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Il Ducato di Mantova nell'età delle riforme - Studi umanistici Unimi ...

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UNIVERSITÀ
DEGLI
STUDI
DI
MILANO
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Pubblicazioni
della
Facoltà
<strong>di</strong>
Lettere
e
Filosofia
<br />

SIMONA
MORI
<br />

<strong>Il</strong>
<strong>Ducato</strong>
<strong>di</strong>
<strong>Mantova</strong>
nell’età
<br />

<strong>delle</strong>
<strong>riforme</strong>
(1736‑1784).

<br />

Governo,
amministrazione,
<br />

finanze

<br />

Firenze,
La
Nuova
Italia,
1998
<br />

(Pubblicazioni
della
Facoltà
<strong>di</strong>
Lettere
e
Filosofia
dell’Università
<br />

degli
Stu<strong>di</strong>
<strong>di</strong>
Milano,
178)
<br />

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PUBBLICAZIONI<br />

DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA<br />

DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO<br />

CLXXVIII<br />

SEZIONE DI STORIA MEDIOEVALE E MODERNA<br />

15


SIMONA MORI<br />

IL DUCATO DI MANTO VA<br />

NELL'ETÀ DELLE RIFORME (1736-1784)<br />

GOVERNO, AMMINISTRAZIONE,<br />

FINANZE<br />

LA NUOVA ITALIA EDITRICE<br />

FIRENZE


Mori, Simona<br />

II <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> (1736-1784).<br />

Governo, amministrazione, finanze : -<br />

(Pubblicazioni della Facoltà <strong>di</strong> lettere<br />

e filosofia dell'Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano ; 178.<br />

Sezione <strong>di</strong> Storia Me<strong>di</strong>oevale e Moderna ; 15). -<br />

ISBN 88-221-3112-6<br />

1. <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> - 1736-1784<br />

I. Tit.<br />

945.280 74<br />

Proprietà letteraria riservata<br />

Printed in Italy<br />

© Copyright 1998 by « La Nuova Italia » E<strong>di</strong>trice, Firenze<br />

l a e<strong>di</strong>zione: ottobre 1998


INDICE<br />

PREMESSA p. IX<br />

CAMBI E MISURE » XVIII<br />

INTRODUZIONE » 1<br />

1. IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA<br />

MANTOVANA (1736-1744) » 22<br />

1.1. La nascita della Lombar<strong>di</strong>a austriaca » 22<br />

1.2. L'amministrazione camerale alla fine del regno <strong>di</strong> Carlo VI » 32<br />

1.3. <strong>Il</strong> governo <strong>di</strong> Traun e gli uffici mantovani. Le nuove nomine » 42<br />

1.4. La riforma istituzionale del 1744 » 51<br />

1.5. <strong>Il</strong> progetto d'istituzione <strong>di</strong> un corpo civico » 61<br />

2. LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E<br />

FINANZIARIO FRA AUTONOMIA E CONTROLLO (1744-1750) » 77<br />

2.1. Verso una nuova sistemazione: la linea <strong>di</strong> G. Pallavicini » 77<br />

2.2. La delegazione Arconati e l'elaborazione dei piani » 82<br />

2.3. La <strong>di</strong>scussione finale sulla riforma istituzionale » 91<br />

2.4. <strong>Il</strong> programma <strong>di</strong> risanamento finanziario » 102<br />

2.5. La ferma generale del 1751 » 110<br />

3. L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI (1750-1769) » 123<br />

3.1. La restaurazione del vicegoverno e l'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Cristiani » 123<br />

3.2. L'esecuzione del programma finanziario » 126<br />

3.3. La Casa <strong>di</strong> commercio e il Monte <strong>di</strong> pietà » 135<br />

3.4. I caratteri della plenipotenza Cristiani (1753-58) » 141<br />

3.5. Dalla ferma nazionale alla ferma Greppi e Mellerio » 152<br />

3.6. Mutamenti istituzionali e avvicendamenti a Vienna e a Milano » 159<br />

3.7. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>fficile avvio della nuova ferma » 166<br />

3.8. <strong>Il</strong> riassetto dei vertici amministrativi » 173<br />

3.9. Un decennio <strong>di</strong> fermento in campo economico? » 181


4. LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) p. 193<br />

4.1. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>battito sull'amministrazione <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette » 193<br />

4.2. La scelta dell'amministrazione mista » 202<br />

4.3. L'intervento <strong>di</strong> Giuseppe II » 209<br />

4.4. L'operato <strong>di</strong> L. Cristiani e J. Saint-Laurent » 212<br />

4.5. La fine dell'amministrazione mista e la riforma istituzionale » 221<br />

4.6. Un nuovo censimento » 228<br />

5. IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI<br />

(1771-1784) » 233<br />

5.1. <strong>Il</strong> governo del <strong>Mantova</strong>no e il <strong>di</strong>slocamento del potere » 233<br />

5.2. I nuovi organici » 238<br />

5.3. Le finanze: traguar<strong>di</strong> «budgetari» » 248<br />

5.4. La riforma <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette » 257<br />

5.5. L'amministrazione camerale e finanziaria verso la specializzazione » 266<br />

5.6. Le operazioni censuarie » 272<br />

5.7. Le amministrazioni locali prima della riforma censuaria » 283<br />

5.8. La sistemazione <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette e la riforma<br />

<strong>delle</strong> amministrazioni locali » 292<br />

5.9. L'aggregazione al Milanese » 303<br />

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE » 311<br />

APPENDICE<br />

La relazione <strong>di</strong> Kaunitz sulla riforma <strong>delle</strong> finanze (28 maggio 1769) » 327<br />

BIBLIOGRAFIA »<br />

a. Abbreviazioni »<br />

b. Fonti ine<strong>di</strong>te »<br />

e. Fonti a stampa e stu<strong>di</strong> »<br />

INDICE DEI NOMI » 374


PREMESSA<br />

II Settecento mantovano non ha attirato fino a ora l'attenzione degli<br />

stu<strong>di</strong>osi se non in modo episo<strong>di</strong>co, rimanendo «schiacciato fra lo splendo­<br />

re della <strong>Mantova</strong> gonzaghesca da una parte e le vicende risorgimentali<br />

dall'altra», come notava oltre <strong>di</strong>eci anni or sono C. Mozzarelli in un suo<br />

breve ma denso articolo e come tuttora si può concludere considerando<br />

il panorama degli stu<strong>di</strong> più recenti 1 .<br />

Questa lacuna storiografica risulta incresciosa non solo e non tanto<br />

per la storia locale, entro certi limiti giustificata nella sua pre<strong>di</strong>lezione per<br />

più fulgi<strong>di</strong> momenti, ma sicuramente per il quadro più ampio della storia<br />

lombarda, che si trova a confrontarsi con una realtà provinciale <strong>di</strong> recente<br />

acquisizione e <strong>di</strong> non facile integrazione, come mostra ancor oggi l'incli­<br />

nazione del <strong>Mantova</strong>no ad avvicinarsi semmai ai centri emiliani, più che<br />

al capoluogo cui amministrativamente fa riferimento. Per la storia, inoltre,<br />

dei "piccoli stati" italiani ed europei, giunti alle soglie del XVIII secolo a<br />

una crisi che appare ormai irreversibile, la quale portò con sé la necessità<br />

<strong>di</strong> un doloroso adeguamento a nuove e più vaste configurazioni istituzio­<br />

nali e <strong>di</strong> una rinegoziazione, senz'altro penalizzante nel breve periodo,<br />

degli equilibri costituzionali con i nuovi sovrani 2 . <strong>Il</strong> caso mantovano non<br />

1 C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia (1983), p. 13. Questo articolo è<br />

stato ripubblicato con integrazioni sotto il titolo <strong>Mantova</strong> nel Settecento: dall'or<strong>di</strong>ne<br />

cortigiano all'or<strong>di</strong>ne statale (1983-1984). Gli estremi completi dei testi citati in questa<br />

come in tutte le note a pie <strong>di</strong> pagina del presente lavoro sono forniti dalla bibliografia<br />

alfabetica in fondo al volume.<br />

2 Sulla crisi del piccolo stato, proprio con riferimento a <strong>Mantova</strong>, vd. ora D.<br />

Frigo, Impero, <strong>di</strong>ritto feudale e «ragion <strong>di</strong> stato»: la fine del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> (1701-<br />

1708). Sempre dal punto <strong>di</strong> vista politico-<strong>di</strong>plomatico, sebbene applicato a un'altra


X PREMESSA<br />

è poi privo d'interesse per la storia della Monarchia asburgica, la quale<br />

attribuì al dominio recentemente acquisito posizione e funzioni via via<br />

<strong>di</strong>verse all'interno del proprio complesso sistema territoriale 3 . Esso può<br />

contribuire inoltre ad approfon<strong>di</strong>re la conoscenza degli or<strong>di</strong>namenti poli­<br />

tici e amministrativi d'antico regime e dei processi <strong>di</strong> riforma in cui essi<br />

si trovarono coinvolti nei decenni centrali del Settecento, sia nelle loro<br />

strutture interne che nei loro mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> esercitare il potere e <strong>di</strong> interagire<br />

con i sud<strong>di</strong>ti e con il territorio 4 .<br />

Sono questi i motivi che mi hanno spinta a proseguire le ricerche<br />

già iniziate in occasione della mia tesi <strong>di</strong> laurea sull'amministrazione<br />

del <strong>Mantova</strong>no settecentesco, in modo più sistematico <strong>di</strong> quanto non sia<br />

stato fatto fino a ora e soprattutto abbandonando la prospettiva esclusiva<br />

della storia locale 5 . <strong>Il</strong> <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, infatti, rimane per la maggior<br />

parte del secolo un organismo statuale a tutti gli effetti e in quanto tale si<br />

presta per la storia istituzionale e amministrativa come un utile laborato­<br />

rio <strong>di</strong> ricerca. Esso costituisce inoltre un caso interessante e singolare<br />

realtà, L. Garibbo, La neutralità della Repubblica <strong>di</strong> Genova. Saggio sulla con<strong>di</strong>zione dei<br />

piccoli stati nell'Europa del Settecento, e, più recentemente, P. Bernar<strong>di</strong>ni, Magnifici e<br />

re. Le corrispondenze <strong>di</strong>plomatiche <strong>di</strong> Pietro Paolo Celesta dalla Corte <strong>di</strong> Spagna. Gli<br />

ultimi anni <strong>di</strong> regno <strong>di</strong> Carlo III. 1784-1788. Sulle caratteristiche e la capacità <strong>di</strong> durata<br />

<strong>di</strong> queste peculiari realtà statuali con riferimento all'area geografica che qui interessa,<br />

G. Tocci, // sistema dei piccoli stati padani tra Cinque e Seicento. Per un inquadramento<br />

<strong>di</strong> carattere dottrinale, M. Bazzoli, II piccolo stato <strong>nell'età</strong> moderna. Stu<strong>di</strong> su un concetto<br />

della politica internazionale tra XVI e XVIII secolo.<br />

3 Cfr. principalmente A. Wandruszka, Osterreich und Italien im 18. Jahrhundert.<br />

Sulla monarchia austriaca fra fine Seicento e fine Settecento, con scarsa attenzione,<br />

però, ai domini italiani, si vedano gli stu<strong>di</strong> citati nella sintetica bibliografia in C. Capra,<br />

// riformismo asburgico. Fra le ricerche più recenti R. Gherar<strong>di</strong>, Potere e costituzione a<br />

Vienna fra Sei e Settecento; P. Schiera (a cura <strong>di</strong>), La <strong>di</strong>namica statale austriaca nel XVIII<br />

e XIX secolo; G. Klingenstein, Revisions of enlightened absolutism: 'The austrian Monar-<br />

chy is like no other'; F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism. 1753-1780; C. H.<br />

Ingrao, The Asburg Monarchy. 1618-1815; F. Szabo - G. Klingenstein (a cura <strong>di</strong>),<br />

Staatskanzler W. A. von Kaunitz- Rietberg, 1711-1794. Neue Perspectiven zu Politik und<br />

Kultur der europàischen Aufklàrung.<br />

4 Una sintesi recente su questi temi è stata curata da H. M. Scott (ed.), Enlighte­<br />

ned Absolutism. Reform and Reformers in Later Eighteenth-Century Europe, introdotta<br />

da un bilancio storiografico e critico del <strong>di</strong>scusso concetto <strong>di</strong> «assolutismo illuminato»<br />

(su cui vd. anche gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Szabo e Klingenstein citati alla n. 3).<br />

5 Sulle caratteristiche e i possibili limiti della storia locale si può partire dai saggi<br />

(in particolare quelli <strong>di</strong> Violante, Chittolini, Spini e Pro<strong>di</strong>) contenuti in C. Violante (a<br />

cura <strong>di</strong>), La storia locale. Temi, fonti e meto<strong>di</strong> della ricerca. Sullo stato degli stu<strong>di</strong><br />

sull'amministrazione mantovana settecentesca L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo HI Duca alla<br />

fine della prima dominazione austriaca, p. 239, n. 16, e R. Giusti, Storia e storiografia<br />

<strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>: il <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.


PREMESSA XI<br />

<strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> un "piccolo stato" signorile, conservatesi autonomo<br />

per un arco <strong>di</strong> tempo sorprendentemente lungo, in un orizzonte istituzio­<br />

nale vasto quanto quello dei domini <strong>di</strong> casa d'Austria e protagonista, a<br />

partire dai decenni centrali del Settecento, <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> trasforma­<br />

zione accelerato e <strong>di</strong> ampia portata, che continua a meritare per la sua<br />

ricchezza e le sue molteplici implicazioni l'attenzione degli stu<strong>di</strong>osi 6 .<br />

Un'indagine in questa <strong>di</strong>rczione permette fra l'altro <strong>di</strong> illuminare da una<br />

nuova angolatura scelte e figure ben note che hanno caratterizzato l'età<br />

<strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> in Lombar<strong>di</strong>a, operando sia a Milano che a Vienna, nonché<br />

<strong>di</strong> delineare con maggior completezza la struttura istituzionale della Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a austriaca, che, com'è noto, nasce nel 1737 con l'aggregazione <strong>delle</strong><br />

<strong>di</strong>verse entità territoriali acquisite a vario titolo dagli Asburgo nell'Italia<br />

settentrionale.<br />

Accanto al nodo cruciale degli in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> governo, della struttura<br />

amministrativa e della scelta del personale, ho ritenuto opportuno appro­<br />

fon<strong>di</strong>re il settore <strong>delle</strong> regie finanze, non soltanto perché questo costituì<br />

almeno nei primi decenni il maggior fattore propulsivo degli interventi <strong>di</strong><br />

riforma e perché proprio in quell'ambito tali interventi sortirono a Man-<br />

tova i risultati più evidenti, ma soprattutto perché la fiscalità rappresenta,<br />

non sarebbe nemmeno il caso <strong>di</strong> ripeterlo, la superficie <strong>di</strong> contatto e <strong>di</strong><br />

scontro per eccellenza fra organismo statuale e realtà locale e l'asse prima­<br />

rio attorno al quale si organizzano e <strong>di</strong> volta in volta si ricompongono i<br />

rapporti <strong>di</strong> potere 7 .<br />

Per quanto concerne i limiti cronologici <strong>di</strong> questo lavoro, essi sono il<br />

risultato <strong>di</strong> un percorso a ritroso, che, per il problema già invocato della<br />

carenza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> specifici da cui partire, mi ha da ultimo indotta a iniziare<br />

l'esposizione dal 1736, cioè dall'anno in cui Vienna comincia a prestare<br />

maggiore attenzione all'amministrazione del piccolo ma strategico domi­<br />

nio. La ricostruzione si ferma poi al 1784 perché in quell'anno termina la<br />

lunga gestione separata del <strong>Mantova</strong>no, il quale viene da quel momento<br />

6 Si vedano per esempio le recenti considerazioni <strong>di</strong> G. Bigatti, La provincia <strong>delle</strong><br />

acque. Ambiente, istituzioni e tecnici in Lombar<strong>di</strong>a tra '700 e '800, p. 9 sgg.<br />

' Su questi temi, cfr. ora R. Bonney (a cura <strong>di</strong>), Economie Systems and State<br />

Finance. Ha recentemente approfon<strong>di</strong>to questo rapporto, proponendo un modello cir­<br />

colare per i sistemi finanziari d'antico regime fra soggetti pubblici e soggetti privati, J.-<br />

C. Waquet, Le Grand-ducké de Toscane sous les derniers Mé<strong>di</strong>cis. Essai sur le systéme<br />

des finances et la stabilite des institutions dans les anciens états italiens, stu<strong>di</strong>o quanto<br />

mai ricco <strong>di</strong> stimoli, al quale farò più volte riferimento (sul punto in questione vd.<br />

sinteticamente lo schema a p. 184).


XII PREMESSA<br />

investito in modo pressoché analogo alle altre province dall'aggressiva<br />

politica riformatrice <strong>di</strong> Giuseppe IL II periodo fra il 1786 e il 1790, inol­<br />

tre, è già meglio noto per l'attenzione che è stata de<strong>di</strong>cata all'intendente<br />

politico che fu proprio allora a capo della provincia, Giovan Battista<br />

Gherardo d'Arco, intellettuale e scrittore illuminista <strong>di</strong> <strong>di</strong>screta fama 8 . I<br />

regni <strong>di</strong> Leopoldo II e <strong>di</strong> Francesco II, fino all'occupazione francese, sono<br />

stati invece argomento della mia tesi <strong>di</strong> laurea 9 .<br />

Poiché ho fatto più volte riferimento alla storiografia sul <strong>Mantova</strong>no<br />

settecentesco, vorrei ora darne brevemente conto per mostrare anche<br />

quello che essa offre, oltre che lamentare quello che le manca. Nel far ciò<br />

in<strong>di</strong>viduerei grossomodo tre gruppi <strong>di</strong> testi. Nel primo, ricollegabile al­<br />

l'ambito della storia locale, includerei opere <strong>di</strong> vario genere (cronache<br />

coeve e più recenti, articoli da riviste storiche locali, i tre volumi storici<br />

della Fondazione d'Arco) che, pur con significative <strong>di</strong>fferenze, pongono il<br />

Settecento mantovano soprattutto in relazione all'epoca del massimo<br />

splendore del ducato gonzaghesco 10 . Da questa prospettiva è derivata<br />

un'immagine per molti versi negativa, in cui spicca la percezione del de­<br />

finitivo tramonto <strong>di</strong> un'epoca gloriosa anche sotto il profilo economico e<br />

culturale, ma soprattutto sotto quello politico: il dato negativo primario è<br />

infatti rappresentato dalla per<strong>di</strong>ta dell'in<strong>di</strong>pendenza politica e dalla rele­<br />

gazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> in posizione subalterna e del tutto marginale nell'am­<br />

bito <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> dominio straniero.<br />

Un secondo gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>ca invece la sua attenzione agli<br />

aspetti economico-sociali, avvalendosi soprattutto <strong>delle</strong> fonti catastali. Fra<br />

questi, C. Vivanti, autore del primo lavoro importante sul Settecento<br />

mantovano, anche per l'acuta e ricca analisi della politica fiscale asburgica<br />

che propone, e M. Vaini, il quale con<strong>di</strong>vide e sviluppa le tesi <strong>di</strong> Vivanti,<br />

indagando però più specificamente la società mantovana sulla base <strong>di</strong> una<br />

8 Per la bibliografia a riguardo, vd. oltre, p. 309,<br />

9 S. Mori, // <strong>Mantova</strong>no alla fine dell'antico regime (1790-1796).<br />

10 Principalmente F. Amadei, Cronaca universale della Città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>; L. C.<br />

Volta, G. Arrivabene, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico detta Storia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dalla sua<br />

fondazione ai nostri tempi; S. Gionta, A. Mainar<strong>di</strong>, II fioretto <strong>delle</strong> cronache <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>;<br />

C. D'Arco, Stu<strong>di</strong> intorno al Municpio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dall'origine <strong>di</strong> questa sino all'anno<br />

1863; R. Quazza, <strong>Mantova</strong> attraverso i secoli; L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo III Duca. Le<br />

due principali riviste, che hanno pubblicato numerosi articoli <strong>di</strong> storia locale, sono<br />

«Bollettino storico mantovano», uscito fra il 1956 e il 1959, e «Civiltà mantovana», con<br />

una prima serie fra 1966 e 1978, una nuova serie fra 1983 e 1990 e una terza serie che<br />

esce dal 1991.


PREMESSA XIII<br />

ricca documentazione 11 . Questi stu<strong>di</strong> pongono l'accento sull'arretratezza<br />

economica del <strong>Ducato</strong> e sulla mancanza <strong>di</strong> sviluppo sociale. Della società<br />

mantovana emerge un quadro fortemente statico, imperniato sulla premi­<br />

nenza <strong>di</strong> un ceto aristocratico legato esclusivamente alla ren<strong>di</strong>ta, irrigi<strong>di</strong>to<br />

e misoneista, e sull'assenza <strong>di</strong> forze sociali interme<strong>di</strong>e impegnate in attività<br />

produttive alternative all'agricoltura, a eccezione <strong>di</strong> una élite ebraica, sulla<br />

quale richiama l'attenzione Vaini, prevalentemente de<strong>di</strong>ta al prestito su<br />

pegno, ai pubblici appalti e al commercio all'ingrosso. Entrambi gli autori<br />

in<strong>di</strong>viduano nella preponderanza dell'interesse militare <strong>di</strong> Vienna, ma<br />

ancor più nella tenace resistenza del ceto <strong>di</strong>rigente locale, la ragione del<br />

ritardo e della scarsa incidenza <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> asburgiche a <strong>Mantova</strong>.<br />

Un terzo e più recente gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, infine, ricollegandosi da un<br />

lato alle linee <strong>di</strong> fondo in<strong>di</strong>cate da Vivanti e inserendosi dall'altro nel ricco<br />

filone <strong>di</strong> ricerche sul Settecento italiano sviluppatesi negli scorsi decenni,<br />

si è soprattutto preoccupato <strong>di</strong> inquadrare la storia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> settecen­<br />

tesca nel contesto politico-istituzionale del sistema asburgico. Una visione<br />

d'insieme in questa prospettiva è offerta da C. Capra, che nel suo lavoro<br />

sulla Lombar<strong>di</strong>a austriaca de<strong>di</strong>ca alcuni paragrafi al <strong>Mantova</strong>no in quanto<br />

componente <strong>di</strong> questa più ampia realtà politica e come tale investito an­<br />

ch'esso dal processo riformatore avviato da Vienna 12 . Vari e utili appro­<br />

fon<strong>di</strong>menti settoriali <strong>delle</strong> innovazioni introdotte nelle strutture mantova­<br />

ne dagli Asburgo o piuttosto della capacità <strong>di</strong> tenuta <strong>di</strong> quelle gonzaghe-<br />

sche si trovano in alcune opere collettanee de<strong>di</strong>cate o specificamente a<br />

<strong>Mantova</strong> o all'intera Lombar<strong>di</strong>a e uscite dagli anni Cinquanta in avanti,<br />

soprattutto in occasione <strong>delle</strong> celebrazioni del bicentenario teresiano 13 .<br />

Fra i numerosi articoli spicca in particolare la sintetica ma suggestiva<br />

interpretazione offerta da C. Mozzarelli, il quale, privilegiando il punto <strong>di</strong><br />

11 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> Riforme; M. Vaini, La<br />

<strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera e la società mantovana dal 178$ al 184$, I, // catasto<br />

(eresiano e la società mantovana <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>.<br />

12 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>. 1706-1796 (1987),<br />

pubblicato originalmente con il titolo II Settecento (1984). Questo stu<strong>di</strong>o rappresenta<br />

un riferimento irrinunciabile a tutt'oggi per qualsiasi lavoro che, come il presente,<br />

intenda occuparsi <strong>di</strong> politica istituzioni e amministrazione statale nei domini asburgici<br />

italiani durante il secolo XVIII.<br />

13 AA. VV., Politica ed economia a <strong>Mantova</strong> e nella Lombar<strong>di</strong>a durante la domi­<br />

nazione austriaca (1707-1866); M. Vaini (a cura <strong>di</strong>), La città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> <strong>nell'età</strong> <strong>di</strong> Maria<br />

Teresa; A. De Maddalena, E. Roteili e G. Barbarisi (a cura <strong>di</strong>), Economia, istituzioni,<br />

cultura in Lombar<strong>di</strong>a <strong>nell'età</strong> <strong>di</strong> Maria Teresa; AA. VV., <strong>Mantova</strong> nel Settecento. Un<br />

ducato ai confini dell'impero.


XIV PREMESSA<br />

vista locale, legge però la storia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> settecentesca in chiave <strong>di</strong><br />

trasformazione, ovviamente imposta dal potere centrale, «da capitale a<br />

provincia», o, in termini aggiornati, <strong>di</strong> passaggio «dall'or<strong>di</strong>ne cortigiano<br />

all'or<strong>di</strong>ne statale» 14 . <strong>Mantova</strong>, privata del proprio ruolo <strong>di</strong> caput e <strong>di</strong> sede<br />

<strong>di</strong> corte, si ritrova nel giro <strong>di</strong> qualche decennio ai margini dell'impero,<br />

«irrime<strong>di</strong>abilmente periferia», con tutto quanto ciò comporta in termini <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>slocamento del ruolo del vecchio ceto <strong>di</strong>rigente (che verso la fine del<br />

periodo gonzaghesco, come lo stesso Mozzarelli ha affermato altrove, si è<br />

ormai saldamente impossessato <strong>delle</strong> leve del potere ducale), <strong>di</strong> spaesa-<br />

mento e <strong>di</strong> resistenze tenaci ma vane. L'autore nega d'altronde rilevanza<br />

a ciò che venne insieme alla "provincializzazione" del <strong>Ducato</strong>, cioè alle<br />

iniziative promosse da Vienna per svecchiare le strutture amministrative<br />

esistenti, parlando per <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> «un quasi saltare un'età <strong>di</strong> <strong>riforme</strong>»,<br />

almeno fino all'epoca giuseppina. <strong>Il</strong> presente lavoro intende anche far luce<br />

sullo spessore <strong>di</strong> questo «quasi», pur non giungendo a proporre un bilan­<br />

cio complessivo e conclusivo, senz'altro ancora prematuro.<br />

Le fonti documentarie sul <strong>Mantova</strong>no nel Settecento sono copiose e<br />

solo in parte esplorate. Dell'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> sono particolar-<br />

mente rilevanti per questa ricerca due serie dell'Archivio Gonzaga, Legi­<br />

slazione e sistemazione del governo e Finanze, e soprattutto gli archivi dei<br />

principali uffici e magistrature (com'è noto, a Mautova solo l'A. Gonzaga<br />

è stato riorganizzato con criteri "peroniani"), vale a <strong>di</strong>re Magistrato ducale<br />

(cioè fino al 1737), Magistrato camerale antico (1750-1784) e Regia Inten­<br />

denza politica (1786-1790); infine, per il censimento del 1774-85, l'archivio<br />

del Catasto teresiano 15 . Purtroppo non si sono invece conservate, a causa<br />

<strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong>vampato nel palazzo ducale alla fine del Settecento, le<br />

carte della Congregazione civica, creata nel 1750 (l'Archivio civico, infatti,<br />

conserva documenti solo a partire dall'anno 1800).<br />

Una gran mole <strong>di</strong> documenti è poi conservata presso l'Archivio <strong>di</strong><br />

Stato <strong>di</strong> Milano. Attraverso il governo centrale, residente a Milano, passa­<br />

vano infatti tutte le consulte e i protocolli degli uffici amministrativi locali,<br />

nonché i memoriali e le suppliche a questi sottoposti. I fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggiore<br />

interesse per questo lavoro sono: Feu<strong>di</strong> imperiali, per i primi anni; Uffici<br />

e tribunali regi parte antica, per l'organizzazione amministrativa in gene­<br />

rale e i carteggi degli uffici periferici con gli organi centrali; Finanza p.a.;<br />

C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> nel Settecento, su cui vd. sopra, n. 1.<br />

Vd. A. Bello, R. Navarrini (a cura <strong>di</strong>), Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.


PREMESSA XV<br />

Uffici civici p.a., con cui si può almeno in parte colmare la lacuna a<br />

<strong>Mantova</strong>; Dispacci reali, per la legislazione; Censo p.a., per le operazioni<br />

catastali e le comunità; Aral<strong>di</strong>ca e Uffici giu<strong>di</strong>ziari p.a., per i curricola degli<br />

impiegati 1


XVI PREMESSA<br />

paratorio ai progetti del grande ministro genovese 18 . Importanti sono, da<br />

ultimo, i <strong>di</strong>spacci inviati dai residenti veneti da Milano, conservati nell'Ar­<br />

chivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia, i quali, come il carteggio Greppi ma da un'an-<br />

golatura più pubblica, fanno spesso emergere ciò che <strong>di</strong> rado si riesce a<br />

cogliere dai documenti ufficiali.<br />

Proprio l'abbondanza <strong>delle</strong> fonti e più ancora la loro non casuale<br />

<strong>di</strong>spersione geografica sono, a mio parere, la prima conferma del fatto che<br />

la storia settecentesca <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> non possa esaurirsi in un'ottica locale e<br />

che vada invece inserita in un ampio e articolato contesto, nel quale l'an­<br />

tico ducato gonzaghesco giocava sì un ruolo periferico, ma, come il car­<br />

teggio amministrativo testimonia, non per questo marginale e privo <strong>di</strong> sue<br />

peculiari caratterizzazioni.<br />

Nel corso della ricerca ho potuto consultare due valide tesi <strong>di</strong> laurea<br />

ine<strong>di</strong>te, che mi hanno fornito un primo orientamento all'interno della gran<br />

massa della documentazione archivistica 19 . Agli autori, Maria Luisa Bravin<br />

e Andrea Giar<strong>di</strong>na, va un particolare ringraziamento.<br />

A conclusione <strong>di</strong> questo lavoro, dei cui <strong>di</strong>fetti io sola naturalmente<br />

sono responsabile, desidero esprimere tutta la mia riconoscenza al prof.<br />

Carlo Capra, che mi ha guidata in questi anni negli stu<strong>di</strong> storici con<br />

l'autorevolezza e lo stile che lo contrad<strong>di</strong>stinguono.<br />

Vorrei ringraziare inoltre i professori Clau<strong>di</strong>o Donati, Livio Antoniel-<br />

li, Elena Brambilla, Cesare Mozzarelli, Biagio Salvemini, che hanno letto<br />

il dattiloscritto e mi hanno fornito molte preziose osservazioni; il persona­<br />

le degli Archivi <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano e <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, per aver spesso facilitato<br />

le mie ricerche; i compagni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, con cui abbiamo con<strong>di</strong>viso l'impegno<br />

e le pause del lavoro.<br />

I miei famigliari mi hanno sostenuta in molti mo<strong>di</strong>. In particolare a<br />

Silvia e a Ivana Mori devo la trascrizione del lungo testo in appen<strong>di</strong>ce e<br />

ancora a Silvia Mori molti aiuti in varie fasi del lavoro. Mio padre, che<br />

purtroppo non ha potuto vedere il libro stampato, ha contribuito con le<br />

sue critiche affettuose nel corso <strong>di</strong> molte <strong>di</strong>scussioni.<br />

Sono sinceramente grata alla Facoltà <strong>di</strong> lettere e filosofia dell'Univer­<br />

sità degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano per aver accolto il volume nella sua collana <strong>di</strong><br />

18 Vd. A. Ostoja, L'archivio Pallavicini nell'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna.<br />

19 M. L. Bravin, Ricerche sul censimento mantovano del 1771-1785: i lavori della<br />

regia Giunta; A. Giar<strong>di</strong>na, L'avvio <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> tra la fine del<br />

regno <strong>di</strong> Carlo VI e l'età teresiana (1736-1771).


PREMESSA XVII<br />

testi, in particolare al prof. Giovanni Orlan<strong>di</strong>, presidente del Comitato<br />

scientifico, e al dottor Giuseppe Scaccabarozzi, che ha curato l'e<strong>di</strong>zione<br />

con molta pazienza.<br />

De<strong>di</strong>co questo libro a Marco Berton, marito, papa, compagno <strong>di</strong><br />

gioie e <strong>di</strong> fatiche.


1. Monete<br />

Lira mantovana 2 :<br />

Lira milanese (fino al 1778):<br />

Lira milanese (dopo il 1778):<br />

Fiorino austriaco:<br />

2. Misure <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> terreni'<br />

Biolca mantovana:<br />

Pertica milanese:<br />

CAMBI E MISURE<br />

L. italiane 0,2558<br />

L. italiane 0,7820<br />

L. italiane 0,7675<br />

L. milanesi 3,5<br />

ettari 0,314<br />

ettari 0,065<br />

L. milanesi 0,33<br />

L. mantovane 3,03<br />

L. mantovane 3,03<br />

L. mantovane 10,6 3<br />

pertiche milanesi 4,8<br />

biolche mantovane 0,2<br />

1 Cfr. A. Martini, Manuale <strong>di</strong> metrologia, ossia misure, pesi e monete in uso attual­<br />

mente e anticamente presso tutti i popoli, Torino 1883.<br />

2 Nel presente testo per "lira" senza ulteriori specificazioni si intende la lira<br />

mantovana.<br />

3 Nei conti statali il fiorino è ragguagliato a L. mant. 10.<br />

4 Cfr. C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 21.


INTRODUZIONE<br />

Un inviato della corte cesarea in Lombar<strong>di</strong>a raccomandava all'impe­<br />

ratore nel 1699, quando già si profilava lo scontro con la Francia per la<br />

successione al trono spagnolo, <strong>di</strong> assicurarsi per tempo e con ogni mezzo<br />

«le proprie ragioni in Italia, [...] principalmente sopra il <strong>Mantova</strong>no, luo-<br />

gho <strong>di</strong> tanta importanza, antemurale al Tirolo, e un freno a tutti l'altri<br />

prencipi», più <strong>di</strong> ogni altro adatto, «e per la fertilità del Paese, per la<br />

naturai fortezza e per l'opportunità del sito, sì per la vicinanza alii stati <strong>di</strong><br />

S. M. Cesarea, come allo Stato <strong>di</strong> Milano, [...] proprio e corrispondente<br />

al bisogno» 1 . La strada in<strong>di</strong>cata era quella della vigorosa riaffermazione<br />

<strong>delle</strong> prerogative imperiali sui vassalli, nel quadro della reviviscenza dei<br />

<strong>di</strong>ritti feudali dell'Impero verificatasi verso la fine del lungo regno <strong>di</strong><br />

Leopoldo I 2 . Nei confronti <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> ciò avrebbe significato, oltre a un<br />

1 Riflessioni fatte sopra il stato d'Italia e specialmente <strong>di</strong> Milano e <strong>Mantova</strong> sul<br />

finire dell'anno 1699, senza firma, in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402. A scrivere era con<br />

ogni probabilità il conte Giambattista Castelbarco, a <strong>Mantova</strong> come commissario im­<br />

periale fra il 1694 e il 1701 (cfr. F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, p. 160).<br />

Riguardo alla posizione geografica del <strong>Mantova</strong>no, sintetizza efficacemente Vivanti:<br />

«cinta dai laghi, chiusa dal Serraglio, la fortezza <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> è una piazza <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne<br />

nel cuore della Val Padana; per chi venga poi per la Val d'A<strong>di</strong>ge dal Tirolo, è un ottimo<br />

centro sulla via per Milano, o, attraverso Modena e l'Appennino, per la Toscana. [...]<br />

Anche un altro vantaggio ritrae l'Austria dal <strong>Mantova</strong>no: col suo nuovo possesso quasi<br />

completa l'accerchiamento territoriale della Repubblica Veneta» (C. Vivanti, Le campa­<br />

gne del <strong>Mantova</strong>no, p. 28).<br />

2 Su questo tema, S. Pugliese, Le prime strette dell'Austria in Italia e K. O. Von<br />

Aretin, Der Heimatfall des lierzogtums Mailand an das Reich im Jahre 1700, pp. 78-90.<br />

A proposito della fecalizzazione degli Asburgo sul settore italiano già alla vigilia della<br />

guerra <strong>di</strong> successione spagnola C.W. Ingrao, In Quest and Crisis: Emperor Joseph 7 and<br />

thè Habsburg Monarchy, pp. 79 sgg.


I INTRODUZIONE<br />

maggior rigore nell'esigere le contribuzioni dovute, l'imposizione <strong>di</strong> un<br />

presi<strong>di</strong>o militare che richiamasse il duca Fer<strong>di</strong>nando Carlo a una più ligia<br />

osservanza dei suoi doveri feudali e lo sottraesse all'influenza francese<br />

sotto la quale lui e la sua corte erano caduti 3 . Ma ciò non riuscì agli<br />

imperiali, che dovettero optare allora per soluzioni più drastiche: allorché<br />

nel 1701 fu chiaro che il duca intendeva persistere nel suo in<strong>di</strong>rizzo, ormai<br />

confermato da un trattato segreto con la Francia che aveva permesso alle<br />

truppe franco-spagnole l'occupazione del <strong>Mantova</strong>no, a Vienna si aprì<br />

contro il Gonzaga il processo per l'imputazione <strong>di</strong> «fellonia», con l'intento<br />

<strong>di</strong> togliergli lo stato 4 . Dopo alterne vicende, che videro il <strong>Mantova</strong>no<br />

occupato da entrambi gli eserciti e la città sottoposta a un lungo asse<strong>di</strong>o,<br />

le trattative <strong>di</strong> pace apertesi fra Francia e Impero nel 1707 sancirono il<br />

passaggio del <strong>Ducato</strong> agli Asburgo, sebbene con l'amputazione del Mon-<br />

ferrato, ceduto a Vittorio Amedeo <strong>di</strong> Savoia. La sentenza del Consiglio<br />

aulico a carico <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo e l'inter<strong>di</strong>zione all'ere<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tutti i<br />

suoi congiunti, cui conseguiva l'investitura del feudo <strong>di</strong>rettamente alla<br />

Casa d'Austria, fu infine proclamata il 30 maggio 1708 5 .<br />

La posizione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> all'interno del sistema asburgico rimase per<br />

parecchio tempo incerta, prima <strong>di</strong> assumere una definizione più precisa<br />

con la creazione <strong>di</strong> un unico governo per la Lombar<strong>di</strong>a austriaca nel 1737,<br />

cui anche il ducato gonzaghesco fu sottoposto. Nel 1711 il Consiglio <strong>di</strong><br />

Stato dell'imperatore Giuseppe I, preoccupato <strong>di</strong> munire il cuore della<br />

Monarchia (i territori austro-boemi) <strong>di</strong> un vasto scudo protettivo, proget­<br />

tava <strong>di</strong> creare un forte dominio asburgico unificato nell'Italia settentriona-<br />

3 Sull'avvicinamento del <strong>Ducato</strong> alla Francia, che nel 1681 aveva occupato Casale<br />

con il tacito consenso <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo, molte notizie fornisce F. Amadei, Cronaca<br />

universale, voi. IV, pp. 65 sgg. Sulla pressione finanziaria dell'Impero sui suoi vassalli<br />

J. Berenger, Finances et absolutismc autrichien dans la seconde moitié du XVII' siede,<br />

pp. 414 sgg. Per la Toscana, J.-C. Waquet, Le Grand-duché de toscane, pp. 90 sgg., il<br />

quale calcola in 1.362.056 scu<strong>di</strong> milanesi (cioè 800.000 fiorini circa, dato che 1 scudo<br />

mil. = 1,71 fiorini) l'esborso congiunto <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Modena, Parma e Toscana nel<br />

1692, terzo anno <strong>di</strong> guerra della Lega <strong>di</strong> Augusta contro la Francia.<br />

4 Cfr. F. Fantini D'Onofrio, Le fonti e la storia. La guerra <strong>di</strong> successione spagnola<br />

a <strong>Mantova</strong> attraverso la corrispondenza ai Gonzaga da <strong>Mantova</strong> e paesi (1701-1708), pp.<br />

430-31. Questo saggio offre una ricostruzione attenta <strong>di</strong> tutte le fasi del conflitto e <strong>delle</strong><br />

loro drammatiche ripercussioni sul territorio. Inoltre, sugli aspetti giuri<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questa<br />

vicenda, posti in relazione al tema della crisi della Kleinstaaterei italiana ed europea,<br />

D. Frigo, Impero, <strong>di</strong>ritto feudale e «ragion <strong>di</strong> stato»: la fine del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

(1701-1708).<br />

5 C.W. Ingrao, In Quest and Crisis, pp. 98 e 120. Una copia dell'e<strong>di</strong>tto, pubbli­<br />

cato a <strong>Mantova</strong> il 3 giugno 1708, in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402.


INTRODUZIONE 3<br />

le, includente lo Stato <strong>di</strong> Milano, acquisito dalla <strong>di</strong>nastia nel 1706 come<br />

porzione dell'ere<strong>di</strong>tà spagnola spettante all'arciduca Carlo, il <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, quello <strong>di</strong> Parma alla morte dell'ultimo Farnese, infine Ferrara e<br />

Bologna, che il papa offriva in cambio della Toscana per porre fine al<br />

conflitto sul possesso <strong>di</strong> Cornacchie 6 . Ma <strong>di</strong> lì a poco la morte prematura<br />

dell'imperatore e la successione al trono dell'arciduca Carlo ribaltarono<br />

completamente la prospettiva: la centralità politica dei cosiddetti "Stati<br />

ere<strong>di</strong>tar!" fu messa in crisi dal «sogno spagnolo» del nuovo sovrano, che<br />

avrebbe con<strong>di</strong>zionato fortemente nei successivi tre decenni gli equilibri<br />

istituzionali e le scelte <strong>di</strong>plomatiche <strong>di</strong> Vienna 7 .<br />

La presenza a corte <strong>di</strong> un largo partito spagnolo, Ventourage <strong>di</strong> Carlo<br />

VI a Barcellona che con la sua fedeltà si era guadagnato l'eterna ricono­<br />

scenza dell'imperatore, pose infatti in posizione <strong>di</strong> minoranza (almeno<br />

numerica) quello che per antitesi <strong>di</strong>venne il «partito tedesco», facente<br />

capo a Eugenio <strong>di</strong> Savoia. I nuovi Consigli <strong>di</strong> Spagna e <strong>di</strong> Fiandra assun­<br />

sero un ruolo notevole nel governo della Monarchia, esercitando un peso<br />

spesso determinante sulle scelte <strong>di</strong> politica interna ed estera e <strong>di</strong>stogliendo<br />

l'attenzione dal centro alla periferia meri<strong>di</strong>onale e occidentale dei territori<br />

asburgici. In conseguenza <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>slocamento mutò anche l'ottica in<br />

cui si guardava ai domini italiani, la porzione più vasta, popolosa e cospi­<br />

cua dell'ere<strong>di</strong>tà spagnola, a capo della cui amministrazione Carlo VI pose<br />

i suoi protetti catalani, desideroso <strong>di</strong> assicurar loro stipen<strong>di</strong> e pensioni e<br />

convinto che «l'Italia non potesse reggersi senza gli spagnoli» 8 .<br />

<strong>Mantova</strong>, seppure geograficamente contigua allo Stato <strong>di</strong> Milano, non<br />

trovava collocazione in questa nuova prospettiva, cui era storicamente<br />

estranea, e finì per <strong>di</strong>venir preda <strong>di</strong> colui che all'interno del partito tede­<br />

sco seppe meglio muoversi nelle mutate circostanze, il conte Philipp<br />

Ludwig Sinzendorf, cancelliere <strong>di</strong> corte austriaco e ministro degli esteri<br />

ante litteram della Monarchia 9 . Mirando a estendere il proprio ambito <strong>di</strong><br />

competenza, egli «volse l'occhio al ducato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, il quale, <strong>di</strong>fferen­<br />

ziando nei titoli della sua <strong>di</strong>vozione dal restante <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, pareva<br />

richiedere un modo particolare <strong>di</strong> reggimento: onde applicollo al suo of-<br />

6 C.W. Ingrao, In Quest and Crisis, p. 118 e n. 200.<br />

7 Si veda M. Verga, // «sogno spagnolo» <strong>di</strong> Carlo VI.<br />

* P. Giannone, Vita, p. 118. Sul Consiglio <strong>di</strong> Spagna lo stu<strong>di</strong>o più approfon<strong>di</strong>to<br />

è la tesi <strong>di</strong> dottorato ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> H. Reitter, Der Spanische Rat una scine Beziebungen zur<br />

Lombarde! (1713-1720).<br />

9 Sul personaggio cfr. F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, p. 40.


4 INTRODUZIONE<br />

fizio» 10 . Tramontato dunque per il momento il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> un unico grande<br />

stato asburgico nell'Italia settentrionale, il <strong>Mantova</strong>no sarebbe rimasto dal<br />

1713 al 1736 sotto la <strong>di</strong>rczione della Cancelleria <strong>di</strong> corte austriaca, trovan­<br />

dosi fin dal principio in una situazione del tutto <strong>di</strong>versa rispetto a quella<br />

del Milanese.<br />

<strong>Il</strong> partito tedesco, sotto la cui influenza il <strong>Ducato</strong> era caduto, aveva<br />

conservato il controllo dell'apparato militare e dell'attività bellica, e la<br />

Cancelleria, con la sua duplice prerogativa <strong>di</strong> organo preposto al governo<br />

dei territori austriaci e alla politica estera della Casa d'Austria, era certa­<br />

mente più orientata degli spagnoli a considerare <strong>Mantova</strong> e l'Italia setten­<br />

trionale come «antemurale» cui assegnare un ruolo prevalentemente <strong>di</strong>­<br />

fensivo. Come è stato sottolineato da Vivanti, in effetti, «nella prima<br />

metà del '700 il <strong>Mantova</strong>no è [...] amministrato dall'Austria quasi soltanto<br />

in funzione <strong>di</strong> base d'operazioni, e l'interesse strategico assorbe ogni altra<br />

cura», inducendo Vienna a ignorare le osservazioni e le proposte <strong>di</strong> rifor­<br />

ma dell'assetto istituzionale e fiscale che pur provengono dagli ammini­<br />

stratori inviati sul posto 11 . «Io [...] - scrisse il governatore del <strong>Ducato</strong><br />

Filippo d'Assia-Darmstadt - pongo tutto il mio stu<strong>di</strong>o a ben servire Sua<br />

Maestà, la quale se si degnasse permettermi qualche maggior arbitrio nelle<br />

determinazioni del governo, avrei già posto il medesimo in altro stato da<br />

quel che si trova. Ma <strong>di</strong>pendendo dalla Cancelleria, che mai risponde, ho<br />

ben da fare dei progetti, che il tutto resta arenato» 12 . E così tutto doveva<br />

restare, almeno per quanto l'esiguità degli stu<strong>di</strong> in proposito ci permette<br />

<strong>di</strong> affermare, fino alla fine degli anni Venti, fatta eccezione per il settore<br />

<strong>delle</strong> fortificazioni, a rinnovare e a potenziare il quale ci si accinse invece<br />

prontamente 13 . Solo negli anni Trenta, come vedremo nel primo capitolo<br />

<strong>di</strong> questo lavoro, subentrerà una maggiore attenzione alle istituzioni e<br />

all'amministrazione civile.<br />

<strong>Il</strong> governo del <strong>Mantova</strong>no fu affidato fin dal principio al doppio<br />

controllo del generale Lotario <strong>di</strong> Kònigsegg, comandante militare, e del<br />

conte Giambattista Calstelbarco, amministratore cesareo 14 . Questi, trenti-<br />

10 M. Foscarini, Storia arcana, pp. 137-8.<br />

11 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 29.<br />

12 Lettera del 1715 al conte Stella, potente <strong>di</strong>gnitario <strong>di</strong> corte e membro del<br />

Supremo Consiglio <strong>di</strong> Spagna, citata ivi, p. 34.<br />

13 L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo III Duca, p. 195.<br />

14 Per tutte queste notizie cfr. F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, pp. 160 sgg.


INTRODUZIONE<br />

no d'origine, era legato per via <strong>di</strong> parentele al locale partito filoimperiale,<br />

che andava ricompattandosi dopo il rivolgimento del 1707, malgrado<br />

permanesse in città un forte schieramento favorevole alla Francia, cui<br />

appartenevano i vecchi ministri <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo, il vescovo e molti<br />

esponenti del clero, soprattutto gesuiti 15 . Preoccupato dell'influenza che<br />

questi personaggi potevano esercitare, Castelbarco riteneva «assolutamen­<br />

te necessario il venire a una totale mutazione <strong>delle</strong> cariche e posti», anche<br />

perché sarebbe stato del tutto impossibile «che il mal habito delli impie­<br />

gati possa in niuna maniera lasciarsi, e mutarsi, né con esempi, né con<br />

castighi» 16 . Se forse questo consiglio non fu imme<strong>di</strong>atamente raccolto,<br />

certamente negli anni successivi i nomi degli appartenenti ^'entourage<br />

filofrancese del Gonzaga scomparvero man mano dagli organici degli uf­<br />

fici, per non figurarvi più in seguito 17 .<br />

Al Castelbarco, deceduto nel 1713, subentrò il langravio d'Assia-<br />

Darmstadt Filippo, comandante militare già impegnato nelle campagne<br />

d'Italia durante la guerra, che ora assumeva anche il governo civile del<br />

<strong>Mantova</strong>no. Questa figura <strong>di</strong> rango ad<strong>di</strong>rittura principesco, legata anche<br />

personalmente al <strong>Ducato</strong>, sembra aver incarnato la volontà <strong>di</strong> Vienna <strong>di</strong><br />

non intervenire inizialmente sull'assetto istituzionale e costituzionale del<br />

piccolo stato, lasciando alla nobiltà locale l'illusione che l'epoca ducale<br />

15 Cfr. la Relatio ad Sacrarti Cesaream Maiestatem modernum civitatis Mantuae et<br />

Ducatum statum, tam quo ad politica, quam ad ecclesiastica et oeconomica, representantes<br />

sub <strong>di</strong>e 17 decembris 1707, <strong>di</strong> Giambattista Castelbarco, pubblicata in appen<strong>di</strong>ce a M.<br />

A. Romani, Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dalla caduta <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo all'av­<br />

vento <strong>di</strong> Maria Teresa. Sulle inclinazioni dei gesuiti per la Francia anche il Registro <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> in ASMn, MC, F. 32, voce «Gesuiti». Sui vincoli del Castelbarco con l'omo­<br />

nima famiglia mantovana e con i conti Arrivabene, M. A. Romani, Le finanze del <strong>Ducato</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, p. 295, e C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 13.<br />

16 Relatio ad Sacram Cesaream Maiestatem (vd. n. 15).<br />

17 Castelbarco cita Vialar<strong>di</strong> (parente del vescovo), Andreasi, Beretti. F. Amadei,<br />

Cronaca universale, p. 239, elenca i componenti del Consiglio <strong>di</strong> governo nominato nel<br />

1705 dal duca, che si trovava a Casale: m.se Ascanio Andreasi, m.se Gian Francesco<br />

Nerli, m.se Antonio Aldegati, m.se Girolamo Magni, conte Carlo Maria Vialar<strong>di</strong>, conte<br />

Cesare Ar<strong>di</strong>zzoni, conte Giuseppe M. Chieppio, conte Francesco Negrisoli, m.se Celio<br />

Capilupi, m.se Giuseppe Maria Castiglioni, conte Giulio Porta, conte Paolo Francesco<br />

Peroni, Gaspero Francesco Pran<strong>di</strong>, Giovanni Andreasi, Bartolomeo Barutti, Alessandro<br />

Nonio, Fer<strong>di</strong>nando Carlo Baccanelli, Gianfrancesco Pullicani. A parte Sor<strong>di</strong>, Nonio e<br />

Pullicani, nessuno <strong>di</strong> questi nominativi sarà dato ritrovare negli uffici mantovani alla<br />

fine degli anni Venti, a segno che la continuità fra gli ultimi anni dei Gonzaga e il primo<br />

trentennio asburgico non fu che parziale. I nomi sono grossomodo confermati dai<br />

documenti utilizzati da F. Fantini D'Onofrio, Le fonti e la storia, p. 433 e passim.


O INTRODUZIONE<br />

non fosse ancora conclusa 18 . «Riproporre il sistema della corte - ha scritto<br />

Mozzarelli -, grazie a un principe cui il re <strong>di</strong> Sardegna si in<strong>di</strong>rizza dando­<br />

gli del mon cousin, che stringe legami <strong>di</strong> parentela con gli stessi Gonzaga,<br />

e che forse prende fin troppo sul serio la sua funzione vicaria, contribuisce<br />

a mantenere senso e funzionalità dell'intero assetto sociale e istituzionale<br />

tra<strong>di</strong>zionale, quello che nella corte trova da secoli coronamento e rappre­<br />

sentazione» 19 . In questo piano <strong>di</strong> conservazione politica, messo in atto da<br />

Vienna per poter invece perseguire i propri obiettivi <strong>di</strong> rafforzamento e <strong>di</strong><br />

controllo <strong>delle</strong> strutture militari e <strong>di</strong> forte inasprimento (come si vedrà)<br />

della pressione fiscale, si inserisce anche la promozione <strong>di</strong> scambi matri­<br />

moniali fra famiglie mantovane e famiglie dell'impero e la <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>delle</strong> cariche fra le casate che si <strong>di</strong>stinguono nel servizio alla Casa d'Au­<br />

stria 20 .<br />

<strong>Il</strong> langravio d'Assia, amato dai mantovani, amministratore capace<br />

sebbene poco ascoltato dai suoi interlocutori viennesi, sarà richiamato<br />

solo nel 1735, questa volta per lasciare il posto a «un qualche personaggio<br />

che meno odorasse del sublime carattere e del puntiglio principesco» 21 ,<br />

non più governatore, ma semplicemente amministratore cesareo. Per sod­<br />

<strong>di</strong>sfare questi requisiti la scelta cadde sul conte milanese Carlo Stampa,<br />

affiancato per il comando militare dal Kònigsegg, cui sarebbe spettato <strong>di</strong><br />

lì a poco sostenere l'asse<strong>di</strong>o della città da parte <strong>delle</strong> truppe franco-sabau­<br />

de 22 . Questa decisione, presa nei più drammatici momenti della guerra <strong>di</strong><br />

successione polacca, annuncia l'abbandono della strategia "cortigiana" e<br />

18 In una lettera dell'autunno 1707 Filippo, in partenza da <strong>Mantova</strong> alla conclu­<br />

sione della guerra, si lagnava ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> non poter più «contribuire all'utile et alla<br />

quiete <strong>di</strong> cotesto stato e popolo da me tanto amato», ignaro del fatto che vi sarebbe<br />

tornato presto in veste <strong>di</strong> governatore (ASMi, feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402).<br />

19 C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 14. Sulla struttura e la socio­<br />

logia della Corte riferimento primario è N. Elias, La società <strong>di</strong> corte; per l'area asburgica<br />

R. Ehalt, La corte <strong>di</strong> Vienna fra Sei e Settecento. Per l'esperienza gonzaghesca, C.<br />

Mozzarelli, Corte e amministrazione nel principato gonzaghesco.<br />

20 Cfr. C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 14 e n. 9, che menziona<br />

il matrimonio fra una figlia del Castelbarco e il futuro presidente del Magistrato came­<br />

rale Odoardo Valenti, quello del conte Carlo Ludovico Colloredo con Eleonora Gon­<br />

zaga, quello infine <strong>di</strong> una figlia del langravio d'Assia con il Gonzaga duca <strong>di</strong> Guastalla.<br />

Anche i due vescovi Alessandro Arrigoni (1713) e Antonio Gui<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bagno (1719)<br />

appartenevano a famiglie legate al servizio degli Asburgo.<br />

21 F. Amadei, Cronaca universale, p. 478.<br />

22 Vd. L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo III duca, pp. 204 sgg. Stampa se ne andrà nel<br />

1737 per occupare la carica <strong>di</strong> plenipotenziario imperiale in Italia (cfr. il suo fascicolo<br />

in ASMi, Aral<strong>di</strong>ca p.a., b. 36).


INTRODUZIONE 7<br />

prelude a una prima stagione <strong>di</strong> ristrutturazioni istituzionali miranti a un<br />

più saldo controllo dell'amministrazione e a una maggiore integrazione del<br />

<strong>Ducato</strong> nel resto della Lombar<strong>di</strong>a, in concomitanza con il passaggio del­<br />

l'alta <strong>di</strong>rczione del <strong>Mantova</strong>no dalla Cancelleria <strong>di</strong> corte austriaca al neo­<br />

nato Supremo Consiglio d'Italia.<br />

Giacché le istituzioni dello Stato gonzaghesco furono confermate<br />

dagli Asburgo così come pervennero nelle loro mani nel 1707 e lasciate<br />

intatte per tutto il primo trentennio, se si esclude l'introduzione della<br />

figura del rappresentante regio, se ne può delineare senza tema d'errore<br />

la configurazione sulla base <strong>di</strong> una Specificazione redatta da Stampa all'ini­<br />

zio del 1737, cioè proprio alla vigilia dei primi mutamenti 23 .<br />

Supremi tribunali erano il Senato e il Maestrato camerale, entrambi<br />

eretti dal duca Guglielmo II negli anni Settanta del '500 nel contesto <strong>di</strong><br />

una generale riforma dell'apparato amministrativo ere<strong>di</strong>tato dall'antico<br />

comune e man mano corretto in senso signorile 24 . La massima potestà<br />

giu<strong>di</strong>ziaria è esercitata dal Senato, composto da un presidente, un vicario<br />

e cinque senatori, che ci appare conforme nella genesi e nelle competenze<br />

alla tra<strong>di</strong>zione dei gran<strong>di</strong> tribunali d'antico regime 25 . Quest'organo è in­<br />

vestito della giuris<strong>di</strong>zione d'appello e suprema su tutti i tipi <strong>di</strong> cause e <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> prima istanza sulle cause in cui siano coinvolte figure sottoposte<br />

alla sua <strong>di</strong>retta tutela (persone miserabili, cioè vedove e orfani, e comuni­<br />

tà). Non può avocare processi dai tribunali inferiori, ma esercita su questi<br />

ultimi un controllo, veglia sul buon regolamento del foro e appone il<br />

proprio placet alla comminazione <strong>di</strong> qualunque pena corporale. Al Senato<br />

è riconosciuta ampia facoltà equitativa, al fine <strong>di</strong> accelerare il corso della<br />

giustizia. Esso giu<strong>di</strong>ca infatti, come asserisce la Specificazione, «somaria-<br />

mente et sola facti ventate inspecta, rigettate le cavillazoni, e sorpassando<br />

le misure de' giu<strong>di</strong>ci or<strong>di</strong>nari, in quanto alle formalità del giu<strong>di</strong>zio, e molto<br />

23 Specificazione dell'attuale sistema de' tribunali <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, con altri uffici giuri-<br />

s<strong>di</strong>zionali e non giuris<strong>di</strong>zionali, tanto cioè <strong>di</strong> giustizia come <strong>di</strong> governo, co' nomi <strong>di</strong> quelli<br />

che sonavi impiegati anche nelle parti dello Stato, ridotti nelle sue <strong>di</strong>stinte classi, assieme<br />

co' loro rispettivi sol<strong>di</strong> ed emolumenti, in ASMi, UTR p.a., b. 28, già citata da C. Capra,<br />

La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 107.<br />

24 Cfr. C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> e i Gonzaga, cap. V. Sul Senato, in particolare, Id.,<br />

17 Senato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>: origine e funzioni; sul Magistrato camerale R. Navarrini, Una<br />

magistratura gonzaghesca del XVI secolo: il Magistrato camerale.<br />

25 Su questo tema cfr. ora M. Sbriccoli-A. Bettoni (a cura <strong>di</strong>), Gran<strong>di</strong> tribunali e<br />

rote nell'Italia <strong>di</strong> antico regime.


O INTRODUZIONE<br />

più nelle cause <strong>di</strong> persone miserabili». Investito della funzione «tutoria»<br />

nei confronti <strong>delle</strong> comunità, deve inoltre ricevere la resa dei conti <strong>di</strong><br />

massari e deputati, sovrintendere alla formazione dell'estimo e dei preven­<br />

tivi <strong>di</strong> spesa, confermare le esenzioni e abilitare i periti agrimensori. Una<br />

caratteristica dei giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questo supremo tribunale è il fatto ch'essi non<br />

percepiscono sportule, se non per le cause riguardanti forestieri, e che,<br />

«atteso particolarmente il religiosissimo ritegno con cui vivono», non ac­<br />

cettano «neppur una spilla <strong>di</strong> regalo da chiunque siasi, anche fuori dell'oc­<br />

casione <strong>di</strong> affare pendente, o che in altro modo aver potesse rapporto al<br />

Senato medesimo».<br />

<strong>Il</strong> Magistrato camerale, un collegio composto parte da uomini <strong>di</strong> toga<br />

e parte <strong>di</strong> cappa e spada, in cui il presidente svolge soltanto funzioni <strong>di</strong><br />

coor<strong>di</strong>namento, amministra e giu<strong>di</strong>ca in merito a tutto quanto sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ret­<br />

ta pertinenza del Principe: la cassa camerale, le regalie, i beni «allo<strong>di</strong>ali»<br />

(o demaniali), la zecca, le acque, le strade, i ponti, la concessione <strong>di</strong> licenze<br />

e tratte, la promozione <strong>di</strong> arti e mercatura, la naturalizzazione. Tramite un<br />

commissario apposito si occupa pure dei confini. Rientrano fra le sue<br />

competenze anche ispezioni che in altri or<strong>di</strong>namenti statali coevi sono<br />

demandate ai consigli citta<strong>di</strong>ni, come l'annona, gli alloggi militari, il ripar­<br />

to e l'esazione <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette, o «contribuzioni militari», e la gestio­<br />

ne del relativo fondo. Ciò <strong>di</strong>pende dal fatto che a <strong>Mantova</strong>, come si vedrà<br />

più oltre, non eistono organismi civici che possano assolvere tali compiti<br />

per conto dei sud<strong>di</strong>ti. Al Magistrato è collegata una serie <strong>di</strong> uffici parti­<br />

colari: il revisore dei conti, gli avvocati e i procuratori patrimoniali (poi<br />

fiscali), l'ufficio notarile, la cosiddetta «massarola» per l'esazione <strong>delle</strong><br />

multe. E' invece autonomo il Magistrato <strong>di</strong> sanità.<br />

Ai livelli inferiori <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione (che anche il Magistrato è un vero<br />

e proprio tribunale) troviamo il podestà citta<strong>di</strong>no, prima istanza civile, e<br />

il capitano <strong>di</strong> giustizia, prima istanza penale per la città e per lo stato (ma<br />

in questo caso solo per cause <strong>di</strong> una certa entità). <strong>Il</strong> contado è invece<br />

<strong>di</strong>viso in 36 «giu<strong>di</strong>cature forensi», che possono essere, a seconda dell'am­<br />

piezza della giuris<strong>di</strong>zione, governatorati, podesterie o commissariati 26 .<br />

Esistono poi alcuni magistrati particolari: il giu<strong>di</strong>ce del Para<strong>di</strong>so per le<br />

26 Nel territorio mantovano, invece, non esistevano giuris<strong>di</strong>zioni feudali, poiché<br />

gli unici feu<strong>di</strong> che vi si trovavano erano impropri (cfr. C. Magni, // tramonto del feudo<br />

lombardo, pp. 232 sgg.). Sull'organizzazione dei tribunali inferiori nel <strong>Mantova</strong>no (ma<br />

attorno al 1750, quin<strong>di</strong> con qualche lieve mo<strong>di</strong>fica rispetto ai primi decenni del secolo)<br />

vd. brevemente S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e giuseppina, pp. 36-37.


INTRODUZIONE y<br />

cause citta<strong>di</strong>ne d'infima entità, il collaterale della «massarola» per le liti<br />

riguardanti il possesso <strong>di</strong> animali, vari commissari nominati «per ispezial<br />

privilegio de' passati duchi» a favore <strong>di</strong> alcune chiese, abazie, luoghi pii.<br />

Anche alla Comunità ebraica è assegnato uno speciale commissario, sem­<br />

pre scelto fra i senatori, che giu<strong>di</strong>ca <strong>delle</strong> controversie miste fra ebrei e<br />

cristiani, o <strong>di</strong> quelle penali fra ebrei. Facoltà giuris<strong>di</strong>zionali esercita poi il<br />

Collegio dei dottori e giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che può «veramente <strong>di</strong>rsi il<br />

seminario de' giu<strong>di</strong>ci, perocché, composto <strong>di</strong> giure-consulti i quali, oltre<br />

le cariche del medesimo, esercitando l'awocazia nel foro e davanti li tri­<br />

bunali, ha sempre sogetti <strong>di</strong> sapere e attività per rimpiazzare le cariche del<br />

paese» (sic). <strong>Il</strong> Collegio, in particolare, è perfettamente integrato con il<br />

Senato, in quanto i membri <strong>di</strong> questo sono in origine, o <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto anche membri <strong>di</strong> quello 2 '. Oltre a conferire lauree in utroque iure,<br />

esso è competente in appello <strong>delle</strong> cause <strong>di</strong> valore inferiore ai 100 scu<strong>di</strong><br />

mantovani e gode altresì della «tanto singolare prerogativa» per cui i suoi<br />

membri sono riconosciuti come «giu<strong>di</strong>ci appostolici delegati, all'universi­<br />

tà, dell'appellazioni dalle sentenze o decreti del Foro ecclesiastico nella<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>». Di porzioni <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione sono infine investiti tutti<br />

i corpi importanti del paese: l'Università dei mercanti cristiani, l'Univer­<br />

sità degli ebrei, le Arti o «paratici», le Digagne 28 . Dall'epoca gonzaghesca<br />

sono stati infine ere<strong>di</strong>tati i due organi che godevano <strong>di</strong> più imme<strong>di</strong>ata<br />

prossimità al duca, la segreteria <strong>di</strong> stato e la cancelleria arciducale, che<br />

opereranno per gli amministratori cesarei e i governatori fino a quando<br />

saranno soppressi, nel 1736, in quanto elementi <strong>di</strong> quell'or<strong>di</strong>namento<br />

cortigiano <strong>di</strong> cui ci si vuole ormai liberare.<br />

Ben poco si sa purtroppo degli ufficiali ducali e anche <strong>di</strong> quelli regi,<br />

almeno fino agli anni Trenta. Gli stu<strong>di</strong> esistenti in<strong>di</strong>cano il ceto nobiliare<br />

come vivaio del personale <strong>di</strong> governo 29 , ma da un lato dell'aristocrazia<br />

mantovana occorrebbe meglio indagare le articolazioni interne, dall'altro,<br />

27 Non esistono stu<strong>di</strong>, per quanto mi consta, su questo importante corpo.<br />

28 Sull'Università degli ebrei, con particolare attenzione agli aspetti giuri<strong>di</strong>ci, V.<br />

Colorni, Le magistrature maggiori della Comunità ebraica <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. (Sec. XV-XIX), e<br />

Id., Legge ebraica e leggi locali. Ricerche sull'ambito d'applicazione del <strong>di</strong>ritto ebraico in<br />

Italia dall'epoca romana al secolo XIX; inoltre S. Simonsohn, History of thè ]ews in thè<br />

Duchy of Mantua. Sull'Università mercantile, A. Portioli, Lo Statuto dell'Università<br />

maggiore dei Mercanti <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. Sulle arti Id., Le corporazioni artiere e l'Archivio della<br />

Camera <strong>di</strong> commercio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. Sulle <strong>di</strong>gagne mantovane, consorzi <strong>di</strong> privati per la<br />

gestione <strong>delle</strong> arginature e degli scoli, vd. ora G. Bigatti, La provincia <strong>delle</strong> acque.<br />

Ambiente, istituzioni e tecnici in Lombar<strong>di</strong>a tra Sette e Ottocento, pp. 254 sgg.<br />

29 Cfr. per esempio C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia p. 14.


10 INTRODUZIONE<br />

come si vedrà più oltre, è per lo meno dubbio che essa sia riuscita a<br />

conservare un ruolo preminente nell'amministrazione centrale nel periodo<br />

in questione 30 . Anche sull'influenza esercitata dalla Chiesa locale sopra il<br />

governo del <strong>Ducato</strong> e sulla relazione fra l'alto clero e il ceto <strong>di</strong>rigente o<br />

l'aristocrazia non esistono ricerche specifiche. Sembra però, e non sareb­<br />

be certo una rarità, che le maggiori cariche ecclesiastiche fossero <strong>di</strong> con­<br />

sueto ricoperte da nobili locali e che avessero modo <strong>di</strong> far sentire il pro­<br />

prio peso anche nella vita politica. Questa relazione bilaterale si deve<br />

soprattutto al fatto che i duchi godevano per lo meno <strong>di</strong> un tacito <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> prelazione sulla cattedra vescovile e del giuspatronato su molte nomine<br />

importanti, <strong>di</strong> cui evidentemente si avvantaggiavano per favorire i propri<br />

fedeli 51 .<br />

Tutta da indagare rimane poi la questione della massiccia e costante<br />

presenza militare che il <strong>Mantova</strong>no dovette sostenere, almeno fra la guerra<br />

<strong>di</strong> successione spagnola e quella dei sette anni, come prima piazzaforte<br />

della Lombar<strong>di</strong>a 32 . Nei documenti coevi si trovano spesso riferimenti a<br />

30 Vd. oltre, p. 70. Una figura <strong>di</strong> spicco, in cui si può vedere un elemento <strong>di</strong><br />

continuità nei primi tre decenni del dominio asburgico, è quella <strong>di</strong> Giovanni Francesco<br />

Pullicani. <strong>Mantova</strong>no, priore del Collegio dei nobili giureconsulti nel 1701, raggiunse<br />

i vertici dell'amministrazione ducale già sotto Fer<strong>di</strong>nando Carlo, <strong>di</strong>venendo presidente<br />

del Magistrato camerale nel 1705. Nonostante il brusco cambiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>nastia e <strong>di</strong><br />

orientamenti politici verificatosi nel 1707, riuscì a rimanere in sella, strappando un<br />

giu<strong>di</strong>zio fondamentalmente positivo a Castelbarco (Relatio, su cui vd. n. 15). Mantenne<br />

infatti la presidenza camerale fino al 1718, poi ricoprì quella del Senato fino al 1729,<br />

tornando infine a capo del Magistrato, per rimanervi fino alla morte nel 1734. Cfr. G.<br />

Carra, // Magistrato camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>: relazioni del presidente Giovanni Francesco<br />

Pullicani (1707-1729).<br />

31 Cfr. la Relatio del Castelbarco (vd. n. 15), che fornisce varie notizie sul clero,<br />

mettendo in luce le inclinazioni filofrancesi <strong>di</strong> molti suoi esponenti, e C. Mozzarelli,<br />

<strong>Mantova</strong> e i Gonzaga, passim. A proposito del giuspatronato sul vescovato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

vd. oltre p. 165 e la bibliografia ivi segnalata. Sulla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, R. Brunelli,<br />

Diocesi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

32 Al suo arrivo a <strong>Mantova</strong>, per esempio, Castelbarco trova cinque reggimenti in<br />

città e otto acquartierati nel resto dello Stato, mentre altri venti <strong>di</strong> assiani e palatini <strong>di</strong><br />

passaggio si sono rimessi in marcia per i rispettivi luoghi <strong>di</strong> provenienza (Relatio, su cui<br />

vd. n. 15). Verso la fine degli anni Trenta la guarnigione che presi<strong>di</strong>ava la piazza era<br />

<strong>di</strong> 3100 uomini (consulta del Magistrato del 16 settembre 1742, in ASMn, AG, b.<br />

3641), pari al 13% rispetto alla popolazione non militare urbana. Altrettanti militari si<br />

contavano a metà degli anni Cinquanta, in analoga proporzione al resto della popola­<br />

zione citta<strong>di</strong>na (cfr. le tabelle per la <strong>di</strong>stribuzione del riso ivi, b. 3585). Sull'organizza­<br />

zione militare, ma per la Lombar<strong>di</strong>a austriaca in generale, C. Donati, Esercito e società<br />

nella Lombar<strong>di</strong>a del secolo XVIII: dagli inizi della dominazione austriaca alla metà degli<br />

anni Sessanta.


INTRODUZIONE 11<br />

rapporti conflittuali o comunque a rivalità fra autorità militari e civili, e<br />

alle ingerenze che le prime spesso si permettevano nelle questioni <strong>di</strong> go­<br />

verno }} . Gli ufficiali, inoltre, gravavano sulla comunità esigendo, talvolta<br />

per <strong>di</strong>ritto, talaltra semplicemente per forza, una lunga serie <strong>di</strong> emolu­<br />

menti e <strong>di</strong> onoranze in natura che esorbitavano da quanto essi già perce­<br />

pivano dal fondo militare. Come rivelava una consulta della Dirczione<br />

<strong>delle</strong> finanze del 1740 a proposito degli alti ufficiali della guarnigione,<br />

«non meno tutti gl'impresari, che qualunque altro, il quale è addetto al<br />

mercimonio, ovvero mantiene osteria e somigliante, per quietamente vive­<br />

re suole loro a suo arbitrio contribuire quel che gli aggrada, anche per<br />

avere la protezione de' medesimi militari, li quali sotto vari pretesti gl'in-<br />

quietarebbero con somma loro rovina e danno; tralasciandosi da parte<br />

ancora molti altri e <strong>di</strong>versi incerti dritti, li quali alla giornata sogliono<br />

insorgere, de' quali non può aversi contezza o informazione alcuna, non<br />

ostante si fosse la più soprafina vigilanza usata» 34 . I militari godevano<br />

infine <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> esenzioni daziarie <strong>di</strong> cui spesso approfittavano per<br />

praticare il contrabbando sotto gli occhi dell'autorità civile, sicuri dell'in­<br />

dulgenza degli alti gra<strong>di</strong> della gerarchia che li inquadrava 35 . Negli anni<br />

Cinquanta e Sessanta tali immunità saranno fortemente scosse dalla mag­<br />

giore aggressività degli appaltatori <strong>delle</strong> imposte, coalizzati, come si vedrà,<br />

in un'unica ferma generale. Saranno proprio le violente proteste dei co­<br />

mandanti della piazza, anzi, a fomentare l'opposizione ai fermieri <strong>delle</strong><br />

altre categorie privilegiate 36 .<br />

33 Si veda per esempio nella Relatio (su cui n. 15), dove Castelbarco si lagna della<br />

prepotenza del comandante militare barone Martini, che egli trova a <strong>Mantova</strong> al suo<br />

arrivo e che cerca <strong>di</strong> muovergli contro la nobiltà, mentre va <strong>di</strong>cendo che gli sarà<br />

affidato anche il governo civile del <strong>Mantova</strong>no.<br />

34 Consulta del 17 giugno 1740, in ASMn, AG, b. 3585 (per «impresari» si inten­<br />

dono gli appaltatori <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette). Sempre ivi si trova una dettagliata Speci­<br />

ficazione delti emmolumenti redatta dal comandante Tretscher nel 1748.<br />

35 Vd. per esempio la lettera del comandante Konigsegg del 24 luglio 1711, in<br />

ASMn, AG, b. 3648, sulle pratiche illecite con cui i sottufficiali sfruttavano l'esenzione<br />

dal dazio <strong>di</strong> macellazione. Nella stessa busta si trova un corposo fascicolo su una<br />

controversia insorta nel 1738 e proseguita fino al 1742 sull'esenzione dalla tassa sul sale,<br />

che vide momenti <strong>di</strong> forte tensione fra la Dirczione <strong>delle</strong> finanze e il governatore della<br />

Lombar<strong>di</strong>a Traun, che come comandante militare prese le parti degli ufficiali acquar­<br />

tierati a <strong>Mantova</strong>.<br />

36 per gjj annj Cinquanta, in cui la Ferma generale fu in mano a una società<br />

mantovana a maggioranza ebraica, cfr. sempre ivi il fascicolo relativo al 1753. Sugli anni<br />

Sessanta e sugli scontri della Ferma Greppi e Mellerio con il comandante della piazza,<br />

vd. oltre, p. 169.


12 INTRODUZIONE<br />

Un ruolo del tutto sui generis giocò poi nella vita politica e sociale del<br />

ducato la Comunità, o «Università» ebraica, sulla quale è necessario spen­<br />

dere alcune parole 37 . Composta all'inizio del secolo da circa 1750 persone,<br />

radunate nel ghetto, e guardata come referente imme<strong>di</strong>ato da numerosi<br />

piccoli nuclei sparsi nel contado (non oltre le 200 persone in questo pe­<br />

riodo), essa è «tollerata» dal Principe in base a un decreto che viene<br />

rinnovato <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci in do<strong>di</strong>ci anni su corresponsione <strong>di</strong> una tassa <strong>di</strong> qual­<br />

che migliaio <strong>di</strong> fiorini. Le è permesso in tal modo <strong>di</strong> autogovernarsi con<br />

proprie magistrature e statuti senza ingerenze da parte <strong>delle</strong> autorità du­<br />

cali, se non, come abbiamo visto, per il settore della giustizia. Dalla società<br />

ebraica, notevolmente stratificata, emergono alcune gran<strong>di</strong> famiglie che<br />

non solo sono le maggiorenti della comunità, ma si <strong>di</strong>stinguono come le<br />

più ricche detentrici <strong>di</strong> capitale mobiliare <strong>di</strong> tutto il <strong>Mantova</strong>no. Escluse<br />

per legge dal possesso della terra, esse impiegano il proprio denaro nella<br />

banca o nel commercio all'ingrosso, non trovando rivali nel paese in en­<br />

trambe le attività. La prima <strong>di</strong> queste, dopo aver subito un duro colpo con<br />

le vicende del Sacco del 1630, non è più tornata ai livelli <strong>di</strong> prosperità<br />

raggiunti nei primi decenni del Seicento. Non<strong>di</strong>meno si mantiene suffi­<br />

cientemente vitale nelle sue due tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>rezioni: il prestito su pegno,<br />

offerto agli strati me<strong>di</strong>o-bassi della popolazione cristiana a un tasso me<strong>di</strong>o<br />

del 17.5%, e il cre<strong>di</strong>to alla grande proprietà fon<strong>di</strong>aria o all'Erario. In<br />

quest'ultimo caso l'attività cre<strong>di</strong>tizia è solitamente associata all'appalto <strong>di</strong><br />

dazi e privative o <strong>di</strong> forniture militari. E' per questa via, specialmente, che<br />

i finanzieri ebrei <strong>di</strong>ventano una vera e propria potenza nel <strong>Ducato</strong>, capace<br />

<strong>di</strong> influire in misura notevole sull'amministrazione camerale, stringendo<br />

alleanze con funzionari locali e non mancando <strong>di</strong> farsi conoscere anche a<br />

Milano e a Vienna, come emergerà più chiaramente dal presente lavoro.<br />

Prima <strong>di</strong> passare all'esame <strong>delle</strong> strutture finanziarie <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà gon-<br />

zaghesca, sarà opportuno portare brevemente lo sguardo sulle con<strong>di</strong>zioni<br />

del <strong>Mantova</strong>no al momento in cui esso entrò a far parte dei domini<br />

asburgici.<br />

37 Oltre alla bibliografia segnalata dalla n. 28, si può consultare, per un quadro<br />

riassuntivo e ulteriori informazioni bibliografiche, S. Mori, Lo Stato e gli ebrei manto­<br />

vani <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>, pp. 210-212. La vita interna della comunità nei suoi vari<br />

aspetti è stata recentemente indagata, con prevalente attenzione allo scorcio del secolo<br />

e all'età napoleonica, da P. Bernar<strong>di</strong>ni, La sfida dell'uguaglianza. Gli ebrei a <strong>Mantova</strong><br />

<strong>nell'età</strong> della rivoluzione francese. Per i dati demografici relativi all'inizio del secolo S.<br />

Simonsohn, History of thè Jews in thè Duchy of Mantua, p. 195.


INTRODUZIONE 13<br />

Di ritorno dalla corte <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nell'estate del 1632, l'ambasciatore<br />

Veneto Niccolo Dolfin riferiva impressionato del tragico cambiamento<br />

verificatosi negli ultimi anni.<br />

A me tocca rappresentar - scriveva - la destituzione d'un paese, <strong>di</strong> popoli e <strong>di</strong> casa<br />

che rissente in ben compatibile maniera e rissentirà per più d'una età le miserie del<br />

sacco, inumanamente inferiteli già due anni da' tedeschi. [...] In altri tempi ren­<br />

deva il <strong>Mantova</strong>no alii duchi 200.000 ducati d'entrata: ora a gran pena s'avvicinano<br />

a 70.000, consistenti nelle esigenze dei molini e d'alcuni dazi solamente. Abondava<br />

quel morbido paese <strong>di</strong> vittuarie <strong>di</strong> ogni sorte, e <strong>di</strong> grani in particolare, a segno che,<br />

soprafacendo il proprio bisogno, ne somministrava agli altri luoghi circonvicini<br />

ancora. Di presente tutto il viver de' grassumi, polli e carnaggi conviene procac­<br />

ciarsi dal Veronese e Bresciano, li vini da Modena, e dallo Stato ecclesiastico per<br />

lo più il grano. <strong>Il</strong> territorio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che faceva 170.000 anime [...], rimane, per<br />

la mortalità <strong>delle</strong> persone, ridotto a 43.000 solamente e, per la <strong>di</strong>ssipazion degli<br />

animali, nella maggior parte inculto; e le <strong>di</strong>struzioni <strong>delle</strong> case <strong>di</strong> campagne e<br />

gl'incen<strong>di</strong> <strong>delle</strong> ville intiere fanno pompa maestosa <strong>delle</strong> crudeltà che ha esso<br />

ultimamente sofferite ìs .<br />

Sebbene la città abbia subito danni minori, anche lì molti e<strong>di</strong>fici sono<br />

rimasti «denudati della loro mobilia e <strong>delle</strong> loro merci, le quali fiorivano<br />

nell'agucchieria in particolare, e ora sono quasi del tutto destituite». Le<br />

previsioni del Dolfin si riveleranno corrette: occorrerà più <strong>di</strong> un secolo<br />

perché <strong>Mantova</strong> riesca a colmare stabilmente le per<strong>di</strong>te demografiche ed<br />

economiche subite con la peste e il sacco del 1630. Nei decenni successivi<br />

a questi eventi le attività economiche faticano a risollevarsi: sulle numerose<br />

terre incolte pascolano greggi <strong>di</strong> pecore e la lana <strong>di</strong>venta l'unico prodotto<br />

<strong>delle</strong> campagne. Dove tornano le colture, inizialmente a opera <strong>di</strong> specu­<br />

latori forestieri che acquistano i fon<strong>di</strong> a poco prezzo, approfittando della<br />

rovina <strong>delle</strong> case nobili e citta<strong>di</strong>ne, la crisi avvia un processo <strong>di</strong> concen-<br />

trazione della proprietà che ha come prima conseguenza l'impoverimento<br />

dei piccoli proprietari, i quali si vedono ridotti alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> braccian­<br />

ti e spesso, a causa della congiuntura recessiva, <strong>di</strong> vagabon<strong>di</strong> e men<strong>di</strong>canti.<br />

Accanto alle gran<strong>di</strong> proprietà ecclesiastiche, dove sopravvivono rapporti<br />

<strong>di</strong> tipo feudale, enfiteusi e livelli, si collocano ora «le nuove proprietà<br />

'borghesi'», a cui però le strutture economiche e sociali del <strong>Mantova</strong>no<br />

38 Relazione del 5 agosto 1632, in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato,<br />

pp. 173-200. Un ducato veneto d'argento era pari a 4,18 lire italiane e a 12,67 lire<br />

mantovane. Secondo Dolfin, dunque, la ren<strong>di</strong>ta del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> era passata da<br />

più <strong>di</strong> 2.500.000 lire mantovane a meno <strong>di</strong> 900.000.


14 INTRODUZIONE<br />

non consentono <strong>di</strong> avviare alcuna trasformazione nel regime della proprie­<br />

tà e nella conduzione 39 . Peggiorano anzi le con<strong>di</strong>zioni dei coloni (colonia<br />

parziaria e piccolo affitto sono i contratti più <strong>di</strong>ffusi), sui quali si accani­<br />

scono i proprietari per sopperire alla contrazione della ren<strong>di</strong>ta. Della<br />

mancata ripresa dell'economia agricola risente poi enormemente la città,<br />

«che nel generale ristagno <strong>di</strong> attività, provocato dalla decadenza e fin dalla<br />

rovina completa <strong>delle</strong> arti e <strong>delle</strong> manifatture, si alimenta, in forme paras­<br />

sitane, della ren<strong>di</strong>ta agraria» 40 . Si salvano soltanto poche industrie <strong>di</strong> lusso<br />

che producono tessuti serici <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre qualità e un'attività e<strong>di</strong>lizia pro­<br />

mossa soprattutto dalla Chiesa. Peggiorano infine le con<strong>di</strong>zioni generali<br />

del <strong>Ducato</strong> le frequenti carestie, una forte inflazione che fra l'inizio del<br />

secolo e gli ultimi decenni triplica il valore <strong>delle</strong> monete estere rispetto alla<br />

lira mantovana, l'incremento <strong>delle</strong> aree <strong>di</strong> immunità fiscale derivante dalla<br />

pratica degli ultimi duchi <strong>di</strong> accrescere le entrate con la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> privilegi<br />

ed esenzioni, infine la recrudescenza della criminalità non solo fra i ceti<br />

<strong>di</strong>sagiati, ma anche fra le file della nobiltà 41 .<br />

Allorché il <strong>Mantova</strong>no pervenne nelle mani degli Asburgo, agli effetti<br />

<strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a si erano assommate le più recenti conseguenze della<br />

guerra <strong>di</strong> successione spagnola. Dopo aver subito ripetute inondazioni e<br />

carestie, esser stato «theatro <strong>di</strong> due eserciti in tutto il tempo della guerra,<br />

tanto nel tempo della campagna, che del quartiere», aver patito dunque<br />

prepotenze, ruberie, devastazioni e violenze <strong>di</strong> ogni genere, nonostante le<br />

contribuzioni feudali regolamente versate ormai dall'ultimo decennio del<br />

Seicento, «il paese è desolato, la città esausta <strong>di</strong> denaro, l'abitanti sul Stato<br />

fugono, et il tutto è in confusione» 42 . Né ci si poteva attendere che la<br />

situazione mutasse rapidamente, in quanto, come ora vedremo, il prelievo<br />

fiscale or<strong>di</strong>nario sarebbe presto raddoppiato con l'istituzione <strong>di</strong> una rego­<br />

lare imposta fon<strong>di</strong>aria, ponendo un ulteriore ostacolo al miglioramento<br />

<strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni della popolazione e dell'economia. Con l'arrivo degli<br />

Asburgo, infatti, <strong>Mantova</strong> non solo <strong>di</strong>ventava, da piccolo ducato, un'im­<br />

portante piazzaforte della Monarchia, crocevia sulla strada <strong>di</strong> tutti gli eser-<br />

39 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 26, da cui sono state ricavate anche<br />

le altre notizie sulle con<strong>di</strong>zioni economiche del secondo Seicento.<br />

40 Ivi. Per la con<strong>di</strong>zione <strong>delle</strong> manifatture mantovane fra Quattro e Seicento, G.<br />

Coniglio, Agricoltura e artigianato mantovano nel secolo XVI, A. De Maddalena, L'in­<br />

dustria tessile a <strong>Mantova</strong> nel '500 e all'inizio del '600. Prime indagini, e A. Portioli, Le<br />

corporazioni artiere e l'Archivio della Camera <strong>di</strong> commercio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

41 Cfr. a questo proposito la relazione del podestà <strong>di</strong> Gonzaga citata da C. Moz-<br />

zarelli, <strong>Mantova</strong> e i Gonzaga, pp. 130-1.<br />

42 Relatio del Castelbarco (su cui n. 15).


INTRODUZIONE 15<br />

citi che si muovevano fra l'Impero e l'Italia, ma era chiamata a finanziare<br />

<strong>di</strong> propria tasca questa "conversione", senza averne un ritorno in alcun<br />

modo proporzionato, almeno nei primi decenni.<br />

Al momento dell'avvicendamento <strong>di</strong>nastico la cassa camerale si rivela<br />

essere, com'è facilmente immaginabile dopo un lungo conflitto, «non solo<br />

vuota, ma talmente impegnata dal commissariato <strong>di</strong> guerra, che per tutto<br />

il corrrente mese, e parte del venturo, è impossibile, non venendosi a<br />

qualche altra deliberazione, il potere prevalersi <strong>di</strong> un soldo»"13 . Sarà dun­<br />

que giocoforza per i nuovi amministratori ricorrere a ulteriori prestiti,<br />

sottomettendosi alle con<strong>di</strong>zioni-capestro dei cre<strong>di</strong>tori ormai adusi alle<br />

collusioni con il commissariato <strong>di</strong> guerra austriaco e con il Magistrato<br />

camerale, i quali non battono regolarmente gli incanti, né lasciano per<br />

iscritto conti e capitolati dei contratti per poter coprire più agevolmente<br />

i propri «manegi [...] e faccende segrete» 44 . Inizia così, con la guerra <strong>di</strong><br />

successione spagnola, la lunga storia del debito camerale, che si snoda<br />

quasi ininterrottamente fino alla fine degli anni Sessanta e che implica<br />

necessariamente la costante ipoteca dei cespiti in favore dei cre<strong>di</strong>tori, i<br />

quali si occupano <strong>di</strong>rettamente della loro amministrazione lucrando enor­<br />

mi profitti e costituendo per molto tempo un potente blocco d'interessi.<br />

Nel periodo che va dal 1707 allo scoppio della guerra <strong>di</strong> successione<br />

austriaca i bilanci annuali della Camera regia, che sono stati stu<strong>di</strong>ati da M.<br />

A. Romani, non evidenziano significative variazioni e le cifre che se ne<br />

traggono possono essere pertanto rapidamente sintetizzate per offrire<br />

un'idea sommaria dei flussi finanziari 45 .<br />

43 Ivi.<br />

44 Ivi.<br />

45 II quadro che segue si basa sui dati forniti da M. A. Romani, Le finanze del<br />

<strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dalla caduta <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo all'avvento <strong>di</strong> Maria Teresa, inte­<br />

grati dal bilancio del 1723 pubblicato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp.<br />

115 sgg. Le informazioni sul sistema tributario sono tratte da una Memoria sulle impo­<br />

ste nel <strong>Mantova</strong>no risalente al 1779 e pubblicata in appen<strong>di</strong>ce ivi, pp. 85 sgg. Vivanti<br />

ha già elaborato queste notizie alle pp. 41 e sgg., occupandosi soprattutto dell'impatto<br />

dei dazi sulla vita <strong>delle</strong> campagne. Per quanto riguarda la seconda metà del secolo, cfr.<br />

ora A. Sarzi, Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel Settecento, un'interessante tesi <strong>di</strong><br />

laurea, che ha il merito <strong>di</strong> essere il primo stu<strong>di</strong>o e<strong>di</strong>to sull'argomento, ma che purtrop­<br />

po non è corredata dai necessari riferimenti archivistici. Sulle finanze in età gonzaghe-<br />

sca, sia per i bilanci, che per il sistema fiscale, A, De Maddalena, Le finanze del <strong>Ducato</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> all'epoca <strong>di</strong> Guglielmo Gonzaga. Per un confronto con la situazione generale<br />

della Monarchia sotto il profilo finanziario, J. Bérenger, Finances et absolutisme autri-<br />

cbien dans la seconde moitié du XVII siede.


16 INTRODUZIONE<br />

Entrate<br />

regalie in denaro<br />

regalie in natura<br />

beni allo<strong>di</strong>ali<br />

red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>versi<br />

Spese<br />

assegno al fondo militare<br />

fortificazioni<br />

governo e personale amministrativo<br />

spese gestione uffici<br />

elemosine e legati<br />

compensazioni agli appaltatori<br />

uscite <strong>di</strong>verse<br />

lire mani.<br />

1.722.000<br />

102.500<br />

143.500<br />

82.000<br />

totale 2.050.000 100<br />

totale<br />

900.000<br />

100.000<br />

600.000<br />

100.000<br />

76.300<br />

155.000<br />

248.700<br />

2.180.000<br />

%<br />

84<br />

5<br />

7<br />

4<br />

41<br />

4,5<br />

27,5<br />

4,5<br />

3,5<br />

7<br />

12<br />

Nel periodo considerato le entrate camerali oscillano fra 1.900.000 e<br />

2.200.000 lire mantovane. La voce più cospicua, come si vede, è quella<br />

<strong>delle</strong> regalie in denaro, cioè dazi, privative e altri <strong>di</strong>ritti minori che com­<br />

plessivamente sarebbero detti oggi imposte in<strong>di</strong>rette, mai state alienate<br />

come invece è accaduto nel Milanese in età spagnola, ma <strong>di</strong> consueto<br />

appaltate, com'era già pratica dei Gonzaga. Molti dazi sono <strong>di</strong> origine<br />

comunale. <strong>Il</strong> <strong>Mantova</strong>no era <strong>di</strong>stinto in due zone: il <strong>Mantova</strong>no vecchio,<br />

comprendente i territori dell'antico comune, e il <strong>Mantova</strong>no nuovo, costi­<br />

tuito da acquisti territoriali avvenuti in epoca signorile 46 . I dazi comunali<br />

pertanto riguardavano solo il <strong>Mantova</strong>no vecchio, mentre le terre del<br />

<strong>Mantova</strong>no nuovo avevano mantenuto ciascuna il proprio regime fiscale,<br />

solitamente meno gravoso. Pochi dazi d'introduzione più recente erano<br />

invece comuni a tutto lo Stato. I maggiori dazi venivano appaltati in bloc­<br />

co alla cosiddetta «impresa generale», che corrispondeva alla Camera un<br />

canone <strong>di</strong> 980.000 lire circa (57% dei red<strong>di</strong>ti regali in denaro). Vi erano<br />

46 Cfr. C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> e i Gonzaga, p. 8, e M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della<br />

proprietà terriera, p. 36 e cartina. Le principali comunità del <strong>Mantova</strong>no nuovo erano<br />

Castellare (oggi Casteldario), Ostiglia, Serravalle Po, Gui<strong>di</strong>zzolo, Piubega, Mariana,<br />

Redondesco, Acquanegra, Canneto, Casalromano, Viadana, Desolo.<br />

100


INTRODUZIONE 17<br />

inclusi la «Tavola grossa» (il prelievo sull'entrata, uscita e transito <strong>delle</strong><br />

merci ai confini del <strong>Mantova</strong>no vecchio), le gabelle alle porte della città,<br />

le «traversie» del <strong>Mantova</strong>no vecchio (sull'attraversamento <strong>di</strong> corsi d'ac­<br />

qua a bordo <strong>di</strong> natante in una decina <strong>di</strong> centri minori), vari altri pedaggi,<br />

il dazio <strong>delle</strong> tratte, o licenze <strong>di</strong> esportazione dei generi soggetti a vincoli,<br />

quelli sulla macina dei grani, sui mulini sia <strong>di</strong> città che <strong>di</strong> campagna, sulla<br />

ven<strong>di</strong>ta del vino, le imposte sulle carni (città e campagna), il dazio dei<br />

contratti (su ere<strong>di</strong>tà, donazioni, legati, atti <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta, locazioni,<br />

costituzioni e restituzioni <strong>di</strong> dote), il dazio del «minuto» nelle campagne<br />

(sulla contrattazione <strong>di</strong> bestie, vino, fieno, paglia, e sulle suppellettili por­<br />

tate in dote dalle donne <strong>di</strong> campagna), quello del «ritaglio» (bollo sulle<br />

pezze <strong>di</strong> lana e misto lana, sia importate che prodotte, vendute al minuto),<br />

infine i dazi locali <strong>delle</strong> comunità del <strong>Mantova</strong>no nuovo. A parte sono<br />

invece affittate le importanti privative del sale (per L. 200.000, pari al<br />

12%), dell'olio alimentare (L. 120.000, 7%), del tabacco (L. 80.000, 4%),<br />

dell'acquavite (L. 80.000, 4%) e della carta (L. 30.000, 1,5%). Altri red<strong>di</strong>ti<br />

consistenti provengono dalle «bozzole» dei mulini <strong>di</strong> Zeppetto (tassa,<br />

originariamente in natura, corrisposta dai mulini della città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> -<br />

L. 40.000, 2%), dal dazio della «grassina dello Stato» (gravante sulla ven­<br />

<strong>di</strong>ta dei prodotti dell'allevamento bovino e suino - L. 30.000 circa, 5%),<br />

infine dal transito dei sali per lo Stato <strong>di</strong> Milano (L. 65.000, 3,5%). Vi<br />

sono infine le tasse o «fazioni rusticali» (L. 45.000, 2,5%), l'imposta intro­<br />

dotta dai Gonzaga per coprire le spese per la <strong>di</strong>fesa dello Stato, gravante<br />

solo sui beni rustici ed esatta dai comuni.<br />

Vi sono poi alcune onoranze o porzioni <strong>di</strong> regalie ancora corrisposte<br />

in natura, il cui gettito è in realtà molto variabile. I red<strong>di</strong>ti allo<strong>di</strong>ali, alli­<br />

vellati o affittati, costituiscono una voce non molto rilevante, ma sufficien­<br />

te a dar testimonianza dell'entità dell'antico patrimonio fon<strong>di</strong>ario dei<br />

Gonzaga, costituito da una decina <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> corti e da molti fon<strong>di</strong> sparsi<br />

e già in parte ridotto a causa <strong>delle</strong> alienazioni effettuate per ragioni eco-<br />

nomiche dagli ultimi duchi 47 .<br />

Le spese, come si evince dalla tabella, superano me<strong>di</strong>amente le entra-<br />

4 ' M.A. Romani, Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, pp. 290-1, n. 6, fornisce un<br />

elenco dettagliato dei beni allo<strong>di</strong>ali della Camera ducale compilato nel 1709, includen­<br />

te sia gli e<strong>di</strong>fici, che le proprietà fon<strong>di</strong>arie. Per quanto riguarda queste ultime, la loro<br />

superficie ammontava ad almeno 15.000 biolche mantovane (75.000 pertiche milanesi<br />

o 5000 ettari, pari al 2,4% dell'intera superficie agraria secondo il censimento del<br />

1785).


18 INTRODUZIONE<br />

te, evidenziando una situazione cronicamente deficitaria in cui i debiti<br />

tendono ad assommarsi. Non è facile aver un quadro preciso <strong>di</strong> questi<br />

perché in quelli ch'erano preventivi <strong>delle</strong> entrate e spese, più che bilanci<br />

veri e propri, non si dava conto <strong>delle</strong> attività e <strong>delle</strong> passività nel loro<br />

complesso e spesso non venivano nemmeno registrate le uscite per am­<br />

mortamento dei debiti e corresponsione degli interessi. La voce prepon­<br />

derante nelle uscite camerali è rappresentata dalla provvisione al fondo<br />

militare, <strong>di</strong> cui parlerò più oltre. A questa debbono aggiungersi le spese<br />

<strong>di</strong> manutenzione e costruzione <strong>delle</strong> fortificazioni, che rientrano nel setto­<br />

re militare, il quale viene ad assorbire pertanto quasi la metà <strong>delle</strong> risorse.<br />

L'apparato governativo e amministrativo comporta in totale un costo net­<br />

tamente minore, pari a un terzo circa <strong>delle</strong> <strong>di</strong>sponibilità, a conferma del­<br />

l'interesse preponderante per il <strong>Mantova</strong>no come bastione <strong>di</strong>fensivo. Le<br />

voci riguardanti il rimborso <strong>di</strong> debiti o interessi infine, seppure non com­<br />

plete, sono rilevanti, dal momento che vi devono essere incluse le compen­<br />

sazioni per gli appaltatori.<br />

Come si sarà notato, le entrate finora considerate, insieme alle spese<br />

corrispondenti, sotto la qualifica <strong>di</strong> «camerali» provengono quasi intera­<br />

mente dalle imposte in<strong>di</strong>rette e dalla ren<strong>di</strong>ta dei beni demaniali, cioè dal<br />

gettito del sistema tributario qual'esso giunse in ere<strong>di</strong>tà agli Asburgo dal­<br />

l'epoca precedente. Tuttavia, sotto la nuova <strong>di</strong>nastia il <strong>Mantova</strong>no venne<br />

sottoposto stabilmente a un'altra forma <strong>di</strong> tassazione, quella <strong>di</strong>retta, che<br />

accrebbe del 60% il prelievo sui sud<strong>di</strong>ti affluente alle casse regie (senza<br />

contare dunque quello locale, <strong>di</strong> cui per ora non parleremo). In antico<br />

regime le imposte <strong>di</strong>rette, fra cui figurava al primo posto quella fon<strong>di</strong>aria,<br />

non erano annoverate, com'è noto, fra i <strong>di</strong>ritti regali, ma costituivano il<br />

«contributo», in via <strong>di</strong> principio straor<strong>di</strong>nario, sebbene <strong>di</strong>venuto con il<br />

tempo routine, che il paese era chiamato a fornire per la <strong>di</strong>fesa del terri­<br />

torio. Nel <strong>Mantova</strong>no l'imposta sulle terre aveva origini recenti: in epoca<br />

gonzaghesca non vi si ricorreva se non in casi spora<strong>di</strong>ci, rispettandone<br />

dunque il carattere straor<strong>di</strong>nario. Alle necessità militari dello Stato, ovvia­<br />

mente non paragonabili a quelle <strong>delle</strong> gran<strong>di</strong> monarchie, i duchi sopperi­<br />

vano con le proprie ren<strong>di</strong>te patrimoniali, con le «fazioni rusticali» appo­<br />

sitamente corrisposte dalle comunità e talvolta riscuotendo una tassa sulle<br />

persone o sui «fuochi» 48 .<br />

Per questo motivo il primo catasto fon<strong>di</strong>ario risale solo al 1692 e può<br />

48 Memoria sulle imposte del <strong>Mantova</strong>no (vd. n. 45); cfr. inoltre A. De Maddalena,<br />

Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, p. 50.


INTRODUZIONE 19<br />

essere ricondotto, più che a necessità interne al <strong>Ducato</strong>, alle contribuzioni<br />

feudali che proprio in quegli anni l'Impero iniziò a esigere dai propri<br />

vassalli italiani 49 . Esso si basava sulle denunce dei proprietari e utilizzava<br />

un'unità <strong>di</strong> misura astratta della ren<strong>di</strong>ta dei terreni detta biolca a campio­<br />

ne: «fissato un red<strong>di</strong>to ideale, che avrebbe dovuto trarsi da una biolca <strong>di</strong><br />

terra, si calcolarono i fon<strong>di</strong> non in base all'estensione, ma al loro raccol­<br />

to» 50 . Non si trattava dunque propriamente <strong>di</strong> un catasto, quanto piutto­<br />

sto <strong>di</strong> un estimo, inficiato da un eccessivo margine <strong>di</strong> arbitrio. «I terreni<br />

<strong>di</strong> proprietà ecclesiastica - aggiunge Vivanti - venivano censiti a parte, per<br />

le speciali forme d'esenzione, per lo più totali, <strong>di</strong> cui godevano. Ma anche<br />

i terreni cosiddetti 'laici' conoscevano un'ulteriore sud<strong>di</strong>visione: oltre alle<br />

voci concernenti alcune colture <strong>di</strong> maggior ren<strong>di</strong>mento, campionate sepa­<br />

ratamente (risaie, prati irrigui, orti) esistevano le due gran<strong>di</strong> classi 'civile'<br />

e 'rustica'». Sorte in età comunale in relazione allo status del proprietario,<br />

queste erano state poi congelate per evitare passaggi dall'una all'altra per<br />

fini fiscali, cosicché ora la qualifica era rimasta legata al fondo. I beni<br />

rustici erano in numero minore, pagavano una contribuzione inferiore (3<br />

sol<strong>di</strong> e 16 denari per biolca, invece <strong>di</strong> 4 sol<strong>di</strong> e 16 denari), ma erano<br />

soggetti a <strong>di</strong>fferenza degli altri alle imposte comunali e alle fazioni rusti-<br />

cali, per cui in totale risultavano più gravati. Diversamente da quanto<br />

avveniva nel Milanese, dov'era la Congregazione dello stato a essere re­<br />

sponsabile verso il Principe del versamento <strong>delle</strong> contribuzioni, nel Man­<br />

tovano, dove ovviamente un organo analogo non aveva fino ad allora<br />

avuto ragion d'essere, il riparto e l'esazione <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette fu affi­<br />

dato al Magistrato camerale, a cui doveva rispondere singolarmente cia-<br />

scun possessore.<br />

<strong>Il</strong> settore «contribuzionale» fu riorganizzato dalle autorità asburgiche<br />

nel 1716 con l'istituzione <strong>di</strong> un fondo militare al quale doveva affluire il<br />

denaro destinato al mantenimento <strong>delle</strong> truppe poste a <strong>di</strong>fesa della piaz­<br />

zaforte mantovana. L'annua <strong>di</strong>sponibilità del fondo, fissata dapprima a<br />

132.000 fiorini e portata a 200.000 nel 1722, era prodotta dall'imposta<br />

pre<strong>di</strong>ale, dalla tassa d'assenza corrisposta dai possessori non residenti e<br />

dalle tasse gravanti sulle Arti e sulle Università dei Mercanti e degli Ebrei.<br />

Nel 1723 fu stabilito che il tetto dei 200.000 fiorini dovesse essere raggiun­<br />

to integrando il gettito <strong>delle</strong> suddette imposizioni con un contributo da<br />

parte della Camera regia pari a 90.000 fiorini, l'«assegnamento» che abbia-<br />

Su questo primo catasto C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 36 sgg.<br />

Ivi, p. 38. La citazione successiva è invece a p. 39.


20 INTRODUZIONE<br />

mo visto figurare nei bilanci 51 . Dopo l'introduzione <strong>di</strong> alcune tasse speciali<br />

<strong>di</strong> consumo e l'aumento <strong>di</strong> quella sul sale, in risposta alle necessità finan­<br />

ziarie legate alla guerra <strong>di</strong> successione polacca, alla fine degli anni Trenta,<br />

il gettito <strong>delle</strong> imposte contribuzionali or<strong>di</strong>narie risultava così composto 52 :<br />

lire mant.<br />

imposte sui terreni 825.000<br />

altre imposte <strong>di</strong>rette 55 140.000<br />

imposte sui consumi e accrescimenti imposta sul sale 185.000<br />

totale 1.150.000<br />

Le entrate complessive dello Stato, fra «camerali» e «contribuziona­<br />

li», ammontavano quin<strong>di</strong> in me<strong>di</strong>a, dopo il 1722, a 3.250.000 lire. Esse<br />

erano il frutto <strong>di</strong> un sistema fiscale che ammetteva molte esenzioni, non<br />

tanto reali, giacché, fatta eccezione per i beni ecclesiastici e per quelli <strong>delle</strong><br />

case «privilegiatissime» degli Zanar<strong>di</strong> e dei Gonzaga, i restanti erano tutti<br />

assoggettati, essendo l'imposta pre<strong>di</strong>ale d'introduzione tanto recente 54 .<br />

Era piuttosto dai dazi che molte famiglie nobili e citta<strong>di</strong>ne erano da tempo<br />

immuni a causa della pratica dei duchi <strong>di</strong> ricompensare in tal modo i<br />

propri <strong>di</strong>gnitari o, nell'ultimo periodo, <strong>di</strong> vendere tali privilegi per rastrel­<br />

lare denaro.<br />

L'insufficienza del gettito fiscale a coprire le crescenti spese militari<br />

e l'impossibilità <strong>di</strong> aumentare ulteriormente il prelievo, già tanto lievitato,<br />

avevano presto spinto Castelbarco e poi Filippo d'Assia a chiedere a Vien­<br />

na da un lato il rifacimento del catasto del 1692, al quale sfuggiva almeno<br />

un 10% <strong>di</strong> potenziale imponibile, e dall'altro una politica <strong>di</strong> rigore nei<br />

confronti dei regi amministratori, responsabili della staticità e talvolta<br />

dell'abbassamento dei canoni d'affitto corriposti dagli appaltatori <strong>delle</strong><br />

imposte e della scarsa oculatezza <strong>delle</strong> politiche <strong>di</strong> spesa 55 . La Corte,<br />

51 Memoria sulle imposte del <strong>Mantova</strong>no (vd. n. 45).<br />

52 Stato degli effetti destinati per il Fondo militare nelli sottonotati anni 1737, 38,<br />

39, in HHSaW, MC, Fasz. 3.<br />

53 Gravanti sui proprietari assenti, sull'Università maggiore dei mercanti cristiani,<br />

sull'Università degli ebrei, sul Collegio degli speziali, sulle Arti <strong>di</strong> città, sulle case <strong>di</strong><br />

città.<br />

54 Cfr. M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 6. Le quattro famiglie<br />

Gonzaga erano esenti per ovvi riguar<strong>di</strong>, mentre gli Zanar<strong>di</strong> per compenso a un ingente<br />

cre<strong>di</strong>to fatto alla Camera durante la guerra <strong>di</strong> successione spagnola.<br />

55 Cfr. C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 34 sgg. È opportuno segnalare


INTRODUZIONE 21<br />

quantunque poco sensibile alle lagnanze del governo mantovano, <strong>di</strong>ede un<br />

segno forte nel 1710 or<strong>di</strong>nando «la generale misura del territorio, ed in­<br />

sieme la stima dei fon<strong>di</strong>», in linea con orientamenti <strong>di</strong>ffusi in quegli anni<br />

all'interno &e$entourage <strong>di</strong> Giuseppe I. La tenace opposizione locale al<br />

provve<strong>di</strong>mento, la quale si richiamava all'impossibilità <strong>di</strong> effettuare una<br />

stima significativa dopo le recenti <strong>di</strong>struzioni, spinse però le autorità<br />

asburgiche a desistere dal progetto e a ripiegare su una semplice revisione<br />

dell'estimo del 1692, ispirata ai medesimi approssimativi criteri. La nuova<br />

base <strong>di</strong> riparto dei carichi che ne derivò e che rimase in vigore fino al 1750<br />

risultò pertanto ancora largamente sperequata e lacunosa. Per frenare al­<br />

meno il costante passaggio <strong>di</strong> terre laiche in manomorta, che venivano<br />

restituite ai proprietari in enfiteusi, ma esenti dall'imposta pre<strong>di</strong>ale, un<br />

vigoroso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Carlo VI del 1722 prescrisse che tutte le proprietà<br />

acquisite da ecclesiastici a partire dal 1716 (anno <strong>di</strong> istituzione ufficiale<br />

<strong>delle</strong> contribuzioni militari anche nel <strong>Mantova</strong>no) fossero vendute nuova­<br />

mente a laici entro uno stretto termine <strong>di</strong> tempo. All'intenzione non seguì<br />

però alcunché <strong>di</strong> fatto e il decreto rimase lettera morta per oltre qua-<br />

rant'anni 56 .<br />

Così come l'assetto istituzionale, dunque, il sistema tributario del<br />

<strong>Mantova</strong>no si conservò sostanzialmente inalterato per quasi un trentennio,<br />

una volta introdotta una forma stabile e fissa <strong>di</strong> tassazione <strong>di</strong>retta. Sarebbe<br />

stato poi necessario un periodo altrettanto, se non più lungo, perché esso<br />

cominciasse ad assumere una fisionomia più equa e meno penalizzante,<br />

capace <strong>di</strong> rispondere alle esigenze dell'amministrazione asburgica senza<br />

troppo soffocare la popolazione e l'economia. In questa <strong>di</strong>rczione, verso<br />

la quale ci si oriente con decisione solo a partire dagli anni Sessanta, la via<br />

sarebbe stata spesso tortuosa e l'incedere esitante, sempre sospeso fra la<br />

volontà <strong>di</strong> riformare e quella <strong>di</strong> rispettare la peculiarità del piccolo <strong>Ducato</strong><br />

ere<strong>di</strong>tato dai Gonzaga, nella quale si coaugulavano gli interessi dei gran<strong>di</strong><br />

proprietari terrieri, <strong>di</strong> mercanti, finanzieri e appaltatori, dei vecchi ufficiali<br />

ducali e non <strong>di</strong> rado anche dei nuovi funzionar! regi.<br />

che nel primo decennio del secolo nell'area asburgica vennero elaborati vari progetti <strong>di</strong><br />

revisione dei catasti, sia per la Boemia e la Slesia (1703), sia per il Milanese, con la<br />

proposta del conte piemontese <strong>di</strong> Pras Martiniana (1709). Cfr. C.W. Ingrao, In Quest<br />

and Crisis, pp. 23 sgg., e S. Zaninelli, Un «Progetto d'un nuovo sistema <strong>di</strong> taglia da<br />

praticarsi nello Stato <strong>di</strong> Milano» del 1709.<br />

56 M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 76.


1.<br />

IL CONTROVERSO DESTINO<br />

DELL'AUTONOMIA MANTOVANA<br />

(1736-1744)<br />

1.1 LA NASCITA DELLA LOMBARDIA AUSTRIACA<br />

Dopo un trentennio <strong>di</strong> stasi, il <strong>Mantova</strong>no era destinato a esser coin­<br />

volto, insieme al resto della Lombar<strong>di</strong>a, nella riorganizzazione cui Vienna<br />

si accinse non appena si concluse la guerra <strong>di</strong> successione polacca. Sentori<br />

<strong>di</strong> riforma, anzi, iniziarono ad avvertirsi a Milano già nell'autunno del<br />

1736 al termine dell'occupazione <strong>delle</strong> truppe sabaude, suscitando grande<br />

trepidazione nei ministeri e fra le forze locali. «Certamente - profetizzava<br />

l'8 settembre il residente Veneto - seguir deve una grande mutazione, e<br />

forse maggiore <strong>di</strong> quello che si crede, mentre si ha qui buone lettere <strong>di</strong><br />

Vienna che trattasi colà <strong>di</strong> soprimere il Magistrato Estraor<strong>di</strong>nario e la<br />

segreteria <strong>di</strong> guerra spagnola; <strong>di</strong> ridurre a minor numero anche il Magi­<br />

strato or<strong>di</strong>nario e perfino quel Senato stesso, mentre, ristrettosi il paese,<br />

restringere pure si pensa il ministero» 1 .<br />

La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Novarese e Tortonese a favore del re <strong>di</strong> Sardegna e<br />

l'acquisizione dei ducati <strong>di</strong> Parma e Piacenza suggerivano infatti per lo<br />

meno una risistemazione dei domini dell'Italia settentrionale, auspicata,<br />

per varie ragioni, da più parti 2 . Secondo una testimonianza più tarda, già<br />

1 Cit. in C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 101-102. Alle stesse pp. e sgg. si<br />

rimanda per la situazione del Milanese e in generale della Lombar<strong>di</strong>a austriaca in<br />

questo periodo. Cfr. inoltre A. Annoni, Gli inizi della dominazione austriaca.<br />

2 Sul ri<strong>di</strong>mensionamento, A. Malagugini, Gli smembramenti del Principato <strong>di</strong><br />

Pavia nella prima metà del secolo XVIII. Per le vicende relative all'annessione e succes­<br />

siva amministrazione dei ducati <strong>di</strong> Parma e Piacenza, interessanti anche per una com­<br />

parazione con i paralleli avvenimenti mantovani, S. Di Noto (a cura <strong>di</strong>), Le istituzioni<br />

dei ducati parmensi netta prima metà del Settecento.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 23<br />

all'indomani della firma dei preliminari <strong>di</strong> pace con la Francia (3 ottobre<br />

1735), l'imperatore aveva deciso <strong>di</strong> unire i domini dell'Italia settentrionale<br />

in un solo corpo, per ragioni <strong>di</strong> sicurezza militare, <strong>di</strong> razionalità e <strong>di</strong><br />

economia nell'amministrazione. Essendo però necessario raccogliere le<br />

«opportune cognizioni», in particolar modo sui ducati <strong>di</strong> Parma e Piacen­<br />

za, nel frattempo egli aveva or<strong>di</strong>nato «che in tal guisa si <strong>di</strong>sponesse il<br />

regolamento <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Parma e Piacenza, che servisse ad aprire e faci­<br />

litare la strada all'esecuzione della prefissa unione» 3 . Si frapponevano<br />

inoltre a una realizzazione imme<strong>di</strong>ata del progetto sottili considerazioni <strong>di</strong><br />

politica estera: con una fusione troppo tempestiva dei ducati <strong>di</strong> Parma e<br />

Piacenza allo Stato <strong>di</strong> Milano si temeva <strong>di</strong> irritare le potenze confinanti e<br />

particolarmente il Papato 4 .<br />

Volendosi procedere per gra<strong>di</strong>, una prima mo<strong>di</strong>fica doveva essere<br />

apportata al vertice politico-amministrativo, unificando la <strong>di</strong>rczione dei<br />

domini lombar<strong>di</strong> sotto la stessa istituzione e quin<strong>di</strong> sottraendo il Manto­<br />

vano all'ispezione della Cancelleria <strong>di</strong> corte austriaca, sotto la quale era<br />

stato fino a quel momento. Con la soppressione del Consiglio <strong>di</strong> Spagna,<br />

il quale non aveva dato buona prova <strong>di</strong> sé durante la guerra <strong>di</strong> successio­<br />

ne polacca, e la erezione al suo posto del Supremo Consiglio d'Italia nel<br />

<strong>di</strong>cembre 1736, si creava la necessaria premessa per questo cambiamen­<br />

to 5 . Nasceva infatti così un organismo <strong>di</strong>rettivo ormai formalmente svin­<br />

colato dalla prospettiva spagnola e dunque abilitato a occuparsi <strong>di</strong> tutti i<br />

territori dell'Italia settentrionale, i quali, <strong>Mantova</strong> compresa, passarono<br />

imme<strong>di</strong>atamente sotto la sua giuris<strong>di</strong>zione. Nonostante l'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> strut­<br />

ture e <strong>di</strong> personale ricevuta dal vecchio organismo, il nuovo Consiglio era<br />

inoltre concepito con maggiore aderenza alla realtà cui era preposto: ac­<br />

canto al presidente, marchese Villasor, e ai tre consiglieri rimasti in cari­<br />

ca, conte <strong>di</strong> Cervellon, duca <strong>di</strong> Positano e marchese Alvarez, nell'organi­<br />

co, per altro sfoltito, figuravano ora tre reggenti togati provenienti dalle<br />

3 HHSaW, MC, Fasz. 43, sintesi <strong>di</strong> consulta del Supremo Consiglio d'Italia alla<br />

sovrana, s.d., ma dei primi mesi del 1744.<br />

4 In una lettera dell'8 febbraio 1744 al governatore Lobkowitz, il segretario del<br />

Supremo Consiglio, Bermudez, osservava: «La Conferenza [aulica] sin dall'anno 1737<br />

aveva deliberato queste unioni: si sospese per alcuni riguar<strong>di</strong> che non faranno oggi<br />

scrupolo alcuno al re <strong>di</strong> Sardegna. [...] Non induggiò tanto la Corte <strong>di</strong> Torino nell'unio­<br />

ne del Monferrato, dell'Alessandrino, Lumellina, Valsesia, Novarese e Tortonese, e già<br />

aveva <strong>di</strong>sposta l'altra de' paesi ultimamente cedutigli» (ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402).<br />

5 ASMi, DR, b. 187, <strong>di</strong>spaccio 16 <strong>di</strong>cembre 1736.


24 CAPITOLO PRIMO<br />

tre province, per ognuna <strong>delle</strong> quali era inoltre istituita una segreteria<br />

apposita 6 .<br />

A livello locale l'unità della Lombar<strong>di</strong>a austriaca fu per il momento<br />

realizzata estendendo l'autorità del conte <strong>di</strong> Abensberg und Traun 7 , go­<br />

vernatore ad interini <strong>di</strong> Milano già dal settembre precedente, anche ai<br />

ducati <strong>di</strong> Parma, Piacenza e <strong>Mantova</strong> 8 . Questa soluzione era particolar-<br />

mente caldeggiata da quanti non desideravano innovazioni troppo ra<strong>di</strong>cali<br />

alla fine della guerra, e tanto meno un'unificazione integrale <strong>delle</strong> provin­<br />

ce sotto la guida milanese, cui pareva senz'altro da preferirsi la semplice<br />

subor<strong>di</strong>nazione <strong>delle</strong> tre amministrazioni statali a un governo unico, «utile<br />

[...], anzi necessario», con sede a Milano e con coa<strong>di</strong>utori militari <strong>di</strong>stri­<br />

buiti nelle piazze più importanti, alla con<strong>di</strong>zione che non fossero sacrifi­<br />

cati i vecchi or<strong>di</strong>namenti provinciali 9 . L'idea non dovette trovare in<strong>di</strong>ffe­<br />

rente la Corte, che la intese però non come alternativa all'aggregazione,<br />

quanto come prudenziale passaggio interme<strong>di</strong>o in attesa della sistemazio­<br />

ne definitiva 10 .<br />

Di fronte ai sud<strong>di</strong>ti si cercò comunque <strong>di</strong> sdrammatizzare il più<br />

possibile il significato dell'unione governativa, che, si <strong>di</strong>ceva, aveva carat­<br />

tere personale e non istituzionale. Anzi, all'amministratore cesareo a Man­<br />

tova Stampa si or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> «fare comprendere a ognuno che per questo non<br />

verrà mutata, né nelli loro antichi privilegi d'esenzioni e d'in<strong>di</strong>pendenza,<br />

né nell'intera pratica e forma <strong>di</strong> governare e d'amministrare la giustizia,<br />

cosa veruna [...], in modo che, se quelli avessero sospettato <strong>di</strong>versamente<br />

<strong>di</strong> questa mutazione e avessero concepito (come inten<strong>di</strong>amo sia seguito)<br />

un sinistro sentimento, restino paghi della sincera nostra intenzione» 11 .<br />

6 Sul passaggio dal Consiglio <strong>di</strong> Spagna al Consiglio d'Italia, C. Capra, La Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a austriaca, p. 102.<br />

7 Sul generale austriaco Otto Fer<strong>di</strong>nand conte <strong>di</strong> Abensberg und Traun, già <strong>di</strong>-<br />

stintosi in Italia per le ottime capacità militari durante le guerre <strong>di</strong> successione spagnola<br />

e polacca, C. von Wurzbach, Biografisches Lexicon, sub voce, F. Arese, Le supreme<br />

cariche del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Milano e della Lombar<strong>di</strong>a austriaca (1707-1796), e C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 103 sgg., per il suo operato in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

8 Regio <strong>di</strong>spaccio 1 <strong>di</strong>cembre 1736, cui fa riferimento F. Amadei, Cronaca univer­<br />

sale, voi. IV, p. 599.<br />

9 Cfr. il memoriale senza data e firma, ma steso a Vienna alla fine del 1736, a uso,<br />

sembrerebbe, dello stesso imperatore, in HHSaW, LC, Fasz.17.<br />

10 Così almeno viene spiegata la decisione nella consulta del Consiglio d'Italia<br />

sull'aggregazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Parma e Piacenza del 1744 (HHSaW, MC, F. 43).<br />

11 Decreto che rendeva pubblico il <strong>di</strong>spaccio del 18 febbraio 1737, riprodotto da<br />

F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, pp. 599-600.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 25<br />

Restava ancora da decidere in che modo l'autorità del governatore<br />

generale dovesse irra<strong>di</strong>arsi nelle province nuovamente assoggettate e la<br />

scelta non si annunciava semplice. Secondo il Supremo Consiglio d'Italia<br />

sarebbe stato necessario nominare un vice-governatore in ciascuna pro­<br />

vincia, per meglio garantirne il collegamento con il centro e per provve­<br />

derla <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce super partes che fungesse da punto <strong>di</strong> riferimento<br />

locale per tutti i tribunali e che s'incaricasse <strong>di</strong> raccogliere «i lumi del<br />

[suo] governo, la certeza de' [suoi] statuti, la cognizione del rispettivo<br />

[...] erario, il <strong>di</strong>scernimento de' ministri, della nobiltà e <strong>delle</strong> altre genti,<br />

e finalmente le regule per l'uso e ritegno della fedeltà e per l'accrescimen­<br />

to dell'erario», colmando quel profondo vuoto <strong>di</strong> conoscenze che a quel<br />

tempo costituiva il limite più avvertibile del potere del Supremo Consiglio<br />

stesso 12 . Carlo VI preferì però affidarsi al giu<strong>di</strong>zio del governatore, atten­<br />

dendo che questi, preso possesso della carica in ciascuno dei ducati,<br />

«s'informasse con in<strong>di</strong>vidualità della loro situazione» per giungere alla<br />

soluzione più idonea 13 .<br />

A <strong>Mantova</strong>, dov'era arrivato all'inizio <strong>di</strong> aprile, Traun potè <strong>di</strong>sporre<br />

<strong>di</strong> una dettagliata Specificazione dell'attuale sistema dei tribunali <strong>di</strong> Manto­<br />

va, il documento cui si è già fatto riferimento nell'introduzione. Fatto<br />

re<strong>di</strong>gere appositamente dall'amministratore cesareo Stampa, esso non si<br />

<strong>di</strong>scostava nel tono celebrativo e nell'intento apologetico con cui delineava<br />

gli or<strong>di</strong>namenti mantovani dai vari altri testi prodotti in quei decenni dai<br />

ceti <strong>di</strong>rigenti lombar<strong>di</strong> a uso dei nuovi principi 14 . Ben <strong>di</strong>sposto, il gover­<br />

natore tenne con lo Stampa e con i capi dei due principali <strong>di</strong>casteri, il<br />

conte Luigi Cocastelli e il marchese Odoardo Valenti, <strong>di</strong>verse riunioni in<br />

cui assicurò i presenti che non vi sarebbe stata «mutazione alcuna all'in-<br />

12 Rapporto del Supremo Consiglio d'Italia, 17 <strong>di</strong>cembre 1736, in HHSaW, Vor-<br />

tr., Fasz. 161. I riferimenti aulici e le considerazioni astratte <strong>di</strong> cui è intessuta la con­<br />

sulta sono spia <strong>di</strong> quella mancanza <strong>di</strong> familiarità, <strong>di</strong> cui, come s'è detto, soffriva il<br />

Consiglio a proposito dei Ducati farnesiani e mantovano, e <strong>di</strong> cui è ulteriore conferma<br />

la profusione <strong>di</strong> memoriali che dagli uffici locali sarebbe giunta a Vienna nei mesi<br />

successivi (cfr. S. Di Noto, Le istituzioni dei ducati parmensi, pp. 15 sgg.).<br />

13 La risoluzione dell'imperatore è annotata a lato della consulta del Supremo<br />

Consiglio d'Italia <strong>di</strong> cui alla n. 12.<br />

14 Vd. p. 6, n. 23. Per un paragone si pensi alla Rappresentazione fatta in Vienna<br />

per or<strong>di</strong>ne del Signor Presidente del Supremo Consiglio <strong>di</strong> Spagna dall'avvocato fiscale<br />

generale Don Martino de Colla sopra il sistema dello Stato <strong>di</strong> Milano ecc. del 1729 (sulla<br />

quale U. Petronio, II Senato <strong>di</strong> Milano, pp. 20 sgg., e C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

p. 95) e alla più tarda e corposa Istoria dell'austriaca Lombar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Gabriele Verri,<br />

manoscritto ine<strong>di</strong>to sul quale vd. ancora ivi, p. 3.


26 CAPITOLO PRIMO<br />

terno dell'antico sistema <strong>di</strong> questo interior Governo». Preoccupato soprat­<br />

tutto <strong>di</strong> «non <strong>di</strong>sanimare questi sud<strong>di</strong>ti, né metterli in apprensione che <strong>di</strong><br />

loro non si confi<strong>di</strong>», si mostrò particolarmente incline ad accogliere i<br />

suggerimenti dei ministri mantovani e per sua luogotenenza propose al<br />

sovrano <strong>di</strong> istituire, sulla falsariga <strong>di</strong> soluzioni analoghe già adottate nei<br />

perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assenza degli amministratori cesarei, una Giunta <strong>di</strong> vice-gover­<br />

no composta dai presidenti e dai vicepresidenti del Senato e del Magistra­<br />

to camerale, affiancati da un nobile mantovano <strong>di</strong> rango e per così <strong>di</strong>re<br />

controbilanciati da un ministro togato forestiero, dal comandante militare<br />

della piazza, e dal segretario <strong>di</strong> Stato, anch'essi forestieri. A maggior garan­<br />

zia del rispetto degli interessi locali, Traun riteneva opportuno avere pres­<br />

so <strong>di</strong> sé a Milano come consultore per gli affari mantovani un patrizio<br />

locale gra<strong>di</strong>to ai connazionali. Alla sua partenza, lasciò a <strong>Mantova</strong> una<br />

giunta interina <strong>di</strong> governo che ricalcava nella composizione la proposta<br />

appena inviata al sovrano 15 .<br />

L'opinione <strong>di</strong> Traun era però destinata a mutare nel giro <strong>di</strong> un mese.<br />

<strong>Il</strong> soggiorno a Parma e a Piacenza, dove era venuto a conoscenza dei ma­<br />

lumori locali, gli avrebbe «maggiormente aperto la mente, e fatto compren­<br />

dere che le passioni dei patrizi potrebbero cagionare molto perniciose con­<br />

seguenze, se venisse a loro affidata la cura del governo» 16 . Ma la nuova<br />

proposta che formulò in base a tali considerazioni, escludendo severamente<br />

dalla giunta <strong>di</strong> vicegoverno i presidenti dei due maggiori tribunali e raffor­<br />

zando invece il ruolo dell'autorità militare locale, non fu accolta a Vienna,<br />

dove il governatore incontrava crescenti <strong>di</strong>fficoltà 17 . La decisione sovrana,<br />

15 II resoconto dell'operato del governatore e la sua proposta sono nella sua<br />

lettera al sovrano del 13 aprile 1737, in ASMi, UTR p.a., b. 28. Fra i nobili mantovani<br />

Traun aveva in<strong>di</strong>viduato il marchese Antonio Cavriani. Comandante della piazza era il<br />

barone Stench e segretario Benedetto Risenfeldt, entrambi austriaci.<br />

16 Ivi, lettera a S.M., 6 maggio 1737. Analoghi accenni alle «passioni dei patrizi»<br />

e alla scarsa popolarità <strong>di</strong> cui essi godono nel paese, tanto a Parma quanto a <strong>Mantova</strong>,<br />

in altre due lettere al sovrano, una del 23 aprile e l'altra ancora del 6 maggio 1737, in<br />

ASMi, UTR p.a., b. 243. Cfr. inoltre una precedente missiva al sovrano del 18 marzo<br />

1737, pubblicata da C. Mozzarelli in appen<strong>di</strong>ce a Per la storia del pubblico impiego nello<br />

stato moderno: il caso della Lombar<strong>di</strong>a austriaca, e quanto riferito da C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 107.<br />

17 Lettera 6 maggio 1737 (vd. n. precedente). <strong>Il</strong> primo voto della Giunta doveva<br />

essere affidato al comandante militare e il secondo a un togato forestiero, mentre il<br />

terzo era lasciato a un esponente del patriziato locale. Presso il governatore avrebbe<br />

dovuto esservi un consultore «inteso nelle leggi, costituzioni, costumi e nell'antico<br />

mettodo del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>», ma non necessariamente mantovano. Sulle <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> Traun, cfr. oltre p. 42 sgg.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 27<br />

giunta alla fine dell'anno, si rifaceva, piuttosto che alle oscillanti posizioni<br />

<strong>di</strong> Traun, all'iniziale suggerimento del Supremo Consiglio <strong>di</strong> instaurare un<br />

collegamento snello grazie a dei vice-governatori 18 . <strong>Mantova</strong> risultava fa­<br />

vorita rispetto a Parma e a Piacenza, che, avendo destato maggiori per­<br />

plessità e timori, vedevano inse<strong>di</strong>arsi in prevalenza ministri forestieri 19 .<br />

Nell'ex ducato gonzaghesco, invece, i due massimi <strong>di</strong>rigenti locali<br />

venivano riconfermati e il conte Luigi Cocastelli 20 , presidente <strong>di</strong> un Senato<br />

immutato nell'organico e accresciuto nelle prerogative, veniva ad<strong>di</strong>rittura<br />

onorato della nomina a vice-governatore 21 . <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio però conteneva<br />

anche <strong>delle</strong> rilevanti novità, che, certamente sulla scorta degli avvertimenti<br />

<strong>di</strong> Traun, facevano da contrappeso ai riconoscimenti accordati alla <strong>di</strong>ri­<br />

genza locale. Con l'abolizione della Segreteria <strong>di</strong> stato e della Cancelleria<br />

il vice-governatore si ritrovava infatti privo dei propri tra<strong>di</strong>zionali organi,<br />

essendogli rimasti a <strong>di</strong>sposizione tre soli ufficiali, per <strong>di</strong> più <strong>di</strong>pendenti<br />

dalla segreteria centrale della Lombar<strong>di</strong>a austriaca. Mentre tutte le altre<br />

magistrature erano temporaneamente confermate, il Magistrato camerale<br />

veniva soppresso e al suo posto nominato un <strong>di</strong>rettore generale <strong>delle</strong> fi­<br />

nanze, coa<strong>di</strong>uvato da tre assessori togati con funzioni consultive ed esecu­<br />

tive, ma non decisionali, da un avvocato fiscale e da un ragioniere. Le<br />

cause camerali civili e penali or<strong>di</strong>narie passavano fra le competenze del<br />

Senato, mentre alla Dirczione rimaneva il giu<strong>di</strong>zio in prima istanza sulle<br />

cause per contrabbando ed evasione fiscale e inadempienza ai contratti<br />

camerali. Nel piano figuravano inoltre due nuovi uffici: una Controlleria<br />

18 ASMi, UTR p.a., b. 28, lettera <strong>di</strong> Villasor a Traun, 18 <strong>di</strong>cembre 1737.<br />

19 Già nelle lettere del 23 aprile e 6 maggio 1737 (vd. sopra, n. 16), oltre al-<br />

l'«alterazione d'animi», si denunciano i gravi <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni in cui versa l'amministrazione <strong>di</strong><br />

Parma e Piacenza, che sembrano render necessaria una vera e propria riforma dei<br />

<strong>di</strong>casteri e un ricambio generale dei ministri.<br />

20 Cocastelli <strong>di</strong> Mantiglia, conte Luigi - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1666 da famiglia<br />

nobile <strong>di</strong> origine monferrina, stu<strong>di</strong>a giurisprudenza a Roma e frequenta la cerchia della<br />

regina Cristina <strong>di</strong> Svezia. Diviene pretore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel 1690, senatore sotto Giuseppe<br />

I, presidente del Senato nel 1734, vicegovernatore nel 1738. Muore nel giugno 1742<br />

(per queste notizie L.C. Volta, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico, p. 142). <strong>Il</strong> conte, insignito<br />

anche del titolo <strong>di</strong> Consigliere Intimo Attuale <strong>di</strong> Stato, godeva a Vienna della conside­<br />

razione del duca <strong>di</strong> Positano e del conte <strong>di</strong> Cervellon, che nel 1737 lo inserirono<br />

perfino nelle loro terne per la nomina del gran cancelliere <strong>di</strong> Milano (HHSaW, Vortr.,<br />

Fasz. 164, rapporto 27 agosto).<br />

21 II <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> Carlo VI viene pubblicato il 19 <strong>di</strong>cembre 1737 e contiene gli<br />

or<strong>di</strong>ni per la sistemazione dell'amministrazione <strong>di</strong> Milano, Parma e Piacenza, <strong>Mantova</strong>;<br />

una copia in HHSaW, MC, Fasz. 43. Un piano analogo, allegato alle istruzioni per<br />

Traun, in ASMi, DR, b. 190, con data 28 <strong>di</strong>cembre 1737.


28 CAPITOLO PRIMO<br />

generale, per la verifica <strong>di</strong> contratti e conti, e una Tesoreria generale. A<br />

Milano veniva infine conferita la nuova carica <strong>di</strong> consultore <strong>di</strong> governo per<br />

gli affari <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Parma e Piacenza al gran cancelliere Perlongo, sici­<br />

liano <strong>di</strong> fresca nomina 22 . La riforma doveva essere completata con una<br />

verifica dello stato del personale amministrativo a tutti i livelli, la prima da<br />

quando <strong>Mantova</strong> era passata alla Monarchia. Comunicando in anteprima<br />

gli intenti del sovrano, Villasor in<strong>di</strong>cava a Traun la necessità <strong>di</strong> effettuare<br />

una revisione dell'intero organico degli uffici, in base a informazioni da<br />

raccogliersi «de' talenti, condotte e <strong>di</strong>simpegno d'ognuno» degli impiega­<br />

ti. «Con il fine <strong>di</strong> assodare l'autorità e l'integrità dei ministri», si manife­<br />

stava inoltre l'intenzione <strong>di</strong> fissare stipen<strong>di</strong> adeguati per i posti <strong>di</strong> vertice,<br />

che però non ebbe seguito negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi 23 .<br />

Nonostante il nuovo piano conservasse a <strong>Mantova</strong> la propria autono­<br />

mia amministrativa e non penalizzasse, come accadeva invece nel caso dei<br />

ducati parmensi, il vecchio gruppo <strong>di</strong>rigente locale, non si poteva <strong>di</strong>re del<br />

tutto onorata la promessa <strong>di</strong> non introdurre «mutazione alcuna» nella<br />

struttura istituzionale. In realtà, l'antico sistema ne risultava indebolito<br />

perché privato della sua facoltà <strong>di</strong> autoregolarsi e soprattutto del suo<br />

carattere collegiale, che lo rendeva più forte e compatto verso l'esterno.<br />

Avvedendosi <strong>di</strong> ciò, Cocastelli tentò subito <strong>di</strong> recuperare qualche posizio­<br />

ne premendo affinchè gli fosse restituita una vera e propria segreteria <strong>di</strong><br />

governo 24 . Riproponendo velatamente la formula più volte sperimentata<br />

<strong>delle</strong> giunte interine <strong>di</strong> governo, chiese inoltre il permesso <strong>di</strong> tenere in vita<br />

una consulta stabile dei principali ministri per l'esecuzione dei rescritti<br />

sovrani, come accadeva con il langravio d'Assia e con lo Stampa. Nella sua<br />

risposta Traun non prestò orecchio alle nostalgie del ministro e si limitò<br />

a puntualizzare il ruolo subalterno della nuova segreteria, alla quale non<br />

22 Sulla famiglia Perlongo vd. oltre, p. 175.<br />

23 Lettera <strong>di</strong> Villasor a Traun del 18 <strong>di</strong>cembre (vd. sopra, n. 18) e lettera del<br />

segretario del Consiglio d'Italia Grùner a Traun del 21 <strong>di</strong>cembre 1737, in ASMi, UTR<br />

p.a., b. 28. L'esiguità degli stipen<strong>di</strong> dei ministri mantovani e specialmente dei giu<strong>di</strong>ci<br />

(i quali non arrotondavano i loro compensi con emolumenti e sportule se non in misura<br />

minima) sarà in<strong>di</strong>cata qualche anno più tar<strong>di</strong> come una <strong>delle</strong> principali <strong>di</strong>fferenze con<br />

Milano (cfr. p. es. la consulta del 30 ottobre 1744, certamente <strong>di</strong> Beltrame Cristiani, in<br />

ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 527, sulla quale vd. oltre, p. 57).<br />

24 ASMi, UTR p.a., b. 28, lettera del 15 marzo 1738 a Traun. <strong>Il</strong> segretario, scri­<br />

veva Cocastelli, è «l'occhio dello stesso principe, o sia del <strong>di</strong> lui rappresentante, doven­<br />

do sempre mai avere egli alle mani e a piena sua notizia tutti li recapiti onde sommi­<br />

nistrare i lumi occorrenti colla viva voce o col mettere sotto l'occhio, ove bisogni, li<br />

recapiti stessi».


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 29<br />

erano più addossate funzioni <strong>di</strong> cancelleria, «per essere questa abolita»,<br />

ma solo <strong>di</strong> registrazione dei memoriali, dei decreti e dei <strong>di</strong>spacci. <strong>Il</strong> luo­<br />

gotenente avrebbe potuto inoltre consultarsi con gli altri ministri solo<br />

eccezionalmente, mentre «il solito <strong>di</strong>spaccio or<strong>di</strong>nario» era da «spe<strong>di</strong>rsi da<br />

V.S. 111.ma col segretario subalterno», fuori da ogni criterio <strong>di</strong> collegialità,<br />

dal momento che il vicegovernatore doveva costituire l'unico canale <strong>di</strong><br />

comunicazione fra il <strong>Ducato</strong> e la suprema autorità milanese 25 . Natural­<br />

mente tale verticalizzazione del governo locale veniva compensata da una<br />

più stretta subor<strong>di</strong>nazione al livello superiore, per cui si traduceva, in<br />

definitiva, in un ri<strong>di</strong>mensionamento del potere del nuovo vicegovernatore<br />

rispetto a quello dei precedenti amministratori cesarei.<br />

Quest'effetto era accentuato dal fatto che in ambito locale le vaste<br />

prerogative del governatore si sdoppiavano, dando vita a due <strong>di</strong>verse ca­<br />

riche: il vicegovernatore era competente soltanto nella sfera politica,<br />

mentre quella militare rimaneva appannaggio del comandante della piaz­<br />

za. Le due autorità avrebbero potuto così controllarsi e bilanciarsi a vi­<br />

cenda, ma anche, inevitabilmente, entrare in conflitto <strong>di</strong> competenza nei<br />

numerosi affari misti 26 . Un ulteriore temperamento dell'autorità e del­<br />

l'autonomia del vicegovernatore sarebbe infine derivato dalla presenza<br />

nel Supremo Consiglio d'Italia del reggente mantovano, la cui scelta cad­<br />

de, per volontà del Consiglio stesso, sul senatore Giambattista Marche­<br />

si 27 , personaggio <strong>di</strong> modesta levatura sociale, estraneo all'ambiente nobi­<br />

liare e citta<strong>di</strong>no, ma noto a Vienna per esser stato impegnato nella Giun­<br />

ta del censimento <strong>di</strong> Milano 28 .<br />

25 Ivi, lettera del 21 marzo 1738.<br />

26 Sul ruolo del vicegovernatore e sui suoi rapporti con gli uffici subalterni e con<br />

l'autorità militare, vd. i dubbi avanzati dalla Giunta esecutiva presieduta da Traun<br />

(lettera del 16 maggio 1738, in HHSaW, MC, Fasz. 43), la relativa consulta del Con­<br />

siglio d'Italia al sovrano, 16 maggio (HHSaW, Vortr., Fasz. 168 e ivi, Supremo Consi­<br />

glio d'Italia, Fasz.l = neu Karton 62) e il <strong>di</strong>spaccio risolutivo del 28 giugno (ASMi,<br />

DR, b. 192).<br />

27 Marchesi Giovan Battista - Nativo <strong>di</strong> Canneto sull'Oglio, laureato in giurispru­<br />

denza nel 1709, membro del Collegio dei Giureconsulti <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel 1713, podestà<br />

<strong>di</strong> Canneto, membro della Giunta del censimento <strong>di</strong> Milano (vd. rapporto del Supremo<br />

Consiglio a S.M., 20 gennaio 1737, in HHSaW, Vortr., Fasz. 162, dove però non sono<br />

fornite date), poi senatore a <strong>Mantova</strong> (ivi). Investito del titolo <strong>di</strong> conte a Vienna,<br />

obbligato da malattia a rientrare ben presto in Italia, muore nel febbraio 1740 (cfr. C.<br />

D'Arco, Famiglie mantovane, voi. VII, fs. 51). Sul messaggio implicito nella scelta <strong>di</strong><br />

Marchesi, cfr. C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 16.<br />

28 Rapporto del S.C.I. del 20 gennaio 1737 (vd. nota 27).


30 CAPITOLO PRIMO<br />

Non si trattava <strong>di</strong> dettagli, come <strong>di</strong> primo acchito potrebbe sembra­<br />

re, ma dello smantellamento della vecchia impostazione cortigiana, che si<br />

era mantenuta in vita nei primi tre decenni del dominio asburgico grazie<br />

alla presenza nell'antica capitale gonzaghesca <strong>di</strong> amministratori illustri, i<br />

quali, per quanto <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendenti da Vienna, erano ancora dotati<br />

<strong>di</strong> un largo potere sull'or<strong>di</strong>naria amministrazione, non foss'altro che per<br />

la debolezza del controllo dal centro. Come nel 1736 aveva ricordato un<br />

anonimo <strong>di</strong>fensore della causa mantovana, il <strong>Ducato</strong> aveva sempre fatta<br />

«la sua figura separata», e tale autonomia era la grazia più gra<strong>di</strong>ta alla<br />

popolazione locale, la cui nobiltà, in particolare, molto teneva a racco­<br />

gliersi attorno a «un rappresentante del Padrone», al quale «fare la Cor­<br />

te» 29 . Ora, posto altrove il centro <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione del potere locale, ridotto<br />

il vicegovernatore a mero anello della catena gerarchica, privo della Can­<br />

celleria, impossibilitato a ricreare attorno a sé il consiglio dei ministri<br />

fidati e costretto a <strong>di</strong>videre la sua autorità con un militare, le aspirazioni<br />

cortigiane dell'elite mantovana venivano a cadere, come ha osservato fine­<br />

mente Mozzarelli, mentre il <strong>Ducato</strong> era definitivamente inquadrato come<br />

provincia 30 .<br />

Posta compiutamente in vigore nella primavera del 1738, la riforma<br />

istituzionale della Lombar<strong>di</strong>a austriaca non potè però raggiungere quel­<br />

l'estensione e completezza ch'era stata negli inten<strong>di</strong>menti iniziali <strong>di</strong> Vien­<br />

na: ciò infatti avrebbe comportato interventi specifici sulle istituzioni<br />

milanesi. Alla fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre furono sì emanati due <strong>di</strong>spacci che or<strong>di</strong>­<br />

navano l'abolizione del Magistrato Straor<strong>di</strong>nario, l'assorbimento <strong>delle</strong><br />

competenze <strong>di</strong> questo da parte del Magistrato or<strong>di</strong>nario e la verifica degli<br />

uffici e <strong>delle</strong> cariche in vista <strong>di</strong> un loro sfoltimento, ma le proteste <strong>delle</strong><br />

magistrature interessate, appoggiate da Traun, indussero la Corte a so­<br />

prassedere. Quello che si era preannunciato come un moto <strong>di</strong> generale<br />

cambiamento si concludeva quin<strong>di</strong> con un esito parziale per la grave esclu­<br />

sione <strong>di</strong> Milano 31 . Anzi, questa temporanea vittoria indusse i milanesi a<br />

intensificare le pressioni affinchè alla capitale lombarda fosse riconosciuto<br />

un ruolo dominante su tutti i territori padani. <strong>Il</strong> suo ceto <strong>di</strong>rigente ritene­<br />

va, infatti, che l'incombente minaccia <strong>di</strong> una riforma istituzionale, giusti­<br />

ficata dal ri<strong>di</strong>mensionamento territoriale recentemente subito dallo Stato,<br />

29 Riflessi contro l'idea <strong>di</strong> unire il <strong>Mantova</strong>no ad altro Stato, in HHSaW, MC, Fasz.<br />

43 (documento citato da C. Vivanti Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 46).<br />

30 Cfr. ancora C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 16.<br />

31 Vd. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 109 sgg.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 3 1<br />

potesse essere scongiurata solo se l'aggregazione <strong>di</strong> ulteriori territori aves­<br />

se procurato nuove ragioni <strong>di</strong> vita ai <strong>di</strong>casteri milanesi. A ciò mirava, per<br />

esempio, una Distinta informazione degli Stati <strong>di</strong> Parma e Piacenza e li<br />

motivi per farne l'incorporazione allo Stato <strong>di</strong> Milano, risalente alla prima­<br />

vera del 1736 32 . Tale unione, «utile al servigio dell'augustissimo Padrone,<br />

vantaggiosa ai paesi medesimi e necessaria per lo Stato <strong>di</strong> Milano», era<br />

presentata come una conseguenza naturale dell'antica appartenenza dei<br />

ducati <strong>di</strong> Parma e Piacenza allo Stato <strong>di</strong> Milano. Questo retaggio storico<br />

avrebbe ad<strong>di</strong>rittura giustificato una vera e propria «incorporazione», vale<br />

a <strong>di</strong>re l'estensione integrale ai due nuovi domini del sistema amministra­<br />

tivo e costituzionale milanese, previa la soppressione dell'or<strong>di</strong>namento<br />

preesistente. È da notare che <strong>Mantova</strong> non rientrava, né poteva rientrare<br />

in questo primo progetto milanese, non essendo mai stata assoggettata ai<br />

signori <strong>di</strong> Milano, ragion per cui venivano a mancare gli appigli giuri<strong>di</strong>ci<br />

che potevano motivare un'aggregazione. Ma, una volta poste le premesse<br />

con i ducati farnesiani, il coinvolgimento <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> sarebbe venuto <strong>di</strong><br />

conseguenza.<br />

Persa in gran parte la prima battaglia con la riforma del 1737, verso<br />

la fine dell'anno successivo i fautori <strong>di</strong> una più stretta integrazione <strong>delle</strong><br />

nuove province nel corpo dello Stato <strong>di</strong> Milano tornarono all'attacco or­<br />

chestrando un'azione a più voci. <strong>Il</strong> senatore Martino de Colla inviò alla<br />

Corte «una scrittura ben dotta e aggiustata colla quale ha <strong>di</strong>mostrato li<br />

forti motivi che corrono, perché la Maestà Sua si degni <strong>di</strong> prendere la<br />

sovrana determinazione <strong>di</strong> aggregare li due stati <strong>di</strong> Parma e Piacenza a<br />

questo <strong>di</strong> Milano» 33 . La Congregazione <strong>di</strong> Stato affiancò l'iniziativa del<br />

Colla con un proprio memoriale, per il cui inoltro a Vienna il vicario <strong>di</strong><br />

provvisione richiese l'intervento <strong>di</strong> Traun 3^. Questi, colto <strong>di</strong> sorpresa,<br />

52 ASMi, UTR p.a., b. 243, documento datato 24 aprile 1736 e certamente pro­<br />

veniente da Milano (citato da S. Di Noto, Le istituzioni dei ducati parmensi, p. 48). Si<br />

veda anche la lettera della Congregazione dello Stato <strong>di</strong> Milano a Giulio Visconti, 7<br />

gennaio 1737, in BNB, Co<strong>di</strong>ci Morbio, busta 97, fase. 30 (cit. da C. Capra, La Lombar­<br />

<strong>di</strong>a austriaca, p. 109).<br />

53 Sono parole <strong>di</strong> Traun in una lettera a Villasor del 7 ottobre 1738, in ASMi,<br />

Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402.<br />

i4 Memoriale della Congregazione dello Stato ove supplica Sua Maestà per l'unione<br />

<strong>delle</strong> due città <strong>di</strong> Parma e Piacenza a questo Stato, in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 528. Colla<br />

era già da tempo impegnato come giurista nella <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti imperiali sui ducati<br />

farnesiani, come testimonia ad esempio la sua. Apologià, Milano 1727. L'atteggiamento<br />

della Congregazione nei confronti dei domini minori, sui quali riteneva <strong>di</strong> poter eser-


32 CAPITOLO PRIMO<br />

dopo aver ingenuamente interpellato il presidente del senato Pertusati, si<br />

rivolse per consiglio a Villasor. Ma, nonostante girasse voce che la memo­<br />

ria del Colla fosse stata «ben intesa e accolta» a Vienna, il reciso invito che<br />

Traun ricevette dal suo superiore a non prestarsi agli intrighi della Con­<br />

gregazione mostra che i tempi non erano ancora maturi e che la conver­<br />

genza fra il Supremo Consiglio e le forze milanesi era tutt'altro che sicu­<br />

ra 35 . Come si vedrà, la questione si riproporrà nel 1744, in coincidenza<br />

con la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> nuovi territori da parte del Milanese, ma insieme si<br />

riproporranno le istanze per una riforma più ampia ed equilibrata, estesa<br />

anche agli or<strong>di</strong>namenti della capitale.<br />

1.2. L'AMMINISTRAZIONE CAMERALE ALLA FINE DEL REGNO DI CARLO VI<br />

La riforma del 1737, si ricorderà, aveva soppresso il Magistrato came­<br />

rale mantovano e istituito al suo posto una Dirczione generale <strong>delle</strong> finan­<br />

ze. Questa decisione, che si inquadrava in un'embrionale volontà <strong>di</strong> buro­<br />

cratizzazione <strong>delle</strong> istituzioni del <strong>Ducato</strong>, emergeva però anche da<br />

considerazioni più tecniche e circoscritte. Già durante la guerra, le pecche<br />

dell'amministrazione camerale avevano iniziato a destare preoccupazione<br />

a Vienna e a meritare un'attenzione che precedentemente era mancata 36 .<br />

<strong>Il</strong> Magistrato era sospettato <strong>di</strong> gestire con poco rigore i due settori<br />

cruciali degli appalti <strong>delle</strong> finanze regie e dell'annona. Riguardo al primo,<br />

il sovrano or<strong>di</strong>nò un'indagine su tutte le imprese, «per sapere quale sia il<br />

loro preciso red<strong>di</strong>to, se e come il nostro erario ne sia defraudato, e come<br />

questo [...] possa essere contro l'impresarj indennizzato». Inoltre, «essen­<br />

do stato ancora esposto che potessero alcuni del Maestrato istessi essere<br />

citare "naturalmente" la propria supremazia, è ancora esemplificato da un Progetto<br />

della metà del 1748, alquanto bizzarro, «per la permuta dell'Oltrepò mantovano col<br />

Parmigiano e Piacentino <strong>di</strong> qua dal Po all'occasione della cessione degli Stati <strong>di</strong> Parma<br />

e Piacenza», bocciato dai ministri mantovani interpellati in proposito in quanto «per­<br />

nicioso» e «ne meno atten<strong>di</strong>bile» (lettera a Harrach del 3 luglio 1748). Tutto in ASMi,<br />

Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 527.<br />

35 Cfr. la consulta <strong>di</strong> Pertusati a Traun dell'ottobre 1738 (l'autore si deduce dalla<br />

lettera del 1 ottobre del segretario <strong>di</strong> governo De Zayas a Pertusati), ivi, e la lettera <strong>di</strong><br />

Traun a Villasor del 7 ottobre 1738 (vd. sopra, n. 33), da cui è tratta la citazione che<br />

segue.<br />

36 Cfr. la consulta del 20 ottobre 1733 (HHSaW, MC, Fz. 20). Esiste inoltre un<br />

Regolamento camerale del 1721 (ivi, Fz. 4). Sulle vane lamentele degli amministratori<br />

cesarei nei riguar<strong>di</strong> del Magistrato, sopra, p. 15.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 33<br />

nascostamente interessati nelle imprese e locazioni», ribadì severamente<br />

che ciò era vietato 37 . Quanto ai mandati <strong>di</strong> estrazione <strong>di</strong> grani e sete,<br />

ricordò che dovevano essere concessi non arbitrariamente da singoli mem­<br />

bri del tribunale, ma collegialmente sulla base <strong>delle</strong> relazioni del prefetto<br />

dell'annona e del fattor grande 38 , considerato che in passato «ben spesso<br />

è succeduto che due o tre soli hanno ottenuto i mandati d'estrazione, ma<br />

tutti li altri ne sono rimasti senza». Carlo VI chiedeva inoltre che si con­<br />

vocasse una conferenza <strong>di</strong> ministri, nobili, ecclesiastici e benestanti, che,<br />

sentite le due Università dei mercanti, cristiani ed ebrei, pensasse al modo<br />

<strong>di</strong> introdurre nuove manifatture e a un metodo per impe<strong>di</strong>re il contrab­<br />

bando. Prescriveva da ultimo il rior<strong>di</strong>no dell'archivio e dell'ufficio <strong>di</strong> re­<br />

gistratura del Magistrato 39 .<br />

Un primo effetto <strong>di</strong> questo richiamo si ebbe nel marzo 1737, allorché<br />

l'impresa generale dei dazi e <strong>delle</strong> regalie venne data in appalto per nove<br />

anni alla società del forestiero Antonio Visconti, già legato ai finanzieri che<br />

gestivano gli appalti regi nella capitale lombarda 40 . <strong>Il</strong> canone pattuito a<br />

favore della Camera ammontava a 1.060.000 lire mantovane annue più<br />

l'interessenza <strong>di</strong> 1/3 nell'utile netto 41 . Quest'ultima innovazione in linea <strong>di</strong><br />

37 Dispaccio del 20 giugno 1736, in ASMi, DR, b. 187. Sull'impresa dell'olio, cfr.<br />

ivi, b. 189, <strong>di</strong>spaccio 20 luglio 1737.<br />

58 Quella <strong>di</strong> fattor grande era una carica <strong>di</strong> origine comunale, da cui era stato<br />

generato il Magistrato ducale. Era preposta all'amministrazione del patrimonio del<br />

principe e in particolare a quella dei beni fon<strong>di</strong>ari. Cfr. R. Navarrini, Una magistratura<br />

gonzaghesca del XVI secolo, p. 101 e passim.<br />

39 In particolare Carlo VI raccomandava <strong>di</strong> favorire la filatura serica, già esistente<br />

nel <strong>Mantova</strong>no, eliminando il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> esportazione della seta filatoiata, imponendo<br />

invece quello sulla seta greggia e inducendo i mercanti ebrei, molti dei quali si rivol­<br />

gevano al Modenese, a far filare la propria seta nel paese. Per quanto riguarda l'Archi­<br />

vio del Magistrato camerale, non risulta che ne sia stato effettuato il rior<strong>di</strong>no prima<br />

degli anni Settanta (cfr. HHSaW, MK, Fasz. 23, fascicolo Bri<strong>di</strong>).<br />

40 Cfr. A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato in Lombar<strong>di</strong>a durante la<br />

guerra <strong>di</strong> successione austriaca. Precedenti e cause dell'istituzione della ferma generale,<br />

che pone Visconti fra i fermieri del sale <strong>di</strong> Milano nel 1746, insieme a Molo e a Venini.<br />

Secondo F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, p. 603, Visconti era cremonese. Egli<br />

era comunque parte del gruppo dei finanzieri attivi a Milano prima della ferma generale<br />

del 1750. Un riferimento del 1742 fa inoltre supporre che fosse in affari con il noto<br />

finanziare conte Biancani per la gestione <strong>di</strong> imprese nel <strong>Mantova</strong>no (6 gennaio 1742,<br />

Cocastelli a Traun, ASMi, UTR p.a., b. 229).<br />

"" L'asta avvenne nel marzo 1737 (F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, p. 603),<br />

su oblazione intestata a Alessandro Magistri <strong>di</strong> Milano, con sicurtà prestata da Antonio<br />

Visconti e da Giacomo Filippo Bender, «negoziante» in Vienna (ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1123). Altrove si parla invece <strong>di</strong> un canone <strong>di</strong> 108.000 fiorini (1.080.000 lire man-


34 CAPITOLO PRIMO<br />

principio avrebbe permesso un maggiore controllo sulla gestione dell'ap­<br />

palto, grazie alla presenza <strong>di</strong> un ispettore camerale, e avrebbe autorizzato<br />

una verifica dei profitti. In tutti i casi, il passaggio dell'impresa generale<br />

a Visconti troncava la lunga e pressoché ininterrotta gestione dell'appalto<br />

da parte <strong>di</strong> Giovanni Sartoretti, il maggiore finanziere cristiano a <strong>Mantova</strong>,<br />

che era riuscito a ottenere dal Magistrato trattamenti <strong>di</strong> favore contrari<br />

alle regole e nocivi all'erario 42 .<br />

Ciononostante, il tribunale camerale non volle rinunciare all'abitu<strong>di</strong>­<br />

ne <strong>di</strong> concludere affitti <strong>di</strong> beni e red<strong>di</strong>ti regi senza informare il governa­<br />

tore e ottenerne l'approvazione. A questa ostinazione il sovrano rispose,<br />

nell'estate del 1737, con una lunga serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>spacci che riba<strong>di</strong>vano e<br />

precisavano le procedure. Fu inoltre avviata una vera e propria indagine<br />

giu<strong>di</strong>ziaria sugli appalti, a partire da ben precisi capi d'accusa 43 . La lista<br />

<strong>di</strong> questi ultimi era lunga e vale la pena <strong>di</strong> ripercorrerla per avere un'idea<br />

più chiara <strong>delle</strong> irregolarità che venivano commesse. <strong>Il</strong> dazio della spina<br />

del vino era stato riaffittato a una <strong>di</strong>tta ebrea a un canone più basso del<br />

precedente, adducendo a giustificazione un calo del gettito. L'impresa<br />

della carta risultava gestita da un centinaio <strong>di</strong> anni dalla <strong>di</strong>tta ebrea Fano<br />

a canone invariato e con la concessione arbitraria <strong>di</strong> varie facilitazioni e<br />

bonificazioni da parte del Magistrato. Per l'impresa dell'olio buono e da<br />

ardere, Moisè Coen e compagni erano riusciti a ottenere una proroga <strong>di</strong><br />

tre anni senza una regolare gara, dopo aver gestito l'appalto continuativa­<br />

mente per 40 anni senza offrire alcun aumento d'affitto. Già in precedenza<br />

era stato intentato contro <strong>di</strong> loro, «su'l fundamento <strong>di</strong> lesione e d'altri<br />

monopoli pratticati da medesimi in grave pregiu<strong>di</strong>zio dell'interesse came­<br />

rale», un processo che, principiatesi «con molto calore», pareva esser poi<br />

tovane) e <strong>di</strong> un'interessenza del 60% (lettera del Magistrato camerale al sovrano del 28<br />

settembre 1737, ivi, e <strong>di</strong>spaccio 20 luglio 1737, in ASMi, DR, b. 189). <strong>Il</strong> contratto<br />

andava dal 1 marzo 1737 al 3 aprile 1746.<br />

42 Su Sartoretti vd. M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, pp. 14 e<br />

221. L'ultimo appalto a Sartoretti era stato deliberato nel 1734. Due anni e mezzo<br />

dopo, in pieno periodo bellico, egli era riuscito a ottenere dal Magistrato camerale la<br />

rescissione del contratto per l'Impresa generale allo scopo <strong>di</strong> accollare le per<strong>di</strong>te subite<br />

alla Camera, conservando per sé altri cespiti (le privative <strong>di</strong> acquavite e tabacco) meno<br />

sensibili alle ripercussioni economiche del conflitto (lettere del Magistrato al sovrano 28<br />

settembre e 14 ottobre 1737, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123).<br />

43 Dispaccio 6 luglio 1737 e serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>spacci 20 luglio 1737, in ASMi, DR, b. 189.<br />

Per la denuncia <strong>delle</strong> malversazioni del Magistrato, cfr. le lettere <strong>di</strong> Risenfeldt a Traun<br />

del giugno 1737 (ASMi, Finanza p.a., b. 1123).


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 35<br />

«andato in <strong>di</strong>menticanza». Ora che una nuova compagnia «<strong>di</strong> forti nego­<br />

zianti» offriva un aumento del 50%, oltre al 20% degli utili, la Corte<br />

desiderava che si giungesse rapidamente alla sentenza. Infine, le cosiddette<br />

bozzole dei mulini del Zeppetto, l'imposta sulle carni vendute in città,<br />

l'analoga per la campagna e l'imposta sul vino risultavano essere state<br />

concesse in appalto per un canone inferiore a quello pagato prima della<br />

guerra, senza che fossero state prodotte adeguate motivazioni.<br />

È opportuno, a questo punto, inserire una breve puntualizzazione. Le<br />

vicende <strong>di</strong> cui si parla in questo paragrafo costituiscono il primo atto <strong>di</strong><br />

uno scontro, che si protrarrà per qualche decennio, fra due sistemi <strong>di</strong><br />

finanza pubblica profondamente <strong>di</strong>versi. Posto sotto accusa dalle massime<br />

autorità asburgiche non era un comportamento morale, ma il modello <strong>di</strong><br />

gestione <strong>delle</strong> finanze regie ere<strong>di</strong>tato dall'epoca gonzaghesca, che non si<br />

conciliava più con le crescenti necessità della Monarchia. Esso era adegua­<br />

to alla situazione <strong>di</strong> un piccolo stato poco gravato dalle spese militari e nel<br />

quale il potere del principe era passato <strong>di</strong> fatto nelle mani dei suoi ammi­<br />

nistratori. Implicava infatti un alto grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione <strong>delle</strong> risorse finan­<br />

ziarie drenate dai contribuenti, a vantaggio, per quel che questa indagine<br />

parziale ha permesso <strong>di</strong> accertare, <strong>di</strong> appaltatori e ministri, unitisi in una<br />

sorta <strong>di</strong> proficua simbiosi. Tale sistema, d'altronde, non procurava lesioni<br />

insopportabili alle altre parti in gioco. <strong>Il</strong> principe si accontentava, per<br />

amore o per forza, <strong>di</strong> quanto poteva ottenere grazie ai suoi amministratori,<br />

mentre i contribuenti erano sì costretti a sborsare molto più <strong>di</strong> quanto non<br />

entrasse nelle casse del sovrano, per foraggiare coloro che regolavano i<br />

passaggi interme<strong>di</strong> del flusso finanziario, ma godevano in compenso <strong>di</strong> un<br />

regime fiscale piuttosto dolce rispetto a quello <strong>di</strong> molti loro vicini (non<br />

erano soggetti regolarmente a imposte <strong>di</strong>rette e acquistavano il sale a un<br />

prezzo più basso a paragone, per esempio, del Milanese). Specialmente se<br />

erano proprietari nobili, inoltre, riuscivano facilmente a ottenere tratta­<br />

menti <strong>di</strong> favore da parte degli appaltatori <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette 44 . Si<br />

trattava <strong>di</strong> un regime finanziario tipicamente ancien regime, caratterizzato<br />

da una notevole stabilità, che, seppure a un livello molto inferiore <strong>di</strong><br />

complessità, pare paragonabile a quello descritto da J.-C. Waquet per la<br />

Toscana tardo-me<strong>di</strong>cea 45 .<br />

44 Ciò emergerà chiaramente quando si parlerà della ferma Greppi, Mellerio &<br />

Pezzoli istituita negli anni Sessanta, per cui si rimanda ai relativi paragrafi. Sul prezzo<br />

del sale, cfr. il paragrafo 5.9.<br />

45 J.-C. Waquet, Le Grand-anche de Toscane sous les derniers Mé<strong>di</strong>cis.


36 CAPITOLO PRIMO<br />

Con il passaggio del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> agli Asburgo, impegnati in<br />

una <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osissima politica estera, la pressione fiscale aumentò subito in<br />

misura notevole, con l'introduzione <strong>di</strong> un'elevata imposta fon<strong>di</strong>aria, come<br />

s'è visto. Ma poiché nemmeno questa bastava e poiché d'altronde era<br />

evidente che i contribuenti non potevano essere ulteriormente gravati,<br />

senza che si <strong>di</strong>struggessero le fonti stesse del gettito fiscale, fu necessario<br />

intervenire sulle forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione interme<strong>di</strong>a, affinchè una porzione<br />

più grande <strong>di</strong> ciò che veniva prelevato affluisse alle casse regie e si rendes­<br />

se <strong>di</strong>sponibile per le spese militari. Allorché le autorità asburgiche inizia­<br />

rono a impegnarsi più assiduamente in tal senso, il vecchio sistema prese<br />

a vacillare, ma trovò ben presto <strong>delle</strong> compensazioni. Prima fra queste la<br />

ricaduta positiva dell'aumento <strong>delle</strong> spese militari, che si ebbe per esempio<br />

con la fioritura <strong>delle</strong> imprese d'appalto in quel settore, della quale appro­<br />

fittarono anche <strong>di</strong>tte mantovane. <strong>Il</strong> vecchio modello <strong>di</strong> gestione <strong>delle</strong> fi­<br />

nanze cercò dunque <strong>di</strong> adattarsi alla mutata situazione e rimase in vita. Ma<br />

con l'andar del tempo si sarebbe fatta sempre più forte la spinta verso<br />

l'instaurazione <strong>di</strong> un sistema ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verso. Un sistema che, <strong>di</strong><br />

contro alla tra<strong>di</strong>zionale pluralità <strong>di</strong> soggetti pubblici e privati impegnati<br />

nell'attività finanziaria in modo sostanzialmente paritetico, riflettesse in<br />

modo più efficace il carattere eminentemente pubblico della fiscalità e ne<br />

restituisse al sovrano il monopolio, restringendo il ruolo dei sud<strong>di</strong>ti a<br />

quello duplice ma passivo <strong>di</strong> contribuenti e beneficiari, posti fra loro su<br />

un piano <strong>di</strong> rigorosa uguaglianza.<br />

Per il momento comunque, tornando alle vicende <strong>di</strong> cui si parlava,<br />

lo scontro era appena agli inizi e gli interventi sovrani erano volti a cor­<br />

reggere solo superficialmente e con scarso successo un modello <strong>di</strong> ammi­<br />

nistrazione che, seppur prodotto da un contesto non più esistente, era<br />

dotato <strong>di</strong> una notevole forza d'inerzia. Lo testimonia per esempio il<br />

modo in cui si concluse l'indagine sugli appalti del 1737: posto <strong>di</strong> fronte<br />

ad accuse circostanziate, il Magistrato fornì le spiegazioni richieste, ora<br />

protestando la propria ignoranza e la propria innocenza, ora smentendo,<br />

e riuscì a scongiurare qualsiasi provve<strong>di</strong>mento giu<strong>di</strong>ziario, specialmente a<br />

carico del potente Sartoretti, che fu così libero <strong>di</strong> proseguire le proprie<br />

attività 46 . Terminava, tuttavia, con questi primi, timi<strong>di</strong> interventi, il regi­<br />

me <strong>di</strong> totale in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> cui aveva goduto fino ad allora il tribunale<br />

46 Lettere del Magistrato camerale al sovrano del 28 e 30 settembre, 14 ottobre<br />

e 5 <strong>di</strong>cembre 1737, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 37<br />

camerale, che si vedeva ora imporre un controllo più serrato da parte del<br />

governo centrale.<br />

Già a ottobre Traun non esitò a bocciare un contratto per la sommi­<br />

nistrazione <strong>di</strong> fieno, legna e paglia alle truppe, che il Magistrato aveva<br />

stipulato senza interpellare previamente la Giunta interina 47 . Nello stesso<br />

autunno il sovrano tornò alla carica, chiedendo una relazione dettagliata<br />

sull'amministrazione <strong>delle</strong> casse non sottoposte all'ispezione del Magistra­<br />

to, e in particolare quella dell'annona, i cui bilanci evidenziavano cre<strong>di</strong>ti<br />

nei confronti <strong>di</strong> altre casse per oltre mezzo milione <strong>di</strong> lire 48 . Un anno più<br />

tar<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spaccio regio istituiva una Giunta per la verifica <strong>delle</strong> ragioni<br />

fiscali sull'uso d'acque per risaie e terreni irrigatori, regalie che «per qual­<br />

che tempo sono state neglette e non curate» 49 . In varie occasioni furono<br />

infine or<strong>di</strong>nate verifiche dei contratti <strong>di</strong> affitto o livello dei fon<strong>di</strong> camerali,<br />

poiché era risultato che i titolari <strong>di</strong> uno dei terreni, il parco <strong>di</strong> Marmirolo,<br />

vi avessero rinunciato al principio della guerra per non incorrere in per­<br />

<strong>di</strong>te, per poi riappropriarsene a guerra finita 50 .<br />

Ma <strong>di</strong> rilievo fu soprattutto la già nota decisione del 1738 <strong>di</strong> sostituire<br />

al Magistrato una Dirczione generale <strong>delle</strong> finanze, del cui operato era<br />

reso responsabile <strong>di</strong> fronte al Governo il solo <strong>di</strong>rettore, marchese Va­<br />

lenti 51 . Costui, recitavano le Istruzioni, doveva essere «assoluto nel <strong>di</strong>spor­<br />

re e <strong>di</strong>rigere l'economico dell'erario», mentre gli assessori Zanetti 52 ,<br />

47 Ivi, Risenfeldt a Traun, 8 ottobre 1737.<br />

48 Dispaccio 2 ottobre 1737, in ASMi, DR, b. 190. Le altre casse non controllate<br />

dal Magistrato erano quelle del porto Catena, del sostegno <strong>di</strong> Governolo, della zecca<br />

e della sanità.<br />

49 Ivi, b. 193, e <strong>di</strong>spaccio 31 ottobre 1739, ivi, b. 197.<br />

50 Ivi, b. 189, <strong>di</strong>spaccio 20 luglio 1737; inoltre, <strong>di</strong>spaccio 22 luglio 1739, b. 196,<br />

e <strong>di</strong>spaccio 5 <strong>di</strong>cembre 1739, b. 197, nei quali si tratta <strong>di</strong> un'alienazione <strong>di</strong> terreni<br />

camerali effettuata illecitamente dal livellano, con il tacito consenso del Magistrato.<br />

51 Valenti Gonzaga Odoardo (marchese) - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1682, dopo aver<br />

figurato nel 1733 in una conferenza governativa straor<strong>di</strong>naria, ottenne la presidenza del<br />

Magistrato camerale nel 1736, senza esserne stato prima assessore, «in considerazione<br />

della sua a noi lodata particolare capacità e fedeltà», dopo un periodo <strong>di</strong> sette anni in<br />

cui la carica era rimasta vacante e il vicariato affidato ad Antonio Maria Zanetti (<strong>di</strong>spac­<br />

cio del 22 febbraio 1736, copia in ASMn, AG, b. 3111). Valenti conserverà il posto<br />

come <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> finanza fino alla giubilazione nel 1742. Morirà nel gennaio 1743. Cfr.<br />

C. d'Arco, Famiglie mantovane, voi. VII, fase. 259, e varia documentazione in ASMi,<br />

UTR p.a., b. 28.<br />

52 Zanetti Antonio Maria - Questore, poi vice-presidente del Magistrato nel 1724,<br />

si scontrò duramente con il presidente Pullicani, guidando contro <strong>di</strong> lui una coalizione<br />

<strong>di</strong> colleghi e suscitando l'irritazione della Corte. Per questo, probabilmente, nel 1736


38 CAPITOLO PRIMO<br />

Muti 53 , Waters 54 , il controllore Ugalde e l'avvocato fiscale Garofalo (i<br />

membri restanti del Magistrato venivano posti a riposo) non mantenevano<br />

che funzioni esecutive e consultive su specifiche materie, sebbene doves­<br />

sero essere convocati almeno due volte la settimana per la valutazione<br />

dello stato dell'erario. Poco tempo dopo l'inse<strong>di</strong>amento della Dirczione,<br />

fu pure nominato un assessore <strong>di</strong> cappa e spada che, in qualità <strong>di</strong> «dele­<br />

gato militare», doveva funzionare come referente a <strong>Mantova</strong> per i due<br />

uffici militari centrali preposti al sostentamento, al pagamento e alla con­<br />

servazione <strong>delle</strong> truppe in Lombar<strong>di</strong>a. Nel farne la scelta si badò a<br />

in<strong>di</strong>viduare un personaggio non compromesso con la vecchia gestione<br />

mantovana, troppo macchiatasi <strong>di</strong> irregolarità e abusi 55 . All'unanimità<br />

venne approvato il nome dell'aragonese Bonaventura Caverò dei conti <strong>di</strong><br />

Sobra<strong>di</strong>el, tenente colonnello <strong>di</strong> cavalleria che univa all'essere forestiero<br />

una valida esperienza dell'economia militare 56 .<br />

La creazione della Dirczione fu accompagnata da una serie <strong>di</strong> istru­<br />

zioni che fissavano minuziosamente competenze, procedure d'appalto,<br />

priorità finanziarie, meccanismi <strong>di</strong> contabilità e controllo, giuris<strong>di</strong>zione, in<br />

gli fu negata la presidenza del tribunale camerale, concessa a Valenti. Muore nel 1740,<br />

dopo aver operato come assessore per due anni nella Dirczione <strong>di</strong> finanza (<strong>di</strong>spaccio<br />

<strong>di</strong> nomina 25 ottobre 1724, ASMn, AG, b. 3111; ivi altri documenti sugli scontri in<br />

Magistrato; C. d'Arco, Famiglie mantovane, VII, fase. 387).<br />

" Muti Maurizio - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1691; avvocato collegiato; vicepodestà <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> nel 1728; questore magistrale nel 1734; passato alla Dirczione <strong>di</strong> finanza nel<br />

1738; vicario pretorio nel periodo dell'aggregazione (1745-49); nuovamente questore<br />

nel 1750; muore nel 1751 (documentazione in ASMi, UTR p.a., bb. 28 e 792, e in<br />

ASMn, AG, b. 2063).<br />

54 Waters Giorgio - Vd. oltre, p. 178, n. 166.<br />

55 Cfr. in HHSaW, Vortr., F. 168 il rapporto del 23 giugno 1738. I due respon­<br />

sabili uscenti erano i questori del vecchio Magistrato Rinaldo Pelliccili e Antonio<br />

Avanzi. Di Pelliccili il Supremo Consiglio d'Italia <strong>di</strong>ceva che era «o<strong>di</strong>oso al paese per<br />

la sua violenta condotta» e «d'un genio turbato e d'uno spirito inquieto, anzi turbolen­<br />

to, colle sue intrighe; <strong>di</strong> che sono molte prove nel tempo, che egli esercitò la commis­<br />

sione degli alloggi militari». Su Avanzi osservava invece che «egli sin'ora ha <strong>di</strong>mostrato<br />

una cattiva e irregolare condotta nella detta superintendenza [al fondo militare], anzi,<br />

mai ha reso conto <strong>di</strong> essa». Già il 15 gennaio 1738 un <strong>di</strong>spaccio aveva convocato una<br />

giunta <strong>di</strong> ministri per la liquidazione dei conti <strong>di</strong> Avanzi, negletta da <strong>di</strong>versi anni<br />

(ASMi, DR, b. 191).<br />

56 HHSaW, Vortr., F. 168, rapporto 16 maggio 1738. Sulla successiva condotta<br />

<strong>di</strong> questo personaggio, che introdusse arbitrariamente <strong>delle</strong> «novità» nel proprio uffi­<br />

cio, alterò le regole per la sottoscrizione, registrazione e custo<strong>di</strong>a dei mandati <strong>di</strong> paga­<br />

mento e si accordò segretamente con il commissario generale Litta per avere un fondo<br />

spese in dotazione <strong>di</strong> ben 11.000 fiorini, vd. il <strong>di</strong>spaccio 17 <strong>di</strong>cembre 1740 (ASMi, DR,<br />

b. 200).


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 39<br />

gran parte riprese dal già citato <strong>di</strong>spaccio del 20 giugno 1736". Una<br />

novità suscitò particolare avversione nei membri della Dirczione, vale a<br />

<strong>di</strong>re l'esclusione della facoltà degli impresari <strong>di</strong> chiedere «ristoro» (cioè<br />

risarcimento) al verificarsi <strong>di</strong> calamità che mettessero a repentaglio il nor­<br />

male gettito <strong>delle</strong> regalie. Di fronte all'abuso che era stato fatto <strong>di</strong> questa<br />

clausola durante il recente conflitto, si chiedeva d'ora in avanti ai fermieri<br />

<strong>di</strong> addossarsi completamente i rischi, con<strong>di</strong>zione che secondo la Dirczione<br />

avrebbe scoraggiato i futuri offerenti 58 . Questa lamentela era probabil­<br />

mente pretestuosa, perché in realtà non si verificò nulla <strong>di</strong> simile: nel<br />

periodo successivo si ebbe anzi un leggero rialzo dei canoni <strong>di</strong> affitto, che<br />

sembrerebbe attribuibile proprio alla maggior vigilanza del Governo<br />

sull'operato dell'amministrazione camerale e a una più rigorosa osservanza<br />

<strong>delle</strong> norme. L'appalto dell'acquavite e del tabacco, in particolare, battuto<br />

all'asta nell'ottobre 1738, richiamò «un fervoroso concorso d'avventori» e<br />

benché si concludesse con la vittoria della <strong>di</strong>scussa compagnia Sartoretti,<br />

precedente detentrice, realizzò un accrescimento del canone del 26% 59 .<br />

L'intensa attività normativa del sovrano, tesa a rime<strong>di</strong>are agli effetti<br />

<strong>di</strong> un'annosa <strong>di</strong>sattenzione per l'amministrazione camerale mantovana,<br />

non bastò certo, come già si è detto, a garantire nell'imme<strong>di</strong>ato un deci­<br />

sivo mutamento <strong>di</strong> rotta. Perché questo potesse verificarsi mancava ancora<br />

a <strong>Mantova</strong>, come nel resto della Lombar<strong>di</strong>a alla fine degli anni Trenta, una<br />

robusta cinghia <strong>di</strong> trasmissione che propagasse efficacemente il moto<br />

impresso centralmente alla periferia. Carenti risultavano soprattutto le<br />

autorità <strong>di</strong> controllo interme<strong>di</strong>e. Cocastelli, assorbito dagli impegni in<br />

Senato, lamentava la propria mancanza <strong>di</strong> cognizioni in materia <strong>di</strong> finanza<br />

camerale e l'impossibilità <strong>di</strong> andar oltre la cieca fiducia nelle consulte della<br />

Dirczione camerale 60 . Così, ponendosi come <strong>di</strong>aframma neutro, egli finiva<br />

' 7 Or<strong>di</strong>nanze e istruzioni che dovrete osservare voi, l'illustre conte d'Abensberg e<br />

Traun [...] e che farete osservare dal <strong>di</strong>rettore generale e ministri <strong>di</strong> quelle nostre finanze<br />

[...], 28 <strong>di</strong>cembre 1737, in ASMi, DR, b. 190.<br />

58 Lettera della Dirczione al Governo, 20 maggio 1738, con accompagnatoria<br />

favorevole <strong>di</strong> Cocastelli, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123. <strong>Il</strong> reclamo non ebbe seguito.<br />

59 Disposizione governativa del 21 ottobre 1738, ivi. L'affitto passava precisamen­<br />

te da 169.500 a 213.500 lire. Per altri piccoli appalti si veda ivi la corrispondenza<br />

successiva. In qualche caso si verificò invece un calo dell'affitto, come per l'imposta<br />

sulla macina e per il dazio della giustina (sulla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> insaccati).<br />

60 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Cocastelli a Traun, 5 luglio 1738, in ASMi, UTR p.a., b. 28.<br />

In altra occasione il vicegovernatore trasmetteva un bilancio camerale che evidenziava<br />

un saldo negativo, senza apporvi alcuna riflessione sui possibili rime<strong>di</strong> (Traun a Grù-<br />

ner, 25 novembre 1738, ivi).


40 CAPITOLO PRIMO<br />

per fare il gioco della Dirczione stessa, ritardando semplicemente lo svol­<br />

gimento <strong>delle</strong> pratiche. Traun non si mostrò più efficiente del subor<strong>di</strong>nato<br />

nel gestire questi rapporti: ora inerte per carenza d'informazione, ora<br />

inopportunamente aggressivo nei confronti della Dirczione, ora scre<strong>di</strong>tato<br />

a Vienna, egli non fu in grado <strong>di</strong> vigilare sull'esecuzione dei regi coman<strong>di</strong><br />

e meno ancora <strong>di</strong> farsi attivo promotore del risanamento finanziario 61 .<br />

Negli anni successivi non cessarono pertanto le inadempienze, delibe­<br />

rate o meno che fossero, da parte della Dirczione. Venne alla luce l'esi­<br />

stenza <strong>di</strong> un ingente cre<strong>di</strong>to della Camera nei confronti del finanziere<br />

Sartoretti, risalente agli anni in cui egli amministrava l'Impresa generale e<br />

mai successivamente riscosso 62 . Vi erano inoltre processi contro impresari<br />

che restavano aperti per anni, mentre le delibere <strong>di</strong> appalto e la stipula­<br />

zione dei contratti erano ancora gestite con grande libertà, tanto che, per<br />

accrescere il proprio controllo su questo settore, all'inizio del 1739 il so­<br />

vrano stabilì che i patti non dovessero durare più <strong>di</strong> sei anni 63 . La reda­<br />

zione e la trasmissione dei bilanci annuali avveniva infine con tanto ritar­<br />

do, che le autorità finanziarie centrali si ritrovavano più spesso prive <strong>di</strong><br />

informazioni vitali su cui fondare le proprie decisioni 64 .<br />

Ma sotto il profilo strettamente budgetario iniziavano in questi anni<br />

61 Lettera <strong>di</strong> Traun al sovrano, 12 agosto 1738, ivi. Gravi attriti con la Dirczione<br />

erano emersi a proposito dell'appalto dell'impresa del «rimpiazzo» <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> (la<br />

fornitura <strong>di</strong> fieno, avena e attrezzatura varia per gli alloggi <strong>delle</strong> truppe), che Traun<br />

gestì arbitrariamente ritenendolo <strong>di</strong> competenza esclusivamente militare, incorrendo<br />

poi nella <strong>di</strong>sapprovazione della Corte. Cfr. HHSaW, LK, F. 68, lettera <strong>di</strong> Traun al<br />

sovrano, 15 aprile 1738; ivi, Vortr., F. 167, rapporto 29 aprile 1738; ASMi, DR, b. 192,<br />

<strong>di</strong>spaccio 25 giugno 1738.<br />

62 Dispaccio 10 gennaio 1739, in ASMi, DR, b. 195, nel quale si osservava anche<br />

che i cre<strong>di</strong>ti dell'erario venivano saldati con molta lentezza. Sartoretti aveva trattenuto<br />

nelle proprie mani una somma che fra il 1731 e il 1736 raggiunse le 330.000 lire<br />

mantovane. <strong>Il</strong> Magistrato e poi la Dirczione erano responsabili, oltre che della mancata<br />

riscossione, anche del fatto che il cre<strong>di</strong>to non fosse più risultato nei bilanci camerali e<br />

che quin<strong>di</strong> fosse caduto in <strong>di</strong>menticanza (cfr. il <strong>di</strong>spaccio 18 ottobre 1738, in ASMi,<br />

DR, b. 194).<br />

63 Dispaccio 7 febbraio 1739, in ASMi, DR, b. 195. Sugli appalti, cfr. i <strong>di</strong>spacci<br />

7 settembre 1740 (ivi, b. 199) e 29 giugno 1740 (ivi, b. 198). Sui processi, quello<br />

intentato fin dal 1734 contro Carlo Raineri, impresario del dazio della giustina (<strong>di</strong>spac­<br />

cio 21 maggio 1740, ivi).<br />

64 Dispaccio 29 ottobre 1738, in ASMi, DR, b. 194. Sulla questione cruciale<br />

dell'informazione, la cui carenza cronica nei sistemi d'antico regime produceva un<br />

notevole e sempre impreve<strong>di</strong>bile scarto dei fenomeni rispetto alla norma, ha recente­<br />

mente richiamato l'attenzione J.-C. Waquet, Le Grand-duché de Toscane sous les der-<br />

niers Mé<strong>di</strong>cis, cap. V, proprio in relazione al funzionamento del circuito finanziario.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 41<br />

a evidenziarsi dei miglioramenti. Romani nota come i primi tre decenni <strong>di</strong><br />

dominio asburgico siano caratterizzati da un andamento depresso <strong>delle</strong><br />

entrate, che non giungono mai nemmeno a eguagliare quelle del 1708,<br />

assunte come base 65 . Tuttavia il punto <strong>di</strong> svolta, più che con l'ascesa al<br />

trono <strong>di</strong> Maria Teresa, che non potè tradursi in mutamenti imme<strong>di</strong>ati a<br />

livello locale, può essere identificato con gli interventi seguiti alla guerra<br />

<strong>di</strong> successione polacca, ancora sotto Carlo VI. La creazione del Consiglio<br />

d'Italia, la più stretta subor<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> tutti i livelli amministrativi, com­<br />

preso quello provinciale, il controllo più vigile sul maneggio del denaro,<br />

sui bilanci e sui contratti d'appalto e specialmente le con<strong>di</strong>zioni più van­<br />

taggiose a cui fu affittata l'impresa generale nel 1737 al Visconti possono<br />

essere ritenuti responsabili dell'instaurarsi <strong>di</strong> una nuova tendenza ascen­<br />

dente <strong>delle</strong> entrate camerali (regalie e beni demaniali). Mentre le entrate<br />

contribuzionali (imposte <strong>di</strong>rette) rimasero stazionarie, fra il 1730 e il 1741<br />

le prime passarono infatti da poco meno <strong>di</strong> 2.120.000 lire a più <strong>di</strong><br />

2.420.000 lire, con un aumento del 14% che riuscì almeno parzialmente<br />

a compensare l'accrescimento <strong>di</strong> spesa apportato dall'assegnamento per il<br />

Consiglio d'Italia <strong>di</strong> 470.000 lire (18% su un totale <strong>di</strong> 2.650.000 lire), la<br />

novità più rilevante fra le voci <strong>di</strong> uscita 66 . <strong>Il</strong> saldo fra debiti e cre<strong>di</strong>ti<br />

rimaneva tuttavia passivo, poiché le voci attive, <strong>di</strong> non facile riscossione<br />

(come nel caso della somma dovuta dal finanziere Sartoretti, della quale<br />

si è detto), erano ampiamente bilanciate dai prestiti contratti per finanzia­<br />

re la guerra negli anni precedenti 67 . La <strong>di</strong>fficile ricerca <strong>di</strong> un equilibrio<br />

sarà poi resa completamente vana dal sopraggiungere della guerra <strong>di</strong> suc­<br />

cessione austriaca, che lascerà un segno permanente nei bilanci fino alla<br />

fine degli anni Sessanta, ma che obbligherà anche a perseguire una più<br />

ra<strong>di</strong>cale, e sofferta, politica nei riguar<strong>di</strong> del debito e degli appalti.<br />

65 M. A. Romani, Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, pp. 292 sgg.<br />

66 Ivi, p. 295, tabella 2. Le cifre relative al 1741 sono confermate da quelle del<br />

1742, che danno per le entrate un totale <strong>di</strong> 2.450.000 lire (cfr. il Ristretto dell'entrata<br />

e uscita della Camera per il 1742 in HHSaW, MK, F. 32). Sulla provvigione al Consiglio<br />

d'Italia, i <strong>di</strong>spacci 1 e 5 giugno 1737 (ASMi, DR, b. 188). I versamenti partirono dal<br />

1 <strong>di</strong>cembre 1736. In realtà anche la Cancelleria aulica austriaca aveva percepito rego­<br />

larmente una somma dalla cassa mantovana, il che riduce l'entità dell'aumento <strong>di</strong> spesa,<br />

ma in misura non quantificabile dato che in passato l'importo non era riportato in<br />

bilancio.<br />

67 Cfr. il rapporto del Supremo Consiglio d'Italia al sovrano del 12 agosto 1737<br />

(HHSaW, Vortr., F. 164), e il <strong>di</strong>spaccio 2 ottobre 1737 (ASMi, DR, b. 190). Fra il 1728<br />

e il 1735 l'Università degli ebrei aveva prestato alla Camera 138.809 fiorini (<strong>di</strong>spaccio<br />

6 settembre 1739, ivi, b. 197).


42 CAPITOLO PRIMO<br />

1.3. IL GOVERNO DI TRAUN E GLI UFFICI MANTOVANI. LE NUOVE NOMINE<br />

L'operato <strong>di</strong> Traun come governatore della Lombar<strong>di</strong>a non fu bril­<br />

lante nel complesso: mentre continuò a <strong>di</strong>stinguersi come capo militare<br />

abile e zelante, il generale austriaco mostrò infatti ben presto gravi limiti<br />

sotto il profilo politico e amministrativo, sia per mancanza <strong>di</strong> pratica, sia<br />

per il suo carattere irresoluto e influenzabile. Incapace <strong>di</strong> assumere posi­<br />

zioni personali, egli si affidava <strong>di</strong> volta in volta al giu<strong>di</strong>zio del proprio<br />

segretario de Zayas, del presidente Villasor, che consultava sempre prima<br />

<strong>di</strong> avanzare proposte a Vienna, o <strong>delle</strong> forze locali. «Trovandomi sui prin­<br />

cipi del mio arrivo in Milano tutt'affatto all'oscuro <strong>di</strong> quelle notizie che<br />

potessero servirmi <strong>di</strong> lume per ben regolare in quelle confusioni le mie<br />

<strong>di</strong>sposizioni - confessava al sovrano -, ho dovuto <strong>di</strong>pendere intieramente<br />

dalle insinuazioni che <strong>di</strong> man in mano mi venivano fatte da quelle persone,<br />

alle quali era appoggiata la <strong>di</strong>rczione universale degl'affari <strong>di</strong> questi Sta­<br />

ti» 68 . E tale <strong>di</strong>pendenza, forse giustificata all'inizio, si sarebbe protratta<br />

anche negli anni successivi, come testimonia il carteggio <strong>di</strong> Traun con il<br />

sovrano e con Villasor 69 .<br />

A <strong>Mantova</strong> il governatore non tardò a entrare in <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o con le au­<br />

torità civili, le cui competenze egli inclinava a sminuire a vantaggio <strong>di</strong><br />

quelle militari, con le quali aveva più affinità e <strong>di</strong>mestichezza. In occasione<br />

del rinnovo del contratto del rimpiazzo, accettò l'oblazione <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Fantoni, probabilmente milanese, appoggiato dalla Sostituzione cesarea,<br />

organo militare che in Lombar<strong>di</strong>a provvedeva al mantenimento e al paga­<br />

mento <strong>delle</strong> truppe. Alla Giunta interina <strong>di</strong> governo, che da <strong>Mantova</strong> gli<br />

rammentava l'obbligo <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>re una regolare gara d'appalto, Traun inti­<br />

mò <strong>di</strong> prestarsi all'esecuzione del contratto ormai stipulato senza <strong>di</strong>scus­<br />

sioni, poiché a parer suo l'affare era «puro militare» 70 . <strong>Il</strong> sovrano, su<br />

proposta del Supremo Consiglio d'Italia, respinse l'operato del Traun<br />

come «molto irregolare", pregiu<strong>di</strong>ziale e <strong>di</strong> cattive conseguenze», precisan­<br />

do che il rimpiazzo, lungi dall'essere affare militare, era «assolutamente <strong>di</strong><br />

governo ed economico, colla sola circostanza dell'interesse del militare per<br />

68 Lettera del 20 agosto 1737, in HHSaW, LK, Fasz. 68. Sui limiti <strong>di</strong> Traun, cfr.<br />

C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 103 sgg.<br />

69 In HHSaW, LK, FF. 78 e sgg.<br />

70 Rapporto del Consiglio d'Italia a Carlo VI del 29 aprile 1738, in HHSaW,<br />

Vortr., F. 167.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 43<br />

la qualità e sicurtà dei generi e <strong>delle</strong> altre cose da somministrarsegli a<br />

carico e pagamento del paese [...] e della Camera [...], giaché l'ammini­<br />

strazione <strong>di</strong> quel rimpiazzo restò sempre presso il Magistrato, rappresen­<br />

tante allora le veci della Camera e del Pubblico» 71 . In conclusione, la<br />

Giunta e la Dirczione camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che avevano visto la propria<br />

autorità «lesa e ridotta a nulla», meritarono la lode della Corte, mentre il<br />

governatore ricevette un secco invito a consigliarsi sempre per il futuro<br />

sugli affari mantovani con il reggente Perlongo e, per le materie camerali<br />

e <strong>di</strong> governo, a mantenere una più stretta comunicazione con il Supremo<br />

Consiglio d'Italia 72 .<br />

A parte questi scontri aperti, da cui il governatore usciva spesso scor­<br />

nato, la presenza <strong>di</strong> Traun non mutò gran che la prassi amministrativa<br />

mantovana 73 . Se, come abbiamo visto, la Dirczione recalcitrò davanti alle<br />

nuove norme <strong>di</strong> rigore imposte da Vienna nella gestione camerale, il vice­<br />

governo riuscì a mantenere un certo margine <strong>di</strong> autonomia, aiutato in<br />

questo dall'estraneità del governatore al paese e dalla sua fisica assenza,<br />

oltre che, come abbiamo appena visto, dall'appoggio del Consiglio d'Ita­<br />

lia. All'avvio della nuova amministrazione, nell'aprile 1738, Traun aveva<br />

implicitamente accordato ai vicegovernatori Cocastelli e Trotti una note­<br />

vole libertà <strong>di</strong> movimento, invitandoli a non ritardare l'esecuzione del<br />

piano in attesa <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni dall'alto e <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> volersi rimettere «intie-<br />

ramente alla loro saviezza e <strong>di</strong>screzione, perché tanto in materia <strong>delle</strong><br />

finanze, come nelle altre che riguardano il politico, civile e <strong>di</strong> giustizia,<br />

<strong>di</strong>ano per ora quelle interinali provvidenze che stimeranno più proprie» 74 .<br />

E Cocastelli non tardò a far <strong>di</strong> questo una pratica costante, non <strong>di</strong> rado<br />

sconfinando nell'insubor<strong>di</strong>nazione col lesinare la propria collaborazione,<br />

71 Dispaccio 25 giugno 1738, in ASMi, DR, b. 192. La citazione imme<strong>di</strong>atamente<br />

precedente è tratta dal rapporto del Consiglio del 29 aprile 1738, <strong>di</strong> cui alla n. prece­<br />

dente. Traun tentò <strong>di</strong> giustificarsi con lettera del 22 luglio 1738 (HHSaW, LK, F. 78).<br />

72 Questo non fu l'unico episo<strong>di</strong>o in cui si verificarono attriti fra Traun e le<br />

autorità mantovane su questioni riguardanti gli apparati militari: cfr. il <strong>di</strong>spaccio 6<br />

ottobre 1742 (in ASMi, DR, b. 204) sulla causa fra il «pubblico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» e l'appal­<br />

tatore del macello.<br />

73 Ciò potrebbe trovare conferma nella frase <strong>di</strong> F. Amadei, Croncaca universale,<br />

voi. V, p. 74, secondo la quale Traun lasciò «qui tra noi specialmente [...] memorie<br />

dell'ottimo suo governo».<br />

74 Lettera a Villasor del 22 aprile 1738, in HHSaW, LK, F. 78. In un'altra occa­<br />

sione, approssimandosi un momento <strong>di</strong>fficile per la Lombar<strong>di</strong>a, Traun invitava Coca­<br />

stelli a sbrigare in vece sua le materie <strong>di</strong> grazia, fornendogli solo alcune sommarie<br />

in<strong>di</strong>cazioni (lettera 20 aprile 1742, in ASMi, UTR p.a., b. 229).


44 CAPITOLO PRIMO<br />

col trascurare la regolarità <strong>delle</strong> procedure e coll'esprimersi nella sua cor­<br />

rispondenza d'ufficio «in sensi ambigui e inconcludenti» 75 .<br />

Dopo il 1740, Traun sarà inoltre assorbito in misura crescente dagli<br />

impegni militari e dalla primaria necessità <strong>di</strong> reperire i fon<strong>di</strong> per il mante­<br />

nimento dell'armata in Lombar<strong>di</strong>a, mentre i compiti <strong>di</strong> governo passeran­<br />

no definitivamente in secondo piano, permettendogli così <strong>di</strong> celare la ca­<br />

renza <strong>di</strong> capacità amministrative <strong>di</strong>etro un'ancor brillante prestazione mi­<br />

litare 76 .<br />

A impe<strong>di</strong>re che in tale situazione <strong>Mantova</strong> si riappropriasse <strong>di</strong> quel­<br />

l'alto grado <strong>di</strong> autonomia che le era stata propria nei decenni precedenti<br />

intervenne tuttavia la graduale trasformazione degli organici degli uffici e<br />

dei tribunali, che coinvolse soprattutto la magistratura camerale. Ricor<strong>di</strong>a­<br />

mo che con la riforma del 1737 il numero dei questori e degli avvocati fi­<br />

scali si era <strong>di</strong>mezzato, passando rispettivamente da <strong>di</strong>eci a cinque e da due<br />

a uno 77 . Inoltre iniziò a mutare la fisionomia del personale, con l'immissio­<br />

ne <strong>di</strong> un sempre maggior numero <strong>di</strong> ministri forestieri. La Dirczione came­<br />

rale, infatti, pur conservando come presidente il nobile mantovano Valenti<br />

e gli assessori, pure mantovani, Zanetti e Muti, accoglieva ormai ben quat­<br />

tro funzionari non mantovani, l'assessore Waters, austriaco, l'assessore<br />

delegato militare Bonaventura Caverò, aragonese, il controllore Bernardo<br />

De Ugalde, spagnolo, e l'avvocato fiscale Pasquale Garofalo, napoletano,<br />

provenienze tipiche, del resto, del personale amministrativo <strong>di</strong> Carlo VI 78 .<br />

<strong>Il</strong> Senato aveva invece conservato intatta la propria composizione,<br />

75 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Traun a Villasor del 7 giugno 1740 (ASMi, UTR p.a., b. 239),<br />

già citata da C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 16, che interpreta il<br />

comportamento <strong>di</strong> Cocastelli, non ravvisato da Traun in Trotti, come il frutto della<br />

«lunga e vasta carriera», dell'«impostazione cortigiana», della «coscienza d'una presti­<br />

giosa tra<strong>di</strong>zione» e infine <strong>di</strong> una salda «rete <strong>di</strong> rapporti famigliari e personali».<br />

76 Cfr. il <strong>di</strong>spaccio 20 marzo 1743 (ASMi, DR, b. 205), in cui la sovrana, pur<br />

<strong>di</strong>sapprovando alcuni contratti <strong>di</strong> fornitura recentemente stipulati arbitrariamente dalla<br />

Sostituzione del Commissariato cesareo con il consenso <strong>di</strong> Traun, rinnovava al gover­<br />

natore la propria piena fiducia, lodandolo per aver <strong>di</strong>feso vittoriosamente la Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca.<br />

77 I «giubilati», in base alla composizione del Magistrato in<strong>di</strong>cata dalla citata Spe­<br />

cificazione (vd. p. 6, n. 23), erano: il conte Èrcole Bevilacqua, Bernar<strong>di</strong>no Sammaffei<br />

Fiera, il conte Rinaldo Carlo Pelliccili, Anselmo Loria, Antonio D'Avanzi, Rocco Anto­<br />

nio Salvadori <strong>di</strong> S. Nazaro, Gaetano Barbieri, Giuseppe Custoza, Maurizio Muti, tutti<br />

questori. Inoltre il conte Ludovico Magnaguti e Giulio Viva, fiscali. Tutti mantovani<br />

eccetto Salvadori, <strong>di</strong> probabile origine trentina (cfr. il suo fascicolo in ASMi, UG p.a.,<br />

b. 144).<br />

78 Sulla provenienza non mantovana <strong>di</strong> questi assessori della Dirczione, cfr. C.<br />

Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 16.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 45<br />

che prevedeva un presidente e sei consiglieri, <strong>di</strong> cui due possibilmente fo­<br />

restieri. <strong>Mantova</strong>ni erano Cocastelli, Ludovico Maria Nonio 79 , Ippolito<br />

Lanzoni 80 , il conte Fer<strong>di</strong>nando Carlo Beltrami 81 e Carlo Galizzi 82 , mentre<br />

Gian Luigi Sartorio era trentino 83 . Essendo però rimasta vacante una piaz­<br />

za per il trasferimento del mantovano Marchesi a Vienna, il Consiglio<br />

d'Italia, ignorando la terna inoltrata da Traun, tutta composta <strong>di</strong> nazionali,<br />

e ascoltando invece l'opinione del Marchesi stesso, ritenne opportuno ri­<br />

pristinare la consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> avere due forestieri in Senato, anche perché<br />

un senatore non nazionale «<strong>di</strong> vaglia» era necessario nella giunta «da for­<br />

marsi per esaminare e <strong>di</strong>scutere l'importante affare <strong>delle</strong> risare e prati e<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>delle</strong> acque camerali dello stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» 84 . Per volontà del­<br />

l'intero Consiglio, con l'esclusione del duca <strong>di</strong> Positano, fu dunque no­<br />

minato il napoletano Achille Forlosia, che aveva alle spalle una carriera <strong>di</strong><br />

fedelissimo dell'imperatore 85 .<br />

' 9 Nonio Ludovico Maria - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1687, figlio del senatore Alessan­<br />

dro, dopo gli stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci entrò nel 1710 nel Collegio dei Giureconsulti della città.<br />

Senatore nel 1728, vicepresidente del Senato nel 1735, messo a riposo con la riforma<br />

del 1744, tornò nel Consiglio <strong>di</strong> giustizia nel 1750, rimanendovi fino al pensionamento<br />

definitivo nel 1765. Morì nel 1775. Cfr. C. d'Arco, Famiglie mantovane, voi. V; ASMn,<br />

Aral<strong>di</strong>ca, b. 3716, fascicolo personale; ASMi, UG p.a., b. 144, fascicolo. Per i profili<br />

biografici dei funzionar!, fino al 1771, è stata preziosa la tesi <strong>di</strong> laurea ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> A.<br />

Giar<strong>di</strong>na, L'avvio <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

80 Lanzoni Ippolito - <strong>Mantova</strong>no, figlio <strong>di</strong> senatore, avvocato, poi podestà, quin<strong>di</strong><br />

capitano <strong>di</strong> giustizia a <strong>Mantova</strong>, senatore negli anni Trenta. Sarà posto a riposo nel<br />

1745 e riammesso al seggio <strong>di</strong> consigliere nel 1750. Muore nel 1753. Cfr. ASMi, UG<br />

p.a., b. 144, fascicolo.<br />

81 Beltrami Fer<strong>di</strong>nando Carlo (conte) - <strong>Mantova</strong>no, laureato in legge nel 1711 e<br />

giureconsulto collegiate nel 1714. Nel 1728 podestà, quin<strong>di</strong> commissario dei confini<br />

con rango <strong>di</strong> questore, poi capitano <strong>di</strong> giustizia. Senatore nel 1730, sarà trasferito al<br />

Senato <strong>di</strong> Milano con la riforma del 1744. Prenderà però possesso della carica solo nel<br />

1748. Dal 1750, pur mantenendo il seggio a Milano, opera nel Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>. Muore nel 1753. Cfr. C. d'Arco, Famiglie mantovane, voi. <strong>Il</strong>i; ASMi, UG p.a.,<br />

bb. 142, 144; inoltre F. Arese, Le supreme cariche, p. 49.<br />

82 Galizzi Carlo Maria - <strong>Mantova</strong>no, giureconsulto collegiate nel 1690, avvocato<br />

patrimoniale negli anni Venti, senatore nel 1731. Muore nel 1742. Cfr. C. d'Arco,<br />

Famiglie mantovane, voi. IV.<br />

83 Sartorio Gian Luigi - Nato a Riva <strong>di</strong> Trento attorno al 1680, fu commissario<br />

dei confini in Tiralo e nella zona del Benaco, governatore <strong>di</strong> Riva, giu<strong>di</strong>ce dei monti<br />

<strong>di</strong> Brentonico. Nel 1730 <strong>di</strong>venta consigliere nel Senato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. È messo a riposo<br />

nel 1745. Vd. ivi, voi. IV; inoltre il fascicolo personale in ASMi, UG p.a., b. 144.<br />

84 Rapporto del 17 agosto 1738, in HHSaW, Vortr., F. 168. La consulta <strong>di</strong> Traun<br />

al sovrano, del 10 giugno 1738, sta ivi, LK, F. 68. I nominativi proposti dal governatore<br />

erano quelli <strong>di</strong> Ludovico Magnaguti, già noto, <strong>di</strong> Giuseppe Casali, podestà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

<strong>di</strong> Rocco Antonio Salvadori, pure noto.<br />

85 Forlosia Achille - Stu<strong>di</strong> legali a Napoli, nel 1718 u<strong>di</strong>tore in provincia, nel


46 CAPITOLO PRIMO<br />

Questa crescente tendenza a immettere forestieri negli uffici manto­<br />

vani, soluzione che offriva contemporaneamente la possibilità <strong>di</strong> sistemare<br />

onorevolmente i numerosi protetti spagnoli e napoletani <strong>di</strong> Carlo VI e<br />

quella <strong>di</strong> limitare l'incidenza degli interessi locali nell'attività amministra­<br />

tiva, vincolata così maggiormente al centro, è vieppiù confermata dalle<br />

scelte successive.<br />

Nel 1742 il marchese Valenti dovette subire le conseguenze della<br />

procedura giu<strong>di</strong>ziaria avviata a carico del fratello Silvio, car<strong>di</strong>nale e segre­<br />

tario pontificio accusato <strong>di</strong> collusione con Elisabetta Farnese a danno<br />

degli austriaci 86 . Nuovo <strong>di</strong>rettore <strong>delle</strong> finanze al posto <strong>di</strong> Valenti, <strong>di</strong>spen­<br />

sato dall'incarico, <strong>di</strong>venne il giurista catalano Giuseppe Aguirre 87 , il quale<br />

dopo aver seguito Carlo VI a Vienna insieme al padre Domenico, reggente<br />

nel Supremo Consiglio <strong>di</strong> Spagna, aveva operato a Napoli come presiden­<br />

te della regia Camera della Sommaria 88 . Si trattava certamente <strong>di</strong> una<br />

figura <strong>di</strong> funzionario del tutto anomala nel panorama mantovano, legata<br />

per tra<strong>di</strong>zione famigliare al servizio <strong>di</strong> casa d'Austria e, con ogni probabi­<br />

lità, all'esperienza del pre-illuminismo giuri<strong>di</strong>co napoletano 89 . Nonostante<br />

1720 giu<strong>di</strong>ce del tribunale <strong>di</strong> Rota, quin<strong>di</strong> della Gran Corte della Vicaria, infine avvo­<br />

cato fiscale a Matera. Recluso per due anni dopo l'invasione del Regno da parte <strong>delle</strong><br />

truppe borboniche e rifugiatosi a Vienna, fu poi u<strong>di</strong>tore criminale a Piacenza e final­<br />

mente senatore a <strong>Mantova</strong> nel 1738. Morì nel 1752. Cfr. ASMi, UG p.a., b. 142 e ivi,<br />

UTR p.a., b. 28. Inoltre, G. Ricuperati, L'esperienza civile e religiosa <strong>di</strong> P. Giannone,<br />

passim.<br />

86 Cfr. F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 55. L'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sequestro dei<br />

beni del car<strong>di</strong>nale fu emanato il 25 luglio 1742 (<strong>di</strong>spaccio in ASMi, DR, b. 204).<br />

Odoardo Valenti fu invece messo in pensione con <strong>di</strong>spaccio 24 novembre 1742 (ivi),<br />

e morì poco dopo, il 5 gennaio 1743 (F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 61).<br />

87 Aguirre Giuseppe - Nato intorno al 1685, a Napoli almeno dal 1727, dove nel<br />

1729 fu commissario della Marina da guerra e nel 1732 capo della Giunta per la<br />

numerazione dei fuochi, prima <strong>di</strong> accedere alla presidenza della Camera della Somma­<br />

ria. Lasciò Napoli nel 1734 al seguito del viceré Giulio Visconti; entrò in servizio a<br />

<strong>Mantova</strong> all'inizio del 1743, per rimanervi fino alla morte, avvenuta nel luglio 1744<br />

(lettera <strong>di</strong> Rontini a Villasor dell'I 1 luglio, in HHSaW, MK, F. 29). Per le altre notizie<br />

cfr. la voce <strong>di</strong> F. Nicolini in DEI; inoltre F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, pp. 94<br />

sgg., secondo il quale Aguirre fu in un primo tempo anche reggente del Consiglio<br />

collaterale. Sul padre, morto nel 1726, cfr. H. Reitter, Der spanische Rat, p. 74.<br />

8S La nomina è del 17 novembre 1742 (regesto del <strong>di</strong>spaccio in ASMi, DR,<br />

b. 204).<br />

89 Su cui si rimanda, oltre che a G. Ricuperati, L'esperienza civile e religiosa <strong>di</strong> P.<br />

Giannone, a F. Venturi, Settecento riformatore, I, Da Muratori a 'Beccana (1730-1764)<br />

e a R. Ajello, La rivolta contro il formalismo giuri<strong>di</strong>co. A quanto sembra non esistono<br />

rapporti fra Giuseppe Aguirre e il Francesco omonimo che giocò un importante ruolo<br />

nella prima Giunta del censimento <strong>di</strong> Milano, su cui C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

pp. 67 sgg.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 47<br />

questo personaggio non abbia potuto esercitare a <strong>Mantova</strong> alcuna influen­<br />

za durevole, e pertanto verificabile, per la morte prematura che lo colse<br />

poco più <strong>di</strong> due anni dopo l'assunzione in servizio, la sua nomina fu<br />

significativa sia per la qualità del soggetto prescelto, sia per la netta pre­<br />

valenza <strong>di</strong> elementi forestieri che essa produsse all'interno del <strong>di</strong>castero<br />

camerale.<br />

Ma la decisione senz'altro più gravida <strong>di</strong> conseguenze fu quella che<br />

seguì la morte del vicegovernatore Cocastelli nella primavera del 1742 90 .<br />

Fu inizialmente istituita una Giunta interina, alla quale il comandante<br />

della piazza, generale d'artiglieria conte Walsegg, «atteso il suo grado e<br />

rango cospicuo e atteso non meno il presente tempo <strong>di</strong> guerra, per tutti<br />

li motivi dovrà presiedere [...] come capo, senza che abbino luogo per ora<br />

altre ragioni che potessero addursi <strong>di</strong> pratiche tenutesi in altri tempi, per<br />

essere questo un caso del tutto <strong>di</strong>verso» 91 . La Giunta si sarebbe dovuta<br />

mantenere in contatto con un analogo organismo entrato in funzione a<br />

Milano in marzo per fare le veci <strong>di</strong> Traun, partito per il campo, non<br />

consultando il governatore che per gli affari più urgenti 92 . Essendo poi<br />

Walsegg impegnato nelle questioni militari, gli affari mantovani furono <strong>di</strong><br />

fatto gestiti dal segretario Pietro Rontini 93 , che manteneva anche una<br />

corrispondenza <strong>di</strong>retta con il Consiglio d'Italia 94 .<br />

Si trattava però <strong>di</strong> una soluzione temporanea, in attesa della nomina<br />

del successore <strong>di</strong> Cocastelli. In vista <strong>di</strong> questa era stata dapprima richiesta<br />

la consueta terna al Governo milanese, con la con<strong>di</strong>zione che essa fosse<br />

composta <strong>di</strong> soli ufficiali <strong>di</strong> toga, essendovi da coprire anche il posto <strong>di</strong><br />

presidente del Senato 95 . Ma poi, del tutto inaspettatamente, la Corte mutò<br />

90 La morte avvenne il 5 giugno. Cfr. F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 48.<br />

91 Lettera <strong>di</strong> Rontini a Traun, 2 giugno 1742, in HHSaW, MK, F. 29.<br />

92 Traun a Rontini, 6 giugno 1742, ivi. Componevano la Giunta Valenti, Nonio,<br />

Muti, Cavriani, Salvadori come consultore responsabile del reperimento dei finanzia­<br />

menti per la guerra, Rontini come segretario. Sulla Giunta <strong>di</strong> Milano vd. il <strong>di</strong>spaccio<br />

17 marzo 1742, in ASMi, DR, b. 203.<br />

93 Routini Pietro - Nato a Ca<strong>di</strong>ce nel 1697 da famiglia nobile fiorentina, che si<br />

trasferì nel 1716 a Milano, dove il capofamiglia, Ottaviano, era stato chiamato a rico­<br />

prire la carica <strong>di</strong> segretario <strong>di</strong> stato e guerra. A Vienna nel 1727, Pietro ricevette lo<br />

stesso incarico. Nel 1737 <strong>di</strong>venne segretario <strong>di</strong> governo <strong>di</strong>staccato a <strong>Mantova</strong>. Nel 1744,<br />

dopo l'abolizione del vicegoverno, <strong>di</strong>venne luogotenente militare, poi nel 1746 nuova­<br />

mente segretario <strong>di</strong> governo a <strong>Mantova</strong>. Cfr. ASMn, AG, b. 3716, e ASMi, UTR p.a.,<br />

b. 241.<br />

94 Vd. le lettere in HHSaW, MK, F. 29.<br />

95 Dispaccio 7 luglio 1742, in ASMi, DR, b. 204.


48 CAPITOLO PRIMO<br />

criterio e decise <strong>di</strong> affidare la prestigiosa prima carica mantovana a un<br />

personaggio <strong>di</strong> provenienza militare che proprio allora si era messo in luce<br />

a Vienna. Gian Luca Pallavicini 96 , che <strong>di</strong> questi si trattava, genovese <strong>di</strong><br />

illustre casata patrizia, dopo un'esperienza <strong>di</strong>plomatica per conto della<br />

Repubblica che lo aveva portato a soggiornare anche a Vienna, era passato<br />

poco più che trentenne al servizio degli Asburgo, incaricato, proprio alla<br />

vigilia della guerra <strong>di</strong> successione polacca, del comando della flotta da<br />

guerra creata da Carlo VI. Trasferito successivamente all'esercito, prima<br />

come capitano <strong>di</strong> un proprio reggimento <strong>di</strong> fanteria e poi come tenente<br />

maresciallo presso l'armata d'Italia agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Traun, nel settembre<br />

1742 era stato incaricato da quest'ultimo <strong>di</strong> una delicata missione a Corte<br />

concernente la <strong>di</strong>fesa della Lombar<strong>di</strong>a. In quell'occasione aveva fatto una<br />

figura tanto brillante, con una serie <strong>di</strong> ar<strong>di</strong>te proposte per il miglioramen­<br />

to dell'amministrazione militare e il rafforzamento dell'armata, da guada­<br />

gnare in breve una posizione <strong>di</strong> fiducia del tutto inconsueta. Questa gli<br />

avrebbe procurato in poco tempo <strong>di</strong>versi incarichi <strong>di</strong> primo piano, primo<br />

dei quali quello <strong>di</strong> vicegovernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, conferitegli ufficiosamen­<br />

te già a Vienna 97 .<br />

Una decisione così repentina, arrischiata se si vuole, e comunque<br />

lontana dalla linea finora seguita nel governo del <strong>Mantova</strong>no, è spiegabile<br />

solo se si tiene presente il contesto d'emergenza in cui avvenne. Alla testa<br />

della Monarchia austriaca non era più infatti Carlo VI, deceduto nel 1740,<br />

ma la sua primogenita Maria Teresa. Ben note sono le <strong>di</strong>fficoltà che la<br />

giovane sovrana incontrò nei primi anni <strong>di</strong> regno, quando, non ancora<br />

superate le sfortunate vicende dell'ultimo decennio <strong>di</strong> attività del padre, si<br />

trovò sola in guerra con mezza Europa per <strong>di</strong>fendere il dettato della Pram­<br />

matica Sanzione, senza trovare alcun valido aiuto nemmeno fra i suoi<br />

ministri 98 . Non stupisce quin<strong>di</strong> che, poco più <strong>di</strong> un anno dopo la dolorosa<br />

96 Per le notizie che seguono, P. Litta, Famiglie celebri italiane, fase. 65, tav. XIII;<br />

A. Ostoja, L'imperatrice Maria Teresa nella politica italiana dalla guerra alla pace. Un<br />

carteggio ine<strong>di</strong>to (1742-1754); Id., Un citta<strong>di</strong>no ferrarese <strong>di</strong> adozione: il maresciallo Gian<br />

Luca Pallavicini, statista e riformatore del Settecento; F. Venturi, Settecento riformatore.<br />

Da Muratori a Reccaria, cap. VI; C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 118 sgg.<br />

97 II <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> nomina è del 5 <strong>di</strong>cembre 1742 (in ASMI, DR, b. 204 si trova il<br />

regesto del documento).<br />

98 Cfr. Kaiserin Maria Theresias politisches Testament, pp. 76 sgg. Sulla figura <strong>di</strong><br />

Maria Teresa e sul suo regno si vedano, oltre alle opere <strong>di</strong> carattere generale sulla<br />

Monarchia citate in bibliografia, le biografie <strong>di</strong> A. von Arneth, Geschichte Maria The­<br />

resias, e E. Guglia, Maria Theresia: ihr Leben una ihre Regierung, i volumi collcttane!<br />

Maria Theresia und ihre Zeit, a cura <strong>di</strong> W. Koschatzky, e Osterreich im Europa der


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 49<br />

per<strong>di</strong>ta della Slesia, Maria Teresa, decisa a passare alla controffensiva e<br />

bisognosa <strong>di</strong> vali<strong>di</strong> collaboratori, non si sia fatta sfuggire l'occasione <strong>di</strong><br />

valorizzare la luci<strong>di</strong>tà, il vigore e le competenze militari e finanziarie <strong>di</strong><br />

Pallavicini, senza troppo preoccuparsi dell'irritazione che ciò avrebbe pro­<br />

vocato in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

La scomparsa <strong>di</strong> Carlo VI segnò in generale il declino del potente<br />

«partito spagnolo» e della sua influenza sugli in<strong>di</strong>rizzi della Monarchia, e<br />

il graduale emergere, dal vuoto che si creò inizialmente attorno all'inesper­<br />

ta ma tenace regina, <strong>di</strong> alti funzionari <strong>di</strong> varia provenienza ed estrazione,<br />

accomunati dall'essere, oltre che fedelissimi, «uomini nuovi, scelti con<br />

cura in base alle loro qualità personali», fra i quali spiccarono il segretario<br />

della conferenza ministeriale Christoph von Bartenstein, il segretario <strong>di</strong><br />

gabinetto Ignaz Koch, il futuro presidente del Supremo Consiglio d'Italia<br />

Manoel Tellez, duca <strong>di</strong> Sylva Tarouca, portoghese, e il consigliere Friedri­<br />

ch Wilhelm Haugwitz, fuoruscito dalla Slesia <strong>di</strong>venuta prussiana". Anche<br />

se il Supremo Consiglio d'Italia sarebbe continuato a esistere fino al 1757,<br />

con organico pressoché immutato almeno fino al 1750, anno della morte<br />

<strong>di</strong> Villasor e della sua sostituzione con Sylva Tarouca, avrebbe iniziato ben<br />

presto ad avvertirsi anche in Lombar<strong>di</strong>a l'influsso del nuovo entourage <strong>di</strong><br />

Maria Teresa.<br />

Interlocutore <strong>di</strong> questi «uomini nuovi» sarà in Lombar<strong>di</strong>a proprio<br />

Pallavicini, che già dal 1742 intraprende, per espressa volontà dell'im­<br />

peratrice, una corrispondenza segreta con il segretario <strong>di</strong> gabinetto<br />

Koch e che, poco dopo il suo ritorno da Vienna, viene nominato, oltre<br />

che vicegovernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, «ministro delegato in tutto quello che<br />

riguarda <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente l'economia militare e camerale<br />

della Lombar<strong>di</strong>a», abilitato all'ispezione e al controllo <strong>delle</strong> casse e<br />

Aufklàrung. Continuitàt und Zàsur in Europa zur Zeit Maria Theresias und Josephs IL,<br />

e infine ai due capitoli iniziali <strong>di</strong> D. Beales, Joseph II, voi. I (e finora unico), In thè<br />

Shadow of Maria Theresa (1741-1780). Sulle <strong>riforme</strong> amministrative <strong>di</strong> quegli anni, F.<br />

Walter, Die Geschichte der òsterreichischen Zentralverwaltung in der Zeit Maria There­<br />

sias, e Id., Die theresianische Staatsreform von 1749. In italiano, G. Klingenstein, Rifor­<br />

ma e crisi: la monarchia austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe II. Tentativo <strong>di</strong> un'in-<br />

terpretazione, C. Capra, Lo sviluppo <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> asburgiche nello Stato dì Milano, F.<br />

Valsecchi, L'assolutismo illuminato in Austria e in Lombar<strong>di</strong>a, e, anche per la questione<br />

della Prammatica Sanzione e dell'avvio del regno <strong>di</strong> Maria Teresa, V.-L. Tapié, L'Eu­<br />

ropa <strong>di</strong> Maria Teresa dal Barocco all'<strong>Il</strong>luminismo.<br />

99 Cfr. C. Capra, // riformismo asburgico, da cui la citazione (p. 557). Per profili<br />

più ampi, F. Walter, Mànner um Maria Theresia, Wien 1951.


50 CAPITOLO PRIMO<br />

chiamato a intervenire per migliorarne la gestione 100 . <strong>Il</strong> carattere straor­<br />

<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> questa carica, legata anch'essa dalla situazione d'emergenza e<br />

inventata si può <strong>di</strong>re su misura per lui, permetterà a Pallavicini <strong>di</strong><br />

muoversi con relativa agilità all'interno del complicato e chiuso sistema<br />

istituzionale lombardo, mentre il collegamento <strong>di</strong>retto con Koch rende­<br />

rà più facile scavalcare il governatore e il Supremo Consiglio d'Italia,<br />

autorità or<strong>di</strong>narie con le quali continui saranno le gelosie e i conflitti <strong>di</strong><br />

competenza 101 .<br />

La nomina del genovese dovette probabilmente scontentare anche i<br />

mantovani, che avrebbero preferito certo un nazionale. Ma i suoi effetti<br />

non furono drastici. È vero che con Pallavicini, vicegovernatore del Du­<br />

cato e comandante generale della piazza, la suprema carica civile e quella<br />

militare vennero riunite, ma si dovette ben presto ricorrere a degli sdop­<br />

piamenti, in quanto la presenza del nuovo ministro fu subito richiesta<br />

altrove: dopo nemmeno due mesi dal suo inse<strong>di</strong>amento, l'altro importante<br />

incarico che gli era stato affidato lo costrinse a far ritorno a Milano. A<br />

<strong>Mantova</strong> fu pertanto ripristinata la Giunta interina già funzionante nel­<br />

l'interregno", sotto la presidenza <strong>di</strong> un vicario che avrebbe contempora­<br />

neamente svolto le funzioni <strong>di</strong> comandante della piazza, il generale napo­<br />

letano barone Carlo de' Cavalieri 102 . Dal carteggio che il segretario Rontini<br />

intrattenne con Pallavicini, si arguisce che l'attività della Giunta nei suc­<br />

cessivi due anni fu blanda e <strong>di</strong> carattere più che altro formale, cioè limitata<br />

allo smistamento <strong>delle</strong> pratiche e al <strong>di</strong>sbrigo <strong>delle</strong> materie <strong>di</strong> grazia 103 . <strong>Il</strong><br />

vicegovernatore, dal canto suo, fu quasi sempre assente dal <strong>Ducato</strong>, assor­<br />

bito da incarichi sempre più impegnativi. Sarebbe stato piuttosto nella<br />

veste <strong>di</strong> delegato per le finanze militari e camerali della Lombar<strong>di</strong>a austria­<br />

ca che Pallavicini avrebbe influito, e notevolmente come si vedrà, sulle<br />

vicende mantovane negli anni successivi. Ma la conoscenza e l'attenzione<br />

100 Dispaccio 22 <strong>di</strong>cembre 1742, in ASMi, DR, b. 204.<br />

101 Sui rapporti fra Pallavicini e Koch, A. Ostoja, Un carteggio ine<strong>di</strong>to, e sui<br />

rapporti fra il segretario <strong>di</strong> gabinetto e l'imperatrice, p. es. E. Wangermann, The au-<br />

strian Achievement, p. 61.<br />

102 Sull'arrivo <strong>di</strong> Pallavicini alla fine <strong>di</strong> novembre 1742, F. Amadei, Cronaca uni­<br />

versale, voi. V, p. 55, così come per quello del Cavalieri (p. 66). Sulla Giunta interina,<br />

formata da Aguirre, Nonio, vicepresidente del Senato, Beltrami, Casali, Rontini come<br />

segretario, e due nobili in rappresentanza del paese, il marchese Antonio Cavriani e il<br />

marchese Alessandro Guerrieri, vd. lettera <strong>di</strong> Pallavicini a Villasor del 31 gennaio 1743,<br />

in HHSaW, MK, F. 29.<br />

103 Carteggio in ASMi, UTR p.a., b. 229.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 51<br />

particolare per il <strong>Ducato</strong> che egli sempre <strong>di</strong>mostrò gli derivarono con ogni<br />

probabilità proprio dalla frammentaria esperienza <strong>di</strong> vice-governo <strong>di</strong> que­<br />

sto primo periodo.<br />

1.4. LA RIFORMA ISTITUZIONALE DEL 1744<br />

All'inizio del 1744 per rimpiazzare lo smembramento de' paesi del Milanese ceduti<br />

al Re sardo, si maneggiarono li Ministri dello Stato <strong>di</strong> Milano presso il Consiglio<br />

della Reina, a fine che in cambio fossero aggregati il <strong>Ducato</strong> <strong>Mantova</strong>no, quello <strong>di</strong><br />

Parma ed anco quella porzione del Piacentino rimasto sott'il dominio austriaco, a<br />

formare un corpo solo che si denominasse Lombar<strong>di</strong>a Austriaca, <strong>di</strong>pendente dal­<br />

l'unico governo <strong>di</strong> Milano: li quali tre membri dovevano subire le leggi del Mila­<br />

nese, cangiando il vecchio sistema, con che dovevano anche mutarsi li tribunali ed<br />

il metodo della loro giu<strong>di</strong>catura, colla soppressione <strong>di</strong> que' personaggi, i quali fino<br />

a ora vi erano preseduti 1(M .<br />

La per<strong>di</strong>ta dei territori lombar<strong>di</strong> oltre Ticino e oltre Po e <strong>di</strong> gran<br />

parte del Piacentino riportò in effetti in primo piano la questione dell'ag­<br />

gregazione dei ducati padani, rimasta in sospeso, come si è visto, fin dal<br />

1736. E, sebbene le parole dell'Amadei non <strong>di</strong>ano conto <strong>di</strong> tutta la com­<br />

plessità <strong>delle</strong> posizioni in campo, resta vero che le pressioni provenienti da<br />

Milano, appoggiate dal Consiglio d'Italia, ebbero un peso determinante e<br />

che l'esito finale della <strong>di</strong>scussione premiò le aspirazioni annessionistiche<br />

della capitale lombarda.<br />

Prima ancora che giungesse l'or<strong>di</strong>ne ufficiale della regina, il Supremo<br />

Consiglio d'Italia si era rivolto al presidente del Senato <strong>di</strong> Milano Pertu­<br />

sati, affinchè re<strong>di</strong>gesse un piano <strong>di</strong> aggregazione. E non appena questo<br />

giunse a Vienna alla fine <strong>di</strong> gennaio 1744, il Consiglio lo sottopose alla<br />

sovrana come complessivamente «molto savio, prudente ed opportuno» e<br />

bisognevole solo «d'alcune avvertenze» 105 .<br />

104 F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 87.<br />

105 La consulta del Consiglio, s.d., sta in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402. Una copia,<br />

in cui figura il progetto completo così come fu approvato dalla maggioranza dei mem­<br />

bri del Consiglio, in HHSaW, MC, F. 43. Un frammento <strong>di</strong> Progetto per l'aggregazione<br />

<strong>di</strong> Parma, restante Piacentino e <strong>Mantova</strong>no allo Stato <strong>di</strong> Milano, con ogni probabilità <strong>di</strong><br />

Pertusati, sempre in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402. <strong>Il</strong> progetto Pertusati giunse a Vien-


52 CAPITOLO PRIMO<br />

La ratio del progetto, ben colta dalle parole dell'Amadei, era sempli­<br />

ce: si poneva per base dell'opera «l'esempio dell'antichissima da tutti<br />

sempre applau<strong>di</strong>ta, e dalla longa esperienza canonizzata unione, che fu<br />

tra le numerose provincie che altre volte componevano il vasto ed ampio,<br />

ed ora tuttavia rimaste fra quelle dell'angusto e ristretto Stato <strong>di</strong> Mila­<br />

no» 106 . L'unione si caratterizzava per due aspetti: l'associazione su un<br />

piede <strong>di</strong> parità <strong>di</strong> città che mantenevano i propri or<strong>di</strong>namenti, statuti e<br />

privilegi municipali per quanto riguardava la propria sfera <strong>di</strong> autogover­<br />

no da un lato, e dall'altro l'adesione <strong>delle</strong> stesse città al «corpo comune<br />

del principato» in quanto sud<strong>di</strong>te dello stesso principe e assoggettate allo<br />

stesso governo politico e militare, alla stessa amministrazione regia e alle<br />

stesse leggi comuni, le quali altre non sarebbero state che quelle dello<br />

Stato <strong>di</strong> Milano.<br />

Poiché già dal 1737 esisteva un governo generale, nonché un unico<br />

regolamento militare, una volta aboliti i vicegoverni locali restavano da<br />

sistemare l'amministrazione della giustizia, quella camerale e quella civica,<br />

oltre che il riparto <strong>delle</strong> tasse. Quanto alla prima, il ruolo <strong>di</strong> tribunale<br />

supremo sarebbe spettato al «tanto più celebre e qualificato Senato <strong>di</strong><br />

Milano», mentre nei ducati aggregati, soppressi il Senato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e il<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> Parma e Piacenza, la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> prima istanza<br />

sarebbe stata affidata a una Curia senatoria composta da un podestà<br />

membro del Senato <strong>di</strong> Milano, da un vicario civile, da un giu<strong>di</strong>ce criminale<br />

e da un avvocato fiscale, sul modello <strong>di</strong> Pavia e <strong>di</strong> Cremona, e la seconda<br />

istanza al locale Collegio dei giureconsulti. In compenso un giurista col­<br />

legiate mantovano e uno piacentino si sarebbero trasferiti nel Senato<br />

milanese. Sorte analoga avrebbe avuto l'amministrazione camerale, accen­<br />

trata sotto i Magistrati or<strong>di</strong>nario e straor<strong>di</strong>nario, coa<strong>di</strong>uvati in ciascuna<br />

<strong>delle</strong> nuove province da un referendario togato avente rango <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore<br />

camerale e da un avvocato fiscale. A complemento della nuova amministra­<br />

zione camerale stava nel progetto l'attivazione anche a <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> quel<br />

«corpo pubblico» sulla cui opportunità già da tempo si <strong>di</strong>scorreva e che<br />

ora <strong>di</strong>veniva tanto più necessario, in quanto previsto dal modello milanese.<br />

na il 25 gennaio, mentre l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Maria Teresa risaliva al 16 (cfr. la consulta del<br />

Consiglio <strong>di</strong> cui sopra). Sul conte Carlo Pertusati, facente funzioni <strong>di</strong> gran cancelliere<br />

dalla morte <strong>di</strong> Perlongo nel 1738, nonché consultore per gli stati <strong>di</strong> Parma e Piacenza,<br />

un accenno in C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 117.<br />

106 Consulta del Consiglio <strong>di</strong> cui alla nota precedente, anche per le citazioni<br />

successive.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 53<br />

La riorganizzazione, inoltre, prevedeva la gestione unificata <strong>delle</strong> varie<br />

regalie e l'equiparazione del carico fiscale <strong>di</strong>retto, da <strong>di</strong>lazionarsi però in<br />

considerazione del lavoro preparatorio che tale riforma comportava (nes­<br />

suna menzione era fatta <strong>delle</strong> operazioni del censimento). In cambio, le<br />

nuove province chiamate a corrispondere la <strong>di</strong>aria avrebbero inse<strong>di</strong>ato<br />

propri rappresentanti nella Congregazione dello Stato.<br />

Si sottolineava infine che il nuovo sistema non poteva prescindere<br />

dalla «osservanza <strong>delle</strong> leggi, usi consuetu<strong>di</strong>ni e prerogative stabiliti per il<br />

comun bene dal Principato». E dato che «li principi, che dominarono<br />

l'ampio e vasto Stato <strong>di</strong> Milano come principi autorevoli ed assistiti da<br />

quel celebre Senato, hanno fatto leggi prestantissime ed adottate esimie<br />

consuetu<strong>di</strong>ni», era giocoforza che tale uniformità normativa si concretasse<br />

nell'estensione a tutte le province <strong>delle</strong> Nuove Costituzioni <strong>di</strong> Carlo V,<br />

salve le leggi municipali qualora esse fossero compatibili con quella gene­<br />

rale. <strong>Il</strong> progetto del Consiglio forniva, fra le altre, due motivazioni per<br />

questa importante misura. In primo luogo, il fatto che per le Nuove Co­<br />

stituzioni risultavano forestieri tutti coloro che non erano a esse soggetti,<br />

che in un regime <strong>di</strong> <strong>di</strong>fformità avrebbe impe<strong>di</strong>to i normali rapporti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto privato fra i sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> tutta la Lombar<strong>di</strong>a austriaca. In secondo<br />

luogo, il vantaggio rappresentato per il sovrano dalla legislazione in mate­<br />

ria ecclesiastica vigente nello Stato <strong>di</strong> Milano rispetto a quella dei ducati,<br />

ove Roma aveva strappato molti privilegi e immunità «per la debolezza e<br />

conivenza de' principi farnesi e gonzaghi» 107 .<br />

<strong>Il</strong> progetto Pertusati non incontrò l'approvazione unanime del Supre­<br />

mo Consiglio, ma dovette registrare il parere contrario del vicepresidente<br />

Cervellon. Questi ne denunciò l'orientamento filo-milanese e richiamò il<br />

Consiglio d'Italia alla «imparzialità con cui deve riguardare ognuna <strong>delle</strong><br />

107 Purtroppo poco si sa, come ho detto, dei rapporti fra Chiesa e Stato nel<br />

<strong>Mantova</strong>no gonzaghesco, a parte qualche accenno in C. Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> e i Gon-<br />

zaga, e soprattutto a qualche breve stu<strong>di</strong>o de<strong>di</strong>cato alla controversia per il giuspatro-<br />

nato sulla nomina episcopale emersa nel 1762 (su cui rimando a p. 165). Fra i vantaggi<br />

della legislazione milanese rispetto alla mantovana, il progetto ricordava il regio Eco­<br />

nomato per l'amministrazione dei benefici vacanti, l'indulto <strong>di</strong> Leone X che impe<strong>di</strong>va<br />

l'avocazione a Roma <strong>delle</strong> cause in materia ecclesiastica, la proibizione agli ecclesiastici<br />

<strong>di</strong> acquistare beni stabili nel Milanese senza speciale <strong>di</strong>spensa del Principe o del Senato,<br />

la consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> regolare l'immunità locale della Chiesa secondo il <strong>di</strong>sposto del<br />

<strong>di</strong>ritto comune e non in base alle bolle papali, il <strong>di</strong>ritto riconosciuto ai duchi <strong>di</strong> Milano<br />

alla provvista dei vescovati dello Stato. Su questi aspetti si veda L. Prosdocimi, // <strong>di</strong>ritto<br />

ecclesiastico dello Stato <strong>di</strong> Milano dall'inizio della signoria viscontea al periodo tridentino<br />

(sec. XIII-XVI), p. 283 sgg.


54 CAPITOLO PRIMO<br />

Provincia [...], non potendosi per ricompensare l'irne, danneggiare l'al­<br />

tra» 108 . <strong>Il</strong> conte ricordò come negli anni precedenti si fosse a lungo esitato<br />

sulla sistemazione da dare ai ducati, perché non si riusciva a decidere<br />

quale dovesse essere la natura dell'unione da cui sarebbe nata la Lombar­<br />

<strong>di</strong>a austriaca. Tre erano le soluzioni possibili. La prima, già sposata dal<br />

presidente Pertusati nel 1736 e ora da lui riproposta, prevedeva l'aggrega­<br />

zione puramente «accessoria» dei due stati minori allo Stato <strong>di</strong> Milano. La<br />

seconda, <strong>di</strong> più complessa attuazione, attribuiva alle tre parti una posizio­<br />

ne <strong>di</strong> parità nella costituzione <strong>di</strong> un organismo statale nuovo. Nel 1737,<br />

come si è visto, era stata scelta la più conservatrice, vale a <strong>di</strong>re la terza, in<br />

base alla quale si partiva con la sola unione a livello governativo, con<br />

l'intento <strong>di</strong> perfezionarla nel corso del tempo 109 .<br />

Nonostante la regina avesse or<strong>di</strong>nato una maggiore integrazione<br />

amministrativa dei domini lombar<strong>di</strong>, le perplessità destate dalla prospet­<br />

tiva dell'unione «accessoria» mantenevano a detta <strong>di</strong> Cervellon la loro<br />

ragion d'essere. Innanzitutto tale soluzione non aveva precedenti, contra­<br />

riamente a quanto Pertusati sosteneva riguardo a Parma e Piacenza, in<br />

quanto al tempo <strong>di</strong> Giangaleazzo Visconti e dei suoi imme<strong>di</strong>ati successori<br />

i due ducati erano bensì membri del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, ma non dello<br />

Stato <strong>di</strong> Milano, cui erano semplicemente uniti «aeque principaliter», cioè<br />

su un piano <strong>di</strong> parità. E una cautela ancor maggiore era consigliabile ora,<br />

nel trattare «<strong>di</strong> feu<strong>di</strong> maggiori, antichi e nobili, che da per sé soli formano<br />

un corpo e Stato d'Imperio in Italia», in un momento in cui la corona<br />

imperiale era sfuggita alle mani degli Asburgo per cadere, temporanea­<br />

mente si sa, in quelle dell'elettore <strong>di</strong> Baviera Carlo Alberto <strong>di</strong> Wittel-<br />

sbach 110 . Al contrario, ricorrendo alla forma <strong>di</strong> unione già attuata dai<br />

108 Voto del conte <strong>di</strong> Cervellon, allegato n. 4 alla consulta del Supremo Consiglio<br />

d'Italia, in HHSaW, MC, F. 43. Su Juan Basilio e Castelvi, Colonna e Borgia, conte <strong>di</strong><br />

Cerbellon, o Cervellon, nipote ed erede dell'arcivescovo <strong>di</strong> Valenza (potente presidente<br />

del Consiglio <strong>di</strong> Spagna fino al 1724), nel 1723 membro <strong>di</strong> cappa e spada per la Sicilia<br />

nello stesso Consiglio, accolto nel Supremo Consiglio d'Italia nel 1737 per seguire<br />

Parma e Piacenza, cfr. i pochi cenni forniti da H. Reitter, Der Spanische Rat, p. 60.<br />

Questa figura meriterebbe qualche maggiore attenzione proprio per le posizioni spesso<br />

<strong>di</strong>vergenti che assunse in seno al Consiglio.<br />

109 Cervellon menzionava in particolare l'opposizione che alla proposta Pertusati<br />

aveva manifestato il duca <strong>di</strong> Positano, reggente per <strong>Mantova</strong> dopo la morte <strong>di</strong> Giam­<br />

battista Marchesi nel 1738 e allineato, a quel che sembra, con le posizioni dello stesso<br />

Cervellon (anche su Positano vd. ivi, p. 72, oltre che H. Bene<strong>di</strong>kt, Kaiseradler ùber dem<br />

Appennin. Die Òsterretcher in Italien, 1700 bis 1866, pp. 240 e 392).<br />

110 Considerazioni intorno l'ideata aggregazione per formare un corpo solo <strong>di</strong> tutti


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 55<br />

Visconti, senza apportare mo<strong>di</strong>fiche allo status giuri<strong>di</strong>co <strong>delle</strong> varie parti,<br />

si sarebbe realizzata la volontà della sovrana non dovendo richiedere<br />

nuove investiture e non irritando la corte pontificia per le questioni eccle-<br />

siastiche.<br />

<strong>Il</strong> vicepresidente riteneva inoltre che, nello sfoltimento della pianta<br />

degli uffici regi del 1737 a fini <strong>di</strong> risparmio, fosse opportuno coinvolgere<br />

anche quelli milanesi, «essendo certo che l'attuale sistema, per quanto<br />

riguarda all'economico, non deve solamente limitarsi a Parma e <strong>Mantova</strong>,<br />

ma ezian<strong>di</strong>o stendersi a tutto ciò che si riconoscerà superfluo ed abusivo<br />

nello Stato <strong>di</strong> Milano». E su questa strada Cervellon auspicava che ci si<br />

spingesse ancora oltre: «innanzi <strong>di</strong> ponersi in esecuzione la riunione pro­<br />

posta - suggeriva -, si avrebbero d'abolire tutti quei abusi, che si osser­<br />

vano introdotti ancora nel Senato e nei Magistrati camerali <strong>di</strong> Milano e<br />

nella Congregazione <strong>di</strong> que' Stati, imperciocché cancellati somiglianti <strong>di</strong>­<br />

sor<strong>di</strong>ni, essa unione sarebbe senza fallo più profittevole e vantaggiosa» 111 .<br />

E quand'anche la regina si pronunciasse a favore dell'aggregazione, il vi­<br />

cepresidente suggeriva che si procedesse «allo stabilimento <strong>di</strong> queste nuo­<br />

ve provvidenze piuttosto con la facoltà legislativa ch'ha il Principe in se<br />

medesimo, che col motivo dell'unione accessoria» e con il ricorso pe<strong>di</strong>sse­<br />

quo alle Nuove Costituzioni. Insomma, lungi dall'associarsi all'esaltazione<br />

dei vetusti or<strong>di</strong>namenti milanesi ch'era a presupposto del piano Pertusati,<br />

Cervellon non solo ne metteva in dubbio l'esportabilità, ma ne domandava<br />

la riforma.<br />

Non <strong>di</strong>ssimili sono le posizioni espresse da un documento anonimo<br />

dello stesso periodo, in cui ancor più esplicitamente vengono messe a<br />

nudo le mire milanesi e le connivenze del Supremo Consiglio d'Italia.<br />

«Nel progetto menzionato - vi si legge - allorché si parla <strong>di</strong> Milano, non<br />

solo si trapassano tutti gli abusi e le cariche inutili e <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose per Sua<br />

Maestà, ma ezian<strong>di</strong>o si persuade <strong>di</strong> accrescere soggetti, si desidera soste­<br />

nere il Magistrato straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Milano, cotanto nocivo al reale interes­<br />

se, anzi si vuole aumentarlo <strong>di</strong> un altro questore, senza ad<strong>di</strong>tarsi il fine o<br />

la necessità. [...] Sicché - si conclude dopo aver esteso le medesime con­<br />

siderazioni al collegio fiscale, alla segreteria <strong>di</strong> stato e guerra e alla cancel-<br />

// Stati <strong>di</strong> S.M. in Italia, memoria riservata a Sua Maestà, allegato n, 3 al piano (in<br />

HHSaW, MC, F. 43). L'autore non è specificato ma si può supporre che lo scritto sia<br />

<strong>di</strong> Cervellon, precedendo esso negli allegati il voto separato dello stesso conte, come<br />

precisato dalla consulta del Consiglio.<br />

111 Voto <strong>di</strong> Cervellon (vd. sopra, n. 108).


56 CAPITOLO PRIMO<br />

leria - invece <strong>di</strong> proporsi la vera ed ottima economia, per il <strong>di</strong> cui fine Sua<br />

Maestà comanda l'unione, si lasciano gli sconcerti che rendono vana l'idea<br />

della sovrana» 112 . Questo fine, deliberatamente perseguito dal Supremo<br />

Consiglio d'Italia e dalla burocrazia milanese per far sì che Milano uscisse<br />

ancora una volta illesa dalla tempesta riformatrice, appariva ulteriormente<br />

confermato dall'idea della Giunta esecutiva, cui il piano Pertusati intende­<br />

va demandare l'attuazione dell'opera, «una bella insinuazione e tergiver­<br />

sazione per deludere insensibilmente la saggia e prudente intenzione <strong>di</strong><br />

Sua Maestà, cioè per non far succedere mai la unione e la riforma degli<br />

abusi che rovinano le ren<strong>di</strong>te reali».<br />

Più pacata e circostanziata nelle enunciazioni, ma non meno avversa<br />

alla proposta milanese, fu l'opinione espressa alcuni mesi dopo dal neo­<br />

gran cancelliere Beltrame Cristiani 113 . <strong>Il</strong> gran cancelliere, già incaricato <strong>di</strong><br />

presiedere la Giunta preposta all'esecuzione del piano, fu sollecitato da<br />

Villasor a fornire un parere sull'aggregazione e lo fece pronunciandosi<br />

con franchezza a favore della sola unione governativa e contro quella<br />

amministrativa. Riteneva infatti l'estensione degli or<strong>di</strong>namenti milanesi<br />

alle nuove province «contraria [...] al genio de' popoli». <strong>Il</strong> sistema <strong>di</strong><br />

Milano, inoltre, accordava al governatore un'autorità «ristretta e limita­<br />

ta», che si rivelava ancor più insufficiente nelle contingenze belliche,<br />

quando invece era necessario un potere centrale efficiente, specie in ma­<br />

teria <strong>di</strong> giustizia criminale e <strong>di</strong> fiscalità. Raccogliere rapidamente denaro<br />

112 Critiche osservazioni sopra il progetto venuto da Milano, concernente il metodo<br />

da tenersi per la unione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Parma ed il rimanente del Piacentino al <strong>Ducato</strong> e<br />

Stato milanese, in HHSaW, LC, F. 17, s.d. e firma. L'autore dello scritto si <strong>di</strong>chiarava,<br />

come Cervellon, favorevole a un'unione «aeque principaliter» che mantenesse le costi­<br />

tuzioni locali. Dal punto <strong>di</strong> vista amministrativo, era favorevole alla sistemazione giu­<br />

<strong>di</strong>ziaria proposta da Pertusati, ma non a quella <strong>delle</strong> finanze. In quest'ambito auspicava<br />

che i Ducati da aggregare fossero gestiti ognuno da un ministro, ma che questi risie­<br />

desse a Milano, dove si dovevano anche in<strong>di</strong>re le aste. La cassa doveva essere unica e<br />

centralizzata. Non si può escludere che questo documento appartenesse al Cervellon<br />

stesso, il quale però <strong>di</strong>fficilmente avrebbe mosso critiche così aperte, come quelle che<br />

qui figurano, al Consiglio d'Italia. Più probabilmente si tratta <strong>di</strong> una voce estranea al<br />

Consiglio, forse ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Gianluca Pallavicini, cui si ad<strong>di</strong>ce la violenza<br />

<strong>delle</strong> critiche al sistema milanese.<br />

113 La consulta <strong>di</strong> Cristiani (il nome dell'autore non compare, ma si può dedurre<br />

dal fatto che egli fa riferimento alla propria esperienza come governatore <strong>di</strong> Piacenza<br />

negli anni precedenti) si trova in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 527. <strong>Il</strong> gran cancelliere <strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> non essere mai stato consultato prima in merito all'aggregazione. L'invito <strong>di</strong> Villasor<br />

gli giunse in ottobre, mentre i lavori al piano d'aggregazione erano sospesi per le<br />

emergenze <strong>di</strong> guerra ed erano forse subentrati dei ripensamenti.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 57<br />

attraverso imposizioni straor<strong>di</strong>narie risultava per esempio impossibile nel<br />

Milanese, dove la cassa militare era nelle mani della Congregazione dello<br />

Stato. Sotto questo punto <strong>di</strong> vista l'assetto istituzionale dei ducati farne-<br />

siani e dello stesso <strong>Mantova</strong>no («più facilmente ancora <strong>di</strong>spone il gover­<br />

no sul <strong>Mantova</strong>no, per non esservi corpo civico») garantiva al contrario,<br />

come Cristiani poteva affermare per esperienza <strong>di</strong>retta, un'autorità e una<br />

facilità <strong>di</strong> movimento «senza proporzione al resto de' stati austriaci». I<br />

sud<strong>di</strong>ti dei due ducati padani, d'altronde, adusi da tempo a una subor<strong>di</strong>­<br />

nazione ai loro principi che i milanesi non avevano mai sperimentato,<br />

non temevano tanto gli aumenti contributivi, «quanto [...] ciò che si per­<br />

de nei canali, che conducono le contribuzioni all'erario». Anche riguardo<br />

all'amministrazione finanziaria sussistevano controin<strong>di</strong>cazioni: la situazio­<br />

ne caotica in cui versavano le Camere locali, infatti, non sarebbe certo<br />

migliorata sottoponendola a un «tribunale lontano, formalista e collegia­<br />

te», quando invece era necessario un solo ministro risoluto che operasse<br />

sul luogo. La Camera milanese soffriva inoltre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni propri, che<br />

non era desiderabile estendere alle nuove province: la percezione <strong>di</strong> ono­<br />

ranze da parte dei ministri, la pratica dei bilanci separati per i vari cespiti<br />

<strong>di</strong> finanza, l'affitto e la ven<strong>di</strong>ta degli uffici subalterni. I rischi impliciti in<br />

quest'ultimo costume si erano fatti ora particolarmente gravi: poiché «li<br />

smembramenti accaduti han pregiu<strong>di</strong>cato ai proprietarj ed ai concessio-<br />

narj egualmente; quin<strong>di</strong> li uni e li altri devono desiderare l'aggregazione<br />

per reintegrarsi». Non <strong>di</strong>verse erano infine le considerazioni sul sistema<br />

giu<strong>di</strong>ziario: volendo estendere a ogni costo quello milanese, anche laddo­<br />

ve quello locale appariva migliore (come a Parma il penale), sarebbe sta­<br />

to necessario correggere le sue mancanze, quand'anche queste riguardas­<br />

sero il Senato. «Ma questa correzione [...] dovrebbe precedere e non<br />

seguire l'aggregazione, poiché ripugna alla natura della medesima unione<br />

<strong>di</strong> pensare a unire le parti prima che siano corrette e rese unibili, corren­<br />

dosi il rischio <strong>di</strong>versamente <strong>di</strong> alterare, più che <strong>di</strong> perfezionare tutto il<br />

corpo, e perché seguita una volta l'unione, tutto ricaderà in lunghezze<br />

forse insuperabili».<br />

A conclusione della consulta era abbozzato un piano alternativo a<br />

quello <strong>di</strong> Pertusati, che teneva però conto <strong>delle</strong> decisioni già prese. L'ag­<br />

gregazione si sarebbe attuata per gra<strong>di</strong>, provvedendo innanzitutto, questo<br />

sì, all'abolizione dei vicegoverni locali, in quanto coloro che ne erano<br />

incaricati erano riusciti, grazie alla «facilità del governatore generale», a<br />

ritagliarsi un'autorità maggiore del dovuto, creandosi ad<strong>di</strong>rittura una sorta<br />

<strong>di</strong> «separata provincia». In secondo luogo occorreva rimettere in sesto le


58 CAPITOLO PRIMO<br />

Camere <strong>di</strong> Parma e <strong>Mantova</strong>, per poi eventualmente passare ad aggregarle<br />

a quella milanese. Si sarebbero potuti poi unire gli altri <strong>di</strong>casteri, non<br />

prima però <strong>di</strong> aver riformato quelli milanesi, soprattutto per quanto ri­<br />

guardava il personale. Infine si sarebbe potuti passare a centralizzare l'am­<br />

ministrazione civica e quella <strong>delle</strong> comunità, occupandosi prima <strong>di</strong> tutto<br />

del <strong>Mantova</strong>no.<br />

Stupisce l'assenza nel <strong>di</strong>battito della voce <strong>di</strong> Pallavicini, quando essa<br />

non sia semplicemente da ascrivere a lacune nei documenti: come vicego­<br />

vernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> pare impossibile che egli non fosse stato consultato<br />

sull'aggregazione. Tuttavia si può presumere che la sua opinione non fosse<br />

<strong>di</strong>ssimile da quella <strong>di</strong> Cristiani, il quale era appena <strong>di</strong>venuto gran cancel­<br />

liere grazie ai suoi uffici, anche perché la linea da lui seguita per il Man­<br />

tovano negli anni successivi avrebbe confermato la sua estraneità alla rifor­<br />

ma <strong>di</strong> cui si sta parlando 114 . Le posizioni anti-milanesi <strong>di</strong> Cervellon e<br />

Cristiani non riuscirono comunque a far breccia nel blocco compatto che<br />

si era creato a sostegno del progetto Pertusati. Anzi, i pareri separati del<br />

vicepresidente del Consiglio d'Italia furono ad<strong>di</strong>rittura espunti dal testo<br />

finale del rapporto alla sovrana, mentre la consulta del gran cancelliere<br />

giunse tar<strong>di</strong>, quando già la regina si era espressa in favore dell'aggregazio­<br />

ne tout court 11 *1 .<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio finale, che portava la data del 13 giugno 1744, ricalcava<br />

fedelmente la consulta del Supremo Consiglio d'Italia. Esso decretava,<br />

relativamente a <strong>Mantova</strong>, l'abolizione del vicegoverno e della Giunta in­<br />

terina, la sostituzione del Senato con una Curia senatoria <strong>di</strong>pendente dal<br />

Senato milanese, chiamata a giu<strong>di</strong>care in base alle Nuove Costituzioni e,<br />

114 Ho già menzionato un documento contrario all'aggregazione che sembra attri­<br />

buibile a Pallavicini (vd. n. 112).<br />

115 A proposito della presenza <strong>di</strong> voci <strong>di</strong>ssonanti all'interno del Consiglio, riferiva<br />

il presidente Villasor che, «essendo la consulta del Consiglio [...] riuscita assai volumi­<br />

nosa, non tanto per le avvertenze dovute farsi al progetto del conte Pertusati, quanto<br />

e molto più per le contestazioni cagionate non da uno, ma da due voti particolari del<br />

vice-presidente conte <strong>di</strong> Cervellon, si è stimato per maggiore facilità, e per minore<br />

incomodo <strong>di</strong> ridurre suddetto piano al suo naturale sistema depurato da ogni e qualun­<br />

que quistione, che (così piacendo) potrà andarsi a riconoscere nel suo fonte della<br />

consulta» (consulta s.d., in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402). Su José de Silva, marchese<br />

<strong>di</strong> Villasor e conte <strong>di</strong> Montesanto, H. Reitter, Der spanische Rat, p. 60. Questo perso­<br />

naggio aveva stretto legami <strong>di</strong> parentela con due importanti famiglie del patriziato<br />

milanese: una sua figlia aveva appena sposato il marchese Cusani, dopo esser rimasta<br />

vedova <strong>di</strong> un conte Castelbarco (lettera <strong>di</strong> Traun a Villasor, 6 aprile 1737, ASMi, UTR<br />

p.a., b. 202).


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 59<br />

ove queste tacessero, alla legge municipale, infine la risistemazione <strong>delle</strong><br />

preture forensi, che ora avrebbero avuto durata biennale come nel Mila­<br />

nese 116 . La Dirczione <strong>delle</strong> finanze, soppressa, passava le sue consegne a<br />

un unico <strong>di</strong>rettore camerale con mandato biennale, il quale avrebbe ba­<br />

dato all'amministrazione del regio erario a <strong>Mantova</strong>, facendo capo ai<br />

Magistrati milanesi. In attesa della creazione <strong>di</strong> un organo civico, il <strong>di</strong>­<br />

rettore si sarebbe pure occupato del riparto e dell'esazione <strong>delle</strong> contri­<br />

buzioni (il cui ammontare per ora restava inalterato), <strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne e<br />

dell'annona.<br />

Un secondo <strong>di</strong>spaccio in data analoga istituiva una Giunta responsa­<br />

bile dell'attuazione del nuovo piano, presieduta da Cristiani, che ora come<br />

gran cancelliere era competente anche per il <strong>Mantova</strong>no. Con le nomine<br />

effettuate dal nuovo governatore, il principe Christian von Lobkowitz 117 ,<br />

subentrato a Traun nell'estate 1743, essa risultò costituita da Pertusati, dai<br />

presidenti dei due Magistrati, Castiglioni e Mendoza, dal senatore Olivaz-<br />

zi, dai questori Porta e Corrado, dagli avvocati fiscali Verri e Meraviglia<br />

Mantegazza, infine da due ministri togati provenienti dai ducati minori, il<br />

conte Cerati da Parma (scelto da Cristiani) e il senatore Beltrami da<br />

<strong>Mantova</strong> (scelto da Pallavicini) 118 .<br />

La Giunta si mise al lavoro all'inizio <strong>di</strong> settembre, ma dovette subi­<br />

to interrompersi in conseguenza dell'aggravarsi della posizione della<br />

Lombar<strong>di</strong>a nel conflitto in corso. Riprese quin<strong>di</strong> alla fine <strong>di</strong> novembre,<br />

dopo la ritirata del nemico, per terminare le sedute nel marzo 1745 119.<br />

Intanto si pensava alle nomine più importanti. Per quanto riguardava il<br />

senatore podestà da inse<strong>di</strong>are a <strong>Mantova</strong> furono incaricati <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere la<br />

consulta Cristiani e Pertusati, i quali proposero il senatore milanese Bi-<br />

scossa, con la motivazione che, essendo egli <strong>di</strong> fresca nomina, avrebbe<br />

meglio sopportato il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> un trasferimento 120 . Per la nomina del<br />

116 Dispaccio 13 giugno 1744, in ASMi, UTR p.a., b. 28. La Curia doveva essere<br />

composta da un senatore con funzioni <strong>di</strong> podestà, da un vicario per la giustizia civile,<br />

da un giu<strong>di</strong>ce per le cause penali e da un sindaco fiscale.<br />

117 Cfr. la voce che lo riguarda in C. von Wurzbach, Biografisches Lexicon, voi.<br />

XV, pp. 342-345.<br />

118 Dispaccio per l'istituzione della Giunta in ASMi, DR, b. 208. Sulla composi­<br />

zione della Giunta, lettera <strong>di</strong> Lobkowitz a Pertusati del 27 giugno, lettera della Segre­<br />

teria <strong>di</strong> governo del 7 luglio, altra lettera dell'inizio <strong>di</strong> agosto (tutto in ASMi, UTR p.a.,<br />

b. 28).<br />

119 Ivi, anche i verbali <strong>delle</strong> riunioni della Giunta.<br />

120 Lettera <strong>di</strong> Bermudez a Lobkowitz, 5 <strong>di</strong>cembre 1744; consulta <strong>di</strong> Cristiani e<br />

Pertusati, 25 febbraio 1745. In ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402.


60 CAPITOLO PRIMO<br />

<strong>di</strong>rettore camerale fu invece consultato il vicegovernatore Pallavicini,<br />

dalla cui preferenza per l'assessore Giulio Viva la Giunta ritenne «<strong>di</strong><br />

non doversi punto scostare» 121 . Risultato del lavoro della Giunta fu un<br />

Piano esecutivo che trattava nei dettagli i punti del progetto Pertusati,<br />

limitandosi a mo<strong>di</strong>ficarne i tempi e alcuni aspetti minori. La lunga gesta­<br />

zione si concludeva con la pubblicazione dell'e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> aggregazione il 29<br />

marzo 1745 122 .<br />

La vittoria della coalizione formatasi attorno al progetto tanto a<br />

Milano quanto a Vienna doveva per altro rivelarsi transitoria. I <strong>di</strong>ssensi<br />

emersi sia all'interno del Consiglio d'Italia per parte del Cervellon, sia<br />

in Lombar<strong>di</strong>a con il Cristiani, erano infatti destinati a guadagnare ter­<br />

reno negli anni imme<strong>di</strong>atamente seguenti, allorché Pallavicini iniziò a<br />

sollecitare una riforma finanziaria e amministrativa a partire questa vol­<br />

ta da Milano, ribadendo esigenze già espresse nel 1736 e riproposte da<br />

taluni nel 1744. Le contingenze belliche, poi, avrebbero contribuito a<br />

tale evoluzione, interrompendo per alcuni mesi l'attività degli uffici<br />

centrali lombar<strong>di</strong>: caduta la capitale in mano spagnola, sarebbe entrata<br />

presto in crisi anche la presa del "sistema milanese" sui ducati appena<br />

aggregati.<br />

Vorrei osservare ancora, a proposito del <strong>di</strong>battito sull'integrazione<br />

amministrativa, cui non a caso ho de<strong>di</strong>cato tanto spazio, che le articola­<br />

zioni da esso assunte mutano non poco le coor<strong>di</strong>nate in base alle quali la<br />

questione è stata finora considerata. Emergono infatti in modo sufficien­<br />

temente chiaro da questa controversia due opposti schieramenti, che si<br />

scontrano a un livello più generale dell'ambito esclusivamente mantovano<br />

(o parmigiano) e per cui l'oggetto del contendere non è tanto l'autono­<br />

mia dei ducati minori, quanto la sopravvivenza e l'integrità degli or<strong>di</strong>na­<br />

menti milanesi, ai quali la maggioranza del Supremo Consiglio d'Italia<br />

conferma il proprio appoggio. Non deve sorprendere, d'altra parte, che<br />

proprio Beltrame Cristiani si collochi sul lato opposto: a quel tempo in-<br />

121 La Giunta a Lobkowitz, 25 febbraio 1745, ivi.<br />

122 Piano a stampa, 29 marzo 1745; e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> aggregazione, stessa data; ivi. La<br />

Giunta esecutiva, frattanto, non veniva sciolta, in quanto rimanevano da stabilire le<br />

modalità <strong>di</strong> esecuzione <strong>di</strong> alcune importanti <strong>riforme</strong>, in particolare della revisione de­<br />

gli statuti locali per espungere le norme incompatibili con le Nuove Costituzioni (affi­<br />

data al senatore Beltrami e agli avvocati fiscali); dell'unificazione degli appalti <strong>delle</strong><br />

maggiori regalie, della quale si pensava <strong>di</strong> tentare un primo esperimento con <strong>Mantova</strong><br />

per il tabacco e la mercanzia e fors'anche il sale; dell'istituzione del corpo civico <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL AUTONOMIA MANTOVANA<br />

fatti egli era ancora freschissimo dell'esperienza fatta come responsabile<br />

del governo a Piacenza e non ancora troppo <strong>di</strong>stante dalle posizioni anti­<br />

milanesi <strong>di</strong> Pallavicini 123 . Senz'altro più <strong>di</strong>fficili da valutare sono invece il<br />

ruolo e le motivazioni <strong>di</strong> Cervellon, per le insufficienti conoscenze sul<br />

personaggio, ma le sue argomentazioni, così come il suo isolamento al­<br />

l'interno del Consiglio, paiono chiarissimi. Ora, né Cristiani, né Pallavici­<br />

ni, e nemmeno Cervellon, che avrà modo <strong>di</strong> far sentire ancora la sua voce<br />

<strong>di</strong>ssonante, recederanno mai negli anni successivi dall'opinione sfavore­<br />

vole precocemente concepita sull'aggregazione del <strong>Mantova</strong>no al Milane­<br />

se. Essi, anzi, con il nobile genovese alla testa, inizieranno a dar battaglia<br />

alla nuova sistemazione, non più <strong>di</strong> due anni dopo il <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> cui<br />

abbiamo or ora parlato, e riusciranno a ottenerne la revoca nel 1749. E<br />

da questo momento fino al profilarsi degli orientamenti accentratori e<br />

livellatori giuseppini, che nulla hanno a che fare con quelli milanesi del<br />

1744 e che potranno avere attuazione solo a metà degli anni Ottanta,<br />

nessuno metterà più in <strong>di</strong>scussione l'autonomia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> da Milano.<br />

Nemmeno Kaunitz, che anzi cercherà <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderla dagli intenti del gio­<br />

vane imperatore Giuseppe IL Alla luce <strong>di</strong> questo, pare un poco fuorvian­<br />

te una lettura del Settecento mantovano tutta risolta in chiave <strong>di</strong> oscilla­<br />

zione fra i due poli dell'«aggregazione al ducato <strong>di</strong> Milano o conservazio­<br />

ne dell'antica autonomia» 124 , ma sarà piuttosto proficuo, per comprende­<br />

re la complessa ottica con cui le autorità asburgiche guardavano al Man­<br />

tovano e la gerarchia <strong>delle</strong> loro priorità, cercar <strong>di</strong> chiarire compiutamente<br />

i motivi, già in parte in<strong>di</strong>cati, del precoce e definitivo fallimento della<br />

prospettiva annessionistica. Prima che si torni su questi argomenti, un<br />

importante corollario dell'aggregazione del 1744 deve però essere preso<br />

in considerazione.<br />

1.5. IL PROGETTO D'ISTITUZIONE DI UN CORPO civico<br />

La creazione <strong>di</strong> un organo <strong>di</strong> rappresentanza civica a <strong>Mantova</strong> era<br />

motivata, nel contesto della riforma in corso, da un'esigenza <strong>di</strong> conformità<br />

con il sistema milanese ed era inoltre necessaria, come si è accennato, per<br />

l'elezione dell'oratore che doveva prender parte alla Congregazione dello<br />

125 Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 123.<br />

m La citazione da M. Vaini, La società mantovana <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>, p. 12.<br />

61


62 CAPITOLO PRIMO<br />

Stato. <strong>Il</strong> Consiglio d'Italia preferiva presentarla tuttavia come una reinte­<br />

grazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, «che sempre mai ha mal volentieri sofferto così<br />

grave spoglio», nelle proprie prerogative civiche lungamente calpestate dai<br />

Gonzaga, oltre che come una via per «re<strong>di</strong>mere que' citta<strong>di</strong>ni, massima­<br />

mente nobili, dal profondo ozio in cui giacciono» 125 . In realtà, l'ex capitale<br />

gonzaghesca non aveva conservato alcuna tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> autogoverno citta­<br />

<strong>di</strong>no, né alcuna istituzione in cui si riconoscesse la città in quanto tale, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto era accaduto alle altre città lombarde, tanto alla<br />

maggiore, quanto alle provinciali 126 .<br />

Questa <strong>di</strong>fformità, che va posta fra l'altro in relazione alla storica<br />

assenza nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> una forma regolare <strong>di</strong> tassazione fon­<br />

<strong>di</strong>aria per il mantenimento <strong>di</strong> un esercito permanente, era stata da tempo<br />

notata anche dalle autorità asburgiche, aduse per parte loro alla spartizio­<br />

ne <strong>di</strong> funzioni amministrative fra principe e ceti tipica dello Stàndestaat ul .<br />

La necessità <strong>di</strong> introdurre anche nel <strong>Mantova</strong>no questa dualità, per quan­<br />

to artificialmente, fu avvertita per esempio nel 1736, allorché, insieme alle<br />

prime provvidenze per il buon regolamento dell'amministrazione camera­<br />

le, era stato deciso, quasi come corollario, <strong>di</strong> togliere al Magistrato «quelle<br />

ispezioni, che concernono più il paese, che il nostro erario», affinchè il<br />

tribunale potesse meglio attendere ai propri compiti. «Le contribuzioni, la<br />

125 Consulta s.d., in ASMi, Feu<strong>di</strong> imperiali, b. 402.<br />

126 Cfr. A. Visconti, La pubblica amministrazione nello Stato milanese durante il<br />

predominio straniero (1541-1796), pp. 409 sgg.; F. Calvi, II patriziato milanese (in par­<br />

ticolare il documento pubblicato alle pp. 355-360); E. Verga, I Decurionati nelle città<br />

provinciali dell'antico stato <strong>di</strong> Milano; Id., La Congregazione del <strong>Ducato</strong> e l'amministra­<br />

zione dell'antica provincia <strong>di</strong> Milano (1561-1759); F. Pino, Patriziato e decurionato a<br />

Milano nel secolo XVIII. Sulle due maggiori città provinciali, C. Porqueddu, Gli or<strong>di</strong>­<br />

namenti del principato <strong>di</strong> Pavia tra la fine del Cinquecento e la metà del Settecento, e A.<br />

Pizzocaro, Potere e ricchezza <strong>di</strong> un'elite aristocratica lombarda: il patriziato cremonese<br />

nella prima metà del XVIII secolo.<br />

127 Su cui, per iniziare, O. Brunner, I <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà nell'antica società per ceti,<br />

in Per una storia costituzionale e sociale, D. Gerhard, Regionalismo e sistema per ceti:<br />

temi <strong>di</strong> fondo della storia europea, e, specificamente riguardo alla Monarchia asburgica,<br />

J. Bérenger, Finances et absolutisme autnchìen dans la seconde moitié du XVII siede, o,<br />

più sinteticamente, Id., Resistenza dei ceti atte <strong>riforme</strong> nell'Impero. 1680-1700. Sulla<br />

possibilità <strong>di</strong> assimilare il sistema patrizio milanese alle strutture cetuali <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

tedesca vanno viste le due <strong>di</strong>verse opinioni espresse da C. Capra, Lo sviluppo <strong>delle</strong><br />

<strong>riforme</strong> asburgiche nello Stato <strong>di</strong> Milano, pp. 164 sgg., e da C. Mozzarelli, Sovrano,<br />

società e amministrazione locale nella Lombar<strong>di</strong>a teresiana (1749-1758), p. 32, n. 28,<br />

insieme alle posizioni più recenti che tendono ad abbandonare la lettura in chiave <strong>di</strong><br />

dualismo per proporre un'ottica policentrica (vd. in particolare, in Lombar<strong>di</strong>a borromai-<br />

ca, Lombar<strong>di</strong>a spagnola, 1554-1659, gli interventi <strong>di</strong> C. Mozzarelli e <strong>di</strong> G. Signorotto).


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 63<br />

<strong>di</strong>stribuzione de' quartieri, // passaggio <strong>delle</strong> truppe e la somministrazione<br />

del fieno ed altri naturali, come pur anche la commanda de' carri», dove­<br />

vano essere a tal fine affidate a una «deputazione, o sia convocazione<br />

d'alcune persone del paese» 128 .<br />

Già in precedenza erano stati chiamati dei nobili, «in figura della<br />

rappresentanza del pubblico», a comporre organismi temporanei a cui si<br />

volevano demandare i compiti che maggiormente coinvolgevano l'interes­<br />

se dei sud<strong>di</strong>ti, specialmente riguardanti le «Decorrenze militari» 129 . Da<br />

ultimo durante la guerra <strong>di</strong> successione polacca era stata eretta una «Con­<br />

ferenza» <strong>di</strong> quel tipo, destinata a rimanere in vita almeno fino al 1737 13°.<br />

Essa però non può ancora essere definita un corpo civico, in quanto era<br />

stata creata dal langravio d'Assia affinchè per «le giornaliere contingenze<br />

[...] fossevi in <strong>Mantova</strong> chi prontamente ascoltasse o li bisogni del popolo,<br />

o que' <strong>delle</strong> soldatesche, per darci opportuno provve<strong>di</strong>mento». Quest'or­<br />

ganismo, che si riuniva giornalmente nella residenza del governatore, fun­<br />

geva dunque piuttosto da coa<strong>di</strong>utore dell'autorità regia, secondo un'ispi­<br />

razione cortigiana ancora viva a <strong>Mantova</strong>, come si è visto, lontanissima da<br />

quella dei consigli decurionali lombar<strong>di</strong>. Inoltre, il fatto che nel 1737 la<br />

Conferenza lamentasse al duca <strong>di</strong> Positano come le proprie ispezioni fos­<br />

sero «nella maggior parte scemate», perché assorbite d'autorità da una<br />

consulta in cui figuravano i capi e <strong>di</strong>versi membri dei due principali tri­<br />

bunali regi, chiarisce quanto fossero labili i confini fra la sfera civica e<br />

quella regia in un contesto che non le aveva storicamente maturate. La<br />

stessa vicenda mostra infine come la cerchia aristocratica fosse più pro­<br />

pensa <strong>di</strong> quanto gli storici abbiano finora ritenuto ad adeguarsi a quella<br />

congiuntura, accettando il ruolo "pubblico" assegnatele dal nuovo conte­<br />

sto istituzionale, e quanto fosse forte, invece, la resistenza del ceto dei<br />

funzionar! 13! . A conferma <strong>di</strong> questo si può ricordare che nel 1729 il Ma-<br />

128 Dispaccio 23 giugno 1736, in ASMi, DR, b. 187.<br />

129 Specificazione, in ASMi, UTR p.a., b. 28 (vd. n. 23).<br />

130 Rappresentanza della Conferenza generale sopra gli affari militari al duca <strong>di</strong><br />

Positano, 26 aprile 1737, in HHSaW, MC, Fz. 3. La Conferenza era composta dal<br />

marchese Nicola Ippoliti conte <strong>di</strong> Gazoldo, dal marchese Carlo Aldegati, dal conte<br />

Opran<strong>di</strong>no Arrivabene, dal marchese Filippo Strozzi, dal marchese Pio Guerrieri, dal<br />

marchese Antonio Cavriani, cioè dal fiore della nobiltà mantovana. Di quest'organo<br />

parla anche F. Amadei, Cronaca universale, voi. IV, pp. 467-68.<br />

131 Sulla mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità da parte della nobiltà mantovana a farsi rele­<br />

gare in un ruolo civico, C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 46 sgg. e C.<br />

Mozzarelli, <strong>Mantova</strong> da capitale a provincia, p. 15.


64 CAPITOLO PRIMO<br />

gistrato camerale, interpellato a proposito <strong>di</strong> una «intenzionata nuova<br />

erezione della Comunità de' Nobili e della <strong>di</strong> lei utilità e danno al pubbli­<br />

co», aveva manifestato implicitamente il proprio <strong>di</strong>ssenso, non solo e non<br />

tanto, a mio avviso, perché rifiutava l'instaurazione <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong>archi-<br />

co con il principe, quanto perché non vedeva con favore il trasferimento<br />

<strong>di</strong> parte <strong>delle</strong> proprie prerogative a un corpo cetuale 132 .<br />

<strong>Il</strong> piano della «pubblica Deputazione» del 1737, elaborato dall'am­<br />

ministratore cesareo Stampa e dai ministri locali, si <strong>di</strong>scostava decisamen­<br />

te dal modello della Conferenza del 1733 e abbozzava già una struttura<br />

<strong>di</strong> vero e proprio organo civico 133 . Tuttavia, dei cento membri <strong>di</strong> cui esso<br />

doveva essere composto, solo cinquanta sarebbero stati nobili, accanto a<br />

trenta citta<strong>di</strong>ni benestanti e a venti mercanti, mentre nel «consiglio <strong>di</strong><br />

reggenza», l'organo esecutivo, le proporzioni si sarebbero alterate un<br />

poco a svantaggio dell'ultimo or<strong>di</strong>ne, con il prefetto, il viceprefetto e sei<br />

reggenti nobili, altri sei reggenti citta<strong>di</strong>ni e soltanto due mercanti. Si trat­<br />

tava <strong>di</strong> una configurazione mista del tutto inconsueta in Lombar<strong>di</strong>a, dove<br />

il sistema dei consigli decurionali si fondava invece sull'identità fra patri­<br />

ziato citta<strong>di</strong>no e decurionato 134 . A <strong>Mantova</strong>, dove non si è sviluppato un<br />

ceto civile dotato <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> funzioni autonome e in certa misura<br />

concorrenti con quelle del principe, vale a <strong>di</strong>re un patriziato, e dove,<br />

come ora vedremo, la nobiltà <strong>di</strong> origine cortigiana ha perduto da tempo<br />

il proprio ruolo nell'amministrazione regia a favore <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong>rigen­<br />

te <strong>di</strong> più recente e composita formazione, il corpo civico non avrebbe<br />

potuto avere una struttura sociale omogenea, assimilabile a quella patri­<br />

zia <strong>delle</strong> altre città. E non a caso i ministri regi, che vedevano oltrettutto<br />

le proprie famiglie inserite nel novero <strong>delle</strong> eleggibili, avrebbero esercita­<br />

to un forte controllo sulla Deputazione in quanto ufficiali del sovrano:<br />

l'autorizzazione <strong>delle</strong> assemblee, la prima nomina dei membri del Consi­<br />

glio, l'approvazione <strong>delle</strong> integrazioni successive per cooptazione, la scel­<br />

ta, su terne della Deputazione, dei «reggenti» erano tutte infatti <strong>di</strong> perti­<br />

nenza regia.<br />

Nemmeno sotto questa forma, peraltro, il corpo civico mantovano<br />

132 Vd. ancora ivi.<br />

133 Erezione <strong>di</strong> una pubblica deputazione per la Città e Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> et aggionta<br />

de li due cesarei rescritti per l'erezione della medesima, in ASMi, UC p.a., b. 120.<br />

134 Per il concetto <strong>di</strong> patriziato si può partire da C. Mozzarelli, Strutture sodali e<br />

formazioni statuali a Milano e Napoli tra 'JOO e '700, e, per i più recenti sviluppi <strong>delle</strong><br />

linee interpretative, dalle considerazioni <strong>di</strong> G. B. Zenobi, Le «ben regolate città».<br />

Modelli politici nel governo <strong>delle</strong> periferie pontificie in età moderna.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 65<br />

vide la luce e, anzi, la riorganizzazione istituzionale del 1738 si fece senza<br />

più nemmeno accennarvi, addossando ancora una volta le ispezioni sul­<br />

l'annona, le acque, le strade, gli alloggi per gli ufficiali e la sovrintendenza<br />

al fondo militare alla nuova amministrazione camerale, appositamente<br />

potenziata, come si è visto, con un nuovo assessore per le incombenze<br />

legate al mantenimento <strong>delle</strong> truppe 135 . D'altro canto, proprio per l'assen­<br />

za <strong>di</strong> un corpo civico, negli anni seguenti si ricorrerà ancora ripetutamente<br />

alla pratica <strong>di</strong> inserire nelle varie giunte interine che si succederanno uno<br />

o più nobili nazionali, a riportare la voce dei sud<strong>di</strong>ti o a testimoniarne il<br />

consenso 136 . Un rime<strong>di</strong>o che doveva risultare del tutto innocuo a quanti<br />

avversavano l'erezione <strong>di</strong> un vero consiglio decurionale, e che forse andava<br />

a genio pure ai vari marchesi Cavriani e Guerrieri, promossi in quel modo<br />

ai vertici della regia amministrazione, ma che certamente non garantiva a<br />

queste figure alcuna efficacia rappresentativa al <strong>di</strong> là della pura e semplice<br />

portata <strong>delle</strong> loro relazioni personali.<br />

Caduto in temporanea <strong>di</strong>menticanza il progetto dell'organismo civi­<br />

co, chi riuscì a recuperarlo a nuova vita, rivestendolo <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>ti significati,<br />

fu nel 1744 il gruppo milanese promotore del progetto per l'aggregazione<br />

dei ducati padani a Milano. L'erezione del corpo civico era infatti prevista<br />

dal piano d'aggregazione approvato dalla sovrana e la Giunta esecutiva<br />

decise <strong>di</strong> incaricare il mantovano Beltrami <strong>di</strong> un esame approfon<strong>di</strong>to del­<br />

l'intera questione.<br />

Nella sua relazione il senatore prese avvio, come <strong>di</strong> consueto in que­<br />

sto tipo <strong>di</strong> documenti lancieri regime, da una ricostruzione storica <strong>delle</strong><br />

vicende della «comunità» citta<strong>di</strong>na, fornendone una versione funzionale<br />

133 Cfr. le istruzioni a Traun del 28 <strong>di</strong>cembre 1737, in ASMi, DR, b. 190, e il<br />

<strong>di</strong>spaccio 13 settembre 1738, ivi, b. 193. Inoltre, sull'attribuzione <strong>di</strong> prerogative non<br />

camerali alla Dirczione <strong>delle</strong> finanze, la lettera <strong>di</strong> Traun a Grùner, 22 aprile 1738, in<br />

ASMi, UTR p.a., b. 28, e il rapporto del Supremo Consiglio d'Italia, 16 maggio 1738,<br />

in HHSaW, Vortr., F. 168.<br />

136 Sulla composizione <strong>delle</strong> giunte vd. il <strong>di</strong>spaccio 21 marzo 1742 (ASMi, DR, b.<br />

203), la lettera del segretario <strong>di</strong> vice-governo Pietro Rontini a Traun, 2 giugno 1742<br />

(HHSaW, MK, F. 29), la lettera <strong>di</strong> Pallavicini a Rontini, 31 gennaio 1743 (ivi). In verità,<br />

l'idea del corpo civico non era stata accantonata completamente, come mostra una serie<br />

<strong>di</strong> proposte per il miglioramento dell'amministrazione mantovana presentate nel 1740<br />

dal commissario <strong>delle</strong> milizie mantovane Rinaldo Pelliccili, e riba<strong>di</strong>te nel 1742 (cfr. il<br />

riassunto <strong>di</strong> lettera <strong>di</strong> Pelliccili del 23 gennaio, in HHSaW, MK, F. 28, e il Metodo facile<br />

per stabilire un annuo red<strong>di</strong>to al Corpo civico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> ed un fondo equitativo per<br />

supplire alle occorrerne pubbliche, senza danno della cassa del fondo militare ed a van­<br />

taggio dell'erario regio, 18 gennaio 1742, senza firma, in HHSaW, MC, F. 6).


66 CAPITOLO PRIMO<br />

alla posizione del ceto <strong>di</strong> governo mantovano cui apparteneva e ch'era<br />

interessato a limitare quanto più possibile gli effetti del riconoscimento <strong>di</strong><br />

un ambito civico autonomo 137 . A questo fine, Beltrami ritenne necessario<br />

sfatare due opinioni che «si volle alcuna volta supporre all'Augustissimo<br />

Carlo VI <strong>di</strong> eterna rimembranza». Contro la prima, che datava l'abolizione<br />

della comunità all'epoca ducale, egli anticipava la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ruolo e <strong>di</strong><br />

potere <strong>delle</strong> istituzioni comunali alla fine del Trecento, cioè al periodo<br />

ancora fluido in cui Francesco Gonzaga, capitano del popolo eletto dal<br />

comune (si era attorno al 1382), aveva strappato a quest'ultimo l'ere<strong>di</strong>ta­<br />

rietà della carica e la cessione <strong>di</strong> tutti i beni e i red<strong>di</strong>ti della città. L'opera<br />

<strong>di</strong> esautorazione era stata poi semplicemente proseguita dal primo mar­<br />

chese Giovan Francesco (1432-1444) e completata dal duca Guglielmo<br />

(1561-1587) 138 . Risalendo all'epoca comunale, il senatore mostrava inoltre<br />

come «l'anzidetta comunità non fosse <strong>di</strong> soli nobili», come molti credeva­<br />

no, ma, al contrario, originariamente mista, <strong>di</strong> nobili, dottori e mercanti<br />

«con altri popolari».<br />

Sgomberato così il campo da errori ed equivoci, Beltrami presentava<br />

un progetto coerente con il modello storico delineato 139. <strong>Il</strong> Consiglio ge­<br />

nerale avrebbe dovuto comporsi dei nobili del paese, del Collegio dei<br />

giureconsulti e <strong>di</strong> alcuni membri dell'Università mercantile. Poiché la<br />

prima categoria presentava qualche <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definizione, in assenza<br />

tanto <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione feudale, quanto <strong>di</strong> una patrizio-decurionale, il<br />

137 Prima informazione intorno il generale sistema dell'antico corpo pubblico in<br />

<strong>Mantova</strong>, 20 ottobre 1744, in ASMi, UC p.a., b. 120.<br />

138 I. Lazzarini, Fra continuità e innovazione: trasformazioni e persistenze istituzio­<br />

nali a <strong>Mantova</strong> nel Quattrocento sottolinea invece il permanere <strong>di</strong> un buon livello <strong>di</strong><br />

flui<strong>di</strong>tà istituzionale e <strong>di</strong> una coscienza citta<strong>di</strong>na fin quasi a fine Quattrocento. Della<br />

stessa autrice si veda ora anche Gerarchle sociali e spazi urbani a <strong>Mantova</strong> dal Comune<br />

atta Signoria gonzaghesca. Completamente <strong>di</strong>fferente appare la situazione un secolo<br />

dopo, allorché l'ambasciatore veneto osserva che «si gloria il signor duca <strong>di</strong> non avere<br />

in <strong>Mantova</strong> né Senato, né Consiglio, né altro Magistrato che sia proprio della città, se<br />

non quello che elegge l'Altezza Sua e <strong>di</strong>pende dalla sua volontà» (citato da C. Mozza-<br />

relli, <strong>Mantova</strong> e i Gonzaga, p. 63, da vedere comunque per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

queste vicende). Lo stesso asserisce F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, pp. 277 sgg.,<br />

riportando le Notizie storiche riassuntive sul Comune mantovano da lui stesso redatte<br />

nel 1747. Sull'epoca comunale, vd. invece M. Vaini, Dal Comune alla Signoria. <strong>Mantova</strong><br />

dal 1200 al 1328.<br />

139 Seconda informazione circa il piano del corpo pubblico da rimettersi in <strong>Mantova</strong><br />

coerente alla prima intorno il generale sistema dell'antico, sempre 20 ottobre 1744, in<br />

ASMi, UC p.a., b. 120.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL AUTONOMIA MANTOVANA 67<br />

senatore ne approfittò per proporre un'accezione molto ampia del termi­<br />

ne 14°. «Per nobili - asseriva - intender voglionsi non solo que' della pri­<br />

maria estrazione tra' quali certamente le persone e famiglie de' ministri<br />

anche riformati, ma ezian<strong>di</strong>o gli altri che, bennati e con buone sostanze,<br />

vivano decentemente; poiché s'essi pure costituiscono una parte decorosa<br />

della civile società, ragione ben vuole l'ammetterli nel complesso che la<br />

rappresenta; e se in<strong>di</strong>fferentemente contribuiscono negli aggravi, abiano<br />

altresì la comunione del maneggio. Atteso massime che in questi, non<br />

meno dei primi aweransi li requisiti del decurionato» 141 . E tali requisiti<br />

sorprendono per la loro genericità, se confrontati con quelli fissati da<br />

altre città: «la qualità personale», l'essere «citta<strong>di</strong>no d'origine e domicilio<br />

mantovano, nato da buoni e non abbietti parenti» e una «entrata bastevo­<br />

le a mantenersi con civile proprietà». I giuristi, fra cui erano scelti gran<br />

parte degli ufficiali regi, erano invece già costituiti in corpo e potevano,<br />

semmai, esser riconosciuti meritevoli <strong>di</strong> nobilitazione, «onde anche in ciò<br />

abbiasi l'uniformità a quelli <strong>delle</strong> altre province unite allo Stato <strong>di</strong> Mila­<br />

no». Minor considerazione riceveva invece l'istituendo or<strong>di</strong>ne dei mercan­<br />

ti, cestola della Università citta<strong>di</strong>na che avrebbe contato un numero <strong>di</strong><br />

membri inferiore a quello degli altri due or<strong>di</strong>ni. Le proporzioni numeri­<br />

che venivano meglio precisate nel Minor Consiglio, il vero corpo decurio-<br />

nale, che avrebbe contato 36 nobili, 24 dottori collegiali (con precedenza<br />

ai ministri del Senato) e 12 mercanti, e nel braccio esecutivo, il Consiglio<br />

140 Questo tentativo <strong>di</strong> definire il concetto <strong>di</strong> nobiltà non è isolato, ma riflette, al<br />

<strong>di</strong> là del motivo contingente, una necessità avvertita un po' ovunque nell'Italia settecen­<br />

tesca e in particolare nell'area <strong>di</strong> recente acquisizione asburgica, dove i mutamenti<br />

<strong>di</strong>nastici e le conseguenti riconfigurazioni costituzionali mettono in crisi i vecchi pun­<br />

telli della legittimazione nobiliare. Basti pensare all'acceso <strong>di</strong>battito che precedette la<br />

legge sulla nobiltà e citta<strong>di</strong>nanza in Toscana, alle <strong>di</strong>scussioni a Milano negli anni Qua­<br />

ranta, che sfociarono nell'e<strong>di</strong>tto del 14 settembre 1750, col quale si creava un primo<br />

ufficio aral<strong>di</strong>co, ma anche al chirografo <strong>di</strong> papa Benedetto XIV sulla nobiltà romana<br />

del 1746 (cfr. C. Donati, L'idea dt nobiltà in Italia (secoli XIV-XVHI), pp. 319-332, M.<br />

Verga, Da «citta<strong>di</strong>ni» a nobili. Lotta politica e riforma <strong>delle</strong> istituzioni nella Toscana <strong>di</strong><br />

Francesco Stefano, C. Mozzarelli, Impero e città. La riforma della nobiltà nella Lombar<strong>di</strong>a<br />

del Settecento).<br />

141 Sui criteri <strong>di</strong> ammissione ai consigli decurionali nelle città italiane e sulla<br />

correlata in<strong>di</strong>viduazione del ceto patrizio, la letteratura è vasta. Per un primo orienta­<br />

mento si può vedere C. Mozzarelli, Stato, patriziato e organizzazione della società nel­<br />

l'Italia moderna, mentre per un parallelo con la realtà milanese, F. Pino, Patriziato e<br />

decurionato a Milano nel secolo XVIII. Sulla definizione del ceto nobiliare mantovano,<br />

vd. anche oltre, p. 74.


68 CAPITOLO PRIMO<br />

dei savi o eletti <strong>di</strong> provvisione, costuito da 6 nobili, 4 giureconsulti, 2<br />

mercanti 142 .<br />

<strong>Il</strong> complicato, eppur chiaro, progetto del Beltrami incontrò <strong>di</strong>fficol­<br />

tà a Vienna per i suoi risvolti finanziari, dal momento che nelle intenzio­<br />

ni <strong>delle</strong> autorità asburgiche l'istituzione del corpo civico non avrebbe<br />

dovuto gravare in alcun modo sul bilancio camerale, ma piuttosto avvan­<br />

taggiarsi <strong>di</strong> una più attenta gestione del fondo contribuzionale, mentre<br />

Beltrami aveva ar<strong>di</strong>tamente suggerito <strong>di</strong> recuperare alla città i cespiti <strong>di</strong><br />

sua antica pertinenza e che già sotto i duchi erano entrati nel novero<br />

<strong>delle</strong> regalie (dazio dei contratti, del minuto etc.) 143 . Ma, soprattutto, il<br />

piano del senatore era destinato a suscitare vivaci reazioni da parte della<br />

nobiltà mantovana, ostile all'adozione <strong>di</strong> criteri larghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

cetuale.<br />

Al Governo pervenne infatti un'altra proposta, <strong>di</strong> ignota paternità,<br />

fedele al modello milanese e filoaristocratica I44 . L'autore partiva dal crite­<br />

rio <strong>di</strong> conformità agli or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> Milano, Pavia e Cremona, esplicita­<br />

mente richiamato dal decreto sovrano, per sostenere che al corpo civico<br />

andavano ammessi solo i nobili e per un massimo <strong>di</strong> sessanta membri. La<br />

prima nomina doveva essere riservata all'imperatrice, mentre per le suc­<br />

cessive integrazioni ci si sarebbe basati sulle proposte <strong>di</strong> tre consiglieri e<br />

<strong>di</strong> un conservatore degli or<strong>di</strong>ni. Sebbene il seggio non potesse essere tra­<br />

smissibile ere<strong>di</strong>tariamente, la necessità <strong>di</strong> mostrare le prove <strong>di</strong> duecento<br />

anni <strong>di</strong> vivere nobile e <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to annuo <strong>di</strong> almeno 2000 scu<strong>di</strong> da lire<br />

6 <strong>di</strong> Milano avrebbe notevolmente ristretto il novero dei can<strong>di</strong>dati, esclu­<br />

dendo molti <strong>di</strong> coloro che il progetto Beltrami intendeva ammettere al<br />

decurionato. Nemmeno questo piano faceva peraltro riferimento a una<br />

<strong>di</strong>scriminante patrizia per l'accesso al corpo civico, ma adottava un crite­<br />

rio <strong>di</strong> selezione (il vivere more nobilium bisecolare associato al censo) ben<br />

142 I seggi resisi vacanti dovevano essere riassegnati per cooptazione, salva l'ap­<br />

provazione governativa. <strong>Il</strong> Maggior Consiglio sarebbe stato presieduto dal podestà, <strong>di</strong><br />

nomina regia. Le funzioni del Collegio dei savi spaziavano dalla custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> argini e<br />

scoli pubblici, alla vigilanza sul buoncostume, alla cura degli stu<strong>di</strong>, alla manutenzione<br />

<strong>delle</strong> strade urbane e provinciali, all'ispezione su pane, vettovaglie e annona civica, sui<br />

calmieri e sugli e<strong>di</strong>fìci pubblici, alla pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> alloggiamenti militari, vetture e<br />

tappe per il transito <strong>delle</strong> truppe, al riparto ed esazione <strong>delle</strong> contribuzioni, al pubblico<br />

registro.<br />

143 Lettera da Vienna, non firmata, del 12 <strong>di</strong>cembre 1744, in ASMi, UC p.a.,<br />

b. 120.<br />

144 Ivi.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 69<br />

più generico e largo <strong>di</strong> quelli che regolavano per esempio l'iscrizione alla<br />

matricola del patriziato a Milano, necessaria per l'ottenimento del seggio<br />

decurionale 145 .<br />

Consapevoli dell'esistenza <strong>di</strong> un partito intenzionato a escluderli dal­<br />

l'erigendo corpo civico, i "citta<strong>di</strong>ni" mantovani scesero in campo a loro<br />

volta con una terza soluzione 146 . Come già aveva fatto Beltrami, gli esten­<br />

sori si rifacevano all'originaria composizione mista della comunità, in co­<br />

erenza con la quale essi proponevano <strong>di</strong> includere nell'assemblea civica<br />

trenta nobili e trenta «buoni citta<strong>di</strong>ni, compresavi parte <strong>di</strong> que' mercanti».<br />

Un Consiglio dei do<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> provvisione si sarebbe poi occupato <strong>delle</strong><br />

materie contribuzionali, impegnando anch'esso metà nobili e metà citta<strong>di</strong>­<br />

ni, scelti dai Sessanta. Questa partecipazione paritaria premeva agli autori<br />

del progetto soltanto per le questioni relative alla tassazione, mentre in<br />

altri campi essi accettavano <strong>di</strong> buon grado la preminenza nobiliare: le<br />

deputazioni per l'annona, le strade, la sanità e la sovrintendenza alle <strong>di</strong>ga-<br />

gne sarebbero potute essere composte anche esclusivamente da esponenti<br />

del primo or<strong>di</strong>ne, poiché interessavano più <strong>di</strong>rettamente la proprietà ter­<br />

riera. Ulteriore concessione alla nobiltà era l'esclusione dei non-nobili dal<br />

seggio <strong>di</strong> prefetto. Ma tali lusinghe non valsero a mascherare agli occhi del<br />

primo ceto la sostanza <strong>di</strong> quel progetto, dottamente confutato da una<br />

Scrittura del conte Federico Mastini 147 .<br />

Gli argomenti da questa opposti erano vari, ma uno si segnala, a mio<br />

giu<strong>di</strong>zio, come il vero nodo <strong>di</strong> tutta la questione. Dal secolare confronto<br />

fra il partito dei nobili e quello dei popolari, iniziatesi all'epoca dei Bona-<br />

colsi e perdurato fino al principio della signoria dei Gonzaga, a detta del<br />

memoriale <strong>di</strong> parte aristocratica sarebbe uscito vittorioso il secondo. I<br />

145 Cfr. l'Istruzione per l'ammissione de' novi soggetti al patriziato, in appen<strong>di</strong>ce a<br />

F. Pino, Patriziato e decurionato a Milano. La soglia <strong>di</strong> 2000 scu<strong>di</strong> appare fra l'altro<br />

molto bassa, se si tiene conto che la me<strong>di</strong>a proprietà, così come è stata definita da M.<br />

Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 39, va dagli 800 ai 7000 scu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

red<strong>di</strong>to annuo.<br />

146 Idea per la formazione del corpo civico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, in ASMi, UC p.a., b. 120.<br />

147 Scrittura relativa al piano del corpo pubblico da erigersi in <strong>Mantova</strong> estesa dal<br />

conte Federigo de Mastini, in ASMi, UC p.a., b. 120. Senza data ma certamente risalente<br />

alla primavera 1745, quando tanto Mastini come rappresentante della nobiltà, quanto<br />

il dottore causi<strong>di</strong>co Ghirar<strong>di</strong>ni per i citta<strong>di</strong>ni si recarono a Milano (16 marzo 1745) per<br />

esporre ciascuno le proprie ragioni in merito alla costituzione del corpo pubblico. Cfr.<br />

L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo III duca alla fine della prima dominazione austriaca, pp. 216-<br />

17 e F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 337.


70 CAPITOLO PRIMO<br />

popolari, pertanto, favoriti da «alcune facilità o volute o date», sarebbero<br />

riusciti a estromettere la fazione nobiliare, <strong>di</strong>sgustata dalla loro condotta<br />

<strong>di</strong>sonesta all'interno del Consiglio citta<strong>di</strong>no. «Da questo n'è venuto l'altro<br />

maggiore <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, che per osservanza <strong>di</strong> loro regola ed alleanza, non<br />

solo per le determinate e strettamente concor<strong>di</strong> intelligenze, impiegando<br />

ancora li più efficaci maneggi, hanno saputo vicendevolmente sostenersi e<br />

procurarsi tutte le <strong>di</strong>gnità e cariche ne' Magistrati e Tribunali del paese».<br />

Inoltre, nel formulare proposte per la provvista dei posti vacanti, «non<br />

usando eglino della medesima [giustizia] al merito de' concorrenti, con<br />

solo e sempre promovere i propri, si escludevano li nobili». Nella faticosa<br />

sintassi e nelle grossolane rievocazioni storiche dell'aristocratico mantova­<br />

no è dunque possibile leggere la protesta <strong>di</strong> un gruppo nobiliare cui l'eser­<br />

cizio del potere risulta precluso da una élite <strong>di</strong> estrazione non nobile che<br />

se ne è saldamente impossessata.<br />

Poiché non <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> un'indagine sistematica sul ceto <strong>di</strong>rigente<br />

mantovano nel periodo gonzaghesco e nei primi decenni <strong>di</strong> quello asbur­<br />

gico, non è dato trovare decisive conferme a quanto è ora emerso, né<br />

precisarne le coor<strong>di</strong>nate temporali. Come si è già accennato nell'introdu­<br />

zione, si può presumere che un ricambio pressoché totale <strong>di</strong> tale ceto sia<br />

avvenuto dopo il Sacco del 1630, a causa sia dell'estinzione <strong>di</strong> molte fa­<br />

miglie nobili, sia del passaggio del <strong>Ducato</strong> alla <strong>di</strong>nastia Gonzaga-Nevers,<br />

la quale volle attorno a sé propri fedeli 148 . Secondo Vaini, dopo la metà<br />

del secolo «sull'antica nobiltà legata alle vicende più gloriose dei Gonzaga,<br />

prendono progressivamente il sopravvento elementi provenienti dalle<br />

magistrature minori e dai commerci», e a questo proposito lo stu<strong>di</strong>oso fa<br />

i nomi dei Bianchi, dei Casali, dei Magni, dei Sommariva, dei Sor<strong>di</strong>, dei<br />

Bulgarini 149 . In compenso i duchi concedono parecchie nobilitazioni e<br />

titoli, anche a forestieri, mentre aumenta l'immigrazione nobiliare da altri<br />

paesi, stimolata dall'estensione e dal basso prezzo <strong>delle</strong> terre in ven<strong>di</strong>ta. <strong>Il</strong><br />

vecchio ceto nobile appare dunque in grave crisi, <strong>di</strong>somogeneo e privo <strong>di</strong><br />

ruolo politico, e tale rimarrà anche nel secolo successivo. Non sarà un caso<br />

che, dei 22 cognomi cui si riferiscono i maggiori patrimoni nobiliari regi-<br />

148 Cfr. M. Vaini, Per una storia della società mantovana alla fine del '700. La<br />

riforma teresiana e le vicende storiche della nobiltà con particolare riguardo alla forma­<br />

zione della proprietà terriera, p. 340. Questo articolo, purtroppo breve, è l'unico stu<strong>di</strong>o<br />

specifico <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo sulla nobiltà mantovana. Esso va integrato con i dati sulla<br />

<strong>di</strong>stribuzione della proprietà offerti da Id., La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera,<br />

passim.<br />

149 M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 340.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 71<br />

strati dal catasto del 1785, solo uno figurasse negli organici dei principali<br />

uffici regi nel 1736 15°. Ugualmente, scorrendo gli elenchi della nobiltà<br />

titolata, ci si trova <strong>di</strong> fronte a nomi per la maggior parte estranei all'am­<br />

biente della regia amministrazione, tanto nei primi decenni del secolo,<br />

quanto nelle epoche più tarde 151 . «L'età <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> - conclude Vaini -<br />

trova i nobili mantovani inetti alle cariche statali» e tutti orientali, salvo<br />

qualche eccezione, alla «vita oziosa dei 'rentiers'» 152 .<br />

Molte saranno del resto, nel corso del Settecento, le note <strong>di</strong> preoccu­<br />

pazione <strong>delle</strong> autorità viennesi per l'indolenza e l'apatia della nobiltà del<br />

<strong>Ducato</strong>, a cominciare dalle parole del Consiglio d'Italia menzionate al<br />

principio del presente paragrafo. Anche i tentativi per coinvolgere elemen­<br />

ti dell'aristocrazia nella regia amministrazione, forse condotti con poca<br />

convinzione, non sortiranno effetti decisivi: i nobili presenti negli organici<br />

nel corso del secolo non provengono dalle casate più antiche e illustri, ma<br />

da famiglie <strong>di</strong> recente nobilitazione (Sor<strong>di</strong>, Nonio, Casali, Zanetti, Lanzo-<br />

ni, Magnaguti), oppure da poco immigrate (D'Arco dal Trentino, Collo-<br />

redo dal Friuli, Cocastelli dal Monferrato); non pochi sono infine i mini­<br />

stri insigniti <strong>di</strong> un titolo esclusivamente per i propri meriti personali<br />

(Marchesi, Rontini, Bermudez, Peyri, Waters, Auesperg) 153 . Anche se<br />

occorrebbe effettuare un'indagine sistematica sulle famiglie, l'estraneità<br />

<strong>delle</strong> gran<strong>di</strong> casate nobili al governo del <strong>Ducato</strong> rilevata da Vaini risulta<br />

pertanto sufficientemente comprovata per tutto il periodo in questione,<br />

pur tenuto conto <strong>delle</strong> già note eccezioni del marchese Valenti-Gonzaga<br />

no per ja graduatoria dei patrimoni, vd. ivi la tabella a p. 344.<br />

151 Alcuni elenchi sono stati pubblicati in «Civiltà mantovana», nella serie <strong>di</strong><br />

articoli Per un repertorio <strong>delle</strong> pubblicazioni e dei testi ine<strong>di</strong>ti concernenti famiglie man­<br />

tovane, numeri 24 (IV - 1970), 29 (V - 1971), 31 (VI - 1972), 35 (VI), 37 (VII - 1973).<br />

Naturalmente occorre considerare che, per quanto riguarda gli elenchi redatti dalla<br />

regia Deputazione aral<strong>di</strong>ca negli anni Settanta, alcune famiglie, ancora presenti nei<br />

primi decenni del secolo, non vi figurano perché si sono estinte (è il caso p. es. dei<br />

marchesi Valenti).<br />

152 M. Vaini, Per una storia della società mantovana, pp. 341-2. Un'eccezione è<br />

rappresentata per es. dalla famiglia Cavriani, che in<strong>di</strong>rizzò <strong>di</strong>versi dei propri cadetti alla<br />

carriera militare nelle armate imperiali. Cfr. Id., La società censitaria nel <strong>Mantova</strong>no,<br />

p. 100.<br />

153 Per la storia <strong>delle</strong> famiglie vd. ivi, passim. Inoltre, gli elenchi pubblicati in<br />

«Civiltà mantovana», <strong>di</strong> cui alla n. 151. Sulle famiglie mantovane è consultabile l'opera<br />

ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> C. d'Arco, Famiglie mantovane, conservata presso l'ASMn, che offre genea­<br />

logie e ricostruzioni storiche dettagliate, ma non sempre rigorose. Sui singoli personaggi<br />

impiegati nella regia amministrazione, si vedano nel presente volume le note de<strong>di</strong>cate<br />

a ciascuno <strong>di</strong> essi. L'osservazione del Consiglio d'Italia è sopra, a p. 62.


72 CAPITOLO PRIMO<br />

negli anni Trenta, e del marchese Odoardo Guerrieri-Gonzaga, che in<br />

epoca leopol<strong>di</strong>na sarà consigliere nel Magistrato camerale 154 . Né l'aristo­<br />

crazia mantovana sembra mostrare maggior interesse per l'amministrazio­<br />

ne civica, come testimoniano varie voci nel corso del secolo, a cominciare<br />

da quella <strong>di</strong> Giuseppe Arconati, che lamenta le lunghe assenze estive dei<br />

nobili investiti <strong>di</strong> funzioni pubbliche, i quali nulla al mondo avrebbe <strong>di</strong>­<br />

stolto dall'ozio della villeggiatura, per finire con quella fortemente critica<br />

<strong>di</strong> Giambattista Gherardo d'Arco all'epoca dell'Intendenza politica, che<br />

denuncia l'elevato assenteismo nel Consiglio decurionale 155 . Arconati, in<br />

particolare, qualificando la nobiltà mantovana come «piena <strong>di</strong> presunzio­<br />

ne e nemica dello stu<strong>di</strong>o e dell'applicazione», riba<strong>di</strong>sce che gli ultimi<br />

duchi hanno preferito ricorrere a ministri forestieri, e che pertanto la<br />

vecchia aristocrazia è rimasta del tutto inesperta <strong>di</strong> questioni amministra­<br />

tive e solo «intenta a convertire a proprio vantaggio qualunque ingerenza<br />

pubblica <strong>di</strong> cui possa essere rivestita» 156 .<br />

Ma la nobiltà mantovana, che nell'elenco ufficiale stilato per la prima<br />

volta nel 1778 risulterà composta da 168 casati, <strong>di</strong> cui 103 titolati (5<br />

principi - tutti Gonzaga - 35 marchesi, 63 conti), 52 non titolati e 7<br />

classificati come civili 157 , si segnala anche sotto un altro profilo: la generale<br />

modestia che caratterizza i suoi patrimoni e il suo stile <strong>di</strong> vita. Vaini è<br />

giunto a questa conclusione ponendo a confronto i valori percentuali <strong>di</strong><br />

154 Quella dei Guerrieri-Gonzaga è nobiltà illustre per l'apparentamento con un<br />

ramo della famiglia Gonzaga, e facoltosa (il settimo patrimonio secondo il catasto del<br />

1785, cfr. M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 344). Odoardo fu acqui­<br />

sito alla regia amministrazione con la riforma leopol<strong>di</strong>na, che volle affidare il governo<br />

del <strong>Ducato</strong> a una maggioranza <strong>di</strong> elementi locali, ma si trattò <strong>di</strong> un esperimento breve<br />

e anomalo nella storia del dominio asburgico. Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

p. 453; inoltre S. Mori, II <strong>Mantova</strong>no alla fine dell'antico regime (1790-1796).<br />

155 Cfr. A. Enzi, // «Frammento <strong>di</strong> memorie e considerazioni intorno agli strani<br />

avvenimenti del secolo XVIII» <strong>di</strong> G.B.G. d'Arco. Inoltre, le lettere <strong>di</strong> Giuseppe Arconati<br />

a Gianluca Pallavicini del 27 gennaio 1747, in ASMi, L/Cp.a., b. 120, e del 26 <strong>di</strong>cembre<br />

1747, in ASBo, AP, III, b. 136. Sull'attività del Consiglio decurionale, che sarà istituito<br />

finalmente nel 1750, non è dato comunque sapere molto, soprattutto per i primi decen­<br />

ni, in quanto il suo archivio è andato <strong>di</strong>strutto.<br />

156 Citato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 48. Vivanti sostiene che<br />

la nobiltà abbia volontariamente <strong>di</strong>sertato il corpo decurionale a composizione mista,<br />

per riaffermare il proprio predominio attraverso la più ristretta Congregazione civica,<br />

poi municipale (ivi, n. 33). Ma questo predominio, come ho cercato <strong>di</strong> mostrare in<br />

queste pagine, è tutt'altro che provato dai documenti.<br />

157 M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 330. Non esistono per ora<br />

dati sufficienti sulla demografia della nobiltà mantovana. Vaini (ivi, n. 20) stima a 700-<br />

750 unità la popolazione nobile alla fine del Settecento, quando già si facevano sentire


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 73<br />

perticato (31,29%) e scudato (33,54%) attribuiti alla nobiltà dal catasto<br />

del 1785, con le cifre registrate per Bologna da Zangheri 158 . Non appare<br />

<strong>di</strong> primo acchito altrettanto povera a paragone con il Milanese, dove lo<br />

stesso ceto detiene, secondo le rilevazioni <strong>di</strong> Zaninelli, il 31,55% della<br />

superficie e il 32,66% dello scudato. Ma occorre tenere presente che qui<br />

si è considerata solo la nobiltà titolata, mentre Vaini ha usato un criterio<br />

più largo 159 . Le 433 <strong>di</strong>tte nobili del <strong>Mantova</strong>no si <strong>di</strong>vidono 955.051 p.m.<br />

<strong>di</strong> terra, con notevoli <strong>di</strong>sparità, tuttavia, al loro interno: non più <strong>di</strong> 22<br />

<strong>di</strong>tte, infatti, (il 5,1% del totale) sono proprietarie del 39,5% della super­<br />

ficie <strong>di</strong> pertinenza nobiliare, con patrimoni superiori alle 10.000 pertiche,<br />

mentre le rimanenti 411 <strong>di</strong>tte non superano in me<strong>di</strong>a le 1400 pertiche <strong>di</strong><br />

proprietà fon<strong>di</strong>aria 16°.<br />

Accenni alle con<strong>di</strong>zioni materiali poco prospere della nobiltà manto­<br />

vana si trovano in vari documenti coevi. Beltrame Cristiani, per esempio,<br />

negli anni Cinquanta cercherà <strong>di</strong> promuovere l'esercizio dell'equitazione<br />

nei giovani aristocratici, giu<strong>di</strong>cando la loro educazione e il loro stile <strong>di</strong> vita<br />

«veramente deplorabile» 161 . In una memoria molto più tarda il conte<br />

gli effetti del calo demografico: mancavano <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong>retta negli anni Sessanta<br />

o erano già scomparse dagli inizi del secolo 46 famiglie (M. Vaini, La società censitaria,<br />

pp. 99-100). Ma sarà soprattutto la scarsità <strong>di</strong> nobilitazioni sotto gli Asburgo (Vaini ne<br />

registra tre sole: quella degli Zanar<strong>di</strong> nel 1707, banchieri <strong>di</strong> Brescia e cre<strong>di</strong>tori della<br />

Camera, quella dei Sor<strong>di</strong> e quella dei Rizzini, rispettivamente commercianti e appalta­<br />

tori, nel 1740, sebbene a parere <strong>di</strong> chi scrive il numero sia stato maggiore, contando<br />

anche alcuni casi <strong>di</strong> funzionari, come quello <strong>di</strong> Giambattista Marchesi, <strong>di</strong>venuto conte<br />

nel 1737), non sufficientemente compensata dalle pur numerose immigrazioni (Peyri,<br />

Waters, Bermudez, Risenfeldt, Colloredo, della Torre-Taxis) a segnare il declino del<br />

ceto verso la fine del Settecento, che proseguirà nel secolo successivo (per cui vd. ivi).<br />

158 M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 342.<br />

159 Cfr. S. Zaninelli, Agricoltura e regime fon<strong>di</strong>ario: la <strong>di</strong>stribuzione della terra per<br />

gruppi sociali nello Stato <strong>di</strong> Milano (aree <strong>di</strong> collina, <strong>di</strong> altopiano e <strong>di</strong> pianura) nel terzo<br />

decennio del Settecento. Purtroppo non è possibile proseguire ulteriormente nel con­<br />

fronto perché mentre Vaini ha ricostruito le <strong>di</strong>tte, Zaninelli ha mantenuto le intestazio­<br />

ni (8038 a nobili) per non incorrere in errori <strong>di</strong> identificazione. Non importa invece il<br />

fatto che i dati riportati escludano la zona montana dello Stato <strong>di</strong> Milano, poiché la<br />

montagna, che, com'è noto, evidenzia solitamente una <strong>di</strong>stribuzione della proprietà<br />

molto <strong>di</strong>versa rispetto alle altre zone, non è presente nel <strong>Mantova</strong>no.<br />

160 I nomi della grande proprietà terriera aristocratica sono, in or<strong>di</strong>ne decrescente<br />

<strong>di</strong>-ricchezza immobiliare, Cavriani, Arrivabene, da Bagno, Arrigoni, Zanar<strong>di</strong> (1), Ca-<br />

nossa, Guerrieri-Gonzaga, Zanar<strong>di</strong> (2), Colloredo, Rangoni, Zanetti, Gonzaga (1), Riva,<br />

Castiglioni, Spolverini, Nerli, Bagni, Gonzaga (2), d'Arco, Ippoliti <strong>di</strong> Gazoldo, della<br />

Torre-Taxis, Sor<strong>di</strong>. Cfr. M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 344.<br />

161 Relazione del 24 settembre 1757, in C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no,<br />

p. 99.


74 CAPITOLO PRIMO<br />

Giovanni Arrivabene offre un'eloquente descrizione del modesto tenore<br />

<strong>di</strong> vita della classe a cui appartiene, oltre che del suo scarsissimo interesse<br />

per la politica 162 . Sintomatico pare infine il pesante indebitamento <strong>di</strong> cui<br />

soffrono alcune famiglie nei confronti dei banchieri ebrei: è il caso, per<br />

esempio, del marchese Ludovico Andreasi, che, esposto verso le <strong>di</strong>tte<br />

Coen, Cantoni e Norsa, ha loro versato l'intero ricavato della ven<strong>di</strong>ta dei<br />

suoi beni stabili in cambio <strong>di</strong> un vitalizio 163 .<br />

L'eterogeneità del gruppo nobiliare mantovano e la sua <strong>di</strong>fficile de­<br />

finizione torneranno a essere materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione alla fine degli anni<br />

Sessanta, allorché Vienna deciderà <strong>di</strong> passare al vaglio tutti i pre<strong>di</strong>cati<br />

nobiliari vantati in Lombar<strong>di</strong>a per verificarne la fondatezza e compilare un<br />

elenco <strong>di</strong> famiglie omologate agli standard imperiali 164 . All'interno della<br />

Deputazione aral<strong>di</strong>ca istituita a <strong>Mantova</strong> per dar corso all'operazione «si<br />

delineano imme<strong>di</strong>atamente ipotesi affatto contrastanti sulla forma che<br />

deve assumere il catalogo dei titolati, ma tutte egualmente preoccupate <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stinguere fra nobile e nobile» 165 . <strong>Il</strong> conte d'Arco, appartenente a un'an­<br />

tica famiglia <strong>di</strong> feudatari imperiali, propone <strong>di</strong> operare una forte selezione,<br />

includendo nell'elenco solo le casate insignite nei precedenti due secoli <strong>di</strong><br />

alti onori (grandato <strong>di</strong> Spagna, ciambellanato, Toson d'oro, croce <strong>di</strong><br />

Malta) o <strong>delle</strong> massime cariche civili, militari o ecclesiastiche. <strong>Il</strong> marchese<br />

Cavriani, il più illustre fra i nobili <strong>di</strong> investitura gonzaghesca, attribuisce<br />

162 G. Arrivabene, Memorie della mia vita. 1795-1859, pp. 22-26. L'osservazione<br />

sull'atteggiamento politico riguarda però l'età giacobina e napoleonica. Anche l'impe­<br />

ratore Giuseppe II, <strong>di</strong> passaggio a <strong>Mantova</strong> nel 1769, non mostrò, con le sue asciutte<br />

parole, grande considerazione per l'aristocrazia locale: «pour societé - annotò nel<br />

proprio <strong>di</strong>ario - il y a un comte Andreossi, un certain Riva, en femmes madame Riva<br />

et sourtout madame Hipolita Zanar<strong>di</strong> et Valenti» (in appen<strong>di</strong>ce a F. Valsecchi, L'as­<br />

solutismo illuminato in Austria e in Lombar<strong>di</strong>a, pp. 318-19). Sulle ristrettezze della<br />

nobiltà mantovana vd. anche R. Giusti, Le con<strong>di</strong>zioni economico-sociali del <strong>Mantova</strong>­<br />

no, pp. 250 sgg.<br />

163 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Greppi a Kaunitz del 13 <strong>di</strong>cembre 1768, in HkaW, Akten,<br />

R. 98.<br />

164 Su questo, in generale, C. Mozzarelli, Impero e città. La riforma della nobiltà<br />

nella Lombar<strong>di</strong>a del Settecento, e C. Donati, L'idea <strong>di</strong> nobiltà in Italia, pp. 339 sgg.<br />

Entrambi questi stu<strong>di</strong> accennano anche agli sviluppi mantovani, il primo alle pp. 515-<br />

518 e il secondo alle pp. 355-357. Questa vicenda è stata però esaminata per primo da<br />

M. Vaini, Per una storia della società mantovana, pp. 329-30.<br />

165 C. Mozzarelli, Impero e città, p. 516. La Deputazione, presieduta dal conte<br />

Carlo Ottavio Colloredo, era composta dal marchese Ludovico Andreasi, dal conte<br />

Francesco Eugenio d'Arco, dal marchese Antonio Ramesini Luzzara, dal marchese<br />

Fer<strong>di</strong>nando Cavriani. Re d'arme era Alessandro Paganini, prefetto del regio archivio.


IL CONTROVERSO DESTINO DELL'AUTONOMIA MANTOVANA 75<br />

dal canto suo un'accezione più ampia al concetto <strong>di</strong> «nobiltà antica e<br />

cospicua», per comprendervi anche famiglie affermatesi alla corte <strong>di</strong> pic­<br />

coli principi quali i Gonzaga, ma pur sempre escludendo da questo grup­<br />

po la nobiltà più recente o <strong>di</strong> dubbia origine. <strong>Il</strong> marchese Andreasi, infine,<br />

propende per un registro che valga semplicemente a <strong>di</strong>stinguere i nobili<br />

dai non nobili, senza ricorrere a ulteriori graduazioni che perderebbero<br />

senso nell'or<strong>di</strong>ne imperiale. Alla fine, con una soluzione <strong>di</strong> compromesso,<br />

verrà compilato un catalogo generale alfabetico senza <strong>di</strong>scrimini, affianca­<br />

to però da altre tre classificazioni, la prima <strong>delle</strong> quali dovrà identificare<br />

la nobiltà «<strong>di</strong> qualità senza eccezione» 166 .<br />

Questo quadro, parziale e purtroppo non suffragato da stu<strong>di</strong> quan­<br />

titativi, mi pare però sufficiente a mettere in dubbio per il <strong>Mantova</strong>no<br />

l'opportunità <strong>di</strong> ricorrere a categorie quali quella <strong>di</strong> patriziato, o tali da<br />

presupporre l'esistenza <strong>di</strong> un ceto nobiliare compatto, detentorc in<strong>di</strong>scus­<br />

so, insieme ai maggiori patrimoni, <strong>delle</strong> leve del potere politico o quanto-<br />

meno vigoroso oppositore <strong>delle</strong> scelte asburgiche I67 . <strong>Il</strong> gruppo <strong>di</strong>rigente<br />

mantovano nei primi decenni del secolo, e ancor più in quelli successivi,<br />

appare al contrario internamente articolato, se non ad<strong>di</strong>rittura scisso in<br />

fazioni contrapposte già da lungo tempo e <strong>delle</strong> quali quella <strong>di</strong> nobiltà<br />

antica si presenta come perdente sul piano politico rispetto a una élite<br />

togata <strong>di</strong> varia composizione sociale e origine geografica, che non intende<br />

ora rimettere in <strong>di</strong>scussione la propria supremazia e che anzi sembra mi­<br />

rare a una ridefinizione più larga del ceto nobiliare. La dominazione<br />

asburgica interviene su un duplice piano: assegnando alla nobiltà un ruolo<br />

civico che non ha mai ricoperto in precedenza, ma imponendole anche <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>viderlo con il ceto togato e quello citta<strong>di</strong>no, attuando nel contempo<br />

un graduale e parziale ricambio del personale amministrativo con l'immis­<br />

sione <strong>di</strong> elementi forestieri, soprattutto nella magistratura camerale, e cer­<br />

cando <strong>di</strong> coinvolgere nell'amministrazione gli elementi nobili più capaci e<br />

fedeli alla monarchia. Ma per quanto riguarda quest'ultimo obiettivo, i<br />

risultati sono piuttosto deludenti nel complesso, pur se con qualche ecce­<br />

zione. Tale insuccesso è testimoniato dal fatto che questo ceto rimarrà<br />

pittosto apatico e ripiegato su se stesso per tutto il secolo. Più vivace e<br />

complessa sarà invece la vicenda del gruppo inserito nella regia ammini­<br />

strazione, che si cercherà <strong>di</strong> seguire nei prossimi capitoli.<br />

Per concludere ora questo lungo paragrafo, occorre precisare che<br />

166 M. Vaini, Per una storia della società mantovana, p. 330.<br />

167 Cfr. p. es. C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 46-48.


76 CAPITOLO PRIMO<br />

neppure nel 1745 il corpo civico fu istituito: se già la <strong>di</strong>scussione minac­<br />

ciava <strong>di</strong> andare per le lunghe, l'aggravarsi del pericolo bellico per la Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a nell'estate del 1745 e la susseguente occupazione nemica del Mila­<br />

nese fecero sì che la sistemazione degli aspetti più delicati dell'aggregazio­<br />

ne rimasti in sospeso fosse per il momento accantonata. Ciò accadde tanto<br />

per il piano del consiglio citta<strong>di</strong>no, quanto per la revisione del sistema<br />

giu<strong>di</strong>ziario e per l'unificazione degli appalti <strong>delle</strong> regalie. Quando poi la<br />

situazione si calmò e l'attenzione <strong>delle</strong> autorità potè nuovamente applicar­<br />

si ai problemi del governo civile, la breve fortuna dell'aggregazione, come<br />

ora vedremo, stava ormai tramontando. Con essa tramontava anche la<br />

<strong>di</strong>alettica che si era per poco venuta a creare con il sistema patrizio mila­<br />

nese. Quando finalmente il corpo civico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> avrebbe visto la luce,<br />

dopo tante <strong>di</strong>scussioni e tentennamenti, nel 1750, esso avrebbe avuto vita<br />

completamente autonoma dalla Congregazione dello Stato e caratteristi­<br />

che assai <strong>di</strong>verse dai Consigli decurionali <strong>delle</strong> altre città lombarde. In<br />

compenso, avrebbe per sempre pagato la sua inconsistenza storica con<br />

un'esistenza sonnolenta e una scarsa capacità <strong>di</strong> aderire alla società man­<br />

tovana e <strong>di</strong> rifletterne rapporti <strong>di</strong> forza e tendenze.


2.<br />

LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE<br />

E FINANZIARIO FRA AUTONOMIA E CONTROLLO (1744-1750)<br />

2.1. VERSO UNA NUOVA SISTEMAZIONE: LA LINEA DI GIAN LUCA PALLAVICINI<br />

L'estendersi del conflitto per la successione autriaca anche all'Italia<br />

settentrionale e la parentesi dell'occupazione nemica del Milanese, fra il<br />

<strong>di</strong>cembre 1745 e il marzo 1746, crearono le con<strong>di</strong>zioni per un ra<strong>di</strong>cale<br />

mutamento degli orientamenti viennesi riguardo all'amministrazione della<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, sebbene in due <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rezioni per Milano e per<br />

<strong>Mantova</strong>. Nella capitale, l'evidente manifestarsi <strong>di</strong> «<strong>di</strong>ffuse simpatie per la<br />

Spagna» indusse l'imperatrice a or<strong>di</strong>nare al termine dell'occupazione se­<br />

vere punizioni per gli esponenti più in vista del partito spagnolo. D'altra<br />

parte, proprio in seguito all'amara esperienza della «assai dubbia fedeltà»<br />

<strong>di</strong> popolazioni e ceto <strong>di</strong>rigente, si «rafforzerà in lei la volontà <strong>di</strong> procedere<br />

sulla via <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>, in Italia come in Austria, senza più riguar<strong>di</strong> per le<br />

tra<strong>di</strong>zionali autonomie e interessi particolari» 1 . In effetti, ancor prima che<br />

si riprendesse possesso <strong>di</strong> Milano, il segretario <strong>di</strong> gabinetto Koch chiedeva<br />

riservatamente a Pallavicini <strong>di</strong> abbozzare il nuovo assetto da dare al gover­<br />

no della Lombar<strong>di</strong>a, «a quoi les circonstances présentes donnent beau-<br />

coup de facilité» 2 . <strong>Il</strong> genovese elaborò un piano <strong>di</strong> riforma che la Corte<br />

accolse e che gli fu restituito nel marzo 1746 affinchè, questa volta in via<br />

ufficiale, lo perfezionasse in vista della sua applicazione 3 . <strong>Il</strong> primo punto<br />

1 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 126-127. Cfr. anche A. Annoni, Gli inizi<br />

della dominazione austriaca, pp. 215 sgg.<br />

2 A. Ostoja, L'imperatrice Maria 'Teresa nella politica italiana dalla guerra alla pace,<br />

p. 131.<br />

3 Dispaccio 29 marzo 1746, in ASMi, DR, b. 212. Su tutto questo vd. C. Capra,<br />

La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 124 sgg.


78 CAPITOLO SECONDO<br />

riguardava l'intera Lombar<strong>di</strong>a austriaca e in particolare le misure da pren­<br />

dere «per rendere più soave» l'aggregazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, Parma e Piacen­<br />

za a Milano. La buona prova offerta nei mesi precedenti da <strong>Mantova</strong>, la<br />

quale aveva resistito all'invasione prestando rifugio alle truppe austriache<br />

e alle stesse autorità milanesi, aveva suscitato in Maria Teresa un atteggia­<br />

mento più indulgente e <strong>di</strong>sponibile che non nei confronti della capitale.<br />

<strong>Il</strong> ministro genovese, dal canto suo, era stato sì privato della carica <strong>di</strong><br />

vicegovernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> con la riforma del 1744, ma aveva accresciuto<br />

enormemente le proprie prerogative dopo esser uscito vittorioso dal con­<br />

flitto <strong>di</strong> potere con Traun, sostituito nel luglio 1743 da Lobkowitz, come<br />

si ricorderà, e soprattutto dopo aver ottenuto nell'aprile 1745 la carica,<br />

appositamente creata per lui, <strong>di</strong> «ministro plenipotenziario per la <strong>di</strong>rczio­<br />

ne del Governo generale degli Stati della Lombar<strong>di</strong>a» 4 . In tale veste egli<br />

era nuovamente abilitato a occuparsi del <strong>Mantova</strong>no e <strong>di</strong> ciò approfittò<br />

nella consulta stesa alla fine dell'anno sul piano <strong>di</strong> riforma, dopo «lunghi<br />

<strong>di</strong>scorsi» con Cristiani e altri ministri «sinceri», per suggerire alcune cor­<br />

rezioni all'aggregazione. Queste andavano dall'affidare ai senatori podestà,<br />

già attivi tanto a <strong>Mantova</strong> e Parma, quanto a Cremona e a Pavia, mansioni<br />

<strong>di</strong> governo locale, in <strong>di</strong>pendenza non dal Senato, ma del governatore,<br />

all'ammettere una maggiore flessibilità nell'applicare il metodo dei tribu­<br />

nali <strong>di</strong> Milano alle province, per esempio sotto l'aspetto <strong>delle</strong> tariffe giu­<br />

<strong>di</strong>ziarie, al circoscrivere la facoltà <strong>di</strong> avocare a sé le cause locali riconosciu­<br />

ta agli organi centrali milanesi 5 .<br />

Ma tali proposte, per altro già significative della linea che Pallavicini<br />

intendeva abbracciare per <strong>Mantova</strong>, furono presto accantonate, in attesa<br />

<strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una documentazione più ampia sulla base della quale<br />

sferrare un attacco più ra<strong>di</strong>cale all'assetto del 1744. E su questa via il<br />

plenipotenziario andava frattanto muovendosi con estrema autonomia.<br />

Nello stesso inverno 1746 aveva deciso <strong>di</strong> avvalersi dell'opera <strong>di</strong> un pro­<br />

prio delegato che, spostandosi fra le varie piazze lombarde, intervenisse<br />

personalmente per imporre il rispetto dei troppo spesso <strong>di</strong>sattesi regola­<br />

menti militari e che potesse farsi un'idea più <strong>di</strong>retta <strong>delle</strong> necessità del­<br />

l'amministrazione militare e finanziaria. Per questo compito Pallavicini<br />

aveva scelto il conte milanese Giuseppe Arconati Visconti, che già cono-<br />

4 II <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> nomina è del 3 aprile 1745 e si trova in ASMi, UTR p.a., b. 48.<br />

5 Relazione 16 <strong>di</strong>cembre 1746, in ASBo, AP, III, b. 30. I punti successivi tratta­<br />

vano <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> da attuare a Milano, riguardanti il Senato, il Magistrato straor<strong>di</strong>na­<br />

rio, la conclusione del censimento.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 79<br />

sceva per avergli affidato due successive commissioni a Pavia e alcuni<br />

incarichi attinenti alla sussistenza dell'armata, fra cui una missione a Ge­<br />

nova per prendere accor<strong>di</strong> con il commissario Chotek e il maresciallo<br />

Botta Adorno 6 . Dopo avere dunque tenuto con Arconati «longhissime<br />

sessioni e (...) averlo ben istrutto in voce ed in iscritto <strong>di</strong> tutta la mia<br />

mente», lo inviò a Cremona per una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giorni e quin<strong>di</strong> a<br />

<strong>Mantova</strong> 7 . Tutto ciò fu comunicato a Villasor soltanto all'inizio dell'anno<br />

successivo, «nella fiducia che Sua Maestà non sarà per <strong>di</strong>sgra<strong>di</strong>re ch'io mi<br />

sia prevalso anche <strong>di</strong> questo mezzo per meglio servirla» 8 . Non ricevendo<br />

a ciò alcuna smentita, Pallavicini potè <strong>di</strong>sporre liberamente a <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong><br />

un uomo <strong>di</strong> fiducia, che, investito <strong>di</strong> una delega personale e non inquadra­<br />

to nel sistema amministrativo né al centro, né alla periferia, dava modo al<br />

suo superiore <strong>di</strong> ingerirsi informalmente in tutte le questioni interne, an-<br />

cor più <strong>di</strong> quanto egli non avesse fatto in precedenza come vicegoverna­<br />

tore. Per <strong>di</strong> più si trattava <strong>di</strong> una figura che aveva la possibilità <strong>di</strong> muoversi<br />

con <strong>di</strong>sinvoltura fra la sfera politica e quella militare, riflettendo l'insoffe­<br />

renza del suo capo per le troppo rigide delimitazioni <strong>di</strong> competenza.<br />

Lo stesso Arconati ci appare del resto come personaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

classificazione. Proveniente da una <strong>delle</strong> più illustri casate patrizie milane­<br />

si, <strong>di</strong>venne decurione nel 1727 e successivamente svolse un'intensa attività<br />

<strong>di</strong>plomatica per conto sia della città che del governo austriaco, tanto da<br />

ottenere per i propri «meriti singolarissimi» prima la nomina a consigliere<br />

d'onore nel Supremo Consiglio d'Italia, con una provvisione annua <strong>di</strong><br />

4000 fiorini, e poi, nel 1744, l'inserimento nella Giunta interina <strong>di</strong> governo<br />

funzionante a Milano 9 . Dapprima allineato alle posizioni del Consiglio<br />

6 Relazione <strong>di</strong> Arconati a Harrach sul proprio operato, settembre 1747, in ASMi,<br />

UTR p.a., b. 240, anche per la citazione seguente. Per il giu<strong>di</strong>zio positivo <strong>di</strong> Pallavicini<br />

su Arconati, vd. ivi la lettera del 3 gennaio 1747, presumibilmente a Villasor.<br />

7 Arconati a Pallavicini, 14 <strong>di</strong>cembre 1746, ivi.<br />

x Pallavicini a Villasor, 3 gennaio 1747 (vd. n. 6).<br />

9 Le parole citate sono <strong>di</strong> Lobkowitz, lettera alla Giunta <strong>di</strong> governo, 27 febbraio<br />

1744, in ASMi, UTR p.a., b. 46. Una sintetica biografia <strong>di</strong> Giuseppe Arconati Visconti<br />

è fornita da N. Raponi nel DEI, con alcune in<strong>di</strong>cazioni bibliografiche. Arconati nacque<br />

a Milano nel 1698 ed ebbe formazione giuri<strong>di</strong>ca. Dopo l'esperienza mantovana, avrebbe<br />

ottenuto la carica <strong>di</strong> commissario dei confini dello Stato <strong>di</strong> Milano, che però non sareb­<br />

be mai stata effettivamente attivata. Morì nel 1763. Raponi si concentra soprattutto sul<br />

ruolo <strong>di</strong> organizzatore culturale che Arconati svolse nella società milanese, specialmente<br />

per i suoi rapporti personali con Carlo Goldoni, ma sottolineandone la <strong>di</strong>stanza dal<br />

«contemporaneo movimento rinnovatore che anima tanta parte della società e della<br />

cultura milanese del Settecento». Su questi aspetti si veda più specificamente P. Ferra­<br />

no, La «Regia Villa». <strong>Il</strong> Castellazzo degli Arconati fra Seicento e Settecento, pp. 82 sgg.


80 CAPITOLO SECONDO<br />

decurionale <strong>di</strong> Milano, egli scelse poi <strong>di</strong> schierarsi con Pallavicini nello<br />

scontro politico che andava aprendosi 10 . Dalle sue lettere si arguisce che<br />

si era agganciato a quell'importante personaggio, sacrificando i precedenti<br />

legami, nella speranza <strong>di</strong> ritagliare per sé il posto <strong>di</strong> rilievo nell'ammini­<br />

strazione che fino ad allora non aveva ottenuto, nonostante gli alti ricono­<br />

scimenti <strong>di</strong> merito che gli erano stati più volte tributati. <strong>Il</strong> vulcanico e<br />

temuto Pallavicini doveva essergli parso dunque il riferimento giusto per<br />

dare una svolta alla sua carriera, a patto <strong>di</strong> acconsentire a seguirlo su una<br />

via solitària, esposta a «l'o<strong>di</strong>osità e la fatica». «Io non parlo a Vostra<br />

Eccellenza né da milanese né da mantovano - scriveva significativamen­<br />

te -, ma le parlo da quell'appassionato e zelante servidore <strong>di</strong> Sua Maestà,<br />

che mi glorio <strong>di</strong> essere» 11 .<br />

Questo inconsueto sodalizio, suggellato senza <strong>di</strong>fficoltà, non tardò a<br />

provocare reazioni ostili: se la presenza <strong>di</strong> Arconati a <strong>Mantova</strong> non era<br />

gra<strong>di</strong>ta ai fautori milanesi dell'aggregazione, la libertà con cui Pallavicini<br />

si era provveduto <strong>di</strong> un saldo appoggio nell'importante provincia non era<br />

stata affatto apprezzata dai suoi <strong>di</strong>retti superiori a Vienna, i quali non<br />

amavano le strategie <strong>di</strong> scavalcamento cui costantemente ricorreva il ple­<br />

nipotenziario. Scriveva da <strong>Mantova</strong> Arconati al suo patrono che «i mini­<br />

stri del Consiglio non sono contenti del mio contegno, vedendo che non<br />

ho mai scritto a Vienna ne pure una sola parola <strong>delle</strong> cose <strong>di</strong> qui, onde so<br />

che hanno fatto scrivere qui per scoprire a che precisamente tendessero le<br />

mie incombenze» 12 . Inoltre nell'estate del 1747 la posizione politica <strong>di</strong><br />

Pallavicini si aggravò improvvisamente, a causa della pesante accusa che<br />

gli venne rivolta <strong>di</strong> complicità con la ribellione antiaustriaca <strong>di</strong> Genova 13 .<br />

Partito imme<strong>di</strong>atamente per Vienna per giustificarsi <strong>di</strong> fronte alla sovra­<br />

na, egli dovette lasciare campo libero a Milano all'ormai folto partito dei<br />

suoi nemici.<br />

10 Su una delegazione a Vienna svolta per conto del Consiglio decurionale, vd. C.<br />

Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 125.<br />

11 Lettera a Pallavicini, 2 giugno 1747, in ASBo, AP, III, b. 136, e, per la citazione<br />

precedente, lettera 24 agosto 1747, in ASMi, UTR p.a., b. 240.<br />

12 Lettera a Pallavicini del 9 giugno 1747, in ASBo, AP, III, b. 136. Pallavicini dal<br />

canto suo riteneva che «i nemici formidabili siano la maggior parte a Vienna» e che i<br />

sovrani fossero spesso ingannati. In particolare era «deplorabile» la condotta del Con­<br />

siglio d'Italia, il quale «si ristringe [...] al famoso Cavalli e al suo <strong>di</strong>pendente il consi-<br />

glier Locella», responsabili <strong>di</strong> consulte «stimabili per la loro stravaganza» (lettera a<br />

Cristiani da Vienna, 28 ottobre 1747, ivi, b. 30).<br />

13 Su questa vicenda C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 131, e alcuni documen­<br />

ti pubblicati da A. Ostoja, Un citta<strong>di</strong>no ferrarese d'elezione, pp. 163 sgg.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 81<br />

Nella capitale asburgica il plenipotenziario riuscì ben presto a ottene­<br />

re la piena riabilitazione e la riconferma <strong>delle</strong> proprie cariche e de<strong>di</strong>cò il<br />

resto <strong>di</strong> quel lungo soggiorno a promuovere i propri piani anche in rela­<br />

zione al <strong>Mantova</strong>no. Nel mese <strong>di</strong> ottobre egli ad<strong>di</strong>tava a Koch la necessità<br />

<strong>di</strong> potenziare le opere <strong>di</strong>fensive e la viabilità fluviale del <strong>Ducato</strong>, per fini<br />

tanto militari quanto commerciali, chiedendo che al comando militare<br />

affidategli fosse associata un'ispezione specifica su fortificazioni e naviga­<br />

zione interna. Se poi, aggiungeva, l'imperatrice avesse acconsentito a con­<br />

cedere al <strong>Mantova</strong>no «une forme plus agreable a l'aggregation, selon le<br />

pian que je presenterai, qui ne gattera point l'union de toute la Lombar­<br />

<strong>di</strong>e, la quelle aura toujours pour chef le gouverneur de Milan», si lusinga­<br />

va <strong>di</strong> poter assicurare un aumento contribuzionale <strong>di</strong> 50.000 fiorini. Que­<br />

sti, uniti ai 10.000 già assegnati al fondo per le fortificazioni, si sarebbero<br />

potuti impiegare in imprese <strong>di</strong> pubblica utilità e nel potenziamento degli<br />

organici dell'amministrazione, coerentemente con il suo piano, «qui non<br />

seulement empechera la decadence de ce Pays, mais qui le porterà insen-<br />

siblement a cette ancienne prosperile dans la quelle il a eté autrefois» 14 .<br />

Pochi giorni dopo i progetti sulle fortificazioni mantovane avrebbero pre­<br />

so posto in un più vasto <strong>di</strong>segno riguardante tutta la Lombar<strong>di</strong>a, in rela­<br />

zione al quale Pallavicini ottenne la nomina a governatore del castello <strong>di</strong><br />

Milano, che andava ad aggiungersi a quella <strong>di</strong> comandante militare <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> 15 .<br />

L'idea <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il rapporto fra <strong>Mantova</strong> e Milano riducendo<br />

decisamente la portata dell'aggregazione, ventilata dapprima casualmente,<br />

era ormai con<strong>di</strong>visa dalla sovrana e dai suoi più stretti consiglieri. Alla fine<br />

del 1747 Pallavicini, prossimo a rientrare in Italia, comunicava a Cristiani<br />

<strong>di</strong> doversi fermare a Milano per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Maria Teresa, per fissare con il<br />

governatore Harrach un nuovo regolamento per l'economia militare e<br />

«per concertare un sistema che levi il <strong>Mantova</strong>no dalla sensibile decadenza<br />

a cui è esposto se si lascia l'aggregazione» 16 . Per questo, continuava, «si<br />

è pensato riservatamente a un temperamento, che conservi l'impegno<br />

dell'unione, e che in fatti formi un governo separato, salvo però il primato<br />

e una specie <strong>di</strong> superiorità al governo <strong>di</strong> Milano». In linea con tale nuovo<br />

orientamento si sarebbe dovuto creare un vicegovernatore locale e un<br />

14 Lettera del 6 ottobre 1747, in ASBo, AP, III, b. 30.<br />

15 Lettera a Koch del 16 ottobre 1747 e altra senza data, in ASBo, AP, III, b. 30.<br />

16 Lettera 2 <strong>di</strong>cembre 1747, ivi. Queste idee erano state suggerite per esempio nel<br />

Memoire sur les arrangements necessaires pour assurer l'entretien de l'armee d'Italie,<br />

presentato alla sovrana il 10 novembre 1747 (ivi).


82 CAPITOLO SECONDO<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia al posto del Senato, nonché ripristinare il <strong>di</strong>castero<br />

camerale, sottoponendone l'attività a sindacato ogni tre anni. Pallavicini<br />

era persuaso che anche il nuovo governatore <strong>di</strong> Milano Fer<strong>di</strong>nand Bona-<br />

ventura von Harrach, «vir probus», avrebbe appoggiato la misura, mentre<br />

«ogni altro governatore l'impe<strong>di</strong>rebbe», ed era inoltre certo che «Sua<br />

Maestà inclina a quest'opera, <strong>di</strong> cui conosce la necessità» 17 . <strong>Il</strong> plenipo­<br />

tenziario confidava infine al gran cancelliere <strong>di</strong> voler abbandonare il co­<br />

mando militare <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, «perché non si <strong>di</strong>cesse da falsi zelanti che<br />

lavoro a formare per me un comando, che mi risarcisca <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Mi­<br />

lano» (al posto del quale aveva ottenuto solo la carica <strong>di</strong> castellano), e<br />

manifestava il desiderio <strong>di</strong> affidare l'impresa <strong>di</strong> risanare il <strong>Mantova</strong>no<br />

proprio a Cristiani, come futuro vicegovernatore, con l'assistenza del se­<br />

natore Leone Peyri e dell'avvocato fiscale Mantegazza.<br />

A quella data, dunque, le linee della riforma dell'assetto istituzionale<br />

del <strong>Mantova</strong>no e le persone cui affidarne il compito erano già definite<br />

nella mente <strong>di</strong> Pallavicini ed egli si sarebbe de<strong>di</strong>cato nei mesi successivi a<br />

perfezionare il progetto con la collaborazione <strong>di</strong> Arconati. L'obiettivo pri­<br />

mario era quello <strong>di</strong> ottenere l'appoggio <strong>di</strong> Harrach, in modo da poter<br />

affrontare in forze l'opposizione che preve<strong>di</strong>bilmente si sarebbe levata<br />

all'interno del Consiglio d'Italia.<br />

2.2. LA DELEGAZIONE ARCONATI E L'ELABORAZIONE DEI PIANI<br />

II conte Arconati era giunto a <strong>Mantova</strong> il 14 <strong>di</strong>cembre 1746 investito<br />

da Pallavicini <strong>di</strong> una lunga serie <strong>di</strong> incombenze, numerose <strong>delle</strong> quali<br />

connesse all'amministrazione militare e altre <strong>di</strong> carattere politico o finan­<br />

ziario 18 . Occorreva in particolare reperire sovvenzioni, verificare sul luogo<br />

l'opportunità <strong>di</strong> istituire il corpo pubblico e la sua composizione ottimale,<br />

avviare importanti opere <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia pubblica (rifacimento del sostegno <strong>di</strong><br />

Governolo e del ponte dei mulini), intervenire nelle trattative per i confini<br />

con la repubblica <strong>di</strong> Venezia, e più in generale svolgere segrete indagini<br />

per «iscoprire le sorgenti del male, che minaccia <strong>di</strong> rendersi cronico», e<br />

17 Su Harrach, che in realtà, appartenendo a una corrente politica avversa al<br />

riformismo propugnato a Vienna da Haugwitz, cui in parte le idee <strong>di</strong> Pallavicini si<br />

ispiravano, si sarebbe scontrato sempre più duramente con il plenipotenziario, cfr. C.<br />

Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 131 sgg., anche per la bibliografia.<br />

18 Per l'arrivo a <strong>Mantova</strong>, lettera <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini, 14 <strong>di</strong>cembre 1746, in<br />

ASMi, UTR p.a., b. 240.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 83<br />

raccogliere materiale per una «grande opera, tanto più necessaria quanto<br />

apparentemente più <strong>di</strong>fficile», nella quale si può agevolmente ravvisare il<br />

progetto <strong>di</strong> restaurazione dell'autonomia mantovana 19 .<br />

Naturalmente la missione <strong>di</strong> Arconati a <strong>Mantova</strong> doveva imme<strong>di</strong>ata­<br />

mente suscitare l'ostilità <strong>delle</strong> autorità militari locali, alla cui prepotenza<br />

essa intendeva porre un freno. Specialmente aspra fu la reazione del vice­<br />

comandante della piazza Cavalieri, il quale, dopo la cessazione del vicego­<br />

verno Pallavicini, «non essendovi chi resistesse a favore del paese», aveva<br />

riunito ispezioni militari e politiche, procurando «<strong>di</strong> appropriarsele tut­<br />

te» 20 . Infatti, per tornare un passo in<strong>di</strong>etro, soltanto pochi mesi dopo la<br />

comunicazione ufficiale dell'avvenuta aggregazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> a Milano,<br />

quando ancora il nuovo sistema non era entrato a regime, erano giunti<br />

improvvisamente in città Pallavicini e Cristiani, portandosi <strong>di</strong>etro tutte le<br />

carte del censimento milanese, «quasicché - commenta ironicamente<br />

Amadei - potesse <strong>di</strong>rsi piuttosto Milano aggregato a noi e non già noi a<br />

Milano» 21 . Poco dopo la metà del gennaio 1746 i rapporti con Milano<br />

erano stati totalmente interrotti dall'occupazione spagnola, per cui le fun­<br />

zioni <strong>di</strong> governo erano state affidate a una giunta regia locale, presieduta<br />

dallo stesso Pallavicini e affiancata da una giunta civica per le funzioni <strong>di</strong><br />

polizia e <strong>di</strong> supporto alle numerose truppe <strong>di</strong> stanza e <strong>di</strong> passaggio 22 .<br />

Riferisce ancora Amadei che già in tal guisa si vide «la città nostra pren­<br />

dere un sistema d'in<strong>di</strong>pendenza da quel <strong>di</strong> Milano». In seguito, nonostan­<br />

te con il recupero <strong>di</strong> Milano agli austriaci la subor<strong>di</strong>nazione alla capitale<br />

lombarda venisse ripristinata, il perdurare della situazione <strong>di</strong> emergenza<br />

bellica impedì comunque la completa normalizzazione sotto l'egemonia<br />

19 Relazione <strong>di</strong> Arconati a Harrach del settembre 1747 (vd. n. 6). L'ultima cita­<br />

zione da una lettera a Pallavicini del 2 giugno 1747, in ASBo, AP, III, b. 136.<br />

20 Relazione a Harrach (vd. n. 6), anche per la citazione e le notizie successive.<br />

21 F. Amadei, Cronaca universale, voi V, p. 154. «Chi mai sognato sarebbesi -<br />

prosegue l'A. - che dal giorno 23 d'aprile <strong>di</strong> quest'anno, giorno in cui pubblicassi<br />

l'aggregazione nostra al Milanese, doveva vedersi in ottobre dello stesso anno un così<br />

nuovo rivolgimento d'affari?». Pallavicini fu a <strong>Mantova</strong> per organizzare la <strong>di</strong>fesa nel<br />

settembre 1745, quin<strong>di</strong> vi si trasferì nei primi giorni del 1746 per rimanervi poco più<br />

<strong>di</strong> due mesi. Cfr. anche A. Annoni, Gli inizi della dominazione austriaca, pp. 215 sgg.<br />

22 La Giunta regia era composta dal senatore Beltrami, con funzioni <strong>di</strong> vicario,<br />

dall'ex senatore Casali, dal <strong>di</strong>rettore camerale Viva, dal fiscale Tamburini; la Giunta<br />

civica dagli ex senatori Forlosia e Lanzoni, dai nobili Cavriani, Spilimbergo, Porta,<br />

Arrigoni, e dal citta<strong>di</strong>no Piati. Quest'ultima rimarrà in vita anche dopo il ripristino<br />

dell'aggregazione. La segreteria <strong>di</strong> governo, funzionante anche per Casalmaggiore e<br />

Cremona, fu affidata a Rontini. Cfr. ancora F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, pp.<br />

179-80, da cui anche la citazione che segue.


CAPITOLO SECONDO<br />

milanese. In questa situazione ebbe buon gioco il comandante militare,<br />

che riuscì, come avrebbe appunto notato Arconati, a porsi quale referente<br />

privilegiato sia per gli affari <strong>di</strong> sua più imme<strong>di</strong>ata competenza, sia per<br />

quelli politici, grazie anche all'indolenza con cui il luogotenente del com­<br />

missario generale, Pietro Rontini, svolgeva le proprie mansioni 23 .<br />

<strong>Il</strong> ministro che avrebbe dovuto funzionare da anello <strong>di</strong> collegamento<br />

fra l'amministrazione locale e quella centrale milanese, il capo della Curia<br />

senatoria Ludovico Biscossa 24 , aveva incontrato invece insormontabili <strong>di</strong>f­<br />

ficoltà <strong>di</strong> acclimatamento in quella provincia <strong>di</strong>stante e inospitale 25 . Egli<br />

era stato scelto del resto non tanto per le sue qualità e la sua competenza,<br />

quanto perché era senatore da poco e per <strong>di</strong> più provinciale: il trasferi­<br />

mento a <strong>Mantova</strong> non era certo ambito dai milanesi o da coloro ch'erano<br />

più avanti nella carriera, ma un pavese esor<strong>di</strong>ente non avrebbe potuto<br />

opporsi. Scarsamente appoggiato da Milano, Biscossa rimase alla mercé <strong>di</strong><br />

una realtà locale per lui sconosciuta, poco rispettato dai subalterni e so­<br />

vente posto in ri<strong>di</strong>colo dal <strong>di</strong>rettore camerale, in attesa del sospirato rien­<br />

tro a Milano, che sarebbe avvenuto, dopo varie <strong>di</strong>lazioni, nel febbraio<br />

1749, con l'arrivo a <strong>Mantova</strong> del successore, il più capace conte Emanuele<br />

Lupo Amor <strong>di</strong> Scria 26 .<br />

Vero contraltare del barone Cavalieri era <strong>di</strong>venuto semmai il <strong>di</strong>rettore<br />

Giulio Viva 27 . Di questi, purtroppo, pochissimo si sa, nonostante l'impor-<br />

23 Relazione <strong>di</strong> Arconati a Harrach del settembre 1747 (vd. n. 6).<br />

24 Biscossa Ludovico - Pavese, dottore collegiate in quella città, lettore, poi pro­<br />

fessore presso l'Università <strong>di</strong> Pavia fra il 1708 e il 1744, senatore a Milano nel febbraio<br />

1745 (cfr. il fascicolo in ASMi, UG p.a., bb. 173 e 180; inoltre F. Arese, Le supreme<br />

cariche, p. 49).<br />

25 Cfr. per esempio una lettera del 12 aprile 1747 e un'altra del 20 maggio, in<br />

ASMi, UG p.a., b. 154. La Curia senatoria era composta anche da un vicario pretorio,<br />

l'ex questore Maurizio Muti, e dal giu<strong>di</strong>ce pretorio Gherardo Pansa, napoletano, ex<br />

capitano <strong>di</strong> giustizia.<br />

26 Cfr. la lettera del 13 <strong>di</strong>cembre 1748, ivi, b. 154. Sui rapporti <strong>di</strong> Biscossa con<br />

gli altri magistrati e con il <strong>di</strong>rettore camerale vd. sua lettera s.d., ivi, b. 137. Per<br />

l'atteggiamento del governo milanese la lettera del 5 gennaio 1748, ivi, b. 154. Su<br />

Amor, <strong>di</strong> origine spagnola, trapiantato a Vienna, laureatesi in legge a Pavia, impiegato<br />

al regio servizio prima a Napoli, poi a Parma, infine a Milano come senatore nel 1744,<br />

vd. anche oltre, p. 173.<br />

27 Viva Giulio - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1695, avvocato patrimoniale alla metà degli<br />

anni Trenta, giubilato nel 1737, assessore presso la Dirczione <strong>delle</strong> finanze al principio<br />

del 1741 in sostituzione del deceduto Zanetti, vicario dal luglio 1744, dopo la morte del<br />

<strong>di</strong>rettore Aguirre, <strong>di</strong>rettore lui stesso con la riforma del 1745, <strong>di</strong>verrà presidente del<br />

Magistrato camerale nel 1750. Morirà ancora in carica nel 1762 (vd. il carteggio sulla


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 85<br />

tante ruolo <strong>di</strong> capo del <strong>di</strong>castero camerale ch'egli avrebbe rivestito per<br />

quasi vent'anni. Come ora vedremo, strettissima sarà in questi anni la sua<br />

collaborazione con Pallavicini, finalizzata soprattutto al reperimento <strong>di</strong><br />

fon<strong>di</strong> per il finanziamento della guerra e destinata, per anticipare qui<br />

un'impressione complessiva che tiene conto anche <strong>di</strong> altri elementi, a<br />

orientare il plenipotenziario verso scelte piuttosto morbide nei confronti<br />

del <strong>Mantova</strong>no. A Viva, uomo pratico e ben introdotto nell'ambiente lo­<br />

cale, verrà infatti riconosciuto dai concitta<strong>di</strong>ni il principale merito <strong>di</strong> esser<br />

riuscito a conciliare le necessità della Monarchia con la salvaguar<strong>di</strong>a del­<br />

l'autonomia del <strong>Ducato</strong> 28 . La sua figura costituisce certamente, proprio in<br />

grazia <strong>di</strong> questa duplice capacità, uno dei maggiori elementi <strong>di</strong> stabilizza­<br />

zione e <strong>di</strong> continuità nella gestione del <strong>Mantova</strong>no fra gli anni Quaranta<br />

e Cinquanta del Settecento.<br />

Proprio con il <strong>di</strong>rettore camerale, scartati come s'è detto per motivi<br />

<strong>di</strong>versi Cavalieri, Biscossa e i componenti dell'indolente Giunta civica,<br />

Arconati riuscì a instaurare fin dal principio, naturalmente sotto l'egida<br />

del comune patrono, un proficuo rapporto <strong>di</strong> collaborazione, dal quale<br />

scaturì una nutrita serie <strong>di</strong> relazioni già entro l'estate del 1747 29 . L'attività<br />

del delegato, awiatasi a un ritmo piuttosto <strong>di</strong>namico, dovette però subire<br />

una battuta d'arresto in concomitanza con la crisi attraversata dalla fortu­<br />

na <strong>di</strong> Pallavicini dopo l'episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Genova. <strong>Il</strong> governatore Harrach, che<br />

giunse in Lombar<strong>di</strong>a a metà settembre pronto a ingaggiare con il plenipo­<br />

tenziario ancora assente una strenua lotta, passando per <strong>Mantova</strong> sulla via<br />

<strong>di</strong> Milano invitò Arconati a render conto del suo operato e lo sospese nel<br />

nomina ad assessore, avvenuta con regio decreto 19 novembre 1740, in ASMn, AG, b.<br />

3111; vd. sopra, p. 60, n. 121 per la nomina a <strong>di</strong>rettore; fascicolo sulla presidenza del<br />

Magistrato in ASMi, UTR p.a., b. 791, con <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> nomina 10 marzo 1750; per la<br />

morte, ivi, lettera <strong>di</strong> Paolo della Silva del 10 aprile 1762; l'anno <strong>di</strong> nascita invece si<br />

deduce da L. C. Volta, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico, p. 214). Non è agevole cogliere<br />

il contenuto del titolo <strong>di</strong> «don» e del pre<strong>di</strong>cato <strong>di</strong> «patritius mantuanus», attribuiti a<br />

Viva nei Capitoli d'appalto dell'impresa generale del 1746 (HkaW, Akten, R. 97, F. 6)<br />

e probabilmente ascrivibili all'alta carica ricoperta dal personaggio, giacché la famiglia<br />

Viva non figura in C. d'Arco, Famiglie mantovane, né nell'elenco dei decurioni nobili<br />

del 1750. Un fratello <strong>di</strong> Giulio fu però canonico della cattedrale (cfr. G. Annibaletti,<br />

// giuris<strong>di</strong>zionalismo asburgico e il giuspatronato sul vescovato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>).<br />

28 Cfr. L.C. Volta, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico, pp. 214-215.<br />

29 Cfr. ancora la relazione <strong>di</strong> Arconati a Harrach (vd. n. 6). Molte relazioni si<br />

trovano in copia in ASBo, AP, III, b. 136 e saranno man mano citate in queste pagine.<br />

Per l'armonia esistente fra i due personaggi si veda per esempio la lettera <strong>di</strong> Viva a<br />

Pallavicini del 18 gennaio 1747 (ASMi, UTR p.a., b. 240), e tutto il carteggio <strong>di</strong> Arco-<br />

nati con Pallavicini (ASBo, AP, III, b. 136).


86 CAPITOLO SECONDO<br />

frattempo dall'incarico 30 . Nei due mesi che trascorse nella capitale lom­<br />

barda il conte dovette accorgersi dell'ostilità che circondava ormai le ini­<br />

ziative <strong>di</strong> Palla vicini. Aveva portato con sé relazioni e tabelle, volte a<br />

<strong>di</strong>mostrare come il <strong>Mantova</strong>no fosse in balìa «della violenza militare» e<br />

<strong>delle</strong> prepotenze del commissariato <strong>di</strong> guerra, e come i fon<strong>di</strong> militari, <strong>di</strong><br />

cui gli ufficiali e i fornitori approfittavano senza ritegno, fossero assoluta­<br />

mente insufficienti a sostenere il peso <strong>delle</strong> truppe stanziali. Ma tanto<br />

Harrach quanto Cristiani, anch'egli ormai <strong>di</strong>stante dalle posizioni del ple­<br />

nipotenziario, ostentarono nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Arconati e del destino del Man­<br />

tovano la massima in<strong>di</strong>fferenza, non risparmiando nemmeno le espressioni<br />

<strong>di</strong> derisione 31 . Nei due brevi colloqui che il delegato riuscì a ottenere<br />

furono frettolosamente trattati solo alcuni dei problemi e le decisioni cui<br />

si giunse risultarono generiche e inadeguate, specie relativamente al modo<br />

<strong>di</strong> arginare le prepotenze <strong>di</strong> fornitori e militari: tutto pareva giustificato,<br />

lamentava il milanese, dalla «bella teorica generale [...] che 'da che mondo<br />

è mondo, vi sono sempre stati <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni e che tali dureranno finché durerà<br />

il mondo'» 32 .<br />

Arconati tornò a <strong>Mantova</strong> negli ultimi giorni del 1747 munito <strong>di</strong> una<br />

patente ufficiale <strong>di</strong> delegato e luogotenente regio rilasciatagli da Harrach<br />

e <strong>di</strong> nuove istruzioni, redatte dal segretario <strong>di</strong> governo Colla, che lo inca­<br />

ricavano <strong>di</strong> provvedere alle supposte malversazioni dell'amministrazione<br />

militare locale senza ricorrere alla via giu<strong>di</strong>ziaria, nonché <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre<br />

un piano per il corpo civico da erigersi senza più tentennamenti, attenen­<br />

dosi alle in<strong>di</strong>cazioni già fornite a suo tempo dalla Giunta <strong>di</strong> aggregazione.<br />

Come ebbe modo <strong>di</strong> osservare lo stesso delegato, non si trattava <strong>di</strong> un<br />

piano d'intervento organico, ma <strong>di</strong> uno stralcio <strong>di</strong> quello precedentemente<br />

concepito da Pallavicini, da cui erano stati eliminati i punti più scabrosi 33 .<br />

30 Lettere <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini, 16 settembre e 13 ottobre 1747, ivi. Lettera<br />

del Governo, 3 ottobre, in ASMi, UTR p.a., b. 240. Sui rapporti fra Harrach e Palla-<br />

vicini, vd. oltre.<br />

31 Lettera 5 <strong>di</strong>cembre 1747, contenente il resoconto della permanenza <strong>di</strong> Arconati<br />

a Milano, in ASBo, AP, III, b. 136. Sui fon<strong>di</strong> militari anche la lettera <strong>di</strong> Arconati al<br />

segretario <strong>di</strong> Pallavicini Luigi Giusti, 7 novembre 1747, ivi. In altra lettera del 21<br />

novembre, il delegato spiegava che a <strong>Mantova</strong> erano acquartierati troppi uomini per le<br />

risorse della provincia: tre reggimenti <strong>di</strong> cavalleria e due <strong>di</strong> fanteria, i prigionieri e le<br />

truppe in transito. Sul commissariato <strong>di</strong> guerra cfr. nota allegata alla lettera del 21<br />

novembre a Giusti, sempre ivi. Sul mutare dell'atteggiamento <strong>di</strong> Cristiani verso Palla-<br />

vicini, nonostante la fiducia che questi continuava a manifestare al gran cancelliere, vd.<br />

C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 125.<br />

32 Lettera 5 <strong>di</strong>cembre (vd. n. 31).<br />

33 Lettera <strong>di</strong> Arconati del 20 <strong>di</strong>cembre 1747, in ASBo, AP, III, b. 136. Delle


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 87<br />

Incurante <strong>delle</strong> restrizioni e dei controlli imposti al suo lavoro, Arconati<br />

proseguì tuttavia sulla strada intrapresa, continuando a corrispondere con<br />

Pallavicini sul modo in cui mandare in porto la «grande opera». Del resto,<br />

anche Harrach e Cristiani erano convinti della cattiva prova data dal re­<br />

gime <strong>di</strong> aggregazione, che ritenevano frutto più che della sollecitu<strong>di</strong>ne per<br />

«il bisogno de' paesi», della «premura <strong>di</strong> accomodar soggetti», e avrebbe­<br />

ro visto con favore un ritorno alla situazione esistente ai tempi <strong>di</strong> Traun M .<br />

Essi, però, poco desiderosi <strong>di</strong> inimicarsi le magistrature milanesi, la Con­<br />

gregazione dello Stato e soprattutto il Supremo Consiglio d'Italia, ritene­<br />

vano che fosse mutile affrontare tali problemi a Milano, «ove mancava<br />

autorità per il corrispondente rime<strong>di</strong>o, e che, procedendo questi come<br />

conseguenza inevitabile del presentaneo sistema <strong>di</strong> aggregazione, non<br />

poteva il rime<strong>di</strong>o procedere che dalla sola autorità <strong>di</strong> Sua Maestà». E lo<br />

stesso Pallavicini era conscio della «inutilità <strong>di</strong> qualunque esposizione che<br />

potesse costì [a Milano] farsi, in vista de' canali, per li quali dovrebbe<br />

passare prima <strong>di</strong> giungere alla suprema notizia <strong>di</strong> Sua Maestà, e ch'essen­<br />

do appunto prevenuti e <strong>di</strong>retti a un fine totalmente opposto, renderebbe­<br />

ro priva <strong>di</strong> effetto qualunque retta intenzione, anzi forse la girerebbero<br />

alla produzione d'un effetto contrario» 35 .<br />

Mentre dunque il plenipotenziario si muoveva <strong>di</strong>rettamente nella<br />

capitale asburgica, Arconati a <strong>Mantova</strong> eseguiva gli or<strong>di</strong>ni del governo e<br />

a un tempo preparava segretamente piani in vista <strong>di</strong> una generale risiste­<br />

mazione istituzionale. In<strong>di</strong>lazionabile era ormai la stesura della consulta<br />

sul corpo civico, «l'ultimo tassello», necessario a «sigillare [...] il perfetto<br />

sistema» dell'aggregazione, per il quale esercitava forti pressioni a Vienna<br />

il reggente per la Lombar<strong>di</strong>a Cavalli, coa<strong>di</strong>uvato a Milano da Beltrami,<br />

«suo apostolo» 36 . Preso atto <strong>delle</strong> opinioni eterogenee che, come s'è detto,<br />

circolavano in proposito 37 , ma soprattutto della natura della nobiltà man-<br />

Istmzioni, del 14 <strong>di</strong>cembre 1747, varie copie ivi e in ASMi, UTR p.a., b. 240, come<br />

anche la patente e una informazione <strong>di</strong> Harrach a Maria Teresa sulla riconferma del<br />

delegato.<br />

34 Questo e quel che segue risulta da due lettere, una <strong>di</strong> Arconati del 6 gennaio<br />

e l'altra <strong>di</strong> Pallavicini del 13 gennaio 1748, conservate in ASBo, AP, III, b. 136.<br />

^ Lettera ad Arconati del 13 gennaio 1748 (vd. n. precedente).<br />

36 Lettere del 20, 24 e 27 gennaio 1748, ivi.<br />

ì7 «Alcuni ne sono in apprensione, perché temono <strong>di</strong> vedersi <strong>di</strong>minuite le facoltà<br />

o accresciute le resistenze, altri lo vorrebbero con avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> premura, sperando forse<br />

<strong>di</strong> farsi strada col nome pubblico a propri vantaggi: qualch'uno lo spera utile, ma non<br />

nel suo principio per la totale mancanza <strong>di</strong> soggetti istrutti <strong>delle</strong> massime pubbliche, e<br />

lo teme pernicioso, semprecché appena nato restasse abbandonato e senza <strong>di</strong>rczione»<br />

(lettera a Pallavicini, 26 <strong>di</strong>cembre 1747, ivi).


05 CAPITOLO SECONDO<br />

tovana, della mancanza <strong>di</strong> «soggetti illuminati» e della «naturale indolen­<br />

za» dei notabili <strong>di</strong> quel paese, <strong>di</strong> cui riteneva <strong>di</strong> aver fatto esperienza<br />

<strong>di</strong>retta indagando sull'operato della Giunta civica e della Conferenza dei<br />

carri fin dall'inizio dell'anno precedente 38 , il delegato si rassegnò a una<br />

soluzione <strong>di</strong> compromesso non <strong>di</strong>ssimile da quella in<strong>di</strong>cata dal senatore<br />

Beltrami nel 1745. Propose infatti <strong>di</strong> erigere un Consiglio <strong>di</strong> sessanta<br />

membri, assegnando metà dei seggi a un primo or<strong>di</strong>ne nel quale includeva<br />

tutti coloro ch'erano ammessi alle «conversazioni ed inviti generali, senza<br />

<strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> rango», per un totale <strong>di</strong> settantotto famiglie, cui andavano<br />

aggiunti i ministri non più in servizio. Otto o <strong>di</strong>eci seggi sarebbero stati<br />

poi riservati a una classe <strong>di</strong> gentiluomini, né propriamente nobili né solo<br />

citta<strong>di</strong>ni, composta <strong>di</strong> ventisette nuclei familiari, in cui figurassero «molti<br />

soggetti che per la loro idoneità ed abilità potrebbero essere <strong>di</strong> non pic-<br />

ciola utilità alla pubblica amministrazione». Ai citta<strong>di</strong>ni possessori, laure­<br />

ati e professionisti sarebbero andati do<strong>di</strong>ci seggi, e altri sei od otto ai<br />

mercanti <strong>di</strong> seta e lana e agli speziali 39 . <strong>Il</strong> progetto così concepito andò<br />

peraltro ad aggiungersi all'ormai lunga serie degli inattuati, confermando<br />

tutt'al più, in attesa che il corpo civico fosse finalmente eretto nel 1750,<br />

l'orientamento ormai consolidato verso la composizione mista.<br />

All'inizio della primavera sembrava ormai che il sistema dell'aggrega-<br />

38 Lettera 27 gennaio 1747, che accompagnava al plenipotenziario un Ristretto<br />

<strong>delle</strong> accuse date alla Giunta civica, sulla base <strong>di</strong> reclami, informazioni segrete, ricorsi<br />

e notizie raccolte (in ASMi, UC p.a., b. 120, con altra documentazione riguardante i<br />

mesi successivi). Le accuse principali rivolte alla Giunta erano <strong>di</strong> aver provocato un<br />

rialzo del prezzo dei generi, in modo tale da accrescere artificialmente i profitti deri­<br />

vanti dalla ven<strong>di</strong>ta dei propri prodotti agricoli (grani, vino, carne, legna, burro e for­<br />

maggio), <strong>di</strong> esportare quantità eccessive <strong>di</strong> grani creando penuria all'interno, facendo<br />

così lievitare i prezzi da 35/36 fino a 54/56 o anche 61 lire il sacco (1 sacco = ettolitri<br />

1,038). Così pure la legna si pagava scu<strong>di</strong> 54 invece che scu<strong>di</strong> 20 il carro (1 carro =<br />

ettolitri 2,8) e un <strong>di</strong>scorso analogo valeva per il formaggio. La Giunta inoltre non si<br />

preoccupava dell'approssimarsi della carestia, né della malattia dei bovini e in generale<br />

non assolveva le proprie responsabilità per il servizio pubblico. I suoi membri erano<br />

sospettati <strong>di</strong> far incetta <strong>di</strong> grani, <strong>di</strong> causare <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni nella panificazione e <strong>di</strong> tener bassi<br />

i prezzi dei generi <strong>di</strong> cui dovevano provvedersi.<br />

39 Copia <strong>di</strong> consulta al governo, 10 febbraio 1748, in ASBo, AP, III, b. 136. Le<br />

cariche sarebbero state vitalizie e la copertura dei posti vacanti affidata al governo, su<br />

rose <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati presentate dal Consiglio stesso. <strong>Il</strong> piano prevedeva anche un compli­<br />

cato sistema <strong>di</strong> rappresentanza e governo del contado, con due sindaci generali della<br />

provincia aventi competenze giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> cui uno sedente nella Congregazione dello<br />

Stato, affiancati da due sindaci forensi per le zone <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là dal Po e da due<br />

sovrintendenti, a formare una Congregazione or<strong>di</strong>naria nella quale annualmente si sa­<br />

rebbero <strong>di</strong>battuti gli affari della provincia.


LA RIDEFINIZIONE DELL ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 89<br />

zione dovesse essere portato a rapido compimento per volontà <strong>delle</strong> auto­<br />

rità milanesi: mentre Arconati lavorava al progetto della comunità citta<strong>di</strong>­<br />

na, si stava infatti cercando <strong>di</strong> fissare in prima approssimazione una quota<br />

del carico fiscale da assegnare al <strong>Mantova</strong>no, proporzionata a quanto<br />

corrisposto da Milano. In questo modo sarebbe stata rapidamente risolta<br />

l'altra delicata questione rimasta in sospeso dal 1745 40 . Le circostanze<br />

erano quanto mai favorevoli: essendo Cristiani momentaneamente assente,<br />

le sue veci dovevano essere assunte dal presidente del Senato Pertusati,<br />

«che - spiegava Arconati - fu costì uno de' primi promotori della aggre­<br />

gazione fino nell'anno 1736 dopo la pace, e ch'è impegnatissimo nel pro­<br />

moverne la totale perfezione e compimento, come se n'è chiaramente<br />

meco spiegato nello scaduto ottobre» 41 .<br />

Questo però non frenò il delegato a <strong>Mantova</strong>, che proprio allora si<br />

mise al lavoro insieme al <strong>di</strong>rettore camerale Viva per stendere una relazio­<br />

ne complessiva sui <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni dell'amministrazione vigente e per preparare<br />

«un abbozzo <strong>di</strong> sistema», ispirato alle idee che pochi mesi prima, come si<br />

ricorderà, Pallavicini aveva espresso al Koch e all'imperatrice 42 . L'aggre­<br />

gazione a Milano, secondo l'analisi <strong>di</strong> Arconati, aveva privato <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong><br />

una figura autorevole capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il paese dalle pretese dei mili­<br />

tari, <strong>di</strong> tenere in soggezione la nobiltà e <strong>di</strong> promuovere lo sviluppo eco­<br />

nomico. Aveva inoltre portato con sé la subor<strong>di</strong>nazione a un sistema giu­<br />

<strong>di</strong>ziario estraneo, <strong>di</strong>stante e per certi versi più iniquo dell'antico, la ridu­<br />

zione dei posti <strong>di</strong> lavoro nella regia amministrazione, la crisi economica e<br />

demografica, la cattiva gestione <strong>delle</strong> materie civiche. <strong>Il</strong> progetto definiti­<br />

vo, riveduto e corretto dal plenipotenziario, proponeva pertanto <strong>di</strong> istitu­<br />

ire a <strong>Mantova</strong> un Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> cinque membri, con le stesse<br />

competenze del vecchio Senato, ma subor<strong>di</strong>nato al supremo organo giu­<br />

<strong>di</strong>ziario milanese per l'istanza <strong>di</strong> appello <strong>delle</strong> cause previste dalle Nuove<br />

Costituzioni e per la revisione. L'amministrazione camerale sarebbe stata<br />

affidata a un <strong>di</strong>rettore, assistito da quattro assessori togati aventi giuris<strong>di</strong>­<br />

zione su tutti gli affari in cui fosse coinvolta la Camera e incaricati anche<br />

<strong>di</strong> parte <strong>delle</strong> materie civiche. Degli alloggi e carreggi per l'esercito si<br />

sarebbe invece occupata una Congregazione da stabilirsi, costituita da<br />

40 Lettera a Pallavicini, 24 febbraio 1748, ivi.<br />

41 Lettera <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini, 2 marzo 1748, ivi. Anche per le notizie suc­<br />

cessive.<br />

42 Informazione succinta del <strong>Mantova</strong>no dopo il decreto <strong>di</strong> aggregazione, allegata al<br />

Progetto, inviato in copia a Pallavicini il 27 marzo 1748, ivi.


90 CAPITOLO SECONDO<br />

nove nobili e nove citta<strong>di</strong>ni (il corpo civico non era più previsto). <strong>Il</strong> fondo<br />

militare sarebbe stato sottoposto alla Tesoreria generale militare <strong>di</strong> Mila­<br />

no, mentre un luogotenente del Commissariato <strong>di</strong> guerra avrebbe sbrigato,<br />

come per il passato, le incombenze locali. A capo <strong>di</strong> tutto il sistema sareb­<br />

be stato posto un vicegovernatore, come ai tempi del Cocastelli, coa<strong>di</strong>u­<br />

vato da una segreteria subalterna. S'intendeva che i costi aggiuntivi <strong>delle</strong><br />

nuove strutture (1400 fiorini circa) sarebbero stati addossati al paese 43 .<br />

Come si vede, a parte un leggero rafforzamento dei vincoli <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>na­<br />

zione a Milano, l'attuazione <strong>di</strong> questa proposta avrebbe ripristinato pura­<br />

mente e semplicemente la situazione anteriore al 1744.<br />

La presentazione del piano al governatore, sollecitata da Pallavicini <strong>di</strong><br />

ritorno da Vienna 44 , pur essendo avvenuta in via riservata, suscitò subito<br />

una serie <strong>di</strong> misure controffensive da parte dei fautori dell'aggregazione,<br />

che cercarono <strong>di</strong> accelerare la nomina del successore <strong>di</strong> Biscossa in modo<br />

da ottenere un'implicita conferma al sistema vigente 45 . Ma ormai la partita<br />

stava spostandosi a livelli più elevati della gerarchia e nel contesto <strong>di</strong><br />

progetti globali. Arconati rimase dunque relegato nei mesi successivi a una<br />

posizione subalterna, mentre andarono allentandosi i suoi rapporti con<br />

Pallavicini. Fra settembre e ottobre sembrò ad<strong>di</strong>rittura che la missione del<br />

delegato stesse per concludersi, avendo egli ormai adempiuto, a detta del<br />

governo, alle istruzioni impartitegli alla fine dell'anno precedente 46 . In<br />

realtà, egli si sarebbe trattenuto a <strong>Mantova</strong> ancora per parecchi mesi,<br />

prima a stendere informazioni per conto del governo e poi a perfezionare<br />

i piani <strong>di</strong> riforma, ma l'importanza del suo ruolo sarebbe <strong>di</strong>minuita rapi-<br />

43 Progetto definitivo, allegato in copia alla lettera <strong>di</strong> Arconati al plenipotenziario<br />

del 17 maggio 1748, in ASBo, AP, III, b. 20. Sul lavoro preparatorio, vd. la lettera del<br />

delegato a Pallavicini del IO maggio 1748 (ivi, b. 136). Anche in quest'occasione la<br />

collaborazione fra Arconati e Viva si rivelò stabile e proficua (cfr. lettera 31 maggio al<br />

plenipotenziario, sempre ivi).<br />

44 L'accompagnatoria con cui il progetto fu inoltrato a Harrach, stu<strong>di</strong>ata con cura<br />

per evitare <strong>di</strong> irritare il governatore con una proposta non richiesta, si trova, in copia,<br />

allegata a una lettera <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini del 12 giugno 1748, in ASBo, AP, III, b.<br />

20. Cfr. anche la lettera del 2 giugno, ivi.<br />

45 Lettera <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini del 19 luglio 1748, ivi. Già in giugno la Con­<br />

gregazione dello Stato aveva presentato uno stravagante <strong>di</strong>segno per lo scambio dell'Ol­<br />

trepò mantovano con i territori piacentini sopra il Po appartenenti a Filippo <strong>di</strong> Borbo-<br />

ne (cfr. il memoriale <strong>di</strong> Arconati e Viva a Harrach, 3 luglio 1748, in ASMi, Feu<strong>di</strong><br />

imperiali, b. 527). In agosto usciva per la podesteria <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> il nome <strong>di</strong> Emanuele<br />

Amor <strong>di</strong> Scria (lettera <strong>di</strong> Arconati del 23 agosto, ivi).<br />

46 Lettera del 15 ottobre 1748, in ASBo, AP, III, b. 136.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 91<br />

damente e con essa anche la speranza <strong>di</strong> una carica autorevole all'interno<br />

del nuovo assetto istituzionale 47 .<br />

2.3. LA DISCUSSIONE CONCLUSIVA SULLA RIFORMA ISTITUZIONALE<br />

Tornato da Vienna nell'estate del 1748, Pallavicini si accinse a sfer­<br />

rare il suo attacco finale alle magistrature milanesi, presentando una serie<br />

<strong>di</strong> piani <strong>di</strong> riforma tanto <strong>delle</strong> strutture militari, quanto <strong>di</strong> quelle finanzia­<br />

rie e amministrative. Com'era preve<strong>di</strong>bile, egli si dovette scontrare, oltre<br />

che con l'ostilità del Supremo Consiglio d'Italia, con la resistenza <strong>di</strong><br />

Harrach e <strong>di</strong> Cristiani, i quali formularono proposte alternative per la<br />

soluzione dei problemi in campo militare e contrastarono con forza le<br />

misure finanziarie in<strong>di</strong>cate dal loro rivale, mostrandosi invece più favore­<br />

voli a intervenire sulla configurazione degli uffici 48 . In questa <strong>di</strong>scussione<br />

sarebbe rientrata anche la questione del <strong>Mantova</strong>no, che il plenipotenzia­<br />

rio intendeva tatticamente presentare a Vienna nell'ottica che maggior­<br />

mente interessava alla Corte, quella finanziaria, facendo figurare la riorga­<br />

nizzazione istituzionale come un semplice corollario e aprendo dunque<br />

una strada agevole alla realizzazione del suo obiettivo.<br />

In un primo tempo egli aveva previsto, per mantenere in Lombar<strong>di</strong>a<br />

in tempo <strong>di</strong> pace 12 reggimenti <strong>di</strong> fanteria e 4 <strong>di</strong> dragoni (25.700 uomini<br />

e 2.400 cavalli), per ampliare lo Stato maggiore e per provvedere alla<br />

manutenzione <strong>delle</strong> fortificazioni una spesa annua <strong>di</strong> 4 milioni <strong>di</strong> fiorini,<br />

cui il <strong>Mantova</strong>no avrebbe dovuto contribuire per 300.000 fiorini, quasi il<br />

50% in più della quota or<strong>di</strong>naria che il <strong>Ducato</strong> già sosteneva 49 . Diventava<br />

4;; L'inconfessata aspirazione <strong>di</strong> Arconati alla carica <strong>di</strong> vicegovernatore traspare in<br />

<strong>di</strong>versi luoghi del suo carteggio con il plenipotenziario. Quest'ultimo, pur avendolo<br />

appoggiato in varie occasioni, per esempio procurandogli il titolo <strong>di</strong> consigliere intimo<br />

attuale <strong>di</strong> Stato nel <strong>di</strong>cembre 1748, evidentemente non ritenne opportuno sostenere la<br />

sua can<strong>di</strong>datura, avendo già da tempo promesso quel ruolo a Cristiani. Sarà proprio il<br />

gran cancelliere a proporre invece al milanese la Magistratura dei confini <strong>di</strong> Milano,<br />

dandogli chiaramente a intendere che <strong>di</strong> quello doveva accontentarsi (cfr. N. Raponi,<br />

Arconati Visconti G. A.; per il titolo <strong>di</strong> consigliere intimo attuale <strong>di</strong> stato, lettera <strong>di</strong><br />

Arconati a Pallavicini, 5 <strong>di</strong>cembre 1748, in ASBo ; AP, III, b.136, e fascicolo in ASMi,<br />

Aral<strong>di</strong>ca, b. 32; sulla Magistratura dei confini, ufficio che rimase lungamente inattivo,<br />

V. Adami, La Magistratura dei confini}.<br />

48 Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 131 sgg.<br />

49 I termini <strong>di</strong> questo primo progetto risultano da una serie <strong>di</strong> osservazioni stese<br />

in merito da Cristiani il 17 settembre 1747 (in ASBo, AP, III, b. 27). Dei 4 milioni, metà<br />

dovevano poi provenire dalla <strong>di</strong>aria dello Stato <strong>di</strong> Milano, altre 800.000 lire dalla


92 CAPITOLO SECONDO<br />

quin<strong>di</strong> necessario prorogare almeno l'esazione del sussi<strong>di</strong>o straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong><br />

48.000 fiorini introdotto all'inizio della guerra <strong>di</strong> successione e se possibile<br />

ottenere un ulteriore aumento. Sebbene poi nel progetto definitivo del<br />

1748 le necessità militari fossero state ridotte a 2.600.000 fiorini comples­<br />

sivi, l'accrescimento della contribuzione del <strong>Mantova</strong>no non fu messo in<br />

<strong>di</strong>scussione. E sul modo <strong>di</strong> ottenerlo Pallavicini non aveva dubbi: «l'aug-<br />

mentation des revenus du Mantouan - spiegava infatti a Harrach -, si on<br />

arrete les tristes effets de l'aggregation, est aisée. Le comerce peut prospe-<br />

rer dans ce Pais, si on scaura y etablir une sage police, et l'aggregation est<br />

un empechement a un ouvrage si salutaire» 50 .<br />

Ma nonostante già nell'ottobre l'imperatrice avesse approvato la par­<br />

te militare del piano, il Consiglio d'Italia non intendeva affatto cedere<br />

sull'aggregazione e ad<strong>di</strong>tava soluzioni alternative: «On y déduit beaucoup<br />

de raisons - <strong>di</strong>chiarava la consulta - pour condamner le projet d'adoucir<br />

l'aggregation du Duché de Mantoue; on croit que ce Duché, en y établis-<br />

sant le Censimento, peut donner l'augmentation proposée dans le pian.<br />

On reconnoit que l'aggregation a cause de l'amertume; mais on considère,<br />

que s'est une chose déjà faite, et qu'il est de la <strong>di</strong>gnité de leurs Majestés<br />

de n'y rien changer, et on joint les é<strong>di</strong>ts qui on été publiés sur ce sujet; [...]<br />

on condamne ces deux Ministres [Arconati e Viva], qui fondent sur<br />

l'adoucissement de l'aggregation, les succès de l'augmentation proposée,<br />

et on conclut qu'au lieu de rien oter a l'aggregation, il convient d'y donner<br />

plus d'étendue e de l'achever» 51 . È interessante osservare come per il<br />

regalia del sale <strong>di</strong> Milano e 900.000 da altre imposte sempre del Milanese. Sul piano<br />

del 1748 cfr. C. Donati, Esercito e società civile, p. 542, e C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca, p. 132.<br />

50 Fascicolo compilato da Pallavicini in risposta alle obiezioni mossegli da Har­<br />

rach con lettera 5 settembre 1748, in ASBo, AP, III, b. 27.<br />

51 Articolo 10 dell'estratto <strong>di</strong> consulta del Supremo Consiglio d'Italia (con ogni<br />

probabilità quella del 4 novembre citata in C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 133)<br />

con annesse osservazioni <strong>di</strong> Pallavicini, 26 <strong>di</strong>cembre 1748, in ASBo, AP, III, b. 27.<br />

Sull'atteggiamento del Consiglio d'Italia riguardo al <strong>Mantova</strong>no, Pallavicini riferiva<br />

confidenzialmente a Bartenstein che il marchese Cavalli, dopo aver visto il piano am­<br />

ministrativo, «a soupirè beaucoup sur la restriction de l'aggregation du Duché de<br />

Mantoue, et il ne scauroit s'imaginer, qu'on puisse faire rien d'utile lorsqu'on'ote'<br />

quelque chose au Senato de Milan: il prevoit déjà, que ce point va brouiller tout, et<br />

nuire a toutte l'Italie, et si on veut l'ecouter il prouvera dans un harangue, qui durerà<br />

trois jours, que l'Europe ne peut avoir de bonheur, si tout le monde ne s'unit pour<br />

augmenter les droits et les honneurs du Senat, dont il est in<strong>di</strong>gne membre: le mot<br />

d'in<strong>di</strong>gne est de lui, et marque sa modestie: fai ajouté 20.000 florins a l'article de<br />

la depence civile pour le satisfaire: mais j'ai continue a regarder l'aggregation comme<br />

une piece qui doit etre redressée. C'est un point capitai» (lettera 5 novembre 1748,


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 93<br />

<strong>Mantova</strong>no in un certo senso la posizione si ribaltasse: il Consiglio d'Italia,<br />

infatti, ancora alleato degli interessi milanesi, ma soprattutto desideroso <strong>di</strong><br />

contrastare le iniziative <strong>di</strong> Pallavicini, in questo caso non soltanto si espri­<br />

meva a favore <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> accentramento, ma auspicava perfino<br />

un'estensione a questa provincia del censimento come mezzo per accresce­<br />

re le entrate.<br />

Harrach, interpellato da Vienna alla fine <strong>di</strong> novembre su varie que­<br />

stioni relative al piano generale, richiese il parere dei due ministri manto­<br />

vani, ma poi rispose senza tenerne conto, assumendo invece una posizione<br />

interme<strong>di</strong>a fra quelle qui considerate. Egli, infatti, concordava con Palla-<br />

vicini sulla necessità «qu'on donne a ce pauvre pays un meilleur systeme<br />

que celui d'à present», data la sua importanza <strong>di</strong>fensiva, ma riteneva che<br />

in tempo <strong>di</strong> pace non si potessero comunque esigere più dei soliti 208.000<br />

fiorini e 48.000 aggiuntivi in tempo <strong>di</strong> guerra e non vedeva affatto, anche<br />

abolendo interamente l'aggregazione, «comment cela puisse mettre le pays<br />

d'abord en etat de contribuer plus qu'il n'a fait en tems de guerre» 52 .<br />

Ma la regina ormai, incoraggiata con ogni probabilità dal referenda­<br />

rio Bartenstein, cui spettò <strong>di</strong> stendere la consulta sul piano <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong><br />

amministrative, era decisa a ignorare il parere del Consiglio d'Italia e a<br />

ridurre Harrach all'obbe<strong>di</strong>enza. Approvò dunque l'intero progetto Palla-<br />

vicini e ne affidò l'esecuzione al suo autore, nominato «ministro e sovrin­<br />

tendente generale sulle finanze d'Italia e Giunta del censimento» 53 . <strong>Il</strong> 4<br />

gennaio 1749 furono resi ufficiali l'abrogazione della riforma del 1744 e il<br />

ripristino <strong>di</strong> un'amministrazione separata per <strong>Mantova</strong>, sebbene facente<br />

capo allo stesso governatore e capitano generale della Lombar<strong>di</strong>a. Questa<br />

concessione intendeva essere un riconoscimento dello sforzo sostenuto dal<br />

fedele <strong>Ducato</strong> nel corso della guerra e la contropartita dell'ulteriore impe­<br />

gno finanziario che sarebbe stato richiesto negli anni seguenti 54 .<br />

Poco dopo Arconati, Viva e Biscossa iniziarono a lavorare insieme al<br />

piano d'esecuzione, che alla fine <strong>di</strong> marzo fu spe<strong>di</strong>to a Pallavicini per un<br />

ultimo controllo 55 . Su questa nuova serie <strong>di</strong> scritture non ritengo necessa-<br />

ivi. Sull'approvazione del piano militare C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 133.<br />

52 Promemoria <strong>di</strong> Harrach per Vienna, 3 <strong>di</strong>cembre (ASBo, AP, III, b. 136). Per<br />

il carteggio precedente vd. ivi lettera <strong>di</strong> Vienna a Harrach, 27 novembre; copia <strong>di</strong><br />

lettera <strong>di</strong> Harrach ad Arconati, 29 novembre 1748, e lettera <strong>di</strong> Arconati del 28 <strong>di</strong>­<br />

cembre.<br />

55 Pallavicini a Bartenstein, 5 novembre 1748 (vd. n. 51).<br />

w II <strong>di</strong>spaccio si trova in ASMi, DR, b. 218.<br />

55 Arconati a Pallavicini, 26 febbraio 1749, in ASBo, AP, III, b. 136.


94 CAPITOLO SECONDO<br />

rio soffermarmi, in quanto esse costituiscono semplicemente una versione<br />

interme<strong>di</strong>a fra il progetto Arconati del giugno 1748 e la soluzione defini­<br />

tiva 56 . Contemporaneamente i tre ministri, e in particolare Viva, elabora­<br />

rono un dettagliato programma finanziario, <strong>di</strong> cui mi occuperò nel pros­<br />

simo paragrafo.<br />

Completata questa fase, l'iter della riforma istituzionale sarebbe stato<br />

ancora lungo e tortuoso. La bozza, pronta nell'aprile 1749, fu sottoposta<br />

al Consiglio d'Italia affinchè esso re<strong>di</strong>gesse la consulta finale all'imperatri­<br />

ce, ma poiché, nonostante le pressioni esercitate da Pallavicini per una<br />

rapida conclusione dei lavori, parecchi aspetti sembravano richiedere più<br />

accurate valutazioni, in giugno la documentazione fu rinviata a Milano 57 .<br />

Harrach fu incaricato <strong>di</strong> presiedere una giunta per l'esame del piano, cui<br />

furono chiamati a intervenire Pallavicini, Cristiani, Pertusati, Mantegazza,<br />

Beltrami, Viva e Lambertenghi 58 . <strong>Il</strong> lavoro preparatorio a questa nuova<br />

<strong>di</strong>scussione fu affidato dapprima a Beltrami e a Viva insieme al fiscale<br />

Lambertenghi, poi al solo Lambertenghi, con la supervisione <strong>di</strong> Cristiani.<br />

<strong>Il</strong> testo rielaborato ottenne quin<strong>di</strong> l'approvazione unanime della giunta,<br />

cui intervennero anche il presidente Castiglioni, il conte Leone Peyri, già<br />

destinato alla presidenza del Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, e il sena­<br />

tore Riscossa 59 . Tre relazioni conclusive, una sulla struttura amministrati­<br />

va, una sul personale e una con il piano economico-camerale, furono<br />

presentate a Vienna il 7 ottobre 1749 60 .<br />

In generale si può osservare che in questa fase le operazioni erano<br />

state prese decisamente in mano da Harrach e da lui <strong>di</strong>rette in modo tale<br />

da imprimere al piano un orientamento parzialmente <strong>di</strong>verso 61 . Ne usciva<br />

56 Fascicolo <strong>di</strong> scritture mandate da <strong>Mantova</strong> nelle quali si propone l'idea del nuovo<br />

regolamento per quel <strong>Ducato</strong>, 19 marzo 1749, ivi, b. 20.<br />

57 Sulle preoccupazioni <strong>di</strong> Pallavicini cfr. la lettera a Villasor del 22 aprile 1749<br />

(ivi), varie lettere del mese <strong>di</strong> marzo, e soprattutto una del 30 maggio a destinatario non<br />

specificato, due a Koch dell'I eli luglio, una a O'Kelly del 4 luglio, infine altre simili<br />

inviate agli stessi personaggi nel mese <strong>di</strong> agosto (ivi, b. 28)<br />

58 Lettera <strong>di</strong> Villasor a Cristiani, 18 giugno 1749, in ASMI, UTR p.a., b. 29.<br />

59 Cfr. il verbale della sessione del 9 agosto e soprattutto la relazione conclusiva<br />

<strong>di</strong> Harrach del 7 ottobre 1749. Tutto ivi. È significativo che Arconati, il quale aveva<br />

lavorato molto al progetto, non fosse nemmeno chiamato a far parte della giunta, ad<br />

amara testimonianza del completo naufragio <strong>delle</strong> sue attese.<br />

60 Ivi.<br />

61 L'influenza <strong>di</strong> Harrach sugli affari del <strong>Mantova</strong>no si avvantaggiò del fatto che<br />

Pallavicini era quasi completamente assorbito in quel momento dal delicato progetto<br />

della Ferma generale milanese, a causa del quale stava rapidamente crescendo il nume­<br />

ro dei suoi oppositori, raccolti proprio attorno al suo <strong>di</strong>retto superiore. <strong>Il</strong> livello rag-


IA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 95<br />

innanzitutto rafforzata l'autorità del governatore, che non si voleva affian­<br />

cato da un vicario, così come invece era stato suggerito nel piano formu­<br />

lato a <strong>Mantova</strong>, e a cui si intendeva attribuire la facoltà <strong>di</strong> avocare cause<br />

a Milano per assegnarle a un tribunale <strong>di</strong> propria scelta. Anche il Senato<br />

milanese manteneva una possibilità <strong>di</strong> ingerenza in quanto primo e più<br />

naturale destinatario <strong>di</strong> quelle stesse cause. Contrariamente alle opinioni<br />

espresse da Viva e Arconati, riemergeva inoltre la volontà <strong>di</strong> istituire il<br />

corpo civico, forse concepito come contraltare del Magistrato camerale e<br />

anch'esso legato <strong>di</strong>rettamente al governo tramite la nomina dei suoi mem­<br />

bri. Harrach era infine riuscito ad accaparrarsi la scelta del presidente del<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia, la maggiore carica mantovana, per la quale aveva<br />

in<strong>di</strong>cato il conte catalano Leone Peyri, allora senatore a Milano.<br />

Ma la partita non era ancora chiusa, dal momento che dovevano<br />

ancora pronunciarsi le autorità viennesi, a partire dal Consiglio d'Italia. In<br />

quest'organismo era peraltro intervenuto un importante mutamento <strong>di</strong><br />

equilibri: essendo Villasor ammalato, ne faceva in quel periodo le veci il<br />

conte <strong>di</strong> Cervellon, che sappiamo non essere mai stato favorevole ai pro­<br />

positi <strong>di</strong> accentramento concepiti a Milano rispetto a <strong>Mantova</strong>. Fedele a<br />

questa linea, egli propose alcuni correttivi grazie ai quali riteneva si potes­<br />

sero risparmiare ai mantovani «l'orrore della <strong>di</strong>pendenza dal Senato <strong>di</strong><br />

Milano» e al governatore «le facoltà esorbitanti, che si riservò la Cancel­<br />

leria <strong>di</strong> corte nel tempo che <strong>Mantova</strong> stette sotto la sua <strong>di</strong>rczione», pur<br />

garantendo «l'apparenza del suo decoro, perché tutto sarebbe a lui rivol­<br />

to» 62 . In un'ottica <strong>di</strong> rafforzamento dell'autorità regia, suggerì inoltre <strong>di</strong><br />

accrescere il numero dei funzionali forestieri, e possibilmente tedeschi,<br />

nell'organico e mosse nuove obiezioni alla creazione del corpo pubblico,<br />

nel quale vedeva un inutile rischio per l'integrità del potere sovrano, spe­<br />

cie in un contesto dove questo tipo d'istituzione non aveva alcuna tra<strong>di</strong>­<br />

zione, e un ostacolo alla libertà <strong>di</strong> movimento <strong>di</strong> cui ora si godeva riguardo<br />

ai tributi 65 . Ma la «giubilazione» presto seguita dell'anziano e isolato vi­<br />

cepresidente impedì che i suoi suggerimenti avessero pieno effetto: l'ulti­<br />

ma parola fu lasciata al governo milanese e il <strong>di</strong>spaccio del 15 marzo 1750,<br />

giunto dallo scontro fra il governatore e il ministro <strong>delle</strong> finanze appare chiaramente in<br />

A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, p. 132.<br />

62 «Rappresentazione riservata» alla sovrana del 7 <strong>di</strong>cembre 1749, in ASMi, UTR<br />

p.a., b. 29, come anche l'allegato parere sul corpo civico.<br />

63 Si tratta <strong>di</strong> un ragionamento che abbiamo già visto fare da Cristiani nel 1744<br />

(cfr. p. 56).


96 CAPITOLO SECONDO<br />

che stabiliva finalmente il nuovo assetto istituzionale del <strong>Mantova</strong>no, ri­<br />

flette complessivamente la versione che il governatore era riuscito a im­<br />

porre del piano originario promosso da Pallavicini 64 .<br />

Al termine <strong>di</strong> questa lunga e complessa gestazione <strong>Mantova</strong> recupe­<br />

rava l'autonomia amministrativa e con essa un or<strong>di</strong>namento istituzionale<br />

in gran parte ricalcato su quello esistente prima del 1744. Un Supremo<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia ere<strong>di</strong>tava le funzioni del vecchio Senato, sebbene<br />

con alcune limitazioni: composto da un presidente e da quattro consiglieri,<br />

più un soprannumerario, esso era chiamato a <strong>di</strong>rimere, sulla base <strong>delle</strong><br />

antiche costituzioni <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e secondariamente <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Milano,<br />

«per uniformare al possibile li sistemi de' paesi», i conflitti <strong>di</strong> competenza<br />

fra le giuris<strong>di</strong>zioni inferiori, a esercitare mansioni varie in merito ai fede-<br />

commessi, alla naturalizzazione, ai confini, alla collazione dei benefici <strong>di</strong><br />

giuspatronato regio. Quanto alle prerogative strettamente giu<strong>di</strong>ziarie, esso<br />

sentenziava ora esclusivamente in istanza suprema <strong>di</strong> appello o <strong>di</strong> revisio­<br />

ne, in quest'ultimo caso con l'inserimento <strong>di</strong> «aggiunti» scelti dal governo,<br />

essendogli fatto invece espresso <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> avocare a sé i processi dai tri­<br />

bunali inferiori 65 . <strong>Il</strong> primo appello era invece riservato al locale Collegio<br />

dei giureconsulti e la prima istanza, come sempre, al podestà citta<strong>di</strong>no per<br />

le cause civili, al capitano <strong>di</strong> giustizia per le criminali e ai pretori forensi<br />

per quelle <strong>di</strong> minore entità nel contado 66 . <strong>Il</strong> governo milanese avrebbe<br />

avuto facoltà <strong>di</strong> avocare a sé cause <strong>di</strong> rilevanza particolare per affidarle al<br />

Senato <strong>di</strong> Milano o a una giunta speciale e avrebbe dovuto sancire le<br />

sentenze <strong>di</strong> morte con il proprio exequatur.<br />

64 Una copia a stampa del <strong>di</strong>spaccio, con il nuovo organico (compreso l'elenco<br />

dei componenti il corpo civico e gli allegati con le istruzioni ai singoli uffici), in ASMi,<br />

UTR p.a., b. 29. Ivi anche il sovrano <strong>di</strong>spaccio 17 <strong>di</strong>cembre 1749 che richiedeva un<br />

ultimo parere a Harrach, il verbale della giunta del 18 gennaio 1750 e la consulta finale<br />

del governo del 30 gennaio.<br />

65 Si faceva eccezione a questi limiti giurisi<strong>di</strong>zionali per le cause eccedenti il<br />

valore <strong>di</strong> 4000 scu<strong>di</strong> o la ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 200 scu<strong>di</strong>, per quelle riguardanti figure sottoposte<br />

alla particolare protezione del sovrano (vedove e orfani), e per le cause civili coinvol­<br />

genti ebrei, sulle quali tutte il Consiglio aveva competenza esclusiva. Sul trattamento<br />

giu<strong>di</strong>ziario degli ebrei si veda V. Colorni, Legge ebraica e leggi locali, il paragrafo su<br />

<strong>Mantova</strong>, e Id., Gli ebrei nel sistema del <strong>di</strong>ritto comune.<br />

66 A proposito <strong>delle</strong> preture forensi si affermava infine l'intenzione <strong>di</strong> portarne a<br />

termine entro breve la riduzione e il riassetto, già affidato alla giunta <strong>di</strong> aggregazione<br />

del 1745 e rimasto in sospeso. Su ciò si veda S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana<br />

e giuseppina, pp. 35-6, che fornisce un quadro chiaro dell'intero sistema giu<strong>di</strong>ziario<br />

fissato con il <strong>di</strong>spaccio 1750.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 97<br />

Nel re<strong>di</strong>vivo Magistrato Camerale avrebbero operato un presidente<br />

e quattro questori, più, anche qui, un soprannumerario. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>castero do­<br />

veva deliberare collegialmente, ma affidando a ciascun membro un ramo<br />

<strong>di</strong> cui occuparsi più specificamente (<strong>di</strong>rczione e controllo pagamenti, re­<br />

galie, beni allo<strong>di</strong>ali, acque e <strong>di</strong>gagne). Esso manteneva la giuris<strong>di</strong>zione su<br />

tutte le cause riguardanti contribuzioni, tasse, fazioni rurali, estimo,<br />

esenzioni, gestione <strong>di</strong> dazi e gabelle, beni vacanti o devoluti, confische,<br />

beni allo<strong>di</strong>ali e feudali della Camera, regie fabbriche, strade e acque re­<br />

gie e pubbliche, scoli e <strong>di</strong>gagne, annona regia, nonché la giuris<strong>di</strong>zione<br />

penale su contrabban<strong>di</strong>, usurpazioni d'acque, danni arrecati alle strade,<br />

malversazioni nell'amministrazione <strong>delle</strong> regalie. Al Magistrato rimaneva<br />

inoltre affidata ancora per qualche tempo la gestione del fondo contri-<br />

buzionale, fintante che l'erigendo corpo civico non avesse mostrato <strong>di</strong><br />

potervi provvedere da sé. L'ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni sarebbe pertanto<br />

<strong>di</strong>peso dal tribunale camerale, pur essendo autonomamente <strong>di</strong>retto da<br />

un commissario.<br />

<strong>Il</strong> nuovo Consiglio citta<strong>di</strong>no sarebbe stato composto da sessanta<br />

membri equamente scelti dal governo fra la «prima e seconda nobiltà», la<br />

categoria dei giuristi, collegiali e non, e il gruppo dei mercanti e dei<br />

citta<strong>di</strong>ni benestanti, «bilanciando così fra <strong>di</strong> loro li tre <strong>di</strong>versi or<strong>di</strong>ni co­<br />

stituenti quel pubblico, affinchè tutti vi abbiano mano, come tutti vi han­<br />

no interesse». <strong>Il</strong> governo avrebbe poi designato, su rose <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati pre­<br />

sentate dalla stessa assemblea generale, nove decurioni, tre per or<strong>di</strong>ne,<br />

per formare la Congregazione civica ristretta presieduta da un ministro<br />

del Consiglio <strong>di</strong> giustizia e preposta, oltre che a tutta l'attività esecutiva<br />

relativa ad annona citta<strong>di</strong>na e provinciale, quartieri e alloggi militari, car­<br />

reggi e strade civiche, anche al controllo sugli altri uffici civici (il collegio<br />

dei me<strong>di</strong>ci e degli speziali, il consolato mercantile, l'archivio pubblico-<br />

notarile, il registro pubblico, la sovrintendenza all'annona e la sovrinten­<br />

denza agli alloggi in città). La «dote» del corpo civico era ricavata dalla<br />

cassa dell'annona e serviva a coprire principalmente la spesa per gli emo­<br />

lumenti spettanti ai membri della Congregazione ristretta, poco meno <strong>di</strong><br />

7000 fiorini. <strong>Il</strong> Tribunale <strong>di</strong> sanità sarebbe stato invece composto da<br />

"tecnici" appartenenti al Consiglio generale, ma presieduto da un mini­<br />

stro togato.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio non faceva parola <strong>di</strong> un eventuale vicegoverno, essen­<br />

do per il momento prevalsa la linea contraria sostenuta da Harrach.<br />

Ma, come vedremo, si tratterà <strong>di</strong> una vittoria effimera: la carica <strong>di</strong> vice­<br />

governatore verrà infatti restaurata un anno dopo, con un provve<strong>di</strong>-


98 CAPITOLO SECONDO<br />

mento voluto insieme da Pallavicini e da Cristiani, ricco <strong>di</strong> conseguenze<br />

per il futuro 67 .<br />

L'organico del personale dei principali uffici rispecchiava grossomo­<br />

do le proposte formulate da Pallavicini, il meglio informato in proposito,<br />

una volta che Harrach ebbe fissate alcune massime nella giunta del giu­<br />

gno 1749, fra cui quella <strong>di</strong> reimpiegare i funzioriari collocati a riposo nel<br />

1745 e quella <strong>di</strong> inserire un certo numero <strong>di</strong> forestieri 68 . Poca libertà <strong>di</strong><br />

scelta era stata lasciata in realtà al plenipotenziario riguardo al Supremo<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia, a presiedere il quale il governatore aveva chiamato<br />

Leone Peyri 69 , mentre per i quattro posti <strong>di</strong> consigliere vi erano già al­<br />

trettanti ministri in pensione, Beltrami, Nonio, Lanzoni e Casali. Solo<br />

allorché fosse venuto a mancare uno <strong>di</strong> questi si sarebbe potuto inserire<br />

«qualche forastiere veramente insigne» e così «accrescere sempre più il<br />

decoro ed il lustro <strong>di</strong> un tribunale, ch'essendo il supremo in quel Duca­<br />

to, conviene che si renda rispettabile», secondo quanto auspicava Pallavi­<br />

cini, insod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> quelle scelte obbligate. Rimaste senza esito alcune<br />

contestazioni a carico <strong>di</strong> Beltrami, l'unica mo<strong>di</strong>fica apportata a questa<br />

pianta fu l'inserimento come quarto consigliere del giubilato Achille For-<br />

67 Vd. il capitolo seguente, pp. 123 sgg.<br />

68 La consulta <strong>di</strong> Pallavicini, datata 29 settembre 1749, si trova in ASMi, UTR<br />

p.a., b. 29. Ne ho reperito varie minute in ASBo, AP, III, b. 20 (qui utilizzo la minuta<br />

del 27 settembre). La consulta <strong>di</strong> Harrach che accompagna l'elenco del personale eia<br />

impiegarsi nella nuova pianta, datata 7 ottobre 1749, è anch'essa in ASMi, UTR p.a.,<br />

b. 29.<br />

69 Peyri Leone - Catalano, aveva ricoperto cariche giu<strong>di</strong>ziarie a Barcellona sotto<br />

Carlo VI e poi a Napoli. Qui, in particolare, era stato consigliere del tribunale <strong>di</strong> S.<br />

Chiara, governatore <strong>di</strong> Capua, segretario <strong>di</strong> stato e guerra, reggente nel Consiglio col­<br />

laterale. Dopo il passaggio del Regno ai Borbone si era trasferito a Vienna, dove fu<br />

reggente nel Consiglio d'Italia, quin<strong>di</strong> a Milano nel 1742, per occupare una cattedra<br />

senatoria. Promosso presidente del Consiglio <strong>di</strong> giustizia a <strong>Mantova</strong> nel 1750, sarebbe<br />

morto nella stessa città <strong>di</strong>eci anni dopo (cfr. i fascicoli personali in ASMn, AG, b. 3112<br />

e in ASMi, UG p.a., b. 187; inoltre F. Arese, Le supreme cariche del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

e della Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 561). Due contrastanti giu<strong>di</strong>zi su Peyri sono riportati da<br />

R. Colapietra, Vita pubblica e classi politiche del viceregno napoletano (1656-1734). Nel<br />

primo (pp. 249 sgg.) <strong>di</strong> lui «si <strong>di</strong>ce un gran bene e si ripone la massima fiducia per<br />

equilibrio ed esperienza <strong>di</strong> governo»; nel secondo (pp. 252 sgg.) Peyri è detto invece<br />

«così violento e soggetto alle passioni in tempo che fu segretario <strong>di</strong> guerra e sì facile<br />

ad abusare la confidenza, che viene da tutti o<strong>di</strong>ato». Fu un protetto del potente segre­<br />

tario del <strong>di</strong>spaccio a Vienna Rialp, cui forse dovette la successiva carriera nella capitale<br />

asburgica e in Lombar<strong>di</strong>a. Era imparentato con il defunto <strong>di</strong>rettore camerale <strong>di</strong> Man­<br />

tova Giuseppe Aguirre, avendone sposato una sorèlla. <strong>Il</strong> primogenito <strong>di</strong> questa unione,<br />

Pietro, sarà un importante funzionario dell'amministrazione mantovana fra il 1753 e gli<br />

anni Ottanta.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 99<br />

losia, voluto da Cervellon perché forestiero, e il passaggio a soprannume­<br />

rario <strong>di</strong> Casali 70 .<br />

Per la presidenza del Magistrato camerale Pallavicini aveva proposto<br />

senz'altro Viva e per assessori l'allora vicario pretorio Maurizio Muti,<br />

«soggetto degno <strong>di</strong> molta stima per la sua integrità», Ludovico Magnagu-<br />

ti 71 , avvocato fiscale «che serve da molto tempo e che ha sempre dato<br />

prove <strong>di</strong> probità e <strong>di</strong> zelo», e Fer<strong>di</strong>nando Forti' 2 , in quel momento impie­<br />

gato come avvocato fiscale nelle operazioni del censimento milanese e sul<br />

quale erano state ricevute ottime informazioni. Per la piazza restante il<br />

plenipotenziario aveva trovato in<strong>di</strong>spensabile ricorrere a un forestiero,<br />

«non essendovi nessuno adatto in <strong>Mantova</strong> per le importanti incombenze<br />

camerali», e aveva pertanto in<strong>di</strong>cato Ernesto Locella, figlio del segretario<br />

del Supremo Consiglio d'Italia e ritenuto molto preparato 73 . Nel <strong>di</strong>spaccio<br />

finale fu inoltre accolto il suggerimento <strong>di</strong> Cervellon <strong>di</strong> inserire, come<br />

secondo assessore forestiero, il giubilato Giorgio Waters, cui fu attribuita<br />

la terza piazza, mentre Forti, ultimo in rango, <strong>di</strong>venne soprannumerario.<br />

Dei due can<strong>di</strong>dati all'avvocatura fiscale proposti da Pallavicini, Francesco<br />

Antonio Tamburini e Giulio Ghirar<strong>di</strong>ni, scelti fra i mantovani per far<br />

«cosa grata al paese», fu accolto il primo, mentre la seconda piazza andò<br />

per volontà <strong>di</strong> Harrach a un altro forestiero, il napoletano Emanuele<br />

Carrera 74 .<br />

Se dunque Pallavicini pare orientato a lasciare la regia amministrazio­<br />

ne <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> ai mantovani, come si deduce dalla netta prevalenza a essi<br />

70 Cfr. la consulta <strong>di</strong> Cervellon del 7 <strong>di</strong>cembre 1749 (vd. n. 62). Alla nomina <strong>di</strong><br />

Beltrami si erano mostrati contrari sia Harrach che Cervellon, a motivo della cattiva<br />

fama che il senatore si era procurato a <strong>Mantova</strong> con la sua attività in favore della<br />

riforma del 1744 (vd. la suddetta consulta e la relazione <strong>di</strong> Harrach del 7 ottobre 1749,<br />

<strong>di</strong> cui a n. 68).<br />

71 Magnaguti Ludovico - Nobile mantovano; laurea in giurisprudenza nel 1718,<br />

giureconsulto collegiate, vicepodestà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, avvocato fiscale nel 1737 ma subito<br />

messo a riposo con la riforma amministrativa. Diviene operativo come fiscale nel 1743.<br />

Questore camerale nel 1750, consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1753. Muore nel 1768. Cfr. C.<br />

d'Arco, Famiglie mantovane, voi. V, fase. 123, e ASMi, UG p.a., b. 144.<br />

72 Forti Fer<strong>di</strong>nando - Giureconsulto mantovano, avvocato fiscale nella Giunta<br />

Neri a Milano dal 1749 al 1758. Promosso questore nel Magistrato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel 1750<br />

e consigliere nel Tribunale <strong>di</strong> giustizia nel 1753, sebbene ancora operante a Milano.<br />

Tornato a <strong>Mantova</strong>, presta servizio come consigliere fino alla fine degli anni Settanta.<br />

Cfr. i suoi fascicoli in ASMi, UTR p.a., b. 792, e ivi, UG p.a., b. 144. Inoltre C. Capra,<br />

La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 161.<br />

' 3 Locella, come vedremo, non entrerà mai in servizio a <strong>Mantova</strong>, attardandosi a<br />

Vienna con altri incarichi finché non sarà sostituito.<br />

74 Per le notizie biografiche su questi due, vd oltre, p. 146.


100 CAPITOLO SECONDO<br />

accordata nel Magistrato camerale e nel fiscalato, in cui la sua facoltà <strong>di</strong><br />

scelta è stata più libera, il governo e Cervellon preferiscono potenziare la<br />

componente forestiera, portandola a un terzo con il presidente nel Con­<br />

siglio <strong>di</strong> giustizia e a due quinti nel Magistrato, compresa in entrambi i casi<br />

la piazza soprannumeraria. Ve da <strong>di</strong>re che, più che a un rafforzamento del<br />

controllo sull'amministrazione locale, questa scelta sembra dovuta alla<br />

necessità <strong>di</strong> collocare elementi ancora appartenenti al numeroso gruppo <strong>di</strong><br />

stranieri che ha seguito Carlo VI nelle sue peripezie, la maggioranza dei<br />

quali, almeno in tre casi su cinque (Forlosia, Waters, Locella), ha peraltro<br />

familiarità con l'ambiente mantovano, Non ha invece alcun esito il tenta­<br />

tivo <strong>di</strong> Harrach <strong>di</strong> avviare un'osmosi fra milanesi e mantovani: l'invito che<br />

egli rivolge a ministri e cavalieri della capitale lombarda a can<strong>di</strong>darsi a<br />

cariche e impieghi a <strong>Mantova</strong>, «coll'idea d'introdurre la comunicazione<br />

de' Milanesi e de' <strong>Mantova</strong>ni ne' <strong>di</strong>casteri de' rispettivi domini», non<br />

riceve quasi risposta, a testimonianza del sostanziale <strong>di</strong>sinteresse nutrito<br />

dai primi nei confronti <strong>di</strong> questa città periferica ed estranea, oltreché<br />

scarsamente attraente dal punto <strong>di</strong> vista climatico per via <strong>delle</strong> palu<strong>di</strong> che<br />

la circondano 75 .<br />

Nel complesso la riforma istituzionale del 1750 non apporta mo<strong>di</strong>fi­<br />

che sostanziali all'assetto precedente il 1744, se non un temporaneo raf­<br />

forzamento della posizione del governo e la tanto <strong>di</strong>scussa istituzione del<br />

corpo civico (cui peraltro si nega la prerogativa più importante, cioè la<br />

gestione del fondo contribuzionale 76), ma chiude piuttosto la breve espe­<br />

rienza dell'aggregazione, resa già poco significativa dall'interferenza degli<br />

eventi bellici. Come ho osservato, alla luce dei documenti considerati<br />

sembra che questa parentesi nella storia mantovana settecentesca debba<br />

essere letta come risultato della convergenza degli obiettivi annessionisti­<br />

ci della Congregazione dello Stato e <strong>di</strong> una parte dei ministri milanesi,<br />

con una volontà <strong>di</strong> integrazione dei domini lombar<strong>di</strong> emersa a Vienna<br />

già negli ultimi anni del regno <strong>di</strong> Carlo VI e fatta propria dal Supremo<br />

Consiglio d'Italia. Trattandosi però <strong>di</strong> due schieramenti la cui influenza<br />

stava imboccando una china <strong>di</strong>scendente, anche l'idea dell'aggregazione<br />

da essi concepita era risultata rapidamente e definitivamente perdente.<br />

75 Consulta del 7 ottobre 1749 (vd. n. 68). Soltanto il marchese Carlo Maria<br />

Cavalli, allora a Vienna, era ricorso per un impiego a <strong>Mantova</strong>.<br />

76 Lo stesso governo milanese nella consulta finale del 30 gennaio 1750 (vd. n.<br />

64), nel ribattere a quanti erano contrari al Corpo civico, aveva fatto presente che le<br />

sue incombenze sarebbero state «così limitate» da non costituire minimamente un<br />

pericolo per la ragion <strong>di</strong> stato.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 101<br />

Né Pallavicini, né Cristiani, né più tar<strong>di</strong> Firmian saranno mai <strong>di</strong>sposti ad<br />

accettare <strong>di</strong> estendere il potere <strong>delle</strong> stesse magistrature milanesi che in­<br />

tendevano contrastare a una realtà sulla quale esse non potevano accam­<br />

pare alcun <strong>di</strong>ritto storico. Del resto sarebbe stato impensabile perseguire<br />

la riforma degli or<strong>di</strong>namenti milanesi (che si ebbe appunto nel 1749) e il<br />

ri<strong>di</strong>mensionamento del potere del ceto patrizio al loro interno, confer­<br />

mandone allo stesso tempo la bontà con il sottoporre a essi anche il<br />

<strong>Mantova</strong>no 77 . Questo argomento sarà più forte anche <strong>delle</strong> rivalità per­<br />

sonali e <strong>delle</strong> <strong>di</strong>vergenze <strong>di</strong> vedute riguardo ai mo<strong>di</strong> e all'entità degli<br />

interventi da compiere a Milano (a proposito dei quali sappiamo che<br />

Cristiani era molto più propenso alla moderazione e alla <strong>di</strong>plomazia), e<br />

infatti, nonostante il <strong>di</strong>saccordo emerso su alcuni punti del piano nel<br />

corso della lunga <strong>di</strong>scussione fra Pallavicini da una parte e Cristiani e<br />

Harrach dall'altra, nessuno dei tre aveva messo in dubbio l'orientamento<br />

<strong>di</strong> fondo.<br />

Alla preferenza accordata a un regime <strong>di</strong> parziale autonomia non era<br />

poi estranea l'inclinazione <strong>di</strong> quei potenti ministri (Pallavicini e Cristiani<br />

ora, ma in futuro anche Firmian) a fare del <strong>Mantova</strong>no un dominio per­<br />

sonale, approfittando del vantaggio <strong>di</strong> cui il rappresentante regio vi gode­<br />

va in misura maggiore che a Milano, dove lo scontro con i poteri locali e<br />

cetuali era assi più arduo. A <strong>Mantova</strong> giungeva inoltre smorzata la voce <strong>di</strong><br />

Vienna (che peraltro rimarrà piuttosto debole fino alla morte <strong>di</strong> Cristiani),<br />

grazie a un provvidenziale moltiplicarsi dei passaggi interme<strong>di</strong>, e questo<br />

non poteva che accrescere il carattere personale dell'influenza del plenipo­<br />

tenziario sul <strong>Ducato</strong>. Ciò non significa che questo ministro non potesse<br />

farsi portatore <strong>di</strong> contenuti nuovi nella prassi amministrativa e promotore<br />

<strong>di</strong> <strong>riforme</strong> della normativa, come avrebbero testimoniato gli interventi <strong>di</strong><br />

Pallavicini nel settore finanziario durante il primo anno del suo governo,<br />

ma la natura <strong>di</strong> questi contenuti sarebbe <strong>di</strong>pesa sempre in larga misura<br />

11 Sulla riforma amministrativa milanese, or<strong>di</strong>nata alla fine <strong>di</strong> luglio del 1749, cfr.<br />

l'e<strong>di</strong>tto pubblicato in appen<strong>di</strong>ce da C. Mozzarelli, Per la stona del pubblico impiego<br />

nello stato moderno: il caso della Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 134-140. Ne sintetizza gli<br />

aspetti salienti, dopo averne ripercorso la lunga genesi, C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austria­<br />

ca, pp. 134 sgg. Furono fusi i due Magistrati <strong>delle</strong> entrate, or<strong>di</strong>nario e straor<strong>di</strong>nario, in<br />

un solo ufficio; fu <strong>di</strong>mezzato il numero degli uffici subalterni; fu sfoltito drasticamente<br />

l'organico <strong>di</strong> tutti i tribunali, della segreteria <strong>di</strong> governo e della cancelleria segreta; fu<br />

abolita la venalità <strong>delle</strong> cariche subalterne e furono riformati gli stipen<strong>di</strong> adeguandoli<br />

alla posizione e riducendo il più possibile gli emolumenti extra <strong>di</strong> varia origine e<br />

provenienza.


102 CAPITOLO SECONDO<br />

dagli orientamenti in<strong>di</strong>viduali del ministro in carica e da quelli degli uo­<br />

mini <strong>di</strong> fiducia che egli si sarebbe scelto all'interno dei <strong>di</strong>casteri locali.<br />

2.4. IL PROGRAMMA DJ RISANAMENTO FINANZIARIO<br />

Per comune ammissione <strong>delle</strong> autorità mantovane e milanesi, la guer­<br />

ra <strong>di</strong> successione austriaca aveva totalmente esaurito le risorse finanziarie<br />

del <strong>Mantova</strong>no 78 . Per sostenere le pressanti spese militari, fin dal 1741 era<br />

stato introdotto un nuovo regolamento in materia <strong>di</strong> tributi che compor­<br />

tava alcune imposizioni straor<strong>di</strong>narie, fra le quali l'aumento del prezzo del<br />

sale. Sul versante «contribuzionale» a partire dal giugno 1743 era stato<br />

richiesto un sussi<strong>di</strong>o straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> 32 la biolca, per un totale <strong>di</strong><br />

48.000 fiorini, il che costituiva un aumento del 50% del prelievo or<strong>di</strong>na­<br />

rio. Con queste mo<strong>di</strong>fiche si ottenne un incremento complessivo <strong>di</strong><br />

750.000 lire, pari al 21% del totale dell'entrata camerale e contribuzionale<br />

or<strong>di</strong>naria 79 . Ciononostante l'erario fu costretto a indebitarsi, sia imponen­<br />

do tre prestiti forzosi alle comunità negli anni 1741, 1743 e 1747, sia<br />

contrattando ingenti anticipazioni con gli impresari degli appalti, l'Univer­<br />

sità degli ebrei e vari privati fra il 1746 e il 1748 so . Alla fine della guerra<br />

risultava esser stato assorbito dalla spesa militare, dal 1741 in avanti, fra<br />

contribuzioni or<strong>di</strong>narie, sussi<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nari, forniture <strong>di</strong> generi e servizi<br />

da parte <strong>delle</strong> comunità, sovvenzioni a interesse e denaro ricavato dalla<br />

ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> terreni della Camera, un totale <strong>di</strong> 3.550.000 fiorini, con una<br />

me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> quasi 450.000 fiorini (4.500.000 lire mantovane) 81 . <strong>Il</strong><br />

78 Cfr. le già citate lettere <strong>di</strong> Arconati a Giusti del 7 e 21 novembre 1747, in<br />

ASBo, AP, III, b. 136, e il promemoria <strong>di</strong> Harrach del 3 <strong>di</strong>cembre 1748 (ivi).<br />

79 Bilancio attivo e passivo dei red<strong>di</strong>ti e pesi camerali dello Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> rimes­<br />

so dal <strong>di</strong>rettore Viva al Governo, 1 ottobre 1749, in ASMi, UTR p.a., b. 29.<br />

80 M.A. Romani, Le finanze del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, p. 298. Occorre tenere pre­<br />

sente per chiarezza che tanto le sovvenzioni, ancorché forzose, quanto le forniture <strong>di</strong><br />

generi e servizi alle truppe non erano a fondo perduto, ma dovevano essere detratte<br />

dalle contribuzioni or<strong>di</strong>narie degli anni seguenti.<br />

81 Dati tratti dalla Specificazione de' pagamenti e somministrazioni de' generi fatte<br />

dal <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> in servigio del militare, nel decennio dal dì primo novembre 1741<br />

a tutto ottobre 1751,21 agosto 1752, in ASBo, AP, III, b. 83. Una copia anche in ASMi,<br />

Tesoreria p.a., b. 8. La cifra totale per l'intero decennio è pari a 3.927.000 fiorini circa,<br />

cui va aggiunta una stima <strong>di</strong> 396.500 fiorini per carreggi e buoi, per un totale <strong>di</strong><br />

4.323.500 fiorini e una me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> 432.351 (che a lire mantovane 9,15 per fiorino,<br />

secondo il cambio adottato dal prospetto, corrispondono a 3.956.012 lire). S. Pugliese,<br />

Con<strong>di</strong>zioni economiche e finanziarie della Lombar<strong>di</strong>a, p. 429, riporta per i contributi in


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 103<br />

capitale che ancora restava da restituire ai cre<strong>di</strong>tori ammontava a<br />

3.500.000 lire circa, per un aggravio annuo, incluso il pagamento degli<br />

interessi, calcolato nel 1749 in 1.440.000 lire 82 .<br />

Del risanamento finanziario si occupò Pallavicini per tutta la Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a austriaca, con l'intento <strong>di</strong> elaborare un piano generale per far fron­<br />

te tanto alle spese camerali, quanto a quelle militari. Già alla fine del 1748,<br />

appena tornata la pace, egli presentava a Vienna una relazione in cui<br />

in<strong>di</strong>cava le vie per ottenere un'entrata totale per l'erario lombardo <strong>di</strong><br />

4.340.000 fiorini, <strong>di</strong> cui 3 milioni per il fondo militare, 800.000 per il<br />

pagamento dei debiti e 540.000 per l'amministrazione civile. Tali misure<br />

imponevano, com'è noto, <strong>di</strong> completare il censimento milanese, <strong>di</strong> istituire<br />

un banco regio per la sistemazione del debito pubblico a Milano, <strong>di</strong> rifor­<br />

mare le imposte in<strong>di</strong>rette per incentivare il commercio, <strong>di</strong> rinegoziare i<br />

contratti d'appalto 83 . L'accrescimento del prelievo fiscale sul <strong>Mantova</strong>no<br />

era l'ultimo punto <strong>di</strong> quel complesso programma, ma anche barattandolo<br />

con il ripristino dell'autonomia amministrativa, portare il fondo militare<br />

alla cifra prefissata <strong>di</strong> 300.000 fiorini non si preannunciava impresa facile,<br />

tenuto conto della prostrazione in cui la provincia usciva dalla guerra e dei<br />

gravi debiti in cui versava l'erario. Avvalendosi del lavoro svolto congiun­<br />

tamente da Viva, Arconati e Biscossa nella primavera del 1749, Pallavicini<br />

potè compilare un'organica Pianta economica camerale che, accompagnata<br />

dal parere <strong>di</strong> Harrach, fu inviata a Vienna alla fine <strong>di</strong> settembre e che<br />

avrebbe definito le linee della politica finanziaria da attuarsi nel <strong>Mantova</strong>­<br />

no nel successivo decennio 84 .<br />

denaro da parte del <strong>Mantova</strong>no la cifra <strong>di</strong> 9.000.449 lire milanesi per il periodo 1741-<br />

1748, cioè 3.400.000 lire mantovane circa all'anno, cifra che non si <strong>di</strong>scosta molto da<br />

quella fornita dalla fonte precedente, tenuto conto che non vi sono incluse le sommi­<br />

nistrazioni in natura. Sempre secondo Pugliese il Milanese aveva fornito invece<br />

12.271.372 lire milanesi all'anno, cioè 36.800.000 lire mantovane circa, poco più <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci volte il contributo del <strong>Mantova</strong>no, un rapporto che si manteneva si può <strong>di</strong>re<br />

costante nel prelievo finanziario imposto rispettivamente ai due Stati.<br />

82 Cfr. il Bilancio <strong>di</strong> cui alla n. 79. L'ammontare del debito a 350.000 fiorini è<br />

confermato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 52, nota 40. L'autore de<strong>di</strong>ca<br />

un intero paragrafo al «piano Pallavicino» <strong>di</strong> risanamento finanziario (pp. 49-52) for­<br />

nendo molte informazioni. Non è chiaro se in questi 3 milioni e mezzo <strong>di</strong> lire siano<br />

conteggiati anche eventuali rimborsi alle comunità, o solo prestiti contratti con appal­<br />

tatori e finanzieri.<br />

83 Memoria del 4 novembre 1748, in ASBo, AP, III, b. 20. Sulla riforma finan­<br />

ziaria nel Milanese, C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 140 sgg.<br />

84 II fascicolo si trova in ASMi, UTR p.a., b. 29 e contiene la tabella con il<br />

bilancio preventivo e gli allegati, una relazione <strong>di</strong> Viva datata 19 settembre 1749, la


104 CAPITOLO SECONDO<br />

Spese<br />

II bilancio generale, senza interventi, si presentava come segue:<br />

pesi camerali (stipen<strong>di</strong> e pensioni, dotazione<br />

Consiglio d'Italia, spese forzose) L. 1.099.000<br />

costo aggiuntivo del nuovo piano d'ammini­<br />

strazione » 200.000<br />

quota <strong>di</strong> rimborso capitali e interessi (sovven­<br />

zioni ottenute dal 1746 in poi e garantite<br />

su cespiti camerali) » 1.441.000<br />

necessità previste per la cassa militare » 3.500.000<br />

Entrate<br />

totale » 6.240.000<br />

camerali » 2.142.000<br />

contribuzionali » 1.288.000<br />

totale » 3.430.000<br />

<strong>di</strong>savanzo » 2.810.000<br />

II progetto si proponeva <strong>di</strong> raggiungere il pareggio assicurando un<br />

fondo adeguato per le spese militari e contemporaneamente pianificando<br />

l'ammortamento dei debiti in modo da renderlo sopportabile per la Ca­<br />

mera. Per le entrate erano previsti <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> interventi. Un primo<br />

gruppo elevava <strong>di</strong>rettamente il prelievo, con la proroga <strong>delle</strong> imposizioni<br />

straor<strong>di</strong>narie introdotte nel 1741 e nel 1743 (l'imposta <strong>di</strong> compensazione<br />

del prezzo del sale fino al 1761; l'imposta sulle cere e droghe fino al<br />

1755; la privativa del gioco dei biribissi - abolita per ragioni morali da<br />

Carlo VI e rientrodotta durante la guerra - fino al 1756; l'imposta stra­<br />

or<strong>di</strong>naria sulla ren<strong>di</strong>ta immobiliare; l'imposta «<strong>delle</strong> bozzole» sulla moli­<br />

tura dei grani - abolita anch'essa da Carlo VI alla fine della guerra <strong>di</strong><br />

successione polacca per premiare i mantovani degli sforzi compiuti e poi<br />

ripristinata - fino al 1750) e l'aumento <strong>delle</strong> contribuzioni sulla ren<strong>di</strong>ta<br />

relazione accompagnatoria <strong>di</strong> Pallavicini e quella <strong>di</strong> Harrach. Per il lavoro preliminare<br />

<strong>di</strong> Arconati, Viva e Biscossa, vd. il Progetto presentato a Pallavicini il 19 marzo 1749,<br />

in ASBo, AP, III, b. 20.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 105<br />

<strong>delle</strong> colture "intensive", fino a quel momento tassata in proporzione in­<br />

feriore alle colture tra<strong>di</strong>zionali (lire 16.4 in più alla biolca per gli orti,<br />

lire 10.6 per i prati irrigui esenti, 9.16 per gli stessi non esenti, 11.6 per<br />

le risaie).<br />

Un secondo gruppo <strong>di</strong> interventi mirava ad allargare la base imponi­<br />

bile. Per quanto concerneva le imposte in<strong>di</strong>rette, si volevano sottoporre a<br />

verifica e sfoltire le numerose esenzioni <strong>di</strong> cui godevano persone e beni,<br />

già provvisoriamente sospese dal 1747. Le esenzioni concesse a titolo<br />

«grazioso» sarebbero state abolite senza alcun compenso, mentre per le<br />

«onerose» ci sarebbe stato un risarcimento pari all'ammontare della quota<br />

annua d'imposta. I ministri mantovani che avevano suggerito questa dra­<br />

stica misura non vi vedevano alcun impe<strong>di</strong>mento giuri<strong>di</strong>co, «per non esser<br />

mai state [le esenzioni] confermate da che questo <strong>Ducato</strong> è passato sotto<br />

il felicissimo dominio dell'Augustissima Casa», e ne prevedevano vantaggi<br />

cospicui 85 . Presso l'ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni, infatti, risultava che «le<br />

terre che godono <strong>di</strong> esenzioni ascendono a più d'un terzo del campiona­<br />

mento, ed è assai probabile che l'industria le faccia ascendere a molto <strong>di</strong><br />

più: in tal caso il fitto dell'impresa generale riceverebbe un aumento molto<br />

considerabile» 86 .<br />

Sul fronte <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette era prevista una revisione dell'estimo<br />

dei terreni, da effettuare in base alle <strong>di</strong>chiarazioni degli stessi proprietari.<br />

L'idea <strong>di</strong> un nuovo censimento per il <strong>Mantova</strong>no circolava già da qualche<br />

mese a Milano, dove si riteneva che in tal modo la contribuzione <strong>di</strong><br />

108.000 fiorini della provincia si sarebbe potuta accrescere <strong>di</strong> altri 90 o<br />

100 mila fiorini. Ciò era stato dapprima negato da Arconati e da Viva, che<br />

confidavano ancora nell'atten<strong>di</strong>bilità della stima a campione del 1692 e<br />

giu<strong>di</strong>cavano scarso il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere dall'effet-<br />

85 Accompagnatoria al progetto, ivi.<br />

86 Specificazione dei carichi annuali della regia Camera, allegato al progetto citato<br />

(ivi). In merito alle esenzioni spiegava più chiaramente Arconati, in una Avvertenza per<br />

intelligenza dell'annessa tabella <strong>delle</strong> esenzioni, che le ultime ricognizioni risalivano al<br />

1684 e al 1721-22, ma che per la seconda non era stata emessa alcuna sentenza, per cui<br />

<strong>di</strong> fatto le esenzioni non erano mai state riconosciute dai sovrani austriaci. I titoli<br />

d'esenzione gratuita od onerosa potevano riguardare le seguenti regalie: dazio macina<br />

sia in città che in campagna, inclusi lavoranti e coloni, dazio del minuto in campagna,<br />

pedaggi, porti e ponti per persone, servitori, carri etc., dazio sui contratti <strong>di</strong> affitto in<br />

campagna, dazio sui contratti <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta, permuta, antìcrasi, dote, restituzione<br />

<strong>di</strong> dote etc., dazio <strong>di</strong> introduzione <strong>di</strong> generi alimentari in città, dazio sull'estrazione <strong>di</strong><br />

grani, sete, gallette, vini, foraggi etc. all'estero. Tutto ivi, anche la tabella con l'elenco<br />

degli esenti e dei rispettivi titoli.


106 CAPITOLO SECONDO<br />

tuarne una nuova, tenuto conto <strong>delle</strong> spese che l'operazione avrebbe com­<br />

portato 87 . Nel frattempo però anche il Supremo Consiglio d'Italia si era<br />

fatto sostenitore <strong>di</strong> quella misura e Pallavicini, che inizialmente non aveva<br />

smentito i suoi due collaboratori, finì per esprimere a sua volta un parere<br />

favorevole sull'attuazione <strong>di</strong> un censimento nel <strong>Mantova</strong>no, senza per al­<br />

tro pronunciarsi sulle modalità 88 . A questo punto anche Arconati si ade­<br />

guò, proclamando la sua fiducia «nell'esatta propalazione da esigersi, che<br />

son sicuro scuoprirà non picciola parte <strong>di</strong> terreni, che non concorrono, e<br />

nella giusta <strong>di</strong>stributiva eguaglianza del carico, che non solo produrrà lo<br />

stabile aumento <strong>delle</strong> ortaglie, risi e prati adacquatori, ma ancor quello <strong>di</strong><br />

territorj interi e non piccioli, che in proporzione degli altri riguardo alla<br />

stabilita massima del campionamento sono suscettibili <strong>di</strong> qualche ragione­<br />

vole incremento» 89 .<br />

Proprio all'inizio <strong>di</strong> quell'anno, del resto, la sovrana aveva or<strong>di</strong>nato la<br />

ripresa <strong>delle</strong> operazioni censuarie nello Stato <strong>di</strong> Milano, ch'erano state<br />

abbandonate nel 1733 e il cui completamento era stato in<strong>di</strong>cato dal ple­<br />

nipotenziario fin dal 1744 come la necessaria premessa a un serio pro­<br />

gramma <strong>di</strong> risanamento finanziario 90 . L'estimo mantovano, però, verrà<br />

rifatto secondo criteri <strong>di</strong>versi da quelli che formeranno il vanto del cen­<br />

simento milanese. Beltrame Cristiani, infatti, opterà per una soluzione<br />

edulcorata, con la quale, per risparmiare sulle spese e per non infasti<strong>di</strong>re<br />

i possessori, finirà per portare ben poco vantaggio all'erario. Non è chiaro<br />

se Pallavicini abbia avuto <strong>delle</strong> responsabilità in questa scelta tanto lonta­<br />

na dalle soluzioni milanesi da lui caldeggiate. <strong>Il</strong> plenipotenziario era sì<br />

consapevole del fatto che «la parte primaria e principale [degli espe<strong>di</strong>enti<br />

per il miglioramento <strong>delle</strong> finanze] è quella <strong>di</strong> appurare la vera e verosi­<br />

mile ren<strong>di</strong>ta de' terreni ed altri fon<strong>di</strong> stabili, e <strong>di</strong> riconoscere se abbiano<br />

un carico corrispondente al prodotto», e che «questo è quel punto da cui<br />

87 Cfr. copia <strong>di</strong> lettera <strong>di</strong> Harrach del 29 novembre 1748 e risposta <strong>di</strong> Arconati<br />

e Viva del 4 <strong>di</strong>cembre, la quale ricevette l'approvazione <strong>di</strong> Pallavicini (vd. lettera <strong>di</strong><br />

Arconati del 28 <strong>di</strong>cembre), segno che allora il plenipotenziario con<strong>di</strong>videva le idee del<br />

delegato e del <strong>di</strong>rettore camerale. Tutto in ASBo, AP, III, b. 136. Sull'ostilità <strong>di</strong> Arco-<br />

nati a una riforma catastale, cfr. anche C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 50.<br />

Tenuto conto del fatto che Arconati avrebbe cambiato presto parere, sarei propensa a<br />

ritenere che quell'opinione fosse stata mutuata da Viva, che era mantovano.<br />

88 Estratto <strong>di</strong> consulta del Supremo Consiglio d'Italia e osservazioni <strong>di</strong> Pallavicini,<br />

in data 26 <strong>di</strong>cembre 1748 (vd. n. 51).<br />

89 Arconati a Pallavicini, 19 marzo 1749, in ASBo, AP, III, b. 136.<br />

90 Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 122 e 140.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 107<br />

li ministri mantovani si sono stu<strong>di</strong>ati e si stu<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> stare lontani» 91 . Ma<br />

evidentemente, una volta ottenuta la restaurazione dell'autonomia ammi­<br />

nistrativa e affidato, come vedremo, il vicegoverno del <strong>Ducato</strong> a Cristiani,<br />

dovette accettare una sorta <strong>di</strong> spartizione <strong>delle</strong> aree <strong>di</strong> influenza e rinun­<br />

ciare a interferire sulle decisioni riguardanti il catasto mantovano, lascian­<br />

do mano libera al suo vicario 92 .<br />

Tornando al programma finanziario, esso comprendeva anche misure<br />

per la riduzione <strong>delle</strong> uscite. Risparmiando su varie voci, fra cui lo stipen­<br />

<strong>di</strong>o degli impiegati, la quota destinata a Vienna e le riparazioni <strong>di</strong> fabbri­<br />

che camerali e caserme, abolendo inoltre la cassa «del fortalizio», che i<br />

duchi avevano creato per la manutenzione <strong>delle</strong> fortificazioni e che ora<br />

causava solo <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>, infine sospendendo i rimborsi agli im-<br />

presari <strong>delle</strong> somme che andavano dedotte dal canone d'affitto, si pensava<br />

<strong>di</strong> poter abbattere in misura significativa le spese camerali. Ancor più si<br />

puntava, in vista <strong>di</strong> questo, su un accurato piano <strong>di</strong> ammortizzazione dei<br />

debiti (ammontanti a circa 3.450.000 lire), che prevedeva un'ampia <strong>di</strong>la­<br />

zione <strong>delle</strong> scadenze, con la liquidazione completa dei cre<strong>di</strong>ti entro il 1763<br />

invece che entro il 1757 com'era stabilito dai contratti. La priorità dei<br />

rimborsi sarebbe stata fissata in base al tasso d'interesse e all'estinzione dei<br />

debiti più onerosi sarebbe stato destinato il ricavato della ven<strong>di</strong>ta <strong>delle</strong><br />

tenute camerali <strong>di</strong> Sermide e <strong>di</strong> Ostiglia (1.600.000 lire).<br />

<strong>Il</strong> provento complessivo <strong>di</strong> queste misure finanziarie era così cal­<br />

colato:<br />

proroga <strong>delle</strong> vecchie imposizioni straor<strong>di</strong>narie L. 750.000<br />

nuove imposizioni su colture intensive, aumen­<br />

to dell'imponibile, aumento naturale del<br />

gettito a fine guerra » 820.000<br />

risparmio annuo su rimborso capitali e interessi » 1.140.000<br />

risparmio sulle spese camerali » 260.000<br />

totale » 2.970.000<br />

Con tale cifra il <strong>di</strong>savanzo (quantificato in 2.810.000 lire) sarebbe stato<br />

abbondantemente coperto.<br />

<strong>Il</strong> piano così concepito prendeva la via <strong>di</strong> Vienna accompagnato da<br />

una relazione in cui Harrach esprimeva il proprio consenso a gran parte<br />

91 Citato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 50.<br />

92 Sul censimento del 1750 tornerò nel prossimo capitolo.


108 CAPITOLO SECONDO<br />

degli espe<strong>di</strong>enti. In particolare si mostrava favorevole alla revisione del­<br />

l'estimo, «poiché l'antica allibrazione che fu fatta l'anno 1692 corre voce<br />

che fusse minore d'un <strong>di</strong>eci per cento in circa della giusta quantità e si<br />

pretende che ciò resulti anche dagli atti dell'ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni.<br />

Oltre <strong>di</strong> che, da quel tempo in qua il Po ha formato <strong>di</strong>verse alluvioni e<br />

molti beni, allora vallivi e boschivi, si trovano in oggi ridotti a coltura.<br />

Qualche prodotto adunque - concludeva - risulterà dalla nuova giusta<br />

propalazione; ma <strong>di</strong>penderà dall'esperienza il poterne fissare la somma<br />

precisa senza pericolo <strong>di</strong> prender equivoco». Forti perplessità destava<br />

invece nel governatore il progetto per l'estinzione dei debiti, per il timore<br />

che una <strong>di</strong>lazione <strong>di</strong> ben sei anni dei rimoborsi potesse danneggiare la<br />

cre<strong>di</strong>bilità della regina e dei suoi ministri, trattandosi oltrettutto <strong>di</strong> con­<br />

tratti stipulati <strong>di</strong> recente. Alla ven<strong>di</strong>ta <strong>delle</strong> tenute <strong>di</strong> Sermide e <strong>di</strong> Ostiglia,<br />

elemento chiave del piano, si opponeva inoltre il fatto che esse erano state<br />

date in affitto 93 .<br />

La Corte, nel varare il piano generale <strong>di</strong> riforma per il <strong>Mantova</strong>no,<br />

approvato da Maria Teresa il 17 <strong>di</strong>cembre, preferì conformarsi alle in<strong>di</strong>­<br />

cazioni <strong>di</strong> Harrach riguardo ai punti controversi. Pertanto non ebbe segui­<br />

to la parte riguardante il pagamento dei debiti, mentre con un e<strong>di</strong>tto del<br />

16 gennaio 1750 furono resi perpetui l'aumento dell'imposta contribuzio-<br />

nale <strong>di</strong> 48.000 fiorini e le sovrimposte e le nuove tasse introdotte durante<br />

la guerra, fu ripristinato il vecchio tributo <strong>delle</strong> bozzole, furono abolite<br />

tutte le esenzioni godute a titolo gratuito e avviata la verifica <strong>di</strong> quelle<br />

venali, fu or<strong>di</strong>nata infine la revisione catastale 94 .<br />

Così ritoccato, questo programma faceva ricadere tutto l'onere del<br />

risanamento finanziario sui contribuenti e in particolar modo sui posses­<br />

sori. <strong>Il</strong> carico fiscale infatti proseguiva la sua scalata, iniziata nel 1716 con<br />

l'introduzione dell'imposta fon<strong>di</strong>aria per un valore <strong>di</strong> un milione circa <strong>di</strong><br />

lire, cui si erano aggiunte nei decenni successivi poco meno <strong>di</strong> 300.000 lire<br />

e ora altre 750.000 lire con la conferma <strong>delle</strong> imposte straor<strong>di</strong>narie che<br />

93 Le Corti <strong>di</strong> Sermide e <strong>di</strong> Ostiglia erano state vendute in precedenza, ma con<br />

facoltà per la Camera <strong>di</strong> riscattarle in qualunque momento. <strong>Il</strong> primo acquirente, Leon<br />

Norsa, le aveva cedute nel 1740 per 150.000 fiorini ad alcuni appaltatori <strong>di</strong> forniture<br />

militari, i quali erano riusciti a loro volta a negoziare affitti più proficui che in prece­<br />

denza. Mentre Pallavicini intendeva avvalersi della clausola <strong>di</strong> riscatto per rivendere a<br />

un prezzo più vantaggioso, Harrach non era <strong>di</strong>sposto a venir meno agli impegni presi<br />

pochi anni prima.<br />

94 Cfr. la relazione <strong>di</strong> Beltrame Cristiani del 24 settembre 1756, pubblicata da C.<br />

Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 93 sgg.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 109<br />

venivano pagate già da una decina d'anni. Si tratta, come si vede, <strong>di</strong> una<br />

lievitazione rapida e <strong>di</strong> ingenti proporzioni del prelievo <strong>di</strong>retto, che peral­<br />

tro, e ciò sorprende un poco, sarà sopportata senza eccessive lagnanze da<br />

parte dei mantovani, almeno per quanto si può inferire dai documenti,<br />

come prezzo da pagare per la conservazione <strong>di</strong> un'amministrazione sepa­<br />

rata. E proprio l'entità del prezzo (in pochi decenni il prelievo <strong>di</strong>retto,<br />

prima pressoché inesistente, giunge a uguagliare quello in<strong>di</strong>retto) da la<br />

misura dell'importanza che veniva attribuita all'autonomia da Milano.<br />

La relativa facilità con cui fu accresciuta la pressione fiscale, per<br />

considerare ora la questione sotto un altro punto <strong>di</strong> vista, sembra in<strong>di</strong>care<br />

che esistevano i margini per un tale aumento, senza arrivare a comprimere<br />

la ren<strong>di</strong>ta agraria in modo insostenibile. Certo, già Pallavicini aveva com­<br />

preso come sotto questa apparente elasticità si celassero forti sperequazio­<br />

ni, che ora, con l'introduzione degli ultimi aggravi, rischiavano <strong>di</strong> far sal­<br />

tare l'intero sistema. Egli aveva infatti richiamato l'attenzione sugli «intol­<br />

lerabili abusi» degli amministratori locali, a causa dei quali, <strong>di</strong>ceva, «si<br />

rovinano le Comunità, e si mettono nella dura necessità <strong>di</strong> pagare una<br />

seconda Diaria Contribuzionale, che non entra nella Cassa Militare, e che<br />

serve unicamente al profitto de' particolari che regolano i riparti e le spese<br />

de' Pubblici» 95 . In realtà il sistema era destinato a reggere ancora per<br />

lungo tempo questo drenaggio ad<strong>di</strong>rittura doppio (se vogliamo dar cre<strong>di</strong>to<br />

alle parole del plenipotenziario) <strong>di</strong> risorse finanziarie, dal momento che il<br />

censimento del 1756 non avrebbe mutato sostanzialmente la base del ri­<br />

parto, limitandosi a in<strong>di</strong>viduare fon<strong>di</strong> precedentemente sfuggiti alla tassa­<br />

zione, né avrebbe in alcun modo toccato le amministrazioni locali. E c'è<br />

da supporre che «i particolari» cui si riferiva Pallavicini abbiano trovato<br />

ancora vantaggioso salvaguardare l'autonomia, pur dovendone pagare il<br />

prezzo, perché il sistema <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette continuava a permettere<br />

95 Ivi, p. 50, nota. La citazione è tratta da una lettera del 29 novembre 1749 <strong>di</strong><br />

Pallavicini a Maria Teresa. Parole analoghe, ma più chiare, si trovano in un altro<br />

documento, in cui si accenna al beneficio che l'erario avrebbe avuto «togliendosi la<br />

somministrazione de' carri senza pagamento e liberandosi le comunità dagli aggravi che<br />

soffrono per il maneggio de' particolari amministratori, li quali è da temere che faccia­<br />

no nel <strong>Mantova</strong>no ciò che fanno qui, dove in spese non legittime si cava da poveri<br />

contribuenti una <strong>di</strong>aria <strong>di</strong> più; a questo male convien pensare, e levandosi questo, potrà<br />

ricavarsi <strong>di</strong> più da terreni, senza rendere più infelice la con<strong>di</strong>zione de' possessori;<br />

riceveranno invece un notabile sollievo e potrà esiggersi una migliore coltivazione.<br />

Questo è il grande oggetto a cui converrà rivolgere tutta l'applicazione» (nota a Viva<br />

del 16 luglio 1750, in ASBo, AP, III, b. 25).


110 CAPITOLO SECONDO<br />

loro <strong>di</strong> scaricare parte del peso fiscale sulla componente meno influente e<br />

più passiva <strong>delle</strong> comunità.<br />

Da parte <strong>di</strong> Vienna occorre invece sottolineare, a fronte della volon­<br />

tà <strong>di</strong> sfruttare fino in fondo la moneta <strong>di</strong> scambio della «<strong>di</strong>saggregazio­<br />

ne», la preoccupazione <strong>di</strong> conservare quanto più possibile buoni rapporti<br />

con i cre<strong>di</strong>tori dell'erario mantovano, un gruppo <strong>di</strong> banchieri e appalta­<br />

tori <strong>di</strong> cui avremo subito modo <strong>di</strong> parlare, nettamente <strong>di</strong>stinto dal ceto<br />

dei proprietari terrieri e uscito dalla guerra, al contrario <strong>di</strong> quello, note­<br />

volmente rafforzato e arricchito. Si trattava <strong>di</strong> una scelta poco lungimi­<br />

rante da parte dell'autorità regia e <strong>di</strong> una manifestazione <strong>di</strong> debolezza <strong>di</strong><br />

fronte a un potere finanziario che aveva assorbito negli anni precedenti<br />

una porzione cospicua del gettito fiscale riversato nella macchina bellica.<br />

Ma anche su questo elemento sociale dovrà presto aumentare la pressio­<br />

ne: il piano per la <strong>di</strong>lazione del pagamento dei debiti preparato da Viva<br />

verrà accantonato, ma dovrà essere riproposto in termini pressoché ana­<br />

loghi dal vicegovernatore Cristiani nel giro <strong>di</strong> qualche anno. Inoltre Pal-<br />

lavicini riuscirà per altra via a rinegoziare i rapporti fra finanzieri ed era­<br />

rio, che Harrach aveva insistito nel conservare intatti: il piano economico<br />

varato da Vienna gli darà infatti modo <strong>di</strong> intervenire sugli appalti <strong>delle</strong><br />

imposte in<strong>di</strong>rette, introducendo anche nel <strong>Mantova</strong>no la formula della<br />

ferma generale e ottenendo un rilevante aumento del canone d'affitto a<br />

vantaggio dell'erario.<br />

2.5. LA FERMA GENERALE DEL 1751<br />

L'opportunità <strong>di</strong> ingerirsi nel settore <strong>delle</strong> regalie mantovane prima<br />

della scadenza dei contratti d'appalto, che fra l'altro era stata in taluni casi<br />

prorogata durante la guerra, fu offerta a Pallavicini, nel frattempo <strong>di</strong>venu­<br />

to governatore della Lombar<strong>di</strong>a austriaca al posto <strong>di</strong> Harrach, dalla so­<br />

spensione <strong>delle</strong> esenzioni «onerose», destinate a essere sottoposte a veri­<br />

fica secondo il programma finanziario appena approvato. L'accrescimento<br />

per lo meno temporaneo del gettito che quel provve<strong>di</strong>mento avrebbe<br />

comportato consentiva infatti alla Camera <strong>di</strong> esigere dagli appaltatori un<br />

congrue aumento dei canoni <strong>di</strong> affitto. Per semplificare l'operazione si<br />

pensò ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> «riaffittare le imprese <strong>di</strong> tutto il <strong>Ducato</strong>, come se in<br />

esso non vi fosse alcuna esenzione né ecclesiastica né laicale, obbligando<br />

però tutti gli esenti, compresi ancora gli ecclesiastici, a fare il deposito de'<br />

dazi, gabelle, pedaggi e altri regali <strong>di</strong>ritti, con con<strong>di</strong>zione che l'impresario


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 111<br />

in fine d'anno e in sconto dell'affitto promesso in Camera, debba restituire<br />

il deposito agli ecclesiastici e secolari per l'importanza <strong>di</strong> que' dazi, da'<br />

quali legittimamente saranno <strong>di</strong>spensati dopo la seria <strong>di</strong>samina de' suddet­<br />

ti loro privilegi» 96 .<br />

La trattativa non sarebbe stata affatto facile, in quanto gli impresari<br />

mantovani, come abbiamo visto e come d'altra parte era accaduto anche<br />

a Milano, nel corso della guerra <strong>di</strong> successione avevano accumulato ingen­<br />

ti cre<strong>di</strong>ti nei confronti dell'erario regio e avevano costituito un blocco <strong>di</strong><br />

interessi piuttosto compatto, <strong>di</strong> fronte al quale la Camera si era finora<br />

<strong>di</strong>mostrata debole 97 . Venuto a scadere nel 1746 il contratto novennale per<br />

l'Impresa generale con Antonio Visconti, gli impresari mantovani erano<br />

riusciti a impe<strong>di</strong>re che l'appalto cadesse nuovamente in mani milanesi<br />

sporgendo denuncia contro il titolare e ottenendo l'avvio <strong>di</strong> una procedu­<br />

ra a suo carico 98 . Lo stesso anno le regalie erano tornate in mano ai<br />

maggiori finanzieri mantovani: l'Impresa generale a una società facente<br />

capo a Luigi Maria Petrucci, l'impresa del sale alla <strong>di</strong>tta Norsa & Vita e<br />

quella dell'olio a Moisé Coen 99 .<br />

Luigi Maria Petrucci, «civis et mercator Mantuae» 100 , godeva della<br />

fiducia <strong>di</strong> Pallavicini, il quale nel 1744 gli aveva affidato la cassa militare<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> 101 . È probabile che la partecipazione <strong>di</strong> Petrucci alla società<br />

96 Lettera <strong>di</strong> Viva a Pallavicini, 18 aprile 1750, in ASBo, AP, III, b. 25.<br />

9/ Per un quadro articolato della situazione degli appalti camerali e militari a<br />

Milano e per le vicende che portarorto alla ferma generale si veda A. Tirone, Finanza<br />

pubblica e intervento privato.<br />

98 La supplica contenente la denuncia a carico <strong>di</strong> Visconti fu inoltrata a Pallavi­<br />

cini da Abraham Norsa, facoltoso banchiere ebreo mantovano interessato anch'agli<br />

all'affitto <strong>delle</strong> regalie (lettera del governo del 4 novembre 1746, in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1123). Sull'appalto Visconti, vd. p. 33.<br />

99 II contratto del 1746, che riporta anche gli antecedenti, si trova in HkaW,<br />

Akten, R. 97.<br />

100 Non sono <strong>di</strong>sponibili molte informazioni biografiche su Petrucci. <strong>Il</strong> padre,<br />

Stefano, era stato cassiere del fondo del fortalizio dal 1718 ed era morto nel 1736<br />

(ASMi, DR, b. 195, <strong>di</strong>spaccio 11 aprile 1739). Luigi Maria era <strong>di</strong>venuto nel 1740<br />

cassiere dei red<strong>di</strong>ti <strong>delle</strong> Regie poste <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> senza stipen<strong>di</strong>o né incarico ufficiale<br />

(HHSaW, MK, F. 28, lettera Petrucci 15 agosto 1742 e altra 22 febbraio 1744). La<br />

gestione <strong>delle</strong> regie casse aveva dunque affiancato l'attività commerciale della famiglia.<br />

La qualifica <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no e mercante mantovano attribuita a Luigi Petrucci è confermata<br />

dalla sua presenza, all'interno del Consiglio decurionale eretto nel 1750, nell'or<strong>di</strong>ne dei<br />

citta<strong>di</strong>ni e mercanti, insieme ai maggiori nomi mantovani (Sartoretti, Marangoni, Pez-<br />

zoli, Platis, Bettinelli etc. - la lista in ASMi, UTR p.a., b. 29, decreto 15 marzo 1750).<br />

101 Lettera <strong>di</strong> Pallavicini ad Aguirre, Rimini, 2 gennaio 1744, in ASBo, AP, III,<br />

b. 120.


112 CAPITOLO SECONDO<br />

per la gestione dell'Impresa generale costituita nel 1746 fosse stata solle­<br />

citata dallo stesso Pallavicini, nonostante ciò avesse reso necessaria una<br />

speciale deroga, dal momento che normalmente a un cassiere regio non<br />

sarebbe stato consentito prender parte agli appalti 102 .<br />

Diverso era il caso degli ebrei Abraham Norsa, Emanuel Vita e Moisè<br />

Coen, operanti nel settore da decenni, dal momento che l'appalto <strong>delle</strong><br />

entrate camerali, così come quello <strong>delle</strong> forniture militari, costituiva per<br />

molti ebrei l'altra faccia dell'attività <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, anzi rappresentava essa<br />

stessa una forma <strong>di</strong> prestito all'erario 103 . Vita, in particolare, andava assu­<br />

mendo nel corso degli anni Quaranta una posizione <strong>di</strong> assoluta preminen­<br />

za nell'ambiente finanziario mantovano, per le entrature <strong>di</strong> cui godeva<br />

nell'amministrazione regia non solo a <strong>Mantova</strong>, ma anche a Milano. Egli<br />

aveva inoltre interessi comuni con alcune <strong>delle</strong> <strong>di</strong>tte che proprio negli anni<br />

<strong>di</strong> guerra si erano affermate nella capitale lombarda 104 . Nel 1746 assumeva<br />

l'appalto dell'impresa del sale in società con Abraham Norsa, partecipan­<br />

do inoltre, «con una sua particolar compagnia» proprietaria del 40%,<br />

all'Impresa generale, <strong>di</strong> cui il restante 60% era <strong>di</strong>viso «in molte persone»<br />

raccolte attorno a Petrucci, titolare del contratto 105 . Moisé Coen gestiva<br />

invece l'impresa dell'olio già da <strong>di</strong>versi lustri, talvolta con la partecipazio­<br />

ne del Vita, con cui con<strong>di</strong>videva l'origine ferrarese. <strong>Il</strong> suo interesse a<br />

mantenere quella privativa derivava principalmente dal fatto che essa ga-<br />

102 Si veda il contratto del 1746 (vd. n. 99).<br />

103 Alcune notizie, sebbene frammentarie, sugli appalti camerali e militari gestiti<br />

da ebrei nei primi decenni del Settecento e sulle relative <strong>di</strong>tte si trovano in S. Simon-<br />

sohn, History of thè Jews in thè Duchy ofMantua, pp. 302 sgg. Qualche accenno anche<br />

in B. Caizzi, Industria, commercio e banca in Lombar<strong>di</strong>a nel XV1I1 secolo, passim. Seb­<br />

bene riferita a una situazione molto più complessa e per certi versi opposta, rimane<br />

estremamente proficua per la chiarificazione dei rapporti fra finanza privata e finanza<br />

regia fra Sei e Settecento la lettura <strong>di</strong> H. Lùthy, La banque protestante en Trance de la<br />

Révocation de l'E<strong>di</strong>t de Nanfes a la Révolution.<br />

104 A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, p. 140, sostiene che egli fosse<br />

parente e socio della <strong>di</strong>tta Vita Pinzi e Vita Vitali <strong>di</strong> Ferrara, interessata a Milano alle<br />

forniture militari all'interno della grossa compagnia creatasi nel 1746 con l'intervento<br />

dei vari Menafoglio, Molo, Venini, Visconti etc. Cfr. anche B. Caizzi, Industria, com­<br />

mercio e banca, p. 159 sgg. Nelle fonti compare sempre e soltanto il nome Emanuel<br />

Vita. Sulla buona reputazione <strong>di</strong> questo personaggio presso i ministri mantovani vd. per<br />

esempio la lettera del Magistrato alla sovrana, 14 ottobre 1737, in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1123. Vita è interessato agli appalti almeno dal 1726, ma solo successivamente inter­<br />

viene nelle imprese più cospicue, dapprima partecipando a quella dell'olio nel 1730 (S.<br />

Simonsohn, History of thè Jews in thè Duchy of Manina, p. 304).<br />

105 Lettera <strong>di</strong> Viva a Pallavicini, 6 agosto 1750, e altro foglio 2 marzo 1751, in<br />

ASBo, AP, III, b. 25.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 113<br />

rantiva uno smercio abbondante e sicuro all'olio che la <strong>di</strong>tta Coen <strong>di</strong><br />

Ferrara commerciava 106 . Quest'ultimo caso mostra bene come <strong>di</strong>etro agli<br />

appalti si celassero interessi legati ai traffici all'ingrosso in cui questi finan­<br />

zieri erano coinvolti: proprio questo connubio fra appalti e commercio<br />

attirerà agli impresari ebrei aspre critiche, da cui, alla fine degli anni Cin­<br />

quanta, trarrà vantaggio la concorrenza.<br />

Durante la guerra <strong>di</strong> successione austriaca si era dunque creato a<br />

<strong>Mantova</strong> quell'«appalto globale» <strong>di</strong> cui parla Tirone, per lo stesso momen­<br />

to, a proposito <strong>di</strong> Milano 107 . La tendenza ad associarsi traeva origine dalla<br />

volontà dei finanzieri <strong>di</strong> ripartire i rischi connessi alle forti anticipazioni <strong>di</strong><br />

capitali che la Camera pretendeva al momento della firma del contratto,<br />

ma anche dalla possibilità, implicita in una situazione <strong>di</strong> monopolio, <strong>di</strong><br />

tenere bassi i canoni <strong>di</strong> affitto a tutto vantaggio dei fermieri. Anche a<br />

<strong>Mantova</strong> le angustie della Camera avevano permesso agli impresari <strong>di</strong><br />

concludere lucrosi affari: Vita, per esempio, in cambio <strong>di</strong> una cospicua<br />

sovvenzione aveva ottenuto nel 1748 la proroga della ferma del sale per<br />

altri sei anni, conservando inalterato il canone <strong>di</strong> affitto 108 .<br />

La creazione della ferma generale a Milano, avvenuta all'inizio del<br />

1750, aveva però mo<strong>di</strong>ficato i rapporti <strong>di</strong> forza a favore della Camera,<br />

tanto che Pallavicini non si mostrava preoccupato per la resistenza che si<br />

preannunciava da parte degli impresari mantovani e anzi si <strong>di</strong>chiarava<br />

pronto ad adottare la linea più energica, «perché - affermava - nella stessa<br />

maniera che sono andato al riparo della durezza <strong>di</strong> questi vecchi fermieri,<br />

con sostituire a' medesimi degli altri soggetti, possa assicurare anche per<br />

il <strong>Mantova</strong>no l'esigenza del reale servigio» 109 . Anche la lunga trattativa<br />

mantovana, resa <strong>di</strong>fficoltosa dall'intransigenza dei finanzieri, potè in effetti<br />

sbloccarsi e assumere una <strong>di</strong>rczione più favorevole all'erario grazie alla<br />

comparsa <strong>di</strong> un gruppo concorrente, non precedentemente coinvolto negli<br />

106 I Coen <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> erano un ramo dell'omonima famiglia che a Ferrara era<br />

assurta a posizioni del massimo rilievo nel mondo del commercio e della banca (cfr. W.<br />

Angelini, Gli ebrei <strong>di</strong> Ferrara nel Settecento. I Coen e altri mercanti nel rapporto con le<br />

pubbliche autorità, in particolare pp. 64 sgg. e p. 98). Fin dal Seicento Ferrara era<br />

entrata in concorrenza con Venezia come centro <strong>di</strong> smercio dell'olio pugliese nell'Italia<br />

settentrionale, grazie all'attività <strong>di</strong> un ristretto gruppo <strong>di</strong> mercanti in gran parte ebrei,<br />

<strong>di</strong> cui i Coen <strong>di</strong>vennero i principali esponenti: l'appalto della privativa dell'olio è dun­<br />

que legato all'attività commerciale (cfr. A. Visceglia-B. Salvemini, Bari e l'Adriatico, p.<br />

207; inoltre, S. Ciriacono, Olio ed ebrei nella Repubblica veneta del Settecento).<br />

107 A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, p. 141.<br />

108 Vd. l'atto in HkaW, Akten, R. 97.<br />

109 Cfr. le lettere a Viva del 21 aprile e 26 maggio 1750, in ASBo, AP, III, b. 25.


114 CAPITOLO SECONDO<br />

appalti e <strong>di</strong>sposto a offrire con<strong>di</strong>zioni più rispondenti a ciò che la Camera<br />

riteneva ormai <strong>di</strong> poter esigere.<br />

In<strong>di</strong>viduato Luigi Maria Petrucci come interlocutore privilegiato e<br />

possibile interme<strong>di</strong>ario con i vari esponenti della finanza mantovana, Pal-<br />

lavicini mise quasi imme<strong>di</strong>atamente al centro del negoziato l'obiettivo <strong>di</strong><br />

costituire anche a <strong>Mantova</strong> una ferma generale «che ponga le entrate<br />

camerali in un sistema migliore e conforme alle regole poste in osservanza<br />

in Toscana da S. M. l'imperatore e che si sono prese per base anche <strong>di</strong><br />

questa nuova ferma dello Stato <strong>di</strong> Milano» 110 . <strong>Il</strong> progetto, concertato con<br />

Petrucci e perfezionato dal questore Lambertenghi e dal fiscale Muttoni,<br />

prevedeva la cessione in un unico appalto novennale <strong>di</strong> pressoché tutte le<br />

regalie mantovane, insieme a quelle <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta. I cre<strong>di</strong>ti dei<br />

vecchi fermieri sarebbero stati saldati con una somma anticipata dai nuovi<br />

offerenti, nel caso in cui i primi non intendessero valersi del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

prelazione. In compenso del profitto che si presumeva sarebbe derivato<br />

dall'unificazione degli appalti in termini <strong>di</strong> risparmio sulle spese e <strong>di</strong><br />

maggior controllo sulle esazioni, era previsto un aumento <strong>di</strong> 310.000 lire<br />

mantovane (a patto però che fossero abolite tutte le onoranze sia in dena­<br />

ro che in natura dovute in passato dagli impresari a ministri e capi mili­<br />

tari). Si aggiungevano inoltre 70.000 lire per le regalie <strong>di</strong> Bozzolo e Sab­<br />

bioneta, per la prima volta affittate assieme a quelle mantovane, 130.000<br />

in cambio della ripristinata tassa <strong>delle</strong> bozzole, 180.000 per il prodotto<br />

dell'abolizione <strong>delle</strong> esenzioni non legittime. Insieme ad altri piccoli au­<br />

menti, questi avrebbero elevato complessivamente il canone <strong>di</strong> affitto <strong>di</strong><br />

715.000 lire. La Camera avrebbe inoltre goduto <strong>di</strong> un'interessenza del<br />

16% circa (1/6) negli utili eventuali o <strong>di</strong> una pari partecipazione alle<br />

per<strong>di</strong>te. Nessun compenso ai fermieri veniva invece accordato per la pre­<br />

vista abolizione <strong>di</strong> alcune privative, «che a nulla più servono, se non ad<br />

angustiare il commercio e <strong>di</strong>minuire la quantità de' sud<strong>di</strong>ti commercian-<br />

110 Cfr. le due lettere <strong>di</strong> Pallavicini recapitate a Viva da Petrucci, 16 luglio 1750,<br />

ivi. Sulla ferma generale in Toscana, J.-C. Waquet, Les fermes générales dans l'Europe<br />

des lumières: le cas Toscan, e Id., La ferme de Lombari (1741-1749): pertes et profits<br />

d'une compagnie franqaise en Toscane. Sulle ferme in Francia, che costituirono un<br />

modello cui si ispirarono altri stati del tempo, Y. Durand, Les fermiers généraux au<br />

XVIII siede. L'idea <strong>di</strong> creare una ferma generale a <strong>Mantova</strong> non era del tutto nuova,<br />

ma era stata proposta come «una <strong>delle</strong> partite che potrebbe avere considerabile aumen­<br />

to» nei Rilievi sopra il ristretto del bilancio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> del 1742 (in HHSaW, MC, F.<br />

4, documento citato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 43), prevedendo un<br />

aumento del canone <strong>di</strong> 100.000 fiorini. Non è da escludere che la proposta venisse dallo<br />

stesso Pallavicini.


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 115<br />

ti», in quanto la per<strong>di</strong>ta sarebbe stata colmata con l'introduzione <strong>di</strong> un<br />

nuovo dazio d'entrata sugli stessi generi (olio buono e da ardere, sapone,<br />

carta e vetri e aceto) m . La società sarebbe stata sud<strong>di</strong>visa in do<strong>di</strong>ci quote<br />

<strong>di</strong> partecipazione, mentre la gestione sarebbe stata affidata a quattro rap­<br />

presentanti. La Camera, proprietaria <strong>di</strong> due quote, sarebbe stata rappre­<br />

sentata da Petrucci, il quale avrebbe curato anche gli interessi <strong>delle</strong> pro­<br />

prie due quote 112 .<br />

Le maggiori <strong>di</strong>fficoltà nella realizzazione del progetto dovevano sor­<br />

gere a proposito del reperimento dei restanti due terzi <strong>di</strong> capitale. La<br />

soluzione più semplice sarebbe stata quella <strong>di</strong> coinvolgere i finanzieri ebrei<br />

che già detenevano gli appalti o altri appartenenti al medesimo gruppo. In<br />

alternativa c'era una ristretta cerchia <strong>di</strong> negozianti cristiani, che tuttavia,<br />

pur essendosi arricchiti con la gestione <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette nei decenni<br />

precedenti, si erano ormai orientati verso gli investimenti fon<strong>di</strong>ari. «È cosa<br />

vergognosa - commentava Pallavicini - che l'Università de' negozianti del<br />

paese si lasci portar via tutto il traffico dagli ebrei, e questa è la congiun­<br />

tura <strong>di</strong> animare persone come il Piati, Sartoretti ed altri benestanti» 113 .<br />

Gli ebrei, dal canto loro, sollevarono subito alcune forti pregiu<strong>di</strong>ziali:<br />

non intendevano acconsentire né all'abolizione <strong>delle</strong> privative, né alla<br />

partecipazione camerale alle imprese loro affidate. Entrambe queste con­<br />

<strong>di</strong>zioni avrebbero infatti ridotto notevolmente i vantaggi che l'appalto<br />

<strong>delle</strong> regalie doveva arrecare alle loro attività private. Quanto alle priva­<br />

tive, <strong>di</strong> cui la più importante era senz'altro quella dell'olio, la loro soppres­<br />

sione avrebbe aperto una breccia per la concorrenza: nonostante ora la<br />

compagnia Coen fosse la maggiore importatrice <strong>di</strong> quel genere, l'elimina­<br />

zione del monopolio l'avrebbe costretta a rivedere sia i prezzi, sia soprat­<br />

tutto la qualità della mercé e comunque l'avrebbe privata della sicurezza<br />

che un mercato totalmente controllato le dava 114 . Motivazioni analoghe<br />

aveva il rifiuto della partecipazione camerale alla società, «che - insinuava<br />

Pallavicini - toglie i misteri occulti e grati in specie a' mercanti ebrei». <strong>Il</strong><br />

governatore fu colpito dalla <strong>di</strong>screpanza fra questa posizione e quella as­<br />

sunta dai nuovi fermieri milanesi, che avevano in<strong>di</strong>cato nell'interessenza<br />

regia una con<strong>di</strong>tio sine qua non del contratto, in quanto desideravano<br />

111 Progetto per la Ferma generale del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, 16 luglio 1750, in ASBo,<br />

AP, III, b. 25.<br />

112 Allegato al Progetto <strong>di</strong> cui alla nota precedente.<br />

113 Nota <strong>di</strong> Pallavicini a Viva del 16 luglio (vd. n. 110).<br />

'^ Cfr. le riflessioni <strong>di</strong> Pallavicini in una lettera a Viva del 25 luglio 1750, in<br />

ASBo, AP, III, b. 25.


116 CAPITOLO SECONDO<br />

ripartire il rischio economico e avere garanzia <strong>di</strong> un serio aiuto da parte<br />

della Camera nella lotta al contrabbando e alla renitenza fiscale. La con­<br />

clusione cui giunse fu che «questi sono semplici negozianti, quando i<br />

mantovani esercitano la mercatura, avendo botteghe e fondachi, ond'è<br />

troppo importante per loro occultare i monopoli, ch'hanno tutta la como­<br />

<strong>di</strong>tà d'impunemente commettere» 115 . Infine, gli ebrei non intendevano<br />

addossarsi alcun rischio per quanto concerneva l'abolizione <strong>delle</strong> esenzio­<br />

ni, sulla quale invece molto puntava il progetto Pallavicini. Ciò significava<br />

che essi non vi scorgevano un buon affare o piuttosto che non erano<br />

<strong>di</strong>sposti ad assicurarsene i frutti a costo <strong>di</strong> ingaggiare una dura battaglia<br />

con i titolari <strong>delle</strong> esenzioni stesse, vale a <strong>di</strong>re con buona parte dei mag­<br />

giorenti cristiani, con i quali i banchieri israeliti avevano ogni interesse a<br />

conservare i consueti rapporti <strong>di</strong> pacifica convivenza.<br />

L'offerta che Petrucci riuscì a concordare con un gruppo <strong>di</strong> finanzieri<br />

in gran parte ebrei e a presentare alla fine <strong>di</strong> luglio non fu quin<strong>di</strong> tale da<br />

sod<strong>di</strong>sfare le attese <strong>di</strong> Pallavicini e la trattativa fu sospesa 116 . A <strong>Mantova</strong><br />

Viva riprese a occuparsi dei progetti per l'appalto separato <strong>delle</strong> imprese,<br />

riuscendo a ottenere da Petrucci un'oblazione per l'Impresa generale e<br />

tre<strong>di</strong>ci altre regalie minori pienamente conforme ai requisiti 117 . Emanuel<br />

Vita, dal canto suo, presentò ben due offerte per la privativa del sale,<br />

senza però nascondere la sua in<strong>di</strong>sponibilità a mutare sostanzialmente le<br />

115 Ivi.<br />

116 Confronto fra il progetto concertato fra Pallavicini e Petrucci e l'offerta che ne<br />

derivò, 31 luglio 1750, ivi. L'accrescimento complessivo scendeva a lire 642.500 (-<br />

10%), fra cui 130.000 lire <strong>di</strong> aumento sull'Impresa generale e 100.000 sul sale, l'acqua­<br />

vite e il tabacco; l'aumento per le esenzioni abolite era sottoposto a conguaglio finale;<br />

l'interessenza camerale era abbassata al 10% e limitata agli utili dell'Impresa generale,<br />

<strong>delle</strong> bozzole e <strong>delle</strong> esenzioni (ne restavano dunque escluse le altre maggiori regalie);<br />

la possibilità <strong>di</strong> abolire le privative era esclusa. Pallavicini era <strong>di</strong>sposto ad accettare le<br />

con<strong>di</strong>zioni riguardanti la partecipazione camerale e le privative, ma non quella relativa<br />

alle esenzioni, che avrebbe tolto efficacia all'intera operazione (cfr. lettera a Viva del 1<br />

agosto 1750, ivi).<br />

117 Lettera <strong>di</strong> Petrucci a Viva, 15 agosto 1750, ivi. L'oblazione, a nome <strong>di</strong> Gio­<br />

vanni Ansaloni, prevedeva un affitto <strong>di</strong> 1.656.379 lire (con un aumento <strong>di</strong> 175.000 lire<br />

per le esenzioni e <strong>di</strong> 130.000 per le bozzole) più un sesto degli utili e l'anticipo della<br />

somma occorrente per saldare i debiti con i precedenti appaltatori. Fra i soci <strong>di</strong> Petruc­<br />

ci, molti dei quali erano stati convinti a fatica e minacciavano <strong>di</strong> recedere a ogni passo,<br />

vi erano Emanuel Vita con il solito 40%, e Giuseppe Modoni, massaro della Comunità<br />

degli ebrei (cfr. lettera <strong>di</strong> Petrucci presumibilmente a Luigi Giusti, 15 novembre 1750,<br />

altra a Pallavicini, 19 novembre, altra <strong>di</strong> Vita a Pallavicini, 29 novembre, ivi; sul Mo­<br />

doni cfr. lettera <strong>di</strong> Arconati a Pallavicini, 21 luglio 1747, in ASBo, AP, III, b. 136).


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 117<br />

con<strong>di</strong>zioni dei precedenti contratti 118 . Ancor più inflessibile si mostrava<br />

Coen per olio, acquavite e tabacco 119 .<br />

Appena prima che fosse battuta l'asta dell'Impresa generale sulla base<br />

dell'oblazione Petrucci, tuttavia, la Camera si ritrovò fra le mani un'altra<br />

offerta, la quale, con una miglioria puramente simbolica del canone d'af­<br />

fitto e la richiesta <strong>di</strong> rinvio della gara, permise a Pallavicini <strong>di</strong> riaprire i<br />

negoziati da una posizione molto più forte che in precedenza. Egli accor­<br />

dò subito la proroga dell'asta, convinto che a questo punto fosse possibile<br />

mandare in porto il progetto iniziale e prese tempo «affinchè possa frat­<br />

tanto maneggiarsi un nuovo partito per la Ferma generale, comprensivo<br />

del sale e dell'oglio, e con ciò superare le <strong>di</strong>fficoltà che dagli appaltatori<br />

<strong>di</strong> queste due ultime regalie sono state suscitate» 120 .<br />

<strong>Il</strong> concorrente sopraggiunto provvidenzialmente a mutare le coor<strong>di</strong>­<br />

nate della trattativa era anch'egli mantovano, ma godeva <strong>di</strong> autorevoli<br />

entrature in altri ambiti finanziari. Si trattava infatti <strong>di</strong> Giovanni Maria<br />

Pezzoli, trafficante all'ingrosso <strong>di</strong> vino e grani, fratello del più noto Giu­<br />

seppe, da poco <strong>di</strong>venuto socio <strong>di</strong> Antonio Greppi nella ferma generale <strong>di</strong><br />

Milano 121 . Sebbene dai documenti risulti che Giovanni Maria gestisse<br />

un'attività commerciale autonoma dagli altri membri della famiglia, non si<br />

può escludere che <strong>di</strong>etro la sua offerta per l'Impresa generale, che presup­<br />

poneva una ragguardevole <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> capitale, stesse l'appoggio fi­<br />

nanziario del più facoltoso fratello. Ciò parrebbe confermato da una insi­<br />

nuazione <strong>di</strong> Emanuel Vita sul fatto che i suoi nuovi awersari «avessero<br />

118 L'offerta <strong>di</strong> Vita per l'impresa del sale, sulla base del fatto che i nuovi espe­<br />

<strong>di</strong>enti non influivano su quella regalia, prospettava la semplice prosecuzione del con­<br />

tratto del 1746 e della proroga stipulata nel 1748, con un aumento per il periodo<br />

restante <strong>di</strong> 50.000 lire annue sul canone e l'interessenza <strong>di</strong> un sesto per la Camera (Viva<br />

a Pallavicini, 21 novembre 1750, in ASBo, AP, III, b. 25).<br />

119 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Viva del 3 <strong>di</strong>cembre, ivi.<br />

120 Lettere <strong>di</strong> Viva a Pallavicini, 11 ottobre eli novembre, e altra <strong>di</strong> Pallavicini<br />

a Viva, 2 <strong>di</strong>cembre 1750, che accompagnava la nuova offerta a nome Calabresi, s.d. ma<br />

del 1 <strong>di</strong>cembre, e che proponeva un aumento del canone d'affitto <strong>di</strong> 1500 fiorini (in<br />

ASMi, Finanza p.a., b. 1123).<br />

121 Sulla famiglia Pezzoli, originaria <strong>di</strong> Leffe, nella bergamasca, vd. il manoscritto<br />

della relazione <strong>di</strong> A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, B. Caizzi, Industria,<br />

commercio e banca, ad in<strong>di</strong>cem, e il carteggio dei suoi numerosi componenti con Anto­<br />

nio Greppi (ASMi, Greppi}. A <strong>Mantova</strong> risiedeva un altro dei fratelli, Girolamo, cui<br />

proprio all'inizio del 1750 era stato assegnato un seggio nella Congregazione civica,<br />

nell'or<strong>di</strong>ne dei citta<strong>di</strong>ni e mercanti (cfr. in ASMi, UTR p.a., b. 29, le copie a stampa<br />

del piano e l'organico del 1750). Lo stesso Giovanni Maria corrispondeva assiduamente<br />

con Greppi ed era in affari con altri negozianti della comune area <strong>di</strong> provenienza<br />

bergamasca.


118 CAPITOLO SECONDO<br />

pur troppo sotto mano qualche interessi ne' sali della Lombar<strong>di</strong>a veneta»:<br />

è noto che, data la provenienza tanto <strong>di</strong> Greppi, quanto <strong>di</strong> Pezzoli dalla<br />

Repubblica veneta, a Milano si sospettava che l'appalto della Ferma gene­<br />

rale celasse l'obiettivo <strong>di</strong> trovare un vantaggioso collocamento ai sali ve-<br />

neti in Lombar<strong>di</strong>a, tanto che il negoziato condotto da Pallavicini per la<br />

ferma milanese aveva rischiato <strong>di</strong> fallire proprio per questo motivo 122 .<br />

La fase successiva della trattativa fu piuttosto movimentata. La noti­<br />

zia dell'offerta Pezzoli giunse in città quando già il Magistrato camerale,<br />

un po' troppo precipitosamente, aveva chiuso la gara e aggiu<strong>di</strong>cato l'ap­<br />

palto dell'Impresa generale a Petrucci, unico partecipante. Pallavicini<br />

decise allora <strong>di</strong> tenere in sospeso l'approvazione governativa e <strong>di</strong> attendere<br />

che uno dei due concorrenti apportasse alla propria offerta migliorie suf­<br />

ficienti per poter in<strong>di</strong>re una nuova gara e ottenere un esito più vantaggioso<br />

per la Camera 123 . E la vicenda, <strong>di</strong>etro la quale si indovina l'astuzia con­<br />

giunta <strong>di</strong> Pallavicini e Viva, si concluse effettivamente con un successo: la<br />

compagnia Pezzoli si convinse infatti a presentare un progetto pienamente<br />

sod<strong>di</strong>sfacente per l'assunzione <strong>di</strong> tutte le imprese «in un appalto solo ed<br />

unico», incluse anche quelle <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta, apportando la ne­<br />

cessaria miglioria della sesta parte al canone <strong>di</strong> affitto dell'Impresa gene­<br />

rale fissato dall'offerta prevalsa nell'asta precedente, accrescendo poi <strong>di</strong><br />

50.000 lire in totale i canoni <strong>delle</strong> altre imprese rispetto ai progetti presen­<br />

tati dai vecchi gestori, infine lasciando alla Camera la facoltà <strong>di</strong> accettare<br />

l'interessenza <strong>di</strong> un sesto in tutti i rami compresi nell'appalto 124 .<br />

Non fu dunque per mancanza <strong>di</strong> alternative, né del resto per timore<br />

<strong>delle</strong> proteste degli impresari uscenti, contro le quali si ergeva ora anche<br />

il robusto precedente della ferma <strong>di</strong> Milano, che Pallavicini scelse ancora<br />

la via della me<strong>di</strong>azione, concedendo ai mantovani la prelazione sul proget-<br />

122 Cfr. ancora A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, il manoscritto. Per<br />

le parole <strong>di</strong> Vita, lettera al segretario Giusti del 24 novembre, in ASBo, AP, III, b. 25.<br />

123 Viva a Pallavicini, 3 <strong>di</strong>cembre; Magistrato camerale a Pallavicini, 4 <strong>di</strong>cembre.<br />

Ivi. Anche lettere del 9 e 17 <strong>di</strong>cembre 1750 del nuovo presidente del Consiglio <strong>di</strong><br />

giustizia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> Leone Peyri al consultore Sylva Tarouca in ASMn, AG, b. 3195.<br />

Secondo il regolamento per gli appalti fissato da Carlo VI nel 1736 (vd. capitolo I, p.<br />

34), l'asta poteva venire riaperta per accogliere un'offerta che migliorasse <strong>di</strong> almeno I/<br />

10, o, se era trascorso più <strong>di</strong> un certo tempo, <strong>di</strong> 1/6 il valore <strong>di</strong> quella precedente. Che<br />

sotto tutta la vicenda stesse una manovra astuta gestita a <strong>Mantova</strong> da Viva d'accordo<br />

con il governatore si arguisce per esempio dalla lettera del primo al secondo del 14<br />

<strong>di</strong>cembre, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123.<br />

124 Oblazione presentata a nome Calabresi al governatore, s.d. ma del 12 <strong>di</strong>cem­<br />

bre 1750 (ASBo, AP, III, b. 25).


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 119<br />

to del Pezzoli prima <strong>di</strong> procedere all'asta. Piuttosto, lui stesso chiariva che<br />

«è cosa che mi fa piacere che le Ferme rimangano a quelli che le hanno<br />

avute finora, e però concorro volentieri ad accordare tutte le facilità che<br />

sono possibili» 125 . Questa scelta <strong>di</strong> campo è importante perché ha in<strong>di</strong>riz­<br />

zato l'operato <strong>di</strong> Pallavicini e <strong>di</strong> Viva fin dal principio. Anzi, non è troppo<br />

azzardato supporre che l'intervento <strong>di</strong> Pezzoli sia stato abilmente sfruttato<br />

e fors'anche sollecitato al solo scopo <strong>di</strong> far pressione sui vecchi fermieri,<br />

come testimoniano i 6000 fiorini pagati a Pezzoli quasi sotto banco come<br />

indennità spese e premio <strong>di</strong> consolazione 126 . Determinanti furono in tal<br />

senso il rapporto <strong>di</strong> fiducia fra Pallavicini e Petrucci, createsi per tramite<br />

del segretario del primo Luigi Giusti, con il quale il secondo intratteneva<br />

un amichevole corrispondenza, nonché l'assenza nel conte genovese <strong>di</strong><br />

quei forti pregiu<strong>di</strong>zi nei confronti degli ebrei che invece sarebbero emersi<br />

negli anni successivi, per esempio in Cristiani. Ma a orientare la scelta <strong>di</strong><br />

Pallavicini fu soprattutto la ferma intenzione <strong>di</strong> conformarsi alla specificità<br />

mantovana, seppure imprimendole in<strong>di</strong>rizzi generali simili a quelli appli­<br />

cati al Milanese, intenzione che si segnala come caratteristica saliente <strong>di</strong><br />

tutto l'operato <strong>di</strong> quel ministro nel <strong>Ducato</strong> gonzaghesco.<br />

Ricollegandomi alle considerazioni fatte sulla riforma istituzionale<br />

del 1750, mi spingerei a <strong>di</strong>re che il governatore, invece <strong>di</strong> favorire l'assor­<br />

bimento del <strong>Ducato</strong> nello Stato <strong>di</strong> Milano, giungendo a un amalgama in<br />

cui sarebbero state premiate le strutture del secondo e annullate quelle<br />

del primo, mirava piuttosto a riassestare e a preservare il <strong>Mantova</strong>no pro­<br />

prio come polo alternativo. Ciò gli avrebbe infatti permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre<br />

<strong>di</strong> risorse in<strong>di</strong>pendenti dai con<strong>di</strong>zionamenti milanesi e facilmente attingi-<br />

bili, grazie all'assetto costituzionale più "assolutistico" e libero da filtri<br />

che caratterizzava il <strong>Ducato</strong> gonzaghesco rispetto al Milanese. Sul fronte<br />

finanziario, per esempio, è perfettamente comprensibile che Pallavicini<br />

non desiderasse alienarsi i favori <strong>di</strong> quella che fino ad allora era stata la<br />

fonte primaria <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to nel <strong>Mantova</strong>no e <strong>di</strong> entità non <strong>di</strong>sprezzabile<br />

anche per il resto della Lombar<strong>di</strong>a. Avvalendosi della pronta collabora­<br />

zione <strong>di</strong> Viva, acuto conoscitore dell'ambiente mantovano, e <strong>di</strong> Petrucci,<br />

<strong>di</strong>sposto a fare da ponte fra i capitali ebraici e i più esigui capitali cristia-<br />

125 Lettera a Viva del 26 <strong>di</strong>cembre, ivi. Cfr. anche la lettera del segretario <strong>di</strong><br />

governo Colla a Viva, 12 <strong>di</strong>cembre 1750, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123. Per le proteste<br />

degli appaltatori, cfr. lettera <strong>di</strong> Petrucci s.d. e memoriali <strong>di</strong> Vita e Norsa e <strong>di</strong> Coen, 10<br />

<strong>di</strong>cembre, in ASBo, AP, III, b. 25.<br />

126 Cfr. la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Pallavicini del 12 <strong>di</strong>cembre, in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1123.


120 CAPITOLO SECONDO<br />

ni, il ministro genovese riuscì per qualche tempo a ottimizzare lo sfrutta­<br />

mento <strong>delle</strong> risorse autoctone invece <strong>di</strong> interromperlo, con risultati <strong>di</strong><br />

rilievo soprattutto in termini quantitativi, come ora si vedrà in conclusio­<br />

ne del <strong>di</strong>scorso.<br />

Appianate le ultime <strong>di</strong>fficoltà grazie a un'intensa opera <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione<br />

<strong>di</strong> Viva 127 , a metà gennaio fu infine elaborato un progetto accettabile,<br />

seppure meno vantaggioso per la Camera, in cui i fermieri Petrucci, Vita<br />

e altri da nominarsi, avvalendosi della facoltà <strong>di</strong> prelazione loro accordata,<br />

assumevano l'appalto, rinunciando a tutte le pretese in ragione <strong>di</strong> prece­<br />

denti contratti, si impegnavano a saldare anticipatamente per conto della<br />

Camera i debiti con i vecchi appaltatori non più interessati e accordavano<br />

sul canone d'affitto generale un aumento <strong>di</strong> 40.000 fiorini, più altri 10.000<br />

per le esenzioni abolite. Come contropartita per l'interessenza camerale<br />

dell'8% sugli utili della sola Impresa generale, Vita ottenne che fosse<br />

designato come ispettore per parte della Camera l'avvocato Antonio Lo-<br />

ria, uòmo <strong>di</strong> fiducia dei finanzieri ebrei 128 .<br />

<strong>Il</strong> guadagno finanziario lordo dell'operazione, ottenuto in parte gra­<br />

zie all'affitto <strong>di</strong> nuovi cespiti e in parte grazie alla rescissione dei vigenti<br />

contratti, era pari al 20% della somma dei canoni <strong>di</strong> affitto precedenti (lire<br />

2.222.760) più l'8% sugli utili dell'Impresa generale 129 . Altro vantaggio<br />

127 Cfr. la lettera a Pallavicini del 24 <strong>di</strong>cembre, in ASBo, AP, III, b. 25. Anche<br />

altra del 17 <strong>di</strong>cembre in ASMi, Finanza p.a., b. 1123.<br />

128 II progetto, che poi subì alcune lievi mo<strong>di</strong>fiche, è esposto in una lettera <strong>di</strong><br />

Pallavicini o <strong>di</strong> Colla a Viva del 5 gennaio 1751 (ASMi, Finanza p.a., b. 1123). L'ap­<br />

palto doveva considerarsi iniziato dal 1 gennaio 1751 e protrarsi fino al 31 <strong>di</strong>cembre<br />

1760. L'inserimento <strong>di</strong> Loria non <strong>di</strong>spiacque a Pallavicini, che lo giu<strong>di</strong>cava «uomo <strong>di</strong><br />

abilità e onorato», da poter magari inserire in futuro «nel Ministero» (lettera 5 gen­<br />

naio). Riguardo all'interessenza camerale, il governatore aveva sperato in un primo<br />

tempo <strong>di</strong> ottenerla sull'intera ferma generale e a un tasso del 10%, ma sapendo quanto<br />

a ciò fosse ostile Vita, aveva lasciato tutto alla decisione del <strong>di</strong>rettore camerale (lettera<br />

5 gennaio). I capitoli della ferma si trovano in ASMn, AG, b. 3195 e in HkaW, Akten,<br />

R. 97, F. 6.<br />

129 L'aumento complessivo <strong>di</strong> 49.400 fiorini risultava dalla somma dei seguenti<br />

accrescimenti:<br />

impresa generale fiorini 26.400<br />

olio, acquavite e tabacco « 9.000<br />

sale « 9.000<br />

imprese <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta « 5.000<br />

Ho parlato <strong>di</strong> guadagno lordo in quanto l'aumento totale, ridotto poi a fiorini 44.000<br />

per l'abolizione <strong>delle</strong> onoranze dette «salate», comprendeva già il gettito <strong>di</strong> alcuni nuovi<br />

cespiti non previsti dai precedenti canoni, cioè quello <strong>delle</strong> imprese <strong>di</strong> Bozzolo e Sab­<br />

bioneta e quelli, inclusi nell'accrescimento dell'Impresa generale, dell'imposta <strong>delle</strong>


LA RIDEFINIZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE E FINANZIARIO 121<br />

era quello <strong>di</strong> aver creato una società responsabile unitariamente <strong>di</strong> fronte<br />

all'autorità regia, <strong>di</strong> aver imposto, seppur parzialmente, un'ingerenza della<br />

Camera e una possibilità <strong>di</strong> verifica degli utili, <strong>di</strong> aver liquidato i vecchi<br />

debiti e <strong>di</strong> averne al loro posto aperti <strong>di</strong> nuovi, <strong>di</strong>lazionandone la scadenza<br />

<strong>di</strong> un decennio. L'ere<strong>di</strong>tà del passato rimaneva però pesante: le regalie più<br />

importanti restavano nelle mani degli stessi affittuari (ma questo era stato<br />

piuttosto un obiettivo tenacemente perseguito) e la gestione effettiva dei<br />

vari rami sarebbe proseguita separatamente anche dopo, senza dar luogo<br />

alla struttura unitaria che caratterizzava la ferma milanese e che, oltre a<br />

costituire un grosso punto <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> fronte ai sud<strong>di</strong>ti, offriva alla Camera<br />

garanzie <strong>di</strong> maggior agilità e trasparenza. Ma sarà soprattutto il modo <strong>di</strong><br />

interagire con i contribuenti da parte degli appaltatori mantovani a porsi<br />

sotto il segno della continuità con la tra<strong>di</strong>zione, rimandando <strong>di</strong> un decen­<br />

nio la crisi del vecchio sistema fiscale rispetto a Milano.<br />

Le reazioni all'evento rifletterono questi chiaroscuri. In città il parti­<br />

to perdente lesse la vicenda in chiave <strong>di</strong> restaurazione, più che <strong>di</strong> novità,<br />

vedendovi soprattutto una vittoria degli ebrei, i quali almeno per un de­<br />

cennio ancora non avrebbero dovuto temere <strong>di</strong> «perdere il dominio so­<br />

pra questo paese, perdendo queste imprese» 130 . <strong>Il</strong> Consiglio d'Italia fu<br />

soprattutto urtato dall'eccessiva libertà con cui Pallavicini aveva condotto<br />

la trattativa, tenendo all'oscuro della complessa me<strong>di</strong>azione le autorità<br />

superiori, e riversò nella consulta alla sovrana una lunga serie <strong>di</strong> osserva­<br />

zioni. Ciononostante, non potè esimersi dal riconoscere che l'impresa,<br />

apportando un aumento d'entrata <strong>di</strong> 36.400 fiorini, fatte le debite dedu­<br />

zioni, meritava «la particolar lode» dell'imperatrice 131 . Del resto, era pro-<br />

bozzole e dell'abolizione <strong>delle</strong> esenzioni non legittime (cfr. il capitolato e una nota s.d.<br />

sempre in ASMn, AG, b. 3195).<br />

130 ASMi, Greppi, b. 250, lettera <strong>di</strong> Girolamo Pezzoli, 21 gennaio 1751.<br />

ni Principale <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> forma era il fatto che il contratto fosse stato stipulato per<br />

nove anni e non per sei, come invece un vecchio <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> Carlo VI imponeva per<br />

tutti gli appalti del <strong>Mantova</strong>no; destava inoltre perplessità il premio <strong>di</strong> consolazione <strong>di</strong><br />

6000 fiorini concesso a Pezzoli. Pallavicini, infine, aveva acconsentito alla tar<strong>di</strong>va pre­<br />

tesa dei fermieri <strong>di</strong> essere esentati dal pagamento <strong>di</strong> alcune onoranze solitamente cor-<br />

riposte ai ministri (vd. la richiesta <strong>di</strong> chiarimenti del Supremo Consiglio, 1 marzo 1751;<br />

la risposta <strong>di</strong> Pallavicini con allegati esplicativi, 17 aprile; le osservazioni del segretario<br />

del Consiglio incaricato per gli affari mantovani Giuseppe Di Lago, 21 maggio; il<br />

supplemento a queste del 2 giugno; la consulta finale del Consiglio all'imperatrice, 19<br />

giugno; il sovrano rescritto con approvazione del 20 giugno - tutto in HkaW, Akten,<br />

R. 97, FF. 1 e 4, inoltre in ASMi, Finanza p.a., b. 1123). Dalle inchieste del Consiglio<br />

risultò che rimanevano escluse dalla ferma generale un<strong>di</strong>ci piccole imprese, che davano<br />

in totale un gettito <strong>di</strong> lire 65.500 (ASMn, AG, b. 3195, nota s.d.). <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong>


122 CAPITOLO SECONDO<br />

prio il beneficio economico quello <strong>di</strong> cui Pallavicini maggiormente si<br />

compiaceva, vedendovi una vittoria ancor più brillante <strong>di</strong> quella conse­<br />

guita a Milano.<br />

[Vivo] io sempre nella ferma credenza che si è fatto un miracolo nel far<br />

risorgere quelle ferme - ribatteva ai cavilli del Consiglio d'Italia -, col beneficio <strong>di</strong><br />

poco meno <strong>di</strong> un terzo <strong>di</strong> più <strong>di</strong> accrescimento, contati tutti gli aumenti. E che ciò<br />

sia il vero potrà abbastanza comprovarlo lo stupore che eccitò allora questo accre­<br />

scimento nell'animo del signor conte Cristiani, il quale arrivò a <strong>di</strong>re che ne risen­<br />

tiva scrupolo <strong>di</strong> coscienza, non sapendo come potesse pretendersi <strong>di</strong> cavare tanto<br />

utile da Ferme che erano già nella maggior parte affittate per nove anni, ma furono<br />

poi appianati tali dubbi con le forti ragioni medesime che persuasero li fermieri a<br />

fare il riferito accrescimento, mentre la unione <strong>delle</strong> imprese, e le con<strong>di</strong>zioni che<br />

loro si accordavano, me<strong>di</strong>ante le quali venivano a togliersi gli abusi, facevano<br />

sperare che avrebbero <strong>di</strong> molto resa migliore la con<strong>di</strong>zione della ferma generale e<br />

che si sarebbero col tempo rimborsati del suddetto accrescimento. Si aggiunge a<br />

tutto ciò che siccome non ha potuto non meritare la reale approvazione <strong>di</strong> Sua<br />

Maestà il vantaggio ricavatesi da questa Ferma generale <strong>di</strong> Milano, per la quale da<br />

principio furono proposti fiorini 120.000 d'accrescimento, che si restrinsero poi<br />

alii 100.000 attese le fatalità accadute, e per fine si ridussero alii soli 75.000 per le<br />

consecutive insorte vicende ben note al Consiglio, così sembra che possa meritar<br />

tanto maggior applauso quanto si è operato nella deliberazione della Ferma gene­<br />

rale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, il <strong>di</strong> cui utile, data la parità, si considera <strong>di</strong> gran lunga superiore,<br />

e penso anzi che sia tale e così grande, che son costretto ad augurare alla Maestà<br />

Sua che dopo il termine della presente locazione possa il suo regio erario ritrovare<br />

un altro partito, che non sia inferiore a questo, il che sarà a mio credere ben<br />

<strong>di</strong>fficile 132 .<br />

Vedremo nel prossimo capitolo come, <strong>di</strong>versamente da quanto pre­<br />

vedeva Pallavicini, anche gli appalti mantovani fossero destinati a cadere<br />

nel giro <strong>di</strong> un decennio sotto il monopolio della potente società Greppi,<br />

capace <strong>di</strong> un'azione molto più incisiva sia nello sfruttamento <strong>delle</strong> regalie,<br />

che nel rafforzamento della propria influenza politica. Ma questo non<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> riconoscere, con il ministro genovese, che il beneficio finan­<br />

ziario derivante da un appalto negoziato all'ingrosso da un governo più<br />

attento a salvaguardare l'interesse camerale debba essere anticipato <strong>di</strong> una<br />

decina d'anni rispetto all'arrivo <strong>di</strong> Greppi e soci a <strong>Mantova</strong>.<br />

approvazione teneva infine in sospeso la nomina <strong>di</strong> Loria a ispettore camerale, non<br />

essendo egli ritenuto sufficientemente affidabile dal Consiglio in quanto mantovano e<br />

amico dei fermieri (fascicolo 2 in HkaW, Akten, R. 97).<br />

u2 Lettera del 26 giugno 1751, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123.


3.<br />

L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI<br />

(1750-1769)<br />

3.1. LA RESTAURAZIONE DEL VICEGOVERNO E L'iNSEDIAMENTO DI CRISTIANI<br />

La permanenza a Vienna <strong>di</strong> Gianluca Pallavicini nell'inverno 1749-50<br />

si era conclusa, oltre che con l'approvazione della Corte ai suoi progetti<br />

<strong>di</strong> riforma finanziaria per la Lombar<strong>di</strong>a, con la decisione <strong>di</strong> porre fine alla<br />

<strong>di</strong>fficile coesistenza fra i suoi poteri straor<strong>di</strong>nari e quelli or<strong>di</strong>nari del go­<br />

vernatore Harrach. Nel giro <strong>di</strong> pochi mesi, infatti, allo scadere del man­<br />

dato <strong>di</strong> quest'ultimo, il primo avrebbe deposto le molteplici e multiformi<br />

cariche che l'imperatrice aveva creato appositamente per lui negli anni<br />

precedenti, per indossare a sua volta la veste ufficiale <strong>di</strong> governatore 1 . Ma,<br />

com'è noto, il raggiungimento <strong>di</strong> questo sospirato traguardo segnerà an­<br />

che l'inizio della parabola <strong>di</strong>scendente del cre<strong>di</strong>to goduto dal genovese a<br />

Vienna, a causa, soprattutto, della crescente <strong>di</strong>varicazione fra le promesse<br />

da lui fatte riguardo alle possibilità <strong>di</strong> finanziare il potenziamento dell'ar­<br />

mata e gli esiti nel breve periodo <strong>delle</strong> misure messe in atto per raggiun­<br />

gere tale obiettivo. Ben prima del termine del triennio del mandato sarà<br />

nota a tutti l'intenzione della Corte <strong>di</strong> non trattenerlo ulteriormente al<br />

proprio servizio e <strong>di</strong> sostituirlo alla testa della Lombar<strong>di</strong>a con Beltrame<br />

Cristiani, <strong>di</strong>venuto il suo principale antagonista.<br />

Dal <strong>Mantova</strong>no, come ho anticipato nel precedente capitolo, Pallavi­<br />

cini si sarebbe ritirato ancor prima, lasciando che questo settore dei do­<br />

mini lombar<strong>di</strong>, cui aveva de<strong>di</strong>cato a lungo attenzioni specifiche, entrasse<br />

nell'area <strong>di</strong> influenza del gran cancelliere, secondo quanto aveva previsto<br />

Cfr. il manoscritto <strong>di</strong> A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato.


124 CAPITOLO TERZO<br />

già da qualche anno 2 . Nonostante l'opposizione <strong>di</strong> Harrach e il <strong>di</strong>spaccio<br />

15 marzo 1750, che non ne faceva parola, nel giugno seguente fu ripristi­<br />

nata anche la carica <strong>di</strong> vicegovernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, affidata per l'appunto<br />

a Cristiani 3 . Questo personaggio, che con<strong>di</strong>videva con il superiore l'origi­<br />

ne ligure ma non l'estrazione sociale, modesta nel suo caso, si era guada­<br />

gnata la fiducia <strong>di</strong> Pallavicini e <strong>di</strong> Traun operando in qualità <strong>di</strong> governa­<br />

tore militare a Piacenza e <strong>di</strong> amministratore a Modena e Reggio nei primi<br />

anni della guerra <strong>di</strong> successione austriaca. Promosso grazie al sostegno dei<br />

due potenti ministri alla carica <strong>di</strong> gran cancelliere dello Stato <strong>di</strong> Milano<br />

alla morte <strong>di</strong> Francesco Perlongo, nel 1744, si era poi gradualmente allon­<br />

tanato dalle posizioni del conte genovese, il quale continuò per altro a<br />

mostrargli piena fiducia, per avvicinarsi a quelle più conservatrici e più<br />

indulgenti nei confronti dei ceti <strong>di</strong>rigenti locali del presidente del Consi­<br />

glio d'Italia Villasor. Dopo il 1747, come abbiamo visto, Cristiani strinse<br />

un tacito patto <strong>di</strong> alleanza con il governatore Harrach per contrastare la<br />

vulcanica progettualità <strong>di</strong> Pallavicini, ma grazie alla posizione più defilata<br />

che allora copriva riuscì, a <strong>di</strong>fferenza dell'altro, a evitare lo scontro fron­<br />

tale con l'avversario e ad affiancargli, acquisendo piuttosto agli occhi <strong>di</strong><br />

Vienna un'utile funzione equilibratrice 4 .<br />

Non essendo stata rintracciata che poca documentazione sulla no­<br />

mina <strong>di</strong> Cristiani a vicegovernatore <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che del resto sappiamo<br />

esser stata originariamente voluta dallo stesso Pallavicini, è <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>­<br />

care con certezza le ragioni che spinsero a tale scelta proprio nel mo­<br />

mento in cui quest'ultimo acquisiva finalmente la facoltà <strong>di</strong> esercitare un<br />

controllo <strong>di</strong>retto e non più <strong>di</strong> natura straor<strong>di</strong>naria su tutta la Lombar<strong>di</strong>a,<br />

e proprio mentre il suo sodalizio con il gran cancelliere andava incrinan­<br />

dosi. Con ogni probabilità questa soluzione fu caldeggiata da Vienna,<br />

che sempre, nel corso della atipica carriera politica del genovese, preferì<br />

opporre un contraltare alla sua pur estesissima autorità. Uscito <strong>di</strong> scena<br />

Harrach, era emerso Cristiani, il quale, con l'equilibrio e la concretézza<br />

che gli erano propri e che <strong>di</strong>fettavano un poco al suo impetuoso supe­<br />

riore, si era ormai assicurato l'incrollabile fiducia dell'imperatrice, e con<br />

2 Vd. sopra, p. 105.<br />

3 Dispaccio 4 giugno 1750, in ASMi, DR, b. 221.<br />

4 Per la biografia <strong>di</strong> Beltrame Cristiani, vd. la voce <strong>di</strong> S. Zaninelli nel DEI e,<br />

inoltre, A. Ostoja, Uno statista italiano del Settecento: il ministro Beltrame Cristiani. Per<br />

l'evoluzione dei rapporti fra Cristiani e Pallavicini, anche le osservazioni <strong>di</strong> C. Capra,<br />

La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 123, 125, 150. Con le dovute cautele si veda anche il<br />

ritratto delineato da P. Verri, Memoria sul conte feltrarne Cristiani.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 125<br />

il puntuale rispetto della gerarchla aveva ottenuto il favore del Supremo<br />

Consiglio d'Italia, urtato dalle frequenti insubor<strong>di</strong>nazioni dell'altro. Così,<br />

se Pallavicini <strong>di</strong>ventava governatore della Lombar<strong>di</strong>a, a Cristiani era co­<br />

munque garantito un ruolo rilevante, <strong>di</strong> filtro se vogliamo, tanto nel Mi­<br />

lanese in qualità <strong>di</strong> gran cancelliere, quanto nel <strong>Mantova</strong>no come vicego­<br />

vernatore.<br />

L'inse<strong>di</strong>amento del Cristiani nella restaurata posizione significò anzi<br />

per <strong>Mantova</strong>, come <strong>di</strong>cevo, una nuova <strong>di</strong>rczione, in quanto il governatore,<br />

pur lasciando al suo <strong>di</strong>retto subor<strong>di</strong>nato un'impegnativa ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> piani<br />

da attuare, gli assicurò mano libera quanto alle modalità della realizzazio­<br />

ne. Le stesse istruzioni erano orientate in tal senso, rendendo <strong>di</strong> fatto<br />

superfluo il ruolo del governatore generale della Lombar<strong>di</strong>a nel <strong>Mantova</strong>­<br />

no 5 . Aveva osservato a questo proposito Harrach nelle sue note a margine,<br />

<strong>di</strong>sapprovando la tortuosa trafila prevista per ricorsi e consulte, che «tro­<br />

vandosi in Milano il vicegovernatore, pare duro che uno non possa ricor­<br />

rere ad<strong>di</strong>rittura al governatore generale, quale però non possa risolvere<br />

senza sentire il vicegovernatore». È da chiedersi, in effetti, quale potesse<br />

essere l'utilità <strong>di</strong> avere un vicegovernatore che, al pari del governatore,<br />

non risiedesse sul luogo, situazione che dava inevitabilmente a<strong>di</strong>to a una<br />

bizantina proliferazione <strong>di</strong> livelli politico-amministrativi. Prendendo pos­<br />

sesso della nuova carica alla fine <strong>di</strong> luglio e accingendosi a partire per<br />

Vienna, Cristiani non potè infatti esimersi dall'istituire una giunta vicaria<br />

destinata ad aver vita ben più lunga <strong>di</strong> quanto non fosse nelle iniziali<br />

intenzioni del ministro 6 . Riconfermata nel 1753, con la promozione del<br />

gran cancelliere a plenipotenziario, prorogata alla sua morte, nel 1758, e<br />

nei due anni successivi per l'assenza <strong>di</strong> Firmian, mantenuta in vita anche<br />

in seguito, essa fu abolita soltanto nel 1775 per volere dell'arciduca Fer-<br />

5 Progetto d'instruzione per il vicegoverno <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, in ASMi, UTR p.a., b. 228.<br />

Esso non porta né il nome dell'autore né quello dell'estensore <strong>delle</strong> note. Quest'ultimo<br />

però è facilmente identifìcabile con Harrach, in base al testo. La data è da porsi fra la<br />

fine <strong>di</strong> marzo (piano per il <strong>Mantova</strong>no in cui non si parla <strong>di</strong> vicegoverno) e luglio<br />

(<strong>di</strong>spaccio d'istituzione del vicegoverno stesso). Oltre alle prerogative già fissate per<br />

Cocastelli nel 1737, le nuove istruzioni affidavano al vicegovernatore alcune incomben­<br />

ze per la riforma <strong>di</strong> vari settori: ristabilimento dell'ufficio <strong>delle</strong> acque, visita generale a<br />

castelli e fabbriche camerali, fissazione della nuova pianta <strong>di</strong> governo per Bozzolo e<br />

Sabbioneta, sistemazione <strong>delle</strong> milizie nazionali, attenzione alle esigenze della giustizia<br />

e dell'economia.<br />

6 Da F. Amadei, Cronaca universale, voi. V, p. 391, appren<strong>di</strong>amo che il <strong>di</strong>spaccio<br />

<strong>di</strong> nomina <strong>di</strong> Cristiani giunse a <strong>Mantova</strong> il 21 luglio 1750 e che il neo-vicegovernatore<br />

passò per la città il 26 luglio sulla via <strong>di</strong> Vienna.


126 CAPITOLO TERZO<br />

<strong>di</strong>nando 7 . Vien da domandarsi, inoltre, se sia stato solo per inerzia che,<br />

rimasta vacante la carica <strong>di</strong> governatore per quasi un ventennio dopo<br />

l'uscita <strong>di</strong> scena <strong>di</strong> Pallavicini e passata <strong>di</strong> fatto la guida dell'intera Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a nelle mani del solo plenipotenziario, il vicegoverno del <strong>Mantova</strong>no<br />

sia stato ugualmente conservato con l'annessa giunta.<br />

E tuttavia, malgrado tali incongruenze, questa istituzione godette <strong>di</strong><br />

una vita lunga e in<strong>di</strong>sturbata e potè così segnare in vari mo<strong>di</strong> il destino<br />

del <strong>Mantova</strong>no, rafforzandone la posizione autonoma. Dal 1753 la carica<br />

verrà associata stabilmente a quella <strong>di</strong> plenipotenziario della Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca, nella persona <strong>di</strong> Cristiani prima e in quella <strong>di</strong> Firmian poi.<br />

Invece <strong>di</strong> approfittarne per esercitare una <strong>di</strong>rczione unitaria e accentrata<br />

sulla Lombar<strong>di</strong>a, come ci si potrebbe aspettare, entrambi i plenipotenziari<br />

preferirono sempre gestire il <strong>Mantova</strong>no in modo in<strong>di</strong>pendente dal Mila­<br />

nese, inclini a farne per sé, oltre che la sede <strong>di</strong> una carica lucrosa, una<br />

sorta <strong>di</strong> appannaggio, nel quale risultasse più agevole che non nel Milane­<br />

se accentuare il carattere personale del proprio potere 8 . Del resto tale<br />

modo <strong>di</strong> vedere risaliva, come ho cercato <strong>di</strong> mostrare, allo stesso Pallavi­<br />

cini, che aveva operato tanto strenuamente per ripristinare l'autonomia<br />

amministrativa e che si era sforzato <strong>di</strong> migliorare i contratti d'appalto<br />

senza interrompere i rapporti con i vecchi titolari. Ma mentre questa scel­<br />

ta aveva una coloritura essenzialmente anti-milanese ed era affiancata da<br />

una volontà <strong>di</strong> valorizzazione <strong>delle</strong> risorse locali, con Cristiani l'elemento<br />

puramente personale avrebbe acquistato maggior peso nelle decisioni,<br />

tanto nella scelta dei subalterni, quanto nei criteri del censimento e nel­<br />

l'assegnazione degli appalti.<br />

3.2. L'ESECUZIONE DEL PIANO FINANZIARIO<br />

Attuata la ristrutturazione degli uffici milanesi nel maggio 1749 e<br />

introdotto il nuovo assetto istituzionale nel <strong>Mantova</strong>no meno <strong>di</strong> un anno<br />

dopo, l'obiettivo del risanamento finanziario, non ancora raggiunto nono-<br />

7 Cfr. ASMi, UTR p.a., b. 160. In questa busta sono contenuti i fascicoli inerenti<br />

alle varie giunte <strong>di</strong> vicegoverno attive a <strong>Mantova</strong> nel corso del secolo. Sulla decisione<br />

dell'arciduca vd. oltre, p. 234.<br />

8 Sarà appunto l'arciduca Fer<strong>di</strong>nando nel 1775 a far presente alla madre questa<br />

situazione e a chiedere qualche correttivo. Secondo il bilancio preventivo del 1756 lo<br />

stipen<strong>di</strong>o del vicegovernatore consisteva nella ragguardevole cifra <strong>di</strong> 160.000 lire <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>. Contando anche i servizi <strong>di</strong> segreteria e quelli generici al vicegoverno e al


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 127<br />

stante la vantaggiosa sistemazione data alle imposte in<strong>di</strong>rette con i due<br />

appalti generali, occupò in modo prevalente i tre successivi anni del go­<br />

verno Pallavicini. Se infatti le misure in<strong>di</strong>viduate avevano il pregio <strong>di</strong><br />

mirare a una soluzione ra<strong>di</strong>cale del problema del deficit, erano per ciò<br />

stesso destinate a rivelare la propria portata solo nel corso del tempo,<br />

senza però riuscire a far fronte adeguatamente alle necessità più imme<strong>di</strong>a­<br />

te. Mentre il numero dei militari effettivi in Lombar<strong>di</strong>a rimaneva lontano<br />

da quanto Pallavicini si era ripromesso, lo sbilancio <strong>delle</strong> Camere non<br />

accennava a essere riassorbito 9 .<br />

A <strong>Mantova</strong> gli espe<strong>di</strong>enti previsti dall'e<strong>di</strong>tto 21 marzo 1750 appariva­<br />

no l'anno successivo «lenti e [...] <strong>di</strong> poco prodotto», decisamente insuffi­<br />

cienti a tappare le ampie falle aperte dal recente conflitto 10 . Una parte del<br />

loro frutto si era persa nel lungo negoziato per l'appalto generale del 1751,<br />

il cui canone d'affitto, pur aumentato del 20% e affiancato da un'interes­<br />

senza negli utili, aveva dovuto subire un certo ri<strong>di</strong>mensionamento rispetto<br />

alle aspettative iniziali 11 . Rimaneva inoltre da pagare una porzione cospi­<br />

cua dei debiti <strong>di</strong> guerra, giacché l'appalto offriva una semplice proroga del<br />

saldo in cambio dell'ipoteca <strong>delle</strong> regalie 12 .<br />

<strong>Il</strong> permanere <strong>delle</strong> <strong>di</strong>fficoltà fece crescere la pressione da parte del<br />

partito avverso a Pallavicini e ai suoi progetti: nel Consiglio d'Italia il<br />

reggente Amor <strong>di</strong> Scria spiava l'esecuzione del piano finanziario con l'in­<br />

tento <strong>di</strong> metterne a nudo la presunta debolezza, cercando un contatto<br />

<strong>di</strong>retto con Viva, mentre Cristiani corrispondeva confidenzialmente con il<br />

presidente Tarouca, riferendogli il deludente esito <strong>delle</strong> misure intrapre­<br />

se 13 . Non c'è dunque da stupirsi se il compito <strong>di</strong> «saldare anche la piaga<br />

palazzo ducale, il costo <strong>di</strong> questa istituzione raggiungeva le 190.000 lire (bilancio pub­<br />

blicato in appen<strong>di</strong>ce a C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 115 sgg.).<br />

9 Per Milano, cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 145 sgg., e M. Romani,<br />

Gian Luca Pallavicini e le <strong>riforme</strong> economiche nello Stato <strong>di</strong> Milano, p. 70.<br />

10 Lettera <strong>di</strong> Petrucci, presumibilmente a Cristiani, del 17 settembre 1750, in<br />

ASMi, Finanza p.a., b. 1123.<br />

11 Vd. sopra, pp. 116 sgg. L'aumento del gettito derivante dalla sospensione <strong>delle</strong><br />

esenzioni, da cui ci si ripromettevano ottimi risultati, per esempio, rispetto alle 180.000<br />

lire iniziali, era stato valutato alla fine 80.000 lire, per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> prevederne il frutto<br />

effettivo e la conseguente cautela degli affittuari.<br />

12 Cfr. p. es. nel bilancio preventivo camerale del 1750 l'elenco dei cre<strong>di</strong>tori<br />

(allegato), in ASMn, MC, F. 19.<br />

13 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Sylva Tarouca a Cristiani del 27 <strong>di</strong>cembre 1751. Amor aveva<br />

chiesto e ottenuto da Viva una Informazione riservata, <strong>di</strong> cui una copia è allegata alla<br />

lettera del 10 <strong>di</strong>cembre 1750 <strong>di</strong> Viva a Pallavicini. Tutto in ASMi, Finanza p.a., b. 1123.


128 CAPITOLO TERZO<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» rinvenendo «rime<strong>di</strong> al presente, senza riflesso alcuno al pas­<br />

sato», fu affidato alla fine del 1751 a Cristiani, come del resto era appena<br />

accaduto per il Milanese 14 .<br />

Non essendo praticabile un ulteriore accrescimento del prelievo<br />

dopo la proroga <strong>delle</strong> imposte straor<strong>di</strong>narie e degli espe<strong>di</strong>enti decisa nel<br />

1750, il nuovo piano, presentato dal vicegovernatore a Pallavicini nel­<br />

l'agosto 1752, aveva dovuto puntare piuttosto sulla compressione della<br />

spesa 15 . Su questo fronte occorreva innanzitutto cautelarsi contro l'accu­<br />

mulo <strong>di</strong> ulteriore <strong>di</strong>savanzo, osservando rigorosamente il tetto fissato per<br />

il fondo militare <strong>di</strong> 314.000 fiorini, non potendosi lasciar <strong>di</strong>pendere «dal­<br />

l'arbitrio de' comandanti generali l'accrescere a loro talento questo presi­<br />

<strong>di</strong>o e dalla vigilanza del Commissariato l'impe<strong>di</strong>re gli abusi». Ma l'aspet­<br />

to più urgente era la sistemazione del debito, responsabile primario del<br />

deficit. <strong>Il</strong> capitale da rimborsare ammontava a 3.780.000 lire circa, grava­<br />

to per la maggior parte <strong>di</strong> un interesse annuo del 5-6% e <strong>di</strong> cui le tran-<br />

ches più cospicue andavano ai fermieri generali (680.000 lire alla compa­<br />

gnia Petrucci, 740.000 alla società Norsa & Vita, una cifra simile al<br />

Coen) e all'Università degli ebrei (1.555.000 lire). Tenuto conto del fatto<br />

che Vita partecipava alla società Petrucci per il 40%, è evidentissimo<br />

come ancora all'inizio degli anni Cinquanta gli ebrei detenessero presso­<br />

ché il monopolio del cre<strong>di</strong>to verso la Camera. Esigue appaiono in con­<br />

fronto le cifre dovute all'Università dei mercanti (215.000 lire) e a presta­<br />

tori cattolici, sia nobili che citta<strong>di</strong>ni ed ex-appaltatori (330.000 lire circa<br />

in totale).<br />

Tale stato <strong>di</strong> cose, caratteristico del <strong>Mantova</strong>no, fornisce la spiegazio­<br />

ne più plausibile al fatto che la situazione finanziaria scaturita dalla guerra<br />

<strong>di</strong> successione austriaca non abbia qui dato a<strong>di</strong>to a operazioni <strong>di</strong> conso­<br />

lidamento del debito pubblico e alla conseguente creazione <strong>di</strong> un'istituzio­<br />

ne permanente per la sua gestione, sulla scorta <strong>di</strong> quanto avvenne a Mi-<br />

14 Sylva Tarouca a Cristiani, 27 <strong>di</strong>cembre 1751 (vd. n. precedente). Riguardo a<br />

Milano l'imperatrice, irritata dal permanere <strong>di</strong> un sensibile deficit nel bilancio preven­<br />

tivo per quell'anno, nell'agosto 1751 aveva or<strong>di</strong>nato a Pallavicini <strong>di</strong> istituire una giunta<br />

presieduta da Cristiani per elaborare un nuovo piano <strong>di</strong> risanamento (C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 145-146).<br />

15 Piano, o sia progetto stabile e progressivo dello stato attivo e passivo della R.<br />

Ducal Camera e Fondo contribuzionale del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, progressivo dall'anno<br />

1752 sino a tutto l'anno 1767, a norma <strong>delle</strong> <strong>di</strong>sposizioni prescritte da S.E. il signor conte<br />

Vice-governatore nella sessione che tenne la mattina de' 9 maggio 1752, in ASMi, Teso­<br />

reria p.a., b. 8.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 129<br />

lano proprio con il piano finanziario del 1752 e l'erezione del Monte <strong>di</strong><br />

Santa Teresa J6 . La concentrazione del capitale finanziario nelle mani dei<br />

banchieri ebrei e l'assenza pressoché totale <strong>di</strong> capitale non ebraico, in altre<br />

parole, indusse Cristiani a intraprendere la strada opposta: invece <strong>di</strong><br />

amministrare il debito come aspetto "fisiologico" <strong>delle</strong> finanze statali, egli<br />

si oriente verso la sua estinzione 17 . Un'operazione che avrebbe richiesto,<br />

come si vedrà, più <strong>di</strong> un ventennio, ma che già nel giro <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni<br />

avrebbe portato all'interruzione del rapporto plurisecolare della Camera<br />

con il capitale israelita. La parallela volontà <strong>di</strong> sottrarre i sud<strong>di</strong>ti manto­<br />

vani alla "tirannia" dei banchi feneratizi ebraici avrebbe indotto del resto<br />

il plenipotenziario ad adoperarsi in quegli stessi anni per rimettere in pie<strong>di</strong><br />

a <strong>Mantova</strong> il Monte <strong>di</strong> pietà. Questo sarebbe partito come ente assisten­<br />

ziale, per assumere più tar<strong>di</strong> anche la funzione <strong>di</strong> istituto <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, ma<br />

sempre nei limiti ridotti che le esigue <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> della società<br />

<strong>di</strong> maggioranza della provincia potevano permettere e senza mai riuscire<br />

a soppiantare completamente il prestito ebraico 18 .<br />

<strong>Il</strong> programma messo a punto dal vicegovernatore, echeggiando la<br />

proposta avanzata due anni prima da Pallavicini e bocciata da Harrach,<br />

<strong>di</strong>luiva l'ammortamento dei capitali e il pagamento degli interessi nell'arco<br />

<strong>di</strong> 14 anni, con una concentrazione degli esborsi nel decennio 1757-1766,<br />

nel quale le quote erano fissate attorno alle 280.000 lire annue. Per il<br />

primo anno, il 1752, per dare un'idea <strong>delle</strong> <strong>di</strong>sponibilità e <strong>delle</strong> maggiori<br />

voci <strong>di</strong> spesa, si avevano le seguenti previsioni:<br />

16 Sul Monte <strong>di</strong> Santa Teresa, M. Bianchi, Le origini del Monte <strong>di</strong> Santa Teresa;<br />

A. Cova, II debito pubblico nello Stato <strong>di</strong> Milano durante la dominazione austriaca (1706-<br />

1796); A. Vietti, // debito pubblico nelle province che hanno formato il primo Regno<br />

d'Italia secondo i documenti del R. Archivio <strong>di</strong> Stato Lombardo; B. Caizzi, Industria,<br />

commercio e banca, pp. 167-173.<br />

17 Del resto la creazione <strong>di</strong> banche <strong>di</strong> stato era ben lontana dall'essere la norma<br />

negli stati europei. Si veda per esempio il fallimento <strong>delle</strong> iniziative in tal senso in<br />

Francia e la persistente <strong>di</strong>pendenza della corona da banchieri privati in H. Lùthy, La<br />

banque protestante en France, pp. 275 sgg. Cristiani, in realtà, elaborò e realizzò a<br />

<strong>Mantova</strong> il progetto <strong>di</strong> una Casa <strong>di</strong> commercio, che avrebbe dovuto funzionare anche<br />

come cassa regia e come ente cre<strong>di</strong>tizio pubblico, ma l'impresa fallì ancor prima <strong>di</strong><br />

entrare in funzione (vd. oltre, pp. 135 sgg.). Sulla gestione del debito pubblico negli<br />

stati italiani d'antico regime vd. anche brevemente A. Ventura, // problema storico dei<br />

bilanci generali della Repubblica Veneta, p. XLVII.<br />

18 Vd. pp. 138 sgg.


130 CAPITOLO TERZO<br />

Entrate<br />

affitti <strong>delle</strong> regalie lire 2.650.000<br />

altre ren<strong>di</strong>te camerali « 500.000<br />

contribuzioni 19 « 1.850.000<br />

Spese<br />

totale « 5.000.000<br />

militare lire 3.120.000<br />

assegno al Consiglio d'Italia « 432.000<br />

stipen<strong>di</strong> funzionar! e subalterni « 563.000<br />

pensioni « 263.000<br />

spese <strong>di</strong> gestione or<strong>di</strong>naria « 269.000<br />

interessi « 190.000<br />

altre « 163.000<br />

totale « 5.000.000<br />

Non si trattava <strong>di</strong> un progetto ar<strong>di</strong>to e orientato alla ricerca <strong>di</strong> solu­<br />

zioni <strong>di</strong> gestione finanziaria più evolute. Esso giocava tutto sulla possibilità<br />

<strong>di</strong> negoziare una nuova <strong>di</strong>lazione <strong>di</strong> pagamento con i cre<strong>di</strong>tori, e non è<br />

forse casuale che proprio qualche mese dopo sia stata concessa alla Comu­<br />

nità ebraica una proroga ventennale anticipata del suo permesso <strong>di</strong> sog­<br />

giorno 20 . Trovata così una soluzione accettabile per l'estinzione dei debiti,<br />

era poi necessario contenere le spese al minimo, congelando per il mo­<br />

mento ogni investimento in migliorie "strutturali". Come affermava lo<br />

stesso Cristiani, «rimane ancora molto cammino a fare per altre opere<br />

maggiori che non solamente potranno, ma dovranno farsi se non si vorrà<br />

lasciar cadere questa provincia e con essa la Camera ed il fondo militare;<br />

ma non essendo queste sì urgenti, ed eccedendo i mezzi e la forza or<strong>di</strong>­<br />

naria e <strong>di</strong>pendendo anche in gran parte dalla sovrana assistenza <strong>di</strong> S.M. e<br />

dall'aver maggior agio <strong>di</strong> tempo per maturarle», era meglio astenersi per<br />

ora «dall'entrare in maggior dettaglio sopra le medesime» 21 .<br />

19 Compresi i vari aumenti confermati o introdotti nel 1750 e il prodotto, ancora<br />

parziale, della revisione dei dati catastali che si stava effettuando.<br />

20 Decreto datato 4 settembre 1752 (ASMi, DR, b. 224). Così si otteneva anche<br />

il versamento anticipato della tassa <strong>di</strong> tolleranza gravante sugli ebrei per 7.300 fiorini.<br />

Cfr. S. Mori, Lo stato e gli ebrei mantovani <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>, pp. 212-213.<br />

21 Piano, o sia progetto stabile e progressivo dello stato attivo e passivo della R.<br />

Duca! Camera e fondo Contribuzionale (su cui vd. n. 15).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 13 1<br />

Notato questo, occorre però <strong>di</strong>re che il piano <strong>di</strong> Cristiani, approvato<br />

integralmente alla fine del 1752 senza tener conto <strong>delle</strong> osservazioni del­<br />

l'ormai scre<strong>di</strong>tato Pallavicini, sortì buoni effetti sotto il profilo finanziario<br />

negli anni successivi 22 . Nel 1755, rimborsati tutti i capitali ottenuti gratui­<br />

tamente, si iniziava l'ammortamento <strong>di</strong> quelli gravati da interesse e si crea­<br />

va inoltre un fondo per il riscatto degli effetti camerali «alienati» durante<br />

la guerra (in particolare le tenute <strong>di</strong> Sermide e <strong>di</strong> Ostiglia) 23 . <strong>Il</strong> bilancio<br />

preventivo per l'anno successivo, il 1756, si manteneva ancora fedele al<br />

piano del 1752, non presentando variazioni <strong>di</strong> rilievo per quanto riguar­<br />

dava voci e cifre (solo un lieve aumento <strong>delle</strong> spese forzose e della quota<br />

per il servizio del debito), se non per un vistoso avanzo <strong>di</strong> oltre 300.000<br />

lire dall'anno precedente, che permetteva fra l'altro <strong>di</strong> scontare quasi<br />

interamente una passività straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> 200.000 lire dovute dalla Came­<br />

ra al fondo contribuzionale per debiti e rimborsi 24 . E proprio nel 1756<br />

Cristiani, certamente avvantaggiato dal periodo <strong>di</strong> pace e avendo procedu­<br />

to, come osserva Capra, «caratteristicamente, non con l'elaborazione <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> progetti alla maniera <strong>di</strong> Pallavicini, ma con una politica dei piccoli<br />

passi e <strong>delle</strong> correzioni successive», realizzò il pareggio del bilancio came­<br />

rale <strong>di</strong> Milano 25 .<br />

Lo stesso anno venne a termine anche la revisione catastale mantova­<br />

na decisa nel 1750, per la quale il nuovo vicegovernatore, trovatosi a<br />

<strong>di</strong>rigere la fase attuativa del piano libero da ingerenze da parte <strong>di</strong> Palla-<br />

vicini, aveva approfittato della genericità degli or<strong>di</strong>ni sovrani in merito agli<br />

aspetti tecnici dell'operazione per fissare criteri <strong>di</strong> esecuzione più con<strong>di</strong>­<br />

scendenti verso le posizioni <strong>di</strong> ministri e possidenti locali, fra i quali egli<br />

stesso figurava 2fa . «Per il Censimento <strong>di</strong> Milano - spiegava nella ben nota<br />

22 II <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> approvazione, del 27 novembre 1752, in ASMi, DR, b.224.<br />

2i Cfr. la lettera <strong>di</strong> Cristiani a Sylva Tarouca del 3 gennaio 1755 (HkaW, Akten,<br />

R. 103), e il <strong>di</strong>spaccio 29 maggio 1755 (ASMi, DR, b. 228), in cui la sovrana manifestava<br />

la propria sod<strong>di</strong>sfazione per il bilancio preventivo del 1755, che raggiungeva il pareggio<br />

nonostante un cospicuo esborso per opere murarie. Per il riscatto <strong>delle</strong> due "corti"<br />

camerali si stanziavano 14.000 fiorini all'anno per 10 anni.<br />

24 II bilancio sta in C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 115 sgg. L'avanzo<br />

dell'anno precedente sembra essere anch'esso conforme al piano del 1752, che prevede<br />

l'accantonamento <strong>di</strong> una certa quota ogni anno al fine <strong>di</strong> ottenere un fondo per le spese<br />

impreviste. Entro il 1768 questo fondo avrebbe dovuto raggiungere le 800.000 lire.<br />

25 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austrìaca, p. 154.<br />

26 Lo stesso Viva era ostile a una soluzione "scientifica" ispirata a quella milanese,<br />

come provano la lettera sua e <strong>di</strong> Arconati a Harrach del 4 <strong>di</strong>cembre 1748, <strong>di</strong> cui a p.<br />

106, n. 87, e una lunga istanza del Magistrato camerale (o forse ancora della Dirczione<br />

<strong>delle</strong> finanze), s.d., contro una paventata «generale perticazione <strong>di</strong> questo Stato», citata


132 CAPITOLO TERZO<br />

relazione conclusiva del 1756, pubblicata e acutamente commentata da<br />

Vivanti - ho dovuto necessariamente seguire la traccia adottata dai miei<br />

antecessori dall'anno 1718 a questa parte [...]; per quello <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> sono<br />

stato in libertà <strong>di</strong> elegere, e perciò, a maggior brevità dell'operazione e<br />

minore <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o della Maestà Vostra, ho eletto la via <strong>delle</strong> denuncie<br />

invece <strong>di</strong> quella <strong>delle</strong> misure [...]. Per l'istesso motivo, invece <strong>di</strong> istituire<br />

una nuova Giunta con tale incombenza, l'ho appoggiata all'Offizio <strong>delle</strong><br />

Contribuzioni, <strong>di</strong>pendente dal Magistrato Camerale» 27 . La situazione cri­<br />

tica <strong>delle</strong> finanze camerali, per rispondere alla quale era stato elaborato il<br />

piano, imponeva in effetti soluzioni che permettessero <strong>di</strong> incassare in tem­<br />

pi brevi e che non incidessero sul bilancio con eccessivi aumenti <strong>di</strong> spesa.<br />

Incapace <strong>di</strong> prevedere i benefici a lunga scadenza dell'operazione avviata<br />

dal De Miro a Milano nel 1718, Cristiani fu dunque ben felice <strong>di</strong> mante­<br />

nersi per <strong>Mantova</strong> sul tracciato già in<strong>di</strong>cato dal censimento gonzaghesco<br />

del 1698, limitandosi ad apportare <strong>delle</strong> rettifiche. E <strong>di</strong>fficile per altro non<br />

mettere in relazione questa scelta economica e rispettosa dell'esistente con<br />

l'atteggiamento <strong>di</strong> crescente ostilità assunto dal ministro nei confronti<br />

della giunta Neri e del suo operato a Milano, che avrebbe portato allo<br />

scioglimento anticipato della giunta stessa alla fine del 1757, mettendo a<br />

repentaglio gli esiti più innovativi <strong>di</strong> tutta l'operazione 28 .<br />

A <strong>Mantova</strong>, pertanto, «tutto rimane [...] come per l'innanzi: il compli­<br />

cato sistema del "biolcato a campione", la <strong>di</strong>stinzione fra terreni "civili" e<br />

"rustici", le relative esenzioni e i carichi <strong>delle</strong> "Fazioni comunali e rustiche";<br />

più volte da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 51 sgg. Evidentemente Viva<br />

aveva ritenuto opportuno <strong>di</strong>ssociarsi apertamente su questo punto dai progetti <strong>di</strong> Pal-<br />

lavicini. Con il <strong>di</strong>rettore camerale si era schierato anche il senatore Beltrami, molto<br />

influente, come si ricorderà, negli anni Quaranta (cfr. le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Giambattista<br />

Auberger, capo dell'Ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni, <strong>di</strong> cui si parla oltre, p. 229). Per l'ap­<br />

partenenza <strong>di</strong> Cristiani al ceto dei possessori, cfr. ancora C. Vivanti, Le campagne del<br />

<strong>Mantova</strong>no, p. 54.<br />

21 Relazione del conte feltrarne Cristiani sul catasto formato nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

negli anni 1750-56, 24 settembre 1756, Vienna, ivi, pp. 93-4.<br />

28 Sui vari aspetti dello scontro fra Cristiani e Neri, C. Mozzarelli, Sovrano, società<br />

e amministrazione locale netta Lombar<strong>di</strong>a teresiana (1749-1758), pp. 201 sgg., che accen­<br />

na anche alla vicenda mantovana e che sottolinea la volontà <strong>di</strong> Cristiani, oltre che <strong>di</strong><br />

non ferire troppo i ceti dominanti, soprattutto <strong>di</strong> salvaguardare il proprio potere come<br />

plenipotenziario dall'invadenza del «tribunale tutorio», destinato ad acquisire un con­<br />

trollo molto forte sulle amministrazioni locali. Inoltre, C. Capra, Riforme finanziarie e<br />

mutamento istituzionale netto Stato <strong>di</strong> Milano: gli anni Sessanta del secolo XVIII, pp. 317<br />

sgg., e L. Sebastiani, La tassazione degli ecclesiastici netta Lombar<strong>di</strong>a teresiana, con una<br />

memoria <strong>di</strong> P. Neri, pp. 9 sgg.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 133<br />

le Tasse rusticali, la congerie <strong>di</strong> dazi e gabelle» 29 . Così sintetizza Vivami, che<br />

in questa impresa <strong>di</strong> Cristiani vede la vera occasione mancata dell'età <strong>delle</strong><br />

<strong>riforme</strong> nel <strong>Mantova</strong>no: allora, nel 1750, mentre a Milano si inse<strong>di</strong>ava la<br />

giunta Neri, ci si sarebbe dovuti <strong>di</strong>sfare <strong>delle</strong> vecchie strutture catastali an­<br />

che nel <strong>Ducato</strong> e introdurre un sistema censuario nuovo che permettesse <strong>di</strong><br />

conoscere con chiarezza la situazione e le necessità <strong>delle</strong> campagne. E poi­<br />

ché ciò non avvenne, «mentre nel Milanese la legislazione provvedeva fin dal<br />

1763 a sod<strong>di</strong>sfare le maggiori esigenze dell'economia agricola, in questo<br />

estremo lembo <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a si continueranno a levare ancora per molti<br />

anni generiche lamentele sullo spopolamento e sulla miseria <strong>delle</strong> campa­<br />

gne, senza alcun frutto, senza alcuna capacità <strong>di</strong> pervi rime<strong>di</strong>o» 30 .<br />

Ma anche sotto l'aspetto strettamente fiscale l'impresa non si rivelerà<br />

molto proficua: la scelta "miope" del vicegovernatore avrà infatti come<br />

conseguenza il riproporsi nel 1770, per la terza volta a breve <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

tempo, della questione della vali<strong>di</strong>tà del censimento-base del 1698, indu­<br />

cendo finalmente le autorità asburgiche a decretare il rifacimento del ca­<br />

tasto ab imis. A <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Cristiani si può forse <strong>di</strong>re che l'erario, date le sue<br />

con<strong>di</strong>zioni all'inizio degli anni Cinquanta, non era in grado <strong>di</strong> sostenere<br />

un'impresa <strong>delle</strong> proporzioni <strong>di</strong> quella milanese, che nel caso <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

sarebbe andata interamente a carico regio, mentre certamente più agevole<br />

sarebbe stata la situazione vent'anni dopo 31 .<br />

29 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 53, ma sul catasto «Pallavicino»<br />

rimane essenziale tutto il paragrafo che l'A. gli de<strong>di</strong>ca (pp. 52-56).<br />

30 Ivi, p. 55. Negli ultimi decenni peraltro sono state espresse posizioni critiche<br />

rispetto alla tra<strong>di</strong>zionale esaltazione dei benefici del catasto teresiano risalente a G. R.<br />

Carli, Relazione del Censimento dello Stato <strong>di</strong> Milano (1784), e a C. Cattaneo, Notizie<br />

naturali e civili sulla Lombar<strong>di</strong>a. Piuttosto che riscontrare un nesso <strong>di</strong>retto fra catasto<br />

e accelerazione dello sviluppo agricolo, si preferisce sottolineare l'effetto <strong>di</strong> stimolo<br />

esercitato dalla maggior perequazione fiscale, dalla riforma <strong>delle</strong> amministrazioni locali,<br />

nonché dal primo riconoscimento coerente della proprietà fon<strong>di</strong>aria come basilare<br />

criterio censuario (cfr. M. Romani, L'agricoltura in Lombar<strong>di</strong>a dal periodo <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong><br />

al 1859. Struttura, organizzazione sociale e tecnica; L. Cafagna, La "rivoluzione agraria"<br />

in Lombar<strong>di</strong>a; S. Zaninelli, 17 «nuovo censo» e lo sviluppo dell'economia milanese nel<br />

secolo XVIII).<br />

31 Nella sua Relazione del 24 settembre 1756 (vd. n. 27) Cristiani spiegava che fra<br />

lo Stato <strong>di</strong> Milano e quello <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> correva la <strong>di</strong>fferenza che «per rapporto al primo<br />

è lo Stato in corpo, che resta debitore alla M.V. della Diaria contribuzionale, <strong>di</strong> modo<br />

che ciò che perisce e si accresce <strong>di</strong> Censo va a danno, e comodo del med. Stato, là dove<br />

nell'altro sono i particolari Possessori tributari alla M.V. e per ciò va a comodo, o<br />

danno <strong>di</strong> V.M. ciò che si perde o si acquista <strong>di</strong> Censo, d'onde nasce l'altra <strong>di</strong>fferenza,<br />

che il Censimento <strong>di</strong> Milano si fa a spese dello Stato, e quello <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> si è fatto a<br />

spese <strong>di</strong> V.M.» (p. 93).


134 CAPITOLO TERZO<br />

L'operazione catastale del 1750, per concludere, permise <strong>di</strong> estendere<br />

il prelievo fiscale ad altre 23.000 biolche a campione <strong>di</strong> terreni civili<br />

(+11%) e a 180 <strong>di</strong> risaie (+2,5%), registrò la <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> 1650 biolche<br />

<strong>di</strong> terreni rustici (-2,5%), mise infine a catasto 970 biolche <strong>di</strong> terreni<br />

irrigatori e 530 <strong>di</strong> terreni ortivi, voci prima inesistenti. Ma l'aumento del<br />

gettito (400.000 lire circa in totale dai fon<strong>di</strong> non esenti) derivò molto più<br />

che non da questo modesto incremento dell'imponibile, dalla proroga dei<br />

sussi<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nari imposti durante la guerra e dalle altre misure previste<br />

dal piano del 1750.<br />

In particolare, questi furono gli aumenti più significativi gravanti<br />

sulla ren<strong>di</strong>ta agraria:<br />

tassa sulle biolche civili da L. 3, s. 16 a L. 5, s. 8<br />

tassa sulle biolche rustiche da L. 3, s. 6 a L. 4, s. 18<br />

tassa sulle biolche a risaia da L. 6, s. 18 32 a L. 13, s. 6<br />

Piuttosto elevato era anche il prelievo sulle due nuove categorie degli<br />

orti e dei terreni irrigui, fra le 7 e le 10 lire. Se queste mo<strong>di</strong>fiche miravano<br />

a una maggior perequazione fra colture più o meno red<strong>di</strong>tizie e fra fon<strong>di</strong><br />

civili e rustici, esse rimanevano troppo arbitrarie, non basate com'erano su<br />

un'atten<strong>di</strong>bile valutazione della ren<strong>di</strong>ta, e potevano risultare persino dan­<br />

nose, poiché andavano a colpire le colture specializzate". Accresciuta fu<br />

infine la tassazione a carico <strong>delle</strong> due Università dei mercanti cristiani e<br />

degli ebrei e dei proprietari assenti, mentre ai beni i cui frutti erano esenti<br />

dai dazi furono imposti, oltre alla quota normale <strong>di</strong> prelievo <strong>di</strong>retto e a<br />

parziale compenso <strong>di</strong> tale privilegio fiscale, <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> in più per biolca.<br />

Lodevole intenzione, ma d'effetto assai misero, se si pensa che dalle<br />

90.000 biolche che godevano dell'immunità fiscale sul trasporto e sulla<br />

ven<strong>di</strong>ta dei prodotti (quasi un quarto dell'intero biolcato) si ottennero<br />

appena 45.000 lire. Tutto sommato, il fondo contribuzionale passò da<br />

1.717.350 lire del 1749, inclusi i sussi<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nari introdotti nel 1743, a<br />

2.008.577 lire nel 1756, grazie alla revisione censuaria e alle mo<strong>di</strong>fiche<br />

52 Comprese L. 3, s. 2 <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o straor<strong>di</strong>nario aggiunte nel 1743.<br />

3i Non mancarono infatti lamentele in proposito, come quella rivolta nel 1751 (la<br />

data si ricava dal testo) al Magistrato camerale da uno dei suoi membri, che operava<br />

in quel periodo fuori <strong>Mantova</strong> (si tratta con ogni probabilità <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Forti, che<br />

stava a Milano, <strong>di</strong>staccato presso la Giunta censuaria) e che possedeva una risaia nel<br />

<strong>Mantova</strong>no. <strong>Il</strong> documento, intitolato Riflessioni per le quali sembra sperabile la riduzio­<br />

ne a migliore giustizia almeno comparativa della tassa <strong>delle</strong> risare, si trova in ASMn,<br />

Magistrato camerale, b. 153.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 135<br />

apportate con il piano finanziario del 1750, per un aumento complessivo<br />

<strong>di</strong> 290.000 lire 34 .<br />

Nonostante questo contributo, modesto ma non del tutto trascurabi­<br />

le, e nonostante il <strong>di</strong>screto successo del programma <strong>di</strong> ammortamento del<br />

debito messo in atto da Cristiani, dopo il 1756 subentrarono nuove <strong>di</strong>ffi­<br />

coltà, in concomitanza con lo scoppio della guerra dei sette anni. Infatti,<br />

sebbene non abbia coinvolto <strong>di</strong>rettamente i domini italiani per la prima<br />

volta nel secolo, questo conflitto comportò anche per essi una massiccia<br />

mobilitazione <strong>di</strong> truppe, in quanto alcuni battaglioni <strong>di</strong> fanteria furono<br />

messi sul piede <strong>di</strong> guerra e trasferiti in Germania, ma mantenuti sempre<br />

a carico della Lombar<strong>di</strong>a, mentre due <strong>di</strong> essi, insieme a due squadroni <strong>di</strong><br />

dragoni (in totale 1500 uomini), rimasero a <strong>di</strong>fendere la regione in assetto<br />

«<strong>di</strong> campagna» 35 . Inoltre la decisione <strong>di</strong> portare a compimento i lavori <strong>di</strong><br />

fortificazione intrapresi all'inizio del decennio nel <strong>Mantova</strong>no e <strong>di</strong> riparare<br />

tutte le piazze lombarde, avvalendosi <strong>di</strong> un finanziamento <strong>di</strong> 290.000 fio­<br />

rini da parte dei fermieri generali <strong>di</strong> Milano, dovette assorbire ulteriore<br />

denaro. L'esposizione della Camera si prolungò pertanto oltre la scadenza<br />

del 1763 prevista da Cristiani e potè essere completamente riassorbita solo<br />

fra la fine <strong>di</strong> quel decennio e il principio del successivo, grazie al lungo<br />

periodo <strong>di</strong> pace che seguì la guerra dei sette anni e che, evitando l'accu­<br />

mulo <strong>di</strong> nuove passività, permise al programma finanziario impostato da<br />

Pallavicini e proseguito da Cristiani <strong>di</strong> andare finalmente a effetto, con<br />

uno stabile pareggio dei conti 36 .<br />

3.3. LA CASA DI COMMERCIO E IL MONTE DI PIETÀ<br />

Alla maturità della plenipotenza Cristiani risalgono due progetti <strong>di</strong><br />

una certa rilevanza che meritano qualche attenzione in quanto connessi<br />

con le questioni finanziarie, e in particolare con il cruciale problema del<br />

cre<strong>di</strong>to.<br />

Fiducioso nelle possibilità <strong>di</strong> recupero e <strong>di</strong> sviluppo del <strong>Mantova</strong>no,<br />

il vicegovernatore si <strong>di</strong>ede a concepire l'ambizioso <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> una «Casa<br />

<strong>di</strong> commercio» dalle svariate funzioni, «come unico mezzo a far che [la<br />

M Tabella in cui si <strong>di</strong>mostra la <strong>di</strong>fferenza che passa fra l'antico e il moderno cam­<br />

pione <strong>di</strong> Manfova, riprodotta da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 101.<br />

35 In ASMi, DR, b. 229, <strong>di</strong>spacci 8 settembre, 18 ottobre e 9 <strong>di</strong>cembre 1756. Ivi,<br />

b. 230, <strong>di</strong>spacci 24 febbraio, 21 marzo, 8 <strong>di</strong>cembre 1757.<br />

36 Vd. oltre, pp. 248 sgg.


136 CAPITOLO TERZO<br />

regia Camera] risorga e con essa anche il publico dall'abbattimento in cui<br />

era caduto, d'introdurre la fede pubblica, d'incoraggire le manifatture per<br />

il commercio, <strong>di</strong> togliere l'abuso <strong>delle</strong> monete, <strong>di</strong> rilevare i benestanti<br />

sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> V.M. dalle usure ebraiche, <strong>di</strong> renderli industriosi e <strong>di</strong> assodare<br />

in sostanza tutti gli or<strong>di</strong>ni dello Stato nelle parti relative alla pubblica<br />

prosperità» 37 . Sebbene allora (siamo nel 1756) il piano <strong>di</strong> risanamento<br />

<strong>delle</strong> regie finanze fosse da tempo avviato, come s'è detto nel precedente<br />

paragrafo il traguardo dell'estinzione dei debiti e del pareggio <strong>di</strong> bilancio<br />

era ancora lontano, anzi era destinato proprio allora a slittare ulteriormen­<br />

te per le spese che il conflitto imminente con la Prussia avrebbe portato.<br />

Cristiani dunque, reso forse troppo sicuro dai successi colti nel rior<strong>di</strong>no<br />

<strong>delle</strong> finanze milanesi, abbandonò la consueta cautela per lasciarsi affasci­<br />

nare dal progetto sottopostogli dal genovese Giambattista Onetti, che<br />

aveva operato nel Banco <strong>di</strong> S. Giorgio, e dal miraggio <strong>di</strong> un rapido e<br />

copioso rastrellamento <strong>di</strong> capitali da far confluire nelle casse regie da un<br />

lato, e in nuove attività commerciali dall'altro.<br />

<strong>Il</strong> piano definitivo, già vagliato da varie giunte miste <strong>di</strong> funzionari e<br />

citta<strong>di</strong>ni mantovani, prevedeva l'apertura <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>versi rami d'attività. <strong>Il</strong><br />

principale, detto «Monte d'assicurazione», su cui doveva basarsi tutto il<br />

cre<strong>di</strong>to dell'erigendo istituto, avrebbe ricevuto in piena proprietà dalla<br />

Camera un pacchetto <strong>di</strong> beni e cespiti, fino al raggiungimento <strong>di</strong> una<br />

dote pari a circa un milione <strong>di</strong> fiorini, in cambio <strong>di</strong> un corrispondente<br />

numero <strong>di</strong> azioni da 50 fiorini l'una. <strong>Il</strong> ricavato della ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> circa<br />

metà <strong>delle</strong> azioni sarebbe stato impiegato per saldare gli ancor sussistenti<br />

debiti camerali, per riscattare le due tenute <strong>di</strong> Ostiglia e Sermide e per<br />

integrare il fondo contribuzionale. I capitali investiti sarebbero stati re­<br />

munerati al modesto tasso del 3,5% annuo. Con questa garanzia sarebbe<br />

stato inoltre pre<strong>di</strong>sposto un «Banco <strong>di</strong> deposito», a uso tanto dei privati<br />

che volessero mettervi al sicuro i propri valori in cambio <strong>di</strong> certificati <strong>di</strong><br />

cre<strong>di</strong>to girabili a piacere, quanto della Camera, che lo avrebbe utilizzato<br />

come cassa in sostituzione della vecchia tesoreria. Al monte <strong>di</strong> capitali<br />

accumulato tramite queste <strong>di</strong>verse operazioni un «Ufficio <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o»<br />

avrebbe potuto infine attingere <strong>delle</strong> somme da prestare per un massimo<br />

<strong>di</strong> quattro anni ai negozianti, su garanzia da definirsi, al 2,75% e alle<br />

famiglie nobili a interesse un poco maggiore, per sottrarre queste ultime<br />

in particolare alla tenaglia dell'usura. L'amministrazione della Casa sareb­<br />

be stata affidata interamente al «corpo degl'interessati», senza interferen-<br />

37 Consulta all'imperatrice, 2 luglio 1756, in ASMi, Commercio p.a., b. 128.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 137<br />

za dei ministri regi, se non per la porzione d'interessenza della Camera 38 .<br />

Approvato non senza una certa leggerezza dalla Corte, il progetto<br />

rivelò tutti i suoi limiti non appena si procedette all'emissione <strong>delle</strong> azioni.<br />

La fiducia che i promotori ingenuamente si attendevano, fino al punto da<br />

immaginare che il valore <strong>delle</strong> azioni sarebbe presto lievitato e che queste<br />

avrebbero ad<strong>di</strong>rittura potuto sostituire la moneta nelle private contratta­<br />

zioni, come accadeva a Roma, Amsterdam, Torino e Genova, non venne.<br />

Ciò probabilmente perché la dotazione del Monte non offriva agli occhi<br />

dei risparmiatori sufficienti garanzie, costituita com'era dalle corti <strong>di</strong><br />

Ostiglia e Sermide, non ancora recuperate, e da varie gabelle sulla carne<br />

e sul vino, il cui gettito non era imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>sponibile in quanto che<br />

esse erano affittate. Dopo qualche mese si risolse <strong>di</strong> far pressione sui<br />

capitalisti ebrei per indurii a investire. Essi, dopo essere stati originalmen­<br />

te esclusi dal piano per timore che dessero la scalata al Monte, fecero<br />

sapere <strong>di</strong> non essere interessati. In breve, tutti i tentativi per trovare sov­<br />

ventori anche all'estero si rivelarono vani e dopo la scomparsa <strong>di</strong> Cristiani,<br />

che solo aveva dell'affare «un pieno conoscimento ed una singolare manie­<br />

ra e destrezza per saper maneggiare quegl'in<strong>di</strong>vidui e togliere <strong>di</strong> mezzo<br />

qualunque <strong>di</strong>fficoltà insorta», l'impresa si arenò completamente 59 .<br />

Due anni dopo il questore Tamburini <strong>di</strong>chiarava senza mezzi termini<br />

al nuovo plenipotenziario Firmian il fallimento dell'iniziativa, addossando­<br />

ne la responsabilità alla cattiva coscienza dell'autore del progetto e all'av­<br />

ventatezza <strong>di</strong> Cristiani: il primo, soprattutto, aveva condotto «questo pro­<br />

getto straor<strong>di</strong>nario e sorprendente [...] con tanta drittura, che ne sorprese<br />

quell'illuminato ministro». Onetti era infatti riuscito a evitare che il piano<br />

fosse sottoposto al Magistrato camerale, «che vi avea tanta parte», riuscen­<br />

do invece a farlo approvare da una giunta presieduta dal vicegovernatore,<br />

«in cui - lamentava ancora il funzionario - non <strong>di</strong>rò chi fossero i chiamati,<br />

sol che chiamati non furono né banchieri, né negozianti <strong>di</strong> conto e intel­<br />

ligenti <strong>di</strong> simili materie» 40 . Dopo il decreto <strong>di</strong> abolizione dell'ingloriosa<br />

Casa <strong>di</strong> commercio non rimase che l'inservibile e<strong>di</strong>ficio appositamente<br />

38 II piano a stampa si trova ivi, b. 55. Fu approvato con <strong>di</strong>spaccio 19 agosto 1756<br />

(ASMi, DR, b. 229). Maggiori ragguagli su questa iniziativa nella consulta del Consiglio<br />

d'Italia del 14 agosto 1756, in HHSaW, Vortr., F. 200.<br />

39 Lettera del marchese Corrado a Kaunitz, 22 luglio 1758 (per errore datata<br />

1757), in ASMi, Commercio p.a., b. 128. Sull'in<strong>di</strong>fferenza dei risparmiatori, lettere <strong>di</strong><br />

Viva a Cristiani 4, 15, 25 e 29 novembre 1756 e 3 gennaio 1757, in ASMi, UTR p.a.,<br />

b. 231.<br />

40 Tamburini a Firmian, 25 settembre 1760, in ASMi, Commercio p.a., b. 128.


138 CAPITOLO TERZO<br />

costruito a spese della Camera, a <strong>di</strong>mostrare, una volta <strong>di</strong> più, che nel<br />

<strong>Mantova</strong>no i tempi, e le con<strong>di</strong>zioni economiche, non erano ancora maturi<br />

per la gestione del debito pubblico da parte <strong>di</strong> un istituto <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to<br />

abilitato a emettere titoli, dato che, come rilevava Tamburini, «nel nostro<br />

paese un banco pubblico ha meno confidenza che uno privato, che cre­<br />

dono <strong>di</strong> più facile convenzione» 41 . E se bisogna prestar fede all'altra fina­<br />

lità che l'ente doveva proporsi, l'incentivazione del commercio e della<br />

manifattura, essa pare piuttosto esprimere una posizione <strong>di</strong> retroguar<strong>di</strong>a<br />

in tempi che ormai volgevano al liberismo.<br />

Più concreto, e pertanto destinato a un maggior successo, l'intervento<br />

che portò al ristabilimento del Monte <strong>di</strong> pietà citta<strong>di</strong>no. Questo istituto,<br />

fondato da Francesco IV Gonzaga nel 1486 su sollecitazione del pre<strong>di</strong>ca­<br />

tore Bernar<strong>di</strong>no da Feltre per offrire agli in<strong>di</strong>genti un'alternativa al-<br />

l'«usura» ebraica, non era mai riuscito a competere con i banchi feneratizi<br />

per la sua scarsa dotazione finanziaria e la complicazione <strong>delle</strong> sue proce­<br />

dure. A metà Seicento una riforma aveva accordato al Monte il permesso<br />

<strong>di</strong> ricevere in deposito capitali, remunerandoli al 5% <strong>di</strong> interesse (poi ab­<br />

bassato al 4%), per poi prestarli ai «pignoranti» al 7%. Si era determinato<br />

pertanto un aumento del volume <strong>di</strong> attività, senza che però vi corrispon­<br />

desse un'adeguata vigilanza sull'uso che si faceva del denaro 42 . Secondo la<br />

ricostruzione del consigliere Lanzoni, autore della prima bozza del proget­<br />

to del nuovo istituto, «quando il Monte era in fiore il solito giro era <strong>di</strong> lire<br />

600.000», <strong>delle</strong> quali però solo in piccola parte usufruivano gli in<strong>di</strong>genti,<br />

«se si riflette che per due terzi de' pegni erano fatti da ebrei, che per fare<br />

negozio pigliavansi il denaro dal Monte per darlo fuori ad altri al <strong>di</strong>eci; altri<br />

da mercanti cristiani, che vi mettevano grosse partite <strong>di</strong> merci, ritraendone<br />

somme considerabili per far pagamenti a corrispondenti, ad effetto <strong>di</strong><br />

mantenersi in cre<strong>di</strong>to; ed altri erano pegni <strong>di</strong> persone opulenti» 43 .<br />

•" Ivi. Per la soppressione della Casa, rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S.M., 31 ottobre<br />

1761, in HkaW, Akten, R. 104.<br />

42 Cfr. un'informazione sul Monte <strong>di</strong> Pietà <strong>di</strong> Giuseppe Arconati, 15 gennaio<br />

1749 (ASMi, Commercio p.a., b. 50). In generale, sull'origine dei Monti <strong>di</strong> Pietà, R.<br />

Segre, bernar<strong>di</strong>no da Feltre, i banchi ebraici e i Monti <strong>di</strong> pietà, e P. Pro<strong>di</strong>, La nascita dei<br />

Monti <strong>di</strong> pietà: tra solidarismo cristiano e logica del profitto. Sul Monte <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> L.<br />

Carnevali, Le istituzioni <strong>di</strong> beneficenza amministrate dalla Congregazione <strong>di</strong> Carità <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, p. 10 sgg., e D. Montanari, / Monti <strong>di</strong> pietà della Lombar<strong>di</strong>a (secoli XV-<br />

XVIII) Prime riflessioni; inoltre E. Castelli, / banchi feneratizi ebraici nel <strong>Mantova</strong>no<br />

(1386-1808), e P. Elia, Alcune problematiche sui banchi-feneratizi ebraici nel <strong>Mantova</strong>no<br />

tra il 1775 e il 1776, p. 490.<br />

^ Relazione del consigliere Lanzoni, s.d., in ASMi, Commercio p.a., b. 50. Un


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIAR1 139<br />

A causa della cattiva amministrazione e, si può presumere, dello<br />

sfruttamento selvaggio del denaro depositato sul Monte da parte <strong>di</strong> nobili,<br />

finanzieri e mercanti, all'inizio del Settecento i bilanci rivelavano un am­<br />

manco <strong>di</strong> quasi un milione e mezzo <strong>di</strong> lire, per cui nel 1735 Carlo VI fu<br />

costretto a sancire il fallimento dell'istituto, che entro il 1739 cessò inte­<br />

ramente la propria attività 44 . Frattanto però nuove, sebbene controverse,<br />

possibilità si erano prospettate per il pio luogo: in base al testamento del<br />

marchese Giulio Gonzaga del 1645 il Monte era infatti <strong>di</strong>venuto erede del<br />

patrimonio dei conti <strong>di</strong> Novellara, ma l'atto era stato impugnato 45 . Dopo<br />

il fallimento <strong>di</strong> varie transazioni la questione era passata, insieme alla det­<br />

tagliata informazione che Arconati aveva redatto nell'ambito <strong>di</strong> una più<br />

vasta indagine sui luoghi pii mantovani condotta per conto <strong>di</strong> Pallavicini,<br />

nelle mani del vicegovernatore Cristiani. Questi, animato da una sfavore­<br />

vole opinione nei confronti dei banchieri ebrei, si adoperò insieme ai<br />

consiglieri Magnaguti e Lanzoni per in<strong>di</strong>viduare i fon<strong>di</strong> necessari a risol­<br />

levare l'opera pia e soprattutto per ad<strong>di</strong>venire a un accordo con i conten­<br />

denti dell'ere<strong>di</strong>tà Novellara e con i cre<strong>di</strong>tori del vecchio Monte.<br />

In base al progetto organico presentato all'imperatrice nel 1756 fu<br />

dunque fondato un nuovo Monte, totalmente svincolato dal vecchio tanto<br />

sotto l'aspetto finanziario quanto sotto quello amministrativo. Esso partiva<br />

con una dotazione <strong>di</strong> 390.000 lire, proveniente principalmente dalla por­<br />

zione dell'ere<strong>di</strong>tà Novellara che si era riusciti ad assicurare al pio luogo,<br />

giro <strong>di</strong> 600.000 lire corrispondeva, per avere un termine <strong>di</strong> paragone, a quasi 1/3<br />

dell'entrate annue della Camera ducale (circa 2.000.000 <strong>di</strong> lire).<br />

^ Stato generale del Monte <strong>di</strong> Pietà, agosto 1732, e e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Carlo VI del 2 aprile<br />

1735, in HHSaW, MC, F. 42. Cfr. anche la relazione del Senato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> del 29<br />

<strong>di</strong>cembre 1744, in ASMi, Commercio p.a., b. 50, l'informazione <strong>di</strong> Arconati (vd. n. 42)<br />

e quanto riferisce F. Amadei, Cronaca universale, voi IV, p. 672. <strong>Il</strong> Senato esercitava<br />

l'alta tutela sul Monte <strong>di</strong> Pietà come sugli altri luoghi pii. La Sacra Convocazione del<br />

Monte, riferiva Arconati, era composta da un cavaliere in rappresentanza del sovrano,<br />

dal vescovo o suo vicario, dal canonico della Cattedrale, dall'abate <strong>di</strong> S. Benedetto in<br />

Polirone, dal guar<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> S. Francesco, dal priore <strong>di</strong> S. Domenico, da due cavalieri,<br />

due dottori, due gentiluomini o citta<strong>di</strong>ni e due mercanti in rappresentanza dei ceti, dal<br />

rettore dell'istituto.<br />

^ Cfr. la memoria allegata alla lettera del 10 luglio 1786 dell'amministratore<br />

dell'ere<strong>di</strong>tà Novellara, in ASMi, Commercio p.a., b. 54. A sollevare la controversia era<br />

stata Ricciarda d'Este, vedova <strong>di</strong> Alessandro Cybo Malaspina duca <strong>di</strong> Massa, e sorella<br />

dell'ultimo conte <strong>di</strong> Novellara. Giulio Gonzaga aveva nominato erede un Gonzaga dei<br />

conti <strong>di</strong> Novellara, imponendo che, in caso d'estinzione della <strong>di</strong>scendenza, il patrimo­<br />

nio passasse al Monte <strong>di</strong> pietà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. Questo lo avrebbe amministrato, godendo<br />

<strong>di</strong> un usufrutto pari a 1/8 dell'annua ren<strong>di</strong>ta, mentre gli altri 7/8 sarebbero stati <strong>di</strong>stri­<br />

buiti in opere pie, secondo le <strong>di</strong>sposizioni del vescovo.


140 CAPITOLO TERZO<br />

mentre veniva fatto esplicito <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> accettare altri capitali, con l'intento<br />

<strong>di</strong> contenere l'attività dell'istituto entro i confini dell'assistenza agli in<strong>di</strong>­<br />

genti. Allo stesso scopo il tasso d'interesse dei prestiti, che non dovevano<br />

superare le 600 lire, era fissato a un moderato 5 % e erano ban<strong>di</strong>ti i pegni<br />

<strong>di</strong> ebrei. Nella Congregazione, <strong>di</strong> nomina governativa, dovevano sedere,<br />

oltre al presidente, due rappresentanti per ogni or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni. Ad<br />

amministrare il vecchio Monte, i cui cre<strong>di</strong>tori non erano ancora stati in­<br />

teramente tacitati, avrebbero infine provveduto un deputato regio e uno<br />

vescovile 46 .<br />

Questo istituto risorse dunque per intento originario <strong>di</strong> Pallavicini e<br />

poi soprattutto per la concreta volontà <strong>di</strong> Cristiani <strong>di</strong> indebolire il potere<br />

esercitato dagli ebrei nel <strong>Mantova</strong>no sia sui ceti popolari, sia sulla nobiltà,<br />

<strong>di</strong>pendente quest'ultima dai loro prestiti per la propria liqui<strong>di</strong>tà. Tale<br />

intento del vicegovernatore sarebbe confluito nel 1758 in una serie <strong>di</strong><br />

operazioni volte a estromettere il capitale israelita dall'amministrazione<br />

finanziaria mantovana. In realtà, il Monte <strong>di</strong> pietà non riuscirà ancora per<br />

lungo tempo a soppiantare i banchi feneratizi e avrà anzi vita assai sten­<br />

tata fino a che non verrà aperto a quegli stessi ebrei ch'era nato per<br />

escludere 47 . <strong>Il</strong> suo ristabilimento, tuttavia, si rivelerà utile nel lungo peri­<br />

odo in un'ottica profondamente <strong>di</strong>versa e senza dubbio più ampia: esso si<br />

avvierà infatti, in concomitanza con la svolta politica e finanziaria del<br />

principio degli anni Settanta, a trasformarsi in un'istituzione <strong>di</strong> ben mag­<br />

giore rilevanza, destinata ad<strong>di</strong>rittura a svolgere quelle funzioni <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to<br />

pubblico per cui a <strong>Mantova</strong> non si sentirà mai il bisogno <strong>di</strong> creare un ente<br />

specifico 48 .<br />

46 Copia a stampa del Piano del Nuovo Monte <strong>di</strong> pietà della città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

1756, in ASMi, Commercio p.a., b. 50. Altra in HHSaW, MC, F. 42, dove si trova anche<br />

il Piano per l'amministrazione dell'ere<strong>di</strong>tà o sia legato e <strong>delle</strong> rimanenze del Monte<br />

vecchio, oltre a varie carte preparatorie e agli atti della transazione con la duchessa <strong>di</strong><br />

Massa. <strong>Il</strong> piano fu approvato con <strong>di</strong>spaccio 26 luglio 1756, in ASMi, DR, b. 229.<br />

47 Con una riforma del 1770 anche agli ebrei sarà infatti permesso <strong>di</strong> depositare<br />

pegni sul Monte (cfr. il <strong>di</strong>spaccio 13 agosto 1770, in ASMi, Commercio p.a., b. 50).<br />

Secondo E. Castelli, I banchi feneratizi ebraici, pp. 131 sgg., l'intento <strong>di</strong> abolire i banchi<br />

era stato espresso per la prima volta con un rescritto imperiale del 27 aprile 1728,<br />

mentre «per la cessazione definitiva si dovrà attendere sino all'anno 1808». Sotto Carlo<br />

VI i prestatori ebrei <strong>di</strong>chiararono un giro d'affari annuo complessivo nel ghetto <strong>di</strong><br />

44.000 fiorini (una cifra piuttosto esigua, che essi attribuivano alla crisi subentrata dopo<br />

il 1630). <strong>Il</strong> tasso era del 10-12%, ma poteva salire anche oltre il 17%.<br />

48 Vd. oltre, p. 190.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 141<br />

3.4. I CARATTERI DELLA PLENIPOTENZA CRISTIANI (1753-58)<br />

Durante il suo soggiorno a Vienna fra l'inverno 1752 e la primavera<br />

1753 Cristiani riuscì a consolidare la fiducia in lui riposta dalla sovrana e<br />

ad accelerare la crisi della posizione politica <strong>di</strong> Pallavicini. La crescente<br />

insod<strong>di</strong>sfazione per gli esiti <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> finanziarie introdotte da que­<br />

st'ultimo indusse infatti ad apprezzare ancor più le doti del gran cancel­<br />

liere, umile, <strong>di</strong>plomatico, privo dell'orizzonte culturale, della multiforme<br />

esperienza e della fertilità progettuale <strong>di</strong> Pallavicini, ma munito <strong>di</strong> un<br />

maggior senso <strong>di</strong> concretezza e incline a impegnarsi con perseveranza<br />

verso obiettivi circoscritti. Verso la fine del 1753, mentre Pallavicini era<br />

già lontano da più <strong>di</strong> un mese, Cristiani si apprestava a inse<strong>di</strong>arsi al vertice<br />

come ministro plenipotenziario e gran cancelliere. La carica <strong>di</strong> governato­<br />

re rimaneva invece vacante in attesa della maggiore età dell'arciduca Pie­<br />

tro Leopoldo, destinato alla Lombar<strong>di</strong>a dal trattato nuziale stipulato per<br />

opera <strong>di</strong> Cristiani con il duca <strong>di</strong> Modena Francesco III, nonno della futura<br />

sposa Maria Beatrice d'Este, al quale veniva conferito l'ufficio più che<br />

altro onorifico e lucroso <strong>di</strong> «Serenissimo Amministratore e capitano gene­<br />

rale della Lombar<strong>di</strong>a austriaca» 49 .<br />

Conclusasi l'esperienza <strong>di</strong> Pallavicini, il supremo comando militare<br />

rimaneva definitivamente separato da quello politico. Questo veniva d'al­<br />

tronde saldamente assunto da Cristiani, che lo avrebbe esercitato per un<br />

quinquennio a propria assoluta <strong>di</strong>screzione. La fiducia in lui riposta dalla<br />

sovrana e più tar<strong>di</strong> da Kaunitz era tale, che a Vienna, a quanto si <strong>di</strong>ceva, ci<br />

si limitava a firmare i <strong>di</strong>spacci già preparati dal ministro a Milano, mentre<br />

in Lombar<strong>di</strong>a non vi era più alcuno che potesse controllare o contrastare le<br />

sue iniziative, anche perché il plenipotenziario rappresentava il canale esclu­<br />

sivo attraverso il quale i funzionari <strong>di</strong> qualunque rango e i sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> ogni<br />

ceto potevano rivolgersi alla Corte 30 . Di questa vasta autorità, del resto, egli<br />

fece un uso moderato e cauto, attento a non guastare i buoni rapporti con<br />

le forze locali e con il Consiglio d'Italia, rispettoso <strong>delle</strong> gerarchie sociali<br />

e dei <strong>di</strong>ritti acquisiti e colpevole agli occhi dei lombar<strong>di</strong> "soltanto" per<br />

49 I <strong>di</strong>spacci, datati 1 novembre 1753, sono in ASMi, DR, b. 226. Su tutto questo<br />

si vedano C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 150 sgg., e F. Valsecchi, L'Italia nel<br />

Settecento, parte I, pp. 212 sgg.<br />

50 Cfr. il <strong>di</strong>spaccio da Milano del residente veneto Giovanni Colombo del 13<br />

febbraio 1754, in ASVe, SS, filza 196. Inoltre ancora C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

pp. 152 sgg., che riporta <strong>di</strong>verse Dotazioni dello stesso ambasciatore sullo stile <strong>di</strong> go­<br />

verno e sulla libertà <strong>di</strong> movimento <strong>di</strong> cui godeva Cristiani.


142 CAPITOLO TERZO<br />

l'appoggio in<strong>di</strong>scriminato che accordava ai fermieri generali <strong>di</strong> Milano 51 .<br />

Cristiani conservava inoltre la carica <strong>di</strong> vicegovernatore del <strong>Mantova</strong>­<br />

no, dove, come si è visto, già nei tre anni precedenti aveva preso in mano<br />

le re<strong>di</strong>ni dell'amministrazione locale senza soffrire ormai più ingerenze da<br />

parte <strong>di</strong> Pallavicini. Divenuto plenipotenziario, egli si de<strong>di</strong>cò <strong>di</strong>rettamente<br />

al <strong>Ducato</strong> nel corso <strong>di</strong> brevi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> soggiorno sul posto, una volta<br />

all'anno. Fecero eccezione in questo senso il 1756, in cui egli si trattenne<br />

a <strong>Mantova</strong> per più <strong>di</strong> otto mesi, impegnato nella trattativa con la Repub­<br />

blica <strong>di</strong> Venezia per la definizione dei confini, e l'anno successivo, in cui<br />

la permanenza si prolungò per quasi tre mesi 52 . In queste occasioni, oltre<br />

a seguire le operazioni catastali e l'esecuzione degli altri interventi in<br />

materia finanziaria <strong>di</strong> cui si è parlato nei precedenti paragrafi, egli curò<br />

con particolare attenzione due importanti iniziative, già avviate durante il<br />

governo Pallavicini.<br />

Fin dal 1750 si era impegnato con entusiasmo nel potenziamento<br />

<strong>delle</strong> fortificazioni e nel perfezionamento del regime <strong>delle</strong> acque, entrambi<br />

aspetti cruciali per la provincia, cui già aveva posto attenzione il suo pre­<br />

decessore concependo l'idea <strong>di</strong> trasformare <strong>Mantova</strong> in «una fortezza<br />

invincibile» e <strong>di</strong> creare, sempre a scopo militare, le con<strong>di</strong>zioni per una<br />

agevole navigazione interna 53 . Avendo ere<strong>di</strong>tato l'incombenza, Cristiani,<br />

com'era solito fare, si mise concretamente all'opera e con pazienza seguì<br />

il progetto e i lavori fino alla fine della sua plenipotenza 54 . Le operazioni,<br />

affidate alla <strong>di</strong>rczione tecnica del capitano del genio Niccolo Raschierà,<br />

ebbero inizio nel 1753 e progre<strong>di</strong>rono rapidamente negli anni successivi,<br />

secondo un articolato programma <strong>di</strong> interventi che doveva coinvolgere<br />

tutta l'area citta<strong>di</strong>na, che si voleva rendere più salubre, e la zona circostan­<br />

te i laghi del Min ciò 55 . Scomparso Cristiani, i lavori proseguiranno sotto<br />

51 Cfr. la celebre e più volte citata affermazione <strong>di</strong> P. Verri, Memoria sul conte<br />

Bcltrame Cristiani, p. 440, secondo la quale «egli non aveva idee <strong>di</strong> rovesciare li usi<br />

dello Stato, anzi se ne asteneva, né attizzò mai l'o<strong>di</strong>o se non col favore che accordò ai<br />

fermieri generali».<br />

52 Queste notizie si ricavano per esempio dai <strong>di</strong>spacci dei residenti veneti Colom­<br />

bo, poi Imberti, in ASVe, SS, filze 196-99.<br />

53 Cfr. in ASBo, AP, III, b. 30, la consulta 19 <strong>di</strong>cembre 1746 e la lettera a Koch<br />

6 ottobre 1747. Nello stesso archivio un'intera filza <strong>di</strong> documenti è de<strong>di</strong>cata alle for­<br />

tificazioni mantovane (b. 47), con carte risalenti al 1742-43. A questi progetti <strong>di</strong> Pal­<br />

lavicini si interessò poi seriamente Arconati durante il suo soggiorno nel <strong>Ducato</strong> (cfr.<br />

varie lettere in ASBo, AP, III, b. 240).<br />

54 Vd. le istruzioni del vicegovernatore (sopra, n. 5).<br />

" Cfr. la Breve descrizione <strong>delle</strong> opere militari e pubbliche incominciate dall'anno<br />

1751 a questa parte nella città e cittadella <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, per migliorare l'aria, accrescere la


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI i-4j<br />

la supervisione <strong>di</strong> Firmian, ma l'entusiasmo iniziale andrà scemando <strong>di</strong><br />

fronte alle <strong>di</strong>fficoltà imposte dalla complicata idrografia mantovana, men­<br />

tre l'opera che doveva costituire il fulcro dell'impresa, il sostegno <strong>di</strong><br />

Governolo, continuerà con la sua inadeguata ingegneria a dare problemi<br />

a ogni piena del Mincio fino alla fine del secolo.<br />

<strong>Il</strong> secondo settore cui si rivolse in modo preponderante l'interesse<br />

<strong>di</strong> Cristiani fu quello della definizione <strong>delle</strong> frontiere, particolarmente<br />

delicata per il <strong>Mantova</strong>no, piccola provincia incuneata fra una moltitu<strong>di</strong>­<br />

ne <strong>di</strong> stati esteri 56 . <strong>Il</strong> versante più caldo era certamente quello rivolto<br />

alla provincia veronese, dove le acque del fiume Tartaro erano continuo<br />

motivo <strong>di</strong> liti e violenze fra i possessori <strong>delle</strong> due sponde 57 . Ricevuta dal­<br />

la Corte la plenipotenza nel 1750, Cristiani definì il confine con il Vero­<br />

nese e i rispettivi <strong>di</strong>ritti d'uso <strong>delle</strong> acque del Tartaro nei due trattati <strong>di</strong><br />

Ostiglia del 1753, i quali non furono peraltro sufficienti ad appianare la<br />

controversia, pronta a riesplodere nel giro <strong>di</strong> breve tempo 58 . Risultati<br />

popolazione e il commercio e la fortificazione, inoltrata da Baschiera il 7 maggio 1757,<br />

in ASMi, Militare p.a., b. 342, e il rapporto 10 ottobre 1755, in HHSaW, Vortr., F. 199.<br />

Sull'avvio dei lavori, ivi, F. 197, il rapporto 27 aprile 1753, e in ASMi, DR, b. 225, il<br />

<strong>di</strong>spaccio 7 maggio 1753; inoltre le Considerazioni militari sopra la situazione e fortifi­<br />

cazioni della citta' <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, descritte l'anno 1752 da Nicolo de Baschiera, romano,<br />

capitano del corpo degl'ingegneri <strong>di</strong> Sua Maestà Imperiale et Reale d'Ungheria et Boemia,<br />

in ASMi, Militare p.a., b. 342. Su Baschiera, E. Marani, <strong>Mantova</strong>. Le arti, voi. <strong>Il</strong>i, parte<br />

I, p. 245, n. 131. Dell'operazione, che costò 500.000 fiorini circa, tratta, soprattutto in<br />

relazione alle acque, G. Bigatti, La provincia <strong>delle</strong> acque, pp. 251 sgg. Qualche notizia<br />

sulle fortificazioni mantovane anche in Guerre, stati e città, passim.<br />

56 Stato veneto a nord-ovest e nord-est, con le province <strong>di</strong> Brescia e Verona,<br />

legazione <strong>di</strong> Ferrara a sud-est e sud, ducato <strong>di</strong> Modena, ducati <strong>di</strong> Parma, Piacenza e<br />

Guastalla a sud (cfr. la Carta del Milanese e del <strong>Mantova</strong>no basata sulle misure effettuate<br />

dagli astronomi <strong>di</strong> Brera tra il i 788 e il 1791, ristampa curata da N. Paolucci, G.<br />

Tagliaferri, P. Tucci, per l'Istituto <strong>di</strong> fisica generale applicata dell'Università <strong>di</strong> Milano,<br />

Milano 1992, fogli V, VII, Vili). Una sintesi dell'attività <strong>di</strong>plomatica <strong>di</strong> Cristiani per la<br />

definizione dei confini in C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 155-9.<br />

'' Su questi problemi, in generale, S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e<br />

giuseppina, pp. 3-4. Sugli accor<strong>di</strong> per la <strong>di</strong>fesa dei confini da criminalità e contrabban­<br />

do, G. Solavaggione, Brigantaggio e contrabbando nella campagna lombarda del Set­<br />

tecento.<br />

58 Per la trattativa con Venezia la plenipotenza giunse il 9 novembre 1750 (ASMi,<br />

DR, b. 222). Sui trattati <strong>di</strong> Ostiglia, <strong>di</strong>spaccio 29 gennaio 1753 (ivi, b. 225). Compren­<br />

dendo anche i tratti <strong>di</strong> confine dello Stato <strong>di</strong> Milano, furono necessari tre congressi e<br />

otto trattati per venire a capo <strong>di</strong> questo versante della Lombar<strong>di</strong>a. <strong>Il</strong> congresso conclu­<br />

sivo fu tenuto a <strong>Mantova</strong> nel 1756. Vd. molto brevemente L. Mazzol<strong>di</strong>, Da Guglielmo<br />

111 duca alla fine della prima dominazione austriaca, p. 225, e Id., La legislazione sulle<br />

acque del <strong>Mantova</strong>no nel '700. Alle vicende del Tartaro si riferisce anche il romanzo <strong>di</strong><br />

G. Granzotto, Maria Teresa, Maria Teresa!


144 CAPITOLO TERZO<br />

più duraturi ottenne invece la <strong>di</strong>plomazia del ministro con il duca <strong>di</strong><br />

Modena e con il legato pontificio <strong>di</strong> Ferrara, grazie in quest'ultimo caso<br />

al <strong>di</strong>scusso Concordato del 1757. Con entrambi fu anzi possibile stipula­<br />

re veri e propri trattati <strong>di</strong> commercio e ottenere ribassi daziari cospicui,<br />

come accadde per la pesante tassa pontificia <strong>di</strong> Pontelagoscuro sul Po 59 .<br />

Non pochi dei congressi si tennero a <strong>Mantova</strong>, e ciò offrì l'opportunità<br />

<strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi a questa attività <strong>di</strong>plomatica, in particolare alla preparazione<br />

del trattato <strong>di</strong> commercio con Ferrara, a <strong>di</strong>versi funzionari dell'ammini­<br />

strazione mantovana, fra cui l'allora segretario Luigi Giusti. A conclusio­<br />

ne dell'operazione, il vicegovernatore istituì anche a <strong>Mantova</strong> una carica<br />

permanente, il Commissariato dei confini, che doveva affiancarsi a quel­<br />

lo milanese 60 .<br />

Ma l'influenza <strong>di</strong> Cristiani si fece sentire a <strong>Mantova</strong> ben oltre il suo<br />

operato come plenipotenziario e vicegovernatore. Egli infatti non tralasciò<br />

<strong>di</strong> tesservi nuovi legami personali, scegliendo proprio quella periferica ma<br />

orgogliosa provincia come sede <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camento della propria famiglia, dal<br />

momento che la nobiltà locale si mostrava più permeabile all'accesso <strong>di</strong><br />

elementi forestieri <strong>di</strong> origine non nobile (il titolo <strong>di</strong> conte del Cristiani<br />

risaliva al 1743), rispetto al ben più selezionato e altezzoso patriziato<br />

milanese 61 . Nella capitale gonzaghesca, infatti, si installarono in <strong>di</strong>versi<br />

tempi alcuni dei figli della numerosa famiglia del plenipotenziario, com­<br />

posta <strong>di</strong> tre maschi, Lorenzo, Giovanni Francesco e Luigi, e <strong>di</strong> tre femmi­<br />

ne, Maria Teresa, Marianna e Carlotta. Fra le figlie la prima sposerà nel<br />

1754 il marchese Onorato Castiglioni, rampollo <strong>di</strong> una <strong>delle</strong> maggiori<br />

famiglie nobili <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, ancorché impoverita, e si tratterrà a <strong>Mantova</strong><br />

anche dopo la precoce morte del marito, avvenuta nel 1763, per ammini­<br />

strare i beni del figlio Baldassare; la seconda si mariterà senz'altro prima<br />

59 Con Modena, trattato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> del 24 luglio 1752; con Ferrara, trattato <strong>di</strong><br />

Melara, 3 maggio 1757. Alla base <strong>delle</strong> trattative commerciali con lo Stato pontificio<br />

stava l'intento <strong>di</strong> utilizzare il Po come collegamento fra Lombar<strong>di</strong>a e Stati ere<strong>di</strong>tar!,<br />

facendo perno su Trieste e sull'area della Mescla, recentemente acquistata dagli Asbur-<br />

go insieme ad altre proprietà ex-estensi. Sulla navigazione del Po e sulla Mescla nel<br />

Settecento, vd. ora G. Bigatti, La provincia <strong>delle</strong> acque, pp. 151 sgg.<br />

60 Cfr. il rapporto all'imperatrice del 25 giugno 1757, in HHSaW, Vortr., F. 201.<br />

Durante le trattative prestarono la loro assistenza, oltre a Giusti, i ministri Magnaguti,<br />

Amizzoni e Carrera.<br />

61 Per il titolo nobiliare vd. la comunicazione <strong>di</strong> Villasor a Traun, 5 giugno 1743,<br />

in ASMi, Aral<strong>di</strong>ca p.a., b. 75; per l'atteggiamento dei patrizi milanesi nei confronti <strong>di</strong><br />

Cristiani, «uomo d'oscuri e poveri natali», cfr. P. Verri, Memoria sul conte feltrarne<br />

Cristiani, p. 440.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 145<br />

del 1756 con il figlio del presidente del Consiglio <strong>di</strong> giustizia Peyri, Pie­<br />

tro, destinato a lunga carriera negli uffici mantovani. Per i maschi, il con­<br />

tatto con <strong>Mantova</strong> sarà più tar<strong>di</strong>vo: Luigi, con l'aiuto della sorella Maria<br />

Teresa, vi si tratterrà circa un anno, fra il 1769 e 1770, come regio rappre­<br />

sentante nella ferma mista, ma ancora nel 1775, poco prima <strong>di</strong> morire, vi<br />

acquisterà <strong>delle</strong> terre appartenute all'asse gesuitico, che lascerà al più lon­<br />

gevo Lorenzo, abate e a sua volta da tempo familiarizzato con l'ambiente<br />

mantovano 62 .<br />

Se i matrimoni <strong>delle</strong> due figlie maggiori, in particolare, dovettero<br />

segnare per Cristiani il consolidamento della propria presenza nel Manto­<br />

vano, un effetto analogo egli raggiunse approfittando dei vuoti nell'orga­<br />

nico degli uffici regi, per collocare propri affini o fedeli, in modo da<br />

crearsi un solido e capillare entourage locale. L'occasione si presentò pro­<br />

prio attorno al 1753, allorché a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> poco tempo morirono <strong>di</strong>versi<br />

dei funzionari messi a riposo nel 1744 e reimpiegati quasi per obbligo da<br />

Pallavicini nel 1750, vale a <strong>di</strong>re i consiglieri Beltrami, Lanzoni, Forlosia e<br />

Casali e il questore Muti. Nel Consiglio <strong>di</strong> giustizia restavano soltanto il<br />

presidente Peyri e il longevo consigliere Nonio. <strong>Il</strong> resto <strong>delle</strong> piazze (che<br />

da cinque dovevano tornare a quattro, una essendo soprannumeraria) fu<br />

coperto con la promozione dei vecchi questori del Magistrato Waters,<br />

Magnaguti e Forti (quest'ultimo sempre impegnato a Milano) 63 . Operativi<br />

nel Consiglio sarebbero stati dunque quattro elementi, due nazionali e due<br />

forestieri. Maggiori novità si verificarono nel Magistrato camerale, dove il<br />

solo dato <strong>di</strong> continuità fu rappresentato dalla permanenza al vertice <strong>di</strong><br />

62 Per tutto questo cfr. le Memorie della vita <strong>di</strong> Monsignor Pietro Cristiani vescovo<br />

<strong>di</strong> Piacenza, morto li 21 novembre 1765, dettate da lui medesimo e in<strong>di</strong>rizzate ai <strong>di</strong> lui<br />

nipoti conti Lorenzo, Gio. Francesco e Luigi Cristiani figli del gran cancelliere conte<br />

feltrarne Cristiani e <strong>delle</strong> cose avvenute ne' suoi tempi, manoscritto in BAMi, cod. O,<br />

219 sup.; il fascicolo Cristiani in ASMi, Aral<strong>di</strong>ca p.a., b. 75; il carteggio fra Leone Peyri<br />

e Beltrame Cristiani, aa. 1754-58, ivi, UTR p.a., b. 231 (p. es. le lettere 17 febbraio<br />

1755, 4 ottobre e 23 <strong>di</strong>cembre 1756); il carteggio Luigi Cristiani-Maria Teresa Castiglio-<br />

ni in ASMn, Archivio Castiglioni, b. 73; il <strong>di</strong>spaccio 9 ottobre 1775, in ASMi, DR, b.<br />

254; la lettera <strong>di</strong> G. B. Mellerio del 3 gennaio 1774, in ASMi, Greppi, b. 87, per gli<br />

acquisti <strong>di</strong> terreni effettuati da Luigi; il fascicolo Lorenzo Cristiani (n. 159) in ASMn,<br />

Intendenza Politica, b. 504. Dei due figli non nominati, Gio. Francesco fu questore<br />

soprannumerario presso il Magistrato camerale <strong>di</strong> Milano fra il 1761 e il 1763, anno<br />

della morte (cfr. F. Arese, Le supreme cariche, p. 53, e il fascicolo personale in ASMi,<br />

UTR p.a., b. 701) e Carlotta sposò il marchese Alessandro Luigi Lalatta <strong>di</strong> Parma (cfr.<br />

ivi, Aral<strong>di</strong>ca p.a., b. 75).<br />

63 Per i cenni biografici sui funzionari, cfr. la nota alla pagina in cui si riferisce<br />

della loro prima nomina.


146 CAPITOLO TERZO<br />

Giulio Viva. Soppressa anche lì la piazza soprannumeraria, i quattro posti<br />

<strong>di</strong> questore furono attribuiti ai due avvocati fiscali Tamburini 64 e Carré -<br />

ra 65 , al debuttante Pietro Peyri 66 , e, ma soltanto nel 1755, all'avvocato<br />

fiscale Jacopo Sartorio 67 . Cresce con queste nomine il peso degli elementi<br />

forestieri in Magistrato (Carrera e Peyri, giacché Sartorio e Tamburini, pur<br />

non essendo originari, sono naturalizzati e inseriti nelle piazze «naziona­<br />

li»), secondo una tendenza che si rafforzerà ancor più nel decennio se­<br />

guente e che manderà progressivamente in crisi la compattezza della vec­<br />

chia classe <strong>di</strong>rigente locale.<br />

Si tratta oltrettutto <strong>di</strong> forestieri che, invece <strong>di</strong> fuggire il più rapida­<br />

mente possibile da <strong>Mantova</strong>, com'era tentazione <strong>di</strong> molti, scelgono <strong>di</strong><br />

stabilirvisi, ponendo le basi <strong>di</strong> un nuovo ceto <strong>di</strong> funzionari. È il caso <strong>di</strong><br />

Waters e ancor più dei Peyri, che già costituiscono un "clan" saldamente<br />

64 Tamburini Francesco Antonio - Nato nel 1707 e deceduto nel 1791. Di proba­<br />

bile origine trentina, ma ritenuto mantovano a tutti gli effetti, laureato in legge, sog­<br />

giornò per qualche tempo a Vienna come agente della famiglia Zanar<strong>di</strong>, acquistando<br />

importanti entrature. A <strong>Mantova</strong> partecipò a varie giunte a partire dal 1741, <strong>di</strong>venne<br />

avvocato fiscale nel 1748, questore in Magistrato nell'ottobre 1752 (<strong>di</strong>spaccio in<br />

ASMi, DR, b. 224), consigliere <strong>di</strong> giustizia dal 1762. Fonti: C. d'Arco, Famiglie man­<br />

tovane, voi. VII, fase. 105; fascicoli personali in ASMi, UG p.a., b. 144, e ivi, UTR<br />

p.a., b. 793. L'origine trentina è attribuita a Tamburini da F. Amadei, Cronaca univer­<br />

sale, voi. V, p. 179, e avvalorata anche da lettera 24 aprile 1759 <strong>di</strong> Peyri al governo<br />

(ASMn, AG, b. 3112).<br />

65 Carrera Emanuele - Napoletano rimasto al servizio degli Asburgo dopo l'occu­<br />

pazione borbonica, avvocato fiscale a Parma nel 1742, poi a <strong>Mantova</strong> nel 1750 (<strong>di</strong>spac­<br />

cio in ASMi, DR, b. 221, 11 maggio 1750). Nominato questore al posto <strong>di</strong> Waters il<br />

13 <strong>di</strong>cembre 1753 (ivi, b. 226), fu messo a riposo nel 1765 e morì nel 1768. Fonti:<br />

fascicoli personali in ASMn, AG, b. 3441; ASMi, UG p.a., b. 144 e UTR p.a., b. 792.<br />

66 Peyri Pietro - Stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci; dal 1743 lettore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile all'Università <strong>di</strong><br />

Pavia e dal 1745 avvocato fiscale nella Curia della stessa città, questore a <strong>Mantova</strong> nel<br />

maggio 1753 (<strong>di</strong>spaccio in ASMi, DR, b. 225), con particolare ispezione sui bilanci,<br />

delegato della Camera dei conti dal 1771, muore ancora in servizio nel febbraio 1786.<br />

Fonti: in ASMn, AG, b. 3112, supplica <strong>di</strong> Pietro Peyri, s.d. ma del 1751; in ASMi, UTR<br />

p.a., b. 793, fascicolo personale; qualche cenno sul suo conto in G. Savio, Memorie<br />

intorno la vita e le virtù della nobilissima dama Maria Teresa Cavriani, nata contessa<br />

Peyri.<br />

67 Sartorio Jacopo - Nato a Riva <strong>di</strong> Trento nel 1697, morto a <strong>Mantova</strong> nel 1778.<br />

Figlio <strong>di</strong> Gianluigi, già senatore a <strong>Mantova</strong>; stu<strong>di</strong> legali e prima esperienza professionale<br />

a Salisburgo e Innsbruck, poi giureconsulto collegiate a <strong>Mantova</strong>; podestà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

nel 1745; supplente <strong>di</strong> Muti in Magistrato nel 1751; avvocato fiscale dal 30 aprile 1753<br />

(<strong>di</strong>spaccio in ASMi, DR, b. 225), questore dal 27 gennaio 1755 (ivi, b. 228); consigliere<br />

<strong>di</strong> giustizia nella sezione criminale nel 1771; muore nel 1777. Fonti: C. d'Arco, Famiglie<br />

mantovane, voi IV, p. 196; fascicoli personali in ASMn, AG, b. 3441; ASMi, UG p.a.,<br />

b. 144 e UTR p.a., bb. 762, 878.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 147<br />

installato nell'amministrazione mantovana. <strong>Il</strong> giovane Pietro, oltre a esser<br />

figlio <strong>di</strong> colui che ricopre la massima carica locale, è nipote per parte <strong>di</strong><br />

madre del defunto conte Giuseppe Aguirre, che, come si ricorderà, era<br />

stato <strong>di</strong>rettore camerale a <strong>Mantova</strong> negli anni Quaranta. Forte dapprima<br />

del suo legame matrimoniale con una Cristiani, nei decenni seguenti pro­<br />

cederà brillantemente nella carriera e nell'inserimento nell'alta società<br />

mantovana. Perduta la moglie verso la fine degli anni Cinquanta, si unirà<br />

infatti in seconde nozze con la marchesa Maria Chiara <strong>di</strong> Bagno, dalla<br />

quale avrà nel 1765 Maria Teresa, che andrà a sua volta sposa nel 1786 al<br />

marchese Luigi Cavriani, sancendo così molto brillantemente il ra<strong>di</strong>ca­<br />

mento della famiglia, imparentatasi ad<strong>di</strong>rittura con una <strong>delle</strong> maggiori<br />

casate aristocratiche del <strong>Ducato</strong> 68 .<br />

Beltrame Cristiani, già consuocero del presidente della Giunta <strong>di</strong><br />

vicegoverno e suocero <strong>di</strong> un questore del Magistrato camerale, riuscì poi<br />

a inserire l'altro genero, il marchese Onorato Castiglioni, prima nel Com­<br />

missariato ai confini da lui stesso istituito, poi nella Congregazione civi­<br />

ca 69 . Oltre che congiunti, ebbe modo <strong>di</strong> sistemare nel <strong>Mantova</strong>no anche<br />

propri fedeli che avevano svolto a vario titolo presso <strong>di</strong> lui funzioni <strong>di</strong><br />

segreteria. Uno <strong>di</strong> questi fu Giambattista Auberger, <strong>di</strong> origine francese o<br />

più probabilmente lorenese, che dopo esser stato al seguito del generale<br />

Lobkowitz, quin<strong>di</strong> del conte <strong>di</strong> Walsegg, comandante della piazza manto­<br />

vana negli anni Trenta, era passato al servizio <strong>di</strong> Cristiani, il quale durante<br />

la guerra <strong>di</strong> successione <strong>di</strong> lui si era avvalso «solo per le materie militari<br />

segrete e <strong>di</strong> stato e per la cifra» 70 . Dopo aver sollecitato a lungo un posto<br />

08 La famiglia non godette peraltro <strong>di</strong> ulteriore <strong>di</strong>scendenza a <strong>Mantova</strong>, in quanto<br />

Maria Teresa, che acquistò fama <strong>di</strong> donna devota e virtuosa, non ebbe figli, mentre il<br />

figlio <strong>di</strong> primo letto <strong>di</strong> Pietro Peyri, Luigi, intraprese la carriera militare nell'armata<br />

austriaca, trasferendosi altrove. Questi adottò tuttavia il figlio secondogenito del cugino<br />

Baldassare Castiglioni, Rinaldo, per trasmettergli il titolo baronale <strong>di</strong> cui era stato<br />

insignito (lettera <strong>di</strong> Baldassare Castiglioni a Luigi Peyri, s.d., in ASMn, Archivio Casti­<br />

glioni, b. 22). Cfr. inoltre G. Savio, Memorie intorno la vita e le virtù della nobilissima<br />

dama Maria Teresa Cavriani, e M. Vaini, La società censitaria nel <strong>Mantova</strong>no. 1750-<br />

1866, p. 100. Sulle famiglie Cavriani e Pi Bagno, oltre a C. d'Arco, Famiglie mantovane,<br />

voi. <strong>Il</strong>i, pp. 179 sgg. e II, p. 23, vd. M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera,<br />

pp. 178 sgg. per la seconda (cui era appartenuto Antonio, vescovo <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel<br />

1719-1762), e pp. 180-3 per la prima, su cui anche G. Zucchetti, Genealogia Cavriani<br />

illustrata da G. Zucchetti, e C. Galbiati, Tra istituzioni ecclesiastiche e giacobinismo: la<br />

carriera <strong>di</strong> un prefetto napoleonico, Federico Cavriani (1762-1833).<br />

69 Castiglioni ottenne il seggio decurionale per interessamento <strong>di</strong> Leone Peyri<br />

nell'ottobre 1756 (lettera del 4 ottobre 1756, in ASMi, UTR p.a., b. 231). Sulla sua<br />

nomina a commissario dei confini, lettera <strong>di</strong> Viva del 22 maggio 1755 (ivi).<br />

70 Consulta <strong>di</strong> Harrach a S. M., 1749, in ASMn, Magistrato Camerale, b. 158,


148 CAPITOLO TERZO<br />

per lui, il vicegovernatore era riuscito nel 1750 a collocarlo nell'Ufficio<br />

<strong>delle</strong> contribuzioni <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> appena eretto e ad affidargli l'esecuzione<br />

del censimento 71 . Proprio quest'esperienza permetterà a Auberger <strong>di</strong> gio­<br />

care un ruolo non trascurabile nelle <strong>di</strong>scussioni che avranno luogo nel<br />

seguente decennio.<br />

Ma, soprattutto, grazie a Cristiani stava muovendo in quegli anni,<br />

proprio a <strong>Mantova</strong>, i primi passi della sua carriera l'abate Luigi Giusti,<br />

destinato a svolgere nel decennio seguente una funzione <strong>di</strong> grande rilievo<br />

per la Lombar<strong>di</strong>a. In origine segretario personale <strong>di</strong> Gian Luca Pallavicini,<br />

era <strong>di</strong>venuto ufficiale nella segreteria <strong>di</strong> governo a Milano, quin<strong>di</strong> nella<br />

cancelleria segreta, per poi passare nel 1754, appunto su proposta <strong>di</strong><br />

Cristiani, ch'era il suo <strong>di</strong>retto superiore in quanto gran cancelliere, a capo<br />

della segreteria del vice-governo <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. E in questa posizione il<br />

veneziano seppe dare un contributo decisivo, attingendo fra l'altro alla<br />

lunga esperienza <strong>di</strong> affari mantovani accumulata in precedenza lavorando<br />

per Pallavicini. Diverse lettere permettono infatti <strong>di</strong> attribuire a questo<br />

abile segretario un importante ruolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento svolto a beneficio<br />

dell'impegnatissimo Cristiani, il quale non poteva de<strong>di</strong>care che una mode­<br />

sta parte del proprio tempo a <strong>Mantova</strong>. Giusti riceveva dal suo superiore<br />

intere serie <strong>di</strong> fogli firmati in bianco <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponeva man mano, rendeva<br />

conto poi <strong>di</strong> ogni cosa e informava il ministro assente <strong>di</strong> tutte le questioni<br />

più importanti, con piena cognizione <strong>di</strong> causa. <strong>Il</strong> plenipotenziario nutriva<br />

tale fiducia nei suoi confronti, che nel 1756 propose <strong>di</strong> affidargli la segre­<br />

teria del neonato Dipartimento d'Italia a Vienna, seppure riluttante a pri­<br />

varsi del suo prezioso assistente 72 . E la figura <strong>di</strong> Giusti pare poter rappre­<br />

sentare, considerato il suo iter <strong>di</strong> carriera, un rilevante fattore <strong>di</strong> continuità<br />

dove si trova un intero fascicolo su Auberger, che subirà un processo per abuso d'uf­<br />

ficio nel 1771.<br />

71 Lettera <strong>di</strong> Cristiani a Pallavicini del 22 novembre 1748 e documentazione<br />

successiva, sempre ivi.<br />

72 Per le nomine <strong>di</strong> Giusti, <strong>di</strong>spacci 6 giugno 1751 (ASMi, DR, b. 223) e 8 luglio<br />

1754 (ivi, b. 227). Su questo importante personaggio e sulla sua carriera C. Capra, Luigi<br />

Giusti e il Dipartimento d'Italia a Vienna. 1757-1766. Sull'atteggiamento <strong>di</strong> Cristiani,<br />

lettera <strong>di</strong> Giusti del 19 luglio 1756 (ASMi, UTR p.a., b. 231) e lettere <strong>di</strong> Cristiani a<br />

Kaunitz dell'I 1 aprile e 30 maggio 1757 (HHSaW, LK, F. 113). Per quanto riguarda<br />

la collaborazione con Pallavicini, fra le carte del ministro genovese si trovano missive<br />

<strong>di</strong> personaggi mantovani all'abate Giusti concernenti delicati aspetti dell'appalto <strong>delle</strong><br />

regalie del 1751 (ASBo, AP, III, b. 25), segno che il segretario era a perfetta a cono­<br />

scenza degli intenti del suo capo e che intratteneva nel contempo rapporti personali<br />

con alcuni elementi <strong>di</strong> spicco della società mantovana.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 149<br />

nel governo del <strong>Mantova</strong>no fra l'età <strong>di</strong> Pallavicini e quella <strong>di</strong> Cristiani e<br />

poi fin dentro il primo decennio <strong>di</strong> attività del Dipartimento d'Italia.<br />

Un ultimo personaggio da menzionare, non solo e non tanto per il<br />

suo ruolo istituzionale, quanto per l'influenza che avrebbe esercitato nel­<br />

l'ambiente intellettuale mantovano nel giro <strong>di</strong> qualche anno, è Pellegrino<br />

Salandri, segretario privato <strong>di</strong> Cristiani fin dai primi anni Quaranta e<br />

precettore dei suoi figli, rimasto costantemente al suo seguito e nel 1758<br />

da lui collocato a <strong>Mantova</strong> come ufficiale nella segreteria <strong>di</strong> vice-governo<br />

e come addetto alla Deputazione aral<strong>di</strong>ca 73 . Nel decennio seguente Salan­<br />

dri sarebbe <strong>di</strong>ventato segretario perpetuo della regia Accademia virgiliana<br />

<strong>di</strong> nuova fondazione, essendone stato uno dei principali ispiratori.<br />

Fu senza dubbio per l'intensità del legame personale che aveva in­<br />

staurato con <strong>Mantova</strong> che Cristiani mostrò durante la sua plenipotenza<br />

una costante preoccupazione per l'innalzamento del livello culturale e<br />

dello stile <strong>di</strong> vita dell'alta società mantovana e in primo luogo della nobil­<br />

tà. A vantaggio <strong>di</strong> quest'ultima fece restaurare la «Cavallerizza» del Palaz­<br />

zo ducale, con l'intento <strong>di</strong> istituire una scuola <strong>di</strong> equitazione, e si adoperò<br />

perché la decaduta Colonia arca<strong>di</strong>ca degli Invaghiti potesse risorgere con<br />

il nuovo nome <strong>di</strong> Virgiliana, sotto la regia protezione e in una sede con­<br />

facente all'interno del Palazzo ducale, insieme a una nuova Accademia <strong>di</strong><br />

pittura e scultura 74 . Diede soprattutto spazio alla volontà della Compagnia<br />

<strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> potenziare la propria attività <strong>di</strong>dattica, facendo costruire una<br />

«sontuosa università» a spese dei padri, dopo aver ottenuto una compo­<br />

sizione sostanzialmente favorevole a questi dell'annosa controversia con<br />

gli altri or<strong>di</strong>ni religiosi per il monopolio dell'educazione superiore a Man­<br />

tova 75 . Appoggiò infine l'impiego <strong>di</strong> giovani nobili laureati in giurispru-<br />

73 Cfr. M. L. Bal<strong>di</strong>, Filosofia e cultura a <strong>Mantova</strong> nella seconda metà del Settecento.<br />

I manoscritti filosofici dell'Accademia Virgiliana, p. 8, n. 13, che fornisce anche riferi­<br />

menti bibliografici sul personaggio, fra cui, in particolare, G. Gasperoni, Pagine ine<strong>di</strong>te<br />

sul Settecento mantovano, pp. 161 sgg.). Salandri nacque a Reggio Emilia nel 1723 e<br />

morì a <strong>Mantova</strong> nel 1771.<br />

74 Dispacci del 2 ottobre 1752, in ASMi, DR, b. 224. Per la Cavallerizza cfr. la<br />

Relazione del conte feltrarne Cristiani sul catasto <strong>di</strong> cui alla n. 27.<br />

75 Ivi. La sentenza, del 1753, non riconobbe ai Gesuiti privilegi particolari rispet­<br />

to agli altri or<strong>di</strong>ni, ma il Consiglio d'Italia, pur conformandosi in via <strong>di</strong> principio, si<br />

espresse a favore del ripristino dell'Università degli stu<strong>di</strong> (fondata nel 1624 da Per<strong>di</strong> -<br />

nando Gonzaga e cessata subito nel 1630) e suggerì alla sovrana <strong>di</strong> affidarne la <strong>di</strong>rc­<br />

zione alla Compagnia, impegnando però questa a provvedere a proprie spese a una<br />

sede per la facoltà legale e per la me<strong>di</strong>ca, gestite dai Collegi professionali, e imponen­<br />

dole la supervisione <strong>di</strong> un ministro regio (cfr. il rapporto del Consiglio a S. M. del 18


150 CAPITOLO TERZO<br />

denza nelle regie preture, affinchè essi si avviassero alla carriera ammini­<br />

strativa sviluppando precocemente un altrimenti scarso spirito <strong>di</strong> servizio<br />

alla casa d'Austria 76 .<br />

Due <strong>di</strong> queste iniziative, l'accademia e l'università, avranno poi un<br />

seguito negli anni Sessanta, ma con un orientamento molto <strong>di</strong>verso. Come<br />

ha notato Capra a proposito dei progetti <strong>di</strong> Cristiani, «caratteristicamente<br />

[...], i suoi suggerimenti andavano nel senso <strong>di</strong> un potenziamento e <strong>di</strong> un<br />

rilancio degli istituti <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale assai più che dell'apertura <strong>di</strong><br />

nuove strade» 77 . La regia Accademia Virgiliana, che nacque nel 1767 sotto<br />

gli auspici del Firmian dalla fusione dell'omonima risistemata da Cristiani<br />

e con un'altra istituzione accademica secentesca, scelse invece <strong>di</strong> «abban­<br />

donare una volta gl'infecon<strong>di</strong> esercizi poetici e <strong>di</strong> sostituirvi per esempio<br />

<strong>delle</strong> più famose Accademie d'Europa le utili filosofiche <strong>di</strong>scipline»,<br />

aprendosi così agli stu<strong>di</strong> scientifici, sociali ed economici, e <strong>di</strong>venendo un<br />

centro culturale se non <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne, capace <strong>di</strong> coinvolgere nei suoi<br />

<strong>di</strong>battiti anche illustri intellettuali <strong>di</strong> altri centri 78 . Anche l'istituzione sco­<br />

lastica rimase in vita, ma subì <strong>delle</strong> mo<strong>di</strong>fiche durante la plenipotenza<br />

Firmian: giacché per un valido centro universitario non esistevano le con­<br />

<strong>di</strong>zioni, ancor meno allora che si stavano potenziando le facoltà pavesi, si<br />

ri<strong>di</strong>mensionò l'istituto mantovano al livello <strong>di</strong> ginnasio, ma aprendolo al­<br />

l'apporto degli altri or<strong>di</strong>ni religiosi e dotandolo <strong>di</strong> insegnamenti tecnici e<br />

scientifici 79 .<br />

Non agevole appare in conclusione valutare globalmente la figura e<br />

il ruolo <strong>di</strong> Cristiani rispetto al <strong>Mantova</strong>no. Egli si pone da un lato come<br />

maggio 1753, in HHSaW, Vortr., F. 197, e il conseguente <strong>di</strong>spaccio 28 maggio in ASMi,<br />

DR, b. 225; inoltre M. Ardenghi, Per la storia dell'Università <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

76 Vd. oltre, p. 179.<br />

77 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 315-16, che ricostruisce brevemente, ma<br />

utilizzando anche materiale ine<strong>di</strong>to, le parallele vicende dell'Accademia e del Liceo<br />

ginnasio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

78 Ivi, p. 317 (le parole citate sono <strong>di</strong> G. Murari della Corte, presidente dell'Ac­<br />

cademia 1792-1798). Sull'attività dell'Accademia, oltre alle Memorie della Reale Acca­<br />

demia <strong>di</strong> Scienze, Belle Lettere ed Arti <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, si veda M. L. Bal<strong>di</strong>, Filosofia e cultura<br />

a <strong>Mantova</strong> e la bibliografia ivi contenuta; inoltre U. Bal<strong>di</strong>ni, L'attività scientifica nelle<br />

accademie lombarde del Settecento, pp. 525 sgg., F. Catalano, Un concorso sul pauperi-<br />

smo dell'Accademia Virgiliana <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel 1780, G. Gasperoni, Pagine ine<strong>di</strong>te sul<br />

Settecento mantovano, passim, E. Faccioli, <strong>Mantova</strong>, Le lettere, pp. 185 sgg., e F. Ven­<br />

turi, Settecento riformatore, voi. V, tomo I, pp. 628 sgg.<br />

79 Sul Ginnasio, G. Gasperoni, // Ginnasio settecentesco <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, e A. Mainar-<br />

<strong>di</strong>, Dello Stu<strong>di</strong>o Pubblico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e de' professori che vi hanno insegnato a tutto<br />

l'anno MDCCCXLVIII. Cenni storico-biografici.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 151<br />

continuatore <strong>di</strong> molti progetti <strong>di</strong> Pallavicini, tanto che non si possono<br />

cogliere cesure fra i due perio<strong>di</strong>, e questo, come ho già detto, potrebbe<br />

essere almeno parzialmente attribuibile alla me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Giusti. D'altro<br />

lato egli accentua il carattere personale del proprio potere, secondo una<br />

tendenza peraltro già emersa con il suo predecessore, temperando il pro­<br />

prio <strong>di</strong>spotismo con un atteggiamento che potrebbe definirsi paternalisti-<br />

co nei confronti della società locale, resi possibili entrambi, <strong>di</strong>spotismo e<br />

paternalismo, dalla cieca fiducia con cui da Vienna si guardava al suo<br />

operato. Dunque egli riuscì anche, e anzi ancor meglio, nel <strong>Mantova</strong>no a<br />

porsi come unico me<strong>di</strong>atore fra centro e periferia e viceversa. Né gli creò<br />

alcun problema il fatto che nel <strong>Ducato</strong> gonzaghesco il potere non si arti­<br />

colasse in quella <strong>di</strong>archia principe-ceti, nella quale, com'è stato sostenuto,<br />

si inquadrava la concezione che il plenipotenziario aveva della propria<br />

attività <strong>di</strong> governo in Lombar<strong>di</strong>a, a segno che i suoi orientamenti politici<br />

erano suscettibili <strong>di</strong> una notevole flessibilità 80 .<br />

Animato da un sincero spirito <strong>di</strong> servizio, egli cercò <strong>di</strong> conciliare il<br />

bene del paese con quello del principe, identificando fra l'altro nuove aree<br />

bisognose d'intervento, come quella culturale e scolastica. Ma i risultati,<br />

come si è visto, furono piuttosto deludenti proprio in conseguenza della<br />

superficialità degli interventi ed egli non riusci davvero a «scuotere il tor­<br />

pore» che avrebbe tenuto a lungo quel paese «in una specie <strong>di</strong> ristagno»,<br />

come ebbe a scrivere il cancelliere Kaunitz ancora <strong>di</strong>eci anni dopo 81 . Para­<br />

dossalmente il maggior contributo che Cristiani <strong>di</strong>ede alla trasformazione<br />

del <strong>Mantova</strong>no fu involontario e consistette nell'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risorse umane,<br />

se così si può <strong>di</strong>re, che egli lasciò a <strong>Mantova</strong>, portandovi Salandri e Auber-<br />

ger, facendovi passare Giusti, nonché legandovi i propri figli, due dei quali,<br />

Maria Teresa e Luigi, riveleranno personalità vivaci e interessanti, capaci <strong>di</strong><br />

esercitare un'innovativa influenza sull'ambiente d'adozione.<br />

Altrettanto incisiva e densa <strong>di</strong> conseguenze si sarebbe rivelata l'ope­<br />

razione che Cristiani stava avviando allorché la morte lo colse improvvi­<br />

samente nel 1758, cioè l'estromissione dei finanzieri ebrei dagli appalti e<br />

80 Per questa interpretazione della posizione <strong>di</strong> Cristiani cfr. C. Mozzarelli, Sovra­<br />

no, società e amministrazione locale, in particolare pp. 201 sgg. A riprova del fatto che<br />

lo stesso Cristiani considerava il <strong>Mantova</strong>no come un caso <strong>di</strong>fferente da quello milanese<br />

sta la sua osservazione sulla <strong>di</strong>versità dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> riparto <strong>delle</strong> contribuzioni, <strong>di</strong> com­<br />

petenza della Congregazione dello Stato nel Milanese, <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong>retta del sovra­<br />

no nel <strong>Mantova</strong>no (vd. sopra, p. 133, n. 31).<br />

81 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa, 27 aprile 1765, citato da C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 317.


152 CAPITOLO TERZO<br />

la loro sostituzione con la <strong>di</strong>tta del fermiere <strong>di</strong> Milano Antonio Greppi,<br />

l'amicizia con il quale non a caso costituiva il maggior neo nella peraltro<br />

pacifica convivenza del plenipotenziario con i ceti lombar<strong>di</strong>.<br />

3.5. DALLA FERMA NAZIONALE ALLA FERMA GREPPI E MELLERIO<br />

II terreno favorevole all'avvicendamento nella gestione degli appalti<br />

<strong>delle</strong> finanze camerali iniziò a prepararsi fin dal principio degli anni Cin­<br />

quanta, allorché venne alla luce una serie <strong>di</strong> irregolarità anche gravi che<br />

gettarono un'ombra sempre più scura su quello che Pallavicini aveva rite­<br />

nuto, come si ricorderà, un grande successo personale.<br />

Fin dal 1751 la società <strong>di</strong> Petrucci risultò debitrice all'erario <strong>di</strong> oltre<br />

180.000 lire <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti non pagati per la stipulazione <strong>di</strong> un vecchio contrat­<br />

to d'appalto, con la connivenza <strong>di</strong> Pallavicini 82 . Ma il problema più serio<br />

si presentò tre anni più tar<strong>di</strong> con il fallimento <strong>di</strong> Luigi Maria Petrucci, che<br />

rivelò pubblicamente il sistema illegale con cui per lungo tempo erano<br />

state gestite le casse, grazie anche alla superficialità con cui lo stesso Pal­<br />

lavicini aveva risolto alcuni no<strong>di</strong> della trattativa per l'appalto 83 . Petrucci,<br />

per essersi forse «nel principio [...] troppo <strong>di</strong>latato in acquisti <strong>di</strong> stabili»,<br />

era insolvente già dall'aprile del 1751, per cui fin da allora l'Impresa ge­<br />

nerale e quella del sale avevano smesso <strong>di</strong> corrispondere regolarmente<br />

l'affitto alla Camera, la quale si era trovata pertanto priva dei fon<strong>di</strong> neces­<br />

sari a versare la quota dovuta al fondo militare. Tuttavia i cassieri <strong>delle</strong><br />

imprese coinvolte, Cantoni e Norsa, avevano trovato il modo <strong>di</strong> tener<br />

nascosto il problema, organizzandosi per soccorrere la cassa <strong>di</strong> guerra dei<br />

mezzi <strong>di</strong> pagamento <strong>di</strong> cui <strong>di</strong> volta in volta essa abbisognava, approfittan­<br />

do del fatto che depositario della cassa fosse lo stesso Petrucci. In cambio<br />

essi si facevano girare i mandati emessi in favore del fondo militare e li<br />

scontavano presso la cassa camerale quando c'erano liqui<strong>di</strong>tà. «E ciò -<br />

spiegava Tamburini - per il privato guadagno che facevano non tanto<br />

nelle specie <strong>delle</strong> monete del loro maggior vantaggio, quanto per quel <strong>di</strong><br />

meno che davano, che non corrispondeva al merito <strong>di</strong> detti mandati, che<br />

venivano girati ancora a <strong>di</strong>versi ebrei».<br />

Che, com'era ormai certo, da parte <strong>di</strong> Cantoni e Norsa e dei loro soci<br />

82 Per un resoconto della questione, cfr. la lettera <strong>di</strong> Valmagini a Pallavicini del<br />

9 ottobre 1752, in ASMi, Finanza p.a., b. 1123. Un fascicolo si trova inoltre in HkaW,<br />

Akten, R. 97.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 153<br />

fossero state «con tali mezzi irregolari intercette le pubbliche ren<strong>di</strong>te» era<br />

potuto accadere per due motivi. Innanzitutto già dal 1752 la Camera, su<br />

proposta <strong>di</strong> Cristiani, aveva rinunciato all'interessenza negli utili, in cam­<br />

bio <strong>di</strong> una somma da impiegare per saldare un debito, sebbene Pallavicini<br />

ne avesse auspicata la conservazione, «atteso il vantaggio che [...] ne può<br />

derivare, non solamente per il buon cre<strong>di</strong>to e <strong>di</strong>rczione <strong>delle</strong> dette impre­<br />

se, ma per gli opportuni lumi ancora, che possono acquistarsi intorno la<br />

loro intrinseca amministrazione» 84 . Venuta a mancare questa possibilità <strong>di</strong><br />

controllo <strong>di</strong>retto, non si era certamente potuto sopperire con la semplice<br />

vigilanza del Magistrato, <strong>di</strong> cui fra l'altro erano state recentemente mutate<br />

le procedure. Come riferì Tamburini, era infatti invalso nel <strong>di</strong>castero, per<br />

volere <strong>di</strong> Cristiani, il criterio della responsabilità in<strong>di</strong>viduale, anziché <strong>di</strong><br />

quella solidale dell'intero corpo, con la conseguenza che ciascun ufficiale<br />

conosceva solo ciò <strong>di</strong> cui era <strong>di</strong>rettamente incaricato, venendo meno la<br />

possibilità <strong>di</strong> un controllo reciproco 85 . In tale situazione il presidente Viva<br />

aveva commesso dei gravi errori, seppure forse involontariamente, senza<br />

che nessuno lo potesse fermare. Aveva infatti continuato a firmare a Pe-<br />

trucci i mandati a favore del fondo militare, finendo per cadere «in soge-<br />

cione e in apprensione (degli ebrei) per esser essi riusciti <strong>di</strong> avere a mano<br />

or<strong>di</strong>ni irregolari coll'opera del detto Petrucci, sulla cui fede si riposava».<br />

Secondo voci <strong>di</strong>ffuse a <strong>Mantova</strong> l'ammanco <strong>di</strong> cassa <strong>di</strong> cui era respon­<br />

sabile il depositario militare ammontava a 64.000 fiorini, mentre la sua<br />

esposizione personale, in gran parte verso i soci ebrei, superava i 160.000<br />

fiorini 86 .<br />

Con l'intervento del vicegovernatore la questione fu messa rapida­<br />

mente a tacere: i soci <strong>di</strong> Petrucci, guidati da Emanuele Vita, si accollarono<br />

83 Vd. la relazione riservata del fiscale Tamburini a Cristiani, 3 giugno 1754, in<br />

ASMi, Finanza p.a., b. 1123, anche per le citazioni che seguono. L'e<strong>di</strong>tto che or<strong>di</strong>nava<br />

la confisca dei beni dei fratelli Petrucci è del 22 maggio 1754 (ivi).<br />

84 Vd. le lettere <strong>di</strong> Cristiani a Pallavicini, 1 agosto 1752, <strong>di</strong> Pallavicini alla sovrana,<br />

5 settembre, e <strong>di</strong> Valmagini a Pallavicini, 25 settembre (in ASMi, Finanza p.a., b. 1123).<br />

La quota (8%) fu venduta per 16.000 fiorini, in rapporto a un utile netto che nel 1751<br />

era risultato <strong>di</strong> 24.000 fiorini su un ricavo <strong>di</strong> 312.500.<br />

85 Relazione 3 giugno 1754 (vd. n. 83), da cui anche la citazione successiva. <strong>Il</strong><br />

punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Tamburini sul Magistrato è ricostruibile anche tramite le lettere a<br />

Cristiani del 10 e 23 giugno 1754 e quella a Firmian del 7 ottobre 1759 (ASMi, UTR<br />

p.a., b. 231). La scelta <strong>di</strong> Cristiani riguardo al Magistrato, con il suo rifiuto della<br />

collegialità, mi sembra confermare quell'atteggiamento <strong>di</strong>spotico con cui egli gestì il<br />

<strong>Ducato</strong>, <strong>di</strong> cui ho parlato in precedenza.<br />

86 Giovanni Maria Pezzoli ad Antonio Greppi, 5 maggio 1754, in ASMi, Greppi,<br />

Appen<strong>di</strong>ce, b. 259.


154 CAPITOLO TERZO<br />

il debito verso la Camera e assunsero interamente la <strong>di</strong>rczione dell'Impre­<br />

sa generale, con l'obbligo però <strong>di</strong> nominare degli amministratori non<br />

ebrei. La cassa militare fu invece affidata a Gian Antonio Platis, che già<br />

custo<strong>di</strong>va quella camerale e che offriva ogni garanzia come «uomo d'inte­<br />

grità, che possiede molti stabili, non negozia ed ha buona sigurtà». Requi­<br />

siti <strong>di</strong> cui Petrucci, come si scopriva ora con l'apertura della procedura<br />

fallimentare, non era stato in possesso nemmeno in origine: egli infatti,<br />

non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> un adeguato patrimonio immobiliare, aveva fornito per<br />

il fondo militare una misera cauzione <strong>di</strong> qualche migliaio <strong>di</strong> fiorini, per<br />

soverchia indulgenza o leggerezza <strong>di</strong> Pallavicini, il quale aveva poi ad<strong>di</strong>rit­<br />

tura permesso che egli, conservando la cassa militare, entrasse pure in<br />

affari con la regia Camera, rendendo possibile quell'illecito giro <strong>di</strong> denaro<br />

<strong>di</strong> cui s'è ora detto 87 .<br />

Mentre Petrucci affondava, Vita e i suoi soci riuscirono a evitare <strong>di</strong><br />

essere coinvolti nello scandalo e anzi rafforzarono per il momento il pro­<br />

prio controllo sugli appalti, essendo giunti a monopolizzarli completamen­<br />

te 88 . Ma anche la loro fortuna si era avviata ormai al declino. Questi eventi<br />

confermarono infatti in Cristiani la persuasione «che non si potevano ri­<br />

mettere gli affari <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> fintante che quelle imprese fossero restate<br />

nelle mani degli ebrei», anche perché, com'ebbe a chiarire più tar<strong>di</strong> Kau-<br />

nitz, «essendo [questi] negozianti e nello stesso tempo fermieri, non puo-<br />

trebbero che rovinare intieramente il commercio de' cristiani» e in conse­<br />

guenza del paese in generale 89 . Ma il plenipotenziario sapeva anche che<br />

«in <strong>Mantova</strong> non vi erano case <strong>di</strong> cristiani capaci <strong>di</strong> assumere e regolare<br />

le dette imprese», e che gli ebrei, «essendo in sé potenti ed avendo cor-<br />

87 Cristiani a Sylva Tarouca, 7 maggio 1754, in HkaW, Akten, R. 83. Per la<br />

sistemazione dell'affare, decreto 4 maggio 1754 e <strong>di</strong>spaccio finale 31 agosto 1754, ivi.<br />

88 Sulla tenuta degli affari del Vita, vd. p. es. la lettera <strong>di</strong> Cristiani del 17 aprile<br />

1755, presumibilmente al Duca <strong>di</strong> Modena, ivi. Di Petrucci riferiva invece una lettera<br />

del plenipotenziario a Sylva Tarouca il 15 luglio 1755 (ASMi, Finanza p.a., b. 1123) che<br />

aveva «non solamente rinunciato quanto aveva al mondo, ma ancora <strong>di</strong>mandato la<br />

<strong>di</strong>spensa da un piccolo fideicommisso della sua famiglia, ed il suo fratello è concorso<br />

anche co' beni propri al componimento». Nel 1759 Petrucci domandava umilmente a<br />

Greppi «qualche piccol interesse [...] e conveniente impiego personale» nella Ferma<br />

(lettera del 4 ottobre 1759, in ASMi, Greppi, b. 272) e <strong>di</strong>eci anni dopo il figlio <strong>di</strong>cias­<br />

settenne Francesco supplicava Giuseppe II <strong>di</strong> essere accolto nelle truppe imperiali «per<br />

procacciarsi da vivere» (Transunto de' memoriali presentati a Sua Maestà in <strong>Mantova</strong>,<br />

in ASMi, Potenze sovrane, b. 67).<br />

89 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S.M., 10 maggio 1759, in HkaW, Akten, R. 97. La<br />

citazione precedente viene invece da un foglio senza data e firma, ma certamente <strong>di</strong><br />

Antonio Greppi, sempre ivi.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 155<br />

rispondenza in ogni parte, e massime con questi negozianti <strong>di</strong> Milano»,<br />

avvalendosi dell'aiuto <strong>di</strong> questi ultimi sarebbero comunque riusciti a piaz­<br />

zarsi, anche se esclusi espressamente dall'asta 90 . Per battere dunque que­<br />

sto potente blocco <strong>di</strong> interessi, che si estendeva trasversalmente fra Man-<br />

tova e Milano, non si sarebbe potuto fare altrimenti che rivolgersi ancora<br />

una volta a Greppi e alla sua compagnia, della cui amicizia con Cristiani<br />

già più volte s'è parlato, evitando se necessario <strong>di</strong> in<strong>di</strong>re la gara.<br />

Per questo nel 1758, allorché si profilava la scadenza del contratto, il<br />

plenipotenziario iniziò segretamente a porre le basi per il passaggio del­<br />

l'appalto ai fermieri milanesi. <strong>Il</strong> primo passo in questo senso fu il trasfe­<br />

rimento alla società Greppi dei debiti che la Camera aveva contratto nei<br />

confronti <strong>di</strong> vari cre<strong>di</strong>tori e principalmente dell'Università degli ebrei,<br />

quando nel 1752 era stato varato il piano <strong>di</strong> risanamento proposto da<br />

Cristiani. Greppi, Pezzoli e Mellerio stipularono pertanto un contratto<br />

segreto in cui si impegnavano ad anticipare alla Camera 100.000 fiorini,<br />

che sarebbero stati restituiti con il 6% d'interesse entro il 1767 con il<br />

provento <strong>delle</strong> ferme, come prevedevano del resto i contratti, nei quali i<br />

finanzieri milanesi sarebbero subentrati ai mantovani 91 .<br />

Venuto a mancare Cristiani e tardando a inse<strong>di</strong>arsi il suo successore,<br />

Greppi e i suoi soci, dopo aver corrisposto il finanziamento, proseguirono<br />

per proprio conto la trattativa, presentando il progetto <strong>di</strong>rettamente a<br />

Vienna al referendario del Dipartimento d'Italia Du Beyne 92 . Nonostante<br />

la ferma milanese stesse attraversando un momento delicato a causa della<br />

fuga del cassiere Rottigni, gli agenti Damiani e Soresina riuscirono a otte­<br />

nere il pieno appoggio <strong>di</strong> Kaunitz e del referendario, nell'ormai comune<br />

intento <strong>di</strong> «<strong>di</strong>sfarsi degl'Ebrei, per quanto sii compatibile cogl'interessi del<br />

90 Ivi. È evidente che qui Greppi, parlando dei «negozianti» milanesi, si riferisce<br />

a quello stesso gruppo finanziario con cui lui e i suoi soci si erano scontrati nel 1750<br />

per la ferma <strong>di</strong> Milano.<br />

"' Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz 10 maggio 1759 (vd. n. 89). Inoltre lettere a Greppi <strong>di</strong><br />

Giulio Neri (il prestanome che figurava nel contratto), da <strong>Mantova</strong>, 16 febbraio 1758,<br />

e <strong>di</strong> Francesco Damiani da Vienna, 25 <strong>di</strong>cembre (in ASMi, Greppi, b. 269); infine <strong>di</strong><br />

Girolamo Pezzoli da <strong>Mantova</strong>, s.d. (ivi, b. 10). Un fascicolo sulla sovvenzione Neri si<br />

trova in ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, Capitoli e documenti<br />

1759-61». Sulla figura <strong>di</strong> Antonio Greppi, sulle sue attività economiche e sui suoi<br />

interessi, vd. ora le relazioni presentate al convegno Finanza e politica in Lombar<strong>di</strong>a<br />

<strong>nell'età</strong> <strong>di</strong> Maria Teresa: Antonio Greppi finanziere e impren<strong>di</strong>tore, Milano, 16 e 17<br />

<strong>di</strong>cembre 1996.<br />

92 Damiani a Greppi, 22 ottobre 1758, in ASMi, Greppi, b. 10. Su Du Beyne e<br />

sul Dipartimento d'Italia vd. oltre, p. 161.


156 CAPITOLO TERZO<br />

Regio Erario» 93 . Alla fine <strong>di</strong> novembre non si attendeva altro che il mo­<br />

mento adatto per proporre il progetto della nuova ferma mantovana al­<br />

l'imperatrice 94 .<br />

Nel frattempo, però, non mancarono <strong>di</strong> formarsi dei partiti concor­<br />

renti, nei quali, <strong>di</strong>etro a nomi meno noti o nuovi, si nascondevano in realtà<br />

gli stessi due gruppi che si erano scontrati per l'appalto del 1751. Nel<br />

primo <strong>di</strong> essi figurava infatti Giovanni Maria Pezzoli in società con la <strong>di</strong>tta<br />

ebrea Fano <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, «casa veramente buona per sostanze» che aveva<br />

una filiale anche a Reggio e che godeva del favore <strong>di</strong> «persona subalterna<br />

molto vicina a S.E. defonta» 95 . Avvalendosi <strong>di</strong> tale appoggio, i Fano, in­<br />

sieme al Pezzoli, cercarono dapprima <strong>di</strong> entrare in società con Greppi per<br />

la futura ferma mantovana, e Mellerio per un certo periodo coltivò quel<br />

contatto. Quando però la posizione dei milanesi si fece più chiara, i Fano,<br />

delusi, si avvicinarono all'altro gruppo, che costituiva per la compagnia<br />

Greppi il maggior pericolo 96 . Esso faceva capo ai nomi <strong>di</strong> due noti finan­<br />

zieri attivi nella capitale lombarda, Giambattista Bonanome e Giuseppe<br />

Ronchi, ma esprimeva gli interessi <strong>di</strong> una cerchia più larga, in cui erano<br />

confluiti i finanzieri israeliti che ancora tenevano la ferma mantovana e<br />

alcuni esponenti del blocco degli appaltatori milanesi che era stato liqui­<br />

dato nel 1750 da Pallavicini, già associatisi in varie imprese durante la<br />

guerra <strong>di</strong> successione austriaca. Questo schieramento godeva, per quanto<br />

si <strong>di</strong>ceva, della protezione <strong>di</strong> importanti personaggi: si menzionava ad<strong>di</strong>­<br />

rittura il nome del vicepresidente del Directorìum viennese Johann Cho-<br />

tek, che negli anni Quaranta era stato commissario dell'armata imperiale<br />

in Lombar<strong>di</strong>a 97 .<br />

93 Lettera <strong>di</strong> Damiani del 10 febbraio 1759, in ASMi, Greppi, b. 269. Sulla vicen­<br />

da Rottigni e sugli altri problemi che assillavano Greppi in questo periodo si vedano<br />

le lettere dello stesso Damiani ivi, bb. 10 e 269.<br />

94 Damiani a Greppi, 27 novembre 1758, ivi, b. 269.<br />

95 Foglio <strong>di</strong> Greppi (su cui vd. n. 89). È <strong>di</strong>ffìcile identificare questa persona<br />

subalterna «molto vicina» a Cristiani, forse un segretario o un impiegato semplice.<br />

96 Cfr. lettere <strong>di</strong> G.M. Pezzoli a Greppi del 5 e 12 febbraio 1759, in ASMi,<br />

Greppi, b. 270, e <strong>di</strong> Mellerio del 25, 29 luglio e 1 agosto, ivi, b. 271.<br />

97 G.M. Pezzoli a Greppi, 12 febbraio 1759, ivi, b. 270. Cfr. inoltre la lettera <strong>di</strong><br />

Damiani del 14 <strong>di</strong>cembre 1758, ivi, b. 269, in cui si chiede una bottiglia <strong>di</strong> vino <strong>di</strong><br />

Borgogna per Chotek, «che ora conta moltissimo», e altra <strong>di</strong> Carlo Buldrini del 5 luglio<br />

1759, ivi, b. 271. Su Chotek, F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, pp. 80 sgg.<br />

In riferimento al progetto che il gruppo del Bonanome avrebbe presentato, Damiani<br />

<strong>di</strong>sse che esso «conteneva unicamente il punto <strong>delle</strong> ferme, che volevano gli ebrei»<br />

(lettera 2 aprile 1759, in ASMi, Greppi, b. 11). A Greppi e ai suoi agenti risultava (cfr.<br />

lettere <strong>di</strong> Damiani a Greppi, 9 aprile e 10 maggio 1759, ivi) che Bonanome si appog-


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 157<br />

Mentre gli ebrei mantovani si tenevano nell'ombra, intimi<strong>di</strong>ti dalla<br />

crescente insofferenza che Vienna manifestava nei loro confronti, i loro<br />

alleati milanesi guidarono l'iniziativa inviando Bonanome e Ronchi nella<br />

capitale asburgica. Lì essi presentarono un ambizioso piano che inseriva<br />

l'appalto <strong>delle</strong> regalie mantovane in una più articolata impresa commercia­<br />

le, imperniata sulla costruzione <strong>di</strong> un grande magazzino sul Po, nella lo­<br />

calità della Mesola, che avrebbe dovuto funzionare da base per i traffici<br />

fra gli stati ere<strong>di</strong>tari e la Lombar<strong>di</strong>a. Quest'idea, già da tempo nell'aria,<br />

aveva buone possibilità <strong>di</strong> far breccia nella mente della regina, «la quale<br />

è portatissima per l'aggran<strong>di</strong>mento del commercio, massime de' suoi stati<br />

<strong>di</strong> Germania, li ministri del quale non lasciarebbero <strong>di</strong> promuoverlo pres­<br />

so S.M.» 98 . Ma Greppi, tramite i suoi abili agenti, riuscì a sventare questa<br />

minaccia prima che la proposta giungesse alle orecchie dell'imperatrice,<br />

svelandone i reali obiettivi al Dipartimento. Egli dovette però rendere più<br />

allettante la propria offerta, accrescendo il canone <strong>di</strong> altri 2.000 fiorini<br />

oltre ai 10.000 già promesi e assicurando l'esenzione dai dazi a un filatoio<br />

che si progettava <strong>di</strong> erigere «per solleticare S.M» 99 . Dovette altresì assog­<br />

gettarsi alla clausola segreta per cui la sua società non sarebbe stata estesa<br />

a nessuna titolo ai finanzieri ebrei.<br />

Sottoposto a Kaunitz nella seconda metà <strong>di</strong> aprile, il progetto defini­<br />

tivo, inclusi gli articoli segreti, fu presentato all'imperatrice accompagnato<br />

dal parere benevolo del cancelliere e poco più <strong>di</strong> un mese dopo l'affare era<br />

ormai deciso, anche se solo in via ufficiosa, a favore del Greppi I0°. L'obla­<br />

zione prevedeva in sintesi l'assunzione <strong>di</strong> tutti gli appalti camerali senza<br />

eccezione, abbassava l'interesse della sovvenzione già fatta alla Camera <strong>di</strong><br />

100.000 fiorini dal 6 al 5%, aggiungendo altri 12.000 fiorini annui come<br />

fondo destinato alle emergenze, e accordava alle manifatture mantovane<br />

ribassi daziari per 2.000 fiorini annui 101 . La deroga una tantum alla prassi<br />

glasse al marchese Zenetti <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e ai banchieri Giovanni Paolo Molo e Pietro<br />

Venini <strong>di</strong> Milano (sui quali A. Tirone, Finanza pubblica e intervento privato, p. 141).<br />

Sulla decisione degli ebrei <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> «gettarsi in braccio del signor marchese Molo<br />

per che facesse lui la figura alla testa <strong>di</strong> detti negozi [...] sul dubbio che la nazione non<br />

si vogli più», lettera da Modena <strong>di</strong> Mellerio a Greppi, 16 giugno 1759, in ASMi, Greppi,<br />

b. 11.<br />

98 Lettera <strong>di</strong> Damiani del 12 marzo 1759, ivi, b. 270. L'offerta, s.d. e a nome<br />

Giuseppe Ronchi, si trova in HkaW, Akten, R. 97.<br />

99 Cfr. le lettere <strong>di</strong> Damiani del 26 e 29 marzo 1759, in ASMi, Greppi, b. 270; la<br />

citazione è dalla lettera del 7 maggio, ivi, b. 11.<br />

100 Lettere <strong>di</strong> Damiani 10 maggio e 14 giugno 1759, ivi.<br />

101 Cfr. il verbale della Giunta riunitasi a Milano il 24 luglio 1759 per vagliare le


158 CAPITOLO TERZO<br />

legale dell'asta pose fine alle <strong>di</strong>scussioni e garantì che l'intera manovra<br />

andasse in porto senza intoppi, giacché, come aveva avvertito a suo tempo<br />

Damiani, «se si vuole sostenere la massima <strong>di</strong> escludere gl'ebrei, passando<br />

all'asta le ferme suddette resteranno sempre a loro, perché troppo le con­<br />

viene per li loro fini ed interessi» 102 .<br />

Gli impresari ebrei uscenti non si rassegnarono subito a vedere «fi­<br />

nito il loro Regno», com'ebbe a osservare maliziosamente Mellerio, ma<br />

attivarono tutti i contatti <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponevano per rimontare in extremis e<br />

non mancò fra loro chi, dopo aver mosso «gran luminari», si rivolse <strong>di</strong>ret­<br />

tamente a Greppi per ottenere una quota nella nuova società 103 . E mentre<br />

qualche voce isolata si compiaceva <strong>di</strong> veder «sciolta quella cattena che<br />

teneva opressa questa cristianità, cosicché vi resta luogo a sperare che<br />

qualche negozio d'arbitrio potrà intraprendersi con quiete d'animo», gran<br />

parte del notabilato mantovano si schierava fin dal principio a <strong>di</strong>fesa dei<br />

negozianti ebrei 104 . Non solo, ma questi ultimi potevano ancora con ragio­<br />

ne vantare che «massima il Ministero ci riguarda con occhio parziale» e<br />

che «col fisco abbiamo tutta la mano e già da questo ottenessimo <strong>delle</strong><br />

confidenze in tale proposito» 105 . Che almeno una parte dei funzionari<br />

mantovani non nutrisse simpatie per l'appalto affidato a Greppi e che<br />

inclinasse tutta «per Isdraele» lo confermavano del resto tanto Mellerio,<br />

quanto Pezzoli, ora <strong>di</strong>ssociatesi dai suoi vecchi compagni. Scriveva ad<strong>di</strong>­<br />

rittura quest'ultimo a Greppi che «alcuni zelanti mantovani, [...] suscitati<br />

offerte (ASMi, Finanza p.a., b. 1123). Vi presero parte il plenipotenziario Firmian, da<br />

poco inse<strong>di</strong>atosi, il presidente del Magistrato milanese Meraviglia Mantegazza, il con­<br />

sultore Amor <strong>di</strong> Soria, il questore milanese Castiglioni e l'avvocato fiscale Muttoni.<br />

Mantegazza era certamente avverso a Greppi (cfr. lettera <strong>di</strong> Damiani del 9 aprile 1759<br />

e altra <strong>di</strong> Soresina del 4 giugno, in ASMi, Greppi, b. 11) e in precedenza aveva insistito<br />

affinchè l'appalto fosse battuto regolamente all'asta. Muttoni era invece una creatura<br />

del fermiere (lettera <strong>di</strong> Soresina, 8 marzo 1759, ivi, b. 270). Firmian, dal canto suo,<br />

doveva essere già stato istruito a Vienna sulle decisioni prese e riuscì a ottenerne la<br />

ratifica. Complessivamente la ferma doveva corrispondere alla Camera 2.830.477 lire<br />

all'anno.<br />

102 Lettera <strong>di</strong> Damiani 12 marzo 1759 (vd. n. 98). <strong>Il</strong> decreto <strong>di</strong> approvazione <strong>di</strong><br />

Maria Teresa e i capitoli riservati, datati 30 agosto 1759, sono in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1123.<br />

103 Gli ere<strong>di</strong> d'Abram Vita Fano a Greppi, da <strong>Mantova</strong>, 17 settembre 1759, in<br />

ASMi, Greppi, b. 272. Le due citazioni che precedono vengono da Mellerio, Modena,<br />

1 agosto 1759, ivi, b. 271 e 15 settembre, ivi, b. 272. Sempre <strong>di</strong> Mellerio, sugli ultimi<br />

tentativi dei vecchi fermieri, si veda ivi anche la lettera dell'8 settembre.<br />

104 Lettera <strong>di</strong> Petrucci a Greppi del 20 settembre 1759, ivi.<br />

105 Gli ere<strong>di</strong> d'Abram Vita Fano a Greppi, da <strong>Mantova</strong>, 17 settembre 1759 (vd.<br />

n. 103).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 159<br />

dal Giudaismo, fanno far unione de' cavaglieri per spe<strong>di</strong>rne uno a Vienna<br />

a chieder alla sovrana la prelazione <strong>di</strong> quelle Ferme ad esclusione vostra,<br />

temendo <strong>di</strong> esser angariati da voi a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello facevano li<br />

ebrei» 106 . Una notizia che, come si vedrà, vale a dar conto <strong>di</strong> molte <strong>delle</strong><br />

manifestazioni <strong>di</strong> ostilità verso la ferma Greppi che si sarebbero verificate<br />

nel decennio seguente.<br />

3.6. MUTAMENTI ISTITUZIONALI E AVVICENDAMENTI A VIENNA E A MILANO<br />

Le trattative per la ferma mantovana si svolsero a Vienna, come si è<br />

visto, in un quadro istituzionale completamente nuovo per quanto concer-<br />

neva il governo della Lombar<strong>di</strong>a: nel 1757 erano stati soppressi i Consigli<br />

d'Italia e <strong>di</strong> Fiandra e le loro competenze erano state assorbite da due<br />

nuovi Dipartimenti creati presso la Cancelleria <strong>di</strong> Corte e Stato 107 . La<br />

genesi <strong>di</strong> questa riorganizzazione è alquanto complessa. Essa si inserisce<br />

infatti nella più generale risistemazione della <strong>di</strong>rczione della politica estera<br />

della Monarchia e nel riequilibrio dei suoi rapporti con la politica interna,<br />

avviata nel 1753 dal conte moravo, <strong>di</strong>venuto poi principe, Wenzel Anton<br />

von Kaunitz-Rittberg. Sul celebre cancelliere <strong>di</strong> Stato, che rimarrà a fianco<br />

dei sovrani austriaci per un quarantennio, esercitando una forte e costante<br />

influenza sulle loro scelte almeno per i primi tre decenni, <strong>di</strong>sponiamo ora<br />

del ricchissmo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Franz Szabo, che ne prende in considerazione la<br />

formazione e l'operato politico, ricostruendo con molta accuratezza anche<br />

le <strong>di</strong>namiche dei processi decisionali al vertice della struttura politico-<br />

amministrativa asburgica, l'evoluzione istituzionale della Cancelleria <strong>di</strong><br />

Stato e l'elaborazione <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> promosse dal ministro 108 .<br />

Coniugando l'ere<strong>di</strong>tà ancor viva del cameralismo tedesco al pensiero<br />

protoliberale e fisiocratico degli illuministi francesi, inglesi e italiani<br />

(«Kaunitz was not only an advocate of enlightenment, but also of absolu-<br />

106 Giovanni Maria Pezzoli, da Leffe, 29 settembre 1759, ivi, b. 272. La lettera <strong>di</strong><br />

Mellerio cui si fa cenno è anch'essa del 29 settembre 1759, da Venezia, ivi.<br />

10/ L'or<strong>di</strong>ne sovrano è del 31 marzo 1757 (C. Capra, Luigi Giusti, p. 61).<br />

108 F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism. 1753-1780, che riporta anche<br />

una bibliografia completa sul personaggio. In italiano <strong>di</strong>sponiamo dell'importante stu­<br />

<strong>di</strong>o <strong>di</strong> G. Klingenstein, L'ascesa <strong>di</strong> casa Kaunitz. Ricerche sulla formazione del cancelliere<br />

Wenzel Anton Kaunitz e la trasformazione dell'aristocrazia imperiale (secoli XVII-XVIII).<br />

Ora è inoltre da vedere Staatskanzler W. A. von Kaunitz-Rietberg (1711-1794). Neue<br />

Perspectiven zu Politik und Kultur der Europàischen Aufkldrung, che contiene gli atti del<br />

convegno tenutosi in occasione del bicentenario della morte.


160 CAPITOLO TERZO<br />

tism» 109), egli si pone alla fine degli anni Cinquanta alla testa <strong>di</strong> quello che<br />

Szabo, pur consapevole dei limiti <strong>di</strong> tale etichetta, chiama P«Enligh-<br />

tenment party», per andar oltre la monolitica esperienza "prussiana" lega­<br />

ta dalle <strong>riforme</strong> <strong>di</strong> Haugwitz € riarticolare le strutture <strong>di</strong> governo in base<br />

al principio della specializzazione funzionale. L'obiettivo è, senza rinun­<br />

ciare all'accentramento, quello <strong>di</strong> dare ossigeno a settori fino ad ora tra­<br />

scurati, che si sono rivelati cruciali per il successo stesso della politica<br />

estera. «L'economia del paese - scrisse Kaunitz alla sovrana - merita la<br />

maggiore attenzione e, a questo riguardo, le piccole economie possono<br />

perfino rivelarsi dannose, poiché ostacolano le forze trainanti dello svilup­<br />

po economico. Niente anima tali forze o instilla l'amore per i governanti<br />

più <strong>di</strong> un certo grado <strong>di</strong> libertà concesso alla popolazione. Dove questa<br />

libertà è presente, l'operosità e la prosperità tendono a raggiungere il<br />

massimo sviluppo. L'Inghilterra e l'Olanda costituiscono un valido esem­<br />

pio. E, da parte mia, non potrei desiderare <strong>di</strong> meglio per il benessere dello<br />

Stato, se non che la mentalità servile fosse ban<strong>di</strong>ta dalle nostre terre e che<br />

un'industria amica della libertà fosse coltivata al suo posto» 110 .<br />

Nel corso della guerra dei Sette anni le <strong>di</strong>sfatte dell'armata austriaca<br />

dovranno convincere ancor più il cancelliere della priorità dello sviluppo<br />

interno rispetto alle strategie <strong>di</strong>plomatiche e militari per assicurare potere<br />

e forza al paese sulla scena intemazionale, nonché dell'importanza <strong>di</strong> uno<br />

stretto coor<strong>di</strong>namento fra politica interna ed estera. Per questo egli eser­<br />

citerà pressioni sui sovrani fino a che questi acconsentiranno alla creazio­<br />

ne <strong>di</strong> un Consiglio <strong>di</strong> Stato per la <strong>di</strong>scussione <strong>delle</strong> scelte generali in<br />

un'ottica onnicomprensiva, presieduto nei primi anni dallo Haugwitz, che<br />

abbandona il Directorium, e composto da personaggi super partes, cioè<br />

estranei all'attività dei singoli organi amministrativi. All'interno <strong>di</strong> esso il<br />

cancelliere, unico ammesso fra i ministri dei <strong>di</strong>casteri, riuscirà gradual­<br />

mente a imporre la propria linea politica anche per quanto riguardava gli<br />

affari interni.<br />

Alla riaffermazione <strong>di</strong> un'immagine unitaria della Monarchia incen­<br />

trata sul blocco dei domini ere<strong>di</strong>tari, maturata nel corso dello stesso con­<br />

flitto con la Prussia, Szabo riconduce le decisioni del 1757 inerenti a<br />

Lombar<strong>di</strong>a e Paesi Bassi. Dal momento che «thè principal premise of thè<br />

shift in foreign policy for which Kaunitz was responsible was that thè<br />

interests of thè Austrian-Bohemian-Hungarian heart of thè Habsburg sta-<br />

F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, p. 352.<br />

Citato ivi in inglese, pp. 351-52; la traduzione in italiano è <strong>di</strong> chi scrive.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 161<br />

te had to take precedence over those of thè peripheral lands» 111 , <strong>di</strong>veniva<br />

infatti consigliabile <strong>di</strong>sfarsi dei due Consigli d'Italia e <strong>di</strong> Fiandra, che con<br />

il loro pesante retaggio spagnolo avevano sempre con<strong>di</strong>zionato la politica<br />

estera <strong>di</strong> Carlo VI, rendendo la Monarchia vulnerabile proprio sui fronti<br />

che ora venivano giu<strong>di</strong>cati prioritari. Pertanto Lombar<strong>di</strong>a e Paesi Bassi,<br />

«no longer an integrai part of thè domestic heart of thè Monarchy, [...]<br />

now became lands associated sui generis with thè core of thè Habsburg<br />

Monarchy». E poiché i secon<strong>di</strong> erano spesso oggetto <strong>di</strong> negoziati <strong>di</strong>ploma­<br />

tici e la prima era vista innanzitutto come punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante della politica<br />

estera in Italia, dominata dai rapporti con il Papato, entrambe le province<br />

vennero a ricadere con "naturalezza" nella sfera <strong>di</strong> competenza della<br />

Cancelleria <strong>di</strong> Corte e Stato, che si attrezzò per amministrarle con due<br />

nuovi Dipartimenti. Non a caso, infatti, il Dipartimento d'Italia fu posto<br />

sotto la <strong>di</strong>rczione del neo-referendario Adeodat Joseph Philip Du Beyne<br />

de Malechamps, cui erano da tempo affidati all'interno della stessa Can­<br />

celleria gli affari italiani 112 . Naturalmente questo nuovo contesto forte­<br />

mente burocratizzato e gerarchizzato non avrebbero avuto più alcuna<br />

ragion d'essere le vecchie figure dei reggenti locali, che avevano operato<br />

fino ad allora nel Consiglio d'Italia e che scomparvero con la soppressione<br />

<strong>di</strong> quello.<br />

Ma questa lettura dalla parte austriaca va senz'altro integrata con<br />

quella, più attenta ai risvolti lombar<strong>di</strong> della complessa vicenda, già propo­<br />

sta da Capra, e che attribuisce un ruolo primario a Cristiani 113 . Questi era<br />

legato a Kaunitz da un solido rapporto <strong>di</strong> confidenza e stima, risalente<br />

almeno al 1753, a quando, cioè, i due entrarono in corrispondenza intorno<br />

all'attività <strong>di</strong>plomatica del plenipotenziario per la definizione dei confini<br />

della Lombar<strong>di</strong>a austriaca 114 . Dopo la metà degli anni Cinquanta Cristiani<br />

si fece sempre più insofferente alla subor<strong>di</strong>nazione al Consiglio d'Italia, a<br />

causa della rivalità esistente con il prepotente segretario Valmagini, che<br />

mirava a controllare più <strong>di</strong>rettamente i <strong>di</strong>casteri lombar<strong>di</strong>, ma soprattutto<br />

a causa della crescente insod<strong>di</strong>sfazione nei confronti del presidente Sylva<br />

Tarouca, <strong>di</strong>venuto lentissimo nel <strong>di</strong>sbrigo degli affari, avverso al rinnovo<br />

del contratto con i fermieri milanesi e sostenitore dell'amministrazione<br />

111 Ivi, p. 50 (anche la citazione e le notizie seguenti).<br />

112 Ivi, p. 48.<br />

113 Vd. C. Capra, Luigi Giusti e il Dipartimento d'Italia a Vienna, p. 62.<br />

1M II carteggio Kaunitz-Cristiani, con lettere dal 1753, cioè dalla nomina <strong>di</strong> Kau­<br />

nitz a cancelliere, si trova in HHSaW, LK, F. 108 sgg. Sul rapporto <strong>di</strong> amicizia esistente<br />

fra i due, C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, p. 218, n. 38.


162 CAPITOLO TERZO<br />

<strong>di</strong>retta. In occasione <strong>di</strong> un lungo soggiorno a Vienna fra il 1756 e il 1757,<br />

l'ascoltatissimo ministro italiano riuscì con l'appoggio <strong>di</strong> Kaunitz a far<br />

finalmente accettare le <strong>di</strong>missioni ripetutamente presentate da Tarouca.<br />

Nella riorganizzazione che seguì, con la soppressione dei Consigli d'Italia<br />

e <strong>di</strong> Fiandra e la creazione del Dipartimento d'Italia, fu ancora lui, come<br />

già sappiamo, a svolgere la parte <strong>di</strong> protagonista, cioè a delineare la pianta<br />

dello stesso Dipartimento e a fissarne le procedure.<br />

Gli impegni e l'ignoranza <strong>di</strong> cose italiane <strong>di</strong> Kaunitz, il quale peraltro<br />

consultava frequentemente Cristiani anche «in materia <strong>di</strong> rapporti tra<br />

Stato e Chiesa o <strong>di</strong> politica economica», e la debole personalità <strong>di</strong> Du<br />

Beyne fecero poi sì che il plenipotenziario potesse estendere ancor più la<br />

larga autonomia <strong>di</strong> cui godeva, tanto che «tra il 1757 e il 1758, nell'anno<br />

che gli rimaneva da vivere, [...] fu in effetti libero <strong>di</strong> regolare a suo pia­<br />

cimento gli affari lombar<strong>di</strong>, dai negoziati con la Santa Sede per il concor­<br />

dato e il trattato <strong>di</strong> commercio al licenziamento del Neri e allo scioglimen­<br />

to della Giunta censuaria» 115 . Tutto questo significò poi crescenti possibi­<br />

lità per i gran<strong>di</strong> protetti del plenipotenziario, i fermieri milanesi, tanto che,<br />

come già abbiamo avuto modo <strong>di</strong> constatare per le trattative sull'appalto<br />

.mantovano, «fin dal suo nascere il Dipartimento d'Italia fu, per così <strong>di</strong>re,<br />

circondato, sorvegliato e manovrato dai loro agenti, Francesco Damiani,<br />

Giovanni Pietro Soresina, Giovanni Maria Cavalli, i fratelli Stefano e<br />

Antonio Pellegrini», incaricati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire doni e favori a tutti i perso­<br />

naggi influenti e in primo luogo a Kaunitz, il quale, come conferma Szabo,<br />

«accepted gifts and honors blithesomely» 116 .<br />

Se il primo anno <strong>di</strong> vita del Dipartimento trascorse dunque per la<br />

Lombar<strong>di</strong>a sotto il segno della continuità con il passato, grazie alla presen­<br />

za autorevole <strong>di</strong> Cristiani, «che da solo bastava al più plausibile regola­<br />

mento» del paese, fu proprio la morte <strong>di</strong> lui ad annunciare la svolta 117 .<br />

Venuto a mancare il plenipotenziario, da cui Kaunitz <strong>di</strong>pendeva totalmen­<br />

te per le informazioni ' I8 , si impose infatti come in<strong>di</strong>spensabile riferimento<br />

Luigi Giusti, da poco <strong>di</strong>venuto segretario nel Dipartimento e dotato, per<br />

111 In C. Capra, Luigi Giusti, p. 65, come la citazione seguente. La soppressione<br />

del Supremo Consiglio d'Italia fri decretata con <strong>di</strong>spaccio 4 aprile 1757 (ASMi, DR, b.<br />

230). Sulla pressoché totale <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> Vienna da Cristiani per quanto riguardava<br />

gli affari lombar<strong>di</strong> e in particolare il censimento, C. Mozzarelli, Sovrano, società e<br />

amministrazione locale, pp. 216 sgg.<br />

116 F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, p. 30.<br />

117 La citazione, <strong>di</strong> Kaunitz, è tratta da C. Capra, Luigi Giusti, p. 80. Cristiani<br />

morì il 3 luglio 1758.<br />

118 Cfr. C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, p. 216.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 163<br />

i motivi che si ricorderanno, <strong>di</strong> una profonda conoscenza degli affari lom­<br />

bar<strong>di</strong>, che finora a Vienna non aveva potuto vantare alcuno. Essendo<br />

«l'uomo più furbo del mondo», egli riuscì ad approfittare <strong>di</strong> questo gran­<br />

de punto <strong>di</strong> forza e ben presto a «formarsi il regno», soppiantando il già<br />

debole Du Beyne agli occhi <strong>di</strong> Kaunitz e giungendo a prenderne anche<br />

nominalmente il posto nel giro <strong>di</strong> qualche anno 119 .<br />

In conseguenza <strong>di</strong> questo, Vienna assumerà un ruolo più attivo nel<br />

governo dei domini lombar<strong>di</strong> e lo farà in linea con le posizioni <strong>di</strong> Giusti,<br />

che, svolgendo interamente il lavoro non solo <strong>di</strong> lettura e riassunto della<br />

corrispondenza da Milano, ma anche <strong>di</strong> redazione <strong>delle</strong> risposte e dei<br />

rapporti all'imperatrice, «fu per oltre quattro anni, fino alla morte che lo<br />

colse il 2 maggio 1766, il maggiore anche se misconosciuto protagonista<br />

del complesso <strong>di</strong> interventi che, ricollegandosi all'opera <strong>di</strong> Pallavicini,<br />

avviarono una ra<strong>di</strong>cale trasformazione del sistema <strong>di</strong> governo e degli equi­<br />

libri <strong>di</strong> potere dello Stato <strong>di</strong> Milano e che segnarono il definitivo tramonto<br />

dell'oligarchia patrizia» 12°.<br />

L'aspettativa che si nutriva a Milano nella primavera del 1759, che il<br />

successore <strong>di</strong> Cristiani, il trentino conte Carlo <strong>di</strong> Firmian, arrivasse come<br />

«re pacifico, nemico <strong>delle</strong> novità ed amico dello stabilimento del conte<br />

Cristiani», era dunque illusoria, perché a Firmian non sarebbe stato più<br />

possibile governare la Lombar<strong>di</strong>a come «re», al modo del suo predeces­<br />

sore, ma piuttosto, e in via crescente, come burocrate subor<strong>di</strong>nato all'uf­<br />

ficio viennese 121 . La scelta <strong>di</strong> questo personaggio <strong>di</strong> antico e illustre casa­<br />

to, aduso al servizio regio e dotato <strong>di</strong> una vasta formazione <strong>di</strong> ispirazione<br />

giannoniana e muratoriana, aperta al giusnaturalismo, ma anche al pensie­<br />

ro economico e sociale inglese, è altamente in<strong>di</strong>cativa <strong>delle</strong> nuove esigen­<br />

ze che si avvertono nella capitale asburgica riguardo ai domini italiani.<br />

Essa è infatti caduta su una figura che, grazie alla doppia identità nazio­<br />

nale e culturale, <strong>di</strong> lingua tedesca e italiana allo stesso tempo, si presta<br />

ottimamente a funzionare da ponte fra le due realtà. Che, più ancora, con<br />

la sua solida preparazione giuris<strong>di</strong>zionalistica e <strong>di</strong>plomatica, appare parti-<br />

119 Le osservazioni fra virgolette sono dell'agente Stefano Pellegrini a Greppi,<br />

citate da C. Capra, Luigi Giusti, p. 73. Le <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong> Du Beyne giunsero, dopo esser<br />

state sollecitate, alla fine del 1761, e Giusti subentrò nella carica <strong>di</strong> referendario al<br />

principio dell'anno successivo.<br />

120 Ivi, P . 74.<br />

121 II <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> nomina <strong>di</strong> Firmian è del 29 luglio 1758 (in ASMi, DR, b. 231),<br />

ma trascorse un anno prima che il plenipotenziario prendesse possesso della carica. La<br />

citazione è tratta dalla lettera del gesuita Antonio Lecchi a Greppi, 24 maggio 1759, in<br />

ASMi, Greppi, b. 1.1, già in C. Capra, Luigi Giusti, p. 68.


164 CAPITOLO TERZO<br />

colarmente adatta a occupare una sede in cui contatti e scontri con la<br />

Chiesa <strong>di</strong>verranno sempre più frequenti, e nei quali sarà capace <strong>di</strong> assu­<br />

mere un ruolo ad<strong>di</strong>rittura trainante nel sostenere le posizioni regalistiche<br />

<strong>di</strong> Vienna.<br />

L'amicizia <strong>di</strong> Firmian con il cancelliere e il Du Beyne e il suo ca­<br />

rattere morbido e non eccessivamente intraprendente parevano inoltre<br />

garantire un agevole controllo da parte del Dipartimento 122 . Non im­<br />

portava invece che ai «molti lumi» e all'«ottima intenzione» egli non<br />

unisse «la principale scorta, ch'è la cognizion del paese», dal momento<br />

che quel paese «non può vantare alcun legittimo privilegio», e che<br />

pertanto esso deve essere «regolato da un governo <strong>di</strong> autorità così li­<br />

mitata, che non ha arbitrio <strong>di</strong> risolvere cosa alcuna della me<strong>di</strong>ocre uti­<br />

lità, ma dee tutto riferire per attenderne gli or<strong>di</strong>ni» 123 . Viceversa, l'in­<br />

debolimento della posizione del plenipotenziario rispetto all'epoca <strong>di</strong><br />

Cristiani lascerà maggior spazio all'apporto dei quadri dell'amministra­<br />

zione lombarda: come ha puntualizzato Capra, molto dovettero le ri­<br />

forme degli anni Sessanta al lavoro del folto gruppo <strong>di</strong> funzionari che<br />

si formò in quel decennio a Milano, svincolato dal vecchio ceto <strong>di</strong>ri­<br />

gente patrizio e deciso fautore <strong>di</strong> un governo assolutistico posto al ser­<br />

vizio del bene pubblico 124 .<br />

Ciò non significa naturalmente che Firmian sia da vedere come un<br />

neutro trait d'union fra Milano e Vienna. Soprattutto negli anni Sessanta,<br />

prima dell'inse<strong>di</strong>amento dell'arciduca Fer<strong>di</strong>nand© nella carica <strong>di</strong> gover­<br />

natore, il plenipotenziario si porrà in modo attivo <strong>di</strong> fronte a molte que­<br />

stioni: già s'è accennato all'avvio <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> ecclesiastiche, al quale darà<br />

un contributo determinante. Si può aggiungere che egli, influenzato dai<br />

suoi segretari Castelli e Salvadori, riuscì a sostenere la posizione dei fer-<br />

mieri fino alla fine del decennio, impedendo che l'avversione nutrita da<br />

Giusti per la loro enorme potenza avesse il sopravvento. In campo anno­<br />

nario, infine, sostenne sempre con vigore una posizione autonoma e a<br />

122 Su Firmian fondamentali sono i lavori <strong>di</strong> E. Garms-Cornides, La destinazione<br />

del conte <strong>di</strong> Firmian a Milano: analisi <strong>di</strong> una scelta; Un trentino tra Impero, antichi stati<br />

italiani e Gran Bretagna: l'anglomane Carlo Firmian; Riflessi dell'illuminismo italiano<br />

nel riformismo asburgico: la formazione intellettuale del conte Carlo <strong>di</strong> Firmian. Cfr.<br />

anche le osservazioni <strong>di</strong> A. Wandruszka, Òsterreìch una Italien, pp. 61-65, e <strong>di</strong> C.<br />

Capra, Luigi Giusti, pp. 67 sgg., e La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 190-192.<br />

123 Le citazioni, riportate da C. Capra, Luigi Giusti, pp. 80 sgg., sono tratte da un<br />

rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa del 30 luglio 1762.<br />

124 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 192.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 165<br />

lungo prevalente su quella <strong>di</strong> Kaunitz, cercando <strong>di</strong> tenere il più possibile<br />

a freno le nuove tendenze liberistiche 125 .<br />

A questi stessi ambiti si rivolgerà l'impegno del plenipotenziario a<br />

<strong>Mantova</strong>, dove egli conserverà per tre lustri la carica <strong>di</strong> vicegovernatore,<br />

esercitandola dapprima con piena autorevolezza, poi attirandosi critiche<br />

via via più accese da parte ora del «pubblico», ora dei funzionari, ora<br />

degli ecclesiastici, ora perfino dei fermieri. All'energico operato che con­<br />

trad<strong>di</strong>stinse i suoi primi anni <strong>di</strong> plenipotenza si devono innanzitutto<br />

ascrivere i risultati raggiunti nei rapporti fra Stato e Chiesa all'interno<br />

della provincia. Gli anni Sessanta si aprirono infatti con una vivace con­<br />

troversia per il giuspatronato sul vescovato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, uno dei primi<br />

episo<strong>di</strong> della riscossa giuris<strong>di</strong>zionalista <strong>di</strong> Vienna contro il Papato, che si<br />

concluse nel 1764 con il riconoscimento del <strong>di</strong>ritto della duchessa <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> proporre una terna <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati e con l'impegno tacito della<br />

Santa Sede a nominare il primo in lista. Tale soluzione, per quanto com­<br />

promissoria, avrebbe permesso a Vienna nel 1770 <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>are a <strong>Mantova</strong><br />

il prelato austriaco Giovan Battista Pergen, favorevole alla politica giu-<br />

seppinistica e <strong>di</strong>sposto a collaborare con l'autorità politica per la riforma<br />

della chiesa locale 126 . Nel frattempo, nel 1769 avrebbe preso avvio anche<br />

a <strong>Mantova</strong> la concentrazione e la riduzione degli enti ecclesiastici, con le<br />

prime soppressioni <strong>di</strong> conventi e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni regolari, e la riorganizzazione<br />

<strong>delle</strong> parrocchie, in sintonia con quanto avveniva nel Milanese 127 . Grazie<br />

all'impegno <strong>di</strong> Firmian anche le istituzioni scolastiche e culturali entraro­<br />

no in una fase <strong>di</strong> intensa trasformazione nello stesso decennio, come si è<br />

già accennato, con l'avocazione all'autorità sovrana del vecchio ginnasio<br />

gesuitico, senz'altro un colpo non in<strong>di</strong>fferente alla Compagnia, molto<br />

potente a <strong>Mantova</strong>, e con la fondazione della celebre Accademia regia 128 .<br />

Un'ultima innovazione è opportuno ricordare qui, per rimandare invece<br />

125 Ivi.<br />

126 Su questa vicenda cfr. numerosi documenti in F. Maas, Der Josephinusmus.<br />

Quellen zu seiner Geschichte in Osterreich, voi. I, Ursprung una Wesen des ]osephini-<br />

smus. 1760-1769. Inoltre, C. Vivanti, Avvisaglie della politica "giuseppinistica" e il giu­<br />

spatronato sulla cattedrale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>; G. Annibaletti, // giuris<strong>di</strong>zionalismo asburgico e<br />

il giuspatronato sul vescovato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>: il contrasto degli anni 1762-64. Su Pergen, che<br />

muore nel 1807, C. Lamioni, Ideologia e pastorale nel carteggio tra Scipione de' Ricci e<br />

mons. G.B. Pergen vescovo <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, e, tangenzialmente, X. Toscani, II clero lombar­<br />

do dall'ancien regime alla restaurazione, che de<strong>di</strong>ca un capitolo a <strong>Mantova</strong>, pp. 269 sgg.<br />

127 Cfr. M. Vaini, La società mantovana <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>, pp. 17 sgg.<br />

128 Vd. sopra, p. 150. Sul «gesuitismo» imperante a <strong>Mantova</strong>, una lettera del 1790<br />

dell'intendente politico Giambattista Gherardo d'Arco al plenipotenziario Wilczek,<br />

citata da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 80.


166 CAPITOLO TERZO<br />

ai prossimi paragrafi la trattazione più ampia degli interventi in materia<br />

amministrativa, fiscale e finanziaria: l'istituzione del Tribunale aral<strong>di</strong>co<br />

nel 1768, che, mirando all'omologazione della nobiltà mantovana a quella<br />

imperiale, suscitò come si ricorderà vivaci contrasti fra le varie compo­<br />

nenti del ceto 129 .<br />

Pur con le <strong>di</strong>ssonanze che talvolta emersero fra le <strong>di</strong>rettive del Dipar­<br />

timento d'Italia, gli orientamenti <strong>di</strong> Firmian e l'attività dell'amministrazio­<br />

ne provinciale, gli anni Sessanta rappresentarono dunque anche per il<br />

<strong>Mantova</strong>no un'epoca <strong>di</strong> fermenti e <strong>di</strong> mutamenti, se non proprio <strong>di</strong> svolte<br />

decisive come accadeva a Milano 13 °. Per questo motivo, certamente, Carlo<br />

d'Arco è stato indotto a ripartire i primi novant'anni <strong>di</strong> governo asburgico<br />

nel <strong>Ducato</strong> «in tre epoche, giusto il modo <strong>di</strong>verso tenutovi <strong>di</strong> governare,<br />

cioè stazionario dapprima, progressivo <strong>di</strong>ppoi, infine retrogrado», e a<br />

identificare precisamente nel decennio in questione il passaggio alla fase<br />

ch'egli definisce «progressiva» 131 .<br />

3.7. IL DIFFICILE AVVIO DELLA NUOVA FERMA<br />

Non appena assunto il suo mandato, Firmian si trovò a gestire in<br />

prima persona la situazione incandescente che si era verificata a <strong>Mantova</strong><br />

all'indomani del passaggio <strong>delle</strong> ferme alla società Greppi 132 . Un compito<br />

nient'affatto facile, nel quale egli, pur continuando ad assicurare la sua<br />

protezione ai nuovi appaltatori, mostrò <strong>di</strong> sapersi muovere con equilibrio<br />

e con sensibilità verso i motivi del malcontento locale, inaugurando<br />

un'epoca <strong>di</strong> crescente attenzione <strong>delle</strong> autorità regie alle incongruenze del<br />

sistema fiscale.<br />

<strong>Il</strong> metodo «dell'esazione <strong>delle</strong> regie regalie introdotto in <strong>Mantova</strong> da'<br />

nuovi fermieri aveva talmente esacerbato l'animo <strong>di</strong> que' sud<strong>di</strong>ti - riferiva<br />

129 Vd. sopra, pp. 74-75.<br />

"° Su cui C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 179 sgg. Ricordo, in particolare,<br />

che proprio in questo periodo a Milano entrò in vigore il nuovo censimento e fu<br />

istituito, a conclusione <strong>di</strong> un drastico rinnovamento del personale amministrativo, il<br />

Supremo Consiglio d'economia, che doveva essere «non soltanto [...] un or<strong>di</strong>nario<br />

organo d'amministrazione, bensì anche l'organo propulsore <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>» (F. Valsec-<br />

chi, L'assolutismo illuminato, voi II, p. 167).<br />

131 C. d'Arco, Stu<strong>di</strong> intorno al Municipio <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, voi. V, p. 5.<br />

132 II Dipartimento d'Italia lasciò che il plenipotenziario se la sbrigasse da sé in<br />

quel frangente, essendo assorbito da altre pressanti questioni (si veda a conferma la<br />

corrispondenza <strong>di</strong> Kaunitz con Firmian del periodo, in HHSaW, LK, F. 155).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 167<br />

Firmian a conclusione del delicato intervento -, che m'è convenuto sentire<br />

infinite lagnanze, sono accadute <strong>delle</strong> animosità contro alcuni subalterni<br />

della ferma, si sono formati de' partiti, <strong>delle</strong> fazioni, e quel che molto<br />

importava, né il Magistrato, né la Giunta, perché nel maggior numero<br />

composto quello e questa <strong>di</strong> nazionali, dava a quelle ferme le provvidenze<br />

che abbisognavano» 133 . La gestione razionale introdotta dalla nuova im­<br />

presa sulla scorta <strong>di</strong> quanto era avvenuto nel Milanese, basata sull'appli­<br />

cazione rigorosa e integrale del sistema tributario vigente, comprese le<br />

parti cadute da tempo in <strong>di</strong>suso e a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> privilegi ed esenzioni<br />

sanciti dalla consuetu<strong>di</strong>ne, e affiancata da una lotta spietata al contrabban­<br />

do tramite un esercito <strong>di</strong> «battidori», aveva in effetti destato imme<strong>di</strong>ata­<br />

mente una fortissima reazione nel <strong>Mantova</strong>no. Parecchi furono gli episo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> violenza che videro fronteggiarsi i subalterni o i soldati della ferma da<br />

un lato e le comunità del contado dall'altro, secondo quanto ha constatato<br />

Vivanti. Questo stu<strong>di</strong>oso ha ricostruito fra l'altro la vicenda più clamoro­<br />

sa, una vera e propria sommossa che ebbe luogo nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Viadana<br />

nella primavera del 1761, allorché due comunità vollero <strong>di</strong>fendere la pro­<br />

pria esenzione da un monopolio regio che gli ussari della ferma impone­<br />

vano a forza 134 . «Nel <strong>Mantova</strong>no - osserva - non si forma [...] un'oppo­<br />

sizione "illuminata". Qui vi è soltanto l'avversione violenta <strong>di</strong> popolazioni<br />

che soffrono per un'organizzazione fiscale, predatrice, forse, come si la­<br />

menta, ma soprattutto <strong>di</strong>struttrice spietata <strong>delle</strong> infinite <strong>di</strong>versità, dei mille<br />

particolarismi stratificatisi nel corso eli secoli in questo paese».<br />

Se d'altronde le popolazioni risentivano maggiormente <strong>delle</strong> durezze<br />

degli esattori a causa del rialzo dei prezzi che si ebbe in quel decennio e<br />

se le comunità rurali furono spesso protagoniste <strong>di</strong> moti <strong>di</strong> protesta o <strong>di</strong><br />

controversie giu<strong>di</strong>ziarie con i fermieri, manifestando il loro <strong>di</strong>sagio con<br />

una lunga serie <strong>di</strong> suppliche alla sovrana (almeno sessantadue in tre anni),<br />

lo stesso Firmian osservava che «i clamori de malcontenti [...] si sono<br />

<strong>di</strong>ffusi in tutti i ceti <strong>di</strong> persone, fomentati anche dall'imprudenza e dalla<br />

malizia <strong>di</strong> alcuni» 135 . Ad<strong>di</strong>rittura gli risultava che «il fumento in buona<br />

153 Firmian al duca <strong>di</strong> Modena, 28 <strong>di</strong>cembre 1761, in ASMi, finanza p.a., b. 1124.<br />

154 C. Vivanti, La sommossa <strong>di</strong> Cicognara del 1761 contro l'introduzione della<br />

«Ferma». Sui nove anni della ferma Greppi e Mellerio, inoltre, Id., Le campagne del<br />

<strong>Mantova</strong>no, pp. 56-63. Da p. 58 è tratta la citazione seguente. Ora si può vedere anche<br />

S. Mori, La ferma Greppi, Mellerio e Pezzali a <strong>Mantova</strong> (1761-1769).<br />

155 Lettera <strong>di</strong> Firmian a Kaunitz, 20 ottobre 1761, riportata da C. Vivanti, Le<br />

campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 61. Sull'aumento dei prezzi nel <strong>Mantova</strong>no in questo<br />

periodo, del resto legato alla congiuntura europea, si veda C. Vivanti, 1 prezzi <strong>di</strong> alcuni<br />

prodotti agricoli a <strong>Mantova</strong> nella seconda metà del XVIII secolo.


168 CAPITOLO TERZO<br />

parte venga da Vienna», da dove, per opera della contessa Colloredo,<br />

nientemeno che una <strong>delle</strong> dame <strong>di</strong> compagnia dell'imperatrice la cui fami­<br />

glia si era stabilita a <strong>Mantova</strong>, «si tiene un regolato carteggio coi malcon­<br />

tenti della nuova Ferma e coi fautori <strong>di</strong> novità», mentre in città «si tengo­<br />

no combriccole, si fabbricano progetti, il consigliere Wellens - membro<br />

del Supremo Consiglio d'economia <strong>di</strong>slocato nella provincia - è uno dei<br />

capi, e per fine si spargono cento <strong>di</strong>cerie» 136 . Occorre dunque tener pre­<br />

sente lo sconvolgimento <strong>di</strong> consolidati equilibri sociali ed economici <strong>di</strong><br />

cui fu causa il passaggio dell'appalto generale a forestieri quanto mai de­<br />

terminati e organizzati. Tutti i notabili mantovani, nobili e citta<strong>di</strong>ni, si<br />

schierarono contro la ferma Greppi, mostrando <strong>di</strong> rimpiangere la passata<br />

conduzione «nazionale» a maggioranza ebraica, ed era evidente che lo<br />

stesso Magistrato, «impaziente della sopraintendenza del presidente della<br />

Silva», rimasto fedele al governo, fosse «più portato per i scaduti fermieri<br />

ebrei <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che a sostenere la presente Ferma in quello che è giu­<br />

sto, e che cerchi tutti i pretesti <strong>di</strong> accrescere presso il pubblico l'o<strong>di</strong>o<br />

verso i medesimi» 137 .<br />

Lo stesso plenipotenziario non aveva mancato <strong>di</strong> cogliere fin dal<br />

principio la vera origine <strong>di</strong> tali parzialità, osservando che il fermento in<br />

atto non poteva «aver tratta origine sennon dal timore che i nuovi fermieri<br />

volessero levare le abusive tolleranze della passata Ferma e ponere in<br />

rigorosa attività le regalie <strong>di</strong> V.M.; e da che i nuovi fermieri non avendo<br />

come gli ebrei in affitto la maggior parte <strong>delle</strong> terre <strong>di</strong> quella nobiltà, non<br />

avrebbero potuto per conseguenza usare quelle facilità, che gli ebrei ave­<br />

vano sin'allora praticate; alla quale persuasione non potevano non avervi<br />

contribuito vigorosamente gl'Ebrei stessi» 138 . Dunque le ragioni profonde<br />

136 Lettera a Kaunitz del 26 settembre 1761 (HkaW, Akten, R. 97). Sui Colloredo,<br />

M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, passim. Su Giovanni Alessandro Wel­<br />

lens, che rimase a <strong>Mantova</strong> anche dopo la soppressione del Supremo Consiglio d'eco­<br />

nomia come consigliere deputato per il commercio e che morì intorno al 1775, lascian­<br />

do in quella città il figlio Giuseppe a tentare anch'egli la carriera amministrativa, cfr.<br />

C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 225; inoltre, il ruolo del personale dell'aprile 1773,<br />

in ASMi, UTR p.a., b. 30, e il <strong>di</strong>spaccio 11 gennaio 1776, in HkaW, Akten, R. 83. Per<br />

altre notizie vd. oltre, p. 188, n. 202.<br />

137 Lettera del 26 settembre 1761 (vd. n. precedente).<br />

138 Lettera alla sovrana del 30 maggio 1761, in HkaW, Akten, R. 97. Questa<br />

<strong>di</strong>agnosi è riproposta con più chiarezza in una lunga relazione preparata da Greppi<br />

(minuta s.d. in ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, Capitoli 1759-<br />

61»): «Erano eglino - i mantovani - accostumati con li fermieri ebrei, i quali poco o<br />

nulla curavano le regalie <strong>di</strong> S.M. e solo attendevano a concentrare infra <strong>di</strong> loro tutto<br />

il comercio del <strong>Ducato</strong>. Non curavano le regalie con essere negligentissimi nell'esigenza


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 169<br />

dell'insofferenza stavano nel fatto che si era interrotto (e i ribelli non<br />

s'ingannavano) quel circuito politico-finanziario che da decenni teneva<br />

legate da interessi per lo più convergenti le due élite cristiana ed ebraica.<br />

Oltre ai nobili, manifestarono una violenta avversione ai nuovi fermieri le<br />

due principali categorie che fruivano dell'immunità fiscale, gli ecclesiastici,<br />

con il vescovo in testa, e i militari, a cominciare dal comandante della<br />

piazza barone Cavalieri 139 .<br />

Per facilitare l'avvio della nuova amministrazione e <strong>di</strong>rimere le future<br />

controversie, fu stabilita all'inizio del 1761 una regia Delegazione sopra gli<br />

affari della ferma generale, composta dal nuovo presidente della Giunta <strong>di</strong><br />

vicegoverno Silva, da Viva, da Tamburini e dal fiscale Bermudez. Fin dalle<br />

prime avvisaglie <strong>di</strong> fermento vennero inoltre inviati da Milano il questore<br />

Schreck e il fiscale Muttoni, sostenitori della ferma, per dar man forte a<br />

Silva, che si mostrava ancora troppo accomodante 140 . Alla fine <strong>di</strong> aprile<br />

intervenne alle sedute lo stesso Firmian.<br />

Oltre a considerare i casi specifici, si dovette provvedere all'esame<br />

<strong>delle</strong> tariffe. Di queste infatti non esisteva fino ad allora un testo unico e<br />

completo: alcune «trovavansi anticamente stampate», altre «manoscritte»,<br />

per altre si dovette spulciare negli archivi o rivolgersi ai precedenti gestori,<br />

il più premuroso dei quali esibì per i dazi locali <strong>delle</strong> traversie «un antico<br />

libro manoscritto, cautelato col bollo magistrale <strong>di</strong> Virgilio, e in alcune<br />

parti firmato dal fu presidente Calori nell'anno 1683» 141 . Per la prima<br />

volta l'incertezza della normativa in campo tributario era avvertita come<br />

limite da superare, innanzitutto per la volontà dei nuovi fermieri <strong>di</strong> spre­<br />

mere al massimo il sistema fiscale che veniva loro affittato. Inoltre la nuova<br />

politica <strong>di</strong> rigore non permetteva più <strong>di</strong> lasciar libero campo alla "giuri­<br />

sprudenza", se così si può <strong>di</strong>re, messa per l'ad<strong>di</strong>etro in atto dagli appal-<br />

de' dazi dalla nobiltà, e da soggetti [...]. Di queste loro facilità, che praticavano col<br />

rovesciamento de' regali <strong>di</strong>ritti, ne ritraevano però assai un strabocchevole compenso,<br />

per che prendendo essi, o facendo prendere per sottomesse persone le affittanze della<br />

principal e più cospicua parte de' fon<strong>di</strong> <strong>delle</strong> case nobili, per lo più con anticipazioni<br />

a gravoso interesse e con minorazione perciò del giusto corrispondente fitto, ne rica­<br />

vavano da queste vantaggi esorbitanti».<br />

139 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Carlo Mellerio a Greppi del 1 febbraio 1761, in ASMi,<br />

Greppi, b. 17, e altra <strong>di</strong> Marliani del 4 novembre 1765, ivi, b. 278.<br />

140 Firmian al duca <strong>di</strong> Modena, 20 marzo 1761, in ASMi, Finanza p.a., b. 1124.<br />

Inoltre lettera <strong>di</strong> Soresina a Greppi, 12 marzo 1761, e altra confidenziale del consultore<br />

<strong>di</strong> governo Amor <strong>di</strong> Soria, 31 marzo 1761, in ASMi, Greppi, b. 17.<br />

141 Ristretto degli appuntamenti fatti circa le tariffe de' dazi della città e ducato <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> da stamparsi per la nuova ferma generale, in ASMi, Finanza p.a., b. 1124.<br />

142 Lettera alla sovrana del 30 maggio 1761 (vd. n. 138).


170 CAPITOLO TERZO<br />

tatori nei confronti della normativa fiscale e <strong>delle</strong> tariffe, <strong>delle</strong> quali essi<br />

erano gli esclusivi depositari (a nulla, sappiamo, era valso in questo senso<br />

lo stratagemma dell'interessenza camerale). Ne è conferma lo stupore che<br />

a detta <strong>di</strong> Firmian suscitò fra i sud<strong>di</strong>ti il vedere pubblicate tutte assieme<br />

le tariffe, ch'erano sempre state in vigore, ma applicate dai precedenti<br />

fermieri «con qualche noncuranza» 142 .<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, vien da osservare tenendo conto <strong>di</strong> quanto<br />

detto più sopra, le vivaci proteste dei mantovani paiono più che giustifica­<br />

te. Come ha suggestivamente mostrato Jean-Claude Waquet nel suo più<br />

volte citato lavoro sulla Toscana tardo-me<strong>di</strong>cea, tutto il sistema fiscale e<br />

finanziario dello Stato d'antico regime si fondava sull'equilibro fra cogenza<br />

della norma e possibilità <strong>di</strong> un suo temperamento nella prassi. «Les testes<br />

normatifs - scrive - avaient assez de force pour jeter les fondements du<br />

systéme fiscal», ma «ils étaient impuissants, cependant, a en assurer par<br />

eux-memes le succés», parzialmente <strong>di</strong>sinnescati com'erano «par les cor-<br />

rectifs que les contribuables apportaient, au stade de l'assiette ou du recou-<br />

vrement, a la fiscalité toute théorique établie par les lois» 14} . Se questa può<br />

non parerci affatto una peculiarità dell'antico regime, se l'efficacia della<br />

chiave interpretativa proposta dallo stu<strong>di</strong>oso francese andrebbe verificata<br />

caso per caso, se infine i concetti <strong>di</strong> equilibrio e <strong>di</strong> stabilità non devono<br />

suggerire l'equivoco <strong>di</strong> una supposta armonia fra le varie componenti so­<br />

ciali, una lettura <strong>di</strong> questo tipo ci permette però <strong>di</strong> prender le <strong>di</strong>stanze da<br />

fuorvianti giu<strong>di</strong>zi sulla vali<strong>di</strong>tà intrinseca dei sistemi fiscali, per quanto<br />

arretrati. In altre parole, le proteste mantovane nascevano dal fatto che con<br />

la ferma Greppi veniva meno la possibilità <strong>di</strong> applicare i (necessari) «cor­<br />

rettivi» alla «fiscalità teorica», rendendo quest'ultima francamente insop­<br />

portabile. Ma mentre le comunità rurali, i nobili e i notabili mantovani<br />

aspiravano alla restaurazione del vecchio sistema <strong>di</strong> equilibrio, evidente­<br />

mente ben amministrato dagli impresari ebrei, il governo, non intendendo<br />

in alcun modo ingranare la retromarcia, fu quasi costretto a imboccare la<br />

strada della revisione della «fiscalità teorica», cioè del supporto normativo,<br />

dato che esso, non essendo più temperato dai correttivi, doveva esser reso<br />

altrimenti accettabile al paese. Sebbene questa riforma sia progre<strong>di</strong>ta in<br />

seguito molto lentamente e abbia conseguito risultati solo parziali nel<br />

145 J.-C. Waquet, Le Grand-duché de Toscane, p. 244. Così lamentava il fiscale<br />

Amizzoni, insofferente verso una mentalità che elevava questa pratica a principio: «II<br />

popolo e massime la nobiltà si esprime che li or<strong>di</strong>ni si devono da una parte eseguire<br />

e dall'altra si deve usare dal ministro la prudenza <strong>di</strong> mitigarli e raddolcirli» (lettera a<br />

Cristiani del 18 agosto 1754, in ASMi, UTR p.a., b. 231).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 171<br />

<strong>Mantova</strong>no (non si arrivò mai a una revisione sistematica <strong>delle</strong> tariffe, per<br />

esempio), alcuni importanti presupposti per rifondare il sistema fiscale<br />

anche sul fronte <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette verranno in tal modo assicurati.<br />

Ciò che né la lettura della fine dell'antico regime in termini <strong>di</strong> arre­<br />

tratezza o decadenza, né quella imperniata sul concetto <strong>di</strong> stabilità ora<br />

offertaci da Waquet sembrano poter illustrare esaurientemente è l'impat­<br />

to, o l'interazione se si vuole, che il sistema fiscale nella sua applicazione<br />

concreta esercitava sui <strong>di</strong>versi ceti e gruppi sociali. In questo senso la<br />

seconda linea interpretativa, che pure ha il merito <strong>di</strong> superare alcune<br />

pesanti pregiu<strong>di</strong>ziali della storiografia del dopoguerra nei confronti del­<br />

l'antico regime (si veda lo stesso lavoro, per quanto ricchissimo e tuttora<br />

fondamentale, <strong>di</strong> Vivanti sulle campagne mantovane), lascia luogo a grosse<br />

zone d'ombra, innanzitutto per quanto riguarda la relazione con la fisca­<br />

lità dei ceti subalterni. Viene da chiedersi, insomma, se i «correttivi» alla<br />

normativa fiscale rendessero questa sopportabile a tutti i ceti e a tutte le<br />

comunità o se invece ne temperassero le durezze a vantaggio <strong>di</strong> alcuni per<br />

accrescerle a danno <strong>di</strong> altri. Esistevano cioè dei fattori <strong>di</strong> perequazione<br />

anche nei sistemi "tra<strong>di</strong>zionali", anche prima che ci si preoccupasse <strong>di</strong><br />

ridurre drasticamente le aree <strong>di</strong> privilegio fiscale, oppure era lo stesso<br />

obiettivo della perequazione a essere del tutto eterogeneo rispetto a un'or­<br />

ganizzazione della società su basi, come si <strong>di</strong>ce, corporative? In che termi­<br />

ni e in quale misura, infine, le <strong>riforme</strong> del secondo Settecento realizzano<br />

una maggiore perequazione? Si tratta <strong>di</strong> interrogativi a cui attualmente<br />

non è possibile dare risposte esaurienti, ma da tenere comunque presenti.<br />

La vera novità della ferma Greppi a <strong>Mantova</strong>, per tornare al nostro<br />

<strong>di</strong>scorso, non risiedette dunque né nell'aumento del canone, né nella co­<br />

stituzione <strong>di</strong> una società unica d'appalto, che queste con<strong>di</strong>zioni si erano<br />

verificate già nel decennio precedente, ma piuttosto nel fatto che essa, con<br />

l'esautoramento del vecchio ceto <strong>di</strong> impresari locali, veri depositari <strong>delle</strong><br />

regalie e <strong>di</strong>spensatori dei correttivi <strong>di</strong> cui s'è detto, e con il ricorso a mezzi<br />

e tecniche più moderne <strong>di</strong> gestione, rese necessario un coinvolgimento<br />

crescente dell'autorità regia nel merito della struttura e <strong>delle</strong> strategie <strong>di</strong><br />

amministrazione <strong>delle</strong> imposte.<br />

Primo prodotto dell'operato della regia delegazione fu la stampa<br />

<strong>delle</strong> Tariffe generali della Città e Stato, riguardo alle quali ciò che richia­<br />

mò maggiormente l'attenzione fu l'arcaica sud<strong>di</strong>visione del <strong>Ducato</strong> nelle<br />

due province fiscali del <strong>Mantova</strong>no vecchio e del <strong>Mantova</strong>no nuovo, in<br />

base alla quale «le terre del <strong>Mantova</strong>no nuovo devono essere considerate<br />

come paesi esteri», e in generale la <strong>di</strong>sparità e la sperequazione dei tributi


172 CAPITOLO TERZO<br />

fra una zona o una comunità e l'altra 144 . Nel corso <strong>delle</strong> sessioni della<br />

delegazione con Firmian, particolare considerazione ricevettero poi i due<br />

cespiti ritenuti maggiormente responsabili dei <strong>di</strong>sagi <strong>delle</strong> comunità e<br />

<strong>delle</strong> fasce più umili, il dazio del minuto e il dazio macina, per entrambi<br />

i quali il plenipotenziario suggerì <strong>di</strong> negoziare con le singole comunità dei<br />

pagamenti forfettari 145 . Da quelle <strong>di</strong>scussioni scaturì alla fine dell'anno un<br />

e<strong>di</strong>tto mirante a regolamentare i rapporti fra la ferma e i contribuenti, con<br />

garanzia per i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> entrambe le parti. Venivano fra l'altro posti limiti<br />

all'azione contro il contrabbando, proibendo le perquisizioni in assenza<br />

dell'autorità regia e gli arresti, e stabilite punizioni per chiunque fomen­<br />

tasse <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni 146 .<br />

«Con tali misure - comunicava in conclusione Kaunitz all'imperatri­<br />

ce - si è così bene ristabilita la tranquillità e la concor<strong>di</strong>a in quel paese,<br />

che la Congregazione civica si portò formalmente a renderne le più vive<br />

grazie al conte <strong>di</strong> Firmian e gl'in<strong>di</strong>vidui della stessa Congregazione usaro­<br />

no molte onestà e pulitezze ai fermieri medesimi» 147 . Ma se effettivamen­<br />

te negli anni successivi non si verificheranno più episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> protesta vio­<br />

lenta, il malcontento contro la ferma persisterà, e non c'è da stupirsene.<br />

Esso sceglierà piuttosto le vie legali per manifestarsi, come testimoniano<br />

le numerose cause intentate da comunità e privati ai fermieri, nonché i<br />

memoriali e le oltre 530 suppliche che saranno sottoposte all'imperatore<br />

Giuseppe II <strong>di</strong> passaggio in Lombar<strong>di</strong>a nel 1769, <strong>delle</strong> quali quasi la<br />

metà concernono controversie e pendenze con la ferma generale 148 . Ma<br />

144 La tariffa a stampa del 1761 si trova fra l'altro in ASMi, Finanza p.a., b. 1124.<br />

145 Questa decisione non doveva certo andar a favorire i ceti più umili: ben<br />

sappiamo come molte comunità, prima della nuova legge censuaria e in parte anche<br />

dopo, fossero amministrate da pochi gran<strong>di</strong> possessori a proprio beneficio. Ma nuova<br />

è l'attenzione che i ministri regi de<strong>di</strong>cano a questi aspetti.<br />

146 L'e<strong>di</strong>tto, datato 15 <strong>di</strong>cembre 1761, si trova in ASMi, Finanza p.a., b. 1124,<br />

come anche gli appuntamenti della delegazione fra marzo e <strong>di</strong>cembre. Firmian presen­<br />

ziò alla fine <strong>di</strong> aprile e a cavallo fra novembre e <strong>di</strong>cembre.<br />

147 Rapporto del 9 febbraio 1762, in HkaW, Akten, R. 97. Ai fermieri, invece, le<br />

misure stabilite parvero deboli (cfr. le lettere <strong>di</strong> Soresina del 26 febbraio e <strong>di</strong> Pellegrini<br />

del 2 marzo 1761, in ASMi, Greppi, b. 17).<br />

148 Per le cause, vd. i fascicoli in ASMi, Finanza p.a., b. 1124. Vari memoriali<br />

furono sottoposti all'imperatore dal marchese Andreasi (ivi, b. 1125), fra cui uno sulla<br />

ferma, che, pur auspicando un maggior controllo regio sulle finanze, si <strong>di</strong>chiarava<br />

contrario all'amministrazione economica e favorevole all'appalto singolo dei dazi. I<br />

regesti <strong>delle</strong> oltre 500 suppliche a Giuseppe II si trovano rilegati in volume in ASMi,<br />

Potenze sovrane, b. 67, insieme al volume <strong>delle</strong> decisioni della Corte, rese operanti con<br />

<strong>di</strong>spaccio 10 <strong>di</strong>cembre 1769. Dei 530 ricorsi, 1/5 circa riguardava materie <strong>di</strong> grazia e<br />

giustizia civile e penale, un po' meno <strong>di</strong> 1/10 richieste <strong>di</strong> pensioni, sussi<strong>di</strong>, elemosine


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 173<br />

dovrà anche confrontarsi con la crescente influenza che i fermieri sapran­<br />

no costruirsi, in vari ambiti della società e dell'amministrazione mantova­<br />

na, con il paziente lavoro <strong>di</strong> tessitura <strong>di</strong> relazioni, oltre che <strong>di</strong> consolida­<br />

mento <strong>delle</strong> proprie basi economiche, nel quale Antonio Greppi si è rive­<br />

lato maestro.<br />

3.8. IL RIASSETTO DEI VERTICI AMMINISTRATIVI<br />

I mutamenti al vertice del governo lombardo, dopo l'assunzione della<br />

plenipotenza da parte <strong>di</strong> Firmian, furono completati con la creazione della<br />

nuova carica <strong>di</strong> consultore <strong>di</strong> governo, istuita per affiancare al plenipoten­<br />

ziario un uomo che conoscesse a fondo la realtà locale, in seguito all'abo­<br />

lizione <strong>di</strong> quella storica <strong>di</strong> gran cancelliere, rimasta vacante con la morte<br />

<strong>di</strong> Cristiani. Può essere utile rilevare che i consultori <strong>di</strong> governo furono<br />

tutti muniti <strong>di</strong> un'esperienza <strong>di</strong>retta anche dell'amministrazione mantova­<br />

na, svolta sempre in posizioni <strong>di</strong> spicco. Emanuele Amor <strong>di</strong> Scria, che la<br />

ricoprì per primo fra il 1759 e il 1761, era stato reggente per <strong>Mantova</strong> nel<br />

Consiglio d'Italia e precedentemente capo per breve tempo della curia<br />

senatoria mantovana, come si ricorderà 149 . Trascorso un anno dalla sua<br />

morte gli successe come consultore Paolo della Silva, il quale proveniva<br />

proprio da <strong>Mantova</strong>.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un dato <strong>di</strong> cui occorre tener conto, insieme a quello della<br />

presenza <strong>di</strong> Giusti a Vienna, per interpretare più correttamente le scelte<br />

e arretrati <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o, 1/10 domande inerenti ad attività economiche, ma per lo più<br />

nell'ambito dell'annona, della panificazione, della gestione <strong>di</strong> privative regie, un buon<br />

5% richieste d'impiego nella regia amministrazione o nel militare. <strong>Il</strong> decimo restante<br />

erano richieste <strong>di</strong> conferma <strong>di</strong> privilegi ed esenzioni, <strong>di</strong> benefici e cariche ecclesiastiche<br />

<strong>di</strong> regio giuspatronato, domande <strong>di</strong> risarcimento o <strong>di</strong> pagamenti arretrati da parte della<br />

Camera, istanze relative alle <strong>di</strong>gagne e all'uso <strong>delle</strong> acque. Vi sono infine una richiesta<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e una <strong>di</strong> un titolo nobiliare. Una supplica contro la ferma che può valere<br />

da esempio è riportata da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 102 sgg.<br />

149 Cfr. una lettera <strong>di</strong> Sylva Tarouca del 23 marzo 1750 (ASMi, UTR p.a., b. 46),<br />

in cui si rileva «la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare un soggetto nativo <strong>di</strong> questo <strong>Ducato</strong>, atto a<br />

sostenere simile carica e ad esercitarne degnamente le funzioni», fatta eccezione per<br />

Leone Peyri, che però non poteva essere <strong>di</strong>stolto dal suo incarico. Amor era stato scelto<br />

perché aveva operato per qualche tempo nel <strong>Mantova</strong>no in sostituzione <strong>di</strong> Biscossa (vd.<br />

sopra, p. 84), per passare poi nel novembre 1749 nella Giunta del censimento milanese.<br />

A Vienna egli aveva continuato a sostenere le posizioni <strong>di</strong> Pompeo Neri a fronte <strong>di</strong><br />

quelle <strong>di</strong> Cristiani, mostrando <strong>di</strong> appartenere a pieno titolo alla «prima avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

una nuova "alta burocrazia"» (C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca., p. 160, n. 13). Sulla<br />

sua nomina a consultore, del 22 febbraio 1759, vd. ivi, pp. 192-194.


174 CAPITOLO TERZO<br />

e gli interventi nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> questi anni, <strong>di</strong> cui Firmian fu soltanto uno<br />

dei promotori in mezzo a un gruppo <strong>di</strong> alti funzionari dotati <strong>di</strong> una fami-<br />

gliarità molto maggiore della sua con questa provincia lombarda. Un altro<br />

dato da non trascurare, come ho detto, è il con<strong>di</strong>zionamento che gli inte­<br />

ressi <strong>di</strong> Greppi riusciranno a esercitare sulle decisioni riguardanti gli or­<br />

ganici degli uffici mantovani: a questo proposito si può ad<strong>di</strong>rittura affer­<br />

mare che gli schieramenti all'interno dell'amministrazione del <strong>Ducato</strong> si<br />

riorientino in quegli anni proprio in relazione all'amicizia o all'ostilità alla<br />

ferma, che costituisce senz'altro il fenomeno più ricco <strong>di</strong> implicazioni e <strong>di</strong><br />

conseguenze del decennio.<br />

Dopo l'arrivo <strong>di</strong> Firmian, nel giro <strong>di</strong> qualche anno ebbe luogo un<br />

rinnovamento pressoché completo sia dei vertici che dei quadri della<br />

burocrazia locale. Morto Leone Peyri nella primavera del 1760, gli fu<br />

sostituito come presidente del Consiglio <strong>di</strong> giustizia e capo della Giunta<br />

<strong>di</strong> vicegoverno Paolo della Silva 15°. Questi sarebbe rimasto però a Manto-<br />

va soltanto un triennio, senza aver modo <strong>di</strong> mettere compiutamente a<br />

frutto le competenze, soprattutto legali, per le quali avrebbe meritato poi<br />

una rapida promozione ai vertici dell'amministrazione lombarda. Egli si<br />

<strong>di</strong>stinse piuttosto, in un momento <strong>di</strong> particolare turbolenza quale quello<br />

dell'avvio della ferma, per il suo atteggiamento pacato e alieno da faziosità,<br />

non facile «a ricevere sinistre impressioni, ma bensì circospetto» 151 . <strong>Il</strong> suo<br />

carteggio con Firmian evidenzia inoltre una maggiore formalizzazione dei<br />

rapporti d'ufficio rispetto al passato, dunque una più stretta subor<strong>di</strong>nazio-<br />

no Stiva (della) Paolo - Conte; ossolano <strong>di</strong> nascita e <strong>di</strong> famiglia, fu vicario <strong>di</strong><br />

provvisione a Milano nel 1741 e nel 1748, avvocato fiscale nel 1749, capitano <strong>di</strong> giu­<br />

stizia nel 1755. Divenuto l'anno successivo senatore, fu subito <strong>di</strong>staccato, com'era<br />

destino dei membri più giovani del tribunale milanese, alla podesteria <strong>di</strong> Cremona, da<br />

dove fu poi trasferito a <strong>Mantova</strong>, a capo del Consiglio <strong>di</strong> giustizia, nel 1760. Dopo la<br />

parentesi mantovana, forse per la sua intimità con Firmian e certamente per la persua­<br />

sione che si nutriva a Vienna che egli, «tuttoché nazionale, abbia quella forza <strong>di</strong> spirito<br />

e quel fondo <strong>di</strong> vera onestà che si richiegono per esser superiori a tutti gli attaccamenti<br />

e le contemplazioni» (cit. da A. Visconti, Don Paolo della Silva, consultore <strong>di</strong> governo<br />

e storico del <strong>di</strong>ritto], fu consultore <strong>di</strong> governo fino alla pensione, nel 1782. Morì ultra­<br />

novantenne nel 1789. Cfr. F. Arese, Le supreme cariche, p. 53. La nomina a consultore<br />

<strong>di</strong> governo è del 25 aprile 1763 (cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 193). Si veda<br />

inoltre, per un breve profilo, A. Visconti, Don Paolo della Silva, dove sono sottolineate<br />

del personaggio soprattutto l'eru<strong>di</strong>ziene e la competenza in campo giuri<strong>di</strong>co.<br />

151 Tamburini a Firmian, 24 agosto 1760, in ASMi, UTR p.a., b. 232. <strong>Il</strong> carteggio<br />

ufficiale Firmian-della Silva sta sempre ivi. La scarsa inclinazione del ministro alle<br />

parzialità è confermata dal fatto che, sebbene fosse noto il suo impegno per sedare il<br />

malcontento contro la ferma, i fermieri lo giu<strong>di</strong>cavano poco <strong>di</strong>sponibile alle loro richie­<br />

ste (cfr. le lettere <strong>di</strong> Soresina a Greppi del 9 e 12 marzo 1761, in ASMi, Greppi, b. 17).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 175<br />

ne all'autorità <strong>di</strong> vertice, e un'attenzione più marcata alle questioni <strong>di</strong><br />

giustizia e polizia e alle competenze <strong>di</strong>rettamente attinenti al governo,<br />

come la provvista <strong>di</strong> cariche e benefici, aspetti che sono da porre in rela­<br />

zione all'evoluzione in senso burocratico dell'attività amministrativa 152 .<br />

A succedere a Silva nell'estate del 1763 fu chiamato il siciliano Gae-<br />

tano Perlongo 155 , parente del Francesco ch'era stato gran cancelliere ai<br />

tempi <strong>di</strong> Traun e protagonista <strong>di</strong> una lunga carriera nell'amministrazione<br />

giu<strong>di</strong>ziaria che lo aveva visto da ultimo senatore a Milano. Con questa<br />

promozione si intendeva evidentemente collocare a <strong>Mantova</strong> un uomo<br />

degno del predecessore nella «provata fedeltà alle <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> Vienna» 154 .<br />

Negli otto anni <strong>di</strong> presidenza a <strong>Mantova</strong> Perlongo si sarebbe mostrato<br />

decisamente meno conciliante del Silva verso i fermieri, per i quali ebbe<br />

spesso atteggiamenti ostili e intransigenti. Inoltre, sarebbe entrato imme­<br />

<strong>di</strong>atamente in attrito e in competizione con il nuovo capo del tribunale<br />

camerale Waters, il quale cercava <strong>di</strong> svincolarsi dalla subor<strong>di</strong>nazione alla<br />

Giunta <strong>di</strong> vicegoverno e <strong>di</strong> aprire un contatto <strong>di</strong>retto con il governo mi­<br />

lanese 155 .<br />

Molto <strong>di</strong>battuto fu sempre nei primi anni Sessanta l'avvicendamento<br />

alla presidenza del Magistrato camerale. In carica da ben <strong>di</strong>ciassette anni,<br />

152 Sulla formalizzazione <strong>delle</strong> competenze e dei rapporti fra uffici, C. Mozzarelli,<br />

Per la storia del pubblico impiego nello stato moderno: il caso della Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

p. 20.<br />

'" Perlongo Gaetano - Nato a Napoli nel 1698, giureconsulto <strong>di</strong> origine siciliana,<br />

aveva iniziato la carriera a Napoli come giu<strong>di</strong>ce nella Corte della vicaria, per proseguire<br />

a Piacenza nel 1738 in qualità <strong>di</strong> avvocato fiscale, poi <strong>di</strong> consigliere <strong>di</strong> giustizia. Rac­<br />

comandato da Traun in occasione della morte del più anziano fratello Francesco, gran<br />

cancelliere a Milano, <strong>di</strong>venne questore nel Magistrato straor<strong>di</strong>nario nel 1744, poi que­<br />

store camerale nel 1749. Entrò come consigliere al posto <strong>di</strong> Camillo Piombanti nella<br />

Giunta censuaria milanese al principio del 1754, rimanendovi fino allo scioglimento nel<br />

1757. Ottenuta la promozione al Senato nel 1762, presiederà il Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> dal 1763 alla collocazione a riposo alla fine del 1771. Nel 1768 è nominato<br />

consigliere intimo attuale <strong>di</strong> Stato (cfr. F. Arese, Le supreme cariche, p. 61; C. Capra,<br />

La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 161 e 220; una lettera <strong>di</strong> Traun al Supremo Consiglio<br />

d'Italia del 19 agosto 1738, in HHSaW, LK, F. 78; per la nomina a presidente del<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia, una lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 24 giugno 1762, ivi, F. 156.).<br />

154 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 220.<br />

151 Cfr. le lettere <strong>di</strong> Perlongo al Dipartimento d'Italia del 7 e 17 giugno 1764, in<br />

HHSaW, MK, F. 28. Inoltre, sempre sull'attrito con Waters, le lettere <strong>di</strong> Firmian del<br />

23 agosto e 10 settembre 1763, in ASMi, UTR p.a., b. 233; la lettera <strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>no<br />

Barbieri del 19 ottobre 1765, in ASMi, Greppi, b. 278; la lettera <strong>di</strong> Waters a Firmian<br />

del 15 gennaio 1764, in ASMn, AG, b. 3112. Sui rapporti <strong>di</strong> Perlongo con la ferma,<br />

lettera <strong>di</strong> Salvadori del 5 giugno 1764 (ASMi, Greppi, b. 30) e <strong>di</strong> Marliani del 5, 8 e<br />

12 <strong>di</strong>cembre 1765 (ivi, b. 278).


176 CAPITOLO TERZO<br />

Giulio Viva era morto nell'aprile 1762, con una reputazione già da tempo<br />

oscurata dai sospetti <strong>di</strong> connivenza con gli impresari ebrei nel fallimento<br />

Petrucci, emersi a suo carico durante la plenipotenza Cristiani. Un dub­<br />

bio che ricevette poi inequivocabili conferme con il passaggio <strong>delle</strong> ferme<br />

alla società Greppi, la quale trovò ben presto nel presidente camerale uno<br />

dei più scoperti awersari 156 . Ma, a parte i suoi rapporti con la finanza<br />

ebraica, la capacità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione del Viva fra l'interesse regio e quello<br />

locale, tanto apprezzata all'epoca <strong>di</strong> Pallavicini, si era poi tramutata agli<br />

occhi <strong>delle</strong> autorità asburgiche in debolezza e ad<strong>di</strong>rittura in scarsa affida­<br />

bilità 157 .<br />

<strong>Il</strong> can<strong>di</strong>dato favorito per la successione sembrava essere il questore<br />

Tamburini, che godeva della protezione <strong>di</strong> Firmian 158 . Questi ne aveva<br />

fatto il proprio punto <strong>di</strong> riferimento a <strong>Mantova</strong> all'indomani dell'inse<strong>di</strong>a­<br />

mento, intraprendendo con lui una fitta corrispondenza riservata, nono­<br />

stante Peyri fosse ancora attivo e l'intera Giunta <strong>di</strong> vicegoverno fosse stata<br />

riconfermata 159 . Lo scambio epistolare, nel quale non sono rare da parte<br />

<strong>di</strong> Tamburini le critiche ai <strong>di</strong>rigenti locali e i suggerimenti, accettati <strong>di</strong><br />

buon grado dal plenipotenziario quando non ricercati espressamente,<br />

durò almeno fino all'arrivo a <strong>Mantova</strong> del Silva ed ebbe per oggetto molte<br />

questioni importanti, a partire dalla nota controversia con Roma per la<br />

nomina del vescovo 160 .<br />

Ma il questore, nonostante aspirasse da anni a «entrare nel <strong>di</strong>rettivo»,<br />

156 Mellerio a Greppi, 11 aprile 1761, in ASMi, Greppi, b. 17.<br />

15/ Cfr. le lettere <strong>di</strong> Tamburini a Firmian del 31 maggio, 2 e 12 giugno 1760, in<br />

ASMi, UTR p.a., b. 232, in merito a una questione riguardante l'annona sulla quale<br />

ritorneremo. Inoltre la lettera <strong>di</strong> Damiani a Greppi del 25 giugno 1762, in ASMi,<br />

Greppi, b. 21, in cui si <strong>di</strong>ce che a Firmian era stato chiesto <strong>di</strong> indagare sulla condotta<br />

<strong>di</strong> Viva. In una lettera al plenipotenziario (17 giugno 1762, in HHSaW, LK, F. 156),<br />

Kaunitz parlava più esplicitamente del forte sospetto che durante la presidenza <strong>di</strong> Viva,<br />

«che teneva tutto l'arcano», fossero state commesse nell'amministrazione dei fon<strong>di</strong><br />

camerali e pubblici «<strong>delle</strong> enormi <strong>di</strong>ssipazioni, usurpazioni e rubberie».<br />

158 Vd. ancora ivi. È probabile che Firmian avesse familiarità con Tamburini per<br />

via della comune origine trentina. <strong>Il</strong> questore era oltrettutto sposato con una <strong>di</strong>scenden­<br />

te della potente famiglia Alberti (lettera <strong>di</strong> Leone Peyri al governo, 24 aprile 1759, in<br />

ASMn, AG, b. 3112). Sul Trentino nel Settecento, A. Stella, I principati vescovili <strong>di</strong><br />

Trento e Bressanone, e C. Donati, Ecclesiastici e laici nel Trentino del Settecento (1748-<br />

1763). L'immigrazione <strong>di</strong> trentini a <strong>Mantova</strong> e la loro immissione nella burocrazia regia<br />

è un dato ricorrente nel Settecento, che sarebbe interessante indagare (ricordo il caso<br />

dei due Sartorio, padre e figlio, <strong>di</strong> Tamburini, della famiglia d'Arco).<br />

159 Questo carteggio si trova in ASMi, UTR p.a., bb. 231 e 232.<br />

160 Tamburini si interessò all'annona, a una migliore organizzazione dell'assisten­<br />

za agli orfani e ai poveri, alla possibilità <strong>di</strong> sottrarre la gestione della nuova Università


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 177<br />

non era incline alla <strong>di</strong>plomazia. Al contrario, non appena si rese conto<br />

dell'impopolarità <strong>di</strong> cui la ferma Greppi si era coperta a <strong>Mantova</strong>, le si<br />

schierò apertamente contro, <strong>di</strong>venendone in breve tempo il più violento<br />

avversario 161 . I fermieri, che avevano sperato in principio <strong>di</strong> averlo dalla<br />

propria parte, misero allora in moto tutti i loro agenti per bloccare la sua<br />

promozione <strong>di</strong>rettamente a Vienna, affinchè fosse nominato al suo posto<br />

un loro can<strong>di</strong>dato 162 . Essi in<strong>di</strong>carono a Kaunitz due nomi, quello del de­<br />

legato regio presso la Camera del principato <strong>di</strong> Bozzolo, il barone Dome­<br />

nico Montani, e quello del consigliere Waters 163 . Dopo parecchie esitazio­<br />

ni, dovute alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> «rinvenire un uomo veramente capace a poter<br />

sostenere con <strong>di</strong>gnità tale carica» quando tutti i can<strong>di</strong>dati mostravano<br />

punti deboli (si pensò ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> istituire una più agile Sovrintendenza<br />

alle finanze invece <strong>di</strong> nominare il nuovo presidente camerale), la volontà<br />

<strong>di</strong> Greppi fu assecondata e Waters ebbe la meglio 164 .<br />

<strong>Il</strong> prescelto era forestiero, il che non guastava, e aveva dato «buona<br />

prova del suo sapere, della sua probità e del suo <strong>di</strong>sinteresse» in occasione<br />

<strong>di</strong> «varie riservate incombenze» che gli erano state affidate, ma neanche<br />

ora che assurgeva nientemeno che alla presidenza camerale pareva elevar­<br />

si, nel giu<strong>di</strong>zio dei suoi superiori, al <strong>di</strong> sopra della «classe de' me<strong>di</strong>ocri»<br />

nella quale a suo tempo l'aveva incluso Pallavicini, in compagnia degli altri<br />

questori 165 . Ciononostante, o forse proprio in ragione <strong>di</strong> questa me<strong>di</strong>ocri­<br />

tà, Waters procedette nella carriera lentamente ma inesorabilmente, giun-<br />

degli stu<strong>di</strong> ai gesuiti, allo smantellamento della Casa <strong>di</strong> commercio (cfr. Tamburini a<br />

Firmian, 17 e 28 luglio, 13 ottobre 1760, ivi, b. 232).<br />

161 Cfr. per esempio le lettere <strong>di</strong> Soresina del 26 marzo e 2 aprile, in ASMi,<br />

Greppi, b. 17, e <strong>di</strong> Melzi del 21 marzo 1762, ivi, b. 20. Inoltre C. Vivanti, Le campagne<br />

del <strong>Mantova</strong>no, p. 58. Sulle aspirazioni attribuite a Tamburini dai colleghi, vd. la sua<br />

lettera a Cristiani del 21 luglio 1754, in ASMi, UTR p.a., b. 231.<br />

162 Vd. le lettere <strong>di</strong> Soresina del 22 e 29 aprile 1762, in ASMi, Greppi, b. 21. Per<br />

le speranze iniziali, Costantino Loria (25 gennaio 1761), ivi, b. 17.<br />

163 Soresina a Greppi, 21 giugno 1762, ivi, b. 21. Montani, su cui vd. oltre, p. 239,<br />

aveva attivamente cercato l'appoggio <strong>di</strong> Greppi, raccomandandosi al regolatore della<br />

ferma <strong>di</strong> Bozzolo, Mazzolini (lettera <strong>di</strong> Montani dell'8 aprile 1762, ivi, b. 20, e <strong>di</strong><br />

Mazzolini del 12 e 15 aprile, ivi, b. 21).<br />

1M Sull'idea della Sovrintendenza, Castelli a Greppi, aprile 1762, ivi. Sulla <strong>di</strong>ffi­<br />

coltà <strong>di</strong> trovare un uomo adatto alla carica, Damiani, 25 giugno 1762 (vd. n. 157). Per<br />

la nomina <strong>di</strong> Waters, una lettera a lui <strong>di</strong> Kaunitz datata 28 giugno 1762, in HkaW,<br />

Akten, R. 83.<br />

165 Pallavicini a Harrach, 3 agosto 1750, in ASBo, AP, III, b. 20. Le parole <strong>di</strong> lode<br />

sono invece <strong>di</strong> Firmian in una lettera al duca <strong>di</strong> Modena del 25 aprile 1762, in HkaW,<br />

Akten, R. 83. Cfr. inoltre la relazione <strong>di</strong> Kaunitz a S.M. del 17 giugno 1762, ivi.


178 CAPITOLO TERZO<br />

gendo a compiere nell'arco <strong>di</strong> quarantasette anni l'intero iter, sia nel Ma­<br />

gistrato, che nel Consiglio <strong>di</strong> giustizia, del quale avrebbe ottenuto la pre­<br />

sidenza nel 1771 a coronamento della sua vita professionale 166 .<br />

A proposito <strong>di</strong> quest'ultima si può osservare che le linee del suo<br />

sviluppo corrispondono ancora perfettamente al cursus honorum descritto<br />

da Mozzarelli per l'età precedente le <strong>riforme</strong>, il quale si <strong>di</strong>panava secondo<br />

un ben preciso or<strong>di</strong>ne fra le varie magistrature e il Senato, concludendosi<br />

nel migliore dei casi con la presidenza <strong>di</strong> quest'ultimo 167 . Caratteristica <strong>di</strong><br />

questa impostazione della carriera amministrativa era la mancanza <strong>di</strong> spe­<br />

cializzazione funzionale e la conseguente possibilità degli impiegati <strong>di</strong> alto<br />

livello <strong>di</strong> ricoprire cariche anche molto <strong>di</strong>verse fra loro, utilizzando sem­<br />

pre le stesse competenze <strong>di</strong> base, per lo più giuri<strong>di</strong>che. Questo profilo<br />

professionale scarsamente tecnico sarà, sia detto qui in via d'anticipazio­<br />

ne, il motivo per cui Waters verrà messo da parte proprio allorché anche<br />

a <strong>Mantova</strong> si avvierà decisamente un nuovo corso nell'amministrazione,<br />

con la riforma del 1771. A quel punto, infatti, egli non potrà più occupar­<br />

si <strong>di</strong> materie economico-finanziarie e sarà confinato nell'unico organo per<br />

cui la sua formazione è considerata adeguata, cioè nel Consiglio <strong>di</strong> giu­<br />

stizia.<br />

Date queste premesse, per concludere, la presenza del barone au­<br />

striaco alla testa del tribunale camerale negli anni Sessanta, legata oltret-<br />

tutto più all'interesse dei fermieri e alla con<strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong> Vienna, che a<br />

spiccate qualità personali, non può non apparire un segno e fors'anche<br />

un fattore <strong>di</strong> conservazione, o, come si suoi <strong>di</strong>re oggi, <strong>di</strong> persistenza.<br />

Tuttavia anch'egli dovette fare i conti con quel potente catalizzatore <strong>di</strong><br />

innovazione che fu la stessa ferma e in relazione a ciò <strong>di</strong>ede prova <strong>di</strong><br />

166 Waters Giorgio Carlo - Nasce a Vienna prima del 1700 da famiglia <strong>di</strong> origine<br />

scozzese. <strong>Il</strong> padre, uomo d'arme al servizio degli Asburgo, morì nel 1703 in Ungheria,<br />

<strong>di</strong>fendendo la fortezza <strong>di</strong> Szolnok <strong>di</strong> cui era comandante. Terminati gli stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci,<br />

Giorgio ottenne un posto <strong>di</strong> avvocato fiscale nella curia senatoria <strong>di</strong> Pavia. Nel 1726<br />

<strong>di</strong>venne podestà a Varese, nel 1728 a Como, nel 1730 a Tortona. Nel 1733 rientrò a<br />

Vienna per attendere agli affari famigliati e vi si trattenne fino al 1737, quando fu<br />

trasferito a <strong>Mantova</strong> come questore nella Dirczione <strong>delle</strong> finanze. Rimasto inoperoso<br />

nel quinquennio dell'aggregazione, fu riassunto nel Magistrato nel 1750. Fu poi consi­<br />

gliere <strong>di</strong> giustizia fra il 1753 e il 1762, presidente del Magistrato per un decennio, fra<br />

1762 e 1771, e presidente del Consiglio <strong>di</strong> giustizia per un altro decennio, fino al<br />

pensionamento, nel 1783. Già barone, ottenne da Maria Teresa nel 1772 il titolo <strong>di</strong><br />

conte <strong>di</strong> Waterstown, Muchbrony e Currenfeddy. Fonti: fascicoli personali in ASMn,<br />

AG, b. 3441; ivi, Aral<strong>di</strong>ca, b. 3711; ASMi, UTR p.a., bb. 28, 29, 29bis; ivi, UG p.a., bb.<br />

89, 142, 315, 326; HkaW, Akten, R. 83.<br />

167 C. Mozzarelli, Per la storia del pubblico impiego, pp. 10-13.


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 179<br />

capacità non <strong>di</strong>sprezzabili. Seppe infatti offrire contributi vali<strong>di</strong> e perso­<br />

nali alle prime indagini sul rapporto fra fiscalità ed economia nel paese e<br />

giocò un ruolo importante nel passaggio all'amministrazione <strong>di</strong>retta <strong>delle</strong><br />

regalie, mostrando <strong>di</strong> non essere affatto un semplice burattino manovrato<br />

dai fermieri, ma <strong>di</strong> poter assumere con fermezza posizioni scomode e<br />

talora rischiose 108 .<br />

La promozione <strong>di</strong> Waters mise in moto una serie <strong>di</strong> scatti <strong>di</strong> carriera<br />

in tutto l'organico. <strong>Il</strong> questore Tamburini, sconfitto, passò al Consiglio <strong>di</strong><br />

giustizia, lasciando a sua volta il posto al marchese mantovano Alessandro<br />

Sor<strong>di</strong> 169 . Questi, allora semplice pretore forense, era protetto dal Silva e<br />

gra<strong>di</strong>to anche a Kaunitz, che l'aveva ad<strong>di</strong>rittura voluto inserire nella tema<br />

per la presidenza del Magistrato al posto <strong>di</strong> Domenico Montani, poiché,<br />

oltre a esser «capo <strong>di</strong> una <strong>delle</strong> più benestanti famiglie <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» e aver<br />

recentemente perduto un fratello in battaglia «in servigio <strong>di</strong> V.M.», era<br />

stato fra i pochi nobili a rispondere volenterosamente all'invito loro rivolto<br />

«<strong>di</strong> abilitarsi al ministero», accettando <strong>di</strong> «correre la ruota <strong>delle</strong> pretu­<br />

re» 170 . Questa preoccupazione per la crescita <strong>di</strong> una nuova nobiltà <strong>di</strong><br />

servizio mantovana non era occasionale, ma in<strong>di</strong>rizzò costantemente le<br />

scelte del cancelliere: la stessa volontà sua <strong>di</strong> conservare a <strong>Mantova</strong> una<br />

struttura collegiale complessa come quella del Magistrato camerale in luo­<br />

go <strong>di</strong> più agili uffici verticalizzati era in buona parte giustificata a suo <strong>di</strong>re<br />

dalla necessità <strong>di</strong> offrire alla nobiltà locale la possibilità <strong>di</strong> accedere alla<br />

carriera amministrativa 171 . Le con<strong>di</strong>zioni affinchè ciò accadesse non sussi-<br />

168 Vd. oltre, pp. 197 sgg.<br />

169 Sor<strong>di</strong> Alessandro (m.se) - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1734, laureato in legge nel<br />

1752, quin<strong>di</strong> pretore a Ostiglia. Nel 1762 questore nel Magistrato; dal 1771 consigliere<br />

<strong>di</strong> giustizia e dal 1776 anche presidente della Congregazione civica. È posto a riposo<br />

nel marzo 1786 (C. d'Arco, Famiglie mantovane, voi. VII, fase. 15; fascicoli personali<br />

in ASMi, Uffici giu<strong>di</strong>ziari p.a., b. 144, e ASMi, UTR p.a., b. 793; lettera <strong>di</strong> Kaunitz al<br />

plenipotenziario Wilczek del 20 marzo 1786, in HHSaW, LK, F. 197). <strong>Il</strong> titolo nobi­<br />

liare <strong>di</strong> Sor<strong>di</strong> non deve trarre in inganno: si trattava <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> ricchi commer­<br />

cianti, nobilitati dagli Asburgo negli anni Quaranta (cfr. M. Vaini, La società censitaria,<br />

p. 220).<br />

170 Rapporto 17 giugno 1762 (vd. n. 165). Sull'interessamento <strong>di</strong> Silva per Sor<strong>di</strong>,<br />

cfr. la lettera 16 giugno 1762 e le successive, in ASMi, UTR p.a., b. 232. Kaunitz<br />

tornava sull'opportunità <strong>di</strong> premiare «que' giovani nobili mantovani, che fanno il turno<br />

<strong>delle</strong> preture forensi» in modo che «a poco a poco [..-] vincano gli altri quella indolenza<br />

e ripugnanza, che li intrattiene dall'intraprendere questa carriera, che in fatti è l'unica<br />

per <strong>di</strong>rizzare, e iniziare la gioventù al ministero», in un rapporto alla sovrana del 21<br />

maggio 1763, in HHSaW, Vortr., F. 201.<br />

171 Cfr. la lettera a Firmian del 24 giugno 1762, in HHSaW, LK, F. 156.


180 CAPITOLO TERZO<br />

stevano però realmente, come vedremo, e i risultati <strong>di</strong> quella strategia<br />

furono nel complesso assai scarsi.<br />

Nonostante la nomina <strong>di</strong> Sor<strong>di</strong>, l'organico del Magistrato si sbilanciò<br />

decisamente in favore della componente forestiera: a fronte <strong>di</strong> un manto­<br />

vano, lo stesso Sor<strong>di</strong>, e <strong>di</strong> un «naturalizzato», Sartorio, stavano tre fore­<br />

stieri, il presidente e i questori più anziani Peyri e Carrera. Questa confi­<br />

gurazione, i cui effetti dovevano risultare peraltro attenuati dalla lunga<br />

consuetu<strong>di</strong>ne che con <strong>Mantova</strong> avevano Waters e tutto sommato anche<br />

Peyri, era destinata a consolidarsi nel decennio successivo. Essa era frat­<br />

tanto vista con favore dai fermieri, che preferivano l'inserimento in Magi­<br />

strato <strong>di</strong> elementi estranei agli interessi locali e poco sensibili alle pressioni<br />

esercitate dal vasto e potente schieramento loro avverso 172 . Greppi e i suoi<br />

uomini continuarono del resto ad affacendarsi tutto il decennio per «te­<br />

nere dritta la bilancia» nei due principali organi dell'amministrazione re­<br />

gia, cercando <strong>di</strong> collocarvi propri protetti ogniqualvolta fosse possibile.<br />

Nel 1765, per esempio, preoccupati per l'inatteso voltafaccia <strong>di</strong> Waters nei<br />

loro confronti e per l'ostilità <strong>di</strong> Perlongo e <strong>di</strong> Sor<strong>di</strong>, grazie ai buoni uffici<br />

<strong>di</strong> Firmian essi riuscirono ad<strong>di</strong>rittura a convincere Kaunitz a chiedere il<br />

pensionamento del questore Carrera e del consigliere Nonio, entrambi<br />

molto anziani, affinchè potessero essere collocati al loro posto, rispettiva­<br />

mente, i fedelissimi Bermudez 173 e Amizzoni 174 , già avvocati fiscali 175 .<br />

172 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Carlo Maria Mellerio a Greppi, 24 febbraio 1765 (in ASMI,<br />

Greppi, b. 33), da cui anche la citazione seguente.<br />

173 Bermudez de la Torre Alfonso - Origine catalana, stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci all'Università<br />

<strong>di</strong> Friburgo, avvocatura fiscale in Germania, trasferimento a <strong>Mantova</strong> a metà degli anni<br />

Quaranta, poi pratica presso lo stu<strong>di</strong>o milanese dell'avvocato Muttoni. Archivista della<br />

Giunta del censimento milanese, avvocato fiscale a <strong>Mantova</strong> nel 1753, questore nel<br />

Magistrato camerale nel 1766, consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1771 (Commissione crimina­<br />

le). Giubilato nel 1781, muore l'anno dopo. Fonti: fascicoli personali in ASMi, UG p.a.,<br />

b. 144, ivi, UTR p.a., b. 792, ASMn, AG, bb. 2063 e 3112; <strong>di</strong>spaccio del maggio 1753<br />

in ASMi, DR, b. 225. Alfonso era fratello dell'ex segretario per gli affari milanesi nel<br />

Supremo Consiglio d'Italia, Paolo (su cui H. Reitter, Der Spanische Rat), ed era impa­<br />

rentato con la famiglia Amor <strong>di</strong> Scria (il defunto consultore Emanuele aveva sposato<br />

la figlia <strong>di</strong> Paolo Bermudez). L'inserimento <strong>di</strong> Alfonso nell'amministrazione mantovana<br />

fu specialmente patrocinato da Emanuele Amor fin dal 1751 (cfr. una lettera <strong>di</strong> questi<br />

a Pallavicini del 19 agosto 1751, in ASMi, UTR p.a., b. 792; per le parentele, una lettera<br />

<strong>di</strong> Pallavicini a Giovanni Amor <strong>di</strong> Scria del 4 settembre 1751, ivi).<br />

174 Amizzoni Giambattista - <strong>Mantova</strong>no, avvocato fiscale dal 1753, molto versato<br />

nella giurisprudenza, attivo e zelante secondo Firmian (cfr. lettera a S.M., 18 ottobre<br />

1765, in HkaW, Akten, R. 83). Dal 1765 è consigliere <strong>di</strong> giustizia e contemporaneamen­<br />

te presidente della Congregazione civica. Muore nel 1772. Fonti: ASMi, UG p.a., b.<br />

144; UC p.a., b. 123; UTR p.a., b. 878.<br />

175 Su questa vicenda, cfr. una lettera <strong>di</strong> Amizzoni, 7 febbraio 1765, e una <strong>di</strong>


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 181<br />

A proposito <strong>di</strong> questa forte influenza esercitata in via più o meno<br />

in<strong>di</strong>retta sulla vita pubblica mantovana dai fermieri, v'è da aggiungere che<br />

Greppi non si limitò ad agire a Vienna tramite i suoi agenti presso il<br />

Dipartimento d'Italia, con<strong>di</strong>zionando la scelta dei funzionari, ma cercò<br />

anche <strong>di</strong> porsi a <strong>Mantova</strong> come riferimento per una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> perso­<br />

ne <strong>di</strong> varia estrazione sociale, prestandosi a continui favori con l'evidente<br />

intento <strong>di</strong> correggere almeno in parte l'o<strong>di</strong>osa immagine che si era fatto<br />

nel paese. Nella sua corrispondenza da <strong>Mantova</strong> troviamo numerose let­<br />

tere <strong>di</strong> impiegati della ferma, ma anche <strong>di</strong> negozianti che vogliono entrare<br />

in affari, <strong>di</strong> nobili (D'Arco, Canossa, Gonzaga, Cavriani, Arrivabene, Ses­<br />

si, Andreasi, Panizza, Castiglioni, Zenetti, Colloredo), <strong>di</strong> ecclesiastici (fra<br />

gli altri gli scriveva costantemente il gesuita Antonio Melzi, che insegnava<br />

nel Ginnasio mantovano), <strong>di</strong> ebrei (Cantoni, Vita Pinzi, Coen), <strong>di</strong> ricchi<br />

proprietari non nobili (Carlo Raineri, Costantino Loria, Giambattista<br />

Mambrini) 176 . L'abile fermiere non mancava infine <strong>di</strong> devolvere cospicue<br />

somme alle opere pie mantovane e in particolare all'orfanotrofio 177 . Ma<br />

sarà soprattutto sul piano economico-finanziario, come ora vedremo, che<br />

la ferma giocherà un importante ruolo <strong>di</strong> stimolo, sollevando alcune <strong>delle</strong><br />

questioni più scottanti del decennio.<br />

3.9. UN DECENNIO DI FERMENTO IN CAMPO ECONOMICO?<br />

Nel considerare gli aspetti della vita economica e del rapporto fra<br />

operatori economici e pubbliche autorità che si mostrarono maggiormente<br />

<strong>di</strong>namici negli anni Sessanta occorre senz'altro partire da quello dell'anno­<br />

na e del commercio dei grani, trovando conferma a una tendenza che<br />

andava manifestandosi in generale nei paesi europei 178 . <strong>Il</strong> plenipotenziario<br />

cominciò a interessarvisi fin dal suo arrivo a Milano, sia perché nutriva<br />

Bermudez, 17 febbraio, in ASMi, Greppi, b. 33. Inoltre, le lettere <strong>di</strong> Firmian a Kaunitz<br />

e a Maria Teresa del 18 ottobre e il rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S.M. del 25 ottobre, in<br />

HkaW, Akten, R. 83. Sul voltafaccia <strong>di</strong> Waters, vd. ancora p. 197.<br />

176 Le lettere si trovano in ASMi, Greppi, bb. 17, 20-22, 27, 31-33, 35, 37, 275,<br />

277, 278.<br />

1/7 Lettere <strong>di</strong> Luigi Bulgarini, nobile mantovano che si occupò per lungo tempo<br />

<strong>di</strong> potenziare le strutture citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> accoglienza agli orfani (cfr. L. C. Volta, Compen­<br />

<strong>di</strong>o cronologico-critico, pp. 231 e 248), del 9 novembre 1763 (ASMi, Greppi, b. 27), del<br />

16 febbraio 1769 e dell'11 maggio 1772 (ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma<br />

generale, capitoli e documenti 1759-61»).<br />

178 Cfr. A. Grab, La politica del pane. Le <strong>riforme</strong> annonarie in Lombar<strong>di</strong>a <strong>nell'età</strong>


182 CAPITOLO TERZO<br />

preoccupazioni riguardo all'approvigionamento dei centri urbani, in rela­<br />

zione al mantenimento dell'or<strong>di</strong>ne pubblico, sia soprattutto perché inten­<br />

deva esercitare appieno le importanti prerogative che in quel settore erano<br />

riservate al governo, prima fra tutte la concessione <strong>delle</strong> cosiddette «trat­<br />

te», o permessi d'esportazione 179 .<br />

Firmian si trovò però <strong>di</strong> fronte a una situazione complessa, in cui le<br />

posizioni erano molto <strong>di</strong>versificate. I membri del Magistrato camerale, che<br />

in teoria riguardo all'annona avrebbero dovuto semplicemente eseguire gli<br />

or<strong>di</strong>ni superiori, tendevano tuttora a comportarsi come se le prerogative<br />

del governo fossero puramente formali, perché in effetti tali erano a lungo<br />

rimaste, e «per appropriarsi del lucro pretendevano <strong>di</strong> dare a loro talento<br />

le tratte medesime, senzaché avesse ad ingerirsene il ministro plenipoten­<br />

ziario, qual vice-governatore <strong>di</strong> quel <strong>Ducato</strong>» 18°. Coloro che avevano mag­<br />

giormente approfittato fino a quel momento <strong>delle</strong> concessioni del Magi­<br />

strato erano stati i negozianti ebrei, che controllavano gran parte del com­<br />

mercio dei grani a <strong>Mantova</strong>, sia perché prendevano in affitto molti latifon­<br />

<strong>di</strong> nobiliari e, in passato, demaniali, sia soprattutto perché con i capitali <strong>di</strong><br />

cui <strong>di</strong>sponevano riuscivano ad acquistare i grani a prezzi convenienti an-<br />

cor prima del raccolto, facendone incetta, sia infine perché l'appoggio del<br />

Magistrato in relazione alle tratte rafforzava la loro posizione <strong>di</strong> monopo-<br />

lio 181 . Ora però si faceva avanti un altro partito estremamente aggressivo,<br />

teresiana e giuseppina, p. 35. Inoltre, per un confronto, M. Mirri, La lotta politica in<br />

Toscana intorno alle <strong>riforme</strong> annonarie (1764-1775), e J. Revel, Le grain de Rome et la<br />

crise de l'Annone dans la seconde moitié du XVIII siede. Considerazioni più generali su<br />

quest'importante settore della vita pubblica in C. Tilly, Approvvigionamento alimentare<br />

e or<strong>di</strong>ne pubblico nell'Europa moderna.<br />

179 Sulle posizioni <strong>di</strong> Firmian riguardo all'annona, A. Grab, La politica del pane,<br />

p. 65. Un'utile illustrazione del sistema annonario milanese, con la sud<strong>di</strong>visione <strong>delle</strong><br />

competenze fra plenipotenziario, Magistrato camerale e organi citta<strong>di</strong>ni, sempre ivi, p.<br />

19. Per <strong>Mantova</strong> troviamo una descrizione sommaria nella già citata Informazione in<br />

ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, capitoli 1759-61». «Per rego­<br />

lare col dovuto accerto il permesso dell'estrazione de' grani d'ogni sorte - vi si spiega<br />

- vien comandata in primo luogo la generale notificazione del loro raccolto, che secon­<br />

do il metodo prescritto e praticato dal Magistrato, somministra al Vice governo uno<br />

stato certo del loro rispettivo quantitativo. In secondo luogo, viene comandata l'intro­<br />

duzione in città <strong>di</strong> quella quota dominicale sufficiente al largo alimento della medesima.<br />

In vista poi della risultanza del quantitativo suddetto il Vice governo, sentito il parere<br />

del Magistrato ed anche le Decorrenze della Civica Congregazione, determina il permes­<br />

so dell'estrazione a proporzione dell'esuberanza all'alimento del Paese e lo <strong>di</strong>stribuisce<br />

proporzionatamente a possessori tanto esenti quanto conferenti, tanto che tutti ponno<br />

godere a parità del beneficio dell'estrazione».<br />

180 Dispaccio <strong>di</strong> G. Gabriel del 4 aprile 1764, in ASVe, SS, filza 205.<br />

181 Cfr. ancora VInformazione <strong>di</strong> cui a n. 179. Inoltre, S. Simonsohn, History of thè


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 183<br />

quello dei fermieri, i quali, oltre a essere attivi anch'essi nel commercio dei<br />

grani, erano interessati a che i permessi d'esportazione fossero estesi al<br />

massimo per il guadagno che la tassa sulle tratte portava alla loro impresa<br />

d'appalto ed esercitavano a questo fine fortissime pressioni sul governo,<br />

scontrandosi violentemente con quanti sostenevano la necessità <strong>di</strong> maggio­<br />

ri restrizioni 182 .<br />

Queste <strong>di</strong>verse posizioni, sebbene destinate spesso a collidere, erano<br />

accomunate da un uguale interesse al mantenimento del sistema annonario<br />

tra<strong>di</strong>zionale, sul quale esse basavano la propria forza 183 . Fin dal principio<br />

degli anni Sessanta, tuttavia, da questo "blocco" si <strong>di</strong>ssociò la voce dei<br />

proprietari terrieri, che prese a chiedere, echeggiando opinioni espresse<br />

altrove nell'ambito <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti <strong>di</strong> tutt'altro respiro, l'allentamento dei vin­<br />

coli e la limitazione della facoltà <strong>di</strong> ingerenza <strong>delle</strong> autorità regie in rela­<br />

zione al commercio dei grani 184 . Di queste esigenze si fece portatrice la<br />

Congregazione civica, nella quale, secondo il punto <strong>di</strong> vista del questore<br />

Tamburini, solidale con quello <strong>di</strong> Firmian, «tutti sono possidenti, che<br />

hanno da vendere, e specialmente gli assunti per l'annona sono soggetti<br />

Jews in thè Duchy of Mantua, pp. 309 sgg., e M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà<br />

terriera, p. 225. In una lettera a Firmian del 9 <strong>di</strong>cembre 1768 (HkaW, Akten, R. 98)<br />

Greppi affermava che il Magistrato non intendeva cedere al governo il potere che fino<br />

ad allora aveva esercitato in quel campo e che il suo «prudente arbitrio [...] egl'era che<br />

per via <strong>di</strong> maneggio tutte le estrazioni si concedevano o alle manimorte esenti o<br />

agl'ebrei, come conduttori <strong>di</strong> beni o compratori de' frutti esenti, e conscguentemente<br />

li contribuenti non potevano goderne il menomo beneficio nel tempo che gl'ebrei, col<br />

nome o proprio o della nobiltà e <strong>delle</strong> manimorte, ne facevano tutto il traffico esente».<br />

182 Cfr. le lettere <strong>di</strong> Salvadori del 17 e 24 aprile 1764 (ASMi, Greppi, b. 277) e<br />

<strong>di</strong> Marliani del 5 e 13 ottobre (ivi, b. 37), 5, 8 e 12 <strong>di</strong>cembre 1765 (ivi, b. 278).<br />

Specialmente Perlongo si opponeva alla larga concessione <strong>delle</strong> tratte. Sul commercio<br />

<strong>di</strong> grani dei fermieri, una lettera <strong>di</strong> G.D. Pozzo, 27 febbraio 1764 (ivi, b. 277), e una<br />

<strong>di</strong> Carlo Canossa, 16 giugno 1765 (ivi, b. 35), dalle quali risulta che Greppi era in affari<br />

con il marchese Canossa, con il già noto Gian Maria Pezzoli e con Simone Cantoni;<br />

infine la lettera <strong>di</strong> Mellerio del 19 ottobre 1765 (ivi, b. 37), sui grani che la ferma<br />

otteneva con la tassa <strong>delle</strong> bozzole (macinazione). Dalla lettera <strong>di</strong> Greppi a Firmian del<br />

9 <strong>di</strong>cembre 1768 (vd. n. precedente) risulta chiaramente che Firmian iniziò a interes­<br />

sarsi al problema dell'esportazione dei grani su sollecitazione dei fermieri.<br />

183 Insiste su una lettura del sistema annonario d'antico regime come blocco d'in­<br />

teressi, ben più che come istituto mirante all'or<strong>di</strong>ne pubblico, P. Macry, La questione<br />

annonaria negli antichi stati italiani.<br />

184 Oltre ai titoli segnalati dalla n. 178, sul <strong>di</strong>battito che si sviluppò a Milano e a<br />

Vienna negli anni Sessanta vd. F. Venturi, Le vite incrociate <strong>di</strong> Henry Lloyd e Pietro<br />

Verri, e la raccolta <strong>di</strong> documenti curata da C. A. Vianello, Considerazioni sull'anno­<br />

na dello Stato <strong>di</strong> Milano nel XVIII secolo. Inoltre C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

pp. 269 sgg.


184 CAPITOLO TERZO<br />

ottimi, ma niuno vi è, che parli per il povero» 185 . Del resto in uno stato<br />

come il <strong>Mantova</strong>no, che aveva i grani come principale voce d'esportazione<br />

insieme alla seta greggia, era impossibile che il problema non si ponesse,<br />

dapprima magari solo sul piano pratico, chiarificandosi poi a livello teo­<br />

rico con l'assunzione <strong>di</strong> categorie e termini propri <strong>delle</strong> enunciazioni libe-<br />

riste. Interessante a questo proposito è una memoria del 1769 del marche­<br />

se Ludovico Andreasi, Sopra la libertà <strong>di</strong> estrarre li grani dal <strong>Mantova</strong>no,<br />

in cui l'autore, evocando la figura <strong>di</strong> Sully, nume tutelare della fisiocrazia,<br />

proponeva <strong>di</strong> mantenere l'obbligo ai proprietari citta<strong>di</strong>ni dell'introduzione<br />

della terza o quarta parte del raccolto in città, ma per il resto <strong>di</strong> lasciar i<br />

grani completamente liberi <strong>di</strong> uscire dal paese 186 . Anche l'Accademia vir­<br />

giliana, che più volte sollevò <strong>di</strong>battiti sul tema dell'annona, ricevette da<br />

mantovani scritti che propugnavano la libertà <strong>di</strong> commercio, fra i quali<br />

anche quello del nobile Alessandro Arrigoni 187 . Posizioni moderatamente<br />

liberiste assunse anche Giambattista Gherardo D'Arco nella sua <strong>di</strong>sserta­<br />

zione del 1775 Dell'annona, sebbene auspicando che i ceti popolari fosse­<br />

ro <strong>di</strong>fesi grazie ai controlli annonari dalle speculazioni degli esportatori e<br />

degli incettatori <strong>di</strong> grano 188 . Queste considerazioni, che naturalmente non<br />

185 Lettera a Firmian del 15 maggio 1760, in ASMi, UTR p.a., b. 232. <strong>Il</strong> problema<br />

era emerso nel 1760 perché, in seguito a un forte rincaro dei prezzi dei grani in città,<br />

un'inchiesta del Magistrato aveva rilevato che le introduzioni erano «lente e lambiccate<br />

e appena bastevoli al giornale consumo» (Tamburini a Firmian, 15 giugno, ivi). Dello<br />

schieramento liberista facevano parte i nobili Colloredo, Canossa e d'Arco, mentre il<br />

consigliere Nonio sembrava appoggiare i possidenti all'interno della Giunta <strong>di</strong> vicego­<br />

verno. Sulla persistenza <strong>di</strong> queste posizioni ancora alla metà degli anni Ottanta vd.<br />

oltre, p. 263.<br />

186 Gruppo <strong>di</strong> memorie sottoposte a Giuseppe II nel 1769, in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1125. Su Andreasi, personaggio <strong>di</strong> spicco della nobiltà mantovana, letterato <strong>di</strong> qual­<br />

che fama, socio della Regia Accademia, amico <strong>di</strong> A. Greppi, A. Longo, G. R. Carli e<br />

lettore <strong>di</strong> testi illuministi, cfr. C. Beccaria, Opere, voi. V, Carteggio, n. alla lettera <strong>di</strong><br />

Andreasi a Beccaria del 26 marzo Ì773, pp. 1074-1075. Di lui <strong>di</strong>sse Pellegrino Salandri,<br />

amico fraterno, che «sono tante le cognizioni che egli ha acquistate in materia <strong>di</strong><br />

traffico, <strong>di</strong> calcolo e <strong>di</strong> agricoltura, del governo dei popoli, e della scienza del mondo,<br />

che il non esser impiegato non può che attribuirsi all'oscurità <strong>di</strong> una città provinciale,<br />

dove anche gli spiriti migliori sono per lo più condannati a languire nella comune<br />

indolenza» (cit. ivi, lettera 340, 20 settembre 1770). Sull'esportazione dei grani manto­<br />

vani, in particolare verso la regione del Carda e <strong>di</strong> qui al Tirolo, cfr. p. es. A. Moioli,<br />

L'economia lombarda verso la maturità dell'equilibrio agricola-commerciale, p. 332.<br />

187 Cfr. G. Ricca-Salerno, Storia <strong>delle</strong> dottrine finanziarie in Italia, pp. 284-5, che<br />

menziona altri due scritti, uno del parroco G. Domenico Silvi e l'altro <strong>di</strong> Antonio<br />

Paltrinieri, futuro consigliere <strong>di</strong> giustizia.<br />

188 G.B.G. d'Arco, Dell'annona, su cui ve<strong>di</strong> anche il breve commento in C. Vivan-<br />

ti, Arco, Giovanni Battista Gherardo (d'). F. Venturi, Settecento riformatore, voi. V,


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 185<br />

pretendono <strong>di</strong> fornire un quadro esauriente su una questione così com­<br />

plessa, dovrebbero se non altro indurre a sfumare i giu<strong>di</strong>zi troppo netti <strong>di</strong><br />

arretratezza e provincialismo che sono sempre pesati sulla società manto­<br />

vana dell'epoca 189 .<br />

Un altro settore caldo degli anni Sessanta, preso <strong>di</strong> mira sia da Fir-<br />

mian, in ragione dei suoi orientamenti giuris<strong>di</strong>zionalisti, sia dai fermieri,<br />

per il rigore con cui essi intesero applicare il sistema fiscale, fu quello della<br />

tassazione dei beni appartenenti agli enti ecclesiastici, cui intendo fare qui<br />

un semplice accenno 19°. Come si ricorderà, nel 1722 Carlo VI aveva riba­<br />

<strong>di</strong>to la legge, già promulgata dai Gonzaga nel 1539, che proibiva la cosid­<br />

detta «ammortizzazione», cioè il passaggio <strong>di</strong> beni laici in manomorta, il<br />

quale spesso nascondeva <strong>delle</strong> cessioni fittizie in vista dell'ottenimento<br />

dell'immunità fiscale 191 . Poiché però il Magistrato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> aveva con­<br />

servato la facoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>spensare da tale <strong>di</strong>vieto e aveva continuato a eser­<br />

citarla con larghezza, nel 1761 era stata ufficialmente abolita questa pra­<br />

tica in tutta la Lombar<strong>di</strong>a. Ciononostante qualche anno dopo Firmian,<br />

messo sull'avviso dal regolatore della ferma Marliani, aveva riscontrato che<br />

i passaggi avevano ancora luogo, per cui con due prammatiche, una del 2<br />

ottobre 1765 e l'altra del 3 febbraio 1766, la Corte decise <strong>di</strong> risolvere il<br />

problema una volta per tutte 192 . Furono pertanto <strong>di</strong>chiarati «irriti e nulli»<br />

pp. 649 sgg., inserisce invece d'Arco nella corrente degli «ultimi mercantilisti liberali<br />

che tanta importanza ebbero in Europa prima e parallelamente alla scuola dei fisiocra­<br />

ti», come Melon, Forbonnais, Genovesi.<br />

189 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 171, n. 88, in particolare, rileva una<br />

netta «opposizione dei gran<strong>di</strong> proprietari fon<strong>di</strong>ari alla soppressione del regime vinco­<br />

listico del commercio dei grani, a loro favorevole», basandosi su una consulta del<br />

Magistrato camerale del 1771 (riportata ivi in Appen<strong>di</strong>ce, pp. 187-198) su cui dovrò<br />

tornare. L'A., tuttavia, da troppo per scontato il fatto che la voce del Magistrato (allora<br />

presieduto da Waters) esprimesse una posizione compatta della grande proprietà man­<br />

tovana (cfr. sempre ivi anche l'Avvertenza, p. 18). Sull'ulteriore <strong>di</strong>battito che si sviluppa<br />

a <strong>Mantova</strong> all'inizio degli anni Settanta e sui parallelismi con quanto avviene a Milano,<br />

cfr. il prossimo capitolo, p. 217.<br />

iw per Un'impostazione del problema, a partire dalla <strong>di</strong>scussione avvenuta in<br />

merito a Milano in occasione <strong>delle</strong> operazioni censuarie, L. Sebastiani, La tassazione<br />

degli ecclesiastici nella Lombar<strong>di</strong>a teresiana.<br />

191 Questo passaggio e i successivi sono riepilogati nella «prammatica» 2 ottobre<br />

1765, <strong>di</strong> cui una copia in ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale,<br />

capitoli e documenti 1759-61», insieme a una copia della successiva, datata 3 febbraio<br />

1766 (la prima si trova anche in ASMi, DR, b. 238). Ha ricostruito la vicenda M. Vaini,<br />

La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 76 sgg. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>scrimine temporale per la piena<br />

vali<strong>di</strong>tà dell'esenzione era l'anno 1540.<br />

192 Di Marliani cfr. in proposito la memoria in<strong>di</strong>rizzata al plenipotenziario l'8


186 CAPITOLO TERZO<br />

tutti gli acquisti <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> da parte <strong>delle</strong> manimorte dopo il 1722 e fu<br />

imposto l'obbligo <strong>di</strong> vendere tali beni a laici entro un anno dall'acquisto.<br />

Fu proibita per il futuro r«ammortizzazione» e riservato l'esercizio della<br />

facoltà <strong>di</strong> deroga in prima persona al sovrano. Fu infine riba<strong>di</strong>to che i beni<br />

acquistati da ecclesiastici dopo il 1716 (secondo quanto fissato da Carlo<br />

VI nel 1722) dovessero sottostare allo stesso carico fiscale dei laici e che<br />

quelli acquistati prima <strong>di</strong> quella data fossero esenti per la parte dominicale<br />

dei frutti e gravati per il 50% per la parte colonica.<br />

Una clausola del <strong>di</strong>spaccio riguardava infine il pagamento del dazio<br />

sui contratti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dei beni ecclesiastici, chiarendo che esso colpiva<br />

non la persona, ma il bene stesso; infine or<strong>di</strong>nava l'istituzione <strong>di</strong> una<br />

Giunta delegata per gli affari ecclesiastici, che si occupasse fra l'altro<br />

dell'esame dei ricorsi del clero contro la ferma. Ciò conferma che il mu­<br />

tato atteggiamento della Corte, decisa ora ad applicare con rigore prov­<br />

ve<strong>di</strong>menti tanto a lungo <strong>di</strong>sattesi, era ascrivibile certamente alla temperie<br />

"giuseppinistica" che iniziava ad affermarsi proprio in quel periodo gra­<br />

zie anche all'impegno <strong>di</strong> Fimian in Lombar<strong>di</strong>a, ma in ugual misura alle<br />

pressioni esercitate dai fermieri per limitare al massimo le aree <strong>di</strong> esen­<br />

zione tramite un'interpretazione restrittiva <strong>delle</strong> norme che ancora le ga­<br />

rantivano 193 .<br />

Nei due anni successivi, una volta vinte le resistenze ancora opposte<br />

dal clero, furono venduti beni ecclesiastici a laici per 6.419.000 lire manto­<br />

vane, pari a circa 10.000 biolche <strong>di</strong> terreno, ovvero 50.000 pertiche milane­<br />

si, una cifra significativa se si pensa che il censimento del 1785 avrebbe<br />

stimato la proprietà ecclesiastica del <strong>Ducato</strong> in 350.000 pertiche 194.1 nomi<br />

che figurano nell'elenco, per quant'è possibile azzardare conclusioni, sono<br />

febbraio 1764, in ASMn, Magistrato camerale, b. 500, intorno a una querela presentata<br />

dal clero mantovano.<br />

193 In effetti, subito dopo l'emanazione della seconda prammatica, si aprì lo scon­<br />

tro fra il clero e i fermieri per il pagamento del dazio dei contratti, che gli ultimi<br />

pretendevano anche per le transazioni effettuate fra il 1761 e il 1766 (copia della<br />

consulta del clero, 28 luglio 1766, in ASDMi, Archivio Greppi, b. «M-antova, Ferma<br />

generale, capitoli e documenti 1759-61»).<br />

194 Cfr. il Sommario de' contratti stati denunciati a tutto il 31 <strong>di</strong>cembre 1768 alla<br />

Ferma generale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> per stabili stati venduti dalle mani morte, ivi. Ivi anche una<br />

nota <strong>di</strong> Greppi che riferisce una stima <strong>di</strong> Waters dei beni interessati alla legge d'am­<br />

mortizzazione, 10.000 biolche a un prezzo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 600 lire la biolca. Per l'estensione<br />

della proprietà ecclesiastica, M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 93.<br />

Sulla forte opposizione inizialmente incontrata dall'e<strong>di</strong>tto d'ammortizzazione, Kaunitz<br />

osservava in una lettera a Firmian che «maggiore sforzo non potevano fare gli ecclesia­<br />

stici <strong>di</strong> quello che hanno fatto per atterrarlo», ma che «lode all'immortale Maria Teresa,


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 187<br />

per la gran parte borghesi, se si esclude il caso del principe Michele della<br />

Torre Taxis, che tramite Pietro Marliani comperano terreni per ben<br />

1.540.000 lire. Anche i fermieri in questo decennio acquistano proprietà<br />

nel <strong>Mantova</strong>no, forse attratti dal loro basso prezzo rispetto al Milanese.<br />

Nel 1765, in particolare, essi riescono a entrare in possesso dopo molte<br />

trattative <strong>delle</strong> gran<strong>di</strong> corti <strong>di</strong> Sermide e Ostiglia, la cui «redenzione» da<br />

parte della Camera sappiamo esser stata in progetto fin dal principio degli<br />

anni Cinquanta 19=i . Comprano inoltre terreni e un palazzo dal marchese<br />

Andreasi e un altro palazzo a <strong>Mantova</strong> 196 . Nel 1771 Greppi affermava <strong>di</strong><br />

possedere nel <strong>Mantova</strong>no, insieme ai suoi soci, beni immobili per un milio­<br />

ne <strong>di</strong> lire milanesi ed esprimeva l'intenzione <strong>di</strong> acquistare per altri 200.000<br />

fiorini: un patrimonio ingente a giu<strong>di</strong>care da queste cifre 19'.<br />

Sappiamo inoltre che gli stessi fermieri si erano impegnati per con­<br />

tratto a erigere a <strong>Mantova</strong> una filanda <strong>di</strong> seta, <strong>di</strong>retta da un ex <strong>di</strong>pendente<br />

della seteria Bonanome <strong>di</strong> Como, società che fu cointeressata nell'impresa<br />

dal 1766 19S . Questa «gran<strong>di</strong>osa fabbrica <strong>di</strong> sete» 199 associava filatura, tor­<br />

citura e tessitura, impegnando maestranze qualificate forestiere. La tessi­<br />

tura però, in particolare, si rivelò poco red<strong>di</strong>tizia: partita nel 1761 con 12<br />

telai e giunta a 121 nel 1767, la fabbrica, costata a quanto <strong>di</strong>ceva Greppi<br />

80.000 zecchini, non trovò smercio per i suoi velluti in un mercato estre-<br />

la bomba è scoppiata nell'aria». E aggiungeva: «M'immagino che ritorneranno alla<br />

carica contro il nuovo piano <strong>delle</strong> esenzioni, e spero che sosterremo anche questo con<br />

eguai fermezza. Frattanto però che si combatte per <strong>Mantova</strong>, prudenza vuole che si<br />

vada a rilento per Milano» (20 marzo 1766, in ASMi, UTR p.a., b. 221).<br />

195 Cfr. L. C. Volta, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico, p. 224, e varie lettere <strong>di</strong><br />

Amizzoni a Greppi in ASMi, Greppi, bb. 31 e 32. Le corti furono acquistate per 34.000<br />

zecchini. L'operazione tu lungamente avversata dai precedenti proprietari, un gruppo<br />

<strong>di</strong> finanzieri ebrei, e dai ministri che li sostenevano, come scrive Giambattista Barbi a<br />

Greppi il 24 febbraio 1765 (ivi, b. 33).<br />

1% Specifica dei fon<strong>di</strong> stabili e livelli acquistati dai fermieri, in ASDMi, Archivio<br />

Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, capitoli e altri documenti». Secondo questo prospetto il patrimo­<br />

nio immobiliare ammontava a 3.933.644 lire mantovane.<br />

!9/ Lettera a Marliani del 12 gennaio 1771, ivi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale,<br />

Carteggio».<br />

108 Vd. ivi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, fabbrica dei drappi e filatoio». Inoltre<br />

lettera <strong>di</strong> Giacomo Mellerio a Greppi, 12 giugno 1764, in ASMi, Greppi, b. 30. Sui<br />

rapporti con la nota seteria Bonanome, cfr. nel fondo archivistico suddetto le numerose<br />

lettere <strong>di</strong> questi anni del <strong>di</strong>rettore Callegari a Greppi. Qualche accenno in B. Caizzi,<br />

Industria, commercio e banca cit., p. 209. Recentemente le vicende <strong>di</strong> questa impresa<br />

sono state stu<strong>di</strong>ate da A. Moioli e delineate in un contributo presentato al convegno<br />

finanza e politica <strong>nell'età</strong> <strong>di</strong> Maria Teresa. Antonio Greppi (1722-1799), Milano 16-17<br />

<strong>di</strong>cembre 1996.<br />

199 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa del 28 maggio 1769, in HkaW, Akten, R. 98.


188 CAPITOLO TERZO<br />

inamente competitivo, nonostante l'aiuto ricevuto dalla più florida Bona-<br />

nome, e nel 1769 risultò aver accumulato per<strong>di</strong>te per 28.870 zecchini<br />

(1.300.000 lire mantovane) 200 . Miglior sorte ebbe il filatoio, che nel 1767<br />

contava 31 valichi attivi, dato che il prodotto semilavorato trovava più<br />

facolmente accesso al mercato, ma anche <strong>di</strong> quello i fermieri vollero libe­<br />

rarsi al termine del loro rapporto economico con la Camera nel 1771,<br />

poiché esso aveva accumulato ugualmente <strong>delle</strong> per<strong>di</strong>te. Questo però non<br />

significò la chiusura della fabbrica: il filatoio venne rilevato dallo stesso<br />

<strong>di</strong>rettore Pietro Callegari 201 . Inoltre il suo impianto a <strong>Mantova</strong> fu seguito<br />

dalla nascita <strong>di</strong> altre imprese consimili, fra le quali la filanda del consiglie­<br />

re Wellens e quella, <strong>di</strong> maggior importanza, dell'israelita Simone Canto­<br />

ni 202 , tanto che in una sua relazione Greppi poteva affermare che in pochi<br />

anni nel <strong>Mantova</strong>no era cresciuto <strong>di</strong> due terzi il numero dei fornelli attivi<br />

e moltipllcate «le fabbriche, i filatoi e gli incannatorj, de quali appena si<br />

sapeva che ve ne fossero, perché non se ne contava che uno solo» 203 .<br />

Per quanto da considerare con ovvia cautela, questa testimonianza<br />

non può <strong>di</strong>scostarsi troppo dal vero perché altrimenti sarebbe stata imme­<br />

<strong>di</strong>atamente smentita dagli awersari della ferma, che al momento della<br />

redazione dello scritto erano numerosi anche fra gli alti funzionari. Al<br />

contrario, essa risulta corroborata da un documento redatto dal presidente<br />

200 B. Caizzi, Industria, commercio e banca, pp. 110-111. Inoltre, una lettera <strong>di</strong><br />

Marliani a Greppi del 13 ottobre 1771, in ASMi, Greppi, b. 73. I dati sul numero dei<br />

telai sono ricavati da una relazione del 1767 in ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>.<br />

Ferma generale, fabbrica dei drappi e filatoio». Ivi anche uno stato finanziario della<br />

fabbrica dei drappi fra il 1761 e il 31 marzo 1766, in cui figurano:<br />

spese per materiali, utensili, salari, ven<strong>di</strong>te lire 3.300.334<br />

interessi passivi 321.716<br />

ricavi 1.796.850<br />

giacenze e cre<strong>di</strong>ti 363.449<br />

con un <strong>di</strong>savanzo complessivo <strong>di</strong> 718.952 lire. A questa si aggiusero altre passività, per<br />

un totale al 31 marzo 1767 <strong>di</strong> 993.113 lire, cifra che, tenuto conto della sfasatura <strong>delle</strong><br />

date, non sembra <strong>di</strong>scostarsi troppo dai 28.870 zecchini menzionati da Greppi.<br />

201 Greppi a Salvadori, 30 ottobre 1771, e progetto Callegari s.d., ivi. Sul bilancio<br />

passivo del filatoio, cfr. <strong>di</strong> Greppi la Storia dell'accaduto ad A. Greppi, 1 maggio 1769,<br />

in HHSaW, LC, F. 43 (la per<strong>di</strong>ta totale era calcolata in 29.000 zecchini).<br />

202 Sul filatoio Cantoni, copia <strong>di</strong> verbale della visita del Magistrato effettuata<br />

nell'aprile 1767, in ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, fabbrica dei<br />

drappi e filatoio». Sull'attività <strong>di</strong> Wellens cfr. le lettere <strong>di</strong> Carlo Buldrini 13 e 30 maggio<br />

1762, in ASMi, Greppi, b. 21.<br />

203 Storia dell'accaduto ad A. Greppi (vd. n. 201). Continuava Greppi <strong>di</strong>cendo che<br />

la popolazione era aumentata <strong>di</strong> quasi 12.000 anime, che il numero dei capi <strong>di</strong> bestiame<br />

si era anch'esso accresciuto e che tutto il paese appariva «molto <strong>di</strong>verso e più ricco <strong>di</strong><br />

quello fosse sotto l'amministrazione degli Ebrei».


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 189<br />

Waters, risalente al periodo in cui i rapporti <strong>di</strong> quest'ultimo con i fermieri<br />

si erano già raffreddati. Da esso risulta che il numero dei fornelli da seta<br />

fosse aumentato costantemente fra il 1760 e il 1765, passando da 562 a<br />

1200 unità (dei quali 100 in città e 72 nel contado appartenevano ai fer­<br />

mieri). Ciò, aggiungeva il presidente camerale, «ha prodotto al pubblico<br />

il vantaggio d'essersi quest'anno vendute le gaiette sino a £ 3.5 ed anche<br />

più per libbra: prezzo che non si è fatto da molti anni a questa parte».<br />

Nel complesso, dunque, la situazione che ho brevemente delineato in<br />

questo paragrafo, senza per altro pretendere <strong>di</strong> esaurire il quadro, mi<br />

paiono confermare l'impressione che negli anni Sessanta il <strong>Mantova</strong>no<br />

abbia attraversato una fase <strong>di</strong> sviluppo anche dal punto <strong>di</strong> vista economico<br />

e che qualche ventata <strong>di</strong> aria nuova sia stata avvertita anche da questa<br />

realtà generalmente statica e chiusa 204 . In quegli stessi anni le autorità<br />

asburgiche iniziarono a guardare al <strong>Mantova</strong>no con altri occhi e questo<br />

ebbe ripercussioni sulla politica economica. Ciò pare doversi ascrivere<br />

dapprima a merito del conte <strong>di</strong> Firmian, che già nel 1760, in una relazione<br />

sulla situazione generale <strong>delle</strong> finanze mantovane, prendeva in considera­<br />

zione anche le con<strong>di</strong>zioni del commercio, dell'agricoltura e <strong>delle</strong> acque,<br />

sottolineando la necessità <strong>di</strong> interventi specifici, sebbene con un approccio<br />

ancora molto influenzato dalle teorie mercantilisti che 205 . Per gli anni suc­<br />

cessivi, invece, l'elemento senz'altro più interessante da rilevare è la cre­<br />

scita <strong>di</strong> attenzione nei confronti dell'agricoltura, presumibilmente sotto la<br />

spinta <strong>delle</strong> posizioni fisiocratiche del Kaunitz.<br />

Punto <strong>di</strong> partenza della nuova riflessione fu un progetto presenta­<br />

to nel 1765 dal commissario dell'Ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

Giambattista Auberger, che avanzava <strong>di</strong>verse proposte per far «rifiorire<br />

l'agricoltura» 206 . Firmian non lo aveva giu<strong>di</strong>cato praticabile, «atteso il<br />

204 Consulta a Firmian del 4 luglio 1765 (HHSaW, AKa, K. 32). Anche l'aumento<br />

della popolazione era confermato da Waters, seppure senza dati precisi alla mano.<br />

205 Relazione a Kaunitz, 1 maggio 1760 (HkaW, Akten, R. 82). Riguardo al com­<br />

mercio essa si riferisce soprattutto alle attività della comunità ebraica, in cui «vi sono<br />

<strong>delle</strong> case molto ricche», che però si orientano al prestito del denaro, all'assunzione <strong>di</strong><br />

terre o imprese in affìtto, oppure al «negozio <strong>delle</strong> sete del paese, che cade tutto in loro<br />

mano ai prezzi che gli piace, attesa la scarsezza del danaro negli altri». Oltrettutto, i<br />

mercanti ebrei si limitavano a raccogliere la seta greggia per «mandarla fuori senza<br />

lavorare, come il simile dei lini», scelta che Firmian intendeva contrastare (come abbia­<br />

mo visto) con il <strong>di</strong>vieto d'esportazione e l'incentivazione alle manifatture seriche locali.<br />

Relativamente all'agricoltura, egli suggeriva <strong>di</strong> vendere tutti i fon<strong>di</strong> rimasti alla Camera<br />

per rimetterli in commercio e liberare la Camera stessa dal peso dell'amministrazione.<br />

206 Cfr. il rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S.M., 15 agosto 1767 (HkaW, Akten, R. 104). <strong>Il</strong>


190 CAPITOLO TERZO<br />

genio tardo e letargico della nazione ed il sistema vegliante della ferma,<br />

contrario all'agricoltura ed ai mezzi per animarla», ma Kaunitz era <strong>di</strong><br />

opinione contraria e non intendeva liquidare così rapidamente la questio­<br />

ne 207 . «A me pare - obiettava - che tocchi appunto alla legislazione cor­<br />

reggere i <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> una nazione con dare un moto contrario alle azioni<br />

degli uomini e traerli blandamente dal naturale vizioso proclivio». Con i<br />

fermieri si sarebbero potuti negoziare vari ritocchi daziari per incentivare<br />

l'agricoltura, per esempio concedendo esenzioni decennali ai frutti dei<br />

nuovi terreni messi a coltura, ribassando il dannoso dazio del giogatico<br />

(sugli animali da traino), offrendo premi per la costruzione <strong>di</strong> cascine.<br />

Sulle proprietà demaniali si sarebbero potute avviare gestioni-modello. Si<br />

sarebbe potuto infine creare un fondo presso il Monte <strong>di</strong> pietà per anti­<br />

cipazioni <strong>di</strong> capitali a interesse minimo per chi volesse apportare migliorie<br />

ai propri terreni. Sulla base <strong>di</strong> informazioni più dettagliate fornite da<br />

Waters il cancelliere, che non intendeva fermarsi <strong>di</strong> fronte alle perplessità<br />

e alle resistenze <strong>di</strong> Firmian (soprattutto in materia <strong>di</strong> grani), stilò un nuovo<br />

rapporto per l'imperatrice, in cui suggeriva una prima serie <strong>di</strong> misure a<br />

favore dell'agricoltura, cui i fermieri si prestarono per ciò che li riguardava<br />

senza chiedere alcun compenso 208 . Si accordò pertanto l'esenzione dode-<br />

cennale dalle contribuzioni ai terreni sterili ridotti a coltura, l'esenzione da<br />

ogni dazio sui materiali da costruzione per l'erezione o l'ampliamento <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici rurali, il <strong>di</strong>mezzamento del dazio dei contratti per la ven<strong>di</strong>ta o lo<br />

scambio <strong>di</strong> bestiame grosso (dal 10 al 5%) e del censo del giogatico (da<br />

lire 12 a lire 6 per paio <strong>di</strong> buoi), la facoltà <strong>di</strong> esportare piccole quantità<br />

<strong>di</strong> grani senza licenza, la possibilità <strong>di</strong> ottenere prestiti a basso interesse<br />

dal Monte <strong>di</strong> pietà offrendo in garanzia, anche beni stabili.<br />

L'implicita necessità <strong>di</strong> ampliare il giro del Monte per poter prestare<br />

somme più cospicue condusse inoltre a una riorganizzazione globale del<br />

Monte stesso, grazie alla quale l'ente fu abilitato a contrarre prestiti a sua<br />

volta (si mirava in particolare ai capitali liqui<strong>di</strong> realizzati dagli ecclesiastici<br />

con la ven<strong>di</strong>ta dei terreni interessati dal recente e<strong>di</strong>tto d'ammortizzazio-<br />

progetto non è stato reperito, ma si arguisce che fosse importante dal fatto che Kaunitz<br />

vi facesse ancora riferimento <strong>di</strong>versi anni dopo. Come si ricorderà, a Auberger Cristiani<br />

aveva affidato l'esecuzione del censimento (lettera a Pallavicini del 22 novembre 1748,<br />

in ASMn, Magistrato camerale, b. 158).<br />

207 Kaunitz alla sovrana, 15 agosto 1767 (vd. n. precedente).<br />

208 Rapporto 21 gennaio 1768, in HkaW, Akten, R. 104. La relazione precedente<br />

era stata approvata dall'imperatrice con <strong>di</strong>spaccio 31 agosto 1767; la consulta <strong>di</strong> Waters<br />

è datata 27 novembre 1767 (ivi).


L'EPOCA DEI PLENIPOTENZIARI 191<br />

ne). <strong>Il</strong> denaro così raccolto, remunerato al 3.5% e garantito sulla regalia<br />

del sale, sarebbe stato reso <strong>di</strong>sponibile ai possessori <strong>di</strong> terreni al 2% <strong>di</strong><br />

interesse, mentre la <strong>di</strong>fferenza sarebbe stata integrata con un fondo per il<br />

commercio creato a spese della Camera. L'amministrazione del Monte<br />

restava affidata a una Congregazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, nella quale però sarebbe<br />

intervenuto anche un regio rappresentante per salvaguardare gli effetti<br />

camerali 209 . Anche se a ciò non seguì né la rovina dei banchi ebraici, né<br />

una straor<strong>di</strong>naria fioritura <strong>delle</strong> attività economiche mantovane, il Monte,<br />

lungi dal fare la misera fine della Casa <strong>di</strong> commercio del Cristiani, vide<br />

pur sempre il suo giro passare da 40.000 a 70-100.000 fiorini. <strong>Il</strong> Manto­<br />

vano potè dal canto suo <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un istituto non più puramente rivolto<br />

«al pronto soccorso della classe più bisognosa <strong>di</strong> quegli abitanti, nelle<br />

istantanee loro in<strong>di</strong>genze, ma altresì al comodo dei capitalisti, i quali non<br />

avessero il modo d'impiegar tosto i loro risparmi, non che al beneficio,<br />

estensione e prosperamento dell'agricoltura e del commercio, con rivolge­<br />

re in tal modo la circolazione del denaro da quella parte ove più lo richie­<br />

da il vero bisogno dello Stato» 210 .<br />

In conclusione, verso la fine degli anni Sessanta l'amministrazione<br />

asburgica imprime una decisa accelerazione alla sua attività progettuale,<br />

ampliando progressivamente il suo campo d'intervento e accingendosi a<br />

compiere una serie <strong>di</strong> scelte ar<strong>di</strong>te e dense <strong>di</strong> novità all'inizio del nuovo<br />

decennio. Questo potè accadere perché la gestione rigida avviata dai nuovi<br />

fermieri, con i grossi problemi a essa connessi, aveva richiamato perento­<br />

riamente l'attenzione sulle strutture finanziarie, ma anche sull'economia e<br />

sulla società mantovana, perché erano subentrati ministri e impiegati più<br />

competenti e sensibili, come Firmian, Waters e Auberger, perché, infine,<br />

era significativamente mutato l'atteggiamento al vertice, con l'allontana­<br />

mento dalla vecchia politica mercantilistica e l'apertura alle nuove istanze<br />

fisiocratiche e liberiste. Non sarà infatti casuale che, proprio in un piano<br />

<strong>di</strong> riforma per i domini ere<strong>di</strong>tar! del gennaio 1768, Kaunitz, sotto l'influs­<br />

so del tardo-cameralista Joseph von Sonnenfels, insistesse sul fatto che il<br />

servizio del debito e più in generale le preoccupazioni meramente finan­<br />

ziarie non dovessero far passare in secondo piano altre questioni, in primo<br />

209 Vd. il carteggio e il Regolamento finale (13 agosto 1770, redatto da Luigi<br />

Cristiani) in ASMi, Commercio p.a., b. 50. Inizialmente i fermieri, come vedremo,<br />

avevano offerto una sovvenzione gratuita al Monte <strong>di</strong> 600.000 fiorini, in cambio della<br />

proroga del contratto d'appalto <strong>delle</strong> regalie, ma Kaunitz aveva rifiutato contro il pa­<br />

rere <strong>di</strong> Firmian.<br />

210 Ivi.


192 CAPITOLO TERZO<br />

luogo la salute economica della Monarchia 211 . «Of these broad concerns,<br />

- puntualizza Szabo - Kaunitz singled out three in particular which he felt<br />

deserved special attention. First and foremost was thè improvement of<br />

agriculture, which he held to be one of thè most important tasks of any<br />

state. Secondly he pressed for thè creation of a trade company to stimulate<br />

domestic industry, with thè state support taking thè form of share purcha-<br />

ses in an otherwise public institution. Thirdly, Kaunitz lamented thè state<br />

of tariff regulations in thè Habsburg Monarchy, calling for a more effi-<br />

cient and rational approach to thè whole problem». A partire da quest'ul­<br />

tima preoccupazione, come si vedrà nel prossimo capitolo, il cancelliere<br />

avrebbe impostato la complessa <strong>di</strong>scussione sul destino della ferma e<br />

avrebbe inaugurato un nuovo corso per le finanze mantovane.<br />

211 Cfr. F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, pp. 142-143. L'A. colloca<br />

proprio alla metà degli anni Sessanta la transizione <strong>di</strong> Kaunitz da «his strong indebte-<br />

dness to thè cameralist tra<strong>di</strong>tion of thè Habsburg Monarchy» alle future «<strong>di</strong>stinct<br />

physiocratic features» dei suoi programmi <strong>di</strong> riforma agraria per i domini ere<strong>di</strong>tari<br />

(pp. 160 e 164).


4.<br />

LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771)<br />

4.1. IL DIBATTITO SULL'AMMINISTRAZIONE DELLE IMPOSTE INDIRETTE<br />

II 1771 segnò una svolta per tutta la Lombar<strong>di</strong>a austriaca, con l'en­<br />

trata in vigore <strong>di</strong> un nuovo sistema amministrativo, la cui struttura era<br />

ormai svincolata dalla tra<strong>di</strong>zione e informata ad alcuni basilari principi <strong>di</strong><br />

razionalità e centralizzazione che in Austria si erano già imposti dal 1749.<br />

Prime fra questi la separazione dei poteri esecutivo e giu<strong>di</strong>ziario e l'atti­<br />

vazione <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> controllo sui flussi finanziari. Come sintetizzava<br />

una celebre frase <strong>di</strong> Pietro Verri, «il Senato giu<strong>di</strong>ca; il Magistrato Came­<br />

rale regola; la Camera dei conti sindaca» 1 . Se la riforma investì secondo<br />

moduli analoghi tanto il Milanese, quanto il <strong>Mantova</strong>no, non si può <strong>di</strong>re<br />

però che quest'ultimo vi sia giunto per un'automatica trasposizione del­<br />

l'esperienza maturata nel vicino stato, poiché il suo nuovo assetto nasceva<br />

piuttosto da una riflessione specifica, stimolata a sua volta dal contatto e<br />

dalla conoscenza più <strong>di</strong>retta del <strong>Ducato</strong> acquisita da Vienna nel decennio<br />

precedente e da un aumento della capacità propositiva <strong>delle</strong> autorità lo­<br />

cali. La peculiarità del processo che ebbe luogo nel <strong>Mantova</strong>no fra il 1769<br />

e il 1771 va però anche rilevata sotto un altro punto <strong>di</strong> vista: la ristruttu­<br />

razione dell'amministrazione regia vi fu realizzata prima della riforma del<br />

censo e <strong>delle</strong> amministrazioni locali ed ebbe quin<strong>di</strong> senza dubbio un ca­<br />

rattere più superficiale, in quanto gli organi centrali mancavano ancora <strong>di</strong><br />

un effettivo controllo del territorio. Tuttavia ci si imbattè comunque in<br />

tale questione affrontando il nodo <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette nei due anni<br />

1 Lettera al fratello Alessandro, 9 ottobre 1771, in Carteggio <strong>di</strong> Pietro e Alessan­<br />

dro Verri, IV, p. 255.


194 CAPITOLO QUARTO<br />

precedenti la riforma, tanto che contemporaneamente a quest'ultima fu<br />

decretato anche il rifacimento del catasto. Fu anzi proprio quella <strong>di</strong>scus­<br />

sione, apertasi nell'estate 1768 in previsione della scadenza del contratto<br />

con i fermieri, ad avviare anche a <strong>Mantova</strong> la stagione calda <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong>,<br />

con una fase <strong>di</strong> fervido impegno progettuale che nel piccolo <strong>Ducato</strong> non<br />

si verificava dai tempi <strong>di</strong> Pallavicini e Arconati, e che assumeva ora<br />

connotati ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> preoccupazione per il «pubblico bene» e <strong>di</strong> fiducia<br />

nelle possibilità dell'autorità regia <strong>di</strong> influenzare positivamente lo sviluppo<br />

economico e sociale del paese 2 .<br />

Con un certo anticipo sul termine dell'appalto Greppi e soci si mos­<br />

sero con lo scopo <strong>di</strong> ottenerne la semplice proroga per un altro novennio,<br />

presentando un'offerta che voleva rendersi gra<strong>di</strong>ta alla sovrana col mostra­<br />

re sollecitu<strong>di</strong>ne verso le necessità dei sud<strong>di</strong>ti. Probabilmente su consiglio<br />

<strong>di</strong> Firmian, i fermieri proponevano un prestito gratuito <strong>di</strong> 600.000 lire al<br />

Monte <strong>di</strong> pietà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> <strong>di</strong> cui si intendeva ampliare il giro 3 . Trasmesso<br />

da Kaunitz a Milano, il progetto fu sottoposto dal plenipotenziario all'esa­<br />

me <strong>di</strong> una giunta particolare composta da Domenico Montani e Stefano<br />

Lottinger, del Supremo Consiglio d'economia, e dal consigliere mantova­<br />

no Amizzoni, notoriamente vicino ai fermieri 4 .<br />

Mentre tutto sembrava procedere senza intoppi verso la riconferma<br />

dei milanesi, un'interferenza inattesa dovette indurre a un sostanziale ri­<br />

pensamento. <strong>Il</strong> giovane imperatore Giuseppe II, che, incoronato nel 1765<br />

alla morte del padre, iniziava allora a interessarsi al governo della Lombar­<br />

<strong>di</strong>a in previsione <strong>di</strong> un viaggio in Italia, con un atto significativo <strong>delle</strong> sue<br />

opinioni fece pervenire a Kaunitz un memoriale ricevuto da <strong>Mantova</strong>.<br />

L'autore denunciava la situazione <strong>di</strong> monopolio <strong>delle</strong> regalie colà creatasi<br />

a vantaggio degli ultimi impresari, <strong>di</strong>venuti «troppo potenti nella protizio-<br />

ne e ricchi nelle sostanze, che nissuno si vuo' mettere in competenza<br />

perché sa non poter riuscire nell'incanto». A rime<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ciò proponeva un<br />

esperimento triennale <strong>di</strong> amministrazione <strong>di</strong>retta, che, reputava, avrebbe<br />

permesso <strong>di</strong> appurare il vero gettito <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette e <strong>di</strong> portare a<br />

un livello più equo per la Camera il canone d'affitto 5 .<br />

2 Su questo nuovo approccio cfr. C. Mozzarelli, Pubblico bene e stato alla fine<br />

dell'anden regime.<br />

3 Progetto s.d., ma risalente con ogni probabilità al maggio 1768, in HkaW,<br />

Akten, R. 98.<br />

4 Lettera a Kaunitz del 4 giugno 1768, ivi.<br />

1 Progetto, s.d., e allegati, ivi. Firmatario ne era il dalmata Matteo Demelli, dalla


LA RIFORMA DEL 177! (1/69-1771) 19.5<br />

Kaunitz spiegò <strong>di</strong>plomaticamente all'imperatore <strong>di</strong> aver presente da<br />

tempo questa soluzione, ma <strong>di</strong> non ritenerla imme<strong>di</strong>atamente attuabile,<br />

trovandosi la Camera «intieramente all'oscuro della natura e ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

quelle regalie e de' <strong>di</strong>versi suoi rami» e mancando personale <strong>di</strong>rettivo che<br />

potesse gestire con competenza il passaggio dal regime dell'appalto a<br />

quello <strong>di</strong>retto. «È composto il ministero <strong>di</strong> quel <strong>Ducato</strong> - precisava il<br />

cancelliere - <strong>di</strong> pochissimi in<strong>di</strong>vidui, ai quali presiedono due soli capi,<br />

cioè il conte Perlongo [...], ed il barone Watters [...]; il primo uomo<br />

vecchio e, per un colpo d'apoplessia sopraggiuntogli poco tempo fa, non<br />

sarà più in istato <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>re con vigore all'incombenza della sua carica;<br />

e l'altro, benché <strong>di</strong> spirito molto attivo e uomo intelligente, è anche esso<br />

in età più che settuagenaria». I restanti funzionar!, infine, non avevano<br />

l'esperienza necessaria, essendo tutti <strong>di</strong> formazione giuri<strong>di</strong>ca. Curiosamen­<br />

te questo rapporto finì nelle mani dell'imperatrice, la quale lo siglò pron­<br />

tamente con il proprio placet, mentre giunse al legittimo destinatario<br />

quand'egli ormai non poteva far altro che sottoscrivere la decisione della<br />

madre 6 . Tuttavia l'episo<strong>di</strong>o fu sufficiente a spingere Kaunitz a rivedere le<br />

proprie opinioni.<br />

La consulta sul progetto Greppi, pervenuta nel frattempo da Milano,<br />

optava bensì per una soluzione «mista» e non più per l'appalto puro, ma<br />

identificava già <strong>di</strong> primo acchito nel fermiere milanese il partner più adat­<br />

to e gli assegnava i due terzi della società per l'amministrazione <strong>delle</strong><br />

imposte, riservando alla Camera il terzo restante. La gestione <strong>di</strong>retta era<br />

esclusa sulla base <strong>di</strong> argomentazioni analoghe a quelle addotte dal cancel­<br />

liere nella sua risposta all'imperatore, cui si aggiungevano la carenza dei<br />

capitali necessari a rilevare l'impresa e a saldare i debiti con i fermieri e<br />

il timore che gli amministratori regi, non personalmente interessati, si<br />

potessero mostrare negligenti. L'amministrazione mista funzionava del re­<br />

sto già dal 1765 nel Milanese e aveva permesso <strong>di</strong> attuare una prima<br />

riforma del dazio della mercanzia 7 .<br />

Ma questo compromesso non parve ormai sufficiente al Dipartimento<br />

metà degli anni Sessanta appaltatore, in società con la <strong>di</strong>tta Susani (sempre della citta­<br />

<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Segna, a sud <strong>di</strong> Fiume), del trasporto dei sali in Lombar<strong>di</strong>a, per conto della<br />

ferma (vd. B. Caizzi, Sale e fiscalità nel ducato milanese, p. 168).<br />

6 1 due originali del rapporto, uno con il placet <strong>di</strong> .Maria Teresa e l'altro con<br />

quello <strong>di</strong> Giuseppe II, datati 13 giugno 1768, sempre in HkaW, Akten, R. 98.<br />

' Consulta <strong>di</strong> Montani, Lottinger e Amizzoni, 25 giugno 1768, e accompagnatoria<br />

<strong>di</strong> Firmian a Kaunitz, 28 giugno, ivi. Sull'amministrazione milanese, C. Capra, Riforme<br />

finanziarie e mutamento istituzionale nello Stato <strong>di</strong> Milano, p. 337 sgg.


196 CAPITOLO QUARTO<br />

d'Italia, nonostante fosse corredato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> proposte miranti a<br />

correggere le storture più evidenti del sistema fiscale a danno della popo­<br />

lazione rurale e a fornire incentivi all'attività agricola, in ragione <strong>delle</strong><br />

quali il fermiere era <strong>di</strong>sposto a sacrificare circa 40.000 fiorini d'entrata<br />

annua 8 . «I vantaggi proposti nell'ultimo progetto per le finanze <strong>di</strong> Man-<br />

tova e le <strong>di</strong>fficoltà accennate contro l'amministrazione camerale - ribattè<br />

infatti Kaunitz -, non basteranno per fare <strong>di</strong> questa abbandonare il pen­<br />

siero. <strong>Il</strong> genio de' nostri sovrani, poco favorevole al sistema <strong>delle</strong> ferme,<br />

è secondato da varie circostanze: e per quanto io vi pensi e ripensi, non<br />

vedo punto <strong>di</strong>fficoltà insuperabili o pericolose» 9 . A Greppi oltrettutto<br />

non sarebbe mancata la possibilità <strong>di</strong> rifarsi, «né per l'onorifico, né per<br />

l'utile», se avesse accettato <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire amministratore regio camerale con<br />

una percentuale sugli utili. Senza por tempo in mezzo e senza attendere<br />

Firmian, anzi, il barone Joseph von Sperges, che da due anni svolgeva le<br />

funzioni <strong>di</strong> referendario presso il Dipartimento e al quale si può ragione­<br />

volmente attribuire l'intera gestione <strong>di</strong> questa delicata faccenda, fece per­<br />

venire al fermiere una controproposta 10 . Egli intendeva riservare alla<br />

Camera le tre maggiori regalie, cioè sale, mercanzia e tabacco, affidandole<br />

a un regio amministratore che sperava poter essere lo stesso Greppi; le<br />

altre sarebbero state parte semplicemente abolite, parte date in riscossione<br />

alle comunità o alla Congregazione civica in cambio <strong>di</strong> una somma forfet­<br />

taria. Quest'idea, innovativa, ma forse controproducente se applicata a un<br />

contesto non ancora toccato dalla rivoluzione censuaria come quello man­<br />

tovano, non piacque ovviamente a Greppi, che declinò l'offerta 11 .<br />

Frattanto a <strong>Mantova</strong> il Magistrato camerale non era intenzionato a<br />

rimanere inattivo davanti alla <strong>di</strong>scussione che andava accendendosi. Al<br />

suo interno si erano già verificati alcuni importanti cambiamenti <strong>di</strong> fronte<br />

8 Le migliorie proposte erano: l'abolizione o la sospensione dei dazi del minuto<br />

e del giogatico, la stipulazione <strong>di</strong> convenzioni fra le comunità e i fermieri per il dazio<br />

della macina <strong>di</strong> campagna, la sospensione triennale in via d'esperimento <strong>delle</strong> traversie<br />

del <strong>Mantova</strong>no vecchio, ribassi daziari per 3000 fiorini per incentivare l'economia. Una<br />

rifusione integrale del piano e <strong>delle</strong> tariffe, con il trasferimento <strong>di</strong> tutti i dazi alla<br />

circonferenza dello Stato, era giu<strong>di</strong>cata invece intempestiva, in quanto, «per essere<br />

pericolosa e <strong>di</strong> profonda indagine, richiede <strong>di</strong> essere maturata senza precipitazione e <strong>di</strong><br />

essere confrontata colla sperienza <strong>di</strong> più anni avanti <strong>di</strong> eseguirla e <strong>di</strong> renderla pubblica».<br />

9 Kaunitz a Firmian, 14 luglio 1768, in HkaW, Akten, R. 98.<br />

10 Copia <strong>di</strong> lettera <strong>di</strong> Greppi al proprio agente a Vienna Volpi, del 10 settembre<br />

1768, in cui è anche riassunta la proposta <strong>di</strong> Sperges. Ivi. Sul ruolo cruciale giocato da<br />

Sperges si veda oltre.<br />

11 Ivi.


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 197<br />

che avevano reso più <strong>di</strong>fficile la posizione dei fermieri, nonostante gli<br />

sforzi <strong>di</strong> questi per guadagnare sostenitori all'interno dell'amministrazio­<br />

ne. Waters, dopo due anni <strong>di</strong> fedeltà, mostrò a un certo punto <strong>di</strong> aver<br />

«del tutto rivoltato l'animo contro la Ferma» e <strong>di</strong> aver ad<strong>di</strong>rittura «forma­<br />

to un piano che li sig.ri fermieri non go<strong>di</strong>no più della <strong>di</strong>stinta grazia della<br />

Corte e per conseguenza de' primi ministri, anzi, che la Corte ora adotti<br />

massime <strong>di</strong>verse dello passato, che sono <strong>di</strong> favorire più tosto il pubbli­<br />

co» 12 . <strong>Il</strong> presidente camerale si era dunque rivelato sensibile all'avversio­<br />

ne che per la ferma non aveva mai celato Giusti e che già a metà del<br />

decennio aveva portato a Milano al passaggio all'amministrazione mista,<br />

anche se per il momento l'atteggiamento più conciliante <strong>di</strong> Kaunitz e<br />

l'appoggio <strong>di</strong> Firmian ne avevano attenuato l'impatto. Inoltre verso la fine<br />

degli anni Sessanta, accanto a Waters e a Sor<strong>di</strong>, oppositori strenui, anche<br />

Sartorio e Bermudez, precedentemente <strong>di</strong>sponibili, si erano intiepi<strong>di</strong>ti,<br />

<strong>di</strong>venendo «langui<strong>di</strong> e inoperosi» 13 . E questa volta non riuscì ai fermieri<br />

<strong>di</strong> vedere «equilibrarsi la barca» grazie un'oculata sostituzione del defun­<br />

to consigliere Magnaguti, al cui posto avrebbero voluto far trasferire uno<br />

dei questori nemici, per inserire in Magistrato un fedele, l'avvocato fiscale<br />

Alessandro Felice Nonio. Fu invece <strong>di</strong>rettamente promosso al seggio va­<br />

cante in Consiglio <strong>di</strong> giustizia il podestà Jacopo Beninten<strong>di</strong> !4 , cosicché<br />

nell'amministrazione camerale rimase a fiancheggiare la società Greppi il<br />

solo Pietro Peyri 15 .<br />

Convinto, non a torto, che il vento stesse per cambiare, Waters si<br />

rivolse imme<strong>di</strong>atamente a Kaunitz suggerendo l'opportunità <strong>di</strong> apportare<br />

12 C. M. Mellerio a Greppi, 24 febbraio 1765, in ASMi, Greppi, b. 33. Secondo<br />

questa voce Waters era arrivato a tali conclusioni considerando i nuovi piani per la<br />

ferma milanese.<br />

13 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Marliani a Greppi del 20 febbraio 1769, in ASMi, Greppi, b.<br />

57. Inoltre, dello stesso, le lettere 5 e 13 maggio 1769, ivi, b. 59.<br />

14 Beninten<strong>di</strong> Jacopo - Nobile mantovano nato nel 1715. Entrato al regio servizio<br />

dopo una brillante carriera come avvocato, grazie all'appoggio <strong>di</strong> Beltrame Cristiani<br />

(lettere <strong>di</strong> questi del 17 settembre 1752 e del 21 novembre 1753, in HkaW, Akten, R.<br />

83), fu podestà nel 1755 (<strong>di</strong>spaccio 29 maggio, in ASMi, DR, b. 228), quin<strong>di</strong> avvocato<br />

fiscale nel 1764 e consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1769. Tale sarebbe rimasto fino alla riforma<br />

del sistema giu<strong>di</strong>ziario del 1786, con la quale sarebbe <strong>di</strong>venuto consigliere d'appello.<br />

Andò in pensione nel 1791 (lettera <strong>di</strong> Albuzzi all'imperatore, 19 aprile 1791, in ASMi,<br />

L7G p.a., b. 152). Cfr. inoltre i fascicoli personali ivi, b. 144 e in UTR p.a., b. 878. Un<br />

fratello <strong>di</strong> Beninten<strong>di</strong> fu canonico della cappella palatina <strong>di</strong> Santa Barbara (lettera <strong>di</strong><br />

Kaunitz a Firmian del 24 giugno 1762, in HHSaW, LK, F. 156)<br />

15 Lettera <strong>di</strong> Marliani del 7 maggio 1769, in ASMi, Greppi, b. 59. La citazione è<br />

tratta dalla lettera dello stesso datata 13 maggio (vd. n. 13).


198 CAPITOLO QUARTO<br />

corpose mo<strong>di</strong>fiche ai capitoli della ferma, molti dei quali si erano rivelati<br />

a suo <strong>di</strong>re «duri, insoliti e dannosi all'erario <strong>di</strong> S.M., al felice progresso<br />

<strong>delle</strong> manifatture e del commercio». <strong>Il</strong> cancelliere accettò allora <strong>di</strong> aprire<br />

con il ministro mantovano un canale <strong>di</strong> corrispondenza riservata, chieden­<br />

dogli perfino un giu<strong>di</strong>zio sulla possibilità <strong>di</strong> avocare alla Camera l'intera<br />

amministrazione finanziaria 16 .<br />

Queste sollecitazioni <strong>di</strong> varia provenienza ebbero l'effetto <strong>di</strong> avviare<br />

decisamente Kaunitz e Sperges ad una riflessione più ampia e approfon­<br />

<strong>di</strong>ta sulla questione, allontanandoli ulteriormente da Firmian. «Sia pure<br />

grande quanto si vuole il sollievo che potesse sperimentare il pubblico per<br />

l'abolizione del giogatico e del dazio del minuto, - osservavano - non<br />

perciò a questi soli articoli ristringer si può il bene che attendono quei<br />

sud<strong>di</strong>ti dalle sovrane materne cure e dalla sollecitu<strong>di</strong>ne del nostro ministe­<br />

ro» 17 . Un'analisi critica dei capitoli dell'ultimo contratto aveva infatti<br />

convinto il Dipartimento che, «lasciando in vigore il presente sistema, non<br />

è possibile che risorga già mai quel Paese, e che la Camera ne percepisca<br />

quella ren<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong> cui pure deve essere <strong>di</strong> sua natura suscettibile». Ciò<br />

perché «la ferma non tanto ritrae il suo profitto da quei rami, che sogliono<br />

costituire l'entrata pubblica degli altri paesi, ma piuttosto dal monopolio<br />

generale <strong>di</strong> quasi tutti i generi più necessari alla vita». Oltre alle vere e<br />

proprie privative, come quelle del sale, del tabacco, dell'acquavite, del­<br />

l'olio, della pesca nei laghi, <strong>delle</strong> cere, dei vetri e dell'aceto, enorme è<br />

«l'influenza che ha in quella provincia la Ferma sul traffico de' grani, e<br />

quello <strong>delle</strong> sete». Ma grazie al periodo <strong>di</strong> pace, alla relativa <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> risorse e alle <strong>di</strong>mensioni limitate del <strong>Ducato</strong>, Kaunitz non riteneva<br />

<strong>di</strong>fficile l'attuazione <strong>di</strong> una globale riforma <strong>delle</strong> finanze già entro la sca­<br />

denza del contratto con Greppi. La rinascita del <strong>Mantova</strong>no sarebbe ve­<br />

nuta in conseguenza <strong>di</strong> questo e non già da sovvenzioni al Monte <strong>di</strong> pietà<br />

o da premi per le manifatture e altre piccole elargizioni, per altro accor­<br />

date a caro prezzo dagli appaltatori. E concludeva, abbozzando un pro­<br />

gramma ormai sganciato dal credo mercantilista dei decenni precedenti:<br />

«cessino il più che si può i monopoli e si ripartisca fra il pubblico quel<br />

premio dovuto all'industria <strong>di</strong> chi con la sua fatica deve procurare <strong>di</strong><br />

abilitarsi a concorrere alle pubbliche gravezze, si protegga l'agricoltura, o<br />

16 Lettera <strong>di</strong> Waters a Kaunitz, 18 luglio 1768, e risposta <strong>di</strong> Kaunitz, 28 luglio,<br />

in HkaW, Akten, R. 98.<br />

17 Kaunitz a Firmian, 18 agosto 1768, lettera riservata, ivi. Dalla stessa lettera<br />

sono tratte anche le citazioni seguenti.


LA RIFORMA DEL YJJl (1769-1771) 199<br />

almeno si liberi dai vincoli che si oppongono al suo avanzamento, s'intro­<br />

ducano manifatture dai particolari medesimi, e crescerà la popolazione, si<br />

scuoterà la nazione dal letargo, inerzia e indolenza, unica felicità <strong>di</strong> chi<br />

non ha premio da sperare dall'industria, e colla pubblica prosperità e colle<br />

sorgenti della sostanza de' particolari, cresceranno senz'altro anche le ren­<br />

<strong>di</strong>te camerali».<br />

I rapporti fra il Dipartimento e il plenipotenziario avevano ormai<br />

raggiunto a causa <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>vergenze un <strong>di</strong>screto livello <strong>di</strong> tensione, a<br />

giu<strong>di</strong>care da come il primo richiamava l'ostinato sottoposto alla necessità<br />

<strong>di</strong> una comunanza <strong>di</strong> vedute e obiettivi per realizzare quel vasto <strong>di</strong>segno.<br />

L'unica speranza per Firmian e per il suo protetto, perduto l'appoggio <strong>di</strong><br />

Kaunitz, stava ora nelle consulte che dovevano giungere dai <strong>di</strong>casteri<br />

mantovani, interpellati in agosto 18 . Ma il Magistrato camerale, i cui mem­<br />

bri, come si è detto, erano in maggioranza avversi a Greppi, resistette alle<br />

pressioni del plenipotenziario e si espresse decisamente per l'opzione ca­<br />

merale, <strong>di</strong>mostrando con dovizia <strong>di</strong> particolari il danno causato dalle fer­<br />

me al paese e in<strong>di</strong>rettamente all'erario e, per converso, il vantaggio del­<br />

l'amministrazione <strong>di</strong>retta, per realizzare la quale essi ritenevano vi fossero<br />

i presupposti 19 .<br />

La consulta si apriva inoltre a considerazioni sul modo più proficuo<br />

<strong>di</strong> incoraggiare l'economia, nelle quali risuonano, con inaspettata rispon­<br />

denza, convinzioni già espresse da Kaunitz, in cui il cameralismo si carica<br />

<strong>di</strong> echi fisiocratici: «tutto ciò che può arricchir il popolo, abbracciar si<br />

dee, ancorché non arricchisca attualmente l'erario. <strong>Il</strong> popolo, che langui­<br />

sce nell'ozio, vive <strong>di</strong> solo pane e talvolta <strong>di</strong> crusca; ma se col lavoro gua­<br />

dagna, spende altresì a proporzione e si nutre <strong>di</strong> tutti gli altri commesti­<br />

bili, che col maggior consumo portano maggiore ren<strong>di</strong>ta al principato.<br />

[...] Senza le manifatture, il paese è povero, e senza il commercio langui­<br />

sce, ma senza l'agricoltura non vi ha né le une, né l'altro. Avverte perciò<br />

il gran Sully, che tutti i regolamenti esser debbano tra sé uniti e concor<strong>di</strong>,<br />

che per ispalleggiar la città non opprimansi le campagne, volendo aiutar<br />

le arti o il commercio, non si abbandoni l'agricoltura, la quale esser dee<br />

18 Per l'ostinazione <strong>di</strong> Firmian si veda la risposta a Kaunitz del 3 settembre 1768.<br />

Per il parere richiesto agli uffici mantovani, Firmian a Waters, 13 agosto 1768. Tut­<br />

to ivi.<br />

19 Consulta del Magistrato camerale, 13 <strong>di</strong>cembre 1768, ivi. Per avviare tale siste­<br />

ma si prevedevano 2.600.000 lire circa d'investimento iniziale, ammortizzabile in soli<br />

due anni d'attività.


200 CAPITOLO QUARTO<br />

il primo oggetto <strong>di</strong> protezione» 20 . Seguivano le possibili soluzioni (alcune<br />

già in<strong>di</strong>cate da Firmian) per sollevare dall'oppressione fiscale i conta<strong>di</strong>ni<br />

e per incentivare l'attività agricola, nonché per agevolare i transiti com­<br />

merciali: affittanze lunghe, abolizione della barriera daziaria fra le due<br />

regioni del <strong>Mantova</strong>no e <strong>delle</strong> cosiddette traversie, inasprimenti sull'im­<br />

portazione <strong>di</strong> manufatti serici o <strong>di</strong> lusso. Questo programma presuppone­<br />

va naturalmente l'amministrazione camerale, sul recente esempio, cui<br />

esplicitamente ci si richiamava, fornito dal granduca <strong>di</strong> Toscana con l'abo­<br />

lizione degli appalti in previsione <strong>di</strong> una riforma finanziaria 21 . Nella Giun­<br />

ta <strong>di</strong> vicegoverno il parere del Magistrato ottenne l'adesione del presiden­<br />

te Perlongo e due soli voti contrari, da Nonio e da Amizzoni, fautori<br />

dell'amministrazione mista 22 .<br />

Messo in minoranza, Greppi cercò allora <strong>di</strong> gettar <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to sulle<br />

autorità mantovane, riproponendo il noto tema <strong>delle</strong> connivenze dei fun-<br />

zionari camerali con i finanzieri ebrei. Waters veniva ad<strong>di</strong>rittura accusato<br />

<strong>di</strong> aver steso la consulta a casa propria «a dettame dei fratelli Coen», i<br />

quali «sostengono la figura <strong>di</strong> principi del ghetto <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» 23 . In sintesi,<br />

intento del presidente sarebbe stato quello <strong>di</strong> «attrarre al Magistrato ca­<br />

merale una <strong>di</strong>spotica autorità e <strong>di</strong> rimettere nel ghetto <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> quel<br />

tirannico dominio, col quale precedentemente alla scadente Ferma oppri­<br />

meva il Paese», anche se questa volta per via in<strong>di</strong>retta: non potendo più<br />

aspirare all'appalto, il ghetto avrebbe optato per l'amministrazione econo­<br />

mica, della quale contava <strong>di</strong> mantenere agevolmente il controllo grazie alle<br />

proprie amicizie politiche. Negli scritti <strong>di</strong> Greppi si riconoscono i toni<br />

forti del regolatore della ferma mantovana Pietro Marliani, il quale riem­<br />

piva il carteggio con l'impresario <strong>di</strong> velenose critiche a Waters, descritto<br />

come uomo squilibrato, autoritario e totalmente venduto ai notabili ebrei.<br />

Ma se queste accuse potevano avere qualche fondo <strong>di</strong> verità, considerato<br />

20 Su questo nuovo approccio alla questione della finanza pubblica negli stati<br />

asburgici, C. Capra, The Eighteenth Century. The Finances of thè Austrian Monarchy<br />

and thè Italian States, p. 304 sgg.<br />

21 Su questo, V. Becagli, Un unico territorio gabellabile: la riforma doganale leo-<br />

pol<strong>di</strong>na. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>battito politico (1767-1781).<br />

22 Consulta <strong>di</strong> Perlongo, data illeggibile ma certamente della fine del 1768; copia<br />

del voto fiscale del 6 settembre 1768; consulta <strong>di</strong> Amizzoni del 26 <strong>di</strong>cembre. Tutto in<br />

HkaW, Akten, R. 98.<br />

23 Greppi a Firmian, 9 <strong>di</strong>cembre 1768, ivi. Sulla consulta del Magistrato si veda<br />

anche una lettera del fermiere a Kaunitz del 13 <strong>di</strong>cembre e un suo secondo memoriale<br />

del 3 gennaio 1769, sempre ivi. Questi scritti avanzavano il sospetto che a fianco degli<br />

ebrei fosse attivo anche il marchese Ludovico Andreasi.


LA RIFORMA DEL IJJl (1769-1771) 201<br />

che i finanzieri e i negozianti ebrei erano realmente i personaggi più in­<br />

fluenti della scena mantovana, Marliani calcava troppo la mano e le sue<br />

calunnie ricevettero smentita dallo stesso Kaunitz 24 .<br />

<strong>Il</strong> parere del Magistrato fu spe<strong>di</strong>to a Vienna accompagnato da un<br />

giu<strong>di</strong>zio totalmente opposto <strong>di</strong> Firmian, il quale si faceva forte dei voti<br />

contrari espressi a <strong>Mantova</strong> da Amizzoni e Nonio e a Milano da una<br />

poderosa giunta appositamente convocata, nella quale tutti gli intervenuti<br />

si erano <strong>di</strong>chiarati favorevoli all'amministrazione mista, semmai con qual­<br />

che ulteriore facilitazione cui Greppi già si era detto <strong>di</strong>sponibile 25 .<br />

A Vienna trascorsero quattro mesi prima che fosse pronto il rapporto<br />

finale da sottoporre all'imperatrice. Esaminando quest'ultimo, alcune con­<br />

siderazioni sono innanzitutto da fare. La data, la fine del maggio 1769,<br />

non sembra essere casuale, in quanto coincide con il periodo in cui Giu­<br />

seppe II si trovava in Italia: puntando sull'assenza del poco malleabile<br />

imperatore, Kaunitz pensava probabilmente <strong>di</strong> evitare ulteriori <strong>di</strong>scussioni<br />

e <strong>di</strong> ottenere agevolmente l'assenso della sovrana alle proprie proposte.<br />

Queste ultime, ed è la seconda notazione, erano d'altronde frutto <strong>di</strong> un<br />

faticoso travaglio e venivano inserite in un vasto e organico programma <strong>di</strong><br />

riforma <strong>delle</strong> finanze mantovane e <strong>di</strong> politica economica <strong>di</strong> cui ormai la<br />

questione dell'amministrazione <strong>delle</strong> regalie, per quanto cruciale, non<br />

costituiva che un aspetto. Non è eccessivo <strong>di</strong>re che questo rapporto, cer-<br />

24 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 26 <strong>di</strong>cembre 1768 e la risposta a<br />

Greppi del 29 <strong>di</strong>cembre, ivi. <strong>Il</strong> plenipotenziario <strong>di</strong>ede invece pieno cre<strong>di</strong>to alle accuse<br />

e in<strong>di</strong>rizzò a Waters una lettera in cui manifestava il proprio <strong>di</strong>sappunto per la con­<br />

dotta del Magistrato (ASMn, Magistrato Camerale, b. 502, 17 settembre 1768). <strong>Il</strong> pre­<br />

sidente camerale, che non ritenne nemmeno <strong>di</strong> doversi giustificare, pochi mesi dopo<br />

in<strong>di</strong>cò proprio nel Marliani l'amministratore più adatto per un'eventuale conduzione<br />

regia, a conferma della sua fondamentale serietà («Antonio Greppi solo pochi giorni<br />

<strong>di</strong> alcuni degli scorsi anni si fermava a <strong>Mantova</strong>, e il suo compagno Jacopo Melleri<br />

quasi mai qui capitava, talmente che la macchina <strong>di</strong> questa Ferma generale veniva<br />

unicamente <strong>di</strong>retta dal solo regolatore Pietro Marliani, con enorme profitto de' suoi<br />

principali: onde non vi ha luogo da dubitare della sua grande attenzione e capacità» -<br />

riservata <strong>di</strong> Waters a Kaunitz, 19 <strong>di</strong>cembre 1768, HkaW, Akten, R. 98). Sulle intem­<br />

peranze <strong>di</strong> Marliani, vd. anche una lettera <strong>di</strong> Giacomo Mellerio del 28 luglio 1762, in<br />

ASMi, Greppi, b. 22.<br />

25 Firmian a Kaunitz, 21 gennaio 1769, in HkaW, Akten, R. 98. I ritocchi con­<br />

sistevano nell'abolizione <strong>delle</strong> traversie del <strong>Mantova</strong>no vecchio, <strong>di</strong> alcune piccole pri­<br />

vative e <strong>di</strong> qualche dazio <strong>di</strong> introduzione in città. Alla giunta milanese presero parte il<br />

consultore della Silva, i presidenti dei massimi <strong>di</strong>casteri Corrado, Crivelli e Carli, i<br />

senatori Muttoni, Pecci e Fenaroli, i consiglieri d'economia Pellegrini, Montani e Lot-<br />

tinger, i questori camerali Arconati e Ottolini, l'avvocato fiscale Bonacina. Montani e<br />

Carli proposero una società fra la Camera e Greppi al 50%.


202 CAPITOLO QUARTO<br />

tamente frutto <strong>di</strong> un'approfon<strong>di</strong>ta riflessione condotta dallo Sperges su<br />

quella parte <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a lungamente trascurata da Vienna, rappresenti<br />

il canovaccio <strong>di</strong> molti degli interventi che avranno luogo in ambito econo-<br />

mico-finanziario nei quin<strong>di</strong>ci anni seguenti, fino a che, cioè, Giuseppe II<br />

non deciderà <strong>di</strong> aprire un altro capitolo. Infine, il dettaglio e la precisione<br />

con cui la situazione <strong>delle</strong> finanze e le mo<strong>di</strong>fiche da approntare vengono<br />

delineate lasciano presumere che questa consulta si sia avvalsa <strong>di</strong> qualche<br />

memoriale fatto pervenire da Waters a Kaunitz e non conservato fra le<br />

carte: è impossibile, infatti, che Sperges fosse a conoscenza <strong>di</strong> tante noti­<br />

zie. Ciò accentuerebbe ulteriormente il ruolo giocato dal presidente came­<br />

rale nell'avvio e nell'impostazione <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> degli anni Settanta, anche<br />

se egli sarà poi lasciato da parte e quel programma verrà portato a matu­<br />

razione da due esponenti <strong>di</strong> una nuova generazione <strong>di</strong> funzionari, senza<br />

toga e ricchi <strong>di</strong> competenza in campo finanziario ed economico 26 .<br />

4.2. LA SCELTA DELL'AMMINISTRAZIONE MISTA<br />

La consulta <strong>di</strong> Kaunitz merita una considerazione più approfon<strong>di</strong>ta<br />

per la novità con cui affronta i problemi del <strong>Mantova</strong>no e perché esem­<br />

plifica, in un ampio quadro, gli orientamenti che andavano ormai preva­<br />

lendo nel Dipartimento d'Italia in materia finanziaria, in seguito alla ma­<br />

turazione <strong>delle</strong> convinzioni del cancelliere. Un ruolo non secondario fu<br />

inoltre svolto in questo processo dal segretario Sperges, che tali convinzio­<br />

ni recepì e tradusse nella pratica politica del Dipartimento e sulla cui<br />

figura sarà opportuno spendere qualche parola 27 .<br />

Tirolese, figlio <strong>di</strong> un funzionario dell'ufficio <strong>delle</strong> tasse <strong>di</strong> Innsbruck<br />

e laureato in giurisprudenza, Joseph von Spergs (o Sperges per gli italiani),<br />

aveva intrapreso nel 1750 la carriera dei pubblici uffici con mansioni <strong>di</strong><br />

segretario 28 . Passato alle <strong>di</strong>pendenze della Cancelleria <strong>di</strong> corte e stato,<br />

26 II rapporto <strong>di</strong> Kaunitz all'imperatrice, datato 28 maggio 1769, si trova in<br />

HkaW, Akten, R. 98, ed è trascritto integralmente in appen<strong>di</strong>ce a questo lavoro.<br />

27 Su Sperges, H. Lentze, Joseph von Spergs und der Josephinismus, e E. Garms-<br />

Cornides, Marginalien des 18. Jahrhunderts zu zwei Biographien des Grafes Firmian;<br />

inoltre F. Pascher, Joseph Freiherr von Sperges auf Palenz und Reisdorf, ine<strong>di</strong>to, lo<br />

stu<strong>di</strong>o a tutt'oggi più approfon<strong>di</strong>to del personaggio. Sulla nomina a capo del Diparti­<br />

mento, C. Capra, Luigi Giusti, pp. 83-85.<br />

28 Operò dapprima in Italia come segretario <strong>di</strong> una commissione per la definizio­<br />

ne dei confini fra il Tirolo e Venezia (presso la quale aveva conosciuto Beltrame Cri-


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 203<br />

guadagnò la fiducia del vice-cancelliere Friedrich Binder e l'amicizia <strong>di</strong><br />

Luigi Giusti, e si specializzò nella corrispondenza relativa agli affari italia­<br />

ni, mettendo a frutto la sua ottima conoscenza della lingua. All'inattesa<br />

morte <strong>di</strong> Giusti, nel 1766, fu pertanto ritenuto in grado <strong>di</strong> assumerne le<br />

funzioni, seppure in via provvisoria. In realtà avrebbe continuato a rico­<br />

prire ufficiosamente il ruolo <strong>di</strong> referendario fino al 1791, anno della<br />

morte, conservando la qualifica <strong>di</strong> consigliere aulico e ufficiale <strong>di</strong> Stato<br />

delegato per gli affari d'Italia, affiancato dal 1770 da Luigi Lambertenghi,<br />

nominato primo segretario presso il Dipartimento con ogni probabilità<br />

per volontà dello stesso Sperges 29 . Se è noto che questi ebbe una parte<br />

determinante nell'elaborazione <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> ecclesiastiche e degli stu<strong>di</strong><br />

attuate a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, meno si sa sulle<br />

sue posizioni riguardo alla politica finanziaria ed economica, ma è certo<br />

che egli non fu semplice esecutore, bensì promotore dell'offensiva contro<br />

i fermieri, riapertasi ancor prima del viaggio <strong>di</strong> Giuseppe II in Italia 30 . È<br />

probabile che il consigliere avesse ere<strong>di</strong>tato verso l'impresa del Greppi<br />

l'avversione dell'amico Giusti e che nella stessa <strong>di</strong>rczione l'avesse spinto<br />

l'opinione poco lusinghiera che nutriva <strong>di</strong> Firmian. In compenso il capo<br />

del Dipartimento meritò dalla cerchia dei fermieri la sprezzante nomea <strong>di</strong><br />

«Innovatore», coniata allorché si venne a sapere che egli, seguito poi a<br />

<strong>Mantova</strong> da Waters, andava pre<strong>di</strong>sponendo i fondamenti teorici <strong>di</strong> un<br />

nuovo sistema <strong>di</strong> finanza, più semplice e <strong>di</strong>retto, da cui gli appalti dove­<br />

vano essere rigorosamente esclusi. In questa impresa Sperges fu assidua­<br />

mente assistito dal segretario Giovanni Fortunato Molinari, che, per <strong>di</strong>rla<br />

con Verri, «si fa credere il Sully <strong>di</strong> quel piccolo Dipartimento» e che<br />

certamente non ignorava il <strong>di</strong>battito sul sistema tributario e sulle sue<br />

implicazioni economiche che si era appena concluso in Francia 31 .<br />

Torniamo ora alla consulta del 28 maggio 1769, nella quale si può a<br />

stiani). Successivamente passò allo Hausarchiv <strong>di</strong> Vienna, e, dal 1759, all'archivio della<br />

Cancelleria <strong>di</strong> Corte e stato. Cfr. F. Pascher, Joseph Freiherr von Sperges.<br />

29 C. Capra, Luigi Giusti, p. 84. Su Lambertenghi, brillante collaboratore del<br />

«Caffè» e autore <strong>di</strong> vari scritti <strong>di</strong> economia politica, fra cui un Saggio sulla legislazione<br />

dei grani nella Lombar<strong>di</strong>a austriaca (in C. A. Vianello, Considerazioni sull'annona, pp.<br />

53-85), <strong>di</strong> orientamento liberista, cfr. C. Capra, Un interme<strong>di</strong>ario fra Vienna e Milano.<br />

Nel periodo imme<strong>di</strong>atamente precedente la nomina <strong>di</strong> Lambertenghi, Sperges era in<br />

fitta corrispondenza con lui, come anche con Verri, Frisi e Luigi Cristiani, tanto che<br />

Firmian se n'era rammaricato (cfr. F. Pascher, Joseph Freiherr von Sperges, p. 52).<br />

50 Ivi, p. 46 sgg.<br />

" Un'interessante nota anonima e senza data (in HHSaW, MC, F. 4) riferisce una<br />

voce secondo la quale il consigliere Sperges, «o sia l'Innovatore», avrebbe tratto le linee


204 CAPITOLO QUARTO<br />

questo punto ravvisare il frutto <strong>delle</strong> riflessioni congiunte <strong>di</strong> Kaunitz,<br />

Sperges e collaboratori, sulla base <strong>di</strong> materiali forniti da Waters. Attribuita<br />

con chiarezza la responsabilità dei mali che affliggevano la provincia alla<br />

«natura del sistema lasciato dagli antichi duchi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>», il documento<br />

ne effettua una puntuale analisi. <strong>Il</strong> lavoro <strong>di</strong> scavo effettuato dagli ultimi<br />

fermieri per far fruttare al massimo tutte le regalie, <strong>di</strong>sseppellendo all'oc-<br />

correnza ciò che la consuetu<strong>di</strong>ne aveva lasciato cadere nell'oblio, aveva<br />

posto davanti agli occhi <strong>delle</strong> autorità austriache un sistema fiscale che<br />

poteva più precisamente definirsi come «una unione accidentale <strong>di</strong> dazi,<br />

imposte, gabelle e monopolj, nati dall'azardo e dalle instantanee necessità<br />

<strong>di</strong> guerra, ambasciate, matrimoni o lusso <strong>di</strong> quei piccoli principi», i quali<br />

avevano mostrato <strong>di</strong> pensare «più con rime<strong>di</strong> palliativi alla propria situa­<br />

zione, che al bene de' posteri e dello Stato, che mai non dovrebbe perdersi<br />

<strong>di</strong> vista» 32 . Da questa crescita <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata era dunque risultata una fiscalità<br />

piena <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti: «ineguaglianza <strong>di</strong> carico; aggravi maggiori imposti al po­<br />

vero, che al ricco; perniziosa moltiplicità <strong>di</strong> pesi; monopolj, che favorisco­<br />

no l'industria degli esteri più che dei citta<strong>di</strong>ni; frequenza e minutezza<br />

quasi ineseguibile <strong>di</strong> notificazioni e <strong>di</strong> formalità; reiterate perquisizioni<br />

in<strong>di</strong> necessariamente provenienti; sproporzione <strong>di</strong> pene ridondanti in<br />

danno dello Stato; numero intolerabile <strong>di</strong> leggi; limiti arbitrarj <strong>delle</strong> rega­<br />

lie; spese eccessive <strong>di</strong> amministrazione; dazi ed imposte che opprimono<br />

l'agricoltura; che impe<strong>di</strong>scono le manifatture ed il commercio; che spopo­<br />

lano le campagne e le città e che quin<strong>di</strong> colla stessa popolazione finalmen­<br />

te <strong>di</strong>struggono il dazio e l'imposta stessa».<br />

della sua proposta per la nuova amministrazione finanziaria mantovana da L'Antifinan­<br />

ziere, testo che anche a <strong>Mantova</strong> il presidente Waters avrebbe cercato <strong>di</strong> procurarsi. Si<br />

trattava <strong>di</strong> Darigrand, L'anti-financier, ou relevé de quelques-unes des malversations dont<br />

se rendent journellement coupables les fermiers generaux et des vexations qu'ils commet-<br />

tent dans les provinces, Amsterdam 1763. Quest'opuscolo concludeva il <strong>di</strong>battito aper-<br />

tosi in Francia nel maggio 1763 sul progetto <strong>di</strong> introdurre un'imposta unica. Interes­<br />

sante è che esso non si limitasse a criticare il sistema degli appalti, ma che auspicasse,<br />

in linea con le posizioni fisiocratiche in materia finanziaria, l'abolizione della capitazio­<br />

ne e <strong>delle</strong> imposte sui consumi e l'introduzione <strong>di</strong> una sola tassa sul red<strong>di</strong>to comples­<br />

sivo <strong>di</strong> ciascun sud<strong>di</strong>to, derivante tanto dal possesso fon<strong>di</strong>ario, quanto da attività<br />

commerciali o finanziarie, o da altro ancora. Cfr. Y. Durand, Les Fermiers generaux, pp.<br />

432-4, e A. Alimento, La «querelle» intorno alla «Richesse de l'état»: imposta unica e<br />

lotta politica in Francia attorno alla metà del Settecento. <strong>Il</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Verri, su cui cfr.<br />

F. Pascher, Joseph Freiherr von Sperges, p. 59, sta in Lettere e scritti ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> P. e A.<br />

Verri, voi. IV, pp. 157-8.<br />

32 Consulta <strong>di</strong> Kaunitz del 28 maggio 1769 (vd. n. 26), da cui anche le citazioni<br />

successive.


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 205<br />

A questi caratteri del vecchio sistema si contrappongono esigenze e<br />

orientamenti nuovi, prima fra tutte la necessità <strong>di</strong> correggere le sperequa­<br />

zioni e <strong>di</strong> ridurre i vincoli imposti dalle privative, dall'obbligo <strong>delle</strong> noti­<br />

ficazioni o dei mandati d'esportazione gravanti su molti generi, dalla pra­<br />

tica spesso violenta e arbitraria <strong>delle</strong> perquisizioni, sentita ora come mi­<br />

naccia alla libertà personale e soprattutto come grave <strong>di</strong>sincentivo allo<br />

sviluppo economico e demografico. Si percepisce ormai <strong>di</strong>stintamente che<br />

il primo e più fondamentale impulso all'attività agricola, commerciale e<br />

manifatturiera deve venire, più che da interventi ad hoc del Principe, dalla<br />

drastica riduzione <strong>delle</strong> pastoie fiscali e annonarie. «Non vi è forse precau­<br />

zione nelle regalie - si legge a proposito <strong>delle</strong> notificazioni - che più<br />

vincoli l'industria nazionale, la contrattazione interna e la giusta libertà de'<br />

citta<strong>di</strong>ni nei loro particolari interessi; e non ve n'è forse che produca in ora<br />

minor frutto alla regalia e che ecciterebbe maggior contento e trasporto<br />

colla sua abolizione». Si avverte inoltre l'esigenza <strong>di</strong> rivedere e semplifica­<br />

re la normativa, <strong>di</strong>stricandone a beneficio tanto dei contribuenti quanto<br />

del sovrano l'impenetrabile groviglio, <strong>di</strong> sottrarre le finanze all'arbitrio dei<br />

privati amministratori grazie a un corpus <strong>di</strong> leggi chiare e certe, <strong>di</strong> ridurre<br />

i costi <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> superare infine l'obsoleto approccio giuri<strong>di</strong>co degli<br />

ufficiali <strong>di</strong> toga agli affari camerali.<br />

Passando alla fase progettuale, la consulta riepiloga gli sforzi già<br />

compiuti verso «una salutare e necessaria riforma», a partire dalla riunione<br />

<strong>delle</strong> regalie sotto una sola amministrazione nel 1750 e dalla successiva<br />

sostituzione dei vecchi appaltatori, colpevoli <strong>di</strong> aver piuttosto «alimentato<br />

gli abusi e li <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni», con i nuovi fermieri, «più attivi, più intelligenti e<br />

più capaci», grazie ai quali «si trovano in oggi ridotte le regalie a quel<br />

maggior grado <strong>di</strong> vigore, che mai si poteva sperare». Raggiunto questo<br />

primo traguardo, si punta ora all'eliminazione del sistema degli appalti per<br />

inaugurare un'epoca <strong>di</strong> trasformazioni, ma, tenendo conto dei numerosi e<br />

autorevoli pareri contrari all'introduzione imme<strong>di</strong>ata dell'amministrazione<br />

economica, si adotta temporaneamente la forma interme<strong>di</strong>a della gestione<br />

mista. A questa si attribuiscono tre principali vantaggi: un'entrata fissa per<br />

la Camera, che assicuri sempre e comunque la copertura <strong>delle</strong> spese; la<br />

possibilità <strong>di</strong> «formare a poco a poco dei soggetti capaci non solamente<br />

per l'amministrazione semplice <strong>delle</strong> regalie, ma ancor più per coprire le<br />

cariche camerali e per <strong>di</strong>riggere le finanze e l'economia pubblica»; le ga­<br />

ranzie offerte dalla «sicura controlleria del fermiere, il quale spinto dal<br />

proprio interesse, non solamente vi continuerà tutta la sua attenzione, ma<br />

ancora si opporrà alle negligenze perniziose ed a qualunque parzialità o


206 CAPITOLO QUARTO<br />

arbitrio che si potesse usare da' regi ministri». E in quest'ultima preoccu­<br />

pazione si avverte l'eco <strong>di</strong> tante accuse mosse in tempi più o meno recenti<br />

al Magistrato e ai suoi presidenti.<br />

La soluzione adottata è d'altronde assai vicina all'amministrazione<br />

<strong>di</strong>retta, in quanto alla Camera viene riservata la quota <strong>di</strong> maggioranza,<br />

contrariamente a quant'è accaduto per Milano nel 1765 e a quanto ancora<br />

molti ministri auspicano nella capitale lombarda. L'interessenza dei fer-<br />

mieri nella società sarebbe limitata a un terzo, non potendosi dalla Camera<br />

«<strong>di</strong>staccare una maggior porzione del pubblico patrimonio, il quale rac­<br />

colto a gran stento dalle sostanze private, deve necessariamente convertirsi<br />

in <strong>di</strong>retto servizio della M.V. e della pubblica causa». Questa <strong>di</strong>stribuzio­<br />

ne, che avrebbe assicurato due rappresentanti per parte regia contro uno<br />

per la parte privata, è sintomo <strong>di</strong> un ribaltamento già intervenuto nei<br />

rapporti <strong>di</strong> forza fra Principe e finanzieri, reso possibile in primo luogo<br />

dalla cospicua liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cui è giunto a <strong>di</strong>sporre l'erario lombardo dopo<br />

decenni <strong>di</strong> costante <strong>di</strong>pendenza dalle anticipazioni e sovvenzioni <strong>delle</strong><br />

varie società d'appalto.<br />

La volontà <strong>di</strong> avere Greppi come socio nell'amministrazione mista<br />

suggerisce <strong>di</strong> evitare nuovamente l'asta e <strong>di</strong> passare subito alla stipula del<br />

contratto, quinquennale su proposta <strong>di</strong> Firmian, alle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />

canone invariato rispetto al precedente novennio, abolizione dei dazi del<br />

giogatico e del minuto, soppressione dell'imposta su assegnazioni e resti­<br />

tuzioni <strong>di</strong> dote prevista dal dazio dei contratti, agevolazioni ai forestieri<br />

sotto forma <strong>di</strong> esenzione dalla tassa sul sale, eliminazione, sempre a van­<br />

taggio dei forestieri, del dazio <strong>delle</strong> bollette, soppressione <strong>di</strong> alcune picco­<br />

le privative e dazi, possibilità <strong>di</strong> incorporare le vecchie traversie del Man­<br />

tovano vecchio al dazio della Tavola grossa ai confini, 5.000 fiorini <strong>di</strong><br />

esenzione al commercio 33 . Greppi aveva anche proposto, come si ricorde­<br />

rà, una sovvenzione <strong>di</strong> 600.000 fiorini al Monte <strong>di</strong> Pietà, ma Kaunitz aveva<br />

ritenuto opportuno sacrificarla in cambio dell'abbassamento della quota<br />

d'interessenza del fermiere: «sarebbe inutile - spiegava infatti - la detta<br />

somma alla Camera, che non ne avrebbe pronto l'impiego opportuno,<br />

massimamente dopo le somme entrate nel Monte camerale <strong>di</strong> Milano per<br />

la ven<strong>di</strong>ta dei beni ecclesiastici <strong>di</strong> nuovo acquisto. E quando anche vi fosse<br />

modo d'impiegare tal somma, egli è certo che l'utile sperabile alla Camera<br />

" L'oblazione finale <strong>di</strong> Greppi è del 5 luglio 1769 (in HkaW, Akten, R. 98). <strong>Il</strong><br />

fermiere, conformandosi al volere <strong>di</strong> Kaunitz (cfr. lettera a Firmian del 12 giugno, ivi),<br />

assunse l'appalto da solo e nominò come proprio rappresentante Pietro Marliani.


LA RIFORMA DEL 177! (1769-1771) 207<br />

non oltrepassarebbe mai l'importanza dell'altro terzo nell'interessenza<br />

della Ferma. Si potrà così colle proprie sostanze dell'Erario ed in modo<br />

molto più corrispondente alla <strong>di</strong>gnità del Principe, procurare lo stesso<br />

bene alla Camera ed al pubblico, <strong>di</strong> cui altrimenti comparirebbe autore il<br />

fermiere, quantunque in sostanza largamente ricompensato dalla maggior<br />

interessenza negli utili. [...] E quante sono le circostanze, che in un sì<br />

piccolo Paese potrebbero in fine della locazione mettere la Camera fuori<br />

<strong>di</strong> stato <strong>di</strong> restituire una sì considerabile somma? E per conseguenza an­<br />

che dopo rimesso il buon or<strong>di</strong>ne, togliere la libertà dell'asta o dell'ammi­<br />

nistrazione economica» 34 . Similmente non appariva più tanto appetibile<br />

l'offerta del fermiere <strong>di</strong> anticipare l'intero capitale iniziale al 4% <strong>di</strong> inte­<br />

resse: il cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> cui ormai godeva l'erario rendeva facile reperire finan­<br />

ziamenti ovunque, ma soprattutto l'attivo che si prevedeva per la Camera<br />

milanese avrebbe permesso <strong>di</strong> evitare del tutto il ricorso alla solite sovven­<br />

zioni. Se a mettere in moto le <strong>riforme</strong> erano state, per concorde opinione<br />

degli storici, le strettezze finanziarie della prima metà del Settecento, fu­<br />

rono dunque i pareggi <strong>di</strong> bilancio e le crescenti <strong>di</strong>sponibilità a partire dalla<br />

fine degli anni Sessanta a permettere la .prosecuzione e il perfezionamento<br />

dell'opera <strong>di</strong> trasformazione e <strong>di</strong> svecchiamento.<br />

In questa densa relazione erano infine in<strong>di</strong>cati gli interventi più ur­<br />

genti a sollievo del paese, che ora mi limiterò a elencare brevemente, in<br />

quanto il progetto vero e proprio verrà meglio definito con il lavoro dei<br />

due regi rappresentanti fra il 1770 e il 1771. Si proponeva dunque l'abo­<br />

lizione o la riforma dei monopoli; la semplificazione e l'accorpamento dei<br />

dazi, specie quelli gravanti sui generi <strong>di</strong> prima necessità; l'unione e la<br />

parificazione fiscale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>no vecchio e <strong>Mantova</strong>no nuovo, con con­<br />

seguente liquidazione <strong>delle</strong> esenzioni <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>ti e comunità; la riforma<br />

della tariffa della Tavola grossa, cioè del dazio <strong>di</strong> confine, in modo che<br />

essa non arrecasse danno all'attività economica; la compilazione, da ulti­<br />

mo, <strong>di</strong> un «co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutte le leggi, gride, tariffe ed avvisi».<br />

Un punto che merita fin d'ora qualche parola a parte per la sua<br />

futura rilevanza è quello, primo nella lista <strong>di</strong> Kaunitz, della sistemazione<br />

dei rapporti fra l'amministrazione finanziaria e le comunità: come già<br />

suggerito da Firmian, si intendeva cedere a queste ultime l'esazione del<br />

dazio macina e <strong>di</strong> altre tenui imposte e l'esercizo <strong>di</strong> monopoli <strong>di</strong> interesse<br />

locale, in cambio <strong>di</strong> un canone fisso. «Dovrà questa ben ideata proposi-<br />

54 Consulta 28 maggio 1769 (vd. n. 26), da cui anche le citazioni successive.


208 CAPITOLO QUARTO<br />

zione del ministro - si <strong>di</strong>ceva - servir <strong>di</strong> base e modello alle future <strong>riforme</strong>,<br />

perché riesce più utile al Principe <strong>di</strong> avere una entrata annua certa ed alle<br />

comunità <strong>di</strong> essere governate dai proprj capi ellettivi» 35 . Questo principio<br />

<strong>di</strong> autogoverno non poteva però essere messo in pratica senza un corri­<br />

spondente rafforzamento dei sistemi <strong>di</strong> controllo sulla vita locale, né esser<br />

applicato semplicemente alla situazione quanto mai <strong>di</strong>versificata in cui si<br />

trovavano allora le amministrazioni comunali mantovane, ancora presso­<br />

ché sconosciute nelle loro forme organizzative alle autorità regie e, a <strong>di</strong>f­<br />

ferenza <strong>delle</strong> milanesi, rimaste del tutto intatte. Dato infatti che «que­<br />

st'operazione produrrà nuovi rami tanto attivi, che passivi alle comunità,<br />

cosi, per assicurarsi che il popolo, sollevato da una parte, non rimanga<br />

dall'altra aggravato, converrà pensare alla controlleria <strong>delle</strong> stesse comu­<br />

nità per le varie loro particolari aziende». <strong>Il</strong> Magistrato camerale avrebbe<br />

dovuto quin<strong>di</strong> prendere in esame il sistema vigente e, dopo aver interpel­<br />

lato le stesse comunità, formulare insieme ai regi rappresentanti un nuovo<br />

piano per le amministrazioni locali da sottoporre all'imperatrice. Queste<br />

considerazioni suggeriscono l'ipotesi che nel <strong>Mantova</strong>no si sia giunti alla<br />

decisione <strong>di</strong> rivedere il catasto dei beni immobili, per la terza volta in<br />

meno <strong>di</strong> settant'anni, non più per una necessità <strong>di</strong> carattere fiscale, ma per<br />

la volontà <strong>di</strong> riformare le amministrazioni locali, in quanto l'esperienza<br />

milanese aveva mostrato che ciò era possibile solo ponendo un omogeneo<br />

criterio censitario alla base <strong>delle</strong> strutture comunali, fondato a sua volta su<br />

una atten<strong>di</strong>bile mappa della <strong>di</strong>stribuzione della proprietà fon<strong>di</strong>aria e su un<br />

realistico calcolo della ren<strong>di</strong>ta. Si seguirà in sostanza il processo inverso a<br />

quello che aveva avuto luogo nello stato vicino, dove solo con la relazione<br />

<strong>di</strong> Pompeo Neri del 1750 era stata chiarita la centralità nella riforma<br />

censuaria della questione del governo <strong>delle</strong> comunità e in generale dei<br />

corpi in cui si costituiva il «pubblico» 36 .<br />

Dal rapporto <strong>di</strong> Kaunitz, che ottenne il plauso <strong>di</strong> Maria Teresa, sca­<br />

turirono due sostanziosi <strong>di</strong>spacci, entrambi datati 12 giugno 1769. L'uno<br />

sanciva la scelta dell'amministrazione mista e prescriveva le modalità<br />

35 In questo gruppo <strong>di</strong> regalie che si prestavano a essere amministrate localmente<br />

erano annoverate «le osterie, i macelli, le pesche, l'aceto, il sapone, l'acquavita, i vetri,<br />

il bollo <strong>delle</strong> bilancie, misure e pesi, il registro degl'instrumenti <strong>di</strong> Viadana e Castelgof-<br />

fredo». La ven<strong>di</strong>ta <strong>delle</strong> osterie camerali alle comunità era già stata or<strong>di</strong>nata.<br />

36 Cfr. C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, pp. 19-47. Tutto<br />

il saggio riconsidera la fase conclusiva del censimento milanese non più dal punto <strong>di</strong><br />

vista fiscale, bensì da quello dell'organizzazione della società e dei suoi nuovi rapporti<br />

con il potere regio.


LA RIFORMA DEL IJJl (1769-1771) 209<br />

d'esecuzione, l'altro in<strong>di</strong>cava le linee generali della riforma <strong>delle</strong> finanze<br />

da attuarsi. Inviandoli a Firmian, il cancelliere ritenne necessario sottoli­<br />

neare il significato <strong>di</strong> una decisione che, pur non avendo voluto rompere<br />

completamente con gli appalti, rappresentava, più che un compromesso,<br />

una prova generale per ciò che sarebbe dovuto seguire. «Non posso vera­<br />

mente celare all'Eccellenza Vostra - scriveva - il piacere che rissento nel<br />

vedere finalmente arrivato il momento <strong>di</strong> poter far sperimentare al Man­<br />

tovano gli effetti della sovrana beneficenza e rianimarne così l'agricoltura,<br />

le arti e la popolazione. Vederemo così adempiuti i fini, che abbiamo<br />

avuto in vista da tanto tempo ed ai quali si è andato preparando la strada<br />

colla riunione <strong>delle</strong> sparse regalie in una sola ferma generale, col rimetter­<br />

ne l'attività nella sua naturale estensione, col stabilire nell'opera del cen-<br />

simento una norma più certa ed equabile per <strong>di</strong>stribuire il carico e colle<br />

molte altre operazioni già note all'Eccellenza Vostra» 37 .<br />

4.3. L'INTERVENTO DI GIUSEPPE II<br />

Proprio durante la lunga gestazione da cui doveva scaturire il nuovo<br />

corso del governo del <strong>Mantova</strong>no si era segnalata, come si ricorderà, la<br />

presenza ancora <strong>di</strong>screta ma già pienamente autonoma del giovane impe­<br />

ratore Giuseppe IL Primogenito <strong>di</strong> Maria Teresa e <strong>di</strong> Francesco Stefano<br />

<strong>di</strong> Lorena, egli era succeduto ventiquattrenne al padre sul trono imperiale,<br />

nel 1765, <strong>di</strong>venendo contemporaneamente, come il genitore, coreggente<br />

con la madre degli Stati ere<strong>di</strong>tari <strong>di</strong> Casa d'Austria 38 . Avendo preso parte<br />

alle riunioni del Consiglio <strong>di</strong> Stato fin dalla sua apertura, all'inizio del<br />

1761, Giuseppe aveva già avuto modo <strong>di</strong> maturare le proprie opinioni<br />

sulle modalità <strong>di</strong> governo e sulle strutture amministrative, inclinando sem­<br />

pre più nettamente per l'impostazione centralizzatrice <strong>di</strong> Haugwitz ed<br />

entrando necessariamente in rotta <strong>di</strong> collisione con Kaunitz. «Joseph's<br />

ideas - osserva Szabo - were <strong>di</strong>ametrically opposed to those of Kaunitz<br />

both in tone and policy, and no matter how successfully Kaunitz defended<br />

his policies, he could not fail to be <strong>di</strong>sturbed by thè new wind that was<br />

37 Kaunitz a Firmian, 15 giugno 1769, in HkaW, Akten, R. 98. Su quest'accenno<br />

all'«opera del censimento» vd. oltre, p. 228 sgg.<br />

38 Sugli anni della formazione e della coreggenza <strong>di</strong> Giuseppe II, D. Beales,<br />

Joseph II, I: In thè Shadow of Maria Theresa (1741-1780). Per una biografia completa,<br />

P. von Mitrofanov, Joseph II. Scine politische und kulturelle Tàtigkeit.


210 CAPITOLO QUARTO<br />

blowing from thè young Co-Regent» 39 . Se ciò non metterà mai seriamente<br />

in crisi il potere del cancelliere <strong>di</strong> corte e stato, lo obbligherà tuttavia a<br />

muoversi negli anni futuri con maggior circospczione e a prestarsi a suc­<br />

cessivi aggiustamenti, come nel caso della Lombar<strong>di</strong>a.<br />

L'imperatore, che fino a quel momento non aveva avuto modo <strong>di</strong><br />

ingerirsi negli affari lombar<strong>di</strong>, dal momento che essi non venivano <strong>di</strong>scussi<br />

nel Consiglio <strong>di</strong> Stato, non era affatto persuaso <strong>delle</strong> scelte <strong>di</strong> Kaunitz<br />

riguardo all'amministrazione <strong>di</strong> questi domini ed era favorevole a un raf­<br />

forzamento del controllo centrale 40 . Nella tarda primavera del 1769 gli si<br />

offriva la possibilità <strong>di</strong> verificare la situazione <strong>di</strong> persona in un primo<br />

viaggio ufficiale in Italia, pianificato già nel 1767 e poi rimandato.<br />

Dopo esser stato a Roma, a Napoli e in Toscana, Giuseppe II si mise<br />

sulla strada <strong>di</strong> Milano, per trattenervisi una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giorni 41 . Prima<br />

<strong>di</strong> giungervi fece tappa a <strong>Mantova</strong> fra il 30 maggio e il 1 giugno. Qui visitò<br />

innanzitutto le fortificazioni, dando un giu<strong>di</strong>zio totalmente negativo su<br />

quelle citta<strong>di</strong>ne e uno più favorevole sulla cittadella <strong>di</strong> Porto e soprattutto<br />

sulle chiuse del Lago superiore, fatte costruire a suo tempo da Cristiani.<br />

Vide la fabbrica del cuoio impiantata da Greppi sul Ponte dei Mulini, ma<br />

apprezzò particolarmente il filatoio <strong>di</strong> seta dei fermieri, il cui volume<br />

d'attività gli parve «très considérable», e pure quello della <strong>di</strong>tta ebrea<br />

Cantoni. In con<strong>di</strong>zioni deplorevoli trovò invece i luoghi pii citta<strong>di</strong>ni, l'or­<br />

fanotrofio, con soli trenta ospiti e scarsissimi fon<strong>di</strong>, e l'ospedale per i civili,<br />

«dans le plus miserable état», da cui dovevano essere esclusi tutti i malati<br />

cronici per mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità ad accoglierli. Laconico, come ho in<br />

precedenza riportato, il commento sulla buona società, della quale, fra<br />

tante figure anonime, spiccarono ai suoi occhi le sole dame Ippoliti, Za-<br />

nar<strong>di</strong> e Valenti. Tale basso profilo faceva apparire ancor più ri<strong>di</strong>cola agli<br />

occhi <strong>di</strong> questo austero e superbo Asburgo la grandeur della struttura e<br />

dell'ornato del Teatro accademico, specialmente se paragonata alla me­<br />

schinità <strong>delle</strong> opere pie 42 .<br />

39 F. Szabo, Kaunitz and enlightened absolutism, p. 61. Sulla adesione <strong>di</strong> Giusep­<br />

pe alle idee <strong>di</strong> Haugwitz, ivi, p. 99 sgg.<br />

40 Ivi, p. 65. Sull'estraneità <strong>di</strong> Giuseppe al governo della Lombar<strong>di</strong>a, cfr. D.<br />

Beales, Joseph II, I: In thè shadow of Maria Theresa, p. 269, e, sulle sue opinioni a<br />

riguardo, il memoriale del 1763 pubblicato da D. Beales, Joseph <strong>Il</strong>'s «Reveries».<br />

41 Per il viaggio in Italia ancora D. Beales, Joseph II, I: In thè shadow of Maria<br />

Theresa, p. 269.<br />

42 Dal <strong>di</strong>ario del viaggio, <strong>di</strong> cui la parte riguardante la Lombar<strong>di</strong>a è pubblicata in<br />

appen<strong>di</strong>ce a F. Valsecchi, L'assolutismo illuminato in Austria e in Lombar<strong>di</strong>a, voi. II,<br />

pp. 318-19.


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 211<br />

Poco lusinghiero fu anche il parere sull'amministrazione del <strong>Ducato</strong>:<br />

«il est bien assuré - scriveva Giuseppe alla madre - que V.M. est assez mal<br />

servie a Mantoue, les deux chefs sont vieux et faibles, et quant aux fer-<br />

miers, les cris sont generales, et il n'est pas a douter que si ils ne sont point<br />

injustes, qu'au moins ils sont d'une dureté efroyable» 43 . Questa convinzio­<br />

ne gli era derivata dalle informazioni ricevute dal presidente Waters, che<br />

lo aveva intrattenuto dettagliatamente su tutti i mali dell'appalto, dai <strong>di</strong>­<br />

scorsi ascoltati durante le molte u<strong>di</strong>enze concesse ai sud<strong>di</strong>ti e dai numerosi<br />

memoriali raccolti. «Rudement tourmenté pendant (s)on sejour de Man­<br />

toue», l'imperatore raccolse 800 scritti, fra suppliche, complimenti e note<br />

<strong>di</strong> argomento militare, come ho già accennato 44 . Nonostante Firmian ten­<br />

tasse, anche per <strong>di</strong>fendere se stesso dalle accuse che gli venivano rivolte,<br />

<strong>di</strong> sminuire il contenuto dei ricorsi (quasi 5000 in tutta la Lombar<strong>di</strong>a),<br />

attribuendolo alla tendenza alla lamentela dei sud<strong>di</strong>ti italiani, Giuseppe<br />

insistette sul fatto che essi fossero trattati seriamente, affidandoli al gover­<br />

no perché ne facesse il regesto e ne proponesse la risposta.<br />

Tornato a Vienna, egli presentò le proprie osservazioni alla madre in<br />

una lunga relazione. Sul <strong>Mantova</strong>no scrisse <strong>di</strong>plomaticamente che, sebbe­<br />

ne la soluzione prescelta dell'amministrazione camerale mista rappresen­<br />

tasse un passo avanti rispetto al precedente impopolarissimo sistema, non<br />

sarebbe stato <strong>di</strong>fficile, senza bisogno <strong>di</strong> introdurre mo<strong>di</strong>fiche sostanziali,<br />

rendere la situazione «infiniment plus agréable, quant a la forme, au<br />

Public», obiettivo, aggiungeva, «qui ne me paroit point in<strong>di</strong>fférent, sur-<br />

tout dans des provinces éloignées et entournées de tant de <strong>di</strong>fférens voi-<br />

sins» 45 . Realizzando subito a <strong>Mantova</strong> un'amministrazione camerale con la<br />

semplice assunzione del Greppi al regio servizio e la trasformazione della<br />

sua interessenza in una percentuale sugli utili da aggiungere allo stipen<strong>di</strong>o,<br />

4i Lettera a Maria Teresa del 4 giugno 1769, in HHSaW, Familienarchiv, Sam-<br />

melbànde, Band 4, da cui anche la citazione successiva. La corrispondenza <strong>di</strong> Giuseppe<br />

II e Maria Teresa è stata pubblicata in Maria Theresia und Joseph il.: Ihre Correspon-<br />

denz sammt Briefen Joseph's an seinen Eruder Leopold. Giuseppe II rivolse critiche<br />

molto aspre anche alla struttura e al funzionamento dell'amministrazione milanese,<br />

nonché al sistema tributario, che oltre ad avvalersi degli appalti, prevedeva troppi<br />

vincoli che soffocavano la circolazione dei grani e <strong>delle</strong> sete (cfr. le tre lettere <strong>di</strong> Pietro<br />

Verri riportate in appen<strong>di</strong>ce a F. Valsecchi, L'assolutismo illuminato, pp. 291-305).<br />

44 Vd. sopra, p. 172 e n.<br />

45 Tale <strong>di</strong>scorso deve aver trovato posto già nella Relation de Milan et de Mantoue<br />

de S.M. l'Empereur Joseph II a S.M. du 12 aout 1769, su cui C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca, p. 277, n. 1. Le citazioni sono però tratte da una breve nota del 6 ottobre,<br />

conservata in originale in HkaW, Akten, R. 98.


212 CAPITOLO QUARTO<br />

si avrebbe avuto modo <strong>di</strong> sperimentare quella soluzione in un ambito più<br />

ristretto, meno complicato e quin<strong>di</strong> più facile da gestire, in attesa che la<br />

scadenza del contratto milanese permettesse <strong>di</strong> estenderla a tutta la Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a 46 .<br />

L'idea non lasciò in<strong>di</strong>fferente Maria Teresa, la quale, interpellata<br />

nuovamente da Kaunitz in settembre per la nomina dei rappresentanti regi<br />

nell'amministrazione mista, appose il proprio placet, «la cosa essendo<br />

troppo avanzata», ma questa volta a malincuore, e raccomandò al cancel­<br />

liere <strong>di</strong> aver cura che al termine della ferma milanese si sistemassero le<br />

cose «seconda l'idea <strong>di</strong> Sua Maestà a cercare a far l'acquisto della persona<br />

del Greppi per il servizio» 47 . Se quin<strong>di</strong> al presente non era più possibile<br />

far marcia in<strong>di</strong>etro, il passaggio all'amministrazione puramente camerale,<br />

secondo il desiderio espresso da Giuseppe II ma già concepito dal Dipar­<br />

timento d'Italia, non era che questione <strong>di</strong> tempo, e vedremo come tutto<br />

fosse destinato a risolversi in tal senso molto prima del previsto. Ma a<br />

<strong>Mantova</strong>, intanto, la pur effimera esperienza della ferma mista si sarebbe<br />

rivelata tutt'altro che trascurabile: in questo breve lasso <strong>di</strong> tempo i regi<br />

rappresentanti avrebbero saputo dar prova <strong>di</strong> grande energia e abilità,<br />

mettendo a punto un minuzioso e articolato piano <strong>di</strong> interventi nel campo<br />

<strong>delle</strong> finanze, con rilevanti conseguenze nei contigui settori del censo, del<br />

governo <strong>delle</strong> comunità e dell'economia.<br />

4.4. L'OPERATO DI CRISTIANI E SAINT LAURENT<br />

La delicata scelta dei due rappresentanti regi fu effettuata <strong>di</strong>rettamen­<br />

te a Vienna dal Dipartimento d'Italia, senza che Firmian potesse influire<br />

su <strong>di</strong> essa in modo rilevante 48 . Egli aveva bensì in<strong>di</strong>cato parecchi mesi<br />

prima alcuni nomi, ma aveva mostrato <strong>di</strong> non aver colto appieno l'impor­<br />

tanza e la <strong>di</strong>fficoltà del ruolo che si voleva coprire e che avrebbe richiesto<br />

figure qualificate, capaci <strong>di</strong> muoversi con scioltezza nell'intricata materia<br />

finanziaria e <strong>di</strong> affrontarne la riforma con ottica ampia e libera dai con<strong>di</strong>-<br />

46 Kaunitz rispose con un rapporto datato 11 dello stesso mese, sempre ivi, in cui,<br />

oltre a ricordare che l'offerta del posto <strong>di</strong> regio amministratore era già stata fatta a<br />

Greppi e che questi l'aveva rifiutata, ribadì la centralità della riforma <strong>delle</strong> finanze<br />

rispetto alla scelta della forma <strong>di</strong> amministrazione <strong>delle</strong> imposte.<br />

47 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz, 30 settembre 1769, in HkaW, Akten, R. 98.<br />

48 Cfr. la lettera del cancelliere al plenipotenziario del 28 agosto 1769, ivi, con la<br />

quale vengono <strong>di</strong> fatto comunicate a Firmian <strong>delle</strong> decisioni già prese.


LA RIFORMA DEL IJJl (1769-1771) 213<br />

zionamenti locali 49 . Questa del resto era stata solo una <strong>delle</strong> svariate prove<br />

che il plenipotenziario aveva dato della sua scarsa <strong>di</strong>sponibilità a far propri<br />

i nuovi orientamenti del Dipartimento. A ciò, e all'indolenza con cui or­<br />

mai attendeva alle sue incombenze, fu anzi dovuto con ogni probabilità il<br />

ri<strong>di</strong>mensionamento del peso politico <strong>di</strong> Firmian già prima dell'arrivo del­<br />

l'arciduca Fer<strong>di</strong>nand© a Milano 50 . <strong>Il</strong> cancelliere, dal canto suo, doveva<br />

avere già in<strong>di</strong>viduato da tempo i due personaggi adatti alla posizione in<br />

questione, e non intendeva mutare parere.<br />

Da molti anni frequentava la corte Luigi Cristiani, uno dei numerosi<br />

figli del molto compianto conte Beltrame. Questo giovane, nato nel 1744,<br />

aveva infatti stu<strong>di</strong>ato al prestigioso collegio Theresianum e quin<strong>di</strong> all'Uni­<br />

versità <strong>di</strong> Vienna, laureandosi in giurisprudenza nel 1766. Negli anni<br />

imme<strong>di</strong>atamente successivi aveva sostenuto alcuni incarichi temporanei in<br />

Boemia e nel frattempo aveva avviato le pratiche necessarie per ottenere<br />

il ciambellanato. Trovatesi erede dei beni paterni nel 1769 per la morte<br />

del primogenito (il secondo, come si è visto, era un ecclesiastico), chiese<br />

<strong>di</strong> essere impiegato in Lombar<strong>di</strong>a per poter meglio seguire i propri affari.<br />

L'imperatrice lo volle imme<strong>di</strong>atamente accontentare, considerate «le oti-<br />

me qualità <strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> core, non che la felicità de' talenti e l'indefessa<br />

applicazione <strong>di</strong> questo giovane cavaliere», e lo nominò su proposta <strong>di</strong><br />

Kaunitz questore straor<strong>di</strong>nario del Magistrato camerale <strong>di</strong> Milano, ammet­<br />

tendolo contemporaneamente nel ceto dei ciambellani in memoria dei<br />

meriti del padre, nonostante il tribunale aral<strong>di</strong>co si fosse pronunciato in<br />

senso contrario 51 . E certo che all'avvio della sua carriera burocratica non<br />

49 Nella consulta a Kaunitz del 21 gennaio 1769 (vd. n. 25), Firmian proponeva<br />

come «molto a proposito» il consigliere Amizzoni, nel caso si volesse un funzionario,<br />

il marchese Odoardo Zenetti, se si fosse preferito un nobile del paese, il «contino»<br />

Luigi Cristiani, se si desiderasse un nobile forestiero. Non è casuale che tutti e tre<br />

questi personaggi fossero in rapporto personale con Greppi, come testimoniano per i<br />

primi due, fra le altre, le lettere del regolatore Marliani del 7 e 13 maggio 1769 (ASMi,<br />

Greppi, b. 59) e quella <strong>di</strong> Zenetti del 15 maggio (sempre ivi) e per Cristiani le fonti<br />

citate alla n. 52. Nel caso <strong>di</strong> quest'ultimo, come ora si vedrà, saranno comunque altri<br />

fattori a determinare la promozione alla carica in questione.<br />

50 Si veda per questo quanto riportato al paragrafo sull'amministrazione mista e<br />

quanto si <strong>di</strong>rà nel presente. Inoltre la lettera <strong>di</strong> Kaunitz del 14 agosto 1769, in HkaW,<br />

Akten, R. 98, da cui emerge una chiara irritazione verso il plenipotenziario, che ritar­<br />

dava l'urgente revisione dei capitoli del contratto, nonostante le in<strong>di</strong>cazioni ricevute<br />

tempestivamente da Vienna.<br />

51 Cristiani Luigi - Fonti: lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 23 gennaio 1769 e<br />

accompagnatoria del <strong>di</strong>spaccio recante la stessa data, in ASMi, UTR p.a., b. 792; fasci­<br />

colo personale in ASMi, Aral<strong>di</strong>ca, b. 24; brevi cenni biografici in C. Capra, La Lombar-


214 CAPITOLO QUARTO<br />

fu estraneo Greppi, come testimoniano le reiterate espressioni <strong>di</strong> gratitu­<br />

<strong>di</strong>ne rivolte al fermiere dalla sorella più anziana <strong>di</strong> Luigi, Maria Teresa<br />

Castiglioni, nonché le premure che a Vienna l'agente Soresina riservava al<br />

«contino». Tuttavia, in seguito sarà Kaunitz ad accelerare in modo del<br />

tutto inatteso la sua ascesa 52 .<br />

Fin dalla nomina <strong>di</strong> Cristiani alla questura nel Magistrato milanese, il<br />

cancelliere espresse il desiderio che egli acquistasse famigliarità anche con<br />

le finanze mantovane, potendo ciò risultare «un giorno giovevole»; pare<br />

dunque già manifesta la volontà <strong>di</strong> Kaunitz <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> questo precoce<br />

funzionario una figura chiave per l'amministrazione <strong>di</strong> tutta la Lombar<strong>di</strong>a.<br />

E proprio sottolineando, più ancora che il «gran fondo <strong>di</strong> probità e ret­<br />

titu<strong>di</strong>ne», la capacità «d'intraprendere cose anche ardue» e la «seria e<br />

infaticabile applicazione» del giovane, i molti saggi da lui offerti «del suo<br />

spirito calcolatore, della sua attività e della sua perizia in materie camera­<br />

li», il cancelliere proponeva Cristiani all'imperatrice per l'impegnativo<br />

compito <strong>di</strong> regio rappresentante nell'amministrazione mista mantovana<br />

alla fine <strong>di</strong> settembre 1769 53 . Pur considerando probabilmente quest'espe­<br />

rienza solo una prima prova sul campo per il novello funzionario, Kaunitz<br />

si <strong>di</strong>ceva già certo del rilevante contributo che ci si poteva attendere dalla<br />

sua nomina allo sviluppo <strong>di</strong> questa provincia, «tanto più - aggiungeva -<br />

ch'esso ha sortito da suo genitore, quasi in appannaggio ere<strong>di</strong>tario, una<br />

singolare pre<strong>di</strong>lezione per quel paese».<br />

Diversa era la situazione dell'altro personaggio prescelto per Manto-<br />

va, il commissario imperiale regio per i beni allo<strong>di</strong>ali ex-estensi Johannon<br />

de Saint Laurent. Lorenese, «uscito da buona scuola <strong>di</strong> economia pubbli­<br />

ca», successivamente perfezionatesi presso il «rinomato» marchese Gino­<br />

ri, negli anni in cui questi si occupava della bonifica della vai <strong>di</strong> Cecina,<br />

era passato attorno al 1759 all'amministrazione degli allo<strong>di</strong>ali della Mescla<br />

e <strong>delle</strong> valli <strong>di</strong> Volano per conto degli Asburgo, offrendo in quel ruolo,<br />

che avrebbe conservato fino alla morte, ottima prova <strong>di</strong> sé 54 . Conosciutolo<br />

<strong>di</strong>a austriaca, p. 286, n. 2; per l'iter <strong>di</strong> carriera, F. Arese, Le supreme cariche, p. 53.<br />

52 Lettere da <strong>Mantova</strong> della contessa Castiglioni 11 e 19 febbraio 1769, in ASMi,<br />

Greppi, b. 57, e varie da Vienna <strong>di</strong> Soresina (ivi), p. es. quella del 23 febbraio 1769.<br />

53 Kaunitz a Maria Teresa, 30 settembre 1769, in HkaW, Akten, R. 98.<br />

54 Saint Laurent (de) Johannon - Fonti: rapporto <strong>di</strong> Kaunitz all'imperatrice, 30<br />

settembre 1769, in HkaW, Akten, R. 98, per la nomina a <strong>Mantova</strong>; notizie biografiche<br />

e sull'attività alla Mescla in G. Bigatti, La provincia <strong>delle</strong> acque, p. 164 sgg.; qualche<br />

cenno in L. Ginori Lisci, La prima colonizzazione del Cecinese. 1738-1754, passim. Sul<br />

marchese Ginori, figura importante nella formazione <strong>di</strong> Saint Laurent, M. Verga, Da


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 215<br />

personalmente a Vienna, dove il lorenese era giunto nella stessa estate<br />

1769 per presentare un suo progetto sul collegamento commerciale del­<br />

l'area padana con Trieste e gli Stati ere<strong>di</strong>tari, Kaunitz ebbe modo <strong>di</strong> ap­<br />

prezzare appieno «l'applicazione e l'intelligenza <strong>di</strong> questo soggetto,<br />

appoggiato a principi so<strong>di</strong> e gran<strong>di</strong> in materia <strong>di</strong> finanze e d'amministra­<br />

zione pubblica» e <strong>di</strong> concepire l'idea <strong>di</strong> affidargli, oltre alla <strong>di</strong>rczione degli<br />

allo<strong>di</strong>ali ferraresi, anche la rappresentanza nella nuova ferma mantovana 55 .<br />

I due funzionari iniziarono la loro attività a <strong>Mantova</strong> verso la fine del<br />

1769, alla vigilia dell'entrata in vigore del nuovo contratto, facendo il loro<br />

ingresso fra i ministri mantovani con il rango <strong>di</strong> questore, sedendo quin<strong>di</strong><br />

a pieno titolo in Magistrato, ma <strong>di</strong>pendendo in quanto regi rappresentanti<br />

<strong>di</strong>rettamente dal vice-governo. Li accompagnava un nutrito volume<br />

d'istruzioni, che, riprendendo i punti della relazione del 28 maggio già<br />

estesamente esaminata, in<strong>di</strong>cava il requisito fondamentale <strong>di</strong> un «buon»<br />

sistema fiscale, cioè garantire sufficienti entrate all'erario senza arrecare<br />

danno all'economia, ma anzi incentivandola con l'eliminazione dei vincoli<br />

interni e la correzione della tariffa dei dazi <strong>di</strong> confine in senso protezio­<br />

nistico, e il modo corretto <strong>di</strong> amministrarlo, con la massima visibilità ai<br />

contribuenti 56 . Le istruzioni, com'era da immaginare, affidavano ai due<br />

rappresentanti una vasta gamma <strong>di</strong> incombenze, che andavano dal lavoro<br />

<strong>di</strong> routine nell'amministrazione mista accanto a Marliani, al perfeziona­<br />

mento del piano <strong>di</strong> riforma <strong>delle</strong> finanze, alla supervisione alla lunga opera<br />

<strong>di</strong> liquidazione <strong>delle</strong> esenzioni, all'approfon<strong>di</strong>mento, infine, <strong>di</strong> alcuni<br />

aspetti del censo <strong>di</strong> competenza del Magistrato camerale, tema quest'ulti­<br />

mo che tratterò separatamente più avanti.<br />

L'operazione più urgente era la rifusione del capitolato <strong>di</strong> locazione<br />

«citta<strong>di</strong>ni» a «nobili», passim. Com'è noto, Ginori era stato membro, all'inizio degli<br />

anni Quaranta, del nuovo Consiglio <strong>di</strong> finanza, curando in particolare insieme a Riche-<br />

court la stesura del capitolato per la ferma generale toscana. Sulla buona reputazione<br />

che Saint Laurent si creò alla Mesola, cfr. nella corrispondenza Kaunitz-Firmian le<br />

lettere 10 luglio 1760, 25 giugno 1761, 5 aprile 1762, 3 aprile 1769 (HHSaW, LK, F.<br />

155-6 e 159).<br />

55 Kaunitz a Firmian, 28 agosto 1769 (vd. n. 48). Queste proposte <strong>di</strong> nomina<br />

furono presentate a Maria Teresa insieme all'offerta <strong>di</strong> Greppi con rapporto 30 settem­<br />

bre 1769 (vd. n. precedente). <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio finale, contenente anche le nomine, datato 23<br />

ottobre, si trova sempre in HkaW, Akten, R. 98.<br />

56 Una copia <strong>delle</strong> istruzioni in ASMi, Finanza p.a., b. 1125. Riguardo al rango dei<br />

due rappresentanti, Cristiani, come ho detto, era già questore straor<strong>di</strong>nario nel Magi­<br />

strato <strong>di</strong> Milano, mentre a Saint Laurent fu attribuita allora la questura in quello <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>.


216 CAPITOLO QUARTO<br />

<strong>delle</strong> regalie. Effettuando la revisione finale <strong>di</strong> un abbozzo preparato da<br />

Marliani, Luigi Cristiani comunicava con sod<strong>di</strong>sfazione all'inizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>cem­<br />

bre che «si sono già fatti dei passi considerabili nella semplificazione dei<br />

capitoli, nella fissazione della legge e nella moderazione <strong>delle</strong> pene» 57 . Le<br />

varie clausole del contratto, riprodotte quasi ritualmente da lungo tempo<br />

ed espresse nello ridondante stile notariale, furono per la prima volta<br />

vagliate a una a una, sintetizzate, riproposte in termini «chiari e precisi»,<br />

or<strong>di</strong>nate con criterio sistematico e «con aggiunta <strong>di</strong> alcuni passi, che con<br />

energia richiamano tutta la concatenazione <strong>delle</strong> massime, fissate dal nuo­<br />

vo sistema e che devono servire <strong>di</strong> norma a tutte le operazioni». Con<br />

analogo raziocinio, invece <strong>di</strong> riprodurre l'infinita sequela <strong>di</strong> gride accumu­<br />

latesi nel tempo in attesa del nuovo co<strong>di</strong>ce, si decise <strong>di</strong> allegare al capito­<br />

lato «quelle sole poche leggi, che assolutamente si crederanno necessarie<br />

per mettere in corso la macchina», <strong>di</strong>mezzando però l'entità <strong>delle</strong> pene 58 .<br />

Dopo alcuni mesi <strong>di</strong> lavoro fu pronta inoltre una prima serie <strong>di</strong> pic­<br />

cole mo<strong>di</strong>fiche al sistema finanziario, già in gran parte in<strong>di</strong>cate da Firmian<br />

e dal Dipartimento d'Italia. Le voci più rilevanti erano i ritocchi alla tariffa<br />

daziaria: esportazione gratuita dei manufatti nazionali, minorazione del<br />

dazio d'uscita della seta filatoiata, aumento <strong>di</strong> quello gravante sull'estra­<br />

zione <strong>di</strong> seta greggia, sovrimposta del 10 e 15% sull'importazione <strong>di</strong> pro­<br />

dotti tessili e sartoriali <strong>di</strong> lusso, libera circolazione <strong>di</strong> gallette e sete fra<br />

città e campagna, abolizione <strong>delle</strong> traversie del <strong>Mantova</strong>no vecchio, sem­<br />

plificazione del sistema <strong>delle</strong> bolle <strong>di</strong> accompagnamento ai colli. Furono<br />

inoltre soppresse l'ingrata tassa sulla produzione <strong>di</strong> seta indrappata e tutte<br />

le piccole privative 59 .<br />

37 Cristiani a Firmian, 5 <strong>di</strong>cembre 1769, in HkaW, Akten, R. 99. Sull'assegnazio­<br />

ne del delicato compito, che il plenipotenziario avrebbe voluto affidare al solito Amiz-<br />

zoni, lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian, 2 novembre 1769, ivi.<br />

58 Kaunitz all'imperatrice, 8 febbraio 1770, ivi. Già in questa occasione furono<br />

riformate alcune regalie e in particolare fu abolito il «sale forzoso». Quest'antica forma<br />

<strong>di</strong> imposizione, probabilmente caduta in <strong>di</strong>suso come nella maggior parte degli stati,<br />

era stata riportata in vita dagli ultimi fermieri. Sulla regalia del sale, B. Caizzi, Sale e<br />

fiscalità, p. 129 sgg. <strong>Il</strong> capitolato, che a detta <strong>di</strong> Kaunitz sarebbe potuto servire da<br />

modello ad altri (lettera a S. M., 24 febbraio 1770, in HkaW, Akten, R. 99), ottenne<br />

l'approvazione <strong>di</strong> Maria Teresa e fu stampato il 6 settembre 1770 (varie copie ivi e una<br />

in ASMi, Finanza p.a., b. 1125). L'imperatrice richiese però ugualmente il testo del<br />

contratto, perché, spiegò, desiderava confrontarlo «con questa qui [...] o con quei <strong>di</strong><br />

Fiandra» (in calce a una nota <strong>di</strong> Kaunitz del 19 febbraio, in HkaW, Akten, R. 99), ma<br />

più probabilmente ciò interessava all'imperatore.<br />

59 Cfr. il promemoria allegato a una lettera <strong>di</strong> Saint Laurent a Cristiani del 28<br />

febbraio 1771, in ASMi, Finanza p.a., b. 1125, dove si trovano anche le consulte dei


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 217<br />

Più laboriosa si presentava la compilazione del nuovo co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> finan­<br />

za, per il quale non furono fissate dai due funzionari che alcune massime.<br />

<strong>Il</strong> fine <strong>di</strong> quest'opera, innanzitutto, doveva essere, per <strong>di</strong>rla con una<br />

enunciazione densa <strong>di</strong> principi cari al pensiero politico-economico coevo,<br />

quello <strong>di</strong> «procurare la felicità de' sud<strong>di</strong>ti, promovendo l'agricoltura e 1<br />

commercio, <strong>di</strong> conservare ed ampliare la regalia a <strong>di</strong>fesa de' sovrani <strong>di</strong>ritti,<br />

<strong>di</strong> porre alla contravvenzione quel freno mite ed umano che vuole S.M.<br />

più per impe<strong>di</strong>re la trasgressione, che per far la vendetta della legge». Ma<br />

è interessante soprattutto il criterio per la scelta della persona cui affidare<br />

il compito <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere il co<strong>di</strong>ce, per il quale «sembra esser più necessario<br />

l'uomo <strong>di</strong> negozio, l'uomo <strong>di</strong> retto senno, l'uomo che colla ragione e col<br />

cuore va combinando, <strong>di</strong> quello che può giovarvi il giureconsulto o 1<br />

ministro, il quale, assuefatto all'interpretazione della legge a forza <strong>di</strong> sot­<br />

tigliezze e <strong>di</strong> saper rinvenire il prò ed il centra negli affari, giunge invo­<br />

lontariamente a non aver mai massime sode e costanti» 60 .<br />

Uno dei frutti più interessanti dell'attività dei due funzionari è la<br />

consulta sull'annona, in cui essi si schierano decisamente a favore della<br />

libertà <strong>di</strong> commercio dei grani, in<strong>di</strong>cando soluzioni alternative sia per<br />

garantire l'approvvigionamento citta<strong>di</strong>no, sia per compensare l'erario della<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un cespite fiscale importante, quali erano le «tratte» d'esporta­<br />

zione 61 . Calcolato il fabbisogno interno, non secondo proporzioni rigide<br />

e astratte, ma in base a un'assennata valutazione <strong>delle</strong> necessità contingen­<br />

ti, e immagazzinata una corrispondente quantità <strong>di</strong> prodotto, il resto del<br />

raccolto si doveva «lasciarlo andare dove lo chiamasse il commercio»,<br />

eliminando gli inutili vincoli dei mandati d'estrazione e del dazio <strong>delle</strong><br />

tratte. I primi sarebbero stati sostituiti da un tenue dazio d'uscita, utile per<br />

controllare il flusso <strong>delle</strong> derrate, e il secondo da un aumento del prelievo<br />

<strong>di</strong>retto sui fon<strong>di</strong> arativi. Per quanto non particolarmente audaci (non<br />

regi rappresentanti al vicegoverno. I susseguenti rapporti <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa,<br />

invece, in HkaW, Akten, R. 99, 1 febbraio, 21 e 29 maggio, 5, 12 e 15 giugno 1770,<br />

come anche i <strong>di</strong>spacci conclusivi, due datati 9 luglio e uno 23 luglio 1770.<br />

60 Consulta del 9 aprile 1770, in ASMi, finanza p.a., b. 1125. Non intendendo<br />

proporre per quel lavoro né forestieri, né ministri o uomini <strong>di</strong> legge, né infine persone<br />

troppo autorevoli, i rappresentanti fanno i nomi <strong>di</strong> tre mantovani "nuovi": Girolamo<br />

Coddé, Giambattista Barbi, Fedcrico Avigni, che avremo occasione <strong>di</strong> incontrare più<br />

avanti.<br />

61 La relazione fu scritta nell'agosto 1770. <strong>Il</strong> suo contenuto è ricostruibile sulla<br />

base sia della relazione su Bozzolo e Sabbioneta <strong>di</strong> cui parlerò fra poco, sia <strong>di</strong> una<br />

confutazione che ne fece il Magistrato Camerale parecchi mesi dopo (19 aprile 1771),<br />

pubblicata da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 187 sgg.


218 CAPITOLO QUARTO<br />

optavano per il liberismo puro), queste soluzioni denotavano una viva<br />

consapevolezza del <strong>di</strong>battito accesosi un po' ovunque nella seconda metà<br />

degli anni Sessanta 62 .<br />

Ma fu la necessità <strong>di</strong> riorganizzare l'amministrazione finanziaria an­<br />

che nel Principato <strong>di</strong> Bozzolo e nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Sabbioneta a offrire a<br />

Cristiani e a Saint Laurent l'opportunità <strong>di</strong> delineare una riforma organica<br />

<strong>di</strong> tutti i settori in vario modo connessi con le imposte in<strong>di</strong>rette 63 . I due<br />

minuscoli stati, infeudati all'inizio del secolo ai Gonzaga <strong>di</strong> Guastalla,<br />

erano andati in devoluzione all'Impero nel 1746 per l'estinzione della<br />

<strong>di</strong>nastia e Francesco Stefano ne aveva investito Maria Teresa all'indomani<br />

della pace <strong>di</strong> Aquisgrana, a conclusione della controversia <strong>di</strong>plomatica con<br />

i Borbone <strong>di</strong> Parma, pretendenti alla signoria <strong>di</strong> Guastalla 64 . Malgrado<br />

questi territori, che contavano in totale circa 20.000 abitanti e 44.000<br />

biolche mantovane <strong>di</strong> estensione, fossero incastonati nel <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Man-<br />

tova, si era a lungo preferito mantenerne l'amministrazione in<strong>di</strong>pendente<br />

da quella della capitale gonzaghesca, affidandola prima a una giunta e poi<br />

a un regio delegato. Le regalie erano state date in appalto fin dal 1751 ai<br />

medesimi impresari <strong>di</strong> quelle mantovane, i quali però in genere le subaf­<br />

fittavano a parte. Dopo vent'anni <strong>di</strong> una simile gestione, il Dipartimento<br />

d'Italia aveva suggerito <strong>di</strong> effettuare in quei due piccoli <strong>di</strong>stretti «un espe­<br />

rimento <strong>di</strong> amministrazione camerale assoluta e così dare principio a un<br />

sistema, che la M.S. sembra inclinata <strong>di</strong> preferire un giorno a qualunque<br />

altro nelle altre province <strong>di</strong> codesto Stato» 65 .<br />

62 A Milano la <strong>di</strong>scussione nel Supremo Consiglio d'economia si concluse nel<br />

1768 con la liberalizzazione del commercio interno, ma con il mantenimento <strong>delle</strong><br />

notificazioni e soprattutto <strong>delle</strong> tratte d'esportazione (cfr. C. A. Vianello, Considerazio­<br />

ni sull'annona; A. Grab, La politica del pane, p. 65 sgg.; C. Capra, Un precursore <strong>delle</strong><br />

<strong>riforme</strong> in Lombar<strong>di</strong>a: Francesco Carfani (1705-1777)).<br />

63 La consulta, che meritò la lode <strong>di</strong> Kaunitz (P.S. a lettera a Firmian del 2<br />

settembre 1770, in HHSaW, LK, F. 160), è datata 3 agosto 1770 e si trova in ASMi,<br />

Finanza p.a., b. 1125. Essa fu redatta sulla base <strong>di</strong> un documento preparato dal dele­<br />

gato <strong>di</strong> Bozzolo, Placido Velluti, che in quell'occasione si mise in luce per la sua<br />

intelligenza e competenza.<br />

M Vd. R. Navarrini, Mutamenti territoriali della provincia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dal secolo<br />

XVIII al secolo XIX, p. 265-6. Molte scritture storico-legali a riguardo in HHSaW, MC,<br />

F. 49. Su Bozzolo, anche L. Lucchini, Bozzolo e i suoi domini. Storica illustrazione, e su<br />

Sabbioneta, A. Racheli, Memorie storiche <strong>di</strong> Sabbioneta, libri IV, (ma solo fino al '500).<br />

65 Kaunitz a Firmian, 5 febbraio 1770, in HHSaW, LK, F. 160. L'affitto <strong>delle</strong><br />

regalie <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta rendeva alla Camera 420.000 lire mantovane (cfr. il<br />

capitolato del contratto con l'impresa Greppi, in HHSaW, MC, F. 6), mentre il profitto<br />

dei fermieri fu stimato da Cristiani e Saint Laurent in 124.446 lire.


LA RIFORMA DEL 177! (1769-1771) 219<br />

Preparando a tal fine un piano, i due funzionar! si sentirono autoriz­<br />

zati a vedere in quel «picciolo Stato», che, a loro <strong>di</strong>re, «pare atto a ren­<br />

dersi un modello <strong>di</strong> prosperità pubblica», una sorta <strong>di</strong> laboratorio speri­<br />

mentale e fissarono dei punti che potevano risultare applicabili a tutto il<br />

<strong>Mantova</strong>no. Tralasciando la parte de<strong>di</strong>cata alle finanze in senso stretto,<br />

che prevedeva fra l'altro una nuova tariffa- daziaria graduata in base al<br />

rilievo economico <strong>di</strong> ciascuna mercé, il maggiore interesse <strong>di</strong> questa rela­<br />

zione risiedeva nel fatto che, come già in quella sui grani, vi si richiamava<br />

l'attenzione sulla possibilità che l'imposta pre<strong>di</strong>ale funzionasse da surroga­<br />

to alle imposizioni in<strong>di</strong>rette più penalizzanti per la produzione agricola.<br />

Quella infatti rappresentava, al contrario <strong>di</strong> queste, «il modo d'imporre<br />

più eccitativo dell'industria e più <strong>di</strong>stributivo del peso», specie se ripartita<br />

in base a un'«esatta biolcatura», invece che all'arbitrio degli amministra­<br />

tori locali. Qui, come nella consulta sull'annona, ritroviamo un'eco della<br />

dottrina dell'«imposta unica» propugnata nel decennio precedente in<br />

Francia dai fisiocratici, mirante a sostituire le tra<strong>di</strong>zionali forme <strong>di</strong> tassa­<br />

zione con un'unica imposta <strong>di</strong>retta proporzionale al red<strong>di</strong>to fon<strong>di</strong>ario 66 .<br />

Sebbene Cristiani e Saint Laurent siano ben lontani dall'accogliere l'impo­<br />

sta pre<strong>di</strong>ale come unica forma <strong>di</strong> prelievo (del resto la loro formazione<br />

mitteleuropea li avvicinava più alle teorie eclettiche <strong>di</strong> Justi e Sonnenfels,<br />

che a quella pura <strong>di</strong> Quesnay e Mirabeau), colpisce il rilievo che essi<br />

attribuiscono all'imposizione <strong>di</strong>retta e l'agilità con cui si liberano della<br />

tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>stinzione giuri<strong>di</strong>ca fra «<strong>di</strong>ritti regali» e contribuzioni, cate­<br />

gorie fissate rigorosamente dal patto ideale fra principe e ceti e per nulla<br />

integrabili fra loro.<br />

Puntando in parte sull'imposizione <strong>di</strong>retta e in parte sulla daziaria,<br />

secondo i due funzionari si sarebbe potuta liberare dai vincoli, senza danni<br />

per il bilancio camerale, anche l'esportazione <strong>di</strong> altri prodotti agricoli<br />

analogamente sottoposti alla procedura dei mandati, come formaggio, riso<br />

e vino. <strong>Il</strong> dazio <strong>delle</strong> tratte sulle sete sarebbe stato invece rifuso parte sui<br />

terreni piantumati a gelso e parte sulle filande. In tutti i casi l'arretramento<br />

del prelievo dal prodotto al "mezzo <strong>di</strong> produzione" avrebbe dovuto fun­<br />

zionare negli inten<strong>di</strong>menti del progetto da stimolo a un utilizzo intensivo<br />

della terra o <strong>delle</strong> strutture industriali 67 . Occorre aggiungere che tale rifor-<br />

66 Cfr. K. Pribram, Storia del pensiero economico, voi. I, p. 229 sgg.; G. Ricca<br />

Salerno, Storia <strong>delle</strong> dottrine finanziarie in Italia, p. 247 sgg.; A. Alimento, La «querelle»<br />

intorno alla «Richesse de Tétat».<br />

67 II Magistrato camerale (consulta 19 aprile 1771, su cui vd. n. 61) mosse a


220 CAPITOLO QUARTO<br />

ma avrebbe introdotto nel Bozzolese e nel Sabbionetano un'assoluta no­<br />

vità, in quanto una contribuzione stabile sulle terre non vi era mai stata<br />

esatta, e avrebbe pertanto sollevato prima o poi il problema dell'estimo.<br />

Di minore audacia, ma comunque significativa, è la lunga parte finale della<br />

consulta de<strong>di</strong>cata, oltre che ai mali <strong>delle</strong> comunità e ai loro possibili rime­<br />

<strong>di</strong>, alla necessità <strong>di</strong> un'educazione popolare che formi «intelligenti coltiva­<br />

tori» e «buoni artigiani» e <strong>di</strong> un aggiornamento <strong>delle</strong> tecniche produttive<br />

da condurre a livello sia comunale, che provinciale.<br />

Reimpostazione del concetto <strong>di</strong> imposta pre<strong>di</strong>ale e richiamo alla<br />

maggior efficacia ed equità <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> prelievo rispetto a quello<br />

in<strong>di</strong>retto, proposte precise per risolvere il problema annonario e dar respi­<br />

ro al commercio dei grani, riflessione sull'amministrazione locale, attenzio­<br />

ne alla questione dell'istruzione nelle campagne: tutti temi <strong>di</strong> grande attua­<br />

lità e rilevanza, che avrebbero <strong>di</strong> lì a poco riproposto anche il nodo del<br />

catasto. La presenza <strong>di</strong> questo ben armonizzato tandem <strong>di</strong> funzionari,<br />

armati <strong>di</strong> entusiasmo, <strong>di</strong> un approccio razionale invece che tra<strong>di</strong>zionale e<br />

<strong>di</strong> una formazione intellettuale e professionale non più esclusivamente<br />

giuri<strong>di</strong>ca, ma aperta all'economia politica, dovette portare, in conclusione,<br />

una salutare ventata <strong>di</strong> aria nuova nell'amministrazione del <strong>Mantova</strong>no 68 .<br />

Lo slancio con cui Cristiani e Saint Laurent affrontavano le <strong>di</strong>verse que­<br />

stioni non tardò a generare resistenze, anche da parte <strong>di</strong> chi, come Waters,<br />

si era fatto in principio promotore <strong>di</strong> iniziative riformatrici. Irritato dalla<br />

sensazione che i rappresentanti «la voglian far da legislatori con simili<br />

consulte», dal fatto <strong>di</strong> esser stato relegato in seguito al loro arrivo a un<br />

ruolo secondario e, plausibilmente, dall'orientamento liberistico <strong>delle</strong> loro<br />

proposte, che minacciava il potere del Magistrato, il presidente camerale<br />

cercava <strong>di</strong> frenare l'iter dei piani, trattenendo le carte presso <strong>di</strong> sé 69 .<br />

queste proposte una critica acuta: i territori cui esse si riferivano erano sud<strong>di</strong>visi pre­<br />

valentemente fra piccoli proprietari. Ma proprio questi ultimi costituivano la categoria<br />

meno interessata allo smercio <strong>delle</strong> eccedenze <strong>di</strong> grani e quella che sarebbe risultata più<br />

appesantita da un eventuale sovrattassa sui terreni.<br />

68 Fra i due rappresentanti si era sviluppato, grazie a quella intensa esperienza <strong>di</strong><br />

lavoro comune, un sincero vincolo <strong>di</strong> amicizia, che non sembra esser stato indebolito<br />

dalla precoce promozione e dal successivo trasferimento <strong>di</strong> Cristiani. Da Milano, il<br />

nuovo capo della Camera dei conti scriveva per esempio alla sorella, con giovanile<br />

impeto: «Se vedete Saint Laurent, <strong>di</strong>tegli mille cose da parte mia: l'amo, lo stimo e lo<br />

venero infinitamente; desidererei ben d'esser già <strong>di</strong> ritorno seco» (lettera a Maria Te­<br />

resa Castiglioni del 24 settembre 1770, in ASMn, Archivio Castiglioni, b. 73; cfr. anche<br />

lettera <strong>di</strong> Marliani a Greppi, 7 ottobre 1770, in ASMi, Greppi, b. 67).<br />

69 Cfr. le lettere <strong>di</strong> Barbi del 28 gennaio e 3 febbraio 1770, in ASMi, Greppi,<br />

b. 63.


LA RIFORMA DEL \~JJl (1/69-1771) 221<br />

Diffusa sorpresa e invi<strong>di</strong>a destò poi il crescente favore <strong>di</strong> cui a Vienna<br />

godeva Cristiani, «la nuova stella». Un successo che questi non si <strong>di</strong>ede<br />

mai pena <strong>di</strong> mascherare, non praticando «né <strong>di</strong>ssimulazione, né adulazio­<br />

ne», ma anzi mostrando una sempre maggiore in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio,<br />

anche quando ciò andava a scontrarsi con l'interesse dei suoi antichi pa­<br />

troni 70 . Più <strong>di</strong> tutti amareggiato da questa scarsa malleabilità era Marliani,<br />

il quale già da tempo sospettava «che li nemici sono più li coperti che<br />

abbiamo, <strong>di</strong> quelli che già noi conosciamo» e che Cristiani fosse uno <strong>di</strong><br />

quelli 71 . Greppi ebbe anzi certezza della posizione critica in cui ormai si<br />

trovavano i suoi affari proprio da Cristiani, il quale, ricevute «<strong>delle</strong> longhe<br />

lettere scritte in tedesco» e poco curandosi della <strong>di</strong>plomazia, fece sapere<br />

che l'amministrazione mista mantovana era in procinto d'esser sciolta<br />

come quella milanese, confermando così nei suoi interlocutori la convin­<br />

zione che fosse stata «mera politica l'accordata interessenza, tanto per aver<br />

campo <strong>di</strong> lasciare che qualcuno facesse un puoco <strong>di</strong> pratica» 72 .<br />

4.5. LA FINE DELL'AMMINISTRAZIONE MISTA E LA RIFORMA ISTITUZIONALE<br />

Mentre si consolidava l'asse Cristiani-Sperges per le <strong>riforme</strong> finanzia­<br />

rie nel <strong>Mantova</strong>no, da Milano partiva una reazione a catena che, nel nome<br />

deU'«uniformità» (non già dell'unità, si ba<strong>di</strong> bene), doveva investire l'in­<br />

tera Lombar<strong>di</strong>a austriaca, accelerando notevolmente i tempi rispetto al<br />

previsto e allargando rapidamente il campo d'intervento.<br />

Le convinzioni maturate da Giuseppe II durante il viaggio in Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a, le manovre <strong>di</strong> Pietro Verri e il sostanziale assenso del Dipartimen­<br />

to d'Italia ebbero come conseguenza il <strong>di</strong>spaccio con il quale il 6 luglio<br />

1770 fu decretato, come ho ricordato poc'anzi, lo scioglimento anticipato<br />

dell'amministrazione mista milanese e la decisione <strong>di</strong> porre tutti i <strong>di</strong>ritti<br />

camerali sotto l'amministrazione regia <strong>di</strong>retta. I fermieri sarebbero stati<br />

risarciti con un congrue indennizzo e con titoli, onori e cariche per loro<br />

70 Lettera a Maria Teresa Castiglioni del 19 giugno 1769, in ASMn, Archivio<br />

Castiglioni, b. 73.<br />

71 Lettera 3 maggio 1770, ivi, b. 65 (la sigla CC, utilizzata anche altrove, è chiara­<br />

mente riferibile al «Conte Cristiani»). In altra lettera del 9 agosto Marliani esprime un<br />

giu<strong>di</strong>zio molto negativo su Cristiani, definendolo «il più finto uomo che m'abbia cono­<br />

sciuto e pieno <strong>di</strong> veleno più che un serpente», estremamente ostile verso «la passata<br />

ferma» (ivi, b. 66).<br />

72 Lettera <strong>di</strong> Marliani a Greppi del 2 agosto 1770, ivi.


222 CAPITOLO QUARTO<br />

e per vari membri <strong>delle</strong> loro famiglie 73 . Naturalmente questa mutazione<br />

avrebbe richiesto in tempi brevi un adeguamento <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> e strutture,<br />

tanto per prepararsi a sostenere in proprio la complessa amministrazione<br />

<strong>delle</strong> finanze, quanto per pre<strong>di</strong>sporre un efficace sistema <strong>di</strong> controllo sugli<br />

amministratori, del quale fino ad allora non si era avvertito il bisogno. In<br />

vista della «rivoluzione generale del sistema» che andava profilandosi, si<br />

decise <strong>di</strong> «erigere subito una Camera dei Conti sul modello <strong>di</strong> quella<br />

esistente nei Paesi Bassi belgi, e affidare la preparazione <strong>delle</strong> altre <strong>riforme</strong><br />

a una giunta dei principali ministri presieduta da Firmian», <strong>di</strong> nominare<br />

a capo della prima Luigi Cristiani, coa<strong>di</strong>uvato dagli ex-fermieri Greppi e<br />

Mellerio, e <strong>di</strong> inserire nella seconda Gian Rinaldo Carli e altri membri del<br />

Supremo Consiglio d'economia, fra cui Verri e Lottinger, inoltre il presi­<br />

dente del Magistrato camerale, il capo del Collegio fiscale Pecci, lo stesso<br />

Cristiani e altri 74 .<br />

A questo punto era inevitabile che il <strong>Mantova</strong>no venisse anch'esso<br />

travolto dalla piena. «Ben ritiene V. E. - scriveva Kaunitz a Firmian poco<br />

dopo l'arrivo del <strong>di</strong>spaccio nella capitale lombarda - esser positivamente<br />

necessario all'oggetto dell'uniformità, che l'amministrazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

sia messa sul piede <strong>di</strong> meramente camerale come quella <strong>di</strong> Milano». E<br />

aggiungeva che «il Greppi ha troppa penetrazione e perspicacia <strong>di</strong> mente<br />

nel combinare tutte le linee tirate all'effetto del nuovo sistema, per non<br />

comprenderne la ragione, tanto più ch'esso è destinato alla Controlleria<br />

generale <strong>delle</strong> finanze si <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, che <strong>di</strong> Milano». Di fatti la transazio­<br />

ne fu sancita, con buona pace <strong>di</strong> tutti, con un decreto del 29 ottobre<br />

1770 75 .<br />

Era inutile proseguire ormai anche nell'amministrazione separata<br />

<strong>delle</strong> finanze <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta, che si sarebbero potute unire a<br />

quelle mantovane sotto la nuova gestione camerale da iniziarsi col princi­<br />

pio del 1771. <strong>Il</strong> passo verso l'annessione <strong>di</strong> questi due piccoli stati era<br />

ormai breve e si compì con l'abolizione della locale giunta <strong>di</strong> vicegoverno<br />

73 Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 277 sgg. <strong>Il</strong> nome <strong>di</strong> Verri come<br />

promotore dello smantellamento anticipato della ferma mista milanese viene fatto per<br />

esempio in due lettere del segretario <strong>di</strong> governo Salvadori a Greppi (ASMi, Greppi, b.<br />

63, lettere 2 e 3 gennaio 1770; inoltre <strong>di</strong> Pietro Venini, 3 gennaio).<br />

74 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 278.<br />

75 ASMi, DR, b. 244. Per le frasi <strong>di</strong> Kaunitz vd. il P.S. alla lettera del 2 settembre<br />

1770 (una copia in HHSaW, LK, F. 160). Sul trasferimento <strong>di</strong> Cristiani a Milano,<br />

lettere <strong>di</strong> Marliani 30 luglio, 5 e 12 agosto 1770, in ASMi, Greppi, b. 66.


LA RIFORMA DEL 177! (1769-1771) 223<br />

e con il trasferimento <strong>delle</strong> sue competenze per le materie fiscali ed eco-<br />

nomiche al Magistrato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. <strong>Il</strong> delegato Velluti 76 , che come si è<br />

detto si era già guadagnato la stima del Dipartimento d'Italia, fu messo<br />

provvisoriamente al posto <strong>di</strong> Cristiani nell'amministrazione mista e inve­<br />

stito del rango <strong>di</strong> questore 77 . All'inizio dell'anno successivo Saint Laurent,<br />

Velluti e il marchese Odoardo Zenetti, <strong>di</strong> fresco incarico ma già da tempo<br />

sostenuto sia da Greppi che da Firmian, saranno pronti a <strong>di</strong>rigere la nuova<br />

amministrazione regia camerale 78 .<br />

Alla riorganizzazione istituzionale si giunse per gra<strong>di</strong> e poi per suc­<br />

cessive scremature nel corso <strong>di</strong> un anno, procedendo ormai in un'ottica<br />

complessiva per tutta la Lombar<strong>di</strong>a. I primi progetti, <strong>di</strong> cui era stata in­<br />

caricata la giunta appositamente nominata a Milano, erano giunti a Vienna<br />

nell'autunno del 1770 e portavano la firma <strong>di</strong> Luigi Cristiani, ormai uffi­<br />

ciosamente assurto al ruolo <strong>di</strong> braccio destro del poco vigoroso Firmian 79 .<br />

Per il <strong>Mantova</strong>no, precisava Kaunitz, «ben si comprende [...] non potersi<br />

far meglio che adottare le stesse massime come per Milano, cioè l'ammi­<br />

nistrazione vi formerà un <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> quel Magistrato Camerale e la<br />

Camera dei Conti vi avrà una Deputazione per le operazioni da farsi sul<br />

luogo» 80 . Una Giunta <strong>di</strong> vicegoverno provvisoria avrebbe dovuto perfe­<br />

zionare il progetto e sottoporlo alla squadra milanese, «il <strong>di</strong> cui concorso<br />

in questa parte anche per le <strong>riforme</strong> concernenti il <strong>Mantova</strong>no sarà molto<br />

opportuno ad effetto - riba<strong>di</strong>va il cancelliere - del principio d'uniformità<br />

76 Velluti Placido - <strong>Mantova</strong>no, intraprese dapprima l'avvocatura. Fu nominato<br />

delegato camerale a Bozzolo nel 1762 in sostituzione <strong>di</strong> Montani, cui era legato, quin<strong>di</strong><br />

capo della Giunta <strong>di</strong> Bozzolo nel 1767 e questore a <strong>Mantova</strong> alla fine del 1770. Tra­<br />

sferito come consigliere per le finanze al Magistrato milanese nel 1771, tornò a <strong>Mantova</strong><br />

in qualità <strong>di</strong> consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1780. Fra il 1783 e il 1785 fu a capo della Giunta<br />

del censimento a <strong>Mantova</strong>. Divenne presidente del Tribunale <strong>di</strong> prima istanza <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> nel 1786 e morì ancora in servizio nel 1790 (fascicolo personale in ASMi, UG<br />

p.a., b. 152; <strong>di</strong>spaccio 10 <strong>di</strong>cembre 1770, in ASMi, DR, b. 244; lettera <strong>di</strong> Kaunitz a<br />

Firmian, 3 novembre 1767, in HHSaW, LK, F. 159; per l'incarico milanese, F. Arese,<br />

Le supreme cariche, e C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 292 sgg.).<br />

77 P.S. alla lettera a Firmian del 6 <strong>di</strong>cembre 1770, in HHSaW, LK, F. 160. <strong>Il</strong><br />

relativo <strong>di</strong>spaccio, datato 10 <strong>di</strong>cembre, in ASMi, DR, b. 244.<br />

78 Firmian a Cristiani, 29 <strong>di</strong>cembre 1770, in ASMi, Finanza p.a., b. 1125. Su<br />

Zenetti, p. 241, n. 25.<br />

79 Cfr. la lettera riservata <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 29 novembre 1770, in HH­<br />

SaW, LK, F. 160. Un ruolo determinante nelle <strong>riforme</strong> finanziarie e istituzionali degli<br />

anni 1770-71 è attribuito a Luigi Cristiani da C. Mozzarelli, // Magistrato Camerale<br />

(1771-1786), p. 18.<br />

80 Lettera del 29 novembre 1770 (vd. n. precedente).


224 CAPITOLO QUARTO<br />

fra li due Stati». Non si deve pensare, però, che <strong>di</strong>etro questa insistenza<br />

stesse un intento <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> a Milano nel senso in cui<br />

la si poteva concepire negli anni Trenta e Quaranta. Ora, come già si può<br />

intuire, si consolida piuttosto la tendenza accentratrice che fa del Dipar­<br />

timento d'Italia il fulcro dell'elaborazione dei piani d'intervento per en­<br />

trambi i domini, con il contrappunto semmai del giovane imperatore. E a<br />

Vienna, a parte la significativa eccezione <strong>di</strong> Giuseppe II per l'appunto,<br />

nessuno sarà <strong>di</strong>sposto a sacrificare l'autonomia istituzionale mantovana,<br />

sia pure in omaggio alla ripetutamente invocata «uniformità» 81 .<br />

La <strong>di</strong>scussione sui piani si trasferì in un secondo momento a Vienna,<br />

dove, per accelerare i tempi in vista dell'inse<strong>di</strong>amento a Milano dell'arci­<br />

duca Fer<strong>di</strong>nando come governatore, previsto per l'autunno 1771, giunsero<br />

a fine primavera non meno <strong>di</strong> cinquanta milanesi, fra ministri, subalterni<br />

e delegati della Congregazione dello Stato. Alle conferenze partecipavano<br />

Sperges, Molinari, Firmian, Pecci, Lottinger, Verri e Cristiani 82 . <strong>Il</strong> proget­<br />

to che questa giunta, dopo lunghe fatiche, riuscì a presentare alla sovrana<br />

e che sintetizzava sette <strong>di</strong>verse proposte, fu giu<strong>di</strong>cato ironicamente «spi­<br />

ritoso ma complicato» con i suoi cinque <strong>di</strong>partimenti camerali da Giusep­<br />

pe II, che aveva notevolmente accresciuto la sua autorevolezza in materia<br />

dopo il viaggio dell'anno precedente 83 . «Lo picciolo Stato <strong>di</strong> Milano -<br />

spiegava, enunciando uno dei suoi principi guida - non pare esigere più<br />

dei due <strong>di</strong>partimenti esistenti per essere ben governato. Anzi, più compen­<br />

<strong>di</strong>osi, più ristretti al centro che sono li governi, più facilmente vi si combi­<br />

nano gli affari, e più sicuramente, imbevuti <strong>di</strong>stessi principi, si arriva allo<br />

81 Alcuni anni prima Kaunitz precisava, riferendosi a <strong>Mantova</strong>, <strong>di</strong> esser sempre<br />

stato «ben lontano dal pensare all'abolizione <strong>di</strong> quel Magistrato camerale, perché se in<br />

un paese si toglie alla nobile gioventù la speranza <strong>di</strong> collocamento, questa si abbandona<br />

all'ozio e all'indolenza, com'è seguito in tempo dell'aggregazione, <strong>di</strong> cui si trovano pur<br />

ora i tristi effetti; oltre che le collusioni sono molto più facili a succedere con un solo<br />

intendente, che con un pieno tribunale» (lettera del 24 giugno 1762, in HHSaW, LK,<br />

F. 155). Questo mi pare sia sufficiente a confermare l'estraneità del cancelliere a qual-<br />

siasi prospettiva <strong>di</strong> aggregazione.<br />

82 F. Pascher, Joseph Freiherr von Sperges, pp. 56 sgg. Verri e Cristiani furono<br />

invitati da Kaunitz come esponenti della corrente avversa alle idee <strong>di</strong> Firmian in materia<br />

finanziaria ed economica. Su questa spe<strong>di</strong>zione vd. anche il <strong>di</strong>spaccio del residente<br />

Veneto Vignola del 3 giugno 1771, in ASVe, SS, Milano, filza 215.<br />

83 Cfr. D. Beales, Joseph II. I: In thè shadow of Maria Theresa, p. 269, che inter­<br />

preta la riforma amministrativa del 1771 come una <strong>di</strong>retta conseguenza del viaggio<br />

dell'imperatore in Lombar<strong>di</strong>a. Per il lavoro della Giunta, C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca, p. 279. La citazione è dal biglietto <strong>di</strong> Giuseppe II <strong>di</strong> cui alla nota seguente.


LA RIFORMA DEL 177! (1769-1771) 225<br />

scopo» 84 . In particolare, l'imperatore, confermando la sua propensione<br />

per il modello haugwitziano e la sua avversione per quello proposto da<br />

Kaunitz, non riteneva in alcun modo separabili commercio e dazi, che a<br />

parer suo dovevano essere sottoposti a un'unica amministrazione, come<br />

già avveniva con il Supremo Consiglio d'economia. Per piccolo o grande<br />

che fosse lo stato, «la sola vera, e necessaria <strong>di</strong>visione» all'interno <strong>di</strong> una<br />

struttura istituzionale che andava semplificata e alleggerita al massimo<br />

doveva aversi fra «cose giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> Camera e ben pubblico (l'uno essen­<br />

do l'interesse, e l'altro, per così <strong>di</strong>re, il capitale) e in fine <strong>di</strong> controleria, o<br />

Camera de' conti» 85 .<br />

Su questa traccia furono pertanto elaborati rapidamente i piani defi­<br />

nitivi. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio che decretava la riforma istituzionale nel <strong>Mantova</strong>no,<br />

del 19 ottobre 1771, sanciva innanzitutto la fine della promiscuità <strong>di</strong> pre­<br />

rogative esistita fino a quel momento fra i due principali <strong>di</strong>casteri 86 . Al<br />

Supremo Consiglio <strong>di</strong> Giustizia venivano dunque riservate in via esclusiva<br />

le «materie <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione contenziosa», levando ogni competenza del<br />

genere al Magistrato Camerale. <strong>Il</strong> tribunale giu<strong>di</strong>ziario era sud<strong>di</strong>viso in<br />

due commissioni, una per le cause civili, fiscali o riguardanti il censo e il<br />

mercimonio, e l'altra per quelle penali, mentre l'assemblea plenaria sareb­<br />

be stata convocata per l'istanza <strong>di</strong> revisione, per la comminazione della<br />

galera o della pena capitale, per l'appello <strong>di</strong> cause riguardanti le comuni­<br />

tà. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio or<strong>di</strong>nava inoltre <strong>di</strong> formulare due progetti, uno per l'inca­<br />

meramento nelle casse regie <strong>di</strong> tutte le sportule e le onoranze fino ad<br />

allora dovute ai giu<strong>di</strong>ci o ai subalterni e per la revisione degli stipen<strong>di</strong>, un<br />

altro per la riforma <strong>delle</strong> giuris<strong>di</strong>zioni subalterne e in primo luogo <strong>delle</strong><br />

preture forensi 87 .<br />

84 Biglietto in HHSaW, AKa, K. 35, citato da U. Petronio, // Senato <strong>di</strong> Milano,<br />

p. 375, che lo data, in base a una copia, al 29 luglio 1771, e da C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a<br />

austriaca, p. 279.<br />

S5 Citato sempre da U. Petronio, // Senato <strong>di</strong> Milano, p. 377, dov'è ricostruita<br />

tutta la vicenda dell'intervento dell'imperatore nella formulazione dei piani <strong>di</strong> riforma.<br />

86 In ASMi, UTR p.a., b. 30. Ancora nel progetto <strong>di</strong> Luigi Cristiani per <strong>Mantova</strong><br />

il Magistrato conservava la sua fisionomia mista <strong>di</strong> organo amministrativo e <strong>di</strong> tribuna­<br />

le, sebbene vi fossero previste due aule, una «giu<strong>di</strong>ziale», con il presidente del <strong>di</strong>castero<br />

e i questori togati, e l'altra «economica», con il vice-presidente, sicuramente Saint-<br />

Laurent, due questori <strong>di</strong> cappa e spada e due alunni da avviare alla pratica <strong>delle</strong> finanze<br />

(consulta senza data né firma, ma, a giu<strong>di</strong>care dal contesto, scritta da Cristiani nel<br />

gennaio 1771, ivi).<br />

8/ Sulla riforma del sistema giu<strong>di</strong>ziario del 1771 e su quella conseguente <strong>delle</strong><br />

preture forensi, S, Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e giuseppina, p. 39-40.


226 CAPITOLO QUARTO<br />

Al Magistrato Camerale, che <strong>di</strong>ventava un organo puramente ammi­<br />

nistrativo, erano sottoposte le regie finanze, il commercio, l'annona, il<br />

censo, le acque, le strade, i pesi e le misure, la zecca. Questi settori sareb­<br />

bero stati sud<strong>di</strong>visi fra quattro consiglieri, due per le finanze (cioè uno per<br />

le privative e uno per i dazi), uno, obbligatoriamente forestiero, per il<br />

censo e uno per le altre incombenze, coor<strong>di</strong>nati dal presidente e assistiti<br />

da un visitatore. <strong>Il</strong> terzo polo della struttura era costituito, come già pre­<br />

visto, da una delegazione della Camera dei conti <strong>di</strong> Milano, affidata a un<br />

consigliere coa<strong>di</strong>uvato da un aggiunto, cui veniva conferito il controllo<br />

sulla contabilità <strong>di</strong> tutte le amministrazioni regie e pubbliche, affinchè «si<br />

possa vedere ad ogni istante e con sicurezza lo stato d'ogni azienda e<br />

d'ogni cassa».<br />

Le nomine erano state in buona parte decise fin dalla metà <strong>di</strong> agosto,<br />

poiché il Dipartimento d'Italia aveva in<strong>di</strong>viduato già da tempo i can<strong>di</strong>dati<br />

idonei per le posizioni che maggiormente premevano, cioè quelle dell'am<br />

ministrazione camerale 88 . Alla sovrana si propose il pensionamento <strong>di</strong><br />

Gaetano Perlongo, <strong>di</strong> cui si riconoscevano le qualità, ma anche l'età avan­<br />

zata e la salute cagionevole, e la promozione alla presidenza del Consiglio<br />

<strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> Giorgio Waters, il quale, malgrado gli anni, era sufficiente­<br />

mente qualificato da un lungo e lodevole esercizio della professione legale<br />

nei tribunali regi. L'organico del Magistrato doveva mutare completamen­<br />

te: insieme al vecchio presidente se ne sarebbero andati quasi tutti i que­<br />

stori. Sartorio, Sor<strong>di</strong> e Bermudez, tipici funzionari <strong>di</strong> toga <strong>di</strong> vecchio stam­<br />

po, sarebbero passati a seguire le cause pendenti presso il tribunale came­<br />

rale nella commissione civile del nuovo Consiglio <strong>di</strong> giustizia, mentre Pie­<br />

tro Peyri sarebbe stato promosso alla delegazione della Camera dei conti.<br />

Sarebbe invece rimasto Placido Velluti, affiancato da alcune nuove nomi­<br />

ne, cioè dal conte Odoardo Zenetti, già impegnato nell'amministrazione<br />

finanziaria come consigliere esterno, da Giambattista Mellerio, scelto per<br />

la sua lunga esperienza nella ferma mantovana, e dal trentino Nicola Cri-<br />

stani <strong>di</strong> Rall, cui si volevano affidare le materie censuarie. <strong>Il</strong> Dipartimento<br />

non si pronunciava ancora però sulla presidenza del Magistrato: un punto<br />

88 In una lettera a Firmian del 29 novembre 1770 Kaunitz aveva fatto dei nomi<br />

per un eventuale <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> finanza all'interno del Magistrato: Saint Laurent come<br />

capo e Placido Velluti come primo consigliere; inoltre, ma ancora in forse, Jacopo<br />

Sartorio e Odoardo Zenetti, quest'ultimo come visitatore. Firmian aveva richiamato<br />

l'attenzione anche su Giambattista Gherardo d'Arco, suo cugino e futuro intendente<br />

politico. In HHSaW, LK, F. 160.


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 227<br />

interrogativo gravava infatti su Saint Laurent, in quanto da un lato lo si<br />

sarebbe voluto a Milano come visitatore, mentre dall'altro si temeva<br />

ch'egli lasciasse «un vuoto in <strong>Mantova</strong>, <strong>di</strong>fficile a riempirsi pienamente».<br />

In definitiva Kaunitz propendeva per la prima soluzione, considerando <strong>di</strong><br />

gran lunga primaria la buona sistemazione dell'amministrazione finanzia­<br />

ria milanese, da cui sarebbe scaturito quasi automaticamente un beneficio<br />

analogo anche per la mantovana. In tal caso per la presidenza si suggeriva<br />

Domenico Montani, <strong>di</strong> «singolare integrità», nonché già pratico <strong>di</strong> affari<br />

mantovani per la sua esperienza come delegato <strong>di</strong> Bozzolo e per varie<br />

missioni effettuate per conto del Supremo Consiglio d'economia, soprat­<br />

tutto su questioni annonarie 89 .<br />

La definizione <strong>di</strong> questi aspetti fu possibile, dunque, solo allorché<br />

furono prese le decisioni riguardanti Milano, né a quel punto ci si <strong>di</strong>scostò<br />

molto dalle proposte <strong>di</strong> agosto, se non per elevare ulteriormente il profilo<br />

dell'organico del <strong>di</strong>castero camerale. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio del 19 ottobre stabiliva<br />

che nel Supremo Consiglio <strong>di</strong> giustizia avrebbero operato Waters come<br />

presidente, più i vecchi consiglieri Forti, Tamburini, Amizzoni e Beninten-<br />

<strong>di</strong> nella commissione criminale, e i nuovi Sartorio, Sor<strong>di</strong>, Bermudez e<br />

Nonio (ex avvocato fiscale) nella civile. Alla presidenza del Magistrato<br />

camerale veniva nominato Domenico Montani, mentre a Saint Laurent,<br />

lasciato a <strong>Mantova</strong>, venivano affidate le incombenze <strong>di</strong> finanza e la vice­<br />

presidenza. I vecchi posti <strong>di</strong> questore, promossi al rango <strong>di</strong> consigliere,<br />

erano conferiti come previsto a Velluti, Zenetti e Mellerio; visitatore sa­<br />

rebbe stato Federico Avigni. Alla delegazione della Camera dei conti era<br />

confermato Peyri, con aggiunto Antonio Tettamanzi 9n .<br />

Due interventi mancavano per completare la riforma, ma vi si rime<strong>di</strong>ò<br />

rapidamente. <strong>Il</strong> 28 ottobre 1771 si definirono le modalità d'incorporazione<br />

<strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta e si organizzò l'amministrazione <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>stret­<br />

ti, mentre il 14 novembre fu approvato il nuovo sistema <strong>delle</strong> preture<br />

forensi, che prevedeva anche l'abolizione deH'«agrara», un emolumento<br />

89 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa, 17 agosto 1771, in HHSaW, AKa, K. 32.<br />

Sull'operato <strong>di</strong> Montani nell'annona, come braccio destro <strong>di</strong> Firmian («ora S. E. non<br />

fa nulla senza il barone Montani in materia <strong>di</strong> grani»), cfr. le lettere <strong>di</strong> Salvadori<br />

dell'aprile 1764, in ASMi, Greppi, b. 277 (la citazione da una <strong>di</strong> queste, senza il giorno).<br />

Sulle sue missioni a <strong>Mantova</strong>, il <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> G. Gabriel del 21 marzo 1764, in ASVe,<br />

SS, Milano, filza 205.<br />

90 Dispaccio 19 ottobre 1771, in ASMi, UTR p,a., b. 30. Per i curricula dei<br />

funzionari <strong>di</strong> fresca nomina, vd. oltre, par. 5.2.


228 CAPITOLO QUARTO<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente preteso dai gius<strong>di</strong>centi locali nelle campagne 91 . Non<br />

mancarono infine in<strong>di</strong>cazioni specifiche per la riforma <strong>delle</strong> finanze,<br />

ch'era stato il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> tante riflessioni e che rimaneva certa­<br />

mente il compito più importante assegnato al Magistrato completamente<br />

rinnovato. I piani, messi a punto da Cristiani con la collaborazione <strong>di</strong><br />

Saint Laurent e riguardanti ora anche Bozzolo e Sabbioneta, verranno<br />

considerati nel prossimo capitolo, de<strong>di</strong>cato alla fase <strong>di</strong> realizzazione dei<br />

progetti, mentre adesso è necessario soffermarsi ancora un momento sulla<br />

genesi <strong>di</strong> un'altra decisione risalente al 1771 e attinente alla cruciale ma­<br />

teria del censo.<br />

4.6. UN NUOVO CENSIMENTO<br />

Per comprendere la genesi <strong>di</strong> questa fondamentale iniziativa occorre<br />

tornare un passo in<strong>di</strong>etro e riprendere le mosse dal fati<strong>di</strong>co 1769. Nelle<br />

istruzioni ai regi rappresentanti infatti alcune pagine erano de<strong>di</strong>cate a<br />

quegli aspetti del censo che, secondo quanto anticipato da Kaunitz nella<br />

relazione del 28 maggio 1769, avrebbero meritato attenzione nel contesto<br />

della riforma <strong>delle</strong> finanze. Cristiani e Saint Laurent avrebbero dovuto<br />

prendere in esame l'intero «sistema interno» <strong>delle</strong> comunità, in altre pa­<br />

role «la maniera <strong>di</strong> eleggere i propri capi, il loro numero, l'autorità, il<br />

modo <strong>di</strong> percepire e far valere le entrate, la libertà <strong>di</strong> far nuovi debiti o<br />

spese straor<strong>di</strong>narie, il modo <strong>di</strong> tener i conti, la loro revisione, la rispettiva<br />

controlleria e <strong>di</strong>pendenza». Questo perché «sarebbe inutile ogni fatica nel<br />

formare un sistema <strong>di</strong> finanza più semplice ed intrinsecamente più atto a<br />

sollevare la nazione, quando nel seno <strong>di</strong> ciascheduna Comunità si alimen­<br />

tassero ancora de' fomiti <strong>di</strong> mali ben maggiori» 92 .<br />

Com'è ben noto, l'importanza della riforma <strong>delle</strong> amministrazioni<br />

locali per garantire un funzionamento più equo e più regolare del sistema<br />

fiscale era stata per la prima volta messa a fuoco da Pompeo Neri nella<br />

relazione del 1750, la quale rintracciava proprio nell'esser stato trascurato<br />

questo nesso la maggior causa del fallimento della Giunta De Miro 93 .<br />

Tutto ciò era ormai acquisito due decenni più tar<strong>di</strong>, allorché l'esperienza<br />

91 S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana, p. 39.1 <strong>di</strong>spacci in ASMi, DR, b. 246.<br />

92 Istruzioni ai regi rappresentanti, in ASMi, Finanza p.a., b. 1125. Sulla relazione<br />

<strong>di</strong> Kaunitz del 28 maggio 1769, n. 26.<br />

93 Cfr. C. Mozzarelli, Sovrano, società, amministrazione locale, p. 19 sgg.


LA RIFORMA DEL 1771 (1769-1771) 229<br />

<strong>delle</strong> nuove amministrazioni locali nel Milanese richiamava con più urgen­<br />

za l'attenzione dell'autorità centrale sulle comunità mantovane e sulla loro<br />

organizzazione interna. Ma nel caso del <strong>Mantova</strong>no la connessione fra<br />

amministrazioni locali e finanze era colta non tanto riguardo ai tributi<br />

<strong>di</strong>retti, che non erano ancora stati chiamati in causa, quanto per quelli<br />

in<strong>di</strong>retti. Questa interferenza è a mio avviso molto significativa del cam­<br />

biamento <strong>di</strong> mentalità intercorso nella burocrazia grazie al censimento<br />

milanese e ai mutamenti costituzionali che questo aveva sancito, dell'affer­<br />

marsi cioè <strong>di</strong> un'ottica che, come ho già avuto modo <strong>di</strong> rilevare, superava<br />

ormai la <strong>di</strong>stinzione fra «regalie» e «contribuzioni» su cui s'era incar<strong>di</strong>nata<br />

la fiscalità dello stato per ceti.<br />

La decisione <strong>di</strong> surrogare varie privative e imposte in<strong>di</strong>rette con for­<br />

me <strong>di</strong> prelievo <strong>di</strong>retto, possibile ovviamente solo a partire da questa<br />

mutata concezione del sistema tributario, suggeriva <strong>di</strong> «riprendere in ma­<br />

turo esame li presentanei meto<strong>di</strong> usati per la ripartizione del carico», come<br />

fu or<strong>di</strong>nato ai due rappresentanti. Non si intendeva con ciò rinnegare<br />

quanto era stato operato «con gravi fatiche e lungo esame nella formazio­<br />

ne del nuovo censimento del 1756», ma semplicemente effettuarne un<br />

aggiornamento, come richiesto dal «naturale corso <strong>delle</strong> cose umane, che<br />

dal primiero stato <strong>di</strong> vigore vanno sempre decadendo» 94 .<br />

A partire da queste osservazioni ritengo importante sottolineare che<br />

il censimento mantovano, in<strong>di</strong>scutibilmente tar<strong>di</strong>vo, nacque però in una<br />

temperie culturale e politica completamente <strong>di</strong>versa rispetto a quello mi­<br />

lanese e da esigenze estranee agli obiettivi puramente fiscali che avevano<br />

invece dato avvio a quest'ultimo. Come si vedrà, alla fine degli anni Ses­<br />

santa, e soprattutto con l'amministrazione mista, la Camera mantovana<br />

aveva ormai risolto i suoi problemi finanziari, mentre, conferma a contra­<br />

rio, l'entrata in vigore del censo nel 1785 non avrebbe significato affatto<br />

un aumento del prelievo (l'aumento del prezzo del sale ebbe altre moti­<br />

vazioni) 95 . Ciò <strong>di</strong> cui ci si preoccupava ora, è opportuno <strong>di</strong>re anche a<br />

rischio <strong>di</strong> banalizzare, non era più l'aspetto quantitativo, ma l'aspetto<br />

94 Istruzioni ai regi rappresentanti (vd. n. 92). Nella lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian<br />

del 15 giugno 1769 (vd. n. 37) si riconosceva che con «l'opera del censimento» del 1756<br />

si era stabilita «una norma più certa ed equabile per <strong>di</strong>stribuire il carico», a conferma<br />

del fatto che per il momento non si sentiva affatto la necessità <strong>di</strong> rifare l'estimo dac­<br />

capo, poiché si riteneva sufficientemente atten<strong>di</strong>bile quello in vigore.<br />

95 Per l'interpretazione prevalente sulla genesi del censimento mantovano, ricon­<br />

dotta appunto a motivi fiscali, C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>n, p. 66.


230 CAPITOLO QUARTO<br />

qualitativo del sistema tributario, <strong>di</strong> cui si iniziava ad avere una percezione<br />

unitaria e si coglieva ormai appieno la complessa relazione con l'economia<br />

e dunque con il benessere del paese e dell'erario stesso.<br />

Come si sia poi passati dall'intento <strong>di</strong> un semplice aggiornamento dei<br />

dati esistenti a quello del completo rifacimento del catasto non è per ora<br />

documentabile. Ritengo tuttavia verosimile che l'idea sia emersa dal lavoro<br />

congiunto <strong>di</strong> Luigi Cristiani e <strong>di</strong> Saint Laurent in relazione alla necessità<br />

<strong>di</strong> provvedere per Bozzolo e Sabbioneta, mancanti totalmente <strong>di</strong> estimo.<br />

Alla fine del 1770 si tenne una «conferenza sopra il censo <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

Bozzolo e Sabbioneta», dal cui verbale appare chiaro che le decisioni <strong>di</strong><br />

base erano state ormai prese 96 .<br />

Successiva è invece un'importante consulta nella quale vengono chia­<br />

riti alcuni aspetti dell'amministrazione <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette da parte del<br />

già noto capo dell'Ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> Giambattista<br />

Auberger, che aveva <strong>di</strong>retto i lavori del censimento del 1756 come uomo<br />

<strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> Beltrame Cristiani 97 . A giu<strong>di</strong>care dalla data (inizio <strong>di</strong> maggio<br />

1771) il documento venne richiesto da Luigi Cristiani, allorché questi si<br />

preparava a recarsi a Vienna per la <strong>di</strong>scussione finale sulla riforma degli<br />

uffici lombar<strong>di</strong> (curiosamente i nomi <strong>di</strong> padre e figlio si intrecciano con<br />

le tortuose vicende del censo mantovano, imprimendo però a queste ulti­<br />

me <strong>di</strong>rezioni opposte). Nella sua relazione il commissario Auberger riper­<br />

corre tutta la storia, dall'estimo del 1692 alle revisioni del 1712 e del 1756,<br />

agli interventi successivi. Consapevole del fatto che «una immensa quan­<br />

tità <strong>di</strong> terreno non è stata allibrata», il funzionario aveva infatti condotto<br />

nell'ultimo decennio una strenua battaglia per scovare gli evasori, scon­<br />

trandosi con l'incompetenza e la sorda resistenza dello stesso Magistrato<br />

camerale. «È innegabile - rilevava - che dall'anno 1692 sino al presente<br />

non v'è mai stato finanziere che abbia <strong>di</strong>retta una sì vasta e gelosa provin­<br />

cia. È quasi sempre stata privativa <strong>di</strong> togati od altri soggetti che non se ne<br />

intendevano e ignoravano persino il vocabolo finanze, o la trascuravano,<br />

da quali <strong>di</strong>fetti ne sono derivati i tanti e fieri saccheggi che impunemente<br />

da più subalterni per gran<strong>di</strong>ose somme si sono dati al fondo contribuzio-<br />

nale, che sempre ha avuto torto». E continuava, avvalendosi <strong>di</strong> una curiosa<br />

metafora agricola, col lamentare il fatto che, mentre «la partita <strong>delle</strong> rega­<br />

lie» era stata sempre alacremente «coltivata» dagli appaltatori, quella con-<br />

96 Appuntamenti senza data, ma certamente precedenti il 10 <strong>di</strong>cembre 1770, in<br />

HkaW, Akten, R. 94.<br />

97 Consulta dell'8 maggio 1771 al governo, ivi.


LA RIFORMA DEL 177! (1769-1771) 23 1<br />

tribuzionale, che costituiva «la piece la plus cherie et gloriouse du domai-<br />

ne», era rimasta improduttiva, in balia <strong>di</strong> un personale regio scarso e<br />

impreparato. Per questo sarebbe stato ora «in<strong>di</strong>spensabile un nuovo gene­<br />

rale censimento <strong>di</strong> tutte le terre ed effetti collettabili dello Stato» secondo<br />

meto<strong>di</strong> scientifici, pur nella consapevolezza che «tale decisione rincresce­<br />

rebbe [...] assai alla primaria nobiltà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, alle manimorte, a molti<br />

ministri ed a buona parte de' cavalieri assenti, che qui possedono, e sono<br />

sud<strong>di</strong>ti veneti».<br />

Dopo aver sottoposto l'intera questione ai ministri convocati a Vien­<br />

na, Kaunitz potè presentare alla sovrana il suo rapporto tinaie, da cui<br />

scaturì il <strong>di</strong>spaccio del 31 ottobre 1771 che or<strong>di</strong>nava «l'introduzione del<br />

nuovo censo negli Stati <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta» 98 . Negli inten<strong>di</strong>menti<br />

della corte questo era solo l'inizio <strong>di</strong> un'operazione che doveva investire<br />

tutto il <strong>Mantova</strong>no, ma la decisione <strong>di</strong> procedere a una generale catasta-<br />

zione <strong>di</strong> tutta la provincia non venne ufficializzata per non suscitare pro­<br />

teste e resistenze, ritenendosi più consigliabile procedere in sor<strong>di</strong>na e<br />

passare «insensibilmente» dai primi due <strong>di</strong>stretti agli altri. Si sarebbero<br />

utilizzati i criteri e i meto<strong>di</strong> applicati nel Milanese e le operazioni sareb­<br />

bero state poste sotto la <strong>di</strong>rczione <strong>di</strong> una giunta censuaria <strong>di</strong> tre membri<br />

più un fiscale, un segretario e un capo degli ingegneri, <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong>ret­<br />

tamente dal governo. Senza attendere il completamento del censo si sareb­<br />

be frattanto effettuata una prima riforma <strong>delle</strong> amministrazioni comunali,<br />

per sottoporre queste ultime al controllo della giunta censuaria, chiamare<br />

ecclesiastici, esenti e proprietari <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> civili a sostenere le spese locali,<br />

basare anche il riparto <strong>delle</strong> tasse locali sull'estimo regio, ch'era più atten­<br />

<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> quelli comunali, abolire le forme <strong>di</strong> prelievo su mobili, strumenti<br />

agricoli e bestiame, accrescere - punto dolente - il prezzo del sale, ch'era<br />

più basso rispetto al Milanese, provvedere alla ven<strong>di</strong>ta dei beni comunali<br />

per saldare i debiti <strong>delle</strong> amministrazioni, aprire i convocati a tutti i pos­<br />

sidenti secondo la regola vigente nel Milanese, stabilire una vigilanza co­<br />

stante e rigorosa sulla regolarità dei bilanci.<br />

Con l'ultimo tassello del censimento il programma <strong>di</strong> riforma ammi­<br />

nistrativa e finanziaria era completo. <strong>Il</strong> nuovo organico del Magistrato<br />

camerale faceva inoltre sperare in una conduzione più rapida ed efficiente<br />

degli affari e in una pronta attuazione dei piani. In realtà la forte accele­<br />

razione impressa al rinnovamento <strong>delle</strong> strutture mantovane a cavallo fra<br />

98 In ASMi, DR, b. 246. <strong>Il</strong> rapporto <strong>di</strong> Kaunitz, datato 16 ottobre 1771, sta in<br />

HkaW, Akten, R. 94.


232 CAPITOLO QUARTO<br />

gli anni Sessanta e Settanta dalla collaborazione del Dipartimento d'Italia<br />

con un gruppo <strong>di</strong> giovani e competenti funzionari perderà in intensità<br />

nella fase successiva. Questa, come si vedrà nel prossimo capitolo, si ca­<br />

ratterizzerà anzi tanto per alcuni importanti successi, quanto per l'anda­<br />

mento lento ed esitante <strong>di</strong> molte operazioni, a cominciare da quella cen-<br />

suaria, tanto che all'aprirsi dell'età giuseppina <strong>di</strong>versi progetti rimarranno<br />

ancora in sospeso. <strong>Il</strong> breve, ma denso «momento eroico» <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> nel<br />

<strong>Mantova</strong>no si era dunque concluso".<br />

L'espressione è <strong>di</strong> C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 283.


5.<br />

IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI<br />

(1771-1784)<br />

5.1. IL GOVERNO DEL MANTOVANO E IL DISLOCAMENTO DEL POTERE<br />

NEGLI ANNI SETTANTA<br />

L'ultimo decennio <strong>di</strong> regno <strong>di</strong> Maria Teresa si caratterizza in Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a come fase <strong>di</strong> assestamento, in cui non intervengono mutamenti<br />

rilevanti né a livello locale, né nei rapporti con Vienna. A Milano, dopo<br />

la «rivoluzione generale del sistema» del 1771, «alle gran<strong>di</strong> questioni <strong>di</strong><br />

principio, subentrano gli imperativi della burocrazia: la prefigurazione<br />

degli uffici, la definizione <strong>di</strong> procedure e competenze, l'efficienza e la<br />

regolarità degli atti amministrativi» 1 . Parallelamente, ai protagonisti della<br />

grande stagione riformatrice si sostituisce man mano una generazione <strong>di</strong><br />

funzionari forse <strong>di</strong> minor spicco, ma preparati e meglio <strong>di</strong>sposti a lasciarsi<br />

inquadrare in una struttura sempre più rigida e impersonale.<br />

Sul piano politico-costituzionale la svolta importante è rappresentata<br />

dall'assunzione della carica <strong>di</strong> governatore, vacante dal 1753, da parte del<br />

<strong>di</strong>ciassettenne arciduca Fer<strong>di</strong>nando, in occasione del suo matrimonio con<br />

Maria Beatrice d'Este nel 1771. Questo evento fu rilevante principalmente<br />

sotto due aspetti. Innanzitutto la presenza dell'arciduca a Milano smorzò<br />

i conflitti e funzionò come fattore <strong>di</strong> conciliazione fra i ceti locali, privati<br />

dei loro poteri tra<strong>di</strong>zionali, e la Monarchia, contribuendo notevolmente<br />

all'assestamento <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva 2 . Inoltre la capacità <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong><br />

1 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 284, a cui si rimanda anche per le consi­<br />

derazioni generali che seguono.<br />

2 II costituirsi <strong>di</strong> una corte, per <strong>di</strong> più arciducale, fu motivo <strong>di</strong> lusinga per l'ari­<br />

stocrazia, nonostante i numerosi problemi <strong>di</strong> etichetta che sollevò, e rese più intensa e


234 CAPITOLO QUINTO<br />

assumere, nonostante la giovane età e l'inesperienza, un ruolo effettivo e<br />

non puramente rappresentativo nella <strong>di</strong>rczione della Lombar<strong>di</strong>a gli permi­<br />

se <strong>di</strong> esercitare un efficace contrappeso all'autorità <strong>di</strong> Firmian, sia <strong>di</strong> fron­<br />

te all'amministrazione lombarda, che alla Corte viennese. La senilità del<br />

plenipotenziario e il declino che la sua influenza aveva già imboccato dalla<br />

fine degli anni Sessanta fecero anzi sì che in breve tempo l'arciduca si<br />

imponesse come interlocutore primario <strong>di</strong> Vienna e come figura centrale<br />

a Milano.<br />

Contribuì a indebolire ulteriormente il potere <strong>di</strong> Firmian la ridefini­<br />

zione cui andò incontro sempre nel 1771 la figura <strong>di</strong> consultore <strong>di</strong> gover­<br />

no, che ricevette maggiore formalizzazione e godette <strong>di</strong> un ampliamento<br />

<strong>di</strong> prerogative in occasione della nomina, accanto al vecchio e fino ad<br />

allora solitario Della Silva, <strong>di</strong> Niccolo Pecci, senatore, e <strong>di</strong> Luigi Cristiani,<br />

che rimase anche presidente della Camera dei Conti. In conseguenza <strong>di</strong><br />

ciò, infatti, l'attività del governo fu organizzata in «conferenze» in cui le<br />

pratiche venivano <strong>di</strong>scusse dai due consultori più giovani insieme all'arci­<br />

duca e a Firmian.<br />

<strong>Mantova</strong> non riflette imme<strong>di</strong>atamente il <strong>di</strong>slocarsi dei rapporti <strong>di</strong><br />

forza fra governatore e plenipotenziario. Nel 1772 il governo <strong>di</strong> questa<br />

provincia sui generis era ancora «<strong>di</strong>pendente dall'imme<strong>di</strong>ata volontà del<br />

signor conte <strong>di</strong> Firmian» e per questo procedeva nel complesso, almeno<br />

a giu<strong>di</strong>zio del residente veneto, «con sistema e con unità <strong>di</strong> massime e <strong>di</strong><br />

principi» 3 . Di conseguenza «non regna colà quella confusione e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

che provasi a questa parte», cioè a Milano, dove l'autorità del plenipoten­<br />

ziario in quel momento era messa violentemente in <strong>di</strong>scussione. La sostan­<br />

ziale tenuta del potere <strong>di</strong> Firmian a <strong>Mantova</strong>, superata evidentemente la<br />

crisi verificatasi sulla questione della ferma nel 1769, è confermata dalla<br />

testimonianza dello stesso Fer<strong>di</strong>nando, allorché questi, trovandosi a Vien­<br />

na nell'estate 1775, informò <strong>di</strong>ffusamente la madre sugli affari lombar<strong>di</strong> ed<br />

espresse a riguardo le proprie opinioni. Egli non poteva certo lamentarsi<br />

vivace la vita mondana. Apprezzate furono inoltre l'indole pacata del giovane governa­<br />

tore, poco incline alle novità, nonché la sua <strong>di</strong>sponibilità a elargire favori e protezioni<br />

e a instaurare un contatto <strong>di</strong>retto con i sud<strong>di</strong>ti, con l'istituzione <strong>di</strong> un'u<strong>di</strong>enza pubblica<br />

a cadenza bisettimanale. L'interesse per le attività finanziarie avvicinò infine Fer<strong>di</strong>nan­<br />

do al mondo degli affari e dell'economia (ivi). Sulla figura e il ruolo dell'arciduca cfr.<br />

anche S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a alla fine dell'Ancien Regime. Ricerche sulla situazione<br />

amministrativa e giu<strong>di</strong>ziaria, p. 20 sgg.<br />

' Dispaccio del residente veneto Cesare Vignola del 18 novembre 1772, in ASVe,<br />

SS, filza 215. In realtà dal carteggio con Kaunitz <strong>di</strong> quegli anni si rileva che Firmian era<br />

sempre lento nell'ottemperare agli or<strong>di</strong>ni (HHSaW, LK, FF. 162-3).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 235<br />

della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> Firmian a fornire delucidazioni sul governo del<br />

<strong>Mantova</strong>no ogniqualvolta gli fossero esplicitamente richieste, «benché per<br />

l'or<strong>di</strong>nario - continuava giungendo al nocciolo del problema -, non sa­<br />

pendo i limiti né del mio dovere, né della mia autorità riguardo quel<br />

<strong>Ducato</strong>, fuori <strong>delle</strong> poche consulte alla M.V. per la nomina agl'impieghi<br />

o benefici ° Per gli elenchi criminali, non vedessi né sapessi niente <strong>delle</strong><br />

consulte dei tribunali, né <strong>delle</strong> risposte ed or<strong>di</strong>ni correlativi», e che «le<br />

gride istesse [...] si pubblicano non in nome mio, né io le vedo prima che<br />

si pubblicano» 4 .<br />

Ma a quel punto Fer<strong>di</strong>nando, concluso brillantemente il proprio<br />

appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> governatore, non intendeva certo limitarsi a cercare una<br />

chiarificazione <strong>delle</strong> proprie e altrui prerogative: il suo obiettivo era<br />

piuttosto quello <strong>di</strong> ottenere una riduzione dei livelli <strong>di</strong> articolazione del­<br />

la potestà governativa sul <strong>Mantova</strong>no e una sanzione piena della propria<br />

autorità su tutta la Lombar<strong>di</strong>a, cui ogni altra carica locale doveva subor­<br />

<strong>di</strong>narsi. «Confesso alla M.V. - continuava infatti - <strong>di</strong> non avere mai po­<br />

tuto capire l'utilità e necessità della Cancellaria <strong>di</strong> vicegoverno in Manto-<br />

va, come <strong>di</strong> tutta quella Giunta. Le consulte vengono a Milano; <strong>di</strong> là<br />

ricevono i rispettivi presidenti li riscontri e or<strong>di</strong>ni, per mezzo <strong>di</strong> lettere<br />

del conte <strong>di</strong> Firmian e si riduce l'attività <strong>di</strong> quella Giunta e Cancellaria a<br />

ricevere i <strong>di</strong>spacci e farne qualche consulta accompagnatoria <strong>di</strong> un'altra<br />

<strong>di</strong> qualche tribunale e ad abbassare <strong>di</strong> nuovo per copia la lettera che<br />

ricevono in risposta dal conte <strong>di</strong> Firmian al tribunale competente. Que­<br />

ste operazioni <strong>di</strong> quella Cancellaria potrebbero forse supplirsi dalla stes­<br />

sa Cancellaria <strong>di</strong> Milano, facendo le necessarie copie de' <strong>di</strong>spacci, come<br />

attualmente si fanno per i tribunali <strong>di</strong> Milano». In conclusione egli chie­<br />

se che la Giunta <strong>di</strong> vicegoverno <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> fosse abolita e che «li tribu­<br />

nali corrispon<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>rettamente con il Governo, come quelli <strong>di</strong> Milano».<br />

Propose inoltre un nuovo metodo per la spe<strong>di</strong>zione <strong>delle</strong> pratiche, che<br />

doveva riflettere la preminenza del suo ruolo <strong>di</strong> governatore rispetto a<br />

quello del plenipotenziario, facendo sì che nessun documento potesse<br />

entrare o uscire dagli uffici centrali senza passare sotto i suoi occhi ed<br />

essere da lui firmato.<br />

Kaunitz non potè che avallare il progetto nelle sue linee fondamen­<br />

tali, anche perché l'arciduca, suscitando l'approvazione <strong>di</strong> Maria Teresa,<br />

si era accortamente appellato all'uniformità con il «sistema del governo <strong>di</strong><br />

4 Rappresentanza non datata, ma dell'estate 1775, in HHSaW, AKa, K. 33, e in<br />

copia anche ivi, LC, FF. 17 e 19. Già citata da C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 287.


236 CAPITOLO QUINTO<br />

Bruxelles», in cui «il ministro plenipotenziario [...] non figura se non qual<br />

collaterale <strong>di</strong> quel governatore, senza far in nome proprio decreti o altre<br />

spe<strong>di</strong>zioni governative, e senza ricevere <strong>di</strong>retta a lui alcuna consulta» 5 .<br />

Così, l'inevitabile soppressione della Giunta vicegovernativa <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

fu or<strong>di</strong>nata con un <strong>di</strong>spaccio del 16 ottobre 1775, il quale sancì la piena<br />

subor<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> Firmian a Fer<strong>di</strong>nando anche come vicegovernatore <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> e prescrisse che i <strong>di</strong>casteri locali corrispondessero imme<strong>di</strong>ata­<br />

mente con il governatore generale e che le minute <strong>delle</strong> lettere e degli<br />

or<strong>di</strong>ni governativi a tali uffici fossero vi<strong>di</strong>mate da un consultore <strong>di</strong> gover­<br />

no 6 . Firmian, scavalcato e quasi spodestato pubblicamente dall'arciduca,<br />

tanto che Kaunitz si sentì in dovere <strong>di</strong> giustificarsi, si avviò dunque a<br />

rivestire un ruolo solo secondario sulla scena politica <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, aven­<br />

do perduto anche il controllo <strong>di</strong>retto e in<strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> cui fino ad allora<br />

aveva goduto sul <strong>Mantova</strong>no 7 .<br />

L'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> un arciduca in Lombar<strong>di</strong>a dovette essere accolto<br />

positivamente anche a <strong>Mantova</strong>, il cui palazzo ducale fu in quell'occasione<br />

restaurato e attrezzato per offrire a Fer<strong>di</strong>nando una confacente <strong>di</strong>mora, sia<br />

perché a Vienna s'intendeva che egli dovesse trascorrere regolarmente<br />

qualche mese all'anno in quella città, sia perché lì egli avrebbe potuto<br />

trovare rifugio se Milano si fosse trovata sotto la minaccia <strong>di</strong> armi nemi-<br />

che 8 . Le cronache coeve e gli epistolari non sembrano però manifestare<br />

particolare interesse per la presenza dell'arciduca e della sua corte, mentre<br />

sono attenti a registrare gli eventi <strong>di</strong> rilevanza politica. Eventi che susci­<br />

tavano una crescente apprensione perché sembravano prefigurare la fine<br />

dell'autonomia mantovana. Così furono lette per esempio la soppressione<br />

della Giunta <strong>di</strong> vicegoverno del 1775, appresa «con dolore», o, nel 1779,<br />

una visita <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando accompagnata dall'annuncio <strong>di</strong> alcuni importanti<br />

5 Kaunitz a Firmian, 19 ottobre 1775, in HHSaW, LK, F. 165; vd. inoltre il<br />

rapporto a Maria Teresa in HHSaW, LC, F. 17. Attraverso quest'ultimo il cancelliere<br />

riuscì peraltro a ottenere alcune mo<strong>di</strong>fiche per attenuare la portata <strong>delle</strong> richieste del­<br />

l'arciduca, che avrebbero ristretto anche i poteri del Dipartimento d'Italia.<br />

6 Dispaccio 16 ottobre 1775, in ASMi, DR, b. 254.<br />

7 In realtà il <strong>di</strong>spaccio non faceva parola della carica <strong>di</strong> vicegovernatore del<br />

<strong>Mantova</strong>no, che pertanto rimase a Firmian come semplice beneficio economico, giac­<br />

ché l'autorità effettiva passò all'arciduca.<br />

8 Dispacci del residente Vignola 28 ottobre e 18 novembre 1772, in ASVe, SS,<br />

filza 215. In occasione della riscossione del cosiddetto «dono gratuito» per il matrimo­<br />

nio e l'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando a capo della Lombar<strong>di</strong>a i mantovani si mostrarono<br />

assai più generosi dei milanesi nelle offerte, che superarono nettamente le aspettative<br />

nutrite dalle autorità asburgiche (cfr. le lettere <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 7 marzo, 23<br />

giugno e 25 novembre 1771, in HHSaW, LK, F. 161).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 237<br />

provve<strong>di</strong>menti, che gettarono il <strong>Ducato</strong> «nella maggiore costernazione e<br />

affanno», anche se poi la tanto temuta aggregazione al Milanese si sarebbe<br />

concretizzata soltanto cinque anni più tar<strong>di</strong> 9 .<br />

<strong>Il</strong> governatore, del resto, esercitò sì la piena autorità <strong>di</strong> cui godette sul<br />

<strong>Ducato</strong> fra la riforma del 1775 e l'inizio della plenipotenza Wilczek (che<br />

ribaltò nuovamente i rapporti <strong>di</strong> forza 10), ma il suo intervento risultò<br />

piuttosto blando, lento per la mole <strong>di</strong> lavoro che questa impostazione<br />

accentratrice produceva, generalmente limitato al controllo dell'ammini­<br />

strazione or<strong>di</strong>naria e quasi mai propositivo 11 . L'assenza <strong>di</strong> un deciso im­<br />

pulso da Milano costituirà anzi, con ogni probabilità, uno dei motivi del<br />

rallentamento che il processo <strong>di</strong> trasformazione <strong>delle</strong> strutture dello Stato,<br />

e in particolare dell'apparato fiscale, subirà a partire dalla metà degli anni<br />

Settanta 12 , in concomitanza con la prematura scomparsa <strong>di</strong> Luigi Cristiani,<br />

che lascerà vuota la carica <strong>di</strong> consultore per le finanze, il censo e le materie<br />

9 Dispaccio del residente Vignola del 30 giugno 1779, in ASVe, SS, filza 222. Cfr.<br />

ivi anche quelli del 9 giugno e del 21 luglio. I provve<strong>di</strong>menti in questione erano la<br />

riforma monetaria (che ridusse il valore della moneta corrente del 12% per i mantova­<br />

ni), l'uniformazione dei criteri per il calcolo della ren<strong>di</strong>ta censuaria a quelli usati per il<br />

Milanese, il trasferimento (solo annunciato) dell'istanza d'appello <strong>delle</strong> cause mantovane<br />

al supremo tribunale milanese, la libera circolazione dei grani fra i due stati. Aveva<br />

destato inoltre preoccupazione l'incorporazione dei piccoli feu<strong>di</strong> imperiali ancora esi­<br />

stenti nel <strong>Ducato</strong>, avvenuta nel corso degli anni Settanta (Castiglione <strong>delle</strong> Stiviere, Rolo<br />

e Soave, S. Martino <strong>di</strong> Gusnago). Su questo cfr. R. Navarrini, Mutamenti territorial; sulla<br />

riforma monetaria G. Ciancili, La riforma monetaria <strong>di</strong> Maria Teresa, e C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 307 sgg.; sul censimento vd. oltre p. 281. Sulle reazioni all'abo­<br />

lizione della Giunta nel 1775, L. C. Volta, Compen<strong>di</strong>o cronologico-critico, p. 257.<br />

10 Su questo e sulla figura del conte boemo Johann Joseph Wilczek, C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 360 sgg., e S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a alla fine dell'ancien regime,<br />

p. 58.<br />

11 Già il 22 novembre 1775 il residente veneto Simon Cavalli scriveva che «sul<br />

governo [...] del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, sul quale <strong>di</strong>sponeva assolutamente il conte <strong>di</strong><br />

Firmian, va egli [l'arciduca] prendendo ingerenza e singolarmente nella parte che con­<br />

cerne l'amministrazione dell'annona» (<strong>di</strong>spaccio n. 66, in ASVe, SS, filza 219). Si pre­<br />

vedeva anzi che Fer<strong>di</strong>nando proponesse nuovi regolamenti per migliorare l'intero siste­<br />

ma istituzionale mantovano, «che non lascia d'esser soggetto a varie implicanze, che<br />

generano male intelligenze fra i corpi». Ma l'anno successivo lo stesso Cavalli doveva<br />

concludere che «niente [...] <strong>di</strong> rimarchevole ha prodotto l'intervento dell'arciduca nel<br />

<strong>Mantova</strong>no, ove solo vagamente si è occupato del sistema economico e particolarmente<br />

del censimento» (<strong>di</strong>spaccio 29 maggio 1776, ivi). Sulla lentezza degli affari, cfr. il<br />

<strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> Vignola dell'I 1 agosto 1779, ivi, filza 222, in cui si aggiunge che «oggidì<br />

il signor conte <strong>di</strong> Firmian, anche nelle poche cose che gli sono rimaste <strong>di</strong> particolar sua<br />

ispezione, procede con somma riserva, teme <strong>di</strong> urtare, ascolta e tace».<br />

12 Ciò risulterà chiaro soprattutto riguardo alla riforma dell'amministrazione fi­<br />

nanziaria e alle operazioni censuarie, su cui vd. oltre, rispettivamente p. 257 sgg. e<br />

278 sgg.


238 CAPITOLO QUINTO<br />

economiche e privo il governo della sua profonda conoscenza <strong>delle</strong> istitu­<br />

zioni e del sistema tributario mantovano 15 .<br />

5.2. I NUOVI ORGANICI<br />

La specializzazione funzionale degli uffici introdotta dalla riforma del<br />

1771 aveva richiesto, come ho detto, un generale riposizionamento dei<br />

ministri. Nel Consiglio <strong>di</strong> giustizia, ampliato a otto membri più il presi­<br />

dente per far fronte all'assorbimento <strong>di</strong> parte del lavoro prima espletato<br />

dal Magistrato, si raccolsero coloro in cui prevalevano la formazione e la<br />

pratica giuri<strong>di</strong>ca, quin<strong>di</strong> tanto i vecchi consiglieri, quanto la maggioranza<br />

dei questori 14 . L'organo giu<strong>di</strong>ziario, con i suoi sette componenti mantova­<br />

ni su nove, <strong>di</strong>venne pertanto la roccaforte del tra<strong>di</strong>zionale ceto <strong>di</strong>rigente<br />

togato, per lo più tratto dal Collegio citta<strong>di</strong>no, e tale sarebbe rimasto nel<br />

successivo quin<strong>di</strong>cennio. <strong>Il</strong> posto <strong>di</strong> Amizzoni, morto alla fine del 1772,<br />

sarebbe infatti passato al mantovano Stolfini 15 , allora avvocato fiscale,<br />

proposto anche per il Magistrato al posto <strong>di</strong> Zenetti, come vedremo, ma<br />

ritenuto più idoneo per preparazione al Consiglio <strong>di</strong> giustizia. A Stolfini,<br />

trasferito nel 1776, sarebbe succeduto lo stesso Zenetti, già soprannume­<br />

rario presso il Consiglio dal 1774 16 , mentre un altro mantovano, l'avvocato<br />

fiscale Ghirar<strong>di</strong>ni 17 , sarebbe subentrato, prima come supplente, poi dal<br />

1779 come titolare, a Sartorio, deceduto nel 1777 dopo una lunga malat-<br />

13 Cristiani, che morì il 14 ottobre 1775 (cfr. il suo fascicolo in ASMi, Aral<strong>di</strong>ca<br />

p.a., b. 75), fu sostituito solo nel 1778 da Wilczek, che era stato membro del Supremo<br />

Consiglio d'economia ed era già destinato alla carica <strong>di</strong> plenipotenziario.<br />

14 Si tratta, oltre al presidente Waters, <strong>di</strong> Forti, Tamburini, Amizzoni, Beninten<strong>di</strong><br />

(commissione criminale), Sartorio, Sor<strong>di</strong>, Bermudez, Nonio (commissione civile).<br />

15 Stolfini Francesco - <strong>Mantova</strong>no, giureconsulto, già impiegato nel collegio fisca­<br />

le, <strong>di</strong>venne avvocato fiscale nel 1768, consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1774 (<strong>di</strong>spaccio 27<br />

giugno 1774, in ASMi, DR, b. 251), senatore a Milano nel 1776 (F. Arese, Le supreme<br />

cariche}. Fu segnalato da Fer<strong>di</strong>nando per le sue doti <strong>di</strong> «onoratezza, zelo, estese nozioni<br />

legali, irreprensibilità riconosciute» (consulta a Kaunitz, 16 maggio 1774, in HkaW,<br />

Akten, R. 83).<br />

16 Sulla vicenda <strong>di</strong> Zenetti, vd. oltre, p. 241.<br />

17 Ghirar<strong>di</strong>ni Giulio - <strong>Mantova</strong>no, avvocato collegiate ritenuto il migliore della<br />

città (Cristiani al Consiglio d'Italia, 17 settembre 1752, in HkaW, Akten, R. 83); nel<br />

1775, dopo aver fatto più volte le veci del capitano <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong>venta avvocato fiscale<br />

proprio per la sua fama (rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S. M., 25 agosto 1775, ivi, e <strong>di</strong>spaccio<br />

7 settembre, in ASMi, DR, b. 254). Consigliere <strong>di</strong> giustizia nel 1779, tale rimane fino<br />

alla morte, sopraggiunta nel marzo 1786 (Kaunitz a Wilczek, 20 marzo 1786, in HH-<br />

SaW, LK, F. 197).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 239<br />

tia. Con il pensionamento <strong>di</strong> Bermudez infine sarebbe entrato nel Consi­<br />

glio il già noto Placido Velluti, portando a quota otto, su nove, i compo­<br />

nenti mantovani 18 .<br />

Questa scelta è imputabile sia alla necessità <strong>di</strong> avere personale dotato<br />

<strong>di</strong> una buona conoscenza degli statuti locali, poiché, come si ricorderà, il<br />

sistema <strong>di</strong> fonti del <strong>di</strong>ritto vigente nel <strong>Mantova</strong>no non era stato comple­<br />

tamente omogeneizzato a quello milanese, sia all'intento, tenacemente<br />

perseguito nel corso degli anni e già altre volte segnalato, <strong>di</strong> «animare quei<br />

citta<strong>di</strong>ni per meritarsi nelle occasioni i riguar<strong>di</strong> del governo», oltre al fatto<br />

che «i milanesi traspiantati sotto il ciclo mantovano sono rare volte, o<br />

almeno per poco tempo contenti della loro sorte» I9 .<br />

La fisionomia del Magistrato camerale risulta invece dalla riforma del<br />

1771 completamente <strong>di</strong>versa da quella dell'organo giu<strong>di</strong>ziario e mutata<br />

rispetto al passato. L'unico dato <strong>di</strong> continuità era, come si è detto, la<br />

permanenza <strong>di</strong> Saint Laurent, significativa per l'esperienza fortemente<br />

caratterizzata in senso economico-camerale <strong>di</strong> questo funzionario, assurto<br />

in breve tempo alla vicepresidenza. Ancor più netto era il profilo del capo<br />

del <strong>di</strong>castero, il barone Domenico Montani 20 , il quale, per la sua attività<br />

a Milano prima come questore forestiero per il censo nella delicata fase <strong>di</strong><br />

avvio del nuovo sistema, poi come membro del Supremo Consiglio d'eco-<br />

18 ASMi, UG, b. 144.<br />

19 Kaunitz al plenipotenziario Wilczek, 18 maggio 1786, in occasione della rifor­<br />

ma dei tribunali (in HHSaW, LK, F. 197). Cfr. anche la lettera a Firmian del 9 giugno<br />

1763 (in ASMi, UTR p.a., b. 221), in cui il cancelliere lamenta «le ripugnanze e le<br />

<strong>di</strong>fficoltà che s'incontrano nell'indurre la nobile gioventù mantovana e milanese a far<br />

la carriera <strong>delle</strong> preture forensi per abilitarsi e meritare l'onore e il vantaggio del<br />

ministero». Egli incoraggia d'altronde il plenipotenziario a non abbandonare «la mas­<br />

sima», ma invece a «insistere nella medesima», magari collocando nelle preture, «in<br />

mancanza <strong>di</strong> giovani nobili <strong>di</strong> capacità», «de' soggetti <strong>di</strong> merito» da promuovere rapi­<br />

damente a posti <strong>di</strong> maggior importanza «ad esclusione <strong>di</strong> tutti gli altri».<br />

20 Montani Domenico - Abruzzese, giureconsulto, emigrato a Vienna in seguito<br />

all'invasione borbonica dell'Italia meri<strong>di</strong>onale, si trasferì poi a <strong>Mantova</strong>, in attesa <strong>di</strong><br />

ottenere, come promessogli dalla Corte in premio della sua fedeltà, un impiego nell'am­<br />

ministrazione <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta. Nella primavera del 1754 assunse la carica <strong>di</strong><br />

delegato camerale per quei <strong>di</strong>stretti, appena istituita. Nel 1763 fu promosso questore<br />

per il censo nel Magistrato camerale <strong>di</strong> Milano e due anni più tar<strong>di</strong> passò al Supremo<br />

Consiglio d'economia. Dopo aver tenuto la presidenza camerale a <strong>Mantova</strong> per otto<br />

anni, sarebbe tornato a Milano nel 1780 alla presidenza della Camera dei Conti (<strong>di</strong>spac­<br />

ci 31 agosto 1750, in ASMi, DR, b. 221, 7 febbraio 1752, ivi, b. 224 e 18 aprile 1754,<br />

ivi, b. 227; rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a Maria Teresa, 21 maggio 1763, in HHSaW, Vortr.,<br />

F. 201; <strong>di</strong>spaccio 20 novembre 1765, in C. A. Vianello, La riforma finanziaria nella<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca del XVIII secolo, p. 5; <strong>di</strong>spaccio 23 ottobre 1780, in ASMi, DR,<br />

b. 259).


240 CAPITOLO QUINTO<br />

nomia, rientrava a buon <strong>di</strong>ritto nella nuova alta burocrazia che andava<br />

costituendosi, caratterizzata «da una varia provenienza geografica, da<br />

un'estrazione sociale eterogenea e spesso modesta, da una familiarità con<br />

le "scienze camerali" assai rara nella Lombar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> metà Settecento, da<br />

un'indefettibile devozione alla casa d'Austria, da cui solamente poteva<br />

sperare avanzamento e prestigio» 21 . Queste qualità, la notevole varietà <strong>di</strong><br />

competenze acquisite da Montani oltre che nel censo e nell'annona, anche<br />

nelle finanze, e infine la conoscenza <strong>di</strong>retta e la famigliarità che egli aveva<br />

con il <strong>Mantova</strong>no, nonché la sua «singolare integrità» lo avevano reso<br />

idoneo alla presidenza del Magistrato mantovano nella <strong>di</strong>fficile fase <strong>di</strong><br />

passaggio a una nuova forma <strong>di</strong> amministrazione finanziaria e censuaria 22 .<br />

<strong>Il</strong> ceto <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> cui ora si <strong>di</strong>ceva stava peraltro assumendo una<br />

connotazione decisamente sovra-municipale, dando così corpo e carattere<br />

alla struttura istituzionale della Lombar<strong>di</strong>a austriaca. Ciò è da porsi in<br />

relazione all'origine forestiera della maggior parte dei funzionari e alla<br />

crescente osmosi instauratasi fra i <strong>di</strong>rigenti e i quadri <strong>delle</strong> due ammini­<br />

strazioni camerali <strong>di</strong> Milano e <strong>Mantova</strong> a partire proprio dalla riforma del<br />

1771. Per portare alcuni esempi, abbiamo visto Luigi Cristiani trasferirsi<br />

a Milano per occupare posizioni <strong>di</strong> grande responsabilità dopo aver esor­<br />

<strong>di</strong>to a <strong>Mantova</strong>, e Montani muoversi in <strong>di</strong>rczione opposta per andar a<br />

coprire una <strong>delle</strong> massime cariche del <strong>Ducato</strong>, non senza tornare a Milano<br />

dopo un decennio per prender il posto lasciato vuoto dallo stesso Cristiani<br />

a capo della Camera dei conti. A un livello imme<strong>di</strong>atamente inferiore,<br />

Placido Velluti, dopo aver lasciato l'amministrazione <strong>di</strong> Bozzolo per ope­<br />

rare brevemente a <strong>Mantova</strong> a fianco <strong>di</strong> Saint Laurent, fu inserito nel<br />

nuovo Magistrato camerale milanese per occuparsi <strong>delle</strong> finanze insieme<br />

all'ex-fermiere Giacomo Mellerio e a Pietro Verri. <strong>Il</strong> barone trentino<br />

Nicola Cristani <strong>di</strong> Rall, proposto inizialmente come membro del Magistra­<br />

to mantovano, fu invece destinato a quello milanese per occuparsi degli<br />

affari censuari al posto <strong>di</strong> Montani 23 .<br />

21 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 226. <strong>Il</strong> titolo nobiliare <strong>di</strong> Montani, che <strong>di</strong><br />

primo acchito parrebbe stonare con questa nuova figura <strong>di</strong> funzionario, non deve trarre<br />

in inganno, in quanto si trattava <strong>di</strong> una famiglia con pochissimi mezzi (cfr. lettera sua<br />

a Sperges 28 giugno 1772, in HHSaW, MK, F. 27).<br />

22 Le parole citate sono nel rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S. M. del 17 agosto 1771, in<br />

HHSaW, AKa, K. 32. Negli anni Sessanta Montani era stato membro della giunta per<br />

la redenzione <strong>delle</strong> regalie alienate e controllore del Banco <strong>di</strong> Sant'Ambrogio (cfr. C.<br />

Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 303).<br />

23 Per le iniziali intenzioni su Velluti e Cristani <strong>di</strong> Rall, rapporto 17 agosto 1771


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 241<br />

Questa mobilità, nella quale si può d'altronde ravvisare una precisa<br />

strategia <strong>di</strong> gestione del personale <strong>di</strong>rigente, era frutto, da un punto <strong>di</strong><br />

vista contingente, della <strong>di</strong>fficoltà che si incontrava nel coprire tutte le<br />

posizioni chiave con figure dotate dei requisiti sopra menzionati. Nel<br />

Magistrato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, fra l'altro ridotto al presidente e tre consiglieri, si<br />

registrò con la riforma del 1771 la presenza più elevata in assoluto <strong>di</strong><br />

elementi non nazionali, conformemente a una tendenza già da tempo<br />

delineatasi, ma che a questo punto pare esser <strong>di</strong>venuta una scelta obbli­<br />

gata per l'impossibilità <strong>di</strong> reperire localmente il personale adatto. Dopo<br />

Montani e Saint Laurent, il terzo forestiero era Giambattista Mellerio,<br />

cugino del più noto fermiere Giacomo, prima impiegato nell'amministra­<br />

zione mista a fianco <strong>di</strong> Pietro Marliani per la quota <strong>di</strong> Greppi e ora<br />

assunto in Magistrato per le sue cognizioni pratiche sull'amministrazione<br />

<strong>delle</strong> regalie 24 . Unico mantovano era il marchese Odoardo Zenetti 25 , che<br />

era stato segnalato da Luigi Cristiani come uno dei pochi nazionali degni<br />

<strong>di</strong> nota 26 . La vicenda <strong>di</strong> questo personaggio è però in<strong>di</strong>cativa dell'intensità<br />

(vd. n. precedente), mentre per l'assegnazione definitiva, C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a au­<br />

striaca, p. 290.<br />

24 Mellerio Giambattista - Sicuramente più giovane del cugino e residente a<br />

<strong>Mantova</strong> probabilmente dal 1770 (le sue lettere iniziano da allora: cfr. quella del 28<br />

gennaio, in ASMi, Greppi, b. 63), si era guadagnata la stima <strong>di</strong> Saint Laurent, che<br />

dovette influire sulla sua nomina, giunta per lui inaspettata e fors'anche indesiderata<br />

(lettere <strong>di</strong> Giambattista del 29 settembre 1771 e <strong>di</strong> Marliani del 7 ottobre, in ASMi,<br />

Greppi, b. 73). Presumibilmente per questo, dopo aver operato per do<strong>di</strong>ci anni nel<br />

Magistrato mantovano, chiese il pensionamento anticipato, ottenendolo insieme al tito­<br />

lo <strong>di</strong> conte (<strong>di</strong>spaccio 18 marzo 1783, <strong>di</strong> cui si trova il regesto in ASMi, UTR p.a., b.<br />

792). Per la parentela con Giacomo Mellerio, lettera <strong>di</strong> Giambattista a Greppi del 31<br />

maggio 1770 (ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, Procure»). A<br />

<strong>Mantova</strong> si trovava anche il fratello <strong>di</strong> Giacomo, Carlo Maria, impiegato come regola­<br />

tore nella Ferma, sul quale cfr. lettera <strong>di</strong> Greppi a Giusti, 18 gennaio 1766, ivi, b.<br />

«Aral<strong>di</strong>ca, Carteggio con il Dipartimento d'Italia, 1765-91».<br />

25 Zenetti Odoardo (nei documenti precedenti il 1771 ricorre più spesso la forma<br />

Zanetti) - <strong>Mantova</strong>no, laureatesi in legge nel 1755 presso il locale Collegio, dopo una<br />

breve esperienza nel Magistrato, sarà destinato a una brillante carriera nel Consiglio <strong>di</strong><br />

giustizia: membro soprannumerario nel 1774, titolare nel 1776, presidente nel 1785, e<br />

dall'86 capo del Tribunale d'appello istituito con l'aggregazione. Sarà investito in quel­<br />

l'occasione del titolo <strong>di</strong> consigliere intimo attuale <strong>di</strong> stato. Ripristinato il Supremo<br />

Consiglio <strong>di</strong> giustizia nel 1791, ne sarà confermato presidente fino al 1796 e manterrà<br />

quella carica fino al marzo 1801. Muore nel 1810 (cfr. C. d'Arco, Famiglie mantovane,<br />

voi. VII, p. 387; inoltre il <strong>di</strong>spaccio 25 agosto 1774, in ASMi, DR, b. 252; la lettera 18<br />

fiorile anno IX, in ASMi, UG p.a., b. 152). Un avo <strong>di</strong> Zenetti, Antonio Maria, era stato<br />

vicepresidente del Magistrato camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel 1724-1737 (fase, in ASMn, AG,<br />

b. 3111).<br />

26 In una lettera alla sorella del 10 luglio 1769 (ASMn, Archivio Castiglioni,


242 CAPITOLO QUINTO<br />

del mutamento verificatosi in quel breve lasso <strong>di</strong> tempo nell'impostazione<br />

del Magistrato e della <strong>di</strong>fficoltà per i mantovani <strong>di</strong> formazione tra<strong>di</strong>zionale<br />

a inserirvisi.<br />

Nel corso della prima sessione gli affari erano stati così sud<strong>di</strong>visi: a<br />

Montani l'amministrazione <strong>delle</strong> comunità, oltre alla presidenza, a Saint<br />

Laurent le privative, gli allo<strong>di</strong>ali, i boschi e altre ragioni camerali, a Mel-<br />

lerio i dazi, le strade e i confini, a Zenetti, infine, tenuto conto probabil­<br />

mente della sua maggiore famigliarità con la provincia, nonché della sua<br />

inesperienza in campo finanziario, la responsabilità <strong>di</strong> annona, acque,<br />

zecca, misure, arti, commercio e supervisione sulla regia Accademia 27 . Ma<br />

poco più <strong>di</strong> due mesi dopo lo stesso Zenetti chiese del tutto inaspettata­<br />

mente <strong>di</strong> essere sollevato della carica e aggiunto al Consiglio <strong>di</strong> giustizia,<br />

che riteneva migliore sede per le proprie competenze. In Magistrato infatti<br />

si era sentito «<strong>di</strong> giorno in giorno vieppiù <strong>di</strong>sadattato ed inetto a seguire<br />

quel corso che qui han preso attualmente gli affari e che, facendoli trovare<br />

il carico più pesante, rende anco inoperosa quella qualunque <strong>di</strong>ligenza e<br />

fatica che potesse impiegarvi» 28 . E confidava a Firmian, per essere più<br />

esplicito, che «vi sono dei mezzi unici nelle loro funzioni. Va benissimo<br />

che dobbiamo servircene in un modo piutosto che nell'altro, con un nuo­<br />

vo metodo, piutosto che con l'antico. Ma che nuovi ancora esser debbano<br />

i mezzi per eseguirlo, egli è ciò che nell'ipotesi ripugna alla natura <strong>delle</strong><br />

cose; e un tribunale che lo cercasse devierebbe dal senso del piano e<br />

cagionerebbe una inestricabile confusione e finalmente l'innazione in tutte<br />

le operazioni che ne <strong>di</strong>pendono» 29 . Egli denunciava inoltre la mancanza <strong>di</strong><br />

autonomia dei relatori nel curare i loro rispettivi ambiti e il criterio intro­<br />

dotto <strong>di</strong> interessare tutto il Magistrato anche alle «minute spe<strong>di</strong>zioni», a<br />

causa del quale aveva trovato impossibile portare avanti, nella fattispecie,<br />

il compito che aveva ritenuto doveroso assumersi <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>nare il settore<br />

<strong>delle</strong> acque. Che egli, in ogni caso, avesse deciso così precocemente e<br />

perentoriamente <strong>di</strong> lasciare il Magistrato, con il rischio <strong>di</strong> stroncare per<br />

sempre la propria carriera o comunque <strong>di</strong> rimanere inattivo per qualche<br />

anno, come <strong>di</strong> fatto gli accadde, è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> quanto profondo fosse il suo<br />

b. 73), Cristiani in<strong>di</strong>cava Colloredo, Andreasi e Zenetti come «i soggetti più capaci» per<br />

una missione presso la Corte viennese per conto dei sud<strong>di</strong>ti del <strong>Ducato</strong>.<br />

27 ASMn, MC, F. 7, appuntamenti della Camera <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> del primo gennaio<br />

1772.<br />

28 Memoriale all'arciduca, 17 febbraio 1772, in ASMn, AG, b. 3112.<br />

29 Lettera a Firmian, 9 febbraio 1772, ivi.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 243<br />

<strong>di</strong>sagio e quanto incolmabile il <strong>di</strong>vario con il sistema appena introdotto 30 .<br />

La piazza, abbandonata da Zenetti non fu ricoperta che due anni e<br />

mezzo dopo, proprio, così almeno si giustificava l'arciduca, per la <strong>di</strong>fficol­<br />

tà <strong>di</strong> trovare can<strong>di</strong>dati idonei 31 . Nel 1774 Fer<strong>di</strong>nando trasmise finalmente<br />

una terna composta dal cremonese Giuseppe Cauzzi, intendente <strong>di</strong> finan­<br />

za a Lo<strong>di</strong>, dal conte Giambattista Gherardo D'Arco, mantovano d'adozio­<br />

ne <strong>di</strong>venuto celebre come stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> questioni letterarie, economiche e<br />

sociali, già in precedenza proposto da Firmian, infine dal già noto Fran­<br />

cesco Stolfini, allora ancora avvocato fiscale. Ma nella stessa consulta l'ar­<br />

ciduca lasciava intendere che le capacità del primo in lista non ammette­<br />

vano rivali e Kaunitz dovette riconoscere, suo malgrado, che, sebbene il<br />

posto fosse inteso per un nazionale, «non vi è fra mantovani alcun sogget­<br />

to fornito <strong>delle</strong> necessarie qualità per questa piazza, essendo gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

finanza ed economia pubblica un oggetto tutto nuovo per quella gioventù,<br />

che da pochi anni in qua solamente ha cominciato a prendervi gusto ed<br />

applicarvi».<br />

Entrò dunque nel Magistrato mantovano Cauzzi 32 , quarto forestiero<br />

ma «senza eccezione nell'integrità e docilità del carattere, nella pratica e<br />

30 Che non si trattasse <strong>di</strong> incompatibilità personale con i colleghi o con il supe­<br />

riore è testimoniato dal fatto che già operando nell'amministrazione mista accanto a<br />

Saint Laurent e a Velluti, dopo la partenza <strong>di</strong> Cristiani, Zenetti si era trovato a <strong>di</strong>sagio.<br />

Scrive <strong>di</strong> lui Federico Avigni, ancora impiegato subalterno, che «<strong>di</strong>spera <strong>di</strong> abilitarsi,<br />

teme <strong>di</strong> riuscire, e <strong>di</strong>ce d'essere fuori del suo nicchio, e che questa vita è troppo<br />

opposta al suo pensare e alla maniera del suo vivere». E, dopo aver attribuito questo<br />

malessere a una «violenta malinconia», Avigni specifica che nell'amministrazione «tutti<br />

però sono d'accordo, e si rispettano e si amano reciprocamente» (lettera a M.T. Casti-<br />

glioni, 14 febbraio 1771, in ASMn, Archivio Castiglioni, b. 22).<br />

31 Fer<strong>di</strong>nando a Kaunitz, 16 maggio 1774, in HkaW, Akten, R. 83. Ivi anche il<br />

successivo rapporto del cancelliere a S. M., datato 28 maggio. Nonostante l'organico<br />

fosse ridotto a due consiglieri e il presidente, il <strong>di</strong>castero camerale meritò le lo<strong>di</strong> del­<br />

l'arciduca per l'ottimo corso assunto dalla sua attività grazie «all'armonia, al zelo ed alla<br />

singolare attività» dei suoi membri.<br />

32 Cauzzi Giuseppe - Nato intorno al 1729 da famiglia patrizia cremonese, seguì<br />

il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in giurisprudenza, poi in me<strong>di</strong>cina al Collegio Borromeo <strong>di</strong> Pavia,<br />

conseguendo la laurea nel 1751. Ebbe incarico <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>utore, poi <strong>di</strong> conservatore degli<br />

or<strong>di</strong>ni presso il Consiglio decurionale <strong>di</strong> Cremona dal 1766. Fu intendente <strong>di</strong> finanza<br />

a Lo<strong>di</strong> con la ristrutturazione del 1771, consigliere nel Magistrato camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

dal 1774 al 1784, intendente politico a Lo<strong>di</strong> dal 1786 al 1791, quin<strong>di</strong> consigliere nella<br />

nuova Giunta <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, infine capo della Giunta straor<strong>di</strong>naria creata<br />

durante l'asse<strong>di</strong>o del 1796-97, in cui perse la vita. Profilo biografico in C. Beccarla,<br />

Opere, E<strong>di</strong>zione nazionale, IV-V: Carteggio, nota alla lettera 354, in cui è segnalata<br />

anche la documentazione inerente alla carriera del personaggio conservata presso<br />

l'ASMi. Inoltre, C. Capra, Echi <strong>di</strong> Rousseau in Lombar<strong>di</strong>a.


244 CAPITOLO QUINTO<br />

cognizioni economiche e in una condotta costantemente savia, regolare ed<br />

attiva», nonché, occorre aggiungere per chiarire la formazione intellettuale<br />

del personaggio, amico dei concitta<strong>di</strong>ni Isidoro Bianchi e Giovan Battista<br />

Biffi, e, tramite quest'ultimo, <strong>di</strong> Beccarla e degli altri ch'erano stati soci<br />

dell'Accademia dei Pugni, dei quali con<strong>di</strong>videva gli interessi filosofici e<br />

culturali e l'ammirazione per Rousseau 33 . In Magistrato, dove peraltro non<br />

riuscì a dare la prova brillante che da lui ci si attendeva per le frequenti<br />

assenze, ere<strong>di</strong>tò le materie <strong>di</strong> Zenetti, alle quali si aggiunse l'ispezione sulle<br />

comunità abbandonata da Montani 34 .<br />

Con sollievo, poco tempo dopo, fu colta dalle autorità asburgiche<br />

l'opportunità <strong>di</strong> far figurare un mantovano nel <strong>di</strong>castero, senza escludere<br />

alcuno dei membri già operanti. <strong>Il</strong> conte Carlo Ottavio Collo redo 35 , nome<br />

fra i più aristocratici del <strong>Ducato</strong>, fu infatti promosso da semplice sovrin­<br />

tendente a consigliere per i confini, le acque e le strade 36 . Questo funzio­<br />

nario aveva già meritato in varie occasioni gli elogi della corte per la sua<br />

competenza, tanto da ricevere l'incarico <strong>di</strong> preparare un «piano regolare<br />

<strong>di</strong> operazioni e <strong>di</strong> esecuzione» per tutti e tre i rami <strong>di</strong> cui era responsabile,<br />

per i quali urgevano interventi <strong>di</strong> grande portata 37 . Già rettore dell'Acca­<br />

demia dei Timi<strong>di</strong>, egli era stato fra i principali promotori della fondazione<br />

della regia Accademia, <strong>di</strong> cui fu prefetto fino alla morte, mettendo a frutto<br />

i legami d'amicizia con Pellegrino Salandri, Saverio Bettinelli e Luigi Cri-<br />

33 La citazione è <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando, lettera 16 maggio 1774 (vd. n. 31). <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio<br />

<strong>di</strong> nomina, del 6 giugno 1774, sta in ASMi, DR, b. 251.<br />

34 Kaunitz a Firmian, 12 settembre 1776, in ASMi, UTR p.a., b. 777.<br />

35 Colloredo Carlo Ottavio - Nato nel 1723, figlio ed erede del conte Carlo Lu­<br />

dovico, membro dell'importante famiglia friulana, e <strong>di</strong> Eleonora Gonzaga dei marchesi<br />

<strong>di</strong> Vescovato (che, ricordo, <strong>di</strong>venne amica intima dell'imperatrice), aveva trascorso<br />

l'infanzia a Venezia, dove il padre era ambasciatore <strong>di</strong> Carlo VI presso la Serenissima.<br />

Dopo gli stu<strong>di</strong> nel collegio <strong>di</strong> Modena e un soggiorno a Vienna, nel 1750 si stabilisce<br />

a <strong>Mantova</strong>, dove sposa Ippolita Bentivoglio d'Aragona, cugina per parte <strong>di</strong> madre.<br />

Ere<strong>di</strong>tato il cospicuo patrimonio dei marchesi <strong>di</strong> Vescovato, nel 1757 entra nel Consi­<br />

glio decurionale, nel 1763 è commissario ai confini e nel 1772 sovrintendente alle acque<br />

e ai confini in <strong>di</strong>pendenza del Magistrato (<strong>di</strong>spaccio 30 gennaio 1772, in ASMi, DR, b.<br />

247). Consigliere camerale dal 1775, <strong>di</strong>venterà presidente dello stesso <strong>di</strong>castero nel<br />

1784 e, con l'aggregazione a Milano, sovrintendente camerale. Morirà il 20 aprile 1786<br />

(cfr. P. Cabrini, Carlo Ottavio, conte Colloredo).<br />

36 Dispaccio <strong>di</strong> nomina del 17 aprile 1774, in ASMi, DR, b. 253.<br />

37 Dispaccio 30 gennaio 1772 (vd. n. 35). Ricordo che Colloredo era entrato nella<br />

rosa dei pochi mantovani «capaci» in<strong>di</strong>cata da Luigi Cristiani (vd. nota 26). E, in<br />

occasione della sua morte, Wilczek lo definirà ancora «ministro intelligente, probo e<br />

zelante, del quale io ho sempre fatto una stima particolare» (lettera a Kaunitz del 22<br />

aprile 1786, in HHSaW, LK, F. 183).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 245<br />

stiani, il gruppo inizialmente trainante dell'Accademia stessa 38 . Com'è<br />

facile intuire, si trattava però <strong>di</strong> un mantovano anomalo, oltre che <strong>di</strong><br />

recente adozione, molto legato alla Monarchia per tra<strong>di</strong>zione famigliare e<br />

assimilabile più alla figura, anch'essa sui generis, del conte Giambattista<br />

Gherardo d'Arco, che agli esponenti della nobiltà tra<strong>di</strong>zionale del <strong>Ducato</strong>.<br />

Un altro componente del Magistrato merita <strong>di</strong> essere menzionato, per<br />

quanto <strong>di</strong> rango inferiore, vale a <strong>di</strong>re il visitatore per le finanze Federico<br />

Avigni 39 . Questi ottenne l'importante posizione, dopo aver prestato solo<br />

brevemente assistenza nell'amministrazione mista accanto a Saint Laurent,<br />

Velluti e Zenetti, per essersi attirato la stima <strong>di</strong> Waters e soprattutto <strong>di</strong><br />

Luigi Cristiani. Scriveva il primo a Firmian che il giovane avvocato dava<br />

«tutta la maggiore speranza <strong>di</strong> fare un'ottima riuscita negli affari <strong>delle</strong><br />

finanze, talmente che il conte questore Cristiani lo tiene in casa sua, pre­<br />

valendosi dell'assidua <strong>di</strong> lui <strong>di</strong>ligenza ed opera» 40 . Fu proprio Cristiani,<br />

insieme a Saint Laurent, a proporlo prima come possibile estensore del<br />

nuovo co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> finanza e poi come visitatore camerale, esprimendo l'in­<br />

tenzione <strong>di</strong> «far«^ capitale» per la futura amministrazione regia <strong>delle</strong><br />

imposte in<strong>di</strong>rette 41 .<br />

Oltre a Saint Laurent e al cognato Peyri, del quale aveva fatto il<br />

proprio delegato a <strong>Mantova</strong> per il controllo dei conti 42 , Cristiani era<br />

dunque riuscito a inserire nell'organico del <strong>di</strong>castero camerale l'amico<br />

Avigni e almeno un altro personaggio cui era personalmente legato, Giro-<br />

lamo Coddé 43 , che grazie a lui ottenne sempre nel 1771 il posto <strong>di</strong> sindaco<br />

38 F. Venturi, Settecento riformatore, voi. V, tomo 1, p. 35 sgg.<br />

39 Avigni Federico - «Gentiluomo» <strong>di</strong> Viadana, stu<strong>di</strong>ò a Parma, quin<strong>di</strong> a Manto­<br />

va, dove si specializzò in <strong>di</strong>ritto civile, facendo poi pratica nello stu<strong>di</strong>o dell'avvocato<br />

fiscale Nonio, assistendo il quale accumulò esperienza nell'amministrazione <strong>delle</strong> impo­<br />

ste. Divenuto visitatore presso il Magistrato nel 1771, vi operò fino al 1777, quando la<br />

sua promettente carriera fu stroncata dalla morte, con rammarico <strong>di</strong> Kaunitz e <strong>di</strong><br />

Firmian, che ritenevano questo «bravo soggetto» <strong>di</strong> grande aiuto per l'ormai anziano<br />

Saint Laurent (cfr. il curriculum compilato da Avigni stesso in ASMn, Magistrato Ca­<br />

merale, b. 373; inoltre la lettera <strong>di</strong> Waters a Firmian del 18 febbraio 1770, ivi; la lettera<br />

<strong>di</strong> Avigni a M. T. Castiglioni del 14 febbraio 1771, <strong>di</strong> cui alla n. 30; la lettera <strong>di</strong> Kaunitz<br />

a Firmian del 10 luglio 1777, in HkaW, Akten, R. 83).<br />

40 Lettera del 18 febbraio 1770 (vd. n. precedente).<br />

41 Vd. la consulta <strong>di</strong> Cristiani e Saint Laurent del 9 aprile 1770, in ASMi, Finanza<br />

p.a., b. 1125.<br />

42 Kaunitz aveva deciso <strong>di</strong> lasciare la scelta a Cristiani, come mostra la lettera a<br />

Firmian del 29 novembre 1770 (HHSaW, LK, F. 160).<br />

43 Coddè Cimiamo - Nato a <strong>Mantova</strong> nel 1741, avvocato <strong>di</strong> cui la marchesa<br />

Castiglioni fu cliente, oltre che intima amica, <strong>di</strong>venne appunto sindaco fiscale nel 1771.<br />

Nonostante le buone referenze, in particolare per le cause criminali, la sua carriera fu


246 CAPITOLO QUINTO<br />

fiscale 44 . Questo giovane funzionario, che univa «alla cognizione <strong>delle</strong><br />

leggi, quella de' migliori scrittori, che hanno seguito il vero tramite della<br />

ragione e la propria me<strong>di</strong>tazione», sarebbe stato all'indomani dell'occupa­<br />

zione francese, ormai sessantenne, la guida dei giacobini mantovani, svol­<br />

gendo un importante ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione con le autorità napoleoniche e<br />

assolvendo rilevanti compiti amministrativi 45 .<br />

Se si può concludere dunque che la riforma amministrativa non coin­<br />

volse quasi per nulla a livello <strong>di</strong> vertice né la nobiltà, né il ceto togato<br />

mantovano (e purtroppo manca un'indagine sull'attività del Consiglio <strong>di</strong><br />

giustizia, organo nel quale quello stesso ceto aveva trovato rifugio), è tut­<br />

tavia riscontrabile il formarsi <strong>di</strong> un nucleo alternativo <strong>di</strong> funzionari, in<br />

parte provenienti da fuori, ma ormai residenti stabilmente a <strong>Mantova</strong>, in<br />

parte mantovani <strong>di</strong> estrazione borghese, inseriti magari in posizioni subal­<br />

terne negli uffici, che attraversa negli anni Settanta un momento <strong>di</strong> forte<br />

coesione e <strong>di</strong> fervore intellettuale, grazie anche agli stretti rapporti intrat­<br />

tenuti con l'elite culturale della città e dei centri vicini. Si trova testimo­<br />

nianza <strong>di</strong> questo nel ricco carteggio della marchesa Cristiani Castiglioni,<br />

attorno al cui salotto a <strong>Mantova</strong> e villeggiatura a Casatico ruotava un<br />

cospicuo gruppo <strong>di</strong> personaggi, fra i quali sono annoverati noti uomini <strong>di</strong><br />

cultura, pochi nobili e parecchi impiegati dell'amministrazione regia 46 . Fra<br />

lenta per la poca stima che <strong>di</strong> lui aveva l'arciduca. Era da poco assessore nel tribunale<br />

<strong>di</strong> prima istanza, quando, nel 1786, <strong>di</strong>venne consigliere del tribunale d'appello. Collo­<br />

cato a riposo nel 1791, nel 1794 chiese <strong>di</strong> rientrare in servizio. Nel 1797 <strong>di</strong>venne capo<br />

dell'Amministrazione <strong>di</strong> Stato giacobina e a causa <strong>di</strong> ciò fu deportato in Dalmazia dagli<br />

austriaci nel 1799. Liberato nel 1801, prese il posto <strong>di</strong> Zenetti alla presidenza del<br />

Tribunale d'appello. Deputato ai Consigli <strong>di</strong> Lione, morì durante il viaggio nel marzo<br />

1802 (cfr. consulta <strong>di</strong> Cristiani e Saint Laurent, 9 aprile 1770, <strong>di</strong> cui a n. 41; consulta<br />

s.d. - ma del 1775 - del Consiglio <strong>di</strong> giustizia, in HkaW, Akten, R. 83; consulta <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando, 9 novembre 1779, ivi; lettere <strong>di</strong> Wilczek a Kaunitz, 17 agosto e 28 settem­<br />

bre 1786, in HHSaW, LK, F. 197; lettera del governo del 6 luglio 1791, in ASMi, UG<br />

p.a., b. 152; lettera <strong>di</strong> Cobenzl alla Conferenza governativa, 7 marzo 1794, ivi; lettera<br />

del ministro della giustizia Pancal<strong>di</strong>, 11 fruttidoro anno IX, e lettera <strong>di</strong> Pasquale Cod-<br />

dè, fratello <strong>di</strong> Girolamo ed ex segretario della Società <strong>di</strong> arti e mestieri, 18 marzo 1802,<br />

entrambe ivi, b. 15Ib).<br />

44 L'amicizia <strong>di</strong> Coddè e Avigni con i Cristiani è testimoniata per esempio dal<br />

carteggio fra i due fratelli Luigi e Maria Teresa, in ASMn, Archivio Castiglioni, cassetta<br />

8 (cfr. le lettere <strong>di</strong> Luigi 14 novembre 1769, 17 giugno e 24 settembre 1770).<br />

45 Cfr. G. Pinzi, L'Amministrazione <strong>di</strong> stato del <strong>Mantova</strong>no (luglio - novembre<br />

1797), e Id., // «Giornale degli amici della libertà italiana» e l'opinione pubblica a<br />

<strong>Mantova</strong> alla fine del '700.<br />

46 ASMn, Archivio Castiglioni, per esempio le bb. 22 e 73. La figura e le relazioni<br />

culturali <strong>di</strong> Maria Teresa Castiglioni sono state prese in considerazione da G. Gaspe-<br />

roni, Pagine ine<strong>di</strong>te sul Settecento mantovano, p. 207 sgg., che ha identificato in questa


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO\ SUCCESSI E RITARDI 247<br />

i primi, frequentarono o corrisposero in vari perio<strong>di</strong> con la gentildonna<br />

Pellegrino Salandri, Saverio Bettinelli, che le aveva de<strong>di</strong>cato anche un<br />

poemetto in occasione del suo matrimonio, il padovano Antonio Gualan-<br />

dris, sotto la guida del quale ella s'interessava <strong>di</strong> agricoltura, <strong>di</strong> fisica e <strong>di</strong><br />

scienze naturali e attraverso il quale era in contatto anche con Melchiorre<br />

Cesarotti 47 , Isidoro Bianchi, il romagnolo Giovanni Cristofano Amaduzzi.<br />

Fra i funzionari erano particolarmente assidui Saint Laurent, Coddé,<br />

Avigni, Nonio, Angelo Petrozzani, futuro avvocato fiscale 48 , Amizzoni,<br />

Barbi, Giuseppe Guaita, capitano <strong>di</strong> giustizia, Antonio Maria Pirovano,<br />

valente ingegnere della Giunta del censimento. Alcuni <strong>di</strong> questi intreccia­<br />

rono anche fra loro stretti rapporti <strong>di</strong> amicizia.<br />

A proposito <strong>di</strong> questo emergente gruppo <strong>di</strong> burocrati è opportuno<br />

aggiungere che essi crearono una nuova tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servizio, che spesso<br />

tramandarono alle generazioni più giovani <strong>delle</strong> proprie famiglie. Scorren­<br />

do gli organici e il carteggio per la selezione del personale, a partire dagli<br />

anni Settanta si nota l'intensificarsi del fenomeno <strong>delle</strong> "<strong>di</strong>nastie" d'impie­<br />

gati 49 , a segno che, con lo sviluppo <strong>delle</strong> strutture amministrative dello<br />

nobildonna una <strong>delle</strong> personalità più vive della <strong>Mantova</strong> dell'epoca. Sull'influsso e le<br />

amicizie <strong>di</strong> Luigi Cristiani, qualcosa in F. Venturi, Settecento riformatore, voi. V, tomo<br />

1, p. 639.<br />

47 Su Gualandris, intraprendente <strong>di</strong>rettore della Colonia agraria <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> dal<br />

1786, l'introduzione <strong>di</strong> Vivanti a A. Gualandris, Mezzi <strong>di</strong> risorgimento degli affari eco-<br />

nomico-politici del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>.<br />

48 Petrozzani Angelo - <strong>Mantova</strong>no, <strong>di</strong> antica e illustre famiglia citta<strong>di</strong>nesca, giu­<br />

reconsulto, fu avvocato fiscale fra il 1779 e il 1785, quin<strong>di</strong> consigliere d'appello fino alla<br />

fine del triennio giacobino. Ritenuto compromesso con i francesi (nel 1797 era stato<br />

presidente della Municipalità <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>), cercò invano <strong>di</strong> farsi riabilitare nel 1799<br />

dagli austriaci, pubblicando anche una memoria autoapologetica (cfr. lettera <strong>di</strong> Kauni-<br />

tz, 28 novembre 1779, in HkaW, Akten, R. 83, e ivi, voto della Deputazione aral<strong>di</strong>ca<br />

sulla nobiltà della famiglia; P.S. a lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek del 20 marzo 1786, in<br />

HHSaW, LK, F. 197; lettera <strong>di</strong> Zenetti del 30 aprile 1786, in ASMi, UG p.a., b. 15la;<br />

fascicolo personale del 1799, ivi, b. 152; inoltre A. Petrozzani, Memorie storiche del<br />

consigliere A. Petrozzani).<br />

A{Ì A titolo d'esempio vd. il <strong>di</strong>spaccio 11 gennaio 1776 (HkaW, Akten, R. 83) per<br />

la copertura <strong>di</strong> un posto <strong>di</strong> alunno presso il Magistrato, a cui concorrono ben tre "figli<br />

d'arte": Gaspare Ghirar<strong>di</strong>ni, figlio dell'avvocato fiscale, il conte Antonio Auesperg,<br />

figlio del segretario <strong>di</strong> vicegoverno, e Giuseppe Wellens, figlio del defunto consigliere<br />

del Supremo Consiglio d'economia. Già nel 1772 era entrato, sempre come alunno, il<br />

figlio <strong>di</strong> Domenico Montani, Giuseppe (su cui vd. oltre, p. 235). Più avanti negli anni<br />

troviamo nell'organico dei tribunali <strong>di</strong> giustizia un giovane congiunto del sindaco fisca­<br />

le Giambattista Barbi, Antonio, uno <strong>di</strong> Federico Avigni, Luigi, laureatesi nel 1777, uno<br />

<strong>di</strong> Girolamo e Pasquale Coddè, Luigi, laureatesi nel 1783, uno <strong>di</strong> Angelo Petrozzani,<br />

Leopoldo, uno infine <strong>di</strong> Placido Velluti, il primogenito Cesare, nato nel 1758. I relativi<br />

curricola sono in ASMi, UG p.a., bb. 15la, 15Ib e 152.


248 CAPITOLO QUINTO<br />

Stato, la carriera negli uffici regi <strong>di</strong>ventava l'ambizione <strong>di</strong> molti giovani<br />

esponenti <strong>di</strong> questo ceto fondamentalmente borghese, povero o privo <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>te ma caratterizzato da un elevato livello d'istruzione, che proprio<br />

ora nasceva, con caratteristiche ben <strong>di</strong>stinte da quelle dei tra<strong>di</strong>zionali ceti<br />

<strong>di</strong>rigenti d'antico regime, destinato a espandersi velocemente nei succes­<br />

sivi decenni 50 .<br />

5.3. LE FINANZE: TRAGUARDI "BUDGETARl"<br />

Accanto all'evoluzione dell'apparato burocratico, l'altro dato fonda­<br />

mentale da rilevare per questo inizio <strong>di</strong> decennio nell'amministrazione<br />

mantovana è il raggiungimento da parte dell'erario <strong>di</strong> un durevole equili­<br />

brio fra entrate e spese e <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse finanziarie decisa­<br />

mente superiore al passato.<br />

Può essere utile considerare preventivamente lo stato del debito negli<br />

anni Sessanta, per aver chiara la con<strong>di</strong>zione in cui la Camera mantovana<br />

entrò nella nuova fase. Non risulta che fra il 1760 e il 1770 siano stati<br />

contratti prestiti <strong>di</strong> rilievo: l'unica voce è una sovvenzione al 4% <strong>di</strong><br />

300.000 lire fornita dai fermieri alla Camera nel 1768 per far fronte ad<br />

alcune spese <strong>di</strong> rappresentanza 51 . La Camera restava invece gravata dai<br />

residui <strong>di</strong> debiti più antichi, la cui origine era ancora da rintracciarsi nella<br />

guerra <strong>di</strong> successione austriaca e per la cui estinzione era stato pre<strong>di</strong>sposto<br />

nel 1760 un nuovo piano settennale d'ammortamento 52 . Nonostante an­<br />

che quel programma non fosse andato completamente a segno, l'accre-<br />

50 Su questo tema rimando alla recente sintesi <strong>di</strong> C. Capra, II funzionario, che<br />

offre una prima selezione bibliografica.<br />

51 Inventario de' fon<strong>di</strong> e pesi camerali e contribuzionali del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, in<br />

ASMn, Mantua Collectanea, F. 8 (riferito al 1768 e parzialmente pubblicato da C.<br />

Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, pp. 125-6). Nei primi anni Sessanta, furono sì<br />

contratti dei prestiti per finanziare la guerra contro la Prussia, ma <strong>di</strong>rettamente da<br />

Vienna, senza perciò coinvolgere l'erario lombardo; cfr. le lettere <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian<br />

17 agosto 1761 (HHSaW, LK, F. 155), 5 e 29 aprile 1762 (ivi, F. 156).<br />

52 Piano del 19 <strong>di</strong>cembre 1760, con allegata Tabella <strong>delle</strong> rate annuali da assegnar­<br />

si ai sovventori della Regia Ducal Camera da <strong>di</strong>mettersi dall'anno 1761 inclusive a tutto<br />

l'anno 1161, in ASMn, Magistrato Camerale, b. 158. Le somme più cospicue riguarda­<br />

vano la sovvenzione corrisposta segretamente da Greppi e Mellerio nel 1758 per la<br />

liquidazione dei vecchi debiti con i finanzieri ebrei, cui si erano aggiunte altre 400.000<br />

lire circa sborsate dai fermieri nel 1760; in secondo luogo la quota residua dei rimborsi<br />

dovuti ai provve<strong>di</strong>tori del rimpiazzo e ai conduttori dell'impresa del sale per le per<strong>di</strong>te<br />

subite durante la guerra <strong>di</strong> successione austriaca.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 249<br />

sciuta solvibilità dell'azienda camerale negli anni Sessanta è testimoniata<br />

dalla nota dei debiti del 1768, in cui il capitale da restituirsi è sceso da<br />

quasi 1.800.000 lire a poco meno <strong>di</strong> 800.000, cui si aggiunsero però pro­<br />

prio in quell'anno le 300.000 lire <strong>di</strong> cui s'è detto 53 .<br />

Considerando ora gli esercizi finanziari, il ren<strong>di</strong>conto <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponia­<br />

mo per il 1768 rivela, rispetto all'inizio degli anni Cinquanta, un aumento<br />

<strong>delle</strong> entrate pari al 9% scarso (da 5.000.000 a 5.450.000 circa), ascrivibile<br />

a un lieve aumento del canone della seconda ferma generale rispetto alla<br />

prima, a un aumento <strong>delle</strong> «ragioni accidentali» (fra cui multe, contrab­<br />

ban<strong>di</strong> e molte altre piccole voci variabili), infine a un accrescimento del<br />

fondo contribuzionale seguito alla revisione del catasto del 1756 54 . La<br />

spesa, se si eccettua il servizio del debito, ch'è considerato a parte, e se si<br />

assommano algebricamente piccole variazioni subite dalle <strong>di</strong>verse voci, è<br />

pressoché identicamente attestata sulle 4.850.000 lire.<br />

Una sostanziale stabilità caratterizza dunque la struttura dei conti<br />

della regia amministrazione nei due decenni che intercorrono fra il piano<br />

finanziario <strong>di</strong> Pallavicini e la fine del sistema degli appalti nel 1771, co-<br />

m'era già stato anticipato nel capitolo precedente. In quel lasso <strong>di</strong> tempo<br />

la relativa tranquillità finanziaria aveva peraltro fatto sì che il pur lieve<br />

aumento <strong>delle</strong> entrate ottenuto con le misure messe in atto da Cristiani e<br />

da Firmian e il modesto avanzo che annualmente produceva l'esercizio<br />

bastassero a riassorbire in buona parte il debito, che passò da 3.780.000<br />

lire nel 1752 a 1.250.000 circa nel 1768, con un saggio d'interesse ridotto<br />

me<strong>di</strong>amente dal 5.5 al 4.5%. Nello stesso 1768, inoltre, un attivo d'eser­<br />

cizio <strong>di</strong> circa 600.000 lire permise <strong>di</strong> far fronte al rimborso <strong>di</strong> poco meno<br />

della metà del capitale complessivo ancora dovuto e dei relativi interessi,<br />

con la prospettiva <strong>di</strong> saldarlo interamente l'anno successivo come preve­<br />

devano gli ultimi contratti.<br />

<strong>Il</strong> risanamento dei conti così ottenuto alla fine degli anni Sessanta<br />

non lasciava però ancora spazio a un'eventuale espansione della spesa e in<br />

effetti la mancanza <strong>di</strong> capitali <strong>di</strong>sponibili fu uno degli argomenti avanzati<br />

nel 1769 contro l'abbandono del sistema <strong>delle</strong> ferme. Per mettere assieme<br />

la quota dovuta dalla Camera per l'avvio della ferma mista, pari a 250.000<br />

fiorini, si dovette infatti ricorrere ancora alle sovvenzioni. Non più però,<br />

'' Inventario de' fon<strong>di</strong> e pesi (vd. n. 51), sezione debiti camerali. Vi risultava<br />

abbattuto il debito verso Greppi e Mellerio, che aveva avuto la precedenza essendo a<br />

tasso d'interesse maggiore (5%).<br />

54 Cfr. il bilancio del 1752, in ASMi, 'Tesoreria p.a., b. 8, e l'Inventario de' fon<strong>di</strong><br />

e pesi (vd. n. 51).


250 CAPITOLO QUINTO<br />

ed è una prima novità <strong>di</strong> rilievo, rivolgendosi ai privati, ma chiamando in<br />

aiuto la Camera milanese, vale a <strong>di</strong>re unendo le forze <strong>di</strong> cui l'erario lom­<br />

bardo <strong>di</strong>sponeva e in tal modo inaugurando una pratica che avrebbe avu­<br />

to seguito anche negli anni a venire 55 . L'utile che l'amministrazione mista<br />

fruttò alla Camera mantovana nel primo e unico anno d'attività fu poi tale<br />

da ammortizzare quasi interamente l'investimento iniziale: 121.000 fiorini,<br />

cui andavano ad aggiungersene altri 94.330 <strong>di</strong> porzione del canone d'af­<br />

fitto dovuta da Greppi 56 . Ma, poiché non v'era alcuna urgenza <strong>di</strong> estin­<br />

guere il debito contratto con le varie casse lombarde, la nuova <strong>di</strong>sponibi­<br />

lità finanziaria potè essere impiegata per rilevare ad<strong>di</strong>rittura la quota so­<br />

cietaria <strong>di</strong> minoranza e passare senza più indugi all'amministrazione in<br />

proprio.<br />

Fu tuttavia con l'avvio del sistema «interamente camerale» che si<br />

registrò il vero salto <strong>di</strong> qualità nelle cifre. Nel 1771 si ebbe, su un ricavo<br />

<strong>di</strong> 6.746.696 lire dall'amministrazione <strong>delle</strong> regalie, un utile <strong>di</strong> circa<br />

5.600.000 lire, mentre negli anni successivi i risultati furono ancora miglio­<br />

ri: fra il 1774 e il 1780 si calcolava una ren<strong>di</strong>ta me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> 6.380.000<br />

lire 57 . Non solo infatti si incameravano ora quelli che in passato erano stati<br />

gli ingenti profitti dei fermieri, ma gli zelanti amministratori camerali era­<br />

no riusciti a spingere il gettito <strong>delle</strong> regalie pressoché al massimo, confer­<br />

mandosi degni ere<strong>di</strong> degli ultimi fermieri. Osservava a questo proposito<br />

l'arciduca Fer<strong>di</strong>nando, sulla base dei conti dei primi due anni, che «la<br />

ven<strong>di</strong>ta del sale è arrivata per così <strong>di</strong>re al limite vero del suo consumo, e<br />

quella del tabacco non ne è molto <strong>di</strong>stante. La daziaria in un'annata così<br />

scarsa come quella del 1772 non è però <strong>di</strong>minuita, se non del 4 e 3/4 per<br />

cento circa. <strong>Il</strong> dazio dei casuali e de' contratti, la ven<strong>di</strong>ta de' grani, <strong>delle</strong><br />

così dette bozzole, lo smercio de' risogli ed acquevite sono cresciuti no­<br />

tabilmente» 58 .<br />

55 Cfr. una lettera <strong>di</strong> Firmian a Kaunitz del 9 gennaio 1770, in HkaW, Akten, R.<br />

99. La cassa milanese sborsò 100.000 fiorini senza interesse, mentre altrettanti furono<br />

prelevati dalla cassa camerale e da quella militare <strong>di</strong> Maritova e i restanti 50.000 da un<br />

fondo straor<strong>di</strong>nario.<br />

56 Kaunitz a S. M., accompagnatoria del bilancio dell'amministrazione mista del<br />

1770, 5 ottobre 1771, in HkaW, Akten, R. 91.<br />

57 Cfr. Ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> finanza nella città e provincia mantovana per l'anno 1790 a<br />

fronte dell'adequato dal 1774 al 1780 e del precedente anno 1789, in HHSaW, Kaiser<br />

Franz Akten, F. 3 (nuova numerazione). Per il 1771 vd. il Bilancio generale dell'ammi­<br />

nistrazione camerale <strong>delle</strong> finanze <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> - 1771, in HkaW, Akten, R. 91.<br />

58 Accompagnatoria alla consulta della Camera dei conti sui bilanci camerali <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> dal 1767 al 1772, del 19 aprile 1774, ivi, R. 92.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJQ: SUCCESSI E RITARDI 251<br />

Ve<strong>di</strong>amo ora come questa lievitazione si riflette sui conti camerali,<br />

ponendo a confronto il ren<strong>di</strong>conto dell'esercizio finanziario del 1775, al­<br />

lorché la nuova amministrazione si fu stabilizzata, con quello del 1768 59 .<br />

Entrate ______________ 1768 % ________ 1775 %<br />

regalie L. 2.830.477 51.7 L. 7.334.365 64.6<br />

beni allo<strong>di</strong>ali, livelli<br />

e piccole regalie 345.125 6.3 979.751 8.6<br />

contribuzioni 2.083.429 38.1 2.176.000 19.3<br />

altre 212.879 3.9 854.807 7.5<br />

totale entrate 5.471.910 100.0 11.344.923 100.0<br />

Rispetto al 1768 le entrate sono più che raddoppiate. Questo grazie<br />

principalmente al gettito <strong>delle</strong> finanze, che aumenta del 267%, e secon­<br />

dariamente a una serie <strong>di</strong> voci <strong>di</strong> modesta entità, che però tutte assom­<br />

mate risultano più che triplicate: fra esse figurano affitti e livelli attivi,<br />

prestazioni fisse dovute alla Camera e piccole regalie, prodotto del servi­<br />

zio postale, multe e red<strong>di</strong>ti straor<strong>di</strong>nari. Le contribuzioni rimangono in­<br />

vece pressoché ferme, non essendo state ritoccate le aliquote. Se si accre­<br />

sce fortemente il <strong>di</strong>vario fra incidenza <strong>delle</strong> imposte <strong>di</strong>rette e in<strong>di</strong>rette,<br />

59 Fonti: Inventario de' fon<strong>di</strong> e pesi (vd. n. 51) per il 1768 e allegati al bilancio<br />

consuntivo per il 1775 (in ASMn, Mantua Collectanea, F. 12). Occorre fare alcune<br />

precisazioni riguardo alle due scritture contabili. Innanzitutto, in quella del 1775 sono<br />

comprese anche le cifre relative agli Stati <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta, aggregati al Man­<br />

tovano nel 1772 (secondo un documento del 1751, in ASMn, Magistrato camerale, b.<br />

154, le entrate totali dei due piccoli territori erano pari a 408.190 lire - provenienti per<br />

la maggior parte dalle regalie, dato che l'imposta fon<strong>di</strong>aria lì non esisteva - a fronte <strong>di</strong><br />

32.637 lire <strong>di</strong> spesa per l'amministrazione e <strong>di</strong> 362.000 lire come quota per il fondo<br />

militare). Ma i due bilanci sono eterogenei anche per altri versi: il primo è preventivo<br />

e il secondo consuntivo; quello del 1768 è più propriamente uno «stato <strong>delle</strong> entrate<br />

e <strong>delle</strong> uscite», compilato ancora con criteri approssimativi secondo la consuetu<strong>di</strong>ne<br />

d'antico regime, mentre il secondo riflette l'adozione <strong>di</strong> una tecnica contabile molto più<br />

evoluta, seguita alla creazione della Camera dei conti (su questo, in generale, A. Ven­<br />

tura, // problema storico dei bilanci della Repubblica veneta, particolarmente il cap. I).<br />

Essendosi purtroppo conservati solo gli allegati del consuntivo 1775 e non il bilancio<br />

vero e proprio, la sua ricostruzione può risultare arbitraria per quanto riguarda i criteri<br />

<strong>di</strong> aggregazione <strong>delle</strong> voci. Le cifre, inoltre, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello del 1768, vi sono<br />

riportate parte in moneta <strong>di</strong> grida, parte in moneta abusiva (per il ragguaglio mi rifaccio<br />

a M. Bianchi, Le entrate e le spese dell'amministrazione centrale e <strong>delle</strong> province dello<br />

Stato <strong>di</strong> Milano nella seconda metà del Settecento, nota 35, per cui lire <strong>di</strong> grida 1 = lire<br />

abusive 0,908).


252 CAPITOLO QUINTO<br />

ciò non va però interpretato come effetto <strong>di</strong> un ulteriore aggravio fiscale<br />

sui consumi popolari, sull'attività produttiva o sugli scambi. Piuttosto<br />

ora, grazie all'amministrazione <strong>di</strong>retta, a parità <strong>di</strong> prelievo tutto il gettito<br />

<strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette entra nelle casse camerali invece <strong>di</strong> andare agli<br />

appaltatori 60 .<br />

Muta in misura notevole <strong>di</strong> conseguenza anche l'entità e la struttura<br />

della spesa.<br />

Spese 1768 I77J<br />

spesa militare<br />

Dipartimento d'Italia<br />

dotazione arciduca<br />

stipen<strong>di</strong> e pensioni<br />

spese <strong>di</strong> gestione<br />

altre<br />

totale spesa<br />

saldo attivo<br />

L. 3.081.500<br />

400.000<br />

-<br />

878.754<br />

347.937<br />

164.395<br />

4.872.586<br />

599.324<br />

63.3<br />

8.2<br />

-<br />

18.0<br />

7.1<br />

3.4<br />

100.0<br />

11.0<br />

L. 3.900.000<br />

387.924<br />

603.000<br />

2.225.303<br />

840.537<br />

1.045.333 61<br />

9.002.097<br />

2.342.826<br />

43.3<br />

4.3<br />

6.7<br />

24.7<br />

9.4<br />

11.6<br />

100.0<br />

20.7<br />

totale a pareggio 5.471.910 100.0 11.344.923 100.0<br />

I dati più rilevanti, come si vede, sono la <strong>di</strong>munizione percentuale<br />

della spesa militare, che rimane comunque elevata e anzi aumenta in va­<br />

lore assoluto del 27% rispetto al 1768, in adeguamento alla nuova quota<br />

6(1 Si può osservare a questo proposito una <strong>di</strong>fferenza con il Milanese: in base ai<br />

dati forniti ivi e da quelli sopra riportati per il <strong>Mantova</strong>no, si riscontra per quest'ultimo<br />

un'incidenza costantemente maggiore <strong>delle</strong> entrate «<strong>di</strong> finanza» rispetto al Milanese,<br />

dove le imposte <strong>di</strong>rette giocano un ruolo più rilevante, sebbene in calo. Fra il 1761 e<br />

il 1794 queste ultime passano dal 53% al 39,5%, mentre a <strong>Mantova</strong> si parte dal 38%<br />

nel 1768, per scendere rapidamente al 19% nel 1775. Ma questa <strong>di</strong>screpanza non va<br />

tanto imputata all'arretratezza <strong>delle</strong> strutture catastali nell'antico ducato gonzaghesco<br />

(vedremo infatti che il catasto teresiano non porterà un aumento significativo del gettito<br />

dell'imposta fon<strong>di</strong>aria), quanto al fatto che lì quest'ultima era una novità introdotta<br />

dagli Asburgo agli inizi del Settecento con mano più leggera e senza una ricerca <strong>di</strong><br />

parità con il Milanese, e che, al contrario, le regalie o imposte in<strong>di</strong>rette non avevano<br />

subito sotto i Gonzaga le alienazioni <strong>di</strong> cui erano state oggetto quelle milanesi con gli<br />

spagnoli.<br />

61 In questa cifra sono incluse dotazione e rimborsi alla Congregazione civica<br />

(22.400 più 84.600 lire), dotazione dell'Accademia (15.400 lire), assegni a favore del<br />

commercio (152.000 lire), elemosine e prestazioni pie (84.600), livelli e legati (180.000),<br />

rimborsi fiscali agli esenti (302.000), contributo agli orfanotrofi e all'ospedale (10.000)<br />

e alcune altre <strong>di</strong> minore entità.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 253<br />

fissata per la Lombar<strong>di</strong>a nel 1772 62 , e l'ascesa dei costi dell'amministrazio­<br />

ne regia. Con la riforma del 1771 la spesa per gli stipen<strong>di</strong> degli impiegati,<br />

le pensioni e le gratificazioni si accrebbe del 150% e quella relativa più<br />

specificamente al Magistrato camerale, l'organismo preposto alla nuova<br />

gestione <strong>delle</strong> finanze, si moltiplicò quasi sei volte, mentre raddoppiarono<br />

abbondantemente le spese <strong>di</strong> gestione (affitto <strong>di</strong> uffici e magazzini, cancel­<br />

leria per l'esazione dei dazi e la ven<strong>di</strong>ta dei generi <strong>di</strong> privativa): all'enorme<br />

aumento <strong>delle</strong> entrate corrispose dunque una lievitazione dei costi, prima<br />

sostenuti dai fermieri. Ma il margine <strong>di</strong> utile fu comunque tanto elevato<br />

da poter lasciar spazio all'ingente dotazione fissata per il mantenimento<br />

della corte arciducale e all'incremento degli stanziamenti destinati al mi­<br />

glioramento <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni del paese: assegni a favore del commercio,<br />

<strong>delle</strong> milizie e simili (lire 150.000 circa in totale), dotazione dell'Accade­<br />

mia (da 4000 a 16.000 lire), contributi all'ospedale e agli orfanotrofi (lire<br />

10.000), fon<strong>di</strong> per la manutenzione dei fabbricati e per il miglioramento<br />

dell'apparato <strong>di</strong> supporto alla giustizia penale.<br />

Queste ultime cifre, destinate più <strong>di</strong>rettamente al «pubblico bene»,<br />

paiono ancora piuttosto esigue, o meglio non proporzionali al drastico<br />

aumento <strong>delle</strong> entrate. Si può dunque concludere che questo sia stato<br />

prevalentemente impiegato per finanziare il potenziamento della struttura<br />

burocratica previsto con la riforma del 1771, necessario in primo luogo<br />

per far fronte ai nuovi compiti assunti nel settore camerale e dato princi­<br />

palmente dall'allargamento dell'organico e in piccola parte anche dal<br />

miglioramento del trattamento riservato agli impiegati, e per provvedere<br />

alle altre spese necessariamente correlate a una più complessa amministra­<br />

zione 63 . Si è inoltre creata la <strong>di</strong>sponibilità finanziaria per far fronte con<br />

larghezza alle or<strong>di</strong>narie esigenze senza più dover ricorrere all'indebita­<br />

mento e si è infine prodotto un largo avanzo annuo, che per il 1775<br />

ammonta a oltre 2.300.000 lire. Per ora Vienna si riterrà sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong><br />

essersi lasciata definitivamente alle spalle le croniche deficienze camerali e<br />

<strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una cassa sempre fornita per le emergenze più varie.<br />

62 Cfr. il bilancio 1775 (vd. n. 59), dove si fa riferimento al <strong>di</strong>spaccio 9 luglio<br />

1772, che fissa la quota militare dovuta dai domini italiani a 2.380.000 fiorini.<br />

63 Cfr. il Ruolo de' regi sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> pianta attuale pel mese <strong>di</strong> aprile 1773 (ASMi, UTR<br />

p.a., b. 30). Dopo il 1771 trascorsero alcuni anni prima che fosse compilato il ruolo<br />

definitivo degli stipen<strong>di</strong>, pronto nel 1774 (cfr. ivi la relazione <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando a S. M. del<br />

16 maggio 1774 e anche il materiale preparatorio). Gli stipen<strong>di</strong> furono razionalizzati,<br />

cioè equiparati per quanto era possibile in base alla carica, e accresciuti con l'accorpa-<br />

mento degli emolumenti e <strong>delle</strong> sportule prima percepite a parte.


254 CAPITOLO QUINTO<br />

«Sembra che finora nel <strong>Mantova</strong>no - rilevava infatti l'arciduca Fer<strong>di</strong>nando<br />

- sia stata assai utile l'incamerazione dei vari rami <strong>di</strong> finanza appaltati, che<br />

quella Camera si trovi in un annuo allargo, per soccorrer anche questa <strong>di</strong><br />

Milano, come lo ha già fatto l'anno scorso e lo potrà probabilmente fare<br />

anche alla fine <strong>di</strong> quest'anno, forse per la somma <strong>di</strong> circa fiorini<br />

150.000» 64 . Quest'ultima affermazione conferma fra l'altro quanto si è già<br />

detto sulla crescente osmosi fra le risorse finanziarie dei due Stati, insieme<br />

al fatto che ciò a cui si puntava principalmente era il consolidamento <strong>di</strong><br />

quanto intrapreso negli anni precedenti.<br />

In<strong>di</strong>cazioni maggiori sulla floridezza della Camera mantovana e sul­<br />

l'impiego <strong>delle</strong> sue <strong>di</strong>sponibilità possono trarsi dal conto <strong>delle</strong> restanze<br />

attive e passive <strong>di</strong> fine anno, che andava a completare il bilancio del 1775,<br />

secondo un più rigoroso criterio ragionieristico.<br />

Stato attivo al 31/12/1775<br />

generi <strong>di</strong> privativa, stabili, mobili, utensili<br />

cre<strong>di</strong>ti<br />

cartelle del Monte <strong>di</strong> Pietà<br />

contanti in cassa<br />

arrotondamento<br />

totale<br />

Stato passivo al 31/12/1775<br />

debiti<br />

valore <strong>delle</strong> cedole del Monte <strong>di</strong><br />

pietà da versare al regio Erario<br />

totale passivo<br />

residuo attivo al 3 1/12/1774 65<br />

residuo attivo esercizio 1775<br />

totale a pareggio 66<br />

lire 7.153.780<br />

3.973.863<br />

1.022.310<br />

3.867.652<br />

3.255<br />

16.020.860<br />

lire 3.673.658<br />

1.022.310<br />

4.695.968<br />

8.982.066<br />

2.342.826<br />

16.020.860<br />

64 Accompagnatoria alla consulta della Camera dei conti sui bilanci camerali <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong> dal 1767 al 1772, 19 aprile 1774, in HkaW, Akten, R. 92.<br />

65 Successivamente alla chiusura del bilancio 1774 fu apportata una rettifica <strong>di</strong><br />

lire 80.698 in aggiunta alle restanze passive, cifra che fu conteggiata anche nel ren<strong>di</strong>­<br />

conto 1775.<br />

66 La quadratura del bilancio è ricostruita in base agli allegati.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 255<br />

Dedotte le passività, costituite in buona parte dalla somma ancora da<br />

versare al principe Luigi Gonzaga per l'acquisto <strong>di</strong> Castiglione <strong>delle</strong> Sti-<br />

viere (2.926.511 lire - 62%), il saldo attivo <strong>delle</strong> restanze a fine anno<br />

ammonta a oltre 11.300.000 lire. Questo cospicuo patrimonio è stato ve­<br />

rosimilmente costituito nel quinquennio precedente, grazie all'accumularsi<br />

<strong>di</strong> rilevanti avanzi d'esercizio: le consistenze attive corrispondono infatti a<br />

4.820.000 lire alla fine del 1771 (il primo dato <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo), sono<br />

aumentate del 27% l'anno dopo (lire 6.133.167), ancora del 45% al ter­<br />

mine del 1774 (lire 8.982.066) e, infine, del 27% entro il 1775 67 . Quanto<br />

alla composizione del patrimonio, sono da segnalare il modesto ammontare<br />

del cre<strong>di</strong>to (25%), compensato pressoché integralmente dall'entità, peral­<br />

tro bassa, del debito, l'incidenza piuttosto elevata <strong>delle</strong> immobilizzazioni<br />

materiali (45%) connesse all'impianto dell'amministrazione <strong>delle</strong> regalie, la<br />

notevole liqui<strong>di</strong>tà, impensabile solo pochi anni prima (24%). Qualche<br />

osservazione merita infine l'immobilizzazione finanziaria in cartelle del<br />

Monte <strong>di</strong> pietà citta<strong>di</strong>no (cifra pari al 6% del patrimonio, che risulta non<br />

essere ancora stata sborsata, essendo registrata anche fra le passività).<br />

Questo deposito conferma infatti che la natura del Monte sta profon­<br />

damente cambiando dopo la riforma che ne è stata fatta con il piano del<br />

1770 e con l'accensione <strong>di</strong> un nuovo prestito nel 1773, nonostante la<br />

<strong>di</strong>ffidenza inizialmente mostrata tanto dai detentori <strong>di</strong> capitali mantovani,<br />

quanto dai potenziali beneficiari del cre<strong>di</strong>to 68 . La trasformazione in atto<br />

è efficacemente chiarita da un'osservazione <strong>di</strong> Kaunitz del 1784: «se [...]<br />

si riflette alla natura de' fon<strong>di</strong> tanto assegnati per la prima dotazione, che<br />

in seguito destinati per il giro del Monte, non si può dubitare essere il suo<br />

istituto affatto <strong>di</strong>verso dagli altri, che devono la loro esistenza a legati pii,<br />

e che sono unicamente destinati al giro de' pegni. Questo è il minore degli<br />

oggetti ai quali serve il Monte <strong>di</strong> Pietà <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. Veste egli piuttosto la<br />

natura <strong>di</strong> un monte destinato alle operazioni <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to pubblico, le quali,<br />

in mancanza <strong>di</strong> altri simili istituti in detta città, si sono appoggiati ad esso<br />

monte, come <strong>di</strong> origine tutta regia» 69 . Come istituto <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, inoltre, il<br />

67 Per gli anni 1771 e 1772 si vedano le rispettive tabelle in HkaW, Akten, R. 92.<br />

68 Sulla riforma del 1770 vd. sopra, par. 3.9. Sul successivo ampliamento <strong>di</strong><br />

100.000 fiorini, lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian, 24 maggio 1773, in HHSaW, LK, F. 163,<br />

che accenna anche alle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> allocare le cartelle del Monte, alle quali si sopperì<br />

presumibilmente ricorrendo ai fon<strong>di</strong> camerali (le cifre corrispondono).<br />

69 Lettera a Firmian del 21 ottobre 1784, in HHSaW, LK, F. 195. Qualche tempo<br />

dopo lo stesso Kaunitz attribuì ancor più esplicitamente al Monte «una natura in parte<br />

conforme a quello <strong>di</strong> S.ta Teresa» (ivi, F. 184).


256 CAPITOLO QUINTO<br />

Monte funzionava effettivamente in due sensi: la Camera vi trovava una<br />

forma <strong>di</strong> investimento <strong>delle</strong> proprie giacenze, ottenendone la remunera-<br />

zione al 3,5 %, mentre il pubblico poteva contrarre prestiti a tasso agevo­<br />

lato. Rilevava a tale proposito il residente veneto che, in particolare, il<br />

programma <strong>di</strong> finanziamento <strong>delle</strong> attività agricole e <strong>di</strong> prima lavorazione<br />

della seta e <strong>di</strong> altri prodotti, cui era stato finalizzato l'ampliamento del giro<br />

nel 1773, aveva incontrato «il più felice successo» 70 .<br />

Queste considerazioni introducono l'arduo problema della valutazio-<br />

ne degli effetti che la "rivoluzione budgetaria" degli anni Settanta ebbe sul<br />

paese. Sappiamo con certezza che non vi erano stati aggravi fiscali, né<br />

<strong>di</strong>retti, né in<strong>di</strong>retti. Inoltre, mentre in precedenza una parte del prelievo<br />

grossomodo corrispondente all'utile degli appaltatori (lire 2.600.000 circa)<br />

prendeva la strada <strong>di</strong> Milano, ora l'intero ammontare entrava nelle casse<br />

camerali mantovane. Per quanto riguarda la spesa, sebbene la quota re<strong>di</strong>­<br />

stribuita all'interno del <strong>Ducato</strong> sia verosimilmente aumentata, anche te­<br />

nendo conto dei costi <strong>di</strong> gestione prima sostenuti dai fermieri, occorre<br />

<strong>di</strong>re che alcune <strong>delle</strong> voci d'uscita prevedono un crescente trasferimento<br />

<strong>di</strong> denaro all'estero. Innanzitutto la dotazione dell'arciduca era sicuramen­<br />

te impiegata per la maggior parte a Milano (i soggiorni <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando a<br />

<strong>Mantova</strong> non erano molto frequenti); in secondo luogo una grossa quota<br />

del fondo militare (per l'intera Lombar<strong>di</strong>a austriaca era il 70%) serviva<br />

ormai a mantenere truppe <strong>di</strong> stanza in Germania, dato che dalla guerra dei<br />

sette anni in poi il presi<strong>di</strong>o militare in Lombar<strong>di</strong>a era stato parzialmente<br />

smobilitato e un certo numero <strong>di</strong> reggimenti trasferiti nei territori nord­<br />

orientali della Monarchia 71 . Ciò generò fra l'altro ricorrenti crisi per insuf­<br />

ficienza <strong>di</strong> denaro circolante, che certo non giovavano all'economia inter­<br />

na 72 . Infine parte dell'annuo avanzo che ormai scaturiva dai bilanci came-<br />

70 Dispaccio del residente Vignola del 30 agosto 1780, in ASVe, SS, filza 223, che<br />

aggiungeva <strong>di</strong> non poter spiegare «quanto abbiano contribuito tali prestiti a migliorare<br />

la sorte del <strong>Ducato</strong>», tanto che «si è creduto opportuno <strong>di</strong> accrescere la somma de'<br />

capitali e <strong>delle</strong> sovvenzioni da <strong>di</strong>stribuirsi in avvenire» (questa decisione era stata co­<br />

municata il 20 luglio 1780). Fra il 1774 e il 1787 il Monte prestò al 2% 1.539.870 lire<br />

(bilancio del 1788, in ASMn, Intendenza politica, b. 277). Sui depositi camerali, invece,<br />

lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 24 novembre 1785, in HHSaW, LK, F. 196.<br />

71 M. Bianchi, Le entrate e le spese, p. 191, e C. Donati, Esercito e società civile,<br />

pp. 547-8.<br />

72 Cfr. p. es. la lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 28 <strong>di</strong>cembre 1772, in HHSaW,<br />

LK, F. 162; il <strong>di</strong>spaccio del residente veneto del 4 giugno 1783, in ASVe, SS, filza 227;<br />

un memoriale non datato e firmato, ma, a giu<strong>di</strong>care dal contesto, del 1790 e <strong>di</strong> pugno<br />

<strong>di</strong> qualcuno del Dipartimento d'Italia, in HHSaW, MC, F. 4, nel quale si <strong>di</strong>ce che «se<br />

non ostante il gran denaro che l'Erario spande nel <strong>Mantova</strong>no, quel popolo ha ragione


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 257<br />

rali fu destinata, almeno all'inizio degli anni Settanta come s'è visto, alla<br />

sovvenzione della costosa redenzione <strong>delle</strong> regalie alienate, data quin<strong>di</strong> in<br />

prestito senza interesse alla Camera milanese e pertanto sottratta a un<br />

impiego che potesse andare a più imme<strong>di</strong>ato beneficio del <strong>Mantova</strong>no 73 .<br />

Non potendosi quantificare l'incidenza <strong>di</strong> queste "fughe" rispetto all'in­<br />

cremento netto <strong>delle</strong> entrate, rimane l'impressione che il paese sia riuscito<br />

a beneficiare dell'adozione del nuovo sistema <strong>di</strong> gestione <strong>delle</strong> finanze solo<br />

in parte e per lo più in modo in<strong>di</strong>retto, con l'allargamento degli organici<br />

dell'amministrazione, gli aumenti <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o degli impiegati, le sovven­<br />

zioni al Monte <strong>di</strong> pietà e i più incisivi interventi <strong>di</strong> manutenzione.<br />

5.4. LA RIFORMA DELLE IMPOSTE INDIRETTE<br />

I pareggi <strong>di</strong> bilancio non erano l'unico obiettivo dell'avocazione alla<br />

Camera dell'amministrazione <strong>delle</strong> regalie e, a ben guardare, nemmeno il<br />

primo: a lungo si era insistito piuttosto, durante il <strong>di</strong>battito del 1770, sulla<br />

necessità <strong>di</strong> riformare il sistema <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette affinchè esso non<br />

soffocasse, ma anzi stimolasse lo sviluppo armonico dell'economia manto­<br />

vana. In tal senso, come si ricorderà, le misure più urgenti erano state<br />

adottate imme<strong>di</strong>atamente sotto la ferma mista, su proposta <strong>di</strong> Cristiani e<br />

Saint Laurent. <strong>Il</strong> perfezionamento dell'intervento richiedeva però che due<br />

importanti operazioni fossero condotte a termine: la revisione della tariffa<br />

daziaria e la verifica <strong>delle</strong> esenzioni. Per <strong>di</strong>fferenti ragioni entrambe si<br />

prolungarono però oltre ogni previsione, mentre le situazioni che esse<br />

dovevano risolvere mutarono piuttosto in conseguenza dei decisi interven­<br />

ti con cui il nuovo sovrano Giuseppe II all'inizio degli anni Ottanta pose<br />

fine a ogni <strong>di</strong>scussione.<br />

L'idea <strong>di</strong> rivedere interamente la tariffa della «Tavola grossa», l'insie­<br />

me dei dazi <strong>di</strong> confine, era sorta nell'imminenza della parificazione fiscale<br />

<strong>delle</strong> due regioni del <strong>Mantova</strong>no vecchio e nuovo, che doveva aver luogo<br />

a partire dal 1 gennaio 1772. Per fornire a tutti gli esattori, soprattutto a<br />

quelli <strong>delle</strong> zone precedentemente esenti (<strong>Mantova</strong>no nuovo ed ex-stati <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> lagnarsi, il <strong>di</strong>fetto è nell'assenza della truppa, e in buona parte anche nell'ammini­<br />

strazione».<br />

'' Vd. sopra, p. 254. Nei decenni più tar<strong>di</strong> per altro il fenomeno dovette nuova­<br />

mente invertirsi: da un Sommario del debito e cre<strong>di</strong>to della Camera <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> verso<br />

quella <strong>di</strong> Milano nell'anno 1791 la Camera mantovana risulta debitrice alla milanese <strong>di</strong><br />

3.765.505 lire (in ASMn, Giunta <strong>di</strong> Governo, b. 110).


258 CAPITOLO QUINTO<br />

Bozzolo e Sabbioneta) un testo <strong>di</strong> riferimento chiaro e aggiornato, si era<br />

pensato dapprima <strong>di</strong> integrare semplicemente la stampa risalente all'inizio<br />

della ferma Greppi con le <strong>di</strong>sposizioni aggiuntesi negli anni, rimandando<br />

a un momento successivo interventi più ra<strong>di</strong>cali. Ma come sempre acca­<br />

deva quando si andava a lavorare sulla vecchia normativa animati da nuovi<br />

principi, la tariffa ritoccata prodotta dal Magistrato camerale alla fine del<br />

1771 era risultata insod<strong>di</strong>sfacente ed era stata rispe<strong>di</strong>ta a <strong>Mantova</strong> perché<br />

la si sottoponesse a una <strong>di</strong>samina approfon<strong>di</strong>ta, tenendone in sospeso la<br />

pubblicazione 74 .<br />

Tale compito fu affidato a Placido Velluti, allora impiegato nel Ma­<br />

gistrato camerale <strong>di</strong> Milano, il quale, avvalendosi dell'assistenza <strong>di</strong> Pietro<br />

Marliani, presentò a metà del 1772, dopo ripetute sollecitazioni, un com­<br />

plesso progetto <strong>di</strong> rifusione totale della tariffa 75 . Per calibrare le aliquote<br />

era stato pre<strong>di</strong>sposto un modello che teneva conto <strong>delle</strong> in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong><br />

massima contenute nei più recenti <strong>di</strong>spacci sovrani. Nella piena salvaguar­<br />

<strong>di</strong>a dei regali <strong>di</strong>ritti, si mirava a creare tramite la tariffa un regime <strong>di</strong><br />

protezione per le manifatture nazionali e a favorire il «commercio attivo»,<br />

cioè d'esportazione, rispetto al «passivo», per mantenere positiva la bilan­<br />

cia dei pagamenti. Dall'esenzione totale all'importo massimo, le aliquote<br />

sarebbero state graduate tenendo conto <strong>delle</strong> caratteristiche della mercé<br />

rispetto alle finalità d'uso (necessità o lusso), alla quantità <strong>di</strong> manodopera<br />

assorbita e alla riproducibilità all'interno del paese. Applicando questi<br />

criteri Velluti e Marliani costruirono una classificazione completa dei tipi<br />

merceologici, che, spiegavano, «finalmente ci serve <strong>di</strong> un facile registro<br />

per accrescere o decrescere li <strong>di</strong>versi dazi al riflesso così della finanza,<br />

come del commercio», anche nel caso si volesse operare mo<strong>di</strong>fiche per<br />

categoria o singole voci. <strong>Il</strong> calcolo dell'aliquota, una volta in<strong>di</strong>viduato il<br />

coefficiente in base al modello, si sarebbe effettuato sul valor capitale della<br />

mercé. Nessun alleggerimento fiscale veniva accordato ai generi <strong>di</strong> consu­<br />

mo, che anzi, «dovendo il sovrano quotizzare li suoi sud<strong>di</strong>ti per il mante­<br />

nimento dello Stato, [...] sembra molto conveniente che ciò cada sulli<br />

generi stessi <strong>di</strong> necessaria consumazione, ove la tassa riesce più universa-<br />

74 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Cristiani, senza destinatario, del 17 maggio 1774, in ASMi,<br />

Finanza p.a., b. 1125. Sulla questione della tariffa daziaria, si può vedere per un para­<br />

gone V. Becagli, Un unico territorio gabellabile.<br />

75 Lettere del Magistrato a Firmian, 25 <strong>di</strong>cembre 1771, <strong>di</strong> Firmian al Magistrato,<br />

28 <strong>di</strong>cembre, e a Velluti, 3 gennaio, 11 marzo e 6 giugno 1772, in ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1125, dove si trova anche il progetto elaborato da Velluti e Marliani, datato 17<br />

settembre 1772.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 259<br />

lizzata e fors'anche più equamente <strong>di</strong>stribuita, se ogni in<strong>di</strong>viduo dello<br />

Stato consuma a proporzione <strong>delle</strong> proprie facoltà, non solo al riflesso<br />

<strong>delle</strong> <strong>di</strong> loro in<strong>di</strong>vidue persone, ma a quello ezian<strong>di</strong>o de' loro famigliari,<br />

inservienti anche rustici ed artefici tutti, dai quali ne traggono qualche<br />

sorta <strong>di</strong> serviggio, o manifattura».<br />

Si trattava <strong>di</strong> un progetto innovativo per certi versi - l'imposta per<br />

esempio era calcolata in percentuale sul valore della mercé e non più in<br />

ammontare fisso 76 - ma ancora pienamente informato ai principi mercan­<br />

tilistici, che pensava la riforma tributaria esclusivamente in funzione del­<br />

l'auspicato sviluppo industriale, trascurando totalmente il settore agricolo,<br />

e che accordava un ruolo centrale nella tassazione alle imposte <strong>di</strong> consu­<br />

mo, in linea con il pensiero antifisiocratico inglese e tedesco 77 . Esso do­<br />

vette rimanere a lungo sulla scrivania <strong>di</strong> Luigi Cristiani, il quale solo due<br />

anni dopo si preoccupò <strong>di</strong> rispe<strong>di</strong>rlo a <strong>Mantova</strong>, spendendo in suo favore<br />

molte parole <strong>di</strong> lode, affinchè il Magistrato e la delegazione della Camera<br />

dei conti lo corredassero <strong>delle</strong> aliquote per le singole merci, riflettendoci<br />

nuovamente sopra, dato che «in materia <strong>di</strong> tal entità nessuna cautela è mai<br />

eccedente»' 8 . Questo richiamo alla prudenza <strong>di</strong>ede occasione a Saint<br />

Laurent <strong>di</strong> esprimere forti perplessità riguardo al modello proposto da<br />

Velluti e alle sue implicazioni unilateralmente mercantilistiche 79 . <strong>Il</strong> Man­<br />

tovano, osservava, era <strong>di</strong>ventato agricolo, per cui sarebbe stato piuttosto<br />

opportuno stimolare il commercio <strong>delle</strong> derrate e l'industria legata alla<br />

lavorazione dei prodotti della terra, evitando inoltre <strong>di</strong> estendere la tariffa<br />

a tutti i generi <strong>di</strong> sussistenza, ma limitandosi a quelli <strong>di</strong> commercio vero<br />

e proprio. L'efficacia <strong>delle</strong> misure protezionistiche era già stata almeno<br />

parzialmente smentita dagli effetti dei cambiamenti introdotti nel 1770:<br />

l'abolizione della <strong>di</strong>stinzione fra <strong>Mantova</strong>no vecchio e nuovo e <strong>delle</strong> bar­<br />

riere interne, <strong>delle</strong> traversie e <strong>di</strong> alcune privative si era rivelata vantaggio­<br />

sissima tanto al commercio quanto all'agricoltura, così come l'accorpa-<br />

mento <strong>di</strong> certi dazi e la soppressione <strong>di</strong> altri. Utile per le manifatture e in<br />

qualche misura anche per i sud<strong>di</strong>ti era stata inoltre l'esenzione daziaria<br />

sull'esportazione dei manufatti nazionali, associata a varie agevolazioni<br />

76 Cfr. su questo più moderno orientamento F. Szabo, Kaunitz and enlightened<br />

absolutism, p. 83.<br />

11 Cfr. G. Ricca Salerno, Storia <strong>delle</strong> dottrine finanziarie, p. 247 sgg.<br />

18 Cristiani, 17 maggio 1774 (vd. n. 74).<br />

79 Riflessioni sopra un progetto <strong>di</strong> nuova tariffa per il "<strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, 1774, in<br />

ASMi, finanza p.a., b. 1125. L'autore non è specificato, ma dal carteggio successivo<br />

possiamo dedurre che si tratti <strong>di</strong> Saint Laurent.


260 CAPITOLO QUINTO<br />

sull'approvvigionamento <strong>delle</strong> materie prime. Un giu<strong>di</strong>zio recisamente<br />

negativo meritavano invece le correzioni più propriamente protezionisti-<br />

che: l'accrescimento del dazio d'entrata sulle manifatture estere aveva<br />

rappresentato un aggravio per i sud<strong>di</strong>ti, in assenza <strong>di</strong> surrogati interni,<br />

provocando unicamente una contrazione dei consumi e un incremento del<br />

contrabbando. E, soprattutto, l'aumento del dazio d'esportazione <strong>delle</strong><br />

materie prime non solo non aveva agito da stimolo alle manifatture, ma<br />

aveva accresciuto il rischio <strong>di</strong> monopoli commerciali ed era tornato a<br />

danno dell'agricoltura.<br />

Tutto sommato comunque ora si poteva ritenere che, «combinate le<br />

une colle altre variazioni, dopo la convulsione sofferta, le cose si siano<br />

rimesse nel loro sistema, senza che abbiano a risentirne ulterior pregiu<strong>di</strong>­<br />

zio», coll'unica <strong>di</strong>fferenza che il popolo si era adusato alle «manifatture<br />

grossolane del paese», mentre i red<strong>di</strong>ti della daziaria erano rimasti invaria­<br />

ti. Ciò che Saint Laurent paventava maggiormente a questo punto era<br />

proprio una nuova «convulsione», quand'era invece opportuno mantenere<br />

un prudente atteggiamento <strong>di</strong> attesa, per ben valutare gli effetti della ta­<br />

riffa in corso a <strong>Mantova</strong> e la riuscita <strong>di</strong> quella che si andava preparando<br />

per Milano. «La miglior legislazione - affermava - <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />

quella formata dal solo miglior legislatore, a cui la vita umana non basta<br />

per stabilirla tale; ma [...] la vera miglior legislazione è quella, la quale<br />

coll'appoggio <strong>delle</strong> leggi inveterate in una nazione, fondate perciò sopra la<br />

sua indole, i suoi costumi e i rapporti che ha colle altre cose, corrette poi,<br />

amplificate e ridotte sotto un unico Governo, in vista della mutazione<br />

<strong>delle</strong> circostanze, <strong>di</strong>viene l'opera del tempo, e in questa maniera dell'os­<br />

servazione e <strong>delle</strong> ponderate riflessioni sopra tale mutazione» 80 .<br />

Ritroviamo già in queste parole tracce <strong>di</strong> quell'eclettismo che si farà<br />

strada nelle dottrine finanziarie europee sullo scorcio del secolo, il quale<br />

rifiuta le soluzioni tipiche del mercantilismo tra<strong>di</strong>zionale, non però in<br />

nome della fisiocrazia, ugualmente avversata perché ritenuta anch'essa<br />

troppo astrattamente innovatrice, quanto <strong>di</strong> un pragmatismo giuri<strong>di</strong>co<br />

80 Un analogo temporeggiare è stato in precedenza raccomandato dal Magistrato<br />

camerale a proposito della tariffa dei dazi <strong>di</strong> transito (lettera a Firmian del 30 <strong>di</strong>cembre<br />

1771, ivi): «il transito nel <strong>Mantova</strong>no - vi si <strong>di</strong>ce - è presentemente nello stato più<br />

florido», a giu<strong>di</strong>care dalle cifre, che evidenziano rispetto all'anno precedente un incre­<br />

mento «<strong>di</strong> alcune migliaia <strong>di</strong> colli transitati <strong>di</strong> più per questo <strong>Ducato</strong>», per cui non pare<br />

consigliabile intervenire. Per quanto concerne Milano, Saint Laurent si riferisce eviden­<br />

temente alla tariffa elaborata da Verri nel 1773 e mai <strong>di</strong>venuta esecutiva per varie<br />

perplessità che erano insorte (cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 305).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IO: SUCCESSI E RITARDI 261<br />

moderatamente conservatore 81 . In esso la severa critica all'insensatezza dei<br />

sistemi fiscali d'antico regime, che si era tanto accesa sul finire degli anni<br />

Sessanta, appariva già stemperata in una rinnovata fiducia nell'«opera del<br />

tempo», per la quale anzi ogni nuova tariffa poteva risultare «meno buona<br />

e più contraria ai veri interessi della Nazione e <strong>delle</strong> finanze <strong>di</strong> quello che<br />

è una tariffa già in corso» 82 . Un eclettismo, d'altra parte, per cui l'insegna­<br />

mento fisiocratico non era passato invano, a giu<strong>di</strong>care dai richiami che<br />

anche nelle affermazioni <strong>di</strong> Saint Laurent ritroviamo alla centralità <strong>delle</strong><br />

attività agricole e alla necessità <strong>di</strong> salvaguardare il potere d'acquisto dei<br />

sud<strong>di</strong>ti, mantenendo leggera la mano del fisco sui consumi.<br />

Queste ultime preoccupazioni erano da tempo al centro dell'attenzio­<br />

ne <strong>di</strong> Kaunitz, il quale non con<strong>di</strong>videva per altri versi la linea conservatrice<br />

<strong>di</strong> Saint Laurent ed era invece sensibile alle reiterate proteste che da<br />

<strong>Mantova</strong> innalzavano le due Università dei mercanti contro le misure pro-<br />

tezionistiche 83 . «Io sono stato sempre del parere - scriveva nel 1783 - <strong>di</strong><br />

far cessare il [...] dazio d'ad<strong>di</strong>zione sulla maggior parte degli articoli,<br />

perché si risolveva in un carico, non compensato dal buon successo che<br />

si sperava, nel promuovere le manifatture o <strong>di</strong> far nascere nuovi rami<br />

d'industria commerciale» 84 . Ma l'abolizione era stata poi sempre riman­<br />

data per «la fermezza [...] colla quale il Magistrato camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

ha sostenuto essere utile la detta ad<strong>di</strong>zione ed i riguar<strong>di</strong> avuti dal Governo<br />

a quel <strong>di</strong>castero». Come si vede, le posizioni sulla questione erano molto<br />

varie: anche in Magistrato c'era evidentemente chi, forse Montani, andan­<br />

do oltre la semplice cautela <strong>di</strong> Saint Laurent intendeva <strong>di</strong>fendere le scelte<br />

protezionistiche. <strong>Il</strong> governo milanese manteneva dal canto suo una con­<br />

dotta ambigua: appoggiava il Magistrato, temporeggiando, ma rilevava<br />

pure il danno arrecato dalle «ad<strong>di</strong>zioni», auspicando per <strong>Mantova</strong> uno<br />

sviluppo come centro <strong>di</strong> commercio transnazionale 85 .<br />

81 Cfr. ancora G. Ricca Salerno, Storia <strong>delle</strong> dottrine finanziarie, pp. 264-5.<br />

82 Lettera del 28 agosto 1775 (in ASMi, Finanza p.a., b. 1125), in risposta a una<br />

sollecitazione del governo affinchè fossero trasmesse tutte le carte relative al progetto<br />

della nuova tariffa (vd. lettera <strong>di</strong> Della Silva al Magistrato, 12 agosto 1775, risposta <strong>di</strong><br />

Montani, 17 agosto, nuova richiesta, non firmata ma <strong>di</strong> Cristiani a Saint Laurent, 22<br />

agosto; tutto ivi).<br />

83 Su tali lamentele, lettere <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian del 5 e 12 febbraio 1778, in<br />

HkaW, Akten, R. 104. L'«ad<strong>di</strong>zione» al dazio d'importazione sui generi protetti, im­<br />

posta nel 1771, variava fra il 6, il 10 e il 15%.<br />

84 Lettera a Wilczek del 16 luglio 1783, ivi.<br />

85 Nota <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando del 15 maggio 1783, ivi. Un'ancor più variegata gamma <strong>di</strong><br />

opinioni, fra gli estremi <strong>di</strong> liberismo e protezionismo, aveva del resto paralizzato anche


262 CAPITOLO QUINTO<br />

Nessuno, comunque, era ormai più favorevole a una revisione della<br />

tariffa nei termini in cui essa era stata concepita nel 1770. «<strong>Il</strong> governo -<br />

chiariva ancora Kaunitz nel 1783 - con ragione riguardava negli anni<br />

scorsi come <strong>di</strong>fettosa qualunque riforma, i <strong>di</strong> cui calcoli non fossero ap­<br />

poggiati al risultato del bilancio d'importazione e d'esportazione. Io sono<br />

dello stesso parere, ed invece <strong>di</strong> sollecitare la riforma della tariffa daziaria<br />

per <strong>Mantova</strong>, ho più volte da un anno in qua raccomandato la formazione<br />

del bilancio del commercio, da eseguirsi in tutto come quello <strong>di</strong> Milano,<br />

sotto la <strong>di</strong>rczione dell'ispettore Scorza» 86 . In attesa che a questa operazio­<br />

ne si desse finalmente mano, il che, purtroppo vien da <strong>di</strong>re, non avvenne,<br />

il cancelliere decise <strong>di</strong> procedere intanto all'abolizione <strong>delle</strong> ad<strong>di</strong>zioni, in<br />

via d'esperimento, senza coinvolgere il sovrano (che probabilmente non<br />

sarebbe stato d'accordo, data la sua adesione al mercantilismo) 87 . Quanto<br />

alla tariffa, allorché al termine del 1784 il Magistrato camerale manifestò<br />

l'intenzione <strong>di</strong> darle finalmente «l'ultima mano», fu chiaro che quella<br />

necessità era ormai tramontata, giacché si era in vista dell'aggregazione del<br />

<strong>Mantova</strong>no al Milanese, per cui sarebbe occorso piuttosto mettere a punto<br />

una legge comune a tutta la Lombar<strong>di</strong>a austriaca 88 .<br />

Così nel <strong>di</strong>cembre 1785 fu estesa al <strong>Mantova</strong>no la normativa del<br />

<strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Milano, in attesa che, esattamente un anno dopo, potesse en­<br />

trare in vigore la nuova tariffa preparata dalla Camera dei conti per tutta<br />

la Lombar<strong>di</strong>a, sul modello dello Zoll-patent promulgato da Giuseppe II<br />

nelle province austro-boeme 89 . In base a essa furono abolite nel <strong>Mantova</strong>­<br />

no Tavola grossa, traversie, tratte e transiti <strong>di</strong> grani e sete, sostituiti da un<br />

unico dazio a tariffa uniforme; vennero abbattute le barriere interne alla<br />

Lombar<strong>di</strong>a, mentre furono conservati i dazi d'introduzione in città su<br />

a Milano la riforma daziaria, malgrado fossero stati formulati ben due progetti, uno da<br />

Pietro Verri nel 1773 e l'altro da Baldassarre Scorza nel 1784 (cfr. C. Capra, La Lom­<br />

bar<strong>di</strong>a austriaca, p. 305 sgg.).<br />

86 Kaunitz a Wilczek, 14 luglio 1783, in ASMi, Finanza p.a., b. 1125. Di Baldas­<br />

sarre Scorza, ex-segretario <strong>delle</strong> ferme Greppi, passato nel 1771 alla Camera dei Conti<br />

e incaricato <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere il bilancio del commercio dello Stato <strong>di</strong> Milano per il 1778, vd.<br />

i Discorsi ine<strong>di</strong>ti sui bilanci commerciali dello Stato <strong>di</strong> Milano del 1769 e del 1778 e sui<br />

porti <strong>di</strong> Trieste e <strong>di</strong> Nizza.<br />

87 Cfr. l'avviso a stampa pubblicato a <strong>Mantova</strong> il 19 febbraio 1784, in HkaW,<br />

Akten, R. 104.<br />

88 Kaunitz a Firmian, 6 <strong>di</strong>cembre 1784, in HHSaW, LK, F. 195.<br />

89 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 306. Una copia del <strong>di</strong>spaccio 24 <strong>di</strong>cembre<br />

1785 e del Regolamento e tariffa per li dazi detta mercanzia nella Lombar<strong>di</strong>a austriaca del<br />

9 <strong>di</strong>cembre 1786, quest'ultima contenente anche in<strong>di</strong>cazioni specifiche per il <strong>Mantova</strong>­<br />

no, si trova in ASMi, Finanza p.a., b. 1126.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 263<br />

alcuni generi; scomparve l'obbligo <strong>di</strong> notificazione <strong>delle</strong> derrate soggette<br />

a mandato d'esportazione; il prelievo sull'entrata o l'uscita <strong>delle</strong> merci dai<br />

confini <strong>di</strong> Stato fu graduato, con criteri protezionistici nei confronti <strong>delle</strong><br />

manifatture interne, dall'I al 25% del valore. Un ulteriore innalzamento<br />

dei dazi d'entrata fu fissato nel 1788 per sostenere alcuni manufatti in lana<br />

e seta <strong>di</strong> buona produzione nazionale, misura della quale è <strong>di</strong>fficile crede­<br />

re che si sia avvantaggiata l'industria mantovana del settore 90 .<br />

Si trattò in sostanza <strong>di</strong> una razionalizzazione e semplificazione del<br />

sistema daziario, che rimaneva però aderente a criteri prevalentemente<br />

mercantilistici. Maggiore riguardo alle tesi liberiste aveva invece mostra­<br />

to qualche tempo prima il nuovo Regolamento per il commercio de' gra­<br />

ni della Lombar<strong>di</strong>a austriaca, con il quale, allo scopo <strong>di</strong> incoraggiare<br />

quanto più possibile lo sviluppo dell'agricoltura, si era stabilito «non so­<br />

lamente che nell'interno della Lombar<strong>di</strong>a austriaca la circolazione de'<br />

grani d'ogni sorte rimanesse esente da qualunque vincolo, ma <strong>di</strong> più<br />

che ne restasse libera a chiunque l'esportazione fuori Stato, me<strong>di</strong>ante il<br />

pagamento <strong>di</strong> un moderato dazio alle ricettorie del confine nell'atto del­<br />

l'estrazione, fintantocché, saliti li prezzi de' grani a un certo grado, con­<br />

venisse <strong>di</strong> porre all'esportazione de' medesimi il limite richiesto dalla<br />

necessità <strong>di</strong> assicurare la sussistenza dei nazionali» 91 . Se la tariffa dazia­<br />

ria, con le sue alte barriere protezionistiche ai confini e la sua libera cir­<br />

colazione interna, dovette risultare penalizzante per uno stato del tutto<br />

agricolo com'era il <strong>Mantova</strong>no, le cui stentate manifatture non potevano<br />

competere con quelle che si andavano sviluppando in altre province<br />

lombarde, il regolamento sui grani portò presumibilmente vantaggi mag­<br />

giori, se si tiene conto dell'insofferenza che i possessori avevano manife­<br />

stato ancora all'inizio degli anni Ottanta per i vincoli annonari e <strong>delle</strong><br />

loro reiterate richieste <strong>di</strong> una maggiore libertà d'esportazione 92 .<br />

90 E<strong>di</strong>tto 18 ottobre 1788, ivi.<br />

91 Regolamento 4 aprile 1786, <strong>di</strong> cui una copia ivi. Cfr. A Grab, La politica del<br />

pane, p. 172 sgg., dove sono messi in luce anche i limiti <strong>di</strong> questa riforma.<br />

92 Cfr. la lunga relazione sul <strong>Mantova</strong>no del residente Veneto Soderini, 4 giugno<br />

1783 (ASVe, SS, filza 227), e le sue lettere del 21 maggio (ivi) e del 15 ottobre 1783<br />

(ivi, filza 228); in altra del 15 giugno 1785 (ivi, filza 230) viene sottolineato lo scontro<br />

in atto fra i possessori e la Congregazione civica da un lato e il Magistrato camerale<br />

dall'altro, con Saint Laurent in testa, ritenuto responsabile «per la tortura alla quale<br />

furono tenute le biade, impedendone le estrazioni, con grande per<strong>di</strong>ta nazionale» nel<br />

1782 e '83. Sui vantaggi derivati dal nuovo Regolamento, lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek<br />

del 30 settembre 1786, in cui si legge che, secondo le rilevazioni dell'Intendenza <strong>di</strong>


264 CAPITOLO QUINTO<br />

La verifica <strong>delle</strong> esenzioni daziarie - per passare alla seconda questio­<br />

ne <strong>di</strong> cui ci si dovette occupare negli anni Settanta per la riforma del<br />

sistema <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette - era scaturita anch'essa dalla decisione <strong>di</strong><br />

unificare sotto lo stesso regime amministrativo e tributario le due zone del<br />

<strong>Mantova</strong>no, dal momento che le comunità del <strong>Mantova</strong>no nuovo erano<br />

state fino ad allora esenti dalla maggior parte dei dazi vigenti nel Vecchio.<br />

Al <strong>di</strong> là dei motivi contingenti, quella era stata però innanzitutto l'occasio­<br />

ne per rimettere in <strong>di</strong>scussione lo statuto giuri<strong>di</strong>co <strong>delle</strong> esenzioni nel<br />

quadro <strong>di</strong> una più matura concezione del <strong>di</strong>ritto pubblico. A premessa del<br />

ragionamento veniva ora <strong>di</strong>chiarato che «l'obbligo <strong>di</strong> ciaschedun in<strong>di</strong>vi­<br />

duo, o corpo in<strong>di</strong> composto, a concorrere ai pubblici pesi in ragione <strong>delle</strong><br />

proprie forze e dell'urgenza dello Stato, è fondato nel primo contratto<br />

sociale», e che «cessando questo vincolo negli in<strong>di</strong>vidui, cessa anche nel<br />

corpo l'obbligo della loro <strong>di</strong>fesa e reciproci vantaggi, così cesserebbe la<br />

società istessa». Essendo pertanto tale obbligo «originario e universale,<br />

ogni eccezione dovrà provarsi legalmente». Nemmeno la legittimità del<br />

titolo poteva essere oltretutto sufficiente ad assicurare carattere perpetuo<br />

alle esenzioni, che il sovrano conservava sempre il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> riscattarle in<br />

cambio <strong>di</strong> un equo compenso 93 .<br />

Ma la novità maggiore era che questo <strong>di</strong>scorso si applicava tanto alle<br />

esenzioni laiche, quanto, almeno in linea teorica, alle ecclesiastiche. «In<br />

oggi - si affermava -, che apertamente si vede, che lo Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

non può assolutamente reggere e tollerare perpetuamente un carico sì<br />

grave e sproporzionato [...], che perciò si rifonde il sistema generale <strong>delle</strong><br />

finanze, si trasmutano le esenzioni anche onerose de' particolari, si rilascia<br />

dallo stesso Erario una parte de' suoi <strong>di</strong>ritti, e che gli ecclesiastici profit­<br />

teranno del sollievo generale della Nazione e de' vantaggi accordati al<br />

commercio e all'agricoltura, si potrà, anzi, secondo le occorrenze de' tem­<br />

pi, si dovrà un giorno rimontare in petitorio all'origine <strong>delle</strong> esenzioni<br />

ecclesiastiche, le quali non esistono nelle altre parti della Monarchia».<br />

Questo privilegio, giustificato dall'originaria povertà della Chiesa, non<br />

aveva mai cancellato infatti «l'obbligo però intrinseco e non <strong>di</strong>spensabile,<br />

perché fondato nella natura istessa <strong>delle</strong> cose, <strong>di</strong> concórrere al tributo,<br />

finanza, a <strong>Mantova</strong> «prospera [...] il commercio <strong>delle</strong> granaglie in vantaggio dei posses­<br />

sori e della agricoltura nazionale», come «favorevole risultanza della libertà conseguen­<br />

te al nuovo sistema annonario», mentre dal resto <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a non si sono ancora avuti<br />

riscontri altrettanto positivi (HHSaW, LK, F. 184).<br />

93 lustrazioni per li regi rappresentanti, in ASMi, Finanza p.a., b. 1125, da cui<br />

anche la lunga citazione seguente.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 265<br />

subito che il corpo fosse sufficientemente provvisto», dal momento che<br />

esso beneficiava <strong>di</strong> tutti i vantaggi del contratto sociale 94 .<br />

Inse<strong>di</strong>atasi all'inizio del 1770 sotto la presidenza <strong>di</strong> Waters, la giunta<br />

per la verifica dei titoli lavorò intensamente per istruire le pratiche relative<br />

ai ricorsi presentati da 18 comunità del <strong>Mantova</strong>no nuovo, da qualche<br />

comunità del <strong>Mantova</strong>no vecchio e da parecchi privati 95 . L'attività rallentò<br />

però drasticamente allorché, terminata la fase preparatoria nel luglio 1771,<br />

si dovette passare all'esame <strong>delle</strong> cause e al voto 96 . Dieci anni dopo, quan­<br />

do un <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> Giuseppe II abolì in<strong>di</strong>stintamente tutte le esenzioni<br />

daziarie nella Lombar<strong>di</strong>a austriaca, salvo il compenso per le «onerose», a<br />

<strong>Mantova</strong> restavano ancora in sospeso parecchie cause, poiché in giunta si<br />

verificavano spesso <strong>di</strong>vergenze insanabili nei giu<strong>di</strong>zi e il governo non in­<br />

terveniva 97 . Dal momento che la giunta e il plenipotenziario, <strong>di</strong> comune<br />

accordo, avevano escluso fin dal 1771 la possibilità <strong>di</strong> esigere il tributo<br />

anche dagli esenti, pur riconoscendo loro il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ottenere il rimborso<br />

nel caso in cui i loro titoli fossero stati giu<strong>di</strong>cati vali<strong>di</strong>, è quantomeno<br />

verosimile che vi fossero pressioni affinchè la conclusione dei lavori fosse<br />

<strong>di</strong>lazionata il più possibile 98 . E non a caso, forse, le operazioni ripartirono<br />

spe<strong>di</strong>te proprio in seguito al <strong>di</strong>spaccio <strong>di</strong> Giuseppe II, che, ponendo fine<br />

imme<strong>di</strong>ata al go<strong>di</strong>mento <strong>delle</strong> esenzioni in tutti i casi, rese perciò stesso<br />

controproducente qualsiasi ulteriore temporeggiamento.<br />

A quel punto la <strong>di</strong>scussione conclusiva sui ricorsi <strong>delle</strong> comunità, pas­<br />

sata a una commissione governativa, venne rapidamente a termine nell'au­<br />

tunno 1783 con tre soli casi giu<strong>di</strong>cati meritevoli <strong>di</strong> rimborso. E nemmeno<br />

questi si salvarono dal destino della maggioranza: nel suo rapporto al sovra­<br />

no il Dipartimento d'Italia, fatta propria la linea più intransigente della<br />

giunta mantovana, che aveva ritenuto insussistenti tutte le richieste, propo-<br />

9-1 Sulle esenzioni del clero mantovano, cfr. M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della pro­<br />

prietà terriera, p. 80.<br />

95 Cfr. la relazione del 14 luglio 1771, in HkaW, Akten, R. 96. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio d'isti­<br />

tuzione della Giunta, del 4 <strong>di</strong>cembre 1769, sta in ASMi, DR, b. 242 bis. Suoi compo­<br />

nenti furono inizialmente Cristiani, Saint Laurent e Amizzoni. Al principio del 1771 al<br />

primo, trasferito, e al terzo, gravemente ammalato, subentrarono Placido Velluti e il<br />

consigliere Forti, quest'ultimo rientrato definitivamente a <strong>Mantova</strong> (vd. lettere <strong>di</strong> Fir­<br />

mian a Kaunitz 29 gennaio e 5 febbraio 1771, e risposte 11 e 18 febbraio, in HkaW,<br />

Akten, R. 96).<br />

96 Cfr. lettera <strong>di</strong> Waters a Firmian, 18 giugno 1772 (ivi).<br />

97 Firmian a Kaunitz, 12 febbraio 1782 (ivi).<br />

98 II sospetto che vi fosse qualche nascosto interesse ad andare per le lun­<br />

ghe emerge p. es. dall'esasperato P.S. <strong>di</strong> Kaunitz alla lettera a Firmian del 28 febbraio<br />

1782, ivi.


266 CAPITOLO QUINTO<br />

se al sovrano <strong>di</strong> non concedere compenso alcuno per le esenzioni abolite,<br />

nemmeno nei tre suddetti casi". I principi della «giustizia <strong>di</strong>stributiva, che<br />

fa la base dell'o<strong>di</strong>erno sistema», come recitava poi il rescritto sovrano,<br />

mirando alla perequazione dei pesi e dei vantaggi <strong>di</strong> tutti i sud<strong>di</strong>ti in<strong>di</strong>ffe­<br />

rentemente, non potevano infatti ammettere alcun compenso per la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> privilegi «già antiquati dalle vicende generali <strong>delle</strong> cose» e del tutto<br />

incompatibili con «gli attuali bisogni della pubblica amministrazione» 10°.<br />

Più cauta fu la condotta riguardo alle esenzioni dei privati, per i quali<br />

i tempi si prolungarono ulteriormente 101 . Su un centinaio <strong>di</strong> ricorsi, 54<br />

ottennero infatti il riconoscimento del <strong>di</strong>ritto al rimborso, grazie anche<br />

alla volontà espressa dall'imperatore, per «grazioso riguardo all'interesse<br />

privato», che nei casi in cui vi fossero pareri <strong>di</strong>scordanti si seguisse la linea<br />

più mite 102 . Con la consolazione <strong>di</strong> un compenso in denaro non <strong>di</strong>sprez­<br />

zabile furono dunque liquidati definitivamente entro la fine del decennio<br />

tutti i detentori <strong>di</strong> privilegi fiscali nel <strong>Ducato</strong> 103 .<br />

5.5. L'AMMINISTRAZIONE CAMERALE E FINANZIARIA VERSO LA SPECIALIZZAZIONE<br />

La vastità e la complessità del fronte d'intervento in ambito finanzia­<br />

rio e contribuzionale apertosi in questi anni si tradusse in un notevole<br />

carico <strong>di</strong> lavoro per i membri del Magistrato camerale, la squadra degli<br />

uomini <strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> Vienna cui erano affidate le leve fiscali e i progetti <strong>di</strong><br />

99 Rapporto al sovrano del 16 settembre 1783, sulla base dell'Elenco <strong>delle</strong> cause<br />

spe<strong>di</strong>te dalla Commissione delegata dal R. Governo all'esame <strong>delle</strong> consulte della Giunta<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, risguardanti il compenso preteso dalle comunità del nuovo <strong>Mantova</strong>no per<br />

l'immunità abolite, ivi. Le tre comunità erano Redondesco, Viadana e Mariana.<br />

100 Rescritto 3 ottobre 1783, ivi e anche in ASMn, Magistrato Camerale, b. 162.<br />

101 Elenco <strong>delle</strong> cause spe<strong>di</strong>te dalla Commissione delegata dal R. Governo all'esame<br />

<strong>delle</strong> consulte della Giunta <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, risguardanti il compenso preteso da vari partico­<br />

lari per le immunità abolite, con accompagnatoria <strong>di</strong> Wilczek, 19 ottobre 1784, e elen­<br />

chi aggiuntivi del 1785. Ivi. Fra i ricorrenti si trovano esponenti della maggiore nobiltà<br />

(Gonzaga, Canossa, Cavriani, Valenti, Bevilacqua, Andreasi, Strozzi, Colloredo, Nerli,<br />

Cocastelli, Guerrieri), ma anche non nobili legati al mondo degli uffici o della finanza<br />

(Peyri, abate Lorenzo Cristiani, Zanetti, Marchesi, Marangoni, Tonelli, Greppi &<br />

Mellerio, Cavalli, Pinzi).<br />

102 Rapporto <strong>di</strong> Kaunitz a S. M., 29 <strong>di</strong>cembre 1785, e successivo <strong>di</strong>spaccio; rela­<br />

zione finale <strong>di</strong> Wilczek a Kaunitz, 21 novembre 1785. Sempre ivi.<br />

103 Tabella del 29 <strong>di</strong>cembre 1789, ivi. Per fare un esempio dell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandez­<br />

za dei rimborsi, il conte Colloredo ricevette per la corte della Roversella 63.000 fiorini<br />

(cfr. lettera <strong>di</strong> Wilczek a Cauzzi, 25 aprile 1786, ASMn, Magistrato Camerale, b. 157).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 267<br />

riforma nel <strong>Mantova</strong>no. Dei due elementi <strong>di</strong> punta, Montani, oltre a pre­<br />

siedere il <strong>di</strong>castero e a curare in prima persona alcuni settori, prendeva<br />

parte alla Giunta <strong>di</strong> vicegoverno (fintante che essa esistette) ed era a capo<br />

<strong>di</strong> quella censuaria, mentre Saint Laurent, responsabile in Magistrato<br />

dell'amministrazione <strong>delle</strong> regalie, continuava anche a occuparsi degli af­<br />

fari della Mesola, del Monte <strong>di</strong> pietà e della Colonia agraria. Inoltre il<br />

consigliere Cauzzi, per quanto valido, non riusciva a dare il contributo che<br />

da lui ci si attendeva a causa <strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> salute che gli costavano<br />

frequenti e prolungate assenze. <strong>Il</strong> buon andamento <strong>delle</strong> finanze e l'ottima<br />

prova che stava dando il Magistrato in quel settore non impe<strong>di</strong>rono a<br />

Kaunitz <strong>di</strong> notare che la pressione cui erano sottoposti i suoi membri era<br />

eccessiva e che «col tempo, o per mancanza <strong>di</strong> soggetti dotati <strong>di</strong> eguale<br />

grado <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> zelo, o per debilitazione <strong>delle</strong> forze degli stessi attua­<br />

li», avrebbero potuto ingenerarsi <strong>di</strong>sfunzioni e rallentamenti 104 . Vi era poi<br />

il rischio che i relatori <strong>di</strong> finanza, in particolar modo, fossero «sempre<br />

troppo <strong>di</strong>stratti dai minuti dettagli, a segno <strong>di</strong> non potersi seriamente<br />

applicare ai principali punti <strong>di</strong> riforma», sull'attuazione dei quali Vienna<br />

non aveva avuto per il momento «il coraggio d'insistere».<br />

La soluzione prospettata dal cancelliere fu quella stessa che sarebbe<br />

stata adottata a Milano cinque anni dopo: l'istituzione <strong>di</strong> un'Intendenza <strong>di</strong><br />

finanza cui addossare tutta l'amministrazione <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette, per<br />

scaricare il Magistrato <strong>di</strong> questa pesante attività or<strong>di</strong>naria e lasciargli la<br />

libertà <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi con più agio agli oggetti del censo, del commercio,<br />

dell'annona, <strong>delle</strong> strade e <strong>di</strong>gagne e all'elaborazione dei piani <strong>di</strong> riforma.<br />

E noto che Kaunitz era convinto dell'utilità <strong>di</strong> separare gli aspetti propria­<br />

mente fiscali da quelli «politici», cioè relativi al governo del paese e <strong>delle</strong><br />

sue attività economiche, in quanto riteneva che facilmente i secon<strong>di</strong> potes­<br />

sero finire per esser subor<strong>di</strong>nati ai primi, con il prevalere <strong>di</strong> un'ottica<br />

meramente "budgetaria", sotto il peso della quale le preoccupazioni più<br />

ampie e lungimiranti per la prosperità pubblica per lui tanto rilevanti<br />

sarebbero rimaste soffocate 105 . Ma il governo non con<strong>di</strong>videva quei timori,<br />

giu<strong>di</strong>cando ben impostato il sistema camerale, tanto da potersene ripro­<br />

mettere «non solo la continuazione dello stesso zelo e attività, ma qualche<br />

cosa <strong>di</strong> più ancora per esaminare i punti <strong>di</strong> riforma» 106 . Dopo i successi<br />

conseguiti in campo finanziario non si voleva incorrere nel rischio <strong>di</strong> tur-<br />

104 Kaunitz al governo, 13 febbraio 1775, in ASMi, fmarna p.a., b. 64.<br />

105 Cfr. F. Szabo, Kaunitz and cnligbtened absolutism, p. 83 sgg.<br />

106 Risposta del governo a Kaunitz, 17 giugno 1775, in ASMi, Finanza p.a., b. 64.


268 CAPITOLO QUINTO<br />

bare il buon andamento dell'azienda camerale mantovana, né, forse, <strong>di</strong><br />

irritare i sovrani con costose proposte <strong>di</strong> potenziamento degli organici a<br />

pochi anni dalla riforma del 1771. Così l'assetto rimase inalterato.<br />

<strong>Il</strong> trasferimento <strong>di</strong> Montani alla presidenza della Camera <strong>di</strong> Conti, da<br />

tempo vacante per la morte <strong>di</strong> Luigi Cristiani, riaprì tuttavia la <strong>di</strong>scussione<br />

sulla sistemazione del Magistrato a sette anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza. A quel punto fu<br />

lo stesso arciduca a riproporre quant'era stato in precedenza suggerito da<br />

Kaunitz, spinto dal fatto che un'Intendenza generale <strong>di</strong> finanza era stata<br />

da poco istituita a Milano, <strong>di</strong>rettamente subor<strong>di</strong>nata al governo e posta<br />

sotto la <strong>di</strong>rczione del lorenese Stefano Lottinger, già vice-presidente della<br />

Camera dei Conti 107 . <strong>Il</strong> progetto <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando prevedeva la creazione <strong>di</strong><br />

un ufficio parallelo a <strong>Mantova</strong> e l'inserimento <strong>di</strong> energie fresche nel Ma­<br />

gistrato. <strong>Il</strong> cancelliere si mostrò ovviamente d'accordo sul primo punto,<br />

ma fu più cauto riguardo al secondo.<br />

L'imperatore Giuseppe II infatti, succeduto alla madre alla fine del<br />

novembre 1780, aveva già manifestato l'intenzione <strong>di</strong> perseguire con de­<br />

cisione l'obiettivo dello sfoltimento del personale e degli uffici già in<strong>di</strong>ca­<br />

to negli anni <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato. In ragione <strong>di</strong> questo Kaunitz, cui sarebbe<br />

stato consentito da quel momento un margine <strong>di</strong> manovra molto minore,<br />

doveva considerare sempre più precaria l'autonomia istituzionale del<br />

<strong>Mantova</strong>no, sull'inutilità della quale il sovrano si era ripetutamente<br />

espresso. «J'ose meme avancer - aveva annotato per esempio nel 1772, a<br />

contrappunto <strong>delle</strong> espressioni <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> Kaunitz riguardo al­<br />

l'operato del <strong>di</strong>castero camerale mantovano - qu'il serait encore plus<br />

convenable de n'avoir qu'un Magistrat Cameral et une Chambres des<br />

Comptes, reunis a Milan pour toute la Lombar<strong>di</strong>e et je me flatterois de<br />

pouvoir prouver cette these» 108 . Per render dunque meglio accetta la<br />

proposta <strong>di</strong> istituire l'Intendenza mantovana, o per lo meno per evitare<br />

ulteriori ritar<strong>di</strong>, «se non una maggiore variazione», Kaunitz ritenne in<strong>di</strong>­<br />

spensabile ridurre a tre il numero dei consiglieri del Magistrato, attribu­<br />

endo la presidenza al «degno» Saint Laurent, già vicario, e, all'occorren-<br />

za, trasferendo o mettendo in pensione Giuseppe Cauzzi, il quale, come<br />

107 Lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek, 20 gennaio 1782, ivi. Sull'erezione dell'In­<br />

tendenza generale a Milano, nel <strong>di</strong>cembre 1780, C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

p. 293 sgg.<br />

«'8 Nota del 16 marzo 1772 sul rapporto del Dipartimento concernente l'avvio dei<br />

nuovo sistema istituzionale, datato 8 marzo (HHSaW, AKa, K. 35). Nonostante manchi<br />

la firma, il contenuto e lo stile sono attribuibili con sicurezza a Giuseppe II.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 269<br />

si è visto, «poco o nulla ha fin'ora agito in detto Magistrato camerale» U)9 .<br />

La strategia del Dipartimento funzionò e senza indugi il 18 marzo<br />

1783 fu emanato il <strong>di</strong>spaccio con le nuove <strong>di</strong>sposizioni per l'amministra­<br />

zione camerale mantovana 110 . A capo dell'erigenda Intendenza <strong>di</strong> finanza,<br />

«colle stesse facoltà ed istruzioni, datesi a quella <strong>di</strong> Milano», fu posto<br />

Antonio Gobio 111 , già regio visitatore presso il Magistrato del quale si<br />

riconoscevano l'onestà, l'assiduita e la lunga esperienza <strong>delle</strong> finanze.<br />

Trasferita la <strong>di</strong>rczione del complesso apparato per l'esazione <strong>delle</strong> imposte<br />

in<strong>di</strong>rette e l'esercizio <strong>delle</strong> privative a una sola persona, che ne era respon­<br />

sabile <strong>di</strong>rettamente al governo, ebbe fine, come osserva Capra a proposito<br />

dell'analogo istituto milanese, «la collegialità ere<strong>di</strong>tata dalle antiche magi­<br />

strature, e l'amministrazione finanziaria acquistava una struttura gerarchi­<br />

ca analoga a quella della Camera dei Conti» 112 .<br />

<strong>Il</strong> Magistrato conservò invece l'assetto previsto dal piano 1771, su­<br />

bendo soltanto alcuni ritocchi all'organico. Saint Laurent fu confermato a<br />

capo del <strong>di</strong>castero, sebbene con il rango immutato <strong>di</strong> vicepresidente,<br />

Giambattista Mellerio fu <strong>di</strong>spensato dalla carica, com'egli aveva domanda­<br />

to, e i due seggi <strong>di</strong> consigliere rimasti vacanti furono coperti da Gaetano<br />

Ferrari 113 , segretario <strong>di</strong> governo a Milano, e da Giuseppe Montani 114 ,<br />

109 Lettera <strong>di</strong> Kaunitz al nuovo plenipotenziario Wilczek, del 20 gennaio 1782<br />

tvd. n. 107).<br />

110 In ASMi, Finanza p.a., b. 64.<br />

111 Gobio Antonio - Di famiglia da tempo impegnata ai vertici dell'amministrazio­<br />

ne gonzaghesca, da ultimo nella persona <strong>di</strong> Antonio (avo dell'omonimo in questione e<br />

presidente del Senato a cavallo fra Sei e Settecento), dopo gli stu<strong>di</strong> legali fu alunno presso<br />

il Magistrato camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, quin<strong>di</strong> visitatore generale <strong>delle</strong> finanze alla morte <strong>di</strong><br />

Avigni, dal 21 agosto 1777 (HkaW, Akten, R. 83). Esercitò la carica <strong>di</strong> intendente <strong>di</strong><br />

finanza dal 1783 al 1801, e, riassunto in servizio, dal 1814 al 1816, dopo<strong>di</strong>ché passò a<br />

Milano, come <strong>di</strong>rettore della dogana e consigliere <strong>di</strong> governo (cfr. I. Gobio, Memorie<br />

della famiglia Gobio, pp. 19-22, e M. Vaini, La società censitaria, p. 102, che sottolinea i<br />

legami matrimoniali della famiglia, <strong>di</strong> piccola nobiltà, con il notabilato borghese).<br />

112 C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 294.<br />

in perrari Gaetano - Non sono note le origini <strong>di</strong> questo funzionario. Un Giusep­<br />

pe Ferrari era stato influente segretario <strong>di</strong> Waters negli anni Sessanta (C. M. Mellerio<br />

a Greppi, 24 febbraio 1765, in ASMi, Greppi, b. 33), quin<strong>di</strong> segretario presso il Ma­<br />

gistrato nel decennio seguente (fu nominato primo segretario il 7 novembre 1777, come<br />

testimonia la patente in HkaW, Akten, R. 83). Gaetano, del quale Giuseppe era pro­<br />

babilmente parente, aveva invece iniziato la carriera come segretario della Ferma mista<br />

nel 1770 (cfr. l'allegato n. 3 al bilancio della ferma del 1770, in ASDMi, Archivio<br />

Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma generale, bilanci e conti»). Consigliere in Magistrato dal<br />

1783 (nomina datata 18 marzo, in ASMi, UTR p.a., b. 792), con la soppressione del<br />

<strong>di</strong>castero sarà trasferito al Consiglio <strong>di</strong> giustizia. Muore nell'agosto 1786. Cfr. il verbale<br />

della sessione governativa del 10 agosto 1786 (ASMi, UG p.a., b. 152).<br />

114 Montani Giuseppe - Nato a Vienna dal barone Domenico e dalla figlia <strong>di</strong> un


270 CAPITOLO QUINTO<br />

figlio dell'ex-presidente del Magistrato e già intendente <strong>di</strong> finanza a Cre-<br />

mona, che avrebbe ora svolto le mansioni precedentemente attribuite al<br />

regio visitatore. Colloredo e Cauzzi, quest'ultimo nonostante l'insod<strong>di</strong>sfa­<br />

zione <strong>di</strong> Kaunitz, rimanevano al loro posto.<br />

Se la nomina <strong>di</strong> Montani appare giustificata, similmente a quella <strong>di</strong><br />

Gobio, dall'esperienza ch'egli aveva acquisito presso l'Intendenza <strong>di</strong> Cre-<br />

mona e ch'era creduta utile per la realizzazione <strong>di</strong> «una maggiore unifor­<br />

mità del sistema <strong>di</strong> finanza mantovana con la milanese», oltre che, natu­<br />

ralmente, dall'alta posizione del padre, la scelta <strong>di</strong> Ferrari si spiega con<br />

maggiore <strong>di</strong>fficoltà. Certo è che questo personaggio godeva della protezio­<br />

ne dell'arciduca e che anche Kaunitz si era impegnato a rendergli «la<br />

meritata giustizia presso Sua Maestà» 115 . Più arduo ancora è chiarire il<br />

motivo per cui Saint Laurent non abbia meritato la presidenza del <strong>di</strong>ca­<br />

stero, dal momento che da tempo ormai lo guidava con piena fiducia dei<br />

suoi superiori 116 . Da quanto possiamo desumere dai documenti, si trattò<br />

<strong>di</strong> uno stratagemma suggerito dall'arciduca Fer<strong>di</strong>nando per far sì che il<br />

lorenese potesse continuare a occuparsi in prima persona degli affari <strong>di</strong><br />

finanza 117 . Non è da escludere però che qualche perplessità sull'opportu-<br />

generale spagnolo, stu<strong>di</strong>ò con profitto al Collegio teresiano, terminando gli stu<strong>di</strong> nel<br />

1770. Kaunitz volle impiegarlo subito, ritenendo che, «me<strong>di</strong>ante la non interrotta col­<br />

tivazione de' talenti [...], si potrebbe in poco tempo formarne un soggetto <strong>di</strong> singolare<br />

abilità per il regio servizio» (rapporto a Maria Teresa, 28 agosto 1770, insieme all'intero<br />

fascicolo in HkaW, Akten, R. 83), e lo inserì nella cancelleria del Dipartimento d'Italia.<br />

Due anni più tar<strong>di</strong> il padre ottenne, tramite Sperges, che il figlio fosse trasferito a<br />

<strong>Mantova</strong>, per mettere a tacere le voci sollevate dal matrimonio del giovane con una<br />

nobile della capitale ch'egli aveva compromessa (rapporto a S. M. 18 giugno 1772 e<br />

<strong>di</strong>spaccio 22 giugno, ivi; i retroscena scabrosi sono riferiti nel fascicolo Domenico<br />

Montani, 1772, in HHSaW, MK, F. 27). Dopo esser stato alunno presso il Magistrato<br />

camerale, nel settembre 1773 fu promosso a un posto stabile nell'Intendenza <strong>di</strong> finanza<br />

<strong>di</strong> Pavia (rapporto a S. M. 19 settembre e <strong>di</strong>spaccio 27 settembre 1773, in HkaW,<br />

Akten, R. 83), quin<strong>di</strong> a capo <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Cremona. Consigliere camerale dal 1783,<br />

passò a Milano due anni dopo come ispettore generale presso l'Intendenza generale <strong>di</strong><br />

finanza (<strong>di</strong>spaccio 18 marzo 1783, in ASMi, UTR p.a., b. 792, e altro 26 luglio 1785,<br />

in ASMi, Censo p.a., b. 1464).<br />

115 Kaunitz a Ferrari, 21 aprile 1783, in HHSaW, MK, F. 23. Inoltre, sull'inter­<br />

vento <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando, lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek, 20 gennaio 1782 (vd. n. 107). Per<br />

la citazione su Montani, <strong>di</strong>spaccio 18 marzo 1783 (vd. n. precedente).<br />

116 Da un <strong>di</strong>spaccio del residente Sederini (9 ottobre 1782, in ASVe, SS, filza<br />

227), si apprende che Saint Laurent fu ad<strong>di</strong>rittura in<strong>di</strong>cato da Wilczek, <strong>di</strong>venuto ple­<br />

nipotenziario, come miglior can<strong>di</strong>dato alla carica <strong>di</strong> consultore <strong>di</strong> governo rimasta<br />

vacante, mentre l'arciduca sosteneva Stefano Lottinger.<br />

117 Lettera <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando, 2 <strong>di</strong>cembre 1783, e <strong>di</strong> Kaunitz, 18 <strong>di</strong>cembre, all'impe­<br />

ratore, in HkaW, Akten, R. 83.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 271<br />

nità della promozione avessero destato i clamori levatisi a <strong>Mantova</strong> contro<br />

il funzionario riguardo alle tratte dei grani, proprio fra il 1782 e il 1783 118 .<br />

Quale che fosse il motivo, Saint Laurent non avrebbe potuto gioire a lungo<br />

<strong>di</strong> un eventuale titolo <strong>di</strong> presidente, giacché poco tempo dopo, il 7 ottobre<br />

1783, la morte improvvisamente lo colse, con gran <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> superiori,<br />

colleghi, subor<strong>di</strong>nati, e fors'anche <strong>di</strong> molti mantovani, «presso i quali -<br />

osservava sinceramente Wilczek - ne sarà sempre cara la memoria» 119 .<br />

«Dopo questo avvenimento - scriveva Kaunitz al plenipotenziario<br />

all'indomani - io non so se convenga conservare il corpo <strong>di</strong> detto Magi­<br />

strato come <strong>di</strong>castero camerale, potendo il nuovo intendente della finanza<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> venir subor<strong>di</strong>nato all'Intendenza generale in Milano, egual­<br />

mente come lo sono quelli <strong>delle</strong> altre province» 120 . Con queste parole il<br />

cancelliere manifestava l'intenzione <strong>di</strong> abbandonare le vecchie convinzioni<br />

e <strong>di</strong> prevenire ormai, anziché limitarsi ad attendere, la volontà <strong>di</strong> unifica­<br />

zione e centralizzazione sempre viva nell'imperatore. Volontà ch'era stata<br />

espressa in passato, come ho ricordato, proprio riguardo all'amministra­<br />

zione camerale dei domini lombar<strong>di</strong>, in cui tanti apparivano gli istituti<br />

superflui, in primo luogo i doppioni che sopravvivevano nel <strong>Mantova</strong>no<br />

con il beneplacito del Dipartimento d'Italia, sempre stato contrario a<br />

un'aggregazione pura e semplice al Milanese dell'antico <strong>Ducato</strong> gonzaghe-<br />

sco. Com'era preve<strong>di</strong>bile, invece, tanto Wilczek, quanto Fer<strong>di</strong>nando riten­<br />

nero «<strong>di</strong> precisa necessità» la conservazione del Magistrato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, a<br />

motivo <strong>delle</strong> <strong>di</strong>fficoltà, non meglio specificate, che una subor<strong>di</strong>nazione<br />

dell'Intendenza locale a quella generale avrebbe comportato 121 . L'arcidu­<br />

ca, attenendosi all'in<strong>di</strong>cazione del cancelliere <strong>di</strong> non accrescere almeno<br />

l'organico del <strong>di</strong>castero, scelse il futuro presidente al suo interno in<strong>di</strong>can­<br />

do il nome del consigliere più anziano, il conte Carlo Ottavio Colloredo,<br />

«che da molti anni serve in quel tribunale con somma e non interrotta<br />

approvazione e confidenza, tanto del governo che del pubblico stesso» 122 .<br />

<strong>Il</strong> sovrano concesse senza <strong>di</strong>scutere il placet alla proposta così for­<br />

mulata, che <strong>di</strong>venne esecutiva il 30 marzo 1784. Da poco era anche en­<br />

trata in piena attività l'Intendenza <strong>di</strong> finanza, rimasta a lungo paralizzata<br />

per un <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o insorto fra Saint Laurent, estensore del regolamento del<br />

118 Vd. sopra, pj 263, n. 92.<br />

119 Lettera a Kaunitz dell'I 1 ottobre 1783, in HkaW, Akten, R. 83.<br />

120 Lettera del 27 ottobre 1783, ivi.<br />

121 Wilczek a Kaunitz, 2 <strong>di</strong>cembre 1783, ivi.<br />

122 Fer<strong>di</strong>nando al sovrano, 2 <strong>di</strong>cembre 1783, ivi. Non riuscendo a comporre una<br />

terna per mancanza <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati adatti, Fer<strong>di</strong>nando si limitò a segnalare in seconda<br />

istanza il nome <strong>di</strong> Placido Velluti, dal 1781 consigliere <strong>di</strong> giustizia a <strong>Mantova</strong>.


272 CAPITOLO QUINTO<br />

nuovo ufficio e <strong>di</strong> quello del Magistrato riformato con il consiglio <strong>di</strong><br />

Lottinger, e il neo-consigliere Ferrari, sul modo <strong>di</strong> interpretare i rapporti<br />

fra i due organismi, fino a che l'arciduca ne venne a capo ribadendo la<br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong>pendenza dell'Intendenza dal governo 123 . Ma ormai si profilava­<br />

no altri e ben più ra<strong>di</strong>cali mutamenti, il pensiero dei quali aveva forse<br />

indotto Giuseppe II, allora in Lombar<strong>di</strong>a, a non opporsi alle ultime pro­<br />

poste del Dipartimento e a riconfermare l'autonomia mantovana contro<br />

le proprie convinzioni, per non sollevare <strong>di</strong>scussioni alla vigilia del mo­<br />

mento in cui si accingeva a rivoluzionare dall'alto tutto l'assetto istituzio­<br />

nale lombardo. E uno dei primi passi in tal senso, come meglio vedremo<br />

alla fine del presente lavoro, dopo aver esaminato le vicende del censi-<br />

mento, fu proprio la decisione, resa ufficiale all'indomani della sentenza<br />

del nuovo censo, <strong>di</strong> omologare integralmente il <strong>Mantova</strong>no alle altre pro­<br />

vince della Lombar<strong>di</strong>a austriaca, sottoponendolo al controllo <strong>di</strong>retto dei<br />

<strong>di</strong>casteri centrali.<br />

5.6. LE OPERAZIONI CENSUARIE<br />

II nuovo catasto particellare per il <strong>Mantova</strong>no era stato deciso, come<br />

si è visto, nel corso <strong>delle</strong> consultazioni avvenute a Vienna durante l'estate<br />

1771. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio, inviato riservatamente all'arciduca, or<strong>di</strong>nava però <strong>di</strong><br />

procedere per il momento al censimento dei soli territori <strong>di</strong> Bozzolo e<br />

Sabbioneta, privi d'estimo regio, senza rivelare pubblicamente l'intenzione<br />

<strong>di</strong> estendere l'operazione a tutto il <strong>Ducato</strong> 124 . I lavori sarebbero stati <strong>di</strong>­<br />

retti da una giunta censuaria composta da tre membri votanti, fra cui il<br />

presidente, da un avvocato fiscale, da un ingegnere capo e da un segreta­<br />

rio, da scegliersi fra persone già operanti nella regia amministrazione,<br />

naturalmente che fossero forestiere e non possedessero terreni nell'area<br />

interessata.<br />

Prima <strong>di</strong> pensare all'istituzione della Giunta, si preferì tuttavia prov­<br />

vedere ad altre questioni preliminari. I regi rappresentanti avevano a suo<br />

123 Lettera <strong>di</strong> Ferrari a Lottinger dell'8 agosto 1783 e nuova bozza d'istruzioni<br />

allegata; lettera del governo al Magistrato, 6 <strong>di</strong>cembre 1783 (in ASMi, Finanza p.a., b.<br />

64). <strong>Il</strong> regolamento, presentato l'il luglio 1783, fu approvato il 2 agosto (HkaW, Akfen,<br />

R. 83). Per le operazioni censuarie nel <strong>Mantova</strong>no lo stu<strong>di</strong>o più approfon<strong>di</strong>to è la tesi<br />

<strong>di</strong> laurea ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> M.L. Bravin, Ricerche sul censimento mantovano del 1771-178?.<br />

124 Dispaccio 31 ottobre 1771, in ASMi, DR, b. 246. Una ricostruzione <strong>delle</strong><br />

operazioni censuarie è offerta da M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera,<br />

p. 178 sgg.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 273<br />

tempo prodotto un Piano per l'amministrazione forense nel <strong>Mantova</strong>no,<br />

ch'era stato <strong>di</strong>scusso e approvato a Vienna, per effettuare una prima rior­<br />

ganizzazione <strong>delle</strong> comunità del <strong>Ducato</strong> in attesa dell'entrata in vigore del<br />

nuovo censo, essendo stato proprio quest'aspetto della materia censuaria,<br />

molto più che non quello fiscale, a far avvertire la necessità <strong>di</strong> una rifor­<br />

ma 125 . Ancor prima <strong>di</strong> avviare le operazioni catastali, dunque, venivano<br />

fissati i punti principali <strong>di</strong> un nuovo or<strong>di</strong>namento locale, dei quali si par­<br />

lerà nel prossimo paragrafo. Qui basti precisare che, ritenendosi «troppo<br />

importante d'avere un'autentica informazione dell'attuale regolamento<br />

<strong>delle</strong> Comunità per tutto quello che riguarda lo stato, la quantità e eco­<br />

nomia, il metodo vegliante nel riparto del tributo e la pubblica ammini­<br />

strazione» prima <strong>di</strong> metter mano a qualunque riforma, fu deciso <strong>di</strong> sotto­<br />

porre, prima alle reggenze dei <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta e più tar<strong>di</strong><br />

a quelle <strong>di</strong> tutti gli altri, 47 quesiti, stilati «con assai apparenza <strong>di</strong> sempli­<br />

cità, ma non senza artifizio» dall'avvocato fiscale <strong>di</strong> Milano Francesco<br />

Fogliazzi, esperto della materia censuaria 126 . Pur con una certa <strong>di</strong>fficoltà<br />

e lentezza, sarà raccolta in questo modo una notevole mole <strong>di</strong> dati sia,<br />

secondo gli inten<strong>di</strong>menti dell'estensore dei quesiti, sul «soggetto censibi-<br />

le», cioè sulla ren<strong>di</strong>ta agraria, sia suH'«amministrazione economica» <strong>delle</strong><br />

comunità e del loro patrimonio, il cui valore, indubbio nonostante l'oscu­<br />

rità o l'omissione (involontaria o deliberata che fosse) <strong>di</strong> parecchie rispo­<br />

ste, non fu, a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Vivanti, compreso appieno e messo a frutto<br />

neppure dalla Giunta censuaria 127 .<br />

Sempre in via preliminare fu or<strong>di</strong>nata nel 1773 una generale notifica<br />

<strong>di</strong> tutti i beni censibili del <strong>Mantova</strong>no, «per riparare al sensibile pregiu­<br />

<strong>di</strong>zio del Regio Nostro Erario, che risulta dal <strong>di</strong>fettoso catastro de' fon<strong>di</strong>,<br />

posseduti tanto dagli ecclesiastici, che da' laici in quel <strong>Ducato</strong>», con la<br />

125 In ASMi, Censo p.a., b. 1452, con data 31 ottobre 1771.<br />

126 Lettera <strong>di</strong> presentazione del modello dei quesiti al governo, 20 giugno 1772.<br />

Inoltre lettera <strong>di</strong> Firmian a Montani, 27 giugno 1772, da cui è tratta la prima citazione.<br />

Tutto in ASMi, Censo p.a., b. 1452. <strong>Il</strong> modello dei quesiti si trova fra l'altro ivi, b. 1453.<br />

Alle comunità <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta si <strong>di</strong>ramarono i quesiti già nel 1772, mentre per<br />

il resto del <strong>Mantova</strong>no l'or<strong>di</strong>ne è datato 13 giugno 1774 (ivi, b. 1452). I fascicoli con<br />

le risposte si trovano in ASMn, Catasto, bb. 754-60.<br />

127 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 68. L'autore lamenta soprattutto il<br />

fatto che le risposte ai quesiti, molte <strong>delle</strong> quali riguardanti l'attività agricola, non siano<br />

state utilizzate per interventi a favore <strong>di</strong> questa, nemmeno da parte della Colonia agra­<br />

ria, che pure era <strong>di</strong>retta da Saint Laurent. Le interessanti notizie fornite da questo<br />

materiale sui <strong>di</strong>versi criteri cui si informavano le amministrazioni locali saranno in parte<br />

utilizzate in un paragrafo apposito.


274 CAPITOLO QUINTO<br />

possibilità per chi avesse mancato, in occasione della revisione del 1750 i<br />

laici o dell'estimo particolare del 1768 gli ecclesiastici, <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> una<br />

sanatoria 128 . Si mirava così, oltre che a raccogliere tutto il denaro possibi­<br />

le, a impegnare i possessori tramite una denuncia scritta, per poter in<strong>di</strong>­<br />

viduare più agevolmente i reticenti e chiamarli a rispondere nel corso <strong>delle</strong><br />

operazioni censuarie. Gli evasori però non si fecero intimorire e ben pochi<br />

si presentarono a quest'ennesima inchiesta, condotta per le stesse vie del<br />

1750 (chiamando a testimoni i reggenti <strong>delle</strong> comunità e alcuni periti<br />

agrari della zona) e che ebbe un esito piuttosto deludente, accrescendo il<br />

gettito contribuzionale <strong>di</strong> sole 43.000 lire 129 .<br />

Compiuti questi passi, per qualche tempo non si procedette oltre,<br />

nonostante le ripetute sollecitazioni da parte <strong>di</strong> Kaunitz, dapprima com­<br />

prensivo perché consapevole della mole <strong>di</strong> lavoro richiesta dall'esecuzione<br />

della riforma generale del 1771, poi sempre più impaziente 130 . Allorché<br />

finalmente nel maggio 1773 Firmian inizia a pensare alla composizione<br />

della Giunta, Montani gli comunica da <strong>Mantova</strong> che lì si ha «poca cogni­<br />

zione del censimento milanese» e che, poiché non mancheranno le «qui-<br />

stioni», «se quelli che dovranno eseguire le massime e le operazioni cen­<br />

suarie non sono ben pratici con so<strong>di</strong> fondamenti, [...] le cose non anda-<br />

ranno con quella esattezza e sollecitu<strong>di</strong>ne» che si desidera 131 . Ma rispon­<br />

denti a tali requisiti non vengono trovati dal plenipotenziario che gli stessi<br />

vertici dell'amministrazione: Montani, proposto come presidente, Peyri e<br />

Saint Laurent. Dal momento che quest'ultimo non poteva essere <strong>di</strong>stolto<br />

dalle finanze, fu poi confermata la scelta dei soli Montani e Peyri, benché<br />

quest'ultimo possedesse alcuni beni nel <strong>Mantova</strong>no, mentre fu ulterior­<br />

mente <strong>di</strong>fferita la nomina del terzo componente 132 . Per ricoprire il delicato<br />

ufficio <strong>di</strong> avvocato fiscale presso la Giunta, per cui era necessario un<br />

forestiero libero da altri incarichi, non trovandosi fra i funzionari chi fosse<br />

<strong>di</strong>sposto a trasferirsi a <strong>Mantova</strong>, si optò per un avvocato pavese, don<br />

Ippolito Maggi. Questi, del tutto <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> questioni censuarie, sarebbe<br />

stato istruito da Francesco Fogliazzi 133 , avvocato fiscale a Milano, già<br />

128 Dispaccio 21 gennaio 1773, in ASMi, DR, b. 249.<br />

129 Ristretto degli aumenti contribuzionali, in ASMi, Censo p.a., b. 1452, senza<br />

data, ma del 7 novembre 1774.<br />

"° Lettere a Firmian 12 marzo, 3 aprile, 25 maggio 1772, in HHSaW, LK, F. 161;<br />

ancora, 21 <strong>di</strong>cembre 1772 e 24 maggio 1773, ivi, F. 162.<br />

131 Risposta del 16 maggio 1773 a lettera <strong>di</strong> Firmian dell'8 maggio, in ASMi,<br />

Censo p.a., b. 1452.<br />

132 Dispaccio 27 settembre 1773, in ASMi, DR, b. 50.<br />

135 Fogliazzi Francesco - Parmigiano, avvocato fiscale presso il Dipartimento del


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 275<br />

esperto, il quale era destinato a svolgere un ruolo primario per tutta la<br />

durata dei lavori 134 . Soltanto nell'agosto 1774 si provvide a coprire il terzo<br />

posto nella Giunta, conferito per volontà del cancelliere all'aggiunto alla<br />

Delegazione dei conti Antonio Tettamanzi, ma in qualità <strong>di</strong> assessore, cioè<br />

senza <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto 135 . In quell'occasione fu necessario inoltre rimpiazza­<br />

re Peyri, che dopo poche sedute aveva chiesto <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>spensato per<br />

problemi <strong>di</strong> salute e per la propria con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possessore. Gli subentrò<br />

l'avvocato fiscale a <strong>Mantova</strong> Paolo Bassi 136 , milanese e in ragione <strong>di</strong> ciò<br />

ritenuto pratico dei nuovi principi censuari 137 . Un anno dopo anche<br />

Maggi, trasferito presso la Plenipotenza imperiale, fu sostituito dall'avvo­<br />

cato fiscale mantovano Giulio Ghirar<strong>di</strong>ni 138 .<br />

Pareva a questo punto che vi fossero tutti i presupposti necessari a<br />

garantire il buon funzionamento <strong>di</strong> quest'organismo e il successo della<br />

gran<strong>di</strong>osa e delicata impresa a esso affidata: «l'intelligenza della materia,<br />

l'armonia degli in<strong>di</strong>vidui componenti la commissione, la non immischian-<br />

za degli altri <strong>di</strong>casteri, l'attività e subor<strong>di</strong>nazione degli ufficiali e segnata­<br />

mente l'unica e totale <strong>di</strong>pendenza dal Governo centrale della Commissio­<br />

ne stessa» 139 . Ma, a ben vedere, più d'uno erano i <strong>di</strong>fetti che l'organico<br />

della Giunta evidenziava fin dal principio: <strong>di</strong> veri esperti del censo v'era<br />

infatti il solo Fogliazzi, il quale oltretutto negli inten<strong>di</strong>menti iniziali avreb­<br />

be dovuto fungere solo da riferimento esterno, mantenendo la sua sede a<br />

Milano. Montani, sulla cui onestà, fedeltà e competenza nulla si poteva<br />

obiettare, avrebbe dovuto continuare a <strong>di</strong>vidersi fra la Giunta e il Magi-<br />

censo del Magistrato milanese, otterrà la nomina a consigliere nel settembre 1776 con<br />

la morte <strong>di</strong> Cristani <strong>di</strong> Rall. Con la riforma del 1786 sarà consigliere <strong>di</strong> governo,<br />

responsabile del Dipartimento VI (censo, amministrazioni locali, polizia, sanità), e con<br />

quella del 1791 nuovamente consigliere presso il restaurato Magistrato politico-ca­<br />

merale (F. Arese, Le supreme cariche, pp. 574-76; C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

pp. 290, 366).<br />

1M Sull'importanza dell'avvocato fiscale nella Giunta, Kaunitz a Firmian, 16<br />

maggio 1773, in ASMi, Censo p.a., b. 1452.<br />

135 Dispaccio 18 agosto 1774, in ASMi, DR, b. 252.<br />

116 Bassi Paolo - Milanese, nominato avvocato fiscale a <strong>Mantova</strong> con il <strong>di</strong>spaccio<br />

19 ottobre 1771 (in ASMi, UTR p.a., b. 30), sarà nuovamente trasferito a Milano con<br />

decisione del 24 maggio 1779, per occupare una cattedra senatoria. Nel 1786 riceve<br />

infine il titolo <strong>di</strong> consigliere del R. Tribunale d'appello <strong>di</strong> Milano. Cfr. F. Arese, Le<br />

supreme cariche, pp. 261-262.<br />

157 Lettera <strong>di</strong> Firmian all'arciduca, 21 giugno 1774, e altra <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian,<br />

4 luglio 1774. Entrambe in ASMi, Censo p.a., b. 1452.<br />

138 Sul quale vd. p. 238, n. 17.<br />

139 Punti preliminari alle nuove operazioni censuarie, 21 giugno 1774, in ASMi,<br />

Censo p.a., b. 1452.


276 CAPITOLO QUINTO<br />

strato camerale, dovendo presiedere entrambi. Gli altri membri, ancora<br />

relativamente nuovi all'impiego e caricati già d'altre mansioni, non <strong>di</strong>spo­<br />

nevano <strong>di</strong> una preparazione specifica nel settore, avendo Bassi e Ghirar-<br />

<strong>di</strong>ni una formazione eminentemente giuri<strong>di</strong>ca e Tettamanzi un'esperienza<br />

in campo contabile. Gli ultimi due erano inoltre nazionali.<br />

È <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare il motivo per cui, al <strong>di</strong> là degli auspici iniziali,<br />

non si riuscì a pre<strong>di</strong>sporre fin dal principio un apparato capace <strong>di</strong> affron­<br />

tare con decisione e cognizione <strong>di</strong> causa quell'incombenza. Vari fattori<br />

probabilmente intervennero. Certamente, innanzitutto, la <strong>di</strong>fficoltà già ri­<br />

scontrata per gli anni Settanta <strong>di</strong> trovare personale sufficiente e adeguato<br />

ai nuovi e delicati compiti che il riformato sistema amministrativo impo­<br />

neva, <strong>di</strong>fficoltà che si acuiva per <strong>Mantova</strong> a causa della più angusta pre­<br />

parazione dei locali aspiranti all'impiego e della riluttanza che la prospet­<br />

tiva <strong>di</strong> un trasferimento in questa città suscitava in molti milanesi. Ma<br />

forse Vienna sottovalutò lievemente l'opera, resa tranquilla dal precedente<br />

milanese ormai pienamente assimilato e dalla relativa debolezza del fronte<br />

conservatore locale rispetto a quello, molto più organizzato e ricco <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>zioni, della capitale lombarda. Da ciò venne probabilmente anche<br />

l'impostazione più tecnica che si <strong>di</strong>ede al problema e che si tradusse, in<br />

accordo con un'inclinazione manifestatasi contemporaneamente in altri<br />

ambiti, nella scelta <strong>di</strong> un personale <strong>di</strong>rigente più caratterizzato dalla com­<br />

petenza tecnico-burocratica, che da quella politica 14°. Colpisce infine, es­<br />

sendosi in tempi liberi da preoccupazioni finanziarie, la continua attenzio­<br />

ne al contenimento <strong>delle</strong> spese, che già si sapeva sarebbero dovute ricade­<br />

re sull'Erario: qualche maggiore larghezza, soprattutto negli stipen<strong>di</strong>,<br />

avrebbe forse potuto assicurare un corso migliore ai lavori 141 .<br />

Non è casuale, dunque, che questa volta, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quant'era<br />

accaduto a Milano dopo il 1750, sia stato proprio lo staff tecnico più dei<br />

coor<strong>di</strong>natori a <strong>di</strong>stinguersi, grazie alla bravura <strong>di</strong> molti geometri e all'ec­<br />

cellente <strong>di</strong>rczione del giovane ingegnere milanese Antonio Maria Pirova­<br />

no 142 . Questi, condotto a <strong>Mantova</strong> da Fogliazzi come assistente del capo<br />

140 In generale, su questo C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 294.<br />

141 Sull'attribuzione degli oneri relativi alle operazioni censuarie, vd. oltre, p. 301.<br />

142 Pirovano Antonio Maria - Ingegnere collegiate a Milano, impiegato presso la<br />

Giu<strong>di</strong>catura <strong>delle</strong> strade e attivo come libero professionista, era ancora molto giovane<br />

quando giunse a <strong>Mantova</strong> nel 1774 (lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian, 2 febbraio 1775, in<br />

ASMi, Censo p.a., b. 1453), ma allorché l'ingegnere Quarantini, già esperto <strong>di</strong> rileva­<br />

zioni catastali e familiarizzato con il <strong>Mantova</strong>no per aver assistito Beltrame Cristiani<br />

durante le conferenze per la definizione dei confini (Quesiti al Collegio dei periti^ 1


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 277<br />

dei lavori Cesare Quarantini, gli era in breve subentrato per poi seguire le<br />

operazioni censuarie fino alla loro conclusione.<br />

Le rilevazioni iniziarono nei <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta nel­<br />

l'estate 1774, dopo che in una prima seduta della Giunta presieduta dal­<br />

l'arciduca Fer<strong>di</strong>nando furono fissate «le massime <strong>di</strong>rettrici per tutte le<br />

operazioni» e soprattutto per la misurazione dei fon<strong>di</strong> e degli stabili 143 .<br />

Questa prima fase dei lavori, che si concluse nell'autunno 1778 con la<br />

pubblicazione <strong>delle</strong> mappe catastali, si svolse all'insegna <strong>di</strong> un impegno<br />

costante e <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>tezza ch'è da ascrivere a merito <strong>delle</strong> squadre dei<br />

geometri, <strong>di</strong> Pirovano, per l'appunto, e <strong>di</strong> Fogliazzi, sempre <strong>di</strong>viso fra<br />

<strong>Mantova</strong> e Milano. Nessun ostacolo serio aveva d'altronde intralciato il<br />

regolare <strong>di</strong>spiegarsi <strong>delle</strong> operazioni, gradualmente estese da Bozzolo e<br />

Sabbioneta a tutte le altre comunità dello Stato 144 . Si ebbe semmai, oltre<br />

che la consueta lentezza <strong>delle</strong> comunità nel prestarsi alle richieste del<br />

personale regio, un allarme generalizzato da parte dei possessori via via<br />

interessati, che spinse molti a bloccare qualsiasi miglioria <strong>delle</strong> colture per<br />

non accrescere il valore imponibile proprio alla vigilia della stima censua-<br />

ria. Constatando al termine del 1774 che l'agricoltura, nonostante gli in­<br />

centivi, procedeva «con languore e con una certa timidezza che fa supporre<br />

qualche intrinseco ostacolo», Firmian ritenne opportuno smentire «ogni<br />

sinistra impressione» e rassicurare i possessori. Se infatti la red<strong>di</strong>tività del<br />

marzo 1777, ASMi, Censo p.a., b. 1454; lettera <strong>di</strong> Quarantini a Firmian, 19 novembre<br />

1774, ivi, b. 1452), fece temporaneo ritorno a Milano nell'autunno 1774, mostrò <strong>di</strong><br />

cavarsela egregiamente da solo (Kaunitz a Firmian, 2 febbraio 1775, ivi, b. 1453). Per<br />

la prova brillante che <strong>di</strong>ede con il censimento mantovano, fu chiamato nuovamente<br />

dall'amministrazione cisalpina, quando si riprese a occuparsi dei catasti (cfr. C. Vivanti,<br />

Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 67).<br />

143 Sulla prima seduta, del 18 giugno 1774, se ne veda il verbale e il P.S. <strong>di</strong><br />

Kaunitz a una lettera a Firmian del 18 luglio 1774 (ASMi, Censo p.a., b. 1452). I verbali<br />

<strong>delle</strong> sessioni successive si trovano in ASMn, Catasto, bb. 741-48. Per gli aspetti tecnici<br />

dell'operazione si veda C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 72, e Del censo<br />

mantovano. Informazione dell'ingegnere Pirovano A.M., in BAMi, L 105. Lo strumento<br />

principe della misura fu naturalmente la tavoletta pretoriana, già utilizzata nel Milanese<br />

nella prima tornata <strong>delle</strong> operazioni censuarie (1718), sulla quale G. Liva, La formazio­<br />

ne professionale <strong>di</strong> ingegneri e agrimensori in Lombar<strong>di</strong>a dal '500 al primo decennio<br />

dell'800, p. 91, S. Zaninelli, // nuovo censo dello Stato <strong>di</strong> Milano dall'E<strong>di</strong>tto del 1718 al<br />

1733, p. 42 sgg., e G. Suitner Nicolini, La rappresentazione topografica generalizzata<br />

della città, p. 34.<br />

144 Cfr. i verbali <strong>delle</strong> riunioni della Giunta (vd. n. precedente), le relative osser­<br />

vazioni <strong>di</strong> Firmian, in ASMn, Catasto, b. 727, la relazione <strong>di</strong> Quarantini e Pirovano<br />

sulla misura <strong>di</strong> Bozzolo e Sabbioneta, in HHSaW, MC, F. 43, la documentazione varia<br />

in ASMi, Censo p.a., bb. 1452-1455.


278 CAPITOLO QUINTO<br />

fondo sarebbe stata rilevata per quel che era in realtà per non alterare la<br />

veri<strong>di</strong>cità dell'estimo, a chi avesse introdotto ammodernamenti nell'ultimo<br />

seiennio sarebbe stato offerto una tantum un congrue compenso 145 .<br />

Poiché la misura dei terreni era reputata l'operazione più lunga e<br />

faticosa, terminata questa senza intoppi c'era motivo <strong>di</strong> sperare che la<br />

stima della ren<strong>di</strong>ta, per quanto delicata, potesse effettuarsi ancor più spe­<br />

<strong>di</strong>tamente, per cui già si intrawedeva come prossima l'entrata in vigore<br />

del censo. Si verificò invece l'opposto: prevalendo nella misura gli aspetti<br />

tecnici e occupandosene un valido esperto come Pirovano, essa non pre­<br />

sentò <strong>di</strong>fficoltà, mentre la maggiore complessità metodologica, e fors'an-<br />

che i risvolti politici inerenti alla stima, nonché il maggior impegno neces­<br />

sario da parte della Giunta ridussero notevolmente la produttività dei<br />

lavori e allungarono i tempi ben oltre le attese. Già nel 1775 appariva<br />

chiaramente che Montani e Ghirar<strong>di</strong>ni erano troppo assorbiti dagli altri<br />

loro impegni, mentre Tettamanzi risultava «minuto allo scrupolo» e inca­<br />

pace <strong>di</strong> un'ottica globale 146 . La situazione si aggravò ancora con il trasfe­<br />

rimento a Milano <strong>di</strong> Montani e <strong>di</strong> Bassi. La Giunta si trovò allora senza<br />

guida per tre anni, dominata dagli attriti fra Tettamanzi e il nuovo asses­<br />

sore Carlo Piccaluga 147 , <strong>di</strong>venendo «un corpo inerte, incapace <strong>di</strong> moto,<br />

senza spinta ad ogni passo», affetto da «languidezza nell'agire e perpetua<br />

145 Fer<strong>di</strong>nando a Firmian, 27 giugno 1774, Fogliazzi a Firmian, 18 agosto 1774<br />

(ASMi, Censo, b. 1452); Firmian a Montani, 24 <strong>di</strong>cembre 1774 (ASMn, Catasto, b.<br />

727). Furono considerate migliorie degne <strong>di</strong> compenso la messa a coltura <strong>di</strong> terreni<br />

sterili, pascoli e boschi tramite concimazione o irrigazione, la bonifica <strong>di</strong> terreni palu­<br />

dosi, l'introduzione <strong>di</strong> colture costose, p. es. risaie (consulta della Giunta, 12 ottobre<br />

1775, e lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian, 12 agosto 1776, in ASMi, Censo p.a., b. 1454). 22<br />

<strong>di</strong>tte richiesero la visita preventiva e <strong>di</strong> queste 7 furono esau<strong>di</strong>te. I nomi sono quelli <strong>di</strong><br />

Greppi, Mellerio & Pezzoli, Peyri, Ratti, Nonio, D'Arco, Arrivabene (cfr. la tabella<br />

annessa alla relazione Pirovano 7 agosto 1775, ivi, e riportata da C. Vivanti, Le campa­<br />

gne del <strong>Mantova</strong>no, p. 73, n. 78).<br />

146 Lettera non firmata a Firmian, ottobre 1775, citata ivi, p. 68, n. 69.<br />

147 Piccaluga Carlo - Gentiluomo <strong>di</strong> incerta origine (milanese probabilmente) <strong>di</strong><br />

formazione forense, sebbene «non versatissimo nella giurisprudenza», per ben 18 anni<br />

regio delegato a Casalmaggiore e dunque buon conoscitore del censo milanese (lettera<br />

<strong>di</strong> Piccaluga a Firmian, 9 giugno 1782, in ASMi, Censo p.a., b. 1456). Dopo aver<br />

operato nella Giunta censuaria mantovana dal 1779 (verbale della sessione 13 novem­<br />

bre 1779, in ASMi, Censo p.a., b. 1455), nel 1784 sarà nominato vice-intendente <strong>di</strong><br />

finanza a <strong>Mantova</strong> (consulta governativa 28 settembre 1784, ivi, b. 1459) e due anni<br />

dopo intendente politico a Pavia, quin<strong>di</strong> regio delegato per le finanze nella stessa città<br />

nel 1791 (<strong>di</strong>spaccio 30 gennaio 1791, in ASMi, Dispacci reali, b. 267). Tornerà a Man­<br />

tova subito dopo come assessore per il censo presso il nuovo Magistrato camerale<br />

(<strong>di</strong>spaccio 12 marzo 1791, ivi).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 279<br />

irresoluzione» 148 . Com'ebbe a scrivere l'intendente politico D'Arco, «le<br />

questioni interminabili in cui si avvolsero i componenti la Giunta censua-<br />

ria, anziché giovare a illuminare la materia, la ottenebrarono, né altro<br />

effetto sortirono se non quello <strong>di</strong> apportarvi un ritardo tale, che pervenuto<br />

a notizia della Real Corte, or<strong>di</strong>ni così pressanti vennero abbassati, che nel<br />

volger <strong>di</strong> un anno circa venne compito quanto non erasi neppur preparato<br />

negli anni antecedenti» 149 .<br />

Per quanto i verbali non chiariscano <strong>di</strong> qual natura fossero tali «que­<br />

stioni interminabili», l'incapacità o la riluttanza dell'organo censuario a<br />

condurre a termine i lavori pare comprovata, come ha osservato Vivanti<br />

in pagine tuttora fondamentali sul censimento mantovano, dal «pauroso»<br />

<strong>di</strong>radarsi <strong>delle</strong> sedute, che da bisettimanali si fecero fra il 1780 e il 1782<br />

poco più che mensili 15°. Né sembra del tutto onesta la resistenza opposta<br />

dalla Giunta alla proposta <strong>di</strong> instaurare il principio dell'obbligo solidale<br />

della provincia verso l'erario per le contribuzioni, rigettato come estraneo<br />

alle consuetu<strong>di</strong>ni mantovane in una consulta che fece inorri<strong>di</strong>re il pleni­<br />

potenziario Wilczek 151 . Ma forse più che la trasparenza mancò ai membri<br />

superstiti della Giunta una salda <strong>di</strong>rczione d'insieme e una chiarezza <strong>di</strong><br />

problemi e d'intenti: «a scorrerne gli atti, - nota ancora Vivanti - a esa­<br />

minare i verbali <strong>delle</strong> sedute, appare soprattutto evidente l'incapacità <strong>di</strong><br />

questo organo <strong>di</strong> comprendere la grande importanza non soltanto ammi­<br />

nistrativa e fiscale, ma anche politica della sua azione» 152 .<br />

I proprietari mantovani dal canto proprio verso la fine degli anni<br />

Settanta avevano incrementato l'opposizione al censimento, animati dal<br />

timore che quell'operazione avrebbe recato loro inasprimenti fiscali 153 .<br />

Per quanto si assicurava al residente Veneto, l'impresa non si terminava<br />

148 Lettera <strong>di</strong> Piccaluga a Firmian del 9 giugno 1782 (vd. n. precedente).<br />

149 M. Vaini, // conte Giovan Battista Gherardo d'Arco e le memorie sul­<br />

l'intendenza politico-provinciale dall'epoca della sua introduzione in <strong>Mantova</strong> fino al suo<br />

fine (MDCCXC1), p. 458.<br />

150 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 69-70.<br />

151 Ivi.<br />

152 Ivi, p. 67.<br />

153 Cfr. il <strong>di</strong>spaccio del residente veneto Vignola del 30 giugno 1779, in ASVe, SS,<br />

filza 222, secondo il quale la provincia mantovana aveva inviato «efficacissimi memo­<br />

riali al trono» riguardo al censimento e ad altre novità <strong>di</strong> cui si vociferava (vd. p. 237,<br />

n. 9). Inoltre il <strong>di</strong>spaccio del residente Soderini, 17 novembre 1784, ivi, filza 229, in cui<br />

si legge, sempre a proposito del censimento, che «si teme assai che riuscirà gravoso più<br />

che non è nel Milanese; perché questo fu piantato sopra stime fatte l'anno 1722 e posto<br />

in pratica l'anno 1760, e quello sarà fatto con ragguaglio alla ren<strong>di</strong>ta d'oggigiorno. Di<br />

più, in questo <strong>di</strong> Milano la somma dell'imposta fu formata dall'unione de' varj tributi


280 CAPITOLO QUINTO<br />

«attese le sottigliezze e ressistenze che vi frappongono i mantovani, perché<br />

più rimoti e meno soggetti perciò agl'impulsi ed all'azione del Gover­<br />

no» 154 . L'ultima e forse la più decisiva responsabilità spettava in effetti<br />

all'arciduca: da quando Firmian era caduto ammalato «la cura» del cen-<br />

simento era passata a Fer<strong>di</strong>nando, «principe così volenteroso <strong>di</strong> agire,<br />

come non facilmente <strong>di</strong>sposto a tolerar i dettagli», tanto che, in ultima<br />

analisi, questa insofferenza e la conseguente negligenza aveva permesso ai<br />

sofismi della Giunta <strong>di</strong> prendere il sopravvento 155 . E infatti, quando tutto<br />

si arenò con l'acuirsi dei problemi teorici, e politici, relativi alla scelta dei<br />

criteri per il calcolo <strong>delle</strong> stime, in concomitanza con la partenza <strong>di</strong> Mon­<br />

tani e con il passaggio del controllo all'arciduca, Kaunitz iniziò a manife­<br />

stare la propria impazienza anche nei riguar<strong>di</strong> del governo, colpevole ai<br />

suoi occhi <strong>di</strong> esser venuto meno alle scadenze stabilite in principio 156 .<br />

Le sorti dell'opera mutarono con l'assunzione della plenipotenza da<br />

parte <strong>di</strong> Joseph Wilczek 157 , ben più energico del predecessore e destinato<br />

in breve a esautorare l'arciduca per volontà dell'imperatore. <strong>Il</strong> primo<br />

passo verso la ripresa dei lavori fu la nomina del presidente della Giunta,<br />

cui subito si provvide, mentre in passato invano si era ripetutamente sol­<br />

lecitata la formulazione della terna 158 . Nella tarda primavera del 1783 potè<br />

essere dunque riformata interamente la stessa Giunta, con l'allontanamen­<br />

to <strong>di</strong> Tettamanzi, che tornò a operare a tempo pieno nella delegazione dei<br />

conti, con l'inserimento al suo posto del già noto Giuseppe Montani, da<br />

poco consigliere del Magistrato mantovano e voluto da Kaunitz nell'orga­<br />

no censuario perché si impratichisse della materia in vista dell'attivazione<br />

del nuovo sistema, con la creazione <strong>di</strong> una nuova piazza, provvisoria <strong>di</strong><br />

assessore affidata al competente Gaetano Lan<strong>di</strong>, primo deputato dell'Uf­<br />

ficio del censo <strong>di</strong> Milano, con il conferimento della presidenza, infine, a<br />

che già pagava lo Stato ed in <strong>Mantova</strong> si sente che non sarà osservata la stessa regola,<br />

a titolo <strong>di</strong> trasportar sul reale l'imposta dell'abolizione <strong>di</strong> alcuni dazi».<br />

154 Dispaccio <strong>di</strong> Gaspare Sederini del 4 <strong>di</strong>cembre 1782, ivi, filza 227.<br />

155 Ivi. Inoltre, dello stesso, il <strong>di</strong>spaccio 9 ottobre 1782, ivi.<br />

156 Cfr. le lettere del 25 gennaio, 30 agosto, 22 ottobre 1781, 25 febbraio, 14 no­<br />

vembre, 2 <strong>di</strong>cembre 1782, in ASMi, Censo p.a., b. 1456, e 27 febbraio 1783, ivi, b. 1457.<br />

157 Sul conte Wilczek (1738-1819), membro del Supremo Consiglio d'economia<br />

fra il 1766 e il 1771, quin<strong>di</strong> ambasciatore a Firenze e a Napoli, nuovamente a Milano<br />

nel 1778 come consultore <strong>di</strong> governo già destinato a succedere a Firmian nella carica<br />

<strong>di</strong> ministro plenipotenziario (1782-1796), si veda il profilo che ne da C. Capra, La<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 360-1; inoltre, S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a alla fine dett'Ancien<br />

Regime, pp. 45, 55 sgg.<br />

158 Lettere <strong>di</strong> Kaunitz a Firmian, 2 aprile 1781 e 22 luglio 1782, in ASMi, Censo<br />

p.a., b. 1456.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 281<br />

Placido Velluti, anch'egli espertissimo per esser stato parecchi anni rela­<br />

tore degli affari censuari presso il Magistrato milanese 159 . Grazie a questi<br />

interventi, all'operosità <strong>di</strong> Velluti e a un controllo più vigoroso e assiduo<br />

da parte <strong>di</strong> Wilczek, la Giunta prese a funzionare e parve «rianimata negli<br />

in<strong>di</strong>vidui la vita, che sembrava spenta ne' mesi passati», tanto che, <strong>di</strong>spo­<br />

nendosi ormai <strong>di</strong> tutte le informazioni necessarie, con l'assistenza tecnica<br />

<strong>di</strong> Pirovano si intraprese e si portò a compimento la stima vera e propria<br />

della ren<strong>di</strong>ta imponibile nel giro <strong>di</strong> un anno e mezzo 160 .<br />

Per effettuare le stime si seguirono i criteri fondamentali applicati nel<br />

Milanese, «per l'uniformità della scritturazione censuale»: il valore capita­<br />

le dei fon<strong>di</strong> era ricavato dalla capitalizzazione della ren<strong>di</strong>ta, al netto dalle<br />

spese <strong>di</strong> coltivazione e da altre eventuali deduzioni, in ragione del 4% ed<br />

era espresso in scu<strong>di</strong> d'estimo milanesi <strong>di</strong> 6 lire ciascuno, mentre per i beni<br />

cosiddetti <strong>di</strong> seconda stazione, cioè gli stabili, il valore fu calcolato sulla<br />

terza parte della ren<strong>di</strong>ta lorda, considerati gli altri due terzi come corri­<br />

spondenti a oneri deducibili 161 . La ren<strong>di</strong>ta lorda dei terreni fu a sua volta<br />

ricavata sulla base della tariffa dei prezzi dei prodotti agricoli utilizzata per<br />

il censimento milanese, poiché non importavano i valori reali, ma la loro<br />

applicazione uniforme alle proprietà 162 . Nelle deduzioni furono conside-<br />

159 Accompagnatoria <strong>di</strong> Wilczek al Piano dell'arciduca, 3 giugno 1783, e appro­<br />

vazione <strong>di</strong> Kaunitz, 19 giugno (ASMi, Censo p.a., b. 1457). Cfr. inoltre, sull'inserimento<br />

<strong>di</strong> Montani, che il cancelliere avrebbe voluto a capo della Giunta, la lettera al plenipo­<br />

tenziario del 12 maggio 1783 (ivi) e l'obiezione dell'arciduca a motivo dell'insufficiente<br />

esperienza del can<strong>di</strong>dato (25 maggio, in HHSaW, MC, F. 20). Velluti sembrava rispon­<br />

dere meglio ai requisiti e, pur essendo mantovano, non possedeva beni nel <strong>Ducato</strong>.<br />

160 Vd. lo scambio <strong>di</strong> lettere fra Wilczek e Kaunitz, 30 agosto e 15 settembre 1783<br />

(ASMi, Censo p.a., b. 1458). Sulla sorprendente accelerazione dei lavori, i <strong>di</strong>spacci del<br />

residente Soderini 9 e 23 giugno, 17 novembre 1784, in ASVe, SS, filza 229. Sui decisi<br />

interventi <strong>di</strong> Wilczek prima e dopo la riorganizzazione della Giunta, che egli arrivò ad<br />

accusare piuttosto apertamente <strong>di</strong> ostruzionismo, minacciandola d'informare l'impera­<br />

tore, C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 69-70.<br />

161 Sessione governativa del 3 giugno 1777 (ASMi, Censo p.a., b. 1454) e lettera<br />

governativa 24 aprile 1784 (ivi, b. 1461). Le case forensi furono censite, su proposta <strong>di</strong><br />

Kaunitz, per il valore capitale del solo terreno occupato, in modo da incentivarne la<br />

costruzione (Kaunitz a Wilczek, 2 <strong>di</strong>cembre 1782, in ASMi, Censo p.a., b. 1456, e<br />

decreto governativo 16 maggio 1784, ivi, b. 1461). I gelsi furono invece stimati per 5<br />

lire <strong>di</strong> capitale ciascuno (approvazione governativa 23 agosto 1783, in ASMn, Catasto,<br />

b. 728). Su queste informazioni e le seguenti, relativamente ai criteri della stima, F.<br />

d'Arco, Memoria intorno al Censimento dello Stato <strong>di</strong> Milano.<br />

162 Vedremo, infatti, che con l'aggregazione del <strong>Mantova</strong>no al Milanese e l'unifi­<br />

cazione fiscale sarà necessario riequilibrare il rapporto, tenendo conto dei prezzi più<br />

bassi vigenti nel <strong>Mantova</strong>no e quin<strong>di</strong> della minore ren<strong>di</strong>ta proporzionale dei fon<strong>di</strong>. Vd.<br />

oltre, p. 305.


282 CAPITOLO QUINTO<br />

rate, oltre che le spese <strong>di</strong> coltivazione (mano d'opera, scorte vive, attrezzi)<br />

e <strong>di</strong> uso d'acque, gli oneri per «infortuni celesti» e per la manutenzione<br />

degli e<strong>di</strong>fici rurali 163 . Si decise invece <strong>di</strong> mutare completamente il modo<br />

<strong>di</strong> riparto <strong>delle</strong> spese per le arginature, o «<strong>di</strong>gagne», e i canali, non più<br />

addossandole ai <strong>di</strong>retti interessati, ma considerandole <strong>di</strong> interesse generale<br />

e sud<strong>di</strong>videndole pertanto sulla massa totale dell'estimo. Naturalmente le<br />

relative deduzioni d'imposta sarebbero state assegnate allo stesso modo,<br />

evitando che esse fossero causa <strong>di</strong> un'eccessiva minorazione all'estimo<br />

globale, dato che nel <strong>Mantova</strong>no le aree soggette a <strong>di</strong>gagna incidevano per<br />

oltre il 50% 164 .<br />

A conclusione dei lavori risultò che nel <strong>Mantova</strong>no si aveva, per un<br />

totale <strong>di</strong> 3.119.615 pertiche <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> e stabili, un estimo <strong>di</strong> 19.377.778<br />

scu<strong>di</strong> milanesi 165 . <strong>Il</strong> 9 giugno 1784 un avviso portò a pubblica notizia la<br />

stima <strong>di</strong> ogni fondo censito, per dar modo ai possessori <strong>di</strong> verificarne<br />

l'esattezza e <strong>di</strong> inoltrare eventuali ricorsi, anche se, dovendo il nuovo<br />

censimento entrare inderogabilmente in vigore con il primo gennaio 1785,<br />

per il primo anno non si sarebbe tenuto conto <strong>delle</strong> correzioni che pote­<br />

vano risultare necessarie, rimandando i conguagli a un momento succes­<br />

sivo. In tal modo si riuscì destramente a evitare che la tortuosa trafila dei<br />

ricorsi, prolungata ad arte in altre occasioni, potesse ritardare ancora l'ap­<br />

plicazione della riforma censuaria 166 . Esaminati i ricorsi e spe<strong>di</strong>ti i relativi<br />

decreti, il 5 <strong>di</strong>cembre 1785 fu infine emanata la «Sentenza generale»<br />

163 Quesiti riguardanti le stime, estesi dallo spettabile consigliere Fogliazzi e risposte<br />

fatte dall'ingegnere Pirovano alii controscritti quesiti, 10 aprile 1780 (ASMi, Censo p.a.,<br />

b. 1456).<br />

164 Sessioni governative 3 giugno 1777 (ASMi, Censo p.a., b. 1454) e 24 agosto<br />

1782 (ivi, b. 1456), lettera <strong>di</strong> Wilczek a Kaunitz, 22 ottobre 1782 (ivi). Le pertiche<br />

soggette a <strong>di</strong>gagna erano 1.669.296 e quelle non soggette 1.451.303. Secondo il sistema<br />

vigente, i possessori interessati alla <strong>di</strong>fesa dei propri fon<strong>di</strong> dalle inondazioni erano<br />

riuniti in 35 «corpi», <strong>di</strong>retti da un conservatore o giu<strong>di</strong>ce della <strong>di</strong>gagna e affiancato da<br />

deputati e periti, tutti eletti dal corpo stesso, il quale <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> un fondo creato<br />

tramite l'autotassazione dei membri per provvedere alle spese. Di queste veniva annual­<br />

mente inviato resoconto alla Delegazione dei conti (Piano <strong>delle</strong> Digagne d'arginatura, 1<br />

settembre 1784, in AACA, b. 12)..<br />

165 Compartimento territoriale dello Stato mantovano <strong>di</strong>viso in 16 <strong>di</strong>stretti per uso<br />

del nuovo censo, 28 settembre 1785 (ASMi, Censo p.a., b. 1465). Le cifre comprendono<br />

anche luoghi pii e sacri, per un totale <strong>di</strong> 56.604 scu<strong>di</strong> d'estimo.<br />

166 Avvisi 9 giugno e 14 ottobre 1784 (ASMi, Censo p.a., b. 1462). I ricorsi<br />

presentati furono 1059 e quelli accolti 451 (consulta all'arciduca, 5 settembre 1785, ivi,<br />

b. 1465).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO; SUCCESSI E RITARDI 283<br />

me<strong>di</strong>ante la quale veniva «ad essersi dato compimento alle operazioni<br />

sistematiche <strong>di</strong> questo nuovo censo» 16'.<br />

5.7. LE AMMINISTRAZIONI LOCALI PRIMA DELLA RIFORMA CENSUARIA<br />

La riforma censuaria doveva culminare, com'è stato più volte ricor­<br />

dato, nella riorganizzazione dell'amministrazione locale, <strong>di</strong> cui già si era<br />

iniziato a occuparsi dal 1770, con l'intenzione <strong>di</strong> procedere in parallelo<br />

alle rilevazioni catastali, per dare poi l'ultima mano all'opera alla conclu­<br />

sione <strong>di</strong> quelle. Come ha avvertito Mozzarelli occorre però «non cadere<br />

nell'equivoco <strong>di</strong> pensare la campagna d'antico regime come uno spazio<br />

amministrativamente vuoto, o quasi» 168 , il problema essendo piuttosto,<br />

almeno dal punto <strong>di</strong> vista dei riformatori, che «l'Economia <strong>delle</strong> Comu­<br />

nità non è raccomandata a veruno per parte del Principe», privo fino a<br />

questo momento <strong>di</strong> strutture specifiche che gli permettessero <strong>di</strong> esercitare<br />

effettivamente la potestà «tutoria» che gli competeva 169 . Può essere oppor­<br />

tuno pertanto, prima <strong>di</strong> considerare le soluzioni introdotte con il censi-<br />

mento, non <strong>di</strong>ssimili per altro da quelle adottate vent'anni prima nel<br />

Milanese, delineare un rapido profilo della situazione <strong>delle</strong> comunità<br />

mantovane anteriore a quell'intervento, utilizzando il prezioso materiale<br />

fornito dalle risposte ai «Quarantasette quesiti».<br />

Nella varietà <strong>delle</strong> soluzioni che tale materiale presenta è possibile<br />

in<strong>di</strong>viduare alcuni tipi ricorrenti 170 . La maggioranza <strong>delle</strong> comunità è<br />

167 Avviso 16 novembre 1785 (ASMi, Censo p.a., b. 1452). La Giunta censua­<br />

ria fu sciolta alla fine del 1785 (Piccaluga a Wilczek, 5 <strong>di</strong>cembre 1785, ivi, b. 1465 e<br />

1/2) e i suoi membri tornarono alle loro incombenze or<strong>di</strong>narie.<br />

16lS C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, p. 35, nota. Sulle<br />

amministrazioni locali lombarde all'inizio del Settecento cfr. i brevi cenni in S. Pugliese,<br />

Con<strong>di</strong>zioni economiche e finanziarie delia Lombar<strong>di</strong>a, pp. 137-9, in A. Visconti, La<br />

pubblica amministrazione nello Stato milanese durante il predominio straniero, in S.<br />

Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e giuseppina, p. 37-8. Più recentemente si è<br />

occupato del tema il volume Le comunità negli stati italiani d'antico regime. Sulle co­<br />

munità mantovane nel primo Seicento, G. Coniglio, I comuni del <strong>Mantova</strong>no al tempo<br />

dei Gonzaga.<br />

169 p Neri, Relazione dello stato in cui si trova l'opera del Censimento Universale<br />

del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Milano nel mese <strong>di</strong> maggio dell'anno 1750, p. 76.<br />

'"' Queste notizie sono il frutto <strong>di</strong> un'esplorazione non sistematica <strong>delle</strong> risposte<br />

ai quesiti, che ha riguardato le comunità <strong>di</strong> Curtatone (futuro <strong>di</strong>stretto I, <strong>Mantova</strong>no<br />

vecchio - MV, me<strong>di</strong>a pianura; ASMn, Catasto, b. 758), Ostiglia (II, Mant. nuovo - MN,<br />

sinistra Mincio; ivi), Bigarello, Castelbelforte e Marmirolo (III, MV, sin. Mincio; ivi, b.<br />

754), Coito e Volta (IV, MV, alto Mant.; ivi, b. 760), Castelgoffredo e Ceresara (VI,


284 CAPITOLO QUINTO<br />

amministrata da una «reggenza», un organo esecutivo composto da alcuni<br />

in<strong>di</strong>vidui (il numero varia da 3 a 6 o più) eletti in occasione dell'annuale<br />

«vicinia» generale, cioè dell'assemblea <strong>di</strong> tutti i proprietari residenti e<br />

talora anche forestieri. È il caso per esempio <strong>di</strong> Bigarello, Castelbelfbrte,<br />

Marmirolo, Volta <strong>Mantova</strong>na, Castelgoffredo, Mariana e Redondesco,<br />

Suzzara, Gonzaga, Quistello. Esistono però altre modalità <strong>di</strong> organizzazio­<br />

ne: in rari casi è presente un Consiglio generale <strong>di</strong> elementi scelti, che<br />

eleggono poi la reggenza. Fra questi, Rolo prevede, all'interno dell'assem­<br />

blea dei proprietari, una specifica rappresentanza <strong>di</strong> 20 membri <strong>delle</strong><br />

«migliori famiglie», mentre in passato Castelgoffredo aveva avuto un ana­<br />

logo Consiglio generale <strong>di</strong> 30 in<strong>di</strong>vidui. Ma dove un tale organo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

elettori, per così <strong>di</strong>re, ancora esiste, esso è stato con il tempo privato della<br />

sua funzione principale, vale a <strong>di</strong>re della nomina degli amministratori. A<br />

Sermide, per esempio, l'esecutivo (8 membri del centro principale e 2 per<br />

ciascuna frazione) si rinnova per cooptazione, senza che in tale operazione<br />

abbiano parte i due «convocati» pure esistenti, particolare e generale. Così<br />

accade anche a Coito e a Ostiglia, dove esiste fra l'altro una reggenza dalla<br />

struttura eccezionalmente articolata, con 4 «consiglieri» e 8 «confidenti»,<br />

tratti a sorteggio in pari proporzione dai ceti dei civili, dei mercanti, degli<br />

artigiani e dei rustici. Un caso ancora <strong>di</strong>verso è quello <strong>di</strong> Curtatone, dove<br />

all'assemblea generale interviene l'intera comunità, inclusi, si <strong>di</strong>rebbe,<br />

anche i non possidenti.<br />

La funzione tutoria sulle comunità, attribuita in precedenza al Senato,<br />

era stata affidata dal piano del 1750 al Magistrato camerale, ma essa si<br />

riduceva spesso alla sola convocazione <strong>delle</strong> «vicinie» annuali, mentre non<br />

risulta che si effettuasse alcun controllo dei bilanci comunali 171 . Una fun-<br />

la prima ex feudo imperiale e la seconda MV, altopiano fra Mincio e Oglio; ivi, b. 755),<br />

Redondesco e Mariana (VII, MN, altop. fra M. e O.; ivi), Suzzara (XIII, MV, Oltrepò<br />

sinistra Secchia; ivi, b. 758), Gonzaga e Rolo (XIV, MV, Oltrepò sin. S.; ivi), Quistello<br />

(XV, MV, Oltrepò destra S.; ivi), Sermide (XVI, MV, Oltrepò dest. S.; ivi). Sulla nuova<br />

<strong>di</strong>visione in <strong>di</strong>stretti, vd. oltre, p. 297, n. 210. Per l'attribuzione <strong>delle</strong> comunità alle sette<br />

zone agrarie (nell'insieme considerato non è rappresentato il bassopiano fra Oglio e Po,<br />

peraltro sui generis con le sue comunità <strong>di</strong> Bozzolo, Sabbioneta e Viadana), cfr. M.<br />

Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 38 sgg.<br />

171 In realtà esiste una relazione dello stesso Magistrato (2 maggio 1771, in ASMn,<br />

Magistrato camerale, b. 163) in cui si protesta la <strong>di</strong>ligenza sempre osservata dal <strong>di</strong>caste­<br />

ro dopo il 1750 nel far rispettare gli or<strong>di</strong>namenti vigenti e nell'intervenire in caso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni «coi rime<strong>di</strong> opportuni». Questi erano consistiti, a detta del Magistrato, nel<br />

rimuovere i reggenti incapaci, nel rivedere i conti e obbligare gli eventuali responsabili<br />

a reintegrare le casse del maltolto, nell'or<strong>di</strong>nare nel caso nuovi estimi rustici e nel<br />

preparare nuovi piani per le comunità che non ne avevano. Se queste parole non


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 285<br />

zione <strong>di</strong> supervisione era ancora svolta dal supremo tribunale giu<strong>di</strong>ziario,<br />

come centro dell'unica rete <strong>di</strong> cui la regia amministrazione <strong>di</strong>sponesse sul<br />

territorio, quella dei pretori forensi, cui spettava il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare<br />

e<strong>di</strong>tti o avvisi o <strong>di</strong> compiere indagini sul luogo e <strong>di</strong> ragguagliare i superiori.<br />

La rilevanza della figura del pretore, che, amministrando la giustizia civile<br />

e penale in prima istanza per cause <strong>di</strong> entità ridotta, rappresentava allo<br />

stesso tempo il sovrano in ambito locale, meriterebbe anzi maggiore atten­<br />

zione. Un altro raccordo fra autorità regie e amministrazioni locali, tutt'al-<br />

tro che trascurabile e, piuttosto, prevalente sulla debole tutela esercitata dal<br />

Magistrato, era costituito dall'Ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni, il quale, avvalen­<br />

dosi dei pretori, teneva sotto pressione le comunità affinchè non venissero<br />

meno ai propri doveri nei confronti della cassa militare 172 . Sebbene questa<br />

materia accrescesse notevolmente le opportunità <strong>delle</strong> due parti d'interlo­<br />

quire, ciò non andava mai a toccare propriamente i mo<strong>di</strong> dell'amministra­<br />

zione locale, la quale restava così una sfera scarsamente permeabile.<br />

Per quanto riguarda lo stato patrimoniale, malgrado molte comunità<br />

non <strong>di</strong>chiarino né beni o ren<strong>di</strong>te, né pendenze debitorie o cre<strong>di</strong>torie, altre<br />

fonti attestano che beni comunali ve n'erano, soprattutto nel <strong>Mantova</strong>no<br />

nuovo, e che <strong>di</strong>verse comunità erano indebitate e iscrivevano costante­<br />

mente interessi passivi in bilancio 173 . Ma l'incidenza <strong>di</strong> questi due fenome­<br />

ni non è elevatissima: per quanto riguarda il secondo, su <strong>di</strong>eci comunità<br />

<strong>di</strong> cui ho considerato i conti solo cinque denunciano debiti a interesse,<br />

mentre per quanto attiene al primo, per beni e ren<strong>di</strong>te allo<strong>di</strong>ali della<br />

comunità si intendono molto spesso l'osteria, il mulino, qualche biolca <strong>di</strong><br />

terra, o infine qualche <strong>di</strong>ritto, come quello sulla ven<strong>di</strong>ta del vino, e qual­<br />

che livello attivo. Poiché la ren<strong>di</strong>ta proveniente da tale patrimonio è quasi<br />

sempre esigua, le spese comunali devono essere coperte in gran parte dalla<br />

possono essere liquidate come pura invenzione a posteriori, non hanno però alcun<br />

riscontro nella documentazione e vanno soppesate tenendo conto <strong>delle</strong> osservazioni<br />

fatte da Cristiani e Saint Laurent sui gravi problemi in cui versavano le comunità e sul<br />

carente controllo da parte dell'amministrazione centrale, accusa da cui il Magistrato si<br />

<strong>di</strong>fendeva proprio con la menzionata relazione.<br />

1/2 Molto istruttivo è a questo proposito un documento del 1763 conservato in<br />

ASMn, Magistrato camerale, b. 158, che registra per il periodo 1691-1763 le Incombenze<br />

state in passato caricate a rispettivi deputati eletti <strong>delle</strong> Comunità del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

e da medesimi esercite in virtù <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni serenissimi del Magistrato camerale e Commis­<br />

sioni governative, estratte da documenti esistenti presso l'Ufficio <strong>delle</strong> contribuzioni.<br />

173 Si tratta <strong>di</strong> vari bilanci dell'inizio degli anni Settanta, già compilati con criteri<br />

contabili più rigorosi, su cui vd. la nota seguente. Sui beni comunali anche la relazione<br />

magistrale del 2 maggio 1771 (vd. n. 171).


286 CAPITOLO QUINTO<br />

tassazione dei terreni, e spesso anche <strong>delle</strong> persone, dei capi <strong>di</strong> bestiame,<br />

degli strumenti agricoli. A Bigarello, per esempio, una persona contribu­<br />

isce come due paia <strong>di</strong> buoi o 16 biolche <strong>di</strong> terreno o ancora 300 lire <strong>di</strong><br />

attrezzi. A Marmirolo e a Mariana il riparto avviene per 2/3 sui fon<strong>di</strong> e gli<br />

e<strong>di</strong>fici e per 1/3 su testatico, buoi e vacche, mobili e strumenti. <strong>Il</strong> testatico<br />

non è però sempre corrisposto in pari proporzione da civili e da rustici:<br />

i primi ne pagano solo metà a Marmirolo e ne sono totalmente esenti a<br />

Curtatone. In altri luoghi sono invece esenti bestie e attrezzi, come a<br />

Ostiglia e a Castelgoffredo, dove sono tassate solo terre e persone. Infine<br />

vi sono casi in cui il carico ricade solo sull'estimo pre<strong>di</strong>ale, per esempio<br />

quelli <strong>di</strong> Rolo e Redondesco, e altri, fra cui Castelbelforte, in cui contri­<br />

buiscono solo teste e bestiami, e non i fon<strong>di</strong>, ma questa sembra un'ecce­<br />

zione. Raramente il prelievo ricade anche sulle arti, come a Curtatone.<br />

Un aspetto notevole del riparto <strong>delle</strong> spese comunali è che per fissa­<br />

re l'imposta sui fon<strong>di</strong> non fosse quasi mai utilizzato l'estimo che serviva<br />

per le contribuzioni militari. Alla domanda se la comunità <strong>di</strong>sponga <strong>di</strong><br />

un catasto <strong>delle</strong> terre, molte <strong>di</strong> esse rispondono negativamente: spesso<br />

sono i reggenti che anno per anno tengono nota della capacità contribu­<br />

tiva <strong>di</strong> ciascuno sotto la voce terreni, teste, animali, attrezzi o altro, maga­<br />

ri passando <strong>di</strong> casa in casa e compilando un registro, come accade a<br />

Bigarello, Marmirolo, Suzzara, Gonzaga, Sermide. Non mancano però<br />

esempi <strong>di</strong>versi: Volta <strong>Mantova</strong>na vanta «quattro libri maestri voluminosi<br />

e <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria grandezza, correttamente manuscritti e con somma<br />

chiarezza», corredati dal libro <strong>delle</strong> volture e risalenti al periodo del «ca­<br />

tasto Pallavicino», che offrì evidentemente ad alcune comunità (come<br />

Quistello, che rimanda ad<strong>di</strong>rittura «al campione <strong>delle</strong> contribuzioni in<br />

città») una base più solida su cui ripartire anche gli oneri locali. Coito<br />

invece ha sì <strong>di</strong>versi registri d'estimo anche molto antichi (uno cinquecen­<br />

tesco, uno del 1683 e uno del 1715), ma in essi per forza <strong>di</strong> cose «non si<br />

[...] veggono descritti tutti li fon<strong>di</strong> che compongono questa comunità»,<br />

mentre quelli <strong>di</strong> Curtatone (del 1687 e del 1715) sono ad<strong>di</strong>rittura «gli<br />

uni e gli altri trascurati in modo che pecche partite si trovano accatasta­<br />

te». Non v'è dubbio che l'aggiornamento annuale effettuato dai reggenti<br />

potesse assicurare una maggiore rispondenza alla situazione reale, ma la<br />

mancanza <strong>di</strong> una solida base documentaria, unita all'assenza nella mag­<br />

gioranza dei casi <strong>di</strong> un pubblico archivio ove le scritture d'estimo fossero<br />

conservate, rafforza l'impressione che il potere degli stessi reggenti fosse<br />

<strong>di</strong> gran lunga troppo arbitrario.<br />

Un'ultima serie <strong>di</strong> osservazioni va fatta sulla natura e l'entità <strong>delle</strong> voci


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 287<br />

<strong>di</strong> spesa dei bilanci comunali l74 . Fra esse devono essere <strong>di</strong>stinte innanzitut­<br />

to le somme pagate a titolo <strong>di</strong> carico regio (fazioni rusticali, onoranze <strong>di</strong><br />

strame, polleria, biade etc., e <strong>di</strong>ritti vari, specialmente sulla ven<strong>di</strong>ta del<br />

vino), che coprono me<strong>di</strong>amente il 20-30% del totale, e il carico comunale<br />

vero e proprio. In questo figurano al primo posto gli onorari al pretore, ai<br />

reggenti, agli ufficiali comunali (massaro, ragionato, cancelliere, console,<br />

campare, corriere etc.), eventualmente al satellizio, al procuratore a Man-<br />

tova, all'avvocato, al maestro, al chirurgo, infine al me<strong>di</strong>co, quando è pre­<br />

visto. Seguono pesi fissi <strong>di</strong> vario genere, fra cui principalmente onoranze al<br />

pretore e ad alcuni <strong>di</strong>pendenti comunali e salari del personale <strong>di</strong> servizio,<br />

quin<strong>di</strong> spese or<strong>di</strong>narie e straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> gestione, riparazioni. Alcune co­<br />

munità sono gravate da livelli o da interessi passivi. Una voce non sempre<br />

presente infine è quella <strong>delle</strong> cause pie. Essendo i valori estremamente vari,<br />

in questa sede non si può che offrire un rapido confronto fra le partite <strong>di</strong><br />

spesa <strong>di</strong> una <strong>delle</strong> comunità più parche, Marmirolo, e <strong>di</strong> una <strong>delle</strong> più<br />

pro<strong>di</strong>ghe, Volta <strong>Mantova</strong>na, due realtà peraltro non <strong>di</strong>ssimili per estensio­<br />

ne e poste in zone non <strong>di</strong>stanti nell'area settentrionale del <strong>Ducato</strong>, anche se<br />

non omogenee per caratteristiche morfologiche e regime della proprietà 175 .<br />

onorari<br />

pesi fissi<br />

spese or<strong>di</strong>narie<br />

spese straor<strong>di</strong>narie<br />

riparazioni<br />

cause pie<br />

livelli passivi<br />

interessi passivi<br />

carico locale<br />

carico regio<br />

totale<br />

* sul totale generale<br />

** sul carico locale<br />

Marmirolo %*<br />

L. 3562<br />

592<br />

1002<br />

234<br />

755<br />

-<br />

-<br />

300<br />

6445 74<br />

2220 26<br />

8665 100<br />

%*<br />

55<br />

9<br />

15<br />

4<br />

12<br />

-<br />

-<br />

5<br />

100<br />

Volta %*<br />

L. 7065<br />

621<br />

1032<br />

6307<br />

5395<br />

-<br />

69<br />

-<br />

20489 87<br />

3121 13<br />

23610 100<br />

%*<br />

35<br />

3<br />

5<br />

30,7<br />

26<br />

-<br />

174 Sono stati utilizzati i bilanci <strong>delle</strong> comunità <strong>di</strong> Ostiglia (futuro <strong>di</strong>stretto II),<br />

Marmirolo (III), Volta (IV), Solferino (V), Piubega (VI), Redondesco (VII), Bozzolo<br />

(X), Desolo (XII), Suzzara (XIII), Quistello (XV), risalenti agli anni 1773-4, conservati<br />

in ASMn, Magistrato Camerale, b. 163.<br />

175 I dati provengono dai due bilanci consuntivi del 1773 conservati ivi. Pur-<br />

0,3<br />

-<br />

100


288 CAPITOLO QUINTO<br />

Possiamo notare che il valore del carico regio non varia proporzional­<br />

mente al totale <strong>delle</strong> voci d'uscita, ma si mantiene piuttosto costante in<br />

termini assoluti, così come, a livello locale, quello dei pesi fissi (onoranze<br />

e salari) e <strong>delle</strong> spese or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> gestione. Al contrario <strong>di</strong>fferiscono no­<br />

tevolmente le uscite per gli onorari, che però in entrambi i casi costitui­<br />

scono la spesa maggiore, quelle per le spese straor<strong>di</strong>narie e le riparazioni.<br />

Le comunità con minore <strong>di</strong>sponibilità (quali che ne siano le cause) com­<br />

primono ovviamente le spese che maggiormente vi si prestano: gli onorari<br />

per quel che è possibile, avvalendosi soltanto <strong>delle</strong> figure strettamente<br />

necessarie, e soprattutto gli stanziamenti straor<strong>di</strong>nari e per opere <strong>di</strong> ma­<br />

nutenzione.<br />

A conclusione <strong>di</strong> questa breve panoramica si può dunque porre l'ac­<br />

cento su due aspetti dell'amministrazione locale fino agli anni Settanta: la<br />

varietà <strong>delle</strong> sue forme organizzative e dei suoi assetti finanziari e l'assenza<br />

<strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> controllo dall'esterno, innanzitutto sui conti e sulle<br />

modalità <strong>di</strong> gestione, che facevano <strong>delle</strong> comunità piccoli universi chiusi<br />

e pressoché impenetrabili. E allorché l'autorità regia, al tempo della ferma<br />

mista, si pose per la prima volta seriamente a investigare queste realtà, ne<br />

emerse un quadro <strong>di</strong> «gravi <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni», dal momento che «il pubblico<br />

interesse vi è abbandonato alla cura <strong>di</strong> alcuni pochi», ai quali «volesse il<br />

Ciclo, che la sola imputazione da farsegli fosse <strong>di</strong> trascurarlo» 176 .<br />

Basandosi su una relazione della Pretura <strong>di</strong> Revere, Cristiani e Saint<br />

Laurent denunciarono il fatto che al momento del riparto dei tributi fos­<br />

sero «talvolta <strong>di</strong> molto maggior peso aggravati li possessori <strong>di</strong> poche<br />

biolche <strong>di</strong> terreno <strong>di</strong> quello che sono i più ricchi, i quali sono risparmia­<br />

ti ed in paragone dei poveri alleggeriti», per esempio della tassa sulle<br />

«mobiglie» o, nel caso dei fon<strong>di</strong> civili in molti luoghi, dell'intera tassa<br />

comunale. Relativamente alle spese, i due funzionari rilevarono che non<br />

esisteva «nessuna ragione sui libri, nessuna copia per lume del pubblico<br />

e per necessità nessuna massima per la resa de' conti» che permettesse<br />

<strong>di</strong> accertarsi <strong>di</strong> come fosse amministrato il denaro pubblico, mentre «i<br />

conti o si protraggono a molti anni, per impossibilitarne le liquidazioni,<br />

troppo, per Marmirolo c'è solo una tabella sintetica priva degli allegati, per cui, a<br />

<strong>di</strong>fferenza che per Volta, non è possibile analizzare le singole voci (come nel caso<br />

degli onorari).<br />

176 Copia d'articolo <strong>di</strong> consulta rassegnata a S.E. il Signor conte vicegovernatore e<br />

ministro plenipotenziario de Firmian li 9 agosto 1770 da' regi rappresentanti l'ammini­<br />

strazione camerale mista, relativo alla retta amministrazione <strong>delle</strong> sostanze comunitative,<br />

in ASMn, Magistrato Camerale, b. 373.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 289<br />

o si fanno tutto al più senz'autorevole intervento, ed in presenza <strong>di</strong> po­<br />

chi parziali a quest'effetto raccolti». A ciò conseguiva «la perpetuazione<br />

degli stessi reggenti e console, la protratta per sette o nove anni resa de'<br />

conti, le enormi liste de' debitori inesatti, l'abrasione <strong>delle</strong> partite, la la­<br />

cerazione dei fogli, gli errori sostanziali nei calcoli, le moltissime appro­<br />

priatesi merce<strong>di</strong>, la facilità <strong>di</strong> far incontrare dai reggenti, per lo più sen­<br />

za fon<strong>di</strong> e senz'abilità, qualunque spesa sotto specie <strong>di</strong> ricorsi non auto­<br />

rizzati, le usurpate e quasi per tolleranza prescritte esenzioni <strong>di</strong> molti<br />

fon<strong>di</strong>, che non vengono contemplati nell'estimo, e finalmente l'irregolare<br />

colletta <strong>delle</strong> tasse così varia, incerta e parziale, che non essendo in al­<br />

cun modo proporzionate mettono in evidenza l'abuso, l'arbitrio de' reg­<br />

genti medesimi».<br />

Da questa indagine, sostanzialmente confermata nei suoi esiti dal<br />

Magistrato, scaturì un programma <strong>di</strong> risanamento che fu poi integrato<br />

senza mo<strong>di</strong>fiche ai piani <strong>di</strong> riforma del 1771 17/ . La prima misura da pren­<br />

dere doveva essere l'abolizione della <strong>di</strong>stinzione ormai obsoleta fra terreni<br />

civili e rustici e la loro parificazione fiscale, con la soppressione <strong>delle</strong> tasse<br />

rusticali e l'innalzamento dell'aliquota spettante ai terreni rustici per l'im­<br />

posta fon<strong>di</strong>aria al livello <strong>di</strong> quella dei civili 178 . <strong>Il</strong> secondo intervento pre­<br />

visto era l'utilizzo dell'estimo regio per ripartire anche le spese comunali,<br />

ovviando così al carattere arbitrario dei registri censuari in uso presso le<br />

comunità. A integrazione del prelievo sui fon<strong>di</strong> sarebbe stato ammesso il<br />

solo testatico, da esigere in ragione <strong>di</strong> 3 lire al massimo per in<strong>di</strong>viduo<br />

maschio dai 16 ai 60 anni, eliminando invece qualunque imposizione su<br />

bestiame, utensili agricoli e mobili, pratica ritenuta «contraria all'agricol­<br />

tura, al commercio e all'istessa vita civile» 179 . Per semplificare l'ammini­<br />

strazione e sanare eventuali debiti si sarebbe dovuto procedere inoltre alla<br />

ven<strong>di</strong>ta dei beni comunali, presenti soprattutto nel <strong>Mantova</strong>no nuovo,<br />

177 Dispaccio 31 ottobre 1771, in ASMn, AG, b. 3369.<br />

178 Ricordo che i terreni civili, esenti dalle tasse rusticali, pagavano per contribu­<br />

zioni sol<strong>di</strong> 10 per biolca in più dei rustici. Parificando al livello più alto si avrebbe<br />

ottenuto un aumento <strong>di</strong> 30.179 lire, non ancora sufficiente a compensare l'abolizione<br />

<strong>delle</strong> fazioni rusticali (lire 65.7979), per cui la quota mancante si sarebbe dovuta sud­<br />

<strong>di</strong>videre su tutti i fon<strong>di</strong>. I regi rappresentanti fornivano queste proporzioni:<br />

- popolazione <strong>di</strong> città / popolazione <strong>di</strong> campagna = 1/5,5<br />

- estensione fon<strong>di</strong> civili / fon<strong>di</strong> rustici = 4/1<br />

- peso sovrimposta contribuzionale sui civili / peso fazioni rusticali sui rustici =<br />

1 / 20,1.<br />

1/9 Consulta dei regi rappresentanti del 9 agosto 1770 (vd. n, 176).


290 CAPITOLO QUINTO<br />

fatta eccezione per l'e<strong>di</strong>ficio a<strong>di</strong>bito a sede del pretore e del satellizio e<br />

per le osterie.<br />

In attesa <strong>di</strong> una vera e propria riforma dell'or<strong>di</strong>namento, si intendeva<br />

puntare sulle strutture esistenti e in particolare sulla valorizzazione del<br />

ruolo <strong>delle</strong> preture, eventualmente ritoccando il compartimento territoria­<br />

le per ridurre il numero <strong>delle</strong> comunità e portarlo a coincidere con quello<br />

<strong>delle</strong> preture stesse, in modo da poter ripartire gli oneri comunali su un<br />

numero più ampio <strong>di</strong> contribuenti. Le maggiori responsabilità del pretore<br />

locale sarebbero state compensate da un aumento <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o, che avreb­<br />

be inoltre permesso <strong>di</strong> abolire i piccoli emolumenti ancora corrisposti<br />

separatamente dalle comunità o dai singoli, prima fra tutti «l'indecente<br />

specie <strong>di</strong> questua detta l'agraria, la quale talvolta può ridurre un pretore<br />

a non amministrar la giustizia se non se con dei riguar<strong>di</strong>» 180 . Al pretore<br />

doveva essere anche affidato il controllo sui mandati <strong>di</strong> spesa, mentre la<br />

revisione dei conti sarebbe spettata al Magistrato, che vedeva riconfermata<br />

la propria funzione tutoria 181 . Riguardo alle cariche elettive fu proposto <strong>di</strong><br />

concedere l'elettorato passivo e attivo a tutti i possidenti in<strong>di</strong>stintamente,<br />

sopprimendo l'antica e ancora vigente <strong>di</strong>stinzione fra famiglie originarie e<br />

forestiere, in modo che fosse garantito un maggior ricambio <strong>di</strong> persone e<br />

che ci fosse sempre modo <strong>di</strong> inserire fra i reggenti almeno un proprietario<br />

fra i più facoltosi.<br />

I risultati <strong>di</strong> questa riforma parziale tardarono però a manifestarsi.<br />

Alla fine del 1775 il dettato del <strong>di</strong>spaccio non era ancora stato reso pub­<br />

blico, né attuato nelle sue parti concernenti gli aspetti fiscali 182 . In effetti<br />

dopo il 1771 si iniziò a lavorare per concretizzare i punti del programma,<br />

ma con molta lentezza, mirando più che altro a stabilizzare la pratica della<br />

compilazione dei bilanci preventivi e consuntivi e della revisione da parte<br />

del Magistrato. Nel 1775 si iniziò a parlare dell'alienazione dei beni comu­<br />

nali e <strong>di</strong>verse comunità fecero pervenire ricorsi per essere sciolte da tale<br />

180 Ivi. Con un <strong>di</strong>spaccio del 14 novembre 1770, quello stesso anno fu posto in<br />

vigore un nuovo sistema <strong>delle</strong> preture mantovane, che or<strong>di</strong>nava fra l'altro la riforma<br />

degli stipen<strong>di</strong> e l'abolizione dell'agrara (ASMi, DR, b. 246).<br />

181 Dal Magistrato le comunità avrebbero dovuto ottenere fra l'altro il permesso<br />

<strong>di</strong> mantenere un procuratore o un avvocato a <strong>Mantova</strong> e <strong>di</strong> intentare cause.<br />

182 Cfr. la consulta magistrale s.d., ma del 1775, contenente l'esame dei bilanci<br />

preventivi dell'anno, in ASMn, Magistrato Camerale, b. 157. La copia del <strong>di</strong>spaccio del<br />

1771, in<strong>di</strong>rizzata alla Giunta <strong>di</strong> vicegoverno <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> (in ASMn, AG, b. 3369), porta<br />

la data del 26 maggio 1772 e prova con questo che gli or<strong>di</strong>ni sovrani furono trasmessi<br />

con grande ritardo.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 291<br />

obbligo 183 . L'anno successivo Cauzzi, relatore per gli affari <strong>delle</strong> comunità,<br />

stese un Regolamento interinale sulle tracce dell'or<strong>di</strong>namento censuario<br />

milanese, alla cui adozione si oppose però il presidente Montani, a torto<br />

convinto che fosse ormai prossima la conclusione del censimento. Solo<br />

allora, a suo parere, sarebbe stata possibile «la formazione <strong>di</strong> un esatto<br />

regolamento <strong>delle</strong> amministrazioni comunali», come «parte sostanziale ed<br />

integrante <strong>di</strong> questa grand'opera», in quanto «la chiarezza della perequa­<br />

zione, la necessaria corrispondenza che tuttavia manca per la deformità<br />

del sistema vegliante del <strong>Mantova</strong>no e che verrà introdotta dal futuro<br />

metodo censuale fra la città e la campagna, la perfetta cognizione <strong>delle</strong><br />

forze e della situazione d'ogni comunità giungeranno a formare con indu­<br />

bitata sicurezza le cartelle <strong>delle</strong> spese locali, o siano i giusti bilanci» !84 . Si<br />

continuò pertanto a procedere, anche dopo il 1776, per semplici correttivi<br />

somministrati volta per volta, conseguendo miglioramenti parziali che<br />

furono valutati con sod<strong>di</strong>sfazione dal Magistrato e più criticamente da<br />

Firmian, preoccupato per il permanente stato d'in<strong>di</strong>genza in cui versavano<br />

molte comunità 185 .<br />

Nulla <strong>di</strong> veramente rilevante era stato dunque attuato allorché nel<br />

1783, completate le operazioni censuarie, si mise mano alla riforma gene­<br />

rale <strong>delle</strong> amministrazioni locali, ispirandosi al modello elaborato dalla<br />

Giunta Neri per Milano 186 .<br />

183 Copia <strong>di</strong> ricorso del 5 agosto 1775 <strong>delle</strong> comuntà <strong>di</strong> Canneto, Acquanegra,<br />

Volongo, Isola Dovarese, tutte del <strong>Mantova</strong>no nuovo, in ASMn, Catasto, b. 727.<br />

[84 Fogliazzi a Fer<strong>di</strong>nando sul Regolamento provvisorio, 13 gennaio 1776, in<br />

ASMn, Magistrato Camerale, b. 163. Una copia dei Regolamento si trova ivi, b. 451. Sul<br />

lavoro <strong>di</strong> Cauzzi e sull'opposizione <strong>di</strong> Montani, lettera del primo al governo del 23<br />

gennaio 1783, ivi, b. 163.<br />

185 Lettera <strong>di</strong> Firmian a Montani, 25 agosto 1779 (ASMn, Magistrato Camerale, b.<br />

162), e del Magistrato a Fer<strong>di</strong>nando, 26 giugno 1780 (ivi, b. 163). In quest'ultimo<br />

documento si fa presente che vi sono stati recenti aumenti <strong>delle</strong> spese comunali, «o per<br />

aver fissato salari alii impiegati più <strong>di</strong>screti e proporzionati alle loro incombenze, o per<br />

essersi introdotti ove non erano e maestri <strong>di</strong> scuola per l'educazione della gioventù e<br />

me<strong>di</strong>ci e soprattutto levatrici ben istrutte e approvate». Essi erano stati compensati<br />

almeno parzialmente «con lo sra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> varj abusi, col metodo più preciso e<br />

legato dell'interna amministrazione [...], e coll'abilitare e sollecitare i corpi comunali ad<br />

allegerirsi a poco a poco dei loro debiti». A questo fine nel 1781 era stato deciso <strong>di</strong><br />

permettere alle comunità <strong>di</strong> chiedere sovvenzioni al 3,5% dalla R. Camera (cfr. lettera<br />

del Magistrato a Fer<strong>di</strong>nando, 10 giugno 1782, ivi, b. 162), ma poche se ne avvantag­<br />

giarono (cfr. le Osservazioni sopra i bilanci preventivi <strong>delle</strong> 55 comunità mantovane per<br />

l'anno 1783, ivi).<br />

186 per ]a rjforma ne] Milanese si rimanda a P. Neri, Relazione dello stato in cui<br />

si trova l'opera del Censimento universale del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> Milano, a C. Mozzarelli, Sovra-


292 CAPITOLO QUINTO<br />

5.8. SISTEMAZIONE DELLE IMPOSTE DIRETTE E RIFORMA DELLE AMMINISTRAZIONI<br />

LOCALI<br />

II beneficio maggiore dal punto <strong>di</strong> vista fiscale che scaturisce da un<br />

censimento generale geometrico-particellare come quello attuato nel<br />

<strong>Mantova</strong>no è, non è nemmeno il caso <strong>di</strong> ricordarlo, l'adozione <strong>di</strong> una<br />

base esatta e imparziale per il riparto dei tributi 187 . La nuova legge cen-<br />

suaria si impone inoltre come unica e non eterointegrabile per parte <strong>di</strong><br />

alcun estimo o consuetu<strong>di</strong>ne particolare. Ciò significa che ora qualsiasi<br />

tipo <strong>di</strong> prelievo <strong>di</strong>retto, tanto regio quanto pubblico, dovrà essere appli­<br />

cato secondo uno stesso criterio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione universalmente valido,<br />

con evidenti conseguenze in termini <strong>di</strong> semplicità, omogeneità ed equità<br />

del regime fiscale.<br />

Questo potè essere tanto più vero nel <strong>Mantova</strong>no, in quanto l'entra­<br />

ta in vigore del catasto vi fu <strong>di</strong> poco preceduta da un altro fondamentale<br />

provve<strong>di</strong>mento giuseppino che investì tutta la Lombar<strong>di</strong>a austriaca, al<br />

quale si è già accennato: l'abolizione <strong>di</strong> tutte le esenzioni personali e re­<br />

ali e la soggezione dei beni ecclesiastici all'imposta pre<strong>di</strong>ale alla stregua<br />

<strong>di</strong> tutti gli altri 188 . Nel <strong>Mantova</strong>no rimasero dunque immuni dal prelievo<br />

<strong>di</strong>retto solo i possessi immobiliari dell'ospedale, della cattedrale e <strong>delle</strong><br />

parrocchie prive <strong>di</strong> congrua conciliare 189 , mentre tutte le altre categorie<br />

furono parificate sotto il profilo fiscale, «cosicché nessun fondo andrà<br />

esente dai carichi o porzione dei medesimi, ma saranno tutti della stessa<br />

classe e tutti colla stessa regola ridotti in Estimo e soggetti ad ogni sorte<br />

<strong>di</strong> carico», senza più <strong>di</strong>stinzioni fra comunità del <strong>Mantova</strong>no vecchio,<br />

del <strong>Mantova</strong>no nuovo, del Bozzolese e Sabbionetano e così via, nonché<br />

no, società e amministrazione locale, a S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e giusep-<br />

pina, a E. Roteili, Gli or<strong>di</strong>namenti locali della Lombar<strong>di</strong>a preunitaria (1755-1859).<br />

187 R. Zangheri, Catasti e storia della proprietà terriera, p. 78. Questa consapevo­<br />

lezza è espressa con chiarezza anche dal mantovano F. d'Arco, il quale nella sua Me­<br />

moria intorno al censimento dello Stato <strong>di</strong> Milano puntualizza che «il censimento non<br />

ebbe in mira che la sola perequazione dei carichi e non la introduzione <strong>di</strong> nuovi»<br />

(p- 43).<br />

188 I <strong>di</strong>spacci, che derogavano dunque al Concordato del 1757, risalgono al 4<br />

novembre 1782 per le esenzioni personali (che qui non ci interessano) e al 12 maggio<br />

1783 per le reali. Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, pp. 296 e 346, e A. Cova,<br />

Riforma dell'imposta fon<strong>di</strong>aria. Nel Milanese si ebbe in conseguenza un aumento del­<br />

l'estimo del 12,7%.<br />

189 Cfr. F. d'Arco, Memoria, capo XX. Per quanto riguarda le esenzioni personali,<br />

sopravvisse soltanto quella per i padri <strong>di</strong> 12 figli.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO\ SUCCESSI E RITARDI 293<br />

fra fon<strong>di</strong> civili, rustici, feudali, enfiteutici e infine ecclesiastici o «privile-<br />

giatissimi» 19°.<br />

<strong>Il</strong> rifacimento del catasto permise inoltre <strong>di</strong> eliminare alcune forme<br />

minori <strong>di</strong> tassazione <strong>di</strong>retta, o <strong>di</strong> cederle, su conguaglio, alla provincia,<br />

in modo tale che il cosiddetto «carico regio» risultò alla fine gravare<br />

unicamente sui terreni. Fu inoltre possibile abolire alcune imposte in<strong>di</strong>­<br />

rette ritenute controproducenti, in particolare il dazio dei contratti, ac­<br />

crescendo in misura corrispondente l'imposta fon<strong>di</strong>aria. Questa <strong>di</strong>sposi­<br />

zione, si ricorderà, era già stata prospettata nei piani <strong>di</strong> riforma del<br />

1770, quando in via provvisoria erano state concesse varie agevolazioni<br />

per le categorie <strong>di</strong> contratto più comuni e più <strong>di</strong>ffuse fra la popolazio­<br />

ne conta<strong>di</strong>na, o per quelle più favorevoli alla mobilità dei beni 191 . Poi­<br />

ché tuttavia tali deroghe avevano dato a<strong>di</strong>to ad alcuni abusi, il Magi­<br />

strato si era avventurato successivamente a proporre l'abolizione com­<br />

pleta <strong>di</strong> quel dazio, nocivo all'economia e <strong>di</strong>fficile da esigere, e la sua<br />

surrogazione sul tributo <strong>di</strong>retto, ritenendo sopportabile per i proprietari<br />

un leggero aumento dell'imposta fon<strong>di</strong>aria, se compensato dal maggior<br />

agio <strong>di</strong> contrattazione che ne sarebbe scaturito 192 . <strong>Il</strong> progetto rimase in<br />

sospeso, non unico come si è visto, in attesa probabilmente che il com­<br />

pletamento <strong>delle</strong> operazioni censuarie fornisse un supporto più adegua­<br />

to all'attuazione <strong>di</strong> questa e d'altre misure tese a ripartire sulla proprie­<br />

tà terriera oneri in passato in<strong>di</strong>retti o circoscritti a specifiche categorie<br />

<strong>di</strong> contribuenti 193 .<br />

190 Regolamenti concernenti la pubblica amministrazione della provincia <strong>di</strong> Manto-<br />

va e <strong>delle</strong> comunità, 6 agosto 1784, in ASMI, Censo p.a., b. 1461. Ricordo che «privi-<br />

legiatissime» erano dette le case Gonzaga e Zanar<strong>di</strong>, uniche <strong>di</strong>tte laiche a godere del­<br />

l'esenzione totale dalle contribuzioni fon<strong>di</strong>arie.<br />

191 L'e<strong>di</strong>tto, emanato il 31 <strong>di</strong>cembre 1771, prevedeva l'esenzione totale dal dazio<br />

per gli atti <strong>di</strong> costituzione o restituzione <strong>di</strong> dote, <strong>di</strong> affrancazione <strong>di</strong> livello, censo o<br />

anticrèsi; la riduzione dello stesso dazio al 6% del valore per atti <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta,<br />

permuta e per ogni altro contratto implicante traferimento <strong>di</strong> dominio; un'aliquota del<br />

10% sul frutto <strong>di</strong> un anno per locazioni e anticrèsi trentennali; un'aliquota del 10%<br />

sul capitale per donazioni, costituzioni <strong>di</strong> livello, ere<strong>di</strong>tà, legati a persone estranee<br />

(consulta del Magistrato camerale all'arciduca, 21 settembre 1777, ASMi, Finanza p.a.,<br />

b. 1125).<br />

192 Ivi. <strong>Il</strong> gettito me<strong>di</strong>o del dazio era calcolato da questa consulta del 1777 in<br />

450.000 lire, mentre nel 1784 si ottenne dalla me<strong>di</strong>a dei dati del periodo 1773-83 una<br />

cifra molto inferiore (vd. lettera <strong>di</strong> P. Castiglione, ragioniere del Magistrato, all'arcidu­<br />

ca, 19 settembre 1784, ivi).<br />

193 Sulla finale abrogazione del dazio, consulta governativa del 28 settembre 1784,<br />

in ASMi, Censo p.a., b. 1462.


294 CAPITOLO QUINTO<br />

Ma soprattutto, come già in precedenza aveva annunciato Firmian,<br />

«uno degli importanti benefizi riservati allo Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> collo stabi­<br />

limento del nuovo censo si è l'abolizione <strong>di</strong> molti imbarazzanti carichi, ai<br />

quali in <strong>di</strong>versa proporzione e modo soggiacciono quelle comunità e ter-<br />

ritori» 194 . Fra essi figuravano le antiche «fazioni rusticali» e altre onoran­<br />

ze, spesso in natura, che i fon<strong>di</strong> rustici <strong>di</strong> molte comunità erano tenuti a<br />

corrispondere alla Camera regia e che da tempo si era intenzionati a sop­<br />

primere, ripartendole anch'esse sull'estimo generale come parte <strong>delle</strong> con­<br />

tribuzioni. A beneficio <strong>delle</strong> comunità rurali andò poi la decisione <strong>di</strong><br />

abolire «onninamente e per sempre qualunque tassa personale», che esse<br />

avessero consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> esigere per integrare il gettito pre<strong>di</strong>ale nella<br />

copertura <strong>delle</strong> spese locali. E ciò per favorire il «troppo necessario e<br />

desiderabile aumento della popolazione nel <strong>Mantova</strong>no» 195 . Questa scelta<br />

costituisce una <strong>delle</strong> principali <strong>di</strong>fferenze con il sistema tributario milane­<br />

se, nel quale, com'è noto, dopo lunghe <strong>di</strong>scussioni l'imposta personale fu<br />

conservata e il suo ricavato destinato per una metà all'erario e per l'altra<br />

alle comunità per le spese locali 196 . Analoghe preoccupazioni per la più<br />

arretrata situazione economica del <strong>Mantova</strong>no suggerirono <strong>di</strong> lasciarlo<br />

esente dalla tassa mercimoniale, sconosciuta in questa provincia come<br />

forma <strong>di</strong> contribuzione e applicata solo in poche comunità per sostenere<br />

parte del carico locale. Essa fu del resto formalmente abolita da Giuseppe<br />

II alla fine del 1784 in tutta la Lombar<strong>di</strong>a 197 . Secondo F. D'Arco l'esclu­<br />

sione <strong>di</strong> questi due cespiti, come <strong>delle</strong> altre forme <strong>di</strong> esazione locale sulle<br />

bestie, sui mobili e sugli attrezzi rurali, non arrecò danni finanziari alle<br />

comunità, che ne ebbero un aggravio sull'estimo pre<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> solo mezzo<br />

soldo per scudo d'estimo 198 .<br />

Furono invece conservate alcune imposte tra<strong>di</strong>zionali il cui gettito era<br />

194 Lettera a Kaunitz, 25 marzo 1780 (ASMi, Censo p.a., b. 1455).<br />

195 Parole dell'arciduca riportate nel verbale della sessione della Giunta censuaria<br />

del 3 giugno 1777, in ASMi, Censo p.a., b. 1454. La decisione fu comunicata con e<strong>di</strong>tto<br />

del 2 <strong>di</strong>cembre 1784. Ricordo che nel <strong>Mantova</strong>no il testatico era sempre stato una tassa<br />

esclusivamente locale e mai il suo gettito era andato a confluire nelle contribuzioni<br />

militari, come invece avveniva nel Milanese (vd. anche la consulta all'arciduca del 18<br />

marzo 1784, in ASMn, Catasto, b. 730).<br />

196 Cfr. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 168.<br />

197 Dispaccio 5 novembre 1784, su cui vd. ivi, p. 330. Sul <strong>Mantova</strong>no cfr. F.<br />

d'Arco, Memoria, pp. 44-5, e la consulta della Giunta all'arciduca del 29 marzo 1784<br />

(ASMn, Catasto, b. 730). Naturalmente la tassa mercimoniale cessò <strong>di</strong> esistere anche<br />

nelle comunità mantovane dov'era in vigore a livello locale.<br />

198 F. d'Arco, Memoria, p. 43.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 295<br />

confluito in passato nel fondo militare insieme alle contribuzioni fon<strong>di</strong>a­<br />

rie, e cioè la tassa corrisposta dalle Università, Collegi e Arti della città <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, l'antica «tassa d'assenza», cui andavano soggetti i fon<strong>di</strong> appar­<br />

tenenti ai non residenti, che non fruttavano nulla all'erario in termini <strong>di</strong><br />

dazi <strong>di</strong> consumo, infine il corrispettivo dovuto dalle comunità per il regale<br />

«ius d'esercire osteria» 199 . L'amministrazione <strong>di</strong> questi cespiti fu però<br />

ceduta in cambio <strong>di</strong> un congrue aumento dell'imposta fon<strong>di</strong>aria, alla ne­<br />

onata Congregazione <strong>di</strong> patrimonio, venendo a costituire un'ulteriore ri­<br />

sorsa per la cassa provinciale, il cui bilancio sarebbe stato ora gravato da<br />

nuove, importanti voci <strong>di</strong> spesa 200 .<br />

In conclusione, l'imposta, in perfetta analogia con il Milanese salvo<br />

che per l'assenza <strong>delle</strong> «tre tasse», sarebbe stata calcolata come segue: «La<br />

città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e tutte le comunità comprese nella sua provincia [...]<br />

dovranno essere unite in una società generale per il concorso ai regi cari­<br />

chi ed ai bisogni pubblici interessanti l'intera provincia [...]. <strong>Il</strong> carico<br />

regio, con quel <strong>di</strong> più che rileveranno i bisogni della provincia, si <strong>di</strong>stri­<br />

buirà sulla massa totale dell'estimo generale e ne sarà fatto il riparto sulle<br />

comunità in proporzione della rispettiva quota d'estimo, ed alla tangente<br />

<strong>di</strong> ogni comunità si aggiungerà quella somma che rileveranno i pesi locali,<br />

ai quali non bastino le ren<strong>di</strong>te comunali, per farne il riparto sopra i pos­<br />

sidenti in proporzione dell'estimo» 201 .<br />

Per quanto concerne l'imposta gravante sulla provincia, che assom­<br />

ma il carico cosiddetto «universale» (contribuzioni e quota <strong>di</strong> copertura<br />

<strong>delle</strong> spese riguardanti tutta la Lombar<strong>di</strong>a austriaca) e quello più pro­<br />

priamente provinciale, si può considerare un preventivo per il 1790 202<br />

così configurato:<br />

199 Sessione della Giunta 22 marzo 1784 (ASMi, Censo p.a., b. 1460); consulta<br />

governativa 28 settembre 1784 (vd. n. 193); consulta della Giunta all'arciduca, 2 giugno<br />

1785 (HHSaW, MC, F. 6). In Lombar<strong>di</strong>a la tassa d'assenza esisteva nel solo <strong>Mantova</strong>­<br />

no. Furono invece semplicemente rifuse sull'imposta pre<strong>di</strong>ale le imposte straor<strong>di</strong>narie<br />

introdotte durante la guerra <strong>di</strong> successione austriaca e mai abolite in seguito, su cui vd.<br />

sopra p. 104.<br />

200 F. d'Arco, Memoria, pp. 35 e 40.<br />

201 E<strong>di</strong>tto della Giunta censuaria, 6 agosto 1784 (ASMi, Censo p.a., b. 1452),<br />

citato da S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana, p. 40-41. Per «tre tasse» si intende­<br />

vano la personale, la mercimoniale e quella sulle case forensi d'abitazione.<br />

202 Preventivo per l'imposta della città e provincia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> per I anno 1790, in<br />

ASMn, Intendenza politica, b. 169. Si può supporre che le cifre non siano mutate <strong>di</strong><br />

molto fra la metà degli anni Ottanta e il 1790, almeno a livello provinciale.


296 CAPITOLO QUINTO<br />

Carico regio (contribuzioni) L. 2.898.283<br />

quota <strong>delle</strong> spese «universali» « 406.660<br />

L. 3.304.943<br />

Necessità della provincia:<br />

onorari 203 L. 162.208<br />

risarcimenti e assegni « 64.549<br />

spese or<strong>di</strong>narie 204 « 818.000<br />

manutenzione strade « 400.000<br />

spese straor<strong>di</strong>narie 205 « 146.902<br />

interessi passivi « 57.430<br />

debiti da estinguere « 382.000<br />

arrotondamento « 2 « 2.031.091<br />

necessità totale L. 5.336.034<br />

deduzione <strong>delle</strong> entrate provinciali 206 « 854.422<br />

imposta totale « 4.481.612<br />

<strong>di</strong> cui, dunque:<br />

imposta «universale» L. 3.304.943<br />

carico provinciale « 1.176.669<br />

L'imposta totale doveva essere ripartita fra le comunità in base al<br />

rispettivo scutato, dopo<strong>di</strong>ché alla propria quota ciascuna comunità avreb­<br />

be eventualmente aggiunto la cifra corrispondente al carico comunale. A<br />

questo proposito, il quadro che si delinea grazie a uno sguardo sommario<br />

appare piuttosto variegato. Nel caso, per esempio, <strong>di</strong> Volta <strong>Mantova</strong>na<br />

l'ammontare <strong>delle</strong> spese comunali è rimasto pressoché immutato rispetto<br />

ai dati già forniti per i primi anni Settanta (20.146 lire per il 1788 contro<br />

le 20.489 del 1773), con un aumento del 50% circa dei salari compensato<br />

dalla <strong>di</strong>minuzione degli stanziamenti per riparazioni e necessità straor<strong>di</strong>­<br />

narie. Al contrario in altre tre comunità considerate, Solferino, Suzzara e<br />

203 Ai membri della Congregazione municipale (ex <strong>di</strong> patrimonio) e agli ufficiali<br />

e subalterni <strong>di</strong> questa, al commissario provinciale.<br />

204 Manutenzione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne, spese <strong>di</strong> cancelleria e dotazione degli uffici.<br />

205 Spese <strong>di</strong> «polizia» non meglio specificate.<br />

206 Cre<strong>di</strong>ti e ren<strong>di</strong>te varie.<br />

207 Sono stati utilizzati i seguenti bilanci <strong>delle</strong> comunità <strong>di</strong> Volta, Solferino, Suz­<br />

zara, Coito, Piubega: consuntivi degli anni 1773, 1774 o 1775 in ASMn, Catasto, b.<br />

755, e preventivi per gli anni 1787 o 1788 in ASMn, Intendenza politica, b. 169.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 297<br />

Coito, le spese si sono notevolmente accresciute (da 1.804 a 6.820 lire fra<br />

1773 e 1788 per la prima, da 6.109 a 14.670 lire fra 1774 e 1787 per la<br />

seconda e da 6.773 a 21.133 lire fra 1773 e 1788 per la terza), per un forte<br />

aumento <strong>delle</strong> voci relative a stipen<strong>di</strong> e onorari, or<strong>di</strong>naria amministrazio­<br />

ne, riparazioni. Un esempio ancora <strong>di</strong>verso è quello offerto da Piubega,<br />

che ha visto <strong>di</strong>minuire le proprie uscite dalle 20.015 lire del 1775 alle<br />

16.606 del 1788, con salari stabili e con interessi e livelli passivi, spese<br />

or<strong>di</strong>narie e <strong>di</strong> riparazione fortemente ridotte. Se quest'ultima comunità<br />

deve aver compresso per quanto possibile le uscite per limitare l'incidenza<br />

del carico comunale (7.144 lire), non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> altre entrate, nelle<br />

restanti realtà esaminate le entrate prodotte da affitti e ren<strong>di</strong>te dei beni<br />

comunali, da interessi attivi, da censi e altri red<strong>di</strong>ti fissi, infine da avanzi<br />

<strong>di</strong> bilancio dell'esercizio precedente risultano largamente sufficienti, tal­<br />

volta anche con ampia eccedenza, come nel caso della ricca Volta che vede<br />

un attivo <strong>di</strong> 14.336 lire, a coprire le spese, non richiedendo pertanto<br />

alcuna integrazione al prelievo per l'imposta provinciale 207 .<br />

La riforma <strong>delle</strong> amministrazioni locali, per passare alla seconda serie<br />

<strong>di</strong> interventi legati alla promulgazione del censo, partì con la definizione<br />

<strong>di</strong> un nuovo «compartimento territoriale», sul quale si rifletteva da tempo<br />

da parte della Giunta censuaria e dell'ingegner Pirovano e le cui linee<br />

fondamentali furono tracciate da un <strong>di</strong>spaccio del 25 ottobre 1781, che<br />

or<strong>di</strong>nava la sud<strong>di</strong>visione del <strong>Ducato</strong> in se<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>stretti, con i quali doveva­<br />

no venir a coincidere tanto le giuris<strong>di</strong>zioni pretorie quanto le cancellerie<br />

censuarie 208 . Ciò richiese non solo la revisione dei confini comunali, ma<br />

anche l'accorpamento o il frazionamento <strong>di</strong> intere comunità, secondo un<br />

criterio geometrico che, coerentemente con l'approccio razionalista giu-<br />

seppino, «prescrive il territorio» senza tenere più in alcun conto i se<strong>di</strong>­<br />

menti del passato 209 . Dopo un faticoso lavoro preparatorio, il modello<br />

definitivo del nuovo compartimento territoriale, pubblicato il 5 giugno<br />

1784, riunì infine nei predetti <strong>di</strong>stretti le comunità mantovane, che da 68<br />

208 In ASMi, DR, b. 260. Premessa <strong>di</strong> questo passaggio era stata la riforma <strong>delle</strong><br />

preture, attuata per gra<strong>di</strong> dal 1771 in poi. Ridotte queste giuris<strong>di</strong>zioni forensi da 24 a<br />

11, abolita la famosa «agrara» e adeguati gli stipen<strong>di</strong> (R.D. 14 novembre 1771), si<br />

accrebbe nuovamente il numero a 16 nel 1779 (più sei vice-gerenze, cioè aiuti nei<br />

luoghi più decentrati - R.D. 26 aprile) in vista appunto del nuovo compartimento<br />

territoriale. Per questo e in generale per una panoramica sintetica ma precisa <strong>delle</strong><br />

<strong>riforme</strong> concernenti l'organizzazione e l'amministrazione del territorio mantovano, si<br />

veda S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana e giuseppina, pp. 39-41.<br />

209 La citazione è da C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale,<br />

p. 53.


298 CAPITOLO QUINTO<br />

erano state ridotte a 54, e le coor<strong>di</strong>nò sotto il profilo amministrativo,<br />

censuario e giu<strong>di</strong>ziario attorno ai 16 maggiori centri (<strong>Mantova</strong>, Ostiglia,<br />

Roverbella, Coito, Castiglione <strong>delle</strong> Stiviere, Castelgoffredo, Canneto,<br />

Marcaria, Borgoforte, Bozzolo, Sabbioneta, Viadana, Suzzara, Gonzaga,<br />

Revere, Sermide) 210 .<br />

Pre<strong>di</strong>sposta questa griglia, che faceva riferimento al nuovo catasto<br />

per un'equilibrata <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> forze, venne nominato per ciascun<br />

<strong>di</strong>stretto un cancelliere regio, dapprima in via provvisoria, poi definiti­<br />

va 211 . Questa figura era, com'è noto, la chiave <strong>di</strong> volta del nuovo or<strong>di</strong>na­<br />

mento amministrativo e tributario, secondo gl'inten<strong>di</strong>menti ch'erano stati<br />

del Neri <strong>di</strong> inserire in ogni realtà locale un garante della nuova legge<br />

censuaria, depositario <strong>di</strong> mappe e registri, che fosse allo stesso tempo<br />

cinghia <strong>di</strong> trasmissione fra le comunità e la struttura burocratica centrale.<br />

I nuovi cancellieri, che dovevano essere nominati dal governo e subor<strong>di</strong>­<br />

nati al tribunale tutorio, cioè al Magistrato, che riassumeva tale funzione<br />

all'indomani dello scioglimento della Giunta, furono scelti in maggioranza<br />

fra i geometri impiegati nelle operazioni catastali, non ritrovandosi nelle<br />

comunità persone dotate della necessaria competenza e affidabilità 212 .<br />

All'interno <strong>di</strong> ciascuna comunità il potere locale venne affidato, co-<br />

m'era accaduto nel Milanese, al convocato generale <strong>di</strong> «tutt'i possessori<br />

estimati del suo territorio» in regola con le denunce catastali, chiamati<br />

210 II compartimento territoriale è riportato da S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età<br />

teresiana e giuseppina, pp. 76 sgg. Prima <strong>di</strong> procedere alla riorganizzazione territoriale<br />

si attese alla composizione <strong>delle</strong> numerose controversie confinarie pendenti fra comu­<br />

nità, che fu raggiunta dopo <strong>di</strong>versi anni <strong>di</strong> lavoro da parte della Giunta e <strong>di</strong> Fogliazzi.<br />

Cfr. la relazione Pirovano del 1 luglio 1776, la lettera <strong>di</strong> Fogliazzi alla Giunta, 24<br />

novembre 1776, le sessioni della Giunta 10 e 15 aprile 1777 (tutto in ASMi, Censo p.a.,<br />

b. 1454), la Specificazione <strong>delle</strong> controversie territoriali annessa alla consulta della Giun­<br />

ta del 31 gennaio 1782 (ivi, b. 1456), la sessione della Giunta del 23 aprile 1784 (ivi,<br />

b. 1460).<br />

211 Avviso al pubblico della nomina dei se<strong>di</strong>ci cancellieri regi, 11 giugno 1784<br />

(ASMi, Censo p.a., b. 1461). La nomina <strong>di</strong> tali ufficiali era stata sollecitata ripetutamen-<br />

te da Kaunitz fin dal 1780 (cfr. per esempio la lettera 27 gennaio 1780, ivi, b. 1455),<br />

dato che l'istituzione provvisoria dei vice-gerenti, che avrebbero dovuto assistere i<br />

pretori e ricoprire alcune <strong>delle</strong> funzioni <strong>di</strong> cancelliere (Piano <strong>delle</strong> preture mantovane<br />

del 1771, su cui cfr. S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana, pp. 39-40), non aveva<br />

avuto che un effetto parziale e tar<strong>di</strong>vo.<br />

212 Sulla figura del cancelliere regio rimando, oltre che alla citata Relazione Neri<br />

del 1750, ancora a C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, p. 48 sgg.,<br />

e al più recente saggio <strong>di</strong> A. R. Ostinelli, I cancellieri del censo nella Lombar<strong>di</strong>a teresia­<br />

na. Sulla scelta dei cancellieri mantovani, relazione Pirovano del 14 giugno 1784<br />

(ASMn, Catasto, b. 737).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 299<br />

senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> censo a deliberare «<strong>delle</strong> cose comuni» e a eleggere<br />

annualmente i cinque «deputati dell'estimo» che dovevano attendere al­<br />

l'amministrazione or<strong>di</strong>naria con l'assistenza <strong>di</strong> un sindaco e <strong>di</strong> uno o più<br />

consoli 20 . Mentre l'elettorato attivo <strong>di</strong>veniva ovunque e a tutti gli effetti<br />

un <strong>di</strong>ritto inerente alla proprietà terriera, qualunque ne fosse l'estensione,<br />

l'elettorato passivo, cioè la possibilità <strong>di</strong> accedere all'esecutivo, subiva<br />

alcune limitazioni <strong>di</strong> censo: il primo posto era infatti riservato a uno dei<br />

cinque maggiori possessori, a scelta naturalmente del Convocato generale,<br />

il secondo a uno tratto dal secondo gruppo <strong>di</strong> cinque, mentre solo gli altri<br />

tre posti erano accessibili a qualunque estimato, sempre a maggioranza <strong>di</strong><br />

voti 214 . Per ognuna <strong>delle</strong> comunità del suo <strong>di</strong>stretto, il cancelliere presen­<br />

ziava ai convocati annuali, <strong>di</strong> cui stilava i verbali per trasmetterli al Magi­<br />

strato camerale, controllava l'attività dei deputati dell'estimo, vigilava sul­<br />

l'applicazione <strong>delle</strong> norme censuarie e sulla regolarità dei bilanci e si fa­<br />

ceva interprete <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni o osservazioni provenienti dal tribunale tutorio o<br />

dal governo.<br />

L'amministrazione provinciale subì anch'essa qualche mo<strong>di</strong>fica, che<br />

non riguardò però l'organo rappresentativo, il quale rimase inalterato con<br />

i suoi sessanta decurioni tratti per un terzo dalla nobiltà titolata, per un<br />

altro terzo dal Collegio dei giureconsulti e per il rimanente dal ceto civile<br />

e dall'Università dei mercanti, e quin<strong>di</strong> propriamente espressione della<br />

città e non della provincia. La novità fu invece la sostituzione della vecchia<br />

Congregazione civica, cestola del Consiglio decurionale, con una Congre­<br />

gazione <strong>di</strong> patrimonio che doveva accogliere sì cinque membri scelti dallo<br />

stesso Consiglio al proprio interno (due nobili, un togato, un citta<strong>di</strong>no, uno<br />

in<strong>di</strong>fferentemente tratto da qualsiasi dei tre or<strong>di</strong>ni), ma anche quattro<br />

elementi provenienti «dal corpo degli estimati dell'intera provincia», a<br />

formare un organico <strong>di</strong> nove «conservatori», tutti obbligatoriamente dotati<br />

213 Istruzione con la quale si da un'idea dei regolamenti concernenti la pubblica<br />

amministrazione della provincia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> e <strong>delle</strong> comunità che la costituiscono, quali<br />

avranno effetto nel nuovo sistema, pubblicata a stampa il 6 agosto 1784 (ASMi, Censo<br />

p.a., b. 1452). <strong>Il</strong> numero dei deputati dell'estimo sarebbe stato poi ridotto a tre per<br />

uniformità con il Milanese in coincidenza con l'aggregazione. <strong>Il</strong> primo sarebbe stato<br />

scelto fra i tre maggiori estimati e gli altri due fra tutti in<strong>di</strong>stintamente (e<strong>di</strong>tto gover­<br />

nativo 2 <strong>di</strong>cembre 1784, in ASMi, Censo p.a., b. 1459).<br />

214 E<strong>di</strong>tto 6 agosto 1784 (vd. n. precedente). Dal convocato restavano esclusi i<br />

minori, le donne, i debitori del comune, i non possidenti (non essendo previste né la<br />

tassa personale, né la mercimoniale, queste due categorie non godevano <strong>di</strong> alcuna<br />

rappresentanza in quanto non contribuenti) e infine, a <strong>di</strong>fferenza del Milanese, i par­<br />

roci, che non potevano essere <strong>di</strong>stratti dalle loro cure per interessarsi alla pubblica<br />

amministrazione (cfr. S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana, p. 41).


300 CAPITOLO QUINTO<br />

<strong>di</strong> un censo superiore ai 4000 scu<strong>di</strong> d'estimo 215 . Nonostante questi cam­<br />

biamenti, era rimasta almeno numericamente garantita la prevalenza degli<br />

interessi della città su quelli del contado, e non c'è da stupirsene se si<br />

considera che la riforma dell'amministrazione provinciale risultò anche nel<br />

Milanese parziale e più conservatrice <strong>di</strong> quella <strong>delle</strong> amministrazioni comu­<br />

nali, dovendosi fare i conti a quel livello con antichi e spesso ancora potenti<br />

corpi citta<strong>di</strong>ni 216 . Inoltre doveva già esservi la consapevolezza che quel<br />

capitolo della riforma mantovana fosse da considerarsi provvisorio negli<br />

inten<strong>di</strong>menti del sovrano, giacché ormai si profilava il rivolgimento istitu­<br />

zionale del 1786, con l'istituzione <strong>delle</strong> Intendenze politiche provinciali.<br />

La Congregazione <strong>di</strong> patrimonio assorbì le competenze della vecchia<br />

Congregazione civica, aggiungendovi l'amministrazione dei cinque <strong>di</strong>par­<br />

timenti per le <strong>di</strong>gagne previsti dal nuovo piano, il quale collocava questo<br />

importante settore fra gli oneri e le competenze provinciali, sottraendolo<br />

alla gestione particolaristica e spesso carente che ne era stata fatta in<br />

precedenza 217 . Molta importanza si veniva ad attribuire inoltre alla rego­<br />

lare compilazione e trasmissione al Magistrato camerale dei bilanci con­<br />

suntivi e preventivi, sulla base dei quali doveva essere rigorosamente for­<br />

mata l'imposta, non essendo possibile deliberare alcuna spesa straor<strong>di</strong>na­<br />

ria o imporre alcun carico aggiuntivo senza averne ottenuto il permesso<br />

dal governo. Allo stesso modo veniva imposto alla Congregazione un ca­<br />

nale unico ed esclusivo <strong>di</strong> comunicazione con il governo, in quanto tutte<br />

le informazioni dovevano essere ricevute o trasmesse per il tramite del<br />

tribunale tutorio.<br />

215 Regolamento per la rappresentanza ed amministrazione pubblica della città e<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, da osservarsi subito che abbia esecuzione il nuovo sistema censua-<br />

rio, pubblicato il 2 novembre 1784 (ASMi, Censo p.a., b. 1452).<br />

216 Cfr. C. Mozzarelli, Sovrano, società e amministrazione locale, p. 159, che de­<br />

finisce «indubbiamente meno drastica» la ridefinizione del livello provinciale: «se il<br />

Comune che esce dalla riforma del 1755 è altro rispetto a quello del periodo preceden­<br />

te, non altrettanto si può <strong>di</strong>re della Provincia che mantiene ancora, malgrado tutto,<br />

alcune caratteristiche politiche (cetuali e corporative) tra<strong>di</strong>zionali».<br />

217 Piano <strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne d'arginatura, 1 settembre 1784 (AACA, b. 12) ed e<strong>di</strong>tto<br />

governativo 2 <strong>di</strong>cembre 1784 (vd. n. 213), con cui si accollavano definitivamente le<br />

spese <strong>di</strong> <strong>di</strong>gagna all'estimo universale, «essendo giusto che, nel modo che tutti devono<br />

contribuire al mantenimento <strong>delle</strong> strade e agli altri bisogni della Provincia, debbano<br />

anche concorrere alla spesa <strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne, che interessa la <strong>di</strong>fesa e sicurezza, non meno<br />

che la felicità dell'intiera provincia». <strong>Il</strong> coinvolgimento nella manutenzione <strong>delle</strong> argi­<br />

nature dei soli <strong>di</strong>retti interessati in passato aveva fatto sì, come ho già avuto occasione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re, che si procedesse sempre in eccessiva economia, mirando più a porre rappezzi<br />

temporanei, che a risolvere i gravi problemi strutturali ere<strong>di</strong>tati dal passato.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJO: SUCCESSI E RITARDI 301<br />

Completata la riforma, compresi i punti <strong>di</strong> cui si parlerà nel prossimo<br />

paragrafo, il nuovo censo mantovano entrò in vigore il primo gennaio<br />

1785. In quell'occasione l'arciduca, giunto a celebrare personalmente<br />

l'evento, comunicò ai sud<strong>di</strong>ti che la Camera, per «una specie <strong>di</strong> favore»,<br />

avrebbe rinunciato ai vecchi cre<strong>di</strong>ti d'imposta che vantava verso il <strong>Ducato</strong><br />

per oltre un milione <strong>di</strong> lire 218 . La provincia inoltre sarebbe stata sollevata<br />

interamente dalle spese per le operazioni censuarie, calcolate in 2.048.529<br />

lire per la durata <strong>delle</strong> operazioni «<strong>di</strong> campagna» (1774-1781), e in qual­<br />

che centinaio <strong>di</strong> migliaio <strong>di</strong> lire aggiuntive per il periodo finale, in cui si<br />

era lavorato esclusivamente in ufficio 219 . Ciò era stato deciso «sul riflesso<br />

che, malgrado questa spesa, la Camera [...] si è sempre trovata in stato <strong>di</strong><br />

far fronte a tutte le occorrenze dello Stato ed anche straor<strong>di</strong>narie della<br />

Monarchia, e più ancora perché non potrebbesi altrimenti reintegrare la<br />

Camera <strong>di</strong> questo suo cre<strong>di</strong>to se non con un rateato pagamento in molti<br />

anni, che sarebbe <strong>di</strong> un insensibile vantaggio alla Camera in paragone del<br />

gravoso carico <strong>di</strong> una sovraimposta particolare per questo titolo, che si<br />

dovrebbe imporre sul <strong>Mantova</strong>no, e toglierebbe quella perfetta eguaglian­<br />

za ora felicemente combinata del carico tra il possessore <strong>di</strong> Milano e<br />

quello <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>» 220 .<br />

Nonostante questi tentativi <strong>di</strong> addolcire la pillola, i mantovani rima­<br />

sero lungamente ostili alla riforma censuaria.<br />

<strong>Il</strong> censimento nuovo - riferiva il residente veneto - è accusato <strong>di</strong> molti <strong>di</strong>ffetti<br />

e varj reclami furono presentati da' sud<strong>di</strong>ti al sovrano; si calcola che il maggior<br />

numero dei possessori paghi più che prima, che alcuni siano caricati egualmente<br />

e pochissimi paghino meno; nessuno accorda <strong>di</strong> sentir benefizio dall'abolizione de'<br />

dazi, il prodotto de' quali fu però trasferito nel corpo <strong>delle</strong> contribuzioni censuarie<br />

ed in generale si conviene che li due articoli, ministero subalterno accresciuto per<br />

la costituzione della macchina e li suoi movimenti, e rifacimento <strong>delle</strong> R. strade<br />

218 Dispaccio del residente Sederini dell'I <strong>di</strong>cembre 1784, in ASVe, SS, filza 230.<br />

219 Ristretto <strong>delle</strong> spese fatte nei sottoscritti anni (1774-1781) dalla R. D. Camera<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> in causa del nuovo censo, in ASMi, Censo p.a., b. 1456. Dispaccio regio<br />

per il condono <strong>delle</strong> spese, 5 novembre 1784, riportato nell'e<strong>di</strong>tto 2 <strong>di</strong>cembre 1784<br />

(vd. n. 213).<br />

220 Consulta governativa 28 settembre 1784 (vd. n. 193). Su questa decisione, per<br />

quanto presentata come un atto <strong>di</strong> clemenza, dovette influire soprattutto il precedente<br />

del censimento del 1756, in occasione del quale Beltrame Cristiani aveva chiarito che<br />

la spesa sarebbe dovuta ricadere necessariamente sull'erario, in quanto nel <strong>Mantova</strong>no<br />

il riparto <strong>delle</strong> contribuzioni spettava al sovrano e non alla provincia, come invece nel<br />

Milanese, e con quello anche la cura dei registri catastali (Relazione pubblicata da C.<br />

Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 93).


302 CAPITOLO QUINTO<br />

siano due partite che per molti anni impe<strong>di</strong>ranno che sia conosciuto il pregio e<br />

sentito il beneficio del censimento, il primo dovuto all'eguaglianza de' comparti,<br />

il secondo che dee risultare dalla mo<strong>di</strong>cità de' tributi 221 .<br />

Per tutto il resto del decennio i <strong>di</strong>sagi e il malcontento prodotti dal­<br />

l'introduzione del nuovo censo renderanno <strong>di</strong>fficoltoso il governo della<br />

provincia, come dovrà constatare duramente l'intendente politico D'Ar­<br />

co 222 . Superata però quella fase <strong>di</strong> rodaggio, i proprietari iniziarono forse<br />

ad avvertire i benefici del nuovo sistema. Nel 1790, infatti, i loro rappre­<br />

sentanti a Vienna, in una fase in cui si andavano mettendo ra<strong>di</strong>calmente<br />

in <strong>di</strong>scussione le maggiori <strong>riforme</strong> giuseppine, a una domanda esplicita <strong>di</strong><br />

Sperges se i mantovani fossero contenti del censimento risposero afferma­<br />

tivamente, aggiungendo che il prelievo <strong>di</strong>retto era rimasto pressoché inva­<br />

riato 223 . Diversi anni dopo uno <strong>di</strong> loro, Cocastelli avrebbe ad<strong>di</strong>rittura<br />

definito il censimento «forse l'opera più bella e la più perfetta, che potesse<br />

farsi in una economica amministrazione» 224 .<br />

La riforma <strong>delle</strong> amministrazioni locali introdotta nel 1756 nello Sta­<br />

to <strong>di</strong> Milano e riprodotta fedelmente nel <strong>Mantova</strong>no nel 1784 ha ricevuto<br />

valutazioni <strong>di</strong>verse nelle varie epoche, a seconda degli aspetti che ne sono<br />

stati sottolineati. Mentre amministratori e pubblicisti coevi colsero in<br />

particolare del nuovo sistema censuario la sua caratteristica struttura,<br />

modulare e piramidale allo stesso tempo, capace <strong>di</strong> collegare e <strong>di</strong> organiz­<br />

zare in un unico organismo i vari livelli <strong>di</strong> amministrazione, garantendo<br />

all'autorità regia una funzione <strong>di</strong> controllo non esistita in precedenza, la<br />

tra<strong>di</strong>zione liberale ottocentesca, con in testa Cattaneo, ha attribuito rile­<br />

vanza soprattutto alla maggiore democratizzazione degli or<strong>di</strong>namenti co­<br />

munali che ne conseguì, in termini <strong>di</strong> partecipazione paritaria degli<br />

estimati e <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> reale autogoverno per le comunità. In tempi più<br />

recenti è stata richiamata piuttosto l'attenzione sull'emergere del criterio<br />

221 Dispaccio <strong>di</strong> Gaspare Soderini del 22 giugno 1785, in ASVe, SS, filza 230.<br />

222 «Avea l'Intendenza <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> - scriveva per esempio il d'Arco - lo svantag­<br />

gio tutto suo proprio <strong>di</strong> dover porre pienamente in corso il nuovo sistema censuario,<br />

in parte solamente introdotto, anche col restringere le facoltà del Corpo civico ammi­<br />

nistrante, e quin<strong>di</strong> parer connessa per essenziali rapporti con un sistema, che riguarda-<br />

vasi siccome dannoso alla nazione» (M. Vaini, // conte Giovan Battista Gherardo d'Arco<br />

e le memorie sulla «Intendenza politico-provinciale», p. 461.<br />

223 Verbale della sessione del 30 luglio 1790, in HHSaW, Kaiser Franz Akten, K.<br />

137 (vecchia numerazione). I due rappresentanti erano il marchese Odoardo Zenetti e<br />

il conte Luigi Cocastelli.<br />

224 Da una lettera al barone <strong>di</strong> Thugut del 6 luglio 1799, citata da C. Mozzarelli,<br />

Sovrano, società e amministrazione locale, p. 5.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL IJJQ: SUCCESSI E RITARDI 303<br />

censitario come preponderante rispetto a quello corporativo per l'eserci­<br />

zio dei <strong>di</strong>ritti politici in ambito locale e sul conseguente ampliamento del<br />

gruppo <strong>di</strong>rigente. Da ultimo, a un'interpretazione antica che vedeva nella<br />

revisione <strong>delle</strong> strutture amministrative un semplice corollario <strong>delle</strong> ope­<br />

razioni censuarie, teso a garantire il raggiungimento degli obiettivi fiscali,<br />

è stata invece opposta una lettura più sensibile alla complessa genesi<br />

politica <strong>delle</strong> scelte milanesi del 1756 e alla loro connessione a un «muta­<br />

mento 'costituzionale' in senso statale dell'impero e al parallelo mutare dei<br />

criteri <strong>di</strong> legittimazione del potere imperiale», nonché al conseguente «ac-<br />

crescersi del <strong>di</strong>slivello principe-ceti» e alla «crisi dell'assetto <strong>di</strong>archico» 225 .<br />

Ciò che sembra a questo punto mancare, ma si tratta <strong>di</strong> una lacuna impe­<br />

gnativa da colmare, è il superamento dell'ambito puramente normativo e<br />

una verifica storica del significato e della portata della riforma alla luce<br />

della varia applicazione che ne fu data nelle <strong>di</strong>verse realtà locali coinvolte.<br />

5.9. L'AGGREGAZIONE AL MILANESE<br />

L'introduzione del nuovo censo nel <strong>Mantova</strong>no fu accompagnata,<br />

anzi <strong>di</strong> poco preceduta, da una più vasta riforma istituzionale. L'impera­<br />

tore colse infatti l'opportunità che quella storica svolta offriva per omolo­<br />

gare anche il <strong>Mantova</strong>no alle altre province lombarde, come desiderava<br />

fare da tempo, eliminando completamente l'autonomia amministrativa del<br />

<strong>Ducato</strong> ed estendendo a esso la giuris<strong>di</strong>zione dei <strong>di</strong>casteri centrali milane­<br />

si, essendo ai suoi occhi «incontrastabile il vantaggio derivante dall'unifor­<br />

mità della pubblica amministrazione nelle <strong>di</strong>verse province, che abitate da<br />

una sola nazione sotto lo stesso sovrano e governo formano un solo corpo<br />

221 Ivi, p. 8. Per la sensibilità coeva si veda per esempio la citata lettera <strong>di</strong> Coca-<br />

stelli a Thugut. Sulle opinioni <strong>di</strong> Cattaneo, E. Roteili, Gli or<strong>di</strong>namenti locali, pp. 171-<br />

174. Sulla proprietà fon<strong>di</strong>aria come nuovo requisito-base, linea fatta propria già da P.<br />

Verri (p. es. nei Pensieri sullo stato politico del milanese nel 1790), cfr. F. Valsecchi,<br />

L'assolutismo illuminato, voi. II, p. 96, e R. Zangheri, Catasti e stona della proprietà<br />

terriera, pp. 52 e 71. Per la lettura in chiave prevalentemente fiscale, vd. per esempio<br />

la lettera <strong>di</strong> Carli a Firmian del 21 maggio 1774 (ASMi, Censo p.a., b. 1452) riferita al<br />

censimento mantovano, dove si legge: «Tanto più mi rallegro e pronostico un ottimo<br />

effetto, quanto che intendo essersi da S. M. conceduta la plenaria giuris<strong>di</strong>zione al<br />

tribunale del censo, mentre in questa sola maniera e non altrimenti <strong>di</strong>viene operativa<br />

la facoltà tutoria del tribunale, e si evita il pericolo che per mezzo <strong>di</strong> sentenze e giu<strong>di</strong>zi<br />

dedotti dai canoni del gius civile si <strong>di</strong>strugga la legge censuaria, ch'è appoggiata a<br />

principi economici e ad oggetti tutori separati affatto dalla legge comune».


304 CAPITOLO QUINTO<br />

<strong>di</strong> Stato» 226 . Una decisa volontà <strong>di</strong> por mano a ra<strong>di</strong>cali mo<strong>di</strong>fiche <strong>delle</strong><br />

strutture amministrative ere<strong>di</strong>tate dalla madre Giuseppe II l'aveva già<br />

mostrata anche rispetto ai domini ere<strong>di</strong>tati. Poco dopo la successione al<br />

trono, nel 1782, aveva infatti abolito la Hofkammer e affidato le compe­<br />

tenze <strong>di</strong> questa alla cancelleria ungherese per i territori del regno d'Un­<br />

gheria e, per il blocco austro-boemo, alle nuove Vereinigte Hofstellen,<br />

<strong>di</strong>casteri aulici riuniti che venivano nuovamente ad accorpare le preroga­<br />

tive finanziarie a quelle politico-economiche, secondo quel modello d'ac­<br />

centramento haugwitziano tanto avversato da Kaunitz quanto favorito<br />

dall'imperatore 227 .<br />

Questo prender le <strong>di</strong>stanze dalla politica sempre concertata in passa­<br />

to fra la madre e il cancelliere <strong>di</strong> corte e stato riguardo all'assetto ammi­<br />

nistrativo non significa però che il nuovo sovrano abbia compiuto nel<br />

corso del suo regno un mutamento <strong>di</strong> rotta rispetto ai fondamentali temi<br />

e criteri <strong>di</strong> riforma dell'età precedente: «in realtà, non vi sono <strong>di</strong>fferenze<br />

sostanziali tra gli obiettivi che si erano proposti Maria Teresa e i suoi<br />

ministri e il programma giuseppino; il cambiamento è piuttosto nelle for­<br />

me e nei meto<strong>di</strong>, nello stile <strong>di</strong> governo, nella rapi<strong>di</strong>tà e ra<strong>di</strong>calità <strong>delle</strong><br />

decisioni e nella tendenza verso l'uniformità e la sistematicità <strong>delle</strong> solu­<br />

zioni» 228 . Fu proprio un intento <strong>di</strong> uniformazione e sistematizzazione a<br />

indurre Giuseppe II a spazzar via in un sol colpo l'autonomia <strong>di</strong> cui il<br />

<strong>Mantova</strong>no aveva continuato a godere pressoché in<strong>di</strong>sturbato per quasi<br />

ottant'anni, con il beneplacito degli organi e dei ministri che si erano<br />

succeduti al suo governo.<br />

Voci su una prossima aggregazione del <strong>Mantova</strong>no al Milanese ave­<br />

vano iniziato a circolare già nel 1779, facendosi più insistenti nel 1783,<br />

soprattutto in relazione alla possibilità <strong>di</strong> unificare l'amministrazione ca­<br />

merale. Questo punto, come si ricorderà, fu seriamente considerato da<br />

Kaunitz subito dopo la morte <strong>di</strong> Saint Laurent, ma per il momento<br />

senz'alcuna conseguenza 229 . Fu poco dopo, a conclusione del soggiorno in<br />

Lombar<strong>di</strong>a iniziato a febbraio, che l'imperatore espresse senza più reticen­<br />

ze le proprie intenzioni sul <strong>Mantova</strong>no, mettendo il governo lombardo <strong>di</strong><br />

226 Dispaccio 5 novembre 1784, in ASMi, DR, b. 264.<br />

227 Vd. C. Capra, II riformismo asburgico, p. 566 sgg.<br />

228 Ivi, p. 565. Sulle <strong>riforme</strong> giuseppine, E. Bradler-Rotmann, Die Reformen Kai­<br />

ser Josephs II..<br />

229 Lettera a Wilczek del 27 ottobre 1783 (vd. n. 120); <strong>di</strong>spacci del residente<br />

Vignola del 21 luglio 1779 (in ASVe, SS, filza 222), e <strong>di</strong> Sederini del 16 luglio 1783<br />

(ASVe, SS, filza 228).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 305<br />

fronte a una decisione già presa, della quale esso era semplicemente chia­<br />

mato a elaborare un circostanziato piano d'attuazione 230 . L'arciduca oppo­<br />

se qualche resistenza, definendo il proposito <strong>di</strong> incorporare il <strong>Mantova</strong>no<br />

al Milanese «veramente il più <strong>di</strong>fficile», poiché «interamente nuovo e con­<br />

trario al sistema finora vigente <strong>di</strong> questo paese, che in tutto e per tutto<br />

riteneva separato intieramente il <strong>Mantova</strong>no dal Milanese», ma alla fine<br />

non si potè esimere dall'ottemperare agli or<strong>di</strong>ni ricevuti 231 .<br />

Gli ostacoli maggiori che si frapponevano all'unificazione amministra­<br />

tiva erano essenzialmente <strong>di</strong> carattere fiscale. I mantovani, innanzitutto,<br />

acquistavano il sale a un prezzo inferiore rispetto ai milanesi e ne utiliz­<br />

zavano <strong>di</strong> qualità <strong>di</strong>versa. Ora, come già da tempo auspicato, fu imposta<br />

l'uniformazione alle altre province lombarde. Questo provve<strong>di</strong>mento fu<br />

molto avversato dalla popolazione, perché ritenuto <strong>di</strong> eccessivo aggravio<br />

per l'agricoltura del paese, benché compensato sia con il mantenimento<br />

dell'esenzione dalla tassa personale per i sud<strong>di</strong>ti della provincia, sia con<br />

l'abolizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi piccoli dazi <strong>di</strong> consumo 232 . In particolare cessò <strong>di</strong><br />

essere esatto il dazio della macina in campagna nelle sue varie forme e,<br />

sempre in ambito rurale, il testatico sulle bestie macellate, la tassa corri­<br />

sposta dai fornai e quella <strong>delle</strong> bozzole e del palatico gravante sui mugnai.<br />

La città, meno agevolata, aveva già visto soppressi gli antichi dazi sulle<br />

carni macellate, conglobati tutti nel testatico sulle bestie, <strong>di</strong> cui fu emanata<br />

una nuova tariffa analoga a quella milanese, mentre la macina, che non<br />

potè essere né abolita, né ridotta, fu ripartita equamente fra privati e fornai<br />

per sgravare questi ultimi e in<strong>di</strong>rettamente i ceti più poveri.<br />

Più grave era il problema che sorgeva dalla «gran<strong>di</strong>osa <strong>di</strong>versità che<br />

costantemente nei prezzi <strong>di</strong> tutti i generi e specialmente del grano ritrovasi<br />

fra il Milanese e il <strong>Mantova</strong>no», a causa della «naturale [...] situazione<br />

locale» <strong>di</strong> quest'ultimo e della «ragione intrinseca <strong>delle</strong> vicinanze <strong>di</strong> con-<br />

2W Cfr. la lettera riservata <strong>di</strong> Kaunitz al governo del 5 agosto 1784 (in ASMi,<br />

Censo p.a., b. 1459). Sui due viaggi <strong>di</strong> Giuseppe II in Lombar<strong>di</strong>a nel 1784 e nel 1785,<br />

vd. C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca, p. 362-63.<br />

231 Consulta dell'arciduca al sovrano del 28 settembre 1784, in ASMi, Censo p.a.,<br />

b. 1459; ivi anche due altre consulte non firmate, una lettera riservata <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando<br />

e Wilczek a Kaunitz e un'altra del plenipotenziario a Kaunitz.<br />

232 Documentazione in ASMi, Finanza p.a., b. 1126. Sul prezzo del sale, accre­<br />

sciuto con <strong>di</strong>spaccio 29 settembre 1785, vd. l'introduzione <strong>di</strong> Vivanti a A. Gualandris,<br />

Mezzi <strong>di</strong> risorgimento degli affari economico-politici del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>. A <strong>Mantova</strong><br />

si riteneva che l'aumento fosse superiore all'ammontare dei dazi aboliti fin quasi al<br />

doppio (<strong>di</strong>spaccio del residente Sederini del 27 aprile 1785, in ASVe, SS, filza 230, e<br />

del residente Alberti del 2 novembre 1785, ivi, filza 231).


306 CAPITOLO QUINTO<br />

fini <strong>di</strong> province estere tutti egualmente abbondanti <strong>di</strong> grano» 233 . Come si<br />

rammenterà, la ren<strong>di</strong>ta catastale era stata calcolata per il <strong>Mantova</strong>no uti­<br />

lizzando per como<strong>di</strong>tà le tabelle dei prezzi ch'erano state applicate a suo<br />

tempo al Milanese. In un regime <strong>di</strong> aggregazione, che il censimento man­<br />

tovano non aveva affatto previsto, questo avrebbe però intaccato l'equità<br />

del censo, in quanto la ren<strong>di</strong>ta fon<strong>di</strong>aria non era uguale nelle due regioni<br />

a parità <strong>di</strong> situazione proprio a causa della <strong>di</strong>scordanza dei prezzi. Valu­<br />

tando sulla base <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e trentennali il rapporto fra quelli mantovani e<br />

quelli milanesi in 3:4, si ovviò a tale <strong>di</strong>fficoltà, su proposta dell'arciduca<br />

Fer<strong>di</strong>nando, riducendo <strong>di</strong> un quarto lo scutato del <strong>Mantova</strong>no, che in tal<br />

modo venne a essere equiparato in valore reale a quello milanese.<br />

Lo stesso <strong>di</strong>spaccio 5 novembre 1784 che decretava l'aggregazione e<br />

la perequazione censuaria or<strong>di</strong>nava anche l'abolizione del Magistrato<br />

mantovano e della delegazione della Camera dei conti e la sostituzione del<br />

primo con un semplice sovrintendente camerale facente capo al Magistra­<br />

to milanese, che si sarebbe occupato «<strong>di</strong> commercio, <strong>di</strong> polizia economica,<br />

d'agricoltura e <strong>di</strong> più [...] quanto può richiedere il migliore servizio della<br />

finanza» 234 . <strong>Il</strong> compito fu affidato a Colloredo, da pochi mesi presidente<br />

del <strong>di</strong>castero soppresso e destinato a ricoprire quella nuova e delicata<br />

posizione per il breve spazio <strong>di</strong> tempo che intercorse fra l'effettiva entrata<br />

in funzione della Sovrintendenza nell'ottobre 1785 e la sua morte, avvenu­<br />

ta il 22 aprile dell'anno successivo 235 . Responsabile ora anche degli affari<br />

censuari, fu invece conservato l'ufficio ricoperto da Gobio, parificato però<br />

alle già esistenti vice-intendenze provinciali <strong>di</strong> finanza e come quelle su­<br />

bor<strong>di</strong>nato all'Intendenza generale <strong>di</strong> Milano, cui era a capo Stefano Lot-<br />

tinger. Questo ministro, la cui influenza cresceva rapidamente per la stima<br />

<strong>di</strong> cui godeva presso Wilczek e presso l'imperatore, vide anzi rafforzato<br />

notevolmente il proprio potere dall'abolizione del Magistrato mantovano,<br />

con grande insod<strong>di</strong>sfazione dei sud<strong>di</strong>ti interessati 236 . «<strong>Il</strong> colpo» inferto da<br />

quella novità, commenta a questo proposito il residente veneto Alberti,<br />

2)3 Consulta del governatore del 28 settembre 1784 (vd. n. 231).<br />

254 Consulta 28 settembre 1784. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>spaccio, del 5 novembre 1784, sta anch'esso<br />

in ASMi, Censo p.a., b. 1459.<br />

235 Lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek del 12 settembre 1785, che commenta ancora i<br />

recenti verbali del Magistrato, altra del 5 <strong>di</strong>cembre sulla nuova attività della Sovrinten­<br />

denza (entrambe in HHSaW, LK, F. 196) e ultima dell'8 maggio 1786 sulla morte <strong>di</strong><br />

Colloredo (ivi).<br />

236 Sull'influenza <strong>di</strong> Lottinger, coalizzato con Wilczek contro l'arciduca, vd. i<br />

<strong>di</strong>spacci del residente Andrea Alberti del 28 settembre e del 23 novembre 1785, in<br />

ASVe, SS, filza 231.


IL CORSO DEI PROGETTI DEL 1770: SUCCESSI E RITARDI 307<br />

solidale con gli interessi locali, «sarà sensibile assai a quel paese; ingran­<br />

<strong>di</strong>rà l'Intendente generale, munito dello special incarico <strong>di</strong> traferirsi sul<br />

luogo per accu<strong>di</strong>re all'esecuzione entro il periodo <strong>di</strong> due mesi, e priverà<br />

forse dell'impiego molti <strong>di</strong> quei subalterni» 237 .<br />

<strong>Il</strong> fasti<strong>di</strong>o generato dall'intrusione del potente ministro milanese,<br />

primo segno della nuova soggezione, non era certo alleviato nei mantovani<br />

dalla consolazione <strong>di</strong> aver conservato inalterato sotto la presidenza del<br />

nazionale Odoardo Zenetti il Supremo Consiglio <strong>di</strong> giustizia, per il quale<br />

già si attendeva la generale riforma dei tribunali che sarebbe seguita nel<br />

1786 238 . Né suscitò favore il magro corrispettivo generato dalla per<strong>di</strong>ta<br />

dell'autonomia e dall'entrata nell'orbita istituzionale milanese, vale a <strong>di</strong>re<br />

l'inserimento <strong>di</strong> un oratore e <strong>di</strong> un sindaco in rappresentanza della città<br />

e del contado mantovano nella Congregazione dello Stato. «Durò infatti<br />

molta pena» l'arciduca, recatesi a <strong>Mantova</strong> alla fine del 1784 per avviare<br />

la nuova l'amministrazione civica, «a persuadere uno de' migliori <strong>di</strong> accet­<br />

tare l'impiego d'oratore, ossia nuncio per <strong>Mantova</strong> a Milano, che è il<br />

testimonio visibile della nuova <strong>di</strong>pendenza, intervenendo come parte <strong>di</strong><br />

una Congregazione <strong>di</strong> Stato per una città la quale per secoli da se stessa<br />

o come capitale, o come provincia imme<strong>di</strong>ata» 239 .<br />

La sistemazione decretata nel 1784 non durò peraltro a lungo. Fra<br />

l'estate del 1785 e la primavera dell'anno successivo si lavorò alacremente<br />

alla riforma del sistema giu<strong>di</strong>ziario, che entrò in vigore il primo maggio<br />

1786. Al posto del Supremo Consiglio <strong>di</strong> giustizia a <strong>Mantova</strong> furono isti­<br />

tuiti un tribunale <strong>di</strong> prima istanza e uno d'appello, <strong>di</strong>pendenti dal Supre­<br />

mo Tribunale <strong>di</strong> Milano, che a sua volta prendeva il posto del Senato 240 .<br />

<strong>Il</strong> marchese Odoardo Zenetti, sostenuto dall'arciduca, rimaneva a presie­<br />

dere il tribunale d'appello 241 , il quale ere<strong>di</strong>tava gran parte del personale<br />

237 Dispaccio 24 agosto 1785, ivi.<br />

238 Sulle notizie che trapelarono sulla riforma giu<strong>di</strong>ziaria, <strong>di</strong>spacci del residente<br />

Sederini del 24 marzo e del 18 agosto 1784, in ASVe, SS, filze 228 e 229.<br />

239 Dispaccio <strong>di</strong> Sederini del 15 <strong>di</strong>cembre 1784, ivi, filza 230.<br />

240 Per la riforma a <strong>Mantova</strong>, S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a in età teresiana, p. 40. In<br />

generale, U. Petronio, II Senato <strong>di</strong> Milano, pp. 418 sgg.<br />

241 Zenetti era subentrato a Waters nel 1783, su proposta <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando, che<br />

aveva così motivato la sua scelta: «possiede a fondo la scienza legale, conosce ed ha<br />

tutta la pratica del foro, serve in tale qualità da <strong>di</strong>eci anni, è soggetto pieno d'integrità,<br />

d'una condotta irreprensibile che gode tutta la confidenza del pubblico stesso qui e ben<br />

capace a <strong>di</strong>rigere questo tribunale» (consulta a Giuseppe II, 17 maggio 1783, in<br />

HHSaW, MC, F. 20). Messo in ombra negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi dalla<br />

figura dell'intendente politico, Zenetti avrebbe guidato la reazione contro le <strong>riforme</strong><br />

giuseppine dopo la morte dell'imperatore nel 1790.


308 CAPITOLO QUINTO<br />

dell'organismo soppresso, mentre nuovi magistrati venivano inseriti nel<br />

tribunale <strong>di</strong> prima istanza sotto la presidenza <strong>di</strong> Placido Velluti 242 .<br />

Contemporaneamente alla riforma giu<strong>di</strong>ziaria si lavorò alla completa<br />

ristrutturazione dell'amministrazione lombarda. L'imperatore, reduce da<br />

un secondo viaggio in Lombar<strong>di</strong>a che aveva acuito la sua impazienza per<br />

il modo con cui veniva governata la regione dal fratello Fer<strong>di</strong>nando e per<br />

la ancor pletorica struttura amministrativa ere<strong>di</strong>tata dall'età teresiana, ri­<br />

<strong>di</strong>segnò per proprio conto l'intero assetto istituzionale 243 . Fedele ai suoi<br />

principi, volle riunire tutte le competenze politiche ed economiche in un<br />

unico Consiglio <strong>di</strong> governo, <strong>di</strong>viso in sette <strong>di</strong>partimenti e guidato dal<br />

plenipotenziario Wilczek, il quale subentrava <strong>di</strong> fatto interamente al go­<br />

vernatore nella <strong>di</strong>rczione della Lombar<strong>di</strong>a austriaca. Fu invece conservata<br />

la gestione separata <strong>delle</strong> finanze e mantenuta in posizione autonoma la<br />

Camera dei conti.<br />

In <strong>di</strong>pendenza del Consiglio vennero poi istituite <strong>delle</strong> Intendenze<br />

politiche provinciali, secondo un progetto a cui da tempo si lavorava tra-<br />

endo ispirazione dai Capitanati <strong>di</strong> circolo dei territori austro-boemi 244 . A<br />

questi uffici venne demandato l'esercizio a livello locale <strong>di</strong> vastissime pre­<br />

rogative, che allora, con un termine caro al tardo cameralismo, erano<br />

appunto definite <strong>di</strong> «polizia» (censo, affari ecclesiastici, pie fondazioni,<br />

istruzione, agricoltura, manifatture e commercio, acque, boschi, monete,<br />

sanità), nonché la supervisione su tutte le istituzioni regie e pubbliche<br />

della rispettiva provincia. Fra queste figuravano per un verso le già esisten­<br />

ti vice-intendenze <strong>di</strong> finanza, nel merito <strong>delle</strong> cui competenze gli intenden­<br />

ti non potevano però avere ingerenza, e per l'altro le nuove Congregazioni<br />

242 Nel 1786 il Tribunale d'appello era costituito da Zenetti (presidente), Forti<br />

(poi giubilato e costituito da Coddè), Tamburini (subito sostituito da Giovanni Mar­<br />

tini), Beninten<strong>di</strong>, Nonio e Angelo Petrozzani (nuova nomina); il Tribunale <strong>di</strong> prima<br />

istanza dai giu<strong>di</strong>ci, tutti <strong>di</strong> nuova nomina, Velluti (presidente), Girolamo Coddè (subito<br />

trasferito e rimpiazzato da Lattanzio Valsecchi), Girolamo Cattanei <strong>di</strong> Momo, Carlo<br />

Conci, Antonio Paltonieri, Giovanni Manzoni (l'organigramma del 1786 e quelli degli<br />

anni successivi si trovano in ASMi, UG p.a., b. 151a). L'organico era stato proposto da<br />

Wilczek sotto la supervisione del regio commissario Karl Anton Martini e pienamente<br />

approvato dal sovrano (cfr. lettera <strong>di</strong> Kaunitz al plenipotenziario del 20 marzo 1786, in<br />

HHSaW, LK, F. 197; sulla figura e il ruolo <strong>di</strong> Martini nella riforma, C. Capra, II Mosè<br />

della Lombar<strong>di</strong>a: la missione <strong>di</strong> Carlo Antonio Martini a Milano, 1785-1786).<br />

243 Progetto redatto da Giuseppe II, citato da C. Capra, La Lombar<strong>di</strong>a austriaca,<br />

p. 365. A queste pagine (363 sgg.) rimando per la ricostruzione della vicenda.<br />

244 Cfr. la lettera <strong>di</strong> Kaunitz a Wilczek del 23 marzo 1786, in HHSaW, LK, F.<br />

183. Sulle Intendenze politiche provinciali si veda ora C. Mozzarelli, Le Intendenze<br />

politiche della Lombar<strong>di</strong>a austriaca (1786-1791).


IL CORSO DEI PROGETTI DEL l~JJO\ SUCCESSI E RITARDI 309<br />

municipali, il cui operato era invece posto sotto stretto controllo tramite<br />

la nuova pratica dei protocolli. Esse erano state create in sostituzione <strong>delle</strong><br />

Congregazioni <strong>di</strong> patrimonio, ma, al contrario <strong>di</strong> queste, composte da<br />

estimati (nove a <strong>Mantova</strong>, <strong>di</strong> cui sei patrizi e tre non nobili) <strong>di</strong> nomina<br />

regia. A esse spettava la gestione del patrimonio pubblico, cioè apparte­<br />

nente alla provincia, la manutenzione <strong>delle</strong> strade urbane e provinciali e<br />

<strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne, l'annona, gli alloggiamenti e le fazioni militari. La Congre­<br />

gazione dello Stato, nella quale ora era rappresentato anche il <strong>Mantova</strong>no,<br />

fu invece semplicemente abolita.<br />

Per il <strong>Mantova</strong>no la scelta per la carica <strong>di</strong> intendente politico cadde<br />

sul conte Giovan Battista Gherardo d'Arco, la figura senz'altro più nota<br />

del Settecento mantovano per la sua decisa adesione all'idee illuministiche<br />

e per i numerosi e interessanti contributi offerti all'Accademia virgiliana<br />

con una serie <strong>di</strong> saggi <strong>di</strong> argomento politico, sociale ed economico, che<br />

traevano sempre spunto dalla concreta situazione del <strong>Ducato</strong> 245 . Trentino<br />

<strong>di</strong> nascita e <strong>di</strong> orgine famigliare e mantovano d'adozione, egli sembra<br />

costituire per i suoi orizzonti culturali e per le sue convinzioni politiche,<br />

perfettamente allineate con i princìpi dell'assolutismo illuminato, un'ecce­<br />

zione nel panorama della nobiltà locale, con la quale pare non essersi mai<br />

perfettamente amalgamato. Dei cinque anni trascorsi a capo della provin­<br />

cia l'intendente lasciò due Memorie nelle quali denunciò con amarezza i<br />

duri attacchi subiti da un composito schieramento <strong>di</strong> estimati aggregatesi<br />

attorno alla Congregazione municipale, già irritato dalla per<strong>di</strong>ta dell'auto­<br />

nomia e ora profondamente avverso alla nuova istituzione provinciale. <strong>Il</strong><br />

contenuto dei due documenti, e<strong>di</strong>ti entrambi, trova conferma nel carteg­<br />

gio intercorso fra d'Arco e Wilczek, il quale offrì un costante appoggio<br />

alla faticosa lotta ingaggiata dal subalterno <strong>di</strong> cui tanto a Milano quanto<br />

a Vienna si riconoscevano l'abilità e lo straor<strong>di</strong>nario impegno 246 .<br />

L'ascesa al trono <strong>di</strong> Leopoldo II, sei anni dopo la grande rivoluzione<br />

amministrativa, avrebbe significato per il <strong>Mantova</strong>no, come in generale<br />

per tutti i domini asburgici, una vittoria della resistenza locale alle <strong>riforme</strong><br />

245 Sul d'Arco, C. Vivanti, Arco, Giovanni Battista Gherardo d'; F. Venturi, Set­<br />

tecento riformatore, voi. V, tomo 1, p. 640 sgg.; A. Enzi, // «Frammento <strong>di</strong> memorie e<br />

considerazioni intorno agli strani avvenimenti del secolo XVIII» <strong>di</strong> G. B. d'Arco; M.<br />

Vaini, // conte Giovan Battista Gherardo d'Arco e le memorie sulla «Intendenza politica<br />

provinciale».<br />

246 II carteggio si trova presso la Fondazione d'Arco <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, nell'AACA, b.<br />

15, ed è stato ampiamente utilizzato da C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, nel­<br />

l'importante paragrafo de<strong>di</strong>cato all'Intendenza politica.


310 CAPITOLO QUINTO<br />

introdotte dal defunto imperatore, coronata dalla soppressione dell'o<strong>di</strong>ata<br />

Intendenza politica e dalla restaurazione dell'autonomia. Nella maggioran­<br />

za dei posti <strong>di</strong> responsabilità all'interno dell'amministrazione regia e pub­<br />

blica si sarebbero trovati a sedere per volontà del nuovo sovrano elementi<br />

del ceto <strong>di</strong>rigente locale che per parecchi decenni erano rimasti esclusi dai<br />

compiti <strong>di</strong> governo e d'amministrazione. Ma questi ultimi richiedevano<br />

ormai competenze ben altrimenti complesse rispetto a quelle possedute da<br />

togati e da rentier, come la stessa prova offerta dai nuovi ministri avrebbe<br />

fuor d'ogni dubbio <strong>di</strong>mostrato: non sarebbe infatti trascorso molto tempo<br />

prima che la cattiva gestione e il <strong>di</strong>ssesto dei conti camerali e pubblici<br />

giungessero a far rimpiangere finanche l'aborrito sistema giuseppino 247 .<br />

247 Cfr. per esempio una lettera a Greppi dell'avvocato fiscale Barbi, uno dei<br />

protagonisti dello scontro con l'intendente, del 21 novembre 1791, in ASMi, Greppi, b.<br />

192, in cui si <strong>di</strong>ce: «non posso a meno però <strong>di</strong> veder mal volentieri il Paese mal <strong>di</strong>retto<br />

ed esposto a maggior miseria per effetto dell'ignoranza che regna». Sul periodo leopol-<br />

<strong>di</strong>no, S. Cuccia, La Lombar<strong>di</strong>a alla fine dell'ancien regime, e, per <strong>Mantova</strong>, S. Mori, //<br />

<strong>Mantova</strong>no alla fine dell'antico regime. Sulla complessa figura <strong>di</strong> Leopoldo II, A.<br />

Wandruszka, Pietro Leopoldo, un grande riformatore.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

Nel terminare il presente lavoro sarà opportuno richiamare sintetica­<br />

mente le linee lungo le quali governo amministrazione e finanze statali si<br />

sono evolute a <strong>Mantova</strong> nel corso del periodo preso in esame e riallacciarsi<br />

così alle questioni sollevate in forma ipotetica nella premessa.<br />

Per quanto concerne le scelte relative al governo del <strong>Ducato</strong> e alle sue<br />

strutture amministrative, risaltano in primo luogo la specificità e l'autono­<br />

mia che <strong>Mantova</strong> conservò per un periodo notevolmente lungo rispetto<br />

allo Stato <strong>di</strong> Milano e alla capitale lombarda, tanto più notevole se si tiene<br />

conto <strong>delle</strong> sue ridotte <strong>di</strong>mensioni territoriali. Tale specificità, che carat­<br />

terizzò questo dominio fin dall'acquisizione <strong>di</strong> esso agli Asburgo, per via<br />

della sua storia particolare e del modo stesso con cui passò alla nuova<br />

<strong>di</strong>nastia, lungi dall'esser negata, fu ben presto colta nelle sue implicazioni<br />

vantaggiose dalle autorità viennesi e dai plenipotenziari posti a capo della<br />

Lombar<strong>di</strong>a austriaca. Essa infatti poteva essere utilmente messa a frutto<br />

per creare un contraltare allo Stato <strong>di</strong> Milano affinchè, anche a costo <strong>di</strong><br />

pletorici e costosi doppioni amministrativi, la "presa" sui domini dell'Ita­<br />

lia settentrionale ne uscisse complessivamente rafforzata.<br />

Inespugnabile baluardo militare e sicuro rifugio nel caso in cui la<br />

capitale lombarda cadesse in mani nemiche, <strong>Mantova</strong> presentava inoltre<br />

un assetto politico, istituzionale e costituzionale più decisamente impron­<br />

tato in senso assolutistico rispetto a quello milanese, soprattutto per l'as­<br />

senza <strong>di</strong> un ceto patrizio autolegittimantesi, capace <strong>di</strong> porsi in antagoni­<br />

smo con l'autorità regia. Ciò risultava favorevole segnatamente ai plenipo­<br />

tenziari, che a <strong>Mantova</strong> vedevano esaltato il proprio potere personale,<br />

tanto più perché l'attenzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Vienna verso questo dominio fu a<br />

lungo piuttosto debole. Le autorità centrali milanesi e austriache poi erano


312 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

restie a offrire a Milano, attraverso l'omologazione completa <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

a provincia, un riconoscimento del suo assetto istituzionale tra<strong>di</strong>zionale e<br />

quin<strong>di</strong> un rafforzamento della sua capacità <strong>di</strong> tenuta <strong>di</strong> fronte agli intenti<br />

<strong>di</strong> riforma. Tutti questi elementi concorsero a far sì che il <strong>Ducato</strong> potesse<br />

conservare fino all'età giuseppina la propria autonomia amministrativa<br />

con il beneplacito dei plenipotenziari Pallavicini, Cristiani e Firmian,<br />

nonché del cancelliere Kaunitz e del Dipartimento d'Italia.<br />

In tempi più recenti, cioè a partire dalla prima metà degli anni Set­<br />

tanta, a <strong>Mantova</strong> fu inoltre assegnata una funzione <strong>di</strong> supporto finanziario,<br />

grazie al saldo attivo dei suoi bilanci annuali, superiore in proporzione a<br />

quello che si ricavava da Milano per il fatto che le spese vi erano mante­<br />

nute più basse. Come mostra la seguente tabella, contenente previsioni <strong>di</strong><br />

bilancio ottenute dai contabili in base alle me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> vari anni 1 ,<br />

________________1784_______________1785_______<br />

(in fiorini) Milano <strong>Mantova</strong> Milano <strong>Mantova</strong><br />

entrata<br />

uscita<br />

avanzo<br />

4.009.322<br />

3.815.372<br />

193.950<br />

1.062.143<br />

883.936<br />

178.207<br />

4.443.283<br />

4.277.488<br />

165.835<br />

949.616<br />

788.270<br />

161.346<br />

gli avanzi d'esercizio sono pressoché coincidenti fra <strong>Mantova</strong> e Milano in<br />

entrambi gli anni, nonostante le entrate della prima ammontino soltanto<br />

al 21-26% circa <strong>di</strong> quelle della seconda. Ciò <strong>di</strong>pende dal fatto che i rispet­<br />

tivi rapporti fra spese ed entrate non sono corrispondenti: mentre a Mi­<br />

lano si spende il 95-96% <strong>di</strong> ciò che entra in cassa, a <strong>Mantova</strong> se ne spende<br />

solo l'83% e la <strong>di</strong>fferenza non pare essere imputabile al fatto che a Milano<br />

abbiano sede il governo e gli uffici amministrativi centrali, dal momento<br />

che <strong>Mantova</strong> già contribuiva al mantenimento <strong>di</strong> questi in proporzione<br />

alle proprie risorse. Pare piuttosto esservi una <strong>di</strong>versa politica della spesa,<br />

che per <strong>Mantova</strong> punta maggiormente al risparmio, facendo <strong>delle</strong> sue<br />

casse camerali una riserva <strong>di</strong> denaro da cui trarre sovvenzioni per le più<br />

<strong>di</strong>verse evenienze.<br />

Tutti questi elementi possono servire a spiegare non solo il protrarsi<br />

dell'autonomia 2 mantovana, in spregio, com'ebbe a osservare Giuseppe<br />

1 Calcolo <strong>di</strong> approssimazione dell'entrata, uscita e risparmio, ossia avanzo annuo<br />

<strong>delle</strong> Camere <strong>di</strong> Milano e <strong>Mantova</strong> per il 1784 e bilancio preventivo per il 1785 (entram­<br />

bi in HkaW, Akten, R. 104).<br />

2 Naturalmente a proposito del <strong>Mantova</strong>no il termine "autonomia" è utilizzato in


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 313<br />

II, dei più elementari principi <strong>di</strong> razionalità ed economia amministrativa,<br />

ma anche il tratto più morbido che gli interventi <strong>di</strong> riforma assunsero nel<br />

<strong>Ducato</strong> almeno fino al principio degli anni Ottanta. Scriveva a questo<br />

proposito il residente veneto Soderini in una sua relazione su <strong>Mantova</strong>,<br />

che «ella è la parte della Lombar<strong>di</strong>a austriaca nella quale sia stato finora<br />

meno innovato nella forma del governo civico e nei tributi», sebbene<br />

proprio allora molte cose stessero per mutare 3 . <strong>Il</strong> ritardo più significativo<br />

riguardava il censimento e le <strong>riforme</strong> a esso connesse, giacché in altri<br />

ambiti, e soprattutto in quello <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>rette, ci si era mossi più<br />

tempestivamente.<br />

La struttura amministrativa, al <strong>di</strong> là <strong>delle</strong> mutevoli configurazioni<br />

assunte nel corso del tempo dalle istituzioni e della questione autonomia/<br />

inglobamento, ha subito fra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni<br />

Settanta tre importanti trasformazioni. Ha innanzitutto allargato il proprio<br />

campo d'interesse e d'intervento oltre i settori trainanti della finanza e<br />

della giustizia, assumendo come propri oggetti anche l'attività economica,<br />

l'amministrazione locale, nonché, come abbiamo potuto constatare solo<br />

tangenzialmente, la cultura, l'istruzione e l'assistenza ai sud<strong>di</strong>ti, la vita<br />

religiosa e l'organizzazione ecclesiastica, nell'ottica <strong>di</strong> una considerazione<br />

globale della vita della provincia, orientata, sebbene con qualche ingenui­<br />

tà, non più semplicmente alla salute dell'erario, ma a quel «pubblico<br />

bene» nel quale si ritiene convergano gli interessi del sovrano e quelli dei<br />

sud<strong>di</strong>ti 4 . In secondo luogo, ha seguito la strada della specializzazione fun­<br />

zionale degli uffici, <strong>di</strong>stinguendo fra giustizia, amministrazione e controllo<br />

contabile, e, all'interno della seconda funzione, per quanto tar<strong>di</strong>vamente,<br />

fra area finanziarie-fiscale e area politico-economica. In relazione a questo<br />

processo, ed è il terzo punto, si sono notevolmente mo<strong>di</strong>ficate le caratte­<br />

ristiche del personale amministrativo: fatti confluire i funzionari <strong>di</strong> toga<br />

provenienti dal Collegio dei giureconsulti citta<strong>di</strong>no nell'organo giu<strong>di</strong>zia­<br />

rio, sono state immesse in quello camerale figure in gran parte forestiere,<br />

dotate <strong>di</strong> competenze specifiche in ambito economico-finanziario e cen-<br />

suario e formate secondo i nuovi principi del servizio allo stato.<br />

Rilevanti mutamenti sono avvenuti nel settore <strong>delle</strong> finanze statali, il<br />

terzo aspetto indagato dal presente lavoro. Sul fronte <strong>delle</strong> imposte in<strong>di</strong>-<br />

modo improprio, a significare non "autogoverno", ma in<strong>di</strong>pendenza <strong>delle</strong> strutture<br />

amministrative da quelle del vicino Stato <strong>di</strong> Milano.<br />

3 Dispaccio del 4 giugno 1783, in ASVe, SS, filza 227.<br />

4 Su questo tema, C. Mozzarelli, «Pubblico bene» e Stato.


314 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

rette è stato eliminato il tra<strong>di</strong>zionale sistema degli appalti e si sono così<br />

conseguiti almeno tre gran<strong>di</strong> risultati. Un cospicuo aumento <strong>delle</strong> entrate,<br />

che ha permesso <strong>di</strong> sanare i precedenti debiti, <strong>di</strong> chiudere una lunga serie<br />

<strong>di</strong> esercizi in pareggio, e molto spesso ad<strong>di</strong>rittura in attivo (dal 1770 al<br />

1791), e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre in tal modo <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> sufficienti a finanziare il poten­<br />

ziamento della burocrazia regia e, sebbene in misura limitata, il migliora­<br />

mento <strong>delle</strong> strutture del <strong>Ducato</strong>. Una riforma del sistema daziario, che,<br />

per quanto lenta e parziale, ha eliminato completamente le esenzioni e ha<br />

parificato i contribuenti, ha abolito le imposte più nocive all'economia e<br />

specialmente all'agricoltura, semplificando le altre. Infine, l'interruzione<br />

della <strong>di</strong>pendenza dalla finanza privata e il <strong>di</strong>rottamento <strong>di</strong> quei capitali<br />

verso altre forme d'investimento. Per quanto riguarda i tributi <strong>di</strong>retti è<br />

stato portato a termine, seppure con grande ritardo rispetto al Milanese,<br />

un censimento generale della proprietà e della ren<strong>di</strong>ta terriera basato su<br />

criteri <strong>di</strong> rilevazione e <strong>di</strong> stima precisi e atten<strong>di</strong>bili, che ha avuto i ben<br />

noti corollari: perequazione fiscale, parificazione dello status dei contri­<br />

buenti e in<strong>di</strong>cazione del censo quale fondamento della ripartizione degli<br />

oneri e dei <strong>di</strong>ritti sociali, riforma dell'amministrazione locale su base cen-<br />

sitaria e rafforzamento del controllo su <strong>di</strong> essa da parte dell'amministra­<br />

zione regia.<br />

Certamente il complesso d'interventi messi in atto dalle autorità<br />

asburgiche nello Stato <strong>di</strong> Milano, dal quale le <strong>riforme</strong> che ho ora breve­<br />

mente ricordato per il <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> non si <strong>di</strong>scostano nei criteri, se<br />

non per una minore ampiezza e per una minore tempestività in alcuni<br />

settori, può essere letto come una «rivoluzione dall'alto» o ad<strong>di</strong>rittura<br />

avere «l'apparenza <strong>di</strong> sforzi arbitrari, esterni e quasi artificiosi <strong>di</strong> pochi<br />

<strong>di</strong>rigenti illuminati, in mezzo all'ostilità e all'apatia dei popoli» 5 . Effettiva­<br />

mente ci troviamo <strong>di</strong> fronte a un processo <strong>di</strong> trasformazione promosso da<br />

un sovrano <strong>di</strong>stante, centro <strong>di</strong> un vasto sistema <strong>di</strong> stati, e messo in atto da<br />

un apparato amministrativo completamente rinnovato, ma composto per<br />

la maggior parte da personale non in<strong>di</strong>geno; a un processo che si è inoltre<br />

esplicato tramite una serie <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> carattere normativo, ispirato a<br />

una fiducia che oggi può parere eccessiva nella capacità del dettato legi­<br />

slativo <strong>di</strong> plasmare la realtà. Per queste ragioni si pone con urgenza il<br />

problema <strong>di</strong> una verifica degli effetti che l'attività riformatrice ebbe sulla<br />

5 A. Anzilotti, // tramonto dello stato citta<strong>di</strong>no, p. 73. La formula precedente è<br />

invece utilizzata da C. Capra, Lo sviluppo <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> asburgiche nello Stato <strong>di</strong> Milano,<br />

p. 113. '


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 315<br />

realtà locale, sulla sua efficacia concreta e sui mo<strong>di</strong> in cui le strutture<br />

economiche e sociali risposero alle sue sollecitazioni.<br />

Tanto più questa urgenza si avverte oggi, dal momento che la <strong>di</strong>scus­<br />

sione apertasi già dalla fine degli anni Settanta attorno alla categoria sto­<br />

riografica <strong>di</strong> Stato ha fatto apparire meno rilevante lo stu<strong>di</strong>o della morfo­<br />

logia e del ruolo <strong>delle</strong> istituzioni statuali, appunto, <strong>di</strong> contro alla esplora­<br />

zione <strong>di</strong> altri ambiti, istituzionali anch'essi, ma non burocratizzati, come<br />

quello della corte, o piuttosto <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> costruzione e d'esercizio del<br />

potere non sanciti dal <strong>di</strong>ritto pubblico (famiglie, ceti, corpi, reti clientela-<br />

ri), attraverso la cui lente la forma statale stessa sembra esaurirsi tutta in<br />

una serie <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato 6 .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o che qui si è proposto, pur consapevole <strong>di</strong> questi nuovi<br />

in<strong>di</strong>rizzi, ha privilegiato un approccio che potrebbe essere oggi considera­<br />

to troppo tra<strong>di</strong>zionale, nella convinzione che invece non si possa prescin­<br />

dere da un'accurata ricostruzione del quadro istituzionale, a patto natural­<br />

mente che questa non vada <strong>di</strong>sgiunta dall'attenzione alle sue connotazioni<br />

politiche 7 . A patto cioè che essa sia integrata, come qui si è cercato <strong>di</strong> fare,<br />

da una costante indagine della genesi <strong>delle</strong> scelte, della complessa artico­<br />

lazione dei rapporti interni fra gli organismi amministrativi, <strong>delle</strong> caratte­<br />

ristiche del personale degli uffici, del ruolo giocato dai singoli funzionari<br />

e dagli schieramenti che inevitabilmente li raggruppano o li <strong>di</strong>vidono,<br />

nonché, per quanto è possibile, <strong>delle</strong> forme concrete e dei mo<strong>di</strong> che l'at­<br />

tività amministrativa assume.<br />

Ha ricordato Chittolini in una sua acuta ed equilibrata riflessione<br />

sulla crisi dello stu<strong>di</strong>o <strong>delle</strong> istituzioni che «quell'apparato che abbiamo<br />

6 Per queste posizioni nell'ambito della storiografia italiana, i riferimenti biblio­<br />

grafici sono ormai molto ampi. Si possono vedere, per iniziare, la revisione critica<br />

proposta da C. Mozzarelli, Principe, corte e governo fra '500 e '700, e Id., L'Italia<br />

d'antico regime: l'amministrazione prima dello Stato, nonché gli esempi offerti da O.<br />

Raggio, Faide e parentele. Lo stato genovese visto dalla Fontanabuona, e da E. Gren<strong>di</strong>,<br />

II Cervo e la Repubblica. <strong>Il</strong> modello ligure <strong>di</strong> antico regime. Sulla Corte la rassegna <strong>di</strong><br />

P. Merlin, // tema della Corte nella storiografia italiana ed europea, e più recentemente<br />

G. B. Zenobi, Corti principesche e oligarchie formalizzate come «luoghi del politico»<br />

nell'Italia dell'età moderna. Sulla natura non primariamente istituzionale e pubblica del<br />

patto politico e del potere, P. Pro<strong>di</strong>, il sacramento del potere. <strong>Il</strong> giuramento politico nella<br />

storia costituzionale dell'Occidente. Un bilancio critico recente e approfon<strong>di</strong>to della<br />

storiografìa italiana sullo Stato, con riferimento prevalente però alla prima età moderna,<br />

è offerto dal volume Origini dello Stato. Processi <strong>di</strong> formazione statale in Italia fra<br />

me<strong>di</strong>oevo ed età moderna, in particolare, per gli aspetti che qui interessano, dai saggi<br />

<strong>di</strong> Schiera, Fasano Guarini, Dean, Chittolini, Molho.<br />

' Cfr. R. Bizzocchi, Stato e/o potere. Una lettera a Giorgio Chittolini.


316 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

definito pubblico <strong>di</strong> norme, istituzioni, poteri, in quanto struttura generale<br />

<strong>di</strong> organizzazione politica <strong>di</strong> una società e generale formazione <strong>di</strong> essa [...]<br />

non [può] essere sottovalutato», anche quando non si ritiene opportuno<br />

riferirsi a esso con il troppo connotato termine "Stato". Ciò perché questo<br />

stesso apparato pubblico «conserva una forte capacità <strong>di</strong> organizzazione e<br />

definizione, ed esercita poteri importanti e <strong>di</strong> forte efficacia costrittiva»,<br />

tanto che è proprio «nella capacità <strong>di</strong> controllare, influenzare, orientare le<br />

istituzioni dello stato che si misura in gran parte la forza <strong>di</strong> famiglie,<br />

parentele, fazioni, il successo e l'efficacia <strong>di</strong> strategie e pratiche», al <strong>di</strong> là<br />

della stessa, non trascurabile peraltro, «autonoma facoltà d'incidenza»,<br />

vischiosità o forza d'inerzia <strong>delle</strong> istituzioni statuali 8 .<br />

Ciò appare tanto più rilevante quando ci si riferisca a un periodo<br />

come quello che va dalla guerra <strong>di</strong> successione polacca all'invasione fran­<br />

cese, in cui non si ha solo un sensibile <strong>di</strong>slocamento dell'equilibrio fra i<br />

poteri e un mutamento dei loro criteri <strong>di</strong> legittimazione, ma anche, e solo<br />

parzialmente in conseguenza, una notevole trasformazione <strong>delle</strong> modalità<br />

<strong>di</strong> esercizio e dei contenuti <strong>di</strong> quello fra i poteri che finisce in<strong>di</strong>scutibil­<br />

mente per prevalere, cioè quello regio. Da questa angolatura, la prospet­<br />

tiva costituzionale, per non parlare <strong>di</strong> quella decisamente "astatuale", non<br />

pare poter fornire una sufficiente capacità esplicativa, ma tende anzi ad<br />

appiattire eccessivamente una realtà istituzionale e politica che non può<br />

ancora oggi non impressionare per la sua crescente articolazione, il suo<br />

fervore intellettuale e operativo, la ricchezza della sua produzione docu­<br />

mentaria.<br />

Detto questo e tornando al punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> queste considerazio­<br />

ni, appare d'altro canto fondamentale oggi superare le rigide contrappo­<br />

sizioni fra le varie "storie", economica, sociale, <strong>delle</strong> idee o <strong>delle</strong> istituzio­<br />

ni, e puntare a una «storiografia realistica» o «globale», nella quale «tutto<br />

si tiene», come ha recentemente auspicato Mirri, più ancora per il Sette­<br />

cento, che soffre tuttora in misura maggiore rispetto alle altre epoche<br />

dell'età moderna della parcellizzazione degli stu<strong>di</strong>, eccessivamente blocca­<br />

ti nelle tra<strong>di</strong>zionali categorie storiografiche 9 . In vista <strong>di</strong> ciò, allorché ci si<br />

accinga allo stu<strong>di</strong>o dell'amministrazione occorre, per <strong>di</strong>rla con Chittolini,<br />

tener conto «dell'effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione» della norma nella realtà, rifuggen­<br />

do dall'errore, facile per chi utilizza fonti burocratiche, <strong>di</strong> scambiare quel-<br />

8 G. Chittolini, Stati padani, «Stato del Rinascimento»: problemi <strong>di</strong> ricerca, p. 26.<br />

9 M. Mirri, Dalla storia dei «lumi» e <strong>delle</strong> «<strong>riforme</strong>» alla storia degli «antichi stati<br />

italiani». Primi appunti, p. 528 sgg.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 317<br />

la per questa, e porre mente «alle aree <strong>di</strong> intersezione, ai luoghi <strong>di</strong> incon­<br />

tro e <strong>di</strong> <strong>di</strong>varicazione» I0 fra elementi e strutture statuali, cetuali, corpora­<br />

tive, clientelari, famigliari e infine fra tutti questi aspetti e le singole in<strong>di</strong>­<br />

vidualità 11 . Su questa linea nuove sollecitazioni sono giunte in particolare<br />

da J.-C. Waquet, per un stu<strong>di</strong>o <strong>delle</strong> finanze che privilegi la circolarità dei<br />

flussi fra soggetti pubblici e privati, abbandonando l'approccio più tra<strong>di</strong>­<br />

zionalmente "budgetario" che considera solo il punto <strong>di</strong> vista statale, per<br />

cogliere invece le <strong>di</strong>namiche, le inter<strong>di</strong>pendenze, gli equilibri 12 .<br />

In questa sede non è possibile che porre tali questioni in forma pro­<br />

blematica, limitandosi a formulare alcune ipotesi. La mancanza <strong>di</strong> salde<br />

coor<strong>di</strong>nate da cui partire riguardo non solo e non tanto alle istituzioni e<br />

alle finanze regie (per queste ultime ci si fermava alla metà del secolo), ma<br />

soprattutto alle <strong>di</strong>verse componenti sociali e alle loro forme organizzative,<br />

alle strutture ecclesiastiche, alle attività economiche non strettamente<br />

agricole, infine ai ceti <strong>di</strong>rigenti dell'epoca ducale e <strong>di</strong> quella asburgica,<br />

oltre che la natura prevalentemente pubblica e burocratica <strong>delle</strong> fonti qui<br />

utilizzate, hanno permesso per ora <strong>di</strong> porre in luce soltanto alcuni dei<br />

no<strong>di</strong> riguardanti il rapporto fra società locale e poteri statali e il modo in<br />

cui la prima ha reagito alle profonde innovazioni introdotte «dall'alto»<br />

dai secon<strong>di</strong>.<br />

A proposito della società mantovana gli stu<strong>di</strong> più importanti, e gli<br />

altri <strong>di</strong> conseguenza, tendono a sottolinearne la staticità nel corso del<br />

secolo, partendo dall'analisi dei suoi comportamenti economici e della<br />

situazione dell'economia stessa 13 . Poiché però, com'è stato osservato, non<br />

10 G. Chittolini, Stati padani, «Stato del Rinascimento», p. 29.<br />

11 Sull'assenza <strong>di</strong> un approccio anche in<strong>di</strong>vidualistico allo stu<strong>di</strong>o <strong>delle</strong> finanze<br />

pubbliche nelle teorie storico-finanziarie tra<strong>di</strong>zionali, J.-C. Waquet, Le Grand-duché de<br />

Toscane, cap. IV. Sulla fertilità della prospettiva in<strong>di</strong>vidualistica, ora anche A. M. Banti,<br />

Terra e denaro: una borghesia padana dell'Ottocento, pp. 18-19.<br />

12 J.-C. Waquet, Le Grand-duché de Toscane, p. 176 sgg.<br />

15 Sull'economia mantovana nella seconda metà del Settecento vd. la rassegna<br />

storiografica <strong>di</strong> R. Giusti, Le con<strong>di</strong>zioni economico-sociali del <strong>Mantova</strong>no <strong>nell'età</strong> <strong>delle</strong><br />

<strong>riforme</strong>. Storia e storiografia. Inoltre, A. Gualandris, Mezzi <strong>di</strong> risorgimento degli affari<br />

economico politici del <strong>Ducato</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, con l'introduzione <strong>di</strong> C. Vivanti; M. Gioia,<br />

Statistica del Dipartimento del Mincio; C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no; M.<br />

Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera; Id., La città <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> nel catasto <strong>di</strong><br />

Maria Teresa. Un'analisi socio-economica; Id., La società censitaria; C. M. Belfanti, Po­<br />

polazione ed economia a <strong>Mantova</strong> nella seconda metà del Settecento; Id., Mestieri e<br />

forestieri. Economia urbana ed immigrazione a <strong>Mantova</strong> fra Sei e Settecento; B. Caizzi,


318 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

è sempre produttiva la trasposizione automatica dei risultati emersi sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche al livello della società o a quello dei movimenti <strong>di</strong><br />

idee 14 , è opportuno usare maggiore cautela nel trarre conclusioni. La tesi<br />

finora largamente accre<strong>di</strong>tata <strong>di</strong> una completa in<strong>di</strong>fferenza e <strong>di</strong> un'incor­<br />

reggibile apatia in cui la società mantovana sarebbe stata avvolta lungo<br />

l'intero <strong>di</strong>ciottesimo secolo, alla luce <strong>delle</strong> ricerche qui proposte, risulta (a<br />

mio avviso) inaccettabile. Accanto alle persistenze, come si ama <strong>di</strong>re oggi,<br />

sarà dunque opportuno rilevare alcuni significativi mutamenti intercorsi<br />

nel periodo esaminato, in concomitanza, quando non in relazione, alle<br />

trasformazioni politico-istituzionali.<br />

Gran parte della nobiltà rimase lontana dall'amministrazione nel las­<br />

so <strong>di</strong> tempo considerato, così come sembra esserlo stata almeno negli<br />

ultimi decenni del dominio gonzaghesco, mentre il ceto dei togati venne<br />

progressivamente relegato nell'organo giu<strong>di</strong>ziario, quin<strong>di</strong> escluso dalla più<br />

innovativa esperienza che coinvolse il Magistrato camerale. Dopo il 1786<br />

un piccolo gruppo <strong>di</strong> decurioni, che includeva nobili, giuristi e citta<strong>di</strong>ni<br />

non dei più facoltosi, ma piuttosto dei più attivi nella Congregazione<br />

municipale, entrò violentemente in attrito con l'intendente politico, sim­<br />

bolo <strong>di</strong> tutto il portato <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> giuseppine, finendo per ottenere dal<br />

nuovo sovrano Leopoldo II una restaurazione almeno parziale degli or<strong>di</strong>­<br />

namenti pregiuseppini, in autonomia da Milano, e l'inserimento <strong>di</strong> alcuni<br />

dei propri esponenti in posizioni <strong>di</strong> spicco nella regia amministrazione 15 .<br />

Dopo tre anni della nuova amministrazione i conti pubblici, cioè<br />

relativi all'amministrazione civica (che fra l'altro ha esteso il proprio am­<br />

bito <strong>di</strong> competenza al Fondo <strong>di</strong> religione, al ricco Istituto elemosiniero e<br />

dotale e alle scuole), presentano un <strong>di</strong>savanzo enorme, né quest'aumento<br />

<strong>delle</strong> spese è andato a beneficio dei settori più cruciali e bisognosi d'inter­<br />

vento <strong>delle</strong> strade e <strong>delle</strong> <strong>di</strong>gagne. Una ristretta oligarchia <strong>di</strong> decurioni ha<br />

buon gioco, approfittando della scarsa partecipazione ai convocati del<br />

consiglio provinciale, nel con<strong>di</strong>zionarne l'andamento per impossessarsi <strong>di</strong><br />

tutti i rami più lucrosi dell'amministrazione civica, senza che la Giunta <strong>di</strong><br />

governo e il Magistrato camerale siano capaci <strong>di</strong> esercitare alcun valido<br />

controllo. L'ultimo lustro <strong>di</strong> governo asburgico si conclude senza poter<br />

Industria, commercio e banca, passim; A. De Maddalena, Centocinquant'anni <strong>di</strong> vita<br />

economica mantovana. 1815-1955; L. Cavazzoli, Le campagne mantovane fra il 1815 e il<br />

1866.<br />

14 M. Mirri, Dalla storia dei «lumi», p. 485.<br />

15 Per il periodo leopol<strong>di</strong>no a <strong>Mantova</strong>, come ho detto, faccio riferimento a S.<br />

Mori, II <strong>Mantova</strong>no alla fine dell'antico regime (1790-1796).


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 319<br />

dare testimonianza alcuna della maturazione <strong>di</strong> un ceto <strong>di</strong>rigente locale in<br />

grado <strong>di</strong> assumere responsabilmente compiti <strong>di</strong> governo e <strong>di</strong> perseguire<br />

una politica <strong>di</strong> vasto respiro, che vada oltre le più imme<strong>di</strong>ate considera­<br />

zioni <strong>di</strong> interesse personale dei suoi esponenti.<br />

Non mancano però alcuni esempi <strong>di</strong> nobili che accolgono senza in­<br />

certezze il modello <strong>di</strong> amministrazione e <strong>di</strong> funzionario proposto da Giu­<br />

seppe II: è il caso, negli anni Ottanta, prima del conte Carlo Ottavio<br />

Colloredo, stimato presidente del Magistrato camerale, poi del conte<br />

Giambattista Gherardo d'Arco. Negli anni Novanta due sono i maggiori<br />

oppositori del nuovo partito dominante antigiuseppino, entrambi nobili e<br />

decisi fautori <strong>di</strong> una politica accentratrice, cioè il conte Giulio Porta, che<br />

proporrà una riforma della amministrazione civica mirante a limitarne la<br />

libertà <strong>di</strong> manovra, e il conte Francesco d'Arco, figlio dell'intendente e<br />

seguace degli orientamenti politici paterni. Certo sono eccezioni che, per<br />

così <strong>di</strong>re, confermano la regola, almeno nel caso <strong>di</strong> Colloredo e dei d'Ar­<br />

co, ancora legati alla provenienza dal cuore dell'Impero (Friuli e Trentino)<br />

e a un'antica tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servizio alla Casa d'Austria. Ma si tratta anche<br />

<strong>di</strong> famiglie naturalizzate a <strong>Mantova</strong> già da due generazioni, e che, per<br />

quanto non completamente integrate, figurano ormai a pieno <strong>di</strong>ritto all'in­<br />

terno della nobiltà mantovana.<br />

Molto più significativo è tuttavia l'emergere, come ho più volte osser­<br />

vato, <strong>di</strong> un ceto <strong>di</strong> funzionari più decisamente impostato in senso burocra­<br />

tico e formatosi al nuovo tipo <strong>di</strong> attività più propriamente amministrativa<br />

che viene affermandosi alla fine degli anni Sessanta, un personale cioè non<br />

più caratterizzato primariamente dalle competenze giuri<strong>di</strong>che. Si sta par­<br />

lando, almeno per i livelli più alti della gerarchla, <strong>di</strong> figure prevalentemen­<br />

te forestiere e quasi mai <strong>di</strong> milanesi, poiché questi ultimi non amavano<br />

essere trasferiti a <strong>Mantova</strong>. Ma parecchi sono i casi <strong>di</strong> stranieri che si<br />

ra<strong>di</strong>cano nella provincia, talvolta introducendo nel pubblico impiego pro-<br />

pri <strong>di</strong>scendenti. Inoltre, dopo la riforma del 1771 molti mantovani passa­<br />

rono al servizio regio, principalmente alle <strong>di</strong>pendenze del Magistrato ca­<br />

merale, come quadri o come semplici impiegati: nel 1773 il ruolo del<br />

personale, compresi i pretori forensi, contava 238 elementi, esclusi tutti<br />

coloro che operavano in sede decentrata nell'amministrazione <strong>delle</strong> impo­<br />

ste in<strong>di</strong>rette (ragionieri, esattori, gabellieri, riven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> generi <strong>di</strong> priva­<br />

tiva, agenti e guar<strong>di</strong>e armate), spesso dopo aver lavorato per i fermieri 16 .<br />

Ruolo compilato nell'aprile 1773, in ASMi, UTR p.a., b. 30.


320 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

Un gruppo coeso e <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> impiegati regi si raccoglie proprio<br />

all'inizio degli anni Settanta, come si è visto, attorno al salotto della mar­<br />

chesa Cristiani Castiglioni, stringendo durevoli legami con uomini <strong>di</strong> cul­<br />

tura aperti alle nuove suggestioni illuministiche. Da quella stessa cerchia<br />

sarebbe pure uscito il futuro leader dei giacobini mantovani, Girolamo<br />

Coddè. L'Accademia virgiliana, <strong>di</strong> cui alcuni <strong>di</strong> questi personaggi furono<br />

fondatori o animatori, pur non raggiungendo risultati scientifici partico-<br />

larmente originali, funzionò senz'altro come un importante centro <strong>di</strong> ag­<br />

gregazione culturale sovracetuale. A questo proposito afferma M.L. Bal<strong>di</strong><br />

che «fattore non ultimo della sua fortuna è la felice combinazione tra<br />

l'elemento nobiliare e borghese, tra gli esponenti <strong>delle</strong> antiche famiglie<br />

per tra<strong>di</strong>zione detentrici della cultura e un notevole gruppo <strong>di</strong> abati e<br />

professionisti che <strong>di</strong>verranno sempre più numerosi e influenti nel corso<br />

degli anni» 17 .<br />

Portando ora l'attenzione alla grande proprietà terriera, ancora in<br />

massima parte nobiliare, non si può sbrigativamente dedurre dal suo as­<br />

senteismo politico e dal suo persistente orientamento alla ren<strong>di</strong>ta, che essa<br />

fosse completamente impermeabile alle sollecitazioni provenienti dal<br />

mutato clima culturale, politico e finanche economico. Abbiamo visto, per<br />

esempio, come questo ceto avesse ripetutamente espresso il proprio favore<br />

per la liberizzazione del commercio dei grani. Certamente, poi, gli stessi<br />

gran<strong>di</strong> proprietari che avevano inizialmente avversato il censimento, una<br />

volta che esso fu entrato in vigore, ne dovettero apprezzare i vantaggi,<br />

tanto da abbandonare ogni intenzione <strong>di</strong> rimetterlo in <strong>di</strong>scussione e per­<br />

fino da cantarne le lo<strong>di</strong>.<br />

Nelle campagne, se le con<strong>di</strong>zioni materiali <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> coloni e piccoli<br />

proprietari non mutarono certo nel Settecento, con l'aumento dei prezzi<br />

e dei canoni d'affitto e l'accrescimento del prezzo del sale dopo il 1784,<br />

la migliore organizzazione <strong>delle</strong> comunità non mancò senz'altro <strong>di</strong> sortire<br />

qualche effetto. Diminuì considerevolmente il margine <strong>di</strong> arbitrio <strong>di</strong> cui<br />

fino ad allora avevano goduto gli amministratori locali, anche se il modo<br />

in cui ciò avvenne andrebbe meglio verificato; in tutti i piccoli centri<br />

dovettero essere obbligatoriamente assunti un me<strong>di</strong>co e una levatrice;<br />

aumentarono inoltre le possibilità <strong>di</strong> accedere all'istruzione elementare,<br />

specialmente nella zona dell'Oltrepò e della pianura irrigua a destra e a<br />

17 M.L. Bal<strong>di</strong>, Filosofia e cultura a <strong>Mantova</strong>, p. 8. Sulla temperie culturale <strong>di</strong><br />

quegli anni, cfr. inoltre E. Faccioli, <strong>Mantova</strong>. Le lettere, voi. III.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 321<br />

sinistra del Mincio, dove prima degli anni Settanta le scuole erano quasi<br />

completamente assenti. Molte nuove scuole, in questa zona, furono istitu­<br />

ite da comunità all'interno <strong>delle</strong> quali gli interessati all'esistenza <strong>di</strong> un<br />

servizio gratuito erano riusciti a vincere la resistenza <strong>di</strong> quanti si oppone­<br />

vano a tale spesa. Negli anni del Regno italico la porzione <strong>di</strong> alfabeti<br />

maschi corrisponde al 17% nella pianura a destra del Mincio, al 25% alla<br />

sinistra del Mincio e nell'Oltrepò e al 32% nell'Alto <strong>Mantova</strong>no, in linea<br />

con quanto si rileva per le corrispondenti zone del Milanese 18 .<br />

Nell'ambiente citta<strong>di</strong>no va mutando soprattutto la fisionomia dei ceti<br />

non nobili, per la concomitanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori. Sullo scorcio del XVIII<br />

secolo la nobiltà mantovana, pur continuando a detenere un ruolo econo­<br />

mico <strong>di</strong> primo piano, è entrata in una fase declinante, innanzitutto dal<br />

punto <strong>di</strong> vista demografico. L'estinzione <strong>di</strong> molte famiglie nella prima<br />

metà dell'Ottocento per mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza maschile (46 fra il 1815<br />

e il 1865) si annunciava già nel secolo precedente, se è vero che fra il 1776<br />

e il 1826 «ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un <strong>di</strong>mezzamento» 19 . Oltre al calo<br />

numerico, è significativa la contrazione del patrimonio fon<strong>di</strong>ario, sempre<br />

messa in luce da Vaini sulla base <strong>delle</strong> volture avvenute fra il 1786 e il<br />

1796: fra questi due estremi il passaggio <strong>di</strong> terreni <strong>di</strong> nobili a privati non<br />

nobili coinvolge 57 casati, soprattutto del contado, ma non mancano an­<br />

che nomi illustri dell'aristocrazia citta<strong>di</strong>na (Cocastelli, Gonzaga, Arrivabe-<br />

ne, Strozzi e Striggi). Questo fenomeno riguarda più <strong>di</strong> 47.000 pertiche<br />

(285.000 scu<strong>di</strong> milanesi), cioè il 4,96% del perticato totale appartenente<br />

ai nobili nel 1785 (4,74% dello scutato). «Non è molto in senso assoluto,<br />

ma il dato risulta importante, se teniamo conto della debole posizione<br />

occupata in precedenza [dai non nobili] e della irreversibilità del fenome­<br />

no, continuato in forme più accentuate per tutto il periodo francese e<br />

austriaco» 20 . Naturalmente una sensibile <strong>di</strong>minuzione ha subito pure la<br />

proprietà ecclesiastica: con l'incameramento dei beni degli enti soppressi<br />

18 Cfr. X. Toscani, Scuole e alfabetismo nello Stato <strong>di</strong> Milano da Carlo Borromeo<br />

alla Rivoluzione. I dati relativi all'alfabetizzazione a p. 295, tab. 5, p. 319, tab. 23, p.<br />

269, fig. 3. Sul ruolo <strong>delle</strong> comunità, p. 176-7 e 198 sgg.<br />

19 M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione detta proprietà terriera, p. 256, che cita un'annota­<br />

zione <strong>di</strong> Ludovico Andreasi («fra 50 anni non vi saranno in <strong>Mantova</strong> 60 famiglie<br />

nobili»). Per l'acutizzarsi del fenomeno nel secolo successivo, Id., La società censitaria,<br />

p. 99, n. 21.<br />

20 M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione detta proprietà terriera, p. 257. Per l'Ottocento, cfr.<br />

sempre Id., La società censitaria, p. 98, da cui risulta che fra il 1785 e il 1835 circa la<br />

nobiltà perde a favore <strong>di</strong> borghesi fra il 30 e il 40% del patrimonio.


322 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

nel Fondo <strong>di</strong> religione, il perticato complessivo, comprese le confraternite,<br />

<strong>di</strong>minuisce fra gli anni Settanta e il 1786, data dell'ultima grande soppres­<br />

sione, del 17,63% e lo scutato del 16,12 21 .<br />

Cresce in concomitanza e si arricchisce, già sul finire del Settecento,<br />

quello che Vaini definisce «patriziato borghese», acquisendo terreni sia<br />

dalla nobiltà, che dal patrimonio camerale e dal Fondo <strong>di</strong> religione (in<br />

totale nel 1786-87 vengono vendute quasi 55.000 pertiche - 275.000 scu­<br />

<strong>di</strong>). Fra gli acquirenti figurano professionisti, qualche grosso mercante,<br />

alcuni ebrei. Hanno approfittato o approfittano ora <strong>di</strong> queste ven<strong>di</strong>te<br />

anche gli ex-fermieri Greppi (6.500 pertiche) e Mellerio (2.000 pertiche).<br />

Pietro Peyri a sua volta compra terreni nella provincia d'adozione e lascia<br />

alla figlia quasi 8000 pertiche. Raro esempio all'interno del loro ceto, i<br />

d'Arco ampliano le proprietà e si de<strong>di</strong>cano alla bonifica <strong>delle</strong> aree palustri<br />

impiegando un gran numero <strong>di</strong> persone, accrescendo il patrimonio fami­<br />

liare <strong>di</strong> 3000 pertiche e passando fra il 1785 e il 1835 dal <strong>di</strong>ciannovesimo<br />

al quarto posto per entità patrimoniale fra gli estimati nobili 22 . Verso la<br />

fine del secolo ex appaltatori, funzionari, nobili d'ampie vedute, ebrei,<br />

mercanti iniziano dunque a scalzare il tra<strong>di</strong>zionale predominio aristocra­<br />

tico nella proprietà terriera.<br />

Gli ebrei, che con la componente più facoltosa della loro comunità<br />

rappresentano la parte più ricca <strong>di</strong> capitali ed economicamente più attiva<br />

del ceto me<strong>di</strong>o, hanno visto mutare la loro situazione almeno sotto due<br />

aspetti. Essi sono stati progressivamente parificati sotto il profilo giuri<strong>di</strong>co<br />

al resto dei sud<strong>di</strong>ti, con una serie <strong>di</strong> provvidenze che, se spesso sono state<br />

vissute dalla comunità come una violazione della sua tra<strong>di</strong>zionale autono­<br />

mia e specificità, hanno rafforzato la posizione del singolo nei confronti<br />

<strong>delle</strong> stesse istituzioni comunitarie, hanno eliminato le forme più umilianti<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione, hanno ammesso una rappresentanza ebraica nel con­<br />

siglio <strong>di</strong>rettivo della nuova Camera <strong>di</strong> commercio e, con l'ascesa al trono<br />

<strong>di</strong> Leopoldo II, hanno concesso a tutti gli ebrei residenti la citta<strong>di</strong>nanza<br />

perpetua e la possibilità <strong>di</strong> accedere alla proprietà terriera 23 . Tali innova­<br />

zioni legislative ebbero certo alcuni pesanti effetti negativi, come l'aumen-<br />

21 Cfr. M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà terriera, p. 139.<br />

22 Ivi, tabelle a p. 21 e 68. Sull'attenzione del d'Arco allo sviluppo dei propri<br />

fon<strong>di</strong> agricoli, associata all'attività filantropica verso i coloni, F. Venturi, Settecento<br />

riformatore, voi. V, tomo 1, p. 654.<br />

23 S. Mori, Lo stato e gli ebrei mantovani, passim. Inoltre, S. Simonsohn, History<br />

o/thè Jews, p. 314-15.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 323<br />

to della pressione fiscale (che per altro era in precedenza molto bassa<br />

rispetto a quella cui era sottoposta la maggioranza dei contribuenti) in<br />

conseguenza dell'inclusione del ghetto nel catasto urbano e della parifica­<br />

zione <strong>di</strong> trattamento riguardo alle imposte <strong>di</strong>rette, e come l'intensificarsi<br />

<strong>delle</strong> manifestazioni giudeofobe da parte della popolazione cristiana 24 . Ma<br />

d'altro canto <strong>di</strong>versi esponenti dell'elite mercantile riuscirono a trame<br />

vantaggio, a intraprendere la strada dell'integrazione con la società <strong>di</strong><br />

maggioranza e a <strong>di</strong>venire possidenti, approfittando <strong>delle</strong> ven<strong>di</strong>te dei beni<br />

nazionali soprattutto nel periodo francese e giungendo negli anni Venti<br />

dell'Ottocento a figurare in numero rilevante fra i maggiori proprietari<br />

borghesi 25 .<br />

Fin dagli anni Sessanta si era del resto notevolmente ridotta, se non<br />

annullata, l'attività <strong>di</strong> prestito alla Camera regia, che in precedenza aveva<br />

costituito uno degli impieghi più sicuri e lucrosi del capitale ebraico.<br />

Questo denaro <strong>di</strong>venne dunque nuovamente <strong>di</strong>sponibile e almeno in talu­<br />

ni casi fu investito nei settori produttivi. Fra i maggiori impresari d'appal­<br />

to della ferma Petrucci, Leone Norsa (sale) rivolge i propri capitali, pro­<br />

prio all'inizio degli anni Sessanta, all'assunzione in affitto della grande<br />

Corte <strong>di</strong> Sermide acquistata da Giacomo Mellerio, mentre anche altri<br />

membri della sua famiglia risultano impegnati per conto <strong>di</strong> terzi nella<br />

gestione <strong>di</strong> estese proprietà. In questo caso si tratta ancora, ed era la<br />

norma come chiarisce Vivanti, «non [...] <strong>di</strong> veri e propri impren<strong>di</strong>tori<br />

<strong>di</strong>retti, ma <strong>di</strong> fittanzieri, ai quali si affida la riscossione <strong>di</strong> canoni per trarre<br />

dalle campagne un red<strong>di</strong>to tranquillo, magari anticipato» 26 . Diverso è<br />

però l'approccio <strong>di</strong> un'altra <strong>delle</strong> maggiori <strong>di</strong>tte <strong>di</strong> ex-appaltatori, quella<br />

degli ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Moisè Coen« (olio). Sempre nello stesso periodo essa pos­<br />

siede a Revere una filanda per la seta e un'industria <strong>di</strong> fustagni, <strong>di</strong> tele <strong>di</strong><br />

canapa, <strong>di</strong> pannilana e mezzolana, mentre nel 1767 prende in affitto la<br />

grande tenuta della Virgiliana (12.000 pertiche), feudo dei conti Zanar<strong>di</strong>.<br />

Occupandosi <strong>di</strong>rettamente della conduzione, i Coen puntano sulle colture<br />

cerealicole e vinicole già esistenti (escluse le misture), incrementando la<br />

resa, piantano lino e canapa da lavorare nella propria fabbrica e trasfor­<br />

mano un vasto appczzamento rimasto incolto in risaia, fornendo uno fra<br />

i primi esempi <strong>di</strong> grande affittanza capitalistica nel <strong>Mantova</strong>no 27 . La <strong>di</strong>tta<br />

24 Cfr. P. Bernar<strong>di</strong>ni, La sfida dell'uguaglianza, pp. 117 sgg. e 209 sgg.<br />

25 M. Vaini, La società censitaria, p. 68, tabella 3.<br />

26 C. Vivanti, Le campagne del <strong>Mantova</strong>no, p. 180.<br />

27 Ivi, p. 180-2.


324 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

Cantoni, da ultimo, anch'essa in precedenza coinvolta negli appalti, im­<br />

pianta sempre negli anni Sessanta un setificio con sei valichi per la filatura<br />

e quattro telai per la tessitura 28 . Nel 1780, entrata in crisi la fabbrica, parte<br />

dei capitali verrà poi <strong>di</strong>rottata verso l'affitto della vasta corte <strong>di</strong> Canedole<br />

(13.000 pertiche).<br />

Sempre a proposito del ceto me<strong>di</strong>o vi è da registrare infine un signi­<br />

ficativo calo della popolazione ecclesiastica, ascrivibile in parte alla crisi<br />

generale <strong>delle</strong> vocazioni che si verifica nella seconda metà del Settecento<br />

e in parte alle <strong>riforme</strong> introdotte in questo delicato settore dal governo<br />

asburgico 29 . L'incidenza dei religiosi sul totale degli abitanti passa fra il<br />

1773 e il 1795 dal 6,5 al 3,5% in città e dall'I,2 allo 0,7% in campagna,<br />

per cui la componente clericale giunge quasi a <strong>di</strong>mezzarsi 30 . Essa risulta in<br />

compenso più selezionata e meglio preparata, grazie alla serietà con cui il<br />

vescovo Pergen perseguì gli obiettivi giuseppini, «specie per quanto ri­<br />

guarda il rigore nel vagliare le vocazioni, l'accento posto sul momento<br />

selettivo, sulla severità dello stu<strong>di</strong>o e <strong>delle</strong> prove, la cautela nell'or<strong>di</strong>nare,<br />

e la netta scelta per la 'qualità' invece che per la quantità» 31 .<br />

All'indomani dell'arrivo dei francesi a <strong>Mantova</strong>, dei nomi <strong>di</strong> quanti<br />

troviamo a collaborare con il nuovo regime non tutti risultano nuovi. <strong>Il</strong><br />

"capo" del gruppo <strong>di</strong> giacobini che nell'estate 1797 si staccherà dalla<br />

Municipalità moderata e temporeggiatrice per trattare <strong>di</strong>rettamente con i<br />

francesi l'istituzione <strong>di</strong> un'Amministrazione <strong>di</strong> Stato, è, come si è detto, il<br />

sessantenne Girolamo Coddè, ex-consigliere <strong>di</strong> giustizia. Si unisce in un<br />

primo tempo al gruppo anche il conte Francesco d'Arco, per ritrarsi poi<br />

su posizioni più moderate. Vi appartengono inoltre Domenico Gelmetti,<br />

me<strong>di</strong>co stimato e membro dell'Accademia, e Carlo Franzini, scrivano del<br />

tribunale. Nell'Amministrazione <strong>di</strong> Stato entra anche Antonio Gobio, ex<br />

intendente <strong>delle</strong> finanze mantovane. Collabora con i francesi, come presi-<br />

28 Cfr. la relazione sulla visita <strong>delle</strong> regie autorità, avvenuta nell'aprile 1767, in<br />

ASDMi, Archivio Greppi, b. «<strong>Mantova</strong>, Ferma, Fabbrica dei drappi». Sui Cantoni<br />

anche M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della proprietà, p. 228.<br />

29 Per un quadro <strong>delle</strong> <strong>riforme</strong> ecclesiastiche in Lombar<strong>di</strong>a, C. Capra, La Lombar­<br />

<strong>di</strong>a austriaca, pp. 230-251 e 343-57. Sul <strong>Mantova</strong>no, con una valutazione anche quan­<br />

titativa degli effetti <strong>di</strong> ristrutturazioni e soppressioni, M. Vaini, La <strong>di</strong>stribuzione della<br />

proprietà terriera, p. 75 sgg., p. 139, e Id., La società censitaria, p. 39. Alcuni dati sono<br />

forniti da R. Brunelli, La <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, p. 167 sgg.<br />

30 C.M. Belfanti, Popolazione ed economia a <strong>Mantova</strong>, p. 243, tabb. 4 e 5.<br />

31 X. Toscani, // clero lombardo, p. 272.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 325<br />

dente della Municipalità, pure il consigliere del tribunale d'appello Ange­<br />

lo Petrozzani, salvo poi tentare vanamente <strong>di</strong> riproporsi al ritorno degli<br />

austriaci. Luigi Tonni, già valido assistente dell'intendente politico,<br />

quin<strong>di</strong> consigliere nel restaurato Magistrato camerale, opererà con suc­<br />

cesso in qualità <strong>di</strong> luogotenente del poco capace prefetto <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

Boari negli anni della Repubblica italiana, e non sarà l'unico mantovano<br />

a <strong>di</strong>stinguersi in età napoleonica per le proprie capacità amministrative.<br />

Da questa città provennero infatti tre figure che, sebbene scelte a malin­<br />

cuore dal Melzi per il loro passato giacobino, sarebbero state fra quelle<br />

destinate a dare miglior prova nella delicata carica <strong>di</strong> prefetto. Si trattava<br />

<strong>di</strong> Teodoro Somenzari (che Melzi pensò a un certo momento <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da­<br />

re ad<strong>di</strong>rittura al ministero dell'interno), Giovanni Tamassia e Federico<br />

Cavriani, ribelle rampollo, quest'ultimo, <strong>di</strong> una <strong>delle</strong> maggiori famiglie<br />

aristocratiche della città.<br />

Tornando all'esperienza giacobina, vorrei infine osservare ch'essa<br />

non fu affatto limitata a uno sparuto gruppo <strong>di</strong> spiriti cal<strong>di</strong>, come ci si<br />

potrebbe aspettare: nel 1799 ben 141 mantovani saranno deportati in<br />

Dalmazia dagli austriaci, per rimanervi fino al 1801, e fra essi si troveran­<br />

no, oltre a <strong>di</strong>versi ebrei, molti esponenti dei ceti me<strong>di</strong>o-alti 32 . «Si tratta in<br />

massima parte <strong>di</strong> esponenti della borghesia - farmacisti, mercanti, possi­<br />

denti, me<strong>di</strong>ci, ex sacerdoti - fra i quali troviamo Teodoro Somenzari [...]<br />

e Giovanni Tamassia [...], Luigi Preti, ideatore del Teatro Sociale, Loren-<br />

zo Tamarozzi, parente dei Gobio, Luigi Bonoris, fratello del più noto<br />

Gaetano, Luigi Borchetta, acquirente <strong>di</strong> beni nazionali, l'architetto Paolo<br />

Pozzo» 33 . Se l'arrivo dei francesi farà uscire molti dei nomi qui e più sopra<br />

menzionati (a parte quelli dei funzionari regi, dei pochi nobili e dell'archi­<br />

tetto camerale Pozzo) dall'oscurità in cui essi erano rimasti nell'epoca<br />

32 Queste notizie sul periodo francese sono tratte da G. Pinzi, // «Giornale degli<br />

amici della libertà italiana» e l'opinione pubblica a <strong>Mantova</strong> alla fine del '700; Id.,<br />

L'Amministrazione <strong>di</strong> stato del <strong>Mantova</strong>no (luglio-novembre 1797); L. Pescasio, Manto­<br />

va nel «secolo dei lumi», p. 309 sgg.; R. Giusti, I deportati cisalpini (1799-1801). Stu<strong>di</strong><br />

e memorie. Sui prefetti <strong>di</strong> provenienza mantovana, L. Antonielli, I prefetti dell'Italia<br />

napoleonica. Repubblica e Regno d'Italia (ad in<strong>di</strong>cem}. Su Cavriani, C. Galbiati, Tra<br />

istituzioni ecclesiastiche e giacobinismo: la carriera <strong>di</strong> un prefetto napoleonico, Federico<br />

Cavriani (1762-1833). Su Tamassia i cenni biografici in F. Sofia, Una scienza per l'am­<br />

ministrazione, ad in<strong>di</strong>cem.<br />

33 M. Vaini, La società censitaria, p. 96. Fra i deportati figura anche Federico<br />

Arrivabene jr, che evidentemente non con<strong>di</strong>videva le simpatie per gli austriaci <strong>di</strong> Gio­<br />

vanni Arrivabene. Borchetta, Tamarozzi e Bonoris risulteranno fra i primi sette patri­<br />

moni nel censimento del 1825-35.


326 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

asburgica, non potrà esser stata che questa, con la sua «rivoluzione dall'al­<br />

to», a preparare la maturazione <strong>di</strong> un gruppo sociale ormai sganciato dalle<br />

categorie cetuali d'antico regime, capace allo stesso tempo <strong>di</strong> esprimere<br />

orientamenti democratici e <strong>di</strong> assolvere con notevole perizia importanti<br />

incarichi amministrativi.


APPENDICE<br />

Sacra Cesarea Reale Apostolica Maestà<br />

Colla fine <strong>di</strong> quest'anno scade molto opportunamente la ferma <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, per appianare la strada alle necessarie provvidenze e <strong>riforme</strong> che<br />

il bene <strong>di</strong> quella provincia, la conservazione dei red<strong>di</strong>ti camerali, il decoro<br />

del principato e l'equità istessa esiggono dalla materna cura della M.V.<br />

Giusti e degni <strong>di</strong> compassione sono i lamenti <strong>di</strong> quel misero popolo,<br />

benché, spinto dall'intimo senso de' propri mali per mancanza <strong>di</strong> esame<br />

e per non rimontare all'origine <strong>delle</strong> cose, rivolga contro i fermieri, sem­<br />

plici esecutori, quell'o<strong>di</strong>o che, con maggior ragione, contro la natura del<br />

sistema lasciateci dagli antichi duchi <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> potrebbe rivolgere. Non<br />

so però se debba darsi il nome <strong>di</strong> sistema ad una unione accidentale <strong>di</strong><br />

dazi, imposte, gabelle e monopoli nati dall'azardo e dalle instantanee<br />

necessità <strong>di</strong> guerra, ambasciate, matrimoni o lusso <strong>di</strong> quei piccoli principi.<br />

Non erano questi i momenti ove l'urgenza imminente lasciasse tempo a<br />

sciegliere i mezzi più miti, più innocui e più durevoli. Si preferivano i più<br />

pronti, come più convenienti alle circostanze, sperando <strong>di</strong> levarli poi,<br />

passato il straor<strong>di</strong>nario bisogno, confidando che la breve durata <strong>delle</strong><br />

nuove imposte non dovesse <strong>di</strong>minuire sensibilmente i fon<strong>di</strong> <strong>delle</strong> pubbli­<br />

che e private entrate; e forse anche alle volte pensando più con rime<strong>di</strong><br />

palliativi alla propria situazione, che al bene de' posteri e dello Stato, che<br />

mai non dovrebbe perdersi <strong>di</strong> vista.<br />

' In HkaW, Akten, R. 98. Nella trascrizione è stata conservata l'ortografìa origi­<br />

naria, fatta eccezione per l'uso <strong>delle</strong> maiuscole. Sono state invece aggiornate la punteg­<br />

giatura e la paragrafazione. Le espressioni in corsivo sono nel testo.


328 APPENDICE<br />

Analogo alla sua origine si è il sistema <strong>delle</strong> finanze mantovane, che<br />

riunisce in se tutti i vari <strong>di</strong>fetti che in simili operazioni dar si possono:<br />

inegualianza <strong>di</strong> carico, aggravi maggiori imposti al povero che al ricco,<br />

perniziosa moltiplicità <strong>di</strong> pesi, monopoli che favoriscono l'industria degli<br />

esteri più che dei citta<strong>di</strong>ni, frequenza e minutezza quasi ineseguibile <strong>di</strong><br />

notificazioni e <strong>di</strong> formalità, reiterate perquisizioni in<strong>di</strong> necessariamente<br />

provenienti, sproporzione <strong>di</strong> pene ridondanti in danno dello Stato, nume­<br />

ro intolerabile <strong>di</strong> leggi, limiti arbitrar! <strong>delle</strong> regalie, spese eccessive <strong>di</strong><br />

amministrazione, dazi ed imposte che opprimono l'agricoltura, che impe­<br />

<strong>di</strong>scono le manifatture ed il commercio, che spopolano le campagne e le<br />

città e che, quin<strong>di</strong>, insieme colla stessa popolazione, finalmente <strong>di</strong>struggo­<br />

no il dazio e l'imposta stessa.<br />

Richiede l'importanza della materia che, colla possibile brevità, questi<br />

inconvenienti generalmente accennati rispetto alla provincia <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

ed al suo regolamento venghino a parte a parte <strong>di</strong>mostrati.<br />

Primo - Basterebbe per provare la <strong>di</strong>sugualianza del carico la sola<br />

<strong>di</strong>stinzione del <strong>Mantova</strong>no vecchio e del <strong>Mantova</strong>no nuovo. Formano<br />

questi in un <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> sole 60 miglia italiane <strong>di</strong> lunghezza e <strong>di</strong> 46 <strong>di</strong><br />

larghezza, piutosto due <strong>di</strong>verse e separate provincie, che parti dell'istesso<br />

Stato. <strong>Il</strong> primo soffre all'introduzione ed estrazione il peso de' dazi della<br />

Tavola grossa, ossia della mercanzia, dai quali ne è libero il <strong>Mantova</strong>no<br />

nuovo. Risulta da questa combinazione il bizarro fenomeno che il Manto­<br />

vano nuovo non paga realmente dazi alla Camera <strong>di</strong> V.M., se non per quei<br />

generi che gli vengono dal resto del <strong>Mantova</strong>no. Le imposte sono pure<br />

ben <strong>di</strong>fferenti in questi piccioli <strong>di</strong>stretti. Aumentano l'ineguaglianza le<br />

particolari tariffe, che sono le seguenti: le gabelle <strong>delle</strong> porte <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

del fondo <strong>delle</strong> navi a Borgoforte, de' dazi locali lunga del Po e transito<br />

<strong>di</strong> Sermide, lunga del Po a Serravalle e fondo <strong>delle</strong> navi, lunga e traverso<br />

del Po, dazi locali, onoranze e fondo <strong>di</strong> navi a Viadana, dazi locali <strong>di</strong><br />

Ostiglia, altri per Gazuolo, Acquanegra, Volongo, Mosio, Castelgoffredo,<br />

traversia, fondo <strong>di</strong> navi e dazi locali <strong>di</strong> Dosolo, imbottato e dazi locali <strong>di</strong><br />

Canneto, i quali tutti hanno tariffe l'una dall'altra ben <strong>di</strong>verse.<br />

Troppo lungo sarebbe l'entrare nel dettaglio <strong>di</strong> tutti gli altri rami <strong>di</strong><br />

quelle piccole finanze, come sono i pontatici <strong>di</strong> Governolo, Coito ed altri<br />

sui fiumi Po, Olio e Secchia, le traversie del <strong>Mantova</strong>no Vecchio a Bor­<br />

goforte e Marcarla per terra e per acqua, a Revere, Quistello, Gonzaga,<br />

Rivolta, Governolo solo per terra, al Bondanello o Moglia <strong>di</strong> Gonzaga solo<br />

per acqua, a Cesoie, Coito, Cavriana, Ceresara e Suzzara. Ometto pure i


APPENDICE 329<br />

vizi intrinsechi <strong>delle</strong> stesse tariffe ed imposte, che necessariamente devono<br />

sbilanciare i pesi più su un <strong>di</strong>stretto, che sull'altro.<br />

Ma per portare all'eccesso questa incongruenza <strong>di</strong> carichi, vi si ag­<br />

giungono le varie g sì <strong>di</strong>verse specie d'esenzioni sparse su tutta l'estensione<br />

del <strong>Mantova</strong>no, ora concesse a certe famiglie, ora a certi ceti <strong>di</strong> persone,<br />

ora a certi luoghi, ora parziali, ora totali; ora gratuite, ora onerose; ora<br />

correspettive ed ora ricompensative. Se egl' è impossibile <strong>di</strong> calcolare in<br />

questa forma e bilanciare gli aggravi dello Stato, egli è altrettanto più<br />

sicuro ed impuntabile che la sporporzione obbliga il popolo ad abbando­<br />

nare la coltura <strong>delle</strong> parti più aggravate, passare a quelle che lo sono<br />

meno, o, rimanendo nelle prime, a languire e andare giornalmente peren­<br />

do. Insomma, mina e nell'uno e nell'altro caso i fondamenti dello Stato.<br />

Secondo - L'ineguaglianza <strong>delle</strong> imposte non è l'unico loro male, ma<br />

pare che ricadano particolarmente sopra il povero, che, non avendo maniera<br />

<strong>di</strong> portarne il peso, forza è che soccomba sotto <strong>di</strong> esso, ovvero, emigrando<br />

nelle vicine provincie, porti a emule nazioni i frutti della sua industria.<br />

Non è certamente comparabile con questo danno, reale ed irreparabile, il<br />

momentaneo bene <strong>di</strong> riunire con mezzi violenti le facoltà de' particolari<br />

nel Tesoro regio. Generalmente cadono le imposte sopra li grani, le carni,<br />

il sale, le tele, il vino, la lana e il pesce, che sono generi necessari al comun<br />

vitto e vestito. Contribuirebbe così egualmente il più povero che il più<br />

ricco, senza riguardo alle rispettive loro facoltà. Ma questo non basta,<br />

perché i pesi si sono aumentati preferibilmente sopra le ven<strong>di</strong>te al minuto<br />

del pane e del vino e sopra il formentone, ossia grano turco, ven<strong>di</strong>te che<br />

non si fanno che ai più miserabili giornalieri ed artigiani, i <strong>di</strong> cui risparmi,<br />

benché fatti con incessanti fatiche, con continui sudori e con <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />

della propria vita, non sono però sufficienti alle compre <strong>di</strong> maggior entità<br />

all'ingrosso.<br />

Terzo - Sono poi così moltipllcate le imposte e le loro varie forme,<br />

che basta apportarne alcuni esempi per vedere <strong>di</strong> essi subito tutti li neces­<br />

sari perniziosissimi effetti. I grani, per i quali già ha pagato il possessore<br />

<strong>delle</strong> terre nella contribuzione, pagano inoltre, se si estraggono, un ben<br />

forte dazio d'uscita, oltre le spese necessarie ad ottenerne la licenza, ossia<br />

le tratte. Se poi si ritengono nel paese, pagano per la macina, a ragione <strong>di</strong><br />

sacco, in denaro un dazio detto della vicinanza, un altro dell'imposta e<br />

l'importo <strong>delle</strong> bollette, ed in natura, poi, quattro bozzole, corrispondenti<br />

all'otto per cento, oltre l'obbligo <strong>di</strong> somministarne una determinata quan­<br />

tità alla consumazione della città.<br />

Diversa è ancora la natura <strong>di</strong> queste imposte in campagna, sotto gli


330 APPENDICE<br />

stessi nomi <strong>di</strong> macina, bollette, bozzole e dell'altro detto del palatico, ossia<br />

tassa annuale per ogni mulino. Più sensibili sono gli aggravi della carne,<br />

giacché, oltre il giovatico per i buoi destinati all'aratro ed il dazio del<br />

minuto e del mercato <strong>di</strong> città per la ven<strong>di</strong>ta de' bestiami, vi è l'imposta<br />

vecchia del sesino, ossia mezzo soldo per ogni liretta <strong>di</strong> carne, l'imposta<br />

nuova <strong>di</strong> un soldo intiero, il dazio della quin<strong>di</strong>cina, cioè del 15 per cento<br />

del valore, la privativa <strong>delle</strong> beccane, il censo dei corami, ossia d'un tanto<br />

per le pelli e grasso <strong>di</strong> ogni specie <strong>di</strong> bestie grosse, oltre agli altri piccoli<br />

aggravi e tasse particolari nelle tariffe locali.<br />

Aggiungerò ancora il terzo esempio del vino: pagano le vigne la solita<br />

contribuzione, paga l'uva i dazi d'entrata ed uscita, <strong>delle</strong> traversie ed in­<br />

troduzione in città, paga poi il vino in campagna il dazio del minuto del<br />

20 per cento. A tutti è comune il dazio per l'introduzione in città, il dazio<br />

del vino è comune alle ven<strong>di</strong>te all'ingrosso ed al minuto in<strong>di</strong>stintamente<br />

ed inoltre, per queste ultime, vi sono altri due dazi, cioè quello <strong>di</strong> due<br />

sol<strong>di</strong> al boccale, detto della spina, e l'altro dell'imposta nuova, parimenti<br />

<strong>di</strong> due sol<strong>di</strong> per boccale. Si andrebbe al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni cre<strong>di</strong>bile calcolo,<br />

qualor si volesse aggiungervi la privativa <strong>delle</strong> osterie, della raccolta de'<br />

vini guasti, dell'aceto, <strong>delle</strong> acquavite e del dazio del bollo <strong>delle</strong> misure ed<br />

altri, che tutti ricadono su questo genere. Credo che questo basti, frattan­<br />

to, a far comprendere quanto industriose fossero le invenzioni dei passati<br />

tempi per smugnere le facoltà esistenti della nazione, ma insieme quanto<br />

mal avvedute per conservare il fondo che le somministra.<br />

Quarto - I più luttuosi effetti in materia <strong>di</strong> finanze sono or<strong>di</strong>naria­<br />

mente prodotti dalli monopoli, giacché essi levano l'alimento a tutte quelle<br />

famiglie che facevano traffico dei rispettivi generi nei vari luoghi dello<br />

Stato, e con ciò <strong>di</strong>minuiscono <strong>di</strong> alcune migliala il numero dei contribuen­<br />

ti, i quali sono appunto quelli che nel resto della Monarchia, dopo i<br />

possessori, portano la maggior parte de' pesi pubblici. <strong>Il</strong> monopolio non<br />

è in realtà altro che una legge, la quale, proibendo all'industria dei parti­<br />

colari <strong>di</strong> agire sopra una certa qualità <strong>di</strong> mercanzia, riunisce tutti i loro<br />

piccoli guadagni nella cassa regia, oltre quell'arbitrario aumento che piace<br />

poi <strong>di</strong> aggiungervi. Cade così l'attività del coltivatore, ovvero fabbricatore<br />

nazionale, e si anima quella del forastiere, giacché per prevenire le fro<strong>di</strong><br />

e sottrarsi dalle gravi spese e minuziose cure, deve al monopolista riuscire<br />

più vantaggiosa la provvista dei generi forastieri, che poi sempre più ac­<br />

crescono il bilancio passivo dello Stato. Se questi generi <strong>di</strong> privativa sono<br />

d'importanza, ruinano necessariamente il commercio, l'industria, l'agricol­<br />

tura; se sono <strong>di</strong> poca entità, tanto più <strong>di</strong>sconvengono alla <strong>di</strong>gnità e gran-


APPENDICE 331<br />

dezza del Principato, qualor vengono esercitati o amministrati a nome<br />

della Camera.<br />

Di ambe le sorti ne abbiamo pur troppo l'esempio nel <strong>Mantova</strong>no.<br />

Appartengono alle prime, oltre i sali e tabacchi, l'olio, l'acquavite, rosogli,<br />

sapone, aceto, vetri, polvere da schioppo, salnitro, corami, pelli ver<strong>di</strong> e<br />

secche, pesce ed in alcuni luoghi i macelli. Alla seconda specie si riferisco­<br />

no le osterie, le balle da schioppo e migliarina, la raccolta <strong>delle</strong> cere gialle,<br />

de' moccoli e gocciolature <strong>di</strong> cera, la privativa de' trigoli, ossia prodotti<br />

del lago, la raccolta de' vini guasti, de' vetri rotti. Oltre queste, riunite alla<br />

ferma generale, vi sono le altre privative del rame e ferro rotto, della carta<br />

da scrivere, <strong>delle</strong> carte da giuoco, della raccolta de' vecchi cenci, <strong>delle</strong><br />

candele <strong>di</strong> sevo, della fuligine, del stereo de' colombi ed altre ancora. Se<br />

il solo sale e tabacco producono tanti clamori e lamenti nelle varie parti<br />

della Monarchia, quanto maggior sarebbe il pericolo che tanti e sì vari<br />

monopoli siano per annichilare intieramente il picciolo Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

se non si apportasse opportuno e pronto rime<strong>di</strong>o?<br />

Quinto - Un altro male nato dalla cattiva indole e frequenza de'<br />

monopoli fu quello che, per evitare i sfrosi in generi <strong>di</strong> sì necessaria e<br />

generale ricerca, convenne ricorrere alle notificazioni, che in effetto pro­<br />

ducono vincoli quasi eguali alle privative, benché altro non siano che le<br />

loro cautele. Si deve adunque notificare la precisa quantità <strong>delle</strong> paglie<br />

raccolte, il risultato netto de' grani dopo la battitura, il peso vero <strong>delle</strong><br />

gallette, il loro prodotto settimanale quando si fanno trarre in seta, il<br />

ricavo giusto de' risi, de' formaggi e de' vini. Di tutti questi generi, poi,<br />

è tenuto il possessore a darne il scarico in uso proprio, <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta nel<br />

paese, ovvero <strong>di</strong> estrazione, sotto pena <strong>di</strong> contrabando, che per legge si ha<br />

per provato in ogni caso che la notificazione non sia fatta dentro il dovuto<br />

termine, o non sia esattamente fatta, o non corrisponda allo carico.<br />

Non vi è forse precauzione nelle regalie che più vincoli l'industria<br />

nazionale, la contrattazione interna e la giusta libertà de' citta<strong>di</strong>ni nei loro<br />

particolari interessi; e non ve n'è forse che produca in ora minor frutto alla<br />

regalia e che ecciterebbe maggior contento e trasporto colla sua abolizio­<br />

ne. Non tratterrò qui l'attenzione della M. V. colle varie minuziose forma­<br />

lità che s'impongono al povero ed incauto paesano e che necessariamente<br />

lo riducono alla miserabil necessità <strong>di</strong> cadere in contraban<strong>di</strong> anche invo-<br />

lontari. Rozzo come egli è, e senza saper leggere, viene obbligato a pren­<br />

der ad ogni minima sua azione bollette in un sito piutosto che in un altro,<br />

d'una specie piutosto che <strong>di</strong> un'altra, per un certo dato tempo e non più,<br />

da rinovarsi, da cambiarsi o dupplicarsi secondo le circostanze, anzi da


332 APPENDICE<br />

stracciarsi in due o tre parti, secondo la successiva variazione <strong>di</strong> forma, o<br />

luogo del genere.<br />

Sesto - Le perquisizioni moltipllcate e necessariamente arbitrarie sono<br />

il mezzo che si è trovato in<strong>di</strong>spensabile per rendere meno dubbie le pre­<br />

dette notificazioni e più sicuro l'effetto del monopolio. Ma espongono<br />

esse le persone <strong>di</strong> qualunque ceto a vedersi assoggettate in casa propria,<br />

in ogni parte del giorno o della notte, alle ricerche le più minute e ben<br />

spesso in<strong>di</strong>screte, perché eseguite dagli infimi subalterni, che non avendo<br />

<strong>di</strong> che vivere del suo, giacché non è sufficiente il pagamento, e non avendo<br />

principi alcuni d'educazione o morale, devono essere molto sospetti.<br />

Quin<strong>di</strong>, l'angustia de' citta<strong>di</strong>ni, anche buoni, è continua e non in<strong>di</strong>fferen­<br />

te, giacché le passate ricerche non li garantiscono dalle future, ed ancorché<br />

innocenti, né per le une, né per le altre possono mai chiedere alcun com­<br />

penso o sod<strong>di</strong>sfazione. Basta una visita all'anno per ogni monopolio, no­<br />

tificazione o imposta per rovinare una famiglia.<br />

Settimo - Rendendosi così complicata e dura l'amministrazione, non<br />

bastavano le sole perquisizioni a garantire le regalie dai contraban<strong>di</strong>, ali­<br />

mentati dalla ignoranza, dal lucro e quasi da una specie <strong>di</strong> necessità per<br />

la frequenza dei casi contingibili. Si ebbe adunque ricorso alla severità<br />

<strong>delle</strong> pene, ingiungendo anche a tenui inosservanze la per<strong>di</strong>ta della robba<br />

<strong>di</strong> contrabando, <strong>di</strong> quella annessavi, dei cavalli, bovi, carri ed ogni altro<br />

stromento <strong>di</strong> condotta, <strong>di</strong> multe pecuniarie, <strong>di</strong> carcerazione ed altri mag­<br />

giori castighi, secondo le circostanze.<br />

Suppongo che un rozzo paesano manchi per ignoranza ed anche<br />

qualche volta per malizia e non prenda la bolletta, o la prenda per minor<br />

quantità, o per minor tempo del necessario, o d'una specie <strong>di</strong>versa. Perde<br />

esso la robba, o i grani che dovevano essere l'alimento, o il vestito della<br />

sua famiglia, perde i carri e bovi destinati alla coltura del suo campiceli©<br />

e va prigione. Dopo avervi consumato in suo mantenimento o in multe il<br />

resto del suo patrimonio, viene finalmente liberato. <strong>Il</strong> campo, restato senza<br />

la dovuta coltura, non gli somministra più i mezzi da vivere e lo sforza a<br />

<strong>di</strong>venire borlandotto o vagabondo, o ladro, o assassino. Così perde lo<br />

Stato il raccolto <strong>di</strong> quel campo e l'industria <strong>di</strong> quel uomo. Se questi casi<br />

poi si moltiplicano a misura del numero dei dazi e <strong>delle</strong> leggi, non possono<br />

non snervare le forze reali dello Stato.<br />

Ottavo - Queste leggi non solo sono moltiplicate all'infinito, ma sono<br />

anzi incerte e non conosciute universalmente. Colla clausula <strong>di</strong> non mai<br />

derogare alle leggi già esistenti, si conserva il vigore a più <strong>di</strong> cento cin­<br />

quanta antiche gride ed a tutte quelle che si potessero ancora <strong>di</strong>soterrare


APPENDICE 333<br />

dalla polvere dei vecchi archivi. Esse formano adunque un labirinto dal<br />

quale non solamente non può sortire il privato ad esse soggetto, ma nep­<br />

pure l'istesso giu<strong>di</strong>ce, il quale, benché decida, non è però in grado <strong>di</strong><br />

riunirle tutte. Certo che, se, giusta i migliori legislatori, il paese il più<br />

infelice è quello ove la moltipliche <strong>delle</strong> leggi espone le stesse alla nonos­<br />

servanza ed i sud<strong>di</strong>ti a pene arbitrarie, non potrà il <strong>Mantova</strong>no sottrarsi da<br />

questa mala sorte senza una generale loro rifusione, correzione e riforma.<br />

Nono - Dipende adunque con questo principio dall'azardo e dalle<br />

circostanze de' casi particolari <strong>di</strong> ritrovare o far uso della antiche leggi.<br />

Dipende inoltre da\['arbitrio <strong>di</strong> chi amministra il trasportare, aumentare o<br />

<strong>di</strong>minuire il numero de' comarchi, ossia esattorie per il dazio della mer­<br />

canzia ed altre imposte; come pure il numero e sito <strong>delle</strong> posterie del sale.<br />

Dipende dall'istesso arbitrio il vendere il sale a minor prezzo in favore<br />

piutosto d'una persona, che dell'altra, <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i dazi ed imposte ad<br />

un mercante piutosto che ad un altro; <strong>di</strong> negare i ricapiti alle persone<br />

sospette, senza certa norma che le caratterizzi e <strong>di</strong> comporre le pene det­<br />

tate dalle leggi ai sfrosatori. Questi ed altri simili arbitri rendono la legi­<br />

slazione incerta e tumultuaria, espongono l'industria rurale e commer­<br />

ciante al pericolo <strong>di</strong> monopoli perniziosi, spaventano i negozianti dalle<br />

intraprese e specolazioni <strong>di</strong> maggior momento, le quali non possono ese­<br />

guirsi senza un anteriore bilancio sicuro ed esatto <strong>di</strong> tutte le spese ed<br />

aggravi ricadenti sopra le rispettive mercanzie che si trasmettono e che si<br />

ricevono.<br />

Decimo - In un sistema sì complicato, in una serie sì sterminata <strong>di</strong><br />

dazi e gabelle, non possono riuscire che eccessive le spese necessarie per<br />

assicurare la riscossione e garantirla dai contraban<strong>di</strong>, ed eccessivo il nume­<br />

ro <strong>delle</strong> persone a quest'oggetto impiegate. Le spese sono in realtà una<br />

vera imposta sopra il sud<strong>di</strong>to, che l'aggravano a proporzione della loro<br />

quantità, senza recar vantaggio né al principe, né allo Stato, né allo stesso<br />

fermiere. Quin<strong>di</strong>, l'oggetto <strong>delle</strong> lunghe e saggie me<strong>di</strong>tazioni del gran<br />

Sully, e <strong>di</strong> chi dopo <strong>di</strong> lui ha il meglio pensato in questa materia, si è<br />

sempre stato quello <strong>di</strong> far entrare il prodotto <strong>delle</strong> regalie nelle casse regie<br />

col minor <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o possibile.<br />

L'altro danno prodotto dal gran numero dei gabellieri, postari, rice­<br />

vitori, borlandotti ed altri simili subalterni è ben più essenziale. A propor­<br />

zione della loro frequenza, o si <strong>di</strong>minuiscono i salari e si espone la regalia,<br />

il paese tutto ed il commercio alle vessazioni, durezze, fro<strong>di</strong> e violenze <strong>di</strong><br />

gente vile, armata e spinta dalla fame, o si assegnano salari sufficienti e<br />

crescono a <strong>di</strong>smisura le spese <strong>di</strong> amministrazione e si alletta il minuto


334 APPENDICE<br />

popolo ad abbandonare la vita laboriosa ed austera dell'agricoltura e <strong>delle</strong><br />

arti, per abbracciarne una più comoda e più analoga all'inclinazione ed<br />

idea <strong>di</strong> farsi temere, che quelle basse persone confondono coll'idea <strong>di</strong> farsi<br />

stimare e rispettare.<br />

Non è calcolabile il danno che in<strong>di</strong>, anche <strong>di</strong>rettamente, ne proviene<br />

alla regalia ed allo Stato, giacché tutta questa turba <strong>di</strong> subalterni va esente<br />

dalla tassa personale ed ogni altro peso <strong>di</strong> comunità, che necessariamente<br />

ricade sopra il resto de' comunisti industriosi, e perché, vivendo inutil­<br />

mente affaccendati a carico della società, non producono alcun frutto<br />

reale, né col travaglio <strong>delle</strong> mani, né con quello dell'ingegno. Credo che<br />

questo solo riflesso sia sovrabbondante per animare alla riunione e sem­<br />

plificazione <strong>delle</strong> sparse, moltipllcate e troppo composte regalie.<br />

Undecimo - Basterebbe questo motivo solo alla soppressione del­<br />

l'agricoltura, con far <strong>di</strong>sertare le campagne mantovane, se per fatalità non<br />

vi se n'aggiungessero degli altri egualmente forti. Tali sono le esattissime<br />

notificazioni già sopraccennate <strong>di</strong> tutti i generi che produce l'agricoltura,<br />

e poi la proibizione <strong>di</strong> poterli estrarre dal paese senza una previa licenza,<br />

che per lo meno è sempre dubbia. In<strong>di</strong> ne proviene un ribasso ed avvili­<br />

mento de' prezzi dei grani e del vino, i quali sono pure i veri ed unici<br />

premi per stimolare la fatica, l'opera e l'ingegno d'ogni agricoltore. Sopra<br />

gl'istessi e coll'istesso cattivo effetto ricadono molte <strong>delle</strong> accennate impo­<br />

ste e monopoli.<br />

Ma <strong>di</strong>rettamente ferisce l'agricoltura il dazio del giovatico, ossia la<br />

tassa sopra i bovi che attualmente arano la terra. Si sa pur troppo quanto<br />

sia portato il povero campagnuolo a <strong>di</strong>minuire la continua spesa del suo<br />

bestiame, con <strong>di</strong>minuirne il numero, quando anche non vi fosse questo<br />

nuovo motivo. Di simile natura si è il dazio del minuto, ossia la forte tassa<br />

sopra le ven<strong>di</strong>te al minuto de' generi in campagna. <strong>Il</strong> dazio de' contratti,<br />

ossia il dazio del 10 per cento sopra le ven<strong>di</strong>te de' fon<strong>di</strong> e loro affitti, ne<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong>rettamente la contrattazione e la coltura. Per non soffrire il<br />

detto peso, rimangono spesso i fon<strong>di</strong> presso <strong>di</strong> poveri ed addebitati pos­<br />

sessori, i quali non solamente mancano <strong>di</strong> mezzi per amigliorarli, ma anche<br />

semplicemente per conservarli nello stato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre coltura. Quin<strong>di</strong> è<br />

nato che rare troppo sono le case de' conta<strong>di</strong>ni alla campagna e troppo<br />

grande l'estensione <strong>di</strong> terreno concessa ad una sol famiglia per coltivarla.<br />

Egli è inoltre troppo chiaro quanto importi alla buona coltura la lunghez­<br />

za <strong>delle</strong> locazioni rurali, giacché il conduttore non può sinceramente con­<br />

correre alii miglioramenti opportuni, se non ha la speranza <strong>di</strong> goderne in<br />

parte il frutto. <strong>Il</strong> dazio però del 10 per cento che s'impone ad ogni loca-


APPENDICE 335<br />

zione, secondo il numero degli anni che deve durare, fa che, per non<br />

isborsar subito un doppio dazio, il locatore non proroga quasi mai la<br />

locazione oltre il novennio. Basta la semplice descrizione dello stato attua­<br />

le <strong>di</strong> quell'agricoltura, per vedere l'effetto luttuoso, ma necessario, che il<br />

sistema antico <strong>di</strong> finanze ed economia pubblica ha dovuto produrre.<br />

Duodecimo - Egli sarebbe superfluo <strong>di</strong> qui ripetere quanto sia il<br />

danno che dall'aggravio ed incertezza de' pesi e de' monopoli ne deve<br />

ridondare a pregiu<strong>di</strong>zio del commercio. Basta il leggere la tariffa e vedere<br />

il confronto de' dazi d'entrata ed uscita sopra le materie prime e le lavora­<br />

te, sopra le produzioni interne e le forastiere, per vedere con evidenza che<br />

in essa si è semplicemente considerato il maggior red<strong>di</strong>to momentaneo<br />

della regalia, con pochissime viste al commercio e manifatture interne.<br />

Sarebbe lungo il riferirne gli esempi. Non farò che annotare l'imposta<br />

speciale sopra le tele anche terriere, detta della salarina, l'altra sopra la<br />

vallonia e l'altra <strong>di</strong> tre lire e mezza per ogni liretta <strong>di</strong> seta paesana <strong>di</strong> oncie<br />

12. Queste ed altre simili contra<strong>di</strong>ttorie imposte e monopoli, le frequenti<br />

traversie, i fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> nave e l'arbitrio de' patti reali hanno facilmente rovi­<br />

nato quelle fabbriche e quel commercio, non sostenuto né da ricchi mer­<br />

canti, né da agevolezze interne.<br />

E per non perdere fino l'idea <strong>delle</strong> manifatture si è dovuto dar mano<br />

ad una gran<strong>di</strong>osa fabbrica <strong>di</strong> sete introdottavi con gravi spese dai presen­<br />

tane! fermieri, quantunque potesse <strong>di</strong>venir pericoloso alla concorrenza il<br />

permettere ad una potente compagnia il principal ramo del commercio<br />

nazionale. Resta pure interrotto il naturale corso del commercio da una<br />

ben lunga specificazione <strong>di</strong> generi, che non si possono estrarre o far tran­<br />

sitare senza mandato magistratuale.<br />

Decimoterzo - Colla agricoltura e commercio doveva pure nella con­<br />

tinuazione de' tempi seguire la <strong>di</strong>minuzione della popolazione, benché <strong>di</strong><br />

quando in quando, per circostanze accidentali e momentanee, potesse<br />

crescere <strong>di</strong> qualche picciol numero. Esso doveva necessariamente ridursi,<br />

perché i forastieri non verranno mai ad abitare una terra ove siano certi<br />

<strong>di</strong> perdere la civile libertà fino nelle più minute ed innocue azioni della<br />

vita, ed ove, perdendo in tante guise una gran parte del loro patrimonio,<br />

vivano ancora sempre in angustie <strong>di</strong> mancare alle leggi e soffrirne tutto il<br />

gravoso rigore. Anzi, per levargli fino l'ultimo allettamento <strong>delle</strong> frequenti<br />

scorse e reciproco commercio, si è loro imposto un testatico singolare per<br />

ogni volta che entrano nel paese, <strong>di</strong>stinto secondo la patria loro ed il modo<br />

con cui vengono, sotto il nome <strong>di</strong> bolletta de' forestieri.<br />

Questa immagine medesima <strong>di</strong> miseria e l'agitazione continua de'


336 APPENDICE<br />

terrieri ritiene ed impe<strong>di</strong>sce in essi quella naturale inclinazione a riprodur-<br />

si, dalla quale più d'ogn'altro <strong>di</strong>pende in sostanza il recluttamento peren­<br />

ne della popolazione. I pesi del matrimonio e dell'educazione intimorisco­<br />

no chiunque appena può miseramente sussistere, ed aumentano a <strong>di</strong>smi­<br />

sura in danno della società il numero de' celibatari o <strong>di</strong> quelli che, scono­<br />

scendo se stessi, volgono altrove e rendono inutile il naturale instinto alla<br />

riproduzione. Pure, il desiderio sregolato <strong>di</strong> accrescere le ren<strong>di</strong>te <strong>delle</strong><br />

regalie è arrivato ad aggravare l'origine istessa della società, con imporre,<br />

fra gli altri compresi sotto il nome <strong>di</strong> dazio del minuto e de' contratti, un<br />

carico sulle doti, che con tanta fatica e stento un padre <strong>di</strong> famiglia raccoglie<br />

per le sue povere figlie, e con rimettere all'arbitrio l'esigere il compenso<br />

del dazio della macina con un testatico, che egualmente si estende sopra<br />

ogni persona fino ai fanciulli <strong>di</strong> cinque anni.<br />

Decimoquarto - Non vi è bisogno ulteriore <strong>di</strong> provare la consecutiva<br />

necessaria <strong>di</strong>minuzione <strong>delle</strong> regalie, giacché le imposte e monopoli minano<br />

se stesse, minando lo Stato. La popolazione, l'agricoltura ed il commercio<br />

sono i soli e veri fonti, che determinano le forze e la potenza dello Stato.<br />

Dovendo le imposte ricadere infine sopra questi tre soggetti, se essi li<br />

<strong>di</strong>struggono, non v'ha dubbio che <strong>di</strong>struggono se stesse. Egli è dunque<br />

una contra<strong>di</strong>zione aperta il voler conservare il presente sistema <strong>di</strong> finanze<br />

e conservare o accrescere le forze intrinseche <strong>di</strong> quella per altro sì ben<br />

situata e sì feconda provincia.<br />

Non saprei se nei lontani tempi si siano così chiaramente conosciute<br />

queste verità e prevedute le loro triste conseguenze, giacché allora le fi­<br />

nanze, involte e ritenute per principio nella maggiore oscurità possibile,<br />

non potevano essere dalla ragione rischiarate. Erano inoltre <strong>di</strong>rette da un<br />

corpo <strong>di</strong> semplici giurisconsulti, unicamente occupati ad applicare con<br />

lunghi esami e contestazioni le antiche oscure leggi alle quoti<strong>di</strong>ane nuove<br />

circostanze de' casi, e tutti intenti a ricercare se da esse emanavano al<br />

principe i <strong>di</strong>ritti speciali ed in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> ciascuna regalia, senza riflettere<br />

che, riunendo esso in se medesimo tutta la sovrana autorità della società,<br />

ha essenzialmente il <strong>di</strong>ritto e potere <strong>di</strong> imporre, levare, mo<strong>di</strong>ficare, accre­<br />

scere e ristabilire le varie specie de' tributi secondo le urgenze della pub­<br />

blica causa. Non si levava mai un tributo, sul dubbio <strong>di</strong> poterlo rimettere<br />

in corso.<br />

So bensì che da lungo tempo si vanno preparando le traccie per<br />

arrivare al desiderato fine d'una salutare e necessaria riforma. L'ebbi già<br />

in vista sin dal principio del mio ministero, come cosa importante alla


APPENDICE 337<br />

felicità <strong>di</strong> quella provincia. Ma sarebbe stato troppo pericoloso, anzi im­<br />

prudente, il sconvolgere ad un tratto solo tutta la macchina, senza aver<br />

prima persone iniziate <strong>di</strong> quelle finanze ed assicurato insieme il red<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

ciascuna regalia nella sua vera e naturale estensione, acciocché, negletto il<br />

prodotto dell'una, non dovesse supplirsi con quello d'un'altra, e moltipll­<br />

carsi così li rami d'un sistema troppo composto.<br />

Già nel 1750 si era fatto il primo passo a questo buon fine, allorché<br />

si riunirono in una sol ferma generale le varie regalie sparse nelle mani <strong>di</strong><br />

altrettanti singolari appaltatori. Oltre il vantaggio che ne rinvenne all'Era­<br />

rio, col <strong>di</strong>minuire le spese <strong>di</strong> tante separate amministrazioni e riven<strong>di</strong>care<br />

una gran parte dei lucri particolari <strong>di</strong> tanti piccoli conduttori, concentran­<br />

doli in una sol compagnia, si ottenne il principal punto <strong>di</strong> poter così<br />

riconoscere più facilmente tutte le imposte, vederne il reciproco rapporto,<br />

combinarle e corregerle. Non così riuscì l'altra mira del Governo, cioè <strong>di</strong><br />

metterle nella loro giusta ed esatta attività, giacché la negligenza dell'ap­<br />

paltatore Petrucci ne aveva piuttosto alimentato gli abusi e li <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni.<br />

Nell'anno adunque 1760, ove duravano ancora le ben più pressanti<br />

urgenze della guerra e ove doveva cominciare la corrente locazione, fu<br />

in<strong>di</strong>spensabile continuare lo stesso sistema <strong>di</strong> ferma generale, con sosti­<br />

tuirvi però altri fermieri, più attivi, più intelligenti e più capaci <strong>di</strong> esegui­<br />

re le accennate viste, senza attirarne l'o<strong>di</strong>o ai regi <strong>di</strong>casteri o al sovrano<br />

istesso. Hanno essi pienamente risposto all'aspettativa e si trovano in<br />

oggi ridotte le regalie a quel maggior grado <strong>di</strong> rigore che mai si poteva<br />

sperare. Si è perciò finalmente in istato <strong>di</strong> dar mano alla riforma ed al<br />

sollievo <strong>di</strong> quella provincia, senza pregiu<strong>di</strong>zio dell'Erario, anzi con suo<br />

notabile vantaggio.<br />

Per renderne più facile l'esecuzione avevo pensato, sull'esempio degli<br />

altri Stati <strong>di</strong> V. M. in Germania e de' Paesi Bassi, all'aministrazione eco­<br />

nomica per conto della Camera, acciocché, non vincolandosi con alcun<br />

fermiere, si potesse procedere liberamente nell'opera, senza altra contem­<br />

plazione che quella del ben pubblico e del più sicuro utile camerale, in<br />

modo che profitasse il regio Erario del lucro de' fermieri ed il paese<br />

godesse il sollievo <strong>di</strong> qualche minor rigore. Prevedendone però le <strong>di</strong>fficol­<br />

tà ed i pericoli nel presentaneo or<strong>di</strong>ne <strong>delle</strong> cose, ne comunicai l'idea colle<br />

qui annesse lettere al ministro plenipotenziario, per fissare <strong>di</strong> concerto le<br />

massime in un oggetto sì importante.<br />

Eccitatesi dal detto ministro la Giunta <strong>di</strong> Vicegoverno e il Magistrato<br />

camerale <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, opinarono tutti a favore dell'economica amministra­<br />

zione, fuorché nella detta Giunta il solo consigliere Amizzoni, milanese,


338 APPENDICE<br />

uno de' più pratici del paese, il quale assieme col fisco, nelle presenti<br />

circostanze, preferirono l'amministrazione mista. A questi ultimi si è uni­<br />

formato il ministro plenipotenziario ed una giunta composta <strong>di</strong> tutti i<br />

presidenti e de' principali in<strong>di</strong>vidui de' tribunali milanesi, come apparisce<br />

dalla qui annessa consulta. Sono giuste le ragioni ivi addotte e mi hanno<br />

determinato a proporre alla M. V. il sistema <strong>di</strong> una specie d'amministra­<br />

zione, o sia ferma mista, per la futura locazione <strong>delle</strong> regalie mantovane,<br />

<strong>di</strong> maniera, però, che non osti alle necessarie previdenze che la materna<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne della M. V. deve al sollievo <strong>di</strong> quella provincia.<br />

Sono tre i motivi principali che mi fanno preferire questo partito. <strong>Il</strong><br />

primo si è quello <strong>di</strong> fissare il canone annuo in una determinata somma,<br />

che assicuri l'introito corrispondente ai pesi camerali. <strong>Il</strong> secondo, <strong>di</strong> for­<br />

mare a poco a poco dei soggetti capaci non solamente per l'amministra­<br />

zione semplice <strong>delle</strong> regalie, ma ancor più per coprire le cariche camerali<br />

e per <strong>di</strong>riggere le finanze e l'economia pubblica, che certamente ne hanno<br />

in oggi <strong>di</strong> bisogno. <strong>Il</strong> terzo motivo fu poi quello della sicura controlleria<br />

del fermiere, il quale, spinto dal proprio interesse, non solamente vi con­<br />

tinuerà tutta la sua attenzione, ma ancora si opporrà alle negligenze per-<br />

niziose ed a qualunque parzialità o arbitrio che si potesse usare da' regi<br />

ministri. <strong>Il</strong> pubblicò resta per l'istessa causa garantito dai rappresentanti<br />

regi, che o non permetteranno in alcuna maniera aggravi, fro<strong>di</strong> o vessazio­<br />

ni indebite de' vari subalterni, o ne prenderanno il pronto e dovuto casti­<br />

go, giacché dovranno essi concorrere tanto alla scielta de' subalterni,<br />

quanto alla firma degli or<strong>di</strong>ni.<br />

Quin<strong>di</strong> nasce la questione circa la quantità dell'interessenza che deb­<br />

ba riservarsi alla Camera. Nell'annessa riservata de' 28 giugno dell'anno<br />

scorso, aderendo il ministro plenipotenziario assieme colli consiglieri<br />

Montani, Lothinger e Amizzoni ad un'obblazione <strong>di</strong> cui avrò l'onore <strong>di</strong><br />

parlare qui appresso, opinò per l'interessenza d'un solo terzo a favore<br />

della Camera. Riassuntosi poi lo stesso argomento in più maturo esame<br />

dalla Giunta, radunatasi in Milano avanti il ministro plenipotenziario, il<br />

solo presidente della Camera conte Crivelli fu <strong>di</strong> parere che si ritenesse la<br />

suddetta interessenza del terzo; il presidente del Consiglio d'economia<br />

conte Carli, all'incontro, ed il barone Montani si <strong>di</strong>chiararono per la metà<br />

<strong>di</strong> tutti gli utili. Ma la pluralità de' voti rimise intieramente all'arbitrio <strong>di</strong><br />

V. M. la fissazione dell'interessenza. In un voto separato del consigliere<br />

Amizzoni, che fra tutti gli altri venuti da <strong>Mantova</strong> è l'unico che sia stato<br />

approvato dal Vicegoverno, si cita il celebre Davenant, il quale per il<br />

miglior partito riconosce quello <strong>di</strong> accordare al fermiere, oltre l'importo


APPENDICE 339<br />

<strong>delle</strong> spese <strong>di</strong> amministrazione, la minor quota possibile in ragione d'un<br />

tanto per cento degli utili che entrassero in cassa al <strong>di</strong> più della somma<br />

convenuta a titolo <strong>di</strong> canone.<br />

Sebben questa specie <strong>di</strong> ferma mista, senza perdere il frutto dell'in­<br />

dustria del fermiere, sia la più propria per conservare all'Erario la maggior<br />

parte <strong>delle</strong> ren<strong>di</strong>te pubbliche, non crederei però che nello stato presente<br />

<strong>delle</strong> finanze mantovane una troppo tenue partecipazione degli utili potes­<br />

se bastare a procurarci l'intento. Conviene assicurarci <strong>di</strong> tutta l'attività del<br />

fermiere, per aver luogo <strong>di</strong> riconoscere l'estensione <strong>delle</strong> presenti regalie<br />

e poter quin<strong>di</strong> più sicuramente intraprenderne la pronta riforma. Convie­<br />

ne proporzionatamente ricompensare le moltiplici fatiche che <strong>di</strong> necessità<br />

anderanno congiunte alle dette operazioni. Non saprei dunque consigliare<br />

alla M. V. che l'interessenza del fermiere si riducesse a meno del terzo degli<br />

utili. Sarà questa più che sufficiente per ottenere i suddetti fini <strong>di</strong> control­<br />

leria ai regi ministri e <strong>di</strong> ricompensa alla fatiche del fermiere, ai quali<br />

unicamente riduconsi i veri motivi <strong>di</strong> accordarla.<br />

Per i fermieri non ha luogo il pericolo <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta, il quale non può<br />

nascere senza qualche caso straor<strong>di</strong>nario, che nel presente negozio non si<br />

è ancora verificato ed al quale resta provveduto coi vari patti <strong>di</strong> ristoro,<br />

or<strong>di</strong>nariamente annessi al contratto. Non si contano pure le sovvenzioni<br />

de' capitali necessari al negozio, giacché i frutti che per esse si corrispon­<br />

dono al fermiere bastano per procurarle da qualunque altro sovventore.<br />

L'interessenza suddetta del terzo eccede poi il frutto <strong>di</strong> qualunque altro<br />

negozio e la solita ricompensa <strong>di</strong> servizi anche più illustri e più gran<strong>di</strong>.<br />

Non pare adunque potersi dalla Camera <strong>di</strong>staccare una maggiore porzione<br />

del pubblico patrimonio, il quale, raccolto a gran stento dalle sostanze<br />

private, deve necessariamente convertirsi in <strong>di</strong>retto servizio della M. V. e<br />

della pubblica causa.<br />

Proporzionato alle sopraccennate quote dovrà essere il numero de'<br />

rappresentanti. Io considero come un vero bene il poter per l'interessenza<br />

della Camera nominarne due <strong>di</strong>versi. In questo modo, oltre la prima con­<br />

trolleria fra le persone del principe ed il fermiere, vi sarà l'altra più par­<br />

ticolare fra gli stessi rappresentanti. Non potrà così nuocere al servizio<br />

l'assenza, malattia o morte dell'uno, restando supplito per l'intervallo <strong>di</strong><br />

tempo necessario dall'attività dell'altro. Si faciliteranno le molte e varie<br />

operazioni della riforma coll'opera riunita <strong>di</strong> due soggetti capaci e d'inte­<br />

grità. Potranno essi così invigilare alla loro esecuzione col trasferirsi sui<br />

vari luoghi, tanto più che ad altro tempo dovrà <strong>di</strong>fferirsi la destinazione<br />

d'un visitatore, sull'esempio <strong>di</strong> quanto si pratica per le finanze milanesi.


340 APPENDICE<br />

La semplice amministrazione presente <strong>delle</strong> regalie non è l'unico fine<br />

propostomi, consigliando a V. M. i due rappresentanti suddetti. Molto più<br />

importante è l'altro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere più celermente nei soggetti <strong>di</strong> abilità e<br />

probità le cognizioni pratiche <strong>delle</strong> finanze, onde formar ministri intelli­<br />

genti e atti per la <strong>di</strong>rczione generale degli affari camerali. A questo oggetto<br />

sarà anche opportuno che, secondo la massima addottata per il Milanese,<br />

si pensi ai nuovi innesti, facendo che ai rappresentanti si aggiungano gio­<br />

vani <strong>di</strong> buona volontà, talenti ed aspettazione, i quali con praticare sotto<br />

<strong>di</strong> essi possine col tempo servire loro <strong>di</strong> sollievo ed anche rimpiazzarli. Ma<br />

affinchè, a misura che dai rappresentanti si anderanno acquistando i lumi<br />

pratici, possano questi imme<strong>di</strong>atamente riuscire proficui all'universale<br />

degli affari, comunicandosi a tutti quelli che vi hanno parte, sarà utile che<br />

i detti rappresentanti siano membri del Magistrato camerale. E ciò molto<br />

più si rende necessario per la riforma che si sta me<strong>di</strong>tando e che, nel modo<br />

consultato dal Governo per la macina, farà forse passare l'amministrazione<br />

d'altre regalie in mano alle comunità <strong>di</strong>pendenti dallo stesso tribunale.<br />

Premesse queste massime generali <strong>di</strong> una ferma mista, convien ora<br />

deliberare intorno le formalità dell'esecuzione. Non solo dalla consuetu<strong>di</strong>-<br />

ne, ma dalle leggi medesime del paese rimane da lungo tempo fissata la<br />

pratica <strong>di</strong> deliberare all'asta ogni ramo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta camerale. Colla libera<br />

concorrenza degli obblatori si è procurato, nell'oscurità in cui sin'ora era<br />

involta l'amministrazione, <strong>di</strong> avvicinare nel miglior modo possibile l'annuo<br />

canone al vero prodotto <strong>delle</strong> regalie.<br />

Quanto sarei alieno dal consigliare alla M. V. la deroga <strong>di</strong> questa<br />

pratica, se ne potesse derivare il vantaggio avutosi <strong>di</strong> mira dal legislatore,<br />

altrettanto parmi essa più opportuna nelle presenti circostanze. Non è<br />

sperabile che in concorrenza dei presentanei fermieri si affaccino all'asta<br />

altri obblatori che possono con eguai scorta <strong>di</strong> capitali assicurare alla<br />

Camera un maggior canone. E quando anche si presentassero, dovrebbero<br />

essi, come nuovi nell'azienda, incominciare a raccogliere quelle stesse<br />

notizie pratiche, che già possedono gli o<strong>di</strong>erni fermieri e che sono in<strong>di</strong>­<br />

spensabili per formare un piano solido e regolare <strong>di</strong> riforma generale.<br />

Ritornaressimo allora allo stato d'incertezza nel quale eravamo avanti l'ul­<br />

tima locazione; né dal nuovo fermiere potrebbero sperarsi quelle agevolez­<br />

ze, alle quali più facilmente s'induce chi si è familiarizzato colle idee pra­<br />

tiche del negozio.<br />

Potrebbe forse anche meritare la benigna considerazione della M. V.<br />

la condotta de' presentanei fermieri, fra quali specialmente si <strong>di</strong>stingue il<br />

Greppi colla sua attività, col suo zelo e con quel maggior <strong>di</strong>sinteresse che


APPENDICE 341<br />

può pretendersi da alcun fermiere. Di queste sue qualità ne da una nuova<br />

prova colla qui annessa obblazione, accompagnatami dal ministro plenipo­<br />

tenziario. Desiderando esso l'appalto <strong>delle</strong> ferme <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> per la pros­<br />

sima futura locazione, offre <strong>di</strong> continuare l'annuo canone de' presentanei<br />

fermieri e <strong>di</strong> assoggettarsi alle seguenti agevolezze, in favore del pubblico<br />

e dell'Erario. Confessa esso ingenuamente il danno che portano all'agri­<br />

coltura il giovatico, ossia il dazio sopra i bovi e vacche destinati all'aratro,<br />

benché ridotto col sovrano <strong>di</strong>spaccio del 25 gennaio 1768 alla sola metà,<br />

e l'altro detto del minuto, che ricade sulle ven<strong>di</strong>te <strong>di</strong> vari generi, e le<br />

costituzioni <strong>di</strong> dote <strong>di</strong> campagna. Ne propone adunque l'intera abolizione<br />

per liberare pienamente da questo vincolo la contrattazione interna. Affine<br />

poi <strong>di</strong> animare i forastieri a venire ad abitare le campagne mantovane,<br />

offre <strong>di</strong> somministrare loro in fine d'ogni anno libre <strong>di</strong>eciotto <strong>di</strong> sale in<br />

natura senza pagamento, ovvero lire sei <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> in denaro per ogni<br />

persona dall'età <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni in su.<br />

Suggerisce per la Camera l'interesse del terzo degli utili e dell'ammi­<br />

nistrazione; in oltre esibisce tutti i capitali necessari al negozio coll'interes-<br />

se del 4 per cento e per il Monte <strong>di</strong> Pietà la sovvenzione <strong>di</strong> 600.000 fiorini<br />

senza frutto durante il tempo dell'appalto, dal quale però, per patto<br />

espresso, non possa esser rimosso, se non prima eseguita con effetto la<br />

restituzione della predetta somma. Anzi, con altra lettera dei 19 gennaio<br />

dell'anno corrente <strong>di</strong>retta al ministro plenipotenziario ed ingiunta alla<br />

consulta governativa accennata nel terzo allegato, estende il Greppi ancora<br />

le suddette facilitazioni all'abolizione <strong>di</strong> alcuni altri piccoli rami, cioè della<br />

privativa <strong>delle</strong> cere gialle, rottami e colature <strong>di</strong> cera, <strong>delle</strong> gabbie <strong>di</strong> pol-<br />

laria sulla piazza <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, del dazio dell'introduzione in città della<br />

verdura e del dazio d'uscita e transito delli polli ed ova. Finalmente, ha<br />

egli proposta l'abolizione <strong>delle</strong> traversie interne del <strong>Mantova</strong>no vecchio e<br />

d'incorporare al dazio generale della Tavola grossa l'importanza de' dazi<br />

<strong>delle</strong> suddette rispettive traversie sopra quei soli capi <strong>di</strong> merci e generi che<br />

obbligati sono <strong>di</strong> presente non solo al pagamento della Tavola grossa, ma<br />

anche alle dette traversie.<br />

Le osservazioni fatte dal ministro plenipotenziario, il quale approva<br />

in generale la obblazione, riduconsi a quattro capi, cioè:<br />

1) <strong>di</strong> estendere il benefizio <strong>delle</strong> <strong>di</strong>eciotto libre <strong>di</strong> sale gratuite anche<br />

ai manufattori esteri che venissero ad abitare nel paese;<br />

2) <strong>di</strong> aumentare la somma <strong>di</strong> fiorini 2000 destinati nella corrente<br />

ferma per le esenzioni del commercio fino alla somma <strong>di</strong> fiorini 5000;


342 APPENDICE<br />

3) <strong>di</strong> convenire colle comunità <strong>di</strong> un surrogato fisso ai proventi della<br />

macina;<br />

4) <strong>di</strong> ridurre ad anni cinque il termine della nuova locazione, per<br />

renderne la scadenza uniforme a quella <strong>delle</strong> ferme <strong>di</strong> Milano.<br />

Benché Vabolizione dei suddetti dazi progettata dal Greppi sia per<br />

portare al medesimo, durante la futura locazione, qualche <strong>di</strong>minuzione<br />

d'utile, produrrà nulla <strong>di</strong> meno un sollievo sensibile alla nazione, liberan­<br />

dola da altrettanti vincoli e lacci posti <strong>di</strong>rettamente sopra l'industria rurale<br />

e con ciò recherà un vantaggio considerabile alle finanze.<br />

Molto opportuna sarà pure Vestensione proposta dal ministro pleni­<br />

potenziario <strong>delle</strong> libre 18 sale gratuito anche ai manifattori esteri e della<br />

somma destinata per il commercio ai fiorini 5000. L'esser liberati dal<br />

maggior peso de' rigori annessi in ogni paese alla gabella del sale non sarà<br />

un lieve alletamento ai confinanti. Non vi perde in alcuna maniera la<br />

regalia, che accordando questa facilità a persone ad essa in oggi non sog­<br />

gette, ne riceverà subito un abbondante compenso sopra gli altri generi <strong>di</strong><br />

loro consumazione ed una maggiore ancora, terminato il tempo dell'esen­<br />

zione, coli'aumento della popolazione. Acciocché, però, non resti precario<br />

il benefizio e non ne perda l'effetto per la sua dubbiezza o tenuità, crede­<br />

rei, sull'esempio <strong>delle</strong> esenzioni già accordate dalla M. V. a quelli che<br />

coltiveranno i terreni sterili, doversi estendere la sua durazione al termine<br />

<strong>di</strong> anni do<strong>di</strong>ci per ciascuna <strong>delle</strong> famiglie che durante la futura locazione<br />

verrà a stabilirsi nel paese.<br />

L'abolizione <strong>delle</strong> traversie del <strong>Mantova</strong>no vecchio agevolerà <strong>di</strong> molto<br />

l'interna circolazione. Ma siccome il riparto del loro importo sui generi<br />

soggetti al dazio generale della Tavola grossa può in pratica, e secondo la<br />

sua <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione, produrre buoni e cattivi effetti, cosi parmi do­<br />

versene fissare la massima e rimetterne l'esecuzione ai due rappresentanti,<br />

coll'or<strong>di</strong>ne espresso <strong>di</strong> formarne uno de' primi oggetti <strong>delle</strong> loro specola-<br />

zioni e <strong>riforme</strong>.<br />

'L'interessenza camerale, già fissata in massima ai due terzi degli utili,<br />

non può, senza sconvolgere il piano <strong>delle</strong> future operazioni, ristringersi ad<br />

un solo terzo. Per combinare però i principi <strong>di</strong> equità e <strong>di</strong> un utile sen­<br />

sibile per il fermiere, crederei doversi rilasciare allo stesso, in compenso<br />

dell'altro terzo, la sovvenzione gratuita dei fiorini 600.000, da esso lui<br />

offerta e calcolata in un annuo utile per la Camera <strong>di</strong> fiorini 24.000. Cre­<br />

scendo poi questo utile in mano <strong>di</strong> chi ha maniera <strong>di</strong> trafficarlo, non v'ha<br />

dubbio che adequata, giusta e forse abbondante ne <strong>di</strong>venghi questa sur­<br />

rogazione all'altro terzo camerale dei profitti. Di tale compenso ho ragion


APPENDICE 343<br />

<strong>di</strong> credere che sia per restarne contento il Greppi, stante che con sua<br />

lettera dei 10 gennaro del corrente anno si è già rimesso a quella partici-<br />

pazione degli utili che superiormente gli venisse determinata in vista del<br />

bilancio del primo anno.<br />

Dall'altra parte, sarebbe inutile la detta somma alla Camera, che<br />

non ne avrebbe pronto l'impiego opportuno, massimamente dopo le<br />

somme entrate nel Monte camerale <strong>di</strong> Milano per la ven<strong>di</strong>ta dei beni<br />

ecclesiastici <strong>di</strong> nuovo acquisto. E quando anche vi fosse modo d'impie­<br />

gare tal somma, egli è certo che l'utile sperabile alla Camera non oltre -<br />

passarebbe mai l'importanza dell'altro terzo dell'interessenza nella ferma.<br />

Si potrà, così, colle proprie sostanze dell'Erario ed in modo molto più<br />

corrispondente alla <strong>di</strong>gnità del principe, procurare lo stesso bene alla<br />

Camera ed al pubblico, <strong>di</strong> cui altrimenti comparirebbe autore il fermie-<br />

re, quantunque in sostanza largamente ricompensato dalla maggiore inte­<br />

ressenza negli utili.<br />

Sarebbe pericoloso alle fabbriche ed al commercio l'introdurre re­<br />

pentinamente nella ristretta circolazione <strong>di</strong> quel paese una somma sì ra-<br />

guardevole, ed il sottrarnela <strong>di</strong> nuovo repentinamente, finito il tempo<br />

dell'appalto. <strong>Il</strong> rialzamento momentaneo de' prezzi e della mano d'opera<br />

procedente da una causa accidentale, estera al commercio, che viene a<br />

mancare in pochi anni, non può se non sbilanciare l'equilibrio della cir­<br />

colazione, apportare sconvolgimento e confusione e forse accelerare la<br />

ruina <strong>di</strong> quella provincia. E quante sono le circostanze che in un sì piccolo<br />

paese potrebbero, in fine della locazione, mettere la Camera fuori <strong>di</strong> stato<br />

<strong>di</strong> restituire una sì considerabile somma? E per conseguenza, anche dopo<br />

rimesso il buon or<strong>di</strong>ne, togliere la libertà dell'asta o dell'amministrazione<br />

economica. L'anticipazione dei capitali necessari al negozio coll'interesse<br />

del quattro per cento non contiene alcun'utile reale, giacché all'istesso<br />

interesse, quando occorra, si potrà avere da molte altre parti. Anzi vi<br />

interverrebbe un danno effettivo, poiché "la Camera <strong>di</strong> Milano, coi futuri<br />

rimborsi ed avanzi e coll'intervallo in<strong>di</strong>spensabile nelle redenzioni <strong>delle</strong><br />

regalie ed operazioni de' Monti, sarà in grado <strong>di</strong> somministrare gli oppor­<br />

tuni capitali senza assumere il peso <strong>di</strong> nuove sovvenzioni ed interessi. Un<br />

terzo degli utili potrà dunque destinarsi all'annuale rimborso.<br />

È giusto il suggerimento del ministro plenipotenziario sulla durata<br />

della locazione futura, acciocché, scadendo unitamente a quella <strong>di</strong> Milano,<br />

<strong>di</strong>a luogo ad una maggior analogia ed uniformità del sistema camerale, se<br />

non intrinseca per le <strong>di</strong>versità dei rami originari, almeno nel metodo e<br />

<strong>di</strong>rczione loro. Cinque anni dovrebbero probabilmente essere sufficienti


344 APPENDICE<br />

per corregere e ridurre ad una organizzazione più giusta e consonante le<br />

presenti regalie, qualor si incontri attività, fermezza e zelo nei rappresen­<br />

tanti e vi si aggiunga il concorso uniforme degli altri in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> quel<br />

ministero.<br />

Devo ancora rendere giustizia all'avvedutezza ed ai buoni princìpi<br />

con i quali è stato formato dal ministro plenipotenziario e da' ministri da<br />

esso eccitati il progetto <strong>di</strong> rimettere nelle mani <strong>delle</strong> comunità la privativa<br />

della macina, che per molti capi riesce gravosa al pubblico, e sostituirvi un<br />

annua determinata tassa. Dovrà questa ben ideata proposizione del mini­<br />

stro servir <strong>di</strong> base e modello alle future <strong>riforme</strong>, perché riesce più utile al<br />

principe <strong>di</strong> avere una entrata annua certa ed alle comunità <strong>di</strong> essere go­<br />

vernate dai propri capi ellettivi, che lo possono fare con minor spesa, più<br />

dolcezza e più sicuro effetto.<br />

Su questo esempio, parmi doversi rilasciare alle comunità tutti quei<br />

monopoli o imposte che, richiedendo cognizioni locali, non <strong>di</strong>mandano<br />

però gran numero <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>ati o gran prontezza nella <strong>di</strong>rczione. La<br />

massima ne è già stata replicatamente or<strong>di</strong>nata da V. M: con i sovrani<br />

<strong>di</strong>spacci de' 23 gennaio e 13 febbraro del corrente anno, allorché le piac­<br />

que <strong>di</strong> determinare la ven<strong>di</strong>ta <strong>delle</strong> osterie camerali del <strong>Mantova</strong>no e<br />

l'abolizione futura dell'acquavita in Milano. In seguito degli stessi <strong>di</strong>spac­<br />

ci, fa d'uopo <strong>di</strong>stinguere gli e<strong>di</strong>fizi ove si esercitano le varie privative<br />

dall'istesso esercizio della privativa, vendere i primi e supplire poi al se­<br />

condo con una tassa o fitto da convenirsi colle stesse comunità. La ven<strong>di</strong>ta<br />

potrà anche aver luogo per alcune pesche. L'operazione è analoga a quella<br />

che, con ottimo effetto, è in corso nei Paesi Bassi. Di tale natura sono<br />

adunque le osterie, i macelli, le pesche, l'aceto, il sapone, l'acquavita, i<br />

vetri, il bollo <strong>delle</strong> bilancie, misure e pesi, il registro degl'instrumenti <strong>di</strong><br />

Viadana e Castelgoffredo.<br />

Siccome, però, quest'operazione produrrà nuovi rami, tanto attivi che<br />

passivi, alle comunità, così, per assicurarsi che il popolo, sollevato da una<br />

parte, non rimanga dall'altra aggravato, converrà pensare alla controlleria<br />

<strong>delle</strong> stesse comunità per le varie loro particolari aziende. A tale effetto<br />

parmi necessario <strong>di</strong> commettere al Magistrato camerale che prenda in<br />

maturo esame il sistema presente e, sentite le comunità, proponga a V. M.<br />

per la via del Vicegoverno il piano <strong>di</strong> amministrazione da formarsi <strong>di</strong><br />

concerto con i regi rappresentanti.<br />

La stessa massima fissata <strong>di</strong> sopra per i monopoli uniti alla ferma<br />

generale vale anche per quelli che nei passati tempi potessero essere stati<br />

alienati e per gli altri che ora separatamente vengono dalla Camera appal-


APPENDICE 345<br />

tati. Tali sono l'appalto della carta, <strong>delle</strong> candele <strong>di</strong> sevo, <strong>delle</strong> carte da<br />

gioco ed altri.<br />

Passando al monopalio dell'aglio, che costituisce uno de' principali<br />

rami <strong>di</strong> quelle ferme, meriterà esso ancora una singolare considerazione<br />

per le opportune <strong>di</strong>sposizioni, acciocché in tutto il tempo che durerà il<br />

monopolio sia provveduto il paese <strong>delle</strong> varietà e bontà del genere, a<br />

giusto e <strong>di</strong>screto prezzo. A misura però della sua importanza dovrà <strong>di</strong>fe­<br />

rirsene l'abolizione, sino a tanto che rimanga accertata la surrogazione <strong>di</strong><br />

altro red<strong>di</strong>to sufficiente all'indennità della Camera.<br />

Si provvede in oggi // sale del <strong>Mantova</strong>no da Trapani, Barletta, Austa,<br />

ed è libero al fermiere per i sali neri <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Pago, <strong>di</strong> Pirano<br />

e <strong>di</strong> Cervia. Esce dunque per essi dagli stati <strong>di</strong> V. M. una somma consi­<br />

derabile <strong>di</strong> denaro, come accade nel Milanese. Si era già pensato nel 1765,<br />

allorché si rinovò la ferma <strong>di</strong> Milano, a introdurvi i sali <strong>di</strong> Hala del Tirolo,<br />

ma per l'eccesso del prezzo ne restò impe<strong>di</strong>ta l'esecuzione. Non è spera­<br />

bile ne men ora, attesa la stessa troppo grande <strong>di</strong>versità de' prezzi, <strong>di</strong><br />

eseguirne subito l'idea in tutta la sua estensione, giacché si anderebbe a<br />

rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire il red<strong>di</strong>to della regalia o <strong>di</strong> aggravare quel pubblico.<br />

Non ometterò però ulteriori cure ed esperimenti per aprire la strada a<br />

questo nuovo ramo <strong>di</strong> commercio per il Tirolo. Sussisterà però sempre la<br />

maggior parte degli ostacoli, finché dalla Camera del Tirolo non ne venga<br />

ridotto il prezzo per il <strong>Mantova</strong>no al minor importo possibile, onde i detti<br />

sali possine sostenere in ragion della qualità la concorrenza colla tenuità<br />

del prezzo de' sali <strong>di</strong> cui si serve attualmente quel <strong>Ducato</strong>.<br />

In quanto ai tabacchi, sarà egualmente mia cura <strong>di</strong> promuovere il più<br />

che sarà possibile lo spaccio <strong>delle</strong> foglie d'Ungheria. E i nuovi stabilimenti<br />

che si stanno maturando per i beni allo<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> V. M. nel Ferrarese potreb­<br />

bero dar luogo a facilitarne il buon successo.<br />

Ho inoltre già fatto presente a V. M. gl'inconvenienti e gravami che<br />

al pubblico devono necessariamente risultare dalla varia molteplicità dei<br />

dazi e imposte <strong>di</strong> cui sono aggravati i generi più necessari alla vita. Aboliti<br />

adunque / monopoli, la primaria cura sembra dover essere <strong>di</strong> simplificare<br />

quanto più sarà possibile i vari dazi sopra il vino, la carne, i grani ed altri<br />

simili prodotti. Con tal mezzo, <strong>di</strong>minuendo le spese dell'amministrazione,<br />

si verrà ad aumentare il prodotto <strong>delle</strong> regalie, onde più agevole riesca il<br />

procurare ulteriore sollievo al popolo. Cesseranno in gran parte le perqui­<br />

sizioni e notificazioni che vincolano l'agricoltura ed il commercio e si<br />

restituiranno alle manifatture ed alle campagne tutte quelle braccia che<br />

in<strong>di</strong> sin'ora, non senza grave danno, ne furono <strong>di</strong>stratte.


346 APPENDICE<br />

Mentre che si anderanno eseguendo queste operazioni, si acquiste­<br />

ranno tutti i lumi necessari per procedere alla riforma della tariffa generale<br />

della Tavola grossa, ossia della mercanzia, per combinarne una più analoga<br />

ai principi d'illuminata legislazione. Essa dovrà avere per primario oggetto<br />

il <strong>di</strong>stribuire con tal avvedutezza i vari pesi, che debba col tempo neces­<br />

sariamente far propendere la bilancia del commercio a nostro favore ed<br />

animare colla speranza d'una giusta concorrenza l'agricoltura e l'industria<br />

interna. <strong>Il</strong> red<strong>di</strong>to camerale non dovrà considerarsi che come oggetto<br />

secondario. Sarebbe anzi desiderabile che la tariffa suddetta restasse un<br />

semplice barometro <strong>di</strong> commercio, atto a designarne, produrne e corre-<br />

gerne le variazioni, senza che, cambiando natura, si trasformasse mai in un<br />

ramo <strong>di</strong> finanze. Egli è troppo pericoloso il caricare l'introduzione <strong>delle</strong><br />

materie prime o l'estrazione <strong>delle</strong> lavorate e dei naturali prodotti, poiché<br />

con ciò si assicura ed aumenta bensì il momentaneo introito della dogana,<br />

ma si va incontro al pericolo <strong>di</strong> perdere, colla totale mina del commercio,<br />

il red<strong>di</strong>to degli altri più importanti rami camerali.<br />

La collisione, frequente negli antichi sistemi, fra il commercio e le<br />

finanze deve decidersi a favore del primo, perché egli è ben più importan­<br />

te e più <strong>di</strong>fficile l'attirare il denaro de' forestieri nel paese, che quello de'<br />

sud<strong>di</strong>ti nella Cassa regia. Per rendere la legislazione perfetta, convien le­<br />

gare questi due interessi e farli servire l'uno all'altro.<br />

Le variazioni in questo genere <strong>di</strong> regalia non sono anteriormente<br />

calcolabili, perché, variando il peso, varia anche la circolazione del genere<br />

che soffre il carico. Converrà adunque ritardarne l'esecuzione per il primo<br />

anno dopo la scadenza della futura ferma, ovvero garantire al fermiere il<br />

prodotto attuale dagli utili riserbati alla Camera.<br />

Contemporanea in parte a detta operazione ed in parte anteriore sarà<br />

l'altra, della bramata riunione e conguaglio del <strong>Mantova</strong>no vecchio col<br />

nuovo. Egli è certo che da quest'opera <strong>di</strong>penderà <strong>di</strong>rettamente l'introdu­<br />

zione della necessaria eguaglianza ne' pesi e della libertà nella circolazione<br />

interna, troppo interrotta in oggi e sbilanciata dalle tariffe locali, dai dazi<br />

interme<strong>di</strong> e dalle particolari esenzioni. Conviene far procedere la giusta<br />

liquidazione de' titoli, della qualità e della quantità <strong>delle</strong> rispettive esenzioni.<br />

Riuscirebbe troppo lunga l'operazione, se si abbandonasse intiera-<br />

mente al Magistrato camerale, già <strong>di</strong>stratto dalle altre cure del suo insti-<br />

tuto. Sarà quin<strong>di</strong> preferibile <strong>di</strong> denominare, sull'esempio <strong>di</strong> Milano, una<br />

Giunta particolare sotto la <strong>di</strong>rczione del presidente del Consiglio <strong>di</strong> giusti­<br />

zia o del Magistrato camerale e coll'intervento <strong>di</strong> alcuni consiglieri e <strong>di</strong><br />

questori, oltre i rappresentanti l'interessenza <strong>di</strong> V. M. Dovrà detta Giunta


APPENDICE 347<br />

stabilire il <strong>di</strong>ritto e l'importanza <strong>delle</strong> esenzioni, particolarmente del Man­<br />

tovano nuovo, e ricevere, in via anche <strong>di</strong> revisione, i gravami del fisco o<br />

dei particolari circa tutta la materia <strong>delle</strong> esenzioni del <strong>Mantova</strong>no vecchio<br />

e nuovo. Eiserbando a V. M., per il solito canale del Vicegoverno, l'appro­<br />

vazione <strong>delle</strong> rispettive sentenze avanti che si pubblichino, si potrà fissare<br />

con sicurezza e giustizia dei certi limiti alle esenzioni per tutti i tempi<br />

avvenire.<br />

Determinata così la circonferenza ed estensione <strong>delle</strong> private ragioni,<br />

si potranno cominciare dai regi rappresentanti le operazioni <strong>di</strong> calcolo per<br />

stabilire il compenso, da sostituirvi o coll'abolizione <strong>di</strong> dazi singolari in<br />

detti luoghi, o con un annuo supplemento in danaro, o con una somma<br />

proporzionata all'utile della redenzione. Si esamineranno i vantaggi rispet­<br />

tivi ed aggravi procedenti dal trasporto de' dazi interme<strong>di</strong> all'estremo<br />

labbro <strong>di</strong> tutto lo Stato e, col riflesso alla rifusione degli altri carichi, si<br />

procurerà <strong>di</strong> ridurli all'equilibrio. Quin<strong>di</strong> risulterà il piano ragionato per<br />

ristabilire la libera interna circolazione tra tutte le parti del <strong>Mantova</strong>no e<br />

per introdurvi quell'eguaglianza che sola può rendere meno sensibile e<br />

dannoso il grave peso <strong>di</strong> carichi che l'o<strong>di</strong>erna cosituzione dell'Europa<br />

sforza tutti i principi a imporre alle regioni loro soggette. La libertà <strong>di</strong> fare<br />

queste variazioni, anche durante la locazione, è già convenuta nell'articolo<br />

30 de' presenti capitoli generali, che si dovrà confermare.<br />

Ma, per procurare la giusta indennizazione del fermiere, bisogna fis­<br />

sare una norma certa che determini il vero prodotto attuale <strong>di</strong> ciascuna<br />

regalia. Non può questa riporsi altrove, più sicuramente, che nell'adequa-<br />

to del corrente novennio, risultante dai legali libri della ferma, i quali<br />

perciò dovranno conservarsi <strong>di</strong> maniera che siano sempre aperti ai regi<br />

rappresentanti. Dal confronto <strong>di</strong> quanto adequato col prodotto della re­<br />

galia riformata o mo<strong>di</strong>ficata, apparirà quanto debba rifondersi o addossar­<br />

si al fermiere, acciocché non ne risenti alcun pregiu<strong>di</strong>zio e non si alteri in<br />

sostanza il piano <strong>di</strong> quanto li verrà accordato.<br />

A due soli ed anche tenui articoli parmi doversi ridurre in ora le<br />

agevolezze da aggiungersi alle già proposte dal Governo ed a tutte quelle<br />

che, con buon successo, sono in corso. <strong>Il</strong> primo si è l'abolizione del dazio<br />

<strong>delle</strong> bollette de' forastieri, come già si è eseguito a Cremona ed a Lo<strong>di</strong>.<br />

Egli è <strong>di</strong> natura sua <strong>di</strong>retto ad alienare i vicini ed a interrompere il natu­<br />

rale corso del commercio, senza considerabile vantaggio dell'Erario. È<br />

certo ri<strong>di</strong>cola cosa l'esiggere più o meno per la testa <strong>di</strong> un uomo, se è<br />

bresciano, bergamasco, parmiggiano o altro. L'effetto troppo pernizioso è<br />

<strong>di</strong> escluderli tutti e, con loro, la negoziazione.


348 APPENDICE<br />

II secondo articolo consiste nel levare l'imposta sopra le assegnazioni<br />

o restituzioni <strong>di</strong> dote fra citta<strong>di</strong>ni, contenuta nel dazio de' contratti. Gli<br />

stessi motivi che hanno obbligato il Greppi a proporre l'abolizione <strong>di</strong><br />

questo dazio per la campagna, compreso in quello del minuto, valgono<br />

egualmente per i matrimoni <strong>di</strong> città. Mentre le più illuminate nazioni<br />

destinano premi al matrimonio e pene al celibato, sarebbe veramente<br />

troppo opprobrioso il permettere che nel <strong>Mantova</strong>no, oltre li premi sem­<br />

pre aperti ai celibatari, si continuassero le imposte e gli aggravi, quasi in<br />

pena <strong>di</strong> chi si marita e procura <strong>di</strong> estendere, colla popolazione, le forze<br />

dello Stato.<br />

Secondo queste <strong>di</strong>verse massime converrà, se così piace a V. M., che<br />

il Governo faccia rifondere i presenti capitoli, corregendo tutto ciò che vi<br />

fosse <strong>di</strong> contrario ad esse, omettendo tutte le espressioni improprie e non<br />

convenienti alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> chi appalta, determinando, quanto sarà possi­<br />

bile, i patti troppo vaghi ed inserendo espressamente tutto quello che si<br />

è voluto comprendere colle clausule generali e che si possa onestamente<br />

ritenere. Per facilitare in ogni maniera possibile il travaglio al Governo,<br />

farò qui estendere alcune osservazioni secondo l'or<strong>di</strong>ne dei capitoli, ac­<br />

ciocché da esso si possine avere presenti nell'estensione de' nuovi da<br />

approvarsi da V. M.<br />

Affinchè poi apparisca al pubblico non solo l'importo <strong>di</strong> ciascheduna<br />

regalia, ma ancora la maniera <strong>di</strong> esigerle, si rende necessario <strong>di</strong> formare un<br />

co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutte le leggi, gride, tariffe, ed avvisi che devono ritenere il loro<br />

vigore e che possine così da tutti aversi e conoscersi. A detta compilazione<br />

dovrà deputarsi un uomo <strong>di</strong> probità, intelligenza e zelo, il quale, sotto la<br />

<strong>di</strong>rczione dei regi rappresentanti, combini, riformi e supplisca tutte quelle<br />

gride che già si hanno in questa materia o che verranno dai fermieri pro­<br />

dotte ed in<strong>di</strong> ne construisca un co<strong>di</strong>ce universale <strong>di</strong> leggi chiare, succinte<br />

ed eseguibili. Se esso potrà meritare la sovrana approvazione <strong>di</strong> V. M.,<br />

<strong>di</strong>verrà l'unica e certa norma da attendersi nei giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> regalie. Così non<br />

sarà più fluttuante la legislazione, non si concederanno più <strong>di</strong>ritti senza<br />

conoscerli e non si sforzeranno i sud<strong>di</strong>ti ad osservare leggi che perfetta­<br />

mente ignorano. Quando anche colla variazione del sistema convenisse<br />

rifonderle tutte, sarà sempre utile l'aver riunite e semplificate le varie<br />

provvidenze, portate nel lungo corso <strong>di</strong> tanti secoli, e sarà allora più facile<br />

il formare e stabilire un co<strong>di</strong>ce perpetuo <strong>di</strong> finanze.<br />

Fissati in questa maniera i principi su' quali dovrà travagliarsi l'opera<br />

della riforma, vi resta ancora il punto massimo dell'esecuzione e questa


APPENDICE 349<br />

viene affidata ai regi rappresentanti, i quali, coli'internarsi nelle materie,<br />

colle cognizioni locali, colla combinazione de' princìpi e calcoli e col lungo<br />

me<strong>di</strong>tare, sono quelli che la possono effettuare. A questo fine, egli è da<br />

una parte necessario <strong>di</strong> metterli in istato <strong>di</strong> levare tutti quei ostacoli, i quali<br />

sempre sogliono incontrarsi in opere <strong>di</strong> questa natura; dall'altra bisogna<br />

aggiungervi tali motivi, che non possine, anche volendo, lasciar cadere il<br />

piano ideato né per negligenza, né per abuso volontario. <strong>Il</strong> miglior partito<br />

perciò sarà quello <strong>di</strong> munirli d'istruzioni, che contenghino il dettaglio <strong>delle</strong><br />

operazioni, determinino il modo <strong>di</strong> procedere, <strong>di</strong>ano la norma <strong>di</strong> togliere<br />

gli ostacoli, garantiscano le varie operazioni preparatorie e definitive de'<br />

rappresentanti, che facendo travadere ai medesimi una fondata speranza<br />

del sovrano aggra<strong>di</strong>mento, li eccitino a compire con buon successo que­<br />

st'intrapresa.<br />

Non v'ha dubbio che un'opera <strong>di</strong> questa natura meritarebbe non solo<br />

una indefessa applicazione <strong>di</strong> molti soggetti capaci, ma anche gran<strong>di</strong>ose<br />

spese. Io però mi lusingo <strong>di</strong> poterla far eseguire nel modo proposto, con<br />

tutta quella ponderatezza e maggior precisione che si può sperare in simili<br />

rivoluzioni e senza verun aggravio all'Erario, ricadendo tutte le spese<br />

necessarie sopra gli utili che ora non sussistono per la Camera. Si gette­<br />

ranno in ora i semi della felicità <strong>di</strong> quella provincia, i quali, alimentati da<br />

buone <strong>di</strong>rezioni per il commercio e l'agricoltura, produranno un giorno<br />

anche aumento sensibile e perenne alla regia Camera.<br />

Sebben poi nell'obblazione del fermiere Greppi siano anche compre­<br />

se le ferme <strong>di</strong> Bozolo e Sabioneta, siccome però non scaderanno che verso<br />

la fine dell'anno venturo, così mi riserverò ad altro tempo il proporne il<br />

mio sentimento alla M. V., quando potrò averlo meglio maturato sulle<br />

informazioni che avrò cura <strong>di</strong> procurarmene.<br />

Se adunque piacerà alla M. V. <strong>di</strong> approvare quanto le viene da me<br />

proposto, non resterà altro che <strong>di</strong> farne stendere i corrispondenti <strong>di</strong>spacci,<br />

per accettare colle suddette mo<strong>di</strong>ficazioni l'obblazione del fermiere gene­<br />

rale Greppi, per or<strong>di</strong>nare la rifusione de' capitoli, per fissare le massime<br />

<strong>di</strong> riforma e semplificazione del sistema, secondo quanto più dettagliata­<br />

mente ebbi l'onore <strong>di</strong> farLe presente con questo mio riverente rapporto.<br />

Se corrisponderà l'effetto alle presenti speranze, sarà un opera ben degna<br />

del magnanimo cuore e della materna sollecitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> V. M. per il bene<br />

de' suoi sud<strong>di</strong>ti mantovani e farà da questi bene<strong>di</strong>re con acclamazioni <strong>di</strong><br />

gioia e riconoscenza il glorioso nome della benefica Sovrana. Attenderò<br />

adunque la superiore decisione della M. V. per norma <strong>delle</strong> mie ulteriori


350 APPENDICE<br />

<strong>di</strong>rezioni e per la proposizione dei soggetti che crederò i più opportuni<br />

per coprire le cariche <strong>di</strong> rappresentanti camerali.<br />

Vienna, 28 maggio 1769<br />

Kaunitz Rittberg<br />

Mi conformo in tutto al sentimento del cancelliere, conoscendo la sua<br />

attenzione per il buono publico e zelo per il mio serviggio.<br />

Maria Theresa


A. ABBREVIAZIONI<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

AACA Archivio d'Arco, Chieppio, Ar<strong>di</strong>zzoni <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

ASBo Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna<br />

ASDMi Archivio Storico Diocesano <strong>di</strong> Milano<br />

ASMi Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano<br />

ASMn Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong><br />

ASVe Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia<br />

BAMi Biblioteca Ambrosiana <strong>di</strong> Milano<br />

BNB Biblioteca Nazionale Braidense<br />

HHSaW Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Vienna<br />

HkaW Hofkammerarchiv, Vienna<br />

ÒNb Òsterreichische Nationalbibliothek<br />

AG Archivio Gonzaga<br />

AKa Alte Kabinettsakten<br />

Akten Akten des italienischen Departements<br />

AP Archivio Pallavicini<br />

DR Dispacci reali<br />

ISR Italien - Spanischer Rat<br />

LC ISR - Lombardei Collectanea<br />

LK ISR - Lombardei Korrespondenz<br />

MC ISR - Mantua Collectanea<br />

MK ISR - Mantua Korrespondenz<br />

SS Senato, III. Secreta - ambasciatori, Milano<br />

UC Uffici civici<br />

UG Uffici giu<strong>di</strong>ziari<br />

UTR Uffici e tribunali regi<br />

Vortr. Vortràge<br />

DEI Dizionario Biografico degli Italiani<br />

ASL «Archivio Storico Lombardo»<br />

b. busta<br />

F. Faszikel<br />

K. Karton<br />

p.a. parte antica<br />

R. Rote


352 BIBLIOGRAFIA<br />

B. FONTI INEDITE<br />

Bologna, Archivio <strong>di</strong> Stato (ASBo)<br />

Archivio Pallavicini, serie III, buste 1, 20, 25, 27-30, 72, 83, 120, 136, 169,<br />

248.<br />

<strong>Mantova</strong>, Archivio <strong>di</strong> Stato (ASMn)<br />

Archivio Castiglioni, buste 8, 22, 73, 101.<br />

Archivio Gonzaga, buste 2063, 2086, 3111, 3112, 3178, 3195, 3215, 3369,<br />

3379, 3585, 3628, 3637, 3641, 3648, 3649, 3711, 3712.<br />

Documenti patrii d'Arco, busta 48 (manoscritti C. d'Arco, Relazione intorno<br />

allo stato antico e nuovo del corpo civico <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>; L.C. Volta, Biblioteca<br />

mantovana, ossia catalogo <strong>delle</strong> opere stampate da autori mantovani; Id., Cro-<br />

nichetta dal 1741 al 1756).<br />

Catasto ter esiano, buste 727-35, 754, 755, 758-60.<br />

Giunta <strong>di</strong> governo, buste 3, 4, 6, 9, 11, 34, 40, 47, 56, 66, 69, 82, 83, 108, 110,<br />

144.<br />

Intendenza politica, buste 15, 20, 25, 89, 95, 167, 169, 277.<br />

Magistrato ducale, buste D.XVII, G.<br />

Magistrato camerale antico, buste 153-9, 162-5, 373, 451, 500-02, non nume­<br />

rata «Carteggio della commissione», non num. «Congregazione municipale».<br />

Magistrato camerale nuovo, buste 14, 18, 27.<br />

Magistrato censuario (non inventariato), carte settecentesche sciolte.<br />

Magistratura censuaria, busta 1.<br />

Magistratura sanitaria, buste 199-201.<br />

Mantua Collectanea, Faszikel 7 (nuova numerazione 1), 8 (2), 9 (3), 10 (4),<br />

11 (5), 12 (12,13), 13 (6), 15 (7), 16 (8), 17 (9), 18 (10), 19 (11), 32 (25), 32ii<br />

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Annona p.a., busta 15.<br />

Aral<strong>di</strong>ca, buste 20, 24, 32, 33, 35, 36, 40, 41, 44, 62, 75, 126.<br />

Censo p.a., buste 1452-67, 1833.<br />

Commercio p.a., buste 50, 54, 55, 128.


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Uffici giu<strong>di</strong>ziari p.a., buste 142-4, 151-153, 251.<br />

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168, 201, 202, 221, 222, 228, 231-33, 239-43, 269, 280, 314, 318, 338-341,<br />

377, 399, 427, 701, 777, 778, 791-3, 859, 878, 879, 892, 894.<br />

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Pavia Ricognizione e catalogo; i due fon<strong>di</strong> Mantua si trovano microfilmati anche presso<br />

l'ASMn).<br />

2 Dal momento che, come specificato nella premessa (n. 1), per alleggerire le note<br />

si è preferito riportare per esteso gli estremi dei testi citati solo nella bibliografia finale,<br />

in quest'ultima è stato necessario inserire anche i mezzi <strong>di</strong> corredo (cataloghi, inventari<br />

e guide) menzionati nelle note a pie <strong>di</strong> pagina.


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Adami V., 91<br />

Aguirre Domenico, 46<br />

Aguirre Francesco, 46<br />

Aguirre Giuseppe, 46, 50, 84, 98, 111,<br />

147<br />

Ajello R., 46<br />

Alberti Andrea, 305, 306<br />

Alberti, famiglia, 176<br />

Albuzzi Felice, 197<br />

Aldegati Antonio, 5<br />

Aldegati Carlo, 63<br />

Alessandro Cybo Malaspina, duca <strong>di</strong><br />

Massa, 139<br />

Alimento A., 204, 219<br />

Alvarez (marchese <strong>di</strong>) Fernando, 23<br />

Amadei Federico, XII, 1, 2, 4-6, 24,<br />

33, 43, 46, 47, 50-52, 63, 66, 69, 83,<br />

125, 139, 146<br />

Amaduzzi Giovanni Cristoforo, 247<br />

Amizzoni Giambattista, 144, 170,<br />

180, 187, 194, 195, 200, 201, 213,<br />

216, 227, 238, 247, 265, 337, 338<br />

Amor <strong>di</strong> Soria Emanuele Lupo, 84,<br />

90, 127, 158, 169, 173, 180<br />

Amor <strong>di</strong> Soria Giovanni, 180<br />

Amor <strong>di</strong> Soria, famiglia, 180<br />

Andreasi Ascanio, 5<br />

Andreasi Giovanni, 5<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA '<br />

Andreasi Ludovico, 74, 75, 172, 184,<br />

187, 200, 242, 321<br />

Andreasi, famiglia, 181, 266<br />

Angelini W., 113<br />

Annibaletti G., 85, 165<br />

Annoni A., 22, 77, 83<br />

Ansaloni Giovanni, 116<br />

Antonielli L., 325<br />

Anzilotti A., 314<br />

Arco (d') Carlo, XII, 29, 37, 38, 45,<br />

71, 85, 99, 146, 147, 165, 166, 179,<br />

241<br />

Arco (d') Francesco Eugenio, 74<br />

Arco (d') Francesco, 281, 292, 294,<br />

295, 319, 324<br />

Arco (d') Giovan Battista Gherardo,<br />

XII, 72, 165, 184, 226, 243, 245,<br />

279, 302, 309, 319<br />

Arco (d'), famiglia, 71, 73, 176, 181,<br />

278, 322<br />

Arconati Galeazze, 201<br />

Arconati-Visconti Giuseppe, 72, 78-<br />

80, 82-87, 89-95, 102-106, 116, 131,<br />

138, 139, 142, 194<br />

Ardenghi M., 150<br />

Ar<strong>di</strong>zzoni Cesare, 5<br />

Arese F., 24, 45, 84, 98, 145, 174, 175,<br />

214, 223, 238, 275<br />

1 Dei personaggi dell'epoca viene riportato per esteso anche il nome. Per i fun-<br />

zionari il numero <strong>di</strong> pagina in italico rimanda ai cenni biografici in nota.


376 INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Aretin (von) K.O., 1<br />

Arneth (von) A., 48<br />

Arrigoni Alessandro (sen.), 6<br />

Arrigoni Alessandro (jun.), 83, 184<br />

Arrigoni, famiglia, 5, 73<br />

Arrivabene Federico, 325<br />

Arrivabene Giovanni, XII, 74<br />

Arrivabene Opran<strong>di</strong>no, 63<br />

Arrivabene, famiglia, 181, 278, 321<br />

Asburgo, casato, XI, XIII, 1, 2, 6, 7,<br />

18, 36, 48, 54, 73, 146, 178, 179,<br />

214,252, 311<br />

Asburgo-Lorena (d') Fer<strong>di</strong>nando, ar­<br />

ciduca, 126,164,213,224,233-238,<br />

243, 244, 246, 250, 253, 254, 256,<br />

261, 268, 270, 271, 277, 278, 280,<br />

282, 291, 293-295, 305-307<br />

Assia-Darmstadt (langravio <strong>di</strong>) Filip­<br />

po, 4-6, 20, 28, 63<br />

Auberger Giambattista, 132, 147, 148,<br />

151, 189-191, 230<br />

Auesperg Antonio, 247<br />

Auesperg Giovanni, 71<br />

Avanzi Antonio, 38, 44<br />

Avigni Federico, 217, 227, 243, 245-<br />

247, 269<br />

Avigni Luigi, 247<br />

Baccanelli Fer<strong>di</strong>nando Carlo, 5<br />

Bagni, famiglia, 73<br />

Bal<strong>di</strong> M.L., 149, 150, 320<br />

Bal<strong>di</strong>ni U., 150<br />

Banti A.M., 317<br />

Barbarisi G., XIII<br />

Barbi Antonio, 247<br />

Barbi Giambattista, 187, 217, 220,<br />

247,310<br />

Barbieri Bernar<strong>di</strong>no, 175<br />

Barbieri Gaetano, 44<br />

Bartenstein (von) Christoph, 49, 92,<br />

93<br />

Barutti Bartolomeo, 5<br />

Baschiera Niccolo, 142, 143<br />

Bassi Paolo, 27J, 276, 278<br />

Bazzoli M., X<br />

Beales D., 49, 209, 210, 224<br />

Becagli V., 200, 258<br />

Beccaria Cesare, 184, 243, 244<br />

Belfanti C.M., 317, 324<br />

Bellù A., XIV<br />

Beltrami Fer<strong>di</strong>nando Carlo, 45, 50,<br />

59, 60, 65, 66, 68, 69, 83, 87, 88, 94,<br />

98, 99, 132, 145<br />

Bender Giacomo Filippo, 33<br />

Benedetto XIV, papa, 67<br />

Bene<strong>di</strong>kt H., 54<br />

Beninten<strong>di</strong> Jacopo, 197, 227, 238, 308<br />

Bentivoglio d'Aragona Ippolita, 244<br />

Bérenger J., 2, 15, 62<br />

Berciti Antonio, 5<br />

Bermudez de la Torre Alfonso, 71, 73,<br />

169, 180, 181, 197, 226, 227, 238,<br />

239<br />

Bermudez de la Torre Paolo, 23, 59,<br />

180<br />

Bernar<strong>di</strong>ni P., X, 12, 323<br />

Bernar<strong>di</strong>no da Feltre, 138<br />

Bettinelli Saverio, 244, 247<br />

Bettinelli, famiglia, 111<br />

Bettoni A., 7<br />

Bevilacqua Èrcole, 44<br />

Bevilacqua, famiglia, 266<br />

Beyne de Malechamps (du) Adéodat-<br />

Joseph-Philippe, 155, 161-164<br />

Biancani Giulio, 33<br />

Bianchi Isidoro, 244, 247<br />

Bianchi M., 129, 250, 256<br />

Bianchi, famiglia, 70<br />

Biffi Giambattista, 244<br />

Bigatti G., XI, 9, 143, 144, 214<br />

Binder (von) Friedrich, 203<br />

Biscossa Ludovico, 59, 84, 85, 90, 93,<br />

103, 104, 173<br />

Bizzocchi R., 315<br />

Boari Giuseppe, 325<br />

Bonacina, avvocato fiscale, 201<br />

Bonacolsi, famiglia, 69<br />

Bonanome Gian Battista, 156, 157<br />

Bonanome, <strong>di</strong>tta, 187, 188<br />

Bonney R., XI<br />

Bonoris Gaetano, 325<br />

Bonoris Luigi, 325<br />

Borchetta Luigi, 325<br />

Botta Adorno Alessandro, 79


Bradler-Rottmann F., 304<br />

Bravin M.L., XVI, 272<br />

Bri<strong>di</strong> Andrea, 33<br />

Brunelli R., 10, 324<br />

Brunner O., 62<br />

Buldrini Carlo, 156, 188<br />

Bulgarini Luigi, 181<br />

Bulgarini, famiglia, 70<br />

Cabrini P., 244<br />

Cafagna L., 133<br />

Caizzi B., 112, 117, 129, 187, 188,<br />

195,216, 317<br />

Calabresi Giovanni, 117, 118<br />

Callegari Pietro, 187, 188<br />

Calori Luigi, 169<br />

Calvi F., 62<br />

Canossa Carlo, 183, 184<br />

Canossa, famiglia, 73, 181, 266<br />

Cantoni Simone, 183, 188<br />

Cantoni, <strong>di</strong>tta, 74, 152, 181, 210, 324<br />

Capilupi Celio, 5<br />

Capra C., X, XIII, 7, 22, 24-26, 30,<br />

31, 42, 46, 48,49,52, 61, 62, 72, 77,<br />

80, 82, 86, 91-93, 99, 101, 103, 106,<br />

124, 127, 128, 131, 132, 141, 143,<br />

148, 150, 151, 159, 161-164, 166,<br />

168, 173-175, 183, 195, 200, 202,<br />

203, 211, 213, 218, 222-225, 232,<br />

233, 235, 237, 240, 241, 243, 248,<br />

260, 262, 268, 269, 275, 276, 280,<br />

292, 294, 304, 305, 308, 314, 324<br />

Carli Gian Rinaldo, 133, 184, 201,<br />

222, 303, 338<br />

Carlo Alberto <strong>di</strong> Wittelsbach, elettore<br />

<strong>di</strong> Baviera, 54<br />

Carlo V d'Asburgo, imperatore del<br />

S.R.I., 53<br />

Carlo VI d'Asburgo, imperatore del<br />

S.R.I., 3, 21, 25, 27, 32, 33, 41, 42,<br />

44, 46, 48, 49, 66, 98, 100, 104, 118,<br />

121, 139, 140, 161, 185, 186, 244<br />

Carnevali L., 138<br />

Carra G., 10<br />

Carrera Emanuele, 99, 144, 146, 180<br />

Casali Giuseppe, 45, 50, 83, 98, 99,<br />

145, 146<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 377<br />

Casali, famiglia, 70, 71<br />

Castelbarco Giovan Battista, 1, 4-6,<br />

10, 11, 14,20,58<br />

Castelli E., 138, 139<br />

Castelli Giuliano, 164, 177<br />

Castiglione Paolo, 293<br />

Castiglioni Alessandro, 158<br />

Castiglioni Baldassare, 144, 147<br />

Castiglioni Carlo, 50, 94<br />

Castiglioni Giuseppe M., 5<br />

Castiglioni Onorato, 144, 147<br />

Castiglioni Rinaldo, 147<br />

Castiglioni, famiglia, 73, 181<br />

Catalano F., 150<br />

Cattanei <strong>di</strong> Momo Girolamo, 308<br />

Cananeo C., 133, 302, 303<br />

Cauzzi Giuseppe, 243, 266-268, 270,<br />

291<br />

Cavalieri (de) Carlo, 50, 83-85, 169<br />

Cavalli Carlo Maria, 80, 87, 92, 100<br />

Cavalli Giovanni Maria, 162<br />

Cavalli Simone, 237, 266<br />

Cavazzoli L., 318<br />

Caverò Bonaventura, 38, 44<br />

Cavriani Antonio, 26, 47, 50, 63, 65,<br />

83<br />

Cavriani Federico, 147, 325<br />

Cavriani Fer<strong>di</strong>nando, 74<br />

Cavriani Luigi, 147<br />

Cavriani, famiglia, 71, 73, 147, 181,<br />

266<br />

Cerati Carlo, 59<br />

Cervellon (Castelvi, Colonna y Borgia,<br />

conte <strong>di</strong>) Juan Basilio, 23, 27, 53-<br />

56, 58, 60, 61, 95, 99, 100<br />

Cesarotti Melchiorre, 247<br />

Chieppio Giuseppe M., 5<br />

Chittolini G., X, 315-317<br />

Chotek Johann Karl, 79, 156<br />

Ciriacono S., 113<br />

Cobenzl (conte <strong>di</strong>) Johann Philip, 246<br />

Cocastelli <strong>di</strong> Montiglio Luigi (jun.),<br />

302, 303<br />

Cocastelli <strong>di</strong> Montiglio Luigi (sen.),<br />

25, 27, 28, 33, 39, 43-45, 47, 90,<br />

125<br />

Cocastelli, famiglia, 71, 266, 321


378 INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Coddé Girolamo, 217, 24J-247, 308,<br />

320, 324<br />

Coddé Luigi, 247<br />

Coddé Pasquale, 247<br />

Coen Moisé, 34, 111, 112, 117, 119,<br />

128, 323<br />

Coen, <strong>di</strong>tta, 74, 113, 115, 181, 200<br />

Coen, famiglia, 113<br />

Colapietra R., 98<br />

Colla (de) Martino, 25, 31, 32, 86,<br />

119, 120<br />

Colloredo Carlo Ludovico, 6, 244<br />

Colloredo Carlo Ottavio, 74, 184,<br />

242, 244, 266, 270, 271, 306, 319<br />

Colloredo, famiglia, 71, 73, 181, 266<br />

Colombo Giovanni, 141, 142<br />

Colorni V., 9, 96<br />

Conci Carlo, 308<br />

Coniglio G., 14, 283<br />

Corrado de Olivera Giovanni, 59,<br />

137, 201<br />

Cova A., 129, 292<br />

Cremonini C., XV<br />

Cristani <strong>di</strong> Rall Nicola, 226, 240, 275<br />

Cristiani Castiglioni Maria Teresa,<br />

144, 145, 151, 214, 220, 221, 243,<br />

245, 246, 320<br />

Cristiani Beltrame, 28, 56-61, 73, 78,<br />

80-83, 86, 87, 89, 91, 94, 95, 98,<br />

101, 106-108, 110, 119, 122-133,<br />

136-137, 139-145, 147-151, 153-<br />

155, 161-164, 170, 173, 177, 190,<br />

191, 197, 202, 210, 213, 230, 238,<br />

249, 276, 301, 312<br />

Cristiani Carlotta, 144, 145<br />

Cristiani Giovanni Francesco, 144,<br />

145<br />

Cristiani Lorenzo, 144, 145, 266<br />

Cristiani Luigi, 144, 145, 151, 191,<br />

203, 212, 213, 214-216, 218-225,<br />

228, 230, 234, 237, 238, 240-247,<br />

257-259, 261, 265, 268, 285, 288.<br />

Cristiani Marianna, 144, 147<br />

Cristiani Pietro, 145<br />

Cristina, regina <strong>di</strong> Svezia, 27<br />

Crivelli Stefano Gaetano, 201, 338<br />

Cuccia S., 8, 96, 143, 225, 228, 234,<br />

237, 280, 283, 292, 295, 297-299,<br />

307, 310<br />

Cusani, famiglia, 58<br />

Custoza Giuseppe, 44<br />

Damiani Francesco, 155-158, 162,<br />

176, 177<br />

Darigrand (pseudonimo), 204, 338<br />

De Maddalena A., XIII, 14, 15, 18,<br />

318<br />

De Miro Vincenzo, 132, 228<br />

Dean T., 315<br />

Demelli Matteo, 194<br />

Di Lago Giuseppe, 121<br />

Di Noto S., 22, 25, 31<br />

Dolfin Niccolo, 13<br />

Donati C., 10, 67, 74, 92, 176, 256<br />

Durand Y., 114, 204<br />

Ehalt R., 6<br />

Elia P., 138<br />

Elias N., 6<br />

Elisabetta Farnese, regina <strong>di</strong> Spagna,<br />

46<br />

Enzi A.R., 71, 309<br />

Èrcole III d'Este, duca <strong>di</strong> Modena,<br />

141, 167, 177<br />

Este (d') Maria Beatrice, 141, 233<br />

Este (d') Ricciarda, duchessa <strong>di</strong> Mas­<br />

sa, 139, 140<br />

Faccioli E., 150, 320<br />

Fano, <strong>di</strong>tta, 34, 156, 158<br />

Fantini d'Onofrio F., 2, 5<br />

Fantoni Giuseppe, 42<br />

Farnese, casato, 3<br />

Fasano Guarini E., 315<br />

Fenaroli Francesco, 201<br />

Fer<strong>di</strong>nando Carlo Gonzaga, duca <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, 2, 5<br />

Fer<strong>di</strong>nando Gonzaga, duca <strong>di</strong> Manto­<br />

va, 149<br />

Ferrari Gaetano, 269, 270, 272<br />

Ferrari Giuseppe, 269<br />

Ferrario P., 79<br />

Filippo <strong>di</strong> Borbone, duca <strong>di</strong> Parma,<br />

90, 218


Pinzi G., 246, 325<br />

Pinzi, famiglia, 266<br />

Firmian (conte <strong>di</strong>) Carlo, 101, 125,<br />

126, 137, 142, 143, 150, 153, 158,<br />

163-170, 172-177, 179-186, 189-<br />

191, 194-201, 203, 206, 207, 209,<br />

211-213, 215, 216, 218, 221-224,<br />

226, 227, 229, 234-237, 242-245,<br />

248-250, 255, 256, 258, 260-262,<br />

265, 273-280, 288, 291, 294, 303,<br />

312, 337, 341, 342<br />

Fogliazzi Francesco, 27.3, 275-278,<br />

282, 291, 298<br />

Forbannais (Duverger de) Francois<br />

Véron, 185<br />

Forlosia Achille, 4.5, 83, 96, 100, 145<br />

Forti Fer<strong>di</strong>nando, 99, 133, 145, 227,<br />

238, 308<br />

Foscarini Marco, 4<br />

Francesco Gonzaga, marchese <strong>di</strong><br />

<strong>Mantova</strong>, 66, 138<br />

Francesco I (Francesco Stefano <strong>di</strong><br />

Lorena), imperatore del S.R.I., 209,<br />

218<br />

Francesco II d'Asburgo-Lorena, im­<br />

peratore del S.R.I., XII<br />

Franzini Carlo, 324<br />

Frigo D., IX, 2<br />

Frisi Paolo, 203<br />

Cabrici Gian Antonio, 182, 227<br />

Galbiati C., 147, 325<br />

Galizzi Carlo Maria, 45<br />

Garibbo L., X<br />

Garms-Cornides E., 164, 202<br />

Garofalo Pasquale, 38, 44<br />

Gasperoni G., 149, 150, 246<br />

Gelmetti Domenico, 324<br />

Genovesi Antonio, 185<br />

Gerhard D., 62<br />

Gherar<strong>di</strong> R., X<br />

Ghirar<strong>di</strong>ni Gaspare, 247<br />

Ghirar<strong>di</strong>ni Giulio, 69, 99, 238, 275,<br />

276, 278<br />

Gian Galeazze Sforza, duca <strong>di</strong> Mila­<br />

no, 54<br />

Ciancili G., 237<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 379<br />

Giannone P., 3<br />

Giar<strong>di</strong>na A., XVI, 45<br />

Ginori Carlo, 214, 215<br />

Ginori Lisci L., 214<br />

Gioia M., 317<br />

Gionta S., XII<br />

Giovan Francesco Gonzaga, marchese<br />

<strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, 66<br />

Giuseppe I d'Asburgo, imperatore del<br />

S.R.I., 2, 21, 27<br />

Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, impe­<br />

ratore del S.R.I., XII, 61, 74, 154,<br />

172, 184, 194, 195, 201, 202, 209-<br />

212, 221, 224, 257, 262, 265, 268,<br />

272, 294, 304, 305, 307, 308, 312,<br />

319<br />

Giusti Luigi, 86, 102, 116, 118, 119,<br />

144, 148, 151, 162-164, 173, 197,<br />

203, 241<br />

Giusti R., X, 74, 317, 325<br />

Gobio Antonio (jun.), 269, 270, 306,<br />

324<br />

Gobio Antonio (sen.), 269<br />

Gobio L, 269<br />

Goldoni Carlo, 79<br />

Gonzaga Eleonora, 6, 168, 244<br />

Gonzaga Giulio, 139<br />

Gonzaga Luigi, principe <strong>di</strong> Castiglio-<br />

ne <strong>delle</strong> Stiviere, 255<br />

Gonzaga, casato, 6, 16, 17, 20, 21, 62,<br />

69, 70, 72, 73, 75, 181, 185, 252<br />

Gonzaga, famiglie, 266, 293, 321<br />

Gonzaga, ramo <strong>di</strong> Guastalla, 6, 218<br />

Gonzaga, ramo <strong>di</strong> Novellara, 139<br />

Gonzaga-Nevers, casato, 70<br />

Grab A., 181, 182, 218, 263<br />

Granzotto G., 143<br />

Gren<strong>di</strong>E., 315<br />

Greppi Antonio, XV, XVI, 11, 35, 74,<br />

117, 118, 122, 151, 153-159, 163,<br />

166-177, 180, 181, 183, 184, 186-<br />

188, 194-201, 203, 206, 210-215,<br />

218, 220-223, 241, 248-250, 258,<br />

262, 266, 269, 278, 310, 322, 340-<br />

343, 348, 349<br />

Grùner Richard, 28, 39, 65<br />

Guaita Giuseppe, 247


380 INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Gualandris Angelo, 247, 305, 317<br />

Guerrieri Pio, 63, 65<br />

Guerrieri-Gonzaga Alessandro, 50<br />

Guerrieri-Gonzaga Odoardo, 72<br />

Guerrieri-Gonzaga, famiglia, 72, 73,<br />

266<br />

Guglia E., 48<br />

Guglielmo II Gonzaga, duca <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>,<br />

7, 66<br />

Gui<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bagno Antonio, 147<br />

Gui<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bagno Maria Chiara, 147<br />

Gui<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bagno, famiglia, 73, 147<br />

Harrach (von) Fer<strong>di</strong>nand Bonaventura,<br />

79, 81-87, 90-104, 106-108, 110,<br />

123-125, 129, 131, 147, 177<br />

Haugwitz Friedrich Wilhelm, 49, 82,<br />

160, 209, 210<br />

Imberti Giuseppe, 142<br />

Ingrao C., II, X, 1-3, 21<br />

Ippoliti <strong>di</strong> Gazoldo Nicola, 63<br />

Ippoliti <strong>di</strong> Gazoldo, famiglia, 73, 210<br />

Justi (von) Johann Heinrich Gottlob,<br />

219<br />

Kaunitz-Rittberg (von) Wenzel An-<br />

ton, XV, 61, 74, 137, 138, 141, 148,<br />

151, 154, 155, 157, 159-168, 172,<br />

175-177, 179-181, 186, 187, 189-<br />

192, 194-199, 204, 206-263, 265-<br />

271, 274-278, 280-282, 294, 298,<br />

304-306, 308, 312, 327,350<br />

Klingenstein G., X, 49, 159<br />

Koch (von) Ignaz, 49, 50, 77, 81, 89,<br />

94, 142<br />

Kònigsegg (von) Lothar, 4, 6, 11<br />

Koschatzky W., 48<br />

Lalatta Alessandro Luigi, 145<br />

Lambertenghi Luigi, 94, 114, 203<br />

Lamioni C., 165<br />

Lan<strong>di</strong> Gaetano, 280<br />

Lanzoni Ippolito, 45, 83, 98, 138, 139,<br />

145<br />

Lanzoni, famiglia, 71<br />

Lazzarini I., 66<br />

Lecchi Antonio, 163<br />

Lentze H., 202<br />

Leopoldo I d'Asburgo, imperatore<br />

del S.R.I., 1<br />

Leopoldo II d'Asburgo-Lorena, impe­<br />

ratore del S.R.I., XII, 309, 310, 318,<br />

322<br />

Litta Antonio, 38<br />

Litta P., 48<br />

Liva G., 277<br />

Lobkowitz (von) Christian, 23, 59, 60,<br />

78, 79, 147-<br />

Locella Benedetto, 80<br />

Locella Ernesto, 99, 100<br />

Longo Alfonso, 184<br />

Loria Anselmo, 44<br />

Loria Antonio, 120, 122<br />

Loria Costantino, 177, 181<br />

Lottinger Stefano, 194, 195, 201, 222,<br />

224, 268, 270, 272, 306, 338<br />

Liithy H., 112, 129<br />

Maas F., 165<br />

Macry P., 183<br />

Maggi Ippolito, 274, 275<br />

Magistri Alessandro, 33<br />

Magnaguti Ludovico, 44, 45, 99, 139,<br />

144, 145, 197<br />

Magnaguti, famiglia, 71<br />

Magni C., 8<br />

Magni Girolamo, 5<br />

Magni, famiglia, 70<br />

Mainar<strong>di</strong> A., XII, 150<br />

Malagugini A., 22<br />

Mambrini Giambattista, 181<br />

Manzoni Giovanni, 308<br />

Marangoni, famiglia, 111, 266<br />

Marani E., 143<br />

Marchesi Giovan Battista, 29, 45, 54,<br />

71,73<br />

Marchesi, famiglia, 266<br />

Maria Teresa d'Asburgo, regina <strong>di</strong><br />

Ungheria e Boemia, XV, 41, 48, 49,<br />

52, 78, 81, 87, 108, 109, 151, 158,<br />

164, 181, 186, 187, 195, 208, 209,<br />

211, 212, 215-218, 227, 233, 235,<br />

236, 239, 270, 304, 350


Marliani Pietro, 169, 175, 183, 185,<br />

187, 188, 197, 200, 201, 206, 213,<br />

215, 216, 220-222, 241, 258<br />

Martini (von), generale, 11<br />

Martini A., XVIII<br />

Martini Giovanni, 308<br />

Martini Karl Anton, 308<br />

Mastini Federico, 69<br />

Mazzol<strong>di</strong> L., X, XII, 4, 6, 69, 143<br />

Mazzolini Pietro, 177<br />

Mellerio Carlo Maria, 169, 180, 197,<br />

241, 269<br />

Mellerio Giacomo, 11, 35, 155, 157-<br />

159, 167, 176, 183, 187, 201, 222,<br />

226, 227, 240, 241, 248, 249, 266,<br />

278, 322, 323<br />

Mellerio Giambattista, 145, 241, 242,<br />

269<br />

Melon Jean-Francois, 185<br />

Melzi Antonio, 177, 181<br />

Melzi d'Eril, duca <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>, Francesco,<br />

325<br />

Menafoglio Paolo Antonio, 112<br />

Mendoza (de) Nuno Ibanez, 59<br />

Meraviglia Mantegazza Angelo, 59,<br />

82, 94, 158<br />

Merlin P., 315<br />

Mirabeau (Riguéti, marchese <strong>di</strong>)<br />

Victor, 219<br />

Mirri M., 182, 316, 318<br />

Mitrofanov (von) P., 209<br />

Modoni Giuseppe, 116<br />

Moioli A., 184, 187<br />

Molho A., 315<br />

Molinari Giovanni Fortunato, 203,<br />

224<br />

Molo Giovanni Paolo, 33, 112, 157<br />

Montanari D., 138<br />

Montani Domenico, 117, 179, 194,<br />

195, 201, 223, 227, 239, 240-242,<br />

244, 247, 261, 268-270, 273-275,<br />

278, 280, 291, 338<br />

Montani Giuseppe, 247, 269, 280,<br />

281<br />

Mori S., XII, 12, 72, 130, 167, 310,<br />

318, 322<br />

Mozzarelli C., IX, XIII, XIV, 5-7, 9,<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 381<br />

10, 14, 16, 26, 29, 30, 44, 53, 62-64,<br />

66,67,74, 101, 132, 151, 161, 162,<br />

178, 194, 208, 223, 228, 283, 291,<br />

297, 298, 300, 302, 308, 313, 315<br />

Murari della Corte G., 150<br />

Muti Maurizio, 38, 44, 47, 84, 99, 145,<br />

146<br />

Muttoni Filippo, 114, 158, 169, 180,<br />

201<br />

Natale A.R., XV<br />

Navarrini R., XIV, 1, 33, 218, 237<br />

Negrisoli Francesco, 5<br />

Neri Giulio, 155<br />

Neri Pompeo, 99, 132, 133, 173, 208,<br />

228, 283, 291, 298<br />

Nerli Gian Francesco, 5<br />

Nerli, famiglia, 73, 266<br />

Nicolini F., 46<br />

Nonio Alessandro Felice, 197, 200,<br />

201, 227, 238, 245, 247, 308<br />

Nonio Alessandro, 5, 45<br />

Nonio Ludovico Maria, 45, 47, 50, 98,<br />

145, 180, 184<br />

Nonio, famiglia, 71, 278<br />

Norsa Abraham, 111, 112, 119, 128<br />

Norsa Leone, 108, 323<br />

Norsa, <strong>di</strong>tta, 74, 111, 152<br />

O'Kelly John, 94<br />

Olivazzi Giorgio, 59<br />

Onetti Giambattista, 136, 137<br />

Ostinelli A.R., 298<br />

Ostoja A., XVI, 48, 50, 77, 80, 124<br />

Ottolini Alessandro, 201<br />

Paganini Alessandro, 74<br />

Pallavicini Gian Luca, XV, 48-50, 56,<br />

58-61, 65, 72, 77-83, 85-87, 89-94,<br />

96, 98, 99, 101, 103, 104, 106, 108-<br />

124, 126-129, 131, 132, 135, 139-<br />

142, 145, 148, 149, 151-154, 156,<br />

163, 176, 177, 180, 190, 194, 249,<br />

312<br />

Paltrinieri Antonio, 184, 308<br />

Pancal<strong>di</strong>, ministro napoleonico, 248<br />

Panizza famiglia, 181


382 INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Pansa Gherardo, 84<br />

Pansini G., XV<br />

Paolucci G., 143<br />

Pascher F., 202-204, 224<br />

Pecci Nicola, 201, 222, 224, 234<br />

Pellegrini Antonio, 162<br />

Pellegrini Stefano, 162, 163, 172, 201<br />

Pelliccili Rinaldo, 38, 44, 65<br />

Pergen Gian Battista, 165, 324<br />

Perlongo Francesco, 28, 43, 52, 124,<br />

175<br />

Perlongo Gaetano, 17J, 183, 195,<br />

200, 226<br />

Perlongo, famiglia, 28<br />

Peroni Paolo Francesco, 5<br />

Pertusati Carlo, 32, 50, 52, 60, 89, 194<br />

Pescasio L., 325<br />

Petronio E., 25, 225, 307<br />

Petrozzani A., 247, 308, 325<br />

Petrozzani Leopoldo, 247<br />

Petrucci Francesco, 154<br />

Petrucci Luigi Maria, 111, 112, 114-<br />

120, 127, 128, 152-154, 158, 323,<br />

337<br />

Petrucci Stefano, 111<br />

Peyri Leone, 71, 73, 82, 94, 281, 118,<br />

145-147, 173, 174, 176<br />

Peyri Luigi, 147<br />

Peyri Maria Teresa, 146, 147<br />

Peyri Pietro, 145, 146, 147, 180, 197,<br />

226, 245, 266, 274, 275, 278, 322<br />

Pezzoli Giovanni Maria, 117, 119,<br />

121, 153, 156, 158, 159, 183<br />

Pezzoli Girolamo, 117, 121, 155<br />

Pezzoli Giuseppe, 35, 118, 155<br />

Pezzoli, famiglia, 111, 117, 228<br />

Piccaluga Carlo, 278, 279, 283<br />

Pietro Leopoldo d'Asburgo-Lorena,<br />

granduca <strong>di</strong> Toscana, 141<br />

Pino F., 62, 67, 69<br />

Piombanti Camillo, 175<br />

Pirovano Antonio Maria, 247, 276-<br />

278, 281, 282, 297, 298<br />

Pizzocaro A., 62<br />

Platis Gian Antonio, 83, 115, 154<br />

Platis, famiglia, 111<br />

Porqueddu C., 62<br />

Porta Giulio (sen.), 5<br />

Porta Giulio (jun.), 59, 319<br />

Porta, famiglia, 83<br />

Portioli A., 9, 14<br />

Positano (duca <strong>di</strong>) Giuseppe, 23, 27,<br />

45, 54, 63<br />

Pozzo Giambattista, 183<br />

Pozzo Paolo, 325<br />

Pran<strong>di</strong> Gaspero Francesco, 5<br />

Pras Martiniana (conte <strong>di</strong>), 21<br />

Preti Luigi, 325<br />

Pribram K., 219<br />

Pro<strong>di</strong> P., X, 138, 315<br />

Prosdocimi L., 53<br />

Pugliese S., 1, 102, 103, 283<br />

Pullicani Giovanni Francesco, 5, 10,<br />

37<br />

Quarantini Cesare, 276, 277<br />

Quazza R., XII<br />

Quesnay Francois, 219<br />

Racheli A., 218<br />

Raggio O., 315<br />

Raineri Carlo, 40, 181<br />

Ramesini Luzzara Antonio, 74<br />

Rangoni, famiglia, 73<br />

Raponi N., 79, 91<br />

Ratti, famiglia, 278<br />

Reitter H., 3, 46, 54, 58, 180<br />

Revel J., 182<br />

Rialp (de Vilana Perlas, marchese <strong>di</strong>)<br />

Ramon, 98<br />

Ricca-Salerno G., 184, 219, 259, 261<br />

Richecourt (<strong>di</strong> Nay e <strong>di</strong>) Emanuele,<br />

215<br />

Ricuperati G., 46<br />

Risenfeldt Benedetto, 26, 34, 73<br />

Riva, famiglia, 73, 74<br />

Rizzini, famiglia, 73<br />

Romani M.A., 5, 15, 17, 41, 103<br />

Romani M., 127, 133<br />

Ronchi Giuseppe, 156, 157<br />

Rontini Ottaviano, 47<br />

Rontini Pietro, 46, 47, 50, 65, 71, 83,<br />

84<br />

Roteili E., XIII, 292, 303


Rottigni Rocco, 155, 156<br />

Rousseau Jean-Jacques, 244<br />

Saint Laurent (de) Johannon, 212,<br />

213, 214-216, 218-220, 223-225,<br />

227, 228, 230, 239-243, 245-247,<br />

257, 259-261, 263, 265, 267-271,<br />

273, 274, 285, 288, 304<br />

Salandri Pellegrino, 149, 151, 184,<br />

244, 247<br />

Salvadori (segretario), 164, 175, 183,<br />

188, 222, 227<br />

Salvadori <strong>di</strong> S. Nazaro Rocco Anto­<br />

nio, 44, 45, 47<br />

Salvemini B., 115<br />

Sammaffei Fiera Bernar<strong>di</strong>no, 44<br />

Sartoretti Giovanni, 34, 36, 39, 40, 41,<br />

111, 115<br />

Sartorio Gian Luigi, 45, 146, 176<br />

Sartorio Jacopo, 146, 176, 180, 197,<br />

226, 227, 238<br />

Sarzi A., 15<br />

Savio G., 146, 147<br />

Savoia-Soissons (<strong>di</strong>) Eugenio, 3<br />

Sbriccoli M., 7<br />

Schiera P., X, 315<br />

Schreck Giuseppe, 169<br />

Scorza Baldassarre, 262<br />

Scott H.M., X<br />

Sebastiani L., 132, 185<br />

Segre R., 138<br />

Sessi, famiglia, 181<br />

Signorotto G., 62<br />

Silva (della) Paolo Rydo, 85, 168, 169,<br />

173, 174-176, 179, 201, 234, 261<br />

Silvi Gian Domenico, 184<br />

Simonsohn S., 9, 12, 112, 182, 322<br />

Sinzendorf (von) Philip Ludwig, 3<br />

Sederini Gaspare, 263, 270, 279-281,<br />

301, 302, 304, 305, 307, 313<br />

Sofia F., 325<br />

Solavaggione G., 143<br />

Somenzari Teodoro, 325<br />

Sommariva, famiglia, 70<br />

Sonnenfels (von) Joseph, 191, 219<br />

Sor<strong>di</strong> Alessandro, 179, 180, 197, 226,<br />

227, 238<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 383<br />

Sor<strong>di</strong>, famiglia, 70, 71, 73<br />

Soresina Giovanni Pietro, 155, 158,<br />

162, 169, 172, 174, 177, 214<br />

Sperges (von) Joseph (Spergs), 196,<br />

198, 202-204', 221, 224, 240, 270<br />

Spilimbergo (<strong>di</strong>) Pomponio, famiglia,<br />

83<br />

Spini G., X<br />

Spolverini, famiglia, 73<br />

Stampa Carlo, 6, 7, 24, 25, 28, 64<br />

Stella A., 176<br />

Stella Rocco, 4<br />

Sten<strong>di</strong> (von), generale, 26<br />

Stolfini Francesco, 238, 243<br />

Striggi, famiglia, 321<br />

Strozzi Filippo, 63<br />

Strozzi, famiglia, 266, 321<br />

Suitner Nicolini G., 277<br />

Sully (duca <strong>di</strong>), Maximilien de Béthune,<br />

184, 199, 203<br />

Susani, <strong>di</strong>tta, 195<br />

Sylva Tarouca (Tellez de Menezes e<br />

Castro, duca <strong>di</strong>) Manoel, 49, 118,<br />

127, 131, 154, 161, 162, 173<br />

Szabo F., X, 3, 156, 159, 160, 162,<br />

192, 209, 210, 259, 267<br />

Tagliaferri G., 143<br />

Tamarozzi Lorenzo, 325<br />

Tamassia Giovanni, 325<br />

Tamburini Francesco Antonio, 83, 99,<br />

137, 138, 146, 152, 153, 169, 174,<br />

176, 177, 179, 183, 184, 227, 238,<br />

308<br />

Tapié V.-L., 49<br />

Tettamanzi Antonio, 227, 275, 278,<br />

280<br />

Thugut (von) Franz-Maria, 302, 303<br />

Tilly C.H., 182<br />

Tirone A., 33, 95, 111-113, 117, 118,<br />

123, 157<br />

Tocci G., X<br />

Tonelli, famiglia, 266<br />

Tonni Luigi, 325<br />

Torre Taxis (della) Michele, 187<br />

Torre-Taxis (della), famiglia, 73<br />

Toscani X., 165, 321, 324


384 INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Traun (conte <strong>di</strong> Abensberg und) Otto<br />

Fer<strong>di</strong>nando, 11, 24-34, 37, 39, 40,<br />

42-45, 47, 48, 58, 59, 65, 78, 87,<br />

124, 144, 175<br />

Tretscher (von), generale, 11<br />

Trotti Giovan Battista, 43, 44<br />

Ugalde (de) Bernardo, 38, 44<br />

Vaini M., XII, XIII, 16, 20, 21, 61, 66,<br />

69-75, 147, 165, 179, 183, 185, 186,<br />

265, 269, 274, 279, 284, 302, 309,<br />

317,321-325<br />

Valenti-Gonzaga Odoardo, 6, 25, 37,<br />

38, 44, 46, 47, 71<br />

Valenti-Gonzaga Silvio, 46<br />

Valenti-Gonzaga, famiglia, 71, 74,<br />

210, 266<br />

Valmagini Ignazio Mauro, 152, 153,<br />

161<br />

Valsecchi F., 49, 74, 141, 166, 210,<br />

211<br />

Valsecchi Lattanzio, 308<br />

Velluti Cesare, 247<br />

Velluti Placido, 218, 223, 226, 227,<br />

239, 240, 243, 245, 247, 258, 259,<br />

265, 271, 281, 308<br />

Venini Pietro, 33, 112, 157, 222<br />

Ventura A., 129, 251<br />

Venturi F., 46, 48, 150, 183, 184, 245,<br />

247, 309, 322<br />

Verga E., 62<br />

Verga M., 3, 67, 214<br />

Verri Alessandro, 193<br />

Verri Gabriele, 25, 59<br />

Verri Pietro, 124, 142, 144, 193, 203,<br />

204, 211, 221, 222, 224, 240, 260,<br />

262, 303<br />

Vialar<strong>di</strong> Carlo Maria, 5<br />

Vianello C.A., 183, 203, 218, 239<br />

Vietti A., 129<br />

Vignola Cesare, 224, 234, 236, 237,<br />

256, 279, 304<br />

Villasor (de Sylva y Meneses, marche­<br />

se <strong>di</strong>) José, 23, 27, 28, 32, 42-44, 46,<br />

49, 50, 56, 58, 79, 94, 95, 124, 144<br />

Violante C., X<br />

Visceglia A., 113<br />

Visconti A., 62, 174, 283<br />

Visconti Antonio, 33, 34, 41, 111, 112<br />

Visconti Giulio, 31, 46<br />

Visconti, casato, 55<br />

Vita Emanuel, 112, 113, 116-120, 126,<br />

151, 152<br />

Vita Pinzi, <strong>di</strong>tta, 112, 181<br />

Vita Vitali, <strong>di</strong>tta, 112<br />

Vita, <strong>di</strong>tta, 112<br />

Vittorio Amedeo II, duca <strong>di</strong> Savoia, re<br />

<strong>di</strong> Sardegna, 2<br />

Viva Giulio, 44, 60, 83-85, 89, 90, 92-<br />

95, 99, 103-106, 109-111, 113-120,<br />

127, 131, 137, 146, 147, 153, 169,<br />

176<br />

Vivanti C., XII, XIII, XVIII, 1, 4, 14,<br />

15, 19, 20, 30, 63, 72, 73, 75, 103,<br />

106-108, 114, 127, 131-133, 135,<br />

165, 167, 171, 173, 177, 184, 185,<br />

217, 229, 247, 248, 273, 277-279,<br />

281, 301, 305, 309, 317, 323<br />

Volpi Alessandro, 196<br />

Volta L.C., XII, 27, 85, 181, 187, 237<br />

Walsegg (von), generale, 47, 147<br />

Walter F., 49<br />

Wandruszka A., X, 164, 310<br />

Wangermann E., 50<br />

Waquet J.-C, XI, 2, 35, 40, 114, 170,<br />

171, 317<br />

Waters Giorgio, 38, 44, 71, 73, 99,<br />

100, 145, 146, 177, 178, 179-181,<br />

185, 186, 189-191, 195, 197-204,<br />

211, 220, 226, 227, 245, 265, 269,<br />

307<br />

Wellens Giovanni Alessandro, 168,<br />

188<br />

Wellens Giuseppe, 168, 247<br />

Wilczek Johann Joseph, 165, 179,<br />

237-239, 244, 246, 247, 261-263,<br />

266, 268-271, 279-283, 304-306,<br />

308, 309<br />

Wurzbach (von) C., 24, 59<br />

Zanar<strong>di</strong> Ippolita, 74<br />

Zanar<strong>di</strong>, famiglia, 20, 73, 146, 210,


293, 323<br />

Zanetti Antonio Maria, 37, 44, 84,<br />

241<br />

Zanetti o Zenetti, famiglia, 71, 73,<br />

181, 266<br />

Zangheri R., 73, 292, 303<br />

Zaninelli S., 21, 73, 122, 133, 277<br />

Zayas (de) Emanuele, 32, 42<br />

Zenetti Odoardo, 157, 213, 223, 226,<br />

227, 238, 241-247, 302, 307, 308<br />

Zenobi G.B., 64, 315<br />

Zucchetti G., 147<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 385


Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> ottobre 1998<br />

da La Grafica & Stampa e<strong>di</strong>trice, Vicenza

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