La comprensione della storia: la disciplina, gli strumenti e i ... - Paravia
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<strong>La</strong> <strong>comprensione</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong>:<br />
<strong>la</strong> <strong>disciplina</strong>, <strong>gli</strong> <strong>strumenti</strong> e i metodi<br />
Il significato de termine “<strong>comprensione</strong>” nell’insegnamento-apprendimento <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
<strong>storia</strong> non è diverso da quello re<strong>la</strong>tivo a qualunque altra <strong>disciplina</strong>. Con Gardner<br />
(Sapere per comprendere, 1999) potremmo dire che si ha «<strong>comprensione</strong> di un concetto,<br />
di un’abilità, di una teoria, di un campo del sapere, quando si è in grado di applicare<br />
opportunamente tale <strong>comprensione</strong> in una situazione nuova».<br />
Per <strong>la</strong> <strong>storia</strong> si ha <strong>comprensione</strong> quando, di fronte a un fenomeno storico, ci si chiede<br />
quale sia il suo significato, perché i soggetti hanno agito in quel determinato modo,<br />
quali erano i vincoli e le possibilità implicite in quel<strong>la</strong> situazione, come facciamo a<br />
sapere ciò che è necessario conoscere per rispondere a queste domande.<br />
<strong>La</strong> <strong>comprensione</strong> storica non è pertanto l’equivalente del possesso di un insieme di<br />
informazioni, non più di quanto <strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> dei testi letterari sia il semplice<br />
possesso di un repertorio di titoli e di nomi o <strong>la</strong> competenza <strong>del<strong>la</strong></strong> lingua <strong>la</strong>tina sia <strong>la</strong><br />
pura conoscenza di regole morfosintattiche. Nel<strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> storica sono implicite<br />
sia procedure di spiegazione che dipendono da modelli di casualità diversi da quelli di<br />
ordine fisico (es. H. Von Wright, Spiegazione e <strong>comprensione</strong> storica, 1977), sia ricostruzione<br />
di contesti spesso complessi, considerati a diversi livelli descrittivi e di<br />
profondità. Per lo più si tratta di spiegazioni che sono incorporate nel<strong>la</strong> struttura del<br />
discorso come parte integrante <strong>del<strong>la</strong></strong> ricostruzione del passato, comunicata nel<strong>la</strong> tipica<br />
forma argomentativa del ragionamento storico. In genere, l’apprendimento <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
<strong>storia</strong> viene affidato a un processo di <strong>comprensione</strong> del discorso storico che viene<br />
esposto dall’insegnante, letto nel manuale, ripetuto dall’allievo. Può accadere tuttavia<br />
che in questa forma di apprendimento non emerga quel<strong>la</strong> tessitura complessa di azioni<br />
strategiche e di contesti molteplici nell’ambito dei quali l’agire storico acquista<br />
significato e diventa comprensibile. Ma, poiché nessuna sequenza fattuale può essere<br />
conosciuta senza <strong>la</strong> messa in opera di partico<strong>la</strong>ri strategie cognitive, magari già<br />
col<strong>la</strong>udate in altri ambiti, le spiegazioni a cui si fa spesso ricorso nascono da una<br />
semplificazione ottenuta attraverso un procedimento di divisione tra motivazioni e<br />
interazioni da un <strong>la</strong>to e contesti e scenari, dall’altro. Il risultato di questa separazione<br />
è deleterio per <strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> storica; le motivazioni dei soggetti storici vengono<br />
lette con il ricorso a categorie di natura valutativa (buono/cattivo), sganciate da<br />
qualunque riferimento contestuale, in modo tale che <strong>gli</strong> attori appaiono recitare<br />
sempre <strong>la</strong> stessa scena, con poche varianti, su un palcoscenico di cui cambiano i<br />
“fondali”; dall’altra parte, i contesti ricompaiono, non in rapporto all’azione dei<br />
protagonisti, ma nel<strong>la</strong> forma di enunciazione di “cause”, spesso a un livello tale di<br />
generalizzazione da rendere molto difficile vederne i nessi con l’agire concreto de<strong>gli</strong><br />
uomini. Ora, se le azioni senza contesto slittano inevitabilmente lungo <strong>la</strong> china delle<br />
spiegazioni puramente categoriali-valutative, i contesti senza <strong>gli</strong> attori tendono a<br />
suggerire l’idea di cause puramente meccanicistiche che operano indipendentemente<br />
dal<strong>la</strong> volontà de<strong>gli</strong> uomini. Nel primo caso si ha una costruzione del passato in chiave<br />
prevalentemente soggettivistica e volontaristica, nel secondo caso tende a prevalere<br />
una visione orientata verso il determinismo. In entrambi i casi si perde <strong>la</strong> possibilità di<br />
una spiegazione storica che richiede invece una ricostruzione graduale che ne evidenzi<br />
i passaggi, i nessi problematici, le artico<strong>la</strong>zioni interne.<br />
Può essere utile ricordare il concetto di spiegazione <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong> finalizzata al<strong>la</strong><br />
<strong>comprensione</strong> data da G. Leinnard, (Weaving Instructional Exp<strong>la</strong>nations in History,<br />
© 2000, <strong>Paravia</strong> Bruno Mondadori Editori<br />
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1990); queste sono le procedure seguite da un insegnante che intenda suggerire <strong>la</strong><br />
spiegazione di un fenomeno storico: innanzitutto, viene presentata <strong>la</strong> sequenza<br />
narrativa di ciò che è accaduto; vengono messi a fuoco i soggetti storici (movimenti,<br />
individui, ceti, c<strong>la</strong>ssi, ecc.); le strutture che caratterizzano il fenomeno (le varie forze in<br />
gioco, politiche, economiche, sociali...); i temi interpretativi di lungo periodo (i<br />
processi, le re<strong>la</strong>zioni); i metasistemi <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong>, ossia i tipi di analisi, di fonti, di<br />
controllo delle fonti che sono le procedure proprie dello storico di professione. In<br />
questo percorso, le operazioni didattiche sono certamente diverse e non affrontabili<br />
tutte insieme o concentrate nel breve periodo. Tuttavia, se non si tiene presente che<br />
una spiegazione storica richiede <strong>la</strong> messa in campo di questo intreccio di piani e di<br />
re<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> didattica <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong> si riduce a un puro espediente tecnico, senza rapporti<br />
con <strong>la</strong> natura <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>disciplina</strong>.<br />
Una esemplificazione a questo punto può essere utile per vedere all’opera una<br />
spiegazione artico<strong>la</strong>ta su diversi piani e livelli. Un insegnante che vo<strong>gli</strong>a spiegare come<br />
<strong>gli</strong> Stati europei arrivarono al<strong>la</strong> Prima guerra mondiale, dopo una esposizione<br />
narrativa che ricostruisca <strong>gli</strong> eventi essenziali, dovrà richiamare lo scenario in cui i vari<br />
attori presero le loro decisioni, dovrà, in altri termini, ricostruire il contesto immediato<br />
in cui prese corpo l’avvenimento: l’instabilità dell’area balcanica, <strong>la</strong> politica di corsa<br />
a<strong>gli</strong> armamenti perseguita dalle potenze europee, i sistemi di alleanze tra <strong>gli</strong> Stati; sullo<br />
sfondo di questo scenario dovrà far emergere un secondo piano, caratterizzato dai<br />
fenomeni tipici dell’età dell’imperialismo dopo <strong>la</strong> seconda rivoluzione industriale,<br />
mettendo in luce le tensioni nate dal<strong>la</strong> competizione per le conquiste coloniali. Questo<br />
secondo livello contestuale ci immette nei temi interpretativi di lungo periodo che, in<br />
questo caso, stanno all’interno del processo di industrializzazione. In questo scenario<br />
devono ancora emergere <strong>gli</strong> attori, coloro a cui spettano le decisioni, che, nel nostro<br />
caso, sono i governi de<strong>gli</strong> Stati, o, per me<strong>gli</strong>o dire, quell’insieme di persone che fanno<br />
parte dell’apparato militare, esecutivo e diplomatico di ogni Stato. Sotto questo<br />
profilo, è necessario fare riferimento ai carteggi diplomatici de<strong>gli</strong> ambasciatori, dei<br />
ministri de<strong>gli</strong> esteri e dei generali che hanno dato origine al conflitto. Da tali carteggi<br />
si possono trarre valutazioni <strong>del<strong>la</strong></strong> condotta di ciascun soggetto, costruite anche sul<strong>la</strong><br />
previsione <strong>del<strong>la</strong></strong> condotta de<strong>gli</strong> altri, ricostruendo quel sistema di intenzioni e di<br />
valutazioni previsionali che culmina con una decisione. Da questo artico<strong>la</strong>to scenario<br />
dei piani d’azione dei vari soggetti emergono anche le determinanti esterne e interne<br />
delle motivazioni, come <strong>la</strong> fiducia nei piani militari già e<strong>la</strong>borati, <strong>la</strong> differenza<br />
reciproca dei vari Stati legati da patti di alleanza a carattere bipo<strong>la</strong>re. Impostare un<br />
<strong>la</strong>voro finalizzato al<strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> storica può richiedere dunque una serie di<br />
operazioni didattiche che, schematicamente, possono essere così sintetizzate:<br />
1) l’assunzione, come punto di partenza, di una questione problematica, in modo tale<br />
che il percorso didattico sia finalizzato al<strong>la</strong> risposta a quel<strong>la</strong> domanda;<br />
2) <strong>la</strong> narrazione de<strong>gli</strong> eventi pertinenti (lezione introduttiva del docente);<br />
3) le informazioni necessarie che costituiscono i piani dei diversi contesti di<br />
riferimento, di breve e lungo periodo (conoscenza precedentemente acquisita e<br />
richiamata dal docente); una scelta di documenti pertinenti che possono essere<br />
finalizzati a scopi didattici diversi, a seconda delle necessità emerse nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />
(delineare me<strong>gli</strong>o il contesto dell’azione, mettere a fuoco un nodo problematico,<br />
arricchire le informazioni re<strong>la</strong>tive ai contesti o a<strong>gli</strong> attori per rendere più facilmente<br />
leggibile una fonte o per formu<strong>la</strong>re ipotesi esplicitative più convincenti).<br />
Un’attività didattica così impostata si muove su un terreno dove il <strong>la</strong>voro storico è già<br />
bene avviato, dove molte difficoltà iniziali si suppone siano già state superate e<br />
© 2000, <strong>Paravia</strong> Bruno Mondadori Editori
l’apprendimento <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong> si può sviluppare utilizzando le modalità conoscitive che<br />
sono proprie <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>disciplina</strong>. Si presuppone, in altri termini, che per l’adolescente<br />
dell’ultimo anno <strong>del<strong>la</strong></strong> secondaria superiore sia possibile operare con i concetti <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
storiografia e utilizzare le procedure argomentative del discorso storico. Il problema<br />
didattico da risolvere è trovare il modo in cui artico<strong>la</strong>re il <strong>la</strong>voro ne<strong>gli</strong> anni precedenti,<br />
così da giungere gradualmente a questo traguardo. <strong>La</strong> <strong>comprensione</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong>, per<br />
quanto è stato detto, non è molto diversa da quel processo che porta, per Vygotsky, al<br />
passaggio dai concetti “spontanei” ai concetti “scientifici”. I primi sono quelli acquisiti<br />
intuitivamente attraverso <strong>la</strong> comunicazione sociale, i secondi sono quelli propri del<br />
campo <strong>disciplina</strong>re di riferimento. Un esempio, il concetto di “stato” in bambini di<br />
scuo<strong>la</strong> media che facciano riferimento soltanto a concetti “spontanei”, prescientifici,<br />
corrisponde a un “territorio definito” in quanto si richiama a elementi percettivi,<br />
simbolici (le cartine politiche) e sociali (i confini che si oltrepassano quando si va<br />
all’estero); in seguito, il concetto può artico<strong>la</strong>rsi e ridefinirsi al<strong>la</strong> luce delle scienze<br />
politiche, giuridiche e storiche, diventando stato-apparato, stato-ordinamento, statonazione<br />
e così via. L’elemento “territorio” non scompare, evidentemente, ma viene a<br />
essere ripensato al<strong>la</strong> luce di nuove categorie e inserito in un contesto da cui trae<br />
significato e pertinenza, collegandosi al concetto di sovranità. A questa transizione dai<br />
concetti “spontanei” a quelli “scientifici”, per usare ancora il linguaggio vygotskyano, si<br />
accompagnano procedure discorsive in cui l’argomentazione si “decentra”<br />
progressivamente, prende le distanze dal<strong>la</strong> fonte, per legger<strong>la</strong> e interpretar<strong>la</strong> come<br />
“oggetto problematico”. Neppure a questo livello di sco<strong>la</strong>rità, nel<strong>la</strong> fascia dell’obbligo,<br />
lo studio <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong> può essere puramente fattuale, se si vuole generare <strong>comprensione</strong><br />
e quindi motivazione, dal momento che non vi può essere interesse per ciò di cui non<br />
si comprende il significato. Ma il percorso didattico, anziché essere rivolto al<strong>la</strong><br />
ricostruzione-spiegazione contestuale a più piani o livelli, sarà rivolto a:<br />
1) stimo<strong>la</strong>re operazioni di “decentramento”;<br />
2) promuovere un passaggio da concetti “spontanei” a concetti “scientifici” (Vygotsky,<br />
Pensiero e linguaggio, 1934, in italiano 1954);<br />
3) suscitare progressiva e graduale conquista di modelli esplicativi più artico<strong>la</strong>ti e<br />
complessi a partire da quelli categoriali-valutativi (H. Girardet, Spiegare i fenomeni<br />
storici, in C. Pontecorvo, A.M. Ayello, C. Zuccherma<strong>gli</strong>o, Discutendo si impara, 1991).<br />
I contesti presi in esame non potranno essere quindi a più livelli, <strong>la</strong> problematizzazione<br />
del documento sarà riferita a poche ed essenziali questioni ben individuabili. Di qui<br />
l’importanza <strong>del<strong>la</strong></strong> scelta dei documenti: il testo deve essere “fruibile” sia per leggibilità<br />
sia per possibilità di contestualizzazione; <strong>la</strong> discussione in c<strong>la</strong>sse, sollecitata da<br />
domande-guida dirette a po<strong>la</strong>rizzare l’attenzione, sarà diretta a sviluppare quel<br />
pensiero argomentativo che è parte integrante del sapere procedurale <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
conoscenza storica. «Come facciamo a sapere?», «che cosa ci dice questa fonte?»,<br />
«perché quel soggetto ha agito in quel determinato modo?», sono alcune delle<br />
domande fondamentali che invitano al<strong>la</strong> costruzione del sapere storico attraverso <strong>la</strong><br />
formu<strong>la</strong>zione delle risposte pertinenti.<br />
Anche <strong>la</strong> <strong>storia</strong> possiede una sua semantica e una sua sintassi, un suo “codice”, in<br />
definitiva, ed è proprio una modalità di apprendimento volta a impadronirsene che<br />
assicura lo sviluppo del pensiero “storico”. Non si tratta di riprendere il tema di un<br />
obsoleto dibattito, quello che contrappone i fautori del “metodo”, contro i sostenitori<br />
dei “contenuti”, e viceversa, ma di integrare le conoscenze fattuali con quelle<br />
procedurali. È accertato che un apprendimento <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>storia</strong> fondato soltanto sul<strong>la</strong><br />
conoscenza fattuale non conduce al<strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> e rende del tutto inutilizzabile<br />
© 2000, <strong>Paravia</strong> Bruno Mondadori Editori<br />
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quel tipo di conoscenza in termini di competenza. Quando i fatti spariscono dal<strong>la</strong><br />
memoria de<strong>gli</strong> allievi spariscono anche le impalcature concettuali che li avevano<br />
sorretti e coordinati, perché, non essendo mai state esplicitate e ricostruite in un<br />
processo di apprendimento finalizzato al<strong>la</strong> <strong>comprensione</strong>, non hanno prodotto alcuna<br />
competenza, alcun modello esplicativo, alcuna capacità di interrogarsi sulle ragioni dei<br />
comportamenti individuali e collettivi, alcuna capacità di leggere un testo come una<br />
fonte. Nel vuoto <strong>la</strong>sciato da questa scomparsa si insediano prontamente quei modelli<br />
esplicativi derivanti dalle teorie intuitive del comportamento umano che sono stati<br />
acquisiti acriticamente attraverso <strong>la</strong> comunicazione sociale. Le spiegazioni ingenue,<br />
infatti, non sono state mai messe in crisi, perché non sono state confrontate con<br />
modelli più artico<strong>la</strong>ti e complessi, tratti dalle procedure interpretative che sono<br />
proprie <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>disciplina</strong>. Si produce così, nel<strong>la</strong> spiegazione dei comportamenti dei<br />
soggetti storici, una sorta di regressione, che utilizza modi semplificati e stereotipati,<br />
come, ad esempio, <strong>la</strong> categoria buono/cattivo. Pertanto, anche se nel corso <strong>del<strong>la</strong></strong><br />
preparazione sco<strong>la</strong>stica <strong>gli</strong> studenti sono stati allenati a ripetere le ragioni che sono al<strong>la</strong><br />
base delle guerre, è facile che, più tardi, cercando di capire l’origine di altri conflitti,<br />
anziché interpretarne le ragioni in termini di piani strategici e di re<strong>la</strong>zioni<br />
internazionali, ricorrano allo schema semplificato <strong>del<strong>la</strong></strong> dicotomia buono/cattivo, che,<br />
oltretutto, è quel<strong>la</strong> che più si presta al<strong>la</strong> semplificazione <strong>del<strong>la</strong></strong> comunicazione<br />
massmediatica. Così, ancora, ignorando le procedure <strong>del<strong>la</strong></strong> ricostruzione storica, può<br />
accadere che si attribuisca efficacia probante a un solo documento, come, ad esempio,<br />
una eventuale comunicazione autografa di Hitler che spieghi ai suoi sottoposti che<br />
cosa si debba intendere per “soluzione finale <strong>del<strong>la</strong></strong> questione ebraica”, decidendo che,<br />
in assenza di tale testo (che non esiste, per ragioni che sono abbastanza comprensibili)<br />
si debbano negare le prove del progetto di sterminio de<strong>gli</strong> ebrei messo in atto nel corso<br />
<strong>del<strong>la</strong></strong> Seconda guerra mondiale, aval<strong>la</strong>ndo così le tesi revisionistiche che appaiono a<br />
più riprese in questi ultimi anni.<br />
L’acquisizione di un buon livello di <strong>comprensione</strong> storica comporta <strong>la</strong> conquista di un<br />
atteggiamento più critico e problematico, “vaccinato” <strong>del<strong>la</strong></strong> tentazione di ricorrere a<br />
drastiche semplificazioni, che sono spesso l’anticamera di un uso assolutamente<br />
ideologico <strong>del<strong>la</strong></strong> conoscenza storica. <strong>La</strong> capacità di decentrarsi nel tempo e nello<br />
spazio, di orientarsi utilizzando <strong>la</strong> memoria collettiva, di dare senso ai fatti, è obiettivo<br />
ineludibile dell’insegnamento-apprendimento di questa <strong>disciplina</strong>, che si muove sul<br />
sottile crinale che divide <strong>la</strong> passione etico-civile, che si nutre anche <strong>del<strong>la</strong></strong> memoria,<br />
dal<strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> conoscenza, che continua a scavare nelle tracce del passato per<br />
sapere sempre qualche cosa di più di quel mondo dal quale veniamo.<br />
© 2000, <strong>Paravia</strong> Bruno Mondadori Editori
Bibliografia di riferimento<br />
1) Sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione educativa sotto il profilo sociologico e psicosociologico:<br />
Marcel Postic, <strong>La</strong> re<strong>la</strong>zione educativa – Oltre il rapporto maestro-sco<strong>la</strong>ro, Armando<br />
Editore, Roma 1994<br />
2) Sul<strong>la</strong> conoscenza come <strong>comprensione</strong>:<br />
Howard Gardner, Educare al comprendere, Feltrinelli, Mi<strong>la</strong>no 1993<br />
Howard Gardner, Sapere per comprendere – Discipline di studio e <strong>disciplina</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> mente<br />
Feltrinelli, Mi<strong>la</strong>no 1999<br />
3) Sull’interazione sociale nel<strong>la</strong> costruzione <strong>del<strong>la</strong></strong> conoscenza in c<strong>la</strong>sse:<br />
<strong>La</strong> condivisione <strong>del<strong>la</strong></strong> conoscenza, a cura di Clotilde Pontecorvo, <strong>La</strong> Nuova Italia, Firenze<br />
1993 (in partico<strong>la</strong>re l’introduzione di Clotilde Pontecorvo Forme di<br />
ragionamento condiviso nel<strong>la</strong> <strong>comprensione</strong> di argomenti storici di C. Pontecorvo, H.<br />
Girardet, C. Zuccherma<strong>gli</strong>o).<br />
4) Sui processi cognitivi intesi come passaggio da un livello di significato a un altro<br />
livello più elevato:<br />
L.S. Vygotsky, Pensiero e linguaggio, Giunti Barbera, Firenze 1954<br />
D.P. Ausubel, Educazione e processi cognitivi, Angeli, Mi<strong>la</strong>no 1987 (in partico<strong>la</strong>re:<br />
paragrafi n. 4 Struttura cognitiva e transfer cognitivo; n. 9 Il materiale didattico; n. 15<br />
L’acquisizione e l’uso dei concetti)<br />
5) Sul<strong>la</strong> spiegazione in <strong>storia</strong>:<br />
Georg H. Von Wright, Spiegazione e <strong>comprensione</strong>, Il Mulino, Bologna 1977<br />
(in partico<strong>la</strong>re cap. IV <strong>La</strong> spiegazione nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e nelle scienze sociali)<br />
Georg H. Von Wright, <strong>La</strong> spiegazione storica, Pratiche Editrice, Parma 1984<br />
6) Sul discorso argomentativo:<br />
Chatm Perelman, Il campo dell’argomentazione, Pratiche Editrice, Parma 1979<br />
(in partico<strong>la</strong>re cap. XIX e XX Il discorso argomentativo in <strong>storia</strong>)<br />
© 2000, <strong>Paravia</strong> Bruno Mondadori Editori<br />
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