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Nel 1967 l’Albania fu considerata il primo stato ateo del mondo, i luoghi di culto vennero banditi, distrutti o messi a disposizione dello Stato che, nella maggior parte dei casi, li destinò ad altri usi (magazzini, depositi, cinema, luoghi per manifestazioni di vario genere) e, in pochissimi altri, li preservò in considerazione del loro rilevante valore storico-artistico. Si calcola che alla fine del 1967 più di duemila chiese, moschee, monasteri e altri luoghi di culto furono distrutti e privati del loro uso originario. La grande cattedrale di Scutari venne trasformata in un palazzetto dello sport, la cattedrale ortodossa di Korçë fu distrutta e le sue pietre servirono per costruire le gradinate di uno stadio. Il 6 febbraio del 1967 Enver Hoxha pronunciò un veemente discorso contro la religione e i costumi retrogradi; in seguito entrarono in azione le masse, che soprattutto attraverso l’Unione dei Giovani chiesero insistentemente l’abolizione della religione; ed infine il partito canalizzò la volontà popolare istituendo la norma contro i pregiudizi religiosi e i costumi retrogradi. La repressione fu molto dura specialmente nei confronti dei cattolici, il cui ricco patrimonio culturale e le cui fervide istanze anti-comuniste potevano creare non pochi problemi al regime: il clero fu dichiarato nemico della nazione. A Scutari, la città cattolica per eccellenza, venne persino inaugurato, in maniera inequivocabilmente provocatoria, un museo dell’ateismo. Le feste religiose vennero sostituite con manifestazioni a carattere civile consacrate al culto degli eroi nazionali, dei grandi pensatori del marxismo o alla celebrazione del raccolto, della vendemmia o della mietitura. Per controllare che i riti religiosi fossero effettivamente banditi anche entro le mura delle case private, non si esitava a reclutare gli insegnanti, i quali, il giorno successivo a quello di una festa religiosa, usavano domandare ai loro scolari come avessero trascorso la ricorrenza in famiglia, individuando in questo modo coloro che continuavano a praticare la loro fede. Persino i nomi di origine religiosa furono “sconsigliati” a favore di appellattivi più consoni come Luce, Speranza, Stella, Gioia, Coraggio. 32
Adesso entra nel sito dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce (http://albania.archivioluce.com/archivioluce/jsp/schede/fotoPlayer.jsp?doc=406&db=luceC MS&index=1&id=undefined§ion=albania/) e, prendendo visione delle foto indicate qui di seguito, osserva come, prima della dittatura comunista fossero rappresentate diverse religioni. 1940, Le autorità religiose musulmane e greco-ortodosse sedute a tavola durante la Festa dell'Ashuré codice foto: AL020/AL00001485 1940, Fedeli chini a pregare all'interno di una moschea codice foto: AL019/AL00001417 1940, La Grande Moschea di Durazzo codice foto: AL019/AL00001412 5. Lezione 3 – La propaganda a scuola: il film Parrullat-Slogans Nella terza lezione, dopo aver corretto gli esercizi proposti negli Allegati 4 e 5, ho lasciato spazio ai tre allievi albanesi affinché potessero presentare il film “Parrullat” che avevano visto a casa direttamente in lingua albanese. Essi hanno saputo sintetizzarne la trama, mettendo in luce come la storia fosse ambientata alla fine degli anni Settanta in una scuola elementare situata in una località tra le Alpi albanesi (a questo proposito, l’allievo X ha affermato che l’ambientazione del film gli ricordava molto il villaggio nel quale vive suo nonno), e come il protagonista, André, un insegnante di biologia giunto da poco nella scuola, fosse immediatamente venuto a conoscenza del fatto che insegnanti e alunni erano costretti dalla sezione del Partito del Lavoro a costruire con le pietre giganteschi slogans comunisti sui versanti delle montagne. Ai docenti era richiesto di seguire un rigido codice etico, che non lasciava spazio a forme di dissenso o di libera interpretazione; essi non erano liberi neppure di scegliere i libri di testo o di programmare attività alternative rispetto a quelle imposte dal Partito. I tentativi di André di ribellarsi al sistema risultarono del tutto fallimentari; egli venne duramente ripreso per essersi espresso a favore del genitore di un allievo che si era macchiato della colpa di aver detto che la Cina era un Paese revisionista e 33
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Nel 1967 l’Albania fu considerata il primo stato ateo del mondo, i luoghi di culto vennero<br />
banditi, distrutti o messi a disposizione dello Stato che, nella maggior parte dei casi, li<br />
destinò ad altri usi (magazzini, depositi, cinema, luoghi <strong>per</strong> manifestazioni di vario genere)<br />
e, in pochissimi altri, li preservò in considerazione del loro rilevante valore storico-artistico.<br />
Si calcola che alla fine del 1967 più di duemila chiese, moschee, monasteri e altri luoghi di<br />
culto furono distrutti e privati del loro uso originario. <strong>La</strong> grande cattedrale di Scutari venne<br />
trasformata in un palazzetto dello sport, la cattedrale ortodossa di Korçë fu distrutta e le sue<br />
pietre servirono <strong>per</strong> costruire le gradinate di uno stadio.<br />
Il 6 febbraio del 1967 Enver Hoxha pronunciò un veemente discorso contro la religione e i<br />
costumi retrogradi; in seguito entrarono in azione le masse, che soprattutto attraverso<br />
l’Unione dei Giovani chiesero insistentemente l’abolizione della religione; ed infine il<br />
partito canalizzò la volontà popolare istituendo la norma contro i pregiudizi religiosi e i<br />
costumi retrogradi.<br />
<strong>La</strong> repressione fu molto dura specialmente nei confronti dei cattolici, il cui ricco patrimonio<br />
culturale e le cui fervide istanze anti-comuniste potevano creare non pochi problemi al<br />
regime: il clero fu dichiarato nemico della nazione. A Scutari, la città cattolica <strong>per</strong><br />
eccellenza, venne <strong>per</strong>sino inaugurato, in maniera ine<strong>qui</strong>vocabilmente provocatoria, un<br />
museo dell’ateismo.<br />
Le feste religiose vennero sostituite con manifestazioni a carattere civile consacrate al culto<br />
<strong>degli</strong> eroi nazionali, dei grandi pensatori del marxismo o alla celebrazione del raccolto, della<br />
vendemmia o della mietitura. Per controllare che i riti religiosi fossero effettivamente<br />
banditi anche entro le mura delle case private, non si esitava a reclutare gli insegnanti, i<br />
quali, il giorno successivo a quello di una festa religiosa, usavano domandare ai loro scolari<br />
come avessero trascorso la ricorrenza in famiglia, individuando in questo modo coloro che<br />
continuavano a praticare la loro fede. Persino i nomi di origine religiosa furono<br />
“sconsigliati” a favore di appellattivi più consoni come Luce, S<strong>per</strong>anza, Stella, Gioia,<br />
Coraggio.<br />
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