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Il fondo dantesco-petrarchesco della Biblioteca "Nicola Zingarelli"

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____________________________________________________________BIBLIOTECA “NICOLA ZINGARELLI”<br />

inoltre, in 20 voci circa, i volumi miscellanei celebrativi dei centenari<br />

del 1865 e 1921). I nomi più frequenti sono: I. Del Lungo, D’Ovidio,<br />

Fiammazzo, Missirini, Scartazzini, Toynbee a cui seguono Barbi, Parodi,<br />

Passerini, Rocca, Valli con alcune curiosità <strong>della</strong> sfortuna di<br />

Dante nel tempo come B. Bulgarini, G. Ricciardi ed altri.Assenze, certo,<br />

ci sono (anche nella voce stessa Zingarelli e proprio per il Dante<br />

vallardiano) più rilevanti via via che si passa dall’Ottocento al Novecento.<br />

Ma si sa che una raccolta di libri, curata direttamente da uno studioso<br />

senza Lisciti o « presenze » ereditarie (come capita invece in<br />

molte biblioteche private di cultori meridionali) risponde soprattutto<br />

ad una esigenza propria di cultura e di gusto: è essa stessa una manifestazione<br />

di preferenze e di scelte che fa parte non solo degli studi e<br />

degli « incontri », via via stabiliti nel tempo o nelle varie circostanze,<br />

ma anche, vorrei dire, del temperamento e del carattere.<br />

<strong>Nicola</strong> Zingarelli si forma nel clima <strong>della</strong> critica storica, quando<br />

D’Ancona, Rajna e Carducci dominavano tra Pisa, Firenze e Bologna;<br />

compie i suoi studi a Napoli e si laurea nei 1882, quando la voce del<br />

De Sanctis sembra spegnersi; si perfeziona a Firenze nel 1883-1884,<br />

negli anni cioè in cui si avvia il torinese « Giornale storico <strong>della</strong> letteratura<br />

italiana »; ritocca e completa i buoi studi in Germania e compie<br />

il suo apprendistato leggendo poeti delle origini traducendo il 1° vol.<br />

<strong>della</strong> Storia <strong>della</strong> letteratura italiana di A. Gaspary, con cui ha lavorato<br />

negli anni 1885-1891. Ma già nel 1885, nel primo numero di « Studi<br />

di filologia romanza », Ernesto Monaci gli pubblica il saggio, dotto<br />

e poderoso, tuttora punto di riferimento: Parole e forme <strong>della</strong> Divina<br />

Commedia aliene dal dialetto fiorentino: ha venticinque anni! Quando<br />

accede alla cattedra universitaria a Palermo (1902) sta per licenziare le<br />

ultime parti dei suo Dante vallardiano (1899-1903). Succede un periodo<br />

di ripensamenti e di produzione, senza suture e soste, da opera ad<br />

opera, da saggio a saggio, da antichi a mo derni. A Milano (1916 fino<br />

alla morte, 1935) non solo egli ha compiuto e definito la formazione;<br />

ma può anche preparare la seconda e rinnovata ab imis edizione del<br />

Dante (1931) e predisporsi, oltre che a studi di lessico e<br />

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