione <strong>per</strong>sonale che i<br />

componenti la famiglia si<br />

daranno; la durata<br />

dell’intervento è limitata <strong>nel</strong>


tempo. L’intervento che, tra<br />

l’altro, comporta<br />

l’obbligatorietà della copresenza<br />

dei genitori, è<br />

circoscritto su obiettivi<br />

concordati e predefiniti; gli<br />

argomenti, inoltre, sono<br />

trattati in successione in<br />

conformità a un programma<br />

concordato sin dall’inizio<br />

dell’intervento fra mediatore<br />

e coppia genitoriale ( 718 ).<br />

In questa prospettiva «la


Mediazione Fam<strong>il</strong>iare si<br />

configura come l’intervento<br />

di un professionista<br />

“imparziale” <strong>nel</strong> conflitto,<br />

che si accompagna al<br />

processo di <strong>separazione</strong> e di<br />

divorzio: essa si articola in<br />

un numero limitato di<br />

incontri, in cui è offerto ai<br />

coniugi un contesto<br />

strutturato e protetto, dove<br />

affrontare la crisi coniugale,<br />

cogliendo le opportunità<br />

evolutive che <strong>il</strong> conflitto


propone anche in funzione<br />

della crescita e della<br />

maturazione dei <strong>figli</strong>.<br />

Con la Mediazione<br />

Fam<strong>il</strong>iare s’intende<br />

raggiungere accordi concreti<br />

e stab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong> tempo sulle<br />

principali decisioni che<br />

riguardano genitori e <strong>figli</strong>: la<br />

divisione dei beni,<br />

l’affidamento e l’educazione<br />

dei minori, i <strong>per</strong>iodi di visita<br />

del genitore non affidatario,<br />

la gestione del tempo libero,


etc.<br />

Sono proprio tali aspetti,<br />

infatti, che ostacolano quasi<br />

sempre <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso di<br />

<strong>separazione</strong>, diventando<br />

terreno di scontro fra i<br />

partners su questioni<br />

relazionali di fondo rimaste<br />

irrisolte.<br />

<strong>Il</strong> Modello Sistemico,<br />

prendendo in considerazione<br />

l’intero sistema fam<strong>il</strong>iare<br />

coinvolto, ha <strong>il</strong> vantaggio di<br />

aiutare <strong>il</strong> gruppo fam<strong>il</strong>iare a


su<strong>per</strong>are la fase critica del<br />

suo ciclo vitale ed a<br />

raggiungere, ut<strong>il</strong>izzando le<br />

risorse presenti, un assetto<br />

relazionale più soddisfacente<br />

<strong>per</strong> i membri della famiglia.<br />

L’intervento viene effettuato<br />

con la coppia e, quando è<br />

necessario, con i <strong>figli</strong>» ( 719 ).<br />

L’esito positivo della<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

conduce alla <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale consensuale e


all’affidamento condiviso da<br />

intendersi, di fatto, più come<br />

esercizio congiunto o<br />

condiviso della<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale<br />

(shared parenting) che come<br />

affidamento congiunto (joint<br />

custody).<br />

In sostanza, la mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare si prefigge di<br />

aiutare la coppia in conflitto<br />

a riacquistare la padronanza<br />

delle decisioni da prendere al<br />

momento della


iorganizzazione della<br />

propria vita, dopo che si è<br />

verificata la crisi coniugale,<br />

intervenendo sui problemi<br />

legati alle decisioni<br />

genitoriali con l’attivazione<br />

di un <strong>per</strong>corso di<br />

contenimento dello stato di<br />

conflitto, in modo da<br />

restituire pari dignità e<br />

responsab<strong>il</strong>ità alle figure<br />

adulte, confermando<br />

l’uguaglianza e la<br />

corresponsab<strong>il</strong>ità di


entrambi. L’o<strong>per</strong>atore agisce,<br />

quindi, sul piano della<br />

relazione-comunicazione fra<br />

le figure adulte all’interno di<br />

un modello preferib<strong>il</strong>mente<br />

sistemico.<br />

Alla mediazione possono<br />

ricorrere famiglie in crisi, ma<br />

non necessariamente a<br />

rischio di <strong>separazione</strong>; ad<br />

essa si può giungere<br />

soprattutto <strong>per</strong> offrire alla<br />

coppia genitoriale<br />

un’opportunità di natura


psicopedagogica tale da<br />

determinare, attraverso <strong>il</strong><br />

progetto d’intenti, nuove e<br />

più chiare modalità di<br />

gestione della relazione con i<br />

<strong>figli</strong>, assumendo<br />

consapevolmente <strong>il</strong> carico<br />

delle scelte: quelle che, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

situazione specifica, risultino<br />

essere reciprocamente le più<br />

adeguate e sostenib<strong>il</strong>i<br />

<strong>nel</strong>l’esercizio della<br />

genitorialità anche in<br />

costanza di <strong>separazione</strong> e


divorzio.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />

dunque, non è un rimedio<br />

assoluto, né una via a<br />

disposizione di tutti <strong>per</strong><br />

affrontare <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio. Alcuni contesti<br />

sembrano più indicati di altri<br />

<strong>per</strong> la mediazione.<br />

In primo luogo, appaiono<br />

contesti idonei quelli che<br />

presentano livelli conflittuali<br />

moderati, in quanto è più<br />

semplice ottenere dalla


coppia un accordo<br />

mutuamente soddisfacente.<br />

La mediazione non è<br />

inefficace nei casi di alto<br />

conflitto ma lo è certamente<br />

laddove essi siano esacerbati<br />

o cronicizzati così da<br />

fiaccare ogni prospettiva di<br />

accordo. Legami dis<strong>per</strong>anti e<br />

paradossali ( 720 ) non<br />

consentono di su<strong>per</strong>are la<br />

rabbia e di considerare finita<br />

la relazione, mentre vengono


prese in considerazione<br />

strategie subdole e <strong>per</strong>vasive<br />

di ricatto morale ed affettivo<br />

quando non anche materiali<br />

ed economiche.<br />

In secondo luogo, la<br />

mediazione sembra<br />

conseguire più successo dove<br />

ci sono più “cose” da<br />

dividere. Al contrario, la<br />

scarsità di risorse farebbe<br />

diminuire le occasioni <strong>per</strong><br />

giungere ad un accordo<br />

accettab<strong>il</strong>e, spostando la lite


sui <strong>figli</strong> ( 721 ). Spesso, le<br />

parti si presentano così<br />

inasprite ed amareggiate, che<br />

possono desiderare di punire<br />

l’ex partner, di sfogare la<br />

rabbia ovvero di ottenere<br />

delle concessioni speciali in<br />

cambio della chiusura della<br />

lite. In alcuni casi, le parti<br />

decidono di lasciar<br />

trascorrere del tempo <strong>per</strong><br />

maturare anche<br />

psicologicamente <strong>il</strong> distacco


e su<strong>per</strong>are l’um<strong>il</strong>iazione<br />

ricevuta. In altre circostanze,<br />

invece, le coppie non sono in<br />

grado di comunicare<br />

efficacemente e a sufficienza<br />

le loro differenti posizioni e<br />

non riescono ad arrivare<br />

all’accordo, nonostante che <strong>il</strong><br />

mediatore possa aver tentato<br />

di insegnare loro modalità<br />

comunicative efficaci ( 722 ).<br />

Pertanto, tale <strong>per</strong>corso non<br />

è <strong>per</strong>seguib<strong>il</strong>e:


- in quei casi in cui un<br />

genitore covi un astio intenso<br />

nei confronti dell’altro e<br />

ut<strong>il</strong>izzi i <strong>figli</strong> come un’arma<br />

<strong>per</strong> soddisfare i suoi desideri<br />

di vendetta a meno che <strong>il</strong><br />

mediatore riesca ad isolare <strong>il</strong><br />

conflitto, separando l’area<br />

genitoriale da quella<br />

coniugale;<br />

- nei casi di estrema<br />

indigenza o qualora ci sia una<br />

condizione economica<br />

angusta e <strong>per</strong>sistente;


- in presenza di una<br />

conclamata patologia<br />

psichiatrica da parte di un<br />

<strong>coniuge</strong>;<br />

- nei casi in cui le parti si<br />

presentano ormai così<br />

cronicizzate <strong>nel</strong> conflitto da<br />

precludere qualsiasi tentativo<br />

di mediazione;<br />

- nei casi di violenza<br />

<strong>per</strong>durante e/o conclamata<br />

( 723 ).<br />

Esistono condizioni


preliminari affinché<br />

l’intervento di mediazione<br />

possa essere introdotto<br />

allorquando sia stata già<br />

avviata la procedura legale.<br />

Condizioni rappresentate dal<br />

rispetto dei “provvedimenti<br />

temporanei ed urgenti”<br />

dettati in sede presidenziale e<br />

dalla rinuncia a creare<br />

situazioni strumentali al<br />

conflitto come, <strong>per</strong> esempio,<br />

<strong>il</strong> ricorso alle <strong>per</strong>izie di parte<br />

o a certificazioni mediche


pretestuose; viceversa,<br />

diffic<strong>il</strong>mente l’o<strong>per</strong>atore<br />

potrà prestarsi <strong>per</strong> una<br />

mediazione ( 724 ). In realtà,<br />

esiste un tempo ideale, sia<br />

pure non generalizzab<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />

tutti, <strong>per</strong> avviare la<br />

mediazione: un tempo, cioè,<br />

collocato in una fase precoce<br />

della vicenda separativa,<br />

preferib<strong>il</strong>mente prima che<br />

siano state avviate le<br />

procedure legali, in presenza


d’aree di contrasto ancora<br />

fluide e non radicalizzate.<br />

Tra l’altro, nei casi di<br />

sofferenza individuale ancora<br />

molto acuta, in altre parole in<br />

presenza di un forte<br />

squ<strong>il</strong>ibrio <strong><strong>nel</strong>la</strong> coppia, è<br />

bene rimandare l’avvio della<br />

mediazione pur delineando<br />

un possib<strong>il</strong>e <strong>per</strong>corso<br />

professionalmente<br />

alternativo; differire l’inizio<br />

del lavoro senza rinunciare<br />

ad un primo competente


intervento, consente non solo<br />

una maggiore maturazione<br />

delle parti, ma <strong>per</strong>mette al<br />

mediatore di prendersi <strong>il</strong><br />

tempo necessario <strong>per</strong><br />

comprendere la situazione ed<br />

evitare, così, di soccombere<br />

<strong>nel</strong> caos della contesa.<br />

5 . La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

come pratica extragiudiziale<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare


non è una consulenza tecnica<br />

<strong>per</strong> i giudici. Essa non si<br />

pone l’obiettivo di fornire a<br />

terzi giudicanti informazioni<br />

sui rapporti esistenti tra <strong>il</strong><br />

minore e i genitori, sulle<br />

qualità dei genitori stessi <strong>per</strong><br />

definire quale sia quello<br />

potenzialmente più idoneo<br />

(non produce diagnosi né<br />

psichiatriche né<br />

psicopatologiche, né<br />

r e l a z i o n a l i sulle figure<br />

genitoriali), sugli elementi


che incidono sulla vita<br />

quotidiana del minore<br />

(disfunzionali e non) e sui<br />

problemi relativi alla sua<br />

crescita e alla sua<br />

educazione.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

non deve sacrificare le parti,<br />

non può essere assunta in<br />

maniera aprioristica e non<br />

può essere imposta con<br />

provvedimenti<br />

giurisprudenziali. Pertanto,<br />

essa non può essere resa


obbligatoria con l’invio<br />

coatto della coppia, né tanto<br />

meno può essere istituita<br />

presso le istituzioni<br />

giudiziarie come una prassi<br />

<strong>per</strong>itale; ciò facendo, si<br />

correrebbe <strong>il</strong> rischio di un<br />

ritorno ansiogeno e intrusivo<br />

oltre che vanificante. Le parti<br />

in conflitto, fra l’altro,<br />

potrebbero non volere<br />

giungere ad un accordo e<br />

desiderare, invece, di<br />

rimettersi ai provvedimenti


del giudice, ciascuna<br />

rappresentando <strong>il</strong> proprio<br />

legittimo convincimento ed<br />

interesse. Tutto questo<br />

impone al magistrato<br />

l’obbligo professionale e<br />

deontologico di possedere<br />

conoscenze generali <strong>nel</strong><br />

settore delle scienze del<br />

comportamento e<br />

dell’educazione che gli<br />

consentirebbero l’esercizio di<br />

quella discrezionalità e<br />

terzietà senza le quali la


pratica del buon senso si<br />

trasforma <strong>nel</strong>l’assunzione di<br />

provvedimenti poveri dal<br />

punto di vista psicopedagogico,<br />

cioè<br />

dell’interesse del minore, e<br />

l’affermarsi di una pedagogia<br />

c(o)attiva all’interno delle<br />

aule del tribunale.<br />

Se «<strong>il</strong> divorzio non è un<br />

atto d’egoismo, né una<br />

vergogna sociale; è un<br />

rimedio necessario ad un<br />

matrimonio sbagliato o


esaurito, in alternativa alla<br />

simulazione e al gelo<br />

affettivo. Non è una<br />

sconfitta, né un fallimento,<br />

né la devastazione; è un<br />

progetto nuovo che mette in<br />

gioco forze e debolezze <strong>nel</strong><br />

segno della sincerità, anche a<br />

favore dei <strong>figli</strong> <strong>per</strong> educarli<br />

alla vita e ai cambiamenti,<br />

quando sono necessari»<br />

( 725 ), allora occorre porsi<br />

<strong>nel</strong>l’ottica di aiutare la


coppia a ricercare le modalità<br />

con le quali risolvere i<br />

conflitti senza<br />

“sanitarizzare” l’aiuto e<br />

senza rendere patologico ciò<br />

che attiene alla fisiologia<br />

delle relazioni umane. È<br />

necessario considerare la<br />

<strong>separazione</strong> come una tappa<br />

all’interno dei processi più<br />

generali del ciclo di vita del<br />

sistema fam<strong>il</strong>iare. Infatti, <strong>per</strong><br />

quanto questa fase possa<br />

essere conflittuale e/o


ansiogena, ogni individuo<br />

possiede in sé risorse e<br />

capacità di recu<strong>per</strong>o <strong>per</strong><br />

contenerla e su<strong>per</strong>arla.<br />

<strong>Il</strong> divorzio non è neanche<br />

un problema relativo<br />

solamente alle <strong>per</strong>sone che lo<br />

vivono con sofferenza e<br />

difficoltà, ma è<br />

fondamentalmente un<br />

problema sociale.<br />

Separazione e divorzio,<br />

infatti, producono effetti a<br />

lungo termine che si


i<strong>per</strong>cuotono sui vari sistemi<br />

interagenti e sulle future<br />

generazioni ed è in questo<br />

senso che può essere definito<br />

un problema sociale ( 726 ).<br />

6 . <strong>Il</strong> posto dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare.<br />

La pratica della<br />

mediazione più diffusa in<br />

Italia è tendenzialmente di<br />

tipo “parziale”. Ciò vuol dire


che <strong>il</strong> mediatore non<br />

interviene né sul piano<br />

legale, né su quello<br />

psicoterapeutico e che <strong>il</strong> suo<br />

scopo è di adoprarsi affinché<br />

i genitori mantengano <strong>il</strong> loro<br />

ruolo genitoriale e non usino<br />

i <strong>figli</strong> in modo strumentale ai<br />

rispettivi interessi<br />

I genitori, con l’aiuto del<br />

professionista, sono invitati a<br />

trovare la soluzione più<br />

idonea ai loro problemi, in<br />

modo da evitare possib<strong>il</strong>i


ulteriori disagi ai <strong>figli</strong> minori<br />

in un momento già di <strong>per</strong> sé<br />

delicato e diffic<strong>il</strong>e del loro<br />

ciclo vitale, con la <strong>per</strong>dita del<br />

nucleo fam<strong>il</strong>iare stab<strong>il</strong>mente<br />

costituito e con <strong>il</strong> carico di<br />

ansia che ciò può<br />

comportare.<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare si<br />

afferma e si r<strong>il</strong>eva efficace<br />

<strong>per</strong>ché, al di là della pur<br />

importantissima tecnica,<br />

offre ai genitori un contesto<br />

complessivo di elaborazione,


in buona parte spontanea<br />

della crisi separativa, che ne<br />

favorisce <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento in<br />

senso trasformativo e<br />

progettuale. Gli stessi<br />

genitori, ricevendo un aiuto<br />

specialistico, centrato sui<br />

principi e sulla tecnica della<br />

negoziazione ragionata ( 727 ),<br />

sono sostenuti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

formulazione, in prima<br />

<strong>per</strong>sona, di un programma di<br />

<strong>separazione</strong> che soddisfi le


esigenze fondamentali dei<br />

bambini e degli adulti stessi<br />

( 728 ). «<strong>Il</strong> minore è<br />

certamente la parte più<br />

debole... ma <strong>il</strong> disporsi<br />

all’interno del dissidio<br />

coniugale dal suo punto di<br />

vista può condurre ad una<br />

presa di distanza dalle<br />

cocenti vicende della coppia<br />

in crisi. Intervenire in suo<br />

nome può significare<br />

l’elusione degli elementi


attivi scatenanti del dissidio<br />

fino a lasciare questi irrisolti<br />

e potenzialmente attivi in<br />

ogni momento futuro. Per<br />

agire, dunque, in nome dei<br />

minori, <strong>per</strong> andare incontro<br />

ai lori interessi indifesi,<br />

occorre agire in prima<br />

istanza in favore della<br />

coppia. Per aiutare i <strong>figli</strong><br />

vanno innanzi tutto aiutati i<br />

lori genitori» ( 729 ). In tale<br />

ottica, <strong>il</strong> compito del


mediatore è quello di<br />

assumere temporaneamente,<br />

senza sottrarla alla relazione,<br />

la rappresentanza del<br />

bambino; egli deve assumere<br />

<strong>il</strong> suo punto di vista ma senza<br />

identificarvisi, deve<br />

«...portare in primo piano i<br />

suoi bisogni e le sue<br />

domande vincendo la<br />

tentazione di fornire anche le<br />

risposte, identificandosi<br />

così... con una sorta di su<strong>per</strong><br />

genitore <strong>per</strong>fetto, deve


eggere la frustrazione di<br />

essere un testimone, se pur<br />

attivo e se necessario molto<br />

direttivo quanto alle regole<br />

del gioco, di un <strong>per</strong>corso<br />

altrui, un <strong>per</strong>corso che egli<br />

può solo aiutare a ritagliare,<br />

ma può e deve prescrivere,<br />

deve... mettersi al servizio<br />

delle coppie di genitori che si<br />

trova di fronte, calibrandosi<br />

di volta in volta in funzione<br />

di quella mamma, di quel<br />

papà, e delle loro risorse


affettive, culturali e<br />

relazionali, sapendo che la<br />

più br<strong>il</strong>lante delle soluzioni<br />

non vale nulla al confronto di<br />

quel poco o di quel tanto che,<br />

con <strong>il</strong> suo aiuto, questi<br />

sapranno produrre<br />

autonomamente e quindi<br />

realisticamente rispettare a<br />

vantaggio dei loro <strong>figli</strong>»<br />

( 730 ).<br />

Ci si potrebbe chiedere in<br />

quale modo sia possib<strong>il</strong>e


ichiamare costantemente<br />

l’attenzione dei genitori sui<br />

bisogni dei loro <strong>figli</strong>, pur<br />

senza che questi siano<br />

presenti <strong>nel</strong> setting della<br />

mediazione. In effetti,<br />

lavorando con i genitori si<br />

può invitarli a parlare a lungo<br />

dei bambini, del loro<br />

carattere, delle loro abitudini,<br />

chiedendogli di mostrare le<br />

loro fotografie. In tal modo,<br />

attraverso la presentazione<br />

dei bambini, <strong>il</strong> mediatore ha


modo di lavorare sulla<br />

rappresentazione affettiva<br />

individuale e di coppia che i<br />

genitori hanno di loro. È,<br />

infatti, su quella<br />

presentazione che si gioca la<br />

relazione tra quei bambini e i<br />

loro genitori, ed è sempre su<br />

quella che <strong>il</strong> mediatore<br />

insieme con i genitori deve<br />

o<strong>per</strong>are in una prospettiva di<br />

più ampio respiro<br />

progettuale. È vero, dunque,<br />

che nei “colloqui di


mediazione fam<strong>il</strong>iare i<br />

bambini sono presenti<br />

dall’inizio alla fine, ma<br />

sempre <strong><strong>nel</strong>la</strong> mediazione<br />

affettiva dei loro genitori”<br />

( 731 ).<br />

Generalmente i <strong>figli</strong> sono<br />

esclusi dagli incontri di<br />

mediazione, soprattutto se in<br />

età di prima e seconda<br />

infanzia. C’è, <strong>per</strong>o, chi<br />

sostiene che sia ut<strong>il</strong>e<br />

coinvolgere i bambini negli


incontri in modo da<br />

modificare le interazioni<br />

all’interno del sistema<br />

fam<strong>il</strong>iare. In ogni modo, <strong>il</strong><br />

problema del coinvolgimento<br />

o meno del minore rimane<br />

una questione a<strong>per</strong>ta; la<br />

scelta migliore,<br />

probab<strong>il</strong>mente, rimane quella<br />

della valutazione del caso <strong>per</strong><br />

caso. Forse, <strong>nel</strong>l’età in cui<br />

discrezionalmente <strong>il</strong> minore<br />

può essere ascoltato dal<br />

magistrato della <strong>separazione</strong>,


<strong>il</strong> mediatore può, col<br />

consenso delle parti,<br />

introdurlo <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso di<br />

mediazione limitatamente<br />

agli aspetti che lo riguardano<br />

da vicino ( 732 ). È, altresì,<br />

noto che le Raccomandazioni<br />

europee ( 733 ) sostengono da<br />

tempo che i <strong>figli</strong> minori<br />

debbano essere ascoltati<br />

quando si tratta dei problemi<br />

che li riguardano da vicino,<br />

sicché alcuni autori e scuole


di mediazione, partendo dalla<br />

consapevolezza che assai<br />

spesso i genitori non sono<br />

capaci di separare i loro<br />

bisogni da quelli della loro<br />

prole e che la maggior parte<br />

delle coppie che richiedono<br />

la mediazione non riescono<br />

ad accordarsi sulle necessità<br />

dei <strong>figli</strong>, ritengono che sia<br />

sempre ut<strong>il</strong>e introdurre i<br />

minori <strong>nel</strong>le sedute durante<br />

le quali si ragiona sulle scelte<br />

che li riguardano. È chiaro


che non sarà loro chiesto di<br />

esprimere giudizi di valore<br />

sui genitori, ma giudizi di<br />

fatto con la ricostruzione,<br />

quando possib<strong>il</strong>e, del loro<br />

<strong>per</strong>sonale modo di vivere la<br />

situazione. I <strong>figli</strong>, in tal<br />

modo, sono posti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

condizione di raccontare che<br />

cosa li lega a ciascuno dei<br />

due genitori, i problemi che<br />

individuano in ciascun<br />

nucleo mono-parentale, gli<br />

aspetti positivi della


partecipazione a ciascuno dei<br />

due nuclei, aiutando i<br />

genitori a prendere decisioni<br />

equ<strong>il</strong>ibrate. L’introduzione<br />

dei minori <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso<br />

potrebbe servire ai genitori<br />

da stimolo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

raggiungimento di un<br />

accordo favorevole a ciascun<br />

componente la famiglia e,<br />

<strong>nel</strong>lo stesso tempo, aiutare <strong>il</strong><br />

mediatore a mantenere fermo<br />

l’obiettivo della tutela<br />

dell’interesse del minore.


Inoltre, <strong>il</strong> mediatore, tramite<br />

la relazione diretta con <strong>il</strong><br />

bambino, potrebbe più<br />

fac<strong>il</strong>mente richiamare<br />

l’attenzione dei genitori sui<br />

bisogni specifici del <strong>figli</strong>o,<br />

piuttosto che limitarsi agli<br />

aspetti globali e generali dei<br />

bisogni di tutti i bambini che<br />

si trovano ad affrontare la<br />

realtà del divorzio, così come<br />

descritti in letteratura.<br />

In due casi potrebbe non<br />

essere necessario introdurre i


minori <strong>nel</strong> <strong>per</strong>corso:<br />

- quando i genitori<br />

descrivono in modo sim<strong>il</strong>are<br />

i bisogni dei loro <strong>figli</strong> ed<br />

hanno idee concordanti sul<br />

tipo di sistemazione a loro<br />

più congeniale;<br />

- quando i bambini<br />

abbiano meno di tre anni.<br />

Questo <strong>per</strong>ché bambini così<br />

piccoli non sono in grado di<br />

sostenere una conversazione<br />

sui “livelli” delle <strong>per</strong>sone<br />

adulte.


D’altra parte, è noto che<br />

esistono modalità specifiche,<br />

protettive, atte a <strong>per</strong>mettere<br />

ai bambini di partecipare agli<br />

incontri di mediazione ed<br />

evitare che essi possano<br />

<strong>per</strong>cepirsi e convincersi<br />

d’essere una parte non<br />

significativa delle decisioni<br />

genitoriali. Secondo alcuni<br />

studiosi «...si fa violenza al<br />

minore quando gli si toglie <strong>il</strong><br />

diritto di parola e ci si rifiuta<br />

di ascoltarlo»; in effetti


«...esistono molti modi<br />

indiretti di sa<strong>per</strong>e cosa prova,<br />

cosa pensa e cosa vuole <strong>il</strong><br />

minore e <strong>per</strong> realizzare così<br />

davvero quel famoso<br />

interesse del minore tanto<br />

spesso sbandierato e tanto<br />

poco rispettato» ( 734 ).<br />

Nella pratica delle<br />

separazioni e dei divorzi<br />

accade sovente che la voce<br />

dei <strong>figli</strong> rimanga inascoltata<br />

e non di rado accade che <strong>il</strong>


<strong>figli</strong>o sia affidato a genitore<br />

diverso da quello atteso<br />

( 735 ). Dovrebbe, quindi,<br />

essere compito dei genitori,<br />

che decidono di separarsi,<br />

aiutare i <strong>figli</strong> a su<strong>per</strong>are <strong>il</strong><br />

diffic<strong>il</strong>e momento della<br />

<strong>separazione</strong>, <strong>per</strong> evitare loro<br />

di vivere sentimenti di<br />

abbandono e angoscia. In<br />

sostanza, <strong>il</strong> destino di un<br />

bambino che vive la<br />

<strong>separazione</strong> dei genitori


dovrebbe essere posto più<br />

<strong>nel</strong>le mani dei genitori stessi<br />

che non deciso <strong>nel</strong>le aule di<br />

tribunale. I genitori non<br />

vanno mai<br />

deresponsab<strong>il</strong>izzati, bensì<br />

aiutati a mantenere le loro<br />

competenze o quella che<br />

viene più spesso definita<br />

come la “responsab<strong>il</strong>ità<br />

genitoriale”. Proprio <strong>per</strong><br />

questo motivo, non è corretto<br />

attribuire al minore la<br />

responsab<strong>il</strong>ità di esprimere


giudizi sui genitori e<br />

decidere con chi stare:<br />

sarebbe un carico<br />

assolutamente intollerab<strong>il</strong>e.<br />

Occorre, invece, ascoltare i<br />

suoi bisogni e lavorare con i<br />

genitori in modo tale che la<br />

prole possa godere dei<br />

benefici della bigenitorialità<br />

e non vederla ristretta <strong>nel</strong>le<br />

tristi e affatto pedagogiche<br />

alchimie del diritto di visita.


7 . Caratteristiche del<br />

<strong>per</strong>corso di mediazione.<br />

La mediazione è una<br />

pratica volontaria, condotta<br />

al di fuori delle istituzioni<br />

giudiziarie, che ha un suo ben<br />

definito setting e garanzie di<br />

segretezza con caratteristiche<br />

teoriche, deontologiche e<br />

procedurali alle quali fanno<br />

riferimento coloro che si<br />

riconducono direttamente o


in via di principio alla Carta<br />

Europea dei Mediatori che<br />

o<strong>per</strong>ano nei casi di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio e alle<br />

Direttive europee (infra,<br />

n.38).<br />

<strong>Il</strong> modello che in questa<br />

sede viene delineato é basato<br />

essenzialmente su un<br />

<strong>per</strong>corso definito di<br />

conc<strong>il</strong>iazione così come<br />

descritto dal Rapporto Finer.<br />

Secondo <strong>il</strong> Rapporto, la<br />

conc<strong>il</strong>iazione consiste <strong>nel</strong>l’


“aiutare le parti ad affrontare<br />

le conseguenze della crisi<br />

ormai definitiva del loro<br />

matrimonio, sia che questa<br />

porti a un divorzio o a una<br />

<strong>separazione</strong>, raggiungendo<br />

accordi, dando consensi o<br />

riducendo l’entità del<br />

conflitto sull’affidamento,<br />

gli alimenti, l’accesso e<br />

l’educazione dei <strong>figli</strong>, e su<br />

tutte le questioni che<br />

richiedono decisioni <strong>per</strong><br />

come organizzarsi in futuro”


( 736 ).<br />

Questa proposta enfatizza<br />

una visione costruttiva del<br />

conflitto, la fiducia <strong>nel</strong>le<br />

capacità dei genitori di<br />

assumere decisioni; distingue<br />

nettamente un modello<br />

terapeutico da quello<br />

mediativo ed infine è<br />

orientato verso un approccio<br />

di empowerment ( 737 ). “La<br />

conc<strong>il</strong>iazione, <strong>per</strong><br />

definizione, deve coinvolgere


ambedue i coniugi, con <strong>il</strong><br />

consenso di entrambi, e vi<br />

possono prendere parte anche<br />

i <strong>figli</strong> e altri membri della<br />

famiglia. I conc<strong>il</strong>iatori<br />

incoraggiano i genitori a<br />

prendere insieme le decisioni<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro, decisioni che<br />

solitamente hanno<br />

conseguenze legali, oltre che<br />

sociali ed emozionali, <strong>per</strong> la<br />

famiglia <strong>nel</strong> suo complesso.<br />

<strong>Il</strong> counseling in fase di<br />

divorzio, invece, interessa


spesso un solo <strong>coniuge</strong>, offre<br />

aiuto <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are <strong>il</strong> dolore e<br />

le difficoltà<br />

dell’adattamento, e<br />

generalmente non ha rapporti<br />

con <strong>il</strong> processo legale del<br />

divorzio. Di norma i<br />

conc<strong>il</strong>iatori non analizzano le<br />

<strong>per</strong>cezioni, i sentimenti e i<br />

trascorsi quanto i counselor o<br />

i terapeuti, poiché la<br />

conc<strong>il</strong>iazione è caratterizzata<br />

dalla brevità, dall’intensità e<br />

dalla difficoltà di equ<strong>il</strong>ibrare


i contrasti di <strong>per</strong>cezione e di<br />

bisogni degli interessati. Per<br />

quanto limitata <strong>nel</strong> tempo e<br />

<strong>nel</strong>l’oggetto, essa può<br />

tuttavia influenzare<br />

l’interazione fam<strong>il</strong>iare a un<br />

livello più profondo,<br />

<strong>per</strong>mettendo ai genitori di<br />

ascoltarsi a vicenda,<br />

aiutandoli a concentrarsi sui<br />

sentimenti dei <strong>figli</strong>” ( 738 ).<br />

Sta di fatto che “<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

conc<strong>il</strong>iazione e <strong><strong>nel</strong>la</strong>


mediazione vengono usate<br />

varie forme di collaborazione<br />

(co-working), e molti di<br />

questi modelli sono<br />

influenzati da concetti e<br />

metodi mutuati dalla terapia<br />

fam<strong>il</strong>iare. Alcuni si basano in<br />

larga misura su un<br />

particolare modello<br />

terapeutico, come la terapia<br />

sistemica fam<strong>il</strong>iare, mentre<br />

altri incorporano una serie di<br />

idee e tecniche tratte da fonti<br />

diverse. Pur riconoscendo <strong>il</strong>


valore di questi prestiti, è<br />

importante accertare fino a<br />

che punto certi metodi di<br />

lavoro possano essere<br />

trasferiti da un processo (la<br />

terapia) ad un altro (la<br />

conc<strong>il</strong>iazione) senza<br />

confondere ruoli e obiettivi”<br />

( 739 ).<br />

Si tratta, cioè, di<br />

distinguere, non di<br />

sovrapporre o confondere gli<br />

ambiti di <strong>per</strong>tinenza delle


diverse professioni pur<br />

ammettendo l’uso di tecniche<br />

comuni.<br />

Come si è già accennato in<br />

precedenza, <strong>nel</strong>l’ambito della<br />

metodologia d’intervento è<br />

possib<strong>il</strong>e distinguere due<br />

linee di orientamento; quella<br />

di chi opta <strong>per</strong> un <strong>per</strong>corso<br />

mediativo parziale e quella di<br />

chi preferisce una<br />

mediazione globale.<br />

<strong>Il</strong> <strong>per</strong>corso definito<br />

parziale si occupa


dell’organizzazione delle<br />

relazioni fam<strong>il</strong>iari <strong>per</strong> quanto<br />

attiene all’esercizio della<br />

genitorialità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio e<br />

si propone le seguenti<br />

finalità:<br />

1.- offrire ai genitori un<br />

contesto strutturato in cui <strong>il</strong><br />

mediatore possa sostenere i<br />

genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> gestione del<br />

conflitto a vantaggio della<br />

capacità di negoziare gli<br />

accordi;


2.- favorire i genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

ricerca delle soluzioni più<br />

adatte alla specificità della<br />

loro situazione e dei loro<br />

problemi <strong>per</strong> tutti quegli<br />

aspetti che riguardano la<br />

relazione affettiva ed<br />

educativa con i <strong>figli</strong>.<br />

Gli obiettivi di tale<br />

<strong>per</strong>corso sono da ricondurre<br />

ai seguenti:<br />

a.- continuità dei legami<br />

genitoriali <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> di stab<strong>il</strong>i e


significativi rapporti del<br />

<strong>figli</strong>o con entrambi i<br />

genitori;<br />

b.- responsab<strong>il</strong>ità<br />

condivisa <strong>nel</strong>le decisioni da<br />

prendere riguardo ai <strong>figli</strong>;<br />

c.- equ<strong>il</strong>ibrio tra diritti e<br />

doveri dei genitori verso i<br />

<strong>figli</strong>;<br />

d.- comunicazione tra i<br />

genitori <strong>per</strong> portare avanti un<br />

progetto educativo condiviso;<br />

e.- collaborazione dei<br />

genitori <strong><strong>nel</strong>la</strong> “gestione” dei


<strong>figli</strong>;<br />

f.- clima di fiducia <strong>per</strong><br />

mantenere un adeguato<br />

livello di stima reciproca tra<br />

i genitori.<br />

L’orientamento volto alla<br />

mediazione globale, invece,<br />

si prende carico di tutti gli<br />

aspetti della <strong>separazione</strong> e<br />

del divorzio, da quelli<br />

patrimoniali (<strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> e alimenti al<br />

<strong>coniuge</strong>, suddivisione dei<br />

beni, etc...) a quelli connessi


all’esercizio della<br />

genitorialità (affidamento dei<br />

<strong>figli</strong>, regime delle visite,<br />

etc...). Questo orientamento è<br />

piuttosto recente, data dalla<br />

seconda metà degli anni<br />

Ottanta e vede l’evolversi<br />

della co-mediazione<br />

interdisciplinare in cui più<br />

es<strong>per</strong>ti fanno équipe con <strong>il</strong><br />

mediatore. Nel <strong>per</strong>corso di<br />

Mediazione fam<strong>il</strong>iare globale<br />

si ritiene importante<br />

esplorare la via <strong>per</strong>corsa dai


coniugi e dai loro <strong>figli</strong> <strong>nel</strong><br />

<strong>per</strong>iodo comprendente la vita<br />

comune prima e la vita<br />

separata poi, <strong>per</strong> poter<br />

anticipare in quale misura le<br />

parti desidereranno prendere<br />

accordi in merito alla futura<br />

riorganizzazione, e <strong>per</strong> essere<br />

preparati ai metodi e ai<br />

termini che essi tenteranno di<br />

adottare prima della<br />

formalizzazione delle<br />

disposizioni pattuite ( 740 ).


Compito iniziale del<br />

mediatore è quello di aiutare<br />

i genitori a ricostruire un<br />

gomitolo ordinato dalla<br />

massa informe e sf<strong>il</strong>acciata<br />

costituita dal groviglio delle<br />

accuse reciproche, ponendo<br />

le regole del setting. <strong>Il</strong> passo<br />

successivo consiste <strong>nel</strong> far<br />

recu<strong>per</strong>are ai genitori la<br />

completa autonomia nei<br />

confronti di qualsiasi<br />

intervento di disturbo<br />

dell’accordo parentale. È,


quindi, importante escludere<br />

dalla scena tutti coloro i<br />

quali potrebbero avere un<br />

interesse soggettivo e/o<br />

oggettivo alla prosecuzione o<br />

all’aggravamento del<br />

conflitto. La mediazione<br />

svolgendosi solo con i<br />

genitori punta ad attivarne le<br />

risorse affinché essi stessi<br />

siano i veri protagonisti della<br />

vicenda separativa: quando<br />

chi è presente è in realtà un<br />

inviato di qualcun altro e non


può decidere in proprio, la<br />

mediazione non ha gambe<br />

<strong>per</strong> camminare. La<br />

mediazione si avvia, quindi,<br />

proprio dalla<br />

contrapposizione iniziale dei<br />

rispettivi punti di partenza<br />

delle parti in causa e dalla<br />

loro necessità di affermarsi<br />

ammettendo <strong>il</strong> conflitto, ma<br />

su<strong>per</strong>ando la<br />

contrapposizione frontale che<br />

deriva dalla negazione<br />

dell’altro. Ciascuna delle


parti, infatti, di fronte alla<br />

contrapposizione non può<br />

restare indifferente, ma è<br />

costretta a prendere<br />

posizione e a collocare la<br />

comunicazione <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della conflittualità. Nel<br />

setting della mediazione<br />

nessuno ha le chiavi di<br />

risoluzione, tutti hanno la<br />

necessità di trarre<br />

dall’es<strong>per</strong>ienza di vita<br />

materiali cognitivi, affettivi e<br />

simbolici quali indicatori


d’uso della comprensione dei<br />

fatti, valorizzando quel<br />

contesto relazionale e<br />

comunicativo marcato dalla<br />

conflittualità ma anche dalla<br />

coo<strong>per</strong>azione, in cui ha luogo<br />

l’apprendimento <strong>per</strong> la vita.<br />

Nelle prime fasi della<br />

mediazione viene esplorato <strong>il</strong><br />

problema, vengono<br />

prospettate modalità d’aiuto<br />

e viene chiesto a ciascuna<br />

parte in quale modo si<br />

attiverà <strong>per</strong> risolverlo. A


volte l’approfondimento può<br />

partire da un accordo di<br />

massima già realizzato con <strong>il</strong><br />

comune legale o attraverso<br />

quelli di parte. In questo<br />

caso, l’o<strong>per</strong>atore attinge dal<br />

testo redatto gli ulteriori<br />

elementi sui quali le parti<br />

hanno già espresso le loro<br />

posizioni, i limiti posti da<br />

essi alla flessib<strong>il</strong>ità<br />

dell’accordo e ai margini di<br />

manovrab<strong>il</strong>ità.<br />

<strong>Il</strong> consenso alla


mediazione costituisce un<br />

atto sostanziale e non<br />

formale di impegno, <strong>il</strong> cui<br />

rispetto ha una forte<br />

r<strong>il</strong>evanza etica <strong>per</strong> la coppia<br />

ed è condizione <strong>per</strong> la<br />

mediazione. La coppia,<br />

infatti, viene licenziata<br />

quando non si adegua al<br />

metodo di lavoro proposto o<br />

quando, <strong>per</strong> un qualsiasi<br />

motivo, non risulta possib<strong>il</strong>e<br />

raggiungere un accordo sia<br />

pure minimale. Sempre in


questa fase, <strong>il</strong> mediatore<br />

dovrà raccogliere le<br />

informazioni necessarie a<br />

costruire una piattaforma su<br />

cui elaborare insieme con la<br />

coppia un accordo stab<strong>il</strong>e e<br />

duraturo. L’o<strong>per</strong>atore può<br />

trovarsi <strong><strong>nel</strong>la</strong> condizione di<br />

dover sostenere,<br />

incoraggiare, rinforzare<br />

quegli aspetti di autostima<br />

della coppia che<br />

costituiscono la condizione<br />

necessaria <strong>per</strong> giungere


all’accordo. Inizialmente,<br />

raccogliere informazioni<br />

dettagliate sul matrimonio,<br />

sulle rispettive famiglie<br />

d’origine può risultare<br />

dis<strong>per</strong>sivo o peggio essere<br />

<strong>per</strong>cepito dalla coppia<br />

genitoriale come<br />

un’intromissione. “Troppa<br />

attenzione alle aree<br />

problematiche <strong>per</strong>sonali, o<br />

della coppia coniugale,<br />

rischia di frenare o<br />

insabbiare la mediazione.


Soprattutto nei colloqui<br />

iniziali c’è <strong>il</strong> rischio, <strong>per</strong><br />

l’o<strong>per</strong>atore, di lasciarsi<br />

soffocare dalla confusione e<br />

dalla depressione legate alla<br />

storia dei coniugi, facendosi<br />

irretire negli aspetti irrigiditi<br />

della relazione; inoltre, dare<br />

troppo spazio ad elementi<br />

che esulano dal contesto<br />

attuale può sb<strong>il</strong>anciare la<br />

comunicazione sul versante<br />

della valutazione ed<br />

incoraggiare la delega. È


sempre presente,<br />

specialmente all’inizio del<br />

lavoro, questa<br />

contrapposizione tra<br />

l’occuparsi del tutto e<br />

l’occuparsi del solo” ( 741 ).<br />

Lo sforzo più grande che<br />

l’o<strong>per</strong>atore deve compiere<br />

consiste <strong>nel</strong>l’osc<strong>il</strong>lazione<br />

consapevole tra due<br />

differenti, anche se non<br />

inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i, posizioni; egli<br />

deve, da una parte, garantire


l’ascolto empatico, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

paziente che garantisce<br />

accoglimento e contenimento<br />

alle reciproche<br />

rappresentazioni negative<br />

ma, <strong>nel</strong>lo stesso tempo, deve<br />

anche stanare e valorizzare<br />

tutto <strong>il</strong> buono o <strong>il</strong><br />

bonificab<strong>il</strong>e che emerge dai<br />

genitori, aiutandoli a<br />

progettare <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro.<br />

Tutta la fase centrale della<br />

mediazione, invece, è<br />

incentrata sulle modalità


tramite le quali è possib<strong>il</strong>e<br />

approdare ad un accordo<br />

concreto <strong>per</strong> la risoluzione o<br />

gestione dei problemi. In<br />

questa fase, è opportuno<br />

potenziare la capacità<br />

comunicativa dei genitori,<br />

inoltre, potrebbe essere ut<strong>il</strong>e<br />

sintetizzare ciò che si è<br />

raggiunto <strong>nel</strong> corso dei<br />

precedenti incontri, in modo<br />

tale da verificare quanto di<br />

concreto si va costruendo <strong>per</strong><br />

i <strong>figli</strong>. L’o<strong>per</strong>atore deve


sforzarsi di far emergere le<br />

soluzioni, riformularle e<br />

restituirle in modo chiaro,<br />

inequivocab<strong>il</strong>e e lineare,<br />

<strong>per</strong>ché soltanto così la coppia<br />

è in grado di prevedere quelle<br />

che saranno le conseguenze<br />

delle scelte e, quindi,<br />

valutare quelle più adeguate.<br />

Queste scelte, inoltre,<br />

dovranno essere vissute dai<br />

partner della coppia come<br />

autonome e <strong>per</strong>sonali e,<br />

dunque, meritevoli di essere


ealizzate con coerenza e<br />

responsab<strong>il</strong>ità <strong>nel</strong>l’interesse<br />

dei <strong>figli</strong>. L’o<strong>per</strong>atore, dal<br />

canto suo, dovrà cercare di<br />

comprendere le modalità<br />

positive con le quali le parti<br />

pensano di aderire ai termini<br />

dell’accordo e, <strong>nel</strong>lo stesso<br />

tempo, incoraggiarlo e<br />

sostenerlo.<br />

È a questo punto del<br />

<strong>per</strong>corso che viene messa in<br />

atto la negoziazione. Tramite<br />

i colloqui, l’o<strong>per</strong>atore


dovrebbe essersi fatto<br />

un’idea abbastanza precisa di<br />

ciò che la coppia ha in mente,<br />

cosa s<strong>per</strong>a di ottenere e cosa<br />

si aspetta dall’intervento del<br />

mediatore. I genitori, infatti,<br />

giungono al colloquio con<br />

delle aspettative che s<strong>per</strong>a di<br />

vedere soddisfatte. Esse non<br />

sono altro che <strong>il</strong> frutto del<br />

suo modo <strong>per</strong>sonale,<br />

ambientale e culturale di<br />

concepire la conflittualità<br />

coniugale e delle modalità


più adeguate <strong>per</strong> risolverla.<br />

Strategia del mediatore è<br />

anche quella di far emergere<br />

la conflittualità <strong>per</strong> lavorare<br />

su di essa e aiutare la coppia<br />

a comprendere che non è<br />

funzionale al raggiungimento<br />

degli accordi. La<br />

negoziazione, ovvero <strong>il</strong><br />

confronto, su di un piano<br />

paritario tra <strong>il</strong> punto di vista<br />

della coppia e quello<br />

dell’o<strong>per</strong>atore, offre la base<br />

<strong>per</strong> la realizzazione di una


elazione autenticamente<br />

mediatrice; in tal modo, la<br />

coppia può esplicitare quello<br />

che s<strong>per</strong>a di ottenere e<br />

l’o<strong>per</strong>atore quello che pensa<br />

di poterle offrire; solo<br />

attraverso l’incontro di questi<br />

modi di vedere è possib<strong>il</strong>e<br />

realizzare un’area comune in<br />

cui le divergenze possano<br />

convergere e l’o<strong>per</strong>atore<br />

possa ottenere la<br />

collaborazione delle parti<br />

senza assumere nei suoi


confronti un atteggiamento<br />

impositivo, paternalistico o<br />

delegittimante la comune<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale.<br />

<strong>Il</strong> fulcro, quindi, di tutto <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>corso sta <strong><strong>nel</strong>la</strong> relazione<br />

tra l’o<strong>per</strong>atore e la coppia<br />

genitoriale. È necessario<br />

pensare a questa relazione<br />

come ad uno spazio in cui<br />

possa realizzarsi <strong>il</strong> distacco;<br />

se, infatti, continuano ad<br />

esistere aree di fusione,<br />

ovvero se i coniugi


continuano ad avere vita<br />

ciascuno dentro l’altro, non è<br />

possib<strong>il</strong>e individuare lo<br />

spazio della differenziazione<br />

e della negoziazione onde<br />

poter raggiungere <strong>il</strong> consenso<br />

fra le parti.<br />

La negoziazione ragionata,<br />

quale strategia <strong>per</strong> <strong>per</strong>venire<br />

al consenso reciproco,<br />

costituisce - tra l’altro - un<br />

riparo contro <strong>il</strong> rischio<br />

rappresentato dal fatto che<br />

l’o<strong>per</strong>atore stesso possa


identificarsi con le<br />

problematiche della coppia<br />

fino al punto di vedersi<br />

annullato <strong>nel</strong> conflitto e<br />

privato di quel requisito della<br />

terzietà, del quale come<br />

mediatore non può fare a<br />

meno.<br />

8. Conclusioni.<br />

Si può ritenere che la<br />

mediazione offre uno spazio


e un tempo <strong>per</strong> riconoscere <strong>il</strong><br />

conflitto in atto, <strong>per</strong>mette la<br />

manifestazione delle<br />

emozioni legate all’hic et<br />

nunc delle situazioni, ma<br />

anche al tempo passato<br />

prossimo dei sentimenti che<br />

sono all’origine della crisi;<br />

offre un diritto di<br />

cittadinanza alla discussione<br />

e alla negoziazione ragionata,<br />

restituisce potere a tutte le<br />

parti aventi causa <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

ricerca delle soluzioni.


La mediazione comincia là<br />

dove non resta,<br />

apparentemente, alcuna via<br />

d’uscita al conflitto. Essa<br />

s’inscrive in un processo<br />

m<strong>il</strong>lenario attraverso <strong>il</strong> quale<br />

l’uomo ha da sempre cercato<br />

di conoscere se stesso e di<br />

risolvere le contraddizioni<br />

<strong>per</strong>sonali e di relazione.<br />

Permette di ritrovare <strong>il</strong><br />

presente allorquando ogni<br />

conflitto non è che la<br />

reiterazione del passato e di


guardare al futuro, quando <strong>il</strong><br />

presente non consente di<br />

accettare <strong>il</strong> cambiamento in<br />

atto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>per</strong>corso della<br />

mediazione fa emergere<br />

l’autoresponsab<strong>il</strong>izzazione di<br />

ognuno e, quindi, la capacità<br />

e la necessità di autogestirsi<br />

da soli. <strong>Il</strong> mediatore non è un<br />

giudice, un consigliere, un<br />

arbitro, un terapeuta, ma un<br />

catalizzatore di risorse; egli<br />

pratica la dialettica; fac<strong>il</strong>ita


nei soggetti, attraverso una<br />

nuova conoscenza di sé, la<br />

consapevolezza di essere in<br />

grado di trovare la propria<br />

strada in compagnia degli<br />

altri.<br />

La mediazione, pur non<br />

essendo un intervento<br />

prioritariamente pedagogico,<br />

offre uno spazio riflessivo<br />

autoeducativo attraverso <strong>il</strong><br />

quale <strong>il</strong> mediatore trasmette<br />

alle parti in conflitto ciò che<br />

ha appreso <strong>per</strong> se stesso <strong>nel</strong>


corso della sua formazione<br />

( 742 ).<br />

Molti studi sostengono la<br />

positività del <strong>per</strong>corso di<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare che,<br />

spesso, coincide proprio con<br />

la scelta dell’affidamento<br />

congiunto o condiviso dei<br />

<strong>figli</strong> e garantisce, anche<br />

prescindendo dal tipo<br />

d’affidamento, una maggiore<br />

partecipazione e<br />

responsab<strong>il</strong>izzazione di


entrambi i genitori.<br />

All’interno del quadro<br />

delineato è, <strong>per</strong>ò, importante<br />

definire i confini<br />

dell’intervento dei diversi<br />

o<strong>per</strong>atori impegnati <strong>nel</strong><br />

processo di <strong>separazione</strong> e di<br />

riorganizzazione della<br />

famiglia, dal momento che<br />

tutti i professionisti coinvolti<br />

ritengono di fare già un<br />

lavoro di mediazione. La<br />

specificità del ruolo e della<br />

funzione del mediatore, le


cui competenze sono<br />

trasversali a più aree<br />

disciplinari, merita una<br />

riflessione sempre più<br />

approfondita, <strong>per</strong>ché<br />

consente realmente ai<br />

genitori di ritrovarsi<br />

“sufficientemente buoni” e di<br />

comunicare fra di loro<br />

garantendo ai <strong>figli</strong><br />

quell’autorevolezza, stima e<br />

rispetto reciproco che <strong>il</strong> ruolo<br />

genitoriale comporta e che i<br />

<strong>figli</strong> si attendono.


A<br />

INDICE ALFABETICO-<br />

ANALITICO<br />

Accordi a latere, cap. IV, § 3.<br />

Affidamento condiviso, cap. I, §<br />

5, cap. II, § 1, cap. VI, § 6, cap.<br />

XI, § 1, cap. XI, § 2, cap. XII, §<br />

3.<br />

Alimenti, cap. I, § 1, cap. III, § 2,<br />

cap. XI, § 4, cap. XVI, § 2.<br />

Art. 12 sexies, l.898/70, cap. XIV,<br />

§ 10.


Art. 143 c.c., cap. I, § 3, cap. III, §<br />

1, cap. IV, § 2.<br />

Art. 144 c.c., cap. I, §§ 2-3, cap.<br />

IV, § 2.<br />

Art. 147 c.c., cap. I, § 5, cap. VI, §<br />

4.6, cap. XI, § 1, cap. XII, § 1.1.<br />

Art. 148 c.c., cap. I, § 5, cap. XI,<br />

§§ 4-10.<br />

Art. 155 c.c., cap. I, § 5, cap. II, §<br />

6, cap. X, § 6.1, cap. XI, §§ 1, 2,<br />

3, 7, 8, 11, cap. XII, § 1, 1.3, 2.<br />

Art. 156 c.c., cap. III, §§ 1 e 8,<br />

cap. IV, §§ 1, 2 e 3, cap. VI, § 1.<br />

Art. 160 c.c., cap. I, § 5, cap. V, §<br />

3<br />

Art. 183 c.p.c., cap. III, § 3.


Art. 261 c.c., cap. I, § 5, cap. VI, §<br />

4.6, cap. XI, § 1.<br />

Art. 30 Cost., cap. I, § 5, cap. XI, §<br />

1.4.<br />

Art. 317-bis c.c., cap. XI, § 1.<br />

Art. 706 c.p.c., cap. III, § 3, cap.<br />

VI, § 5.<br />

Art. 570 c.p., cap. XIV, § 1.<br />

Art. 652 c.p.p., cap. XIV, § 7.<br />

Art. 708 c.p.c., cap. III, § 3, 4, 6,<br />

cap. VI, § 9, cap. XIII, § 9.<br />

Art. 709 ter, comma 2, c.p.c., cap.<br />

XI, § 11.<br />

Art. 5, comma 6, l. 898/70, cap.<br />

IV, § 2, cap. V, § 1, cap. VI, §<br />

4.3, cap. VII, § 1, cap. VIII, § 3,


cap. X, § 3, 5, 8.1.<br />

Assegno<br />

- Funzione <strong>per</strong>equativa, cap. I, §<br />

5, cap. IV, § 3.<br />

Assegno di divorzio, cap. VII, §§<br />

1-7, cap. VIII, §§ 1-4, cap. IX,<br />

§§ 1-11.<br />

- Adeguamento automatico, cap.<br />

VI, § 8, cap. VII, §§ 1 e 7, cap.<br />

IX, § 9, cap. XII, § 5.<br />

- Aspettative ereditarie, cap. X, §<br />

3.<br />

- Assegnazione casa coniugale,<br />

r<strong>il</strong>evanza, cap. X, § 6.1.<br />

- Attribuzione, criteri, cap. VIII,<br />

§ 3.


- Cespiti ereditari, cap. X, § 3.<br />

- Corresponsione <strong>per</strong>iodica, cap.<br />

X, § 8.1.<br />

- Corresponsione una tantum,<br />

cap. X, § 8.2.<br />

- Criteri di determinazione, cap.<br />

VIII, § 3.<br />

- Decorrenza, cap. X, § 9.1.<br />

- Deducib<strong>il</strong>ità, cap. X, § 8.2.<br />

- Disponib<strong>il</strong>ità del diritto, cap.<br />

VIII, § 4.<br />

- Domanda di parte, cap. VII, § 2.<br />

- Estinzione, cap. X, § 11.<br />

- Modalità di corresponsione,<br />

cap. IX, § 8.<br />

- Natura, cap. VIII, § 1.


- Natura assistenziale, cap. VII, §<br />

1, cap. VIII, § 1.<br />

- Prescrizione, cap. X, § 9.1.<br />

- Presupposti, cap. VIII, § 2.<br />

- Presupposti, adeguatezza dei<br />

mezzi, cap. X, § 2.<br />

- Presupposti, impossib<strong>il</strong>ità di<br />

procurarsi adeguati mezzi, cap.<br />

X, § 2.<br />

- Quantificazione, cap. X, § 5.<br />

- Quantificazione, assegnazione<br />

casa coniugale, cap. X, § 6.1.<br />

- Quantificazione, contributo<br />

<strong>per</strong>sonale ed economico, cap. X,<br />

§ 5.3.<br />

- Quantificazione, convivenza


more uxorio, cap. X, § 6.2.<br />

- Quantificazione, durata del<br />

matrimonio, cap. X, § 5.4.<br />

- Quantificazione, fattori di<br />

moderazione, cap. X, § 1 e 3.<br />

- Quantificazione, ragioni della<br />

decisione, cap. X, § 5.2.<br />

- Revisione, cap. X, § 10.<br />

- Revisione, giustificati motivi,<br />

cap. X, § 10.<br />

- Revoca, cap. X, § 11.<br />

- Rinunciab<strong>il</strong>ità, cap. IX, § 4.<br />

- Tenore di vita, cap. X, § 3.<br />

- Tutela, garanzia reale o<br />

<strong>per</strong>sonale, cap. VII, § 6.1.<br />

- Tutela, sequestro ex art. 8,


comma 7, l.div., cap. VII, § 6.4.<br />

- Tutela, versamento diretto da<br />

parte del terzo, cap. VII, § 6.3.<br />

- Valutazione equità una tantum,<br />

cap. X, § 8.2.<br />

Assegno di <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>coniuge</strong>, cap. III, § 1.<br />

- Accertamento redditi, cap. VI, §<br />

5 e 6.<br />

- Adeguamento automatico, cap.<br />

VI, § 8.2.<br />

- Assegnazione casa coniugale,<br />

r<strong>il</strong>evanza, cap. VI, § 4.1.<br />

- Attitudine al lavoro, cap. VI, §<br />

4.3.<br />

- Attività lavorativa, modifica,


cap. VI, § 4.7.<br />

- Decorrenza, cap. VI, § 8.1.<br />

- Definizione una tantum, cap.<br />

IV, § 3.<br />

- Domanda di parte, cap. III, § 3.<br />

- Funzione <strong>per</strong>equativa, cap. IV,<br />

§ 2.<br />

- Funzione <strong>per</strong>equativa,<br />

- b<strong>il</strong>anciamento situazione<br />

coniugi, cap. VI, § 4.7.<br />

- Funzione solidaristica, cap. V, §<br />

1.<br />

- Modalità di corresponsione,<br />

cap. VI, § 7.<br />

- Modifica, sopravvenienze<br />

reddituali, cap. VI, § 4.7 e 4.8.


- Natura, cap. III, § 1.<br />

- Prescrizione, cap. III, § 6.<br />

Presupposti, cap. VI, § 1.<br />

Presupposti, disparità<br />

economica, cap. VI, § 2.<br />

- Presupposti, non addebitab<strong>il</strong>ità<br />

della <strong>separazione</strong>, cap. VI, § 1.<br />

- Presupposti, mancanza di<br />

adeguati redditi, cap. VI, § 1.<br />

- Quantificazione, cap. VI, § 3.<br />

- Quantificazione, criteri<br />

aritmetici, cap. VI, § 3.<br />

- Quantificazione, elargizioni da<br />

fam<strong>il</strong>iari, cap. VI, § 4.2.<br />

- Revoca e modifica, cap. VI, § 9.<br />

- Tenore di vita, cap. VI, § 5.


- Tutela, garanzia reale o<br />

<strong>per</strong>sonale, cap. III, § 7.<br />

- Tutela, ordine diretto ai terzi,<br />

cap. III, § 9.<br />

- Tutela, sequestro ex art. 156,<br />

comma 6, c.c., cap. III, § 8.<br />

Assegno di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong>, cap. XI, § 1.<br />

- Accordi tra i genitori, cap. XI, §<br />

8.<br />

- Adeguamento automatico, cap.<br />

XII, § 5.<br />

- Assegno <strong>per</strong>iodico, cap. XI, § 2.<br />

- Competenza del giudice, cap.<br />

XI, § 6.<br />

- Decorrenza, cap. XI, § 4.


- Diritto indisponib<strong>il</strong>e, cap. XI, §<br />

1.<br />

- Efficacia esecutiva dei<br />

provvedimenti, cap. XI, § 9.<br />

- Figli maggiorenni non<br />

autonomi, cap. XI, § 4.<br />

- Figli maggiorenni, cessazione<br />

dell’obbligo, cap. XII, § 8.<br />

- Figli maggiorenni,<br />

indipendenza economica, cap.<br />

XI, § 4.<br />

- Figli maggiorenni,<br />

legittimazione attiva, cap. XI, §<br />

5.<br />

- Figli maggiorenni, limiti<br />

temporali, cap. XI, § 4.


- Inadempimento, misure, cap.<br />

XI, § 11.<br />

- Misure a tutela dell’assegno,<br />

cap. XI, § 12.<br />

- Modalità di corresponsione,<br />

cap. XII, § 4.<br />

- Poteri d’ufficio del giudice,<br />

cap. XI, § 7.<br />

- Prescrizione, cap. XI, § 11.<br />

- Quantificazione, cap. XII, § 1.<br />

- Quantificazione, esigenze<br />

attuali dei <strong>figli</strong>, cap. XII, § 1.1.<br />

- Quantificazione, risorse dei<br />

genitori, cap. XII, § 1.4.<br />

- Quantificazione, tempi di<br />

<strong>per</strong>manenza, cap. XII, § 1.3.


- Quantificazione, tenore di vita,<br />

cap. XII, § 1.2.<br />

- Quantificazione, valore della<br />

cura e dei compiti domestici,<br />

cap. XII, § 1.5.<br />

- Revisione, cap. XII, § 1.7.<br />

Azione civ<strong>il</strong>e in sede penale, cap.<br />

XIV, § 7.<br />

Autonomia negoziale dei coniugi,<br />

cap. IV, § 3, cap. VIII, § 4.<br />

B<br />

Bene giuridico protetto, cap. XIV,<br />

§ 1.


Bigenitorialità, cap. XVI, § 2.<br />

C<br />

Capacità di lavoro, cap. I, § 3,<br />

cap. IV, § 2, cap. V, § 1, cap. VI<br />

§ 4.3, cap. VIII, § 2, cap. IX, §<br />

3, cap. XI, § 1, cap. XII, § 1.<br />

Cespiti patrimoniali, cap. XI, § 1 e<br />

2, cap. X, § 2.<br />

Circostanze, cap. VI, § 4, cap. X,<br />

§ 6.<br />

Condizioni dei coniugi, cap. X, §<br />

5.1.<br />

Conflittualità tra i genitori, cap.


XI, § 3, cap. XVI, § 2 e 7.<br />

Consenso alla mediazione, cap.<br />

XVI, § 6.<br />

Convivenza more uxorio, cap. VI,<br />

§ 4.5, cap. X, § 6.2.<br />

Co-working, cap. XVI, § 6. Comediazione,<br />

cap. XVI, § 6.<br />

Cura dei <strong>figli</strong>, cap. VI, § 4.3, cap.<br />

X, § 5.3, cap. XII, § 1.<br />

D<br />

Delitti contro la famiglia, cap.<br />

XIV, § 1.<br />

Dichiarazione di fallimento, cap.


XIV, § 5.<br />

Dichiarazioni dei redditi, cap. VI,<br />

§ 4.8, cap. X, § 7, cap. XII, § 2,<br />

cap. XIII, § 6.<br />

Discendenti maggiorenni, cap.<br />

XIV, § 6.<br />

Diversion, cap. XVI, § 2.<br />

Divorzio congiunto, cap. VII, § 7.<br />

Divorzio, procedimento,<br />

- Contenuto provvedimenti<br />

presidenziali, cap. VII, § 4.<br />

- Esecutività provvedimenti, cap.<br />

VII, § 5.<br />

- Natura provvedimenti<br />

presidenziali, cap. VII, § 4.<br />

- Pendenza giudizio modifica


condizioni <strong>separazione</strong>, cap.<br />

VII, § 3.<br />

Prova, mancanza di, cap. VII, §<br />

4.<br />

Prova, onere della, cap. XI, § 7.<br />

Reclamo, cap. III, § 5, cap. VI, §<br />

5.<br />

Dolo generico, cap. XIV, § 5.<br />

Durata del matrimonio, cap. VI, §<br />

4.4, cap. X, § 5.4, cap. XIII, § 4.<br />

E<br />

Eguaglianza, cap. I, § 2 e 3.<br />

Elemento psicologico, cap. XIV, §


5.<br />

Equità, cap. I, § 6, cap. VIII, § 4,<br />

cap. X, § 8.2, cap. XII, § 1.<br />

F<br />

Fattori di consenso, cap. XVI, § 1.<br />

Figli<br />

- Mantenimento diretto, cap. XI,<br />

§ 3.<br />

- Mantenimento, forme<br />

alternative e integrative, cap.<br />

XII, § 4.<br />

- Mantenimento, inadempimento,<br />

misure sanzionatorie, cap. XI, §


11.<br />

- Mantenimento, spese<br />

scolastiche, cap. XI, § 3, cap.<br />

XII, § 3.<br />

- Mantenimento, spese<br />

straordinarie, cap. XII, § 3.<br />

- Sv<strong>il</strong>uppo della <strong>per</strong>sonalità, cap.<br />

XI, § 1 e 11.<br />

Frazionamento dell’interesse<br />

protetto, cap. XIV, § 1.<br />

I<br />

ICI, cap. XV, § 6.<br />

IMU, cap. XV, § 6.


Incapacità economica, cap. XIV,<br />

§ 5.<br />

Indagini patrimoniali, cap. VI, §<br />

5, cap. X, § 7, cap. XII, § 2.<br />

Ipoteca giudiziale, cap. III, § 10,<br />

cap. VII, § 6.2.<br />

IRPEF, cap. X, § 8.2; XV, § 2, 6.<br />

J<br />

Joint custody, cap. XVI, § 3.<br />

L


Lavoro casalingo, cap. I, § 3 e 6,<br />

cap. IV, § 2, cap. XIII, § 2.<br />

Legittimazione del curatore, cap.<br />

XIV, § 8.<br />

Legittimazione, cap. XI, § 5, cap.<br />

XIV, § 7.<br />

Logica del conflitto, cap. XVI, §<br />

2.<br />

M<br />

Mantenimento<br />

- Diritto al, cap. I, § 1, cap. III, §<br />

1 e 3, cap. V, § 1, cap. VI, § 1,<br />

cap. VII, § 1, cap. XI, § 4 e 5.


- Perdita del diritto, cap. V, § 3.<br />

- Rinunzia al, cap. IV, § 3.<br />

Mediazione fam<strong>il</strong>iare, cap. XVI, §<br />

1 ss.<br />

Mediazione, cap. II, § 2.<br />

Mezzi di sussistenza, cap. XIV, §<br />

2.<br />

Minore – <strong>per</strong>sona offesa, cap.<br />

XIV, § 8.<br />

Modello sistemico, cap. XVI, § 4.<br />

N<br />

Nascita <strong>figli</strong> naturali, cap. VI, §<br />

4.6, cap. X, § 5.1.


Natura plurioffensiva, cap. XIV, §<br />

1.<br />

O<br />

Obbligazione alimentare, cap.<br />

XIV, § 2.<br />

Obbligo alimentare cap. XI, § 1,<br />

cap. XIV, § 2.<br />

Omessa corresponsione<br />

dell’assegno, cap. XIV, § 10.<br />

Omissione dell’obbligato, cap.<br />

XIV, § 9.


P<br />

Parità, cap. I, § 2.<br />

Parte civ<strong>il</strong>e, cap. XIV, § 6.<br />

Patrimonio, cap. I, § 1, cap. V, § 2,<br />

cap. VI, § 1 e 2, cap. VII, § 1,<br />

cap. X, § 5.3.<br />

Permanenza, cap. XIV, § 9.<br />

Persona offesa, cap. XIV, § 6.<br />

Polizia Tributaria, cap. VI, § 6,<br />

cap. XII, § 2.<br />

Potenzialità economiche, cap. IV,<br />

§ 2, cap. V, § 2, cap. V, § 1, cap.<br />

X, § 3.<br />

Potestà, cap. I, § 1 e 5, cap. XI, §<br />

1, 6 e 11, cap. XII, § 3, cap.


XVI, § 3.<br />

Prenuptial Agreements, cap. I, §<br />

6.<br />

Prescrizione, cap. XIV, § 9.<br />

Pretesa risarcitoria, cap. XIV, § 7.<br />

Procedib<strong>il</strong>ità d’ufficio, cap. XIV,<br />

§ 10.<br />

Proporzionalità, principio di, cap.<br />

VI, § 3, cap. XI, § 2, 3 e 8, cap.<br />

XII, § 1.<br />

R<br />

Ragioni della mediazione, cap.<br />

XVI, § 2.


Reato a forma vincolata, cap.<br />

XIV, § 1.<br />

Reddito, cap. III, § 1, cap. IV, § 3,<br />

cap. V, § 2, cap. VI, § 1 e 2, cap.<br />

VIII, § 3, cap. X, § 5.1.<br />

Responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, cap.<br />

XI, § 1 e 2, cap. XVI, § 2.<br />

- Funzione (munus), cap. I, § 5,<br />

cap. XI, § 1.<br />

Riorganizzazione della<br />

quotidianità, cap. XVI, § 1.<br />

S<br />

Sentenza penale, cap. XIV, § 7.


Separazione, procedimento,<br />

- Esecutività provvedimenti, cap.<br />

III, § 4<br />

- Prova, mancanza di, cap. VI, §<br />

4.3.<br />

- Prova, onere della, cap. VI, § 5.<br />

- Provvedimento presidenziale,<br />

- cap. III, § 4.<br />

- Reclamo, cap. III, § 5.<br />

Shared parenting, cap. XVI, § 3.<br />

Sequestro conservativo, cap. XIV,<br />

§ 8.<br />

Separazione, rimedio, cap. II, § 1.<br />

Soggetto attivo del reato, cap.<br />

XIV, § 4.<br />

Solidarietà, cap. I, § 3, cap. II, § 2,


cap. III, § 2, cap. VIII, § 1, cap.<br />

IX, § 2.<br />

Spirito della mediazione, cap.<br />

XVI, § 1.<br />

Stato di bisogno, cap. XIV, § 3.<br />

Strategie del mediatore, cap. XVI,<br />

§ 6.<br />

T<br />

Testimoni, cap. XIV, § 6.<br />

Tutela penale, cap. XIV, § 1.<br />

U


Udienza preliminare, cap. XIV, §<br />

7.<br />

Ut<strong>il</strong>ità economiche, cap. X, § 2.<br />

V<br />

Vicenda separativa, cap. XVI, § 4.


ELENCO AUTORI CITATI<br />

ALAGNA S., <strong>Il</strong> regime<br />

patrimoniale primario della<br />

famiglia, in Vita not., 1977, II.<br />

AL MUREDEN E., <strong>Il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>coniuge</strong> debole: verso un<br />

trattamento differenziato dei<br />

matrimoni di breve e di lunga<br />

durata?, in Fam. e dir., n.<br />

2/2005, 127.<br />

AL MUREDEN E., Nuove<br />

prospettive di tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> debole. Funzione


<strong>per</strong>equativa dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e e famiglia<br />

destrutturata, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />

2007.<br />

AL MUREDEN E., Crisi del<br />

matrimonio, famiglia<br />

destrutturata e <strong>per</strong>duranti<br />

esigenze di <strong>per</strong>equazione tra i<br />

coniugi, nota a Cass. 11<br />

ottobre 2006, n. 21805, in Fam.<br />

e dir., 3/2007, 229.<br />

ANSALDO A., Divorzio, in Comm.<br />

Alpa, Zatti, Leggi<br />

complementari, 4ª ed., I,<br />

Cedam, Padova, 2003.


ARCERI A., L’affidamento<br />

condiviso. Nuovi diritti e nuove<br />

responsab<strong>il</strong>ità <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia in<br />

crisi, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2007.<br />

ARCERI A., Sulla reclamab<strong>il</strong>ità<br />

dei provvedimenti interinali<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio, in Fam. e dir., 2007,<br />

280 ss..<br />

ARCERI A., Onere di<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole e<br />

tempi di <strong>per</strong>manenza presso<br />

ciascun genitore,<br />

<strong>nel</strong>l’affidamento alternato e<br />

<strong>nel</strong>l’affidamento condiviso, in


Fam. e dir., n. 4, 2008, 392.<br />

ARDONE R., MAZZONI S., (a cura<br />

d i ) , La mediazione fam<strong>il</strong>iare<br />

<strong>per</strong> una regolazione della<br />

conflittualità <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong><br />

e <strong>nel</strong> divorzio, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

1994.<br />

ARGIROFFI C., Gli alimenti.<br />

Prof<strong>il</strong>i oggettivi del rapporto,<br />

Utet, Torino, 1993.<br />

ARIELLI E., SCOTTO G., I conflitti.<br />

Introduzione a una teoria<br />

generale, Bruno Mondatori,<br />

M<strong>il</strong>ano 1998.


AULETTA T., Gli accordi sulla<br />

crisi coniugale, in Fam<strong>il</strong>ia,<br />

2003, I, 66.<br />

AUTORINO STANZIONE G. -<br />

ZAMBRANO, Separazione in<br />

diritto comparato, Digesto<br />

Italiano, IV civ., XVIII, Utet,<br />

Torino, 1998.<br />

AUTORINO STANZIONE G.,<br />

MUSIO, <strong>Il</strong> divorzio. Disciplina,<br />

procedure e prof<strong>il</strong>i<br />

comparatistici, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />

2002.<br />

AUTORINO STANZIONE G.,<br />

Conseguenze del divorzio


ispetto ai <strong>figli</strong>, in AUTORINO<br />

STANZIONE, MUSIO, <strong>Il</strong><br />

divorzio. Disciplina, procedure<br />

e prof<strong>il</strong>i comparatistici, Ipsoa,<br />

M<strong>il</strong>ano, 2002.<br />

AZZOLINA U., La <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi , III ed.,<br />

Utet, Torino, 1966.<br />

BARBAGLI M. e SARACENO C.,<br />

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Bologna, 1998.<br />

BARBIERA L., Disciplina dei casi<br />

di scioglimento del matrimonio,<br />

i n Commentario del codice


civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,<br />

Zanichelli, Bologna-Roma,<br />

1971.<br />

BARBIERA L., <strong>Il</strong> divorzio dopo la<br />

riforma del diritto di famiglia,<br />

i n Commentario del codice<br />

civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,<br />

Zanichelli, Bologna-Roma,<br />

1979.<br />

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<strong>per</strong>sonale dei coniugi, in<br />

Commentario al diritto italiano<br />

della famiglia, a cura di Cian,<br />

Oppo e Trabucchi, VI, I,<br />

Cedam, Padova, 1993.<br />

TOMMASEO F., Commento all’art.<br />

4, l. 1 dicembre 1970, n. 898, in<br />

Commentario al diritto italiano


della famiglia, a cura di Cian,<br />

Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />

Cedam, Padova, 1993.<br />

TOMMASEO F., La disciplina<br />

processuale del divorzio, in<br />

BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />

scioglimento del matrimonio, in<br />

<strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e, Comm.<br />

Schlesinger, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

2004.<br />

TOMMASEO F., Le nuove norme<br />

sull’affidamento condiviso: b)<br />

Prof<strong>il</strong>i processuali , in Fam. e<br />

dir., 4, 2006, 388.


TOMMASEO F., Provvedimenti<br />

presidenziali e motivi di<br />

reclamo alla corte d’appello, in<br />

Fam. e dir., 6, 2007, 617.<br />

TOMMASEO F., Riflessioni sulle<br />

impugnazioni e sui reclami <strong>nel</strong><br />

diritto di famiglia e delle<br />

<strong>per</strong>sone (In particolare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

disciplina della <strong>separazione</strong> di<br />

cui alla legge n. 54 del 2006),<br />

in Fam. e dir., 1, 2008, 97.<br />

TRABUCCHI A., La funzione di<br />

assistenza <strong>nel</strong>l’assegno di<br />

divorzio e l’assegno in corso di<br />

<strong>separazione</strong> legale, in Giur. It .,


1982, I, 1, 146.<br />

VINCENZI AMATO D., I rapporti<br />

patrimoniali, in Commentario<br />

sul divorzio a cura di<br />

Rescigno, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1980.<br />

VINCENZI AMATO, D. La famiglia<br />

e <strong>il</strong> diritto, in La famiglia<br />

italiana dall’ottocento a oggi,<br />

Editori Laterza, 1988.<br />

ZAGREBELSKY G., <strong>Il</strong> diritto mite,<br />

Einaudi, Torino 1992.<br />

ZANATTA A.L., Le nuove<br />

Famiglie, <strong>Il</strong> Mulino, Bologna,<br />

1997.


ZATTI P., I diritti e i doveri che<br />

nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, in<br />

Trattato di diritto privato,<br />

diretto da Rescigno, 3, Utet,<br />

Torino, 1996.


AUTORI<br />

MILENA PINI è avvocato del foro<br />

di M<strong>il</strong>ano, svolge dal 1981<br />

attività esclusiva <strong>nel</strong>l'ambito<br />

del diritto di famiglia.<br />

Presidente dell'AIAF<br />

Lombardia, Associazione<br />

Italiana Avvocati <strong>per</strong> la<br />

Famiglia e i Minori. Collabora<br />

con riviste giuridiche del<br />

settore ed è autrice di<br />

pubblicazioni sul diritto di<br />

famiglia.


BRUNO SCHETTINI Professore<br />

straordinario di pedagogia<br />

sociale presso la Seconda<br />

Università di Napoli. Didatta di<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare e penale<br />

nonché membro del direttivo e<br />

coordinatore della<br />

commissione nazionale <strong>per</strong> la<br />

professione dell'Associazione<br />

Internazionale Mediatori<br />

Sistemi. Collaboratore de' "<strong>Il</strong><br />

Sole 24 ore" <strong>per</strong> i temi della<br />

famiglia e dell'educazione".<br />

ANNA LISA BUONADONNA è<br />

avvocato penalista in Salerno.


Vincitrice <strong>nel</strong>l’anno 2003 del<br />

premio di eloquenza “Adolfo<br />

C<strong>il</strong>ento” <strong>per</strong> giovani avvocati<br />

penalisti, e’ specializzato in<br />

Diritto Processuale Penale<br />

comparato. Ha conseguito <strong>il</strong><br />

titolo di Dottore di Ricerca in<br />

Procedura Penale presso<br />

l’Università degli Studi di<br />

Palermo. E’ componente della<br />

Commissione <strong>per</strong> la<br />

Formazione della Magistratura<br />

Onoraria istituita dal Consiglio<br />

Su<strong>per</strong>iore della Magistratura<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> Distretto di Salerno. E’<br />

autore delle seguenti


pubblicazioni: “La funzione<br />

conc<strong>il</strong>iatrice del Giudice di<br />

Pace Penale” (Primo<br />

Classificato Premio Fondazione<br />

“Pasquale Pastore” e Rotary<br />

International anno 2002); “Le<br />

figure normative del propalante<br />

erga a-lios ed <strong>il</strong> regime<br />

processuale delle dichiarazioni<br />

rese dal teste-assistito”; “ La<br />

«coercib<strong>il</strong>ità» del patrimonio<br />

conoscitivo dell’imputato in<br />

procedimento connesso o<br />

collegato e lo scopo<br />

dell’accertamento penale”;<br />

“Dall’ibrido «impumone» alla


figura di «teste assistito»; “La<br />

responsab<strong>il</strong>ità penale del<br />

neurologo”.<br />

PASQUALE RICCI è<br />

Commercialista distretto<br />

giudiziario di Napoli, Revisore<br />

dei Conti, Consulente Tecnico<br />

del Tribunale, Pubblicista,<br />

svolge dal 1986 attività di<br />

Tributarista, con collaborazioni<br />

a saggi e riviste. Dal 1990 al<br />

1995 Membro del Consiglio<br />

Tributario del Comune di<br />

Napoli, dal 1997 al 2000<br />

Consigliere Nazionale


Associazione Tributaristi – Dal<br />

2001 al 2005 presidente del<br />

Collegio dei Revisori DAC<br />

Service S.p.a. Napoli – dal 2003<br />

al 2005 presidente del Collegio<br />

dei Revisori della SICMI s.r.l.<br />

Bergamo – Dal 2001 al 2003<br />

presidente del Collegio dei<br />

Revisori della CO.VI.m. s.r.l.<br />

Napoli – Dal 2003 al 2008<br />

Presidente del Collegio dei revisori<br />

della Montagna s.r.l.<br />

Napoli – dal 2005 Sindaco<br />

Effettivo della GE.VI. S.p.a. –<br />

Dal 2005 al 2006 Sindaco<br />

Effettivo del M.I.U.R. dei


seguenti Isituti I.T.C. Doria<br />

Napoli, D.D. II Circolo Napoli,<br />

S.M. Alighieri Napoli, S.M.<br />

Ali<strong>per</strong>ti Napoli – Dal 2006<br />

Sindaco Effettivo di Città della<br />

Scienza S.p.a. – Dal 2003<br />

Direttore della Mostra di<br />

Antiquariato presso la sede<br />

della Facoltà di Agraria<br />

Univeristà Federico II –<br />

Componente del comitato di<br />

redazione del giornale <strong>Il</strong><br />

Commercialista – Direttore<br />

Responsab<strong>il</strong>e del <strong>per</strong>iodico di<br />

cultura e informazione “Tempi<br />

Moderni”


BRUNO DE FILIPPIS, giudice dal<br />

1978, ha esercitato, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

magistratura, funzioni direttive<br />

e semidirettive e si è occupato<br />

di importanti processi. Autore<br />

di numerosissime<br />

pubblicazioni, alcune delle<br />

quali conservate in biblioteche<br />

estere, e direttore della Collana<br />

“La Biblioteca del diritto di<br />

Famiglia”. Ha collaborato alla<br />

predisposizione dei testi di<br />

nuove leggi, tra cui la n. 54 del<br />

2006 (Affidamento condiviso<br />

dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio) e di numerose


proposte di legge, sia <strong>nel</strong>le<br />

precedenti legislature, che<br />

<strong>nel</strong>l’attuale.


NOTES<br />

( 1 ) Cfr.: Cass., 22 marzo 2007,<br />

n. 6979: «<strong>Il</strong> previgente art. 155<br />

cod. civ. ed <strong>il</strong> vigente art. 155<br />

quater cod. civ. in tema di<br />

<strong>separazione</strong> e l’art. 6 della legge<br />

sul divorzio subordinano <strong>il</strong><br />

provvedimento di assegnazione<br />

della casa coniugale alla presenza<br />

di <strong>figli</strong>, minori o maggiorenni non<br />

autosufficienti economicamente<br />

conviventi con i coniugi; in<br />

assenza di tale presupposto, sia la


casa in comproprietà o<br />

appartenga a un solo <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong><br />

giudice non potrà adottare, con la<br />

sentenza di <strong>separazione</strong>, un<br />

provvedimento di assegnazione<br />

della casa coniugale, non essendo<br />

la medesima neppure prevista<br />

dall’art. 156 cod. civ. in<br />

sostituzione o quale componente<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>».<br />

( 2 ) In antichi libri di diritto di<br />

famiglia si leggono tesi del<br />

genere, documentate con<br />

statistiche dalle quali risultava<br />

che la maggior parte dei<br />

delinquenti, minor<strong>il</strong>i e non, o


delle prostitute erano nati fuori<br />

del matrimonio.<br />

( 3 ) Cfr.: Corte Cost., 14 apr<strong>il</strong>e<br />

1969, n. 79.<br />

( 4 ) Corte Cost., 4 apr<strong>il</strong>e 1990, n.<br />

184.<br />

( 5 ) Cfr.: Corte Cost., 18 apr<strong>il</strong>e<br />

1991, n. 158.<br />

( 6 ) Cfr.: Corte Cost., 7<br />

novembre 1994, n. 377, ove la<br />

Consulta riconobbe che, dopo<br />

vent’anni dalla riforma del diritto<br />

di famiglia, appariva sempre<br />

meno plausib<strong>il</strong>e la regola che<br />

escludeva dall’eredità i fratelli e


le sorelle naturali del defunto, a<br />

beneficio anche di lontani parenti<br />

legittimi fino al sesto grado, ma<br />

concluse r<strong>il</strong>evando che la<br />

modifica del sistema successorio<br />

competeva solo al legislatore.<br />

( 7 ) Corte Cost., ord. 14<br />

dicembre 2011, n. 7:<br />

( 8 ) Corte Cost. 184/1990 cit.<br />

( 9 ) Cfr.: PROSPERI, L’incerto<br />

incedere della Corte<br />

Costituzionale nei confronti della<br />

parentela naturale, in Rass. Dir.<br />

Civ., 1991, pag. 447.<br />

( 10 ) L’uso dei termini


“legittimo” e “naturale” sia<br />

consentito, anche dopo la loro<br />

abrogazione, ai fini esplicativi.<br />

( 11 ) Cfr.: Cass., 8 giugno 1993,<br />

n. 6381, in Nuova giur. civ.<br />

comm., 1994, I, pag. 339.<br />

( 12 ) Cass., 2 apr<strong>il</strong>e 1987, n.<br />

3134; 10 ottobre 1992, n. 11073,<br />

5 apr<strong>il</strong>e 1996, n. 3194, 5 apr<strong>il</strong>e<br />

1996, n. 3194, 27 agosto 1997, n.<br />

8059.<br />

( 13 ) Sul punto, cfr. V. A DAMI, <strong>Il</strong><br />

riconoscimento del <strong>figli</strong>o<br />

naturale da parte della donna<br />

coniugata, in Stato civ<strong>il</strong>e it.,1982,


22.<br />

( 14 ) Cfr. Cass. pen., sez. VI, 13<br />

dicembre 2004 n. 4453.<br />

( 15 ) Cass., 3 gennaio 2003, n.<br />

14.<br />

( 16 ) Cfr.: Cass. 22 apr<strong>il</strong>e 1981,<br />

n. 2383; Cass. 31 dicembre 2008,<br />

n. 30688.<br />

( 17 ) Nel vigore della vecchia<br />

normativa, la giurisprudenza<br />

riconosceva al giudice ampi<br />

poteri inquisitori, indipendenti<br />

dalle allegazioni delle parti. Cfr.<br />

Cass., 13 novembre 1986, n.<br />

6649.


( 18 ) Corte Cost., 9 febbraio<br />

2011, n. 83.<br />

( 19 ) Cass., 11 gennaio 2006, n.<br />

395.<br />

( 20 ) Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 2012, n.<br />

5884.<br />

( 21 ) Cfr.: Cass., 9 novembre<br />

2004, n. 21359.<br />

( 22 ) In ordine alla necessità ed<br />

alla funzione dell’intervento del<br />

PM, si veda, sia pure in materia<br />

differente, Corte Cost., 25 giugno<br />

1996, n. 214.<br />

( 23 ) Cass., 3 febbraio 2011, n.<br />

2645.


( 24 ) Cass., 13 marzo 1987, n.<br />

2654.<br />

( 25 ) Cfr.: La Repubblica, <strong>Il</strong><br />

Corriere della Sera ed altra<br />

stampa del 27 novembre 2012.<br />

( 26 ) Cfr.: E. CARBONE, Della<br />

f<strong>il</strong>iazione naturale e della<br />

legittimazione, sub art. 262 c.c., in<br />

Commentario del codice civ<strong>il</strong>e a<br />

cura di L. Balestra, diretto da E.<br />

Gabrielli, vol. II, Della famiglia,<br />

Utet Torino, 2010, pag. 567.<br />

( 27 ) Cfr. BIANCA, La famiglia.<br />

Le successioni, ed. 4, vol. II, pag.<br />

360 ss., Giuffrè 2005.


( 28 ) FAYER, La fam<strong>il</strong>ia romana.<br />

Aspetti giuridici ed antiquari.<br />

Parte prima (Problemi e ricerche<br />

di storia antica), "L’Erma" di<br />

Bretschneider, Roma, 1994. Per<br />

approfondimenti sulla famiglia e<br />

la posizione della donna <strong>nel</strong><br />

diritto romano, v. CANTARELLA,<br />

Passato Prossimo, Donne romane<br />

da Tacita a Sulpicia, Feltri<strong>nel</strong>li,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1996 p.51; CENERINI, La<br />

donna romana. Modelli e realtà .,<br />

<strong>Il</strong> Mulino, Bologna, 2002;<br />

LOBRANO, “Uxor quodammodo<br />

domina”. Riflessioni su Paul. D.<br />

25. 2. 1, I. <strong>Il</strong> carattere


“comunitario” del diritto di<br />

famiglia <strong>nel</strong> sistema giuridico<br />

romanista e <strong>il</strong> diritto romano., Ed.<br />

Univ. Sassari, 1989; LOBRANO,<br />

Pater et f<strong>il</strong>ius eadem <strong>per</strong>sona.<br />

Vol. 1: Per lo studio della patria<br />

potestas, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1985.<br />

( 29 ) FAYER, La fam<strong>il</strong>ia romana.<br />

Aspetti giuridici ed antiquari, cit.,<br />

osserva che la struttura della<br />

fam<strong>il</strong>ia si modificò «come<br />

conseguenza diretta del<br />

rallentarsi dei vincoli<br />

dell’agnazione, che avevano<br />

tenute ben salde fra loro le<br />

famiglie naturali componenti la


fam<strong>il</strong>ia proprio iure; ora, grazie<br />

anche alla corrente pratica<br />

dell’emancipazione che rendeva<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>ius fam<strong>il</strong>ias pater fam<strong>il</strong>ias<br />

della propria famiglia, la fam<strong>il</strong>ia<br />

romana divenne sempre più<br />

sim<strong>il</strong>e alla famiglia moderna,<br />

basata sulla coniunctio<br />

sanguinis, e <strong>il</strong> pater fam<strong>il</strong>ias<br />

coincideva sempre più spesso con<br />

<strong>il</strong> padre naturale». La patria<br />

potestas venne limitata<br />

indirettamente al finire dell’età<br />

repubblicana con <strong>il</strong><br />

riconoscimento in qualche misura<br />

ai <strong>figli</strong> di una certa capacità di


agire. La stessa creazione da parte<br />

di Augusto del peculium<br />

castrense, grazie al quale i <strong>figli</strong><br />

potevano disporre dei beni che<br />

acquistavano durante <strong>il</strong> servizio<br />

m<strong>il</strong>itare, e in età postclassica, del<br />

peculium quasi castrense, che<br />

riguardava gli acquisti ottenuti in<br />

occasione dell’esercizio di<br />

attività burocratiche ed<br />

ecclesiastiche, incrinarono l’unità<br />

del patrimonio fam<strong>il</strong>iare.<br />

( 30 ) Per <strong>il</strong> raffronto delle norme<br />

relative al matrimonio e ai<br />

rapporti tra i coniugi <strong>nel</strong> diritto<br />

romano e <strong><strong>nel</strong>la</strong> legislazione del


Regno d’Italia, v. HAIMBERGER,<br />

<strong>Il</strong> diritto romano privato e puro ,<br />

Rondi<strong><strong>nel</strong>la</strong> Editore, Napoli, 1863,<br />

79 e ss..<br />

( 31 ) L’art 134 del codice civ<strong>il</strong>e<br />

del 1865 recitava: “La moglie non<br />

può donare, alienare beni<br />

immob<strong>il</strong>i, sottoporli ad ipoteca,<br />

contrarre mutui, cedere o<br />

riscuotere capitali, costituirsi<br />

sicurtà, né transigere o stare in<br />

giudizio relativamente a tali atti,<br />

senza l’autorizzazione del marito.<br />

<strong>Il</strong> marito può con atto pubblico<br />

dare alla moglie l’autorizzazione<br />

in genere <strong>per</strong> tutti o <strong>per</strong> alcuni dei


detti atti, salvo a lui <strong>il</strong> diritto di<br />

revocarla.”.<br />

( 32 ) L’autorizzazione maritale,<br />

a cui si faceva spesso ricorso <strong>per</strong><br />

negare alla donna i diritti politici,<br />

venne abolita solo <strong>nel</strong> 1919, al<br />

termine della prima guerra<br />

mondiale, concludendo una lunga<br />

battaglia parlamentare, iniziata<br />

alla Camera <strong>nel</strong> 1910 dal<br />

socialista modenese Carlo Gallini.<br />

La legge 17 luglio 1919, che<br />

stab<strong>il</strong>iva norme circa la capacità<br />

giuridica della donna, abrogò<br />

l’art. 134 del codice civ<strong>il</strong>e del<br />

1865, e ammise le donne “a pari


titolo degli uomini, ad esercitare<br />

tutte le professioni ed a coprire<br />

tutti gli impieghi pubblici, esclusi<br />

soltanto, se non vi siano ammesse<br />

espressamente dalle leggi, quelli<br />

che implicano poteri pubblici<br />

giurisdizionari o l’esercizio di<br />

diritti e di potestà politiche, o che<br />

attengono alla difesa m<strong>il</strong>itare<br />

dello Stato secondo la<br />

specificazione che sarà fatta con<br />

apposito regolamento.”.<br />

( 33 ) <strong>Il</strong> codice napoleonico entrò<br />

in vigore <strong>il</strong> 21 marzo 1804;<br />

eliminava definitivamente i<br />

retaggi dell’ancién régime e


creava una società<br />

prevalentemente borghese e<br />

liberale, di ispirazione laica, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

quale venivano consacrati i diritti<br />

di eguaglianza, sicurezza e<br />

proprietà. Per l’Italia <strong>il</strong> valore del<br />

codice napoleonico fu fondante,<br />

poiché esso fu portato negli Stati<br />

creati da Napoleone e confluì poi<br />

<strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e italiano del<br />

1865.<br />

( 34 ) I 556 componenti<br />

dell’Assemblea Costituente, di<br />

cui 21 donne, in rappresentanza<br />

del popolo italiano si riunirono<br />

<strong>per</strong> la prima volta <strong>il</strong> 25 giugno


1946 <strong>per</strong> nominare <strong>il</strong> Capo<br />

provvisorio dello Stato e <strong>per</strong><br />

designare i 75 membri<br />

rappresentativi di tutta<br />

l’Assemblea. Dopo circa sei mesi<br />

di attività, la Commissione dei 75<br />

sottopose <strong>il</strong> proprio progetto<br />

costituzionale all’intera<br />

Assemblea che <strong>nel</strong> corso di quasi<br />

tutto <strong>il</strong> 1947 discusse, integrò,<br />

modificò, articolo <strong>per</strong> articolo, la<br />

bozza iniziale. <strong>Il</strong> 22 dicembre<br />

1947 venne approvato, a<br />

larghissima maggioranza, <strong>il</strong> testo<br />

definitivo della Costituzione che<br />

una volta promulgato dal Capo


Provvisorio dello Stato, Enrico De<br />

Nicola, entrò in vigore <strong>il</strong> 1°<br />

gennaio 1948.<br />

( 35 ) Art. 29, secondo comma,<br />

Cost. “<strong>Il</strong> matrimonio è ordinato<br />

sull’uguaglianza morale e<br />

giuridica dei coniugi, con i limiti<br />

stab<strong>il</strong>iti dalla legge a garanzia<br />

dell’unità fam<strong>il</strong>iare”.<br />

( 36 ) JEMOLO, La famiglia e <strong>il</strong><br />

diritto, in Pagine sparse di diritto<br />

e storiografia, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

1957, 228; STELLA RICTHER,<br />

Prospettive di riforma del diritto<br />

di famiglia, in Giust. Civ., 1970,<br />

IV, 270; BIN, Rapporti


patrimoniali tra coniugi e<br />

principio di eguaglianza,<br />

Giappichelli, Torino, 1971, 71.<br />

( 37 ) Sul principio di<br />

eguaglianza di cui all’art. 3 Cost.,<br />

con riferimento all’art. 29 Cost.,<br />

la Corte costituzionale negli anni<br />

’60 si espresse più volte,<br />

dichiarando non fondate le<br />

questioni di legittimità<br />

costituzionale proposte. La Corte,<br />

con sentenza n. 64 del 23<br />

novembre 1961, affermò che “con<br />

riferimento all’art. 29, laddove<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> principio di eguaglianza<br />

tra i coniugi si prevede che la


legge ordinaria possa disporre<br />

limiti a garanzia della unità<br />

fam<strong>il</strong>iare, fra i limiti a detto<br />

principio siano in primo luogo da<br />

annoverare quelli che<br />

riguardano le esigenze di<br />

organizzazione della famiglia, e<br />

che, senza creare alcuna<br />

inferiorità a carico della moglie,<br />

fanno tuttora del marito, <strong>per</strong><br />

taluni aspetti, <strong>il</strong> punto di<br />

convergenza della unità fam<strong>il</strong>iare<br />

e della posizione della famiglia<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita sociale”.<br />

A distanza di anni, <strong>nel</strong> 1967, la<br />

Consulta ancora sosteneva che


“la parità morale e giuridica dei<br />

coniugi è garantita dall’art. 29<br />

secondo comma della<br />

Costituzione ‘con i limiti stab<strong>il</strong>iti<br />

dalla legge a garanzia della unità<br />

fam<strong>il</strong>iare’. <strong>Il</strong> che vuol dire che <strong>il</strong><br />

legislatore ordinario è appunto<br />

autorizzato ad individuare e<br />

codificare quelle limitazioni che<br />

siano obiettivamente necessarie<br />

ai fini delle fondamentali<br />

esigenze di organizzazione della<br />

famiglia e che, senza creare<br />

alcuna inferiorità a carico della<br />

moglie, fanno tuttora del marito,<br />

<strong>per</strong> taluni aspetti, <strong>il</strong> punto di


convergenza della unità fam<strong>il</strong>iare<br />

e della posizione della famiglia<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita sociale" (C. Cost.,<br />

sentenza n. 102 del 26 giugno<br />

1967).<br />

( 38 ) Si deve ricordare che l’art.<br />

559 del codice penale, che puniva<br />

la moglie adultera, e <strong>il</strong> correo di<br />

questa, ma non <strong>il</strong> marito adultero,<br />

e l’art. 151, secondo comma, del<br />

codice di procedura civ<strong>il</strong>e, che<br />

escludeva l’ammissib<strong>il</strong>ità<br />

dell’azione di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale da parte della moglie<br />

<strong>per</strong> adulterio del marito in<br />

mancanza di "circostanze tali che


<strong>il</strong> fatto costituisca ingiuria grave<br />

alla moglie", vennero dichiarati<br />

costituzionalmente <strong>il</strong>legittimi con<br />

sentenze n. 126 e n. 127 del 16<br />

dicembre 1968.<br />

( 39 ) A pochi mesi dal varo della<br />

riforma del diritto di famiglia,<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sua relazione annuale sulla<br />

giurisprudenza della Corte<br />

Costituzionale <strong>nel</strong> 1974, <strong>il</strong><br />

Presidente Francesco Paolo<br />

Bonifacio sottolineò che “le<br />

nostre pronunzie non possono<br />

sostituire l’o<strong>per</strong>a del legislatore,<br />

dappoiché non c’è settore del<br />

diritto che più del diritto di


famiglia richieda una riforma<br />

organica materiata di valutazioni<br />

politiche: la prima, fondamentale<br />

valutazione politica essendo<br />

quella inerente alla posizione<br />

stessa della famiglia <strong><strong>nel</strong>la</strong> nuova<br />

società. Ed ognun vede come solo<br />

<strong>il</strong> legislatore possa avere questa<br />

visione organica e possa<br />

incasellare la ricchissima<br />

problematica della materia in un<br />

quadro coerente <strong>nel</strong>le sue varie<br />

parti. La riprova che è<br />

impossib<strong>il</strong>e pretendere dalla<br />

Corte più di quanto <strong>nel</strong>l’ambito<br />

dei suoi poteri essa possa dare è


offerta dalla sentenza n. 187,<br />

pronunziata a seguito di<br />

un’ordinanza che, attraverso<br />

l’impugnativa dell’art. 215 cod.<br />

civ., in sostanza finiva col<br />

chiedere una totale riforma dei<br />

rapporti patrimoniali fra i<br />

coniugi. La Corte ha solo potuto<br />

segnalare al legislatore – con<br />

parole che non lasciano dubitare<br />

trattarsi di vero obbligo –<br />

l’esigenza che tali rapporti siano<br />

adeguati al principio di parità fra<br />

coniugi e, in particolare, che sia<br />

dato <strong>il</strong> dovuto r<strong>il</strong>ievo all’apporto<br />

della donna, talvolta indiretto ma


non <strong>per</strong> ciò meno consistente, alle<br />

fortune economiche della<br />

famiglia” (20 gennaio 1975).<br />

( 40 ) Legge 19 maggio 1975, n.<br />

151.<br />

( 41 ) Per approfondimenti<br />

sull’iter parlamentare della legge<br />

di riforma del diritto di famiglia<br />

del 1975, e <strong>per</strong> un esame analitico<br />

degli articoli della legge 151/75,<br />

v. A. F INOCCHIARO – M.<br />

FINOCCHIARO, Diritto di<br />

famiglia, vol. I, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

1984.<br />

( 42 ) A. FINOCCHIARO – M.


FINOCCHIARO, Diritto di<br />

famiglia, op. cit., p. 262<br />

( 43 ) La dottrina dell’epoca<br />

attribuì diversi significati<br />

all’”accordo” ex art. 144 c.c.,<br />

priv<strong>il</strong>egiandosi da parte di alcuni<br />

la nuova valenza della relazione<br />

tra i coniugi alla ricerca del<br />

consenso (ZATTI, I diritti e i<br />

doveri che nascono dal<br />

matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, in Trattato di diritto<br />

privato, diretto da Rescigno, 3,<br />

Utet, Torino, 1996, 21), e quindi<br />

l’accordo come manifestazione<br />

dell’autonomia negoziale privata


dei coniugi, e da parte di altri la<br />

funzione dell’accordo come<br />

strumento <strong>per</strong> <strong>il</strong> soddisfacimento<br />

degli interessi della famiglia<br />

(MOSCARINI, Parità coniugale e<br />

governo della famiglia, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1974, 96 ss.)<br />

( 44 ) ALAGNA, <strong>Il</strong> regime<br />

patrimoniale primario della<br />

famiglia, in Vita not., 1977, II,<br />

850; SESTA, Diritto di famiglia,<br />

Cedam, Padova, 2005, 131 ss.<br />

( 45 ) Cass., 18 agosto 1994, n.<br />

7437; Cass., 14 agosto 1997, n.<br />

7630, in Mass. Giust. civ., 1997,<br />

1433; Cass., 29 marzo 2000, n.


3792, in Fam. e dir., 2000, 411,<br />

con nota di DE MICHEL, Assegno<br />

di <strong>mantenimento</strong> e tenore di vita<br />

dei coniugi separati.<br />

( 46 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni.,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2005, 211.<br />

( 47 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, Cedam, Padova, 2007,<br />

387.<br />

( 48 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />

op. cit., 328; secondo l’Autore “in<br />

costanza di matrimonio l’obbligo<br />

di contribuire ai bisogni della


famiglia altro non è che <strong>il</strong> riflesso<br />

del dovere di collaborazione e di<br />

assistenza morale e materiale.<br />

Venuto meno, con la <strong>separazione</strong>,<br />

<strong>il</strong> dovere di collaborare<br />

<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia, <strong>il</strong><br />

dovere di contribuzione si<br />

trasforma, nei confronti del<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole, in quello di<br />

corrispondergli un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>”.<br />

( 49 ) In data 27 novembre 2012<br />

la Camera dei Deputati ha<br />

definitivamente approvato le<br />

nuove “Disposizioni in materia di


iconoscimento dei <strong>figli</strong> naturali”.<br />

Ivi è previsto che tutti i <strong>figli</strong><br />

abbiano lo stesso stato giuridico e<br />

che, <strong>nel</strong> codice civ<strong>il</strong>e, le parole<br />

“<strong>figli</strong> legittimi” e “<strong>figli</strong> naturali”,<br />

ovunque ricorrano, siano<br />

sostituiti dalla parola “<strong>figli</strong>”.<br />

( 50 )Si veda la precedente nota<br />

n. 22.<br />

( 51 )Si veda la precedente nota<br />

n. 22.<br />

( 52 ) Legge 8 febbraio 2006, n.<br />

54, "Disposizioni in materia di<br />

<strong>separazione</strong> dei genitori e<br />

affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>",


pubblicata <strong><strong>nel</strong>la</strong> Gazzetta<br />

Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2006.<br />

( 53 ) Trib. Venezia, sent. 16 - 30<br />

giugno 2004, in <strong>Il</strong> Merito, n. 1-<br />

2005, con nota di PINI, Riflessioni<br />

e <strong>per</strong>plessità in merito alla<br />

risarcib<strong>il</strong>ità e ai criteri di<br />

liquidazione del danno non<br />

patrimoniale a favore del <strong>figli</strong>o;<br />

<strong>nel</strong>lo stesso senso C. App.<br />

Bologna, 10 febbraio 2004, in<br />

Fam. e dir., n. 5, 2006, 511 e Trib.<br />

Brindisi, 26.1.2007, n. 13,<br />

www.altalex.com che<br />

riconoscendo <strong>il</strong> danno non<br />

patrimoniale conseguente alla


mancata corresponsione da parte<br />

di un genitore del contributo al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o ha<br />

affermato che “tale condotta<br />

r<strong>il</strong>eva, sul piano civ<strong>il</strong>e, in termini<br />

di violazione non di un mero<br />

diritto di contenuto patrimoniale<br />

ma di sottesi e più pregnanti<br />

diritti fondamentali della<br />

<strong>per</strong>sona, in quanto <strong>figli</strong>o ed in<br />

quanto minore”, e ciò “ove anche<br />

alla soddisfazione dei bisogni del<br />

minore abbia già provveduto la<br />

madre.”<br />

( 54 ) Si veda la precedente nota<br />

n. 22.


( 55 ) Cass., 10 apr<strong>il</strong>e 2012 n.<br />

5652, in <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Mass.<br />

Re<strong>per</strong>torio Lex24<br />

( 56 ) Cass., 10 maggio 2005, n.<br />

9801, in Fam. e dir., 2005, 365,<br />

con note di SESTA e di FAC-CI.<br />

Cass., 15 settembre 2011, n.<br />

18853, in Ipsoa, Danno e<br />

Responsab<strong>il</strong>ità, 2012, 4, 382.<br />

( 57 ) VINCENZI AMATO, La<br />

famiglia e <strong>il</strong> diritto, in La famiglia<br />

italiana dall’ottocento a oggi,<br />

Editori Laterza, 1988; ZANATTA,<br />

Le nuove Famiglie, <strong>Il</strong> Mulino,<br />

Bologna, 1997.


( 58 ) accordi che i futuri sposi<br />

concludono <strong>per</strong> regolare alcuni<br />

aspetti della vita matrimoniale e<br />

di una eventuale crisi coniugale.<br />

( 59 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, I, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1999, 556;<br />

( 60 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />

1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />

22505 ha ribadito la “nullità <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong>liceità della causa”<br />

dell’accordo che contempla una<br />

rinuncia “interferente sul diritto<br />

indisponib<strong>il</strong>e all’assegno di<br />

divorzio, di carattere


assistenziale, ed inerente a<br />

materia <strong><strong>nel</strong>la</strong> quale le decisioni<br />

del giudice, collegate anche ad<br />

interessi di ordine generale, sono<br />

svincolate dal potere dispositivo<br />

dei contendenti”; v. anche Cass.,<br />

10 marzo 2006, n. 5302; Cass., 11<br />

settembre 2001, n. 11575; Cass., 1<br />

dicembre 2000, n. 15349; Cass.,<br />

18 febbraio 2000, n. 1810; in<br />

dottrina, <strong>per</strong> l’ammissib<strong>il</strong>ità di<br />

accordi con i quali si dispone<br />

riguardo al <strong>mantenimento</strong>, e <strong>per</strong><br />

la disponib<strong>il</strong>ità dell’assegno di<br />

divorzio, OBERTO, I contratti<br />

della crisi coniugale, I, op. cit.,


459<br />

( 61 ) AL MUREDEN , Nuove<br />

prospettive di tutela del <strong>coniuge</strong><br />

debole. Funzione <strong>per</strong>equativa<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e e famiglia<br />

destrutturata, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />

2007, 16 ss., evidenzia che <strong>nel</strong><br />

nostro Paese all’affermata parità<br />

formale tra i coniugi, sul piano<br />

giuridico, ed all’accesso delle<br />

donne al mercato del lavoro, non<br />

corrisponde <strong>il</strong> raggiungimento di<br />

un’effettiva parità all’interno<br />

della famiglia. Così i "costi" che<br />

la cura della famiglia comporta,<br />

soprattutto in termini di <strong>per</strong>dita di


energie dedicate all’attività<br />

professionale o formativa<br />

gravano ancora <strong>per</strong> la maggior<br />

parte sulle donne, tanto che si<br />

riscontra un rapporto di<br />

proporzionalità inversa tra <strong>il</strong><br />

numero di <strong>figli</strong> e <strong>il</strong> tasso di<br />

occupazione femmin<strong>il</strong>e a tempo<br />

pieno o di lavoro part-time. Ne<br />

deriva, secondo l’Autore,<br />

l’esigenza che le norme che<br />

disciplinano gli effetti<br />

patrimoniali della crisi coniugale<br />

e dello scioglimento del<br />

matrimonio costituiscano un<br />

efficace contrappeso rispetto alle


conseguenze negative che si<br />

ricollegano ad una divisione<br />

asimmetrica del lavoro domestico<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia e che proprio <strong>nel</strong><br />

momento della rottura del<br />

matrimonio possono manifestarsi<br />

in senso negativo. Se così non<br />

fosse, l’attuazione del principio<br />

costituzionale dell’eguaglianza<br />

tra i coniugi risulterebbe, secondo<br />

l’Autore, gravemente<br />

compromessa e si darebbe vita ad<br />

una situazione quasi paradossale<br />

in quanto gli strumenti che<br />

dovrebbero controb<strong>il</strong>anciare una<br />

divisione asimmetrica dei pesi


della famiglia assisterebbero <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> debole in un momento (la<br />

fase fisiologica) <strong>nel</strong> quale<br />

normalmente la comunione di vita<br />

rende l’esigenza di tutela<br />

su<strong>per</strong>flua, <strong>per</strong> poi abbandonarlo<br />

proprio quando gli effetti negativi<br />

connessi alla prolungata<br />

dedizione alla cura della famiglia<br />

si possono manifestare - e<br />

generalmente si manifestano -<br />

con maggiore asprezza. Ne<br />

consegue la necessità di o<strong>per</strong>are<br />

una equa divisione delle risorse<br />

ed eliminare o quantomeno<br />

ridurre le più forti disuguaglianze


tra i coniugi, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

consapevolezza della necessità di<br />

organizzare la vita della famiglia<br />

dopo la cessazione della<br />

convivenza matrimoniale.<br />

( 62 ) v. in tal senso, Cass., 18<br />

luglio 2005, n. 15157, conforme a<br />

Cass. 6566/1997, 3098/1995,<br />

10512/1994; in dottrina,<br />

BONILINI, Manuale di diritto di<br />

famiglia, 3ª ed., Utet, Torino,<br />

2005, 172 ss.<br />

( 63 ) Cass., 9 ottobre 2007, n.<br />

21099, in <strong>Il</strong> Quotidiano<br />

Giuridico, 12.10.2007; Cass. 14<br />

febbraio 2007, n. 3356.


( 64 ) DOGLIOTTI, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, in <strong>Il</strong> diritto di famiglia,<br />

Trattato diretto da Bon<strong>il</strong>ini e<br />

Cattaneo, I, Utet, Torino, 1997,<br />

465 ss.<br />

( 65 ) TOMMASEO, La disciplina<br />

processuale del divorzio, in<br />

BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />

scioglimento del matrimonio, in <strong>Il</strong><br />

codice civ<strong>il</strong>e, Comm. Schlesinger,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2004, 330 testo e<br />

nt. 108.<br />

( 66 ) Questa tendenza è<br />

confermata dalla r<strong>il</strong>evazione dei


dati ISTAT, da cui emerge che le<br />

separazioni ed i divorzi sono in<br />

continuo aumento. Secondo i dati<br />

più recenti<br />

(http://www.istat.it/it/archivio),<br />

<strong>nel</strong> 2010 le separazioni sono state<br />

88.191 e i divorzi 54.160; rispetto<br />

all’anno precedente le<br />

separazioni hanno registrato un<br />

incremento del 2,6% mentre i<br />

divorzi un decremento pari a<br />

0,5%. I tassi di <strong>separazione</strong> e di<br />

divorzio totale mostrano <strong>per</strong><br />

entrambi i fenomeni una continua<br />

crescita: se <strong>nel</strong> 1995 <strong>per</strong> ogni<br />

1.000 matrimoni erano 158 le


separazioni e 80 i divorzi, <strong>nel</strong><br />

2010 si arriva a 307 separazioni e<br />

182 divorzi. La tipologia di<br />

procedimento maggiormente<br />

scelta dai coniugi è quella<br />

consensuale: <strong>nel</strong> 2010 si sono<br />

concluse in questo modo l’85,5%<br />

delle separazioni e <strong>il</strong> 72,4% dei<br />

divorzi. Nel 20,6% delle<br />

separazioni è previsto un assegno<br />

mens<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> (<strong>nel</strong> 98%<br />

dei casi corrisposto dal marito).<br />

Tale quota è più alta <strong>nel</strong>le Isole<br />

(24,9%) e <strong>nel</strong> Sud (24,1%),<br />

mentre <strong>nel</strong> Nord si assesta sul<br />

17%. Gli importi medi, invece,


sono più elevati al Nord (520,4<br />

euro) che <strong>nel</strong> resto del Paese<br />

(447,4 euro). In dottrina, sul<br />

fenomeno sociale della<br />

<strong>separazione</strong> v. BARBAGLI e<br />

SARACENO, Separarsi in Italia, <strong>Il</strong><br />

Mulino, Bologna, 1998, 15 ss.<br />

( 67 ) BARBAGLI e SARACENO,<br />

Separarsi in Italia, op. cit., 41.<br />

( 68 ) EMERY, <strong>Il</strong> divorzio.<br />

Rinegoziare le relazioni fam<strong>il</strong>iari,<br />

Franco Angeli, M<strong>il</strong>ano, 1998, 56.<br />

( 69 ) EMERY, <strong>Il</strong> divorzio.<br />

Rinegoziare le relazioni fam<strong>il</strong>iari,<br />

op. cit., 56 ss.


( 70 ) Ut<strong>il</strong>e strumento che può<br />

aiutare i coniugi in questo<br />

<strong>per</strong>corso è la mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare, pratica affermata da<br />

anni anche <strong>nel</strong> nostro Paese, che<br />

si esprime in varie teorizzazioni e<br />

diversi modelli, che possono<br />

riassumersi <strong>nel</strong> concetto di<br />

“procedura alternativa alla lite<br />

legale e ad altre forme di<br />

assistenza terapeutica o sociale,<br />

in cui una terza <strong>per</strong>sona,<br />

imparziale, qualificata e con una<br />

formazione specifica, chiamata<br />

mediatore, agisce <strong>per</strong><br />

incoraggiare e <strong>per</strong> fac<strong>il</strong>itare la


isoluzione di una disputa tra le<br />

parti”, secondo la definizione<br />

data da HAYNES e BUZZI,<br />

Introduzione alla mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare. Principi fondamentali e<br />

sua applicazione, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1996, 11.<br />

L’art. 155-sexies, comma 2,<br />

c.c., introdotto dalle legge 154/06<br />

sull’affidamento condiviso, fa<br />

esplicito riferimento alla<br />

mediazione <strong>nel</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale "<strong>per</strong><br />

consentire che i coniugi,<br />

avvalendosi di es<strong>per</strong>ti, tentino<br />

una mediazione <strong>per</strong> raggiungere


un accordo ".<br />

( 71 ) v. A RDONE, MAZZONI, La<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare <strong>per</strong> una<br />

regolazione della conflittualità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1994, 45;<br />

PARKINSON, Separazione,<br />

divorzio e mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />

Erickson, Londra, 1987, 23 ss.<br />

( 72 ) FERRANDO, Le<br />

conseguenze patrimoniali del<br />

divorzio tra autonomia e tutela, in<br />

Dir. fam. e <strong>per</strong>s., 1998, I, 722 ss;<br />

ROSSI-CARLEO, La <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>il</strong> divorzio, in Tratt. dir. priv.,<br />

diretto da Bessone, IV, I, Torino,


1999,281.<br />

( 73 ) AL MUREDEN, <strong>Il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

debole: verso un trattamento<br />

differenziato dei matrimoni di<br />

breve e di lunga durata? , in Fam.<br />

e dir., n. 2/2005, p. 127, dove<br />

l’Autore mette in luce la<br />

positività della prassi instaurata<br />

nei Paesi di common law: “In quel<br />

contesto si è da tempo sv<strong>il</strong>uppata<br />

la c.d. clean break theory, ossia<br />

la tendenza a definire una volta<br />

<strong>per</strong> tutte le conseguenze<br />

patrimoniali del divorzio<br />

evitando che si protraggano <strong>nel</strong>


tempo rapporti patrimoniali<br />

collegati ad un matrimonio ormai<br />

venuto meno. L’obiettivo viene<br />

realizzato, ove possib<strong>il</strong>e,<br />

mediante l’attribuzione al<br />

<strong>coniuge</strong> debole di una somma una<br />

tantum o di una parte del<br />

patrimonio del <strong>coniuge</strong><br />

economicamente forte. Una sim<strong>il</strong>e<br />

impostazione risulta funzionale<br />

sia a consentire agli ex coniugi di<br />

lasciarsi alle spalle la passata<br />

es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> ricominciare una<br />

nuova vita, sia a garantire<br />

maggiormente <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> debole<br />

che, ricevendo in un’unica


soluzione quanto a lui dovuto, si<br />

pone al riparo dal rischio che<br />

l’altro non adempia ai suoi<br />

obblighi (in argomento Blumberg,<br />

The Financial Incidents of Fam<strong>il</strong>y<br />

Dissolution, cit., 393 ss.; Katz,<br />

Fam<strong>il</strong>y Law in America, New York,<br />

2003, 87).”<br />

( 74 ) Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736, in cd rom Fam. e dir.,<br />

Ipsoa; Cass., 25 agosto 2008, n.<br />

18547; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4800, in Giur. It ., 2003, 686;<br />

Cass. 29 marzo 2000, n. 3792, cit.<br />

( 75 ) Cass., 2 luglio 1990, n.<br />

6774, in Giur. It., 1991, I,1, 424.


( 76 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4800, cit.<br />

( 77 ) Art. 156 c.c. - Effetti della<br />

<strong>separazione</strong> sui rapporti<br />

patrimoniali tra i coniugi. “<strong>Il</strong><br />

giudice, pronunziando la<br />

<strong>separazione</strong>, stab<strong>il</strong>isce a<br />

vantaggio del <strong>coniuge</strong> cui non sia<br />

addebitab<strong>il</strong>e la <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />

diritto di ricevere dall’altro<br />

<strong>coniuge</strong> quanto è necessario al<br />

suo <strong>mantenimento</strong>, qualora egli<br />

non abbia adeguati redditi<br />

propri.<br />

L’entità di tale somministrazione


è determinata in relazione alle<br />

circostanze e ai redditi<br />

dell’obbligato.<br />

Resta fermo l’obbligo di prestare<br />

gli alimenti di cui agli artt. 433 e<br />

seguenti.<br />

<strong>Il</strong> giudice che pronunzia la<br />

<strong>separazione</strong> può imporre al<br />

<strong>coniuge</strong> di prestare idonea<br />

garanzia reale o <strong>per</strong>sonale se<br />

esiste <strong>il</strong> <strong>per</strong>icolo che egli possa<br />

sottrarsi all’adempimento degli<br />

obblighi previsti dai precedenti<br />

commi e dall’art. 155.<br />

La sentenza costituisce titolo <strong>per</strong><br />

l’iscrizione dell’ipoteca


giudiziale ai sensi dell’art. 2818.<br />

In caso di inadempienza, su<br />

richiesta dell’avente diritto, <strong>il</strong><br />

giudice può disporre <strong>il</strong> sequestro<br />

di parte dei beni del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e ordinare ai terzi,<br />

tenuti a corrispondere anche<br />

<strong>per</strong>iodicamente somme di danaro<br />

all’obbligato, che una parte di<br />

esse venga versata direttamente<br />

agli aventi diritto.<br />

Qualora sopravvengano<br />

giustificati motivi <strong>il</strong> giudice, su<br />

istanza di parte, può disporre la<br />

revoca o la modifica dei<br />

provvedimenti di cui ai commi


precedenti.”<br />

( 78 ) Cass., 5 novembre 1987 n.<br />

8153, in Mass. Giur. It., 1987.<br />

( 79 ) da ultimo, Cass., 27 giugno<br />

2006, n. 14840, in Foro It., 2007,<br />

1, 138, I.<br />

( 80 ) Secondo Cass., 23 apr<strong>il</strong>e<br />

1998, n. 4198, “la richiesta di<br />

alimenti costituisce un ‘minus’,<br />

necessariamente ricompreso in<br />

quella di <strong>mantenimento</strong> (Cass.<br />

5677/96; 2128/94) : con la<br />

conseguenza che non comporta<br />

vizio di extrapetizione <strong>il</strong><br />

riconoscimento al <strong>coniuge</strong>


separato di un assegno alimentare<br />

in luogo del richiesto assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>”. Recentemente<br />

Cass., 22 novembre 2010, n.<br />

23591 ha ribadito che <strong>il</strong> diritto<br />

agli alimenti non può assicurare<br />

al <strong>coniuge</strong> meno abbiente, al<br />

quale è stata addebitata la<br />

<strong>separazione</strong>, “lo stesso agio<br />

goduto prima della crisi<br />

coniugale, ma deve solo<br />

consentirgli di disporre di mezzi<br />

adeguati a condurre una vita<br />

dignitosa. È a questo criterio che<br />

deve ispirarsi la determinazione<br />

della sua misura, sicché non


<strong>il</strong>evano le condizioni<br />

patrimoniali del <strong>coniuge</strong><br />

chiamato a soddisfare col suo<br />

sforzo economico le anzidette<br />

esigenze.”<br />

( 81 ) SALVANESCHI, I<br />

procedimenti di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, in Fam. e dir., n. 4/2006,<br />

356.<br />

( 82 ) Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 2006 n.<br />

8512, in Guida al dir., 2006, n.<br />

30, 52.<br />

( 83 ) Cass., 20 marzo 2009, n.<br />

6864, in <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Mass.<br />

Re<strong>per</strong>torio Lex24, ha ribadito che


“la decisione che nega <strong>il</strong> diritto<br />

del <strong>coniuge</strong> al <strong>mantenimento</strong> o ne<br />

riduce la misura non comporta la<br />

ripetib<strong>il</strong>ità delle maggiori somme<br />

corrisposte in forza di precedenti<br />

provvedimenti non definitivi,<br />

qualora, <strong>per</strong> la loro non elevata<br />

entità, tali somme siano state<br />

comunque destinate ad assicurare<br />

<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong> fino<br />

all’eventuale esclusione del<br />

diritto stesso o al suo<br />

affievolimento in un obbligo di<br />

natura solo alimentare, e debba<br />

presumersi, proprio in virtù della<br />

modestia del loro importo, che le


stesse siano state consumate <strong>per</strong><br />

fini di sostentamento <strong>per</strong>sonale”;<br />

<strong>nel</strong>lo stesso senso, Cass. 12 apr<strong>il</strong>e<br />

2006 n. 8512, cit.; Cass., 5 ottobre<br />

1999, n. 11029, in Fam. e dir.,<br />

2000, 292; Cass., 23 apr<strong>il</strong>e 1998,<br />

n. 4198, in Giust. civ. Mass .,<br />

1998, 872; Cass., 12 apr<strong>il</strong>e 1994,<br />

n. 3415, in Fam. e dir., 1994, 531.<br />

( 84 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25015, in Famiglia e Minori,<br />

2008, 2, 69, in relazione alla<br />

modificab<strong>il</strong>ità e revocab<strong>il</strong>ità dei<br />

provvedimenti emessi ex art. 708<br />

c.p.c., reclamab<strong>il</strong>i ai sensi dello<br />

stesso art. 708, comma 4, c.p.c., e


l’appello avverso la sentenza<br />

definitiva, ha precisato: “I<br />

provvedimenti temporanei ed<br />

urgenti emessi <strong>nel</strong> corso del<br />

procedimento di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi ai sensi<br />

dell’articolo 708 c.p.c.,<br />

costituiscono provvedimenti<br />

modificab<strong>il</strong>i e revocab<strong>il</strong>i in corso<br />

di causa e comunque idonei a<br />

produrre effetti soltanto<br />

provvisori fino alla sentenza che<br />

conclude <strong>il</strong> giudizio (Cass.<br />

1978/23; 1983/6389), restando<br />

destinati ad essere assorbiti e<br />

su<strong>per</strong>ati da detta sentenza (Cass.


1990/1309), con la conseguenza<br />

che l’atto di appello non può che<br />

avere ad oggetto la sentenza<br />

definitiva, restando inammissib<strong>il</strong>i,<br />

<strong>per</strong> carenza d’interesse, le<br />

censure sollevate invece contro i<br />

provvedimenti provvisori e<br />

urgenti o anche contro le<br />

ordinanze emanate dal tribunale<br />

<strong>per</strong> regolamentare l’andamento<br />

del processo. Infatti, l’interesse<br />

all’impugnazione, manifestazione<br />

del più generale interesse ad<br />

agire, va apprezzato in relazione<br />

alla ut<strong>il</strong>ità concreta derivab<strong>il</strong>e<br />

alla parte dall’eventuale


accoglimento dell’impugnazione<br />

e non può consistere in un mero<br />

interesse astratto ad una più<br />

corretta soluzione di una<br />

questione giuridica, non avente<br />

riflessi pratici sulla decisione<br />

adottata (Cass. 2006/13593;<br />

2007/12952).”<br />

( 85 ) Secondo Trib. Modena, ord.<br />

5 ottobre 2006, in Fam. e dir.,<br />

2007, 4, 401, “Nel nuovo<br />

processo fam<strong>il</strong>iare, riformato<br />

prima dalla legge n. 80 del 2005 e<br />

poi dalla legge n. 54 del 2006, <strong>il</strong><br />

reclamo alla Corte d’appello, ex<br />

art. 708, comma 4, c.p.c., ed <strong>il</strong>


icorso <strong>per</strong> la revoca o modifica<br />

dell’ordinanza presidenziale, ex<br />

art. 709, ultimo comma, c.p.c.,<br />

costituiscono due strumenti di<br />

tutela alternativi. Onde evitare<br />

decisioni contrastanti, <strong>per</strong>tanto,<br />

una volta scelta la via del reclamo<br />

non è ammessa istanza di revoca,<br />

se non in presenza di un<br />

"mutamento <strong>nel</strong>le circostanze".<br />

Non coltivata e <strong>per</strong>ciò <strong>per</strong>enta la<br />

via del reclamo, appare, invece,<br />

ammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ricorso <strong>per</strong><br />

revoca/modifica al G.I., allo<br />

scopo di rivedere <strong>il</strong><br />

provvedimento presidenziale


anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

dell’opportunità, in quanto <strong>il</strong><br />

potere del G.I. non appare più<br />

condizionato dal requisito del<br />

"mutamento <strong>nel</strong>le circostanze". <strong>Il</strong><br />

Trib. Napoli, ord. 9 novembre<br />

2006, in <strong>Il</strong> Corriere del Merito,<br />

2007, 1, 26, ha dal canto suo<br />

sostenuto che “in pendenza del<br />

termine <strong>per</strong> la proponib<strong>il</strong>ità del<br />

reclamo in corte d"appello, in<br />

forza del principio di alternatività<br />

dei mezzi di tutela, e al fine di<br />

evitare contrasti tra<br />

provvedimenti, non è possib<strong>il</strong>e<br />

chiedere al giudice istruttore la


modifica o la revoca dei<br />

provvedimenti presidenziali,<br />

adottati <strong>nel</strong>le cause di<br />

<strong>separazione</strong>, anche in ipotesi di<br />

sopravvenienze.”. E ancora, App.<br />

Napoli, 30 agosto 2006, in <strong>Il</strong><br />

Corriere del Merito, 2006, 11,<br />

1255, ha ribadito che “<strong>nel</strong> corso<br />

del procedimento di <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi è<br />

inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> reclamo proposto<br />

innanzi alla Corte d’Appello<br />

avverso i provvedimenti adottati<br />

dal Giudice istruttore, di modifica<br />

e revoca di quelli presidenziali.”;<br />

<strong>nel</strong>lo stesso senso App. Cagliari,


18 luglio 2006, in Foro It., 2006,<br />

11, 3242.<br />

( 86 ) DANOVI, Reclamo e revoca<br />

<strong>nel</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, in Ventiquattrore<br />

Avvocato, 2010, n. 10, 59, ritiene<br />

che “una lettura<br />

costituzionalmente orientata<br />

induce a scegliere come<br />

soluzione maggiormente<br />

appagante quella volta ad<br />

autorizzare la revoca e modifica<br />

da parte dell’istruttore anche del<br />

provvedimento emanato dalla<br />

Corte d’Appello in sede di<br />

reclamo, subordinandola tuttavia


alla presenza di nuove<br />

circostanze, ritenendo che <strong>il</strong><br />

potere revocatorio generale e<br />

incondizionato previsto dal<br />

nuovo art. 709, comma 4, c.p.c. si<br />

sia ormai consumato <strong>per</strong> effetto<br />

della pronuncia in sede di<br />

reclamo da parte di un giudice<br />

su<strong>per</strong>iore, ma sopravviva un più<br />

limitato potere di<br />

modifica/revoca, in ossequio alla<br />

clausola rebus sic stantibus”.<br />

DANOVI precisa <strong>per</strong>altro che<br />

“<strong>nel</strong>l’ipotesi in cui <strong>il</strong> reclamo sia<br />

stato concretamente es<strong>per</strong>ito, in<br />

pendenza dello stesso non è


ammissib<strong>il</strong>e la proposizione della<br />

revoca/modifica, essendo la sede<br />

del reclamo idonea a fare valere<br />

qualunque circostanza, anche<br />

sopravvenuta, tale da incidere<br />

sull’assetto dei provvedimenti<br />

presidenziale”. V. anche, dello<br />

stesso Autore, Reclamo, revoca e<br />

modifica dei provvedimenti<br />

sommari <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio, in <strong>Il</strong> giusto processo<br />

civ<strong>il</strong>e, 2008, vol. 3, fasc. 1, 203.<br />

( 87 ) App. Bologna, decreto 8<br />

maggio 2006, con nota di<br />

TOMMASEO, Provvedimenti<br />

presidenziali e motivi di reclamo


alla corte d’appello, in Fam. e<br />

dir., n. 6/2007, p. 617; secondo<br />

App. Trento, 6 luglio 2006, in La<br />

Rivista dell’AIAF, 2006, 4, 53 s.<br />

“va evidenziato <strong>il</strong> carattere<br />

necessariamente sommario delle<br />

decisioni presidenziali e<br />

conseguentemente i limiti dei<br />

poteri di controllo affidati al<br />

giudice del reclamo, con la<br />

conseguenza che possono<br />

assumere r<strong>il</strong>ievo ed essere<br />

eliminati soltanto errori<br />

decisionali evidenti e frutto di<br />

una non corretta valutazione<br />

degli elementi di massima


acquisiti <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase iniziale del<br />

processo di <strong>separazione</strong>, senza<br />

alcuna anticipazione<br />

dell’istruttoria vera e propria<br />

demandata al G.I.”. V. anche<br />

App. Bologna, 13 novembre<br />

2006, in Fam. e dir., 2007, 280 ss.<br />

con nota di ARCERI, Sulla<br />

reclamab<strong>il</strong>ità dei provvedimenti<br />

interinali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio.<br />

( 88 ) TOMMASEO, Provvedimenti<br />

presidenziali e motivi di reclamo<br />

alla corte d’appello, cit., 617.<br />

( 89 ) Cass., 26 gennaio 2011, n.<br />

1841; Cass., 6 novembre 2008, n.


26631<br />

( 90 ) DANOVI, Reclamo e revoca<br />

<strong>nel</strong> processo di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, cit.<br />

( 91 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />

6975, in Guida al dir., 2005, n.<br />

16, 39, con nota di FIORINI.<br />

( 92 ) Cass., 23 agosto 1985, n.<br />

4502; Trib. M<strong>il</strong>ano, 10 febbraio<br />

1999.<br />

C. Cost., 29 gennaio 1998, n. 2,<br />

<strong>nel</strong> precisare che “l’istituto della<br />

prescrizione è finalizzato - com’è<br />

noto - ad un obiettivo di primaria<br />

importanza, che è quello di


garantire la certezza dei rapporti<br />

giuridici, facendo venir meno <strong>il</strong><br />

diritto non esercitato <strong>per</strong> un<br />

determinato <strong>per</strong>iodo di tempo. In<br />

tale prospettiva, la sospensione<br />

della prescrizione si caratterizza<br />

<strong>per</strong> la peculiarità, r<strong>il</strong>evata anche<br />

dal giudice a quo, costituita dalla<br />

tassatività dei casi previsti dalla<br />

legge. Se infatti ogni diritto, salvo<br />

specifiche eccezioni, "si estingue<br />

<strong>per</strong> prescrizione, quando <strong>il</strong><br />

titolare non lo esercita <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

tempo determinato dalla legge"<br />

(art. 2934 cod. civ.), ne deriva<br />

coerentemente che non è


possib<strong>il</strong>e riconoscere ipotesi di<br />

sospensione che non siano<br />

espressamente regolate dal<br />

codice civ<strong>il</strong>e o da altre norme<br />

speciali in materia (v., ad<br />

esempio, l’art. 168, secondo<br />

comma della legge fallimentare).<br />

È <strong>per</strong> questo che l’art. 2941 cod.<br />

civ. contiene un elenco ben<br />

determinato di casi, enucleab<strong>il</strong>i<br />

in base a rigorosi criteri formali<br />

e giustificati dalla particolarità<br />

delle situazioni ivi previste”, ha<br />

affermato che “la sospensione<br />

della prescrizione implica precisi<br />

elementi formali e temporali che


si ravvisano <strong>nel</strong> coniugio”, e “la<br />

stessa natura della prescrizione -<br />

istituto finalizzato a conferire<br />

stab<strong>il</strong>ità a rapporti patrimoniali -<br />

impone <strong>per</strong> <strong>il</strong> decorso dei termini<br />

l’adozione di parametri di<br />

riferimento certi ed<br />

incontestab<strong>il</strong>i, quali possono<br />

essere offerti soltanto<br />

dall’esistenza o dal venir meno di<br />

un vincolo giuridico quale <strong>il</strong><br />

matrimonio.”<br />

( 93 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />

6975, cit; Cass., 1 giugno 2010, n.<br />

13414.<br />

( 94 ) Cass., 12 settembre 2005, n.


18097; Cass., 1 giugno 2010, n.<br />

13414.<br />

( 95 ) FINOCCHIARO F., Del<br />

matrimonio, II, II ed., in Comm.<br />

Scialoja-Branca, sub artt. 84-158,<br />

Bologna-Roma, 1993, 440 ss.<br />

OBERTO, I rimedi<br />

all’inadempimento degli obblighi<br />

di <strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della crisi della famiglia, in Fam.<br />

e dir., 2008, 77 ss.<br />

( 96 ) Cass. 12 maggio 1998, n.<br />

4776, in Ventiquattrore<br />

Avvocato, 2006, 2, 13, annotata<br />

da FELCIOLONI, ha ribadito “<strong>il</strong>


carattere non cautelare e atipico<br />

del sequestro di cui all’art. 156<br />

comma 6, cod. civ, che<br />

presupponendo l’inadempimento<br />

di obblighi <strong>per</strong> i quali vi è già’ un<br />

titolo con efficacia esecutiva, si<br />

distingue sia dal sequestro<br />

giudiziario, che da quello<br />

conservativo. <strong>Il</strong> giudice delle<br />

leggi ha posto in luce differenze<br />

significative tra <strong>il</strong> sequestro in<br />

questione ed <strong>il</strong> sequestro<br />

conservativo (Corte Cost. 19<br />

luglio 1996 n. 258, che ha<br />

dichiarato incostituzionale l’art.<br />

156, comma 6, <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui


non prevede che <strong>il</strong> giudice<br />

istruttore possa adottare, <strong>nel</strong><br />

corso della causa di <strong>separazione</strong>,<br />

<strong>il</strong> provvedimento di sequestro ex<br />

art. 156 c.c.), osservando che<br />

mentre <strong>il</strong> sequestro conservativo<br />

presuppone, secondo una<br />

consolidata tradizione, la<br />

sussistenza del "fumus boni iuris"<br />

e del "<strong>per</strong>iculum in mora", <strong>il</strong><br />

provvedimento previsto dall’art.<br />

156 c.c. presuppone un credito<br />

già’ dichiarato, sia pure in via<br />

provvisoria, e può’ essere<br />

disposto pur in mancanza del<br />

secondo di detti requisiti, sulla


ase della semplice inadempienza<br />

agli obblighi di <strong>mantenimento</strong>. È<br />

stato pure sottolineato in<br />

giurisprudenza che <strong>il</strong> sequestro di<br />

cui all’art. 156 c.c. non ha natura<br />

cautelare, essendo finalizzato ad<br />

una funzione di coazione, anche<br />

psicologica, all’adempimento<br />

degli obblighi di <strong>mantenimento</strong><br />

posti a carico di uno dei coniugi<br />

(Cass. 20 febbraio 1989 n. 4861,<br />

5 febbraio 1988 n. 1261; Corte<br />

Cost. n. 258 del 1996 cit.).” V.<br />

anche Cass., 28 gennaio 2000, n.<br />

944. In dottrina, OBERTO, I<br />

riumedi all’inadempimento degli


obblighi di <strong>mantenimento</strong><br />

<strong>nel</strong>l’ambito della crisi della<br />

famiglia, in Fam. e dir., 2008, 77<br />

ss., secondo cui “tale strumento<br />

non è includib<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>le c.d. misure<br />

cautelari atipiche di cui all’art.<br />

669-quaterdecies c.p.c., in quanto<br />

ha caratteri peculiari rispetto<br />

all’ordinario sequestro<br />

conservativo disciplinato dagli<br />

art. 671 e seguenti c.p.c.”.<br />

( 97 ) Cass., 28 maggio 2004, n.<br />

10273, in Corriere Giur., 2004, 8,<br />

1002; Cass., 12 maggio 1998, n.<br />

4776, in Mass., 1998.<br />

( 98 ) Cass., 2 febbraio 2012, n.


1518, in cd rom Fam. e dir., Ipsoa.<br />

( 99 ) Corte. cost. 19 luglio 1996,<br />

n. 258, in Giur. It., 1997, I, 16, ha<br />

dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />

costituzionale dell’art. 156, 6°<br />

comma, c. c., <strong>per</strong> contrasto con gli<br />

art. 3, 29, 30 e 31 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

parte in cui non prevede che <strong>il</strong><br />

giudice istruttore possa adottare<br />

<strong>nel</strong> corso della causa di<br />

<strong>separazione</strong>, <strong>il</strong> provvedimento di<br />

sequestro di parte dei beni del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato al<br />

<strong>mantenimento</strong>. L’esigenza di dare<br />

tempestiva ed efficace<br />

soddisfazione alle esigenze di


<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

bisognoso e, soprattutto, dei <strong>figli</strong><br />

minori sussiste anche prima della<br />

sentenza di <strong>separazione</strong> in<br />

relazione agli obblighi di<br />

<strong>mantenimento</strong> stab<strong>il</strong>iti in sede<br />

presidenziale e <strong>per</strong>ciò deve essere<br />

riconosciuta anche al giudice<br />

istruttore la competenza a<br />

disporre <strong>il</strong> sequestro dei beni del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato. Inoltre la<br />

Corte costituzionale, con<br />

pronuncia del 18 apr<strong>il</strong>e 1997, n.<br />

99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />

ritenuto applicab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>le<br />

controversie tra genitori naturali


concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> di<br />

<strong>figli</strong> riconosciuti, come<br />

conseguenza sistematicamente<br />

deducib<strong>il</strong>e dall’art. 261 cod. civ.,<br />

le misure del sequestro e<br />

dell’ordine di pagamento al terzo,<br />

previste dall’art. 156, comma 6,<br />

c.c., in quanto tali misure,<br />

sebbene inquadrate <strong>nel</strong><br />

procedimento di <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, rappresentano una forma<br />

di attuazione del principio di<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, <strong>il</strong> quale<br />

postula <strong>il</strong> tempestivo<br />

soddisfacimento delle esigenze di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, a


prescindere dalla qualificazione<br />

dello status. In senso conforme<br />

Cass. 15 settembre 2006, n.<br />

19946, che ha sostenuto<br />

l’applicab<strong>il</strong>ità del sequestro<br />

previsto dall’art. 156, comma 6,<br />

cod. civ., in favore del <strong>figli</strong>o<br />

minorenne <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />

procedimento <strong>per</strong> la<br />

dichiarazione giudiziale di<br />

paternità naturale.<br />

( 100 ) La Corte costituzionale<br />

con sentenza del 31 maggio 1983,<br />

n. 144 ha dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />

costituzionale del comma 6°<br />

dell’art. 156 c.c. <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui


non prevede che le disposizioni<br />

ivi contenute si applichino anche<br />

a favore dei <strong>figli</strong> di coniugi<br />

consensualmente separati; con<br />

sentenza del 19 gennaio 1987, n.<br />

5 ha altresì dichiarato<br />

l’<strong>il</strong>legittimità costituzionale dello<br />

stesso comma <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in cui<br />

non prevede che le disposizioni<br />

ivi contenute si applichino pure ai<br />

coniugi separati<br />

consensualmente.<br />

Inoltre la Corte costituzionale,<br />

con pronuncia del 18 apr<strong>il</strong>e 1997,<br />

n. 99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />

ritenuto applicab<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>le


controversie tra genitori naturali<br />

concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> di<br />

<strong>figli</strong> riconosciuti, come<br />

conseguenza sistematicamente<br />

deducib<strong>il</strong>e dall’art. 261 cod. civ.,<br />

le misure del sequestro e<br />

dell’ordine di pagamento al terzo,<br />

previste dall’art. 156, comma 6,<br />

c.c., in quanto tali misure,<br />

sebbene inquadrate <strong>nel</strong><br />

procedimento di <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, rappresentano una forma<br />

di attuazione del principio di<br />

responsab<strong>il</strong>ità genitoriale, <strong>il</strong> quale<br />

postula <strong>il</strong> tempestivo<br />

soddisfacimento delle esigenze di


<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, a<br />

prescindere dalla qualificazione<br />

dello status. In senso conforme<br />

Cass. 15 settembre 2006, n.<br />

19946, che ha sostenuto<br />

l’applicab<strong>il</strong>ità del sequestro<br />

previsto dall’art. 156, comma 6,<br />

cod. civ., in favore del <strong>figli</strong>o<br />

minorenne <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />

procedimento <strong>per</strong> la<br />

dichiarazione giudiziale di<br />

paternità naturale.<br />

( 101 ) Corte cost. 19 gennaio<br />

1987 n. 5, cit.<br />

( 102 ) Corte cost. 6 luglio 1994 n.<br />

278, in Giust. Civ., 1994, I, 2404,


ha dichiarato l’<strong>il</strong>legittimità<br />

costituzionale dell’art. 156,<br />

comma 6 c.c., <strong>per</strong> contrasto con<br />

gli art. 3 e 30 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong> parte in<br />

cui non prevede che <strong>il</strong> giudice<br />

istruttore possa adottare <strong>nel</strong> corso<br />

della causa di <strong>separazione</strong> <strong>il</strong><br />

provvedimento di ordinare ai<br />

terzi debitori del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato al <strong>mantenimento</strong> di<br />

versare una parte delle somme<br />

direttamente agli aventi diritto.<br />

( 103 ) Cass. 19 maggio 2011, n.<br />

11062, in cd rom Fam. e dir.,<br />

Ipsoa, ha precisato che “l’art.<br />

156, sesto comma, cod. civ.,


<strong>nel</strong>l’attribuire al giudice, in caso<br />

d’inadempimento dell’obbligo di<br />

corrispondere l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, <strong>il</strong> potere di<br />

ordinare ai terzi, tenuti a<br />

corrispondere anche<br />

<strong>per</strong>iodicamente somme di denaro<br />

al <strong>coniuge</strong> obbligato, che una<br />

parte di esse venga versata<br />

direttamente agli aventi diritto,<br />

postula una valutazione di<br />

opportunità che implica<br />

esclusivamente un apprezzamento<br />

in ordine all’idoneità del<br />

comportamento dell’obbligato a<br />

suscitare dubbi circa l’esattezza


e la regolarità del futuro<br />

adempimento e, quindi, a<br />

frustrare le finalità proprie<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>.”<br />

( 104 ) Cass. 6 novembre 2006, n.<br />

23668, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ.,<br />

2007, 2, 168, con nota di<br />

SCA-RANO.<br />

( 105 ) Corte cost., 18 febbraio<br />

1988, n. 186, in Cons. Stato,<br />

1988, II, 232, ha dichiarato<br />

incostituzionale l’art. 158 c. c. <strong>per</strong><br />

violazione dell’art. 3 Cost., <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

parte in cui non prevede che <strong>il</strong><br />

decreto di omologazione della<br />

<strong>separazione</strong> consensuale dei


coniugi costituisca titolo <strong>per</strong><br />

l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale, ai sensi dell’art. 2818<br />

c. c., come lo costituisce, ai sensi<br />

dell’art. 156, 5° comma, cod. cit.,<br />

la sentenza che pronunzia la<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi.<br />

( 106 ) Secondo un recente<br />

orientamento, la valutazione del<br />

<strong>coniuge</strong>, circa la sussistenza del<br />

<strong>per</strong>icolo di inadempimento del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato ai fini<br />

dell’iscrizione ipotecaria, rimane<br />

sindacab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> merito, sì che la<br />

mancanza originaria o


sopravvenuta di tale <strong>per</strong>icolo<br />

determina l’estinzione della<br />

garanzia ipotecaria, e <strong>il</strong><br />

conseguente diritto dell’obbligato<br />

di ottenere dal giudice<br />

l’emanazione dell’ordine di<br />

cancellazione dell’ipoteca ai<br />

sensi dell’art. 2884 c.c.. (Cass., 6<br />

luglio 2004, n. 12309, in Mass.<br />

Giur. It., 2004).<br />

( 107 ) Cass., 29 gennaio 1980, n.<br />

679.<br />

( 108 ) Corte cost. 15 apr<strong>il</strong>e 1992,<br />

n. 176, in Foro It., 1994, I, 41<br />

( 109 ) v. Corte cost., ord. 12


gennaio 2012, n. 6, che <strong>per</strong>altro<br />

non si è pronunciata <strong>nel</strong> merito,<br />

dichiarando la questione<br />

manifestamente inammissib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />

difetto di legittimazione del<br />

giudice rimettente.<br />

( 110 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni,<br />

op.cit., 211, sostiene che “<strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> separato conserva <strong>il</strong><br />

diritto all’assistenza materiale,<br />

che tuttavia, venendo meno la<br />

convivenza, si traduce <strong>nel</strong> diritto<br />

ad un assegno di <strong>mantenimento</strong>”;<br />

BONILINI, Manuale di diritto di<br />

famiglia, op. cit., 187, sottolinea


che “l’assegno di <strong>mantenimento</strong> -<br />

che è costituito da una<br />

prestazione pecuniaria <strong>per</strong>iodica -<br />

è espressione della solidarietà<br />

coniugale, e ha funzione<br />

assistenziale, non già<br />

sanzionatoria: <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

obbligato al pagamento<br />

dell’assegno, quindi, è colui che<br />

versa <strong>nel</strong>le condizioni<br />

economiche migliori, sia esso<br />

responsab<strong>il</strong>e o meno del<br />

fallimento del matrimonio”.<br />

( 111 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />

Cedam, Padova, 2005, op. cit.,<br />

328; secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong>


matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

372, “l’attuale previsione dell’art.<br />

156 si pone in rapporto di<br />

continuità con l’art. 143 cod. civ.<br />

che prevede <strong>per</strong> ciascuno dei<br />

coniugi l’obbligo di contribuire ai<br />

bisogni della famiglia, e lo<br />

trasforma, in costanza di<br />

<strong>separazione</strong>, <strong>nel</strong> dovere di fornire<br />

al <strong>coniuge</strong> privo di adeguati<br />

redditi propri quanto necessario<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> proprio <strong>mantenimento</strong>”; v.<br />

anche DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> diritto di<br />

famiglia. Leggi, prassi e<br />

giurisprudenza, Cedam, Padova,


2011, 529; DE FILIPPIS-<br />

CASABURI, Separazione e<br />

divorzio <strong><strong>nel</strong>la</strong> dottrina e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

giurisprudenza, Cedam, Padova,<br />

1998, 353, osservano che<br />

l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

stab<strong>il</strong>ito dall’art. 156 c.c. è una<br />

“continuazione e <strong>nel</strong> contempo<br />

un affievolimento del dovere di<br />

contribuzione” previsto in<br />

costanza ed in piena vigenza del<br />

matrimonio.<br />

( 112 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />

che nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, in<br />

Trattato di diritto privato, diretto


da Rescigno, Utet, Torino, 237.<br />

( 113 ) Secondo FALZEA, <strong>Il</strong><br />

dovere di contribuzione <strong>nel</strong><br />

regime patrimoniale della<br />

famiglia, in Riv. Dir. Civ., I, 1977,<br />

621, “l’obbligazione di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>coniuge</strong><br />

separato sostituisce l’obbligo di<br />

contribuzione vigente durante la<br />

convivenza matrimoniale (art.<br />

143, 3° co.), obbligo venuto meno<br />

<strong>per</strong> effetto della <strong>separazione</strong>”;<br />

CALOGERO, La <strong>separazione</strong><br />

giudiziale, in Trattato di diritto di<br />

famiglia, diretto da Zatti, I, 2,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2002, 1058 ss.,


sostiene che l’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> costituisce uno<br />

strumento volto a garantire al<br />

<strong>coniuge</strong> economicamente più<br />

debole “un passaggio meno<br />

traumatico alla nuova<br />

situazione”.<br />

( 114 ) SESTA, Codice della<br />

famiglia, I, M<strong>il</strong>ano, 2007, 604<br />

evidenzia che “una<br />

conformazione dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> speculare<br />

all’obbligo di contribuzione<br />

sancito dall’art. 143 c.c. risente<br />

chiaramente della più vetusta<br />

rappresentazione dell’istituto,


originariamente concepito quale<br />

mero <strong>per</strong>iodo di ripensamento,<br />

prodromico alla riconc<strong>il</strong>iazione,<br />

durante <strong>il</strong> quale rimanevano<br />

integri tutti i doveri (anche di<br />

natura strettamente <strong>per</strong>sonale)<br />

nascenti dal matrimonio.<br />

Diversamente, una visione<br />

dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

quale apporto – sui generis –<br />

strettamente commisurato ai<br />

mezzi dell’obbligato, diretto alla<br />

soddisfazione della legittima<br />

aspettativa del <strong>coniuge</strong> più<br />

debole di non vedere<br />

sensib<strong>il</strong>mente deteriorato, in


dipendenza della <strong>separazione</strong>, <strong>il</strong><br />

proprio precedente tenore di vita,<br />

appare più rispondente alla<br />

funzione dell’istituto così come<br />

attualmente disciplinato.<br />

Funzione che ben può definirsi –<br />

anche <strong>per</strong> ciò che riguarda<br />

l’assetto dei rispettivi interessi<br />

patrimoniali – ‘preparatoria’ al<br />

futuro divorzio”.<br />

( 115 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />

voce Separazione <strong>per</strong>sonale (dir.<br />

priv.), in Enc. Dir., XLI , Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1989, 1397 ss..;<br />

BESSONE-ALPA-D’ANGELO-<br />

FERRANDO-SPALLAROSSA, La


famiglia <strong>nel</strong> nuovo diritto, IV ed.,<br />

Zanichelli, Bologna, 1997, 125;<br />

SESTA, Diritto di famiglia, op.<br />

cit., 329, sottolinea come “<strong>il</strong><br />

difetto di redditi adeguati non<br />

vada inteso come stato di<br />

bisogno, bensì come mancanza di<br />

redditi sufficienti ad assicurare<br />

al <strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> tenore di vita goduto<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio, di modo<br />

che, in mancanza di tale<br />

condizione, non può essere<br />

imposto alcun assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a carico di un<br />

<strong>coniuge</strong>, qualunque sia la<br />

consistenza dei suoi redditi”.


( 116 ) GRASSETTI, Sub art. 156,<br />

in Commentario al diritto italiano<br />

della famiglia, a cura di Cian,<br />

Oppo eTrabucchi, II, Cedam,<br />

Padova, 1992, 707.<br />

( 117 ) FINOCCHIARO, Del<br />

matrimonio, op. cit, 426 e ss.;<br />

ZATTI, I diritti e i doveri che<br />

nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,.,<br />

241 e ss.; CALOGERO, La<br />

<strong>separazione</strong> giudiziale, op. cit.,<br />

1067; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> diritto di<br />

famiglia. Leggi, prassi e<br />

giurisprudenza, op. cit., 531; DE<br />

FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la


<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 388, osserva che<br />

“<strong>il</strong> concetto di tenore di vita<br />

goduto o godib<strong>il</strong>e non deve<br />

essere inteso in senso letterale,<br />

poiché la <strong>separazione</strong>,<br />

determinando maggiori spese ed<br />

eliminando le economie che<br />

derivano dal vivere insieme, non<br />

può non comportare un<br />

abbassamento del livello<br />

generale di possib<strong>il</strong>ità<br />

economiche. Esso deve <strong>per</strong>tanto<br />

intendersi come riequ<strong>il</strong>ibrio delle<br />

due posizioni, tale che entrambi i<br />

coniugi, dovendo ridimensionare


<strong>il</strong> proprio standard economico, lo<br />

facciano <strong><strong>nel</strong>la</strong> medesima misura.<br />

Pertanto, <strong>il</strong> concetto di tenore di<br />

vita è collegato a quello di<br />

disparità tra le situazioni<br />

economiche delle due parti, quali<br />

risultano in costanza di<br />

<strong>separazione</strong>, ed all’esistenza di<br />

uno squ<strong>il</strong>ibrio.”<br />

( 118 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 389; contra<br />

BAR-BIERA, I diritti patrimoniali<br />

dei separati e dei divorziati, II<br />

ed., Zanichelli, Bologna, 2001,<br />

22, <strong>il</strong> quale sostiene che non ha


senso pretendere la ricostruzione<br />

di una comunione di vita ormai<br />

cessata, portando <strong>il</strong> tenore di vita<br />

del <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno ad un livello<br />

addirittura più elevato e quindi<br />

diverso da quello goduto durante<br />

la convivenza; CARBONE, Sul<br />

concetto di adeguatezza dei<br />

redditi del <strong>coniuge</strong> separato, nota<br />

a Cass., 26 novembre 1996, n.<br />

10465, in Giust. civ., 1997, I,<br />

r<strong>il</strong>eva che appare <strong>il</strong>logico che "<strong>il</strong><br />

soggetto, <strong>il</strong> quale, durante la vita<br />

matrimoniale abbia<br />

pacificamente condiviso, o al


massimo tollerato, un tenore di<br />

vita inferiore alle possib<strong>il</strong>ità<br />

economiche <strong>per</strong> le ragioni più<br />

svariate (...), possa poi<br />

pretendere, a <strong>separazione</strong><br />

avvenuta, un assegno non<br />

commisurato al tenore di vita<br />

matrimoniale, obiettivamente<br />

dimostrab<strong>il</strong>e, ma al tenore che<br />

sarebbe stato, secondo un<br />

giudizio ipotetico, <strong>il</strong> più consono<br />

alle sostanze della coppia".<br />

( 119 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, op.cit., 388 ss.<br />

( 120 ) DOGLIOTTI, La<br />

<strong>separazione</strong> giudiziale, op. cit.,


504, sottolinea che,<br />

<strong>nel</strong>l’accertamento della mancanza<br />

di adeguati redditi da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno,<br />

occorre far riferimento alla<br />

situazione esistente al momento<br />

della <strong>separazione</strong>.<br />

( 121 ) Secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />

matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

391, “se le parti avevano stab<strong>il</strong>ito<br />

che un <strong>coniuge</strong> non lavorasse o<br />

magari abbandonasse un lavoro<br />

che prima aveva, ciò non può<br />

mancare di influenzare <strong>il</strong> giudizio<br />

di valutazione della possib<strong>il</strong>ità di


procurarsi mezzi adeguati. Per<br />

converso, un <strong>coniuge</strong> che abbia<br />

svolto attività lavorativa <strong>nel</strong><br />

<strong>per</strong>iodo di convivenza non può,<br />

in assenza di validi motivi, quali<br />

un maggior carico <strong>per</strong> la cura dei<br />

<strong>figli</strong>, smettere di lavorare e<br />

pretendere che i suoi mezzi siano<br />

valutati sulla base della nuova<br />

situazione.”<br />

( 122 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 212, secondo l’Autore “lo<br />

stato di bisogno, tuttavia, sussiste<br />

anche quando <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> abbia<br />

una capacità lavorativa specifica


ma sia involontariamente<br />

disoccupato ovvero trovi<br />

difficoltà a conc<strong>il</strong>iare <strong>il</strong> lavoro<br />

con le esigenze fam<strong>il</strong>iari. È<br />

irr<strong>il</strong>evante, ancora, che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

bisognoso abbia la capacità<br />

lavorativa se le concrete<br />

possib<strong>il</strong>ità di esplicazione di tale<br />

capacità non siano confacenti con<br />

le sue attitudini o risultino<br />

eccessivamente gravose in<br />

relazione al livello di vita<br />

matrimoniale”.<br />

( 123 ) PAJARDI, La <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi della<br />

giurisprudenza, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano


1989, 303; <strong>nel</strong>lo stesso senso<br />

BARBIERA, I diritti patrimoniali<br />

dei separati e dei divorziati, op.<br />

cit., 37, secondo <strong>il</strong> quale “caduto<br />

insieme alla potestà maritale<br />

l’accollo prioritario al marito<br />

degli obblighi economici non vi è<br />

ragione <strong>per</strong> assicurare al separato<br />

economicamente debole rendite<br />

parassitarie prescindendo dalle<br />

sue attitudini al lavoro”.<br />

( 124 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />

che nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

243; DALLA VALLE-ONGARO-<br />

PANTALEONI-SICCHIERO,


Separazione, divorzio,<br />

annullamento del matrimonio,<br />

Utet, Torino 2000, 195.<br />

( 125 ) AL MUREDEN, Crisi del<br />

matrimonio, famiglia<br />

destrutturata e <strong>per</strong>duranti<br />

esigenze di <strong>per</strong>equazione tra i<br />

coniugi, nota a Cass. 11 ottobre<br />

2006, n. 21805, in Fam. e dir.,<br />

3/2007, 229, r<strong>il</strong>eva che<br />

“all’affermata parità formale tra<br />

coniugi, sul piano giuridico, ed<br />

all’accesso delle donne al<br />

mercato del lavoro, su quello<br />

sociale, non corrisponde <strong>il</strong><br />

raggiungimento di una effettiva


parità all’interno della famiglia.<br />

Studi condotti dall’Eurostat,<br />

infatti, testimoniano che i "costi"<br />

che la cura della famiglia<br />

comporta, soprattutto in termini<br />

di <strong>per</strong>dita di energie dedicate<br />

all’attività professionale o<br />

formativa gravano ancora <strong>per</strong> la<br />

maggior parte sulle donne. Così,<br />

in particolare, la nascita dei <strong>figli</strong><br />

incide negativamente sui tassi di<br />

occupazione delle madri e<br />

positivamente su quelli dei padri,<br />

si riscontra un chiaro rapporto di<br />

proporzionalità inversa tra <strong>il</strong><br />

numero di <strong>figli</strong> e <strong>il</strong> tasso di


occupazione femmin<strong>il</strong>e ed anche<br />

la scelta di optare <strong>per</strong> un lavoro<br />

part-time risulta decisamente più<br />

accentuata <strong>per</strong> le madri. Occorre<br />

poi tenere presente che le<br />

esigenze di tutela del <strong>coniuge</strong><br />

che, avendo deciso di dedicarsi<br />

prevalentemente alla cura della<br />

famiglia abbia rinunciato a<br />

svolgere attività extradomestica<br />

produttiva di reddito, o,<br />

quantomeno, abbia subito un<br />

significativo rallentamento <strong>nel</strong><br />

proprio <strong>per</strong>corso professionale o<br />

formativo restano latenti <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

fase fisiologica del rapporto e si


manifestano con particolare<br />

evidenza al momento della crisi<br />

coniugale”. L’Autore sostiene<br />

<strong>per</strong>tanto che “proprio <strong>nel</strong><br />

momento della crisi e della<br />

dissoluzione del matrimonio i<br />

coniugi sono chiamati ad una<br />

sorta di "collazione delle<br />

potenzialità".<br />

( 126 ) Secondo SESTA, Diritto di<br />

famiglia, op. cit., 329, “<strong>il</strong> termine<br />

redditi (art. 156, comma 2, c.c.)<br />

deve intendersi in senso ampio<br />

quale sinonimo di mezzi,<br />

comprensivo dunque non solo dei<br />

redditi in senso stretto, ma anche


dei cespiti in godimento diretto e<br />

delle altre ut<strong>il</strong>ità suscettib<strong>il</strong>i di<br />

valutazione economica. E ciò<br />

benchè l’art. 156, comma 2, c.c.<br />

menzioni esclusivamente <strong>il</strong><br />

reddito del <strong>coniuge</strong> obbligato, a<br />

differenza dell’art. 143 c.c. che al<br />

contrario determina l’obbligo di<br />

contribuzione in relazione alle<br />

“sostanze e capacità di lavoro”<br />

del <strong>coniuge</strong>”.<br />

( 127 ) M. FINOCCHIARO, nota a<br />

Cass., 12 apr<strong>il</strong>e 2001, n. 5492, in<br />

Giust. Civ. 2002, I, 3237.<br />

( 128 ) BRIGUGLIO, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, NNDI-


App., VII, Utet, Torino, 1987,<br />

129.<br />

( 129 ) SCARDULLA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> divorzio, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1996, 319.<br />

( 130 ) MANTOVANI, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I)<br />

Disciplina sostanziale, EG,<br />

XXVIII, Istituto della<br />

Enciclopedia Italiana fondata da<br />

G. Treccani, Roma 1992, 18.<br />

( 131 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 226 ss., tuttavia ribadisce che


“l’accordo relativo agli effetti<br />

economici della <strong>separazione</strong> o del<br />

divorzio non può privare in tutto<br />

o in parte <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> del diritto<br />

assistenziale all’assistenza<br />

coniugale o postconiugale<br />

spettantegli <strong>per</strong> legge”; OBERTO,<br />

I contratti della crisi coniugale, II,<br />

op. cit., 748, sostiene invece che<br />

“con riferimento alle prestazioni<br />

previste dagli artt. 156 c.c. e 5 l.<br />

div., ai coniugi sia rimesso un<br />

amplissimo potere dispositivo <strong>per</strong><br />

quanto attiene alla<br />

determinazione consensuale, sia<br />

dell’an che del quantum, con la


conseguenza che al riguardo le<br />

parti saranno libere di attenersi ai<br />

criteri legislativi fissati, così<br />

come di derogarvi, ovvero di<br />

ispirarsi a principi diversi rispetto<br />

a quelli previsti dalla normativa.”.<br />

( 132 ) così ZATTI, I diritti e i<br />

doveri che nascono dal<br />

matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, op. cit., 138.<br />

( 133 ) FALZEA, La <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1943,<br />

98; AZZOLINA, La <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, III ed.,<br />

Utet, Torino, 1966, 203 e ss..


( 134 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, I, op. cit., 217;<br />

FINOCCHIARO A.-FINOCCHIARO<br />

M . , Diritto di famiglia, op. cit.,<br />

689.<br />

( 135 ) ZATTI, I diritti e i doveri<br />

che nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

142.<br />

( 136 ) TOMMASEO, Della<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, in Commentario al<br />

diritto italiano della famiglia, a<br />

cura di Cian, Oppo e Trabucchi,<br />

VI, I, Cedam, Padova, 1993, 590.


( 137 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 229; contra OBERTO, I<br />

contratti della crisi coniugale, I,<br />

op. cit., 457 ss., ritiene che l’art.<br />

160 c.c. vale quale disposizione<br />

generale in relazione alle sole<br />

norme ivi contenute, che si<br />

riferiscono ai diritti e doveri tra<br />

gli sposi in costanza di<br />

convivenza, e non vige <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase<br />

della crisi coniugale, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

regolamentazione dei rapporti tra<br />

coniugi separati; COMPORTI,<br />

Autonomia privata e convenzioni<br />

preventive di <strong>separazione</strong>, di


divorzio e di annullamento del<br />

matrimonio, in Foro It., 1995, V,<br />

c. 113.<br />

( 138 ) Secondo la concezione c.d.<br />

privatistica, seguita dalla dottrina<br />

maggioritaria - che individua <strong>nel</strong><br />

consenso la causa della<br />

<strong>separazione</strong> - la funzione<br />

dell’omologazione è quella di<br />

attribuire efficacia all’accordo<br />

privato, senza o<strong>per</strong>are alcuna<br />

integrazione della volontà<br />

negoziale, v. FALZEA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, op. cit.,<br />

77.<br />

ZATTI, I diritti e i doveri che


nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

139; MANTOVANI, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I,<br />

Disciplina sostanziale, op. cit., 29,<br />

ritengono che l’omologazione<br />

abbia una funzione di mero<br />

controllo, di legittimità o di<br />

merito.<br />

BRECCIA, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, Digesto<br />

Italiano, IV civ., XVIII, Utet,<br />

Torino 1998, 376, sostiene che <strong>il</strong><br />

tribunale debba svolgere un<br />

controllo di legittimità, sulla<br />

ritualità della fase presidenziale,


l’esistenza del consenso e<br />

l’inesistenza di clausole nulle.<br />

Secondo altra dottrina non<br />

sarebbe <strong>per</strong>ò sufficiente <strong>il</strong> mero<br />

giudizio di liceità: AUTORINO<br />

STANZIONE-ZAMBRANO,<br />

Separazione in diritto comparato,<br />

Digesto Italiano, IV civ., XVIII,<br />

Utet, Torino, 1998, 438, ritiene<br />

necessario un giudizio positivo di<br />

meritevolezza delle condizioni<br />

pattuite; ZATTI, I diritti e i doveri<br />

che nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

140 e MANTOVANI, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, I,


Disciplina sostanziale, op. cit.,<br />

29, ritengono possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> rifiuto<br />

dell’omologazione <strong>nel</strong> caso di<br />

clausole vessatorie, da cui emerga<br />

una posizione di inferiorità di un<br />

<strong>coniuge</strong> verso l’altro, ove <strong>il</strong><br />

sacrificio nasconda uno stato di<br />

debolezza che condizioni <strong>il</strong><br />

consenso.<br />

Contra, altri negano <strong>il</strong> potere<br />

del tribunale di sindacare la<br />

legittimità sostanziale<br />

dell’accordo, salva la conformità<br />

degli accordi all’interesse della<br />

prole, ritenendo che<br />

l’omologazione del verbale di


<strong>separazione</strong> consensuale<br />

sottoscritto dai coniugi, verificata<br />

la legittimità formale del<br />

procedimento, sia un "atto<br />

dovuto"; <strong>il</strong> rifiuto<br />

dell’omologazione - con riguardo<br />

alle condizioni economiche della<br />

<strong>separazione</strong> relative ai coniugi –<br />

costituirebbe non uno "specifico<br />

potere" riconosciuto al giudice,<br />

ma un provvedimento negativo<br />

conseguente all’accertamento<br />

d’ufficio, ex artt. 160 e 1421 c.c.,<br />

della nullità di un accordo<br />

negoziale <strong>per</strong> violazione di una<br />

norma im<strong>per</strong>ativa di legge, v.


DORIA, Autonomia privata e<br />

causa fam<strong>il</strong>iare. Gli accordi<br />

traslativi tra i coniugi in<br />

occasione della <strong>separazione</strong><br />

<strong>per</strong>sonale e del divorzio, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1996, 318.<br />

Da parte di altri ancora, si<br />

sostiene che <strong>il</strong> procedimento di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale sia<br />

"fisiologicamente" non idoneo a<br />

verificare gli accordi patrimoniali<br />

formulati dai coniugi, v.<br />

POLLI-CE, Autonomia dei coniugi<br />

e controllo giudiziale <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> consensuale: <strong>il</strong><br />

problema degli accordi non


omologati, in DG, 1988, 107.<br />

( 139 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 229; SCARDULLA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 359,<br />

afferma che “<strong>il</strong> diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> ed agli alimenti è<br />

assoluto ed inderogab<strong>il</strong>e e quindi<br />

irrinunciab<strong>il</strong>e ed ogni accordo<br />

che prevede una rinuncia in via<br />

preventiva o che maschera una<br />

rinuncia è nullo, in quanto<br />

concernente un diritto<br />

indisponib<strong>il</strong>e. E’ del pari nullo<br />

ogni accordo avente ad oggetto la


inuncia alla revisione eventuale<br />

dell’accordo sul trattamento<br />

economico o sulla sentenza che lo<br />

ha determinato. … Nel rispetto di<br />

tali inderogab<strong>il</strong>i principi, dettati<br />

dalla finalità della tutela<br />

dell’interesse della famiglia, nulla<br />

vieta che i coniugi … possano<br />

giungere ad un accordo (sia in<br />

sede di <strong>separazione</strong> giudiziale<br />

che consensuale) sull’entità<br />

dell’assegno o che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> a<br />

cui favore dovrebbe essere, in<br />

astratto, corrisposto riconosca (o<br />

rappresenti) la sua attuale<br />

autosufficienza … Tale accordo


<strong>per</strong>ò non preclude al <strong>coniuge</strong> -<br />

che aveva riconosciuto la propria<br />

autosufficienza e quindi<br />

rinunciato validamente alla<br />

corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />

la quale difettavano i presupposti<br />

– la possib<strong>il</strong>ità successiva di<br />

convenire l’altro in giudizio<br />

<strong>per</strong>ché provveda a corrispondere<br />

l’assegno … ove quelle<br />

condizioni … sono venute meno.<br />

…Va ancora aggiunto che<br />

l’accordo anzidetto, non<br />

potendosi considerare come una<br />

rinuncia, è valido in quanto<br />

scaturisce da una libera ed


obiettiva valutazione delle<br />

possib<strong>il</strong>ità e necessità di entrambi<br />

i coniugi, con la conseguenza che<br />

esso sarebbe nullo ove fosse stato<br />

inficiato da errore sulla<br />

situazione economica<br />

dell’obbligato o determinato da<br />

violenza.”.<br />

( 140 ) CECCHERINI, I rapporti<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />

famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1996, 192; ZATTI, I diritti<br />

e i doveri che nascono dal<br />

matrimonio e la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, op. cit., 258; DE FILIPPIS,<br />

<strong>Il</strong> matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei


coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

260; COMPORTI, Autonomia<br />

privata e convenzioni preventive<br />

di <strong>separazione</strong>, di divorzio e di<br />

annullamento del matrimonio, op.<br />

cit., 114 e ss., ammette la validità<br />

della rinuncia al <strong>mantenimento</strong>,<br />

che <strong>per</strong>ò deve intendersi sempre<br />

soggetta alla clausola implicita<br />

rebus sic stantibus.<br />

( 141 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, I, op.cit., 388 e<br />

ss., sostiene la piena validità degli<br />

accordi aventi ad oggetto atti di<br />

disposizione del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> tra coniugi


separati, e mette in luce la<br />

contraddizione della tesi che<br />

distingue tra inammissib<strong>il</strong>ità della<br />

rinuncia all’an e libera<br />

determinazione del quantum<br />

dell’assegno “atteso l’evidente<br />

carattere dispositivo di entrambi<br />

gli accordi”.<br />

( 142 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 226 ss.<br />

( 143 ) SCARDULLA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 365<br />

ss.


( 144 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 259 ss., ammette<br />

che l’accordo di <strong>separazione</strong><br />

consensuale possa contenere<br />

“una pattuizione che preveda<br />

l’adempimento dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> in unica soluzione,<br />

mediante l’elargizione di una<br />

somma di denaro o <strong>il</strong><br />

trasferimento di un bene<br />

immob<strong>il</strong>e”, e precisa che “<strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> che riceve <strong>il</strong> bene non<br />

compie alcuna rinuncia” – alla<br />

prestazione <strong>per</strong>iodica<br />

dell’assegno – “quanto


acconsente ad una diversa<br />

regolamentazione, che<br />

evidentemente considera<br />

conveniente”; CECCHERINI, I<br />

rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />

della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />

op. cit., 223;<br />

( 145 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 260 ammette la<br />

“possib<strong>il</strong>ità di corrispondere<br />

quanto dovuto <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> in unica<br />

soluzione” anche in sede di<br />

<strong>separazione</strong>, fermo restando che<br />

“l’accordo di <strong>separazione</strong>


consensuale è valido rebus sic<br />

stantibus” e “non può contenere<br />

una clausola di rinuncia a future<br />

revisioni, ove sopraggiungano<br />

nuove circostanze, <strong>per</strong> le esplicite<br />

previsioni dell’art. 156 u.c.<br />

cod.civ. e 710 cod. proc. civ.”;<br />

DOGLIOTTI, La <strong>separazione</strong><br />

giudiziale, op. cit., 505 e ss.;<br />

ZATTI, I diritti e i doveri che<br />

nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

259; RABITTI, La prestazione una<br />

tantum <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 615 e<br />

ss.; OBERTO, I contratti della crisi


coniugale, II, op. cit., 795 ss.,<br />

sostiene la piena validità<br />

dell’accordo <strong>per</strong> la<br />

corresponsione in unica<br />

soluzione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al <strong>coniuge</strong><br />

separato, poichè “una volta<br />

su<strong>per</strong>ato l’ostacolo concernente<br />

l’asserita non disponib<strong>il</strong>ità del<br />

diritto al <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>coniuge</strong> separato e dimostrata<br />

l’inapplicab<strong>il</strong>ità dell’art. 160 c.c.<br />

alla crisi coniugale” si deve<br />

lasciare <strong>il</strong> massimo spazio<br />

all’autonomia delle parti.<br />

( 146 ) ZATTI, I diritti e i doveri


che nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

259; DOGLIOTTI, La <strong>separazione</strong><br />

giudiziale, op. cit., 508; OBERTO,<br />

Prestazioni "una tantum" e<br />

trasferimento tra coniugi in<br />

occasione di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, Collana Biblioteca del<br />

Diritto di Famiglia, diretta da<br />

Dogliotti, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2000,<br />

41.<br />

( 147 ) SCARDULLA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 367;<br />

AULETTA, Gli accordi sulla crisi<br />

coniugale, in Fam<strong>il</strong>ia, 2003, I, 66,


sostiene l’invalidità degli accordi<br />

preventivi di divorzio stipulati in<br />

sede di <strong>separazione</strong>, in quanto<br />

privano <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> bisognoso, in<br />

misura totale o parziale, del<br />

diritto al sostentamento, o<br />

finiscono con l’incidere sulla<br />

libertà di aprire la crisi o di<br />

determinarne gli effetti;<br />

BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

in BONILINI e<br />

TOMMA-SEO, Lo scioglimento del<br />

matrimonio, in <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e,<br />

Commentario Schlesinger diretto<br />

da Bus<strong>nel</strong>li, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

2004, par. 25, afferma che gli


accordi preventivi di divorzio<br />

non sono attualmente praticab<strong>il</strong>i<br />

<strong>nel</strong> nostro ordinamento: “a mio<br />

avviso, soltanto una novellazione<br />

della disciplina vigente in<br />

materia di divorzio potrebbe<br />

legittimarne <strong>il</strong> tanto invocato<br />

ingresso <strong>nel</strong> sistema; a ben<br />

vedere, <strong>per</strong>altro, essa dovrebbe<br />

orientarsi a ridisegnare l’intera<br />

struttura dell’istituto divorz<strong>il</strong>e e,<br />

soprattutto, dei caratteri<br />

dell’assegno post-matrimoniale.<br />

Sembra, quindi, assai arduo che<br />

<strong>il</strong> dibattito possa essere risolto in<br />

senso positivo, in via di


interpretazione, richiamando<br />

l’applicazione dei principì<br />

contrattuali. In sintesi, almeno tre<br />

sono le <strong>per</strong>plessità salienti che le<br />

intese preventive, relative<br />

all’assegno post-matrimoniale,<br />

suscitano: la circostanza che <strong>il</strong><br />

divorzio costituisca una<br />

condizione, <strong>il</strong> cui avveramento<br />

dipende essenzialmente dalla<br />

volontà delle parti, dato che a<br />

queste ultime compete l’iniziativa<br />

del procedimento e l’entrata <strong>nel</strong><br />

processo, attraverso l’offerta di<br />

prove; soprattutto, <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong><br />

trascorrere del tempo giuochi un


uolo fortemente negativo sulla<br />

sistemazione attuata mediante gli<br />

accordi in vista del divorzio, <strong>il</strong><br />

cui valore è, <strong>per</strong>tanto, quasi del<br />

tutto ridimensionato dalla<br />

clausola rebus sic stantibus; la<br />

circostanza, infine, che, ove i<br />

coniugi intendano abbreviare i<br />

tempi processuali, potranno farlo<br />

attraverso la proposizione della<br />

domanda congiunta di divorzio,<br />

eventualmente rimeditando e<br />

formalizzando precedenti accordi<br />

non vincolanti.” Per<br />

l’ammissib<strong>il</strong>ità degli accordi<br />

preventivi di divorzio di natura


economica e patrimoniale, in sede<br />

di <strong>separazione</strong>, v. OBERTO, I<br />

contratti della crisi coniugale, I,<br />

op. cit., 483 ss; OBERTO, Accordi<br />

preventivi di divorzio: la prima<br />

picconata è del Tribunale di<br />

Torino, nota a Trib. Torino, sez.<br />

VII, ord. 20 apr<strong>il</strong>e 2012, secondo<br />

<strong>il</strong> quale “l’accordo concluso sui<br />

prof<strong>il</strong>i patrimoniali tra i coniugi<br />

in sede di <strong>separazione</strong> legale ed<br />

in vista del divorzio non<br />

contrasta né con l’ordine<br />

pubblico, né con l’art. 160 c.c.”, ,<br />

in Fam. e Dir., n. 8-9, 2012, 803;<br />

OBERTO, Contratti


prematrimoniali e accordi<br />

preventivi sulla crisi coniugale,<br />

i n Fam. e Dir., n. 1, 2012, 69;<br />

BUSNELLI, Prefazione ad AA. Vv.,<br />

La famiglia e <strong>il</strong> diritto fra<br />

diversità nazionali ed iniziative<br />

dell’Unione Europea, a cura di<br />

Amram e A. D’Angelo, Padova,<br />

2011, XIX.<br />

( 148 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 218; SCARDULLA, La<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale tra i<br />

coniugi e <strong>il</strong> divorzio, op. cit., 101;<br />

BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

op. cit., par. 25,


afferma <strong>il</strong> principio<br />

dell’indisponib<strong>il</strong>ità sostanziale<br />

preventiva dell’assegno di<br />

divorzio, <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase della<br />

<strong>separazione</strong>, in ossequio alla<br />

natura assistenziale dell’assegno<br />

post-matrimoniale.<br />

( 149 ) DE PAOLA, nota a sent.<br />

Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 3503, in<br />

Fam. e Dir., 1998, 333.<br />

( 150 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />

voce Separazione <strong>per</strong>sonale (dir.<br />

Priv.) in Enc. Dir., op. cit., 1381;<br />

ZATTI, nota a Cass. 13 febbraio<br />

1985, n. 1208, in Nuova giur. civ.<br />

comm., 1985, I, 658.


( 151 ) CARBONE, Autonomia<br />

privata e rapporti patrimoniali tra<br />

coniugi (in crisi), nota a Cass. 22<br />

gennaio 1994, n. 657, in Fam. e<br />

Dir., 1994, 145; FERRARI, Ancora<br />

in tema di accordi fuori dal<br />

verbale di <strong>separazione</strong>, Nuova<br />

giur. civ. comm., 1994, I, 710;<br />

DOGLIOTTI, Separazione e<br />

divorzio. <strong>Il</strong> dato normativo, I<br />

problemi interpretativi, Utet,<br />

Torino, 1995, 18.<br />

( 152 ) BRECCIA, Separazione<br />

<strong>per</strong>sonale dei coniugi, op. cit.,<br />

377; ZATTI, I diritti e i doveri che


nascono dal matrimonio e la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi, op. cit.,<br />

144; una posizione intermedia è<br />

espressa da MANTOVANI,<br />

Separazione <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, I) Disciplina sostanziale,<br />

op. cit., 20, secondo cui l’accordo<br />

non omologato vale a regolare i<br />

rapporti tra le parti finché non<br />

intervenga una revoca del<br />

consenso, che fa rivivere<br />

l’efficacia delle determinazioni<br />

originarie.<br />

( 153 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />

n. 18618; Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736; Cass., 24 febbraio 2010, n.


4531; Cass., 14 dicembre 2006, n.<br />

26835; Cass., 25 agosto 2006, n.<br />

18547; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />

14840; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />

2626; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />

20638, in Guida al dir. , 2007, 20,<br />

45.<br />

( 154 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9878, Guida al dir., 2006, n. 30,<br />

sottolinea che “la conservazione<br />

del precedente tenore di vita da<br />

parte del <strong>coniuge</strong> beneficiario<br />

dell’assegno costituisce un<br />

obiettivo tendenziale, e non<br />

sempre la <strong>separazione</strong>,<br />

aumentando le spese fisse dei


coniugi, ne consente la<br />

realizzazione; sicché esso va<br />

<strong>per</strong>seguito nei limiti consentiti<br />

dalle condizioni economiche del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato, richiamate<br />

dall’art. 156, comma 2, c.c.”;<br />

conf. Cass., 16 novembre 2005, n.<br />

23071; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />

2626; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />

6712; Cass., 27 giugno 1997, n.<br />

5762, in Giust. civ., 1998, I, 149.<br />

( 155 ) Cass., 14 dicembre 2006,<br />

n. 26835; Cass., 25 agosto 2006,<br />

n. 18547; Cass., 27 giugno 2006,<br />

n. 14840; Cass., 7 febbraio 2006,<br />

n. 2626; Cass. 24 dicembre 2002,


n. 18327, in Fam. e dir., 2003,<br />

275.<br />

( 156 ) Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />

20638; Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />

4558; Cass., 26 giugno 1996, n.<br />

5916; 28 apr<strong>il</strong>e 1995, n. 4720; 27<br />

febbraio 1995, n. 2223; 18 agosto<br />

1994, n. 7437; 2 luglio 1990, n.<br />

6774.<br />

( 157 ) Cass., 19 marzo 2004, n.<br />

5555, in Riv. Dir. Fam. e <strong>per</strong>s .,<br />

2004, 343.<br />

( 158 ) Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736; Cass., 19 marzo 2004, n.<br />

5555 , cit.; Cass. 7 marzo 2001, n.


3291, in Fam. e dir., n. 6/2001,<br />

608, con nota di NADDEO.<br />

( 159 ) Cass., 16 dicembre 2004,<br />

n. 23378, in Fam. e dir., n.<br />

2/2005, 127.<br />

( 160 ) Cass., 14 dicembre 2006,<br />

n. 26835, cit.; Cass. 14 novembre<br />

2001, n. 14162; Cass., 27 giugno<br />

1997, n. 5762.<br />

( 161 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />

n. 18618; Cass., 24 luglio 2007, n.<br />

16334, in Fam. e Dir., n. 11/2007,<br />

1060; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />

14640; Cass., 7 febbraio 2006, n.


2625, in Foro it., 2006, I, 1751;<br />

Cass., 22 ottobre 2004, n. 20638;<br />

Cass., 18 settembre 2003, n.<br />

13747, in Arch. civ., 2004, 7/8,<br />

943; Cass., 26 novembre 1996, n.<br />

10465, in Fam. e dir., 1997, 167;<br />

Cass., 18 agosto 1994, n. 7437, in<br />

Nuova Giust. Civ., 1995, I, 551.<br />

( 162 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />

n. 19439; Cass., 24 luglio 2007, n.<br />

16334, cit.; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2000,<br />

n. 4800, in Giur. It., 2003, 4, 686,<br />

con nota di BARBIERA.<br />

( 163 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />

n. 19439; Cass. 16 maggio 2005<br />

n. 10210, in Guida al dir., 2005,


n. 29, 55, con nota di GALLUZZO;<br />

Cass. 26 novembre 1996, n.<br />

10465.<br />

( 164 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />

15326; Cass., 27 giugno 2006, n.<br />

14640; Cass., 9 marzo 2006, n.<br />

5061; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />

20638.<br />

( 165 ) Cass., 7 luglio 2008, n.<br />

18613, rigettando <strong>il</strong> ricorso di una<br />

moglie che lamentava la<br />

violazione dell’art. 156 c.c., <strong>per</strong><br />

non avere i giudici del merito<br />

valutato l’inadeguatezza


dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />

sulla base delle rispettive<br />

capacità economiche dei coniugi<br />

e in rapporto al tenore di vita da<br />

loro fruito durante la vita comune<br />

(era stato attribuito alla moglie un<br />

assegno mens<strong>il</strong>e di euro<br />

18.000,00, a fronte di un<br />

imponib<strong>il</strong>e lordo annuo<br />

dichiarato dal marito di euro<br />

820.000,00, considerato anche<br />

che <strong>il</strong> marito, <strong>nel</strong> corso della<br />

convivenza coniugale versava<br />

ogni mese 30.000 dollari alla<br />

moglie), ha affermato che “<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione del <strong>mantenimento</strong>


del <strong>coniuge</strong> deve tenersi conto<br />

del tenore di vita "normalmente"<br />

godib<strong>il</strong>e in base ai redditi<br />

<strong>per</strong>cepiti dalla coppia, e <strong>per</strong>tanto<br />

colui al quale è riconosciuto <strong>il</strong><br />

diritto a tale assegno potrà<br />

chiedere, <strong>per</strong> tale titolo, le somme<br />

necessarie a integrare entrate<br />

sufficienti a soddisfare le sue<br />

esigenze di vita <strong>per</strong>sonale e di<br />

relazione al medesimo livello già<br />

raggiunto <strong>nel</strong> corso del<br />

matrimonio, non dovendosi<br />

<strong>nel</strong>l’assegno comprendere, di<br />

regola, somme che consentano<br />

atti di spreco o di inut<strong>il</strong>e


prodigalità del suo destinatario.<br />

… <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> non è quindi<br />

destinato allo svolgimento di<br />

attività diverse da quelle<br />

strettamente inerenti allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della vita <strong>per</strong>sonale -<br />

fisica e culturale (sport, viaggi,<br />

letture, frequenza di corsi) - e di<br />

relazione (incontri, vacanze,<br />

ricevimenti etc.), del <strong>coniuge</strong> che<br />

lo riceve, e quindi non serve <strong>per</strong><br />

gli investimenti o <strong>per</strong> consentire<br />

una eventuale attività<br />

imprenditoriale di chi ne<br />

beneficia”.<br />

( 166 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.


9878, in Guida al dir., 2006, n.<br />

30, 52; Cass., 16 novembre 2005,<br />

n. 23071 in Giust. Civ. Mass .,<br />

2005, 11; Cass., 30 marzo 2005,<br />

n. 6712.<br />

( 167 ) Cass., 8 novembre 2006, n.<br />

23801, in Mass. Rep. Lex24;<br />

Cass., 20 ottobre 2005, n. 20290,<br />

i n Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2007, 2,<br />

107, con nota di ZUCCHI; Cass.,<br />

22 gennaio 1994, n. 657, in Dir.<br />

Fam., 1994, 868, e Ventiquattrore<br />

Avvocato Contratti, 2007, 4, 73,<br />

con nota di DI GIACIN-TO.<br />

( 168 ) Sul decreto di<br />

omologazione, Cass., 30 apr<strong>il</strong>e


2008, n. 10932, in <strong>Il</strong> Corr. Giur .,<br />

2008, 6, 753, <strong>nel</strong> confermare <strong>il</strong><br />

suo consolidato indirizzo, ha<br />

ribadito che “è privo dei caratteri<br />

della definitività e della<br />

decisorietà, poichè incide su<br />

diritti soggettivi, senza tuttavia<br />

decidere su di essi e non ha<br />

attitudine ad acquistare<br />

l’efficacia del giudicato<br />

sostanziale. <strong>Il</strong> decreto viene<br />

emesso <strong>nel</strong>l’ambito di un<br />

procedimento di volontaria<br />

giurisdizione e si sostanzia in un<br />

provvedimento con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />

tribunale, esercitato


positivamente <strong>il</strong> proprio controllo<br />

sull’osservanza del rito e sulla<br />

conformità delle clausole<br />

convenzionali sottopostegli dai<br />

coniugi alle norme im<strong>per</strong>ative<br />

che regolano la materia ed<br />

all’ordine pubblico, imprime<br />

efficacia giuridica all’accordo<br />

intervenuto tra le parti (Cass. n.<br />

3390 del 2001). Le specifiche<br />

condizioni dell’accordo sono<br />

modificab<strong>il</strong>i, <strong>per</strong> circostanze<br />

sopravvenute, attraverso <strong>il</strong><br />

procedimento di cui all’articolo<br />

710 c.p.c., richiamato<br />

dall’articolo 711 c.p.c.; <strong>il</strong>


provvedimento di omologazione è<br />

impugnab<strong>il</strong>e con reclamo alla<br />

corte di appello ai sensi degli<br />

articoli 739 e ss. c.p.c. (Cass. n.<br />

3390 del 2001), ma è anche<br />

revocab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> vizio proprio di<br />

legittimità - dovuto a<br />

inosservanza di norme<br />

processuali o sostanziali -, in<br />

base alle disposizioni comuni ai<br />

procedimenti in camera di<br />

consiglio, contenute negli articoli<br />

737-742 bis c.p.c. (Cass. n. 8712<br />

del 1990). In definitiva, <strong>il</strong> decreto<br />

di omologazione costituisce un<br />

atto di controllo privo di


contenuto decisorio, <strong>per</strong>chè<br />

incide ma non decide su diritti<br />

soggettivi <strong>per</strong>fetti, non avendo<br />

attitudine ad acquistare la<br />

efficacia del giudicato<br />

sostanziale. Gli eventuali vizi di<br />

legittimità non si convertono in<br />

motivi di gravame e sono in ogni<br />

tempo deducib<strong>il</strong>i <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della giurisdizione camerale;<br />

sono pure eccepib<strong>il</strong>i in un<br />

processo ordinario - ad esempio,<br />

riguardante lo scioglimento del<br />

vincolo matrimoniale -, dove<br />

l’esistenza di un valido decreto di<br />

omologazione si presenti come


imprescindib<strong>il</strong>e condizione di<br />

legittimità dell’azione (Cass. n.<br />

8712 del 1990)”; Cass., 8 marzo<br />

2001, n. 3390, in Arch. civ., 2002,<br />

1, 120.<br />

( 169 ) Sulla definizione della<br />

<strong>separazione</strong> consensuale come<br />

negozio di diritto fam<strong>il</strong>iare,<br />

“espressamente previsto dagli<br />

artt. 150 e 158 cod. civ. e<br />

disciplinato nei suoi aspetti<br />

formali dall’art. 711 c.p.c.”,<br />

Cass., 15 maggio 1997, n. 4306,<br />

ha precisato: “detto accordo ha<br />

un contenuto essenziale - <strong>il</strong><br />

consenso reciproco a vivere


separati - ed un contenuto<br />

eventuale, costituito dalle<br />

pattuizioni necessarie ed<br />

opportune, in relazione<br />

all’instaurazione di un regime di<br />

vita separata, a seconda della<br />

situazione fam<strong>il</strong>iare (affidamento<br />

dei <strong>figli</strong>; assegni di<br />

<strong>mantenimento</strong>; statuizioni<br />

economiche connesse)”; “rientra<br />

<strong>per</strong>tinentemente <strong>nel</strong> contenuto<br />

eventuale dell’accordo di<br />

<strong>separazione</strong> ogni statuizione<br />

finalizzata a regolare l’assetto<br />

economico dei rapporti tra i<br />

coniugi in conseguenza della


<strong>separazione</strong>, comprese quelle<br />

attinenti al godimento ed alla<br />

proprietà dei beni, <strong>il</strong> cui nuovo<br />

assetto sia ritenuto dai coniugi<br />

stessi necessario in relazione<br />

all’accordo di <strong>separazione</strong> e che<br />

<strong>il</strong> Tribunale - con l’omologazione<br />

- non abbia considerato in<br />

contrasto con interessi fam<strong>il</strong>iari<br />

prevalenti rispetto a quelli<br />

disponib<strong>il</strong>i di ciascuno di essi”; v.<br />

anche Cass., 20 novembre 2003,<br />

n. 17607, in Guida al dir., 2004,<br />

7, 70, che conferma la “natura<br />

negoziale dell’atto che dà<br />

sostanza e fondamento alla


<strong>separazione</strong> consensuale, atteso<br />

che in tale accordo si dispiega<br />

pienamente l’autonomia dei<br />

coniugi e la loro valutazione<br />

della gravità della crisi<br />

coniugale, con esclusione di ogni<br />

potere di indagine del giudice sui<br />

motivi della decisione di<br />

separarsi e di valutazione circa<br />

la validità di tali motivi, in piena<br />

coerenza con la centralità del<br />

principio del consenso <strong>nel</strong><br />

modello di famiglia delineato<br />

dalla legge di riforma ed in<br />

ragione del tasso di negozialità<br />

dalla stessa legge riconosciuto in


elazione ai diversi momenti ed<br />

aspetti della dinamica fam<strong>il</strong>iare”.<br />

( 170 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />

1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />

22505; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />

5302; Cass. 1 dicembre 2000, n.<br />

15349, in Arch. civ., 2001, 1, 110;<br />

Cass., 14 giugno 2000, n. 8109;<br />

Cass., 18 febbraio 2000, n. 1810;<br />

Cass., 20 marzo 1998, n. 2955.<br />

( 171 ) Cass., 10 agosto 2007, n.<br />

17634; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />

5302.<br />

( 172 ) Cass., 18 febbraio 2000, n.<br />

1810.


( 173 ) Cass., 8 novembre 2006, n.<br />

23801, Foro It., 2007, 4, 1189, I;<br />

Cass., 20 ottobre 2005, n. 20290,<br />

cit.; Cass. 30 agosto 2004, n.<br />

17434, Guida al dir., 2004, 42,<br />

73; Cass. 28 luglio 1997, n. 7029,<br />

in Giust. civ. Mass., 1997, 1287.<br />

( 174 ) Cass., 20 ottobre 2005, n.<br />

20290, cit.; Cass., 11 giugno<br />

1998, n. 5829, in Giust. civ.<br />

Mass., 1998, 1292, e Guida al<br />

dir., 2004, 38, 45; Cass. 30 agosto<br />

2004, n. 17434, cit..<br />

( 175 ) Cass., 11 giugno 2008, n.<br />

15557; Cass., 6 giugno 2008, n.


15086, in Famiglia e Minori,<br />

2008, 7, 60; Cass., 22 maggio<br />

2008, n. 13097; Cass., 3 ottobre<br />

2005, n. 19291, in Foro It., 2006,<br />

5, 1362, I, con nota di CASABURI.<br />

( 176 ) sulla <strong>per</strong>dita del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong> a seguito della<br />

pronuncia di addebito, Cass., 1<br />

agosto 1994, n. 7165, in Foro it.<br />

Rep., 1994, voce Separazione di<br />

coniugi, n.79.<br />

( 177 ) Cass., 24 febbraio 2006, n.<br />

4204; Cass., 19 ottobre 1988, n.<br />

5698, in Giur. It., 1989, I, 1, 450.<br />

( 178 ) secondo DE FILIPPIS, <strong>Il</strong>


matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

388, “<strong>il</strong> concetto di tenore di vita<br />

goduto o godib<strong>il</strong>e non deve<br />

essere inteso in senso letterale,<br />

poiché la <strong>separazione</strong>,<br />

determinando maggiori spese ed<br />

eliminando le economie che<br />

derivano dal vivere insieme, non<br />

può non comportare un<br />

abbassamento del livello<br />

generale di possib<strong>il</strong>ità<br />

economiche. Esso deve <strong>per</strong>tanto<br />

intendersi come riequ<strong>il</strong>ibrio delle<br />

due posizioni, tale che entrambi i<br />

coniugi, dovendo ridimensionare


<strong>il</strong> proprio standard economico, lo<br />

facciano <strong><strong>nel</strong>la</strong> medesima misura”.<br />

( 179 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />

15326; Cass. 16 maggio 2005, n.<br />

10210, in Guida al dir., 2005, 29,<br />

55, con nota di GALLUZZO; Cass.,<br />

22 ottobre 2004, n. 20638; Cass.<br />

24 dicembre 2002, n. 18327;<br />

Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 1995, n. 4720.<br />

( 180 ) Cass. 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4800, Arch. civ., 2003, 3, 325.<br />

( 181 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />

n. 19349; Cass., 5 luglio 2006, n.<br />

15326; Cass. 16 maggio 2005, n.


10210, cit..<br />

( 182 ) Cass., 22 settembre 2011,<br />

n. 19349; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />

matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

389.<br />

( 183 ) Cass. 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />

2625, in Foro it., 2006, I, 1751;<br />

un recente orientamento della<br />

giurisprudenza di merito, Trib.<br />

Firenze, 3 ottobre 2007, in Fam. e<br />

dir., 1/2008, 53, sostiene che<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> al<br />

<strong>coniuge</strong> deve consentire dopo la<br />

<strong>separazione</strong> “ai due nuovi nuclei


un tenore di vita analogo tra<br />

loro”, e sottolinea che “<strong>per</strong><br />

valutare l’effetto di una qualsiasi<br />

ripartizione delle risorse tra i due<br />

coniugi occorre valutare <strong>il</strong> tenore<br />

di vita della famiglia originaria e<br />

confrontarlo con quello che<br />

avrebbero le due famiglie<br />

risultanti dalla <strong>separazione</strong> in<br />

relazione alla ripartizione di<br />

risorse di volta in volta<br />

considerata. La questione<br />

delicata è che <strong>il</strong> tenore di vita<br />

delle famiglie che si vogliono<br />

confrontare non dipende solo<br />

dalle risorse a disposizione ma


anche dai bisogni differenti, che<br />

si determinano in relazione alla<br />

diversa composizione fam<strong>il</strong>iare.”,<br />

mettendo anche in luce l’esigenza<br />

di tener conto della tipologia di<br />

spese e dei bisogni che variano da<br />

famiglia a famiglia, in<br />

considerazione del reddito, della<br />

sua composizione e della zona<br />

geografica di residenza, <strong>per</strong> cui<br />

“mentre la spesa tipica di una<br />

famiglia con un basso livello di<br />

benessere economico risulta<br />

sb<strong>il</strong>anciata verso beni di prima<br />

necessità (tipicamente beni<br />

alimentari), una famiglia agiata


devolverà una quota importante<br />

delle proprie risorse economiche<br />

a beni di lusso e voluttuari: ossia<br />

all’aumentare del reddito<br />

diminuisce l’importanza relativa<br />

della spesa <strong>per</strong> generi alimentari<br />

e <strong>per</strong> bisogni primari, mentre<br />

cresce <strong>per</strong> altre categorie di<br />

beni.”<br />

( 184 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9878, Guida al dir., 2006, n. 30,<br />

52; Cass., 16 novembre 2005, n.<br />

23071, in Giust. Civ. Mass., 2005,<br />

11; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />

6712, Foro it. Rep., 2005, voce<br />

Separazione di coniugi, n. 11.


( 185 ) Cass., 11 agosto 2011, n.<br />

17193.<br />

( 186 ) Cass., 24 luglio 2007, n.<br />

16334, in Questioni di diritto di<br />

famiglia, Maggioli, 2008, 1, 38,<br />

con nota di ARCERI; Cass. 24<br />

apr<strong>il</strong>e 2007, n. 9915; Cass. 12<br />

giugno 2006, n. 13592; Cass., 3<br />

ottobre 2005, n. 19291, in Foro<br />

It., 2006, 5, 1362, I, con nota di<br />

CASABURI; Cass., 30 marzo 2005,<br />

n. 6712; Cass., 18 settembre 2003,<br />

n. 13747.<br />

( 187 ) SERVETTI e MANGANO,<br />

Provvedimenti concernenti la


casa coniugale ed <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong>, in Le prassi<br />

giudiziali nei procedimenti di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio, <strong>Il</strong> diritto<br />

vivente. Riflessioni e<br />

approfondimenti dal C.S.M, Utet,<br />

Torino, 2007, 94; Cass. 24 apr<strong>il</strong>e<br />

2007, n. 9915; Cass., 7 marzo<br />

2001, n. 3291, cit.; Cass., 23<br />

apr<strong>il</strong>e 2010, n. 9719 ha precisato<br />

che “la valutazione in ordine alle<br />

capacità economiche del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato ai fini del<br />

riconoscimento e della<br />

determinazione dell’assegno a<br />

favore dell’altro <strong>coniuge</strong> non può


che essere o<strong>per</strong>ata sul reddito<br />

netto e non già su quello lordo in<br />

<strong>per</strong>fetta corrispondenza con la<br />

situazione che si verifica in<br />

costanza di matrimonio in cui sul<br />

reddito netto la famiglia fa<br />

affidamento e sul quale ogni<br />

possib<strong>il</strong>ità di spesa viene<br />

rapportata”.<br />

( 188 ) SERVETTI e MANGANO,<br />

Provvedimenti concernenti la<br />

casa coniugale ed <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 94.<br />

( 189 ) SERVETTI e MANGANO,<br />

Provvedimenti concernenti la<br />

casa coniugale ed <strong>il</strong>


<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 95.<br />

( 190 ) SERVETTI e MANGANO,<br />

Provvedimenti concernenti la<br />

casa coniugale ed <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong>, op. cit., 95.<br />

( 191 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />

785; Cass., 7 febbraio 2006, n.<br />

2626; Cass. 3 ottobre 2005, n.<br />

19291, cit.; Cass., 24 dicembre<br />

2002, n. 18327, in Fam. e dir.,<br />

2003, 275; Cass., 28 settembre<br />

2001, n. 12136, in Fam. e dir.,<br />

2002, 271.<br />

( 192 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />

n. 18618 secondo cui “in


mancanza di prova sul tenore di<br />

vita, può sop<strong>per</strong>ire l’ammontare<br />

complessivo del patrimonio e dei<br />

redditi dei coniugi, dando esso<br />

luogo ad una presunzione sul<br />

tenore di vita da essi goduto<br />

durante <strong>il</strong> matrimonio”; Cass., 10<br />

luglio 2008, n. 19066; Cass., 7<br />

dicembre 2007, n. 25618; Cass., 4<br />

apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4800, in Giur. it .,<br />

2003, 686, con nota di<br />

BARBIERA; Cass., 19 marzo 2002,<br />

n. 3974, in Foro it. Rep., 2002,<br />

voce Separazione di coniugi, n.<br />

84; Cass., 8 maggio 1998, n.<br />

4679, in Foro it. Rep., 1998, voce


Separazione di coniugi, n. 77;<br />

diversamente, secondo un recente<br />

orientamento dei giudici di<br />

merito, Trib. Firenze, 3 ottobre<br />

2007, cit., è necessario effettuare<br />

una precisa indagine, avvalendosi<br />

di un’analisi econometrica che<br />

definisce e quantifica le risorse e<br />

i bisogni di ciascuno.<br />

( 193 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass., 30 marzo 2005, n.<br />

6712; Cass., 18 settembre 2003, n.<br />

13747 .<br />

( 194 ) Cass., 14 agosto 1997, n.<br />

7630, in Foro It. Mass., 1997.


( 195 ) Cass., 12 giugno 2006, n.<br />

13592, e Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9878, in Guida al dir., 2006, n.<br />

30, hanno ribadito che la<br />

determinazione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> richiede una<br />

valutazione complessa e globale,<br />

che non è ancorata a criteri<br />

aritmetici o alla ripartizione dei<br />

redditi <strong>per</strong> quote, dovendosi<br />

comunque o<strong>per</strong>are un<br />

b<strong>il</strong>anciamento tra la situazione<br />

economica e patrimoniale dei<br />

coniugi, al momento della<br />

decisione.<br />

( 196 ) In altri Paesi europei, tra


cui ad esempio la Germania, <strong>il</strong><br />

Belgio e la Danimarca, <strong>il</strong> giudice<br />

quantifica l’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>coniuge</strong> e i <strong>figli</strong> sulla base di<br />

tabelle che riportano <strong>il</strong> costo della<br />

vita e dei <strong>figli</strong>, elaborato su basi<br />

statistiche <strong>per</strong> fasce di reddito, e<br />

di numero ed età dei <strong>figli</strong>.<br />

( 197 ) Cass., 3 ottobre 2005, n.<br />

19291; Cass., 9 settembre 2002, n.<br />

13065, in Fam. e dir., 2002, 587,<br />

con nota di LIUZZI; Cass. 14<br />

agosto 1997, n. 7630.<br />

( 198 ) Cass., 6 maggio 1998, n.<br />

4543, in Giust. Civ. Mass ., 1998,


941.<br />

( 199 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3922 ha affermato che “la revoca<br />

dell’assegnazione della casa<br />

fam<strong>il</strong>iare costituisce elemento<br />

valutab<strong>il</strong>e ai fini del<br />

riconoscimento dell’assegno di<br />

divorzio, in quanto essa incide<br />

negativamente (e, normalmente,<br />

in modo r<strong>il</strong>evante) sulla<br />

situazione economica della parte<br />

che debba ottenere in locazione<br />

altro immob<strong>il</strong>e <strong>per</strong> far fronte alle<br />

proprie necessità abitative, e ne<br />

può, quindi, derivare un<br />

peggioramento della situazione


economica dell’ex <strong>coniuge</strong> tale<br />

da renderla insufficiente ai fini<br />

della conservazione di un tenore<br />

di vita analogo a quello avuto in<br />

costanza di matrimonio” (<strong>nel</strong>lo<br />

stesso senso, Cass., 20 apr<strong>il</strong>e<br />

2011, n. 9079; Cass., 30 marzo<br />

2005, n. 6712); Cass., 9 settembre<br />

2002, n. 13065, cit.<br />

( 200 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />

10380; Cass., 18 luglio 2003, n.<br />

11224, Fam. e dir., 2004, 88.<br />

( 201 ) Cass., 8 novembre 1997, n.<br />

11031, in Fam. e dir., 1998, 347;<br />

Cass., 26 giugno 1996, n. 5916, in<br />

Fam. e dir., 1996, 530.


( 202 ) Trib. Roma, 2 maggio<br />

2006, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />

2006, 1200.<br />

( 203 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />

10380.<br />

( 204 ) Cass. 21 settembre 2005,<br />

n. 18604, in Guida al dir., 2005,<br />

n. 43.<br />

( 205 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4571; Cass., 11 dicembre 2003, n.<br />

18920; Cass. 17 ottobre 1989,<br />

4163.<br />

( 206 ) Cass., 25 agosto 2006, n.<br />

18547; Cass., 16 dicembre 2004,<br />

n. 23378, Fam. e dir., 2/2005,


127; Cass., 19 marzo 2002, n.<br />

3975, in Giust. Mass., 2002, 489.<br />

( 207 ) Cass., 19 marzo 2004, n.<br />

5555, Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. , 2004,<br />

343; Cass., 7 marzo 2001 n. 3291,<br />

Fam. e dir., 2001, 608, con nota di<br />

NADDEO; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />

3490; Cass. 18 agosto 1994 n.<br />

7437, Nuova Giust. Civ., 1995, I,<br />

551.<br />

( 208 ) Secondo Cass., 23 luglio<br />

2010, n. 17347, “<strong>il</strong> rifiuto di<br />

accettare possib<strong>il</strong>ità d’impiego<br />

non può essere considerato, di<br />

<strong>per</strong> sè solo, espressione di<br />

renitenza a provvedere al proprio


<strong>mantenimento</strong> se non si dimostri<br />

che le offerte erano adeguate alla<br />

qualificazione professionale e<br />

alla dignità <strong>per</strong>sonale del<br />

<strong>coniuge</strong>, tenuto anche conto delle<br />

condizioni economiche e sociali<br />

godute prima della crisi<br />

matrimoniale”.<br />

( 209 ) Cass., 2 luglio 2004, n.<br />

12121, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />

2005, 46, e Foro It., 2006, 2, 580,<br />

I, ha sostenuto che “l’attitudine al<br />

lavoro proficuo, come potenziale<br />

capacità di guadagno, appartiene<br />

certamente al novero degli<br />

elementi valutab<strong>il</strong>i dal Giudice


della <strong>separazione</strong> <strong>per</strong> definire la<br />

misura dell’assegno, dovendo<br />

egli considerare a tal fine non<br />

soltanto i redditi in denaro, ma<br />

anche ogni ut<strong>il</strong>ità o capacità<br />

propria dei coniugi, suscettib<strong>il</strong>e<br />

di valutazione economica (Cass.<br />

nn. 4543/1998, 7630/1997,<br />

961/1992, 11523/1990, 6774/<br />

1990). Ma <strong>il</strong> mancato<br />

sfruttamento della supposta<br />

attitudine al lavoro non equivale<br />

ad un reddito attuale né, di <strong>per</strong> sé<br />

ed in modo univoco, lascia<br />

presumere la volontaria ripulsa<br />

di propizie occasioni di reddito.


L’inattività lavorativa, infatti,<br />

non necessariamente è indice di<br />

scarsa d<strong>il</strong>igenza <strong><strong>nel</strong>la</strong> ricerca di<br />

un lavoro, finché non sia provato,<br />

ai fini della decisione<br />

sull’assegno, <strong>il</strong> rifiuto di una<br />

concreta opportunità di<br />

occupazione: solo in tal caso lo<br />

stato di disoccupazione potrebbe<br />

essere interpretato, secondo le<br />

circostanze, come rifiuto o non<br />

avvertita necessità di un reddito;<br />

<strong>il</strong> che condurrebbe ad escludere<br />

<strong>il</strong> diritto di ricevere dal <strong>coniuge</strong><br />

(cfr. Cass. nn. 3975/2002, 4163/<br />

1989), a titolo di <strong>mantenimento</strong>,


le somme che <strong>il</strong> richiedente<br />

avrebbe potuto ottenere quale<br />

retribuzione <strong>per</strong> l’attività<br />

lavorativa rifiutata o dismessa<br />

senza giusto motivo”; v. anche<br />

Cass., 19 marzo 2002, n. 3975, in<br />

Giust. civ. Mass., 2002, 489.<br />

( 210 ) Cass., 30 dicembre 2011,<br />

n. 30216, ha ribadito che “in tema<br />

di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, alla breve durata del<br />

matrimonio non può essere<br />

riconosciuta efficacia preclusiva<br />

del diritto all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>, ove di questo<br />

sussistano gli elementi


costitutivi”, e “al più, alla durata<br />

d e l matrimonio può essere<br />

attribuito r<strong>il</strong>ievo ai fini della<br />

determinazione della misura<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>”;<br />

Cass., 8 febbraio 2006, n. 2818;<br />

Cass., 16 dicembre 2004, n.<br />

23378, in Fam. e dir., 2/2005,<br />

127; Cass., 22 ottobre 2004, n.<br />

20638 in Foro it., Rep. 2004, voce<br />

Separazione di coniugi, n. 73.<br />

( 211 ) Cass. 10 agosto 2007, n.<br />

17643, in Guida al dir., 2007, 42,<br />

76; Cass. 12 dicembre 2003, n.<br />

19042, in Dir. Fam., 2004, 373;<br />

Cass., 8 agosto 2003, n. 11975;


Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 3503, in<br />

Giur. it., 1999, 1608.<br />

( 212 ) Cass., 25 novembre 2010,<br />

n. 23968 ha precisato che “pure la<br />

relazione stab<strong>il</strong>e del <strong>coniuge</strong><br />

avente diritto al <strong>mantenimento</strong><br />

non esonera l’altra parte<br />

dall’obbligo di corrispondere<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> in suo<br />

favore, in rapporto agli articoli<br />

155 e 156 c.c., in mancanza della<br />

prova che <strong>il</strong> convivente provveda<br />

integralmente ai bisogni di chi<br />

chiede <strong>il</strong> contributo”; Cass., 20<br />

gennaio 2006, n. 1179; Cass., 22<br />

apr<strong>il</strong>e 1993, n. 4761, in Guida al


dir., n. 11/1995, 66.<br />

( 213 ) Cass., 27 marzo 1993, n.<br />

3720.<br />

( 214 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2001, n.<br />

6017, Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 864.<br />

( 215 ) contra, Cass., 27 gennaio<br />

2004, n. 1398, e Cass., 22<br />

novembre 2000, n. 15065, dove si<br />

è sostenuto che “la formazione di<br />

una nuova famiglia non legittima<br />

di <strong>per</strong> sé una diminuzione del<br />

contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> nati in precedenza, in<br />

quanto costituisce espressione di<br />

una scelta e non di una necessità


e lascia inalterata la consistenza<br />

degli obblighi nei confronti della<br />

prole. Tuttavia …. <strong>il</strong> Giudice del<br />

merito deve indubbiamente tenere<br />

conto, in misura consona al<br />

tenore di vita delle parti,<br />

dell’obbligo di <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> nati da una nuova relazione<br />

che una di esse abbia iniziato”.<br />

( 216 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4551, consolidando<br />

l’orientamento della<br />

giurisprudenza di legittimità sul<br />

punto, ha precisato che la<br />

costituzione di un nuovo nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare o la nascita di <strong>figli</strong> non


comporta automaticamente<br />

l’accoglimento della domanda di<br />

riduzione dell’assegno avanzata<br />

dal <strong>coniuge</strong> obbligato, dovendo <strong>il</strong><br />

giudice verificare se i<br />

sopravvenuti oneri fam<strong>il</strong>iari del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato al versamento<br />

dell’assegno determinino un<br />

effettivo depau<strong>per</strong>amento delle<br />

sue sostanze, così da effettuare<br />

una rinnovata valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

delle parti; Cass., 20 gennaio<br />

2006, n. 1179; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e<br />

2002, n. 4800; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e<br />

2001, n. 6017, in Dir. Fam., 2001,


864.<br />

( 217 ) Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4800, in Giur. It ., 2003, 4, 686,<br />

con nota di BARBIERA; Cass., 5<br />

giugno 1997, n. 5024, in Fam.<br />

Dir., 1997, 305.<br />

( 218 ) Cass., 19 settembre 2006,<br />

n. 20256; Cass., 7 febbraio 2006,<br />

n. 2626; Cass., 24 dicembre 2002,<br />

n. 18327; Cass., 28 settembre<br />

2001, n. 12136, in Fam. e dir.,<br />

2002, 271; Cass. 7 maggio 1999,<br />

n. 4570; Cass. 22 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />

4094; Cass. 10 marzo 1994, n.<br />

2349.


( 219 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3914; Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />

785.<br />

( 220 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9861.<br />

( 221 ) Cass., 29 apr<strong>il</strong>e 2005, n.<br />

8940, Fam. e dir., n. 4/2005, 434;<br />

Cass., 27 agosto 2004, n. 17136,<br />

in Guida al dir., 2004, 37, 75.<br />

( 222 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />

n. 18618.<br />

( 223 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9861; Cass. 6 ottobre 2005, n.<br />

19446; Cass., 16 luglio 2004, n.<br />

13169; Cass. 7 maggio 2002, n.


6541; Cass., 24 maggio 2001, n.<br />

7068; Cass. 5 agosto 1997, n.<br />

7199.<br />

( 224 ) Cass., 19 ottobre 2006, n.<br />

22500; Cass., 19 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />

5126.<br />

( 225 ) Recentemente <strong>il</strong> Tribunale<br />

di Roma e <strong>il</strong> Tribunale di Monza<br />

hanno introdotto una prassi che<br />

prevede l’inserimento <strong>nel</strong> decreto<br />

presidenziale che fissa l’udienza<br />

di comparizione delle parti nei<br />

giudizi di <strong>separazione</strong> e divorzio,<br />

ed i termini <strong>per</strong> la notificazione<br />

del decreto e del deposito della<br />

memoria difensiva del convenuto,


della richiesta alle parti di<br />

depositare le dichiarazioni dei<br />

redditi degli ultimi tre anni e una<br />

dichiarazione sostituiva di atto<br />

notorio (ai sensi e <strong>per</strong> gli effetti di<br />

cui al d.P.R. 445/2000)<br />

contenente l’indicazione di<br />

circostanze inerenti al reddito e al<br />

patrimonio di ciascuno dei<br />

coniugi. I provvedimenti sono<br />

pubblicati in Fam. e dir., n. 4,<br />

2012.<br />

( 226 ) Cass., 12 giugno 2006, n.<br />

13592; Cass. 11 marzo 2006, n.<br />

5379; Cass. 14 maggio 2005, n.<br />

10135, in Foro it. Rep., 2005,


voce Presunzione, n. 6; Cass. 19<br />

giugno 2003, n. 9806, Foro it.<br />

Rep., 2003, voce Prova civ<strong>il</strong>e in<br />

genere, n. 50.<br />

( 227 ) Cass. 17 maggio 2005, n.<br />

10344, in Guida al dir., 2005, n.<br />

25, 46.<br />

( 228 ) Cass. 22 marzo 2012, n.<br />

4551; Cass., 28 gennaio 2011, n.<br />

2098 ha ribadito che <strong>il</strong> potere del<br />

giudice di attivare, d’ufficio o su<br />

istanza di parte, indagini<br />

patrimoniali avvalendosi della<br />

polizia tributaria “non può essere<br />

attivato a fini meramente<br />

esplorativi, sicchè la relativa


istanza e la contestazione di<br />

parte dei fatti incidenti sulla<br />

posizione reddituale del <strong>coniuge</strong><br />

tenuto al predetto <strong>mantenimento</strong><br />

devono basarsi su fatti specifici e<br />

circostanziati”.<br />

( 229 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915.<br />

( 230 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4551; Cass., 25 maggio 2007, n.<br />

12308; Cass., 17 maggio 2005, n.<br />

10344, cit.<br />

( 231 ) Cass., 23 apr<strong>il</strong>e 2010, n.<br />

9719; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9861; Cass., 17 maggio 2005, n.


10344.<br />

( 232 ) Cass., 30 luglio 1997 n.<br />

7127, Giust. Civ., 1998, I, 1413,<br />

con nota di CASINI.<br />

( 233 ) Cass., 30 luglio 1997 n.<br />

7127, cit., ha affermato che “in<br />

tema di <strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />

dei coniugi, <strong>il</strong> giudice ha facoltà<br />

di determinare l’assegno<br />

<strong>per</strong>iodico di <strong>mantenimento</strong>, che<br />

un <strong>coniuge</strong> è obbligato a versare<br />

in favore dell’altro, in una somma<br />

di danaro unica o in più voci di<br />

spesa, le quali, <strong>nel</strong> loro insieme e<br />

correlate tra loro, risultino<br />

idonee a soddisfare le esigenze


del <strong>coniuge</strong> in cui favore<br />

l’assegno è disposto, rispettando<br />

<strong>il</strong> requisito generale di<br />

determinatezza o determinab<strong>il</strong>ità<br />

dell’obbligazione (art. 1346 c.c.).<br />

Pertanto, <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> può essere<br />

obbligato a corrispondere, oltre<br />

ad un assegno determinato in<br />

somma di danaro, anche altre<br />

spese, quali quelle relative al<br />

canone di locazione <strong>per</strong> la casa<br />

coniugale ed i relativi oneri<br />

condominiali, purché queste<br />

spese abbiano costituito oggetto<br />

di specifico accertamento <strong>nel</strong><br />

loro ammontare e vengano


attribuite <strong>nel</strong> rispetto dei criteri<br />

sanciti dai commi primo e<br />

secondo dell’art. 156 c.c.".<br />

( 234 ) Cass., 23 dicembre 1988,<br />

n. 7044, in Giust. Civ., 1988, I,<br />

1062; Cass. 13 maggio 1999, n.<br />

4748.<br />

( 235 ) Cass., 22 ottobre 2002, n.<br />

14886, Giust. civ. Mass., 2002,<br />

1829; Cass., 8 gennaio 1994, n.<br />

147, Giur. it . 1994, I, 1, 844, e<br />

Fam. e dir., 1994, 281.<br />

( 236 ) Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 2000, n.<br />

4 5 5 8 , Giust. civ. Mass., 2000,<br />

775; Cass., 8 gennaio 1994, cit.


( 237 ) Cass., 20 agosto 1997, n.<br />

7 7 7 0 , Giust. civ. Mass., 1997,<br />

1455.<br />

( 238 ) Cass., 12 dicembre 2003,<br />

n. 19042, Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />

2004, 373.<br />

( 239 ) Cass., 22 ottobre 2002, n.<br />

14886, cit.<br />

( 240 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 17 luglio 2008, n.<br />

19722; Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />

28; Cass. n. 14886/2002; Cass. n.<br />

4558/2000.<br />

( 241 ) Cass. 9 settembre 2002, n.<br />

13060, Giur. it ., 2003, c. 1794;


Cass., 5 giugno 1990, n. 5384.<br />

( 242 ) Cass. 23 apr<strong>il</strong>e 1998, n.<br />

4198, Foro it. Rep., 1998, voce<br />

Separazione di coniugi, n. 92;<br />

Cass. 12 apr<strong>il</strong>e 1994, n. 3415,<br />

Giust. Civ., 1994, I, c. 2865.<br />

( 243 ) Cass., 4 febbraio 2000, n.<br />

1226, Fam. e dir., 6, 2000, 582,<br />

con nota di Ivaldi; Cass., 3<br />

novembre 1994, n. 9047, Giust.<br />

Civ., 1995, 743.<br />

( 244 ) Cass. 11 apr<strong>il</strong>e 2011, n.<br />

8227, <strong>nel</strong> sottolineare che “la<br />

legge prevede un criterio di<br />

adeguamento automatico


dell’assegno divorz<strong>il</strong>e”, precisa<br />

che ciò “comporta che esso è<br />

rivalutab<strong>il</strong>e anche in assenza di<br />

domanda di parte e senza obbligo<br />

di motivazione”; Cass., 4 febbraio<br />

2000, n. 1226, Fam. e dir., 2000,<br />

582 Cass., sez. I, 6 dicembre<br />

1999, n. 13610, in Giust. civ.<br />

Mass., 1999, 2451.<br />

( 245 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />

5378.<br />

( 246 ) Cass., 27 agosto 2004, n.<br />

17136, cit..<br />

( 247 ) Cass., 8 maggio 2008, n.<br />

11489, in Guida al dir. 2008, 33,


62, con nota di DE TULLIO; Cass.,<br />

22 novembre 2007, n. 24321, in<br />

Famiglia e Minori, 2008, 2, 69;<br />

Cass., 5 marzo 2001, n. 3149<br />

( 248 ) Cass., 2 dicembre 2004, n.<br />

22606.<br />

( 249 ) Cass., 7 dicembre 1999, n.<br />

13666.<br />

( 250 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />

5378.<br />

( 251 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />

785; Cass., 26 settembre 2007, n.<br />

20204.<br />

( 252 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 17 luglio 2008, n.


19722; Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />

28.<br />

( 253 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2,<br />

La famiglia. Le successioni, 2005,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 285, precisa che<br />

“<strong>il</strong> diritto all’assegno<br />

postmatrimoniale ha la sua fonte<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> legge. La sentenza o<br />

l’accordo delle parti non creano<br />

<strong>il</strong> diritto ma ne accertano<br />

l’esistenza o ne fissano <strong>il</strong><br />

contenuto. <strong>Il</strong> diritto ha infatti pur<br />

sempre la sua causa <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

solidarietà postconiugale e la sua<br />

fattispecie costitutiva nei<br />

presupposti previsti dalla norma.


Dalla sentenza o dall’accordo<br />

delle parti dipendono invece la<br />

liquidità e l’esigib<strong>il</strong>ità del diritto.<br />

<strong>Il</strong> provvedimento giudiziale che<br />

dispone la corresponsione<br />

dell’assegno è, precisamente, una<br />

sentenza di condanna emessa a<br />

seguito dell’accertamento e della<br />

determinazione del diritto dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> nei confronti dell’altro.<br />

Essa costituisce titolo esecutivo<br />

<strong>per</strong> l’esercizio del diritto.”.<br />

( 254 ) Cass., Sez. un., 26 apr<strong>il</strong>e<br />

1974, n. 1194.<br />

( 255 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />

dell’assegno di divorzio, in


L’assegno, la pensione e gli altri<br />

diritti di DOSSETTI, MORETTI,<br />

MENOTTI, PASTORI, La Tribuna,<br />

Piacenza, 2003, 31 ss.<br />

( 256 ) TOMMASEO, La disciplina<br />

processuale del divorzio, in<br />

BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />

scioglimento del matrimonio, in<br />

Commentario Schlesinger, 2ª ed.,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2004, 351.<br />

( 257 ) Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2008, n.<br />

10810, con riferimento alla<br />

domanda di parte, ha precisato<br />

che “<strong>per</strong> accertare se sia stata o<br />

meno proposta, <strong>il</strong> giudice di


merito deve avere riguardo al<br />

contenuto sostanziale della<br />

pretesa fatta valere con riguardo<br />

alle finalità che la parte intende<br />

<strong>per</strong>seguire, con la conseguenza<br />

che un’istanza non<br />

espressamente e formalmente<br />

proposta può ritenersi<br />

implicitamente introdotta e<br />

virtualmente contenuta <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

domanda dedotta in giudizio<br />

quando si trovi in rapporto di<br />

connessione necessaria con <strong>il</strong><br />

"petitum" e la "causa petendi"<br />

formulati sia dalla parte stessa,<br />

che dalla controparte, senza


<strong>per</strong>ciò introdurre un nuovo<br />

"thema decidendum"; v. anche<br />

Cass. 5 luglio 2001 n. 9058, in<br />

Fam<strong>il</strong>ia, 2002, 270; e, più in<br />

generale, Cass. 9 apr<strong>il</strong>e 2004 n..<br />

6972, Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2004 n.<br />

8128.<br />

( 258 ) Cass., 2 febbraio 1998, n.<br />

1031; Cass., 15 novembre 1982,<br />

n. 6094, in Dir. Fam. Pers ., 1983,<br />

25.<br />

( 259 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />

1779 ha da ultimo ribadito che<br />

“tra <strong>il</strong> giudizio di divorzio e<br />

quello di modifica delle<br />

condizioni della <strong>separazione</strong>


<strong>per</strong>sonale, pendenti dinanzi a<br />

giudici diversi, non ricorrono i<br />

requisiti dell’identità di petitum e<br />

di causa petendi che<br />

costituiscono, insieme con<br />

l’identità dei soggetti,<br />

presupposti indispensab<strong>il</strong>i <strong>per</strong>ché<br />

possa ravvisarsi l’identità di<br />

causa ai sensi dell’art. 39 cod.<br />

proc. civ.. Si tratta, <strong>per</strong> contro, di<br />

procedimenti del tutto autonomi,<br />

sia <strong>per</strong> la diversa struttura,<br />

finalità e natura dell’assegno di<br />

divorzio rispetto a quella di<br />

<strong>separazione</strong>, sia <strong>per</strong>ché <strong>per</strong><br />

effetto della pronunzia di


divorzio <strong>per</strong>de efficacia <strong>il</strong><br />

regolamento economico stab<strong>il</strong>ito<br />

in sede di <strong>separazione</strong>”. La<br />

Suprema Corte ha altresì<br />

precisato con la stessa pronuncia<br />

che “ciò non esclude che la<br />

domanda di adeguamento<br />

dell’assegno di <strong>separazione</strong><br />

possa essere proposta dinanzi<br />

allo stesso giudice del divorzio,<br />

data, anzi, l’opportunità del<br />

simultaneus processus <strong>per</strong> la<br />

definizione di questioni<br />

patrimoniali indubbiamente<br />

connesse (Cass., sez. 1^, 10<br />

dicembre 2008, n. 28.990; Cass.,


sez. 1^, 24 agosto 1994, n. 7488);<br />

con l’unico limite naturale del<br />

divieto di duplicazione dei due<br />

assegni e di preclusione della<br />

revisione dell’assegno di<br />

<strong>separazione</strong> ove l’ordinanza<br />

presidenziale o del giudice<br />

istruttore di cui alla L. 1<br />

dicembre 1970, n. 898, art. 4,<br />

comma 8, contenga già<br />

disposizioni sui rapporti<br />

economici tra i coniugi”.<br />

( 260 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />

1779; Cass., 8 maggio 1992, n.<br />

5497; Cass., 24 agosto 1994 n.<br />

7488 ha affermato che “poiché


l’assegno di <strong>mantenimento</strong> in<br />

favore di uno dei coniugi in<br />

regime di <strong>separazione</strong> è dovuto<br />

fino al passaggio in giudicato<br />

della sentenza che pronuncia <strong>il</strong><br />

divorzio, deve sempre ritenersi<br />

ammissib<strong>il</strong>e - proprio <strong>per</strong><br />

l’opportunità del simultaneus<br />

processus innanzi allo stesso<br />

giudice <strong>per</strong> la definizione delle<br />

questioni patrimoniali<br />

indubbiamente connesse - la<br />

domanda di adeguamento<br />

dell’assegno di <strong>separazione</strong> <strong>nel</strong><br />

corso del giudizio di divorzio,<br />

anche se <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> che tale


adeguamento richiede non si<br />

opponga alla pronuncia di<br />

scioglimento o di cessazione<br />

degli effetti civ<strong>il</strong>i del matrimonio<br />

e richieda, contestualmente, la<br />

corresponsione dell’assegno di<br />

divorzio ai sensi dell’articolo 5<br />

della legge 898/1970 e sempre<br />

che non si richieda, <strong>per</strong> lo stesso<br />

<strong>per</strong>iodo, la concessione di<br />

entrambi gli assegni.”<br />

( 261 ) Cass., 8 febbraio 2012, n.<br />

1779; Cass., 8 luglio 2005, n.<br />

14381; Cass., 2 settembre 1997, n.<br />

8381.<br />

( 262 ) Cass., 8 luglio 2005, n.


14381; SALVANESCHI,<br />

Provvedimenti presidenziali<br />

<strong>nel</strong>l’interesse dei coniugi e della<br />

prole e procedimento cautelare<br />

uniforme, in Riv. dir. priv. , 1994,<br />

1066.<br />

( 263 ) TOMMASEO, La disciplina<br />

processuale del divorzio, op. cit.,<br />

349 ss.; GRAZIOSI (a cura di), I<br />

processi di <strong>separazione</strong> e di<br />

divorzio, Giappichelli, Torino,<br />

2008, 60, sostiene che <strong>il</strong><br />

presidente non ha autonomia di<br />

valutazione sul contenuto dei<br />

provvedimenti emessi <strong>nel</strong><br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, che


possono essere modificati solo<br />

con <strong>il</strong> procedimento ex art. 710<br />

c.p.c.<br />

( 264 ) TOMMASEO, La disciplina<br />

processuale del divorzio, op. cit.,<br />

349 ss.; SALETTI, Aa.Vv.,<br />

Procedimento e sentenza di<br />

divorzio, in <strong>Il</strong> diritto di famiglia,<br />

I, in Famiglia e matrimonio,<br />

Trattato diretto da BONILINI,<br />

CATTANEO, Utet, Torino, 1997,<br />

601.<br />

( 265 ) Cass., 30 marzo 1994, n.<br />

3164, in Giust. civ. Mass., 1994,<br />

429


( 266 ) la risposta affermativa<br />

sembra prevalere: TOMMASEO,<br />

La disciplina processuale del<br />

divorzio, op. cit., 410; SALETTI,<br />

Aa.Vv., Procedimento e sentenza<br />

di divorzio, op. cit., 616;<br />

SAL-VANESCHI, I procedimenti di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio dopo la<br />

novella del processo civ<strong>il</strong>e, in<br />

Riv. dir. priv ., 1996, 50; contra,<br />

GRAZIOSI, La sentenza di<br />

divorzio, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1997,<br />

298, sostiene che tali norme non<br />

sarebbero applicab<strong>il</strong>i al giudizio<br />

di divorzio, <strong>per</strong> <strong>il</strong> quale<br />

continuerebbe a valere la


disposizione speciale di cui<br />

all’art. 4, 11° co., l. divorzio, che<br />

non prevede l’inibitoria<br />

dell’efficacia esecutiva della<br />

sentenza.<br />

( 267 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />

<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>nel</strong> divorzio, in Fam. e dir., 1995,<br />

4, 387 ss.<br />

( 268 ) Cass. 10 apr<strong>il</strong>e 1992, n.<br />

4391.<br />

( 269 ) Secondo Tommaseo, Sui<br />

titoli idonei <strong>per</strong> iscrivere ipoteca<br />

giudiziale a garanzia delle


obbligazioni assunte <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, in<br />

Fam. e dir ., n. 3 / 2011, 289, nota<br />

a Trib. Vicenza, decreto 27<br />

maggio 2010 (che conferma Cass.<br />

10 novembre 1994, n. 9393),<br />

“titolo idoneo <strong>per</strong> iscrivere<br />

ipoteca giudiziale a garanzia dei<br />

crediti di <strong>mantenimento</strong> disposti a<br />

favore del <strong>coniuge</strong> divorziato non<br />

è soltanto la sentenza di divorzio,<br />

come vuole la lettera dell’art. 8<br />

legge div., ma anche <strong>il</strong> decreto<br />

che modifica tale sentenza nei<br />

medesimi capi successivamente al<br />

suo passaggio in giudicato”;


BONILINI, TOMMASEO, Lo<br />

scioglimento del matrimonio,<br />

M<strong>il</strong>ano, 2010, 457 ss.<br />

( 270 ) Corte cost., ord. 17 giugno<br />

2002, n. 272, ha dichiarato<br />

infondata la questione di<br />

legittimità costituzionale dell’art.<br />

708, 3° e 4° comma, c.p.c.<br />

sollevata in riferimento agli artt. 3<br />

e 30 della Costituzione, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

parte in cui la norma non ammette<br />

l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale in forza dei<br />

provvedimenti provvisori e<br />

urgenti emanati dal presidente in<br />

sede di <strong>separazione</strong>; Cass. 25


novembre 2000, n. 1100, ord., in<br />

Corr. giur. 2001, 339 ss., con nota<br />

di F. DANOVI, All’esame della<br />

Consulta la questione<br />

dell’iscrivib<strong>il</strong>ità di ipoteca<br />

giudiziale in forza di ordinanza<br />

ex art. 708 c.p.c.<br />

( 271 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />

<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.<br />

( 272 ) Cass., 29 gennaio 1980, n.<br />

679, in Giust. civ., 1980, I, 1342:<br />

“L’iscrizione ipotecaria in base<br />

alla sentenza attributiva<br />

dell’assegno di divorzio, che


l’art. 8 comma 2 della l. 1<br />

dicembre 1970 n. 898, prevede<br />

senza indicare alcun criterio <strong>per</strong><br />

la determinazione della somma<br />

<strong>per</strong> cui può essere presa, può<br />

essere fatta <strong>per</strong> la somma<br />

indicata dal creditore (art. 2838<br />

c.c.), con la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

debitore di chiederne la<br />

riduzione con ricorso al giudice,<br />

<strong>il</strong> quale non gode di<br />

discrezionalità piena, ma deve<br />

applicare criteri che facciano<br />

riferimento ad elementi obiettivi,<br />

quali le tabelle previste dal r.d. 9<br />

ottobre 1922 n. 1403 <strong>per</strong> la


costituzione delle rendite vitalizie<br />

immediate. La prelazione così<br />

precostituita dal creditore<br />

dell’assegno può essere fatta<br />

valere solo nei limiti delle rate<br />

scadute e non pagate e non incide<br />

sulla disponib<strong>il</strong>ità del bene<br />

ipotecato e sulla capacità di<br />

essere garanzia di future<br />

obbligazioni, restando anzi<br />

soggetta alla riduzione ai sensi<br />

del comma 2 dell’art. 2873 c.c.<br />

dopo l’estinzione di un quinto<br />

della somma capitalizzata”.<br />

( 273 ) Cass. 6 luglio 2004, n.<br />

12309, ha affermato che “posto …


che l’avente diritto, <strong>per</strong> sé o <strong>per</strong> i<br />

<strong>figli</strong>, oltre che dalla garanzia ex<br />

lege nascente dall’ipoteca<br />

giudiziale ai sensi dell’art. 2818<br />

c.c., può essere tutelato nei<br />

rispettivi interessi da specifiche<br />

garanzie imposte al debitore<br />

dalla sentenza di divorzio o di<br />

<strong>separazione</strong> (nonché <strong>nel</strong> caso del<br />

verbale di <strong>separazione</strong><br />

omologato), quando vi sia <strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>icolo che egli possa sottrarsi<br />

all’adempimento delle sue<br />

obbligazioni, pare inevitab<strong>il</strong>e<br />

dover concludere, sulla base di<br />

una lettura in chiave


"sistematica" delle riportate<br />

disposizioni (la quale tenga<br />

altresì conto, da un lato, pur<br />

sempre dell’autonomia, rispetto<br />

all’art. 2818 c.c., ivi richiamato,<br />

delle previsioni di cui all’art. 8,<br />

secondo comma, della legge n.<br />

898 del 1970 e di cui all’art. 156,<br />

quinto comma, c.c., nonché,<br />

dall’altro lato, del fatto che<br />

anche le misure del sequestro di<br />

parte dei beni del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato e dell’ordine ai terzi di<br />

versamento diretto agli aventi<br />

diritto sono subordinate, a norma<br />

del penultimo comma dell’art.


156 c.c., come pure al sensi delle<br />

disposizioni affini contenute nei<br />

commi dal terzo al settimo<br />

dell’art. 8 della citata legge n.<br />

898/1970, quali sostituiti dall’art.<br />

12 della legge n. 74 del 1987, al<br />

"caso di inadempienza"<br />

dell’obbligato, ancorché,<br />

evidentemente, in queste ultime<br />

ipotesi debba trattarsi di una<br />

"sottrazione all’adempimento"<br />

già avvenuta e non già soltanto<br />

del mero "<strong>per</strong>icolo" di tale<br />

sottrazione), <strong>nel</strong> senso che la<br />

valutazione del creditore, ai fini<br />

dell’iscrizione ipotecaria, circa


la sussistenza di siffatto <strong>per</strong>icolo<br />

resta sindacab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> merito, onde<br />

la relativa mancanza, originaria<br />

o sopravvenuta, determina,<br />

venendo appunto meno lo scopo<br />

<strong>per</strong> cui la legge consente <strong>il</strong><br />

vincolo, l’estinzione della<br />

garanzia ipotecaria già prestata<br />

e, di conseguenza, <strong>il</strong> sorgere del<br />

diritto dell’obbligato ad ottenere<br />

dal giudice, dietro accertamento<br />

delle condizioni anzidette,<br />

l’emanazione del corrispondente<br />

ordine di cancellazione ai sensi<br />

dell’art. 2884 c.c.. Nella specie,<br />

quindi, va esente da censura la


decisione della Corte territoriale,<br />

là dove questa, "tenuto conto del<br />

corretto adempimento del B., in<br />

misura anche su<strong>per</strong>iore al<br />

dovuto" ciò che, evidentemente,<br />

equivale ad un apprezzamento<br />

negativo circa "<strong>il</strong> <strong>per</strong>icolo che<br />

egli possa sottrarsi<br />

all’adempimento" stesso, ha<br />

quindi ordinato la cancellazione<br />

dell’ipoteca fatta iscrivere<br />

dall’odierna ricorrente<br />

sull’immob<strong>il</strong>e di esclusiva<br />

proprietà del <strong>coniuge</strong>.”; v. anche<br />

Cass., 20 novembre 1991, n.<br />

12428, che ha precisato che è


imessa alla valutazione del<br />

creditore la sussistenza del<br />

<strong>per</strong>icolo di inadempimento che<br />

giustifica l’iscrizione dell’ipoteca<br />

giudiziale in forza della sentenza<br />

di divorzio che imponga all’altro<br />

<strong>coniuge</strong> la corresponsione<br />

dell’assegno.<br />

( 274 ) Art. 19 L. n. 74/1987:<br />

“Tutti gli atti, i documenti ed i<br />

provvedimenti relativi al<br />

procedimento di scioglimento del<br />

matrimonio o di cessazione degli<br />

effetti civ<strong>il</strong>i del matrimonio<br />

nonchè ai procedimenti anche<br />

esecutivi e cautelari diretti ad


ottenere la corresponsione o la<br />

revisione degli assegni di cui agli<br />

articoli 5 e 6 della legge 1º<br />

dicembre 1970, n. 898, sono<br />

esenti dall’imposta di bollo, di<br />

registro e da ogni altra tassa.”<br />

( 275 ) Cass. 27 gennaio 2004, n.<br />

1398; Cass., 11 apr<strong>il</strong>e 1991, n.<br />

3817.<br />

( 276 ) CARPI, GRAZIOSI,<br />

Procedimenti in tema di famiglia,<br />

in Digesto civ., XIV, Utet, Torino,<br />

1996, 523 ss.; ANSALDO,<br />

Divorzio, in Comm. Alpa, Zatti,<br />

Leggi complementari, 4ª ed., I,<br />

Cedam, Padova, 2003, 303 ss.;


BARBIERA, I diritti patrimoniali<br />

dei separati e dei divorziati , op.<br />

cit., 126.<br />

( 277 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />

<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.; DE<br />

FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 595, sostiene<br />

che “in favore dell’applicab<strong>il</strong>ità<br />

della procedura <strong>per</strong> <strong>il</strong> pagamento<br />

diretto da parte del terzo solo ai<br />

provvedimenti economici disposti<br />

a seguito di sentenza, deponga la<br />

configurazione sistematica della


norma, la quale, al primo ed al<br />

secondo comma, si riferisce alla<br />

sentenza e non può, <strong>nel</strong> comma<br />

successivo, mutare, senza<br />

esplicita previsione, <strong>il</strong> proprio<br />

ambito di riferimento, divenendo<br />

applicab<strong>il</strong>e in corso di causa.<br />

Questa conclusione risponde a<br />

principi di ragionevolezza, in<br />

quanto, finchè <strong>il</strong> giudizio si sta<br />

svolgendo (e <strong>per</strong>tanto non<br />

sussistono né la preoccupazione<br />

di aggravare <strong>il</strong> carico giudiziario<br />

con nuove domane, né quella di<br />

costringere la parte a porre in<br />

essere nuove iniziative


processuali) è opportuno che<br />

ogni vicenda che riguarda<br />

l’oggetto della causa sia<br />

sottoposta al vaglio del giudice<br />

della stessa e, <strong>per</strong> migliore tutela<br />

delle parti, sia inserita<br />

<strong>nel</strong>l’ambito della valutazione<br />

complessiva che lo stesso deve<br />

compiere”.<br />

( 278 ) CECCHERINI, I rapporti<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />

famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, op. cit.,<br />

403.<br />

( 279 ) secondo DOGLIOTTI,<br />

Separazione e divorzio. <strong>Il</strong> dato<br />

normativo. I problemi


interpretativi, op. cit., 206, <strong>il</strong><br />

sequestro a garanzia degli<br />

obblighi patrimoniali in sede di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale<br />

presuppone l’inadempienza<br />

dell’obbligato, mentre quello<br />

introdotto <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina del<br />

divorzio presuppone <strong>il</strong> mero<br />

<strong>per</strong>icolo di inadempimento.<br />

( 280 ) SERVETTI, I mezzi di tutela<br />

<strong>per</strong> l’adempimento degli obblighi<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e<br />

<strong>nel</strong> divorzio, cit., 387 ss.;<br />

CUSATTI, <strong>Il</strong> «nuovo» sequestro<br />

dei beni dell’ex-<strong>coniuge</strong> a tutela<br />

del diritto al <strong>mantenimento</strong>, in


Dir. e giust., 1987, 348 ss..<br />

( 281 ) DOGLIOTTI, Separazione e<br />

divorzio. <strong>Il</strong> dato normativo. I<br />

problemi interpretativi , op. cit.,<br />

206 ss., sostiene che <strong>il</strong> sequestro<br />

ex art. 8, ult. co., l. div. svolge<br />

anche una funzione in una certa<br />

misura, o lato sensu cautelare,<br />

tenuto conto che è diretta a<br />

conservare la garanzia e ad<br />

assicurare l’adempimento<br />

soprattutto di prestazioni future<br />

<strong>per</strong>iodiche; CECCHERINI, I<br />

rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />

della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />

op. cit., 266 ss., lo avvicina al


sequestro conservativo previsto<br />

dall’art. 1878 c.c., a tutela della<br />

rendita vitalizia, con caratteri di<br />

specialità, <strong>per</strong>ché oltre ad essere<br />

strumento di esecuzione forzata<br />

<strong>per</strong> le rate pregresse, o<strong>per</strong>a in<br />

funzione cautelare <strong>per</strong> le rate non<br />

ancora scadute.<br />

( 282 ) Cass., 19 febbraio 2003, n.<br />

2479 ha messo in luce le<br />

differenze della natura e della<br />

funzione dello strumento di cui<br />

all’art. 8, co. 7, l. 1.12.1970, n.<br />

898, da quelle del sequestro<br />

conservativo; Trib. M<strong>il</strong>ano, 5<br />

dicembre 1995, in Foro it. 1996, I,


c. 1050, e Giur. It., 1995, I,2, 878:<br />

“<strong>il</strong> sequestro di parte dei beni del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato previsto dal<br />

comma 6 dell’art. 156 c.c., non ha<br />

natura cautelare e, quindi, non<br />

essendo assoggettato in forza<br />

della clausola di compatib<strong>il</strong>ità di<br />

cui all’art. 669-quaterdecies alla<br />

nuova disciplina cautelare<br />

uniforme, non è impugnab<strong>il</strong>e con<br />

<strong>il</strong> reclamo previsto dall’art. 669terdecies”.<br />

( 283 ) SERVETTI, I mezzi di<br />

tutela <strong>per</strong> l’adempimento degli<br />

obblighi patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, cit.,


387 ss., secondo la quale “ragioni<br />

di ordine sistematico portano a<br />

ritenere che <strong>nel</strong>le more del<br />

procedimento di divorzio<br />

l’assegno <strong>per</strong>iodico<br />

eventualmente spettante ad un<br />

<strong>coniuge</strong> non possa che essere<br />

qualificato come di<br />

<strong>mantenimento</strong>, destinato, in caso<br />

di positivo apprezzamento della<br />

domanda ad esso relativa, a<br />

convertirsi in quello divorz<strong>il</strong>e<br />

(dalle connotazioni e dalle<br />

conseguenze del tutto particolari)<br />

solo con l’emanazione della<br />

sentenza: da tali r<strong>il</strong>ievi


discenderà altresì l’osservazione<br />

che prima di tale momento<br />

decisorio l’assegno in questione<br />

sarà assoggettato alla disciplina<br />

propria del regime di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale, non<br />

essendo consentito neppure a<br />

limitati effetti della sua tutela <strong>il</strong><br />

ricorso ad istituti che hanno <strong>per</strong><br />

loro natura riguardo alla sola<br />

prestazione <strong>per</strong>iodica ex art. 5..<br />

Tali argomentazioni rivestono,<br />

invero, valenza risolutiva anche<br />

in ordine alla accennata<br />

controversa questione della<br />

competenza ad autorizzare <strong>il</strong>


sequestro atipico qui in esame,<br />

poiché ne resta esclusa la<br />

possib<strong>il</strong>ità che ad emettere <strong>il</strong><br />

provvedimento in parola sia <strong>il</strong><br />

giudice istruttore, <strong>il</strong> quale in<br />

ragione della stessa<br />

determinazione temporale del suo<br />

ambito di competenza non potrà<br />

mai trovarsi di fronte<br />

all’esigenza di approntare una<br />

tutela ad un assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

che... <strong><strong>nel</strong>la</strong> sua esatta<br />

qualificazione giuridica non è<br />

ancora venuto ad esistenza.”.<br />

( 284 ) FIGONE, Sul <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o in regime di divorzio, in


Fam. e dir., 1995, 359 ss., 360;<br />

Trib. Verona, 17 novembre 1993,<br />

in Fam. e dir., 1994, 444, con nota<br />

di Russo, secondo cui “<strong>il</strong> rimedio<br />

del sequestro previsto dalla<br />

disciplina del divorzio può essere<br />

adottato dal giudice istruttore,<br />

anche a cautela dell’obbligo<br />

discendente da provvedimenti<br />

provvisori ed in pendenza del<br />

giudizio di divorzio”.<br />

( 285 ) Da ultimo, v. Cass., 7<br />

dicembre 2011, n. 26365.<br />

( 286 ) Cass. 19 settembre 2000,<br />

n. 12389.


( 287 ) Cass., 11 giugno 1997, n.<br />

5244.<br />

( 288 ) TOMMASEO, La disciplina<br />

processuale del divorzio, op. cit.,<br />

429; SALETTI, Aa.Vv.,<br />

Procedimento e sentenza di<br />

divorzio, op. cit., 609, sostiene<br />

invece che gli accordi di natura<br />

patrimoniale tra i coniugi non<br />

possono mai essere disattesi dal<br />

giudice.<br />

( 289 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 284.<br />

( 290 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.


La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 284.<br />

( 291 ) QUADRI, La nuova legge<br />

sul divorzio. I. Prof<strong>il</strong>i<br />

patrimoniali, Jovene, Napoli,<br />

1987, 34; BARBIERA, I diritti<br />

patrimoniali dei separati e dei<br />

divorziati , op. cit., 28 ss..<br />

( 292 ) DOGLIOTTI, Più luci che<br />

ombre <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del divorzio,<br />

i n Giust. civ., 1987, II, 493;<br />

BONI-LINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, in BONILINI e<br />

TOMMASEO, Lo scioglimento del<br />

matrimonio, in <strong>Il</strong> codice civ<strong>il</strong>e,<br />

Commentario Schlesinger diretto


da Bus<strong>nel</strong>li, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano,<br />

2004, 557 e s.; A. e M.<br />

FI-NOCCHIARO, Diritto di<br />

famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 1988, 398 e ss;<br />

FERRANDO, Le conseguenze<br />

patrimoniali del divorzio tra<br />

autonomia e tutela, cit., 722 ss.<br />

( 293 ) Cass., Sez. un., 29<br />

novembre 1990, n. 11490, in Foro<br />

it ., 1991, I, 67, con note di<br />

QUADRI e CARBONE; v. anche<br />

Cass., Sez. un., 29 novembre<br />

1990, nn. 11489, 11491, 11492.<br />

( 294 ) DOGLIOTTI, Più luci che


ombre <strong><strong>nel</strong>la</strong> riforma del divorzio,<br />

cit., 492 ss..<br />

( 295 ) MACARIO, Assegno di<br />

divorzio e mezzi adeguati, in Foro<br />

it., 1990, I, 1165, nota a Cass., 2<br />

marzo 1990, n. 1652, che, sulla<br />

base della natura esclusivamente<br />

assistenziale dell’assegno e della<br />

necessità di non creare posizioni<br />

di «pura rendita», ha affermato<br />

che «la valutazione relativa<br />

all’adeguatezza dei mezzi<br />

economici del richiedente deve<br />

essere compiuta con riferimento<br />

non al tenore di vita da lui<br />

goduto durante <strong>il</strong> matrimonio, ma


ad un modello di vita<br />

economicamente autonomo e<br />

dignitoso, quale, nei casi singoli,<br />

configurato dalla coscienza<br />

sociale»; QUADRI, La nuova<br />

legge sul divorzio, I, Prof<strong>il</strong>i<br />

patrimoniali, cit., 34 ss., ha<br />

sostenuto la tesi che <strong>il</strong><br />

presupposto del diritto<br />

all’assegno di divorzio consiste<br />

<strong>nel</strong>l’incapacità del <strong>coniuge</strong><br />

divorziato di condurre<br />

un’esistenza dignitosa.<br />

( 296 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />

del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, in <strong>Il</strong> diritto


di famiglia, Trattato diretto da<br />

Bon<strong>il</strong>ini e Cattaneo, I, Famiglia e<br />

matrimonio, Utet, Torino, 1997,<br />

640; DOSSETTI, L’attribuzione<br />

dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />

57 ss.; BONILINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, op. cit. 525.<br />

( 297 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 573.<br />

( 298 ) così RIMINI, La tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />

assistenziali ed esigenze<br />

compensative, in Fam. e dir., n. 4,<br />

2008, 412 ss. osserva che “<strong>per</strong><br />

evitare <strong>il</strong> formarsi di inique


endite parassitarie, la prassi<br />

giurisprudenziale finisce con <strong>il</strong><br />

creare modeste rendite<br />

sostanzialmente vitalizie che<br />

vengono <strong>per</strong>cepite dagli ex<br />

coniugi che hanno dedicato la<br />

vita alle esigenze della famiglia<br />

come compensazioni del tutto<br />

insufficienti dei loro sacrifici;<br />

mentre vengono <strong>per</strong>cepite dagli<br />

ex coniugi che non hanno<br />

ricevuto durante <strong>il</strong> matrimonio<br />

significativi contributi come una<br />

ingiusta, seppur modesta,<br />

assistenza vitalizia a chi non ha<br />

titolo <strong>per</strong> <strong>per</strong>cepirla.”.


( 299 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />

del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op. cit.,<br />

644, sostiene che “l’assegno non<br />

va considerato necessariamente<br />

ed in modo aprioristico, né come<br />

effetto della sussistenza tra gli ex<br />

coniugi di un particolare vincolo<br />

di solidarietà, né come aiuto al<br />

<strong>coniuge</strong> privo di mezzi, ma<br />

piuttosto come concreto<br />

strumento <strong>per</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare la<br />

situazione del <strong>coniuge</strong> che si<br />

trova in stato di inferiorità<br />

economica”.<br />

( 300 ) RIMINI, La tutela del


<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />

assistenziali ed esigenze<br />

compensative, cit., 412 ss., r<strong>il</strong>eva<br />

che “<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />

generalmente, al momento dello<br />

scioglimento del matrimonio, non<br />

cerca affatto assistenza – e<br />

considera anzi offensiva <strong>per</strong> la<br />

propria dignità la sola idea di<br />

chiedere assistenza – ma<br />

pretende una giusta ricompensa<br />

<strong>per</strong> i sacrifici spesso assai<br />

r<strong>il</strong>evanti compiuti durante <strong>il</strong><br />

matrimonio a favore della<br />

famiglia e di colui che si trova ad<br />

essere, al momento del divorzio, <strong>il</strong>


<strong>coniuge</strong> più forte. Talora chiede<br />

anche un indennizzo <strong>per</strong>ché<br />

ritiene di aver subito un torto da<br />

parte del <strong>coniuge</strong> più forte che ha<br />

violato i doveri che derivano dal<br />

matrimonio. Questa discrasia fra<br />

<strong>il</strong> fondamento che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

debole attribuisce ai propri diritti<br />

e la natura assistenziale<br />

attribuita all’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> ricostruzione<br />

giurisprudenziale non può<br />

portare ad una soluzione<br />

equ<strong>il</strong>ibrata e soddisfacente del<br />

conflitto postconiugale.”; v.<br />

QUADRI, Definizione degli assetti


economici postconiugali ed<br />

esigenze <strong>per</strong>equative, in Riv. dir.<br />

fam. e <strong>per</strong>s., 2005, 1307.<br />

( 301 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit., 277 ss.; CECCHERINI, I<br />

rapporti patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi<br />

della famiglia e <strong>nel</strong> fallimento,<br />

op. cit., 337 ss..<br />

( 302 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 278, sottolinea che “<strong>per</strong><br />

livello di vita matrimoniale deve<br />

intendersi <strong>il</strong> livello di vita che i<br />

coniugi avevano concretamente<br />

tenuto o avrebbero potuto tenere


in base ai loro redditi”.<br />

( 303 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 279<br />

( 304 ) ARGIROFFI, Gli alimenti.<br />

Prof<strong>il</strong>i oggettivi del rapporto,<br />

Utet, Torino, 1993, 30 ss.<br />

( 305 ) BONILINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, op. cit., 558;<br />

BRUSCUGLIA, GIUSTI, Sub art. 5<br />

l.d., in Commentario alla riforma<br />

del divorzio, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 1987,<br />

79; CARBONE, <strong>Il</strong> contrasto non<br />

composto sul tenore di vita<br />

«paraconiugale», in Fam. e dir.,


1994, 19; LUMINOSO, La riforma<br />

del divorzio: prof<strong>il</strong>i di diritto<br />

sostanziale. (Prime impressioni<br />

sulla l. 6.3.1987 n. 74), in Dir.<br />

fam. e <strong>per</strong>s., 1988, 455;<br />

MACARIO, Nuove norme sulla<br />

disciplina dei casi di<br />

scioglimento del matrimonio, sub<br />

art. 10, in Nuove leggi civ. comm.,<br />

a cura di LIPARI, Cedam, Padova,<br />

1987, 899 ss.; FER-RANDO, Le<br />

conseguenze patrimoniali del<br />

divorzio tra autonomia e tutela,<br />

cit., 729; TRABUCCHI, La<br />

funzione di assistenza<br />

<strong>nel</strong>l’assegno di divorzio e


l’assegno in corso di <strong>separazione</strong><br />

legale, in Giur. It., 1982, I, 1, 146.<br />

( 306 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />

dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />

62.<br />

( 307 ) RIMINI, La tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> più debole fra logiche<br />

assistenziali ed esigenze<br />

compensative, cit., 412 ss. osserva<br />

che "considerazioni di natura<br />

compensativa (la misura del<br />

contributo dato da ciascun<br />

<strong>coniuge</strong> al soddisfacimento delle<br />

esigenze fam<strong>il</strong>iari e la durata del<br />

matrimonio) e indennitaria (le<br />

ragioni della decisione) possono


portare all’annullamento del<br />

diritto del <strong>coniuge</strong> più debole”.<br />

( 308 ) DOSSETTI, L’attribuzione<br />

dell’assegno di divorzio, op. cit.,<br />

64; CECCHERINI, I rapporti<br />

patrimoniali <strong><strong>nel</strong>la</strong> crisi della<br />

famiglia e <strong>nel</strong> fallimento, op. cit.,<br />

329 ss..<br />

( 309 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 281.<br />

( 310 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 281.<br />

( 311 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.


La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 292 ss., osserva che<br />

“l’accordo delle parti non muta<br />

la causa del diritto all’assegno, e<br />

cioè la solidarietà postconiugale,<br />

e neppure <strong>il</strong> suo titolo che è pur<br />

sempre la legge. L’assegno<br />

determinativo dell’assegno<br />

postmatrimoniale ha piuttosto la<br />

natura di un negozio di<br />

accertamento” che ne fissa <strong>il</strong><br />

contenuto e la decorrenza degli<br />

effetti.<br />

( 312 ) <strong>per</strong> un approfondimento v.<br />

BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

op. cit., 524 ss.


( 313 ) A. e M. FINOCCHIARO,<br />

Diritto di famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio,<br />

op. cit., 442 ss.<br />

( 314 ) MOROZZO DELLA ROCCA,<br />

Un problema ancora insoluto: la<br />

natura dell’assegno <strong>per</strong>iodico di<br />

divorzio, nota a Cass. 1° febbraio<br />

1974, n. 263, in Dir. e fam., 1974,<br />

375; GRASSI, La legge sul<br />

divorzio, Jovene, Napoli, 1971,<br />

196.<br />

( 315 ) BARBIERA, Disciplina dei<br />

casi di scioglimento del<br />

matrimonio, in Commentario del<br />

codice civ<strong>il</strong>e Scialoja-Branca,


Zanichelli, Bologna-Roma, 1971,<br />

147; BARBIERA, <strong>Il</strong> divorzio dopo<br />

la riforma del diritto di famiglia,<br />

i n Commentario del codice civ<strong>il</strong>e<br />

Scialoja-Branca, Zanichelli,<br />

Bologna-Roma, 1979, 326 ss.;<br />

VINCENZI AMATO, I rapporti<br />

patrimoniali, in Commentario sul<br />

divorzio a cura di RESCIGNO,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 1980, 340;<br />

SANTOSUOSSO, <strong>Il</strong> divorzio, in<br />

Trattato di diritto privato, diretto<br />

da RESCIGNO, III, Utet, Torino,<br />

1982, 361 ss..<br />

( 316 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.


cit,, 294; BONILINI, L’assegno<br />

post-matrimoniale, op. cit. , 524<br />

ss.<br />

( 317 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

op. cit. , 517.; A. e<br />

M. FINOCCHIARO, Diritto di<br />

famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

448; MORETTI, Assegno di<br />

divorzio e autonomia privata, in<br />

L’assegno, la pensione e gli altri<br />

diritti di DOSSETTI, MORETTI,<br />

MENOTTI, PASTORI, La Tribuna,<br />

Piacenza, 2003, 198, r<strong>il</strong>eva che<br />

“anche senza approfondire quale<br />

sia in realtà <strong>il</strong> contenuto<br />

dell’accordo che i coniugi


possono raggiungere e quanto<br />

incisivo sia l’intervento del<br />

tribunale, quello che certamente<br />

emerge è la previsione di una<br />

necessaria valutazione giudiziale<br />

di equità, ossia che, senza tale<br />

giudizio, l’accordo dei coniugi<br />

non è vincolante, ma rimane<br />

privo di effetti. … Nel momento in<br />

cui, riformando la normativa sul<br />

divorzio, si è accentuato <strong>il</strong> potere<br />

dispositivo dei coniugi, si è, <strong>nel</strong>lo<br />

stesso tempo, data chiara<br />

dimostrazione di come questo<br />

potere non sia assoluto”.<br />

( 318 ) QUADRI, La nuova legge


sul divorzio, op. cit., 48 ss.;<br />

CARBONE, L’assegno di divorzio<br />

tra disponib<strong>il</strong>ità ed<br />

indisponib<strong>il</strong>ità, nota a Cass. 4<br />

giugno 1992, n. 6857, in Corr.<br />

giur., 1992, 866; CARBONE,<br />

Autonomia privata e rapporti<br />

patrimoniali tra coniugi (in crisi)<br />

, nota a Cass. 22 gennaio 1994, n.<br />

657, cit., 148 ss.; SESTA, Diritto<br />

di famiglia, Cedam, Padova, 2005,<br />

356, osserva che <strong>il</strong> meccanismo di<br />

controllo giudiziale sull’equità<br />

dell’accordo non è in grado di<br />

o<strong>per</strong>are in caso di divorzio su<br />

domanda congiunta; OBERTO,


Sulla natura disponib<strong>il</strong>e degli<br />

assegni di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio: tra autonomia privata e<br />

intervento giudiziale (seconda<br />

parte), in Fam. e dir., n. 5, 2003,<br />

495, sottolinea che “quanto … al<br />

principio di solidarietà coniugale<br />

non si riesce a comprendere <strong>per</strong><br />

quale motivo esso dovrebbe<br />

spingersi al punto da imporre di<br />

non tenere conto alcuno della<br />

volontà liberamente espressa -<br />

<strong>per</strong> motivi, come s’è visto,<br />

assolutamente insindacab<strong>il</strong>i -<br />

dall’avente diritto: altro è<br />

imporre un reciproco dovere di


soccorso e d’assistenza contro la<br />

volontà dell’obbligato, altro è<br />

invece pretendere che tale dovere<br />

trovi applicazione contro la<br />

volontà dell’avente diritto, in<br />

violazione del principio di<br />

autoresponsab<strong>il</strong>ità e di<br />

affidamento <strong>nel</strong> canone<br />

fondamentale secondo cui (anche<br />

tra coniugi!) pacta sunt<br />

servanda.”.<br />

( 319 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

op. cit. , 519.<br />

( 320 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2.<br />

La famiglia. Le successioni, op.<br />

cit, 229.


( 321 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, op. cit., 483 ss..<br />

<strong>nel</strong> sostenere l’ammissib<strong>il</strong>ità della<br />

rinuncia all’assegno, r<strong>il</strong>eva che<br />

dalla previsione della valutazione<br />

d’equità del tribunale si può<br />

trarre solo un’indicazione <strong>nel</strong><br />

senso dell’inammissib<strong>il</strong>ità di una<br />

rinunzia preventiva, ma non di<br />

una rinunzia tout court.<br />

( 322 ) BONILINI, L’assegno postmatrimoniale,<br />

op. cit. , 519.<br />

( 323 ) Secondo <strong>il</strong> consolidato<br />

orientamento della Suprema<br />

Corte, questi accordi di natura


patrimoniale violano <strong>il</strong> principio<br />

di indisponib<strong>il</strong>ità dell’assegno di<br />

divorzio, non tengono conto della<br />

possib<strong>il</strong>ità di revisione<br />

dell’assegno stesso o di<br />

richiederne l’attribuzione dopo la<br />

pronuncia di divorzio, hanno<br />

causa <strong>il</strong>lecita se stipulati fuori dal<br />

giudizio di divorzio in quanto<br />

pregiudicano <strong>il</strong> diritto di difesa e<br />

si traducono in un atto di<br />

disposizione dello status<br />

coniugale; v. Cass., 25 gennaio<br />

2012, n. 1084; Cass., 4 novembre<br />

2010, n. 22505; Cass., 10 marzo<br />

2006, n. 5302; Cass., 9 maggio


2000, n. 5866, in Giust. Civ.<br />

Mass., 2000, 964.<br />

( 324 ) MORETTI, Assegno di<br />

divorzio e autonomia privata, op.<br />

cit., 211 ss.; FERRANDO, Crisi<br />

coniugale e accordi intesi a<br />

definirne gli aspetti economici, in<br />

Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 250; COMPORTI,<br />

Autonomia privata e convenzioni<br />

preventive di <strong>separazione</strong>, di<br />

divorzio e di annullamento del<br />

matrimonio, cit., 105 ss.;<br />

VALIGNANI, Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 381;<br />

DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio, la<br />

<strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 523, afferma che


“ogni accordo di carattere<br />

economico può influenzare la<br />

libertà di disposizione dello<br />

status e tradursi in una forma di<br />

disposizione di esso,<br />

condizionando sia la parte che<br />

intenda conseguire un vantaggio<br />

patrimoniale, sia quella che deve<br />

attribuirlo e che, non essendo più<br />

in grado di mantenere quanto<br />

promesso, può vedere frustrata la<br />

propria aspirazione ad ottenere <strong>il</strong><br />

divorzio. È <strong>per</strong>tanto strumentale<br />

la distinzione tra questioni<br />

relative allo status, come tali<br />

indisponib<strong>il</strong>i, e questioni


patrimoniali, di cui le parti<br />

potrebbero liberamente disporre,<br />

<strong>per</strong> la stretta connessione che<br />

esiste tra le une e le altre.<br />

Neppure può dirsi che non sia<br />

riconosciuto spazio<br />

all’autonomia privata, poiché la<br />

stessa può tranqu<strong>il</strong>lamente<br />

estrinsecarsi, ad esempio<br />

attraverso un divorzio<br />

consensuale, con l’unico limite<br />

della non ammissib<strong>il</strong>ità di<br />

convenzioni preventive.” ; contra<br />

BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e. 2. La<br />

famiglia. Le successioni, op. cit.,<br />

230, secondo <strong>il</strong> quale la nullità


degli accordi preventivi non può<br />

essere desunta dal principio di<br />

indisponib<strong>il</strong>ità del diritto<br />

all’assegno, in quanto tale<br />

principio non esclude la validità<br />

degli accordi che determinano la<br />

misura dell’assegno posti in<br />

essere <strong><strong>nel</strong>la</strong> fase del divorzio, ma<br />

“sembra piuttosto doversi<br />

spiegare in ragione della<br />

indeterminatezza dell’oggetto, in<br />

quanto gli effetti economici che<br />

gli accordi preventivi vorrebbero<br />

regolare non sono valutab<strong>il</strong>i<br />

prima che vengano in essere i<br />

presupposti del se e del quanto”.


( 325 ) OBERTO, I contratti della<br />

crisi coniugale, op.cit., 442 ss.;<br />

CARBONE, Accordi patrimoniali<br />

deflattivi della crisi coniugale, in<br />

Fam. e dir., 2000, 430 ss.<br />

( 326 ) Cass. Sez. un., sentenze del<br />

29 novembre 1990, n. 11489, n.<br />

11490, in Foro it., 1991, I, 67, con<br />

note di CARBONE e QUADRI; n.<br />

11491 e n. 11492, in Vita Not.,<br />

1991, 161.<br />

( 327 ) In alcune pronunce la<br />

Suprema Corte aveva sostenuto<br />

che “a seguito della riforma<br />

introdotta dalla l. 6 marzo 1987


n. 74, all’assegno di divorzio è<br />

stata riconosciuta dal legislatore<br />

(art. 10 legge cit., che ha<br />

modificato l’art. 5 l. 1 dicembre<br />

1970 n. 898) natura<br />

eminentemente assistenziale, <strong>per</strong><br />

cui ai fini della sua attribuzione<br />

assume ora valore decisivo<br />

l’autonomia economica del<br />

richiedente, <strong>nel</strong> senso che l’altro<br />

<strong>coniuge</strong> è tenuto ad aiutarlo solo<br />

se egli non sia economicamente<br />

indipendente nei limiti in cui<br />

l’aiuto si renda necessario <strong>per</strong><br />

sop<strong>per</strong>ire alla carenza dei mezzi<br />

conseguente alla dissoluzione del


matrimonio, in applicazione del<br />

principio di solidarietà<br />

postconiugale, che costituisce <strong>il</strong><br />

fondamento etico e giuridico<br />

dell’attribuzione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e. Pertanto, la valutazione<br />

relativa all’adeguatezza dei<br />

mezzi economici del richiedente<br />

deve essere compiuta con<br />

riferimento non al tenore di vita<br />

da lui goduto durante <strong>il</strong><br />

matrimonio, ma ad un modello di<br />

vita economicamente autonomo e<br />

dignitoso, quale, nei casi singoli,<br />

configurato dalla coscienza<br />

sociale” (Cass., 2 marzo 1990, n.


1652, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s. ,<br />

1990, 437)<br />

( 328 ) In questo senso, Cass., 13<br />

apr<strong>il</strong>e 2012, n. 5876; Cass. 14<br />

gennaio 2008, n. 593; Cass., 28<br />

febbraio 2007, n. 4764; Cass., 19<br />

ottobre 2006, n. 22500; Cass., 28<br />

apr<strong>il</strong>e 2006, n. 9861; Cass., 23<br />

febbraio 2006, n. 4021; Cass., 16<br />

maggio 2005, n. 10210; Cass., 15<br />

ottobre 2003, n. 15383; Cass., 7<br />

maggio 2002, n. 6541; Cass., 5<br />

luglio 2001, n. 9058; Cass., 16<br />

giugno 2000, n. 8225, in Giur. It .,<br />

2001, 462, con nota di<br />

CASTAGNARO; Cass., 19 luglio


1999, n. 7672, in Giur. It ., 2000,<br />

465, con nota di LOBASSO; Cass.,<br />

27 luglio 1998, n. 7352, in Giur.<br />

It, 1999, 692, con nota di DE<br />

ROBERTIS.<br />

( 329 ) Da ultimo, Cass. 23<br />

febbraio 2006, n. 4021; Cass., 12<br />

dicembre 2003, n. 19026.<br />

( 330 ) Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 2012, n.<br />

5876 sottolinea che la nozione di<br />

adeguatezza postula “un esame<br />

comparativo della situazione<br />

reddituale e patrimoniale attuale<br />

del richiedente con quella della<br />

famiglia all’epoca della<br />

cessazione della convivenza”,


tenendo altresì conto “dei<br />

miglioramenti della condizione<br />

finanziaria dell’onerato, anche se<br />

successivi alla cessazione della<br />

convivenza, i quali costituiscano<br />

sv<strong>il</strong>uppi naturali e prevedib<strong>il</strong>i<br />

dell’attività svolta durante <strong>il</strong><br />

matrimonio”; Cass., 28 gennaio<br />

2004, n. 1487; Cass. 13 apr<strong>il</strong>e<br />

1994 n. 3429; Cass., 2 luglio<br />

1990, n. 6774.<br />

( 331 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />

n. 1595; Cass., 12 dicembre 2003<br />

n. 19026; Cass. 7 maggio 1998, n.<br />

4617, in Fam. e dir., 1998, 525;


Cass., 1 dicembre 1993, n. 11860,<br />

in Fam. e dir., 1994, 12.<br />

( 332 ) Cass. 28 gennaio 2004, n.<br />

1487, in Fam. e dir., 2004, con<br />

nota di LIUZZI, ha affermato che<br />

“<strong><strong>nel</strong>la</strong> determinazione<br />

dell’importo dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, occorre tenere conto<br />

degli eventuali miglioramenti<br />

della situazione economica del<br />

<strong>coniuge</strong> nei cui confronti si<br />

chieda l’assegno, anche se<br />

successivi alla cessazione della<br />

convivenza, qualora<br />

costituiscano sv<strong>il</strong>uppi naturali e<br />

prevedib<strong>il</strong>i dell’attività svolta


durante <strong>il</strong> matrimonio e trovino<br />

radice <strong>nel</strong>l’attività all’epoca<br />

svolta e/o <strong>nel</strong> tipo di<br />

qualificazione professionale e/o<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> collocazione sociale<br />

dell’onerato, adeguatamente<br />

valutando se siano riferib<strong>il</strong>i al<br />

tempo anteriore o successivo alla<br />

<strong>separazione</strong>, mentre non possono<br />

essere valutati i miglioramenti<br />

che scaturiscano da eventi<br />

autonomi, non collegati alla<br />

situazione di fatto ed alle<br />

aspettative maturate <strong>nel</strong> corso del<br />

matrimonio”; conf. Cass. 26<br />

settembre 2007, n. 20204; Cass.,


17 novembre 2006, n. 24496;<br />

Cass., 6 ottobre 2005, n. 19446, in<br />

Guida al dir., 2007, 43, 47, con<br />

nota di GRA-GNANI; Cass. 28<br />

gennaio 2000, n. 958, in Giust.<br />

Civ., 2000, I, 679.<br />

( 333 ) Cass., 16 luglio 2004, n.<br />

13169.<br />

( 334 ) Cass., 28 gennaio 2004 n.<br />

1487; Cass., 13 apr<strong>il</strong>e 1994 n.<br />

3429.<br />

( 335 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />

4424; Cass. 30 novembre 2007, n.<br />

25010 ha chiaramente affermato<br />

che “la determinazione


dell’assegno di divorzio, alla<br />

stregua dell’art. 5 della legge 1<br />

dicembre 1970 n. 898, modificato<br />

dall’art. 10 della legge 6 marzo<br />

1987 n. 74, è indipendente dalle<br />

statuizioni patrimoniali o<strong>per</strong>anti,<br />

<strong>per</strong> accordo tra le parti e in virtù<br />

di decisione giudiziale, in vigenza<br />

di <strong>separazione</strong> dei coniugi,<br />

poiché, data la diversità delle<br />

discipline sostanziali, della<br />

natura, struttura e finalità dei<br />

relativi trattamenti, correlate e<br />

diversificate situazioni, e delle<br />

rispettive decisioni giudiziali,<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e,


presupponendo lo scioglimento<br />

del matrimonio, prescinde dagli<br />

obblighi di <strong>mantenimento</strong> e di<br />

alimenti, o<strong>per</strong>anti <strong>nel</strong> regime di<br />

convivenza e di <strong>separazione</strong>, e<br />

costituisce effetto diretto della<br />

pronuncia di divorzio, con la<br />

conseguenza che l’assetto<br />

economico relativo alla<br />

<strong>separazione</strong> può rappresentare<br />

mero indice di riferimento <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura in cui appaia idoneo a<br />

fornire ut<strong>il</strong>i elementi di<br />

valutazione.”; Cass., 2 luglio<br />

2007, n. 14965, in Fam. e dir., n.<br />

12, 2007, 1090, con nota di


RUSSO; Cass., 10 marzo 2006, n.<br />

5302; Cass., 11 settembre 2001, n.<br />

11575, in Giur. It ., 2002, 704 e in<br />

Fam. e dir., 2002, 285, con nota di<br />

SCIANCALEPORE.<br />

( 336 ) Cass., 28 gennaio 2008,<br />

n.1758, ha ribadito che “<strong>il</strong><br />

diniego dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

non può fondarsi sul r<strong>il</strong>ievo che<br />

negli accordi di <strong>separazione</strong> i<br />

coniugi pattuirono che nessun<br />

assegno fosse versato dal marito<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> della moglie,<br />

dovendo comunque <strong>il</strong> giudice<br />

procedere alla verifica del<br />

rapporto delle attuali condizioni


economiche delle parti con <strong>il</strong><br />

pregresso tenore di vita<br />

coniugale”; Cass., 20 gennaio<br />

2006, n. 1203 ha ancora<br />

recentemente confermato che<br />

“poichè l’assegno di divorzio è<br />

determinato sulla base di criteri<br />

autonomi e distinti rispetto a<br />

quelli r<strong>il</strong>evanti <strong>per</strong> <strong>il</strong> trattamento<br />

economico al <strong>coniuge</strong> separato,<br />

non rappresenta una circostanza<br />

decisiva, ai fini della<br />

dimostrazione della attuale<br />

autosufficienza economica del<br />

<strong>coniuge</strong> richiedente l’assegno di<br />

divorzio, la mancata richiesta, in


sede di <strong>separazione</strong>, da parte di<br />

questo, di un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>”; conf. Cass., 10<br />

marzo 2006, n. 5302; Cass., 11<br />

settembre 2001, n. 11575, cit.;<br />

Cass., 22 novembre 2000, n.<br />

15055, in Nuovo dir., 2001, 563,<br />

con nota di PEDRINI.<br />

( 337 ) Cass. 30 novembre 2007,<br />

n. 25010, cit.; Cass., 2 luglio<br />

2007, n. 14965, cit.; Cass., 19<br />

ottobre 2006, n. 22500; Cass., 9<br />

luglio 2004 n. 12666, Guida al<br />

dir., 2004, 32, 71. In dottrina,<br />

RIMINI, La tutela del <strong>coniuge</strong> più<br />

debole fra logiche assistenziali


ed esigenze compensative, cit.,<br />

412 ss. osserva che “chiunque<br />

conosca la prassi quotidiana dei<br />

nostri tribunali ben sa che<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e finisce con<br />

l’essere la proiezione, dopo la<br />

cessazione del vincolo,<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong>,<br />

determinato dal giudice del<br />

divorzio <strong>nel</strong>l’identico ammontare<br />

fissato al momento della<br />

<strong>separazione</strong>. … Ciò significa che,<br />

quando <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole<br />

ottiene <strong>il</strong> riconoscimento del<br />

diritto ad un assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> al momento della


<strong>separazione</strong>, la determinazione<br />

del suo orizzonte temporale viene<br />

effettuata troppo spesso<br />

prescindendo dall’accertamento<br />

del suo effettivo contributo alle<br />

esigenze della famiglia e dalla<br />

valutazione della possib<strong>il</strong>ità,<br />

almeno dopo <strong>il</strong> divorzio, di<br />

trovare un lavoro che garantisca<br />

adeguati redditi propri, cosicché<br />

non è infrequente che si formino<br />

situazioni in cui un <strong>coniuge</strong> gode<br />

di una rendita ingiustificata a<br />

tempo indeterminato. Questa<br />

prassi, ad un primo esame,<br />

potrebbe portare ad affermare


che, al momento del divorzio, i<br />

nostri tribunali tutelano<br />

eccessivamente le ragioni dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> più debole, giacché<br />

proiettano, anche dopo la<br />

cessazione del vincolo, <strong>il</strong> diritto a<br />

godere del tenore di vita<br />

matrimoniale – garantito al<br />

<strong>coniuge</strong> separato dall’art. 156<br />

c.c. – senza tenere in gran conto<br />

gli altri parametri indicati<br />

dall’art. 5, l. div., che invece<br />

dovrebbero o<strong>per</strong>are, come si è<br />

visto, come fattori di<br />

moderazione. Ma questa<br />

conclusione non regge ad un


esame più profondo: infatti <strong>il</strong><br />

giudice della <strong>separazione</strong>,<br />

consapevole del fatto che<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> sarà<br />

quasi certamente confermato al<br />

momento del divorzio, ritenendo<br />

iniquo che la parte più debole<br />

abbia sempre diritto a mantenere<br />

vitanaturaldurante <strong>il</strong> medesimo<br />

tenore di vita matrimoniale,<br />

finisce con <strong>il</strong> prevedere … un<br />

assegno di <strong>mantenimento</strong> assai<br />

inferiore alla misura che gli (o le)<br />

consentirebbe di mantenere <strong>il</strong><br />

tenore di vita matrimoniale.”.<br />

( 338 ) A. M<strong>il</strong>ano, 14 febbraio


1997, in Fam. e dir., 1997, 447,<br />

con nota di GIULIANO.<br />

( 339 ) Cass. 4 giugno 1992, n.<br />

6857, in Corr. giur ., 1992, 863,<br />

con nota di CARBONE, e in Giur.<br />

it., 1993, I, 1, 340, con nota di<br />

DALMOTTO, ha affermato che<br />

l’opzione da parte del legislatore<br />

“<strong>per</strong> <strong>il</strong> criterio di solidarietà<br />

post-coniugale, sul presupposto<br />

dell’impossib<strong>il</strong>ità oggettiva del<br />

<strong>coniuge</strong> più debole di svolgere<br />

attività lavorativa retribuita,<br />

comporta l’esistenza del limite di<br />

indisponib<strong>il</strong>ità cui soggiacciono,<br />

secondo un principio generale


dell’ordinamento, emolumenti di<br />

varia natura correlati alle<br />

esigenze della vita (pensione,<br />

alimenti, retribuzione, ecc.)";<br />

negli stessi termini, <strong>per</strong> la<br />

giurisprudenza risalente, v. Cass.<br />

6 dicembre 1991, n. 13128, Cass.<br />

7 settembre 1995, n. 9416, Cass.<br />

16 novembre 1994, n. 9645 , in<br />

Fam. e dir., 1995, 239, con nota di<br />

PADOVINI, relative a casi di<br />

rinunzia preventiva.<br />

( 340 ) Cass., 25 gennaio 2012, n.<br />

1084; Cass., 4 novembre 2010, n.<br />

22505; Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />

4424, ha ribadito che “gli accordi


con i quali i coniugi intendano<br />

regolare, in sede di <strong>separazione</strong>, i<br />

loro reciproci rapporti economici<br />

in relazione al futuro divorzio<br />

con riferimento all’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> sono nulli, <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong>liceità della causa, stante la<br />

natura assistenziale di tale<br />

assegno, previsto a tutela del<br />

<strong>coniuge</strong> più debole, che rende<br />

indisponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> diritto a<br />

richiederlo in sede di divorzio”.<br />

( 341 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />

4424; Cass. 10 marzo 2006, n.<br />

5302.<br />

( 342 ) Cass. 10 marzo 2006, n.


5302.<br />

( 343 ) Cass., 14 giugno 2000, n.<br />

8109, in Foro. It., I, 2001, 1318<br />

con note di RUSSO e<br />

CECCHERINI, in Fam. e dir., 2000,<br />

429, con nota di CARBONE, e in<br />

Guida al dir., 2000, n. 24, con<br />

comm. di M. FINOCCHIARO.<br />

( 344 ) Cass., 27 dicembre 2011,<br />

n. 28892; Cass. 14 gennaio 2008,<br />

n. 593; Cass., 2 luglio 2007, n.<br />

14965, cit.; Cass., 19 ottobre<br />

2006, n. 22500; Cass. 22 agosto<br />

2006, n. 18241; Cass. 16 maggio<br />

2005 n. 10210; 19 marzo 2003, n.


4040, in Arch. Civ., 2004, 116;<br />

Cass. 17 marzo 2000, n. 3101.<br />

( 345 ) Cass., 29 ottobre 1996, n.<br />

9439, in Foro it., 1997, I, 1541,<br />

con nota di QUADRI.<br />

( 346 ) RUSSO, Ancora<br />

sull’assegno divorz<strong>il</strong>e: la<br />

Cassazione conferma<br />

l’orientamento, commento a<br />

Cass., 2 luglio 2007, n. 14965, in<br />

Fam. e dir., n. 12, 2007, 1090,<br />

osserva che “date le recenti<br />

a<strong>per</strong>ture della giurisprudenza in<br />

tema di danno endofam<strong>il</strong>iare”,<br />

anche <strong>nel</strong> caso in cui non<br />

sussistano i presupposti <strong>per</strong>


l’assegno divorz<strong>il</strong>e, l’ex <strong>coniuge</strong><br />

può in separato giudizio far<br />

accertare <strong>il</strong> suo diritto ad essere<br />

risarcito “<strong>per</strong> violazione degli<br />

obblighi fam<strong>il</strong>iari <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in<br />

cui l’atto antigiuridico abbia leso<br />

un bene costituzionalmente<br />

protetto. <strong>Il</strong> danno fam<strong>il</strong>iare ed<br />

"endofam<strong>il</strong>iare" integra, secondo<br />

una lettura costituzionalmente<br />

orientata dell’art. 2059 c.c.,<br />

danno non patrimoniale, vale a<br />

dire un danno r<strong>il</strong>evante e<br />

risarcib<strong>il</strong>e in quanto si offendano<br />

beni costituzionalmente protetti,<br />

configurab<strong>il</strong>e ad esempio quando


la lesione di un diritto<br />

fondamentale della <strong>per</strong>sonalità<br />

avviene da parte di altro<br />

componente della famiglia, non<br />

potendo ritenersi che diritti<br />

definiti inviolab<strong>il</strong>i ricevano<br />

diversa tutela a seconda che i<br />

titolari si pongano o meno<br />

all’interno di un contesto<br />

fam<strong>il</strong>iare e dovendo dall’altro<br />

lato escludersi che la violazione<br />

dei doveri nascenti dal<br />

matrimonio - ove si realizzino<br />

condotte di intrinseca gravità tali<br />

da integrare aggressione ai<br />

diritti fondamentali della <strong>per</strong>sona


- riceva la propria sanzione, in<br />

nome di una presunta specificità,<br />

completezza ed autosufficienza<br />

del diritto di famiglia,<br />

esclusivamente <strong>nel</strong>le misure<br />

tipiche previste da tale settore del<br />

diritto.”.<br />

( 347 ) Secondo Cass., 27<br />

dicembre 2011, n. 28892 “ai fini<br />

della quantificazione in concreto<br />

del- l’assegno di divorzio,<br />

assumono r<strong>il</strong>evanza le "ragioni<br />

della decisione" - da intendersi<br />

non come cause del fallimento del<br />

matrimonio in relazione alla loro<br />

addebitab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> comportamenti


anteriori alla <strong>separazione</strong>, che<br />

non possono essere accertate al<br />

di fuori del giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> (Cass. 22 novembre<br />

2000, n. 15055; 2 giugno 1981, n.<br />

3549; 11 giugno 1980, n. 3712) -<br />

ma al "contributo <strong>per</strong>sonale"<br />

dato dal <strong>coniuge</strong> alla vita<br />

fam<strong>il</strong>iare, valutando unicamente<br />

a tal fine <strong>il</strong> suo comportamento<br />

<strong>nel</strong> corso del matrimonio.”<br />

( 348 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />

n. 1595; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9861; Cass., 12 dicembre 2003, n.<br />

19026; Cass., 17 marzo 2000, n.


3101, in Gius, 2000, 1440.<br />

( 349 ) BONILINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, op. cit., 532 ss.,<br />

mette in luce come la normativa<br />

del divorzio accentui la<br />

situazione di maggiore<br />

indipendenza cui dovrebbero<br />

tendere ed aspirare entrambi i<br />

coniugi; Cass., 16 luglio 2004 n.<br />

13169.<br />

( 350 ) Cass., 29 novembre 2007,<br />

n. 24938; Cass., 17 gennaio 2002,<br />

n. 432, in Fam. e dir., 2002, 317.<br />

( 351 ) Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />

1487.


( 352 ) Cass., 4 maggio 2000, n.<br />

5582.<br />

( 353 ) Cass., 28 marzo 2003, n.<br />

4736, in Dir. e Giust., 2003, 16,<br />

24, con nota di AFFINITO.<br />

( 354 ) Cass., 22 febbraio 2006, n.<br />

3838; Cass., 28 marzo 2003, n.<br />

4736, in Riv. dir. fam. e <strong>per</strong>s .,<br />

2003, 65.<br />

( 355 ) Cass., 15 ottobre 2003 n.<br />

15383, in Guida al dir., 2003, 47,<br />

47.<br />

( 356 ) Cass., 16 maggio 2005, n.<br />

10210, in Guida al dir., 2005, n.<br />

29, 55, con nota di GALLUZZO.


( 357 ) Cass. Sez. un., 11490/90.<br />

( 358 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25010; Cass., 24 gennaio 2007,<br />

n. 1595; Cass., 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9861.<br />

( 359 ) Cass., 5 agosto 1997, n.<br />

7199, in Giur. It ., 1998, 416, con<br />

nota di RUNFOLA TE-STINI.<br />

( 360 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3914; Cass., 20 gennaio 2012, n.<br />

785; Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />

1487, in Fam. e dir., 2004, con<br />

nota di LIUZZI.<br />

( 361 ) v. nota 7, cap. IX; Cass., 8<br />

febbraio 2000 n. 1379, in Dir. e


Giust., 2000, f.6,. ha cassato la<br />

decisione della Corte di merito, la<br />

quale aveva escluso che si<br />

potesse prendere in<br />

considerazione, ai fini della<br />

liquidazione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, l’incremento reddituale<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong> funzionario di<br />

banca, la cui promozione non era<br />

dovuta ad automatismi di carriera,<br />

ma alle sue <strong>per</strong>sonali capacità,<br />

senza fornire alcuna motivazione<br />

in ordine al ritenuto carattere<br />

eccezionale ed imprevedib<strong>il</strong>e<br />

della progressione di cui si<br />

trattava.


( 362 ) Cass., 26 settembre 2007,<br />

n. 20204, in <strong>Il</strong> Quotidiano<br />

Giuridico, n. 1-10-2007, ha<br />

negato la revisione dell’assegno,<br />

ritenendo che <strong>il</strong> successo<br />

economico conseguito dal<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato circa dieci anni<br />

dopo la cessazione della<br />

convivenza matrimoniale “è<br />

derivato dalla sua attività liberoprofessionale,<br />

la quale<br />

costituisce, rispetto alla<br />

precedente attività di pubblico<br />

dipendente, non già <strong>il</strong> frutto di un<br />

prevedib<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppo di carriera,<br />

ma un evento eccezionale,


determinato dalla scelta di<br />

accedere al pensionamento<br />

anticipato e di dedicarsi alla vita<br />

professionale autonoma, una<br />

scelta non prevedib<strong>il</strong>e sulla base<br />

delle circostanze preesistenti e<br />

comportante una forte assunzione<br />

di rischi”; Cass. 28 gennaio 2004,<br />

n. 1487, cit., <strong>nel</strong> precisare che <strong>il</strong><br />

giudice non può limitarsi a<br />

considerare unicamente l’entità<br />

del reddito rispettivamente<br />

<strong>per</strong>cepito dai due coniugi prima<br />

del divorzio, ma deve altresì<br />

valutare se e come tali redditi<br />

siano variati sino al momento


della decisione, e soprattutto se<br />

eventuali incrementi del reddito<br />

dell’obbligato siano destinati a<br />

cessare entro un certo termine, ha<br />

cassato la decisione di merito che,<br />

<strong>nel</strong> determinare la misura<br />

dell’assegno, aveva tenuto conto<br />

degli emolumenti <strong>per</strong>cepiti dal<br />

<strong>coniuge</strong> eletto alla carica di<br />

consigliere regionale, senza<br />

considerare la circostanza che<br />

tale reddito sarebbe venuto a<br />

cessare alla scadenza del<br />

mandato. Tuttavia Cass., 12<br />

marzo 2012, n. 3914 ha sostenuto<br />

che si possa tener conto “del


miglioramento delle condizioni<br />

economiche del <strong>coniuge</strong><br />

obbligato derivante da un evento<br />

imprevisto, come <strong>nel</strong> caso di<br />

specie la vincita al<br />

Su<strong>per</strong>enalotto, …al fine di<br />

valutare se le condizioni<br />

patrimoniali dell’obbligato<br />

consentano di corrispondere<br />

l’assegno divorz<strong>il</strong>e che sia<br />

determinato in relazione al<br />

tenore di vita goduto durante <strong>il</strong><br />

matrimonio”.<br />

( 363 ) Cass., 30 maggio 2007, n.<br />

12687 ha affermato <strong>il</strong> principio<br />

secondo <strong>il</strong> quale “le successioni


ereditarie ricevute dopo <strong>il</strong><br />

divorzio dal soggetto onerato del<br />

pagamento di un assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, in mancanza di un<br />

peggioramento della situazione<br />

economica del soggetto<br />

beneficiario dell’assegno, non<br />

sono idonee a giustificare<br />

l’aumento dell’assegno,<br />

concorrendo <strong>il</strong> relativo<br />

incremento patrimoniale<br />

unicamente <strong><strong>nel</strong>la</strong> valutazione<br />

della capacità economica<br />

dell’obbligato a pagare<br />

l’assegno già in atto”; Cass., 28<br />

febbraio 2007, n. 4764; Cass. 18


marzo 1996, n. 2273, in Dir. fam.,<br />

1996, 1371.<br />

( 364 ) Cass., 9 marzo 2000 n.<br />

2662, Mass. Giur. It., 2000.<br />

( 365 ) Cass., 22 febbraio 2006, n.<br />

3838; Cass. 6 ottobre 2005, n.<br />

19446; Cass. 16 luglio 2004, n.<br />

13169; Cass. 7 maggio 2002, n.<br />

6541; Cass. 24 maggio 2001, n.<br />

7068.<br />

( 366 ) Cass., 15 giugno 2005, n.<br />

12838, in Fam e dir., 2005, 664;<br />

Cass., 10 giugno 2005, n. 12283,<br />

in Fam e dir., 2005, 664; Cass., 16<br />

giugno 2000, n. 8225, in Giust.


civ. Mass., 2000, 1319.<br />

( 367 ) secondo Cass., 29 marzo<br />

2000, n. 3792, cit., <strong>il</strong> giudice del<br />

merito non è tenuto ad un’esatta<br />

quantificazione dei redditi dei<br />

coniugi, potendo avvalersi di<br />

elementi presuntivi, idonei a<br />

fornire sicuri dati sulle rispettive<br />

capacità economiche; Cass., 21<br />

agosto 1997, n. 7799, in Giust.<br />

civ. Mass., 1997, 1460.<br />

( 368 ) Cass., 10 agosto 2001, n.<br />

11059, in Fam. e dir., 2001, 648;<br />

Cass., 3 ottobre 2000, n. 13068, in<br />

Giust. civ. Mass., 2000, 2077.


( 369 ) Cass. 14 gennaio 2008, n.<br />

593; Cass., 16 maggio 2005 n.<br />

10210; Cass., 16 luglio 2004 n.<br />

13169.<br />

( 370 ) Cass. 10 marzo 2006, n.<br />

5302; Cass. 16 maggio 2005, n.<br />

10210; Cass. 16 luglio 2004, n.<br />

13169.<br />

( 371 ) Cass. 17 dicembre 2003, n.<br />

19309, ha precisato che devono<br />

essere considerati in sede di<br />

divorzio, rientrando <strong>per</strong>altro<br />

<strong>nel</strong>l’indennità di fine rapporto ex<br />

art. 12 bis, vuoi l’indennità di cui<br />

all’ art. 2120 c.c. (ovvero <strong>il</strong>


trattamento di fine rapporto,<br />

propriamente detto, <strong>per</strong> i<br />

lavoratori privati, che, a seguito<br />

della riforma introdotta dall’ art.<br />

1 della L. 29 maggio 1982, n. 297,<br />

la quale ha profondamente inciso<br />

sulla struttura dell’indennità di<br />

anzianità disciplinata dal<br />

precedente art. 2120,<br />

diversamente regolandone le<br />

modalità di calcolo in ragione<br />

dell’intero sv<strong>il</strong>uppo <strong>nel</strong> tempo<br />

della carriera lavorativa del<br />

soggetto <strong>per</strong>cettore, ha visto<br />

accentuare la propria natura di<br />

retribuzione differita, ad


esigib<strong>il</strong>ità condizionata<br />

all’estinzione del rapporto), vuoi<br />

l’indennità di buonuscita<br />

spettante ai dipendenti pubblici,<br />

vuoi le indennità di cui agli artt.<br />

2118 e 2119 c.c. (mancato<br />

preavviso e giusta causa), vuoi i<br />

premi, le partecipazioni azionarie<br />

e le elargizioni <strong>per</strong> prassi<br />

aziendali.<br />

( 372 ) Cass., 6 ottobre 2005, n.<br />

19446, in relazione a compensi<br />

<strong>per</strong> lavoro straordinario e a premi<br />

di produttività, ha tuttavia<br />

precisato che “non si vede come<br />

possano considerarsi eccezionali,


occasionali o imprevedib<strong>il</strong>i gli<br />

incrementi patrimoniali dovuti a<br />

emolumenti quali i compensi <strong>per</strong><br />

lavoro straordinario o i premi di<br />

presenza e di produttività. In<br />

particolare, sulla scorta della<br />

comune es<strong>per</strong>ienza, va osservato<br />

che <strong>il</strong> c.d. straordinario, pur<br />

essendo legato a esigenze di<br />

servizio teoricamente non<br />

sistematiche, finisce con l’essere,<br />

almeno in una certa misura, una<br />

componente costante della<br />

retribuzione; <strong>il</strong> premio di<br />

presenza si sostanzia,<br />

generalmente, in una somma


prevista in via ordinaria e, in<br />

parte o in tutto, proporzionata<br />

all’assiduità del dipendente; <strong>il</strong><br />

premio di produttività, infine, ha<br />

anch’esso carattere <strong>per</strong>manente<br />

e, a prescindere dai criteri in<br />

base ai quali viene riconosciuto,<br />

assume di fatto carattere di<br />

integrazione stipendiale”.<br />

( 373 ) Cass., 28 gennaio 2004, n.<br />

1487; Cass., 8 febbraio 2000, n.<br />

1379.<br />

( 374 ) Cass., 29 ottobre 1998, n.<br />

10801, in Giust. civ. Mass., 1998,<br />

2211; Cass., 20 marzo 1998, n.<br />

2955, in Giust. civ. Mass., 1998,


620.<br />

( 375 ) Cass., 29 marzo 2006, n.<br />

7117, ribadendo che <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

determinazione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e si deve far riferimento a<br />

dati concreti, ha cassato la<br />

pronuncia della Corte d’appello<br />

<strong>per</strong>ché aveva tenuto conto, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

quantificazione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e, di “redditi virtuali”<br />

della ex moglie ed aveva<br />

considerato, quale circostanza<br />

decisiva, che “la laurea della<br />

donna potrebbe darle un’entrata<br />

di due, tre m<strong>il</strong>ioni al mese”.


( 376 ) Cass., 21 giugno 2012, n.<br />

10380; Cass., 9 settembre 2002, n.<br />

13060.<br />

( 377 ) Cass.,11 ottobre 2006, n.<br />

21805, in Dir. e giust.,<br />

17.10.2006.<br />

( 378 ) Cass., 9 settembre 2002, n.<br />

13060, in Giust. civ. Mass ., 2002,<br />

1644, ha ritenuto motivata la<br />

sentenza impugnata che, ai fini<br />

della determinazione della misura<br />

dell’assegno di divorzio, aveva<br />

attribuito r<strong>il</strong>ievo alla convivenza<br />

more uxorio del <strong>coniuge</strong><br />

richiedente protrattasi,


successivamente alla <strong>separazione</strong>,<br />

<strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo pari alla durata del<br />

matrimonio; Cass., 27 dicembre<br />

2011, n. 28892, pur avendo<br />

affermato che le "ragioni della<br />

decisione" che assumono<br />

r<strong>il</strong>evanza ai fini della<br />

quantificazione in concreto<br />

dell’assegno di divorzio, non<br />

sono da intendersi quali cause del<br />

fallimento del matrimonio in<br />

relazione alla loro addebitab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>per</strong> comportamenti anteriori alla<br />

<strong>separazione</strong>, che non possono<br />

essere accertate al di fuori del<br />

giudizio di <strong>separazione</strong>, ma al


"contributo <strong>per</strong>sonale" dato dal<br />

<strong>coniuge</strong> alla vita fam<strong>il</strong>iare,<br />

valutando unicamente a tal fine <strong>il</strong><br />

suo comportamento <strong>nel</strong> corso del<br />

matrimonio, ha tuttavia tenuto in<br />

considerazione <strong>nel</strong> caso di specie<br />

“lo scarso contributo dato dalla<br />

moglie alla gestione complessiva<br />

della vita fam<strong>il</strong>iare, in ragione<br />

del comportamento e della<br />

condotta di vita tenuti durante gli<br />

anni della convivenza. Ciò sulla<br />

base della considerazione che la<br />

vita libera e disordinata,<br />

l’abitudine di frequentare locali<br />

notturni della riviera romagnola


anche durante i primi anni di<br />

matrimonio quando i <strong>figli</strong> erano<br />

piccoli, l’abuso di sostanze<br />

alcoliche e di psicofarmaci (che<br />

l’hanno in seguito costretta a<br />

sottoporsi a terapie<br />

psicoanalitiche contro la<br />

dipendenza), circostanze non<br />

contestate in giudizio, non hanno<br />

certo contribuito a creare un<br />

clima di serenità in seno alla<br />

famiglia o fac<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> rapporto<br />

con <strong>il</strong> marito, che risulta essere<br />

stato costretto in più occasioni a<br />

intervenire, anche in presenza<br />

delle forze dell’ordine, <strong>per</strong>


aiutare o recu<strong>per</strong>are la donna in<br />

difficoltà a causa dell’assunzione<br />

di sostanze alcoliche".<br />

( 379 ) Cass., 22 novembre 2000,<br />

n. 15055, in Giust. civ. Mass .,<br />

2000, 2402, ha confermato la<br />

decisione di merito che, preso<br />

atto che la <strong>separazione</strong> era stata<br />

pronunciata senza addebito, non<br />

aveva attribuito r<strong>il</strong>ievo, ai fini<br />

dell’assegno di divorzio, alla<br />

pregressa relazione<br />

extraconiugale di uno dei<br />

coniugi.<br />

( 380 ) BONILINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, op. cit., 552.


( 381 ) RUSSO, Ancora<br />

sull’assegno divorz<strong>il</strong>e: la<br />

Cassazione conferma<br />

l’orientamento, commento a<br />

Cass., 2 luglio 2007, n. 14965, cit.<br />

( 382 ) Cass. 14 gennaio 2008, n.<br />

593; Cass. 28 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

9876.<br />

( 383 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />

del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />

648.<br />

( 384 ) Cass., 25 giugno 2003, n.<br />

10075; Cass., 5 novembre 1992,<br />

n. 11978, in Foro It., 1993, I,


1123.<br />

( 385 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />

del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />

650.<br />

( 386 ) Cass., 11 ottobre 2006, n.<br />

21805, in Dir. e giust., 2006.<br />

( 387 ) Cass., 28 maggio 2008, n.<br />

14056; Cass. 12 luglio 2007, n.<br />

15611; 19 marzo 2003, n. 4040;<br />

Cass., 16 giugno 2000, n. 8233.<br />

( 388 ) Tuttavia Cass. 22<br />

settembre 2011, n. 19349 ha<br />

sostenuto che l’instaurazione di<br />

un’effettiva convivenza fra i


coniugi non è richiesta quale<br />

condizione <strong>per</strong> <strong>il</strong> sorgere del<br />

diritto al <strong>mantenimento</strong> in favore<br />

del <strong>coniuge</strong>, precisando che “la<br />

mancata convivenza può, infatti,<br />

trovare ragione <strong>nel</strong>le più diverse<br />

situazioni o esigenze, e va<br />

comunque intesa, in difetto di<br />

elementi che dimostrino <strong>il</strong><br />

contrario, come espressione di<br />

una scelta della coppia, di <strong>per</strong> sè<br />

non escludente la comunione<br />

spirituale e materiale, dalla quale<br />

non possono farsi derivare effetti<br />

penalizzanti <strong>per</strong> uno dei coniugi<br />

ed alla quale comunque non può


attribuirsi efficacia estintiva dei<br />

diritti e doveri di natura<br />

patrimoniale che nascono dal<br />

matrimonio”.<br />

( 389 ) L’art. 6, comma 6, l. div.,<br />

che si ritiene abrogato, disponeva<br />

invece che “L’abitazione <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

casa fam<strong>il</strong>iare spetta di<br />

preferenza al genitore cui<br />

vengono affidati i <strong>figli</strong> o con <strong>il</strong><br />

quale i <strong>figli</strong> convivono oltre la<br />

maggiore età. In ogni caso ai fini<br />

dell’assegnazione <strong>il</strong> giudice<br />

dovrà valutare le condizioni<br />

economiche dei coniugi e le<br />

ragioni della decisione e favorire


<strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più debole.<br />

L’assegnazione, in quanto<br />

trascritta, è opponib<strong>il</strong>e al terzo<br />

acquirente ai sensi dell’art. 1599<br />

del codice civ<strong>il</strong>e”.<br />

Cass., Sez. un., 28 ottobre 1995,<br />

n. 11297, in Fam. e dir., 1995,<br />

533, aveva poi affermato che<br />

l’art. 6, comma 6, l. div., non<br />

attribuiva al giudice <strong>il</strong> potere di<br />

disporre l’assegnazione della<br />

casa fam<strong>il</strong>iare a favore del<br />

<strong>coniuge</strong> privo di un diritto – reale<br />

o <strong>per</strong>sonale – sull’immob<strong>il</strong>e e che<br />

non sia affidatario della prole<br />

minorenne o convivente con <strong>figli</strong>


maggiorenni non ancora<br />

provvisti, senza loro colpa, di<br />

sufficienti redditi propri.<br />

( 390 ) Cass., 2 febbraio 2006, n.<br />

2338, in Foro it., 2006, I, 1361;<br />

Cass., 25 agosto 2005, n. 17299,<br />

in Fam. e dir., 2006, 81; Cass., 10<br />

giugno 2005, n. 12295, in Fam. e<br />

dir., 2005, 663; Cass., 1 dicembre<br />

2004, n. 22500, in Fam. e dir.,<br />

2005, 137; Cass. sez. I, 9 luglio<br />

2004, n. 12666, in Foro it., 2006,<br />

I, 575.<br />

( 391 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3922; Cass., 20 apr<strong>il</strong>e 2011, n.<br />

9079; Cass., 12 gennaio 2005, n.


408, in Fam. e dir., 2005, 408.<br />

( 392 ) Secondo Cass., 25<br />

novembre 2010 n. 23968, “la<br />

convivenza del <strong>coniuge</strong> con altre<br />

<strong>per</strong>sona, avente carattere<br />

occasionale o temporaneo, non<br />

incide di <strong>per</strong> sè direttamente ed in<br />

astratto sull’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong>”; la giurisprudenza<br />

di legittimità è infatti pacifica <strong>nel</strong><br />

sostenere che <strong>il</strong> presupposto <strong>per</strong><br />

la riconoscib<strong>il</strong>ità di un assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e viene meno solo ove la<br />

convivenza “assuma i caratteri di<br />

stab<strong>il</strong>ità e continuità, e i<br />

conviventi elaborino un progetto


ed un modello di vita in comune<br />

analogo a quello che di regola<br />

caratterizza la famiglia fondata<br />

sul matrimonio” (Cass., 12 marzo<br />

2012, n. 3923; Cass., 11 agosto<br />

2011, n. 17195); v. anche Cass.<br />

26 gennaio 2006, n, 1546; 9<br />

apr<strong>il</strong>e 2003, n. 5560; secondo<br />

Cass., 8 luglio 2004, n. 12557, in<br />

Guida al dir., 2004, 32, 70, “in<br />

assenza di un nuovo matrimonio,<br />

<strong>il</strong> diritto all’assegno di divorzio<br />

di <strong>per</strong> sé <strong>per</strong>mane <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura<br />

stab<strong>il</strong>ita dalla sentenza di<br />

divorzio, anche se <strong>il</strong> suo titolare<br />

instauri una convivenza "more


uxorio" con altra <strong>per</strong>sona”, salvo<br />

che si provi da parte dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong> onerato, che “tale<br />

convivenza ha determinato un<br />

mutamento "in melius", pur se<br />

non assistito da garanzie<br />

giuridiche di stab<strong>il</strong>ità, ma di fatto<br />

adeguatamente consolidato, delle<br />

condizioni economiche<br />

dell’avente diritto, a seguito di un<br />

contributo al suo <strong>mantenimento</strong><br />

da parte del convivente, o quanto<br />

meno da risparmi di spese da<br />

questa derivatigli”; in ogni caso<br />

ha precisato la Corte <strong><strong>nel</strong>la</strong> stessa<br />

sentenza, “la relativa prova non


può essere limitata a quella della<br />

mera instaurazione e del<br />

<strong>per</strong>manere di una convivenza<br />

more uxorio dell’avente diritto<br />

con altra <strong>per</strong>sona, essendo detta<br />

convivenza di <strong>per</strong> sé neutra ai fini<br />

del miglioramento delle<br />

condizioni economiche del<br />

titolare, potendo essere<br />

instaurata con <strong>per</strong>sona priva di<br />

redditi e patrimonio, e dovendo<br />

l’incidenza economica di detta<br />

convivenza essere valutata in<br />

relazione al complesso delle<br />

circostanze che la<br />

caratterizzano”; Cass., 8 agosto


2003, n. 11975, in Fam. e dir.,<br />

2004, 195, precisa che fra i fattori<br />

capaci di incidere sulla nozione<br />

di "adeguatezza" dei mezzi “è<br />

suscettib<strong>il</strong>e di acquisire r<strong>il</strong>ievo<br />

anche la eventuale convivenza<br />

"more uxorio", la quale, quando<br />

si caratterizzi <strong>per</strong> i connotati<br />

della stab<strong>il</strong>ità, continuità e<br />

regolarità tanto da venire ad<br />

assumere i connotati della<br />

cosiddetta "famiglia di fatto"<br />

(caratterizzata, in quanto tale,<br />

dalla libera e stab<strong>il</strong>e<br />

condivisione di valori e dei<br />

modelli di vita, in essi compresi


anche quello economico) fa sì che<br />

la valutazione di una tale<br />

"adeguatezza" non possa non<br />

registrare una tale evoluzione<br />

esistenziale, recidendo - finché<br />

duri tale convivenza (e ferma<br />

rimanendo in questo caso la<br />

<strong>per</strong>durante r<strong>il</strong>evanza del solo<br />

eventuale stato di bisogno in sé<br />

ove "non compensato" all’interno<br />

della convivenza) - ogni<br />

plausib<strong>il</strong>e connessione con <strong>il</strong><br />

tenore e con <strong>il</strong> modello di vita<br />

economici caratterizzanti la<br />

pregressa fase di convivenza<br />

coniugale, ed escludendo - con


ciò stesso - ogni presupposto <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> riconoscimento, in concreto,<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e fondato<br />

sulla conservazione degli stessi”.<br />

V. anche Cass., 9 apr<strong>il</strong>e 2003, n.<br />

5560; secondo Cass., 17 gennaio<br />

2002, n. 432, in Giust. Civ., 2002,<br />

I, 1001, con nota di M.<br />

FINOCCHIARO, “al fine di<br />

escludere <strong>il</strong> diritto dell’ex moglie,<br />

priva di adeguati redditi propri, a<br />

<strong>per</strong>cepire l’assegno di divorzio a<br />

carico dell’altro <strong>coniuge</strong> non è<br />

sufficiente la prova limitata<br />

all’accertamento della<br />

convivenza della stessa con un


terzo, ove manchi qualsiasi<br />

riferimento a prestazioni di<br />

assistenza di tipo coniugale in<br />

suo favore conseguenti al nuovo<br />

rapporto”; Cass., 2 giugno 2000,<br />

n. 7328.<br />

( 393 ) DOSSETTI, Lo scioglimento<br />

del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />

648.<br />

( 394 ) MACARIO, Nuove norme<br />

sulla disciplina dei casi di<br />

scioglimento del matrimonio, op.<br />

cit., 904 ss.<br />

( 395 ) DOSSETTI, Lo scioglimento


del matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />

647.<br />

( 396 ) Cass., 24 novembre 1999,<br />

n. 13053, in Foro It., 2000, I,<br />

1229.<br />

( 397 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4551; Cass., 21 maggio 2002, n.<br />

7435, in Fam. e dir., 2002, 604<br />

( 398 ) Cass., 21 maggio 2002, n.<br />

7435; Cass., 10 agosto 2001, n.<br />

11059, in Fam. e dir., 2001, 469,<br />

con nota di CARBONE; Cass., 21<br />

giugno 2000, n. 8417, in Giur. It .,<br />

2001, 21, con nota di BARBIERA;


Cass., 16 giugno 2000, n. 8225;<br />

Cass., 3 luglio 1996, n. 6087, in<br />

Fam. e dir.,, 1996, 431, con nota<br />

di CHIZZINI; Cass., 8 novembre<br />

1996, n. 9756, in Fam. e dir.,<br />

1997, 16, con nota di CHIZZINI.<br />

( 399 ) BARBIERA, <strong>Il</strong> divorzio<br />

dopo la riforma del diritto di<br />

famiglia, op. cit., 330; A. e M.<br />

FI-NOCCHIARO, Diritto di<br />

famiglia. III. <strong>Il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

582.<br />

( 400 ) Cass., 19 marzo 1991, n.<br />

2932, in Arch. loc., 1991, 553.<br />

( 401 ) Cass., 16 novembre 1994,


n. 9645, in Mass., 1994<br />

( 402 ) BONILINI, L’assegno<br />

postmatrimoniale, op. cit., 506.<br />

( 403 ) BARBIERA, I diritti<br />

patrimoniali dei separati e dei<br />

divorziati , op. cit., 25 ss.;<br />

DOSSETTI, Lo scioglimento del<br />

matrimonio: gli effetti della<br />

pronunzia di divorzio, op.cit.,<br />

651.


( 404 ) Corte cost., ord. 29 marzo<br />

2007, n. 113, ha sottolineato<br />

come <strong>il</strong> legislatore, <strong>nel</strong> caso degli<br />

assegni <strong>per</strong>iodici, abbia ritenuto<br />

di “assim<strong>il</strong>arli ai redditi di lavoro<br />

dipendente assoggettandoli a<br />

tassazione in capo al <strong>coniuge</strong> che<br />

li <strong>per</strong>cepisce e correlativamente,<br />

al fine di evitare doppie<br />

imposizioni, li ha considerati<br />

oneri deducib<strong>il</strong>i da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> che li corrisponde; e ciò,<br />

in ragione sia della loro<br />

<strong>per</strong>iodicità (e, quindi, della loro<br />

<strong>per</strong>tinenza a più <strong>per</strong>iodi<br />

d’imposta) sia della possib<strong>il</strong>ità di


una loro revisione economica <strong>per</strong><br />

sopraggiunti giustificati motivi”.<br />

( 405 ) Cass., 18 febbraio 2000, n.<br />

1810<br />

( 406 ) AUTORINO STANZIONE -<br />

MUSIO, <strong>Il</strong> divorzio. Disciplina,<br />

procedure e prof<strong>il</strong>i<br />

comparatistici, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano,<br />

2002, 83.<br />

( 407 ) Cass., 22 novembre 2002,<br />

n. 16462; DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />

matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

586, sostiene invece che <strong>il</strong><br />

controllo secondo equità del


Tribunale deve essere esercitato<br />

“ipotizzando una capitalizzazione<br />

del diritto e verificando se vi sia<br />

sproporzione tra <strong>il</strong> risultato<br />

dell’o<strong>per</strong>azione e la somma<br />

offerta, nonché tenendo presente<br />

che la <strong>per</strong>dita della rendita può<br />

significare, <strong>per</strong> <strong>il</strong> benficiario,<br />

<strong>per</strong>dita di certezza <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro e<br />

che la stessa, ove sussista, deve<br />

essere compensata.”; secondo<br />

DOGLIOTTI, Alcuni problemi<br />

interpretativi in materia di<br />

<strong>separazione</strong> e divorzio, in Fam. e<br />

dir., 1997, n. 5, 479 e ss.,<br />

“dovrebbe trattarsi, seppur


lasciando qualche margine<br />

all’autonomia delle parti, di una<br />

vera e propria capitalizzazione<br />

dell’assegno che sarebbe stato<br />

corrisposto <strong>per</strong>iodicamente, in<br />

relazione alla presumib<strong>il</strong>e durata<br />

della vita del beneficiario”.<br />

( 408 ) Cass., 12 ottobre 1999, n.<br />

11437 evidenzia che “all’oggetto<br />

della liquidazione” in unica<br />

soluzione si addice maggiormente<br />

la qualificazione di "attribuzione<br />

patrimoniale", piuttosto che<br />

quella di "reddito".<br />

( 409 ) SESTA, Diritto di famiglia,<br />

op. cit., 356; secondo DOGLIOTTI,


Alcuni problemi interpretativi in<br />

materia di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, cit., “<strong>il</strong> controllo del<br />

giudice dovrebbe limitarsi<br />

soprattutto all’importo, ma nulla<br />

vieta che possa ritenere iniqua<br />

anche la corresponsione in se<br />

stessa: così ad es. quando <strong>il</strong><br />

beneficiario si trovasse in stato di<br />

stretto bisogno e necessitasse di<br />

una prestazione <strong>per</strong>iodica,<br />

evidentemente adeguab<strong>il</strong>e al<br />

costo della vita, fossero<br />

prevedib<strong>il</strong>i mutamenti di<br />

circostanze in un termine<br />

piuttosto breve (miglioramento


dei redditi dell’obbligato o<br />

peggioramento <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

beneficiario) che non potrebbero<br />

farsi valere successivamente,<br />

essendo inammissib<strong>il</strong>e una nuova<br />

domanda di contenuto<br />

economico. Tuttavia <strong>il</strong> Tribunale<br />

deve usare tale potere con<br />

estrema cautela, <strong>per</strong> evitare<br />

pesanti interferenze ed<br />

inopportuni paternalismi”.<br />

( 410 ) Cass., 19 settembre 2000,<br />

n. 12389.<br />

( 411 ) La giurisprudenza di<br />

legittimità ha tuttavia manifestato<br />

recentemente un orientamento


non univoco sulla questione se<br />

spetti o meno la pensione di<br />

reversib<strong>il</strong>ità all’ex <strong>coniuge</strong> che<br />

abbia <strong>per</strong>cepito l’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e in unica soluzione:<br />

Cass. 3 luglio 2012, n. 11088,<br />

escludendo tale diritto dell’ex<br />

<strong>coniuge</strong>, ha sostenuto che “la<br />

corresponsione in unica<br />

soluzione dell’assegno divorale,<br />

giusta <strong>il</strong> disposto dell’articolo 5,<br />

comma 8, esclude la<br />

sopravvivenza, in capo al<br />

<strong>coniuge</strong> beneficiario, di qualsiasi<br />

ulteriore diritto di contenuto<br />

patrimoniale nei confronti


dell’altro <strong>coniuge</strong>”, <strong>nel</strong>lo stesso<br />

senso, Cass. 8 marzo 2012, n.<br />

3635 e Cass., 5 gennaio 2001, n.<br />

126, in Fam. e dir., 2001, 128;<br />

Cass. 29 luglio 2011, n. 16744 e<br />

Cass. 28 maggio 2010, n. 13108,<br />

hanno invece affermato l’opposto<br />

principio secondo cui anche la<br />

corresponsione, in unica<br />

soluzione, al <strong>coniuge</strong> "più<br />

debole" di somme di denaro (o di<br />

altre ut<strong>il</strong>ità patrimoniali),<br />

soddisfa <strong>il</strong> requisito della previa<br />

titolarità dell’assegno di divorzio<br />

che consente al <strong>coniuge</strong><br />

medesimo di accedere alla


pensione di reversib<strong>il</strong>ità o (in<br />

concorso con <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

su<strong>per</strong>stite) a una sua quota.<br />

( 412 ) Cass., 6 novembre 2006, n.<br />

23659; Cass., 22 novembre 2002,<br />

n. 16462; Cass. 12 ottobre 1999,<br />

n. 11437.<br />

( 413 ) Corte cost., ord. 6<br />

dicembre 2001, n. 383, ha<br />

precisato che “sull’accordo tra le<br />

parti l’importo da corrispondere<br />

in forma <strong>per</strong>iodica viene stab<strong>il</strong>ito<br />

in base alla situazione esistente<br />

al momento della pronuncia, con<br />

la conseguente possib<strong>il</strong>ità di una<br />

loro revisione, in aumento o in


diminuzione; mentre al contrario<br />

quanto versato una tantum - che<br />

non corrisponde necessariamente<br />

alla capitalizzazione<br />

dell’assegno <strong>per</strong>iodico - viene<br />

concordato liberamente dai<br />

coniugi <strong>nel</strong> suo ammontare e<br />

definisce una volta <strong>per</strong> tutte i loro<br />

rapporti <strong>per</strong> mezzo di una<br />

attribuzione patrimoniale,<br />

producendo l’effetto di rendere<br />

non più rivedib<strong>il</strong>i le condizioni<br />

pattuite, le quali restano così<br />

fissate definitivamente”.<br />

( 414 ) Corte cost., ord. 29 marzo<br />

2007, n. 113, si è pronunciata <strong>nel</strong>


giudizio di legittimità<br />

costituzionale degli artt. 10,<br />

comma 1, lettera c), e 47, comma<br />

1, lettera i), del d.P.R. 22<br />

dicembre 1986, n. 917<br />

(Approvazione del testo unico<br />

delle imposte sui redditi),<br />

promosso dalla Commissione<br />

tributaria provinciale di Udine,<br />

che sosteneva che la Corte cost.<br />

<strong>nel</strong>l’ordinanza n. 383 del 2001,<br />

non aveva adeguatamente<br />

considerato: “a) che l’accordo<br />

raggiunto dalle parti, circa<br />

l’adempimento in unica soluzione<br />

– invece che mediante assegni


<strong>per</strong>iodici – dell’obbligazione<br />

derivante dallo scioglimento o<br />

dalla cessazione del vincolo<br />

matrimoniale, «vale […] a<br />

determinare <strong>il</strong> “modo” di<br />

estinzione dell’obbligazione, ma<br />

non ne muta la natura», data la<br />

«<strong>per</strong>fetta equivalenza sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o giuridico e funzionale» di<br />

tale forma di adempimento con<br />

quella rappresentata da esborsi<br />

<strong>per</strong>iodici, rispetto alla comune<br />

finalità di sovvenire <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

economicamente piú debole, in<br />

conformità ad un provvedimento<br />

giudiziario; b) <strong>il</strong> pagamento una


tantum di un assegno al <strong>coniuge</strong><br />

– in misura corrispondente alla<br />

capitalizzazione di un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico – è fatto idoneo a<br />

ridimensionare l’entità dei<br />

r<strong>il</strong>evatori di ricchezza di chi ha<br />

effettuato l’esborso e, quindi, ad<br />

incidere sulla capacità<br />

contributiva del solvens, al pari<br />

del pagamento di assegni<br />

<strong>per</strong>iodici; c) l’indeducib<strong>il</strong>ità<br />

dell’assegno corrisposto una<br />

tantum, prevista dal censurato<br />

art. 10, comma 1, lettera c), del<br />

d.P.R. n. 917 del 1986, comporta<br />

una ingiustificata


disincentivazione del ricorso dei<br />

coniugi a tale tipo di assegno,<br />

rispetto agli assegni <strong>per</strong>iodici,<br />

dalla legge considerati, invece,<br />

deducib<strong>il</strong>i; … ”.<br />

( 415 ) Cass., 21 febbraio 2008, n.<br />

4424.<br />

( 416 ) Cass. 30 novembre 2007,<br />

n. 25010; Cass., 12 luglio 2007, n.<br />

15611; Cass., 29 marzo 2006, n.<br />

7117; Cass., 6 marzo 2003, n.<br />

3351.<br />

( 417 ) TOMMASEO, Commento<br />

all’art. 4, l. 1 dicembre 1970, n.<br />

898, in Commentario al diritto


italiano della famiglia, a cura di<br />

Cian, Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />

Cedam, Padova, 1993, 301 ss.<br />

( 418 ) Cass., 14 gennaio 2004, n.<br />

336.<br />

( 419 ) Cass., 21 febbraio 2001, n.<br />

2492.<br />

( 420 ) Cass., 25 maggio 2007, n.<br />

12317; Cass. 29 apr<strong>il</strong>e 1982 n.<br />

2687; 23 gennaio 1980 n. 549.<br />

( 421 ) Cass. 15 giugno 1995, n.<br />

6737; Cass. 20 maggio 1985 n.<br />

3080; la tesi è stata ancora<br />

sostenuta da Cass., 15 giugno<br />

1995, n. 6737, in Fam. e dir., n. 5 /


1995, 434, secondo la quale<br />

“<strong>nel</strong>le obbligazioni relative al<br />

pagamento dell’assegno divorz<strong>il</strong>e<br />

e del contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, come in<br />

quelle alimentari, la<br />

determinazione monetaria della<br />

prestazione non è fine a se stessa,<br />

ma è legata ad un determinato<br />

potere di acquisto, che deve<br />

essere salvaguardato nonostante<br />

<strong>il</strong> variare del valore intrinseco<br />

della moneta, <strong>per</strong> non<br />

compromettere la funzione delle<br />

suddette obbligazioni, che<br />

consiste <strong>nel</strong>l’attribuire al


eneficiario un apporto<br />

<strong>per</strong>iodico incidente "in misura<br />

reale" sulle sue condizioni di vita.<br />

Pertanto, nei confronti di tali<br />

obbligazioni - che si<br />

differenziano dalle obbligazioni<br />

cosiddette di valuta, assoggettate<br />

al principio nominalistico - si<br />

deve tener conto del variare del<br />

potere di acquisto della moneta<br />

sia ai fini del loro aggiornamento<br />

<strong>per</strong>iodico, sia anche ai fini della<br />

loro stessa liquidazione,<br />

specialmente quando intercorre<br />

un notevole lasso di tempo tra <strong>il</strong><br />

momento della liquidazione e


l’epoca alla quale le prestazioni<br />

sono riferite.”; CARBONE,<br />

L’assegno di divorzio tra debito<br />

di valuta e debito di valore, <strong>nel</strong><br />

commentare tale pronuncia,<br />

critica questa interpretazione,<br />

r<strong>il</strong>evando che l’assegno di<br />

divorzio non ha natura<br />

alimentare, e non è un debito di<br />

valore bensì solo un “debito<br />

indicizzato”, e osserva che<br />

“l’insistere sulla figura del debito<br />

di valore, significa <strong>il</strong> non<br />

prendere atto della tendenza<br />

normativa che intende sostituire<br />

le tecniche "valoristiche" non


soddisfacenti <strong>per</strong> prestazioni lato<br />

sensu alimentari con quelle di<br />

indicizzazione legale o giudiziale,<br />

caratterizzate cioè da una<br />

predeterminazione dei criteri cui<br />

è collegata la dinamica delle<br />

prestazioni monetarie”.<br />

( 422 ) Cass. 15 giugno 1995, n.<br />

6737; Cass., 25 maggio 2007, n.<br />

12317.<br />

( 423 ) Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />

1761, confermando <strong>il</strong> pregresso<br />

consolidato orientamento, ha<br />

affermato che “<strong>il</strong> provvedimento<br />

di revisione dell’assegno<br />

divorz<strong>il</strong>e - previsto dalla L. n. 898


del 1970, art. 9, - postula non<br />

soltanto l’accertamento di una<br />

sopravvenuta modifica delle<br />

condizioni economiche degli ex<br />

coniugi, ma anche la idoneità di<br />

tale modifica a mutare <strong>il</strong><br />

pregresso assetto patrimoniale<br />

realizzato con <strong>il</strong> precedente<br />

provvedimento attributivo<br />

dell’assegno, secondo una<br />

valutazione comparativa delle<br />

condizioni economiche di<br />

entrambe le parti”; Cass., 2<br />

maggio 2007, n. 10133; Cass., 11<br />

marzo 2006, n. 5378, in Fam.,<br />

<strong>per</strong>s. e succ., 2006, 791; Cass, 4


settembre 2004, n. 17895; Cass.,<br />

27 settembre 2002, n. 14004.<br />

( 424 ) Cass., 11 marzo 2006, n.<br />

5378, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2006,<br />

791, ha cassato la pronuncia del<br />

giudice di merito, che aveva<br />

sostenuto che “le ri<strong>per</strong>cussioni<br />

economicamente negative della<br />

scelta” dell’ex <strong>coniuge</strong> obbligato<br />

– che aveva scelto di svolgere un<br />

lavoro part time anziché a tempo<br />

pieno - “non potrebbero<br />

comunque assumere r<strong>il</strong>ievo”,<br />

“dovendosi escludere che<br />

decisioni basate su<br />

considerazioni <strong>per</strong>sonali possano


ledere i diritti consolidati di terze<br />

<strong>per</strong>sone"; la Suprema Corte ha<br />

invece ritenuto che quelle scelte,<br />

pienamente legittime,<br />

“costituiscono altresì<br />

esplicazione di fondamentali<br />

diritti di libertà della <strong>per</strong>sona,<br />

quali quelli di libera disponib<strong>il</strong>ità<br />

delle proprie energie fisiche ed<br />

intellettive e di libera scelta<br />

dell’attività lavorativa (artt. 2 e 4<br />

Cost., comma 2)”; v. anche Cass.,<br />

4 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4800, in Giur. it<br />

., 2003, 686, con nota di<br />

BARBIERA.<br />

( 425 ) Cass. 24 gennaio 2008, n.


1595, ha riconosciuto la<br />

sopravvenienza di giustificati<br />

motivi ai fini della revisione<br />

dell’assegno di divorzio, <strong>per</strong> la<br />

nascita di un <strong>figli</strong>o, generato da<br />

successiva unione, che,<br />

considerate tutte le circostanze<br />

del caso concreto, abbia<br />

determinato un reale ed effettivo<br />

depau<strong>per</strong>amento delle sostanze o<br />

della capacità patrimoniale<br />

dell’obbligato, accertato all’esito<br />

di una rinnovata valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

delle parti; ha inoltre precisato<br />

che <strong>il</strong> dovere di <strong>mantenimento</strong>


dell’obbligato verso <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o nato<br />

dalla successiva unione va<br />

valutato anche alla stregua delle<br />

potenzialità economiche della<br />

nuova famiglia in cui <strong>il</strong> bambino<br />

è stato generato, e quindi avendo<br />

riguardo pure alla condizione<br />

dell’altro genitore; v. anche Cass.,<br />

3 agosto 2007, n. 17041, Fam. e<br />

dir., 2007; Cass., 11 marzo 2006,<br />

n. 5378.<br />

( 426 ) Cass., 2 maggio 2007, n.<br />

10133; Cass., 23 agosto 2006, n.<br />

18367, in Dir. e giust. del<br />

7/9/2006; Cass., 27 settembre<br />

2002, n. 14004, in Fam. e dir.,


2003, 14; Cass., 28 agosto 1999,<br />

n. 9056, in Fam. e dir., 1999, 579.<br />

( 427 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3914; Cass. 20 gennaio 2012, n.<br />

785; Cass., 28 gennaio 2000, n.<br />

958, in Fam. e dir., 2000, 586.<br />

( 428 ) Cass., 3 agosto 2007, n.<br />

17041, cit., esaminando <strong>il</strong> caso<br />

dell’ex <strong>coniuge</strong>, privo di assegno,<br />

che sceglie di andare in pensione<br />

o di dimettersi, raggiunta l’età<br />

pensionab<strong>il</strong>e, ha ribadito come<br />

non possa essere<br />

aprioristicamente esclusa<br />

l’incidenza dell’evento dedotto,<br />

in ragione del fatto che <strong>il</strong>


decremento consegua ad una<br />

libera scelta dell’ex <strong>coniuge</strong> che<br />

richiede ex novo l’assegno.<br />

( 429 ) Cass., 9 gennaio 2003, n.<br />

113.<br />

( 430 ) Cass., 27 gennaio 2012, n.<br />

1253; Cass., 14 maggio 2004, n.<br />

9185.<br />

( 431 ) DOSSETTI, <strong>Il</strong> diritto di<br />

famiglia, I, Famiglia e<br />

matrimonio, diretto da BONILINI-<br />

CATTANEO, Utet, Torino, 1999,<br />

662; secondo Cass., 16 gennaio<br />

1982, n. 268, in Giust. civ., 1982,<br />

I, 946, "l’ex <strong>coniuge</strong>, beneficiario


dell’assegno di divorzio, in caso<br />

di fallimento dell’obbligato, non<br />

può pretendere l’adempimento<br />

del credito, neppure in moneta<br />

fallimentare, <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo<br />

successivo all’a<strong>per</strong>tura del<br />

procedimento concorsuale", e <strong>il</strong><br />

correlativo diritto si estingue.<br />

( 432 ) Cass., 14 febbraio 2003, n.<br />

2196, Arch. Civ. , 2003, 931, “lo<br />

stato biologico di procreazione fa<br />

sorgere a carico del genitore<br />

(legittimo o naturale) tutti i<br />

doveri di cui all’art. 147 c.c.,<br />

compreso quello di<br />

<strong>mantenimento</strong>, che unitamente ai


doveri di educare e istruire i <strong>figli</strong>,<br />

obbliga i genitori ex art. 148 c.c.<br />

a far fronte ad una molteplicità di<br />

esigenze, non riconducib<strong>il</strong>i al<br />

solo obbligo alimentare, ma<br />

estese all’aspetto abitativo,<br />

scolastico, sportivo, sanitario,<br />

sociale”.<br />

( 433 ) La giurisprudenza di<br />

legittimità è univoca<br />

<strong>nel</strong>l’affermare che <strong>il</strong> dovere di<br />

<strong>mantenimento</strong> non coincide<br />

necessariamente con l’inizio<br />

dell’esercizio della potestà,<br />

poiché sorge con e <strong>per</strong> <strong>il</strong> fatto<br />

stesso della procreazione, e non


dalla data dell’eventuale<br />

successivo riconoscimento o<br />

accertamento della genitorialità;<br />

v. da ultimo Cass., 3 novembre<br />

2006, n. 23596: “Nell’ipotesi in<br />

cui al momento della nascita <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o sia riconosciuto da uno<br />

solo dei genitori, tenuto <strong>per</strong>ciò a<br />

provvedere <strong>per</strong> intero al suo<br />

<strong>mantenimento</strong>, non viene meno<br />

l’obbligo dell’altro genitore <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo anteriore alla<br />

pronuncia di dichiarazione<br />

giudiziale di paternità o di<br />

maternità naturale, essendo sorto<br />

sin dalla nascita <strong>il</strong> diritto del


<strong>figli</strong>o naturale ad essere<br />

mantenuto, istruito ed educato da<br />

parte di entrambi i genitori. Da<br />

ciò consegue, <strong>per</strong> un verso, che <strong>il</strong><br />

genitore naturale, dichiarato tale<br />

con provvedimento del giudice,<br />

non può sottrarsi alla<br />

obbligazione nei confronti del<br />

<strong>figli</strong>o <strong>per</strong> la quota parte posta a<br />

suo carico, ma è tenuto a<br />

provvedervi sin dal momento<br />

della nascita, e, <strong>per</strong> altro verso,<br />

che <strong>il</strong> genitore <strong>il</strong> quale ha<br />

provveduto in via esclusiva al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o ha azione<br />

nei confronti dell’altro <strong>per</strong>


ottenere <strong>il</strong> rimborso "pro quota"<br />

delle spese sostenute dalla<br />

nascita. Tale azione non è<br />

tuttavia ut<strong>il</strong>mente esercitab<strong>il</strong>e se<br />

non dal momento del passaggio<br />

in giudicato della sentenza di<br />

accertamento della f<strong>il</strong>iazione<br />

naturale (atteso che soltanto <strong>per</strong><br />

effetto della pronuncia si<br />

costituisce lo "status" di <strong>figli</strong>o<br />

naturale, sia pure con effetti<br />

retroagenti alla data della<br />

nascita), con la conseguenza che<br />

detto momento segna altresì <strong>il</strong><br />

"dies a quo" della decorrenza<br />

della prescrizione del diritto


stesso”; v. anche Cass., 2 febbraio<br />

2006, n. 2328, in Guida al dir.,<br />

2006, n.19, 84; Cass. 26 maggio<br />

2004, n. 10124, in Mass. Foro It.,<br />

2004; Cass., 22 novembre 2000,<br />

n. 15063, in Giust.Civ., 2001, I,<br />

1296, che precisa: “la circostanza<br />

che i genitori siano o meno<br />

conviventi non ha alcuna<br />

r<strong>il</strong>evanza in relazione all’obbligo<br />

di <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, che<br />

incombe su entrambi i genitori in<br />

quanto nascente dal fatto stesso<br />

della procreazione”.<br />

In dottrina, BESSONE-ALPA-<br />

D’ANGELO-FERRANDO-


SPALLAROSSA, La famiglia <strong>nel</strong><br />

nuovo diritto, op.cit., 265; PINI,<br />

La f<strong>il</strong>iazione, in Trattato di diritto<br />

minor<strong>il</strong>e, di Musacchio, Cedam,<br />

Padova, 2007.<br />

( 434 ) Si veda la nota 22 del<br />

capitolo I.<br />

( 435 ) Cass., 23 marzo 1995, n.<br />

3402.<br />

( 436 ) Corte cost., 13 maggio<br />

1998, n. 166, in Fam. e dir.,<br />

3,1998, 205, con nota di<br />

CAR-BONE; Cass., 19 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />

n. 5714, in Fam. e dir., n. 4, 2002,<br />

415; Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4765,


i n Fam. e dir., n. 4, 2002, 351;<br />

Cass., 8 maggio 2003, n. 6970, in<br />

Fam. e dir., n. 4, 2003, 319, con<br />

nota di FIGONE.<br />

( 437 ) Corte cost., 30 luglio 2008,<br />

n. 308.<br />

( 438 ) Cass., 12 settembre 2011,<br />

n. 18618; Cass. 3 agosto 2007, n,<br />

17043; Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9915; Cass. 22 marzo 2005 n.<br />

6197, in Giust. civ. Mass . 2005, 4;<br />

Cass., 14 febbraio 2003, n. 2196,<br />

cit.; Cass., 19 marzo 2002, n.<br />

3974.<br />

( 439 ) Cass., 12 settembre 2011,


n. 18618; Corte cost., 30 luglio<br />

2008, n. 308; Corte cost., 13<br />

maggio 1998 n. 166, cit.<br />

( 440 ) Secondo Trib. Catania,<br />

sentenza 12 luglio 2006, n. 2597,<br />

i n www.affidamento condiviso.it,<br />

“<strong>il</strong> dovere contributivo previsto<br />

dagli artt. 30 Cost., 147 e 148 c.c.<br />

che su ciascun genitore grava in<br />

misura proporzionale al proprio<br />

reddito e che rimane intatto pur<br />

<strong>nel</strong> dissolvimento del consortium<br />

vitae, può assumere modalità<br />

diverse di soddisfacimento legate<br />

all’affidamento dei <strong>figli</strong> e al<br />

concreto atteggiarsi delle


condizioni di vita, reddituali e<br />

lavorative dei coniugi in lite.<br />

L’ottica in cui si muove <strong>il</strong><br />

legislatore è quella <strong>per</strong> cui,<br />

tendenzialmente, <strong>nel</strong> rapporto<br />

con i <strong>figli</strong> nulla con l’affidamento<br />

condiviso dovrebbe mutare se<br />

non nei limiti in cui la non più<br />

costante presenza giornaliera<br />

dell’uno incide <strong>nel</strong> far fronte alle<br />

quotidiane necessità economiche<br />

della prole. <strong>Il</strong> modo in cui far<br />

fronte al dovere contributivo può<br />

essere: - diretto (ciascuno dei<br />

genitori provvede al<br />

<strong>mantenimento</strong>, recita la norma) e


cioè provvedendo in proprio<br />

all’acquisto dei beni e al<br />

pagamento delle spese<br />

necessarie; ovvero indiretto e<br />

cioè mediante <strong>il</strong> versamento<br />

all’altro <strong>coniuge</strong> della somma in<br />

denaro a conguaglio che residua<br />

ove <strong>il</strong> modo diretto non copra<br />

interamente <strong>il</strong> budget a proprio<br />

carico (art. 155 comma 4 “<strong>il</strong><br />

giudice stab<strong>il</strong>isce”ove<br />

necessario” la corresponsione di<br />

un assegno”)”. Nel caso di<br />

specie, <strong>il</strong> Trib. di Catania,<br />

considerato che i genitori<br />

avevano pari potenzialità di


eddito, in quanto entrambi<br />

insegnanti, e che era previsto un<br />

pari <strong>per</strong>iodo di <strong>per</strong>manenza della<br />

<strong>figli</strong>a presso entrambi, ha<br />

disposto che ciascun genitore<br />

provvedesse al <strong>mantenimento</strong><br />

diretto nei <strong>per</strong>iodi di rispettiva<br />

<strong>per</strong>manenza e ha posto a carico di<br />

ciascuno <strong>il</strong> 50% delle spese<br />

scolastiche e di vestiario e di<br />

quelle <strong>per</strong> le attività sportive o<br />

ricreative cui abbia dato <strong>il</strong> suo<br />

assenso, nonché <strong>il</strong> 50% di quelle<br />

di carattere sanitario.<br />

( 441 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong>


<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio ,<br />

Cedam, Padova, 2006, 106, r<strong>il</strong>eva<br />

che <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> diretto "fa<br />

entrare <strong>il</strong> genitore <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

quotidianità del <strong>figli</strong>o,<br />

coinvolgendolo in essa ben<br />

diversamente da quanto avviene<br />

con la "delega in bianco"<br />

all’altro genitore, che l’assegno<br />

incarna"; <strong>nel</strong>lo stesso senso,<br />

ARCERI, L’affidamento condiviso.<br />

Nuovi diritti e nuove<br />

responsab<strong>il</strong>ità <strong><strong>nel</strong>la</strong> famiglia in<br />

crisi, Ipsoa, M<strong>il</strong>ano, 2007, 152;<br />

SESTA, Le nuove norme<br />

sull’affidamento condiviso: a)


Prof<strong>il</strong>i sostanziali, in Fam. e dir.,<br />

n. 4, 2006, 377, osserva che “<strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> diretto<br />

rappresenta … la forma di<br />

contribuzione più in linea con lo<br />

spirito ed <strong>il</strong> significato della<br />

riforma - che, deve ricordarsi,<br />

mira a dare attuazione al<br />

principio della bigenitorialità - e,<br />

<strong>nel</strong> contempo, appare <strong>il</strong> più<br />

consono al modello della<br />

spartizione dei compiti e delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità educative, di modo<br />

ché, <strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in cui<br />

esercitano la potestà, i genitori<br />

devono, in linea di principio,


anche contribuire direttamente al<br />

soddisfacimento delle necessità<br />

dei <strong>figli</strong> salvo, se necessario,<br />

disporre <strong>il</strong> riequ<strong>il</strong>ibrio tra loro<br />

mediante l’assegno. In tale<br />

prospettiva, dunque, l’assegno<br />

sembrerebbe non costituire più la<br />

modalità ordinaria attraverso cui<br />

<strong>il</strong> genitore dà attuazione al<br />

proprio dovere di <strong>mantenimento</strong>,<br />

avendo invece assunto una<br />

funzione residuale rispetto alla<br />

contribuzione diretta, tant’è che,<br />

secondo <strong>il</strong> tenore dell’art. 155<br />

c.c., <strong>il</strong> giudice lo dispone, solo<br />

ove necessario”.


( 442 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />

cit., 106, che osserva:<br />

“all’assegno si deve far ricorso<br />

<strong>nel</strong>l’ipotesi in cui vi siano<br />

inadempienze o siano posti in<br />

essere comportamenti idonei a<br />

danneggiare i <strong>figli</strong> o a rendere<br />

non tempestive le prestazioni in<br />

loro favore ” ; contra, PADALINO,<br />

L’affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>,<br />

Giappichelli, Torino, 2006, 60,<br />

sostiene che in ordine al modo di<br />

contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>, "nulla è cambiato


ispetto alla disciplina<br />

abrogata".<br />

( 443 ) Secondo SESTA, Le nuove<br />

norme sull’affidamento<br />

condiviso: a) Prof<strong>il</strong>i sostanziali,<br />

cit., 377, “a ben vedere, la<br />

dichiarata natura riequ<strong>il</strong>ibratrice<br />

dell’assegno è chiara<br />

testimonianza della circostanza<br />

che l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

debba essere adempiuto<br />

essenzialmente in via diretta;<br />

l’inciso iniziale, dunque, che<br />

consente ai genitori di<br />

concordare modalità diverse di<br />

contribuzione, mediante accordi


che debbono avere forma scritta,<br />

deve essere inteso come un<br />

riferimento alla possib<strong>il</strong>ità che<br />

essi determinino come assumere<br />

direttamente parte degli oneri<br />

relativi al <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

mediante l’attribuzione di un<br />

bene o attraverso <strong>il</strong> pagamento<br />

diretto di beni o prestazioni in<br />

favore dei <strong>figli</strong>”.<br />

( 444 ) Trib. Catania, sentenza 12<br />

luglio 2006, n. 2597, in<br />

www.affidamentocondiviso.it;<br />

Trib. Catania, ord. 24 apr<strong>il</strong>e 2006,<br />

ivi.<br />

( 445 ) Cass., 20 gennaio 2012, n.


785; Cass., 29 luglio 2011, n.<br />

16736; Cass. 18 agosto 2006 n.<br />

18187, in Giust. civ. Mass ., 2006,<br />

7 ss.<br />

( 446 ) Secondo DE FILIPPIS,<br />

Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong><br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />

op. cit., 104 ss., <strong>per</strong> determinare<br />

l’entità del <strong>mantenimento</strong> diretto<br />

si deve fare riferimento sia al<br />

reddito dei genitori, che<br />

costituisce <strong>il</strong> parametro<br />

immediato, <strong>per</strong> valutare la<br />

proporzionalità tra <strong>il</strong> contributo<br />

degli stessi, sia, in funzione<br />

integrativa, ai cinque criteri


enunciati dall’art. 155 c.c.<br />

( 447 ) Secondo Trib. Catania,<br />

sentenza 12 luglio 2006, n. 2597,<br />

cit., in tali casi “non v’è necessità<br />

di imporre all’uno o all’altro <strong>il</strong><br />

versamento di un assegno<br />

<strong>per</strong>iodico, fermo restando che<br />

ciascun genitore dovrà<br />

provvedere al <strong>mantenimento</strong><br />

diretto <strong>nel</strong> <strong>per</strong>iodo di rispettiva<br />

<strong>per</strong>manenza e che sarà tenuto al<br />

50% delle spese scolastiche e di<br />

vestiario e di quelle <strong>per</strong> le attività<br />

sportive o ricreative cui abbia<br />

dato <strong>il</strong> suo assenso, nonché al<br />

50% di quelle di carattere


sanitario”. Nello stesso senso,<br />

Trib. La Spezia, ord. 14 marzo<br />

2007: “in tema di <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> minori, l’adozione di un<br />

regime di affidamento alternato -<br />

con suddivisione paritaria della<br />

convivenza e del tempo trascorso<br />

con l’uno e con l’altro genitore -<br />

impone <strong>il</strong> venir meno di<br />

qualsivoglia contributo di<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole a<br />

carico di un genitore ed in favore<br />

dell’altro; conseguentemente<br />

ciascun genitore potrà e dovrà<br />

sopportare gli oneri quotidiani<br />

<strong>nel</strong> momento in cui la <strong>figli</strong>a ne è


convivente. Viceversa, quanto<br />

agli oneri non quotidiani (quali <strong>il</strong><br />

rinnovo del vestiario, l’acquisto<br />

dei libri scolastici e le spese <strong>per</strong><br />

le vacanze), l’unica scelta<br />

possib<strong>il</strong>e è quella della loro<br />

attribuzione in misura paritaria<br />

ad entrambi i coniugi; se trattasi<br />

di oneri straordinari (ad es.,<br />

apparecchio ortodontico o corsi<br />

di recu<strong>per</strong>o), sarà necessario <strong>il</strong><br />

previo accordo delle parti, fatta<br />

salva l’urgenza del caso; <strong>per</strong> gli<br />

oneri non straordinari (quale, ad<br />

es., l’acquisto di vestiti), ogni<br />

genitore potrà assumere


l’iniziativa di affrontarli e<br />

chiederne <strong>il</strong> rimborso all’altro<br />

<strong>coniuge</strong> <strong>per</strong> la quota di sua<br />

spettanza.”.<br />

( 448 ) Cass., 24 gennaio 2011, n.<br />

1611; Cass., 16 giugno 2011, n.<br />

13184; Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 11 gennaio 2007,<br />

n. 407; Cass., 6 ottobre 2006, n.<br />

21572, in Guida al dir., 2006, n.<br />

49, 54; Cass., 18 agosto 2006, n.<br />

18187, in Guida al dir., 2006, n.<br />

35, 42; Cass., 20 maggio 2006, n.<br />

11891, in Dir. e giust ., 2006,<br />

25,18; Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

8221, in Mass. Giust. Civ., 2006,


4.<br />

( 449 ) Cass. 21 febbraio 2007, n,<br />

4102: Cass., 18 agosto 2006, n.<br />

18187, cit., ha precisato che<br />

l’obbligo del <strong>mantenimento</strong><br />

<strong>per</strong>dura “indipendentemente dal<br />

raggiungimento della maggiore<br />

età, finché le <strong>figli</strong>e non diventino<br />

autosufficienti dal punto di vista<br />

economico”; Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />

n. 4765.<br />

( 450 ) Cass., 24 gennaio 2011, n.<br />

1611; Cass., 16 giugno 2011, n.<br />

13184; Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Trib. Messina, decreto 5<br />

maggio 2006,


www.affidamentocondiviso.it. In<br />

dottrina, SESTA, Le nuove norme<br />

sull’affidamento condiviso: a)<br />

Prof<strong>il</strong>i sostanziali, cit., 377,<br />

osserva che “la norma disciplina<br />

l’ipotesi in cui <strong>il</strong> giudice della<br />

<strong>separazione</strong> debba decidere circa<br />

<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong><br />

maggiorenni non autosufficienti<br />

della coppia che si sta<br />

separando; essa consente al<br />

genitore obbligato di instare<br />

affinché <strong>il</strong> giudice, "valutate le<br />

circostanze", disponga che egli<br />

versi l’assegno direttamente al<br />

<strong>figli</strong>o. La disposizione, <strong>per</strong>tanto,


non troverà automaticamente<br />

applicazione qualora <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

divenga maggiorenne<br />

successivamente alla conclusione<br />

del procedimento, e quindi<br />

l’assegno a suo tempo disposto in<br />

sede di <strong>separazione</strong> continuerà a<br />

dover essere corrisposto al<br />

genitore in favore del quale era<br />

stato attribuito, salva la facoltà<br />

del <strong>figli</strong>o di domandare al giudice<br />

competente secondo le regole<br />

ordinarie di vederselo<br />

corrispondere direttamente, e<br />

salva la facoltà del genitore<br />

obbligato, che voglia versare


l’assegno dovuto direttamente al<br />

<strong>figli</strong>o, di agire ex art.710 c.p.c.<br />

<strong>per</strong> la modifica in tal senso delle<br />

condizioni di <strong>separazione</strong>”;<br />

contra, M. FINOCCHIARO,<br />

Assegno versato direttamente ai<br />

maggiorenni, in Guida al dir.,<br />

2006, 11, 41-42, secondo cui <strong>il</strong><br />

diritto alla contribuzione fissato<br />

dal giudice durante la minore età<br />

del <strong>figli</strong>o cessa automaticamente<br />

quando questi raggiunga la<br />

maggiore età; successivamente,<br />

su domanda del <strong>figli</strong>o nei<br />

confronti di entrambi i genitori, <strong>il</strong><br />

giudice può disporre, ex novo, in


favore dello stesso <strong>figli</strong>o un<br />

assegno <strong>per</strong>iodico; secondo<br />

l’Autore, <strong>per</strong> effetto di quanto<br />

statuito <strong>nel</strong>l’art. 155 quinquies<br />

c.c., al <strong>figli</strong>o deve anche<br />

riconoscersi la legittimazione ad<br />

intervenire <strong>nel</strong> giudizio di<br />

<strong>separazione</strong> o divorzio.<br />

( 451 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

8221, cit.<br />

( 452 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

8221, cit.; conforme a Cass., 4<br />

apr<strong>il</strong>e 2005, n. 6975, in Guida al<br />

dir., n. 16, 39.<br />

( 453 ) Cass., 26 settembre 2011,


n. 19589; Cass., 26 gennaio 2011,<br />

n. 1830. Sul diritto del <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne a <strong>per</strong>cepire<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> anche<br />

<strong>nel</strong> caso in cui sia privo di reddito<br />

<strong>per</strong> avere rifiutato un impiego<br />

non adeguato alla sua<br />

preparazione, v. Cass., 18 gennaio<br />

2005, n. 951, in Dir. e giust.,<br />

2005, 6, 29 con nota di<br />

FITTIPALDI; Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />

n. 4765, in Dir. Fam. <strong>per</strong>s., 2002,<br />

310; Cass., 22 novembre 2000, n.<br />

15065, in Giust. civ. Mass., 2000,<br />

2406.<br />

( 454 ) Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.


8221, cit.<br />

( 455 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

8221, cit.; Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4765; Cass. 30 agosto 1999, n.<br />

9109; Cass. 11 marzo 1998, n.<br />

2670; Cass. 7 maggio 1998, n.<br />

4616.<br />

( 456 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 28 gennaio 2008,<br />

n. 1761; Cass., 2 dicembre 2005,<br />

n. 26259; Cass., 7 luglio 2004, n.<br />

12477.<br />

( 457 ) BIANCA, Diritto civ<strong>il</strong>e, 2,<br />

La famiglia. Le successioni., op.


cit., 244, <strong>nel</strong> condividere la<br />

posizione della prevalente<br />

giurisprudenza sulla concorrente<br />

legittimazione a richiedere<br />

l’assegno del <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />

e del genitore con lui convivente,<br />

precisa che la legittimazione del<br />

genitore è fondata sulla<br />

continuità dei doveri di<br />

<strong>mantenimento</strong> che gravano su di<br />

lui <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>per</strong>sistenza della<br />

convivenza, mentre la<br />

legittimazione del <strong>figli</strong>o divenuto<br />

maggiorenne trova fondamento<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> titolarità del diritto al<br />

<strong>mantenimento</strong>; l’Autore ritiene


inoltre che sussista un rapporto di<br />

“solidarietà attiva” tra <strong>il</strong> genitore<br />

convivente già affidatario e <strong>il</strong><br />

<strong>figli</strong>o, cui consegue che<br />

l’adempimento eseguito all’uno<br />

libera <strong>il</strong> genitore, obbligato alla<br />

corresponsione dell’assegno, nei<br />

confronti dell’altro; contra, <strong>per</strong> la<br />

tesi che <strong>il</strong> solo <strong>figli</strong>o maggiorenne<br />

è legittimato a richiedere e a<br />

ricevere l’assegno, nonché ad<br />

agire in caso di inadempimento<br />

del genitore obbligato o <strong>per</strong> le<br />

modifiche dell’assegno, v. A. e M.<br />

FINOCCHIARO, Diritto di<br />

Famiglia, op. cit., 569 ss..


( 458 ) Cass., 24 febbraio 2006 n.<br />

4188, secondo cui “<strong>il</strong> genitore,<br />

separato o divorziato, cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

sia stato affidato durante la<br />

minore età, continua, pur dopo<br />

che questi sia divenuto<br />

maggiorenne, ma coabiti ancora<br />

con lui e non sia economicamente<br />

autosufficiente, ad essere<br />

legittimato iure proprio, in<br />

assenza di un’autonoma richiesta<br />

da parte dello stesso, a richiedere<br />

all’altro genitore tanto <strong>il</strong><br />

rimborso, pro quota, delle spese<br />

già sostenute <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

del <strong>figli</strong>o, quanto <strong>il</strong> versamento di


un assegno <strong>per</strong>iodico a titolo di<br />

contributo <strong>per</strong> detto<br />

<strong>mantenimento</strong>”; Cass., 27 maggio<br />

2005, n. 11320, Foro it., Rep.<br />

2005, voce Matrimonio, n. 18, “<strong>Il</strong><br />

genitore, separato o divorziato, a<br />

cui <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o sia stato affidato<br />

durante la minore età, pur dopo<br />

che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o (non ancora<br />

autosufficiente) sia divenuto<br />

maggiorenne, continua, in<br />

assenza di un’autonoma richiesta<br />

da parte di quest’ultimo, ad<br />

essere legittimato iure proprio ad<br />

ottenere dall’altro genitore <strong>il</strong><br />

pagamento dell’assegno <strong>per</strong> <strong>il</strong>


<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o, sempre<br />

che tra <strong>il</strong> genitore già affidatario<br />

e <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o <strong>per</strong>sista <strong>il</strong> rapporto di<br />

coabitazione; al fine di ritenere<br />

integrato <strong>il</strong> detto requisito della<br />

coabitazione, basta che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o<br />

maggiorenne - pur in assenza di<br />

una quotidiana coabitazione, che<br />

può essere impedita dalla<br />

necessità di assentarsi con<br />

frequenza, anche <strong>per</strong> non brevi<br />

<strong>per</strong>iodi, <strong>per</strong> motivi, ad esempio, di<br />

studio - mantenga tuttavia un<br />

collegamento stab<strong>il</strong>e con<br />

l’abitazione del genitore,<br />

facendovi ritorno ogniqualvolta


gli impegni glielo consentano, e<br />

questo collegamento, se da un<br />

lato costituisce un sufficiente<br />

elemento <strong>per</strong> ritenere non<br />

interrotto <strong>il</strong> rapporto che lo lega<br />

alla casa fam<strong>il</strong>iare, dall’altro<br />

concreta la possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> tale<br />

genitore di provvedere, sia pure<br />

con modalità diverse, alle<br />

esigenze del <strong>figli</strong>o”; Cass.,18<br />

apr<strong>il</strong>e 2005, n. 8007: “<strong>Il</strong> genitore<br />

affidatario, <strong>il</strong> quale continui a<br />

provvedere direttamente ed<br />

integralmente al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> divenuti maggiorenni e<br />

non ancora economicamente


autosufficienti, resta legittimato<br />

non solo ad ottenere "iure<br />

proprio", e non già " capite<br />

f<strong>il</strong>iorum", <strong>il</strong> rimborso di quanto<br />

da lui anticipato a titolo di<br />

contributo dovuto dall’altro<br />

genitore, ma anche a pretendere<br />

detto contributo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> futuro dei <strong>figli</strong><br />

stessi. La legittimazione del<br />

genitore concorre, <strong>per</strong>altro, con<br />

quella del <strong>figli</strong>o, la quale trova <strong>il</strong><br />

suo fondamento <strong><strong>nel</strong>la</strong> titolarità<br />

del diritto al <strong>mantenimento</strong>, ed i<br />

rapporti tra le due legittimazioni<br />

si risolvono in base ai principi


della solidarietà attiva,<br />

applicab<strong>il</strong>i in via analogica”.<br />

( 459 ) SESTA, Le nuove norme<br />

sull’affidamento condiviso: A)<br />

prof<strong>il</strong>i sostanziali, cit., 386;<br />

PADA-LINO, L’affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong>, cit., 175,<br />

secondo cui l’intento del<br />

legislatore non è stato quello di<br />

privare <strong>il</strong> genitore della<br />

legittimazione a riscuotere<br />

l’assegno di <strong>mantenimento</strong> iure<br />

proprio, ma piuttosto di ribaltare<br />

la regola circa la corresponsione<br />

applicata in giurisprudenza,<br />

imponendo al giudice di valutare


prioritariamente <strong>il</strong> pagamento<br />

dell’assegno a favore del <strong>figli</strong>o<br />

sulla base della mera richiesta<br />

avanzata dal genitore onerato; DE<br />

FILIPPIS, Affidamento condiviso<br />

dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong><br />

divorzio, op. cit., 131, r<strong>il</strong>eva che<br />

la nuova normativa “consente di<br />

continuare a ritenere” che<br />

sussiste una legittimazione<br />

concorrente <strong>per</strong> <strong>il</strong> genitore e <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, “sia pure sulla base dei<br />

nuovi elementi di merito e dei<br />

mutati presupposti”.<br />

( 460 ) M. FINOCCHIARO,<br />

Assegno versato direttamente al


maggiorenne, cit., 41.<br />

( 461 ) Cass., 16 giugno 2011 n.<br />

13184; Cass., 22 novembre 2010,<br />

n. 23590; Cass., 12 ottobre 2007,<br />

n. 21437, <strong>nel</strong> riconoscere al <strong>figli</strong>o<br />

divenuto maggiorenne, ma non<br />

economicamente autosufficiente,<br />

una legittimazione "iure proprio "<br />

all’azione diretta a ottenere dal<br />

genitore non convivente <strong>il</strong><br />

contributo al proprio<br />

<strong>mantenimento</strong>, ha tuttavia<br />

precisato che “laddove <strong>il</strong> genitore<br />

affidatario non abbia agito <strong>nel</strong><br />

giudizio di primo grado anche in<br />

rappresentanza del <strong>figli</strong>o, allora


minore, bensì azionando un<br />

proprio autonomo diritto, <strong>il</strong><br />

compimento della maggiore età<br />

da parte del <strong>figli</strong>o non dà luogo<br />

ad alcun effetto interruttivo, nè<br />

legittima <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, che non era<br />

parte di quel giudizio, a proporvi<br />

appello”; Cass.,19 gennaio 2007,<br />

n. 1146; App. Trento, ord. 6 luglio<br />

2006; Trib. Messina, ord. 31<br />

ottobre 2006; Trib. Messina,<br />

decreto 5 maggio 2006, in<br />

www.affidamentocondiviso.it.<br />

( 462 ) Trib. Bologna, sentenza 22<br />

maggio 2006, n. 1212, in<br />

www.minoriefamiglia.it


( 463 ) Trib. min. M<strong>il</strong>ano, decreto<br />

12 maggio 2006, est. Zamagni, in<br />

www.affidamento condiviso.it, cui<br />

hanno fatto seguito numerose<br />

pronunce dello stesso tribunale,<br />

tutte conformi, si è dichiarato<br />

incompetente a decidere in<br />

materia di affidamento dei <strong>figli</strong><br />

naturali, sostenendo che la<br />

previsione dell’art. 317 bis c.c.<br />

che esclude dall’esercizio della<br />

potestà <strong>il</strong> genitore non convivente<br />

con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, salvo attribuire al<br />

giudice <strong>il</strong> potere di disporre<br />

diversamente, non può ritenersi in<br />

vigore a seguito della novella del


2006, che ha sancito <strong>per</strong> tutti i<br />

<strong>figli</strong> <strong>il</strong> principio della<br />

bigenitorialità. Secondo questa<br />

tesi, <strong>il</strong> giudice deve <strong>per</strong>tanto fare<br />

riferimento <strong>per</strong> le questioni<br />

relative all’affidamento e al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong>, legittimi e<br />

naturali, agli artt. 155 e ss. c.c., e<br />

non più all’art. 317 bis c.c., in<br />

quanto la l. 54/06 prevede una<br />

disciplina unitaria che si riferisce<br />

all’affidamento dei <strong>figli</strong> come al<br />

loro <strong>mantenimento</strong>, con la<br />

conseguenza che non è più<br />

scindib<strong>il</strong>e la competenza tra T.O.<br />

e T.M. in relazione alle diverse


questioni, e unico giudice<br />

competente non può che essere <strong>il</strong><br />

tribunale ordinario; v. anche Trib.<br />

min. Roma, decreto 23 ottobre<br />

2006.<br />

( 464 ) Trib. M<strong>il</strong>ano, ord. 20<br />

luglio 2006, Pres. Siniscalchi, Rel.<br />

Bonf<strong>il</strong>io; Trib. Min. Bologna,<br />

decreto 26 apr<strong>il</strong>e 2006; Trib. Min.<br />

Trento, decreto 11 apr<strong>il</strong>e 2006, in<br />

www.affidamentocondiviso.it,<br />

hanno sostenuto <strong>il</strong> <strong>per</strong>manere<br />

della competenza in materia di<br />

affidamento dei <strong>figli</strong> naturali in<br />

capo al tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

in forza del combinato disposto


degli artt. 317 bis c.c. e 38 disp.<br />

att. c.c., e della competenza del<br />

tribunale ordinario <strong>per</strong> le<br />

domande di natura economica.<br />

Ritenendo la propria<br />

incompetenza <strong>per</strong> materia a<br />

conoscere una controversia in<br />

relazione alla quale <strong>il</strong> Tribunale<br />

<strong>per</strong> i minorenni di M<strong>il</strong>ano si era in<br />

precedenza dichiarato<br />

incompetente, <strong>il</strong> Tribunale di<br />

M<strong>il</strong>ano con ordinanza del<br />

20.7.2006 ha disposto la<br />

trasmissione del procedimento<br />

alla Cassazione, richiedendo<br />

d’ufficio <strong>il</strong> regolamento di


competenza. Su tale controversia<br />

la Cassazione si è pronunciata<br />

con l’ordinanza del 3 apr<strong>il</strong>e 2007,<br />

n. 8362.<br />

<strong>Il</strong> Trib. di Monza, con ord. 10<br />

ottobre 2006, Pres. Rel. Calabrò,<br />

ha invece sostenuto la<br />

competenza del T.M. sia in<br />

materia di affidamento dei <strong>figli</strong><br />

naturali, che di <strong>mantenimento</strong> e<br />

assegnazione della casa fam<strong>il</strong>iare.<br />

Secondo questo orientamento, la<br />

l. 54/06, <strong>nel</strong> disporre che <strong>il</strong><br />

giudice debba decidere<br />

sull’affidamento condiviso e<br />

contestualmente fissare anche “la


misura e <strong>il</strong> modo con cui ciascuno<br />

dei genitori deve contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong>, alla cura,<br />

all’istruzione e all’educazione<br />

dei <strong>figli</strong>” e <strong>nel</strong> prevedere<br />

l’applicab<strong>il</strong>ità delle disposizioni<br />

anche alle unioni di fatto, ha fatto<br />

venire meno <strong>il</strong> precedente<br />

sdoppiamento di competenze;<br />

conformi Trib. Monza, sentenza<br />

29 giugno 2006, est. Buratti; Trib.<br />

Catania, sentenza 14 apr<strong>il</strong>e 2006;<br />

App. Napoli 27 settembre 2006,<br />

in www.affidamentocondiviso.it.<br />

( 465 ) Cass., ord. 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

8362, in Fam. e dir., n. 5/2007,


446, con nota di TOMMASEO;<br />

Cass., ord. 20 settembre 2007, n.<br />

19406 e Cass., ord. 25 settembre<br />

2007, n. 19909, entrambe in<br />

Famiglia e Minori, 2007, 10, 45,<br />

con nota di RUO; Cass., ord. 7<br />

febbraio 2008, n. 2966.<br />

( 466 ) Cass., 16 gennaio 2012, n.<br />

514; Cass. 20 giugno 2011, ord. n.<br />

13508; Cass. ord. 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

8362.<br />

( 467 ) Cass., ord. 25 agosto 2008,<br />

n. 21754, n. 21755, n. 21756.<br />

( 468 ) Significative novità sono<br />

state introdotte, in questa materia,


dalle “Disposizioni in materia di<br />

riconoscimento dei <strong>figli</strong> naturali”,<br />

definitivamente approvate dalla<br />

Camera <strong>il</strong> 27/11/2012 e<br />

pubblicate <strong><strong>nel</strong>la</strong> Gazzetta<br />

Ufficiale n. 293 del 17 dicembre<br />

2012. Ivi, infatti, la competenza<br />

del Tribunale <strong>per</strong> i minorenni <strong>per</strong><br />

le controversie di cui all’art. 317<br />

bis c.c. è stata abrogata e le<br />

predette questioni sono state<br />

integralmente rimesse al<br />

Tribunale ordinario. La nuova<br />

normativa prevede altresì, come<br />

disposizione di attuazione, la sua<br />

applicazione ai giudizi instaurati


a decorrere dalla data di entrata in<br />

vigore della legge.<br />

( 469 ) Si veda la precedente nota<br />

n. 37.<br />

( 470 ) V. succ. paragrafo 9 di<br />

questo capitolo.<br />

( 471 ) Cass., 3 agosto 2007, n,<br />

17043; Cass., 15 marzo 2006, n.<br />

1329, Guida al dir., 2006, n. 22,<br />

48; Cass., 24 febbraio 2006,<br />

n.4205; Cass., 22 novembre 2000,<br />

n.15065; Cass., 4 maggio 2000, n.<br />

5586.<br />

( 472 ) Cass. 3 agosto 2007, n.<br />

17043; Cass. 15 marzo 2006, n.


1329, in Guida al dir., 2006, n.<br />

22, 48; Cass. 24 febbraio 2006, n.<br />

4205; Cass. 22 novembre 2000, n.<br />

15065; Cass. 4 maggio 2000, n.<br />

5586.<br />

( 473 ) BIANCA, Commento<br />

all’art. 6, l. 1 dicembre 1970, n.<br />

898, in Commentario al diritto<br />

italiano della famiglia, a cura di<br />

Cian, Oppo e Trabucchi, VI, 1,<br />

Cedam, Padova, 1993, 383,<br />

evidenzia la nullità degli atti di<br />

rinunzia, transazione e cessione<br />

del diritto al contributo <strong>nel</strong> suo<br />

complesso, ma si esprime <strong>per</strong> la<br />

validità delle rinunzie e delle


transazioni aventi ad oggetto le<br />

prestazioni arretrate; in<br />

giurisprudenza, Cass. 21.05.1984<br />

n. 3115.<br />

( 474 ) TOMMASEO, Le nuove<br />

norme sull’affidamento<br />

condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />

i n Fam. e dir., 4, 2006, 388,<br />

osserva che “vige pur sempre la<br />

regola, già enunciata dal comma<br />

7 dell’art. 155 (ora abrogato) ma<br />

ancora presente <strong><strong>nel</strong>la</strong> disciplina<br />

processuale del divorzio (art. 6,<br />

9° comma), <strong>per</strong> cui la<br />

contemplazione dell’interesse<br />

su<strong>per</strong>iore del minore può anche


infrangere <strong>il</strong> principio di<br />

corrispondenza fra <strong>il</strong> chiesto e <strong>il</strong><br />

pronunciato consentendo al<br />

giudice di dare ai propri<br />

provvedimenti contenuti anche<br />

diversi ‘rispetto alle domande<br />

delle parti o al loro accordo’.”.<br />

( 475 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />

cit., 110, osserva che “<strong>il</strong> ‘far<br />

salvi’ gli accordi tra le parti<br />

significa attribuire al giudice<br />

poteri di intervento solo ove essi<br />

manchino. Tale scelta si spiega<br />

con <strong>il</strong> favore attribuito dalla


novella legislativa<br />

all’autodeterminazione delle<br />

parti.”<br />

( 476 ) PADALINO, L’affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong>, op.cit., 65,<br />

esclude che l’autonomia dei<br />

genitori possa spingersi fino a<br />

derogare al principio della<br />

proporzionalità <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

contribuzione, prevedendo, ad<br />

esempio, la possib<strong>il</strong>e esenzione di<br />

un genitore da qualunque forma<br />

di contribuzione. TOMMASEO, Le<br />

nuove norme sull’affidamento<br />

condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />

cit., 388, r<strong>il</strong>eva che la valutazione


della congruità degli accordi “è<br />

definitivamente rimessa al<br />

giudice di merito: si tratta di<br />

accordi sindacab<strong>il</strong>i dal giudice<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della loro<br />

contrarietà all’interesse morale e<br />

materiale dei <strong>figli</strong> minori, ma<br />

anche quando siano contrari a<br />

norme di norme di ordine<br />

pubblico”.<br />

( 477 ) Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

8362.<br />

( 478 ) C. Cost., 20 novembre<br />

2009, ord. n. 310; Trib. min.<br />

M<strong>il</strong>ano, decreto 14 dicembre<br />

2007; Trib. min. Bologna, decreto


2 apr<strong>il</strong>e 2008, in<br />

www.minoriefamiglia.it.<br />

( 479 ) C. Cost., 20 novembre<br />

2009, ord. n. 310; Trib. min.<br />

Bologna, decreto 2 apr<strong>il</strong>e 2008.<br />

( 480 ) Trib. min. M<strong>il</strong>ano, decreto<br />

14 dicembre 2007, cit.<br />

( 481 ) Cass., 23 marzo 1995, n.<br />

3402, “l’obbligo di <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> minori, siano essi<br />

legittimi o naturali, spetta<br />

primariamente e integralmente ai<br />

loro genitori, e <strong>nel</strong> caso in cui<br />

uno dei due non possa o non<br />

voglia adempiere al proprio


dovere, l’altro, <strong>nel</strong> preminente<br />

interesse dei <strong>figli</strong>, deve far fronte<br />

<strong>per</strong> intero alle loro esigenze con<br />

tutte le sue sostanze patrimoniali<br />

e sfruttando la propria capacità<br />

di lavoro, salva la possib<strong>il</strong>ità di<br />

convenire in giudizio<br />

l’inadempiente <strong>per</strong> ottenere un<br />

contributo”; questo orientamento<br />

è stato confermato da Cass., 16<br />

settembre 2011, ord. n. 19015 e<br />

Cass., 30 settembre 2010, n.<br />

20509, che ha precisato:<br />

“<strong>per</strong>tanto l’obbligo degli<br />

ascendenti di fornire ai genitori i<br />

mezzi necessari affinché possano


adempiere i loro doveri nei<br />

confronti dei <strong>figli</strong> - che investe<br />

contemporaneamente tutti gli<br />

ascendenti di pari grado di<br />

entrambi i genitori - va inteso<br />

non solo <strong>nel</strong> senso che<br />

l’obbligazione degli ascendenti è<br />

subordinata e, quindi, sussidiaria<br />

rispetto a quella, primaria, dei<br />

genitori, ma anche <strong>nel</strong> senso che<br />

agli ascendenti non ci si possa<br />

rivolgere <strong>per</strong> un aiuto economico<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> solo fatto che uno dei due<br />

genitori non dia <strong>il</strong> proprio<br />

contributo al <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong>, se l’altro genitore è in


grado di mantenerli”, e continua<br />

a trovare adesione <strong>nel</strong>le pronunce<br />

dei giudici di merito, Trib.<br />

Bologna, 2 febbraio 2006, n. 282,<br />

i n <strong>Il</strong> merito, 2006, 5, 44; Trib.<br />

Roma, 7 apr<strong>il</strong>e 2004, in Giur.<br />

merito, 2004, 7-8, I, 1332; Trib.<br />

Napoli, 8 marzo 2001, in cd rom<br />

Fam. e dir., Ipsoa; Trib. M<strong>il</strong>ano,<br />

30 giugno 2000, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001,<br />

5, 534. Tuttavia, secondo Cass.,<br />

16 settembre 2011, ord. n. 19015<br />

“la natura sussidiaria delle<br />

obbligazioni degli ascendenti di<br />

cui all’art. 148 c.c. comporta che<br />

esse siano esercitab<strong>il</strong>i anche


allorché uno dei due genitori<br />

“non possa o non voglia<br />

adempiere al proprio dovere”<br />

(così Cass., n. 20509 del 2010),<br />

con conseguente concorrenza<br />

degli ascendenti in solido, nei<br />

confronti del genitore che<br />

provvede a mantenere <strong>il</strong> minore”.<br />

( 482 ) Corte cost. 14 giugno<br />

2002, n. 236.<br />

( 483 ) Cass. 17 apr<strong>il</strong>e 2007, n.<br />

9132.<br />

( 484 ) Art. 709-ter c.p.c.<br />

(Soluzione delle controversie e<br />

provvedimenti in caso di


inadempienze o violazioni).<br />

“Per la soluzione delle<br />

controversie insorte tra i genitori<br />

in ordine all’esercizio della<br />

potestà genitoriale o delle<br />

modalità dell’affidamento è<br />

competente <strong>il</strong> giudice del<br />

procedimento in corso. Per i<br />

procedimenti di cui all’articolo<br />

710 è competente <strong>il</strong> tribunale del<br />

luogo di residenza del minore.<br />

A seguito del ricorso, <strong>il</strong> giudice<br />

convoca le parti e adotta i<br />

provvedimenti opportuni. In caso<br />

di gravi inadempienze o di atti<br />

che comunque arrechino


pregiudizio al minore od<br />

ostacolino <strong>il</strong> corretto svolgimento<br />

delle modalità dell’affidamento,<br />

può modificare i provvedimenti in<br />

vigore e può, anche<br />

congiuntamente: 1) ammonire <strong>il</strong><br />

genitore inadempiente; 2)<br />

disporre <strong>il</strong> risarcimento dei<br />

danni, a carico di uno dei<br />

genitori, nei confronti del<br />

minore; 3) disporre <strong>il</strong><br />

risarcimento dei danni, a carico<br />

di uno dei genitori, nei confronti<br />

dell’altro; 4) condannare <strong>il</strong><br />

genitore inadempiente al<br />

pagamento di una sanzione


amministrativa pecuniaria, da un<br />

minimo di 75 euro a un massimo<br />

di 5.000 euro a favore della<br />

Cassa delle ammende.<br />

I provvedimenti assunti dal<br />

giudice del procedimento sono<br />

impugnab<strong>il</strong>i nei modi ordinari.”<br />

( 485 ) <strong>per</strong> un approfondimento,<br />

v . DE FILIPPIS, Affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />

cit., 148 ss.: DOGLIOTTI (a cura<br />

d i ) , Affidamento condiviso e<br />

diritti dei minori (Legge 8<br />

febbraio 2006, n. 54),<br />

Giappichelli, Torino, 2008.


( 486 ) Cass. 15 febbraio 2012, n.<br />

2170; Trib. Roma 17 febbraio<br />

2012, n. 3304 e Trib. Varese, ord.<br />

7 maggio 2010, in banca dati<br />

Lex24 <strong>Il</strong> Sole24Ore; Trib.<br />

Modena 29 gennaio 2007 (e Trib.<br />

Modena 21 luglio 2006): “Le<br />

sanzioni previste dall’art. 709-ter<br />

c.p.c. sono applicab<strong>il</strong>i anche<br />

<strong>nel</strong>le ipotesi di inadempimenti<br />

concernenti le statuizioni<br />

d’ordine patrimoniale, e non<br />

soltanto a quelle concernenti<br />

l’affidamento dei <strong>figli</strong>. Ciò in<br />

quanto la richiamata<br />

disposizione normativa sanziona


le “gravi inadempienze”, e tali<br />

possono sicuramente essere gli<br />

inadempimenti d’ordine<br />

economico, trattandosi di crediti<br />

alimentari sanzionati anche<br />

penalmente, e, quindi, già<br />

sottoposti a valutazione di<br />

gravità da parte del legislatore<br />

penale”; Trib. Bologna, decreto<br />

19 giugno 2007, che si è<br />

pronunciato in una controversia<br />

relativa alla misura ed alle<br />

modalità di ripartizione delle<br />

spese straordinarie sostenute<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del <strong>figli</strong>o minore;<br />

Trib. Reggio Em<strong>il</strong>ia, ordinanza 30


apr<strong>il</strong>e 2007, ha affermato che “<strong>il</strong><br />

<strong>per</strong>durante inadempimento di uno<br />

dei coniugi <strong>nel</strong> versamento delle<br />

somme poste a suo carico a titolo<br />

di concorso <strong>nel</strong> <strong>mantenimento</strong><br />

della moglie e della <strong>figli</strong>a<br />

giustifica <strong>il</strong> suo ammonimento ai<br />

sensi dell’art. 709-ter c.p.c.”;<br />

Trib. Modena, ordinanza 7 apr<strong>il</strong>e<br />

2006, in un caso di<br />

inadempimento dell’obbligo di<br />

corresponsione dell’assegno a<br />

favore del <strong>figli</strong>o, ha richiamato <strong>il</strong><br />

genitore “all’adempimento dei<br />

propri obblighi sanciti dal<br />

provvedimento presidenziale,


tramite l’ammonimento e la<br />

conseguente inflizione della<br />

sanzione del pagamento di una<br />

sanzione amministrativa<br />

pecuniaria a favore della Cassa<br />

delle ammende, salvo<br />

successivamente disporre, <strong>nel</strong><br />

caso di protrazione<br />

dell’inottem<strong>per</strong>anza e di specifica<br />

prova dei danni, <strong>il</strong> risarcimento<br />

patrimoniale a carico del<br />

convenuto”. <strong>Il</strong> testo integrale dei<br />

citati provvedimenti è pubblicato<br />

su www.minoriefamiglia.it.<br />

In senso contrario, C. App.<br />

Caltanissetta, ord. 3 maggio 2012,


i n <strong>Il</strong> Sole 24 Ore, Guida al<br />

Diritto, 2012, 25, pg. VII,<br />

annotata da PORRACCIOLO,<br />

secondo cui “L’articolo 709-ter<br />

del Cpc <strong>per</strong>segue lo scopo di<br />

meglio disciplinare le<br />

conseguenze dell’affidamento<br />

condiviso e di fornire uno<br />

strumento <strong>per</strong> la soluzione dei<br />

conflitti tra genitori che<br />

riguardino i <strong>figli</strong>. Ne consegue<br />

che l’inadempimento degli<br />

obblighi patrimoniali (<strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

specie: non puntuale né completo<br />

versamento dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> disposto in favore


delle <strong>figli</strong>e minorenni; omesso<br />

rimborso della quota dovuta <strong>per</strong><br />

le spese straordinarie sostenute<br />

dall’altro genitore <strong>nel</strong>l’interesse<br />

della prole minorenne) non<br />

integra gli estremi delle gravi<br />

inadempienze o degli atti che<br />

comunque arrechino pregiudizio<br />

al minore od ostacolino <strong>il</strong><br />

corretto svolgimento delle<br />

modalità dell’affidamento, e<br />

dunque non è punib<strong>il</strong>e con alcuna<br />

delle sanzioni previste <strong>nel</strong> comma<br />

2° dello stesso articolo 709-ter.”.<br />

In dottrina, v. DE FILIPPIS,<br />

Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong>


<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />

op. cit., 149, secondo <strong>il</strong> quale<br />

“l’espressione ‘modalità<br />

dell’affidamento’ deve essere<br />

intesa in senso ampio, con<br />

riferimento anche alle modalità<br />

di carattere economico, relative<br />

al <strong>mantenimento</strong> diretto o<br />

indiretto (assegno) della prole”.<br />

( 487 ) Trib. Roma, 17 febbraio<br />

2012n . 3304, in banca dati Lex24<br />

<strong>Il</strong> Sole24Ore. Secondo Trib.<br />

Messina, 5 apr<strong>il</strong>e 2007, est.<br />

Russo, in Fam. e dir., n. 1/2008,<br />

60 ss., con nota di LA ROSA, <strong>il</strong><br />

risarcimento del danno ex art. 709


ter c.p.c. nn. 2 e 3, è una misura<br />

che può essere considerata alla<br />

stregua dei “punitive damages<br />

dell’es<strong>per</strong>ienza anglosassone,<br />

vale a dire sanzioni inflitte<br />

all’autore di un comportamento<br />

<strong>il</strong>lecito e cioè una condanna al<br />

risarcimento del danno che non è<br />

diretta a compensare ma a<br />

punire, al fine di dissuadere chi<br />

ha commesso l’atto <strong>il</strong>lecito dal<br />

commetterne altri”.<br />

( 488 ) Trib. Messina, 5 apr<strong>il</strong>e<br />

2007, cit.; sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

processuale, GRAZIOSI (a cura<br />

di), I processi di <strong>separazione</strong> e di


divorzio, Giappichelli, Torino,<br />

2008, sostiene che <strong>il</strong> giudice non<br />

possa procedere d’ufficio e sia<br />

necessaria la domanda della parte<br />

i n t e r e s s a t a ; contra, LUPOI,<br />

Commento all’art. 709 ter cpc, in<br />

Commentario breve al codice di<br />

procedura civ<strong>il</strong>e, a cura di Carpi-<br />

Colesanti- Taruffo, Cedam,<br />

Padova, 2006, ritiene possib<strong>il</strong>e<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> giudice procedere d’ufficio<br />

relativamente all’ammonimento<br />

ed alla condanna a sanzione<br />

pecuniaria.<br />

( 489 ) D’ANGELO, <strong>Il</strong><br />

risarcimento del danno come


sanzione? Alcune riflessioni sul<br />

nuovo art. 709 ter c.p.c., in<br />

Fam<strong>il</strong>ia, 2006, 1031.<br />

( 490 ) Nelle pronunce dei giudici<br />

di merito che dispongono in<br />

ordine al risarcimento ex art. 709<br />

ter c.p.c. si r<strong>il</strong>eva che la misura<br />

risarcitoria è applicata a<br />

prescindere dall’accertamento del<br />

danno e delle sue conseguenze,<br />

rapportandola, viceversa, alla<br />

gravità della condotta, con ciò<br />

aderendo alla soluzione che<br />

assim<strong>il</strong>a questa tipologia di<br />

risarcimento ai danni punitivi, e<br />

non alla disciplina ex art. 2043 e


2059 c.c..<br />

In analoghi casi di<br />

inadempimento dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong>, si è anche<br />

riconosciuta la sussistenza di un<br />

danno esistenziale. Così <strong>il</strong> Trib. di<br />

Modena, con ordinanza del 12<br />

settembre 2006, in <strong>Il</strong> merito,<br />

2007, 1-2, 4, in un caso di<br />

mancato <strong>mantenimento</strong> da parte<br />

del padre naturale, tale dichiarato<br />

giudizialmente, ritenuta la<br />

violazione degli artt. 147, 148 e<br />

261 c.c., e la conseguente<br />

sussistenza di un danno di natura<br />

esistenziale nei confronti del


<strong>figli</strong>o naturale e della di lui<br />

madre, ha condannato <strong>il</strong> genitore<br />

al risarcimento del danno da<br />

costoro subito, nonché al<br />

rimborso delle somme spese dalla<br />

madre <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>figli</strong>o stesso, e a tutela del credito<br />

ha autorizzato <strong>il</strong> sequestro<br />

conservativo sui beni<br />

dell’obbligato e sulle somme e<br />

cose al medesimo dovute. V.<br />

anche Cass., 7 giugno 2000, n.<br />

7713, in Fam. e dir., 2001, 159,<br />

con nota di DOGLIOTTI, che ha<br />

affermato la responsab<strong>il</strong>ità<br />

aqu<strong>il</strong>iana del padre naturale che,


successivamente alla<br />

dichiarazione giudiziale, <strong>per</strong> anni<br />

aveva rifiutato di corrispondere al<br />

<strong>figli</strong>o i mezzi di sussistenza.<br />

( 491 ) TOMMASEO, Riflessioni<br />

sulle impugnazioni e sui reclami<br />

<strong>nel</strong> diritto di famiglia e delle<br />

<strong>per</strong>sone (In particolare, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

disciplina della <strong>separazione</strong> di<br />

cui alla legge n. 54 del 2006), in<br />

Fam. e dir., 1, 2008, 97 ss. Cass.,<br />

22 0ttobre 2010, n. 21718.<br />

( 492 ) Cass., 22 ottobre 2010, n.<br />

21718; Cass., 22 gennaio 2009, n.<br />

1611.


( 493 ) Secondo Cass., 4 dicembre<br />

1996, n. 10813, in Giust. civ.<br />

Mass., 1996, 1670, “in tema di<br />

<strong>separazione</strong> <strong>per</strong>sonale dei<br />

coniugi, l’ordine al terzo di<br />

versare direttamente agli aventi<br />

diritto parte delle somme di<br />

denaro <strong>per</strong>iodicamente dovute<br />

all’obbligato può estendersi<br />

anche all’assegno in favore dei<br />

<strong>figli</strong> minori, nonostante l’art. 156<br />

c.c. richiami <strong>il</strong> precedente art.<br />

155 solo <strong>nel</strong> comma 4 (dove è<br />

prevista l’imposizione di idonee<br />

garanzie reali e <strong>per</strong>sonali)”.<br />

( 494 ) Corte Cost. 18 apr<strong>il</strong>e 1997,


n. 99, in Foro it., 1998, I, 3074, ha<br />

affermato che “al pari<br />

dell’estensib<strong>il</strong>ità dell’ordine di<br />

distrazione delle somme previsto<br />

dall’art. 148 cod. civ. - che può<br />

essere applicato, secondo<br />

costante giurisprudenza, anche ai<br />

<strong>figli</strong> naturali, e che ammette la<br />

possib<strong>il</strong>ità di una tutela del <strong>figli</strong>o<br />

nei confronti del genitore<br />

mediante ordine ai terzi debitori<br />

di distrazione di una parte dei<br />

redditi di chi è obbligato al<br />

<strong>mantenimento</strong> - anche <strong>il</strong><br />

sequestro di cui all’art. 156 cod.<br />

civ. è una forma di attuazione del


principio di responsab<strong>il</strong>ità<br />

genitoriale, <strong>il</strong> quale postula che<br />

sia data tempestiva ed efficace<br />

soddisfazione alle esigenze di<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o (sentenza<br />

n. 258 del 1996), a prescindere<br />

dalla qualificazione dello status.<br />

La norma che tale disposizione<br />

esprime deve <strong>per</strong>tanto ritenersi<br />

ugualmente applicab<strong>il</strong>e (al di<br />

fuori del procedimento di<br />

<strong>separazione</strong>), da parte del<br />

giudice competente (v. sentenza<br />

n. 23 del 1996) <strong>nel</strong>le controversie<br />

concernenti <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> naturali poiché <strong>il</strong> sequestro


de quo consiste, secondo quanto<br />

detto, in un ulteriore mezzo di<br />

tutela speciale ma non<br />

eccezionale della prole.”<br />

( 495 ) OBERTO, I rimedi<br />

all’inadempimento degli obblighi<br />

di <strong>mantenimento</strong> <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della crisi della famiglia, in Fam.<br />

e dir., n. 1, 2008, 82.<br />

( 496 ) Sul criterio di<br />

proporzionalità richiamato<br />

dall’art. 148 c.c., v. Cass. 16<br />

ottobre 1991, n. 1090, Giust. civ.<br />

Mass. 1991, fasc. 10, "l’art. 148<br />

c.c., <strong>nel</strong> prescrivere che entrambi<br />

i coniugi adempiano


all’obbligazione di <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong> in proporzione alle<br />

rispettive sostanze e secondo la<br />

loro capacità di lavoro<br />

professionale o casalingo, non<br />

detta un criterio automatico <strong>per</strong><br />

la determinazione<br />

dell’ammontare dei rispettivi<br />

contributi, fornito dal calcolo<br />

<strong>per</strong>centuale dei redditi dei due<br />

soggetti (che finirebbe <strong>per</strong><br />

penalizzare <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> più<br />

debole), ma prevede un sistema<br />

più completo ed elastico di<br />

valutazione, che tenga conto non<br />

solo dei redditi, ma anche di ogni


altra risorsa economica e delle<br />

cennate capacità di svolgere<br />

un’attività professionale o<br />

domestica, e che si esprima sulla<br />

base di un’indagine comparativa<br />

delle condizioni - in tal senso<br />

intese - dei due obbligati".<br />

( 497 ) Trib. Firenze, 3 ottobre<br />

2007, in Fam. e dir, n. 1/2008, 39<br />

ss.<br />

( 498 ) Così DE FILIPPIS,<br />

Affidamento condiviso dei <strong>figli</strong><br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />

op. cit., 104. Cass. 21 giugno<br />

2011, n. 13630 ha precisato che<br />

“ai fini della quantificazione


dell’assegno di <strong>mantenimento</strong> <strong>per</strong><br />

i <strong>figli</strong> devono essere presi in<br />

considerazione una serie di<br />

parametri che, all’esito di una<br />

valutazione olistica e comparata,<br />

portino ad una individuazione<br />

dell’apporto di natura economica<br />

a carico del genitore che,<br />

essenzialmente, tenga conto delle<br />

esigenze dei minori. Esigenze che,<br />

pur collegate all’età, non<br />

possono prescindere – <strong>nel</strong><br />

rispetto del principio di<br />

proporzionalità che presiede<br />

all’obbligo di <strong>mantenimento</strong> –<br />

dalle risorse economiche dei


genitori, dal tenore di vita già<br />

goduto e, in definitiva, dalle<br />

aspettative che derivano, o<br />

possono derivare, dalla<br />

collocazione sociale della<br />

famiglia”.<br />

( 499 ) Una analitica indicazione<br />

dei parametri r<strong>il</strong>evanti ai fini<br />

della determinazione del c.d.<br />

‘assegno <strong>per</strong>equativo’ è stata<br />

svolta dal Tribunale di Bologna<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> pronuncia del 9/22 maggio<br />

2006, in www.minoriefamiglia.it.,<br />

dove risultano considerati: i costi<br />

abitativi sostenuti da entrambi i<br />

genitori; la nascita di un nuovo


<strong>figli</strong>o di uno dei due; le<br />

aumentate esigenze del <strong>figli</strong>o <strong>nel</strong><br />

tempo; <strong>il</strong> miglioramento della<br />

condizione economica del padre;<br />

i tempi della presenza del <strong>figli</strong>o<br />

presso ciascun genitore; <strong>il</strong><br />

patrimonio complessivo e la<br />

valutazione comparativa dei<br />

redditi di questi, ed infine <strong>il</strong><br />

valore dei compiti domestici e di<br />

cura sostenuti dalla madre<br />

convivente con <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o.<br />

( 500 ) Cass., 21 giugno 2011 n.<br />

13630, secondo cui “ai fini della<br />

determinazione dell’assegno di<br />

<strong>mantenimento</strong> a favore del <strong>figli</strong>o


minore, le buone risorse<br />

economiche dell’obbligato hanno<br />

r<strong>il</strong>ievo non soltanto <strong>nel</strong> rapporto<br />

proporzionale col contributo<br />

dovuto dall’altro genitore, ma<br />

anche in funzione diretta di un<br />

più ampio soddisfacimento delle<br />

esigenze del <strong>figli</strong>o, posto che i<br />

bisogni, le abitudini, le legittime<br />

aspirazioni di questo, e in genere<br />

le sue prospettive di vita, non<br />

potranno non risentire del livello<br />

economico - sociale in cui si<br />

colloca la figura del genitore”.<br />

( 501 ) Cass., 16 maggio 2008, n.<br />

12461.


( 502 ) Cass., 19 marzo 2002, n.<br />

3974.<br />

( 503 ) Cass., 18 agosto 2006, n.<br />

18187; Cass., 2 maggio 2006, n.<br />

10119.<br />

( 504 ) ARCERI, Onere di<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />

di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />

genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />

alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento<br />

condiviso, in Fam. e dir., n. 4,<br />

2008, 392, osserva che “se pure è<br />

vero che con l’affidamento<br />

condiviso non si è inteso imporre<br />

una suddivisione rigidamente


paritaria dei tempi di<br />

<strong>per</strong>manenza del <strong>figli</strong>o presso<br />

l’uno o presso l’altro genitore, è<br />

altrettanto vero che la legge ha<br />

inteso assicurare che tali tempi<br />

siano tali da assicurare una<br />

presenza significativa, <strong><strong>nel</strong>la</strong> vita<br />

del <strong>figli</strong>o, a ciascuna figura<br />

parentale, dando <strong>per</strong> scontato,<br />

quindi, che in detti <strong>per</strong>iodi di non<br />

sporadica frequentazione, <strong>il</strong><br />

genitore convivente provveda in<br />

tutto e <strong>per</strong> tutto alle esigenze del<br />

<strong>figli</strong>o stesso”.<br />

( 505 ) Cass., 17 gennaio 2001, n.<br />

566, in Giust. civ. Mass . 2001, 99,


secondo cui, in mancanza di<br />

diverse disposizioni “<strong>il</strong><br />

contributo al <strong>mantenimento</strong> dei<br />

<strong>figli</strong> minori, determinato in una<br />

somma fissa mens<strong>il</strong>e in favore del<br />

genitore affidatario, non<br />

costituisca <strong>il</strong> mero rimborso delle<br />

spese sostenute dal suddetto<br />

affidatario <strong>nel</strong> mese<br />

corrispondente, bensì la rata<br />

mens<strong>il</strong>e di un assegno annuale<br />

determinato, tenendo conto di<br />

ogni altra circostanza emergente<br />

dal contesto, in funzione delle<br />

esigenze della prole rapportate<br />

all’anno; ne consegue che <strong>il</strong>


genitore non affidatario non può<br />

ritenersi sollevato dall’obbligo di<br />

corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> tempo in cui i <strong>figli</strong>, in relazione<br />

alle modalità di visita disposte<br />

dal giudice, si trovino presso di<br />

lui ed egli provveda <strong>per</strong>tanto, in<br />

modo esclusivo, al loro<br />

<strong>mantenimento</strong>”; v. anche,<br />

recentemente, Cass., 3 agosto<br />

2007, n. 17055.<br />

( 506 ) Cass., sez. I, 3 luglio 1999,<br />

n. 6872, in Giust. civ. Mass.,<br />

1999, 1551; Cass., 22 marzo<br />

2005, n. 6197.<br />

( 507 ) Cass. 24 gennaio 2007, n.


1607.<br />

( 508 ) Cass., 8 novembre 1997, n.<br />

11025; Cass., 17 settembre 1992,<br />

n. 10659, secondo cui, la mancata<br />

occupazione lavorativa del<br />

genitore non affidatario non ha<br />

effetto di <strong>per</strong> sé ai fini della<br />

contribuzione al <strong>mantenimento</strong><br />

dei <strong>figli</strong>, dovendosi tenere conto<br />

della complessiva situazione<br />

patrimoniale dell’obbligato.<br />

( 509 ) Secondo Cass., 3 agosto<br />

2007, n. 17055, <strong>il</strong> canone di<br />

locazione sostenuto dal genitore<br />

affidatario assume r<strong>il</strong>evanza ai


fini della determinazione del<br />

contributo di <strong>mantenimento</strong> del<br />

minore a carico dell’altro<br />

genitore.<br />

( 510 ) Cass., 16 maggio 2005, n.<br />

10197, in Fam. <strong>per</strong>s. e succ.,<br />

2005, 456.<br />

( 511 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4551; Cass. 30 novembre 2007, n.<br />

25010; Cass., 22 novembre 2000,<br />

n. 15065, in Fam. e dir., 2001, 34.<br />

( 512 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3923; Cass., 11 agosto 2011, n.<br />

17195; Cass. 3 agosto 2007, n.<br />

17043; Cass. 24 febbraio 2006, n.


4203.<br />

( 513 ) Cass., 24 apr<strong>il</strong>e 2001, n.<br />

6017, in Fam<strong>il</strong>ia, 2001, 864, “<strong>per</strong><br />

determinare la misura<br />

dell’assegno di <strong>mantenimento</strong><br />

occorre considerare l’onere<br />

economico, gravante sul <strong>coniuge</strong><br />

obbligato, derivante dal<br />

<strong>mantenimento</strong> di <strong>figli</strong> nati da<br />

relazione extraconiugale, ma non<br />

<strong>il</strong> preteso onere di <strong>mantenimento</strong><br />

della convivente more uxorio”.<br />

( 514 ) Trib. Firenze, 3 ottobre<br />

2007, cit.<br />

( 515 ) TOMMASEO, Le nuove


norme sull’affidamento<br />

condiviso: b) Prof<strong>il</strong>i processuali ,<br />

cit., 388 e ss., r<strong>il</strong>eva che “<strong>il</strong> dare<br />

le informazioni economiche è<br />

oggetto di un dovere e non di un<br />

onere: qui le parti hanno un<br />

dovere di veridicità coordinato a<br />

un dovere di collaborazione, e <strong>il</strong><br />

giudice ha tutti i poteri <strong>per</strong><br />

integrare e colmare le eventuali<br />

insufficienze della<br />

documentazione prodotta”.<br />

( 516 ) GRAZIOSI (a cura di), I<br />

processi di <strong>separazione</strong> e di<br />

divorzio, op. cit., 96; <strong>nel</strong>lo stesso<br />

senso, DE FILIPPIS, Affidamento


condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio, op.<br />

cit., 113, secondo <strong>il</strong> quale “la<br />

collocazione della disposizione<br />

<strong>nel</strong>l’ambito dei provvedimenti<br />

relativi ai <strong>figli</strong>, induce a ritenere<br />

che essa non possa applicarsi ai<br />

rapporti patrimoniali tra coniugi,<br />

vale a dire, non possa applicarsi<br />

né in assenza di <strong>figli</strong>, né, ove gli<br />

stessi esistano, qualora non vi<br />

siano questioni a<strong>per</strong>te in ordine<br />

alle rispettive contribuzioni <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

loro <strong>mantenimento</strong>.”<br />

( 517 ) GRAZIOSI (a cura di), I<br />

processi di <strong>separazione</strong> e di


divorzio, op. cit., 96 e ss.<br />

( 518 ) Cass. 19 luglio 1999, n.<br />

7662, in Guida al Dir. 1999, 83;<br />

in Giur. It . 2000, 465, con nota di<br />

Lo Basso.<br />

( 519 ) Cass., 5 maggio 1999, n.<br />

4459, interpretando <strong>il</strong> previgente<br />

testo dell’art. 155 c.c. aveva già<br />

precisato che “<strong>il</strong> concetto di<br />

"spese straordinarie" è ben<br />

distinto, dal punto di vista<br />

ontologico, e da quello delle<br />

coerenti implicazioni giuridiche,<br />

dalla nozione di "scelte<br />

straordinarie" invocato dal<br />

ricorrente (rectius, "decisioni di


maggiore interesse", secondo <strong>il</strong><br />

disposto della norma richiamata<br />

e del corrispondente art. 155 c.c.<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> caso di <strong>separazione</strong>), intese<br />

come decisioni che più<br />

marcatamente incidono sulla vita,<br />

sull’istruzione e sui valori guida<br />

<strong>nel</strong>l’educazione dei <strong>figli</strong>. E se<br />

pure è vero che assai di frequente<br />

la realizzazione di scelte siffatte<br />

comporta esborsi straordinari,<br />

ovvero, sotto opposta prospettiva,<br />

che l’erogazione di tali esborsi<br />

trova <strong>il</strong> proprio presupposto in<br />

momenti decisionali attinenti ad<br />

aspetti importanti della vita dei


<strong>figli</strong>, è, tuttavia, altrettanto vero<br />

che l’interferenza tra le due<br />

categorie non ne determina la<br />

coincidenza, ben potendo<br />

ipotizzarsi decisioni fondamentali<br />

prive di spesa (ad esempio quelle<br />

che attengono all’educazione<br />

religiosa) e, <strong>per</strong> converso,<br />

decisioni non r<strong>il</strong>evanti dal punto<br />

di vista della vita e<br />

dell’educazione dei minori e,<br />

tuttavia, assai onerose sul piano<br />

economico (si pensi a viaggi<br />

all’estero o, <strong>per</strong> altro aspetto, a<br />

necessarie terapie mediche)”, ed<br />

era giunta così ad escludere un


obbligo di concertazione del<br />

genitore affidatario con l’altro, in<br />

ordine alle spese straordinarie,<br />

fatto salvo comunque <strong>il</strong> dovere<br />

del genitore affidatario di<br />

coinvolgere l’altro genitore <strong>nel</strong>le<br />

relative decisioni; v. anche,<br />

recentemente, Cass., 17 dicembre<br />

2007, n. 26750 che ha ritenuto<br />

giustificato <strong>il</strong> rifiuto opposto dal<br />

padre a contribuire alla spesa di<br />

un intervento di chirurgia estetica<br />

della <strong>figli</strong>a, che non aveva finalità<br />

curativa ed era stato deciso<br />

un<strong>il</strong>ateralmente dalla madre, in<br />

quanto era da annoverarsi tra le


decisioni di maggior importanza,<br />

o di indirizzo, e avrebbe dovuto<br />

essere previamente concordato<br />

con l’altro genitore.<br />

In dottrina, ARCERI, Onere di<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />

di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />

genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />

alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento<br />

condiviso, cit., 389, sostiene che<br />

“<strong>nel</strong> caso di spese straordinarie<br />

"pure", ben può affermarsi che<br />

l’obbligo di preventiva<br />

concertazione assolve più che<br />

altro ad una esigenza di<br />

collaborazione e buona


comunicazione tra i genitori, ma<br />

non incide senz’altro sulla<br />

sussistenza e configurab<strong>il</strong>ità del<br />

diritto al rimborso a favore di chi<br />

le ha anticipate”.<br />

( 520 ) v. Cass., 26 settembre<br />

2011, n. 19607; <strong>nel</strong> caso di specie<br />

si è sostenuto che “le spese di<br />

soggiorno negli U.S.A. <strong>per</strong> la<br />

frequentazione di corsi di lingua<br />

inglese devono considerarsi una<br />

spesa di sicura ut<strong>il</strong>ità, se non<br />

addirittura necessaria, rispetto<br />

alle esigenze di apprendimento di<br />

una studentessa universitaria di<br />

lingue intenzionata a


intraprendere la professione di<br />

interprete”, nonostante <strong>il</strong> padre,<br />

dichiarato tenuto al rimborso pro<br />

quota, non avesse partecipato alla<br />

decisione.<br />

( 521 ) Cass. 14 febbraio 2007, n.<br />

3336; in dottrina, DE FILIPPIS, <strong>Il</strong><br />

matrimonio, la <strong>separazione</strong> dei<br />

coniugi ed <strong>il</strong> divorzio, op. cit.,<br />

381, sostiene che “in assenza di<br />

esplicite previsioni, si può<br />

ritenere che i genitori debbano<br />

provvedere anche alle spese<br />

straordinarie, impreviste o non<br />

previste, ‘in misura<br />

proporzionale al proprio reddito’


”.<br />

( 522 ) DE FILIPPIS, <strong>Il</strong> matrimonio,<br />

la <strong>separazione</strong> dei coniugi ed <strong>il</strong><br />

divorzio, op. cit., 381.<br />

( 523 ) Cass., 24 febbraio 2011, n.<br />

4543; Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />

1758.<br />

( 524 ) Cass., 24 febbraio 2011, n.<br />

4543; Cass. 28 gennaio 2008, n.<br />

1758.<br />

( 525 ) ARCERI, Onere di<br />

<strong>mantenimento</strong> della prole e tempi<br />

di <strong>per</strong>manenza presso ciascun<br />

genitore, <strong>nel</strong>l’affidamento<br />

alternato e <strong>nel</strong>l’affidamento


condiviso, cit., 389.<br />

( 526 ) Cass., 23 maggio 2011, n.<br />

11316<br />

( 527 ) Cass. 25 maggio 2007, n.<br />

12308; Cass. 17 gennaio 2001, n.<br />

566.<br />

( 528 ) Cass. 25 maggio 2007, n.<br />

12308, in Fam. e dir., n. 10, 2007,<br />

947, ha motivato tale<br />

orientamento precisando che “le<br />

spese di <strong>mantenimento</strong> dei minori<br />

che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong> affidatario di<br />

questi deve sopportare con<br />

incidenza prevalente (ovvero le<br />

spese generali di alloggio e di


organizzazione domestica)<br />

<strong>per</strong>sistono senza soluzione di<br />

continuità e sono<br />

tendenzialmente <strong>il</strong>limitate, vuoi<br />

<strong>per</strong>chè <strong>il</strong> diritto-dovere del<br />

genitore non affidatario di tenere<br />

i <strong>figli</strong> presso di sè <strong>per</strong> taluni<br />

<strong>per</strong>iodi (della settimana, del mese<br />

o dell’anno) potrebbe, in<br />

concreto, non venire esercitato,<br />

vuoi <strong>per</strong>ché sarebbe impossib<strong>il</strong>e<br />

o estremamente diffic<strong>il</strong>e, in<br />

relazione ai <strong>per</strong>iodi nei quali è<br />

previsto che i minori vadano a<br />

stare con <strong>il</strong> genitore non<br />

affidatario, eliminare le spese


generali sopraindicate. … Ciò,<br />

tuttavia, non esclude che anche <strong>il</strong><br />

genitore non affidatario debba<br />

approntare le condizioni <strong>per</strong><br />

poter tenere con sè i minori nei<br />

<strong>per</strong>iodi prefissati, ma tale<br />

obbligo, in quanto limitato <strong>nel</strong><br />

tempo (e questa è la normalità<br />

della regolamentazione<br />

giudiziaria dell’affidamento), può<br />

essere assolto con una<br />

organizzazione che, pur idonea e<br />

sufficiente allo scopo, sia<br />

connotata dalla sua correlazione<br />

con la precarietà e con la<br />

temporaneità dell’obbligo stesso,


onde, come vi sono spese che, nei<br />

menzionati <strong>per</strong>iodi, <strong>il</strong> genitore<br />

affidatario non sopporta (vitto e<br />

cura quotidiana dei minori), così<br />

vi sono spese (quelle ora indicate<br />

ed altre) che, in relazione<br />

particolarmente alla quantità e<br />

alla durata dei <strong>per</strong>iodi nei quali è<br />

previsto che i minori medesimi<br />

debbano vivere con <strong>il</strong> genitore<br />

non affidatario, quest’ultimo è<br />

tenuto a sopportare, potendo<br />

sim<strong>il</strong>i circostanze giustificare una<br />

riduzione proporzionale della<br />

misura del contributo”.<br />

( 529 ) Cass., 23 ottobre 2007, n.


22255; Cass., 2 maggio 2006, n.<br />

10119; Cass., 3 novembre 2004,<br />

n. 21087.<br />

( 530 ) Cass., 2 marzo 1994, n.<br />

2051, in Fam. e dir., 1994, 266.<br />

( 531 ) Cass., 21 febbraio 2006, n.<br />

3747; Cass., 2 febbraio 2005, n.<br />

2088; Cass., 17 giugno 2004, n.<br />

11342, in Giust. civ., 2005, I, 415;<br />

Cass., 6 febbraio 2004 n. 2288, in<br />

Guida al dir., 2004, n. 19, 54,<br />

secondo cui “possono dirsi diretti<br />

a realizzare interessi meritevoli<br />

di tutela secondo l’ordinamento<br />

giuridico, ex articolo 1322,<br />

comma 2, del codice civ<strong>il</strong>e, tutti i


contratti atipici non contrari alla<br />

legge, all’ordine pubblico e al<br />

buon costume”.<br />

( 532 ) Cass., 17 giugno 2004, n.<br />

11342, in Giust. civ., 2005, I, 415,<br />

ha espresso tale orientamento in<br />

un caso in cui <strong>il</strong> padre, che aveva<br />

assunto l’impegno di trasferire un<br />

immob<strong>il</strong>e alla <strong>figli</strong>a, era stato<br />

convenuto in giudizio <strong>per</strong><br />

l’esecuzione specifica ai sensi<br />

dell’art. 2932 c.c., aveva chiesto<br />

la risoluzione della pattuizione<br />

deducendo l’inadempimento della<br />

madre all’obbligazione, da costei<br />

assunta <strong>nel</strong> medesimo accordo di


<strong>separazione</strong> tra coniugi, di<br />

consentire che la <strong>figli</strong>a lo vedesse<br />

e frequentasse.<br />

( 533 ) Cass., 5 settembre 2003, n.<br />

12939.<br />

( 534 ) In dottrina, AUTORINO<br />

STANZIONE, Conseguenze del<br />

divorzio rispetto ai <strong>figli</strong>, in<br />

STANZIONE, MUSIO, <strong>Il</strong><br />

divorzio.Disciplina, procedure e<br />

prof<strong>il</strong>i comparatistici, Ipsoa,<br />

M<strong>il</strong>ano, 2002, 152; OBERTO,<br />

Famiglia e rapporti patrimoniali.<br />

Questioni d’attualità, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 2002, 681; Id.,<br />

Prestazioni "una tantum" e


trasferimenti tra i coniugi in<br />

occasione di <strong>separazione</strong> e<br />

divorzio, in Collana «Biblioteca<br />

del Diritto di Famiglia », diretta<br />

da Dogliotti, IPSOA, M<strong>il</strong>ano,<br />

2000, 149 ss..<br />

( 535 ) Art. 2645-ter c.c.<br />

(Trascrizione di atti di<br />

destinazione <strong>per</strong> la realizzazione<br />

di interessi meritevoli di tutela<br />

riferib<strong>il</strong>i a <strong>per</strong>sone con disab<strong>il</strong>ità,<br />

a pubbliche amministrazioni, o ad<br />

altri enti o <strong>per</strong>sone fisiche). “Gli<br />

atti in forma pubblica con cui<br />

beni immob<strong>il</strong>i o beni mob<strong>il</strong>i<br />

iscritti in pubblici registri sono


destinati, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo non<br />

su<strong>per</strong>iore a novanta anni o <strong>per</strong> la<br />

durata della vita della <strong>per</strong>sona<br />

fisica beneficiaria, alla<br />

realizzazione di interessi<br />

meritevoli di tutela riferib<strong>il</strong>i a<br />

<strong>per</strong>sone con disab<strong>il</strong>ità, a<br />

pubbliche amministrazioni, o ad<br />

altri enti o <strong>per</strong>sone fisiche ai<br />

sensi dell’articolo 1322, secondo<br />

comma, possono essere trascritti<br />

al fine di rendere opponib<strong>il</strong>e ai<br />

terzi <strong>il</strong> vincolo di destinazione;<br />

<strong>per</strong> la realizzazione di tali<br />

interessi può agire, oltre al<br />

conferente, qualsiasi interessato


anche durante la vita del<br />

conferente stesso. I beni conferiti<br />

e i loro frutti possono essere<br />

impiegati solo <strong>per</strong> la<br />

realizzazione del fine di<br />

destinazione e possono costituire<br />

oggetto di esecuzione, salvo<br />

quanto previsto dall’articolo<br />

2915, primo comma, solo <strong>per</strong><br />

debiti contratti <strong>per</strong> tale scopo.”<br />

( 536 ) Trib. Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

decreto 23 marzo 2007, in <strong>Il</strong><br />

Corriere del Merito, 2007, 6, 699,<br />

ha ritenuto “valido, in quanto<br />

avente causa lecita, l’accordo tra<br />

coniugi, raggiunto in sede di


verbale di <strong>separazione</strong><br />

consensuale, con <strong>il</strong> quale l’uno<br />

trasferisce all’altro, in<br />

adempimento dell’obbligo di<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> minori,<br />

talune porzioni immob<strong>il</strong>iari, con<br />

l’impegno di quest’ultimo di non<br />

alienarli prima della maggiore<br />

età dei beneficiari e di destinarne<br />

i frutti in loro favore, e detto<br />

accordo, ove trascritto ai sensi<br />

dell’art. 2645 ter c.c., è<br />

opponib<strong>il</strong>e erga omnes”. <strong>Il</strong><br />

decreto 23.3.07 del Trib. di<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia richiama in<br />

motivazione Cass., 17 giugno


2004, n. 11342, cit., secondo cui<br />

“l’accordo di <strong>separazione</strong> che<br />

contenga l’impegno di uno dei<br />

coniugi, al fine di concorrere al<br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o minore,<br />

di trasferire, in suo favore, la<br />

piena proprietà di un bene<br />

immob<strong>il</strong>e, trattandosi di<br />

pattuizione che dà vita ad un<br />

contratto atipico, distinto dalle<br />

convenzioni matrimoniali e dalle<br />

donazioni, [è] volto a realizzare<br />

interessi meritevoli di tutela<br />

secondo l’ordinamento giuridico,<br />

ai sensi dell’art. 1322 cod. civ.”.<br />

In dottrina, OBERTO, Vincoli di


destinazione ex art. 2645-ter c.c.<br />

e rapporti patrimoniali tra<br />

coniugi, in Fam. e dir., n. 2, 2007,<br />

202, secondo <strong>il</strong> quale “è noto che<br />

la tesi ormai prevalente afferma <strong>il</strong><br />

carattere atipico delle<br />

convenzioni e dei relativi regimi<br />

patrimoniali: se dunque<br />

all’autonomia negoziale è<br />

concesso di liberamente dar vita<br />

a convenzioni matrimoniali<br />

disegnanti regimi diversi da<br />

quelli previsti dagli artt. 159 ss.<br />

c.c., a maggior ragione sarà<br />

consentito ai coniugi di avvalersi<br />

di strumenti negoziali tipici


(ancorché non previsti da norme<br />

tipicamente giusfam<strong>il</strong>iari) <strong>per</strong><br />

conseguire <strong>il</strong> risultato di ottenere<br />

un regime divergente da quelli<br />

legislativamente nominati come<br />

tali.”. Né, secondo l’Autore,<br />

significative obiezioni possono<br />

insorgere “avuto riguardo al<br />

carattere essenzialmente<br />

un<strong>il</strong>aterale dell’atto costitutivo<br />

del vincolo”; a maggior ragione<br />

“potrà riconoscersi <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

creazione del vincolo ex art.<br />

2645-ter c.c., alle condizioni<br />

predette, la natura di<br />

convenzione matrimoniale,


allorquando <strong>il</strong> negozio costitutivo<br />

<strong>nel</strong>l’interesse della famiglia<br />

assuma una struttura b<strong>il</strong>aterale o<br />

plur<strong>il</strong>aterale (si pensi alla<br />

costituzione di un vincolo su beni<br />

di entrambi i coniugi e/o di terzi,<br />

sulla base di un accordo tra tutti i<br />

soggetti coinvolti) e <strong>per</strong>tanto<br />

possa qualificarsi come<br />

"convenzione", cioè accordo di<br />

due o più soggetti.”.<br />

( 537 ) <strong>Il</strong> trust è un istituto creato<br />

dai tribunali di equità dei Paesi<br />

della common law, regolamentato<br />

dalla Convenzione adottata a<br />

L’Aja <strong>il</strong> 1° luglio 1985, ratificata


dall’Italia e resa esecutiva con<br />

legge 16 ottobre 1989, n. 364, in<br />

vigore dal 1° gennaio 1992. <strong>Il</strong><br />

trust non ha una disciplina<br />

civ<strong>il</strong>istica interna al nostro<br />

ordinamento, ma trova tuttavia<br />

legittimazione a seguito di detta<br />

legge di ratifica. In base all’art.<br />

21 della Convenzione, l’Italia è<br />

tenuta a riconoscere, con gli<br />

effetti giuridici minimi previsti<br />

dall’articolo 11 della stessa<br />

Convenzione, i trust costituiti in<br />

Paesi che li regolano <strong>nel</strong>le<br />

rispettive legislazioni, salve<br />

restando solo le proprie


competenze in tema di ordine<br />

pubblico ed in materia fiscale, in<br />

forza degli articoli 18 e 19 della<br />

Convenzione.<br />

Recentemente, l’articolo 1,<br />

commi da 74 a 76 della legge 27<br />

dicembre 2006, n. 296 (legge<br />

finanziaria 2007), ha introdotto<br />

<strong>per</strong> la prima volta<br />

<strong>nel</strong>l’ordinamento tributario<br />

nazionale disposizioni in materia<br />

d i trust, includendo i trust tra i<br />

soggetti passivi dell’imposta sul<br />

reddito delle società (IRES). In tal<br />

modo è stata riconosciuta al trust<br />

un’autonoma soggettività


tributaria r<strong>il</strong>evante ai fini<br />

dell’imposta tipica delle società,<br />

degli enti commerciali e non<br />

commerciali.<br />

Ai sensi dell’art. 2 della<br />

Convenzione, <strong>per</strong> trust si<br />

intendono “i rapporti giuridici<br />

istituiti da una <strong>per</strong>sona, <strong>il</strong><br />

costituente - con atto tra vivi o<br />

mortis causa - qualora dei beni<br />

siano stati posti sotto <strong>il</strong> controllo<br />

di un trustee <strong>nel</strong>l’interesse di un<br />

beneficiario o <strong>per</strong> un fine<br />

specifico.<br />

<strong>Il</strong> trust presenta le seguenti<br />

caratteristiche:


a) i beni del trust costituiscono<br />

una massa distinta e non fanno<br />

parte del patrimonio del trustee;<br />

b) i beni del trust sono intestati a<br />

nome del trustee o di un’altra<br />

<strong>per</strong>sona <strong>per</strong> conto del trustee;<br />

c) <strong>il</strong> trustee è investito del potere<br />

e onerato dell’obbligo, di cui<br />

deve rendere conto, di<br />

amministrare, gestire o disporre<br />

beni secondo i termini del trust e<br />

le norme particolari impostegli<br />

dalla legge.”<br />

( 538 ) v. Trib. M<strong>il</strong>ano, decreto di<br />

omologa di verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale, del


23.2.2005, in Rivista del<br />

notariato, 2005, 4, 85, che ha<br />

ritenuto omologab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> verbale di<br />

<strong>separazione</strong> consensuale tra le cui<br />

condizioni era contemplato<br />

l’obbligo di un <strong>coniuge</strong> ad<br />

istituire in trust un immob<strong>il</strong>e di<br />

sua proprietà con la finalità di<br />

adibirlo ad abitazione della <strong>figli</strong>a<br />

e dell’altro <strong>coniuge</strong>, con<br />

previsione dell’obbligo di<br />

trasferimento dello stesso<br />

immob<strong>il</strong>e alla <strong>figli</strong>a al<br />

compimento dei suoi trent’anni;<br />

Trib. M<strong>il</strong>ano, decreto di omologa<br />

di verbale di <strong>separazione</strong>


consensuale, del 7 giugno 2006,<br />

i n Trusts e attività fiduciarie,<br />

ottobre 2006, 575, che contiene<br />

l’istituzione di un trust<br />

autodichiarato, con la finalità di<br />

“<strong>per</strong>petuare i benefici connessi al<br />

preesistente fondo patrimoniale<br />

anche <strong>per</strong> i casi in cui <strong>il</strong> fondo<br />

stesso dovesse cessare,<br />

mantenendo <strong>il</strong> vincolo di<br />

destinazione impresso ai beni del<br />

fondo <strong>per</strong> soddisfare i bisogni<br />

della famiglia, assicurando ai<br />

<strong>figli</strong> B. e A., alla madre e, ove<br />

necessario, al padre, lo stesso<br />

tenore di vita goduto in costanza


di convivenza dei genitori, sino a<br />

che i <strong>figli</strong> non avranno<br />

completato <strong>il</strong> ciclo di studi e<br />

avranno raggiunto l’autonomia<br />

economica”. I trustee erano i due<br />

coniugi disponenti.<br />

( 539 ) DE FILIPPIS, Affidamento<br />

condiviso dei <strong>figli</strong> <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio , op.<br />

cit., 119 ss.<br />

( 540 ) Cass., 3 agosto 2007, n.<br />

17055.<br />

( 541 ) Cass., 20 maggio 2006, n.<br />

11891, in Dir. e giust., 2006, f. 25,<br />

18.


( 542 ) Cass., 22 marzo 2012, n.<br />

4551; Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25010; Cass., 27 gennaio 2004,<br />

n. 1398, in Guida al dir., 2006,<br />

46, 38, con nota di PADALINO;<br />

Cass., 22 novembre 2000, n.<br />

15065, in Guida al dir., 2001, 4,<br />

80.<br />

( 543 ) Cass., 30 novembre 2007,<br />

n. 25010, pur respingendo <strong>il</strong><br />

ricorso ritenendo “corretta la<br />

decisione del giudice di secondo<br />

grado di non attribuire alcun<br />

r<strong>il</strong>ievo, ai fini della richiesta<br />

riduzione della misura<br />

dell’assegno divorz<strong>il</strong>e, ai nuovi


oneri assunti dall’attuale<br />

ricorrente <strong>per</strong> effetto della<br />

costituzione di un nuovo nucleo<br />

fam<strong>il</strong>iare, avuto riguardo alla<br />

complessiva situazione<br />

patrimoniale dello stesso, di<br />

consistenza tale da rendere<br />

irr<strong>il</strong>evanti, ai fini che qui<br />

interessano, detti nuovi oneri”, ha<br />

ammesso la possib<strong>il</strong>ità di<br />

revisione <strong>per</strong> tali motivi,<br />

precisando che “ove, a sostegno<br />

della richiesta, siano allegati<br />

sopravvenuti oneri fam<strong>il</strong>iari<br />

dell’obbligato, <strong>il</strong> giudice deve<br />

verificare se detta


sopravvenienza determini un<br />

effettivo depau<strong>per</strong>amento delle<br />

sue sostanze, facendo carico<br />

all’istante - in vista di una<br />

rinnovata valutazione<br />

comparativa della situazione<br />

delle parti - di offrire un<br />

esauriente quadro in ordine alle<br />

proprie condizioni economicopatrimoniali”.<br />

Nello stesso senso,<br />

v. anche Cass., 11 settembre<br />

2007, n. 19065; Cass., 23 agosto<br />

2006, n. 18367, in Guida al dir.,<br />

2006, 37, 60, con nota di<br />

GALLUZZO.<br />

( 544 ) Cass., 16 ottobre 2003, n.


15481, in Giust. civ. Mass ., 2003,<br />

10.<br />

( 545 ) Cass., 7 gennaio 2008, n.<br />

28.<br />

( 546 ) Cass., 12 marzo 2012, n.<br />

3922; Cass., 26 settembre 2011, n.<br />

19589; Cass. 7 gennaio 2008, n.<br />

28.<br />

( 547 ) Cass., ord. 5 maggio 2011,<br />

n. 9936.<br />

( 548 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 16 giugno 2011,<br />

n. 13184; Cass., 24 gennaio 2011,<br />

n. 1611;Cass., 6 novembre 2006,<br />

n. 23673, in Dir. e giust ., 2006;


conformi: Cass., 7 apr<strong>il</strong>e 2006, n.<br />

8221, in Fam., <strong>per</strong>s. e succ., 2006,<br />

582; Cass., 4 apr<strong>il</strong>e 2005, n. 6975,<br />

i n Dir. e giust ., 2005, f. 24, 27;<br />

Cass., 1 dicembre 2004, n. 22500;<br />

Cass., 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n. 4765, in<br />

Fam<strong>il</strong>ia, 2003, 195; Cass., 12<br />

dicembre 2002, n. 17717, in Fam.<br />

e dir., 2003, 349; Cass., 16 giugno<br />

2000, n. 8235, in Fam. e dir.,<br />

2000, 513.<br />

( 549 ) Cass., 17 novembre 2006,<br />

n. 24498 ha precisato che “una<br />

volta che sia provata la<br />

prestazione di attività lavorativa<br />

retribuita, resta rimessa alla


valutazione del giudice del merito<br />

la eventuale esiguità del reddito<br />

<strong>per</strong>cepito, al fine di escludere la<br />

cessazione dell’obbligo di<br />

contributo a carico del genitore<br />

non affidatario”.<br />

( 550 ) Cass., 11 gennaio 2007, n.<br />

407.<br />

( 551 ) Cass., 26 settembre 2011,<br />

n. 19589; Cass., 22 novembre<br />

2010, n. 23590; Cass. 21 febbraio<br />

2007, n. 4102; Cass., 2 dicembre<br />

2005, n. 26259; conforme a Cass.,<br />

7 luglio 2004, n. 12477.<br />

( 552 ) Cass. 3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.


4765, in Fam. e dir., 2002, p. 351,<br />

con nota di NASTI.<br />

( 553 ) Si veda la nota 22 del<br />

capitolo I.<br />

( 554 ) L’art. 570 c.p., al comma<br />

primo, stab<strong>il</strong>isce che: “chiunque,<br />

abbandonando <strong>il</strong> domic<strong>il</strong>io<br />

domestico, o comunque serbando<br />

una condotta contraria all’ordine<br />

o alla morale delle famiglie, si<br />

sottrae agli obblighi di assistenza<br />

inerenti alla potestà dei genitori,<br />

o alla qualità di <strong>coniuge</strong>, è punito<br />

con la reclusione fino a un anno o<br />

con la multa da 103 euro a 1.032<br />

euro”.


( 555 ) Come si può notare, infatti,<br />

la condotta sussumib<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

fattispecie di cui al primo comma<br />

della norma in commento è punita<br />

con la pena detentiva da<br />

applicarsi alternativamente alla<br />

pena pecuniaria. Ove dovessero<br />

ritenersi integrate, invece, le<br />

ipotesi contemplate <strong>nel</strong> comma<br />

secondo della stessa norma, ai nn.<br />

1 e 2, le pene detentiva e<br />

pecuniaria saranno applicate<br />

congiuntamente.<br />

( 556 ) Sul punto, si veda DE<br />

FILIPPIS in Manuale di diritto di


famiglia, Parte Penale, Cedam,<br />

Padova, 2006, pag. 92.<br />

( 557 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 6 novembre 2006, n. 41735,<br />

Rv. 235301, “<strong>il</strong> reato di cui all’art.<br />

570, comma secondo, cod. pen.<br />

costituisce una fattispecie<br />

autonoma di reato e non una<br />

figura circostanziata rispetto a<br />

quella del comma primo dello<br />

stesso articolo, <strong>per</strong> cui non è<br />

possib<strong>il</strong>e o<strong>per</strong>are <strong>il</strong> giudizio di<br />

comparazione con circostanze<br />

attenuanti” (in senso conforme,<br />

Cass. Pen., Sez. VI, 27 gennaio<br />

2011, n. 6297, Rv. 249344 . Più di


ecente, la sesta Sezione della<br />

S.C., con sentenza 13 marzo 2012,<br />

n. 12307, Rv. 252604 , ha<br />

precisato, inoltre, che<br />

dall’autonomia delle fattispecie<br />

in parola discende l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

di configurare tra le medesime<br />

una “progressione criminosa che<br />

possa far ritenere assorbita la<br />

contestazione del comma primo<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> seconda disposizione”.<br />

( 558 ) Si dicono “a forma libera”<br />

quei reati astrattamente<br />

realizzab<strong>il</strong>i con qualsiasi<br />

modalità esecutiva, senza che<br />

r<strong>il</strong>evi l’articolazione dell’azione


tipica in particolari forme. Tali<br />

ipotesi delittuose si<br />

giustappongono alla categoria dei<br />

reati “a forma vincolata” che si<br />

caratterizza <strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo sul<br />

piano tipico di particolari<br />

modalità di esecuzione del fatto,<br />

come descritte dalla fattispecie<br />

incriminatrice. Per<br />

l’approfondimento di tale<br />

argomento, si veda MANTOVANI,<br />

i n Diritto Penale, parte generale,<br />

II ed., CEDAM, Padova, 1988,<br />

pag. 159.<br />

( 559 ) A ben vedere, tuttavia,<br />

nonostante la fattispecie in esame


ientri tecnicamente <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

categoria dei reati a forma<br />

vincolata, <strong>il</strong> ricorso alla locuzione<br />

“comunque serbando una<br />

condotta contraria all’ordine o<br />

alla morale delle famiglie”<br />

sembra celare l’intenzione<br />

legislativa di dare r<strong>il</strong>ievo ad<br />

un’amplissima rosa di modalità<br />

esecutive del reato che vengano<br />

valutate queste ultime dal giudice<br />

del merito come “contrarie<br />

all’ordine od alla morale”, quasi<br />

implicitamente riconoscendosi<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità di contenere <strong>il</strong><br />

parametro della “contrarietà”


entro una puntuale codificazione<br />

normativa.<br />

( 560 ) Tale dato è riconosciuto<br />

unanimemente dalla<br />

giurisprudenza di legittimità fin<br />

da Cass. Pen., Sez. VI, 6<br />

novembre 1972, n. 1221, Rv.<br />

123176.<br />

( 561 ) <strong>Il</strong> più recente precedente<br />

giurisprudenziale che si colloca<br />

in linea con l’impostazione<br />

maggioritaria è Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 14 gennaio 2004, n. 1251, Rv.<br />

228226.<br />

( 562 ) Cass. Pen., Sez. VI, 14


gennaio 2004, n. 1251, cit., in<br />

motivazione.<br />

( 563 ) Tra cui Cass. Pen., Sez. VI,<br />

19 giugno 2002, n. 36070, Rv.<br />

222666.<br />

( 564 ) Testualmente, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 19 giugno 2002, n.<br />

36070, cit.<br />

( 565 ) Dalla risoluzione della<br />

questione di cui al testo deriva<br />

l’applicab<strong>il</strong>ità o meno al caso in<br />

esame della disciplina del<br />

concorso formale di cui all’art. 81<br />

c.p. secondo cui: “è punito con la<br />

pena che dovrebbe infliggersi <strong>per</strong>


la violazione più grave aumentata<br />

sino al triplo chi con una sola<br />

azione od omissione viola diverse<br />

disposizioni di legge ovvero<br />

commette più violazioni della<br />

medesima disposizione di legge”.<br />

( 566 ) SS.UU., 26 febbraio 2008,<br />

n. 8413, in<br />

www.overlex.com/leggisentenza.asp<br />

id=997.<br />

( 567 ) Si rammenta che l’art. 570,<br />

cpv, n. 1, c.p. punisce la condotta<br />

di chi “malversa o d<strong>il</strong>apida i beni<br />

del <strong>figli</strong>o minore o del <strong>coniuge</strong>”<br />

ed al successivo n. 2, descrive la<br />

condotta di chi “fa mancare i


mezzi di sussistenza ai<br />

discendenti di età minore, ovvero<br />

inab<strong>il</strong>i al lavoro, agli ascendenti o<br />

al <strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong> quale non sia<br />

legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />

colpa”.<br />

( 568 ) Così, letteralmente,<br />

SS.UU., 26 febbraio 2008, n.<br />

8413, cit.<br />

( 569 ) <strong>Il</strong> primo comma dell’art.<br />

81 c.p. stab<strong>il</strong>isce che: “è punito<br />

con la pena che dovrebbe<br />

infliggersi <strong>per</strong> la violazione più<br />

grave aumentata sino al triplo chi<br />

con una sola azione od omissione


viola diverse disposizioni di<br />

legge ovvero commette più<br />

violazioni della medesima<br />

disposizione di legge”.<br />

( 570 ) <strong>Il</strong> capoverso dell’art. 81<br />

c.p., rinviando al primo comma,<br />

prevede che: “alla stessa pena<br />

soggiace chi con più azioni od<br />

omissioni, esecutive di un<br />

medesimo disegno criminoso,<br />

commette anche in tempi diversi<br />

più violazioni della stessa o di<br />

diverse disposizioni di legge”.<br />

( 571 ) Non è, invece, necessaria<br />

l’esistenza di un provvedimento<br />

giudiziale di <strong>separazione</strong> “…in


quanto l’obbligo morale e<br />

giuridico di contribuire al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> grava sui<br />

genitori anche in caso di<br />

<strong>separazione</strong> di fatto”. In tal senso,<br />

Cass. Pen., Sez. III, 8 febbraio<br />

2008, n. 17843, Rv. 240153.<br />

( 572 ) Ciò in quanto “i relativi<br />

obblighi, quello civ<strong>il</strong>e e quello<br />

penale, hanno natura, funzione,<br />

giustificazione e presupposti del<br />

tutto diversi”. Così, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 20 ottobre 1982, n. 2324,<br />

Rv. 157933.<br />

( 573 ) <strong>Il</strong> provvedimento del


giudice civ<strong>il</strong>e con cui è stato<br />

fissato l’obbligo del versamento<br />

di un assegno, infatti, può<br />

costituire un punto di partenza<br />

<strong>per</strong> l’accertamento del reato solo<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> misura in cui dimostra la<br />

sussistenza di uno stato di<br />

bisogno dei beneficiari.<br />

Sull’argomento, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 27 giugno 1989, n. 12670, Rv.<br />

182094. <strong>Il</strong> medesimo principio di<br />

diritto è stato ribadito da Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 12 novembre 2009,<br />

n. 49501, Rv. 245653 , con<br />

l’ulteriore precisazione secondo<br />

cui “… <strong>il</strong> giudice penale deve


accertare, <strong>nel</strong>l’ipotesi di mancata<br />

corresponsione da parte del<br />

<strong>coniuge</strong> obbligato al versamento<br />

dell’assegno stab<strong>il</strong>ito in sede di<br />

<strong>separazione</strong> coniugale, se <strong>per</strong><br />

effetto di tale condotta siano<br />

venuti a mancare in concreto i<br />

mezzi di sussistenza ai<br />

beneficiari”, con ciò rimarcandosi<br />

la necessità di condurre in sede<br />

penale un vaglio autonomo e più<br />

rigoroso.<br />

( 574 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI, 5<br />

febbraio 1998, n. 3450, Rv.<br />

210087.<br />

( 575 ) In un caso, è stato ritenuto


inidoneo a garantire le esigenze<br />

primarie di vita l’importo – pari a<br />

circa 500 euro – versato<br />

dall’imputato alla <strong>figli</strong>a minore<br />

rispetto a quello imposto dal<br />

giudice civ<strong>il</strong>e – pari a 1000 euro<br />

– tenuto conto delle concrete<br />

possib<strong>il</strong>ità economiche<br />

dell’obbligato, titolare di due<br />

studi odontoiatrici e ritenuta<br />

l’irr<strong>il</strong>evanza, ai fini della<br />

valutazione degli obblighi<br />

genitoriali di <strong>mantenimento</strong><br />

gravanti sull’imputato, la<br />

situazione economica della<br />

moglie e gli aiuti forniti dal


convivente di quest’ultima. Detta<br />

prospettazione si pone, dunque,<br />

in linea con quanto sostenuto in<br />

senso maggioritario dalla<br />

giurisprudenza di legittimità<br />

secondo cui, ai fini della<br />

sussistenza della fattispecie<br />

tipica, occorre accertare in<br />

concreto, con giudizio autonomo<br />

e complessivo, se dalla condotta<br />

violativa dell’obbligazione<br />

alimentare sia effettivamente<br />

derivato lo stato di bisogno del<br />

soggetto passivo, a prescindere<br />

dalle valutazioni o<strong>per</strong>ate in sede<br />

civ<strong>il</strong>e. Per un approfondimento, si


veda Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />

febbraio 2010, n. 14906, Rv.<br />

247022.<br />

( 576 ) Previsti dagli artt. 433 e<br />

ss., c.c.<br />

( 577 ) Ex plurimis, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 8 luglio 2004, n. 37137 in<br />

www.foroeuropeo.it/sen/cas/04/371<br />

Si veda anche, Cass. Pen., Sez. VI,<br />

20 ottobre 1982, n. 2324, Rv.<br />

157933.<br />

( 578 ) Cass. Pen., Sez. VI, 8<br />

luglio 2004, n. 37137 cit.,<br />

sottolinea che, ovviamente, un<br />

tale obbligo non può ritenersi


sussistente in relazione ad un<br />

alloggio di lusso; ciò in quanto<br />

l’“essenzialità” non deve essere<br />

rapportata alle condizioni sociali<br />

od alle pregresse abitudini di vita<br />

del beneficiario. Sull’argomento,<br />

si veda, in dottrina, DE FILIPPIS in<br />

Manuale di diritto di famiglia,<br />

Parte Penale, Cedam, Padova,<br />

2006, pag. 94.<br />

( 579 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI,<br />

28 marzo 2012, n. 13900, Rv.<br />

252608. Ivi, <strong>per</strong> la prima volta, la<br />

S.C. ricomprende <strong>nel</strong> concetto di<br />

cui al testo anche le spese <strong>per</strong><br />

l’educazione dei <strong>figli</strong> e non solo


quelle <strong>per</strong> l’istruzione scolastica<br />

con ciò legittimando una sia pur<br />

limitata espansione della nozione<br />

di “ciò che è strettamente<br />

indispensab<strong>il</strong>e alla vita”.<br />

( 580 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 8 luglio 2004, n. 37137,<br />

cit.<br />

( 581 ) Cass. Pen., Sez., VI, 23<br />

maggio 1980, n. 11503, Rv.<br />

146490.<br />

( 582 ) Cass. Pen., Sez., VI, 23<br />

maggio 1980, n. 11503, cit.<br />

( 583 ) E precisamente, secondo <strong>il</strong><br />

dettato normativo dell’art. 570


cpv, n. 2, c.p., ai “discendenti di<br />

età minore, ovvero inab<strong>il</strong>i al<br />

lavoro, agli ascendenti o al<br />

<strong>coniuge</strong>, <strong>il</strong> quale non sia<br />

legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />

colpa”.<br />

( 584 ) Da ultimo, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 28 marzo 2012, n. 12516, Rv.<br />

252606.<br />

( 585 ) In siffatta ipotesi, l’avente<br />

diritto potrà agire solo in sede<br />

civ<strong>il</strong>e <strong>per</strong> vedere soddisfatto <strong>il</strong><br />

credito alimentare vantato.<br />

( 586 ) Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 8<br />

luglio 2004, n. 37137 in


www.foroeuropeo.it/sen/cas/04/371<br />

ove, in motivazione si legge “<strong>per</strong><br />

la configurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />

esame (ndr previsto dall’art. 570,<br />

comma II, n. 2, c.p.), deve<br />

dimostrarsi la sussistenza, in<br />

concreto, del duplice requisito<br />

(ndr <strong>il</strong> corsivo è di chi scrive)<br />

dello stato di bisogno dell’avente<br />

diritto e della capacità economica<br />

dell’obbligato di fornire al primo<br />

i mezzi indispensab<strong>il</strong>i <strong>per</strong><br />

vivere”. Più di recente, si<br />

segnalano Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />

febbraio 2010, n. 14906, Rv.<br />

247022; Cass. Pen., Sez. VI, 4


febbraio 2011, n. 8912, Rv.<br />

249639 nonché Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 28 marzo 2012, n. 12516, Rv.<br />

252606 ove compare <strong>il</strong><br />

riferimento espresso alla nozione<br />

di “stato di bisogno” che, sia pur<br />

in assenza di una esplicita<br />

qualificazione giuridica in tal<br />

senso, viene di fatto considerato<br />

quale elemento di tipicità della<br />

fattispecie, discendendo dalla<br />

mancanza di quest’ultimo<br />

l’inconfigurab<strong>il</strong>ità del reato in<br />

commento.<br />

( 587 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 23 apr<strong>il</strong>e 1998, n. 10216, Rv.


211573, “in tema di obblighi di<br />

assistenza fam<strong>il</strong>iare, entrambi i<br />

genitori sono tenuti a ovviare allo<br />

stato di bisogno del <strong>figli</strong>o che non<br />

sia in grado di procurarsi un<br />

proprio reddito. Commette<br />

<strong>per</strong>tanto <strong>il</strong> reato di cui all’art. 570<br />

c.p. <strong>il</strong> genitore che non adempie a<br />

tale obbligo; né lo stato di<br />

bisogno può ritenersi soddisfatto<br />

se al <strong>mantenimento</strong> provveda in<br />

via sussidiaria l’altro genitore,<br />

specialmente se quest’ultimo non<br />

abbia risorse ordinarie e <strong>per</strong> tale<br />

motivo non possa compiutamente<br />

provvedervi, incontrando


difficoltà <strong>nel</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

minore”. Conforme, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 21 marzo 1996, n. 5525,<br />

Rv. 204875, Cass. Pen., Sez. VI, 3<br />

febbraio 2010, n. 14906, cit.<br />

nonché Cass. Pen., Sez. VI, 4<br />

febbraio 2011, n. 8912, cit.<br />

( 588 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 26 apr<strong>il</strong>e 2007, n. 33808,<br />

Rv. 237325 ove si precisa, inoltre,<br />

che <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o coattivo del<br />

credito alimentare da parte<br />

dell’avente diritto si pone,<br />

rispetto alla <strong>per</strong>petrata omissione,<br />

come un “post factum”<br />

dimostrativo della pregressa


facoltà di spontaneo<br />

adempimento da parte<br />

dell’obbligato.<br />

( 589 ) In applicazione del<br />

principio di cui al testo, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 1 dicembre 2003, n.<br />

7 1 5 , Rv. 228262 , ha ritenuto<br />

corretta la decisione dei giudici di<br />

merito che avevano configurato <strong>il</strong><br />

reato di cui all’art. 570, comma II,<br />

n. 2, c.p. <strong><strong>nel</strong>la</strong> arbitraria riduzione<br />

da parte del genitore dell’assegno<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o<br />

minore handicappato stab<strong>il</strong>ito in<br />

sede di <strong>separazione</strong> dei coniugi,<br />

ritenendo non sufficienti ad


elidere lo stato di bisogno la<br />

<strong>per</strong>cezione da parte del minore di<br />

una modesta pensione di<br />

invalidità e la circostanza che<br />

fosse assistito economicamente<br />

dal genitore affidatario, che<br />

svolgeva un’attività lavorativa.<br />

( 590 ) Si veda, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 14 febbraio 1994, n. 4636, Rv.<br />

198824 secondo cui “<strong>per</strong> la<br />

sussistenza del delitto di<br />

violazione degli obblighi di<br />

assistenza fam<strong>il</strong>iare, previsto<br />

dall’art. 570 comma secondo cod.<br />

pen., in presenza del totale<br />

inadempimento da parte


dell’obbligato degli obblighi<br />

impostigli, non r<strong>il</strong>eva che <strong>il</strong><br />

soggetto passivo svolga<br />

saltuariamente un lavoro<br />

retribuito, ma occorre che dalla<br />

attività lavorativa egli tragga<br />

quanto occorre <strong>per</strong> far fronte con<br />

dignità alle elementari necessità<br />

di vita”.<br />

( 591 ) In tema, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 3 febbraio 2010, n. 14906,<br />

cit., in motivazione.<br />

( 592 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 20 ottobre 1982, n. 2324,<br />

Rv. 157933.


( 593 ) Sull’argomento, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 26 marzo 2003, n.<br />

26725, Rv. 225875 secondo cui la<br />

presunzione in parola è<br />

suscettib<strong>il</strong>e di essere su<strong>per</strong>ata<br />

laddove <strong>il</strong> minore disponga di<br />

redditi patrimoniali propri<br />

eccezion fatta <strong>per</strong> <strong>il</strong> caso in cui<br />

questi derivino da espletamento<br />

di attività lavorativa, la quale,<br />

anzi, costituisce prova dello stato<br />

di bisogno. In tema, si veda anche<br />

Cass. Pen., Sez. VI, 13 novembre<br />

2008, n. 2736, Rv. 242854 , ove si<br />

precisa, inoltre, che l’incapacità<br />

del minore di produrre reddito


proprio non è elisa neanche dalla<br />

<strong>per</strong>cezione da parte dell’avente<br />

diritto minorenne di eventuali<br />

elargizioni a carico della pubblica<br />

assistenza.<br />

( 594 ) Sul punto, si veda, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 25 novembre 1993,<br />

n. 895, Rv. 196946 . I Supremi<br />

Giudici hanno, a tal proposito,<br />

evidenziato che “l’onere di<br />

prestare i mezzi di sussistenza,<br />

penalmente sanzionato, ha … un<br />

contenuto soggettivamente e<br />

oggettivamente più ristretto di<br />

quello delle obbligazioni previste<br />

dalla legge civ<strong>il</strong>e. In ipotesi potrà


sussistere la fattispecie delittuosa<br />

di cui all’art. 388, comma I, cod.<br />

pen. sempreché ricorrano i<br />

requisiti da tale norma previsti<br />

(compimento di atti fraudolenti<br />

diretti ad eludere gli obblighi di<br />

cui trattasi)”. In relazione a detto<br />

ultimo aspetto, appare ut<strong>il</strong>e<br />

rammentare che la previsione<br />

contenuta <strong>nel</strong> successivo comma<br />

II del medesimo art. 388 c.p.,<br />

invece, non potrà trovare<br />

applicazione in caso di omessa<br />

somministrazione dei mezzi di<br />

sussistenza, in quanto la stessa,<br />

sanzionando la mancata


esecuzione dolosa dei<br />

provvedimenti del giudice civ<strong>il</strong>e<br />

che concernano l’affidamento di<br />

minori o di altre <strong>per</strong>sone incapaci,<br />

attiene ai rapporti <strong>per</strong>sonali e non<br />

anche a quelli economici del<br />

provvedimento emesso in sede di<br />

<strong>separazione</strong>. Sulla tematica, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 2 maggio 2000, n.<br />

9 4 1 4 , Rv. 217704 . Anche la<br />

giurisprudenza di merito si è<br />

uniformata a tale orientamento;<br />

ex multis, Trib. Nola, 25 febbraio<br />

2008, n. 362 in Guida al dir., n.<br />

15, 12 apr<strong>il</strong>e 2008, pag. 95. Per la<br />

diversa disciplina contenuta


<strong>nel</strong>l’art. 12-sexies della legge 1<br />

dicembre 1970, n. 898, quanto ai<br />

<strong>figli</strong> maggiorenni, si veda Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 22 settembre 2011,<br />

n. 36263, Rv. 250879.<br />

( 595 ) Sulla necessità di condurre<br />

un apprezzamento specifico dello<br />

“stato di bisogno” in relazione<br />

alle peculiarità del caso concreto,<br />

si veda Cass. Pen., 28 marzo<br />

2012, n. 12516, Rv. 252606.<br />

( 596 ) Testualmente, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 20 apr<strong>il</strong>e 1983, n. 6082,<br />

Rv. 159664 . <strong>Il</strong> medesimo<br />

principio è ribadito da Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 5 febbraio 1998, n. 3450,


Rv. 210087 . In senso<br />

parzialmente difforme, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 27 giugno 1989, n.<br />

1 2 6 7 0 , Rv. 182094 ove si<br />

sottolinea che “<strong>il</strong> provvedimento<br />

del giudice civ<strong>il</strong>e con cui è stato<br />

fissato l’obbligo del versamento<br />

di un assegno, può costituire un<br />

punto di partenza <strong>per</strong><br />

l’accertamento del reato <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

misura in cui dimostra la<br />

sussistenza di uno stato di<br />

bisogno dei beneficiari”.<br />

Tuttavia, anche la pronuncia da<br />

ultimo menzionata non sembra<br />

attribuire una valenza probante


assoluta – in relazione alla<br />

sussistenza dello stato di bisogno<br />

- al provvedimento civ<strong>il</strong>istico.<br />

( 597 ) Nonché in considerazione<br />

della più volte evidenziata<br />

autonomia tra l’ipotesi di reato in<br />

commento e l’assegno liquidato<br />

dal giudice in sede civ<strong>il</strong>e.<br />

( 598 ) Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 10<br />

apr<strong>il</strong>e 2001 in<br />

http://www.legalionline.com/html/a<br />

( 599 ) È stato recentemente<br />

affermato, infatti, che “<strong>il</strong> corretto<br />

adempimento dell’obbligazione<br />

gravante sul genitore in favore


dei minori consiste <strong><strong>nel</strong>la</strong> dazione<br />

(messa a disposizione del minore)<br />

dei mezzi di sussistenza, <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

qualità e <strong>nel</strong> valore fissato dal<br />

giudice e comporta, di necessità<br />

ed agli effetti dell’applicazione<br />

dei disposti normativi dell’art.<br />

570 cpv. c.p., n. 2,<br />

l’apprestamento solo ed<br />

esclusivamente di quel bene o di<br />

quel valore che <strong>il</strong> giudice della<br />

<strong>separazione</strong> o del divorzio ha<br />

ritenuto di determinare … Non è<br />

<strong>per</strong>tanto consentito al soggetto<br />

tenuto di autoridurre l’assegno<br />

disposto a favore dei minori,


salva la sua comprovata<br />

incapacità di far fronte<br />

all’impegno”. Testualmente, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 14 dicembre 2010,<br />

dep. 15 febbraio 2011, n. 5752, in<br />

www.la<br />

previdenza.it/news/documenti/cass<br />

Tale impostazione, tuttavia, non<br />

pare condivisib<strong>il</strong>e atteso che dal<br />

suo recepimento deriverebbe una<br />

indiscriminata d<strong>il</strong>atazione<br />

dell’ambito di r<strong>il</strong>evanza penale<br />

dei contegni pur minimamente<br />

violativi del dictum reso dal<br />

giudice civ<strong>il</strong>e.<br />

( 600 ) La norma specifica “<strong>il</strong>


<strong>coniuge</strong> <strong>il</strong> quale non sia<br />

legalmente separato <strong>per</strong> sua<br />

colpa”, come si vedrà infra , ∫ VI.<br />

( 601 ) Non sono, invece,<br />

contemplati altri parenti come i<br />

fratelli o le sorelle, nei cui<br />

confronti pure sussiste l’obbligo<br />

alimentare previsto dall’art. 433<br />

c.c. Sul punto, si veda DE FILIPPIS<br />

in Manuale di diritto di famiglia,<br />

Parte Penale, Cedam, Padova,<br />

2006, pag. 94.<br />

( 602 ) La norma in commento,<br />

infatti, testualmente recita “chi fa<br />

mancare…”. Apparentemente,<br />

dall’ut<strong>il</strong>izzo di tale pronome


elativo indefinito sembrerebbe<br />

discendere la non necessarietà<br />

dell’esistenza in capo all’agente<br />

di una particolare qualifica<br />

soggettiva.<br />

( 603 ) Da cui consegue la c.d.<br />

“legittimazione al reato”<br />

dell’agente. Con tale espressione<br />

si suole indicare la capacità di un<br />

soggetto di arrecare offesa al<br />

bene giuridico. Detta “attitudine”<br />

discende dal particolare rapporto<br />

esistente tra l’agente medesimo<br />

ed <strong>il</strong> bene tutelato. Si veda<br />

MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />

parte generale, II ed., CEDAM,


Padova, 1988, pag. 144.<br />

( 604 ) La dottrina penalistica<br />

effettua un distinguo tra i reati<br />

“comuni” ed i reati “propri”. I<br />

primi si contraddistinguono <strong>per</strong><br />

l’essere <strong>il</strong> fatto tipico realizzab<strong>il</strong>e<br />

d a qualsiasi <strong>per</strong>sona (es. lesioni<br />

<strong>per</strong>sonali, ingiurie, minacce etc.).<br />

I secondi, di contro, sono reati<br />

“…di cui possono essere autori<br />

soltanto determinate <strong>per</strong>sone…”.<br />

Co s ì, FIORE, in Diritto Penale,<br />

parte generale, Vol. I, UTET,<br />

1997, pag. 159. L’A., osserva,<br />

inoltre, che <strong>nel</strong> reato proprio “…<br />

assume una specifica r<strong>il</strong>evanza la


qualità o posizione del soggetto<br />

attivo, che vale a porlo in una<br />

particolare relazione con <strong>il</strong> bene<br />

protetto dalla norma…la speciale<br />

relazione dell’autore con <strong>il</strong> bene<br />

tutelato può assumere r<strong>il</strong>evanza, o<br />

in quanto determina l’esistenza<br />

stessa di un <strong>il</strong>lecito penale, che<br />

non si configurerebbe affatto in<br />

mancanza della particolare<br />

qualità del soggetto; ovvero in<br />

quanto dà luogo al configurarsi di<br />

un diverso tipo di <strong>il</strong>lecito penale”<br />

(es. appropriazione indebita di<br />

danaro o di cose altrui che, se<br />

commessi dal pubblico ufficiale o


dall’incaricato di un pubblico<br />

servizio che ne abbia la<br />

disponib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> ragioni del suo<br />

ufficio o servizio costituiscono <strong>il</strong><br />

delitto di peculato previsto e<br />

punito dall’art. 314 c.p., mentre se<br />

commessi da un privato cittadino<br />

integrano <strong>il</strong> fatto tipico<br />

dell’appropriazione indebita<br />

contemplata <strong>nel</strong>l’art. 646 c.p.).<br />

( 605 ) Per la ragione esplicitata<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> nota 42, dunque, non potrà<br />

assumere la veste di soggetto<br />

attivo del reato <strong>il</strong> fratello o la<br />

sorella.<br />

( 606 ) Sull’argomento, DE


FILIPPIS in Manuale di diritto di<br />

famiglia, cit., pag. 94.<br />

( 607 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 7 ottobre 1993, n. 185,<br />

Rv. 197226. Conformemente si è<br />

espressa, più di recente, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 22 dicembre 2010,<br />

n. 785, Rv. 249202. In dottrina, si<br />

precisa che <strong>il</strong> dolo è generico “…<br />

quando la legge richiede la<br />

semplice coscienza e volontà del<br />

fatto materiale, essendo<br />

indifferente <strong>per</strong> l’esistenza del<br />

reato <strong>il</strong> fine <strong>per</strong> cui si agisce…”.<br />

Per un approfondimento della<br />

tematica, si veda MANTO-VANI, in


Diritto Penale, parte generale, II<br />

ed., CEDAM, Padova, 1988, pag.<br />

314.<br />

( 608 ) In dottrina, DE FILIPPIS in<br />

Manuale di diritto di famiglia,<br />

Parte Penale, Cedam, Padova,<br />

2006, pag. 102.<br />

( 609 ) Per rappresentazione si<br />

intende la conoscenza delle<br />

circostanze in cui <strong>il</strong> soggetto<br />

attivo del reato agisce <strong>per</strong><br />

l’effettività dell’atto volitivo. Si<br />

veda, FIORE, in Diritto Penale,<br />

parte generale, Vol. I, UTET,<br />

1997, pag. 212.


( 610 ) Cass. Pen., Sez. VI, 18<br />

febbraio 1989, n. 5287, Rv.<br />

183987.<br />

( 611 ) <strong>Il</strong> dolo eventuale o<br />

indiretto si configura quando la<br />

volontà non si dirige direttamente<br />

verso l’evento, ma l’agente lo<br />

accetta come conseguenza<br />

eventuale, accessoria della<br />

propria condotta. Si veda,<br />

MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />

cit., pag. 306.<br />

( 612 ) Pur se legittimamente<br />

rifiutato dall’avente diritto ai<br />

sensi dell’art. 1181 cod. civ.


( 613 ) Nel senso di cui al testo,<br />

Cass. Pen., Sez. VI, 7 febbraio<br />

1984, n. 2081, Rv. 162997.<br />

( 614 ) Cass. Pen., Sez. II, 5<br />

maggio 1994, n. 7640, Rv.<br />

198687.<br />

( 615 ) Si rammenta che solo<br />

l’errore sul fatto che costituisce <strong>il</strong><br />

reato (e non anche l’errore sul<br />

precetto) può escludere la<br />

punib<strong>il</strong>ità dell’agente ai sensi<br />

dell’art. 47 c.p. <strong>Il</strong> principio<br />

sussunto <strong>nel</strong> brocardo ignorantia<br />

legis non excusat è positivizzato<br />

<strong>nel</strong>l’art. 5 c.p.


( 616 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 26 apr<strong>il</strong>e 2007, n. 33808,<br />

Rv. 237325 . Anche la prevalente<br />

giurisprudenza di merito si è<br />

uniformata a tale orientamento.<br />

Ex plurimis, si veda Trib. Terni,<br />

24 gennaio 2012, n. 48, in<br />

www.diritto.net, in motivazione.<br />

( 617 ) Cass. Pen., sez. VI, 12<br />

apr<strong>il</strong>e 1991, n. 4152, Rv. 187312.<br />

( 618 ) Deve ritenersi che l’azione<br />

continui ad essere “dolosa” in<br />

quanto l’impossib<strong>il</strong>ità di<br />

adempiere non incide sul piano<br />

dell’imputazione soggettiva della


condotta che resta pur sempre<br />

ascrivib<strong>il</strong>e al suo autore.<br />

( 619 ) In quanto contravviene ad<br />

un divieto contenuto<br />

<strong>nel</strong>l’ordinamento, in assenza di<br />

“norme <strong>per</strong>missive”. Per un<br />

approfondimento del tema, FIORE,<br />

i n Diritto Penale, parte generale,<br />

Vol. I, UTET, 1997, pagg. 120 ss.<br />

( 620 ) Ciò in quanto è lo stesso<br />

diritto penale a modellare la<br />

propria pretesa all’osservanza dei<br />

precetti in relazione alla<br />

possib<strong>il</strong>ità concreta di esigere la<br />

condotta conforme. Tale pretesa<br />

statuale viene autolimitata in


presenza di situazioni al<br />

verificarsi delle quali non è<br />

possib<strong>il</strong>e richiedere ai consociati<br />

<strong>il</strong> rispetto della norma. Sulla<br />

nozione di “inesigib<strong>il</strong>ità” si veda<br />

FIORE, in Diritto Penale, cit., pag.<br />

345.<br />

( 621 ) Contra, Cass. Pen., Sez. VI,<br />

25 ottobre 1990, n. 4152, Rv.<br />

1873.<br />

( 622 ) Perché possa ritenersi<br />

scusata la condotta di omessa<br />

somministrazione dei mezzi di<br />

sussistenza è necessario che la<br />

situazione di difficoltà economica


in cui versa l’obbligato si traduca<br />

in “uno stato di vera e propria<br />

indigenza”. Così, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 24 luglio 2007, n. 30150<br />

http://www.affidamentocondiviso.it<br />

030150-2007,%20massima.htm.<br />

In tema, si veda anche Cass. Pen.,<br />

21 ottobre 2010, n. 41362, Rv.<br />

248955, ove, in maniera rigorosa,<br />

si precisa che “… l’incapacità<br />

economica dell’obbligato … deve<br />

essere assoluta e deve altresì<br />

integrare una situazione di<br />

<strong>per</strong>sistente, oggettiva ...<br />

indisponib<strong>il</strong>ità di introiti”.<br />

( 623 ) In tal senso, Cass. Pen.,


Sez. VI, 21 settembre 2001, n.<br />

37419, Rv. 220712 . <strong>Il</strong> riferimento<br />

al concetto di “incolpevole”<br />

situazione di impossib<strong>il</strong>ità<br />

scriminante si rinviene anche in<br />

Cass. Pen., Cass. Pen., 21 ottobre<br />

2010, n. 41362, cit.<br />

( 624 ) Si veda, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 1 giugno 1989, n. 13706, Rv.<br />

182275 ove si afferma che “ai fini<br />

dell’esenzione da responsab<strong>il</strong>ità<br />

in ordine al reato di omessa<br />

prestazione dei mezzi di<br />

sussistenza, di cui all’art. 570,<br />

secondo comma n. 2 cod. pen., lo<br />

stato di disoccupazione non


coincide necessariamente con<br />

l’incapacità economica, né<br />

quest’ultima discrimina quando<br />

sia dipesa da comportamento<br />

anche soltanto negligente del<br />

soggetto in relazione all’obbligo,<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> specie, di mantenere la<br />

prole”. Cfr. Cass. Pen., Sez. VI, 29<br />

novembre 1985, n. 1232, Rv.<br />

171772 ove, invece, si specifica<br />

che “l’incapacità economica…è<br />

r<strong>il</strong>evante (ndr ai fini<br />

dell’esclusione di responsab<strong>il</strong>ità)<br />

solo se non sia volontariamente<br />

determinata”.<br />

( 625 ) In tal senso, Cass. Pen.,


Sez. VI, 11 dicembre 1969, n.<br />

2 4 0 9 , Rv. 113681 ove si<br />

puntualizza che l’art. 570, comma<br />

II, n. 2, c.p. sanziona<br />

l’inadempimento di una<br />

“obbligazione avente ad oggetto<br />

prestazioni di carattere<br />

<strong>per</strong>iodico”.<br />

( 626 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />

giugno 1999, n. 1283, Rv.<br />

216826, secondo cui l’omessa<br />

somministrazione dei mezzi di<br />

sussistenza in presenza di una<br />

capacità economica che avrebbe<br />

consentito un adempimento<br />

parziale non esclude la


esponsab<strong>il</strong>ità penale.<br />

( 627 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />

giugno 1999, n. 1283, cit.<br />

( 628 ) Ciò in quanto le risultanze<br />

del modello 740 (divenuto poi<br />

modello unico) non costituiscono<br />

prova certa ed ineccepib<strong>il</strong>e<br />

dell’effettivo ammontare dei<br />

redditi del soggetto, in quanto<br />

esse hanno valore solo fino a<br />

prova contraria, dato che <strong>il</strong> fisco<br />

può sempre impugnarle o<br />

rettificarle. Sul punto, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 8 maggio 1981, n. 7937,<br />

Rv. 150106.


( 629 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI, 1<br />

marzo 1995, n. 5780, Rv. 201674.<br />

( 630 ) I due termini sono<br />

equipollenti <strong>per</strong> FIORE, in Diritto<br />

Penale, parte generale, Vol. I,<br />

UTET, 1997, pag.160.<br />

( 631 ) Ai sensi dell’art. 120 c.p.,<br />

“ogni <strong>per</strong>sona offesa da un reato<br />

<strong>per</strong> cui non debba procedersi<br />

d’ufficio o dietro richiesta o<br />

istanza ha diritto di querela…”.<br />

( 632 ) A tal proposito, è stato<br />

osservato da Cass. Pen., Sez. VI,<br />

28 marzo 2012, n. 15952, Rv.<br />

252588, che “l’obbligazione,


penalmente r<strong>il</strong>evante ex art. 570,<br />

comma secondo, cod. pen., in<br />

capo al padre naturale di non far<br />

mancare i mezzi di sussistenza al<br />

<strong>figli</strong>o minore non nato in<br />

costanza di matrimonio<br />

presuppone la prova della<br />

f<strong>il</strong>iazione da acquisirsi mediante<br />

l’atto di riconoscimento formale<br />

ovvero mediante altro modo<br />

consentito, non esclusa<br />

eventualmente l’applicazione<br />

della pregiudiziale di stato ai<br />

sensi e <strong>per</strong> gli effetti dell’art. 3<br />

cod. proc. pen.”. Nel caso<br />

originante la pronuncia testè


iportata, la S.C. ha cassato la<br />

sentenza della Corte territoriale<br />

che aveva condannato <strong>il</strong> padre<br />

naturale, ritenendo provato <strong>il</strong><br />

rapporto di f<strong>il</strong>iazione sulla scorta<br />

delle sole dichiarazioni della<br />

madre.<br />

( 633 ) Secondo Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 26 marzo 2003, n. 26725, Rv.<br />

225875 “… la mancata<br />

corresponsione dell’assegno <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o minore<br />

stab<strong>il</strong>ito in sede di <strong>separazione</strong><br />

dei coniugi integra la fattispecie<br />

di cui all’art. 570 cod. pen., in<br />

base alla presunzione semplice


che <strong>il</strong> minore sia incapace di<br />

produrre reddito proprio,<br />

presunzione suscettib<strong>il</strong>e di essere<br />

su<strong>per</strong>ata laddove <strong>il</strong> minore<br />

disponga di redditi patrimoniali<br />

sempre che non si tratti di<br />

retribuzione <strong>per</strong> attività<br />

lavorativa, la quale, anzi,<br />

costituisce prova dello stato di<br />

bisogno”.<br />

( 634 ) L’inab<strong>il</strong>ità al lavoro deve<br />

derivare da menomazioni fisiche<br />

o psichiche. Per alcuni, <strong>nel</strong><br />

concetto di inab<strong>il</strong>ità dovrebbe<br />

rientrare anche <strong>il</strong> caso della<br />

“disoccupazione involontaria”. Si


veda, “<strong>Il</strong> reato di violazione degli<br />

obblighi di assistenza” in<br />

http://www.<strong>il</strong>matrimoniointribunale<br />

Tale ultimo assunto sembrerebbe<br />

maggiormente in linea con <strong>il</strong><br />

principio di diritto proclamato<br />

dalla Prima Sezione Civ<strong>il</strong>e della<br />

Suprema Corte (3 apr<strong>il</strong>e 2002, n.<br />

4765) secondo cui “i genitori<br />

restano obbligati a concorrere tra<br />

loro, secondo <strong>il</strong> principio dettato<br />

dall’articolo 148 c.c., <strong>nel</strong><br />

<strong>mantenimento</strong> del <strong>figli</strong>o divenuto<br />

maggiorenne qualora questi non<br />

abbia ancora conseguito, senza<br />

sua colpa, un reddito tale da


enderlo economicamente<br />

autonomo e che, <strong>per</strong>tanto, detto<br />

obbligo non cessa<br />

automaticamente con <strong>il</strong><br />

raggiungimento della maggiore<br />

età, ma <strong>per</strong>siste finché <strong>il</strong> genitore<br />

o i genitori interessati dimostrino<br />

che <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o ha raggiunto<br />

l’indipendenza economica,<br />

ovvero è stato da loro posto <strong>nel</strong>le<br />

concrete condizioni <strong>per</strong> essere<br />

autosufficiente” in<br />

http://www.altalex.com/index.php?<br />

idnot=4382. Secondo Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 25 novembre 1993, n.<br />

8 9 5 , Rv. 196946 , invece, non


integra <strong>il</strong> reato di cui all’art. 570,<br />

comma II, c.p., la mancata<br />

corresponsione dei mezzi di<br />

sussistenza a <strong>figli</strong> maggiorenni<br />

non inab<strong>il</strong>i a lavoro, anche se<br />

studenti.<br />

( 635 ) Sul punto, DE FILIPPIS in<br />

Manuale di diritto di famiglia,<br />

Parte Penale, Cedam, Padova,<br />

2006, pag. 94.<br />

( 636 ) Così testualmente l’art.<br />

570, comma II, n. 2, c.p.<br />

( 637 ) La stessa Corte<br />

Costituzionale <strong><strong>nel</strong>la</strong> motivazione<br />

della sentenza n. 472 del 1989


con la quale venivano dichiarate<br />

non fondate le questioni di<br />

legittimità costituzionale dell’art.<br />

12-sexies della legge 1 dicembre<br />

1970, n. 898 sollevate, in<br />

riferimento all’art. 3 della<br />

Costituzione nonché<br />

inammissib<strong>il</strong>i le questioni di<br />

legittimità costituzionale dell’art.<br />

12-sexies della legge 1 dicembre<br />

1970, n. 898 sollevate in<br />

riferimento agli artt. 3 e 25,<br />

secondo comma, della<br />

Costituzione, in relazione alla<br />

fattispecie delittuosa di cui<br />

all’art. 570, comma II, n. 2, c.p.,


itiene che la “<strong>separazione</strong> senza<br />

colpa” debba oggi intendersi<br />

come “<strong>separazione</strong> senza<br />

addebito”. In<br />

http://www.giurcost.org/decisioni/1<br />

89.html.<br />

( 638 ) DE FILIPPIS in Manuale di<br />

diritto di famiglia, cit., pag. 95.<br />

( 639 ) Ciò in quanto si<br />

presuppone che <strong>il</strong> <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario riceva i mezzi di<br />

sussistenza dal proprio<br />

convivente more uxorio. Si veda,<br />

“<strong>Il</strong> reato di violazione degli<br />

obblighi di assistenza” in<br />

http://www.<strong>il</strong>matrimoniointribunale


Tale situazione, tuttavia, non<br />

esclude l’obbligo genitoriale di<br />

<strong>mantenimento</strong> nei confronti dei<br />

<strong>figli</strong> minori pur in presenza di<br />

aiuti economici forniti dal<br />

convivente del <strong>coniuge</strong><br />

beneficiario. In argomento, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 3 febbraio 2010, n,<br />

14906, Rv. 247022.<br />

( 640 ) L’art. 50 c.p. stab<strong>il</strong>isce che<br />

“non è punib<strong>il</strong>e chi lede o pone in<br />

<strong>per</strong>icolo un diritto, col consenso<br />

della <strong>per</strong>sona che può<br />

validamente disporne”. Come si<br />

evince chiaramente dal dettato<br />

normativo, la possib<strong>il</strong>ità di


disporre validamente del diritto<br />

di cui si è titolari costituisce<br />

presupposto di o<strong>per</strong>atività della<br />

scriminante del “consenso<br />

dell’avente diritto”.<br />

( 641 ) L’incedib<strong>il</strong>ità del credito<br />

alimentare è sancita dall’art. 447<br />

c.c. Sulla medesima posizione si è<br />

assestata anche Cass. Pen., 12<br />

marzo 1970, in Cass. Pen. Mass.,<br />

1971, 799.<br />

( 642 ) Cass. Pen., Sez. VI, 1 apr<strong>il</strong>e<br />

1969, n. 773, Rv. 112862.<br />

( 643 ) <strong>Il</strong> procedimento volto alla<br />

formazione della prova <strong>nel</strong>


contraddittorio delle parti, in<br />

considerazione dell’autonomia<br />

funzionale che le è propria, viene<br />

definito “sub-procedimento<br />

probatorio”.<br />

( 644 ) A mente dell’art. 493<br />

c.p.p., “<strong>il</strong> pubblico ministero, i<br />

difensori della parte civ<strong>il</strong>e, del<br />

responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e, della <strong>per</strong>sona<br />

civ<strong>il</strong>mente obbligata <strong>per</strong> la pena<br />

pecuniaria e dell’imputato<br />

<strong>nel</strong>l’ordine indicano i fatti che<br />

intendono provare e chiedono<br />

l’ammissione delle prove”.<br />

( 645 ) Ai sensi del primo comma<br />

dell’art. 498 c.p.p., “le domande


sono rivolte direttamente dal<br />

pubblico ministero o dal<br />

difensore che ha chiesto l’esame<br />

del testimone”.<br />

( 646 ) L’art. 504 c.p.p. stab<strong>il</strong>isce<br />

che “salvo che la legge disponga<br />

diversamente, sulle opposizioni<br />

formulate <strong>nel</strong> corso dell’esame<br />

dei testimoni, dei <strong>per</strong>iti, dei<br />

consulenti tecnici e delle parti<br />

private <strong>il</strong> presidente decide<br />

immediatamente e senza<br />

formalità”.<br />

( 647 ) In ossequio al disposto di<br />

cui al comma secondo dell’art.


498 c.p.p., successivamente<br />

all’esame condotto dalla parte<br />

che ha chiesto l’esame del<br />

testimone, altre domande possono<br />

essere rivolte dalle parti che non<br />

hanno chiesto l’esame, secondo <strong>il</strong><br />

seguente ordine: pubblico<br />

ministero, difensori della parte<br />

civ<strong>il</strong>e, del responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e,<br />

della <strong>per</strong>sona civ<strong>il</strong>mente<br />

obbligata <strong>per</strong> la pena pecuniaria e<br />

dell’imputato. Tale ordine è<br />

derogab<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> consenso delle<br />

parti ai sensi dell’art. 496, comma<br />

II, c.p.p.<br />

( 648 ) Per “interesse comune”


deve, ovviamente, intendersi<br />

“interesse processuale comune”.<br />

<strong>Il</strong> pubblico ministero e la parte<br />

civ<strong>il</strong>e, ad esempio, sono<br />

accomunati dal medesimo<br />

interesse all’affermazione di<br />

responsab<strong>il</strong>ità dell’imputato. Di<br />

contro, <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e ed <strong>il</strong><br />

civ<strong>il</strong>mente obbligato <strong>per</strong> la pena<br />

pecuniaria hanno interesse<br />

parallelo a quello dell’imputato a<br />

vedere esclusa la responsab<strong>il</strong>ità<br />

penale di quest’ultimo.<br />

( 649 ) Tale limitazione è prevista<br />

dall’art. 499, comma III, c.p.p.<br />

che vieta alla parte che ha chiesto


la citazione del testimone ed a<br />

quella che ha un interesse<br />

comune di formulare domande<br />

che tendono a suggerire le<br />

risposte. Questa previsione ha lo<br />

scopo di preservare la genuinità<br />

della dichiarazione e di<br />

scongiurare, specularmente,<br />

deposizioni “concertate”.<br />

( 650 ) L’art. 539 c.p.p. stab<strong>il</strong>isce<br />

che “<strong>il</strong> giudice, se le prove<br />

acquisite non consentono la<br />

liquidazione del danno,<br />

pronuncia condanna generica e<br />

rimette le parti davanti al giudice<br />

civ<strong>il</strong>e. A richiesta della parte


civ<strong>il</strong>e, l’imputato e <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />

civ<strong>il</strong>e sono condannati al<br />

pagamento di una provvisionale<br />

nei limiti del danno <strong>per</strong> cui si<br />

ritiene già raggiunta la prova”.<br />

( 651 ) Le cui richieste<br />

dovrebbero avere come naturale<br />

destinatario <strong>il</strong> giudice civ<strong>il</strong>e.<br />

( 652 ) Così,<br />

SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA<br />

i n Diritto Processuale Penale,<br />

Vol. II, Nuova ed., Giuffrè ed.,<br />

2004, pag. 179.<br />

( 653 )<br />

SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA


i n Diritto Processuale Penale,<br />

cit., pag. 179, sottolineano,<br />

inoltre, che tale o<strong>per</strong>azione è<br />

consentita dall’accettazione da<br />

parte del nostro ordinamento del<br />

principio di unità del potere<br />

giurisdizionale che favorisce<br />

l’intrecciarsi di rapporti tra la<br />

giurisdizione penale e le altre<br />

giurisdizioni. Sul principio<br />

dell’unità della funzione<br />

giurisdizionale, si veda anche<br />

Cass. Pen., Sez. IV, 9 marzo 2001,<br />

n.9795, Rv. 218283.<br />

( 654 ) Così,<br />

SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA


i n Diritto Processuale Penale,<br />

cit., pag. 179.<br />

( 655 ) Tutte pronunce<br />

sfavorevoli che <strong>per</strong> chi intenda<br />

ottenere un risarcimento <strong>per</strong><br />

danno derivante da reato.<br />

( 656 ) E ciò in base al disposto di<br />

cui all’art. 75, comma II, c.p.p. a<br />

cui rinvia l’art. 652, comma I,<br />

c.p.p.<br />

( 657 ) Nel caso in cui l’imputato<br />

chieda che <strong>il</strong> giudizio si svolga<br />

<strong>nel</strong>le forme del rito abbreviato, è<br />

conveniente <strong>per</strong> la parte civ<strong>il</strong>e<br />

non accettare <strong>il</strong> rito alternativo,


onde evitare di incorrere, in caso<br />

di assoluzione, <strong><strong>nel</strong>la</strong> limitazione<br />

di cui all’art. 652 c.p.p.<br />

applicab<strong>il</strong>e anche all’ipotesi di<br />

abbreviato, in base al comma<br />

secondo della medesima<br />

disposizione.<br />

( 658 ) Così, l’art. 74 c.p.p.<br />

( 659 ) Sempreché abbia “<strong>il</strong> libero<br />

esercizio dei diritti” che intenda<br />

far valere in giudizio come<br />

previsto dall’art. 77, comma I,<br />

c.p.p. La disposizione da ultimo<br />

menzionata, al comma secondo,<br />

stab<strong>il</strong>isce, inoltre, che se manca la<br />

<strong>per</strong>sona a cui spetta la


appresentanza o l’assistenza e vi<br />

sono ragioni di urgenza ovvero vi<br />

è conflitto di interessi tra <strong>il</strong><br />

danneggiato e chi lo rappresenta,<br />

<strong>il</strong> pubblico ministero può<br />

chiedere al giudice di nominare<br />

un curatore speciale. La nomina<br />

può essere chiesta altresì dalla<br />

<strong>per</strong>sona che deve essere<br />

rappresentata o assistita ovvero<br />

dai suoi prossimi congiunti e, in<br />

caso di conflitto di interessi, dal<br />

rappresentante.<br />

( 660 ) Tale è la previsione<br />

contenuta <strong>nel</strong>l’art. 76 c.p.p. Si<br />

rammenta che l’art. 122 c.p.p.


stab<strong>il</strong>isce che “quando la legge<br />

consente che un atto sia compiuto<br />

<strong>per</strong> mezzo di un procuratore<br />

speciale, la procura deve, a pena<br />

di inammissib<strong>il</strong>ità, essere<br />

r<strong>il</strong>asciata <strong>per</strong> atto pubblico o<br />

scrittura privata autenticata e<br />

deve contenere, oltre alle<br />

indicazioni richieste<br />

specificamente dalla legge, la<br />

determinazione dell’oggetto <strong>per</strong><br />

cui è conferita e dei fatti ai quali<br />

si riferisce. Se la procura è<br />

r<strong>il</strong>asciata <strong>per</strong> scrittura privata al<br />

difensore, la sottoscrizione può<br />

essere autenticata dal difensore


medesimo. La procura è unita agli<br />

atti”.<br />

( 661 ) In tal senso, Cass. Pen., 16<br />

novembre 1999, n. 13107, Rv.<br />

214577.<br />

( 662 ) Gli elementi richiesti dalla<br />

legge <strong>per</strong> l’ammissib<strong>il</strong>ità dell’atto<br />

di costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

sono contenuti <strong>nel</strong>l’art. 78 c.p.p.<br />

( 663 ) Ai sensi dell’art. 78,<br />

comma I, c.p.p.<br />

( 664 ) Secondo<br />

SIRACUSANO-GALATI-TRANCHINA<br />

i n Diritto Processuale Penale,<br />

Vol. II, Nuova ed., Giuffrè ed.,


2004, pag. 183, tra le “altre parti”<br />

va ricompreso anche <strong>il</strong> pubblico<br />

ministero, spettando a<br />

quest’ultimo <strong>il</strong> potere di chiedere<br />

l’esclusione della parte civ<strong>il</strong>e, ai<br />

sensi dell’art. 86 c.p.p. Contra,<br />

Cass. Pen., Sez. IV, 23 apr<strong>il</strong>e<br />

1997, n. 5270, Rv. 208530 , ove si<br />

specifica quanto segue: “posto<br />

che la costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

realizza l’inserzione <strong>nel</strong> processo<br />

penale di un rapporto civ<strong>il</strong>istico<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> risarcimento del danno e<br />

<strong>per</strong> le restituzioni, di cui sono<br />

parti <strong>il</strong> danneggiato, da un lato, e<br />

l’imputato ed <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e


civ<strong>il</strong>e, dall’altro, ne consegue che<br />

le altre parti, cui essa deve essere<br />

notificata, sono appunto<br />

l’imputato ed eventualmente <strong>il</strong><br />

responsab<strong>il</strong>e civ<strong>il</strong>e con<br />

esclusione del pubblico<br />

ministero, che è del tutto estraneo<br />

al suddetto rapporto”.<br />

( 665 ) La notifica alle altre parti,<br />

in caso di costituzione fuori<br />

udienza, è imposta dall’art. 78,<br />

comma II, c.p.p. Generalmente, si<br />

opta <strong>per</strong> la costituzione “fuori<br />

udienza” nei casi in cui la parte<br />

civ<strong>il</strong>e intenda presentare una lista<br />

testimoniale che, a sensi dell’art.


468 c.p.p., a pena di<br />

inammissib<strong>il</strong>ità, deve essere<br />

depositata <strong><strong>nel</strong>la</strong> cancelleria del<br />

giudice che procede almeno sette<br />

giorni prima dell’udienza. Ciò in<br />

quanto, diversamente, la parte<br />

civ<strong>il</strong>e non ancora costituita non<br />

potrebbe esercitare facoltà<br />

processuali spettanti unicamente<br />

a l l e parti (costituite) del<br />

processo. In senso parzialmente<br />

difforme, si veda, <strong>per</strong>ò, Cass.<br />

Pen., Sez. V, 8 giugno 2005, n.<br />

28748, Rv. 232297 , secondo cui<br />

“in tema di diritti e facoltà della<br />

<strong>per</strong>sona offesa, è ammissib<strong>il</strong>e la


ichiesta di testi, mediante <strong>il</strong><br />

deposito della relativa lista, da<br />

parte della <strong>per</strong>sona offesa,<br />

costituitasi fuori dell’udienza, in<br />

data precedente la notifica della<br />

dichiarazione di costituzione di<br />

parte civ<strong>il</strong>e, in quanto tale<br />

richiesta è compresa <strong><strong>nel</strong>la</strong> facoltà<br />

di indicazione di elementi di<br />

prova di cui all’art. 90 cod. proc.<br />

pen., con la conseguenza che la<br />

<strong>per</strong>sona offesa dal reato, divenuta<br />

parte processuale a mezzo<br />

dell’atto di costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e, può certamente avvalersi<br />

del mezzo di prova già proposto,


senza necessità di ripresentare la<br />

lista testimoniale già depositata in<br />

tempo ut<strong>il</strong>e rispetto a quello<br />

indicato dall’art. 468, comma<br />

primo, cod. proc. pen., mentre gli<br />

effetti della costituzione di parte<br />

civ<strong>il</strong>e, formalizzata fuori udienza<br />

riguardano, ai sensi dell’art. 78,<br />

comma secondo, cod. proc. pen.,<br />

l’instaurazione del<br />

contraddittorio civ<strong>il</strong>e <strong><strong>nel</strong>la</strong> sede<br />

penale”.<br />

( 666 ) Si veda l’art. 79, commi I e<br />

II, c.p.p. che rinvia all’art. 484<br />

c.p.p.<br />

( 667 ) Ciò in quanto l’esercizio


dell’azione penale da parte del<br />

pubblico ministero costituisce<br />

condizione imprescindib<strong>il</strong>e <strong>per</strong><br />

l’individuazione del soggetto nei<br />

confronti del quale è possib<strong>il</strong>e<br />

esercitare l’azione civ<strong>il</strong>e. Così,<br />

SIRACUSANO-GALATI-<br />

TRANCHINA-ZAPPALÀ, in Diritto<br />

Processuale Penale, Vol. II,<br />

Nuova ed., Giuffrè ed., 2004, pag.<br />

184.<br />

( 668 ) Cass. Pen., Sez. III, 6<br />

febbraio 2008, n. 12423, Rv.<br />

239335.<br />

( 669 ) <strong>Il</strong> principio di


“immanenza” della costituzione<br />

di parte civ<strong>il</strong>e è codificato<br />

<strong>nel</strong>l’art. 76, comma II, c.p.p.<br />

( 670 ) <strong>Il</strong> minore non ha, infatti,<br />

capacità di stare in giudizio da<br />

solo, mancando <strong>il</strong> requisito della<br />

“libera disponib<strong>il</strong>ità dei diritti”,<br />

come prescritto dall’art. 77,<br />

comma I, c.p.p.<br />

( 671 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 1 ottobre 2007, n. 40719,<br />

Rv. 237962.<br />

( 672 ) Cass. Pen., Sez. I, 22<br />

giugno 2006, n. 24683, Rv.<br />

234842, ove, in motivazione, si


precisa che “… <strong>per</strong> avere effetto,<br />

ai sensi dell’art. 300 c.p.c., la<br />

<strong>per</strong>dita della capacità di una parte<br />

di stare in giudizio deve essere<br />

dichiarata dal difensore,<br />

proseguendo in caso contrario <strong>il</strong><br />

processo tra le parti originarie<br />

…”. Ciò significa che, <strong>nel</strong> caso in<br />

cui <strong>il</strong> procuratore speciale di<br />

parte civ<strong>il</strong>e dichiari la <strong>per</strong>dita di<br />

capacità di stare in giudizio del<br />

rappresentante, si dovrà<br />

provvedere a rinnovare la<br />

dichiarazione di costituzione a<br />

nome del danneggiato divenuto<br />

maggiorenne. Analoga


innovazione andrà o<strong>per</strong>ata <strong>nel</strong><br />

caso in cui la controparte sollevi<br />

tempestivamente l’eccezione di<br />

caducazione della costituzione. Si<br />

veda anche Cass. Pen., Sez. IV, 7<br />

novembre 2001, n. 7726, Rv.<br />

221132, secondo cui “in tema di<br />

capacità processuale della parte<br />

civ<strong>il</strong>e, viene meno la<br />

rappresentanza del minore da<br />

parte del genitore costituitosi,<br />

allorché, <strong>nel</strong>le more tra <strong>il</strong> giudizio<br />

di primo grado e quello<br />

d’impugnazione, <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o sia<br />

divenuto maggiorenne; in tal<br />

caso, tuttavia, la contestazione


della costituzione di parte civ<strong>il</strong>e<br />

<strong>per</strong> sopravvenuta invalidità è<br />

preclusa se non viene eccepita<br />

tempestivamente, subito dopo che<br />

sia compiuto, <strong>per</strong> la prima volta,<br />

l’accertamento della costituzione<br />

delle parti”.<br />

( 673 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 23 novembre 2004, n.<br />

452, Rv. 230949. Conforme, Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 2 ottobre 1997, n.<br />

9725, Rv. 209010.<br />

( 674 ) Si veda nota n. 109.<br />

( 675 ) A norma dell’art. 77,<br />

comma II, c.p.p.


( 676 ) Come può accadere, ad<br />

esempio, <strong>nel</strong> caso in cui si<br />

proceda a carico dell’imputato<br />

con le forme del giudizio<br />

direttissimo.<br />

( 677 ) Così, Cass. Pen., Sez. III, 6<br />

febbraio 2008, n. 12423, Rv.<br />

239336. Tale principio è<br />

applicab<strong>il</strong>e a tutte le questioni di<br />

ammissib<strong>il</strong>ità ed esclusione della<br />

parte civ<strong>il</strong>e.<br />

( 678 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 4 dicembre 2003, n.<br />

7 1 9 1 , Rv. 228601. Conforme,<br />

Cass. Pen., Sez. VI, 11 maggio


2010, n. 22219, Rv. 247393 .<br />

Contra, in dottrina, BATTAGLINI,<br />

Osservazioni sulla natura<br />

giuridica del reato di omessa<br />

prestazione dei mezzi di<br />

sussistenza, in Giust. pen. 1956,<br />

II, 248.<br />

( 679 ) Sì da produrre un’offesa al<br />

bene giuridico protetto dalla<br />

norma.<br />

( 680 ) L’attenuante di cui al testo<br />

è applicab<strong>il</strong>e <strong>nel</strong> caso in cui<br />

l’agente si sia ado<strong>per</strong>ato<br />

spontaneamente ed efficacemente<br />

<strong>per</strong> elidere o attenuare le<br />

conseguenze dannose o


<strong>per</strong>icolose del reato.<br />

( 681 ) Permangono, dunque, in<br />

capo al genitore decaduto i doveri<br />

di natura economica (oltre a<br />

quelli di natura morale). Si veda,<br />

Cass. Pen., Sez. VI, 21 marzo<br />

2000, n. 4887, Rv. 216132. In<br />

senso conforme, si veda Cass.<br />

Pen., Sez. VI, 29 ottobre 2009, n.<br />

43288, Rv. 245254.<br />

( 682 ) Cass. Pen., Sez. VI, 4<br />

dicembre 2003, n. 7191, Rv.<br />

228601. Conforme, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 30 ottobre 2008, n.<br />

4 3 7 9 3 , Rv. 242228 . Si veda


anche, Cass. Pen., Sez. VI, 11<br />

febbraio 2009, n. 7321, Rv.<br />

242920, ove si ribadisce che “ …<br />

<strong>il</strong> termine di prescrizione decorre<br />

dalla data della sentenza di<br />

condanna di primo grado e non<br />

dalla data di emissione del<br />

decreto di citazione a giudizio,<br />

ovvero da quella del formale<br />

esercizio dell’azione penale”.<br />

( 683 ) In tal senso, Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 30 apr<strong>il</strong>e 2003, n. 26714,<br />

Rv. 225874.<br />

( 684 ) <strong>Il</strong> principio del ne bis in<br />

idem o divieto di un secondo<br />

giudizio è codificato <strong>nel</strong>l’art. 649


c.p.p. che, testualmente, recita:<br />

“l’imputato prosciolto o<br />

condannato con sentenza o<br />

decreto penale divenuti<br />

irrevocab<strong>il</strong>i non può essere di<br />

nuovo sottoposto a procedimento<br />

penale <strong>per</strong> <strong>il</strong> medesimo fatto,<br />

neppure se questo viene<br />

diversamente considerato <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

titolo, <strong>per</strong> <strong>il</strong> grado o <strong>per</strong> le<br />

circostanze, salvo quanto<br />

disposto dagli articoli 69 comma<br />

2 e 345. Se ciò nonostante viene<br />

di nuovo iniziato procedimento<br />

penale, <strong>il</strong> giudice in ogni stato e<br />

grado del processo pronuncia


sentenza di proscioglimento o di<br />

non luogo a procedere,<br />

enunciandone la causa <strong>nel</strong><br />

dispositivo”.<br />

( 685 ) Come supra si è detto, ∫<br />

IX.<br />

( 686 ) Così, Cass. Pen., Sez. VI,<br />

11 maggio 2010, n. 22219, Rv.<br />

247393.<br />

( 687 ) L’art. 12sexies menzionato<br />

stab<strong>il</strong>isce: “al <strong>coniuge</strong> che si<br />

sottrae all’obbligo di<br />

corresponsione dell’assegno<br />

dovuto a norma degli artt. 5 e 6<br />

della l. n. 898/70 si applicano le


pene previste dall’art. 570 c.p.”.<br />

La fattispecie in parola si<br />

configura in punto di tipicità <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> solo fatto del mancato<br />

versamento dell’assegno stab<strong>il</strong>ito<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> sentenza divorz<strong>il</strong>e o anche<br />

<strong>nel</strong>l’ipotesi di un adempimento<br />

parziale e ciò indipendentemente<br />

dalla circostanza che tale<br />

omissione comporti <strong>il</strong> venir meno<br />

dei mezzi di sussistenza <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

beneficiario dell’assegno. Sul<br />

punto, si veda, Cass. Pen., Sez. VI,<br />

6 luglio 2000, n. 7910, Rv.<br />

217076.<br />

( 688 ) Per la cui configurab<strong>il</strong>ità


occorre la sussistenza<br />

dell’ulteriore requisito dello<br />

“stato di bisogno” degli aventi<br />

diritto. Si veda diffusamente<br />

supra, ∫ III.<br />

( 689 ) Siano essi maggiorenni o<br />

minorenni.<br />

( 690 ) Dovendosi escludere,<br />

invece, l’inadempimento di<br />

analogo obbligo posto nei<br />

confronti del <strong>coniuge</strong> separato<br />

cui è applicab<strong>il</strong>e la tutela<br />

predisposta dall’art. 570 c.p. In<br />

tema, si veda Cass. Pen., Sez. VI,<br />

22 settembre 2011, n. 36263, Rv.<br />

250879.


( 691 ) Cass. Pen., Sez. VI, 25<br />

settembre 2009, n. 39938, Rv.<br />

245004 nonché Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 3 ottobre 2007, n. 39392, Rv.<br />

237663, in motivazione. Si veda<br />

anche, Cass. Pen., Sez. VI, 19<br />

dicembre 2006, n. 14, Rv. 235753 ,<br />

ove tra l’altro si osserva che tale<br />

regime è stato ritenuto non<br />

meritevole di censura dalla Corte<br />

Costituzionale con sentenza n.<br />

325 del 1995 e con ordinanze n.<br />

209 del 1997 e n. 423 del 1999. In<br />

senso difforme, Cass. Pen., Sez.<br />

VI, 2 marzo 2004, n. 21673, Rv.<br />

229636.


( 692 ) Si ha concorso formale di<br />

reati quando <strong>il</strong> soggetto agente<br />

pone in essere più reati con una<br />

sola azione od omissione. <strong>Il</strong><br />

concorso è eterogeneo quando<br />

dall’unica actio delittuosa sia<br />

derivata la violazione di più<br />

norme diverse tra loro. Per un<br />

approfondimento, si veda<br />

MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />

parte generale, II ed., CEDAM,<br />

Padova, 1988, pag. 441. La<br />

giurisprudenza più recente si è<br />

assestata sulla posizione<br />

dogmatica di cui al testo. A tal<br />

proposito, si vedano Cass. Pen.,


Sez. VI, 16 giugno 2011, n.<br />

34736, Rv. 250839 è Cass. Pen.,<br />

13 marzo 2012, n. 12307, Rv.<br />

252605. In senso difforme,<br />

invece, si era espressa Cass. Pen.,<br />

Sez. VI, 18 novembre 2008, n.<br />

6575, Rv. 243529 in base alla<br />

quale “ … <strong>nel</strong> caso in cui la<br />

mancata corresponsione da parte<br />

dell’obbligato dell’assegno<br />

fissato dal giudice in sede di<br />

divorzio <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>mantenimento</strong> del<br />

<strong>figli</strong>o minore privi costui dei<br />

mezzi di sussistenza, tale<br />

condotta deve essere inquadrata<br />

<strong>nel</strong> paradigma dell’art. 570,


comma secondo, cod. pen.”.<br />

( 693 ) Secondo <strong>il</strong> criterio di<br />

consunzione (o fenomeno dell’<br />

“assorbimento”), la norma<br />

consumante prevale sulla norma<br />

consumata in base al principio lex<br />

consumens derogat legi<br />

consuptae. È consumante “la<br />

norma <strong>il</strong> cui fatto comprende in sé<br />

<strong>il</strong> fatto previsto dalla norma<br />

consumata, e che <strong>per</strong>ciò esaurisce<br />

l’intero disvalore del fatto<br />

concreto”. Testualmente,<br />

MANTOVANI, in Diritto Penale,<br />

parte generale, II ed., CEDAM,<br />

Padova, 1988, pag. 450. Al lume


di tale argomentazione non<br />

appare corretto qualificare la<br />

disposizione extrcodicistica di<br />

cui al testo quale norma<br />

“speciale”.<br />

( 694 ) In materia di concorso<br />

formale di reati, l’art. 81 c.p., al<br />

primo comma, stab<strong>il</strong>isce che: “è<br />

punito con la pena che dovrebbe<br />

infliggersi <strong>per</strong> la violazione più<br />

grave aumentata sino al triplo chi<br />

con una sola azione od omissione<br />

viola diverse disposizioni di<br />

legge ovvero commette più<br />

violazioni della medesima<br />

disposizione di legge”.


( 695 ) Cf. DEL BEL BELLUZ A.,<br />

Storia della mediazione, in<br />

“Famiglia Oggi”, n. 11 (1997).<br />

( 696 ) Cf. ARIELLI E., SCOTTO<br />

G., I conflitti. Introduzione a una<br />

teoria generale, Bruno<br />

Mondatori, M<strong>il</strong>ano 1998.<br />

( 697 ) Cf. Voce: «Mediazione-<br />

Mediare», in Bertolini P.,<br />

Dizionario di pedagogia e<br />

scienze dell’educazione,<br />

Zanichelli, Torino 1996.<br />

( 698 ) DEMETRIO D.,<br />

Convergenze e peculiarità<br />

pedagogiche. Le professioni


educative non scolastiche <strong>nel</strong>le<br />

multiple realtà della domanda, in<br />

"Studium Educationis", n.1<br />

(1997).<br />

( 699 ) <strong>Il</strong> Documento è re<strong>per</strong>ib<strong>il</strong>e<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> traduzione pubblicata dalla<br />

Rivista “Famiglia Oggi”, n.6<br />

(1994), pp.9-14.<br />

( 700 ) Cf. MORINEAU J. (a cura<br />

di), Lo spirito della mediazione,<br />

FrancoAngeli, M<strong>il</strong>ano 1998.<br />

( 701 ) Legge 8 febbraio 2006,<br />

n.54.<br />

( 702 ) GULLOTTA G., SANTI G.,<br />

Dal conflitto al consenso.


Ut<strong>il</strong>izzazione di strategie di<br />

mediazione in particolare nei<br />

conflitti fam<strong>il</strong>iari, Giuffé, M<strong>il</strong>ano<br />

1988, p.41.<br />

( 703 ) Per uno studio sistematico,<br />

cf. POLÀCEK K., Conseguenze<br />

psicologiche del divorzio sui <strong>figli</strong>,<br />

interventi <strong>per</strong> ridurle, in<br />

“Orientamenti Pedagogici”, n. 4<br />

(1991) e Schettini B., <strong>Il</strong> disagio<br />

dei <strong>figli</strong> di genitori separati:<br />

aspetti psicodinamici e<br />

psicopedagogici, in "Rassegna di<br />

Servizio Sociale", n.2 (2000).<br />

( 704 ) "Ove <strong>il</strong> tribunale lo ritenga<br />

ut<strong>il</strong>e <strong>nel</strong>l’interesse dei minori,


anche in relazione all’età degli<br />

stessi, può essere disposto<br />

l’affidamento congiunto o<br />

alternato" (Legge 1 dicembre<br />

1970, n. 898, art.6).<br />

( 705 ) “Separazione consensuale.<br />

– (I). La <strong>separazione</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> solo<br />

consenso dei coniugi non ha<br />

effetto senza l’omologazione del<br />

giudice. - (II). Quando l’accordo<br />

dei coniugi relativamente<br />

all’affidamento e al<br />

<strong>mantenimento</strong> dei <strong>figli</strong> è in<br />

contrasto con l’interesse di questi<br />

<strong>il</strong> giudice riconvoca i coniugi<br />

indicando ad essi le


modificazioni da adottare<br />

<strong>nel</strong>l’interesse dei <strong>figli</strong> e in caso di<br />

inidonea soluzione, può rifiutare<br />

allo stato l’omologazione”.<br />

( 706 ) Cf. ZAGREBELSKY G., <strong>Il</strong><br />

diritto mite, Einaudi, Torino 1992.<br />

( 707 ) Sul punto, cf. MAZZEI F.,<br />

SCHETTINI B., Principi generali e<br />

istitutivi di etica e deontologia<br />

<strong>per</strong> la professione di mediatore ,<br />

in “Civitas et Iustitia”, n. 1<br />

(2004), pp. 211-226.<br />

( 708 ) Anche se <strong>per</strong> altra<br />

fattispecie, <strong>nel</strong>l’ottica della nuova<br />

visione del ruolo dei genitori


<strong><strong>nel</strong>la</strong> vita fam<strong>il</strong>iare, ed in<br />

particolare del modo in cui essi<br />

debbono con eguali diritti e<br />

doveri concorrere all’assistenza<br />

alla prole... la Corte<br />

Costituzionale già <strong>nel</strong> 1996, con<br />

riferimento ad una letteratura<br />

psicopedagogia consolidata,<br />

riconosceva che «<strong>il</strong> <strong>figli</strong>o va<br />

tutelato, non solo <strong>per</strong> ciò che<br />

attiene ai bisogni più<br />

propriamente fisiologici, ma<br />

anche in riferimento alle esigenze<br />

di carattere relazionale ed<br />

affettivo che sono collegate allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della sua <strong>per</strong>sonalità...


In questo contesto, anche <strong>il</strong> padre<br />

è idoneo - e quindi tenuto - a<br />

prestare assistenza materiale e<br />

supporto affettivo al minore...<br />

ritenendosi irrazionale che non<br />

sia assicurata al bambino la<br />

presenza <strong>nel</strong> primo anno di vita...<br />

anche del padre, in sostanza di<br />

quello dei genitori che a loro<br />

giudizio sia meglio in grado via<br />

via di assisterlo, <strong>per</strong> un’atmosfera<br />

<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e di serenità...<br />

riconoscendo non solo <strong>il</strong> diritto<br />

dovere di entrambi i genitori ad<br />

assistere <strong>il</strong> <strong>figli</strong>o, pur se di tenera<br />

età, ma soprattutto <strong>il</strong> su<strong>per</strong>amento


della concezione di una rigida<br />

distinzione dei ruoli e che un<br />

equ<strong>il</strong>ibrato sv<strong>il</strong>uppo della<br />

<strong>per</strong>sonalità del bambino esige<br />

spesso l’assistenza da parte di<br />

entrambe le figure genitoriali<br />

anche <strong>per</strong> aspetti di carattere<br />

affettivo e relazionale...»<br />

(Sentenza n.179 del 2 apr<strong>il</strong>e 1993<br />

- Relatore F. Casavola).<br />

( 709 ) In questa sede si preferisce<br />

parlare di “genitore stab<strong>il</strong>mente<br />

convivente/genitore non<br />

stab<strong>il</strong>mente convivente” in luogo<br />

del termine più propriamente<br />

tecnico/giuridico di “affidatario»


che <strong>per</strong>ò si caratterizza <strong>per</strong> la sua<br />

marcata antipedagogicità. Infatti,<br />

<strong>il</strong> termine, <strong><strong>nel</strong>la</strong> cultura giuridica<br />

e, <strong>per</strong> travaso, in quella comune<br />

significa «espropriazione» di<br />

qualcuno da qualcuno/qualcosa,<br />

che è l’esatto contrario di ciò che<br />

invece andrebbe fatto<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del minore.<br />

Stranamente, fino al febbraio<br />

2006, le cautele invocate <strong>per</strong><br />

l’affido eterofam<strong>il</strong>iare e <strong>per</strong><br />

l’adozione, di cui alla vigente<br />

normativa, erano del tutto<br />

neglette nei casi di affidamento<br />

ex art.155 del c.c. Ciò dimostra


come vi fosse una prassi<br />

giurisprudenziale e quindi un<br />

comportamento del tutto diverso<br />

fra <strong>il</strong> giudice della <strong>separazione</strong> e<br />

del divorzio e <strong>il</strong> giudice del<br />

Tribunale <strong>per</strong> i minorenni, sotto la<br />

cui giurisdizione cade l’istituto<br />

dell’affido e dell’adozione; del<br />

tutto garantista quest’ultimo,<br />

stereotipato <strong>il</strong> primo.<br />

( 710 ) BERNARD C., SCHAFFLER<br />

E . , L’alibi di papà. Le colpe<br />

sommerse del padre assente, in<br />

"Psicologia contemporanea",<br />

n.121 (1994), p.57.<br />

( 711 ) BROWN D., Divorce and


fam<strong>il</strong>y mediation: History review,<br />

future directions, in “Conc<strong>il</strong>iation<br />

and Courts Review”, n. 20 (1982),<br />

2, pp.1-44.<br />

( 712 ) Cf. BUSSO P., Lotta e<br />

coo<strong>per</strong>azione. Percorsi <strong>per</strong><br />

un’evoluzione ecologica del<br />

conflitto, Armando Editore, Roma<br />

2004.<br />

( 713 ) SCAPARRO F., Etica della<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare, in Ardone<br />

R., Mazzoni S. (a cura di), La<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare: <strong>per</strong> una<br />

regolazione della conflittualità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,


Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 1994, pp. 55-58.<br />

( 714 ) Cf. SCAPARRO F.,<br />

Prefazione, in Bernardini I. (a<br />

cura di), Genitori ancora. La<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

<strong>separazione</strong>, Roma, Editori<br />

Riuniti, 1994.<br />

( 715 ) In: AA.VV. , Médiation<br />

fam<strong>il</strong>iale, Atti del I Congresso<br />

Europeo, Caen 20-30 novembre/1<br />

dicembre 1990. Anche, Infra n.5.<br />

( 716 ) HEYNES J.M., BUZZI I.,<br />

Introduzione alla mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare. Principi fondamentali e<br />

sua applicazione, Giuffré, M<strong>il</strong>ano


1996. Anche Schettini B., Teoria<br />

e metodologia della mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare. Manuale <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori<br />

sociali, Libreria dell’Università<br />

Editrice, Pescara 1997, p.53.<br />

( 717 ) SCHETTINI B., op.cit., p.<br />

53.<br />

( 718 ) Ibidem, 52.<br />

( 719 ) Dal “Regolamento”<br />

dell’Associazione Internazionale<br />

Mediatori Sistemici, art.1. Cf.<br />

BASSOLI F., MARIOTTI M.,<br />

FRISON R. (a cura di), Mediazione<br />

sistemica, Edizioni Sa<strong>per</strong>e,<br />

Padova 1999.


( 720 ) Cf. CIGOLI V.,<br />

GALIMBERTI C., MOMBELLI M.,<br />

<strong>Il</strong> legame dis<strong>per</strong>ante”;<br />

RaffaelloCortina, M<strong>il</strong>ano 1988.<br />

( 721 ) Cf. SARACENO C. PRADI<br />

R. (a cura di), I <strong>figli</strong> contesi,<br />

Unicopli, M<strong>il</strong>ano 1992.<br />

( 722 ) Cf. ANGELO C. (a cura di),<br />

La coppia in crisi, Edizioni ITF,<br />

Roma 1990.<br />

( 723 ) GULLOTTA G., SANTI G.,<br />

op. cit., pp. 60-61.<br />

( 724 ) Ibidem, p. 55.<br />

( 725 ) Cf. BERARDINI DE PACE<br />

A . , La <strong>separazione</strong> insieme, in


Alagna L, (a cura di), S<strong>per</strong>ling &<br />

Kuppler, M<strong>il</strong>ano 1996.<br />

( 726 ) Cf. GULOTTA G., SANTI<br />

G., CIGOLI V. (a cura di),<br />

Separazione, divorzio e<br />

affidamento dei <strong>figli</strong>. Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano 1983 ed ancora: <strong>Il</strong> dover<br />

disporre dell’altro e <strong>il</strong> poter<br />

negoziare con l’altro <strong><strong>nel</strong>la</strong><br />

coppia genitoriale divorziata, in<br />

“Terapia fam<strong>il</strong>iare”, n.72 (2003),<br />

pp. 5-26; <strong>Il</strong> lavoro di mediazione:<br />

alla ricerca dei fondamenti<br />

clinici, in “Mediazione Fam<strong>il</strong>iare<br />

Sistemica”, n. 5/6 (2007), pp.<br />

116-124.


( 727 ) Cf. FISHER R., URY W.,<br />

PATTON B., L’arte del negoziato.<br />

Per chi vuole ottenere <strong>il</strong> meglio in<br />

una trattativa ed evitare lo<br />

scontro, Corbaccio, M<strong>il</strong>ano 2005.<br />

( 728 ) BERNARDINI I., Genitori<br />

ancora responsab<strong>il</strong>i, in Schettini<br />

B. (a cura di), O<strong>per</strong>atori e<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare. Contenuti,<br />

problemi, es<strong>per</strong>ienze a confronto ,<br />

La Ricerca Psicologica, Napoli<br />

1994, pp. 107-110.<br />

( 729 ) STARACE G.,<br />

Considerazioni cliniche in tema<br />

di mediazione fam<strong>il</strong>iare, in


Schettini B. (a cura di), op.cit., p.<br />

45.<br />

( 730 ) BERNARDINI I, I bambini e<br />

la mediazione fam<strong>il</strong>iare , in<br />

Ardone R., Mazzoni S. (a cura di),<br />

La mediazione fam<strong>il</strong>iare: <strong>per</strong> una<br />

regolazione della conflittualità<br />

<strong><strong>nel</strong>la</strong> <strong>separazione</strong> e <strong>nel</strong> divorzio,<br />

op. cit., p. 251.<br />

( 731 ) Ibidem, p. 250.<br />

( 732 ) SCHETTINI B., Teoria e<br />

metodologia della mediazione<br />

fam<strong>il</strong>iare, op.cit., 1997, pp. 59-60.<br />

L’art 155-sexies del codice civ<strong>il</strong>e<br />

stab<strong>il</strong>isce che “<strong>il</strong> giudice dispone,


inoltre, l’audizione del <strong>figli</strong>o<br />

minore che abbia compiuto gli<br />

anni dodici e anche di età<br />

inferiore ove capace di<br />

discernimento”.<br />

( 733 ) A tal proposito si rinvia<br />

alla Raccomandazione n.9 (98)<br />

sulla mediazione fam<strong>il</strong>iare,<br />

adottata dal Comitato dei Ministri<br />

<strong>il</strong> 12 gennaio 1998, <strong>nel</strong> corso<br />

della 616^ riunione dei Delegati.<br />

( 734 ) QUILICI M., Violenza e<br />

su<strong>per</strong>ficialità: due<br />

comportamenti da abbattere<br />

<strong>nel</strong>l’interesse del minore, in<br />

Schettini B. (a cura di), op. cit., p.


94.<br />

( 735 ) IMPRUDENTE A., Funzione<br />

dell’avvocato e proposte di<br />

riforma. Ipotesi a confronto, in<br />

Schettini B. (a cura di), ibidem, p.<br />

99.<br />

( 736 ) Cf. Finer Report, Report of<br />

the committee on one-parent<br />

fam<strong>il</strong>ies, London, HMSO, Cmnd<br />

5629, 1974.<br />

( 737 ) Cf. PICCARDO C.,<br />

Empowerment. Strategie di<br />

sv<strong>il</strong>uppo organizzativo centrate<br />

sulla <strong>per</strong>sona, RaffaelloCortina,<br />

M<strong>il</strong>ano 1995.


( 738 ) Cf. PARKINSON L., La<br />

mediazione fam<strong>il</strong>iare. Modelli e<br />

strategie o<strong>per</strong>ative, Erickson,<br />

Trento 2003.<br />

( 739 ) Cf. Ibidem.<br />

( 740 ) <strong>Il</strong> mediatore si procurerà<br />

di ricordare che le disposizioni<br />

pattuite prefigurano obblighi da<br />

assumere reciprocamente; essi,<br />

recepiti in sede giurisdizionale<br />

sotto forma di decreto di<br />

omologazione, diverranno veri e<br />

propri atti giuridici, la cui<br />

inottem<strong>per</strong>anza può costituire<br />

reato.


( 741 ) BUSELLATO G., in<br />

Schettini B. (a cura di), op. cit.,<br />

pp. 19-20.<br />

( 742 ) MORINEAU J., op.cit.,<br />

pp.15-17.

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