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SET/OTT - Marina di Salivoli

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Notiziario bimestrale della coop l’Ormeggio - Anno 10 - Numero 5 - E<strong>di</strong>zione fuori commercio - Distribuzione gratuita - Aut. Tribunale <strong>di</strong> Livorno n° 19/03 del 10/10/03 - Poste Italiane S.p.A.- Spe<strong>di</strong>zione in A.P. - 70% - DCB Pisa<br />

MARINA DI SALIVOLI<br />

dd’<br />

’<br />

BOZZA ORMEGGIO<br />

Settembre - Ottobre 2012<br />

coop l’ormeggio<br />

.Y C . IV<br />

MARIN A DI<br />

SAL OLI


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Via Gioberti, 1 - 57025 Piombino (LI)<br />

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Telefono e Fax 0565 850026<br />

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Grafica:<br />

Luca Fallone<br />

EDITORIALE<br />

_______________<br />

<strong>di</strong> Aldo Linari<br />

BOZZA d’ORMEGGIO<br />

<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - 57025 Piombino (LI)<br />

www.marina<strong>di</strong>salivoli.it<br />

bdo@marina<strong>di</strong>salivoli.it<br />

Pubblicità max. 70%<br />

Direzione <strong>Marina</strong> e Giornale:<br />

Tel 0565 42809 - Fax 0565 42824<br />

E<strong>di</strong>tore:<br />

COOP Scrl L’Ormeggio<br />

<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - Piombino<br />

Presidente: Ettore Galli<br />

Direttore:<br />

Aldo Linari<br />

Redazione:<br />

Giuseppe Andreoni<br />

Emanuele Bravin<br />

Alessandro Camerini<br />

Roberto Guerrieri<br />

Silvio Pucci<br />

Stampa:<br />

Myck press - Fornacette Pisa -<br />

Foto copertina:<br />

“Alberi a <strong>Salivoli</strong>”<br />

<strong>di</strong> Aldo Linari<br />

Collaborano a questo numero:<br />

Franco Cecchelli<br />

Carlo Stanzani<br />

La collaborazione al giornale è gratuita.<br />

Foto e testi anche se non pubblicati non<br />

si restituiscono.<br />

Chiuso in redazione il 16/11/2012<br />

LIII<br />

La “memoria” può far bene<br />

L'articolo che troverete all'interno sulla spe<strong>di</strong>zione italiana a Ushuaia<br />

nella Terra del Fuoco, mi ha incuriosito perché poco sapevo<br />

dell'impresa che il bolognese Borsari programmò e realizzò nel lontano<br />

1948. Ho visto in rete il programma che Minoli fece per “La storia siamo<br />

noi” ed ho apprezzato come fosse forte la voglia <strong>di</strong> reagire della nostra<br />

gente alla con<strong>di</strong>zione creatasi nell'imme<strong>di</strong>ato dopoguerra. Quell'evento<br />

fu un bell'esempio <strong>di</strong> organizzazione e capacità delle nostre imprese e<br />

maestranze e mostrò il volto operoso, positivo ed ottimista del nostro<br />

paese. Questo mi ha fatto riflettere.<br />

Le cose buone, anche eccellenti, troppo spesso finiscono per essere<br />

poco conosciute o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>menticate. Mentre dovrebbero servire<br />

come esempio per reagire nei momenti <strong>di</strong>fficili, come dovevano essere<br />

quelli della seconda metà degli anni 40 per l'Italia impoverita dal<br />

<strong>di</strong>sastro della guerra. Anche oggi si vivono momenti <strong>di</strong>fficili, la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita delle persone è sicuramente migliore, ma la volontà <strong>di</strong><br />

reagire lascia il posto sempre <strong>di</strong> più, ad un pessimismo crescente.<br />

Forse la ragione deve essere che, dopo una guerra rovinosa, la<br />

ricostruzione apre nuovi orizzonti ed infonde l'ottimismo <strong>di</strong> chi il peggio<br />

pensa <strong>di</strong> averlo passato. Noi invece la guerra, quella finanziaria, la<br />

stiamo ancora combattendo e sembra con risultati a fasi alterne, ora<br />

bene, ora meno.<br />

Un saluto dal Direttore<br />

Pag. 5 - <strong>Salivoli</strong> in il Doppio <strong>Marina</strong> Pag. Pag. 5 8 - Nave russa il <strong>Marina</strong> Pag. 11 5 - Fari: architettura il <strong>Marina</strong> e tenica<br />

Pag. 15 5 - Gli italiani in il Ushuaia <strong>Marina</strong> Pag. Pag.19 5 - Palmarola il <strong>Marina</strong><br />

Pag.<br />

Pag. Pag.23 21<br />

5 - Oscar Incompiuta il il gatto <strong>Marina</strong><br />

Pag. Pag. Pag. 5 25 6 - Rombo Fine mandato<br />

con il patate <strong>Marina</strong> Pag. Pag. Pag. 26 5 - Avventure 6 Fine e mandato<br />

viaggi il <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> mare<br />

3


TELMARSISTEMI S.r.l.<br />

Marchi rappresentati:<br />

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<strong>di</strong>stributore ufficiale<br />

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CY. .<br />

L O<br />

MARIN ADI SA<br />

IV<br />

LI<br />

Tutto ebbe inizio nel Giugno del 2011 quando il Club, su iniziativa del Consigliere Emanuele Bravin decise <strong>di</strong> organizzare una<br />

manifestazione destinata ad equipaggi in doppio. Quasi inaspettatamente, alla partenza si presentarono 18 barche e nacque così la<br />

prima "<strong>Salivoli</strong> per Due" su percorso <strong>Salivoli</strong> - Palmaiola - Cerboli - <strong>Salivoli</strong>.<br />

Tutti gli equipaggi rimasero entusiasti ed anche a terra ricor<strong>di</strong>amo un partecipata e <strong>di</strong>vertente premiazione, grazie anche alle attività del<br />

<strong>Marina</strong> che sponsorizzarono l'iniziativa con numerosi premi a sorteggio per tutti i partecipanti.<br />

A Settembre organizzammo una seconda prova, la "<strong>Salivoli</strong> - Rio <strong>Marina</strong>" dove sviluppammo l'idea <strong>di</strong> far terminare la veleggiata in un<br />

porto <strong>di</strong>verso dal nostro, in modo da vivere questa esperienza con il duplice spirito <strong>di</strong> agonismo e piacevolezza della vacanza. Il<br />

successo, grazie anche all'impagabile ospitalità degli amici della Rio Service e del Centro Velico Elbano, fu enorme: parteciparono 32<br />

barche, cosa che da tempo non si vedeva al nostro Club.<br />

Nel 2012 le tappe sono <strong>di</strong>ventate quattro e sono state collegate tra loro in una sorta <strong>di</strong> circuito che ha preso il nome <strong>di</strong> Trofeo "<strong>Salivoli</strong> in<br />

Doppio". I principi della manifestazione sono rimasti gli stessi, svolgimento delle prove nella bella stagione, tappe <strong>di</strong> breve percorrenza,<br />

porti <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong>versi da quello <strong>di</strong> partenza e rating semplificato e favorevole alle barche meno competitive. Anche l'aspetto economico è<br />

stato significativo per la buona riuscita della manifestazione: ogni tappa è costata 25 euro, un prezzo estremamente competitivo che non<br />

ha lasciato abili alla partecipazione.<br />

Questa iniziativa, numeri alla mano, ha visto partecipare 54 barche, con una me<strong>di</strong>a presenza <strong>di</strong> 28 partenti ad ogni prova e nella "<strong>Salivoli</strong> -<br />

Rio <strong>Marina</strong>" hanno preso il via ben 43 barche.<br />

Le barche misurano dai 6,40 metri ai 14,55 con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10,20 metri,<br />

cosa che fa intuire quanto sia eterogenea la flotta.<br />

Infatti a questa manifestazione, nonostante alla fine ci siano le classifiche, si<br />

partecipa per spirito <strong>di</strong> aggregazione, per fare nuovi amici, tant'è che ben 25<br />

barche sono venute da fuori il nostro marina e che almeno una decina <strong>di</strong><br />

armatori <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> si sono avvicinati al nostro Club. Abbiamo ulteriormente<br />

stretto rapporti con i Club <strong>di</strong> Scarlino, San Vincenzo e Rio <strong>Marina</strong> ed<br />

abbiamo avuto richieste <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare tappe <strong>di</strong> arrivo per la prossima e<strong>di</strong>zione<br />

da altri porti. Non so <strong>di</strong>re ad oggi se il prossimo anno replicheremo il<br />

successo <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione, si deve sempre tener <strong>di</strong> conto del "effetto<br />

entusiasmo" ma credo che comunque la "<strong>Salivoli</strong> in Doppio" possa andare a<br />

consolidarsi come una delle nostre caratteristiche manifestazioni.<br />

In tutto questo sono sicuro che i maggiori beneficiari siamo stati il nostro<br />

Club ed il <strong>Marina</strong>, che hanno goduto <strong>di</strong> una straor<strong>di</strong>naria visibilità ed<br />

immagine <strong>di</strong> efficienza.<br />

Abbiamo ipotizzato per il 2013 <strong>di</strong> aumentare a 6 le tappe del Trofeo: una<br />

ancora su <strong>Salivoli</strong> integrando il Thalas (che comunque rimarrà anche per<br />

equipaggi open) ed un'altra sull'Elba probabilmente a Marciana <strong>Marina</strong>.<br />

L'inizio del Trofeo sarà quin<strong>di</strong> a Maggio con due prove, due a Giugno e due a<br />

Settembre. EB<br />

Sala gremita<br />

Trofeo “<strong>Salivoli</strong> in Doppio”<br />

Resoconto <strong>di</strong> una straor<strong>di</strong>naria manifestazione<br />

<strong>di</strong> Emanuele Bravin<br />

Foto: Andrea Celati<br />

Emanuele Bravin consegna “il premio più piccolo alla<br />

barca più grande” a Fabrizio Serra armatore <strong>di</strong> Vagula<br />

5


Leonardo Servi armatore <strong>di</strong> Bluone<br />

(primo in categoria A e secondo classificato Overall)<br />

Stefano Gaggioli armatore <strong>di</strong> Attenti al lupo<br />

(secondo in categoria A e terzo classificato Overall)<br />

Daniele Gentili armatore <strong>di</strong> Quinto elemento<br />

(terzo in categoria A, ritira un premio a sorteggio)


Federico Esposito (Special Guest) con<br />

Michele Seravalle e Sergio Montecchi armatori <strong>di</strong> Idefix<br />

(vincitori del trofeo Overall e <strong>di</strong> categoria B)<br />

Stefano Poggetti armatore <strong>di</strong> Zu.bi.<br />

(Secondo classificato in categoria B)<br />

Elisa Murzi <strong>di</strong> Aguardente<br />

(terza classificata categoria B)


Lunedì 10 Settembre, mi trovavo a San Vincenzo all'ora del<br />

tramonto e rimasi incuriosito da un gruppo <strong>di</strong> persone che<br />

guardavano verso il mare aperto da Piazza Gramsci.<br />

Mi resi subito conto che la loro e poi la mia curiosità era<br />

rivolta verso un'enorme barca a forma <strong>di</strong> sottomarino a c.a<br />

500/600 metri dalla riva.<br />

Il giorno dopo feci subito una piccola ricerca in internet per<br />

scoprire che lo yacht incriminato si chiamava “A”, si aggira<br />

su un costo <strong>di</strong> 400 milioni <strong>di</strong> Euro ed appartiene ad un<br />

magnate russo <strong>di</strong> 36 anni “Andrey Melnichenko” che<br />

secondo la rivista americana “Forbes” è al n° 158 fra gli<br />

uomini più ricchi del mondo.<br />

Il nome <strong>di</strong> questo yacht in omaggio alla moglie Aleksandra,<br />

è <strong>di</strong> una lunghezza <strong>di</strong> 390 pie<strong>di</strong> (119 metri), largo c.a 19 m,<br />

con un <strong>di</strong>slocamento <strong>di</strong> 6.000 tonnellate, velocità <strong>di</strong><br />

crociera <strong>di</strong> 25 no<strong>di</strong>, autonomia 6.500 miglia nautiche,<br />

costruita in 5 anni dai cantieri tedeschi Blohm+Voss varata<br />

nel 2008 e <strong>di</strong>segnata dal noto architetto Philippe Starck.<br />

All'interno ci sono 42 camere e sei suites, tre piscine <strong>di</strong> cui<br />

una con fondo trasparente che si può trasformare in<br />

<strong>di</strong>scoteca, un garage per scafi, barche ed elicotteri.<br />

Due tender <strong>di</strong> 9 e 11 mt <strong>di</strong> cui quest'ultimo ispirato al<br />

motoscafo “Virtuelle” del 1977.<br />

La prua è munita <strong>di</strong> rompighiaccio per le traversate polari,<br />

arricchiscono il tutto alcuni accessori come: rubinetti nelle<br />

cabine da 40.000 Euro, le paratie in argento, sistema <strong>di</strong><br />

telecamere a circuito chiuso per finire una super<br />

piattaforma che consente all'elicottero privato <strong>di</strong> decollare e<br />

atterrare a bordo anche in pieno oceano.<br />

Questa imbarcazione per la sua forma da una sensazione<br />

<strong>di</strong> pulizia estrema, può sembrare, un aereo caccia militare o<br />

una specie <strong>di</strong> sottomarino, per questo motivo è stata<br />

definita la “più amata e o<strong>di</strong>ata nave sul mare”. GA<br />

8<br />

Navi e Velieri <strong>di</strong> Giuseppe Andreoni<br />

La nave Russa a San Vincenzo<br />

Foto: Giuseppe Andreoni


Il tender<br />

“A” <strong>di</strong> fronte a San Vncenzo (Foto: GA)<br />

9


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I Fari<br />

Architettura ed evoluzione tecnica<br />

<strong>di</strong> Franco Cecchelli<br />

La loro origine è antica, dai documenti<br />

conosciuti essi si possono far risalire intorno<br />

Il Colosso <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong><br />

all'anno 8000 a.C.; erano segnalazioni<br />

realizzate con fuochi accesi sulle alture<br />

alimentati dalla legna senza particolari regole<br />

<strong>di</strong> segnalazione, criteri, or<strong>di</strong>ne e continuità.<br />

Nascono per aiutare il navigante a trovare la<br />

sua via, evitargli i pericoli che la navigazione<br />

dei tempi presentava. Rappresentavano utili<br />

riferimenti per i naviganti dell'epoca che,<br />

basandosi essenzialmente su una<br />

navigazione a vista, <strong>di</strong> notte andavano in<br />

grosse <strong>di</strong>fficoltà quando si avvicinavano alle<br />

coste o in zone dove vi erano delle secche.<br />

Erano segnalazioni attese da chi andava per<br />

mare, ma non sempre garantite.<br />

Nel Me<strong>di</strong>terraneo, già intensamente navigato<br />

nell'antichità, questi erano abbastanza<br />

frequenti. Tra i più antichi e famosi, da cui<br />

deriverà in seguito il nome “faro”, ricor<strong>di</strong>amo<br />

quello <strong>di</strong> Alessandria d'Egitto. Eretto<br />

sull'isoletta <strong>di</strong> Pharos nel 279 a.C. per volere<br />

dei due Tolomei, fu inaugurato da Filadelfo<br />

detto anche Tolomeo II. Il faro era stato<br />

consacrato a favore dei navigatori e dei<br />

Dioscuri, Castore e Polluce (<strong>di</strong>vinità della luce)<br />

che i naviganti credevano <strong>di</strong> vedere, durante le tempeste, sulla enormi bracieri. La sua efficacia, pare che il fascio <strong>di</strong> luce<br />

cima dell'albero maestro.<br />

arrivasse a circa 25 mg., era accresciuta da enormi specchi<br />

In realtà essi vedevano i fuochi fatui, fenomeno elettrico dovuto concavi inventati appositamente da Archimede. La fama del faro<br />

alla concentrazione sui pennoni delle cariche elettrostatiche si <strong>di</strong>ffuse rapidamente nel mondo antico ed era annoverata tra le<br />

presenti nell'aria quando si formano i temporali.<br />

più colossali costruzioni greche. Scarse sono le testimonianze<br />

La fiamma del faro, alta sull'orizzonte, sembrava ad essi grafiche relative alla sua forma: si sono trovate alcune<br />

l'apparizione delle <strong>di</strong>vinità protettrici. La luce emessa era ottenuta raffigurazioni su qualche moneta e su qualche mosaico. Secondo<br />

bruciando legno resinoso e gran<strong>di</strong> torce oppure oli minerali in le testimonianze dell'epoca era alto circa 120 metri, con la parte<br />

terminale sormontata da una statua, forse<br />

attribuibile ad Alessandro Magno. Si sa che<br />

dopo l'anno mille era ancora in pie<strong>di</strong>; in seguito,<br />

con l'occupazione dell'Egitto da parte degli<br />

arabi, l'ultimo piano fu <strong>di</strong>strutto e trasformato in<br />

moschea. Negli anni seguenti cadde in rovina<br />

fino al suo crollo definitivo nel 1303 a causa <strong>di</strong><br />

un terremoto. L'ultima possibile raffigurazione<br />

la si può trovare in un mosaico nella cappella <strong>di</strong><br />

san Zeno in San Marco a Venezia (ve<strong>di</strong><br />

immagine) nella quale si vede il faro e una nave<br />

con l'evangelista al timone.<br />

Secondo faro citato come una meraviglia del<br />

mondo è il Colosso <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>; i documenti arrivati<br />

a noi lo descrivono come una imponente figura<br />

umana posta a cavallo dell'ingresso del porto,<br />

con un grande braciere tenuto tra le braccia.<br />

Fu eretto intorno al 300 a.C. ma ebbe vita breve<br />

perché crollò a seguito <strong>di</strong> un terremoto nel 226<br />

a.C. Sia per le sue <strong>di</strong>mensioni esagerate sia<br />

per la sua forma esso non può essere<br />

considerato un antesignano delle moderne<br />

architetture dei fari.<br />

Al contrario il faro <strong>di</strong> Alessandria ne può essere<br />

ritenuto un archetipo dei fari costruiti in epoche<br />

Il Faro <strong>di</strong> Alessandria<br />

successive.<br />

11


Smoky Cape<br />

Le caratteristiche principali che da sempre caratterizzano un faro<br />

sono la posizione e la visibilità. La sua struttura, pensata per<br />

renderlo il più resistente possibile agli agenti atmosferici, è vistosa<br />

ma mai monumentale, solitaria e misteriosa. Il faro è un “essere”<br />

labile che ci presenta la sua concretezza materiale là dove<br />

“l'orizzontalità” del mare incontra la sua struttura; là dove il vento, il<br />

mare e la terra sono elementi <strong>di</strong> incontro e scontro; là sorgono i<br />

fari. La loro verticalità testimonia la volontà dell'uomo <strong>di</strong><br />

partecipare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da questo scontro.<br />

La struttura architettonica <strong>di</strong> un faro è normalmente composta da<br />

tre parti <strong>di</strong>stinte: un basamento, una parte centrale e un<br />

coronamento.<br />

Il basamento è costituito normalmente da un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> servizio,<br />

a<strong>di</strong>bito ad alloggio del guar<strong>di</strong>ano del faro e a volte della sua<br />

famiglia; esso costituisce l'ingresso del complesso ma non<br />

sempre è integrato con la torre. In vari casi risulta esterno, talvolta<br />

collegato alla torre da un passaggio talaltra completamente<br />

in<strong>di</strong>pendente come il faro <strong>di</strong> Smoky Cape in Australia, esempio <strong>di</strong><br />

questo tipo <strong>di</strong> struttura. Il famoso faro del Fastnet, situato a sud<br />

Bishop Rock<br />

Fastnet<br />

12<br />

dell'Irlanda, testimone <strong>di</strong> molte Admiral's Cup tra le quali quella<br />

tragica dove perirono molte persone e il faro <strong>di</strong> Bishop Rock sono<br />

due esempi <strong>di</strong> struttura pensata per resistere alla furia del mare e<br />

dove il basamento fa parte della struttura centrale.<br />

Situati in mezzo al mare sono progettati per offrire la minor<br />

resistenza possibile alle onde.<br />

Il Forte Stella <strong>di</strong> Portoferraio è invece un esempio <strong>di</strong> architettura<br />

integrata, non molto alto, facente parte del perimetro del forte ma<br />

in qualche modo da esso in<strong>di</strong>pendente.<br />

Il linguaggio della struttura <strong>di</strong> base è spesso collegato alla<br />

architettura del luogo dove sorge molto <strong>di</strong> più della torre; nel caso<br />

<strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni si è cercato <strong>di</strong> attenuarne<br />

l'impatto visivo ricorrendo a decorazioni o colorazioni <strong>di</strong> vario tipo.<br />

La parte centrale è normalmente costituita da una torre in<br />

muratura, in cemento armato o da traliccio metallico, la cui altezza<br />

varia a seconda della sua posizione rispetto alla superficie del<br />

mare e in funzione della portata luminosa richiesta.<br />

Di solito sono torri alte in mezzo al mare o su zone pianeggianti e<br />

relativamente basse se poste su promontori; ma la regola non è<br />

generale perché sia il faro dei “Pisani” a Livorno, la Lanterna <strong>di</strong><br />

Genova e il Faro <strong>di</strong> Trieste pur situati in posizioni <strong>di</strong>verse hanno<br />

tutti una rilevante altezza.<br />

All'interno delle torri è alloggiata una scala, normalmente<br />

elicoidale, che porta alla camera <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a o “dell'orologio” dove è<br />

posizionato il centro <strong>di</strong> controllo del fascio luminoso. Sulla<br />

facciata della torre e intorno all’”orologio” vi sono normalmente<br />

aperture e ballatoi necessari per la manutenzione e la pulizia dei<br />

vetri che proteggono la lampada. Vetri <strong>di</strong> grande spessore per<br />

resistere alla furia degli elementi.<br />

La struttura <strong>di</strong> queste torri è normalmente composta da pietre o da<br />

mattoni, tenuti insieme da malta idraulica che ha un'ottima<br />

resistenza agli agenti atmosferici .<br />

La torre è normalmente rivestita <strong>di</strong> un<br />

intonaco bianco anche se non<br />

mancano casi <strong>di</strong> rivestimento in pietra<br />

(es. la Rocchetta <strong>di</strong> Piombino, lo<br />

Scoglietto <strong>di</strong> Portoferraio, il Faro <strong>di</strong><br />

Livorno etc.).<br />

Tuttavia sia per snellirla che per<br />

conferirgli una maggior visibilità <strong>di</strong><br />

giorno si usa pitturarla con strisce<br />

bianche e rosse, sia orizzontali che<br />

verticali (foto a destra), o a scacchi<br />

bianchi e neri etc.


La parte terminale del faro è costituita dal<br />

coronamento; qui vi è il cuore funzionale del<br />

faro, la lanterna, accessibile tramite una scala in<br />

ferro situata nella camera <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a.<br />

Costituito da un basamento in muratura sulla<br />

quale sorge la parte in vetro, ha una struttura<br />

portante metallica. Nella camera vi è l'apparato<br />

ottico dove è posizionato il <strong>di</strong>spositivo che<br />

emette il fascio <strong>di</strong> luce; esso è <strong>di</strong> solito a pianta<br />

circolare anche se vi sono esempi <strong>di</strong> pianta<br />

quadra o poligonale (la forma <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong><br />

ottica che può essere fissa o rotante).<br />

Prima <strong>di</strong> addentrarci sulla evoluzione avuta nei<br />

secoli dal sistema <strong>di</strong> segnalazione luminosa,<br />

segnaliamo che accanto alle strutture<br />

architettoniche dei fari sinteticamente descritte<br />

vi sono almeno altre due tipologie da ricordare e<br />

precisamente il faro su fortezza (es: Il faro del<br />

Falcone) e il faro a traliccio.<br />

Esempio <strong>di</strong> faro a traliccio<br />

Dopo aver descritto I progressi furono imme<strong>di</strong>ati, prima con sistemi <strong>di</strong> tamburi ottici<br />

molto sintetica- convergenti, successivamente facendo ruotare un profilo Fresnel<br />

mente le varie attorno al proprio asse: le ottiche ruotavano.<br />

tipologie architetto- L'accoppiata delle nuove ottiche con nuovi sistemi illuminanti <strong>di</strong><br />

niche dei fari è tipo puntiforme (gas o petrolio) aumentarono enormemente la<br />

arrivato il momento potenza del fascio aumentandone le portate.<br />

<strong>di</strong> parlare del cuore Per poter <strong>di</strong>fferenziare i fari uno dall'altro, furono adottate <strong>di</strong>verse<br />

del faro, della sua combinazioni nella <strong>di</strong>sposizione e nel numero dei pannelli ottici e<br />

anima o del suo nei sistemi per variare l'intensità luminosa.<br />

“DNA” se volete. Sì Il petrolio venne in seguito sostituito dall'acetilene che<br />

perché ogni faro ha immagazzinato in grosse bombole garantiva una migliore<br />

una sua caratteriz- affidabilità <strong>di</strong> funzionamento del faro e una maggior portata dovuta<br />

zazione luminosa alla maggior intensità della fiamma.<br />

che contrad<strong>di</strong>stin- Con l'acetilene ci avviciniamo all'epoca dei fari automatici.<br />

gue dagli altri. L'acetilene, molto esplosivo, era in origine calmierato<br />

I fari ci parlano <strong>di</strong> miscelandolo con l'acetone e raffreddandolo; restava comunque<br />

notte con i loro molto delicato da maneggiare e trasportare.<br />

messaggi luminosi, Il fisico svedese Nils Gustaf Dalén, premio nobel nel 1912, inventò<br />

messaggi unici che rimettendoci la vista per un incidente un materiale rivoluzionario,<br />

li caratterizzano. l'agamassan, una sorta <strong>di</strong> substrato poroso che racchiuso in<br />

Possono essere bombole d'acciaio, assorbiva l'acetilene in maniera sicura e ne<br />

f i s s i , r o t a n t i , consentiva il trasporto in sicurezza. Questa invenzione dette<br />

l a m p e g g i a n t i , luogo alla <strong>di</strong>ffusione dell'acetilene che oltre tutto, rispetto al GPL<br />

colorati in rosso o anch'esso usato, ha la caratteristica <strong>di</strong> raggiungere il suo<br />

verde, ma tutti con una ben precisa co<strong>di</strong>fica. massimo <strong>di</strong> intensità in pochi decimi <strong>di</strong> secondo contro i 5/7<br />

Come <strong>di</strong>cevamo, nell'antichità questi amici dei marinai erano secon<strong>di</strong> del GPL.<br />

realizzati con la luce fornita da bracieri alimentati o con legna o da Sempre a Dalén si deve l'invenzione nel 1905 <strong>di</strong> una valvola, detta<br />

olii <strong>di</strong> varia natura. Immaginiamo il lavoro necessario agli addetti “valvola solare”, antesignana dei moderni sistemi a fotocellula.<br />

per tenerli in funzione con tutti i tempi! Essa si compone <strong>di</strong> quattro barre <strong>di</strong> acciaio contenute in un tubo <strong>di</strong><br />

Ad Alessandria potenziarono il fascio con specchi concavi; l'uso <strong>di</strong> vetro: quella posta più in basso è annerita, le tre più in alto sono<br />

olio combustibile bruciato in lampade ne permise il riparo dalle dorate e molto lucide per riflettere la luce. La barra nera assorbe la<br />

intemperie ponendole in appositi ricoveri con vetrate rivolte verso luce e scaldandosi si espande chiudendo la valvola <strong>di</strong> erogazione<br />

il mare. L'aumento della potenza luminosa fu ottenuto del gas; con la sera essa si raffredda e la riapre.<br />

aumentando il numero degli stoppini e la loro altezza sul mare. La In questo modo si ottenne un risparmio notevole del gas e la<br />

loro portata era comunque minima e tale rimase fino a che in tempi possibilità <strong>di</strong> posizionare questi segnalatori luminosi in posti<br />

moderni, XVIII secolo, non furono adottati specchi metallici inaccessibili aprendo la strada ai fari automatici.<br />

riflettori a parabola. Questa innovazione portò<br />

ad una moltiplicazione delle lanterne ed al loro<br />

posizionamento su un cilindro rotante che<br />

consentiva l'invio <strong>di</strong> fasci luminosi.<br />

Agli olii combustibili subentrarono poi i vapori<br />

<strong>di</strong> petrolio e il gas <strong>di</strong> carbone. Le portate erano<br />

però ancora basse; la svolta si ebbe nel 1822<br />

quando il fisico francese Agostino Fresnel<br />

(1788-1826) inventò una speciale lente a<br />

gra<strong>di</strong>ni che consentiva <strong>di</strong> far convergere il<br />

fascio luminoso: la Lente <strong>di</strong> Fresnel (ve<strong>di</strong><br />

figura in alto).<br />

Lente <strong>di</strong> Fresnel<br />

Valvola solare<br />

13


In seguito, nel XX sec. si ha l'arrivo della<br />

corrente elettrica che si affiancò e poi sostituì<br />

l'acetilene in tutti quei luoghi dove poteva<br />

essere portata.<br />

L'acetilene continuò ad essere ancora usata<br />

nei fari isolati posti in luoghi inaccessibili o<br />

sulle rocce in mezzo al mare; questa<br />

innovazione garantì una maggiore affidabilità<br />

e continuità <strong>di</strong> funzionamento dei fari.<br />

Le lampa<strong>di</strong>ne si sono evolute passando da<br />

quelle a filamento ad incandescenza a quelle<br />

allo xeno, luminose ma pericolose perché<br />

possono esplodere, a quelle alogene da<br />

1000W come quella <strong>di</strong> Palmaiola.<br />

L'evoluzione tecnologica sta portando alla<br />

sostituzione delle ottiche rotanti con luci fisse<br />

ad impulsi o da pannelli a LED, pilotati da<br />

impulsi elettronici e alimentate tramite grossi<br />

pacchi <strong>di</strong> accumulatori (batterie) alimentate<br />

tramite pannelli solari.<br />

Noi abbiamo un esempio <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong><br />

alimentazione a Palmaiola, ora in esercizio<br />

dopo più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> sosta. Questa<br />

evoluzione tecnica ha portato alla progressiva<br />

scomparsa dei guar<strong>di</strong>ani del faro anticamente<br />

costituiti da schiavi, poi in molti casi da monaci<br />

e in seguito da professionisti.<br />

Questa figura ha sempre suscitato in noi un<br />

grande rispetto e ammirazione e anche un po'<br />

<strong>di</strong> ingenua invi<strong>di</strong>a. Nella foto una signora<br />

intenta alla pulizia della lente <strong>di</strong> Fresnel <strong>di</strong> un<br />

faro ad incandescenza.<br />

Concludo questa mia sintetica scorribanda,<br />

consapevole <strong>di</strong> avere tralasciato tante notizie,<br />

confidente però che questo rappresenterà uno<br />

stimolo per molti <strong>di</strong> voi ad approfon<strong>di</strong>re<br />

l'argomento.<br />

14<br />

Vi lascio con la foto <strong>di</strong> un famoso faro situato a sud <strong>di</strong> San<br />

Francisco “Pigeon Point Lighthouse” da me effettuata questa<br />

estate. Buon vento a tutti. FC


Cronache dalla Terra del Fuoco<br />

Gli italiani in Ushuaia <strong>di</strong> Carlo Stanzani<br />

(Prima parte)<br />

Introduzione <strong>di</strong> Aldo Linari<br />

Ho conosciuto il prof. Carlo alla<br />

fine <strong>di</strong> questa estate al Cavo, per<br />

motivi professionali.<br />

Parlando delle varie esperienze<br />

della vita, mi ha raccontato un po'<br />

della sua storia, iniziata tanti anni<br />

fa in sud America e precisamente<br />

in una Terra del Fuoco Argentina,<br />

lontana da quella immagine<br />

turistica come oggi ci appare.<br />

Gli chiesi se voleva scrivere <strong>di</strong><br />

quella terra e <strong>di</strong> quel tempo, sul<br />

nostro giornale e lui accettò<br />

volentieri.<br />

Prima <strong>di</strong> leggere il suo articolo corredato con delle bellissime immagini in bianco e nero d'epoca, credo sia utile fornire<br />

alcune immagini ed informazioni sulla Ushuaia <strong>di</strong> oggi.<br />

Ushuaia è la capitale della provincia Argentina della Terra del Fuoco e, con i suoi circa 65000 abitanti, è la città più a sud del<br />

mondo. Si trova sulla costa meri<strong>di</strong>onale dell'Isola Grande tra i monti Martial ed il canale <strong>di</strong> Beagle. Da prima fu centro <strong>di</strong><br />

detenzione per criminali pericolosi; chiuso il carcere nel 1947, <strong>di</strong>venne, grazie alle imprese italiane, importante luogo <strong>di</strong><br />

produzione <strong>di</strong> legname per la ricchezza <strong>di</strong> boschi. Oggi è una città votata al turismo <strong>di</strong> grande qualità. Sono da visitare oltre i<br />

luoghi <strong>di</strong> selvaggia bellezza, il museo della Fine del Mondo ed il Museo Marittimo, realizzato dentro l'antico carcere.<br />

Il materiale e l’argomento sono tali che serviranno due puntate. Buona lettura AL<br />

15


Viaggi <strong>di</strong> Gulliver <strong>di</strong> Silvio Pucci<br />

Palmarola: un’oasi aperta al pubblico<br />

Veduta <strong>di</strong> Palmarola<br />

A metà Settembre sul finire dell'estate avevo programmato Tuttavia quello che in questo viaggio si è rivelata una<br />

una gita all'isola <strong>di</strong> Ponza ormai libera dai numerosi scoperta inaspettata è stata l'isola <strong>di</strong> Palmarola un insieme<br />

vacanzieri che la frequentano.Sicuramente una stupenda <strong>di</strong> rocce e falesie <strong>di</strong> origine vulcanica circondate da un mare<br />

isola con il suo incantevole paese dalle case colorate e la <strong>di</strong> un colore fantastico. Palmarola è totalmente <strong>di</strong>sabitata,<br />

doppia passeggiata che percorre il porto per tutta la sua salvo pochi turisti nel periodo estivo, non vi è acqua né<br />

lunghezza. corrente elettrica, è presente tuttavia un ristorante.<br />

Passaggio tra le falesie


Case nella roccia<br />

Non vi è alcun approdo per le imbarcazioni salvo gettare<br />

l'ancora a Cala del Porto unica baia sabbiosa per poi<br />

raggiungere la costa sul tender.<br />

Ma ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> descrivere Palmarola per quella che è la mia<br />

personale esperienza.<br />

Si giunge da Ponza dopo una navigazione <strong>di</strong> circa sei<br />

miglia, si inizia il periplo dell'isola da Sud. Occorre<br />

imme<strong>di</strong>atamente fare attenzione alla secca degli Zirri che<br />

sale sino a cinquanta centimetri dalla superficie del mare,<br />

ed è abbastanza visibile perché crea sempre qualche<br />

frangente. Si gira intorno a Punta <strong>di</strong> Mezzogiorno e si<br />

procede verso Nord.<br />

20<br />

Si naviga lungo una costa alta e frastagliata e si comprende<br />

da subito la <strong>di</strong>fficile accessibilità all'isola, ma sono presenti<br />

anche fantastiche baie con acqua indescrivibile ove poter<br />

ancorare, sino a quando non si giunge a Cala del Porto un<br />

fantastico riparo con un incantevole spiaggia <strong>di</strong> piccoli<br />

sassi.<br />

Dal mare si intravede il ristorante “O Francese” ed alcune<br />

abitazioni scavate nella roccia, oltre una villa sulla sinistra<br />

della baia nascosta da alcune palme. Scesi a terra<br />

appren<strong>di</strong>amo come le piccole abitazioni nella roccia sono le<br />

vecchie case degli operai addetti alla estrazione <strong>di</strong><br />

Cala del porto


Costa orientale<br />

minerale, attività che avveniva in tempi ormai remoti, e che<br />

avevano ritenuto più conveniente e certamente più<br />

economico scavare <strong>di</strong>rettamente le proprie abitazioni nella<br />

roccia, anziché trasportarvi il materiale per la loro<br />

costruzione.<br />

Alcuni <strong>di</strong> queste abitazioni possono essere affittate nel<br />

periodo estivo, facendo riferimento al titolare del ristorante.<br />

Cala del Porto è l'unico posto dell'isola ove sono presenti<br />

poche costruzioni.<br />

La baia è sovrastata da un alto scoglio sulla cui sommità si<br />

trova un piccolo eremo raggiungibile da una scalinata<br />

intagliata nella roccia il cui accesso si trova dalla parte del<br />

mare e raggiungile solo in barca, all'interno, che non ho<br />

visitato, mi è stato riferito, si trovano numerosi ex voto.<br />

Costa orientale<br />

La piccola chiesetta è de<strong>di</strong>cata a San Silverio protettore<br />

dell'isola <strong>di</strong> Ponza.<br />

Lasciata Cala del Porto e girata Punta Tramontana si torna<br />

a Sud percorrendo la parte orientale dell'isola<br />

caratterizzata da forme <strong>di</strong> basalti colonnari con pareti a<br />

picco e una serie infinita <strong>di</strong> profonde e minuscole calette<br />

ove all'interno <strong>di</strong> una questa troviamo ormeggiato in totale<br />

solitu<strong>di</strong>ne un bel catamarano che sembra sospeso<br />

sull'acqua cristallina.<br />

Ovviamente sono indescrivibili i fondali visitati con<br />

maschera e pinne, le numerose grotte passanti ricoperte <strong>di</strong><br />

pomodori <strong>di</strong> mare. In una prateria <strong>di</strong> gorgonie nuotava<br />

placido uno scorfano enorme. Un luogo in cui sicuramente<br />

ritornare. SP<br />

Costa orientale<br />

21


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Curiosità <strong>di</strong> Emanuele Bravin<br />

Oscar il gatto<br />

Oscar (in alcuni casi scritto Oskar) è stato un gatto che ha prestato In seguito venne affidato all'equipaggio del HMS Lightning, per poi<br />

servizio sia nella Kriegsmarine che nella Royal Navy durante la tornare sul HMS Legion dal quale era stato tratto in salvo ai tempi<br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. dell'affondamento del Cossack. Il Legion sarebbe stato affondato<br />

All'epoca il ruolo <strong>di</strong> gatto della nave era una posizione riconosciuta l'anno successivo, e il Lightning due anni dopo, nel 1943.<br />

ufficialmente da <strong>di</strong>verse marine. Ciò per motivi scaramantici e per Dopo l'affondamento dell'Ark Royal, Oscar fu trasferito agli uffici<br />

il rispetto <strong>di</strong> un'antica tra<strong>di</strong>zione ma anche per combattere i del Governatore <strong>di</strong> Gibilterra e poi rimpatriato nel Regno Unito per<br />

ro<strong>di</strong>tori; infatti, l'uso <strong>di</strong> gatti sulle unità navali è una consuetu<strong>di</strong>ne essere affidato ad un marinaio <strong>di</strong> Belfast. Morì nel 1955.<br />

<strong>di</strong>ffusa sin dall'epoca fenicia. Nella marina inglese questa Oscar è protagonista <strong>di</strong> un ritratto (Oscar, il gatto della Bismarck)<br />

consuetu<strong>di</strong>ne si è mantenuta fino al 1975. eseguito dall'artista Georgina Shaw-Baker, <strong>di</strong> proprietà del<br />

Per essere sopravvissuto all'affondamento delle tre navi più National Maritime Museum <strong>di</strong> Greenwich.<br />

importanti sulle quali è stato imbarcato, Oscar è stato In epoca moderna, il ruolo <strong>di</strong> "gatto della nave" - come mascotte e<br />

soprannominato dai marinai inglesi "Unsinkable Sam" (Sam per il controllo delle infestazioni <strong>di</strong> topi, specialmente in tempo <strong>di</strong><br />

l'inaffondabile). guerra - è effettivamente attestato o suggerito da alcuni resoconti<br />

Oscar era un gatto a chiazze bianche e nere, <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> un e fotografie, ma come riportato da Frank Allen della HMS Hood<br />

ignoto marinaio in servizio sulla nave da battaglia Bismarck Association, alcuni ricercatori ritengono inventata o esagerata la<br />

durante il suo primo e unico viaggio nel maggio del 1941. storia del gatto Oscar sia per l'insufficienza <strong>di</strong> evidenze<br />

La Bismarck fu affondata in mare aperto dopo una lunga caccia e documentali che per alcune contrad<strong>di</strong>zioni tra i resoconti e<br />

un intenso cannoneggiamento ad opera della marina inglese, il 27 incongruenze nella <strong>di</strong>namica degli avvenimenti.<br />

maggio sopravvissero all'affondamento solo 115 marinai su oltre EB<br />

2200 imbarcati. Il gatto fu trovato ore dopo<br />

l'affondamento, appollaiato su un asse<br />

Gatti a Baratti (Foto: Mario Pelagatti)<br />

galleggiante; esso venne recuperato<br />

dall'equipaggio del cacciatorpe<strong>di</strong>niere<br />

HMS Cossack che lo adottò. Il gatto fu<br />

ribattezzato Oscar dall'equipaggio inglese.<br />

Oscar rimase a bordo del Cossack per<br />

alcuni mesi, durante i quali la nave agì<br />

come unità <strong>di</strong> scorta nel Me<strong>di</strong>terraneo e nel<br />

Nord Atlantico. Il 24 ottobre 1941 il<br />

Cossack fu intercettato dall'U-Boot U-563<br />

durante una missione <strong>di</strong> scorta ad un<br />

convoglio da Gibilterra al Regno Unito.<br />

Esso fu colpito da un siluro, subì danni<br />

gravi che ne compromisero la stabilità: la<br />

prua era stata danneggiata per circa un<br />

terzo della lunghezza della nave,<br />

causando 159 vittime.<br />

Il cacciatorpe<strong>di</strong>niere HMS Legion tentò <strong>di</strong><br />

portare a traino la nave danneggiata,<br />

tuttavia un peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

meteo fece fallire il tentativo. Dopo<strong>di</strong>ché<br />

l'equipaggio, compreso il gatto Oscar, fu<br />

tratto in salvo dal Legion mentre il Cossack<br />

affondava il 27 ottobre al largo <strong>di</strong> Gibilterra.<br />

Soprannominato Unsinkable Sam, venne<br />

riassegnato alla portaerei HMS Ark Royal,<br />

che aveva partecipato all'affondamento<br />

della Bismarck.<br />

Durante un viaggio <strong>di</strong> ritorno dal<br />

Me<strong>di</strong>terraneo centrale, dove aveva<br />

lanciato degli aerei <strong>di</strong> rinforzo verso Malta,<br />

il 14 novembre 1941 la Ark Royal venne<br />

silurata dall'U-81. Ogni tentativo <strong>di</strong> traino<br />

del relitto fallì per via della <strong>di</strong>mensione<br />

delle falle e la nave si capovolse a trenta<br />

miglia dalla costa <strong>di</strong> Gibilterra.<br />

L'affondamento fu abbastanza lento da<br />

permettere <strong>di</strong> salvare tutto l'equipaggio,<br />

con l'eccezione <strong>di</strong> un solo uomo.<br />

Unsinkable Sam fu recuperato dall'acqua,<br />

aggrappato ad un asse <strong>di</strong> legno<br />

proveniente da una lancia <strong>di</strong>strutta,<br />

"arrabbiato ma abbastanza in salute"<br />

23


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del commercio de i laminati<br />

zincati, preverni ciati e neri ,<br />

ha conoscu i to un o svilupp o<br />

costante negli ann i.<br />

Essere competitivi i n u n<br />

mercato com e qu ello<br />

sideru rgico non è certo cosa<br />

faci le. Le continue oscillazioni del pre zzo<br />

del l’acciaio impongono strategie che vann o oltr e l a<br />

cap acità d i mantenere prezzi concorrenzial i . Un a<br />

profonda conoscenza del settor e, una costante <strong>di</strong>sponibilità d i materiale, un a vas ta gamma produtti va, ma<br />

soprattutto serietà, af fidabilità e rapi<strong>di</strong>t à nelle consegn e , son o alcun e delle caratteristiche che hann o<br />

contrad<strong>di</strong>stinto la nostra società e ch e , cre<strong>di</strong>a mo, possono continuare a farla preferir e.<br />

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Sbucciate ed affettate 1 kg. <strong>di</strong> patate.<br />

Ponete la metà delle fette <strong>di</strong> patate sul fondo <strong>di</strong><br />

una casseruola ben unta e sufficientemente<br />

grande, aggiungete abbondanti pezzi <strong>di</strong><br />

pomodoro e poi adagiatevi sopra il rombo ben<br />

pulito, praticando qualche incisione nella carne,<br />

1 kg. <strong>di</strong> pesce è sufficiente per quattro persone.<br />

Ungete la superficie del pesce con olio <strong>di</strong> oliva,<br />

aggiungete un mezzo bicchiere <strong>di</strong> vino bianco,<br />

possibilmente secco, salate e pepate.<br />

Coprite il rombo con le restanti fette <strong>di</strong> patate ed<br />

altri pezzi <strong>di</strong> pomodoro.<br />

Spolverizzate tutto con un trito <strong>di</strong> prezzemolo e<br />

basilico e due cucchiai abbondanti <strong>di</strong> pan<br />

grattato. Infornate a forno ben caldo e lasciate<br />

cuocere per trenta minuti. SP<br />

La Kambusa <strong>di</strong> Silvio Pucci<br />

Rombo con patate<br />

25


26<br />

Mario Spagnol<br />

Questa è un'antologia <strong>di</strong> racconti <strong>di</strong> mare<br />

autobiografici, vanno dalla metà del Quin<strong>di</strong>cisemo<br />

secolo fino alla metà del Ventesimo. I vari scritti<br />

appartengono a personaggi famosi,<br />

cronologicamente iniziano con Annone Cartaginese<br />

“Al<strong>di</strong>là delle Colonne d'Ercole” fino ad arrivare a<br />

Giovanni Comisso “Piccolo Cabotaggio adriatico”.<br />

Nomi più conosciuti e importanti sono quelli <strong>di</strong><br />

Antonio Pigafetta “Il primo viaggio intorno al mondo”,<br />

Francisco da Zarate “Incontro in mare con Drake”.<br />

James Cook “Nel Pacifico e nell'Antartico”, Giuseppe<br />

Garibal<strong>di</strong> “L'ultimo Corsaro”, Joseph Conrad<br />

“Epitaffio per l'arte della vela”.<br />

Queste storie, memorie e <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> bordo sono<br />

profondamente vere e risalta la fatica, il desiderio,<br />

spesso l'incoscienza che occorreva nel passato per<br />

navigare certi mari con il rischio finale <strong>di</strong> finire in<br />

trage<strong>di</strong>a.<br />

Nel racconto “Il fuoco a bordo <strong>di</strong> Willem Isbrantz<br />

Bontekoe 1619, dopo l'incen<strong>di</strong>o sul veliero 66 uomini<br />

si ritrovano naufraghi sulla scialuppa ecco un<br />

estratto. “Eravamo 66 e ci guardavam l'un l'altro con<br />

occhi tristi, e desolati, come si può ben credere <strong>di</strong><br />

persone che si morivano <strong>di</strong> fame e <strong>di</strong> sete, ne<br />

vedeano più venir né gabbiani, ne pioggia. Sul punto<br />

che la <strong>di</strong>sperazione cominciava a succedere alla<br />

tristezza, si videro come sorger dal mare in gran<br />

numero de' pesci volanti, della grandezza de' più<br />

grossi aselli, che volarono anco nella scialuppa.<br />

NARRATIVA E SAGGISTICA<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Andreoni<br />

Avventure e viaggi <strong>di</strong> mare<br />

La storia del mare narrata dai suoi protagonisti<br />

Autori: Giampaolo Dossena e Mario Spagnol<br />

E<strong>di</strong>tore: Tea Due<br />

Giampaolo Dossena<br />

Ciascuno vi si avventò, e furon <strong>di</strong>stribuiti, e mangiati<br />

cru<strong>di</strong>. Quest'eran un leggero sussi<strong>di</strong>o: ma intanto<br />

non v'eran infermi, cosa tanto più strana, quanto che<br />

malgrado i miei consigli aveano già alcuni<br />

cominciato a bere dell'acqua salsa. “Figliuoli”,<br />

<strong>di</strong>ceva io ad essi, guardatevi <strong>di</strong> berne: ella non vi<br />

spegnerà la sete, e vi muoverà il ventre, che non<br />

potrete resistere”. Gli uni mordeano le palle <strong>di</strong><br />

petriera, e <strong>di</strong> moschetto; altri beveano la loro urina.<br />

Bevvi ancor io la mia: ma non facendola ben tosto<br />

corrotta, bisognò rinunziar anco a questo miserabile<br />

soccorso”. GA


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