Clicca qui per scaricare l'allegato La storia degli ... - Editrice Vannini
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B><br />
“Mio padre subì la prima <strong>per</strong>secuzione un anno o due dopo il suo trasferimento a Tirana<br />
come direttore generale della Radio Televisione. Venne accusato da Hoxha di liberalismo,<br />
di a<strong>per</strong>ture al degenerato spirito borghese, di essere un eterodosso ideologico, un ruffiano<br />
politico ed altre accuse sintetizzate nella formula ‘nemico del Popolo e del Partito’. <strong>La</strong><br />
campagna di <strong>per</strong>secuzione fu rabbiosa ad incominciare dal 1973. Il Sigurimi era in possesso<br />
di dossier di centinaia di intellettuali e gente comune che <strong>per</strong> dieci anni erano stati ‘lavorati’<br />
(parola del gergo della polizia <strong>per</strong> indicare che queste <strong>per</strong>sone erano state sottoposte a<br />
sorveglianza da lungo tempo). Era giunto il momento di agire. <strong>La</strong> pazienza del tiranno era al<br />
termine. <strong>La</strong> mannaia della dittatura del proletariato sarebbe caduta su tutti i corrotti dello<br />
spirito borghese. Sarebbero stati imprigionati, altri internati in villaggi o s<strong>per</strong>dute campagne,<br />
altri, dopo aver visto il destino <strong>degli</strong> amici, avrebbero ricevuto la proposta di diventare<br />
collaboratori del Sigurimi, e la maggior parte avrebbe accettato. Chi rifiutava seguiva i<br />
primi in carcere. Sotto queste <strong>per</strong>secuzioni avrebbero ceduto e si sarebbero piegate le altre<br />
migliaia di <strong>per</strong>sone che avevano incominciato a dissentire dal partito.<br />
Gli avvii di questa campagna iniziata con la <strong>per</strong>secuzione di mio padre, li vissi in libertà,<br />
mentre all’apice o nella mietitura, come veniva chiamata, ero già nel campo di Spaç. Fui tra<br />
i primi arrestati di questa nuova campagna. Trovai ancora vuoto uno dei due edifici dove<br />
erano alloggiati i reclusi. C’erano letti a castello a due a due. Ma subito dopo il furgone<br />
cellulare incominciò a scandire con una frequenza settimanale i suoi arrivi. ‘È arrivata la<br />
carne’ dicevano i detenuti, quando lo scorgevano salire dalla tortuosa montagna. In poco<br />
tempo i due edifici si riempirono. Così si dovette aggiungere una terza elevazione ai letti a<br />
castello.<br />
Gli arrestati provenivano da ogni angolo del Paese: erano intellettuali, gente comune e<br />
contadini. Accusati di ‘agitazione e propaganda’, erano stati condannati a sette o dieci anni<br />
di carcere. I loro crimini: ‘parole contro il regime profferte di nascosto in qualche angolo di<br />
bar, <strong>per</strong> strada o a casa’ e denunciati da qualche provocatore o da qualche pavido, oppure<br />
sco<strong>per</strong>ti <strong>per</strong> la delazione di amici già agli arresti. Raramente venivano condannati <strong>per</strong> gli<br />
scritti. Quando capitava, gli veniva cucito addosso tutto il codice penale <strong>per</strong> portare la pena<br />
a venticinque anni.”<br />
(Tratto da: F. Lubonja, Diario di un intellettuale in un gulag albanese. Il riscatto della<br />
coscienza dalla barbarie di un socialismo reale, Costantino Marco Editore, Lungro (CS)<br />
1994, pp. 12-13)<br />
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