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Notiziario bimestrale della coop l’Ormeggio - Anno 10 - Numero 5 - E<strong>di</strong>zione fuori commercio - Distribuzione gratuita - Aut. Tribunale <strong>di</strong> Livorno n° 19/03 del 10/10/03 - Poste Italiane S.p.A.- Spe<strong>di</strong>zione in A.P. - 70% - DCB Pisa<br />
MARINA DI SALIVOLI<br />
dd’<br />
’<br />
BOZZA ORMEGGIO<br />
Settembre - Ottobre 2012<br />
coop l’ormeggio<br />
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MARIN A DI<br />
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Grafica:<br />
Luca Fallone<br />
EDITORIALE<br />
_______________<br />
<strong>di</strong> Aldo Linari<br />
BOZZA d’ORMEGGIO<br />
<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - 57025 Piombino (LI)<br />
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Direzione <strong>Marina</strong> e Giornale:<br />
Tel 0565 42809 - Fax 0565 42824<br />
E<strong>di</strong>tore:<br />
COOP Scrl L’Ormeggio<br />
<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - Piombino<br />
Presidente: Ettore Galli<br />
Direttore:<br />
Aldo Linari<br />
Redazione:<br />
Giuseppe Andreoni<br />
Emanuele Bravin<br />
Alessandro Camerini<br />
Roberto Guerrieri<br />
Silvio Pucci<br />
Stampa:<br />
Myck press - Fornacette Pisa -<br />
Foto copertina:<br />
“Alberi a <strong>Salivoli</strong>”<br />
<strong>di</strong> Aldo Linari<br />
Collaborano a questo numero:<br />
Franco Cecchelli<br />
Carlo Stanzani<br />
La collaborazione al giornale è gratuita.<br />
Foto e testi anche se non pubblicati non<br />
si restituiscono.<br />
Chiuso in redazione il 16/11/2012<br />
LIII<br />
La “memoria” può far bene<br />
L'articolo che troverete all'interno sulla spe<strong>di</strong>zione italiana a Ushuaia<br />
nella Terra del Fuoco, mi ha incuriosito perché poco sapevo<br />
dell'impresa che il bolognese Borsari programmò e realizzò nel lontano<br />
1948. Ho visto in rete il programma che Minoli fece per “La storia siamo<br />
noi” ed ho apprezzato come fosse forte la voglia <strong>di</strong> reagire della nostra<br />
gente alla con<strong>di</strong>zione creatasi nell'imme<strong>di</strong>ato dopoguerra. Quell'evento<br />
fu un bell'esempio <strong>di</strong> organizzazione e capacità delle nostre imprese e<br />
maestranze e mostrò il volto operoso, positivo ed ottimista del nostro<br />
paese. Questo mi ha fatto riflettere.<br />
Le cose buone, anche eccellenti, troppo spesso finiscono per essere<br />
poco conosciute o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>menticate. Mentre dovrebbero servire<br />
come esempio per reagire nei momenti <strong>di</strong>fficili, come dovevano essere<br />
quelli della seconda metà degli anni 40 per l'Italia impoverita dal<br />
<strong>di</strong>sastro della guerra. Anche oggi si vivono momenti <strong>di</strong>fficili, la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita delle persone è sicuramente migliore, ma la volontà <strong>di</strong><br />
reagire lascia il posto sempre <strong>di</strong> più, ad un pessimismo crescente.<br />
Forse la ragione deve essere che, dopo una guerra rovinosa, la<br />
ricostruzione apre nuovi orizzonti ed infonde l'ottimismo <strong>di</strong> chi il peggio<br />
pensa <strong>di</strong> averlo passato. Noi invece la guerra, quella finanziaria, la<br />
stiamo ancora combattendo e sembra con risultati a fasi alterne, ora<br />
bene, ora meno.<br />
Un saluto dal Direttore<br />
Pag. 5 - <strong>Salivoli</strong> in il Doppio <strong>Marina</strong> Pag. Pag. 5 8 - Nave russa il <strong>Marina</strong> Pag. 11 5 - Fari: architettura il <strong>Marina</strong> e tenica<br />
Pag. 15 5 - Gli italiani in il Ushuaia <strong>Marina</strong> Pag. Pag.19 5 - Palmarola il <strong>Marina</strong><br />
Pag.<br />
Pag. Pag.23 21<br />
5 - Oscar Incompiuta il il gatto <strong>Marina</strong><br />
Pag. Pag. Pag. 5 25 6 - Rombo Fine mandato<br />
con il patate <strong>Marina</strong> Pag. Pag. Pag. 26 5 - Avventure 6 Fine e mandato<br />
viaggi il <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> mare<br />
3
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L O<br />
MARIN ADI SA<br />
IV<br />
LI<br />
Tutto ebbe inizio nel Giugno del 2011 quando il Club, su iniziativa del Consigliere Emanuele Bravin decise <strong>di</strong> organizzare una<br />
manifestazione destinata ad equipaggi in doppio. Quasi inaspettatamente, alla partenza si presentarono 18 barche e nacque così la<br />
prima "<strong>Salivoli</strong> per Due" su percorso <strong>Salivoli</strong> - Palmaiola - Cerboli - <strong>Salivoli</strong>.<br />
Tutti gli equipaggi rimasero entusiasti ed anche a terra ricor<strong>di</strong>amo un partecipata e <strong>di</strong>vertente premiazione, grazie anche alle attività del<br />
<strong>Marina</strong> che sponsorizzarono l'iniziativa con numerosi premi a sorteggio per tutti i partecipanti.<br />
A Settembre organizzammo una seconda prova, la "<strong>Salivoli</strong> - Rio <strong>Marina</strong>" dove sviluppammo l'idea <strong>di</strong> far terminare la veleggiata in un<br />
porto <strong>di</strong>verso dal nostro, in modo da vivere questa esperienza con il duplice spirito <strong>di</strong> agonismo e piacevolezza della vacanza. Il<br />
successo, grazie anche all'impagabile ospitalità degli amici della Rio Service e del Centro Velico Elbano, fu enorme: parteciparono 32<br />
barche, cosa che da tempo non si vedeva al nostro Club.<br />
Nel 2012 le tappe sono <strong>di</strong>ventate quattro e sono state collegate tra loro in una sorta <strong>di</strong> circuito che ha preso il nome <strong>di</strong> Trofeo "<strong>Salivoli</strong> in<br />
Doppio". I principi della manifestazione sono rimasti gli stessi, svolgimento delle prove nella bella stagione, tappe <strong>di</strong> breve percorrenza,<br />
porti <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong>versi da quello <strong>di</strong> partenza e rating semplificato e favorevole alle barche meno competitive. Anche l'aspetto economico è<br />
stato significativo per la buona riuscita della manifestazione: ogni tappa è costata 25 euro, un prezzo estremamente competitivo che non<br />
ha lasciato abili alla partecipazione.<br />
Questa iniziativa, numeri alla mano, ha visto partecipare 54 barche, con una me<strong>di</strong>a presenza <strong>di</strong> 28 partenti ad ogni prova e nella "<strong>Salivoli</strong> -<br />
Rio <strong>Marina</strong>" hanno preso il via ben 43 barche.<br />
Le barche misurano dai 6,40 metri ai 14,55 con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10,20 metri,<br />
cosa che fa intuire quanto sia eterogenea la flotta.<br />
Infatti a questa manifestazione, nonostante alla fine ci siano le classifiche, si<br />
partecipa per spirito <strong>di</strong> aggregazione, per fare nuovi amici, tant'è che ben 25<br />
barche sono venute da fuori il nostro marina e che almeno una decina <strong>di</strong><br />
armatori <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> si sono avvicinati al nostro Club. Abbiamo ulteriormente<br />
stretto rapporti con i Club <strong>di</strong> Scarlino, San Vincenzo e Rio <strong>Marina</strong> ed<br />
abbiamo avuto richieste <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare tappe <strong>di</strong> arrivo per la prossima e<strong>di</strong>zione<br />
da altri porti. Non so <strong>di</strong>re ad oggi se il prossimo anno replicheremo il<br />
successo <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione, si deve sempre tener <strong>di</strong> conto del "effetto<br />
entusiasmo" ma credo che comunque la "<strong>Salivoli</strong> in Doppio" possa andare a<br />
consolidarsi come una delle nostre caratteristiche manifestazioni.<br />
In tutto questo sono sicuro che i maggiori beneficiari siamo stati il nostro<br />
Club ed il <strong>Marina</strong>, che hanno goduto <strong>di</strong> una straor<strong>di</strong>naria visibilità ed<br />
immagine <strong>di</strong> efficienza.<br />
Abbiamo ipotizzato per il 2013 <strong>di</strong> aumentare a 6 le tappe del Trofeo: una<br />
ancora su <strong>Salivoli</strong> integrando il Thalas (che comunque rimarrà anche per<br />
equipaggi open) ed un'altra sull'Elba probabilmente a Marciana <strong>Marina</strong>.<br />
L'inizio del Trofeo sarà quin<strong>di</strong> a Maggio con due prove, due a Giugno e due a<br />
Settembre. EB<br />
Sala gremita<br />
Trofeo “<strong>Salivoli</strong> in Doppio”<br />
Resoconto <strong>di</strong> una straor<strong>di</strong>naria manifestazione<br />
<strong>di</strong> Emanuele Bravin<br />
Foto: Andrea Celati<br />
Emanuele Bravin consegna “il premio più piccolo alla<br />
barca più grande” a Fabrizio Serra armatore <strong>di</strong> Vagula<br />
5
Leonardo Servi armatore <strong>di</strong> Bluone<br />
(primo in categoria A e secondo classificato Overall)<br />
Stefano Gaggioli armatore <strong>di</strong> Attenti al lupo<br />
(secondo in categoria A e terzo classificato Overall)<br />
Daniele Gentili armatore <strong>di</strong> Quinto elemento<br />
(terzo in categoria A, ritira un premio a sorteggio)
Federico Esposito (Special Guest) con<br />
Michele Seravalle e Sergio Montecchi armatori <strong>di</strong> Idefix<br />
(vincitori del trofeo Overall e <strong>di</strong> categoria B)<br />
Stefano Poggetti armatore <strong>di</strong> Zu.bi.<br />
(Secondo classificato in categoria B)<br />
Elisa Murzi <strong>di</strong> Aguardente<br />
(terza classificata categoria B)
Lunedì 10 Settembre, mi trovavo a San Vincenzo all'ora del<br />
tramonto e rimasi incuriosito da un gruppo <strong>di</strong> persone che<br />
guardavano verso il mare aperto da Piazza Gramsci.<br />
Mi resi subito conto che la loro e poi la mia curiosità era<br />
rivolta verso un'enorme barca a forma <strong>di</strong> sottomarino a c.a<br />
500/600 metri dalla riva.<br />
Il giorno dopo feci subito una piccola ricerca in internet per<br />
scoprire che lo yacht incriminato si chiamava “A”, si aggira<br />
su un costo <strong>di</strong> 400 milioni <strong>di</strong> Euro ed appartiene ad un<br />
magnate russo <strong>di</strong> 36 anni “Andrey Melnichenko” che<br />
secondo la rivista americana “Forbes” è al n° 158 fra gli<br />
uomini più ricchi del mondo.<br />
Il nome <strong>di</strong> questo yacht in omaggio alla moglie Aleksandra,<br />
è <strong>di</strong> una lunghezza <strong>di</strong> 390 pie<strong>di</strong> (119 metri), largo c.a 19 m,<br />
con un <strong>di</strong>slocamento <strong>di</strong> 6.000 tonnellate, velocità <strong>di</strong><br />
crociera <strong>di</strong> 25 no<strong>di</strong>, autonomia 6.500 miglia nautiche,<br />
costruita in 5 anni dai cantieri tedeschi Blohm+Voss varata<br />
nel 2008 e <strong>di</strong>segnata dal noto architetto Philippe Starck.<br />
All'interno ci sono 42 camere e sei suites, tre piscine <strong>di</strong> cui<br />
una con fondo trasparente che si può trasformare in<br />
<strong>di</strong>scoteca, un garage per scafi, barche ed elicotteri.<br />
Due tender <strong>di</strong> 9 e 11 mt <strong>di</strong> cui quest'ultimo ispirato al<br />
motoscafo “Virtuelle” del 1977.<br />
La prua è munita <strong>di</strong> rompighiaccio per le traversate polari,<br />
arricchiscono il tutto alcuni accessori come: rubinetti nelle<br />
cabine da 40.000 Euro, le paratie in argento, sistema <strong>di</strong><br />
telecamere a circuito chiuso per finire una super<br />
piattaforma che consente all'elicottero privato <strong>di</strong> decollare e<br />
atterrare a bordo anche in pieno oceano.<br />
Questa imbarcazione per la sua forma da una sensazione<br />
<strong>di</strong> pulizia estrema, può sembrare, un aereo caccia militare o<br />
una specie <strong>di</strong> sottomarino, per questo motivo è stata<br />
definita la “più amata e o<strong>di</strong>ata nave sul mare”. GA<br />
8<br />
Navi e Velieri <strong>di</strong> Giuseppe Andreoni<br />
La nave Russa a San Vincenzo<br />
Foto: Giuseppe Andreoni
Il tender<br />
“A” <strong>di</strong> fronte a San Vncenzo (Foto: GA)<br />
9
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I Fari<br />
Architettura ed evoluzione tecnica<br />
<strong>di</strong> Franco Cecchelli<br />
La loro origine è antica, dai documenti<br />
conosciuti essi si possono far risalire intorno<br />
Il Colosso <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong><br />
all'anno 8000 a.C.; erano segnalazioni<br />
realizzate con fuochi accesi sulle alture<br />
alimentati dalla legna senza particolari regole<br />
<strong>di</strong> segnalazione, criteri, or<strong>di</strong>ne e continuità.<br />
Nascono per aiutare il navigante a trovare la<br />
sua via, evitargli i pericoli che la navigazione<br />
dei tempi presentava. Rappresentavano utili<br />
riferimenti per i naviganti dell'epoca che,<br />
basandosi essenzialmente su una<br />
navigazione a vista, <strong>di</strong> notte andavano in<br />
grosse <strong>di</strong>fficoltà quando si avvicinavano alle<br />
coste o in zone dove vi erano delle secche.<br />
Erano segnalazioni attese da chi andava per<br />
mare, ma non sempre garantite.<br />
Nel Me<strong>di</strong>terraneo, già intensamente navigato<br />
nell'antichità, questi erano abbastanza<br />
frequenti. Tra i più antichi e famosi, da cui<br />
deriverà in seguito il nome “faro”, ricor<strong>di</strong>amo<br />
quello <strong>di</strong> Alessandria d'Egitto. Eretto<br />
sull'isoletta <strong>di</strong> Pharos nel 279 a.C. per volere<br />
dei due Tolomei, fu inaugurato da Filadelfo<br />
detto anche Tolomeo II. Il faro era stato<br />
consacrato a favore dei navigatori e dei<br />
Dioscuri, Castore e Polluce (<strong>di</strong>vinità della luce)<br />
che i naviganti credevano <strong>di</strong> vedere, durante le tempeste, sulla enormi bracieri. La sua efficacia, pare che il fascio <strong>di</strong> luce<br />
cima dell'albero maestro.<br />
arrivasse a circa 25 mg., era accresciuta da enormi specchi<br />
In realtà essi vedevano i fuochi fatui, fenomeno elettrico dovuto concavi inventati appositamente da Archimede. La fama del faro<br />
alla concentrazione sui pennoni delle cariche elettrostatiche si <strong>di</strong>ffuse rapidamente nel mondo antico ed era annoverata tra le<br />
presenti nell'aria quando si formano i temporali.<br />
più colossali costruzioni greche. Scarse sono le testimonianze<br />
La fiamma del faro, alta sull'orizzonte, sembrava ad essi grafiche relative alla sua forma: si sono trovate alcune<br />
l'apparizione delle <strong>di</strong>vinità protettrici. La luce emessa era ottenuta raffigurazioni su qualche moneta e su qualche mosaico. Secondo<br />
bruciando legno resinoso e gran<strong>di</strong> torce oppure oli minerali in le testimonianze dell'epoca era alto circa 120 metri, con la parte<br />
terminale sormontata da una statua, forse<br />
attribuibile ad Alessandro Magno. Si sa che<br />
dopo l'anno mille era ancora in pie<strong>di</strong>; in seguito,<br />
con l'occupazione dell'Egitto da parte degli<br />
arabi, l'ultimo piano fu <strong>di</strong>strutto e trasformato in<br />
moschea. Negli anni seguenti cadde in rovina<br />
fino al suo crollo definitivo nel 1303 a causa <strong>di</strong><br />
un terremoto. L'ultima possibile raffigurazione<br />
la si può trovare in un mosaico nella cappella <strong>di</strong><br />
san Zeno in San Marco a Venezia (ve<strong>di</strong><br />
immagine) nella quale si vede il faro e una nave<br />
con l'evangelista al timone.<br />
Secondo faro citato come una meraviglia del<br />
mondo è il Colosso <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>; i documenti arrivati<br />
a noi lo descrivono come una imponente figura<br />
umana posta a cavallo dell'ingresso del porto,<br />
con un grande braciere tenuto tra le braccia.<br />
Fu eretto intorno al 300 a.C. ma ebbe vita breve<br />
perché crollò a seguito <strong>di</strong> un terremoto nel 226<br />
a.C. Sia per le sue <strong>di</strong>mensioni esagerate sia<br />
per la sua forma esso non può essere<br />
considerato un antesignano delle moderne<br />
architetture dei fari.<br />
Al contrario il faro <strong>di</strong> Alessandria ne può essere<br />
ritenuto un archetipo dei fari costruiti in epoche<br />
Il Faro <strong>di</strong> Alessandria<br />
successive.<br />
11
Smoky Cape<br />
Le caratteristiche principali che da sempre caratterizzano un faro<br />
sono la posizione e la visibilità. La sua struttura, pensata per<br />
renderlo il più resistente possibile agli agenti atmosferici, è vistosa<br />
ma mai monumentale, solitaria e misteriosa. Il faro è un “essere”<br />
labile che ci presenta la sua concretezza materiale là dove<br />
“l'orizzontalità” del mare incontra la sua struttura; là dove il vento, il<br />
mare e la terra sono elementi <strong>di</strong> incontro e scontro; là sorgono i<br />
fari. La loro verticalità testimonia la volontà dell'uomo <strong>di</strong><br />
partecipare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da questo scontro.<br />
La struttura architettonica <strong>di</strong> un faro è normalmente composta da<br />
tre parti <strong>di</strong>stinte: un basamento, una parte centrale e un<br />
coronamento.<br />
Il basamento è costituito normalmente da un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> servizio,<br />
a<strong>di</strong>bito ad alloggio del guar<strong>di</strong>ano del faro e a volte della sua<br />
famiglia; esso costituisce l'ingresso del complesso ma non<br />
sempre è integrato con la torre. In vari casi risulta esterno, talvolta<br />
collegato alla torre da un passaggio talaltra completamente<br />
in<strong>di</strong>pendente come il faro <strong>di</strong> Smoky Cape in Australia, esempio <strong>di</strong><br />
questo tipo <strong>di</strong> struttura. Il famoso faro del Fastnet, situato a sud<br />
Bishop Rock<br />
Fastnet<br />
12<br />
dell'Irlanda, testimone <strong>di</strong> molte Admiral's Cup tra le quali quella<br />
tragica dove perirono molte persone e il faro <strong>di</strong> Bishop Rock sono<br />
due esempi <strong>di</strong> struttura pensata per resistere alla furia del mare e<br />
dove il basamento fa parte della struttura centrale.<br />
Situati in mezzo al mare sono progettati per offrire la minor<br />
resistenza possibile alle onde.<br />
Il Forte Stella <strong>di</strong> Portoferraio è invece un esempio <strong>di</strong> architettura<br />
integrata, non molto alto, facente parte del perimetro del forte ma<br />
in qualche modo da esso in<strong>di</strong>pendente.<br />
Il linguaggio della struttura <strong>di</strong> base è spesso collegato alla<br />
architettura del luogo dove sorge molto <strong>di</strong> più della torre; nel caso<br />
<strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni si è cercato <strong>di</strong> attenuarne<br />
l'impatto visivo ricorrendo a decorazioni o colorazioni <strong>di</strong> vario tipo.<br />
La parte centrale è normalmente costituita da una torre in<br />
muratura, in cemento armato o da traliccio metallico, la cui altezza<br />
varia a seconda della sua posizione rispetto alla superficie del<br />
mare e in funzione della portata luminosa richiesta.<br />
Di solito sono torri alte in mezzo al mare o su zone pianeggianti e<br />
relativamente basse se poste su promontori; ma la regola non è<br />
generale perché sia il faro dei “Pisani” a Livorno, la Lanterna <strong>di</strong><br />
Genova e il Faro <strong>di</strong> Trieste pur situati in posizioni <strong>di</strong>verse hanno<br />
tutti una rilevante altezza.<br />
All'interno delle torri è alloggiata una scala, normalmente<br />
elicoidale, che porta alla camera <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a o “dell'orologio” dove è<br />
posizionato il centro <strong>di</strong> controllo del fascio luminoso. Sulla<br />
facciata della torre e intorno all’”orologio” vi sono normalmente<br />
aperture e ballatoi necessari per la manutenzione e la pulizia dei<br />
vetri che proteggono la lampada. Vetri <strong>di</strong> grande spessore per<br />
resistere alla furia degli elementi.<br />
La struttura <strong>di</strong> queste torri è normalmente composta da pietre o da<br />
mattoni, tenuti insieme da malta idraulica che ha un'ottima<br />
resistenza agli agenti atmosferici .<br />
La torre è normalmente rivestita <strong>di</strong> un<br />
intonaco bianco anche se non<br />
mancano casi <strong>di</strong> rivestimento in pietra<br />
(es. la Rocchetta <strong>di</strong> Piombino, lo<br />
Scoglietto <strong>di</strong> Portoferraio, il Faro <strong>di</strong><br />
Livorno etc.).<br />
Tuttavia sia per snellirla che per<br />
conferirgli una maggior visibilità <strong>di</strong><br />
giorno si usa pitturarla con strisce<br />
bianche e rosse, sia orizzontali che<br />
verticali (foto a destra), o a scacchi<br />
bianchi e neri etc.
La parte terminale del faro è costituita dal<br />
coronamento; qui vi è il cuore funzionale del<br />
faro, la lanterna, accessibile tramite una scala in<br />
ferro situata nella camera <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a.<br />
Costituito da un basamento in muratura sulla<br />
quale sorge la parte in vetro, ha una struttura<br />
portante metallica. Nella camera vi è l'apparato<br />
ottico dove è posizionato il <strong>di</strong>spositivo che<br />
emette il fascio <strong>di</strong> luce; esso è <strong>di</strong> solito a pianta<br />
circolare anche se vi sono esempi <strong>di</strong> pianta<br />
quadra o poligonale (la forma <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong><br />
ottica che può essere fissa o rotante).<br />
Prima <strong>di</strong> addentrarci sulla evoluzione avuta nei<br />
secoli dal sistema <strong>di</strong> segnalazione luminosa,<br />
segnaliamo che accanto alle strutture<br />
architettoniche dei fari sinteticamente descritte<br />
vi sono almeno altre due tipologie da ricordare e<br />
precisamente il faro su fortezza (es: Il faro del<br />
Falcone) e il faro a traliccio.<br />
Esempio <strong>di</strong> faro a traliccio<br />
Dopo aver descritto I progressi furono imme<strong>di</strong>ati, prima con sistemi <strong>di</strong> tamburi ottici<br />
molto sintetica- convergenti, successivamente facendo ruotare un profilo Fresnel<br />
mente le varie attorno al proprio asse: le ottiche ruotavano.<br />
tipologie architetto- L'accoppiata delle nuove ottiche con nuovi sistemi illuminanti <strong>di</strong><br />
niche dei fari è tipo puntiforme (gas o petrolio) aumentarono enormemente la<br />
arrivato il momento potenza del fascio aumentandone le portate.<br />
<strong>di</strong> parlare del cuore Per poter <strong>di</strong>fferenziare i fari uno dall'altro, furono adottate <strong>di</strong>verse<br />
del faro, della sua combinazioni nella <strong>di</strong>sposizione e nel numero dei pannelli ottici e<br />
anima o del suo nei sistemi per variare l'intensità luminosa.<br />
“DNA” se volete. Sì Il petrolio venne in seguito sostituito dall'acetilene che<br />
perché ogni faro ha immagazzinato in grosse bombole garantiva una migliore<br />
una sua caratteriz- affidabilità <strong>di</strong> funzionamento del faro e una maggior portata dovuta<br />
zazione luminosa alla maggior intensità della fiamma.<br />
che contrad<strong>di</strong>stin- Con l'acetilene ci avviciniamo all'epoca dei fari automatici.<br />
gue dagli altri. L'acetilene, molto esplosivo, era in origine calmierato<br />
I fari ci parlano <strong>di</strong> miscelandolo con l'acetone e raffreddandolo; restava comunque<br />
notte con i loro molto delicato da maneggiare e trasportare.<br />
messaggi luminosi, Il fisico svedese Nils Gustaf Dalén, premio nobel nel 1912, inventò<br />
messaggi unici che rimettendoci la vista per un incidente un materiale rivoluzionario,<br />
li caratterizzano. l'agamassan, una sorta <strong>di</strong> substrato poroso che racchiuso in<br />
Possono essere bombole d'acciaio, assorbiva l'acetilene in maniera sicura e ne<br />
f i s s i , r o t a n t i , consentiva il trasporto in sicurezza. Questa invenzione dette<br />
l a m p e g g i a n t i , luogo alla <strong>di</strong>ffusione dell'acetilene che oltre tutto, rispetto al GPL<br />
colorati in rosso o anch'esso usato, ha la caratteristica <strong>di</strong> raggiungere il suo<br />
verde, ma tutti con una ben precisa co<strong>di</strong>fica. massimo <strong>di</strong> intensità in pochi decimi <strong>di</strong> secondo contro i 5/7<br />
Come <strong>di</strong>cevamo, nell'antichità questi amici dei marinai erano secon<strong>di</strong> del GPL.<br />
realizzati con la luce fornita da bracieri alimentati o con legna o da Sempre a Dalén si deve l'invenzione nel 1905 <strong>di</strong> una valvola, detta<br />
olii <strong>di</strong> varia natura. Immaginiamo il lavoro necessario agli addetti “valvola solare”, antesignana dei moderni sistemi a fotocellula.<br />
per tenerli in funzione con tutti i tempi! Essa si compone <strong>di</strong> quattro barre <strong>di</strong> acciaio contenute in un tubo <strong>di</strong><br />
Ad Alessandria potenziarono il fascio con specchi concavi; l'uso <strong>di</strong> vetro: quella posta più in basso è annerita, le tre più in alto sono<br />
olio combustibile bruciato in lampade ne permise il riparo dalle dorate e molto lucide per riflettere la luce. La barra nera assorbe la<br />
intemperie ponendole in appositi ricoveri con vetrate rivolte verso luce e scaldandosi si espande chiudendo la valvola <strong>di</strong> erogazione<br />
il mare. L'aumento della potenza luminosa fu ottenuto del gas; con la sera essa si raffredda e la riapre.<br />
aumentando il numero degli stoppini e la loro altezza sul mare. La In questo modo si ottenne un risparmio notevole del gas e la<br />
loro portata era comunque minima e tale rimase fino a che in tempi possibilità <strong>di</strong> posizionare questi segnalatori luminosi in posti<br />
moderni, XVIII secolo, non furono adottati specchi metallici inaccessibili aprendo la strada ai fari automatici.<br />
riflettori a parabola. Questa innovazione portò<br />
ad una moltiplicazione delle lanterne ed al loro<br />
posizionamento su un cilindro rotante che<br />
consentiva l'invio <strong>di</strong> fasci luminosi.<br />
Agli olii combustibili subentrarono poi i vapori<br />
<strong>di</strong> petrolio e il gas <strong>di</strong> carbone. Le portate erano<br />
però ancora basse; la svolta si ebbe nel 1822<br />
quando il fisico francese Agostino Fresnel<br />
(1788-1826) inventò una speciale lente a<br />
gra<strong>di</strong>ni che consentiva <strong>di</strong> far convergere il<br />
fascio luminoso: la Lente <strong>di</strong> Fresnel (ve<strong>di</strong><br />
figura in alto).<br />
Lente <strong>di</strong> Fresnel<br />
Valvola solare<br />
13
In seguito, nel XX sec. si ha l'arrivo della<br />
corrente elettrica che si affiancò e poi sostituì<br />
l'acetilene in tutti quei luoghi dove poteva<br />
essere portata.<br />
L'acetilene continuò ad essere ancora usata<br />
nei fari isolati posti in luoghi inaccessibili o<br />
sulle rocce in mezzo al mare; questa<br />
innovazione garantì una maggiore affidabilità<br />
e continuità <strong>di</strong> funzionamento dei fari.<br />
Le lampa<strong>di</strong>ne si sono evolute passando da<br />
quelle a filamento ad incandescenza a quelle<br />
allo xeno, luminose ma pericolose perché<br />
possono esplodere, a quelle alogene da<br />
1000W come quella <strong>di</strong> Palmaiola.<br />
L'evoluzione tecnologica sta portando alla<br />
sostituzione delle ottiche rotanti con luci fisse<br />
ad impulsi o da pannelli a LED, pilotati da<br />
impulsi elettronici e alimentate tramite grossi<br />
pacchi <strong>di</strong> accumulatori (batterie) alimentate<br />
tramite pannelli solari.<br />
Noi abbiamo un esempio <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong><br />
alimentazione a Palmaiola, ora in esercizio<br />
dopo più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> sosta. Questa<br />
evoluzione tecnica ha portato alla progressiva<br />
scomparsa dei guar<strong>di</strong>ani del faro anticamente<br />
costituiti da schiavi, poi in molti casi da monaci<br />
e in seguito da professionisti.<br />
Questa figura ha sempre suscitato in noi un<br />
grande rispetto e ammirazione e anche un po'<br />
<strong>di</strong> ingenua invi<strong>di</strong>a. Nella foto una signora<br />
intenta alla pulizia della lente <strong>di</strong> Fresnel <strong>di</strong> un<br />
faro ad incandescenza.<br />
Concludo questa mia sintetica scorribanda,<br />
consapevole <strong>di</strong> avere tralasciato tante notizie,<br />
confidente però che questo rappresenterà uno<br />
stimolo per molti <strong>di</strong> voi ad approfon<strong>di</strong>re<br />
l'argomento.<br />
14<br />
Vi lascio con la foto <strong>di</strong> un famoso faro situato a sud <strong>di</strong> San<br />
Francisco “Pigeon Point Lighthouse” da me effettuata questa<br />
estate. Buon vento a tutti. FC
Cronache dalla Terra del Fuoco<br />
Gli italiani in Ushuaia <strong>di</strong> Carlo Stanzani<br />
(Prima parte)<br />
Introduzione <strong>di</strong> Aldo Linari<br />
Ho conosciuto il prof. Carlo alla<br />
fine <strong>di</strong> questa estate al Cavo, per<br />
motivi professionali.<br />
Parlando delle varie esperienze<br />
della vita, mi ha raccontato un po'<br />
della sua storia, iniziata tanti anni<br />
fa in sud America e precisamente<br />
in una Terra del Fuoco Argentina,<br />
lontana da quella immagine<br />
turistica come oggi ci appare.<br />
Gli chiesi se voleva scrivere <strong>di</strong><br />
quella terra e <strong>di</strong> quel tempo, sul<br />
nostro giornale e lui accettò<br />
volentieri.<br />
Prima <strong>di</strong> leggere il suo articolo corredato con delle bellissime immagini in bianco e nero d'epoca, credo sia utile fornire<br />
alcune immagini ed informazioni sulla Ushuaia <strong>di</strong> oggi.<br />
Ushuaia è la capitale della provincia Argentina della Terra del Fuoco e, con i suoi circa 65000 abitanti, è la città più a sud del<br />
mondo. Si trova sulla costa meri<strong>di</strong>onale dell'Isola Grande tra i monti Martial ed il canale <strong>di</strong> Beagle. Da prima fu centro <strong>di</strong><br />
detenzione per criminali pericolosi; chiuso il carcere nel 1947, <strong>di</strong>venne, grazie alle imprese italiane, importante luogo <strong>di</strong><br />
produzione <strong>di</strong> legname per la ricchezza <strong>di</strong> boschi. Oggi è una città votata al turismo <strong>di</strong> grande qualità. Sono da visitare oltre i<br />
luoghi <strong>di</strong> selvaggia bellezza, il museo della Fine del Mondo ed il Museo Marittimo, realizzato dentro l'antico carcere.<br />
Il materiale e l’argomento sono tali che serviranno due puntate. Buona lettura AL<br />
15
Viaggi <strong>di</strong> Gulliver <strong>di</strong> Silvio Pucci<br />
Palmarola: un’oasi aperta al pubblico<br />
Veduta <strong>di</strong> Palmarola<br />
A metà Settembre sul finire dell'estate avevo programmato Tuttavia quello che in questo viaggio si è rivelata una<br />
una gita all'isola <strong>di</strong> Ponza ormai libera dai numerosi scoperta inaspettata è stata l'isola <strong>di</strong> Palmarola un insieme<br />
vacanzieri che la frequentano.Sicuramente una stupenda <strong>di</strong> rocce e falesie <strong>di</strong> origine vulcanica circondate da un mare<br />
isola con il suo incantevole paese dalle case colorate e la <strong>di</strong> un colore fantastico. Palmarola è totalmente <strong>di</strong>sabitata,<br />
doppia passeggiata che percorre il porto per tutta la sua salvo pochi turisti nel periodo estivo, non vi è acqua né<br />
lunghezza. corrente elettrica, è presente tuttavia un ristorante.<br />
Passaggio tra le falesie
Case nella roccia<br />
Non vi è alcun approdo per le imbarcazioni salvo gettare<br />
l'ancora a Cala del Porto unica baia sabbiosa per poi<br />
raggiungere la costa sul tender.<br />
Ma ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> descrivere Palmarola per quella che è la mia<br />
personale esperienza.<br />
Si giunge da Ponza dopo una navigazione <strong>di</strong> circa sei<br />
miglia, si inizia il periplo dell'isola da Sud. Occorre<br />
imme<strong>di</strong>atamente fare attenzione alla secca degli Zirri che<br />
sale sino a cinquanta centimetri dalla superficie del mare,<br />
ed è abbastanza visibile perché crea sempre qualche<br />
frangente. Si gira intorno a Punta <strong>di</strong> Mezzogiorno e si<br />
procede verso Nord.<br />
20<br />
Si naviga lungo una costa alta e frastagliata e si comprende<br />
da subito la <strong>di</strong>fficile accessibilità all'isola, ma sono presenti<br />
anche fantastiche baie con acqua indescrivibile ove poter<br />
ancorare, sino a quando non si giunge a Cala del Porto un<br />
fantastico riparo con un incantevole spiaggia <strong>di</strong> piccoli<br />
sassi.<br />
Dal mare si intravede il ristorante “O Francese” ed alcune<br />
abitazioni scavate nella roccia, oltre una villa sulla sinistra<br />
della baia nascosta da alcune palme. Scesi a terra<br />
appren<strong>di</strong>amo come le piccole abitazioni nella roccia sono le<br />
vecchie case degli operai addetti alla estrazione <strong>di</strong><br />
Cala del porto
Costa orientale<br />
minerale, attività che avveniva in tempi ormai remoti, e che<br />
avevano ritenuto più conveniente e certamente più<br />
economico scavare <strong>di</strong>rettamente le proprie abitazioni nella<br />
roccia, anziché trasportarvi il materiale per la loro<br />
costruzione.<br />
Alcuni <strong>di</strong> queste abitazioni possono essere affittate nel<br />
periodo estivo, facendo riferimento al titolare del ristorante.<br />
Cala del Porto è l'unico posto dell'isola ove sono presenti<br />
poche costruzioni.<br />
La baia è sovrastata da un alto scoglio sulla cui sommità si<br />
trova un piccolo eremo raggiungibile da una scalinata<br />
intagliata nella roccia il cui accesso si trova dalla parte del<br />
mare e raggiungile solo in barca, all'interno, che non ho<br />
visitato, mi è stato riferito, si trovano numerosi ex voto.<br />
Costa orientale<br />
La piccola chiesetta è de<strong>di</strong>cata a San Silverio protettore<br />
dell'isola <strong>di</strong> Ponza.<br />
Lasciata Cala del Porto e girata Punta Tramontana si torna<br />
a Sud percorrendo la parte orientale dell'isola<br />
caratterizzata da forme <strong>di</strong> basalti colonnari con pareti a<br />
picco e una serie infinita <strong>di</strong> profonde e minuscole calette<br />
ove all'interno <strong>di</strong> una questa troviamo ormeggiato in totale<br />
solitu<strong>di</strong>ne un bel catamarano che sembra sospeso<br />
sull'acqua cristallina.<br />
Ovviamente sono indescrivibili i fondali visitati con<br />
maschera e pinne, le numerose grotte passanti ricoperte <strong>di</strong><br />
pomodori <strong>di</strong> mare. In una prateria <strong>di</strong> gorgonie nuotava<br />
placido uno scorfano enorme. Un luogo in cui sicuramente<br />
ritornare. SP<br />
Costa orientale<br />
21
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Curiosità <strong>di</strong> Emanuele Bravin<br />
Oscar il gatto<br />
Oscar (in alcuni casi scritto Oskar) è stato un gatto che ha prestato In seguito venne affidato all'equipaggio del HMS Lightning, per poi<br />
servizio sia nella Kriegsmarine che nella Royal Navy durante la tornare sul HMS Legion dal quale era stato tratto in salvo ai tempi<br />
seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. dell'affondamento del Cossack. Il Legion sarebbe stato affondato<br />
All'epoca il ruolo <strong>di</strong> gatto della nave era una posizione riconosciuta l'anno successivo, e il Lightning due anni dopo, nel 1943.<br />
ufficialmente da <strong>di</strong>verse marine. Ciò per motivi scaramantici e per Dopo l'affondamento dell'Ark Royal, Oscar fu trasferito agli uffici<br />
il rispetto <strong>di</strong> un'antica tra<strong>di</strong>zione ma anche per combattere i del Governatore <strong>di</strong> Gibilterra e poi rimpatriato nel Regno Unito per<br />
ro<strong>di</strong>tori; infatti, l'uso <strong>di</strong> gatti sulle unità navali è una consuetu<strong>di</strong>ne essere affidato ad un marinaio <strong>di</strong> Belfast. Morì nel 1955.<br />
<strong>di</strong>ffusa sin dall'epoca fenicia. Nella marina inglese questa Oscar è protagonista <strong>di</strong> un ritratto (Oscar, il gatto della Bismarck)<br />
consuetu<strong>di</strong>ne si è mantenuta fino al 1975. eseguito dall'artista Georgina Shaw-Baker, <strong>di</strong> proprietà del<br />
Per essere sopravvissuto all'affondamento delle tre navi più National Maritime Museum <strong>di</strong> Greenwich.<br />
importanti sulle quali è stato imbarcato, Oscar è stato In epoca moderna, il ruolo <strong>di</strong> "gatto della nave" - come mascotte e<br />
soprannominato dai marinai inglesi "Unsinkable Sam" (Sam per il controllo delle infestazioni <strong>di</strong> topi, specialmente in tempo <strong>di</strong><br />
l'inaffondabile). guerra - è effettivamente attestato o suggerito da alcuni resoconti<br />
Oscar era un gatto a chiazze bianche e nere, <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> un e fotografie, ma come riportato da Frank Allen della HMS Hood<br />
ignoto marinaio in servizio sulla nave da battaglia Bismarck Association, alcuni ricercatori ritengono inventata o esagerata la<br />
durante il suo primo e unico viaggio nel maggio del 1941. storia del gatto Oscar sia per l'insufficienza <strong>di</strong> evidenze<br />
La Bismarck fu affondata in mare aperto dopo una lunga caccia e documentali che per alcune contrad<strong>di</strong>zioni tra i resoconti e<br />
un intenso cannoneggiamento ad opera della marina inglese, il 27 incongruenze nella <strong>di</strong>namica degli avvenimenti.<br />
maggio sopravvissero all'affondamento solo 115 marinai su oltre EB<br />
2200 imbarcati. Il gatto fu trovato ore dopo<br />
l'affondamento, appollaiato su un asse<br />
Gatti a Baratti (Foto: Mario Pelagatti)<br />
galleggiante; esso venne recuperato<br />
dall'equipaggio del cacciatorpe<strong>di</strong>niere<br />
HMS Cossack che lo adottò. Il gatto fu<br />
ribattezzato Oscar dall'equipaggio inglese.<br />
Oscar rimase a bordo del Cossack per<br />
alcuni mesi, durante i quali la nave agì<br />
come unità <strong>di</strong> scorta nel Me<strong>di</strong>terraneo e nel<br />
Nord Atlantico. Il 24 ottobre 1941 il<br />
Cossack fu intercettato dall'U-Boot U-563<br />
durante una missione <strong>di</strong> scorta ad un<br />
convoglio da Gibilterra al Regno Unito.<br />
Esso fu colpito da un siluro, subì danni<br />
gravi che ne compromisero la stabilità: la<br />
prua era stata danneggiata per circa un<br />
terzo della lunghezza della nave,<br />
causando 159 vittime.<br />
Il cacciatorpe<strong>di</strong>niere HMS Legion tentò <strong>di</strong><br />
portare a traino la nave danneggiata,<br />
tuttavia un peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni<br />
meteo fece fallire il tentativo. Dopo<strong>di</strong>ché<br />
l'equipaggio, compreso il gatto Oscar, fu<br />
tratto in salvo dal Legion mentre il Cossack<br />
affondava il 27 ottobre al largo <strong>di</strong> Gibilterra.<br />
Soprannominato Unsinkable Sam, venne<br />
riassegnato alla portaerei HMS Ark Royal,<br />
che aveva partecipato all'affondamento<br />
della Bismarck.<br />
Durante un viaggio <strong>di</strong> ritorno dal<br />
Me<strong>di</strong>terraneo centrale, dove aveva<br />
lanciato degli aerei <strong>di</strong> rinforzo verso Malta,<br />
il 14 novembre 1941 la Ark Royal venne<br />
silurata dall'U-81. Ogni tentativo <strong>di</strong> traino<br />
del relitto fallì per via della <strong>di</strong>mensione<br />
delle falle e la nave si capovolse a trenta<br />
miglia dalla costa <strong>di</strong> Gibilterra.<br />
L'affondamento fu abbastanza lento da<br />
permettere <strong>di</strong> salvare tutto l'equipaggio,<br />
con l'eccezione <strong>di</strong> un solo uomo.<br />
Unsinkable Sam fu recuperato dall'acqua,<br />
aggrappato ad un asse <strong>di</strong> legno<br />
proveniente da una lancia <strong>di</strong>strutta,<br />
"arrabbiato ma abbastanza in salute"<br />
23
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del commercio de i laminati<br />
zincati, preverni ciati e neri ,<br />
ha conoscu i to un o svilupp o<br />
costante negli ann i.<br />
Essere competitivi i n u n<br />
mercato com e qu ello<br />
sideru rgico non è certo cosa<br />
faci le. Le continue oscillazioni del pre zzo<br />
del l’acciaio impongono strategie che vann o oltr e l a<br />
cap acità d i mantenere prezzi concorrenzial i . Un a<br />
profonda conoscenza del settor e, una costante <strong>di</strong>sponibilità d i materiale, un a vas ta gamma produtti va, ma<br />
soprattutto serietà, af fidabilità e rapi<strong>di</strong>t à nelle consegn e , son o alcun e delle caratteristiche che hann o<br />
contrad<strong>di</strong>stinto la nostra società e ch e , cre<strong>di</strong>a mo, possono continuare a farla preferir e.<br />
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Sbucciate ed affettate 1 kg. <strong>di</strong> patate.<br />
Ponete la metà delle fette <strong>di</strong> patate sul fondo <strong>di</strong><br />
una casseruola ben unta e sufficientemente<br />
grande, aggiungete abbondanti pezzi <strong>di</strong><br />
pomodoro e poi adagiatevi sopra il rombo ben<br />
pulito, praticando qualche incisione nella carne,<br />
1 kg. <strong>di</strong> pesce è sufficiente per quattro persone.<br />
Ungete la superficie del pesce con olio <strong>di</strong> oliva,<br />
aggiungete un mezzo bicchiere <strong>di</strong> vino bianco,<br />
possibilmente secco, salate e pepate.<br />
Coprite il rombo con le restanti fette <strong>di</strong> patate ed<br />
altri pezzi <strong>di</strong> pomodoro.<br />
Spolverizzate tutto con un trito <strong>di</strong> prezzemolo e<br />
basilico e due cucchiai abbondanti <strong>di</strong> pan<br />
grattato. Infornate a forno ben caldo e lasciate<br />
cuocere per trenta minuti. SP<br />
La Kambusa <strong>di</strong> Silvio Pucci<br />
Rombo con patate<br />
25
26<br />
Mario Spagnol<br />
Questa è un'antologia <strong>di</strong> racconti <strong>di</strong> mare<br />
autobiografici, vanno dalla metà del Quin<strong>di</strong>cisemo<br />
secolo fino alla metà del Ventesimo. I vari scritti<br />
appartengono a personaggi famosi,<br />
cronologicamente iniziano con Annone Cartaginese<br />
“Al<strong>di</strong>là delle Colonne d'Ercole” fino ad arrivare a<br />
Giovanni Comisso “Piccolo Cabotaggio adriatico”.<br />
Nomi più conosciuti e importanti sono quelli <strong>di</strong><br />
Antonio Pigafetta “Il primo viaggio intorno al mondo”,<br />
Francisco da Zarate “Incontro in mare con Drake”.<br />
James Cook “Nel Pacifico e nell'Antartico”, Giuseppe<br />
Garibal<strong>di</strong> “L'ultimo Corsaro”, Joseph Conrad<br />
“Epitaffio per l'arte della vela”.<br />
Queste storie, memorie e <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> bordo sono<br />
profondamente vere e risalta la fatica, il desiderio,<br />
spesso l'incoscienza che occorreva nel passato per<br />
navigare certi mari con il rischio finale <strong>di</strong> finire in<br />
trage<strong>di</strong>a.<br />
Nel racconto “Il fuoco a bordo <strong>di</strong> Willem Isbrantz<br />
Bontekoe 1619, dopo l'incen<strong>di</strong>o sul veliero 66 uomini<br />
si ritrovano naufraghi sulla scialuppa ecco un<br />
estratto. “Eravamo 66 e ci guardavam l'un l'altro con<br />
occhi tristi, e desolati, come si può ben credere <strong>di</strong><br />
persone che si morivano <strong>di</strong> fame e <strong>di</strong> sete, ne<br />
vedeano più venir né gabbiani, ne pioggia. Sul punto<br />
che la <strong>di</strong>sperazione cominciava a succedere alla<br />
tristezza, si videro come sorger dal mare in gran<br />
numero de' pesci volanti, della grandezza de' più<br />
grossi aselli, che volarono anco nella scialuppa.<br />
NARRATIVA E SAGGISTICA<br />
<strong>di</strong> Giuseppe Andreoni<br />
Avventure e viaggi <strong>di</strong> mare<br />
La storia del mare narrata dai suoi protagonisti<br />
Autori: Giampaolo Dossena e Mario Spagnol<br />
E<strong>di</strong>tore: Tea Due<br />
Giampaolo Dossena<br />
Ciascuno vi si avventò, e furon <strong>di</strong>stribuiti, e mangiati<br />
cru<strong>di</strong>. Quest'eran un leggero sussi<strong>di</strong>o: ma intanto<br />
non v'eran infermi, cosa tanto più strana, quanto che<br />
malgrado i miei consigli aveano già alcuni<br />
cominciato a bere dell'acqua salsa. “Figliuoli”,<br />
<strong>di</strong>ceva io ad essi, guardatevi <strong>di</strong> berne: ella non vi<br />
spegnerà la sete, e vi muoverà il ventre, che non<br />
potrete resistere”. Gli uni mordeano le palle <strong>di</strong><br />
petriera, e <strong>di</strong> moschetto; altri beveano la loro urina.<br />
Bevvi ancor io la mia: ma non facendola ben tosto<br />
corrotta, bisognò rinunziar anco a questo miserabile<br />
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