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tenendo conto dei diversi stili cognitivi che gli alunni possiedono, appare, invece, necessario<br />

l’uso di apparati iconografici attraverso i quali tutti gli alunni possano individuare i nuclei<br />

concettuali <strong>degli</strong> argomenti proposti e cogliere i legami di significato esistenti tra nozioni<br />

apprese.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza didattica dimostra che gli alunni faticano molto a comprendere i fenomeni che<br />

hanno caratterizzato, nel corso dei secoli, la <strong>storia</strong> dell’umanità; molti di loro non riescono a<br />

rappresentare nella loro mente, ad immaginare, ad intuire quanto accaduto in un tempo<br />

anche relativamente recente, ma non più presente. Hanno bisogno di vedere quello di cui<br />

sentono parlare, di definire con maggiore dettaglio quanto rimane informe nella loro mente.<br />

Il linguaggio iconico e visuale è in grado di limitare i confini dell’indefinito e avvicinare<br />

l’alunno alla <strong>per</strong>cezione del reale 3 , anche grazie all’elevato numero di significati che esso<br />

esprime.<br />

L’immediatezza di un’immagine, tuttavia, nasconde anche elementi di complessità: la<br />

decodifica di un’immagine non è un’o<strong>per</strong>azione semplice, nasconde le insidie del<br />

fraintendimento, della manipolazione e della semplificazione; non è possibile avere un<br />

approccio ingenuo alla lettura delle immagini, esse sono “polisemiche” e <strong>qui</strong>ndi<br />

“ambigue” 4 .<br />

È <strong>per</strong> questo che, quando ho deciso di servirmi del linguaggio visuale, ho anche ipotizzato<br />

di condurre con i ragazzi una lettura dei molteplici messaggi ed informazioni che,<br />

contemporaneamente, le immagini trasmettono e sintetizzano. Mi sono proposta di far<br />

comprendere agli alunni come l’immagine non sia sempre ciò che rappresenta e come<br />

l’interpretazione di un’immagine sia mediata, e a volte condizionata, dalle conoscenze ed<br />

aspettative che ci accompagnano e sono frutto delle nostre es<strong>per</strong>ienze formative e di vita.<br />

Insieme a Liborio Termine 5 , bisogna riconoscere che:<br />

noi non vediamo mai quel che veramente c’è, ma qualcosa che si<br />

trova a metà strada tra ciò che sappiamo e ciò che ci attendiamo di<br />

vedere.<br />

3 M. Doglio, Media e scuola. Insegnare nell’epoca della comunicazione, Lupetti, Milano 2000.<br />

4 E. Musci, Il laboratorio con le fonti iconografiche, in P. Bernardi (a cura di), Insegnare <strong>storia</strong>. Guida alla<br />

didattica del laboratorio storico, De Agostini Scuola, Novara 2006, p. 170.<br />

5 L. Termine, <strong>La</strong> scrittura fotografica. Una s<strong>per</strong>imentazione con Franco Fontana di “educazione<br />

all’immagine”, <strong>La</strong> Nuova Italia, Firenze 1990, p. 16.<br />

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