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Clicca qui per scaricare l'allegato La storia degli ... - Editrice Vannini

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È necessario, infatti, che soprattutto nello studio della <strong>storia</strong>, la visione dell’immagine<br />

fotografica o filmica non sia lasciata alla libera interpretazione dell’allievo 6 : essa va<br />

contestualizzata, va spiegata alla luce <strong>degli</strong> avvenimenti a cui fa riferimento e, laddove<br />

possibile, deve collegarsi con le conoscenze pregresse del discente. L’insegnante deve<br />

evitare, poi, che da parte <strong>degli</strong> studenti vi sia una fruizione passiva delle immagini: essi<br />

vanno stimolati ad interrogarsi sul significato delle stesse, ad ipotizzarne i destinatari, a<br />

cercare indizi, a risolvere dubbi e questioni legati alla fonte.<br />

Inoltre, da un punto di vista metodologico, l’immagine dovrebbe essere accompagnata da<br />

altri tipi di fonti e fatta dialogare con esse: solo un confronto tra fonti di natura diversa può<br />

definire con maggiore dettaglio le fasi e i momenti che caratterizzano un <strong>per</strong>iodo storico. Il<br />

rapporto tra parola e immagine deve connotarsi in termini di integrazione piuttosto che di<br />

opposizione, senza tuttavia che le immagini si limitino a corredare un testo, come accade<br />

ancora in molti manuali di <strong>storia</strong>. Convinta dell’utilità di un metodo come questo, ho<br />

utilizzato il documentario come icebreaker (“rompighiacchio”, input positivo a partire dal<br />

quale sviluppare la riflessione), <strong>per</strong> poi far “interagire” alcune sue sequenze con testi da me<br />

rielaborati <strong>per</strong> poter essere fruiti da un pubblico di giovani allievi o fonti scritte come brani<br />

tratti dal Diario di un intellettuale in un gulag albanese. Il riscatto della coscienza dalla<br />

barbarie di un socialismo reale e dall’Intervista sull’Albania. Dalle carceri di Enver Hoxha<br />

al liberismo selvaggio dello scrittore F. Lubonja o altre immagini riprodotte sulla facciata<br />

del “Museo storico nazionale d’Albania” di Tirana e riportate sulle co<strong>per</strong>tine della rivista di<br />

propaganda “Ylli”.<br />

Mi è parso interessante anche confrontare le informazioni tratte dall’analisi di questi<br />

documenti con il contenuto di un’intervista (a tutti gli effetti un metodo di ricerca storica) ai<br />

genitori dei tre allievi albanesi, testimoni diretti del <strong>per</strong>iodo della dittatura di Hoxha. Esso<br />

avrebbe offerto l’opportunità di stimolare nei tre alunni la curiosità verso un <strong>per</strong>iodo di<br />

<strong>storia</strong> vissuto anche dai loro genitori, di comprendere meglio alcune delle fasi della loro vita<br />

antecedenti l’arrivo in Italia, di cogliere alcuni tratti della loro cultura di appartenenza.<br />

Oltre a consentire ai ragazzi di avvicinarsi al vissuto dei genitori e di s<strong>per</strong>imentare il lavoro<br />

dello storico, tale espediente avrebbe <strong>per</strong>messo, poi, di coinvolgere le famiglie <strong>degli</strong><br />

studenti, assegnando loro un ruolo di primaria importanza, anche agli occhi del resto della<br />

6 A questo proposito, è magistrale l’insegnamento di Ivo Mattozzi : « far vedere la <strong>storia</strong> » implica la<br />

responsabilità dell’insegnante e della sua mediazione didattica; egli non deve semplicemente « mostrare »,<br />

« indicare », ma portare a costruire un comportamento visivo che intervenga ogni volta che entrano nel raggio<br />

<strong>per</strong>cettivo dello studente « immagini » che rinviano al passato (I. Mattozzi, Far vedere la <strong>storia</strong>, in E. Perillo –<br />

C. Santini (a cura di), Il fare e il far vedere nella <strong>storia</strong> insegnata, Polaris, Faenza 2004, p. 26).<br />

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