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marciavano in divisa, di carri armati che sfilavano <strong>per</strong> le strade. Tale fu la psicosi ingenerata<br />

dall’idea di un accerchiamento imminente che presto l’Albania si riempì di bunker di<br />

cemento armato sparsi in tutto il Paese, <strong>per</strong>sino nei cimiteri.<br />

A questo punto della trattazione, uno dei tre allievi, X, ha affermato che anche lui aveva<br />

visto, in un giardino vicino a casa, in Albania, un bunker.<br />

Sempre più ossessionato, Hoxha viveva nel centro di Tirana in un quartiere controllato<br />

giorno e notte dai soldati. Divenuto paranoico, il dittatore incominciò a temere chiunque e a<br />

condannare a morte ministri, ufficiali e alti funzionari fino ad allora al suo fianco.<br />

A questo punto, volendo fornire una testimonianza delle misure adottate dal tiranno <strong>per</strong><br />

punire coloro che riteneva colpevoli di tradimento, ho introdotto la figura dell’intellettuale<br />

albanese Fatos Lubonja e ho affidato agli allievi, divisi in quattro gruppi, la lettura di alcune<br />

sue testimonianze di prigionia. Il compito di ciascun gruppo era quello di analizzare il testo<br />

assegnato e di scrivere una sintesi da presentare agli altri gruppi.<br />

Prima di dividere la classe in gruppi, ho spiegato come Fatos Lubonja sia uno dei molti<br />

albanesi che sono stati imprigionati come dissidenti del regime.<br />

Nato a Tirana nel 1951, è figlio del direttore della televisione albanese Todi Lubonja, che<br />

nel 1974, anno della laurea in fisica di Fatos, venne accusato di “liberalismo” e, considerato<br />

“nemico del Partito e del Popolo”, condannato al carcere. Dopo pochi mesi da questo<br />

avvenimento anche Fatos venne arrestato e incriminato <strong>per</strong> “agitazione e propaganda contro<br />

lo Stato” con una pena di sette anni di prigione. Nel 1979, mentre stava scontando la pena<br />

nel campo di lavori forzati a Spaç, fu accusato di essere uno dei fondatori di una<br />

organizzazione contro-rivoluzionaria e venne condannato ad altri sedici anni di detenzione.<br />

Nel frattempo, la moglie Zana, fu internata, non poté continuare gli studi universitari in<br />

Architettura e venne costretta al duro lavoro dei campi, mentre le due figlie, Anna e Teti,<br />

poterono frequentare solamente una scuola professionale che dava loro la possibilità di un<br />

lavoro, nel migliore dei casi, in qualche s<strong>per</strong>duta coo<strong>per</strong>ativa tra le montagne.<br />

Dopo la seconda condanna, da Spaç il giovane Lubonja fu inviato a Burel, forse il peggiore<br />

dei luoghi infernali del sistema carcerario albanese.<br />

In una delle celle di questo terribile luogo scrisse toccanti pagine di diario. Questo diario,<br />

oggi pubblicato con il titolo di Diario di un intellettuale in un gulag albanese. Il riscatto<br />

della coscienza dalla barbarie di un socialismo reale, è lo stesso dal quale sono stati tratti<br />

tre dei brani distribuiti ai ragazzi; il quarto brano, invece, è stato selezionato da un’intervista<br />

rilasciata dall’autore a Claudio Bazzocchi e oggi pubblicata con il titolo di Intervista<br />

sull’Albania. Dalle carceri di Enver Hoxha al liberismo selvaggio.<br />

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