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Mister Mastro Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino<br />
al tempo di Padre Nicola
Produzione<br />
Ideazione e progettazione<br />
Andrea Raggi<br />
Promozione<br />
Sauro Ciarapica<br />
Testi<br />
Fabiola Caporalini<br />
Disegni<br />
Silvia e Guido Raparo<br />
Collaborazione<br />
Emanuela Polimante, Roberto Corradetti, Erika Feduzi, Roberto Cegna,<br />
Stefania Polimante, Roberto Cartuccia, Marco Senesi,<br />
Comunità Agostiniana di S. Nicola<br />
Foto<br />
Andrea Raggi<br />
Bibliografia<br />
Provincia Agostiniana d’Italia. Monografie Storiche Agostiniane N. S. n° 4<br />
Tornando alle fonti. La figura di San Nicola negli atti del processo, di Egidio Pietrella, Rossano Cicconi,<br />
Domenico Gentili. Biblioteca Egidiana, Tolentino, 2002.<br />
Provincia Agostiniana d’Italia. Monografie Storiche Agostiniane N. S. n° 5<br />
La Saga di San Nicola da Tolentino, a cura di Giovanna Salvucci.<br />
Biblioteca Egidiana, Tolentino, 2004.<br />
San Nicola da Tolentino, di Luciano Radi. Edizioni San Paolo s.r.l., 2004.<br />
Il Ponte del Diavolo di Tolentino, Scuola Media Statale “D. Alighieri”. Tolentino, 1999.<br />
Tolentino guida all’arte e alla storia, a cura di Giorgio Semmoloni.<br />
Seconda edizione, Comune di Tolentino e Accademia Filelfica, 2000.<br />
Il Cappellone di San Nicola da Tolentino, di Miklós Boskovitz, Pietro Bellini, Daniele Benati,<br />
Maria Giannatiempo López, Maria Luisa Polichetti, Serena Romano, Marziano Rondina.<br />
Centro Studi Agostino Trapè e Editoriale Silvana, 1992.<br />
La Basilica di San Nicola a Tolentino. Guida all’arte e alla storia, a cura del Centro Studi Agostino Trapè,<br />
Biblioteca Egidiana, Convento San Nicola. Tolentino, 1995.<br />
Pellegrini e Santuari sui Monti Azzurri. Comunità Montana dei Monti Azzurri.<br />
Il territorio dei piccoli incanti. I luoghi, la storia, l’arte. Comunità montana dei Monti Azzurri.<br />
Monti Azzurri e Musei. Comunità Montana dei Monti Azzurri, 2004.
Miniguida di Tolentino
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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
Tolentino è un comune in provincia di Macerata di quasi 20.000 abitanti<br />
che si estende lungo la vallata del fiume Chienti, alle pendici dei Monti<br />
Sibillini, a 225 m. s.l.m. È raggiungibile attraverso la Superstrada Valdichienti<br />
che lo collega in direzione Roma (225 km), oppure, in direzione<br />
opposta, al litorale, lungo il quale corre la A 14 Bologna-Canosa.<br />
Tolentino è raggiungibile anche in treno, per la presenza di una locale<br />
stazione ferroviaria, che si trova lungo la tratta Civitanova Marche-Fabriano.<br />
L’aeroporto più vicino è quello di Falconara a circa 70 km.<br />
Tolentino è un importante polo industriale, soprattutto nel settore della<br />
lavorazione della pelle, nel quale vanta aziende e marchi di fama internazionale.<br />
La città offre, durante l’anno, manifestazioni di rilevante importanza<br />
sotto l’aspetto culturale, quali: la Biennale Internazionale dell’Umorismo<br />
nell’Arte, la Mostra annuale dell’Editoria Marchigiana, la rievocazione storica<br />
della Battaglia del 1815.<br />
Le antiche mura e le Porte<br />
La cinta muraria, risalente al XIII secolo, ha numerose Porte di accesso:<br />
Porta dei Cappuccini, Porta Adriana, Porta del Ponte (che si apre verso il<br />
Ponte del Diavolo) e Porta Marina.
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
Il Ponte del Diavolo<br />
Il Ponte del Diavolo è stato eretto nel 1268, su progetto del mastro tolentinate<br />
Benevegna. Ha cinque arcate sorrette da enormi piloni. La leggenda<br />
della sua costruzione è per molti aspetti simile a quella legata a molti altri<br />
“Ponti del Diavolo” che sorgono in Italia e in tutta Europa.<br />
Basilica di San Nicola<br />
Il primo insediamento a Tolentino degli agostiniani (Eremiti di Sant’Agostino)<br />
quasi certamente si stabilì nella città qualche anno prima dell’inizio<br />
dei lavori di costruzione di quello che sarebbe divenuto l’attuale complesso<br />
monumentale. La comunità religiosa si insediò a Tolentino nel 1265, ma<br />
ancora nel 1284 il convento risulta in costruzione e, con buona probabilità,<br />
il corpo centrale della basilica fu ultimato solo nella seconda metà del ’300.<br />
Fino alla metà del IV secolo lo sviluppo del complesso era limitato alla sola<br />
parte orientale. Dopo la metà del secolo si avvertì l’esigenza di aggiungere<br />
l’ala meridionale, un chiostro e quattro gallerie centrali. Questa struttura<br />
rimase invariata per più di un secolo, quando fu ridisegnato l’assetto architettonico<br />
e il centro della vita comunitaria fu spostato intorno al nuovo chiostro<br />
rinascimentale, eretto alle spalle della struttura orientale preesistente.<br />
Difficile dire come fosse la facciata della basilica in origine, quando<br />
ancora il complesso era dedicato a Sant’Agostino, alla cui intitolazione si<br />
affiancherà, nel 1354 anche quella a San Nicola, che poi resterà preminente<br />
fino ai nostri giorni. La facciata doveva essere simile a quella di una capanna,<br />
con un foro rotondo a mo’ di occhio sotto la cuspide. Il portale, che ancora<br />
possiamo ammirare, in stile gotico fiorito, fu eretto dal 1432 al 1435 in<br />
pietra d’Istria, su progetto di Nanni di Bartolo, scultore fiorentino. Nel 1630
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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
lo scalpellino Florindo Orlandi di Cagli scolpì la lavorazione tardo manieristica<br />
in travertino che incornicia il portale di Nanni di Bartolo, ospitato nella<br />
campata centrale e affiancato da due porte laterali. Sopra di esse due alti<br />
finestroni e il fregio recante l’intitolazione della chiesa. Il definitivo completamento<br />
della facciata, così come ora si mostra, con tanto di balaustra sulla<br />
sommità e 4 candelabri e una croce è avvenuta soltanto nel 1814.<br />
A fianco del presbiterio s’innalza il campanile tardo gotico.<br />
Interno – La chiesa originaria, ancora dedicata a Sant’Agostino era a<br />
navata unica, a presbiterio rettangolare e soffitto a capriata. Officiata almeno<br />
dal 1317, la chiesa mantenne il cantiere aperto, finanziato anche dai numerosi<br />
lasciti. Nel 1459 iniziò la costruzione del coro. La chiesa fu consacrata<br />
nel 1465 con l’intitolazione definitiva a San Nicola.<br />
Nel ’500 furono realizzate le cappelle laterali. Nel ’600 le cappelle interne.<br />
A partire dal 1608 si iniziò a costruire una nuova ampia cappella per<br />
deporvi le reliquie delle Sante Braccia di San Nicola (recise dal corpo nel<br />
XIV secolo. Dalla ferita della recisione sgorgò sangue). Le reliquie delle<br />
braccia poi furono collocate in altro luogo del santuario e quella stessa<br />
cappella fu ultimata e intitolata al Santissimo Sacramento e decorata, così<br />
come la si può ammirare attualmente, nel 1858.<br />
Sopra l’intero spazio della navata si estende un soffitto ligneo seicentesco<br />
a cassettoni, un vero e proprio capolavoro di ebanisteria barocca,<br />
unico nelle Marche, lungo 38 m. Sul fondo dei cassettoni si alternano sta-
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
tue di santi di grandezza superiore a quella naturale. L’intera superficie del<br />
soffitto è ricoperta d’oro zecchino.<br />
Il luogo di maggiore interesse della basilica è il Cappellone di San<br />
Nicola, che si apre sul lato nord-est del chiostro e attraverso il quale si<br />
accede anche alla chiesa. Una volta nel Cappellone vi erano conservate le<br />
spoglie mortali del santo, ora custodite nella cripta.<br />
Il Cappellone costituisce un grande ambiente del nucleo più antico del<br />
convento, inserendosi tra la chiesa e la sagrestia seicentesca, in origine<br />
Sala del Capitolo.<br />
Questo ambiente è rinomato per le decorazioni pittoriche, vastissime e<br />
ben conservate, se si considera che sono dipinti del Trecento, di scuola<br />
giottesca riminese, capeggiata dal pittore Pietro da Rimini. La decorazione<br />
occupa tutto il Cappellone, dal culmine della volta a crociera alle pareti. Nei<br />
quattro spicchi della volta trovano posto gli evangelisti, ciascuno vicino ad<br />
un dottore della Chiesa. Sempre sulla volta sono raffigurati anche alcuni<br />
mezzi busti di santi e personificazioni delle Virtù. Le pareti del Cappellone<br />
sono suddivise in tre ordini che contengono, i primi due, episodi della vita<br />
della Vergine, dall’Annunciazione alla morte di Cristo. Nell’ordine inferiore<br />
sono rappresentate le storie della vita di San Nicola.<br />
Al centro del Cappellone si trova l’arca con la statua di San Nicola in<br />
pietra policroma, che tiene sulla mano destra un sole, simbolo del santo.<br />
L’arca custodiva le spoglie di San Nicola che i fedeli potevano vedere attraverso<br />
due aperture circolari sui lati. Ma le reliquie del frate, visti i tentativi
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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
di trafugarle, furono nascoste in un luogo segreto, un metro e mezzo sotto<br />
l’arca, in uno spazio ricavato tra due muri di pietra.<br />
Dopo la canonizzazione di San Nicola, avvenuta nel 1446 sotto il pontificato<br />
di Eugenio IV, il Cappellone divenne meta di pellegrinaggi. Nel 1462<br />
all’ambiente fu aggiunto un altare.<br />
Il ritrovamento nel 1926 del corpo di San Nicola nascosto nel luogo sotterraneo<br />
sopra menzionato, portò, nello stesso luogo, alla costruzione di<br />
una cripta, edificata nel 1932, dove attualmente sono ancora conservate le<br />
spoglie del santo.<br />
Il Santuario conserva anche un importante museo, suddiviso in diverse<br />
sezioni: dipinti, sculture, arredi sacri, suppellettili liturgiche, ceramiche delle<br />
principali officine italiane e inglesi. La sezione degli ex voto è una vera e<br />
propria raccolta di piccoli dipinti e costituisce la testimonianza dei miracoli<br />
e delle grazie ricevute dal santo. Tra gli ex voto si trova anche una delle<br />
più antiche raffigurazioni della basilica. I dipinti su vari supporti, come argento,<br />
carta e legno, testimoniano la devozione dei fedeli dal XV al XIX<br />
secolo.<br />
Nella Basilica è presente anche una raccolta di personaggi di presepi<br />
popolari contemporanei, provenienti da tutto il mondo.<br />
Cattedrale di San Catervo<br />
Prima del Mille, in luogo dell’attuale chiesa, esisteva un insediamento benedettino,<br />
quindi una abbazia, fino al 1256, che custodiva le spoglie di San<br />
Catervo, e successivamente venne eretta una nuova chiesa. Questa rimase<br />
in piedi fino al 1820, quando trasferitavisi la Cattedrale, si volle dare un<br />
nuovo assetto all’ormai vecchio edificio.<br />
Fu costruito a tre navate terminanti in una<br />
croce latina con due cappelle laterali. La<br />
facciata, costruita in laterizio, è in stile neoclassico.<br />
Tre sono i portali d’accesso.<br />
Nella cattedrale restano conservate le<br />
reliquie del Prefetto delle Sacre Elargizioni,<br />
Flavio Giulio Catervio. È tradizione<br />
che per primo diffuse i principi della fede<br />
cristiana e per questo subì il martirio. Il<br />
sarcofago che racchiude i resti mortali del<br />
santo fu fatto costruire dalla moglie di<br />
Catervio, Settimia Severina, per entrambi.<br />
Dall’iscrizione del sarcofago si sa che<br />
Catervio era di nobile origine ed era stato<br />
Prefetto del Pretorio al tempo degli imperatori<br />
Graziano, Valentiniano e Teodosio.<br />
Morì all’età di 56 anni. Nel sarcofago furono<br />
sepolti i corpi di Catervio, Settimia<br />
Severina e del loro figlio Basso. Il sarco-
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
fago è conservato in una cappella fatta costruire anch’essa da Settimia<br />
Severina e che resta la parte più antica della Cattedrale. A ridosso della<br />
cappella sorgono le carceri di San Catervo, luogo dove il santo subì il martirio<br />
della decapitazione.<br />
La chiesa e la cappella sono finemente affrescate. Alcuni dipinti sono<br />
da attribuire a Francesco da Tolentino (XVI secolo). L’attuale costruzione<br />
della Cattedrale è da attribuirsi al pittore e architetto tolentinate Giuseppe<br />
Lucatelli e all’architetto maceratese Filippo Spada.<br />
Fonti di San Giovanni<br />
Non si conosce l’epoca alla quale risale la prima costruzione delle Fonti,<br />
tuttavia si ha notizia di alcuni lavori di manutenzione dei condotti dell’acqua<br />
che risalgono al XV secolo. La struttura attualmente è formata da quattro<br />
arcate in laterizio, sorrette da massicci pilastri squadrati. Le vasche interne,<br />
coperte da una volta a botte, erano alimentate da una vicina sorgente.<br />
Borgo San Martino<br />
Borgo o quartiere San Martino è quella parte della città nota, non solo per<br />
essere citata nella leggenda sulla costruzione del Ponte del Diavolo narrata<br />
da padre Domenico Gentili, ma anche per essere la zona in cui sorge la<br />
casa natale trecentesca dell’umanista Francesco Filefo. Dell’abitazione<br />
resta soltanto la facciata.
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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
Piazza della Libertà<br />
Piazza della Libertà, storicamente chiamata piazza Maggiore, sorge fra<br />
due assi viari del centro storico di Tolentino, via Francesco Filelfo e via San<br />
Nicola. Nel corso dei secoli l’aspetto della piazza è più volte cambiato. Nel<br />
Medioevo vi sorgevano i palazzi del governo. Nel Rinascimento a mutare<br />
notevolmente la fisionomia della piazza è stata la costruzione di Palazzo<br />
Parisani (detto Sangallo) nel 1516. A partire dal XV secolo, inoltre, al centro<br />
della piazza, furono collocate diverse fontane di cui oggi invece non<br />
resta alcuna traccia. Una fisionomia verosimilmente simile a quella attuale<br />
la assunse nella seconda metà dell’Ottocento, con i lati delimitati da palazzi.<br />
Un lato della piazza (nord) è delineato da due edifici con porticato. Il<br />
primo è adiacente all’abside e al campanile della chiesa di San Francesco<br />
ed è stato realizzato nel secolo scorso, modificando edifici già esistenti.<br />
L’altro è Palazzo Massi Porcelli, costruito nel 1904-6. Sul lato opposto Palazzo<br />
Brancadori. Accanto a quest’ultimo, sempre sul lato opposto della<br />
piazza, Palazzo Bezzi Ludovici.<br />
In un angolo di piazza della Libertà si erge una splendida Torre degli<br />
orologi alta 38 metri. Il primo orologio di cui si è a conoscenza è del 1454<br />
e il suo funzionamento era basato sulla quadripartizione del giorno. Il<br />
secondo modello di orologio, di molto successivo (1743), era in grado di<br />
battere le ore e i quarti. Quello che oggi fa bella mostra di sé ha quattro
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
quadranti ed è stato costruito nel 1822. Il primo quadrante dall’alto indica<br />
le fasi lunari. Segue, scendendo, la meridiana meccanica, la cui lancetta<br />
compie quattro giri nel corso di 24 ore. Sei sono, infatti, le fasi del giorno<br />
indicate nel quadrante, secondo l’antica suddivisione del tempo nell’arco di<br />
una giornata (mattutino, terza, sesta, nona, vespro e compieta). Ci sono<br />
poi il quadrante dell’orologio astronomico, che segna le ore e i minuti e<br />
suona le ore e i quarti e quello del calendario che segna i giorni della settimana<br />
e del mese. Sotto quest’ultimo quadrante si può notare una meridiana<br />
solare.<br />
La torre degli orologi si erge a ridosso dell’ottocentesca chiesa di<br />
San Francesco e funge da campanile. Eretta originariamente in stile<br />
romanico-gotico (secolo XIII) ha subito notevoli e ripetuti rimaneggiamenti<br />
nel corso dei secoli e dunque si presenta come un complesso stratificato<br />
di stili che si accostano tra loro, senza fondersi in un’unica armonica<br />
architettura.<br />
A fianco alla torre degli orologi, il Palazzo comunale, ricostruito nel<br />
1860. La facciata riprende l’aspetto di quella antica. Cinque arcate si aprono<br />
in un portico. Le tre arcate centrali sono sormontate da un balcone e tutte<br />
cinque da altrettante finestre, all’apice ornate da una cornice triangolare.<br />
La sala consiliare è stata affrescata dal pittore tolentinate Emidio Pallotta.<br />
Al centro del soffitto una tempera dell’architetto Giuseppe Lucatelli, che<br />
raffigura Le tre Grazie. Sulla parete di fondo un grande olio con la firma del<br />
Trattato di Tolentino.<br />
Di fronte al Palazzo comunale s’innalza Palazzo Parisani, detto Sangallo<br />
dal nome del progettista Antonio da Sangallo. Fu costruito per il cardinale<br />
Ascanio Parisani, figura importante della Curia Pontificia. La costruzione<br />
ebbe inizio nel 1516 e la parte inferiore presenta un evidente bugnato,<br />
caratteristico dell’architettura cinquecentesca. La pianta è realizzata intorno<br />
ad un cortile quadrato. Il palazzo fu sopraelevato nel 1932. Attualmente<br />
ospita il Museo Internazionale della Caricatura e dell’Umorismo nell’Arte,<br />
unico in Italia e tra i pochi al mondo. Il suo patrimonio è costantemente<br />
alimentato dai lavori artistici che pervengono al concorso della<br />
Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, organizzata e promossa<br />
dal Comune di Tolentino fin dal 1961. Le opere vengono tutte mostrate,<br />
seguendo un criterio di turnazione, nelle teche espositive, talmente cospicuo<br />
è il numero dei pezzi che il museo custodisce. È dunque una mostra<br />
che si rinnova simpaticamente, com’è nel suo spirito, di volta in volta, e<br />
che muta, mostrando sempre nuovi capolavori, tanto che anche il visitatore<br />
più attento e scrupoloso non si stanca mai di ammirarla. Ogni due<br />
anni il suo patrimonio si accresce notevolmente con le opere partecipanti<br />
al concorso.<br />
Il museo fu istituito nel 1970 dal caricaturista tolentinate Luigi Mari e<br />
conserva ad oggi più di 3.000 opere originali dei più celebri maestri dell’umorismo<br />
internazionale, dall’Ottocento ai nostri giorni. Tra i nomi più famosi<br />
ne ricordiamo solo alcuni: Iacovitti, Mordillo, Fellini, Altan.
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Chiesa di Santa Maria Nuova<br />
La chiesa di Santa Maria Nuova, anche detta della Madonna della Tempesta<br />
dal nome della statua che conserva all’interno, sorge nel quartiere più<br />
antico della città, il Fondaccio, sottostante la Basilica di San Nicola. L’attuale<br />
assetto architettonico risale alla metà del ’700. Originariamente fu<br />
edificata sui resti di un tempio romano. Ciò ne testimonia la notevole antichità.<br />
Sull’altare maggiore è esposta l’immagine lignea di una Madonna in<br />
Trono col Bambino e sotto è riportato il titolo dell’opera : “Madonna della<br />
Tempesta”. La statua policroma è databile alla fine del Trecento ed è un<br />
importante esempio di scultura marchigiana.<br />
Teatro Vaccaj<br />
Il teatro Nicola Vaccaj si trova sull’omonima piazza. Del progetto fu incaricato<br />
l’architetto e pittore Giuseppe Lucatelli. Il teatro fu terminato nel 1795,<br />
ma a causa degli eventi napoleonici fu inaugurato col nome di teatro<br />
dell’Aquila il 10 settembre 1797, giorno della festa di San Nicola, dopo la<br />
Pace stipulata fra la Santa Sede e la Repubblica francese, sancita nel<br />
Trattato firmato a Tolentino, in quello stesso anno, tra Napoleone Bonaparte<br />
e gli emissari di Papa Pio VI. L’interno del teatro, illuminato da un<br />
grande e particolarissimo lampadario, è stato affrescato da Lucatelli, ma<br />
nel 1818 i dipinti furono restaurati da un altro pittore tolentinate, Luigi Fon-
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
tana. Nello stesso anno il teatro assunse il nome di Nicola Vaccaj. Dopo<br />
una lunga attività che vide sul palcoscenico nomi illustri come Eleonora<br />
Duse e Pietro Mascagni, il Vaccaj chiuse i battenti per restauro dal 1973<br />
al 1985.<br />
La facciata, neoclassica, a tre ingressi, è considerata una delle più pregevoli<br />
opere architettoniche del Lucatelli. Sulla destra, nel 1879, è stata<br />
aggiunta un’ulteriore ala della costruzione. Il soffitto del foeyer è decorato<br />
ancora con dipinti del Lucatelli, il resto delle decorazioni è da attribuirsi al<br />
Fontana e ai suoi collaboratori, seppure alcune riprendono le linee orginarie<br />
del primo decoratore.<br />
La decorazione della platea e dei palchi è stata realizzata interamente<br />
dal Fontana e dai suoi collaboratori. La volta è dipinta come un Olimpo.<br />
Sopra l’arco della volta l’effige di Nicola Vaccaj e Apollo con le Muse.<br />
Anche il sipario è dovuto al Fontana e andò a sostituire quello più antico,<br />
dipinto dal Lucatelli.<br />
Palazzo Parisani Bezzi<br />
Nel 1797 Tolentino fu centro di un avvenimento storico: il 17 febbraio, nel<br />
Palazzo Parisani Bezzi, fu firmato il Trattato di Tolentino, dal generale<br />
Napoleone Bonaparte e dai delegati di Papa Pio VI. Con questo trattato si<br />
riconobbe la caducità del potere temporale della Chiesa. A fare da cornice<br />
a questo importante momento storico fu Palazzo Parisani Bezzi, che apparteneva<br />
ad una delle famiglie cittadine più antiche ed illustri. La facciata<br />
del Palazzo risale alla fine del XVII secolo ed è stata costruita sui resti di<br />
un più antico edificio. Vi è conservato l’appartamento che ospitò Napoleone<br />
nei giorni della firma del Trattato con tutti i suoi arredi originali. Vi<br />
possiamo ammirare la camera da letto, la Sala della Pace e la Sala dei Quadri<br />
che conserva alle pareti alcune opere seicentesche di rilievo artistico.<br />
Castello della Rancia<br />
Il castello della Rancia, situato a qualche chilometro ad est dal centro<br />
abitato, nei luoghi ove si combattè quella che gli storici considerano la<br />
prima battaglia per l’Indipendenza (1815), fu voluto da Rodolfo II da<br />
Varano e fu lui a dargli l’appellativo di Rancia, derivato dal latino grancia,<br />
cioè deposito del grano. Con ogni probabilità in luogo del castello, esisteva<br />
precedentemente un’altra struttura, ma la trasformazione in castello è da<br />
farsi risalire intorno alla seconda metà del 1300. Il castello che si innalza<br />
al centro di una vasta pianura, fu scenario di numerose battaglie nel<br />
corso dei secoli. Quella del 1815 cui abbiamo accennato non fu che l’ultima<br />
di una lunga serie e vide schierati, dopo la restaurazione dello Stato<br />
Pontificio, l’esercito austriaco del generale Bianchi e le truppe napoleoniche<br />
di Gioacchino Murat, che si affrontarono nelle giornate del 2 e 3<br />
maggio.<br />
Nel 1581 il castello divenne possesso dei Gesuiti che vi costruirono<br />
una cappella che ancora si può ammirare in tutta la sua particolare bellez-
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za. Nel 1829 divenne proprietà dei marchesi Bandini e, nel 1973, fu acquistato<br />
dal Comune di Tolentino ed è a tutt’oggi bene pubblico.<br />
Il castello, di forma quadrangolare, è composto da una possente cinta<br />
merlata, rafforzata da due torri angolari a base quadrata. Era forse storicamente<br />
circondato da un fossato che ne garantiva la difesa e sul quale calava<br />
un ponte levatoio. Il mastio è anch’esso a base quadrata di 10 metri<br />
di lato e costituito da quattro piani. All’interno sale una scala a chiocciola in<br />
arenaria. Presso il castello è stato allestito il civico museo archeologico e<br />
l’esposizione permanente “Memorie”, opere sulla Resistenza, realizzate e<br />
donate da un centinaio di artisti contemporanei.<br />
Abbazia di Chiaravalle di Fiastra<br />
L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, situata nelle vicinanze del castello della<br />
Rancia, è uno dei più puri esempi di arte romanico-cistercense borgognone<br />
che si trovino in Italia. Nel 1142, Guarniero II Duca di Spoleto e marchese<br />
di Ancona, fece costruire l’abbazia di Chiaravalle, alla quale nel 1145 cedette<br />
il vasto territorio tra i fiumi Fiastra e Chienti. I monaci, provenienti<br />
dall’Abbazia di Chiaravalle di Milano, casa madre di tutte le fondazioni<br />
cistercensi, giunsero nella valle del Fiastra il 29 novembre 1142.<br />
I monaci bonificarono e coltivarono le terre, arginarono i fiumi Fiastra,<br />
Chienti e Entogge, costruirono ponti e strade, innalzarono la grandiosa<br />
chiesa che ancora oggi possiamo ammirare e tutti gli edifici di pertinenza<br />
dell’abbazia, utilizzando il materiale ricavato dalle rovine della città romana<br />
di Urbs Salvia. Per circa tre secoli è documentata la presenza di un centinaio<br />
di monaci nell’abbazia, che vivevano secondo la Regola benedettina<br />
della preghiera e del lavoro. L’abbazia divenne centro fervido di vita religiosa,<br />
economica, artistica e culturale, ma l’opera maggiore dei cistercensi<br />
resterà sempre legata alle loro attività di esperti periti agrari.
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<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
L’esterno della chiesa è costruito in laterizio, ad eccezione di alcuni<br />
elementi in pietra. La facciata è abbellita da un rosone e da un portale ornato<br />
con pilastri e colonne di marmo. È preceduta da un atrio di qualche<br />
secolo posteriore alla chiesa. Le finestre sono monofore romaniche e nella<br />
parete del presbiterio si apre un altro rosone. Il fabbricato antistante la<br />
chiesa era utilizzato come foresteria o come infermeria per i pellegrini.<br />
La pianta della chiesa è quella caratteristica dell’architettura cistercense<br />
a tre navate, di cui quella centrale altissima e con il soffitto a capriata, quelle<br />
laterali più basse e coperte a volta.<br />
La chiesa è lunga circa 70 metri, larga 20 e alta 30. Otto i pilastri, alter-<br />
nativamente quadrangolari e poligonali, anch’essi in stile cistercense, che<br />
corrono lungo le navate, fino al presbiterio che è quadrato, decorato da<br />
affreschi risalenti alla fine del 1400 e coperto a volta.<br />
A fianco della chiesa sorge il monastero, costruito, secondo le regole<br />
cistercensi, a forma quadrata. Dell’antico monastero si conservano il chiostro,<br />
la Sala del Capitolo e il refettorio.<br />
Il chiostro, in laterizio, risale alla fine del XV secolo. Il muro esterno del<br />
chiostro fa da confine tra i territori comunali di Tolentino e Urbisaglia.<br />
L’accesso al chiostro indica infatti una doppia numerazione civica. A destra<br />
(fronte al portone di ingresso) quella del comune urbisalvienze, a sinistra<br />
quella del comune tolentinate. Al centro del chiostro s’innalza un imponente<br />
pozzo.<br />
La Sala del Capitolo è ben conservata con il seggio in pietra riservato<br />
all’Abate e con i sedili in laterizio intorno, dove sedevano i monaci. Vi si<br />
accede dal chiostro.<br />
Nell’abbazia vi erano due refettori, uno riservato ai monaci, l’altro ai<br />
conversi. Il primo è stato demolito nell’Ottocento, l’atro resta tuttora intatto.
<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 28<br />
Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
Dal chiostro si accede anche alla stanza delle Oliere, un tempo forse usata<br />
dai monaci per conservare l’olio, nella quale è stato attualmente allestito il<br />
Museo archeologico che raccoglie reperti scultorei e architettonici rinvenuti<br />
nei dintorni dell’abbazia e della città di Urbisaglia.<br />
Lungo un lato del chiostro l’accesso al Palazzo Giustiniani Bandini,<br />
costruito dove una volta sorgevano altri locali riservati alla vita monastica.<br />
Ricco di dipinti e decorazioni, fu progettato dal famoso architetto Ireneo<br />
Aleandri. La sua facciata principale si apre su un vasto parco con piante<br />
secolari.
Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 29 <strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
Nell’ambito delle strutture adiacenti il complesso abbaziale sono stati<br />
allestiti il Museo di Storia Naturale e il Museo della Civiltà Contadina. Spazi<br />
di grande valore ambientale e naturalistico sono il lago dei palmipedi e il<br />
bosco, raro esempio di macchia mediterranea, entrambi attrattiva della<br />
Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra.<br />
Terme di Santa Lucia<br />
Sotto il profilo del turismo termale e del benessere, Tolentino vanta la presenza<br />
di un complesso termale all’avanguardia, dotato di servizi specializzati<br />
nelle applicazioni curative, sanitarie, estetiche. Le terme di Santa Lucia<br />
sono anche sede di uno dei più importanti centri di medicina sportiva della<br />
regione.<br />
Sant’Angelo in Pontano<br />
Città natale di San Nicola, allora chiamata Castel Sant’Angelo, è un<br />
piccolo centro su un’altura di 473 metri tra le vallate dei fiumi Ete<br />
Morto e Tenna. Intorno alla metà del secolo XI furono costruite le<br />
mura. Fu proprio allora che il paese assunse l’aspetto di castello e<br />
divenne appunto, nel corso dei secoli, dopo un tentativo di costituirsi<br />
in libero Comune, uno dei principali castelli di Fermo, del cui territorio<br />
fece parte fino al periodo napoleonico. Fu poi annesso al Dipartimento<br />
del Tronto. Nel 1860 divenne comune della provincia di<br />
Macerata. Del periodo medievale conserva tratti delle mura castellane.<br />
In fondo alla città s’innalza la collegiata di San Salvatore, eretta<br />
nel XII secolo in stile romanico. L’interno è a tre navate, divise da<br />
enormi pilastri sui quali poggiano alte arcate. Sul quarto pilastro di<br />
destra un affresco di Madonna col Bambino, probabilmente da attribuire<br />
alla cerchia dei Salimbeni di San Severino. Il soffitto della navata<br />
centrale è a capriata, una volta a crociera sovrasta, invece, le<br />
navate laterali. Conserva anche l’antica cripta, insolitamente grande<br />
quanto la chiesa e con la volta a crociera. Singolare e particolarissimo<br />
è il presbiterio inclinato a sinistra, a ricordare, secondo la tradizione,<br />
la posizione del capo di Gesù sulla croce.<br />
Foto: Renato Gatta,<br />
archivio Comunità Montana<br />
dei Monti Azzurri.
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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />
Alla collegiata, alle fine del Settecento, sono state aggiunte due cappelle<br />
laterali e la pianta della chiesa ha assunto la forma di croce latina. La chiesa<br />
conserva anche pregevoli acquasantiere ricavate da antichi capitelli.<br />
Su una piazza panoramica sorge il convento degli Agostiniani, con la<br />
chiesa dedicata a San Nicola, costruita nella seconda metà del XV secolo,<br />
su quella preesistente dedicata a Sant’Agostino.<br />
Della casa natale di San Nicola restano, invece, soltanto le fondamenta,<br />
sopra le quali è stato realizzato un piccolo giardino.<br />
Meta di passeggiate immerse nella natura sono le fontanelle di San<br />
Nicola, luogo dove, secondo la tradizione il santo taumaturgo si recava a<br />
pregare durante la sua fanciullezza trascorsa a Sant’Angelo in Pontano.<br />
Iniziative culturali di rilievo che si svolgono durante l’arco dell’anno<br />
sono il Concorso nazionale di poesia, che si tiene in estate e la Mostra dei<br />
100 Presepi con natività provenienti da tutto il mondo, che viene allestita<br />
durante il periodo natalizio.<br />
(A cura di Fabiola Caporalini)
www.mistermastro.it<br />
0733.240962