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Leggi il formato PDF - Ordine degli Avvocati di Lecco

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QUADRIMESTRALE EDITO DALL’ORDINE AVVOCATI DI LECCO<br />

Anno XXII - N.3/2012


2<br />

Fondatore e Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />

Renato Cogliati<br />

Stampa:<br />

MapeR - Renate (Mi)<br />

Autorizzazione n. 2/91 del tribunale <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />

SOMMARIO<br />

Quando avremo <strong>il</strong> Nuovo Tribunale? …………………… pag. 3<br />

Il Latino del <strong>di</strong>ritto …………………………………… “ 8<br />

Ma non erano infallib<strong>il</strong>i? …………………………… “ 8<br />

L’inammissib<strong>il</strong>ità dell’appello ………………………… “ 9<br />

La riforma…riformata ………………………………… “ 11<br />

Compenso dell’Avvocato e prescrizione presuntiva:<br />

due interessanti pronunce della Cassazione …………… “ 12<br />

Stalking informatico ………………………………… “ 12<br />

Colpa me<strong>di</strong>ca e ruolo <strong>di</strong>fensivo ……………………… “ 13<br />

Hans Kelsen: chi era costui? ………………………… “ 15<br />

Lettera idealmente in<strong>di</strong>rizzata all’Avv. Giuseppe Bova … “ 20<br />

VI Convegno Nazionale La.P.E.C. ……………………… “ 21<br />

Norme deontologiche ………………………………… “ 21<br />

Sentenze della Corte <strong>di</strong> Cassazione in materia <strong>di</strong> deontologia “ 23<br />

Franco Necchi: Antologica …………………………… “ 30<br />

Do<strong>di</strong>ci lune ………………………………………… “ 31<br />

Cerco/Offro ………………………………………… “ 31<br />

In giro per librerie …………………………………… “ 31<br />

In giro per mostre …………………………………… “ 32


Quando avremo <strong>il</strong> Nuovo Tribunale?<br />

L’intervento dell’Avv. Giuseppe Pozzoli,<br />

pubblicato su Toga Lecchese n. 2/2012,<br />

successivo ad un mio articolo riportato<br />

sull’ultimo numero del 2011, ha aperto un<br />

<strong>di</strong>battito cui è opportuno dar seguito.<br />

Interlocutore primario è senza dubbio<br />

l’Assessore ai Lavori Pubblici del Comune<br />

<strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>, Avv. Francesca Rota, alla cui<br />

cortesia ho fatto appello per avere i<br />

ragguagli tecnici e le tavole <strong>di</strong> progetto<br />

(quelle pubblicab<strong>il</strong>i perché non coperte<br />

da riservatezza) che <strong>di</strong> seguito vengono<br />

riportati.<br />

Partiamo da monte. Quali interventi<br />

comprende <strong>il</strong> progetto Tribunale?<br />

Il progetto Tribunale comporta l’ erezione<br />

della Torre, la creazione del parcheggio,<br />

nella parte sovrastante oltre ad un piano<br />

interrato, e dovrà riguardare più avanti<br />

la ristrutturazione della vecchia sede del<br />

Tribunale.<br />

Ad oggi è realizzata la struttura della<br />

Torre e del Parcheggio nell’ambito <strong>di</strong> un<br />

progetto unico.<br />

Parcheggio: due parole sullo stesso<br />

Il parcheggio è costituito dalla superficie<br />

<strong>di</strong> Piazza Affari che verrà ut<strong>il</strong>izzata quale<br />

parcheggio pubblico ed eventualmente, in<br />

limitate occasioni, per manifestazioni.<br />

In sostanza come avveniva prima dei<br />

lavori.E’ inoltre previsto un piano interrato,<br />

ad uso esclusivo del Palazzo <strong>di</strong> Giustizia,<br />

destinato al parcheggio <strong>di</strong> automezzi e ad<br />

archivio.<br />

Questa prima parte <strong>di</strong> opere è<br />

totalmente finanziata?<br />

Abbiamo avuto un finanziamento<br />

parziale. Le opere realizzate ad oggi sono<br />

state interamente finanziate.<br />

Per queste è in corso <strong>il</strong> collaudo Statico<br />

ed Amministrativo in quanto, come noto,<br />

al termine <strong>di</strong> un appalto occorre fare <strong>il</strong><br />

collaudo.<br />

Sono stati in sostanza totalmente<br />

ut<strong>il</strong>izzati i fon<strong>di</strong> stanziati per <strong>il</strong><br />

parcheggio e la torre?<br />

In effetti sono ancora a <strong>di</strong>sposizione circa<br />

€ 4.700.000,00 riferiti al finanziamento<br />

dello Stato che da soli però non sono<br />

sufficienti.<br />

Occorre, per <strong>il</strong> completamento globale<br />

della Torre e del Parcheggio, la somma<br />

<strong>di</strong> circa € 7.700.000,00 <strong>di</strong> cui circa €<br />

4.700.000,00 già finanziati.<br />

Con la somma totale <strong>di</strong> circa €<br />

7.700.000,00 Torre e Parcheggio potrebbero<br />

essere pronti, chiavi in mano.<br />

Se ho ben compreso, la superficie<br />

della Torre è quasi identica a quella<br />

del vecchio Tribunale?<br />

Sì, all’incirca le superfici sono identiche.<br />

La prospettiva dell’Amministrazione<br />

Comunale è quella <strong>di</strong> riportare, terminate<br />

le opere <strong>di</strong> completamento <strong>di</strong> Torre e<br />

Vista dalla Piazza Affari<br />

Parcheggio, parte <strong>degli</strong> Uffici Giu<strong>di</strong>ziari in<br />

centro città.<br />

Questa operazione <strong>di</strong> rientro in centro<br />

città consentirebbe un risparmio annuale<br />

da parte dell’Amministrazione Pubblica <strong>di</strong><br />

circa € 600.000,00.<br />

Il ritorno in centro città in un tempo<br />

ragionevole e’ un obiettivo che gli<br />

avvocati ritengo sottoscriverebbero.<br />

Il Comune ha previsto nel piano triennale<br />

delle opere pubbliche 2012/2014 <strong>di</strong> farsi<br />

carico dei € 3.000.000,00 occorrenti per <strong>il</strong><br />

completamento <strong>di</strong> Torre e Parcheggio.<br />

Questo è <strong>il</strong> primo passo.<br />

Il Patto <strong>di</strong> Stab<strong>il</strong>ità, che ha ulteriormente<br />

ristretto negli ultimi mesi la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

spesa <strong>degli</strong> Enti Locali, non consente in<br />

sostanza <strong>di</strong> poter ut<strong>il</strong>izzare i 3.000.000,00<br />

€ destinati dal Comune.<br />

Al <strong>di</strong> là della questione economica,<br />

nello scorso mese <strong>di</strong> Settembre,<br />

3


l’Amministrazione Comunale ha provveduto<br />

ad approvare <strong>il</strong> Progetto <strong>di</strong> completamento<br />

<strong>di</strong> Torre e Parcheggio, inviandolo al<br />

Provve<strong>di</strong>torato Opere Pubbliche della<br />

Lombar<strong>di</strong>a per i necessari incombenti, ciò in<br />

quanto, trattandosi <strong>di</strong> opere con intervento<br />

statale, è necessario <strong>il</strong> preventivo parere <strong>di</strong><br />

tale ufficio.<br />

Una volta intervenuta l’approvazione da<br />

parte del Provve<strong>di</strong>torato Opere Pubbliche,<br />

si potrebbe, ottenuto “lo sblocco” dei €<br />

3.000.000,00, provvedere all’appalto con<br />

<strong>il</strong> completamento delle opere in <strong>di</strong>ciotto<br />

mesi.<br />

In relazione al prof<strong>il</strong>o finanziario,<br />

l’Amministrazione Comunale non si è<br />

limitata a prendere atto dei vincoli riferiti<br />

al Patto <strong>di</strong> Stab<strong>il</strong>ità.<br />

Approfittando della possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

ottenere un finanziamento sul cosiddetto<br />

Piano Città, riferito al completamento <strong>di</strong><br />

Opere Cantierab<strong>il</strong>i, ha chiesto al Ministero<br />

Vista dal Lungolago<br />

4<br />

<strong>di</strong> finanziare per € 3.000.000,00 sia la Torre<br />

che <strong>il</strong> Parcheggio.<br />

Ovviamente, nel caso si ottenesse<br />

tale finanziamento, verrebbero in pratica<br />

aggirati i vincoli del Patto <strong>di</strong> Stab<strong>il</strong>ità.<br />

Nel corso dell’ultima assemblea<br />

avvocati, peraltro purtroppo come<br />

spesso accade poco partecipata da<br />

parte dei colleghi, si era vent<strong>il</strong>ata<br />

la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> chiedere un<br />

finanziamento anche alla Cassa <strong>di</strong><br />

Previdenza Forense.<br />

Grazie all’intervento dell’Avv. Furlani,<br />

per molti anni delegato alla Cassa, è<br />

stato fissato con gli organi <strong>di</strong> quest’ultima<br />

un appuntamento cui ho partecipato<br />

personalmente Venerdì 12 Ottobre 2012.<br />

Da tale incontro è emerso che la<br />

Cassa Previdenza, proprio in questi mesi,<br />

sta costituendo una Fondo Immob<strong>il</strong>iare<br />

chiamato “cicerone” nel quale far rientrare<br />

tutte le proprietà immob<strong>il</strong>iari della Cassa<br />

che raggiungono per ora solo <strong>il</strong> 20% del<br />

suo patrimonio. E’ interesse della Cassa<br />

ringiovanire tale patrimonio immob<strong>il</strong>iare e<br />

non è escluso che, dopo un approfon<strong>di</strong>mento<br />

da parte delle Commissioni tecniche<br />

interne del progetto, vi sia un interesse<br />

ad acquisire l’immob<strong>il</strong>e anche in due fasi:<br />

la prima a completamento della Torre e<br />

successivamente del Palazzo originario del<br />

Cereghini.<br />

Il tutto a lavori terminati.<br />

E’ un’ipotesi che <strong>il</strong> Comune ritiene <strong>di</strong><br />

dover approfon<strong>di</strong>re unitamente alla Cassa<br />

Previdenza.<br />

Capitolo interventi sulla vecchia<br />

sede del Tribunale, <strong>di</strong>chiarata non<br />

adeguata alle norme antisismiche.<br />

In effetti è così.<br />

La necessità del trasferimento è sorta<br />

a seguito <strong>di</strong> una verifica richiesta ai Vig<strong>il</strong>i


del Fuoco, verifica che ha <strong>di</strong>chiarato<br />

non conforme alle norme antisismiche <strong>il</strong><br />

vecchio palazzo.<br />

Tale certificazione <strong>di</strong> non conformità alle<br />

norme antisismiche ha portato a <strong>di</strong>sporre<br />

<strong>il</strong> trasferimento nella sede provvisoria <strong>di</strong><br />

Corso Promessi Sposi.<br />

Il vecchio Palazzo avrebbe potuto<br />

essere oggetto <strong>di</strong> manutenzione, seppur<br />

straor<strong>di</strong>naria, ma limitata non anche ad<br />

una ra<strong>di</strong>cale sistemazione delle strutture<br />

portanti come attualmente parrebbe<br />

necessitare a seguito dell’intervento <strong>di</strong><br />

Vig<strong>il</strong>i del Fuoco.<br />

Della necessità <strong>di</strong> applicare le più strette<br />

norme antisismiche alla vecchia sede del<br />

Tribunale si <strong>di</strong>scute ampiamente.<br />

Occorre, al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>rimere la vicenda,<br />

fare ulteriori verifiche <strong>di</strong> natura statica e <strong>di</strong><br />

natura normativa in ragione della necessità<br />

nel caso concreto <strong>di</strong> determinati standard<br />

antisimici.<br />

Chiarito ciò, si possono prospettare<br />

due possib<strong>il</strong>ità d’intervento aventi prof<strong>il</strong>o<br />

economico ben <strong>di</strong>verso tra loro.<br />

L’una, molto più gravosa, riferita alla<br />

necessità <strong>di</strong> intervenire sulla struttura<br />

portante e sulle fondazioni, l’altra<br />

configurante un intervento <strong>di</strong> sola<br />

manutenzione straor<strong>di</strong>naria.<br />

I costi, in un caso o nell’altro, sono<br />

assolutamente ben <strong>di</strong>versi tra loro; a gran<strong>di</strong><br />

linee una proporzione in termini <strong>di</strong> costi da<br />

uno a cinque.<br />

Comunque, ora la priorità è quella <strong>di</strong><br />

dar seguito al completamento della Torre<br />

e della Piazza con sottostante archivio e<br />

parcheggio e successivamente affrontare<br />

la questione del Vecchio Tribunale con<br />

l’imme<strong>di</strong>ata valutazione del trasferimento<br />

<strong>di</strong> Procura e Tribunale nella nuova struttura.<br />

Vista dalla Piazza Affari<br />

I restanti uffici, Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Pace e UNEP,<br />

potrebbero essere organizzati in altri<br />

ambiti.<br />

Peraltro i termini contrattuali consentirebbero<br />

all’Amministrazione Comunale la<br />

risoluzione del contratto in corso.<br />

Renato Cogliati<br />

5


Planimetrie<br />

6


Il Latino del <strong>di</strong>ritto<br />

Ha suscitato clamore me<strong>di</strong>atico l’incidente<br />

in cui è incorso David Cameron, che<br />

-durante un’intervista nel notissimo programma<br />

<strong>di</strong> Letterman- si è trovato in grave<br />

imbarazzo per non avere saputo tradurre <strong>il</strong><br />

sintagma latino Magna Charta che, come è<br />

noto (o dovrebbe essere noto a tutti) in<strong>di</strong>ca,<br />

con la più precisa denominazione <strong>di</strong> Magna<br />

Charta Libertatum, lo statuto inglese (ciò<br />

che rende ancora più grave la figuraccia<br />

del leader conservatore del Regno Unito),<br />

la cui promulgazione, avvenuta <strong>il</strong> 15 giugno<br />

1215, fu imposta dai feudatari al re d’Ingh<strong>il</strong>terra<br />

Giovanni Senzaterra.<br />

Composta <strong>di</strong> sessanta capitoli, <strong>il</strong> documento<br />

accoglieva le richieste baronali:<br />

dopo una premessa generale, relativa alla<br />

libertà e alla inviolab<strong>il</strong>ità della Chiesa e<br />

dei citta<strong>di</strong>ni, nonché le libertà e le consuetu<strong>di</strong>ni<br />

delle città, dei borghi e dei porti, la<br />

Magna Charta regolava i conflitti feudali,<br />

conferendo particolari prerogative al ceto<br />

baronale.<br />

La parte seguente si occupava della<br />

magistratura, sia centrale che locale (in<br />

particolare, la “Court of common” venne<br />

inse<strong>di</strong>ata definitivamente a Westminster),<br />

dei <strong>di</strong>ritti dei proprietari terrieri e della <strong>di</strong>-<br />

Ma non erano infallib<strong>il</strong>i?<br />

Non sono in alcun modo contrario all’ut<strong>il</strong>izzo<br />

<strong>di</strong> meto<strong>di</strong> scientifici nell’ambito delle<br />

indagini penali:auspico anzi che la Giustizia<br />

sia sempre più attrezzata ed efficiente<br />

nel contrasto al crimine.<br />

Mi ha tuttavia da sempre infasti<strong>di</strong>to – e<br />

non poco- una certa spocchia da parte dei<br />

cultori ed ut<strong>il</strong>izzatori <strong>di</strong> sim<strong>il</strong>e approccio<br />

investigativo accompagnata da un conseguente<br />

atteggiamento <strong>di</strong> sufficienza nei<br />

confronti dei meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali.<br />

8<br />

sciplina e relativa regolamentazione <strong>degli</strong><br />

scambi commerciali.<br />

Coerentemente con lo spirito del documento,<br />

esso conteneva –nella parte centrale-<br />

<strong>di</strong>sposizioni fortemente limitative<br />

del potere del re, come la creazione <strong>di</strong> una<br />

commissione <strong>di</strong> 25 feudatari che avevano<br />

<strong>il</strong> compito <strong>di</strong> imporre al sovrano <strong>il</strong> rispetto<br />

della Carta.<br />

Proprio per questo, <strong>il</strong> re Giovanni ottenne<br />

dal Papa, a cui aveva assicurato protezione<br />

e fedeltà, una bolla che annullava le <strong>di</strong>sposizioni<br />

dello Statuto, la cui efficacia fu riba<strong>di</strong>ta<br />

dopo la morte del sovrano dal consiglio<br />

che assunse <strong>il</strong> potere in luogo dell’ancora<br />

minorenne successore Enrico III.<br />

Negli anni successivi, la Charta Libertatum<br />

fu notevolmente ri<strong>di</strong>mensionata attraverso<br />

la limitazione dell’eccessivo potere<br />

acquisito dai feudatari e l’introduzione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sposizioni più favorevoli alla corona, assumendo,<br />

nell’anno 1125, l’aspetto definitivo.<br />

L’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cronaca, che ha coinvolto <strong>il</strong><br />

primo ministro inglese offre la favorevole<br />

opportunità <strong>di</strong> rivalutare l’importanza della<br />

lingua latina non solo per l’uomo <strong>di</strong> stato,<br />

ma anche per <strong>il</strong> giurista, non già come<br />

Fiuto investigativo, saper porre domande<br />

giuste a testimoni o spettatori <strong>di</strong> un reato<br />

parevano essere nel <strong>di</strong>re <strong>di</strong> questi soloni<br />

del nuovo corso-almeno fino a qualche<br />

tempo fa- solo vecchi arnesi destinati ad<br />

essere fatalmente spazzati via da provette<br />

ed affini.<br />

D’altronde alcuni br<strong>il</strong>lanti risultati ottenuti<br />

grazie a questa sorta <strong>di</strong> “Rivoluzione<br />

Copernicana” nelle inchieste,sembravano<br />

costituire un riscontro oggettivo a tale tesi.<br />

mero strumento <strong>di</strong> citazione dotta, ma quale<br />

<strong>di</strong>retta testimonianza che la formazione<br />

dell’avvocato non possa prescindere dallo<br />

stu<strong>di</strong>o e dalla conoscenza delle origini storiche,<br />

quin<strong>di</strong> risalenti al <strong>di</strong>ritto romano, dei<br />

principi dell’or<strong>di</strong>namento che regolano la<br />

vita dei consociati.<br />

Nonostante le recenti riforme <strong>degli</strong> or<strong>di</strong>namenti<br />

universitari, orientate in <strong>di</strong>rezione<br />

opposta, solo attraverso la conoscenza<br />

dell’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co che ha regolato<br />

la vita dei Romani in tre<strong>di</strong>ci secoli <strong>di</strong> storia,<br />

dalla fondazione <strong>di</strong> Roma alla morte<br />

dell’imperatore Giustiniano, <strong>il</strong> moderno<br />

operatore del <strong>di</strong>ritto potrà, dunque, veramente<br />

apprezzare e comprendere <strong>il</strong> contenuto<br />

delle <strong>di</strong>sposizioni normative che<br />

egli deve compulsare quoti<strong>di</strong>anamente<br />

nell’esercizio della propria attività, anche<br />

evitando le frequenti figuracce nell’ut<strong>il</strong>izzo,<br />

spesso in modo erroneo o ad<strong>di</strong>rittura a<br />

sproposito, <strong>di</strong> espressioni quali, ad esempio,<br />

periculum in mora, iura novit curia,<br />

iudex a quo, iudex ad quem o res iu<strong>di</strong>cata<br />

senza comprenderne appieno <strong>il</strong> significato<br />

ad esse sotteso.<br />

FedeRiCo peRgaMi<br />

Confesso <strong>di</strong> essermi sentito, a quel punto,<br />

un emarginando passatista,dato che<br />

proprio non riuscivo a scacciare dalla testa,<br />

nonostante le evidenze in contrario, una<br />

certa perplessità nei confronti del trionfalismo<br />

e della celebrazione riservati,con<br />

grande eco presso i mezzi <strong>di</strong> comunicazione,<br />

alle “tute bianche” ed ai loro avveniristici<br />

strumenti.<br />

In seguito sono però arrivati solenni<br />

naufragi processuali delle indagini basate


sulla mera scienza, previi fieri “litigi” tra<br />

luminari tradotti in corpose e contrastanti<br />

relazioni.<br />

In sintesi: per efferati e sconvolgenti fatti<br />

<strong>di</strong> sangue non si è giunti all’in<strong>di</strong>viduazione<br />

dei colpevoli.<br />

Non voglio affermare che si sarebbe pervenuti<br />

ad un opposto risultato se, in luogo<br />

<strong>di</strong> reazioni chimiche e sim<strong>il</strong>i, si fosse fatto<br />

ricorso all’acume dei “vecchi” marescialli o<br />

commissari, ma ritengo che sim<strong>il</strong>i sconsolanti<br />

esiti debbano indurre almeno a più <strong>di</strong><br />

una riflessione.<br />

Provo peraltro un certo ritegno ad esporre<br />

le mie in quanto temo <strong>di</strong> scadere nel<br />

pre<strong>di</strong>catorio, senza essere dotato <strong>di</strong> autorevolezza<br />

(anche) in questo senso o essere<br />

incline a tale atteggiamento.<br />

Dato però che debbo pur <strong>di</strong>re come la<br />

penso, supero la, spero compresa, ritrosia.<br />

Ritengo che soprattutto la scienza necessiti<br />

<strong>di</strong> essere accompagnata da una dote<br />

assai spesso <strong>di</strong>menticata e persino oggetto<br />

se non proprio <strong>di</strong> d<strong>il</strong>eggio,almeno <strong>di</strong> raffinata<br />

ed arrogante canzonatura: l’um<strong>il</strong>tà.<br />

Non per niente si parla (o si parlava) <strong>di</strong><br />

“um<strong>il</strong>tà scientifica” proprio per in<strong>di</strong>care <strong>il</strong><br />

corretto approccio a scoperte e metodologie<br />

<strong>di</strong> tal genere.<br />

Le sconfitte,anche se numerose, significative<br />

e cocenti, non debbono certo portare<br />

ad una reazione opposta e cioè a considerare<br />

la scienza medesima incompatib<strong>il</strong>e<br />

con un corretto cammino <strong>di</strong> indagine.<br />

Merita invece <strong>di</strong> essere negletta, perché<br />

nociva, la propalata convinzione “infallib<strong>il</strong>ista”<br />

che non porta a nulla, se non, in definitiva<br />

ed in molti casi all’insuccesso della<br />

Giustizia.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> pensare secondo me,<br />

per “fare un salto”nella letteratura e nella<br />

cinematografia, che personaggi come<br />

Maigret e <strong>il</strong> <strong>di</strong>messo tenente Colombo,non<br />

erano affatto sprovveduti nei confronti dei<br />

delinquenti, anche se con macchinari e liqui<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> contrasto sicuramente se la sarebbero<br />

cavata male, anzi malissimo.<br />

enRiCo RigaMonti<br />

L’inammissib<strong>il</strong>ità dell’appello<br />

Nello scorso mese <strong>di</strong> Luglio si è svolto un<br />

importante convegno a M<strong>il</strong>ano, dal titolo<br />

“L’inammissib<strong>il</strong>ità dell’appello: la redazione<br />

e la valutazione dei motivi tra norme e<br />

prassi”.<br />

Il convegno introdotto dal Dott. Giovanni<br />

Canzio, Presidente della Corte d’Appello <strong>di</strong><br />

M<strong>il</strong>ano, ha visto la partecipazione del Dott.<br />

Luigi Domenico Cerqua, Presidente della V<br />

Sezione della Corte d’Appello <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano e<br />

dell’Avv. Prof. Emanuele Fragasso jr, professore<br />

<strong>di</strong> procedura penale presso l’Università<br />

<strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova; moderatore<br />

l’Avv. Salvatore Scuto, Presidente della<br />

Camera Penale <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano.<br />

L’intento del convegno è stato quello <strong>di</strong><br />

<strong>il</strong>lustrare lo stato dell’arte su un istituto del<br />

<strong>di</strong>ritto processuale penale <strong>di</strong> vecchia data<br />

ma <strong>di</strong> relativamente nuova applicazione:<br />

l’inammissib<strong>il</strong>ità dell’appello prevista dal<br />

combinato <strong>di</strong>sposto <strong>degli</strong> artt. 581 e 591<br />

c.p.p.<br />

Il dott. Canzio ha delineato i caratteri<br />

principali dell’appello come mezzo <strong>di</strong> impugnazione<br />

parzialmente devolutivo, attraverso<br />

cui le parti chiedono al giu<strong>di</strong>ce ad<br />

quem <strong>di</strong> operare un controllo su una decisione<br />

<strong>di</strong> primo grado che ritengono viziata<br />

per motivi <strong>di</strong> fatto o <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> appello viene visto dall’or<strong>di</strong>namento<br />

giuri<strong>di</strong>co italiano come strumento<br />

<strong>di</strong> controllo e non come un nuovo giu<strong>di</strong>zio:<br />

a conferma <strong>di</strong> ciò, esso non presuppone<br />

necessariamente una nuova istruzione<br />

<strong>di</strong>battimentale, la quale ha carattere <strong>di</strong><br />

eccezionalità (art. 603 c.p.p), bensì è un<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> natura cartolare: <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce<br />

“legge” gli atti probatori del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

primo grado nei limiti delle richieste e dei<br />

motivi <strong>degli</strong> appellanti, senza, <strong>di</strong> regola, assumere<br />

nuove prove.<br />

Chiara, pertanto, la natura dell’appello<br />

come mezzo <strong>di</strong> impugnazione parzialmente<br />

devolutivo: <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce ha la medesima ampiezza<br />

<strong>di</strong> poteri decisori che caratterizza <strong>il</strong><br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> prime cure, ma la cognizione <strong>di</strong><br />

merito è limitata dai motivi <strong>di</strong> impugnazione.<br />

Di qui l’importanza <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere un atto <strong>di</strong><br />

appello che in<strong>di</strong>chi, ai sensi dell’art. 581<br />

c.p.p, “a) i capi o i punti della decisione<br />

ai quali si riferisce l’impugnazione b) le richieste<br />

c) i motivi, con l’in<strong>di</strong>cazione delle<br />

ragioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> fatto<br />

che sorreggono ogni richiesta”.<br />

La devoluzione al giu<strong>di</strong>ce ad quem deve<br />

pertanto avvenire per capi e punti e deve<br />

essere motivata.<br />

In base all’art. 591 c.p.p., nel caso in cui<br />

l’atto <strong>di</strong> appello non in<strong>di</strong>chi le ragioni in<br />

fatto e in <strong>di</strong>ritto dell’impugnazione, riferite<br />

a determinati capi e punti della sentenza<br />

impugnata, <strong>il</strong> Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> secondo grado pronuncerà<br />

un’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> inammissib<strong>il</strong>ità.<br />

L’inammissib<strong>il</strong>ità è <strong>di</strong>chiarata con or<strong>di</strong>nanza<br />

pronunciata de plano anche d’ufficio,<br />

motivata e ricorrib<strong>il</strong>e per Cassazione<br />

Il giu<strong>di</strong>ce, quando pronuncia l’inammissib<strong>il</strong>ità<br />

dell’impugnazione, <strong>di</strong>spone l’esecuzione<br />

del provve<strong>di</strong>mento impugnato.<br />

Il Prof. Fragasso jr ha spiegato in modo<br />

analitico i requisiti <strong>di</strong> ammissib<strong>il</strong>ità dell’impugnazione<br />

delineati dall’art. 581 lett. a) e<br />

c) c.p.p.<br />

Riba<strong>di</strong>ta la natura del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> appello<br />

come giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> quanto deliberato<br />

nel primo grado <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, e non come<br />

nuovo giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> merito, egli ha sottolineato<br />

come l’attività <strong>di</strong> controllo del giu<strong>di</strong>ce<br />

ad quem sia ontologicamente connessa<br />

all’iniziativa <strong>di</strong> parte, alla quale spetta <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>care al Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appello i capi e i punti<br />

della sentenza <strong>di</strong> cui chiede <strong>il</strong> controllo e la<br />

conseguente riforma.<br />

Secondo l’art 581 c.p.p., nell’atto <strong>di</strong> appello<br />

si devono in<strong>di</strong>care, a pena <strong>di</strong> inammissib<strong>il</strong>ità:<br />

lett. a) “i capi O * i punti della decisione<br />

ai quali si riferisce l’impugnazione”;<br />

ciò significa, ad esempio,<br />

impugnare <strong>il</strong> capo della sentenza che<br />

verte sulla responsab<strong>il</strong>ità sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o,<br />

(punto) dell’elemento soggettivo<br />

del reato, o dell’antigiuri<strong>di</strong>cità della<br />

condotta.<br />

Il Prof. Fragasso ha posto l’attenzione<br />

della platea sulla “O” <strong>di</strong> tipo non <strong>di</strong>sgiuntivo<br />

che si legge nella norma in questione,<br />

9


evidenziando la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> limitarsi ad<br />

impugnare un determinato capo della sentenza,<br />

ma non un punto in particolare: in tal<br />

caso saranno i motivi <strong>di</strong> appello ad in<strong>di</strong>viduare<br />

i punti della sentenza che la parte intende<br />

censurare. L’in<strong>di</strong>viduazione dei punti<br />

è proprio la ratio dell’in<strong>di</strong>cazione dei motivi<br />

in fatto e in <strong>di</strong>ritto da in<strong>di</strong>care nell’atto <strong>di</strong><br />

appello.<br />

lett. c) “i motivi, con l’in<strong>di</strong>cazione<br />

specifica delle ragioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e <strong>degli</strong><br />

elementi <strong>di</strong> fatto che sorreggono<br />

ogni richiesta”.<br />

A questo punto la domanda car<strong>di</strong>ne cui <strong>il</strong><br />

convegno si proponeva <strong>di</strong> dare una risposta<br />

che potesse rappresentare un in<strong>di</strong>cazione<br />

certa per gli operatori del <strong>di</strong>ritto: quale <strong>il</strong><br />

significato <strong>di</strong> “specificità”? E quali i confini<br />

<strong>di</strong> tale concetto?<br />

Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> appello non è un nuovo giu<strong>di</strong>zio,<br />

bensì un “giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> controllo”: <strong>il</strong><br />

giu<strong>di</strong>ce legge gli atti <strong>di</strong> primo grado solo<br />

in relazione ai motivi addotti nell’atto <strong>di</strong><br />

appello, in QUELLA determinata chiave,<br />

pertanto è fondamentale tracciare i binari<br />

su cui dovrà procedere la cognizione del<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appello.<br />

Ciò premesso, SPECIFICITA’ significa<br />

PRECISIONE e RIGORE nell’in<strong>di</strong>viduare i<br />

capi e i punti della sentenza che si intendono<br />

sottoporre al riesame del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

appello, nonché IDONEITA’ COMUNICATI-<br />

VA - anche lessicale - dell’in<strong>di</strong>cazione dei<br />

motivi <strong>di</strong> appello, volti a rendere percepib<strong>il</strong>e<br />

<strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> doglianza che si intende porre<br />

all’attenzione del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appello.<br />

Ciò si giustifica sulla base della ratio<br />

stessa dell’in<strong>di</strong>cazione dei motivi <strong>di</strong> appello,<br />

la quale assolve alla fondamentale<br />

funzione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare l’ambito e i limiti<br />

dell’effetto devolutivo – in conformità del<br />

famoso brocardo del tantum devolutum<br />

quantum appellatum – poiché, è proprio<br />

attraverso l’in<strong>di</strong>cazione delle parti della<br />

sentenza oggetto <strong>di</strong> impugnazione che viene<br />

in<strong>di</strong>viduato <strong>il</strong> devolutum.<br />

La prescrizione <strong>di</strong> specificità appare,<br />

dunque strettamente correlata all’assolvimento<br />

della funzione del motivo, che intanto<br />

può raggiungere <strong>il</strong> suo scopo in quanto<br />

sia formulato in termini tali da permettere<br />

l’esatta in<strong>di</strong>viduazione dell’error o, comunque,<br />

della violazione che si assume viziare<br />

la sentenza.<br />

La giurisprudenza, nel corso della sua<br />

10<br />

evoluzione, anche in campo processualciv<strong>il</strong>istico,<br />

è pervenuta alla conclusione che<br />

<strong>il</strong> motivo può definirsi specifico quando alle<br />

argomentazioni svolte nella sentenza vengano<br />

contrapposte quelle dell’impugnante,<br />

volte ad incrinare <strong>il</strong> fondamento logicogiuri<strong>di</strong>co<br />

delle prime; così inquadrato, tale<br />

criterio viene ritenuto sod<strong>di</strong>sfatto dalla giurisprudenza<br />

quando, in base ad un giu<strong>di</strong>zio<br />

ex ante, l’eventuale fondatezza dell’argomentazione<br />

priverebbe <strong>di</strong> base logica la<br />

sentenza impugnata (Cfr. sul punto Cass.<br />

SU, 20 settembre 1993, n. 9628).<br />

I motivi <strong>di</strong> appello, pertanto, per poter<br />

essere considerati specifici, devono tradursi<br />

in precise contestazioni incentrate<br />

sulle argomentazioni motivazionali della<br />

sentenza gravata, in modo da consentire<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare con precisione la violazione<br />

denunciata.<br />

Particolarmente chiara, sul punto, una<br />

recente massima :”E’ inammissib<strong>il</strong>e, per<br />

genericità, <strong>il</strong> motivo <strong>di</strong> impugnazione con<br />

<strong>il</strong> quale non si esaminano specificamente<br />

- per confutarle - le considerazioni svolte<br />

dal provve<strong>di</strong>mento impugnato: per l’effetto<br />

deve ritenersi inammissib<strong>il</strong>e, per mancanza<br />

della specificità del motivo prescritta<br />

dall’art. 581, lettera c), c.p.p., <strong>il</strong> ricorso per<br />

cassazione quando manchi l’in<strong>di</strong>cazione<br />

della correlazione tra le ragioni argomentate<br />

dalla decisione impugnata e quelle poste<br />

a fondamento dell’atto <strong>di</strong> impugnazione,<br />

che non può ignorare le affermazioni del<br />

provve<strong>di</strong>mento censurato senza appunto<br />

cadere nel vizio <strong>di</strong> “aspecificità”, che conduce,<br />

ex art. 591, comma 1, lettera c), c.p.p.,<br />

all’inammissib<strong>il</strong>ità del ricorso.”(Cass. Pen.,<br />

Sez. II, sentenza 13 ottobre - 18 novembre<br />

2009, n. 44038).<br />

I motivi <strong>di</strong> appello devono essere specifici<br />

e, cioè, rivolgere alla sentenza impugnata<br />

censure puntuali e precise, al cui esame<br />

resta delimitato l’ambito della cognizione<br />

in sede <strong>di</strong> gravame, senza possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ampliamenti<br />

successivi, la cui inammissib<strong>il</strong>ità<br />

è r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e d’ufficio (Cfr. sul punto Corte<br />

Suprema <strong>di</strong> Cassazione Ufficio del Massimario<br />

e del Ruolo - Relazione tematica:<br />

L oggetto dell’appello ed <strong>il</strong> requisito della<br />

specificità dei motivi Rel. 111 Roma,<br />

18.09.2006).<br />

Pare necessario, a questo punto, per<br />

completezza, riportare qualche massima<br />

recente che possa dare un’idea, sebbene<br />

a contrario, <strong>di</strong> cosa si debba intendere per<br />

specificità dei motivi <strong>di</strong> appello: “È inammissib<strong>il</strong>e,<br />

per genericità dei motivi, l’atto <strong>di</strong><br />

appello che si limiti alla reiterata prospettazione<br />

<strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i ed astratte spiegazioni<br />

della condotta contestata all’imputato,<br />

soprattutto quando le stesse siano state<br />

esaurientemente esaminate ed in concreto<br />

escluse dal giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> primo grado.”(Cass.<br />

Pen., sez. VI, 23 giugno 2011, n. 27068).<br />

Ed ancora: “È generico, con conseguente<br />

inammissib<strong>il</strong>ità dell’impugnazione, e<br />

nel caso <strong>di</strong> specie dell’atto d’appello, <strong>il</strong><br />

motivo che si limiti ad una generica in<strong>di</strong>cazione<br />

dell’articolo <strong>di</strong> legge asseritamente<br />

violato senza esplicitare chiaramente<br />

la censura mossa, e che non <strong>il</strong>lustri le<br />

ragioni dell’asserita erronea valutazione<br />

delle prove, arrestandosi alla prospettazione<br />

<strong>di</strong> astratte plurime spiegazioni dei<br />

comportamenti ascritti ai soggetti coinvolti<br />

dall’accertamento penale.”(Cass.<br />

Pen., sez. VI, 03 marzo 2011, n. 21873).<br />

Parimenti importante, d’altro canto, delimitare<br />

i confini della nozione <strong>di</strong> “Specificità”.<br />

In primis, SPECIFICITA’ non significa<br />

COMPLETEZZA: nell’atto <strong>di</strong> appello la parte<br />

non ha l’onere <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care TUTTI i motivi <strong>di</strong><br />

appello, purchè i motivi aggiunti investano<br />

QUEI capi e punti in<strong>di</strong>cati nell’atto <strong>di</strong> appello.<br />

E’ pertanto possib<strong>il</strong>e proporre argomentazioni<br />

ulteriori a sostegno della tesi<br />

espressa nell’atto <strong>di</strong> appello (tali argomentazioni<br />

nuove possono entrare a far<br />

parte del patrimonio conoscitivo devoluto<br />

al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appello anche attraverso una<br />

memoria <strong>di</strong>fensiva), purchè queste siano<br />

riconducib<strong>il</strong>i al devolutum.<br />

In secondo luogo, SPECIFICITA’ non significa<br />

FONDATEZZA: “specificità” non deve<br />

significare PERSUASIVITA’ o CONFERENZA<br />

dei motivi <strong>di</strong> appello, altrimenti si confonderebbe<br />

la pronuncia <strong>di</strong> inammissib<strong>il</strong>ità ex<br />

art. 581 c.p.p. con un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> manifesta<br />

infondatezza equivalente a quello previsto<br />

dall’art. 606 comma 3 c.p.p. previsto in<br />

seno al giu<strong>di</strong>zio in Cassazione, ma non nel<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> appello!<br />

SPECIFICITA’, PERTANTO, NON PUO’ SI-<br />

GNIFICARE PROGNOSI DI SUCCESSO DEL-<br />

LA TESI DIFENSIVA.<br />

Un particolare aspetto su cui tutti i relatori<br />

si sono soffermati è stata la relazione<br />

tra l’istituto de quo e l’obbligo <strong>di</strong> motivazio-


ne che grava in capo al giu<strong>di</strong>ce ai sensi del<br />

combinato <strong>di</strong>sposto <strong>degli</strong> artt. 192 comma<br />

1 e 546 comma 1 lett. e) c.p.p.<br />

E’ chiaro che se l’obbligo <strong>di</strong> addurre motivazioni<br />

specifiche a supporto dell’atto <strong>di</strong><br />

appello può <strong>di</strong>rsi realizzato solo laddove<br />

alle argomentazioni svolte nella sentenza<br />

vengano contrapposte quelle dell’impugnante,<br />

volte ad incrinare <strong>il</strong> fondamento<br />

logico-giuri<strong>di</strong>co delle prime, tale valutazione<br />

postula una sentenza <strong>di</strong> primo grado<br />

correttamente motivata.<br />

La motivazione in fatto della sentenza <strong>di</strong><br />

primo grado deve anch’essa essere redatta<br />

per capi e punti; nel caso in cui la sentenza<br />

<strong>di</strong> primo grado sia priva <strong>di</strong> motivazione non<br />

si può certo pretendere che i motivi <strong>di</strong> appello<br />

siano dotati <strong>di</strong> specificità!<br />

Da ultimo, l’intervento del Presidente<br />

Cerqua si è concentrato sull’aspetto “culturale”<br />

- nel senso <strong>di</strong> cultura giuri<strong>di</strong>ca in<br />

senso stretto - dell’istituto dell’inammissib<strong>il</strong>ità<br />

dell’appello.<br />

Egli ha ricordato come la pronuncia <strong>di</strong><br />

inammissib<strong>il</strong>ità per genericità dei motivi <strong>di</strong><br />

La riforma... riformata<br />

Il decreto ‘Fornero’ ha costretto <strong>il</strong> Comitato<br />

dei Delegati <strong>di</strong> Cassa Forense a mettere<br />

ancora mano all’assetto previdenziale<br />

<strong>degli</strong> avvocati sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della contribuzione<br />

che sotto quello dei trattamenti.<br />

La minaccia <strong>di</strong> introdurre per tutti <strong>il</strong> metodo<br />

<strong>di</strong> calcolo contributivo ha indotto la<br />

Cassa a deliberare alcune mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

che dovrebbero mettere in sicurezza <strong>il</strong> sistema.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento non è ancora pubblicato<br />

e in ogni caso dovrà passare al vaglio dei<br />

tre Ministeri vig<strong>il</strong>anti, che hanno tempi assai<br />

incerti per approvare le delibere delle<br />

Casse privatizzate.<br />

Se si comporteranno come col provve<strong>di</strong>mento<br />

del settembre 2011, che aumentava<br />

<strong>il</strong> contributo da corrispondere da parte<br />

dei pensionati dal 5 al 7%, a tutt’oggi non<br />

ancora approvato, gli avvocati potrebbero<br />

avere la gra<strong>di</strong>ta sorpresa <strong>di</strong> non vedersi aumentare<br />

i contributi subito.<br />

Ma purtroppo la mia è una previsione<br />

poco probab<strong>il</strong>e e soltanto consolatoria.<br />

Ve<strong>di</strong>amo in dettaglio cosa ha stab<strong>il</strong>ito<br />

la Cassa per rispondere tempestivamente<br />

alle richieste del Governo e avvicinare <strong>il</strong><br />

nostro metodo <strong>di</strong> calcolo retributivo al contributivo.<br />

Il contributo soggettivo passa dal 13%<br />

al 14% (14,5% dal 2017 e 15% dal 2021).<br />

Con abolizione del contributo obbligatorio<br />

appello non rappresenti una novità, perlomeno<br />

dal punto <strong>di</strong> vista normativo, benchè<br />

nella prassi si sia iniziata ad applicare solamente<br />

negli ultimi 5 o 6 anni, primo gra<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> crescita culturale che, alla<br />

luce della natura stessa del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> appello,<br />

impone alla parte che voglia vedere<br />

riformata una sentenza a sè sfavorevole <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>care specificamente i motivi a supporto<br />

delle proprie doglianze.<br />

Molti tra <strong>il</strong> pubblico hanno avanzato <strong>il</strong><br />

dubbio che tale istituto possa essere impiegato,<br />

<strong>il</strong>legittimamente, come strumento<br />

<strong>di</strong> deflazione <strong>di</strong> un sistema caratterizzato<br />

da un eccessivo carico giu<strong>di</strong>ziario.<br />

I relatori hanno cercato <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare<br />

questo allarme generale, da un lato riconoscendo,<br />

in astratto, la fondatezza <strong>di</strong> siffatta<br />

preoccupazione, ma dall’altro assicurando<br />

come, fino ad oggi, i numeri parlino chiaramente,<br />

e si tratta <strong>di</strong> cifre incompatib<strong>il</strong>i con<br />

un uso <strong>di</strong>storto dell’istituto dell’inammissib<strong>il</strong>ità:<br />

ad oggi, in me<strong>di</strong>a, solo <strong>il</strong> 7-8% <strong>degli</strong><br />

appelli vengono <strong>di</strong>chiarati inammissib<strong>il</strong>i, a<br />

fronte <strong>di</strong> dati europei ben più consistenti.<br />

dell’1% per la pensione modulare, che viene<br />

aggregato al 9% del contributo modulare<br />

volontario.<br />

Purtroppo la pensione modulare non è<br />

stata capita dagli avvocati, ma ha subito<br />

anche le conseguenze della crisi economica.<br />

Essa avrebbe dovuto integrare le pensioni,<br />

decurtate dalla riforma del 2009, ma<br />

pochi hanno sfruttato l’occasione della detraib<strong>il</strong>ità<br />

fiscale maggiore (quasi <strong>il</strong> doppio)<br />

<strong>di</strong> quella concessa ai premi per le pensioni<br />

integrative or<strong>di</strong>narie e pertanto l’opportunità<br />

<strong>di</strong> investire con sconto fiscale non è<br />

stata sfruttata.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento non è del tutto negativo<br />

perché a pari contribuzione si incrementerà<br />

la quota <strong>di</strong> pensione calcolata col metodo<br />

retributivo, giacché l’1% della modulare<br />

costituiva <strong>il</strong> montante su cui la pensione<br />

veniva calcolata col metodo contributivo,<br />

più penalizzante.<br />

Peraltro la riduzione ad un solo coefficiente<br />

<strong>di</strong> 1,40% (dei due esistenti <strong>di</strong> 1,50%<br />

su 3/4 e <strong>di</strong> 1,20% su 1/4), quale moltiplicatore<br />

dell’importo me<strong>di</strong>o della contribuzione,<br />

riduce sensib<strong>il</strong>mente le prestazioni,<br />

così come le riduce la mo<strong>di</strong>fica del numero<br />

<strong>degli</strong> anni <strong>di</strong> riferimento, che ora è stab<strong>il</strong>ita<br />

su tutti gli anni <strong>di</strong> contribuzione meno i<br />

peggiori cinque, mentre la riforma elimina<br />

l’esclusione e impone che <strong>il</strong> calcolo della<br />

D’altro canto, i relatori hanno sottolineato<br />

come, ad oggi, si assiste ad un collasso<br />

del processo penale, in un sistema in cui la<br />

quasi totalità delle sentenze <strong>di</strong> condanna<br />

vengono impugnate per motivi più o meno<br />

strumentali, come ad esempio promuovere<br />

<strong>il</strong> raggiungimento della prescrizione, realizzando<br />

così un uso patologico dello strumento<br />

<strong>di</strong> impugnazione, <strong>il</strong> che è tuttavia lecito,<br />

visto che <strong>il</strong> co<strong>di</strong>ce lo permette.<br />

Allo stesso modo, la legge impone alla<br />

parte una in<strong>di</strong>cazione precisa e rigorosa<br />

delle censure mosse alla sentenza <strong>di</strong> primo<br />

grado.<br />

Ciò premesso, e per concludere, i relatori<br />

hanno sottolineato come la riscoperta<br />

dell’istituto dell’inammissib<strong>il</strong>ità non ha, né<br />

deve avere, un intento deflattivo, bensì vuole<br />

e deve rappresentare un f<strong>il</strong>tro razionale<br />

delle impugnazioni, sulla base del principio<br />

<strong>di</strong> specificità dei motivi <strong>di</strong> impugnazione<br />

sancito dalla legge.<br />

annaMaRia appiani<br />

pensione si faccia su tutti gli anni <strong>di</strong>chiarati<br />

vali<strong>di</strong>.<br />

Il che rende <strong>il</strong> metodo <strong>di</strong> calcolo assai<br />

vicino a quello contributivo.<br />

Il contributo integrativo, già fissato dalla<br />

riforma sdel 2009 al 4% senza limiti <strong>di</strong><br />

tempo e ammesso dai Ministeri vig<strong>il</strong>anti<br />

soltanto sino al 2015, è stato confermato<br />

anche oltre <strong>il</strong> limite temporale imposto con<br />

provve<strong>di</strong>mento incongruente.<br />

Non si sa se nella miniriforma ci sono<br />

altre sorprese.<br />

Occorre peraltro r<strong>il</strong>evare che l’abolizione<br />

del contributo modulare obbligaiorio<br />

rischia <strong>di</strong> far venir meno la detraib<strong>il</strong>ità fiscale<br />

<strong>di</strong> tutti i contributi versati per la pensione<br />

modulare oltre <strong>il</strong> tetto or<strong>di</strong>nario dei<br />

cinquem<strong>il</strong>a euro e rotti.<br />

Questa è la torta che ci hanno preparato.<br />

Se volete anche la c<strong>il</strong>iegina eccovela<br />

subito: circolano conteggi attuariali molto<br />

riservati, e quin<strong>di</strong> per ora non verificab<strong>il</strong>i,<br />

in base ai quali le pensioni calcolate con<br />

i nuovi parametri non sarebbero più penalizzanti<br />

<strong>di</strong> quelle calcolate col metodo<br />

contributivo.<br />

Io non ci credo e quin<strong>di</strong> rinuncio alla c<strong>il</strong>iegina.<br />

Ma se siete golosi....<br />

CaRlo dolCi<br />

11


Compenso dell’avvocato e<br />

prescrizione presuntiva:<br />

due interessanti pronunce della<br />

Cassazione<br />

E’ un quesito che, in questi tempi <strong>di</strong> crisi<br />

economica, non <strong>di</strong> rado ci si pone al termine<br />

<strong>di</strong> una prestazione professionale, e<br />

ciò se si verrà puntualmente retribuiti dal<br />

committente. Questo perché può capitare<br />

che <strong>il</strong> cliente si trovi in una situazione <strong>di</strong><br />

insolvenza che gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> assolvere<br />

al proprio obbligo <strong>di</strong> retribuire l’avvocato.<br />

A tale negativa evenienza <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente si<br />

può porre rime<strong>di</strong>o.<br />

Certo è che, negli altri casi, ossia quando<br />

<strong>il</strong> committente è solvib<strong>il</strong>e, occorre non lasciare<br />

nel cassetto la notula, e quin<strong>di</strong> avere<br />

cura <strong>di</strong> sollecitare, perio<strong>di</strong>camente, <strong>il</strong> saldo<br />

delle proprie spettanze.<br />

Ciò per evitare gli effetti della prescrizione<br />

presuntiva.<br />

Tema appunto affrontato dalla Suprema<br />

Corte <strong>di</strong> Cassazione in una recentissima<br />

sentenza (02/10/2012 n. 16774).<br />

Esistono formule sacramentarli da rispettare<br />

nell’intimare <strong>il</strong> pagamento del proprio<br />

compenso, così da evitare <strong>il</strong> decorso <strong>di</strong><br />

quella prescrizione? Ecco la risposta dei<br />

giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> legittimità: “Va riba<strong>di</strong>to quanto al<br />

riguardo già affermato da questa Corte, e<br />

cioè, innanzitutto, che l’atto <strong>di</strong> costituzione<br />

in mora <strong>di</strong> cui all’art. 2119 c.c., idoneo ad<br />

integrare atto interruttivo della prescrizione<br />

ex art. 2943 ultimo comma, c.c. non è<br />

soggetto a rigore <strong>di</strong> forme, all’infuori della<br />

scrittura, e quin<strong>di</strong> non richiede l’uso <strong>di</strong> formule<br />

solenni né l’osservanza <strong>di</strong> particolari<br />

adempimenti, essendo sufficiente che <strong>il</strong><br />

cre<strong>di</strong>tore manifesti chiaramente, con uno<br />

scritto qualsiasi, <strong>di</strong>retto al debitore e portato<br />

comunque a sua conoscenza, la sua<br />

volontà <strong>di</strong> ottenere <strong>il</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento del<br />

proprio <strong>di</strong>ritto (in tal senso, Cass. 19 marzo<br />

1994 n. 2628, confermato <strong>di</strong> recente: Cass.<br />

4 maggio 2006 n. 10270; Cass. 24 maggio<br />

2005 n. 10926; Cass. 21 giugno 2002 n.<br />

9378)”.<br />

In altri termini, sempre a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quel Giu<strong>di</strong>cante<br />

“la richiesta del pagamento delle<br />

competenze costituisce atto <strong>di</strong> costituzione<br />

in mora, valido per l’interruzione della<br />

12<br />

prescrizione, senza bisogno <strong>di</strong> formule<br />

sacramentali, né della quantificazione del<br />

cre<strong>di</strong>to (potendo quest’ultimo essere non<br />

già determinato ma solo determinab<strong>il</strong>e nel<br />

suo ammontare: v. Cass. 14 maggio 1994<br />

n. 4712), avendo l’esclusivo scopo <strong>di</strong> portare<br />

a conoscenza del debitore la volontà<br />

del cre<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> ottenere <strong>il</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento<br />

delle proprie pretese”.<br />

Sempre in tema <strong>di</strong> prescrizione presuntiva,<br />

si annota un ulteriore sentenza della<br />

Cassazione, praticamente contestuale a<br />

quella sopra commentata (precisamente<br />

depositata <strong>il</strong> giorno prima, la n. 16818).<br />

Merita che ne siano trascritti alcuni<br />

passaggi perché consente <strong>di</strong> fare <strong>il</strong> punto<br />

sull’istituto in parola e <strong>di</strong> chiarire <strong>il</strong> riparto<br />

dell’onere probatorio, tra professionista<br />

e committente: “Orbene, la prescrizione<br />

presuntiva è fondata sulla presunzione <strong>di</strong><br />

adempimento dell’obbligo e implica <strong>il</strong> riconoscimento<br />

della esistenza del cre<strong>di</strong>to<br />

nella stessa misura richiesta dal cre<strong>di</strong>tore<br />

(in tal senso v., Cass. 15 maggio 2007 n.<br />

11195). Quanto alla ripartizione dell’onere<br />

probatorio, si riba<strong>di</strong>sce (Cass. n. 785 del<br />

1998) che, mentre <strong>il</strong> debitore, che ha eccepito<br />

la prescrizione presuntiva, è tenuto a<br />

provare <strong>il</strong> decorso del termine previsto dalla<br />

legge, grava sul cre<strong>di</strong>tore l’onere <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

la mancata sod<strong>di</strong>sfazione del cre<strong>di</strong>to<br />

e tale prova può essere fornita soltanto<br />

con <strong>il</strong> deferimento del giuramento decisorio,<br />

ovvero avvalendosi dell’ammissione<br />

fatta in giu<strong>di</strong>zio dallo stesso debitore che<br />

l’obbligazione non è stata estinta. Infatti è<br />

pacifico (cfr Cass. n. 19240 del 2004 e n.<br />

14249 del 2004) che, al fine <strong>di</strong> paralizzare<br />

l’eccezione presuntiva <strong>di</strong> pagamento, unici<br />

mezzi idonei sono l’ammissione, da parte<br />

del debitore che la opponga, <strong>di</strong> non avere<br />

estinto l’obbligazione, oppure <strong>il</strong> deferimento<br />

al debitore, da parte del cre<strong>di</strong>tore del cui<br />

<strong>di</strong>ritto sia stata opposta la prescrizione, del<br />

giuramento decisorio”.<br />

SeRgio VeRgottini<br />

Stalking<br />

informatico<br />

Nei numeri scorsi <strong>di</strong> Toga Lecchese è<br />

stato affrontato <strong>il</strong> tema dello stalking negli<br />

aspetti fondamentali e nelle peculiari<br />

caratteristiche.<br />

In quest’occasione intendo sottoporre<br />

all’attenzione dei lettori la figura dello<br />

stalking declinato in campo informatico.<br />

Fondamentale per ipotizzare <strong>il</strong> reato <strong>di</strong><br />

cui all’art. 612 bis c.p. è l’esistenza ad opera<br />

del reo <strong>di</strong> reiterate condotte minacciose<br />

e/o moleste tali da recare un grave stato<br />

d’ansia e <strong>di</strong> paura e ingene-rare nella vittima<br />

un timore fondato per l’incolumità della<br />

medesima esistenza.<br />

Le modalità e condotte attuative <strong>di</strong> questo<br />

reato si e-strinsecano o attraverso atti<br />

<strong>di</strong> minaccia (prospettazione <strong>di</strong> un evento<br />

futuro e funesto) oppure molestie.<br />

Se si vuole “tipizzare” i comportamenti<br />

del reo essi coincidono con la figura dell’ex<br />

partner risentito o bisognoso d’affetto in<br />

modo ossessivo, oppure respinto e/o deluso<br />

che intende riallacciare un rapporto<br />

e non si dà requie e pace e spesso adotta<br />

comportamenti violenti per raggiungere lo<br />

scopo prefissosi, ottenendo, invece al contrario,<br />

da parte della vittima designata un<br />

atteggiamento contrario e opposto e che<br />

determina e suscita stati d’ansia gravi e<br />

notevoli limitazioni alla libera determinazione<br />

della vittima.<br />

Ma gli strumenti tecnologici oggi <strong>di</strong>sposizione<br />

dei più possono trasformarsi in<br />

mezzi idonei a perpetrare questo <strong>il</strong>lecito?<br />

Per sciogliere <strong>il</strong> dubbio occorre ripensare<br />

<strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> molestia non più legato a<br />

comportamenti “classici” sopra in<strong>di</strong>viduati<br />

a titolo esemplificativo e coincidenti con<br />

condotte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo della sfera privata, ma<br />

allargarne l’orizzonte, inglobando qualsiasi<br />

azione e/o comportamento petulante, insistente<br />

ed intrusivo della libertà <strong>di</strong> autodeterminazione<br />

della vittima.<br />

In questo senso si è espressa la sentenza<br />

della cassazione n. 30294 del 24/6/11<br />

che considera nell’alveo dell’art. 612 bi<br />

c.p. la condotta <strong>di</strong> chi inoltra con insistenza<br />

numerosi sms alla vittima; non <strong>di</strong>verso<br />

l’orientamento sempre della Corte Supre-


ma n. 44593 del 29/4/11 e del 24/6/11 n.<br />

30294 a proposito dell’uso smodato del<br />

telefono e/o del telefonino, reputato quale<br />

atteggiamento <strong>di</strong> arrogante invadenza<br />

e d’intromissione continua e inopportuna<br />

dell’altrui sfera <strong>di</strong> libertà e pertanto sanzionab<strong>il</strong>e<br />

dall’art. 612 bis c.p.<br />

Sul punto la sentenza della cassazione n.<br />

40105 del 15/6/11 precisa che se è inapplicab<strong>il</strong>e<br />

tale sanzione se le molestie telefoniche<br />

sono episo<strong>di</strong>che e numericamente non<br />

significative, è altresì ovvio che essa potrà<br />

essere contestata allorché le telefonate siano<br />

notevoli e tali da recare e suscitare nel<br />

destinatario un <strong>di</strong>sagio e uno stato d’ansia<br />

e d’angoscia che potrebbe acuirsi sino a<br />

<strong>di</strong>venire un autentico danno alla salute psichica<br />

oltre che fisica.<br />

Anche la decisione del 19/4/10 n. 35514<br />

considera stalking informatico l’inoltro <strong>di</strong><br />

un abnorme numero <strong>di</strong> mes-saggi tramite<br />

face book o altri sim<strong>il</strong>i social network o<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> approcci telematici che ingenerino<br />

nella vittima un profondo <strong>di</strong>-sagio e<br />

timore.<br />

In conclusione se con l’introduzione del<br />

delitto <strong>di</strong> atti persecutori, <strong>il</strong> legislatore ha<br />

colmato una lacuna normativa, è altrettanto<br />

vero che le condotte riconducib<strong>il</strong>i al delitto<br />

<strong>di</strong> cui all’art. 612 bis c.p. sono sempre<br />

più numerose e ampie e sembrano trovarsi<br />

sempre più a proprio agio nel mondo delle<br />

innovazioni tecnologiche.<br />

luigi tanCRe<strong>di</strong> i<br />

Disegno <strong>di</strong> Franco Necchi<br />

Colpa me<strong>di</strong>ca e ruolo <strong>di</strong>fensivo<br />

Da poco più <strong>di</strong> un decennio si è sv<strong>il</strong>uppato,<br />

in modo esponenziale, <strong>il</strong> fenomeno dei<br />

processi per c.d. malpractice: ossia “cattiva<br />

pratica me<strong>di</strong>ca”.<br />

Le ragioni sono fac<strong>il</strong>mente in<strong>di</strong>viduab<strong>il</strong>i<br />

in un preciso quadro socio- culturale dai<br />

connotati evidenti.<br />

Innanzitutto viviamo una fase bulimica<br />

della “responsab<strong>il</strong>izzazione” penale.<br />

Dalla involuzione dell’<strong>il</strong>luminismo, esaurita<br />

la sua grande forza innovativa e vitale,<br />

è nata la forma degenerativa <strong>di</strong> un neo<strong>il</strong>luminismo<br />

fondato sulla velleitaria visione<br />

<strong>di</strong> una ragione che tutto può e tutto deve<br />

risolvere, senza più spazi per la fatalità, l’ineluttab<strong>il</strong>ità,<br />

l’inesigib<strong>il</strong>ità.<br />

Tutto deve essere spiegab<strong>il</strong>e, tutto evitab<strong>il</strong>e,<br />

tutto esigib<strong>il</strong>e.<br />

Tutto, quin<strong>di</strong>, deve avere un “responsab<strong>il</strong>e”.<br />

Nel campo me<strong>di</strong>co, poi, l’invenzione <strong>di</strong><br />

macchine e l’introduzione <strong>di</strong> tecnologie<br />

sempre più sofisticate e perfette, ha rafforzato<br />

e <strong>di</strong>ffuso la convinzione dell’impossib<strong>il</strong>ità<br />

dell’insuccesso, dell’ineluttab<strong>il</strong>e,<br />

dell’imponderab<strong>il</strong>e.<br />

Inoltre ogni aspetto della attività me<strong>di</strong>ca<br />

può essere “regolab<strong>il</strong>e” secondo canoni <strong>di</strong><br />

condotta cogenti e risolutivi <strong>di</strong> ogni possib<strong>il</strong>e<br />

situazione.<br />

Questa convinzione e questa concezione<br />

dell’attività me<strong>di</strong>ca ridotta a mera tecnica,<br />

costituiscono l’attuale generale modello <strong>di</strong><br />

approccio valutativo alle questioni riguardanti<br />

la pratica me<strong>di</strong>ca.<br />

Dalla situazione che ha storicamente<br />

caratterizzato la valutazione dell’intervento<br />

e <strong>degli</strong> esiti terapeutici in una prospettiva<br />

<strong>di</strong> totale insindacab<strong>il</strong>ità della condotta me<strong>di</strong>ca,<br />

si è passati alla situazione antitetica<br />

attuale, per la quale l’atto me<strong>di</strong>co è valutab<strong>il</strong>e<br />

e criticab<strong>il</strong>e da chiunque e <strong>il</strong> non conseguimento<br />

dell’esito salvifico presuppone<br />

un errore dell’operatore e, quin<strong>di</strong>, una sua<br />

responsab<strong>il</strong>ità penale.<br />

Questo scenario è stato innescato dal<br />

crollo – per certi versi, salutare - del principio<br />

<strong>di</strong> “autorità” o, meglio, <strong>di</strong> “autorevolezza”.<br />

Per cui mentre i me<strong>di</strong>ci, fino a un ven-<br />

tennio fa, erano ancora considerati (come<br />

del resto gli avvocati) portatori e depositari<br />

<strong>di</strong> una conoscenza “superiore”, quasi esoterica,<br />

non comprensib<strong>il</strong>e ai più e tale da<br />

non poter essere censurati per ciò che facevano,<br />

oggi si è passati ad una posizione<br />

opposta in cui, grazie ad un accentuato in<strong>di</strong>vidualismo<br />

privo <strong>di</strong> autocritica e <strong>di</strong> senso<br />

del limite, ognuno ritiene <strong>di</strong> poter giu<strong>di</strong>care<br />

e criticare chiunque.<br />

Tutti si ritengono in grado <strong>di</strong> capire tutto<br />

e interloquire su tutto.<br />

Anche <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co, quin<strong>di</strong> (e la sua attività),<br />

non è più uno “stregone” depositario <strong>di</strong><br />

una misteriosa conoscenza (visione certo,<br />

sbagliata e aberrante, tipica <strong>di</strong> una cultura<br />

della sottomissione e dell’ubbi<strong>di</strong>enza) ma è<br />

una persona che fa cose “normali”, normalmente<br />

giu<strong>di</strong>cab<strong>il</strong>i e censurab<strong>il</strong>i.<br />

Corollario, non trascurab<strong>il</strong>e, <strong>di</strong> questa<br />

prospettiva, appare quel f<strong>il</strong>one giurisprudenziale<br />

e dottrinale che, con riferimento<br />

alla figura del giu<strong>di</strong>ce considerato “peritus<br />

peritorum”, ne d<strong>il</strong>ata a <strong>di</strong>smisura la capacità<br />

decisionale, ancorandola semplicemente<br />

al valore <strong>di</strong> una “analisi logica” della<br />

catena causale – specie in fatti omissivi –<br />

confluita nel decesso del paziente o nell’esito<br />

insod<strong>di</strong>sfacente <strong>di</strong> una terapia.<br />

Il tema richiederebbe una vasta trattazione.<br />

Qui basterà accennare al fatto che considerare<br />

un giu<strong>di</strong>ce “peritus peritorum” appare,<br />

concettualmente, una contrad<strong>di</strong>zione<br />

in termini.<br />

Infatti, come si può considerare “più<br />

perito dei periti” quel giu<strong>di</strong>ce che, proprio<br />

perché non possiede è<br />

costretto a rivolgersi ad una “coscienza<br />

superiore” rispetto alla propria, nominando<br />

un perito ? (art.220 c.p.p.).<br />

Non è velleitario pensare che, riducendo<br />

l’interpretazione della catena causale<br />

<strong>di</strong> un evento terapeutico a meri collegamenti<br />

elaborati con i criteri della “logica<br />

elementare”, si possa davvero superare la<br />

eventuale incertezza del perito o si possa<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>sattenderne <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio?<br />

O si possa scegliere quale priv<strong>il</strong>egiare,<br />

13


fra contrastanti giu<strong>di</strong>zi peritali?<br />

L’idolatria per una “ragione” che tutto<br />

può comprendere, trova troppo spesso,<br />

nella presunzione del giu<strong>di</strong>cante, <strong>il</strong> solo<br />

fondamento <strong>di</strong> un verdetto inaccettab<strong>il</strong>e.<br />

A esasperare <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare del contenzioso<br />

me<strong>di</strong>co, interviene la ormai invasiva cultura<br />

dell’attuale parossismo consumistico<br />

che trascina con sé, in una simbiosi inevitab<strong>il</strong>e,<br />

<strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> arricchimento , anche<br />

a prescindere dal merito e dal sacrificio;<br />

desiderio <strong>di</strong> cui sono testimonianza <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare<br />

dei giochi a premio e tutta la marea<br />

<strong>di</strong> iniziative orientate a far guadagnare vincite<br />

o vantaggi <strong>di</strong> pura sorte.<br />

In questa realtà, l’esito insod<strong>di</strong>sfacente<br />

<strong>di</strong> un trattamento terapeutico (sempre garantito<br />

da un impegno assicurativo) appare<br />

occasione troppo allettante perché non se<br />

ne approfitti per “fare cassa”.<br />

L’auspicato sbocco risarcitorio rappresenta<br />

un volano eccezionale per sospingere<br />

<strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare <strong>degli</strong> appetiti lucrativi <strong>degli</strong><br />

interessati, verso <strong>il</strong> contenzioso civ<strong>il</strong>e o<br />

penale.<br />

E’ in questo scenario che si alimenta <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>ffondersi del fenomeno giu<strong>di</strong>ziario relativo<br />

alla colpa me<strong>di</strong>ca in cui è chiamato ad<br />

operare l’avvocato del terzo m<strong>il</strong>lennio.<br />

Va subito detto che i processi per colpa<br />

me<strong>di</strong>ca presentano, rispetto al panorama<br />

generale del contenzioso penale, alcuni<br />

aspetti davvero peculiari.<br />

Innanzitutto sono peculiari per la particolarità<br />

del soggetto “accusato” .<br />

Infatti, l’accusa <strong>di</strong> malpractice, <strong>di</strong>versamente<br />

da quanto accade per qualsiasi altra<br />

tipologia <strong>di</strong> addebito penale , colpisce l’indagato<br />

non solo in quanto possib<strong>il</strong>e autore<br />

<strong>di</strong> una violazione co<strong>di</strong>cistica, ma anche<br />

gravandolo <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> negatività e<br />

<strong>di</strong> inadeguatezza proprio rispetto alla sua<br />

competenza professionale.<br />

L’accusa <strong>di</strong> malpractice, insomma, affligge<br />

<strong>il</strong> destinatario, per <strong>il</strong> fatto che suona<br />

quale mortificante messa in dubbio delle<br />

specifiche capacità professionali del me<strong>di</strong>co,<br />

più che per l’avvio del processo e per <strong>il</strong><br />

problema giu<strong>di</strong>ziario.<br />

Questo, oltre alla preoccupazione per<br />

l’esito del processo, è forse <strong>il</strong> maggiore<br />

elemento <strong>di</strong> sofferenza per l’interessato.<br />

Il quale, non va <strong>di</strong>menticato, <strong>di</strong> norma già<br />

vive <strong>il</strong> grande <strong>di</strong>sagio per l’esito infausto<br />

del suo comportamento terapeutico.<br />

14<br />

Il sospetto accusatorio materializzatosi<br />

nell’avvio del proce<strong>di</strong>mento penale, inoltre,<br />

suscita anche ulteriori prof<strong>il</strong>i <strong>di</strong> preoccupazione<br />

e <strong>di</strong> amarezza per le ricadute che la<br />

pendenza del proce<strong>di</strong>mento determina nella<br />

vita professionale del me<strong>di</strong>co, nei suoi<br />

rapporti con i colleghi, nella sua immagine<br />

verso altri operatori sanitari, nelle potenzialità<br />

lavorative, nei rapporti assicurativi,<br />

ecc. ecc.<br />

Aspetti molto più accentuati se <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co<br />

accusato fa parte <strong>di</strong> una struttura ospedaliera.<br />

Sì che nei confronti <strong>di</strong> costui è massimo<br />

l’interesse ad evitare l’azione penale (e i<br />

connessi aspetti risarcitori), fonte <strong>di</strong> una<br />

pressione psicologica talvolta devastante<br />

e sempre affliggente.<br />

Ma <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> malpractice è particolare<br />

anche rispetto alla posizione della<br />

persona offesa.<br />

Infatti, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accade per<br />

qualsiasi altro <strong>il</strong>lecito penale, nei reati <strong>di</strong><br />

colpa me<strong>di</strong>ca, l’offeso si sente doppiamente<br />

vittima: si sente vittima per essere stato<br />

fatto oggetto <strong>di</strong> un evento lesivo.<br />

Ma si sente ancor più vittima, in quanto<br />

tale evento lesivo gli sarebbe stato provocato<br />

proprio da colui al quale si era affidato<br />

per essere curato.<br />

Alla doglianza per l’offesa subita, insomma,<br />

<strong>il</strong> paziente aggiunge la “rabbiosa”<br />

contrarietà per un insuccesso che percepisce<br />

come tra<strong>di</strong>mento della fiducia riposta<br />

nel me<strong>di</strong>co.<br />

Fra questi due contrapposti grumi <strong>di</strong><br />

preoccupazioni, afflizioni, sofferenze, gli<br />

avvocati sono chiamati ad un compito che<br />

non può essere affrontato come accade<br />

per tutte le vicende giu<strong>di</strong>ziarie <strong>di</strong> cui si<br />

occupano, ma un compito più fortemente<br />

connotato <strong>di</strong> attenzione psicologica e sensib<strong>il</strong>ità<br />

deontica, <strong>di</strong> correttezza operativa e<br />

<strong>di</strong> obiettiva valutazione della realtà processuale.<br />

Il processo per “malpractice”, più <strong>di</strong> molte<br />

altre tipologie giu<strong>di</strong>ziarie, si attaglia a un<br />

modello <strong>di</strong>fensivo “virtuoso” e a un avvocato<br />

che sappia coniugare <strong>il</strong> suo ruolo <strong>di</strong><br />

parte con l’alta funzione <strong>di</strong> chi tale ruolo<br />

svolge nel rispetto dei canoni <strong>di</strong> un processo<br />

autenticamente “giusto”.<br />

Un processo in cui la valutazione <strong>degli</strong><br />

aspetti giu<strong>di</strong>ziari e dei risultati conseguib<strong>il</strong>i,<br />

deve essere caratterizzata da un alto<br />

grado <strong>di</strong> efficienza, un minimo grado <strong>di</strong><br />

“animosità” e nessuna rozza “partigianeria”.<br />

In questo complesso scenario oggettivo<br />

e soggettivo si svolge <strong>il</strong> fenomeno professionale-<br />

giu<strong>di</strong>ziario relativo alla c.d.<br />

“malpractice” e si dovrebbe <strong>di</strong>panare una<br />

professionalità esigente, modulata su parametri<br />

<strong>di</strong> un compito legale – sia quale <strong>di</strong>fensore<br />

dell’accusato, sia quale <strong>di</strong>fensore<br />

della persona offesa – svolto per tutelare<br />

i contrapposti interessi, nella attuazione<br />

autentica <strong>di</strong> un “processo giusto”.<br />

Parlare della particolare tipologia giu<strong>di</strong>ziaria<br />

riguardante i processi penali per<br />

mala pratica, significa, quin<strong>di</strong>, cogliere<br />

l’occasione per invocare, ancora una volta,<br />

quella figura <strong>di</strong> avvocato del terzo m<strong>il</strong>lennio,<br />

per la cui costruzione i tempi sono<br />

senz’altro maturi.<br />

Figura professionale che deve essere<br />

in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e, se vogliamo che <strong>il</strong> ceto forense<br />

acquisisca quella cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità e quella<br />

affidab<strong>il</strong>ità, oggi (ma non solo oggi) drammaticamente<br />

appannate.<br />

Il processo per responsab<strong>il</strong>ità me<strong>di</strong>ca,<br />

infatti, ha peculiarità tali da creare le<br />

con<strong>di</strong>zioni affinchè l’avvocato, sia esso <strong>di</strong>fensore<br />

dell’accusato, sia <strong>di</strong>fensore della<br />

persona offesa, possa affrontare <strong>il</strong> proprio<br />

mandato, nel rispetto della parte assistita,<br />

ma anche nel rispetto dei canoni comportamentali<br />

affinchè <strong>il</strong> “giusto processo”<br />

non sia solo una retorica declamazione del<br />

testo costituzionale, ma sia quel “processo<br />

giusto” cui, sia pure in modo un po’ pleonastico,<br />

la citazione costituzionale allude.<br />

Se lo scenario socio-politico mostra lo<br />

sfacelo generale <strong>di</strong> una collettività ottusamente<br />

e ciecamente sospinta verso <strong>il</strong> deca<strong>di</strong>mento<br />

dei valori fondamentali per ad una<br />

convivenza rasserenante e per prospettive<br />

<strong>di</strong> progresso civ<strong>il</strong>e, questo deve stimolare<br />

ancora <strong>di</strong> più <strong>il</strong> ceto forense affinchè operi<br />

in “controtendenza” per la riaffermazione<br />

<strong>di</strong> quei valori: la vicenda del contenzioso<br />

per colpa me<strong>di</strong>ca rappresenta una occasione<br />

estremamente importante in questa<br />

esaltante sfida nella quale l’avvocato può<br />

giocare un importante ruolo e costituire<br />

un non trascurab<strong>il</strong>e modello per la nostra<br />

società.<br />

Renato papa


Hans Kelsen: chi era costui?<br />

Hans Kelsen è nato a Praga l’11 ottobre<br />

1881.<br />

Di famiglia ebrea, stu<strong>di</strong>a scienze giuri<strong>di</strong>che<br />

a Vienna laureandosi in <strong>di</strong>ritto dello<br />

stato e f<strong>il</strong>osofia del <strong>di</strong>ritto.<br />

Dal 1911 al 1930 svolge attività <strong>di</strong> docenza<br />

presso l’Università <strong>di</strong> Vienna.<br />

Più precisamente, nel 1911 ottiene l’ab<strong>il</strong>itazione<br />

all’insegnamento universitario del<br />

<strong>di</strong>ritto pubblico e della f<strong>il</strong>osofia del <strong>di</strong>ritto,<br />

nel 1917 <strong>di</strong>viene professore straor<strong>di</strong>nario e<br />

nel 1919 or<strong>di</strong>nario.<br />

Pubblica la prima opera sulla dottrina<br />

dello stato in Dante Alighieri già nel 1905,<br />

quando era ancora studente; subito dopo<br />

inizia un intenso stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> teoria del <strong>di</strong>ritto<br />

che lo porterà già a formulare alcune tesi<br />

che troveremo meglio sv<strong>il</strong>uppate nelle opere<br />

successive.<br />

Dopo la presa del potere da parte dei nazisti<br />

in Germania si trasferisce in Svizzera,<br />

a Ginevra, nel 1933.<br />

Nel 1941, lascia la Svizzera e si trasferisce<br />

negli Stati Uniti, dove nel 1942 <strong>di</strong>viene<br />

professore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto internazionale presso<br />

l’Università <strong>di</strong> California (Berkley). Nel<br />

1952 torna a Ginevra in qualità <strong>di</strong> visiting<br />

professor e successivamente nel 1953 ritorna<br />

a Berkley dove morì <strong>il</strong> 19 apr<strong>il</strong>e 1973.<br />

Tra le Sue opere: Problemi fondamentali<br />

della dottrina del <strong>di</strong>ritto pubblico 1911,<br />

Dottrina Pura del Dirtitto 1934 (I e<strong>di</strong>z.),<br />

1960 (II e<strong>di</strong>z.), Teoria Generale del <strong>di</strong>ritto<br />

e dello Stato 1945, Teoria generale delle<br />

norme 1979.<br />

L’obiettivo primario della attività scientifica<br />

<strong>di</strong> Hans Kelsen è stato l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> una teoria globale del <strong>di</strong>ritto, nota<br />

come teoria (o dottrina pura del <strong>di</strong>ritto).<br />

I Lineamenti <strong>di</strong> dottrina pura del <strong>di</strong>ritto,<br />

apparsi nel 1934, espongono in maniera<br />

sintetica la teoria elaborata dopo più <strong>di</strong> un<br />

ventennio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e me<strong>di</strong>tazioni da Kelsen,<br />

in particolare ne La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto.<br />

Prima <strong>di</strong> addentrarci nello stu<strong>di</strong>o dei<br />

contenuti, occorre premettere brevi cenni<br />

circa la struttura dei Lineamenti <strong>di</strong> dottrina<br />

pura del <strong>di</strong>ritto (cui d’ora in poi faremo<br />

riferimento) e circa la genesi della versione<br />

italiana, <strong>di</strong> cui attualmente <strong>di</strong>sponiamo.<br />

Con riguardo alla struttura, è possib<strong>il</strong>e<br />

<strong>di</strong>stinguere due parti, la statica e la <strong>di</strong>namica.<br />

La parte statica comprende i primi 4 capitoli<br />

nei quali Kelsen propone <strong>di</strong> depurare<br />

le strutture giuri<strong>di</strong>che formali dai contenuti<br />

empirici e metafisici.<br />

In particolare, nei primi due capitoli che<br />

in questa sede esamineremo Kelsen <strong>di</strong>stingue<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto come oggetto specifico della<br />

dottrina pura del <strong>di</strong>ritto, tanto dai fatti <strong>di</strong><br />

natura, quanto dai valori della morale e<br />

della giustizia, osservando che i primi sono<br />

fenomeni appartenenti alla sfera dell’essere,<br />

mentre <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto appartiene alla sfera<br />

del dover essere e r<strong>il</strong>evando che i secon<strong>di</strong><br />

sono <strong>degli</strong> ideali irrazionali inaccessib<strong>il</strong>i<br />

alla conoscenza, mentre <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto è per sua<br />

natura conoscib<strong>il</strong>e e razionale.<br />

Nella <strong>di</strong>namica, si nota <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong><br />

porre a contatto <strong>il</strong> dover essere del <strong>di</strong>ritto<br />

con la sfera dell’essere cui appartengono i<br />

comportamenti umani che lo producono e<br />

lo applicano.<br />

In questo senso, è bene evidenziarlo (a<br />

scapito dei suoi detrattori), Kelsen riconosce<br />

i limiti del formalismo e sente l’esigenza<br />

<strong>di</strong> superarli. Sarebbe dunque sbagliato<br />

considerare la dottrina pura del <strong>di</strong>ritto<br />

come apoteosi del formalismo.<br />

Il testo <strong>di</strong>ffuso in Italia è stato tradotto<br />

in Italia da Renato Treves (1907-1992), <strong>il</strong><br />

padre della sociologia del <strong>di</strong>ritto. Come<br />

racconta Treves stesso, <strong>il</strong> suo rapporto con<br />

Kelsen ha origine nel 1932, allorchè Treves<br />

si recò in Colonia per avere delucidazioni<br />

sul pensiero kelseniano. Ne nacque una<br />

collaborazione, in seguito alla quale Treves<br />

iniziò a tradurre in italiano alcune opere <strong>di</strong><br />

Kelsen. Peraltro, in Italia la produzione <strong>di</strong><br />

Kelsen suscitò l’interesse <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong>osi a<br />

partire dal 1923 e fino a poco prima dell’inizio<br />

della guerra.<br />

In tal senso, le prime traduzioni, risalenti<br />

al 1952/1953 risultarono tar<strong>di</strong>ve, ma non<br />

per questo inopportune.<br />

Peraltro intorno a tali opere si levò un<br />

acceso <strong>di</strong>battito, in particolare con riguardo<br />

alla proposta kelseniana <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />

nettamente i campi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

indagine della scienza giuri<strong>di</strong>ca da quelli<br />

della sociologia e della politica.<br />

2. La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto<br />

I Lineamenti si aprono con un paragrafo<br />

intitolato “La purezza”.<br />

Sin dalle prime righe troviamo una definizione<br />

efficace <strong>di</strong> “dottrina pura del <strong>di</strong>ritto”.<br />

Scrive Kelsen:<br />

“La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto è una teoria<br />

del <strong>di</strong>ritto positivo. Del <strong>di</strong>ritto positivo<br />

semplicemente, non <strong>di</strong> un particolare or<strong>di</strong>namento<br />

giuri<strong>di</strong>co. E’ teoria generale del<br />

<strong>di</strong>ritto, non interpretazione <strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che<br />

particolari, statali o internazionali.<br />

Essa, come teoria, vuole conoscere<br />

esclusivamente e unicamente <strong>il</strong> suo oggetto.<br />

Essa cerca <strong>di</strong> rispondere alla domanda:<br />

che cosa e come è <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto, non però alla<br />

domanda: come esso deve essere o deve<br />

essere costituito. Essa è scienza del <strong>di</strong>ritto,<br />

non già politica del <strong>di</strong>ritto”.<br />

Analizziamo questa definizione complessa,<br />

in<strong>di</strong>viduando alcuni elementi costitutivi.<br />

In primo luogo, scrive Kelsen, la dottrina<br />

pura è una teoria del <strong>di</strong>ritto positivo.<br />

La cosa non stupisce, essendo, come<br />

noto, Kelsen un autorevole del giuspositivismo.<br />

E’ fac<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduare, dunque, anche <strong>il</strong> primo<br />

bersaglio polemico <strong>di</strong> Kelsen: <strong>il</strong> giusnaturalismo.<br />

Contro <strong>di</strong> esso, Kelsen adduce<br />

la soggettività dei valori morali che impe<strong>di</strong>rebbe<br />

una scienza oggettiva del <strong>di</strong>ritto<br />

naturale (soggettivismo etico).<br />

La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto è teoria del<br />

<strong>di</strong>ritto positivo “semplicemente”, ossia a<br />

prescindere da un particolare or<strong>di</strong>namento<br />

giuri<strong>di</strong>co positivo: sempre in questo senso<br />

essa non è interpretazione <strong>di</strong> norme particolari.<br />

Come precisa nel saggio La dottrina pura<br />

del <strong>di</strong>ritto e la giurisprudenza analitica ri-<br />

15


portato in appen<strong>di</strong>ce, la dottrina pura cerca<br />

<strong>di</strong> scoprire la natura del <strong>di</strong>ritto stesso, <strong>di</strong><br />

determinare la sua struttura e le sue forme<br />

tipiche in<strong>di</strong>pendentemente dal contenuto<br />

variab<strong>il</strong>e che presenta in epoche <strong>di</strong>verse<br />

e tra <strong>di</strong>versi popoli. In questo modo essa<br />

cerca <strong>di</strong> determinare i principi fondamentali<br />

nei quali può essere compreso qualsiasi<br />

or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co.<br />

Come teoria, prosegue Kelsen, <strong>il</strong> suo unico<br />

fine è quello <strong>di</strong> conoscere <strong>il</strong> suo oggetto.<br />

Essa risponde alla domana che cos’è <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>ritto, non già a quella che cosa <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

deve essere: quest’ultima è una domanda<br />

<strong>di</strong> politica e invece la dottrina pura del <strong>di</strong>ritto<br />

è scienza.<br />

Essa è una teoria del <strong>di</strong>ritto positivo pura,<br />

cioè rivolta soltanto al <strong>di</strong>ritto e a prescindere<br />

da tutto ciò che al <strong>di</strong>ritto è estraneo.<br />

Ed ecco dunque chiarita ed enunciata<br />

la finalità della dottrina pura: essa vuole<br />

liberare cioè la scienza del <strong>di</strong>ritto da tutti<br />

gli elementi che sono estraenei. Kelsen,<br />

dunque, fissa un principio <strong>di</strong> carattere metodologico.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un principio metodologico per<br />

nulla scontato: infatti, denuncia Kelsen,<br />

uno sguardo alla scienza tra<strong>di</strong>zionale del<br />

<strong>di</strong>ritto nel suo sv<strong>il</strong>uppo durante <strong>il</strong> corso dei<br />

secoli XIX e XX <strong>di</strong>mostra però chiaramente<br />

quanto questa sia ancora lontana dal<br />

rispondere a una tale esigenza <strong>di</strong> purezza.<br />

In modo del tutto acritico la giurisprudenza<br />

si è infatti mescolata con la psicologia e la<br />

biologia, con l’etica e la teologia.<br />

L’attacco <strong>di</strong> Kelsen a tale prassi è molto<br />

duro: “Oggi non esiste quasi più una scienza<br />

speciale nella quale <strong>il</strong> giurista non si<br />

creda competente; anzi, egli crede <strong>di</strong> poter<br />

accrescere la sua fama scientifica col prendere<br />

appunto in prestito elementi da altre<br />

<strong>di</strong>scipline, Con ciò, naturalmente, la vera<br />

e propria scienza giuri<strong>di</strong>ca va perduta”.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista metodologico, Kelsen fu<br />

rigoroso fino alla monotonia: nei suoi saggi<br />

sul <strong>di</strong>ritto egli continuamente riprese, rivide<br />

ed affinò <strong>il</strong> tema della purezza (metodologica),<br />

cioè dello stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>ritto in sè e<br />

per sè, senza influenze <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline.<br />

Ciò non toglie che comunque Kelsen si<br />

occupò anche <strong>di</strong> temi sociologici ed etici<br />

connessi con l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co, sempre<br />

però con la costante preoccupazione <strong>di</strong><br />

tener <strong>di</strong>stinta la metodologia giuri<strong>di</strong>ca da<br />

16<br />

quella delle altre <strong>di</strong>scipline.<br />

2.1. Il problema della purezza metodologica:<br />

un approfon<strong>di</strong>mento<br />

Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>retto riflesso della presa<br />

<strong>di</strong> posizione del Kelsen nel <strong>di</strong>battito sulla<br />

avalutatività nelle scienze sociali, <strong>di</strong>battito<br />

vivissimo nella Germania del primo 900.<br />

Il punto iniziale del <strong>di</strong>battito sulla avalutatività<br />

è tra<strong>di</strong>zionalmente considerato <strong>il</strong><br />

1904.<br />

Proprio nel 1904 Max Weber, Werner<br />

Sombart ed Edgar Jaffè entrano nella redazione<br />

della rivista “Archivio per la legislazione<br />

e la statistica” e, mutatone <strong>il</strong> titolo in<br />

“Archivio per la scienza e le politiche sociali”,<br />

pubblicano un articolo <strong>di</strong> Max Weber<br />

dal quale emerge chiaramente <strong>il</strong> programma<br />

dei nuovi redattori: Realizzare la <strong>di</strong>stinzione<br />

tra <strong>il</strong> conoscere e <strong>il</strong> valutare, cioè tra<br />

<strong>il</strong> compimento del dovere scientifico <strong>di</strong> vedere<br />

la verità dei fatti e <strong>il</strong> compimento del<br />

dovere pratico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i propri ideali.<br />

Tale manifesto rappresentava la <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> guerra a Schmoller ed alla scuola<br />

economica dei socialisti della cattedra, formatasi<br />

intorno alla sua rivista.<br />

Senza entrare nel merito della polemica<br />

sui giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, occorre evidenziare,<br />

ai fini <strong>di</strong> una corretta comprensione del<br />

testo kelseniano, che alle spalle delle due<br />

posizioni metodologiche in urto stanno due<br />

inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i visioni del mondo: da un lato<br />

<strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Schmoller crede che la scienza<br />

possa guidare l’azione sociale, armonizzando<br />

gli interessi in conflitto (e quin<strong>di</strong> non<br />

solo ammette i giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, ma anzi vi<br />

si fonda); dall’altro lato, <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Weber,<br />

invece, non crede a questa funzione attiva<br />

della scienza e la limita quin<strong>di</strong> alla descrizione<br />

oggettiva della realtà (bandendo ogni<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore dall’attività che aspiri ad<br />

essere scientifica)<br />

a) Presupposti neokantiani<br />

La purezza metodologica perseguita da<br />

Kelsen si fonda sull’avalutatività, <strong>di</strong> cui<br />

s’è parlato, e sull’unità sistematica della<br />

scienza: si ritorna quin<strong>di</strong> alla nuova nozione<br />

<strong>di</strong> scienza fondata sui presupposti<br />

f<strong>il</strong>osofici della scuola neokantiana.<br />

Secondo Kelsen, ogni scienza deve costituire<br />

un tutto metodologicamente unitario:<br />

pertanto, l’oggetto della scienza è<br />

determinato anzitutto dal suo metodo,<br />

dal suo modo <strong>di</strong> osservare e afferrare le<br />

cose.<br />

La scienza, cioè, non descrive entità<br />

come sono <strong>di</strong> per sè, ma piuttosto l’oggetto<br />

del sistema scientifico è costituito<br />

dall’angolo <strong>di</strong> visuale che a sua volta è<br />

definito dal modo in cui <strong>il</strong> problema è<br />

formulato e trattato.<br />

L’elemento centrale della scienza è <strong>il</strong> metodo,<br />

non l’oggetto e lo scienziato mira<br />

alla costruzione <strong>di</strong> una teoria formale,<br />

non sostanziale: queste le concezioni<br />

f<strong>il</strong>osofiche che Kelsen applica con estremo<br />

rigore alla teoria del <strong>di</strong>ritto.<br />

In particolare, <strong>il</strong> materiale empirico cui Kelsen<br />

applica questa metodologia è <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

positivo: in questo senso, la dottrina<br />

pura del <strong>di</strong>ritto si presenta come la più<br />

elaborata teoria del positivismo giuri<strong>di</strong>co<br />

(Mario G. Losano).<br />

b) La purezza metodologica<br />

In modo del tutto acritico la giurisprudenza<br />

è infatti mescolata con la psicologia<br />

e la sociologia, con l’etica e la<br />

teoria politica. Questa confusione può<br />

spiegarsi col fatto che queste scienze<br />

si riferiscono a fatti che, senza dubbio,<br />

sono strettamente connessi con <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto si propone<br />

<strong>di</strong> delimitare la conoscenza del <strong>di</strong>ritto<br />

nei confronti <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>scipline, non<br />

perchè ignori o ad<strong>di</strong>rittura neghi questa<br />

connessione, bensì perchè tenta <strong>di</strong> evitare<br />

un sincretismo metodologico che<br />

oscura l’esistenza del <strong>di</strong>ritto e cancella<br />

i limiti che le sono posti dalla natura del<br />

suo oggetto.<br />

Su questa premessa metodologica Kelsen<br />

fonda una dottrina che, presentandosi<br />

come meramente descrittiva, vuole eliminare<br />

ogni giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore nell’esposizione<br />

del <strong>di</strong>ritto.<br />

Proseguiamo nella lettura del testo:<br />

Il <strong>di</strong>ritto è un fenomeno sociale, la società<br />

è però un oggetto completamente<br />

<strong>di</strong>verso dalla natura, perchè è una connessione<br />

<strong>di</strong> elementi del tutto <strong>di</strong>versa. Se la<br />

scienza del <strong>di</strong>ritto non deve risolversi nella<br />

scienza della natura, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto deve essere<br />

allora staccato <strong>il</strong> più chiaramente possib<strong>il</strong>e<br />

dalla natura. Questo è però <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e per <strong>il</strong><br />

fatto che <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto [...] pare che, almeno per<br />

una parte del suo essere, stia nel campo<br />

della natura ed abbia un’esistenza del tutto


naturalistica. Se si analizza cioè un qualsiasi<br />

fatto considerato come <strong>di</strong>ritto, per<br />

esempio una deliberazione parlamentare<br />

[...] si possono <strong>di</strong>stinguere due elementi:<br />

l’uno è un atto sensib<strong>il</strong>mente percepib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

quale procede nello spazio e nel tempo, un<br />

acca<strong>di</strong>mento esteriore, per lo più un comportamento<br />

umano, l’altro è un significato,<br />

uno specifico significato quasi imminente o<br />

aderente a quest’atto o acca<strong>di</strong>mento.<br />

Questo significato, prosegue Kelsen, non<br />

può essere r<strong>il</strong>evato o sentito senz’altro<br />

nell’atto come un fatto esteriore; certamente<br />

però l’atto <strong>di</strong> per sè può <strong>di</strong>re qualcosa<br />

attorno al suo significato, può <strong>di</strong>chiarare<br />

<strong>il</strong> suo senso: in ciò, peraltro, risiede<br />

una particolare caratteristica del materiale<br />

oggetto della scienza sociale e particolarmente<br />

della conoscenza giuri<strong>di</strong>ca.<br />

L’aspetto esteriore è un fatto sensib<strong>il</strong>mente<br />

percepib<strong>il</strong>e perchè si svolge nel<br />

tempo e nello spazio, è un frammento <strong>di</strong><br />

natura che, come tale, è determinato secondo<br />

la legge <strong>di</strong> causalità.<br />

Ma questo fatto - scrive Kelsen - in quanto<br />

tale non è oggetto specifico della conoscenza<br />

giuridca e come tale non è nulla <strong>di</strong><br />

giuri<strong>di</strong>co.<br />

Ciò che trasforma questo fatto in un atto<br />

giuri<strong>di</strong>co (in un atto <strong>il</strong>lecito) è, non già la<br />

sua realtà <strong>di</strong> fatto, <strong>il</strong> suo essere naturale<br />

appartenente al sistema della natura e determinato<br />

causalmente, ma è bensì <strong>il</strong> senso<br />

oggettivo che è unito a questo atto: <strong>il</strong><br />

suo significato. Il fatto in questione ottiene<br />

infatti <strong>il</strong> suo senso specificatamente giuri<strong>di</strong>co,<br />

<strong>il</strong> suo particolare significato giuri<strong>di</strong>co,<br />

per mezzo <strong>di</strong> una norma che nel suo contenuto<br />

vi si riferisce e gli impartisce <strong>il</strong> significato<br />

giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> modo che l’atto possa<br />

essere qualificato secondo questa norma.<br />

La norma funziona così come schema qualificativo.<br />

Esaminiamo ora le conseguenze <strong>di</strong> una<br />

tale concezione nell’ambito giuri<strong>di</strong>co.<br />

La conoscenza giuri<strong>di</strong>ca, sostiene Kelsen,<br />

è rivolta a norme che danno o non danno<br />

a certi fatti <strong>il</strong> carattere <strong>di</strong> atti giuri<strong>di</strong>ci (o<br />

<strong>il</strong>leciti) e che sono esse stesse prodotte da<br />

tali atti giuri<strong>di</strong>ci.<br />

Quando certi atti naturali vengono qualificati<br />

come processi giuri<strong>di</strong>ci, ciò non significa<br />

altro che è loro attribuito un valore<br />

da norme <strong>il</strong> cui contenuto sta in una deter-<br />

minata corrispondenza con l’avvenimento<br />

effettivo. Quando <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce stab<strong>il</strong>isce come<br />

accaduto un fatto concreto, per esempio<br />

un delitto, egli rivolge anzitutto la sua conoscenza<br />

a un ente naturale. La sua conoscenza<br />

<strong>di</strong>venterà però giuri<strong>di</strong>ca soltanto<br />

quando collegherà <strong>il</strong> fatto constatato con<br />

la legge che egli deve applicare, quando lo<br />

qualificherà come furto o frode.<br />

E, prosegue Kelsen, lo può qualificare<br />

come tale solo quando <strong>il</strong> contenuto <strong>di</strong><br />

questo fatto è specificamente riconosciuto<br />

come contenuto <strong>di</strong> una norma.<br />

L’attività del giu<strong>di</strong>ce non si esaurisce per<br />

nulla in un atto conoscitivo: questo è soltanto<br />

la preparazione <strong>di</strong> un atto volitivo per<br />

mezzo del quale vien posta la norma in<strong>di</strong>viduale<br />

della sentenza.<br />

Occorre specificare che la norma, come<br />

specifica struttura qualificativa, è qualcosa<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dall’atto psichico col quale essa<br />

è voluta o rappresentata.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> una norma,<br />

si pensa con ciò sempre a eventi naturali<br />

che portano la norma come struttura<br />

qualificativa.<br />

La norma come tale, ovviamente, non<br />

deve essere confusa con l’atto con cui<br />

essa è stab<strong>il</strong>ita: essa, infatti, non sta nello<br />

spazio e nel tempo perchè non è un fatto<br />

naturale.<br />

Ma poichè <strong>il</strong> contenuto possib<strong>il</strong>e della<br />

norma è lo stesso del contenuto possib<strong>il</strong>e<br />

dell’accadere effettivo, e poichè la norma<br />

si riferisce col suo contenuto a questo accadere<br />

effettivo, soprattutto al comportamento<br />

umano, è necessario che tanto lo<br />

spazio quanto <strong>il</strong> tempo in cui <strong>il</strong> comportamento<br />

umano determinato da una norma<br />

si realizza siano determinati nel contenuto<br />

della norma stessa. La vali<strong>di</strong>tà delle norme<br />

che regolano <strong>il</strong> comportamento umano in<br />

generale, e quin<strong>di</strong> anche<br />

in particolare la vali<strong>di</strong>tà delle norme giuri<strong>di</strong>che,<br />

è una vali<strong>di</strong>tà spaziale e temporale<br />

in quanto queste norme hanno per contenuto<br />

dei fatti spaziali e temporali.<br />

Che la norma valga, significa sempre che<br />

vale per un determinato spazio e per un<br />

determinato tempo, cioè che si riferisce a<br />

fatti che possono soltanto succedere in un<br />

qualche luogo e in un qualche tempo.<br />

3. Dottrina pura, sociologia del <strong>di</strong>rit-<br />

to, politica del <strong>di</strong>ritto, <strong>di</strong>ritto naturale<br />

Da quanto sopra ne <strong>di</strong>scende che, secondo<br />

Kelsen, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto si viene a configurare<br />

come scienza normativa, non avendo per<br />

oggetto situazioni <strong>di</strong> fatto, bensì esclusivamente<br />

un complesso <strong>di</strong> norme:<br />

“Considerando <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto come norma e la<br />

scienza del <strong>di</strong>ritto [...] come scienza limitata<br />

alla conoscenza <strong>di</strong> norme, si delimita<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fronte alla natura, e la scienza<br />

giuri<strong>di</strong>ca, come scienza normativa, <strong>di</strong> fronte<br />

a tutte le altre scienze che cercano <strong>di</strong><br />

spiegare i fenomeni naturali secondo la<br />

legge <strong>di</strong> causalità”.<br />

Abbiamo già evidenziato come per Kelsen<br />

la dottrina pura del <strong>di</strong>ritto rappresenti<br />

una metodologia. Kelsen è ovviamente<br />

consapevole <strong>di</strong> quanto sia problematica<br />

una ricerca metodologica fine a se<br />

stessa, tuttavia solo attraverso <strong>il</strong> metodo<br />

è possib<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduare confini non arbitrari<br />

tra le singole scienze sociali.<br />

Come già evidenziato sopra, del resto,<br />

tutte le scienze sociali si rivolgono ad un<br />

oggetto comune, affrontato però con metodo<br />

<strong>di</strong>verso.<br />

Come sottolinea Losano nel suo saggio<br />

introduttivo alla Dottrina pura del <strong>di</strong>ritto,<br />

Dal momento che non esistono confini<br />

derivanti dalla natura stessa dell’oggetto<br />

preso in esame dalla <strong>di</strong>sciplina, l’unico criterio<br />

non arbitrario per delimitare reciprocamente<br />

le scienze sociali è <strong>il</strong> criterio metodologico.<br />

Infatti, in mancanza <strong>di</strong> un metodo<br />

rigorosamente scientifico e <strong>di</strong> precisi<br />

confini insiti nell’oggetto stesso, si passa<br />

involontariamente da una scienza all’altra,<br />

applicando alla scienza invasa (che ha già<br />

un suo proprio e <strong>di</strong>verso metodo) <strong>il</strong> metodo<br />

della scienza abbandonata: da ciò derivano<br />

pseudoproblemi, <strong>di</strong>spute prive d’oggetto e<br />

soluzioni scientificamente inatten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i.<br />

Data questa situazione, la dottrina pura<br />

del <strong>di</strong>ritto nasce come actio finium regundorum<br />

perseguendo l’eliminazione ra<strong>di</strong>cale<br />

<strong>di</strong> tutto ciò che <strong>di</strong> psicologico o sociologico<br />

sia stato introdotto nella conoscenza giuri<strong>di</strong>ca.<br />

Fondandosi sul materiale offerto<br />

dal <strong>di</strong>ritto positivo K. mira a costruire una<br />

teoria che consenta <strong>di</strong> descrivere <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

quale scienza autonoma rispetto alle altre<br />

<strong>di</strong>scipline.<br />

Quin<strong>di</strong> Kelsen respinge tanto le dottrine<br />

17


naturalistiche o sociologiche quanto le dottrine<br />

giusnaturalistiche.<br />

Secondo Kelsen, infatti, le dottrine<br />

sociologiche considererebbero <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

come un frammento del mondo naturale e<br />

spiegandolo secondo la legge <strong>di</strong> causalità<br />

trasformerebbero la scienza giuri<strong>di</strong>che da<br />

normativa in naturale.<br />

Le dottrine giusnaturalistiche, invece, si<br />

fonderebbero non sul <strong>di</strong>ritto positivo, bensì<br />

su postulati etico-politici fungenti da criteri<br />

per valutare le norme giuri<strong>di</strong>che positive.<br />

Per fondare l’autonomia del <strong>di</strong>ritto rispetto<br />

al mondo naturale, Kelsen ricorre alla<br />

antitesi tra Sein e Sollen, già ut<strong>il</strong>izzata da<br />

Kant per fondare l’autonomia della ragion<br />

pratica rispetto alla ragion teoretica e conosciuta<br />

da Kelsen attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro della<br />

scuola neokantiana (approfon<strong>di</strong>re <strong>il</strong> punto).<br />

Scrive Kelsen nella sua autobiografia:<br />

La purezza metodologica in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

alla scienza giuri<strong>di</strong>ca mi sembrò garantita<br />

dalla contrapposizione tra essere (Sein) e<br />

dover essere (Sollen), che nessun f<strong>il</strong>osofo<br />

aveva formulato con più rigore <strong>di</strong> Kant.<br />

Quin<strong>di</strong> fin dall’inizio la f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> Kant fu la<br />

mia Stella Polare. La recepii dapprima nella<br />

forma che era stata tramandata dai f<strong>il</strong>osofi<br />

della scuola tedesca sud-occidentale.<br />

La conoscenza <strong>di</strong> Kant è avvenuta per <strong>il</strong><br />

tramite dei neokantiani e in particolare della<br />

scuola tedesca sud-occidentale, attiva<br />

tra <strong>il</strong> 1890 e <strong>il</strong> 1930 in Friburgo <strong>di</strong> Brisgovia,<br />

Strasburgo e Heidelberg.<br />

Tra i principali esponenti, vanno annoverati<br />

W<strong>il</strong>helm Windleband (1848-1915), <strong>il</strong><br />

fondatore, e Heinrich Rickert (1863-1936).<br />

Tale scuola proclamava una f<strong>il</strong>osofia dei<br />

valori fondata appunto sulla f<strong>il</strong>osofia kantiana.<br />

In particolare, Windleband attribuì ai valori<br />

un essere che non andava però inteso<br />

come un essere delle cose reali; egli denominava<br />

questa particolare forma <strong>di</strong> esistenza<br />

dei valori l’esistere o <strong>il</strong> valere come<br />

dover essere: terminologia che verrà poi<br />

ripresa anche da Kelsen.<br />

Lo stesso Kelsen racconta della sua<br />

esperienza con Kant e le dottrine neokantiane:<br />

Con l’approfon<strong>di</strong>mento della f<strong>il</strong>osofia<br />

neokantiana della scuola <strong>di</strong> Marburgo, che<br />

mirava alla massima purezza metodologica,<br />

<strong>il</strong> mio sguardo percepì con maggiore<br />

18<br />

chiarezza gli offuscamenti altamente <strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>i<br />

che la teoria giuri<strong>di</strong>ca subisce a<br />

causa delle consapevoli o inconsapevoli<br />

tendenze politiche dei vari autori.<br />

L’interesse per la f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> Kant porta<br />

dunque <strong>il</strong> Kelsen nel corso <strong>degli</strong> anni ad<br />

avvicinarsi all’approccio della scuola <strong>di</strong><br />

Marburgo.<br />

L’occasione del passaggio fu la pubblicazione<br />

<strong>di</strong> una recensione a un’opera <strong>di</strong><br />

Kelsen curata da Oscar Ewald e pubblicata<br />

nelle “Kant-Stu<strong>di</strong>en” vol. 17 del 1912.<br />

Attraverso tale recensione <strong>il</strong> Kelsen si<br />

rende conto del notevole parallelismo esistente<br />

tra alcune sue posizioni in materia <strong>di</strong><br />

volontà nel <strong>di</strong>ritto e la f<strong>il</strong>osofia della volontà<br />

pura <strong>di</strong> Herman Cohen (1842-1918), fondatore<br />

insieme a Paul Natorp (1854-1924)<br />

della scuola <strong>di</strong> Marburgo.<br />

Questa scuola concepisce la f<strong>il</strong>osofia<br />

come teoria delle scienze esatte e, ricollegandosi<br />

alla deduzione trascendentale <strong>di</strong><br />

Kant, cerca <strong>di</strong> spiegare i fondamenti logici<br />

delle scienze naturali e della matematica.<br />

In particolare, Cohen reinterpreta <strong>il</strong> dualismo<br />

tra fenomeno e cosa in sè: la cosa in<br />

sè <strong>di</strong>viene <strong>il</strong> concetto limite dell’esperienza,<br />

che non è più conoscib<strong>il</strong>e.<br />

Questa reinterpretazione/superamento<br />

del dualismo venne recepito da Kelsen,<br />

che parla della fondamentale concezione<br />

gnoseologica <strong>di</strong> Cohen, in base alla quale<br />

la <strong>di</strong>rezione della conoscenza determina<br />

l’oggetto della conoscenza.<br />

Questa determinazione conduce al postulato<br />

del metodo della purezza in Cohen ovvero<br />

della purezza del metodo in Kelsen (in<br />

opposizione al sincretismo metodologico).<br />

Secondo Kelsen, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto è <strong>il</strong> mondo del<br />

Sollen, la natura <strong>il</strong> mondo del Sein.<br />

La norma giuri<strong>di</strong>ca è descritta dalla<br />

scienza del <strong>di</strong>ritto come “giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Sollen”<br />

e, come tale, si contrappone alla legge<br />

naturale: <strong>di</strong> qui l’importanza che la norma<br />

giuri<strong>di</strong>ca assume per la dottrina kelseniana,<br />

che considera <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto come un sistema<br />

<strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che descrivib<strong>il</strong>i con giu<strong>di</strong>zi<br />

<strong>di</strong> Sollen.<br />

Come la f<strong>il</strong>osofia kantiana ritiene che la<br />

natura (quale oggetto delle scienze naturali)<br />

sia un insieme <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi in cui trova<br />

espressione la legge <strong>di</strong> causalità, come<br />

nesso collegante tra loro eventi naturali,<br />

così per Kelsen <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto (quale oggetto della<br />

scienza giuri<strong>di</strong>ca) è un insieme <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi<br />

<strong>di</strong> Sollen, esprimenti una legge <strong>di</strong> collegamento<br />

propria soltanto del <strong>di</strong>ritto.<br />

Le due leggi sono <strong>di</strong>verse, dal momento<br />

che la prima fa uso del principio <strong>di</strong> collegamento<br />

detto “causalità”, mentre la seconda<br />

fa uso <strong>di</strong> un principio <strong>di</strong>verso, detto<br />

“imputazione”.<br />

Con riguardo alla sociologia, scrive Kelsen:<br />

➯ particolarmente lo [<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto] si delimita<br />

anche <strong>di</strong> fronte a una scienza la quale<br />

si propone <strong>di</strong> indagare le cause e gli<br />

effetti <strong>di</strong> quegli acca<strong>di</strong>menti naturali<br />

che, qualificati dalle norme giuri<strong>di</strong>che,<br />

si presentano come atti giuri<strong>di</strong>ci. Se si<br />

vuole designare tale ricerca come sociologia,<br />

o specificamente come sociologia<br />

del <strong>di</strong>ritto, non v’è nulla da obiettare al<br />

riguardo<br />

➯ una tale conoscenza non ha nulla a che<br />

fare con le norme giuri<strong>di</strong>che come specifiche<br />

strutture qualificative, ma soltanto<br />

con certi fatti senza riguardo al rapporto<br />

che essi hanno con una qualsiasi norma<br />

riconosciuta o presupposta come valida.<br />

Questa sociologia del <strong>di</strong>ritto non pone in<br />

relazione i fatti naturali che deve stu<strong>di</strong>are<br />

con le norme valide, ma stab<strong>il</strong>isce un<br />

rapporto <strong>di</strong> causa ed effetto fra questi<br />

altri fatti naturali<br />

➯ non è quin<strong>di</strong> propriamente <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto quello<br />

che costituisce l’oggetto <strong>di</strong> questa<br />

scienza, ma costituiscono quest’oggetto<br />

soltanto certi fenomeni paralleli della<br />

natura.<br />

Col <strong>di</strong>stinguere la scienza del <strong>di</strong>ritto dalla<br />

sociologia, ovviamente, Kelsen non nega<br />

la legittimità e l’importanza <strong>di</strong> quest’ultima<br />

<strong>di</strong>sciplina; tuttavia, egli respinge con<br />

la massima energia le pretese <strong>di</strong> quei<br />

giuristi sostenitori della cosiddetta giurisprudenza<br />

sociologica, i quali vorrebbero<br />

sostituire la scienza del <strong>di</strong>ritto con la sociologia<br />

del <strong>di</strong>ritto e considerare quest’ultima<br />

come l’unica scienza del <strong>di</strong>ritto.<br />

Così come Kelsen <strong>di</strong>stingue la scienza<br />

del <strong>di</strong>ritto dalla sociologia, egli la <strong>di</strong>stingue<br />

pure dalla politica. La scienza del <strong>di</strong>ritto si<br />

richiama a una istanza oggettiva.


La politica sostiene invece esigenze<br />

che possono avere soltanto un carattere<br />

soggettivo anche se si presentano con la<br />

migliore buona fede come l’ideale <strong>di</strong> una<br />

religione, <strong>di</strong> una nazione o <strong>di</strong> una classe.<br />

La scienza del <strong>di</strong>ritto cerca soltanto <strong>di</strong> conoscere<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto esistente, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto valido,<br />

senza proporsi lo scopo <strong>di</strong> legittimarlo<br />

come giusto o <strong>di</strong> squalificarlo come ingiusto<br />

in base a una determinata ideologia.<br />

La politica si pone invece proprio lo scopo<br />

opposto e, per raggiungerlo, si fonda su<br />

delle ideologie che, come tali, affondano<br />

le loro ra<strong>di</strong>ci nel volere e non nel conoscere,<br />

nascono da determinati interessi e più<br />

esattamente da interessi <strong>di</strong>versi dall’interesse<br />

della verità.<br />

Come nel caso della sociologia, Kelsen<br />

non prende affatto posizione contro la politica<br />

come tale, ma al contrario le riconosce<br />

<strong>il</strong> suo valore anche de<strong>di</strong>cando alcuni suoi<br />

stu<strong>di</strong> ai temi della libertà e della democrazia.<br />

Il bersaglio critico <strong>di</strong> Kelsen non è appunto<br />

la politica in se stessa, ma sono quegli<br />

in<strong>di</strong>rizzi del pensiero giuri<strong>di</strong>co che confondo<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto oggetto della scienza giuri<strong>di</strong>ca<br />

con la politica, attribuendo all’ideologia<br />

politica da essi sostenuta <strong>il</strong> valore assoluto<br />

della giustizia, cercando <strong>di</strong> sostituire<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto con la giustizia e <strong>di</strong>chiarando che<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto che non è conforme alla giustizia<br />

non è <strong>di</strong>ritto.<br />

La critica è indubbiamente rivolta alla<br />

dottrina del <strong>di</strong>ritto naturale. Le dottrine del<br />

<strong>di</strong>ritto naturale, come mostreremo poi, hanno<br />

carattere politico ideologico e possono<br />

essere conservatrici o rivoluzionarie. In entrambi<br />

i casi le dottrine del <strong>di</strong>ritto naturale<br />

fanno riferimento a un ideale <strong>di</strong> giustizia inteso<br />

come ideale della felicità socialr che,<br />

pur essendo in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la volontà e<br />

l’azione <strong>degli</strong> uomini non è in alcun modo<br />

accessib<strong>il</strong>e alla nostra conoscenza.<br />

4. Diritto e morale<br />

Ai rapporti tra <strong>di</strong>ritto e morale è de<strong>di</strong>cato<br />

<strong>il</strong> secondo (breve) capitolo dei Lineamenti.<br />

In questo capitolo <strong>il</strong> K. si propone <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fronte a norme <strong>di</strong> altro genere,<br />

prime tra tutte le norme morali.<br />

Il fine <strong>di</strong> Kelsen è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>ritto dai valori.<br />

Importa qui anzitutto liberare <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto da<br />

quel legame per cui è sempre stato unito<br />

alla morale. Con ciò naturalmente non si<br />

vuole certo mettere in dubbio l’esigenza<br />

che <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto debba essere morale, cioè<br />

debba essere buono. Questa esigenza è <strong>di</strong><br />

per sè comprensib<strong>il</strong>e; ciò che veramente<br />

significhi è un’altra questione. Si respinge<br />

solamente la concezione per cui <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

come tale faccia parte integrante della<br />

morale, la concezione per cui ogni <strong>di</strong>ritto,<br />

come <strong>di</strong>ritto, sia in un certo qual senso o in<br />

un certo qual grado morale.<br />

La <strong>di</strong>stinzione tra <strong>di</strong>ritto e morale viene<br />

portata alle estreme conseguenze allorchè<br />

Kelsen affronta <strong>il</strong> problema della giustizia.<br />

Il problema è introdotto da Kelsen in questi<br />

termini:<br />

➯ Come categoria morale, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto non<br />

significa altro che giustizia. Questa è<br />

semplicemente l’espressione dell’or<strong>di</strong>namento<br />

sociale giusto, d’un or<strong>di</strong>namento<br />

che raggiunge copmpletamente<br />

<strong>il</strong> suo scopo in quanto sod<strong>di</strong>sfa tutti<br />

➯ Giustizia nel significato che le è proprio<br />

e che la <strong>di</strong>fferenzia dal <strong>di</strong>ritto esprime<br />

però un valore assoluto. Il suo contenuto<br />

non può essere determinato dalla<br />

dottrina pura del <strong>di</strong>ritto. Anzi, esso non<br />

è in alcun modo determinab<strong>il</strong>e dalla<br />

conoscenza razionale, e ciò è ben <strong>di</strong>mostrato<br />

dalla storia dello spirito umano<br />

che da m<strong>il</strong>lenni si sforza inut<strong>il</strong>mente<br />

<strong>di</strong> risolvere questo problema. Infatti la<br />

giustizia, che deve essere rappresentata<br />

come un or<strong>di</strong>namento superiore che sta<br />

<strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>ritto positivo e che è <strong>di</strong>verso<br />

da questo, nella sua vali<strong>di</strong>tà assoluta<br />

sta al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni esperienza, così come<br />

l’idea platonica sta al <strong>di</strong> là della realtà<br />

o come la cosa in sè trascendente sta al<br />

<strong>di</strong> là dei fenomeni<br />

In questi passi appena riportati è contenuta<br />

una dura critica rivolta in particolare<br />

alle teorie giusnaturaliste.<br />

A tal proposito scrive Kelsen ne Il problema<br />

della giustizia, 1975:<br />

Poichè lo scopo del giusnaturalismo<br />

è la giustizia, cioè le norme <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto<br />

giusto, e poichè esistono molte, <strong>di</strong>verse e<br />

contrastanti norme <strong>di</strong> giustizia (e non una<br />

soltanto, come ritengono i sostenitori <strong>di</strong><br />

questa teoria), poichè inoltre la norma o le<br />

norme <strong>di</strong> giustizia non sono immanenti alla<br />

natura, come rotengono i giusnaturalisti e<br />

quin<strong>di</strong> non si possono reperire in essa o<br />

dedurre da essa, ma sono presupposte dai<br />

giusnaturalisti,/ questi devono necessariamente<br />

giungere a risultati assai <strong>di</strong>fferenti<br />

e in conflitto tra loro secondo le norme <strong>di</strong><br />

giustizia presupposte:/ questo è un fatto<br />

provato dalla storia del giusnaturalismo e<br />

che da sempre viene rimproverato a questa<br />

dottrina.<br />

In primo luogo va evidenziata la <strong>di</strong>stinzione<br />

tra <strong>di</strong>ritto e giustizia. La norma della<br />

giustizia - scrive sempre Kelsen ne Il problema<br />

della giustizia ma anche nei Lineamenti-<br />

prescrive <strong>il</strong> modo in cui deve essere<br />

configurato <strong>il</strong> contenuto del <strong>di</strong>ritto (che è<br />

un sistema <strong>di</strong> norme che regolano <strong>il</strong> comportamento<br />

umano, statuite con atti umani<br />

ed efficaci nelle loro gran<strong>di</strong> linee), cioè del<br />

<strong>di</strong>ritto positivo.<br />

Poichè la norma <strong>di</strong> giustizia prescrive un<br />

certo trattamento <strong>degli</strong> uomini, essa si riferisce<br />

all’atto con cui si statuisce <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

Quin<strong>di</strong> la giustizia non può coincidere col<br />

<strong>di</strong>ritto.<br />

La giustizia viene rappresentata dzal Kelsen<br />

come or<strong>di</strong>namento superiore che sta <strong>di</strong><br />

fronte al <strong>di</strong>ritto positivo.<br />

In secondo luogo, la dottrina pura è una<br />

dottrina che pone dei limiti alla sua indagine:<br />

del resto la giustizia non è in alcun<br />

modo determinab<strong>il</strong>e nemmeno dalla conoscenza<br />

razionale.<br />

Come è impossib<strong>il</strong>e [...] determinare me<strong>di</strong>ante<br />

la conoscenza scientifica, cioè per<br />

mezzo <strong>di</strong> una conoscenza razionale orientata<br />

verso l’esperienza, l’essenza dell’idea o<br />

della cosa in sè, così è impossib<strong>il</strong>e rispondere<br />

per la stessa via alla domanda: in che<br />

cosa consiste la giustizia. Tutti i tenativi <strong>di</strong><br />

questo tipo hanno condotto finora a formule<br />

completamente vuote. «fa’ <strong>il</strong> bene ed<br />

evita <strong>il</strong> male», «a ciascuno <strong>il</strong> suo», «mantieniti<br />

nel giusto mezzo»<br />

Secondo Kelsen, dal punto <strong>di</strong> vista della<br />

conoscenza razionale ci sono soltanto <strong>degli</strong><br />

interessi e quin<strong>di</strong> dei conflitti <strong>di</strong> interessi<br />

la cui soluzione è data da un or<strong>di</strong>namento<br />

<strong>degli</strong> interessi che, o sod<strong>di</strong>sfa un interesse<br />

contro l’altro e a spese dell’altro, oppure<br />

stab<strong>il</strong>isce un accordo, un compromesso fra<br />

gli interessi contrastanti.<br />

Per via della conoscenza razionale, secondo<br />

Kelsen, non si può certo stab<strong>il</strong>ire se<br />

19


l’uno o altro or<strong>di</strong>namento abbia un valore<br />

assoluto e sia cioè giusto.<br />

➯ Se vi fosse una giustizia nel senso in<br />

cui si suole invocare la sua esistenza<br />

quando si vuole che prevalgano certi<br />

interessi <strong>di</strong> fronte ad altri, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto positivo<br />

sarebbe del tutto superfluo e la<br />

sua esistenza del tutto inconcepib<strong>il</strong>e. Di<br />

fronte alla presenza d’un or<strong>di</strong>namento<br />

sociale assolutamente buono risultante<br />

dalla natura o dalla ragione o dalla<br />

<strong>di</strong>vina volontà, l’attività del legislatore<br />

statale sarebbe l’insensato tentativo <strong>di</strong><br />

<strong>il</strong>luminare artificialmente la splendente<br />

luce solare.<br />

➯ La giustizia è un ideale irrazionale. Per<br />

quanto essa possa essere in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

per la volontà e l’azione dell’uomo,<br />

essa non è però accessib<strong>il</strong>e alla nostra<br />

conoscenza. All’uomo è dato soltanto<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto positivo o, più esattamente, è<br />

dato come oggetto <strong>di</strong> ricerca. Quanto<br />

meno ci si sforza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

dalla giustizia, quanto più si cerca in un<br />

certo qual modo <strong>di</strong> far valere <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

come giusto contro gli sforzi provenienti<br />

dal potere legislativo, tanto più si favorisce<br />

quella tendenza ideologica che<br />

è caratteristica della dottrina classica<br />

conservatrice del <strong>di</strong>ritto naturale. A questo<br />

non importa tanto la conoscenza del<br />

<strong>di</strong>ritto vigente quanto la giustificazione<br />

del medesimo, l’esaltazione <strong>di</strong> esso ottenuta<br />

dalla prova che <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto positivo<br />

è soltanto l’espressione <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne naturale,<br />

<strong>di</strong>vino o razionale, cioè <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne<br />

assolutamente giusto. Al contrario<br />

la dottrina giusnaturalistica rivoluzionaria<br />

che ha nella storia della scienza<br />

del <strong>di</strong>ritto una parte relativamente modesta,<br />

persegue l’idea opposta: <strong>di</strong> porre<br />

in dubbio <strong>il</strong> valore del <strong>di</strong>ritto positivo<br />

sostenendo che esso è in contrasto con<br />

un or<strong>di</strong>ne assoluto presupposto in un<br />

modo qualsiasi, e <strong>di</strong> porre quin<strong>di</strong> la realtà<br />

giuri<strong>di</strong>ca in una luce meno favorevole<br />

<strong>di</strong> quella corrispondente a verità.<br />

20<br />

(1-continua)<br />

edoaRdo Colzani<br />

Lettera idealmente in<strong>di</strong>rizzata<br />

all’Avv. Giuseppe Bova<br />

Carissimo,<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo del superlativo assoluto, senza<br />

aggiunta <strong>di</strong> sostantivo alcuno, non è casuale<br />

nelle mie intenzioni, in quanto rappresenta<br />

invece un primo modo <strong>di</strong> ricordare<br />

la tua figura a chi avrà voglia e tempo <strong>di</strong><br />

leggere la presente e che, magari, non ti<br />

ha conosciuto <strong>di</strong> persona.<br />

Eri infatti solito salutare in questo modo<br />

molti <strong>di</strong> noi, quando ci incontravi quoti<strong>di</strong>anamente<br />

nei corridoi del Palazzo o nelle<br />

sue aule <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza.<br />

Credevi infatti, ammirevolmente e con<br />

sincera convinzione, nell’amicizia, nonché,<br />

per così <strong>di</strong>re, nella “comunanza” <strong>di</strong> professione.<br />

La parola “collega” non rappresentava<br />

invero per te un nome comune freddo e<br />

vuoto, bensì un icastico in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> rispetto<br />

e considerazione nei confronti <strong>di</strong> altro<br />

avvocato.<br />

Tu eri poi veramente tale e, quale penalista,<br />

in misura ancor più pregnante,dato che<br />

<strong>il</strong> citta<strong>di</strong>no affida al <strong>di</strong>fensore in quella sede<br />

la propria sorte processuale e dunque,per<br />

molti versi,anche l’intera propria vita da lì<br />

in avanti.<br />

Coniugavi quin<strong>di</strong> rigore professionale e<br />

passione: ti abbiamo visto non infrequentemente<br />

ad<strong>di</strong>rittura commuoverti nel corso<br />

<strong>di</strong> un’arringa.<br />

Quasi sempre poi, dopo un incipit pacato,<br />

sfociavi in una tenor<strong>il</strong>ità, propria della<br />

miglior tra<strong>di</strong>zione penalistica meri<strong>di</strong>onale e<br />

l’aggettivo suoni come elogio.<br />

Questo tuo “urlare” gli argomenti<br />

<strong>di</strong>fensivi,una volta giunto all’”acmè” della<br />

perorazione, non aveva infatti nulla <strong>di</strong> artefatto<br />

o <strong>di</strong> sgradevolmente scenico.<br />

Sim<strong>il</strong>e sfogo rivelava invece tutto <strong>il</strong> tuo<br />

sforzo <strong>di</strong> “advocatus” nel <strong>di</strong>fendere un essere<br />

umano ed anche <strong>il</strong> ra<strong>di</strong>cato convincimento<br />

della sua innocenza.<br />

Non v’era però nulla <strong>di</strong> irriguardoso nei<br />

confronti dell’u<strong>di</strong>torio in questo schietto<br />

propalare gli argomenti a sostegno <strong>di</strong> una<br />

richiesta assolutoria. Pure ciò ha contributo<br />

a mantenere ed a rafforzare la stima<br />

nei tuoi confronti da parte mia che, forse<br />

anche per conformazione del soma, mai riuscirei<br />

a raggiungere le tue vette foniche.<br />

Ogni tanto mi capita <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> Te- ma<br />

sono convinto che da lassù ci veda- con<br />

Sonia e soprattutto con Luciano che tanto<br />

ti assomiglia anche nell’approccio professionale,<br />

benché,non l’abbia mai sentito impiegare<br />

tonalità...pavarottiane.<br />

Dicevo Luciano e Sonia, i Figli che continuano<br />

nella conduzione dello stu<strong>di</strong>o, quali<br />

componenti della tua Famiglia che rappresentava<br />

per te un altro incrollab<strong>il</strong>e ideale.<br />

Il nostro Direttore ha la bontà e la pazienza<br />

<strong>di</strong> ospitare su “Toga” questi miei<br />

“amarcord” che esprimono tuttavia non<br />

tanto e solo la nostalgia <strong>di</strong> anni passati e<br />

<strong>di</strong> persone che ci hanno purtroppo lasciato,<br />

ma che, pur con la dovuta- e autentica-<br />

modestia, mirano anche ad altro.<br />

Vogliono infatti, in questi momenti <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i<br />

e tormentosi in cui si assiste alla per<strong>di</strong>ta<br />

persino <strong>di</strong> st<strong>il</strong>e, in<strong>di</strong>care modelli cui, pur<br />

tenendo conto delle singole caratteristiche<br />

e <strong>degli</strong> inevitab<strong>il</strong>i limiti in<strong>di</strong>viduali, occorre<br />

guardare dal punto <strong>di</strong> vista umano e pure in<br />

vista <strong>di</strong> un sano ripristino del ruolo e della<br />

funzione <strong>di</strong> noi ...”advocati” quale che sia<br />

la potenza vocale <strong>di</strong> ognuno.<br />

Ciao Peppino.<br />

enRiCo RigaMonti<br />

Disegno <strong>di</strong> Franco Necchi


VI° Convegno Nazionale La.P.E.C.<br />

<strong>Lecco</strong> - Difesa e accusa: indagini e deontologia con<strong>di</strong>visa<br />

Ha registrato la partecipazione<br />

dei più autorevoli<br />

giuristi <strong>il</strong> VI°<br />

Convegno nazionale del<br />

La.P.E.C. e Giusto Processo,<br />

che si è tenuto<br />

a <strong>Lecco</strong>, presso la Casa<br />

dell’Economia, <strong>il</strong> 15 e 16<br />

giugno scorso.<br />

Tema delle due giornate: “Difesa e Accusa:<br />

indagini e deontologia con<strong>di</strong>visa”.<br />

Il <strong>di</strong>battito si è articolato in due sessioni,<br />

la prima de<strong>di</strong>cata alle indagini del P.M. e<br />

alle investigazioni <strong>di</strong>fensive, con particolare<br />

attenzione alla possib<strong>il</strong>ità, avvertita<br />

come esigenza comune, <strong>di</strong> giungere a dei<br />

protocolli con<strong>di</strong>visi tra le parti, che consentano<br />

<strong>di</strong> superare le reciproche <strong>di</strong>ffidenze<br />

(per non <strong>di</strong>re resistenze).<br />

Hanno preso parte al vivace confronto <strong>il</strong><br />

Presidente della Corte d’Appello <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano,<br />

Giovanni Canzio, <strong>il</strong> Presidente Onorario Aggiunto<br />

della Cassazione, Giovanni S<strong>il</strong>vestri,<br />

<strong>il</strong> Sostituto Procuratore Generale Francesco<br />

Mauro Iacoviello, Sandra Recchione,<br />

Norme deontologiche<br />

Se è vero che l’avvocato deve porre ogni<br />

più rigoroso impegno nella <strong>di</strong>fesa del proprio<br />

cliente, altrettanto vero che tale <strong>di</strong>fesa<br />

non può tuttavia mai travalicare i limiti della<br />

rigorosa osservanza delle norme <strong>di</strong>sciplinari<br />

e del rispetto che deve essere sempre<br />

osservato nei confronti della controparte e<br />

del suo legale, in ossequio ai doveri <strong>di</strong> lealtà<br />

e correttezza ed ai principi <strong>di</strong> colleganza.<br />

*<br />

La norma dell’art. 5 del co<strong>di</strong>ce deontologico<br />

riguarda quelle attività che, pur<br />

realizzate nella <strong>di</strong>mensione privata, siano<br />

astrattamente idonee a ledere i valori presi<strong>di</strong>ati.<br />

Il fatto, pertanto, che un avvocato<br />

G.I.P. a Torino, gli avvocati Luigi Velani e<br />

Salvatore Scuto.<br />

E’ stato inoltre <strong>di</strong> grande interesse, suscitando<br />

la curiosità dei partecipanti, l’intervento<br />

del collega statunitense Paul D’Em<strong>il</strong>ia,<br />

che ha portato la sua esperienza <strong>di</strong><br />

avvocato a New York confrontandola con<br />

la nostra realtà giu<strong>di</strong>ziaria, soprattutto per<br />

quanto attiene <strong>il</strong> ruolo del <strong>di</strong>fensore nella<br />

fase investigativa, nonché ai limiti posti<br />

all’azione della P.M. e della Polizia Giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

La giornata del sabato, de<strong>di</strong>cata al tema<br />

della lealtà processuale e alla deontologia<br />

delle parti, si è aperta con l’intervento del<br />

Prof. Giorgio Spangher, che ci ha regalato<br />

un provocatorio sol<strong>il</strong>oquio che ha incantato<br />

tutti i presenti.<br />

Durante la successiva tavola rotonda, <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>battito si è ulteriormente accesso, grazie<br />

agli interventi del Presidente Canzio, del<br />

Presidente del Tribunale <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> Renato<br />

Bricchetti, del professor Fausto Giunta, del<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Cassazione Luca Pistorelli e <strong>degli</strong><br />

avvocati Valerio Spigarelli e Ettore Randaz-<br />

non adempia alle obbligazioni titolate,<br />

giungendo a subire sentenze, atti <strong>di</strong> precetto<br />

e richieste <strong>di</strong> pignoramento, costituisce<br />

<strong>il</strong>lecito <strong>di</strong>sciplinare soprattutto se gli episo<strong>di</strong><br />

si ripetono e raggiungono la notorietà.<br />

La violazione deontologica, pertanto,<br />

sussiste anche a prescindere dalla notorietà<br />

dei fatti, poiché in ogni caso l’immagine<br />

dell’avvocato risulta compromessa agli occhi<br />

dei cre<strong>di</strong>tori e <strong>degli</strong> operatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

(giu<strong>di</strong>ci e ufficiali giu<strong>di</strong>ziari).<br />

Per costante giurisprudenza del C.N.F.,<br />

commette un <strong>il</strong>lecito deontologico l’avvocato<br />

che accetti <strong>il</strong> mandato e ometta <strong>di</strong><br />

svolgerlo, dando false informazioni ovvero<br />

omettendo <strong>di</strong> fornirle.<br />

zo.<br />

Gli argomenti trattati, in particolare l’abuso<br />

del processo e i suoi possib<strong>il</strong>i rime<strong>di</strong>,<br />

sono stati <strong>di</strong> grande interesse e saranno<br />

senz’altro oggetto <strong>di</strong> ulteriori approfon<strong>di</strong>menti<br />

in occasione dei futuri incontri del<br />

La.P.E.C.<br />

Non possiamo che essere sod<strong>di</strong>sfatti<br />

della riuscita <strong>di</strong> questo evento –che ha<br />

radunato a <strong>Lecco</strong> avvocati e giuristi provenienti<br />

da ogni parte d’Italia- anche grazie al<br />

significativo sostegno ricevuto dai <strong>di</strong>versi<br />

enti e dalle associazioni <strong>di</strong> categoria, oltre<br />

al continuo supporto del nostro Presidente<br />

Bricchetti.<br />

Il prossimo convegno nazionale si terrà a<br />

Trapani. Nel frattempo, la nostra sezione,<br />

confidando nell’adesione dei tanti colleghi<br />

(e nel futuro ci auguriamo anche <strong>di</strong> qualche<br />

magistrato in più…) che hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

interesse alle nostre iniziative, continuerà<br />

a proporre occasioni <strong>di</strong> incontro per favorire<br />

una <strong>di</strong>alettica caratterizzata da buone<br />

prassi e lealtà processuale, nel rispetto del<br />

<strong>di</strong>verso ruolo delle parti.<br />

Nel caso <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> denaro dei clienti,<br />

<strong>il</strong> professionista, a norma del co<strong>di</strong>ce deontologico,<br />

è obbligato a chiedere istruzioni<br />

scritte e ad attenervisi, al fine <strong>di</strong> evitare<br />

che si verifichino situazioni ambigue e poco<br />

trasparenti che nuocciono all’immagine<br />

dell’intera avvocatura.<br />

Qualora, peraltro, nella determinazione<br />

della sanzione della cancellazione <strong>di</strong>sciplinare<br />

da parte del C.O.A. sia risultata decisiva<br />

la circostanza del fatto appropriativo<br />

e successivamente ad essa tale appropriazione<br />

sia stata smentita dalla sentenza<br />

penale <strong>di</strong> assoluzione per insussistenza del<br />

fatto, la sanzione deve essere rideterminata<br />

nella misura meno grave della sospen-<br />

21


sione dall’esercizio della professione per la<br />

durata <strong>di</strong> un anno.<br />

*<br />

Affinchè possa <strong>di</strong>rsi rispettato <strong>il</strong> canone<br />

deontologico posto dall’art. 37 c.d.f.,<br />

non solo deve essere chiara la terzietà<br />

dell’avvocato, ma è altresì necessario che<br />

in alcun modo possano esservi situazioni o<br />

atteggiamenti tali da far intendere <strong>di</strong>versamente.<br />

La suddetta norma, invero, tutela la<br />

con<strong>di</strong>zione astratta <strong>di</strong> imparzialità e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza<br />

dell’avvocato – e quin<strong>di</strong> anche<br />

la sola appartenenza del conflitto – per <strong>il</strong><br />

significato anche sociale che essa incorpora<br />

e trasmette alla collettività, alla luce<br />

dell’id quod plerumque acci<strong>di</strong>t, sulla scorta<br />

<strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio convenzionale parametrato<br />

sul comportamento dell’uomo me<strong>di</strong>o, avuto<br />

riguardo a tutte le circostanze e peculiarità<br />

del caso concreto, tra cui la natura del precedente<br />

e successivo incarico.<br />

La ratio sottesa all’art. 37 c.d.f. è <strong>di</strong>retta<br />

ad assicurare che <strong>il</strong> mandato professionale<br />

debba essere svolto in assoluta libertà ed<br />

in<strong>di</strong>pendenza da ogni vincolo e, nel contempo,<br />

a garantire che <strong>il</strong> rapporto fiduciario<br />

che deve sussistere tra <strong>il</strong> cliente e l’avvocato,<br />

con <strong>il</strong> correlativo vincolo <strong>di</strong> riservatezza,<br />

che concerne le notizie apprese dal cliente,<br />

non possa essere in alcun modo incrinato,<br />

o posto in dubbio, dai successivi incarichi<br />

professionali assunti dal professionista.<br />

Affinchè la condotta dell’avvocato resti<br />

immune da censure deontologiche, non è<br />

sufficiente che <strong>il</strong> professionista affermi,<br />

<strong>di</strong>chiari o comunichi alle parti la sussistenza<br />

della situazione <strong>di</strong> incompatib<strong>il</strong>ità<br />

per essere avvocato <strong>di</strong> entrambe, ma<br />

occorre altresì che egli ponga in essere<br />

tutte le cautele necessarie perché queste<br />

<strong>di</strong>chiarazioni non solo siano veritiere, ma<br />

appaiono in concreto tali da far apparire<br />

l’assoluta terzietà dell’avvocato al <strong>di</strong> sopra<br />

<strong>di</strong> ogni dubbio o ipotesi. (nella specie, alla<br />

<strong>di</strong>chiarazione formale con la quale <strong>il</strong> professionista<br />

comunicava ai due soli clienti in<br />

contrapposizione che non avrebbe tutelato<br />

alcuno dei due, era seguito un comporta-<br />

22<br />

mento che aveva dato luogo a situazioni <strong>di</strong><br />

fatto, concludenti ed oggettive, in evidente<br />

contrasto con la posizione solo formalmente<br />

assunta).<br />

*<br />

Pone in essere un comportamento deontologicamente<br />

censurab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> professionista<br />

che, quale titolare dello stu<strong>di</strong>o, ometta <strong>di</strong><br />

vig<strong>il</strong>are a che la cura del proce<strong>di</strong>mento e<br />

della pratica avvenga nel rispetto dei doveri<br />

<strong>di</strong> lealtà, probità e correttezza, i quali si<br />

estendono anche alle attività non personalmente<br />

espletate.<br />

*<br />

In tema <strong>di</strong> indebito trattenimento <strong>di</strong> somme<br />

erogate dalla controparte al professionista<br />

in favore del cliente in esecuzione<br />

<strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento giu<strong>di</strong>ziale, <strong>il</strong> canone<br />

I dell’art. 44 c.d. specifica che l’avvocato<br />

è tenuto a mettere imme<strong>di</strong>atamente a <strong>di</strong>sposizione<br />

della parte assistita le somme<br />

riscosse per conto <strong>di</strong> questa; ne consegue<br />

che soltanto la prova del valido consenso<br />

prestato dal cliente – che peraltro secondo<br />

giurisprudenza costante del C.N.F. deve essere<br />

prestato in modo specifico e dettagliato,<br />

dovendo <strong>il</strong> cliente conoscere l’esatto<br />

contenuto della propria obbligazione – può<br />

costituire ipotesi <strong>di</strong> lecita compensazione.<br />

*<br />

L’art. 2 del d.l. 223/06, convertito in l.<br />

248/06, abrogando le <strong>di</strong>sposizioni che non<br />

consentivano la cd. pubblicità informativa<br />

delle attività professionali, non ha affatto<br />

abrogato l’art. 38, c. 1, r.d.l. n. 1578/33, <strong>il</strong><br />

quale punisce comportamenti non conformi<br />

alla <strong>di</strong>gnità ed <strong>il</strong> decoro professionale.<br />

Dovendosi pertanto interpretare alla luce<br />

<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sposizione le norme <strong>di</strong> cui agli<br />

artt. 17 e 17 – bis del co<strong>di</strong>ce deontologico,<br />

la pubblicità informativa deve essere<br />

consentita entro i limiti fissati dal c.d.f.<br />

e comunque svolta con modalità che non<br />

siano lesive della <strong>di</strong>gnità e del decoro professionale.<br />

Viola le suddette prescrizioni la<br />

pubblicità me<strong>di</strong>ante la quale <strong>il</strong> professionista,<br />

al fine esclusivo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare la<br />

scelta da parte <strong>di</strong> potenziali clienti e senza<br />

adeguati requisiti informativi, offra ad essi<br />

consulenze me<strong>di</strong>co – legali e prestazioni<br />

gratuite in caso <strong>di</strong> soccombenza, con rinuncia<br />

ad anticipi e prospettazione <strong>di</strong> vantaggi,<br />

integrando un tale messaggio una forma <strong>di</strong><br />

attrazione <strong>di</strong> clientela operata con mezzi<br />

suggestivi e propri <strong>di</strong> una competitività<br />

sui prezzi incompatib<strong>il</strong>i con la <strong>di</strong>gnità e <strong>il</strong><br />

decoro che debbono caratterizzare ogni<br />

pubblica manifestazione dell’avvocato e,<br />

soprattutto, quelle manifestazioni <strong>di</strong>rette<br />

ad una potenziale clientela, come tale sanzionab<strong>il</strong>e<br />

in relazione al principio enunciato<br />

dal citato art. 38 l.p.<br />

*<br />

Integra grave violazione deontologica<br />

<strong>degli</strong> artt. 5 e 6 c.d., in relazione alla quale<br />

va ritenuta congrua la sanzione della sospensione<br />

dall’esercizio della professione<br />

per anni uno, la condotta dell’avvocato<br />

che, dopo aver provveduto a re<strong>di</strong>gere una<br />

scrittura privata <strong>di</strong> accordo sottoscritta<br />

dalle parti, aggiunga un<strong>il</strong>ateralmente alla<br />

stessa, in un secondo tempo ed in assenza<br />

delle parti, un riconoscimento <strong>di</strong> debito a<br />

favore del suo assistito mai riconosciuto<br />

dalla controparte.<br />

*<br />

In tema <strong>di</strong> espressioni sconvenienti ed<br />

offensive, la circostanza che le frasi contestate<br />

non in<strong>di</strong>viduino un destinatario<br />

persona fisica, poiché rivolte all’iter processuale<br />

o alla sentenza, non giustifica<br />

la violazione della norma deontologica,<br />

poiché <strong>il</strong> <strong>di</strong>fensore deve sempre attenersi<br />

a comportamenti improntati a correttezza<br />

e lealtà nel rispetto del giu<strong>di</strong>cante, inteso<br />

quest’ultimo non solo come persona ma<br />

anche come funzione.<br />

Benché l’avvocato possa e debba ut<strong>il</strong>izzare<br />

fermezza e toni accesi nel sostenere<br />

la <strong>di</strong>fesa della parte assistita o nel criticare<br />

e contrastare le decisioni impugnate, tale<br />

potere/dovere trova un limite nei doveri <strong>di</strong><br />

probità e lealtà, i quali non gli consentono<br />

<strong>di</strong> trascendere in comportamenti non improntati<br />

a correttezza e prudenza, se non<br />

anche offesivi, che ledono la <strong>di</strong>gnità della


professione.<br />

La libertà che viene riconosciuta alla <strong>di</strong>fesa<br />

della parte non può mai tradursi in una<br />

licenza ad ut<strong>il</strong>izzare forme espressive sconvenienti<br />

e offensive nella <strong>di</strong>alettica processuale,<br />

con le altre parti ed <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce, ma<br />

deve invece rispettare i vincoli imposti dai<br />

doveri <strong>di</strong> correttezza e decoro. (Nella specie,<br />

l’atto <strong>di</strong> appello redatto dagli incolpati<br />

sottendeva, neppure troppo velatamente,<br />

l’imparzialità del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> primo grado, in<br />

un contesto “aggressivo” nella quale prevaleva<br />

un’ingiustificata vis polemica inut<strong>il</strong>e<br />

ai fini <strong>di</strong> una efficace <strong>di</strong>fesa).<br />

*<br />

L’obbligo <strong>di</strong> comunicazione alla Cassa del<br />

proprio red<strong>di</strong>to professionale ha carattere<br />

inelu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e e la sospensione a tempo indeterminato<br />

che i Consigli dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> comminano<br />

ex art. 17, co. 5, legge n. 576/1980<br />

non ha natura <strong>di</strong> sanzione <strong>di</strong>sciplinare.<br />

La prescrizione, in caso <strong>di</strong> mancato<br />

adempimento <strong>degli</strong> obblighi previdenziali,<br />

inizia a decorrere dal momento in cui la<br />

Cassa è posta in grado <strong>di</strong> verificare la debenza<br />

e l’ammontare dei contributi, ossia<br />

dal momento della trasmissione del Modello<br />

5.<br />

*<br />

Costituiscono comportamenti <strong>di</strong> evidente<br />

r<strong>il</strong>evanza <strong>di</strong>sciplinare, idonei a giustificare<br />

la sanzione della cancellazione dal Registro<br />

dei praticanti avvocati, l’esercizio <strong>di</strong><br />

attività preclusa dall’assenza <strong>di</strong> un titolo<br />

ab<strong>il</strong>itativo, la ricezione <strong>di</strong> somme considerevoli<br />

a titolo <strong>di</strong> fondo spese cui non faccia<br />

seguito attività alcuna, <strong>il</strong> reiterato s<strong>il</strong>enzio<br />

<strong>di</strong> fronte alle ripetute richieste <strong>di</strong> informazioni<br />

da parte dei clienti, la mancata sollecita<br />

restituzione alla parte assistita della<br />

documentazione ricevuta per l’espletamento<br />

del mandato, nonché l’inadempimento<br />

dell’obbligo <strong>di</strong> provvedere agli adempimenti<br />

fiscali in relazione alle somme ricevute.<br />

Sentenze della Corte <strong>di</strong> Cassazione<br />

in materia <strong>di</strong> deontologia<br />

Sanzionato <strong>il</strong> legale che<br />

notifica sentenza esecutiva<br />

e precetto al soccombente<br />

senza avvisare <strong>il</strong> <strong>di</strong>fensore<br />

<strong>di</strong> controparte. Prima <strong>di</strong> dare<br />

corso alla procedura esecutiva,<br />

aggravando le spese del<br />

debitore, l’avvocato ha <strong>il</strong> dovere<br />

<strong>di</strong> interpellare <strong>il</strong> collega.<br />

Repubblica Italiana<br />

In nome del popolo italiano<br />

La Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione<br />

Sezioni Unite Civ<strong>il</strong>i<br />

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:<br />

Dott. Maria Gabriella Luccioli - Primo<br />

Pres.te f.f.<br />

Dott. Luigi Piccialli - Rel. Consigliere<br />

Dott. Renato Rordorf - Consigliere<br />

Dott. Aldo Ceccherini - Consigliere<br />

Dott. Alfonso Amatucci - Consigliere<br />

Dott. Carlo Piccininni - Consigliere<br />

Dott. Luigi Macioce - Consigliere<br />

Dott. Vincenzo Mazzacane - Consigliere<br />

Dott. Vincenzo Di Cerbo - Consigliere<br />

ha pronunciato la seguente<br />

SENTENZA<br />

sul ricorso 2252-2012 proposto da:<br />

***, elettivamente domic<strong>il</strong>iato in Roma,<br />

Via Augusto Aubry 5, presso lo stu<strong>di</strong>o<br />

dell’avvocato Torre Massimo, che lo rappresenta<br />

e <strong>di</strong>fende unitamente all’avv. ***,<br />

per delega a margine del ricorso;<br />

-ricorrente -<br />

contro<br />

Procuratore Generale presso la procu-<br />

ra generale della Repubblica, Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong> per la circoscrizione<br />

del Tribunale <strong>di</strong> Verona;<br />

-intimati-<br />

Avverso la decisione n. 55/2011 del<br />

Consiglio Nazionale Forense, depositata <strong>il</strong><br />

21.04.2011;<br />

u<strong>di</strong>ta la relazione della causa svolta nella<br />

pubblica u<strong>di</strong>enza del 19.06.2012 dal consigliere<br />

Dott. Luigi Piccialli;<br />

u<strong>di</strong>to l’Avvocato Massimo Torre;<br />

u<strong>di</strong>to <strong>il</strong> P.M. in persona dell’Avvocato<br />

Generale Dott. Raffaele Ceniccola, che ha<br />

concluso per <strong>il</strong> rigetto del ricorso.<br />

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO<br />

Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong><br />

<strong>di</strong> Verona, a conclusione del proce<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong>sciplinare avviato a seguito <strong>di</strong> esposto<br />

dell’avv. Margherita Grigolini a carico<br />

dell’avvocato ***, con provve<strong>di</strong>mento del<br />

19.11-18.12.07, irrogò a quest’ultimo la<br />

sanzione <strong>di</strong>sciplinare dell’avvertimento,<br />

“per aver violato <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> colleganza<br />

avendo in data 15 settembre 2003-19 settembre<br />

2003 notificato alla società ***<br />

S.r.l. – <strong>di</strong>fesa dall’Avv. Margherita Grigolini<br />

- la sentenza del Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Pace depositata<br />

l’1 settembre 2003, a cui in data<br />

10 settembre 2003 aveva fatto apporre la<br />

formula esecutiva, senza che <strong>il</strong> <strong>di</strong>spositivo<br />

della sentenza fosse stato ancora comunicato<br />

alle parti e senza curarsi <strong>di</strong> accertare<br />

se <strong>il</strong> legale <strong>di</strong> controparte avesse ricevuto<br />

notizia del <strong>di</strong>spositivo stesso, né rendendo<br />

la stessa edotta dell’intervenuto deposito<br />

<strong>di</strong> detta sentenza, né chiedendo all’Avv.<br />

Grigolini quali fossero le intenzioni della<br />

sua cliente in or<strong>di</strong>ne al pagamento della<br />

sentenza onde evitare alla società ***<br />

S.r.l. l’aggravio delle competenze <strong>di</strong> precetto:<br />

con ciò violando l’art. 38 L.P. in riferimento<br />

all’art. 49 ed all’art. 22 del Co<strong>di</strong>ce<br />

Deontologico Forense approvato dal C.N.F.<br />

nella seduta del 17.04.1997 e successive<br />

mo<strong>di</strong>fiche. Fatti Commessi in Verona <strong>il</strong><br />

15.09.2003-17.09.2003.”<br />

23


All’esito del tempestivo ricorso dell’incolpato,<br />

non resistito dall’intimato C.O.A.,<br />

con decisione del 26.02.09, depositata <strong>il</strong><br />

18.05.09, <strong>il</strong> Consiglio Nazionale Forense<br />

accolse l’impugnazione, ritenendo l’insussistenza<br />

<strong>di</strong> alcun obbligo deontologico nei<br />

sensi <strong>di</strong> cui alla riportata contestazione.<br />

Ma a seguito del ricorso del C.O.A., cui<br />

aveva resistito <strong>il</strong> ***, questa Corte a Sezioni<br />

Unite, con sentenza n. 27214 pubblicata<br />

<strong>il</strong> 23.12.2009, in accoglimento del secondo<br />

motivo, cassò con rinvio la sentenza impugnata,<br />

affermando <strong>il</strong> seguente principio,<br />

“viola l’art. 22 del Co<strong>di</strong>ce deontologico Forense<br />

l’avvocato che sulla base <strong>di</strong> sentenza<br />

favorevole al proprio cliente, nonostante<br />

la modestia – in relazione alle con<strong>di</strong>zioni<br />

economiche del debitore del cre<strong>di</strong>to accertato<br />

nella pronunzia giuris<strong>di</strong>zionale e pur in<br />

assenza <strong>di</strong> un rifiuto esplicito <strong>di</strong> dare spontanea<br />

esecuzione alla sentenza, notifichi al<br />

debitore atto <strong>di</strong> precetto (così aggravando<br />

la posizione debitoria <strong>di</strong> questo), senza previamente<br />

informare l’avvocato dell’avversario<br />

della propria intenzione <strong>di</strong> dare corso<br />

alla procedura esecutiva”.<br />

Riassunto <strong>il</strong> processo dal C.O.A. <strong>di</strong> Verona<br />

con ricorso depositato <strong>il</strong> 07.05.2010,<br />

nella resistenza dell’avv. ***, <strong>il</strong> Consiglio<br />

Nazionale Forense, con decisione<br />

dell’11.11.2010, depositata <strong>il</strong> 21.04.2011,<br />

confermava la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>sciplinare<br />

ascritta all’incolpato e la conseguente sanzione<br />

dell’avvertimento.<br />

Disattese le preliminari eccezioni deducenti<br />

la tar<strong>di</strong>vità della proposizione del<br />

ricorso, l’erroneità delle relative modalità<br />

<strong>di</strong> presentazione e la carenza al riguardo <strong>di</strong><br />

legittimazione e costituzione del C.O.A., <strong>il</strong><br />

suddetto giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rinvio, preso atto della<br />

pronunzia <strong>di</strong> questa Corte e ritenuta la<br />

natura vincolante non solo del principio in<br />

essa affermato, ma anche delle relative<br />

premesse logico-giuri<strong>di</strong>che e, dunque, <strong>degli</strong><br />

“accertamenti già compresi nell’ambito<br />

<strong>di</strong> tale enunciazione”, osservava che non<br />

potevano essere <strong>di</strong>versamente rivalutati i<br />

fatti oggetto del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare,<br />

in or<strong>di</strong>ne ai quali risultava vincolante <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />

espresso in sede <strong>di</strong> legittimità; sicchè<br />

non avrebbe potuto che “affermarsi la responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong>sciplinare dell’avv. *** in or<strong>di</strong>ne<br />

ai fatti oggetto dell’incolpazione…ed<br />

applicarsi al medesimo la sanzione dell’avvertimento,<br />

ritenuta congrua e rapportata<br />

24<br />

alla gravità dei fatti contestati, come del<br />

resto ritenuto dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong><br />

<strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> Verona…”.<br />

Avverso tale decisione l’avvocato *** ha<br />

proposto tempestivo ricorso a queste Sezioni<br />

Unite, deducendo sette motivi.<br />

L’intimato C.O.A. non ha svolto in questa<br />

sede ulteriori attività.<br />

MOTIVI DELLA DECISIONE<br />

1. Con <strong>il</strong> primo motivo <strong>di</strong> ricorso si denuncia<br />

“violazione dell’art. 360 n. 4 c.p.c. in<br />

relazione all’art. 64 R.D.22.01.1934 n. 37 e<br />

art. 132 c.p.c.”, deducendo la nullità della<br />

sentenza per mancanza della sottoscrizione<br />

del giu<strong>di</strong>ce relatore, firma che, sebbene<br />

non espressamente prevista nella norma<br />

speciale citata, sarebbe necessaria, sia al<br />

fine <strong>di</strong> consentire la verificazione dell’osservanza<br />

della stessa, nella parte imponente<br />

che la redazione della sentenza sia<br />

affidata a detto componente del collegio,<br />

sia in virtù dell’applicazione analogica <strong>degli</strong><br />

artt. 32 del c.p.c. e 546 c.p.p., tanto più<br />

in considerazione dell’applicab<strong>il</strong>ità al proce<strong>di</strong>mento<br />

speciale in questione, più volte<br />

affermata nella giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità,<br />

delle norme processuali, ove non in<br />

contrasto, del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito civ<strong>il</strong>e.<br />

Il motivo non merita accoglimento, alla<br />

luce del principio già enunciato da queste<br />

Sezioni Unite, secondo cui “ai sensi <strong>di</strong><br />

quanto <strong>di</strong>sposto, in via generale, dall’art.<br />

44 del regio decreto 22 gennaio 1934 n. 3,<br />

sull’or<strong>di</strong>namento della professione <strong>di</strong> avvocato<br />

e con riferimento alle deliberazioni in<br />

materia <strong>di</strong>sciplinare, dagli artt. 51 e 64 dello<br />

stesso decreto, norme aventi carattere<br />

speciale rispetto alla <strong>di</strong>sposizione dell’art.<br />

132, ultimo comma cod.proc.civ., le deliberazioni<br />

del Consiglio Nazionale Forense<br />

sono sempre sottoscritte dal solo pre<strong>di</strong>dente<br />

e segretario, non anche del relatore,<br />

senza che ciò determini alcun contrasto<br />

con gli artt. 24 e 101 Cost.” (sent. N. 11750<br />

del 24.06.2004).<br />

Da tale in<strong>di</strong>rizzo <strong>il</strong> collegio non ravvisa<br />

motivi per doversi <strong>di</strong>scostare, considerando<br />

che <strong>il</strong> proposto proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> applicazione<br />

analogica delle norme co<strong>di</strong>cistiche,<br />

peraltro contrastante con <strong>il</strong> principio generale<br />

<strong>di</strong> tassatività delle nullità, presupporrebbe<br />

una lacuna normativa, nella specie<br />

insussistente, tenuto conto della presenza<br />

nella legge speciale delle citate norme ad<br />

hoc, che <strong>il</strong> legislatore ha ritenuto sufficienti<br />

a garantire sia, me<strong>di</strong>ante la sottoscrizione<br />

da parte del presidente, la conformità della<br />

decisione alla volontà del collegio, sia, me<strong>di</strong>ante<br />

quella del segretario, la provenienza<br />

della stessa dall’organo decidente.<br />

2. Con <strong>il</strong> secondo motivo <strong>di</strong> deduce “violazione<br />

dell’art. 360 nn. 4 e 5 c.p.c. in relazione<br />

all’art. 392 e 394 c.p.c. e art. 59 e 60<br />

R.D. 37/1934 e art. 101 c.p.c.”, ribadendo<br />

l’eccezione <strong>di</strong> “inammissib<strong>il</strong>ità e improce<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità”<br />

del ricorso riassuntivo, in quanto<br />

notificato, in data 27.04.10, e successivamente<br />

depositato presso la sede del C.N.F.,<br />

e non anche presentato presso gli uffici<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> locale.<br />

Si censurano le ragioni reiettive <strong>di</strong> tale<br />

eccezione esposte nella decisione impugnata,<br />

secondo cui la norma speciale non<br />

avrebbe potuto applicarsi al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

rinvio, regolato invece dall’art. 392 c.p.c.,<br />

obiettando che tale motivazione sarebbe<br />

frutto <strong>di</strong> “mancato coor<strong>di</strong>namento delle<br />

norme in questione”, non tenendo conto, in<br />

particolare, che secondo l’art. 394 c.p.c. in<br />

sede <strong>di</strong> rinvio si osservano le norme stab<strong>il</strong>ite<br />

per <strong>il</strong> proce<strong>di</strong>mento davanti al giu<strong>di</strong>ce<br />

cui la causa è stata rinviata e che nella<br />

specie, “non potendosi azionare l’atto <strong>di</strong> citazione”,<br />

sarebbe stato “giocoforza operare<br />

con <strong>il</strong> ricorso in riassunzione” e seguire<br />

le norme speciali sopra citate prevedenti,<br />

a pena <strong>di</strong> inammissib<strong>il</strong>ità e improce<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità,<br />

modalità <strong>di</strong>verse da quelle in concreto<br />

seguito dal riassumente C.O.A., prevedenti<br />

una “serie <strong>di</strong> passaggi attraverso i quali le<br />

parti… hanno la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> esprimere<br />

ogni loro idonea <strong>di</strong>fesa” prendendo visione<br />

<strong>degli</strong> atti, proporre deduzioni ed esibire<br />

documenti, fase al termine della quale<br />

soltanto gli atti avrebbero dovuto essere<br />

trasmessi al C.N.F., la cui omissione si sarebbe<br />

tradotta nella lesione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fesa delle parti.<br />

Anche tale motivo va <strong>di</strong>satteso, per ragioni<br />

inverse rispetto a quelle esposte in<br />

precedenza, ed alla luce <strong>di</strong> una precedente<br />

pronunzia <strong>di</strong> queste Sezioni Unite, che<br />

<strong>il</strong> collegio con<strong>di</strong>vide ed alla quale intende<br />

dare continuità, secondo cui “la riassunzione<br />

del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>sciplinare davanti al Consiglio<br />

Nazionale Forense a seguito <strong>di</strong> sentenza<br />

<strong>di</strong> cassazione con rinvio deve essere


compiuta secondo <strong>il</strong> <strong>di</strong>sposto dell’artt. 392<br />

c.p.c….” (sent. n. 17938 del 01.07.2008).<br />

Tanto in considerazione dell’assenza,<br />

nell’ambito della legge speciale forense<br />

(in particolare nell’art. 56 u.c. del RDL n.<br />

157871933), <strong>di</strong> una specifica <strong>di</strong>sposizione<br />

regolante le modalità <strong>di</strong> proposizione<br />

del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> riassunzione, e della conseguente<br />

necessità, in virtù del principio,<br />

ripetutamente affermato da questa Corte,<br />

a termini del quale, nei prode cimenti <strong>di</strong>sciplinari<br />

in questione vanno osservate le norme<br />

particolari che per ogni singolo istituto<br />

sono dettate dalla legge professionale e, in<br />

mancanza, quelle del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura<br />

civ<strong>il</strong>e (v. tra le altre 558/98).<br />

Nel caso <strong>di</strong> specie, dunque, le norme<br />

processuali <strong>di</strong> riferimento, in assenza <strong>di</strong><br />

speciali <strong>di</strong>sposizioni, erano quelle <strong>di</strong> cui<br />

agli artt. 392 c.p.c. e 125 delle <strong>di</strong>sposizioni<br />

<strong>di</strong> attuazione dello stesso co<strong>di</strong>ce, secondo<br />

le quali la ( re)instaurazione del contrad<strong>di</strong>ttorio<br />

in sede <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> rinvio va compiuta<br />

nelle forme della vocatio in ius (tale<br />

dovendosi considerare anche un ricorso<br />

<strong>di</strong>rettamente notificato all’incolpato e poi<br />

depositato presso <strong>il</strong> C.N.F., ove la notifica<br />

sia, come nella specie, tempestivamente<br />

intervenuta entro <strong>il</strong> termine previsto per la<br />

riassunzione), mentre non avrebbero dovuto<br />

applicarsi le altre particolari <strong>di</strong>sposizioni,<br />

prevedenti <strong>il</strong> deposito dell’atto presso la<br />

segreteria del C.O.A., in quanto specifiche<br />

dell’originario giu<strong>di</strong>zio impugnatorio ed<br />

assolventi ad esigenze (essenzialmente<br />

quelle <strong>di</strong> rendere noti gli atti su cui si basa<br />

l’impugnazione e consentire alla controparte<br />

<strong>di</strong> produrre, a sua volta, ulteriori atti o<br />

documenti), del tutto proprie <strong>di</strong> tale iniziale<br />

fase processuale, ed insussistenti nel giu<strong>di</strong>zio<br />

“chiuso” <strong>di</strong> rinvio, nel quale non sono<br />

ammesse nuove conclusioni o produzioni, a<br />

meno che la relativa esigenza non sia sorta<br />

in conseguenza della sentenza rescindente.<br />

Ne consegue, a parte la genericità della<br />

censura (che non specifica in quali concreti<br />

termini, con riferimento ad eventuali<br />

atti non potuti esaminare o non potuti<br />

produrre, siano state nella specie lese le<br />

proprie garanzie <strong>di</strong>fensive), l’inconferenza<br />

del richiamo all’art. 394 c.p.c. nella parte<br />

attinente alle modalità introduttive del<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> rinvio, che al riguardo ricade<br />

nell’orbita <strong>di</strong> applicazione delle generali<br />

regole co<strong>di</strong>cistiche, mentre soltanto nelle<br />

successive fasi del suo svolgimento e della<br />

relativa decisione, è da ritenersi regolato<br />

dalle speciali norme <strong>di</strong>sciplinanti <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />

impugnatorio de quo.<br />

3. Con <strong>il</strong> terzo motivo si deduce “violazione<br />

dell’art. 360 n. 4 c.p.c. in relazione all’art.<br />

83 c.p.c. e 392 e 394 c.p.c.”, censurandosi<br />

la reiezione dell’eccezione con la quale era<br />

stata dedotta la carenza <strong>di</strong> legittimazione<br />

processuale del C.O.A., per non essere stata<br />

prodotta alcuna delibera autorizzativa<br />

alla riassunzione e nomina del <strong>di</strong>fensore.<br />

Si sostiene che nel caso <strong>di</strong> specie non<br />

sarebbe stato sufficiente <strong>il</strong> richiamo al<br />

combinato <strong>di</strong>sposto <strong>degli</strong> artt. 392 c.p.c. e<br />

125 <strong>di</strong>sp. att. c.p.c. (non esigenti <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio<br />

<strong>di</strong> una nuova procura alle liti nel giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> riassunzione), non essendosi considerato<br />

che “l’avv. Righetti aveva ottenuto una<br />

nuova procura e tale autorizzazione alla<br />

costituzione processuale doveva essere<br />

deliberata dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> e tale<br />

deliberazione doveva essere prodotta agli<br />

atti”, che neppure ai fini del precedente<br />

ricorso per cassazione era stata prodotta<br />

analoga deliberazione, che nessun r<strong>il</strong>ievo<br />

poteva ascriversi alla circostanza<br />

che <strong>il</strong> <strong>di</strong>fensore non avesse all’u<strong>di</strong>enza<br />

dell’11.11.10 sollevato alcuna contestazione<br />

al riguardo, essendosi egli riportato<br />

alle eccezioni preliminari contenute nella<br />

memoria <strong>di</strong>fensiva ed avendo concluso per<br />

la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> inammissib<strong>il</strong>ità dell’atto<br />

<strong>di</strong> riassunzione, riportandosi nel merito<br />

al ricorso, che infine tale inammissib<strong>il</strong>ità<br />

non avrebbe potuto ritenersi risanata dalla<br />

successiva costituzione con un nuovo<br />

procuratore, essendosi questi “riportato<br />

pe<strong>di</strong>ssequamente” a quanto dedotto dal<br />

precedente, invalidamente costituitosi.<br />

Anche tale motivo è privo <strong>di</strong> fondamento.<br />

Premesso che, come si è già precisato, la<br />

riassunzione del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare<br />

forense va compiuta, in assenza <strong>di</strong> norme<br />

specifiche contenute nella legge speciale,<br />

secondo le generali <strong>di</strong>sposizioni contenute<br />

nel co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civ<strong>il</strong>e e nelle relative<br />

norme attuative (nella specie gli artt.<br />

392 c.p.c. e 125 <strong>di</strong>sp. att.) e considerato<br />

che, come già più volte evidenziato da questa<br />

Corte al riguardo, “poiché <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

rinvio costituisce la prosecuzione del giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> primo o <strong>di</strong> secondo grado conclusosi<br />

con la sentenza cassata, la parte che rias-<br />

sume la causa davanti al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rinvio<br />

non è tenuta a conferire una nuova procura<br />

al <strong>di</strong>fensore che lo ha già assistito nel<br />

pregresso giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> merito” (Sent. 7983<br />

del 01.04.10, conf. n.n. 4663/01,1217/89),<br />

è sufficiente osservare che, non essendo<br />

dalle citate norme richiesta una nuova<br />

procedura <strong>di</strong>fensiva, ma soltanto l’in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong> quella precedente, in virtù della<br />

quale fu instaurato <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio impugnatoriio,<br />

poco o punto r<strong>il</strong>evava, in un contesto<br />

nel quale la riassunzione era stata operata<br />

dal legale validamente nominato ab initio,<br />

la circostanza che al medesimo fosse stato<br />

rinnovato, con o senza ulteriore delibera<br />

autorizzativa del C.O.A. <strong>il</strong> mandato, non essendo<br />

tale rinnovazione necessaria al fine<br />

suddetto.<br />

Tale <strong>di</strong>rimente r<strong>il</strong>ievo comporta <strong>il</strong> reiettivo<br />

assorbimento dei rimanenti prof<strong>il</strong>i <strong>di</strong><br />

censura.<br />

4. Con <strong>il</strong> quarto motivo si deduce “violazione<br />

dell’art. 360 n. 4 c.p.c. in relazione<br />

all’art. 392 e 394 c.p.c.”, per non essere<br />

stata r<strong>il</strong>evata la non coincidenza tra le richieste<br />

rassegnate dal C.O.A. nel ricorso<br />

per riassunzione e nella successiva u<strong>di</strong>enza<br />

<strong>di</strong> precisazione delle conclusioni, anche<br />

con riferimento a quelle contenute nel precedente<br />

ricorso per cassazione.<br />

Il motivo è manifestamente infondato,<br />

considerato che la richiesta formulata in<br />

sede <strong>di</strong> precisazione delle conclusioni, <strong>di</strong><br />

confermare “<strong>il</strong> provve<strong>di</strong>mento sanzionatorio<br />

originale”, sostanzialmente conforme,<br />

mutatis verbis, a quella esposta in sede<br />

<strong>di</strong> legittimità, <strong>di</strong> “riaffermazione della legittimità<br />

della sanzione inflitta”, non può<br />

ritenersi esorbitante, costituendone soltanto<br />

una specificazione, rispetto a quella<br />

formulata nel ricorso riassuntivo, <strong>di</strong> “applicare<br />

… la sanzione <strong>di</strong>sciplinare che riterrà<br />

congrua…”, a sua volta conforme ex art.<br />

394 c.p.c. alle originarie richieste.<br />

Tale sanzione, peraltro, pur tenendo conto<br />

della limitazione, a seguito della sentenza<br />

<strong>di</strong> questa Corte, dell’affermazione <strong>di</strong> <strong>il</strong>liceità<br />

della condotta tenuta dall’incolpato<br />

alla sola seconda parte dell’originario addebito<br />

(quella <strong>di</strong> aver notificato ex abrupto<br />

la sentenza in forma esecutiva ed <strong>il</strong> precetto),<br />

non avrebbe potuto essere <strong>di</strong>versa da<br />

quella dell’avvertimento, già applicata dal<br />

C.O.A., costituendo la stessa quella mini-<br />

25


ma prevista dall’art. 40 R.DL. 1578/33.<br />

5. Con <strong>il</strong> quinto motivo si deduce “violazione<br />

dell’art. 360 n. 4 e 5 c.p.c. in relazione<br />

all’art. 392 e 394 c.p.c.”, censurandosi, in<br />

quanto non esaustiva, la motivazione posta<br />

a base della conferma della responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong>sciplinare dell’incolpato, secondo cui <strong>il</strong><br />

principio affermato nella sentenza <strong>di</strong> legittimità<br />

avrebbe comportato, a guisa <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>cato<br />

interno, l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> rivalutare i<br />

fatti oggetto del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare,<br />

in contrario obiettandosi che nella decisione<br />

<strong>di</strong> legittimità vi era stata una valutazione,<br />

ai fini della configurab<strong>il</strong>ità dell’<strong>il</strong>lecito<br />

<strong>di</strong> cui all’art. 22 del Co<strong>di</strong>ce Deontologico<br />

Forense, solo quale astratta ipotesi <strong>di</strong><br />

condotta “contestata”, non anche concretamente<br />

“tenuta” (parola quest’ultima significativamente<br />

interlineata con post<strong>il</strong>la e<br />

sostituita con quella precedente) dall’avv.<br />

*** ed in quella sede “<strong>di</strong>scussa”. Conseguentemente,<br />

pur essendo vincolato dall’enunciato<br />

principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>sciplinare<br />

cui <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio era stato rinviato per<br />

nuovo esame nel merito, in quanto esclusivamente<br />

competente all’”apprezzamento<br />

della r<strong>il</strong>evanza dei fatti rispetto alla incolpazione”,<br />

non avrebbe potuto esimersi da<br />

tale valutazione; sicchè la decisione del<br />

C.N.F., già impugnab<strong>il</strong>e per violazione <strong>di</strong><br />

legge, lo sarebbe stata anche per vizio <strong>di</strong><br />

motivazione ex art. 360 n. 5 c.p.c., in virtù<br />

della sostituzione dell’art. 360 c.p.c. <strong>di</strong>sposta<br />

dall’art. 2 della legge n. 40 del 2006, in<br />

cospetto dell’obiettiva deficienza del criterio<br />

logico che aveva condotto <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>ce alla<br />

formazione del proprio convincimento ed in<br />

assenza <strong>di</strong> alcuna concreta <strong>di</strong>samina delle<br />

ragione giustificative, richiamate nel mezzo<br />

d’impugnazione, addotte dall’incolpato<br />

in sede <strong>di</strong> merito.<br />

Il motivo non merita accoglimento.<br />

Il C.N.F., nel confermare l’affermazione<br />

<strong>di</strong> colpevolezza relativamente al secondo<br />

segmento della condotta ascritta all’avv.<br />

***, quello <strong>di</strong> aver notificato <strong>di</strong>rettamente<br />

alla controparte soccombente la sentenza<br />

in forma esecutiva ed <strong>il</strong> precetto, senza<br />

aver previamente interpellato la collega<br />

che l’aveva <strong>di</strong>fesa, era vincolato non solo<br />

alla regula iuris enunciata da queste Sezioni<br />

Unite, con la quale era stata affermata,<br />

cassandosi in parte de qua la precedente<br />

decisione assolutoria, la r<strong>il</strong>evanza <strong>di</strong>scipli-<br />

26<br />

nare dell’addebito ma anche dall’accertamento<br />

dei fatti che ne costituivano <strong>il</strong> presupposto<br />

(in tal senso, v. tra le altre Cass.<br />

nn 17352/10, 26241/09, 616/98), che erano<br />

incontroversi, in quanto documentalmente<br />

provati. In siffatto contesto processuale,<br />

nessuno spazio residuava al giu<strong>di</strong>ce del<br />

rinvio, non solo in or<strong>di</strong>ne alla valutazione,<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o deontologico, della condotta<br />

in questione, compiuta da questa Corte e<br />

parzialmente confermativa <strong>di</strong> quella in precedenza<br />

operata dal C.O.A. in sede amministrativa,<br />

ma anche con riferimento alla concreta<br />

sussistenza della stessa, costituente<br />

un pacifico presupposto <strong>di</strong> fatto, sulla base<br />

del quale era stato formulato quel giu<strong>di</strong>zio.<br />

Poco o punto r<strong>il</strong>evava, pertanto, l’evidenziata<br />

correzione contenuta nella sentenza<br />

rescindente, tanto più ove si consideri che<br />

<strong>il</strong> ricorrente neppure in questa sede nega<br />

<strong>di</strong> aver commesso i fatti ascrittigli, limitandosi<br />

a riba<strong>di</strong>re quelle stesse doglianze<br />

con le quali aveva tentato <strong>di</strong> sminuirne <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>svalore deontologico, così finendo con<br />

<strong>il</strong> rimettere, in ammissib<strong>il</strong>mente (v., tra le<br />

altre e più recenti, Cass. n. 3458/12) in<br />

<strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto in questa<br />

sede enunciato e, nel sostenere che al solo<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> merito sarebbe spettato <strong>il</strong> relativo<br />

apprezzamento della condotta sotto<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong>sciplinare, e la stessa funzione<br />

nomof<strong>il</strong>attica spettante a questa Corte.<br />

6. Con <strong>il</strong> sesto motivo si deduce “violazione<br />

dell’art. 360 n. 3 c.p.c. in relazione all’art.<br />

111 Costituzione”, prospettando “ombre <strong>di</strong><br />

<strong>il</strong>legittimità costituzionale” nel sistema <strong>di</strong>sciplinare<br />

forense, in considerazione della<br />

mancanza <strong>di</strong> collegamento tra i fatti previsti<br />

quali <strong>il</strong>leciti dal Co<strong>di</strong>ce Deontologico Forense<br />

e la legge professionale, che si limita<br />

a prevedere le varie sanzioni senza alcun<br />

riferimento ad ipotesi tipiche, con la conseguente<br />

attribuzione al giu<strong>di</strong>ce della più<br />

ampia <strong>di</strong>screzionalità nella relativa scelta;<br />

ne conseguirebbe <strong>il</strong> contrasto sia con<br />

<strong>il</strong> “principio <strong>di</strong> predeterminazione legale<br />

del processo” <strong>di</strong> cui al citato articolo della<br />

Costituzione, sia con quello <strong>di</strong> eguaglianza,<br />

per le “<strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> trattamento non solo<br />

all’interno dello stesso <strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, ma anche<br />

nei confronti <strong>di</strong> altri or<strong>di</strong>ni e poteri”, per i<br />

quali (come nel caso della magistratura or<strong>di</strong>naria,<br />

con <strong>il</strong> passaggio dal R.D. n. 511/46<br />

al Dlgs. n. 109/06) l’assenza <strong>di</strong> predetermi-<br />

nazione delle sanzioni <strong>di</strong>sciplinari è stata<br />

superata.<br />

Il motivo è inammissib<strong>il</strong>e, per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong><br />

interesse, per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> interesse, comportante<br />

la conseguente irr<strong>il</strong>evanza della<br />

questione <strong>di</strong> legittimità costituzionale, considerato<br />

che nella specie, come già in precedenza<br />

evidenziato, la sanzione irrogata è<br />

stata quella dell’avvertimento, vale a <strong>di</strong>re<br />

quella più lieve prevista dalla normativa<br />

professionale forense; sicchè <strong>il</strong> censurato<br />

ampio margine <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità, attribuito<br />

al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> merito, non può essersi, comunque,<br />

tradotto in un concreto pregiu<strong>di</strong>zio<br />

dell’incolpato.<br />

7. Con <strong>il</strong> settimo motivo si deduce “violazione<br />

dell’art. 360 n. 4 e 5 c.p.c., censurandosi<br />

la motivazione relativa alla scelta della<br />

sanzione, sia per genericità, segnatamente<br />

per non aver dato conto della valutazione<br />

<strong>di</strong> gravità dell’<strong>il</strong>lecito nel contesto <strong>di</strong> una<br />

vicenda marginale e, come affermato dalla<br />

stessa Corte <strong>di</strong> Cassazione, modesta sotto<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o economico, sia per incoerenza<br />

ed <strong>il</strong>logicità del richiamo al provve<strong>di</strong>mento<br />

del C.O.A., considerato che per <strong>il</strong> primo dei<br />

due fatti originariamente ascritti (quello <strong>di</strong><br />

aver fatto apporre la formula esecutiva sulla<br />

sentenza, senza curarsi <strong>di</strong> accertare se<br />

<strong>il</strong> legale <strong>di</strong> controparte fosse a conoscenza<br />

del relativo deposito, né <strong>di</strong> informarlo)<br />

vi era stata pronunzia assolutoria da parte<br />

del C.N.F., confermata dalla sentenza <strong>di</strong><br />

legittimità; sicchè ingiustificato sarebbe<br />

stato <strong>il</strong> riferimento alla valutazione, da parte<br />

dell’organismo forense locale, alla complessiva<br />

“gravità dei fatti contestati”, atteso<br />

che uno <strong>degli</strong> stessi era venuto meno.<br />

Anche tale motivo è inammissib<strong>il</strong>e, per<br />

ragioni analoghe a quelle esposte con riferimento<br />

al precedente, considerato che<br />

la valutazione <strong>di</strong> “gravità”, che si assume<br />

generica, non avrebbe potuto comunque<br />

comportare l’irrogazione <strong>di</strong> sanzioni più lievi<br />

<strong>di</strong> quella inflitta.<br />

8. Il ricorso va, conclusivamente, respinto.<br />

9. Non vi è luogo, infine, a regolamento<br />

delle spese, in assenza <strong>di</strong> controparti resistenti.<br />

P.Q.M.<br />

La Corte rigetta <strong>il</strong> ricorso.<br />

Così deciso in Roma, a sezioni unite, <strong>il</strong> 19<br />

giugno 2012.


Sanzionato l’avvocato che<br />

prende i sol<strong>di</strong> anche dall’assicurazione<br />

e non lo <strong>di</strong>ce al<br />

cliente e al collega. Responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong>sciplinare per chi<br />

tace informazioni r<strong>il</strong>evanti<br />

sull’iter del mandato, come<br />

la percezione <strong>di</strong> onorari dalla<br />

compagnia <strong>di</strong> fiducia dell’assistito.<br />

Repubblica Italiana<br />

In nome del popolo italiano<br />

La Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione<br />

Sezioni Unite Civ<strong>il</strong>i<br />

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:<br />

Dott. Roberto Preden - Primo Pres.te f.f.<br />

Dott. Maria Gabriella Luccioli - Presidente<br />

Sezione<br />

Dott: Luigi Piccialli - Consigliere<br />

Dott. Renato Rordorf - Consigliere<br />

Dott. Aldo Ceccherini - Consigliere<br />

Dott. Alfonso Amatucci - Rel. Consigliere<br />

Dott. Carlo Piccininni - Consigliere<br />

Dott. Luigi Macioce - Consigliere<br />

Dott. Vincenzo Mazzacane - Consigliere<br />

ha pronunciato la seguente<br />

SENTENZA<br />

sul ricorso 4796-2012 proposto da:<br />

***, elettivamente domic<strong>il</strong>iata in Roma,<br />

Via ***, presso lo stu<strong>di</strong>o dell’avvocato ***,<br />

rappresentata e <strong>di</strong>fesa da sé medesima;<br />

-ricorrentecontro<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong><br />

Roma, Procuratore Generale della Repubblica<br />

presso la Suprema Corte <strong>di</strong> Cassazione;<br />

-intimati-<br />

avverso la decisione n. 182/2011 del<br />

Consiglio Nazionale Forense, depositata <strong>il</strong><br />

15.12.2011;<br />

u<strong>di</strong>ta la relazione della causa svolta nella<br />

pubblica u<strong>di</strong>enza del 19.06.2012 dal Consigliere<br />

Dott. Alfonso Amatucci;<br />

u<strong>di</strong>to l’Avvocato ***;<br />

u<strong>di</strong>to <strong>il</strong> P.M. in persona dell’Avvocato<br />

Generale Dott. Raffaele Ceniccola, che ha<br />

concluso per <strong>il</strong> rigetto del ricorso.<br />

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO<br />

1. Con decisione del 05.11.2009 <strong>il</strong> Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> Roma (<strong>di</strong><br />

seguito C.O.A.) irrogò la sanzione <strong>di</strong>sciplinare<br />

della censura dell’avv. ***, per le violazioni<br />

<strong>di</strong> cui ai capi B) e C) dell’incolpazione<br />

formulata nel proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare<br />

promosso nei suoi confronti <strong>il</strong> 09.11.2007 a<br />

seguito <strong>di</strong> esposto della dott.ssa ginecologa<br />

***. Quest’ultima, coinvolta in un proce<strong>di</strong>mento<br />

penale conseguito alla morte <strong>di</strong><br />

un neonato, aveva investito l’avv. *** della<br />

propria <strong>di</strong>fesa in aggiunta all’avv. ***, collega<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> suo marito, avv. ***. L’avv.<br />

*** era stata, in particolare, incolpata <strong>di</strong><br />

aver riven<strong>di</strong>cato una gestione esclusiva<br />

della pratica ai fini della percezione <strong>degli</strong><br />

onorari da parte della società assicuratrice<br />

della cliente (capo B) e <strong>di</strong> aver sottaciuto la<br />

circostanza alla stessa (capo C).<br />

2. Il Consiglio Nazionale Forense (<strong>di</strong> seguito<br />

C.N.F.) ha rigettato <strong>il</strong> ricorso della professionista<br />

con decisione del 15.12.2011,<br />

in particolare negando l’affermata non corrispondenza<br />

fra contestazione e sanzione.<br />

Ricorre per cassazione l’avv. *** affidandosi<br />

a tre motivi.<br />

MOTIVI DELLA DECISIONE<br />

1. Col primo motivo sono dedotte violazione<br />

e falsa applicazione dell’art. 112<br />

c.p.c. per non avere <strong>il</strong> C.N.F. corretto l’errore<br />

in cui era incorso <strong>il</strong> C.O.A. col prendere<br />

in considerazione fatti non contestati, in<br />

or<strong>di</strong>ne ai quali l’incolpata non aveva potuto<br />

approntare adeguata <strong>di</strong>fesa.<br />

1.1. La censura è manifestamente infondata,<br />

avendo <strong>il</strong> C.N.F. non già omesso<br />

<strong>di</strong> esaminare <strong>il</strong> relativo motivo <strong>di</strong> doglianza<br />

ma ritenuto che lo stesso fosse privo <strong>di</strong><br />

fondamento.<br />

2. Col secondo motivo la decisione è censurata<br />

per omessa e (ma, recte, o) insufficiente<br />

motivazione su un fatto controverso<br />

e decisivo per <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio costituito dalla circostanza<br />

che <strong>il</strong> fax col quale lo stu<strong>di</strong>o ***<br />

si <strong>di</strong>ceva incaricato (anche) della pratica<br />

*** era stato inviato non dall’avv. ***, “ma<br />

da una collaboratrice in buona fede”, essendo<br />

risultato dalle “prove documentali e<br />

testimoniali” che nell’occasione l’avv. ***<br />

non si trovava a Roma.<br />

Si sostiene poi che l’art. 40 del co<strong>di</strong>ce<br />

deontologico attiene al dovere <strong>di</strong> informare<br />

<strong>il</strong> cliente sulle caratteristiche e sull’importanza<br />

della controversia e su quant’altro<br />

serva a rendere chiara al cliente la situazione<br />

da affrontare nelle sue implicazioni<br />

e conseguenze, mentre l’incolpazione si<br />

riferiva (al capo C) alla omessa informazione<br />

del cliente circa i compensi richiesti ed<br />

erogati a fronte <strong>di</strong> un mancato <strong>di</strong>sgiunto.<br />

Si afferma infine che l’affermazione del<br />

C.N.F. secondo la quale la ricorrente non<br />

avrebbe dato notizie sul suo operato alla<br />

collega *** era stato sconfessato da tutti<br />

i testi escussi e dai consulenti tecnici;<br />

e, ancora, che del massimale assicurativo<br />

per spese legali, ammontante a circa<br />

20/25.000 euro, ne erano stati richiesti<br />

solo 9.932,62 netti, sicchè gran parte era<br />

rimasta a <strong>di</strong>sposizione del co<strong>di</strong>fensore.<br />

2.1. Il primo prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong> censura è inammissib<strong>il</strong>e<br />

per novità della prospettazione, non<br />

essendo affermato nell’<strong>il</strong>lustrazione del<br />

motivo che la non riferib<strong>il</strong>ità alla ricorrente<br />

della comunicazione all’assicuratore (cui<br />

la decisione impugnata non fa alcun riferimento)<br />

era stata prospettata al C.N.F. coi<br />

motivi <strong>di</strong> ricorso, ed evincendosi anzi che la<br />

professionista aveva svolto sul punto <strong>di</strong>fese<br />

<strong>di</strong> segno <strong>di</strong>verso.<br />

Il secondo è infondato in quanto <strong>il</strong> C.N.F.<br />

ha ritenuto che <strong>il</strong> non avere la professionista<br />

in<strong>formato</strong> la propria cliente delle somme<br />

che aveva richiesto e che si accingeva<br />

a percepire dalla società <strong>di</strong> assicurazione<br />

della cliente stessa in relazione al mandato<br />

da questa conferito, integrasse violazione<br />

dell’art. 40 del co<strong>di</strong>ce deontologico nella<br />

parte in cui prevede che “l’avvocato è tenuto<br />

altresì ad informare <strong>il</strong> proprio assistito<br />

27


sullo svolgimento del mandato affidatogli”,<br />

in quanto lesivo del rapporto <strong>di</strong> fiducia<br />

che si deve instaurare tra l’avvocato ed <strong>il</strong><br />

suo cliente (così la decisione impugnata,<br />

a pagina 10). Né può ritenersi estraneo<br />

al mandato conferito all’avvocato l’aspetto<br />

afferente alla percezione <strong>di</strong> onorari da<br />

parte della società assicuratrice del cliente<br />

stesso.<br />

Il terzo prof<strong>il</strong>o è infondato perché in<br />

contrasto con quanto si legge a pagina 7,<br />

penultimo capoverso, della decisione impugnata<br />

circa la posizione della società assicuratrice<br />

che – a detta della stessa ricorrente<br />

nel ricorso al C.N.F. – aveva precisato<br />

che avrebbe “liquidato un solo <strong>di</strong>fensore”.<br />

3. Col terzo motivo sono denunciate violazione<br />

e falsa applicazione dell’art. 111,<br />

commi secondo e quinto, della Costituzione<br />

per avere <strong>il</strong> C.O.A. ed <strong>il</strong> C.N.F. ritenuto ingiustificata<br />

l’assenza dell’incolpata benché<br />

essa avesse fatto pervenire un certificato<br />

me<strong>di</strong>co dal quale risultava “metrorragia <strong>di</strong><br />

notevole entità per la quale si consiglia terapia<br />

me<strong>di</strong>ca e riposo per 4 giorni”.<br />

3.1. Il motivo è manifestamente infondato,<br />

avendo <strong>il</strong> C.N.F. ritenuto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

la valutazione del C.O.A. nel senso che dalla<br />

documentazione me<strong>di</strong>ca non emergeva<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità assoluta a comparire dell’incolpata.<br />

Si tratta, all’evidenza, <strong>di</strong> una valutazione<br />

<strong>di</strong> merito, in or<strong>di</strong>ne alla quale la<br />

sentenza sarebbe stata in ipotesi suscettib<strong>il</strong>e<br />

<strong>di</strong> essere censurata solo per vizio della<br />

motivazione.<br />

4. Il ricorso è conclusivamente respinto.<br />

Non sussistono i presupposti per provvedere<br />

sulle spese.<br />

P.Q.M.<br />

La Corte <strong>di</strong> Cassazione, a Sezioni Unite<br />

rigetta <strong>il</strong> ricorso.<br />

Così deciso in Roma, nella camera <strong>di</strong> consiglio<br />

delle Sezioni Unite Civ<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> 19 giugno<br />

2012.<br />

28<br />

Cancellato dall’Albo l’avvocato<br />

esoso che non fa fatture<br />

anche se è <strong>il</strong> cliente a voler<br />

pagare in nero. La libera determinazione<br />

del compenso<br />

non esime dalla redazione<br />

delle note pro forma. È un’aggravante<br />

<strong>il</strong> “sì” alla proposta<br />

dell’assistito.<br />

Repubblica Italiana<br />

In nome del popolo italiano<br />

La Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione<br />

Sezioni Unite Civ<strong>il</strong>i<br />

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:<br />

Dott. Luigi Antonio Rovelli - Primo<br />

Pres.te f.f.<br />

Dott. Fabrizio Miani Canevari - Presidente<br />

Sezione<br />

Dott: Luigi Piccialli - Consigliere<br />

Dott. Aldo Ceccherini - Consigliere<br />

Dott. Alfonso Amatucci - Consigliere<br />

Dott. Saverio Toffoli - Consigliere<br />

Dott. Aurelio Cappabianca - Consigliere<br />

Dott. Giovanni Mammone - Consigliere<br />

Dott. Maria Rosaria San Giorgio - Rel. Consigliere<br />

ha pronunciato la seguente<br />

SENTENZA<br />

sul ricorso 24775-2011 proposto da:<br />

***, elettivamente domic<strong>il</strong>iata in Roma,<br />

Viale dell’Arte 85, presso lo stu<strong>di</strong>o dell’avvocato<br />

Nicolucci Stefano, rappresentata e<br />

<strong>di</strong>fesa dall’avvocato Borgese Francesco per<br />

procura in calce al ricorso;<br />

contro<br />

-ricorrente-<br />

<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> Roma, Procuratore<br />

Generale presso la Corte <strong>di</strong> Cassazione;<br />

-intimati-<br />

avverso la decisione n. 81/2011 del<br />

Consiglio Nazionale Forense, depositata <strong>il</strong><br />

01.06.2011;<br />

u<strong>di</strong>ta la relazione della causa svolta nella<br />

pubblica u<strong>di</strong>enza del 07.02.2012 dal Consigliere<br />

Dott. Maria Rosaria San Giorgio;<br />

u<strong>di</strong>to l’Avvocato Ronchietto Clau<strong>di</strong>o per<br />

delega Borgese;<br />

u<strong>di</strong>to <strong>il</strong> P.M. in persona dell’Avvocato Generale<br />

Dott. Pasquale Paolo Maria Ciccolo,<br />

che ha concluso per l’inammissib<strong>il</strong>ità o comunque<br />

rigetto del ricorso.<br />

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO<br />

1. Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong><br />

<strong>di</strong> Roma inflisse all’avv. *** la sanzione<br />

<strong>di</strong>sciplinare della ra<strong>di</strong>azione, ritenendola<br />

responsab<strong>il</strong>e della violazione <strong>degli</strong> artt. 5,<br />

15, 36 e 43 del Co<strong>di</strong>ce Deontologico forense<br />

che impongono al professionista <strong>di</strong> agire<br />

con <strong>di</strong>gnità, probità e decoro e <strong>di</strong> rispettare<br />

gli obblighi fiscali e previdenziali e quelli<br />

attinenti all’obbligo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>conto nei confronti<br />

del cliente, per essersi fatta r<strong>il</strong>asciare,<br />

nel corso del rapporto professionale con<br />

<strong>il</strong> Pontificio *** dall’economo dell’Istituto,<br />

nel periodo tra <strong>il</strong> 1994 e <strong>il</strong> 2007, numerosi<br />

fogli firmati in bianco e non recanti alcuna<br />

scritturazione né intestazione, nonché,<br />

per contanti o in assegni, alcuni dei quali<br />

intestati a propri congiunti, ingenti somme<br />

<strong>di</strong> danaro con cadenza settimanale a titolo<br />

<strong>di</strong> onorari professionali, per l’importo complessivo<br />

<strong>di</strong> euro 4.171.344,29, adducendo<br />

ragioni varie, senza r<strong>il</strong>asciare, benché ripetutamente<br />

richiestane, le relative fatture,<br />

ma limitandosi a produrre <strong>di</strong>ciassette progetti<br />

<strong>di</strong> parcella per <strong>il</strong> complessivo importo<br />

<strong>di</strong> euro 319.167,00 e cinque fatture per <strong>il</strong><br />

complessivo importo <strong>di</strong> euro 63.598,70.<br />

2. Su ricorso della professionista, <strong>il</strong><br />

Consiglio Nazionale Forense, con decisione<br />

depositata <strong>il</strong> 1 giugno 2011, ha ridotto<br />

la sanzione irrogata alla cancellazione<br />

dall’Albo, in considerazione della mancanza<br />

<strong>di</strong> precedenti <strong>di</strong>sciplinari a carico della<br />

professionista, ribadendo che le somme<br />

versate in favore della *** non avevano<br />

trovato giustificazione nell’attività professionale,<br />

con la quale si era convenuta tra<br />

le parti la libera determinazione dei compensi<br />

professionali, se da un lato poteva


indurre la *** a proporre <strong>il</strong> pagamento<br />

dei suoi compensi in misura non correlata<br />

alle tariffe professionali vigenti, dall’altro<br />

richiedeva l’accettazione da parte dell’Istituto,<br />

ciò che presupponeva quanto meno la<br />

redazione <strong>di</strong> note pro forma per le attività<br />

svolte dall’avvocato e l’accettazione anche<br />

tacita me<strong>di</strong>ante pagamento da parte del<br />

cliente. In realtà, pur se si fossero volute<br />

considerare con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>i le doglianze della<br />

*** in or<strong>di</strong>ne alla perizia sulla valutazione<br />

dell’attività professionale da lei svolta, gli<br />

eventuali compensi da aggiungere sarebbero<br />

stati comunque ben lontani dalla somma<br />

effettivamente percepita.<br />

Infine, ha r<strong>il</strong>evato <strong>il</strong> C.N.F. che la circostanza<br />

che con la lettera <strong>di</strong> conferimento<br />

dell’incarico professionale <strong>il</strong> Pontificio ***<br />

avesse chiesto all’avv. *** <strong>di</strong> non effettuare<br />

la fatturazione sulle somme dovute non<br />

consentiva a quest’ultima <strong>di</strong> sottrarsi a tale<br />

obbligo previsto per legge, e non costituiva<br />

una circostanza attenuante della sua<br />

responsab<strong>il</strong>ità, che, anzi aggravava, avuto<br />

riguardo alla sua intenzione, espressa, <strong>di</strong><br />

porre in essere una evasione fiscale continuata.<br />

3. Avverso tale decisione ricorre l’avv.<br />

*** sulla base <strong>di</strong> tre motivi.<br />

MOTIVI DELLA DECISIONE<br />

1. Con la prima censura si denuncia eccesso<br />

<strong>di</strong> potere per errore <strong>di</strong> fatto e <strong>di</strong>fetto<br />

<strong>di</strong> motivazione in relazione agli artt. 56 r.d.l.<br />

27 novembre 1933, n. 1578, 2 D.lgs. 2 febbraio<br />

2006, n. 40, e 360, n. 5, cod.proc.civ. Il<br />

Consiglio Nazionale Forense avrebbe obliterato<br />

la portata della lettera <strong>di</strong> incarico,<br />

depositata dall’attuale ricorrente, con la<br />

quale si era convenuta tra le parti la libera<br />

determinazione dei compensi professionali<br />

spettati all’avv. ***, ritenendo che non vi<br />

fosse la prova dell’accettazione da parte<br />

del Pontificio *** <strong>di</strong> tale modus operan<strong>di</strong>,<br />

laddove la lettera in questione risultava<br />

siglata per accettazione dallo stesso. Tale<br />

accettazione sarebbe, inoltre, desumib<strong>il</strong>e<br />

dalle modalità esecutive del rapporto contrattuale<br />

tra le parti. Peraltro, l’avv. ***<br />

avrebbe fatto pieno affidamento su tali<br />

modalità: ciò che escluderebbe l’asserito<br />

intento fraudolento <strong>di</strong> approfitta mento<br />

da parte dell’avv. ***, elidendo <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

soggettivo della violazione contestata, con<br />

conseguente necessità <strong>di</strong> una rivisitazione<br />

critica della vicenda in esame e previsione<br />

<strong>di</strong> una sanzione adeguata alla effettiva entità<br />

della violazione medesima.<br />

2.1. La doglianza è immeritevole <strong>di</strong> accoglimento.<br />

2.2. Il C.N.F. ha fornito ampia ed esauriente<br />

<strong>il</strong>lustrazione delle ragioni per le<br />

quali non ha attribuito, nell’economia della<br />

vicenda in esame, <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo auspicato dalla<br />

ricorrente alla lettera <strong>di</strong> incarico professionale<br />

con la quale si era convenuta la libera<br />

determinazione tra le parti dei compensi<br />

spettanti all’avv. ***: ragioni da in<strong>di</strong>viduarsi<br />

nella circostanza della mancata redazione<br />

<strong>di</strong> note pro forma per le attività svolte<br />

dal legale ed accettazione tacita me<strong>di</strong>ante<br />

pagamento da parte del cliente.<br />

La decisione impugnata ha, al riguardo,<br />

r<strong>il</strong>evato che, perfino in base alla stessa documentazione<br />

(note spese) depositata dalla<br />

<strong>di</strong>fesa dell’incolpata, che aveva contestato<br />

le risultanze della perizia svolta in or<strong>di</strong>ne ai<br />

compensi spettanti all’avv. *** denunciandone<br />

incongruenze ed errori, i compensi da<br />

aggiungere rispetto alla cifra ivi in<strong>di</strong>cata,<br />

osc<strong>il</strong>lanti tra un minimo <strong>di</strong> euro 104.792,00<br />

ed un massimo <strong>di</strong> euro 280.495,00, si <strong>di</strong>scosterebbero<br />

comunque notevolmente<br />

rispetto alla somma complessiva <strong>di</strong> euro<br />

4.171.344,29, effettivamente percepita nel<br />

corso dell’intero arco <strong>di</strong> durata del rapporto<br />

professionale: sicchè gran parte <strong>di</strong> tale<br />

somma resta, come conclusivamente affermato<br />

dal C.N.F., priva <strong>di</strong> giustificazione.<br />

3. La seconda doglianza ha ancora ad oggetto<br />

la deduzione <strong>di</strong> eccesso <strong>di</strong> potere per<br />

errore <strong>di</strong> fatto e <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> motivazione in<br />

relazioni agli artt. 56 r.d. n. 1578 del 1933,<br />

2 D.lgs. n. 40 del 2006 e 360, n. 5, cod.proc.<br />

civ. Il C.N.F., nel giungere alla conclusione<br />

secondo la quale la somma complessivamente<br />

percepita dall’avv. ***, pari ad<br />

euro 4.171.344,29 sarebbe stata considerevolmente<br />

lontana da quella congrua in<br />

relazione all’attività effettivamente svolta,<br />

avrebbe ut<strong>il</strong>izzato quale parametro <strong>di</strong> riferimento<br />

esclusivamente <strong>il</strong> calcolo effettuato<br />

dal Pontificio ***, senza approfon<strong>di</strong>re la<br />

reale portata delle prestazioni professionali<br />

svolte dal legale, e la complessità delle<br />

singole pratiche, e senza fornire risposta<br />

ad una serie <strong>di</strong> deduzioni <strong>di</strong>fensive. Le<br />

medesime argomentazioni vengono riferite<br />

alla contestata violazione dell’obbligo<br />

<strong>di</strong> informazioni nei confronti del cliente,<br />

non emergando, ad avviso della ricorrente,<br />

dall’esame della istruttoria svolta nel proce<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong>sciplinare una tale violazione,<br />

comunque smentita dal contegno dell’avv.<br />

***, caratterizzato da ampia <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità<br />

– peraltro non valorizzata dal C.N.F. – nei<br />

confronti del collega ***, nuovo legale del<br />

Pontificio ***.<br />

4. La censura è inammissib<strong>il</strong>e, in quanto<br />

sostanzialmente volta ad ottenere un riesame<br />

<strong>degli</strong> elementi probatori acquisiti e<br />

<strong>degli</strong> accertamenti <strong>di</strong> fatto eseguiti, inibito<br />

nella presente sede se non per palese<br />

carenza argomentativa, certamente non<br />

riscontrab<strong>il</strong>e nell’iter logico seguito nella<br />

specie dal C.N.F., che, come r<strong>il</strong>evato sub<br />

3.2., ha fatto riferimento non già al solo<br />

calcolo dei compensi spettanti all’avv. ***<br />

effettuato dal cliente, ma proprio all’importo<br />

risultante dalle note spese depositate<br />

dalla stessa ***.<br />

5. Con <strong>il</strong> terzo motivo si deduce ancora<br />

eccesso <strong>di</strong> potere per errore <strong>di</strong> fatto e <strong>di</strong>fetto<br />

<strong>di</strong> motivazione in relazione agli artt. 56<br />

r.d. n. 1578 del 1933, 2 D.lgs. n. 40 del 2006<br />

e 360, n. 5, cod.proc.civ. La in<strong>di</strong>viduazione<br />

della sanzione a carico della ricorrente<br />

sarebbe <strong>di</strong>fforme dal principio <strong>di</strong> ragionevolezza<br />

in quanto <strong>il</strong> C.N.F., pur riformando<br />

la precedente decisione del Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> competente per effetto dell’apprezzamento<br />

positivo della circostanza rappresentata<br />

dalla mancanza <strong>di</strong> precedenti<br />

<strong>di</strong>sciplinari a carico dell’attuale ricorrente,<br />

avrebbe omesso la valutazione <strong>di</strong> ulteriori<br />

elementi, pur evidenziati dalla attuale ricorrente,<br />

che, ove adeguatamente considerati,<br />

avrebbero condotto ad una <strong>di</strong>versa<br />

decisione, meno severa per l’incolpata. Si<br />

fa riferimento, in particolare, al comportamento<br />

collaborativo assunto dall’avv. ***,<br />

che, per un verso, aveva ammesso <strong>di</strong>versi<br />

prof<strong>il</strong>i oggetto <strong>di</strong> incolpazione, per l’altro,<br />

aveva consentito la ricostruzione della situazione<br />

giu<strong>di</strong>ziaria relativa al Pontificio<br />

*** e si sottolinea inoltre la pretermissione<br />

<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> argomentazioni <strong>di</strong>fensive.<br />

6.1. La doglianza non può trovare ingresso<br />

nel presente giu<strong>di</strong>zio.<br />

29


6.2. Queste Sezioni Unite hanno infatti<br />

affermato che <strong>il</strong> potere <strong>di</strong> applicare la sanzione,<br />

adeguata alla gravità ed alla natura<br />

dell’offesa arrecata al prestigio dell’or<strong>di</strong>ne<br />

professionale, è riservato agli organi <strong>di</strong>sciplinari;<br />

pertanto, la determinazione della<br />

sanzione inflitta all’incolpata dal Consiglio<br />

Nazionale Forense non è censurab<strong>il</strong>e<br />

in sede <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> legittimità (v., tra le<br />

altre, Cass., SSUU., n. 11564 del 2011, n.<br />

1229 del 2004).<br />

È, quin<strong>di</strong>, inammissib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> motivo del ricorso<br />

per cassazione che tenda ad ottenere<br />

un sindacato sulle scelte <strong>di</strong>screzionali del<br />

Consiglio Nazionale Forense in or<strong>di</strong>ne al<br />

tipo e all’entità della sanzione applicata.<br />

6.3. Né, nella specie, risulta immotivata<br />

la in<strong>di</strong>viduazione della sanzione da<br />

applicare. Il C.N.F., invero, nel ritenere <strong>di</strong><br />

“ridurre”, avuto riguardo alla mancanza <strong>di</strong><br />

precedenti <strong>di</strong>sciplinari a carico dell’avv.<br />

***, la sanzione della ra<strong>di</strong>azione dall’Albo,<br />

applicata dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> territoriale,<br />

attenuandola in quella della cancellazione,<br />

ha tuttavia sottolineato la gravità<br />

del comportamento tenuto dall’incolpata,<br />

avuto riguardo anche alla intenzione, manifestata<br />

dal legale con l’accettazione della<br />

lettera <strong>di</strong> incarico, <strong>di</strong> porre in essere una<br />

continuata evasione fiscale, come risulta<br />

anche dalla richiesta del cliente, contenuta<br />

nella predetta lettera, <strong>di</strong> non effettuare la<br />

fatturazione sulle somme spettanti al legale:<br />

richiesta che, come correttamente avvertito<br />

dal C.N.F., non poteva costituire una<br />

circostanza attenuante della responsab<strong>il</strong>ità<br />

dell’avv. ***.<br />

7. Il ricorso non può, in definitiva, trovare<br />

accoglimento. È appena <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> aggiungere<br />

che la richiesta <strong>di</strong> sospensione<br />

dell’esecuzione della decisione impugnata,<br />

atteso l’esito del presente giu<strong>di</strong>zio, risulta<br />

assorbita.<br />

Non v’è luogo a provve<strong>di</strong>menti sulle<br />

spese del presente giu<strong>di</strong>zio, non avendo<br />

l’intimato svolto attività <strong>di</strong>fensiva.<br />

P.Q.M.<br />

La Corte rigetta <strong>il</strong> ricorso.<br />

Così deciso in Roma, nella camera <strong>di</strong> consiglio<br />

delle Sezioni Unite Civ<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> 7 febbraio<br />

2012.<br />

30<br />

Franco Necchi: Antologica<br />

La mostra “Franco Necchi Non solo acquarelli<br />

...”, tenutasi nel Settembre scorso<br />

nella sala polifunzionale del Lido <strong>di</strong> Mandello,<br />

ha fatto sorgere in chi come me ama<br />

l’arte, non per semplice hobby ma come<br />

momento <strong>di</strong> conoscenza dell’essere umano,<br />

<strong>il</strong> dubbio se possono in una persona<br />

coesistere, ed in che misura, la manifestazione<br />

del talento artistico e la pratica del<br />

<strong>di</strong>ritto.<br />

Indubbiamente <strong>il</strong> risultato è importante<br />

in entrambi i prof<strong>il</strong>i.<br />

Le opere esposte a Mandello, coprenti<br />

tutto l’arco della vita dell’artista, hanno<br />

indubbiamente evidenziato <strong>il</strong> suo pronunciato<br />

talento.<br />

Di pari prof<strong>il</strong>o la ricerca.<br />

Gli acquarelli, la grafica, i <strong>di</strong>segni e le<br />

sculture, a volte dal tratto essenziale a<br />

volte elaborato, mi hanno suscitato belle<br />

emozioni.<br />

Ho apprezzato le opere dal tratto essenziale,<br />

senza <strong>di</strong>sdegnare quelle nelle quali<br />

Franco Necchi si è maggiormente cullato.<br />

Nell’acquerello, tecnica nella quale è<br />

tutt’altro che semplice governare i colori,<br />

<strong>il</strong> risultato è stato un sublime coacervo <strong>di</strong><br />

emozioni.<br />

I <strong>di</strong>segni sono apprezzab<strong>il</strong>i per <strong>il</strong> tratto<br />

essenziale, riassuntivo.<br />

Gli oli ben composti nei colori e nelle forme<br />

pulite; le piccole sculture hanno saputo<br />

scavare nel profondo dei personaggi.<br />

Ho lasciato l’esposizione con <strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma<br />

che mi ha assalito al primo impatto, ricco <strong>di</strong><br />

tante, belle, serene emozioni.<br />

Renato Cogliati


Do<strong>di</strong>ci lune<br />

È l’ennesimo libro pubblicato dall’Avvo-<br />

cato Francesco Giordano, <strong>di</strong> cui riportiamo<br />

la nota critica:<br />

“È <strong>il</strong> percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, sin<br />

dall’infanzia in un sano semplice ambiente<br />

socio culturale in cui la formazione è<br />

affidata a insegnanti qualitativamente insufficienti.<br />

Il successivo corso scolastico è<br />

caratterizzato dalle lunghe traversie dovute<br />

alle drammatiche vicende della seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Nel racconto vengono evidenziate le assai<br />

scarse possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> occupazione per i<br />

giovani nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra, e particolarmente<br />

le <strong>di</strong>fficoltà ad essere accettati<br />

nell’ambiente lavorativo da soggetti già<br />

inse<strong>di</strong>atisi, frustrati e inaci<strong>di</strong>ti, i quali, per<br />

protervia e ignavia, non sopportano coloro<br />

che ritengono possano rappresentare un<br />

ostacolo allo loro stab<strong>il</strong>ità.<br />

In un tale contesto <strong>il</strong> protagonista del<br />

racconto, inizialmente um<strong>il</strong>iato e vessato,<br />

saprà alla fine prendere coscienza della<br />

propria <strong>di</strong>gnità.<br />

Insorge, si ribella alla cattiveria e riesce<br />

a rivelare gran<strong>di</strong> capacità intellettive e professionali,<br />

supportate dalla riconosciutagli<br />

profonda sensib<strong>il</strong>ità umana.<br />

Supera gli ostacoli e brucia le tappe nella<br />

progressione della carriera, che percorrerà<br />

sino a raggiungere la qualifica apicale.<br />

Il racconto, ricco <strong>di</strong> epido<strong>di</strong> e <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>menti,<br />

raccoglie esplicativi aneddoti, spiritose<br />

storielle e freddure, che intervallano<br />

<strong>il</strong> susseguirsi delle vicende da un luogo<br />

all’altro.”<br />

I complimenti sono meritati in attesa del<br />

prossimo.<br />

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In questo numero, mi permetto <strong>di</strong> segnalare un classico, immancab<strong>il</strong>e nella<br />

formazione <strong>di</strong> ogni giurista:<br />

Piero Calamandrei, Elogio dei giu<strong>di</strong>ci scritto da un avvocato,<br />

Pomte alle Grazie, M<strong>il</strong>ano, ottava ristampa febbraio 2011, 406 pp.<br />

1. Della fede nei giu<strong>di</strong>ci, primo requisito dell’avvocato<br />

2. Del galateo (ovvero della <strong>di</strong>screzione) nei giu<strong>di</strong>zi<br />

3. Di certe somiglianze e <strong>di</strong> certe <strong>di</strong>fferenze tra giu<strong>di</strong>ci e avvocati<br />

4. Della cosiddetta oratoria forense<br />

5. Di certa immob<strong>il</strong>ità dei giu<strong>di</strong>ci in u<strong>di</strong>enza<br />

6. Di certe relazioni tra gli avvocati e la verità, ovvero della doverosa parzialità del <strong>di</strong>fensore<br />

7. Di certe aberrazioni dei clienti, che I giu<strong>di</strong>ci debbono ricordare a scusa <strong>degli</strong> avvocati<br />

8. Considerazioni sulla cosiddetta litigiosità<br />

9. Delle pred<strong>il</strong>ezioni <strong>di</strong> avvocati e giu<strong>di</strong>ci per le questioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto o per quelle <strong>di</strong> fatto<br />

10. Del sentimento e della logica nelle sentenze<br />

11. Dell’amore <strong>degli</strong> avvocati per I giu<strong>di</strong>ci e viceversa<br />

12. Delle relazioni (buone o cattive) tra la giustizia e la politica, come furono ieri e come sono oggi<br />

13. Del senso <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità e dell’amore del quieto vivere ovvero dell’or<strong>di</strong>ne giu<strong>di</strong>ziario che non è<br />

un ramo della burocrazia ma dell’or<strong>di</strong>ne religioso<br />

14. Della in<strong>di</strong>pendenza, ovvero del conformismo e in genere del carattere dei giu<strong>di</strong>ci<br />

15. Di certe servitù fisiche, comuni a tutti I mortali, alle quali neanche I magistrati possono sottrarsi<br />

16. Dell’architettura e dell’or<strong>di</strong>namento forense<br />

17. Di certe tristezze ed eroisimi della vita dei giu<strong>di</strong>ci<br />

18. Di certe tristezze ed eroisimi della vita <strong>degli</strong> avvocati<br />

19. Di una certa coincidenza nei destini dei giu<strong>di</strong>ci e <strong>degli</strong> avvocati<br />

31


In giro per mostre... A cura <strong>di</strong> Renato Cogliati<br />

32<br />

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