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01.06.2013 Views

Il documentario metteva in evidenza da una parte quanto, agli inizi, Hoxha risultasse piuttosto sconosciuto agli occhi di Stalin; dall’altra quanto il neo-dittatore albanese venerasse il “Padre” russo, a tal punto da lasciarsi consigliare sul nome del Partito comunista albanese, denominato “Partito del Lavoro d’Albania”. Non solo, essendo l’Albania della fine degli anni Quaranta un Paese con poche risorse, con un’economia arretrata e senza una produzione industriale, Hoxha chiese a Mosca aiuti per la ricostruzione del Paese. È proprio sul modello russo che egli voleva “ricostruire l’Albania e ricostruire gli Albanesi”. Inoltre, il giorno della morte di Stalin, Enver fece inginocchiare la popolazione davanti al monumento del defunto, che aveva ordinato di erigere in piazza Skanderbeg a Tirana; fece, anche, sottoscrivere a tutto il suo popolo una dichiarazione di fedeltà ai principi stalinisti. Come è stato evidenziato dal documentario, il cambiamento portò grande entusiasmo nella popolazione. A questo punto, dopo aver mostrato le sequenze del filmato corrispondenti ai minuti 00:59:36-01:00:16, è stato chiesto ai ragazzi di indicare quali fossero le immagini che testimoniavano questo stato d’animo e quale fosse il contesto nel quale erano state girate. Gli alunni hanno saputo riconoscere che queste ultime si riferivano ai lavori agricoli e che le riprese erano avvenute nelle campagne. Si riportano qui di seguito alcuni dei fotogrammi memorizzati dai ragazzi: 14

Inoltre, sono stati in grado di collegare queste ultime all’informazione che veniva fornita nel video: fin dai primi anni del suo potere, Enver Hoxha promosse la riforma agraria e la collettivizzazione delle campagne. Tale accenno contenuto nel filmato mi ha dato modo di spiegare come l’intero settore agricolo fosse passato in mano dello Stato, che pianificò la produzione e lo sviluppo, e razionalizzò lo sfruttamento della terra per ricavare il massimo dei rendimenti. I contadini furono poco a poco integrati in cooperative, obbligate a vendere la loro produzione allo Stato; lo Stato, a sua volta, fissò gli obiettivi di produzione per ciascuna di esse. Attraverso l’abolizione della proprietà privata, venne a spezzarsi il secolare legame che aveva unito i contadini alle loro terre. Non solo, lo Stato, proponendosi di dimostrare l’errore commesso fino a quel momento nell’uso della terra, cercò di convincere i contadini della necessità di una messa in valore in termini economico-razionali. La collettivizzazione delle terre avvenne in maniera graduale: all’inizio la proprietà privata era ancora consentita nel limite di 40 ettari e solo la parte eccedente di possedimenti venne messa in comune. Nel giro di pochi anni, però, l’estensione delle parti che era possibile detenere in proprietà venne ridotta drasticamente; tale norma venne estesa anche al possedimento del bestiame: nei primi anni Cinquanta era dato possedere fino a quattro vacche, successivamente il numero venne ridotto ad un capo; per quel che riguardava le pecore, alla fine degli anni Sessanta il numero fu limitato ad un quarto (da 40 a 10 capi). Fu proprio con gli anni Sessanta che il processo di collettivizzazione subì una decisa accelerazione, a tal punto che villaggi interi furono convertiti in cooperative. Gli effetti di una scelta economica come questa, che era stata caratterizzata dall’estensione delle superfici coltivabili, dai progressi nella meccanizzazione, dall’impiego massiccio dei fertilizzanti e dalla selezione delle sementi, furono ben presto visibili agli occhi di tutti: confrontando i dati di venti anni prima, l’incremento della produzione agricola risultò quintuplicato! Ad enfatizzare tali successi pensò poi la televisione di Stato che non perdeva occasione per mandare in onda immagini di trattori al lavoro, quale simbolo dell’Albania moderna. Il regime di Hoxha aveva strutturato il lavoro nelle campagne attorno a tre tipologie di strutture di cooperative: - le “cooperative ordinarie”, le cooperative meno sviluppate che vivevano unicamente del loro lavoro e la cui produzione veniva comprata per intero dallo Stato; - le “cooperative di tipo superiore”, un’associazione di cooperative ordinarie alle quali partecipava economicamente anche lo Stato, diventando comproprietario dei mezzi di produzione (macchine, animali, ambienti). Oltre a garantire ai lavoratori il 90% 15

Il documentario metteva in evidenza da una parte quanto, agli inizi, Hoxha risultasse<br />

piuttosto sconosciuto agli occhi di Stalin; dall’altra quanto il neo-dittatore albanese<br />

venerasse il “Padre” russo, a tal punto da lasciarsi consigliare sul nome del Partito<br />

comunista albanese, denominato “Partito del <strong>La</strong>voro d’Albania”. Non solo, essendo<br />

l’Albania della fine <strong>degli</strong> anni Quaranta un Paese con poche risorse, con un’economia<br />

arretrata e senza una produzione industriale, Hoxha chiese a Mosca aiuti <strong>per</strong> la ricostruzione<br />

del Paese. È proprio sul modello russo che egli voleva “ricostruire l’Albania e ricostruire gli<br />

Albanesi”. Inoltre, il giorno della morte di Stalin, Enver fece inginocchiare la popolazione<br />

davanti al monumento del defunto, che aveva ordinato di erigere in piazza Skanderbeg a<br />

Tirana; fece, anche, sottoscrivere a tutto il suo popolo una dichiarazione di fedeltà ai<br />

principi stalinisti.<br />

Come è stato evidenziato dal documentario, il cambiamento portò grande entusiasmo nella<br />

popolazione. A questo punto, dopo aver mostrato le sequenze del filmato corrispondenti ai<br />

minuti 00:59:36-01:00:16, è stato chiesto ai ragazzi di indicare quali fossero le immagini<br />

che testimoniavano questo stato d’animo e quale fosse il contesto nel quale erano state<br />

girate. Gli alunni hanno saputo riconoscere che queste ultime si riferivano ai lavori agricoli<br />

e che le riprese erano avvenute nelle campagne. Si riportano <strong>qui</strong> di seguito alcuni dei<br />

fotogrammi memorizzati dai ragazzi:<br />

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