06 Scuoletta Festa Pe Pio 2011.pdf - Missione Belem

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Questo "Corso di formazione" è per coloro che<br />

desiderano lavorare nel campo dell'evangelizzazione si<br />

può articolare in due modi differenti:<br />

1. 13 appuntamenti settimanali praticamente<br />

autogestiti di circa 2 ore ciascuno<br />

oppure<br />

2. Due domeniche complete proposte da una équipe<br />

Le pagine che seguono non hanno, quindi uno stretto<br />

ordine intrinseco, ma i capitoli possono essere gestiti<br />

con una relativa duttilità.<br />

Verso la fine, ci sono però dei capitoli che i Coordinatori<br />

devono leggere con attenzione anche se poi non verranno<br />

comunicati all'intero gruppo:<br />

-14. "NELLA POTENZA DELLO SPIRITO"<br />

-17. METODO = ESPRESSIONE AFFETTUOSA DI AMORE<br />

- VADEMECUM DELL'ANIMATORE<br />

Altre formule di utilizzo possono essere trovate dai<br />

coordinatori delle iniziative di evangelizzazione.<br />

In ogni caso bisogna fare riferimento all'ÉQUIPE<br />

DISCERNIMENTO (ED)<br />

4


QUESTO TEMA DEVE ESSSERE ATTENTAMENTE<br />

LETTO, STUDIATO, MEDITATO DALLE PERSONE<br />

CHE SONO SCELTE PER FARE LA “SCUOLETTA” E<br />

CHE DEVONO ESSERE TRA LE PIÙ RESPONSABILI,<br />

SERIE E SAPIENTI<br />

1. L'ÉQUIPE DISCERNIMENTO (ED)<br />

COME AIUTARE A PREPARARE LA<br />

TESTIMONIANZA PERSONALE E IL<br />

MESSAGGIO<br />

Questo è, forse, l'aspetto più delicato nella<br />

preparazione di un Ruah o di uno Yè-Shuah.<br />

Dopo che è stata vissuta l'esperienza dei due giorni, i<br />

corsisti (che stanno per diventare animatori) normalmente<br />

aprono il loro animo come un fiore al sole e il dono di<br />

questa esperienza intima, a volte sofferta, deve essere<br />

accolto con amore, responsabilità e preghiera.<br />

I nuovi animatori hanno sentito il clima di famiglia<br />

che si è creato nelle due esperienze forti, hanno<br />

sperimentato la sincerità di coloro che offrivano i messaggi<br />

e le testimonianze (vedi gli "Atteggiamenti fondamentali..."<br />

nel libretto dell'Emmaus pgg 185ss), hanno sentito che esiste<br />

come una "rete" che unisce e protegge coloro che fanno<br />

l'esperienza e che sono come dei trapezisti in apprendistato.<br />

Sanno dunque che della "famiglia Ruah" o "Yè-Shuah" ci si<br />

può fidare.<br />

Nel momento in cui cominciano il corso per<br />

animatori, si chiede loro di scrivere la loro testimonianza di<br />

vita rispettando i canoni della "Verità nuda e cruda..., vita<br />

5


prima di conoscere Gesù, dopo aver conosciuto Gesù..." (Vedi<br />

"Atteggiamenti fondamentali..."). <strong>Pe</strong>r tal motivo essi si<br />

apprestano a scrivere con verità ciò che hanno vissuto.<br />

È chiaro che si entra qui nel delicato sacrario della<br />

coscienza della persona perchè tutti noi, prima di<br />

conoscere Gesù, abbiamo sbagliato, abbiamo peccato come<br />

ha fatto San Pietro, come ha fatto la Maddalena, San Paolo,<br />

come ha fatto S. Agostino... Nella propria storia devono<br />

entrare anche questi errori perchè mettono in risalto la<br />

forza e la potenza del nostro Salvatore che ci ha tirato<br />

fuori dalle sabbie mobili del nostro peccato.<br />

Nella coscienza si trovano inoltre anche tutte le ferite, che<br />

non sono peccati, ma che ci hanno fatto tanto soffrire:<br />

difficoltà di coppia, non amore da parte dei genitori,<br />

esperienza di emarginazione e via dicendo.<br />

Nel momento in cui il nuovo animatore si appresta<br />

a preparare la sua testimonianza o il suo tema,<br />

immancabilmente queste cose vengono fuori.<br />

Ricordiamo che nessuno ha il diritto di violentare,<br />

seppur delicatamente, l'interiorità di un'altra persona. <strong>Pe</strong>r<br />

questo motivo NESSUNO DEI VECCHI ANIMATORI SI<br />

PERMETTERÀ DI FARE QUALCHE DOMANDA SUL<br />

PASSATO NEGATIVO DI QUALCHE PERSONA. Se il<br />

nuovo animatore desidera farne dono, confidando in<br />

quella rete di fraternità di cui abbiamo parlato,<br />

accoglieremo questo dono come una perla preziosa e<br />

NESSUNA PAROLA, NESSUN COMMENTO<br />

SULL'ARGOMENTO DOVRÀ USCIRE DAL GRUPPO.<br />

D'altra parte l'animatore che si prepara, se vuole<br />

dare una testimonianza, dovrà essere sincero come lo sono<br />

stati i vecchi animatori e rispettare i criteri dei temi e delle<br />

testimonianze come abbiamo detto.<br />

6


SI RENDE NECESSARIA A QUESTO PUNTO<br />

UNA MEDIAZIONE: è bene che all'interno della vecchia<br />

équipe due o tre persone (non di più) si incarichino di<br />

leggere le testimonianze di vita che i nuovi animatori<br />

scrivono. Si costituirà così l'équipe DISCERNIMENTO<br />

(ED). É bene che all'interno di questa équipe ci sia anche<br />

l'Assistente spirituale. Gli altri membri siano i più "vecchi"<br />

di esperienza.<br />

L'ÉQUIPE DISCERNIMENTO SI RICORDI BENE<br />

CHE È TENUTA AL SEGRETO ASSOLUTO.<br />

I membri della ED hanno veramente un ruolo<br />

paterno e materno, di grande ascolto, rispetto ai nuovi<br />

animatori. Avranno la gioia di stabilire rapporti molto<br />

profondi con ciascuno. Cerchino, pertanto, di vivere questo<br />

in uno stato di profonda e costante preghiera. Essi operano<br />

a cuore aperto, per tal motivo si richiede una grande<br />

delicatezza nel loro modo di esprimersi e prima di fare un<br />

richiamo o una osservazione ci pensino dieci volte.<br />

Viceversa, spesso ringrazino i nuovi animatori per quanto<br />

dicono o scrivono, ne mettano in risalto le cose positive e<br />

diano gli opportuni consigli con molta umiltà.<br />

Ciascuna persona dovrebbe uscire dal dialogo col<br />

cuore pieno di gratitudine a Dio per quanto ha operato<br />

nella sua vita.<br />

Vediamo, ora, di offrire alcuni orientamenti più<br />

precisi per questa équipe:<br />

- Prima di leggere una testimonianza preghino e<br />

invochino lo Spirito Santo<br />

- Se la testimonianza non è indirizzata<br />

strettamente ad un solo membro dell'équipe, la<br />

7


leggano insieme, viceversa la persona<br />

interessata la legga e poi ne trasmetta agli altri<br />

due i dati essenziali.<br />

- Tutte le esperienze sono belle e tutte le<br />

persone hanno una storia affascinante quando<br />

parlano del loro incontro con Dio. Se è vero che<br />

le esperienze di vita devono essere "nude e<br />

crude", senza fronzoli o giri di parole, e ancor<br />

più vero che non tutte devono parlare di una<br />

conversione sconvolgente, stile San Paolo.<br />

Esiste la testimonianza di MARIA MADDALENA ed<br />

esiste la testimonianza di MARIA LA MADRE DI<br />

GESÙ. Tutte mettono in risalto il rapporto col<br />

Signore.<br />

- Si tratta pertanto di COGLIERE IN QUAL<br />

MODO DIO È ENTRATO NELLA VITA<br />

DELLA PERSONA CHE SCRIVE: può essere<br />

stato attraverso un peccato, un errore, una ferita<br />

dolorosa, un cammino di ricerca...<br />

L'importante è cogliere questo al di là di ciò che<br />

la persona riesce a scrivere.<br />

- Una volta individuati i punti salienti del<br />

cammino di Dio nella vita di quella persona,<br />

allora la si aiuta AD APPROFONDIRLI, a<br />

sviscerarli con maggiore chiarezza, in maniera<br />

che anche chi ascolta possa comprendere e<br />

partecipare<br />

- Quasi tutti i peccati o gli sbagli possono entrare<br />

nella testimonianza di vita perchè è un<br />

glorificare Dio che ha fatto grandi cose nella mia<br />

piccolezza. Ci sono però alcune cose che<br />

normalmente non è bene raccontare (ad es.<br />

L'omicidio, l'adulterio se non è già di dominio<br />

pubblico, l'aborto). L'ED discernerà stando<br />

8


attenta a non sterilizzare le esperienze altrimenti<br />

non diranno più niente (con serenità si può<br />

raccontare delle difficoltà di coppia, delle<br />

tentazioni, degli sbagli con i figli, dei fallimenti,<br />

dei vizi. Se si lavora con giovani, è bene che ci<br />

siano delle testimonianze di lontananza da Dio,<br />

di difficoltà di pregare, di vivere la purezza, di<br />

attrito con i genitori...). Bisogna aiutare le<br />

persone ad andare in profondità, a leggersi in<br />

profondità, a riconoscere come e dove il<br />

Signore le ha incontrate e salvate. In questo<br />

senso sono importanti quei fogli: "Atteggiamenti<br />

fondamentali..." di cui abbiamo parlato.<br />

- Quando si parla del peccato: se lo si può dire con<br />

una parola è bene non sprecarne due. Bisogna che<br />

gli sbagli siano raccontati senza nessuna<br />

venatura di eroismo, la persona deve trasmettere<br />

anche la sua convinzione di avere sbagliato. Si<br />

può usare un linguaggio giovanile o popolare,<br />

ma è importante parlare sempre come se<br />

fossimo in Chiesa davanti al tabernacolo<br />

- Una volta esaminata l'esperienza, uno del<br />

gruppo si incarica, quanto prima di mettersi in<br />

contatto con l'interessato, per telefono o per<br />

lettera o attraverso un incontro personale. Lo<br />

ringrazia delle cose più caratteristiche che ha<br />

scritto e della fiducia che ha riposto nella<br />

équipe, fa alcune domande sui punti che<br />

bisogna siano approfonditi, in maniera da<br />

stimolare la persona. Consiglia di sviluppare di<br />

più quegli aspetti salienti che l'ED ha visto ed,<br />

eventualmente, di non parlare di alcuni sbagli<br />

fatti o di dirli in maniera più tenue. Altre volte,<br />

9


invece, sarà necessario esplicitarli<br />

maggiormente.<br />

- Domanda di riscrivere l'esperienza più<br />

ampiamente (3-4 fogli A4) e fissa il giorno in cui<br />

incontrare la persona o la coppia o l'Assistente<br />

affinché raccontino, in circa 30' quanto hanno<br />

scritto.<br />

- Nell'ascoltarli, gli animatori, la prima volta<br />

siano molto comprensivi. È facile che ci siano<br />

momenti di commozione, non c'è da<br />

vergognarsi. Se la persona parlasse a voce<br />

troppo bassa, la seconda volta che la si ascolta,<br />

è sufficiente recarsi in un ambiente grande e<br />

distanziarsi da lei circa 10 m. In tal modo la<br />

persona sarà costretta spontaneamente ad<br />

aumentare il volume della sua voce.<br />

- <strong>Pe</strong>r quanti errori una persona possa fare, è<br />

necessario che si senta valorizzata.<br />

Generalmente qualsiasi persona, dopo questi<br />

piccoli accorgimenti, riesce a raccontare bene e<br />

con spontaneità la propria esperienza. L'esigere<br />

troppo può scoraggiare la persona, togliere la<br />

naturalezza e quindi distruggere il messaggio.<br />

Spesso converte di più una balbuzie, una<br />

timidezza che fa tremare, una improprietà di<br />

linguaggio che rende timidi più che un discorso<br />

ben articolato.<br />

- La legge fondamentale delle testimonianze e<br />

dei messaggi è "TI BASTA LA MIA GRAZIA,<br />

LA MIA POTENZA, INFATTI, SI MANIFESTA<br />

NELLA DEBOLEZZA" (2 Cor 12,9)<br />

- Molte volte, l'ED riuscirà a dedurre dal<br />

contenuto della testimonianza anche quale<br />

potrebbe essere il tema che con più facilità la<br />

10


persona o la coppia è in grado di svolgere. Non<br />

è detto che tutti per forza debbano diventare<br />

espositori di temi, ma è importante almeno saper<br />

donare la propria testimonianza in qualsiasi<br />

contesto ci si trovi.<br />

- Qualora si chieda ai nuovi animatori di<br />

preparare un tema, allora si rivedano i criteri<br />

generali (vedi Oltremare) e l'ED segua con<br />

attenzione e puntualità queste persone.<br />

All'inizio bisognerà spendere un po' di tempo,<br />

ma un animatore ben formato darà molto<br />

frutto!<br />

11


DINAMICA degli 11 incontri<br />

Saluto iniziale, preghiera, canto<br />

Si propone la riflessione<br />

Condivisione<br />

Conclusione Plenario<br />

Preghiera<br />

Avvisi<br />

Fraternizzazione<br />

L’incontro può durare più di un’ora e mezza.<br />

Il Coordinatore del Corso di formazione assume e<br />

coordina l’incontro e, nella misura del possibile, cerca dei<br />

collaboratori che permettano la seguente suddivisione di<br />

ruoli e servizi.<br />

Ciò che tra poco proponiamo sono dei suggerimenti<br />

orientativi. L’importante è che si cominci anche se con<br />

poco.<br />

È bene che ciascuno venga agli incontri col quaderno per<br />

gli appunti e la Bibbia<br />

SERVIZI IN OGNI GRUPPO<br />

1 Coordinatore<br />

4 Animatori<br />

3 <strong>Pe</strong>rsone per la Fraternizzazione<br />

(Se non si raggiunge il numero, si diminuisce l’équipe della<br />

Fraternizzazione o una persona assume più cose, ma sarebbe<br />

importante suddividere al massimo questi ruoli di servizio.<br />

Alla fine di questi incontri, cominciando un altro ciclo, si possono<br />

invertire i ruoli. È bene ruotare i ministeri, servendo<br />

disinteressatamente i fratelli, nell’umiltà e nella semplicità si<br />

12


costruisce il vero cammino di fede. Più avanti spiegheremo cosa<br />

queste persone dovranno fare)<br />

AL MOMENTO DEL LAVORO DI GRUPPO<br />

(Rispondere alle domande dopo la riflessione)<br />

Se il gruppo supera le 7 persone, già si comincia a<br />

dividersi in 2 piccoli gruppi per rispondere alle domande<br />

dopo la riflessione. Se le persone fossero molte, ci si<br />

divide in gruppetti di 6.<br />

In ogni lavoro di gruppo, si cerca di rispondere alla<br />

domanda proposta o allo stimolo dato facendo in modo<br />

che tutti dicano qualcosa. Sicuramente ci sarà chi ha più<br />

facilità e chi ne ha meno, ma spesso le cose più belle e<br />

profonde vengono dai più timidi.<br />

Questo abitua a riflettere sul proprio modo di vivere la<br />

fede. Non si tratta di condividere idee astratte, ma<br />

sentimenti profondi ed esperienze concrete di vita: “…il<br />

mese scorso mi è successo questo e questo e mi sono ricordata di<br />

quella frase di Gesù… mi ha aiutato a risolvere la situazione in<br />

questo modo…”, “Era da tanto tempo che non parlavo col mio<br />

vicino, poi ho capito che dovevo fare il primo passo…”.<br />

Quando si racconta una esperienza è bene essere<br />

molto concreti dicendo, se possibile, data, luogo e persone.<br />

È il primo passo di quella condivisione e di quella<br />

comunione che Gesù ha tanto desiderato: “Che siano uno<br />

perché il mondo creda!”.<br />

Poi si sceglie una riflessione o una testimonianza,<br />

che è emersa nel gruppetto, per presentarla alla<br />

condivisione con gli altri. Tutte le esperienze e le<br />

testimonianze sono belle e meriterebbero di essere<br />

condivise con tutti, ma se ne sceglie solo una, la settimana<br />

seguente sarà un’altra…<br />

13


Normalmente<br />

NON SI TRATTA DI FARE LA SINTESI di<br />

quanto detto in gruppetto, MA SOLO DI PRESENTARE<br />

QUANTO UNA SINGOLA PERSONA HA DETTO,<br />

perché sia più chiara l’azione concreta dello Spirito Santo<br />

che opera nella singola persona.<br />

È chiaro che se il gruppo avesse meno di 8 persone,<br />

si fa tutto insieme e non serve Plenario.<br />

L’animatore, però, fa ugualmente la sintesi di<br />

quanto emerso e propone la sua piccola riflessione<br />

conclusiva.<br />

RUOLI E SERVIZI<br />

COORDINATORE: Si preoccupa dell’orario, della<br />

puntualità, con dolcezza e fermezza. Aiuta a cominciare<br />

l’incontro col segno della Croce, dopo aver salutato e fatto<br />

sentire ciascuno a suo agio. Ugualmente segue le varie fasi<br />

dell’incontro, presentandole e dando il ritmo della<br />

puntualità, per esempio dicendo: “Ora il X ci propone<br />

una riflessione”, “Adesso ci possiamo dividere nei<br />

gruppetti, abbiamo un quarto d’ora, sarebbe bene che<br />

tutti avessero spazio per parlare…”<br />

ÉQUIPE ACCOGLIENZA: sono due persone che devono<br />

arrivare particolarmente puntuali e accolgono coloro che<br />

arrivano, facendo si che ciascuno si senta a suo agio (è bene<br />

che una delle due sia la padrona di casa). Una di loro si<br />

alza e accoglie chi arriva anche a metà incontro, gli offre<br />

una sedia DENTRO il cerchio. Il tutto senza disturbare gli<br />

altri che stanno portando avanti l’incontro, nella misura<br />

del possibile. L’Équipe accoglienza pensa anche a scrivere<br />

14


la frase slogan dell’incontro in un cartellone (la frase slogan<br />

può esser il titolo in grigio di queste schede. Se ci sono da<br />

fare delle fotocopie o altre cose, si preoccupa che tutto sia<br />

in ordine, come segno di amore e di servizio). Se possibile,<br />

è bene che si stacchi anche il telefono per non essere<br />

disturbati.<br />

ÉQUIPE DELLA FRATERNIZZAZIONE (non devono<br />

essere i proprietari della casa) : si preoccupa di portare del<br />

caffè o altro, con dei biscotti o un dolce fatto in casa, da<br />

consumare dopo l’incontro. Il tutto deve essere molto<br />

semplice ed essenziale (un cristiano sempre si ricorda di<br />

quelli che non hanno nulla da mangiare). Quello che conta<br />

è vivere un momento di amicizia.<br />

15


GLI ANIMATORI:<br />

All’inizio il coordinatore propone le tematiche e, se<br />

necessario, anche la sintesi del plenario, ma appena<br />

possibile sarebbe bene che ciascuno nel gruppo svolgesse<br />

un servizio secondo quanto detto sopra e quanto<br />

specificheremo tra poco. Ci dovrebbero essere pertanto 4<br />

animatori che propongono le riflessioni, a turno.<br />

In un incontro devono lavorare 2 animatori: il 1°<br />

propone il tema iniziale, il 2° propone la conclusione.<br />

1° Settimana<br />

2° Settimana<br />

3° Settimana<br />

Sintetizzando:<br />

Animatore n° 1 fa la prima parte del tema<br />

Animatore n° 2 completa il tema<br />

Animatore n° 2 fa la prima parte del tema<br />

Animatore n° 1 completa il tema<br />

Animatore n° 3 fa la prima parte del tema<br />

Animatore n° 4 completa il tema<br />

Animatore n° 4 fa la prima parte del tema<br />

4° Settimana<br />

Animatore n° 3 completa il tema<br />

e poi si riprende da capo… oppure con altri 4.<br />

16


Possibile schema in 14 incontri di 2 ore ciascuno<br />

1° Settimana Tema 1. "GUAI A ME SE NON EVANGELIZZASSI !”(Pag22-28)<br />

Tema 2. L'ISOLA FELICE (Pag29-31) + Canto<br />

2° Settimana Tema: 3. ATTEGGIAMENTI FONDAMENTALI (Pag51-56)+Canto<br />

Tema: 4. COME PREPARARE UNA TESTIMONIANZA (Pag57-61)<br />

Fissare le date per reincontrarsi e verificare le esperienze<br />

3° Settimana Prova di danze (Yo Te adoro o altre, testimonianze, canti ...)<br />

TESTIMONIANZE (Pag55-56), come nel libretto (Questo incontro si<br />

può collocare anche in altro luogo)<br />

4° Settimana Chi può lavorare in un Ritiro? (Pag66-69)<br />

ascolto di tre testimonianze o di un tema dei nuovi<br />

5° Settimana Tema:8. EVANGELIZZARE INSIEME (1°) (Pag87-91)<br />

ASCOLTO DELLE PRIME DUE TESTIMONIANZE DEI NUOVI<br />

6° Settimana Tema: 9. EVANGELIZZARE INSIEME (2°) (Pag92-109)<br />

ASCOLTO DI UNA TESTIMONIANZA DEI NUOVI<br />

7° Settimana Tema: 5. L'ANIMATORE È UN SEMPLICE STRUMENTO DI DIO<br />

(Pag62-65).<br />

ASCOLTO DI DUE TESTIMONIANZEDEI NUOVI<br />

8° Settimana Tema:11. COME OFFRIRE IL MESSAGGIO (Pag 70-86)<br />

Il coordinatore comincia a distribuire a ciascuno i temi-<br />

MESSAGGI in sintonia con le testimonianze e le capacità<br />

di ciascuno (il coordinatore può fare questo a livello<br />

individuale ben prima).<br />

9° Settimana Tema: 13. LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE (Pag 120-127)<br />

ASCOLTO DI DUE TESTIMONIANZE DEI NUOVI<br />

10° Settimana EVANGELIZZARE È RISUSCITARE I MORTI (Pag137-143)<br />

ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />

11°Settimana Tema: I 7 COMANDAMENTE DELL’EVANGELIZATORE<br />

(Pag159-162)<br />

ascolto di due testimonianze o di un tema dei nuovi<br />

12° Settimana 12. COME INVITARE AD UN EMMAUS,AD UNO JE'- SHUAH, A<br />

CANA O... (Pag114-119)<br />

ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />

13° Settimana Nella Potenza dello Spirito Santo (Pag128-137)<br />

ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />

13° Settimana EVANGELIZZARE INSIEME (Pag111-112)<br />

ASCOLTO DI TRE TESTIMONIANZE O DI UN TEMA DEI NUOVI<br />

17


LA FIDUCIA:<br />

IL SEGRETO DELLA VITA<br />

IL SEGRETO DELL’EVANGELIZZAZIONE<br />

"Ci sono delle realtà che rendono bella la vita e delle<br />

quali si possa dire che portano come una fioritura, una gioia<br />

interiore?... -Sì, ce ne sono. Una di queste realtà si chiama<br />

fiducia.<br />

Comprendiamo che in ognuno di noi il meglio si<br />

costruisce attraverso una fiducia molto semplice? Anche un<br />

bambino vi riesce.<br />

Ma, ad ogni età, ci sono dolori, abbandoni umani, la<br />

morte dei propri cari. E in questi anni, a tante persone, il<br />

futuro appare così incerto che perdono coraggio. Allora come<br />

uscire dall'inquietudine?<br />

La sorgente della fiducia si trova in Dio che è amore e<br />

il suo amore è perdono, è luce interiore.<br />

La fiducia non ignora la sofferenza di tanti bisognosi<br />

sulla terra che sono senza lavoro, senza nulla di che sfamarsi.<br />

Queste prove ci interrogano: come essere tra coloro<br />

che, sostenuti da una vita di comunione in Dio, si assumono<br />

delle responsabilità e cercano insieme ad altri di rendere la<br />

terra più abitabile?<br />

Lungi dal fuggire le responsabilità, la fiducia che viene<br />

dal nostro profondo permette di essere presenti là, dove le<br />

società umane sono scosse e lacerate. Essa aiuta ad assumere<br />

dei rischi, ad andare avanti anche quando sopraggiunge il<br />

fallimento.<br />

E si risveglia un meraviglioso stupore: una tale fiducia<br />

rende capaci di amare di un amore disinteressato, per nulla<br />

possessivo.<br />

18


Oggi, in diverse parti della terra, tanti giovani cercano<br />

di guarire le lacerazioni della famiglia umana. La loro fiducia<br />

può rendere bella la vita attorno ad essi. Anche senza<br />

rendersene conto, sanno che una speranza risplende in loro?<br />

La fiducia e la speranza attingono ad una misteriosa<br />

presenza, quella di Cristo. Con la sua risurrezione, vive in<br />

ognuno di noi per mezzo dello Spirito Santo ; ancor più, egli è<br />

«unito ad ogni uomo senza eccezione».<br />

Moltissimi esseri umani ignorano che Cristo è unito a<br />

loro e non conoscono il suo sguardo posato su ogni vita!<br />

Eppure è presente in ciascuno come un umile di cuore. E<br />

tranquilla si fa sentire la sua voce: «Riconosci il cammino di<br />

speranza aperto per te? Ti prepari ad intraprenderlo?»<br />

Allora, come non sentirsi spinti a dire al Cristo:<br />

«Vorrei seguirti per tutta la vita, ma tu conosci le mie<br />

fragilità!».<br />

Attraverso il Vangelo egli risponde: «Conosco le tue<br />

prove e la tua povertà... <strong>Pe</strong>r rimanere fedele tutta la vita, pensi<br />

di non avere nulla o quasi nulla. Tuttavia sei ricolmo. Colmato<br />

da cosa? Dalla presenza dello Spirito Santo ... La sua<br />

compassione rischiara perfino le ombre della tua anima».<br />

Se la fedeltà nel seguire il Cristo suppone una costante<br />

attenzione, in cambio dà tanta gioia, tanta pace, tanto chiarore.<br />

Chi cerca la comunione in Dio si lascia plasmare da<br />

una delle parole più limpide del Vangelo : «Dio non ci ha dato<br />

uno spirito di paura, ma di forza interiore, di amore e di<br />

padronanza di sè».<br />

Cristo conosce la nostra lotta interiore per restare<br />

fedeli. Instancabilmente ci dice: «Abbandonati! Affidami i tuoi<br />

timori!». Egli ci fa uscire dal nostro isolamento e ci dona<br />

d'appoggiarci su quel mistero di comunione d'amore che si<br />

chiama Chiesa.<br />

19


Noi vorremmo ricordarcelo sempre: Cristo è anzitutto<br />

comunione. Egli non è venuto sulla terra per creare una nuova<br />

religione, ma per suscitare una comunione d'amore in Dio. E<br />

più la Chiesa accoglie con semplicità, più essa si fa vicina ai<br />

nostri fragili cuori. Senza troppe parole, anche nel silenzio,<br />

eccoci trasportati a vivere in Cristo per gli altri.<br />

Se fosse possibile sondare il cuore umano, che cosa vi<br />

troveremmo? La sorpresa sarebbe di scoprire che nelle<br />

profondità della condizione umana riposa l'attesa di una<br />

presenza, il silenzioso desiderio di una comunione. In una tale<br />

attesa c'è chi dice: "Vorrei aprirmi a Dio così come sono ma la<br />

mia preghiera si perde e il mio cuore è distratto". Il Vangelo<br />

riprende: "Il Vangelo è più grande del tuo cuore".<br />

La preghiera vissuta nella solitudine è talvolta ardua,<br />

ma non dimentichiamo che c'è la bellezza della preghiera<br />

comune. Espressa con parole semplici, con inni e canti,<br />

raggiunge le profondità dell'animo.<br />

Chi cammina al seguito di Cristo sta vicino a Dio e<br />

vicino agli altri. La preghiera è una forza serena che agisce<br />

nell'essere umano, lo lavora, e non lascia che si assopisca<br />

davanti al male, agli scossoni che tanti subiscono. In essa si<br />

attingono indispensabili energie di compassione.<br />

<strong>Pe</strong>r chi cerca con cuore risoluto di abbandonarsi a<br />

Cristo e di dargli tutta la sua vita, c'è una scelta da fare, una<br />

decisione da prendere. Quale decisione? Lasciar crescere<br />

dentro di sé una infinita riconoscenza a Dio.<br />

Questa riconoscenza è un atteggiamento<br />

fondamentale. È una gioia serena che sempre lo Spirito Santo<br />

anima in noi. Essa è spirito della lode e cerca di volgere uno<br />

sguardo di speranza sulle persone e sulle loro attese.<br />

Dio ci vuole felici... Sta a noi presentire le realtà del<br />

Vangelo che rendono bella la vita: la fiducia, lo spirito della<br />

lode, un cuore che trabocca, una gioia rinnovata in ogni istante<br />

... Nel Nuovo Testamento, l'apostolo Pietro ci assicura: «Voi<br />

20


amate Cristo, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo<br />

credete in lui. <strong>Pe</strong>rciò esultate di gioia indicibile e gloriosa». E<br />

se sopraggiungono le nebbie delle esitazioni, ci sorprenderemo<br />

a dire: «Noi ti amiamo, Cristo, forse non come lo vorremmo,<br />

ma ti amiamo. E, nella nostra vita, la realtà più chiara si<br />

costruisce attraverso una umilissima fiducia in te stesso».<br />

Nel IV secolo, Sant'Ambrogio di Milano scriveva:<br />

«Cominciate in voi l'opera della pace, così che rappacificati<br />

con voi stessi possiate portare la pace agli altri». La pace del<br />

cuore è per ognuno come una nuova nascita nel proprio<br />

intimo. Chi cerca questa pace si fa attento alla parola di Cristo:<br />

«Va' prima a riconciliarti». «Va' prima!». Non: «Rimanda a<br />

dopo!».<br />

<strong>Pe</strong>r comunicare il Cristo, c'è una realtà più trasparente<br />

di una vita dove la riconciliazione diventa concreta giorno<br />

dopo giorno? Riconciliarsi, è amare, perdonare... è dirlo con la<br />

propria vita. Essere vigilanti per rimanere nella compassione e<br />

nella bontà del cuore.<br />

Ama e dillo con la tua vita!<br />

Senza amore, senza perdono, ci può essere un<br />

avvenire per qualcuno? Senza riconciliazione, quale futuro per<br />

la pace sulla terra?<br />

Senza la gioia e la semplicità, queste realtà del<br />

Vangelo così intimamente unite l'una all'altra, come irradiare<br />

lo spirito di perdono tra i credenti, ma anche fra i non<br />

credenti?<br />

Cosi, «allontanando l'inquietudine, rallegratevi nel<br />

Cristo, sempre! SI, trovate in lui la gioia!».<br />

Lettera di Taizé 1999-2001<br />

21


2. "GUAI A ME SE NON<br />

EVANGELIZZASSI!”<br />

DURATA COMPLESSIVA 30’:<br />

10' dinamica<br />

5' condivisione<br />

15' tema<br />

Introduzione alla dinamica<br />

“Mi hai sedotto, Signore,<br />

e io mi sono lasciato sedurre…<br />

Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,<br />

mi sforzavo di contenerlo ma non potevo” (Ger 20,9)<br />

Ecco, questo è l’atteggiamento spirituale di chi<br />

desidera lavorare nell’Evangelizzazione. Chi si è<br />

innamorato di Cristo non può più, in nessun modo,<br />

starsene tranquillo. L’anima permane in una eterna<br />

gioventù e desidera opportunamente e inopportunamente che<br />

anche altri rimangano coinvolti in questa ruota d’amore.<br />

Come l’innamorata del Cantico dei Cantici, siamo<br />

“malati d’amore” (Ct 5,8). E chi ci separerà da questo amore<br />

di Cristo? Evangelizzare, oggi, è diventato veramente una<br />

questione di vita o di morte e lo comprenderemo meglio<br />

in questa breve riflessione.<br />

Dinamica:<br />

10' Chiedere alle persone che stanno partecipando:<br />

“<strong>Pe</strong>r un momento solo, tentate di immaginarvi cosa sarebbe della<br />

nostra vita se togliessimo Dio, se qualcuno venisse e dicesse che<br />

22


5'<br />

Gesù è un ciarlatano che non merita attenzione, se dovessimo<br />

buttare via la Bibbia, se distruggessimo la Madonna? Come ci<br />

sentiremmo?<br />

Lavoro in gruppetti di fraternità (gruppetti<br />

massimo di 6, col metodo degli incontri zonali).<br />

Condivisione<br />

Tema<br />

Molti avranno pensato è duro e triste dover riflettere<br />

su questa ipotesi. È giusto che sia così. Sarebbe molto<br />

preoccupante il contrario. Se uno dicesse: “Beh, in fondo io<br />

vivrei lo stesso…” significherebbe che lui, Dio, non l’ha mai<br />

incontrato! Vi chiediamo scusa per avervi costretto a<br />

pensare a questo, ma era necessario per capire come vivono<br />

i nostri fratelli che stanno lì fuori. Ora possiamo capire<br />

perché una persona va al bar e tenta di affogare il suo vuoto<br />

in un bicchierino o perché per i giovani la discoteca è tutto. Se<br />

c’è il vuoto dentro con qualcosa bisogna riempirlo,<br />

altrimenti rimane solo la pazzia.<br />

15' Diciamo fuori per capirci. Dopo solo Dio può giudicare.<br />

Vogliamo parlare di quelli che non sentono e non<br />

conoscono Dio.<br />

Uno psicologo di fama mondiale scrisse così:<br />

"Supponiamo che nella cultura occidentale il cinema,<br />

la radio, la televisione, gli avvenimenti sportivi, i<br />

giornali siano sospesi per sole quattro settimane.<br />

Chiuse queste vie di evasione, quali sarebbero le<br />

conseguenze per la gente ridotta solamente alle<br />

proprie risorse? Indubbiamente, seppur in così breve<br />

tempo, si registrerebbero esaurimenti nervosi a<br />

23


migliaia e ancor più sarebbero le persone che<br />

cadrebbero in uno stato di ansia acuta, non diverso<br />

dal quadro clinico della nevrosi".<br />

(Erik Fromm)<br />

e ancora:<br />

"Scopriamo che, in Europa, i paesi più progrediti,<br />

pacifici e democratici mostrano col paese più ricco del<br />

mondo (gli USA), i più gravi sintomi di disturbi<br />

mentali. Le cifre dei suicidi, degli omicidi, degli atti<br />

distruttivi, la percentuale degli alcolizzati e dei<br />

drogati non sarebbero forse un efficace commento al<br />

detto: 'Non di solo pane vive l'uomo'? Non<br />

mostrerebbero come la società moderna fallisca nel<br />

tentativo di soddisfare le intime esigenze dell'uomo?"<br />

<strong>Pe</strong>rché l'uomo oggi si trova vuoto, perché noi ci<br />

troviamo vuoti, pur essendo pieni di tante cose?<br />

Da un altro grande psicanalista, Jung, proviene una<br />

considerazione che suscita interesse.<br />

Egli si preoccupa prima di tutto di chiarire: "Io tratto<br />

l'argomento da un punto di vista strettamente empirico,<br />

cioè mi limito ad osservare i fenomeni e mi astengo da<br />

qualsiasi considerazione metafisica."<br />

Ebbene questo scienziato della psiche umana<br />

afferma in maniera sconcertante:<br />

"Nel corso degli ultimi trent'anni sono venuti a<br />

consultarmi individui provenienti da tutti i paesi<br />

civili della terra. Tra i miei pazienti non ne ho trovato<br />

uno solo il cui problema non fosse, in ultima analisi,<br />

quello di trovare una visione religiosa della vita. E'<br />

ragionevole affermare che ognuno di loro si ammalò<br />

perché' aveva perduto ciò che le religioni vive di ogni<br />

età danno ai loro seguaci, e che nessuno di loro è<br />

24


veramente guarito se non dopo aver riacquistato<br />

questa visione religiosa".<br />

Questo lo diciamo senza la minima vena di giudizio, anzi<br />

con dolore e con il profondo desiderio di far scoprire la vita<br />

vera a tutti i nostri fratelli che si trovano nel ghiaccio della<br />

tristezza e della solitudine:<br />

“Se nascondi il tuo volto vengono meno<br />

se togli loro il respiro, muoiono<br />

e ritornano alla polvere” (Sal 104,29).<br />

Certo che il Signore non vuole allontanare il suo<br />

sguardo da nessuno, ma quelli che non vogliono vedere il<br />

sole, non ne ricevono il calore, è come vivere perennemente<br />

sotto terra, rimangono proprio nella polvere e senza<br />

respiro.<br />

Tutto questo aumenta il nostro desiderio di<br />

evangelizzare e ce ne fa comprendere l’urgenza.<br />

Ricordiamo le parole toccanti di Paolo VI nella<br />

Evangelii Nuntiandi:<br />

“Ad ogni nuova tappa della storia umana, la Chiesa<br />

continuamente travagliata dal desiderio di<br />

evangelizzare, non ha che un assillo: chi inviare ad<br />

annunciare il Mistero di Gesù? In che linguaggio<br />

annunciare questo mistero? Che fare affinché esso si faccia<br />

sentire e arrivi a tutti quelli che devono ascoltarlo” (EN22).<br />

Siamo in una terra deserta e arida. La gente cerca<br />

acqua più che un naufrago nel deserto. I giovani brancolano<br />

nel buio, affamati di un motivo per vivere; sono sfiniti,<br />

senza forza per lottare, senza più voglia di cercare.<br />

Vegetano più che vivere. Guardiamoci attorno: le<br />

discoteche sono piene di persone che disperatamente e<br />

spesso ingenuamente cercano di sfuggire ai loro problemi,<br />

25


ma le loro angosce ripiovono puntualmente tutte sulla testa<br />

una volta che varcano la soglia di uscita della discoteca.<br />

Trovate voi una persona che vi dica “Mi sento felice!<br />

Il mio cuore è contento, è nella gioia”. Eppure noi non siamo<br />

migliori di loro, noi non abbiamo alcun merito per avere<br />

incontrato la fonte della felicità e della pace che è Dio.<br />

Ebbene, cosa il Signore ci chiede di fare davanti a<br />

questo mondo? S. Paolo dice: “Guai a me se non annunciassi il<br />

Vangelo!”.<br />

Ognuno di noi può ripetere: Guai a me se non annunciassi il<br />

Vangelo, sarei un egoista. Il mondo senza saperlo ci aspetta.<br />

Chi ha ricevuto l’annuncio è come se avesse le ali ai piedi,<br />

non può rimanere fermo un istante, come la Vergine Maria<br />

che “Andò in fretta”, per una strada difficile, attraverso le<br />

montagne, dalla cugina Elisabetta. Immaginiamoci: ragazza<br />

di 15 anni, incinta per la prima volta, con quel gran segreto<br />

dentro, affronta un viaggio di 150 Km per aiutare una<br />

vecchia cugina!<br />

“La grazia dello Spirito ignora la lentezza” (Afferma S.<br />

Ambrogio, commentando questo viaggio della giovane<br />

Maria da Elisabetta).<br />

“Mi hai sedotto, Signore,<br />

e io mi sono lasciato sedurre…<br />

Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,<br />

mi sforzavo di contenerlo ma non potevo” (Ger 20,9).<br />

L’evangelizzazione è veramente una questione URGENTE,<br />

possiamo anzi dire che oggi essa è diventata UNA<br />

QUESTIONE DI VITA O DI MORTE: chi incontra Dio,<br />

incontra la vita e la gioia, chi rimane solo, si trova avvolto<br />

dalle tenebre della tristezza e del vuoto<br />

(Dare una piccola testimonianza personale).<br />

<strong>Pe</strong>r comprendere le motivazioni profonde del<br />

26


nostro essere missionari e che l’evangelizzazione è una<br />

questione di vita o di morte bisogna comprendere che ogni<br />

uomo, coscientemente o no, cerca un qualcosa che dia senso<br />

alla sua vita. Possiamo dire che ogni uomo altro non è che<br />

due braccia aperte per abbracciare.<br />

Dio ha fatto il suo cuore, come il cuore di ogni uomo, come<br />

due braccia aperte pronte per l’abbraccio. L’uomo è<br />

costitutivamente affamato d’amore e brancola nel buio<br />

della vita cercando qualcosa da afferrare e da stringere a sè,<br />

a cui darsi totalmente. Purtroppo a volte l’abbraccio si<br />

stringe attorno a qualcosa che non merita amore e così<br />

capita che migliaia di giovani abbracciano la droga, l’alcool,<br />

il disordine sessuale, praticamente stringono a sè la propria<br />

morte. Danno un abbraccio alla loro rovina.<br />

Proprio qui sta l’astuzia diabolica di Satana. Lui, il<br />

padre della menzogna, come lo chiama Gesù, il diavolo che<br />

è diventato odioso e orribile, lui vuole essere l’Amato e si<br />

mette davanti a chi disperatamente cerca per essere<br />

abbracciato “per rubare l’amore”. Lui vive di amore rubato,<br />

quell’amore che spetta a Dio e risponde con la disperazione,<br />

la solitudine, spesso il suicidio.<br />

<strong>Missione</strong> è far sì che chi cerca, incontri ciò che<br />

cerca, far sì che le due braccia aperte, assetate di amore,<br />

trovino chi merita di essere abbracciato e così l’affettività<br />

umana, la capacità d’amare di ogni persona possa essere<br />

intimamente saziata.<br />

“Ma come conosceranno e crederanno<br />

in Colui di cui non hanno sentito parlare?<br />

E come ne sentiranno parlare<br />

Se non c’è nessuno che lo annunci?<br />

Ecco perché chi ha sperimentato l’amore di Gesù<br />

non può in nessun modo restarsene tranquillo. L’anima<br />

27


permane in una eterna giovinezza che lo lancia nella<br />

missione. Come il fuoco riscalda il latte contenuto in un<br />

recipiente fino a farlo uscire e spargersi all’intorno, così lo<br />

Spirito Santo riscalda il nostro cuore al punto tale che non<br />

possiamo più contenerci e come San Francesco gridiamo:<br />

“L’amore non è amato, Amate l’Amore. Abbracciate Gesù!”<br />

La missione è iscritta nel sangue di chi ha sperimentato<br />

l’Amore di Dio: c’era dentro me un fuoco divorante, mi<br />

sforzavo di contenerlo… ma inutilmente!<br />

28


3. L'ISOLA FELICE<br />

DURATA COMPLESSIVA 25'<br />

(Leggere questa storia in fraternità e poi fare un<br />

commento, chiedendo cosa dice a noi questa storia in<br />

relazione al tema dell'evangelizzazione che stiamo<br />

trattando, senza condivisione tra tutti).<br />

TU LA CONOSCI L’ISOLA FELICE?<br />

In un paese lontano, sperduto in mezzo a<br />

montagne, coperte di nevi e ghiacciai perenni, si trovava<br />

l’Isola Felice.<br />

Occhio umano non aveva mai visto nulla di simile. Si<br />

trattava di una meravigliosa cupola di cristallo azzurro<br />

sopra la neve bianca. Fuori della cupola la temperatura era<br />

permanentemente a 20° sotto zero, ma dentro si poteva<br />

intravedere un incantevole paradiso terrestre.<br />

Veramente all’interno di questa enorme cupola,<br />

che sembrava piovuta dal cielo, c’era una dolce<br />

temperatura, una eterna primavera. L’ Isola Felice, così si<br />

chiamava era come una miracolosa serra posta sul<br />

ghiacciaio, nella quale crescevano rigogliosi i tulipani, le<br />

viole, i ciclamini ed anche i girasoli ed una infinità di altri<br />

fiori pieni di colori.<br />

Si udiva il gorgoglio dell’acqua pura che formava<br />

incantevoli torrentelli, sulle cui rive crescevano salici<br />

piangenti e alberi da frutto di ogni tipo, che davano frutto<br />

12 mesi all’anno.<br />

Uomini e donne in bianche vesti, che sembravano<br />

quasi angeli, passeggiavano nel giardino e conversavano<br />

tra loro chiedendosi perché mai ci fosse così poca gente lì<br />

dentro.<br />

Fuori, però, attraverso il vetro della semisfera, si<br />

29


poteva intravedere uno spettacolo terrificante: migliaia di<br />

uomini, coperti di pelli di animali, con barbe lunghe e<br />

capelli incolti si aggiravano come pazzi. Il freddo era<br />

pungente, il loro alito si trasformava subito in ghiaccioli<br />

che si attaccavano alla barba, li copriva uno strato di<br />

nevischio ghiacciato, le labbra e il volto erano viola,<br />

battevano i denti, erano in fin di vita. Qualcuno arrivava<br />

anche a vedere dentro la cupola, ma non sapeva come<br />

entrarci, la maggioranza - però - era ridotta quasi alla<br />

cecità a causa della tempesta di neve che perennemente<br />

imperversava.<br />

Gli uomini e le donne che passeggiavano nell’<br />

incantevole paradiso, dentro il cristallo, dicevano<br />

sospirando: “Eh sì, fuori dalla cupola non c’è salvezza!<br />

Ringraziamo il Signore che ci ha fatti nascere qui dentro!”<br />

Alcuni fra loro, di animo più sensibile, si<br />

avvicinavano alle pareti della cupola e gridavano facendo<br />

segnali, indicando la porta dell’Isola Felice, ma tutto era<br />

inutile: gli uomini di fuori non udivano perché la<br />

tempesta era violenta, e nemmeno vedevano perché erano<br />

quasi ciechi. Alla fine anche questi volonterosi di dentro si<br />

stancarono di gridare e, scoraggiati, conclusero: “Non<br />

vogliono ascoltarci, fanno finta di non vederci, che si<br />

arrangino, noi abbiamo fatto la nostra parte!”.<br />

Gli uomini di fuori cominciavano a morire. Si<br />

stringevano tra loro, saltavano come pazzi e gridavano<br />

per non sentire il freddo gelido e pungente, ma uno dopo<br />

l’altro venivano meno.<br />

Finché due bimbi che si trovavano dentro la<br />

cupola, senza nulla dire, si avvicinarono alla porta, la<br />

spalancarono e un ... brivido passò in mezzo al popolo<br />

dell’Isola Felice. Nessuno pensava che fuori ci fosse<br />

quell’inferno ghiacciato e tutti cominciarono a urlare<br />

contro i bambini perché chiudessero la porta.<br />

I bambini, però, incuranti delle minacce e<br />

meravigliati per il fatto che nessuno entrava, si mossero<br />

per uscire. Avevano una luce negli occhi ed un calore nel<br />

cuore che non sentivano il freddo ed erano capaci di<br />

vedere anche attraverso la tempesta di neve.<br />

30


Cominciavano a spingere con le loro piccole braccia questi<br />

uomini ciechi e toccavano con le loro calde manine quelli<br />

congelati, sospingendoli dolcemente verso l’entrata.<br />

Chiamarono tutti gli altri bambini dell’Isola Felice e tutti<br />

coraggiosamente uscirono senza paura del freddo.<br />

In men che non si dica, l’Isola Felice cominciò a riempirsi<br />

di zoppi, ciechi, sordi e semiparalitici per il freddo, che<br />

dopo un primo schock cominciavano a riprendersi e<br />

stupiti si guardavano attorno.<br />

Cominciò così la più grande festa che si sia mai<br />

vista...<br />

Il resto è affidato al segreto, ma chi ha orecchi per<br />

intendere, intenda…<br />

Concludere dicendo:<br />

“Chi ha conosciuto il fascino di Dio e del Vangelo non può<br />

più restare rinchiuso nella sua Isola Felice, ma il suo cuore<br />

vibra per quelli che fuori muoiono per mancanza di ideali<br />

e rimangono come paralizzati.<br />

Bisogna avere la semplicità dei bambini che non si<br />

preoccupano dei giudizi degli altri… un giorno capiranno.<br />

Non si preoccupano del freddo, del gelo… perché il fuoco<br />

ce l’hanno dentro!”<br />

TESTIMONIANZE<br />

DURATA COMPLESSIVA 25’<br />

25' Questi sono semplici suggerimenti:<br />

raccontare al massimo una di queste testimonianze, l'altra<br />

deve essere personale.<br />

LA FORZA DI UN GIOVANE<br />

Rogerio, 26 anni, occhiali spessi, media statura,<br />

magro, sempre sorridente, fidanzato da due anni con<br />

31


Patricia: a guardarlo non potresti mai indovinare la forza<br />

che il Signore ha deposto nel cuore di questo giovane.<br />

Rogerio suonava il basso in una banda Rock, e la<br />

sua vita non era diversa da quella di tanti giovani di San<br />

Paolo. Un giorno, però, fu invitato a partecipare ad un<br />

incontro, che aveva uno strano nome: TLC (qui in Italia:<br />

Yè-Shuah). La persona che l’aveva invitato aveva insistito<br />

molto e lui era andato più che altro per non essere più<br />

disturbato da questi pressanti inviti.<br />

In quell’incontro avvenne la più grande<br />

rivoluzione della sua vita. Come lui stesso afferma,<br />

Rogerio si sentì conquistato da Cristo, irresistibilmente<br />

attratto. La sua vita non aveva nulla di tragico, ma, a<br />

partire da quell’incontro, entrò in lui un desiderio<br />

irresistibile di comunicare anche ad altri giovani la vita<br />

nuova che lui aveva sperimentato.<br />

Questo desiderio non lo lasciava tranquillo.<br />

Tornato a casa, cercò il parroco della sua parrocchia, alla<br />

periferia di San Paolo e gli propose di impiantare anche lì<br />

l’esperienza dello Yè-Shuah. Fu tanto l’entusiasmo di<br />

Rogerio che il parroco disse: “Guarda Rogerio, qui non ci<br />

sono molti giovani che frequentano e tu lo sai… ma se<br />

proprio vuoi tentare, fai pure”. Questo bastò perché<br />

Rogerio si mettesse in moto con la sua ragazza.<br />

Fu un lavoro febbrile organizzare quel primo Yè-<br />

Shuah: trovare la casa, fare le schede di invito, raccogliere<br />

i fondi, trovare chi cucinava, invitare i giovani soprattutto<br />

lontani che giudicavano l’esperienza una cosa da bigotti…<br />

La gente che diceva: “Não vai dar certo, não” (non riuscirà,<br />

sarà un fallimento…).<br />

A volte, quando si trovava solo, piangeva e<br />

pregava, come aveva imparato in quei giorni di incontro.<br />

Sembrava proprio che si trovasse solo, anche la sua<br />

32


agazza era di un’altra zona di San Paolo, pur<br />

appoggiandolo, non poteva aiutarlo molto.<br />

Finalmente arrivò il giorno tanto desiderato dello<br />

Yè-Shuah. Rogerio aveva procurato un pullman per<br />

trasportare i corsisti nel luogo fissato. Erano previste 70<br />

persone, ma se ne presentarono solo 40. Rogerio non si<br />

perse d’animo. L’Équipe degli animatori era tutta<br />

composta da persone estranee alla parrocchia, ma egli<br />

sperava molto che, dopo aver rotto il ghiaccio, nascesse<br />

anche l’équipe parrocchiale dello Yè-Shuah.<br />

E così fu. Il Signore benedisse il coraggio sincero e<br />

il desiderio di evangelizzare di Rogerio. Lo Yè-Shuah fu<br />

un successo. I giovani tornarono entusiasti fino alle stelle.<br />

A quel punto cominciarono a piovere richieste di<br />

partecipazione a centinaia, anche da altri giovani sbandati,<br />

non frequentanti, amici di coloro che avevano partecipato<br />

la prima volta.<br />

Questa volta nacque l’Équipe parrocchiale dello<br />

Yè-Shuah. Anche il parroco ne fu incoraggiato e, pur non<br />

potendo coinvolgersi molto, qualche volta dal pulpito<br />

incoraggiava l’esperienza.<br />

Tutti i nuovi animatori avevano più fifa che esperienza, ma<br />

fidandosi di Dio, guidati da Rogerio, si lanciarono nella<br />

seconda sfida, solamente a due mesi di distanza.<br />

Questa volta il ghiaccio si ruppe totalmente: i partecipanti<br />

erano 80! (al di fuori di tutti i limiti consigliabili…). Fra di<br />

loro c’erano anche giovani caduti nel giro della droga e<br />

della delinquenza. Uno di loro era soprannominato Tarzàn<br />

per la sua scaltrezza nel mondo del crimine.<br />

Ancora una volta il Signore benedisse la buona<br />

volontà di questi poveri giovani che si erano preparati con<br />

sacrificio e alacrità.<br />

La maggior parte dei giovani partecipanti decise di<br />

abbracciare Gesù come il vero e unico Signore della loro<br />

33


vita. Tutti uscirono con una sola ansia nel cuore:<br />

comunicare ad altri le meraviglie scoperte in questi due<br />

giorni.<br />

Rogerio e la sua équipe cominciarono ad essere<br />

invitati anche in altre parrocchie. Il Signore volle che lo<br />

Yè-Shuah cominciasse in altre 5 località. Addirittura<br />

furono chiamati a Rio de Janeiro.<br />

Rogerio, la sua ragazza e l’équipe dei fedelissimi, che ormai<br />

si sentivano una sola famiglia, non avevano più pace: 3<br />

fine settimana al mese erano impegnati nei vari Yè-Shuah<br />

che avvenivano. Il lavoro era molto e molto intenso, ma la<br />

gioia era enorme:<br />

Qualcuno diceva: “Quando finisce uno Yè-Shuah mi<br />

sento così stanco che penso: adesso me ne voglio stare tranquillo<br />

per almeno 3 mesi… Ma poi quando mi alzo al mattino, subito<br />

guardo le date dei prossimi e spero che sia il prima possibile,<br />

perché è meraviglioso vedere Dio all’opera!”<br />

Son passati 2 anni da quella prima esperienza fatta<br />

da Rogerio. Chi lo direbbe che sarebbero arrivati a questo<br />

punto! Rogerio con la grande famiglia dello Yè-Shuah, in<br />

due anni hanno organizzato 60 Yè-Shuah, coinvolgendo<br />

circa 5000 giovani! Parecchi sono stati strappati dal<br />

mondo della droga e della violenza ed ora sono lì ad<br />

offrire la loro testimonianza davanti a tutti.<br />

La forza di un giovane!<br />

È proprio vero: Con la bocca dei bimbi e dei lattanti<br />

affermi la tua potenza contro i tuoi avversari!<br />

34


LETTERA DI ROSY<br />

Carissimo P. X<br />

San Paolo, 16 febbraio 1998<br />

è con immensa gioia che ti scrivo. In questi ultimi<br />

giorni sono stata allo Yè-Shuah organizzato dalla Diocesi<br />

di Campo Limpo per dare la mia testimonianza.<br />

Subito, il primo giorno, tutti gli animatori si sono<br />

recati in cappella e là abbiamo cominciato a pregare tanto<br />

per i corsisti quanto per gli animatori stessi. Nella<br />

preghiera in lingue io sempre mi sentivo legata perché<br />

avevo molta vergogna e perfino paura. Questo mi<br />

capitava ovunque, ma quel giorno, quasi senza<br />

rendermene conto, cominciai anch’io a pregare in lingue e<br />

cominciai a conversare con Gesù sul perché di tutta la mia<br />

vergogna e paura.<br />

Dopo quel momento già non stavo sentendo più il<br />

mio corpo. Sembrava che le mie braccia fossero lontane e<br />

la mia voce aumentava sempre più e tutta quella vergogna<br />

e paura se ne stavano andando. Subito dopo sentì un<br />

calore molto forte in tutto il corpo e in quel momento<br />

decisi che niente e nessuno mi avrebbe più separata da<br />

Gesù.<br />

Quando sono andata a dare la mia testimonianza<br />

avevo molta paura di affrontare quei 93 corsisti. Anche<br />

Leila doveva dare la sua testimonianza e aveva paura. Le<br />

mie gambe cominciarono a tremare e io dissi: “Signore che<br />

non sia fatta la mia volontà, che questa paura vada via, perché io<br />

sono qui perché tu mi faccia diventare un tuo strumento, perché<br />

tu possa parlare attraverso di me a questi giovani, perché io<br />

possa mostrare il tuo amore e le tue meraviglie”.<br />

Quindi ho cominciato a dare la mia testimonianza e, come<br />

35


tu sai, abbiamo solo 30’, ma questi 30’ già non erano<br />

sufficienti. Il Signore stava agendo di una tal forma che io<br />

non riuscivo più a fermarmi e sono rimasta 40’ dando la<br />

mia testimonianza!<br />

Gesù è tanto buono e meraviglioso che io per<br />

niente al mondo voglio allontanarmi da Lui. Adesso che<br />

mi hanno chiesto di coordinare la Campanha Combate a<br />

Fome (raccolta di alimentari per i più poveri) voglio<br />

impegnarmi con tutte le mie forze per le persone che non<br />

hanno neanche un pezzo di pane da mangiare.<br />

Mai, per niente al mondo, vorrei lasciare di servire<br />

Dio nella mia vita.<br />

Mi piacerebbe che tu dicessi a quei giovani di là<br />

(dell’Italia) che lo Yè-Shuah è solo l’inizio e che Dio ha<br />

molto di più da offrirci. Noi dobbiamo solo lasciare che<br />

entri e aprirgli il cuore.<br />

Dì anche a quelle ragazze che hanno commesso<br />

degli sbagli prima della loro conversione, come ho fatto io,<br />

che si sono date molto presto a persone che non davano<br />

valore all’amore o, meglio, che le hanno usate e poi<br />

buttate via come si butta un pezzo di carta nel cestino, dì a<br />

loro di dimenticare il passato, di credere e darsi<br />

totalmente a Gesù e poi vedranno che il passato è stata<br />

una lezione perché possiamo vivere nell’Amore di Dio,<br />

per essere umili, veri e coraggiosi, per portare la Parola<br />

di Dio a tutti.<br />

Come sai, ora, ho cominciato un rapporto di<br />

fidanzamento con X. È una cosa seria, basata sul rispetto<br />

reciproco. Spesso ci troviamo insieme anche per pregare e<br />

lavoriamo insieme nello Yè-Shuah. Se un giorno, però, X<br />

mi chiedesse di lasciare questo meraviglioso Gesù che ho<br />

incontrato, di non lavorare più nello Yè-Shuah, allora non<br />

sarà più possibile stare insieme perché io non lascerò Dio<br />

per nessun’altra cosa.<br />

36


Prega per me. Io sto pregando per te e per tutti i<br />

giovani che in Italia stanno cominciando l’avventura dello<br />

Yè-Shuah.<br />

Um abraço!<br />

ROSY<br />

37


YÈ-SHUAH<br />

CON LE GANGS DI SAN PAOLO<br />

Un angolo di inferno<br />

Il paesaggio si presenta cupo in questo angolo<br />

della estrema periferia sud di San Paolo: ripide colline<br />

fangose, soprattutto nella stagione delle piogge; sentieri<br />

scoscesi che all'occasione si trasformano in torrentelli di<br />

fango; baracche abbarbicate sugli scoscesi e brulli pendii;<br />

cielo chiuso e nuvoloso.<br />

É la favela nel vero senso della parola: povere<br />

baracche attraversate da un labirinto di viottoli dove<br />

anche la polizia stenta ad entrare, casupole addossate una<br />

all'altra tanto da sembrare un favo di api. Proprio dalle<br />

cellette dei favi di miele, capolavori di architettura<br />

naturale, questi inferni umani prendono ironicamente il<br />

nome.<br />

La maggioranza della gente cammina a piedi nudi<br />

o calza delle semplici giapponesine, quasi incurante<br />

dell'acqua. Le persone si muovono affondando i piedi in<br />

terra fangosa e scivolosa chiamata saibo (= sapone). <strong>Pe</strong>r chi<br />

non è abituato è più difficile che stare in equilibrio sul<br />

ghiaccio, specie quando i sentieri sono quasi verticali!<br />

Eh sì, anche questo è San Paolo! Nulla che ricordi i<br />

meravigliosi grattacieli di vetro azzurro della famosa<br />

circonvallazione Tietè, nulla che assomigli alle eleganti<br />

fontane del centro della città o agli edifici della Avenida<br />

Paulista, nulla che richiami alla mente qualcosa del<br />

Murumbì, il quartiere più ricco del Brasile che si trova a<br />

pochi chilometri di distanza.<br />

Siamo nei bassifondi della Grande San Paolo, un<br />

paesaggio che ricorda molto i gironi dell'inferno dantesco.<br />

38


Proprio qui è scesa Maria. Noi l'abbiamo vista all'opera in<br />

mezzo a questi suoi poveri e violenti figli, e vogliamo<br />

darne testimonianza.<br />

"O bicho anda solto por aqui"<br />

(=Il diavolo va a briglie sciolte qui in mezzo)<br />

Chi pronuncia questa frase è una donna,<br />

mamma di 6 figli, di origine india, una delle poche<br />

rimaste di questa stirpe ormai distrutta. Fuma il<br />

cachimbo (una specie di pipa). L'ha imparato nelle<br />

regioni del Nord-est da cui proviene. Lì c'è caldo e ci<br />

sono tanti moscerini fastidiosi da scacciare, per cui<br />

ci si aiuta col fumo della pipa.<br />

Maria do cachimbo porta i tratti tipici di una<br />

donna fiera e decisa, segnata profondamente dalla<br />

sofferenza. Vangelo e vita per lei sono una cosa sola<br />

e ci dice: "Quello che manca qui è Dio, siamo proprio<br />

in un inferno, il diavolo qui scorrazza a briglie sciolte,<br />

sparatorie tutte le notti, paura, il cuore in gola, grida..."<br />

Scopriamo, poco dopo il nostro arrivo, di<br />

trovarci nella regione più violenta di San Paolo, che<br />

a sua volta è la città più violenta del Brasile; anzi da<br />

una recente statistica ONU pare che siamo vicini a<br />

quello che è considerato l'epicentro mondiale della<br />

violenza: Jardim Caiçara.<br />

Non passa settimana che nella nostra<br />

missione non avvengano scontri armati: 40 giovani<br />

ammazzati in 18 mesi, bande e gangs ad ogni<br />

quartiere, traffico di droga in grandi quantità, scuole<br />

assolutamente insufficienti e perennemente<br />

assaltate, regolari assalti agli autobus...<br />

Ciò che più sconcerta non è la povertà, ma la<br />

violenza repressa e soffocata nel cuore di migliaia di<br />

39


giovani per i quali vivere o morire è la stessa cosa: O<br />

bicho anda solto por aqui. Lo stesso diavolo che<br />

ispira la ricchezza sfrenata, incatena con una<br />

disperazione violenta e la povertà mostra tutto il suo<br />

volto di sconcerto e di crudeltà: "Fino a qualche<br />

tempo fa, per andare a lavorare, dovevamo scavalcare<br />

i cadaveri che erano in mezzo alla strada, in seguito<br />

alle sparatorie notturne". Ci dice un'altra mamma.<br />

Nel regno delle tenebre<br />

la regina è la paura<br />

La gente non ha neanche il coraggio di<br />

pronunciare i loro nomi. Tutti sanno chi sono i pè di pato<br />

(=piede d'anatra = killers), ma nessuno si azzarda a dire<br />

che li ha visti. Con la testa bassa, sotto voce, dicono<br />

"Aqueles que moram là em cima..." (quelli là, che abitano là<br />

sopra...) e subito temono di essere uditi da qualcuno. E<br />

quelli là, a loro volta, vanno sempre armati fino ai denti e<br />

hanno paura anche di una foglia che cade: "Io sto in guardia<br />

anche con mia moglie e non mi fido neanche della mia ombra".<br />

"Quelli là" dormono sempre con una pistola carica<br />

sotto il cuscino, non hanno il coraggio di uscire dal loro<br />

territorio se non sono in gang, non danno mai le spalle a<br />

nessuno, sfiorano i muri per sentirsi protetti, sembrano<br />

felini perennemente spaventati. I loro occhi scrutano<br />

continuamente la situazione. Come loro uccidono, così<br />

sanno che possono essere uccisi ad ogni momento, anche<br />

dal loro migliore amico, anche per una sola dose di droga:<br />

non esiste amicizia nella delinquenza.<br />

Vivono col terrore della polizia, con l'angoscia<br />

delle gangs rivali, con la paura della vendetta dei parenti<br />

delle vittime. Conoscono l'irrazionalità del regno delle<br />

tenebre dove solo vige la legge del più forte.<br />

40


E dentro al cuore permane un vuoto terribile, una<br />

silenziosa convinzione: "Jà estraguei minha vida, não tenho<br />

nada a perder!" (Ho già rovinato la mia vita, non ho più<br />

niente da perdere!).<br />

Maria, la madre-regina<br />

scende nell'inferno dei suoi figli<br />

Dove abbonda la ferita, sovrabbonda la cura<br />

materna e premurosa di qualsiasi madre terrena, a<br />

maggior ragione questo vale per la Mamma del cielo, regina<br />

di questa valle di lacrime.<br />

Dall’esperienza che segue emerge come l’opera di<br />

Maria e l’opera dello Spirito Santo, sono una cosa solo.<br />

Tu puoi pregare Dio ovunque, ma tu sai che dentro una Chiesa<br />

tu lo incontri vivo nella Eucaristia. Tu puoi invocare lo Spirito<br />

Santo ovunque, ma se tu lo invochi nel suo Tempio, che è Maria,<br />

la sua potenza si sprigiona totalmente. Tu supplichi: “Maria<br />

aiutami!” e subito lo Spirito Santo risponde scatenando la sua<br />

Potenza Creatrice.<br />

Quella mattina tutto sembrava tranquillo.<br />

Nel cielo c'era un pallido sole primaverile ed io<br />

stavo facendo una visita ad una signora che abitava<br />

nell'alto di una favela. Ero accompagnato da mia madre,<br />

che era venuta a passare 2 mesi nella nostra missione.<br />

Arriviamo alla baracca di Conceição, la quale ci<br />

accoglie con la gioia e il carinho (affetto) tipici dei<br />

brasiliani. La sua casa è povera, ma è divisa in tre piccole<br />

stanzette comunicanti fra di loro.<br />

Mentre scendiamo dalla macchina arriva anche<br />

Dona Maria do Cachimbo, che ci saluta e ci dice: "Padre<br />

guardi sono tutti lì...". Io non avevo notato, ma pochi<br />

41


metri più in là c'erano 8 giovani seduti, col volto cupo,<br />

alcuni col passamontagna. Si notava che erano tutti<br />

armati. Erano proprio loro: "quelli là" che la gente non ha<br />

neanche il coraggio di nominare.<br />

In questi momenti viene un senso di timore e non<br />

sai che cosa fare: non salutare è anti-evangelico e anticristiano,<br />

come non dare un Bom dia a questi fratelli<br />

quando il Buon Pastore è sceso nel burrone per cercare la<br />

pecora perduta? D'altra parte loro non mi conoscono, io<br />

so che sono stati loro ad "assaltare" il parroco precedente,<br />

sono loro i responsabili degli ultimi omicidi.<br />

Chiedo a Dona Maria di accompagnare dentro mia<br />

madre, poi mi affido alla Madonna, mi avvicino e, con<br />

tutto il calore di cui sono capace, tendo loro la mano e la<br />

lascio tesa finché non me la stringono, chiedo loro come<br />

va, chiedo il loro nome... anche se so che mi diranno nomi<br />

falsi.<br />

Loro rimangono sbigottiti, certo non si aspettano<br />

che un padre arrivi proprio lì, nel cuore del loro regno, a<br />

porgere loro la mano. Tutti rispondono, eccetto uno che,<br />

come un gatto, scappa via in un angolo.<br />

Io ho la chiara percezione che da questo istante la<br />

Madonna comincia una misteriosa, ma concreta azione nei<br />

loro cuori.<br />

Dopo questo rapido contatto, dico che sto facendo<br />

una visita alla Signora Conceição e li lascio.<br />

Dona Maria do Cachimbo è dentro che mi aspetta.<br />

Vuole dirmi che è stato ucciso un giovane proprio davanti<br />

alla Chiesa e che senza dubbio sono loro i responsabili.<br />

<strong>Pe</strong>r fortuna mia madre non capisce il portoghese.<br />

Dona Maria non fa neanche a tempo a terminare di<br />

42


parlare che un giovane fuori grida: " O padre està aì? Quero<br />

falar com o padre." (È ancora lì il padre, voglio parlare con il<br />

padre).<br />

Conceição apre la porta ed entra un quindicenne<br />

sconvolto. A voce alta dice: "Fui eu que matei, fui eu que<br />

matei!" (Sono stato io ad uccidere, sono stato io ad<br />

uccidere). E continua: "l'ho freddato con 5 colpi, l'ho<br />

aspettato all'angolo e gli ho sparato. É morto tra le braccia<br />

di suo padre".<br />

A questo punto le tre mamme si ritirano nell'<br />

ultima stanzetta e cominciano a pregare il rosario un po’<br />

in italiano, un po' in portoghese... ma tra mamme si<br />

capiscono e il messaggio arriva diritto alla Madre del<br />

cielo.<br />

Io rimango solo con questo giovane che vuole<br />

confessare l'angoscia di aver ucciso uno che è stato suo<br />

compagno e amico: "Non so perchè l'ho fatto, ma la droga<br />

mi fa impazzire... e poi lui ultimamente faceva un sacco di<br />

stupidaggini e la polizia era sempre in mezzo ai piedi". Gli<br />

chiedo se è battezzato. Mi risponde affermativamente,<br />

però non sa cosa è la confessione, nè i sacramenti.<br />

Parliamo un po' insieme, poi gli chiedo se desidera<br />

che io preghi per lui. Mi risponde di sì. Invoco la<br />

protezione di Maria, sua e mia madre e poi gli do una<br />

Medaglia Miracolosa e spiego il significato. Lui se la mette<br />

orgogliosamente al collo. Gli chiedo, poi, di aprire la<br />

Bibbia ed esce questo passo: "Oggi la salvezza è entrata in<br />

questa casa!".<br />

Mentre sto terminando il dialogo con questo<br />

giovane, si sente dalla finestra gridare: "Quero falar com o<br />

padre" (Voglio parlare con il padre).<br />

43


Questa volta chi si fa avanti è proprio il tanto<br />

temuto capo della gang: 30 anni, bassottino, con i baffetti,<br />

occhi che sembrano quelli di un gatto. Dalla cintura<br />

sporge il suo gioiello: un revolver automatico a 12 colpi.<br />

Ci sediamo sul vecchio e sgangherato divano e<br />

cominciamo a parlare. In questi casi sono espressivi anche<br />

i silenzi. Ad un certo punto io gli dico: "Tu sai meglio di<br />

me che su questa strada ti aspetta presto la morte; tu<br />

uccidi, tu sarai ucciso. Rovini la tua vita e stai rovinando<br />

la vita di tanti qui. Deciditi, il Signore ti dà una chance per<br />

uscire da questo buco e forse può essere l'ultima...".<br />

In queste circostanze non conviene usare mezze<br />

parole. Lui mi ascolta, abbassa la testa e io continuo:<br />

"Invitiamo te e la tua gang a partecipare allo Yè-Shuah".<br />

N. mi risponde: "Não sei padre, seria bom..." (Non so<br />

padre, sarebbe bello...).<br />

Io so che un killer non può mai dire si o no, andrò<br />

qui o andrò lì. É troppo rischioso per lui. I suoi nemici<br />

potrebbero scoprirlo. <strong>Pe</strong>rò colgo dal tono della sua voce<br />

un grande desiderio.<br />

Anche su di lui prego imponendo le mani e<br />

percepisco che i suoi occhi si inumidiscono. Poi gli dono<br />

una Medaglia Miracolosa. La bacia e se la pone al collo.<br />

É uno strano abbinamento: il revolver e la<br />

medaglia di Maria... ma una mamma comincia sempre<br />

piano piano a penetrare nel cuore dei suoi figli.<br />

Mentre stiamo uscendo si avvicinano anche gli<br />

altri e tutti vogliono la medaglia Miracolosa. Loro non sanno<br />

chi è la Madonna, ma qualcosa percepiscono. Forse già<br />

sentono il suo amore senza conoscerla.<br />

Ci salutiamo e ci diamo appuntamento tra tre<br />

44


giorni.<br />

Torniamo a casa e racconto il fatto in comunità. Si decide<br />

di tornare in due all'appuntamento e di invitare questi<br />

giovani allo Yè-Shuah.<br />

La situazione di violenza continua ad inasprirsi.<br />

Nella nostra missione avvengono altre due omicidi di<br />

giovani, ma questi nostri nuovi amici, amici soprattutto di<br />

Maria, non reagiscono alle provocazioni. C'è quasi una<br />

corsa, inspiegabile umanamente, per iscriversi al Yè-<br />

Shuah, a questo incontro che Maria sta preparando.<br />

Maria accompagna i suoi figli<br />

dalla Valle di lacrime<br />

alla Vita nuova dello Spirito<br />

La gente rimane sbalordita di ciò che sta<br />

capitando: "Sono matti questi missionari, parlano con<br />

quelli là, vanno a casa di... Non sanno quante persone<br />

hanno ucciso".<br />

Nelle prediche noi diciamo che i figli di Dio non<br />

conoscono la paura. La paura è del male e Dio è più forte<br />

del male.<br />

Sappiamo bene, però, lo spessore di queste parole<br />

nel contesto in cui viviamo. In fondo il Signore chiede a<br />

noi ciò che ha chiesto a <strong>Pe</strong>rpetua e Felicita, a Taraco, a<br />

Blandina e alla schiera degli innumerevoli martiri dei<br />

primi secoli della Chiesa. Veramente chi si dona<br />

totalmente a Dio e si pone nelle braccia di Maria non ha<br />

più da temere, non teme la morte. Ama la vita con tutto se<br />

stesso, ma non ha paura di offrirla al Signore.<br />

Prima del Yè-Shuah, abbiamo diversi contatti con i<br />

nostri amici. Nell'ultimo distribuiamo alcune immagini<br />

della Madonna e chiediamo che ciascuno si faccia trovare<br />

45


puntuale alla partenza per il ritiro.<br />

L'agitazione è comunque tanta nel cuore dei nostri<br />

fratelli-killer: "Padre, confidiamo in voi, ma se dovesse<br />

succedere qualcosa... se la polizia entra, se le altre bande<br />

entrano... è finita per tutti!"<br />

Come di consueto, nessuno dà la conferma<br />

definitiva, ma ciascuno tiene stretta in mano l'immagine<br />

della Madonna.<br />

Nelle Chiese e nelle Cappelle la gente comincia a<br />

pregare. Ci sono 7 punti di preghiera. Alcune giovani si<br />

alternano per l'adorazione e l'intercessione ininterrotta.<br />

Non è mai successo che persone di diverse gangs si<br />

incontrino per una esperienza di fede.<br />

Umanamente parlando, il rischio è altissimo e la<br />

gente prega e digiuna.<br />

La sera della partenza, il pulmino sale la collina<br />

scoscesa per prendere i giovani. É già buio pesto. C'è uno<br />

strano silenzio. Non si vede nessuno.<br />

Nel cuore un momento di trepidazione: sarà che nessuno<br />

si è presentato?<br />

Poi, all'improvviso, da un viottolo secondario,<br />

sbuca il capo e dietro a lui altri 15 giovani, ragazzi e<br />

ragazze. Ciascuno ha in mano il segno di riconoscimento:<br />

l'immagine della Madonna!<br />

"Abbiamo detto a tutti che non andavamo -<br />

spiegano - ma siamo tutti qui e siamo pronti. Nessuno è<br />

armato, eccetto me, ma ti consegnerò la mia pistola<br />

appena arriviamo".<br />

Comincia l'avventura. All'incontro si alternano<br />

canti, preghiere, testimonianze e riflessioni. Il ritmo è<br />

incalzante. Loro non sono abituati a stare seduti in un<br />

46


posto chiuso, ma inspiegabilmente rimangono.<br />

La Madonna veglia e protegge: lei che ha mostrato<br />

in sogno a don Bosco un branco di lupi che si trasforma in<br />

un gregge di agnelli, sta operando anche qui il miracolo.<br />

Al secondo giorno di incontro, il diavolo tenta la<br />

sua sortita: un giovane che apparteneva precedentemente<br />

alla famosa gang e che era rimasto a casa riesce a<br />

penetrare, supplicando di farlo partecipare al ritiro.<br />

Ingenuamente i responsabili acconsentono, ma il<br />

giovane è armato e ha con sè altri tre revolvers. É venuto<br />

per portare via tre giovani per fare un assalto ad una<br />

banca.<br />

Dopo la riflessione su Maria, riesce ad avvicinarsi<br />

ai suoi amici, parla, discute, insiste, ma i giovani non<br />

mollano. Sanno che è grave nel codice della malavita<br />

rifiutare inviti di questo tipo, ma ormai sono conquistati<br />

dal clima dell'incontro, la loro vita sta cambiando.<br />

Con tono sprezzante, il giovane dice: "Adesso<br />

preferisci la Bibbia al revolver?" Loro rispondono "Sì! E<br />

non vogliamo più avere a che fare con questa vita".<br />

Il tutto avviene a nostra insaputa, ma sotto gli<br />

occhi vigili di Maria, la vera mamma che veglia e<br />

protegge.<br />

Il momento più forte del Yè-Shuah è forse proprio<br />

l'esperienza di Maria: si tratta di una breve riflessione in<br />

cui si presenta la storia di Maria e poi si va in cappella,<br />

davanti alla statua della Madonna e lì si canta e ciascuno<br />

prega la sua mamma del cielo. É commovente vedere questi<br />

giovani, abbruttiti dalla violenza e dalla miseria,<br />

inginocchiarsi davanti alla statua della Madonna, piangere<br />

e parlare con lei, dirle che lei è la mamma che forse non<br />

hanno mai avuto, donarle la loro vita.<br />

47


É il trionfo della Madre: è l'esodo dalla Valle di<br />

Lacrime alla Vita Nuova!<br />

Al loro ritorno tutti li attendono trepidanti: sono<br />

veramente cambiati, non sono più gli stessi. Una insolita<br />

pace regna no Alto da Boa Esperança. Non più droga, non<br />

più maconha.<br />

Dopo una settimana si celebra una messa di<br />

ringraziamento, preceduta da una processione: la statua di<br />

Maria fa il giro della favela fangosa. La portano<br />

trionfalmente in processione i suoi figli, senza più armi.<br />

É vero, le loro mani hanno ucciso, ma ora<br />

stringono il Crocifisso, la Bibbia, la piccola statua di Nossa<br />

Senhora Aparecida. Pregando aprono la processione: i figli<br />

accompagnano la Madre per questi viottoli di inferno,<br />

diventati un po' più paradiso.<br />

“Spara se vuoi,<br />

io ho scelto Dio<br />

e indietro non torno!”<br />

“A quindici anni mi hanno offerto la prima dose di<br />

droga. Ero con gli amici e non ho avuto il coraggio di<br />

rifiutare perché mi stavano prendendo in giro come se<br />

fossi un vigliacco. A 17 anni ero uno spacciatore di<br />

professione. Studiavo alla ragioneria e applicavo quanto<br />

imparavo a scuola alla mia vendita di droga.<br />

Più andavo avanti e più si apriva il baratro davanti<br />

a me. Mi drogavo anche a scuola, nei bagni e non avevo la<br />

forza di tornare in classe. Giravo sempre armato. Si, sono<br />

arrivato a usare il revolver, sono arrivato ad uccidere. Dio<br />

solo sa cosa tutto il male che ho fatto.<br />

Poi un giorno ho fatto amicizia con alcuni giovani<br />

che frequentavano la Chiesa. Volevo tentare di vendere<br />

anche a loro. Mi hanno invitato ad un fine settimana di<br />

48


incontro. Ci sono andato per i motivi che ho detto e ho<br />

portato del Crack.<br />

Ascoltando le testimonianze e le riflessioni che<br />

venivano proposte sentivo che qualcosa di strano stava<br />

avvenendo in me.<br />

Ero seduto in fondo alla sala e, senza farmi vedere,<br />

piangevo senza riuscire a fermarmi. Erano giovani come<br />

me che parlavano. Impacciati, timidi, ma avevano il<br />

coraggio di dire come Dio li aveva cambiati.<br />

Quando sono uscito ero un altro. A metà di quell’incontro<br />

ho buttato tutta la droga che avevo e con l’aiuto di Dio e<br />

di questi amici non l’ho più toccata fino a oggi.<br />

La cosa più difficile è stato il ritornare a casa. La gente mi<br />

conosceva. <strong>Pe</strong>r gli amici del mio giro io ero il temuto<br />

“Alemão di San Paolo”. Loro non potevano capire il mio<br />

cambiamento.<br />

Il giorno seguente mi trovavo davanti ad un bar ed<br />

un mio “amico” mi salutò e mi invitò con forza ad entrare.<br />

Io già sapevo come sarebbe andata. Mi offrì una birra, ma<br />

rifiutai e tentai di spiegare come sentivo che la mia vita<br />

era cambiata, che Dio mi dava più di tutta la droga che io<br />

usavo… Tutto inutile, più io parlavo e più quel mio amico<br />

mi guardava come se fossi impazzito.<br />

Alla fine mi disse: “Ascolta, ho bisogno che mi<br />

aiuti. Dobbiamo fare un assalto a quel negozio… è cosa da<br />

niente, è veloce…” Se io fossi stato come prima, ci sarei<br />

andato subito, ma in quel momento dissi che la mia vita<br />

era un’altra e che anche per lui tutto sarebbe potuto<br />

cambiare.<br />

Il mio amico mi mise la mano sul fianco e<br />

spaventato mi disse: “Non sei armato”. Lui sapeva che io<br />

ero solito girare anche con due pistole.<br />

Allora io estrassi dalla tasca un rosario che mi avevano<br />

dato all’incontro e dissi: "questo è il mio revolver ora!"<br />

49


Sconvolto e arrabbiato, il mio compagno estrasse la sua<br />

arma e me la puntò sulla tempia dicendo “Vediamo ora<br />

come funziona la tua nuova pistola!”.<br />

Eravamo al bar davanti a tutti. Tante volte mi ero trovato<br />

in situazioni di morte, ma mai come in questo modo. Con<br />

una calma che solo Dio mi dava io dissi: spara, se vuoi. Io<br />

ho scelto Dio e indietro non torno!<br />

Il mio “amico” mi diede una spinta che quasi mi buttò a<br />

terra e uscì imprecando.<br />

Pregate per me. La mia vita è appesa ad un filo. Ricevo<br />

spesso minacce dai miei colleghi di prima e a volte la<br />

tentazione della droga è forte, ma il Signore non mi<br />

abbandona e io ora sono uno degli animatori degli<br />

incontri che mia parrocchia organizza. Pregate per me”.<br />

50


4. ATTEGGIAMENTI FONDAMENTALI<br />

DURATA COMPLESSIVA 30'.<br />

Dinamica 15':<br />

Come si sentono le persone appena arrivano a questa esperienza?<br />

Cercare di ricordare cosa ho sentito io appena arrivato<br />

allo YS o all'Ruah, appena mi sono seduto su quella sedia.<br />

Quali sensazioni sgradevoli ho sentito? Ho percepito la<br />

tentazione di scappare nelle prime ore? Cosa c'era nella<br />

mia testa? Cosa mi spaventava di più?<br />

(In fraternità per 10' per rispondere alla domanda, poi 5 di<br />

condivisione tutti insieme)<br />

tema 15':<br />

5’ Tenere una riflessione ad un gruppo di giovani o<br />

adulti, seguire uno Yè-Shuah o un Ruah o altre esperienze<br />

di evangelizzazione, è un po' come diventare padri e<br />

madri: giovani e persone feriti, fatti a pezzi, disorientati,<br />

stanno davanti a noi. Può darsi che ci spaventiamo<br />

veramente vedendo ciò che dicono e fanno. Può anche<br />

succedere che non sappiamo da che parte cominciare.<br />

Tutti i nostri sforzi s’infrangono su duri scogli. Può essere<br />

perfino che loro ci prendano in giro, mentre noi offriamo<br />

la nostra testimonianza o svolgiamo la nostra riflessione.<br />

Nonostante tutto questo, intuiamo da piccoli segni<br />

la grande sete che sta nel loro cuore: sono assetati e non<br />

sanno che l'acqua esiste; c'è una cascata al loro fianco e<br />

hanno le gambe paralizzate, come il paralitico della<br />

piscina di Siloe che non trovava nessuno disposto a<br />

gettarlo dentro la vasca.<br />

C'è una forza nel loro profondo, ma è come il<br />

magma di un vulcano tappato che a volte esplode da<br />

51


5’<br />

fessure laterali, provocando disastri.<br />

Le nostre parole sembrano non produrre effetto.<br />

Come fare?<br />

Abbiamo bisogno di riempire le nostre parole di<br />

Spirito Santo.<br />

Non è fuori contesto qui ciò che Gesù dice agli<br />

apostoli:<br />

"Questa specie di demoni si vincono solo con la<br />

preghiera e il digiuno!"<br />

"Se aveste fede quanto un granello di senape,<br />

direste a questa montagna: spostati! E lei si butterebbe in<br />

mare..."<br />

Lavorare con i giovani è un continuo camminare<br />

sulle acque. Tutto è miracolo: lentamente i lupi diventano<br />

agnelli. È lo stesso miracolo della vita che nasce nel seno<br />

di una donna: tutto è opera umana, ma tutto è opera di<br />

Dio.<br />

UMILTÀ<br />

Non è possibile, né consigliabile svolgere un<br />

incontro o dare la propria testimonianza senza aver fatto<br />

prima un grande esercizio di umiltà.<br />

Non si può mai dimenticare come noi eravamo o ci<br />

comportavamo prima del nostro incontro con Gesù.<br />

Possiamo ricordare che cosa combinavamo. Tutto questo<br />

ci darà molta pazienza e comprensione, non per lasciarci<br />

andare, ma per trattare tutti con molto affetto e pazienza,<br />

qualsiasi cosa succeda.<br />

Se qualcuno pensa che durante il suo intervento,<br />

tutti quanti se ne staranno ad ascoltare a bocca aperta,<br />

senza ridere, senza dormire, senza bisbigliare… allora<br />

forse questa persona non è ancora pronta a parlare.<br />

52


Cercheremo di spiegarci meglio: i giovani che<br />

partecipano allo Yè-Shuah e gli adulti che partecipano al<br />

Ruah vengono da esperienze molto diverse, alcune<br />

terribili. Probabilmente alcuni si sono immischiati con la<br />

droga, il sesso, lo spiritismo, il furto, la delinquenza…<br />

Cosa porteranno nel loro cuore?<br />

Se potessimo fare una TAC, probabilmente vedremmo<br />

una grande oscurità, una caverna chiusa, senza luce, senza<br />

calore… senza uscita!<br />

A partire dal primo momento, devono stare seduti<br />

su quelle sedie… ma molti non sono abituati a rimanere<br />

fermi per tante ore… vorrebbero fumare, fare una<br />

passeggiata, una telefonata. Molti vivono di notte e<br />

dormono di giorno. Soprattutto con i giovani che<br />

rimangono a dormire bisogna avere pazienza. Come si<br />

può pretendere che si addormentino alle 3 di notte e si<br />

alzino tranquillamente alle 6.30 del mattino?<br />

Eppure lo faranno, ma sarà solo con la Grazia dello Spirito<br />

Santo che questo diventerà possibile.<br />

All’inizio, però, tutti si sentono come in una<br />

gabbia. Gli animatori mettono fuoco sotto la pentola… con<br />

le tematiche e le dinamiche, è chiaro che prima o poi deve<br />

scoppiare! Alle fine scoppierà in una conversione, ma<br />

prima di arrivare alla conversione, ci vuole un paziente e<br />

umile cammino e molta, molta, molta intercessione.<br />

È normale che loro dicano stupidaggini, bisbiglino,<br />

facciano rumori strani, si distraggano e tutto il resto. In un<br />

certo senso è come se un drogato rimanesse senza droga.<br />

Quando arriva la crisi, subito si innervosisce e sembra che<br />

abbia le spine sotto la sedia. Tutte queste reazioni<br />

indicano che qualcosa sta succedendo.<br />

53


5'<br />

Bisogna avere una ferma umiltà e<br />

una indistruttibile fede nell’opera di Dio.<br />

Se si ritiene bene correggere o richiamare un po’, è<br />

necessario farlo con molto affetto e delicatezza, ricordando<br />

sempre il grande principio della educazione:<br />

Agire con una FERMA DOLCEZZA<br />

e con una DOLCE FERMEZZA.<br />

Ripetiamo che spesso sarà doveroso per il<br />

coordinatore fare dei piccoli o grandi richiami, ma tenga<br />

sempre ben presente quanto detto sopra, sapendo che si<br />

ottiene di più con un cucchiaio di miele che con un barile di<br />

aceto!<br />

È importante rimanere in un costante<br />

atteggiamento di preghiera, magari ripetendo<br />

silenziosamente: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia<br />

della terra!”, mentre gli altri offrono la loro testimonianza.<br />

Nello Yè-Shuah o nel Ruah, in Cana ci troviamo in<br />

una costante situazione di “miracolo” ed è importante avere<br />

gli occhi ben aperti per coglierne i piccoli segni che si<br />

vanno manifestando. È ugualmente importante essere<br />

discreti e amorevoli, evitando quelle domande che<br />

potrebbero mettere in difficoltà coloro che stanno vivendo<br />

l’esperienza.<br />

QUANTA FEDE TU HAI?<br />

54


Si tratta di un altro aspetto importantissimo, di<br />

una legge basilare nell’ambito della fede:<br />

le persone sono<br />

come noi crediamo fermamente<br />

che loro siano.<br />

Noi dobbiamo vedere ciascuna persona come Dio<br />

la vede.<br />

Ciò significa che non può passare per la testa di<br />

nessuno il pensiero: “Da questo tale non ne caveremo un<br />

ragno dal buco…”, “Questo è un ladro… un truffatore, neanche<br />

Dio potrà entrare nel suo cuore”. “Questo è un fariseo, ha la<br />

doppia faccia…niente cambierà, sta mentendo, tutto poi ritorna<br />

come prima” e via dicendo.<br />

Tutti questi pensieri sono pugnalate allo Spirito Santo,<br />

autentici peccati contro lo Spirito Santo:<br />

Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità<br />

vi dico:<br />

chi dicesse a questo monte (=ostacolo del cuore):<br />

Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo<br />

ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà<br />

accordato.<br />

<strong>Pe</strong>r questo vi dico: tutto quello che domandate nella<br />

preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà<br />

accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete<br />

qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il<br />

Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati»<br />

(Mc 11,22-25).<br />

È quindi molto importante che tutti gli animatori<br />

guardino ai corsisti con occhi nuovi, credano fermamente<br />

che Dio sta cambiando i loro cuori, sta curando le loro<br />

ferite interiori. Questo può essere manifesto o no, non<br />

55


importa. L’indispensabile è credere, poi il Signore darà<br />

anche dei piccoli-grandi segni per confermarci.<br />

Tutto questo vale anche per le riflessioni: nessuno<br />

pensi che la sua riflessione avrà successo per il buon<br />

italiano, per lo stile da Show-man, per la buona capacità di<br />

esposizione…<br />

Solo se una riflessione sarà preparata nella comunione,<br />

nella preghiera, nel digiuno, nella penitenza, allora il<br />

Signore manderà il suo Spirito: l’unico che può convertire.<br />

56


5. COME PREPARARE UNA<br />

TESTIMONIANZA<br />

DURATA COMPLESSIVA 30'<br />

10'<br />

LA VERITÀ.<br />

È molto importante, quando dobbiamo fare<br />

una riflessione o dare la nostra testimonianza,<br />

rimanere nella verità: se il nostro passato è stato<br />

sereno… Non bisogna inventare di essere stati<br />

delinquenti.<br />

Se il nostro passato è stato difficile, con tanti sbagli:<br />

non bisogna nascondersi e fingersi santi.<br />

LA VERITÀ NUDA E CRUDA DI CIÒ CHE<br />

ERAVAMO E DI CIÒ CHE DIO HA OPERATO<br />

IN NOI, QUESTO CONVERTE<br />

Con sincerità racconteremo:<br />

Il nostro passato senza Dio<br />

La nostra conversione (dobbiamo convertirci<br />

ogni giorno. Spesso lo Yè-Shuah o il Ruah sono<br />

momenti in cui si comincia uno stile di vita nuovo e<br />

anche questo si chiama “conversione”, perché noi<br />

siamo in un costante cammino di conversione.<br />

Questo non toglie che spesso ci siano esperienze<br />

sconvolgenti di conversione, stile San Paolo. Ad<br />

ogni momento si sceglierà quella più opportuna.)<br />

Il nostro presente (umilmente diciamo come<br />

portiamo avanti la nostra lotta giornaliera a fianco<br />

a Gesù.)<br />

In queste esperienze forti, dando la propria<br />

testimonianza, è bene parlare chiaramente, dire tutto<br />

ciò che si è combinato, senza timore perché ormai<br />

57


appartiene ad un passato che Dio ha distrutto e<br />

cambiato. Proprio come San Paolo che dice: … “Io<br />

che ho perseguitato la Chiesa”. Il Vangelo non ha<br />

vergogna nel raccontare nei particolari il tradimento<br />

di Pietro: primo Papa! Ci dice che la Santa<br />

Maddalena era una prostituta…<br />

La testimonianza di ciò che Dio ha operato nella<br />

nostra “miseria” “confermerà” i nostri fratelli e<br />

renderà più facile il cammino di conversione.<br />

Importantissimo è anche il confronto<br />

con il Coordinatore generale Tutte le<br />

riflessioni devono essere sottoposte al<br />

vaglio della Équipe Discernimento.<br />

“Figlio, bada alle circostanze e guardati dal male<br />

così non ti vergognerai di te stesso.<br />

C'è una vergogna che porta al peccato<br />

e c'è una vergogna che è onore e grazia.<br />

Non usare riguardi a tuo danno<br />

e non vergognarti a tua rovina.<br />

Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,<br />

non nascondere la tua sapienza.<br />

Difatti dalla parola si riconosce la sapienza<br />

e l'istruzione dai detti della lingua.<br />

Non arrossire di confessare i tuoi peccati,<br />

non opporti alla corrente di un fiume.<br />

Lotta sino alla morte per la verità<br />

e il Signore Dio combatterà per te.” (Cf Sir 4,20-28)<br />

20' (Con fondo musicale)<br />

Provare a fare lo schema della propria<br />

testimonianza.<br />

Il tutto deve essere fatto in clima di silenzio e l'Équipe<br />

guida risponde a tutte le domande che sicuramente<br />

vengono quando si comincia a lavorare. Se si<br />

58


desidera, questo lavoro può essere completato a casa.<br />

L'importante è che sia consegnato all'Équipe<br />

Discernimento (o all'assistente spirituale nel caso ci<br />

siano cose che si desidera rimangano come una<br />

confessione).<br />

Si possono fotocopiare i fogli che seguono appaiati in un<br />

A4 e distribuirli ai partecipanti<br />

59


LA VERITÀ NUDA E CRUDA DI CIÒ CHE<br />

ERAVAMO E DI CIÒ CHE DIO HA OPERATO<br />

IN NOI, QUESTO CONVERTE.<br />

Con sincerità racconteremo:<br />

Il nostro passato senza Dio<br />

La nostra conversione (dobbiamo convertirci ogni<br />

giorno. Spesso lo Yè-Shuah o il Ruah sono momenti<br />

in cui si comincia uno stile di vita nuovo e anche<br />

questo si chiama “conversione”, perché noi siamo in<br />

un costante cammino di conversione. Questo non<br />

toglie che spesso ci siano esperienze sconvolgenti di<br />

conversione, stile San Paolo. Ad ogni momento si<br />

sceglierà quella più opportuna)<br />

Il nostro presente (umilmente diciamo come<br />

portiamo avanti la nostra lotta giornaliera a fianco a<br />

Gesù)<br />

“Figlio, bada alle circostanze e guardati dal male<br />

così non ti vergognerai di te stesso.<br />

C'è una vergogna che porta al peccato<br />

e c'è una vergogna che è onore e grazia.<br />

Non usare riguardi a tuo danno<br />

e non vergognarti a tua rovina.<br />

Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,<br />

non nascondere la tua sapienza.<br />

Difatti dalla parola si riconosce la sapienza<br />

e l'istruzione dai detti della lingua.<br />

Non arrossire di confessare i tuoi peccati,<br />

non opporti alla corrente di un fiume.<br />

Lotta sino alla morte per la verità<br />

e il Signore Dio combatterà per te.” Cf- Sir 4,20-28<br />

60


6. L'ANIMATORE È UN SEMPLICE<br />

STRUMENTO DI DIO .<br />

DURATA COMPLESSIVA 30':<br />

15' tema con dinamica delle caraffe<br />

15' esame di coscienza dell'evangelizzatore<br />

5' È bene che rimanga sempre chiara la coscienza che è Dio<br />

che opera le conversioni e riempie i cuori. Chi ci ascolta<br />

rimarrà conquistato dalla nostra fede e dal nostro<br />

abbandono in Dio, più che dalle nostre parole.<br />

L'animatore è come l’altoparlante di Dio: unica sua<br />

preoccupazione è di ripetere fedelmente la parola di Dio<br />

fatta carne nella sua vita.<br />

L'animatore è come il letto di un fiume, sopra il<br />

quale scorre l’acqua. Quanto più il letto è liscio e vuoto,<br />

tanto meglio scorre l’acqua. Quando più cominciano ad<br />

entrare le pietre dell’orgoglio e la tentazione di apparire,<br />

tanto più l’acqua ha difficoltà a correre e può anche<br />

formare una melma traditrice o delle sabbie mobili che<br />

inghiottiscono più che lanciare in Dio.<br />

Quanto più l'animatore si sente vuoto e<br />

inadeguato, l’ultimo, il più peccatore, il più indegno, tanto<br />

più Dio opererà il miracolo attraverso di lui. Non<br />

dimentichiamo che San Francesco si considerava il<br />

peggior peccatore del mondo.<br />

L'animatore non deve rimanere concentrato sui<br />

suoi limiti, ma sulla potenza di Dio che l’ha salvato e<br />

continua ad inviarlo.<br />

Cerchiamo di non ripetere l’esperienza di Mosè:<br />

Mosè disse al Signore: «Mio Signore, io non sono un<br />

buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure<br />

da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma<br />

sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore gli<br />

62


disse: «Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende<br />

muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il<br />

Signore? Ora và! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò<br />

quello che dovrai dire». Mosè disse: «<strong>Pe</strong>rdonami,<br />

Signore mio, manda chi vuoi mandare!». Allora la<br />

collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: «Non<br />

vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa<br />

parlar bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà<br />

in cuor suo. Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca<br />

le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate<br />

e vi suggerirò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo<br />

per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui<br />

le veci di Dio. Terrai in mano questo bastone, con il<br />

quale tu compirai i prodigi» (Es 4,10-17).<br />

Dio vuole che buttiamo in lui ogni nostra<br />

preoccupazione e non ama sentire che abbiamo paure<br />

eccessive. Chi sente eccessiva paura deve pregare per<br />

credere che è Dio che opera e parla in lui, se egli si<br />

abbandona.<br />

È questa l’esperienza di Geremia:<br />

Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché<br />

sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono<br />

giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io<br />

ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti».<br />

Oracolo del Signore.<br />

Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse:<br />

«Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca» (Ger 1,5-10).<br />

63


10' VITA DI PREGHIERA<br />

E COERENZA DI VITA<br />

(Dinamica delle 3 Caraffe e della bustina solubile)<br />

Parliamo di questo, come ultimo aspetto, ma lo<br />

consideriamo primo in ordine d’importanza.<br />

Se un animatore vuole che lo Spirito agisca in lui deve<br />

nutrirsi della Parola di Dio. È indispensabile la preghiera<br />

e la meditazione (Vedi il foglietto “Piano di lettura della<br />

Bibbia).<br />

Anche la coerenza di vita, nonostante le nostre<br />

cadute, è indispensabile, perché se noi cadiamo e ci<br />

allontaniamo dopo aver parlato di Dio con tanto<br />

entusiasmo, questo diventa uno scandalo per gli altri che<br />

hanno creduto attraverso di noi e anch’ essi più facilmente<br />

saranno trascinati nel cammino del male.<br />

Fare una riflessione è una responsabilità e<br />

suppone sempre la riflessione della vita: prima di parlare<br />

agli altri, la nostra vita deve diventare una riflessione<br />

vivente!<br />

Così, per esempio, è bene avvicinarsi alla<br />

confessione e alla comunione quanto più<br />

frequentemente possibile per vivere costantemente “in<br />

stato di grazia”.<br />

… e non dimentichiamo mai i cinque sassi per vincere il<br />

nostro Golia!<br />

15' 15' ESAME DI COSCIENZA (Con fondo musicale)<br />

fotocopiare e distribuire la pagina che segue<br />

64


<strong>Pe</strong>r conoscersi nella verità e nella<br />

profondità di se stessi<br />

Sono fedele al mio Diario<br />

(almeno 15')?<br />

Gli altri hanno notato in me un cambiamento<br />

positivo?<br />

Mi sto impegnando seriamente nel mio lavoro o nel<br />

mio studio?<br />

Sono riuscito ad eliminare alcuni miei difetti dopo lo<br />

YS o il Ruah o il Cana?<br />

Nella Bibbia c'é scritto: "Ricordati di santificare le<br />

feste". Mi sto impegnando a partecipare alla messa<br />

almeno di domenica?<br />

Mi sto impegnando ad amare la mia famiglia?<br />

Sono fedele alla preghiera serale prima di andare a<br />

dormire?<br />

Sto facendo qualcosa di gratuito per gli altri<br />

(volontariato, aiuto semplice a qualcuno...)?<br />

Sto riuscendo a perdonare?<br />

Sta crescendo la mia capacità di fare amicizia?<br />

Scegliere un impegno e confrontarsi ogni sera<br />

Darsi un voto<br />

da 1 a 10<br />

65


7. CHI PUÒ PROPORRE UNA<br />

RIFLESSIONE O LAVORARE IN UNA<br />

EVANGELIZZAZIONE?<br />

DURATA COMPLESSIVA: 45'<br />

OGNUNO HA QUALCOSA DA DARE!<br />

Dinamica del "disegno della fraternità o delle équipes"<br />

(15' + 10' di condivisione):<br />

Dare a ciascuna fraternità un foglio da disegno e un colore a<br />

ciascun partecipante (meglio i colori primari perchè si possono<br />

comporre: rosso, azzurro, nero, giallo, e un altro). Ciascuna<br />

fraternità ha 15 minuti per comporre il suo disegno, ma nessuno<br />

può parlare, solo si può completare il disegno degli altri.<br />

Alla fine ciascuna fraternità presenta il suo disegno e qualche<br />

partecipante dice cosa ha sentito in questo lavoro di équipe.<br />

10’ Chi, dunque, può proporre una riflessione o<br />

lavorare in una evangelizzazione?<br />

La risposta è semplice: TUTTI, tutti coloro che<br />

sono stati toccati dalla Grazia di Dio e umilmente<br />

vogliono testimoniare ciò che il Signore ha operato nei<br />

loro cuori, tutti hanno in mano un colore.<br />

Riflettiamo un momento: se Dio affida a ciascun<br />

uomo e a ciascuna donna di questa terra la capacità di<br />

generare, se Lui, che tutto può, affida un bambino<br />

innocente a qualunque coppia di questo mondo, sarà che<br />

noi dobbiamo negare a qualcuno la possibilità di generare<br />

figli di Dio, anche attraverso una testimonianza o una<br />

messaggio?<br />

È più difficile offrire con umiltà la propria<br />

testimonianza di vita o far crescere un bambino? Questa<br />

riflessione ci dovrebbe aiutare a semplificare le cose.<br />

66


Dobbiamo aiutare, sostenere, incoraggiare,<br />

formare… questo sì, ma mai frenare o esigere, mai togliere<br />

la possibilità di generare alla fede.<br />

Una persona è in grado di dare una splendida<br />

testimonianza anche 5 minuti dopo la sua conversione.<br />

Ciò che conta è lo Spirito Santo che è dentro di noi e che<br />

“rende testimonianza”. Il problema non è formare con<br />

“idee o nozioni”, ma formare lo Spirito Santo nel cuore di<br />

chi propone il tema.<br />

Noi siamo sommersi da tonnellate di libri religiosi<br />

e teologici; ebbene, è forse più evangelizzato il nostro<br />

secolo di quando erano costretti a scrivere su pelli di<br />

pecora?<br />

Non siamo contro la diffusione dei mass media o<br />

la formazione teologica: ben vengano! Ma guai se<br />

fermassimo la corsa amorosa dell’Evangelizzazione o<br />

riducessimo l’Evangelizzazione ad un'élite.<br />

Brutto segno quando una persona dice: “Non mi<br />

sento all’altezza… non riesco”. Cosa significa: mancano le<br />

nozioni o manca lo Spirito Santo? Se manca lo Spirito<br />

Santo non è certo sui libri che lo si riceve, tolto in rari casi.<br />

Stiamo attenti alla tentazione di una evangelizzazione<br />

elitaria!<br />

Non dimentichiamo la celebre espressione del<br />

Curato d’Ars, sacerdote che, come sappiamo, zoppicava assai<br />

nella formazione teologica e scolastica, che divenne sacerdote<br />

solo… per la grazia di Dio. Quest'uomo, umile e santo,<br />

divenuto patrono di tutti i sacerdoti del mondo disse al<br />

suo Vescovo che era molto incerto se ordinarlo o no:<br />

“Eccellenza. Sansone, con una mascella d’Asino, ne ha uccisi<br />

1000; immagini che cosa può fare il Signore con un asino intero<br />

come me!”<br />

Ecco, quando una persona ha questo abbandono in<br />

67


Dio, questa lucida ed umile consapevolezza di ciò che è,<br />

può fare qualsiasi evangelizzazione.<br />

Sia illuminante la scelta che la Madonna fa nelle<br />

sue apparizioni. È sconcertante vedere come Maria sceglie<br />

sempre i più poveri e i più umili: i tre pastorelli di Fatima,<br />

la povera Bernardette, Juan Diego, indio disprezzato dai<br />

conquistatori del Messico e così via… “La mia potenza<br />

risplende nella debolezza!”.<br />

Posto questo e chiarito che tutti possono proporre<br />

una riflessione, se nel cuore hanno il fuoco bruciante<br />

dello Spirito Santo, allora possiamo vedere se qualcuno<br />

dimostra dei talenti particolari, delle propensioni, dei<br />

doni.<br />

Fare una cosa o fare l’altra è lo stesso quando la<br />

fiamma dello Spirito Santo incendia il cuore. Parlare in<br />

pubblico o pulire i bagni è la stessissima cosa, ha lo stesso<br />

potere evangelizzatore.<br />

C’è un unico pericolo, da cui bisogna guardarsi<br />

come da una peste, ed è la sicurezza umana.<br />

Se, per caso, un animatore si sentisse sicuro di sè<br />

stesso, delle sue capacità, avesse perduto quel santo<br />

timore, quella sana paura… allora bisogna sostituirlo<br />

subito e dargli un’altra relazione da fare o, ancor meglio,<br />

chiedergli di pulire i bagni. L’unica sicurezza deve essere<br />

quella di Dio, il resto è un puro camminare sulle acque.<br />

Siccome, però, il Signore non scavalca mai l’uomo<br />

e non fa mai ciò che spetta all’uomo, allora è doveroso per<br />

l'animatore far fruttificare i doni ed i talenti che Dio ha<br />

donato e qui entra il discorso della formazione.<br />

La preparazione è un dovere nella misura del<br />

possibile. Si dice “nella misura del possibile”, perchè se<br />

una persona può e non si forma, allora è pigra ed è fuori<br />

68


dalla Grazia di Dio. Se una persona non può ed io<br />

aspettassi di avere una équipe magistralmente formata per<br />

fare una evangelizzazione, allora sono io che sono fuori<br />

dalla Grazia di Dio e blocco il cammino dello Spirito.<br />

L’essenziale è partecipare alla Formazione minima<br />

proposta dal Cammino:<br />

Domenica Belèm mensile<br />

Una domenica o due pomeriggi mensili di<br />

preparazione al Ritiro<br />

Il Ritiro ogni 90 giorni<br />

Due week-end annuali (scuola stella)<br />

Comunque non bisogna complicare le cose semplici:<br />

normalmente Dio suscita in ciascuna piccola porzione del<br />

suo popolo carismi e ministeri che si incastonano e si<br />

completano vicendevolmente e misteriosamente. Questa è<br />

un’opera della Provvidenza divina, come direbbe San<br />

Tommaso.<br />

<strong>Pe</strong>r questo preghiamo, affinché il Signore ci apra<br />

gli occhi per vedere la moltitudine di evangelizzatori<br />

che Lui ha già fatto nascere davanti a noi.<br />

Raccontare brevemente la propria esperienza qualora non lo si<br />

fosse fatto nella prima parte della mattinata.<br />

69


8. COME OFFRIRE UN MESSAGGIO<br />

DURATA COMPLESSIVA: 30'<br />

10'<br />

10'<br />

Si può alla fine lasciare un libretto in cui queste cose sono<br />

scritte per esteso.<br />

Dinamica: Riunirsi in fraternità e rispondere a questa<br />

domanda:<br />

- Cosa mi da più fastidio del modo di parlare in pubblico di<br />

certe persone (pensiamo ad es. ad un professore, ad uno<br />

speaker, ad un sacerdote...)?<br />

Condivisione insieme<br />

15' di esposizione come segue<br />

70


(Si potrebbero riprodurre queste immagini in un cartellone<br />

per mostrarle mentre si parla e poi lasciarle esposte, oltre a<br />

fare la mimica di ciò che si sta spiegando)<br />

Come NON parlare<br />

durante le riflessioni<br />

Non è bene parlare<br />

con le mani in tasca<br />

o sui fianchi, assumendo<br />

il tono di una<br />

persona autoritaria,<br />

che detta legge<br />

e si sente perfetto.<br />

Parlare come se si avesse<br />

la chiave in tasca e la<br />

ricetta per qualsiasi<br />

problema,<br />

irrita profondamente<br />

chi ci sta ascoltando<br />

e non crea fraternità.<br />

Non si parla durante le<br />

riflessioni con un tono<br />

scoraggiato, quasi<br />

volendo che gli altri mi<br />

compatiscano…<br />

e, quindi mi considerino<br />

qualcuno.<br />

71


È sempre importante<br />

rispettare il tempo<br />

durante le riflessioni: è<br />

segno di umiltà, è Dio<br />

che opera, non sono i<br />

nostri discorsi, più o<br />

meno lunghi, che<br />

convertono…<br />

Dilungarsi<br />

non serve a niente.<br />

Il nostro parlare sia<br />

sempre molto concreto,<br />

non discorsi astratti, non<br />

ragionamenti sulle<br />

nuvole. Normalmente<br />

almeno metà della nostra<br />

riflessione sia una<br />

testimonianza concreta di<br />

vita: “Un anno fa io ero così<br />

e così… Oggi io sono così e<br />

così. Questo che stiamo<br />

cercando di passare a voi…<br />

da poveri diavoli senza<br />

capacità… è servito prima di<br />

tutto a noi”.<br />

Bisogna parlare sempre<br />

con fatti molto concreti:<br />

nomi, date, cose semplici<br />

e chiare, non discorsi di<br />

cattedra!<br />

72


Come parlare durante<br />

le riflessioni<br />

Dobbiamo sentirci servi<br />

dei nostri fratelli: “Il<br />

maggiore tra voi sia<br />

l’ultimo di tutti, il vostro<br />

servo...”<br />

É importante sentirci<br />

una cosa sola con i<br />

corsisti, senza barriere,<br />

senza ostacoli:<br />

tutti siamo uguali, figli<br />

dello stesso Signore,<br />

fratelli, amici tra noi.<br />

Dobbiamo comunicare<br />

con ciascuna persona che<br />

ci sta davanti,<br />

guardandola nel volto,<br />

con semplicità, come se<br />

parlassimo per lei sola,<br />

cercando di arrivare al<br />

cuore di ciascuno,<br />

cercando di valorizzare<br />

ciascuno.<br />

73


Cerchiamo di essere<br />

aperti e spontanei: chi ci<br />

ascolta subito dovrebbe<br />

percepire che siamo<br />

sinceri.<br />

Saper scherzare e, ogni<br />

tanto, fare qualche<br />

battuta o dire qualche<br />

barzeletta sana può<br />

rilassare l’ambiente…<br />

Ciascuno faccia come<br />

può, stando attento,<br />

però, a far si che gli altri<br />

percepiscano che la<br />

nostra gioia è la gioia di<br />

Cristo. Il resto è perdita<br />

di tempo da evitare.<br />

74


(Si usa qui il termine "predicatore" e<br />

"predicazione" in senso lato, che equivale ad<br />

“Offrire un messaggio o una riflessione”)<br />

Il bravo predicatore capisce se il messaggio sta andando<br />

per il verso giusto e allora insiste su quella strada. È<br />

fondamentale leggere sul volto della gente se sta<br />

provando vergogna, se sta cominciando a pentirsi. <strong>Pe</strong>r<br />

questo non dobbiamo predicare guardando in alto o in<br />

basso, ma fissando la gente negli occhi, osservando le<br />

loro reazioni e interpretando le loro risposte al<br />

messaggio ricevuto.<br />

Se tralasciamo questa applicazione, la gente si limiterà<br />

solo a giudicare i personaggi del testo del Vangelo, senza<br />

riuscire a trovare dei riferimenti alla loro vita. Se nel<br />

giudizio di Gesù vediamo solo l'ipocrisia di Pilato e<br />

l'ingratitudine dei giudei, che preferiscono liberare<br />

Barabba, la gente penserà: Come erano cattivi a quel<br />

tempo.<br />

Invece, una migliore applicazione potrebbe essere questa:<br />

É importante nelle applicazioni, quando sono<br />

negative, usare il meno possibile "TU", perché<br />

potrebbe provocare una reazione non buona. È più<br />

cristiano e più efficace dire "noi": noi abbiamo<br />

sbagliato, non abbiamo crocifisso Gesù, noi…<br />

Noi ci troviamo, tutti i giorni, nella stessa<br />

posizione di Pilato e dei giudei: possiamo liberare Gesù o<br />

Barabba. Chi liberiamo? Chi esce da noi? Quel Gesù che è<br />

dentro di noi, o quel Barabba che tutti noi portiamo? — se<br />

hai un problema con tua moglie, chi liberi? Gesù o<br />

Barabba?<br />

75


- Quando guidi su una strada intasata dal traffico, che cosa<br />

esce da te? Gesù o Barabba?<br />

Tutti noi liberiamo Barabba ogni volta che mentiamo, che<br />

commettiamo ingiustizie e usiamo la violenza. Il problema<br />

di questo mondo è che ci sono troppi Barabba liberi per la<br />

strada. Ma tu puoi liberare Gesù, affinché instauri la<br />

giustizia, la pace e la felicità. La scelta dipende solo da te...<br />

Possiamo allora applicare il titolo di Barabba a<br />

tutti i problemi più gravi della società o della comunità, a<br />

qualche fatto recente che ha commosso l'opinione<br />

pubblica, ecc.<br />

L'applicazione coinvolge tutti gli ascoltatori nella scena<br />

del Vangelo. Li fa calare nei diversi ruoli dei protagonisti<br />

e li trasforma in attori. Se non si arriva a questo, la<br />

predicazione resta solo un racconto storico di fatti passati,<br />

che non ha nessun potere di cambiare la vita.<br />

Il segreto di una buona predicazione sta nelle domande<br />

che ci suscita il testo che stiamo studiando per la nostra<br />

predicazione. Queste domande ci aiutano a collocare al<br />

giusto posto le situazioni personali della gente. Le<br />

domande riportate di seguito ci possono aiutare a<br />

strutturare l'applicazione:<br />

- Come si identifica ogni settore della società o della<br />

comunità con i ruoli dei personaggi del passato?<br />

- Chi rappresenta ognuno dei personaggi in esame? —Che<br />

cosa suggerisce tutto ciò ad un padre di famiglia, ad una<br />

moglie, ad un figlio, alla Chiesa, ecc.?<br />

- Ogni situazione rappresenta un atteggiamento della<br />

nostra società. Quale?<br />

76


ESEMPLIFICAZIONE<br />

L'esemplificazione è una chiave importantissima<br />

per la predicazione. A volte sembra che la gente non<br />

capisca il messaggio, o che questo non riesca a penetrare.<br />

È come se parlassimo un'altra lingua. In questo<br />

caso, portare un buon esempio significa tradurre in un<br />

linguaggio comprensibile ciò che stiamo dicendo.<br />

Una predicazione senza esempi è come una<br />

strada in salita. Gli esempi sono i momenti di riposo che<br />

ci permettono di godere tutto il panorama. È come se<br />

dipingessimo le cose a colori e in forma tridimensionale.<br />

L'esempio è l'incarnazione di Gesù. È una<br />

rinnovata Betlemme. A chi non piace il presepio? <strong>Pe</strong>r<br />

questo lo Yè-Shuah e il Ruah, il Cana e tutte le altre<br />

sono basate su di un 50% di predicazione e un 50% di<br />

testimonianza.<br />

Togliere la testimonianza significa distruggere queste<br />

due esperienze.<br />

Il messaggio assume forma e dimensioni. Partendo<br />

dai fatti e dagli aneddoti, riusciamo a trasmettere il<br />

messaggio alla gente. D'altra parte, l'esempio è come una<br />

rete, che riporta all'attenzione chi si è distratto, e sveglia<br />

chi si è addormentato.<br />

77


PRIMA DI PREDICARE<br />

Presentazione esteriore<br />

Molte volte il modo di presentarsi in pubblico può<br />

costituire un ostacolo al messaggio che vogliamo<br />

presentare. I vestiti macchiati, la camicia senza bottoni o le<br />

scarpe sporche danno un'immagine che offusca il<br />

messaggio che vogliamo trasmettere.<br />

La presentazione deve essere adeguata al pubblico che<br />

abbiamo di fronte e anche noi dobbiamo sentirci a nostro<br />

agio: denti puliti, unghie tagliate e igiene personale a<br />

posto. Può sembrare mancanza di rispetto verso il<br />

pubblico e verso la Parola di Dio, predicare in calzoncini e<br />

scarpe da ginnastica.<br />

È molto importante che il vestito non attiri<br />

l'attenzione su chi sta proponendo il tema. Non è<br />

bene dare una palestra con minigonne, vestiti<br />

scollati, trucchi eccessivi… Chi deve apparire è<br />

Dio e non il tuo corpo.<br />

Riconciliarsi con Dio<br />

Se la presentazione esteriore è importante, ancora di più lo<br />

è quella interiore. Riconciliarsi con Dio, perdonare e<br />

chiedere perdono, purificarsi, sono tutti elementi<br />

essenziali, per non essere attaccati da Satana mentre<br />

predichiamo. Come abbiamo detto, è importante anche<br />

avvicinarsi alla Confessione sacramentale prima di<br />

proporre un messaggio.<br />

Tempo<br />

78


Prima di iniziare una predicazione è bene prendersi il<br />

tempo necessario, non arrivare in ritardo e trafelati. Se<br />

arriviamo in ritardo si ripercuoterà sulla predicazione<br />

perché, invece di trasmettere pace, comunicheremo solo<br />

un senso di inquietudine. È bene che ci rechiamo sul luogo<br />

della predicazione in anticipo, prima che arrivino gli altri,<br />

in modo da poter osservare tutti i dettagli intorno, perché<br />

proprio da queste cose possiamo trarre spunti per la<br />

predicazione.<br />

Infine, prima di cominciare, consigliamo un momento di<br />

raccoglimento da soli davanti a Dio e alla Parola, infine 15’<br />

prima di parlare si può chiedere che l’équipe di<br />

intercessione preghi su di noi invocando lo SS.<br />

DURANTE LA PREDICAZIONE<br />

Essere coscienti che abbiamo un messaggio che non è nostro<br />

e dobbiamo predicarlo con l'energia ricevuta da Dio.<br />

Davanti all'assemblea dobbiamo parlare nel nome del<br />

Signore. Non dobbiamo scoraggiarci se c'è poca gente, né<br />

dobbiamo innervosirci se ci sono predicatori più famosi o<br />

autorità religiose. Noi non dobbiamo predicare alle<br />

autorità, né fare bella figura davanti a loro: dobbiamo solo<br />

basarci sulla Parola del Signore. Se cerchiamo di riuscire<br />

graditi agli uomini, non riusciremo graditi al Signore. Se<br />

Dio ha permesso che parliamo agli altri, è perché<br />

dobbiamo comunicare loro qualche cosa.<br />

Non è contrario all'umiltà riconoscersi inviati del Signore,<br />

che devono trasmettere un messaggio speciale. Se esitiamo<br />

o ci sminuiamo, il messaggio di Dio non sarà recepito<br />

come egli vuole. <strong>Pe</strong>r questo dobbiamo essere autorevoli.<br />

Noi non stiamo là per nostra iniziativa, ma perché siamo<br />

79


stati scelti ed inviati da colui che ha ogni potere in cielo ed<br />

in terra. Noi dipendiamo da lui, ma gli altri dipendono da<br />

noi.<br />

Guardiamo la gente, fissiamola in volto, non abbassiamo<br />

gli occhi, né guardiamo per aria. Predichiamo sempre<br />

guardando dritto negli occhi, che sono la finestra del<br />

cuore.<br />

La Bibbia dice chiaramente che Gesù guardava tutti e<br />

posava il suo sguardo su tutte le persone. Osserviamoli<br />

con sicurezza, con serenità e con amore. Richiamiamo la<br />

loro attenzione, passandoli tutti in rassegna con il nostro<br />

sguardo.<br />

È meglio fissare prima quelli che stanno dietro, perché<br />

così il tono della nostra voce sarà più alto. Se guardiamo<br />

solo quelli di fronte a noi, il nostro tono sarà più basso;<br />

non ci dimentichiamo che tutti sono venuti per ascoltare.<br />

<strong>Pe</strong>rtanto, dobbiamo sempre parlare rivolti a quelli che<br />

stanno in fondo e captare i loro sguardi, e sicuramente<br />

anche quelli davanti ci seguiranno.<br />

La voce<br />

L'uso della voce è determinante nella predicazione.<br />

Dobbiamo parlare così come siamo, senza imitare<br />

nessuno. Impostiamo la voce. Impostare la voce significa<br />

alzare un po' di più il tono, perché possiamo avere una<br />

tonalità più brillante. Non dobbiamo mai gridare,<br />

altrimenti ci rifiuteranno fin dall'inizio. La voce va usata<br />

come la parola scritta di un giornale, che contiene tutti i<br />

tipi di caratteri: piccolo, grande, corsivo, normale, neretto.<br />

Allo stesso modo esistono cose che si devono dire con<br />

forza, a bassa voce, richiamando l'attenzione,<br />

sottolineando, lentamente, enfatizzando, chiarendo, ecc. È<br />

fondamentale saper porre l'accento dove è necessario.<br />

80


A volte è meglio usare una voce dolce, per attirare<br />

l'attenzione, perché la gente non vuole perdersi nemmeno<br />

una parola. I risultati positivi non si ottengono gridando,<br />

ma dicendo agli altri cose interessanti; non si tratta del<br />

modo di dire le cose, ma del valore delle cose in sè, anche<br />

se è importante il modo di esprimerle.<br />

<strong>Pe</strong>r esempio, alla frase: "Adesso vi dirò un grande segreto,<br />

ma voi non lo dite a nessuno", possiamo aggiungere con<br />

voce soave: «vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At<br />

20, 35).<br />

Dobbiamo fare allora attenzione ad evitare quanto segue:<br />

* La voce troppo modulata e studiata, che sembra quasi<br />

finta. —La voce timida, incerta e tremolante, che si serve<br />

troppo spesso di intercalari come: Non è vero?, Come si<br />

dice..., Sì?, No? Mi capite?<br />

* La voce stridula, che dà fastidio alle orecchie di chi<br />

ascolta.<br />

* La voce trascinata, che confonde tutte le parole e non si<br />

capisce niente.<br />

<strong>Pe</strong>r risolvere questi problemi è molto utile ascoltare la<br />

propria voce registrata. Possiamo anche chiedere ad un<br />

amico che ci indichi gli sbagli, perché normalmente il<br />

predicatore è sempre l'ultimo a rendersi conto dei suoi<br />

difetti.<br />

Facciamo vocalizzi. Scandiamo tutte le vocali, soprattutto<br />

la "e", che è la chiave per intonare la nostra voce. Come<br />

pronunciamo la "e", così pronunciamo le altre vocali.<br />

Non parliamo con lo stomaco, ma con la bocca, affinché<br />

questa possa amplificare il suono della gola e non<br />

costituire un ostacolo all'espressione chiara.<br />

Gli occhi<br />

Gli occhi sono la finestra dell'anima e costituiscono un<br />

elemento fondamentale nella predicazione. L'espressione<br />

degli occhi dev’essere in sintonia con il tema della<br />

81


predicazione; quindi, non è concepibile guardare il soffitto<br />

o guardare per terra. Se guardiamo fuori della finestra per<br />

vedere chi passa, distrarremo tutti; se guardiamo<br />

continuamente l'orologio, tutti si innervosiranno.<br />

Il Vangelo di Marco è caratterizzato dalla narrazione della<br />

visione circolare di Gesù, che lentamente posa i suoi occhi<br />

su tutti quelli che lo circondano. Il predicatore deve<br />

guardare tutti e fissare lo sguardo su ognuno. Prima di<br />

cominciare la sua predica, l'oratore deve attirare<br />

l'attenzione guardando tutti in silenzio, cominciando da<br />

quelli che stanno in fondo e passando a quelli che stanno<br />

davanti.<br />

Il viso<br />

Normalmente dobbiamo distendere i muscoli della faccia,<br />

rilassarci e non aggrottare la fronte.<br />

Le facce arrabbiate e di cattivo umore non si addicono ad<br />

una buona predicazione. Il viso, che è il riflesso del cuore,<br />

dev’essere sereno e trasmettere un senso di pace.<br />

Le mani<br />

Gesù prendeva nelle sue mani il pane e il vino, con le<br />

mani benediceva i bambini e curava gli ammalati.<br />

Le mani servono a disegnare quello che stiamo dicendo:<br />

sono come l'orchestra che accompagna il solista. Il<br />

predicatore deve sentire nelle sue mani quello che dice.<br />

Muovere le mani con eleganza e con ritmo, senza gesti<br />

bruschi o offensivi, è un'arte. Non bisogna mai predicare<br />

con le mani in tasca o tenendo delle cose in mano.<br />

È buono avere a portata di mano un leggio o un tavolo su<br />

cui appoggiare la Bibbia, per avere libertà di movimento.<br />

Il leggio non deve essere grande, altrimenti diventa un<br />

82


muro che ci separa dall'uditorio.<br />

Il corpo<br />

Il linguaggio del corpo diventa ogni giorno più<br />

importante. Il predicatore non è come un nastro registrato<br />

che trasmette un'idea. Tutto il suo corpo comunica un<br />

messaggio. Quindi, le cose da non fare sono:<br />

* Grattarsi.<br />

* Togliersi i resti del cibo dai denti (lavatevi i denti prima<br />

di predicare).<br />

* Predicare seduto, dando così l'impressione che non si<br />

abbia voglia di parlare.<br />

* Picchiettare con una penna.<br />

* Fumare.<br />

* Masticare gomma americana.<br />

* Appoggiarsi alla parete o a una colonna.<br />

Non esageriamo con gesti plateali, né facciamo un teatro<br />

cambiando il tono di voce o singhiozzando. Le cose<br />

artificiali rovinano la predicazione. Non cerchiamo mai di<br />

imitare gli altri. Facciamo le prove davanti allo specchio.<br />

Se riuscissimo a vederci in un video, ci aiuterebbe<br />

moltissimo a migliorare la nostra gestualità e i movimenti<br />

del corpo.<br />

Tutto il corpo dev’essere messaggero di pace. I gesti,<br />

l'espressione e il movimento devono essere una<br />

benedizione per chi ascolta, e non un motivo di critica o di<br />

distrazione.<br />

I piedi<br />

Mettiamoci bene in piedi e stiamo attenti a non pestare il<br />

filo del microfono, qualora ci fosse; attenzione alla<br />

83


lunghezza del filo, onde evitare problemi.<br />

La respirazione<br />

È la chiave di tutto, perché è la batteria che dà energia alla<br />

voce. <strong>Pe</strong>r questo, prima di cominciare, conviene fare delle<br />

respirazioni profonde, inspirando con le narici e non con<br />

la bocca. In questo modo l'aria si riscalda e si purifica e<br />

non fa male alla gola.<br />

Strumenti per predicare.<br />

Un buon suono è fondamentale per la predica. Ci sono dei<br />

posti che hanno un'acustica così cattiva che la gente non<br />

ha nessun interesse a sforzarsi più del necessario per<br />

captare tutte le parole.<br />

Il tempo<br />

È molto importante controllare il tempo con un orologio<br />

sul muro della sala, o con il nostro, che metteremo vicino<br />

allo schema della predica. Non facciamo prediche troppo<br />

lunghe, perché ci potrebbe succedere come a Paolo, che la<br />

gente si addormenta. Quando cominciano a muoversi<br />

sulle sedie o a distrarsi, è segno che il discorso sta<br />

durando troppo.<br />

84


DOPO LA PREDICAZIONE<br />

Il semenzaio<br />

Ogni predicazione ci deve portare a fare un semenzaio.<br />

<strong>Pe</strong>r semenzaio intendiamo l'analisi dei successi e degli<br />

errori che sono stati commessi nella predicazione. Questo<br />

è il modo più adatto per migliorare: anche la predicazione<br />

peggiore può servire da scalino, per migliorare quella<br />

successiva. Un grande errore c’insegna a non commetterlo<br />

più. Il confronto con il coordinatore o con l'équipe può<br />

aiutare in questo, nella verifica.<br />

È utile prendere nota delle nuove idee che ci sono venute.<br />

Confidare in Dio.<br />

Alla fine ci assale sempre il dubbio: Avrò detto quello che<br />

dovevo? La cosa peggiore è quando ci ricordiamo di non<br />

aver detto tutto ciò che si doveva. In questo caso, non<br />

dobbiamo ritornare sull'argomento, ma dobbiamo<br />

affidarci a Dio. Lui solo dà la vita e a lui solo<br />

appartengono i suoi frutti.<br />

«C'era un predicatore infiammato che, durante una<br />

predica in Quaresima, parlava con grande enfasi della<br />

conversione e della necessità di rivolgersi a Dio. La gente<br />

era emozionata e commossa. Alla fine della sua predica,<br />

scese dal pulpito.<br />

Gli si avvicinò una vecchietta e gli disse: «Padre, adesso<br />

sono decisa a cambiare la mia vita». Il sacerdote le chiese:<br />

«Qual è stata la parola che ti ha fatto prendere questa<br />

decisione?». La vecchietta gli rispose: «No, padre, non è<br />

stata una cosa che ha detto, ma che ha fatto. Quando si è<br />

soffiato il naso di fronte al microfono, ho pensato alle<br />

trombe del giudizio finale e allora ho deciso di<br />

85


iconciliarmi con Dio!».<br />

Dio si può servire di qualsiasi dettaglio, anche il più<br />

inatteso, per convertire qualcuno. Non è merito della<br />

nostra eloquenza, né dei nostri racconti, ma dell'azione<br />

discreta e misteriosa di Dio.<br />

Il discorso che Paolo preparò con più diligenza e<br />

accortezza, fu quello che gli diede meno frutti. Pochissimi<br />

ateniesi si convertirono: tutti gli altri gli dissero<br />

ironicamente di tornare un'altra volta.<br />

Collocare le persone nella loro comunità.<br />

Il predicatore che viene invitato deve svolgere un compito<br />

solo temporaneo. Invece i capi delle comunità hanno un<br />

compito permanente ed è a loro che bisogna affidare la<br />

gente. Molte persone chiedono ai predicatori che cosa<br />

devono fare con il loro ministero, o come possono<br />

risolvere un problema della comunità, ma la risposta a<br />

tutte queste domande è compito dei loro capi: il<br />

predicatore non deve mai usurpare il posto dei pastori.<br />

Se il predicatore approfitta del suo dono, per portare la<br />

gente nella sua comunità, non svolge assolutamente il<br />

compito che gli è stato affidato. La sua responsabilità è di<br />

radicare le persone nelle comunità in cui si trovano,<br />

perché vi possano dare frutti.<br />

86


9. EVANGELIZZARE INSIEME (1°)<br />

DURATA COMPLESSIVA 30':<br />

10' di tema<br />

10' di dialogo a due<br />

10' canto e abbraccio di pace<br />

10’<br />

"CHE TUTTI SIANO UNO<br />

PERCHÈ IL MONDO CREDA”<br />

Il Ruah, lo Yè-Shuah e le altre esperienze di<br />

evangelizzazione sono un'esperienza affascinante e<br />

coinvolgente soprattutto per gli animatori.<br />

Spesso, vedendo ciò che Dio opera nel segreto del cuore<br />

delle persone, sembra quasi di toccare il cielo con un dito.<br />

Veramente la conversione di un uomo che non mette<br />

piede in chiesa da trent'anni o di un giovane immerso nel<br />

vizio è un mistero di Amore e di Grazia che dà una gioia<br />

intensa forse mai sperimentata.<br />

Ma qual è il segreto profondo di questa atmosfera<br />

di amore che conquista i cuori? E' Dio stesso che si fa<br />

presente: il calore dello Spirito Santo scioglie i cuori,<br />

l'affetto di Dio Padre li abbraccia, l'Amore del Figlio<br />

Incarnato si affianca a loro (Ruah) e li salva (Yè-Shuah),<br />

accompagnandoli nella vita (Cana).<br />

Non c'è niente che conquisti i cuori come l'amore<br />

di Dio, non c'è amore umano, o meglio "surrogato" che<br />

possa competere con l'Amore di Dio.<br />

Il nostro compito è quello di condurre vicino ad ogni<br />

cuore questa fiamma pura d’Amore.<br />

Il nostro primo compito di animatori, sarà<br />

87


dunque quello di rendere presente e operante la<br />

Presenza di Dio Trinità in mezzo a noi, affinché tutti lo<br />

vedano e credano:" Come tu Padre sei in me ed io in te,<br />

siano anch'essi in noi una cosa sola perchè il mondo<br />

creda".<br />

Essere uniti, anzi essere "una cosa sola", questa è la<br />

condizione che permette a Dio di abitare in mezzo a<br />

noi...... e "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?"<br />

E' meraviglioso sapere che qualsiasi briciola di<br />

amore è insieme umana e divina.<br />

L'équipe degli animatori dovrebbe essere così unita,<br />

dovrebbe volersi bene a tal punto che il loro amore e la<br />

loro comunione emani come un calore, una energia<br />

divina: "Che siano uno perché il mondo creda, Io in loro<br />

e tu in me perché il mondo creda".<br />

Durante un Ruah o uno Yè-Shuah o un Cana la Trinità<br />

stessa prende dimora, pone la sua Shekinah (=presenza), in<br />

mezzo alla comunità degli animatori e gradatamente<br />

anche dei corsisti.<br />

Se la comunità degli animatori custodisce questa<br />

divina presenza, si muove "su ali d'aquila" e nulla più<br />

temerà, "camminerà su aspidi e vipere, ma nulla le recherà<br />

male"!<br />

Si tratta di un costante miracolo, necessario<br />

durante queste 50 ore di evangelizzazione.<br />

I corsisti "respireranno" questa aria di comunione divina:<br />

nell'amore incondizionato degli animatori, loro si<br />

incontrano con la tenerezza dell'Amore del Padre, si<br />

sentono raggiungere dallo Spirito Santo che opera in loro<br />

una nuova creazione, si riconciliano con la vita attraverso<br />

il perdono di Gesù.<br />

88


Ciò che costruisce un Ruah o un Yè-Shuah è solo<br />

questo Amore, questa Presenza:<br />

- l'intercessione è Amore fatto preghiera;<br />

- i messaggi sono Amore fatto "Parola";<br />

- il lavoro manuale è Amore fatto "servizio"<br />

ed è questo Amore<br />

che INTRONIZZA LA TRINITA'<br />

e nulla più è impossibile.<br />

“Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se<br />

c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche<br />

comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore<br />

e di compassione, RENDETE PIENA LA MIA<br />

GIOIA con L'UNIONE DEI VOSTRI SPIRITI, CON<br />

LA STESSA CARITÀ, CON I MEDESIMI<br />

SENTIMENTI. Non fate nulla per spirito di rivalità<br />

o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta<br />

umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza<br />

cercare il proprio interesse, ma anche quello degli<br />

altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono<br />

in Cristo Gesù” (Fil 2,1-5).<br />

Ciò di cui gli animatori si devono preoccupare di<br />

più è di avere questa Presenza che è direttamente<br />

proporzionale all'Amore. Come fare dunque? Gesù stesso<br />

risponde a questa domanda:<br />

" Non c'è amore più grande di chi<br />

dona la sua vita per gli amici"<br />

L'équipe animatori pian piano, diventa molto più di<br />

89


un'équipe, diventa una famiglia, ciascuno dona all'altro i<br />

risvolti profondi della sua vita e della sua conversione, i<br />

suoi dolori e le sue speranze, la gioia di essere stato<br />

raggiunto da Gesù Salvatore: "Non c'è Amore più grande<br />

di chi dona la sua vita...".<br />

Dare la vita significa che io sono disposto a<br />

mettere in gioco tutto me stesso per te; io ti voglio bene<br />

come a un fratello, io ti promuovo, io piango per i tuoi<br />

sbagli e sempre ti perdono e ti amo ancor più quando tu<br />

mi ferisci.<br />

Dandoti la vita io accolgo i tuoi difetti , che tu sia timido,<br />

che tu sia freddo come un ghiacciolo o "logorroico" e<br />

asfissiante, io ti voglio bene e la Presenza di Dio<br />

trasformerà la nostra miseria in luce.<br />

Io ti voglio bene e quando tu parli IO FACCIO IL<br />

VUOTO in me per ascoltare te: faccio il vuoto delle mie<br />

preoccupazioni, delle mie paure, dei miei desideri... <strong>Pe</strong>r<br />

me esisti solo tu.<br />

Una bottiglia piena non fa entrare più nulla, io voglio<br />

essere un "recipiente vuoto" che accoglie e abbraccia tutto<br />

di te, come nella Trinità il Figlio accoglie il Padre. Non ti<br />

giudico, ti voglio bene e ti accolgo e se qualcosa dovessi<br />

dirti per migliorare, lo farò con grande carità e umiltà,<br />

come ad un fratello, dopo aver molto pregato per te. In<br />

questo senso, nei nostri incontri dobbiamo<br />

IMPARARE AD ASCOLTARCI,<br />

IMPARARE A PARLARE UNO ALLA VOLTA,<br />

parlare mentre uno parla significa far scappare la Presenza<br />

della Trinità! Dobbiamo educarci costantemente ad un<br />

ascolto totale per intronizzare la Trinità in mezzo a noi.<br />

15' Facciamo ora un esercizio pratico di questo ascolto,<br />

90


viviamo, anzi, una esperienza di comunione<br />

10 minuti di dialogo a due. per comunicare cosa io sto sentendo<br />

in questo cammino, cosa sta cambiando nella mia vita, quali<br />

sono i miei desideri... (Qualora non ci si conoscesse, ci si<br />

presenta, se si desidera si può fare una passeggiata. <strong>Pe</strong>r dividere<br />

le persone due a due in fretta, si usa il solito metodo, questa volta<br />

diviso due, cioè si fa contare metà assemblea da 1 a ...., arrivati a<br />

metà anche l'altra conta da 1 a .... Poi tutti i due numeri 1 si<br />

appaiano e vanno, così i numeri 2, 3 4 e cosi via).<br />

Canto<br />

Infine si può introdurre un abbraccio fraterno di pace con<br />

queste parole:<br />

...abbiamo ora sperimentato a due quanto è bello l’affetto<br />

fraterno che ci lega. San Paolo spesso conclude le sue<br />

lettere scrivendo: “Salutatevi a vicenda con il bacio<br />

santo” (1 Cor 16,20 così 2 Cor 13,12; Rom 16,16; 1 Tess<br />

5,26).<br />

Possiamo ora scambiarci tra tutti un segno della pace del<br />

Signore e dell’affetto fraterno che ci lega dicendoci:<br />

"Tu sei importante per me!"<br />

5' minuti di abbraccio di pace.<br />

91


10. EVANGELIZZARE INSIEME (2°)<br />

DURATA COMPLESSIVA 40'<br />

30’ È molto importante nella realizzazione di un Ruah o di un<br />

Yè-Shuah o di un Cana che si abbia una certa panoramica<br />

dell'insieme della parte organizzativa. <strong>Pe</strong>r cui si possono<br />

rapidamente analizzare le pagine 166-209 del Ruah e 191-246<br />

dello YS.<br />

Ciascuna fraternità analizza il lavoro di due o più équipe<br />

o di una o due figure tipo il Capo Fraternità, l'assistente<br />

etc... prepara un cartellone con un disegno o una scritta,<br />

che poi rimarrà esposto fino alla fine della giornata e lo<br />

spiega a tutti gli altri (l'analisi e il disegno in fraternità, sarà<br />

fatto in 20', la condivisione in 20')<br />

<strong>Pe</strong>r esempio, se nel Corso di formazione ci sono 6<br />

fraternità di 5 persone ciascuna allora<br />

l'Équipe 1 analizzerà La preparazione di un R. YS. C. richiede<br />

Compiti degli animatori<br />

l'Équipe 2 analizzerà Compito del coordinatore gen. E del Vice<br />

Compito dell'Assistente<br />

Compito del Tesoriere<br />

l'Équipe 3 analizzerà Compito di lancetta<br />

Compito del Responsabile del Centro<br />

Compito dell'équipe Ordine<br />

l'Équipe 4 analizzerà Compito dell'Équipe Cucina<br />

Compito dell'Équipe tecnica<br />

l'Équipe 5 analizzerà Compito dell'Équipe animazione<br />

Compito dell'Équipe segreteria<br />

Compito dell'Équipe intercessione<br />

Compito dell'Équipe esterna<br />

l'Équipe 6 analizzerà Orientamenti per il lavoro in fraternità<br />

Orientamenti per il capo fraternità<br />

sul foglio che segue<br />

<strong>Pe</strong>r fare questo ci si può aiutare con i fogli disegnati che seguono:<br />

Ciascuna fraternità riceve i suoi e compone il cartellone, in base al<br />

testo del libretto. Al termine ciascuno lo espone agli altri e si<br />

distribuisce il foglio che segue per scrivere la propria preferenza<br />

92


Desidererei lavorare in queste equipes<br />

(è meglio sceglierne 3 in ordine di preferenza)<br />

ferma restando la mia disponibilità...<br />

mettere un asterisco a fianco<br />

“Capi-fraternità”: uno ogni 6<br />

Responsabili dei vari settori:<br />

Equipe animazione<br />

Equipe cucina<br />

Equipe ordine<br />

Equipe tecnica<br />

Equipe lettere o équipe esterna<br />

Equipe Liturgia<br />

Equipe intercessione<br />

Equipe segreteria<br />

Responsabile dell'intercessione prima e dopo<br />

Responsabile del Centro<br />

Lancetta: suona la campanella e segna l'orario<br />

Nome .....................................................................................<br />

Tel. ..........................................................................................<br />

Eccezionalmente, nella necessità una persona può assumere più<br />

ruoli<br />

93


100


101


102


103


104


105


\<br />

1<strong>06</strong>


107


108


11. EVANGELIZZARE INSIEME (3°)<br />

DURATA COMPLESSIVA 20'<br />

20’ Storia della bottega del falegname<br />

IL PERDONO RECIPROCO<br />

è un altro grande segreto dell'amore.<br />

In questa piccolo Corso di formazione noi sentiremo dire<br />

che" i corsisti sono come noi li vediamo in Dio". Ciò<br />

significa che se tu parti col pensare "con questo tizio non<br />

se ne cava un ragno dal buco", tu lo stai affondando<br />

all'inferno, non gli dai chance non hai fede nella potenza<br />

di Dio, soffochi tuo fratello. Invece di cercare la pecorella<br />

smarrita, tu la spingi ancor più giù dal precipizio, se<br />

invece tu pensi come Dio pensa, allora saprai ricavare un<br />

santo da un disgraziato, in pochi momenti, come Gesù ha<br />

fatto sulla croce canonizzando il primo santo della storia.<br />

Si tratta di un ladrone e di un assassino ed è stata la prima<br />

persona che Gesù si è portato in cielo : "Oggi stesso sarai<br />

con me in paradiso!". Se questo vale per i corsisti, vale<br />

ancor più tra di noi .<br />

In questo nostro cammino, stiamo facendo una<br />

"scalata in cordata" e può capitare di ferirci, soprattutto se<br />

non siamo abituati a camminare insieme. Io posso ferirti<br />

anche senza volerlo, ebbene se tu non mi perdoni allora io<br />

non ho più chance. Il perdono è come il "disinfettante" che<br />

noi ci doniamo: è normale "graffiarci" o "ferirci" salendo la<br />

nostra montagna, ma il perdonarci reciprocamente<br />

ricompone la nostra unità, chiude di nuovo il cerchio,<br />

Intronizza nuovamente la Trinità in mezzo a noi.<br />

<strong>Pe</strong>r donarci il perdono può bastare molto poco. Tra marito<br />

e moglie può essere necessario farlo anche diverse volte al<br />

giorno. Basta un semplice gesto, un piccolo segno di croce<br />

109


tracciato sulla fronte.<br />

Possiamo farlo ora, anche se forse non abbiamo<br />

molto da perdonarci ancora, ma già impariamo ad amarci<br />

nella misericordia.<br />

Ci alziamo in piedi e ciascuno di noi traccia un<br />

piccolo segno di croce sulla fronte degli altri fratelli e può<br />

dire "Pace e <strong>Pe</strong>rdono". Ce lo scambiamo tra tutti,<br />

facciamolo col cuore e che sia l'inizio del nostro cammino<br />

di comunione.<br />

Canto festoso, eventualmente danza.<br />

110


12. COME OFFRIRE IL MESSAGGIO<br />

DURATA COMPLESSIVA 20'<br />

10' “L’educazione è prima di tutto una cosa del cuore”,<br />

diceva Don Bosco. Lavorare nello Yè-Shuah o nel Ruah<br />

non è certamente un “lavoro”, bensì un'Evangelizzazione<br />

che parte dal cuore. Il messaggio deve partire da dentro di<br />

noi. Il messaggio deve quasi emanarsi dal nostro essere.<br />

Chi ci sta attorno lo deve percepire anche se noi non<br />

parliamo. Il messaggio è quell’alone di luce, di energia, che<br />

ci circonda e che chiamiamo “Grazia”.<br />

Non dimentichiamo, come abbiamo detto in<br />

precedenza, in qual modo Maria ha evangelizzato Elisabetta.<br />

Maria si era recata da lei solamente con l’intento di aiutarla<br />

ma, appena varca la soglia della porta e saluta, Elisabetta<br />

percepisce che una luce entra nella sua casa, che c’è un<br />

qualcosa di meraviglioso e straordinario in quella voce.<br />

<strong>Pe</strong>rsino il piccolo feto lo percepisce. <strong>Pe</strong>rché questo?<br />

Potremmo dire che questa evangelizzazione (la prima della<br />

storia della Salvezza) è in primo luogo un discorso da<br />

ventre a ventre: il piccolo Giovanni, che si va formando nel<br />

seno di Elisabetta, viene evangelizzato da un minuscolo feto<br />

di pochi millimetri, che è Gesù nel seno di Maria.<br />

Allo stesso modo, quel piccolo Gesù, che è presente<br />

dentro di noi, sarà Lui a evangelizzare, anche se noi non<br />

parlassimo: si evangelizza prima di tutto con il “ventre”…<br />

Se abbiamo Gesù dentro di noi, se viviamo in stato<br />

di Grazia, è come se fossimo una cattedrale ambulante che<br />

contiene il paradiso e dal nostro cuore trabocca<br />

misteriosamente e concretamente una grazia che è lo<br />

Spirito Santo.<br />

111


Questa grazia fa esultare di gioia chi è aperto allo<br />

Spirito e ci fa pronunciare spontaneamente parole<br />

profetiche, che mai avremmo pensato. Come Maria anche<br />

noi proclameremo il nostro Magnificat. Ecco la riflessione o<br />

la testimonianza devono essere proprio un canto del<br />

Magnificat, che nasce da un cuore traboccante di Spirito<br />

Santo.<br />

Ecco, dunque, alcuni orientamenti che ci aiutano a<br />

presentare il nostro Magnificat:<br />

Offrire con coraggio: Gesù diceva, con una punta di<br />

amarezza: “I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli<br />

della luce…”. Se i mass-media non si fanno scrupolo di<br />

scaraventarci addosso qualsiasi messaggio commerciale e<br />

immorale, dobbiamo essere noi timidi nelle nostre<br />

proposte di bene?<br />

Offrire con gioia: i giovani e, in genere, coloro che ci<br />

ascoltano, sanno scrutare in profondità, sanno veramente<br />

leggerci dentro. Si accorgono se noi siamo veramente<br />

gioiosi o se stiamo recitando. Se non mostriamo la gioia che<br />

ci dà quello di cui stiamo parlando, non saremo mai<br />

credibili. Nietzche diceva : “Mi basta ascoltare i canti dei<br />

cristiani per dire che Dio non esiste!”<br />

Offrire con profondità: il gioco, lo scherzo, la battuta<br />

vanno bene, ma devono avere il loro giusto posto,<br />

altrimenti rimane solo il vuoto: “Chi semina vento, vento<br />

raccoglierà…”<br />

Offrire con amore gratuito: i giovani o coloro che ci<br />

ascoltano devono percepire che non abbiamo bisogno di<br />

farci grandi davanti a loro. Ogni tentativo di metterci in<br />

mostra sarà una stonatura che li allontanerà. Soprattutto i<br />

giovani ci metteranno alla prova per vedere se veramente<br />

noi vogliamo loro bene, se continuiamo ad amarli anche<br />

112


quando non rispondono. Questo amore forte e gratuito, che<br />

viene dal cuore, è ciò che più li sconcerta, li converte e li<br />

educa.<br />

Offrire essendo CONVINTI, AFFASCINATI E FELICI.<br />

Nessuno dà ciò che non ha. Si educa più per osmosi (cioè col<br />

ventre) che con grandi parole. Potremmo anche non saper<br />

parlare, ma se siamo conquistati da ciò che tentiamo di<br />

esprimere, la nostra gioia e il nostro entusiasmo<br />

passeranno anche a chi ci ascolta: "Oggi il mondo ha bisogno<br />

di testimoni più che di maestri!" (Paolo VI).<br />

10' Testimonianza personale<br />

SI CONSIGLIANO I TRE TESTI DI PRADO FLORES. “LA<br />

FORMAZIONE DEI DISCEPOLI”, Edizioni Dehoniane<br />

Roma, 1989; e “COME EVANGELIZZARE I<br />

BATTEZZATI”, Edizioni Dehoniane Roma 1991; "COME<br />

ANNUNCIARE GESÙ", Edizioni Dehoniane Roma 1992.<br />

È molto importante che questi tre testi rientrino nella<br />

preparazione normale degli animatori soprattutto nella<br />

"Scuola del 2° livello”.<br />

113


13. COME INVITARE AD UN RUAH,<br />

AD UNO JE'- SHUAH, A CANA O.....<br />

(DURATA COMPLESSIVA 30’)<br />

20’ Se sono state assimilate in profondità le precedenti<br />

tematiche sull' "Evangelizzare, questione di vita o di<br />

morte", "Non concederò sonno ai miei occhi".....non<br />

dovrebbe essere difficile avere l'animo fortificato per<br />

mettere in atto concretamente "l'approccio<br />

evangelizzatore".<br />

Vediamo di fare assieme qualche riflessione:<br />

Avete mai visto come si scavano le fondamenta di<br />

una casa sulla roccia di una montagna? soprattutto<br />

quando la roccia è di granito durissimo ? <strong>Pe</strong>r prima cosa<br />

si usa la dinamite, in misura esatta da provocare delle<br />

spaccature e delle venature nella roccia. Poi entra in<br />

funzione una ruspa che alla fine del potente braccio ha<br />

come un grande scalpello d'acciaio del diametro di 15\20<br />

cm. Tante volte si vede che questa potente macchina<br />

concentra le sue forze nei pochi cmq che sono la punta<br />

dello scalpello e con violenti colpi a intermittenza<br />

regolare, batte e batte e batte sulla dura roccia. A volte ci<br />

vogliono ore e ore semplicemente per scalfire uno<br />

spuntone di granito. Teniamolo a mente perché l'esempio<br />

di pazienza umile e tenace di questa macchina ci servirà<br />

per parlare dell'evangelizzazione.<br />

Avete mai visto come si scavano le fondamenta<br />

nella sabbia o in una zona che è molto vicina al mare ?<br />

Togliere il primo strato di terra è un gioco da ragazzi per<br />

le potenti ruspe, poi entrano in funzione delle enormi<br />

114


macchine che conficcano a 30 - 40 - 50 e più metri di<br />

profondità, enormi pali di cemento, fino a raggiungere la<br />

roccia sotterranea così che la casa risulta essere come una<br />

"palafitta".<br />

Ricordiamolo, perchè anche nella nostra<br />

evangelizzazione possiamo trovare terreni paludosi; c'è<br />

sempre un modo però per "conficcare" il messaggio.<br />

Se noi siamo gli strumenti giusti, sapremo far arrivare il<br />

messaggio fino al cuore delle persone, lì dove nulla lo<br />

potrà mai scalfire.<br />

ATTEGGIAMENTO INTERIORE<br />

Una persona che ha vissuto il Ruah ed ha ricevuto<br />

l'Effusione dello Spirito, ha sotto i piedi un "fuoco<br />

divorante " che la spinge a non fermarsi mai.<br />

E' naturale per lei comunicare in ogni circostanza<br />

opportuna e inopportuna ciò che ha dentro.<br />

“Annunzia la parola, insisti in ogni<br />

occasione opportuna e non opportuna… Verrà<br />

giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana<br />

dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si<br />

circonderanno di maestri secondo le proprie voglie,<br />

rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle<br />

favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le<br />

sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del<br />

vangelo, adempi il tuo ministero".<br />

(Cf 2 Tim 4,2-5)<br />

La persona che ha incontrato Gesù, sa bene com'è<br />

oscura e triste la vita di chi non l'ha ancora incontrato e<br />

quindi per amore, per amicizia, per giustizia, desidera che<br />

anche l'altro partecipi della sua gioia. Non si tratta di<br />

115


proselitismo, ma di contagio di gioia e di vita.<br />

I modi per invitare ad un Ruah, ad un Yè-Shuah<br />

sono infiniti e possono raggiungere qualsiasi tipo di<br />

persona.<br />

L'importante è che non passi per la testa il pensiero:<br />

"tanto non accetterà". Nemmeno se ci prendesse in giro<br />

per l'invito, dovremmo dire o pensare "Ecco, lo sapevo io<br />

che non avrebbe accettato !".<br />

Abbiamo conosciuto persone che hanno invitato un<br />

parente per 10 anni, spose che hanno insistito coi loro<br />

mariti per 13 anni ! E alla fine hanno avuto la gioia e la<br />

grazia della conversione del coniuge.<br />

Noi abbiamo dentro una "fornace" di amore che nulla<br />

potrà mai spegnere.<br />

E' importante non invitare in maniera<br />

"ANGOSCIANTE".<br />

L'invito è un "dono " e non è né elegante, né divino ficcare<br />

la pagnotta in bocca ad uno che non ha fame.<br />

Io devo conquistare la persona col mio amore, col<br />

mio affetto devo AMARLA PER AMARLA ANCHE<br />

SE LEI NON RISPONDESSE MAI AL MIO INVITO. Non<br />

si ama perché l 'altro cambi, si ama per amare e all'interno<br />

di questo amore l'altro miracolosamente cambierà.<br />

Quando il nostro cuore avrà raggiunto questa<br />

umiltà che non esige, che non ha violenza che promuove<br />

l'altro, allora vedremo accadere miracoli1! Se l'altro ci<br />

vede cambiati, GIOIOSI SERENI FELICI DISCRETI UMILI<br />

automaticamente sarà attratto. Una cosa che allontana il<br />

nostro fratello da invitare è il nostro credere di avere "la<br />

116


verità in tasca", il non farsi mettere in discussione.<br />

E' un grave errore "credersi arrivati" e pensare che<br />

gli altri hanno meno cammino di noi.<br />

Ricordiamo che il fatto che noi siamo cambiati è solo per<br />

"Grazia" di Dio.<br />

Ricordiamo che S. Francesco, verso la fine della<br />

sua vita, si definiva "il più grande peccatore del mondo".<br />

E' improbabile che noi siamo più grandi di lui. Più umili<br />

noi siamo, più saremo trasparenti e lasceremo passare la<br />

grazia del Signore.<br />

Se saremo "agnelli" in mezzo ai "lupi", semplici<br />

come le "colombe" allora nasceranno tanti dialoghi<br />

profondi con chi meno ce l'aspetteremo.<br />

CHI INVITARE ?<br />

GUARDATI ATTORNO !<br />

Se il Signore ti ha posto in un determinato luogo, in una<br />

determinata situazione, Egli ha un piano ben definito.<br />

Non passi mai per la tua testa: questa persona non<br />

accetterà mai l'invito del Signore, è troppo impegnata nel<br />

lavoro, è troppo immersa nel vizio, è troppo legata...<br />

Ripetiamo che queste sono autentiche" pugnalate<br />

allo Spirito Santo". <strong>Pe</strong>nsiamo spesso alle parole di Gesù:<br />

"I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno<br />

dei cieli". <strong>Pe</strong>nsiamo che il primo santo canonizzato da<br />

Gesù in persona fu il ladrone, criminale crocefisso con Lui.<br />

"Oggi stesso sarai con me in paradiso". Ogni uomo ha nel<br />

suo cuore come un "amore addormentato" per Dio e<br />

......"inquieto è il suo cuore finché in Dio non riposa" come<br />

dice S. Agostino.<br />

117


<strong>Pe</strong>r questo al Ruah o allo Jè-Shuàh possono essere<br />

invitate qualsiasi genere di persone.<br />

Con nostra sorpresa vedremo che i più poveri, i più<br />

lontani accetteranno più volentieri.<br />

Nell'invito, la fantasia ci può aiutare: compagni di<br />

studio, colleghi di lavoro, amici, parenti, conoscenti,<br />

persone che incontriamo senza sapere il perchè, persone di<br />

altre religioni, persone cadute nel vizio.... tutti possono<br />

essere invitati.<br />

A S. Paolo, in Brasile, un gruppo di giovani saliva sui<br />

pullman di linea e, dando la propria testimonianza di vita,<br />

a voce alta invitavano tutte le persone del pullman e i loro<br />

figli a partecipare a queste iniziative e poi distribuivano<br />

dei foglietti di iscrizione. Molti hanno partecipato.<br />

Si possono fare degli inviti "capillari" (spesso sono<br />

i più efficaci): al mio vicino, al mio amico, a mio<br />

fratello......e si possono generosamente e coraggiosamente<br />

fare degli inviti tipo "volantinaggio" fuori dalle scuole,<br />

dalle discoteche, dai bar, dagli stadi, dai supermarket.....<br />

Se noi avremo l'umile luce di Cristo nel cuore,<br />

molti ci seguiranno!<br />

E' chiaro che più noi ci dimostreremo "innamorati" di Dio,<br />

più la gente ci giudicherà "strani", per certi versi<br />

un po' "pazzi". Questo capitò anche a S. Francesco e ai<br />

primi suoi compagni che, passando nei campi, salutavano<br />

le persone dicendo: "Pace e bene!" La gente non<br />

rispondeva, alcuni si arrabbiavano e ricambiavano con<br />

parolacce, pochi comprendevano. Ci vollero due anni<br />

perchè la gente capisse che forse in quei "pazzi" c'era un<br />

pizzico di santità.<br />

118


Eh sì: parlare di Gesù può voler dire "perdere la<br />

faccia" in determinati contesti e noi possiamo verificare la<br />

vitalità del nostro amore per Gesù dalla capacità di<br />

"perdere la faccia" per annunciarlo.<br />

Questa è l'esperienza di tutti i grandi<br />

Evangelizzatori, primo fra tutti S. Paolo, il quale in una<br />

sua lettera confida :<br />

"Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la<br />

nudità, veniamo schiaffeggiati andiamo vagando di luogo<br />

in luogo. Insultati, benediciamo; perseguitati,<br />

sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati<br />

come SPAZZATURA del mondo, rifiuto di tutti, fino ad<br />

oggi" ( 1 Cor 4, 11-13).<br />

(Scrivere 5 nomi di persone che ti farebbe piacere invitare<br />

dando a ciascuno 5 schede di iscrizione)<br />

Forse inserire la testimonianza di Iqbal, se serve.<br />

119


14. LA PREGHIERA DI<br />

INTERCESSIONE<br />

DURATA COMPLESSIVA 30'<br />

15’ LA FORZA DI SPOSTARE LE MONTAGNE<br />

Come abbiamo detto, la colonna di questa<br />

esperienza è senza dubbio la preghiera di intercessione.<br />

Sarebbe molto improduttivo e, addirittura, pericoloso,<br />

affrontare uno Yè-Shuah senza una buona Intercessione.<br />

Le palestre possono anche andare male, i giovani<br />

possono manifestarsi ribelli e incontenibili, la stanchezza<br />

può, a volte, rendere difficili i rapporti tra i dirigenti, ma<br />

mai può mancare la preghiera di intercessione, pena il<br />

fallimento completo dell’esperienza.<br />

Capitò una volta, a San Paolo, durante una<br />

esperienza di Yè-Shuah molto difficile, che una coppia di<br />

relatori perdesse la pazienza. Il clima in sala era difficile.<br />

Alcuni giovani stavano smaltendo la crisi di astinenza dal<br />

crack, altri non resistevano più sulla sedia, altri facevano<br />

strani rumori... La tensione aumentava sempre più. Erano<br />

presenti anche 6-7 giovani che avevano già ucciso e che<br />

facevano parte di una temuta banda. Questa coppia,<br />

purtroppo, perdette completamente il controllo e si lasciò<br />

sfuggire una parola molto offensiva verso i presenti: Siete<br />

tutti “vagabundos”. In lingua portoghese questa parola è tra<br />

le peggiori che si possano immaginare. Non è difficile che<br />

una persona reagisca estraendo la sua arma, come minimo<br />

fa nascere subito una rissa. La situazione stava andando a<br />

rotoli e questi incalzarono, senza alcun tatto psicologico:<br />

“Andrete tutti all’inferno...”. A questo punto, l’intera banda<br />

si alzò, cominciò a urlare contro i relatori e girò le spalle<br />

120


per andarsene. Il peggio fu che li seguì l’intera assemblea.<br />

Tutti uscirono con l’intenzione di andarsene.<br />

La situazione stava precipitando.<br />

Fu chiesto alla équipe di intercessione di intensificare la<br />

preghiera. Tutti i dirigenti si precipitarono nei corridoi per<br />

dialogare con i corsisti che volevano linciare i due.<br />

A questo punto avvenne veramente il miracolo. Sembrava<br />

che tutti volessero andarsene e che lo Yè-Shuah<br />

terminasse tragicamente, invece pian piano l’assemblea si<br />

calmò. Si cominciò a dialogare e si riuscì a farli rientrare in<br />

sala, dove la coppia di relatori chiese scusa del brutto<br />

momento e tutto riprese nella calma.<br />

<strong>Pe</strong>rchè le cose andarono così e si sistemarono quasi<br />

miracolosamente? Non ci sono spiegazioni umane se non<br />

la forza della preghiera. Veramente l’équipe di<br />

intercessione che si potrebbe chiamare Équipe Mosè è il<br />

pilastro dello Yè-Shuah.<br />

Qui ci viene in aiuto il famoso brano di Mosè che<br />

con le braccia alzate rende possibile la vittoria di Giosuè<br />

contro Amalek. Lo Yè-Shuah è un autentico combattimento<br />

e va vissuto con questo spirito di abbandono totale nelle<br />

braccia di Dio.<br />

“Allora Amalek venne a combattere contro Israele a<br />

Refidim. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni<br />

uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io<br />

starò ritto sulla cima del colle con in mano il<br />

bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva<br />

ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre<br />

Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle.<br />

Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più<br />

forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte<br />

Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla<br />

stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui<br />

ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte<br />

121


e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue<br />

mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.<br />

Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi<br />

a fil di spada. Allora il Signore disse a Mosè: «Scrivi<br />

questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di<br />

Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto<br />

il cielo!».<br />

(Es 17,8-14)<br />

Ora vorremmo qui mettere in risalto<br />

l’atteggiamento di Fede certa che deve sottendere la<br />

preghiera di intercessione.<br />

Coloro che nei due giorni si fermeranno per<br />

pregare ininterrottamente, saranno il Mosè che con le<br />

braccia alzate invoca la vittoria. Non è permesso nè a<br />

loro, nè a nessun altro, alcun dubbio circa la vittoria<br />

finale. Bisogna vivere l’intercessione con la sicurezza che<br />

il Signore sicuramente esaudirà la supplica dei suoi piccoli<br />

che invocano a lui.<br />

La Parola di Dio è piena di passi che dimostrano<br />

come Dio non abbandona chi si rivolge a Lui con tutto il<br />

cuore. <strong>Pe</strong>nsiamo alla vedova inopportuna:<br />

“Disse loro una parabola sulla necessità di<br />

pregare sempre, senza stancarsi: “C'era in una città<br />

un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per<br />

nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che<br />

andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio<br />

avversario. <strong>Pe</strong>r un certo tempo egli non volle; ma poi<br />

disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di<br />

nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò<br />

giustizia, perché non venga continuamente a<br />

importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò<br />

che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia<br />

122


ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui,<br />

e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro<br />

giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo,<br />

quando verrà, troverà la fede sulla terra?».<br />

(Lc 18,1-8)<br />

<strong>Pe</strong>nsiamo alla donna cananea. Quante volte il<br />

Signore ci invita a chiedere, anche se apparentemente lui<br />

ci trattasse male, quasi per giocare col nostro amore:<br />

“Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e<br />

Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da<br />

quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore,<br />

figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da<br />

un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una<br />

parola.<br />

Allora i discepoli gli si accostarono implorando:<br />

«Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose:<br />

«Non sono stato inviato che alle pecore perdute della<br />

casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a<br />

lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è<br />

bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai<br />

cagnolini». «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche<br />

i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla<br />

tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna,<br />

davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come<br />

desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita..” Mt<br />

15,21-28.<br />

È come se Gesù dicesse: donna, hai vinto!<br />

Coloro che vivono lo Yè-Shuah nell’intercessione<br />

devono avere la fede che Gesù richiede:<br />

123


Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità<br />

vi dico:<br />

chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare,<br />

senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto<br />

dice avverrà, ciò gli sarà accordato.<br />

<strong>Pe</strong>r questo vi dico: tutto quello che domandate nella<br />

preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà<br />

accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete<br />

qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il<br />

Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».<br />

(Mc 11,22-25)<br />

Due sono le condizioni indispensabili di una<br />

preghiera efficace:<br />

- l’ amore e il perdono reciproci<br />

“Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro<br />

qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è<br />

nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». Mt 11,25<br />

“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si<br />

accorderanno per domandare qualunque cosa, il<br />

Padre mio che è nei cieli ve la concederà. <strong>Pe</strong>rché dove<br />

sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a<br />

loro” Mt 18,19-20)<br />

- la cieca fiducia in Dio<br />

Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a<br />

mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è<br />

giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da<br />

mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde:<br />

Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini<br />

sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi<br />

124


dico che, se anche non si alzerà a darglieli per<br />

amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene<br />

occorrono almeno per la sua insistenza.<br />

(Lc 11,5-8)<br />

“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e<br />

troverete, bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede<br />

ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale<br />

padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà<br />

una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del<br />

pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno<br />

scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare<br />

cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro<br />

celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo<br />

chiedono!”<br />

(Lc 11,9-12)<br />

E che cosa chiediamo noi durante l’esperienza<br />

dello Yè-Shuah se non che lo Spirito Santo agisca con forza<br />

in ciascuno dei presenti. Non ci può essere, quindi, il<br />

minimo dubbio sulla sua azione nel cuore dei corsisti.<br />

È illuminante a questo proposito l’esperienza che<br />

fece S. Teresa di Lisieux, una santa molto vicino a questa<br />

nostra esperienza:<br />

“ - Ho sete - Queste parole di Gesù sulla croce<br />

accendevano in me un ardore sconosciuto e<br />

vivissimo. Volevo dar da bere al mio Amato e io<br />

stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime... le<br />

anime dei grandi peccatori: bruciavo dal desiderio di<br />

strapparli alle fiamme eterne.<br />

Allo scopo di eccitare tale zelo, il Buon Dio mi<br />

mostrò che i miei desideri gli erano graditi. Sentii<br />

125


parlare di un grande criminale che era appena stato<br />

condannato a morte per dei crimini orribili (Si tratta<br />

di Enrico Pranzini, 31 anni, aveva sgozzato due<br />

donne e una ragazzina per rubare e fu condannato a<br />

morte alla ghigliottina): tutto faceva credere che<br />

sarebbe morto impenitente. Volli ad ogni costo<br />

impedirgli di cadere nell’inferno, per riuscirvi usai<br />

tutti i mezzi immaginabili: capendo che da me<br />

stessa non potevo nulla, offrii al Buon Dio tutti i<br />

meriti infiniti di Gesù Cristo nostro Signore...<br />

infine pregai Celina di far dire una Santa Messa,<br />

secondo le mie intenzioni.<br />

Celina mi fece delle domande così affettuose ed<br />

insistenti che le confidai il mio segreto; invece di<br />

prendermi in giro, mi chiese di aiutarmi a<br />

convertire il mio peccatore (notare la forza<br />

dell’unità, del chiedere insieme!) Accettai con<br />

riconoscenza perché avrei voluto che tutte le<br />

creature si unissero a me per implorare la grazia per<br />

il colpevole.<br />

Sentivo in fondo al cuore la certezza che i nostri<br />

desideri sarebbero stati esauditi. Ma allo scopo di<br />

darmi coraggio per continuare a pregare per i<br />

peccatori, dissi al Buon Dio che ero sicurissima che<br />

avrebbe perdonato al povero disgraziato Pranzini;<br />

che l’avrei creduto anche se non si fosse confessato<br />

e non avesse dato alcun segno di pentimento, tanto<br />

avevo fiducia nella misericordia infinita di Gesù, gli<br />

domandavo soltanto un segno di pentimento per<br />

mia semplice consolazione...<br />

La mia preghiera fu esaudita alla lettera!<br />

Malgrado il divieto che papà ci aveva dato di<br />

leggere i giornali, pensavo di non disobbedire<br />

leggendo i brani che parlavano del Pranzini.<br />

126


Il giorno dopo la sua esecuzione, mi trovo sotto<br />

mano il giornale “La Croix”. L’apro in fretta e cosa<br />

vedo? Ah le lacrime tradirono la mia emozione e<br />

fui costretta a nascondermi! Pranzini non si era<br />

confessato, era salito sul patibolo e stava per passare<br />

la testa dentro quel lugubre foro, quando ad un<br />

tratto, colto da una ispirazione improvvisa, si volta,<br />

afferra il Crocifisso che il Sacerdote gli presenta e<br />

bacia per tre volte le sante piaghe!...<br />

Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza<br />

misericordiosa di colui che dichiara che in cielo ci<br />

sarà più gioia per un solo peccatore che si converte<br />

che per 99 giusti che non hanno bisogno di<br />

conversione!<br />

Avevo ottenuto il segno richiesto... Pranzini era<br />

il mio primo figlio”.<br />

Così, l’équipe Mosè genera i figli dello Yè-Shuah!<br />

15' Fare una esperienza di preghiera spontanea, possibilmente<br />

davanti all'Eucaristia, per presentare tutto il lavoro che si sta<br />

svolgendo.<br />

127


15. "NELLA POTENZA DELLO<br />

SPIRITO"<br />

30’ Useremo in questo incontro una riflessione di<br />

Padre Gasparino e approfittiamo per ricordare a chi lo<br />

desiderasse che è bene leggere il suo libro: “Vieni o Spirito<br />

Creatore”, per prepararsi a vivere il Ruah o lo Yè-Shuah.<br />

Comincerà una nuova pentecoste nella Chiesa<br />

come pensava Papa Giovanni XXIII? C’è da avere molta<br />

speranza!<br />

L’esperienza dello Spirito Santo è un’esperienza<br />

sconvolgente e sorprendente che non ti lascia come ti ha<br />

trovato. Padre Gasparino, che da molto tempo porta<br />

avanti le famose Scuole di Preghiera, parla dell’esperienza<br />

di un Pastore protestante che si è improvvisamente<br />

trovato nel ciclone dello Spirito Santo. Il suo nome è<br />

David Wilkerson. Da buon pastore era un uomo molto<br />

zelante, ma non aveva ancora capito l’importanza della<br />

preghiera. Spendeva ogni sera, davanti al televisore, ore e<br />

ore intorno ai programmi televisivi, con la scusa di<br />

aggiornarsi e di sapere quello che la gente vede…<br />

Solo che un giorno, come un fulmine a ciel sereno pensò:<br />

non sarebbe meglio che tutte le ore che passo davanti al televisore<br />

le passassi davanti a Dio in preghiera?<br />

Decise di farlo e per essere più radicale decise<br />

anche che avrebbe venduto il suo televisore. Da quella<br />

data la sua vita si capovolse. Wilkerson si butto sempre<br />

più generosamente nel servizio di Dio. Oggi in tutta<br />

l’America egli è conosciuto come l’apostolo dei drogati.<br />

Dio è capace di qualunque capovolgimento in un<br />

uomo quando si apre alla preghiera. Questo pastore<br />

protestante fu lanciato da Dio nel violento mondo dei<br />

128


drogati dei bassifondi di New York. Egli lasciò il piccolo<br />

paesetto tranquillo in cui operava, spinto unicamente<br />

dalla forza dello Spirito Santo.<br />

Dobbiamo avere il coraggio di CHIEDERE CON<br />

FORZA LO SPIRITO SANTO:<br />

“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e<br />

troverete, bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede<br />

ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale<br />

padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà<br />

una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del<br />

pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno<br />

scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare<br />

cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro<br />

celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo<br />

chiedono!”<br />

Cosa succederebbe sulla terra se un giorno tutti i<br />

cristiani si decidessero di ubbidire a queste parole di<br />

Cristo.<br />

Viene da pensare che forse queste parole non sono<br />

mai state prese con sufficiente profondità nelle storia della<br />

Chiesa. Il destino di tutte le comunità cambierebbe se si<br />

credesse veramente a queste parole di Gesù e si mettessero<br />

in pratica. La storia della mia vita cambierebbe<br />

radicalmente se queste parole non cadessero nel vuoto.<br />

Possiamo chiederci con concretezza: cosa<br />

diventerei io se mi impegnassi veramente a chiedere il<br />

dono dello Spirito Santo?<br />

La prima cosa che si verificherebbe in me sarebbe<br />

forse questa: guarirei dalla mia superficialità e leggerezza,<br />

avrei la sapienza, la carità per cui lotto da tanto tempo,<br />

ma che si allontana sempre da me come un miraggio nel<br />

deserto; poi sicuramente avrei la gioia.<br />

129


Se ho l’amore e la gioia, cosa mancherebbe ancora<br />

alla mia felicità? Dice Padre Gasparino: “Insomma credo o<br />

non credo a Gesù Cristo? Se non credo allora posso continuare a<br />

vivere ingolfato nella mia stupidità, nell’egoismo, nella<br />

musoneria, nella scontentezza. Se invece credo devo darmi da<br />

fare, devo buttarmi a chiedere lo Spirito Santo come lui mi<br />

consiglia”.<br />

Può lamentarsi di morire di fame uno che ha cibo<br />

in abbondanza a portata di mano, basta solo che lo<br />

chieda?<br />

Spesso noi diciamo: “Non sono all’altezza, non<br />

sono preparato…”, ma qui non è una cosa difficile: tutti<br />

sono capaci di chiedere, per chiedere non occorre avere<br />

tanta intelligenza o tanta cultura, per chiedere non occorre<br />

essere esperti in teologia, per chiedere basta stendere le<br />

mani, anche un paralitico lo saprebbe fare!<br />

Non sempre sappiamo cosa è bene chiedere a Dio,<br />

ma la grazia di ricevere lo Spirito Santo è l’unica cosa di<br />

cui siamo sicuri che bisogna chiederla (ce lo dice Gesù) e<br />

che la riceveremo.<br />

La preghiera insistente butta giù qualunque<br />

barriera, fosse anche una montagna.<br />

Ma perché il dono di Dio è condizionato alla<br />

preghiera? Lo Spirito non può irrompere? Sì, lo Spirito<br />

potrebbe violare la mia libertà, ma non lo fa, se non è<br />

invitato.<br />

Lo Spirito viene se può venire<br />

Lo Spirito non viene se non è atteso.<br />

Lo Spirito è ossequiente alla mia libertà<br />

“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,<br />

bussate e vi sarà aperto. <strong>Pe</strong>rché chi chiede ottiene, chi cerca<br />

trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il<br />

130


figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?<br />

Buttiamoci con buona volontà a implorare il dono<br />

dello Spirito Santo: di giorno e di notte, nella preghiera e<br />

fuori della preghiera, nei momenti bui e nei momenti belli.<br />

Chiedere lo Spirito è risolvere alla radice tutti i<br />

nostri problemi. Significa incontrare forza per affrontare<br />

ogni situazione.<br />

Ricordiamo come erano timorosi e paurosi gli<br />

apostoli nel cenacolo. Ciascuno di noi, nella situazione in<br />

cui è, probabilmente ha più coraggio di quello che<br />

avevano gli apostoli nel cenacolo…”a porta ben sbarrata, per<br />

timore dei giudei…”. Eppure cosa non ha provocato quel<br />

vento di pentecoste. Quel fuoco acceso in quei dodici<br />

uomini, semianalfabeti, incendiò il mondo e non si è più<br />

spento sulla terra. Venti gelidi hanno soffiato su quel<br />

fuoco con rabbia satanica. Ma contro il fuoco dello Spirito<br />

né l’uomo, né Satana hanno potere.<br />

Lo Spirito Santo è la potenza che sconvolge la<br />

storia dell’uomo, la piega a sé, sempre nel rispetto della<br />

libertà dell’uomo. Egli sempre suscita, fin dal suo apparire<br />

due schiere di persone: i docili allo Spirito e i negatori<br />

dello Spirito.<br />

Chi vuol resistere allo Spirito, perché così vuole la<br />

legge stessa dello Spirito. Lo Spirito avrà sempre i suoi<br />

oppositori anche quando la luce sarà tanto forte da<br />

abbagliare gli uomini… Cerchiamo almeno noi di stare<br />

dalla sua parte.<br />

In questo tempo che ci rimane prima dell’Effusione,<br />

vediamo di chiederlo con accanimento<br />

L’accanimento nella preghiera provoca in noi<br />

l’irruzione dello Spirito Santo: la Nuova <strong>Pe</strong>ntecoste e una<br />

nuova vita in noi.<br />

131


David Wilkerson, quel pastore protestante di cui<br />

Padre Gasparino parla all’inizio del suo libro fece una<br />

esperienza straordinaria della potenza dello Spirito Santo<br />

con i tossicodipendenti schiavi dell’eroina. Egli era giunto<br />

alla disperazione nel vedere l’inefficacia del suo lavoro<br />

con i drogati: l’orizzonte per lui si aprì quando sperimentò<br />

sul primo drogato la preghiera di invocazione allo Spirito<br />

Santo. Chiese con fede e con insistenza che lo Spirito Santo<br />

scendesse su questo giovane e operasse il miracolo della<br />

valle delle ossa aride di cui parla il profeta Ezechiele (c.37).<br />

Ebbene questo drogato fu guarito immediatamente e con<br />

lui decine e decine…<br />

Se lo Spirito Santo opera in una persona assuefatta<br />

e schiava dell’eroina, sarà che non può operare anche in<br />

noi qualcosa di nuovo?<br />

Prepariamoci a questa esperienza rinnovando la recita<br />

quotidiana della Sequenza e preghiamola nuovamente<br />

anche noi in questo momento.<br />

L'Evangelizzazione è un fuoco<br />

che non ci lascia dormire<br />

né fermarci un solo istante.<br />

È lo stesso Spirito Santo fuoco,<br />

quello Spirito che metteva nella bocca di Gesù<br />

le parole più infuocate:<br />

"Fuoco sono venuto a portare sulla terra<br />

e come vorrei che fosse già acceso?<br />

C'è un battesimo che devo ricevere<br />

e come sono angosciato<br />

finché non sia compiuto" (Lc 12,49-50).<br />

Si tratta di quello Spirito che fece diventare<br />

coraggiosi e quasi temerari gli apostoli impauriti.<br />

132


Questo Spirito-fuoco ci trasforma in fuoco.<br />

Fino a che noi, torce viventi,<br />

rimarremo posseduti dallo Spirito Santo,<br />

niente e nessuno potrà spegne il nostro fuoco:<br />

piccole torce capaci di sciogliere le croste di ghiaccio<br />

che dividono il mondo in strati e in caste,<br />

piccole inestinguibili torce,<br />

capaci di immergersi nel mare del male<br />

e di prosciugarlo.<br />

Una certa santa violenza<br />

caratterizza la nostra vita (Mt 11,12).<br />

Davanti a tutte le difficoltà che incontreremo nei difficili<br />

contesti in cui siamo chiamati ad operare<br />

Sempre risuonerà nel nostro cuore la parola che il Signore<br />

rivolse al suo servo Giosuè:<br />

“Fino a quando vivrai, nessuno ti potrà resistere,<br />

sarò con te, come fui con Mosè,<br />

non ti lascerò, né ti abbandonerò.<br />

Sii forte e coraggioso,<br />

perché tu devi introdurre questo mio popolo<br />

in possesso della terra che io giurai di dare<br />

ai tuoi padri.<br />

Fatti animo, dunque, e sii coraggioso” (Gs 1,5-6).<br />

L’evangelizzazione di San Paolo e degli Apostoli<br />

era un annuncio kerigmatico, che si fondava<br />

esclusivamente sulla potenza dello Spirito:<br />

“Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi,<br />

non mi sono presentato<br />

ad annunziarvi la testimonianza di Dio<br />

con sublimità di parola o di sapienza.<br />

Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi<br />

se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.<br />

133


Io venni in mezzo a voi in debolezza<br />

e con molto timore e trepidazione;<br />

e la mia parola e il mio messaggio<br />

non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza,<br />

ma sulla manifestazione dello Spirito e<br />

della sua potenza,<br />

perché la vostra fede non fosse fondata<br />

sulla sapienza umana,<br />

ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,1-5).<br />

Anche noi desideriamo assumere<br />

come nostro specifico<br />

questo Primo Annuncio<br />

del Cristo morto, risorto e vivo in mezzo a noi.<br />

Questo annuncio kerigmatico<br />

sarà sempre essenzialmente anche carismatico,<br />

nel senso che sarà una manifestazione dello Spirito<br />

e della sua potenza.<br />

Ogni atto di evangelizzazione<br />

è una piccola <strong>Pe</strong>ntecoste che va oltre ogni frontiera: “… ed<br />

essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a<br />

parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere<br />

d'esprimersi.<br />

Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni<br />

nazione che è sotto il cielo…” (At 2.4-5).<br />

“Quand'ebbero terminato la preghiera,<br />

il luogo in cui erano radunati tremò<br />

e tutti furono pieni di Spirito Santo<br />

e annunziavano la parola di Dio<br />

con franchezza” (At 4,31).<br />

Lo Spirito Santo, dono del Risorto, è indissolubilmente<br />

legato al mandato missionario:<br />

134


“… venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».<br />

Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli<br />

gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a<br />

voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».<br />

Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo<br />

Spirito Santo…” (Gv 20,19-22)<br />

Nello Spirito Santo, l’Evangelizzazione mostra tutta la sua<br />

potenza e la sua efficacia:<br />

“E questi saranno i segni<br />

che accompagneranno quelli che credono:<br />

nel mio nome scacceranno i demòni,<br />

parleranno lingue nuove,<br />

prenderanno in mano i serpenti e,<br />

se berranno qualche veleno,<br />

non recherà loro danno,<br />

imporranno le mani ai malati e questi guariranno».<br />

… Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il<br />

Signore operava insieme con loro e confermava la parola con<br />

i prodigi che l'accompagnavano”. (Mc 16,17-20)<br />

Solamente lo Spirito Santo<br />

ci insegnerà ad evangelizzare i poveri.<br />

Dio Padre prontamente lo concede<br />

a coloro che lo invocano con tutto il cuore:<br />

“Ed ora Signore sii attento alle loro minacce<br />

e concedi ai tuoi servi<br />

che annuncino la tua parola<br />

con completa sicurezza.<br />

Estendi poi la tua mano<br />

perchè si operino cure,<br />

segni e prodigi, nel nome di Gesù, tuo Santo servo.”<br />

Alla fine della preghiera,<br />

il luogo dove erano riuniti tremò,<br />

tutti furono pieni di Spirito Santo<br />

135


e proclamavano con fermezza la Parola di Dio” (At 4,31)<br />

<strong>Pe</strong>r evangelizzare abbiamo bisogno<br />

di questi doni spirituali.<br />

San Paolo ne parla ampiamente<br />

nella sua Prima Lettera ai Corinzi, nei cc 12-14):<br />

“Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i<br />

non credenti” (1Cor 14,22) ed ancora:<br />

“Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non<br />

credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da<br />

tutti, giudicato da tutti; sarebbero manifestati i segreti del suo<br />

cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio,<br />

proclamando che veramente Dio è fra voi” (1Cor 14,24-25).<br />

È molto importante notare come San Paolo leghi al dono<br />

della Profezia la percezione della Presenza di Dio in seno<br />

alla Comunità.<br />

Lo Spirito Santo è sempre il grande protagonista sia<br />

dell’Unità sia del fulgore evangelizzante che ne emana.<br />

136


16. EVANGELIZZARE<br />

È RISUSCITARE I MORTI<br />

DURATA COMPLESSIVA 20'<br />

“Se credi vedrai la gloria di Dio!”<br />

“Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio!”<br />

Sono le parole di Gesù a Marta che piangeva ed era<br />

sconvolta per la morte del fratello Lazzaro.<br />

“Se credi”, si tratta della stessa fede che Gesù aveva<br />

chiesto a Giaro dopo la terribile notizia della morte della<br />

figlioletta. “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”, gli<br />

avevano consigliato i suoi amici, ma Gesù ribatte con<br />

fermezza:<br />

“Non temere, soltanto continua ad avere fede!<br />

E la tua figlia sarà salva”<br />

“Evangelizzare è risuscitare i morti”,<br />

affermava Santa Caterina da Siena.<br />

Ora anche per evangelizzare ci vuole questa fede<br />

ferma, questa incrollabile certezza davanti a tutti il Lazzaro,<br />

davanti a tutte le tombe spirituali del nostro mondo:<br />

“Vedrai la gloria di Dio! Soltanto continua ad avere fede”<br />

Ci vuole questa fede davanti alle bende, agli odori,<br />

alla decomposizione, alla putrefazione dei giovani e degli<br />

uomini d’oggi: “Vedrai la gloria di Dio!”.<br />

Cosa c’è di più impossibile che risuscitare un morto<br />

che già manda cattivo odore? Allo stesso modo non esiste<br />

niente di impossibile per chi crede fermamente e vuole<br />

evangelizzare:<br />

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,27)<br />

137


Se evangelizzare significa “risuscitare i morti”, allora è<br />

normale che chi comincia ad evangelizzare si trovi davanti<br />

ad una tomba.<br />

Un cristiano, davanti ad una discoteca o ad un sexybar,<br />

tombe dell’amore, sepolcri dell’amicizia e della dignità<br />

umana, non perderà tempo in commiserazioni inutili, ma<br />

griderà con coraggio il suo “Lazzaro vieni fuori!”. È questa la<br />

forza e la fede che si richiedono ad ognuno di noi.<br />

Dobbiamo dire ad una mummia in putrefazione:<br />

“Risuscita!”.<br />

Come è bello veder risuscitare un morto: il Signore ci<br />

dia la grazia di sperimentarlo! Allora, lungi dal fuggire i<br />

sepolcri odierni, noi li cercheremo senza paura, per<br />

pronunciare e gridare il nostro “Vieni fuori!”.<br />

Lo Yè-Shuah e il Ruah sono un invito potente, un<br />

grido: “Lazzaro, vieni fuori!”.<br />

Allora sapremo anche guardare con occhi nuovi dentro<br />

questi sepolcri e scopriremo quale straordinario desiderio di<br />

vita ci sia sotto una cappa di morte.<br />

Guarderemo a quelle persone che sono dentro come ai<br />

nostri “più cari amici”. Gesù scoppiò in pianto e si<br />

commosse visceralmente prima di fare il miracolo perché<br />

Lazzaro era suo amico e tutti dicevano: “Vedi come lo<br />

amava”.<br />

Che tutti possano dire di noi, in relazione ai giovani<br />

sbandati, drogati, agli uomini depravati, ai ladri, alle<br />

prostitute: vedi come li amava! Che il Signore ci dia la<br />

grazia di piangere e di commuoverci visceralmente davanti<br />

ai loro sepolcri, ma … non uccidiamo un uomo morto con le<br />

nostre critiche e inutili commiserazioni. Invece di<br />

rimpiangere un tempo antico che mai è esistito, gridiamo:<br />

“Lazzaro, vieni fuori!”.<br />

Ricordiamo: “Nulla è impossibile” per chi crede e<br />

138


ama, tutto può cambiare.<br />

Il cristiano e, a maggior ragione, un animatore, si<br />

caratterizzano per una FEDE INCROLLABILE: esiste<br />

sempre una soluzione, perché Dio non turba mai la gioia<br />

dei suoi figli se non per darne una maggiore.<br />

EVANGELIZZARE È AMARE: credere contro ogni<br />

speranza che i morti risuscitano è amore. Chi non spera, non<br />

ama. Credere fermamente che una persona addormentata<br />

nella fede, che vegeta nel suo inverno spirituale, possa<br />

risvegliarsi alla primavera della conversione, questo è<br />

amore.<br />

L’Evangelizzatore è caratterizzata da una<br />

convinzione incrollabile: l’Amore vincerà! È il Signore che<br />

dona questo amore.<br />

Chi disinteressatamente ama e con gratuità prega,<br />

digiuna e fa penitenza, accumula carboni ardenti (Rom 12,20)<br />

sulla testa dei suoi fratelli lontani da Dio. Non resisteranno a<br />

lungo! E qui si inserisce tutto il discorso sulla intercessione,<br />

che già abbiamo fatto.<br />

Quando si comincia ad evangelizzare è un po’<br />

come dare una picconata su una pietra di granito: poche<br />

volte capita che si crei subito una fenditura, ma se la punta<br />

del piccone (cioè noi) resiste, allora la roccia si aprirà con<br />

l’aiuto di Dio.<br />

Quindi la regola normale del primo annuncio è il<br />

fallimento, come San Paolo ad Atene, il quale, dopo aver ben<br />

elaborato il suo discorso, fu considerato un ciarlatano e si<br />

sentì rispondere: “Ti ascolteremo su questo un’altra volta…”<br />

(At 17,32).<br />

Se tu ti scoraggi, attento! Verifica la tua umiltà.<br />

Scoprirai che il tuo amore non è ancora gratuito: sei più<br />

concentrato sul dolore del tuo piccone che non sulla<br />

139


speranza che la roccia si apra e non hai compreso che il<br />

dolore è amore.<br />

L’Evangelizzatore deve possedere questo amore<br />

umile e forte più dell’acciaio. Ricordiamoci: l’amore<br />

sofferente è un laser. Quanto più acuta diventa la sofferenza,<br />

tanto più concentrato è il laser, nulla gli può resistere e la<br />

salvezza non è lontana.<br />

“Forte come la morte è l’amore,<br />

le sue vampe sono vampe di fuoco,<br />

le sue fiamme sono fiamme del Signore"<br />

(Cant 8,6-7)<br />

L’amore vero va sempre insieme al coraggio<br />

generoso. Chi è soggiogato dalla paura non ama perché<br />

nell’Amore non c’è timore. Il Signore continua a<br />

pronunciare su ciascun evangelizzatore le parole rivolte a<br />

Giosuè:<br />

“Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in<br />

possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii<br />

forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge<br />

che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a<br />

destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua<br />

impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge,<br />

ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo<br />

quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue<br />

imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e<br />

coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te<br />

il Signore tuo Dio, dovunque tu vada» (Gs 1,6-12).<br />

Nell’Amore il Signore dà una forza straordinaria: la<br />

stessa forza che Egli diede ai suoi martiri.<br />

Evangelizzare è amare, amare è testimoniare. La<br />

testimonianza è un diamante, lo puoi sotterrare anche sotto<br />

1000 metri di fango, ma sempre un diamante resterà! E un<br />

140


giorno qualcuno lo troverà.<br />

L’Evangelizzatore che ama non si scoraggia mai,<br />

niente è troppo arduo, niente è impossibile, niente è senza<br />

soluzione:<br />

“Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa;<br />

mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,9).<br />

Nel cuore di ogni evangelizzatore deve esistere<br />

questa fiaccola ardente. Il Signore ti domanda di portare per<br />

il mondo questo fuoco Lui lo desidera ardentemente: “Fuoco<br />

sono venuto a portare sulla terra e come vorrei che fosse già<br />

acceso!” (Lc12,49).<br />

Ma il mondo è fatto di tante sorprese e lì inizia la<br />

tua sfida: che fede tu hai, quanto tu ami?<br />

Immagina che la torcia del tuo amore, della tua passione per<br />

Dio, trovi un mucchio di paglia. Cosa succede?<br />

Probabilmente tu rispondi che si incendia immediatamente.<br />

Se così avvenisse, ringraziamo Dio!<br />

Ma se un giorno la tua torcia si avvicinasse ad un pezzo di<br />

ghiaccio, ad una lastra di quelle che anche il sole<br />

primaverile stenta a sciogliere, cosa capita? Fuoco contro<br />

ghiaccio: cosa succede?<br />

Nel mondo possiamo incontrare tanti uomini-ghiaccio, donneghiaccio,<br />

persone assetate di calore. Riuscirà il tuo amore a<br />

scioglierle?<br />

Se vuoi, col Signore, ci riuscirai.<br />

Infine tu ti trovi davanti ad un fiume e la tua torcia,<br />

questa volta, deve camminare sott’acqua, tu devi immergere<br />

la tua fiaccola sott’acqua, cosa succede?<br />

<strong>Pe</strong>nsa e rispondi a Gesù nel tuo cuore: cosa succede il giorno<br />

che la tua fiaccola, da sola, si trova immersa in un fiume<br />

gelato?<br />

Ricorda:<br />

“Forte come la morte è l’amore.<br />

141


le sue vampe sono vampe di fuoco,<br />

le sue fiamme sono fiamme del Signore<br />

Fiumi d’acqua non possono spegnere il mio amore<br />

né molte acque travolgerlo!"<br />

(Cant 8,6-7)<br />

Se vuoi, anche quando sarai solo, in una gelida<br />

scuola, in una gelida fabbrica, il Signore ti donerà un fuoco<br />

capace di incendiare anche il ghiaccio! Non spegnerlo!<br />

L’Amore che tu hai per Gesù, l’amore che tu hai per i tuoi<br />

fratelli, la comunione che vivi, sono immortali!<br />

Quando vedi un fiume che travolge un fuoco, non pensare: è<br />

finita, ma loda il Signore per l’incendio che Lui sta per far<br />

esplodere: “Continua solo ad aver fede”, “Se tu credi, vedrai la<br />

gloria di Dio”.<br />

Vuoi consolarti? Vuoi sapere quanti fiumi sono<br />

passati sulla testa del più grande evangelizzatore della<br />

storia, San Paolo?<br />

Lui stesso lo racconta:<br />

“Sono ministri di Cristo?<br />

Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro:<br />

molto di più nelle fatiche,<br />

molto di più nelle prigionie,<br />

infinitamente di più nelle percosse,<br />

spesso in pericolo di morte.<br />

Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;<br />

tre volte sono stato battuto con le verghe,<br />

una volta sono stato lapidato,<br />

tre volte ho fatto naufragio,<br />

ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.<br />

Viaggi innumerevoli,<br />

pericoli di fiumi,<br />

pericoli di briganti,<br />

pericoli dai miei connazionali,<br />

142


pericoli dai pagani,<br />

pericoli nella città,<br />

pericoli nel deserto,<br />

pericoli sul mare,<br />

pericoli da parte di falsi fratelli;<br />

fatica e travaglio,<br />

veglie senza numero,<br />

fame e sete,<br />

frequenti digiuni,<br />

freddo e nudità.<br />

E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano,<br />

la preoccupazione per tutte le Chiese.<br />

Chi è debole, che anch'io non lo sia?<br />

Chi riceve scandalo, che io non ne frema?<br />

…A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla<br />

città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato<br />

per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani”.<br />

(2Cor 11,23-32)<br />

È il Signore che ti dona questa forza: nessun uomo<br />

potrebbe resistere. Se la desideriamo ardentemente il<br />

Signore la dona anche a noi come l’ha donata recentemente<br />

ai nostri fratelli martiri africani.<br />

Chiediamoci nel profondo del nostro cuore: “Sono<br />

disposto a morire per Gesù?” Non dipende dalla tua forza,<br />

ma solo dal tuo amore. La forza te la da il Signore.<br />

Il Signore renderà fertile la nostra intelligenza e la<br />

nostra fantasia, rinforzerà le nostre gambe, ci aprirà strade<br />

impensate: niente resiste all’Amore. Credi nell’amore, spera<br />

nel Signore e vedrai le montagne spostarsi davanti a te e<br />

gettarsi in mare.<br />

143


17. METODO = ESPRESSIONE<br />

AFFETTUOSA DI AMORE<br />

15’ Prima di passare all'intercessione è necessario<br />

approfondire un aspetto fondamentale al fine di non<br />

disperdersi o disperdere le forze.<br />

L'efficacia di uno Yè-Shuah o di un Ruah sta nei<br />

metodi e nelle dinamiche usate o in che cosa consiste?<br />

Tutti i metodi e tutte le formazioni sono buone,<br />

ma senza la "pazzia dell'Amore" sono un corpo<br />

senz'anima.<br />

Bella, senz'anima, la tua parola non convertirà<br />

nessuno; brutta, limitata, risultato - però - di uno sforzo<br />

d'amore, essa convertirà anche le pietre.<br />

I metodi sono espressioni dell'Amore e in se stessi<br />

non valgono nulla. Sono come l'impalcatura per costruire<br />

un'opera d'arte: nessuno si sogna di ammirare oggi<br />

l'impalcatura con la quale si costruì la cupola di San<br />

Pietro.<br />

Non dimentichiamo che Dio è Onnipotente e non avrebbe<br />

bisogno di nulla. Solo per liberissimo segreto d'amore Lui<br />

si è legato a noi.<br />

Dio ha voluto aver bisogno di un pezzo di pane e<br />

di un po' di vino per fare il più grande e il più costante dei<br />

miracoli: l'Eucaristia. Senza il "metodo" della<br />

Consacrazione non esiste Eucaristia. Dio ha voluto<br />

condizionarsi ai nostri metodi, ai metodi che la sua Chiesa<br />

avrebbe inventato.<br />

Restare fossilizzati in un metodo è segno che si<br />

sbaglia bersaglio, che l'amore non è il centro.<br />

Disprezzare un metodo è segno di superbia.<br />

144


Sottoporsi ad un metodo è fare quello che un bambino fa<br />

quando alza le braccia per essere preso in braccio dalla<br />

mamma. È un piccolo sforzo, assolutamente inadeguato<br />

per raggiungere il risultato, ma più che sufficiente perché<br />

la mamma capisca e subito si chini e sollevi il bambino.<br />

Chi non vuole sottoporsi ad un metodo è simile ad un<br />

bimbo capriccioso, pieno di velleità ed egoista.<br />

Viceversa, chi accetta il "giogo" del metodo,<br />

conquista il cuore di Dio e scatena l'Onnipotenza<br />

dell'Amore.<br />

Guai, però, a pensare che il metodo sia la<br />

soluzione. La soluzione è il nostro piccolo amore che si<br />

unisce all'Amore Infinito e diventa più potente di una<br />

Bomba Atomica.<br />

Non spaventiamoci delle pazzie dei metodi: ne<br />

troveremo a migliaia nella storia della Chiesa. Metodo<br />

significa: "via" "Cammino", si tratta di una strada per la<br />

quale il Signore passerà e si affiancherà a noi come ai<br />

discepoli di Emmaus.<br />

Ancora un altro esempio: immaginiamo che noi<br />

umanità siamo come dentro una grande palla immersa nel<br />

mare, che è Dio: il Signore sta sopra di noi, a destra, a<br />

sinistra, di sotto… ovunque. I metodi sono le fenditure che<br />

qualcuno riesce ad aprire sulle pareti di questa grande<br />

palla, attraverso queste fenditure un "getto divino" schizza<br />

dentro.<br />

Che tu apra una fenditura sopra, sotto, a destra, a<br />

sinistra, storta o diritta, larga o piccola: il Signore sempre<br />

passa. Ciò che conta è rompere la barriera che c'è tra noi e<br />

Dio, permettere a Dio di schizzare nella nostra storia.<br />

La pazzia dell'amore inventa sempre nuovi<br />

metodi. I metodi sono le vie dell'Amore. Senza metodo,<br />

145


l'Amore non passa!<br />

Può esistere una coppia che dice di amarsi e non<br />

ha gesti, delicatezze, sguardi… "metodi" per amarsi? Chi<br />

ci crederebbe?<br />

Il metodo è l'espressione affettuosa dell'amore.<br />

Io ti posso dare una pacca sulle spalle, come si fa<br />

in Brasile, ti posso dare un bacio, fare una carezza, essere<br />

disinvolto o impacciato, aperto o chiuso, ma tu capisci che<br />

ti voglio un bene infinito da questo mio gesto. Metodo è<br />

questa instancabile, amorosa ricerca di trasmettere l'Amore, di<br />

far si che l'altro si senta profondamente amato da me e<br />

soprattutto dall'Onnipotente, e che questo cambi la sua vita.<br />

Esiste la pacca sulle spalle, esiste il bacio, la<br />

carezza, lo sguardo, l'avvicinare le tempie (come fanno in<br />

Africa)… come esistono i vari movimenti e gruppi nella<br />

Chiesa di Dio, frutti della fantasia di Dio e dell'uomo.<br />

Bisogna stare molto attenti prima di dire che un<br />

metodo è sbagliato, se è pieno di amore. <strong>Pe</strong>nsiamo a che<br />

cosa San Francesco ha chiesto a quel suo primo compagno<br />

quando lo ha mandato a predicare nudo nella chiesa della<br />

sua parrocchia.<br />

È bello avere questa totale libertà, pazzia per Dio:<br />

"Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, anch'io mi<br />

vergognerò di lui davanti al Padre mio…".<br />

Che metodo ha usato San Francesco?<br />

Chi direbbe che è una cosa buona predicare nudi<br />

in chiesa? Eppure è ciò che un santo ha chiesto per<br />

evangelizzare…<br />

È chiaro che questo non vuol dire che tutti sono<br />

chiamati a predicare spogliati, ma l'importante è che noi<br />

siamo senza barriere di nessun tipo. Non esiste nulla che<br />

146


non possiamo fare nell'Amore Vero Divino:<br />

"Ama e fa ciò che vuoi",<br />

diceva Sant'Agostino ed intendeva: Ama<br />

veramente come fa Dio e vedrai che ti uscirà spontanea<br />

anche la manifestazione dell'affetto (= metodo).<br />

Alla fine potremmo dire che lo Yè-Shuah e il Ruah<br />

sono il manifestarsi di una valanga d'Amore.<br />

Con questo animo, puoi guardarti attorno e<br />

dirigere ovunque la tua valanga di amore. Sarebbe bello<br />

cominciare dai più lontani: pensa che bello scatenare la<br />

tua fede e il tuo amore su chi frequenta le discoteche!<br />

Il più difficile è il maggiore segno di amore.<br />

Il più difficile è anche ciò che è più urgente.<br />

Il più difficile è ciò che più è necessario.<br />

Non fare mille ragionamenti: pensa in qual modo<br />

Gesù amò quel sordomuto che guarì: gli pose le dita negli<br />

orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando<br />

quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà»<br />

cioè: «Apriti!». Cose tutte che noi giudicheremmo<br />

maleducate: eppure sono state il metodo del miracolo.<br />

Come sono sapienti le parole di Santa Teresa<br />

d'Avila, che di metodologia se ne intendeva: "I predicatori<br />

non ottengono che gli uomini si liberino perché quelli che<br />

predicano hanno troppo buon senso. Purtroppo non ne sono<br />

privi, per avere invece il gran fuoco dell'Amore di Dio. <strong>Pe</strong>r<br />

questo la loro fiamma riscalda così poco!".<br />

Un mare di giovani ci aspetta, chi ama corre: chi<br />

ama brucia!<br />

Tu dirai: "Ma sono duri come il granito!". Benissimo:<br />

il tuo piccone, fatto di metodo e amore, manico e punta,<br />

aprirà la roccia:"Continua solo ad aver fede", "Non ti ho detto<br />

che se tu credi vedrai la gloria di Dio!"<br />

147


...HO BISOGNO DI TE:<br />

“DAMMI DA BERE!”<br />

(Leggere con un sottofondo musicale in un momento di<br />

preghiera)<br />

COME È VERO CHE SENZA DI LUI<br />

non possiamo fare nulla,<br />

tanto è vero che Lui senza di noi<br />

non vuole fare nulla.<br />

Lavora come se tutto dipendesse da te<br />

Prega sapendo che tutto viene da Dio<br />

(S. Ignazio di Loyola)<br />

Queste pagine, la struttura stessa<br />

dello Yè-Shuah e del Ruah<br />

sono una semplice forma, un misero stampo<br />

nei quali il Signore verserà il suo oro<br />

per formare la sua opera d’arte.<br />

Lo stampo senza oro,<br />

non farà mai una statua.<br />

L’oro, senza stampo, ugualmente<br />

non potrà mai diventare<br />

un' opera d’arte.<br />

Il Ruah e lo Yè-Shuah sono<br />

quella polvere del suolo<br />

con cui il Signore plasmò l’uomo:<br />

niente è la polvere,<br />

ma con il soffio divino diventa animata.<br />

Senza la polvere il Signore<br />

non può fare l’uomo e<br />

senza lo Spirito del Signore<br />

la polvere non potrebbe mai<br />

148


diventare materia vivente.<br />

Maria; Madre di ogni Evangelizzazione,<br />

ci insegna:<br />

lei non sarebbe diventata madre,<br />

se lo Spirito Santo non l’avesse fecondata,<br />

il suo utero sacro non era sufficiente<br />

per generare l’Uomo Dio<br />

(aspettati tutto sapendo che tutto viene da Dio).<br />

D’altra parte, la Trinità eterna non avrebbe potuto<br />

realizzare il suo Piano di Salvezza<br />

se Maria non si fosse messa totalmente<br />

a disposizione: corpo e anima<br />

(Fa tutto come se tutto dipendesse da te).<br />

Allo stesso modo, oggi,<br />

lo Spirito Santo ha bisogno del nostro utero,<br />

di noi che siamo figli di Maria,<br />

una espressione di Maria.<br />

Ha bisogno del nostro utero,<br />

come ha avuto bisogno dell’utero di Maria,<br />

per continuare a incarnarsi.<br />

Noi, in Maria, come Chiesa e come singoli,<br />

siamo la “Sposa dello Spirito Santo”.<br />

Senza il nostro corpo<br />

lo Spirito non genera.<br />

Come Maria ha portato Gesù nel grembo<br />

e l’ha “intessuto” cellula dopo cellula<br />

pazientemente per nove mesi,<br />

poi l’ha dato alla luce,<br />

l’ha difeso da Erode, con l’aiuto di Giuseppe,<br />

149


gli ha insegnato a parlare, a sorridere,<br />

a camminare, a giocare,<br />

ad assaporare la Sacra Scrittura,<br />

è stato il suo sole e il suo cielo,<br />

così<br />

ciascuno di noi non può superficialmente<br />

dire: “tanto è Dio che fa tutto!”.<br />

Certo Dio fa tutto<br />

perché anche la nostra capacità generativa<br />

viene da Lui,<br />

ma lui aspetta di far fiorire il suo seme<br />

nel nostro giardino e,<br />

se la nostra terra è sassosa,<br />

il suo seme muore.<br />

Abbiamo la tremenda, concreta,<br />

operativa responsabilità<br />

di generare i Figli di Dio.<br />

Dio “ha bisogno” di noi<br />

per esprimere la sua onnipotenza.<br />

E chi ama corre,<br />

come Pietro e Giovanni<br />

che vanno “volando” a vedere la tomba vuota di Gesù.<br />

Chi ama corre e agisce,<br />

come Maria che va in fretta da Elisabetta.<br />

Chi ama corre e fa pazzie,<br />

come l’innamorata del Cantico dei Cantici,<br />

che va per valli e per monti,<br />

incurante della notte e delle percosse delle guardie.<br />

Chi ama prende il largo,<br />

150


affronta il rischio del mare<br />

con Gesù<br />

e pesca senza scoraggiarsi:<br />

“Prendete il largo e gettate le reti per la pesca!”.<br />

Chi ama può camminare 40 giorni e 40 notti<br />

ininterrottamente.<br />

Chi ama non ci pensa due volte<br />

a rifare a piedi 10 Km di notte,<br />

come i discepoli di Emmaus,<br />

che, dopo aver riconosciuto il Signore,<br />

tornano senza indugio a Gerusalemme.<br />

“Trascinami dietro a te, Corriamo!” (Cant 1,4)<br />

…Dimmi come corri e ti dirò se ami!<br />

È come se il Signore avesse distribuito a noi<br />

le chiavi della sua onnipotenza,<br />

trasformandole in talenti.<br />

Coloro i quali non mettono a frutto tutti i loro talenti,<br />

con tutte le loro forze,<br />

non dimostrano di amare il Signore con tutto il cuore<br />

e dovranno subire le ire del padrone,<br />

al suo ritorno.<br />

Chi, per paura del rischio,<br />

infila “prudentemente” la testa sotto la sabbia,<br />

come fa lo struzzo,<br />

non AMA e blocca il canale dell’AMORE onnipotente.<br />

Forse queste riflessioni sono sufficienti<br />

per comprendere l’impegno che sta alla base<br />

del Ruah e dello Yè-Shuah.<br />

Usando una frase di una grande donna<br />

dei nostri tempi potremmo dire:<br />

151


“Lavorate come schiavi<br />

Pregate come angeli!”<br />

Chi non lavora come uno schiavo, non ama.<br />

E dopo che avrai sperimentato la straordinaria bellezza<br />

del morire di lavoro,<br />

ti manca un’ultima vetta,<br />

abbi il coraggio di dire:<br />

“Sono servo inutile!<br />

Ho fatto appena ciò che dovevo fare”<br />

e così sperimenterai<br />

che il Signore Onnipotente<br />

scenderà a servirti e<br />

ti onorerà (Cf Gv 12,26).<br />

Impariamo dalla Cananea<br />

la bellezza di essere “cocciuti”:<br />

“Libera mia figlia!”,<br />

chiede questa mamma a Gesù<br />

e Gesù la tratta come una “cagnolina”<br />

per provare la sua fede.<br />

Se la Cananea non avesse avuto<br />

una fede ostinata in Gesù,<br />

la Figlia avrebbe continuato schiava del male<br />

e Gesù non avrebbe potuto manifestare la sua Gloria.<br />

La Cananea si è dimostrata vera “madre” e “sposa”<br />

in questa “lotta d’amore” con Gesù.<br />

Ecco: il Ruah e lo Yè-Shuah<br />

sono una povera, umile, accanita<br />

richiesta di un miracolo:<br />

che lo Spirito Santo apra<br />

il cuore dei partecipanti,<br />

li liberi dal male e<br />

prenda possesso della loro vita.<br />

152


Chi dubitasse in cuor suo<br />

che ciò può avvenire,<br />

anzi, che certamente avverrà,<br />

allora può chiudere questo libretto<br />

e rinunciare a lavorare,<br />

“perché non otterrà niente dal Signore<br />

chi ha l’animo oscillante come l’onda del mare…”<br />

“Fa tutto come se tutto dipendesse da te<br />

aspettati tutto con la fede della Cananea,<br />

sapendo che tutto viene da Dio e<br />

CHE EGLI VERSERÀ IL SUO ORO<br />

SUL TUO STAMPO!”<br />

153


18. “NON CONCEDERÒ SONNO<br />

AI MIEI OCCHI…”<br />

20’<br />

S. Francesco Saverio, dall’India, scriveva parole<br />

infuocate sull’urgenza di Evangelizzare:<br />

“Non c’è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno<br />

che insegni loro il Credo, l’Ave, i comandamenti della legge<br />

divina... Moltissimi in questi luoghi non si fanno ora cristiani<br />

solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi<br />

viene in mente di percorrere... l’Europa e di mettermi a gridare<br />

qua e là come un pazzo: Ahimè, quale gran numero di<br />

anime, per colpa vostra viene escluso dal cielo!”<br />

S. Domenico passava la notte pregando, dicono i<br />

biografi che sembrava “ruggisse”, come un leone, mentre<br />

intercedeva per i peccatori.<br />

Entrambi avevano la convinzione che tanti<br />

sarebbero andati diritti all’inferno se non avessero<br />

ricevuto l’annuncio del Vangelo.<br />

Questo dava loro UNA FORZA ED UNA<br />

VOLONTÀ SENZA MISURA.<br />

E oggi?<br />

Ci possiamo chiedere: sarà che oggi la gente<br />

conquisterà il suo paradiso anche senza che noi non<br />

facciamo nulla?<br />

Qual è il mio ruolo nell’aiutare la gente a trovare la vera<br />

vita di Dio?<br />

Un medico che dovesse salvare un bambino,<br />

sapendo che solo lui in quel momento può farlo, che è<br />

proprio una questione di vita o di morte, quanto impegno<br />

non metterebbe per salvare quella piccola vita?<br />

Allora perché un sacerdote o un missionario o un<br />

154


cristiano impegnato, dovrebbero tirarsi indietro davanti al<br />

compito urgente dell’Evangelizzazione: sarà che noi non<br />

crediamo che Evangelizzare è oggi veramente una<br />

questione di vita o di morte?<br />

Quanto abbiamo detto nelle precedenti palestre<br />

può illuminare.<br />

Se il Re Davide diceva:<br />

“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />

finché non abbia costruito una casa per il Signore”, cosa<br />

dovremmo dire noi di fronte ad una persona umana, vero<br />

tempio del Signore, che deve essere ricostruito?<br />

Non dovremmo anche noi ripetere con Davide:<br />

“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo…”.<br />

La nostra testa e il nostro cuore non dovrebbero forse<br />

pensare in continuazione, 24 ore su 24, a come posso far<br />

giungere l’amore di Dio a chi ancora non l’ha incontrato?<br />

Finché noi non comprendiamo seriamente CHE<br />

L’EVANGELIZZAZIONE È UNA QUESTIONE DI VITA<br />

O DI MORTE, NON AVREMO MAI QUEL FUOCO<br />

INTERIORE CAPACE DI INCENDIARE IL MONDO.<br />

<strong>Pe</strong>rché non percepiamo bruciare sulla nostra pelle<br />

la solitudine e il vuoto degli alcolizzati e dei drogati?<br />

<strong>Pe</strong>rché non ci sporgiamo sul baratro delle prostitute che<br />

vendono l’amore e non trovano mai l’Amore?<br />

Crediamo o no che Cristo Salvatore è la vera,<br />

ultima, suprema e SOLA risposta alla sete dell’uomo di<br />

oggi?<br />

“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />

finché non abbia costruito una casa per il Signore”.<br />

Se San Francesco d’Assisi cercava in tutti i modi il<br />

martirio nel mondo arabo, presentandosi perfino alla corte<br />

del Sultano e sfidandolo a camminare sulle braci. Se San<br />

155


Francesco e San Domenico avevano un obiettivo chiaro e<br />

radicale: convertire, donare la fede a chi non ce l’aveva, noi<br />

oggi quale obiettivo abbiamo?<br />

Loro non concedevano riposo alle loro palpebre. E<br />

noi?<br />

Come concretamente noi stiamo donando Cristo<br />

Salvatore? È efficace il nostro annuncio? Soprattutto ha<br />

carburante sufficiente il nostro missile per sollevarsi da<br />

terra?<br />

Il Cristianesimo è cominciato come una piccola<br />

setta scismatica del Giudaismo e in tre secoli i martiri e i<br />

confessori l’hanno resa una religione mondiale. Che ne<br />

abbiamo fatto di questa eredità?<br />

Evangelizziamo più noi o gli esponenti della New-<br />

Age che in trent'anni si sono conquistati un pubblico<br />

mondiale?<br />

Aveva forse ragione Gesù quando diceva che i figli<br />

delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce!<br />

L’evangelizzazione, questa meravigliosa<br />

missione che Dio ci affida, non è terminata: essa rinasce<br />

con ogni bimbo che viene a questo mondo. Ogni neonato è<br />

“terra di missione”, che ha bisogno di essere evangelizzato e<br />

così ricomincia ininterrottamente la catena<br />

dell’evangelizzazione:<br />

“Non concederò sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre,<br />

finché non abbia costruito una casa per il Signore”.<br />

L'UOMO E' FATTO COSTITUTIVAMENTE PER<br />

AGGRAPPARSI A QUALCOSA, PER ABBRACCIARE<br />

QUALCOSA, ma ora c'è solo il buio attorno a lui.<br />

L’uomo è fatto per aggrapparsi a qualcosa. Potremmo dire<br />

che ogni uomo è, in fondo, come due braccia aperte che<br />

156


vagano nel buio cercando qualcosa da abbracciare (fare il<br />

gesto con le braccia aperte). L’uomo ha bisogno di amare<br />

qualcosa, di prendersi cura di qualcosa per sentirsi vivo...<br />

<strong>Pe</strong>nsate per esempio ad una apparente stupidaggine: il<br />

tamagogi, quel pulcino-computer che vuole mangiare,<br />

vuole affetto... Ci sono ragazzi che impazziscono perché il<br />

loro tamagogi è morto. Ci sono in America “Asili” per<br />

tamagogi, perché lui non muoia... quando tu viaggi. Ma vi<br />

immaginate a che punto arriva questo bisogno che l’uomo<br />

ha di interessarsi di qualcuno, di abbracciare qualcosa?<br />

È un bisogno che sta a livello inconscio, a livello<br />

strutturale: l’uomo ha bisogno di amare, possiamo dire di<br />

abbracciare, allo stesso modo che ha bisogno di respirare.<br />

Purtroppo, a volte, l’uomo brancola nel buio e cerca a<br />

tentoni qualcosa da amare, e l’abbraccio si stringe attorno<br />

a ciò che non merita amore e che non ti darà mai amore.<br />

Ci sono persone che pensano che andare a letto<br />

con una ragazza o un ragazzo sia il massimo: dopo che lo<br />

fanno si ritrovano più tristi e più vuoti di prima. Il sesso,<br />

senza amore vero e gratuito, uccide, come la droga.<br />

E ancora tu vedi giovani che cercano, cercano<br />

qualcosa per saziare il loro bisogno di amare e di essere<br />

amati e non trovando, pensano che la DROGA possa<br />

coprire questo vuoto e la ABBRACCIANO, con tutte le<br />

conseguenze di morte che essa si porta dietro. La droga ci<br />

schiavizza e più schiavizza più la gente la abbraccia.<br />

Gesù viene per dirci che noi non abbiamo bisogno di<br />

questo. Gesù ci indica cosa vale veramente la pena amare.<br />

<strong>Pe</strong>rdonateci la frase: Gesù è la migliore “droga” che esiste. Il<br />

suo amore ci fa veramente sognare e non solo, il suo amore ti<br />

libera sempre più, tu diventi sempre più uomo. <strong>Pe</strong>nsate,<br />

per esempio, a Madre Teresa di Calcutta: dove l’ha portata<br />

l’amore di Gesù? Il suo amore non distrugge gli altri<br />

157


amori, ma dà il vero senso a tutto.<br />

Ci sono persone, soprattutto uomini, che finiscono<br />

per abbracciare come unico senso della loro vita il lavoro.<br />

Corrono, corrono, si fanno schiavi del lavoro e poi, sui 40<br />

anni arriva un piccolo infarto e... la vita crolla.<br />

Evangelizzare significa far sì che chi cerca trovi ciò<br />

che veramente vale la pena di essere abbracciato. Significa<br />

donare a ciascuno il Pilastro della sua vita.<br />

10'_ Testimonianza.<br />

158


I SETTE COMANDAMENTI DELL'EVANGELIZZATORE<br />

1. Il sorriso brilli sempre nel tuo volto, come segno<br />

che Gesù è vivo nel tuo cuore. (Se tu perdessi la<br />

serenità, ritirati e ritorna solamente quando la pace è<br />

tornata nel tuo cuore, attraverso la preghiera. Ciò che<br />

non fai con gioia, non farlo!)<br />

2. Credi fermamente nella potenza dello Spirito<br />

Santo che conquista i cuori e non dubitare per nessun<br />

motivo che alla fine il bene vincerà sul male.<br />

3. Credi fermamente che chiunque può cambiare e<br />

non pensare per nessun motivo: “con questo tizio non se<br />

ne cava un ragno dal buco! ”. Tu non conosci i tempi ed i<br />

progetti del Padre. Ricordati soprattutto di come tu eri<br />

prima di cominciare il tuo cammino.<br />

4. Cerca di sentire che tu ami Dio con tutto il tuo<br />

cuore e in ogni momento datti a Lui.<br />

5. Cerca di sentire che tu ami gli altri fratelli<br />

evangelizzatori con cuore aperto e credi fermamente<br />

nella Presenza di Gesù Risorto in mezzo a voi: questo<br />

sarà il segreto della tua forza e l’efficacia del tuo<br />

lavoro: “Vi riconosceranno da come vi amerete!”<br />

6. Cerca di sentire che tu ami ciascuno persona con<br />

tutto il cuore e con tutte le forze e quando ti<br />

sentirai morto di stanchezza ringrazia Dio con tutto il<br />

cuore: in te abita la benedizione dello Spirito Santo .<br />

7. Riponi le situazioni difficili e pericolose nel cuore<br />

di Maria: nostra tenera e cara Madre e “non si turbi più<br />

il tuo cuore”. Fermamente credi che Lei schiaccerà la<br />

testa del serpente e risolverà tutti i problemi.<br />

159


"SOLO SII FORTE E MOLTO CORAGGIOSO" (GS 1,7)<br />

Un animatore cristiano è semplice, umile, gioviale e<br />

molto, molto gioioso: nel suo cuore nulla può<br />

spegnere il fuoco di Gesù. Chiunque a lui si avvicini, ne<br />

sarà un po' incendiato.<br />

Da quando Cristo è risorto, è proibita qualsiasi<br />

venatura di pessimismo (specie se mascherata con un<br />

sano realismo). <strong>Pe</strong>rciò non esistono problemi per<br />

l'animatore cristiano, ma solo soluzioni che stanno<br />

sbocciando.<br />

Un animatore cristiano non conosce parole di<br />

sconforto, ma solo parole cariche di speranza, piene di<br />

certezza che la Risurrezione sta già trionfando.<br />

Un animatore cristiano non si lascia abbattere da<br />

nessuna notizia negativa: lui sa bene che nel sepolcro<br />

non si rimane più di tre giorni e ci attende un'alba<br />

luminosa e radiante. Davanti ad ogni tomba della vita,<br />

egli si ricorda di quanto il Maestro diceva: "Non ti ho<br />

detto che, se credi, vedrai la Gloria di Dio!"<br />

<strong>Pe</strong>r il vero animatore cristiano l'avvenire è migliore di<br />

qualunque passato perché ci avvicina al trionfo di<br />

Cristo e ogni difficoltà si tramuterà in un grandioso<br />

segno della Potenza di Dio.<br />

<strong>Pe</strong>r l'animatore cristiano non esiste una persona che<br />

abbia dato male un Messaggio o fatto fiasco in qualche<br />

settore. Esiste solo un fratello che la prossima volta<br />

sicuramente farà meglio. Non esiste nessuna persona<br />

cattiva, ma solo una persona, che grazie al calore del<br />

mio amore, presto può aprirsi al Signore.<br />

La lode costante minuto per minuto è il respiro<br />

dell'animatore. Egli loda per ogni cosa, soprattutto per<br />

160


i cosiddetti "problemi", i quali altro non sono che<br />

"Risurrezioni mascherate". Durante la giornata trova il<br />

tempo per la lode pura davanti all'Eucaristia,<br />

soprattutto quando si accavallano i problemi.<br />

L'animatore cristiano ha gli occhi di Dio: vede e sente<br />

le spine del male nella sua carne, ma agli altri mostra<br />

solo le rose della Risurrezione. Nei momenti difficili ha<br />

sempre la sua arma vincente: il Santo Rosario e<br />

l'Adorazione Eucaristica.<br />

"Non deviare nè a destra nè a sinistra" (Gs 1,7): una volta<br />

che si stabilisce insieme una meta o un obiettivo... una<br />

Terra Promessa da raggiungere, non ci sono ostacoli che<br />

possano bloccare o frenare. Cammina con una fede<br />

amorosa, determinata e tenace e qualsiasi Mar Rosso<br />

si aprirà davanti a te.<br />

"NON TI HO IO COMANDATO: SII FORTE E<br />

CORAGGIOSO? NON TEMERE DUNQUE E NON<br />

SPAVENTARTI, PERCHÉ È CON TE IL SIGNORE<br />

TUO DIO, DOVUNQUE TU VADA» (Gs 1,9).<br />

161


VADEMECUM<br />

DELL'EVANGELIZZATORE<br />

1) PERCHE’ EVANGELIZZARE?<br />

1.1) Gesù ci ha chiamato e affidato una missione, non c’è<br />

una ragione più grande di questa.<br />

"(...) Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò (...)<br />

“Andate: ecco io vi mando (...) ”.”(Lc 10,1ss).<br />

1.2) Noi possiamo vivere insuccessi, fallimenti, limiti,<br />

paure, fatiche..., ma Gesù rimane fedele alla sua chiamata,<br />

continua a confidare in noi.<br />

”Io ho risposto: “invano ho faticato, per nulla e in vano ho<br />

consumato le mie forze (...)”. Ora dice il Signore: “E’ troppo poco<br />

che tu sia mio servo (...) ti renderò luce delle nazioni (...)”.”(Is<br />

49,4-6).<br />

“Il Signore disse a Paolo: “Non avere paura, ma continua a<br />

parlare e non tacere perché io sono con te (...)”. (At 18,9ss).<br />

1.3) Come evangelizzatori noi siamo suoi servi e facciamo<br />

tutto ciò che ci chiede, (Abramo uscì dalla sua terra senza<br />

capire il perché, Mosè percosse la roccia per avere l’acqua e<br />

questo è abbastanza illogico, Pietro è invitato da Gesù a<br />

camminare sulle acque cosa non molto consueta agli<br />

uomini).<br />

“Il Signore disse ad Abramo: “ Vattene dal tuo paese, dalla tua<br />

patria, e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò”.<br />

“(Gen 12,1ss).<br />

“(...) “Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo (...)<br />

tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. (Es<br />

17,5-6).<br />

“Pietro gli disse : “Signore se sei tu, comanda che io venga da te<br />

sulle acque”. Ed egli gli disse: “Vieni”.” (Mt 14,28-30).<br />

162


1.4) Questa obbedienza all’invio, alla fiducia in Dio che non<br />

sbaglia mai, è la base della predicazione. Confidare e<br />

obbedire al Signore è indispensabile per poter<br />

evangelizzare.<br />

“(...) “Sulla tua parola getterò le mie reti (...) ”. (Lc 5,4ss; Mt<br />

21,21; 17,20).<br />

1.5) Dio ha associato l’uomo al suo piano di salvezza<br />

mediante l'annuncio.<br />

“Voi siete il sale della terra (...). Voi siete la luce del mondo (Mt<br />

5,13ss).<br />

1.6) Se non evangelizziamo saremo dei grandi egoisti. Il<br />

mondo, anche senza saperlo, ci aspetta.<br />

“Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: “Alzati, e va’<br />

verso, il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme<br />

a Gaza; essa è deserta”. Egli si alzò e si mise in cammino<br />

quand’ecco un eunuco (...)”. (At 8,26ss).<br />

(1.7) Ogni uomo è fatto per la vita, noi abbiamo fatto un’<br />

esperienza di Dio e il Signore ci fa testimoni della sua Vita<br />

per chi è nelle tenebre e nel vuoto.<br />

“(...) “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che<br />

ho fatto (...) ”. (Gv 4,29).<br />

1.8) L’amore che abbiamo sperimentato non può e non deve<br />

lasciarci tranquilli.<br />

“Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere<br />

per me: guai a me se non predicassi il vangelo!”. (1Cor 9,16ss).<br />

163


2) FORMAZIONE PERMANENTE<br />

2.1) <strong>Pe</strong>r capire che cos’è la formazione è necessario accettare<br />

che essa sia permanente, accettare che non siamo mai<br />

pienamente e definitivamente arrivati.<br />

2.2) Non possiamo sentirci soddisfatti da ciò che abbiamo<br />

raggiunto, fermarsi è sempre retrocedere.<br />

2.3) Studiare è un impegno che deve durare per sempre. <strong>Pe</strong>r<br />

questo è bene formarsi ogni giorno leggendo almeno la<br />

pagina di un libro, di un documento della Chiesa, di un<br />

articolo...<br />

2.4) Mentre si legge è importante notare su una scheda le<br />

idee più importanti, ciò che ci ha colpito, notando il nome<br />

del libro e la pagina. Con il tempo la memoria può<br />

sbiadirsi e non aiutarci più a risalire a quell’aspetto che ci<br />

aveva interessato.<br />

2.5) Coltivare il gusto di imparare non solo attraverso i libri<br />

ma anche attraverso l’ascolto degli altri, delle situazioni,<br />

dei fatti.<br />

164


3) COERENZA DI VITA<br />

E’ importante capire che anche la nostra intelligenza deve<br />

amare Dio e mettersi al suo servizio, ma la formazione non<br />

può essere solo intellettuale, da questo nasce la scelta più<br />

profonda di una vita coerente.<br />

3.1) Al di là dei nostri limiti e delle nostre cadute, la scelta<br />

di una vita coerente punta all'opzione fondamentale di<br />

incarnare la Parola nel nostro quotidiano.<br />

3.2) Credere che non sono le cadute sporadiche che ci<br />

impediscono di comunicare, ma la rinuncia alla tensione<br />

costante a scelte di bene, coerenti con la nostra vocazione,<br />

improntate nella rettitudine delle intenzioni e nello sforzo<br />

di concretizzazione.<br />

3.3) Senza una coerenza di vita anche il messaggio più bello<br />

e grande sarà svuotato, in parte, della sua forza persuasiva.<br />

3.4) Credere che prima di ciò che diciamo, noi trasmettiamo<br />

ciò che siamo.<br />

“In Cristo c’è identità tra messaggio e messaggero, tra il dire,<br />

l’agire e l’essere. La sua forza, il segreto dell’efficacia della sua<br />

azione sta nella totale identificazione con il messaggio che<br />

annunzia: egli proclama la ‹‹buona novella›› non solo con quello<br />

che dice o fa, ma con quello che è.” (Redemptoris Missio n°13).<br />

Saper leggere dunque la nostra esperienza di vita, se non<br />

fossimo capaci di fare questo da soli lasciamoci aiutare (da<br />

un fratello o una sorella).<br />

3.5) Saper “stare con Lui”, altrimenti non potremo mai<br />

parlare nel Suo Nome. ”Parlare di Lui”, non dobbiamo<br />

parlare di noi stessi, dobbiamo dunque fare bene il nostro<br />

lavoro in modo professionale, usando tutti i mezzi per<br />

165


trasmettere degnamente il messaggio che portiamo. Non si<br />

tratta di fare bella o brutta figura (questa paura è la causa<br />

prima del nostro malessere), ma di rendere accettabile e<br />

desiderabile il messaggio di Dio.<br />

Non basta parlare di Dio al popolo, bisogna parlare a Dio<br />

del popolo.<br />

3.6) Un ruolo centrale ha la preghiera. Deve essere un<br />

impegno costante e un appuntamento fedele nel<br />

quotidiano (Veni Creator Spiritus).<br />

3.7) Pregare giorni prima il brano che sarà proposto<br />

durante l’incontro.<br />

3.8) Mettersi davanti alla Parola per chiedere la luce dello<br />

Spirito.<br />

3.9) Al momento dell’incontro quella Parola sgorgherà dal<br />

cuore, parlerà a noi per primi e poi ai presenti.<br />

166


4) L’ANIMATORE DI GRUPPO<br />

4.1) <strong>Pe</strong>r essere animatori non basta la buona volontà, le doti<br />

oratorie, la conoscenza delle Scritture, ci vuole una buona<br />

dose di umiltà e il desiderio di imparare.<br />

4.2) L’animatore è colui che sa ascoltare il Signore:<br />

nella creazione,<br />

nelle situazioni della vita,<br />

nel cuore di ogni uomo, anche quello “lontano”,<br />

“indurito”, “insensibile”,<br />

nel silenzio e nella contemplazione,<br />

in se stesso accogliendo le contraddizioni e le<br />

intermittenze del suo cuore,<br />

nella novità dello Spirito che dice sempre<br />

“cose nuove”.<br />

Alcune qualità dell’animatore:<br />

disponibile. La capacità di accogliere tutto ciò che si<br />

presenta è una prova di realismo e di disponibilità ad<br />

assumere il presente in tutta la sua complessità e ricchezza.<br />

Sereno. Un animatore teso crea agitazione o tensione, la<br />

serenità diventa anch'essa contagiosa.<br />

Va evitato il monologo: parla sempre e solo l’animatore,<br />

dando l’impressione al gruppo che gli altri devono solo<br />

imparare. Il monologo nega la possibilità di uno scambio,<br />

di una verifica, di un libero accesso ad una precisazione o a<br />

un dubbio. Fa credere ai membri del gruppo che colui che<br />

conduce l’incontro non ha bisogno di niente e di nessun<br />

apporto.<br />

Va evitato il dogmatismo: l’animatore da l’impressione di<br />

possedere tutta la verità: Il vero va detto come qualcosa<br />

che ci supera, dal quale noi per primi siamo formati. Dire<br />

con fermezza una verità che appartiene però ad un Altro,<br />

167


far capire con l’atteggiamento e le parole che questa verità<br />

ha un’altra sorgente che non è il nostro pensiero.<br />

Essere convinti che siamo strumenti sicuri ma consapevoli<br />

di essere in cammino con le nostre fragilità. Coltivare una<br />

certa elasticità mentale: i valori non cambiano, la Verità è<br />

eterna perché Dio è eterno, cambiano invece i modi di<br />

esprimere questa Verità, secondo i tempi, i luoghi, gli<br />

avvenimenti.<br />

Essere convinti che Gesù è la Parola, noi siamo la voce che<br />

diffonde la Sua Parola.<br />

Essere consapevoli che non è il modo di parlare che<br />

garantisce la trasmissione della vita, solo la Parola dà<br />

veridicità, ma essa ha bisogno di qualcuno che la esprima<br />

concretamente. Essere consapevoli che noi siamo<br />

strumenti, ma dobbiamo esserlo in modo adeguato; Dio ha<br />

legato alla predicazione il suo piano di salvezza, dunque a<br />

noi spetta di essere strumenti che funzionano al meglio<br />

delle loro possibilità. Guardiamo a due modelli:<br />

a) Giovanni Battista:”...Lui deve crescere ed io diminuire.”<br />

b) Maria: “Fate quello che Lui vi dirà”.<br />

Lasciare che lo zelo per la Parola ci spinga e ci guidi nella<br />

ricerca di nuovi mezzi per trasmettere la Verità.<br />

L’animatore offre con coraggio, (senza timidezza) la<br />

ricchezza del Vangelo.<br />

Offre con gioia; la gente si accorge se l’animatore sta<br />

recitando o se ha in se stesso la gioia e la luce della Parola.<br />

Offre con profondità; scherzare, giocare va bene, ma non<br />

troppo per non svuotare il messaggio.<br />

Offre con amore gratuito; non si fa grande, non si mette in<br />

mostra. Continua ad amare le persone anche se fossero<br />

indiscrete, indisponenti, aggressive, polemiche. Questo<br />

amore gratuito è il solo capace di toccare i cuori.<br />

E’ importante avere fiducia in se stessi e negli altri. In sé per<br />

essere libero e disponibile e negli altri per alimentare in sé la<br />

168


speranza e favorire così il massimo delle potenzialità in ogni<br />

membro del gruppo.<br />

Avere fiducia e credere che chiunque può cambiare e<br />

essere migliore.<br />

Nutrire il rispetto, soprattutto per quelle persone più<br />

sprovvedute, altrimenti si rischia di rinchiuderle in ciò che<br />

hanno di più povero.<br />

169


5) LA COMUNICAZIONE<br />

5.1) <strong>Pe</strong>dagogia della presa di coscienza, occorre cioè aiutare<br />

il gruppo a prendere coscienza della sua situazione<br />

personale: come vivono, in cosa credono, verso dove<br />

vanno, di cosa hanno veramente bisogno, e della situazione<br />

degli altri: superare il proprio io individualistico per<br />

aprirsi alla dimensione più comunitaria e generosa di chi si<br />

occupa degli altri.<br />

Occorre aiutare a prendere coscienza:<br />

del bisogno di responsabilità per uscire dal proprio<br />

particolarismo,<br />

dell'uso delle proprie doti spirituali, fisiche e l’uso del<br />

tempo.<br />

che ogni incontro deve condurre necessariamente ad<br />

una azione ( un gruppo che trovasse, alla fine di un<br />

incontro, ciò che abbiamo detto bello ma solo alla<br />

nostra portata e non alla sua, sottolineerebbe il<br />

mancato risultato del nostro comunicare ),<br />

che occorre la volontà di agire per cambiare qualcosa in se<br />

stessi e intorno a sé.<br />

5.2) I principi fondamentali di ogni comunicazione sono:<br />

entrare nell'ordine di idee delle persone a cui ci si<br />

rivolge,<br />

rivolgersi a ciascuno in modo diverso, tenere conto<br />

della psicologia del gruppo,<br />

sapere che ciò che conta non è l'emissione, ma la<br />

recezione. E' relativamente facile esprimersi senza<br />

tener conto delle persone; è molto più difficile quando<br />

si vuol essere compresi da chi ascolta.<br />

5.3) Promuovere il dialogo: esso è suprema attività e<br />

suprema passività perché consiste nel dare e nel ricevere<br />

incessantemente.<br />

170


Il dialogo deve superare tutti gli ostacoli che sorgono dalla<br />

vita delle singole persone: chiusure, passività, volontà di<br />

supremazia, di mettersi in mostra, spirito di<br />

contraddizione, pigrizia mentale.<br />

Il dialogo comporta un sacrificio. Il sacrificio è dono<br />

disinteressato di se stessi. Dire che il dialogo è sacrificio<br />

vuol dire che non c'è parola senza offerta di sé.<br />

Il vero dialogo conduce alla verità, al confronto e<br />

all'unione, implica la speranza di una trasformazione<br />

vicendevole.<br />

Il dialogo dipende da un duplice dinamismo:<br />

nasce dalla spontaneità dello spirito,<br />

si alimenta alla ricchezza inesauribile dei valori.<br />

Non si dialoga per avere l'ultima parola, ma per scoprire<br />

insieme la verità. La verità sta “nel mezzo”.<br />

5.4) Affinché il contenuto dell’incontro sia utile e efficace<br />

deve essere:<br />

chiaro: che tutti ne comprendano il senso, la portata, il<br />

limite. La chiarezza è la base.<br />

Completo: pur nella consapevolezza che la portata del<br />

messaggio è infinita come è infinito il Dio che<br />

desideriamo trasmettere<br />

<strong>Pe</strong>rtinente: non perdere il filo conduttore e risalire a<br />

fonti di informazione che offrano solide garanzie.<br />

Coerente: un contenuto frammentario può nuocere.<br />

Il più semplice possibile: nessuno è disposto a fare<br />

grandi sforzi per comprendere. Un linguaggio troppo<br />

tecnico o astratto rischia di non essere capito fino in<br />

fondo, né di essere seguito con attenzione. La natura<br />

del gruppo suggerirà un linguaggio più o meno tecnico<br />

( avere un gruppo di professori non è la stessa cosa che<br />

avere un gruppo di mamme anziane).<br />

171


Obiettivo: dobbiamo essere disposti a cambiare nel<br />

momento in cui ci si accorge di non essere più obiettivi.<br />

Avere qualcosa da dire: sembra una affermazione ovvia,<br />

eppure si può parlare per rendersi interessanti agli occhi<br />

degli altri e non dire nulla che serva alla crescita del<br />

gruppo. Ogni nostro intervento deve avere come unico<br />

scopo l’arricchimento delle persone.<br />

5.5) Difficoltà di comunicazione.<br />

Difficoltà legate all’animatore: tende a riportare tutto a sé<br />

(bisogna invece ributtare sugli altri).<br />

Ha previsto tutto ( bisogna invece essere aperti allo<br />

Spirito).<br />

Ha molte idee (troppe e alla fine non resta molto di ciò che<br />

si è detto nel cuore e nei pensieri).<br />

Interviene dopo ogni risposta ( bisogna invece rilanciare<br />

sul gruppo e non preoccuparsi di mettere ogni volta la<br />

propria pezzetta).<br />

Difficoltà legate ai partecipanti: possono essere timidi<br />

(porre loro qualche domanda che possa aiutare).<br />

Può esserci qualcuno che risponde a tutte le domande,<br />

anche a quelle poste agli altri ( in questo caso far capire con<br />

i dovuti modi che si desidera ascoltare anche la voce degli<br />

altri).<br />

Ci possono essere i distratti ( richiamare la loro attenzione<br />

con alcune domande semplici).<br />

5.6) Clima della relazione interpersonali.<br />

Un certo calore deve essere avvertito dalle persone.<br />

Donare una attenzione reale da essere avvertita<br />

dall’altro che si sentirà così stimato.<br />

Nutrire un sincero affetto perché l’altro si senta accolto<br />

così come egli è.<br />

172


Interessarsi alla situazione dell’altro. Se non ci si<br />

interessa si finirà per disinteressarsi.<br />

173


6) REALIZZAZIONE DI UN<br />

INCONTRO<br />

6.1) Prendere coscienza della realtà del gruppo: età,<br />

provenienza, cammino o non cammino di fede, difficoltà di<br />

cui si è venuti a conoscenza...<br />

6.2) Rispetto profondo della persona verso la quale ci<br />

mettiamo a servizio.<br />

6.3) Avere la coscienza che lo sviluppo intellettuale non<br />

basta, prova ne è che esiste una forte dicotomia tra ciò che<br />

una persona conosce e il suo comportamento.<br />

Occorre dunque innescare un processo che porti ad una<br />

nuova coscienza e ad uno choc affettivo che modifichi gli<br />

atteggiamenti.<br />

6.4) Alcuni consigli:<br />

Dobbiamo creare simpatia.<br />

Non presentarsi dando un’immagine negativa di sé a<br />

causa della propria inesperienza, giovane età, non<br />

provate capacità..., questo scredita l’animatore agli<br />

occhi del gruppo e svilisce il contenuto del messaggio<br />

stesso.<br />

Non andare oltre il tempo stabilito. Essere puntuali.<br />

Usare un linguaggio concreto che istighi ad una<br />

risposta altrettanto concreta.<br />

Non parlare come dall’alto di una cattedra.<br />

Non usare il “tu”, ”voi”, ma il “noi”.<br />

Essere accoglienti verso ciascuno.<br />

Nella fase iniziale dell’incontro dedichiamo un<br />

momento alla preghiera. <strong>Pe</strong>r facilitare questo<br />

momento, nel caso in cui le persone non avessero la<br />

174


Bibbia in mano, prepariamo un foglietto con il passo<br />

biblico che vogliamo proporre.<br />

Il modo di vestire non deve attirare l’attenzione.<br />

Guardiamo le persone negli occhi raggiungendo prima<br />

di tutto coloro che sono seduti più lontano. Non<br />

guardiamo né in alto, né in basso per non distrarre<br />

l’assemblea.<br />

Non gridare e non usare un timbro di voce troppo<br />

basso, ma modulare la voce secondo ciò che si vuol<br />

dire (alta, bassa, chiarendo...).<br />

La voce non deve essere tremolante e incerta. Non<br />

utilizzare frasi o intercalari che non sono di aiuto per<br />

instaurare un buon dialogo (“non è vero?”, ”Come si<br />

dice?”, ”Mi capite?”).<br />

Non parlare mangiando le parole perché, a causa<br />

dell’emozione, si vorrebbe terminare in fretta.<br />

Mentre si parla non è opportuno guardare dalla<br />

finestra.<br />

Non controllare l’orologio mentre si parla. Si rischia di<br />

trasmettere ai presenti il desiderio che l’incontro finisca<br />

al più presto.<br />

Offrire un volto disteso; una faccia tirata e arrabbiata<br />

non è adatta alla predicazione.<br />

Le mani non vanno mosse bruscamente.<br />

Non si predica seduti, anche per un incontro la<br />

posizione eretta è preferibile, essa permette una visuale<br />

più ampia.<br />

Non fare gesti plateali, né assumere atteggiamenti<br />

artificiali.<br />

Non ci si appoggia alla parete, ad una colonna o altro.<br />

Rispettare il tempo e accorgersi quando la gente si<br />

muove sulla sedia o è particolarmente distratta. A quel<br />

punto è meglio chiudere l’incontro. E’ meglio<br />

concludere quando il tono dell’incontro è in fase<br />

175


ascendente, per quanto riguarda l’attenzione e<br />

l’interesse dell’assemblea, piuttosto che concludere<br />

perché tutti visibilmente stanchi.<br />

Non fare esempi sempre e solo di se stessi, partendo<br />

dal proprio vissuto, ma attingere e offrire anche le<br />

esperienze di altre persone.<br />

Prima di cominciare l’incontro dedicare qualche<br />

momento per raccogliersi in preghiera, da soli o con gli<br />

altri membri dell’équipe, davanti alla Parola.<br />

Non scoraggiarsi se c’è poca gente all’incontro, ci<br />

sostenga il pensiero che il Signore ha dato la vita per<br />

ogni singolo uomo. Non siamo tesi se una persona più<br />

capace di noi è presente al nostro incontro, non<br />

predichiamo per essere graditi agli uomini (non solo e<br />

non principalmente), ma per dare testimonianza della<br />

nostra fede e della misericordia di Dio.<br />

Quando si trasmette un’esperienza fare attenzione a<br />

dare l’umanità del nostro cammino. Il negativo vissuto<br />

ma redento da Dio, nelle scelte anche sofferte per<br />

modificare il nostro vivere, danno speranza a chi vive<br />

le nostre stesse difficoltà senza però trovare via di<br />

uscita. Non dobbiamo sembrare degli angeli, né<br />

persone “straordinarie” tanto lontane dalle lotte<br />

quotidiane. La gente deve sentirci persone come loro,<br />

amiche, che lottano e soffrono ma non da sole.<br />

Dobbiamo alimentare la speranza che le cose possono<br />

cambiare se ci lasciamo amare da Dio. Credere che la<br />

gente non è alla ricerca dei nostri sbagli per il gusto di<br />

trovarci imperfetti (cosa che è inoltre scontata), ma<br />

cerca elementi che possano farci sentire vicini. A noi la<br />

responsabilità di infondere una visione più positiva<br />

della vita e un desiderio nuovo di Dio.<br />

Scrivere l’incontro aiuta a fissarne le parti, lo sviluppo<br />

e facilita l’esposizione finale.<br />

176


6.5. SCHEMA DI UN INCONTRO<br />

Introduzione: cominciare pregando o farlo subito dopo<br />

le presentazioni attraverso una semplice dinamica che<br />

crei, il più possibile, un clima di famiglia. Non siamo lì<br />

per fare una conferenza, ma per donare la Parola di<br />

Dio. Mettersi in un atteggiamento di vera umiltà.<br />

Motivazione iniziale: creare un interesse. Non<br />

vogliamo dare un messaggio scontato, ma fare in modo<br />

che quella Parola sia percepita data a noi, oggi, per noi.<br />

Lettura della Parola: va scelto un solo brano, letto con<br />

chiarezza e solennità. Evitare di rimarcare i nomi di<br />

autori biblici.<br />

Ambientazione: come un pittore anche l’animatore<br />

deve saper dare colore, forma alle immagini. Aiutare le<br />

persone ad immedesimarsi nei personaggi, a vedere<br />

con gli occhi dell’immaginazione i luoghi, le situazioni,<br />

i sentimenti legati a quel brano biblico. Questo<br />

atteggiamento aiuta i presenti a leggere i propri<br />

sentimenti, reazioni alla luce della Parola.<br />

Applicazione: personalizzare la Parola chiedendosi che<br />

cosa essa dice a noi oggi, quali aspetti concreti del<br />

cammino devono essere rivisti alla sua luce. Non serve<br />

parlare se ciò che si dice non cambia la vita!<br />

Esemplificazione: un buon esempio può essere come<br />

la colonna vertebrale, la chiave che apre la porta del<br />

cuore, che dà una luce particolare. Una predicazione<br />

senza esempi è una strada in salita, pesante. Gli esempi<br />

danno riposo. Nel caso ci fosse un po' di sonnolenza<br />

essi risvegliano l’assemblea.<br />

Riassunto: riprendere in mano tutti gli elementi per<br />

rioffrirli all’assemblea. Questo serve per fissare il<br />

messaggio nella mente di chi ascolta.<br />

177


Preghiera finale: questo momento è importante per<br />

riportare ogni cosa detta, ogni proposta fatta, ogni<br />

impegno assunto a Colui che tutto rende possibile. <strong>Pe</strong>r<br />

cogliere se il messaggio è arrivato, si può proporre di fare<br />

un gesto fisico (mettersi in piedi, posare una mano<br />

all’altezza del cuore...).<br />

6.6) Via della predicazione:<br />

Via cosmologica, la natura è opera di Dio e lo fa<br />

intravedere. La natura offre molti dettagli che possono<br />

rendere valido il messaggio, aiutano a trasmettere la<br />

Parola di Dio.<br />

Via antropologica: tutto ciò che tocca la vita dell’uomo,<br />

la sua storia, le situazioni concrete di oggi...possono<br />

sostenere e illuminare l’idea che l’animatore desidera<br />

comunicare.<br />

Via della rivelazione: anche oggi Gesù rivela i segreti<br />

del suo cuore ai suoi amici, dona un insegnamento<br />

personale. Il buon predicatore non è quello che ripete<br />

ciò che ha letto o ascoltato, ma colui che ha imparato ai<br />

piedi di Gesù.<br />

Via del Magistero della Chiesa: è una via segnata dai<br />

Padri della Chiesa, dal Magistero. Questi scritti ci<br />

aiutano a scoprire nuovi messaggi. La conoscenza dei<br />

documenti che presentano il pensiero della chiesa sulla<br />

<strong>Missione</strong> sono indispensabili.<br />

In sede di incontro vanno presentati brani brevi di questi<br />

documenti, una lettura troppo prolungata avrebbe solo<br />

l’effetto di stancare tutti.<br />

6.7) Dove cercare il messaggio biblico:<br />

Le parabole. I dialoghi.<br />

I miracoli. Le preghiere.<br />

I personaggi. I luoghi.<br />

178


Le domande. Gli oggetti.<br />

Il messaggio può essere anche visualizzato attraverso il<br />

disegno ed ogni dettaglio di esso. Questi dettagli non<br />

devono essere molti (non più di sei). Il disegno con la<br />

relativa spiegazione aiutano l'animatore a situare il brano<br />

nel suo contesto e a trasmettere il messaggio che contiene.<br />

6.8) Le domande: devono guidare le idee perché non si esca<br />

dalla cornice stabilita dal tema e stimolano ad<br />

approfondire e a precisare.<br />

Chiariscono le posizioni di ciascun membro.<br />

Possono provocare cambiamenti di atteggiamento sia<br />

perché rimettono a fuoco l'obiettivo finale, sia perché<br />

aiutano a capire quali atteggiamenti sono di ostacolo.<br />

Esistono domande chiuse alle quali non si può<br />

rispondere che con un sì o un no: "E’ d’accordo con ciò<br />

che ha detto Piero?"<br />

Esistono domande aperte, che permettono di ampliare<br />

il dialogo, esse sono introdotte da alcune parole chiave:<br />

perché, come, quando, dove, chi, quanto..."<strong>Pe</strong>rché non è<br />

d'accordo con quanto ha detto Piero?"<br />

Esistono domande dirette: "Piero qual è il tuo parere<br />

su....?"<br />

Esistono domande indirette:" Cosa pensano Piero i tuoi<br />

vicini di....?"<br />

Esistono domande fatte a tutti in modo generale: "Voi<br />

tutti che cosa pensate di...?"<br />

Esistono domande formali: "Cosa pensare di questo<br />

problema? Cosa pensa la nostra società di questo problema?"<br />

Esistono domande mute: si fissa lo sguardo su una<br />

persona per evitare la domanda diretta.<br />

179


Esiste l'inversione della domanda. Nasce una<br />

domanda e l'animatore la ributta su colui che ha posto<br />

quella domanda: "...e tu cosa ne pensi?".<br />

Esiste il rilancio della domanda. Posta la domanda<br />

l'animatore la rinvia a tutto il gruppo perché sia lui a<br />

trovare una risposta.<br />

6.9) Saper fare le domande: con ogni intervento si va a<br />

toccare la sfera affettiva delle persone e quindi importante<br />

capire che il mio comportamento è determinante per le<br />

reazioni dell'altro.<br />

L'interrogato si sentirà spronato a rispondere senza<br />

atteggiamenti difensivi se le mie domande saranno<br />

chiare e senza secondi fini.<br />

Le domande devono essere ben precise e legate al tema<br />

che si sta trattando. Devono essere generali per lasciare<br />

la persona libera nel rispondere<br />

Le domande a seconda di come sono poste<br />

condizionano il tipo di risposta: "Trovate che in ciò che si<br />

è detto ci siano degli elementi interessanti?" La persona che<br />

risponderà sarà portata a elencare gli aspetti più<br />

positivi. "Quali sono gli aspetti di questo intervento con i<br />

quali non siete d'accordo?" La persona che risponderà<br />

dirà senza dubbio il suo disaccordo.<br />

Più lo scambio di idee sarà semplice e naturale, più<br />

esso sarà proficuo.<br />

Essere comprensivi e, ottenuta una determinata risposta,<br />

non cediamo alla tentazione di dare inevitabilmente il<br />

nostro consiglio o consiglietto. Lasciare che la risposta sia<br />

accolta così come ci è stata data.<br />

6.10) Cosa evitare?<br />

180


Non vanno poste troppe domande all’assemblea. Le<br />

persone si stancano, si disperdono. Il cuore del<br />

messaggio non viene donato, l’incontro risulta troppo<br />

spezzettato.<br />

Attenzione alla qualità delle domande, che siano brevi<br />

(l’animatore non parli troppo), chiare (senza<br />

sottointesi), facili (per non scoraggiare o umiliare il<br />

gruppo).<br />

Attenzione alla forma, che siano varie (non devono<br />

essere ripetitive), efficaci (comportino una possibilità<br />

di risposta), evolutive (permettano di avanzare nella<br />

ricerca).<br />

Attenzione alle persone, la domanda non obblighi la<br />

persona a dare una risposta determinata, ma gli dia libertà<br />

di contenuto. Se per timidezza la persona interrogata non<br />

risponde subito, bisogna saper aspettare e sdrammatizzare.<br />

6.11) La lavagna: facilita la comprensione e permette di<br />

seguire meglio il filo del discorso.<br />

Fissa l’attenzione<br />

E’ centro di attrazione.<br />

Evita la dispersione.<br />

Colpisce l’immaginazione.<br />

Ciò che è scritto fissa l’accordo.<br />

Facilita la sintesi.<br />

6.12) Cosa scrivere sulla lavagna?: evitare di prendere nota<br />

di tutto.<br />

Scrivere le idee principali.<br />

Notare i punti su cui l’assemblea è d’accordo.<br />

Scrivere le idee che richiedono una certa riflessione.<br />

Scrivere le idee che concentrano il gruppo sul tema.<br />

Annotare le conclusioni parziali e finali.<br />

181


6.13) Come scrivere sulla lavagna: avere le idee chiare su ciò<br />

che si vuole scrivere per non mostrare esitazione.<br />

Se la lavagna è piccola non riempirla completamente; è<br />

preferibile cancellare ogni tanto ciò che appare in più.<br />

Scrivere utilizzando il gesso bianco, quello colorato serve<br />

per evidenziare le idee principali.<br />

La lavagna è un mezzo pedagogico semplice e alla portata<br />

di tutti, del quale servirsi il più possibile.<br />

7) DOPO L’INCONTRO<br />

Cercare il confronto e la verifica con gli altri membri<br />

dell’équipe.<br />

Prendere nota delle idee che possono essere nate<br />

durante l’incontro.<br />

Confidare in Dio qualora ci si rendesse conto di aver<br />

tralasciato qualcosa di importante; il Signore saprà<br />

correggere i nostri errori e colmare i nostri vuoti nel<br />

cuore di chi ci ha ascoltato.<br />

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