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01.06.2013 Views

Egli fu uno degli eroi della storia albanese che Enver Hoxha ammirava di più e di cui volle conservare la memoria. Per scoprire in che modo Hoxha abbia tentato di ricostruire la storia del passato, leggi il brano riportato qui di seguito. Dopo la lettura, costruisci una linea del tempo nella quale metti in luce i periodi storici che il regime voleva fossero conservati nella memoria collettiva. (testo da me riadattato sulla base delle informazioni contenute in: O. Romano, L’Albania nell’era televisiva. Le vie della demodernizzazione, L’Harmattan Italia, Torino 1999, pp. 37-41) Oltre a cancellare tutte le tracce di matrice straniera e a contrastare la mentalità e gli usi particolaristici tribali, Hoxha individuò come obiettivo quello di riscrivere la storia albanese, sottolineando oltremisura i rari momenti che testimoniavano la presenza di un fervore nazionalistico ed evitando di parlare dei lunghi periodi in cui questo stesso spirito si dimostrava del tutto latitante. Volendo far emergere a tutti i costi una comune radice del popolo albanese, ma anche usare l’argomento dell’autoctonia del popolo albanese come elemento di coesione nazionale, stimolare nei cittadini un sentimento di appartenenza ad un ceppo etnico originale e distinto rispetto agli altri, alimentare un sentimento di fierezza per il fatto di essere un popolo antico almeno quanto quello greco e giustificare un senso di superiorità nei confronti dei vicini slavi considerati degli invasori tardivi, il regime comunista reclutò archeologi con la consegna di scovare e ribadire un rapporto di discendenza diretta tra gli Illiri e gli abitanti del XX secolo. In realtà il legame con gli Illiri era quasi introvabile perché di essi si sapeva poco o nulla: essi non avevano scrittura, lasciarono poche tracce sui loro costumi e furono rapidamente ellenizzati. Ampiamente sottaciuta era la sostanziale condizione di arretratezza del popolo illirico, se comparata con il livello di civiltà dei popoli confinanti. Hoxha non volle, invece, soffermarsi più del dovuto sul periodo dell’invasione romana: se è innegabile che Durazzo e Apollonia divennero importanti basi per operazioni militari e per il commercio con l’Oriente, oltre che centri culturali di una certa caratura, va riconosciuto che ciò avvenne ad esclusivo beneficio dei colonizzatori. Il riferimento storico-mitico sul quale il regime ha più speculato è, invece, l’opera di Skanderbeg (1405-1468). Il grande generale di origine albanese formato dai Turchi alla 26

corte di Mehmet I, sfuggì al suo esercito d’adozione per fare ritorno sulle montagne d’Albania e proclamarne l’indipendenza dagli Ottomani. Tra le figure più rappresentative del XV secolo, unì i principati dell'Epiro e d'Albania e resistette per 25 anni ai tentativi di conquista dell'Impero turco ottomano a difesa della sua Albania, dell'Europa e della fede cristiana dall'invasione ottomana; per tale motivo ottenne da Papa Callisto III gli appellativi di Atleta di Cristo e Difensore della Fede ed è considerato l'eroe nazionale dell'Albania. Il regime insistette molto sul tentativo, messo in atto dall’eroe, di riunificazione dei rissosi signorotti locali sotto un’unica bandiera e per una causa comune: alle province d’Albania, Skanderbeg diede la dignità di un’identificazione unitaria. Per ben 25 anni di seguito (dal 1443 al 1468, anno della sua morte) le esigui guarnigioni di Giorgio Castriota (il vero nome dell’eroe) sconfissero l’enorme e potente armata ottomana, che annualmente conduceva una disastrosa campagna militare contro il generale ribelle. Nel celebrare le gesta dell’eroe, il regime comunista tenne nascosti i rapporti che Skanderbeg con la Chiesa di Roma e il ruolo funzionale che egli giocò a favore della cristianità occidentale ponendosi come ultimo baluardo contro l’avanzata ottomana. Un altro momento storico “edificante” enfatizzato oltremisura dal governo albanese fu la cosidetta Rilindja, il Rinascimento nazionale della seconda metà dell’Ottocento. I numerosi albanesi che vivevano ed operarono nei Paesi europei tentarono di accendere la fiamma nazionalista anche in Albania. Il momento era propizio dato che la Turchia si trovava in gravi difficoltà: molte speranze si aprirono con la sua sconfitta ad opera dei Russi. Diversi patrioti albanesi diedoro vita alla Lega di Prizren con lo scopo di ottenere il riconoscimento dell’identità nazionale soprattutto da parte dell’Europa che continuava invece ad ignorare l’esistenza del piccolo Paese balcanico. 27

corte di Mehmet I, sfuggì al suo esercito d’adozione <strong>per</strong> fare ritorno sulle montagne<br />

d’Albania e proclamarne l’indipendenza dagli Ottomani. Tra le figure più rappresentative<br />

del XV secolo, unì i principati dell'Epiro e d'Albania e resistette <strong>per</strong> 25 anni ai tentativi di<br />

con<strong>qui</strong>sta dell'Im<strong>per</strong>o turco ottomano a difesa della sua Albania, dell'Europa e della fede<br />

cristiana dall'invasione ottomana; <strong>per</strong> tale motivo ottenne da Papa Callisto III gli appellativi<br />

di Atleta di Cristo e Difensore della Fede ed è considerato l'eroe nazionale dell'Albania.<br />

Il regime insistette molto sul tentativo, messo in atto dall’eroe, di riunificazione dei rissosi<br />

signorotti locali sotto un’unica bandiera e <strong>per</strong> una causa comune: alle province d’Albania,<br />

Skanderbeg diede la dignità di un’identificazione unitaria. Per ben 25 anni di seguito (dal<br />

1443 al 1468, anno della sua morte) le esigui guarnigioni di Giorgio Castriota (il vero nome<br />

dell’eroe) sconfissero l’enorme e potente armata ottomana, che annualmente conduceva una<br />

disastrosa campagna militare contro il generale ribelle.<br />

Nel celebrare le gesta dell’eroe, il regime comunista tenne nascosti i rapporti che<br />

Skanderbeg con la Chiesa di Roma e il ruolo funzionale che egli giocò a favore della<br />

cristianità occidentale ponendosi come ultimo baluardo contro l’avanzata ottomana.<br />

Un altro momento storico “edificante” enfatizzato oltremisura dal governo albanese fu la<br />

cosidetta Rilindja, il Rinascimento nazionale della seconda metà dell’Ottocento. I numerosi<br />

albanesi che vivevano ed o<strong>per</strong>arono nei Paesi europei tentarono di accendere la fiamma<br />

nazionalista anche in Albania. Il momento era propizio dato che la Turchia si trovava in<br />

gravi difficoltà: molte s<strong>per</strong>anze si aprirono con la sua sconfitta ad o<strong>per</strong>a dei Russi. Diversi<br />

patrioti albanesi diedoro vita alla Lega di Prizren con lo scopo di ottenere il riconoscimento<br />

dell’identità nazionale soprattutto da parte dell’Europa che continuava invece ad ignorare<br />

l’esistenza del piccolo Paese balcanico.<br />

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