06 Scuoletta Festa Pe Pio 2011.pdf - Missione Belem
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Questo "Corso di formazione" è per coloro che<br />
desiderano lavorare nel campo dell'evangelizzazione si<br />
può articolare in due modi differenti:<br />
1. 13 appuntamenti settimanali praticamente<br />
autogestiti di circa 2 ore ciascuno<br />
oppure<br />
2. Due domeniche complete proposte da una équipe<br />
Le pagine che seguono non hanno, quindi uno stretto<br />
ordine intrinseco, ma i capitoli possono essere gestiti<br />
con una relativa duttilità.<br />
Verso la fine, ci sono però dei capitoli che i Coordinatori<br />
devono leggere con attenzione anche se poi non verranno<br />
comunicati all'intero gruppo:<br />
-14. "NELLA POTENZA DELLO SPIRITO"<br />
-17. METODO = ESPRESSIONE AFFETTUOSA DI AMORE<br />
- VADEMECUM DELL'ANIMATORE<br />
Altre formule di utilizzo possono essere trovate dai<br />
coordinatori delle iniziative di evangelizzazione.<br />
In ogni caso bisogna fare riferimento all'ÉQUIPE<br />
DISCERNIMENTO (ED)<br />
4
QUESTO TEMA DEVE ESSSERE ATTENTAMENTE<br />
LETTO, STUDIATO, MEDITATO DALLE PERSONE<br />
CHE SONO SCELTE PER FARE LA “SCUOLETTA” E<br />
CHE DEVONO ESSERE TRA LE PIÙ RESPONSABILI,<br />
SERIE E SAPIENTI<br />
1. L'ÉQUIPE DISCERNIMENTO (ED)<br />
COME AIUTARE A PREPARARE LA<br />
TESTIMONIANZA PERSONALE E IL<br />
MESSAGGIO<br />
Questo è, forse, l'aspetto più delicato nella<br />
preparazione di un Ruah o di uno Yè-Shuah.<br />
Dopo che è stata vissuta l'esperienza dei due giorni, i<br />
corsisti (che stanno per diventare animatori) normalmente<br />
aprono il loro animo come un fiore al sole e il dono di<br />
questa esperienza intima, a volte sofferta, deve essere<br />
accolto con amore, responsabilità e preghiera.<br />
I nuovi animatori hanno sentito il clima di famiglia<br />
che si è creato nelle due esperienze forti, hanno<br />
sperimentato la sincerità di coloro che offrivano i messaggi<br />
e le testimonianze (vedi gli "Atteggiamenti fondamentali..."<br />
nel libretto dell'Emmaus pgg 185ss), hanno sentito che esiste<br />
come una "rete" che unisce e protegge coloro che fanno<br />
l'esperienza e che sono come dei trapezisti in apprendistato.<br />
Sanno dunque che della "famiglia Ruah" o "Yè-Shuah" ci si<br />
può fidare.<br />
Nel momento in cui cominciano il corso per<br />
animatori, si chiede loro di scrivere la loro testimonianza di<br />
vita rispettando i canoni della "Verità nuda e cruda..., vita<br />
5
prima di conoscere Gesù, dopo aver conosciuto Gesù..." (Vedi<br />
"Atteggiamenti fondamentali..."). <strong>Pe</strong>r tal motivo essi si<br />
apprestano a scrivere con verità ciò che hanno vissuto.<br />
È chiaro che si entra qui nel delicato sacrario della<br />
coscienza della persona perchè tutti noi, prima di<br />
conoscere Gesù, abbiamo sbagliato, abbiamo peccato come<br />
ha fatto San Pietro, come ha fatto la Maddalena, San Paolo,<br />
come ha fatto S. Agostino... Nella propria storia devono<br />
entrare anche questi errori perchè mettono in risalto la<br />
forza e la potenza del nostro Salvatore che ci ha tirato<br />
fuori dalle sabbie mobili del nostro peccato.<br />
Nella coscienza si trovano inoltre anche tutte le ferite, che<br />
non sono peccati, ma che ci hanno fatto tanto soffrire:<br />
difficoltà di coppia, non amore da parte dei genitori,<br />
esperienza di emarginazione e via dicendo.<br />
Nel momento in cui il nuovo animatore si appresta<br />
a preparare la sua testimonianza o il suo tema,<br />
immancabilmente queste cose vengono fuori.<br />
Ricordiamo che nessuno ha il diritto di violentare,<br />
seppur delicatamente, l'interiorità di un'altra persona. <strong>Pe</strong>r<br />
questo motivo NESSUNO DEI VECCHI ANIMATORI SI<br />
PERMETTERÀ DI FARE QUALCHE DOMANDA SUL<br />
PASSATO NEGATIVO DI QUALCHE PERSONA. Se il<br />
nuovo animatore desidera farne dono, confidando in<br />
quella rete di fraternità di cui abbiamo parlato,<br />
accoglieremo questo dono come una perla preziosa e<br />
NESSUNA PAROLA, NESSUN COMMENTO<br />
SULL'ARGOMENTO DOVRÀ USCIRE DAL GRUPPO.<br />
D'altra parte l'animatore che si prepara, se vuole<br />
dare una testimonianza, dovrà essere sincero come lo sono<br />
stati i vecchi animatori e rispettare i criteri dei temi e delle<br />
testimonianze come abbiamo detto.<br />
6
SI RENDE NECESSARIA A QUESTO PUNTO<br />
UNA MEDIAZIONE: è bene che all'interno della vecchia<br />
équipe due o tre persone (non di più) si incarichino di<br />
leggere le testimonianze di vita che i nuovi animatori<br />
scrivono. Si costituirà così l'équipe DISCERNIMENTO<br />
(ED). É bene che all'interno di questa équipe ci sia anche<br />
l'Assistente spirituale. Gli altri membri siano i più "vecchi"<br />
di esperienza.<br />
L'ÉQUIPE DISCERNIMENTO SI RICORDI BENE<br />
CHE È TENUTA AL SEGRETO ASSOLUTO.<br />
I membri della ED hanno veramente un ruolo<br />
paterno e materno, di grande ascolto, rispetto ai nuovi<br />
animatori. Avranno la gioia di stabilire rapporti molto<br />
profondi con ciascuno. Cerchino, pertanto, di vivere questo<br />
in uno stato di profonda e costante preghiera. Essi operano<br />
a cuore aperto, per tal motivo si richiede una grande<br />
delicatezza nel loro modo di esprimersi e prima di fare un<br />
richiamo o una osservazione ci pensino dieci volte.<br />
Viceversa, spesso ringrazino i nuovi animatori per quanto<br />
dicono o scrivono, ne mettano in risalto le cose positive e<br />
diano gli opportuni consigli con molta umiltà.<br />
Ciascuna persona dovrebbe uscire dal dialogo col<br />
cuore pieno di gratitudine a Dio per quanto ha operato<br />
nella sua vita.<br />
Vediamo, ora, di offrire alcuni orientamenti più<br />
precisi per questa équipe:<br />
- Prima di leggere una testimonianza preghino e<br />
invochino lo Spirito Santo<br />
- Se la testimonianza non è indirizzata<br />
strettamente ad un solo membro dell'équipe, la<br />
7
leggano insieme, viceversa la persona<br />
interessata la legga e poi ne trasmetta agli altri<br />
due i dati essenziali.<br />
- Tutte le esperienze sono belle e tutte le<br />
persone hanno una storia affascinante quando<br />
parlano del loro incontro con Dio. Se è vero che<br />
le esperienze di vita devono essere "nude e<br />
crude", senza fronzoli o giri di parole, e ancor<br />
più vero che non tutte devono parlare di una<br />
conversione sconvolgente, stile San Paolo.<br />
Esiste la testimonianza di MARIA MADDALENA ed<br />
esiste la testimonianza di MARIA LA MADRE DI<br />
GESÙ. Tutte mettono in risalto il rapporto col<br />
Signore.<br />
- Si tratta pertanto di COGLIERE IN QUAL<br />
MODO DIO È ENTRATO NELLA VITA<br />
DELLA PERSONA CHE SCRIVE: può essere<br />
stato attraverso un peccato, un errore, una ferita<br />
dolorosa, un cammino di ricerca...<br />
L'importante è cogliere questo al di là di ciò che<br />
la persona riesce a scrivere.<br />
- Una volta individuati i punti salienti del<br />
cammino di Dio nella vita di quella persona,<br />
allora la si aiuta AD APPROFONDIRLI, a<br />
sviscerarli con maggiore chiarezza, in maniera<br />
che anche chi ascolta possa comprendere e<br />
partecipare<br />
- Quasi tutti i peccati o gli sbagli possono entrare<br />
nella testimonianza di vita perchè è un<br />
glorificare Dio che ha fatto grandi cose nella mia<br />
piccolezza. Ci sono però alcune cose che<br />
normalmente non è bene raccontare (ad es.<br />
L'omicidio, l'adulterio se non è già di dominio<br />
pubblico, l'aborto). L'ED discernerà stando<br />
8
attenta a non sterilizzare le esperienze altrimenti<br />
non diranno più niente (con serenità si può<br />
raccontare delle difficoltà di coppia, delle<br />
tentazioni, degli sbagli con i figli, dei fallimenti,<br />
dei vizi. Se si lavora con giovani, è bene che ci<br />
siano delle testimonianze di lontananza da Dio,<br />
di difficoltà di pregare, di vivere la purezza, di<br />
attrito con i genitori...). Bisogna aiutare le<br />
persone ad andare in profondità, a leggersi in<br />
profondità, a riconoscere come e dove il<br />
Signore le ha incontrate e salvate. In questo<br />
senso sono importanti quei fogli: "Atteggiamenti<br />
fondamentali..." di cui abbiamo parlato.<br />
- Quando si parla del peccato: se lo si può dire con<br />
una parola è bene non sprecarne due. Bisogna che<br />
gli sbagli siano raccontati senza nessuna<br />
venatura di eroismo, la persona deve trasmettere<br />
anche la sua convinzione di avere sbagliato. Si<br />
può usare un linguaggio giovanile o popolare,<br />
ma è importante parlare sempre come se<br />
fossimo in Chiesa davanti al tabernacolo<br />
- Una volta esaminata l'esperienza, uno del<br />
gruppo si incarica, quanto prima di mettersi in<br />
contatto con l'interessato, per telefono o per<br />
lettera o attraverso un incontro personale. Lo<br />
ringrazia delle cose più caratteristiche che ha<br />
scritto e della fiducia che ha riposto nella<br />
équipe, fa alcune domande sui punti che<br />
bisogna siano approfonditi, in maniera da<br />
stimolare la persona. Consiglia di sviluppare di<br />
più quegli aspetti salienti che l'ED ha visto ed,<br />
eventualmente, di non parlare di alcuni sbagli<br />
fatti o di dirli in maniera più tenue. Altre volte,<br />
9
invece, sarà necessario esplicitarli<br />
maggiormente.<br />
- Domanda di riscrivere l'esperienza più<br />
ampiamente (3-4 fogli A4) e fissa il giorno in cui<br />
incontrare la persona o la coppia o l'Assistente<br />
affinché raccontino, in circa 30' quanto hanno<br />
scritto.<br />
- Nell'ascoltarli, gli animatori, la prima volta<br />
siano molto comprensivi. È facile che ci siano<br />
momenti di commozione, non c'è da<br />
vergognarsi. Se la persona parlasse a voce<br />
troppo bassa, la seconda volta che la si ascolta,<br />
è sufficiente recarsi in un ambiente grande e<br />
distanziarsi da lei circa 10 m. In tal modo la<br />
persona sarà costretta spontaneamente ad<br />
aumentare il volume della sua voce.<br />
- <strong>Pe</strong>r quanti errori una persona possa fare, è<br />
necessario che si senta valorizzata.<br />
Generalmente qualsiasi persona, dopo questi<br />
piccoli accorgimenti, riesce a raccontare bene e<br />
con spontaneità la propria esperienza. L'esigere<br />
troppo può scoraggiare la persona, togliere la<br />
naturalezza e quindi distruggere il messaggio.<br />
Spesso converte di più una balbuzie, una<br />
timidezza che fa tremare, una improprietà di<br />
linguaggio che rende timidi più che un discorso<br />
ben articolato.<br />
- La legge fondamentale delle testimonianze e<br />
dei messaggi è "TI BASTA LA MIA GRAZIA,<br />
LA MIA POTENZA, INFATTI, SI MANIFESTA<br />
NELLA DEBOLEZZA" (2 Cor 12,9)<br />
- Molte volte, l'ED riuscirà a dedurre dal<br />
contenuto della testimonianza anche quale<br />
potrebbe essere il tema che con più facilità la<br />
10
persona o la coppia è in grado di svolgere. Non<br />
è detto che tutti per forza debbano diventare<br />
espositori di temi, ma è importante almeno saper<br />
donare la propria testimonianza in qualsiasi<br />
contesto ci si trovi.<br />
- Qualora si chieda ai nuovi animatori di<br />
preparare un tema, allora si rivedano i criteri<br />
generali (vedi Oltremare) e l'ED segua con<br />
attenzione e puntualità queste persone.<br />
All'inizio bisognerà spendere un po' di tempo,<br />
ma un animatore ben formato darà molto<br />
frutto!<br />
11
DINAMICA degli 11 incontri<br />
Saluto iniziale, preghiera, canto<br />
Si propone la riflessione<br />
Condivisione<br />
Conclusione Plenario<br />
Preghiera<br />
Avvisi<br />
Fraternizzazione<br />
L’incontro può durare più di un’ora e mezza.<br />
Il Coordinatore del Corso di formazione assume e<br />
coordina l’incontro e, nella misura del possibile, cerca dei<br />
collaboratori che permettano la seguente suddivisione di<br />
ruoli e servizi.<br />
Ciò che tra poco proponiamo sono dei suggerimenti<br />
orientativi. L’importante è che si cominci anche se con<br />
poco.<br />
È bene che ciascuno venga agli incontri col quaderno per<br />
gli appunti e la Bibbia<br />
SERVIZI IN OGNI GRUPPO<br />
1 Coordinatore<br />
4 Animatori<br />
3 <strong>Pe</strong>rsone per la Fraternizzazione<br />
(Se non si raggiunge il numero, si diminuisce l’équipe della<br />
Fraternizzazione o una persona assume più cose, ma sarebbe<br />
importante suddividere al massimo questi ruoli di servizio.<br />
Alla fine di questi incontri, cominciando un altro ciclo, si possono<br />
invertire i ruoli. È bene ruotare i ministeri, servendo<br />
disinteressatamente i fratelli, nell’umiltà e nella semplicità si<br />
12
costruisce il vero cammino di fede. Più avanti spiegheremo cosa<br />
queste persone dovranno fare)<br />
AL MOMENTO DEL LAVORO DI GRUPPO<br />
(Rispondere alle domande dopo la riflessione)<br />
Se il gruppo supera le 7 persone, già si comincia a<br />
dividersi in 2 piccoli gruppi per rispondere alle domande<br />
dopo la riflessione. Se le persone fossero molte, ci si<br />
divide in gruppetti di 6.<br />
In ogni lavoro di gruppo, si cerca di rispondere alla<br />
domanda proposta o allo stimolo dato facendo in modo<br />
che tutti dicano qualcosa. Sicuramente ci sarà chi ha più<br />
facilità e chi ne ha meno, ma spesso le cose più belle e<br />
profonde vengono dai più timidi.<br />
Questo abitua a riflettere sul proprio modo di vivere la<br />
fede. Non si tratta di condividere idee astratte, ma<br />
sentimenti profondi ed esperienze concrete di vita: “…il<br />
mese scorso mi è successo questo e questo e mi sono ricordata di<br />
quella frase di Gesù… mi ha aiutato a risolvere la situazione in<br />
questo modo…”, “Era da tanto tempo che non parlavo col mio<br />
vicino, poi ho capito che dovevo fare il primo passo…”.<br />
Quando si racconta una esperienza è bene essere<br />
molto concreti dicendo, se possibile, data, luogo e persone.<br />
È il primo passo di quella condivisione e di quella<br />
comunione che Gesù ha tanto desiderato: “Che siano uno<br />
perché il mondo creda!”.<br />
Poi si sceglie una riflessione o una testimonianza,<br />
che è emersa nel gruppetto, per presentarla alla<br />
condivisione con gli altri. Tutte le esperienze e le<br />
testimonianze sono belle e meriterebbero di essere<br />
condivise con tutti, ma se ne sceglie solo una, la settimana<br />
seguente sarà un’altra…<br />
13
Normalmente<br />
NON SI TRATTA DI FARE LA SINTESI di<br />
quanto detto in gruppetto, MA SOLO DI PRESENTARE<br />
QUANTO UNA SINGOLA PERSONA HA DETTO,<br />
perché sia più chiara l’azione concreta dello Spirito Santo<br />
che opera nella singola persona.<br />
È chiaro che se il gruppo avesse meno di 8 persone,<br />
si fa tutto insieme e non serve Plenario.<br />
L’animatore, però, fa ugualmente la sintesi di<br />
quanto emerso e propone la sua piccola riflessione<br />
conclusiva.<br />
RUOLI E SERVIZI<br />
COORDINATORE: Si preoccupa dell’orario, della<br />
puntualità, con dolcezza e fermezza. Aiuta a cominciare<br />
l’incontro col segno della Croce, dopo aver salutato e fatto<br />
sentire ciascuno a suo agio. Ugualmente segue le varie fasi<br />
dell’incontro, presentandole e dando il ritmo della<br />
puntualità, per esempio dicendo: “Ora il X ci propone<br />
una riflessione”, “Adesso ci possiamo dividere nei<br />
gruppetti, abbiamo un quarto d’ora, sarebbe bene che<br />
tutti avessero spazio per parlare…”<br />
ÉQUIPE ACCOGLIENZA: sono due persone che devono<br />
arrivare particolarmente puntuali e accolgono coloro che<br />
arrivano, facendo si che ciascuno si senta a suo agio (è bene<br />
che una delle due sia la padrona di casa). Una di loro si<br />
alza e accoglie chi arriva anche a metà incontro, gli offre<br />
una sedia DENTRO il cerchio. Il tutto senza disturbare gli<br />
altri che stanno portando avanti l’incontro, nella misura<br />
del possibile. L’Équipe accoglienza pensa anche a scrivere<br />
14
la frase slogan dell’incontro in un cartellone (la frase slogan<br />
può esser il titolo in grigio di queste schede. Se ci sono da<br />
fare delle fotocopie o altre cose, si preoccupa che tutto sia<br />
in ordine, come segno di amore e di servizio). Se possibile,<br />
è bene che si stacchi anche il telefono per non essere<br />
disturbati.<br />
ÉQUIPE DELLA FRATERNIZZAZIONE (non devono<br />
essere i proprietari della casa) : si preoccupa di portare del<br />
caffè o altro, con dei biscotti o un dolce fatto in casa, da<br />
consumare dopo l’incontro. Il tutto deve essere molto<br />
semplice ed essenziale (un cristiano sempre si ricorda di<br />
quelli che non hanno nulla da mangiare). Quello che conta<br />
è vivere un momento di amicizia.<br />
15
GLI ANIMATORI:<br />
All’inizio il coordinatore propone le tematiche e, se<br />
necessario, anche la sintesi del plenario, ma appena<br />
possibile sarebbe bene che ciascuno nel gruppo svolgesse<br />
un servizio secondo quanto detto sopra e quanto<br />
specificheremo tra poco. Ci dovrebbero essere pertanto 4<br />
animatori che propongono le riflessioni, a turno.<br />
In un incontro devono lavorare 2 animatori: il 1°<br />
propone il tema iniziale, il 2° propone la conclusione.<br />
1° Settimana<br />
2° Settimana<br />
3° Settimana<br />
Sintetizzando:<br />
Animatore n° 1 fa la prima parte del tema<br />
Animatore n° 2 completa il tema<br />
Animatore n° 2 fa la prima parte del tema<br />
Animatore n° 1 completa il tema<br />
Animatore n° 3 fa la prima parte del tema<br />
Animatore n° 4 completa il tema<br />
Animatore n° 4 fa la prima parte del tema<br />
4° Settimana<br />
Animatore n° 3 completa il tema<br />
e poi si riprende da capo… oppure con altri 4.<br />
16
Possibile schema in 14 incontri di 2 ore ciascuno<br />
1° Settimana Tema 1. "GUAI A ME SE NON EVANGELIZZASSI !”(Pag22-28)<br />
Tema 2. L'ISOLA FELICE (Pag29-31) + Canto<br />
2° Settimana Tema: 3. ATTEGGIAMENTI FONDAMENTALI (Pag51-56)+Canto<br />
Tema: 4. COME PREPARARE UNA TESTIMONIANZA (Pag57-61)<br />
Fissare le date per reincontrarsi e verificare le esperienze<br />
3° Settimana Prova di danze (Yo Te adoro o altre, testimonianze, canti ...)<br />
TESTIMONIANZE (Pag55-56), come nel libretto (Questo incontro si<br />
può collocare anche in altro luogo)<br />
4° Settimana Chi può lavorare in un Ritiro? (Pag66-69)<br />
ascolto di tre testimonianze o di un tema dei nuovi<br />
5° Settimana Tema:8. EVANGELIZZARE INSIEME (1°) (Pag87-91)<br />
ASCOLTO DELLE PRIME DUE TESTIMONIANZE DEI NUOVI<br />
6° Settimana Tema: 9. EVANGELIZZARE INSIEME (2°) (Pag92-109)<br />
ASCOLTO DI UNA TESTIMONIANZA DEI NUOVI<br />
7° Settimana Tema: 5. L'ANIMATORE È UN SEMPLICE STRUMENTO DI DIO<br />
(Pag62-65).<br />
ASCOLTO DI DUE TESTIMONIANZEDEI NUOVI<br />
8° Settimana Tema:11. COME OFFRIRE IL MESSAGGIO (Pag 70-86)<br />
Il coordinatore comincia a distribuire a ciascuno i temi-<br />
MESSAGGI in sintonia con le testimonianze e le capacità<br />
di ciascuno (il coordinatore può fare questo a livello<br />
individuale ben prima).<br />
9° Settimana Tema: 13. LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE (Pag 120-127)<br />
ASCOLTO DI DUE TESTIMONIANZE DEI NUOVI<br />
10° Settimana EVANGELIZZARE È RISUSCITARE I MORTI (Pag137-143)<br />
ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />
11°Settimana Tema: I 7 COMANDAMENTE DELL’EVANGELIZATORE<br />
(Pag159-162)<br />
ascolto di due testimonianze o di un tema dei nuovi<br />
12° Settimana 12. COME INVITARE AD UN EMMAUS,AD UNO JE'- SHUAH, A<br />
CANA O... (Pag114-119)<br />
ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />
13° Settimana Nella Potenza dello Spirito Santo (Pag128-137)<br />
ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />
13° Settimana EVANGELIZZARE INSIEME (Pag111-112)<br />
ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />
17
LA FIDUCIA:<br />
IL SEGRETO DELLA VITA<br />
IL SEGRETO DELL’EVANGELIZZAZIONE<br />
"Ci sono delle realtà che rendono bella la vita e delle<br />
quali si possa dire che portano come una fioritura, una gioia<br />
interiore?... -Sì, ce ne sono. Una di queste realtà si chiama<br />
fiducia.<br />
Comprendiamo che in ognuno di noi il meglio si<br />
costruisce attraverso una fiducia molto semplice? Anche un<br />
bambino vi riesce.<br />
Ma, ad ogni età, ci sono dolori, abbandoni umani, la<br />
morte dei propri cari. E in questi anni, a tante persone, il<br />
futuro appare così incerto che perdono coraggio. Allora come<br />
uscire dall'inquietudine?<br />
La sorgente della fiducia si trova in Dio che è amore e<br />
il suo amore è perdono, è luce interiore.<br />
La fiducia non ignora la sofferenza di tanti bisognosi<br />
sulla terra che sono senza lavoro, senza nulla di che sfamarsi.<br />
Queste prove ci interrogano: come essere tra coloro<br />
che, sostenuti da una vita di comunione in Dio, si assumono<br />
delle responsabilità e cercano insieme ad altri di rendere la<br />
terra più abitabile?<br />
Lungi dal fuggire le responsabilità, la fiducia che viene<br />
dal nostro profondo permette di essere presenti là, dove le<br />
società umane sono scosse e lacerate. Essa aiuta ad assumere<br />
dei rischi, ad andare avanti anche quando sopraggiunge il<br />
fallimento.<br />
E si risveglia un meraviglioso stupore: una tale fiducia<br />
rende capaci di amare di un amore disinteressato, per nulla<br />
possessivo.<br />
18
Oggi, in diverse parti della terra, tanti giovani cercano<br />
di guarire le lacerazioni della famiglia umana. La loro fiducia<br />
può rendere bella la vita attorno ad essi. Anche senza<br />
rendersene conto, sanno che una speranza risplende in loro?<br />
La fiducia e la speranza attingono ad una misteriosa<br />
presenza, quella di Cristo. Con la sua risurrezione, vive in<br />
ognuno di noi per mezzo dello Spirito Santo ; ancor più, egli è<br />
«unito ad ogni uomo senza eccezione».<br />
Moltissimi esseri umani ignorano che Cristo è unito a<br />
loro e non conoscono il suo sguardo posato su ogni vita!<br />
Eppure è presente in ciascuno come un umile di cuore. E<br />
tranquilla si fa sentire la sua voce: «Riconosci il cammino di<br />
speranza aperto per te? Ti prepari ad intraprenderlo?»<br />
Allora, come non sentirsi spinti a dire al Cristo:<br />
«Vorrei seguirti per tutta la vita, ma tu conosci le mie<br />
fragilità!».<br />
Attraverso il Vangelo egli risponde: «Conosco le tue<br />
prove e la tua povertà... <strong>Pe</strong>r rimanere fedele tutta la vita, pensi<br />
di non avere nulla o quasi nulla. Tuttavia sei ricolmo. Colmato<br />
da cosa? Dalla presenza dello Spirito Santo ... La sua<br />
compassione rischiara perfino le ombre della tua anima».<br />
Se la fedeltà nel seguire il Cristo suppone una costante<br />
attenzione, in cambio dà tanta gioia, tanta pace, tanto chiarore.<br />
Chi cerca la comunione in Dio si lascia plasmare da<br />
una delle parole più limpide del Vangelo : «Dio non ci ha dato<br />
uno spirito di paura, ma di forza interiore, di amore e di<br />
padronanza di sè».<br />
Cristo conosce la nostra lotta interiore per restare<br />
fedeli. Instancabilmente ci dice: «Abbandonati! Affidami i tuoi<br />
timori!». Egli ci fa uscire dal nostro isolamento e ci dona<br />
d'appoggiarci su quel mistero di comunione d'amore che si<br />
chiama Chiesa.<br />
19
Noi vorremmo ricordarcelo sempre: Cristo è anzitutto<br />
comunione. Egli non è venuto sulla terra per creare una nuova<br />
religione, ma per suscitare una comunione d'amore in Dio. E<br />
più la Chiesa accoglie con semplicità, più essa si fa vicina ai<br />
nostri fragili cuori. Senza troppe parole, anche nel silenzio,<br />
eccoci trasportati a vivere in Cristo per gli altri.<br />
Se fosse possibile sondare il cuore umano, che cosa vi<br />
troveremmo? La sorpresa sarebbe di scoprire che nelle<br />
profondità della condizione umana riposa l'attesa di una<br />
presenza, il silenzioso desiderio di una comunione. In una tale<br />
attesa c'è chi dice: "Vorrei aprirmi a Dio così come sono ma la<br />
mia preghiera si perde e il mio cuore è distratto". Il Vangelo<br />
riprende: "Il Vangelo è più grande del tuo cuore".<br />
La preghiera vissuta nella solitudine è talvolta ardua,<br />
ma non dimentichiamo che c'è la bellezza della preghiera<br />
comune. Espressa con parole semplici, con inni e canti,<br />
raggiunge le profondità dell'animo.<br />
Chi cammina al seguito di Cristo sta vicino a Dio e<br />
vicino agli altri. La preghiera è una forza serena che agisce<br />
nell'essere umano, lo lavora, e non lascia che si assopisca<br />
davanti al male, agli scossoni che tanti subiscono. In essa si<br />
attingono indispensabili energie di compassione.<br />
<strong>Pe</strong>r chi cerca con cuore risoluto di abbandonarsi a<br />
Cristo e di dargli tutta la sua vita, c'è una scelta da fare, una<br />
decisione da prendere. Quale decisione? Lasciar crescere<br />
dentro di sé una infinita riconoscenza a Dio.<br />
Questa riconoscenza è un atteggiamento<br />
fondamentale. È una gioia serena che sempre lo Spirito Santo<br />
anima in noi. Essa è spirito della lode e cerca di volgere uno<br />
sguardo di speranza sulle persone e sulle loro attese.<br />
Dio ci vuole felici... Sta a noi presentire le realtà del<br />
Vangelo che rendono bella la vita: la fiducia, lo spirito della<br />
lode, un cuore che trabocca, una gioia rinnovata in ogni istante<br />
... Nel Nuovo Testamento, l'apostolo Pietro ci assicura: «Voi<br />
20
amate Cristo, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo<br />
credete in lui. <strong>Pe</strong>rciò esultate di gioia indicibile e gloriosa». E<br />
se sopraggiungono le nebbie delle esitazioni, ci sorprenderemo<br />
a dire: «Noi ti amiamo, Cristo, forse non come lo vorremmo,<br />
ma ti amiamo. E, nella nostra vita, la realtà più chiara si<br />
costruisce attraverso una umilissima fiducia in te stesso».<br />
Nel IV secolo, Sant'Ambrogio di Milano scriveva:<br />
«Cominciate in voi l'opera della pace, così che rappacificati<br />
con voi stessi possiate portare la pace agli altri». La pace del<br />
cuore è per ognuno come una nuova nascita nel proprio<br />
intimo. Chi cerca questa pace si fa attento alla parola di Cristo:<br />
«Va' prima a riconciliarti». «Va' prima!». Non: «Rimanda a<br />
dopo!».<br />
<strong>Pe</strong>r comunicare il Cristo, c'è una realtà più trasparente<br />
di una vita dove la riconciliazione diventa concreta giorno<br />
dopo giorno? Riconciliarsi, è amare, perdonare... è dirlo con la<br />
propria vita. Essere vigilanti per rimanere nella compassione e<br />
nella bontà del cuore.<br />
Ama e dillo con la tua vita!<br />
Senza amore, senza perdono, ci può essere un<br />
avvenire per qualcuno? Senza riconciliazione, quale futuro per<br />
la pace sulla terra?<br />
Senza la gioia e la semplicità, queste realtà del<br />
Vangelo così intimamente unite l'una all'altra, come irradiare<br />
lo spirito di perdono tra i credenti, ma anche fra i non<br />
credenti?<br />
Cosi, «allontanando l'inquietudine, rallegratevi nel<br />
Cristo, sempre! SI, trovate in lui la gioia!».<br />
Lettera di Taizé 1999-2001<br />
21
2. "GUAI A ME SE NON<br />
EVANGELIZZASSI!”<br />
DURATA COMPLESSIVA 30’:<br />
10' dinamica<br />
5' condivisione<br />
15' tema<br />
Introduzione alla dinamica<br />
“Mi hai sedotto, Signore,<br />
e io mi sono lasciato sedurre…<br />
Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,<br />
mi sforzavo di contenerlo ma non potevo” (Ger 20,9)<br />
Ecco, questo è l’atteggiamento spirituale di chi<br />
desidera lavorare nell’Evangelizzazione. Chi si è<br />
innamorato di Cristo non può più, in nessun modo,<br />
starsene tranquillo. L’anima permane in una eterna<br />
gioventù e desidera opportunamente e inopportunamente che<br />
anche altri rimangano coinvolti in questa ruota d’amore.<br />
Come l’innamorata del Cantico dei Cantici, siamo<br />
“malati d’amore” (Ct 5,8). E chi ci separerà da questo amore<br />
di Cristo? Evangelizzare, oggi, è diventato veramente una<br />
questione di vita o di morte e lo comprenderemo meglio<br />
in questa breve riflessione.<br />
Dinamica:<br />
10' Chiedere alle persone che stanno partecipando:<br />
“<strong>Pe</strong>r un momento solo, tentate di immaginarvi cosa sarebbe della<br />
nostra vita se togliessimo Dio, se qualcuno venisse e dicesse che<br />
22
5'<br />
Gesù è un ciarlatano che non merita attenzione, se dovessimo<br />
buttare via la Bibbia, se distruggessimo la Madonna? Come ci<br />
sentiremmo?<br />
Lavoro in gruppetti di fraternità (gruppetti<br />
massimo di 6, col metodo degli incontri zonali).<br />
Condivisione<br />
Tema<br />
Molti avranno pensato è duro e triste dover riflettere<br />
su questa ipotesi. È giusto che sia così. Sarebbe molto<br />
preoccupante il contrario. Se uno dicesse: “Beh, in fondo io<br />
vivrei lo stesso…” significherebbe che lui, Dio, non l’ha mai<br />
incontrato! Vi chiediamo scusa per avervi costretto a<br />
pensare a questo, ma era necessario per capire come vivono<br />
i nostri fratelli che stanno lì fuori. Ora possiamo capire<br />
perché una persona va al bar e tenta di affogare il suo vuoto<br />
in un bicchierino o perché per i giovani la discoteca è tutto. Se<br />
c’è il vuoto dentro con qualcosa bisogna riempirlo,<br />
altrimenti rimane solo la pazzia.<br />
15' Diciamo fuori per capirci. Dopo solo Dio può giudicare.<br />
Vogliamo parlare di quelli che non sentono e non<br />
conoscono Dio.<br />
Uno psicologo di fama mondiale scrisse così:<br />
"Supponiamo che nella cultura occidentale il cinema,<br />
la radio, la televisione, gli avvenimenti sportivi, i<br />
giornali siano sospesi per sole quattro settimane.<br />
Chiuse queste vie di evasione, quali sarebbero le<br />
conseguenze per la gente ridotta solamente alle<br />
proprie risorse? Indubbiamente, seppur in così breve<br />
tempo, si registrerebbero esaurimenti nervosi a<br />
23
migliaia e ancor più sarebbero le persone che<br />
cadrebbero in uno stato di ansia acuta, non diverso<br />
dal quadro clinico della nevrosi".<br />
(Erik Fromm)<br />
e ancora:<br />
"Scopriamo che, in Europa, i paesi più progrediti,<br />
pacifici e democratici mostrano col paese più ricco del<br />
mondo (gli USA), i più gravi sintomi di disturbi<br />
mentali. Le cifre dei suicidi, degli omicidi, degli atti<br />
distruttivi, la percentuale degli alcolizzati e dei<br />
drogati non sarebbero forse un efficace commento al<br />
detto: 'Non di solo pane vive l'uomo'? Non<br />
mostrerebbero come la società moderna fallisca nel<br />
tentativo di soddisfare le intime esigenze dell'uomo?"<br />
<strong>Pe</strong>rché l'uomo oggi si trova vuoto, perché noi ci<br />
troviamo vuoti, pur essendo pieni di tante cose?<br />
Da un altro grande psicanalista, Jung, proviene una<br />
considerazione che suscita interesse.<br />
Egli si preoccupa prima di tutto di chiarire: "Io tratto<br />
l'argomento da un punto di vista strettamente empirico,<br />
cioè mi limito ad osservare i fenomeni e mi astengo da<br />
qualsiasi considerazione metafisica."<br />
Ebbene questo scienziato della psiche umana<br />
afferma in maniera sconcertante:<br />
"Nel corso degli ultimi trent'anni sono venuti a<br />
consultarmi individui provenienti da tutti i paesi<br />
civili della terra. Tra i miei pazienti non ne ho trovato<br />
uno solo il cui problema non fosse, in ultima analisi,<br />
quello di trovare una visione religiosa della vita. E'<br />
ragionevole affermare che ognuno di loro si ammalò<br />
perché' aveva perduto ciò che le religioni vive di ogni<br />
età danno ai loro seguaci, e che nessuno di loro è<br />
24
veramente guarito se non dopo aver riacquistato<br />
questa visione religiosa".<br />
Questo lo diciamo senza la minima vena di giudizio, anzi<br />
con dolore e con il profondo desiderio di far scoprire la vita<br />
vera a tutti i nostri fratelli che si trovano nel ghiaccio della<br />
tristezza e della solitudine:<br />
“Se nascondi il tuo volto vengono meno<br />
se togli loro il respiro, muoiono<br />
e ritornano alla polvere” (Sal 104,29).<br />
Certo che il Signore non vuole allontanare il suo<br />
sguardo da nessuno, ma quelli che non vogliono vedere il<br />
sole, non ne ricevono il calore, è come vivere perennemente<br />
sotto terra, rimangono proprio nella polvere e senza<br />
respiro.<br />
Tutto questo aumenta il nostro desiderio di<br />
evangelizzare e ce ne fa comprendere l’urgenza.<br />
Ricordiamo le parole toccanti di Paolo VI nella<br />
Evangelii Nuntiandi:<br />
“Ad ogni nuova tappa della storia umana, la Chiesa<br />
continuamente travagliata dal desiderio di<br />
evangelizzare, non ha che un assillo: chi inviare ad<br />
annunciare il Mistero di Gesù? In che linguaggio<br />
annunciare questo mistero? Che fare affinché esso si faccia<br />
sentire e arrivi a tutti quelli che devono ascoltarlo” (EN22).<br />
Siamo in una terra deserta e arida. La gente cerca<br />
acqua più che un naufrago nel deserto. I giovani brancolano<br />
nel buio, affamati di un motivo per vivere; sono sfiniti,<br />
senza forza per lottare, senza più voglia di cercare.<br />
Vegetano più che vivere. Guardiamoci attorno: le<br />
discoteche sono piene di persone che disperatamente e<br />
spesso ingenuamente cercano di sfuggire ai loro problemi,<br />
25
ma le loro angosce ripiovono puntualmente tutte sulla testa<br />
una volta che varcano la soglia di uscita della discoteca.<br />
Trovate voi una persona che vi dica “Mi sento felice!<br />
Il mio cuore è contento, è nella gioia”. Eppure noi non siamo<br />
migliori di loro, noi non abbiamo alcun merito per avere<br />
incontrato la fonte della felicità e della pace che è Dio.<br />
Ebbene, cosa il Signore ci chiede di fare davanti a<br />
questo mondo? S. Paolo dice: “Guai a me se non annunciassi il<br />
Vangelo!”.<br />
Ognuno di noi può ripetere: Guai a me se non annunciassi il<br />
Vangelo, sarei un egoista. Il mondo senza saperlo ci aspetta.<br />
Chi ha ricevuto l’annuncio è come se avesse le ali ai piedi,<br />
non può rimanere fermo un istante, come la Vergine Maria<br />
che “Andò in fretta”, per una strada difficile, attraverso le<br />
montagne, dalla cugina Elisabetta. Immaginiamoci: ragazza<br />
di 15 anni, incinta per la prima volta, con quel gran segreto<br />
dentro, affronta un viaggio di 150 Km per aiutare una<br />
vecchia cugina!<br />
“La grazia dello Spirito ignora la lentezza” (Afferma S.<br />
Ambrogio, commentando questo viaggio della giovane<br />
Maria da Elisabetta).<br />
“Mi hai sedotto, Signore,<br />
e io mi sono lasciato sedurre…<br />
Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,<br />
mi sforzavo di contenerlo ma non potevo” (Ger 20,9).<br />
L’evangelizzazione è veramente una questione URGENTE,<br />
possiamo anzi dire che oggi essa è diventata UNA<br />
QUESTIONE DI VITA O DI MORTE: chi incontra Dio,<br />
incontra la vita e la gioia, chi rimane solo, si trova avvolto<br />
dalle tenebre della tristezza e del vuoto<br />
(Dare una piccola testimonianza personale).<br />
<strong>Pe</strong>r comprendere le motivazioni profonde del<br />
26
nostro essere missionari e che l’evangelizzazione è una<br />
questione di vita o di morte bisogna comprendere che ogni<br />
uomo, coscientemente o no, cerca un qualcosa che dia senso<br />
alla sua vita. Possiamo dire che ogni uomo altro non è che<br />
due braccia aperte per abbracciare.<br />
Dio ha fatto il suo cuore, come il cuore di ogni uomo, come<br />
due braccia aperte pronte per l’abbraccio. L’uomo è<br />
costitutivamente affamato d’amore e brancola nel buio<br />
della vita cercando qualcosa da afferrare e da stringere a sè,<br />
a cui darsi totalmente. Purtroppo a volte l’abbraccio si<br />
stringe attorno a qualcosa che non merita amore e così<br />
capita che migliaia di giovani abbracciano la droga, l’alcool,<br />
il disordine sessuale, praticamente stringono a sè la propria<br />
morte. Danno un abbraccio alla loro rovina.<br />
Proprio qui sta l’astuzia diabolica di Satana. Lui, il<br />
padre della menzogna, come lo chiama Gesù, il diavolo che<br />
è diventato odioso e orribile, lui vuole essere l’Amato e si<br />
mette davanti a chi disperatamente cerca per essere<br />
abbracciato “per rubare l’amore”. Lui vive di amore rubato,<br />
quell’amore che spetta a Dio e risponde con la disperazione,<br />
la solitudine, spesso il suicidio.<br />
<strong>Missione</strong> è far sì che chi cerca, incontri ciò che<br />
cerca, far sì che le due braccia aperte, assetate di amore,<br />
trovino chi merita di essere abbracciato e così l’affettività<br />
umana, la capacità d’amare di ogni persona possa essere<br />
intimamente saziata.<br />
“Ma come conosceranno e crederanno<br />
in Colui di cui non hanno sentito parlare?<br />
E come ne sentiranno parlare<br />
Se non c’è nessuno che lo annunci?<br />
Ecco perché chi ha sperimentato l’amore di Gesù<br />
non può in nessun modo restarsene tranquillo. L’anima<br />
27
permane in una eterna giovinezza che lo lancia nella<br />
missione. Come il fuoco riscalda il latte contenuto in un<br />
recipiente fino a farlo uscire e spargersi all’intorno, così lo<br />
Spirito Santo riscalda il nostro cuore al punto tale che non<br />
possiamo più contenerci e come San Francesco gridiamo:<br />
“L’amore non è amato, Amate l’Amore. Abbracciate Gesù!”<br />
La missione è iscritta nel sangue di chi ha sperimentato<br />
l’Amore di Dio: c’era dentro me un fuoco divorante, mi<br />
sforzavo di contenerlo… ma inutilmente!<br />
28
3. L'ISOLA FELICE<br />
DURATA COMPLESSIVA 25'<br />
(Leggere questa storia in fraternità e poi fare un<br />
commento, chiedendo cosa dice a noi questa storia in<br />
relazione al tema dell'evangelizzazione che stiamo<br />
trattando, senza condivisione tra tutti).<br />
TU LA CONOSCI L’ISOLA FELICE?<br />
In un paese lontano, sperduto in mezzo a<br />
montagne, coperte di nevi e ghiacciai perenni, si trovava<br />
l’Isola Felice.<br />
Occhio umano non aveva mai visto nulla di simile. Si<br />
trattava di una meravigliosa cupola di cristallo azzurro<br />
sopra la neve bianca. Fuori della cupola la temperatura era<br />
permanentemente a 20° sotto zero, ma dentro si poteva<br />
intravedere un incantevole paradiso terrestre.<br />
Veramente all’interno di questa enorme cupola,<br />
che sembrava piovuta dal cielo, c’era una dolce<br />
temperatura, una eterna primavera. L’ Isola Felice, così si<br />
chiamava era come una miracolosa serra posta sul<br />
ghiacciaio, nella quale crescevano rigogliosi i tulipani, le<br />
viole, i ciclamini ed anche i girasoli ed una infinità di altri<br />
fiori pieni di colori.<br />
Si udiva il gorgoglio dell’acqua pura che formava<br />
incantevoli torrentelli, sulle cui rive crescevano salici<br />
piangenti e alberi da frutto di ogni tipo, che davano frutto<br />
12 mesi all’anno.<br />
Uomini e donne in bianche vesti, che sembravano<br />
quasi angeli, passeggiavano nel giardino e conversavano<br />
tra loro chiedendosi perché mai ci fosse così poca gente lì<br />
dentro.<br />
Fuori, però, attraverso il vetro della semisfera, si<br />
29
poteva intravedere uno spettacolo terrificante: migliaia di<br />
uomini, coperti di pelli di animali, con barbe lunghe e<br />
capelli incolti si aggiravano come pazzi. Il freddo era<br />
pungente, il loro alito si trasformava subito in ghiaccioli<br />
che si attaccavano alla barba, li copriva uno strato di<br />
nevischio ghiacciato, le labbra e il volto erano viola,<br />
battevano i denti, erano in fin di vita. Qualcuno arrivava<br />
anche a vedere dentro la cupola, ma non sapeva come<br />
entrarci, la maggioranza - però - era ridotta quasi alla<br />
cecità a causa della tempesta di neve che perennemente<br />
imperversava.<br />
Gli uomini e le donne che passeggiavano nell’<br />
incantevole paradiso, dentro il cristallo, dicevano<br />
sospirando: “Eh sì, fuori dalla cupola non c’è salvezza!<br />
Ringraziamo il Signore che ci ha fatti nascere qui dentro!”<br />
Alcuni fra loro, di animo più sensibile, si<br />
avvicinavano alle pareti della cupola e gridavano facendo<br />
segnali, indicando la porta dell’Isola Felice, ma tutto era<br />
inutile: gli uomini di fuori non udivano perché la<br />
tempesta era violenta, e nemmeno vedevano perché erano<br />
quasi ciechi. Alla fine anche questi volonterosi di dentro si<br />
stancarono di gridare e, scoraggiati, conclusero: “Non<br />
vogliono ascoltarci, fanno finta di non vederci, che si<br />
arrangino, noi abbiamo fatto la nostra parte!”.<br />
Gli uomini di fuori cominciavano a morire. Si<br />
stringevano tra loro, saltavano come pazzi e gridavano<br />
per non sentire il freddo gelido e pungente, ma uno dopo<br />
l’altro venivano meno.<br />
Finché due bimbi che si trovavano dentro la<br />
cupola, senza nulla dire, si avvicinarono alla porta, la<br />
spalancarono e un ... brivido passò in mezzo al popolo<br />
dell’Isola Felice. Nessuno pensava che fuori ci fosse<br />
quell’inferno ghiacciato e tutti cominciarono a urlare<br />
contro i bambini perché chiudessero la porta.<br />
I bambini, però, incuranti delle minacce e<br />
meravigliati per il fatto che nessuno entrava, si mossero<br />
per uscire. Avevano una luce negli occhi ed un calore nel<br />
cuore che non sentivano il freddo ed erano capaci di<br />
vedere anche attraverso la tempesta di neve.<br />
30
Cominciavano a spingere con le loro piccole braccia questi<br />
uomini ciechi e toccavano con le loro calde manine quelli<br />
congelati, sospingendoli dolcemente verso l’entrata.<br />
Chiamarono tutti gli altri bambini dell’Isola Felice e tutti<br />
coraggiosamente uscirono senza paura del freddo.<br />
In men che non si dica, l’Isola Felice cominciò a riempirsi<br />
di zoppi, ciechi, sordi e semiparalitici per il freddo, che<br />
dopo un primo schock cominciavano a riprendersi e<br />
stupiti si guardavano attorno.<br />
Cominciò così la più grande festa che si sia mai<br />
vista...<br />
Il resto è affidato al segreto, ma chi ha orecchi per<br />
intendere, intenda…<br />
Concludere dicendo:<br />
“Chi ha conosciuto il fascino di Dio e del Vangelo non può<br />
più restare rinchiuso nella sua Isola Felice, ma il suo cuore<br />
vibra per quelli che fuori muoiono per mancanza di ideali<br />
e rimangono come paralizzati.<br />
Bisogna avere la semplicità dei bambini che non si<br />
preoccupano dei giudizi degli altri… un giorno capiranno.<br />
Non si preoccupano del freddo, del gelo… perché il fuoco<br />
ce l’hanno dentro!”<br />
TESTIMONIANZE<br />
DURATA COMPLESSIVA 25’<br />
25' Questi sono semplici suggerimenti:<br />
raccontare al massimo una di queste testimonianze, l'altra<br />
deve essere personale.<br />
LA FORZA DI UN GIOVANE<br />
Rogerio, 26 anni, occhiali spessi, media statura,<br />
magro, sempre sorridente, fidanzato da due anni con<br />
31
Patricia: a guardarlo non potresti mai indovinare la forza<br />
che il Signore ha deposto nel cuore di questo giovane.<br />
Rogerio suonava il basso in una banda Rock, e la<br />
sua vita non era diversa da quella di tanti giovani di San<br />
Paolo. Un giorno, però, fu invitato a partecipare ad un<br />
incontro, che aveva uno strano nome: TLC (qui in Italia:<br />
Yè-Shuah). La persona che l’aveva invitato aveva insistito<br />
molto e lui era andato più che altro per non essere più<br />
disturbato da questi pressanti inviti.<br />
In quell’incontro avvenne la più grande<br />
rivoluzione della sua vita. Come lui stesso afferma,<br />
Rogerio si sentì conquistato da Cristo, irresistibilmente<br />
attratto. La sua vita non aveva nulla di tragico, ma, a<br />
partire da quell’incontro, entrò in lui un desiderio<br />
irresistibile di comunicare anche ad altri giovani la vita<br />
nuova che lui aveva sperimentato.<br />
Questo desiderio non lo lasciava tranquillo.<br />
Tornato a casa, cercò il parroco della sua parrocchia, alla<br />
periferia di San Paolo e gli propose di impiantare anche lì<br />
l’esperienza dello Yè-Shuah. Fu tanto l’entusiasmo di<br />
Rogerio che il parroco disse: “Guarda Rogerio, qui non ci<br />
sono molti giovani che frequentano e tu lo sai… ma se<br />
proprio vuoi tentare, fai pure”. Questo bastò perché<br />
Rogerio si mettesse in moto con la sua ragazza.<br />
Fu un lavoro febbrile organizzare quel primo Yè-<br />
Shuah: trovare la casa, fare le schede di invito, raccogliere<br />
i fondi, trovare chi cucinava, invitare i giovani soprattutto<br />
lontani che giudicavano l’esperienza una cosa da bigotti…<br />
La gente che diceva: “Não vai dar certo, não” (non riuscirà,<br />
sarà un fallimento…).<br />
A volte, quando si trovava solo, piangeva e<br />
pregava, come aveva imparato in quei giorni di incontro.<br />
Sembrava proprio che si trovasse solo, anche la sua<br />
32
agazza era di un’altra zona di San Paolo, pur<br />
appoggiandolo, non poteva aiutarlo molto.<br />
Finalmente arrivò il giorno tanto desiderato dello<br />
Yè-Shuah. Rogerio aveva procurato un pullman per<br />
trasportare i corsisti nel luogo fissato. Erano previste 70<br />
persone, ma se ne presentarono solo 40. Rogerio non si<br />
perse d’animo. L’Équipe degli animatori era tutta<br />
composta da persone estranee alla parrocchia, ma egli<br />
sperava molto che, dopo aver rotto il ghiaccio, nascesse<br />
anche l’équipe parrocchiale dello Yè-Shuah.<br />
E così fu. Il Signore benedisse il coraggio sincero e<br />
il desiderio di evangelizzare di Rogerio. Lo Yè-Shuah fu<br />
un successo. I giovani tornarono entusiasti fino alle stelle.<br />
A quel punto cominciarono a piovere richieste di<br />
partecipazione a centinaia, anche da altri giovani sbandati,<br />
non frequentanti, amici di coloro che avevano partecipato<br />
la prima volta.<br />
Questa volta nacque l’Équipe parrocchiale dello<br />
Yè-Shuah. Anche il parroco ne fu incoraggiato e, pur non<br />
potendo coinvolgersi molto, qualche volta dal pulpito<br />
incoraggiava l’esperienza.<br />
Tutti i nuovi animatori avevano più fifa che esperienza, ma<br />
fidandosi di Dio, guidati da Rogerio, si lanciarono nella<br />
seconda sfida, solamente a due mesi di distanza.<br />
Questa volta il ghiaccio si ruppe totalmente: i partecipanti<br />
erano 80! (al di fuori di tutti i limiti consigliabili…). Fra di<br />
loro c’erano anche giovani caduti nel giro della droga e<br />
della delinquenza. Uno di loro era soprannominato Tarzàn<br />
per la sua scaltrezza nel mondo del crimine.<br />
Ancora una volta il Signore benedisse la buona<br />
volontà di questi poveri giovani che si erano preparati con<br />
sacrificio e alacrità.<br />
La maggior parte dei giovani partecipanti decise di<br />
abbracciare Gesù come il vero e unico Signore della loro<br />
33
vita. Tutti uscirono con una sola ansia nel cuore:<br />
comunicare ad altri le meraviglie scoperte in questi due<br />
giorni.<br />
Rogerio e la sua équipe cominciarono ad essere<br />
invitati anche in altre parrocchie. Il Signore volle che lo<br />
Yè-Shuah cominciasse in altre 5 località. Addirittura<br />
furono chiamati a Rio de Janeiro.<br />
Rogerio, la sua ragazza e l’équipe dei fedelissimi, che ormai<br />
si sentivano una sola famiglia, non avevano più pace: 3<br />
fine settimana al mese erano impegnati nei vari Yè-Shuah<br />
che avvenivano. Il lavoro era molto e molto intenso, ma la<br />
gioia era enorme:<br />
Qualcuno diceva: “Quando finisce uno Yè-Shuah mi<br />
sento così stanco che penso: adesso me ne voglio stare tranquillo<br />
per almeno 3 mesi… Ma poi quando mi alzo al mattino, subito<br />
guardo le date dei prossimi e spero che sia il prima possibile,<br />
perché è meraviglioso vedere Dio all’opera!”<br />
Son passati 2 anni da quella prima esperienza fatta<br />
da Rogerio. Chi lo direbbe che sarebbero arrivati a questo<br />
punto! Rogerio con la grande famiglia dello Yè-Shuah, in<br />
due anni hanno organizzato 60 Yè-Shuah, coinvolgendo<br />
circa 5000 giovani! Parecchi sono stati strappati dal<br />
mondo della droga e della violenza ed ora sono lì ad<br />
offrire la loro testimonianza davanti a tutti.<br />
La forza di un giovane!<br />
È proprio vero: Con la bocca dei bimbi e dei lattanti<br />
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari!<br />
34
LETTERA DI ROSY<br />
Carissimo P. X<br />
San Paolo, 16 febbraio 1998<br />
è con immensa gioia che ti scrivo. In questi ultimi<br />
giorni sono stata allo Yè-Shuah organizzato dalla Diocesi<br />
di Campo Limpo per dare la mia testimonianza.<br />
Subito, il primo giorno, tutti gli animatori si sono<br />
recati in cappella e là abbiamo cominciato a pregare tanto<br />
per i corsisti quanto per gli animatori stessi. Nella<br />
preghiera in lingue io sempre mi sentivo legata perché<br />
avevo molta vergogna e perfino paura. Questo mi<br />
capitava ovunque, ma quel giorno, quasi senza<br />
rendermene conto, cominciai anch’io a pregare in lingue e<br />
cominciai a conversare con Gesù sul perché di tutta la mia<br />
vergogna e paura.<br />
Dopo quel momento già non stavo sentendo più il<br />
mio corpo. Sembrava che le mie braccia fossero lontane e<br />
la mia voce aumentava sempre più e tutta quella vergogna<br />
e paura se ne stavano andando. Subito dopo sentì un<br />
calore molto forte in tutto il corpo e in quel momento<br />
decisi che niente e nessuno mi avrebbe più separata da<br />
Gesù.<br />
Quando sono andata a dare la mia testimonianza<br />
avevo molta paura di affrontare quei 93 corsisti. Anche<br />
Leila doveva dare la sua testimonianza e aveva paura. Le<br />
mie gambe cominciarono a tremare e io dissi: “Signore che<br />
non sia fatta la mia volontà, che questa paura vada via, perché io<br />
sono qui perché tu mi faccia diventare un tuo strumento, perché<br />
tu possa parlare attraverso di me a questi giovani, perché io<br />
possa mostrare il tuo amore e le tue meraviglie”.<br />
Quindi ho cominciato a dare la mia testimonianza e, come<br />
35
tu sai, abbiamo solo 30’, ma questi 30’ già non erano<br />
sufficienti. Il Signore stava agendo di una tal forma che io<br />
non riuscivo più a fermarmi e sono rimasta 40’ dando la<br />
mia testimonianza!<br />
Gesù è tanto buono e meraviglioso che io per<br />
niente al mondo voglio allontanarmi da Lui. Adesso che<br />
mi hanno chiesto di coordinare la Campanha Combate a<br />
Fome (raccolta di alimentari per i più poveri) voglio<br />
impegnarmi con tutte le mie forze per le persone che non<br />
hanno neanche un pezzo di pane da mangiare.<br />
Mai, per niente al mondo, vorrei lasciare di servire<br />
Dio nella mia vita.<br />
Mi piacerebbe che tu dicessi a quei giovani di là<br />
(dell’Italia) che lo Yè-Shuah è solo l’inizio e che Dio ha<br />
molto di più da offrirci. Noi dobbiamo solo lasciare che<br />
entri e aprirgli il cuore.<br />
Dì anche a quelle ragazze che hanno commesso<br />
degli sbagli prima della loro conversione, come ho fatto io,<br />
che si sono date molto presto a persone che non davano<br />
valore all’amore o, meglio, che le hanno usate e poi<br />
buttate via come si butta un pezzo di carta nel cestino, dì a<br />
loro di dimenticare il passato, di credere e darsi<br />
totalmente a Gesù e poi vedranno che il passato è stata<br />
una lezione perché possiamo vivere nell’Amore di Dio,<br />
per essere umili, veri e coraggiosi, per portare la Parola<br />
di Dio a tutti.<br />
Come sai, ora, ho cominciato un rapporto di<br />
fidanzamento con X. È una cosa seria, basata sul rispetto<br />
reciproco. Spesso ci troviamo insieme anche per pregare e<br />
lavoriamo insieme nello Yè-Shuah. Se un giorno, però, X<br />
mi chiedesse di lasciare questo meraviglioso Gesù che ho<br />
incontrato, di non lavorare più nello Yè-Shuah, allora non<br />
sarà più possibile stare insieme perché io non lascerò Dio<br />
per nessun’altra cosa.<br />
36
Prega per me. Io sto pregando per te e per tutti i<br />
giovani che in Italia stanno cominciando l’avventura dello<br />
Yè-Shuah.<br />
Um abraço!<br />
ROSY<br />
37
YÈ-SHUAH<br />
CON LE GANGS DI SAN PAOLO<br />
Un angolo di inferno<br />
Il paesaggio si presenta cupo in questo angolo<br />
della estrema periferia sud di San Paolo: ripide colline<br />
fangose, soprattutto nella stagione delle piogge; sentieri<br />
scoscesi che all'occasione si trasformano in torrentelli di<br />
fango; baracche abbarbicate sugli scoscesi e brulli pendii;<br />
cielo chiuso e nuvoloso.<br />
É la favela nel vero senso della parola: povere<br />
baracche attraversate da un labirinto di viottoli dove<br />
anche la polizia stenta ad entrare, casupole addossate una<br />
all'altra tanto da sembrare un favo di api. Proprio dalle<br />
cellette dei favi di miele, capolavori di architettura<br />
naturale, questi inferni umani prendono ironicamente il<br />
nome.<br />
La maggioranza della gente cammina a piedi nudi<br />
o calza delle semplici giapponesine, quasi incurante<br />
dell'acqua. Le persone si muovono affondando i piedi in<br />
terra fangosa e scivolosa chiamata saibo (= sapone). <strong>Pe</strong>r chi<br />
non è abituato è più difficile che stare in equilibrio sul<br />
ghiaccio, specie quando i sentieri sono quasi verticali!<br />
Eh sì, anche questo è San Paolo! Nulla che ricordi i<br />
meravigliosi grattacieli di vetro azzurro della famosa<br />
circonvallazione Tietè, nulla che assomigli alle eleganti<br />
fontane del centro della città o agli edifici della Avenida<br />
Paulista, nulla che richiami alla mente qualcosa del<br />
Murumbì, il quartiere più ricco del Brasile che si trova a<br />
pochi chilometri di distanza.<br />
Siamo nei bassifondi della Grande San Paolo, un<br />
paesaggio che ricorda molto i gironi dell'inferno dantesco.<br />
38
Proprio qui è scesa Maria. Noi l'abbiamo vista all'opera in<br />
mezzo a questi suoi poveri e violenti figli, e vogliamo<br />
darne testimonianza.<br />
"O bicho anda solto por aqui"<br />
(=Il diavolo va a briglie sciolte qui in mezzo)<br />
Chi pronuncia questa frase è una donna,<br />
mamma di 6 figli, di origine india, una delle poche<br />
rimaste di questa stirpe ormai distrutta. Fuma il<br />
cachimbo (una specie di pipa). L'ha imparato nelle<br />
regioni del Nord-est da cui proviene. Lì c'è caldo e ci<br />
sono tanti moscerini fastidiosi da scacciare, per cui<br />
ci si aiuta col fumo della pipa.<br />
Maria do cachimbo porta i tratti tipici di una<br />
donna fiera e decisa, segnata profondamente dalla<br />
sofferenza. Vangelo e vita per lei sono una cosa sola<br />
e ci dice: "Quello che manca qui è Dio, siamo proprio<br />
in un inferno, il diavolo qui scorrazza a briglie sciolte,<br />
sparatorie tutte le notti, paura, il cuore in gola, grida..."<br />
Scopriamo, poco dopo il nostro arrivo, di<br />
trovarci nella regione più violenta di San Paolo, che<br />
a sua volta è la città più violenta del Brasile; anzi da<br />
una recente statistica ONU pare che siamo vicini a<br />
quello che è considerato l'epicentro mondiale della<br />
violenza: Jardim Caiçara.<br />
Non passa settimana che nella nostra<br />
missione non avvengano scontri armati: 40 giovani<br />
ammazzati in 18 mesi, bande e gangs ad ogni<br />
quartiere, traffico di droga in grandi quantità, scuole<br />
assolutamente insufficienti e perennemente<br />
assaltate, regolari assalti agli autobus...<br />
Ciò che più sconcerta non è la povertà, ma la<br />
violenza repressa e soffocata nel cuore di migliaia di<br />
39
giovani per i quali vivere o morire è la stessa cosa: O<br />
bicho anda solto por aqui. Lo stesso diavolo che<br />
ispira la ricchezza sfrenata, incatena con una<br />
disperazione violenta e la povertà mostra tutto il suo<br />
volto di sconcerto e di crudeltà: "Fino a qualche<br />
tempo fa, per andare a lavorare, dovevamo scavalcare<br />
i cadaveri che erano in mezzo alla strada, in seguito<br />
alle sparatorie notturne". Ci dice un'altra mamma.<br />
Nel regno delle tenebre<br />
la regina è la paura<br />
La gente non ha neanche il coraggio di<br />
pronunciare i loro nomi. Tutti sanno chi sono i pè di pato<br />
(=piede d'anatra = killers), ma nessuno si azzarda a dire<br />
che li ha visti. Con la testa bassa, sotto voce, dicono<br />
"Aqueles que moram là em cima..." (quelli là, che abitano là<br />
sopra...) e subito temono di essere uditi da qualcuno. E<br />
quelli là, a loro volta, vanno sempre armati fino ai denti e<br />
hanno paura anche di una foglia che cade: "Io sto in guardia<br />
anche con mia moglie e non mi fido neanche della mia ombra".<br />
"Quelli là" dormono sempre con una pistola carica<br />
sotto il cuscino, non hanno il coraggio di uscire dal loro<br />
territorio se non sono in gang, non danno mai le spalle a<br />
nessuno, sfiorano i muri per sentirsi protetti, sembrano<br />
felini perennemente spaventati. I loro occhi scrutano<br />
continuamente la situazione. Come loro uccidono, così<br />
sanno che possono essere uccisi ad ogni momento, anche<br />
dal loro migliore amico, anche per una sola dose di droga:<br />
non esiste amicizia nella delinquenza.<br />
Vivono col terrore della polizia, con l'angoscia<br />
delle gangs rivali, con la paura della vendetta dei parenti<br />
delle vittime. Conoscono l'irrazionalità del regno delle<br />
tenebre dove solo vige la legge del più forte.<br />
40
E dentro al cuore permane un vuoto terribile, una<br />
silenziosa convinzione: "Jà estraguei minha vida, não tenho<br />
nada a perder!" (Ho già rovinato la mia vita, non ho più<br />
niente da perdere!).<br />
Maria, la madre-regina<br />
scende nell'inferno dei suoi figli<br />
Dove abbonda la ferita, sovrabbonda la cura<br />
materna e premurosa di qualsiasi madre terrena, a<br />
maggior ragione questo vale per la Mamma del cielo, regina<br />
di questa valle di lacrime.<br />
Dall’esperienza che segue emerge come l’opera di<br />
Maria e l’opera dello Spirito Santo, sono una cosa solo.<br />
Tu puoi pregare Dio ovunque, ma tu sai che dentro una Chiesa<br />
tu lo incontri vivo nella Eucaristia. Tu puoi invocare lo Spirito<br />
Santo ovunque, ma se tu lo invochi nel suo Tempio, che è Maria,<br />
la sua potenza si sprigiona totalmente. Tu supplichi: “Maria<br />
aiutami!” e subito lo Spirito Santo risponde scatenando la sua<br />
Potenza Creatrice.<br />
Quella mattina tutto sembrava tranquillo.<br />
Nel cielo c'era un pallido sole primaverile ed io<br />
stavo facendo una visita ad una signora che abitava<br />
nell'alto di una favela. Ero accompagnato da mia madre,<br />
che era venuta a passare 2 mesi nella nostra missione.<br />
Arriviamo alla baracca di Conceição, la quale ci<br />
accoglie con la gioia e il carinho (affetto) tipici dei<br />
brasiliani. La sua casa è povera, ma è divisa in tre piccole<br />
stanzette comunicanti fra di loro.<br />
Mentre scendiamo dalla macchina arriva anche<br />
Dona Maria do Cachimbo, che ci saluta e ci dice: "Padre<br />
guardi sono tutti lì...". Io non avevo notato, ma pochi<br />
41
metri più in là c'erano 8 giovani seduti, col volto cupo,<br />
alcuni col passamontagna. Si notava che erano tutti<br />
armati. Erano proprio loro: "quelli là" che la gente non ha<br />
neanche il coraggio di nominare.<br />
In questi momenti viene un senso di timore e non<br />
sai che cosa fare: non salutare è anti-evangelico e anticristiano,<br />
come non dare un Bom dia a questi fratelli<br />
quando il Buon Pastore è sceso nel burrone per cercare la<br />
pecora perduta? D'altra parte loro non mi conoscono, io<br />
so che sono stati loro ad "assaltare" il parroco precedente,<br />
sono loro i responsabili degli ultimi omicidi.<br />
Chiedo a Dona Maria di accompagnare dentro mia<br />
madre, poi mi affido alla Madonna, mi avvicino e, con<br />
tutto il calore di cui sono capace, tendo loro la mano e la<br />
lascio tesa finché non me la stringono, chiedo loro come<br />
va, chiedo il loro nome... anche se so che mi diranno nomi<br />
falsi.<br />
Loro rimangono sbigottiti, certo non si aspettano<br />
che un padre arrivi proprio lì, nel cuore del loro regno, a<br />
porgere loro la mano. Tutti rispondono, eccetto uno che,<br />
come un gatto, scappa via in un angolo.<br />
Io ho la chiara percezione che da questo istante la<br />
Madonna comincia una misteriosa, ma concreta azione nei<br />
loro cuori.<br />
Dopo questo rapido contatto, dico che sto facendo<br />
una visita alla Signora Conceição e li lascio.<br />
Dona Maria do Cachimbo è dentro che mi aspetta.<br />
Vuole dirmi che è stato ucciso un giovane proprio davanti<br />
alla Chiesa e che senza dubbio sono loro i responsabili.<br />
<strong>Pe</strong>r fortuna mia madre non capisce il portoghese.<br />
Dona Maria non fa neanche a tempo a terminare di<br />
42
parlare che un giovane fuori grida: " O padre està aì? Quero<br />
falar com o padre." (È ancora lì il padre, voglio parlare con il<br />
padre).<br />
Conceição apre la porta ed entra un quindicenne<br />
sconvolto. A voce alta dice: "Fui eu que matei, fui eu que<br />
matei!" (Sono stato io ad uccidere, sono stato io ad<br />
uccidere). E continua: "l'ho freddato con 5 colpi, l'ho<br />
aspettato all'angolo e gli ho sparato. É morto tra le braccia<br />
di suo padre".<br />
A questo punto le tre mamme si ritirano nell'<br />
ultima stanzetta e cominciano a pregare il rosario un po’<br />
in italiano, un po' in portoghese... ma tra mamme si<br />
capiscono e il messaggio arriva diritto alla Madre del<br />
cielo.<br />
Io rimango solo con questo giovane che vuole<br />
confessare l'angoscia di aver ucciso uno che è stato suo<br />
compagno e amico: "Non so perchè l'ho fatto, ma la droga<br />
mi fa impazzire... e poi lui ultimamente faceva un sacco di<br />
stupidaggini e la polizia era sempre in mezzo ai piedi". Gli<br />
chiedo se è battezzato. Mi risponde affermativamente,<br />
però non sa cosa è la confessione, nè i sacramenti.<br />
Parliamo un po' insieme, poi gli chiedo se desidera<br />
che io preghi per lui. Mi risponde di sì. Invoco la<br />
protezione di Maria, sua e mia madre e poi gli do una<br />
Medaglia Miracolosa e spiego il significato. Lui se la mette<br />
orgogliosamente al collo. Gli chiedo, poi, di aprire la<br />
Bibbia ed esce questo passo: "Oggi la salvezza è entrata in<br />
questa casa!".<br />
Mentre sto terminando il dialogo con questo<br />
giovane, si sente dalla finestra gridare: "Quero falar com o<br />
padre" (Voglio parlare con il padre).<br />
43
Questa volta chi si fa avanti è proprio il tanto<br />
temuto capo della gang: 30 anni, bassottino, con i baffetti,<br />
occhi che sembrano quelli di un gatto. Dalla cintura<br />
sporge il suo gioiello: un revolver automatico a 12 colpi.<br />
Ci sediamo sul vecchio e sgangherato divano e<br />
cominciamo a parlare. In questi casi sono espressivi anche<br />
i silenzi. Ad un certo punto io gli dico: "Tu sai meglio di<br />
me che su questa strada ti aspetta presto la morte; tu<br />
uccidi, tu sarai ucciso. Rovini la tua vita e stai rovinando<br />
la vita di tanti qui. Deciditi, il Signore ti dà una chance per<br />
uscire da questo buco e forse può essere l'ultima...".<br />
In queste circostanze non conviene usare mezze<br />
parole. Lui mi ascolta, abbassa la testa e io continuo:<br />
"Invitiamo te e la tua gang a partecipare allo Yè-Shuah".<br />
N. mi risponde: "Não sei padre, seria bom..." (Non so<br />
padre, sarebbe bello...).<br />
Io so che un killer non può mai dire si o no, andrò<br />
qui o andrò lì. É troppo rischioso per lui. I suoi nemici<br />
potrebbero scoprirlo. <strong>Pe</strong>rò colgo dal tono della sua voce<br />
un grande desiderio.<br />
Anche su di lui prego imponendo le mani e<br />
percepisco che i suoi occhi si inumidiscono. Poi gli dono<br />
una Medaglia Miracolosa. La bacia e se la pone al collo.<br />
É uno strano abbinamento: il revolver e la<br />
medaglia di Maria... ma una mamma comincia sempre<br />
piano piano a penetrare nel cuore dei suoi figli.<br />
Mentre stiamo uscendo si avvicinano anche gli<br />
altri e tutti vogliono la medaglia Miracolosa. Loro non sanno<br />
chi è la Madonna, ma qualcosa percepiscono. Forse già<br />
sentono il suo amore senza conoscerla.<br />
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento tra tre<br />
44
giorni.<br />
Torniamo a casa e racconto il fatto in comunità. Si decide<br />
di tornare in due all'appuntamento e di invitare questi<br />
giovani allo Yè-Shuah.<br />
La situazione di violenza continua ad inasprirsi.<br />
Nella nostra missione avvengono altre due omicidi di<br />
giovani, ma questi nostri nuovi amici, amici soprattutto di<br />
Maria, non reagiscono alle provocazioni. C'è quasi una<br />
corsa, inspiegabile umanamente, per iscriversi al Yè-<br />
Shuah, a questo incontro che Maria sta preparando.<br />
Maria accompagna i suoi figli<br />
dalla Valle di lacrime<br />
alla Vita nuova dello Spirito<br />
La gente rimane sbalordita di ciò che sta<br />
capitando: "Sono matti questi missionari, parlano con<br />
quelli là, vanno a casa di... Non sanno quante persone<br />
hanno ucciso".<br />
Nelle prediche noi diciamo che i figli di Dio non<br />
conoscono la paura. La paura è del male e Dio è più forte<br />
del male.<br />
Sappiamo bene, però, lo spessore di queste parole<br />
nel contesto in cui viviamo. In fondo il Signore chiede a<br />
noi ciò che ha chiesto a <strong>Pe</strong>rpetua e Felicita, a Taraco, a<br />
Blandina e alla schiera degli innumerevoli martiri dei<br />
primi secoli della Chiesa. Veramente chi si dona<br />
totalmente a Dio e si pone nelle braccia di Maria non ha<br />
più da temere, non teme la morte. Ama la vita con tutto se<br />
stesso, ma non ha paura di offrirla al Signore.<br />
Prima del Yè-Shuah, abbiamo diversi contatti con i<br />
nostri amici. Nell'ultimo distribuiamo alcune immagini<br />
della Madonna e chiediamo che ciascuno si faccia trovare<br />
45
puntuale alla partenza per il ritiro.<br />
L'agitazione è comunque tanta nel cuore dei nostri<br />
fratelli-killer: "Padre, confidiamo in voi, ma se dovesse<br />
succedere qualcosa... se la polizia entra, se le altre bande<br />
entrano... è finita per tutti!"<br />
Come di consueto, nessuno dà la conferma<br />
definitiva, ma ciascuno tiene stretta in mano l'immagine<br />
della Madonna.<br />
Nelle Chiese e nelle Cappelle la gente comincia a<br />
pregare. Ci sono 7 punti di preghiera. Alcune giovani si<br />
alternano per l'adorazione e l'intercessione ininterrotta.<br />
Non è mai successo che persone di diverse gangs si<br />
incontrino per una esperienza di fede.<br />
Umanamente parlando, il rischio è altissimo e la<br />
gente prega e digiuna.<br />
La sera della partenza, il pulmino sale la collina<br />
scoscesa per prendere i giovani. É già buio pesto. C'è uno<br />
strano silenzio. Non si vede nessuno.<br />
Nel cuore un momento di trepidazione: sarà che nessuno<br />
si è presentato?<br />
Poi, all'improvviso, da un viottolo secondario,<br />
sbuca il capo e dietro a lui altri 15 giovani, ragazzi e<br />
ragazze. Ciascuno ha in mano il segno di riconoscimento:<br />
l'immagine della Madonna!<br />
"Abbiamo detto a tutti che non andavamo -<br />
spiegano - ma siamo tutti qui e siamo pronti. Nessuno è<br />
armato, eccetto me, ma ti consegnerò la mia pistola<br />
appena arriviamo".<br />
Comincia l'avventura. All'incontro si alternano<br />
canti, preghiere, testimonianze e riflessioni. Il ritmo è<br />
incalzante. Loro non sono abituati a stare seduti in un<br />
46
posto chiuso, ma inspiegabilmente rimangono.<br />
La Madonna veglia e protegge: lei che ha mostrato<br />
in sogno a don Bosco un branco di lupi che si trasforma in<br />
un gregge di agnelli, sta operando anche qui il miracolo.<br />
Al secondo giorno di incontro, il diavolo tenta la<br />
sua sortita: un giovane che apparteneva precedentemente<br />
alla famosa gang e che era rimasto a casa riesce a<br />
penetrare, supplicando di farlo partecipare al ritiro.<br />
Ingenuamente i responsabili acconsentono, ma il<br />
giovane è armato e ha con sè altri tre revolvers. É venuto<br />
per portare via tre giovani per fare un assalto ad una<br />
banca.<br />
Dopo la riflessione su Maria, riesce ad avvicinarsi<br />
ai suoi amici, parla, discute, insiste, ma i giovani non<br />
mollano. Sanno che è grave nel codice della malavita<br />
rifiutare inviti di questo tipo, ma ormai sono conquistati<br />
dal clima dell'incontro, la loro vita sta cambiando.<br />
Con tono sprezzante, il giovane dice: "Adesso<br />
preferisci la Bibbia al revolver?" Loro rispondono "Sì! E<br />
non vogliamo più avere a che fare con questa vita".<br />
Il tutto avviene a nostra insaputa, ma sotto gli<br />
occhi vigili di Maria, la vera mamma che veglia e<br />
protegge.<br />
Il momento più forte del Yè-Shuah è forse proprio<br />
l'esperienza di Maria: si tratta di una breve riflessione in<br />
cui si presenta la storia di Maria e poi si va in cappella,<br />
davanti alla statua della Madonna e lì si canta e ciascuno<br />
prega la sua mamma del cielo. É commovente vedere questi<br />
giovani, abbruttiti dalla violenza e dalla miseria,<br />
inginocchiarsi davanti alla statua della Madonna, piangere<br />
e parlare con lei, dirle che lei è la mamma che forse non<br />
hanno mai avuto, donarle la loro vita.<br />
47
É il trionfo della Madre: è l'esodo dalla Valle di<br />
Lacrime alla Vita Nuova!<br />
Al loro ritorno tutti li attendono trepidanti: sono<br />
veramente cambiati, non sono più gli stessi. Una insolita<br />
pace regna no Alto da Boa Esperança. Non più droga, non<br />
più maconha.<br />
Dopo una settimana si celebra una messa di<br />
ringraziamento, preceduta da una processione: la statua di<br />
Maria fa il giro della favela fangosa. La portano<br />
trionfalmente in processione i suoi figli, senza più armi.<br />
É vero, le loro mani hanno ucciso, ma ora<br />
stringono il Crocifisso, la Bibbia, la piccola statua di Nossa<br />
Senhora Aparecida. Pregando aprono la processione: i figli<br />
accompagnano la Madre per questi viottoli di inferno,<br />
diventati un po' più paradiso.<br />
“Spara se vuoi,<br />
io ho scelto Dio<br />
e indietro non torno!”<br />
“A quindici anni mi hanno offerto la prima dose di<br />
droga. Ero con gli amici e non ho avuto il coraggio di<br />
rifiutare perché mi stavano prendendo in giro come se<br />
fossi un vigliacco. A 17 anni ero uno spacciatore di<br />
professione. Studiavo alla ragioneria e applicavo quanto<br />
imparavo a scuola alla mia vendita di droga.<br />
Più andavo avanti e più si apriva il baratro davanti<br />
a me. Mi drogavo anche a scuola, nei bagni e non avevo la<br />
forza di tornare in classe. Giravo sempre armato. Si, sono<br />
arrivato a usare il revolver, sono arrivato ad uccidere. Dio<br />
solo sa cosa tutto il male che ho fatto.<br />
Poi un giorno ho fatto amicizia con alcuni giovani<br />
che frequentavano la Chiesa. Volevo tentare di vendere<br />
anche a loro. Mi hanno invitato ad un fine settimana di<br />
48
incontro. Ci sono andato per i motivi che ho detto e ho<br />
portato del Crack.<br />
Ascoltando le testimonianze e le riflessioni che<br />
venivano proposte sentivo che qualcosa di strano stava<br />
avvenendo in me.<br />
Ero seduto in fondo alla sala e, senza farmi vedere,<br />
piangevo senza riuscire a fermarmi. Erano giovani come<br />
me che parlavano. Impacciati, timidi, ma avevano il<br />
coraggio di dire come Dio li aveva cambiati.<br />
Quando sono uscito ero un altro. A metà di quell’incontro<br />
ho buttato tutta la droga che avevo e con l’aiuto di Dio e<br />
di questi amici non l’ho più toccata fino a oggi.<br />
La cosa più difficile è stato il ritornare a casa. La gente mi<br />
conosceva. <strong>Pe</strong>r gli amici del mio giro io ero il temuto<br />
“Alemão di San Paolo”. Loro non potevano capire il mio<br />
cambiamento.<br />
Il giorno seguente mi trovavo davanti ad un bar ed<br />
un mio “amico” mi salutò e mi invitò con forza ad entrare.<br />
Io già sapevo come sarebbe andata. Mi offrì una birra, ma<br />
rifiutai e tentai di spiegare come sentivo che la mia vita<br />
era cambiata, che Dio mi dava più di tutta la droga che io<br />
usavo… Tutto inutile, più io parlavo e più quel mio amico<br />
mi guardava come se fossi impazzito.<br />
Alla fine mi disse: “Ascolta, ho bisogno che mi<br />
aiuti. Dobbiamo fare un assalto a quel negozio… è cosa da<br />
niente, è veloce…” Se io fossi stato come prima, ci sarei<br />
andato subito, ma in quel momento dissi che la mia vita<br />
era un’altra e che anche per lui tutto sarebbe potuto<br />
cambiare.<br />
Il mio amico mi mise la mano sul fianco e<br />
spaventato mi disse: “Non sei armato”. Lui sapeva che io<br />
ero solito girare anche con due pistole.<br />
Allora io estrassi dalla tasca un rosario che mi avevano<br />
dato all’incontro e dissi: "questo è il mio revolver ora!"<br />
49
Sconvolto e arrabbiato, il mio compagno estrasse la sua<br />
arma e me la puntò sulla tempia dicendo “Vediamo ora<br />
come funziona la tua nuova pistola!”.<br />
Eravamo al bar davanti a tutti. Tante volte mi ero trovato<br />
in situazioni di morte, ma mai come in questo modo. Con<br />
una calma che solo Dio mi dava io dissi: spara, se vuoi. Io<br />
ho scelto Dio e indietro non torno!<br />
Il mio “amico” mi diede una spinta che quasi mi buttò a<br />
terra e uscì imprecando.<br />
Pregate per me. La mia vita è appesa ad un filo. Ricevo<br />
spesso minacce dai miei colleghi di prima e a volte la<br />
tentazione della droga è forte, ma il Signore non mi<br />
abbandona e io ora sono uno degli animatori degli<br />
incontri che mia parrocchia organizza. Pregate per me”.<br />
50
4. ATTEGGIAMENTI FONDAMENTALI<br />
DURATA COMPLESSIVA 30'.<br />
Dinamica 15':<br />
Come si sentono le persone appena arrivano a questa esperienza?<br />
Cercare di ricordare cosa ho sentito io appena arrivato<br />
allo YS o all'Ruah, appena mi sono seduto su quella sedia.<br />
Quali sensazioni sgradevoli ho sentito? Ho percepito la<br />
tentazione di scappare nelle prime ore? Cosa c'era nella<br />
mia testa? Cosa mi spaventava di più?<br />
(In fraternità per 10' per rispondere alla domanda, poi 5 di<br />
condivisione tutti insieme)<br />
tema 15':<br />
5’ Tenere una riflessione ad un gruppo di giovani o<br />
adulti, seguire uno Yè-Shuah o un Ruah o altre esperienze<br />
di evangelizzazione, è un po' come diventare padri e<br />
madri: giovani e persone feriti, fatti a pezzi, disorientati,<br />
stanno davanti a noi. Può darsi che ci spaventiamo<br />
veramente vedendo ciò che dicono e fanno. Può anche<br />
succedere che non sappiamo da che parte cominciare.<br />
Tutti i nostri sforzi s’infrangono su duri scogli. Può essere<br />
perfino che loro ci prendano in giro, mentre noi offriamo<br />
la nostra testimonianza o svolgiamo la nostra riflessione.<br />
Nonostante tutto questo, intuiamo da piccoli segni<br />
la grande sete che sta nel loro cuore: sono assetati e non<br />
sanno che l'acqua esiste; c'è una cascata al loro fianco e<br />
hanno le gambe paralizzate, come il paralitico della<br />
piscina di Siloe che non trovava nessuno disposto a<br />
gettarlo dentro la vasca.<br />
C'è una forza nel loro profondo, ma è come il<br />
magma di un vulcano tappato che a volte esplode da<br />
51
5’<br />
fessure laterali, provocando disastri.<br />
Le nostre parole sembrano non produrre effetto.<br />
Come fare?<br />
Abbiamo bisogno di riempire le nostre parole di<br />
Spirito Santo.<br />
Non è fuori contesto qui ciò che Gesù dice agli<br />
apostoli:<br />
"Questa specie di demoni si vincono solo con la<br />
preghiera e il digiuno!"<br />
"Se aveste fede quanto un granello di senape,<br />
direste a questa montagna: spostati! E lei si butterebbe in<br />
mare..."<br />
Lavorare con i giovani è un continuo camminare<br />
sulle acque. Tutto è miracolo: lentamente i lupi diventano<br />
agnelli. È lo stesso miracolo della vita che nasce nel seno<br />
di una donna: tutto è opera umana, ma tutto è opera di<br />
Dio.<br />
UMILTÀ<br />
Non è possibile, né consigliabile svolgere un<br />
incontro o dare la propria testimonianza senza aver fatto<br />
prima un grande esercizio di umiltà.<br />
Non si può mai dimenticare come noi eravamo o ci<br />
comportavamo prima del nostro incontro con Gesù.<br />
Possiamo ricordare che cosa combinavamo. Tutto questo<br />
ci darà molta pazienza e comprensione, non per lasciarci<br />
andare, ma per trattare tutti con molto affetto e pazienza,<br />
qualsiasi cosa succeda.<br />
Se qualcuno pensa che durante il suo intervento,<br />
tutti quanti se ne staranno ad ascoltare a bocca aperta,<br />
senza ridere, senza dormire, senza bisbigliare… allora<br />
forse questa persona non è ancora pronta a parlare.<br />
52
Cercheremo di spiegarci meglio: i giovani che<br />
partecipano allo Yè-Shuah e gli adulti che partecipano al<br />
Ruah vengono da esperienze molto diverse, alcune<br />
terribili. Probabilmente alcuni si sono immischiati con la<br />
droga, il sesso, lo spiritismo, il furto, la delinquenza…<br />
Cosa porteranno nel loro cuore?<br />
Se potessimo fare una TAC, probabilmente vedremmo<br />
una grande oscurità, una caverna chiusa, senza luce, senza<br />
calore… senza uscita!<br />
A partire dal primo momento, devono stare seduti<br />
su quelle sedie… ma molti non sono abituati a rimanere<br />
fermi per tante ore… vorrebbero fumare, fare una<br />
passeggiata, una telefonata. Molti vivono di notte e<br />
dormono di giorno. Soprattutto con i giovani che<br />
rimangono a dormire bisogna avere pazienza. Come si<br />
può pretendere che si addormentino alle 3 di notte e si<br />
alzino tranquillamente alle 6.30 del mattino?<br />
Eppure lo faranno, ma sarà solo con la Grazia dello Spirito<br />
Santo che questo diventerà possibile.<br />
All’inizio, però, tutti si sentono come in una<br />
gabbia. Gli animatori mettono fuoco sotto la pentola… con<br />
le tematiche e le dinamiche, è chiaro che prima o poi deve<br />
scoppiare! Alle fine scoppierà in una conversione, ma<br />
prima di arrivare alla conversione, ci vuole un paziente e<br />
umile cammino e molta, molta, molta intercessione.<br />
È normale che loro dicano stupidaggini, bisbiglino,<br />
facciano rumori strani, si distraggano e tutto il resto. In un<br />
certo senso è come se un drogato rimanesse senza droga.<br />
Quando arriva la crisi, subito si innervosisce e sembra che<br />
abbia le spine sotto la sedia. Tutte queste reazioni<br />
indicano che qualcosa sta succedendo.<br />
53
5'<br />
Bisogna avere una ferma umiltà e<br />
una indistruttibile fede nell’opera di Dio.<br />
Se si ritiene bene correggere o richiamare un po’, è<br />
necessario farlo con molto affetto e delicatezza, ricordando<br />
sempre il grande principio della educazione:<br />
Agire con una FERMA DOLCEZZA<br />
e con una DOLCE FERMEZZA.<br />
Ripetiamo che spesso sarà doveroso per il<br />
coordinatore fare dei piccoli o grandi richiami, ma tenga<br />
sempre ben presente quanto detto sopra, sapendo che si<br />
ottiene di più con un cucchiaio di miele che con un barile di<br />
aceto!<br />
È importante rimanere in un costante<br />
atteggiamento di preghiera, magari ripetendo<br />
silenziosamente: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia<br />
della terra!”, mentre gli altri offrono la loro testimonianza.<br />
Nello Yè-Shuah o nel Ruah, in Cana ci troviamo in<br />
una costante situazione di “miracolo” ed è importante avere<br />
gli occhi ben aperti per coglierne i piccoli segni che si<br />
vanno manifestando. È ugualmente importante essere<br />
discreti e amorevoli, evitando quelle domande che<br />
potrebbero mettere in difficoltà coloro che stanno vivendo<br />
l’esperienza.<br />
QUANTA FEDE TU HAI?<br />
54
Si tratta di un altro aspetto importantissimo, di<br />
una legge basilare nell’ambito della fede:<br />
le persone sono<br />
come noi crediamo fermamente<br />
che loro siano.<br />
Noi dobbiamo vedere ciascuna persona come Dio<br />
la vede.<br />
Ciò significa che non può passare per la testa di<br />
nessuno il pensiero: “Da questo tale non ne caveremo un<br />
ragno dal buco…”, “Questo è un ladro… un truffatore, neanche<br />
Dio potrà entrare nel suo cuore”. “Questo è un fariseo, ha la<br />
doppia faccia…niente cambierà, sta mentendo, tutto poi ritorna<br />
come prima” e via dicendo.<br />
Tutti questi pensieri sono pugnalate allo Spirito Santo,<br />
autentici peccati contro lo Spirito Santo:<br />
Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità<br />
vi dico:<br />
chi dicesse a questo monte (=ostacolo del cuore):<br />
Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo<br />
ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà<br />
accordato.<br />
<strong>Pe</strong>r questo vi dico: tutto quello che domandate nella<br />
preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà<br />
accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete<br />
qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il<br />
Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati»<br />
(Mc 11,22-25).<br />
È quindi molto importante che tutti gli animatori<br />
guardino ai corsisti con occhi nuovi, credano fermamente<br />
che Dio sta cambiando i loro cuori, sta curando le loro<br />
ferite interiori. Questo può essere manifesto o no, non<br />
55
importa. L’indispensabile è credere, poi il Signore darà<br />
anche dei piccoli-grandi segni per confermarci.<br />
Tutto questo vale anche per le riflessioni: nessuno<br />
pensi che la sua riflessione avrà successo per il buon<br />
italiano, per lo stile da Show-man, per la buona capacità di<br />
esposizione…<br />
Solo se una riflessione sarà preparata nella comunione,<br />
nella preghiera, nel digiuno, nella penitenza, allora il<br />
Signore manderà il suo Spirito: l’unico che può convertire.<br />
56
5. COME PREPARARE UNA<br />
TESTIMONIANZA<br />
DURATA COMPLESSIVA 30'<br />
10'<br />
LA VERITÀ.<br />
È molto importante, quando dobbiamo fare<br />
una riflessione o dare la nostra testimonianza,<br />
rimanere nella verità: se il nostro passato è stato<br />
sereno… Non bisogna inventare di essere stati<br />
delinquenti.<br />
Se il nostro passato è stato difficile, con tanti sbagli:<br />
non bisogna nascondersi e fingersi santi.<br />
LA VERITÀ NUDA E CRUDA DI CIÒ CHE<br />
ERAVAMO E DI CIÒ CHE DIO HA OPERATO<br />
IN NOI, QUESTO CONVERTE<br />
Con sincerità racconteremo:<br />
Il nostro passato senza Dio<br />
La nostra conversione (dobbiamo convertirci<br />
ogni giorno. Spesso lo Yè-Shuah o il Ruah sono<br />
momenti in cui si comincia uno stile di vita nuovo e<br />
anche questo si chiama “conversione”, perché noi<br />
siamo in un costante cammino di conversione.<br />
Questo non toglie che spesso ci siano esperienze<br />
sconvolgenti di conversione, stile San Paolo. Ad<br />
ogni momento si sceglierà quella più opportuna.)<br />
Il nostro presente (umilmente diciamo come<br />
portiamo avanti la nostra lotta giornaliera a fianco<br />
a Gesù.)<br />
In queste esperienze forti, dando la propria<br />
testimonianza, è bene parlare chiaramente, dire tutto<br />
ciò che si è combinato, senza timore perché ormai<br />
57
appartiene ad un passato che Dio ha distrutto e<br />
cambiato. Proprio come San Paolo che dice: … “Io<br />
che ho perseguitato la Chiesa”. Il Vangelo non ha<br />
vergogna nel raccontare nei particolari il tradimento<br />
di Pietro: primo Papa! Ci dice che la Santa<br />
Maddalena era una prostituta…<br />
La testimonianza di ciò che Dio ha operato nella<br />
nostra “miseria” “confermerà” i nostri fratelli e<br />
renderà più facile il cammino di conversione.<br />
Importantissimo è anche il confronto<br />
con il Coordinatore generale Tutte le<br />
riflessioni devono essere sottoposte al<br />
vaglio della Équipe Discernimento.<br />
“Figlio, bada alle circostanze e guardati dal male<br />
così non ti vergognerai di te stesso.<br />
C'è una vergogna che porta al peccato<br />
e c'è una vergogna che è onore e grazia.<br />
Non usare riguardi a tuo danno<br />
e non vergognarti a tua rovina.<br />
Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,<br />
non nascondere la tua sapienza.<br />
Difatti dalla parola si riconosce la sapienza<br />
e l'istruzione dai detti della lingua.<br />
Non arrossire di confessare i tuoi peccati,<br />
non opporti alla corrente di un fiume.<br />
Lotta sino alla morte per la verità<br />
e il Signore Dio combatterà per te.” (Cf Sir 4,20-28)<br />
20' (Con fondo musicale)<br />
Provare a fare lo schema della propria<br />
testimonianza.<br />
Il tutto deve essere fatto in clima di silenzio e l'Équipe<br />
guida risponde a tutte le domande che sicuramente<br />
vengono quando si comincia a lavorare. Se si<br />
58
desidera, questo lavoro può essere completato a casa.<br />
L'importante è che sia consegnato all'Équipe<br />
Discernimento (o all'assistente spirituale nel caso ci<br />
siano cose che si desidera rimangano come una<br />
confessione).<br />
Si possono fotocopiare i fogli che seguono appaiati in un<br />
A4 e distribuirli ai partecipanti<br />
59
LA VERITÀ NUDA E CRUDA DI CIÒ CHE<br />
ERAVAMO E DI CIÒ CHE DIO HA OPERATO<br />
IN NOI, QUESTO CONVERTE.<br />
Con sincerità racconteremo:<br />
Il nostro passato senza Dio<br />
La nostra conversione (dobbiamo convertirci ogni<br />
giorno. Spesso lo Yè-Shuah o il Ruah sono momenti<br />
in cui si comincia uno stile di vita nuovo e anche<br />
questo si chiama “conversione”, perché noi siamo in<br />
un costante cammino di conversione. Questo non<br />
toglie che spesso ci siano esperienze sconvolgenti di<br />
conversione, stile San Paolo. Ad ogni momento si<br />
sceglierà quella più opportuna)<br />
Il nostro presente (umilmente diciamo come<br />
portiamo avanti la nostra lotta giornaliera a fianco a<br />
Gesù)<br />
“Figlio, bada alle circostanze e guardati dal male<br />
così non ti vergognerai di te stesso.<br />
C'è una vergogna che porta al peccato<br />
e c'è una vergogna che è onore e grazia.<br />
Non usare riguardi a tuo danno<br />
e non vergognarti a tua rovina.<br />
Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,<br />
non nascondere la tua sapienza.<br />
Difatti dalla parola si riconosce la sapienza<br />
e l'istruzione dai detti della lingua.<br />
Non arrossire di confessare i tuoi peccati,<br />
non opporti alla corrente di un fiume.<br />
Lotta sino alla morte per la verità<br />
e il Signore Dio combatterà per te.” Cf- Sir 4,20-28<br />
60
6. L'ANIMATORE È UN SEMPLICE<br />
STRUMENTO DI DIO .<br />
DURATA COMPLESSIVA 30':<br />
15' tema con dinamica delle caraffe<br />
15' esame di coscienza dell'evangelizzatore<br />
5' È bene che rimanga sempre chiara la coscienza che è Dio<br />
che opera le conversioni e riempie i cuori. Chi ci ascolta<br />
rimarrà conquistato dalla nostra fede e dal nostro<br />
abbandono in Dio, più che dalle nostre parole.<br />
L'animatore è come l’altoparlante di Dio: unica sua<br />
preoccupazione è di ripetere fedelmente la parola di Dio<br />
fatta carne nella sua vita.<br />
L'animatore è come il letto di un fiume, sopra il<br />
quale scorre l’acqua. Quanto più il letto è liscio e vuoto,<br />
tanto meglio scorre l’acqua. Quando più cominciano ad<br />
entrare le pietre dell’orgoglio e la tentazione di apparire,<br />
tanto più l’acqua ha difficoltà a correre e può anche<br />
formare una melma traditrice o delle sabbie mobili che<br />
inghiottiscono più che lanciare in Dio.<br />
Quanto più l'animatore si sente vuoto e<br />
inadeguato, l’ultimo, il più peccatore, il più indegno, tanto<br />
più Dio opererà il miracolo attraverso di lui. Non<br />
dimentichiamo che San Francesco si considerava il<br />
peggior peccatore del mondo.<br />
L'animatore non deve rimanere concentrato sui<br />
suoi limiti, ma sulla potenza di Dio che l’ha salvato e<br />
continua ad inviarlo.<br />
Cerchiamo di non ripetere l’esperienza di Mosè:<br />
Mosè disse al Signore: «Mio Signore, io non sono un<br />
buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure<br />
da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma<br />
sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore gli<br />
62
disse: «Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende<br />
muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il<br />
Signore? Ora và! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò<br />
quello che dovrai dire». Mosè disse: «<strong>Pe</strong>rdonami,<br />
Signore mio, manda chi vuoi mandare!». Allora la<br />
collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: «Non<br />
vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa<br />
parlar bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà<br />
in cuor suo. Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca<br />
le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate<br />
e vi suggerirò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo<br />
per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui<br />
le veci di Dio. Terrai in mano questo bastone, con il<br />
quale tu compirai i prodigi» (Es 4,10-17).<br />
Dio vuole che buttiamo in lui ogni nostra<br />
preoccupazione e non ama sentire che abbiamo paure<br />
eccessive. Chi sente eccessiva paura deve pregare per<br />
credere che è Dio che opera e parla in lui, se egli si<br />
abbandona.<br />
È questa l’esperienza di Geremia:<br />
Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché<br />
sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono<br />
giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io<br />
ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti».<br />
Oracolo del Signore.<br />
Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse:<br />
«Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca» (Ger 1,5-10).<br />
63
10' VITA DI PREGHIERA<br />
E COERENZA DI VITA<br />
(Dinamica delle 3 Caraffe e della bustina solubile)<br />
Parliamo di questo, come ultimo aspetto, ma lo<br />
consideriamo primo in ordine d’importanza.<br />
Se un animatore vuole che lo Spirito agisca in lui deve<br />
nutrirsi della Parola di Dio. È indispensabile la preghiera<br />
e la meditazione (Vedi il foglietto “Piano di lettura della<br />
Bibbia).<br />
Anche la coerenza di vita, nonostante le nostre<br />
cadute, è indispensabile, perché se noi cadiamo e ci<br />
allontaniamo dopo aver parlato di Dio con tanto<br />
entusiasmo, questo diventa uno scandalo per gli altri che<br />
hanno creduto attraverso di noi e anch’ essi più facilmente<br />
saranno trascinati nel cammino del male.<br />
Fare una riflessione è una responsabilità e<br />
suppone sempre la riflessione della vita: prima di parlare<br />
agli altri, la nostra vita deve diventare una riflessione<br />
vivente!<br />
Così, per esempio, è bene avvicinarsi alla<br />
confessione e alla comunione quanto più<br />
frequentemente possibile per vivere costantemente “in<br />
stato di grazia”.<br />
… e non dimentichiamo mai i cinque sassi per vincere il<br />
nostro Golia!<br />
15' 15' ESAME DI COSCIENZA (Con fondo musicale)<br />
fotocopiare e distribuire la pagina che segue<br />
64
<strong>Pe</strong>r conoscersi nella verità e nella<br />
profondità di se stessi<br />
Sono fedele al mio Diario<br />
(almeno 15')?<br />
Gli altri hanno notato in me un cambiamento<br />
positivo?<br />
Mi sto impegnando seriamente nel mio lavoro o nel<br />
mio studio?<br />
Sono riuscito ad eliminare alcuni miei difetti dopo lo<br />
YS o il Ruah o il Cana?<br />
Nella Bibbia c'é scritto: "Ricordati di santificare le<br />
feste". Mi sto impegnando a partecipare alla messa<br />
almeno di domenica?<br />
Mi sto impegnando ad amare la mia famiglia?<br />
Sono fedele alla preghiera serale prima di andare a<br />
dormire?<br />
Sto facendo qualcosa di gratuito per gli altri<br />
(volontariato, aiuto semplice a qualcuno...)?<br />
Sto riuscendo a perdonare?<br />
Sta crescendo la mia capacità di fare amicizia?<br />
Scegliere un impegno e confrontarsi ogni sera<br />
Darsi un voto<br />
da 1 a 10<br />
65
7. CHI PUÒ PROPORRE UNA<br />
RIFLESSIONE O LAVORARE IN UNA<br />
EVANGELIZZAZIONE?<br />
DURATA COMPLESSIVA: 45'<br />
OGNUNO HA QUALCOSA DA DARE!<br />
Dinamica del "disegno della fraternità o delle équipes"<br />
(15' + 10' di condivisione):<br />
Dare a ciascuna fraternità un foglio da disegno e un colore a<br />
ciascun partecipante (meglio i colori primari perchè si possono<br />
comporre: rosso, azzurro, nero, giallo, e un altro). Ciascuna<br />
fraternità ha 15 minuti per comporre il suo disegno, ma nessuno<br />
può parlare, solo si può completare il disegno degli altri.<br />
Alla fine ciascuna fraternità presenta il suo disegno e qualche<br />
partecipante dice cosa ha sentito in questo lavoro di équipe.<br />
10’ Chi, dunque, può proporre una riflessione o<br />
lavorare in una evangelizzazione?<br />
La risposta è semplice: TUTTI, tutti coloro che<br />
sono stati toccati dalla Grazia di Dio e umilmente<br />
vogliono testimoniare ciò che il Signore ha operato nei<br />
loro cuori, tutti hanno in mano un colore.<br />
Riflettiamo un momento: se Dio affida a ciascun<br />
uomo e a ciascuna donna di questa terra la capacità di<br />
generare, se Lui, che tutto può, affida un bambino<br />
innocente a qualunque coppia di questo mondo, sarà che<br />
noi dobbiamo negare a qualcuno la possibilità di generare<br />
figli di Dio, anche attraverso una testimonianza o una<br />
messaggio?<br />
È più difficile offrire con umiltà la propria<br />
testimonianza di vita o far crescere un bambino? Questa<br />
riflessione ci dovrebbe aiutare a semplificare le cose.<br />
66
Dobbiamo aiutare, sostenere, incoraggiare,<br />
formare… questo sì, ma mai frenare o esigere, mai togliere<br />
la possibilità di generare alla fede.<br />
Una persona è in grado di dare una splendida<br />
testimonianza anche 5 minuti dopo la sua conversione.<br />
Ciò che conta è lo Spirito Santo che è dentro di noi e che<br />
“rende testimonianza”. Il problema non è formare con<br />
“idee o nozioni”, ma formare lo Spirito Santo nel cuore di<br />
chi propone il tema.<br />
Noi siamo sommersi da tonnellate di libri religiosi<br />
e teologici; ebbene, è forse più evangelizzato il nostro<br />
secolo di quando erano costretti a scrivere su pelli di<br />
pecora?<br />
Non siamo contro la diffusione dei mass media o<br />
la formazione teologica: ben vengano! Ma guai se<br />
fermassimo la corsa amorosa dell’Evangelizzazione o<br />
riducessimo l’Evangelizzazione ad un'élite.<br />
Brutto segno quando una persona dice: “Non mi<br />
sento all’altezza… non riesco”. Cosa significa: mancano le<br />
nozioni o manca lo Spirito Santo? Se manca lo Spirito<br />
Santo non è certo sui libri che lo si riceve, tolto in rari casi.<br />
Stiamo attenti alla tentazione di una evangelizzazione<br />
elitaria!<br />
Non dimentichiamo la celebre espressione del<br />
Curato d’Ars, sacerdote che, come sappiamo, zoppicava assai<br />
nella formazione teologica e scolastica, che divenne sacerdote<br />
solo… per la grazia di Dio. Quest'uomo, umile e santo,<br />
divenuto patrono di tutti i sacerdoti del mondo disse al<br />
suo Vescovo che era molto incerto se ordinarlo o no:<br />
“Eccellenza. Sansone, con una mascella d’Asino, ne ha uccisi<br />
1000; immagini che cosa può fare il Signore con un asino intero<br />
come me!”<br />
Ecco, quando una persona ha questo abbandono in<br />
67
Dio, questa lucida ed umile consapevolezza di ciò che è,<br />
può fare qualsiasi evangelizzazione.<br />
Sia illuminante la scelta che la Madonna fa nelle<br />
sue apparizioni. È sconcertante vedere come Maria sceglie<br />
sempre i più poveri e i più umili: i tre pastorelli di Fatima,<br />
la povera Bernardette, Juan Diego, indio disprezzato dai<br />
conquistatori del Messico e così via… “La mia potenza<br />
risplende nella debolezza!”.<br />
Posto questo e chiarito che tutti possono proporre<br />
una riflessione, se nel cuore hanno il fuoco bruciante<br />
dello Spirito Santo, allora possiamo vedere se qualcuno<br />
dimostra dei talenti particolari, delle propensioni, dei<br />
doni.<br />
Fare una cosa o fare l’altra è lo stesso quando la<br />
fiamma dello Spirito Santo incendia il cuore. Parlare in<br />
pubblico o pulire i bagni è la stessissima cosa, ha lo stesso<br />
potere evangelizzatore.<br />
C’è un unico pericolo, da cui bisogna guardarsi<br />
come da una peste, ed è la sicurezza umana.<br />
Se, per caso, un animatore si sentisse sicuro di sè<br />
stesso, delle sue capacità, avesse perduto quel santo<br />
timore, quella sana paura… allora bisogna sostituirlo<br />
subito e dargli un’altra relazione da fare o, ancor meglio,<br />
chiedergli di pulire i bagni. L’unica sicurezza deve essere<br />
quella di Dio, il resto è un puro camminare sulle acque.<br />
Siccome, però, il Signore non scavalca mai l’uomo<br />
e non fa mai ciò che spetta all’uomo, allora è doveroso per<br />
l'animatore far fruttificare i doni ed i talenti che Dio ha<br />
donato e qui entra il discorso della formazione.<br />
La preparazione è un dovere nella misura del<br />
possibile. Si dice “nella misura del possibile”, perchè se<br />
una persona può e non si forma, allora è pigra ed è fuori<br />
68
dalla Grazia di Dio. Se una persona non può ed io<br />
aspettassi di avere una équipe magistralmente formata per<br />
fare una evangelizzazione, allora sono io che sono fuori<br />
dalla Grazia di Dio e blocco il cammino dello Spirito.<br />
L’essenziale è partecipare alla Formazione minima<br />
proposta dal Cammino:<br />
Domenica Belèm mensile<br />
Una domenica o due pomeriggi mensili di<br />
preparazione al Ritiro<br />
Il Ritiro ogni 90 giorni<br />
Due week-end annuali (scuola stella)<br />
Comunque non bisogna complicare le cose semplici:<br />
normalmente Dio suscita in ciascuna piccola porzione del<br />
suo popolo carismi e ministeri che si incastonano e si<br />
completano vicendevolmente e misteriosamente. Questa è<br />
un’opera della Provvidenza divina, come direbbe San<br />
Tommaso.<br />
<strong>Pe</strong>r questo preghiamo, affinché il Signore ci apra<br />
gli occhi per vedere la moltitudine di evangelizzatori<br />
che Lui ha già fatto nascere davanti a noi.<br />
Raccontare brevemente la propria esperienza qualora non lo si<br />
fosse fatto nella prima parte della mattinata.<br />
69
8. COME OFFRIRE UN MESSAGGIO<br />
DURATA COMPLESSIVA: 30'<br />
10'<br />
10'<br />
Si può alla fine lasciare un libretto in cui queste cose sono<br />
scritte per esteso.<br />
Dinamica: Riunirsi in fraternità e rispondere a questa<br />
domanda:<br />
- Cosa mi da più fastidio del modo di parlare in pubblico di<br />
certe persone (pensiamo ad es. ad un professore, ad uno<br />
speaker, ad un sacerdote...)?<br />
Condivisione insieme<br />
15' di esposizione come segue<br />
70
(Si potrebbero riprodurre queste immagini in un cartellone<br />
per mostrarle mentre si parla e poi lasciarle esposte, oltre a<br />
fare la mimica di ciò che si sta spiegando)<br />
Come NON parlare<br />
durante le riflessioni<br />
Non è bene parlare<br />
con le mani in tasca<br />
o sui fianchi, assumendo<br />
il tono di una<br />
persona autoritaria,<br />
che detta legge<br />
e si sente perfetto.<br />
Parlare come se si avesse<br />
la chiave in tasca e la<br />
ricetta per qualsiasi<br />
problema,<br />
irrita profondamente<br />
chi ci sta ascoltando<br />
e non crea fraternità.<br />
Non si parla durante le<br />
riflessioni con un tono<br />
scoraggiato, quasi<br />
volendo che gli altri mi<br />
compatiscano…<br />
e, quindi mi considerino<br />
qualcuno.<br />
71
È sempre importante<br />
rispettare il tempo<br />
durante le riflessioni: è<br />
segno di umiltà, è Dio<br />
che opera, non sono i<br />
nostri discorsi, più o<br />
meno lunghi, che<br />
convertono…<br />
Dilungarsi<br />
non serve a niente.<br />
Il nostro parlare sia<br />
sempre molto concreto,<br />
non discorsi astratti, non<br />
ragionamenti sulle<br />
nuvole. Normalmente<br />
almeno metà della nostra<br />
riflessione sia una<br />
testimonianza concreta di<br />
vita: “Un anno fa io ero così<br />
e così… Oggi io sono così e<br />
così. Questo che stiamo<br />
cercando di passare a voi…<br />
da poveri diavoli senza<br />
capacità… è servito prima di<br />
tutto a noi”.<br />
Bisogna parlare sempre<br />
con fatti molto concreti:<br />
nomi, date, cose semplici<br />
e chiare, non discorsi di<br />
cattedra!<br />
72
Come parlare durante<br />
le riflessioni<br />
Dobbiamo sentirci servi<br />
dei nostri fratelli: “Il<br />
maggiore tra voi sia<br />
l’ultimo di tutti, il vostro<br />
servo...”<br />
É importante sentirci<br />
una cosa sola con i<br />
corsisti, senza barriere,<br />
senza ostacoli:<br />
tutti siamo uguali, figli<br />
dello stesso Signore,<br />
fratelli, amici tra noi.<br />
Dobbiamo comunicare<br />
con ciascuna persona che<br />
ci sta davanti,<br />
guardandola nel volto,<br />
con semplicità, come se<br />
parlassimo per lei sola,<br />
cercando di arrivare al<br />
cuore di ciascuno,<br />
cercando di valorizzare<br />
ciascuno.<br />
73
Cerchiamo di essere<br />
aperti e spontanei: chi ci<br />
ascolta subito dovrebbe<br />
percepire che siamo<br />
sinceri.<br />
Saper scherzare e, ogni<br />
tanto, fare qualche<br />
battuta o dire qualche<br />
barzeletta sana può<br />
rilassare l’ambiente…<br />
Ciascuno faccia come<br />
può, stando attento,<br />
però, a far si che gli altri<br />
percepiscano che la<br />
nostra gioia è la gioia di<br />
Cristo. Il resto è perdita<br />
di tempo da evitare.<br />
74
(Si usa qui il termine "predicatore" e<br />
"predicazione" in senso lato, che equivale ad<br />
“Offrire un messaggio o una riflessione”)<br />
Il bravo predicatore capisce se il messaggio sta andando<br />
per il verso giusto e allora insiste su quella strada. È<br />
fondamentale leggere sul volto della gente se sta<br />
provando vergogna, se sta cominciando a pentirsi. <strong>Pe</strong>r<br />
questo non dobbiamo predicare guardando in alto o in<br />
basso, ma fissando la gente negli occhi, osservando le<br />
loro reazioni e interpretando le loro risposte al<br />
messaggio ricevuto.<br />
Se tralasciamo questa applicazione, la gente si limiterà<br />
solo a giudicare i personaggi del testo del Vangelo, senza<br />
riuscire a trovare dei riferimenti alla loro vita. Se nel<br />
giudizio di Gesù vediamo solo l'ipocrisia di Pilato e<br />
l'ingratitudine dei giudei, che preferiscono liberare<br />
Barabba, la gente penserà: Come erano cattivi a quel<br />
tempo.<br />
Invece, una migliore applicazione potrebbe essere questa:<br />
É importante nelle applicazioni, quando sono<br />
negative, usare il meno possibile "TU", perché<br />
potrebbe provocare una reazione non buona. È più<br />
cristiano e più efficace dire "noi": noi abbiamo<br />
sbagliato, non abbiamo crocifisso Gesù, noi…<br />
Noi ci troviamo, tutti i giorni, nella stessa<br />
posizione di Pilato e dei giudei: possiamo liberare Gesù o<br />
Barabba. Chi liberiamo? Chi esce da noi? Quel Gesù che è<br />
dentro di noi, o quel Barabba che tutti noi portiamo? — se<br />
hai un problema con tua moglie, chi liberi? Gesù o<br />
Barabba?<br />
75
- Quando guidi su una strada intasata dal traffico, che cosa<br />
esce da te? Gesù o Barabba?<br />
Tutti noi liberiamo Barabba ogni volta che mentiamo, che<br />
commettiamo ingiustizie e usiamo la violenza. Il problema<br />
di questo mondo è che ci sono troppi Barabba liberi per la<br />
strada. Ma tu puoi liberare Gesù, affinché instauri la<br />
giustizia, la pace e la felicità. La scelta dipende solo da te...<br />
Possiamo allora applicare il titolo di Barabba a<br />
tutti i problemi più gravi della società o della comunità, a<br />
qualche fatto recente che ha commosso l'opinione<br />
pubblica, ecc.<br />
L'applicazione coinvolge tutti gli ascoltatori nella scena<br />
del Vangelo. Li fa calare nei diversi ruoli dei protagonisti<br />
e li trasforma in attori. Se non si arriva a questo, la<br />
predicazione resta solo un racconto storico di fatti passati,<br />
che non ha nessun potere di cambiare la vita.<br />
Il segreto di una buona predicazione sta nelle domande<br />
che ci suscita il testo che stiamo studiando per la nostra<br />
predicazione. Queste domande ci aiutano a collocare al<br />
giusto posto le situazioni personali della gente. Le<br />
domande riportate di seguito ci possono aiutare a<br />
strutturare l'applicazione:<br />
- Come si identifica ogni settore della società o della<br />
comunità con i ruoli dei personaggi del passato?<br />
- Chi rappresenta ognuno dei personaggi in esame? —Che<br />
cosa suggerisce tutto ciò ad un padre di famiglia, ad una<br />
moglie, ad un figlio, alla Chiesa, ecc.?<br />
- Ogni situazione rappresenta un atteggiamento della<br />
nostra società. Quale?<br />
76
ESEMPLIFICAZIONE<br />
L'esemplificazione è una chiave importantissima<br />
per la predicazione. A volte sembra che la gente non<br />
capisca il messaggio, o che questo non riesca a penetrare.<br />
È come se parlassimo un'altra lingua. In questo<br />
caso, portare un buon esempio significa tradurre in un<br />
linguaggio comprensibile ciò che stiamo dicendo.<br />
Una predicazione senza esempi è come una<br />
strada in salita. Gli esempi sono i momenti di riposo che<br />
ci permettono di godere tutto il panorama. È come se<br />
dipingessimo le cose a colori e in forma tridimensionale.<br />
L'esempio è l'incarnazione di Gesù. È una<br />
rinnovata Betlemme. A chi non piace il presepio? <strong>Pe</strong>r<br />
questo lo Yè-Shuah e il Ruah, il Cana e tutte le altre<br />
sono basate su di un 50% di predicazione e un 50% di<br />
testimonianza.<br />
Togliere la testimonianza significa distruggere queste<br />
due esperienze.<br />
Il messaggio assume forma e dimensioni. Partendo<br />
dai fatti e dagli aneddoti, riusciamo a trasmettere il<br />
messaggio alla gente. D'altra parte, l'esempio è come una<br />
rete, che riporta all'attenzione chi si è distratto, e sveglia<br />
chi si è addormentato.<br />
77
PRIMA DI PREDICARE<br />
Presentazione esteriore<br />
Molte volte il modo di presentarsi in pubblico può<br />
costituire un ostacolo al messaggio che vogliamo<br />
presentare. I vestiti macchiati, la camicia senza bottoni o le<br />
scarpe sporche danno un'immagine che offusca il<br />
messaggio che vogliamo trasmettere.<br />
La presentazione deve essere adeguata al pubblico che<br />
abbiamo di fronte e anche noi dobbiamo sentirci a nostro<br />
agio: denti puliti, unghie tagliate e igiene personale a<br />
posto. Può sembrare mancanza di rispetto verso il<br />
pubblico e verso la Parola di Dio, predicare in calzoncini e<br />
scarpe da ginnastica.<br />
È molto importante che il vestito non attiri<br />
l'attenzione su chi sta proponendo il tema. Non è<br />
bene dare una palestra con minigonne, vestiti<br />
scollati, trucchi eccessivi… Chi deve apparire è<br />
Dio e non il tuo corpo.<br />
Riconciliarsi con Dio<br />
Se la presentazione esteriore è importante, ancora di più lo<br />
è quella interiore. Riconciliarsi con Dio, perdonare e<br />
chiedere perdono, purificarsi, sono tutti elementi<br />
essenziali, per non essere attaccati da Satana mentre<br />
predichiamo. Come abbiamo detto, è importante anche<br />
avvicinarsi alla Confessione sacramentale prima di<br />
proporre un messaggio.<br />
Tempo<br />
78
Prima di iniziare una predicazione è bene prendersi il<br />
tempo necessario, non arrivare in ritardo e trafelati. Se<br />
arriviamo in ritardo si ripercuoterà sulla predicazione<br />
perché, invece di trasmettere pace, comunicheremo solo<br />
un senso di inquietudine. È bene che ci rechiamo sul luogo<br />
della predicazione in anticipo, prima che arrivino gli altri,<br />
in modo da poter osservare tutti i dettagli intorno, perché<br />
proprio da queste cose possiamo trarre spunti per la<br />
predicazione.<br />
Infine, prima di cominciare, consigliamo un momento di<br />
raccoglimento da soli davanti a Dio e alla Parola, infine 15’<br />
prima di parlare si può chiedere che l’équipe di<br />
intercessione preghi su di noi invocando lo SS.<br />
DURANTE LA PREDICAZIONE<br />
Essere coscienti che abbiamo un messaggio che non è nostro<br />
e dobbiamo predicarlo con l'energia ricevuta da Dio.<br />
Davanti all'assemblea dobbiamo parlare nel nome del<br />
Signore. Non dobbiamo scoraggiarci se c'è poca gente, né<br />
dobbiamo innervosirci se ci sono predicatori più famosi o<br />
autorità religiose. Noi non dobbiamo predicare alle<br />
autorità, né fare bella figura davanti a loro: dobbiamo solo<br />
basarci sulla Parola del Signore. Se cerchiamo di riuscire<br />
graditi agli uomini, non riusciremo graditi al Signore. Se<br />
Dio ha permesso che parliamo agli altri, è perché<br />
dobbiamo comunicare loro qualche cosa.<br />
Non è contrario all'umiltà riconoscersi inviati del Signore,<br />
che devono trasmettere un messaggio speciale. Se esitiamo<br />
o ci sminuiamo, il messaggio di Dio non sarà recepito<br />
come egli vuole. <strong>Pe</strong>r questo dobbiamo essere autorevoli.<br />
Noi non stiamo là per nostra iniziativa, ma perché siamo<br />
79
stati scelti ed inviati da colui che ha ogni potere in cielo ed<br />
in terra. Noi dipendiamo da lui, ma gli altri dipendono da<br />
noi.<br />
Guardiamo la gente, fissiamola in volto, non abbassiamo<br />
gli occhi, né guardiamo per aria. Predichiamo sempre<br />
guardando dritto negli occhi, che sono la finestra del<br />
cuore.<br />
La Bibbia dice chiaramente che Gesù guardava tutti e<br />
posava il suo sguardo su tutte le persone. Osserviamoli<br />
con sicurezza, con serenità e con amore. Richiamiamo la<br />
loro attenzione, passandoli tutti in rassegna con il nostro<br />
sguardo.<br />
È meglio fissare prima quelli che stanno dietro, perché<br />
così il tono della nostra voce sarà più alto. Se guardiamo<br />
solo quelli di fronte a noi, il nostro tono sarà più basso;<br />
non ci dimentichiamo che tutti sono venuti per ascoltare.<br />
<strong>Pe</strong>rtanto, dobbiamo sempre parlare rivolti a quelli che<br />
stanno in fondo e captare i loro sguardi, e sicuramente<br />
anche quelli davanti ci seguiranno.<br />
La voce<br />
L'uso della voce è determinante nella predicazione.<br />
Dobbiamo parlare così come siamo, senza imitare<br />
nessuno. Impostiamo la voce. Impostare la voce significa<br />
alzare un po' di più il tono, perché possiamo avere una<br />
tonalità più brillante. Non dobbiamo mai gridare,<br />
altrimenti ci rifiuteranno fin dall'inizio. La voce va usata<br />
come la parola scritta di un giornale, che contiene tutti i<br />
tipi di caratteri: piccolo, grande, corsivo, normale, neretto.<br />
Allo stesso modo esistono cose che si devono dire con<br />
forza, a bassa voce, richiamando l'attenzione,<br />
sottolineando, lentamente, enfatizzando, chiarendo, ecc. È<br />
fondamentale saper porre l'accento dove è necessario.<br />
80
A volte è meglio usare una voce dolce, per attirare<br />
l'attenzione, perché la gente non vuole perdersi nemmeno<br />
una parola. I risultati positivi non si ottengono gridando,<br />
ma dicendo agli altri cose interessanti; non si tratta del<br />
modo di dire le cose, ma del valore delle cose in sè, anche<br />
se è importante il modo di esprimerle.<br />
<strong>Pe</strong>r esempio, alla frase: "Adesso vi dirò un grande segreto,<br />
ma voi non lo dite a nessuno", possiamo aggiungere con<br />
voce soave: «vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At<br />
20, 35).<br />
Dobbiamo fare allora attenzione ad evitare quanto segue:<br />
* La voce troppo modulata e studiata, che sembra quasi<br />
finta. —La voce timida, incerta e tremolante, che si serve<br />
troppo spesso di intercalari come: Non è vero?, Come si<br />
dice..., Sì?, No? Mi capite?<br />
* La voce stridula, che dà fastidio alle orecchie di chi<br />
ascolta.<br />
* La voce trascinata, che confonde tutte le parole e non si<br />
capisce niente.<br />
<strong>Pe</strong>r risolvere questi problemi è molto utile ascoltare la<br />
propria voce registrata. Possiamo anche chiedere ad un<br />
amico che ci indichi gli sbagli, perché normalmente il<br />
predicatore è sempre l'ultimo a rendersi conto dei suoi<br />
difetti.<br />
Facciamo vocalizzi. Scandiamo tutte le vocali, soprattutto<br />
la "e", che è la chiave per intonare la nostra voce. Come<br />
pronunciamo la "e", così pronunciamo le altre vocali.<br />
Non parliamo con lo stomaco, ma con la bocca, affinché<br />
questa possa amplificare il suono della gola e non<br />
costituire un ostacolo all'espressione chiara.<br />
Gli occhi<br />
Gli occhi sono la finestra dell'anima e costituiscono un<br />
elemento fondamentale nella predicazione. L'espressione<br />
degli occhi dev’essere in sintonia con il tema della<br />
81
predicazione; quindi, non è concepibile guardare il soffitto<br />
o guardare per terra. Se guardiamo fuori della finestra per<br />
vedere chi passa, distrarremo tutti; se guardiamo<br />
continuamente l'orologio, tutti si innervosiranno.<br />
Il Vangelo di Marco è caratterizzato dalla narrazione della<br />
visione circolare di Gesù, che lentamente posa i suoi occhi<br />
su tutti quelli che lo circondano. Il predicatore deve<br />
guardare tutti e fissare lo sguardo su ognuno. Prima di<br />
cominciare la sua predica, l'oratore deve attirare<br />
l'attenzione guardando tutti in silenzio, cominciando da<br />
quelli che stanno in fondo e passando a quelli che stanno<br />
davanti.<br />
Il viso<br />
Normalmente dobbiamo distendere i muscoli della faccia,<br />
rilassarci e non aggrottare la fronte.<br />
Le facce arrabbiate e di cattivo umore non si addicono ad<br />
una buona predicazione. Il viso, che è il riflesso del cuore,<br />
dev’essere sereno e trasmettere un senso di pace.<br />
Le mani<br />
Gesù prendeva nelle sue mani il pane e il vino, con le<br />
mani benediceva i bambini e curava gli ammalati.<br />
Le mani servono a disegnare quello che stiamo dicendo:<br />
sono come l'orchestra che accompagna il solista. Il<br />
predicatore deve sentire nelle sue mani quello che dice.<br />
Muovere le mani con eleganza e con ritmo, senza gesti<br />
bruschi o offensivi, è un'arte. Non bisogna mai predicare<br />
con le mani in tasca o tenendo delle cose in mano.<br />
È buono avere a portata di mano un leggio o un tavolo su<br />
cui appoggiare la Bibbia, per avere libertà di movimento.<br />
Il leggio non deve essere grande, altrimenti diventa un<br />
82
muro che ci separa dall'uditorio.<br />
Il corpo<br />
Il linguaggio del corpo diventa ogni giorno più<br />
importante. Il predicatore non è come un nastro registrato<br />
che trasmette un'idea. Tutto il suo corpo comunica un<br />
messaggio. Quindi, le cose da non fare sono:<br />
* Grattarsi.<br />
* Togliersi i resti del cibo dai denti (lavatevi i denti prima<br />
di predicare).<br />
* Predicare seduto, dando così l'impressione che non si<br />
abbia voglia di parlare.<br />
* Picchiettare con una penna.<br />
* Fumare.<br />
* Masticare gomma americana.<br />
* Appoggiarsi alla parete o a una colonna.<br />
Non esageriamo con gesti plateali, né facciamo un teatro<br />
cambiando il tono di voce o singhiozzando. Le cose<br />
artificiali rovinano la predicazione. Non cerchiamo mai di<br />
imitare gli altri. Facciamo le prove davanti allo specchio.<br />
Se riuscissimo a vederci in un video, ci aiuterebbe<br />
moltissimo a migliorare la nostra gestualità e i movimenti<br />
del corpo.<br />
Tutto il corpo dev’essere messaggero di pace. I gesti,<br />
l'espressione e il movimento devono essere una<br />
benedizione per chi ascolta, e non un motivo di critica o di<br />
distrazione.<br />
I piedi<br />
Mettiamoci bene in piedi e stiamo attenti a non pestare il<br />
filo del microfono, qualora ci fosse; attenzione alla<br />
83
lunghezza del filo, onde evitare problemi.<br />
La respirazione<br />
È la chiave di tutto, perché è la batteria che dà energia alla<br />
voce. <strong>Pe</strong>r questo, prima di cominciare, conviene fare delle<br />
respirazioni profonde, inspirando con le narici e non con<br />
la bocca. In questo modo l'aria si riscalda e si purifica e<br />
non fa male alla gola.<br />
Strumenti per predicare.<br />
Un buon suono è fondamentale per la predica. Ci sono dei<br />
posti che hanno un'acustica così cattiva che la gente non<br />
ha nessun interesse a sforzarsi più del necessario per<br />
captare tutte le parole.<br />
Il tempo<br />
È molto importante controllare il tempo con un orologio<br />
sul muro della sala, o con il nostro, che metteremo vicino<br />
allo schema della predica. Non facciamo prediche troppo<br />
lunghe, perché ci potrebbe succedere come a Paolo, che la<br />
gente si addormenta. Quando cominciano a muoversi<br />
sulle sedie o a distrarsi, è segno che il discorso sta<br />
durando troppo.<br />
84
DOPO LA PREDICAZIONE<br />
Il semenzaio<br />
Ogni predicazione ci deve portare a fare un semenzaio.<br />
<strong>Pe</strong>r semenzaio intendiamo l'analisi dei successi e degli<br />
errori che sono stati commessi nella predicazione. Questo<br />
è il modo più adatto per migliorare: anche la predicazione<br />
peggiore può servire da scalino, per migliorare quella<br />
successiva. Un grande errore c’insegna a non commetterlo<br />
più. Il confronto con il coordinatore o con l'équipe può<br />
aiutare in questo, nella verifica.<br />
È utile prendere nota delle nuove idee che ci sono venute.<br />
Confidare in Dio.<br />
Alla fine ci assale sempre il dubbio: Avrò detto quello che<br />
dovevo? La cosa peggiore è quando ci ricordiamo di non<br />
aver detto tutto ciò che si doveva. In questo caso, non<br />
dobbiamo ritornare sull'argomento, ma dobbiamo<br />
affidarci a Dio. Lui solo dà la vita e a lui solo<br />
appartengono i suoi frutti.<br />
«C'era un predicatore infiammato che, durante una<br />
predica in Quaresima, parlava con grande enfasi della<br />
conversione e della necessità di rivolgersi a Dio. La gente<br />
era emozionata e commossa. Alla fine della sua predica,<br />
scese dal pulpito.<br />
Gli si avvicinò una vecchietta e gli disse: «Padre, adesso<br />
sono decisa a cambiare la mia vita». Il sacerdote le chiese:<br />
«Qual è stata la parola che ti ha fatto prendere questa<br />
decisione?». La vecchietta gli rispose: «No, padre, non è<br />
stata una cosa che ha detto, ma che ha fatto. Quando si è<br />
soffiato il naso di fronte al microfono, ho pensato alle<br />
trombe del giudizio finale e allora ho deciso di<br />
85
iconciliarmi con Dio!».<br />
Dio si può servire di qualsiasi dettaglio, anche il più<br />
inatteso, per convertire qualcuno. Non è merito della<br />
nostra eloquenza, né dei nostri racconti, ma dell'azione<br />
discreta e misteriosa di Dio.<br />
Il discorso che Paolo preparò con più diligenza e<br />
accortezza, fu quello che gli diede meno frutti. Pochissimi<br />
ateniesi si convertirono: tutti gli altri gli dissero<br />
ironicamente di tornare un'altra volta.<br />
Collocare le persone nella loro comunità.<br />
Il predicatore che viene invitato deve svolgere un compito<br />
solo temporaneo. Invece i capi delle comunità hanno un<br />
compito permanente ed è a loro che bisogna affidare la<br />
gente. Molte persone chiedono ai predicatori che cosa<br />
devono fare con il loro ministero, o come possono<br />
risolvere un problema della comunità, ma la risposta a<br />
tutte queste domande è compito dei loro capi: il<br />
predicatore non deve mai usurpare il posto dei pastori.<br />
Se il predicatore approfitta del suo dono, per portare la<br />
gente nella sua comunità, non svolge assolutamente il<br />
compito che gli è stato affidato. La sua responsabilità è di<br />
radicare le persone nelle comunità in cui si trovano,<br />
perché vi possano dare frutti.<br />
86
9. EVANGELIZZARE INSIEME (1°)<br />
DURATA COMPLESSIVA 30':<br />
10' di tema<br />
10' di dialogo a due<br />
10' canto e abbraccio di pace<br />
10’<br />
"CHE TUTTI SIANO UNO<br />
PERCHÈ IL MONDO CREDA”<br />
Il Ruah, lo Yè-Shuah e le altre esperienze di<br />
evangelizzazione sono un'esperienza affascinante e<br />
coinvolgente soprattutto per gli animatori.<br />
Spesso, vedendo ciò che Dio opera nel segreto del cuore<br />
delle persone, sembra quasi di toccare il cielo con un dito.<br />
Veramente la conversione di un uomo che non mette<br />
piede in chiesa da trent'anni o di un giovane immerso nel<br />
vizio è un mistero di Amore e di Grazia che dà una gioia<br />
intensa forse mai sperimentata.<br />
Ma qual è il segreto profondo di questa atmosfera<br />
di amore che conquista i cuori? E' Dio stesso che si fa<br />
presente: il calore dello Spirito Santo scioglie i cuori,<br />
l'affetto di Dio Padre li abbraccia, l'Amore del Figlio<br />
Incarnato si affianca a loro (Ruah) e li salva (Yè-Shuah),<br />
accompagnandoli nella vita (Cana).<br />
Non c'è niente che conquisti i cuori come l'amore<br />
di Dio, non c'è amore umano, o meglio "surrogato" che<br />
possa competere con l'Amore di Dio.<br />
Il nostro compito è quello di condurre vicino ad ogni<br />
cuore questa fiamma pura d’Amore.<br />
Il nostro primo compito di animatori, sarà<br />
87
dunque quello di rendere presente e operante la<br />
Presenza di Dio Trinità in mezzo a noi, affinché tutti lo<br />
vedano e credano:" Come tu Padre sei in me ed io in te,<br />
siano anch'essi in noi una cosa sola perchè il mondo<br />
creda".<br />
Essere uniti, anzi essere "una cosa sola", questa è la<br />
condizione che permette a Dio di abitare in mezzo a<br />
noi...... e "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?"<br />
E' meraviglioso sapere che qualsiasi briciola di<br />
amore è insieme umana e divina.<br />
L'équipe degli animatori dovrebbe essere così unita,<br />
dovrebbe volersi bene a tal punto che il loro amore e la<br />
loro comunione emani come un calore, una energia<br />
divina: "Che siano uno perché il mondo creda, Io in loro<br />
e tu in me perché il mondo creda".<br />
Durante un Ruah o uno Yè-Shuah o un Cana la Trinità<br />
stessa prende dimora, pone la sua Shekinah (=presenza), in<br />
mezzo alla comunità degli animatori e gradatamente<br />
anche dei corsisti.<br />
Se la comunità degli animatori custodisce questa<br />
divina presenza, si muove "su ali d'aquila" e nulla più<br />
temerà, "camminerà su aspidi e vipere, ma nulla le recherà<br />
male"!<br />
Si tratta di un costante miracolo, necessario<br />
durante queste 50 ore di evangelizzazione.<br />
I corsisti "respireranno" questa aria di comunione divina:<br />
nell'amore incondizionato degli animatori, loro si<br />
incontrano con la tenerezza dell'Amore del Padre, si<br />
sentono raggiungere dallo Spirito Santo che opera in loro<br />
una nuova creazione, si riconciliano con la vita attraverso<br />
il perdono di Gesù.<br />
88
Ciò che costruisce un Ruah o un Yè-Shuah è solo<br />
questo Amore, questa Presenza:<br />
- l'intercessione è Amore fatto preghiera;<br />
- i messaggi sono Amore fatto "Parola";<br />
- il lavoro manuale è Amore fatto "servizio"<br />
ed è questo Amore<br />
che INTRONIZZA LA TRINITA'<br />
e nulla più è impossibile.<br />
“Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se<br />
c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche<br />
comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore<br />
e di compassione, RENDETE PIENA LA MIA<br />
GIOIA con L'UNIONE DEI VOSTRI SPIRITI, CON<br />
LA STESSA CARITÀ, CON I MEDESIMI<br />
SENTIMENTI. Non fate nulla per spirito di rivalità<br />
o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta<br />
umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza<br />
cercare il proprio interesse, ma anche quello degli<br />
altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono<br />
in Cristo Gesù” (Fil 2,1-5).<br />
Ciò di cui gli animatori si devono preoccupare di<br />
più è di avere questa Presenza che è direttamente<br />
proporzionale all'Amore. Come fare dunque? Gesù stesso<br />
risponde a questa domanda:<br />
" Non c'è amore più grande di chi<br />
dona la sua vita per gli amici"<br />
L'équipe animatori pian piano, diventa molto più di<br />
89
un'équipe, diventa una famiglia, ciascuno dona all'altro i<br />
risvolti profondi della sua vita e della sua conversione, i<br />
suoi dolori e le sue speranze, la gioia di essere stato<br />
raggiunto da Gesù Salvatore: "Non c'è Amore più grande<br />
di chi dona la sua vita...".<br />
Dare la vita significa che io sono disposto a<br />
mettere in gioco tutto me stesso per te; io ti voglio bene<br />
come a un fratello, io ti promuovo, io piango per i tuoi<br />
sbagli e sempre ti perdono e ti amo ancor più quando tu<br />
mi ferisci.<br />
Dandoti la vita io accolgo i tuoi difetti , che tu sia timido,<br />
che tu sia freddo come un ghiacciolo o "logorroico" e<br />
asfissiante, io ti voglio bene e la Presenza di Dio<br />
trasformerà la nostra miseria in luce.<br />
Io ti voglio bene e quando tu parli IO FACCIO IL<br />
VUOTO in me per ascoltare te: faccio il vuoto delle mie<br />
preoccupazioni, delle mie paure, dei miei desideri... <strong>Pe</strong>r<br />
me esisti solo tu.<br />
Una bottiglia piena non fa entrare più nulla, io voglio<br />
essere un "recipiente vuoto" che accoglie e abbraccia tutto<br />
di te, come nella Trinità il Figlio accoglie il Padre. Non ti<br />
giudico, ti voglio bene e ti accolgo e se qualcosa dovessi<br />
dirti per migliorare, lo farò con grande carità e umiltà,<br />
come ad un fratello, dopo aver molto pregato per te. In<br />
questo senso, nei nostri incontri dobbiamo<br />
IMPARARE AD ASCOLTARCI,<br />
IMPARARE A PARLARE UNO ALLA VOLTA,<br />
parlare mentre uno parla significa far scappare la Presenza<br />
della Trinità! Dobbiamo educarci costantemente ad un<br />
ascolto totale per intronizzare la Trinità in mezzo a noi.<br />
15' Facciamo ora un esercizio pratico di questo ascolto,<br />
90
viviamo, anzi, una esperienza di comunione<br />
10 minuti di dialogo a due. per comunicare cosa io sto sentendo<br />
in questo cammino, cosa sta cambiando nella mia vita, quali<br />
sono i miei desideri... (Qualora non ci si conoscesse, ci si<br />
presenta, se si desidera si può fare una passeggiata. <strong>Pe</strong>r dividere<br />
le persone due a due in fretta, si usa il solito metodo, questa volta<br />
diviso due, cioè si fa contare metà assemblea da 1 a ...., arrivati a<br />
metà anche l'altra conta da 1 a .... Poi tutti i due numeri 1 si<br />
appaiano e vanno, così i numeri 2, 3 4 e cosi via).<br />
Canto<br />
Infine si può introdurre un abbraccio fraterno di pace con<br />
queste parole:<br />
...abbiamo ora sperimentato a due quanto è bello l’affetto<br />
fraterno che ci lega. San Paolo spesso conclude le sue<br />
lettere scrivendo: “Salutatevi a vicenda con il bacio<br />
santo” (1 Cor 16,20 così 2 Cor 13,12; Rom 16,16; 1 Tess<br />
5,26).<br />
Possiamo ora scambiarci tra tutti un segno della pace del<br />
Signore e dell’affetto fraterno che ci lega dicendoci:<br />
"Tu sei importante per me!"<br />
5' minuti di abbraccio di pace.<br />
91
10. EVANGELIZZARE INSIEME (2°)<br />
DURATA COMPLESSIVA 40'<br />
30’ È molto importante nella realizzazione di un Ruah o di un<br />
Yè-Shuah o di un Cana che si abbia una certa panoramica<br />
dell'insieme della parte organizzativa. <strong>Pe</strong>r cui si possono<br />
rapidamente analizzare le pagine 166-209 del Ruah e 191-246<br />
dello YS.<br />
Ciascuna fraternità analizza il lavoro di due o più équipe<br />
o di una o due figure tipo il Capo Fraternità, l'assistente<br />
etc... prepara un cartellone con un disegno o una scritta,<br />
che poi rimarrà esposto fino alla fine della giornata e lo<br />
spiega a tutti gli altri (l'analisi e il disegno in fraternità, sarà<br />
fatto in 20', la condivisione in 20')<br />
<strong>Pe</strong>r esempio, se nel Corso di formazione ci sono 6<br />
fraternità di 5 persone ciascuna allora<br />
l'Équipe 1 analizzerà La preparazione di un R. YS. C. richiede<br />
Compiti degli animatori<br />
l'Équipe 2 analizzerà Compito del coordinatore gen. E del Vice<br />
Compito dell'Assistente<br />
Compito del Tesoriere<br />
l'Équipe 3 analizzerà Compito di lancetta<br />
Compito del Responsabile del Centro<br />
Compito dell'équipe Ordine<br />
l'Équipe 4 analizzerà Compito dell'Équipe Cucina<br />
Compito dell'Équipe tecnica<br />
l'Équipe 5 analizzerà Compito dell'Équipe animazione<br />
Compito dell'Équipe segreteria<br />
Compito dell'Équipe intercessione<br />
Compito dell'Équipe esterna<br />
l'Équipe 6 analizzerà Orientamenti per il lavoro in fraternità<br />
Orientamenti per il capo fraternità<br />
sul foglio che segue<br />
<strong>Pe</strong>r fare questo ci si può aiutare con i fogli disegnati che seguono:<br />
Ciascuna fraternità riceve i suoi e compone il cartellone, in base al<br />
testo del libretto. Al termine ciascuno lo espone agli altri e si<br />
distribuisce il foglio che segue per scrivere la propria preferenza<br />
92
Desidererei lavorare in queste equipes<br />
(è meglio sceglierne 3 in ordine di preferenza)<br />
ferma restando la mia disponibilità...<br />
mettere un asterisco a fianco<br />
“Capi-fraternità”: uno ogni 6<br />
Responsabili dei vari settori:<br />
Equipe animazione<br />
Equipe cucina<br />
Equipe ordine<br />
Equipe tecnica<br />
Equipe lettere o équipe esterna<br />
Equipe Liturgia<br />
Equipe intercessione<br />
Equipe segreteria<br />
Responsabile dell'intercessione prima e dopo<br />
Responsabile del Centro<br />
Lancetta: suona la campanella e segna l'orario<br />
Nome .....................................................................................<br />
Tel. ..........................................................................................<br />
Eccezionalmente, nella necessità una persona può assumere più<br />
ruoli<br />
93
100
101
102
103
104
105
\<br />
1<strong>06</strong>
107
108
11. EVANGELIZZARE INSIEME (3°)<br />
DURATA COMPLESSIVA 20'<br />
20’ Storia della bottega del falegname<br />
IL PERDONO RECIPROCO<br />
è un altro grande segreto dell'amore.<br />
In questa piccolo Corso di formazione noi sentiremo dire<br />
che" i corsisti sono come noi li vediamo in Dio". Ciò<br />
significa che se tu parti col pensare "con questo tizio non<br />
se ne cava un ragno dal buco", tu lo stai affondando<br />
all'inferno, non gli dai chance non hai fede nella potenza<br />
di Dio, soffochi tuo fratello. Invece di cercare la pecorella<br />
smarrita, tu la spingi ancor più giù dal precipizio, se<br />
invece tu pensi come Dio pensa, allora saprai ricavare un<br />
santo da un disgraziato, in pochi momenti, come Gesù ha<br />
fatto sulla croce canonizzando il primo santo della storia.<br />
Si tratta di un ladrone e di un assassino ed è stata la prima<br />
persona che Gesù si è portato in cielo : "Oggi stesso sarai<br />
con me in paradiso!". Se questo vale per i corsisti, vale<br />
ancor più tra di noi .<br />
In questo nostro cammino, stiamo facendo una<br />
"scalata in cordata" e può capitare di ferirci, soprattutto se<br />
non siamo abituati a camminare insieme. Io posso ferirti<br />
anche senza volerlo, ebbene se tu non mi perdoni allora io<br />
non ho più chance. Il perdono è come il "disinfettante" che<br />
noi ci doniamo: è normale "graffiarci" o "ferirci" salendo la<br />
nostra montagna, ma il perdonarci reciprocamente<br />
ricompone la nostra unità, chiude di nuovo il cerchio,<br />
Intronizza nuovamente la Trinità in mezzo a noi.<br />
<strong>Pe</strong>r donarci il perdono può bastare molto poco. Tra marito<br />
e moglie può essere necessario farlo anche diverse volte al<br />
giorno. Basta un semplice gesto, un piccolo segno di croce<br />
109
tracciato sulla fronte.<br />
Possiamo farlo ora, anche se forse non abbiamo<br />
molto da perdonarci ancora, ma già impariamo ad amarci<br />
nella misericordia.<br />
Ci alziamo in piedi e ciascuno di noi traccia un<br />
piccolo segno di croce sulla fronte degli altri fratelli e può<br />
dire "Pace e <strong>Pe</strong>rdono". Ce lo scambiamo tra tutti,<br />
facciamolo col cuore e che sia l'inizio del nostro cammino<br />
di comunione.<br />
Canto festoso, eventualmente danza.<br />
110
12. COME OFFRIRE IL MESSAGGIO<br />
DURATA COMPLESSIVA 20'<br />
10' “L’educazione è prima di tutto una cosa del cuore”,<br />
diceva Don Bosco. Lavorare nello Yè-Shuah o nel Ruah<br />
non è certamente un “lavoro”, bensì un'Evangelizzazione<br />
che parte dal cuore. Il messaggio deve partire da dentro di<br />
noi. Il messaggio deve quasi emanarsi dal nostro essere.<br />
Chi ci sta attorno lo deve percepire anche se noi non<br />
parliamo. Il messaggio è quell’alone di luce, di energia, che<br />
ci circonda e che chiamiamo “Grazia”.<br />
Non dimentichiamo, come abbiamo detto in<br />
precedenza, in qual modo Maria ha evangelizzato Elisabetta.<br />
Maria si era recata da lei solamente con l’intento di aiutarla<br />
ma, appena varca la soglia della porta e saluta, Elisabetta<br />
percepisce che una luce entra nella sua casa, che c’è un<br />
qualcosa di meraviglioso e straordinario in quella voce.<br />
<strong>Pe</strong>rsino il piccolo feto lo percepisce. <strong>Pe</strong>rché questo?<br />
Potremmo dire che questa evangelizzazione (la prima della<br />
storia della Salvezza) è in primo luogo un discorso da<br />
ventre a ventre: il piccolo Giovanni, che si va formando nel<br />
seno di Elisabetta, viene evangelizzato da un minuscolo feto<br />
di pochi millimetri, che è Gesù nel seno di Maria.<br />
Allo stesso modo, quel piccolo Gesù, che è presente<br />
dentro di noi, sarà Lui a evangelizzare, anche se noi non<br />
parlassimo: si evangelizza prima di tutto con il “ventre”…<br />
Se abbiamo Gesù dentro di noi, se viviamo in stato<br />
di Grazia, è come se fossimo una cattedrale ambulante che<br />
contiene il paradiso e dal nostro cuore trabocca<br />
misteriosamente e concretamente una grazia che è lo<br />
Spirito Santo.<br />
111
Questa grazia fa esultare di gioia chi è aperto allo<br />
Spirito e ci fa pronunciare spontaneamente parole<br />
profetiche, che mai avremmo pensato. Come Maria anche<br />
noi proclameremo il nostro Magnificat. Ecco la riflessione o<br />
la testimonianza devono essere proprio un canto del<br />
Magnificat, che nasce da un cuore traboccante di Spirito<br />
Santo.<br />
Ecco, dunque, alcuni orientamenti che ci aiutano a<br />
presentare il nostro Magnificat:<br />
Offrire con coraggio: Gesù diceva, con una punta di<br />
amarezza: “I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli<br />
della luce…”. Se i mass-media non si fanno scrupolo di<br />
scaraventarci addosso qualsiasi messaggio commerciale e<br />
immorale, dobbiamo essere noi timidi nelle nostre<br />
proposte di bene?<br />
Offrire con gioia: i giovani e, in genere, coloro che ci<br />
ascoltano, sanno scrutare in profondità, sanno veramente<br />
leggerci dentro. Si accorgono se noi siamo veramente<br />
gioiosi o se stiamo recitando. Se non mostriamo la gioia che<br />
ci dà quello di cui stiamo parlando, non saremo mai<br />
credibili. Nietzche diceva : “Mi basta ascoltare i canti dei<br />
cristiani per dire che Dio non esiste!”<br />
Offrire con profondità: il gioco, lo scherzo, la battuta<br />
vanno bene, ma devono avere il loro giusto posto,<br />
altrimenti rimane solo il vuoto: “Chi semina vento, vento<br />
raccoglierà…”<br />
Offrire con amore gratuito: i giovani o coloro che ci<br />
ascoltano devono percepire che non abbiamo bisogno di<br />
farci grandi davanti a loro. Ogni tentativo di metterci in<br />
mostra sarà una stonatura che li allontanerà. Soprattutto i<br />
giovani ci metteranno alla prova per vedere se veramente<br />
noi vogliamo loro bene, se continuiamo ad amarli anche<br />
112
quando non rispondono. Questo amore forte e gratuito, che<br />
viene dal cuore, è ciò che più li sconcerta, li converte e li<br />
educa.<br />
Offrire essendo CONVINTI, AFFASCINATI E FELICI.<br />
Nessuno dà ciò che non ha. Si educa più per osmosi (cioè col<br />
ventre) che con grandi parole. Potremmo anche non saper<br />
parlare, ma se siamo conquistati da ciò che tentiamo di<br />
esprimere, la nostra gioia e il nostro entusiasmo<br />
passeranno anche a chi ci ascolta: "Oggi il mondo ha bisogno<br />
di testimoni più che di maestri!" (Paolo VI).<br />
10' Testimonianza personale<br />
SI CONSIGLIANO I TRE TESTI DI PRADO FLORES. “LA<br />
FORMAZIONE DEI DISCEPOLI”, Edizioni Dehoniane<br />
Roma, 1989; e “COME EVANGELIZZARE I<br />
BATTEZZATI”, Edizioni Dehoniane Roma 1991; "COME<br />
ANNUNCIARE GESÙ", Edizioni Dehoniane Roma 1992.<br />
È molto importante che questi tre testi rientrino nella<br />
preparazione normale degli animatori soprattutto nella<br />
"Scuola del 2° livello”.<br />
113
13. COME INVITARE AD UN RUAH,<br />
AD UNO JE'- SHUAH, A CANA O.....<br />
(DURATA COMPLESSIVA 30’)<br />
20’ Se sono state assimilate in profondità le precedenti<br />
tematiche sull' "Evangelizzare, questione di vita o di<br />
morte", "Non concederò sonno ai miei occhi".....non<br />
dovrebbe essere difficile avere l'animo fortificato per<br />
mettere in atto concretamente "l'approccio<br />
evangelizzatore".<br />
Vediamo di fare assieme qualche riflessione:<br />
Avete mai visto come si scavano le fondamenta di<br />
una casa sulla roccia di una montagna? soprattutto<br />
quando la roccia è di granito durissimo ? <strong>Pe</strong>r prima cosa<br />
si usa la dinamite, in misura esatta da provocare delle<br />
spaccature e delle venature nella roccia. Poi entra in<br />
funzione una ruspa che alla fine del potente braccio ha<br />
come un grande scalpello d'acciaio del diametro di 15\20<br />
cm. Tante volte si vede che questa potente macchina<br />
concentra le sue forze nei pochi cmq che sono la punta<br />
dello scalpello e con violenti colpi a intermittenza<br />
regolare, batte e batte e batte sulla dura roccia. A volte ci<br />
vogliono ore e ore semplicemente per scalfire uno<br />
spuntone di granito. Teniamolo a mente perché l'esempio<br />
di pazienza umile e tenace di questa macchina ci servirà<br />
per parlare dell'evangelizzazione.<br />
Avete mai visto come si scavano le fondamenta<br />
nella sabbia o in una zona che è molto vicina al mare ?<br />
Togliere il primo strato di terra è un gioco da ragazzi per<br />
le potenti ruspe, poi entrano in funzione delle enormi<br />
114
macchine che conficcano a 30 - 40 - 50 e più metri di<br />
profondità, enormi pali di cemento, fino a raggiungere la<br />
roccia sotterranea così che la casa risulta essere come una<br />
"palafitta".<br />
Ricordiamolo, perchè anche nella nostra<br />
evangelizzazione possiamo trovare terreni paludosi; c'è<br />
sempre un modo però per "conficcare" il messaggio.<br />
Se noi siamo gli strumenti giusti, sapremo far arrivare il<br />
messaggio fino al cuore delle persone, lì dove nulla lo<br />
potrà mai scalfire.<br />
ATTEGGIAMENTO INTERIORE<br />
Una persona che ha vissuto il Ruah ed ha ricevuto<br />
l'Effusione dello Spirito, ha sotto i piedi un "fuoco<br />
divorante " che la spinge a non fermarsi mai.<br />
E' naturale per lei comunicare in ogni circostanza<br />
opportuna e inopportuna ciò che ha dentro.<br />
“Annunzia la parola, insisti in ogni<br />
occasione opportuna e non opportuna… Verrà<br />
giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana<br />
dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si<br />
circonderanno di maestri secondo le proprie voglie,<br />
rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle<br />
favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le<br />
sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del<br />
vangelo, adempi il tuo ministero".<br />
(Cf 2 Tim 4,2-5)<br />
La persona che ha incontrato Gesù, sa bene com'è<br />
oscura e triste la vita di chi non l'ha ancora incontrato e<br />
quindi per amore, per amicizia, per giustizia, desidera che<br />
anche l'altro partecipi della sua gioia. Non si tratta di<br />
115
proselitismo, ma di contagio di gioia e di vita.<br />
I modi per invitare ad un Ruah, ad un Yè-Shuah<br />
sono infiniti e possono raggiungere qualsiasi tipo di<br />
persona.<br />
L'importante è che non passi per la testa il pensiero:<br />
"tanto non accetterà". Nemmeno se ci prendesse in giro<br />
per l'invito, dovremmo dire o pensare "Ecco, lo sapevo io<br />
che non avrebbe accettato !".<br />
Abbiamo conosciuto persone che hanno invitato un<br />
parente per 10 anni, spose che hanno insistito coi loro<br />
mariti per 13 anni ! E alla fine hanno avuto la gioia e la<br />
grazia della conversione del coniuge.<br />
Noi abbiamo dentro una "fornace" di amore che nulla<br />
potrà mai spegnere.<br />
E' importante non invitare in maniera<br />
"ANGOSCIANTE".<br />
L'invito è un "dono " e non è né elegante, né divino ficcare<br />
la pagnotta in bocca ad uno che non ha fame.<br />
Io devo conquistare la persona col mio amore, col<br />
mio affetto devo AMARLA PER AMARLA ANCHE<br />
SE LEI NON RISPONDESSE MAI AL MIO INVITO. Non<br />
si ama perché l 'altro cambi, si ama per amare e all'interno<br />
di questo amore l'altro miracolosamente cambierà.<br />
Quando il nostro cuore avrà raggiunto questa<br />
umiltà che non esige, che non ha violenza che promuove<br />
l'altro, allora vedremo accadere miracoli1! Se l'altro ci<br />
vede cambiati, GIOIOSI SERENI FELICI DISCRETI UMILI<br />
automaticamente sarà attratto. Una cosa che allontana il<br />
nostro fratello da invitare è il nostro credere di avere "la<br />
116
verità in tasca", il non farsi mettere in discussione.<br />
E' un grave errore "credersi arrivati" e pensare che<br />
gli altri hanno meno cammino di noi.<br />
Ricordiamo che il fatto che noi siamo cambiati è solo per<br />
"Grazia" di Dio.<br />
Ricordiamo che S. Francesco, verso la fine della<br />
sua vita, si definiva "il più grande peccatore del mondo".<br />
E' improbabile che noi siamo più grandi di lui. Più umili<br />
noi siamo, più saremo trasparenti e lasceremo passare la<br />
grazia del Signore.<br />
Se saremo "agnelli" in mezzo ai "lupi", semplici<br />
come le "colombe" allora nasceranno tanti dialoghi<br />
profondi con chi meno ce l'aspetteremo.<br />
CHI INVITARE ?<br />
GUARDATI ATTORNO !<br />
Se il Signore ti ha posto in un determinato luogo, in una<br />
determinata situazione, Egli ha un piano ben definito.<br />
Non passi mai per la tua testa: questa persona non<br />
accetterà mai l'invito del Signore, è troppo impegnata nel<br />
lavoro, è troppo immersa nel vizio, è troppo legata...<br />
Ripetiamo che queste sono autentiche" pugnalate<br />
allo Spirito Santo". <strong>Pe</strong>nsiamo spesso alle parole di Gesù:<br />
"I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno<br />
dei cieli". <strong>Pe</strong>nsiamo che il primo santo canonizzato da<br />
Gesù in persona fu il ladrone, criminale crocefisso con Lui.<br />
"Oggi stesso sarai con me in paradiso". Ogni uomo ha nel<br />
suo cuore come un "amore addormentato" per Dio e<br />
......"inquieto è il suo cuore finché in Dio non riposa" come<br />
dice S. Agostino.<br />
117
<strong>Pe</strong>r questo al Ruah o allo Jè-Shuàh possono essere<br />
invitate qualsiasi genere di persone.<br />
Con nostra sorpresa vedremo che i più poveri, i più<br />
lontani accetteranno più volentieri.<br />
Nell'invito, la fantasia ci può aiutare: compagni di<br />
studio, colleghi di lavoro, amici, parenti, conoscenti,<br />
persone che incontriamo senza sapere il perchè, persone di<br />
altre religioni, persone cadute nel vizio.... tutti possono<br />
essere invitati.<br />
A S. Paolo, in Brasile, un gruppo di giovani saliva sui<br />
pullman di linea e, dando la propria testimonianza di vita,<br />
a voce alta invitavano tutte le persone del pullman e i loro<br />
figli a partecipare a queste iniziative e poi distribuivano<br />
dei foglietti di iscrizione. Molti hanno partecipato.<br />
Si possono fare degli inviti "capillari" (spesso sono<br />
i più efficaci): al mio vicino, al mio amico, a mio<br />
fratello......e si possono generosamente e coraggiosamente<br />
fare degli inviti tipo "volantinaggio" fuori dalle scuole,<br />
dalle discoteche, dai bar, dagli stadi, dai supermarket.....<br />
Se noi avremo l'umile luce di Cristo nel cuore,<br />
molti ci seguiranno!<br />
E' chiaro che più noi ci dimostreremo "innamorati" di Dio,<br />
più la gente ci giudicherà "strani", per certi versi<br />
un po' "pazzi". Questo capitò anche a S. Francesco e ai<br />
primi suoi compagni che, passando nei campi, salutavano<br />
le persone dicendo: "Pace e bene!" La gente non<br />
rispondeva, alcuni si arrabbiavano e ricambiavano con<br />
parolacce, pochi comprendevano. Ci vollero due anni<br />
perchè la gente capisse che forse in quei "pazzi" c'era un<br />
pizzico di santità.<br />
118
Eh sì: parlare di Gesù può voler dire "perdere la<br />
faccia" in determinati contesti e noi possiamo verificare la<br />
vitalità del nostro amore per Gesù dalla capacità di<br />
"perdere la faccia" per annunciarlo.<br />
Questa è l'esperienza di tutti i grandi<br />
Evangelizzatori, primo fra tutti S. Paolo, il quale in una<br />
sua lettera confida :<br />
"Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la<br />
nudità, veniamo schiaffeggiati andiamo vagando di luogo<br />
in luogo. Insultati, benediciamo; perseguitati,<br />
sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati<br />
come SPAZZATURA del mondo, rifiuto di tutti, fino ad<br />
oggi" ( 1 Cor 4, 11-13).<br />
(Scrivere 5 nomi di persone che ti farebbe piacere invitare<br />
dando a ciascuno 5 schede di iscrizione)<br />
Forse inserire la testimonianza di Iqbal, se serve.<br />
119
14. LA PREGHIERA DI<br />
INTERCESSIONE<br />
DURATA COMPLESSIVA 30'<br />
15’ LA FORZA DI SPOSTARE LE MONTAGNE<br />
Come abbiamo detto, la colonna di questa<br />
esperienza è senza dubbio la preghiera di intercessione.<br />
Sarebbe molto improduttivo e, addirittura, pericoloso,<br />
affrontare uno Yè-Shuah senza una buona Intercessione.<br />
Le palestre possono anche andare male, i giovani<br />
possono manifestarsi ribelli e incontenibili, la stanchezza<br />
può, a volte, rendere difficili i rapporti tra i dirigenti, ma<br />
mai può mancare la preghiera di intercessione, pena il<br />
fallimento completo dell’esperienza.<br />
Capitò una volta, a San Paolo, durante una<br />
esperienza di Yè-Shuah molto difficile, che una coppia di<br />
relatori perdesse la pazienza. Il clima in sala era difficile.<br />
Alcuni giovani stavano smaltendo la crisi di astinenza dal<br />
crack, altri non resistevano più sulla sedia, altri facevano<br />
strani rumori... La tensione aumentava sempre più. Erano<br />
presenti anche 6-7 giovani che avevano già ucciso e che<br />
facevano parte di una temuta banda. Questa coppia,<br />
purtroppo, perdette completamente il controllo e si lasciò<br />
sfuggire una parola molto offensiva verso i presenti: Siete<br />
tutti “vagabundos”. In lingua portoghese questa parola è tra<br />
le peggiori che si possano immaginare. Non è difficile che<br />
una persona reagisca estraendo la sua arma, come minimo<br />
fa nascere subito una rissa. La situazione stava andando a<br />
rotoli e questi incalzarono, senza alcun tatto psicologico:<br />
“Andrete tutti all’inferno...”. A questo punto, l’intera banda<br />
si alzò, cominciò a urlare contro i relatori e girò le spalle<br />
120
per andarsene. Il peggio fu che li seguì l’intera assemblea.<br />
Tutti uscirono con l’intenzione di andarsene.<br />
La situazione stava precipitando.<br />
Fu chiesto alla équipe di intercessione di intensificare la<br />
preghiera. Tutti i dirigenti si precipitarono nei corridoi per<br />
dialogare con i corsisti che volevano linciare i due.<br />
A questo punto avvenne veramente il miracolo. Sembrava<br />
che tutti volessero andarsene e che lo Yè-Shuah<br />
terminasse tragicamente, invece pian piano l’assemblea si<br />
calmò. Si cominciò a dialogare e si riuscì a farli rientrare in<br />
sala, dove la coppia di relatori chiese scusa del brutto<br />
momento e tutto riprese nella calma.<br />
<strong>Pe</strong>rchè le cose andarono così e si sistemarono quasi<br />
miracolosamente? Non ci sono spiegazioni umane se non<br />
la forza della preghiera. Veramente l’équipe di<br />
intercessione che si potrebbe chiamare Équipe Mosè è il<br />
pilastro dello Yè-Shuah.<br />
Qui ci viene in aiuto il famoso brano di Mosè che<br />
con le braccia alzate rende possibile la vittoria di Giosuè<br />
contro Amalek. Lo Yè-Shuah è un autentico combattimento<br />
e va vissuto con questo spirito di abbandono totale nelle<br />
braccia di Dio.<br />
“Allora Amalek venne a combattere contro Israele a<br />
Refidim. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni<br />
uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io<br />
starò ritto sulla cima del colle con in mano il<br />
bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva<br />
ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre<br />
Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle.<br />
Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più<br />
forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte<br />
Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla<br />
stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui<br />
ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte<br />
121
e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue<br />
mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.<br />
Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi<br />
a fil di spada. Allora il Signore disse a Mosè: «Scrivi<br />
questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di<br />
Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto<br />
il cielo!».<br />
(Es 17,8-14)<br />
Ora vorremmo qui mettere in risalto<br />
l’atteggiamento di Fede certa che deve sottendere la<br />
preghiera di intercessione.<br />
Coloro che nei due giorni si fermeranno per<br />
pregare ininterrottamente, saranno il Mosè che con le<br />
braccia alzate invoca la vittoria. Non è permesso nè a<br />
loro, nè a nessun altro, alcun dubbio circa la vittoria<br />
finale. Bisogna vivere l’intercessione con la sicurezza che<br />
il Signore sicuramente esaudirà la supplica dei suoi piccoli<br />
che invocano a lui.<br />
La Parola di Dio è piena di passi che dimostrano<br />
come Dio non abbandona chi si rivolge a Lui con tutto il<br />
cuore. <strong>Pe</strong>nsiamo alla vedova inopportuna:<br />
“Disse loro una parabola sulla necessità di<br />
pregare sempre, senza stancarsi: “C'era in una città<br />
un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per<br />
nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che<br />
andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio<br />
avversario. <strong>Pe</strong>r un certo tempo egli non volle; ma poi<br />
disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di<br />
nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò<br />
giustizia, perché non venga continuamente a<br />
importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò<br />
che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia<br />
122
ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui,<br />
e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro<br />
giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo,<br />
quando verrà, troverà la fede sulla terra?».<br />
(Lc 18,1-8)<br />
<strong>Pe</strong>nsiamo alla donna cananea. Quante volte il<br />
Signore ci invita a chiedere, anche se apparentemente lui<br />
ci trattasse male, quasi per giocare col nostro amore:<br />
“Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e<br />
Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da<br />
quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore,<br />
figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da<br />
un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una<br />
parola.<br />
Allora i discepoli gli si accostarono implorando:<br />
«Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose:<br />
«Non sono stato inviato che alle pecore perdute della<br />
casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a<br />
lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è<br />
bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai<br />
cagnolini». «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche<br />
i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla<br />
tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna,<br />
davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come<br />
desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita..” Mt<br />
15,21-28.<br />
È come se Gesù dicesse: donna, hai vinto!<br />
Coloro che vivono lo Yè-Shuah nell’intercessione<br />
devono avere la fede che Gesù richiede:<br />
123
Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità<br />
vi dico:<br />
chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare,<br />
senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto<br />
dice avverrà, ciò gli sarà accordato.<br />
<strong>Pe</strong>r questo vi dico: tutto quello che domandate nella<br />
preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà<br />
accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete<br />
qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il<br />
Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».<br />
(Mc 11,22-25)<br />
Due sono le condizioni indispensabili di una<br />
preghiera efficace:<br />
- l’ amore e il perdono reciproci<br />
“Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro<br />
qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è<br />
nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». Mt 11,25<br />
“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si<br />
accorderanno per domandare qualunque cosa, il<br />
Padre mio che è nei cieli ve la concederà. <strong>Pe</strong>rché dove<br />
sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a<br />
loro” Mt 18,19-20)<br />
- la cieca fiducia in Dio<br />
Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a<br />
mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è<br />
giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da<br />
mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde:<br />
Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini<br />
sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi<br />
124
dico che, se anche non si alzerà a darglieli per<br />
amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene<br />
occorrono almeno per la sua insistenza.<br />
(Lc 11,5-8)<br />
“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e<br />
troverete, bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede<br />
ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale<br />
padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà<br />
una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del<br />
pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno<br />
scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare<br />
cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro<br />
celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo<br />
chiedono!”<br />
(Lc 11,9-12)<br />
E che cosa chiediamo noi durante l’esperienza<br />
dello Yè-Shuah se non che lo Spirito Santo agisca con forza<br />
in ciascuno dei presenti. Non ci può essere, quindi, il<br />
minimo dubbio sulla sua azione nel cuore dei corsisti.<br />
È illuminante a questo proposito l’esperienza che<br />
fece S. Teresa di Lisieux, una santa molto vicino a questa<br />
nostra esperienza:<br />
“ - Ho sete - Queste parole di Gesù sulla croce<br />
accendevano in me un ardore sconosciuto e<br />
vivissimo. Volevo dar da bere al mio Amato e io<br />
stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime... le<br />
anime dei grandi peccatori: bruciavo dal desiderio di<br />
strapparli alle fiamme eterne.<br />
Allo scopo di eccitare tale zelo, il Buon Dio mi<br />
mostrò che i miei desideri gli erano graditi. Sentii<br />
125
parlare di un grande criminale che era appena stato<br />
condannato a morte per dei crimini orribili (Si tratta<br />
di Enrico Pranzini, 31 anni, aveva sgozzato due<br />
donne e una ragazzina per rubare e fu condannato a<br />
morte alla ghigliottina): tutto faceva credere che<br />
sarebbe morto impenitente. Volli ad ogni costo<br />
impedirgli di cadere nell’inferno, per riuscirvi usai<br />
tutti i mezzi immaginabili: capendo che da me<br />
stessa non potevo nulla, offrii al Buon Dio tutti i<br />
meriti infiniti di Gesù Cristo nostro Signore...<br />
infine pregai Celina di far dire una Santa Messa,<br />
secondo le mie intenzioni.<br />
Celina mi fece delle domande così affettuose ed<br />
insistenti che le confidai il mio segreto; invece di<br />
prendermi in giro, mi chiese di aiutarmi a<br />
convertire il mio peccatore (notare la forza<br />
dell’unità, del chiedere insieme!) Accettai con<br />
riconoscenza perché avrei voluto che tutte le<br />
creature si unissero a me per implorare la grazia per<br />
il colpevole.<br />
Sentivo in fondo al cuore la certezza che i nostri<br />
desideri sarebbero stati esauditi. Ma allo scopo di<br />
darmi coraggio per continuare a pregare per i<br />
peccatori, dissi al Buon Dio che ero sicurissima che<br />
avrebbe perdonato al povero disgraziato Pranzini;<br />
che l’avrei creduto anche se non si fosse confessato<br />
e non avesse dato alcun segno di pentimento, tanto<br />
avevo fiducia nella misericordia infinita di Gesù, gli<br />
domandavo soltanto un segno di pentimento per<br />
mia semplice consolazione...<br />
La mia preghiera fu esaudita alla lettera!<br />
Malgrado il divieto che papà ci aveva dato di<br />
leggere i giornali, pensavo di non disobbedire<br />
leggendo i brani che parlavano del Pranzini.<br />
126
Il giorno dopo la sua esecuzione, mi trovo sotto<br />
mano il giornale “La Croix”. L’apro in fretta e cosa<br />
vedo? Ah le lacrime tradirono la mia emozione e<br />
fui costretta a nascondermi! Pranzini non si era<br />
confessato, era salito sul patibolo e stava per passare<br />
la testa dentro quel lugubre foro, quando ad un<br />
tratto, colto da una ispirazione improvvisa, si volta,<br />
afferra il Crocifisso che il Sacerdote gli presenta e<br />
bacia per tre volte le sante piaghe!...<br />
Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza<br />
misericordiosa di colui che dichiara che in cielo ci<br />
sarà più gioia per un solo peccatore che si converte<br />
che per 99 giusti che non hanno bisogno di<br />
conversione!<br />
Avevo ottenuto il segno richiesto... Pranzini era<br />
il mio primo figlio”.<br />
Così, l’équipe Mosè genera i figli dello Yè-Shuah!<br />
15' Fare una esperienza di preghiera spontanea, possibilmente<br />
davanti all'Eucaristia, per presentare tutto il lavoro che si sta<br />
svolgendo.<br />
127
15. "NELLA POTENZA DELLO<br />
SPIRITO"<br />
30’ Useremo in questo incontro una riflessione di<br />
Padre Gasparino e approfittiamo per ricordare a chi lo<br />
desiderasse che è bene leggere il suo libro: “Vieni o Spirito<br />
Creatore”, per prepararsi a vivere il Ruah o lo Yè-Shuah.<br />
Comincerà una nuova pentecoste nella Chiesa<br />
come pensava Papa Giovanni XXIII? C’è da avere molta<br />
speranza!<br />
L’esperienza dello Spirito Santo è un’esperienza<br />
sconvolgente e sorprendente che non ti lascia come ti ha<br />
trovato. Padre Gasparino, che da molto tempo porta<br />
avanti le famose Scuole di Preghiera, parla dell’esperienza<br />
di un Pastore protestante che si è improvvisamente<br />
trovato nel ciclone dello Spirito Santo. Il suo nome è<br />
David Wilkerson. Da buon pastore era un uomo molto<br />
zelante, ma non aveva ancora capito l’importanza della<br />
preghiera. Spendeva ogni sera, davanti al televisore, ore e<br />
ore intorno ai programmi televisivi, con la scusa di<br />
aggiornarsi e di sapere quello che la gente vede…<br />
Solo che un giorno, come un fulmine a ciel sereno pensò:<br />
non sarebbe meglio che tutte le ore che passo davanti al televisore<br />
le passassi davanti a Dio in preghiera?<br />
Decise di farlo e per essere più radicale decise<br />
anche che avrebbe venduto il suo televisore. Da quella<br />
data la sua vita si capovolse. Wilkerson si butto sempre<br />
più generosamente nel servizio di Dio. Oggi in tutta<br />
l’America egli è conosciuto come l’apostolo dei drogati.<br />
Dio è capace di qualunque capovolgimento in un<br />
uomo quando si apre alla preghiera. Questo pastore<br />
protestante fu lanciato da Dio nel violento mondo dei<br />
128
drogati dei bassifondi di New York. Egli lasciò il piccolo<br />
paesetto tranquillo in cui operava, spinto unicamente<br />
dalla forza dello Spirito Santo.<br />
Dobbiamo avere il coraggio di CHIEDERE CON<br />
FORZA LO SPIRITO SANTO:<br />
“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e<br />
troverete, bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede<br />
ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale<br />
padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà<br />
una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del<br />
pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno<br />
scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare<br />
cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro<br />
celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo<br />
chiedono!”<br />
Cosa succederebbe sulla terra se un giorno tutti i<br />
cristiani si decidessero di ubbidire a queste parole di<br />
Cristo.<br />
Viene da pensare che forse queste parole non sono<br />
mai state prese con sufficiente profondità nelle storia della<br />
Chiesa. Il destino di tutte le comunità cambierebbe se si<br />
credesse veramente a queste parole di Gesù e si mettessero<br />
in pratica. La storia della mia vita cambierebbe<br />
radicalmente se queste parole non cadessero nel vuoto.<br />
Possiamo chiederci con concretezza: cosa<br />
diventerei io se mi impegnassi veramente a chiedere il<br />
dono dello Spirito Santo?<br />
La prima cosa che si verificherebbe in me sarebbe<br />
forse questa: guarirei dalla mia superficialità e leggerezza,<br />
avrei la sapienza, la carità per cui lotto da tanto tempo,<br />
ma che si allontana sempre da me come un miraggio nel<br />
deserto; poi sicuramente avrei la gioia.<br />
129
Se ho l’amore e la gioia, cosa mancherebbe ancora<br />
alla mia felicità? Dice Padre Gasparino: “Insomma credo o<br />
non credo a Gesù Cristo? Se non credo allora posso continuare a<br />
vivere ingolfato nella mia stupidità, nell’egoismo, nella<br />
musoneria, nella scontentezza. Se invece credo devo darmi da<br />
fare, devo buttarmi a chiedere lo Spirito Santo come lui mi<br />
consiglia”.<br />
Può lamentarsi di morire di fame uno che ha cibo<br />
in abbondanza a portata di mano, basta solo che lo<br />
chieda?<br />
Spesso noi diciamo: “Non sono all’altezza, non<br />
sono preparato…”, ma qui non è una cosa difficile: tutti<br />
sono capaci di chiedere, per chiedere non occorre avere<br />
tanta intelligenza o tanta cultura, per chiedere non occorre<br />
essere esperti in teologia, per chiedere basta stendere le<br />
mani, anche un paralitico lo saprebbe fare!<br />
Non sempre sappiamo cosa è bene chiedere a Dio,<br />
ma la grazia di ricevere lo Spirito Santo è l’unica cosa di<br />
cui siamo sicuri che bisogna chiederla (ce lo dice Gesù) e<br />
che la riceveremo.<br />
La preghiera insistente butta giù qualunque<br />
barriera, fosse anche una montagna.<br />
Ma perché il dono di Dio è condizionato alla<br />
preghiera? Lo Spirito non può irrompere? Sì, lo Spirito<br />
potrebbe violare la mia libertà, ma non lo fa, se non è<br />
invitato.<br />
Lo Spirito viene se può venire<br />
Lo Spirito non viene se non è atteso.<br />
Lo Spirito è ossequiente alla mia libertà<br />
“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,<br />
bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede ottiene, chi cerca<br />
trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il<br />
130
figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?<br />
Buttiamoci con buona volontà a implorare il dono<br />
dello Spirito Santo: di giorno e di notte, nella preghiera e<br />
fuori della preghiera, nei momenti bui e nei momenti belli.<br />
Chiedere lo Spirito è risolvere alla radice tutti i<br />
nostri problemi. Significa incontrare forza per affrontare<br />
ogni situazione.<br />
Ricordiamo come erano timorosi e paurosi gli<br />
apostoli nel cenacolo. Ciascuno di noi, nella situazione in<br />
cui è, probabilmente ha più coraggio di quello che<br />
avevano gli apostoli nel cenacolo…”a porta ben sbarrata, per<br />
timore dei giudei…”. Eppure cosa non ha provocato quel<br />
vento di pentecoste. Quel fuoco acceso in quei dodici<br />
uomini, semianalfabeti, incendiò il mondo e non si è più<br />
spento sulla terra. Venti gelidi hanno soffiato su quel<br />
fuoco con rabbia satanica. Ma contro il fuoco dello Spirito<br />
né l’uomo, né Satana hanno potere.<br />
Lo Spirito Santo è la potenza che sconvolge la<br />
storia dell’uomo, la piega a sé, sempre nel rispetto della<br />
libertà dell’uomo. Egli sempre suscita, fin dal suo apparire<br />
due schiere di persone: i docili allo Spirito e i negatori<br />
dello Spirito.<br />
Chi vuol resistere allo Spirito, perché così vuole la<br />
legge stessa dello Spirito. Lo Spirito avrà sempre i suoi<br />
oppositori anche quando la luce sarà tanto forte da<br />
abbagliare gli uomini… Cerchiamo almeno noi di stare<br />
dalla sua parte.<br />
In questo tempo che ci rimane prima dell’Effusione,<br />
vediamo di chiederlo con accanimento<br />
L’accanimento nella preghiera provoca in noi<br />
l’irruzione dello Spirito Santo: la Nuova <strong>Pe</strong>ntecoste e una<br />
nuova vita in noi.<br />
131
David Wilkerson, quel pastore protestante di cui<br />
Padre Gasparino parla all’inizio del suo libro fece una<br />
esperienza straordinaria della potenza dello Spirito Santo<br />
con i tossicodipendenti schiavi dell’eroina. Egli era giunto<br />
alla disperazione nel vedere l’inefficacia del suo lavoro<br />
con i drogati: l’orizzonte per lui si aprì quando sperimentò<br />
sul primo drogato la preghiera di invocazione allo Spirito<br />
Santo. Chiese con fede e con insistenza che lo Spirito Santo<br />
scendesse su questo giovane e operasse il miracolo della<br />
valle delle ossa aride di cui parla il profeta Ezechiele (c.37).<br />
Ebbene questo drogato fu guarito immediatamente e con<br />
lui decine e decine…<br />
Se lo Spirito Santo opera in una persona assuefatta<br />
e schiava dell’eroina, sarà che non può operare anche in<br />
noi qualcosa di nuovo?<br />
Prepariamoci a questa esperienza rinnovando la recita<br />
quotidiana della Sequenza e preghiamola nuovamente<br />
anche noi in questo momento.<br />
L'Evangelizzazione è un fuoco<br />
che non ci lascia dormire<br />
né fermarci un solo istante.<br />
È lo stesso Spirito Santo fuoco,<br />
quello Spirito che metteva nella bocca di Gesù<br />
le parole più infuocate:<br />
"Fuoco sono venuto a portare sulla terra<br />
e come vorrei che fosse già acceso?<br />
C'è un battesimo che devo ricevere<br />
e come sono angosciato<br />
finché non sia compiuto" (Lc 12,49-50).<br />
Si tratta di quello Spirito che fece diventare<br />
coraggiosi e quasi temerari gli apostoli impauriti.<br />
132
Questo Spirito-fuoco ci trasforma in fuoco.<br />
Fino a che noi, torce viventi,<br />
rimarremo posseduti dallo Spirito Santo,<br />
niente e nessuno potrà spegne il nostro fuoco:<br />
piccole torce capaci di sciogliere le croste di ghiaccio<br />
che dividono il mondo in strati e in caste,<br />
piccole inestinguibili torce,<br />
capaci di immergersi nel mare del male<br />
e di prosciugarlo.<br />
Una certa santa violenza<br />
caratterizza la nostra vita (Mt 11,12).<br />
Davanti a tutte le difficoltà che incontreremo nei difficili<br />
contesti in cui siamo chiamati ad operare<br />
Sempre risuonerà nel nostro cuore la parola che il Signore<br />
rivolse al suo servo Giosuè:<br />
“Fino a quando vivrai, nessuno ti potrà resistere,<br />
sarò con te, come fui con Mosè,<br />
non ti lascerò, né ti abbandonerò.<br />
Sii forte e coraggioso,<br />
perché tu devi introdurre questo mio popolo<br />
in possesso della terra che io giurai di dare<br />
ai tuoi padri.<br />
Fatti animo, dunque, e sii coraggioso” (Gs 1,5-6).<br />
L’evangelizzazione di San Paolo e degli Apostoli<br />
era un annuncio kerigmatico, che si fondava<br />
esclusivamente sulla potenza dello Spirito:<br />
“Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi,<br />
non mi sono presentato<br />
ad annunziarvi la testimonianza di Dio<br />
con sublimità di parola o di sapienza.<br />
Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi<br />
se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.<br />
133
Io venni in mezzo a voi in debolezza<br />
e con molto timore e trepidazione;<br />
e la mia parola e il mio messaggio<br />
non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza,<br />
ma sulla manifestazione dello Spirito e<br />
della sua potenza,<br />
perché la vostra fede non fosse fondata<br />
sulla sapienza umana,<br />
ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,1-5).<br />
Anche noi desideriamo assumere<br />
come nostro specifico<br />
questo Primo Annuncio<br />
del Cristo morto, risorto e vivo in mezzo a noi.<br />
Questo annuncio kerigmatico<br />
sarà sempre essenzialmente anche carismatico,<br />
nel senso che sarà una manifestazione dello Spirito<br />
e della sua potenza.<br />
Ogni atto di evangelizzazione<br />
è una piccola <strong>Pe</strong>ntecoste che va oltre ogni frontiera: “… ed<br />
essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a<br />
parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere<br />
d'esprimersi.<br />
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni<br />
nazione che è sotto il cielo…” (At 2.4-5).<br />
“Quand'ebbero terminato la preghiera,<br />
il luogo in cui erano radunati tremò<br />
e tutti furono pieni di Spirito Santo<br />
e annunziavano la parola di Dio<br />
con franchezza” (At 4,31).<br />
Lo Spirito Santo, dono del Risorto, è indissolubilmente<br />
legato al mandato missionario:<br />
134
“… venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».<br />
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli<br />
gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a<br />
voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».<br />
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo<br />
Spirito Santo…” (Gv 20,19-22)<br />
Nello Spirito Santo, l’Evangelizzazione mostra tutta la sua<br />
potenza e la sua efficacia:<br />
“E questi saranno i segni<br />
che accompagneranno quelli che credono:<br />
nel mio nome scacceranno i demòni,<br />
parleranno lingue nuove,<br />
prenderanno in mano i serpenti e,<br />
se berranno qualche veleno,<br />
non recherà loro danno,<br />
imporranno le mani ai malati e questi guariranno».<br />
… Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il<br />
Signore operava insieme con loro e confermava la parola con<br />
i prodigi che l'accompagnavano”. (Mc 16,17-20)<br />
Solamente lo Spirito Santo<br />
ci insegnerà ad evangelizzare i poveri.<br />
Dio Padre prontamente lo concede<br />
a coloro che lo invocano con tutto il cuore:<br />
“Ed ora Signore sii attento alle loro minacce<br />
e concedi ai tuoi servi<br />
che annuncino la tua parola<br />
con completa sicurezza.<br />
Estendi poi la tua mano<br />
perchè si operino cure,<br />
segni e prodigi, nel nome di Gesù, tuo Santo servo.”<br />
Alla fine della preghiera,<br />
il luogo dove erano riuniti tremò,<br />
tutti furono pieni di Spirito Santo<br />
135
e proclamavano con fermezza la Parola di Dio” (At 4,31)<br />
<strong>Pe</strong>r evangelizzare abbiamo bisogno<br />
di questi doni spirituali.<br />
San Paolo ne parla ampiamente<br />
nella sua Prima Lettera ai Corinzi, nei cc 12-14):<br />
“Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i<br />
non credenti” (1Cor 14,22) ed ancora:<br />
“Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non<br />
credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da<br />
tutti, giudicato da tutti; sarebbero manifestati i segreti del suo<br />
cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio,<br />
proclamando che veramente Dio è fra voi” (1Cor 14,24-25).<br />
È molto importante notare come San Paolo leghi al dono<br />
della Profezia la percezione della Presenza di Dio in seno<br />
alla Comunità.<br />
Lo Spirito Santo è sempre il grande protagonista sia<br />
dell’Unità sia del fulgore evangelizzante che ne emana.<br />
136
16. EVANGELIZZARE<br />
È RISUSCITARE I MORTI<br />
DURATA COMPLESSIVA 20'<br />
“Se credi vedrai la gloria di Dio!”<br />
“Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio!”<br />
Sono le parole di Gesù a Marta che piangeva ed era<br />
sconvolta per la morte del fratello Lazzaro.<br />
“Se credi”, si tratta della stessa fede che Gesù aveva<br />
chiesto a Giaro dopo la terribile notizia della morte della<br />
figlioletta. “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”, gli<br />
avevano consigliato i suoi amici, ma Gesù ribatte con<br />
fermezza:<br />
“Non temere, soltanto continua ad avere fede!<br />
E la tua figlia sarà salva”<br />
“Evangelizzare è risuscitare i morti”,<br />
affermava Santa Caterina da Siena.<br />
Ora anche per evangelizzare ci vuole questa fede<br />
ferma, questa incrollabile certezza davanti a tutti il Lazzaro,<br />
davanti a tutte le tombe spirituali del nostro mondo:<br />
“Vedrai la gloria di Dio! Soltanto continua ad avere fede”<br />
Ci vuole questa fede davanti alle bende, agli odori,<br />
alla decomposizione, alla putrefazione dei giovani e degli<br />
uomini d’oggi: “Vedrai la gloria di Dio!”.<br />
Cosa c’è di più impossibile che risuscitare un morto<br />
che già manda cattivo odore? Allo stesso modo non esiste<br />
niente di impossibile per chi crede fermamente e vuole<br />
evangelizzare:<br />
“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,27)<br />
137
Se evangelizzare significa “risuscitare i morti”, allora è<br />
normale che chi comincia ad evangelizzare si trovi davanti<br />
ad una tomba.<br />
Un cristiano, davanti ad una discoteca o ad un sexybar,<br />
tombe dell’amore, sepolcri dell’amicizia e della dignità<br />
umana, non perderà tempo in commiserazioni inutili, ma<br />
griderà con coraggio il suo “Lazzaro vieni fuori!”. È questa la<br />
forza e la fede che si richiedono ad ognuno di noi.<br />
Dobbiamo dire ad una mummia in putrefazione:<br />
“Risuscita!”.<br />
Come è bello veder risuscitare un morto: il Signore ci<br />
dia la grazia di sperimentarlo! Allora, lungi dal fuggire i<br />
sepolcri odierni, noi li cercheremo senza paura, per<br />
pronunciare e gridare il nostro “Vieni fuori!”.<br />
Lo Yè-Shuah e il Ruah sono un invito potente, un<br />
grido: “Lazzaro, vieni fuori!”.<br />
Allora sapremo anche guardare con occhi nuovi dentro<br />
questi sepolcri e scopriremo quale straordinario desiderio di<br />
vita ci sia sotto una cappa di morte.<br />
Guarderemo a quelle persone che sono dentro come ai<br />
nostri “più cari amici”. Gesù scoppiò in pianto e si<br />
commosse visceralmente prima di fare il miracolo perché<br />
Lazzaro era suo amico e tutti dicevano: “Vedi come lo<br />
amava”.<br />
Che tutti possano dire di noi, in relazione ai giovani<br />
sbandati, drogati, agli uomini depravati, ai ladri, alle<br />
prostitute: vedi come li amava! Che il Signore ci dia la<br />
grazia di piangere e di commuoverci visceralmente davanti<br />
ai loro sepolcri, ma … non uccidiamo un uomo morto con le<br />
nostre critiche e inutili commiserazioni. Invece di<br />
rimpiangere un tempo antico che mai è esistito, gridiamo:<br />
“Lazzaro, vieni fuori!”.<br />
Ricordiamo: “Nulla è impossibile” per chi crede e<br />
138
ama, tutto può cambiare.<br />
Il cristiano e, a maggior ragione, un animatore, si<br />
caratterizzano per una FEDE INCROLLABILE: esiste<br />
sempre una soluzione, perché Dio non turba mai la gioia<br />
dei suoi figli se non per darne una maggiore.<br />
EVANGELIZZARE È AMARE: credere contro ogni<br />
speranza che i morti risuscitano è amore. Chi non spera, non<br />
ama. Credere fermamente che una persona addormentata<br />
nella fede, che vegeta nel suo inverno spirituale, possa<br />
risvegliarsi alla primavera della conversione, questo è<br />
amore.<br />
L’Evangelizzatore è caratterizzata da una<br />
convinzione incrollabile: l’Amore vincerà! È il Signore che<br />
dona questo amore.<br />
Chi disinteressatamente ama e con gratuità prega,<br />
digiuna e fa penitenza, accumula carboni ardenti (Rom 12,20)<br />
sulla testa dei suoi fratelli lontani da Dio. Non resisteranno a<br />
lungo! E qui si inserisce tutto il discorso sulla intercessione,<br />
che già abbiamo fatto.<br />
Quando si comincia ad evangelizzare è un po’<br />
come dare una picconata su una pietra di granito: poche<br />
volte capita che si crei subito una fenditura, ma se la punta<br />
del piccone (cioè noi) resiste, allora la roccia si aprirà con<br />
l’aiuto di Dio.<br />
Quindi la regola normale del primo annuncio è il<br />
fallimento, come San Paolo ad Atene, il quale, dopo aver ben<br />
elaborato il suo discorso, fu considerato un ciarlatano e si<br />
sentì rispondere: “Ti ascolteremo su questo un’altra volta…”<br />
(At 17,32).<br />
Se tu ti scoraggi, attento! Verifica la tua umiltà.<br />
Scoprirai che il tuo amore non è ancora gratuito: sei più<br />
concentrato sul dolore del tuo piccone che non sulla<br />
139
speranza che la roccia si apra e non hai compreso che il<br />
dolore è amore.<br />
L’Evangelizzatore deve possedere questo amore<br />
umile e forte più dell’acciaio. Ricordiamoci: l’amore<br />
sofferente è un laser. Quanto più acuta diventa la sofferenza,<br />
tanto più concentrato è il laser, nulla gli può resistere e la<br />
salvezza non è lontana.<br />
“Forte come la morte è l’amore,<br />
le sue vampe sono vampe di fuoco,<br />
le sue fiamme sono fiamme del Signore"<br />
(Cant 8,6-7)<br />
L’amore vero va sempre insieme al coraggio<br />
generoso. Chi è soggiogato dalla paura non ama perché<br />
nell’Amore non c’è timore. Il Signore continua a<br />
pronunciare su ciascun evangelizzatore le parole rivolte a<br />
Giosuè:<br />
“Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in<br />
possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii<br />
forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge<br />
che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a<br />
destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua<br />
impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge,<br />
ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo<br />
quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue<br />
imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e<br />
coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te<br />
il Signore tuo Dio, dovunque tu vada» (Gs 1,6-12).<br />
Nell’Amore il Signore dà una forza straordinaria: la<br />
stessa forza che Egli diede ai suoi martiri.<br />
Evangelizzare è amare, amare è testimoniare. La<br />
testimonianza è un diamante, lo puoi sotterrare anche sotto<br />
1000 metri di fango, ma sempre un diamante resterà! E un<br />
140
giorno qualcuno lo troverà.<br />
L’Evangelizzatore che ama non si scoraggia mai,<br />
niente è troppo arduo, niente è impossibile, niente è senza<br />
soluzione:<br />
“Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa;<br />
mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,9).<br />
Nel cuore di ogni evangelizzatore deve esistere<br />
questa fiaccola ardente. Il Signore ti domanda di portare per<br />
il mondo questo fuoco Lui lo desidera ardentemente: “Fuoco<br />
sono venuto a portare sulla terra e come vorrei che fosse già<br />
acceso!” (Lc12,49).<br />
Ma il mondo è fatto di tante sorprese e lì inizia la<br />
tua sfida: che fede tu hai, quanto tu ami?<br />
Immagina che la torcia del tuo amore, della tua passione per<br />
Dio, trovi un mucchio di paglia. Cosa succede?<br />
Probabilmente tu rispondi che si incendia immediatamente.<br />
Se così avvenisse, ringraziamo Dio!<br />
Ma se un giorno la tua torcia si avvicinasse ad un pezzo di<br />
ghiaccio, ad una lastra di quelle che anche il sole<br />
primaverile stenta a sciogliere, cosa capita? Fuoco contro<br />
ghiaccio: cosa succede?<br />
Nel mondo possiamo incontrare tanti uomini-ghiaccio, donneghiaccio,<br />
persone assetate di calore. Riuscirà il tuo amore a<br />
scioglierle?<br />
Se vuoi, col Signore, ci riuscirai.<br />
Infine tu ti trovi davanti ad un fiume e la tua torcia,<br />
questa volta, deve camminare sott’acqua, tu devi immergere<br />
la tua fiaccola sott’acqua, cosa succede?<br />
<strong>Pe</strong>nsa e rispondi a Gesù nel tuo cuore: cosa succede il giorno<br />
che la tua fiaccola, da sola, si trova immersa in un fiume<br />
gelato?<br />
Ricorda:<br />
“Forte come la morte è l’amore.<br />
141
le sue vampe sono vampe di fuoco,<br />
le sue fiamme sono fiamme del Signore<br />
Fiumi d’acqua non possono spegnere il mio amore<br />
né molte acque travolgerlo!"<br />
(Cant 8,6-7)<br />
Se vuoi, anche quando sarai solo, in una gelida<br />
scuola, in una gelida fabbrica, il Signore ti donerà un fuoco<br />
capace di incendiare anche il ghiaccio! Non spegnerlo!<br />
L’Amore che tu hai per Gesù, l’amore che tu hai per i tuoi<br />
fratelli, la comunione che vivi, sono immortali!<br />
Quando vedi un fiume che travolge un fuoco, non pensare: è<br />
finita, ma loda il Signore per l’incendio che Lui sta per far<br />
esplodere: “Continua solo ad aver fede”, “Se tu credi, vedrai la<br />
gloria di Dio”.<br />
Vuoi consolarti? Vuoi sapere quanti fiumi sono<br />
passati sulla testa del più grande evangelizzatore della<br />
storia, San Paolo?<br />
Lui stesso lo racconta:<br />
“Sono ministri di Cristo?<br />
Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro:<br />
molto di più nelle fatiche,<br />
molto di più nelle prigionie,<br />
infinitamente di più nelle percosse,<br />
spesso in pericolo di morte.<br />
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;<br />
tre volte sono stato battuto con le verghe,<br />
una volta sono stato lapidato,<br />
tre volte ho fatto naufragio,<br />
ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.<br />
Viaggi innumerevoli,<br />
pericoli di fiumi,<br />
pericoli di briganti,<br />
pericoli dai miei connazionali,<br />
142
pericoli dai pagani,<br />
pericoli nella città,<br />
pericoli nel deserto,<br />
pericoli sul mare,<br />
pericoli da parte di falsi fratelli;<br />
fatica e travaglio,<br />
veglie senza numero,<br />
fame e sete,<br />
frequenti digiuni,<br />
freddo e nudità.<br />
E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano,<br />
la preoccupazione per tutte le Chiese.<br />
Chi è debole, che anch'io non lo sia?<br />
Chi riceve scandalo, che io non ne frema?<br />
…A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla<br />
città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato<br />
per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani”.<br />
(2Cor 11,23-32)<br />
È il Signore che ti dona questa forza: nessun uomo<br />
potrebbe resistere. Se la desideriamo ardentemente il<br />
Signore la dona anche a noi come l’ha donata recentemente<br />
ai nostri fratelli martiri africani.<br />
Chiediamoci nel profondo del nostro cuore: “Sono<br />
disposto a morire per Gesù?” Non dipende dalla tua forza,<br />
ma solo dal tuo amore. La forza te la da il Signore.<br />
Il Signore renderà fertile la nostra intelligenza e la<br />
nostra fantasia, rinforzerà le nostre gambe, ci aprirà strade<br />
impensate: niente resiste all’Amore. Credi nell’amore, spera<br />
nel Signore e vedrai le montagne spostarsi davanti a te e<br />
gettarsi in mare.<br />
143
17. METODO = ESPRESSIONE<br />
AFFETTUOSA DI AMORE<br />
15’ Prima di passare all'intercessione è necessario<br />
approfondire un aspetto fondamentale al fine di non<br />
disperdersi o disperdere le forze.<br />
L'efficacia di uno Yè-Shuah o di un Ruah sta nei<br />
metodi e nelle dinamiche usate o in che cosa consiste?<br />
Tutti i metodi e tutte le formazioni sono buone,<br />
ma senza la "pazzia dell'Amore" sono un corpo<br />
senz'anima.<br />
Bella, senz'anima, la tua parola non convertirà<br />
nessuno; brutta, limitata, risultato - però - di uno sforzo<br />
d'amore, essa convertirà anche le pietre.<br />
I metodi sono espressioni dell'Amore e in se stessi<br />
non valgono nulla. Sono come l'impalcatura per costruire<br />
un'opera d'arte: nessuno si sogna di ammirare oggi<br />
l'impalcatura con la quale si costruì la cupola di San<br />
Pietro.<br />
Non dimentichiamo che Dio è Onnipotente e non avrebbe<br />
bisogno di nulla. Solo per liberissimo segreto d'amore Lui<br />
si è legato a noi.<br />
Dio ha voluto aver bisogno di un pezzo di pane e<br />
di un po' di vino per fare il più grande e il più costante dei<br />
miracoli: l'Eucaristia. Senza il "metodo" della<br />
Consacrazione non esiste Eucaristia. Dio ha voluto<br />
condizionarsi ai nostri metodi, ai metodi che la sua Chiesa<br />
avrebbe inventato.<br />
Restare fossilizzati in un metodo è segno che si<br />
sbaglia bersaglio, che l'amore non è il centro.<br />
Disprezzare un metodo è segno di superbia.<br />
144
Sottoporsi ad un metodo è fare quello che un bambino fa<br />
quando alza le braccia per essere preso in braccio dalla<br />
mamma. È un piccolo sforzo, assolutamente inadeguato<br />
per raggiungere il risultato, ma più che sufficiente perché<br />
la mamma capisca e subito si chini e sollevi il bambino.<br />
Chi non vuole sottoporsi ad un metodo è simile ad un<br />
bimbo capriccioso, pieno di velleità ed egoista.<br />
Viceversa, chi accetta il "giogo" del metodo,<br />
conquista il cuore di Dio e scatena l'Onnipotenza<br />
dell'Amore.<br />
Guai, però, a pensare che il metodo sia la<br />
soluzione. La soluzione è il nostro piccolo amore che si<br />
unisce all'Amore Infinito e diventa più potente di una<br />
Bomba Atomica.<br />
Non spaventiamoci delle pazzie dei metodi: ne<br />
troveremo a migliaia nella storia della Chiesa. Metodo<br />
significa: "via" "Cammino", si tratta di una strada per la<br />
quale il Signore passerà e si affiancherà a noi come ai<br />
discepoli di Emmaus.<br />
Ancora un altro esempio: immaginiamo che noi<br />
umanità siamo come dentro una grande palla immersa nel<br />
mare, che è Dio: il Signore sta sopra di noi, a destra, a<br />
sinistra, di sotto… ovunque. I metodi sono le fenditure che<br />
qualcuno riesce ad aprire sulle pareti di questa grande<br />
palla, attraverso queste fenditure un "getto divino" schizza<br />
dentro.<br />
Che tu apra una fenditura sopra, sotto, a destra, a<br />
sinistra, storta o diritta, larga o piccola: il Signore sempre<br />
passa. Ciò che conta è rompere la barriera che c'è tra noi e<br />
Dio, permettere a Dio di schizzare nella nostra storia.<br />
La pazzia dell'amore inventa sempre nuovi<br />
metodi. I metodi sono le vie dell'Amore. Senza metodo,<br />
145
l'Amore non passa!<br />
Può esistere una coppia che dice di amarsi e non<br />
ha gesti, delicatezze, sguardi… "metodi" per amarsi? Chi<br />
ci crederebbe?<br />
Il metodo è l'espressione affettuosa dell'amore.<br />
Io ti posso dare una pacca sulle spalle, come si fa<br />
in Brasile, ti posso dare un bacio, fare una carezza, essere<br />
disinvolto o impacciato, aperto o chiuso, ma tu capisci che<br />
ti voglio un bene infinito da questo mio gesto. Metodo è<br />
questa instancabile, amorosa ricerca di trasmettere l'Amore, di<br />
far si che l'altro si senta profondamente amato da me e<br />
soprattutto dall'Onnipotente, e che questo cambi la sua vita.<br />
Esiste la pacca sulle spalle, esiste il bacio, la<br />
carezza, lo sguardo, l'avvicinare le tempie (come fanno in<br />
Africa)… come esistono i vari movimenti e gruppi nella<br />
Chiesa di Dio, frutti della fantasia di Dio e dell'uomo.<br />
Bisogna stare molto attenti prima di dire che un<br />
metodo è sbagliato, se è pieno di amore. <strong>Pe</strong>nsiamo a che<br />
cosa San Francesco ha chiesto a quel suo primo compagno<br />
quando lo ha mandato a predicare nudo nella chiesa della<br />
sua parrocchia.<br />
È bello avere questa totale libertà, pazzia per Dio:<br />
"Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, anch'io mi<br />
vergognerò di lui davanti al Padre mio…".<br />
Che metodo ha usato San Francesco?<br />
Chi direbbe che è una cosa buona predicare nudi<br />
in chiesa? Eppure è ciò che un santo ha chiesto per<br />
evangelizzare…<br />
È chiaro che questo non vuol dire che tutti sono<br />
chiamati a predicare spogliati, ma l'importante è che noi<br />
siamo senza barriere di nessun tipo. Non esiste nulla che<br />
146
non possiamo fare nell'Amore Vero Divino:<br />
"Ama e fa ciò che vuoi",<br />
diceva Sant'Agostino ed intendeva: Ama<br />
veramente come fa Dio e vedrai che ti uscirà spontanea<br />
anche la manifestazione dell'affetto (= metodo).<br />
Alla fine potremmo dire che lo Yè-Shuah e il Ruah<br />
sono il manifestarsi di una valanga d'Amore.<br />
Con questo animo, puoi guardarti attorno e<br />
dirigere ovunque la tua valanga di amore. Sarebbe bello<br />
cominciare dai più lontani: pensa che bello scatenare la<br />
tua fede e il tuo amore su chi frequenta le discoteche!<br />
Il più difficile è il maggiore segno di amore.<br />
Il più difficile è anche ciò che è più urgente.<br />
Il più difficile è ciò che più è necessario.<br />
Non fare mille ragionamenti: pensa in qual modo<br />
Gesù amò quel sordomuto che guarì: gli pose le dita negli<br />
orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando<br />
quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà»<br />
cioè: «Apriti!». Cose tutte che noi giudicheremmo<br />
maleducate: eppure sono state il metodo del miracolo.<br />
Come sono sapienti le parole di Santa Teresa<br />
d'Avila, che di metodologia se ne intendeva: "I predicatori<br />
non ottengono che gli uomini si liberino perché quelli che<br />
predicano hanno troppo buon senso. Purtroppo non ne sono<br />
privi, per avere invece il gran fuoco dell'Amore di Dio. <strong>Pe</strong>r<br />
questo la loro fiamma riscalda così poco!".<br />
Un mare di giovani ci aspetta, chi ama corre: chi<br />
ama brucia!<br />
Tu dirai: "Ma sono duri come il granito!". Benissimo:<br />
il tuo piccone, fatto di metodo e amore, manico e punta,<br />
aprirà la roccia:"Continua solo ad aver fede", "Non ti ho detto<br />
che se tu credi vedrai la gloria di Dio!"<br />
147
...HO BISOGNO DI TE:<br />
“DAMMI DA BERE!”<br />
(Leggere con un sottofondo musicale in un momento di<br />
preghiera)<br />
COME È VERO CHE SENZA DI LUI<br />
non possiamo fare nulla,<br />
tanto è vero che Lui senza di noi<br />
non vuole fare nulla.<br />
Lavora come se tutto dipendesse da te<br />
Prega sapendo che tutto viene da Dio<br />
(S. Ignazio di Loyola)<br />
Queste pagine, la struttura stessa<br />
dello Yè-Shuah e del Ruah<br />
sono una semplice forma, un misero stampo<br />
nei quali il Signore verserà il suo oro<br />
per formare la sua opera d’arte.<br />
Lo stampo senza oro,<br />
non farà mai una statua.<br />
L’oro, senza stampo, ugualmente<br />
non potrà mai diventare<br />
un' opera d’arte.<br />
Il Ruah e lo Yè-Shuah sono<br />
quella polvere del suolo<br />
con cui il Signore plasmò l’uomo:<br />
niente è la polvere,<br />
ma con il soffio divino diventa animata.<br />
Senza la polvere il Signore<br />
non può fare l’uomo e<br />
senza lo Spirito del Signore<br />
la polvere non potrebbe mai<br />
148
diventare materia vivente.<br />
Maria; Madre di ogni Evangelizzazione,<br />
ci insegna:<br />
lei non sarebbe diventata madre,<br />
se lo Spirito Santo non l’avesse fecondata,<br />
il suo utero sacro non era sufficiente<br />
per generare l’Uomo Dio<br />
(aspettati tutto sapendo che tutto viene da Dio).<br />
D’altra parte, la Trinità eterna non avrebbe potuto<br />
realizzare il suo Piano di Salvezza<br />
se Maria non si fosse messa totalmente<br />
a disposizione: corpo e anima<br />
(Fa tutto come se tutto dipendesse da te).<br />
Allo stesso modo, oggi,<br />
lo Spirito Santo ha bisogno del nostro utero,<br />
di noi che siamo figli di Maria,<br />
una espressione di Maria.<br />
Ha bisogno del nostro utero,<br />
come ha avuto bisogno dell’utero di Maria,<br />
per continuare a incarnarsi.<br />
Noi, in Maria, come Chiesa e come singoli,<br />
siamo la “Sposa dello Spirito Santo”.<br />
Senza il nostro corpo<br />
lo Spirito non genera.<br />
Come Maria ha portato Gesù nel grembo<br />
e l’ha “intessuto” cellula dopo cellula<br />
pazientemente per nove mesi,<br />
poi l’ha dato alla luce,<br />
l’ha difeso da Erode, con l’aiuto di Giuseppe,<br />
149
gli ha insegnato a parlare, a sorridere,<br />
a camminare, a giocare,<br />
ad assaporare la Sacra Scrittura,<br />
è stato il suo sole e il suo cielo,<br />
così<br />
ciascuno di noi non può superficialmente<br />
dire: “tanto è Dio che fa tutto!”.<br />
Certo Dio fa tutto<br />
perché anche la nostra capacità generativa<br />
viene da Lui,<br />
ma lui aspetta di far fiorire il suo seme<br />
nel nostro giardino e,<br />
se la nostra terra è sassosa,<br />
il suo seme muore.<br />
Abbiamo la tremenda, concreta,<br />
operativa responsabilità<br />
di generare i Figli di Dio.<br />
Dio “ha bisogno” di noi<br />
per esprimere la sua onnipotenza.<br />
E chi ama corre,<br />
come Pietro e Giovanni<br />
che vanno “volando” a vedere la tomba vuota di Gesù.<br />
Chi ama corre e agisce,<br />
come Maria che va in fretta da Elisabetta.<br />
Chi ama corre e fa pazzie,<br />
come l’innamorata del Cantico dei Cantici,<br />
che va per valli e per monti,<br />
incurante della notte e delle percosse delle guardie.<br />
Chi ama prende il largo,<br />
150
affronta il rischio del mare<br />
con Gesù<br />
e pesca senza scoraggiarsi:<br />
“Prendete il largo e gettate le reti per la pesca!”.<br />
Chi ama può camminare 40 giorni e 40 notti<br />
ininterrottamente.<br />
Chi ama non ci pensa due volte<br />
a rifare a piedi 10 Km di notte,<br />
come i discepoli di Emmaus,<br />
che, dopo aver riconosciuto il Signore,<br />
tornano senza indugio a Gerusalemme.<br />
“Trascinami dietro a te, Corriamo!” (Cant 1,4)<br />
…Dimmi come corri e ti dirò se ami!<br />
È come se il Signore avesse distribuito a noi<br />
le chiavi della sua onnipotenza,<br />
trasformandole in talenti.<br />
Coloro i quali non mettono a frutto tutti i loro talenti,<br />
con tutte le loro forze,<br />
non dimostrano di amare il Signore con tutto il cuore<br />
e dovranno subire le ire del padrone,<br />
al suo ritorno.<br />
Chi, per paura del rischio,<br />
infila “prudentemente” la testa sotto la sabbia,<br />
come fa lo struzzo,<br />
non AMA e blocca il canale dell’AMORE onnipotente.<br />
Forse queste riflessioni sono sufficienti<br />
per comprendere l’impegno che sta alla base<br />
del Ruah e dello Yè-Shuah.<br />
Usando una frase di una grande donna<br />
dei nostri tempi potremmo dire:<br />
151
“Lavorate come schiavi<br />
Pregate come angeli!”<br />
Chi non lavora come uno schiavo, non ama.<br />
E dopo che avrai sperimentato la straordinaria bellezza<br />
del morire di lavoro,<br />
ti manca un’ultima vetta,<br />
abbi il coraggio di dire:<br />
“Sono servo inutile!<br />
Ho fatto appena ciò che dovevo fare”<br />
e così sperimenterai<br />
che il Signore Onnipotente<br />
scenderà a servirti e<br />
ti onorerà (Cf Gv 12,26).<br />
Impariamo dalla Cananea<br />
la bellezza di essere “cocciuti”:<br />
“Libera mia figlia!”,<br />
chiede questa mamma a Gesù<br />
e Gesù la tratta come una “cagnolina”<br />
per provare la sua fede.<br />
Se la Cananea non avesse avuto<br />
una fede ostinata in Gesù,<br />
la Figlia avrebbe continuato schiava del male<br />
e Gesù non avrebbe potuto manifestare la sua Gloria.<br />
La Cananea si è dimostrata vera “madre” e “sposa”<br />
in questa “lotta d’amore” con Gesù.<br />
Ecco: il Ruah e lo Yè-Shuah<br />
sono una povera, umile, accanita<br />
richiesta di un miracolo:<br />
che lo Spirito Santo apra<br />
il cuore dei partecipanti,<br />
li liberi dal male e<br />
prenda possesso della loro vita.<br />
152
Chi dubitasse in cuor suo<br />
che ciò può avvenire,<br />
anzi, che certamente avverrà,<br />
allora può chiudere questo libretto<br />
e rinunciare a lavorare,<br />
“perché non otterrà niente dal Signore<br />
chi ha l’animo oscillante come l’onda del mare…”<br />
“Fa tutto come se tutto dipendesse da te<br />
aspettati tutto con la fede della Cananea,<br />
sapendo che tutto viene da Dio e<br />
CHE EGLI VERSERÀ IL SUO ORO<br />
SUL TUO STAMPO!”<br />
153
18. “NON CONCEDERÒ SONNO<br />
AI MIEI OCCHI…”<br />
20’<br />
S. Francesco Saverio, dall’India, scriveva parole<br />
infuocate sull’urgenza di Evangelizzare:<br />
“Non c’è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno<br />
che insegni loro il Credo, l’Ave, i comandamenti della legge<br />
divina... Moltissimi in questi luoghi non si fanno ora cristiani<br />
solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi<br />
viene in mente di percorrere... l’Europa e di mettermi a gridare<br />
qua e là come un pazzo: Ahimè, quale gran numero di<br />
anime, per colpa vostra viene escluso dal cielo!”<br />
S. Domenico passava la notte pregando, dicono i<br />
biografi che sembrava “ruggisse”, come un leone, mentre<br />
intercedeva per i peccatori.<br />
Entrambi avevano la convinzione che tanti<br />
sarebbero andati diritti all’inferno se non avessero<br />
ricevuto l’annuncio del Vangelo.<br />
Questo dava loro UNA FORZA ED UNA<br />
VOLONTÀ SENZA MISURA.<br />
E oggi?<br />
Ci possiamo chiedere: sarà che oggi la gente<br />
conquisterà il suo paradiso anche senza che noi non<br />
facciamo nulla?<br />
Qual è il mio ruolo nell’aiutare la gente a trovare la vera<br />
vita di Dio?<br />
Un medico che dovesse salvare un bambino,<br />
sapendo che solo lui in quel momento può farlo, che è<br />
proprio una questione di vita o di morte, quanto impegno<br />
non metterebbe per salvare quella piccola vita?<br />
Allora perché un sacerdote o un missionario o un<br />
154
cristiano impegnato, dovrebbero tirarsi indietro davanti al<br />
compito urgente dell’Evangelizzazione: sarà che noi non<br />
crediamo che Evangelizzare è oggi veramente una<br />
questione di vita o di morte?<br />
Quanto abbiamo detto nelle precedenti palestre<br />
può illuminare.<br />
Se il Re Davide diceva:<br />
“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />
finché non abbia costruito una casa per il Signore”, cosa<br />
dovremmo dire noi di fronte ad una persona umana, vero<br />
tempio del Signore, che deve essere ricostruito?<br />
Non dovremmo anche noi ripetere con Davide:<br />
“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo…”.<br />
La nostra testa e il nostro cuore non dovrebbero forse<br />
pensare in continuazione, 24 ore su 24, a come posso far<br />
giungere l’amore di Dio a chi ancora non l’ha incontrato?<br />
Finché noi non comprendiamo seriamente CHE<br />
L’EVANGELIZZAZIONE È UNA QUESTIONE DI VITA<br />
O DI MORTE, NON AVREMO MAI QUEL FUOCO<br />
INTERIORE CAPACE DI INCENDIARE IL MONDO.<br />
<strong>Pe</strong>rché non percepiamo bruciare sulla nostra pelle<br />
la solitudine e il vuoto degli alcolizzati e dei drogati?<br />
<strong>Pe</strong>rché non ci sporgiamo sul baratro delle prostitute che<br />
vendono l’amore e non trovano mai l’Amore?<br />
Crediamo o no che Cristo Salvatore è la vera,<br />
ultima, suprema e SOLA risposta alla sete dell’uomo di<br />
oggi?<br />
“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />
finché non abbia costruito una casa per il Signore”.<br />
Se San Francesco d’Assisi cercava in tutti i modi il<br />
martirio nel mondo arabo, presentandosi perfino alla corte<br />
del Sultano e sfidandolo a camminare sulle braci. Se San<br />
155
Francesco e San Domenico avevano un obiettivo chiaro e<br />
radicale: convertire, donare la fede a chi non ce l’aveva, noi<br />
oggi quale obiettivo abbiamo?<br />
Loro non concedevano riposo alle loro palpebre. E<br />
noi?<br />
Come concretamente noi stiamo donando Cristo<br />
Salvatore? È efficace il nostro annuncio? Soprattutto ha<br />
carburante sufficiente il nostro missile per sollevarsi da<br />
terra?<br />
Il Cristianesimo è cominciato come una piccola<br />
setta scismatica del Giudaismo e in tre secoli i martiri e i<br />
confessori l’hanno resa una religione mondiale. Che ne<br />
abbiamo fatto di questa eredità?<br />
Evangelizziamo più noi o gli esponenti della New-<br />
Age che in trent'anni si sono conquistati un pubblico<br />
mondiale?<br />
Aveva forse ragione Gesù quando diceva che i figli<br />
delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce!<br />
L’evangelizzazione, questa meravigliosa<br />
missione che Dio ci affida, non è terminata: essa rinasce<br />
con ogni bimbo che viene a questo mondo. Ogni neonato è<br />
“terra di missione”, che ha bisogno di essere evangelizzato e<br />
così ricomincia ininterrottamente la catena<br />
dell’evangelizzazione:<br />
“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />
finché non abbia costruito una casa per il Signore”.<br />
L'UOMO E' FATTO COSTITUTIVAMENTE PER<br />
AGGRAPPARSI A QUALCOSA, PER ABBRACCIARE<br />
QUALCOSA, ma ora c'è solo il buio attorno a lui.<br />
L’uomo è fatto per aggrapparsi a qualcosa. Potremmo dire<br />
che ogni uomo è, in fondo, come due braccia aperte che<br />
156
vagano nel buio cercando qualcosa da abbracciare (fare il<br />
gesto con le braccia aperte). L’uomo ha bisogno di amare<br />
qualcosa, di prendersi cura di qualcosa per sentirsi vivo...<br />
<strong>Pe</strong>nsate per esempio ad una apparente stupidaggine: il<br />
tamagogi, quel pulcino-computer che vuole mangiare,<br />
vuole affetto... Ci sono ragazzi che impazziscono perché il<br />
loro tamagogi è morto. Ci sono in America “Asili” per<br />
tamagogi, perché lui non muoia... quando tu viaggi. Ma vi<br />
immaginate a che punto arriva questo bisogno che l’uomo<br />
ha di interessarsi di qualcuno, di abbracciare qualcosa?<br />
È un bisogno che sta a livello inconscio, a livello<br />
strutturale: l’uomo ha bisogno di amare, possiamo dire di<br />
abbracciare, allo stesso modo che ha bisogno di respirare.<br />
Purtroppo, a volte, l’uomo brancola nel buio e cerca a<br />
tentoni qualcosa da amare, e l’abbraccio si stringe attorno<br />
a ciò che non merita amore e che non ti darà mai amore.<br />
Ci sono persone che pensano che andare a letto<br />
con una ragazza o un ragazzo sia il massimo: dopo che lo<br />
fanno si ritrovano più tristi e più vuoti di prima. Il sesso,<br />
senza amore vero e gratuito, uccide, come la droga.<br />
E ancora tu vedi giovani che cercano, cercano<br />
qualcosa per saziare il loro bisogno di amare e di essere<br />
amati e non trovando, pensano che la DROGA possa<br />
coprire questo vuoto e la ABBRACCIANO, con tutte le<br />
conseguenze di morte che essa si porta dietro. La droga ci<br />
schiavizza e più schiavizza più la gente la abbraccia.<br />
Gesù viene per dirci che noi non abbiamo bisogno di<br />
questo. Gesù ci indica cosa vale veramente la pena amare.<br />
<strong>Pe</strong>rdonateci la frase: Gesù è la migliore “droga” che esiste. Il<br />
suo amore ci fa veramente sognare e non solo, il suo amore ti<br />
libera sempre più, tu diventi sempre più uomo. <strong>Pe</strong>nsate,<br />
per esempio, a Madre Teresa di Calcutta: dove l’ha portata<br />
l’amore di Gesù? Il suo amore non distrugge gli altri<br />
157
amori, ma dà il vero senso a tutto.<br />
Ci sono persone, soprattutto uomini, che finiscono<br />
per abbracciare come unico senso della loro vita il lavoro.<br />
Corrono, corrono, si fanno schiavi del lavoro e poi, sui 40<br />
anni arriva un piccolo infarto e... la vita crolla.<br />
Evangelizzare significa far sì che chi cerca trovi ciò<br />
che veramente vale la pena di essere abbracciato. Significa<br />
donare a ciascuno il Pilastro della sua vita.<br />
10'_ Testimonianza.<br />
158
I SETTE COMANDAMENTI DELL'EVANGELIZZATORE<br />
1. Il sorriso brilli sempre nel tuo volto, come segno<br />
che Gesù è vivo nel tuo cuore. (Se tu perdessi la<br />
serenità, ritirati e ritorna solamente quando la pace è<br />
tornata nel tuo cuore, attraverso la preghiera. Ciò che<br />
non fai con gioia, non farlo!)<br />
2. Credi fermamente nella potenza dello Spirito<br />
Santo che conquista i cuori e non dubitare per nessun<br />
motivo che alla fine il bene vincerà sul male.<br />
3. Credi fermamente che chiunque può cambiare e<br />
non pensare per nessun motivo: “con questo tizio non se<br />
ne cava un ragno dal buco! ”. Tu non conosci i tempi ed i<br />
progetti del Padre. Ricordati soprattutto di come tu eri<br />
prima di cominciare il tuo cammino.<br />
4. Cerca di sentire che tu ami Dio con tutto il tuo<br />
cuore e in ogni momento datti a Lui.<br />
5. Cerca di sentire che tu ami gli altri fratelli<br />
evangelizzatori con cuore aperto e credi fermamente<br />
nella Presenza di Gesù Risorto in mezzo a voi: questo<br />
sarà il segreto della tua forza e l’efficacia del tuo<br />
lavoro: “Vi riconosceranno da come vi amerete!”<br />
6. Cerca di sentire che tu ami ciascuno persona con<br />
tutto il cuore e con tutte le forze e quando ti<br />
sentirai morto di stanchezza ringrazia Dio con tutto il<br />
cuore: in te abita la benedizione dello Spirito Santo .<br />
7. Riponi le situazioni difficili e pericolose nel cuore<br />
di Maria: nostra tenera e cara Madre e “non si turbi più<br />
il tuo cuore”. Fermamente credi che Lei schiaccerà la<br />
testa del serpente e risolverà tutti i problemi.<br />
159
"SOLO SII FORTE E MOLTO CORAGGIOSO" (GS 1,7)<br />
Un animatore cristiano è semplice, umile, gioviale e<br />
molto, molto gioioso: nel suo cuore nulla può<br />
spegnere il fuoco di Gesù. Chiunque a lui si avvicini, ne<br />
sarà un po' incendiato.<br />
Da quando Cristo è risorto, è proibita qualsiasi<br />
venatura di pessimismo (specie se mascherata con un<br />
sano realismo). <strong>Pe</strong>rciò non esistono problemi per<br />
l'animatore cristiano, ma solo soluzioni che stanno<br />
sbocciando.<br />
Un animatore cristiano non conosce parole di<br />
sconforto, ma solo parole cariche di speranza, piene di<br />
certezza che la Risurrezione sta già trionfando.<br />
Un animatore cristiano non si lascia abbattere da<br />
nessuna notizia negativa: lui sa bene che nel sepolcro<br />
non si rimane più di tre giorni e ci attende un'alba<br />
luminosa e radiante. Davanti ad ogni tomba della vita,<br />
egli si ricorda di quanto il Maestro diceva: "Non ti ho<br />
detto che, se credi, vedrai la Gloria di Dio!"<br />
<strong>Pe</strong>r il vero animatore cristiano l'avvenire è migliore di<br />
qualunque passato perché ci avvicina al trionfo di<br />
Cristo e ogni difficoltà si tramuterà in un grandioso<br />
segno della Potenza di Dio.<br />
<strong>Pe</strong>r l'animatore cristiano non esiste una persona che<br />
abbia dato male un Messaggio o fatto fiasco in qualche<br />
settore. Esiste solo un fratello che la prossima volta<br />
sicuramente farà meglio. Non esiste nessuna persona<br />
cattiva, ma solo una persona, che grazie al calore del<br />
mio amore, presto può aprirsi al Signore.<br />
La lode costante minuto per minuto è il respiro<br />
dell'animatore. Egli loda per ogni cosa, soprattutto per<br />
160
i cosiddetti "problemi", i quali altro non sono che<br />
"Risurrezioni mascherate". Durante la giornata trova il<br />
tempo per la lode pura davanti all'Eucaristia,<br />
soprattutto quando si accavallano i problemi.<br />
L'animatore cristiano ha gli occhi di Dio: vede e sente<br />
le spine del male nella sua carne, ma agli altri mostra<br />
solo le rose della Risurrezione. Nei momenti difficili ha<br />
sempre la sua arma vincente: il Santo Rosario e<br />
l'Adorazione Eucaristica.<br />
"Non deviare nè a destra nè a sinistra" (Gs 1,7): una volta<br />
che si stabilisce insieme una meta o un obiettivo... una<br />
Terra Promessa da raggiungere, non ci sono ostacoli che<br />
possano bloccare o frenare. Cammina con una fede<br />
amorosa, determinata e tenace e qualsiasi Mar Rosso<br />
si aprirà davanti a te.<br />
"NON TI HO IO COMANDATO: SII FORTE E<br />
CORAGGIOSO? NON TEMERE DUNQUE E NON<br />
SPAVENTARTI, PERCHÉ È CON TE IL SIGNORE<br />
TUO DIO, DOVUNQUE TU VADA» (Gs 1,9).<br />
161
VADEMECUM<br />
DELL'EVANGELIZZATORE<br />
1) PERCHE’ EVANGELIZZARE?<br />
1.1) Gesù ci ha chiamato e affidato una missione, non c’è<br />
una ragione più grande di questa.<br />
"(...) Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò (...)<br />
“Andate: ecco io vi mando (...) ”.”(Lc 10,1ss).<br />
1.2) Noi possiamo vivere insuccessi, fallimenti, limiti,<br />
paure, fatiche..., ma Gesù rimane fedele alla sua chiamata,<br />
continua a confidare in noi.<br />
”Io ho risposto: “invano ho faticato, per nulla e in vano ho<br />
consumato le mie forze (...)”. Ora dice il Signore: “E’ troppo poco<br />
che tu sia mio servo (...) ti renderò luce delle nazioni (...)”.”(Is<br />
49,4-6).<br />
“Il Signore disse a Paolo: “Non avere paura, ma continua a<br />
parlare e non tacere perché io sono con te (...)”. (At 18,9ss).<br />
1.3) Come evangelizzatori noi siamo suoi servi e facciamo<br />
tutto ciò che ci chiede, (Abramo uscì dalla sua terra senza<br />
capire il perché, Mosè percosse la roccia per avere l’acqua e<br />
questo è abbastanza illogico, Pietro è invitato da Gesù a<br />
camminare sulle acque cosa non molto consueta agli<br />
uomini).<br />
“Il Signore disse ad Abramo: “ Vattene dal tuo paese, dalla tua<br />
patria, e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò”.<br />
“(Gen 12,1ss).<br />
“(...) “Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo (...)<br />
tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. (Es<br />
17,5-6).<br />
“Pietro gli disse : “Signore se sei tu, comanda che io venga da te<br />
sulle acque”. Ed egli gli disse: “Vieni”.” (Mt 14,28-30).<br />
162
1.4) Questa obbedienza all’invio, alla fiducia in Dio che non<br />
sbaglia mai, è la base della predicazione. Confidare e<br />
obbedire al Signore è indispensabile per poter<br />
evangelizzare.<br />
“(...) “Sulla tua parola getterò le mie reti (...) ”. (Lc 5,4ss; Mt<br />
21,21; 17,20).<br />
1.5) Dio ha associato l’uomo al suo piano di salvezza<br />
mediante l'annuncio.<br />
“Voi siete il sale della terra (...). Voi siete la luce del mondo (Mt<br />
5,13ss).<br />
1.6) Se non evangelizziamo saremo dei grandi egoisti. Il<br />
mondo, anche senza saperlo, ci aspetta.<br />
“Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: “Alzati, e va’<br />
verso, il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme<br />
a Gaza; essa è deserta”. Egli si alzò e si mise in cammino<br />
quand’ecco un eunuco (...)”. (At 8,26ss).<br />
(1.7) Ogni uomo è fatto per la vita, noi abbiamo fatto un’<br />
esperienza di Dio e il Signore ci fa testimoni della sua Vita<br />
per chi è nelle tenebre e nel vuoto.<br />
“(...) “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che<br />
ho fatto (...) ”. (Gv 4,29).<br />
1.8) L’amore che abbiamo sperimentato non può e non deve<br />
lasciarci tranquilli.<br />
“Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere<br />
per me: guai a me se non predicassi il vangelo!”. (1Cor 9,16ss).<br />
163
2) FORMAZIONE PERMANENTE<br />
2.1) <strong>Pe</strong>r capire che cos’è la formazione è necessario accettare<br />
che essa sia permanente, accettare che non siamo mai<br />
pienamente e definitivamente arrivati.<br />
2.2) Non possiamo sentirci soddisfatti da ciò che abbiamo<br />
raggiunto, fermarsi è sempre retrocedere.<br />
2.3) Studiare è un impegno che deve durare per sempre. <strong>Pe</strong>r<br />
questo è bene formarsi ogni giorno leggendo almeno la<br />
pagina di un libro, di un documento della Chiesa, di un<br />
articolo...<br />
2.4) Mentre si legge è importante notare su una scheda le<br />
idee più importanti, ciò che ci ha colpito, notando il nome<br />
del libro e la pagina. Con il tempo la memoria può<br />
sbiadirsi e non aiutarci più a risalire a quell’aspetto che ci<br />
aveva interessato.<br />
2.5) Coltivare il gusto di imparare non solo attraverso i libri<br />
ma anche attraverso l’ascolto degli altri, delle situazioni,<br />
dei fatti.<br />
164
3) COERENZA DI VITA<br />
E’ importante capire che anche la nostra intelligenza deve<br />
amare Dio e mettersi al suo servizio, ma la formazione non<br />
può essere solo intellettuale, da questo nasce la scelta più<br />
profonda di una vita coerente.<br />
3.1) Al di là dei nostri limiti e delle nostre cadute, la scelta<br />
di una vita coerente punta all'opzione fondamentale di<br />
incarnare la Parola nel nostro quotidiano.<br />
3.2) Credere che non sono le cadute sporadiche che ci<br />
impediscono di comunicare, ma la rinuncia alla tensione<br />
costante a scelte di bene, coerenti con la nostra vocazione,<br />
improntate nella rettitudine delle intenzioni e nello sforzo<br />
di concretizzazione.<br />
3.3) Senza una coerenza di vita anche il messaggio più bello<br />
e grande sarà svuotato, in parte, della sua forza persuasiva.<br />
3.4) Credere che prima di ciò che diciamo, noi trasmettiamo<br />
ciò che siamo.<br />
“In Cristo c’è identità tra messaggio e messaggero, tra il dire,<br />
l’agire e l’essere. La sua forza, il segreto dell’efficacia della sua<br />
azione sta nella totale identificazione con il messaggio che<br />
annunzia: egli proclama la ‹‹buona novella›› non solo con quello<br />
che dice o fa, ma con quello che è.” (Redemptoris Missio n°13).<br />
Saper leggere dunque la nostra esperienza di vita, se non<br />
fossimo capaci di fare questo da soli lasciamoci aiutare (da<br />
un fratello o una sorella).<br />
3.5) Saper “stare con Lui”, altrimenti non potremo mai<br />
parlare nel Suo Nome. ”Parlare di Lui”, non dobbiamo<br />
parlare di noi stessi, dobbiamo dunque fare bene il nostro<br />
lavoro in modo professionale, usando tutti i mezzi per<br />
165
trasmettere degnamente il messaggio che portiamo. Non si<br />
tratta di fare bella o brutta figura (questa paura è la causa<br />
prima del nostro malessere), ma di rendere accettabile e<br />
desiderabile il messaggio di Dio.<br />
Non basta parlare di Dio al popolo, bisogna parlare a Dio<br />
del popolo.<br />
3.6) Un ruolo centrale ha la preghiera. Deve essere un<br />
impegno costante e un appuntamento fedele nel<br />
quotidiano (Veni Creator Spiritus).<br />
3.7) Pregare giorni prima il brano che sarà proposto<br />
durante l’incontro.<br />
3.8) Mettersi davanti alla Parola per chiedere la luce dello<br />
Spirito.<br />
3.9) Al momento dell’incontro quella Parola sgorgherà dal<br />
cuore, parlerà a noi per primi e poi ai presenti.<br />
166
4) L’ANIMATORE DI GRUPPO<br />
4.1) <strong>Pe</strong>r essere animatori non basta la buona volontà, le doti<br />
oratorie, la conoscenza delle Scritture, ci vuole una buona<br />
dose di umiltà e il desiderio di imparare.<br />
4.2) L’animatore è colui che sa ascoltare il Signore:<br />
nella creazione,<br />
nelle situazioni della vita,<br />
nel cuore di ogni uomo, anche quello “lontano”,<br />
“indurito”, “insensibile”,<br />
nel silenzio e nella contemplazione,<br />
in se stesso accogliendo le contraddizioni e le<br />
intermittenze del suo cuore,<br />
nella novità dello Spirito che dice sempre<br />
“cose nuove”.<br />
Alcune qualità dell’animatore:<br />
disponibile. La capacità di accogliere tutto ciò che si<br />
presenta è una prova di realismo e di disponibilità ad<br />
assumere il presente in tutta la sua complessità e ricchezza.<br />
Sereno. Un animatore teso crea agitazione o tensione, la<br />
serenità diventa anch'essa contagiosa.<br />
Va evitato il monologo: parla sempre e solo l’animatore,<br />
dando l’impressione al gruppo che gli altri devono solo<br />
imparare. Il monologo nega la possibilità di uno scambio,<br />
di una verifica, di un libero accesso ad una precisazione o a<br />
un dubbio. Fa credere ai membri del gruppo che colui che<br />
conduce l’incontro non ha bisogno di niente e di nessun<br />
apporto.<br />
Va evitato il dogmatismo: l’animatore da l’impressione di<br />
possedere tutta la verità: Il vero va detto come qualcosa<br />
che ci supera, dal quale noi per primi siamo formati. Dire<br />
con fermezza una verità che appartiene però ad un Altro,<br />
167
far capire con l’atteggiamento e le parole che questa verità<br />
ha un’altra sorgente che non è il nostro pensiero.<br />
Essere convinti che siamo strumenti sicuri ma consapevoli<br />
di essere in cammino con le nostre fragilità. Coltivare una<br />
certa elasticità mentale: i valori non cambiano, la Verità è<br />
eterna perché Dio è eterno, cambiano invece i modi di<br />
esprimere questa Verità, secondo i tempi, i luoghi, gli<br />
avvenimenti.<br />
Essere convinti che Gesù è la Parola, noi siamo la voce che<br />
diffonde la Sua Parola.<br />
Essere consapevoli che non è il modo di parlare che<br />
garantisce la trasmissione della vita, solo la Parola dà<br />
veridicità, ma essa ha bisogno di qualcuno che la esprima<br />
concretamente. Essere consapevoli che noi siamo<br />
strumenti, ma dobbiamo esserlo in modo adeguato; Dio ha<br />
legato alla predicazione il suo piano di salvezza, dunque a<br />
noi spetta di essere strumenti che funzionano al meglio<br />
delle loro possibilità. Guardiamo a due modelli:<br />
a) Giovanni Battista:”...Lui deve crescere ed io diminuire.”<br />
b) Maria: “Fate quello che Lui vi dirà”.<br />
Lasciare che lo zelo per la Parola ci spinga e ci guidi nella<br />
ricerca di nuovi mezzi per trasmettere la Verità.<br />
L’animatore offre con coraggio, (senza timidezza) la<br />
ricchezza del Vangelo.<br />
Offre con gioia; la gente si accorge se l’animatore sta<br />
recitando o se ha in se stesso la gioia e la luce della Parola.<br />
Offre con profondità; scherzare, giocare va bene, ma non<br />
troppo per non svuotare il messaggio.<br />
Offre con amore gratuito; non si fa grande, non si mette in<br />
mostra. Continua ad amare le persone anche se fossero<br />
indiscrete, indisponenti, aggressive, polemiche. Questo<br />
amore gratuito è il solo capace di toccare i cuori.<br />
E’ importante avere fiducia in se stessi e negli altri. In sé per<br />
essere libero e disponibile e negli altri per alimentare in sé la<br />
168
speranza e favorire così il massimo delle potenzialità in ogni<br />
membro del gruppo.<br />
Avere fiducia e credere che chiunque può cambiare e<br />
essere migliore.<br />
Nutrire il rispetto, soprattutto per quelle persone più<br />
sprovvedute, altrimenti si rischia di rinchiuderle in ciò che<br />
hanno di più povero.<br />
169
5) LA COMUNICAZIONE<br />
5.1) <strong>Pe</strong>dagogia della presa di coscienza, occorre cioè aiutare<br />
il gruppo a prendere coscienza della sua situazione<br />
personale: come vivono, in cosa credono, verso dove<br />
vanno, di cosa hanno veramente bisogno, e della situazione<br />
degli altri: superare il proprio io individualistico per<br />
aprirsi alla dimensione più comunitaria e generosa di chi si<br />
occupa degli altri.<br />
Occorre aiutare a prendere coscienza:<br />
del bisogno di responsabilità per uscire dal proprio<br />
particolarismo,<br />
dell'uso delle proprie doti spirituali, fisiche e l’uso del<br />
tempo.<br />
che ogni incontro deve condurre necessariamente ad<br />
una azione ( un gruppo che trovasse, alla fine di un<br />
incontro, ciò che abbiamo detto bello ma solo alla<br />
nostra portata e non alla sua, sottolineerebbe il<br />
mancato risultato del nostro comunicare ),<br />
che occorre la volontà di agire per cambiare qualcosa in se<br />
stessi e intorno a sé.<br />
5.2) I principi fondamentali di ogni comunicazione sono:<br />
entrare nell'ordine di idee delle persone a cui ci si<br />
rivolge,<br />
rivolgersi a ciascuno in modo diverso, tenere conto<br />
della psicologia del gruppo,<br />
sapere che ciò che conta non è l'emissione, ma la<br />
recezione. E' relativamente facile esprimersi senza<br />
tener conto delle persone; è molto più difficile quando<br />
si vuol essere compresi da chi ascolta.<br />
5.3) Promuovere il dialogo: esso è suprema attività e<br />
suprema passività perché consiste nel dare e nel ricevere<br />
incessantemente.<br />
170
Il dialogo deve superare tutti gli ostacoli che sorgono dalla<br />
vita delle singole persone: chiusure, passività, volontà di<br />
supremazia, di mettersi in mostra, spirito di<br />
contraddizione, pigrizia mentale.<br />
Il dialogo comporta un sacrificio. Il sacrificio è dono<br />
disinteressato di se stessi. Dire che il dialogo è sacrificio<br />
vuol dire che non c'è parola senza offerta di sé.<br />
Il vero dialogo conduce alla verità, al confronto e<br />
all'unione, implica la speranza di una trasformazione<br />
vicendevole.<br />
Il dialogo dipende da un duplice dinamismo:<br />
nasce dalla spontaneità dello spirito,<br />
si alimenta alla ricchezza inesauribile dei valori.<br />
Non si dialoga per avere l'ultima parola, ma per scoprire<br />
insieme la verità. La verità sta “nel mezzo”.<br />
5.4) Affinché il contenuto dell’incontro sia utile e efficace<br />
deve essere:<br />
chiaro: che tutti ne comprendano il senso, la portata, il<br />
limite. La chiarezza è la base.<br />
Completo: pur nella consapevolezza che la portata del<br />
messaggio è infinita come è infinito il Dio che<br />
desideriamo trasmettere<br />
<strong>Pe</strong>rtinente: non perdere il filo conduttore e risalire a<br />
fonti di informazione che offrano solide garanzie.<br />
Coerente: un contenuto frammentario può nuocere.<br />
Il più semplice possibile: nessuno è disposto a fare<br />
grandi sforzi per comprendere. Un linguaggio troppo<br />
tecnico o astratto rischia di non essere capito fino in<br />
fondo, né di essere seguito con attenzione. La natura<br />
del gruppo suggerirà un linguaggio più o meno tecnico<br />
( avere un gruppo di professori non è la stessa cosa che<br />
avere un gruppo di mamme anziane).<br />
171
Obiettivo: dobbiamo essere disposti a cambiare nel<br />
momento in cui ci si accorge di non essere più obiettivi.<br />
Avere qualcosa da dire: sembra una affermazione ovvia,<br />
eppure si può parlare per rendersi interessanti agli occhi<br />
degli altri e non dire nulla che serva alla crescita del<br />
gruppo. Ogni nostro intervento deve avere come unico<br />
scopo l’arricchimento delle persone.<br />
5.5) Difficoltà di comunicazione.<br />
Difficoltà legate all’animatore: tende a riportare tutto a sé<br />
(bisogna invece ributtare sugli altri).<br />
Ha previsto tutto ( bisogna invece essere aperti allo<br />
Spirito).<br />
Ha molte idee (troppe e alla fine non resta molto di ciò che<br />
si è detto nel cuore e nei pensieri).<br />
Interviene dopo ogni risposta ( bisogna invece rilanciare<br />
sul gruppo e non preoccuparsi di mettere ogni volta la<br />
propria pezzetta).<br />
Difficoltà legate ai partecipanti: possono essere timidi<br />
(porre loro qualche domanda che possa aiutare).<br />
Può esserci qualcuno che risponde a tutte le domande,<br />
anche a quelle poste agli altri ( in questo caso far capire con<br />
i dovuti modi che si desidera ascoltare anche la voce degli<br />
altri).<br />
Ci possono essere i distratti ( richiamare la loro attenzione<br />
con alcune domande semplici).<br />
5.6) Clima della relazione interpersonali.<br />
Un certo calore deve essere avvertito dalle persone.<br />
Donare una attenzione reale da essere avvertita<br />
dall’altro che si sentirà così stimato.<br />
Nutrire un sincero affetto perché l’altro si senta accolto<br />
così come egli è.<br />
172
Interessarsi alla situazione dell’altro. Se non ci si<br />
interessa si finirà per disinteressarsi.<br />
173
6) REALIZZAZIONE DI UN<br />
INCONTRO<br />
6.1) Prendere coscienza della realtà del gruppo: età,<br />
provenienza, cammino o non cammino di fede, difficoltà di<br />
cui si è venuti a conoscenza...<br />
6.2) Rispetto profondo della persona verso la quale ci<br />
mettiamo a servizio.<br />
6.3) Avere la coscienza che lo sviluppo intellettuale non<br />
basta, prova ne è che esiste una forte dicotomia tra ciò che<br />
una persona conosce e il suo comportamento.<br />
Occorre dunque innescare un processo che porti ad una<br />
nuova coscienza e ad uno choc affettivo che modifichi gli<br />
atteggiamenti.<br />
6.4) Alcuni consigli:<br />
Dobbiamo creare simpatia.<br />
Non presentarsi dando un’immagine negativa di sé a<br />
causa della propria inesperienza, giovane età, non<br />
provate capacità..., questo scredita l’animatore agli<br />
occhi del gruppo e svilisce il contenuto del messaggio<br />
stesso.<br />
Non andare oltre il tempo stabilito. Essere puntuali.<br />
Usare un linguaggio concreto che istighi ad una<br />
risposta altrettanto concreta.<br />
Non parlare come dall’alto di una cattedra.<br />
Non usare il “tu”, ”voi”, ma il “noi”.<br />
Essere accoglienti verso ciascuno.<br />
Nella fase iniziale dell’incontro dedichiamo un<br />
momento alla preghiera. <strong>Pe</strong>r facilitare questo<br />
momento, nel caso in cui le persone non avessero la<br />
174
Bibbia in mano, prepariamo un foglietto con il passo<br />
biblico che vogliamo proporre.<br />
Il modo di vestire non deve attirare l’attenzione.<br />
Guardiamo le persone negli occhi raggiungendo prima<br />
di tutto coloro che sono seduti più lontano. Non<br />
guardiamo né in alto, né in basso per non distrarre<br />
l’assemblea.<br />
Non gridare e non usare un timbro di voce troppo<br />
basso, ma modulare la voce secondo ciò che si vuol<br />
dire (alta, bassa, chiarendo...).<br />
La voce non deve essere tremolante e incerta. Non<br />
utilizzare frasi o intercalari che non sono di aiuto per<br />
instaurare un buon dialogo (“non è vero?”, ”Come si<br />
dice?”, ”Mi capite?”).<br />
Non parlare mangiando le parole perché, a causa<br />
dell’emozione, si vorrebbe terminare in fretta.<br />
Mentre si parla non è opportuno guardare dalla<br />
finestra.<br />
Non controllare l’orologio mentre si parla. Si rischia di<br />
trasmettere ai presenti il desiderio che l’incontro finisca<br />
al più presto.<br />
Offrire un volto disteso; una faccia tirata e arrabbiata<br />
non è adatta alla predicazione.<br />
Le mani non vanno mosse bruscamente.<br />
Non si predica seduti, anche per un incontro la<br />
posizione eretta è preferibile, essa permette una visuale<br />
più ampia.<br />
Non fare gesti plateali, né assumere atteggiamenti<br />
artificiali.<br />
Non ci si appoggia alla parete, ad una colonna o altro.<br />
Rispettare il tempo e accorgersi quando la gente si<br />
muove sulla sedia o è particolarmente distratta. A quel<br />
punto è meglio chiudere l’incontro. E’ meglio<br />
concludere quando il tono dell’incontro è in fase<br />
175
ascendente, per quanto riguarda l’attenzione e<br />
l’interesse dell’assemblea, piuttosto che concludere<br />
perché tutti visibilmente stanchi.<br />
Non fare esempi sempre e solo di se stessi, partendo<br />
dal proprio vissuto, ma attingere e offrire anche le<br />
esperienze di altre persone.<br />
Prima di cominciare l’incontro dedicare qualche<br />
momento per raccogliersi in preghiera, da soli o con gli<br />
altri membri dell’équipe, davanti alla Parola.<br />
Non scoraggiarsi se c’è poca gente all’incontro, ci<br />
sostenga il pensiero che il Signore ha dato la vita per<br />
ogni singolo uomo. Non siamo tesi se una persona più<br />
capace di noi è presente al nostro incontro, non<br />
predichiamo per essere graditi agli uomini (non solo e<br />
non principalmente), ma per dare testimonianza della<br />
nostra fede e della misericordia di Dio.<br />
Quando si trasmette un’esperienza fare attenzione a<br />
dare l’umanità del nostro cammino. Il negativo vissuto<br />
ma redento da Dio, nelle scelte anche sofferte per<br />
modificare il nostro vivere, danno speranza a chi vive<br />
le nostre stesse difficoltà senza però trovare via di<br />
uscita. Non dobbiamo sembrare degli angeli, né<br />
persone “straordinarie” tanto lontane dalle lotte<br />
quotidiane. La gente deve sentirci persone come loro,<br />
amiche, che lottano e soffrono ma non da sole.<br />
Dobbiamo alimentare la speranza che le cose possono<br />
cambiare se ci lasciamo amare da Dio. Credere che la<br />
gente non è alla ricerca dei nostri sbagli per il gusto di<br />
trovarci imperfetti (cosa che è inoltre scontata), ma<br />
cerca elementi che possano farci sentire vicini. A noi la<br />
responsabilità di infondere una visione più positiva<br />
della vita e un desiderio nuovo di Dio.<br />
Scrivere l’incontro aiuta a fissarne le parti, lo sviluppo<br />
e facilita l’esposizione finale.<br />
176
6.5. SCHEMA DI UN INCONTRO<br />
Introduzione: cominciare pregando o farlo subito dopo<br />
le presentazioni attraverso una semplice dinamica che<br />
crei, il più possibile, un clima di famiglia. Non siamo lì<br />
per fare una conferenza, ma per donare la Parola di<br />
Dio. Mettersi in un atteggiamento di vera umiltà.<br />
Motivazione iniziale: creare un interesse. Non<br />
vogliamo dare un messaggio scontato, ma fare in modo<br />
che quella Parola sia percepita data a noi, oggi, per noi.<br />
Lettura della Parola: va scelto un solo brano, letto con<br />
chiarezza e solennità. Evitare di rimarcare i nomi di<br />
autori biblici.<br />
Ambientazione: come un pittore anche l’animatore<br />
deve saper dare colore, forma alle immagini. Aiutare le<br />
persone ad immedesimarsi nei personaggi, a vedere<br />
con gli occhi dell’immaginazione i luoghi, le situazioni,<br />
i sentimenti legati a quel brano biblico. Questo<br />
atteggiamento aiuta i presenti a leggere i propri<br />
sentimenti, reazioni alla luce della Parola.<br />
Applicazione: personalizzare la Parola chiedendosi che<br />
cosa essa dice a noi oggi, quali aspetti concreti del<br />
cammino devono essere rivisti alla sua luce. Non serve<br />
parlare se ciò che si dice non cambia la vita!<br />
Esemplificazione: un buon esempio può essere come<br />
la colonna vertebrale, la chiave che apre la porta del<br />
cuore, che dà una luce particolare. Una predicazione<br />
senza esempi è una strada in salita, pesante. Gli esempi<br />
danno riposo. Nel caso ci fosse un po' di sonnolenza<br />
essi risvegliano l’assemblea.<br />
Riassunto: riprendere in mano tutti gli elementi per<br />
rioffrirli all’assemblea. Questo serve per fissare il<br />
messaggio nella mente di chi ascolta.<br />
177
Preghiera finale: questo momento è importante per<br />
riportare ogni cosa detta, ogni proposta fatta, ogni<br />
impegno assunto a Colui che tutto rende possibile. <strong>Pe</strong>r<br />
cogliere se il messaggio è arrivato, si può proporre di fare<br />
un gesto fisico (mettersi in piedi, posare una mano<br />
all’altezza del cuore...).<br />
6.6) Via della predicazione:<br />
Via cosmologica, la natura è opera di Dio e lo fa<br />
intravedere. La natura offre molti dettagli che possono<br />
rendere valido il messaggio, aiutano a trasmettere la<br />
Parola di Dio.<br />
Via antropologica: tutto ciò che tocca la vita dell’uomo,<br />
la sua storia, le situazioni concrete di oggi...possono<br />
sostenere e illuminare l’idea che l’animatore desidera<br />
comunicare.<br />
Via della rivelazione: anche oggi Gesù rivela i segreti<br />
del suo cuore ai suoi amici, dona un insegnamento<br />
personale. Il buon predicatore non è quello che ripete<br />
ciò che ha letto o ascoltato, ma colui che ha imparato ai<br />
piedi di Gesù.<br />
Via del Magistero della Chiesa: è una via segnata dai<br />
Padri della Chiesa, dal Magistero. Questi scritti ci<br />
aiutano a scoprire nuovi messaggi. La conoscenza dei<br />
documenti che presentano il pensiero della chiesa sulla<br />
<strong>Missione</strong> sono indispensabili.<br />
In sede di incontro vanno presentati brani brevi di questi<br />
documenti, una lettura troppo prolungata avrebbe solo<br />
l’effetto di stancare tutti.<br />
6.7) Dove cercare il messaggio biblico:<br />
Le parabole. I dialoghi.<br />
I miracoli. Le preghiere.<br />
I personaggi. I luoghi.<br />
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Le domande. Gli oggetti.<br />
Il messaggio può essere anche visualizzato attraverso il<br />
disegno ed ogni dettaglio di esso. Questi dettagli non<br />
devono essere molti (non più di sei). Il disegno con la<br />
relativa spiegazione aiutano l'animatore a situare il brano<br />
nel suo contesto e a trasmettere il messaggio che contiene.<br />
6.8) Le domande: devono guidare le idee perché non si esca<br />
dalla cornice stabilita dal tema e stimolano ad<br />
approfondire e a precisare.<br />
Chiariscono le posizioni di ciascun membro.<br />
Possono provocare cambiamenti di atteggiamento sia<br />
perché rimettono a fuoco l'obiettivo finale, sia perché<br />
aiutano a capire quali atteggiamenti sono di ostacolo.<br />
Esistono domande chiuse alle quali non si può<br />
rispondere che con un sì o un no: "E’ d’accordo con ciò<br />
che ha detto Piero?"<br />
Esistono domande aperte, che permettono di ampliare<br />
il dialogo, esse sono introdotte da alcune parole chiave:<br />
perché, come, quando, dove, chi, quanto..."<strong>Pe</strong>rché non è<br />
d'accordo con quanto ha detto Piero?"<br />
Esistono domande dirette: "Piero qual è il tuo parere<br />
su....?"<br />
Esistono domande indirette:" Cosa pensano Piero i tuoi<br />
vicini di....?"<br />
Esistono domande fatte a tutti in modo generale: "Voi<br />
tutti che cosa pensate di...?"<br />
Esistono domande formali: "Cosa pensare di questo<br />
problema? Cosa pensa la nostra società di questo problema?"<br />
Esistono domande mute: si fissa lo sguardo su una<br />
persona per evitare la domanda diretta.<br />
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Esiste l'inversione della domanda. Nasce una<br />
domanda e l'animatore la ributta su colui che ha posto<br />
quella domanda: "...e tu cosa ne pensi?".<br />
Esiste il rilancio della domanda. Posta la domanda<br />
l'animatore la rinvia a tutto il gruppo perché sia lui a<br />
trovare una risposta.<br />
6.9) Saper fare le domande: con ogni intervento si va a<br />
toccare la sfera affettiva delle persone e quindi importante<br />
capire che il mio comportamento è determinante per le<br />
reazioni dell'altro.<br />
L'interrogato si sentirà spronato a rispondere senza<br />
atteggiamenti difensivi se le mie domande saranno<br />
chiare e senza secondi fini.<br />
Le domande devono essere ben precise e legate al tema<br />
che si sta trattando. Devono essere generali per lasciare<br />
la persona libera nel rispondere<br />
Le domande a seconda di come sono poste<br />
condizionano il tipo di risposta: "Trovate che in ciò che si<br />
è detto ci siano degli elementi interessanti?" La persona che<br />
risponderà sarà portata a elencare gli aspetti più<br />
positivi. "Quali sono gli aspetti di questo intervento con i<br />
quali non siete d'accordo?" La persona che risponderà<br />
dirà senza dubbio il suo disaccordo.<br />
Più lo scambio di idee sarà semplice e naturale, più<br />
esso sarà proficuo.<br />
Essere comprensivi e, ottenuta una determinata risposta,<br />
non cediamo alla tentazione di dare inevitabilmente il<br />
nostro consiglio o consiglietto. Lasciare che la risposta sia<br />
accolta così come ci è stata data.<br />
6.10) Cosa evitare?<br />
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Non vanno poste troppe domande all’assemblea. Le<br />
persone si stancano, si disperdono. Il cuore del<br />
messaggio non viene donato, l’incontro risulta troppo<br />
spezzettato.<br />
Attenzione alla qualità delle domande, che siano brevi<br />
(l’animatore non parli troppo), chiare (senza<br />
sottointesi), facili (per non scoraggiare o umiliare il<br />
gruppo).<br />
Attenzione alla forma, che siano varie (non devono<br />
essere ripetitive), efficaci (comportino una possibilità<br />
di risposta), evolutive (permettano di avanzare nella<br />
ricerca).<br />
Attenzione alle persone, la domanda non obblighi la<br />
persona a dare una risposta determinata, ma gli dia libertà<br />
di contenuto. Se per timidezza la persona interrogata non<br />
risponde subito, bisogna saper aspettare e sdrammatizzare.<br />
6.11) La lavagna: facilita la comprensione e permette di<br />
seguire meglio il filo del discorso.<br />
Fissa l’attenzione<br />
E’ centro di attrazione.<br />
Evita la dispersione.<br />
Colpisce l’immaginazione.<br />
Ciò che è scritto fissa l’accordo.<br />
Facilita la sintesi.<br />
6.12) Cosa scrivere sulla lavagna?: evitare di prendere nota<br />
di tutto.<br />
Scrivere le idee principali.<br />
Notare i punti su cui l’assemblea è d’accordo.<br />
Scrivere le idee che richiedono una certa riflessione.<br />
Scrivere le idee che concentrano il gruppo sul tema.<br />
Annotare le conclusioni parziali e finali.<br />
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6.13) Come scrivere sulla lavagna: avere le idee chiare su ciò<br />
che si vuole scrivere per non mostrare esitazione.<br />
Se la lavagna è piccola non riempirla completamente; è<br />
preferibile cancellare ogni tanto ciò che appare in più.<br />
Scrivere utilizzando il gesso bianco, quello colorato serve<br />
per evidenziare le idee principali.<br />
La lavagna è un mezzo pedagogico semplice e alla portata<br />
di tutti, del quale servirsi il più possibile.<br />
7) DOPO L’INCONTRO<br />
Cercare il confronto e la verifica con gli altri membri<br />
dell’équipe.<br />
Prendere nota delle idee che possono essere nate<br />
durante l’incontro.<br />
Confidare in Dio qualora ci si rendesse conto di aver<br />
tralasciato qualcosa di importante; il Signore saprà<br />
correggere i nostri errori e colmare i nostri vuoti nel<br />
cuore di chi ci ha ascoltato.<br />
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